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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 585 di martedì 14 febbraio 2012

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 11,40.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 9 febbraio 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Brugger, Buonfiglio, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fallica, Fava, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Lo Monte, Lombardo, Lucà, Lupi, Mazzocchi, Mecacci, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pisicchio, Stefani, Stucchi, Valducci e Vernetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione della Giunta per il Regolamento.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera, a norma dell'articolo 16, comma 1, del Regolamento, ha chiamato il deputato Raffaele Volpi a far parte della Giunta per il Regolamento, in sostituzione del deputato Nicola Molteni.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.

PRESIDENTE. Comunico, altresì, che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale l'onorevole Matteo Bragantini, in sostituzione dell'onorevole Massimiliano Fedriga, dimissionario.
Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo di Montelibretti, plesso di Moricone (Roma), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Discussione del disegno di legge: S. 3075 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 212, recante disposizioni urgenti in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento e disciplina del processo civile (Approvato dal Senato) (A.C. 4933-A) (ore 11,44).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 212, recante disposizioni urgenti in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento e disciplina del processo civile.

Pag. 2

(Discussione sulle linee generali - A.C. 4933-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la II Commissione (giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Cilluffo, ha facoltà di svolgere la relazione.

FRANCESCA CILLUFFO, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento in esame è diretto a convertire in legge, con modificazioni, il decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 212, recante disposizioni urgenti in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento e disciplina del processo civile, il cui termine di conversione scade - giova ricordarlo - il 20 febbraio prossimo.
Il testo del decreto-legge, la cui conversione è oggi all'esame di quest'Aula, è decisamente ridimensionato rispetto a quello pubblicato nella Gazzetta Ufficiale lo scorso 22 dicembre, così come risulta differente da quello licenziato dall'Aula del Senato poco meno di dieci giorni fa. Il decreto-legge, così come approvato dal Consiglio dei ministri, si componeva di 17 articoli. Il 2 febbraio scorso l'Aula del Senato ha approvato, per poi inviare alla Camera, un testo di complessivi 29 articoli. La Commissione giustizia della Camera ha approvato, infine, un testo composto da soli 5 articoli, ovvero gli originali, solo in parte modificati, articoli 13, 14, 15, 16 e 17.
Il testo oggi all'esame dell'Assemblea interviene, quindi, solo su alcuni ambiti specifici quali le importanti disposizioni in materia di proroga dei giudici onorari, le modifiche al codice di procedura civile in materia di cause dinanzi al giudice di pace, la controversa questione della cosiddetta istanza di trattazione nei procedimenti civili dinanzi la Corte di cassazione e, infine, la nomina del sindaco nei casi delle società a responsabilità limitata.
Complessivamente è indubbio che, rispetto all'origine, il livello di eterogeneità del decreto-legge sia stato ridotto. Il testo originario del decreto-legge, come avrò modo di ribadire in seguito, conteneva anche un intero capo dedicato a disciplinare la crisi da cosiddetto sovraindebitamento, nonché la modifica della legge sulla mediazione civile (articolo 12 poi soppresso dalla Commissione giustizia del Senato). Per la ricostruzione completa del complesso iter al Senato rimando all'integrazione a questa relazione che depositerò presso la Presidenza affinché venga messa agli atti. Si tratta, in ogni caso, in larga parte, della sequenza temporale e dei contenuti che ho tentato di ricostruire in sede referente nel corso della seduta del 7 febbraio 2012.
Al pari dell'altro decreto-legge, che ancora oggi si trova all'esame dell'Assemblea - mi riferisco al cosiddetto svuotacarceri, il cui disegno di legge di conversione sarà approvato definitivamente oggi - anche in questo caso la data di scadenza della conversione o, per meglio dire, gli stretti tempi lasciati alla Camera dei deputati per esaminare il testo trasmesso dal Senato, hanno fortemente condizionato l'esame della Commissione giustizia.
Nonostante la complessità del tema oggetto del decreto-legge, alla Commissione sono infatti stati lasciati solo tre giorni per esaminare il testo prima di trasmetterlo all'Assemblea. Questo significa che, come è stato più volte sottolineato anche durante l'esame in sede referente, alla Commissione, e più in generale alla Camera dei deputati, è stata di fatto sottratta ogni possibilità di modificare le disposizioni del decreto-legge. Tutti i gruppi in Commissione giustizia, con la sola eccezione di Popolo e Territorio, hanno ritenuto del tutto irrilevante la circostanza che vi siano ancora i tempi tecnici per un'ulteriore lettura da parte del Senato.
Si tratta di una possibilità di modifica meramente teorica, in quanto in realtà vi è l'impossibilità di esaminare in maniera adeguatamente approfondita il decreto-legge e in particolare tutta la disciplina contenuta nei capi 1 e 1-bis, che si riferisce alla complessa tematica del sovraindebitamento. Pag. 3In poche parole la Commissione, come è stato rilevato dall'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, si è sentita schiacciata di fronte alla scelta di prendere o lasciare il testo trasmesso dal Senato. Di fronte a questo diktat, la forte tentazione per i gruppi, salvo sempre Popolo e Territorio, è stata quella di lasciare, facendo quindi decadere il decreto-legge. Questa grave scelta si sarebbe giustificata con l'esigenza di tutelare le prerogative costituzionali di ciascun deputato, della Commissione e della Camera dei deputati nel suo complesso, che sarebbero state per l'ennesima volta compresse nel corso di un procedimento di conversione in legge di un decreto. Tuttavia si è valutato anche che il decreto-legge contiene ulteriori disposizioni, come in primo luogo l'articolo 15 sulla magistratura onoraria, volte a prorogare alcuni termini la cui scadenza determinerebbe gravi conseguenze per l'amministrazione della giustizia.
La Commissione quindi, di fronte all'alternativa del prendere o lasciare, ha seguito una terza via: ha soppresso nella loro interezza i capi 1 e 1-bis e ha lasciato immutato il capo II sulla giustizia civile, contenente il predetto articolo 15. In sostanza, è stata assunta da tutti i gruppi, sempre con l'eccezione di Popolo e Territorio, una scelta politica che prescinde da qualsiasi considerazione relativa al merito di quanto previsto nelle parti soppresse. È parso infatti prioritario consentire la conversione del decreto-legge solo per le disposizioni relative alla giustizia civile e alla magistratura onoraria, senza procedere ad alcun esame nel merito del provvedimento sul sovraindebitamento.
Proprio per sottolineare come le circostanze avessero indotto i gruppi a decidere di svolgere un esame in sede referente che servisse unicamente da passaggio procedurale necessario in vista dell'esame dell'Assemblea, l'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi ha chiesto al presidente della Commissione di affiancarmi, quale relatrice del provvedimento, altri due relatori: lo stesso presidente della Commissione, in ragione del suo ruolo istituzionale e quale rappresentante della Commissione, e l'onorevole Contento quale esponente del gruppo con il maggior numero di deputati in Parlamento.
Una volta esaurita la fase in sede referente si è ritenuto di tornare al relatore unico. La condivisione della scelta fatta è stata resa ancora più evidente da tutti i rappresentanti dei gruppi in Commissione, sempre con l'eccezione di Popolo e Territorio, che hanno sottoscritto insieme - e finora non era mai successo dall'inizio della legislatura - gli emendamenti soppressivi dei 22 articoli che compongono i primi due capi del decreto-legge.
Per quanto attiene al Governo, inizialmente è stato chiesto di convertire senza modifiche il decreto-legge, evidenziando come le variazioni apportate al testo originario erano state tutte concordate al Senato. Tuttavia si è ritenuto che ciò non potesse essere considerato sufficiente, anzi secondo uno dei correlatori, l'onorevole Contento, le disposizioni sul sovraindebitamento si ispirano ad una filosofia diversa da quella che ha portato all'approvazione, con la condivisione di tutti i gruppi, della legge n. 3 del 27 gennaio scorso, recante disposizioni in materia di usura ed estorsione, nonché di composizione delle crisi da sovraindebitamento. Questo è un altro punto estremamente delicato. Il capo I del decreto-legge, nel suo testo originario, introduceva come si è detto disposizioni in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento, definendolo come - e cito testualmente - la situazione di perdurante squilibrio tra le obbligazioni assunte e il patrimonio liquidabile per farvi fronte, nonché la definitiva incapacità del debitore di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni.
In presenza di sovraindebitamento, che può riguardare anche il consumatore ovvero una situazione debitoria dovuta prevalentemente all'inadempimento di obbligazioni contratte nell'ambito dei rapporti di consumo, il decreto-legge individua un particolare procedimento di composizione Pag. 4della crisi per tutti quei debitori che non possono ricorrere alla procedura fallimentare.
La particolarità di tutto ciò sta nel fatto che il decreto-legge, introducendo l'istituto della composizione delle crisi da sovraindebitamento, ha sostanzialmente riproposto parte di un testo di iniziativa parlamentare già approvato dal Senato e, successivamente, con modificazioni, dalla Camera, cioè l'atto Camera 2364, approvato in Commissione giustizia, in sede legislativa, il 26 ottobre 2011. Si è trattato di un esame parlamentare estremamente complesso, caratterizzato da una non comune unità di intenti tra i gruppi, che ha, poi, portato all'approvazione di un testo condiviso.
Proprio quando, nel dicembre scorso, il Senato stava per approvare in terza lettura la proposta parlamentare, il Governo ha emanato il decreto-legge in discussione. Il Senato, chiamato ad esaminare il disegno di legge di conversione del decreto-legge, ha proceduto, nel frattempo, all'approvazione definitiva del disegno di legge n. 307-B, che è stato, poi, pubblicato come legge 27 gennaio 2012, n. 3, nella Gazzetta Ufficiale del 30 gennaio 2012.
La pubblicazione della legge n. 3, che entrerà in vigore a fine mese, ha però reso necessario un coordinamento del testo del provvedimento d'urgenza con la normativa già approvata. A tal fine, è intervenuto il Senato che, il 2 febbraio 2012, ha approvato il disegno di legge di conversione ora all'esame della Camera. Il Senato, in sede di conversione, ha modificato il testo del decreto-legge con novelle di coordinamento con i contenuti della legge n. 3 del 2012, che, come sottolineato, interviene anche sulla stessa disciplina del sovraindebitamento.
In particolare, il Senato ha introdotto un'autonoma disciplina del sovraindebitamento del consumatore. Questi, infatti, può proporre, con l'ausilio di un organismo di composizione della crisi, un piano che indichi le scadenze e le modalità di pagamento dei creditori. Il piano viene omologato dal tribunale, che può nominare un liquidatore, e, per tre anni, i creditori non possono iniziare o proseguire azioni esecutive individuali. In alternativa al piano, il consumatore può chiedere, in presenza di alcuni presupposti, la liquidazione di tutti i suoi beni e dei crediti fondati su prova scritta. Spetta, poi, al giudice valutare e dichiarare aperta la procedura di liquidazione, nominando un liquidatore. I creditori, infine, presentano domanda di partecipazione alla liquidazione. Al termine dei due procedimenti, si può avere la vera e propria sdebitazione, che libera il consumatore sovraindebitato dai debiti residui nei confronti dei creditori per titolo e causa anteriore all'apertura della procedura che lo ha interessato.
Il capo I-bis modifica la legge n. 3 del 2012, che interessa il sovraindebitamento di tutti i debitori non assoggettabili alle ordinarie procedure concorsuali. È apportata una serie di puntuali modifiche alla legge n. 3, che allinea la disciplina a quella del procedimento accordo-liquidazione-sdebitazione consentito per il consumatore dal decreto-legge.
Con il testo del decreto-legge trasmesso dal Senato verrebbero, quindi, a coesistere nell'ordinamento due procedure per la composizione delle crisi da sovraindebitamento: una destinata al solo consumatore, ed una destinata, più in generale, al debitore, disciplinate da fonti diverse - il decreto-legge n. 212 del 2011, appunto, per il consumatore, e la legge n. 3 del 2012 per il debitore -, i cui contenuti sono per molti aspetti coincidenti. Circostanza questa ritenuta problematica anche dal Comitato per la legislazione della Camera nel parere allegato al testo per l'Assemblea.
Mancando tempo adeguato per esaminare il testo trasmesso dal Senato, si è ritenuto, con l'accordo del Governo, di sopprimere i capi I e I-bis e di trasferirne il contenuto successivamente in uno specifico disegno di legge. Ciò consentirebbe a questa Commissione - la Commissione giustizia, naturalmente - di esaminare in maniera appropriata la complessa disciplina approvata dal Senato.
La soppressione dei primi due capi del decreto-legge ha reso necessaria la modifica Pag. 5del titolo del medesimo. Da: «Disposizioni urgenti in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento e disciplina del processo civile», si è passati a: «Disposizioni urgenti per l'efficienza della giustizia civile».
Per quanto attiene al contenuto delle disposizioni soppresse rinvio ad un allegato di integrazione della relazione del quale chiedo alla Presidenza la pubblicazione.
Passo ora ad illustrare gli articoli del decreto-legge rimasti; in primo luogo, faccio presente che nel corso dell'esame al Senato è stato soppresso l'articolo 12 del decreto-legge; composto da un unico comma, la norma introduceva modifiche al decreto legislativo n. 28 del 4 marzo 2010 in materia di mediazione finalizzata alla conciliazione delle controversie civili e commerciali.
L'articolo 13, comma 1, interviene sulle disposizioni del codice di procedura civile relative alle cause dinanzi al giudice di pace in cui le parti possono stare in giudizio personalmente. In particolare la lettera a) interviene sull'articolo 82 del codice di procedura civile per elevare da 516,16 euro a 1.100 euro il valore soglia delle cause in cui le parti possono stare in giudizio personalmente davanti al giudice di pace. Il testo iniziale dell'articolo 13 recava un aumento a mille euro, l'ulteriore elevazione a 1.100 è frutto di un emendamento approvato dal Senato. In riferimento a tali cause, la lettera b), modificando l'articolo 91 del codice di procedura civile, stabilisce che le spese, competenze ed onorari liquidati dal giudice non possono superare il valore della domanda. Il Senato ha poi introdotto un nuovo comma - 1-bis - all'articolo 13 che, in materia di apertura delle successioni, novella l'articolo 769 del codice di rito civile relativo all'inventario; il nuovo comma 1-bis aggiunge all'articolo 769 del codice di procedura civile un ulteriore comma dopo il terzo con cui si stabilisce che l'istanza di inventario del defunto, nel caso in cui non siano stati apposti i sigilli, può essere avanzata dalla parte che ne assume l'iniziativa direttamente al notaio designato dal defunto nel testamento ovvero, in assenza di designazione, al notaio scelto dalla stessa parte.
L'articolo 14 del provvedimento, sostituito dal Senato, abroga l'articolo 26 della legge di stabilità 2012. Tale ultima disposizione ha previsto misure straordinarie per la riduzione del contenzioso civile della Corte di cassazione e delle corti d'appello. A tal fine ha introdotto la cosiddetta istanza di trattazione nei procedimenti civili pendenti dinanzi alla Corte di cassazione aventi ad oggetto ricorsi avverso pronunce pubblicate prima dell'entrata in vigore della legge n. 69 del 18 giugno 2009, per le quali non trovano applicazione le disposizioni introdotte dall'articolo 47 della citata legge n. 69 e in quelli pendenti davanti alla corte d'appello da oltre due anni prima dell'entrata in vigore della legge di stabilità.
In base all'articolo 26 previgente le impugnazioni si intendono rinunciate se nessuna delle parti ne chiede la trattazione entro il termine perentorio di sei mesi dalla ricezione dell'avviso che la cancelleria avrebbe dovuto inviare a tal fine alle parti costituite, con l'avvertimento delle conseguenze di legge. In tal caso il presidente dichiara l'estinzione del processo con decreto. Le modifiche introdotte dall'articolo 14 del decreto-legge all'articolo 26 della legge n. 183 del 2011, norma quest'ultima, come detto, abrogata in sede di conversione al Senato, sono le seguenti: la lettera a), modificando il comma 1 dell'articolo 26, prevede che la disciplina dell'istanza di trattazione trovi applicazione nei procedimenti pendenti da oltre tre anni, in luogo dei due anni previsti dal testo originario, prima della data di entrata in vigore della legge di stabilità 2012. La stessa lettera a) elimina dal comma 1 dell'articolo 26 l'obbligo di invio alle parti costituite, da parte della cancelleria, dell'avviso relativo all'onere di presentare istanza di trattazione. Le impugnazioni in questione si intenderanno quindi decadute se nessuna delle parti dichiarerà, con apposita istanza, da inviare perentoriamente entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge di stabilità 2012, la persistenza Pag. 6e l'interesse alla loro trattazione. L'istanza dovrà essere sottoscritta personalmente dalla parte che ha conferito la procura alle liti prevista dall'articolo 83 del codice di procedura civile e autenticata dal difensore. La lettera b) sostituisce poi il comma 2 dell'articolo 26. Richiamando l'articolo 2 della legge n. 89 del 24 marzo 2001, il nuovo comma 2 dell'articolo 26 prevede che il periodo di sei mesi di cui al precedente comma 1 non sia computato ai fini della ragionevole durata del processo.
La lettera c) introduce infine una modifica di coordinamento formale al comma 3 dell'articolo 26, che rimane invariato nella sostanza.
L'articolo 15, non modificato nel corso dell'esame in Senato, dispone la proroga al 31 dicembre 2012 dei termini di talune disposizioni in materia di magistratura onoraria. In particolare, il comma 1 modifica l'articolo 245, comma 1, del decreto legislativo sul giudice unico, n. 51 del 1998, che a sua volta ha novellato l'ordinamento giudiziario prorogando la applicabilità delle disposizioni che consentono ai magistrati onorari di essere addetti al tribunale ordinario e alla procura della Repubblica presso il tribunale ordinario. Sulla base del testo novellato tale disciplina potrà continuare ad applicarsi fino all'attuazione del complessivo riordino del ruolo e delle funzioni della magistratura onoraria, e comunque non oltre il 31 dicembre 2012.
Il comma 2 interviene più specificatamente sui giudici onorari il cui mandato era in scadenza al 31 dicembre scorso o avrebbe dovuto scadere entro il 31 dicembre 2012. In entrambi i casi la proroga nelle funzioni opera fino a tutto il 31 dicembre 2012. Analiticamente, la disposizione proroga al 31 dicembre 2012 i giudici onorari di tribunale ed i vice procuratori onorari il cui termine era in scadenza il 31 dicembre 2011, e proroga a tutto il 31 dicembre 2012 i giudici di pace il cui mandato sarebbe scaduto entro il 31 dicembre 2012. La proroga opera a far data dal 1o gennaio 2012 fino alla riforma organica della magistratura onoraria, e comunque non oltre il 31 dicembre 2012.
L'articolo 16 è stato oggetto di modifiche da parte del Senato.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole relatrice.

FRANCESCA CILLUFFO, Relatore. Il comma 1 novella l'articolo 14 della legge di stabilità, adeguandola a talune disposizioni introdotte dalla medesima legge di stabilità, in particolare l'introduzione del cosiddetto sindaco unico ed introducendo una disposizione di carattere transitorio. Conseguentemente la lettera a) del comma 1 dell'articolo 16, ora oggetto di una modifica soppressiva del Senato, sostituisce anche nel comma 9 del medesimo articolo 14 della stessa legge di stabilità il termine «sindaco» in luogo di «collegio sindacale». Tale comma prevede così che a partire dal 1o gennaio 2012 le società a responsabilità limitata che non abbiano nominato...

PRESIDENTE. Onorevole Cilluffo, deve concludere.

FRANCESCA CILLUFFO, Relatore.. ..possono redigere un bilancio secondo uno schema semplificato la cui struttura verrà fissata con decreto ministeriale. Concludo, signor Presidente.
La successiva lettera b) introduce un nuovo comma 13-bis all'articolo 14, che prevede la permanenza in carica dei collegi sindacali delle società a responsabilità limitata nominati entro il 31 dicembre 2011 fino alla loro naturale scadenza, deliberata dall'assemblea che li ha nominati. Dalla soppressione della sopraccitata lettera a) è derivata, per analoghi motivi di coordinamento, la soppressione, in sede di conversione al Senato, anche del comma 2 dell'articolo 16.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Cilluffo, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Pag. 7
Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica. È iscritto a parlare l'onorevole Scelli. Ne ha facoltà.

MAURIZIO SCELLI. Signor Presidente il provvedimento in esame è diretto a convertire in legge, con modificazioni, il decreto legge 22 dicembre 2011, n. 212, recante «Disposizioni urgenti in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento e disciplina del processo civile», il cui termine di conversione scade il 20 febbraio prossimo. Questa data ha posto la Commissione giustizia in un certo imbarazzo. Si tratta di un tempo molto contenuto, molto compresso, che ha generato l'impossibilità di valutare tutti gli aspetti che un provvedimento così utile, ma al tempo stesso complesso, ha determinato.
Non è purtroppo la prima volta che ciò accade: anche per il provvedimento cosiddetto svuotacarceri che oggi sarà sottoposto a votazione finale, la Commissione giustizia della Camera si è trovata a dover correre, rincorrere i termini così stretti che sono stati lasciati da un iter più lungo, articolato e dibattuto che è avvenuto al Senato. Credo che sia una delle considerazioni che ancor di più rendono urgente una riforma di tipo costituzionale e mettano in discussione questo sistema bicamerale perfetto. È come se si fosse creata una sorta di rivalità con i colleghi del Senato, che hanno avuto la possibilità di valutare, ponderare, riflettere, esaminare in maniera più precisa, con più tempo provvedimenti di questa rilevanza e di questa importanza.
Di fronte a termini così ristretti, per quanto riguarda il provvedimento in oggetto, la Commissione giustizia aveva due strade: quella di recepire in forma notarile il testo blindato così come pervenuto dal Senato, oppure fare una prova di forza, cioè far sì che il decreto-legge consumasse tutti i suoi termini e, quindi, di fatto venisse a decadere.
Siccome vi è stata anche una presa di coscienza e un grande senso di responsabilità, dettati anche dal fatto che il Governo gode del grande sostegno da parte di quasi tutte le forze politiche del Parlamento, si è ritenuto di operare una scelta mediata, di individuare, come diceva la relatrice, una terza via e, quindi, far sì che venissero salvaguardate le norme che abbiamo ritenute più urgenti, cioè quelle sulla giustizia civile e, in particolare, ciò che riguarda la magistratura onoraria, senza procedere ad alcun esame del merito del provvedimento.
A ciò va anche aggiunta una riflessione - che, credo, ci siamo sentiti tutti di condividere - del collega onorevole Contento, il quale ha eccepito in Commissione che, peraltro, questo argomento del sovraindebitamento era già stato oggetto di grande discussione in Commissione giustizia quando si è valutato ed esaminato un precedente provvedimento, il cui esame, poi, si è concluso con l'approvazione della legge n. 3 del 27 gennaio scorso. In quel contesto valutammo, ponderammo e discutemmo questo tema, e la filosofia, lo spirito che ne venne fuori è stato, in qualche modo, anche contraddetto da questo provvedimento e, quindi, si è dovuto, in qualche modo, procedere a un coordinamento non solo formale, ma anche sostanziale, tra le due disposizioni di legge. Giustamente, la collega relatrice ha fatto presente che è come se fosse presente un doppio binario tra le due disposizioni di legge, che vanno poi necessariamente uniformate e coordinate.
Per cui, non essendoci proprio il tempo di poter operare in questo senso, non possiamo che limitarci a sostenere, e quindi a salvaguardare, quelle norme che riguardano la materia civile, facendo sì che vengano poi abrogate, evidentemente, le norme del capo I e del capo II-bis, in modo tale - e augurandoci - che il contenuto venga poi trasferito in un altro provvedimento di legge.
La soppressione dei primi due capi del decreto-legge ha quindi reso necessaria la modifica del titolo medesimo: da «Disposizioni urgenti in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento e disciplina del processo civile», si è passati a «Disposizioni urgenti per la l'efficienza della giustizia civile». Pag. 8
Noi, con grande senso di responsabilità ci siamo sentiti di andare avanti su questa strada. Rivolgiamo un appello al Governo, che è un Governo certamente tecnico, e quando si è tecnici si punta l'obiettivo in maniera forse più determinata, ma anche noi siamo dei tecnici, persone che hanno voluto fare l'esperienza politica, ma che vengono da un contesto che è professionale. Ci sono, infatti, avvocati, magistrati e persone che vivono, comunque, il quotidiano, che hanno bisogno e necessità di essere i relatori con la collettività e, quindi, che devono spiegare perché e per quale motivo spesso bisogna non prendere atto di una decisione che, seppur determinata e giusta, appare però come un'imposizione.
Rispettiamo e rappresentiamo un mondo che ci chiede spiegazioni e al quale non possiamo dire «non c'era tempo; non ci è stato dato il tempo per poter operare e per intervenire». Abbiamo bisogno di sentirci - e non è una frase forte - rispettati in questa dignità proprio nel momento in cui la politica oggi è vista come qualcosa da cui star lontani.
Invece, credo - ne sono fermamente convinto - che la definizione aristoteliana che la politica è l'arte più bella debba essere ancor di più coltivata, supportata e sostenuta da chi oggi sta rappresentando l'Italia e il Governo italiano, che si definisce appunto «dei tecnici» e che si è prestato a far sì che ci possa essere una ripresa sul piano economico e finanziario, grazie anche all'umiltà di chi si è fatto da parte. Quindi, proprio per questo, da parte nostra vi è una richiesta di una maggiore considerazione delle nostre prerogative e delle nostre qualità.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Melis. Ne ha facoltà.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, desidero dedicare il mio intervento all'articolo del provvedimento che proroga ancora per il 2012 i giudici onorari, i viceprocuratori onorari e i giudici di pace, misura necessaria - direi quasi scontata - che dunque potrebbe essere archiviata senza ulteriori considerazioni, se non fosse che essa rappresenta, a nostro avviso, la punta di un iceberg che da troppo tempo galleggia minacciosamente nel mare tempestoso della giustizia italiana, problema vecchio, noto alla Camera, che riassumo in questa sede solo perché resti ancora una volta agli atti. In Italia, subito dopo l'unificazione nazionale, esisteva il giudice conciliatore insieme al vicepretore onorario ed era una figura reclutata su base comunale, grazie alla cui capillare presenza, e ad onta della sua incerta preparazione giuridica, si poté amministrare il diritto in province molto lontane dal centro e dare risposta ai bisogni di una giustizia popolare e immediata, per molti decenni.
Una legge del 1991, e le successive modifiche, sancirono giustamente la scomparsa per consunzione di queste figure, introducendo appunto - in particolare di questo mi vorrei occupare nella prima parte del mio intervento - la figura del giudice di pace, con un organico sulla carta di 4.690 unità distribuite sul territorio nazionale in 846 e poi 850 sedi. Ricordo la realizzazione tardiva di questa legge, per cui passarono altri quattro anni e si ebbe un organico di fatto di soli 3 mila giudici, inizialmente solo per la competenza civile. Poi, gradatamente, la competenza fu estesa al campo penale, sia pure non a tutto, fino all'ultima, significativa estensione che coincise con la convalida dei provvedimenti del prefetto in materia di immigrazione.
Come è noto, i giudici di pace - che sono adesso 2.863 - cito i dati di Ernesto Aghina - sono nominati tramite concorso per titoli tra i laureati in giurisprudenza che abbiano conseguito l'abilitazione all'esercizio della professione forense o che abbiano esercitato funzioni giudiziarie, di età non inferiore ai 30 anni e non superiore ai 70, a patto che abbiano cessato l'esercizio di qualunque attività lavorativa e, se avvocati, purché non esercitino la professione forense nel circondario del tribunale dove ha sede l'ufficio. La retribuzione è composta di una base fissa modesta, più un compenso in base alle udienze e ai provvedimenti emessi. Nessuna Pag. 9tutela previdenziale, nessuna tutela assistenziale e nessun adeguamento dell'indennità secondo gli indici ISTAT, come sarebbe previsto dalla legge istitutiva del 1991, per la verità. La durata dell'incarico è di quattro anni, rinnovabili all'origine solo per due volte e poi, dal 2005, per tre volte.
Questa è la storia breve dell'istituto, che presenta, tuttavia, nell'esperienza che se ne è fatta, alcune vistose anomalie. La prima è la rilevanza di fatto, la stabilità di fatto che questa figura, che era nata come ausiliaria e provvisoria, è venuta ad assumere nell'ambito della prassi giudiziaria di questi anni. Più in generale, la magistratura onoraria rappresenta ormai una categoria di giudici, in Italia, numericamente rilevante - sono quasi 10 mila i magistrati onorari nelle varie funzioni e categorie - diffusa in tutte le strutture giudiziarie sul territorio nazionale, titolare di funzioni varie che coprono ormai - cito solo il dato dei giudici di pace - circa il 50 per cento del processo civile e percentuali elevate del processo penale, una categoria numerosa, quindi, che nel suo insieme versa da anni in una situazione precaria che ne mina gravemente la funzionalità e la stessa indipendenza - questo è il punto - entra in conflitto con lo stato di precarietà. È un caso credo unico in Europa e, infatti, non a caso, l'Europa ci ha già richiamato a porvi rimedio.
Ma c'è un altro dato da porre in evidenza. Queste categorie della magistratura onoraria svolgono oggi un ruolo insostituibile, sgravando, anche con una certa tempestività perché gli standard di produttività sono buoni, i tribunali di quelli che impropriamente vengono definiti giudizi minori, ma che costituiscono spesso primarie richieste di giustizia da parte dei cittadini. I giudici di pace, in particolare, garantiscono la prossimità della giustizia sui territori, configurando una rete di servizio decentrata rispetto agli snodi del sistema giudiziario nazionale. Ciò comporta, signor Presidente, da parte nostra una riflessione che mi pare oggi accomuni tutti gli schieramenti politici, più o meno: la magistratura onoraria non ha più un ruolo complementare e supplente, ma svolge ormai una funzione assolutamente fondamentale nell'offerta di giustizia.
Il Governo Monti si è trovato in questi giorni, in questi ultimi mesi, ad affrontare questa complessa questione del ruolo della magistratura onoraria, per la verità ereditandola dai precedenti Governi, partendo da una delega contenuta nella manovra finanziaria di agosto, che ha ad oggetto la soppressione di molti uffici periferici dei giudici di pace. È un provvedimento in cui si propone la radicale riduzione numerica, con il taglio di circa 674 giudici di pace e un bacino d'utenza classificato in 100 mila abitanti come unità minima e la concentrazione nelle sedi di tribunali e/o nei capoluoghi di provincia. Si tratta di un taglio molto doloroso, giustificato però anche dalla ridotta attività di alcuni giudici - lo riconosciamo senza problemi - e dalla necessità di recuperare risorse e personale. Anche questa è un'esigenza che condividiamo. La concentrazione, invece, nelle sedi maggiori la condividiamo di meno. A mio avviso, questa linea corrisponde, per quel che sinora ne sappiamo, ad un criterio formalistico e, se mi consente il sottosegretario, anche un po' vetero-burocratico della geografia giudiziaria. La geografia giudiziaria non può ricalcare pedissequamente una geografia politico-amministrativa che è, essa stessa, oggi in radicale fase di revisione.
Mi permetta, signor sottosegretario, di ricordare che il più grande geografo italiano degli ultimi decenni del novecento, il professor Lucio Gambi, ci ha insegnato quanto artificiosa sia stata la scelta compiuta dopo l'Unità d'Italia quanto al reticolo delle province e quanto quella scelta sia stata poi puntualmente messa in mora dallo sviluppo reale di una geografia economica e sociale che non ha coinciso con la geografia amministrativa: il diffondersi delle comunicazioni, la riduzione di certe distanze interprovinciali e interregionali, insomma una trasformazione reale che l'Italia ha vissuto nel corso dei suoi 150 anni. Siamo ancora fermi ad una geografia Pag. 10amministrativa dell'Ottocento, immobile e immodificabile, ed è su questa falsariga, su questa vetusta falsariga, a ricalco, che con qualche variante si stabilizza e si vuole conservare la geografia giudiziaria, anch'essa ferma ad una configurazione ottocentesca, che non corrisponde più alla reale vita dei territori.
Oggi, su questa doppia scelta, non più rispondente alle esigenze reali della società italiana, si vorrebbe modellare la mappa sul territorio dei giudici di pace, senza badare ai bisogni dei cittadini, alle distanze reali, non quelle chilometriche misurate sulla carta geografica, ma quelle concretamente misurabili sui tempi e sulle difficoltà delle comunicazioni. In definitiva, si vorrebbe rispondere così a specifici bisogni di giustizia dei territori, specie in quelli più periferici. Non è più tempo, io credo, di provvedimenti di impronta napoleonica, calati a forza su realtà così variegate e differenziate. È tempo, invece, di attente valutazioni per le specificità locali, nell'intento di attuare una razionalizzazione del rapporto centro-periferia e di ottenere alla fine un risultato che deve essere quello della maggiore efficienza.
In certe zone - io penso, per esempio, alla Sardegna che conosco meglio, ma il discorso naturalmente è estendibile a molte altre regioni - sarebbe semmai opportuno non ammucchiare i giudici di pace tutti nelle sedi dei tribunali, a volte disagevoli al raggiungimento da varie parti della provincia, ma viceversa stabilirli in numero adeguato in poche sedi locali decentrate. Il dottor Birritteri, che è responsabile dell'organizzazione del Ministero in Commissione giustizia, mi ha risposto che, in Sardegna, i numeri della produzione di sentenze da parte dei giudici di pace sono spesso imbarazzanti. Benissimo, ne prendo atto.
Ma concentrando quattro o cinque di queste attuali microsedi imbarazzanti in un'unica sede decentrata, ma collocata sul territorio in una posizione strategica e «chiave», forse un solo giudice potrà fare il lavoro di quei quattro o cinque e, al tempo stesso, potrà sgravare, invece, il giudice che ha sede nel tribunale da un accumulo di procedimenti che potrebbe anche rendere la giustizia in quel luogo meno pronta e tempestiva di quanto dovrebbe essere.
Bisogna pensarci. Non ci si può rassegnare ad un criterio puramente formalistico. Raccomando molto queste considerazioni al sottosegretario perché le condivida anche con il Ministro, perché noi ci aspettiamo che dalla riforma risulti una rete efficiente di giudici di pace. Non abbiamo il problema di salvare una dimensione locale piuttosto che un'altra. Sappiamo che i comuni, in alcuni casi, si sono già espressi per intervenire con proprie risorse per mantenere questi magistrati sul territorio. Tuttavia, pensiamo anche che il Ministero dovrebbe tenere presente questo criterio piuttosto che l'altro che ho criticato.
In ogni caso, signor Presidente, in definitiva, noi pensiamo che all'intera magistratura onoraria dovrebbe essere assicurata una volta per tutte, come ci chiede l'Europa, uno status di stabilità, la fuoruscita dal precariato, la garanzia di indipendenza e la conquista definitiva di uno stato giuridico, di una tutela previdenziale, con il riconoscimento dei diritti alle ferie, alla maternità, eccetera. Tutto ciò naturalmente non deve essere fatto lasciando le cose come stanno oggi, ma avviando una razionalizzazione incisiva di questo settore, ovvero in cambio di precise garanzie che riassumerei così.
In primo luogo, occorre prevedere una riforma sostanziale dei meccanismi di reclutamento, sempre per concorso secondo criteri molto più seri, con selezione attenta e controllata di chi esercita questa funzione. Inoltre, occorre stabilire una assoluta incompatibilità con l'avvocatura e altre professioni. Oggi, infatti, c'è una incompatibilità nell'esercizio diretto, ma non nell'esercizio che definirei «indiretto» dell'avvocatura. Bisogna stare molto attenti a questi profili: i parenti, le mogli e i mariti. È necessaria una periodica valutazione del numero e della qualità delle decisioni prodotte e delle prestazioni rese in una sequenza che riconfermi la cadenza periodica seriamente controllata. Inoltre, occorrerebbe Pag. 11un'assoluta rinuncia ope legis ai provvedimenti di sanatoria, che mal si concilierebbero con un quadro di riforma quale quello che ho qui finora cercato di accennare. Naturalmente, infine, pensiamo che vada risolto il problema, che esisterà se si procede sulla via di istituzionalizzare queste figure, della rappresentatività di questa magistratura negli organismi complessivi di Governo della magistratura italiana.
Nell'intento di lavorare in questa direzione, dunque, e auspicando che l'anno di proroga serva una buona volta ad una riforma complessiva, che attendiamo da troppi anni, penso che si possa trovare un'intesa anche parlamentare per una riforma organica dell'intera area della onorarietà, come ormai richiedono i tempi, tutte le associazioni della magistratura onoraria e anche il bisogno di giustizia dei cittadini.
Per questo motivo ci accingiamo a votare a favore di queste ennesimo provvedimento di proroga (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, non c'è dubbio che il provvedimento sul quale stiamo discutendo è stato caratterizzato da un iter particolarmente complesso che, anche da parte mia, merita una sintetica ricostruzione. Infatti, questo provvedimento, sin dall'approvazione al Senato, è stato trasmesso alla Camera e assegnato alla Commissione giustizia in tempi molto ristretti. Quindi, l'esame complessivo ne risultava compromesso al cospetto dell'entità della portata normativa del testo.
Le norme, infatti, incidevano in maniera rilevante sulla materia della composizione delle crisi da sovraindebitamento, che per tanto tempo è stata all'esame della Commissione per essere poi disciplinata dalla legge n. 3 del 2012. Lo scopo era quello di rimediare a gravi situazioni di sovraindebitamento relative a soggetti non sottoponibili alle ordinarie procedure concorsuali. Si tratta di situazioni che - bisogna ricordarlo - nell'attuale contesto di crisi economica sono molto aumentate.
Sto parlando naturalmente al passato - non con riferimento alla situazione di grave crisi economica che stiamo vivendo, perché quella rimane, ma con riferimento alle norme che erano state approvate dal Governo e inserite in questo decreto-legge - perché, come è stato già ricordato, la maggior parte degli articoli che componevano il provvedimento in questione è stata soppressa. In particolare, è stata soppressa la parte relativa alla materia già regolata dalla legge 27 gennaio 2012, n. 3, lasciando sopravvivere unicamente gli articoli dal 13 al 16, tra i quali è compresa anche la proroga dei giudici onorari, argomento a noi dell'Unione di Centro per il Terzo Polo e a me particolarmente caro, sul quale mi soffermerò dopo avere ripercorso brevemente le fasi che hanno segnato il provvedimento in questione.
Il capo I era relativo alla materia del cosiddetto «sovraindebitamento» e si rivolgeva a due categorie di soggetti colpiti dal sovraindebitamento: il debitore generico, non in grado di adempiere alle obbligazioni contratte, e il consumatore inteso come la persona fisica che agisce per scopi estranei all'attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta. Era previsto un accordo tra debitore e creditori - almeno il 70 per cento per il debitore generico e il 50 per cento per il consumatore - raggiunto con l'intervento di organismi di composizione della crisi appositamente creati. L'accordo necessitava di omologa da parte del tribunale per produrre effetti che potevano consistere nella dilazione dei termini di pagamento, nella cessione dei beni o nella stipulazione di nuovi mutui per adempiere ai debiti precedenti e in alcuni casi era prevista la nomina di un fiduciario o di un liquidatore per raggiungere il risultato, che, tuttavia, non portava mai alla totale esdebitazione del debitore.
Il capo II recava invece una serie di modifiche alla disciplina del processo civile al fine di ridurne il contenzioso, andando a modificare principalmente la legge sulla mediazione civile ed alcune Pag. 12norme del codice di procedura. In particolare in relazione alla mediazione civile l'articolo 12 modificava la disciplina della mediazione - quella contenuta nel decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28 - rendendo più veloce la sanzione nel caso di ingiustificata mancata comparizione delle parti dinanzi al mediatore. Preme tuttavia chiarire che esistono in realtà delle differenze fra gli articoli ora soppressi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 212, e la successiva legge 27 gennaio 2012, n. 3: in particolare, il decreto-legge contiene la disciplina specifica per il consumatore e si pone come normativa speciale rispetto a quella generale prevista dalla «legge Centaro», appunto la legge 27 gennaio 2012, n. 3. Se quindi l'impianto sostanziale della disciplina è il medesimo, il decreto-legge si differenzia perché disciplina nello specifico la situazione del debitore-consumatore all'interno della categoria generale del debitore non assoggettabile a fallimento.
Attualmente, a seguito dello «stralcio» effettuato, restano solamente gli articoli dal 13 al 16. L'articolo 13 interviene sulle disposizioni del codice di procedura civile relative alle cause dinanzi al giudice di pace in cui le parti possono stare in giudizio personalmente; in particolare la lettera a) interviene per elevare da 516 a 1.100 euro il valore-soglia delle cause in cui le parti possono stare in giudizio personalmente davanti al giudice di pace e la lettera b) stabilisce che spese, competenze ed onorari liquidati dal giudice non possono superare il valore della domanda.
Il Senato ha poi introdotto una novella in materia di apertura delle successioni, stabilendo che l'inventario può essere chiesto direttamente al notaio designato dal defunto - non la ricordo compiutamente, l'ha fatto già la relatrice, essendo se non sbaglio proprio notaio.
L'articolo 14 del provvedimento, sostituito dal Senato, abroga l'articolo 26 della legge di stabilità per il 2012, che ha previsto misure straordinarie per la riduzione del contenzioso civile della Cassazione e delle corti d'appello, introducendo, a tal fine, la cosiddetta istanza di trattazione nei procedimenti civili pendenti dinanzi alla Corte di cassazione, così come avviene da alcuni anni presso i tribunali amministrativi e presso il Consiglio di Stato, dove, con questo meccanismo procedurale, si è molto velocizzato il contenzioso amministrativo.
Le modifiche introdotte dal decreto-legge in esame all'articolo 26 della legge n. 183 del 2011 sono le seguenti: prevedere che la disciplina dell'istanza di trattazione trovi applicazione nei procedimenti pendenti da oltre tre anni, in luogo dei due anni previsti dal testo originario, prima della data di entrata in vigore della legge di stabilità, e quindi prima del 1o gennaio 2012; eliminare l'obbligo di invio alle parti costituite, da parte della cancelleria, dell'avviso relativo all'onere di presentare istanza di trattazione (le impugnazioni in questione si intenderanno, quindi, decadute, se nessuna delle parti dichiarerà, con apposita istanza da inviare perentoriamente entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge di stabilità per il 2012, la persistenza all'interesse alla loro trattazione); infine, prevedere che il periodo di sei mesi di cui al comma 1 dell'articolo 26 della legge n. 183 del 2011 non sia computato ai fini della cosiddetta ragionevole durata del processo.
L'articolo 15 dispone - vengo alla parte del provvedimento che è rimasta e che consideriamo fondamentale - la proroga al 31 dicembre 2012 dei termini in materia di magistratura onoraria. In particolare, il comma 1 modifica l'articolo 245 del decreto legislativo n. 51 del 1998 sul giudice unico, prorogando l'applicabilità delle disposizioni che consentono ai magistrati onorari di essere addetti al tribunale ordinario e alla procura della Repubblica presso il tribunale ordinario. Sulla base del testo novellato, tale disciplina potrà continuare ad applicarsi fino all'attuazione del complessivo riordino del ruolo e delle funzioni della magistratura onoraria, e comunque non oltre il 31 dicembre 2012.
Il comma 2 interviene più specificatamente sui giudici onorari il cui mandato era in scadenza al 31 dicembre scorso o avrebbe dovuto scadere entro il 31 dicembre 2012. In entrambi i casi, la proroga Pag. 13nelle funzioni opera fino a tutto il 31 dicembre 2012. Analiticamente, la disposizione proroga al 31 dicembre 2012 i giudici onorari di tribunale e i viceprocuratori onorari il cui termine era in scadenza al 31 dicembre 2011 e che non erano ulteriormente confermabili dall'ordinamento giudiziario.
Essa proroga a tutto il 31 dicembre 2012 i giudici di pace il cui mandato sarebbe scaduto entro il 31 dicembre. La proroga opera a far data dal 1o gennaio 2012 fino alla riforma organica della magistratura onoraria, e, come dicevamo, comunque non oltre il 31 dicembre 2012.
Proprio sull'articolo 15 si sono innestati gli emendamenti proposti in Commissione da me e dal collega Rao, il cui contenuto riproduce esattamente una proposta di legge presentata a novembre scorso, a riprova della necessità di intervenire sul tema della magistratura onoraria con urgenza.
Tali emendamenti, che abbiamo riproposto per l'Aula, riguardano: la riduzione della pianta organica degli uffici del giudice di pace da 4.690 a 3.200 unità; l'equiparazione del servizio prestato da tali giudici a quello dei dipendenti di ruolo delle pubbliche amministrazioni ai fini dell'ammissione ai concorsi per l'accesso alla dirigenza pubblica e alle magistrature amministrative e contabili; una diversa modalità di conferma dei magistrati onorari, con tre mandati quadriennali rinnovabili a seguito dell'esito positivo della valutazione di idoneità, di modo che si assicuri, almeno in parte, una maggiore stabilità professionale a tali figure.
L'analisi di tali proposte emendative è direttamente connessa all'importanza, richiamata anche dal collega Melis, di porre in essere, quanto prima, un'inversione di tendenza rispetto alla ormai consolidata prassi delle proroghe annuali dei giudici di pace. Siamo tutti d'accordo che bisogna intervenire per una riforma complessiva e definitiva, però, ahimè, di anno in anno, andiamo avanti con le consuete proroghe di fine anno. Vorrei ricordare che l'originario decreto legislativo del 1998 prevedeva che la riforma organica del sistema dei magistrati onorari si effettuasse entro cinque anni, quindi entro il 2003, ma, a tutt'oggi, a distanza di più di un decennio, ci troviamo, per l'ennesima volta, a sollecitarne la trattazione varando, al contempo, l'ennesima proroga annuale. Questo stato di cose si ripercuote su una categoria affetta da una precarietà ormai cronicizzata alla quale le proposte emendative che abbiamo presentato, almeno in parte, tendono a porre fine.
Noi del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo ci rendiamo conto - anzi, siamo stati i primi a riconoscerlo già la settimana scorsa in relazione al decreto-legge cosiddetto svuotacarceri - che, anche rispetto al provvedimento in esame, i tempi per l'approvazione sono molto ristretti, quindi non faremo venire meno il senso di responsabilità a cui noi per primi ci richiamiamo. All'appello del Governo ad approvare entro brevissimo tempo il provvedimento in oggetto non mancheremo di rispondere positivamente, però abbiamo voluto riproporre in Aula il problema relativo alla magistratura onoraria e dei giudici di pace. Lo abbiamo fatto ripresentando delle proposte emendative e anche insistendo per la loro approvazione; in teoria, vi sarebbero i tempi per un ritorno immediato del provvedimento al Senato e per la sua definitiva approvazione.
In conclusione, più in generale, dobbiamo dare atto al Governo che, anche in questo caso, ha seguito un percorso che ha rispettato le prerogative del Parlamento, riconoscendo che sulla materia della composizione delle crisi da sovraindebitamento il Parlamento aveva già legiferato e, quindi, ha ovviato ad una sovrapposizione di norme. Quindi, anche per il provvedimento in esame, bisogna prendere atto che vi è stata l'attuazione del principio, che per noi deve sempre presiedere i lavori del Parlamento, di leale collaborazione tra potere esecutivo e legislativo.
Come dicevo, in questo solco si è incanalata la soppressione di gran parte del provvedimento originario. In questo caso, tempi così ristretti non sarebbero stati giustificati da una urgenza del tenore di Pag. 14quelle che, in altri casi, ci hanno imposto di rinunciare ai regolari tempi di esame.
Auspico ancora - e concludo - che la stessa collaborazione si manifesti ulteriormente con il repentino esame delle proposte emendative da noi presentate nuovamente in Aula, con specifico riferimento, appunto, a quelle relative alla stabilizzazione, sia pure per un tempo definito, dei magistrati onorari.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, signori membri del Governo, questo decreto-legge vale più per quello che non ha, che per quello che ha, vale più per quello che non ha più, che per il «moncherino» che è diventato, anche se quelle che sono rimaste sono disposizioni comunque importanti, se abbiamo deciso tutti insieme unanimemente di tenerlo in vita.
Tuttavia la discussione su questo decreto-legge pone il problema sul metodo, che noi dell'Italia dei Valori abbiamo sollevato immediatamente in Commissione, quando siamo sobbalzati sulla nostra sedia avendo sentito che in tre ore avremmo dovuto prendere cognizione del provvedimento: tenere la discussione sulle linee generali, redigere gli emendamenti ed eventualmente discuterli ed approvarli. Cose dell'altro mondo! Cose inconcepibili per la dignità di un ramo del Parlamento, che non può essere trasformato in un mero esecutore di deliberazioni assunte nell'altro ramo del Parlamento.
Ma questo è, per cose dire, l'aspetto meno rilevante presente in questo decreto-legge. Io ho la fortuna di poter parlare soltanto sul metodo, perché già questa è una questione di grande importanza nei rapporti tra Governo e Parlamento e nei rapporti tra i diversi rami del Parlamento. Ho la fortuna di potermi dedicare al metodo, perché gli interventi egregi che mi hanno preceduto, a cominciare da quello veramente pregevole della relatrice, ma anche di altri colleghi, hanno già esplicitato quali sono gli elementi di fatto su cui ci stiamo soffermando.
C'è, però, un punto molto delicato, che bisogna affrontare e che io intendo in questa sede soprattutto esaminare. Il Parlamento ha appena approvato una legge in materia, una legge sottoposta ad un vaglio rigoroso e stringente e su di essa, prima ancora che entrasse in vigore, si è sovrapposto un decreto-legge, immediatamente efficace in base all'articolo 77 della Costituzione. Di qui una serie rilevante di problemi sul possibile collegamento tra le diverse normative.
Oltre il problema della sovrapposizione c'è però anche il problema del rispetto del Parlamento, che rappresenta uno dei leitmotiv di questo Governo e che noi apprezziamo molto. Ma di quale Parlamento si vuole il rispetto? Di quello che il giorno prima aveva approvato un'altra legge, ancora calda, oppure di questo Parlamento chiamato subito a smentire se stesso? Ma dove siamo? Un Parlamento chiamato subito a smentire se stesso! Ma quale rispetto, dove è il rispetto?
Si tratta di un provvedimento che è nato con quindici articoli ed è finito con più di venti. Se erano veramente due soli i punti da affrontare, ovvero la difficoltà di far funzionare la normativa precedente per il 70 per cento dei debiti e per la mancanza dell'esdebitazione, santo Dio, si poteva lasciare passare un mese per una forma di cortesia istituzionale e poi proporre un emendamento in uno dei tanti «vagoncini» che stanno passando oppure avanzare una proposta di legge sui due punti. Ma una riforma complessiva della materia, che si va ad innestare e che va a sostituire una riforma complessiva della materia appena approvata, è una cosa inaudita, non l'abbiamo mai vista!
C'è poi un problema: quando c'è un decreto-legge che è immediatamente efficace ma esso non viene convertito o non vengono convertite parti del medesimo decreto-legge, si pone il problema di verificare, se parti di questo provvedimento sono già diventate operative, quale deve essere la loro disciplina per il fatto che vengono meno, cioè che parti del decreto-legge perdono efficacia. Pag. 15
Si è verificato se in questo caso, con un'amputazione massiccia di norme proliferate, ce n'è qualcuna che abbisogna, per esempio, di un intervento ai sensi dell'ultimo comma dell'articolo 77 della Costituzione, che prevede che con legge possano essere regolati i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti? Non so, tutto è avvenuto così in fretta e così rapidamente che non abbiamo neanche potuto renderci conto e farci carico dell'eventuale problema se bisogna provvedere con legge per gli eventuali effetti del provvedimento che sono venuti meno.
Voglio dire una cosa: scontiamo assolutamente una volontà positiva di fare, che è una cosa che ci trova d'accordo. Scontiamo anche il fatto che ci sia un certo rodaggio anche nei rapporti parlamentari quando c'è un Governo nuovo, però non possiamo non segnalare che cose del genere non devono più verificarsi. Detto ciò, mi soffermo soltanto su uno dei punti che sono rimasti ed è quello che riguarda le magistrature ausiliarie alla magistratura ordinaria, che sono le magistrature di pace e la magistratura onoraria.
Abbiamo timore che si stia verificando un processo progressivo di depotenziamento del presidio di giustizia nei territori. Comprendiamo, noi dell'Italia dei Valori, che ci sono problemi di efficienza, problemi anche di limitazione nella spesa e che quindi certi accorpamenti possano anche essere fatti, però questo non può avvenire a scapito dello smantellamento dei presidi nei territori. Allora, per esempio, perché non si prevede esplicitamente che, laddove siano soppressi tribunali, si radichi comunque un presidio del giudice di pace? Perché laddove vengono soppressi uno o più presidi del giudice di pace, tutti accorpati al luogo dove si trova il tribunale, perché non vengono previsti dei presidi intermedi?
Lo so che viene lasciato tutto all'iniziativa dei comuni. I comuni sono già gravati di problemi e di compiti e sono contemporaneamente depauperati di risorse. Allora se devono investire risorse nell'amministrazione della giustizia che compete ad altri, evidentemente devono togliere da qualche altra cosa. Se ci sono comuni che sono così sensibili da ritenere che la domanda di giustizia sia una domanda di servizio da affrontare positivamente, in che cosa vengono aiutati dal Ministero della giustizia? Ad esempio chiedo questo: è già operativo un disciplinare, un regolamento o una previsione di quale debba essere, per esempio, l'organico minimo di un ufficio del giudice di pace? Ci deve essere un giudice di pace o più, a seconda del numero degli abitanti, a seconda del territorio che deve coprire? Il personale amministrativo che dovrebbe essere fornito dai comuni, deve essere qualificato? Di quale numero e di quali qualità e professionalità l'ufficio del giudice di pace deve essere dotato dai comuni? Una cosa è adibire all'ufficio del giudice di pace una unità di personale amministrativo che ha sempre fatto la ragioneria o la contabilità nel comune e una cosa è avere una unità che sa come si fa un verbale, sa come si fa un deposito di un ricorso e conosce un minimo di organizzazione giudiziaria.
Ecco, si è pensato a questo? A me non risulta, mi farebbe piacere che su questa strada si andasse rapidamente, perché a me risulta che ci sono dei comuni che sono sensibili alla domanda di giustizia e che vorrebbero darvi risposta, magari associandosi per gestire questo servizio, però non sanno ancora concretamente che cosa fare.
So che non sono scaduti ancora i termini perché non c'è stata ancora la pubblicazione del provvedimento del riordino e della riorganizzazione degli uffici del giudice di pace, dal quale momento poi decorrono i 60 giorni perché si possano fare, però mi sembrerebbe importante, prima che si dia vita a questo maxiprovvedimento di smantellamento degli uffici del giudice di pace, che si prevedesse per tempo tutto questo disciplinare, per capire quanto i comuni devono spendere, per capire quanto costa il giudice di pace, quanto costano le decisioni, quanto costa la gestione del personale, che tipo di personale deve esserci, quale strutturazione Pag. 16deve avere l'ufficio (il locale come deve essere fatto, gli strumenti telematici come devono essere fatti, se ci devono essere registratori, fotocopiatori).
Il Ministero della giustizia sa come si organizza un ufficio del giudice di pace. Sarebbe importante che ci fosse un disciplinare, un regolamento disponibile per i comuni che volessero in questo senso organizzarsi per rendere questo prezioso servizio. Penserei anche che con una riorganizzazione così ampia e così radicale del territorio (soppressione di tribunali, soppressione di uffici, eventuale accorpamento) sarebbe anche importante trasferire nel presidio di giudice di pace una competenza maggiore di quella attuale, in modo che possano svolgere un compito sostitutivo di quello che viene soppresso. Tutto questo per dire che quella di pace, come la giustizia onoraria, è una giustizia di primaria importanza perché consente lo smaltimento (mi pare che qualche anno fossero un milione trecentomila le cause decise dalla magistratura di pace); è un presidio importante perché consente di affrontare una prima microconflittualità che non deve intasare gli uffici della giustizia ordinaria.
Vorrei che fosse acquisito da questo Governo il fatto che la magistratura di pace è preziosa, è preziosa, va curata, va sostenuta, perché è una forma di giustizia, non dico «sotto la quercia» come un tempo, ma di prossimità, più vicina alle esigenze dei cittadini, che consente di assorbire una microconflittualità che altrimenti andrebbe a gravare su altri. Questa è una raccomandazione a questo Governo, che essendo Governo tecnico ha una sensibilità anche per affrontare questo tipo di problemi che non investono grandi questioni politiche e rapporti tra magistratura e politica, che possono essere anche conflittuali, e non investe questioni costituzionali ma investe questioni che riguardano l'effettivo funzionamento della giustizia.
Questo mi parrebbe un punto importante che vorrei segnalare al Governo attraverso finalmente una proposizione, una predisposizione di un provvedimento organico sulla magistratura di pace che parta dal presupposto che è una magistratura molto preziosa e che quindi il suo servigio deve essere molto valorizzato dallo Stato. In questo senso noi non abbiamo difficoltà ad approvare il provvedimento così come ci è arrivato, così come depurato, cioè diventato nella sua essenzialità, e quindi in questo modo io concludo con queste raccomandazioni al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, chi parla per ultimo su un provvedimento così scarno ha davvero poco di nuovo da aggiungere. Per quanto riguarda la genesi del provvedimento, quindi, rimando sia all'ottima relazione della relatrice che agli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto. Certamente, i 5 scarni articoletti che sono residuati dall'opera di falcidia vera e propria del provvedimento non presentano difficoltà filosofiche da affrontare. Si tratta, infatti, di tutte modifiche di buonsenso indubbiamente molto utili. Aumentare da 516 a 1.100 euro il limite entro il quale il cittadino può stare in giudizio da solo davanti ai giudici di pace appare una norma piena di buon senso, anche perché al suo interno genera un effetto di alleviamento dei costi della giustizia indebiti che gravano, specie per le questioni veramente bagatellari come questa - dentro vi è la classica opposizione al divieto di sosta -, sul cittadino il quale, molto spesso e purtroppo, si trova a non potersi difendere perché il costo e l'impegno anche orario della difesa è superiore al danno economico che ne deriva.
A questo punto, ad esempio, il Governo e il Parlamento, ma soprattutto il Governo perché la genesi dell'atto è effettuata di concerto tra Senato ed Esecutivo, hanno perso un'occasione molto importante per dare vera giustizia ai cittadini, vale a dire per obbligare, anche se in teoria è previsto, ma di fatto non accade mai, le amministrazioni soccombenti a pagare le Pag. 17spese legali al cittadino. Infatti, qui si parla sempre di tutela del consumatore e di minuzie e non si ricordano mai gli aspetti veramente essenziali ossia che quando il cittadino viene chiamato in giudizio o è costretto a difendersi in giudizio per un'ingiusta contravvenzione e vince, perché nessuno gli risarcisce le spese legali? Di norma le spese in questo tipo di procedimenti, che sono milioni, di piccola entità ma assai numerosi, vengono dichiarate compensate. Mi riferisco alle cartelle pazze o alle decine di migliaia di sanzioni amministrative che vengono irrogate, spesso in modo illegittimo e poco leale - pensiamo agli autovelox o ai photored -, nei confronti della cittadinanza, ad esempio, non mettendo le segnalazioni di legge o collocandole a distanze e in posizioni tali che è impossibile per il cittadino evitare la sanzione. In seguito, il cittadino che si arma di buona volontà - e si tratta sempre di una percentuale minoritaria rispetto ai danneggiati - e si munisce di un avvocato o sta in giudizio da solo e vince, poi si vede spesso e volentieri compensate le spese. Di conseguenza, su cento che ricevono ingiusta sanzione, novanta stanno zitti e pagano e quei dieci che resistono bene che vada non pagano la sanzione, ma quasi sempre ci rimettono le spese legali. Questa è una vera e propria forma di vessazione nei confronti del cittadino alla quale bisognerebbe porre rimedio per legge. È vero che, in teoria, i giudici di pace possono condannare i soccombenti e, quindi, molto spesso le pubbliche amministrazioni e i comuni, al rimborso o al risarcimento delle spese legali, però di fatto sappiamo che non lo fanno.
Ed è per tale ragione che molto spesso i comuni si approfittano di questo loro vantaggio perché pensano che, male che vada, novanta non resistono e pagano, generando un incasso, e per quei dieci che resistono ci sono i legali a cui comunque gli stipendi vengono pagati lo stesso. E il cittadino si paga il suo. Questo è un aspetto sul quale si sarebbe potuto intervenire; speriamo di farlo più avanti, altrimenti lo faremo noi della Lega Nord Padania, unica opposizione a questo Governo in quanto è vero che l'Italia dei Valori vota a volte a favore e a volte contro, però ha votata la fiducia, contrariamente a ciò che abbiamo fatto noi. Questa è una differenza sostanziale e non filosofica.
Inoltre, stabilire che, in caso di successioni, i sigilli all'eredità possono essere messi dal notaio designato per l'esecuzione testamentaria del defunto, è una norma di buon senso, per cui non vi sono certamente opposizioni di principio. Si può, invece, semmai discutere della caducazione della norma che prevedeva l'automatica decadenza in giudizio, in corte d'appello o in Corte di cassazione, di una causa giacente da almeno tre anni, laddove non venisse reiterata un'istanza di trattazione. Al di là dell'effettiva efficacia, se una persona è arrivata fino in Cassazione è difficile che poi lasci perdere. Tale norma, quindi, è di poco buonsenso perché, nel momento in cui l'utente del diritto è arrivato in Cassazione, figuriamoci se poi lascia caducare la causa solo per non aver riproposto l'istanza di trattazione, anche perché in quei consessi si sta con il patrocinio obbligatorio del difensore.
Il difensore che omettesse questa istanza incorrerebbe certamente in una responsabilità professionale e quindi era una norma vuota di contenuto pratico, molto suggestiva sul piano dell'immagine, ma probabilmente non aveva questa valenza pratica e pertanto se viene abrogata nessuno piangerà.
Proroga dei magistrati ordinari: credo che sia la decima o l'undicesima negli ultimi 10 e 11 anni, quindi siamo in perfetto stile italico, per cui niente è più definitivo del provvisorio. Pertanto ben venga questa proroga, ma anche qui è tempo che si intervenga nel dare una disciplina strutturata ai giudici onorari, che come ricordava il collega Palomba giustamente sono uno dei cardini e sono altrettanto numerosi - più o meno 10 mila - dei togati. Si occupano di vicende «meno serie e meno importanti» dal punto di vista strutturale e del valore, però sono comunque proprio quella massa di Pag. 18cause che interessano la maggioranza dei cittadini, che per la gran parte vedono il giudice di pace come quel giudice di prossimità, quel giudice amichevole, quel giudice che dà giustizia in tempi ragionevoli - ragionevoli per l'Italia, perché in tutto il resto d'Europa o anche negli Stati Uniti un processo che dura un anno o un anno e mezzo è la normalità, mentre da noi è un'eccezione. Infatti l'eccezione la troviamo spesso davanti ai giudici di pace, mentre non la troviamo davanti ai giudici togati, che dovrebbero invece, anche per lo stipendio che ricevono, essere altrettanto efficienti e altrettanto organizzati, tanto è vero che anche all'interno dei vari tribunali noi abbiamo delle autentiche eccellenze. Abbiamo più volte sottolineato per esempio il tribunale di Torino per il civile o il tribunale di Bolzano per il penale e abbiamo, a parità di condizioni, altri tribunali che invece sono assolutamente meno efficienti, a riprova ancora una volta che la differenza la fa, come si dice, il «manico», cioè i dirigenti, i magistrati e i funzionari che presiedono alla struttura. Molto si può fare anche a regole vigenti, basta organizzarsi nel modo più opportuno. Solo che da qualche parte qualcuno evidentemente è capace ed ha la volontà di organizzarsi, mentre da altre parti c'è chi nel marasma e nella confusione ci sguazza.
Anche qui una carenza strutturale del sistema a cui sembra che non si voglia in nessun modo porre rimedio è quella relativa all'introduzione anche per i magistrati di una valutazione di capacità, e quindi di carriera, e quindi di stipendio, in relazione ai risultati concreti conseguiti. Se noi vediamo che qualcuno a parità di condizioni riesce a fare delle cose, perché questo qualcuno non deve essere giustamente, per legge e obbligatoriamente considerato migliore, e quindi destinato a più alti incarichi rispetto ad altri, che invece tali capacità organizzative non hanno? Il criterio della promozione per anzianità è un criterio palesemente ingiusto, ma che non si può intaccare neppure sul piano filosofico, perché questo viene interpretato come un attacco all'indipendenza della magistratura, cosa che non c'entra assolutamente niente. Premiare i capaci e i meritevoli è un principio costituzionale che dovrebbe valere per primi per i magistrati e invece per i magistrati la carriera procede solo in base all'anzianità. Adesso semplifico, non è proprio così evidentemente in tutti gli aspetti della carriera, però il principio cardine è questo: tu puoi diventare, anzi diventi magistrato di Cassazione teoricamente senza mai esserti mosso dal tribunale monocratico nel quale sei stato collocato il primo giorno di ingresso in magistratura. Questa è una cosa che non ha senso, non ha più senso e non esiste in nessuna parte del mondo.
Che dire poi infine della disciplina delle società di capitali? Anche qui siamo nell'ambito della semplice proroga, per cui il collegio dei sindaci che era stato reso singolo ed era stata tolta l'obbligatorietà della priorità dei sindaci veniva dapprima ricondotto ad un singolo elemento, poi però si dice di abolire questa norma, perché fino a scadenza quelli che ci sono possono andare avanti così. Quindi questi sono i cinque punti rimasti da quello che è venuto meno. Ha detto bene il collega Palomba: noi parliamo di un decreto più per quello che non c'è più che per quello che c'è rimasto, perché questo c'è rimasto e sono tutte cose su cui si può assentire de plano, come si dice.
Invece, quello che manca, quella che è la parte, forse, politicamente più interessante - e qui concludo - è quella della sovrapposizione, dell'ennesima, ulteriore mortificazione di questa Camera dopo il Senato, ma, addirittura, dell'ulteriore mortificazione delle Camere nel loro complesso da parte del Governo, laddove leggo: «Il 12 gennaio, il Presidente Berselli fece presente che era intendimento della Commissione, con l'accordo dell'Esecutivo, di approvare rapidamente in sede deliberante il disegno di legge 307-B e di procedere successivamente in sede di esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 212 all'eventuale modifica o correzione anche del testo di iniziativa parlamentare medio tempore pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Il 17 gennaio 2012 il Pag. 19disegno di legge, d'iniziativa del senatore Centaro, è stato approvato definitivamente in Commissione giustizia in sede deliberante. Trattandosi di una terza lettura in sede deliberante, il disegno di legge è divenuto legge (legge 27 gennaio 2012, n. 3; entrata in vigore il 29 febbraio)».
Con questa norma, con la parte stralciata, si interveniva, con una legge speciale, su una legge a portata generale approvata neanche un mese fa. Non è che io abbia precedenti esperienze parlamentari, tuttavia, avendo sempre letto qualcosa di diritto, anche questa mi sembra una cosa assolutamente, non dico unica mondo, perché non posso dirlo, ma estremamente rara. Mi riferisco al fatto che su una legge fatta, che entrerà in vigore del 29 febbraio, si intervenga con una norma speciale, con possibili evidenti problemi di applicazione pratica.
Vorrei capire, ad esempio, chi è il consumatore rispetto al debitore generico, perché si fa questa strana distinzione. Uno che prende il prestito personale per pagare il nuovo impianto di riscaldamento della casa, o la trasformazione dell'impianto da centralizzato ad autonomo, è un consumatore o è un debitore generico? Chi prende il prestito personale per comprarsi la macchina nuova, perché quella vecchia ha avuto un incidente e non ha i denari pronti per acquistarla, è un consumatore o un debitore generico? E via dicendo. L'imprenditore che per far fronte al pagamento dell'IVA per questioni, magari, un po' personali e un po' aziendali, prende un prestito personale, rientra nell'una o nell'altra disciplina? Questo è un quesito che, naturalmente, non verrà più risolto perché, essendo venuta meno la parte che avremmo dovuto oggi approvare, si è risolto da sé il contenzioso. Tuttavia - e concludo -, il tentativo è stato fatto.
Quindi, il tentativo dimostra, ancora una volta, che siamo in un regime strano, in cui il Parlamento, esclusa la Lega Nord naturalmente, approva tutto quello che gli viene chiesto dal Governo, indipendentemente, a volte, anche dal buonsenso delle norme stesse - in questo caso, per fortuna non è successo, ma sarebbe potuto accadere - e, al tempo stesso, abbiamo ulteriori proroghe. Tutti quelli che, fino a pochi mesi fa, sbraitavano contro tutte le iniziative del Governo precedente, del Governo Berlusconi, oggi, sono pronti, senza opporre nemmeno la dignità dell'astensione, ad approvare tutto. Questo, per carità, è un atteggiamento legittimo e giuridicamente valido, ma politicamente molto significativo.
Ricordo, infine - e concludo -, che, in altri Paesi, come la Spagna al esempio, il lavacro vero e proprio è stato quello delle elezioni. Dopo le elezioni, la situazione si è, comunque, resa più chiara e le cose sono anche migliorate. Oggi, l'ulteriore declassamento che ha subito il nostro Paese dimostra - per quel che vale, naturalmente - che con questa ricetta non si va, comunque, lontano.
La democrazia ha bisogno di partiti politici e di Parlamenti eletti dal popolo che si assumono le loro responsabilità, perché è troppo comodo poter fare provvedimenti, anche molto impopolari, senza doverne poi rispondere. Questa è la caratteristica del Governo tecnico. È chiaro che per aumentare la benzina o le tasse non ci vogliono chissà quali studi di economia, lo può fare - come diceva qualcuno - il più modesto ragioniere. Tuttavia, il problema è che chi ha una responsabilità politica e deve andare, poi, a spiegare al cittadino, al padre di famiglia che perde il lavoro, al disoccupato che si vede ridotte le garanzie, perché ha ulteriormente aggravato la sua posizione, ha delle remore e cerca, in tutti i modi, di evitare queste cose, che, viceversa, un Governo tecnico non può non fare.
Quindi, la nostra posizione è di sostanziale approvazione di queste cinque, modestissime, innovazioni legislative, pur con tutti dubbi e le perplessità a cui ho appena accennato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

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(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 4933-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, onorevole Cilluffo.

FRANCESCA CILLUFFO, Relatore. Signor Presidente, vorrei ricordare all'onorevole Paolini che la definizione di consumatore la troviamo nel decreto legislativo n. 206 del 6 settembre 2005, che è il codice del consumo, dove si definisce consumatore la persona fisica che agisce per scopi estranei all'attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta. Quindi nella legge esiste già la definizione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia alla replica.
Il seguito del dibattito avrà luogo nella parte pomeridiana della seduta, dopo la conclusione dell'esame del disegno di legge in materia di sovraffollamento delle carceri.

Discussione della proposta di legge: Lanzarin ed altri: Modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di sfalci e potature, di miscelazione di rifiuti speciali e di oli usati, nonché di misure per incrementare la raccolta differenziata (A.C. 4240-A) (ore 13,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge d'iniziativa dei deputati Lanzarin ed altri: Modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di sfalci e potature, di miscelazione di rifiuti speciali e di oli usati, nonché di misure per incrementare la raccolta differenziata.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 4240-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto, che la VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Bratti, ha facoltà di svolgere la relazione.

ALESSANDRO BRATTI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il testo che viene sottoposto all'attenzione dell'Assemblea costituisce il risultato di un lavoro di approfondimento sul contenuto iniziale della proposta di legge Atto Camera n. 4240 che è stato, per questo, modificato nel corso del suo esame in Commissione. Esso reca alcune modifiche al decreto legislativo n. 152 del 2006, il codice dell'ambiente, che intervengono rispettivamente sulla disciplina riguardante gli sfalci e le potature, la miscelazione dei rifiuti speciali e degli oli usati e la raccolta differenziata. Tali modifiche sono accomunate dall'obiettivo unitario di rendere più semplice e meno burocratica l'attività degli operatori del mercato, degli enti locali e delle associazioni di volontariato, ferma restando l'esigenza di mantenere inalterati i livelli di tutela ambientale garantiti dalle norme vigenti.
Prima di svolgere alcune considerazioni puntuali sul provvedimento, desidero ricordare che sullo stesso si sono espresse favorevolmente le Commissioni I, X, XII e XIII. La XIV Commissione e la Commissione parlamentare per le questioni regionali hanno invece espresso un parere favorevole con osservazioni di cui dirò brevemente in seguito, riferendo anche del contenuto del parere favorevole con una condizione e una osservazione espresso dalla V Commissione.
Venendo al contenuto del provvedimento in esame, osservo innanzitutto che l'articolo 1, introdotto nel corso dell'esame presso la Commissione di merito, novella la lettera f) del comma 1 dell'articolo 185 del codice dell'ambiente, al fine di escludere Pag. 21dall'applicazione della disciplina dei rifiuti gli sfalci e le potature derivanti dalla manutenzione del verde pubblico e privato, sempre che tali materiali siano configurabili come sottoprodotti, ai sensi dell'articolo 184-bis del codice stesso, e che siano utilizzabili per la produzione di energia da biomassa mediante processi e metodi che non danneggino l'ambiente né mettano in pericolo la salute umana. Chiaramente questo deve trovare compatibilità con le indicazioni della direttiva 2008/98/CE, in particolare all'articolo 3. Per spiegare le ragioni di questa iniziativa è necessario tenere presente che prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 205 del 2010, che ha recepito la direttiva europea, il vecchio testo, all'articolo 185, comma 2, del codice dell'ambiente, consentiva di considerare come sottoprodotti anche gli sfalci e le potature derivanti dalla manutenzione del verde pubblico e privato.
In tal senso, ritengo che l'avere espunto nel 2010 dal testo dell'articolo 185 del codice ambientale il citato riferimento agli sfalci e potature derivanti dalla manutenzione del verde pubblico e privato sia stato un errore che ha creato incertezze negli operatori del settore, oneri impropri e gravi difficoltà operative nella gestione e nello smaltimento di questi materiali. Tali incertezze e difficoltà non sono del resto venute meno dopo l'emanazione da parte del Ministero dell'ambiente della nota - protocollata 11338 - del 1o marzo 2011, con cui si è ritenuto di dover chiarire che i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi quali giardini, parchi e aree cimiteriali vanno classificati come rifiuti urbani, ai sensi dell'articolo 184, comma 2, lettera e) del codice ambientale, poiché l'esclusione dal campo di applicazione della normativa sui rifiuti per paglia, sfalci e potature nonché altro materiale agricolo o forestale naturale, non pericoloso, utilizzato in agricoltura nella silvicoltura o per la produzione di energia da tali biomasse va riferita esclusivamente a materiali provenienti da attività agricola o forestale destinate agli utilizzi ivi descritti. A tutta questa situazione, confusa e foriera di inutili aggravi finanziari e gestionali, l'articolo 1 della proposta di legge in esame pone oggi rimedio, o tenta di porlo, dando soluzione legislativa ad un problema che rischia di rendere oltremodo difficoltose e onerose le attività di manutenzione del verde pubblico e privato, ovviamente per il sistema degli enti locali. Senza considerare poi il fatto che anche relativamente allo sviluppo della filiera delle biomasse per la produzione di energia rinnovabile, va sicuramente preferito, come materiale di partenza, quello residuale da attività di lavorazione piuttosto che quello da colture dedicate.
Il successivo articolo 2 della proposta di legge si riferisce, invece, alla gestione degli oli usati. In particolare, il comma 1 dell'articolo introduce all'articolo 187 del codice ambientale un comma 2-bis recante una norma transitoria che sostanzialmente lascia in vigore, fino alla data fissata per la loro revisione, le autorizzazioni rilasciate agli impianti di recupero e di smaltimento di rifiuti che prevedono la miscelazione di rifiuti speciali prima dell'entrata in vigore del citato decreto legislativo n. 205 del 2010.
Più specificatamente faccio presente che - secondo quanto affermato nella relazione illustrativa - tale disposizione è volta a consentire agli enti competenti di avere il tempo necessario per adeguare l'autorizzazione degli impianti di recupero e di smaltimento in essere alle norme in materia di miscelazione di rifiuti speciali, come modificate dal citato decreto legislativo n. 205 del 2010.
Detto questo, rilevo che sul testo della disposizione in commento si sono espresse sia la V Commissione che la XIV Commissione, evidenziando, la prima nelle premesse del parere, la seconda con la formulazione di una specifica osservazione il fatto che il protrarsi degli effetti delle autorizzazioni rilasciate prima delle modifiche normative introdotte dal decreto legislativo n. 205 del 2010 avrebbe potuto presentare profili di problematicità in termini di conformità dell'ordinamento interno rispetto a quello comunitario. Sul punto faccio presente che nel corso dei Pag. 22lavori parlamentari il Ministero dell'ambiente ha escluso tale il rischio sottolineando innanzitutto che sul piano tecnico-giuridico le modifiche normative introdotte nel 2010 non hanno fatto venire meno le autorizzazioni già in essere a quella data che, in applicazione del principio generale del tempus regit actum, sono da considerarsi pienamente in vigore non essendo stata prevista positivamente una revoca automatica delle stesse. Inoltre il Ministero dell'ambiente ha fatto presente di ritenere congrua e proporzionata la previsione di un periodo transitorio che in ogni caso garantisce la continuità delle attività di impresa e l'adeguamento a quanto stabilito dalla nuova normativa nel momento in cui si rilasciano le autorizzazioni.
Vengo quindi ad illustrare il contenuto del successivo comma 2 dell'articolo 2 della proposta di legge in esame, che apporta alcune modifiche all'articolo 216-bis del codice ambientale anche qui con lo scopo di ripristinare, come si legge nella relazione illustrativa, la piena operatività di un sistema, quello del recupero degli oli usati, collaudato da tempo e considerato che la raccolta degli oli usati è sempre avvenuta miscelando la diversa tipologia degli stessi dal produttore all'impianto di recupero, poiché perfettamente compatibile con il processo di rigenerazione a cui sono destinati gli oli stessi. A tal fine la disposizione di cui al comma 2 dell'articolo 2, sostitutiva del comma 2 dell'articolo 216-bis del codice ambientale, consente, che la gestione degli oli usati possa avvenire anche miscelando gli stessi oli in deroga al divieto di miscelazione previsto dall'articolo 187, comma 1, fatti salvi, però, i requisiti di cui alle lettere a), b) e c) del comma 2 del medesimo articolo 187, in modo da tenere comunque costantemente separati, per quanto tecnicamente possibile, e gli oli usati da destinare a processi di trattamento diversi tra di loro.
In proposito, faccio notare che la disposizione contenuta nel provvedimento in esame si riferisce semplicemente agli oli usati e non, come invece fa il testo vigente del comma 2 dell'articolo 216-bis del codice ambientale, agli oli minerali usati. Tale modifica non sembra mutare l'ambito di applicazione della norma.
Detto questo, faccio presente che la disposizione del comma 2 dell'articolo 2, come quella del comma precedente, è stata considerata nei citati pareri espressi dalle Commissioni V e XIV. Anche in questo caso, peraltro, il Ministero dell'ambiente ha espresso valutazioni idonee a rassicurare gli organi parlamentari in ordine al contenuto della disposizione normativa in questione, in particolare in riferimento alla compatibilità con la normativa dell'Unione europea delle disposizioni dell'articolo 2, comma 2. Il Ministero ha evidenziato che la direttiva n. 2008/98/CE non prevede un divieto generalizzato di miscelazione degli oli usati, ma contiene una serie di disposizioni dalle quali è ricavabile, invece, la conclusione secondo la quale, in alcuni casi, la miscelazione delle dette sostanze è consentita.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ALESSANDRO BRATTI, Relatore. Concludo, Presidente. L'ultimo articolo - ed è la disposizione introdotta nel corso dell'esame presso la Commissione di merito - aggiunge il comma 3-bis all'articolo 205 del codice ambientale, allo scopo di consentire alle associazioni di volontariato senza fine di lucro di effettuare raccolte di oggetti o indumenti ceduti da privati per destinarli al riutilizzo.
La norma precisa che tali materiali rientrano nella percentuale della raccolta differenziata che concorre al raggiungimento del famoso 65 per cento. In merito, probabilmente, dovremo lavorare all'interno del Comitato dei nove per specificare meglio cosa significhi la questione dei cosiddetti oggetti, perché, in realtà, come scritta ora potrebbe dare adito all'ipotesi che le associazioni di volontariato potrebbero occuparsi anche di altri strumenti come, ad esempio, computer o televisori, e ciò non sarebbe possibile.
Ricordo, inoltre, che questa norma non è sostitutiva degli obiettivi che stabilisce la direttiva comunitaria, dove parla, invece, Pag. 23di recupero di materiale e, quindi, di fatto, aiuta solo nel computare il 65 per cento di raccolta differenziata e non la percentuale di materiale recuperato.
Concludo brevemente ricordando che in questo provvedimento era presente, in realtà, un altro articolo, l'articolo 3 del testo originario, che, dopo una discussione in Commissione e sentito anche il parere Governo riguardo proprio al tema delle compatibilità ambientali - mi riferisco al tema degli spurghi - abbiamo deciso di stralciare, insieme anche a una discussione...

PRESIDENTE. Onorevole Bratti, deve proprio concludere.

ALESSANDRO BRATTI, Relatore. Concludo, signor Presidente. Dicevo di una discussione che abbiamo avuto riguardo al tema dei rifiuti agricoli, che riteniamo di fondamentale importanza. Speriamo di recuperare sia il tema degli spurghi, sia la questione dei rifiuti speciali pericolosi in agricoltura, attraverso il tempo che è stato concesso per la proroga del SISTRI, cioè entro giugno prossimo.
In questo senso formulo sin d'ora l'auspicio che sia possibile, nel corso di questo dibattito, addivenire a una condivisione del provvedimento e, considerato il rapporto positivo con il Governo e anche attraverso il contributo eventuale dei gruppi parlamentari, vedere se è eventualmente possibile anche migliorare il testo in discussione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, cercherò di attenermi alle indicazioni sui tempi. La proposta di legge in esame introduce alcune modifiche al codice ambientale, il decreto legislativo n. 152 del 2006, come successivamente modificato dal decreto legislativo n. 205 del 2010 in attuazione della direttiva n. 2008/98/CE relativa ai rifiuti.
Le modifiche che vengono apportate agli articoli 185, 187 e 205, nonché la nostra proposta emendativa riferita ad una modifica dell'articolo 230, che si richiama alla questione degli spurghi e delle fosse settiche, riguardano il codice ambientale e in particolare il settore dei rifiuti, anche se affrontano tre norme del tutto eterogenee (direi, perché l'emendamento ha questo scopo), slegate tra di loro e senza alcun denominatore comune.
Si interviene, infatti, con tre articoli nell'ambito di tre diversi settori: lo sfalcio e le potature, la miscelazione dei rifiuti speciali e la raccolta differenziata ed aggiungo ancora la questione della pulizia delle parti di fogne e fosse settiche. L'esame in Commissione ambiente del provvedimento ha in buona parte cambiato la natura originaria del medesimo. Il testo iniziale, infatti, interveniva in materia di rifiuti speciali o pericolosi, modificando le norme relative alla miscelazione di rifiuti speciali e di oli usati, nonché in materia di tracciabilità e di conferimento di rifiuti provenienti dalle attività di pulizia manutentiva delle reti fognarie.
Il testo che invece è in discussione in Aula mantiene la norma dell'articolo 2 (riguardante la miscelazione dei rifiuti speciali di oli usati), ma sopprime le disposizioni relative alla tracciabilità e al conferimento dei rifiuti provenienti da attività delle reti fognarie e delle fosse settiche presenti invece nella versione iniziale del testo, introducendo due nuove disposizioni. La prima, all'articolo 1, concerne il trattamento di materiali vegetali provenienti da sfalci e potature, mentre la seconda, all'articolo 3, riguarda la raccolta di oggetti e indumenti ceduti da privati per essere destinati al loro riutilizzo, espungendoli di fatto dalla categoria dei rifiuti.
Va detto che, al di là della bontà e della condivisione delle norme inserite nel provvedimento in esame, con questa proposta di legge si interviene ancora una volta a modificare singoli aspetti del codice ambientale, già peraltro fortemente modificato dal decreto legislativo n. 205 del 2010 in attuazione della direttiva europea n. 98 del 2008, che ha sottoposto a revisione la Pag. 24parte IV del codice ambientale in materia di gestione dei rifiuti. Si ripropongono così, per l'ennesima volta, modifiche puntuali alla normativa vigente in un ambito, quale quello della gestione dei rifiuti, che avrebbe invece bisogno di maggiori certezze e di una stabilità del quadro normativo a tutto vantaggio degli operatori del settore.
A rafforzare quanto ho appena esposto vale la pena sottolineare che in tema di modifiche della normativa sui rifiuti (la parte IV del codice ambientale) troviamo, ultimi in ordine di tempo, il decreto-legge in materia di liberalizzazioni, attualmente all'esame al Senato, che interviene tra l'altro sulla gestione dei rifiuti da imballaggio, e il «decreto-legge semplificazioni», portato all'attenzione da pochi giorni e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, che dispone modifiche al codice ambientale relativamente alle movimentazioni dei rifiuti appartenenti alla medesima azienda agricola e a norme relative alla rigenerazione degli oli usati.
Continuiamo, ad ogni decreto, a toccare una legge quadro importante come il codice ambientale. Il Parlamento si trova dunque a ratificare interventi spot proprio quando gli imprenditori del settore o i cittadini non sanno più come trovare soluzioni, ma non è in questo modo che dobbiamo dare delle risposte alle emergenze.
Mi limito qui a spiegare, visto il tempo ridotto, la questione dell'articolo 1, dell'articolo 2 e dell'articolo 3 (che in buona sostanza condividiamo), però richiamo l'attenzione del Governo e anche del relatore perché non abbiamo trovato in Commissione nessuna motivazione valida e seria per espungere l'articolo 3 che era contenuto nel testo originario. Quindi, quello che proponiamo è prevedere una possibilità per gli operatori del settore, che rispondono esattamente alle esigenze previste dalla legge in termini di tracciabilità del trasporto dei rifiuti e conferimento, cioè quello della pulizia delle fogne e delle fosse settiche.
Infatti, nell'Italia sparpagliata in tanti piccoli nuclei, non possiamo considerare una singola fossa settica da mezzo metro cubo come un qualcosa di pericoloso e, quindi, la sua pulizia portarla al costo di 1.500 o 2 mila euro per ogni singolo intervento. È una pura pazzia che va a gravare sulle tasche dei cittadini e non troviamo motivazioni serie - lo ripeto - che dicano che la materia non possa essere governata con una norma diversa.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Piffari, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, sarò anch'io sintetico vista l'ora. Intanto, saluto con favore il fatto che stiamo analizzando e approvando una proposta di legge di iniziativa parlamentare, esaminata a lungo e modificata attraverso un proficuo lavoro svolto in Commissione. Quella che dovrebbe essere la vita ordinaria del Parlamento finisce invece, purtroppo, spesso, negli ultimi tempi, per diventare episodio straordinario.
Si è svolto un lavoro proficuo in Commissione, vi è stato un confronto serio e di merito tra le diverse forze politiche che, nel corso dell'esame del provvedimento, si sono trovate prima in minoranza poi in maggioranza e viceversa e che comunque hanno sempre collaborato per cercare di rendere un servizio normativo al Paese. Così, durante il lavoro in Commissione, si è espunta una parte, quella relativa alla manutenzione e alla pulizia delle reti fognarie, e si sono aggiunte due parti che, a parere del Partito Democratico, sono particolarmente significative e positive, ossia quelle relative agli sfalci, alle potature e alla raccolta differenziata di indumenti - ha ragione il relatore, andrà corretta la dizione che fa riferimento anche a oggetti più in generale - ceduti da privati ad associazioni di volontariato.
Voglio anch'io svolgere una considerazione di carattere generale sul decreto Pag. 25legislativo n. 152 del 2006, il cosiddetto codice ambientale. Si è trattato di uno sforzo normativo certamente immane ed imponente che intendeva risolvere una volta per tutte una serie di aspetti della normativa ambientale. In realtà a tale testo si è più volte messo mano, da ultimo con il decreto legislativo n. 205 del 2010, che ha corretto in particolar modo la parte IV, e adesso, con questa proposta di legge, di fatto stiamo facendo una correzione delle correzioni precedenti, il che, per la verità, getta anche qualche ombra sulla bontà del lavoro fatto con il decreto legislativo n. 205 del 2010.
Il cuore del provvedimento è l'articolo 2, a sua volta strutturato in due parti. Nella prima (comma 1) si prevede una norma transitoria che è molto importante per gli operatori, perché le modifiche del decreto legislativo n. 205 del 2010 avevano creato gravi disagi ad alcune categorie con gravissime ripercussioni su alcuni settori, come quello del recupero degli oli usati, e vengono prorogate di fatto le autorizzazioni in corso in materia di miscelazione dei rifiuti speciali. Al comma 2, praticamente si prevede che sia possibile miscelare gli oli. Questa modifica non dovrebbe contrastare con la direttiva europea, facilita il riuso, non crea problemi economici ad operatori e per questo il giudizio del Partito Democratico è positivo.
L'articolo 1, introdotto in Commissione e che non era presente nel testo originario dell'onorevole Lanzarin, è altrettanto importante. Sfalcio e potature in ambito urbano non vengono considerati rifiuti ma sottoprodotti, soprattutto se destinati alla combustione in centrali a biomasse. Ciò determina una positività per i comuni, che risparmiano, e anche una positività sotto il profilo della produzione di energia attraverso fonti rinnovabili.
Anche su questo aspetto voglio dire che, mentre negli ultimi anni vi è stato uno sforzo importante nella produzione di energia attraverso fotovoltaico ed eolico, non sempre per la verità con un servizio ben svolto nei confronti del Paese, soprattutto sotto il profilo ambientale, per le biomasse siamo invece molto indietro e l'idea che le si possa incentivare utilizzando questo tipo di combustibile, e non invece colture dedicate che comunque impoveriscono l'agricoltura, ci sembra da salutare in termini assolutamente positivi.
Allo stesso modo è importante l'articolo 3, che consente alle associazioni di volontariato di lavorare su una nicchia di rifiuti, quella degli indumenti, consentendo peraltro di contabilizzarli per il raggiungimento della percentuale di raccolta differenziata.
Qui concludo, signor Presidente, rispettando i tempi che mi sono stati assegnati e dicendo che ben altra necessità ci sarebbe che il Parlamento affronti complessivamente il tema della raccolta dei rifiuti in Italia. Siamo soggetti troppe volte a situazioni di emergenza.
La legge sulla semplificazione semplifica appunto, ad esempio, le autorizzazioni ambientali in materia, ma bisogna che a ciò corrisponda sempre un aumento di controlli e di monitoraggio ex ante ed ex post. Su questo tema il Partito Democratico darà il proprio contributo quando quei provvedimenti saranno all'esame di quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lanzarin. Ne ha facoltà.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, cercherò anch'io di essere breve, visti i tempi. Preme anche a me sottolineare inizialmente come ci sia stato sicuramente (per questo debbo ringraziare i colleghi della Commissione ambiente) un approccio positivo sulla discussione e poi sul testo che è arrivato oggi in Aula. Tuttavia, da parte mia e chiaramente della Lega Nord, vi è il rammarico per l'eliminazione dell'articolo 3 del testo originario, che costituiva un pilastro importante e fondamentale del provvedimento assieme alla questione della miscelazione degli oli. Quindi, esso formava l'impianto originario della proposta di legge, che voleva semplificare e, al tempo senso, dare una mano effettiva agli operatori del sistema.
Infatti, come è stato detto anche dai miei colleghi, i continui correttivi al decreto Pag. 26legislativo n. 152 del 2006, le continue modifiche e gli emendamenti posti di volta in volta nei vari provvedimenti hanno creato sicuramente una giungla normativa per quanto riguarda il settore ambientale. In tale giungla normativa, è molto difficile spesso capire quale sia la normativa più consona e giusta da applicare. Ci troviamo in un momento di difficoltà economica, che vede non solo per gli operatori privati, ma anche per i comuni (uno degli articoli, infatti, riguarda anche gli enti locali) delle difficoltà nell'applicare e rendere operative le normative. Credo che questo sistema vada a danno anche del pilastro fondamentale del codice dell'ambiente, ossia la tutela e il recupero dei materiali a fini energetici e ambientali.
La proposta di legge ha avuto principalmente lo scopo di appianare alcune difficoltà sul procedimento autorizzativo della miscelazione dei rifiuti speciali e degli oli minerali emersa a seguito della modifica delle norme comunitarie sul recupero dei rifiuti e la conseguente modifica della normativa nazionale recata dal codice dell'ambiente.
Infatti, l'articolo 187 del codice, riprendendo l'articolo 18 della direttiva 2008/98/CE, permette la miscelazione di rifiuti pericolosi anche con caratteristiche diverse, in presenza di apposita autorizzazione e a condizione che non si verifichino rischi per l'ambiente e impatti aggiuntivi se si utilizzano le migliori tecniche disponibili. La proposta di legge intende porre chiarezza prevedendo un periodo transitorio fino alla revisione da parte delle province delle autorizzazioni in essere e garantendo la continuità dell'attività delle imprese.
Inoltre, le modifiche normative sulla miscelazione, rivoluzionando la modalità di gestione dei rifiuti, hanno creato confusione e disagi anche nella categoria degli operatori nell'ambito del recupero degli oli usati, che in realtà sono disciplinati a parte sia dalla direttiva 2008/98/CE (articolo 21), sia dal decreto legislativo n. 152 del 2006 (articolo 216-bis). Infatti, il divieto di miscelazione, corretto nelle linee generali, rischia di mettere in crisi un settore che funziona. A tal proposito, ricordiamo che c'è anche un consorzio, uno dei tanti della filiera, che effettivamente funziona. Quindi, è un peccato anche che il sovrapporsi di normative e soprattutto la mancanza di chiarezza rispetto all'applicazione della normativa europea e poi del decreto legislativo n. 205 del 2010 ponga grossissime difficoltà anche a questo consorzio che ben opera nel settore.
La proposta di legge, in considerazione del fatto che la direttiva comunitaria vieta la miscelazione degli oli usati solo qualora ciò sia tecnicamente possibile ed economicamente praticabile e solo qualora tale miscelazione impedisca il successivo trattamento, consente la miscelazione nel luogo della raccolta e il conseguente trasporto dei lubrificanti da recuperare, permettendo il proseguimento delle attività degli operatori e il funzionamento dell'intera catena di recupero degli oli usati come organizzata dal consorzio oli usati.
Poi mi riservo comunque di consegnare anche il mio intervento per quanto riguarda gli oli usati.
In corso di discussione, come è stato ricordato, sono stati aggiunti altri due articoli.
Il primo riguarda - è una disposizione che la Lega Nord Padania ha sempre evidenziato e portato avanti - il fatto di considerare prodotti e non rifiuti gli sfalci e le potature provenienti dal verde pubblico e privato qualora siano utilizzati a fini energetici. Come ben sappiamo abbiamo una realtà che vede i comuni impegnati nella tutela ambientale, nell'arredo e nel decoro urbani i quali, molte volte, si trovano ad avere degli oneri aggiuntivi; quindi, si chiede di trattare il verde pubblico, proveniente dal pubblico, e quello proveniente dai privati come un prodotto poi utilizzato a fini energetici come il verde agricolo, anche incentivando la filiera delle biomasse da sempre considerata una delle filiere più virtuose.
Ultimo articolo, l'articolo 3, norma che agevola la raccolta di oggetti usati - anche qui sono d'accordo, più che di oggetti si parla di indumenti - da parte delle associazioni Pag. 27di volontariato. Sappiamo che rappresentano un tessuto molto importante, sono delle associazioni no profit, senza scopo di lucro che lavorano; quindi anche qui la necessità di agevolare con apposite convenzioni, già stipulate con i comuni, non a titolo oneroso, la raccolta ed il riutilizzo. Credo che vadano nella direzione che il Parlamento si è sempre prefissato e cioè di continuare a operare per quanto riguarda la tutela ambientale, il recupero e il riciclo dei prodotti che da questa ne derivano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Lanzarin, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. È iscritto a parlare l'onorevole Tortoli. Ne ha facoltà.

ROBERTO TORTOLI. Signor Presidente, la proposta di legge in discussione reca talune modifiche al Codice dell'ambiente, di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. Ricordo che tale decreto legislativo ha operato un generale e importante riordino della normativa ambientale. Tale provvedimento è stato successivamente modificato con interventi correttivi e integrativi che si sono resi necessari in alcuni casi anche per recepire la normativa comunitaria.
La proposta di legge in esame interviene su alcuni aspetti del Codice dell'ambiente al fine di venire incontro a problematiche e criticità segnalate nella fase di attuazione delle norme. La modifica di cui all'articolo 1 riguarda una questione di cui si è molto parlato negli ultimi mesi e che attiene all'esclusione dalla disciplina dei rifiuti degli sfalci e delle potature derivanti dalla manutenzione del verde pubblico e privato a patto che tali scarti siano configurabili come sottoprodotti e vengano utilizzati per la produzione di energia da biomassa attraverso processi o metodi che non danneggino l'ambiente né mettano in pericolo la salute umana.
Per quanto riguarda l'articolo 2 segnalo che le disposizioni in esame sono volte a modificare il Codice ambientale al fine di superare alcuni problemi applicativi, si tratta pertanto di modifiche che rispondono ad esigenze concrete manifestate dagli operatori del settore e che la Commissione ha avuto modo di approfondire nel corso della sua attività istruttoria. L'aggiunta del comma 2-bis all'articolo 187 del Codice consente la prosecuzione delle autorizzazioni in essere relative all'esercizio degli impianti di recupero e di smaltimento dei rifiuti che prevedono la miscelazione dei rifiuti speciali al fine di consentire a tali impianti di adeguarsi al disposto di cui all'articolo 187, la cui formulazione ha determinato problemi di adeguamento per gli impianti in funzione.
Anche la modifica in materia di oli usati consente lo svolgimento di un'attività di recupero funzionante da tempo con buoni risultati. La norma permette che la gestione degli oli usati a partire dal deposito temporaneo possa avvenire anche miscelando gli stessi oli in modo da tenere comunque costantemente separati, per quanto tecnicamente possibile, gli oli usati da destinare a processi di trattamento diversi tra loro, ciò facendo salvi i requisiti di cui alle lettere a), b) e c) del comma 2 dell'articolo 187, ossia senza pericolo per la salute dell'uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all'ambiente e che l'operazione di miscelazione sia effettuata da un ente o da un'impresa autorizzate e sia conforme alle migliori tecniche disponibili.
Anche l'articolo 3 appare condivisibile in quanto coniuga finalità di carattere ambientale e sociale, la norma infatti consente alle associazioni di volontariato senza fini di lucro di provvedere alla raccolta di oggetti o indumenti ceduti da privati per destinarli al riutilizzo.
L'obbligo di conferimento dei materiali residui che rientrano nelle percentuali della raccolta differenziata consente di incrementarla contribuendo al raggiungimento della percentuale minima prescritta dalla normativa vigente. Pag. 28
Gli interventi normativi brevemente illustrati traducono pertanto soluzioni condivisibili, che rispondono a questioni attuative reali, in un'ottica di semplificazione degli adempimenti. Più in generale, riguardo agli interventi correttivi del codice ambientale devo sottolineare che sarebbe auspicabile che venissero adottati in una logica il più possibile organica, allo scopo di evitare un continuo succedersi di norme che vanno ad impattare su un quadro normativo complicato.
Ciò rilevato, è però necessario tenere presente che in questo settore, più che in altri, è la materiale attuazione delle norme a fare emergere problemi e criticità che è impossibile prevedere a monte e che, per tale ragione, in taluni casi è necessario intervenire successivamente all'entrata in operatività delle norme medesime.
In conclusione, ribadisco l'orientamento favorevole del mio gruppo sulla proposta di legge in esame.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 4240-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Bratti.

ALESSANDRO BRATTI, Relatore. Signor Presidente, voglio semplicemente ringraziare l'onorevole Bonciani, che è stato il relatore che prima di me ha seguito il difficile iter di questo provvedimento: è venuta fuori un'altra cosa rispetto al testo originario, ma lo voglio ringraziare, così come voglio ringraziare tutti i colleghi della Commissione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinunzia ad intervenire in sede di replica. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con l'esame degli ordini del giorno riferiti al disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di sovraffollamento delle carceri.

La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Tommaso Foti, Jannone e Paolo Russo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Su un lutto del deputato Giuseppe Fallica.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Giuseppe Fallica è stato colpito da un grave lutto, la perdita della madre.
Al collega la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

In morte dell'onorevole Guido Fanti.

PRESIDENTE. Comunico altresì che è deceduto l'onorevole Guido Fanti, già Pag. 29membro della Camera dei deputati e nella VII e VIII legislatura, nonché senatore nella IX legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2012

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3074 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri (Approvato dal Senato) (A.C. 4909) (ore 15,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri.
Ricordo che nella seduta del 9 febbraio 2012 è stato approvato l'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, su cui il Governo aveva posto la questione di fiducia.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4909)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4909).
L'onorevole Bragantini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4909/69.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo - che spero mi ascoltino - onorevoli colleghi, il mio ordine del giorno n. 9/4909/69 prevede una cosa molto semplice, ossia che i detenuti, ai quali facciamo scontare un residuo di pena ai domiciliari, svolgano un lavoro non retribuito presso i comuni per distribuire una parte del loro danno sociale alla collettività, dando una mano ai comuni e alle associazioni no profit, anche per realizzare uno stimolo rieducativo. In fondo, se qui a Roma vi fossero stati molti detenuti, magari con dei veri braccialetti elettronici, a spalare la neve, non vi sarebbero stati tutti questi problemi.
In fondo, non vogliamo essere come Joe Arpaio, lo sceriffo di Phoenix, che fa lavorare i detenuti in modo pesante perché continua a ricordare loro che non dovranno mai vivere meglio dentro le celle rispetto a fuori, perché la galera non è un albergo. Di sicuro non vogliamo dire che Arpaio sbaglia quando, per risolvere il problema del sovrappopolamento delle carceri, fa una cosa semplicissima: a Phoenix, che si trova nel deserto dell'Arizona, ha realizzato una grandissima tendopoli, recintata, e vi ha messo i detenuti, tenendoli lì perché ricorda, appunto, che prima arrivano i cittadini e dopo chi sbaglia. Dunque, se uno si trova in carcere perché ha sbagliato e deve scontare una pena, forse dovremmo fargli capire che deve redimersi e, per farlo, deve trovarsi in una situazione non così comoda come lo stare in albergo e, soprattutto, deve lavorare perché con il lavoro, forse, può capire che bisogna dare una mano alla società e che deve restituire qualcosa per tutti gli errori che ha commesso.
Questa è l'unica forma possibile di rieducazione dei detenuti ed è per questo che invitiamo il Governo ad accettare l'ordine del giorno in oggetto. Non chiediamo niente di particolare. In fondo le pene detentive alternative di questo tipo hanno funzionato e continuano a funzionare in moltissimi Stati.
Soprattutto io ricordo che in altri Stati, quando una persona provoca un incidente per colpa grave, invece di metterla in galera, gli fanno scontare la pena con servizi della comunità, magari a favore di chi ha subito danni fisici da quell'incidente. Forse questo è molto più rieducativo che tenerli semplicemente in galera o, Pag. 30come in questo caso, tranquillamente a casa, sulla propria poltrona, a guardarsi la televisione, a mangiare e, magari, quando non è l'orario giusto perché possono venire i controlli, a farsi anche un giretto per la città. Dunque, chiediamo che venga accolto questo ordine del giorno.
Inoltre, mi permetta, signor Ministro, di fare una piccola valutazione sui braccialetti elettronici. Non so che contratto abbia fatto lo Stato italiano per questi braccialetti elettronici, che non funzionano e che sono molto onerosi. Vedo, però, che anche in commercio ci sono dei piccolissimi strumenti, che costano poche decine di euro, che vengono dati ai genitori, alle mamme ed ai papà. Si tratta di braccialetti semplicissimi: se il bambino piccolo, di tre o quattro anni, si allontana più di 5-10 metri dalla mamma, suona l'allarme. Allora, come è possibile che nel privato, in commercio, ci siano queste apparecchiature di pochi euro e noi come Stato non riusciamo ad avere delle apparecchiature che possano controllare dove siano queste persone? Non dico di controllarle attraverso un sistema molto diverso da questo dei braccialetti, che vengono usati in commercio, ma si potrebbero utilizzare le sim. Ci sono, infatti, tantissimi sistemi adesso, anche per quanto riguarda i lavoratori privati: se collegati ad un telefono, si sa dove sono i propri dipendenti. Anche in tal caso non si tratta di cifre esorbitanti.
Come mi sembra dal contratto che avete fatto, se la preoccupazione o la paura è che ci sia un continuo flusso di dati nell'utilizzare continuamente la linea telefonica, forse, se dobbiamo tenere a casa queste persone, conviene avere un semplice apparecchio di controllo, un terminale collegato alla persona, in modo che, se si allontana oltre un certo raggio, suoni l'allarme.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Bragantini.

MATTEO BRAGANTINI. Dunque, sistemi ce ne sarebbero tanti e sarebbero funzionali. Ma soprattutto bisogna far capire alle persone che vanno in carcere che, se ci vanno è perché hanno sbagliato e devono redimersi lavorando per la collettività (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Barbato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4909/43.

FRANCESCO BARBATO. Deputato Presidente, ritengo davvero opportuna quest'iniziativa legislativa, che serve per contrastare la tensione nelle carceri determinata dal sovraffollamento, anche perché, a questo sovraffollamento, un grande contributo lo stanno dando soprattutto i politici.
Proprio stamattina abbiamo appreso che anche il vicepresidente del consiglio regionale dell'Umbria è finito nelle patrie galere e, naturalmente, fa seguito a tanti altri politici, dai consiglieri regionali della Lombardia a esponenti della Puglia. Addirittura, in Campania sono tre i consiglieri regionali indagati, di cui due sono ancora in cella, divisi in modo bipartisan, uno del PD ed un altro del PdL.
Questi tre consiglieri regionali, benché finiti in galera, vengono pagati. Forse questo è un motivo per il quale mi sto facendo convincere a votare favorevolmente questo provvedimento. Infatti, se sfoltiamo le galere, probabilmente anche questi consiglieri regionali campani usciranno dalle galere. Ma l'utilità per la collettività è la seguente. Questi tre consiglieri regionali, poiché sono sottoposti a provvedimenti cautelari, sono stati sostituiti da altri tre consiglieri regionali e ora vengono pagati sia gli uni che gli altri, cioè sia quelli che li hanno sostituiti sia i tre soggetti a provvedimenti cautelari. Ciò significa che la pubblica amministrazione con il denaro pubblico non solo paga i consiglieri regionali di cui è costituito l'attuale consiglio regionale in Campania, ma ne paga in più altri tre che sono finiti in galera.
Allora, forse, sfoltire le carceri dai politici può servire innanzitutto a diminuire i costi che la pubblica amministrazione, lo Stato e gli italiani pagano per questi politici corrotti. E dire che - manco Pag. 31a farlo apposta - tutto questo capita nella ricorrenza dei venti anni di Mani Pulite. Infatti venerdì prossimo, il 17 febbraio, sono vent'anni di Mani Pulite.
Considerate questi politici che sono agli arresti. Uno di questi, un certo Roberto Conte, guidava la componente che faceva capo al senatore Rutelli - si chiamavano «i coraggiosi» - ed è finito in galera per associazione camorristica, perché faceva politica usando la camorra locale napoletana.
Insomma, io ritengo che questo provvedimento davvero sia utile, perché con esso sfoltiamo le carceri, non solo di detenuti «normali», ma sfoltendo le carceri - e probabilmente questa sarà stata una delle ragioni per cui si è adottato il provvedimento - rendiamo la vita più facile ai detenuti politici.
Quindi, con questo provvedimento, diamo un aiuto alla politica corrotta, a questa mala politica, che, anziché finire in galera e rimanervi, potrà trarre benefici, e quindi, tornare fuori, probabilmente, e continuare quella mala politica che sta infestando questo Paese e di cui i cittadini italiani hanno le tasche piene.
Pertanto, anziché preservare la sicurezza degli italiani e delle italiane, facendo rimanere in galera criminali e delinquenti, li facciamo uscire. Facciamo uscire naturalmente, insieme a loro, anche politici, sindaci, consiglieri regionali, quella mala politica che, naturalmente, trarrà beneficio da questo provvedimento, perché sono considerati reati minori. Dunque, con il provvedimento in esame si aiuta la mala politica, perché sfoltiremo così le carceri e le patrie galere di politici.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FRANCESCO BARBATO. Pertanto, ancora una volta, la mala politica, che è al servizio non dei cittadini, ma di cattivi cittadini, di criminali e anche di politici criminali, da questo provvedimento, sicuramente trarrà dei benefici.
Questa è la ragione per la quale l'Italia dei Valori, a sacrosanta ragione, è contro questo provvedimento, perché piuttosto che badare alla sicurezza degli italiani, si realizzano provvedimenti per cacciare fuori i criminali e consentire loro di continuare a porre in essere attività illecite e delinquenziali.

PRESIDENTE. L'onorevole Consiglio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4909/81.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, signor Ministro, nell'illustrare l'ordine del giorno in oggetto vorrei ricordarle che, già dalla prima ora dalla sua nomina, lei, signor Ministro Severino, aveva bollato come drammatico, urgente e prioritario il problema del sovraffollamento delle carceri.
Domiciliari o camere di sicurezza per gli arrestati in flagranza di reato entro 48 ore dal fermo, prolungamento da 12 a 18 mesi del periodo di fine pena che può essere scontato presso il proprio domicilio, chiusura degli ospedali psichiatrici: questi sono i punti principali che hanno caratterizzato il provvedimento in esame, che lei, signor Ministro, ha opportunamente chiamato «Interventi urgenti in materia di sovraffollamento delle carceri» e che noi, invece, ancora più opportunamente, abbiamo ribattezzato come decreto-legge «svuota carceri»; un provvedimento che ha avuto non poche critiche anche dagli stessi addetti ai lavori.
Ricordiamo a chi ci ascolta da casa che, sia al Senato che alla Camera, il testo è passato a larga maggioranza con i voti di Popolo della Libertà, Partito Democratico e Terzo Polo e con una netta ed inequivocabile contrarietà della Lega, che - amo ricordarlo - era stata contrarissima anche nel 2006, quando fu approvato il provvedimento di indulto. In pochissimo tempo, le carceri sono state rioccupate in gran parte da chi era stato inopportunamente liberato.
Tuttavia, signor Ministro, non siamo neanche bigotti, né abbiamo le fette di salame sugli occhi. Ben sappiamo che il livello di civiltà di un Paese si misura anche dalla sua capacità di recuperare alla vita sociale e alla vita normale chi ha Pag. 32sbagliato. Sappiamo anche che lo scopo di un sistema penale, di un sistema giudiziario, è l'efficacia nella rieducazione del condannato. Tuttavia, sappiamo anche benissimo che il livello di civiltà di un Paese si misura anche, e soprattutto, quando vengono garantite l'effettività della pena e la reale rieducazione del condannato.
Signor Ministro, scontare la pena nella propria abitazione è cosa alquanto non possibile quando gli stranieri non hanno punti di riferimento, non hanno un'abitazione, non hanno una residenza. L'ordine del giorno in oggetto è indirizzato al fatto che i reiterati tentativi di risolvere il problema del sovraffollamento delle strutture carcerarie attraverso provvedimenti generalizzati di clemenza, alla prova dei fatti, per quanto dicevo prima, non sono stati né si sono rivelati del tutto utili, anzi, controproducenti.
Considerando anche che la popolazione carceraria è costantemente aumentata, dal 2006 ad oggi, con una crescita media mensile da 800 a mille unità, contribuisce al sovraffollamento del penitenziario la presenza di detenuti di origine straniera che raggiunge circa il 40 per cento del totale e addirittura il 70 per cento nelle regioni del Nord. Restano pochi Paesi con cui l'Italia ha una convenzione bilaterale che consenta l'estradizione per scontare la pena nel Paese di origine. Con questo ordine del giorno, Ministro, noi chiediamo che il Governo si impegni a proseguire e ad ulteriormente sviluppare la politica di sottoscrizione di accordi bilaterali con i Paesi di provenienza, con particolare riferimento al Marocco, Paese da cui viene circa il 20 per cento dei detenuti stranieri, al fine di consentire che i medesimi condannati nel nostro Paese possano scontare la pena nel loro Paese di origine. Questo permetterebbe, piuttosto di mettere in condizione una serie di atti diretti a liberare gente che probabilmente merita di stare in galera, di avere anche un risparmio economico non indifferente. Questa richiesta viene del gruppo della Lega Nord Padania e può essere sicuramente accoglibile nel momento in cui si abbia una sensibilità verso chi, effettivamente, non ha neanche il diritto di rimanere in questo Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4909/49.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro della giustizia, buongiorno, mi fa davvero piacere interloquire con lei, oggi, anche perché so che è una persona che conosce e capisce di cosa si parla e quindi sono certo che vorrà esprimere un giudizio sulla richiesta che le facciamo, stiamo parlando di ordini del giorno, con cognizione di causa; non tanto per dare un parere, ma sapendo anche di cosa parliamo.
In realtà il quesito, o meglio, la richiesta di impegno che noi chiediamo oggi riguarda non solo e non tanto il Ministero della giustizia, ma anche e soprattutto il Governo nel suo complesso, il Ministero della difesa per quanto riguarda i carabinieri, il Ministero dell'interno per quanto riguarda la polizia, il Ministero delle finanze per quanto riguarda la guardia di finanza. La questione che noi poniamo è questa: al momento del voto finale discuteremo del merito di questo provvedimento che c'è chi chiama «svuota carceri», chi chiama «salva dignità», insomma lo discuteremo in altra sede, resta il fatto che con il voto di fiducia dato e con il voto finale che ci accingiamo ad esprimere è ampiamente probabile che da domani questo provvedimento diventi legge. Ora, che cosa dice in sostanza, in soldoni questo provvedimento? Dice due cose: innanzitutto che ci saranno più persone in detenzione domiciliare e che ci saranno più persone nelle camere di sicurezza; in detenzione domiciliare perché adesso ci vanno le persone che devono scontare di ultimi 12 mesi di pena, poi ci andranno le persone - parlo delle persone condannate con sentenza passata in giudicato - che dovranno scontare gli ultimi 18 mesi; avremo quindi maggiori detenuti con condanna definitiva che dovranno scontare la pena a casa. Avremo anche un Pag. 33maggiore impiego di camere di sicurezza, e già qui c'è qualche problema perché, per averne un maggiore impiego, bisogna innanzitutto averle queste camere di sicurezza. In questo momento abbiamo meno strutture carcerarie ma anche meno strutture di sicurezza, tant'è vero che le forze di polizia e le altre forze che attengono alla sicurezza, come i carabinieri e la guardia di finanza, si lamentano perché ne hanno troppo poche. In entrambi i casi abbiamo bisogno di un qualcosa in più, più personale che dovrà controllare quelli che stanno a casa e che dovrà controllare quelli che si trovano nelle camere di sicurezza. Signor Ministro, qui casca l'asino perché se la matematica non è un'opinione o noi aumentiamo quel personale o noi non avremo sicurezza.
Non stiamo parlando di noccioline, ma di detenuti con condanna definitiva o di arrestati in flagranza di reato e quindi, in entrambi i casi, di detenuti per i quali è necessario che ci sia un controllo, infatti se tutto rimanesse senza controllo sarebbe stato inutile condannarli o arrestarli.
In una situazione di questo genere la domanda, il quesito che le pongo è questo: è vero o non è vero che le forze di polizia, i carabinieri, la guardia di finanza sono diminuite invece di aumentare? Sì che è vero, non provate a dire di no perché voi siete un Governo serio, di professionisti, non raccontate delle bugie, non siete come il precedente Governo. Allora, se è vero questo, l'ordine del giorno sul quale chiedo venga espresso un parere favorevole oggi e un impegno serio e concreto domani consiste in questo: quanto avete intenzione, se avete intenzione, di aumentare il numero, di fare nuove assunzioni di personale di polizia, di carabinieri e guardia di finanza?
Mi raccomando però, e concludo, non sia la sua una dichiarazione di buone intenzioni - di quelle ne ho sentite da quarant'anni a questa parte - ma che sia una dichiarazione di impegno e di assunzione che possiamo leggere nei prossimi giorni nei bollettini, nella Gazzetta Ufficiale affinché non ci siano più detenuti in giro per l'Italia, ma anche poliziotti e carabinieri che rincorrono i delinquenti per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Bernardini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4909/2.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, io illustro un ordine del giorno che credo dovrebbe stare a cuore a molti in quest'Aula, se non a tutti, e che riguarda la custodia cautelare in carcere.
Intanto ringrazio l'onorevole Farina - non Maria Antonietta Farina, ma Renato Farina - per avere aggiunto la sua firma a questo ordine del giorno.
Recentemente quando si è discusso della richiesta da parte di alcuni pubblici ministeri della custodia cautelare per alcuni deputati abbiamo tutti quanti, da una parte e dall'altra, ravvisato la necessità di rivedere le norme sulla custodia cautelare. Io sono andata a controllare e l'unica proposta depositata in materia è quella che porta la mia prima firma e quella dei colleghi radicali ossia l'A.C. 255. Non ho visto altre proposte e questo è grave perché dagli interventi invece risulta tutt'altro in quanto il dato della custodia cautelare in carcere nel nostro Paese è davvero un dato abnorme.
Noi abbiamo il 42 per cento dei detenuti nei nostri istituti - e cioè per l'esattezza ventisettemila - che sono in attesa del processo, quattordicimila di questi attendono il primo processo. Sappiamo tutti che le carceri sono sovraffollate e voi sapete che da parte nostra, da parte dei radicali, proponiamo di intervenire a monte sulla giustizia, sui milioni di procedimenti penali che sono pendenti e che cadono in prescrizione con un'amnistia strisciante. Tuttavia ci si dice: il Parlamento deve decidere, e noi come Governo stiamo a guardare. Vorrei però sapere se il Governo intende stare a guardare anche su questo dato abnorme.
Chiediamo al Ministro di attuare, con il più ampio confronto con le forze politiche presenti in Parlamento, una riforma davvero Pag. 34radicale in materia di custodia cautelare. Che cosa deve prevedere? Innanzitutto la riduzione dei tempi di questa custodia, ma anche il potere della magistratura nell'applicazione delle misure cautelari personali a casi tassativamente previsti dal legislatore.
Sappiamo tutti che questi casi, che pure sono stati individuati nell'articolo 280 del codice di procedura penale, in realtà, hanno bisogno di un maggiore restringimento, visto - ripeto - che nelle nostre carceri il 42 per cento dei detenuti sono in attesa di giudizio.
Quanto ai termini, non so quanti in quest'Aula sanno che si può attendere in custodia cautelare fino a 108 mesi, ovvero fino a 3.285 giorni, insomma, quasi dieci anni. Questi sono i termini in cui si può essere in attesa di giudizio in Italia prima della sentenza definitiva.
Eppure vi è la nostra Costituzione, ma non solo, vi è l'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950; vi è il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, adottato a New York il 19 dicembre 1966 e reso esecutivo con la legge n. 881 del 1977. La nostra Costituzione afferma che l'imputato deve essere considerato non colpevole sino a sentenza definitiva. Allora, vi è veramente, in quest'Aula, la volontà di intervenire? Chiedo ciò perché posso fare l'elenco di tutti gli interventi che abbiamo registrato in quest'Aula di coloro che dicevano e affermavano che occorreva intervenire. Mi auguro si abbia la limpidezza di fare questa scelta, per impegnare il Governo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Laura Molteni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4909/104.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, dal 31 marzo 2013 le misure di sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario e dell'assegnazione a casa di cura e custodia dovranno essere svolte esclusivamente all'interno delle strutture sanitarie regionali. Da questa data le persone che hanno cessato di essere socialmente pericolose dovranno essere dimesse e prese in carico dai dipartimenti di salute mentale territoriale. Strutture che non vi sono e personale che non c'è.
Voglio qui ricordare, quando si parla di matti, un autore, lo psichiatra Mario Tobino, il quale, in uno dei suoi scritti evidenzia che esiste un altro più intimo deserto: la pazzia. Quando si parla di dignità e del venir meno della dignità delle persone internate in quelli che erano i manicomi mi sovvengono anche alcuni passi contenuti in un suo libro: «Questi matti sono ombre con le radici al di fuori della realtà, ma hanno la nostra immagine (anche se non precisa), mia e tua, o lettore».
Ne Le libere donne di Magliano, poi, Tobino ci offre ritratti di queste donne e ad un certo punto ci dice che da un rettangolo traforato e coperto di griglie, vicino al pavimento, proviene l'aria calda del termosifone. La malata è nuda, se non dimostra la tendenza a stracciare tutto, le vengono dati il materasso e la coperta, altrimenti la si tiene «nuda all'alga», le viene cioè posto nella cella un mucchietto di alghe particolari, dalle lunghe ciglia, che opportunamente seccate hanno il potere di emanare calore come una coperta, sono lavabili, non prendono fuoco. Per tutto il tempo necessario l'alga costituirà la coperta e il vestito dell'ammalata, libera di gridare, strappare, agitarsi.
In altri suoi scritti sul manicomio si legge che ciascuna divisione, sostanzialmente ordinata, è disposta secondo il grado di agitazione e di pericolosità. Si parte dai tranquilli, si arriva agli agitati. Tutti hanno dei deliri e alcuni, come bestie, ruminano cibi e respirano. Nel manicomio tutto si svolge tra i muri. Piove, e ancora i matti sono tutti nelle sale a urlare, a gesticolare selvaggiamente. In queste sale, chiamate di soggiorno, vi è un puzzo di bestia e di umido.
Se gli ospedali psichiatrici furono chiusi e i pazienti matti si trovarono in carico ai servizi del territorio, oggi, gli OPG, ove sono internate le persone che Pag. 35hanno commesso reati, ma impunibili, perché non in grado di intendere e volere, sono tuttora aperti. Considerato però che non esistono le strutture adeguate nelle regioni, che non vi è personale qualificato da dedicare al percorso terapeutico riabilitativo e di reinserimento sociale degli ex internati degli OPG - nei quali sono trattenuti anche malati psichiatrici pericolosi che hanno commesso efferati delitti - e considerati i tempi insufficienti espressi nel decreto per realizzare tutto ciò, come Lega Nord abbiamo chiesto di ragionare sullo stralcio dell'articolo del decreto che prevede la chiusura degli OPG e di procrastinare, dopo una seria indagine conoscitiva e il confronto con le regione, il termine entro il quale decidere la chiusura reale degli OPG.
Le date esposte nel decreto sono utopiche per poter valutare il corretto percorso e dare le necessarie risposte sanitarie e sociali a queste problematiche. L'unica nota positiva è che anche molti colleghi del Popolo della Libertà - come il collega Ciccioli, relatore del provvedimento in Commissione XII - insieme ad altri colleghi si siano resi conto, votando contro ed astenendosi, che questa, come altre manovre, non vanno in favore né degli stessi ex internati psichiatrici pericolosi per sé e per gli altri, né dei cittadini che devono essere rispettati nella loro esigenza di sicurezza sociale.
La soppressione degli OPG, senza opportuni approfondimenti, rappresenta l'ennesima vergogna contenuta nel decreto «svuota carceri» di indulto, sul quale PdL, PD e Terzo Polo hanno espresso la loro fiducia. Gli OPG oggi sono situazioni ibride che si interfacciano tra la figura del detenuto e quella del paziente. Negli OPG sono internate anche persone pericolose per se stesse e per gli altri, gli autori di delitti efferati, persone per le quali è necessario siano assicurate adeguate misure di sicurezza sociale.
Oggi si vorrebbe passare da 6 OPG a circa 20 strutture, così mi dicono. Ma se mancano anche le strutture intermedie, come si fa a passare dagli OPG a quello che non c'è, dagli OPG al nulla? Chi si preoccupa di assicurare la tutela ai parenti delle vittime colpite dai reati efferati compiuti dalle persone socialmente pericolose che rientrano nel loro territorio di appartenenza?
Ricordo l'assassino che nell'agosto del 2010 ha massacrato a pugni una incolpevole ragazza. Considerato che la pena non gli è applicabile perché non imputabile, in quanto schizofrenico, gli erano stati comminati cinque anni di OPG perché incapace di intendere e di volere. Ora, grazie a questo decreto che sconsideratamente prevede la chiusura degli OPG, vi è il rischio che dal 2013 si passi dagli OPG al nulla.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LAURA MOLTENI. Qui voglio ricordare anche il caso del Circeo. Rizzo, dichiarato innocuo, al primo permesso premio uscì, uccidendo madre e figlia. Sicuramente deve essere rispettata la dignità delle persone sempre, comunque e in ogni luogo, ma con la chiusura degli OPG questo obiettivo non viene raggiunto, né per i detenuti malati psichiatrici e pericolosi che hanno commesso delitti efferati, né per i cittadini che devono essere rispettati nella loro esigenza di sicurezza sociale. I pazzi...

PRESIDENTE. Deve concludere.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Laura Molteni, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4909/46.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, il mio ordine del giorno vuole porre l'attenzione sulle condizioni di vita di una Pag. 36donna detenuta, soprattutto quando è madre, condizioni che sono difficili. È un tema molto delicato quello delle madri detenute, signor Ministro. Credo che ormai sia diventata una questione sociale.
Sono innanzitutto i bambini a vivere una situazione di disagio. Sappiamo bene che in una società civile, o perlomeno in una società che si ritiene tale, non possono esserci bambini che aspirano ad una vita serena e ad un percorso tranquillo di crescita equilibrata all'interno di una famiglia e di contro bambini, invece, che vedono il loro destino segnato da una crescita senza affetto e senza l'amore di una madre.
Lo Stato deve sempre e comunque tutelare la famiglia, anche quella che è formata da una madre detenuta e da un figlio, soprattutto per fare in modo che una madre non continui, una volta lasciato il carcere, a delinquere o che i figli in futuro possano commettere reati. Vedete, le donne detenute sono considerate a priori delle cattive madri, ma forse la società dovrebbe porsi anche la domanda e porre l'attenzione sulle cause che hanno portato quella donna a delinquere e ad essere in carcere.
Pertanto occorre, secondo la nostra opinione, una maggiore attenzione all'impatto che il carcere ha sulla vita di queste donne e soprattutto sulla vita dei loro figli dentro e fuori - mi riferisco sia ai piccoli che vivono con le madri nel carcere, sia a quei ragazzi che vivono al di fuori del carcere perché assegnati a parenti o addirittura a strutture pubbliche - affinché non ci sia una marginalità sociale e un'infanzia o un'adolescenza segnata solamente perché si è figli di detenuti.
Anche perché le donne detenute provengono già da una situazione di emarginazione: tossicodipendenti, donne con bassa scolarizzazione, donne che hanno perso da tempo il posto di lavoro o prostitute.
Le donne recluse in Italia ad oggi sono 2600, poco più di 60 con i loro figli. In tutto sono 70 i bambini di età inferiore ai tre anni che vivono in carcere con le loro mamme. Sempre nel nostro Paese, 6 sono le carceri femminile e 16 gli asili nido funzionanti. Ma questi sono dati che sicuramente lei, Ministro, conosce già, o perlomeno ce lo auguriamo.
Quindi, come può capire, questo è un tema veramente molto, molto delicato, che deve essere esaminato, deve essere analizzato soprattutto perché è un tema che ha bisogno di sistemi che garantiscano il diritto della donna detenuta ad essere madre e il diritto del figlio a non vedersi privato di quello che è l'affetto e l'amore di una madre, espropriato di questo legame madre-figlio.
Ebbene, è pertanto necessario garantire stessi diritti per tutti i bambini e, certamente, tra i bambini che vedono negati i loro diritti, ci sono proprio i figli di madri detenute. Si tratta di bambini che, invece, dovrebbero crescere tranquilli, che dovrebbero avere fiducia nel loro avvenire, e non pagare per le colpe dei genitori. Proprio per questo, le colpe dei genitori non devono ricadere sui figli. Capiamo quale autostima e quale fiducia in se stessi possono avere questi bambini.
La stessa Convenzione ONU sui diritti del bambino stabilisce che i minori non devono subire discriminazioni per la condizione dei loro genitori. Quindi, stiamo parlando, Ministro, di un tema che è veramente caldo.
Lei sa quanto sia necessario riflettere su questo argomento ed è per questo che il nostro gruppo, il gruppo dell'Italia dei Valori, vuole impegnare il Governo a porre l'attenzione sulla tematica e, soprattutto, a rafforzare tutta la rete di servizi integrati che vanno a sostegno, che dovrebbero andare a sostegno delle detenute madri e dei loro figli proprio per attenuare i traumi e le conseguenze negative che potrebbero condizionare la crescita di questi bambini, ma anche degli adolescenti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Mussolini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4909/4.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, intervengo sempre sull'ordine Pag. 37del giorno concernente il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. L'ordine del giorno a mia firma, Scandroglio ed altri pone l'accento su due questioni sostanziali.
La prima attiene al merito. Già quanto ha detto la collega Molteni deve far riflettere. Chiaramente noi siamo per il superamento di queste strutture, ma ricordiamoci che lì dentro ci sono persone che hanno commesso dei crimini e che, quindi, poi non possono essere confuse o sovrapposte con altri pazienti che hanno delle patologie psichiatriche, ma che non hanno commesso dei delitti e, quindi, che non sono potenzialmente e socialmente pericolosi.
Quindi, noi chiediamo che il termine perentorio del 1o febbraio 2013 per la chiusura sia modulato secondo le condizioni di sicurezza organizzativa e anche infrastrutturale di queste nuove strutture. Questo deve essere certamente demandato alle regioni. Ma come, parliamo tanto di federalismo! Tra l'altro, ci teniamo proprio a dire che il tutto deve essere collocato nel contesto della sanità, e la sanità e la salute sono materie di esclusiva pertinenza delle regioni. Saranno le ragioni, quindi, a dover modulare come e quando aprire queste nuove strutture che devono avere tutti gli standard di sicurezza. Altrimenti queste persone, che hanno - lo ricordo, ma non per discriminare - commesso dei crimini spesso in famiglia e spesso con recidive, saranno anche mischiati al pronto soccorso quando ci sarà la chiusura dei dipartimenti di salute mentale; infatti, questi ultimi non sono aperti ventiquattro ore su ventiquattro, ad esempio la domenica possono essere chiusi.
Quindi, noi dobbiamo mettere certamente in sicurezza le persone che hanno delle patologie psichiatriche minori. È necessario anche il superamento di alcuni ospedali psichiatrici giudiziari, che adesso sono dei veri e propri lager. Occorre che ci sia un sistema di sorveglianza e, soprattutto, che il personale che si deve occupare di queste persone sia all'altezza.
Quindi, in questo ordine del giorno noi chiediamo un impegno al Governo affinché la data - lo ripeto - non sia perentoria, ma modulata a seconda degli stati di avanzamento delle regioni e gli standard attuali delle varie regioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Cavallotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4909/64.

DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, sono quasi 44 mila i posti disponibili nelle carceri italiane e il sovraffollamento degli ultimi anni è dovuto principalmente alla presenza di immigrati stranieri. Senza di loro, non avremmo nessun problema e non ci sarebbe bisogno di alcun intervento straordinario.
I detenuti nelle 206 carceri italiane sono 68.527, dei quali 25.164 sono stranieri. Nel 2000 i detenuti erano 52.784 con 14.057 stranieri. In dieci anni, dunque, i detenuti sono cresciuti di 15.743 unità: un aumento imputabile, in larga parte, ai reclusi stranieri aumentati di 11.107 unità. La maggior parte della concentrazione dei detenuti stranieri riguarda le regioni del nord di questo Paese: Valle d'Aosta con il 70 per cento, Friuli Venezia Giulia con il 60 per cento, fino a scendere al Piemonte con il 49,52 per cento.
Dati alla mano, la Lega Nord si dichiara contraria a qualunque tipo di provvedimento di clemenza generalizzata, perché ritiene che ciò contrasti con i sacrosanti principi dello Stato di diritto. Nel caso di questo indulto mascherato, chiamato «svuota carceri», viene violato il principio della certezza della pena senza contare che la liberazione di criminali mette a repentaglio la sicurezza dei cittadini ed è un colpo di spugna che offende le vittime dei reati per la seconda volta.
Questo Governo e questa maggioranza sostengono che lo «svuota carceri» serva ad abbattere il sovraffollamento carcerario, ma non si può scaricare tale problema sui cittadini onesti e sulle vittime dei reati. Il sovraffollamento si affronta facendo in modo che i detenuti extracomunitari scontino la pena nei propri Paesi di origine, considerato che lo straniero senza fissa Pag. 38dimora ben difficilmente potrà utilizzare gli arresti domiciliari presso una propria dimora.
La norma poi che consente ai detenuti con sentenza di condanna definitiva di scontare gli ultimi 18 mesi di carcere agli arresti domiciliari rappresenta una vergogna e un danno per le vittime dei reati, e lede il principio della certezza della pena e il valore della sicurezza dei cittadini onesti.
Ciò che servirebbe è la certezza della pena e un ripensamento del sistema carcerario sia da un punto di vista strutturale, sia come mezzo per rieducare effettivamente i detenuti, e non liberarli perché le prigioni sono affollate. Lo stesso discorso vale per gli ospedali psichiatrici che voi volete chiudere, come noi chiediamo nel nostro ordine del giorno.
Professori del Governo, ci avete tassato la casa, ci avete allungato la vita lavorativa in attesa della pensione, ci avete massacrato con tasse e balzelli (colpendo soprattutto le aziende e le famiglie del Nord). Definite i giovani «sfigati» a 28 anni se lavorano e studiano per poter poi così laurearsi. Apostrofate i giovani come «mammoni» se non cercano una casa lontana dai propri genitori. Ci definite «noiosi» se cerchiamo un posto fisso, dimenticandovi che, senza posto fisso, le vostre banche non ci danno il mutuo per comprare una casa, e così siamo obbligati a fare i «mammoni» a casa dei genitori. Ora, non contenti, liberate i delinquenti dalle carceri e ci rendete ancora più insicuri nelle nostre case e nelle nostre città.
Professori del Governo, professor Monti che oggi qui non c'è, credo che la pazienza del popolo stia per finire. Quando la pazienza del popolo finisce, che cosa dicono i libri di storia? Che cosa dicono i libri della Bocconi e della teoria? Si dice che la pazienza dei popoli è la mangiatoia dei tiranni, e state pur certi che la nostra pazienza sta per finire (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Di Stanislao ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4909/9.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, brevemente, cerco di situare l'ordine del giorno e talune riflessioni, che poi implicano un impegno del Governo, in una dimensione europea. Non mi spingo su situazioni che, in un certo senso, toccano di riflesso la dimensione carceraria e il tema che stiamo affrontando. Rispetto ad un dato della popolazione carceraria dell'Unione europea, tra il 2009 e il 2010, pari a 633 mila unità credo che, insieme al Libro verde della Commissione europea, bisogna evidentemente fare qualcosa di più e di diverso che non polemiche e atteggiamenti ultronei.
Bisogna stare sul «pezzo» e questo ci dice che vi è un tema legato al sovraffollamento e all'aumento della popolazione carceraria. Vi è, poi, l'aumento del numero dei cittadini stranieri detenuti e l'elevato numero dei detenuti in attesa di giudizio. Ci sono, inoltre, detenuti con disturbi mentali e psicologici e numerosi casi di decessi e di suicidi.
In relazione a ciò - e il mio intervento sarà breve, preciso e sintetico, in grado di andare al cuore del tema -, questo ordine del giorno impegna il Governo a promuovere il miglioramento delle strutture carcerarie, al fine di dotarle di idonee attrezzature tecniche, ampliando lo spazio disponibile e rendendolo funzionalmente in grado di migliorare le condizioni di vita dei detenuti, garantendo, comunque, un elevato livello di sicurezza.
Inoltre, si impegna il Governo ad avviare maggiori iniziative atte a contrastare il fenomeno dei suicidi nelle carceri e a svolgere, sistematicamente, inchieste imparziali allorché un detenuto muore in carcere. Ancora, ad attuare meccanismi di sorveglianza nazionali, efficaci e indipendenti, per le carceri e i centri di detenzione. Da ultimo, ma non per ultimo, a mettere in campo tutte le iniziative atte ad Pag. 39allineare l'Italia agli standard minimi comuni dell'Unione europea sulle condizioni di detenzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Negro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4909/63.

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, comincio dalla mia esperienza professionale che, in questi quindici anni, ha visto il contatto con persone agli arresti domiciliari, successivamente con persone in carcere e oggi con chi può scontare la pena alternativa a causa del ritiro di patente. Queste tre esperienze mi portano e ci portano a dire che la pena detentiva svolge diverse e non sovrapponibili funzioni: da quella retributiva in senso stretto a quella di prevenzione generale e speciale.
Dunque, proprio attraverso il sistema penitenziario si deve garantire un adeguato bilanciamento tra le funzioni essenziali della pena detentiva e l'obiettivo della rieducazione del condannato nella fase esecutiva. Quindi, credo che il lavoro di pubblica utilità dei detenuti sarebbe utile anche per favorire la rieducazione culturale e il reinserimento lavorativo e sociale di persone che trascorrono il tempo da reclusi inattivi e sono percepiti come un peso sociale.
Pertanto, le chiediamo di incentivare le prestazioni di lavoro e di pubblica utilità da parte del condannato. Le dico anche che, essendo a contatto con le mamme di chi, purtroppo, lotta quotidianamente con i pusher del figlio, questo diverrebbe anche un modo per fare giustizia sociale. È ingiusto vedere che la persona che rovina la quotidianità della propria famiglia sia a piede libero, senza il dovere di dare alla società quello che ha tolto e quello che ogni cittadino chiede, come pulizia dei luoghi pubblici, manutenzione del verde e anche diffusione di informazioni, in modo che la terra, in cui si vive, sia tutelata e promossa.
Quindi, con questo ordine del giorno veramente vogliamo portare a conoscenza del Governo queste iniziative e sensibilizzarlo al riguardo.

PRESIDENTE. L'onorevole Favia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4909/37.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi...

PRESIDENTE. Chiedo scusa. Onorevole Mantovano! Signor Ministro, per cortesia, presti attenzione all'illustrazione dell'ordine del giorno.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signor Ministro, come sicuramente le sarà noto, nel corso dell'esame al Senato è stato introdotto l'articolo 3-bis, che dispone l'applicazione retroattiva delle disposizioni di cui all'articolo 314 del codice di procedura penale a procedimenti definiti con sentenza passata in giudicato tra il 1o luglio 1988 ed il 24 ottobre 1989, che è la data di entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale. Questa misura appare capace di introdurre una disparità di trattamento in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione, quindi di essere potenzialmente incostituzionale nei confronti di quei soggetti potenzialmente beneficiari della norma i cui procedimenti siano stati definiti prima del 1o luglio 1988.
Nel corso dell'esame al Senato non sono state chiarite - e non so se sia possibile farlo qui - le ragioni della scelta del termine del 1o luglio 1988 (ovviamente se vi fosse una motivazione valida tutto quello che abbiamo detto finora potrebbe anche venir meno), al fine di verificare se sia prefigurabile un contenzioso di natura costituzionale da parte di soggetti che abbiano avuto una sentenza passata in giudicato prima della data di cui sopra.
Peraltro, il rappresentante del Governo ha dichiarato al Senato che il suo parere favorevole equivaleva sostanzialmente ad un atto di remissione alla volontà parlamentare e, in seconda lettura, in Commissione bilancio il rappresentante del Governo ha dichiarato: «di non disporre di elementi per chiarire la scelta di fare riferimento, nell'articolo 3-bis, comma 1, alla data del 1o luglio 1988». Pag. 40
La I Commissione, alla quale appartengo, pur avendo dato parere favorevole, ha indicato come condizione la soppressione dell'articolo 3-bis.
Quindi, nell'auspicare che il nostro ordine del giorno venga accettato dal Governo, ci chiediamo quali misure, anche legislative, voglia adottare il Governo - e lo impegniamo in tal senso - al fine di sopprimere la disposizione di cui all'articolo 3-bis del provvedimento in esame, allo scopo di prevenirne ripercussioni giudiziarie di legittimità costituzionale e di natura finanziaria.

PRESIDENTE. L'onorevole Caparini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4909/71.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, signor Ministro, mi dispiace disturbarla: in questi giorni, ha dimostrato un certo fastidio per questo passaggio parlamentare e immagino che ciò derivi dalla sua cultura di nominata, di indicata, di prescelta a questo ruolo salvifico che poi - l'abbiamo visto nei fatti - si è risolto nella solita ricetta di un centralismo incapace di risolvere e di affrontare i problemi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Infatti, la civiltà di un Paese si valuta dalla sua cultura della legalità, dalla sua capacità di prevenire e di reprimere. La civiltà di un Paese si giudica anche in base alla sua capacità di garantire la certezza del diritto e la certezza della pena.
Signor Ministro, la globalizzazione ha portato con sé un'altissima mobilità in fatto di criminalità, che sceglie i luoghi laddove è più facile operare e attecchire, laddove ci sono leggi e governanti come lei, incapaci di contrastarla e laddove ci sono delle misure tolleranti, che prestano il fianco ai criminali.
Lei ha dimostrato in questi primi mesi di ben rappresentare il ventre molle di un Paese, ha dimostrato con questa misura «svuota carceri» un'incapacità di fatto di intervenire, ha preteso, dal giorno alla notte, di impegnare le caserme e le questure per ospitare i detenuti - 21 mila persone in previsione - sottraendo così agenti, volanti e uomini all'operatività sul territorio, alla difesa e al contrasto delle attività criminali.
Lei tra l'altro, fra le prime dichiarazioni, quando ha presentato questo decreto-legge «svuota carceri», ha anche paventato la possibilità di un accordo tra le forze politiche per fare ciò che noi non vorremmo mai che accadesse in un Parlamento, in particolare in questo Parlamento: lei è tornato a parlare di amnistia, di misure che noi non vogliamo ed è inutile che faccia così Ministro, ci sono le sue dichiarazioni, se vuole gliele cito perché vedo che ha la memoria molto corta. Se questa maggioranza parlamentare si cimenterà, certamente sarà possibile realizzare l'amnistia, l'ha detto meno di trenta giorni fa, poi mi auguro che nel frattempo abbia cambiato idea magari confrontandosi con i nostri rappresentanti all'interno della Commissione giustizia, magari sentendo l'umore del popolo sovrano perché, fino a prova contraria, in questo Paese il popolo è ancora sovrano, Presidente della Repubblica permettendo.
Comunque, quelli che lei sta inviando, signor Ministro, sono dei segnali pericolosissimi, sono segnali di debolezza di uno Stato che è incapace di intervenire. Se poi la nostra civiltà la dobbiamo valutare anche considerando il funzionamento del sistema carcerario, allora siamo veramente ben poca cosa. Il mio ordine del giorno verte proprio su questo, in quanto noi vi abbiamo chiamati a confrontarvi sui fatti ed i fatti sono per esempio i provvedimenti, il piano carceri che è stato adottato e che deve essere portato avanti e trovare nuovo impulso e la sua completa realizzazione.
Le porto il caso del carcere di Brescia: con il collega Volpi ho firmato un ordine del giorno che affronta questo problema e che chiede di intervenire al riguardo. Ci sono 510 carcerati contro i 206 previsti, è il secondo carcere del Paese per indice di affollamento: l'indice di affollamento è del 177 per cento. Signor Ministro, lei adesso è stata investita di questo onere, di questo compito e vogliamo vederla alla prova dei Pag. 41fatti; vogliamo vedere come riuscirà a risolvere questo problema, a trovare le risorse per ampliare il carcere di Verziano e quindi liberare finalmente dalla terribile situazione in cui versa quello di Canton Mombello e darci finalmente la possibilità di dotarci di un impianto carcerario degno di un Paese civile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4909/21.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, signor Ministro, intervengo per sottolineare quanto è contenuto nell'ordine del giorno che ho presentato e che si riflette già nelle preoccupazioni anche di altri colleghi. Mi riferisco sostanzialmente alla chiusura degli OPG e alla necessità di avere sufficienti garanzie sotto tre profili: il primo è quello specifico che riguarda l'aspetto medico e quindi l'assistenza globale e complessiva che viene riservata ai pazienti psichiatrici. Credo che al Ministro della giustizia non sfugga quanto è chiaramente molto ben noto al Ministro della salute: anche nei confronti dell'assistenza ai pazienti psichiatrici la legge n. 180 del 1978 oggi mostra il suo aspetto più debole proprio nelle misure di presa in carico attraverso le forme alternative a quella che potremmo chiamare una sorta di ricovero coatto che ha caratterizzato per decenni la vita di questi pazienti.
Se nell'arco di oltre trent'anni non siamo stati ancora in grado di garantire sufficienti soluzioni per flessibilità e per modelli adeguati ai bisogni specifici di questi pazienti e delle loro famiglie, mi chiedo se saremo pronti, in questo momento in cui l'assistenza di questi pazienti passa nella competenza del Ministero della salute, a far fronte anche sotto il profilo terapeutico - o meglio ancora socio-terapeutico - a questi pazienti.
Per quanto riguarda il secondo profilo, mi chiedo preoccupata una cosa, come molti di noi, anche in seguito ai livelli (che tocchiamo con mano, giorno per giorno) di una certa violenza che sembra affermarsi; una violenza che molte volte ci appare stolidamente irrazionale, tanto che non poche volte ci chiediamo se, dietro quella violenza, ciò che c'era in gioco è un profilo di debolezza dal punto di vista dell'equilibrio psicologico di chi la commette.
Saremo in grado davvero di garantire sicurezza ai cittadini, alle famiglie e molte volte anche a coloro che sono più vicini a queste persone in un contesto, chiamiamolo così, di maggiore liberalizzazione di certe strutture? Sappiamo tutti come, davanti ad episodi di violenza conclamata, quando si ricostruisce una sorta di anamnesi di queste persone e di questi pazienti, ci si trova a fare i conti con fatti pregressi, con riferimento ai quali sarebbe stato possibile immaginare, dedurre ed intuire che la situazione, che poi così violentemente irrompe nella nostra vita e nella vita della nostra società e che si presenta come un fulmine a ciel sereno, presentava invece tutti i segnali oggettivi di preallarme. Il terzo punto, signor Ministro, riguarda davvero le risorse. Sulle risorse che saranno riversate su questo aspetto particolare del provvedimento qualcuno ha avanzato l'ipotesi che potrebbero essere prelevate da fondi che sono altamente problematici. Penso, per esempio, al fondo destinato agli emotrasfusi, penso a fondi che qualcuno di noi ha immaginato che potessero diventare operativi, come il fondo della disabilità, che riguarda persone che non possono e non sono in grado di far fronte al loro status di salute e alle loro condizioni di vita. Pertanto, ci si dica con chiarezza da quale fonte proverranno le risorse che positivamente desideriamo vengano investite su questo fronte ma che non vorremmo venissero prelevate da altre aree di grande fragilità e di grande ingiustizia sociale fino ad ora nella nostra salute. Per quanto riguarda il quarto e ultimo punto, signor Ministro, mi chiedo in che modo si provvederà alla formazione di quel personale che dovrà assolvere contestualmente ad un profilo terapeutico, di rieducazione e di riabilitazione, ma nello stesso tempo anche ad un profilo di contenimento e di salvaguardia. Non ci sembra che la legge fornisca risposte Pag. 42chiare su questo punto. Da qui nasce il desiderio, attraverso il mio ordine del giorno, ma da quanto ho ascoltato anche dai colleghi presentatori di altri ordini del giorno, di richiamare l'attenzione del Ministro della giustizia, ma anche del Ministro della salute su questo particolare punto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4909/48.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, signor Ministro, il problema del sovraffollamento delle carceri italiane è un problema sociale che certamente va affrontato, ma che si inquadra in una problematica più ampia, che è quella della gestione delle carceri italiane. Credo che non si possa ridurre la questione del sovraffollamento ad una mera questione economica. Non abbiamo fondi per garantire una corretta gestione delle carceri italiane, allora ricorriamo ad un sistema che preveda al contrario di depenalizzare tutta una serie di reati. Con questo ordine del giorno noi chiediamo di prestare attenzione proprio a questo. La Convenzione europea dei diritti dell'uomo, all'articolo 3, dispone che gli Stati membri debbano intervenire per la questione delle carceri non solo con obblighi negativi, cioè proibendo di sottoporre i detenuti a trattamenti inumani e degradanti, cosa assolutamente deprecabile e da scongiurare, ma che bisogna anche attivarsi positivamente, richiedendo di assicurare che le condizioni di detenzione siano conformi alla dignità umana e che le inchieste, approfondite ed efficaci, abbiano luogo in caso di violazione di tali diritti. Quindi, per i reati più gravi, la nostra richiesta è di porre in essere norme che prevedano misure alternative efficaci. Il secondo aspetto riguarda il piano carceri: la situazione delle carceri italiane è particolarmente grave, causata non solo dal sovraffollamento, ma anche dalle carceri, alcune vecchie e da ristrutturare, altre nuove e mai utilizzate, altre ancora da realizzare. Credo che anche su questo occorra intervenire per avere carceri che abbiano comunque come criterio fondante il recupero dei detenuti, facendo in modo che prediligano la funzione del recupero, l'introduzione dei lavori di pubblica utilità, il reinserimento nella società civile e che, al contrario, non prevalga la questione detentiva.
Un'altra cosa: per fare nuove carceri, ci vogliono nuovi appalti. I fondi ci sono anche; signor Ministro, si facciano appalti regolari. Non vorremmo che, appaltando le carceri, finiamo per ripopolarle con qualcuno che ha dato appalti in maniera irregolare.
Mettiamo da parte la modalità tipica della Protezione civile, quella di somma urgenza. Cerchiamo di fare appalti che abbiano veramente al centro il rispetto della legge. Insomma, signor Ministro, e mi avvio alla conclusione, noi crediamo che il sovraffollamento delle carceri vada affrontato in un contesto generale, che è quello della popolazione carceraria, da un lato, e delle strutture carcerarie, dall'altro.
Affrontare una sola delle due questioni non risolve il problema, anzi, potrebbe addirittura aggravarlo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Callegari ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4909/62.

CORRADO CALLEGARI. Signor Presidente, signor Ministro, l'articolo 27, comma 3, della Costituzione italiana recita: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato».
Atteniamoci pure alla Costituzione e ne deduciamo che la pena deve tendere alla rieducazione del condannato, e non il perdono o lo sconto di pena. Se, dunque, la stessa Costituzione afferma che sia la pena ad essere deputata alla rieducazione del condannato e considerato che è stato il legislatore ad indicare quale sia la pena, con funzione rieducativa, da applicarsi ai singoli reati, se ne deve dedurre che qualsiasi sconto, amnistia o riduzione di pena Pag. 43equivale ad una rinuncia alla rieducazione del condannato.
Infatti, la Costituzione afferma che è la pena che deve tendere alla rieducazione, e non altro. Non si può, d'altro canto, ipotizzare di rinunciare alla rieducazione del condannato perché, in tal caso, ci si comporterebbe contro la stessa Costituzione. Dunque, qualsiasi norma volta a concedere riduzioni di pena o liberazioni anticipate o trattamenti meno afflittivi di quelli esistenti, che si cercasse di introdurre con un decreto-legge o con una legge ordinaria, sarebbe incostituzionale in quanto violerebbe il principio della pena quale mezzo di riabilitazione del colpevole.
Certo, la Costituzione può essere modificata, ma per farlo occorre procedere secondo le modalità che la stessa Costituzione prevede, e cioè a mezzo di leggi costituzionali. Ma questo Governo non sembra voler procedere ad alcuna modifica costituzionale, e dunque i decreti che viene a proporre si appalesano quali incostituzionali ab origine. Dovranno, dunque, quantomeno passare il vaglio preventivo dell'apposita Commissione, e solo se otterranno parere favorevole potranno essere discussi e magari approvati, fermo restando il giudizio ultimo sulla loro costituzionalità, di cui peraltro fermamente si dubita, che spetta alla Suprema Corte.
Non rimane allora, se si considera necessario affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri, che cercare di risolverlo con altri mezzi che non contrastino con i dettami costituzionali. Due sono le proposte, peraltro non antitetiche fra di loro: la prima prevede che i detenuti appartenenti ad altre nazioni scontino la pena nei loro Paesi di origine.
Ciò non sarebbe incostituzionale in quanto sempre la pena avrebbe valenza rieducativa. A tale proposito, si osserva come non tutti i popoli siano uguali per cultura, abitudini, consuetudini, di talché sembrerebbe opportuno far sì che in concreto la pena abbia la funzione che la Costituzione prevede e che per i singoli reati, dei quali la giustizia italiana abbia accertato la sussistenza, qualora commessi da stranieri, venisse applicata, una volta rimpatriati, la pena prevista dal Paese di origine.
Sicuramente così la funzione rieducativa sarebbe più concreta ed efficace, adattandosi alla legislazione di origine, che, evidentemente, meglio si attaglia ai propri cittadini. Ciò sarebbe possibile a mezzo di convenzioni con i Paesi di origine. Occorre semplicemente pretendere che i Paesi che riaccolgono i propri cittadini, rei di aver commesso reati in Italia, scontino almeno quanto previsto dalla sentenza di condanna in Italia.
La seconda soluzione prevede che si allestiscano nuove carceri: sembra banale, ma non lo è! Non è infatti possibile prevedere altre forme di limitazione della libertà fuori dal carcere che non contemplino anche la possibilità di impedire la reiterazione dei reati.
Mi riferisco ai reati di violenza, di molestia, di mobbing, di omicidio e tentato omicidio, di omicidio a sfondo sessuale e così via, con riferimento ai quali, oltre all'esigenza costituzionalmente prevista della riabilitazione, vi è anche quella, non costituzionalmente prevista, ma non certo trascurabile, di proteggere i più deboli e i più esposti.
Anche per quanto riguarda i reati che, attualmente, vuole farsi credere che destino meno allarme sociale, quali i furti e in genere i reati contro il patrimonio, non si può non considerare che soggetti, che per loro stessa ammissione non hanno alcun lavoro o forma di sostentamento, potrebbero non astenersi dal commettere reati della stessa indole. In tali casi, specialmente nei casi di recidiva, solo scontare per intero la pena in un carcere può avere effetto riabilitativo e, nel contempo, togliere tali soggetti dalla circolazione e fare venire meno la possibilità di reiterazione dei reati.
Detto questo, ci chiediamo perché questo Governo si occupi delle questioni inerenti la giustizia penale partendo dalla fine anziché, come sarebbe logico aspettarsi da persone che si autodefiniscono colte ed intelligenti, dall'inizio. Pag. 44
Non riuscirò a concludere per intero il mio intervento con il quale avrei voluto toccare altri temi. Vorrei comunque sintetizzare che, con il mio ordine del giorno n. 9/4909/62, chiedo che i delinquenti, visto che, soprattutto gli stranieri, non possono tornare nei loro Paesi d'origine e che non li si vuole tenere in carcere, vengano almeno mandati a lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Palomba ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4909/47.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, signora Ministro, nel 2006, in questo ramo del Parlamento, da alcune forze politiche fu proposto e poi votato un indulto. Il gruppo Italia dei Valori votò contro. La motivazione allora dedotta era che le carceri fossero inumane e, anzi, criminali. Noi non discutevamo sul fatto che le carceri avessero bisogno urgente di un intervento radicale, ma non accettavamo che quel problema potesse essere risolto attraverso la temporanea fuoriuscita dagli stabilimenti penitenziari di un certo numero di persone detenute. Avevamo avvertito, in quella situazione, che l'indulto era una resa dello Stato e che non avrebbe risolto assolutamente i problemi. Nonostante tutto, i due maggiori partiti di opposizione e di maggioranza approvarono concordemente l'indulto, con il nostro voto contrario, anzi, con il nostro ostruzionismo. Dopo tre mesi però i segretari dei due partiti di maggioranza si sono dichiarati pentiti affermando che non avrebbero dovuto approvare l'indulto.
Nel 2011 e 2012 il problema della situazione penitenziaria torna nuovamente. Naturalmente - questo non riguarda lei né il Governo - la motivazione delle forze politiche che sostengono un provvedimento di deflazione penitenziaria soltanto temporanea e provvisoria è la stessa del 2006, ossia quella secondo cui la condizione delle carceri non è accettabile, anzi è criminogena. Ora, quelle forze politiche sono le stesse che hanno governato per otto anni su dieci e che non hanno fatto nulla per risolvere alla radice il problema penitenziario. In modo sempre più ricorrente trovano l'alibi delle condizioni penitenziarie non adeguate per riproporre una misura di temporaneo alleviamento, come se somministrassimo una «tachipirina» ad un malato grave; così potremmo abbassare la febbre per qualche giorno, forse per qualche mese, ma il virus riprenderebbe ad attaccare l'organismo con maggiore virulenza.
Questa è una delle ragioni per le quali noi non possiamo votare a favore del provvedimento in esame. Abbiamo già visto queste cose, abbiamo già sentito parlare di alibi. Le forze politiche che hanno governato e non hanno fatto assolutamente nulla, anzi hanno fatto marcire la situazione penitenziaria, ripropongono oggi la vecchia questione della situazione penitenziaria in cui i detenuti si trovano male.
Allora, signor Ministro, su due misure specifiche del provvedimento abbiamo delle forti riserve, anzi non siamo d'accordo. Sono quelle che riguardano la possibilità della detenzione domiciliare o delle misure di sicurezza in alternativa al carcere. Noi vorremmo che entrasse in applicazione la norma dell'ordinamento penitenziario - che già oggi prevede stabilimenti differenziati per gli uni e per gli altri - invece dell'aumento automatico da dodici a diciotto mesi della possibilità di accedere a questi benefici della detenzione domiciliare.
A parte questo ci rammarichiamo del fatto che non vediamo un intervento strutturale. È noto che per la realizzazione della tutela penale dei beni e degli interessi, che lo Stato ritiene di dover tutelare in questo modo, si costruisce un sistema, un sistema che riguarda norme sostanziali, un sistema che riguarda norme processuali, un sistema che riguarda l'organizzazione, un sistema che riguarda le strutture deputate all'attuazione e all'espiazione della pena.
Si deve intervenire su ciascuno di questi segmenti: velocizzare i processi e ridurre i casi di norma penale a tutela dei Pag. 45beni, limitando le situazioni in cui è assolutamente necessario ricorrere alla sanzione penale e intervenendo sui problemi di struttura, risorse, personale, sia per far celebrare più rapidamente i processi, sia per adeguare le strutture penitenziarie al fabbisogno, che dobbiamo responsabilmente prevedere. Dobbiamo cioè essere in grado di decidere, come Stato, in quali casi minacciare la sanzione penale e, in quei casi, in virtù del principio della serietà dello Stato ed in virtù del principio della certezza della pena, arrivare a farla espiare completamente.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Palomba.

FEDERICO PALOMBA. Ora, noi non possiamo votare a favore di questo provvedimento per le suddette ragioni, però confidiamo e diciamo al Governo che se ci presenterà un piano organico di interventi, noi lo valuteremo con estrema attenzione e magari daremo anche il nostro voto favorevole. Oggi non siamo in condizione di darlo questo voto favorevole.

PRESIDENTE. L'onorevole Crosio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4909/60.

JONNY CROSIO. Signor Presidente, signor Ministro, la voce della Lega Nord è l'unica che si esprime con chiaro e profondo dissenso rispetto a questo provvedimento.
Stiamo dando voce a quei milioni di cittadini che, con l'approvazione di questo decreto-legge, si troveranno in una condizione di minor sicurezza. Diamo voce soprattutto alle forze dell'ordine che grazie a questo Governo si troveranno gravate di maggiori responsabilità e maggiori oneri, ma senza gli strumenti e le risorse adeguate a far fronte a questo provvedimento.
La volontà politica, signor Ministro, la mission politica, l'obiettivo prioritario che dovrebbe accomunare tutta la società politica, dovrebbe essere quella di migliorare la qualità della vita, al limite di mantenerla stabile nei momenti di generale difficoltà ma, mai e poi mai, rassegnarsi o, peggio, favorire che la qualità della vita faccia passi indietro.
Oggi con questo provvedimento vi assumete la responsabilità di peggiorare la qualità della vita nel nostro Paese, offrendo ai nostri cittadini minore sicurezza e, quindi, una peggiore qualità della vita. Il messaggio che viene dato con questo provvedimento è un messaggio estremamente negativo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania): liberiamo dei delinquenti per mandarli comodamente a scontare la pena sul divano di casa ai domiciliari. Ma il messaggio è estremamente negativo soprattutto per le vittime di coloro che, grazie al Governo Monti, torneranno prematuramente a casa.
Presidente del Consiglio Monti, lei e il suo Governo - Governo dei professori, Governo dei migliori, il Governo di coloro i quali avrebbero dovuto salvare le sorti del nostro Paese - con questo provvedimento di certo date qualcosa di nuovo ai cittadini: minore sicurezza e minore qualità della vita, in barba anche ai nuovi parametri europei (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Crosio.

JONNY CROSIO. Questo, Presidente del consiglio Monti, ci convince sempre più, ogni minuto che passa, che lei e il suo Governo siete arroccati nella vostra torre d'avorio, in una realtà parallela, scollegati dai cittadini, ma certamente ben collegati ad altre realtà e ad altri mondi, ai quali dei cittadini, della loro sicurezza e della necessità di una migliore qualità della vita, «non gliene può frega' de meno» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Scilipoti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4909/10.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, signor Ministro, la situazione del sovraffollamento delle carceri la conosciamo Pag. 46tutti, ma io desidererei soffermarmi un attimo sull'ordine del giorno che riguarda gli ospedali psichiatrici giudiziari, e in modo particolare l'ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto. Questo ospedale psichiatrico ha avuto grandissime difficoltà, sia sotto il profilo del personale, perché ne è stato sempre carente - come anche per le pochissime risorse disponibili - ma, cosa ancora più grave, a causa del sovrannumero dei detenuti che quest'ospedale psichiatrico contiene, oltre che per il livello di tali detenuti, che sono persone affette da gravissime malattie psichiatriche.
Vede signor Ministro, lei sa benissimo che quanto era stato previsto con il decreto del Presidente del Consiglio del 1o aprile 2008, ovvero il passaggio di questo ospedale psichiatrico alla regione Sicilia, non si è verificato e ciò ha messo in grande difficoltà sia lo stesso ospedale psichiatrico di Barcellona, sia tutto il complesso che ruota intorno a questo istituto.
Con questo ordine del giorno noi non chiediamo molto, chiediamo soltanto un atto di buona volontà, un impegno da parte del Governo, nel prendere in seria considerazione la possibilità che l'area sanitaria dell'ospedale psichiatrico di Barcellona, venga trasferita lentamente e nei tempi dovuti, alla sanità penitenziaria del Servizio sanitario nazionale. Questo è il primo impegno che chiediamo al Ministro. Il secondo impegno che chiediamo al signor Ministro è quello di prevedere la possibilità di trasformare questo istituto, in un istituto penitenziario ordinario.
Si tratta di cose normali, di riflessioni che noi portiamo all'attenzione del Governo e riteniamo che siano suggerimenti che potrebbero essere attuati sia nell'interesse della popolazione carceraria, sia nell'interesse degli italiani. Voglio concludere con una riflessione sul fatto che è arrivato il momento di attenzionare bene la realtà di questo ospedale psichiatrico di Barcellona, perché fino ad oggi ciò non è stato fatto come si doveva (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. L'onorevole Monai ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4909/36.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, signor Ministro, questo ordine del giorno vuole mettere sotto i riflettori un problema assai pressante che coinvolge la qualità della democrazia e del tenore di vita di un Paese civile. Se vogliamo, lo stesso provvedimento che oggi ci occupa, teso a sfoltire il sovraffollamento carcerario, è emblematico di quanto sia sferzante ed attuale un aforisma che Karl Kraus, famoso scrittore austriaco del XX secolo, ebbe a scrivere in proposito della tutela dei diritti dell'uomo. Scriveva l'autore: «Confessiamo una buona volta a noi stessi che da quando l'umanità ha introdotto i diritti dell'uomo si fa una vita da cani». Tanto è vero che l'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, sancisce in maniera molto forte il principio che nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o a trattamenti inumani o degradanti, principio che ritroviamo anche nella nostra Carta fondamentale, ovvero nell'articolo 27 della Costituzione, e che spesso, paradossalmente, è oggetto di attenzione da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo. Proprio questo articolo, che reprime la tortura, è paradossalmente oggetto di specifica discussione in sede di tutela dei diritti dell'uomo.
Tutto ciò perché, spesse volte, è proprio lo Stato italiano ad essere controparte di persone che lamentano trattamenti disumani e degradanti, proprio per le condizioni in cui versa il nostro sistema carcerario; proprio perché, spesse volte, la Corte di giustizia ha dovuto sanzionare l'Italia per la violazione di quei principi elementari che presidiano la dignità umana, anche nel momento drammatico della restrizione della libertà, con l'effetto retributivo della pena, che noi riconosciamo essere caposaldo dello Stato di diritto. Ma certo è che reprimere i reati e far scontare ai colpevoli le loro giuste pene, non ha alcuna attinenza con la degradazione della loro dignità umana, Pag. 47con trattamenti persecutori, con torture, che devono essere bandite dall'orizzonte della società democratica e della società italiana.
Qui vi è il paradosso che proprio la Corte europea dei diritti dell'uomo, in diverse occasioni, abbia stigmatizzato la violazione di queste regole. Per esempio, il caso che ha dato l'avvio ad una preoccupata segnalazione da parte del Comitato dei ministri su questo tema, è stato proprio il caso Sulejmanovic, di cui alla sentenza del 16 luglio 2009, ricorso n. 22635 del 2003. In questa sentenza, si trattava il caso di un cittadino extracomunitario che era stato trattenuto per alcuni mesi nel carcere di Rebibbia, in una situazione che è stata giudicata violativa dell'articolo 3 della Convenzione. Di fatto, egli era stato costretto in una cella dove, insieme ad altre cinque persone, divideva uno spazio inferiore a quello stabilito dal Comitato per la prevenzione della tortura, istituito dal Consiglio d'Europa, di 7 metri quadri come spazio minimo per il detenuto. In questo caso, vi erano 5 detenuti in una cella di 16,20 metri quadrati, con uno spazio disponibile per ciascuno di 2,7 metri quadrati. Va da sé che, in queste condizioni, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha sanzionato il nostro Paese.
A questo si aggiunga quella querelle, ancora alimentata in maniera molto incisiva, concernente il rispetto dei risarcimenti, degli indennizzi che derivano dall'applicazione del principio di ragionevole durata del processo, cioè i risarcimenti dovuti in base alla cosiddetta legge Pinto. Anche qui assistiamo ad una proliferazione, ad una decuplicazione dei ricorsi dei cittadini italiani contro i ritardi con i quali lo Stato italiano provvede a tali risarcimenti. Anche questo è oggetto di attenzione da parte del Comitato dei ministri ed è oggetto di una risoluzione che invita il Governo italiano a provvedere in maniera più tempestiva a questi indennizzi.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Monai.

CARLO MONAI. E anche questo è una cartina di tornasole della qualità della nostra democrazia. Con questo ordine del giorno, signor Ministro, noi chiediamo, per quanto lei può fare - e noi faremo la nostra parte -, che si provveda a dare risposte a questi drammatici appelli che ci vengono dalla comunità internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Maggioni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4909/101.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, signor Ministro, l'articolo 3 del decreto-legge in oggetto innalza da 12 a 18 mesi la soglia di pena detentiva, anche residua, per l'accesso alla detenzione presso il domicilio. Ebbene, con questo ordine del giorno, noi chiediamo che si faccia riferimento alla pericolosità dei detenuti potenziali destinatari del beneficio, affinché questa norma non venga applicata in modo generico.
L'ordine del giorno in oggetto ha soltanto l'obiettivo di mitigare un'enorme negatività che si può riscontrare in tutto questo provvedimento; un provvedimento che parte dalla constatazione di un problema e, cioè, che vi sono 22 mila detenuti, che rappresentano il sovraffollamento nelle carceri di questo Paese.
Questo provvedimento parte già male perché interesserebbe soltanto poco più di 3 mila detenuti. Evidentemente non va, quindi, a risolvere il problema ma sana circa il 10 per cento di quello che è il sovraffollamento nelle carceri del nostro Paese. Come dicevo, non si risolve il problema ma si fissano dei principi molto pericolosi. Vede, signor Ministro, questo è il suo primo provvedimento degno di nota; ne avremmo fatto, francamente, anche a meno; visto quello che ha scritto in questo decreto-legge, stia tranquilla, lei può soltanto migliorare. In questo provvedimento c'è un chiaro e grave cedimento nei confronti della criminalità; passa il concetto che, alla fine, si può delinquere tanto in galera ci andranno, evidentemente, soltanto Pag. 48quelli che hanno commesso gravissimi reati. La microcriminalità è quella che oggi tocca, più di ogni altra, la nostra cittadinanza; quella per cui i cittadini ci chiedono più sicurezza e certezza della pena.
Questo è un provvedimento che inserisce punti che lasciano molti dubbi, tra le altre cose si lascia una eccessiva discrezionalità ai pubblici ministeri nel valutare la pericolosità dell'arrestato; si va ad incrementare quelli che sono i compiti della polizia e dei carabinieri nel controllare a domicilio i detenuti che verranno rilasciati e quindi, come se non bastasse per le nostre forze dell'ordine già oberate di lavoro, con questo decreto-legge andate a caricarle di altri compiti particolarmente onerosi. Non si affronta la questione dei detenuti stranieri, che ammontano, come già hanno ricordato diversi colleghi della Lega Nord Padania anche al 60-70 per cento dei carcerati; questa è una grave questione perché, dopo che sono arrivati nel nostro Paese e si sono messi a delinquere, dobbiamo pure mantenerli. I cittadini chiedono l'opposto: il buonsenso vorrebbe che rispetto a un provvedimento di questo tipo si facesse l'opposto: chi commette un crimine deve stare in carcere. Questo è quello che chiedono i cittadini e quello che la Lega propone a questo Governo. Il Governo invece si ostina ad andare nella direzione opposta; con questo provvedimento nella partita tra Stato e crimine, lo Stato perde e il crimine vince.

PRESIDENTE. L'onorevole Mura ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4909/45.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, i motivi del dissenso, da parte di Italia dei Valori, nei confronti del decreto-legge «svuota carceri» sono stati bene illustrati dall'onorevole Palomba nel suo intervento nel corso delle dichiarazioni di voto sulla fiducia. Uno dei principali motivi è rappresentato dal taglio di 24 milioni di euro all'anno, effettuato ai danni del fondo per i risarcimenti da erogare nei confronti delle persone danneggiate da trasfusione con sangue infetto o a seguito di vaccinazioni. Tale taglio viene effettuato per coprire parte dei costi imposti dalla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari e dalla loro sostituzione con strutture del Servizio sanitario nazionale. Ammetto che, quando mi sono accorta di questo taglio, sono letteralmente balzata sulla sedia perché ho trovato questa norma davvero assurda. Trattandosi però di una norma non presente nel testo originario varato dal Governo, ma inserita su iniziativa parlamentare nel corso dell'esame al Senato, ho ritenuto che la copertura individuata fosse il frutto della concitazione e della confusione che spesso caratterizza queste operazioni. Essendo queste le premesse, ero convinta che una volta sollevata la questione all'attenzione del Governo non ci sarebbe stato alcun problema ad individuare una copertura alternativa a questi 24 milioni tolti agli emotrasfusi con sangue infetto, mantenendo intatto l'impianto dell'intero articolo. Purtroppo la risposta fornita dal Governo e dalla maggioranza della Commissione Bilancio è stata a dir poco stupefacente.
Il sottosegretario Polillo infatti ha motivato il mantenimento del taglio dichiarando che sul fondo c'era una disponibilità economica sufficiente ad assolverne le finalità. Inutile dire che si è trattato di un errore clamoroso perché quel fondo, istituito con la legge finanziaria per il 2008 del Governo Prodi, non è ad esaurimento cioè non è stata stanziata una somma ben definita, ben precisa che doveva essere utilizzata per il risarcimento di tutti coloro che erano state vittime dello scandalo del sangue infetto.
La legge ha istituito questo fondo che viene però rifinanziato di anno in anno e che deve servire per risarcire tutti coloro che dovessero risultare vittime di trasfusioni infette o subire danni a seguito di vaccinazioni errate. Se non è possibile preventivare in anticipo le persone che potrebbero essere danneggiate perché altrimenti si potrebbero chiaramente evitare questi danni va da sé che non si può Pag. 49affermare, come invece ha fatto il Governo, che i fondi disponibili sono in abbondanza tale da poter subire un taglio considerevole.
Altro elemento di non poco conto che rende inaccettabile l'operazione effettuata sta nel fatto che le vittime del vecchio e doloroso scandalo delle trasfusioni infette non hanno ancora chiuso la loro odissea. Sono circa seimila le persone che si sono ammalate di HIV, di epatite o di altre malattie solo perché si sono rivolte al Servizio sanitario perché avevano bisogno di una trasfusione ed in quella trasfusione, a causa di un clamoroso errore dello Stato e del Servizio sanitario, gli è stato somministrato sangue infetto che in molti casi li ha condannati a contrarre malattie terribili ed incurabili.
Signor Ministro, onorevoli colleghi, cosa stanno pensando in questo momento quelle seimila persone malate per colpa di un errore dello Stato ora che viene fatto pagare loro il conto per realizzare una riforma, anche condivisibile, come quella della chiusura definitiva degli ospedali psichiatrici giudiziari? È mai possibile che in tutto il bilancio dello Stato non ci fosse un'altra voce a cui attingere? Se fosse stato possibile discutere gli emendamenti l'Italia dei Valori avrebbe proposto di ricavare questi 24 milioni dai fondi destinati ai partiti per i rimborsi delle spese elettorali, ma il Governo ha posto la questione di fiducia e dunque ce lo avete impedito.
Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, non si può far finta di nulla, il fondo per le non autosufficienze, prima dotato di 400 milioni, poi di 300, è stato completamente azzerato dal precedente Governo. Il fondo per le politiche sociali è stato falcidiato negli ultimi anni abbandonando completamente i diversamente abili sulle spalle delle proprie famiglie come ha denunciato con forza il Censis pochi giorni fa.
Si tratta di un ordine del giorno, non si tratta di un emendamento che se approvato farebbe decadere il decreto, quindi auspico davvero che i colleghi e il Governo possano accogliere questo ordine del giorno e dichiarare quanto meno con l'accoglimento che non c'è, da parte di questo Governo, la volontà politica di procedere in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Patarino n. 9/4909/1 con mutamento della formula.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, signor Ministro, l'ordine del giorno Patarino n. 9/4909/1 è accolto come raccomandazione oppure chiede una riformulazione?

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Chiedo che venga riformulato.

PRESIDENTE. Può indicare in quale modo deve essere riformulato?

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Mi scusi, Signor Presidente, mi correggo: accogliamo l'ordine del giorno Patarino n. 9/4909/1 come raccomandazione.

PRESIDENTE. Sta bene, quindi è accolto come raccomandazione. Il parere sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/4909/2?

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, l'ordine del giorno Bernardini n. 9/4909/2 è accoglibile condizionatamente a modifiche del dispositivo. Si chiede di riformulare il dispositivo nei seguenti termini: «a realizzare, con il più ampio confronto con le forze politiche, una riforma in materia di custodia cautelare che attui il principio del minor sacrificio possibile della libertà personale in linea con i principi espressi dalla Corte costituzionale». Pag. 50
Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Maurizio Turco n. 9/4909/3 e Mussolini n. 9/4909/4, mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Garagnani n. 9/4909/5.
Inoltre, il Governo esprime un parere favorevole sull'ordine del giorno Muro n. 9/4909/6 previa soppressione delle parole da «e la previsione » fino a «definitive». Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Renato Farina n. 9/4909/7 e Contento n. 9/4909/8, e ritiene accoglibile l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4909/9 condizionatamente a modifiche del dispositivo. In particolare, nel dispositivo sopprimere il terzo capoverso, perché impegnerebbe il Governo a istituire organismi indipendenti per la sorveglianza delle carceri, mentre il quarto capoverso lo impegna ad assumere iniziative per recepire gli standard minimi dell'Unione europea, i quali sono già di per sé impegnativi. Dunque, il quarto capoverso esclude il terzo e, quindi, chiediamo la soppressione del terzo capoverso.
Il Governo ritiene accoglibile l'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4909/10 condizionatamente a modifiche del dispositivo: al secondo capoverso, sostituire la parola «prevedere» con la parola «valutare». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Gottardo n. 9/4909/11 e sull'ordine del giorno Granata n. 9/4909/12, se riformulato con taglio della quantità della riserva. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Fucci n. 9/4909/13 con mutamento della formula in invito al Governo.
Inoltre, il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Misiti n. 9/4909/14 e Zamparutti n. 9/4909/15, mentre esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Costa n. 9/4909/16, Ferranti n. 9/4909/17, Rao n. 9/4909/18 e Samperi n. 9/4909/19.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Vannucci n. 9/4909/20 ed esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Binetti n. 9/4909/21, Ria n. 9/4909/22, D'Ippolito Vitale n. 9/4909/23, Ciccanti n. 9/4909/24, Cenni n. 9/4909/25, Fiorio n. 9/4909/26, Motta n. 9/4909/27 e Verini n. 9/4909/28.
Il Governo ritiene accoglibile l'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/4909/29 condizionatamente a modifiche nella premessa e nel dispositivo. Le modifiche richieste sono le seguenti: nella premessa riformulare il primo capoverso. Nell'attuale formulazione si dice testualmente che la violenza maschile sulle donne è la prima causa di morte per le donne in tutta l'Europa e nel mondo, ma non ho trovato riscontri di questa affermazione in statistiche. Si chiede poi, sempre nella premessa, di sopprimere l'ultimo capoverso, che fa riferimento l'allungamento dei termini di prescrizione e, nel dispositivo, sopprimere l'ultimo periodo, da «e di sostenere» a «violenza sessuale».
Inoltre, il Governo ritiene accoglibile come raccomandazione l'ordine del giorno Zampa n. 9/4909/30 e accoglibile l'ordine del giorno Miotto n. 9/4909/31, condizionatamente a modifiche nel dispositivo: al primo capoverso sostituire le parole «ad erogare» con le seguenti: «a valutare la possibilità di erogare»; e al secondo capoverso sostituire le parole «alla revisione, ormai non più procrastinabile, degli articoli» con le seguenti: «a valutare la possibilità di modificare gli articoli».
L'ordine del giorno Di Biagio n. 9/4909/32 è accoglibile, a condizione che sia riformulato. In particolare, nel dispositivo sostituire le parole: «a valutare l'opportunità di implementare» con le seguenti: «a verificare la possibilità di incrementare». A tal proposito, poiché il Governo ha espresso un parere sostanzialmente favorevole all'accoglimento, vorrei sottolineare che l'accoglimento di questo ordine del giorno, che è riferito a tutte le forze di polizia, assorbe gli altri ordini del giorno riferiti a singoli Corpi di polizia.

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, signor Ministro. Lei deve dare il parere tout court, poi ai fini dell'assorbimento e del dato procedurale sarà la Presidenza ad esprimersi.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. D'accordo, chiedo Pag. 51scusa. Il parere del Governo sull'ordine del giorno Mantovano n. 9/4909/33 è favorevole, a condizione che sia così riformulato: nel dispositivo sostituire i due capoversi con il seguente: «a riferire al Parlamento entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge in merito alle voci indicate nell'ultimo capoverso della premessa».
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Rota n. 9/4909/34, ed esprime altresì parere favorevole sull'ordine del giorno Porcino n. 9/4909/35. Il parere del Governo sull'ordine del giorno Monai n. 9/4909/36 è favorevole, a condizione che sia così riformulato: nel dispositivo sostituire le parole «ad adottare» con le seguenti: «a valutare la possibilità di assumere».
Il parere del Governo sull'ordine del giorno Favia n. 9/4909/37 è favorevole a condizione che sia così riformulato: nel dispositivo sostituire la parola: «sopprimere» con la seguente «rivedere».
Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Evangelisti n. 9/4909/38 e Borghesi n. 9/4909/39. Il parere del Governo sull'ordine del giorno Zazzera n. 9/4909/40 è favorevole limitatamente al dispositivo.

PRESIDENTE. Quindi è una riformulazione.

Testo sostituito con l'errata corrige del 15 FEBBRAIO 2012 PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Sì.
Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Cimadoro n. 9/4909/41 ed esprime altresì parere contrario sull'ordine del giorno Piffari n. 9/4909/42.
Il parere del Governo sull'ordine del giorno Barbato n. 9/4909/43 è favorevole, a condizione che sia così riformulato: nel dispositivo sostituire dalle parole «tesi alla» alle parole «operare nel» con le seguenti: «volti al».
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/4909/44 a condizione che sia così riformulato: nel dispositivo aggiungere le parole: «a valutare l'opportunità», mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mura n. 9/4909/45.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/4909/46, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Palomba n. 9/4909/46.
PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Sì.
Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Cimadoro n. 9/4909/41 ed esprime altresì parere contrario sull'ordine del giorno Piffari n. 9/4909/42.
Il parere del Governo sull'ordine del giorno Barbato n. 9/4909/43 è favorevole, a condizione che sia così riformulato: nel dispositivo sostituire dalle parole «tesi alla» alle parole «operare nel» con le seguenti: «volti al».
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/4909/44 a condizione che sia così riformulato: nel dispositivo aggiungere le parole: «a valutare l'opportunità», mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mura n. 9/4909/45.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/4909/46, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Palomba n. 9/4909/47.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 17,03)

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Messina n. 9/4909/48?

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. L'ordine del giorno Messina n. 9/4909/48 è accoglibile, a condizione che sia così riformulato nel dispositivo: sopprimere le parole «nel primo provvedimento utile» e le parole «in tempi stretti».
Il Governo formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4909/49, in quanto assorbito dall'emendamento a firma Di Biagio.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Paladini n. 9/4909/50 e Leoluca Orlando n. 9/4909/51.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Palagiano n. 9/4909/52, a condizione che il dispositivo sia riformulato sostituendo le parole «a predisporre» con le seguenti: «a valutare la possibilità di predisporre».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Donadi n. 9/4909/53. Il Governo accetta l'ordine del giorno Rondini n. 9/4909/54, a condizione che la formula del dispositivo sia sostituita con la seguente: «verificare l'opportunità di adottare».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Allasia n. 9/4909/55.
Il Governo formula un invito al ritiro sugli ordini del giorno Buonanno n. 9/4909/56 e Bonino n. 9/4909/57, perché assorbiti dall'ordine del giorno a firma Di Biagio.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Narducci n. 9/4909/58.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Forcolin n. 9/4909/59, a condizione che il dispositivo sia riformulato sostituendo le parole «ad adottare» con le seguenti: «a valutare la possibilità di adottare». Pag. 52
Il Governo formula un invito al ritiro sugli ordini del giorno Crosio n. 9/4909/60 e Dal Lago n. 9/4909/61, in quanto assorbiti dall'emendamento a firma Di Biagio.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, volevo soltanto chiedere, siccome su molti ordini del giorno il Governo formula un invito al ritiro perché assorbiti da un emendamento, a quale emendamento si fa riferimento?

PRESIDENTE. Il riferimento è ad un ordine del giorno. È un errore del Ministro.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Il Governo formula parere negativo sugli ordini del giorno Callegari n. 9/4909/62 e Negro n. 9/4909/63.

PRESIDENTE. Parere contrario, Ministro. La formula è «contrario».

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Il Governo formula parere contrario sugli ordini del giorno Cavallotto n. 9/4909/64, Desiderati n. 9/4909/65, Di Vizia n. 9/4909/66, Dozzo n. 9/4909/67, Bitonci n. 9/4909/68 e Bragantini n. 9/4909/69.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Fabi n. 9/4909/70, Caparini n. 9/4909/71 e Stucchi n. 9/4909/72.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Pini n. 9/4909/73, Comaroli n. 9/4909/74, Alessandri n. 9/4909/75 e Munerato n. 9/4909/76.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Lanzarin n. 9/4909/77 e Dussin n. 9/4909/78.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Togni n. 9/4909/79. Il Governo accetta gli ordini del giorno D'Amico n. 9/4909/80, Consiglio n. 9/4909/81, Fava n. 9/4909/82, Fedriga n. 9/4909/83, Fogliato n. 9/4909/84 e Follegot n. 9/4909/85.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Fugatti n. 9/4909/86, con trasformazione in raccomandazione.

PRESIDENTE. Quindi, l'ordine del giorno Fugatti n. 9/4909/86 è accolto come raccomandazione.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Sì, signor Presidente. Il Governo accetta gli ordini del giorno Gidoni n. 9/4909/87, Giancarlo Giorgetti n. 9/4909/88 e Goisis n. 9/4909/89.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Grimoldi n. 9/4909/90.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Paolini n. 9/4909/91.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Nicola Molteni n. 9/4909/92, a condizione che il dispositivo sia riformulato, sostituendo le parole da «in sinergia» a «comunque promosso» con la seguente: «promuovendo».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lussana n. 9/4909/93. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Rainieri n. 9/4909/94.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/4909/95.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Isidori n. 9/4909/96, a condizione che venga soppresso l'ultimo periodo della premessa.
Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Polledri n. 9/4909/97 e Torazzi n. 9/4909/98.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Pastore n. 9/4909/99, a condizione che nella premessa vengano soppressi il terzo periodo e l'ultima parte del quarto periodo dalla parola «diretta» alla parola «afflittiva».
Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Montagnoli n. 9/4909/100 e Maggioni n. 9/4909/101. Pag. 53
Il Governo accetta l'ordine del giorno Meroni n. 9/4909/102, a condizione che venga soppressa l'intera premessa.
Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Martini n. 9/4909/103.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/4909/104, a condizione che venga soppresso il quarto periodo della premessa.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Stefani n. 9/4909/105, a condizione che nella premessa vengano soppressi il terzo e il quinto periodo e che nel dispositivo vengano sostituite le parole da «ad adottare» fino a «consentire» con le parole: «a valutare quali siano le iniziative necessarie per consentire».
Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Vanalli n. 9/4909/106.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Simonetti n. 9/4909/107 come invito al Governo e con soppressione del secondo e del terzo periodo della premessa.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Volpi n. 9/4909/108, a condizione che nella premessa siano soppressi il secondo e il quarto periodo e che nel dispositivo siano sostituite le parole da «ridurre» a «scorte» con le parole: «anche attraverso una razionalizzazione del servizio scorte».
Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Molgora n. 9/4909/109, Rivolta n. 9/4909/110 e Chiappori n. 9/4909/111.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, avrei solo bisogno di un chiarimento. Su alcuni ordini del giorno il Ministro ha formulato un invito al ritiro in relazione al fatto che tali atti di indirizzo sarebbero assorbiti dall'ordine del giorno Di Biagio n. 9/4909/32. Siccome si tratta di una procedura che, probabilmente anche per mia distrazione, mi è un po' nuova (non mi risultava che ci fossero degli ordini del giorno assorbiti), vorrei capire se, effettivamente approvato o accolto l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/4909/32, tutti questi ordini del giorno non sono votabili oppure semplicemente se hanno un parere contrario del Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, dipenderà, come lei sa, dalla decisione che prenderanno i presentatori. Se il deputato firmatario intenderà porre al voto il suo ordine del giorno, esso sarà votato.
Prendo atto che l'onorevole Patarino non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4909/1, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Bernardini accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4909/2, accettato dal Governo purché riformulato, e non insiste per la votazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Maurizio Turco n. 9/4909/3 e Mussolini n. 9/4909/4, accettati dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Garagnani ha ritirato il suo ordine del giorno n. 9/4909/5.
Prendo atto che l'onorevole Muro accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4909/6, accettato dal Governo purché riformulato, e non insiste per la votazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Renato Farina n. 9/4909/7 e Contento n. 9/4909/8, accettati dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Di Stanislao accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4909/9, accettato dal Governo purché riformulato, e non insiste per la votazione.
Chiedo all'onorevole Scilipoti se accetti la riformulazione proposta dal Governo per il suo ordine del giorno n. 9/4909/10.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, chiedo di conoscere la riformulazione.

Pag. 54

PRESIDENTE. Signor Ministro, potrebbe cortesemente ricordare all'onorevole Scilipoti la riformulazione proposta?

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, il Governo propone di sostituire la parola «prevedere» con la parola «valutare».

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Scilipoti accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4909/10, accettato dal Governo purché riformulato, e non insiste per la votazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gottardo n. 9/4909/11, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Granata n. 9/4909/12, accettato dal Governo, purché riformulato.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, signor Ministro, lei sul mio ordine del giorno n. 9/4909/12 ha preannunziato sostanzialmente una percentuale da destinare all'ordinaria e straordinaria manutenzione delle carceri esistenti e queste somme verrebbero prelevate dall'attuale piano carceri. Insieme ai colleghi Della Vedova, Briguglio e Di Biagio, avevamo individuato tali somme nel 30 per cento dell'ammontare complessivo. Lei ha affermato che questo va bene, ma con un'altra percentuale. Potremmo conoscerla?

PRESIDENTE. Prego, signor Ministro.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, avevo un'annotazione di taglio della quantità della riserva e pertanto riferibile all'intera riserva, alle quote di riserva.

PRESIDENTE. Onorevole Granata, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4909/12.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, per fissare il principio preferisco che il mio ordine del giorno n. 9/4909/12 sia posto in votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Dunque, qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Granata n. 9/4909/12?

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Granata n. 9/4909/12.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Granata n. 9/4909/12, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? Onorevole Mura... Se gli assistenti vogliono fornire aiuto... L'onorevole Mura ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 538
Votanti 529
Astenuti 9
Maggioranza 265
Hanno votato
110
Hanno votato
no 419).

Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fucci n. 9/4909/13, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Misiti n. 9/4909/14, non accettato dal Governo.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, vorrei conoscere la motivazione e le ragioni della contrarietà del Governo, visto che le premesse sono la sintesi del provvedimento mentre l'impegno chiesto al Governo è di valutare la possibilità di aumentare e di ampliare Pag. 55l'uso della custodia domiciliare e incrementare, in modo consistente, le possibilità di lavori socialmente utili dei carcerati.
Non vedo quale sia la contrarietà. Se il Ministro è grado di spiegarmelo mi fa un piacere.

PRESIDENTE. Onorevole Misiti, lei sa che il Governo si limita a esprimere il parere.

AURELIO SALVATORE MISITI. Ma vorrei conoscere le ragioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Misiti n. 9/4909/14, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Maurizio Turco non riesce a votare. Ora ha votato. Da questa parte i colleghi hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 540
Votanti 469
Astenuti 71
Maggioranza 235
Hanno votato
21
Hanno votato
no 448).

Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Zamparutti n. 9/4909/15, non accettato dal Governo.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, ritiro l'ordine del giorno a mia prima firma, perché sul problema dell'incompatibilità con la detenzione per persone che versano in gravi condizioni di salute presenterò una proposta di legge.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Costa n. 9/4909/16, Ferranti n. 9/4909/17, Rao n. 9/4909/18 e Samperi n. 9/4909/19 accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vannucci n. 9/4909/20, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Binetti n. 9/4909/21, Ria n. 9/4909/22, D'Ippolito Vitale n. 9/4909/23, Ciccanti n. 9/4909/24, Cenni n. 9/4909/25, Fiorio n. 9/4909/26, Motta n. 9/4909/27 e Verini n. 9/4909/28 accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/4909/29, accettato dal Governo, purché riformulato.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, vorrei soltanto dire che la riformulazione proposta dal Ministro è già stata accettata e che il nuovo testo va nella linea che il Ministro ha prima richiesto.

PRESIDENTE. Onorevole Villecco Calidari, insiste quindi per la votazione dell'ordine del giorno a sua prima firma?

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. No, signor Presidente, non insisto per la votazione del mio ordine del giorno perché la riformulazione - come ho già detto - è già stata accettata.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zampa n. 9/4909/30, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Miotto n. 9/4909/31 e Di Biagio n. 9/4909/32, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Mantovano n. 9/4909/33, accettato dal Governo, purché riformulato.

Pag. 56

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, chiedo che quest'ordine del giorno sia posto in votazione nella sua formulazione originaria, per una semplice ragione: con l'ordine del giorno si chiede al Governo di fornire i dati sul primo impatto derivante dall'applicazione delle norme del decreto-legge che ormai sono in vigore da quasi due mesi.
Il Governo condivide la necessità di informare il Parlamento periodicamente, ogni sei mesi, se è vero che accetta la seconda parte del dispositivo, ma riesce veramente misterioso capire perché invece non ritiene di dare un'informativa nei tempi più rapidi sul numero di unità di polizia impegnate, per esempio, per le camere di sicurezza, sul raffronto dei dati sugli arresti in flagranza nella nuova disciplina e in quella precedente e sulle risorse finanziarie impegnate in tal senso.
Poiché il Governo non trova nulla di male - sulla base del parere favorevole espresso - nella seconda parte del dispositivo dell'ordine del giorno, credo che non ci sia nulla di male nel fornire un'informativa nel giro di pochi giorni sul primo impatto.
Pertanto, chiedo che questo ordine del giorno venga messo ai voti e venga ovviamente votato favorevolmente.

FILIPPO ASCIERTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere questo ordine del giorno.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo anch'io per apporre la mia firma all'ordine del giorno Mantovano n. 9/4909/33.

NICOLA MOLTENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, intendo sottoscrivere anch'io l'ordine del giorno in oggetto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mantovano n. 9/4909/33, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Motta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 547
Votanti 526
Astenuti 21
Maggioranza 264
Hanno votato
234
Hanno votato
no 292).

Prendo atto che il deputato Colombo ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rota n. 9/4909/34, accettato dal Governo. Prendo altresì atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Porcino n. 9/4909/35, accettato dal Governo.
Onorevole Monai, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4909/36, accettato dal Governo, purché riformulato?

CARLO MONAI. Signor Presidente, penso di essere orientato a chiedere il voto dell'Aula su questo ordine del giorno e mi meraviglio che il Governo non abbia espresso il pieno accoglimento dello stesso, visto che è volto a tutelare il diritto dei cittadini italiani ad essere indennizzati dallo Stato in tempi ragionevoli una volta che sia stato sancito con sentenza definitiva Pag. 57il loro diritto all'indennizzo per ritardi nei processi. Mi pare una questione di fondamentale rilevanza in chiave di tutela costituzionale dei diritti, nonché in chiave di tutela internazionale delle convenzioni sui diritti dell'uomo; mi pare che vi siano le ragioni sia dal punto di vista legalitario a che l'Italia si attenga a questi criteri ma, anche da un punto di vista prettamente economico, sembra paradossale che il Governo non percepisca la necessità di intervenire su questa materia che è fonte di ulteriori perdite economiche, a fronte delle sentenze che condannano lo Stato italiano ai risarcimenti per i ritardati indennizzi in base alla legge Pinto. Quindi, a meno che il Governo non cambi il suo parere, recependo questo suggerimento, chiedo il voto dell'Aula su questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Monai n. 9/4909/36 insiste per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Monai n. 9/4909/36, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 525
Votanti 514
Astenuti 11
Maggioranza 258
Hanno votato
90
Hanno votato
no 424).

Prendo atto che la deputata Ceccacci Rubino ha segnalato che non è riuscita a votare e che la deputata Farina Coscioni ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto votare a favore.
Prendo altresì atto che i deputati Cesare Marini, Mosella e Damiano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario, che i deputati Sarubbi, Mariani e Realacci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, che i deputati Calvisi e Pedoto hanno segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Favia n. 9/4909/37, accettato dal Governo, purché riformulato.
Onorevole Evangelisti, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4909/38, non accettato dal Governo?

FABIO EVANGELISTI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, vorrei sottolineare che per quanto riguarda questo decreto-legge, ancora una volta si vanno a prendere i soldi per l'edilizia carceraria dal fondo del Ministero degli affari esteri destinato alla politica estera ed in particolare alla cooperazione allo sviluppo. Dico questo e richiamo l'attenzione soprattutto dei colleghi del Partito Democratico che sono sempre stati molto sensibili sull'argomento perché non si può continuare in questo modo. I fondi per l'edilizia carceraria a suo tempo c'erano, furono tolti dal Governo Berlusconi per l'operazione Alitalia e oggi per intervenire si va ad azzerare di fatto il fondo per la cooperazione allo sviluppo.
Per cui chiedo a tutti i colleghi di votare a favore di questo ordine del giorno che almeno cerca di mettere una «pezza» al problema.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/4909/38, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 58

Onorevoli Mondello, D'Anna...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 543
Votanti 538
Astenuti 5
Maggioranza 270
Hanno votato
22
Hanno votato
no 516).

Prendo atto che il deputato Alessandri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Onorevole Borghesi, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4909/39, non accettato dal Governo?

ANTONIO BORGHESI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, è veramente sorprendente signor Ministro, parliamo di 400 braccialetti elettronici, costati 11 milioni di euro l'anno, dei quali, a detta di fonti evidentemente informate, ne sono in funzione pochissimi.
Noi chiediamo soltanto al Governo di revocare il contratto di fornitura e, al riguardo, poteva anche andar bene l'espressione: «valutare l'opportunità di»; inoltre, chiediamo di procedere alla valutazione del reale beneficio economico di questi dispositivi. A me parrebbe una cosa assolutamente normale da chiedere ad un Ministro della giustizia, a fronte di strumenti che hanno avuto per i cittadini un costo che, mi permetta di dire, è assolutamente esagerato e al di fuori di ogni logica (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

NICOLA MOLTENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, vorrei apporre la mia firma sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/4909/39.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/4909/39, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 539
Votanti 533
Astenuti 6
Maggioranza 267
Hanno votato
78
Hanno votato
no 455).

Prendo atto che il deputato Rosato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Franceschini ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Zazzera n. 9/4909/40, accettato dal Governo, purché riformulato.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, se possibile, vorrei che il Ministro ripetesse la riformulazione.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Il parere del Governo è favorevole limitatamente al dispositivo.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Zazzera n. 9/4909/40, accettato dal Governo, purché riformulato. Pag. 59
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Cimadoro n. 9/4909/41, non accettato dal Governo.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, non avevamo dubbi che il Governo avrebbe bocciato quest'ordine del giorno, perché va nel senso del provvedimento. In un Paese dove di sicurezza ce n'è poca, dove uno dei grandi problemi, oltre a quello economico, è quello della sicurezza, noi apriamo le carceri. Noi abbiamo avanzato una proposta corretta. Non ci sono le carceri? Non c'è civiltà all'interno delle carceri? Diamo civiltà e legalità al loro interno, ma garantiamo una certa disponibilità. Costruiamole le carceri, in modo legale, in modo corretto, per dare anche un minimo di civiltà all'interno, ma soprattutto non facciamo indulti che poi riempiranno le strade di nuovi delinquenti.

PRESIDENTE. Prendo quindi atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cimadoro n. 9/4909/41. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cimadoro n. 9/4909/41, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 539
Votanti 521
Astenuti 18
Maggioranza 261
Hanno votato
25
Hanno votato
no 496).

Prendo atto che il deputato Castagnetti ha segnalato che non è riuscito a votare e che la deputata Coscia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che il deputato Franceschini ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Piffari n. 9/4909/42, non accettato dal Governo.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, vorrei semplicemente chiedere al Governo, a differenza del mio collega precedente, Cimadoro, visto che anche in questo caso, cerchiamo di potenziare il concetto di sicurezza, anche attraverso l'investimento nel personale che lavora negli istituti penitenziari, di accogliere il mio ordine del giorno quanto meno come raccomandazione. Capisco che in momenti di ristrettezza la prima questione è il denaro, però accoglierlo almeno come raccomandazione non mi pare pesante per il Governo.

PRESIDENTE. Signor Ministro, intende modificare il parere?

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. L'esigenza è certamente condivisibile, quindi il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Piffari n. 9/4909/42.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Piffari n. 9/4909/42, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Barbato n. 9/4909/43, accettato dal Governo, purché riformulato.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, signore e signori deputati, con il presente ordine del giorno vorrei impegnare il Governo affinché nelle carceri vi siano professionisti altamente qualificati che provvedano quotidianamente al benessere psicologico delle detenute madri e dei loro bambini. Vorrei che si provvedesse quotidianamente al recupero delle loro piene capacità genitoriali in quanto madri. Per questa ragione chiedo non al Ministro, Pag. 60ma alla donna, di accettare l'ordine del giorno senza alcuna riformulazione. Chiedo quindi il voto dell'Assemblea per dare un profilo umano alla politica.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non accetta la riformulazione ed insiste per la votazione dell'ordine del giorno Barbato n. 9/4909/43.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Barbato n. 9/4909/43, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 543
Votanti 487
Astenuti 56
Maggioranza 244
Hanno votato
20
Hanno votato
no 467).

Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/4909/44, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Mura n. 9/4909/45, accolto dal Governo come raccomandazione.

SILVANA MURA. Signor Presidente, voglio richiamare l'attenzione dei colleghi perché è davvero incomprensibile che il Governo non abbia accettato nella sua interezza il mio ordine del giorno. D'accordo l'accoglimento come raccomandazione, ma mi rivolgo davvero ai colleghi dell'Aula, in particolare a quelli della Commissione affari sociali, per spiegare ciò che si chiede al Governo.
Con questo ordine del giorno chiediamo di ripristinare in qualche modo, chiaramente con misure legislative e non in termini di fondi concreti, il taglio di 24 milioni di euro che è stato fatto alle persone colpite da trasfusioni con sangue infetto a causa di errori dello Stato o del Servizio sanitario nazionale.
In particolare, mi rivolgo anche ai colleghi del Partito Democratico, nel momento in cui questa è stata una battaglia del Ministro Turco: il fondo in questione era stato istituito e finanziato con il Governo Prodi, per cui, vi prego, vi chiedo solamente di pensare a queste persone. Chiedo di votare il mio ordine del giorno e chiedo davvero ai colleghi di pensare a queste persone.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, voglio aggiungere la mia firma a questo ordine del giorno e associarmi alle considerazioni della collega prima firmataria, che spero accolga la mia richiesta di aggiungere la firma al suo ordine del giorno.
Signor Ministro, quelle risorse che sono prelevate dal suo Ministero, certamente per buoni fini, producono una guerra tra poveri, ma carpendo quell'ammontare di risorse ad una realtà che è quella dei danneggiati da vaccinazioni obbligatorie e degli emotrasfusi, e Dio solo sa con quale sudore della fronte, dopo anni, siamo riusciti ad appostare in bilancio risorse per una problematica che si trascina da anni e che vede coinvolte persone e famiglie, con al loro interno paralitici, che non riescono ad avere i soldi dallo Stato, che, a questo punto, vengono addirittura sottratti e destinati ad altri fini.
Sinceramente mi sembra un po' esagerato, dopo che per anni abbiamo cercato di procurare queste risorse. Adesso scopriamo che servono ad altro, per cui non vi saranno più nemmeno quelle risorse stesse (chiedo scusa del bisticcio di parole, ma la questione mi preme molto). Signor Ministro, la pregherei di accettare questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 61

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, il Governo, modificando il parere precedentemente espresso, accetta l'ordine del giorno Mura n. 9/4909/45. Voglio solo precisare che non l'interezza di quella somma è stata prelevata da quel fondo, ma soltanto una parte, che è assolutamente percentuale. Ci tengo che questo risulti, perché ciò risponde alle mie verifiche; comunque, vi è la disponibilità ad accettare questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mura n. 9/4909/45, accettato dal Governo.

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Mura n. 9/4909/45.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/4909/46, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Palomba n. 9/4909/47, formulato dal Governo.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, signor Ministro, in questo scarno ordine del giorno vi è una premessa che riguarda la necessità della riforma strutturale della giustizia e del rimedio alla gravissima situazione penitenziaria.
Il secondo capoverso cita la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, dicendo che bisogna rimuovere le condizioni degradanti e che bisogna, invece, assicurare che le condizioni di detenzione siano conformi alla dignità umana.
Il dispositivo è conforme in quanto impegna il Governo a prevedere scadenze certe, rapide ed improrogabili entro le quali, con adeguati provvedimenti, dimezzare il numero dei procedimenti penali pendenti anche per ridurre la detenzione preventiva e ricondurre il numero dei detenuti all'interno della capienza regolamentare.
Siccome abbiamo detto di essere favorevoli ad un piano straordinario in favore della giustizia e dell'ordinamento penitenziario, non comprendiamo le ragioni per le quali il Governo non sia favorevole a questa nostra proposta.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, ho formulato un invito al ritiro dell'ordine del giorno in esame e non un parere contrario perché rispetto le esigenze rappresentate dall'ordine del giorno stesso. Condivido il desiderio di dimezzare il numero dei procedimenti penali pendenti e di ricondurre il numero dei detenuti all'interno della capienza regolamentare. Il problema, però, è che si tratta di mete estremamente ambiziose, soprattutto relativamente al dimezzamento del numero dei procedimenti penali. Quindi avevo formulato un invito al ritiro per un'esigenza di trasparenza e proprio perché non mi sembrava opportuno accogliere delle mete rispetto alle quali, sia pure in termini di ordine del giorno, non me la sentivo di impegnare il Governo, pur condividendone i contenuti. Ripeto, proprio per un'esigenza di trasparenza, l'ambiziosità della meta non mi consentiva di esprimermi in termini adesivi. Era veramente solo per la suddetta esigenza.

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, ritira dunque il suo ordine del giorno?

Pag. 62

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, sì, lo ritiro. Il Governo ha detto che è d'accordo sul contenuto, quindi tutto il resto diventa una mera formalità.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Messina n. 9/4909/48, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4909/49 formulato dal Governo.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, credo che vi sia stato un errore da parte del Governo, mi perdoni signor Ministro. Lei ha chiesto l'invito al ritiro dell'ordine del giorno in oggetto perché questo sarebbe uguale all'ordine del giorno Di Biagio n. 9/4909/32.
In realtà non è così, provi a leggerlo. L'ordine del giorno Di Biagio n. 9/4909/32 impegna il Governo a valutare l'opportunità di implementare le potenzialità delle forze dell'ordine, mentre il mio ordine del giorno n. 9/4909/49 impegna il Governo a provvedere, con somma urgenza, all'assunzione di nuovo personale nelle forze dell'ordine. La questione è diversa, totalmente diversa. Con il termine «valutare» si comprende tutto, mentre con il termine «assumere» si intende un'assunzione di responsabilità. Le chiedo quindi di esprimere il parere che non ha espresso sul mio ordine del giorno in esame.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, sostituirei l'invito al ritiro per assorbimento, formulato dal Governo, con un parere favorevole se l'ordine del giorno viene riformulato nel senso di sostituire, nel dispositivo, le parole: «a provvedere, con somma urgenza, all'assunzione di (...) » con le parole «a valutare la possibilità di assumere (...)».

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4909/49.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, si è detto che il mio ordine del giorno è uguale all'ordine del giorno Di Biagio n. 9/4909/32, ma, se fossi stato d'accordo con l'onorevole Di Biagio, non avrei proposto il mio.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4909/49.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4909/49, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 544
Votanti 537
Astenuti 7
Maggioranza 269
Hanno votato
77
Hanno votato
no 460).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Paladini n. 9/4909/50 e Leoluca Orlando n. 9/4909/51, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Palagiano n. 9/4909/52, accettato dal Governo, purché riformulato.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, vorrei un attimo di attenzione da parte del Ministro. Pag. 63
In genere, le riformulazioni proposte dal Governo vengono accettate, ma in questo caso si tratta di garantire il percorso terapeutico e diagnostico ai detenuti. Lei sa che la popolazione carceraria aumenta di 600-800 unità al mese.
Abbiamo soltanto chiesto, con il nostro ordine del giorno - e la prego di rivedere la sua decisione - di controllare i servizi di assistenza sanitaria erogati ai detenuti. Accettare questo ordine del giorno, con la riformulazione che introduce i termini: «valutare la possibilità», significa in realtà non accettarne il dispositivo, che credo sia ragionevole ed a tutela dell'articolo 32 della Costituzione.
Per questo, signor Ministro, le chiedo di rivedere il parere, proprio perché si tratta di un diritto garantito ai cittadini, anche se detenuti.

PRESIDENTE. Allora, il Ministro non chiede di parlare... Onorevole Palagiano? Che c'è?

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, non lo ha chiesto al Ministro!

PRESIDENTE. Onorevole Palagiano, il Ministro, se intende prendere la parola, non ha bisogno di essere da lei sollecitato. Lo ho chiesto al Ministro.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, chiedo scusa. Stavo pensando ad una riformulazione, quindi evidentemente un mio gesto è stato interpretato come una richiesta, di nuovo, di parola.
Insisto nel dire che il Governo non può accettare questo ordine del giorno con questo dispositivo. Posso però impegnare il Governo a migliorare il sistema permanente di controllo.

PRESIDENTE. Va bene, signor Ministro, allora rimane il parere favorevole sull'ordine del giorno, purché riformulato.

PRESIDENTE. Onorevole Palagiano, accetta la riformulazione?

ANTONIO PALAGIANO. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Donadi n. 9/4909/53, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rondini n. 9/4909/54, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Allasia n. 9/4909/55, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Buonanno n. 9/4909/56 formulato dal Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno? Il linguaggio dei gesti ancora non lo capisco. O lei dice che insiste per la votazione...

GIANLUCA BUONANNO. Scusi, signor Presidente, sono piccolo, ha cercato di alzarmi bene, ma non ce l'ho fatta.
Le sto dicendo che non accedo all'invito al ritiro e che insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Va bene, meglio tardi che mai. Come vede, riesce a farsi capire.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, visto che siamo giunti ad una certa ora, ed è prevista la diretta, specifico che insistiamo per la votazione degli ordini del giorno sottoscritti da deputati del gruppo Lega Nord Padania, che non siano stati accettati dal Governo.

Pag. 64

PRESIDENTE. Sta bene. Grazie, onorevole Dozzo.
Passiamo allora ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Buonanno n. 9/4909/56, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 548
Votanti 538
Astenuti 10
Maggioranza 270
Hanno votato
77
Hanno votato
no 461).

Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Bonino n. 9/4909/57 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bonino n. 9/4909/57, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Girolamo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 541
Votanti 532
Astenuti 9
Maggioranza 267
Hanno votato
75
Hanno votato
no 457).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Narducci n. 9/4909/58, non accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Forcolin n. 9/4909/59, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Crosio n. 9/4909/60 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Crosio n. 9/4909/60, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 534
Votanti 525
Astenuti 9
Maggioranza 263
Hanno votato
73
Hanno votato
no 452).

Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Dal Lago n. 9/4909/61 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dal Lago n. 9/4909/61, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Mura ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 537
Votanti 529
Astenuti 8
Maggioranza 265
Hanno votato
74
Hanno votato
no 455). Pag. 65

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Callegari n. 9/4909/62, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 535
Votanti 528
Astenuti 7
Maggioranza 265
Hanno votato
74
Hanno votato
no 454).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Negro n. 9/4909/63, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 533
Votanti 526
Astenuti 7
Maggioranza 264
Hanno votato
71
Hanno votato
no 455).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cavallotto n. 9/4909/64, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 540
Votanti 528
Astenuti 12
Maggioranza 265
Hanno votato
74
Hanno votato
no 454).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Desiderati n. 9/4909/65, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 539
Votanti 530
Astenuti 9
Maggioranza 266
Hanno votato
75
Hanno votato
no 455).

Prendo atto che i deputati Rosato e Coscia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Vizia n. 9/4909/66, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Quartiani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 540
Votanti 512
Astenuti 28
Maggioranza 257
Hanno votato
57
Hanno votato
no 455).

Prendo atto che il deputato Rosato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dozzo n. 9/4909/67, non accettato dal Governo. Pag. 66
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 540
Votanti 535
Astenuti 5
Maggioranza 268
Hanno votato
81
Hanno votato
no 454).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bitonci n. 9/4909/68, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 534
Votanti 511
Astenuti 23
Maggioranza 256
Hanno votato
60
Hanno votato
no 451).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bragantini n. 9/4909/69, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Ceccacci Rubino ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 542
Votanti 537
Astenuti 5
Maggioranza 269
Hanno votato
76
Hanno votato
no 461).

Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fabi n. 9/4909/70, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Caparini n. 9/4909/71 e Stucchi n. 9/4909/72, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pini n. 9/4909/73, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pini n. 9/4909/73, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 544
Votanti 517
Astenuti 27
Maggioranza 259
Hanno votato
59
Hanno votato
no 458).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Comaroli n. 9/4909/74, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 547
Votanti 536
Astenuti 11
Maggioranza 269
Hanno votato
72
Hanno votato
no 464). Pag. 67

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alessandri n. 9/4909/75, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 541
Votanti 533
Astenuti 8
Maggioranza 267
Hanno votato
74
Hanno votato
no 459).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Munerato n. 9/4909/76, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 539
Votanti 512
Astenuti 27
Maggioranza 257
Hanno votato
55
Hanno votato
no 457).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Lanzarin n. 9/4909/77 e Dussin n. 9/4909/78, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Togni n. 9/4909/79, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Togni n. 9/4909/79, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 534
Votanti 525
Astenuti 9
Maggioranza 263
Hanno votato
53
Hanno votato
no 472).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno D'Amico n. 9/4909/80, Consiglio n. 9/4909/81, Fava n. 9/4909/82, Fedriga n. 9/4909/83, Fogliato n. 9/4909/84 e Follegot n. 9/4909/85, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fugatti n. 9/4909/86, accolto dal Governo come raccomandazione. Prendo atto altresì che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Gidoni n. 9/4909/87, Giancarlo Giorgetti n. 9/4909/88 e Goisis n. 9/4909/89, accettati dal Governo.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Grimoldi n. 9/4909/90, accolto dal Governo come raccomandazione.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, io chiedo il voto di questo ordine del giorno, e spero che verrà bocciato, perché con esso chiediamo semplicemente quanto segue: preso atto della situazione delle carceri, per la quale viene realizzato il provvedimento «svuota carceri», in questo Paese, si dovrebbero costruire nuove carceri e modernizzare quelle esistenti. Voi dite di «no» anche su questo ordine del Pag. 68giorno, dando un messaggio assolutamente negativo; non solo oggi si liberano i criminali, ma, anche per il futuro, si dice loro: continuate a delinquere, perché tanto di fare nuove carceri non ce ne frega assolutamente niente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/4909/90, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 539
Votanti 523
Astenuti 16
Maggioranza 262
Hanno votato
89
Hanno votato
no 434).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paolini n. 9/4909/91, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 528
Votanti 519
Astenuti 9
Maggioranza 260
Hanno votato
60
Hanno votato
no 459).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Scanderebech ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nicola Molteni n. 9/4909/92, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lussana n. 9/4909/93, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rainieri n. 9/4909/94, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rainieri n. 9/4909/94, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 527
Votanti 516
Astenuti 11
Maggioranza 259
Hanno votato
79
Hanno votato
no 437).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Scanderebech ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/4909/95, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Isidori n. 9/4909/96, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Polledri n. 9/4909/97, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti. Pag. 69
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Polledri n. 9/4909/97, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 517
Votanti 505
Astenuti 12
Maggioranza 253
Hanno votato
71
Hanno votato
no 434).

Prendo atto che i deputati Mura, Pastore e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti a votare, che le deputate Sereni e Pedoto hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario e che il deputato D'Amico ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

MARIO LANDOLFI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LANDOLFI. Signor Presidente, è la terza volta che chiedo di aspettare che il mio dispositivo di voto...

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Landolfi, prendiamo atto che non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Torazzi n. 9/4909/98, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Torazzi n. 9/4909/98, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 504
Astenuti 7
Maggioranza 253
Hanno votato
57
Hanno votato
no 447).

Prendo atto che i deputati Pes e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Madia, Sposetti e Pedoto hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Onorevoli colleghi, vi ricordo che alle ore 18 inizia la diretta televisiva. I colleghi che non fanno in tempo a votare sono pregati di segnalare la loro intenzione di voto.
Prendo atto che il presentatore non accetta la riformulazione e insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pastore n. 9/4909/99, accolto come raccomandazione se riformulato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pastore n. 9/4909/99, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 534
Votanti 527
Astenuti 7
Maggioranza 264
Hanno votato
74
Hanno votato
no 453).

Prendo atto che i deputati Pionati e Mura hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Montagnoli n. 9/4909/100, non accettato dal Governo. Pag. 70
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 523
Votanti 514
Astenuti 9
Maggioranza 258
Hanno votato
52
Hanno votato
no 462).

Prendo atto che i deputati Torrisi e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti a votare, che il deputato Fadda ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato D'Amico ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maggioni n. 9/4909/101, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 531
Votanti 524
Astenuti 7
Maggioranza 263
Hanno votato
70
Hanno votato
no 454).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Meroni n. 9/4909/102, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Martini n. 9/4909/103, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Martini n. 9/4909/103, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 528
Votanti 516
Astenuti 12
Maggioranza 259).
Hanno votato
69
Hanno votato
no 447).

Prendo atto che il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Alessandri e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che l'onorevole Laura Molteni non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4909/104 accolto come raccomandazione e che l'onorevole Stefani accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4909/105 accettato dal Governo purché riformulato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vanalli n. 9/4909/106, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Carfagna, Giro, De Girolamo?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 539
Votanti 512
Astenuti 27
Maggioranza 257
Hanno votato
54
Hanno votato
no 458). Pag. 71

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che l'onorevole Simonetti accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4909/107 accettato dal Governo e che il deputato Volpi accetta la riformulazione proposta del suo ordine del giorno n. 9/4909/108 accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Molgora n. 9/4909/109, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Paolini non riesce a votare?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 539
Votanti 529
Astenuti 10
Maggioranza 265
Hanno votato
74
Hanno votato
no 455).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rivolta n. 9/4909/110, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Girolamo ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 537
Votanti 511
Astenuti 26
Maggioranza 256
Hanno votato
52
Hanno votato
no 459).

Prendo atto che il deputato Toto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Chiappori n. 9/4909/111, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Strizzolo ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 538
Votanti 512
Astenuti 26
Maggioranza 257
Hanno votato
54
Hanno votato
no 458).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4909)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ricordo che come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tanoni. Ne ha facoltà per due minuti.

ITALO TANONI. Signor Presidente, signor Ministro, noi liberaldemocratici voteremo a favore di questo provvedimento e lo facciamo con convinzione perché la tensione detentiva genera una situazione emergenziale cui occorre provvedere urgentemente, ma lo facciamo consapevoli che il tema troppe volte ricorrente va affrontato finalmente a regime e con l'ampio respiro che ci si attende da questo Governo e non solo fronteggiandolo al riparo delle strutture esistenti come si fa Pag. 72all'occorrenza con indulti dichiarati o larvati. Svuotare le carceri come si dice in questo decreto-legge di suo è ben poco, può essere accettato solo come misura tampone.
Se ci si limitasse a questo si chiuderebbe il problema in un'ottica contingente agendo sull'effetto e non sulla causa, dimenticando l'equilibrio tra difesa sociale e domanda detentiva, naturale conseguenza di condanne penali e misure cautelari.
Signor Ministro, ricordiamo che c'è sempre chi paga e duramente per queste misure emergenziali: è la società ed è il senso della giustizia che si deve alle vittime dei delitti. Come non ricordare l'inutilità e anzi la dannosità dell'indulto del luglio 2006? Fu un colpo alla certezza del diritto e un segnale favorevole alla propensione criminosa. Dopo sei anni siamo daccapo. Qualcuno esasperando ha detto di rivedere anche qui un indulto di sei mesi nell'articolo 3 che dilata ad un anno e mezzo l'esecuzione domiciliare della pena già prevista dal cosiddetto sfollacarceri del 2010.
La condizione sconcertante, il sovraffollamento umilia la dignità dei detenuti e l'umanità della pena. Dunque si provveda come dice...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Tanoni.

ITALO TANONI. ... ve lo chiedono... di agire decisamente in via strutturale, anche attraverso misure alternative al carcere, che sono già una realtà in molti civilissimi Paesi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe. Ne ha facoltà, per due minuti.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, signor Ministro, voteremo «sì», perché l'emergenza umanitaria nelle nostre carceri è arrivata ad un livello insopportabile. Voteremo «sì», perché le nostre carceri sono diventate delle cittadelle murate violente e crudeli, dove si infliggono delle pene aggiuntive alla pena principale, che dovrebbe essere la sola perdita della libertà, mentre un uomo dovrebbe rimanere tale anche dietro le sbarre.
Signor Ministro, la sicurezza dei cittadini e dei loro beni passa anche attraverso le carceri; incrudelire le pene nei loro confronti significa creare dei nemici dello Stato, che, una volta fuori, si macchieranno di delitti più gravi di quelli per i quali erano stati incarcerati. Signor Ministro, mi hanno colpito molto le parole che un detenuto ha detto al suo medico: vivere in cella è come vivere in un corridoio, se uno cammina l'altro sta sdraiato; si mangia gomito a gomito, si vive come in un'astronave; devi contenderti gli spicchi di luce e di sole e i centimetri e, attraverso di essi, la vita.
Signor Ministro, mi auguro, con l'approvazione di questo provvedimento, di non sentire più queste parole, per questo motivo voteremo «sì» (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pittelli. Ne ha facoltà, per tre minuti.

GIANCARLO PITTELLI. Signor Presidente onorevoli colleghi, signor Ministro, il voto dei Liberali per l'Italia sarà certamente favorevole all'approvazione del provvedimento in esame, ma non posso non sottolineare le nostre fondate perplessità, signor Ministro, sulla novella, con riferimento all'esiguità, sul piano dei risultati deflattivi, della terapia individuata dal Governo rispetto alla gravità della patologia che affligge da tempo immemorabile il sistema carcerario italiano.
Ancora non posso che formulare l'auspicio, a nome del mio gruppo, che il provvedimento odierno non rappresenti altro se non il primo passo nella direzione della presa di coscienza definitiva dell'urgente necessità di procedere ad un'azione legislativa di rivisitazione delle norme che reggono il processo penale in termini di rafforzamento delle garanzie per i cittadini, di efficacia e di celerità della risposta alla domanda di giustizia. Pag. 73
Il sistema carcerario - è ben noto - è al collasso, e la popolazione detenuta non beneficia, sia quella in espiazione di pena che quella in custodia preventiva, di un trattamento che assicuri il rispetto della dignità della persona. Vi sono state innumerevoli sollecitazioni anche del Parlamento europeo: è di due mesi fa l'ultima risoluzione con la quale veniva sollecitata l'adozione di misure urgenti per la soluzione del problema.
In tutta Europa le carceri sono sovraffollate e i casi di suicidio in costanza di detenzione sono esponenzialmente aumentati in Italia; così come in Bulgaria, Cipro e Grecia siamo al livello dei Paesi meno sviluppati di noi. A nostro avviso, per ricondurre alla normalità il sistema, si impone una seria assunzione di responsabilità - illustre Ministro - da parte di tutti, e il ricorso ad una legge che, innanzitutto, preveda amnistia ed indulto, senza ipocrisie e senza timore di impopolarità di un provvedimento del genere.
Ciò non suonerebbe quale resa dello Stato rispetto all'incremento dei reati, ma un rimedio ineluttabile rispetto ad una situazione emergenziale senza soluzione. Un intervento di tal genere non sarebbe risolutivo se non fosse, tra l'altro, accompagnato da una forte depenalizzazione di tutte quelle fattispecie astratte previste dal codice penale sostanziale e dalle leggi speciali, retaggio di epoche passate di desueta concezione panpenalistica.
Esse non raggiungono, secondo i canoni correnti, la soglia di un apprezzabile disvalore tale da imporre una sanzione penale in luogo di quella amministrativa. Inoltre, dovrebbe essere accompagnato dall'introduzione di nuove misure alternative alla detenzione, anche a sottolineare l'eccezionalità della custodia in una istituzione carceraria troppo spesso adottata in violazione di disposizioni tassativamente previste dalla legge, nel rispetto dei principi di proporzione e di adeguatezza delle forme di privazione della libertà rispetto alla gravità dell'illecito.

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIANCARLO PITTELLI. Ebbene, signor Ministro, se adottato in questa ottica, il provvedimento oggi al nostro esame assumerebbe il valore di una panacea. Non intendiamo sollecitare riforme epocali, ma interventi significativi volti a ridare dignità, funzionalità, speditezza e credibilità al sistema giudiziario del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberali per l'Italia-PLI e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà per quattro minuti.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, signor Ministro, abbiamo seguito con attenzione il dibattito in queste settimane. Siamo convinti che le parole che si potevano dire sull'argomento siano state tutte pronunciate. Sono agli atti della Camera e sono soprattutto all'attenzione del Governo, il quale non è mai stato insensibile a tutto quello che in quest'Aula è stato detto.
Oggi è il momento in cui dobbiamo porci qualche domanda un tantino più alta: che Paese vogliamo essere? Dobbiamo chiedercelo qui e adesso, prima di fare altre considerazioni e rilievi sui contenuti dell'ennesimo decreto che tenta di tamponare un'emergenza che dura da troppo tempo.
Dobbiamo interrogarci sul significato che diamo alle parole civiltà, dignità, rieducazione; soffermarci sul concetto di giusta pena e sul valore di recupero sociale e farlo con onestà intellettuale, con sufficiente coraggio e determinazione da superare i luoghi comuni, gli atteggiamenti preconcetti e la demagogia di parte.
Approvando questo decreto non risolveremo certamente i molti problemi delle carceri italiane. Non c'è bisogno di essere legislatori saggi ed esperti per sapere che non esiste decretazione d'urgenza capace di sanare tutte le criticità. Lo stato in cui versano gli istituti di pena del nostro Paese è di tale difficoltà da sollecitare ben altri interventi per cambiare la situazione; interventi normativi organici e di lungo Pag. 74respiro, dettati da ragionevolezza e da una lettura attenta della realtà.
Ci vorrà tempo per questo, e dovremo trovarlo, se ci intenderemo sulla risposta da dare alla domanda iniziale, ossia che Paese vogliamo essere. Un Paese che traduce orgogliosamente in atti concreti i principi della sua Carta costituzionale, o il Paese che tollera con indifferenza che nelle sue carceri languiscano uomini e donne stipati in spazi assolutamente inadeguati?
Un Paese in cui vige il senso di giustizia o in cui la pena rischia di diventare una sorta di vendetta sommaria che colpisce stranieri senza permesso di soggiorno, tossicodipendenti e detenuti in attesa di condanna definitiva? Un Paese che tutela e promuove i diritti civili, o un Paese che finge di ignorare che nelle sue carceri vetuste il sovraffollamento, le pessime condizioni igienico-sanitarie e la carenza di organico della polizia penitenziaria azzerano la dignità e generano dei mostri?
Ci si ammala più facilmente oggi dietro le sbarre del nostro Paese e anche patologie che vorremmo credere scomparse, come la tubercolosi, si annidano lì. Si patisce il freddo, si muore per scelta, come ci raccontano i dati sui suicidi: 66 nel 2011, sette dall'inizio di quest'anno. Il 30 per cento delle morti volontarie coinvolge detenuti che hanno meno di 25 anni. Sono un pezzo della nostra gioventù, segno anche questo del fallimento di un sistema che non dovrebbe limitarsi a punire, ma tendere alla rieducazione del condannato, come dice l'articolo 27 della Costituzione.
È lo stesso sistema che ha tollerato per troppo tempo l'abbandono, il degrado e, in alcuni casi, l'orrore estremo degli ospedali psichiatrici giudiziari. Chiuderli è assumere un impegno di civiltà che impone, però, attenzione, senso di responsabilità; occorre garantire il diritto alla cura dei malati di mente e cancellare gli ergastoli bianchi patiti da coloro che sono guariti e non più socialmente pericolosi; ma nel contempo vigilare affinché nessun detenuto pericoloso possa essere rimesso in libertà, affinché le 20 strutture regionali che dovranno sostituire i 6 OPG esistenti siano finalmente luoghi di cura e i fondi trasferiti per realizzarli siano impiegati con rigore.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DONATO RENATO MOSELLA. Concludo, signor Presidente. Noi voteremo a favore del disegno di legge di conversione in esame per la fiducia che abbiamo nel Ministro e per le cose che ha dichiarato in maniera molto coraggiosa e molto attenta.
Noi crediamo a lei quando assicura che lo Stato non si arrende, che il provvedimento non svuota le carceri, ma cerca di salvarle alleviando il sovraffollamento e cercando così di restituire dignità a chi è costretto in cella (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pugliese. Ne ha facoltà per cinque minuti.

MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Ministro della giustizia Severino, intervengo, in nome e per conto della componente politica Grande Sud, per dichiarare il voto favorevole sul disegno di legge di conversione in esame oggi in Aula, che è volto ad alleggerire l'insostenibile sovraffollamento delle carceri italiane.
Signora Ministro Severino, mai come in questo momento storico il Paese ha bisogno di una grande riforma del sistema giustizia e il nostro partito Grande Sud è disponibile a collaborare con lei e con il Governo al fine di migliorare il rapporto tra cittadini e imprese con la giustizia.
Il decreto-legge riguardante le misure urgenti da adottare contro il sovraffollamento delle carceri, la cui conversione voteremo da qui a breve, rappresenta solo un primo passo rispetto alla riforma che noi auspichiamo.
In particolar modo, il decreto-legge introduce una riforma sociale e strutturale per i 206 istituti di pena presenti sul territorio nazionale, la cui funzione, secondo l'articolo 27 della Costituzione italiana, è quella di tendere alla rieducazione Pag. 75dei condannati. Quindi, Ministro, sacrosanti sono stati quei 57 milioni di euro investiti dal Governo per far fronte alle esigenze dell'edilizia carceraria.
Altresì, Ministro, rappresentano una vera e propria riforma sociale per il sistema giustizia i contenuti presenti in questo decreto-legge, quali la possibilità per i detenuti di scontare agli arresti domiciliari gli ultimi 18 mesi; la reclusione ai domiciliari per pene non superiori ai quattro anni, che consentirà l'uscita immediata dal carcere di circa 3.500 detenuti; la convalida in 48 ore, la quale prevede il fermo nelle camere di sicurezza della polizia giudiziaria ed entro tale termine il giudice dovrà confermare l'arresto. Bene, Ministro, anche con riguardo alla carta dei diritti del detenuto, che indica ciò che il detenuto può fare e ciò che egli non potrà fare.
Questi contenuti del decreto-legge porteranno un forte risparmio alle casse dello Stato e una maggiore efficienza agli addetti dei lavori, ai giudici e alla polizia penitenziaria. Considerando, inoltre, Ministro, che sono esclusi da questi privilegi, se così li vogliamo chiamare, i reati più gravi, come quelli di rapina, furto, estorsione e scippo, con questo disegno di legge di conversione si ridà una prospettiva di vita ai detenuti, ma soprattutto si ridà loro una dignità.
Signora Ministro, oggi però gli italiani a gran voce ci chiedono una forte riforma della giustizia: più certezza della pena, processi più brevi, riforma della magistratura. Tutto questo potrà essere possibile solo se si rivede la legge di conversione del decreto-legge n. 138 del 2011, che riorganizza la geografia dei tribunali. Ministro Severino, il tribunale è la casa della giustizia. Ministro, non ci può essere giustizia se non ci sono i tribunali. I tribunali sono i presidi di legalità dello Stato e, quindi, sopprimerli o accorparli vuol dire favorire la criminalità organizzata soprattutto in alcune aree del sud, del Meridione del Paese. Quindi, Ministro, oggi siamo ancora in tempo per rivedere la delega sulla organizzazione dei tribunali e, perché no, sopprimerla.
In conclusione del mio intervento, la componente politica di Grande Sud, con forte senso di responsabilità verso il Paese e con la consapevolezza di agire con serietà e professionalità politica, dichiara il voto a favore del disegno di legge di conversione in esame sull'emergenza delle carceri (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro, eccoci qua. Lei è qui a rappresentare tutto il Governo, quindi si deve fare carico di queste critiche che l'Italia dei Valori rivolge a questo Governo.
Sia chiaro che si tratta di critiche che noi rivolgiamo al merito del provvedimento, non certo alla qualità delle persone che rispettiamo e con le quali vogliamo confrontarci con spirito «laico».
Tuttavia, signor Ministro, di che cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di un provvedimento che il Governo ha assunto in via d'urgenza per determinare che, coloro che stanno in carcere in via definitiva, scontino gli ultimi 18 mesi agli arresti domiciliari anziché in galera e, inoltre, per determinare che coloro che vengono arrestati in flagranza prima dell'intervento del giudice, invece di andare in carcere, stiano nelle celle di sicurezza. Questo in «soldoni» è il provvedimento.
Perché affermate che bisogna fare questo provvedimento? Perché dite - e avete scoperto l'acqua calda - che c'è un sovraffollamento delle carceri. Indubbiamente è un problema vero. Invece di 43 mila posti letto che possono detenere le carceri italiane, ci sono 68 mila di detenuti.
In verità, state guardando soltanto una metà della mela. L'altra metà è che, invece di 43 mila operatori penitenziari, ce ne sono 35 mila. Vale a dire che più aumentano i detenuti, più diminuiscono le forze (non solo di polizia, ma anche gli operatori nel loro complesso) che dovrebbero aiutare Pag. 76i detenuti che stanno nelle patrie galere a risocializzarsi, a rieducarsi, a ritornare cioè - una volta in società - delle persone civili e in grado di potersi reinserire nella società.
Se questo è il tema, dobbiamo chiederci, signor Ministro, da quanto esiste. Lo avete scoperto voi? No, è un tema che c'è da quarant'anni perché è da quarant'anni che ogni volta si riempiono le carceri e ogni volta, posto che c'è un problema di dignità della persona umana, in nome dell'importanza fondamentale della persona, la questione si risolve rimettendoli fuori. Posto che non c'è posto sufficiente per detenere le persone che dovrebbero stare in carcere, noi le rimettiamo fuori.
Non aumentiamo la struttura carceraria e la possibilità di risocializzare queste persone. Non diminuiamo la tipologia dei reati per cui bisogna metterli dentro. No, noi facciamo correre la polizia e i carabinieri appresso a queste persone e ogni tanto ne muore pure qualcuno. Li arrestiamo. Diventano anche recidivi e non fa niente. Li processiamo e, alla fine, vengono pure condannati. Dopo che vengono condannati, li mettiamo fuori perché non c'è posto per tenerli dentro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Ma, abbiate pazienza, ma che Stato di diritto è questo? Ma che Stato di legalità è questo? I cittadini italiani non sono soltanto delinquenti da risocializzare, ma sono anche vittime e testimoni di giustizia e testimoni da dover difendere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Lo Stato di diritto vuol dire anche questo. Quindi, vediamo quali sono le due proposte a confronto. Una proposta seria in uno Stato di diritto è sì intervenire, ma per aumentare le strutture carcerarie, il personale addetto e la sua qualità, per ridurre la tipologia di reati. Infatti, se ogni volta si riempiono le carceri di detenuti è per un motivo molto semplice: nella maggior parte dei casi ci si mettono dei «poveri cristi» che non hanno commesso un reato, perché semplicemente non c'è altro modo per risolvere il problema, e li si mette in galera.
Prenda il caso dei clandestini. Clandestini erano anche quei nostri italiani che cinquant'anni fa andavano in giro in America, piuttosto che in Germania, a cercare lavoro. In mezzo a quei clandestini ci sono dei delinquenti, come dei delinquenti ci sono tra gli italiani, ma ci sono tanti padri di famiglia che vengono in Italia per cercare di sopravvivere e di mangiare perché muoiono di fame (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Quindi, rivediamo la tipologia di reati. Un Governo serio di tecnici per prima cosa interviene sulla causa, non sulle conseguenze. Qui abbiamo come conseguenza l'aumento delle persone che stanno in carcere.
Invece di risolvere la causa per cui le persone sono in carcere e, cioè, meno strutture e tipologie di reati sbagliati, la cosa che si fa è metterli fuori, in un gioco di guardie e ladri per cui fra quindici giorni la maggior parte di queste persone, perché anche sui recidivi avete previsto questa misura, tornerà un'altra volta in carcere.
In questo gioco di guardie e ladri quello che ci rimette è il cittadino italiano, lo Stato di diritto, la legalità e la dignità di essere una nazione che si rispetti. Ecco perché siamo contrari a questo provvedimento nel merito. Siamo contrari nel merito perché si poteva e si doveva fare altro, a cominciare da una rivisitazione della tipologia dei reati.
Mi spieghi una cosa, Ministro: all'interno di questo provvedimento, per dare un buon esempio e per dimostrare che voi non siete la continuazione del Governo passato, che in materia di giustizia ne ha combinate di tutti i colori, non potevate inserire di nuovo il reato di falso in bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Non era questo un modo per dire che non lo state facendo per sistemare i delitti dei colletti bianchi o per non mandare in galera quelli che lo meritano, ma per venire incontro ai «poveri cristi»? Perché non rivedete l'abuso di ufficio e perché non considerate il fatto che non si riesce mai a mettere in galera quelli che stanno nelle pubbliche amministrazioni Pag. 77o che fanno politica perché c'è sempre una scusa per non metterceli (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?
Questo è il tema di fondo che va affrontato. Noi dobbiamo mandare un messaggio ai cittadini che non stiamo utilizzando un'esigenza nobile, quella della dignità dei detenuti in carcere, per un fine ignobile, quello, cioè, di evitare che in carcere ci vadano quelli che se lo meritano, a cominciare da parecchi che sono qui dentro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Dunque, rispetto a questa soluzione logica che proponiamo voi, invece, cosa avete trovato? Avete detto semplicemente di fare una cosa: gli ultimi 18 mesi di carcere si possono scontare a casa. Facciamo una cosa: invece di metterli in galera li mettiamo nelle camere di sicurezza. Non avete risolto un bel niente, per un motivo molto semplice. Per il detenuto e per chi viene arrestato, stare a San Vittore o nella cella di sicurezza della questura di Milano - se sono in 25 in una stanza di quattro metri per quattro - si sta sempre male. E se le celle di sicurezza sono sempre quelle e non sono sufficienti neanche a tenere quelli che oggi, senza questo provvedimento, vengono arrestati, perché sono sovraffollate e insufficienti, allora mi dovete spiegare quale favore avete fatto ai detenuti. Non gliene avete fatto nessuno, perché avete spostato solo il luogo di detenzione da San Vittore alla cella di sicurezza. In realtà, avete impedito, in questo modo, che molte persone, che dovrebbero andare in galera, ci finiscano.
Se voi dite che mandate delle persone agli arresti domiciliari ma non aumentate - e vi rifiutate anche di accettare un ordine del giorno con cui vi impegnavamo ad aumentarne la consistenza - il numero del personale delle forze di polizia, dei carabinieri, della guardia di finanza e dei poliziotti, come potete controllare queste migliaia di persone che vanno agli arresti domiciliari, se vi siete rifiutati anche di utilizzare al meglio il braccialetto elettronico? A che serve mettere queste persone agli arresti domiciliari senza avere la certezza che questi, il giorno dopo, non finiscano per commettere un altro reato?
Questo contestiamo, cioè il fatto che questo provvedimento non risolve niente sul piano della sostanza e che, invece, è un provvedimento che significa la latitanza delle istituzioni e dello Stato, che non è in grado di risolvere il problema a monte, costruendo nuove strutture carcerarie e rieducando e risocializzando i detenuti e che ricorre, con un atto di pavidità e di ingiustizia, alla soluzione di mettere fuori quelli che possono commettere altri reati.
Allora, si sappia che noi dell'Italia dei Valori nella scelta tra lo stare con i delinquenti, con lo Stato di diritto, con le forze dell'ordine e, soprattutto, con le vittime del reato da tutelare, siamo a favore di questi ultimi, le vittime del reato, coloro che rispettano la legge.
Per questa ragione, signor Ministro, pur dispiacendomene, devo affermare che questo provvedimento è criminogeno in sé e noi non lo voteremo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Ci dispiace che voi, in nome di una solidarietà verso i carcerati, in realtà diventiate correi dei delinquenti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente della Camera, signor Ministro, noi oggi siamo chiamati ad esprimere un voto su un provvedimento molto delicato che, tra l'altro, è un po' la ripetizione di una questione che ormai si trascina da troppi anni.
Il tema del sovraffollamento delle carceri in Italia è un tema che oserei dire ormai datato: da troppo tempo, ci confrontiamo con una questione centrale sia per coloro che, responsabili di reati, sono detenuti, sia per l'ordinamento complessivo di governo del sistema carcerario.
Abbiamo dei ritardi paurosi in questo settore e i richiami che ci vengono a livello internazionale sono lì a testimoniare il grado di arretratezza del nostro Paese. Pag. 78
Noi del gruppo di Popolo e Territorio esprimiamo a lei l'apprezzamento per aver avuto il coraggio - soprattutto nel momento in cui si è presentata in Parlamento con una relazione sullo stato della giustizia - di denunciare la situazione drammatica in cui ci troviamo con riferimento soprattutto alle carceri e al sovraffollamento delle stesse.
Ho qui dei dati e vorrei partire da questi perché proprio questi, in qualche misura, dovrebbero orientarci per trovare una soluzione adeguata al problema. Lei stessa, nella sua relazione, ha avuto modo di ricordare in quali croniche e preoccupanti condizioni «di precarietà e di fatiscenza», sotto l'aspetto strutturale e impiantistico, si trovino le carceri in Italia.
D'altronde, non ci voleva molto a registrare questo elemento, se si pensa che il 20 per cento degli istituti penitenziari in Italia è stato costruito tra il 1200 ed il 1500, il 60 per cento tra il 1600 ed il 1800 ed il restante 20 per cento tra il 1900 ed il 2000. La carenza di fondi sui capitoli di bilancio dedicati alla manutenzione ordinaria e straordinaria è sicuramente uno degli elementi fondamentali che ha impedito di adeguare la struttura carceraria rispetto alle necessità e alle urgenze che oggi si pongono e c'è una discrasia evidente - questo va sottolineato - tra il livello e la qualità degli interventi di adeguamento di siffatte strutture, pur previsto nel corso degli anni da innumerevoli legislazioni, e i costi elevati per realizzarli.
Credo che vada dato atto al precedente Governo, indipendentemente dalle valutazioni che possano essere fatte sul piano politico, di avere avviato, attraverso il tentativo di un piano carceri, di realizzare nuovi istituti penitenziari. Debbo sottolineare un aspetto, anche se quei provvedimenti contengono qualche lacuna rispetto al fabbisogno.
Un elemento positivo: in poco meno di due anni e mezzo sono stati realizzati 2000 nuovi posti, il che dimostra un'attenzione peculiare da parte del Governo precedente per rendere più vivibili quegli ambienti. Ma il dato sul quale dobbiamo riflettere è che, indipendentemente da tutto questo, abbiamo oggi un dislivello pauroso tra la disponibilità e la ricettività in termini di accoglienza dei detenuti, che ormai è soltanto di 45 mila e 700 posti rispetto ai 66 mila 897 detenuti al 31 dicembre del 2011.
Questo significa che abbiamo di fronte dei dati assolutamente raccapriccianti, che danno il senso del totale degrado e della inadeguatezza delle strutture carcerarie del nostro Paese. Questa è un'autentica vergogna che va denunciata.
Ma questi dati, proprio perché crudi, debbono in qualche modo farci riflettere sugli interventi da proporre.
Signor Ministro, è stato detto che il suo provvedimento rappresenta un primo passo per la risoluzione di un problema complessivo. Debbo dirle con assoluta franchezza e sottolineare, senza voler assolutamente essere retorico, né essere pregiudizievole nei confronti di questo Governo, che da un Governo tecnico, proprio perché c'è un elemento di tecnicità che deve essere mantenuto nel governo complessivo della giustizia, ci saremmo aspettati un disegno organico complessivo, nel quale ci potevano anche stare queste misure che costituiscono un primo passo. Ma quello che manca in questa struttura e in questo provvedimento è un disegno complessivo che possa portare definitivamente a soluzione il problema delle carceri in Italia.
È un problema aggravato anche da un disagio costante e crescente riguardo la popolazione carceraria, di cui un terzo è fatta di stranieri e ci domandiamo perché non possa essere attivato quell'accordo in termini di rapporti tra Stati per far sì che gli stranieri, che vengono condannati in Italia, possano scontare la loro pena nel Paese di origine. Questo è un elemento che va assolutamente ripreso da parte di un Governo serio (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio e Lega Nord Padania).
C'è il 24,5 per cento di tossicodipendenti e mi domando perché non si possa portare fuori dal carcere questa popolazione per condurla in strutture di recupero e di riabilitazione. Ci sono soggetti Pag. 79dipendenti dall'alcol e l'1,3 per cento è affetto da HIV, il che significa che ci troviamo di fronte ad un ulteriore e più grave disagio: mi riferisco allo stato di salute all'interno delle carceri, dovuto sicuramente alla ristrettezza dei luoghi ma anche all'interconnessione con questi fattori che il legislatore non può assolutamente trascurare.
Accanto a questo, perché non ricordare che abbiamo una dotazione di organico assolutamente sproporzionata rispetto alle esigenze? Ma è vero o no che abbiamo nel corso degli anni come legislatore dato via anche ai concorsi per allargare l'organico soprattutto della Polizia penitenziaria e oggi ci troviamo con una sottodotazione di circa 6 mila unità? Come si vuole garantire un funzionamento ottimale delle carceri quando il costo giornaliero di un detenuto è sceso dai 131,9 euro del 2007 a poco meno di 100 euro nel 2011?
E poi consentitemi di dire che condivido la tesi di coloro che hanno sottolineato come, al di là di queste considerazioni, vada affrontato di petto il tema di un'ipertrofia che esiste nel sistema giudiziario italiano, un sistema che in qualche misura crea le condizioni per le quali magari un detenuto in attesa di giudizio è ancora in carcere e rappresenta qualcosa come il 40 per cento della popolazione carceraria, e allora quando finalmente affronteremo questo argomento? Quando cercheremo di intervenire con delle proposte organiche che per esempio consentano di ridurre la permanenza in carcere per chi è colpevole di reati minori?
Ha ragione chi poco fa ha richiamato la necessità di rivisitare la tipologia dei reati nel nostro Paese perché, nell'ipertrofia della nostra giustizia, c'è anche la crescita di un sistema di reati sempre più numeroso rispetto ai quali poi non c'è adeguatezza né nel momento del giudizio né nel momento in cui la pena deve essere scontata. Rivedere la tipologia dei reati significa sostanzialmente avere anche il coraggio di stabilire quali reati debbono essere perseguiti fino ad essere sanzionati con la pena che evidentemente è l'elemento residuale e quali invece debbano necessariamente trovare delle sanzioni alternative. A volte la sanzione pecuniaria non è meno grave della sanzione penale, di queste cose quando potremo parlare?
Voglio concludere, riprendendo una considerazione che non può sfuggire a quest'Aula fatta dal collega Sisto nel suo intervento durante la discussione sulle linee generali (un intervento ricco di spunti e mi auguro che il Governo ne tenga conto), quando ha ricordato che vi è un problema di eccesso di carcere non in termini di strutture ma in termini di un fenomeno di cui dobbiamo prendere atto perché vi è un processo penale - e su questo, cari colleghi, dovremmo discutere e il Governo dovrebbe presentare una sua proposta organica - che anziché andare naturalmente verso il contraddittorio e la formazione della prova, sostanzialmente crea la situazione custodiale endoprocedimentale lasciando poi la formazione della prova come mera opzione e come mero esercizio, qualche volta assolutamente inutile, perché la vera pena continua ad essere quella della custodia preliminare e questa è una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bongiorno. Ne ha facoltà.

GIULIA BONGIORNO. Signor Presidente, signora Ministra, onorevoli colleghi, «Quanto la pena sarà più pronta e più vicina al delitto commesso, ella sarà tanto più giusta e tanto più utile». Queste parole di Cesare Beccaria ricordano quella che dovrebbe essere la funzione della pena.
Secondo Beccaria, una pena deve essere scontata a poca distanza dal reato. Perché? Perché è essenziale che la pena sia applicata allo stesso soggetto che ha commesso il reato. Se passa del tempo, se passano anni, a volte l'esecuzione della pena è fatta da un soggetto profondamente diverso da colui che ha consumato un reato. Immaginate un reato commesso da un ragazzo a venticinque anni, ad esempio una bancarotta, che viene giudicata in otto o nove anni, e che questo soggetto vada in Pag. 80carcere quando si è fatto una nuova vita. In Italia accade questo; accade che il reo sconti la pena ad un'enorme distanza dai fatti. Quindi cosa è successo in questo lasso di tempo? Delle due l'una: o si è risocializzato, cioè il soggetto aveva consumato quel reato ed è stato l'unico errore della sua vita, quindi a quel punto mandarlo in carcere è ovviamente erroneo, mentre non mandarlo è contrario al sentimento di giustizia; oppure, si sarà incallito nella sua professione di delinquente e, dunque, mandarlo in carcere per rieducarlo è pressoché inutile. Cosa significa questa mia premessa? Significa che, in realtà, in Italia abbiamo un fallimento del sistema della pena. Quello che a me, forse anche per la professione che esercito, sembra ancora più grave è che si accetti, di fronte a questo problema enorme, cioè di una pena che non svolge più la sua funzione, una sorta di sostituzione della pena con la misura cautelare prima del processo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Credo che accettare come se fosse la regola la misura cautelare e sostituirla alla pena sia un tipo di ragionamento assolutamente incivile, anche se si dice che tanto sarà l'unica pena che quel soggetto sconterà. Credo che, da un punto di vista di civiltà giuridica, non dobbiamo dimenticare la differenza che esiste tra la misura cautelare e la pena, perché è impossibile risocializzare un soggetto prima ancora che ci sia stato un processo. È anche un banalissimo dato di psicologia: prima deve essere spiegata al reo la ragione per la quale deve andare in carcere e successivamente avrà senso la sua pena. Credo che tutto questo, oltre ad essere aberrante, abbia delle conseguenze pratiche che al Ministro non sfuggono per nulla, perché quando parliamo del sovraffollamento ovviamente, come sa perfettamente il Ministro, una parte massiccia di questa folla è costituita da soggetti che, in realtà, sono in attesa di giudizio. Pertanto, guardate il cosiddetto circuito micidiale in cui ci troviamo, guardate questo anello di errori: a causa del sovraffollamento ciclicamente siamo costretti - costretti perché c'è un problema serio di disumanità della pena - ad adottare provvedimenti che mettono in libertà soggetti che ancora non hanno finito di espiare la pena, dopo anni che lo Stato era riuscito finalmente ad ottenere una sentenza. Il secondo anello della catena: la certezza della pena ormai è illusoria, è un concetto vuoto di significato. Dapprima si è trasformata da certezza della pena a probabilità della pena, adesso da probabilità della pena è diventata certezza che quella pena non ci sarà mai. Come contrappeso si accetta allora, visto che la pena non ci sarà mai, il carcere preventivo e quel carcere preventivo diventa la causa del sovraffollamento, quindi è un circuito assolutamente inaccettabile ed è un circuito che chiedo a questo Ministro, che so assolutamente competente e sensibile ai problemi, di interrompere. Di questo circuito ovviamente non è responsabile né questo Governo né assolutamente il precedente Governo, perché esiste da tantissimi anni. Il problema è come si affronta tutto questo: si affronta con soluzioni tampone, soluzioni che nell'immediatezza danno respiro, ma che successivamente, come dicevo prima, non fanno altro che accentuare questo circolo micidiale. Credo che ci sia, da un lato, un'esigenza chiarissima e condivido quanto qualcuno ha detto prima di me, ossia che la pena deve essere scontata fino alla fine.
E quindi, se vi è da destinare delle risorse al carcere, anche se piange il cuore, le risorse vanno destinate al carcere. Però, vi è anche l'altro problema, che bisogna avere il coraggio di affrontare: non possiamo ignorare, nemmeno noi che siamo per la certezza della pena, che, nel momento in cui vogliamo porre fine alla disumanità del trattamento carcerario con questo tipo di provvedimenti, in realtà facciamo una scelta che spero oggi sia l'ultima volta che facciamo, perché, di fatto, scegliamo di dare respiro al carcere facendo uscire dei soggetti dopo anni e anni di impegno dello Stato, non distinguendo tra il soggetto giudicato, che quindi Pag. 81uscirà adesso, e il soggetto in custodia cautelare, per il quale non possiamo intervenire.
Ricordo che il soggetto giudicato, oltre a essere stato riconosciuto colpevole dopo tre gradi, lo è stato dopo un lunghissimo sforzo di 7 o 8 anni. Le vittime sono vittime di un reato accertato, mentre, con questa scelta di provvedimenti tampone, che, ripeto, siamo costretti a votare ciclicamente, ogni due anni, di fatto dimentichiamo che, in realtà, alla fin fine si dovrebbe intervenire, casomai, sugli altri detenuti, su quelli che vi dicevo prima.
Il soggetto che occupa la metà dello spazio del carcere, che è il soggetto sottoposto a misura cautelare, potrebbe non aver mai saputo dell'esistenza di un avviso di garanzia; è un soggetto che potrebbe non essere mai stato interrogato, è un soggetto che potrebbe non essere stato nella condizione di difendersi perché non ha potuto controbattere alle famose intercettazioni telefoniche.
Non siamo quelli che vogliono a tutti i costi «tutti dentro». Per questo, in questo mio ragionamento, sto facendo una netta distinzione tra pena e misura cautelare. È un ragionamento banale: a che servono i provvedimenti tampone? Credo che chiunque si renda conto che non ha senso far uscire in anticipo proprio coloro che, dopo anni di processi, sono stati dichiarati colpevoli. Non sarebbe più logico evitare che entrino in carcere in maniera massiccia coloro che nemmeno hanno avuto un grado di giudizio?
È vero che noi voteremo questo provvedimento, come ne abbiamo votato uno analogo, senza amarlo. Uso la parola «amore» non perché siamo a San Valentino, ma perché, effettivamente, non è un provvedimento, per chi crede nella certezza del diritto, che può garantire quest'ultima, ma, ovviamente, di fronte alla disumanità del trattamento carcerario, nessuno di noi si può assumere la responsabilità di continuare a leggere sui giornali, quotidianamente, lo stillicidio di suicidi.
Detto questo, però, chiediamo a questo Ministro che, dopo questo provvedimento, assuma un impegno di carattere diverso e radicale per il trattamento carcerario. Quello che chiediamo a questo Ministro, a questo punto, è di fare la svolta, la svolta epocale. Non dimentico che questo Ministro, il primo giorno del suo insediamento, tra i vari temi che avrebbe potuto scegliere per segnalare quello che sarebbe stato il suo impegno, ha segnalato come prima e assoluta priorità il carcere.
Questo ci dà una grande fiducia. Priorità al carcere, signor Ministro, significherà che, dopo questo voto, sofferto ma convinto, dopo questo voto per un provvedimento urgente e indifferibile, dopo questo voto per un provvedimento che non possiamo non votare, salvo veramente rispondere quasi a titolo di cooperazione colposa per le morti altrui, dopo questo provvedimento occorre che il Ministro inizi un nuovo percorso. Signor Ministro, credo che il nuovo percorso debba essere segnato...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIULIA BONGIORNO. ... da due passaggi, e ho finito. Il primo è quello delle risorse, il secondo è quello del coraggio. Mi si dirà che vi è la crisi e non vi sono risorse. Sul primo punto possiamo aspettare, ma, per riformare il sistema, anche il sistema delle misure cautelari, ci vuole coraggio.
Infatti, ovviamente, si tratta di una riforma in merito alla quale ci si potrà schierare contro, ma credo che il coraggio, a differenza delle risorse, sia dentro ciascuno di noi. Signor Ministro, da lei, che è la prima donna Ministro della giustizia, credo di potermi aspettare questo tipo di coraggio (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, oggi il Parlamento è chiamato a votare il primo importante provvedimento sulla giustizia Pag. 82di questo Esecutivo e a dare prova, anche in questo campo, di equità, di coesione nazionale, di concretezza, di rapidità, la stessa che sta consentendo all'Italia di rispondere unitariamente alla grave emergenza economica.
Riteniamo fortemente positivo, anche per il valore simbolico che traspare, che il Governo Monti abbia iniziato ad affrontare i problemi della giustizia a partire dall'estrema gravità della situazione carceraria. In un momento in cui si accusa il Governo di non tenere conto dei diritti, ma solo delle ragioni economiche, questo provvedimento dimostra che si seguono le priorità possibili; tra queste quella dell'umanità della pena che è, appunto, un diritto.
Più volte, lo stesso Presidente Napolitano ha richiamato le forze politiche ad intervenire rapidamente e con saggezza per superare il dramma del sovraffollamento, ma, nonostante questi autorevoli richiami, l'emergenza permane in tutta la sua gravità, come testimoniano gli ultimi suicidi, le morti per overdose e, addirittura, in questi giorni, per il gelo. Questo Governo, sostenuto da una maggioranza così ampia, ci offre un'occasione, forse irripetibile, per migliorare questa condizione inaccettabile sotto il profilo giuridico, politico ed etico.
Mi rivolgo anche ai gruppi e ai colleghi che non sostengono questo Esecutivo e che, magari, approfittano del nome, anzi del soprannome, che è stato dato a questo decreto, il decreto «svuota carceri», per fare un po' di propaganda. State guardando la pagliuzza e fate finta di non vedere la trave delle condizioni inumane e degradanti dei nostri istituti di pena, come testimoniano anche le condanne della Corte europea dei diritti dell'uomo.
Le soluzioni contenute nel decreto-legge Severino-Cancellieri sono certamente perfettibili, ne abbiamo lungamente discusso anche in Commissione giustizia, giungendo alla conclusione che al Senato non siano stati apportati solo miglioramenti, ma sono, ad oggi, il massimo sforzo che possiamo compiere per contemperare, da un lato, il diritto alla sicurezza dei cittadini, che è sempre la prima preoccupazione del legislatore, e dall'altro, il rispetto della dignità umana dei reclusi e di quanti lavorano ogni giorno nelle carceri, come gli agenti di polizia penitenziaria, il personale medico, gli psicologi e i volontari ai quali deve andare il nostro plauso perché operano ben oltre i loro compiti e i loro doveri (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Interventi di questo tipo suscitano sempre opposte critiche. Per taluni sono troppo blandi - penso alla posizione dei colleghi radicali, da sempre in prima linea su questi temi - mentre per altri permettono il rilascio di pericolosi criminali. È inutile «tirare per la giacca» e farsi paladini di Caino o di Abele. Non sono critiche ragionevoli, né realistiche, la realtà è diversa perché sarà sempre e comunque un magistrato a valutare la pericolosità del detenuto.
Ricordo che nel 2010, per effetto di un decreto dell'allora Ministro Alfano, andarono ai domiciliari oltre 3 mila detenuti e nessuno di loro evase. Certo, il nome del provvedimento può avere suscitato un certo allarmismo nell'opinione pubblica, ma più che di «svuota carceri», dovremmo parlare di norma di civiltà, di tentativo di ripristino della legalità, di norma «salva carceri», non «svuota carceri». Oggi la presenza di 68 mila detenuti, in un sistema che si autocertifica capace di tollerarne appena 46 mila, pregiudica l'obiettivo primario del nostro sistema carcerario, ossia la rieducazione del detenuto, il suo reinserimento nella società. Un sistema così stressato finisce, invece, per diventare un veicolo di ulteriore criminalità, insomma un sistema criminogeno.
Sappiamo, colleghi, che la maggior parte dei detenuti è straniera, molti sono extracomunitari che pagano soprattutto la loro condizione di clandestinità oppure sono tossicodipendenti. Insomma, spesso sono quei deboli che non possono permettersi avvocati e collegi difensivi costosissimi e che, magari, hanno commesso reati di lieve entità, ma aggravati dalla recidiva. Allora, accordi con i Paesi di provenienza, Pag. 83come ho sentito proporre anche da altri colleghi, e percorsi di disintossicazione paralleli alla reclusione rappresenterebbero la migliore delle soluzioni e risolverebbero, probabilmente in maniera definitiva, il problema del sovraffollamento.
Ancora più grave, anzi scandaloso, assurdo e imperdonabile - ne ho sentito parlare prima anche dalla Presidente Bongiorno - è che il 40 per cento dei detenuti nelle carceri italiane sia ancora in attesa di giudizio definitivo e addirittura uno su cinque aspetta ancora la sentenza di primo grado. Parliamo di persone che vivono nell'incertezza dell'esito finale del giudizio. Ciò è inaccettabile per un Paese civile, ma soprattutto per quella che è la culla del diritto per antonomasia. Questa condizione ci mette piuttosto al capezzale del diritto, signor Ministro, e ci conferma l'urgenza di intervenire sul piano costituzionale e civile. Questo non può essere che un primo intervento. Per questo sosteniamo questo decreto-legge e siamo certi che affronterà questo paradosso di giustizia negata e che tutte le forze politiche la sosterranno in questa impresa tanto complessa quanto necessaria ed urgente.
L'anno scorso, come sanno bene i colleghi in quest'Aula, si sono contati 186 morti nelle carceri, di cui 66 suicidi, 1 ogni 5 giorni. Ne ho visitate diverse di carceri in questi anni e ho constatato spazi davvero angusti per vivere, pessime condizioni igienico-sanitarie, malattie, assenza pressoché totale di riscaldamento. È assurdo morire per il gelo in questo Paese, in un Paese civile, sia dentro che fuori le sbarre.
Ho visto agenti ed operatori penitenziari che operano fortemente sottodimensionati per numero e soprattutto con carenza di mezzi.
Rieducare il condannato significa riattivare il rispetto dei valori fondamentali della vita sociale. Rieducazione non può essere intesa se non come sinonimo di recupero e reinserimento sociale. Non servono soluzioni tampone ma sono necessari interventi di sistema per risolvere una volta per tutte questa penosa situazione. Certo, il problema si può risolvere con nuovi edifici carcerari a misura dei detenuti, come più volte richiesto dalla Lega Nord Padania, ma c'è da chiedersi più concretamente quanti anni ci vorrebbero per realizzarli. L'emergenza è già oggi. Il decreto-legge «svuotacarceri», unitamente a quello «Salva Italia», che ha riavviato il programma di edilizia penitenziaria, rappresenta senza dubbio un primo passo in tale direzione.
Il nostro auspicio è che si adottino al più presto quelle misure organiche, già in qualche modo delineate da lei, signor Ministro, nelle sue comunicazioni al Parlamento, finalizzate a modificare in via strutturale il sistema giudiziario. Penso alla depenalizzazione dei reati minori, alla messa in prova, all'incentivazione delle pene alternative alla detenzione, soprattutto per i tossicodipendenti.
Signor Ministro, per tutte le ragioni esposte voteremo favorevolmente, e con convinzione, questo provvedimento. La Commissione giustizia della Camera ha spesso dato prova, anche in questa difficile legislatura, dove le contrapposizioni sono state aspre, di riuscire ad affrontare unitamente argomenti particolarmente sensibili anche con Governi diversi, come hanno ricordato nei loro interventi la collega D'Ippolito ed il collega Ria. Abbiamo affrontato insieme, e votato tutti quanti, norme per la lotta alla criminalità organizzata, per il contrasto alla violenza sessuale, per il contrasto allo stalking e per il pieno utilizzo dei magistrati di prima nomina nelle sedi disagiate.
L'inizio della collaborazione tra il Partito Democratico e il Popolo della Libertà, che fino a poche settimane fa avevano fatto della giustizia un terreno di scontro politico anche violento, va salutato come una svolta positiva, perché siamo convinti che, grazie a questo impegno condiviso, riusciremo a fare in poco tempo, molto di più di quanto sia stato possibile fare in questi anni.
Signor Presidente, in conclusione, il Terzo Polo lavora perché la giustizia diventi finalmente terreno di confronto e di incontro nell'interesse dei cittadini. Abbiamo l'ambizione di dimostrare, insieme alle altre forze che sostengono il Governo Pag. 84- ma siamo certi che questo campo sia interesse anche della Lega Nord Padania e dell'Italia dei Valori - come messe da parte le polemiche, si possano, anche in breve tempo, realizzare delle riforme, molte delle quali anche a costo zero, in grado di lasciare un segno positivo e soprattutto di restituire ai cittadini fiducia in una giustizia finalmente efficiente, certa ed uguale per tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, cinque anni e mezzo fa, esattamente il 1o agosto 2006, entrava in vigore la legge 31 luglio 2006 n. 241, meglio nota come la legge di concessione dell'indulto, una delle peggiori e più scellerate norme varate dal Governo di centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Nel 2006, esattamente come oggi, vi era un professore come Presidente del consiglio, Romano Prodi, e vi era l'emergenza del sovraffollamento delle carceri. L'indulto venne approvato con una maggioranza larghissima, una maggioranza bipartisan, trasversale tra centrodestra e centrosinistra. Con l'indulto del Governo Prodi vennero messi in libertà 20-25 mila detenuti. Nel 2006 l'unica forza politica che contrastò duramente l'indulto fu la Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Sono passati cinque anni e mezzo da allora. A Palazzo Chigi vi è di nuovo un professore, questa volta è Mario Monti. L'emergenza del sovraffollamento delle carceri è rimasta tale e quale. La maggioranza che sosterrà il decreto-legge «svuotacarceri» sarà esattamente la stessa maggioranza del 2006 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), cioè la triplice: Partito Democratico, Popolo delle Libertà e Terzo Polo. L'unico partito che ancora una volta voterà contro questo provvedimento, saremo sempre noi, la Lega Nord Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Sono passati sei anni e il film è esattamente lo stesso. Oggi voi vi apprestate a convertire una decreto-legge vergognoso. Non è un decreto-legge «salvacarceri», signor Ministro, come lei ha goffamente tentato di definire questo provvedimento. È il decreto-legge «svuotacarceri»! È un indulto mascherato, un provvedimento con cui voi concedete un beneficio, un regalo, un dono gratuito a gente che ha commesso dei reati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). È un decreto-legge che penalizza e che pugnala alle spalle le persone perbene, gli onesti, le vittime dei reati e i loro familiari, che con questo provvedimento subiscono una doppia ingiustizia: una prima ingiustizia per aver subito un reato e un danno, ed una seconda ingiustizia vedendo che vengono premiati gli autori dei reati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Voi dimostrate di avere a cuore solo i diritti di coloro i quali hanno commesso reati. Signor Ministro, chi è in carcere lo è perché ha sbagliato, perché deve saldare il proprio debito con la giustizia e con la società. Chi ha sbagliato, è giusto che paghi, ed è giusto che paghi scontando interamente la propria pena con il carcere, se così è previsto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). E invece, al contrario, voi vi siete dimenticati, vi siete disinteressati totalmente delle persone perbene. Voi con questa legge state umiliando i cittadini e fate venir meno ai cittadini la fiducia in una giustizia giusta. Prendete 3500 detenuti, di cui 1500 solo in Lombardia, ed altri ventimila per effetto del principio delle porte girevoli, persone che sono in carcere, persone che finirebbero in carcere, e li fate uscire, donate loro una condizione di maggiore libertà, li portate a scontare la pena ai domiciliari, a casa, comodamente adagiati su un divano. Questa è un'ingiustizia, questa è una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Vi dovete vergognare, dovete chiedere scusa al Paese per questa legge. È come se oggi il Governo e la maggioranza che voterà questo provvedimento stampassero migliaia di biglietti della lotteria vincenti, ma li regalassero Pag. 85alle persone sbagliate. Anziché regalarli ai detenuti dovreste regalarli alle vittime dei reati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Noi della Lega non vogliamo essere complici né di questa ingiustizia, né di questa iniquità. Con questo indulto, caro Ministro, lei non risolve nessun problema, non risolve il problema del sovraffollamento delle carceri e non risolve quello delle porte girevoli. Al contrario con questo provvedimento voi riducete i livelli minimi di sicurezza, obbligate le forze dell'ordine, polizia e carabinieri, ad aumentare i controlli e ad aumentare le vigilanze per i detenuti che sono ai domiciliari e per gli arrestati nelle celle di sicurezza. Date alle forze di polizia più compiti ma non stanziate, per le forze di polizia, nemmeno un euro, nemmeno le risorse per adempiere a questi compiti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
L'equazione di questo decreto-legge è la seguente: più agenti per vigilare i detenuti e gli arrestati nelle celle di sicurezza e meno agenti sul territorio. Garantite, signor Ministro, l'impunità dei delinquenti... (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Per favore, è il modo migliore per passare dalla ragione al torto, se me lo consente!

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, chiediamo al Ministro l'attenzione che ha riservato anche alle altre forze politiche (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Ministro, con questo provvedimento voi garantite l'impunità ai delinquenti; con questo provvedimento calpestate uno dei principi cardine dello Stato di diritto, e cioè il principio della certezza e dell'effettività della pena. Approvate, con questo indulto, un vero e proprio atto di clemenza generalizzato, un vero e proprio condono giudiziario, uno di quei condoni contro i quali la sinistra si è sempre scagliata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
In questi giorni state approvando il decreto-legge sulle liberalizzazioni, decreto-legge che andrà a scapito dei lavoratori e dei produttori, soprattutto al nord. Sì, siete il Governo delle liberalizzazioni, certo, siete il Governo della liberalizzazione dei detenuti e dei criminali! Siete il Governo delle tasse, siete il Governo che ha reintrodotto l'ICI sulla prima casa, siete il Governo che ha tolto le pensioni di anzianità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), siete il Governo che sta scippando 8 miliardi e mezzo ai comuni, portando le risorse alla tesoreria centrale dello Stato. Da oggi, da questo momento, siete anche il Governo dell'indulto, il Governo che sta calpestando la dignità degli onesti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Noi della Lega avevamo presentato più di cinquecento emendamenti in sede di Commissione e in Aula. Abbiamo fatto un ostruzionismo durissimo, da soli. Soli contro tutti, abbiamo combattuto una battaglia per fermare questo sbagliato provvedimento.
Abbiamo, addirittura, abbandonato i lavori dell'Aula e siamo stati costretti a farlo di fronte ad un Governo che è stato muto, che è stato silente; un Governo imbarazzato, un Governo imbarazzante davanti ai propri provvedimenti, che nemmeno ha saputo giustificare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Ministro, l'emendamento Lusi - mi rivolgo agli amici del Partito Democratico - volto a dare applicazione retroattiva dell'equo indennizzo per l'ingiusta detenzione, anticipandolo rispetto all'entrata in vigore del codice di procedura penale, è una norma vergognosa, è una norma anticostituzionale, come vi è stato più volte detto. È una norma che è stata firmata, però, da un senatore, Lusi, che all'epoca era un senatore del Partito Democratico. E il Partito Democratico su questo emendamento si deve vergognare!
Signor Ministro, con un colpo di spugna, avete soppresso gli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG). Bravi, complementi! Andatelo a spiegare alle vittime, alla famiglia della signora Valsecchi, cittadina di Pag. 86Lecco, uccisa con 15 coltellate da un marocchino, che è stato assolto in Corte d'assise per il vizio di incapacità di intendere e di volere, e a cui è stata applicata la misura di sicurezza in OPG. Andate a spiegare a queste persone, andate a spiegare ai cittadini italiani che, dall'anno prossimo, voi chiuderete questi OPG. Ebbene, negli OPG vi sono i malati di mente, ma, soprattutto, vi sono delinquenti e criminali socialmente pericolosi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Ministro, questo è un Paese strano, questo è un Paese dove, oggi, il Parlamento approva una norma che rimette in libertà dei criminali, gente che ha commesso reati gravissimi. La settimana scorsa, tre ragazzi di Varese, della Lega Nord, per aver fatto, anzi, per aver tentato di fare una scritta su un muro, sono stati denunciati e rischiano tre anni di carcere. Questa è un'ingiustizia! Questa è una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. La prego di concludere.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, concludo. La Lega Nord Padania, ovviamente, voterà contro questo indecente e vergognoso provvedimento. Signor Presidente, avete dovuto blindare questo provvedimento con la fiducia; una fiducia, però, sempre più avara nei numeri dell'Aula del Parlamento. Avete avuto paura della Lega, avete avuto paura degli emendamenti della Lega. Avete ottenuto la fiducia dal Parlamento, ma la fiducia che non otterrete mai sarà la fiducia del popolo, sarà la fiducia della piazza, sarà la fiducia delle persone per bene, a cui noi continueremo a dare voce (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, vi sono motivi di merito e motivi di natura generale e politica che ci convincono a ribadire, oggi, il voto favorevole del Partito Democratico al decreto-legge che qui convertiamo in legge, concernente interventi urgenti in materia di sovraffollamento carcerario.
Com'è noto, questo provvedimento prende le mosse dalla situazione carceraria del nostro Paese, che, in Europa, ha il maggior numero di detenuti in attesa di giudizio - oltre 13 mila in attesa del primo giudizio, oltre 12 mila in attesa degli altri gradi - e che conta una popolazione carceraria di circa 67 mila detenuti, a fronte di una capacità regolamentare di circa 45 mila posti. Tutto ciò, quindi, con un sovraffollamento evidente, che rende immediatamente comprensibile l'appello che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso perché la questione del sovraffollamento delle carceri venisse affrontata come priorità, richiamando l'attenzione sull'inciviltà delle condizioni di detenzione. Ragioni di civiltà del diritto e di diritti degli individui, che sono profondi e sostanziali per noi, ma che non devono e non ci fanno dimenticare - e le risponderò, onorevole Nicola Molteni - che la questione in esame riveste non solo la dimensione del diritto, ma ha anche una specifica importanza in ordine alla risoluzione dei problemi della sicurezza del Paese.
Diritto, civiltà e sicurezza sono i nodi che ci hanno guidato nello scegliere di esprimere il nostro voto favorevole al provvedimento in oggetto. La necessità dell'urgenza e il nostro voto favore a questa scelta si radicano, dunque, nelle motivazioni che riguardano le condizioni di vita dei detenuti oggi nel nostro Paese, ma anche le condizioni di lavoro degli agenti della polizia penitenziaria e l'efficienza del sistema complessivo della sicurezza, nel quale il rapporto tra azione repressiva, efficienza del sistema di giudizio e possibilità di attuazione della pena sono continuamente e vicendevolmente legate.
Chi pensa che questo provvedimento spalancherà le porte delle carceri a criminali pericolosi, onorevole Di Pietro, oppure Pag. 87onorevole Molteni, sa di dire il falso e finge di non ricordarsi delle 21.093 persone che nel corso dell'anno scorso sono state trattenute per un massimo di tre giorni nelle nostre case circondariali; sono questi i pericolosi criminali che voi pensate che altrimenti, senza questo provvedimento, avremmo tenuto nelle carceri? Questo è falso. È falso perché questo provvedimento si occupa, in parte sostanziale, infatti, proprio di queste 21 mila persone, per evitare che la loro detenzione temporanea breve diventi un ulteriore oggetto e fattore di appesantimento della condizione carceraria. È proprio per questi casi e solo per i reati di competenza del giudice monocratico, che il Governo ha proposto al Parlamento che in attesa della convalida dell'arresto e del rito direttissimo, ma con un termine che viene dimezzato da 96 a 48 ore, venga disposta in via prioritaria la custodia presso l'abitazione oppure presso idonee strutture della polizia giudiziaria, e tornerò su questo signor Ministro, ovvero ancora sia disposto l'accompagnamento presso la casa circondariale. Noi, signor Ministro, sul primo punto, quello dell'utilizzo eventuale delle camere di sicurezza avremmo voluto intervenire per ridurre le oggettive difficoltà operative, organizzative e di qualità delle strutture relative al possibile fermo presso gli uffici di polizia giudiziaria; infatti penso che molte volte, nella maggior parte dei casi, manchino in queste strutture gli standard di sicurezza, igiene, salubrità e rispetto della riservatezza che abbiamo a riferimento. Non avendo potuto farlo nella lettura alla Camera poiché il testo ci è giunto dal Senato della Repubblica e così lo accettiamo, facciamo appello al Governo perché ascolti, come noi abbiamo ascoltato, l'appello delle forze dell'ordine, dei sindacati di polizia, che voglio qui ringraziare per come ci hanno descritto la situazione di questi luoghi perché sanno che cosa li aspetta nella gestione di questa detenzione nelle camere di sicurezza e l'appello che ci è venuto anche da coloro che dirigono il dipartimento della polizia di Stato o dalle altre forze dell'ordine che dovranno occuparsi di questa questione.
Altra misura inserita nel decreto-legge in oggetto e che ha lo scopo di alleggerire l'affollamento delle carceri è l'estensione da 12 a 18 mesi della soglia di pena detentiva, anche residua, per l'accesso alla detenzione domiciliare prevista dalla legge n. 199 del 2010, ricordo ai colleghi della Lega, da voi approvata. Tale estensione verrà applicata nella discrezionalità del giudice con l'evidente discrezione che premierà comportamenti individuali che dimostrino l'efficacia per quel detenuto del suo percorso detentivo fino a quel momento. Infatti, è di questo colleghi che stiamo parlando, della fiducia o meno nella pena come strumento di correzione e non di afflizione. Noi crediamo ancora, è già stato qui citato, nel pensiero di Cesare Beccarla; crediamo in quelli che lui citava come valori fondamentali, caratterizzanti della pena: nella prontezza della pena ovvero nella vicinanza temporale della pena al delitto, nell'infallibilità della pena ovvero nel fatto che vi sia la certezza della risposta sanzionatoria da parte dell'autorità, nella proporzionalità con il reato, nella durata che deve essere adeguata e nella pubblica esemplarità. Pertanto il fine della sanzione, diceva Beccaria, non è quello di affliggere ma quello di impedire al reo di compiere altri delitti e di intimidire gli altri dal compierne altri.
Non voglio concludere questo ragionamento nel merito che ci dice che questo era il provvedimento di emergenza che si poteva fare nelle condizioni date e di fronte ai problemi che ha trovato il Governo. Non voglio omettere di rispondere ai colleghi che quest'oggi voteranno contro questo provvedimento perché, vedete signori della Lega Nord Padania, noi la memoria non l'abbiamo persa e quando voi urlate allo scandalo per il ricorso alla questione di fiducia noi ci ricordiamo che il 10 marzo dell'anno scorso, al Senato della Repubblica, avete votato favorevolmente la questione di fiducia relativa al provvedimento per impedire l'uso delle intercettazioni telefoniche da parte della magistratura; noi ci ricordiamo che avete votato la questione di fiducia, il 18 luglio dell'anno scorso, relativa all'impedimento Pag. 88a comparire al processo. Noi ci ricordiamo che avete votato, nel 2001, sempre con l'apposizione della questione di fiducia la legge contro la rogatoria internazionale e che avete votato per l'abolizione del reato di falso in bilancio.
Mi dica, il collega Molteni, quanta gente c'è, in questo Paese, che ha compiuto il reato di falso in bilancio e che, grazie a voi, va a spasso e non è nelle carceri italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
Noi abbiamo memoria di tutte le leggi ad personam che voi avete favorito con il vostro voto. Ci ricordiamo di quando avete votato contro il mandato di cattura europeo; ci ricordiamo del vostro favore all'approvazione della legge ex Cirielli, che ha aumentato da 100 mila a 150 mila i reati prescritti; ci ricordiamo del vostro voto sul condono tombale fiscale: quanti evasori fiscali avete mandato a spasso invece che nelle nostre carceri?

NICOLA MOLTENI. L'emendamento Lusi?

EMANUELE FIANO. Ci ricordiamo di tutti i 51 dei voti di fiducia ai quali, in questa legislatura, voi avete partecipato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Infine, onorevole Di Pietro, ho ascoltato con attenzione e rispetto il suo pensiero, ma non accetto, e non credo sia accettabile, la strumentalizzazione di chi pensa che la situazione oggettiva di emergenza di civiltà che è nelle nostre carceri possa pesare, in assenza di provvedimenti, unicamente sulle spalle dei detenuti e sulle spalle dei poliziotti della polizia penitenziaria, che lei, che ha ricordato lo sforzo della Polizia di Stato, non ha ricordato. Io lo voglio ricordare, perché la situazione di emergenza nelle carceri pesa sia sulle condizioni di vita dei detenuti che sulle condizioni di vita dei poliziotti.
Il problema complessivo della giustizia in questo Paese, onorevole Di Pietro, che sta a cuore a noi forse più ancora che a lei, o comunque sta a cuore parimenti a noi e a lei, non lo risolviamo procrastinando la situazione di inciviltà che vi è nelle carceri italiane, ma lo faremo migliorando il funzionamento della giustizia.
Penso, e concludo, Presidente, che vada chiarito che chi oggi come noi approva questo provvedimento è per la sicurezza di questo Paese (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), certamente più di quelli come la Lega che fino ad oggi si sono occupati della sicurezza con i risultati che vediamo nelle carceri italiane. Noi siamo perché i principi di sicurezza per i cittadini italiani discendano anche dai valori di funzionamento della giustizia, anche di quella carceraria.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

EMANUELE FIANO. Noi siamo perché la pena - e concludo - serva come correzione e come possibilità di recupero della persona. Siamo perché il male della criminalità e del crimine sia bloccato, con politiche preventive e non solo repressive.
Siamo, signor Ministro, perché si torni ad investire su e per le forze dell'ordine, sui loro organici e sui loro strumenti. Pensiamo che questo nostro assenso sia per un nuovo inizio; partite da qui e continuate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA. Signor Presidente, oggi, a più riprese, sono state ricordate le cifre dell'emergenza carceraria, è bene non dimenticarle: 67 mila detenuti oggi soggiornano in celle che potrebbero contenerne non più di 45 mila. Di questi, ben 27 mila sono in attesa di giudizio, 13 mila in attesa del giudizio di primo grado. Nell'anno appena trascorso abbiamo registrato tra i detenuti ben 66 suicidi, uno ogni cinque giorni.
Dietro ogni numero, dietro ognuna di queste unità, dietro ogni fredda statistica, vi sono uomini, cittadini, storie personali, emozioni, sentimenti, famiglie che trepidano Pag. 89e, dall'altra parte, vi sono vittime che hanno visto lesi i loro diritti, colpiti i loro patrimoni, vi è chi ha perso parenti o amici e attende dallo Stato una risposta puntuale, proporzionata e seria. Vi è un dovere dello Stato di punire i colpevoli, ma anche di evitare che costoro ripetano i loro errori.
Pene chiare, puntuali, effettive, ma con l'obiettivo di rieducare il condannato. Sarebbe grave e miope intendere la pena alla stregua di una mera legge del taglione sociale e sganciarla dall'obiettivo di porre il condannato in condizione di rientrare nel tessuto connettivo del Paese. Ci siamo chiesti, vi siete chiesti, se il carcere, nel nostro Paese, è in condizione di rieducare?
È vero o non è vero che oggi tantissimi di coloro che escono dalle carceri italiane tornano a delinquere, senza essere minimamente recuperati? Ne sono sicuro: gli italiani desiderano che nelle carceri i detenuti non vivano ammassati gli uni sugli altri, oziando a spese dello Stato, ma che siano tenuti a lavorare, a produrre, ad imparare un mestiere che, una volta usciti, li sottragga alla delinquenza.
Ebbene, oggi nelle carceri italiane non lavora quasi nessuno, perché quelle fredde cifre (67 mila detenuti in luoghi che ne possono contenere ventimila in meno) costituiscono una barriera insormontabile, perché mancano spazi e strutture, perché i padiglioni hanno centinaia di anni e non sono migliorabili, né adattabili.
Per raggiungere questo obiettivo occorrono nuove carceri, quelle che ha messo in cantiere Angelino Alfano da Ministro della giustizia, un intervento senza precedenti, un investimento da 675 milioni di euro per avere istituti previdenziali degni di un Paese civile. Questo è l'approdo, questo è l'obiettivo e in questa ottica, solo in quest'ottica, si giustifica il provvedimento che andiamo ad approvare, non uno «svuota carceri», ma un «salva carceri».
Se oggi vogliamo salvare la funzione del carcere, dobbiamo intervenire con questa norma di emergenza, a tempo, fino al 31 dicembre 2013, data in cui dovranno essere pronte le nuove carceri previste dal piano straordinario penitenziario. Nessun delinquente finirà per strada, ogni caso verrà vagliato dal magistrato ed agli amici della Lega ricordo che, anche grazie al loro contributo e al loro voto, questa norma è stata resa nel 2010 migliore e più sicura, perché quella in esame non è una norma nuova, ma l'adattamento di una legge già approvata dal Parlamento.
Si tratta di un ponte, un ponte verso un sistema carcerario in cui la pena sia espiazione, ma anche recupero. Ma questa legge un ponte deve rappresentarlo verso la concreta attuazione di un principio: che il carcere cautelare, quello prima del giudizio, deve e non può che essere un'eccezione. Parliamoci chiaro: troppo spesso, quasi per consuetudine, la vera pena è rappresentata dalla custodia cautelare.
Il carcere preventivo non solo nella lettura mediatica, ma anche per una drammatica convenzione giudiziaria, è diventato il punto nevralgico a cui il processo penale tende (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Dopo la custodia cautelare, magari carceraria, magari nei confronti di un soggetto incensurato, troppo di frequente vi è spazio per uno stanco dibattimento che perde ogni interesse, come se la giustizia si fosse già saziata della custodia cautelare e non avesse più bisogno di una sentenza, neanche assolutoria.
I numeri sono chiarissimi e ci tengo a ripeterli: su 67 mila detenuti, ben 27 mila sono in attesa di giudizio e 13 mila in attesa del giudizio di primo grado. Il carcere applicato durante il processo diventa la vera sanzione, a causa anche dei tempi lunghissimi della nostra giustizia e questo provvedimento dovrà essere un passaggio obbligato verso una riforma più ampia della custodia cautelare per restituire ad un Paese non più carcere, ma un carcere più giusto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Noi ci batteremo, come attestano le scelte del Governo che ha visto Angelino Alfano Guardasigilli, perché la custodia cautelare sia una necessità e non una scelta preordinata ad altri inaccettabili fini. Non è un sistema penale civile quello Pag. 90che tollera la barbarie del carcere preventivo, talvolta strumento per far confessare la gente, strumentalmente teso alla pubblica gogna mediatica, ispirato brutalmente a principi etici e non giuridici.
Questo provvedimento, a cui il Popolo della Libertà ha prestato e presta il suo assenso, ha ragione di esistere solo ed esclusivamente in questa logica. La regola, salvo i casi di particolare gravità, deve essere quella di evitare che il soggetto incensurato sia condotto direttamente in carcere quando il carcere sarebbe inutile e traumatico, in quei casi in cui dopo tre giorni avviene la scarcerazione.
L'obiettivo è quello di evitare il fenomeno delle «porte girevoli», per cui più di ventimila persone l'anno stanno in carcere meno di tre giorni, disperdendo, tra l'altro, le energie dell'amministrazione penitenziaria in inutili attività burocratiche.
Ecco perché avere individuato per i casi minori di arresto in flagranza il domicilio, poi le celle di sicurezza e, solo come terza scelta eccezionale, il carcere è un metodo correttamente applicato. Sarà sempre il magistrato a decidere. Il Senato, sotto questo profilo, ha svolto un buon lavoro, introducendo e pretendendo che alcuni aspetti, come la pericolosità sociale, venissero valutati dal giudice, così come è convincente il dimezzamento dei tempi di convalida affinché nessuno possa essere privato della libertà personale in difetto di un rapido giudizio del magistrato.
In conclusione, signor Ministro, onorevoli colleghi, nell'annunciare il voto favorevole del Popolo della Libertà al provvedimento, auspico che sia giunto il momento di affrontare i temi della giustizia, del processo penale, della limitazione della libertà personale in modo maturo, garantendo alle vittime dei reati una risposta seria, rapida, proporzionata da parte dello Stato, attraverso processi che si svolgano nelle aule del tribunale e non sulle piazze o sui giornali, ma anche modificando il sistema della custodia cautelare perché in Italia il giorno della sentenza non possa essere confuso come il giorno del carcere preventivo. Questo dice la Costituzione repubblicana, per questo si batterà il Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale per le quali era stata prevista la ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Granata. Ne ha facoltà per un minuto.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, signor Ministro, intervengo e vorrei anche l'attenzione del Ministro perché è una questione legata ad un fraintendimento di ciò che è stato il parere ad un ordine del giorno che, insieme a Della Vedova, Briguglio e Di Biagio, abbiamo sottoscritto. Si trattava di un invito al Governo nel valutare la possibilità di impiegare una percentuale, che noi indicavamo nel 30 per cento, di risorse legandole a procedimenti immediati di ordinaria e straordinaria manutenzione nelle carceri esistenti, sottraendo cioè queste risorse alle somme globali del Piano carceri.
Si tratta di un provvedimento amministrativo. Nonostante, per mia colpa, non è stato approvato come ordine del giorno, invitiamo il Governo a volere prendere in considerazione la possibilità con atto amministrativo di attuare questi immediati interventi che servono molto spesso a ripristinare i servizi essenziali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà per un minuto.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, colgo l'occasione di questo minuto per interloquire, anche se mi rivolgo a lei, in qualche modo con l'onorevole Fiano. Non credo sia corretta la sua contestazione circa una strumentalizzazione da parte nostra di un fatto umanitario grave. Vede, onorevole Fiano, era tranquillamente possibile ottenere lo stesso effetto con iniziative che avessero però carattere strutturale e non, ancora una volta, perdonistico e di Pag. 91rinuncia a far valere lo stato di diritto, come, ad esempio, un significativo intervento di depenalizzazione che avrebbe prodotto gli stessi effetti anche su chi già stava in carcere. Quanto poi al personale carcerario, abbiamo detto le stesse identiche cose, anzi forse con ancora maggiore enfasi, per cui davvero non comprendiamo l'appunto.

PRESIDENTE. Onorevole Donadi, ricordo a lei e all'onorevole Granata, ormai avete parlato, che avete chiesto la parola per dichiarazione di voto a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, questo provvedimento non è un provvedimento tampone - lo dico all'onorevole Bongiorno - così come non è uno svuota carceri, ma soprattutto non è un provvedimento che risponde a quello che è necessario per interrompere la flagrante violazione dei diritti umani, sia per l'irragionevole durata dei processi che per le condizioni carcerarie. Io ringrazio l'onorevole Pittella, che è stato l'unico che in quest'Aula ha avuto il coraggio di parlare di amnistia e di indulto, che è l'unica risposta capace di farci rientrare nella legalità.
E a chi ha parlato di custodia cautelare dico che l'unica proposta di legge che è stata depositata è la nostra, della delegazione radicale!

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, la prego di concludere.

RITA BERNARDINI. Perché non l'avete calendarizzata? È stata presentata dall'inizio della legislatura! Perché adesso (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bernardini...
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4909)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 4909, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Prima di comunicare l'esito della votazione, ricordo ai colleghi che subito dopo ci saranno altre votazioni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 3074 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri» (Approvato dal Senato) (4909):

Presenti 516
Votanti 490
Astenuti 26
Maggioranza 246
Hanno votato 385
Hanno votato no 105

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Sull'ordine dei lavori (ore 19,35).

FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, ho chiesto la parola perché, in contemporanea alla discussione che noi avevamo su questo decreto-legge, c'è stata una decisione del Presidente Monti di notevole rilievo, che è stata quella di non legittimare la richiesta di Roma per Pag. 92quanto riguarda le Olimpiadi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Partito Democratico).
Su questa decisione del Governo, che vedo che ha l'appoggio di una parte dell'opposizione, quindi questo complica e articola le cose (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), noi, le devo dire, che non siamo d'accordo.
Pertanto, chiedo che il Governo quanto prima venga a riferire le ragioni di questa scelta in modo tale che possiamo aprire un dibattito in merito (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Cicchitto, la Presidenza comunicherà al Presidente del Consiglio la sua richiesta.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, è paradossale che tocchi ad uno della Lega Nord difendere il Governo da una decisione che noi riteniamo giusta. È paradossale che il presidente Cicchitto si alzi e chieda una verifica di maggioranza - di questo si tratta - su un provvedimento come quello delle Olimpiadi. Non ha chiesto, purtroppo, una verifica quando si è trattato di parlare di pensioni di anzianità, di nuove tasse e di tutto quello che sappiamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Quindi, spero che questa verifica venga fatta in Aula e che, per una buona volta, ci si ponga il problema di chi sostiene veramente questo Governo e per una buona volta si sostenga questo Governo senza alcun infingimento, caro collega Cicchitto, al di là delle Olimpiadi o meno.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 19,40)

GIANPAOLO DOZZO. Infatti, quando si tratta di Olimpiadi sono tutti favorevoli, quando si tratta di togliere e di tassare ulteriormente i nostri cittadini sono ulteriormente favorevoli. Quindi, mettetevi un po' d'accordo su quello che volete fare d'ora in avanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

SILVANO MOFFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, intervengo soltanto per associarci, come gruppo Popolo e Territorio, alla richiesta testé fatta dal presidente Cicchitto di avere qui un confronto con il Presidente del Consiglio Monti.
Quello che ci preoccupa soprattutto, in questa decisione da parte del Governo, è questo pessimismo verso il futuro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Popolo della Libertà), questo pensare che le Olimpiadi siano soltanto un fatto puramente sportivo e non un fatto economico e sociale complessivo. Tra l'altro, siamo ancora in attesa di capire, dall'attuale Governo, quali sono le misure per rilanciare l'economia e l'immagine del nostro Paese nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).
Credo che questa sia l'occasione importante per confrontarci, al di là, colleghi, deputati della Lega, di posizioni, in un certo senso, geograficamente definite, su quello che è un interesse complessivo del nostro Paese. L'Olimpiade non è soltanto un problema di Roma, ma del nostro Paese e della tutela e della difesa della dignità del nostro Paese rispetto alle altre nazioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).
Non vorremmo che il Presidente Monti sia stato condizionato, ancora una volta, dalla decisione della Merkel che, come sappiamo, già favoreggiava per la Spagna a suo tempo.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, le chiedo scusa. Poiché ho richieste da altri Pag. 93deputati, le chiedo se vuole parlare sullo stesso argomento. Prendo atto che anche lei vuole intervenire su questo argomento. Prego, onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, anche io mi rivolgo al Governo - e forse è questa la ragione per cui nevica - per associarmi alla richiesta dell'onorevole Cicchitto, affinché il Governo venga a riferire in Aula, ma per una ragione diametralmente opposta.
Noi vogliamo davvero che il Governo, una volta tanto, venga in Aula a spiegarci perché ha detto di «no». Vorremmo che il Governo, ogni volta che adotta un provvedimento, invece di varare il decreto-legge e poi porre la questione di fiducia, venisse in Aula e ci spiegasse la ragione per cui intende procedere in quel modo e ascoltasse anche l'Assemblea.
È mai possibile che l'Assemblea viene ascoltata semplicemente su certe questioni? La prego Ministro, certe questioni non interessano e non devono interessare il Governo tecnico. Vorrei ricordare le ragioni per cui voi siete lì. Voi dovreste essere lì soltanto in via di urgenza e di emergenza, perché non venite fuori da un'elezione politica. Vi dovreste occupare dei problemi dell'oggi. Mi spiegate per quale ragione dovreste occuparvi del 2020? Per il 2020 ci vuole un Governo politico che, scelto dai cittadini, decida se appoggiare o no questa iniziativa. Ma voi non avete titolo per impegnarvi in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
È questa la ragione per cui vogliamo che veniate qui e poniate finalmente una questione politica. Siete figli di nessuno o di qualcuno qui dentro? O fate il Governo tecnico o il Governo politico, perché qui dentro c'è una maggioranza che afferma che vi appoggia, ma su provvedimenti che interessano il Paese vi è una parte che dice che dovete fare bianco e una parte che dice che dovete fare nero.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro!

ANTONIO DI PIETRO. Tanto è vero che hanno presentato 4 mila emendamenti...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Pietro.
Onorevoli colleghi, da ora in poi darò la parola per due minuti, se intendono parlare sullo stesso argomento, sia all'onorevole Ronchi sia all'onorevole Barbaro.
Dopodiché, tutti gli altri interventi, che erano stati richiesti sull'ordine dei lavori ma che vertono su altri argomenti, si terranno dopo la votazione del provvedimento al successivo punto all'ordine del giorno, come di regola, del resto; infatti, lo ricordo a tutti, dobbiamo ancora votare il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 212 del 2011.

ANDREA RONCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà per due minuti.

ANDREA RONCHI. Signor Presidente, la ringrazio per la sua cortesia. Voglio solo annunciare, da parte del movimento Fareitalia, che concordiamo con la richiesta del presidente Cicchitto. È vero che nevica, perché una volta tanto sono anche io d'accordo con l'onorevole Di Pietro. Oggi la decisione del Presidente del Consiglio, Monti, e di questo Governo è un brutto segnale alla speranza di crescita del nostro Paese.
Era stato presentato, da parte del comitato, un altissimo progetto qualificato e qualificante. Dire di «no» significa dire di «no» alla volontà di crescita e alla speranze di questa città, di questa nazione e, soprattutto, non credere nello sviluppo della nostra economia.

CLAUDIO BARBARO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Barbaro, chiede di parlare sullo stesso argomento?

CLAUDIO BARBARO. Sì, Signor Presidente, intendo parlare sulla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020.

Pag. 94

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BARBARO. Signor Presidente, molto brevemente. Premetto che personalmente, ma anche in rappresentanza di Futuro e Libertà per il Terzo Polo, così come credo di interpretare anche il parere di tutti gli altri miei colleghi, ho espresso, da subito, una posizione favorevole sulla candidatura alle Olimpiadi del 2020.
Tuttavia, ritengo che questa vicenda si sia chiusa in una maniera del tutto paradossale. Abbiamo chiesto, a più riprese, di poter discutere in Aula la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020, ma non ci è stata data risposta. Abbiamo saputo, da un rapporto presentato dal Governo, ma di cui la Camera ha sempre negato l'esistenza, quali potevano essere le potenzialità di questa candidatura. Abbiamo, a più riprese, sottolineato le criticità della candidatura e ora l'onorevole Cicchitto - che credo sia rammaricato quanto lo siamo noi - viene a chiederci di poter dibattere in Parlamento di questo problema.
Ebbene, è paradossale, ma dibattiamo, così accerteremo finalmente di chi sono le responsabilità di una candidatura che, sin dal primo momento, è stata vissuta come un fatto personale e non come un fatto che faceva riferimento alla nazione! Ragioniamo sul fatto che Alemanno, dopo il terzo annuncio - la Formula uno, lo stadio della Roma e le Olimpiadi - non ha portato a casa nulla. Ragioniamo su ciò e vediamo allora di chi sono state le colpe (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo)!

PRESIDENTE. Qualcuno avverta il Governo che stiamo passando al punto successivo all'ordine del giorno.
Mi scusi, Ministro, non l'avevo vista...

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare, per richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi richiamo all'articolo 41 del Regolamento. Non posso che prendere atto - e la rispetto - della decisione assunta dalla Presidenza, tanto più che so perfettamente che la Presidenza in questo momento gestisce una decisione assunta precedentemente.
Vorrei dirle però - ovviamente è una scelta discrezionale della Presidenza, della quale non possiamo che prendere atto - che non c'è scritto da nessuna parte nel Regolamento che ci sono delle questioni sollevate sull'ordine dei lavori che sono più importanti di altre. Quanto meno prima si assuma quali sono le altre questioni che vengono poste.
Le dico semplicemente che, in particolare, il collega Boccuzzi voleva intervenire sull'ordine dei lavori relativamente alla sentenza sull'amianto intervenuta ieri a Torino e, a tal proposito, parlerà disciplinatamente alla fine dei lavori ed il collega Vannucci voleva parlare a proposito dei tagli che sono stati fatti in questo momento alle agevolazioni per le popolazioni terremotate, nel decreto «milleproroghe».
Sono questioni certamente o probabilmente meno rilevanti di quelle che sono state poste, ma la pregherei di dare conto, nel rispetto assoluto delle sue decisioni, che anche all'interno di quest'Aula, quando diamo priorità a delle questioni piuttosto che ad altre, compiamo inevitabilmente delle scelte.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, non è certamente per l'importanza degli argomenti che è stata compiuta la scelta di rinviare a fine seduta gli interventi sull'ordine dei lavori dei colleghi che ne avevano fatto richiesta, peraltro - ha ragione lei - da questa mattina. Tuttavia, il Presidente Fini ha dato la parola sull'argomento delle Olimpiadi all'onorevole Cicchitto; ho accertato che era stata avanzata una richiesta da parte di tutti gli altri gruppi sullo stesso argomento e, pertanto, ho ritenuto opportuno - come sempre si fa - far intervenire un esponente per ogni gruppo. Ciò certamente non per l'importanza dell'argomento: infatti, sia la sentenza sull'amianto, che le popolazioni colpite dalla neve in questi giorni non pos Pag. 95sono essere ritenute, per quanto ci riguarda, meno importanti delle Olimpiadi, che peraltro non si terranno a Roma.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3075 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 212, recante disposizioni urgenti in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento e disciplina del processo civile (Approvato dal Senato) (A.C. 4933-A) (ore 19,28).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 212, recante disposizioni urgenti in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento e disciplina del processo civile.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta odierna si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore è intervenuto in sede di replica mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunziato.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 4933-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 4933-A), modificato dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 4933-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 4933-A).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 4933-A).
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 4933-A).
Avverto che prima dell'inizio della seduta l'emendamento Abrignani 13.10 è stato ritirato dal presentatore.
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

FRANCESCA CILLUFFO, Relatore. Signor Presidente, non dovrebbero esserci emendamenti. Dovrebbero essere stati tutti ritirati.

PRESIDENTE. Onorevole Cilluffo, a me risulta ritirato l'emendamento Abrignani 13.10, ma non mi risulta che siano stati ritirati gli emendamenti Rao 15.1 e 15.2.

ROBERTO RAO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, gli emendamenti sono stati ritirati in quanto abbiamo avuto rassicurazioni dal Governo che saranno tenuti in considerazione per i prossimi provvedimenti inerenti una riorganizzazione ed una riforma strutturale di questo settore.

PRESIDENTE. Sta bene.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4933-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, sono pienamente consapevole degli accordi e sono il primo a voler fare molto celermente. Vorrei dire solo due cose, la prima è questa: stiamo votando un moncherino di un decreto-legge in quanto l'Italia dei Valori si è opposta alla rapida approvazione a tamburo battente di un decreto-legge che interveniva e interferiva su una legge ancora calda, appena approvata dal Parlamento. Questo è un metodo che noi non abbiamo accettato e di fatto poi tutti i gruppi hanno deciso di espungere una parte rilevante di normativa. Pag. 96
La seconda è che l'Italia dei Valori voterà a favore di questo moncone di decreto-legge con una sola perplessità e una sola riserva che riguarda l'articolo 13, cioè la liquidazione delle spese, competenze ed onorari liquidati dal giudice che non possono superare il valore della domanda: esprimiamo fortissime perplessità perché può essere vulnerato il principio di difesa e cioè il difensore di una parte, sapendo che può ottenere in liquidazione dal giudice solo una parte degli emolumenti, può essere portato a chiedere degli onorari maggiori, ma detta questa riserva su questa norma che non ci convince, su tutto il resto voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, vorrei preannunziare il voto favorevole del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo sul provvedimento così come modificato dalla Commissione giustizia in questa sede.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Angela Napoli, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Follegot. Ne ha facoltà.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, Governo, onorevoli colleghi, il rapporto fra Governo e Parlamento ha imboccato sin dall'inizio una strada sbagliata non solo perché si procede a forza di decreti-legge che impediscono un dibattito serio e articolato dei provvedimenti che giungono in Aula, ma anche perché si moltiplica e svilisce il ruolo delle Camere. Ai decreti-legge che si sono finora succeduti - «milleproroghe», «svuota carceri», «salva Italia» - che a detta del Governo trovano giustificazione nella necessità e urgenza, necessità e urgenza che la Lega Nord Padania non intravede - si aggiunge ora un ulteriore decreto-legge che si sovrappone ad una legge appena approvata, creando così un evidente impasto normativo ed un notevole imbarazzo.
Il testo del provvedimento che andiamo a votare riguardava inizialmente disposizioni urgenti in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento, che il Governo sia entrato a gamba tesa e con atteggiamento arrogante in una materia appena approvata è sotto gli occhi di tutti, è un'intromissione non ammissibile che il Governo ha dapprima cercato di giustificare salvo fare repentinamente marcia indietro di fronte ad una presa di posizione della maggioranza e dell'opposizione della Lega Nord Padania.
La conversione in legge avrebbe richiesto tempi rapidi, la Commissione peraltro ha scelto la via di sopprimere gli articoli riguardanti la materia già regolamentata dalla legge 27 gennaio 2012, n. 3 - sovraindebitamento - e mantenere quelle norme necessarie al funzionamento della giustizia. Mi riferisco in particolare all'articolo 15 relativo alla proroga al 31 dicembre 2012 di disposizioni relative alla magistratura onoraria. Il Ministro Severino nelle recenti dichiarazioni relative allo stato della giustizia si è dimenticato della riforma della magistratura onoraria ma non significa che la stessa svolga un ruolo marginale. La magistratura onoraria svolge infatti un compito essenziale e fondamentale nonostante la precarietà e la mancanza di uno status giuridico che riconosca la professionalità e il lavoro svolto.
Per questi motivi, perché da un lato il Governo ha fatto un passo indietro, dall'altro perché le norme rimaste sono necessarie al funzionamento della giustizia ma avrebbero trovato giusta collocazione nel provvedimento «milleproroghe», preannunzio il voto di astensione della Lega Nord Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

Pag. 97

LORENZO RIA. Signor Presidente, intervengo brevemente a chiusura dell'esame del provvedimento di cui ci stiamo occupando, dopo essere intervenuto stamattina in sede di discussione sulle linee generali, per indicare l'orientamento del mio gruppo a sostenere il provvedimento in questione. Voteremo a favore di questo provvedimento, non tanto e non solo perché abbiamo deciso a suo tempo di sostenere il Governo in carica - e lo facciamo con convinzione - ma soprattutto perché conveniamo sulla necessità di collaborare alla messa in atto di interventi concreti; e quello di oggi, signora Ministra, è un provvedimento concreto, per quanto conciso, sulla giustizia civile. Nonostante mi senta di dover rimarcare l'urgenza che ai problemi della giustizia si dia una soluzione strutturale e radicale, con mezzi normativi che attraggano uno spettro più ampio di materie, il sostegno ai singoli interventi, come quello di oggi è, a mio avviso, espressione del senso di responsabilità che sta alla base della nostra azione parlamentare. Per questi motivi ribadisco, dunque, la nostra approvazione al testo in esame e colgo l'occasione per rinnovare al Governo il nostro sostegno nell'azione di risanamento e di riforma delle criticità, cui abbiamo l'obbligo etico, prima che giuridico, di far fronte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, interverrò molto brevemente. Noi voteremo a favore della conversione di questo decreto-legge, il cui contenuto essenziale riguarda ormai prevalentemente la parte che attiene alla proroga della magistratura onoraria. È stato detto già ampiamente questa mattina, quanto sia importante e che ruolo insostituibile abbia assunto la magistratura onoraria; però purtroppo ce ne accorgiamo soltanto negli ultimi periodi dell'anno, quando i giudici onorari scadono o sono in scadenza. Allora riemerge la problematica che va avanti da quattordici anni, quella della riforma della struttura e dell'organicità della magistratura onoraria. Credo che i tempi siano maturi per compiere un atto di coraggio superando la sostanziale disattenzione con cui anche i problemi veri della giustizia sono stati affrontati fino adesso ed affrontarli nelle sedi competenti. Certamente il Ministro sa qual è il nostro intendimento: quello di agire non con decreti-legge né con emendamenti presentati magari in manovre finanziarie, ma attraverso un dibattito e un confronto parlamentare, tra i parlamentari e il Governo. Occorre agire su un punto essenziale, che riguarda la sistemazione delle figure dei magistrati onorari, giudici di pace, giudici onorari di tribunale (GOT) e vice procuratori onorari (VPO), che tra l'altro hanno visto in questo periodo, quello di questa legislatura, ma anche delle precedenti, ampliare sempre più le loro competenze e la loro opera di affiancamento ai giudici ordinari. Sono ormai un numero considerevole, estinguono circa un milione di cause l'anno, eppure sono ancora configurati come magistratura ausiliaria, precaria e pagata a cottimo.
Un altro problema è appunto quello della retribuzione a cottimo, che dovrebbe far riflettere, perché sostanzialmente il pagamento è commisurato al numero di procedimenti, addirittura differenziato per le loro tipologie. Credo che, fermo restando oggi il nostro voto pienamente favorevole, occorra non arrivare al 31 dicembre 2012 nelle stesse posizioni di oggi, cioè senza aver fatto niente. Credo che questo debba essere l'impegno e la volontà comune di tutti i gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scelli. Ne ha facoltà.

MAURIZIO SCELLI. Signor Presidente, signor Ministro, sono già intervenuto questa mattina in sede di discussione sulle linee generali, quindi mi rifaccio a quell'intervento, preannunciando il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà.

Pag. 98

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 4933-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4933-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4933-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Laboccetta, De Girolamo, Servodio, Bonaiuti, Romani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 3075 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 212, recante disposizioni urgenti in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento e disciplina del processo civile» (4933-A):

Presenti 468
Votanti 413
Astenuti 55
Maggioranza 207
Hanno votato 412
Hanno votato no 1
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Mantini ha segnalato che non è riuscito a votare.

Sull'ordine dei lavori (ore 20).

ANTONIO BOCCUZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCUZZI. Signor Presidente, le confesso che avrei preferito intervenire in un contesto diverso da questo, ma tant'è. Ieri si è giunti alla sentenza nel processo di primo grado nei confronti dell'azienda Eternit in Italia, una pagina storica, un processo estremamente importante, da primato, è stato definito, per l'imponente numero di parti civili, ma, purtroppo, da primato anche per l'elevatissimo numero di vittime da esposizione all'amianto: oltre 2.300, di cui 1.500 nella sola città di Casale Monferrato.
La lettura del dispositivo si è conclusa con una condanna che ha riconosciuto il dolo e la colpa cosciente. Nessun dubbio, insomma, ma può il profitto essere messo davanti alla vita umana? Io direi proprio di no, ma è indispensabile che questa convinzione la recepiscano anche quegli imprenditori senza scrupoli che relegano i lavoratori all'ultimo stadio nella scala dei valori che si intestano.
Mi auguro che, così come fu per la sentenza Thyssen, in questo caso non si elevino strali ed anatemi nei confronti di un dispositivo equo e giusto, se commisurato al numero di vittime provocate dall'amianto. Alcuni mesi or sono un applauso imbarazzò Confindustria. Permettetemi oggi di chiederlo a voi un applauso, un tributo alle vittime, ai loro familiari e a chi li ha sostenuti, ma, soprattutto, un applauso perché nel nostro Paese è ancora possibile chiedere ed ottenere giustizia (Applausi).

MASSIMO VANNUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 99

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, sono costretto a chiedere di nuovo, a nome del gruppo del Partito Democratico, che il Governo torni a riferire in Aula sullo stato di calamità conseguente alle precipitazioni nevose di questi giorni.
Il Governo si è recato in Aula, con il Ministro Cancellieri e con il Ministro Passera, giovedì scorso, ma da giovedì ad oggi la situazione si è ulteriormente drammatizzata, si è ulteriormente aggravata. Nel comune di Urbino, che ha un'altezza di soli 300 metri, si registrano precipitazioni pari a 3,16 metri. Ebbene, ad oggi centinaia sono le ordinanze di sgombero di abitazioni, di immobili, ma, soprattutto, di opifici, di stabilimenti artigianali ed industriali.
Un'area compresa nel vortice che ha coinvolto le province di Forlì, di Rimini e di Pesaro e che è praticamente ferma.
Bene, perché ho chiesto di intervenire? Perché oggi non vi è stata solo la decisione relativa alla candidatura di Roma per le Olimpiadi 2020. Oggi il Governo non è stato nemmeno in grado di decidere sulla sospensione o il differimento dei termini per adempimenti e versamenti fiscali e contributivi. Tutti questi termini scadono il 16 febbraio, e oggi è il 14 febbraio! Non riusciamo a dare nemmeno qualche giorno di tempo a quegli operatori per onorare i propri impegni!
Abbiamo sentito dire delle cose, ma non bastano le chiacchiere, ci vogliono i fatti! Signor Presidente, bisogna che lei intervenga urgentemente perché le scadenze in questione sono tutte relative al 16 febbraio.
Abbiamo sentito che vi è la volontà di abrogare le norme introdotte con la legge n. 10 del 26 febbraio 2011. Siamo nel paradosso che le regioni non chiedono lo stato di calamità e che il Governo non può dichiarare lo stato d'emergenza, con conseguenti azioni anche di sospensione, perché altrimenti sarebbero costretti ad aumentare le accise a popolazioni già gravemente colpite. Siamo al paradosso, signor Presidente! Le calamità sono tutte uguali. Ho visto in faccia le persone in difficoltà perché non possono entrare nei propri capannoni e nelle proprie abitazioni. Quindi, è urgente che il Governo venga a riferire in quest'Aula, prontamente, sul merito della sospensione o della procrastinazione degli impegni fiscali e tributari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Onorevole Vannucci, la presidenza riceve il suo accorato invito ad intervenire presso il Governo riguardo alla richiesta che lei ha formulato. La ringrazio.

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, con il suo permesso vorrei dire qualche parola in memoria dell'onorevole Guido Fanti che è morto a Bologna sabato scorso.
Non desti sorpresa che sia io a parlare in memoria di una persona che, secondo una fallace teoria, potrebbe essere annoverato come un avversario politico perché, signor Presidente, credo che le persone si giudichino non sulla base dell'appartenenza politica, ma per le opere che essi compiono in vita.
Guido Fanti è stato sindaco della mia città e il primo presidente della mia regione. Ho avuto modo di conoscerlo, di lavorare con lui, sia pure su posizioni e con ruoli diversi. È stato sicuramente una persona, una personalità che ha lasciato un segno nella storia di questo Paese, della mia città e della mia regione.
Fu il segretario dell'allora Partito comunista bolognese che attuò, diede corso e diede vita, alla destalinizzazione, sostituendo un leader storico di quell'epoca, come Enrico Bonazzi. Come sindaco fu il successore del mitico Giuseppe Dozza. Si è circondato di tecnici di alto profilo. Seppe individuare nelle opere pubbliche ed infrastrutturali la Bologna di oggi, anzi, la Bologna di alcuni decenni or sono, visto che dopo di lui non vi fu più un'analoga visione del futuro. Pag. 100
Come Presidente della regione impersonò, insieme a Piero Bassetti e a Lelio Lagorio - non a caso un democristiano ed un socialista - quella visione della repubblica delle autonomie che è ancora oggi alla base del dibattito sul federalismo. Fu deputato, senatore e parlamentare europeo.
Sempre attento ai problemi della sua Bologna, l'anno scorso, durante una campagna elettorale non di alto profilo, per l'elezione del sindaco di Bologna, dopo vicende dolorose e tristi accadute nella mia città, prese l'iniziativa - lui, anziano, che non aveva più alcun ruolo se non quello di «ex» di tante cose - di convocare una conferenza stampa, in occasione della quale volle presentare alcune idee programmatiche, anche per ribadire, ancora una volta, che le idee e le proposte in politica vengono prima delle persone che concorrono alla competizione elettorale. Ecco, queste sono le cose che volevo dire in quest'Aula, ringraziando il Presidente per la sua gentilezza.

PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Cazzola, che si unisce al ricordo del sindaco Fanti.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Onorevoli colleghi, c'è ancora una lista lunga di interventi. Vi prego di fare un uso corretto del tempo.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, vorrei esprimere un plauso alla magistratura per la recente sentenza che trovo assolutamente non solo giusta e storica, ma soprattutto degna dell'essere umano.
Tutti infatti possiamo sbagliare, chiunque produca qualcosa di nocivo certamente non lo fa per fare del male ad altri, ma diverso è il caso in cui il produttore, con tutte le migliori ragioni che può avere, viene a conoscenza che sta disseminando veleno che produrrà danni mortali e soprattutto infinite sofferenze non solo alle persone direttamente vittime, ma anche ai loro familiari (ho avuto peraltro esperienza diretta di un caso di una persona malata della stessa malattia, anche se non connessa con quel tipo di produzione); ebbene, credo che in questo caso, oltre al disastro colposo, si dovrebbe contestare un vero e proprio crimine contro l'umanità.
Infatti, finché non si sa, ci si può anche nascondere dietro l'ignoranza, ma nel momento in cui si viene a sapere e si potrebbe fare qualcosa, non è ammissibile. Quelle duemila o tremila persone, che sono state condannate da tale inoperosità, mi ricordano tanto i nazisti, con una sola differenza: quelli usavano lo Zyklon B che li uccideva in poco tempo, mentre invece queste persone sono state uccise lentamente ed i loro familiari con esse.
Va quindi un plauso e un ringraziamento in questo caso senz'altro alla magistratura che ha scritto una parola di giustizia, di grande giustizia, in una vicenda che forse bisognava affrontare prima (Applausi).

SANDRA ZAMPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per due minuti.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, prendo con commozione la parola in quest'Aula per ricordare la scomparsa di Guido Fanti.
Poche ore fa a Bologna, nella Sala Rossa del comune, dove Fanti è stato per anni primo cittadino e rappresentante di tutta la città, si è chiusa la camera ardente. Lo straordinario omaggio di persone che sono arrivate, una dopo l'altra, a ricordarlo ed a salutare i familiari, esprime da solo, senza bisogno di parole, quanto la città lo abbia caro e quanto la città lo manterrà nella propria memoria.
Guido Fanti è stato un uomo straordinariamente appassionato nel suo impegno per la politica, che ha vissuto con una grandissima coerenza, anche quando la Pag. 101coerenza è stata scomoda o lo ha condotto ad assumere scelte magari diverse o non totalmente condivise. È stato un uomo capace di un pensiero innovativo. La città e i bolognesi gli devono molto.
Vorrei ricordarlo con le parole di sua moglie che lo piange e che ricorda che pochi giorni prima di Natale, quando già era in condizioni fisiche molto debilitate e molto difficili, meditava comunque di scrivere un nuovo libro di politica. Lei lo ha definito un «testone» con un carattere tremendo, ma con una grandissima intelligenza ed una grandissima generosità.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia.

SANDRA ZAMPA. Vorrei ricordarlo anche io in quest'Aula, insieme certamente a tutto il mio gruppo. Lui è stato membro di quest'Aula, del Parlamento europeo, è stato il primo presidente della regione Emilia Romagna, è stato sindaco, è stato appunto un politico straordinariamente coerente ed onesto (Applausi).

PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Cazzola e l'onorevole Zampa per aver ricordato il sindaco della loro città, ma credo che la Presidenza intenderà riservare all'onorevole Fanti, che è stato componente della nostra Camera, un ricordo, come è consuetudine fare nei confronti di colleghi e persone che hanno servito il nostro Paese.

Modifica nella composizione della commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria l'onorevole Rosa Villecco Calipari, in sostituzione dell'onorevole Franco Ceccuzzi, cessato dal mandato parlamentare.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 15 febbraio 2012, alle 15.

1. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(ore 16)

2. - Discussione del disegno di legge:
Ratifica ed esecuzione del Trattato tra il Regno del Belgio, la Repubblica di Bulgaria, la Repubblica ceca, il Regno di Danimarca, la Repubblica federale di Germania, la Repubblica di Estonia, l'Irlanda, la Repubblica ellenica, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, la Repubblica italiana, la Repubblica di Cipro, la Repubblica di Lettonia, la Repubblica di Lituania, il Granducato di Lussemburgo, la Repubblica di Ungheria, la Repubblica di Malta, il Regno dei Paesi Bassi, la Repubblica d'Austria, la Repubblica di Polonia, la Repubblica portoghese, la Romania, la Repubblica di Slovenia, la Repubblica slovacca, la Repubblica di Finlandia, il Regno di Svezia, il Regno unito di Gran Bretagna e Irlanda del nord (Stati membri dell'Unione europea) e la Repubblica di Croazia, relativo all'adesione della Repubblica di Croazia all'Unione europea, e dell'Atto relativo alle condizioni di adesione, con allegati, protocollo, Atto finale, dichiarazioni e scambio di lettere, fatto a Bruxelles il 9 dicembre 2011 (C. 4935).
- Relatore: Stefani.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Della Vedova e Toto n. 1-00828, Monai ed altri n. 1-00834, Misiti ed altri n. 1-00835, Moffa ed altri n. 1-00836, Lanzillotta ed altri n. 1-00837, Lo Monte ed altri n. 1-00838, Dozzo ed altri n. 1-00839, Galletti ed altri n. 1-00840, Valducci ed altri n. 1-00841, Meta ed altri Pag. 102n. 1-00844 e Iannaccone ed altri n. 1-00860 concernenti iniziative volte a favorire lo sviluppo delle reti a banda larga.

4. - Seguito della discussione della proposta di legge:
LANZARIN ed altri: Modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di sfalci e potature, di miscelazione di rifiuti speciali e di oli usati, nonché di misure per incrementare la raccolta differenziata (C. 4240-A).
- Relatore: Bratti.

5. - Discussione delle mozioni Di Stanislao ed altri n. 1-00781, Pezzotta, Sarubbi ed altri n. 1-00408, Gidoni ed altri n. 1-00861 e Porfidia ed altri n. 1-00862 sulla riduzione e razionalizzazione delle spese militari, con particolare riferimento al blocco del programma per la produzione e l'acquisto dei cacciabombardieri Joint Strike Fighter (JSF) F-35.

6. - Discussione dei disegni di legge:
S. 2117 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare cinese, firmato a Pechino il 4 dicembre 2004, con Nota di interpretazione dell'articolo 10 fatta il 19 marzo 2008 ed il 10 aprile 2008 (Approvato dal Senato) (C. 4250).
- Relatore: Allasia.

S. 2913 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica dell'Accordo sui trasporti aerei tra gli Stati Uniti d'America, l'Unione Europea e i suoi Stati membri, firmato il 25 e 30 aprile 2007, con Allegati, fatto a Lussemburgo il 24 giugno 2010 (Approvato dal Senato) (C. 4878).
- Relatore: Stefani.

La seduta termina alle 20,15.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO FRANCESCA CILLUFFO IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 4933-A

FRANCESCA CILLUFFO, Relatore. Il provvedimento in esame è diretto a convertire in legge, con modificazioni, il decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 212, recante disposizioni urgenti in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento e disciplina del processo civile, il cui termine di conversione scade, giova ricordarlo, il 20 febbraio prossimo.
Vi è stato un iter di conversione molto complesso sin dalla prima lettura in Senato. Il testo del decreto legge la cui conversione oggi è all'esame di quest'Aula è decisamente ridimensionato rispetto a quello pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 22 dicembre, così come risulta differente da quello licenziato dall'Aula del Senato poco meno di dieci giorni fa (2 febbraio 2012).
Il decreto così come approvato dal Consiglio dei Ministri si componeva di 17 articoli.
Il 2 febbraio scorso l'Aula del Senato ha approvato, per poi inviare alla Camera, un testo di complessivi 29 articoli.
La Commissione Giustizia della Camera ha approvato, infine, un testo composto da soli 5 articoli ovvero gli originari (solo in parte modificati) articoli 13, 14, 15, 16 e 17.
Il testo oggi all'esame dell'Assemblea interviene quindi solo su alcuni ambiti specifici, quali le importanti disposizioni in materia di proroga dei giudici onorari, le modifiche al codice di procedura civile in materia di cause dinanzi al giudice di pace, la controversa questione della cosiddetta istanza di trattazione nei procedimenti civili dinanzi la Corte di Cassazione e, infine, la nomina del sindaco nei casi delle società a responsabilità limitata. Complessivamente è indubbio che, rispetto all'origine, il livello di eterogeneità del decreto legge sia stato ridotto.
Pag. 103
Il testo originario del decreto legge, come avrò modo di ribadire in seguito, conteneva anche un intero Capo dedicato a disciplinare le crisi di cosiddetto «sovraindebitamento», nonché la modifica della legge sulla mediazione civile (articolo 12 poi soppresso dalla Commissione Giustizia del Senato). Per la ricostruzione completa del complesso iter al Senato - su cui pure svolgerò delle osservazioni nel corso della relazione - vorrei però rimandare interamente all'integrazione di questa relazione che depositerò presso al Presidenza affinché venga messa agli atti. Si tratta, in ogni caso, in larga parte della sequenza temporale e dei contenuti che ho tentato di ricostruire in sede referente nel corso della seduta del 7 febbraio 2012.
L'esame in sede referente presso la Commissione Giustizia alla Camera. Al pari dell'altro decreto-legge che ancora si trova all'esame dell'Assemblea - mi riferisco al cosiddetto «svuota carceri», il cui disegno di legge di conversione sarà approvato definitivamente oggi - anche in questo caso la data di scadenza della conversione o, per meglio dire, gli stretti tempi lasciati alla Camera dei deputati per esaminare il testo trasmesso dal Senato hanno fortemente condizionato l'esame della Commissione Giustizia.
Nonostante la complessità del tema oggetto del decreto-legge, alla Commissione Giustizia sono stati lasciati solo tre giorni per esaminare il testo prima di trasmetterlo all'Assemblea.
Come è stato più volte sottolineato durante l'esame in sede referente, alla Commissione Giustizia e, più in generale alla Camera dei deputati è stata di fatto sottratta ogni possibilità di modificare le disposizioni del decreto-legge.
Tutti i gruppi in Commissione Giustizia, salvo Popolo e Territorio, hanno ritenuto del tutto irrilevante la circostanza che vi siano ancora i tempi tecnici per un'ulteriore lettura da parte del Senato. Si tratta di una possibilità di modifica meramente teorica, in quanto in realtà vi è l'impossibilità di esaminare in maniera adeguatamente approfondito il decreto-legge ed, in particolare, tutta la disciplina contenuta nei Capi I e I-bis, che si riferisce alla complessa tematica del sovra indebitamento.
In poche parole, la Commissione - come è stato rilevato dall'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi - si è sentita posta di fronte ad una scelta: prendere o lasciare il testo trasmesso dal Senato. Di fronte a questo diktat la forte tentazione per i gruppi, salvo che per Popolo e Territorio, è stata quella di lasciare, facendo quindi decadere il decreto-legge. Questa grave scelta si sarebbe giustificata con l'esigenza di tutelare le prerogative costituzionali di ciascun deputato, della Commissione e della Camera dei deputati nel suo complesso, che sarebbero nuovamente compresse (anzi azzerate) nel corso di un procedimento di conversione in legge di un decreto. Tuttavia, si è valutato anche che il decreto-legge contiene ulteriori disposizioni, come in primo luogo, l'articolo 15 sulla magistratura onoraria volto a prorogare alcuni di termini la cui scadenza determinerebbe gravi conseguenze per l'amministrazione della giustizia.
La Commissione quindi, di fronte all'alternativa del prendere o lasciare ha seguito una terza via: ha soppresso nella loro interezza i Capi I e I-bis ed ha lasciato immutato il Capo II sulla giustizia civile.
In sostanza è stata assunta da tutti i gruppi, con l'eccezione di Popolo e Territorio, una scelta politica che prescinde da qualsiasi considerazione relativa al merito di quanto previsto nelle parti soppresse. È parso prioritario consentire la conversione del decreto-legge solo per le disposizioni relative alla giustizia civile ed alla magistratura onoraria, senza procedere ad alcun esame nel merito del provvedimento sul sovraintendimento.
Proprio per sottolineare come le circostanze avessero indotto i gruppi a decidere di svolgere un esame in sede referente che servisse unicamente da passaggio procedurale necessario in vista dell'esame dell'Assemblea, l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha chiesto al Presidente della Commissione di Pag. 104affiancarmi, quale relatrice del provvedimento, altri due relatori: lo stesso Presidente della Commissione (in ragione del suo ruolo istituzionale di rappresentante della Commissione) e l'onorevole Contento, quale esponente del gruppo con il maggior numero di deputati in Parlamento. Una volta esaurita la fase in sede referente si è ritenuto di tornare al relatore unico.
La condivisione della scelta fatta è stata resa ancora più evidente da tutti i rappresentanti dei gruppi in Commissione (ad eccezione di Popolo e territorio) che hanno sottoscritto insieme (finora non era mai successo dall'inizio della legislatura) gli emendamenti soppressivi dei 22 articoli che compongono i primi due Capi del decreto-legge.
Per quanto attiene al Governo, inizialmente è stato chiesto di convertire senza modifiche il decreto-legge evidenziando come le modifiche apportate al testo originario erano state tutte concordate al Senato. Tuttavia, si è ritenuto che ciò non può essere considerato sufficiente. Anzi, secondo uno dei correlatori in sede referente, l'onorevole Contento, le disposizioni sul sovraindebitamento si ispirano ad una filosofia diversa da quella che ha portato, con la condivisione di tutti i gruppi, all'approvazione della legge n. 3 del 27 gennaio scorso, recante disposizioni in materia di usura e di estorsione, nonché di composizione delle crisi da sovraindebitamento.
Questo è un altro punto estremamente delicato.
Il Capo I del decreto-legge nel suo testo originario introduce, come si è detto, disposizioni in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento, definendolo come «la situazione di perdurante squilibrio tra le obbligazioni assunte e il patrimonio liquidabile per farvi fronte, nonché la definitiva incapacità del debitore di adempiere regolarmente le proprie obbligazioni». In presenza di sovraindebitamento - che può riguardare anche il consumatore, ovvero una situazione debitoria dovuta prevalentemente all'inadempimento di obbligazioni contratte nell'ambito di rapporti di consumo - il decreto-legge individua un particolare procedimento di composizione della crisi, per tutti quei debitori che non possono ricorrere alla procedura fallimentare.
La particolarità di tutto ciò sta nel fatto che il decreto-legge, introducendo l'istituto della composizione delle crisi da sovraindebitamento, ha sostanzialmente riproposto parte di un testo, di iniziativa parlamentare, già approvato dal Senato (Atto Senato 307, aprile 2009) e poi, con modificazioni, dalla Camera (cfr. Atto Camera 2364, approvato dalla Commissione Giustizia, in sede legislativa, il 26 ottobre 2011). Si è trattato di un esame parlamentare estremamente complesso che è stato caratterizzato da una non comune unità di intenti tra i gruppi che ha poi portato all'approvazione di un testo condiviso. Proprio quando, nel dicembre scorso, il Senato stava per approvare in terza lettura la proposta parlamentare, il Governo ha emanato il decreto-legge in esame.
Il Senato, chiamato ad esaminare il disegno di legge di conversione del decreto-legge, ha proceduto nel frattempo all'approvazione definitiva del disegno di legge S. 307-B, che è stato poi pubblicato come legge 27 gennaio 2012, n. 3, nella Gazzetta Ufficiale del 30 gennaio 2012. La pubblicazione della legge n. 3 (che entrerà in vigore il trentesimo giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale) ha reso necessario un coordinamento del testo del provvedimento d'urgenza con la normativa già approvata. A tal fine è intervenuto il Senato che il 2 febbraio 2012 ha approvato il disegno di legge di conversione, ora all'esame della Camera.
Il Senato, in sede di conversione, ha modificato il testo del decreto-legge, con novelle di coordinamento con i contenuti della legge n. 3 del 2012, che - come sottolineato - interviene anche sulla stessa disciplina del sovraindebitamento. In particolare, il Senato ha introdotto un'autonoma disciplina del sovraindebitamento del consumatore. Questi infatti può proporre - con l'ausilio di un organismo di composizione della crisi - un piano che Pag. 105indichi le scadenze e le modalità di pagamento dei creditori. Il piano viene omologato dal tribunale, che può nominare un liquidatore, e per tre anni i creditori non possono iniziare o proseguire azioni esecutive individuali. In alternativa al piano, il consumatore può chiedere la liquidazione di tutti suoi beni e dei crediti fondati su prova scritta. Spetta al giudice valutare a dichiarare aperta la procedura di liquidazione e nominare un liquidatore.
I creditori presentano quindi domanda di partecipazione alla liquidazione.
Al termine dei due procedimenti si può avere l'esdebitazione che libera il consumatore sovra indebitato dai debiti residui nei confronti dei creditori per titolo e causa anteriore all'apertura della procedura che l'ha interessato.
Il Capo I-bis modifica la legge n. 3 del 2012, che interessa il sovraindebitamento di tutti i debitori non consumatori non assoggettabili alle ordinarie procedure concorsuali. È apportata una serie di puntuali modifiche alla legge n. 3 e viene allineata la disciplina a quella del procedimento (piano liquidazione) consentito per il consumatore dal decreto-legge.
Con il testo del decreto-legge trasmesso dal Senato, verrebbero a coesistere nell'ordinamento due procedure per la composizione delle crisi da sovraindebitamento - una destinata al solo consumatore ed una destinata più in generale al debitore - disciplinate da fonti diverse (il decreto legge n. 212 del 2011, come modificato, per il consumatore e la legge n. 3 del 2012, come modificata dalla legge di conversione del decreto-legge, per il debitore), i cui contenuti sono per molti aspetti coincidenti.
Il Comitato per la legislazione della Camera, il cui parere è annesso al testo per l'Aula, ha infatti evidenziato come la parziale sovrapposizione tra le due discipline avrebbe potuto ingenerare dei problemi interpretativi. In particolare il Comitato rilevava che: «L'introduzione di una disciplina parallela a quella già contenuta nella legge n. 3 determina evidenti sovrapposizioni e conseguenti problemi applicativi (anche per quanto attiene, per esempio, alle sanzioni, agli organismi di composizione delle due tipologie di crisi e ai relativi adempimenti, problematiche queste che non era possibile trascurare)». Mancando, quindi, tempo adeguato per esaminare il testo trasmesso dal Senato si è ritenuto, con l'accordo del Governo, di sopprimere i Capi I e I-bis e di trasferirne il contenuto in uno specifico disegno di legge da esaminare immediatamente in Commissione Giustizia. Ciò consentirebbe alla Commissione di esaminare in maniera appropriata la complessa disciplina approvata dal Senato.
La soppressione dei primi due Capi del decreto-legge ha reso necessaria la modifica del titolo del medesimo: da «Disposizioni urgenti in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento e disciplina del processo civile» si è passati a «Disposizioni urgenti per l'efficienza della giustizia civile».
Per quanto attiene al contenuto delle disposizioni soppresse rinvio anche qui all'allegato di integrazione della relazione del quale ne chiedo alla Presidenza la pubblicazione.
Il testo attualmente all'esame dell'Aula. Passo, quindi, ad illustrare gli articoli del decreto-legge rimasti.
In primo luogo faccio presente che nel corso dell'esame al Senato è stato soppresso l'articolo 12 del decreto-legge. Composta da un unico comma, la norma introduceva modifiche al decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28, in materia di mediazione finalizzata alla conciliazione delle controversie civili e commerciali.
L'articolo 13, comma 1, interviene sulle disposizioni del codice di procedura civile relative alle cause dinanzi al giudice di pace in cui le parti possono stare in giudizio personalmente. In particolare, la lettera a) interviene sull'articolo 82 Codice Procedura Civile per elevare da 516,16 a 1.100 euro il valore soglia delle cause in cui le parti possono stare in giudizio personalmente davanti al giudice di pace.
Il testo iniziale dell'articolo 13 recava un aumento a 1.000 euro; l'ulteriore elevazione a 1.100 è frutto di un emendamento approvato dal Senato. Pag. 106
In riferimento a tali cause, la lettera b), modificando all'articolo 91 Codice di Procedura Civile., stabilisce che spese, competenze ed onorari liquidati dal giudice non possono superare il valore della domanda.
Il Senato ha, poi, introdotto un nuovo comma (1-bis) all'articolo 13 che - in materia di apertura delle successioni - novella l'articolo 769 del codice di rito civile relativo all'inventario.
Il vigente articolo 769 Codice di Procedura Civile. prevede che l'istanza di inventario può essere chiesta al tribunale dalle persone che hanno diritto di ottenere la rimozione dei sigilli (l'esecutore testamentario; le persone che coabitavano col defunto, o che al momento della morte erano addette al suo servizio, se il coniuge, gli eredi o alcuno di essi sono assenti dal luogo; i creditori) ed è eseguito dal cancelliere del tribunale o da un notaio designato dal defunto con testamento o nominato dal tribunale (comma l). L'istanza si propone con ricorso nel quale il richiedente deve dichiarare la residenza o eleggere domicilio nel comune in cui ha sede il tribunale (comma 2). Il tribunale provvede con decreto.
Il nuovo comma 1-bis aggiunge all'articolo 769 Codice di Procedura Civile un ulteriore comma dopo il terzo con cui si stabilisce che l'istanza di inventario del defunto nel caso in cui non siano stati apposti i sigilli può essere avanzata, dalla parte che ne assume l'iniziativa, direttamente al notaio designato dal defunto nel testamento ovvero, in assenza di designazione, al notaio scelto dalla stessa parte.
L'articolo 14 del provvedimento, sostituito dal Senato, abroga l'articolo 26 della legge di stabilità 2012 (legge n. 183 del 2011).
Tale ultima disposizione ha previsto misure straordinarie per la riduzione del contenzioso civile della Cassazione e delle Corti di appello. A tal fine ha introdotto la cosiddetta istanza di trattazione nei procedimenti civili pendenti dinanzi alla Corte di cassazione, aventi ad oggetto ricorsi avverso pronunce pubblicate prima dell'entrata in vigore della legge 18 giugno 2009, n. 69 - per le quali non trovano applicazione le disposizioni introdotte dall'articolo 47 della citata legge n. 69 - e in quelli pendenti davanti alle corti d'appello da oltre due anni prima dell'entrata in vigore della legge di stabilità.
In base all'articolo 26 previgente, le impugnazioni si intendono rinunciate se nessuna delle parti ne chiede la trattazione entro il termine perentorio di sei mesi dalla ricezione dell'avviso che la cancelleria avrebbe dovuto inviare a tal fine alle parti costituite, con l'avvertimento delle conseguenze di legge.
In tal caso il presidente dichiara l'estinzione del processo con decreto.
Le modifiche introdotte dall'articolo 14 del decreto-legge all'articolo 26 della legge n. 183 del 2011 - norma quest'ultima, come detto, abrogata in sede di conversione al Senato - sono qui di seguito sintetizzate.
La lettera a), modificando il comma 1 dell'articolo 26, prevede che la disciplina dell'istanza di trattazione trovi applicazione nei procedimenti pendenti da oltre tre anni (in luogo dei due anni previsti dal testo originario) prima della data in vigore della legge di stabilità 2012 (1o gennaio 2012).
La stessa lettera a) elimina dal comma 1 dell'articolo 26 l'obbligo di invio alle parti costituite, da parte della cancelleria, dell'avviso relativo all'onere di presentare istanza di trattazione. Le impugnazioni in questione si intenderanno quindi decadute se nessuna delle parti dichiarerà, con apposita istanza da inviare perentoriamente entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge di stabilità 2012, la persistenza all'interesse alla loro trattazione. L'istanza dovrà essere sottoscritta personalmente dalla parte che ha conferito la procura alle liti, prevista dall'articolo 83 del codice di procedura civile, e autenticata dal difensore.
La lettera b) sostituisce poi il comma 2 dell'articolo 26. Richiamando l'articolo 2 della legge 24 marzo 2001, n. 89, il nuovo comma 2 dell'articolo 26 prevede che il Pag. 107periodo di sei mesi di cui al precedente comma 1 non sia computato ai fini della ragionevole durata del processo.
La lettera c) introduce infine una modifica di coordinamento formale al comma 3 dell'articolo 26 che rimane invariato nella sostanza.
L'articolo 15 - non modificato nel corso dell'esame in Senato - dispone la proroga al 31 dicembre 2012 dei termini di talune disposizioni in materia di magistratura onoraria.
In particolare, il comma 1 modifica l'articolo 245, comma 1, del decreto legislativo sul giudice unico (n. 51 del 1998) - che a sua volta ha novellato l'ordinamento giudiziario - prorogando l'applicabilità delle disposizioni che consentono ai magistrati onorari di essere addetti al tribunale ordinario (GOT) e alla Procura della Repubblica presso il tribunale ordinario (VPO).
Sulla base del testo novellato tale disciplina potrà continuare ad applicarsi fino all'attuazione del complessivo riordino del ruolo e delle funzioni della magistratura onoraria e comunque non oltre il 31 dicembre 2012.
Il comma 2 interviene più specificamente sui giudici onorari il cui mandato era in scadenza al 31 dicembre scorso o avrebbe dovuto scadere entro il 31 dicembre 2012. In entrambi i casi la proroga nelle funzioni opera fino a tutto il 31 dicembre 2012. Analiticamente, la disposizione: proroga al 31 dicembre 2012 i giudici onorari di tribunale ed i vice procuratori onorari il cui termine era in scadenza al 31 dicembre 2011 (e che non erano ulteriormente confermabili dell'ordinamento giudiziario); proroga a tutto il 31 dicembre 2012 i giudici di pace il cui mandato sarebbe scaduto entro il 31 dicembre 2012 (e per i quali non era consentita un'ulteriore conferma ai sensi dell'articolo 7 della legge n. 374 del 1991). La proroga opera a far data dal lo gennaio 2012 fino alla riforma organica della magistratura onoraria e comunque non oltre il 31 dicembre 2012.
L'articolo 16 è stato oggetto di modifiche da parte del Senato.
Il comma 1 novella l'articolo 14 della legge di stabilità 2012 (legge 12 novembre 2011, n. 183), adeguandolo a talune disposizioni introdotte dalla medesima legge di stabilità (in particolare, l'introduzione del cosiddetto «sindaco unico») ed introducendo una disposizione di carattere transitorio.
Conseguentemente, la lettera a) del comma 1 dell'articolo 16 - ora oggetto di una modifica soppressiva del Senato - sostituisce anche nel comma 9 del medesimo articolo 14 della stessa legge di stabilità il termine «sindaco» in luogo di «collegio sindacale». Tale comma prevede così che, a partire dal lo gennaio 2012, le società a responsabilità limitata che non abbiano nominato il sindaco possono redigere il bilancio secondo uno schema semplificato, la cui struttura, unitamente alle modalità di attuazione di tale disposizione, verrà fissata con Decreto Ministeriale economia e finanze da emanarsi entro 90 giorni dal 1o gennaio 2012, data di entrata in vigore della legge di stabilità.
La successiva lettera b) introduce un nuovo comma 13-bis all'articolo 14 della legge 183/2011 che prevede la permanenza in carica dei collegi sindacali delle società a responsabilità limitata, nominati entro il 31 dicembre 2011, fino alla loro naturale scadenza deliberata dall'assemblea che li ha nominati. Sulla base delle modifiche introdotte dal Senato, a tale organo - anziché al sindaco - spetterà di redigere il bilancio semplificato delle società a responsabilità limitata.
Per le medesime esigenze di coordinamento, il comma 2 dell'articolo 16 inserisce la parola «sindaco» all'articolo 6, comma 4-bis, del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231.
Dalla soppressione della sopracitata lettera a) è derivata, per analoghi motivi di coordinamento, la soppressione in sede di conversione al Senato anche del comma 2, dell'articolo 16.
Integrazione della relazione - Ricostruzione del complesso iter del Senato. Il decreto-legge n. 212 del 22 dicembre 2011 originariamente si divideva in due capi. Pag. 108
Il decreto-legge n. 212 del 2011 viene emanato al fine di rimediare a gravi situazioni di sovraindebitamento che colpiscono soggetti non sottoponibili alle ordinarie procedure concorsuali. Situazioni che nell'attuale contesto di crisi economica sono di molto aumentate. Preme infatti ricordare che un recente studio realizzato dal Forum ANIA-Consumatori insieme all'Università degli studi di Milano, intitolato «La vulnerabilità economica delle famiglie», ha evidenziato come il 94 per cento delle famiglie sia in condizioni di debolezza economica e il 24 per cento abbia difficoltà nelle spese impreviste.
Il Capo I era relativo alla materia del cosiddetto «sovra indebitamento» e si rivolgeva a due categorie di soggetti colpiti dal sovraindebitamento: debitore generico non in grado di adempiere alle obbligazioni contratte; il consumatore, inteso come la persona fisica che agisce per scopi estranei all'attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta. Era previsto un accordo tra debitore e creditori (almeno il 70 per cento per il debitore generico ed il 50 per cento per i consumatori) raggiunto con l'intervento di organismi di composizione della crisi appositamente creati. L'accordo necessitava di omologa da parte del Tribunale per produrre effetti, che potevano consistere nella dilazione dei termini di pagamento, nella cessione dei beni o nella stipulazione di nuovi mutui per adempiere ai debiti precedenti, ed in alcuni casi era prevista la nomina di un fiduciario o di un liquidatore per raggiungere il risultato. Risultato che, tuttavia, non portava mai all'esdebitazione del debitore.
Il decreto-legge originario riprendeva in larga parte quanto già contenuto nell'atto Senato 307-B ovvero un disegno di legge parlamentare sulla medesima materia che, al momento dell'assegnazione del decreto legge al Senato nel dicembre 2011 era in terza lettura. Il disegno di legge 307-B (ex atto Camera 2364) aveva già ricevuto alla Camera in II Commissione in sede legislativa il voto favorevole del gruppo PD (26 ottobre 2011). Il Capo II recava invece una serie di modifiche alla disciplina del processo civile, al fine di ridurre il contenzioso civile, andando principalmente a modificare la legge sulla mediazione civile (decreto legislativo n. 28 del 2010) ed alcune norme del codice di procedura civile. In particolare in relazione alla mediazione civile l'articolo 12 modificava la disciplina della mediazione (decreto legislativo 4 marzo 2010 n. 28), rendendo più veloce la sanzione nel caso di ingiustificata mancata comparizione delle parti dinanzi al mediatore (ordinanza pronunciata dal giudice alla prima udienza di comparizione invece che con la sentenza che definisce il giudizio). Poiché il disegno di legge n. 307-B raccoglieva un ampio consenso della maggioranza, i gruppi parlamentari sono giunti ad un accordo inteso a favorire la rapida approvazione definitiva del disegno di legge n. 307-B, avente contenuto pressoché corrispondente al Capo I del decreto legge in esame. In questa parte del provvedimento d'urgenza, in effetti, il Governo aveva fatto confluire le disposizioni del disegno di legge n. 307, approvato dal Senato quasi tre anni prima, ed in seguito modificato dalla Camera. Il Capo I del decreto legge e il disegno di legge n. 307-B erano sovrapponibili per quanto riguardava la parte relativa alla composizione delle crisi da sovraindebitamento. Entrambi i provvedimenti intendevano porre rimedio alle sempre più diffuse situazioni di indebitamento di soggetti - persone fisiche ed enti collettivi - a cui non sono applicabili le disposizioni in materia di procedure concorsuali, e ai quali viene offerta la possibilità di concordare con i creditori un piano di ristrutturazione dei debiti.
L'ordine degli interventi è stato il seguente: il 12 gennaio 2012 il presidente Berselli fece presente che era intendimento della Commissione, con l'accordo dell'Esecutivo, di approvare rapidamente, in sede deliberante, il disegno di legge n. 307-B e di procedere successivamente in sede di esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 212 all'eventuale modifica o correzione anche del testo di iniziativa parlamentare medio tempore pubblicato in Gazzetta Ufficiale; il Pag. 10917 gennaio 2012 il disegno di legge, d'iniziativa del senatore Centaro, è stato approvato definitivamente in Commissione giustizia in sede deliberante. Trattandosi di una terza lettura in sede deliberante, il disegno di legge è divenuto legge (legge 27 gennaio 2012, n. 3; entrata in vigore il 29 febbraio); il 1o febbraio 2012 l'accordo cui si è fatto cenno in apertura, si è concretizzato nell'approvazione, da parte della Commissione (a cui l'Aula aveva rinviato i soli articoli da 1 a 11), dell'emendamento 1.1000 (testo 2) che sostituisce i primi 11 articoli - quelli contenuti nel Capo I del decreto-legge - con ventuno articoli che, dall'articolo 1 all'articolo 11-undecies, disciplinano le composizioni delle crisi da sovraindebitamento soltanto del consumatore, definito come dal codice del consumatore «persona fisica, che ha agito prevalentemente per scopi estranei all'attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta», nonché nella profonda modifica della legge n. 3 del 2012.
Il 2 febbraio 2012 l'Assemblea del Senato approva definitivamente il disegno di legge di conversione del decreto-legge come sopra modificato.
Occorre tuttavia chiarire il rapporto tra la nuova legge n. 3 del 2012 (Centaro) e il decreto legge così come modificato: il decreto legge contiene la disciplina specifica per il consumatore e si pone come normativa speciale rispetto a quella generale prevista dalla legge Centaro. Ovvero se l'impianto sostanziale della disciplina è il medesimo, il decreto-legge si differenzia per enucleare la situazione del debitore-consumatore all'interno della categoria generale del debitore non assoggettabile a fallimento; un'enucleazione che il testo dell'atto Senato n. 307-B non effettuava. Per essere ancor più chiari sul punto, alla Commissione Giustizia del Senato il Governo ha proposto un emendamento, approvato, che sostituisce i primi undici articoli con ventuno articoli che disciplinano la composizione delle crisi del solo consumatore, mentre la legge Centaro si occupa del debitore in genere che non può essere assoggettato alle vigenti procedure concorsuali. Si conferma quindi l'idea che quella del decreto legge si pone come normativa speciale rispetto quella generale contenuta nella legge Centaro.
Al fine di armonizzare le due procedure l'emendamento 11.0.700 ha modificato la legge Centaro ed ha introdotto una sezione seconda contenente le norme relative alla liquidazione del patrimonio del debitore, una terza sezione sugli organismi di composizione della crisi e l'articolo 11-decies che prevede la vera e propria esdebitazione.
Una modifica rilevante apportata al Senato riguarda la natura dell'esito della procedura che nell'impianto originario era un «accordo» tra debitore e creditori, mentre ora è diventato un «piano» ossia un atto unilaterale del debitore; nella legge Centaro è rimasto l'accordo. Inoltre, sempre anticipando delle considerazioni di carattere generale, si è regolato, sia nel decreto-legge che nella legge Centaro, il procedimento di liquidazione del patrimonio del debitore e si è aggiunto l'articolo 11-decies (e 16 legge Centaro) portante la vera e propria «esdebitazione». Anche la seconda parte del provvedimento è stata oggetto, in sede di conversione, di un approfondito esame da parte della Commissione giustizia. Per esempio, l'opportunità di una meditata riflessione sull'istituto della mediazione, che sarà oggetto di un atteso pronunciamento del giudice delle leggi, ha indotto la Commissione ad approvare l'emendamento 12.1 che, come si anticipava, ha soppresso l'articolo.
Il testo trasmesso alla Camera si componeva complessivamente di 29 articoli. Il Capo I è quello che ha subito maggiori modifiche nel corso dell'esame in Senato. Esso contiene le disposizioni in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento, prevedendo una disciplina che vuol porre rimedio a situazioni di indebitamento della persona fisica consumatore cui non sono applicabili le procedure concorsuali. Tutto ciò nell'ottica sia della deflazione del contenzioso civile derivante dall'attività di recupero forzoso dei crediti, che in quella di prendere atto delle condizioni Pag. 110di debolezza economica del consumatore e in particolare delle famiglie italiane.
L'articolo 1 definisce l'ambito di applicazione delle disposizioni chiarendo che per «sovraindebitamento del consumatore» debba intendersi una situazione di definitiva incapacità della persona fisica, che ha agito prevalentemente per scopi estranei all'attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta, di adempiere regolarmente le proprie obbligazioni.
L'articolo 2 definisce i presupposti di ammissibilità della procedura di rientro dal sovraindebitamento. La proposta non è ammissibile: quando il consumatore ha fatto ricorso, nei precedenti cinque anni, alla procedura di composizione della crisi da sovraindebitamento; quando nei confronti del consumatore e stato adottato uno dei provvedimenti previsti dall'articolo 8 per sanzionare il dolo o l'inadempienza del debitore; quando la documentazione fornita non consente di ricostruire compiutamente la situazione economica e patrimoniale del debitore. Inoltre il piano può prevedere l'affidamento del patrimonio del debitore ad un gestore per la liquidazione, la custodia e la distribuzione del ricavato ai creditori, da individuarsi in un professionista in possesso dei requisiti di cui all'articolo 28 del Regio Decreto 16 marzo 1942, n. 267 (disciplina sul fallimento).
L'articolo 3 specifica il contenuto dell'accordo (ristrutturazione dei debiti e soddisfazione dei crediti attraverso qualsiasi forma, anche mediante cessione dei crediti futuri). È altresì prevista una garanzia nei casi in cui i beni o i redditi del debitore non siano sufficienti a garantire la fattibilità del piano. In questo caso la proposta deve essere sottoscritta da uno o più terzi che fungano da garanti del piano. Nella proposta vanno indicate eventuali limitazioni all'accesso al mercato del credito al consumo, all'utilizzo degli strumenti di pagamento elettronico a credito e alla sottoscrizione di strumenti creditizi e finanziari.
La proposta di accordo, l'elenco di tutti i creditori unitamente alla relazione di uno degli organismi di conciliazione sono depositati, secondo l'articolo 4, presso il tribunale del luogo ove il debitore ha la residenza.
L'articolo 5 stabilisce che l'omologazione dell'accordo sia effettuata da un giudice (Tribunale monocratico in Camera di Consiglio). La principale conseguenza dell'omologa è l'impossibilità per i creditori di iniziare o proseguire azioni esecutive individuali, né sequestri conservativi, né acquistare diritti di prelazione.
L'articolo 6 chiarisce che per tre anni dall'omologazione dell'accordo i creditori non possono intraprendere cause individuali e che eventuali creditori subentrati successivamente alla stipula del Piano non possono procedere esecutivamente sui beni e i crediti oggetto del piano.
L'articolo 7 in materia di esecuzione del piano omologato specifica che il giudice nomina un liquidatore che dispone in via esclusiva degli stessi e delle somme incassate, qualora per la soddisfazione dei crediti sono utilizzati beni sottoposti a pignoramento.
L'articolo 8 reca disposizioni relative a revoca e cessazione degli effetti dell'omologazione. La revoca è disposta d'ufficio dal giudice quando le obbligazioni assunte nel piano non vengano soddisfatte entro 90 giorni dalla scadenza o nel caso in cui si accerti che il debitore abbia compiuto, nel corso della procedura, atti diretti a frodare le ragioni dei creditori o se, in qualunque momento risulti che manchino le condizioni prescritte per l'ammissibilità della proposta. La cessazione degli effetti dell'omologazione è pronunciata dal giudice su istanza dei creditori al verificarsi di determinati presupposti.
La sezione II del Capo I è relativa alla liquidazione del patrimonio (articoli 9-11-octies) come procedura alternativa a quella della composizione della crisi in alcune ipotesi. Gli articoli fino all'11-octies disciplinano tutti i passaggi della procedura tramite la figura centrale del liquidatore.
L'articolo 9 stabilisce che, in alternativa alla proposta per la composizione della crisi, il consumatore colpito da sovraindebitamento può chiedere la liquidazione di Pag. 111tutti i suoi beni e dei crediti fondati su prova scritta, se non ha fatto ricorso alla procedura di sovra indebitamento nei cinque anni precedenti, o se c'è stata revoca o cessazione degli effetti dell'omologa. Sono tuttavia esclusi dalla procedura di liquidazione alcune categorie di beni: i crediti impignorabili (545 del Codice di Procedura Civile); i crediti aventi carattere alimentare e di mantenimento; i frutti derivanti dall'usufrutto legale sui beni dei figli, i beni costituiti in fondo patrimoniale e i frutti di essi, salvo quanto disposto dall'articolo 170 del Codice Civile (La esecuzione sui beni del fondo e sui frutti di essi non può aver luogo per debiti che il creditore conosceva essere stati contratti per scopi estranei ai bisogni della famiglia); le cose che non possono essere pignorate per disposizione di legge.
L'articolo 10 chiariva le modalità di passaggio dalla procedura di rientro dal sovraindebitamento a quella di liquidazione.
L'articolo 11 stabiliva le caratteristiche del decreto di apertura della liquidazione che il giudice adotta. Il decreto conterrà: la nomina del liquidatore; dispone che non possono, a pena di nullità, essere iniziate o proseguite, per un tempo non superiore a tre anni, azioni esecutive individuali, né disposti sequestri conservativi o acquistati diritti di prelazione sul patrimonio del debitore da parte dei creditori aventi titolo o causa anteriore; le forme di pubblicità della domanda e del decreto; l'ordine di trascrizione del decreto a cura del liquidatore nei registri immobiliari o mobiliari; l'ordine di consegna o rilascio dei beni facenti parte del patrimonio di liquidazione.
I rimanenti articoli di questa sezione sono relativi all'inventario ed elenco dei creditori (il cui controllo spetta al liquidatore, articolo 11-bis), la domanda di partecipazione alla liquidazione (che è proposta dal creditore tramite ricorso, articolo 11-ter), alle modalità di predisposizione del progetto di stato passivo (articolo 11-quater).
L'articolo 11-quinquies stabiliva che il liquidatore, entro trenta giorni dalla formazione dell'inventario, elabora un programma di liquidazione, che comunica al debitore ed ai creditori e porta a conoscenza del giudice. Il liquidatore è colui che detiene l'amministrazione dei beni che compongono il patrimonio di liquidazione. Fanno parte del patrimonio di liquidazione anche gli accessori, le pertinenze e i frutti prodotti dai beni del debitore. Il giudice ha facoltà di sospendere la procedura di liquidazione con decreto motivato. Se alla data di apertura della procedura di liquidazione sono pendenti procedure esecutive il liquidatore può subentrarvi. L'articolo 11-sexies dispone in materia di azioni del liquidatore.
L'articolo 11-septies e 11-octies disponevano in materia di beni, crediti e creditori sopravvenuti. In particolare si chiarisce che i beni e i crediti sopravvenuti al deposito della domanda di liquidazione di cui all'articolo 9 non costituiscono oggetto della stessa, così come i creditori con causa o titolo posteriore al momento dell'esecuzione della pubblicità della procedura sono esclusi dalla stessa.
L'articolo 11-novies stabiliva che potranno costituirsi organismi per la composizione delle crisi da sovraindebitamento enti pubblici o privati dotati di requisiti di indipendenza, professionalità e adeguatezza patrimoniale determinati che saranno individuati da un decreto del Ministro della giustizia, da adottarsi entro tre mesi dalla pubblicazione della legge di conversione. Gli organismi di composizione saranno iscritti in un apposito registro tenuto presso il Ministero della giustizia. A tali organismi spetterà sovraintendere alla predisposizione del piano, all'esecuzione dello stesso, verificano la veridicità dei dati contenuti nei documenti a supporto della richiesta o ove il giudice lo disponga possono svolgere le funzioni di liquidatore o di gestore per la liquidazione.
L'articolo l1-decies in materia di esdebitazione (trova un'affinità con l'articolo 16 della Legge Centaro) stabilisce che il consumatore sovraindebitato è liberato dai debiti residui nei confronti dei creditori per titolo e causa anteriore al decreto di Pag. 112apertura delle procedure di cui alle sezioni prima e seconda del presente capo e non soddisfatti a condizione che abbia mostrato di cooperare alla procedura, non ne abbia usufruito negli otto anni precedenti alla domanda e non sia riconosciuto passibile di una delle sanzioni previste all'articolo 11-undecies.
L'articolo 11-undecies prevedeva poi delle sanzioni per il debitore, per gli organismi di composizione della crisi e per il liquidatore.
Come si anticipava, era stato infine approvato in Aula l'emendamento 11.0.700 della Commissione che apporta una serie di modifiche alla legge n. 3 del 2012 volte ad armonizzare la Legge Centaro al testo del decreto-legge in esame.
Le modificazioni apportate alla legge 27 gennaio 2012, n. 3, dal comma 1 del presente articolo (11-bis) entrano in vigore il 29 febbraio. Quest'ultima disposizione si è resa necessaria per coordinare l'entrata in vigore della legge di conversione (21 febbraio) che sarebbe andata a modificare una legge non ancora entrata in vigore.

TESTO INTEGRALE DEGLI INTERVENTI DEI DEPUTATI SERGIO MICHELE PIFFARI E MANUELA LANZARIN IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 4240-A

SERGIO MICHELE PIFFARI. La proposta di legge in esame introduce alcune modifiche al Codice ambientale (decreto legislativo n. 152 del 2006), come successivamente modificato dal decreto legislativo n. 205 del 2010 di attuazione della direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti.
Le modifiche che vengono apportate agli articoli 185, 187 e 205 del Codice ambientale, riguardano in particolare il settore dei rifiuti, anche se affrontano tre norme del tutto eterogenee e slegate tra di loro, e senza alcun denominatore comune.
Si interviene infatti con tre articoli nell'ambito di tre diversi settori: sfalci e potature, miscelazione di rifiuti speciali, raccolta differenziata.
L'esame in Commissione ambiente del provvedimento ha infatti in buona parte cambiato la natura originaria del medesimo. Il testo iniziale infatti, interveniva in materia di rifiuti speciali o pericolosi, modificando le norme relative alla miscelazione di rifiuti speciali e di oli usati, nonché le norme in materia di tracciabilità e di conferimento dei rifiuti provenienti dalle attività di pulizia manutentiva delle reti fognarie.
Il testo che va invece in discussione in Aula, mantiene la norma (articolo 2) riguardante la miscelazione di rifiuti speciali e di oli usati, ma sopprime le disposizioni relative alla tracciabilità e al conferimento dei rifiuti provenienti dalle attività di pulizia delle reti fognarie e delle fosse settiche, presenti invece nella versione iniziale del testo, introducendo invece due nuove disposizioni.
La prima (articolo 1) concerne il trattamento dei materiali vegetali provenienti da sfalci e potature; la seconda (articolo 3) riguarda invece la raccolta di oggetti o indumenti ceduti da privati, per essere destinati al loro riutilizzo, espungendoli di fatto dalla categoria dei rifiuti.
Va detto che, al di là dalla bontà e della condivisibilità delle norme inserite nel provvedimento in esame, con questa proposta di legge si interviene ancora una volta con modifiche su singoli aspetti del codice ambientale, già peraltro fortemente modificato dal decreto legislativo n. 205 del 2010 di attuazione della direttiva 2008/98/CE, che ha sottoposto a revisione la parte IV del Codice ambientale in materia di gestione dei rifiuti.
Si ripropongono così, per l'ennesima volta, modifiche puntuali della normativa vigente, in un ambito, quale quello della gestione dei rifiuti, che avrebbe invece bisogno di maggiori certezze e stabilità del quadro normativo a tutto vantaggio degli operatori del settore.
A rafforzare quanto appena suesposto, vale la pena sottolineare che sempre in tema di modifiche alla normativa sui rifiuti (parte IV del Codice ambientale), troviamo - ultimi in ordine di tempo - il decreto legge in materia di liberalizzazioni Pag. 113(decreto-legge n. 1 del 2012) attualmente all'esame del Senato, che interviene - tra l'altro - sulla gestione dei rifiuti da imballaggio, e il decreto legge «semplificazioni» (decreto-legge n. 5 del 2012) da pochi giorni pubblicato in Gazzetta Ufficiale, che dispone modifiche al codice ambientai relativamente alla movimentazione dei rifiuti appartenenti alla medesima azienda agricola, e interviene sul e norme relative alla rigenerazione degli oli usati.
L'articolo 1 interviene sulla disciplina relativa allo smaltimento degli sfalci e potature, attraverso una modifica all'articolo 185, comma 1, del Codice ambientale. La disposizione, con una modifica alla lettera comma 1 del suddetto articolo, consente di escludere dall'ambito di applicazione delle disposizioni della parte quarta del Codice (quella appunto relativa alla gestione dei rifiuti) anche i materiali verdi derivanti dalla manutenzione del verde pubblico e privato, se utilizzati per la produzione di energia tramite metodiche che garantiscono la salvaguardia dell'ambiente e la salute umana.
In particolare, ricordiamo che il Codice ambientale attualmente vigente, come modificato dal decreto legislativo n. 205 del 2010, dispone (articolo 185) un regime di favore (ossia escludendoli dall'ambito di applicazione dei rifiuti) per gli sfalci e le potature di origine agricola o forestale, alla condizione però che siano utilizzati in agricoltura o per la produzione di energia, e che il processo o il metodo mediante il quale si produce detta energia non danneggi l'ambiente né metta in pericolo la salute umana.
A questo regime di favore erano però finora esclusi gli sfalci e le potature provenienti dalla manutenzione di aree verdi pubbliche e private, quali giardini, parchi e aree cimiteriali. Ricordiamo infatti che prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 205 del 2010, che ha modificato il codice ambientale, in base all'articolo 185, comma 2, potevano essere considerati sottoprodotti i «materiali fecali e vegetali provenienti da sfalci e potature di manutenzione del verde pubblico e privato». La soppressione del riferimento agli sfalci e potature derivanti dal verde pubblico e privato, operata dal decreto legislativo n. 205 del 2010, ha finito per creare incertezze negli operatori del settore, tanto che il Ministero dell'ambiente aveva dovuto chiarire con una nota dell'1 marzo 2011, che i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi quali giardini, parchi e aree cimiteriali andavano classificati come rifiuti urbani.
Con l'articolo 1 in esame, la suddetta esclusione dall'ambito operativo sui rifiuti, viene ora - come abbiamo detto - estesa anche agli sfalci e potature di piante provenienti dalla manutenzione di giardini, parchi, ecc. quando destinati alla produzione di energia.
Detti scarti derivanti dalla manutenzione del verde pubblico e privato possono essere utilizzati come prodotti, e non come rifiuti, a condizione che siano configurabili come sottoprodotti ai sensi dell'articolo 184-bis del suddetto codice ambientale.
L'articolo 2 del provvedimento in esame, riguarda il divieto di miscelazione di rifiuti pericolosi, previsto dall'articolo 187 del codice ambientale, come successivamente modificato dall'articolo 15 del decreto legislativo n. 205 del 2010.
Si tratta di una modifica volta a superare talune problematiche e criticità conseguenti proprio alle suddette modifiche introdotte dal decreto legislativo n. 205 del 2010.
Criticità peraltro segnalate dagli stessi operatori del settore in fase di attuazione della norma. Mentre l'originario articolo 187 del decreto legislativo n. 152 del 2006 (Codice ambientale) prevedeva il divieto di «miscelare categorie diverse di rifiuti pericolosi di cui all'Allegato G alla parte quarta del presente decreto ovvero rifiuti pericolosi con rifiuti non pericolosi», la modifica introdotta dal successivo decreto legislativo n. 205 del 2010 ha cambiato la portata stessa del divieto, disponendo il divieto di «miscelare rifiuti pericolosi aventi differenti caratteristiche di pericolosità ovvero rifiuti pericolosi con rifiuti non pericolosi.». Pag. 114
In pratica con la modifica apportata dal decreto legislativo n. 205 del 2010, viene confermato il divieto di miscelare rifiuti pericolosi con rifiuti non pericolosi, mentre viene cambiato il riferimento al divieto di miscelare categorie diverse di rifiuti pericolosi di cui all'Allegato G (che viene abrogato e che elencava i rifiuti per categorie, e sulla base di tali categorie ne permetteva la miscelazione), e sostituito con il divieto di miscelare rifiuti pericolosi aventi differenti caratteristiche di pericolosità.
La relazione illustrativa della proposta di legge, sottolinea come la suddetta abrogazione dell'allegato G, introdotta dal decreto legislativo n. 205 del 2010, ha talmente cambiato le modalità di gestione dei rifiuti da creare confusione e disagi ad alcune categorie di operatori, con gravissime ripercussioni su alcuni settori. In particolare il comma 1, introduce un comma 2-bis all'articolo 187 del Codice ambientale recante una norma transitoria che dovrebbe consentire agli enti competenti di avere il tempo necessario per adeguare le autorizzazioni degli impianti di recupero e di smaltimento in essere alle norme in materia di miscelazione di rifiuti speciali, come modificate dal decreto legislativo n. 205 del 2010.
A tal fine il comma I in commento, dispone che gli effetti delle autorizzazioni in essere relative all'esercizio degli impianti di recupero o di smaltimento di rifiuti che prevedono la miscelazione di rifiuti speciali, consentita ai sensi dell'articolo 187 e dell'allegato G nei testi vigenti prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 205 del 2010, restano in vigore fino alla revisione delle autorizzazioni medesime.
Il comma 2 riguarda in particolare la miscelazione degli oli usati.
Le modifiche apportate dal suddetto comma 2 sono collegate a quelle recate dal precedente comma 1. Uno dei settori più coinvolti dalle suddette norme in materia di miscelazione di rifiuti speciali, è infatti proprio quello legato al recupero degli oli usati.
Anche in tal caso, infatti, seppure la norma ha un ambito applicativo limitato al settore degli oli usati, l'obiettivo è quello di consentire di ripristinare la piena operatività di un sistema di recupero collaudato da anni ai fini della salvaguardia dell'ambiente, considerato che la raccolta degli oli usati è sempre avvenuta miscelando le diverse tipologie degli stessi, dal produttore all'impianto di recupero, poiché perfettamente compatibile con il processo di rigenerazione a cui sono destinati gli oli stessi.
Ricordiamo che il Consorzio degli oli usati, che garantisce la raccolta e il corretto riutilizzo degli oli lubrificanti usati, si trova (in conseguenza delle modifiche apportate al codice ambientale dal decreto legislativo n. 205 del 2010) ad operare di fatto nell'«illegalità», non potendo gli operatori garantire la separazione dei lubrificanti, già raccolti dalle officine meccaniche, secondo le caratteristiche di pericolosità di ciascun lubrificante, mentre prima di detta modifica operata dal decreto legislativo n. 205 del 2010, la raccolta degli oli usati è sempre avvenuta miscelando le diverse tipologie degli stessi, dal produttore all'impianto di recupero.
Il comma 2 in esame provvede, quindi, a riscrivere il comma 2 dell'articolo 216-bis del Codice ambientale in modo da consentire che la gestione degli oli usati (a partire dal deposito temporaneo) possa avvenire anche miscelando gli stessi oli, in deroga al divieto di miscelazione previsto dall'articolo 187, comma 1, del codice ambientale, purché venga rispettato che: i rifiuti siano gestiti senza pericolo per la salute dell'uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all'ambiente; la miscelazione sia effettuata da ente o impresa autorizzata ai sensi degli artt. 208, 209 e 211 del codice ambientale; detta miscelazione sia conforme alle migliori tecniche disponibili.
La suddetta miscelazione degli oli deve comunque avvenire cercando di tenere costantemente separati, per quanto tecnicamente possibile, gli oli usati da destinare a processi di trattamento diversi fra loro. Pag. 115
Viene inoltre ribadito il divieto di miscelare gli oli usati con altri tipi di rifiuti o di sostanze, già previsto dal testo vigente.
L'articolo 3, aggiungendo un comma all'articolo 205 del Codice ambientale, prevede che le associazioni di volontariato senza fine di lucro, possono effettuare raccolte di oggetti o indumenti ceduti da privati, per destinarli al riutilizzo previa convenzione a titolo non oneroso con i Comuni.
Detta norma, relativa alla raccolta di oggetti o indumenti ceduti da privati per destinarli al riutilizzo, ha lo scopo di rendere possibile lo sviluppo di una prassi già consolidata sul territorio nazionale volta ad evitare che alcuni oggetti vadano in discarica ma vengano avviati immediatamente al riutilizzo con un evidente risparmio sulle attività di smaltimento dei rifiuti indifferenziati e con un evidente scopo sociale di riutilizzo degli stessi.
Quegli oggetti o indumenti ceduti da privati, e che le suddette associazioni non sono riuscite a riutilizzare, devono obbligatoriamente essere conferiti ad operatori autorizzati, ai fini del successivo recupero o smaltimento. Tali «materiali» residui rientrano nelle percentuali di raccolta differenziata minima che gli ambiti territoriali sono tenuti ad assicurare ai sensi del comma 1 del medesimo articolo 205.
Ricordiamo che detto comma 1, articolo 205 del codice ambientale, prevede che entro il 31 dicembre 2012 in ogni ambito territoriale ottimale deve essere assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari ad almeno il 65 per cento dei rifiuti prodotti.
L'emendamento a firma Piffari e Cimadoro riguarda la regolamentazione delle attività di pulizia manutentiva delle reti fognarie, e ripropone, con alcune integrazioni, l'articolo contenuto nella versione iniziale della proposta di legge in esame, che è stato però soppresso durante l'iter del provvedimento in Commissione ambiente.
L'emendamento riscrive il comma 5 dell'articolo 230 del codice ambientale.
Ricordiamo che il decreto legislativo n. 205 del 2010, modificando il comma 5 dell'articolo 230 del codice ambientale (che disciplina la gestione dei rifiuti provenienti dalle attività di pulizia manutentiva delle reti fognarie di qualsiasi tipologia), ha creato alcune perplessità interpretative segnalate anche dalle stesse associazioni di categoria, soprattutto con riguardo alla definizione del campo di applicazione della norma e all'ambiguità normativa dell'espressione «raggruppati temporaneamente» presente nel testo vigente.
L'emendamento, rispetto alla norma vigente precisa le tipologie di manufatti che costituiscono a tutti gli effetti elementi delle reti fognarie, la cui manutenzione genera i rifiuti oggetto del provvedimento. Si elimina in tal modo ogni perplessità nell'interpretazione della norma. Tra queste tipologie di manufatti rientrano le «Fosse settiche». A tal fine si precisa che nelle «reti fognarie di qualsiasi tipologia, sia pubbliche che asservite ad edifici privati» sono comprese anche le fosse settiche di tipo tradizionale (fosse biologiche) essendo elementi costituenti a tutti gli effetti le reti stesse; i Bagni mobili (cantieri, feste di piazza, eccetera) e vasche di raccolta dei reflui domestici, che non essendo collegate a depuratore devono essere oggetto di periodica manutenzione; viene soppressa l'espressione «raggruppati temporaneamente» con riferimento ai rifiuti provenienti dalle attività di manutenzione delle reti fognarie. Espressione che si è dimostrata di non chiara interpretazione; prevede la tracciabilità con specifica scheda Sistri, del percorso itinerante di raccolta, comprensivo anche dell'eventuale deposito temporaneo presso la sede o unità locale. La suddetta scheda Sistri consente così di tracciare ogni momento della giornata lavorativa dell'autospurgo: il percorso di raccolta, il rientro in sede con il conseguente deposito temporaneo o il conferimento diretto ad impianto; prevede non solo che il soggetto che svolge l'attività di pulizia manutentiva debba essere iscritto all'Albo dei gestori ambientali, per lo svolgimento delle attività di raccolta e trasporto di rifiuti, ma debba anche essere iscritto all'Albo nazionale degli autotrasportatori di cose per conto terzi. Questa Pag. 116previsione è volta a precisare che gli automezzi destinati al trasporto di rifiuti ed attrezzature utilizzate per eseguire l'attività di pulizia manutentiva delle reti fognarie debbano necessariamente disporre, così come avvenuto sino ad oggi, dell'autorizzazione per il trasporto di cose conto di terzi e che gli imprenditori devono essere iscritti all'Albo nazionale degli autotrasportatori di cose per conto di terzi.

MANUELA LANZARIN. La proposta di legge della Lega Nord ha avuto principalmente lo scopo di appianare alcune difficoltà sul procedimento autorizzatorio della miscelazione dei rifiuti speciali e sulla miscelazione degli oli minerali, emerse a seguito della modifica delle norme comunitarie sul recupero dei rifiuti e la conseguente modifica della normativa nazionale del codice dell'ambiente (articolo 2 del testo approvato dalla Commissione ambiente).
Infatti, l'articolo 187 del Codice, riprendendo l'articolo 18 della direttiva n. 28/2008/CE, permette la miscelazione di rifiuti pericolosi, anche con caratteristiche diverse, in presenza di apposite autorizzazioni e a condizione che non si verifichino rischi per l'ambiente e impatti aggiuntivi e si utilizzino le migliori tecniche disponibili.
Le caratteristiche di pericolo per i rifiuti sono contenute nell'allegato I della parte quarta del decreto legislativo n. 152 del 2006, come modificato dal decreto legislativo n. 205 del 2010, e si riferiscono a caratteristiche della singola sostanza o preparato, come, ad esempio, esplosivo, infiammabile irritante, nocivo, tossico, cancerogeno eccetera. In altre parole, salvo deroghe, il divieto impedisce il miscelamento delle sostante tossiche con le sostanze irritanti o cancerogene ma non tossiche e così via.
A seguito di tale divieto è stato abrogato l'allegato G del vecchio Codice dell'ambiente, che suddivideva i rifiuti per categorie e sulla base di tali categorie ne permetteva la miscelazione, e ciò ha reso necessario adeguare tutte le autorizzazioni degli impianti di recupero e di smaltimento in essere, cosicché gli stessi possano continuare ad operare in piena legalità. La mancata regolamentazione della fase transitoria ha istantaneamente messo nell'illegalità e nella discrezionalità delle singole province tutti gli impianti operanti sul territorio nazionale e autorizzati con riferimento alle prescrizioni delle norme antecedenti l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 205 del 2010. Infatti nonostante non sia prevista una revoca delle autorizzazioni in essere, non è chiaro se gli operatori non debbano comunque osservare anche le nuove condizioni imposte dal Codice dell'ambiente e ciò crea una grave incertezza nel settore della gestione dei rifiuti e sottopone al pericolo si sanzioni, anche penali, gli impianti situati nelle province più attive in termini di controlli.
La proposta di legge (articolo 2, comma 1) intende porre chiarezza, prevedendo un periodo transitorio, fino alla revisione da parte delle province delle autorizzazioni in essere, e garantendo la continuità delle attività delle imprese.
Inoltre, le modifiche normative sulla miscelazione, rivoluzionando le modalità di gestione dei rifiuti, hanno creato confusione e disagi anche alla categoria degli operatori del recupero degli oli usati che, in realtà, sono disciplinati a parte, sia nella Direttiva 2008/98 (articolo 21) sia nel decreto legislativo 152 del 2006 (articolo 216-bis). Infatti, il divieto di miscelazione, corretto nelle linee generali, rischia di mettere in crisi un settore che funziona.
La proposta di legge (articolo 2, comma 2), in considerazione del fatto che la Direttiva comunitaria vieta la miscelazione degli oli usati solo qualora ciò sia tecnicamente possibile ed economicamente praticabile e solo qualora tale miscelazione impedisca il successivo trattamento, consente la miscelazione nel luogo della raccolta e il conseguente trasporto dei lubrificanti e a recuperare, permettendo il proseguimento delle attività degli operatori e il funzionamento dell'intera catena del recupero degli oli usati, come organizzata dal Consorzio oli usati. Infatti, la miscelazione Pag. 117di tipologie diverse di oli lubrificanti non impedisce assolutamente il processo di rigenerazione degli oli medesimi. Si tratta di un settore che funziona che occorre sostenere e agevolare.
Attualmente, il Consorzio degli oli usati, che dal 1984 garantisce la raccolta e il corretto riutilizzo degli oli lubrificanti usati, si trova in estremo disagio e opera di fatto nell'illegalità, non potendo gli operatori garantire la separazione dei lubrificanti, già raccolti dalle officine meccaniche, secondo le caratteristiche di pericolosità di ciascun lubrificante. La pena prevista dal decreto legislativo per il mancato adeguamento alle nuove disposizioni è l'arresto da sei mesi a due anni e l'ammenda da 2.600 euro a 26.000 euro se si tratta di rifiuti pericolosi.
La miscelazione di diverse tipologie di rifiuti è un'operazione delicata e rischiosa che deve essere eseguita nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale, senza pericolo per l'ambiente e per la salute dell'uomo, ma è anche un'operazione essenziale svolta per ottimizzare la gestione dei rifiuti e i costi delle fasi di trasporto e di successivo conferimento all'impianto di destinazione finale. In Commissione Ambiente sono state approvate altre due disposizioni che più volte il nostro gruppo ha presentato come emendamenti in passato.
La prima, che ora è diventata l'articolo 1 della proposta di legge in esame, permette di considerare prodotti e non rifiuti anche gli sfalci e le potature provenienti dal verde pubblico e privato, qualora siano utilizzati per la produzione di energia, come già previsto per il verde, agricolo. La norma va a favore dei comuni ai fini dello smaltimento degli scarti di verde dei giardini e delle ville, da destinare ai biodigestori ed ha ripercussioni positive sulle tasche dei cittadini, specialmente in considerazione del difficoltoso periodo economico che attraversano le nostre amministrazioni comunali a seguito dei tagli delle entrate e degli obblighi del patto di stabilità.
Occorre ricordare che, con emendamento della Lega Nord al decreto-legge 8 luglio 2010, n. 105, convertito dalla legge n. 129 del 2010 (recante misure urgenti in materia di energia e disposizioni per le energie rinnovabili), era stata introdotta una modifica all'articolo 185 del decreto legislativo n. 152 del 2006 (Codice dell'ambiente) che definiva come sottoprodotti i materiali da sfalci e potature di manutenzione del verde pubblico e privato, o da attività agricole, utilizzati nelle attività agricole anche fuori dal luogo di produzione, ovvero ceduti a terzi o utilizzati in impianti aziendali o interaziendali. Tale norma ha consentito, nella massima chiarezza, di poter alimentare con tutti i tipi delle potature ligno-cellulosiche gli impianti per la produzione di energia autorizzati ad utilizzare biomasse. Successivamente, dopo meno di 4 mesi, con il decreto legislativo 3 dicembre 2010, n. 205 che ha modificato il Codice dell'ambiente, è scomparsa la definizione degli sfalci e potature come sottoprodotti.
Pertanto, l'articolo 1 della proposta di legge in esame ristabilisce la natura di sottoprodotto degli sfalci e potature provenienti dal verde pubblico e privato che si utilizzano per la produzione di energia, permettendo la valorizzazione dal punto di vista energetico di tutte le biomasse disponibili ed utilizzabili e creando un vero risparmio per i cittadini sui servizi della gestione dei parchi e giardini urbani.
La seconda disposizione approvata dalla Commissione ambiente, che è diventata l'articolo 3 della proposta di legge in esame, ripropone un emendamento della Lega Nord, più volte presentato in vari provvedimenti e purtroppo mai approvato fino ad oggi. La norma agevola la raccolta di oggetti usati da parte delle associazioni di volontariato, per destinarli al riutilizzo, con una semplice convenzione con il comune, non onerosa, in analogia a quanto già permesso oggi solo per la raccolta degli indumenti usati da associazioni come la Caritas. In assenza di un'apposita norma, oggi, è richiesta, invece, l'iscrizione all'Albo dei gestori dei rifiuti, nonostante i cittadini quando consegnano oggetti o indumenti a tali associazioni di volontariato senza fine di lucro non abbiano alcuna Pag. 118intenzione di disfarsi di tali oggetti ma piuttosto intendono permettere il loro riutilizzo da altri, proprio per evitare di buttarli in discarica se tali oggetti possono svolgere ancora una funzione.
Si tratta di associazioni ONLUS che effettuano opere di carità e beneficienza, sia religiose che laiche, che promuovono attività di volontariato e che organizzano raccolte di materiali usati, riciclabili e riutilizzabili, anche attraverso collaborazioni con enti pubblici, privati e aziende autorizzate operanti nella gestione differenziata dei rifiuti. Tali associazioni, negli anni 60-70 quando l'ecologia e il riciclaggio non era ancora un «affare» economico hanno «ripulito» il territorio ricavando sostentamento proprio dalla vendita del materiale che veniva recuperato direttamente dalle case porta a porta con raccolte periodiche spesso ricorrenti. Con le nuove normative queste attività si sono fatte via via più complesse e difficili da gestire.
La proposta, come prevista dall'articolo 3, permette a tali ONLUS di collaborare anche oggi con i comuni, attraverso convenzioni, e continuare i loro compiti sociali di raccolta dei materiali non più utilizzati dalle famiglie, per il successivo riutilizzo nei mercatini dell'usato gestiti in proprio dai volontari stessi, o, ove non altrimenti riutilizzabili, per la vendita a imprese del settore e l'avvio al riciclaggio vero e proprio.
In ultimo vorrei esprimere il rammarico del nostro gruppo parlamentare per la soppressione da parte della Commissione ambiente della disposizione che metteva chiarezza all'inquadramento normativo del processo di gestione della manutenzione delle reti fognarie pubbliche e private.
Il nostro gruppo ha presentato in Aula un emendamento sull'argomento sopra esposto perché riteniamo opportuno dare, una volta per sempre, regole assolutamente chiare, che valgano su tutto il territorio nazionale e che siano assolutamente aderenti alle modalità con cui questi servizi di igiene ambientale vengono svolti. Riteniamo importante l'approvazione di tale emendamento da parte dell'Assemblea.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO LAURA MOLTENI IN SEDE DI ILLUSTRAZIONE DEL SUO ORDINE DEL GIORNO N. 104 PRESENTATO AL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 4909

LAURA MOLTENI. Dal 31 marzo 2013 le misure di sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario e dell'assegnazione a case di cura e custodia dovranno essere svolte esclusivamente all'interno delle strutture sanitarie regionali. Da questa data le persone che hanno cessato di essere socialmente pericolose dovranno essere dimesse e prese in carico dai dipartimenti di salute mentali territoriali.
Strutture che non ci sono e personale che non c'è.
Le date esposte nel decreto sono tempisticamente utopiche per poter valutare il corretto percorso per dare le giuste risposte sanitarie e sociali a queste problematiche di carattere socio-sanitario riferito alla necessità di una adeguata formazione del personale e le giuste risposte strutturali, riferito ai finanziamenti, ai tempi per le gare di appalto e a quelli per la costruzione delle strutture.
Quando si parla di matti, mi viene in mente un autore - lo psichiatra M. Tobino (1910-1991). Nel 1953, Tobino ha esercitato già da alcuni anni la professione di psichiatra in vari istituti d'Italia. Nei suoi scritti evidenzia che «esiste un altro, più intimo deserto: la pazzia» e, riferito al manicomio, lo stesso lo definisce così: «È un luogo opprimente, un concentrato di deliri umani e di sofferenze, un autentico microcosmo nel quale anche i medici conducono una vita ritirata, isolata quasi quanto quella dei loro pazienti».
Quando si parla di dignità e del venir meno della dignità delle persone internate in quelli che erano i manicomi sovvengono anche alcuni passi contenuti in un suo Pag. 119libro: «Questi matti sono ombre con le radici al di fuori della realtà, ma hanno la nostra immagine (anche se non precisa), mia e tua, o lettore».
Nelle «Le libere donne di Magliano», Tobino esprime i ritratti di queste donne, dai quali trasuda la loro straordinaria bellezza, intuendone le storie, i pensieri e le sofferenze.
Le malate sono divise in categorie, le più tranquille possono svolgere piccole attività, hanno i loro momenti d'aria nel cortile; le agitate, nelle fasi peggiori, vivono rinchiuse in celle dalle pareti nude, con una porta robusta dotata di uno spioncino di vetro spesso. La finestra, nei casi più pericolosi, è posta molto in alto cosicché neppure saltando ci si arriva e comunque il davanzale è inclinato.
Vicino al pavimento c'è un rettangolo traforato e coperto di griglia, dal quale proviene l'aria calda del termosifone. La malata è nuda, ma se dimostra la tendenza a distruggere tutto, la si tiene «nuda all'alga».
«E così stanno all'alga, quell'erba marina che ondeggia i baffi presso certe scogliere. Questi possono strappare quanto vogliono e allora i suoi filetti si mescolano ai capelli, entrano nelle labbra, dentro la bocca e se veramente la malata è in furia, l'alga si sparpaglia per tutta la cella, se poi la malata si infreddolisce ne fa un mucchio e vi si infila in mezzo». Sono ancora lì nel manicomio-museo Maggiano, frazione sulla collina di Lucca come un tempo, intatte nell'abbandono degli anni, le stanze dell'alga di cui scriveva Mario Tobino nelle «Libere donne di Magliano».
In altri suoi scritti sul manicomio si legge «Ciascuna divisione è ordinata e disposta secondo il grado di agitazione e di pericolosità. Si parte dai tranquilli e si arriva agli agitati, tutti hanno dei deliri: alcuni come bestie ruminano cibi e respirano.
Nel manicomio tutto si svolge tra i muri.
Piove ancora e i matti sono tutti nelle sale a urlare e gesticolare selvaggiamente. In queste sale chiamate 'di soggiorno' c'è un puzzo di bestia e di umido». In un'altra parte dei suoi testi si legge: «I contadini desiderano che i loro figli trovino un impiego nel manicomio».
«Con i matti che comunicano le loro leggi io con facilità mi accomodo, si cammina sullo stesso binario e se un improvviso spettatore dovesse d'un subito giudicare chi dei due è il malato si troverebbe incerto; e tale mio esercizio, che dei giorni ripeto con frequenza, mi stanca e ritorno al mio andito con la nebbia di una vaga angoscia, quasi un convalescente, come se quei minuti che mi trasferivo nella mente del matto, abbandonando la mia, fosse come andare all'inferno, vivere nei gironi, avere oltrepassato le fredde acque dell'Ade, e ritornassi alla vita con l'anima ancora ghiacciata dalla morte».
Se nel tempo gli ospedali psichiatrici furono chiusi e i pazienti matti si trovarono in carico ai servizi del territorio, gli OPG oggi, ove vi sono internate persone che hanno commesso reati ma considerate impunibili perché non in grado di intendere e volere, sono tuttora aperti.
Considerato che non esistono strutture adeguate nelle regioni, che non vi è personale qualificato da dedicare al percorso terapeutico, riabilitativo e di reinserimento sociale degli internati ex OPG (nei quali sono trattenuti anche i malati psichiatrici pericolosi che hanno commesso reati efferati) e considerati i tempi insufficienti espressi nel decreto per realizzare tutto ciò, come Lega Nord abbiamo più volte chiesto lo stralcio dell'articolo 3-ter che prevede la chiusura degli OPG entro il primo febbraio 2013 e in subordine di procrastinare in tempi adeguati, dopo una seria indagine conoscitiva e il confronto con le regioni, il termine entro il quale decidere la chiusura degli OPG.
Riguardo alla presa in carico da parte delle Regioni, credo che quelle in disavanzo finanziario ben difficilmente provvederanno alla realizzazione delle nuove strutture! Non vorrei che, ancora una volta questi problemi, e mi riferisco sia ai tempi di realizzazione di strutture e servizi adeguati, sia anche ai costi gestionali e sociosanitari fossero posti a carico delle regioni virtuose. Pag. 120
Le date esposte nel decreto sono utopiche per poter valutare il corretto percorso per dare le necessarie risposte sanitarie e sociali a queste problematiche. La soppressione degli OPG senza opportuni approfondimenti rappresenta l'ennesima vergogna contenuta nel decreto svuota carceri di indulto nel quale la triplice PdL-PD-Terzo Polo ha espresso la sua fiducia.
Gli OPG oggi sono situazioni ibride che si interfacciano tra la figura del detenuto e quella del paziente. Negli OPG sono internate anche persone pericolose per se stesse e per gli altri, e gli autori di delitti efferati giudicati non in grado di intendere e volere. Persone per le quali è necessario siano assicurate adeguate misure di sicurezza sociale. Oggi si vorrebbe passare da 6 OPG a circa 20 strutture che non esistono. Ma se mancano anche le strutture intermedie? Come si fa a passare dagli OPG al nulla????
Chi si preoccupa di assicurare adeguata tutela ai parenti delle vittime colpite dai reati efferati compiuti dalle persone che considerate ex socialmente pericolose rientreranno nel loro territorio di appartenenza?
Ricordo l'assassino che l'agosto del 2010 aveva massacrato a pugni, per strada, una incolpevole donna. Considerato che a questo soggetto la pena non era applicabile perché non imputabile in quanto perché schizofrenico, gli erano stati comminati cinque anni di OPG proprio perché incapace di intendere e volere. Ora grazie a questo decreto che sconsideratamente prevede la chiusura degli OPG il rischio è che dal 31 marzo 2013 si passi dagli OPG al nulla.
Proseguendo nel ricordare qualche brano di Tobino, leggo: «Accade che un uomo infuriato entra in manicomio e con poche pasticche, già al secondo o terzo giorno si placa, fa come un tizzone immerso nell'acqua, che frigge e fuma, ma non più sfavilla l'incendio. E può accadere - non sempre con discreta frequenza - che spesso si ricostituisce, si stabilizza, torna ritto in piedi ed esce come un uomo dal cancello dell'ospedale. Questo è uno dei più fortunati, che ha incontrato il suo preciso psicofarmaco. Ma altri, tanti altri, sulla soglia del manicomio, sembrano già guariti e non lo sono.» Qui ricordo uno dei mostri del Circeo che, considerato innocuo, gli venne consentito di poter fruire di un permesso premio. Ebbene, in quella occasione, l'innocuo uccise una madre e una figlia.
Quando si parla di dignità della persona e delle persone la dignità va vista sotto più aspetti. Sicuramente deve essere rispettata la dignità delle persone sempre, comunque ed in ogni luogo, ma con la chiusura degli OPG questo obiettivo non viene raggiunto, né per i detenuti malati psichiatrici pericolosi che hanno commesso delitti efferati, né per i cittadini che devono essere rispettati nella loro esigenza di sicurezza sociale, è per i parenti delle vittime che devono essere rispettati nella loro dignità di persone. I pazzi, ricorda Tobino, sono «furenti sacerdoti di ciò che la loro stessa mente sprigiona.».

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO ANGELA NAPOLI SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 4933-A

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, il decreto-legge in esame, così come pervenuto a questa Camera dal Senato, conteneva un complesso di norme finalizzate a porre rimedio alle situazioni di indebitamento di soggetti (persone fisiche ed enti collettivi) a cui non sono applicabili le disposizioni vigenti in materia di procedure concorsuali.
Appariva però necessario coordinare le disposizioni del decreto-legge relativo al sovraindebitamento del solo consumatore con le disposizioni generali sul sovraindebitamento del debitore previste dalla legge n. 3 del 2012, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 30 gennaio 2012, le cui disposizioni entrano in vigore il trentesimo giorno dalla pubblicazione, a sua volta novellata dal decreto-legge. Molte delle disposizioni concernenti il solo consumatore risultavano identiche a quelle relative al debitore in generale. Pag. 121
Questo ha portato unanimamente la Commissione giustizia di questa Camera, in accordo con il Governo, a sopprimere tutti gli articoli da 1 a 12, quest'ultimo già soppresso al Senato (quindi tutti gli articoli al Capo I e al Capo I-bis).
Il decreto si riduce, quindi, ai soli ultimi 5 articoli, dei quali l'articolo 13 modifica il valore soglia entro il quale le parti possono stare in giudizio personalmente davanti al giudice di pace, nonché la disciplina dell'inventario sul procedimento di apertura delle successioni. L'articolo 14 prevede l'abrogazione delle disposizioni recate dalla legge di stabilità per il 2012, relativa alle misure straordinarie per la riduzione del contenzioso civile pendente davanti alla Corte di cassazione e alle Corti di appello.
È l'articolo 15 che dispone un'ulteriore proroga al 31 dicembre 2012 dei termini di talune disposizioni in materia di magistratura onoraria.
Su questo punto, in particolare, faccio appello al Ministro della giustizia affinché si ponga finalmente termine alla situazione di precariato di questo settore della magistratura, fino ad oggi resosi utilissimo per assicurare funzionalità ed efficienza della giustizia.
Futuro e Libertà per l'Italia esprime quindi voto favorevole alla conversione in legge del decreto-legge in esame, così riformulato.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4909 - odg 9/12 538 529 9 265 110 419 19 Resp.
2 Nom. odg 9/4909/14 540 469 71 235 21 448 18 Resp.
3 Nom. odg 9/4909/33 547 526 21 264 234 292 17 Resp.
4 Nom. odg 9/4909/36 525 514 11 258 90 424 17 Resp.
5 Nom. odg 9/4909/38 543 538 5 270 22 516 17 Resp.
6 Nom. odg 9/4909/39 539 533 6 267 78 455 18 Resp.
7 Nom. odg 9/4909/41 539 521 18 261 25 496 17 Resp.
8 Nom. odg 9/4909/43 543 487 56 244 20 467 16 Resp.
9 Nom. odg 9/4909/49 544 537 7 269 77 460 15 Resp.
10 Nom. odg 9/4909/56 548 538 10 270 77 461 15 Resp.
11 Nom. odg 9/4909/57 541 532 9 267 75 457 15 Resp.
12 Nom. odg 9/4909/60 534 525 9 263 73 452 15 Resp.
13 Nom. odg 9/4909/61 537 529 8 265 74 455 15 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/4909/62 535 528 7 265 74 454 15 Resp.
15 Nom. odg 9/4909/63 533 526 7 264 71 455 15 Resp.
16 Nom. odg 9/4909/64 540 528 12 265 74 454 15 Resp.
17 Nom. odg 9/4909/65 539 530 9 266 75 455 14 Resp.
18 Nom. odg 9/4909/66 540 512 28 257 57 455 14 Resp.
19 Nom. odg 9/4909/67 540 535 5 268 81 454 14 Resp.
20 Nom. odg 9/4909/68 534 511 23 256 60 451 14 Resp.
21 Nom. odg 9/4909/69 542 537 5 269 76 461 14 Resp.
22 Nom. odg 9/4909/73 544 517 27 259 59 458 14 Resp.
23 Nom. odg 9/4909/74 547 536 11 269 72 464 14 Resp.
24 Nom. odg 9/4909/75 541 533 8 267 74 459 14 Resp.
25 Nom. odg 9/4909/76 539 512 27 257 55 457 14 Resp.
26 Nom. odg 9/4909/79 534 525 9 263 53 472 14 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/4909/90 539 523 16 262 89 434 14 Resp.
28 Nom. odg 9/4909/91 528 519 9 260 60 459 14 Resp.
29 Nom. odg 9/4909/94 527 516 11 259 79 437 14 Resp.
30 Nom. odg 9/4909/97 517 505 12 253 71 434 14 Resp.
31 Nom. odg 9/4909/98 511 504 7 253 57 447 14 Resp.
32 Nom. odg 9/4909/99 534 527 7 264 74 453 14 Resp.
33 Nom. odg 9/4909/100 523 514 9 258 52 462 14 Resp.
34 Nom. odg 9/4909/101 531 524 7 263 70 454 14 Resp.
35 Nom. odg 9/4909/103 528 516 12 259 69 447 14 Resp.
36 Nom. odg 9/4909/106 539 512 27 257 54 458 14 Resp.
37 Nom. odg 9/4909/109 539 529 10 265 74 455 14 Resp.
38 Nom. odg 9/4909/110 537 511 26 256 52 459 14 Resp.
39 Nom. odg 9/4909/111 538 512 26 257 54 458 14 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 41)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. Ddl 4909 - voto finale 516 490 26 246 385 105 10 Appr.
41 Nom. Ddl 4933-A - voto finale 468 413 55 207 412 1 11 Appr.