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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 574 di lunedì 23 gennaio 2012

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 15,05.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 18 gennaio 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Barbi, Bergamini, Caparini, Cicchitto, Colucci, Gianfranco Conte, Corsini, D'Alema, D'Antoni, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Gianni Farina, Renato Farina, Fava, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Leone, Malgieri, Milanato, Mistrello Destro, Moffa, Mogherini Rebesani, Nirenstein, Leoluca Orlando, Reguzzoni, Rigoni, Sanga, Stefani, Stucchi, Vitali, Volontè e Zeller sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente trentotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di proposte di legge (ore 15,06).

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, delle seguenti proposte di legge, delle quali la sotto indicata Commissione permanente, cui erano state assegnate in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:
alla IX Commissione (Trasporti):
S. 2396 - Senatori Magistrelli ed altri: «Modifiche all'articolo 173 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di uso di apparecchi radiotelefonici durante la guida» (Approvata dalla 8a Commissione permanente del Senato) (A.C. 3901);
BIASOTTI ed altri: «Norme in materia di circolazione stradale nelle aree aeroportuali» (A.C. 4663).

Proposta di assegnazione a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, che proporrò alla Camera a norma del comma 1 dell'articolo 92 del Regolamento:
Alla VII Commissione permanente (Cultura):
ESPOSITO ed altri: «Disposizioni per la valorizzazione e la promozione turistica delle valli e dei comuni montani sede dei siti dei Giochi olimpici invernali "Torino 2006"» (A.C. 4805) - Parere delle Commissioni I, V, VIII, X e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

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Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (A.C. 4865-A) (ore 15,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 4865-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Unione di Centro per il Terzo Polo, Italia dei Valori e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Il relatore per la I Commissione, onorevole Bressa, ha facoltà di svolgere la relazione.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, prima di entrare nel merito vero e proprio del provvedimento, desidero spendere qualche parola sullo strumento del decreto-legge «proroga termini», cui siamo ormai abituati come un appuntamento fisso di fine anno. Che un provvedimento del genere sia diventato la regola è già di per sé il segno di un modo disordinato di legiferare e di amministrare la cosa pubblica: il legislatore adotta discipline provvisorie con la riserva di procedere a riforme, ma poi non ci riesce e si vede costretto a prorogare il provvisorio, spesso per anni. La pubblica amministrazione, a sua volta, per tante ragioni, non rispetta i termini stabiliti dalla legge per i suoi adempimenti e rende quindi necessario prorogarli, e così via. La casistica alla base dei decreti «proroga termini» è molto ampia, come si sa. Come se non bastasse, a questa intrinseca debolezza del decreto «proroga termini» si aggiunge il fatto che, nella prassi delle Camere, l'esame parlamentare del decreto diventa l'occasione per discutere di una miriade di questioni che non attengono strettamente alla proroga dei termini di legge, e che spesso hanno un interesse solo microsettoriale o localistico.
Come altri provvedimenti a cadenza annuale - innanzitutto la vecchia legge finanziaria, ora legge di stabilità - il decreto «proroga termini» è diventato il veicolo con il quale si cerca di far passare ogni tipo di intervento. Questo rende quasi ingovernabile la fase di esame parlamentare del «proroga termini». La situazione, tra l'altro, è gravata dal fatto che, mentre per il disegno di legge di stabilità il Regolamento prevede espressamente limiti più rigorosi di ammissibilità degli emendamenti che, ad esempio, non sono ammessi se non coperti finanziariamente, per il disegno di legge di proroga termini valgono soltanto i limiti di ammissibilità ordinari previsti per i decreti-legge.
Vale a dire: oltre a quelli validi per tutti i provvedimenti, il limite aggiuntivo della stretta attinenza alla materia del decreto-legge, che però diventa un criterio incerto quando la materia del decreto è di per sé indefinita, come accade per i «proroga termini».
Tutto questo per dire che i relatori si sono trovati ad operare in un contesto che non condividono fino in fondo, anche sottoscrivendo emendamenti che non esprimevano sempre esattamente le nostre convinzioni, ma dei quali hanno dovuto prendere atto come di uno stato di cose su cui è senz'altro necessario riflettere per un cambiamento.
Tuttavia, va dato atto che il lavoro fatto nelle Commissioni I e V, con l'approvazione di circa 60 emendamenti, può considerarsi un buon lavoro che ha saputo trovare un equilibrio razionale tra le ragioni del Parlamento e le ragioni del Governo. Si pensi, ad esempio, ai due grandi temi delle pensioni e degli enti Pag. 3locali, con particolare attenzione alle questioni del Patto di stabilità, che sono stati oggetto di emendamenti condivisi.
Vengo ora all'illustrazione del contenuto degli articoli. In particolare mi soffermerò sugli articoli da 1 a 5, da 7 a 11, da 13 a 15 e sugli articoli 17, 18, 21 e 28, mentre sugli altri riferirà l'onorevole Gioacchino Alfano. L'articolo 1 dispone la proroga di alcuni dei termini entro i quali le pubbliche amministrazioni, in base alla legislazione vigente, possono procedere alle assunzioni di personale a tempo indeterminato nell'ambito dei limiti previsti per il turn over.
In particolare, si prorogano al 31 dicembre 2012 i termini per le assunzioni di personale a tempo indeterminato per specifiche amministrazioni, anche in riferimento alle cessazioni verificatesi nel biennio 2009-2010. Inoltre, si estende al quadriennio 2009-2012, in luogo del triennio 2009-2011, la possibilità di assumere prevista per le università statali e si proroga al 31 dicembre 2012 il termine per procedere alle assunzioni di professori universitari di seconda fascia previste per il 2011.
Nel corso dell'esame nelle Commissioni sono state aggiunte ulteriori disposizioni concernenti rispettivamente l'applicazione di specifiche disposizioni in materia di limiti alle assunzioni per il personale educativo e scolastico negli enti locali a decorrere dall'anno 2013, nonché, sempre nello stesso anno, l'applicazione di specifiche disposizioni per l'applicazione delle norme in materia di assunzioni di personale in materia di polizia locale.
Oltre a ciò è stato previsto l'obbligo per l'INPS di intervenire sul personale in soprannumero derivante dall'accorpamento in questo stesso istituto dell'INPDAP e dell'ENPALS attraverso specifiche procedure di riassetto organizzativo e funzionale. Inoltre, l'articolo 1 proroga l'efficacia delle graduatorie dei concorsi utilizzate dalle pubbliche amministrazioni per assunzioni di personale a tempo indeterminato.
L'articolo 2 proroga fino al 30 settembre 2012 l'incarico del Commissario straordinario della Croce Rossa italiana. L'articolo 3 proroga al 31 dicembre 2012 il termine per l'effettuazione delle verifiche sismiche previste dall'articolo 20, comma 5, del decreto-legge n. 248 del 2007, da parte dei proprietari degli edifici di interesse strategico e delle opere infrastrutturali la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile e degli edifici e delle opere infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso, nonché il termine per l'individuazione, con apposito elenco, delle grandi dighe da sottoporre a verifica sismica e idraulica in conseguenza della variata classificazione sismica dei siti o dei ridotti franchi di sicurezza idraulica.
L'articolo 4 estende anche all'anno 2012, previa intesa con le province autonome di Trento e Bolzano, le modalità di finanziamento dell'organismo di indirizzo cui spetta la definizione degli indirizzi per la valutazione e l'approvazione di progetti finanziati dalle province autonome di Trento e Bolzano a favore dei territori delle regioni a statuto ordinario confinanti con le due province, attraverso la destinazione di una quota pari allo 0,6 per cento dei complessivi 40 milioni di euro che ciascuna provincia è tenuta ad impiegare nei finanziamenti dei progetti stessi.
L'articolo 4-bis, introdotto dalle Commissioni, dispone un differimento al trentesimo giorno successivo all'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge, del termine per la presentazione delle richieste di rimborsi delle spese elettorali relative al rinnovo del consiglio regionale del Molise del 16 e 17 ottobre 2011.
L'articolo 5 proroga di un mese, è cioè al 31 gennaio 2012, il termine fissato dall'articolo 7, comma 1, del decreto-legge n. 195 del 2009, per il trasferimento della proprietà del termovalorizzatore di Acerra. Degli articoli 6 e 6-bis dirà il collega Alfano. L'articolo 7 proroga dal 31 dicembre 2011 al 31 dicembre 2012 la sospensione dell'efficacia dei titoli esecutivi nei confronti di Stati esteri nel caso in Pag. 4cui sia pendente un giudizio innanzi alla Corte internazionale di giustizia diretto all'accertamento dell'immunità della giurisdizione italiana.
L'articolo 8, comma 1, come modificato dalle Commissioni in sede referente, dispone la proroga di termini di talune disposizioni in materia di personale delle forze armate recate dal codice dell'ordinamento militare. Il comma 2 dispone la proroga all'anno accademico 2013-2014 dell'avvio dell'applicazione delle disposizioni che prevedono l'attribuzione di un punteggio per le ammissioni ai corsi di laurea ad accesso programmato sulla base dei risultati conseguiti nel test di ingresso e nel pregresso iter scolastico. Il comma 3 reca la clausola di invarianza finanziaria in riferimento alle disposizioni dei commi 1 e 2.
L'articolo 9 proroga di un anno, cioè sino al 31 dicembre 2012, il periodo di vigenza del Programma nazionale della pesca e dell'acquacoltura adottato per il Periodo 2007-2009.
L'articolo 10 dispone la proroga di diversi termini in materia sanitaria. In particolare, il comma 1 proroga dal 1o gennaio 2012 al 3 luglio 2013 la disciplina transitoria sulla certificazione di conformità alle norme di buona fabbricazione, con riferimento alle sostanze attive impiegate come materie prime per la produzione di medicinali. Il comma 2, modificato in sede referente, anticipa al 30 giugno 2012 il termine, fissato nel testo originario del decreto al 31 dicembre 2012, entro il quale può essere esercitata la facoltà di utilizzazione straordinaria del proprio studio professionale per l'esercizio dell'attività libero-professionale intramuraria.
Il comma 3 anticipa al 30 giugno 2012 la proroga, fissata nel testo originario del decreto al 31 dicembre 2014, del termine entro cui le regioni devono effettuare i collaudi previsti per gli interventi di ristrutturazione edilizia finalizzati al programma per la libera professione intramuraria.
I commi 4 e 5 dispongono la proroga al 31 dicembre 2012 dei termini in materia di adesione delle imprese farmaceutiche al sistema cosiddetto di pay back sui farmaci.
L'articolo 11 proroga i termini in materia di infrastrutture e trasporti. In particolare, il comma 1 proroga al 1o gennaio 2013 la sospensione dell'adeguamento delle tasse e dei diritti marittimi in relazione al tasso di inflazione; proroga, inoltre, per l'anno 2012 la possibilità per le autorità portuali di aumentare o ridurre la tassa di ancoraggio e la tassa portuale, nel rispetto del proprio equilibrio di bilancio. Il comma 2 proroga dal 31 dicembre 2010 al 30 giugno 2012 il termine per la conclusione di procedimenti già avviati di rilascio delle concessioni aeroportuali secondo la disciplina previgente alla riforma del codice della navigazione, di cui al decreto legislativo n. 96 del 2005. Il comma 3 proroga dal 31 dicembre 2010 al 31 dicembre 2012 il termine previsto per l'aggiornamento, con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, della misura dei diritti aeroportuali.
Il comma 4 proroga dal 31 dicembre 2010 al 30 giugno 2012 il termine per l'emanazione del decreto ministeriale recante norme in materia di regolamentazione dei servizi di trasporto taxi e noleggio con conducente. I commi 5 e 6 prorogano taluni termini riguardanti l'Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali. In particolare, il comma 5 prevede che, fino alla data di adozione dello statuto dell'Agenzia, e comunque non oltre il 31 luglio 2012, i compiti e le funzioni ad essa trasferiti continuino ad essere svolti dai competenti uffici delle amministrazioni statali, dall'ispettorato di vigilanza sulle concessionarie autostradali e dagli altri uffici di Anas Spa.
Nel corso dell'esame in sede referente, le Commissioni hanno invece espunto il secondo periodo del comma 5 volto a prevedere la soppressione dell'Agenzia e il trasferimento delle relative attività e funzioni al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nel caso in cui lo statuto dell'Agenzia e il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, relativo all'individuazione delle unità di personale da trasferire all'Agenzia, non fossero adottati Pag. 5entro il 31 marzo 2012. Il comma 6 dispone che il subentro dell'Agenzia ad Anas Spa nelle funzioni di concedente per le convenzioni in essere avvenga entro il 31 marzo 2012.
I successivi commi sono stati introdotti dalle Commissioni. Il comma 6-bis fissa al 31 marzo 2012 il termine per l'emanazione del decreto ministeriale che stabilisce limiti e condizioni per l'installazione di cartelli di valorizzazione e promozione del territorio. Prescrive, inoltre, il concerto con il Ministro per gli affari regionali, turismo e sport. Il comma 6-ter proroga dall'8 aprile 2012 all'8 aprile 2013 il termine entro il quale le imprese ferroviarie in possesso di titolo autorizzatorio possono richiederne la conversione in licenza nazionale passeggeri. Il comma 6-quater proroga al 31 dicembre 2012 il termine per l'emanazione del regolamento di riordino del Corpo delle capitanerie di porto - guardia costiera.
L'articolo 11-bis aumenta da due a quattro anni il periodo di proroga, previa verifica della loro idoneità al funzionamento e della loro sicurezza, per gli impianti a fune di cui si prevede l'ammodernamento. Dell'articolo 12 dirà il collega Alfano.
L'articolo 13, comma 1, esclude fino al 31 dicembre 2012 i presidenti degli enti parco di cui alla legge-quadro sulle aree protette dall'applicazione dell'articolo 6, comma 2, del decreto-legge n. 78 del 2010, relativo alla riduzione dei costi degli organi collegiali e amministrativi degli enti che godono di finanziamenti a carico del bilancio pubblico. Il comma 2 proroga di un anno, cioè fino al 31 dicembre 2012, il termine previsto per il passaggio delle funzioni di erogazione dei servizi pubblici locali dalle sopprimende autorità d'ambito territoriale ai nuovi soggetti individuati dalle regioni.
Il comma 3, modificato nel corso dell'esame in sede referente, prevede lo slittamento al 30 giugno 2012 del termine di operatività del Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI). Ai fini di una migliore gestione del SISTRI vengono, inoltre, introdotte alcune disposizioni che prevedono che il Ministero dell'ambiente possa avvalersi del contributo dell'ISPRA e, nello stesso tempo, debba riferire periodicamente al Parlamento sullo stato di attuazione del sistema. Infine, la competente direzione del Ministero può avvalersi di DigitPA con modalità da stabilire con decreto interministeriale.
Il comma 3-bis proroga al 30 giugno 2012 il predetto termine anche per i piccoli produttori di rifiuti (fino a 10 dipendenti) per i quali l'articolo 6, comma 2, lettera f-octies), del decreto-legge n. 70 del 2011 aveva previsto l'individuazione di un termine per l'entrata in operatività del sistema che non poteva comunque essere antecedente al 1o dicembre 2012.
Il comma 4 proroga al 2 luglio 2012 la disposizione prevista dall'articolo 39, comma 9, del decreto legislativo n. 205 del 2010, che prevedeva l'esclusione, fino al 31 dicembre 2011, dall'obbligo di iscrizione al SISTRI per alcuni imprenditori agricoli che producono e trasportano i propri rifiuti pericolosi in modo occasionale e saltuario.
Il comma 5, lettera a), proroga di un anno, cioè al 31 dicembre 2012, la durata della fase transitoria prevista dall'articolo 11, comma 2-ter, del decreto-legge n. 195 del 2009, durante la quale le sole attività di raccolta, di spazzamento e di trasporto dei rifiuti e di smaltimento o recupero inerenti alla raccolta differenziata continuano ad essere gestite secondo le attuali modalità e forme procedimentali dai comuni della regione Campania, in luogo del subentro in tali funzioni da parte delle province, come previsto dal comma 2 del medesimo articolo 11.
Le lettere b), c) e d) del comma 5 modificano i commi 5-bis, 5-ter e 5-quater del citato articolo 11 del decreto-legge n. 195 del 2009, differendo di un anno la disciplina prevista per il calcolo di TARSU e TIA e per l'accertamento e la riscossione di tali tributi nella regione Campania da parte delle amministrazioni comunali.
Il comma 6 proroga di un ulteriore anno, cioè al 31 dicembre 2012, il termine previsto dall'articolo 6, comma 1, lettera p), del decreto legislativo n. 36 del 2003 Pag. 6per l'entrata in vigore del divieto di smaltimento in discarica dei rifiuti (urbani e speciali) con PCI (potere calorifico inferiore) superiore a 13.000 kJ/kg.
Il comma 7 proroga di un ulteriore anno, cioè al 31 dicembre 2012, il termine, previsto dall'articolo 7, comma 2, del decreto legislativo n. 161 del 2006, di entrata in vigore del divieto...

PRESIDENTE. Onorevole Bressa, la prego di concludere.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la I Commissione. Ho terminato il tempo?

PRESIDENTE. Lo sta terminando. Lei sa che può anche chiedere l'autorizzazione a pubblicare il testo del suo intervento in calce al resoconto della seduta odierna.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la I Commissione. Sì, signor Presidente, chiedo quindi che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione, in particolare dall'articolo 13-bis all'articolo 29.

PRESIDENTE. Onorevole Bressa, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Il relatore per la V Commissione (Bilancio), onorevole Gioacchino Alfano, ha facoltà di svolgere la relazione. Onorevole Gioacchino Alfano, anche lei sa che, al termine di un suo ragionamento, può eventualmente chiedere l'autorizzazione a pubblicare il testo della sua relazione in calce al resoconto della seduta odierna.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, quando finisco il tempo lei mi fa cenno. Preliminarmente desidero precisare che mi soffermerò, vista la parte residua, sulle parti del provvedimento che vengono caratterizzate dalle questioni finanziarie e, quindi, che fanno riferimento alla Commissione bilancio. Ricordo che il provvedimento in esame è l'ultimo di una serie di analoghi interventi, nati all'origine come interventi eccezionali, ma poi ripetuti annualmente dal 2005. Da provvedimenti recanti meramente proroghe, tali decreti-legge hanno assunto via via una portata più ampia. Lo scorso anno il Governo, incalzato dalla crisi economica, aveva più correttamente individuato l'analogo decreto-legge, invece, di «milleproroghe» (come viene detto usualmente), «interventi urgenti in materia tributaria di sostegno alle imprese e alle famiglie».
Al riguardo, condivido pienamente le osservazioni del relatore Bressa per la I Commissione: con i provvedimenti in materia di proroga termini si tenta di risolvere un problema che attiene fondamentalmente alla qualità della legislazione e che si ripercuote anche sulla gestione della finanza pubblica, nonché sul buon funzionamento della pubblica amministrazione. Non posso in questa sede soffermarmi sul punto, ma ritengo che le norme legislative dovrebbero essere più attentamente valutate in tutti i loro aspetti, verificandone ex ante l'impatto sull'ordinamento e i relativi effetti sull'attività delle pubbliche amministrazioni. Dovremo, inoltre, riflettere sulla tendenza a produrre norme «usa e getta», poco meditate, a volte urgenti, che però poi alla fine non danno gli effetti che dovrebbero produrre.
Tutto ciò comporta che, nel corso dell'esame dei provvedimenti, non si arriva a ciò che, invece, è successo nelle Commissioni riunite. I relatori, in questo caso, ed il Governo sono stati sottoposti ad una molteplicità di pressioni e di sollecitazioni volte ad introdurre modifiche ai testi che risultano assai complessi. Aggiungo che, sul versante della finanza pubblica, un significativo contributo ad una sua migliore gestione potrà derivare dalla costituzione di un organismo indipendente presso il Parlamento.
Sottolineo, quindi, che le Commissioni riunite sono riuscite a produrre un testo, che è abbastanza complesso, ed è anche difficile da spiegare in una ordinata esposizione. Quindi, passo soltanto a quegli articoli residui che, in realtà, sono inseriti non in ordine numerico, ma sono intrecciati. Pag. 7
Passiamo all'articolo 6, laddove il comma 1 proroga al 2012 l'efficacia di alcune disposizioni in materia di ammortizzatori sociali contenute nell'articolo 19 del decreto-legge n. 185 del 2008.
Esso interviene, in particolare, sull'istituto sperimentale di tutela del reddito dei lavoratori a progetto, sul trattamento sperimentale degli apprendisti, nonché sull'utilizzo, in via transitoria, delle risorse per la tutela dei lavoratori interessati dalla concessione dei trattamenti riguardanti le indennità di disoccupazione ordinaria non agricola con requisiti normali o con requisiti ridotti.
Il comma 2 proroga al 2012 alcune disposizioni sperimentali in materia di lavoro accessorio. Il comma 2-bis fissa al 31 dicembre 2012 la scadenza dell'articolo 1-bis, comma 1, del decreto-legge n. 78 del 2009, concernente disposizioni in materia di ammortizzatori sociali per i settori non coperti dalla cassa integrazione guadagni nonché dei decreti adottati in forza dello stesso articolo. Le Commissioni hanno, quindi, lavorato, d'intesa con il Governo, al fine di risolvere talune criticità conseguenti alla riforma dei requisiti di accesso al sistema previdenziale, venendo incontro alle legittime aspettative di molti cittadini prossimi alla pensione. Al fine di provvedere alle risorse finanziarie necessarie per una parte di questo provvedimento, si è fatto ricorso all'incremento progressivo delle aliquote contributive pensionistiche di finanziamento e di contributo della gestione pensionistica degli autonomi.
Per questa parte invito il Governo non tanto a verificare un'alternativa di copertura ma, comunque, anche a valutare quale potrebbe essere l'impatto. È vero che abbiamo caricato sui lavoratori autonomi un contributo aggiuntivo, ma è pur vero che questo farà maturare prestazioni migliori al momento in cui costoro andranno in pensione.
A completamento di tale previsione, quindi, in questa materia l'articolo 6-bis prevede che in caso di superamento dei limiti stabiliti per la fruizione del beneficio di cui all'articolo 6, comma 2-ter, le ulteriori domande relative ai soggetti inclusi tra i beneficiari, potranno essere prese in considerazione dagli enti previdenziali solamente a condizione che, con apposito decreto interministeriale, sia stabilito un incremento delle aliquote contributive non pensionistiche a carico di tutti i lavoratori del settore privato, dovuto alla gestione di prestazioni temporanee ai lavoratori dipendenti.
L'articolo 12 non è stato modificato durante i lavori in Commissione. In esso si proroga al 31 dicembre 2012 il termine della gara per la concessione integrata del progetto Sulcis.
Neanche l'articolo 16 ha subito modifiche durante l'iter in Commissione, mentre l'articolo 19 proroga al 31 dicembre 2012 i termini per l'emanazione dei provvedimenti normativi attuativi del decreto legislativo 31 maggio 2011, n. 91, in materia di adeguamento e armonizzazione dei sistemi contabili. Tali proroghe si rendono necessarie al fine di tener conto di due importanti novità legislative, che hanno modificato profondamente il contesto nel quale devono collocarsi i decreti attuativi da emanare ai sensi del richiamato decreto legislativo.
L'articolo 20, anche questo modificato, interviene in materia di conservazione delle somme iscritte nel conto di competenza e dei residui per l'anno 2011 sul Fondo per il cinque per mille del gettito dell'IRPEF, disponendone la conservazione in bilancio sia in conto competenza sia in conto residui, al fine di consentirne la riutilizzazione in conto residui nel successivo esercizio per finalità di sostegno al volontariato e alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, di ricerca scientifica, universitaria e sanitaria e di attività sociali, nelle more del completamento delle relative procedure per l'erogazione dei contributi. In realtà, le pratiche sono in corso ma richiedevano una proroga.
L'articolo 22 prevede misure finalizzate a garantire la continuità degli interventi a favore delle imprese colpite da calamità naturali, erogate dal Fondo di garanzia di cui all'articolo 28 del decreto-legge 18 novembre 1966, n. 976, convertito, con Pag. 8modificazioni, dalla legge n. 1142 del 1966, e attualmente gestito dal Mediocredito centrale.
L'articolo 22-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente (si tratta quindi di una vera e propria aggiunta), modifica l'articolo 239 del Codice della proprietà industriale in tema di limiti alla protezione accordata al diritto d'autore, concernente disegni e modelli.
Per quanto riguarda gli articoli 23, 24 e 25, signor Presidente, già da adesso rimando alla relazione svolta in Commissione.
Rimane l'articolo 29, che rappresenta quasi il 50 per cento del provvedimento. Esso reca una serie di proroghe di termini in materia fiscale. In particolare, il comma 1 proroga dal 31 dicembre 2011 al 30 aprile 2012 il termine per la determinazione dei fabbisogni standard degli enti locali, che entreranno in vigore nel 2012, riguardo ad almeno un terzo delle funzioni fondamentali dei medesimi enti.
I commi 2 e 3 disciplinano l'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 2 del decreto-legge n. 138 del 2011, relative all'incremento del 20 per cento della tassazione delle rendite finanziarie. I commi 4 e 5 recano disposizioni in materia di presentazione delle comunicazioni di inesigibilità dei ruoli da parte degli agenti della riscossione, prevedendo una proroga dei termini per tale comunicazione.
Il comma 5-bis interviene sul nuovo sistema di riscossione delle entrate dei comuni, introdotto dalla legge n. 70 del 2011. In particolare, viene garantito l'utilizzo dello strumento dell'ingiunzione fiscale da parte di soggetti terzi attualmente concessionari dei servizi di riscossione delle entrate comunali, sino al momento dell'entrata in operatività del nuovo sistema della riscossione delle entrate comunali.
Il comma 6 prevede una riapertura dei termini per la sanatoria, attraverso il versamento della sanzione minima, della mancata presentazione della dichiarazione di cessazione dell'attività ai fini IVA, disponendo che tale sanatoria possa essere effettuata entro 31 marzo 2012.
I commi 6-bis e 6-ter collocano all'anno 2012 le detrazioni fiscali per carichi di famiglia in favore di soggetti non residenti in Italia, introdotto dalla legge finanziaria per il 2007.
Il comma 7 proroga fino al mese di gennaio 2014 i termini per l'applicazione della disciplina semplificata in materia di dichiarazione annuale, presentata dal sostituto di imposta.
Il comma 8 stabilisce che le domande per il riconoscimento dei requisiti di pluralità, di cui al comma 2-bis dell'articolo 7 del decreto-legge n. 70 del 2011, convertito dalla legge n. 106 dello stesso anno, rimangono efficaci - anche se presentate dopo la scadenza dei termini originariamente previsti - purché siano effettuate entro il 31 marzo 2012.
Tale proroga, che non determina effetti finanziari, è prevista in considerazione...

PRESIDENTE. Onorevole Alfano, la prego di concludere.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione, sperando che nel seguito dei lavori, con gli interventi dei colleghi, si possa chiarire tutto ciò che siamo riusciti a fare questa settimana.

PRESIDENTE. Onorevole Alfano, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Cambursano, che sappiamo dotato di capacità di sintesi. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, non sempre sono dotato di capacità di sintesi, ma spero questa volta di riuscire ad essere sintetico...

PRESIDENTE. Onorevole Cambursano, era una battuta ironica...

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RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, mi riferisco, in particolare, al rappresentante del Governo: il Parlamento giustamente, in un momento così difficile come quello che stiamo attraversando, non solo come Paese, ma come continente, è chiamato a prendere in esame una serie di decreti che dovrebbero, nell'intento e nell'obiettivo che tutti noi condividiamo, farci uscire dalla situazione di difficoltà in cui ci troviamo.
Veniamo da un decreto trasformato già in legge, definito dallo stesso Presidente del Consiglio: «Salva Italia», che qualche segnale positivo lo sta recando, almeno se lo giudichiamo in base a quanto emerge negli ultimi giorni dalle quotazioni dei mercati. È stato appena approvato, sempre dal Governo, un decreto-legge, o meglio una serie di decreti-legge, che hanno come obiettivo quello di far ripartire il Paese, che il Presidente del Consiglio ha definito: «Cresci Italia»; dall'altra parte vi sono anche trattative in corso: ne parleremo quando discuteremo della mozione, auspicabilmente unitaria, sul fiscal compact e della legge comunitaria, la cui discussione generale è prevista subito dopo la discussione di questo decreto.
Prima di questo provvedimento dobbiamo soffermarci sul cosiddetto decreto «milleproroghe» che, questa volta, per fortuna, non contiene più una vasta gamma di interventi come succedeva nelle edizioni precedenti, e quindi è molto meno consistente il corpo complessivo dei provvedimenti prorogati. Tuttavia, come ricordavano i due relatori - prima il collega Bressa e poi il collega Alfano -, il ricorso allo strumento della proroga si colloca nella costante difficoltà di dare attuazione a quanto prescritto in disposizioni legislative che vengono assunte dal Governo o dal Parlamento. Ovviamente non mi riferisco tanto a quanto questo Governo sta facendo, perché esso ha semplicemente ereditato tutto ciò a fine novembre e non poteva fare altro che prendere atto di quello che era scadenza, in assenza di tempo per dare attuazione a quanto previsto entro il 31 dicembre ultimo scorso.
Ma questa prassi, come ben sappiamo, sta in mezzo a due criticità: da una parte le difficoltà politiche che abbiamo vissuto nei mesi passati, ed anche la difficoltà della cosiddetta macchina statale a tradurre in provvedimenti attuativi quello che le norme emanate dalle due Camere prevedevano; dall'altra la criticità degli interessi particolari che spingono o spingevano ad allungare i tempi di attuazione.
Credo che sia proprio giunto il momento, signor rappresentante del Governo, di mettere mano affinché la macchina statale, la macchina burocratica e il Parlamento, tendano ad evitare che ciò si ripeta ancora nel prossimo futuro, perché il risultato qual è? Ne va della qualità della legislazione, con conseguenze anche sulla gestione finanziaria e sul funzionamento complessivo della pubblica amministrazione.
Mancando a monte una valutazione ex ante dell'impatto di un provvedimento sull'ordinamento e sui suoi possibili effetti, l'accelerazione nella produzione normativa spesso fa sì che si renda necessario rispondere ad esigenze impellenti o alle pressioni dei mercati. Ecco perché è bene che venga valutato prima ciò che si prevede in termini di attuazione. Il costo di una carente analisi di impatto sulla normazione è di molto superiore al presunto beneficio; quindi da parte almeno delle Commissioni competenti, la V Commissione (bilancio) e la I Commissione (affari costituzionali), è stato preso in seria considerazione l'invito - che era qualcosa di più di un semplice invito - proveniente dall'Unione europea, a legiferare incominciando ad inserire nella nostra Carta costituzionale l'obbligo del pareggio di bilancio. Cosa abbiamo inserito in questa normativa? La costituzione di un organismo che valuti la qualità e la quantità delle risorse che vengono investite in un singolo provvedimento per verificare se esse siano compatibili o no, non solo con l'articolo 81 della nostra Costituzione, ma con il complesso degli articoli che siamo andati a modificare.
Entrando nel merito del decreto-legge «milleproroghe», mi soffermerò solo su Pag. 10alcuni articoli. In primo luogo sull'articolo 6 del provvedimento, che sicuramente è quello che merita, ed ha meritato, tutta la nostra particolare attenzione. In sede di discussione sulle linee generali, sia il sottoscritto sia altri, abbiamo posto il problema, molto delicato e molto sentito, dei lavoratori precoci, che con il decreto-legge «salva Italia» erano stati penalizzati. Già in sede di conversione del decreto-legge «salva Italia» tentammo di correggere quella stortura (sia nel corso della discussione generale, sia di quella sugli emendamenti; sia con il relatore sia con il Governo) con un emendamento, fatto proprio dai relatori, che tendeva ad eliminare queste pesanti penalizzazioni nei confronti di quei lavoratori.
È stata altresì corretta l'anomalia contenuta nel comma 5 dell'articolo 11 a proposito dell'Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali, per la quale si prevedeva che sino all'attuazione dello statuto, e comunque non oltre il 31 marzo di quest'anno, le funzioni fossero svolte dai competenti uffici delle amministrazioni statali e che poi già dal 1 aprile l'Agenzia fosse soppressa. Quella data è stata prorogata al 30 giugno, ed è ovvio che dal Governo ci attendiamo che entro tale data si arrivi ad una soluzione definitiva riguardo al controllo sulle infrastrutture da parte di quel soggetto che dovrà provvedere appunto ad un controllo di cui così tanto ha bisogno il nostro Paese.
Con l'articolo 19 vengono poi prorogati al 31 dicembre 2012 i termini per l'emanazione di provvedimenti normativi attuativi del decreto legislativo n. 91 del 2010. La direttiva comunitaria n. 85 dell'8 novembre scorso stabiliva e stabilisce la regola dettagliata riguardante le caratteristiche dei quadri di bilancio degli Stati membri e fissa regole precise di contabilità e anche statistiche e regole numeriche di bilancio, quadri di bilancio a medio termine, nonché norme sulla trasparenza delle finanze della pubblica amministrazione. Noi prevediamo che questa direttiva venga recepita entro il 31 dicembre 2013. È positivo questo segnale che viene dato con il milleproroghe, per il quale addirittura il Governo giustamente intende anticipare la scadenza prevista dalla direttiva, non più il 31 dicembre 2013, ma il 31 dicembre di quest'anno.
L'articolo 20 interviene poi sulle somme iscritte nel conto delle competenze e dei residui per l'anno 2011 sul fondo per il 5 per mille del gettito dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, al fine di consentire la riutilizzazione in conto residui nel successivo esercizio. È vero che anche negli esercizi precedenti il procedimento non si era concluso nell'anno di competenza, nell'anno in cui cioè era stata stanziata in bilancio la relativa somma per le erogazioni agli aventi diritto, ai diretti beneficiari, ma una macchina pubblica che si rispetti deve prima o poi, spero prima, dare risposte in tempo utile. Ecco perché ci aspettiamo e ci auguriamo che queste proroghe nel prossimo futuro, negli esercizi a venire, non si rendano più necessarie.
L'articolo 22 prende atto che ancora una volta il decreto attuativo delle misure finalizzate a garantire la continuità degli interventi a favore delle imprese colpite da calamità naturali non è stato ancora emanato. È ovvio, come dicevo in premessa, che non si può addebitare a questo Esecutivo la mancata traduzione in normativa di questo decreto, ma sta di fatto che le imprese e le aziende che sono state così duramente colpite dalle calamità anche recenti non possono attendere tempi infiniti. Ecco perché quindi le regioni, il Dipartimento della protezione civile e le associazioni imprenditoriali reclamano questo decreto. Bene ha fatto quindi il Governo a rinviare, ma è altresì vero che dal Governo si attendono e ci attendiamo che queste norme vengano tradotte in decreto, per far sì che quei fondi stanziati e giacenti siano utilizzati dalle imprese che hanno avuto anche la mala sorte di conciliare contemporaneamente la crisi finanziaria ed economica che stanno attraversando con l'abbattimento sulle loro strutture ed infrastrutture di calamità naturali. L'invito forte che rivolgo al Governo, Pag. 11quindi, è che anche su questo si distingua dal precedente per celerità e competenza nelle risposte.
Mi soffermo un attimo in più invece, signor Presidente, sull'articolo 25, che prevede la proroga della partecipazione dell'Italia ai programmi del Fondo monetario internazionale, tramite la stipula di un accordo di prestito bilaterale al fine di fronteggiare la crisi finanziaria in corso. Come i colleghi sanno, l'accordo politico raggiunto in sede europea, considerato da tutti come primario interesse dell'Italia la stabilizzazione dell'area euro, si sostanzia nella concessione da parte dei Paesi dell'area di risorse addizionali al Fondo monetario internazionale per un ammontare complessivo pari a 200 miliardi di dollari o 150 miliardi di euro, nella forma di prestiti bilaterali. Tali risorse si sommano a quelle ordinarie del Fondo, al fine di assicurare allo stesso una maggiore capacità finanziaria per fronteggiare la crisi.
La chiave di ripartizione dello sforzo finanziario è fondata sulle quote di partecipazione al capitale del Fondo monetario internazionale risultante alla data dell'accordo medesimo, cioè quello previsto dal Parlamento con la legge n. 190, del 31 ottobre scorso.
In questo contesto il contributo italiano è pari al 15,66 per cento del totale europeo, cioè pari a 24 miliardi 500 milioni di euro. Questo avverrà per il tramite della Banca d'Italia su garanzia dello Stato. Perché si è reso necessario - dobbiamo interrogarci - il rifinanziamento del Fondo monetario internazionale? È chiaro che questo aumento non potrà essere esclusivamente e interamente utilizzato per far fronte alla crisi finanziaria europea: dovrà essere inserito all'interno di un contesto complessivo per tutti quei Paesi sui quali il Fondo monetario internazionale opera, ma è ovvio che, in questo momento, purtroppo, la crisi batte più pesantemente proprio su alcuni Paesi europei, in particolare quelli cosiddetti periferici.
Un'ulteriore proroga, quindi, è disposta in attuazione degli impegni assunti in occasione del vertice dei Capi di Stato e di Governo dell'area euro, del 9 dicembre scorso e della riunione dei Ministri delle finanze del 19 dicembre e si inserisce nel quadro della strategia complessiva volta a rafforzare il governo economico dell'Unione europea. In quella occasione era stata approvata una dichiarazione nella quale si prospettavano alcune misure, come il potenziamento del Fondo europeo di stabilità finanziaria, tramite il ricorso a certificati di protezione parziale, che forniscono una protezione dal 20 al 30 per cento del valore capitale di nuove obbligazioni emesse dagli Stati membri beneficiari, e la costituzione di fondi di investimento. In tale quadro, la dichiarazione accoglieva anche con favore la disponibilità della Banca centrale europea a fungere da agente per il Fondo salva Stati nelle sue operazioni di mercato. L'accelerazione dell'entrata in vigore del Trattato che istituisce il meccanismo europeo di stabilità, che era prevista per il 2013, ma che viene anticipata a metà dell'esercizio appena iniziato, dovrebbe consentirci - ce lo auguriamo tutti e ne discuteremo nelle mozioni sul fiscal compact, ma complessivamente sulle politiche europee - di tradurre in un fatto accelerato quanto previsto dal provvedimento di ratifica, giacente presso il Senato della Repubblica, che modifica l'articolo 136 del Testo unico europeo sulla finanza, su cui si fonda il Trattato istitutivo del Fondo salva Stati.
Credo che la disponibilità complessiva di questo Fondo, che oggi è prevista in 500 miliardi di euro, debba essere ulteriormente aumentata, se vogliamo per davvero dare risposte concrete e immediate a quello che ci viene richiesto dalla situazione di crisi galoppante. Concludo qui, signor Presidente, richiamando, per l'appunto, quanto già i due relatori ci dicevano sulla necessità che, a regime, si arrivi a non dover più ricorrere a questo strumento.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, Pag. 12onorevoli colleghi, l'Italia dei Valori ha votato a favore del mandato al relatore su questo provvedimento perché ha giudicato, bilanciando l'attività delle Commissioni, prevalenti le cose positive rispetto a quelle negative, ma non può sottacere che, accanto a cose positive, vi siano stati degli emendamenti, così come ci sono state alcune proroghe contenute ab origine, sulle quali non possiamo che esprimere le nostre riserve. Desidero, quindi, dare qui conto rapidamente di queste riserve.
Certamente, noi troviamo che la norma approvata durante la discussione nelle Commissioni - una sorta di condono per chi aveva omesso di chiedere i rimborsi elettorali relativamente al rinnovo del Consiglio regionale del Molise - sia una norma sbagliata.
In questo provvedimento ci sono, ancora una volta, alcune norme che, per semplificare e per rendere chiaro di cosa parliamo, si chiamano norme salva casta politica, cioè norme che vanno ad esclusivo vantaggio della politica, dei partiti oppure di coloro che svolgono questa attività. Questo è sempre più inaccettabile di fronte alle obiezioni che provengono dalla società civile, alle obiezioni che provengono dai cittadini che sono, giustamente, arrabbiati per provvedimenti per i quali la casta politica si salva sempre. Questo ne è un esempio, un esempio negativo, che noi non avremmo voluto vedere approvato durante l'iter nelle Commissioni.
Non è solo questo però, perché ci sono alcuni interventi, in parte contenuti originariamente nel decreto, in parte aggiunti, che vanno in questa direzione e che riguardano le indennità, che sono a carico dei cittadini e a carico dei contribuenti, che sono pagate in alcuni enti. Voglio ricordare che all'origine c'è una norma che risale ad una legge del 2010 che stabilisce che tutti gli enti che ricevono sovvenzioni e che usufruiscono di interventi e di contributi da parte dello Stato devono trasformare in onorifiche le cariche dei loro consiglieri di amministrazione. Ebbene, per alcuni di questi - ma si tratta sempre, ancora una volta, come dicevo prima, di norme politiche - si prorogano i termini che renderebbero necessario trasformare in attività onorifica, e quindi gratuita, quella attività. E non ci riferiamo a strutture operative, perché l'operatività è chiaro che deve essere pagata, ma a strutture sovra-operative che, quindi, hanno semplicemente una funzione, come dire, di generica rappresentanza dell'ente, non di carattere operativo, quindi non mi riferisco ai direttori generali, ma certamente a presidenti e consiglieri di amministrazione. Questo vale per gli enti parco, ad esempio. Questo era contenuto fin dall'origine nella norma per la proroga dei termini in materia ambientale. Allo stesso modo vale, ad esempio, anche per un'altra attività che viene prorogata e che era il passaggio delle funzioni di erogazione dei servizi pubblici locali dalle autorità ad ambito territoriale ai nuovi soggetti individuati dalle regioni. Anche qui siamo ad un favore alla politica e a chi, in queste strutture, vive di politica.
Nello stesso senso un'altra norma che riguarda la riduzione della spesa per le federazioni sportive delle discipline sportive associate iscritte al CONI. Ancora una volta, anche qui doveva scattare, a norma di quella legge del 2010, la trasformazione in onorifiche di quelle cariche, che avrebbe comportato una riduzione dei costi degli apparati amministrativi ed invece, con questo provvedimento, si permette che continuino a prendere i quattrini di natura pubblica quegli amministratori. Non importa che questa volta ci si sia limitati a 2 milioni di euro l'anno, 2 milioni di euro non sono assolutamente un'inezia.
Un'altra norma che non ci piace, inserita all'interno di questo provvedimento dalla discussione nelle Commissioni, è rappresentata dagli interventi a favore del comune di Pietrelcina. Anche qui, si tratta di 500 mila euro all'anno per due anni, quindi di un milione di euro, e ancora una volta siamo ad interventi di carattere localistico che sarebbero stati preclusi persino in una legge di stabilità, nelle vecchie leggi finanziarie - si ma in quelle abbiamo assistito a tutto e di più - eppure si è Pag. 13riusciti ad inserirli anche in un provvedimento come questo e con il parere favorevole del Governo.
Signor sottosegretario, se di fronte a questi atteggiamenti - che sono atteggiamenti di tutela di caste e di interessi particolari, di interessi che non hanno nulla a che vedere con il bene e l'interesse generale - il Governo si fosse alzato e avesse detto almeno «no», lasciando eventualmente la realizzazione di questi provvedimenti alla confluenza di voti bipartisan, che io chiamo dei politicanti, non della politica vera, avrei detto: ebbene il Governo almeno si distingue. Ma che il Governo dica «sì» a questi interventi - intendo il Governo Monti, non un Governo Berlusconi, che era abituato a ben altro - francamente è incomprensibile.
Così come è incomprensibile come il Governo abbia detto «sì» - questo era contenuto fin dall'origine, articolo 15, comma 6 - ad un intervento, senza apporre delle limitazioni ben precise, che permette di continuare a spendere del denaro per le opere necessarie alla creazione delle prefetture in alcune province di nuova istituzione (Monza, Fermo, Barletta-Andria-Trani). È incomprensibile, perché il Governo giustamente - e noi lo appoggeremmo fino in fondo - ha avviato un percorso che finalmente dovrebbe portare all'abolizione delle province. Già di per sé l'idea che si potesse mantenere la vigilanza da parte delle prefetture, che già prima vigilavano in quei territori, sarebbe stata una cosa buona da fare. Si sono investiti 50 milioni di euro (non stiamo parlando di bruscoletti anche qui). Si poteva quantomeno stabilire la norma soltanto per le opere già realmente iniziate - e non quelle ancora in corso, allo stato di pratica in carte e senza aver avviato i lavori - ed impedire che si andasse avanti su quella strada? Ebbene qui il Governo non lo ha fatto e quindi questo, secondo noi, è un aspetto negativo.
Non parliamo poi dell'altra norma, ancora più vergognosa, inserita con un emendamento dei relatori e peraltro - mi pare di ricordare - con il parere favorevole del Governo. Si tratta della proroga del condono in materia di affissioni da parte della politica. È ancora una volta un altro provvedimento salvacasta su questa ignominia e illegalità delle affissioni vietate, che in molti territori si verificano e che noi continuiamo a prorogare. È chiara la reazione della gente di fronte ad atteggiamenti come questi, quando vi sono violazioni che sono state rilevate dagli organi di competenza comunale e dalla polizia comunale: invece di dar luogo ad una giusta sanzione, cancelliamo la sanzione con questa modalità. Volete che i cittadini non si arrabbino? È difficile davvero pensarla, una cosa di questo genere.
Un'altra questione che mi desta perplessità riguarda la proroga dei termini per le casse di previdenza dei professionisti a ricalcolare, rideterminare la loro stabilità sulla base di cinquant'anni. Nel calcolo necessario per dare equilibrio ad un sistema pensionistico, che anch'esso sta scoppiando, invece di realizzare l'aumento di contributi a carico degli iscritti a quegli albi, spesso si trasferiscono a carico del bilancio dello Stato determinati oneri. E ciò lo fa a differenza di quanto abbia dichiarato pubblicamente in un'occasione, che io giudico un grave conflitto di interesse, perfino il presidente dell'ordine dei giornalisti, quando ha detto che la previdenza dei giornalisti non usa denaro pubblico. È invece noto a tutti che c'è un fondo di 20 milioni l'anno - l'anno! - per i pensionamenti dei giornalisti. Quindi, ha detto una cosa falsa e l'ha dichiarata quando doveva semplicemente, per il suo lavoro, presentare la conferenza stampa del Presidente del Consiglio.
Vi sono, intendo dire, casse di previdenza dei professionisti, che cercano meccanismi per aumentare i contributi, invece che a carico degli interessati, a carico dei contribuenti.
Lo hanno fatto recentemente quando hanno permesso di aumentare il contributo previdenziale a carico dei clienti e che quel contributo potesse valere per cercare di dare un po' più di equilibrio alle casse. Non è così che si fa. Pag. 14
Invito, quindi, il Governo a non tollerare ulteriori proroghe oltre a quella, che è stata data, del 30 settembre. Noi, in sede emendativa, chiederemo comunque che venga mantenuto il rispetto del 31 dicembre; lo metteremo al 31 marzo, ma chiediamo al Governo che sia inflessibile nel non andare oltre il 30 settembre.
Questo è un po' il riassunto delle posizioni. Ho detto che, comunque, abbiamo espresso un giudizio favorevole perché la norma che riguarda il lavoro e che porta un pochino di temperamento, perlomeno per coloro che sono stati obbligati al prepensionamento e che si sarebbero trovati in una grandissima difficoltà, ci sembra sia più importante o quanto meno possa in qualche modo controbilanciare il provvedimento.
Se non ci saranno ulteriori peggioramenti della situazione, la nostra intenzione è di esprimere un voto favorevole su questo provvedimento.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, mi rivolgerò anche direttamente alla Presidenza perché alcune delle materie che porrò richiedono una particolare attenzione, per la storia pregressa, da parte della Presidenza della Camera e di quest'Aula.
Intervengo a nome di «Articolo 21» e di una rete di associazioni che hanno una sola ambizione: portare l'Italia in Europa anche nel settore della libertà di informazione, dell'Antitrust e delle autonomie delle autorità di garanzia. Una rete che, come sa, non partecipa a nessun tipo di coro, né pro né contro, giudica gli atti. E se posso dare un consiglio al Governo, starei attento ad un eccesso di autocelebrazione mediatica che è esaltante all'inizio, ma che può essere pericolosa successivamente.
Ci interessa anche in questa sede rendere effettivo l'articolo 21 della Costituzione, non solo per quanto riguarda il libero esercizio del diritto di cronaca, ma per consentire a tutti l'accesso e il possesso dei vecchi e dei nuovi alfabeti.
Segnalo a lei, signor Presidente, e al Governo - non interverrò sulla legge comunitaria perché parlo adesso -, che l'articolo 18 della legge comunitaria interferisce con la libertà della rete. Leggetelo con grande attenzione. Corrisponde all'emendamento appena respinto dal Congresso degli Stati Uniti d'America e attribuisce a soggetti estranei alla magistratura la possibilità di intervento in rete per la rimozione di contenuti. Non facciamoci ridere dietro. Grandissima attenzione a qualcosa che, per il momento, è sopita, ma che sta creando scandalo e attenzione in Europa e in Italia in tutta la rete. Vi chiederei uno straordinario sforzo di attenzione sull'articolo 18 della legge comunitaria.
Detto questo, noi, invece, appoggeremo ogni provvedimento, compreso il cosiddetto decreto milleproroghe, che consenta la riduzione progressiva delle distanze tra il primo e l'ultimo della scala sociale.
Nel decreto milleproroghe, forse, ci vorrebbe un'attenzione maggiore, come ha detto l'onorevole Cambursano, al tema delle pensioni. Per questo manterremmo alta anche in questa occasione la soglia critica perché, signor sottosegretario, un Governo con questa maggioranza e con queste caratteristiche e che gode di un così ampio consenso politico ha il dovere di essere ancora più attento ad ogni forma di disagio e di opposizione sociale, pure a quello che si manifesta al di fuori delle forme tradizionali di partito, di sindacato e di associazione.
Il consenso politico e mediatico, per quanto oggi sia largamente maggioritario, non è sufficiente per fondare un rapporto democratico limpido con le istituzioni. E dato che non abbiamo altre sedi approfittiamo di questa per segnalare, prima di tornare al decreto milleproroghe, la necessità di liberarsi davvero di ogni tabù. Sento, infatti, da parte di ciascuno di noi invitare l'altro a liberarsi di un tabù. E se si vuole parlare dell'articolo 18 vi segnalo un altro numero, il 35. Si discuta senza tabù dei cacciabombardieri F35. È un numero più impegnativo, ma se si vuole discutere di ogni tabù, si abbia il coraggio Pag. 15davvero di violarli di tutti e non di fermarsi di fronte ad alcuni santuari, anche dei modelli della difesa.
Questi capitoli non possono restare fuori dalle nostre decisioni presenti e prossime, e a questo legheremo anche le modalità del nostro voto di fiducia politica nelle prossime occasioni.
Certo, non è il decreto milleproroghe il provvedimento per affrontare questo tema, ma anche tale provvedimento può dare un segnale, insieme ai provvedimenti sulla liberalizzazione nel settore della libertà delle comunicazioni.
Segnalo al Governo che c'è un rischio, ossia che la decisione assunta sull'asta delle frequenze nel senso di rinviarla come atto autonomo ministeriale che non sta né nel decreto milleproroghe né nel disegno di legge sulla liberalizzazioni; ha un elemento di rischio perché lo pone, in questa fase, fuori dalla discussione collettiva.
E, lo stesso, si è persa l'occasione di intervenire immediatamente per dare un assetto autonomo ad una RAI che si avvia ad un fallimento etico-industriale che può essere rischioso per il tracollo che rischia di abbattersi sullo stesso Governo.
Sarebbe stato opportuno intervenire anche in questi provvedimenti. Ma non importa, perché il solo fatto di aver affrontato il tema dell'asta delle frequenze è comunque un fatto di assoluta rilevanza e bisogna darne onestamente atto, senza atteggiamenti livorosi o settari.
Ma perché è necessario fare presto, signor sottosegretario? Perché se avessimo immediatamente affrontato il tema dei proventi dell'asta noi avremmo affrontato un grande capitolo, vi segnalo, che non c'è nel provvedimento in esame: il problema dell'editoria e dell'emittenza.
Signor Presidente, so quanto lei abbia seguito questi temi con cura. Sono stati dichiarati tutti inammissibili. Non voglio fare alcuna polemica: io ho un rispetto enorme di ogni decisione. Trattateli come trattiamo Padre Pio. Ci sono degli emendamenti di proroga termini, firmati da tutti, su editoria ed emittenza con le stesse caratteristiche: vi invito ad esaminarli con particolare cura. Qui paghiamo anche il fatto che non c'è, in questa fase, un sottosegretario. Ci sono state le dimissioni del sottosegretario Malinconico. C'è stato un ritardo rispetto agli impegni - ben lo sa il sottosegretario D'Andrea - che non può essere scaricato su questo settore. C'è una situazione drammatica: decine di emittenti e di testate che sono già avviate alla chiusura, un pluralismo povero che rischia di diventare sempre più povero.
Signor Presidente Lupi e sottosegretari, dica il Governo prima del voto cosa intende fare su questa materia. Il Governo cita spesso il Presidente della Repubblica Napolitano. So che sto toccando una materia delicata, perché è una materia dove è facile la polemica, dove dire: «Si chiude tutto». Ma il Presidente della Repubblica Napolitano, spesso citato legittimamente dal Presidente Monti, qualche settimana fa - lo sanno molto bene i relatori Bressa e Gioacchino Alfano - disse: attenzione a non fare tagli lineari in questo settore, attenzione a non determinare la morte di voci determinanti per la pluralità di mondi sociali, politici e religiosi; procedere con molta cautela; disboscare laddove vi sono situazioni di imbroglio - e sempre troppo tardi interverremo - ma tenere conto che parliamo di una materia costituzionale, in un Paese a pluralismo povero.
Allora, perché l'appello del Presidente Napolitano non è stato preso in considerazione?
Eppure il Presidente Monti, nella conferenza stampa di fine anno, aveva detto: riformare radicalmente, ma intervenire immediatamente. Ed il sottosegretario Malinconico aveva già definito alcune linee di intervento.
Sottosegretario D'Andrea, che fine hanno fatto quei materiali che erano stati elaborati? Prima del voto finale qualcuno potrà alzarsi in Aula e dire: «Non è questo il provvedimento, non sono le liberalizzazioni, ma solo un provvedimento ad hoc che il sottosegretario Peluffo, con i Ministeri interessati, presenterà in 48 ore, in due giorni o in una settimana»?
Guardi che non c'è niente da inventare: il materiale è stato elaborato prima dal Governo Prodi, e lei lo sa, con il sottosegretario Pag. 16Levi, poi dal sottosegretario Bonaiuti. È possibile intervenire, come è possibile la copertura. La copertura è possibile con i proventi dell'asta. È materia omogenea, tali proventi possono essere utilizzati per la copertura di questo fondo e per la copertura del Fondo unico per lo spettacolo. Sono materie omogenee. Va individuato il percorso. Io voglio solo sapere se c'è, dove sarà illustrato. E siccome immagino una contro obiezione - ossia che, in questo settore, ci sono anche coloro che non hanno diritto ai contributi - allora possiamo lanciarci una sfida reciproca? La Commissione cultura, a stragrande maggioranza, è pronta a votare subito i provvedimenti di pulizia del settore. Alziamo il numero degli addetti, verifiche a tappeto sull'applicazione delle norme, verifiche a tappeto sulle false cooperative, elementi di ispezione e di controllo, eliminazione dei fondi a coloro che non ne hanno diritto, effettiva resa - e non dichiarazione della resa - delle copie. I criteri sono già depositati: li possiamo votare immediatamente o dobbiamo surrettiziamente determinare la morte di decine di voci facendo finta di niente?
Mi permetto di aggiungere al Governo: non si tratta di dare i soldi solo a chi c'è. È nata la multimedialità e sono nate nuove esperienze on line: è possibile anche premiare le nuove esperienze produttive. Aprire al futuro, non solo premiare chi è già dentro. Eliminare chi non ha diritto, per guadagnare a favore di nuove forme produttive del settore della multimedialità.
Su questo condividiamo l'appello all'interesse generale del Presidente Monti: deve valere anche per questo settore; i giorni sono pochi.
Mi avvio a concludere, signor Presidente; non si scelga la via del bavaglio, la via del rinvio perché questa diventerebbe un altro modo, surrettizio, di colpire centinaia e centinaia di voci. Dentro queste voci, vi sia chiaro, Presidente Lupi, ci sono radio comunitarie, televisioni comunitarie, radio che lottano contro mafia e camorra, esperienze straordinarie, esperienze del mondo religioso, esperienze di minoranze religiose e scientifiche; non c'è solo la politica, per chi ha il terrore di questa parola. C'è, invece, una pluralità di mondi che non sono appetibili sul terreno della pubblicità, ma che sono l'essenza della pluralità di voci diverse.
Attenzione, perché se non decidiamo noi, finirà esattamente al contrario: moriranno le esperienze vitali, le esperienze colte o le esperienze che parlano a mondi nascosti e sopravviveranno gli imbroglioni che troveranno mille mezzi per aggirare le norme. Il non fare è parente prossimo del favorire l'imbroglio rispetto ad una politica di indirizzo, di libertà, di crescita.
Presidente Lupi, termino come ho iniziato, proprio perché non interverrò dopo: il mio è un appello a trovare collettivamente una strada di bonifica, di pulizia, di radicale riforma, ma anche di tutela e di difesa di una pluralità di voci che rischiano di essere colpite. Vi segnalo con moltissima forza una questione nella fase conclusiva: non è stagione per intervenire in modo surrettizio su quelli che sono i principi costituzionalmente protetti di questo Paese. Abbiamo corso il rischio di intervenire sui quesiti referendari post referendum con una modifica della volontà popolare espressa; c'è stata una progressiva e positiva correzione.
Ora corriamo il rischio di modificare surrettiziamente l'articolo 41 nei prossimi giorni, come segnala oggi il professor Rodotà in un articolo che forse meriterebbe di essere approfondito. Cerchiamo, nelle prossime ore, arrivati alla legge comunitaria, di riflettere attentamente assieme sull'articolo 18. Presidente, lei mi ha detto prima di esplicitare qual è il rischio; io lo faccio al microfono così resterà a verbale. Il rischio che c'è nella legge comunitaria è che, all'articolo 18, si dica che, in caso di una lesione di immagine, può intervenire non solo il soggetto «autorità giudiziaria», cioè il soggetto titolare dell'intervento al quale io ricorro per chiedere la rimozione di quel pezzo, ma che, invece, possono intervenire tutti i «soggetti interessati». Espressione che non significa niente; dietro quella parola ci sono anche i cosiddetti gestori dei motori di ricerca, gli Internet provider o soggetti che non possono intervenire Pag. 17su quella che è la qualità di un pezzo. Attenzione che ciò è pericolosissimo. Il Congresso degli Stati Uniti, qualche ora fa, ha respinto un provvedimento analogo che, però, era stato presentato in modo aperto, discusso in modo aperto e ritirato per le migliaia e migliaia di proteste dei siti americani.
Noi oggi abbiamo una norma, una sorta di traduzione, non so come definirla, in salsa nazionale di un provvedimento che rischia di alterare la fisiologia della rete. Mi pare francamente molto non decidere nulla per i giornali e per le radio, condannarne alcune a lenta morte e, contemporaneamente, avviare, anche involontariamente, una forma di bavaglio sulla rete.
So che ciò non è nelle intenzioni di questo Governo, so che non è nelle intenzioni di questo Parlamento, cerchiamo, tuttavia, tutti insieme di impedire che queste forme di bavaglio, anche surrettizio, anche improprio e forse persino involontario, anche se ho qualche dubbio, alla fine possano passare. Sarebbe francamente un errore gravissimo, darebbe il segnale di una società che parla di futuro e, nel frattempo, si volge verso il passato (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Damiano. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, per quanto riguarda il cosiddetto decreto milleproroghe, sul suo significato e sui suoi limiti ha parlato diffusamente l'onorevole Bressa. Quello che noi abbiamo voluto fare, anche in questa circostanza, come Partito Democratico, è di utilizzare questa prima scadenza di carattere legislativo per continuare, insieme agli altri partiti che sostengono il Governo, un'opera di intervento sulla manovra del Governo a proposito del tema delle pensioni, per caratterizzarla sotto un profilo di maggiore equità.
Mi soffermerò su questo primo punto perché credo che sia molto importante, sul tema della previdenza, ricostruire i passaggi che sono stati fin qui realizzati al fine di poter apprezzare i passi avanti compiuti ed individuare le correzioni che restano da fare.
Si tratta di una partita estremamente complessa che va monitorata anche sulla base delle situazioni concrete individuali, anagrafiche e contributive che riguardano centinaia di migliaia di lavoratori.
Dovremmo seguire con attenzione - e lo faremo - l'emanazione dei decreti attuativi, oltre che naturalmente le parti che riguardano un semplice spostamento di dati che sono contenuti nel decreto «milleproroghe», per verificare la loro completa corrispondenza con gli emendamenti da noi proposti, gli accordi trovati approvati alla Camera nelle Commissioni.
La nostra battaglia è cominciata sulle pensioni il giorno successivo alla pubblicazione del testo sulla manovra e, devo dire, ha portato i primi passi in avanti anche importanti, anche se dobbiamo onestamente riconoscere che non tutte le nostre richieste sono state accolte in quella battaglia.
Per non dimenticare il punto dal quale eravamo partiti è necessario fare un primo breve riepilogo del percorso e dei suoi risultati. Diciamo che c'è stato un primo tempo, il tempo delle correzioni immediatamente successive alla manovra. Che cosa abbiamo portato? Abbiamo realizzato un'indicizzazione al 100 per cento delle pensioni fino a tre volte il minimo - la proposta del Governo inizialmente si fermava a due volte - e una correzione che riguarda i tre quarti dei pensionati dell'INPS.
Abbiamo attenuato lo scalone di sei anni per i lavoratori e le lavoratrici del settore privato, non purtroppo per quelli del settore pubblico. Questi, i privati, potranno andare in pensione a 64 anni, anziché a 65 o 66 così come previsto nella prima versione della manovra, purché abbiano maturato, entro il 2012, un'anzianità contributiva di almeno 35 anni e sessant'anni di età. Si tratta della precedente «quota 96», cioè di 35 anni di contributi e 61 anni di età o 36 di contributi e 60 di età.
Si è allargata, in terzo luogo, la platea di coloro che possono mantenere le regole Pag. 18pensionistiche precedenti. Abbiamo spostato la cosiddetta data spartiacque dagli accordi del 31 ottobre stipulati entro quella data al 4 dicembre 2011. È stato un primo spostamento. Chi è in mobilità per accordi entro quella data beneficerà dei vecchi regimi pensionistici, così come chi è in esonero, chi è stato autorizzato alla prosecuzione volontaria della contribuzione.
Abbiamo anche migliorato, ma non azzerato in quella prima fase le penalizzazioni a carico dei lavoratori che vanno in pensione con i 41 anni di contributi, se donne, o 42, se uomini, avendo meno di 62 anni di età, e abbiamo confermato che per questi lavoratori i versamenti di contributi oltre i quarant'anni fanno maturare la pensione. Questo non capitava in precedenza con la finestra mobile di un anno.
Abbiamo convinto il Governo ad azzerare il limite di tre anni necessario fino ad oggi per la totalizzazione dei periodi contributivi versati a enti diversi. D'ora in poi i contributi di ogni giorno regolarmente lavorato formeranno un unico montante pensionistico e questa misura avvantaggerà soprattutto i giovani.
Per la copertura finanziaria di questi primi miglioramenti dopo la manovra ci siamo mossi nella direzione dell'equità fiscale, con l'aumento al 15 per cento del contributo aggiuntivo alle pensioni d'oro per la quota eccedente i 200 mila euro e con una tassazione all'1,5 per cento dei capitale cosiddetti scudati.
Conclusa questa prima fase, abbiamo continuato la nostra battaglia e dichiarato che la partita delle pensioni non poteva considerarsi chiusa e che l'avremmo affrontata con i primi appuntamenti legislativi: appunto il decreto «milleproroghe».
Se la questione rimane aperta per noi tuttora è perché la complessità del tema richiede, lo diciamo al Governo, continui aggiustamenti che impediscano esiti socialmente iniqui a carico di una fascia di lavoratori duramente colpiti, in particolare dalla repentina e ingiusta abolizione della quota di anzianità.
In sostanza noi rimarchiamo, ancora una volta, che una riforma delle pensioni deve contenere maggiore gradualità, cosa che purtroppo non è avvenuto.
Un secondo tempo c'è stato: la presentazione dei nostri ordini del giorno. Dopo l'esito parziale della prima battaglia condotta abbiamo continuato, come promesso, facendo approvare dal Parlamento ed accogliere dal Governo due ordini del giorno sulla materia pensionistica.
L'obiettivo era quello di non lasciare cadere nel dimenticatoio il problema e di conquistare uno schieramento unitario per poter richiedere ulteriori correzioni.
Il primo ordine del giorno richiedeva un allargamento del ricorso al regime pensionistico precedente anche a quei lavoratori che, a causa della riforma, rischiavano di trovarsi senza stipendio e senza pensione (licenziamenti individuali, collettivi, esodati, soprannumerari, dipendenti di aziende fallite o in procedura di fallimento): persone che avevano maturato il diritto di andare in pensione negli anni immediatamente successivi e che adesso si vedevano spostare in avanti il traguardo di cinque o sei anni; ordine del giorno, voglio sottolinearlo, sottoscritto dai parlamentari di tutti i partiti che sostengono l'attuale Governo.
Il secondo ordine del giorno, anch'esso unitario, richiedeva il superamento dei meccanismi di penalizzazione dell'assegno pensionistico per i lavoratori e le lavoratrici che avevano maturato quarantuno o quarantadue anni di contributi. Abbiamo considerato l'accoglimento di questi ordini del giorno da parte del Governo come un impegno politico vero, da onorare, e non come un modo tradizionale per trarsi d'impaccio nel corso di una votazione in Aula, e ci siamo comportati di conseguenza. Abbiamo avuto un terzo tempo, quando è cominciato il dibattito sul decreto «milleproroghe», un terzo tempo in Commissione lavoro della Camera.
Il nostro lavoro politico è continuato, naturalmente, con un pieno coinvolgimento e coordinamento con tutte le Commissioni coinvolte nella discussione, in particolare la V (Bilancio) e la I (Affari Pag. 19costituzionali). La Commissione lavoro ha costruito un parere - di cui sono stato relatore - sottoscritto da tutti i partiti che sostengono il Governo; unica opposizione quella della Lega e dell'onorevole Giuliano Cazzola, del PdL, che ha presentato un parere alternativo. Il nostro parere conteneva condizioni ed osservazioni. Le prime, molto importanti, riprendevano i contenuti degli ordini del giorno: superamento strutturale delle penalizzazioni e integrazione della disciplina delle deroghe per chi rischia di rimanere senza stipendio e senza pensione (nelle osservazioni si faceva notare l'esigenza di una maggiore gradualità nella equiparazione del sistema pensionistico di uomini e donne); l'esigenza di affrontare il tema dei lavoratori in esubero a seguito della fusione tra INPS, INPDAP ed ENPALS; la questione delle differenti normative pensionistiche tra lavoratori privati e pubblici, a svantaggio di questi ultimi; la sostenibilità della riforma per i lavori usuranti. Tutti questi argomenti sono stati successivamente tradotti in emendamenti. Il parere unitario di tutti i partiti ha avuto emendamenti unitari di tutti i partiti che sostengono il Governo.
Il quarto tempo è stato l'intervento con gli emendamenti al decreto «milleproroghe». Ci saremmo aspettati, per la verità, dal Governo, in coerenza con gli ordini del giorno accettati dal Governo medesimo, prime correzioni alle pensioni con il «milleproroghe», ma questo non è avvenuto. La battaglia sugli emendamenti è stata aspra. Per fortuna il fronte unitario dei partiti ha retto e questo ci ha consentito di portare a casa importanti risultati, anche se molti problemi restano ancora aperti. Abbiamo dovuto sostenere un duro confronto, anche con il Governo, e successivamente con la Ragioneria dello Stato, in ordine al tema delle coperture finanziarie.
Per quanto riguarda l'inclusione nelle vecchie regole pensionistiche di una più ampia platea di lavoratori, il risultato è visibile: l'emendamento approvato riguarda lavoratori che hanno stipulato accordi individuali o accordi collettivi di incentivo all'esodo purché sottoscritti entro il 6 dicembre scorso (abbiamo ulteriormente spostato in avanti questa data); questi lavoratori debbono avere come requisito base la maturazione del diritto alla pensione secondo le vecchie regole entro i 24 mesi successivi alla data del 6 dicembre stesso.
Per quanto riguarda la riduzione della percentuale dei trattamenti pensionistici, essa viene cancellata per i lavoratori che maturano il requisito di anzianità entro il 31 dicembre 2017. La prestazione effettiva di lavoro che dà l'accesso a cancellare la penalizzazione include l'astensione obbligatoria per maternità ed il servizio di leva, ma noi abbiamo fatto aggiungere infortunio, malattie e cassa integrazione ordinaria. Si tratta di un buon risultato complessivo, che premia la nostra battaglia, anche se non tutti i problemi - lo ricordo ancora una volta - sono stati risolti.
Con la Ragioneria si è aperto un confronto difficile per quanto riguarda la copertura finanziaria: per la parte relativa alla platea alla quale si estendono i diritti pensionistici si ricorre - queste sono le parole della Ragioneria - all'adeguamento dell'aliquota contributiva pensionistica a carico dei datori di lavoro del settore privato e, per quanto riguarda le penalizzazioni, si provvede alla copertura attraverso l'innalzamento delle aliquote pensionistiche di artigiani, commercianti, coltivatori diretti e gestione separata.
La Ragioneria ha preteso questo intervento, sul quale abbiamo registrato un qualche elemento di contrasto con lo stesso Governo. Quinto ed ultimo tempo: il dibattito che ci sarà in Aula. Naturalmente appoggeremo gli emendamenti che sono stati votati nelle Commissioni in modo pressoché unitario. Pensiamo, però, che vi siano, tra i tanti problemi rimasti aperti, alcune questioni che, in una logica di gradualità ulteriore, si dovrebbero in qualche modo affrontare nell'immediato, con nuovi emendamenti nei limiti che sono contenuti nell'attività del «milleproroghe» stesso.
Quali? Penso che, ai fini della cancellazione della penalizzazione all'assegno Pag. 20pensionistico, dovrebbero essere inclusi, come prestazioni effettive, anche i periodi di maternità e paternità facoltativa. Facciamo fatica a pensare, nel momento in cui si parla di pari opportunità, all'esclusione di questi periodi ai fini di costruire l'effettiva prestazione, così come pensiamo che andrebbero riconosciuti i periodi relativi ai lavori usuranti e per i lavoratori coinvolti nella lavorazione dell'amianto. Anche questo è un fatto che riteniamo negativo e che dovrebbe essere definito ulteriormente.
Allo stesso modo, abbiamo ulteriormente segnalato i problemi aperti per quanto riguarda i lavoratori della scuola. Questi lavoratori - nel decreto «milleproroghe» non si è spostato in avanti il termine per poter utilizzare la precedente normativa sulle pensioni - essendo della scuola, come si sa, non contabilizzano come gli altri lavoratori le scadenze degli anni al 31 dicembre, ma alla fine dell'anno scolastico, cioè al 31 agosto di ciascun anno e quindi crediamo che per equità e per la situazione oggettiva di questo comparto andrebbe spostata questa decorrenza a tale data.
Quindi, pensiamo che da questo punto di vista si sia fatta una battaglia molto importante, una battaglia sostanzialmente unitaria con la quale si è costruito un rapporto alle volte duro e difficile, ma costruttivo con il Governo. Approviamo e correggiamo gli emendamenti che abbiamo approvato e continuiamo questa battaglia in nome dell'equità, della quale tutti sentono enormemente bisogno.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Fabi. Ne ha facoltà.

SABINA FABI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, iniziamo quest'oggi in Aula la discussione del decreto-legge n. 216 del 2011, a tutti noto come «milleproroghe». Anche questo testo, così come gran parte dei provvedimenti analizzati da quest'Aula negli anni passati e relativi alla proroga di termini, è rivolto a prolungare nel tempo alcune importanti disposizioni.
Anzitutto, prima di addentrarci nell'analisi del testo, pare doveroso rilevare come il provvedimento in esame preveda nel suo complesso una portata finanziaria molto contenuta, trattando il testo medesimo disposizioni finalizzate al posticipo di norme prevalentemente a carattere ordinamentale o procedurale, e del resto, dopo la manovra «lacrime e sangue» di dicembre, non ci aspettavamo niente di diverso.
Avrebbe mai potuto sopportare il Paese una seconda manovra fatta di nuove imposizioni e gabelle? No di certo. Ma tornando al provvedimento in esame, appare evidente come il Governo, ravvisando l'esigenza di adottare un testo atto a differire i termini, palesi nel contempo l'impossibilità di attuare nell'arco temporale originariamente previsto, alcune importanti norme.
Di fatti, alcune disposizioni non potevano che essere obbligatoriamente differite. Sarebbe stato impensabile iniziare l'anno 2012 senza colmare talune gravi lacune normative. Si pensi, ad esempio, alla proroga delle disposizioni relative al Programma nazionale della pesca e dell'acquacoltura per le quali risulta necessario intervenire sia in sede europea, nell'ambito della riforma della politica comunitaria sulla pesca, sia a livello nazionale, tramite le disposizioni di adeguamento alle norme contenute nello specifico regolamento comunitario.
La Commissione agricoltura, a tale proposito, sta al momento esaminando la proposta di riforma della politica comune della pesca. Analogo ragionamento va fatto poi in merito alla proroga dei termini circa gli adempimenti tributari pendenti sui soggetti colpiti dalle eccezionali calamità atmosferiche dell'ottobre 2011 ed abbattutesi sulle province di La Spezia, Massa Carrara e Genova.
Certo, il popolo ligure, che da sempre si distingue per la sua laboriosità e la sua capacità di reagire, saprà certamente risollevarsi in fretta da questo terribile accadimento. Si poteva, tuttavia, non concedere una proroga agli adempimenti tributari di coloro i quali si sono visti distruggere la propria casa, ovvero il frutto di una vita di duro e onesto lavoro? Certamente no, ed è per questo che tale proroga Pag. 21rappresenta un atto dovuto verso queste popolazioni della Padania, a cui va il nostro sostegno ed il nostro augurio di una rapida ripresa.
Ferme queste premesse, che pur rappresentano un momento di condivisione a fronte di indiscutibili necessità, non possiamo nel frattempo esimerci dall'evidenziare che la prassi dell'adozione di un provvedimento che posticipi nel tempo alcune disposizioni rappresenti inequivocabilmente un problema intrinseco del nostro sistema legislativo. La pratica del differimento temporale delle norme è sintomo di un malfunzionamento nel sistema della pubblica amministrazione, ovverosia un'inefficienza.
Comprendiamo, tuttavia, che non è questo il momento né la sede per un'analisi dettagliata delle cause che hanno portato a tale pratica, ma è altresì evidente che una più attenta valutazione ex ante delle norme garantirebbe un funzionamento migliore dell'apparato legislativo, assicurando peraltro un costo minore dall'adottare, in mancanza di tale valutazione, degli opportuni accorgimenti in itinere.
Ciò difatti eviterebbe al Governo di dover ritornare per l'ennesima volta su questioni importanti e fondamentali, come ad esempio l'incarico del commissario della Croce rossa italiana, una questione annosa e complessa certamente, ma che si trascina ormai dal 2002 e che senza alcun dubbio meriterebbe una soluzione strutturale e definitiva e non un continuo rimando temporale. Si scongiurerebbe altresì la possibilità che il decreto-legge affronti tematiche che non gli sono attinenti e che, più che prorogare termini, recano deroghe a normative vigenti. Si pensi, a titolo di esempio, al comma 4 dell'articolo 1, in materia di graduatorie concorsuali, oppure all'articolo 15, comma 7, relativo alla prevenzione degli incendi: norme, queste, che non appaiono affatto come proroga termini.
Dopodiché vi sono altresì disposizioni, onorevoli colleghi, che francamente risultano incomprensibili. Non ci è dato comprendere, ad esempio, cosa sia e soprattutto per quale finalità venga prevista nel testo una formazione specialistica, nonché una formazione linguistica di base dei dipendenti del Ministero, «previa stipula di apposite convenzioni». Così recita difatti la seconda parte dell'articolo 26, il cui scopo, con sincerità, sfugge sia a noi che ai contribuenti. Ancora, si consideri il comma 10 dell'articolo 29, laddove viene prorogato per un altro anno il termine per la conclusione delle operazioni di dismissione di alcuni immobili appartenenti al Ministero della difesa da parte dell'Agenzia del demanio.
Ci risulta francamente difficile, signor Presidente, onorevoli colleghi, essere in piena sintonia con questo provvedimento, che alterna disposizioni utili e doverose a provvedimenti nebulosi e contraddittori. Dunque, si può e si deve far meglio. In tale senso, pare opportuno che il Governo inizi a considerare con serietà l'apporto della Lega Nord che, in Commissione come in Aula, non ha fatto e non farà mancare il proprio contributo.
Si prenda, a titolo di esempio, la questione del Sistri, annosa faccenda che si trascina da tempo immemore e che sarebbe dovuta entrare in vigore, in modo assai prematuro, nel mese di febbraio di quest'anno. L'intervento della Lega in Commissione ha consentito, viceversa, il posticipo ulteriormente del termine entro il quale adempiere agli obblighi previsti dalle disposizioni, per i quali la grande maggioranza delle nostre aziende non è ancora pronta.
Ma il Sistri non è l'unica questione aperta. Non è la sola problematica che questo Governo deve assolutamente e prioritariamente affrontare, anche per correggere decisioni a nostro avviso sbagliate. La tematica dei limiti di indebitamento chiede una soluzione e il tema della riforma delle province richiede una accurata e profonda riflessione o pensa questo Governo di voler abbattere dall'oggi al domani il sistema degli enti locali?
Ricordiamo che la sola centralizzazione dell'IMU, imposta profondamente stravolta rispetto alla ratio della norma originariamente Pag. 22prevista, rappresenta un balzello grave e pesante da sopportare a discapito degli enti locali.
Vengo, quindi, alla conclusione, signor Presidente, non prima però di ricordare a lei e ai suoi colleghi che, nonostante questo Governo non sia stato democraticamente eletto dal popolo e dunque deficiti del valore della rappresentatività costituzionalmente prevista, esso può tuttavia ridurre le distanza tra sé e il popolo sovrano anche attraverso l'accoglimento dell'istanza di quello che è - lo si rammenti - il primo partito del nord del Paese.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fedi. Ne ha facoltà.

MARCO FEDI. Signor Presidente, siamo alla vigilia della discussione parlamentare sul decreto-legge sulle liberalizzazioni. Questo provvedimento di proroga termini rappresenta una opportunità per riflettere sull'azione del Governo. Dopo la manovra di austerità «salva Italia» e in vista del «cresci Italia», abbiamo un decreto-legge «mille proroghe» di stabilizzazione che arriva dopo un graduale e costante recupero di credibilità internazionale.
Il sostegno al Governo Monti deve essere pieno e coerente con il nostro voto di fiducia con la consapevolezza di dover insieme salvare l'Italia, di stabilizzare oggi con il decreto-legge «mille proroghe» ed aprire poi la nostra economia. Apriamo l'economia, ma non chiudiamo la democrazia. Lo ricordava bene il collega Giulietti a proposito dell'editoria. Lo ricordava bene il collega Damiano a proposito delle pensioni. Il nostro sostegno è anche carico di proposte ed è carico delle nostre idee. Il decreto-legge «mille proroghe» unisce questi passaggi legando le misure di austerità alle liberalizzazioni attraverso importanti modifiche e miglioramenti di norme in scadenza.
In una nota rivolta al Governo, come parlamentari eletti all'estero, abbiamo indicato le criticità relative ad una serie di questioni ancora aperte per gli italiani nel mondo. Il tema delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia - lo dico con estrema franchezza - rappresenta per noi un elemento centrale di equità per quanto concerne il regime fiscale. Equità e parità di trattamento sono principi per i quali ci impegneremo anche in vista della riforma fiscale.
Chi produce un reddito imponibile in Italia, ancor di più quando si tratta di dipendenti di pubbliche amministrazioni dello Stato italiano, deve poter usufruire di analoghe detrazioni fiscali. Sul piano fiscale, in altre parole, deve esservi il pieno riconoscimento della pari dignità dei lavoratori italiani ovunque vivano e lavorino a condizione che localmente non godano già di tali detrazioni. Credo che sia necessario superare definitivamente una ingiusta condizione di subalternità degli italiani nel mondo.
L'emendamento del collega Di Biagio del gruppo di Futuro e Libertà, che prevede la proroga di un anno, è comunque un importante risultato e desidero in questa sede ribadire quanto sia necessaria l'azione convergente dei parlamentari e delle forze politiche che tradizionalmente si battono per vedere affermati i diritti degli italiani all'estero e i principi della parità di trattamento. Abbiamo sottoscritto l'emendamento del collega Di Biagio, che desidero ringraziare per il suo impegno personale insieme ai colleghi del Partito Democratico Duilio e Narducci e ai colleghi del gruppo del Partito Democratico eletti all'estero.
Dobbiamo ricordare la condizione di vera e propria emergenza dopo i drastici tagli alle dotazioni di bilancio del Ministero degli affari esteri sia per quanto concerne la cooperazione allo sviluppo sia per quanto riguarda le politiche per le comunità italiane nel mondo.
Per gli italiani nel mondo abbiamo registrato complessivamente, dal 2008 ad oggi, un taglio del 78 per cento delle risorse. Nei tre anni del Governo Berlusconi, nel solo settore della scuola, siamo passati da 32 a 6 milioni di euro. Abbiamo indicato al Governo l'esigenza di recuperare risorse anche per Rai international. Pag. 23Infatti, per la Rai nel mondo, abbiamo perso l'82 per cento dello stanziamento, con il taglio più consistente nel 2012, e la convenzione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri che passa a soli 6 milioni di euro (quindi, meno 70 per cento). Questa è l'immagine, radiofonica e televisiva, dell'Italia che viene proiettata nel mondo.
A ciò si aggiunge la drammatica situazione dell'editoria di lingua italiana nel mondo, anch'essa colpita dai tagli e già messa in crisi da anni di incertezze e lentezze nella erogazione dei contributi. Abbiamo già le prime conseguenze negative dei tagli: in Australia, il quotidiano di lingua italiana nel mondo, Il Globo, quotidiano dal 2000, chiude come tale e torna ad essere periodico, con una perdita netta per gli italiani d'Australia e per l'Italia nel mondo.
Abbiamo ricordato al Governo alcune criticità nel settore delle pensioni come, ad esempio, il calcolo con il sistema contributivo e le conseguenze sui meccanismi di totalizzazione previsti dalle convenzioni internazionali. Si tratta, è vero, di un'esigenza di allineamento dei sistemi di calcolo per evitare brutte sorprese o cattive interpretazioni, ma crediamo che su questo il Governo debba agire con celerità.
Crediamo, altresì, sia indispensabile aggiornare il regime internazionale, sia fiscale sia di sicurezza sociale. Si tratta di un regime internazionale che langue, in attesa che vi sia un ritorno di attenzione nei confronti del mondo dei migranti, che sono i cittadini italiani nel mondo, i cinque milioni di cittadini italiani residenti all'estero e le vaste comunità di italo-discendenti, ma anche gli immigrati, i nuovi italiani che giungono in Italia e maturano i diritti previdenziali con il loro lavoro e debbono avere il diritto di trasferire anche le prestazioni maturate.
Si tratta anche delle nuove mobilità, dei tanti giovani, anche italiani, che si muovono nel mondo, in una fase di ripresa dei flussi in uscita dall'Italia. Sono giovani che avranno bisogno di tutela previdenziale. Abbiamo, in sostanza, una domanda insistente di identità e radici, diritti e partecipazione da parte dei migranti.
Abbiamo segnalato il tema della cittadinanza, con tutta la sua forza politico-culturale. Si tratta del grande tema dell'integrazione, raggiunta e sofferta all'estero e ancora da raggiungere in Italia per i nuovi italiani. Occorre recuperare con l'emigrazione il divario della storia, superando la discriminazione nei confronti delle donne, come sancito dalla Corte di cassazione, riaprendo i termini per il riacquisto e riformando una sfera dei diritti della persona che renda ancora più forte il processo di integrazione. La concessione della cittadinanza italiana è l'inizio - e non la conclusione - di un processo di integrazione.
Il tema della presenza italiana nel mondo è profondamente legato al futuro della nostra rete diplomatico-consolare. Siamo convinti che la spending review possa consegnarci una nuova fase di riflessione e una nuova base di lavoro, segnata da logiche di servizio e di efficacia della spesa. In questo momento le comunità italiane nel mondo meritano una forte azione riformatrice, per valorizzare davvero il patrimonio di intelligenze di questa nostra presenza all'estero.
Credo, infine, opportuno segnalare due temi, che oggi sono oggetto di iniziativa parlamentare, sui quali il Governo, credo doverosamente, dovrebbe intervenire. Si tratta delle prerogative sindacali, cioè la possibilità che anche il personale a contratto della rete diplomatico-consolare, possa partecipare al rinnovo delle rappresentanze sindacali di base, vicenda nota e all'attenzione del Senato, dopo il passaggio positivo alla Camera, con l'approvazione in sede legislativa, ma che ancora attende soluzione. Credo che su questa materia il Governo potrebbe svolgere una sua iniziativa.
La seconda questione è il riesame dei trattamenti economici del personale diplomatico. Anche qui la Farnesina è chiamata ad uno sforzo per evitare che le riduzioni di bilancio pesino solo ed esclusivamente sulla rete, sui servizi, sulla cooperazione Pag. 24allo sviluppo e sugli italiani nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.

RENZO LUSETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'esame del cosiddetto decreto-legge milleproroghe costituisce, ormai da diversi anni, una costante dei nostri lavori e un appuntamento ineludibile che, fatalmente, attende Camera e Senato alla ripresa dell'attività dopo il periodo che possiamo definire di aggiornamento natalizio. È ormai qualche anno che sono alla Camera dei deputati e puntualmente a gennaio ci troviamo a discutere di questo provvedimento cosiddetto milleproroghe. Si tratta di un esame, per molti versi, impegnativo perché generalmente riguarda provvedimenti articolati e complessi, che sono caratterizzati dalla presenza di disposizioni frammentarie, spesso microsettoriali, prive di quell'organicità e di quei caratteri di generalità ed astrattezza che dovrebbero costituire, al contrario, il tratto distintivo di qualunque intervento di natura legislativa.
A tutto ciò si deve aggiungere il fatto che l'evidente disomogeneità di queste materie disciplinate, rappresenta un problema ulteriore e solleva anche qualche perplessità in ordine alla correttezza costituzionale della prassi di ricorrere sistematicamente allo strumento del decreto-legge per simili interventi di proroga.
È incontestabile il fatto che il tempo limitato che è concesso a questa analisi, non consente di dare organicità al provvedimento, perché ci sono 60 giorni di tempo per convertire in legge questo decreto-legge e questo lasso di tempo non consente di fare un ragionamento organico sulla scadenza di questi termini. Ci vorrebbe forse più tempo per analizzare ognuno degli argomenti affrontati nel decreto-legge milleproroghe - ma così non è - argomenti che sono accomunati tra di loro da una circostanza particolare, cioè dal fatto che, per ciascuno di essi, è imminente la scadenza di un termine per lo svolgimento dell'attività o per l'entrata in vigore di specifiche discipline.
È evidente che, da un punto di vista giuridico, non è certo questa la tecnica redazionale più indicata per assicurare una produzione legislativa di qualità, cosa su cui ci ha ammonito qualche mese fa il Capo dello Stato in un suo intervento molto puntuale e ben preciso, e per venire incontro ad esigenze che molti cittadini italiani hanno nei confronti di una produzione legislativa che è troppo spesso ingarbugliata e non sempre chiara rispetto alle esigenze che ha il nostro Paese.
Allo stesso modo, sotto il profilo politico, non possiamo nascondere il fatto che, in passato, il ricorso al decreto-legge milleproroghe ha spesso rappresentato una comoda via d'uscita per quelle maggioranze parlamentari che, ricorrendo allo strumento della proroga, hanno optato per soluzioni attendistiche e dilatorie, anziché affrontare le questioni nel merito.
Se oggi l'Italia si trova a fronteggiare, in una situazione di debolezza e di arretratezza strutturale, la più grave crisi economica del dopoguerra, la responsabilità è anche di quei Governi che, per non scontentare nessuna componente della propria disomogenea maggioranza, invece di compiere le scelte necessarie alla modernizzazione del Paese, hanno preferito rinviare sine die la soluzione dei problemi. Questo ragionamento ci porterebbe anche ad affrontare il tema del bipolarismo e della legge elettorale. È evidente che le maggioranze disomogenee non hanno consentito in questi anni di arrivare ad una riforma strutturale complessiva di modernizzazione del Paese, perché si ricorre continuamente alle proroghe, di cui oggi stiamo discutendo.
Per queste ragioni penso, onorevoli colleghi, che sia auspicabile che dello strumento del decreto-legge cosiddetto milleproroghe - lo dico ai sottosegretari presenti - in futuro si faccia un uso il più possibile oculato e misurato. Lo dico non per muovere una critica al Governo - al quale va il nostro convinto sostegno - e che con la sua tempestiva azione e le incisive riforme avviate, come quelle sulle Pag. 25liberalizzazioni dell'altro giorno - non può certo essere accusato di attendismo o di scarso decisionismo. Lo dico per sottolineare l'intrinseca anomalia del ricorso allo strumento del decreto-legge milleproroghe, che non può costituire una scadenza fissa - come avvenuto negli ultimi anni - ma che deve rappresentare una limitata e sporadica eccezione.
La proroga di un termine, colleghi, si può infatti giustificare solo in presenza di eventi eccezionali ed imprevedibili.
Così purtroppo non è, e non è stato, negli ultimi anni. In caso contrario si dimostra il fallimento del Parlamento, del legislatore, o perché appunto il legislatore ha sottovalutato la complessità della materia che intendeva disciplinare, oppure perché la lentezza e l'inefficienza della macchina amministrativa hanno impedito il rispetto delle scadenze fissate dal Parlamento. In entrambi i casi il differimento del termine non può essere considerato una soluzione. Se non si rimuovono le inefficienze e le cause strutturali che hanno impedito il puntuale rispetto dei termini, la proroga è - consentitemi colleghi - solamente un palliativo.
Fatta questa doverosa premessa metodologica veniamo al merito del provvedimento di cui oggi stiamo discutendo. Ringrazio per il lavoro svolto i colleghi relatori Bressa e Alfano sotto la guida del presidente Bruno perché ci hanno fornito una puntuale...

PRESIDENTE. Onorevole Lusetti, lei è segretario di Presidenza e sa che posso interromperla. Mi permetto di interromperla perché è utile e doveroso da parte della Presidenza dell'Assemblea salutare gli studenti della scuola primaria «Italo Calvino» di Formia, in provincia di Latina, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). È lunedì pomeriggio, gli spazi riservati al pubblico sono vuoti, anche perché siamo nel corso della discussione sulle linee generali. Ringrazio gli insegnanti e gli alunni che hanno pazientemente ascoltato la premessa «brevissima» dell'onorevole Lusetti, e adesso entriamo nel merito del provvedimento, anche se sa che non le resta tantissimo tempo a disposizione.

RENZO LUSETTI. Signor Presidente, mi associo anch'io al saluto alla scuola elementare di Formia. So che è un argomento un po' complicato e difficile, anche perché investe il tema del diritto costituzionale, e dovrebbe essere compito del legislatore fare norme sempre chiare e trasparenti; ma purtroppo così non è. Questa è anche un'autocritica da parte nostra, tuttavia per venire al merito - sarò più breve rispetto alla premessa, e ringrazio il Presidente che me lo ha fatto notare - penso che si debbano svolgere alcune considerazioni su questo provvedimento.
Mi riferisco in particolare alle disposizioni che consentono alle amministrazioni statali, compreso - sottolineo compreso - il comparto sicurezza, alle agenzie e agli enti pubblici non economici, di effettuare le assunzioni autorizzate, o in corso di autorizzazione, fino al 31 dicembre 2012; poiché in questi ultimi anni sono intervenute riforme che in qualche modo hanno un po' alterato la disciplina in materia di dotazioni organiche e di razionalizzazione dei settori organizzativi, e ciò ha determinato anche un vero e proprio blocco delle assunzioni. Nonostante ciò vi sono alcuni comparti, come quello appunto della sicurezza, che non possono essere sacrificati, hanno bisogno di un continuo rimpinguamento di personale. È di qualche giorno fa, o di qualche mese fa, una riflessione sull'età media degli appartenenti alle forze dell'ordine: 40 anni forse sono un po' tanti, c'è bisogno anche in questo comparto di avere forze giovani che possano garantire la continuità del lavoro importantissimo svolto nel suddetto comparto sicurezza.
Così ancora affronto il tema della proroga del termine di un anno in cui la ragione Sardegna potrà, mediante procedura di gara, dare una proroga ulteriore alla concessione per la gestione della miniera di carbone del Sulcis; comunque - lo dico da non sardo - perché è importante che aziende come l'Alcoa abbiano una prospettiva, un futuro. Dobbiamo evitare Pag. 26che accada quello che è accaduto in Sicilia qualche ora fa, è necessario che ci sia anche un intervento attento rispetto a tutte le aree geografiche del nostro Paese. E così via, si prosegue su questa strada perché anche altre disposizioni nel merito hanno creato opportunità di sviluppo per alcune realtà geografiche del nostro Paese.
Ancora, la proroga al 30 giugno 2012 per il rinnovo dei contratti a tempo determinato da parte del Ministero dell'interno per fronteggiare l'eccezionale afflusso di immigrati; anche questa politica è importante e recentemente il Ministro Riccardi è intervenuto in I Commissione (affari costituzionali) per rendere noto il piano di lavoro che il suo nuovo Ministero vuole introdurre per il nostro Paese, ed è importante che sia stata consentita, attraverso questa proroga, la piena operatività degli uffici competenti per consentire di svolgere queste delicate funzioni in materia di immigrazione.
Ancora, sappiamo quanto è importante oggi affrontare il tema della gestione dei flussi migratori e anche l'organizzazione dell'accoglienza degli extracomunitari che chiedono ospitalità nel nostro Paese. Quindi, penso che possiamo dare un giudizio positivo rispetto a queste norme ed a tutte le proroghe che fanno riferimento a quel pacchetto di misure dirette a sostenere l'economia e le imprese in difficoltà in questa delicata fase di recessione che il Paese sta attualmente attraversando. Mi riferisco a tutte le disposizioni che riguardano gli ammortizzatori sociali, all'articolo 6, con la proroga al 2012 della loro efficacia, oppure alla possibilità di prorogare le convenzioni, articolo 22, con il MedioCredito Centrale, per la gestione operativa del Fondo centrale di garanzia per la copertura dei rischi derivanti dalle operazioni di credito a medio termine, fino alla piena operatività delle norme che rifinanziano ed estendono l'ambito di operatività del Fondo e, comunque, non oltre due anni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge che stiamo discutendo. Inoltre, è importante - la sottolineo tra le tante altre misure - la proroga prevista all'articolo 21 in materia di tariffe per le spedizioni postali di prodotti editoriali da parte delle associazioni e organizzazioni senza fini di lucro, iscritte al registro degli operatori di comunicazione.
Concludo per la parte di merito con riferimento ai comuni, al tema dei piccoli comuni. È una richiesta su cui ha puntato molto spesso l'ANCI in questi mesi, è una richiesta che abbiamo anche affrontato in Commissione affari costituzionali, quando abbiamo audito il Ministro Cancellieri, ossia la possibilità di prorogare di nove mesi i termini più critici del provvedimento di questa estate sui piccoli comuni, non perché vogliamo sottrarre i piccoli comuni a questa opera di razionalizzazione, che occorre nel comparto enti locali, ma perché è giusto dare il tempo necessario per adeguare il nuovo regime con cui si deve andare avanti, se vogliamo non tanto e non solo ridurre i costi della politica, ma anche rendere più funzionale il servizio che i piccoli comuni danno alle comunità da loro amministrate.
Non mi dilungo su altri aspetti di dettaglio, però voglio sottolineare - voglio fare un plauso a questo Governo - come questo provvedimento, rispetto ai precedenti decreti milleproroghe, si distingue, a mio avviso, positivamente per snellezza e razionalità di impianto. È chiaro che non ci sono solamente luci, ma ci sono anche ombre. Possiamo anche leggere la relazione illustrativa che il Governo ha presentato per renderci conto che ci sono alcuni punti che già in passato sono stati oggetto di differimento e che, secondo me, andrebbero in qualche modo cassati.
Abbiamo ecceduto un po' troppo su alcune norme che hanno perso il requisito di generalità ed astrattezza e si sono spinte un po' troppo oltre il limite della microsettorialità. Ci sono alcune norme che non sono state applicate nei confronti di una particolarità di soggetti a dir poco esigua, ma addirittura per singole persone. C'è una norma relativa al comparto della difesa che riguarda alcuni ufficiali. Insomma, non credo che sia questo l'obiettivo del legislatore. Penso che - lo dico come monito al Governo - queste anomalie in futuro debbano essere rimosse. Pag. 27Rivolgo un invito finale al Governo a prendere sul serio i termini e le scadenze fissate dalle disposizioni di legge. I termini e le scadenze, per questioni di responsabilità e correttezza, vanno rispettati puntualmente, anche quando non hanno carattere perentorio. Concludo raccomandando di non seguire il cattivo esempio del precedente Esecutivo, che su questi temi ha dimostrato scarsa sensibilità, se non trascuratezza istituzionale.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, ritengo che il provvedimento proroga dei termini, almeno la discussione che vi è stata con il Governo nelle Commissioni congiunte bilancio e affari costituzionali, ci abbia dato il modo di approfondire lo strumento. Quest'ultimo molte volte viene presentato come un provvedimento rigoroso da parte di alcuni e non rigoroso da parte di altri, testimoniando la mancanza di rigore da parte del Parlamento, anche in questa fase politica in cui il Governo, giustamente, per ciò che propone, sia nella manovra salva Italia sia successivamente, ha dimostrato attenzione ai conti e al rigore nei confronti delle istituzioni del Paese. Però, credo che parimenti il Parlamento abbia dimostrato, sia nella discussione nelle Commissioni sia negli emendamenti approvati, l'esigenza, anche nelle modalità, che i temi siano all'interno del provvedimento legislativo, ma che siano trattati con la necessaria informazione e attenzione.
Parto dall'articolo 1, su cui abbiamo tutta una storia: se noi leggiamo attentamente la proroga, pur rimanendo nei limiti della sostituzione al 20 per cento delle disponibilità finanziarie 2009 nel comparto del personale, la norma è una proroga dell'articolo 1, comma 523, della legge finanziaria per il 2007. Se vado a vedere gli enti pubblici di cui all'articolo 70 - cito espressamente il comma 523 - comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, per curiosità, per attenzione legislativa, troviamo che si può trasformare a tempo indeterminato, se vi sono graduatorie, il personale dei seguenti enti: Esposizione universale di Roma; enti autonomi lirici ed istituzioni concertistiche assimilate; Unione italiana delle camere di commercio; Istituto poligrafico e zecca dello Stato; CONI; Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro; Ente nazionale per l'aviazione civile, ENAC; Autorità per l'informatica nella pubblica amministrazione.
Bene ha fatto il Parlamento ad intervenire sul rapporto INPS, INPDAP, sul personale soprannumerario, e bene ha fatto a segnalare l'esigenza dei servizi scolastici negli enti locali. Abbiamo delle norme che ci dovrebbero insegnare a richiedere all'ISTAT, che esiste, e alla Corte costituzionale l'efficacia delle norme che noi predisponiamo. Infatti, se collego l'articolo 1 all'articolo 2, alla proroga dei termini del commissariamento della Croce Rossa, emerge che l'esigenza di rendere razionale la presenza nel settore sanitario di enti ed organismi era già stata precisata da questo Parlamento con la legge n. 183 del 2010, in cui si delegava al Governo, sia al Ministero del lavoro e sicurezza sociale, sia al Ministero della salute, di predisporre decreti di riordino della Croce Rossa e degli enti e delle varie autorità sottoposte al controllo e all'indirizzo di questi Ministeri. È stato prodotto lo schema di decreto legislativo n. 424 in materia di riordino dell'Associazione italiana della Croce Rossa, che attualmente è alla discussione delle Commissioni competenti. È quindi necessaria una proroga, giusta, fino al 31 luglio, perché fino all'esercizio della delega dobbiamo prevedere una proroga. Quindi, quando si vede che il decreto milleproroghe maschera l'inefficienza, si potrebbe dire che nella Croce Rossa siamo arrivati al commissariamento nel 2002 e ancora non siamo stati capaci, con questi meccanismi, di arrivare al riordino per avere degli organi statutari efficienti.
Però, è altrettanto chiaro che in questo decreto «milleproroghe» vi è una proroga Pag. 28necessaria affinché le Commissioni competenti arrivino a riordinare questi elementi.
Voglio segnalare a questo dibattito l'insufficienza dell'atto del Governo sottoposto al parere parlamentare, il n. 410: «Schema di decreto legislativo recante il riordino degli enti vigilati dal Ministero della salute». Vi ritrovo il riordino di vari enti, come la Lega italiana per la lotta contro i tumori, l'Istituto superiore di sanità, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) - che deve trovare un riordino chiaro, perché troppe sono le agenzie esistenti - e gli Istituti zooprofilattici sperimentali. Vi è un'omissione, in questo atto n. 410, sul Centro per la formazione permanente e l'aggiornamento del personale del servizio sanitario (Cefpas) e l'Agenzia per la promozione e l'educazione alla salute, la documentazione informatica e la promozione culturale in ambito socio sanitario. Allora, perché dobbiamo avere tutti questi organismi, quando è possibile unificare gli organismi e fare sezioni di controllo relative alle funzioni date? Non saranno mica come i piccoli comuni e le province, che vogliono resistere per campanilismo o per presenza nei consigli di amministrazione dei commissari? Quindi, la procedura, lo strumento, che noi abbiamo nel decreto «milleproroghe» è corretta per quanto riguarda la Croce Rossa, ma invito il Governo, fin da adesso, a non tenere più i vari doppioni che sono nelle agenzie e negli enti nazionali. Ne ricordo alcuni: l'Agenzia nazionale per il turismo, l'Agenzia speciale per l'attrazione dei finanziamenti esteri in Italia, l'ICE. Ne posso ricordare un'infinità. È bene che in questa fase politica si vada al loro riordino, prevedendo un'unificazione, dando loro anche la possibilità di controllo e di indirizzo rispetto ai rapporti con il Governo e con il Parlamento perché qui potremmo risparmiare e potremmo rendere più efficace l'attività del Governo.
Quindi, non è l'azione della proroga, se mi permettete, che determina una complessità amministrativa, ma è l'intera gestione di questo comparto che non ha una logica razionale, una logica di controllo istituzionale, di efficacia e di funzione. Basta ricordare un ente su tutti, che ha un bilancio di 733 mila euro (gli organi dell'ente costano 309 mila euro e le uscite per prestazioni 122 mila euro), per comprendere quanto sia ricca questa giungla, che va riordinata in termini di azione legislativa.
Proseguendo sul tema del decreto «milleproroghe», vi sono alcuni elementi molto importanti che sono nati nell'azione congiunta Parlamento-Governo, perché io non separo mai il Parlamento dal Governo perché se questo strumento è, come è, qui all'analisi dell'Aula, è perché vi è stato un lavoro fra i relatori, i Presidenti delle due Commissioni, i componenti delle Commissioni e del Governo che lo hanno reso più leggibile.
La cosa bella è l'articolo 4, la proroga del finanziamento dell'ODI (organismo di indirizzo), per le province di Vicenza, Verona, Sondrio, Brescia e Belluno. Questi sono interventi di 80 milioni di euro annui perché sono confinanti con due province ad ordinamento speciale. Non vorrei si facesse l'onda: si tira un sasso e poi chi confina con l'ODI ha ODI successive. Quindi, credo sia essenziale la norma che sta nella proroga per utilizzare questi fondi già previsti dalla finanziaria, ma credo vi siano altri strumenti per potere risolvere i problemi del rapporto fra i vari enti.
Sull'articolo 6 ci si è soffermati con molta attenzione. Ma le pensioni potevano rientrare nel decreto proroghe? Sì, perché l'articolo 6 aveva già previsto proroghe per quanto riguarda ammortizzatori sociali, nonché il tema lavoro sia per gli apprendisti, sia per gli agricoltori sia per i lavoratori a progetto. È quindi chiaro che in questo articolo trova ben spazio l'elemento di rendere più flessibile e più attenta alla situazione del Paese una riforma strutturale che abbiamo letto nel decreto «Salva Italia», ovvero approvato e previsto nel «Salva Italia». Si rendono infatti le penalizzazioni entro il 2017 più leggibili rispetto al tema lavoro. Si rende anche più attuale il tema del cittadino - Pag. 29che in base ad accordi si sarebbe trovato sprovvisto negli anni successivi sia di previdenza che di ammortizzatori sociali - introducendo i 24 mesi con il vecchio regime, dalla data dal 6 dicembre scorso. È quindi stato svolto un buon lavoro dalle Commissioni, dai relatori e, per sua competenza, dal Governo.
Sull'articolo 13-bis voglio segnalare un elemento all'attenzione dei relatori e del Governo.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Nannicini.

ROLANDO NANNICINI. Concludo subito, signor Presidente. Ho avuto alcune segnalazioni per quanto riguarda il tema dell'uso del demanio marittimo: la proroga al 31 dicembre 2012 riguarda solo il demanio portuale e non modifica il termine del 2015 previsto dal decreto-legge n. 194 del 2009. Quindi anche qui andrà precisato che la norma riguarda solo il demanio portuale e il demanio lacuale.
Un elemento voglio segnalare per non ultimo: la chiusura di una discussione di lotta commerciale tra aziende italiane sul diritto d'autore, con l'inserimento del diritto d'autore anche per i prodotti di largo e generale uso, che erano prodotti prima del 19 aprile 2001, ma concedendo dei tempi alle imprese per riconvertire la loro attività produttiva e preservare l'occupazione a molti lavoratori del settore.
Sono rimaste alcune questioni aperte con il tema e anche con molta disponibilità dei parlamentari. Infatti, la proposta emendativa sull'UNIRE di Brandolini e anche del vicepresidente della Commissione bilancio, relativa alla proroga dei 150 milioni, risultava eccessivamente onerosa e quindi poi da loro stessi è stata ritirata, con la preghiera, come ha detto bene il presidente, di verificare successivamente gli spazi nella copertura finanziaria, non certo entro i limiti finanziari, ma ritrovando l'attenzione sul tema.
È rimasto fuori il tema dei comuni di Ginosa e Metaponto, i rimpatri della Libia e l'IPAB. Va una forte attenzione, anche in questo caso. sull'emendamento Miotto e anche del collega Lino Duilio, sul quale credo vi è attenzione da parte dell'Aula, del Comitato dei diciotto e del Governo. Sono state inserite Livorno e l'isola d'Elba e quindi non vedo perché Ginosa e Metaponto non possano trovare il loro inserimento.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, è ovvio che quando esaminiamo un provvedimento di questo genere - e purtroppo avviene ogni anno - vuol dire che facciamo una confessione un po' di malfunzionamento del contesto e dell'attività della pubblica amministrazione. Abbiamo bisogno sempre di riguardare e rivalutare i tempi di attuazione delle norme che approviamo in questo Parlamento. Credo che più si restringe il campo delle proroghe annuale, più si va verso una legislazione che tiene conto della realtà effettiva della situazione della nostra pubblica amministrazione.
D'altra parte, però, dobbiamo dire che il giudizio complessivo su questo provvedimento, rispetto ad altri del passato, non può non essere positivo, ferma restando la necessità di emendare alcuni articoli ed integrarne altri, così com'è avvenuto già in sede di discussione nelle Commissioni I e V. Certamente l'Aula non solo dovrebbe confermare quanto avvenuto nelle citate Commissioni, ma dovrebbe probabilmente inserire qualche altra modifica che, comunque, non comporti maggiori oneri per la spesa pubblica.
È chiaro che esaminando uno per uno i 30 articoli del decreto «milleproroghe» non si può dare un giudizio positivo riguardo a tutti gli articoli. Certamente, il primo contiene delle proroghe che sono, ovviamente, indispensabili per quanto riguarda alcuni settori fondamentali come i nostri giovani ricercatori e i giovani docenti delle università. È evidente, quindi, che quei commi sono assolutamente indispensabili visti i ritardi con cui si è proceduto in passato e si continua a procedere all'interno delle università nella Pag. 30formazione delle commissioni e nell'iter tortuoso che hanno queste assunzioni. È indispensabile questa proroga al 31 dicembre 2012. È semmai da vedere se non era possibile portare dallo 0,50 per cento ad una percentuale più alta l'utilizzo dei fondi che derivano dalle cessazioni dal servizio nel 2010. Tuttavia, ci dobbiamo accontentare di ciò e credo che questo posso dare un piccolo sospiro di sollievo a queste categorie di giovanissimi che, spesso, sono portati ad andare all'estero per continuare la loro attività di ricerca.
La stessa cosa voglio dire per il comma 5 dello stesso articolo che consente la possibilità di assumere dei professori associati, ai sensi dell'articolo 29, comma 9, della legge n. 240 del 2010, tenendo fermi i limiti utilizzati per individuare gli atenei beneficiari degli interventi. È chiaro che tutto va bene, ma perché prorogare pure i termini di efficacia delle graduatorie per l'assunzione a tempo indeterminato del personale che aspirerebbe ad entrare alla Presidenza del Consiglio dei ministri quando noi sappiamo che il numero del personale della Presidenza del Consiglio risulta esorbitante da tutti i punti di vista? Si può benissimo procedere con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri stesso che ha già previsto una proroga simile il 28 marzo 2011. Non vedo, quindi, per quale motivo viene riportato all'interno dell'articolo 1 del decreto «milleproroghe».
La proroga, poi, dell'incarico di commissario straordinario della Croce Rossa fino al 30 settembre 2012 va bene se non si continua a superare quel limite, perché la riforma di questo settore si può fare anche in tempi più brevi e, comunque, speriamo che non si superi il limite del 30 settembre.
Poi c'è l'articolo 3 che a me risulta molto importante perché riguarda una proroga delle verifiche sismiche per tutto il 2012 per consentire di portare avanti una benemerita indagine sul numero degli edifici strategici grazie al fondo apposito istituito dall'articolo 32-bis del decreto-legge n. 269 del 30 settembre 2003, convertito dalla legge n. 326 del 2003.
A tutt'oggi siamo solo a metà del lavoro, con 36.000 schede, 36.000 visite sul territorio nazionale, e si tratta di farne altrettante. Quindi, è giusto che evidentemente si richiami l'attenzione sui criteri di priorità di questi interventi, che dovranno trovare il sostegno della pubblica amministrazione, ma anche della pubblica opinione.
Tra le opere strategiche vi sono le grandi dighe, in attesa dell'emanazione delle norme tecniche in base alle quali dovrebbero essere fatte le verifiche. Quindi, è chiaro che il fondo previsto nel futuro va molto implementato per procedere all'adeguamento sismico, a partire dalle opere strategiche, incentivando anche i proprietari dell'edilizia privata. Ciò potrebbe portare ad una riduzione degli effetti devastanti dei terremoti, una riduzione rispetto a precedenti terremoti (e tutti sappiamo quanti morti, quanti lutti e quanto spreco di risorse vengano ogni volta che si abbandona l'idea di prevedere l'azione del sisma).
Voglio considerare un'anomalia all'interno del Governo: è a disposizione uno dei tecnici più importanti del settore, direi che io lo ritengo il più importante, che è stato segnalato dal Ministro Matteoli all'attenzione del Presidente Monti, ma questi è stato indirizzato a fare il sottosegretario all'agricoltura. Mi sembra una questione effettivamente poco edificante.
Con l'articolo 4 si estende a tutto il 2012 il beneficio economico ai comuni limitrofi delle regioni e province a statuto speciale, previa istruttoria e verifica dei progetti di valorizzazione di quei territori. Questo è chiaro che è un elemento di privilegio - mi riferisco alla quota dello 0,6 per cento di quanto distribuito a favore di quei territori - che evidentemente tende a non incentivare i referendum per spostarsi dalle regioni a statuto ordinario a queste regioni a statuto speciale, che avrebbero dei privilegi. Tuttavia questo, chiaramente visto con gli occhi delle altre regioni, non ci sembra un fatto positivo.
Poi c'è la proroga, prevista dall'articolo 5, per trasferire l'impianto di Acerra alla Pag. 31regione o ad un soggetto privato oppure alla protezione civile. L'impianto di Acerra è il termovalorizzatore che tiene sulle spalle la maggior parte della distruzione di rifiuti della regione Campania, che in modo anomalo, invece, insiste e preferisce spostare questi rifiuti su nave verso l'Olanda o verso altri Paesi, facendo gravare non solo sui cittadini campani, ma sul resto dei cittadini italiani tutto il peso della triplicazione della spesa per questa attività.
È indispensabile, poi, l'articolo 6, in materia di lavoro: è chiaro che la proroga agevola i lavoratori occasionali, di tipo accessorio, senza incidere sulla finanza pubblica. Questo mi sembra un articolo estremamente importante, come pure importante è l'articolo 7, che ci pone in difficoltà per ragioni interpretative da parte della nostra magistratura, per sequestri di immobili di altri Paesi. Quindi è chiaro che anche quello va bene, purché si arrivi ad una soluzione più favorevole possibile allo Stato italiano.
Ci sono le proroghe per gli interessi dei colonnelli e dei generali alla difesa, che non devono essere messi in aspettativa quando vi sono carenze in altri ruoli. Io credo che sia estremamente positivo il fatto di non mettere in aspettativa persone di grande attività, che possono rendersi molto utili alla nostra difesa.
Poi, vi sono altre proroghe, su cui non mi soffermo. Mi soffermo soltanto su alcune, in particolare sull'articolo 11, sulla questione infrastrutture e trasporti. Bene le agevolazioni alle autorità portuali, la proroga dei diritti aeroportuali.
Tuttavia, per quanto riguarda i commi 5 e 6, che prevedono la proroga di taluni termini riguardanti l'Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali, sebbene le Commissioni riunite abbiano già trattato l'argomento e abbiano proposto uno spostamento della scadenza dei termini dal 31 marzo al 30 giugno, credo che su questo sia necessario fare chiarezza.
È indispensabile che si formi una Agenzia, anche se non soltanto di strade e autostrade: facciamola dei trasporti, facciamola di strade, autostrade e ferrovie, facciamola in modo tale da eliminare lo strapotere attuale di due grandi aziende dello Stato che, di fatto, non sono controllate; esse sono controllate solo nell'assemblea dei soci, quando un funzionario delle finanze o del Ministero dell'economia va lì e sottoscrive il bilancio.
Noi dobbiamo riportare all'interno del Ministero dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministero dell'economia il controllo totale di queste attività e lasciare fuori da questo l'ANAS Spa: che resti solo concessionaria in modo tale che entri sul mercato e agisca nell'attività di manutenzione, di costruzione di nuove strade, cosicché le nostre strade, soprattutto nel Meridione d'Italia, non siano mulattiere, cosa che corrisponde esattamente a quello che l'ANAS oggi consente.
La stessa cosa dicasi per le ferrovie: è necessario introdurre il mercato anche sulle ferrovie; Trenitalia si liberi di RFI, sia autonoma e partecipi alle gare. I treni devono essere puliti, devono essere in orario, in tutto il territorio nazionale, perché non è vero che bisogna mettere al centro il bilancio delle due società; bisogna, invece, mettere al centro l'interesse dei cittadini che hanno bisogno di viaggiare, hanno diritto alla mobilità, al prezzo più basso e nello stesso tempo con il servizio migliore.
Ciò non significa che un'Agenzia ferroviaria o autostradale elimini la necessità di fare l'Autorità dei trasporti. L'Autorità è una cosa, l'Agenzia è un'altra; l'Autorità, anche questa complessiva, va bene; però l'Autorità deve soltanto dare delle indicazioni, stabilire i prezzi, stabilire i pedaggi; non può fare quello che oggi fa l'ANAS, cioè il bello e il cattivo tempo sulla programmazione delle opere, sulla progettazione, sul controllo, su ogni cosa senza rendere conto a nessuno. L'Autorità, quindi, va fatta perché deve regolare e l'Agenzia va fatta perché deve svolgere il ruolo che oggi svolgono l'ANAS e RFI.
Naturalmente, ci sono tanti altri argomenti importanti come quelli in materia ambientale previsti dall'articolo 13, la tracciabilità dei rifiuti, la proroga del Pag. 32Consiglio nazionale della pubblica istruzione, la proroga relativa al personale dei vigili del fuoco, agli enti locali, ai segretari comunali, alle nuove province; certo queste sono proroghe resesi indispensabili per quella carenza di cui denunciavo l'essenza all'inizio del mio intervento.
Credo che sia importante l'articolo 16 che riguarda la proroga in materia di investimenti degli enti previdenziali in Abruzzo, regione martoriata dal terremoto de L'Aquila.
Signor Presidente, mi avvio a concludere, ma vorrei ricordare ancora che è necessario non eccedere in commissariamenti e in prosecuzioni di commissariamenti come quelli, per esempio, previsti dall'articolo 17 per le nuove strutture carcerarie. Bisogna fare una programmazione molto più precisa, in base a riforme della giustizia che evidentemente non richiedano un raddoppio della volumetria delle carceri.
La stessa cosa vale per l'ENEA, la stessa cosa per le norme che riguardano il settore postale.
Spero che l'anno prossimo si faccia un decreto «milleproroghe» che almeno riduca alla metà le proroghe di quest'anno e che via via si realizzi una tendenza all'azzeramento di tutte le proroghe, perché ciò vorrebbe dire che in quel momento funzionerebbe bene la pubblica amministrazione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, signor sottosegretario, ogni anno facciamo la «letterina» di impegno affinché il prossimo provvedimento «milleproroghe» sia migliore di quello passato, ma è davvero necessario riflettere su questo strumento, sul perché ci troviamo sempre in questa situazione.
Probabilmente, quando abbiamo modificato le modalità e i contenuti della legge finanziaria, pensando di esserci tolti di mezzo quello spettacolo poco edificante che portava a tanti provvedimenti minuti, non abbiamo tenuto conto che poi ci sono delle necessità che in qualche modo vanno raccordate; così ci troviamo a discutere spesso di un «milleproroghe» di termini previsti dalle leggi che si trasformano in proroghe, in verità, di finanziamenti, piuttosto che in artifici per nuovi finanziamenti. In tal senso, non aiutano spesso neanche le ammissibilità che qualche volta danno la sensazione di fare dei figli e dei figliastri rispetto alle proposte dei singoli parlamentari.
Anche gli stessi pareri del Governo sui singoli emendamenti qualche volta danno la sensazione più di preoccuparsi di accontentare un po' tutte le parti politiche piuttosto che tenere un atteggiamento rigoroso qual è quello che è necessario avere rispetto a questioni così delicate.
Infatti credo - lo dico anche per la mia appartenenza alla Commissione affari costituzionali - che noi ci aspettiamo tutti che questa fase di transizione, che vede un Governo diverso, nella sua composizione e nel suo scopo, rispetto a quelli propriamente parlamentari, dia una mano a ritrovare quella sobrietà e rigore che non è soltanto un problema di cifre, ma è anche un problema di rispetto delle regole istituzionali, di equilibrio tra ciò che si deve fare e ciò che oggettivamente si può fare. Quindi, dobbiamo evitare che provvedimenti come questi assumano un po' il carattere di una «legge mancia» perenne.
Ho vissuto un momento, lo dico anche per esternare un imbarazzo, in cui nelle Commissioni riunite ad un certo punto c'erano persone che non facevano parte delle Commissioni, che discutevano con i commissari e che trattavano questioni che riguardavano categorie, settori della nostra società.
Io credo che le Presidenze, gli uffici di presidenza dovrebbero avvertire il pericolo che sta dietro a questo atteggiamento, a questo degrado.
Quindi, mi auguro che ci sia davvero un impegno a rimettere un po' le bocce al loro posto, a tenere le cose in ordine da un punto di vista istituzionale perché questo Paese ne ha bisogno; come, secondo me, ha bisogno, ad esempio, di un segnale chiarissimo non solo di non trasformare Pag. 33tutti questi provvedimenti in tante «leggi mancia», ma proprio di eliminare la «legge mancia». Il Governo dovrebbe prendere una posizione rigorosa e chiedere l'eliminazione, la cancellazione di quella vergogna che viene nominata «legge mancia». Credo che sia un segnale che sarebbe apprezzato da tutti nel Paese e da tutte le persone serie di questo Parlamento.
Vengo ora alle questioni di merito. All'articolo 1 noi trattiamo alcune proroghe in materia di assunzioni. Abbiamo cercato all'interno di questo articolo di discutere in modo più meditato rispetto alle questioni che si aprono con la scelta strategica che il Governo ha fatto con il cosiddetto decreto «Salva Italia» e che noi abbiamo condiviso nei suoi obiettivi, di incorporare all'interno dell'INPS sia l'INPDAP che l'ENPALS e l'abbiamo fatto, secondo me, con un atteggiamento corretto.
Abbiamo sostanzialmente detto quello che qualsiasi manager non di particolare bravura, ma con un briciolo di buonsenso direbbe, e cioè che, prima di sancire che esistono dei lavoratori soprannumerari che devono essere collocati in una situazione di eccedenza, poiché dobbiamo mettere insieme tre istituti, senza assorbire l'INPDAP e l'ENPAS nell'INPS, ma cogliere l'occasione per fare un nuovo grande istituto previdenziale, vi sono delle operazioni minimali che vanno espletate. La prima: verificare se vi sono lavoratori soprannumerari o eccedenze e che queste vengano certificate alla fine del processo di riorganizzazione. Mi pare che questo, in parte, sia stato accolto con un emendamento Cazzola, che ha assorbito anche un emendamento a mia prima firma, e ciò perché è ragionevole. Nessuno può dire che vi sono dei soprannumerari in eccedenza prima ancora di aver iniziato a fare un processo di riorganizzazione: si faccia il processo di riorganizzazione e poi si veda. L'altro atteggiamento che, invece, non è stato possibile, a causa dell'inammissibilità di due commi del mio emendamento, è che, nelle more di questa situazione, l'INPS non deve procedere ad altre assunzioni, perché altrimenti si altera il meccanismo del pari trattamento fra lavoratori che svolgono le stesse funzioni e che provengono da istituti diversi.
Si tratta di una aspetto che risponde, anche questo, ad un criterio di ragionevolezza: se devo fondere tre istituti e farne uno nuovo, non è che per uno continuo a fare tutto come prima e, quindi, assumo dirigenti (è di oggi l'ennesima notizia), vado avanti nello sfruttamento di graduatorie di concorsi già effettuati, magari pensando anche di bandire altri concorsi, mentre gli altri, quelli che provengono dagli altri istituti, li metto in eccedenza. Si tratta di un approccio alla questione che ci creerà dei problemi, e quindi mi auguro e credo che, oltre ad approvare anche in Aula, ovviamente, l'emendamento che è già stato approvato in Commissione, sia assolutamente opportuno e necessario approvare un ordine del giorno che disciplini, in qualche modo, e indichi all'INPS un comportamento corretto, da questo punto di vista.
L'altra questione che vorrei in qualche modo affrontare, con questo mio intervento, è relativa alle misure in materia di enti locali. Non mi aspettavo, sicuramente - l'ho detto all'inizio che non bisogna trasformare questo provvedimento in qualcosa che non deve essere -, che fosse questa la sede nella quale ci saremmo riappropriati della questione strategica del ruolo degli enti locali, in una fase di crisi drammatica del nostro Paese in cui abbiamo bisogno di accelerare e semplificare gli strumenti che possono rilanciare la crescita e l'economia.
Tuttavia, mi aspetto, e ci aspettiamo, come gruppo del Partito Democratico, che questa attenzione al ruolo centrale degli enti locali, in una strategia della crescita e della semplificazione amministrativa, avvenga nei provvedimenti che sono annunciati e che sono all'attenzione del Governo in questi giorni, perché dobbiamo uscire da una situazione nella quale ci siamo trovati troppe volte in questi anni: quella di considerare gli enti locali un impaccio, uno spreco e un costo, quando invece sono Pag. 34una leva fondamentale per accelerare le risposte alla crisi che questo Paese attraversa.
Da questo punto di vista, credo che questo «milleproroghe» - e colgo l'occasione per sottolinearlo, con questo intervento - ci evidenzi quanto sia stato sbagliato e quanto riteniamo non si debba più percorrere: confondere aspetti ordinamentali che attengono alla vita degli enti locali con quelli specificamente economici e, quindi, ci troviamo, con questo provvedimento, a prorogare la funzione degli ATO quando, nel dibattito sull'ordinamento, ormai, è prevalente il giudizio di un superamento di questi livelli di coordinamento e di gestione. Gli ATO, che abbiamo abolito per risparmiare, oggi, siccome non abbiamo completato il percorso di riforma dell'ordinamento, siamo costretti a prorogarli.
Ci troviamo a discutere di prefetture e di uffici periferici dello Stato nelle nuove province che abbiamo istituito, quando siamo nel pieno del dibattito in ordine al superamento e all'abolizione delle province così come esse sono. Ci troviamo a discutere oggi della proroga di sei mesi dei tempi entro quali i comuni sotto i 5 mila abitanti si devono organizzare per gestire in modo associato le funzioni. Si tratta di una misura che è stata inserita in un provvedimento economico che attiene all'ordinamento e poiché non siamo pronti, facciamo questa bella confusione ma credo ci debba servire da lezione: mai e poi mai bisogna confondere aspetti economici e finanziari con aspetti ordinamentali, perché, altrimenti, ci troveremo in questo guazzabuglio e nel dover prorogare misure che diciamo di dover superare, nonché funzioni da associare che meriterebbero di essere accelerate, discutendo di province nuove, quando ancora siamo nel pieno del dibattito in ordine al superamento delle province. Allora, vorrei fare una raccomandazione alla Camera e al Governo, perché si superi questo atteggiamento sbagliato.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ORIANO GIOVANELLI. Non voglio ovviamente evitare - concludo signor Presidente - di sottolineare ovviamente gli aspetti positivi che sono presenti in questo «mille proroghe» e che riguardano gli enti locali, come quello dei servizi educativi, la proroga degli sfratti, il tema del trasporto pubblico locale, la questione delle riscossioni, tutte questioni che vanno ad alleggerire, diciamo così, per quanto sia possibile, una situazione drammatica come quella in cui si trovano oggi gli enti locali. Vi sono due semplici considerazioni che vorrei svolgere.

PRESIDENTE. Deve concludere, è fuori di due minuti.

ORIANO GIOVANELLI. Concludo subito. Non capisco perché i comuni debbano continuare a pagare l'agenzia dei segretari comunali che abbiamo abolito. Se l'abbiamo abolita e deve rimanere in piedi se ne faccia carico il Ministero, se ne faccia carico lo Stato. Secondo: perché non siamo riusciti a portare a termine l'obiettivo di distinguere, per quanto riguarda la tassazione sugli immobili, i terreni coltivati da quelli non coltivati? Perché non abbiamo saputo fare questa distinzione che sarebbe stata ispirata ad un principio di giustizia e di rispetto per chi lavora in campagna?
Ringrazio per l'attenzione e chiedo scusa al Presidente per aver superato di qualche minuto il tempo previsto.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
Onorevole Tassone, siamo nelle sue mani.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, la ringrazio. Quando intervengo mi aspetto sempre da lei questo ulteriore atto di affetto, di stima e di considerazione, per cui non c'è dubbio che rimango veramente colpito. Mi fa sentire importante, ecco perché...

PRESIDENTE. Mi scusi: lei non si sente, lei è importante.

Pag. 35

MARIO TASSONE. No, signor Presidente, per carità. È la generosità che la contraddistingue che le fa dire queste cose.
Intanto, signor Presidente, vorrei svolgere delle brevissime considerazioni anche per corrispondere alle sue sollecitazioni, iniziando da una notazione di carattere generale relativa alla problematica in esame, dando atto ai relatori (sia Gioacchino Alfano, sia Gianclaudio Bressa) del lavoro svolto, oltre certamente ai presidenti delle Commissioni e a tutti i colleghi della I e della V Commissione.
Perché li ringrazio, signor Presidente? Perché questa non è stata mai - lo ricorda chi ha memoria in questo Parlamento - una materia «tranquilla», ma sempre sdrucciolevole, presentando aspetti multiformi circa varie interpretazioni e varie situazioni. Poi ne discuteremo, ma vorrei che Gioacchino Alfano mi seguisse, anche perché questa è stata sempre una materia che ha suscitato tante considerazioni, presentando aspetti anche multiformi. Quando abbiamo proposto e affrontato la tematica delle cosiddette «mille proroghe» ci siamo sempre impegnati, ritenendo, ogni volta, che fosse l'ultima.
Anche i Governi, per dire la verità, si sono impegnati perché queste manovre e questi slittamenti di termini non avessero una reiterazione. Voglio anche legare tutta questa problematica alla decretazione d'urgenza. Chi non ricorda la mancata conversione dei decreti-legge entro i 60 giorni previsti dalla Costituzione e la loro continua reiterazione sine die? Forse il tipo di soluzione che fu data, ovviamente imposta, dalla Consulta non c'è dubbio che attribuì alla decretazione d'urgenza, per quanto riguarda i provvedimenti o per quanto riguarda i decreti-legge cosiddetti milleproroghe, un aspetto più elefantiaco, molto più multiforme, dove si è elasticizzata e si è espansa anche la materia su cui ci si doveva confrontare e che veniva ad essere trattata nello stesso provvedimento.
Però c'è un dato, signor Presidente, la nostra invocazione non è così tanto peregrina né è un'invocazione di facciata, una sollecitazione generica, tanto per dire qualcosa, ma è volta ad affrontare certamente l'aspetto più essenziale. Dopo aver sollecitato l'attenzione da parte del collega relatore, vorrei sollecitare anche l'attenzione del sottosegretario Polillo. Sottosegretario, certamente non attribuisco a questo Governo alcun tipo di incombenza o quanto meno di responsabilità, per carità, però molte volte nel decreto-legge cosiddetto milleproroghe si sono nascoste delle inefficienze delle politiche, oppure siamo andati a prorogare norme di legge (quando è andata bene abbiamo prorogato soltanto norme di legge, poi ci siamo inventati altri temi che con la proroga di una norma non c'entravano proprio nulla) ma queste proroghe tuttavia sono state considerate, ed anche in questo momento, come un atto semplicemente tecnico e burocratico.
Non si riesce ad adempiere a certe misure in un anno o due anni, quindi si ricorre alla proroga, ma non ci si interroga - non soltanto il Governo, ma certamente il Parlamento - sul motivo per cui si chiede la proroga. Infatti, molte volte, dietro la proroga, vi sono fallimenti di politiche. Quindi si tenta, o quanto meno, si pensa di occultare un fallimento della politica attraverso lo slittamento e attraverso la proroga. Faccio l'esempio della Croce rossa. Si tratta di una proroga? Perché non ci interroghiamo sul perché? Lasciamo stare perché si devono verificare alcune cose, il decreto legislativo e così via. Capisco certamente, ma questa non è una giustificazione perché è una proroga che si consuma e si reitera anno per anno. Non ci siamo mai interrogati sul perché questa Croce rossa sia in gestione commissariale. È utile mantenerla in questa maniera, così com'è, in questo tipo di impianto, oppure dobbiamo fare qualche altra cosa? Sappiamo tutti che c'è un problema Croce rossa, però proroghiamo e via.
Allora, questo è uno dei temi importanti e fondamentali, come quello della proroga delle unioni dei comuni per quanto riguarda i servizi, di cui parlava poco prima il collega Giovanelli. Ma ci siamo posti il tema sul perché è stato approvato quel codice delle autonomie e, attenzione, al Senato della Repubblica? Pag. 36Dopo l'unione dei comuni, c'è il problema delle province, il problema delle autonomie locali. È tutto un dato e un aspetto che viene fuori e noi riusciamo semplicemente a fare così la proroga?
Siamo d'accordo per la proroga per quanto riguarda alcuni servizi, nei comuni da mille a cinquemila abitanti, ma poi c'è un altro problema che viene fuori, di cui si sta interessando la I Commissione, ma non soltanto la I Commissione, tutto il Parlamento, che è quello che riguarda le province che ritornano in maniera altalenante attraverso proposte varie; alcune sono proposte di revisione e di modifica costituzionale e altre proposte le configurano come un'unione di comuni, che vanno nella tendenza delle unioni di comuni. Infatti, quando si dice che gli organi delle province dovrebbero essere nominati da più comuni, perciò con elezioni di secondo grado, non c'è dubbio che si tratta di una specie di unione di comuni. Può andare anche bene, però il discorso delle proroghe non si accompagna a delle politiche, come il problema degli ATO.
Noi andiamo a prorogare gli ATO, ma ci siamo chiesti perché lo facciamo? Tutti quanti diciamo che si è concluso il periodo degli ATO e poi li proroghiamo. Ma quali politiche porre in essere in sostituzione degli ATO per quanto riguarda il territorio dopo i fallimenti che ci sono stati? Sto facendo degli esempi per sollevare qualche problema e dare qualche indicazione, che si aggiunge a tutto ciò che hanno fatto gli altri colleghi in questo particolare momento e in questa discussione.
Poi c'è il problema dell'agenzia dei trasporti. Questa agenzia delle infrastrutture e dei trasporti, signor Presidente, signor sottosegretario, come si inserisce nell'ambito dell'autorità dei trasporti? L'autorità delle reti? Ma sembra che qualcosa sia cambiato, non so se lei, signor sottosegretario, lo sa. Sembra che l'autorità dei trasporti debba avere una dignità propria senza alcun tipo di aggiunta ed integrazione. Questa agenzia dovrebbe essere il committente? E l'ANAS che cosa è, la concessionaria? Ma che fine fa l'ANAS? Che tipo di problematica? Noi abbiamo presentato un emendamento. Una parte di questo emendamento è stato anche accolta da parte dei relatori e per questo debbo ringraziare, però certamente anche il Governo deve fare luce piena sulle sue intenzioni.
Lungi da me ovviamente parlare dell'ANAS o di altri temi o di altri argomenti, ma noi capiamo che su questi temi non ci siamo, perché si rischia di avere una confusione. L'autorità dei trasporti dovrebbe essere in sostituzione delle responsabilità del Ministero e del Governo e forse rimane semplicemente intatto il potere delle Ferrovie dello Stato. Si ridimensionano i poteri del Governo se c'è il pericolo di dover cambiare la legge che regola ovviamente la vita delle Ferrovie dello Stato, ma non cambiano le Ferrovie dello Stato. Oppure ci sarà una modifica diversa? Su questo non sappiamo come si articola l'autorità. Facciamo l'agenzia e se abbiamo ancora una legge in vigore sulle Ferrovie dello Stato che le mette al di fuori e al di là di ogni tipo di controllo sia dell'authority, che del Parlamento, che del Governo avremmo fatto molto poco.
Allo stesso modo, abbiamo fatto molto poco per quanto riguarda il trasporto pubblico locale. Anche su questo aspetto c'è un provvedimento e un'attenzione da parte del decreto-legge, ma anche il trasporto pubblico locale credo sia affrontato in termini estremamente precari e soprattutto non soddisfacenti.
Poi debbo parlare anche dell'agenzia comunale. Proroghiamo ovviamente lo stanziamento di denaro, ma non abbiamo mai affrontato un problema serio che si è presentato qui in ogni occasione e in ogni circostanza, che è quello del controllo degli enti locali. Abbiamo eliminato il controllo e non ci sono più i controlli. Poi c'era un segretario comunale che era un ibrido, però era un riferimento, era un «notaio». Adesso abbiamo istituito i direttori generali perché c'è stata la frenesia del management per cui abbiamo dato il management al direttore generale. Poi questo albo è saltato e abbiamo fatto altre cose, però rimane una situazione difficile Pag. 37e questo ovviamente mi riporta alle cose che ho detto per quanto riguarda i segretari comunali.
C'è una serie di problemi. È stato anche indicato il tema della commissario carcerario. Ma il problema non è la proroga del commissario carcerario. Non è tanto il problema relativo alle infrastrutture carcerarie, ma è di capire come si va avanti su questo tema. Una proroga non si nega a nessuno. Tuttavia, anche a questo proposito, c'è una proroga che nasconde delle insufficienze sul piano politico e strutturale all'interno del Ministero di giustizia. Noi diamo la proroga e fra un anno ci ritroveremo con gli stessi problemi: facciamo un'altra proroga? Occorre poi considerare tutti i temi che ho indicato e che mi sono permesso ovviamente di sottoporre all'attenzione dei colleghi e del Governo.
Signor Presidente, ritengo che problemi e temi ce ne sono. Uno dei temi più rilevanti e impegnativi tra quelli che si sono trattati nelle Commissioni congiunte riguarda i precoci e gli esodati.
Questo è un problema che certamente si raccorda con la politica e con tutta l'azione che il Governo esplica, nel suo complesso. Stiamo seguendo con molta attenzione e, soprattutto, con molta condivisione questo Governo, per quanto riguarda il suo lavoro. Questo lo dico con estrema chiarezza, anche se sono più riflessivo rispetto ad alcuni atteggiamenti e ad alcuni passaggi. Certamente non si diffondono i problemi in questi termini - quelli degli «esodati» e soprattutto dei precoci - se non vi è un quadro di riferimento preciso. Si norma, ovviamente, su questo aspetto, sebbene vi possa essere un conflitto con tutto un disegno o un progetto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Quindi, vorrei capire cosa significa tutto questo discorso sulla normalizzazione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 18)

MARIO TASSONE. Ho voluto semplicemente fare riferimento ad alcuni dati e aspetti, anche perché è inutile, a mio avviso, tentare di allungare i nostri interventi o fare altro ancora. Questi temi sono stati ampiamente scandagliati anche nella «tre giorni» intensa che abbiamo avuto nella Commissione congiunta (gli ultimi tre giorni, in verità), ma non vi è la necessità, in questo particolare momento, di riflettere su questi provvedimenti perché le proroghe sono necessarie affinché non si perdano le politiche. Le proroghe non servono, invece, per dare un «paravento» alle non politiche. Ritengo che questo sia il passaggio importante su cui vorrei certamente richiamare l'attenzione e la cortesia dei colleghi della mia Commissione, la V bilancio, e del Governo.
Con queste valutazioni e, soprattutto, raccogliendo le sollecitazioni iniziali del Presidente, termino il mio intervento. Non so se domani parlerò, nella discussione sul complesso degli emendamenti. Abbiamo presentato degli emendamenti, sebbene non siano moltissimi. Alcuni sono stati falcidiati perché non ammissibili, altri sono rimasti in vita, altri ancora sono stati segnalati. Qualcuno ha avuto qualche buona avventura e un percorso favorevole, qualcun altro lo abbiamo perso nelle nebbie o nella multiformità o nella pluralità degli altri emendamenti. Però, l'Unione di Centro per il Terzo Polo, il mio gruppo, sta portando avanti un lavoro di testimonianza, avendo ben presente il senso delle istituzioni e dello Stato e, soprattutto, la dignità e la centralità del Parlamento.
Se ho fatto questo discorso significa, ovviamente, che vi è la volontà di recuperare la centralità del Parlamento, che non può perdersi con piccole «praticucce». Vi è qualche piccola pratica inserita nel provvedimento, la «legge mancia» o altro ancora. Qualche cosetta così, che abbiamo visto camuffata, qualche soluzione data e qualche compiacenza in più che si sarebbe dovuta eliminare, perché le compiacenze non sono mai foriere di fatti nuovi e, soprattutto, di criteri e di oggettività dei comportamenti. Ma, al di là di questo, certamente abbiamo voluto recuperare la centralità del Parlamento ed eliminare quelle che sono le individualità Pag. 38- tra virgolette - che non possiamo eliminare del tutto. Tuttavia, bisogna lavorare perché la maggior parte della normativa che ci accingiamo ad approvare, possa essere considerata in una prospettiva e in un'ottica diversa e, soprattutto, prepari e prefiguri il nuovo che noi tutti auspichiamo, dando anche alla legislazione una sua dignità, una sua certezza e una sua verità (Applausi dei deputati Gioacchino Alfano e Nannicini).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, la discussione in corso riguarda, credo, uno dei provvedimenti abitudinari del nostro Paese. Ci troviamo a discutere ogni anno, almeno per la mia brevissima esperienza, delle proroghe e del relativo provvedimento, il decreto-legge, di conversione, cosiddetto milleproroghe.
Ovviamente, come diceva giustamente il collega Tassone, il decreto-legge milleproroghe è il segno della sconfitta politica di una pubblica amministrazione, perché laddove si arriva a prorogare, evidentemente si è di fronte all'interruzione di un progetto, che non è stato né portato a termine né concluso. Leggendolo, mi sembra di capire che anche questo milleproroghe sia un «carnevale» di proroghe, che vanno dalla questione dei rifiuti, alla scuola, dall'università alla sanità, fino agli enti pubblici e istituzionali.
Quindi, c'è un po' di tutto e l'ho potuto riscontrare anche partecipando alla discussione e approvazione degli emendamenti nelle Commissioni congiunte I e V, dove si è determinato - mi sembrerebbe di capire - quasi il mercato delle vacche sugli emendamenti del decreto-legge milleproroghe, in modo tale da potervi inserire, quanto più possibile, disposizioni a favore di interessi spiccioli e territoriali, perdendo invece di vista il disegno generale delle problematiche da affrontare.
Voglio ricordare che solo l'anno scorso il Presidente della Repubblica è intervenuto al riguardo, proprio sul decreto-legge cosiddetto milleproroghe, di fronte al tentativo, neanche molto velato, di trasformarlo da provvedimento che deve servire all'ordinarietà, in un provvedimento finanziario, nel quale fosse contenuto di tutto e di più. Credo che la pratica, in fondo, non sia in molto cambiata rispetto al passato: la pratica continua: si utilizza il decreto-legge per provvedimenti che non hanno i criteri della necessità e dell'urgenza e quindi in violazione a quanto previsto dalla Carta costituzionale. Vi sono all'interno di tale decreto provvedimenti che nulla c'entrano con le proroghe e che anzi spesso costituiscono la faccia più deleteria di questo provvedimento.
Voglio ricordare al sottosegretario che è stato approvato in Commissione un emendamento che prevede 500 mila euro per il comune di Pietralcina, laddove si vanno a prendere fondi d'urgenza in voci di bilancio che nulla hanno a che fare con il provvedimento.
Voglio ricordare che, sempre dallo stesso fondo, avete prelevato 2 milioni di euro e li avete destinati al CONI, evidentemente anche questi con l'esigenza dell'urgenza, sottraendoli invece ad un fondo che potrebbe essere utilizzato davvero per questioni di urgenza e indifferibilità.
Stendiamo, signor sottosegretario, invece un velo pietoso sulla sanatoria sulle affissioni abusive, perché evidentemente, anche in questo caso, ancora una volta, il vostro Governo, che mostra la faccia del tecnicismo e della terzietà rispetto alle vicende partitiche, va invece ancora dietro a questi «piccoli cabotaggi» che non danno un bella immagine di un Paese che continua a violare le normative e a ricercare sanatorie all'interno di questo Parlamento.
Allo stesso modo, parliamo ormai da tempo della necessità di semplificare gli enti e i carrozzoni che vi sono nel nostro Paese mentre, anche in questo caso, è stato approvato un emendamento che prevede il blocco della dismissione dell'ente irrigazione, per esempio, di Puglia e Basilicata che voi, all'interno della legge finanziaria, avevate invece stabilito di voler dismettere: tale dismissione, grazie ad un emendamento della maggioranza che vi Pag. 39sostiene, di fatto è stata bloccata. Se queste cose vengono spiegate al Paese ritengo che davvero si possa creare confusione.
Il mio intervento verterà invece nel merito su tre questioni, che vengono affrontate all'interno del provvedimento, e che riguardano l'articolo 1, in particolare sulla proroga per le assunzioni all'interno dell'università, l'articolo 14, che interessa più specificamente la scuola e l'articolo 28, che riguarda un tema scottante e di grande urgenza, quale l'editoria, che doveva essere affrontato in questo provvedimento e che invece avete deciso di non affrontare per niente. Sull'università il provvedimento, seppure nella volontà di affievolire il blocco del turnover e di consentire alle università di poter assumere, comunque con il paletto del 50 per cento della spesa del personale, rivela un problema all'origine. Vorrei lanciare l'allarme - e credo che il sottosegretario lo condivida - sulle condizioni in cui versa oggi il sistema universitario nel nostro Paese.
È una condizione di grande sofferenza e di grande difficoltà per chi oggi non ha possibilità di spendere e di assumere personale e per chi oggi vede messo in discussione l'intero sistema formativo, cosa che porta fuori dal nostro Paese le intelligenze, i ricercatori che lasciano il nostro Paese perché impossibilitati a stare in questo sistema.
Invito il Governo a lavorare in questo senso, non solo attraverso un provvedimento tampone - come il decreto-legge «milleproroghe» - intervenendo invece in modo strutturale su due questioni: in primo luogo valutando di rimuovere il blocco del turnover, previsto dal precedente Governo all'articolo 66 del decreto-legge 25 giugno 2008 n. 112, perché evidentemente senza personale le università non vanno avanti; in secondo luogo intervenendo con l'applicazione del piano straordinario dell'università previsto dalla legge 30 dicembre 2010, n. 240 e con i decreti attuativi, che prevedono da un lato le disposizioni sul piano finanziario e dall'altro gli accreditamenti.
Se resterà nel piano straordinario quel paletto rigido del 90 per cento del rapporto tra la spesa del personale e il fondo di finanziamento ordinario, credo che almeno quindici atenei non rientreranno in quei parametri e dovranno decretare il dissesto finanziario. Credo che questo sia un problema di cui il Governo debba necessariamente farsi carico, rimuovendo tali paletti rigidi. Non si possono giudicare le università solo sulla base di una percentuale numerica, ma esse vanno giudicate nella loro azione complessiva, valutando la qualità in considerazione delle risorse disponibili e delle modalità della loro gestione. È chiaro che se si continua a ridurre le risorse del fondo di finanziamento ordinario per le università, il rapporto del 90 per cento non sarà mai raggiunto da nessuna di esse. Se si continuerà a ridurre le risorse per l'università, sarà come se ad un atleta che si accingesse a saltare l'asticella posta a due metri d'altezza, gliela si elevi a tre metri mentre sta saltando. È chiaro che sarà impossibile per le università stare al passo.
Allo stesso modo, come avete pensato giustamente di intervenire sul sistema di arruolamento dei docenti, mi sarei aspettato - e vi invito a farlo - che magari in un provvedimento come questo teneste conto della grave situazione in cui versano gli studenti e in modo particolare gli studenti idonei nelle graduatorie per le borse di studio per merito, mentre oggi nel nostro Paese la situazione è questa: se sei idoneo, poiché mancano le risorse, non puoi ricevere la borsa di studio per merito. Penso che questo sia un fatto di estrema gravità che va risolto rapidamente.
Concludo per quanto concerne il sistema scolastico, dicendo che al di là dei provvedimenti del decreto-legge «milleproroghe», mi sembra che l'emendamento approvato nelle Commissioni congiunte I e V, abbia quantomeno parzialmente dato una risposta ai 23 mila insegnanti rimasti fuori dalle graduatorie ad esaurimento, iscritti dal 2008 al 2011. L'emendamento approvato, presentato dal collega Russo, fornisce una risposta...

Pag. 40

PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, la invito a concludere.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, le chiedo se posso continuare sottraendo tempo all'onorevole Favia, che dispone invece di trenta minuti.

PRESIDENTE. Non ero presente, ma mi dicono che c'è stato un accordo che l'ha riammessa in corsa.

PIERFELICE ZAZZERA. Va bene, rispetto gli accordi e concludo sulla questione della scuola. Anche noi dell'Italia dei Valori abbiamo presentato in Commissione un emendamento più completo che affronta in maniera complessiva la vicenda degli insegnanti esclusi dalle graduatorie ad esaurimento, perché nell'emendamento da voi approvato, di fatto vengono esclusi gli insegnanti di cui ai decreti ministeriali 18 novembre 2005, n. 85 e 9 febbraio 2005, n. 21 - che fanno riferimento a coloro che non si sono iscritti nel 2007 - e credo che se dobbiamo prendere il toro per le corna, dobbiamo farlo nella sua complessità.
Va messo un paletto definitivo sulla situazione dei precari nella scuola. Occorre avviare la stabilizzazione dei precari nella scuola e cominciare un ragionamento serio sull'arruolamento degli insegnanti, per valutare di mettere su un sistema scuola che sia degno di questo Paese.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, come molti hanno detto, ci troviamo a discutere di una normativa che ormai è un'abitudine per queste Camere, anche per me che sono da poco deputato, e non dovrebbe esserlo. Ci troviamo a riconoscere che sicuramente in questi anni abbiamo visto di molto peggio, quindi possiamo tranquillamente affermare che questa volta da questo Governo è stato fatto un utilizzo non indecente del «milleproroghe», come in realtà abbiamo visto in passato. Credo che possiamo anche dire che la brevità di durata in carica, ad oggi, di questo Governo può non renderlo responsabile di alcune proroghe chiaramente sbagliate. Però la cifra di alcuni provvedimenti, di cui poi parlerò, francamente questo Governo di spessore e di immagine se la poteva risparmiare.
Ci sono, come è stato brillantemente detto, diverse mance dentro questa normativa che non avremmo voluto vedere. Ci sono di contro delle luci e delle ombre per quanto riguarda la materia del lavoro, in particolare quella pensionistica. Ci sono dei miglioramenti, ma ci sono anche delle strettoie che non facilitano certamente il lavoro della pubblica amministrazione. Ad esempio, è positiva la proroga di seicento unità di personale per gli sportelli unici dell'immigrazione presso le prefetture, ma ci chiediamo, essendo ormai diventato questo un problema non di emergenza ma strutturale, perché non si provveda ad incrementare questi organici, perché ormai questo non è sicuramente un problema emergenziale. Ci sono positivi interventi su un settore importante come quello dei vigili del fuoco, ma mi sia consentito di dire che, per esempio, la proroga delle competenze della prefettura in caso di non approvazione dei bilanci ci lascia perplessi proprio come istituto, nel senso che essendo il bilancio - parlo del bilancio degli enti locali ovviamente - uno dei momenti fondamentali, se non il principale della vita dell'ente locale, forse era più positiva la sanzione precedente, che comportava per l'appunto la decadenza dell'ente e non soltanto, come adesso, la surroga temporanea da parte del prefetto. Che dire poi della riduzione al 30 giugno 2012 del termine del 31 dicembre 2014 dell'intra moenia allargata? Apparentemente sarebbe una cosa positiva, perché la riduzione di una proroga di per sé sarebbe una cosa positiva, ma ci chiediamo se saranno pronte per questa data, cioè per la metà di questo anno, in tutti gli ospedali italiani, le strutture per accogliere l'intra moenia allargata. La filosofia del consentire al medico di svolgerla presso un locale esterno intendeva proprio ovviare a questa Pag. 41problematica logistica. Penso anche ai due anni, che in realtà ad oggi è circa un anno, dati per la riforma della Guardia costiera. Sul trasporto pubblico locale si potrebbe fare un discorso lunghissimo. Vi è nota la battaglia che è stata fatta dalle regioni. Io sono di una regione che è stata particolarmente colpita dai tagli e dagli interventi del Governo. Credo che in questo settore bisogna comprendere che siamo davanti a qualcosa di altamente qualificante dal punto di vista sociale, in quanto il costo della mobilità privata è diventato eccessivo per molte famiglie.
Quindi, bisognerebbe investire sul trasporto pubblico locale, magari tagliando da tante altre parti, come purtroppo questo Governo non ha fatto, come sulle spese militari, sulle frequenze e sui capitali illegittimamente detenuti all'estero.
Vi sono poi una serie di norme che, francamente, non avremmo voluto vedere, perché, come accennava prima il collega Giovanelli, sono norme di bassissimo profilo nel campo della gestione degli enti locali e degli enti di secondo livello.
Era stato fatto qualcosa di buono nell'attaccare questo sistema pletorico e costoso, che fa parte delle nostre filosofie vitali. Ma che bisogno c'era di prorogare i compensi dei presidenti degli enti parco? Eravamo arrivati al momento in cui questa era una carica del tutto onorifica e si è ritenuto opportuno, per pagare una certa politica (questa è un'altra delle mance di cui parlavo prima), di prorogarne l'onerosità. Speriamo che non diventi un'abitudine perenne, così come la proroga di un anno dell'azzeramento degli ATO (anche questa era una vittoria che era stata ottenuta). Si tratta di qualcosa che viene fatto a scapito delle regioni, che già stavano legiferando al riguardo. Mi auguro - probabilmente lo faremo e mi auguro che venga approvato nell'ambito degli ordini del giorno - che gli ATO vogliano, così come le aziende di gestione, imporre e indicare alle aziende di gestione il rispetto dell'esito del referendum, così come so che, in qualche modo, il problema questo Governo se lo è posto, ma bisogna che se lo ponga anche in questo settore.
Non ci è piaciuta, francamente, l'ulteriore proroga delle verifiche sismiche, soprattutto in materia di dighe. Questa è una materia che andava completata entro il 30 aprile 2004. Ancora una volta, nonostante quello che è successo recentemente in Italia, siamo in assenza di una normativa che tranquillizzi le zone a più alto rischio sismico, perché siamo in assenza di verifiche, soprattutto in strutture estremamente importanti.
La Croce Rossa Italiana negli ultimi 31 anni è stata commissariata per 25 anni. Credo che questo Governo debba porsi il problema di far cessare questo tipo di situazioni, che non sono assolutamente possibili. Sembra che la normalità sia il commissariamento! Sembra quasi che la Croce Rossa Italiana debba essere una preda di chi governa in quel momento. Francamente, non è giusto ripagare in questo modo una struttura nobile come la Croce Rossa, con dei commissariamenti politici. Abbiamo in quest'Aula deputati che hanno fatto i commissari, e quindi l'evidenziazione della politicizzazione di questi commissariamenti è assolutamente chiara. Ci auguriamo che sia l'ultima volta che ciò avviene; francamente, non ce lo saremmo aspettati. Che dire, poi, della sospensione dei titoli esecutivi italiani contro Stati esteri che abbiano fatto ricorso alla Corte internazionale di giustizia? Peraltro, si tratta di Stati che non sono propriamente limpidissimi. Credo che questo sia un danno per i creditori italiani a fronte di non so quale positiva relazione con questi Stati. Mi chiedo, e vi chiedo, se vi è reciprocità in questo settore. Abbiamo visto vari provvedimenti in materia militare. Su questo mi sento di introdurre la materia della proroga dei Cocer, che è stata bocciata in Commissione. Noi presenteremo nuovamente un emendamento, perché crediamo che l'imminente trattativa sui diritti del personale...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Favia.

DAVID FAVIA. Non ho trenta minuti, signor Presidente?

Pag. 42

PRESIDENTE. Le ho segnalato che il suo gruppo chiede di avvisarla quando mancano dieci minuti. Può continuare.

DAVID FAVIA. Non ne consumerò molti di più, ma forse cinque minuti mi ci vorranno.

PRESIDENTE. Era un gesto di cortesia, di fronte ad una richiesta del suo gruppo.

DAVID FAVIA. La ringrazio, signor Presidente. Non avevo inteso il garbo della sua scampanellata.
Dicevo che ripresenteremo l'emendamento per la proroga, soltanto fino a fine anno, dei Cocer, che, peraltro, dovrebbero essere eletti in aprile e maggio, quindi, di fatto, si tratterebbe di una proroga di poco più di un semestre, dettata dall'imminenza dell'avvio di un'importante trattativa in materia di lavoro dei militari e in materia pensionistica. Quindi, crediamo che sarebbe opportuno - se, ovviamente, non verrà posta la questione di fiducia, quindi se vi sarà l'agibilità - provvedere in tal senso.
Non ci piace la normativa contenuta in questo decreto-legge sulle Ferrovie e sull'ANAS. Non ci piace affatto, come ha detto il collega, la sanatoria sull'affissione. Noi non possiamo pretendere rispetto per la politica... devo dire anche che, al di là del rispetto per la politica da parte dei cittadini comuni, qui si tratta anche di un rispetto all'interno della politica per chi è abituato a fare le campagne elettorali correttamente. Con questa sanatoria si rende lecito e legittimo - perché poi è una sanatoria che viene sempre, dopo ogni campagna elettorale - quel metodo barbaro della affissione selvaggia che molto spesso, specialmente nelle grandi città, ma ovunque, c'è. Anzi, io credo che chi rompe delle regole delicatissime come quelle delle campagne elettorali non vada sanato, ma vada punito in maniera esemplare, perché credo che siano il sale della democrazia l'equilibrio e l'equiparazione dei diritti di propaganda e di comunicazione in una campagna elettorale.
Ci auguriamo che non vengano altre proroghe per il Sistri, sebbene questa sia una proroga breve, ma è una materia estremamente delicata quella della tracciabilità del trasporto dei rifiuti, soprattutto di quelli tossici.
Altre discutibili norme sono quelle del rinvio dell'estrazione dei revisori. Anche questa era una norma buona, di buona pratica, di buona politica, non si capisce perché debba essere rinviato.
Non è bella neppure la proroga di sei mesi per le funzioni associate dei piccoli comuni. Anche questa era stata una piccolissima vittoria per arrivare ad una razionalizzazione dello scenario degli enti locali. Ancora una volta, non si sa perché, abbiamo voluto allungare.
Consentitemi, anche in maniera partigiana, di criticare questa norma che affida 70 milioni di euro alle zone alluvionate. Ovviamente, non voglio criticare il fatto che vengano aiutate zone alluvionate - ci mancherebbe, sarebbe una guerra tra poveri - però la norma parte per alcune zone, per alcune città italiane, poi, in corsa, ci saltano sopra altre due città. Io ricordo a me stesso, a quest'Aula e al Governo che la regione Marche e anche altre regioni hanno subito danni ingenti un anno fa. Vi sono molti provvedimenti, mozioni, ordini del giorno approvati da questa Camera, mentre questo Governo ancora non si è peritato di attribuire a queste regioni, tra cui le Marche, tra cui la mia, le urgenze, creando una situazione di figli e figliastri perché non si capisce per quale ragione alla Toscana, alla Liguria, al Veneto qualcosa è stato dato, mentre ad altre regioni nulla.
Dirò da ultimo che, dopo un dibattito avvenuto nelle Commissioni, è stata prorogata di un anno la durata delle concessioni comunque vigenti alla fine dell'anno scorso, le cosiddette concessioni portuali e marittime non balneari, purtroppo con una norma un pochino pasticciata, che necessita di un chiarimento per il quale presenteremo un emendamento, che sottoporremo domani al Comitato dei diciotto. Tutto ciò con l'auspicio che il Governo non ponga la fiducia e che la Pag. 43Camera possa non essere espropriata dei propri diritti, che pure sono stati esplicati correttamente nelle Commissioni, ma che si dovrebbero ultimare di esplicare in quest'Aula. Credo che ciò sarebbe opportuno.
Quindi ripeto e concludo che sicuramente il provvedimento ci ha fatto vedere tempi migliori rispetto al passato, ma non dovrebbe esserci un provvedimento di questo tipo. E, purtroppo, anche questo provvedimento contiene tante norme che non sono affatto condivisibili (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Narducci. Ne ha facoltà.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Parlamento è chiamato a convertire in legge il cosiddetto decreto milleproroghe ed interviene per assicurare il funzionamento di alcuni dispositivi che, se pur necessari, hanno validità temporanea.
Dopo l'approvazione della legge «Salva Italia», a me pare che in questa sessione vi sia uno stile nuovo non da assalto alla diligenza, come avveniva negli anni passati, e che si affrontino questioni importanti, importantissime anzi, sotto il profilo dell'equità e della giustizia sociale.
Signor Presidente, io da eletto all'estero intervengo per porre all'attenzione del Governo e dell'Aula le ragioni dei cittadini italiani residenti all'estero, che spesso non vedono riconosciuti di fatto i loro diritti, come appare spesso evidente sul piano fiscale.
Dopo i pesantissimi tagli effettuati dall'ultimo Governo in questi ultimi anni su tutto ciò che riguarda gli italiani all'estero, contavamo di trovare qualche attenzione almeno nel decreto «milleproroghe», anche se devo dire che nel lavoro svolto nelle Commissioni qualche segnale positivo si è registrato. Ma il risultato complessivo non è sufficiente, soprattutto per quanto riguarda le detrazioni per carichi familiari relativamente al personale operante all'estero, ma assoggettato al fisco italiano, personale operante in particolare nella nostra rete diplomatico-consolare e negli istituti italiani di cultura, ma non solo.
Per quanto concerne i lavoratori frontalieri, attraverso un confronto non semplice con il Governo, si è giunti a garantire una proroga della franchigia, anche se inferiore a quella già accordata in precedenza, portando gli attuali 8 mila euro a 6 mila 700 euro. Credo che la proroga di questa franchigia sia un gesto importante per una categoria di lavoratori che rappresenta una grande ricchezza per il nostro Paese, anche in termini di acquisizione di know-how, e che non è stata presa ancora debitamente a cuore. Si tratta di lavoratori che vivono spesso in una situazione di disagio, se teniamo conto che si trovano tra due realtà differenti di vita e di regolazione del mercato del lavoro vigente tra i due Paesi confinanti, oltre a vivere i problemi tipici del pendolarismo, con servizi spesso inadeguati. Tuttavia credo che il gesto di riconoscenza nei confronti di queste persone, che alleggeriscono la pressione sul mercato del lavoro del nostro Paese, guadagnandosi lo stipendio oltre confine e portando risorse economiche in famiglia, soprattutto in questo periodo di crisi sia un atto dovuto e meriti grande considerazione da parte delle nostre istituzioni.
Per inciso voglio ricordare che soprattutto sul versante italo-svizzero, che rappresenta il bacino numericamente più consistente, vi sono ancora molti problemi irrisolti, che il Governo non può ignorare. Voglio cogliere anche quest'opportunità per ricordare al Governo che il negoziato tra Italia e Svizzera non riguarda unicamente il dossier sulla euro-ritenuta fiscale sui capitali giacenti nella Confederazione. Vi è da discutere e da rinnovare l'Accordo sulla doppia imposizione fiscale, dopo che oltre quaranta Paesi lo hanno fatto, visto che la Svizzera ha recepito le norme OCSE.
E, in questo accordo, vi sono tutte le questioni che riguardano i nostri frontalieri, ivi inclusa la retrocessione della ritenuta fiscale ai comuni della zona di frontiera. Pag. 44
Vi è sicuramente da regolare la tassazione sui capitali scudati perché i frontalieri ora si trovano ad essere paragonati agli stessi che avevano evaso portando i loro capitali in Svizzera e, in base alle norme approvate, quindi, con il rischio tutto da chiarire se devono pagare una tassa supplementare su capitali che non erano da evasione, ma erano frutto di casse pensioni.
Voglio chiedere al Governo che provveda al più presto ad eliminare la Svizzera dalla black list, ma non per fare un favore alla Svizzera, bensì per le nostre imprese. Vi sono migliaia di imprese che non riescono ad esportare il lavoro italiano in Svizzera proprio per la questione della black list. Siamo rimasti gli unici. Mi chiedo veramente cosa osta a fare questo passo.
Per queste ragioni, chiedo ai colleghi di approvare senza indugio, dopo il parere favorevole delle Commissioni parlamentari e del Governo, la nuova formulazione dell'emendamento teso ad assicurare la proroga della franchigia per i lavoratori frontalieri.
Per quanto concerne le detrazioni fiscali per carichi di famiglia dei cittadini italiani residenti all'estero e assoggettati al fisco italiano, devo chiedere un supplemento di attenzione perché, per quanto concerne l'IRPEF in Italia, essi sono discriminati rispetto ai cittadini italiani residenti in Italia. Infatti, si registra l'esistenza di un limite temporale per le detrazioni e non sono garantite le detrazioni automaticamente come avviene per i cittadini residenti in Italia, come ha ben ricordato il collega Marco Fedi precedentemente.
Noi auspichiamo la proroga dei provvedimenti degli anni precedenti, ma dovrebbe essere norma generale il fatto che detti cittadini possano usufruire ordinariamente della detrazione per carichi familiari. Ci troviamo di fronte ad una grave ingiustizia e, se veramente vogliamo improntare l'azione del Governo ad equità e giustizia, è necessario che si sani questa ferita che non fa onore ad un Paese come l'Italia e, soprattutto, viola, a mio parere, la Costituzione.
In attesa di un adeguato provvedimento legislativo si approvi l'emendamento che chiede di accordare la detrazione per carichi familiari anche ai lavoratori italiani che producono reddito IRPEF assoggettabile in Italia.
Signor Presidente, gli italiani all'estero guardano con fiducia ad un'Italia che cerca di superare la crisi ed innovare il proprio funzionamento o regolamentazione. Gli italiani, che sono l'espressione più viva del nostro made in Italy, che abbiamo necessità di promuovere nel mondo, chiedono anche un minimo di attenzione, quella necessaria affinché possano essere assicurati i legami con la madrepatria in spirito di diritto e di giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 4865-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la Commissione affari costituzionali, onorevole Bressa.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, non intendo replicare.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la Commissione bilancio, onorevole Gioacchino Alfano.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, non intendo replicare.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Pag. 45Signor Presidente, intervengo brevemente per ringraziare tutti gli intervenuti e comunicare che abbiamo preso buona nota delle riserve espresse che cercheremo di risolvere nel corso del successivo iter del provvedimento.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione congiunta del disegno di legge e del documento: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2011 (4623-A); Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2010 (Doc. LXXXVII, n. 4) (ore 18,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta del disegno di legge e del documento: Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2011; Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2010.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione congiunta sulle linee generali - A.C. 4623-A e Doc. LXXXVII, n. 4)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.
Avverto che la XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore sul disegno di legge comunitaria 2011, presidente della Commissione politiche dell'Unione europea, onorevole Pescante, ha facoltà di svolgere la relazione.

MARIO PESCANTE, Relatore sul disegno di legge n. 4623-A. Signor Presidente e onorevoli colleghi, la nostra Assemblea avvia nella seduta odierna l'esame del disegno di legge comunitaria per il 2011. Al riguardo, non posso che richiamare come la legge n. 11 del 2005 preveda che il disegno di legge sia presentato entro il 31 gennaio di ciascun anno, mentre il provvedimento in esame è stato presentato alla Camera dei deputati solamente il 19 settembre 2011 e solo oggi, a 2012 già iniziato, l'Assemblea può avviarne l'esame.
Questa è stata una conseguenza dei ritardi registrati nell'esame del disegno di legge comunitaria 2010, che come noto ha avuto un iter particolarmente tormentato, confermando ampiamente l'esigenza di una riforma delle procedure di esame della legge comunitaria.
In tal senso si muove - lo voglio ricordare - il più volte citato testo di riforma della legge n. 11 del 2005, approvato all'unanimità dalla Camera nella seduta del 23 marzo 2011 e attualmente all'esame del Senato.
Per altro verso, registro con soddisfazione come il disegno di legge comunitaria per il 2011 presentato dal Governo appaia già realizzare uno degli auspici della riforma, vale a dire un testo snello, limitato alle questioni davvero importanti e non eterogeneo.
Rispetto a questo testo la Commissione che ho l'onore di presiedere ha potuto svolgere, grazie alla disponibilità di tutti i gruppi parlamentari e del Governo, un lavoro al tempo stesso rapido ed approfondito, con l'introduzione di quelle modifiche ritenute idonee a garantire un grado maggiore di adeguamento dell'ordinamento italiano all'Unione europea.
A tal riguardo, signor Presidente e colleghi, vorrei conferire un particolare riconoscimento all'onorevole Marco Maggioni, che ha svolto la funzione di relatore in Commissione in maniera equilibrata e professionale. Per motivi non legati all'andamento e all'esito del suo lavoro non prosegue il suo impegno di relatore in Assemblea: questo compito mi è stato affidato dalla Commissione e, pertanto, rivolgo ancora all'onorevole Maggioni i miei ringraziamenti per il lavoro svolto, Pag. 46che ha portato all'approvazione in Commissione, a larghissima maggioranza, del disegno di legge.
Per quel che concerne il testo originario presentato voglio segnalare le direttive più significative, per le quali già si prevedeva il recepimento; la direttiva 2010/31 sulla prestazione energetica dell'edilizia: le disposizioni della direttiva riguardano in particolare il quadro comune di una metodologia di calcolo della tassazione energetica, l'applicazione di requisiti minimi alla suddetta prestazione energetica, i piani nazionali per l'aumento di edifici ad energia 0, la certificazione energetica, l'ispezione periodica degli impianti di riscaldamento ed i sistemi di controllo indipendenti per gli attestati di prestazione energetica; la direttiva 2010/18, che attua l'accordo quadro sul congedo parentale, sottoscritto nel giugno 2009 tra le organizzazioni generali europee interprofessionali e le parti sociali: essa riconosce ai lavoratori il diritto individuale ad un congedo parentale per la nascita o l'adozione di un figlio, per un periodo minimo di quattro mesi; la direttiva 2010/53, che delimita un quadro comune relativo alle norme di qualità e sicurezza degli organi di origine umana destinati a trapianto; la direttiva 2010/64, che individua norme minime comuni relative all'interpretazione ed alla traduzione nei procedimenti penali; la direttiva 2010/75 in materia di emissioni industriali; la direttiva 2011/36, concernente la tratta degli esseri umani: la direttiva prevede norme minime relative alla definizione dei reati e delle sanzioni in materia di tratta degli esseri umani.
Rispetto al testo originario la Commissione ha proceduto alle seguenti modifiche: l'articolo 6 sostituisce l'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, che disciplina le introduzioni e le reintroduzioni di specie autoctone animali o vegetali di interesse europeo.
L'articolo 7 delega il Governo ad adottare, entro un anno, su proposta del Ministro delle politiche agricole, uno o più decreti legislativi per l'attuazione del regolamento che ha istituito un sistema di licenze per l'importazione di legname nel territorio dell'Unione, al fine di affrontare il problema del disboscamento illegale e del relativo commercio di legname.
L'articolo 8 sostituisce alcune disposizioni del decreto legislativo n. 225 del 2005 con il quale è stata dettata la disciplina sanzionatoria per le violazioni del regolamento relativo alla commercializzazione dell'olio d'oliva.
L'articolo 9 è volto a definire principi e criteri direttivi specifici per l'attuazione della direttiva dell'Unione europea in materia di emissioni industriali.
L'articolo 10 introduce una modifica al codice dell'ambiente volta a specificare che l'autorizzazione integrata ambientale sostituisce, ad ogni effetto, ogni altra autorizzazione.
L'articolo 11 novella il decreto legislativo n. 117 del 2008 che ha dato attuazione alla direttiva relativa alla gestione dei rifiuti per le industrie estrattive.
L'articolo 12 delega il Governo ad adottare, entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore della legge in esame, e senza ulteriori oneri per la finanza pubblica, un decreto legislativo per il riordino e la semplificazione delle disposizioni contenute nella parte terza del codice dell'ambiente a seguito dei rilievi formulati dalla Commissione europea nella procedura di infrazione n. 2007/4680.
L'articolo 13 è volto ad armonizzare la normativa nazionale in materia di inquinamento acustico ai fini del completo recepimento della direttiva 2002/49/CE.
Particolare rilievo assume l'articolo 14 che dispone l'attuazione diretta della direttiva 2011/7/UE, sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, prevedendo, tra le altre cose, che il periodo di pagamento stabilito nel contratto non possa comunque superare i 60 giorni di calendario, se non diversamente concordato, espressamente, nel contratto.
L'articolo 15 legittima le associazioni dei consumatori ad agire anche in caso di violazione delle disposizioni al decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi nel mercato interno. Pag. 47
L'articolo 16 detta specifici criteri di delega per il recepimento della direttiva sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, prevedendo tra le altre cose, il divieto, salvo specifiche eccezioni, di utilizzo di scimmie antropomorfe, cani, gatti e specie in via d'estinzione, il divieto di allevamento di primati, cani e gatti, l'adozione di una normativa cautelativa nei confronti degli animali geneticamente modificati, il divieto di utilizzo di animali negli ambiti sperimentali e il divieto di esperimenti che non prevedano anestesia o analgesia.
L'articolo 17 abroga il comma 1-bis dell'articolo 68 del codice della proprietà industriale che è in contrasto con quanto previsto dalla direttiva n. 2001/83 e impedisce la sollecita presentazione di una richiesta di autorizzazione all'immissione in commercio di prodotti medicinali generici, se protetti da un brevetto o da un certificato complementare di protezione. La disposizione pone rimedio alla procedura di infrazione n. 2010/4188.
L'articolo 18 modifica l'articolo 16 del decreto legislativo n. 70 del 2003, specificando che i fatti e le circostanze che rendono manifesto al prestatore di servizi su Internet l'illiceità dell'attività o dell'informazione, facendo venire meno l'esenzione della responsabilità per il prestatore medesimo, comprendono tutte le informazioni di cui tale prestatore disponga, incluse quelle che gli sono state fornite dai titolari dei diritti violati.
L'articolo 19 delega il Governo ad adeguare l'ordinamento interno al regolamento dell'Unione n. 428/2009, prevedendo una disciplina unitaria della materia dei prodotti a duplice uso, civile e militare, e una definizione delle procedure adottabili in caso di divieto di esportazione.
L'articolo 20 estende l'ambito operativo del meccanismo dell'inversione contabile, reverse charge, ai fini dell'IVA, allo scopo di recepire la direttiva del Consiglio del 16 marzo 2010. L'articolo 21 reca modifiche al decreto legislativo n. 188 del 2008 al fine di dare una più compiuta attuazione alla direttiva europea in materia di pile, accumulatori e relativi rifiuti.
L'articolo 22 reca modifiche all'articolo 6 del decreto legislativo n. 109 del 1992 di recepimento delle direttive concernenti l'etichettatura, la presentazione, la pubblicità dei prodotti alimentari riguardante la designazione degli aromi.
L'articolo 23 reca una delega per il riordino delle norme vigenti in materia di produzione e commercializzazione dei prodotti fitosanitari, al fine di coordinare la normativa vigente con i regolamenti comunitari. L'articolo 24 inserisce, in materia di prevenzione e repressione delle sofisticazioni alimentari, nella relazione sul piano integrato di controllo nazionale pluriennale, i dati elaborati dal servizio informatico sanitario sulla sicurezza alimentare relativi al controllo della qualità dei prodotti alimentari lungo tutta la filiera produttiva.
L'articolo 25 inserisce un articolo aggiuntivo di recepimento della direttiva comunitaria relativa alla gestione delle acque di balneazione riguardanti i bacini idrografici con impatto transfrontaliero o coinvolgente più regioni o province autonome. L'articolo 26 sopprime la previsione che prevede una comunicazione anticipata di almeno 30 giorni prima per lo spostamento di un prestatore di servizi da uno Stato membro in Italia, sostituendola con una semplice dichiarazione anticipata. L'articolo 27 reca i principi e i criteri direttivi per l'emanazione di un decreto legislativo, oltre al riordino normativo in materia di medicinali ad uso veterinario. L'articolo 28 reca i principi e i criteri direttivi per l'emanazione di un decreto legislativo di riordino e revisione della disciplina sanzionatoria prevista dalla direttiva sulle norme minime di protezione delle galline ovaiole.
L'articolo 29 aumenta di 0,5 punti percentuali, da 5 a 5,5, la misura del contributo sulle spese autocertificate che le aziende, che producono o commercializzano in Italia dispositivi medici, sono tenute a versare al conto entrate del bilancio dello Stato. Anche in questo caso Pag. 48si è trattato di porre rimedio alla procedura di infrazione n. 2007/4516. L'articolo 30 dispone, nel disciplinare le procedure investigative in relazione agli incidenti ferroviari, che l'attività degli investigatori dell'organismo di investigazione presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti venga svolta in coordinamento con quello della polizia giudiziaria. La modifica intende risolvere una procedura di precontenzioso in sede europea.
Sono state inoltre introdotte, nell'Allegato B, la direttiva 2011/62/UE, recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano, e la direttiva direttiva 2011/70/Euratom, che istituisce un quadro comunitario per la gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esaurito. In molti casi si è trattato di riproporre disposizioni già contenute nel testo «A». In altri, come si è visto, si è intervenuto per le sole procedure di infrazione. A seguito delle modifiche il disegno di legge risulta composto da 30 articoli, con una direttiva inserita nell'Allegato A e 21 direttive dell'Allegato B.
In tal senso, ritengo che la Commissione XIV si sia responsabilmente limitata, finalmente, ad interventi effettivamente indispensabili al fine di assicurare una rapida approvazione della legge comunitaria 2011, in modo da poter passare in tempi ravvicinati all'esame del disegno di legge comunitaria 2012, che il Governo si appresta a presentare alle Camere, avendolo approvato in Consiglio dei ministri - e questa è una buona notizia - venerdì scorso (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore sul Doc. LXXXVII, n. 4, onorevole Fucci.

BENEDETTO FRANCESCO FUCCI, Relatore sul Doc. LXXXVII, n. 4. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il documento del quale l'Assemblea avvia la discussione oggi rappresenta una novità. La legge comunitaria 2009, infatti, legge n. 96 del 2010, all'articolo 8 ha introdotto alcune modifiche all'articolo 15 della legge n. 11 del 2005 (Norme generali sulla partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione europea).
In particolare, si è prevista la sostituzione della precedente relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea con due documenti: una relazione preventiva, da presentare al Parlamento entro il 31 dicembre di ciascun anno e volta a definire gli orientamenti e le priorità che il Governo intende promuovere per il nuovo anno sugli sviluppi dell'integrazione europea e sui progetti di atti normativi all'esame dell'Unione europea; una relazione consuntiva sull'anno precedente da presentare entro il 31 gennaio di ciascun anno. È quest'ultimo il documento che ci accingiamo a discutere.
La prima relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all'anno 2010 è stata trasmessa alla Camera il 19 maggio 2011. L'esame della relazione si è svolto, congiuntamente all'esame preliminare del disegno di legge comunitaria 2010, nelle sedute del 12, 19 e 26 ottobre 2010.
L'esame ha consentito, in primo luogo, di evidenziare - con una valutazione condivisa sia dal relatore, sia dai deputati intervenuti - il grave pregiudizio per l'efficacia del documento e, conseguentemente, dello stesso esame parlamentare, derivante, appunto, dal ritardo nei tempi di trasmissione del documento. Le stesse informazioni contenute nella relazione relative al processo normativo dell'Unione europea risultano in molti casi superate dagli sviluppi intervenuti nel 2011. Il ritardo nell'esame della relazione è in realtà una conseguenza del ritardo nell'avvio della legge comunitaria 2011, a sua volta legato alle peculiarità che hanno caratterizzato, in particolare alla Camera, l'esame della legge comunitaria 2010 con il respingimento da parte dell'Assemblea - nella seduta del 29 giugno 2011 - dell'articolo 1 del provvedimento. Tali peculiarità si accompagnano, però, ad una indefinitezza dei tempi di esame che ormai caratterizza il disegno di legge comunitaria. Al riguardo non si può che ribadire la necessità di una modifica della disciplina legislativa sui rapporti tra Italia e Unione europea, Pag. 49che circoscriva meglio il contenuto della legge comunitaria e che si accompagni alle opportune modifiche ai Regolamenti parlamentari, al fine di garantire tempi di esame certi per il disegno di legge comunitaria e per la relazione consuntiva.
In proposito, anche io richiamo l'esigenza di una rapida approvazione del testo di riforma della legge n. 11 del 2005, atto Camera n. 2854 ed abbinate, approvata all'unanimità dalla Camera nella seduta del 23 marzo e attualmente all'esame del Senato, atto Senato n. 2646.
Il documento è suddiviso in quattro parti: la prima è dedicata agli sviluppi del processo di integrazione europea nel 2010. In questa ci si sofferma in particolare, con una scelta che evidenzia gli orientamenti del Governo sugli aspetti ritenuti strategici per l'Italia nell'ambito del processo di integrazione europea, sul processo di attuazione del Trattato di Lisbona, sulla politica estera e di sicurezza comune, sul processo di riforme e sul Patto di stabilità e crescita, sulla strategia Europa 2020, nonché sul negoziato avviato sul bilancio dell'Unione europea e sulla politica di coesione.
La seconda parte è dedicata alle linee generali della partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione europea e richiama l'attività del CIACE e del suo comitato tecnico permanente, nonché il dialogo con il Parlamento e le regioni. La terza parte descrive la partecipazione dell'Italia alle principali politiche dell'Unione europea. Vengono trattati e descritti in particolare i principali dossier oggetto di negoziati nell'ambito della politica per il mercato interno e la concorrenza, della politica agricola e per la pesca, della politica per i trasporti, della politica per la società dell'informazione e le nuove tecnologie, della politica per la ricerca e l'innovazione, della politica per l'energia, della politica per l'ambiente, della politica fiscale e delle politiche sociali.
La quarta parte, infine, è specificatamente dedicata alla politica di coesione economica e sociale e ai flussi finanziari dall'Unione europea all'Italia. Questa parte contiene dati relativi allo stato di attuazione del ciclo di programmazione dei fondi strutturali 2007-2013 aggiornati al 31 ottobre 2010 e che risultano però in parte superati da successivi dati forniti al Parlamento nel corso di audizioni. Si veda, in particolare, l'audizione del 29 marzo 2011 dell'ispettorato generale rapporti con l'Unione europea della Ragioneria generale dello Stato presso la Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, nel corso della quale sono stati forniti dati aggiornati al 31 dicembre 2010.
La relazione contiene, infine, tredici allegati riferiti, tra le altre cose, all'elenco dei Consigli europei e dei Consigli dell'Unione europea svoltisi nell'anno 2010, all'elenco dei principali atti legislativi dell'Unione europea in corso di elaborazione e non adottati nell'anno 2010, all'elenco dei pareri degli atti di indirizzo o osservazioni formulate dalle regioni e dalle province autonome su atti dell'Unione europea nell'anno 2010, all'attività del CIACE, allo stato di attuazione delle direttive europee nell'anno 2010.
Nel corso dell'esame da parte della Commissione ci si è in particolare soffermati su un aspetto: a dispetto del dettato dell'articolo 15 della legge n. 11 del 2005, la relazione non appare dare puntualmente conto del seguito dato e delle iniziative assunte in relazione ai pareri, alle osservazioni e agli atti di indirizzo delle Camere.
Al riguardo, mi preme sottolineare che si tratta di un'attività, quella dei pareri delle Camere in fase ascendente, che sta assumendo un considerevole rilievo. Nella XVI legislatura le Commissioni della Camera hanno avviato l'esame, alla data del 30 novembre 2011, di ben 136 progetti di atto normativo dell'Unione europea, approvando 51 documenti finali. In tutta la XV legislatura era stato avviato l'esame di 8 progetti di atto normativo ed erano stati approvati solo 5 documenti finali.
Rispetto a questi rilievi, l'intervento del Ministro per le politiche europee ai lavori della Commissione ha apportato elementi di conoscenza e d'informazione assai utili. In particolare, è stato precisato che si è sistematicamente proceduto all'invio all'amministrazione Pag. 50con competenza prevalente per materia e alle altre eventualmente interessate degli atti di indirizzo espressi dalle Camere e a darne contestuale comunicazione. È stata inoltre ricordata l'intesa intercorsa tra le varie amministrazioni interessate, in base alla quale le amministrazioni medesime provvedono a segnalare al dipartimento delle politiche europee, per i dossier di propria competenza, i casi in cui non hanno potuto conformarsi agli indirizzi definiti dalle Camere nonché agli eventuali casi in cui, alla luce dell'evoluzione dei negoziati, abbiano dovuto discostarsi da tale indirizzo.
Alla luce degli elementi sopra esposti, ritengo auspicabile che la risoluzione da approvarsi in esito all'esame in Assemblea si soffermi in particolare sull'esigenza di una valorizzazione del nuovo strumento rappresentato dalla relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea. Questo con riferimento a due aspetti: da un lato, la necessità di una trasmissione sollecita del documento al Parlamento al fine di consentirne un esame che non risulti superato dalle evoluzioni successive; dall'altro lato, l'opportunità di un affinamento dei contenuti della relazione, in particolare per quanto concerne il seguito dato agli atti di indirizzo delle Camere sui progetti di atti dell'Unione europea che rappresentano la frontiera più avanzata di intervento del Parlamento nel processo decisionale dell'Unione europea (Applausi).

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, volevo iniziare questo mio intervento dicendo che finalmente abbiamo fatto dei miglioramenti, come si diceva quando andavamo al liceo. Stiamo progredendo perché, rispetto alle discussioni degli anni scorsi, quest'anno abbiamo avuto un'accelerazione, per fortuna proficua, che va nell'interesse generale, nell'interesse di tutti quelli che si aspettano da noi un lavoro utile e favorevole.
Infatti, ricorderanno i colleghi che la legge comunitaria 2010 aveva avuto una gestazione alquanto complicata, diciamo così. La legge comunitaria 2010 era tornata in terza lettura al Senato, dopo essere stata cinque mesi alla Camera, altri cinque mesi era stata prima al Senato ed altri quattro mesi in terza lettura era andata al Senato prima di vedere la luce il 30 novembre 2011. Quest'anno, con la legge comunitaria 2011, abbiamo avuto un'accelerazione per fortuna favorevole, come diceva adesso il presidente Pescante, e con la legge comunitaria 2012 addirittura un'accelerazione ulteriore. Penso che di questo siamo tutti compiaciuti.
Ma veniamo alla legge comunitaria che è all'esame dell'Aula oggi, in discussione generale. La legge comunitaria 2011 si compone di cinque articoli, che contengono, come sempre, disposizioni generali sui procedimenti per l'adempimento degli obblighi comunitari, e di due allegati, l'allegato A e l'allegato B. L'allegato A contiene le direttive per le quali non è previsto un parere delle Commissioni parlamentari competenti sugli schemi del decreto legislativo di recepimento, mentre l'allegato B contiene le direttive per le quali è obbligatorio il parere delle Commissioni parlamentari competenti sullo schema di decreto legislativo di recepimento approvato dal Consiglio dei ministri.
Ma veniamo alla comunitaria. L'articolo 126-ter del Regolamento prevede che le Commissioni competenti per le singole materie procedano all'esame congiunto del disegno di legge comunitaria e della relazione annuale. Cominciamo dalla comunitaria. Le disposizioni generali sui procedimenti per l'adempimento degli obblighi comunitari si ripetono in maniera pressoché identica rispetto alle precedenti leggi comunitarie, dalle quali differiscono per poche novità. Dell'elenco A e dell'elenco B Pag. 51abbiamo detto, vediamo subito il contenuto della legge comunitaria di quest'anno.
Partiamo dall'articolo 1, che non individua un termine generale per l'esercizio della delega mediante l'indicazione di una data fissa o di un periodo uniforme per tutte le direttive comprese negli allegati A e B, ma introduce un termine flessibile. Ciascuna direttiva contenuta negli elenchi dovrà essere attuata nel termine di due mesi antecedenti a quello di recepimento previsto dalla direttiva stessa.
Nelle ultime tre leggi comunitarie negli anni precedenti, eccetto quella per l'anno 2010, il termine era stato fatto coincidere con il termine di recepimento di ciascuna delle direttive medesime. Quest'ultimo termine oggi non si può più mantenere, perché - a seguito dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona - lo Stato inadempiente corre il rischio di incorrere in sanzioni pecuniarie già nel contesto del procedimento giurisdizionale di accertamento dell'inadempienza.
Al contempo, è invalsa la prassi da parte della Commissione di avviare le procedure di infrazione per mancato recepimento a distanza di 30-45 giorni dalla scadenza del termine di recepimento. Va rilevato, tuttavia, che l'articolo continua a prevedere una proroga di tre mesi del termine di recepimento nel caso in cui quello per l'espressione del parere parlamentare cada nei 30 giorni antecedenti la scadenza del termine previsto dalla direttiva. La considerazione di questa proroga può comportare un danno economico per l'Italia nel caso non rispettasse il termine previsto dalla direttiva. Per evitare ciò, potrebbe essere opportuno, a questo punto, spostare il termine dato al Governo per il recepimento da due a tre mesi prima della scadenza di quello previsto dalla direttiva per il recepimento.
Termini diversi sono previsti per il recepimento di una direttiva il cui termine è già scaduto o è in scadenza - 3 mesi dalla data di entrata in vigore della legge comunitaria - oppure che non contenga un termine (12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge comunitaria).
Gli articoli 2, 3 e 4, invece, contengono principi e criteri direttivi generali che per la maggior parte si ripropongono invariati di anno in anno nelle leggi comunitarie.
Vediamo cosa comportano i costi dell'entrata in vigore delle direttive. Qualora il recepimento di una direttiva comporti nuove spese non riguardanti l'attività ordinaria della amministrazioni statali e regionali, tali nuove spese possono essere previste nei soli limiti occorrenti per l'adempimento degli obblighi di attuazione. Alla relativa copertura, nonché alla copertura delle eventuali minori entrate, in quanto non sia possibile fare fronte con i fondi già assicurati alle competenti amministrazioni, si provvede a carico del Fondo di rotazione di cui all'articolo 5 della legge n. 183 del 1987. Per quanto riguarda, invece, gli oneri e le entrate per prestazioni e controlli che gli uffici pubblici sono chiamati a sostenere in applicazione della normativa comunitaria, si applica una disposizione dettata dalla legge n. 11 del 2005.
Infine, l'articolo 5 delega il Governo entro 24 mesi ad adottare testi unici o codici di settore delle disposizioni dettate in attuazione delle deleghe conferite dalla presente legge per il recepimento delle direttive comunitarie.
Il Ministro delle politiche europee del precedente Governo Berlusconi, Anna Maria Bernini, intervenuta in Commissione politiche dell'Unione europea il 26 ottobre 2011, aveva fornito alcune precisazioni sulla legge comunitaria per il 2011, già a quell'epoca. In primo luogo, aveva dichiarato che il contenuto del disegno era estremamente semplificato e conteneva unicamente l'elenco delle direttive da attuare e disposizioni di carattere generale per l'esercizio delle deleghe. Ciò era frutto di un accordo politico, raggiunto nel corso dell'iter parlamentare di approvazione del disegno di legge comunitaria per l'anno 2010, quando - per ovviare, come ricorderete, alla bocciatura dell'articolo 1 da parte dell'Assemblea della Camera dei deputati e consentire una celere approvazione del disegno di legge - si concordò di ridurre significativamente l'articolato del Pag. 52disegno di legge per l'anno 2010, rinviando l'inserimento delle disposizioni stralciate dal disegno di legge comunitaria per l'anno 2011.
Gli emendamenti ve li evito, ma mi volevo soffermare in particolare su due proposte emendative che ritengo di particolare importanza e che sono state presentate da noi dell'Italia dei Valori. Una è stata richiamata oggi in Aula da altri colleghi e riguarda l'emendamento cosiddetto Fava. Noi riteniamo di dover sopprimere questo emendamento Fava, che sta mettendo in agitazione tutto il mondo del web e della rete.
La nuova minaccia per il web arriva, infatti, e dipende dall'approvazione, in Commissione politiche dell'Unione europea, di una proposta emendativa al decreto legislativo n. 70 del 2003, per introdurre una nuova forma di responsabilità a carico dei cosiddetti hosting provider. Riteniamo che sia una misura pericolosa, perché nel momento in cui si dice «qualunque soggetto interessato» questo, in un certo senso, toglie dalle mani delle autorità competenti e della autorità giudiziarie il potere di distinguere e prendere provvedimenti su una qualunque informazione che compaia sul web e delega, in un certo senso, o dà la possibilità, a chiunque sia interessato e a persona che porti un interesse, di poter intervenire per censurare qualunque tipo di informazione si trovi sul web. Su questo credo che si debba fare un'attenta riflessione e valutare l'impatto e le conseguenze che questo potrebbe comportare. Ma di questo discuteremo approfonditamente nel momento in cui il provvedimento giungerà all'esame dell'Assemblea.
Un altro emendamento importante, che sta creando non solo malumori ma anche disagi particolari a una serie di aziende, è quello che abbiamo proposto noi, come articolo 5-bis, di l'attuazione della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 27 gennaio 2011. In sintesi, diciamo che la protezione accordata ai disegni e ai modelli, ai sensi dell'articolo 2, non comprende le opere del disegno industriale che, anteriormente alla data del 19 aprile 2001, erano di pubblico dominio, in quanto precedentemente non registrati come disegni o modelli. Questo significa che i terzi - e questo è quanto chiediamo - che avevano fabbricato o commercializzato, nei dodici mesi anteriori al 19 aprile 2001, prodotti realizzati in conformità con le opere del disegno industriale, precedentemente registrate come disegno o modelli e divenute di pubblico dominio alla data del 19 aprile 2001, non rispondono della violazione del diritto d'autore, proseguendo questa attività anche dopo tale data. Se così non fosse, si creerebbero una serie ingente, enorme di problemi a tutte quelle aziende, sono centinaia, che in questi anni hanno prodotto questi articoli e che adesso si ritroverebbero nella impossibilità di poterli ulteriormente produrre e, quindi, con la conseguente chiusura dell'attività aziendale che gestiscono.
Veniamo ora alla Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea. La Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia è stata presentata alla Camera il 19 maggio 2011, dal precedente Governo Berlusconi. L'esame in XIV Commissione è iniziato il 12 ottobre e si è concluso con l'approvazione della Relazione il 20 gennaio 2012, alcuni giorni fa. Sulla base di questa Relazione, l'Assemblea deve approvare una risoluzione - che leggevo poco fa - il cui primo firmatario è l'onorevole Fucci e sulla quale, in linea di massima (sebbene le abbia dato solo un'occhiata sommaria), siamo d'accordo.
È la prima volta che in sede parlamentare si esamina questo specifico documento. Infatti, la legge comunitaria del 2009 ha introdotto alcune modifiche nella legge n. 11 del 2005. In particolare, si è prevista la sostituzione della precedente Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea con due documenti: una Relazione preventiva, da presentare al Parlamento entro il 31 dicembre di ciascun anno, volta a definire gli orientamenti e le priorità che il Governo intende promuovere per il nuovo anno sugli sviluppi dell'integrazione europea e sui progetti di atti normativi all'esame dell'Unione europea; una Relazione, poi, consuntiva Pag. 53sull'anno precedente, da presentare entro il 31 gennaio di ciascun anno. A seguito delle modifiche introdotte alla legge n. 11 del 2005, la Giunta per il Regolamento della Camera, con parere del luglio 2010, ha stabilito che la relazione previsionale sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea venga esaminata congiuntamente al programma di lavoro annuale della Commissione e al programma di 18 mesi della Presidenza del Consiglio dell'Unione e che la relazione consuntiva venga esaminata congiuntamente al disegno di legge comunitaria.
Dobbiamo dire che anche se si tratta di una prima volta, si deve continuare a sottolineare, purtroppo, il ritardo con il quale il consuntivo viene presentato al Parlamento. Il fatto che la Commissione abbia avviato il suo esame solo nel mese di ottobre 2011 rende il documento - e conseguentemente il suo esame parlamentare - oggettivamente superati.
Questa volta, di questo ritardo risulta anche responsabile il ritardo nell'esame del disegno di legge comunitaria del 2010, che alla Camera ha avuto un iter - come dicevo all'inizio del mio intervento - molto tormentato e che è stato approvato in via definitiva dal Senato solo sul finire del 2011, ossia il 30 novembre 2011.
Il punto più critico e più rilevante di questa relazione consuntiva è in ogni caso che, a dispetto del dettato dell'articolo 15 della legge n. 11 del 2005, non dà puntualmente conto del seguito dato e delle iniziative assunte in relazione ai pareri, alle osservazioni e agli atti di indirizzo delle Camere. Questo è l'appunto che noi facciamo.
Vediamo brevemente qual è il testo della relazione che è stato approvato in Commissione il 19 gennaio 2012. La prima parte è introduttiva ed esemplificativa dell'iter e ve la risparmio. La seconda parte affronta il problema del ritardo con il quale il documento è stato presentato al Parlamento, quello cui ho accennato prima.
Mi soffermerei, più che altro, sulla terza parte, che semplifica la struttura della lunga relazione presentata dal Governo. L'esame ha evidenziato la struttura del documento, suddiviso in quattro parti. La prima è dedicata agli sviluppi del processo di integrazione europea nel 2010 e si sofferma, in particolare, su una scelta che evidenzia gli orientamenti del Governo sugli aspetti ritenuti strategici per l'Italia nell'ambito del processo di integrazione europea.
La seconda parte è dedicata alle linee generali della partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione europea e richiama l'attività del CIACE e del suo comitato tecnico permanente, nonché il dialogo con il Parlamento e le regioni.
La terza parte descrive la partecipazione dell'Italia alle principali politiche dell'Unione europea: in particolare, vengono descritti i principali dossier oggetto di negoziato nell'ambito della politica per il mercato interno e la concorrenza, della politica agricola e della pesca, della politica per i trasporti e della politica per la società dell'informazione e le nuove tecnologie.
La parte quarta contiene l'intervento più duro a difesa delle prerogative del Parlamento nei processi decisionali europei e nel chiedere al Governo di dare conto degli esiti degli impegni approvati dalle Camere. Di questo abbiamo parlato spesso e diffusamente in Commissione e penso che sia uno dei punti da affrontare con impegno e al quale dare attuazione perentoria ed esaustiva.
Nel corso dell'esame della Commissione, sia il relatore, infatti, che i deputati si sono, in particolare, soffermati su un aspetto: a dispetto del dettato dell'articolo 15 della legge n. 11 del 2005, la relazione non appare dare puntualmente conto del seguito dato e delle iniziative assunte in relazione ai pareri, alle osservazioni e agli atti di indirizzo delle Camere, e su questo noi richiamiamo l'attenzione del Governo.
Si tratta di una attività - quella dei pareri delle Camere in fase ascendente - che sta assumendo un considerevole rilievo. Nella XVI legislatura le Commissioni della Camera hanno avviato l'esame, alla Pag. 54data del 30 novembre 2011, di 136 progetti di atto normativo dell'Unione europea, approvando 51 documenti finali.
In tutta la XV legislatura era stato avviato l'esame di otto progetti di atto normativo ed erano stati approvati solo cinque documenti finali. Quindi, su questo tema, noi teniamo a fare un appunto e una considerazione di un certo rilievo al Governo per quello che sarà l'iter degli anni a seguire sulle altre attività che faremo in seno all'Unione europea.
L'ultima parte, la quinta parte, contiene indicazioni per il futuro.
Alla luce degli elementi sopra esposti è auspicabile che la risoluzione, da approvarsi in esito all'esame in Assemblea, si soffermi in particolare sull'esigenza di una valorizzazione del nuovo strumento rappresentato dalla relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea. Questo con riferimento a due aspetti: da un lato, la necessità di una trasmissione sollecita del documento al Parlamento al fine di consentirne un esame che non risulti superato dalle evoluzioni successive, dall'altro, l'opportunità di un affinamento dei contenuti della relazione.
Questo è quello che dovevo dire in sede di discussione sulle linee generali. Mi riservo di approfondire qualche particolare argomento nel seguito della discussione in Assemblea.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, il 30 novembre 2011, con molto ritardo rispetto ai tempi previsti per legge, è stata approvato in Senato il disegno di legge comunitaria per il 2011. Tale ritardo è da collegarsi sicuramente al lento e travagliato percorso del provvedimento in Aula, ma allo stesso tempo appare del tutto evidente quanto sia necessario riformare l'iter di approvazione della legge comunitaria e in questo senso è auspicabile che il disegno di legge di riforma della legge 4 febbraio 2005, n. 11, attualmente in dirittura d'arrivo presso la Commissione Affari costituzionali del Senato sia rapidamente approvato.
Stante questa situazione, non si può non rilevare come l'attuale disegno di legge in discussione contenga un elemento di grande novità ossia che il termine della delega legislativa non coincide più con quello del recepimento fissato nelle singole direttive, ma è stato anticipato di due mesi. Con l'introduzione di questa novità il Governo precedente ha tracciato una strada per evitare il rischio di procedure di infrazione per mancata attuazione delle direttive. Come è noto, infatti, dopo l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona vi è il rischio di incorrere in sanzioni pecuniarie e in questo modo si è cercato di riparare agli eventuali danni economici per il nostro Paese.
In questo campo appare del tutto evidente che non si possono attuare semplificazioni e che il ruolo del Parlamento, oltretutto in una fase particolare come questa, abbia una rilevanza eccezionale. È di fondamentale importanza conoscere in maniera approfondita il cammino che il Governo intende attuare nel recepimento delle direttive europee. A nessuno può sfuggire la valenza politica che riteniamo il Governo saprà tenere nella giusta considerazione, tenendo conto del disegno di riforma della legge 4 febbraio 2005, n. 11 che mette in grande evidenza il raccordo fra Parlamento e Governo nelle decisioni finali in materia di politica europea. In questo senso va accolto con favore l'impegno del Governo a presentare entro il prossimo 31 gennaio la legge comunitaria per il 2012, ciò consentirà un esame più approfondito e la possibilità per la Camera di approfondire gli aspetti programmatici e di avere un rendiconto esauriente sulle politiche comunitarie.
È indubbio che l'Unione europea stia attraversando uno dei momenti più difficili a partire dalla sua esistenza ed è per questo che diventa determinante il ruolo parlamentare degli Stati membri, in maniera tale da non far ricadere sui cittadini decisioni che spesso sono assenti o lontane dal dibattito interno e dagli stessi cittadini delle singole nazioni. Pag. 55
Con la riforma si renderà possibile l'applicazione delle prerogative attribuite alle Camere dal Trattato di Lisbona, richiamando in particolare il potere della stessa sul rispetto del principio di sussidiarietà, stabilendo che la decisione per la revisione semplificata dei Trattati nonché per il passaggio della difesa comune siano approvate con legge, mentre per le decisioni del Consiglio europeo e del Consiglio dell'Unione europea, la cui entrata in vigore è subordinata dai Trattati alla preventiva approvazione degli Stati membri, è richiesta la previa deliberazione delle Camere. Inoltre si rafforzerà la partecipazione delle regioni, delle province autonome e delle autonomie locali e vi sarà una maggiore partecipazione delle parti sociali e delle categorie produttive nella formazione degli Stati dell'Unione europea.
Insomma, siamo di fronte ad un cambio di mentalità e partecipazione che non può che far bene allo sviluppo della comunità europea, consentendo alle singole delegazioni parlamentari degli Stati appartenenti all'Unione di saper coniugare le esigenze generali dell'Unione europea e quelle dei singoli Stati.
In tal senso, il lungo e positivo confronto tra le forze politiche sul provvedimento in essere non solo è stato positivo nel merito, ma sicuramente propedeutico alla ricerca di una posizione comune su come modificare, con parere il più unanime possibile, l'iter dell'approvazione della legge comunitaria, rendendo più partecipe e responsabile il Parlamento (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pompili. Ne ha facoltà.

MASSIMO POMPILI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, chiedo subito che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Pompili, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

MASSIMO POMPILI. Questo mi darà la possibilità di saltare a pie' pari la maggior parte delle considerazioni di ordine generale che sono presenti nel mio intervento, che pure figureranno all'interno del resoconto stenografico.
Voglio soltanto enuclearne una, perché mi sembra utile in questa occasione segnalare come la funzione precipua della legge comunitaria abbia rischiato negli ultimi anni di essere smarrita, in particolare laddove l'azione di alcune forze all'interno della maggioranza del precedente Governo mirava a forzare in modo, a nostro avviso, strumentale l'adeguamento comunitario per introdurre surrettiziamente una varietà di norme spesso estranee al contenuto proprio della legge comunitaria, quindi trasformando tale strumento normativo in un provvedimento omnibus di incerta definizione.
La legge comunitaria 2011 viene ora riportata sui binari giusti - ripeto - con una formulazione essenziale e stringente dal punto di vista del suo contenuto proprio. Io insisto su questo, perché per noi rappresenta un tema politico sul quale il Partito Democratico ha vigilato nel lavoro di costruzione della proposta 2011 in Commissione. Quindi, questo ci dà la possibilità di affrontare con maggiore efficacia tutta una serie di nodi pendenti che avevamo di fronte.
Tuttavia - ecco la seconda considerazione di ordine generale che voglio richiamare - la legge comunitaria, riassumendo una funzione cruciale nel processo di adeguamento interno, necessita anche del rispetto di una tempistica annuale, affinché il recepimento e l'attuazione nell'ordinamento nazionale della normativa adottata a livello comunitario non arrivi eccessivamente in ritardo, provocando contenziosi e procedure di infrazione.
Su questo punto rivolgo anche al Governo un appello, perché ci sia, tra esso e il Parlamento, un lavoro comune per un ulteriore sforzo che inverta il trend negativo Pag. 56in tema di recepimento e di corretto adeguamento alla normativa comunitaria.
Infatti, se la relazione al disegno di legge comunitaria 2011 dà conto dello stato di conformità dell'ordinamento interno al diritto comunitario e delle procedure di infrazione, bisogna anche dire che, complessivamente, risultano aperte contro l'Italia 131 procedure, di cui 97 per violazione del diritto europeo e 34 per mancata trasposizione di direttive.
Occorre tenere conto che nella relazione governativa i dati non sono aggiornati.
Questo perché il Governo si è riferito alla data del 31 dicembre 2010, ma, secondo quanto riportato dal precedente Ministro in una delle audizioni che abbiamo svolto nella XIV Commissione, le procedure di infrazione a carico dell'Italia, aggiornate al 2011, sono in totale 147 - così, almeno, a noi risulta e io ho presentato anche un'interrogazione da questo punto di vista al precedente Ministro - di cui 93 riguardano casi di violazione del diritto dell'Unione e 54 attengono a mancata trasposizione di direttive nell'ordinamento italiano.
Sul totale delle infrazioni pendenti, otto riguardano casi di mancata esecuzione di una sentenza di condanna pronunciata dalla Corte di giustizia contro l'Italia. Questi sono, quindi, i casi esposti al rischio di condanna di pagamento di sanzioni pecuniarie, mentre la stragrande maggioranza delle procedure, ossia 117, riguardano casi allo stadio iniziale e non portati avanti alla Corte di giustizia.
Da questo breve excursus, che ho cercato di stringere anche nei tempi, sullo stato di recepimento della normativa dell'Unione europea, risulta evidente come l'Italia debba ancora impegnarsi molto per ridurre il gap che noi scontiamo con gli altri Paesi membri circa il processo di adeguamento interno. Quindi, noi dobbiamo ridurre - questo è il punto - i tempi di presentazione dei disegni di legge comunitaria annuali al Parlamento - vi è un impegno del Governo in questo senso e non possiamo che approvarlo - per ridurre i tempi di esame parlamentare, memori di quanto è avvenuto soprattutto con la legge comunitaria 2010, e quindi ridurre anche i tempi per esercitare le deleghe legislative di attuazione delle singole direttive europee.
Detto questo e passando al contenuto e al merito del testo all'esame dell'Aula, ho già segnalato che si tratta di un testo diverso da quello del precedente anno, ma anche diverso da quello originariamente presentato. Quest'ultimo era caratterizzato da una forma eccessivamente scarna e semplificata. Il lavoro di Commissione gli ha dato una maggiore struttura e, ritengo, per alcuni versi, anche un'anima (mi esprimo in questi termini, ma penso di essere comprensibile rispetto al concetto che voglio affermare). Quindi, partendo dai temi che noi abbiamo maggiormente approvato, comincio dall'inserimento nella legge comunitaria 2011 della direttiva relativa alla lotta contro i ritardi nei pagamenti delle transazioni commerciali, il cui recepimento è stato migliorato mediante l'approvazione di un nostro emendamento, Lulli ed altri, accolto nel testo, volto a garantire i pagamenti alle imprese e, sopratutto in questa fase, ad evitare drammatici ritardi da parte delle pubbliche amministrazioni. Poi vi è stato l'inserimento della nuova direttiva in materia di congedo parentale, della nuova direttiva contro la tratta degli esseri umani, della direttiva sulla parità di trattamento fra uomini e donne nel lavoro autonomo e della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia.
Siamo soddisfatti, signor sottosegretario, del lavoro che è stato svolto in Commissione e dell'interlocuzione che vi è stata con il Governo. Approviamo anche la relazione dell'onorevole Fucci. Voglio qui dire, però, che tale relazione intanto può essere completamente condivisa in quanto essa interviene su aspetti tecnici e non si sbilancia, invece, su giudizi politici.
Sappiamo, anche se con diverse sensibilità, che noi avremmo voluto che quel documento desse conto alle diverse forze politiche anche di una posizione più radicale rispetto a quella espressa dal Governo.

Pag. 57

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pompili.

MASSIMO POMPILI. Concludo subito, signor Presidente. Quindi, in questo senso, invitiamo il Governo a dare più chiarezza rispetto alla sua posizione in merito. Noi consideriamo dunque utile fare ancora qualche passo in avanti. Abbiamo presentato degli emendamenti in Commissione, che non sono stati approvati. Li ripresenteremo, sperando che l'Aula, dopo una maggiore considerazione, possa invece approvarli. Si tratta dell'emendamento che riguarda il recepimento della decisione quadro in materia di reciproco riconoscimento delle decisioni di confisca, perché questo crea un problema di rapporto tra i Paesi europei.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Pompili.

MASSIMO POMPILI. Ci riferiamo - ho già detto del congedo parentale e della nuova direttiva contro la tratta degli esseri umani - a quegli emendamenti che servono ad introdurre criteri e principi per il loro recepimento, per il recepimento di queste trattative, soprattutto, per esempio rispetto al nodo che riguarda i minori, per ciò che attiene alla tratta degli esseri umani e alla piena attuazione del congedo parentale anche per il padre.
Siamo per la soppressione dell'articolo 18 - non quello famoso, ma quello della legge comunitaria - perché, secondo noi, in questo articolo, nei confronti del quale, appunto, abbiamo presentato un emendamento soppressivo, si tende ad appesantire gli obblighi a carico degli Internet provider, cioè ad introdurre degli irrigidimenti e degli obblighi che pure per questi soggetti sono già previsti dalla normativa vigente, che ci sembra pertinente ed equilibrata.
Quindi, signor sottosegretario, auspicando che lei possa lavorare con serenità e a lungo per fare ancora meglio rispetto a quello che è stato già fatto, anticipiamo il nostro voto favorevole, che sarà poi meglio articolato in sede di dichiarazione di voto nei prossimi giorni, quando arriveremo alla discussione e all'approvazione di questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, è appena stato ricordato che la legge comunitaria 2010 - ripeto, 2010 - ha avuto il varo definitivo da parte del Senato il 30 novembre 2011.
Mi chiedo allora, signor Presidente - lei che è stato Ministro per i rapporti con l'Unione europea - che segnale diamo noi, come Parlamento, se una legge comunitaria che dovrebbe recepire, come recepisce, delle direttive della stessa Unione europea, viene approvata circa due anni dopo? Il 2010 è passato completamente e il 2011 quasi. Mi riferisco alla legge comunitaria 2010.
Per quanto riguarda la legge comunitaria 2011, in base alla legge che lei ben conosce, del 2005, il relativo disegno di legge di approvazione dovrebbe essere presentato entro il 31 gennaio di ogni anno. Siamo al 23 gennaio del 2012 e, come è appena stato detto, ci aspettiamo da un momento all'altro, auspicabilmente, che il nuovo Governo vari il disegno di legge relativo alla legge comunitaria 2012, ma, nel frattempo, ci troviamo quella del 2011 che invece, come già ricordato, è stata depositata il 19 settembre, con relatore l'onorevole Pescante, come ben noto a tutti noi, anziché il 31 gennaio del 2011.
Allora, la domanda che sorge spontanea è quando verrà approvata in via definitiva la legge comunitaria 2011, se non vogliamo continuare a dare quei segnali di cui parlavo.
Il presidente Pescante ha appena ricordato giustamente l'adozione di numerose norme attuative che lui, da presidente e da relatore, bene ha fatto a ricordare tutte o comunque le più significative. Io ne voglio soltanto ricordare tre e poi una ulteriore, per brevità di tempo visto che ne ho poco. Le elenco. Pag. 58
La prima norma è la direttiva 2010/45/UE, quella che introduce modifiche in tema di esigibilità dell'IVA e di semplificazione della fatturazione. A far data entro il 31 dicembre di quest'anno si potrà introdurre un regime di contabilità di cassa, che consentirà di pagare l'IVA solo quando il pagamento ad essa relativo viene effettivamente incassato. Quindi, anche per noi è un passo in avanti. Sappiamo cosa significhi questo per le imprese, soprattutto quelle artigianali, le più piccole: poter pagare il debito nei confronti dello Stato, non appena avranno a loro volta incassato il credito.
L'altra direttiva, che cito soltanto per titolo, è la 2010/73/UE, sempre del 2010, che detta misure di maggiore trasparenza delle negoziazioni di strumenti finanziari. Commento: sappiamo quanto ce ne sia bisogno. Mi auguro che al di là del recepimento della direttiva, le autorità competenti la applichino poi in modo stringente, perché appunto abbiamo visto in questi anni, più fuori Italia che non in Italia, di tutto e di più, che ci ha portato al punto in cui ci troviamo.
L'ultima delle tre, è la direttiva 2010/75/UE, sempre del 2010, che integra la direttiva del 2008, e riguarda le attività industriali ad elevato potenziale inquinante, come ha ricordato - e sottoscrivo per intero le cose che ha detto - il relatore Pescante.
L'ulteriore norma è la direttiva 2011/7/UE quella finalizzata - leggo testualmente - a contrastare i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. Essa reca nuove più dettagliate disposizioni sulla materia. L'ambito di applicazione dovrebbe riguardare transazioni tra imprese, ovvero tra imprese e pubbliche amministrazioni, e detta anche dei tempi. Tra imprese, il creditore ha diritto ad avere gli interessi di mora se i pagamenti vengono effettuati oltre i sessanta giorni; tra imprese e pubbliche amministrazioni entro trenta giorni. Per quanto riguarda le transazioni tra imprese e pubbliche amministrazioni in cui parte debitrice è una pubblica amministrazione, le imprese hanno diritto agli interesse legali di mora dopo i trenta giorni.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Cambursano.

RENATO CAMBURSANO. Concludo, signor Presidente, e mi rivolgo direttamente al Governo. La Commissione bilancio ha espresso un parere favorevole, ma ha stralciato dall'Allegato B le parole «2011/7/UE del Parlamento europeo», cioè la norma di cui stiamo parlando. Lo ha fatto a seguito di una formale richiesta da parte della Ragioneria generale dello Stato. Come lei ben sa, faccio parte della Commissione bilancio e la Commissione bilancio ha espresso quel parere.
Giustamente la X Commissione ha voluto inserire, nel proprio parere al disegno di legge comunitaria 2011, questo passaggio, che poi è diventato parte integrante della legge comunitaria medesima all'articolo 14, dove si fa riferimento, però, esclusivo alle transazioni commerciali tra imprese. Quindi rimangono fuori le altre: è un accoglimento parziale della direttiva.
Per il momento sono fuori dall'accoglimento della direttiva le transazioni tra imprese private, o anche pubbliche, e la pubblica amministrazione. Allora, la domanda che faccio al Governo - mi auguro naturalmente che questo testo passi nuovamente al vaglio della Commissione e sicuramente lo sarà - è la seguente: il problema delle transazioni tra imprese creditrici e pubblica amministrazione come lo vogliamo affrontare, visto che è sicuramente molto oneroso? Ci sono due ipotesi e le voglio ricordare perché rimangano agli atti: la prima, ipotizzata dal Ministro Passera, di trasformare i crediti vantati dalle imprese in titoli di Stato, e la seconda concernente una proposta di legge per far fronte a questi pagamenti alla Cassa depositi e prestiti - faccio un po' di propaganda per me - che giace all'esame del Parlamento. Vi è questa iniziativa legislativa, diamo una risposta perché le nostre piccole imprese sul territorio stanno davvero soffrendo le pene dell'inferno.

Pag. 59

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 4623-A e Doc. LXXXVII, n. 4)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore sul disegno di legge comunitaria per il 2011, onorevole Pescante, e il relatore sulla Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2010, onorevole Fucci, e il rappresentante del Governo rinunziano alla replica.

(Annunzio di una risoluzione - Doc. LXXXVII, n. 4)

PRESIDENTE. Avverto che, ai sensi dell'articolo 126-ter, comma 6, del Regolamento, è stata presentata la risoluzione Fucci, Pescante, Gozzi, Buttiglione, Razzi e Cambursano n. 6-00103, riferita alla Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2010, che è in distribuzione. Ricordo che, a norma dell'articolo 126-ter, comma 7, del Regolamento, su tale atto di indirizzo l'Assemblea sarà chiamata a deliberare dopo la votazione finale sul disegno di legge comunitaria.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

In morte dell'onorevole Francesco De Carli.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Francesco De Carli, già membro della Camera dei deputati nella IX e X legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Martedì 24 gennaio 2012, alle 11,30:

1. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge C. 3901 e C. 4663.

2. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge C. 4805.

3. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (C. 4865-A).
- Relatori: Bressa, per la I Commissione; Gioacchino Alfano, per la V Commissione.

4. - Seguito della discussione del disegno di legge e del documento:
Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2011 (C. 4623-A).
- Relatore: Pescante.
Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2010 (Doc. LXXXVII, n. 4).
- Relatore: Fucci.

5. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
CAPARINI ed altri; CIRIELLI: Incentivi per favorire, nelle regioni dell'arco alpino, il reclutamento di militari volontari nei reparti delle truppe alpine (C. 607-1897-A/R).
- Relatore: Rugghia.

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PROPOSTE DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONI IN SEDE LEGISLATIVA

IX Commissione (Trasporti):
S. 2396. - Senatori MAGISTRELLI ed altri: «Modifiche all'articolo 173 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di uso di apparecchi radiotelefonici durante la guida» (approvata dalla 8a Commissione permanente del Senato) (C. 3901).

BIASOTTI ed altri: «Norme in materia di circolazione stradale nelle aree aeroportuali» (C. 4663).
(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

VII Commissione (Cultura):
ESPOSITO ed altri: «Disposizioni per la valorizzazione e la promozione turistica delle valli e dei comuni montani sede dei siti dei Giochi olimpici invernali "Torino 2006"» (Parere delle Commissioni I, V, VIII, X e della Commissione parlamentare per le questioni regionali) (C. 4805).

La seduta termina alle 19,50.

TESTO INTEGRALE DELLE RELAZIONI DEI DEPUTATI GIANCLAUDIO BRESSA E GIOACCHINO ALFANO IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 4865-A

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la I Commissione. Prima di diffondermi nel merito vero e proprio del provvedimento desidero spendere qualche parola sullo strumento del decreto-legge «proroga-termini», cui siamo ormai abituati come a un appuntamento fisso di fine anno. Che un provvedimento del genere sia diventato la regola è già di per sé il segno di un modo disordinato di legiferare e di amministrare la cosa pubblica: il legislatore adotta discipline provvisorie con la riserva di procedere a riforme, ma poi non ci riesce e si vede costretto a prorogare il provvisorio, spesso per anni; la pubblica amministrazione a sua volta, per tante ragioni, non rispetta i termini stabiliti dalla legge per i suoi adempimenti e rende quindi necessario prorogarli; e così via: la casistica alla base dei decreti «proroga-termine» è molto ampia, come si sa.
Come se non bastasse questa intrinseca debolezza del decreto «proroga-termini» si aggiunge il fatto che nella prassi delle Camere l'esame parlamentare del decreto diventa l'occasione per discutere di una miriade di questioni che non attengono strettamente alla proroga di termini di legge e che spesso hanno un interesse solo microsettoriale o localistico. Come altri provvedimenti a cadenza annuale, e innanzitutto la vecchia legge finanziaria (ora legge di stabilità), il decreto «proroga-termini» è diventato il veicolo col quale si cerca di far passare ogni tipo di intervento.
Questo rende quasi ingovernabile la fase di esame parlamentare del «proroga-termini». La situazione è tra l'altro aggravata dal fatto che, mentre per il disegno di legge di stabilità il regolamento prevede espressamente limiti più rigorosi di ammissibilità degli emendamenti - che, ad esempio, non sono ammessi se non coperti finanziariamente - per il disegno di legge di proroga-termini valgono soltanto i limiti di ammissibilità ordinari previsti per i decreti-legge: vale a dire, oltre a quelli validi per tutti i provvedimenti, il limite aggiuntivo della stretta attinenza alla materia del decreto- legge, che però diventa un criterio incerto quando la materia del decreto è di per sé indefinita, come accade per il proroga-termini.
Tutto questo per dire che i relatori si sono trovati ad operare in un contesto che non condividono fino in fondo, ma anche sottoscrivendo emendamenti che non esprimeranno sempre esattamente le nostre convinzioni, ma del quale hanno dovuto prendere atto come di uno stato di cose, sui cui è necessario riflettere per un cambiamento. Anche se va detto che il Pag. 61lavoro fatto nelle Commissioni I e V, con l'approvazione di circa sessanta emendamenti può considerarsi un buon lavoro che ha saputo trovare un equilibrio razionale tra le ragioni del Parlamento e del Governo. Pensioni e enti locali.
Vengo ora all'illustrazione del contenuto degli articoli: in particolare, mi soffermerò sugli articoli da 1 a 5, da 7 a 11, da 13 a 15, 17, 18, 21 e 18, mentre sugli altri articoli riferirà l'onorevole Gioacchino Alfano.
L'articolo 1 dispone la proroga di alcuni dei termini entro i quali le pubbliche amministrazioni, in base alla legislazione vigente, possono procedere alle assunzioni di personale a tempo indeterminato nell'ambito dei limiti previsti per il turn over. In particolare, si prorogano al 31 dicembre 2012 i termini per le assunzioni di personale a tempo indeterminato per specifiche amministrazioni (comma 1), anche in riferimento alle cessazioni verificatesi nel biennio 2009-2010 (comma 2). Inoltre, si estende al quadriennio 2009-2012 (in luogo del triennio 2009-2011) la possibilità di assumere prevista per le università statali e si proroga al 31 dicembre 2012 il termine per procedere alle assunzioni di professori universitari di II fascia previste per il 2011 (commi 3 e 5).
Nel corso dell'esame in Commissione sono stati aggiunte ulteriori disposizioni concernenti, rispettivamente, l'applicazione di specifiche disposizioni in materia di limiti alle assunzioni per il personale educativo e scolastico degli enti locali a decorrere dall'anno 2013 nonché, sempre dallo stesso anno, l'applicazione di specifiche disposizioni per l'applicazione delle norme in materia di assunzioni di personale in materia di polizia locale (comma 6-bis). Oltre a ciò è stato previsto l'obbligo, per l'INPS, di intervenire sul personale in sovrannumero derivante dall'accorpamento in questo stesso istituto dell'INPDAP e dell'ENPALS, attraverso specifiche procedure di riassetto organizzativo e funzionale (comma 6-ter).
Inoltre, l'articolo 1 proroga l'efficacia delle graduatorie dei concorsi utilizzate dalle pubbliche amministrazioni per assunzioni di personale a tempo indeterminato (commi 4 e 6).
L'articolo 2 proroga fino al 30 settembre 2012 l'incarico del commissario straordinario della Croce rossa italiana (C.R.I).
L'articolo 3 proroga al 31 dicembre 2012 il termine per l'effettuazione delle verifiche sismiche previste dall'articolo 20, comma 5, del decreto-legge n. 248 del 2007, da parte dei proprietari degli edifici di interesse strategico e delle opere infrastrutturali la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile e degli edifici e delle opere infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso, nonché il termine per l'individuazione, con apposito elenco, delle grandi dighe da sottoporre a verifica sismica e idraulica in conseguenza della variata classificazione sismica dei siti o dei ridotti franchi di sicurezza idraulica.
L'articolo 4 estende anche all'anno 2012, previa intesa con le province autonome di Trento e di Bolzano, le modalità di finanziamento dell'organismo di indirizzo (ODI), cui spetta la definizione degli indirizzi per la valutazione e l'approvazione dei progetti finanziati dalle province autonome di Trento e di Bolzano a favore dei territori delle regioni a statuto ordinario confinanti con le due province, attraverso la destinazione di una quota pari allo 0,6 per cento dei complessivi 40 milioni di euro che ciascuna provincia è tenuta ad impiegare nel finanziamento dei progetti stessi.
L'articolo 4-bis, introdotto dalle Commissioni, dispone un differimento al trentesimo giorno successivo all'entrata in vigore della legge di conversione del decreto in esame, del termine per la presentazione della richiesta di rimborsi delle spese elettorali relative al rinnovo del Consiglio regionale del Molise del 16 e 17 ottobre 2011.
L'articolo 5 proroga di un mese, cioè al 31 gennaio 2012, il termine fissato dall'articolo 7, comma 1, del decreto-legge n. 195 Pag. 62del 2009, per il trasferimento della proprietà del termovalorizzatore di Acerra.
Degli articoli 6 e 6-bis dirà il collega Alfano.
L'articolo 7 proroga dal 31 dicembre 2011 al 31 dicembre 2012 la sospensione dell'efficacia dei titoli esecutivi nei confronti di Stati esteri nel caso in cui sia pendente un giudizio innanzi alla Corte internazionale di giustizia diretto all'accertamento dell'immunità della giurisdizione italiana.
L'articolo 8, comma 1, come modificato dalle Commissioni in sede referente, dispone la proroga di termini di talune disposizioni in materia di personale delle forze armate recate dal Codice dell'ordinamento militare.
Il comma 2 dispone la proroga all'anno accademico 2013-2014 dell'avvio dell'applicazione delle disposizioni che prevedono l'attribuzione di un punteggio per l'ammissione ai corsi di laurea ad accesso programmato, sulla base dei risultati conseguiti nel test di ingresso e nel pregresso iter scolastico.
Il comma 3 reca la clausola di invarianza finanziaria in riferimento alle disposizioni dei commi 1 e 2.
L'articolo 9 proroga di un anno, e cioè fino al 31 dicembre 2012, il periodo di vigenza del Programma nazionale della pesca e dell'acquacoltura, adottato per il periodo 2007-2009.
L'articolo 10 dispone la proroga di diversi termini in materia sanitaria. In particolare, il comma 1, proroga dal 1o gennaio 2012 al 3 luglio 2013 la disciplina transitoria sulla certificazione di conformità alle norme di buona fabbricazione, con riferimento alle sostanze attive impiegate come materie prime per la produzione di medicinali.
Il comma 2, modificato in sede referente, anticipa al 30 giugno 2012 il termine, fissato nel testo originario del decreto al 31 dicembre 2012, entro il quale può essere esercitata la facoltà di utilizzazione straordinaria del proprio studio professionale per l'esercizio dell'attività libero-professionale intramuraria.
Il comma 3, anch'esso modificato dalle Commissioni, anticipa al 30 giugno 2012 la proroga, fissata nel testo originario del decreto al 31 dicembre 2014, del termine entro cui le regioni devono effettuare i collaudi previsti per gli interventi di ristrutturazione edilizia finalizzati al programma per la libera professione intramuraria.
I commi 4 e 5 dispongono la proroga al 31 dicembre 2012 dei termini in materia di adesione delle imprese farmaceutiche al sistema cosiddetto di pay back sui farmaci.
L'articolo 11 proroga termini in materia di infrastrutture e trasporti. In particolare, il comma 1 proroga al 1o gennaio 2013 la sospensione dell'adeguamento delle tasse e dei diritti marittimi in relazione al tasso di inflazione; proroga inoltre per l'anno 2012 la possibilità per le autorità portuali di aumentare o ridurre la tassa di ancoraggio e la tassa portuale, nel rispetto del proprio equilibrio di bilancio.
Il comma 2 proroga dal 31 dicembre 2011 al 30 giugno 2012 il termine per la conclusione di procedimenti già avviati di rilascio delle concessioni aeroportuali secondo la disciplina previgente alla riforma del codice della navigazione, di cui al decreto legislativo n. 96 del 2005. Il comma 3 proroga dal 31 dicembre 2011 al 31 dicembre 2012 il termine previsto per l'aggiornamento, con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, della misura dei diritti aeroportuali.
Il comma 4 proroga dal 31 dicembre 2011 al 30 giugno 2012 il termine per l'emanazione del decreto ministeriale recante norme in materia di regolamentazione dei servizi di trasporto taxi e noleggio con conducente.
I commi 5 e 6 prorogano taluni termini riguardanti l'Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali. In particolare, il comma 5 prevede che, fino alla data di adozione dello statuto dell'Agenzia, e comunque non oltre il 31 luglio 2012, i compiti e le funzioni ad essa trasferiti continuino ad essere svolti dai competenti uffici delle amministrazioni statali, dall'Ispettorato di vigilanza sulle concessionarie autostradali e dagli altri uffici di Pag. 63ANAS S.p.A. Nel corso dell'esame in sede referente, le Commissioni hanno invece espunto il secondo periodo del comma 5 volto a prevedere la soppressione dell'Agenzia e il trasferimento delle relative attività e funzioni al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nel caso in cui lo statuto dell'Agenzia e il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, relativo all'individuazione delle unità di personale da trasferire all'Agenzia, non fossero adottati entro il 31 marzo 2012. Il comma 6, infine, dispone che il subentro dell'Agenzia ad ANAS S.p.A. nelle funzioni di concedente per le convenzioni in essere avvenga entro il 31 marzo 2012.
I successivi commi sono stati introdotti dalle Commissioni.
Il comma 6-bis fissa al 31 marzo 2012 il termine per l'emanazione del decreto ministeriale che stabilisce limiti e condizioni per l'installazione di cartelli di valorizzazione e promozione del territorio. Prescrive inoltre il concerto con il Ministro per gli affari regionali, turismo e sport.
Il comma 6-ter proroga dall'8 aprile 2012 all'8 aprile 2013 il termine entro il quale le imprese ferroviarie in possesso di titolo autorizzatorio possono richiederne la conversione in licenza nazionale passeggeri.
Il comma 6-quater proroga al 31 dicembre 2012 il termine per l'emanazione del regolamento di riordino del Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera.
L'articolo 11-bis - pure inserito dalle Commissioni - aumenta da due a quattro anni il periodo di proroga, previa verifica della loro idoneità al funzionamento e della loro sicurezza, per gli impianti a fune di cui si prevede l'ammodernamento.
Dell'articolo 12 dirà il collega Alfano, relatore per la Commissione bilancio.
L'articolo 13, comma 1, esclude fino al 31 dicembre 2012 i presidenti degli Enti parco di cui alla legge quadro sulle aree protette dall'applicazione dell'articolo 6, comma 2, del decreto-legge n. 78 del 2010, relativa alla riduzione dei costi degli organi collegiali e amministrativi degli enti che godono di finanziamenti a carico del bilancio pubblico.
Il comma 2 proroga di un anno, cioè fino al 31 dicembre 2012, il termine previsto per il passaggio delle funzioni di erogazione dei servizi pubblici locali dalle sopprimende Autorità d'ambito territoriale ai nuovi soggetti individuati dalle regioni.
Il comma 3 - modificato nel corso dell'esame in sede referente - prevede lo slittamento al 30 giugno 2012 del termine di operatività del Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI). Ai fini di una migliore gestione del SISTRI vengono inoltre introdotte alcune disposizioni che prevedono che il Ministero dell'ambiente possa avvalersi del contributo dell'ISPRA e nello stesso tempo debba riferire periodicamente al Parlamento sullo stato di attuazione del sistema. Infine, la competente direzione del Ministero può avvalersi di DigitPA con modalità da stabilire con decreto interministeriale.
Il comma 3-bis - introdotto dalle Commissioni - proroga al 30 giugno 2012 il predetto termine anche per i piccoli produttori di rifiuti (fino a 10 dipendenti) per i quali l'articolo 6, comma 2, lettera f-octies, del decreto-legge n. 70 del 2011 aveva previsto l'individuazione di un termine per l'entrata in operatività del sistema che non poteva comunque essere antecedente al 1o giugno 2012.
Il comma 4 proroga al 2 luglio 2012 la disposizione prevista dall'articolo 39, comma 9, del decreto legislativo n. 205 del 2010 che prevedeva l'esclusione, fino al 31 dicembre 2011, dall'obbligo di iscrizione al SISTRI per alcuni imprenditori agricoli che producono e trasportano i propri rifiuti pericolosi in modo occasionale e saltuario.
Il comma 5, lettera a), proroga di un anno, cioè al 31 dicembre 2012, la durata della fase transitoria prevista dall'articolo 11, comma 2-ter, del decreto-legge n. 195 del 2009, durante la quale le sole attività di raccolta, di spazzamento e di trasporto dei rifiuti e di smaltimento o recupero inerenti alla raccolta differenziata continuano ad essere gestite secondo le attuali Pag. 64modalità e forme procedimentali dai comuni della regione Campania, in luogo del subentro in tali funzioni da parte delle province, come previsto dal comma 2 del medesimo articolo 11.
Le lettere b), c) e d) del comma 5 - introdotte dalle Commissioni nel corso dell'esame in sede referente - modificano i commi 5-bis, 5-ter e 5-quater del citato articolo 11 del decreto-legge n. 195 del 2009 differendo di un anno la disciplina prevista per il calcolo di TARSU e TIA e per l'accertamento e la riscossione di tali tributi nella regione Campania da parte delle amministrazioni comunali.
Il comma 6 proroga di un ulteriore anno, cioè al 31 dicembre 2012, il termine - previsto dall'articolo 6, comma 1, lettera p), del decreto-legislativo n. 36 del 2003 - per l'entrata in vigore del divieto di smaltimento in discarica dei rifiuti (urbani e speciali) con PCI (Potere calorifico inferiore) superiore a 13.000 kJ/Kg.
Il comma 7 proroga di un ulteriore anno, cioè al 31 dicembre 2012, il termine (previsto dall'articolo 7, comma 2, del decreto-legislativo n. 161 del 2006) di entrata in vigore del divieto di vendita a Paesi extra UE di pitture, vernici e prodotti per carrozzeria con limiti di composti organici volatili (COV) superiori a quelli previsti nell'allegato II del decreto-legislativo n. 161 del 2006.
L'articolo 13-bis - inserito nel testo dalle Commissioni - proroga sino al 31 dicembre 2012 tutte le concessioni sul demanio marittimo, lacuale e portuale in essere al 31 gennaio 2011.
L'articolo 14, comma 1, proroga al 31 dicembre 2012 il Consiglio nazionale della pubblica istruzione, stabilendo che allo stesso si applicano le disposizioni in materia di limitazione delle spese relative agli organi collegiali di cui all'articolo 6, comma 3, del decreto-legge n. 78 del 2010.
Il comma 2 proroga al 31 dicembre 2012 il Consiglio nazionale per l'alta formazione artistica e musicale.
I commi successivi sono stati introdotti dalle Commissioni, In particolare, il comma 2-bis differisce al 1o gennaio 2013 l'applicazione alle federazioni sportive e alle discipline sportive associate iscritte al CONI delle disposizioni in materia di riduzione dei costi degli apparati amministrativi.
Il comma 2-ter consente l'iscrizione nelle graduatorie ad esaurimento per i docenti che hanno conseguito l'abilitazione all'esito della frequenza di vari corsi, attivati negli anni scolastici 2008/2009, 2009/2010 e 2010/2011. Coloro che si sono iscritti negli stessi anni al medesimo corso di laurea in scienze della formazione primaria possono chiedere l'iscrizione con riserva.
Il comma 2-quater dispone che le risorse destinate al piano straordinario di chiamata di professori universitari associati per il 2012 e 2013 siano ripartite tra tutte le università statali e le istituzioni ad ordinamento speciale.
Il comma 2-quinquies proroga al 31 dicembre 2012 il termine per l'assegnazione di borse di studio in favore delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, nonché delle vittime del dovere e dei figli e orfani delle vittime per gli anni 2011 e 2012.
L'articolo 14-bis - inserito dalle Commissioni - proroga per l'anno 2012 il termine relativo agli interventi a favore del Comune di Pietrelcina di miglioramento delle strutture di accoglienza dei pellegrini e di accesso dei visitatori nel limite di spesa di 500.000 euro.
L'articolo 15 reca proroga di termini in materia di amministrazione dell'interno.
In particolare, l'articolo 15, comma 1, proroga al 30 giugno 2012 il termine per il rinnovo dei contratti a tempo determinato da parte da parte del Ministero dell'interno per fronteggiare l'eccezionale afflusso di extracomunitari.
Il comma 2 proroga al 31 dicembre 2012 le norme concernenti il personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco collocato in posizione di comando o fuori ruolo presso organi costituzionali.
Il comma 2-bis - inserito dalle Commissioni - differisce al 31 dicembre 2013 il termine della validità della graduatoria di cui all'articolo 1, comma 526, della Pag. 65legge n. 296 del 2006, relativa al personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Il comma 3 proroga a tutto il 2012 il termine di cui all'articolo 1, comma 1-bis, del decreto-legge n. 314 del 2004 in materia di poteri sostitutivi del prefetto in caso di mancata approvazione del bilancio di previsione degli enti locali.
Il comma 3-bis - inserito dalle Commissioni - estende anche al 2012 l'integrazione di 250.000 euro del contributo annuo a carico dello Stato destinato al pagamento dei premi per l'assicurazione contro i rischi di morte, invalidità permanente e responsabilità civile verso terzi dei volontari del Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico (CNSAS) e del Club Alpino Italiano (CAI) che siano impegnati nelle operazioni di soccorso o nelle esercitazioni. Il comma 3-ter pone la copertura dell'onere a valere sugli accantonamenti relativi al Ministero del lavoro della Tabella A della legge di stabilità 2012, mentre il comma 3-quater autorizza le necessarie variazioni di bilancio.
Il comma 4 proroga sino al 31 dicembre 2012 il termine, previsto dall'articolo 3, comma 2, del regio decreto n. 773 del 1031, per l'inserimento dei dati biometrici delle carte di identità.
Il comma 5 proroga il termine per la soppressione dei contributi a favore della soppressa Agenzia autonoma per la gestione dell'Albo dei segretari comunali e provinciali a carico degli enti locali, in attesa del trasferimento delle risorse della suddetta Agenzia al Ministero dell'Interno.
Il comma 6 proroga al 31 dicembre 2012 il termine per il mantenimento nelle contabilità speciali intestate alle Prefetture delle province di Monza e della Brianza, di Fermo e di Barletta - Andria - Trani delle risorse finanziarie per la costituzione degli uffici periferici dello Stato in tali province.
I commi 7 e 8 riguardano la materia della prevenzione incendi delle strutture ricettive turistico-alberghiere. In particolare, il comma 7 dispone una proroga al 31 dicembre 2012 del termine fissato per completare gli adempimenti relativi alla messa a norma delle strutture ricettive con oltre 25 posti letto ammesse, a domanda, ad un piano straordinario biennale di adeguamento antincendio da adottarsi entro 60 giorni da parte del Ministro dell'interno. Il comma 8 riguarda le sanzioni.
Dell'articolo 16 parlerà il collega Alfano.
L'articolo 17 proroga di un anno (cioè fino al 31 dicembre 2012) la gestione commissariale per gli interventi straordinari di edilizia carceraria. La disposizione prevede, inoltre, la nomina di un nuovo commissario straordinario, che sostituisca nelle funzioni il capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia, cui fino al dicembre 2011 è stato attribuito il ruolo di commissario straordinario.
L'articolo 18 dispone che il Collegio dei revisori dei conti già operante in seno al soppresso Ente per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente (ENEA) continui ad esercitare le sue funzioni anche presso l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), istituita nel 2009 in luogo del preesistente ente. Tale proroga di funzioni è prevista fino alla nomina del nuovo organo di controllo che sarà istituito specificamente per la nuova Agenzia.
Degli articoli 19 e 20 parlerà il collega Alfano.
L'articolo 21, comma 1, dispone la proroga, per il personale di Poste Italiane in posizione di comando presso pubbliche amministrazioni, dei comandi in atto fino alla conclusione delle procedure di inquadramento e comunque non oltre il 31 dicembre 2012.
Il comma 2 proroga sino al 31 dicembre 2013 l'applicazione delle tariffe postali massime per le spedizioni di prodotti editoriali effettuate dalle imprese editrici di quotidiani e periodici e dalle imprese editrici di libri.
Il comma 3, sostituto durante l'esame in Commissione, autorizza l'applicazione delle tariffe postali massime per le spedizioni di prodotti editoriali da parte delle associazioni ed organizzazioni senza fini di lucro e delle associazioni d'arma e Pag. 66combattentistiche, per il periodo compreso tra il 29 dicembre 2011 e il 31 dicembre 2013.
Degli articoli 22, 22-bis 3, 24, 25, 26 e 27 parlerà il collega Alfano.
L'articolo 28, comma 1, autorizza la spesa di 7 milioni di euro per il 2012 - che, è bene ricordarlo, si aggiungono ai 3 milioni di euro già stanziati dalla legge di stabilità 2012 - per consentire la proroga per tutto lo stesso anno della convenzione tra il Ministero dello sviluppo economico ed il Centro di produzione S.p.A., titolare dell'emittente Radio radicale, per la trasmissione radiofonica delle sedute parlamentari.
Il comma 2 stabilisce che all'onere derivante dal comma 1, pari a 7 milioni di euro per l'anno 2012, si provvede mediante corrispondente riduzione delle risorse del Fondo esigenze urgenti ed indifferibili.
Il comma 2-bis - inserito dalle Commissioni - autorizza la prosecuzione della fornitura dei servizi radiotelevisivi da parte della RAI alla Repubblica di San Marino fino alla ratifica del nuovo Accordo di collaborazione in campo radiotelevisivo fra la Repubblica italiana e la stessa Repubblica di San Marino, firmato il 5 marzo 2008, e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2012.
L'articolo 28-bis - inserito dalle Commissioni - modifica alcuni termini di cui all'articolo 42-bis del decreto-legge n. 207 del 2008 per prorogare la sanatoria delle violazioni delle norme in materia d'affissioni e pubblicità commesse dal 1o gennaio 2005 sino al 29 febbraio 2012, relativamente a quelle commesse mediante affissioni di manifesti politici ovvero di striscioni e mezzi similari.
L'articolo 28-ter - pure inserito dalle Commissioni - riguarda le risorse del fondo finalizzato all'efficientamento del parco generatori di energia elettrica prodotta nei rifugi di montagna.
Dell'articolo 29, infine, riferirà il collega Alfano.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, preliminarmente desidero precisare che mi soffermerò sulle parti del provvedimento caratterizzate da un maggiore impatto finanziario e pertanto riconducibili alla competenza della Commissione bilancio.
Ricordo che il provvedimento in esame, è l'ultimo di una serie di analoghi interventi, nati con caratteristiche eccezionali e ripetuti annualmente dal 2005 in poi.
Da provvedimenti recanti meramente proroghe, tali decreti-legge hanno assunto via via una portata più ampia, ed in particolare lo scorso anno, allorché il precedente Governo, incalzato dalla crisi economica, aveva più correttamente intitolato l'analogo decreto-legge «interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle imprese e alle famiglie».
A riguardo condivido pienamente le osservazioni critiche del relatore per la I Commissione e aggiungo che con i provvedimenti in materia di proroga termini si tenta di risolvere un problema che attiene fondamentalmente alla qualità della legislazione e che si ripercuote anche sulla gestione della finanza pubblica, nonché sul buon funzionamento della pubblica amministrazione. Non posso in questa sede soffermarmi sul punto, ma ritengo che le norme legislative dovrebbero essere più attentamente valutate in tutti i loro aspetti, verificandone ex ante l'impatto sull'ordinamento ed i relativi effetti sull'attività delle pubbliche amministrazioni, sui cittadini e sulle imprese, oltre che le ricadute sulla finanza pubblica. Dovremmo inoltre riflettere sulla tendenza a produrre norme «usa e getta» assai poco meditate, peraltro quasi sempre considerate urgenti e meritevoli di un'approvazione accelerata ma che poi, a breve distanza di tempo, si rivelano superflue, inadeguate o comunque scarsamente incisive. Inoltre i provvedimenti in materia di proroga di termini, essendo estremamente compositi e incidendo su una legislazione frammentata e oggetto di continui aggiornamenti, determina la presentazione di un gran numero di emendamenti spesso diretti a perseguire finalità apprezzabili ma che, soprattutto in una fase come l'attuale, debbono fare i conti con vincoli di bilancio Pag. 67assolutamente stringenti e vincolanti. Sono tra l'altro proprio i provvedimenti in materia di proroga di termini tra i principali responsabili del riconoscimento di tutele e benefici di durata limitata per mere esigenze di natura finanziaria ma senza che, nel merito, si giustifichi la previsione di una durata circoscritta dei singoli interventi. Tutto ciò comporta che, nel corso dell'esame, i relatori ed il Governo siano sottoposti ad una molteplicità di pressioni e di sollecitazioni volte ad introdurre modifiche ai testi presentati che risulta assai complesso gestire in maniera coerente sotto il profilo politico e con modalità compatibili con gli equilibri di finanza pubblica. Aggiungo anche che, quantomeno sul versante della finanza pubblica, un significativo contributo ad una migliore gestione della finanza pubblica potrà derivare dalla costituzione di un organismo indipendente presso il Parlamento prevista dalla proposta di legge costituzionale, approvata in identico testo da entrambe le Camere, in materia di pareggio di bilancio, che potrà fornire un importante contributo in materia di valutazione delle politiche pubbliche.
Sottolineo come le Commissioni riunite abbiano svolto un importante lavoro sul testo del provvedimento dando risposte a temi particolarmente sentiti dai cittadino a partire dalla questione delle pensioni.
Vengo quindi a trattare i restanti articoli del provvedimento non affrontati nella relazione dell'onorevole Bressa, con le modifiche apportate nel corso dell'esame in sede referente.
L'articolo 6, comma 1, proroga al 2012 l'efficacia di alcune disposizioni in materia di ammortizzatori sociali contenute nell'articolo 19 del decreto-legge n. 185 del 2008, intervenendo in particolare sull'istituto sperimentale di tutela del reddito per i lavoratori a progetto, sul trattamento sperimentale degli apprendisti nonché sull'utilizzo in via transitoria delle risorse per la tutela dei lavoratori interessati dalla concessione dei trattamenti riguardanti le indennità di disoccupazione ordinaria non agricola con requisiti normali e con requisiti ridotti. Il comma 2 proroga al 2012 alcune disposizioni sperimentali in materia di lavoro accessorio. Il comma 2-bis fissa al 31 dicembre 2012 la scadenza dell'articolo 1-bis, comma 1, del decreto-legge n. 78 del 2009, concernente disposizioni in materia di ammortizzatori sociali per i settori non coperti dalla cassa integrazione guadagni, nonché dei decreti adottati in forza dello stesso articolo.
Le Commissioni hanno quindi lavorato, d'intesa con il Governo, al fine di risolvere talune criticità conseguenti alla riforma dei requisiti di accesso al sistema previdenziale, venendo incontro alle legittime aspettative di molti cittadini prossimi alla pensione, entrati nel mondo del lavoro molto giovani, ovvero nella condizione di avere sottoscritto una risoluzione individuale del rapporto di lavoro, facendo affidamento sulle previgenti disposizioni in materia. In proposito, il comma 2-ter prevede il differimento al 30 giugno del 2012 del termine per l'emanazione del decreto ministeriale indicato all'articolo 24, comma 15, del decreto-legge n. 201 del 2011, recante le modalità di attuazione del beneficio previdenziale di cui al precedente comma 14, consistente nell'applicazione del sistema delle decorrenze previgente alle disposizioni di cui al decreto-legge n. 201 del 2011 per tali categorie di lavoratori, nei limiti di apposite risorse stabilite. Il comma 2-quater modifica le condizioni anagrafiche per l'accesso alle disposizioni previgenti al decreto-legge n. 201 del 2011 per quanto attiene il regime delle decorrenze, prevedendo altresì che la riduzione percentuale per l'anticipo al pensionamento non si applichi, limitatamente ai soggetti che maturano il previsto requisito di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2017, qualora l'anzianità contributiva ivi prevista derivi da prestazione effettiva di lavoro, con inclusione comunque dei periodi di astensione obbligatoria per maternità, per l'assolvimento degli obblighi di leva, per infortunio, per malattia e di cassa integrazione ordinaria. Al fine di provvedere le risorse finanziarie necessarie, il comma 2-quinquies incrementa progressivamente le aliquote contributive pensionistiche Pag. 68di finanziamento e di computo delle gestioni pensionistiche dei lavoratori artigiani, commercianti e coltivatori diretti, imprenditori agricoli, mezzadri e coloni, nonché l'aliquota contributiva pensionistica di finanziamento e di computo per gli iscritti alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge n. 335 del 1995. Personalmente ritengo che occorre riflettere su tale modalità di copertura che determina un ulteriore aggravio contributivo per i lavoratori autonomi non motivato da ragioni di sostenibilità del relativo sistema previdenziale ma dalla necessità di reperire risorse per altre esigenze. Per ragioni di principio ritengo dunque tale copertura inadeguata sotto il profilo politico e dell'equità e invito il Governo ad individuare una soluzione alternativa. A completamento di tale previsione, l'articolo 6-bis, prevede che, in caso di superamento dei limiti stabiliti per la fruizione del beneficio di cui all'articolo 6, comma 2-ter, le ulteriori domande relative ai soggetti inclusi tra i beneficiari potranno essere prese in considerazione dagli enti previdenziali solamente a condizione che, con apposito decreto interministeriale, sia stabilito un incremento delle aliquote contributive non pensionistiche a carico di tutti i datori di lavoro del settore privato dovuti alla «Gestione prestazioni temporanee ai lavoratori dipendenti».
Il comma 2-sexies, consente inoltre, sino al 31 maggio 2012, alle Regioni che non hanno stipulato un piano di rientro sanitario con lo Stato, di ripianare il disavanzo sanitario maturato al 31 dicembre 2011, attraverso la vendita di immobili, in deroga alla normativa vigente.
Con l'articolo 12, non modificato nel corso dell'esame in sede referente, si proroga al 31 dicembre 2012, il termine della gara per la concessione integrata del progetto Sulcis, di cui all'articolo 38 della legge 23 luglio 2009, n. 99. Faccio presente che tale proroga si rende necessaria per garantire il tempo indispensabile per la conclusione dell'esame da parte della Commissione europea della compatibilità dell'aiuto di Stato previsto, attualmente in corso, e rappresenta l'elemento giustificativo della fattibilità del progetto e sul quale si decideranno le adesioni alla gara stessa.
L'articolo 16, non modificato nel corso dell'esame in sede referente, se non per una mera correzione di carattere formale, interviene in materia di investimenti degli enti previdenziali in Abruzzo, disponendo il proseguimento delle relative iniziative di investimento in quella regione, da realizzare anche in forma diretta, nel rispetto dei vincoli autorizzativi e sulla base delle verifiche di compatibilità con i saldi strutturali di finanza pubblica previste dall'articolo 8, comma 15, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78. Il comma 2 precisa quindi che gli investimenti di cui al comma 1 sono individuati con le ordinanze del Presidente del Consiglio, da adottarsi di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze di cui all'articolo 1, del decreto-legge n. 39 del 2009.
L'articolo 19 proroga al 31 dicembre 2012 i termini per l'emanazione dei provvedimenti normativi attuativi del decreto legislativo 31 maggio 2011, n. 91, in materia di adeguamento e armonizzazione dei sistemi contabili. Tali proroghe, come si evince anche dalla relazione illustrativa, si rendono necessarie al fine di tenere conto di due importanti novità legislative che hanno modificato profondamente il contesto nel quale devono collocarsi i decreti attuativi da emanare ai sensi del richiamato decreto legislativo 31 maggio 2011, n. 91. In proposito, ricordo la direttiva 2011/85/UE dell'8 novembre 2011, che stabilisce regole dettagliate riguardanti le caratteristiche dei quadri di bilancio degli Stati membri e fissa precetti su contabilità e statistiche, regole di bilancio numeriche, quadri di bilancio a medio termine nonché su trasparenza delle finanze dell'amministrazione pubblica, in senso lato, il cui recepimento, inizialmente fissato al 31 dicembre 2013, è stato anticipato al 31 dicembre 2012. Ricordo inoltre il disegno di legge costituzionale recante «Introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale», già approvato in prima lettura da entrambi i rami del Parlamento, che novella Pag. 69gli articoli 81, 100, 117 e 119 della Costituzione, incidendo peraltro sulla disciplina di bilancio dell'intero aggregato delle pubbliche amministrazioni, compresi pertanto gli enti territoriali. Attesa la natura delle disposizioni testé richiamate, la relazione tecnica ne conferma la non idoneità ad incidere negativamente sui saldi di finanza pubblica.
Il comma 1-bis, introdotto in sede referente, modifica l'articolo 6 del decreto-legge n. 154 del 2008, istitutivo del Fondo per la compensazione degli effetti finanziari non previsti a legislazione vigente conseguenti all'attualizzazione di contributi pluriennali, al fine di ampliare le finalità del Fondo per garantire compensazione agli effetti finanziari derivanti dall'utilizzo delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione per l'effettuazione di spese in deroga al patto di stabilità interno da parte delle regioni ricomprese nell'Obiettivo Convergenza. L'utilizzo del Fondo per tale finalità è disposto fino al 31 dicembre 2012.
L'articolo 20 interviene in materia di conservazione delle somme iscritte nel conto della competenza e dei residui per l'anno 2011 sul Fondo per il 5 mille del gettito dell'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF), disponendone la conservazione in bilancio, sia in conto competenza che in conto residui, al fine di consentirne la riutilizzazione in conto residui nel successivo esercizio, per finalità di sostegno al volontariato e alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS), di ricerca scientifica, universitaria e sanitaria e di attività sociali, nelle more del completamento delle relative procedure per l'erogazione dei contributi.
Il comma 1-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, proroga al 31 dicembre 2012 il termine per l'utilizzo delle risorse stanziate sugli appositi capitoli ovvero piani gestionali degli stati di previsione dei Ministeri relativi ai contratti di locazione delle amministrazioni statali, che, non impegnate entro il 31 dicembre 2011, sono conservate nel conto dei residui per essere destinate, nell'anno 2012, al pagamento da parte delle amministrazioni statali interessate dei canoni di locazione relativi ai contratti già in essere.
Il comma 1-ter, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, proroga al 31 dicembre 2012 il termine di impegnabilità delle risorse iscritte sul capitolo 1694 dello stato di previsione del Ministero dell'istruzione nell'anno 2011 destinate alla revisione del trattamento economico dei ricercatori non confermati nel primo anno di attività. Il comma 1-quater provvede alla compensazione degli effetti finanziari sui saldi di finanza pubblica derivanti dall'articolo 20, stimati in 62,2 milioni di euro per il 2012, mediante corrispondente utilizzo del Fondo per la compensazione degli effetti finanziari non previsti a legislazione vigente conseguenti all'attualizzazione di contributi pluriennali.
L'articolo 22 prevede misure finalizzate a garantire la continuità degli interventi a favore delle imprese colpite da calamità naturali erogate dal fondo di garanzia di cui all'articolo 28 del decreto-legge 18 novembre 1966, n. 976, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 dicembre 1966, n. 1142, attualmente gestito, sulla base di una convenzione, dal Mediocredito centrale. Ricordo che l'articolo 5, comma 5-sexies, della legge n. 225 del 1992 ha previsto, infatti, una complessa rivisitazione ed efficientamento della disciplina secondaria del Fondo di garanzia, rimessa a un decreto di natura non regolamentare del Ministro dell'economia e delle finanze. Il Governo ha chiarito, in sede di relazione illustrativa che, malgrado lo schema del decreto attuativo sia già stato elaborato e sia in corso di finalizzazione, pur tuttavia appare assai improbabile che lo stesso possa essere emanato prima dello scadere del termine della convenzione con l'attuale gestore fissato al 31 dicembre 2011. Rilevo che lo spirare di tale termine del 31 dicembre 2011 per le convenzioni regolatrici dell'attività di gestione del Fondo di garanzia, avrebbe posto a rischio la continuità operativa dello strumento, proprio nel momento critico dell'avvio della nuova disciplina operativa a beneficio delle imprese colpite da eventi calamitosi, avvio Pag. 70più volte richiesto dalle regioni di recente investite da calamità naturali e dal Dipartimento della protezione civile. La disposizione in esame conferma comunque la riduzione, pari ad almeno il 10 per cento, dell'importo delle commissioni in favore del gestore.
Il comma 1-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, sostituendo il comma 9-ter dell'articolo 40 del decreto-legge n. 201 del 2011, precisa l'ambito di applicazione della proroga al 31 dicembre 2012 - concessa dal decreto-legge n. 201 del 2011 - dei termini previsti per il completamento delle iniziative agevolate finanziate a valere sulla programmazione negoziata. In particolare, la nuova formulazione del comma restringe l'ambito di applicazione della proroga alle sole iniziative che, al 31 dicembre 2011, risultino realizzate in misura non inferiore all'80 per cento degli investimenti ammessi, a condizione che le stesse siano completate entro il 31 dicembre 2012. L'agevolazione per le iniziative oggetto di proroga dovrà, inoltre, essere rideterminata nel limite massimo delle quote di contributi maturati per investimenti già realizzati alla data del 28 dicembre 2011, anziché nel limite massimo delle anticipazioni già erogate al beneficiario alla medesima data, come previsto dalla vigente comma 9-ter.
Il comma 1-ter, inserito durante l'esame del provvedimento in sede referente, dispone che il Ministro dell'economia e delle finanze, entro 10 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto legge in commento, avvii un tavolo di consultazione tra Governo, l'ABI e le organizzazioni imprenditoriali con lo scopo di prorogare al 2012 l'Accordo per il credito alle piccole e medie imprese sottoscritto il 16 febbraio 2011.
L'articolo 22-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, modifica l'articolo 239 del Codice della proprietà industriale in tema di limiti alla protezione accordata dal diritto d'autore concernente disegni e modelli.
L'articolo 23, non modificato durante l'esame in sede referente, se non sotto un profilo meramente formale, proroga dal 31 dicembre 2011 al 31 dicembre 2012 il termine per continuare ad esercitare l'attività di consulenza in materia di investimento, nelle more dell'attuazione della normativa relativa all'Albo dei consulenti finanziari gestito dalla Commissione nazionale per le società e la borsa, previsto dal decreto legislativo n. 164 del 2007 di recepimento della norme europee «Mifid».
L'articolo 24, non modificato durante l'esame in sede referente, se non sotto un profilo meramente formale, proroga al 31 luglio 2012 il termine entro il quale le amministrazioni pubbliche che utilizzano immobili pubblici devono comunicarne l'elenco identificativo al Ministero dell'economia e delle finanze, incluse le informazioni relative a concessioni e partecipazioni, ai fini della redazione del rendiconto patrimoniale dello Stato a prezzi di mercato. Il termine per le eventuali variazioni intervenute è spostato al 31 luglio di ciascun anno successivo.
L'articolo 25, non modificato durante l'esame in sede referente, se non sotto un profilo meramente formale, prevede la proroga della partecipazione dell'Italia ai programmi del Fondo monetario internazionale (FMI) per fronteggiare gravi crisi finanziarie dei Paesi aderenti, provvedendo contestualmente all'estensione della linea di credito già esistente. A tal fine, la Banca d'Italia viene autorizzata a svolgere le trattative con il Fondo monetario internazionale per la conclusione di un accordo di prestito bilaterale, assistito dalla garanzia dello Stato, per un ammontare pari a 23 miliardi e 480 milioni di euro.
L'articolo 26, non modificato durante l'esame in sede referente, se non sotto un profilo meramente formale, proroga dal 31 dicembre 2011 al 31 dicembre 2013 il termine per l'utilizzo di quota delle risorse destinate alla Scuola superiore dell'economia e delle finanze per le esigenze di documentazione, di studio e di ricerca connesse al completo svolgimento delle attività indicate nella legge 5 maggio 2009, n. 42, in materia di attuazione del federalismo fiscale, e nella legge 31 dicembre Pag. 712009, n. 196, recante la legge di contabilità e finanza pubblica. La disposizione prevede inoltre che tali somme possano essere finalizzate ad assicurare la formazione specialistica e la formazione linguistica di base dei dipendenti del Ministero dell'economia e delle finanze, previa stipula di apposite convenzioni in materia.
L'articolo 27, non modificato durante l'esame in sede referente, se non sotto un profilo prevalentemente formale, reca disposizioni in materia di trasporto pubblico locale e di spese per investimenti delle regioni. In particolare, il comma 1 modifica l'articolo 21, comma 3, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, modificando la disciplina per la ripartizione delle risorse del fondo per il finanziamento del trasporto pubblico locale, anche ferroviario, nelle regioni a statuto ordinario. Al riguardo, si prevede che i criteri per la ripartizione siano definiti, entro il mese di febbraio 2012, nell'ambito di una intesa tra Stato e regioni, che definisca anche gli obiettivi complessivi di incremento dell'efficienza e razionalizzazione del settore, le misure da adottare nel primo trimestre del 2012, nonché le modalità di monitoraggio, che saranno affidate all'Osservatorio nazionale sulle politiche del trasporto pubblico locale, istituito presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in cui operano tutti i soggetti istituzionali interessati al settore. Il comma 2 è finalizzato a rendere graduale l'applicazione del nuovo limite di indebitamento per le spese di investimento delle regioni e delle province autonome, prevedendo che si applichi il limite del 25 per cento, e non quello del 20 per cento, introdotto dalla legge di stabilità per il 2012, limitatamente agli impegni per le spese di investimento assunti alla data del 14 novembre 2011.
L'articolo 29 reca una serie di proroghe di termini in materia fiscale. In particolare, il comma 1 proroga dal 31 dicembre 2011 al 30 aprile 2012 il termine per la determinazione dei fabbisogni standard degli enti locali, che entreranno in vigore nel 2012, riguardo ad almeno un terzo delle funzioni fondamentali dei medesimi enti.
I commi 2 e 3 disciplinano l'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 2 del decreto-legge n. 138 del 2011, relative all'incremento al 20 per cento della tassazione delle rendite finanziarie.
I commi 4 e 5 recano disposizioni in materia di presentazione delle comunicazioni di inesigibilità da parte degli agenti della riscossione, prevedendo una proroga dei termini per tali comunicazioni.
Il comma 5-bis interviene sul nuovo sistema di riscossione delle entrate dei Comuni introdotto con il decreto-legge n. 70 del 2011. In particolare, viene garantito l'utilizzo dello strumento dell'ingiunzione fiscale da parte dei soggetti terzi attualmente concessionari del servizio di riscossione delle entrate comunali sino al momento di operatività del nuovo sistema della riscossione delle entrate comunali.
Il comma 6 prevede una riapertura dei termini per la sanatoria, attraverso il versamento della sanzione minima, della mancata presentazione della dichiarazione di cessazione dell'attività ai fini IVA, disponendo che tale sanatoria possa essere effettuata entro il 31 marzo 2012.
I commi 6-bis e 6-ter prorogano all'anno 2012 la detrazione fiscale per carichi di famiglia in favore dei soggetti non residenti in Italia, introdotta dalla legge finanziaria per l'anno 2007, e successivamente prorogata ogni anno.
Il comma 7 proroga fino al mese di gennaio 2014 i termini per l'applicazione della disciplina semplificata in materia di dichiarazione annuale presentata dai sostituti d'imposta.
Il comma 8 stabilisce che le domande per il riconoscimento dei requisiti di ruralità di cui al comma 2-bis dell'articolo 7 decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106, permangano efficaci anche se presentate dopo la scadenza dei termini originariamente previsti, purché siano effettuate entro il 31 marzo 2012. Tale proroga, che non determina effetti finanziari, è prevista in considerazione Pag. 72della circostanza che il comma 21 dell'articolo 13 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, ha già differito al 31 marzo 2012 il termine, in origine previsto al 30 settembre 2011, per la presentazione delle predette domande.
Il comma 8-bis interviene sulla disciplina del nuovo sistema di riscossione delle entrate dei Comuni contenuta nel decreto-legge n. 70 del 2011, prevedendo che dal 31 dicembre 2012 anche la società Riscossione Sicilia spa - così come Equitalia Spa e le società da essa partecipate - cessi di effettuare le attività di accertamento, liquidazione e riscossione spontanea e coattiva delle entrate dei comuni e delle società da essi partecipate.
Il comma 8-ter proroga da 5 a 10 anni il termine per l'utilizzazione edificatoria delle aree fabbricabili prevista dall'articolo 1, comma 474, della legge finanziaria per il 2006, scaduto il 31 dicembre 2011.
Il comma 9 proroga dal 1o gennaio al 30 giugno 2012 il termine di applicazione della disciplina di cui agli articoli 40, commi 01 e 02, e 43, comma 1, del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, come sostituiti dalla legge di stabilità per il 2012, con riferimento ai certificati relativi all'esecuzione di formalità ipotecarie e a quelli ipotecari e castali. La relazione tecnica rappresenta che tale proroga è finalizzata a verificare se la normativa volta a sostituire le certificazioni rilasciate dalla pubblica amministrazione con dichiarazioni sostitutive sia effettivamente applicabile, senza conseguenze negative, anche all'ambito ipotecario e catastale.
Il comma 10 proroga di un anno, fino al 31 dicembre 2012, il termine per la conclusione delle operazioni di dismissione degli immobili della difesa di cui all'articolo 2, commi 195 e seguenti, della legge finanziaria per il 2010, i cui proventi sono parzialmente destinati al comune di Roma e al Commissario straordinario del Governo di cui all'articolo 78 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.
Il comma 11, modificato dalla Commissioni proroga di nove mesi - inizialmente il termine era di sei mesi - i termini di cui all'articolo 14, comma 31, lettere a) e b), relativi all'esercizio in forma associata delle funzioni fondamentali da parte dei comuni con popolazione superiore a 1.000 e inferiore a 5.000 abitanti ovvero, se si tratta di comuni appartenenti o già appartenuti ti a comunità montane, con popolazione stabilita con legge regionale e, comunque, inferiore a 3.000 abitanti.
Il comma 11-bis proroga di 9 mesi le norme concernenti la riduzione dei costi relativi alla rappresentanza politica nei comuni e la razionalizzazione dell'esercizio delle funzioni comunali nonché la liquidazione di società partecipate dai comuni.
Il comma 12 proroga di un anno, fino al 31 dicembre 2012, il termine per l'applicazione della disciplina sperimentale relativa alla destinazione delle giocate del gioco del bingo, già prorogata, da ultimo, dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 marzo 2011, recante ulteriore proroga di termini relativa al Ministero dell'economia e delle finanze.
Anche il successivo comma 13 reca una proroga in materia di giochi, prevedendo il differimento al 30 giugno 2012 dei termini per bandire le gare relative a concessioni novennali per l'esercizio del gioco del poker sportivo e per l'attuazione delle procedure selettive per la concessione novennale di diritti di esercizio e raccolta in rete fisica dei giochi su base ippica e sportiva presso punti di vendita, aventi come attività principale o accessoria la commercializzazione di prodotti di gioco pubblici.
Il comma 14 determina una riapertura dei termini per la deliberazione in ordine alla misura delle addizionali regionali all'imposta sui redditi delle persone fisiche per l'anno d'imposta 2011, alla luce delle modifiche introdotte dall'articolo 28 del decreto-legge n. 201 del 2011, che hanno portato all'1,23 per cento l'aliquota ordinaria di base dell'addizionale. Per effetto del comma in esame, le regioni potranno deliberare l'aumento o la diminuzione dell'addizionale Pag. 73entro il 31 dicembre del 2011, fermo restando che le maggiorazioni già previste si intendono applicate sulla nuova aliquota ordinaria.
Il comma 15 proroga al 16 luglio 2012 i termini degli adempimento tributari e contributivi per i soggetti interessati dalle avversità atmosferiche verificatesi nei mesi di ottobre e novembre nelle province di La Spezia, Massa Carrara e Genova. Nel corso dell'esame da parte delle Commissioni riunite la misura è stata estesa anche alle calamità che hanno interessato la provincia di Livorno. La proroga si applica nel limite di 70 milioni di euro per l'anno 2011 e i beneficiari sono individuati sulla base di criteri stabiliti con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri. Analogamente, il comma 15-bis dispone la sospensione fino al 16 luglio 2012 dei termini degli tributari e contributivi per i soggetti interessati dalle eccezionali avversità atmosferiche verificatesi il giorno 22 novembre 2011 nel territorio della provincia di Messina.
Il comma 16 proroga di un anno, fino al 31 dicembre 2012, l'applicazione della disciplina relativa all'esecuzione dei provvedimenti di rilascio per finita locazione nei comuni capoluoghi di provincia, nei comuni con essi confinanti con popolazione superiore a 10.000 abitanti e nei comuni ad alta tensione abitativa nelle grandi città. La sospensione era stata già introdotta, fino al 30 giugno 2009, dal decreto-legge 20 ottobre 2008, n. 158, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 dicembre 2008, n. 199, ed è già stata oggetto di precedenti proroghe.
Il comma 16-bis proroga i termini per la definizione delle liti fiscali pendenti ricomprendendovi le liti pendenti al 31 dicembre 2011 e consentendo il pagamento per accedere alla definizione fino al 31 marzo 2012.
Il comma 16-ter prevede, limitatamente al 2012, che le regioni possono determinare, entro il 31 dicembre 2011, gli importi della tassa automobilistica regionale, della soprattassa annuale regionale per i veicoli diesel e della tassa speciale regionale per i veicoli alimentati a G.P.L. o gas metano, in deroga al termine annuale del 10 novembre.
Il comma 16-quater sospende l'operatività della gratuità delle transazioni, effettuate presso distributori di carburante, mediante carte di pagamento per importi inferiori a 100 euro, vigente dal 1o gennaio 2012, differendola alla verifica dell'esito delle regole generali per assicurare una riduzione delle commissioni interbancarie in relazione alle transazioni effettuate con carte di pagamento.
Il comma 16-quinquies differisce al 30 giugno 2012 il termine per la deliberazione del bilancio di previsione degli enti locali per l'anno 2012.
Il comma 16-sexies proroga al periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2015 l'applicabilità delle agevolazioni fiscali contenute nella legge n. 238 del 2010, volte a incentivare il rientro in Italia di cittadini dell'Unione europea che hanno maturato esperienze culturali e professionali all'estero. Le suddette agevolazioni sono inoltre estese a chi possiede i requisiti di legge a partire dalla data del 20 gennaio 2009.
I commi 16-septies, 16-octies e 16-novies prorogano al 2012 la disciplina relativa alla tassazione dei redditi di lavoro dipendente prestati all'estero in zone di frontiera, riducendo a 6.700 euro la franchigia prevista negli anni precedenti.
Il comma 16-decies rinvia al 30 settembre 2012, il termine previsto al comma 24, dell'articolo 24, del decreto-legge n. 201 del 2011, per l'adozione da parte degli enti previdenziali di diritto privato dei professionisti delle misure che assicurino l'equilibrio tra entrate contributive e spesa per prestazioni pensionistiche secondo bilanci tecnici riferiti ad un arco temporale di 50 anni.
L'articolo 29-bis modifica il comma 11 dell'articolo 21 del decreto-legge n. 201 del 2011, che ha regolato la procedura per il trasferimento delle funzioni dell'Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia e Lucania (EIPLI), soppresso e posto in liquidazione dal precedente comma 10, prevedendo che Pag. 74fino alla scadere dei 180 giorni decorrenti dall'entrata in vigore del decreto-legge siano sospese le procedure esecutive e le azioni giudiziarie nei confronti dell'EIPLI e che la gestione commissariale mantenga i poteri necessari ad assicurare il regolare esercizio delle funzioni dell'Ente, anche nei confronti dei terzi.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO MASSIMO POMPILI IN SEDE DI DISCUSSIONE CONGIUNTA SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE N. 4623-A E DEL DOCUMENTO DOC. LXXXVII, N. 4.

MASSIMO POMPILI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, la legge comunitaria 2011 all'esame di quest'Aula e che ci apprestiamo a votare in prima lettura, rappresenta un provvedimento importante in quanto permette all'Italia di adeguarsi alle direttive europee e in generale all'ordinamento comunitario. Anche sanando o evitando in forma preventiva l'insorgere di procedure di infrazione, che vertono su svariate materie di rilevanza strategica per il nostro Paese.
Ricordo che lo strumento della legge comunitaria è stato introdotto per la prima volta dalla legge 9 marzo 1989, n. 86 (cosiddetta legge «La Pergola») e che in seguito, mediante l'approvazione della legge 4 febbraio 2005, n. 11, sono state rafforzate le procedure relative alla partecipazione dell'Italia al processo di formazione, trasposizione ed attuazione della normativa comunitaria.
Mi sembra utile in questa occasione segnalare come la funzione precipua della legge comunitaria abbia rischiato negli ultimi anni di essere smarrita. In particolare laddove l'azione di alcune forze all'interno della maggioranza del precedente Governo mirava a forzare in modo a nostro avviso strumentale l'adeguamento comunitario per introdurre surrettiziamente una varietà di norme, spesso estranee al contenuto proprio della legge comunitaria, trasformando tale strumento normativo in un provvedimento omnibus e di incerta definizione.
Avendo a mente il travagliato iter che ha accompagnato l'approvazione della precedente legge comunitaria 2010, finalmente possiamo accogliere con favore e con soddisfazione un nuovo corso, che ha ricondotto lo strumento della legge comunitaria alla sua funzione precipua ed originaria, ossia l'adeguamento interno alla legislazione europea. Ricordo, a tal proposito, che l'adeguamento che rappresenta il contenuto proprio della legge comunitaria è definito in modo stringente dall'articolo 9 della suddetta legge n. 11 del 2005.
La legge comunitaria 2011 viene ora riportata su giusti binari, lo ripeto, con una formulazione essenziale e stringente dal punto di vista del suo contenuto proprio e insisto perché questo è un tema politico su cui il nostro gruppo ha da sempre vigilato, contrastando la recente tendenza ad un suo uso strumentale mediante l'inserimento di norme estranee agli obblighi comunitari.
Siamo quindi soddisfatti del percorso seguito ed annuncio fin da subito che il nostro gruppo voterà a favore di questo provvedimento, come sarà sottolineato in dichiarazione finale di voto, chiedendo contestualmente a quest'Aula l'approvazione di alcuni nostri emendamenti volti a migliorarne la qualità normativa in funzione del recepimento delle direttive comunitarie in essa contenute.
Tuttavia la legge comunitaria assumendo una funzione cruciale nel processo di adeguamento interno necessita anche del rispetto di una tempistica annuale affinché il recepimento e l'attuazione nell'ordinamento nazionale della normativa adottata a livello comunitaria non arrivi eccessivamente in ritardo, provocando contenziosi e procedure di infrazione. Su questo particolare punto il nostro Paese deve fare ancora molti sforzi per invertire il trend negativo in tema di recepimento e di corretto adeguamento alla normativa comunitaria.
Infatti la relazione al disegno di legge comunitaria 2011 (come stabilito dall'articolo 8, Pag. 75comma 5, della legge n. 11 del 2005) da' conto dello stato di conformità dell'ordinamento interno al diritto comunitario e delle procedure di infrazione. Complessivamente risultano essere aperte contro l'Italia 131 procedure, di cui 97 per violazione del diritto europeo e 34 per mancata trasposizione di direttive.
Occorre tener conto che i dati contenuti nella relazione governativa non sono aggiornati in quanto riferiti alla data del 31 dicembre 2010. Secondo quanto riportato dal precedente ministro Bernini in una delle sue audizioni in Commissione XIV, le procedure di infrazione a carico dell'Italia aggiornate al 2011 sono in totale 147, di cui 93 riguardano casi di violazione del diritto dell'unione e 54 attengono a mancata trasposizione di direttive nell'ordinamento italiano. Sul totale delle infrazioni pendenti, 8 riguardano casi di mancata esecuzione di una sentenza di condanna pronunciata dalla Corte di giustizia contro l'Italia (ai sensi dell'articolo 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea), 5 sono in prospettiva i casi esposti al rischio di condanna di pagamento di sanzioni pecuniarie, mentre la stragrande maggioranza, ossia 117, riguardano casi allo stadio iniziale e non portati davanti alla Corte di giustizia.
Per quanto riguarda invece il dato complessivo di recepimento dei paesi membri, in base ai dati dello Scoreboard della Commissione europea pubblicato nel settembre 2011, per quanto riguarda la graduatoria dei 27 Stati dell'Unione, solo 11 Stati membri hanno raggiunto l'obiettivo. Si tratta, nell'ordine di: Bulgaria, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Malta, Spagna e Slovacchia. Il risultato migliore è stato conseguito da Malta, Austria, Repubblica ceca, Estonia, Cipro, Ungheria, Polonia e Italia sono rimasti al di sopra della soglia dell'1 per cento.
Da questo breve excursus sullo stato di recepimento della normativa Ue, risulta evidente come l'Italia debba ancora impegnarsi molto per ridurre il gap con gli altri paesi membri circa il processo di adeguamento interno, e dunque per ridurre i tempi di presentazione dei disegni di legge comunitaria annuali al Parlamento, per ridurre i tempi di esame parlamentare e per ridurre i tempi per esercitare le deleghe legislative di attuazione delle singole direttive europee.
Detto questo già nelle recenti leggi comunitarie sono state apportate importanti modifiche per rendere più celere il processo di adeguamento italiano alla normativa europea; va segnalata in tal senso la positiva modifica introdotta all'articolo 1 delle ultime leggi comunitarie, e dunque presente anche nel provvedimento in esame, riguardante il restringimento dei termini per il recepimento delle direttive, in linea con la nuova procedura di infrazione introdotta dal trattato di Lisbona. Tale modifica ha lo scopo di evitare che il governo presenti il decreto legislativo di attuazione al limite della scadenza del termine di recepimento previsto dalla direttiva stessa, determinando automaticamente un ritardato recepimento. Si tratta di una novità importante anche se questa piccola modifica non basta.
Ritengo, infatti, che per invertire la tendenza al cronico ritardo italiano nel processo di adeguamento all'ordinamento europeo, occorra anche procedere ad una complessiva riforma della legge n. 11 del 2005 che, intervenendo non solo sulla fase cosiddetta ascendente, ma anche su quella cosiddetta discendente del procedimento legislativo europeo, sia in grado di migliorare lo strumento della legge comunitaria, razionalizzandone l'esame e velocizzandone la tempistica.
Segnalo che l'avvertita esigenza di una riforma della legge n. 11 del 2005, oggetto di profondi ripensamenti durante la presente legislatura (vedi l'approfondito lavoro svolto in Commissione XIV) ha condotto alla stesura di un testo di riforma complessivo, condiviso da tutte le forze politiche, approvato dall'Aula di questa Camera ma che attende ancora varo da parte dell'altro ramo del Parlamento. Rinnovo qui l'auspicio mio e di tutti i colleghi del PD della Commissione XIV, affinché il Pag. 76nuovo Ministro per le politiche europee contribuisca ad accelerare l'iter per una sua definitiva approvazione.
Tale progetto di riforma, per quanto riguarda la fase discendente del processo normativo europeo, prevede lo sdoppiamento dell'attuale legge comunitaria in due distinti provvedimenti: la legge di delegazione europea, il cui contenuto sarà limitato alle disposizioni di delega necessarie per il recepimento delle direttive comunitarie; e la legge europea che, più in generale, dovrebbe contenere le disposizioni volte a garantire ad allineare il nostro ordinamento con quello europeo, con particolare riferimento alle norme urgenti volte a sanare le procedure di infrazione. L'introduzione di tale innovazione è pertanto condivisibile e fortemente auspicabile.
Passando ora al contenuto e al merito del testo all'esame per l'Aula e andando verso le conclusioni, vorrei segnalare che si tratta di un testo diverso da quello originariamente presentato, il quale era caratterizzato da una forma eccessivamente scarna e semplificatale dalla totale assenza di disposizioni contenenti principi e criteri direttivi specifici di delega legislativa (prevedendo il solo inserimento delle direttive da recepire negli allegati A e B). Nel corso del suo esame nelle Commissioni di merito e nella XIV Commissione, il provvedimento è stato migliorato. Anche grazie all'approvazione di emendamenti volti ad introdurre il recepimento di ulteriori direttive importanti, o volti ad introdurre specifici principi e criteri direttivi con riferimento alle stesse direttive inserite negli Allegati A e B della legge comunitaria.
Riteniamo di particolare importanza l'inserimento nella comunitaria 2011:
della direttiva relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, il cui recepimento è stato migliorato mediante l'approvazione di un nostro emendamento (Lulli ed altri) accolto nel testo e volto a garantire i pagamenti alle imprese e ad evitare i drammatici ritardi da parte delle pubbliche amministrazioni con conseguenze disastrose sulla sopravvivenza delle stesse imprese;
della nuova Direttiva in materia di Congedo parentale;
della nuova Direttiva contro la tratta degli esseri umani;
della Direttiva sulla Parità di trattamento fra uomini e donne nel lavoro autonomo;
della Direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia.

Considero utile fare ancora un passo ulteriore in avanti.
Noi auspichiamo che l'Aula giunga all'approvazione almeno di tre emendamenti che il gruppo del Pd ha presentato, volti ad un miglioramento della qualità normativa del testo, che qui di seguito enuncio brevemente (e rimandando ad un intervento specifico dei miei colleghi di gruppo in sede di esame degli articoli).
Chiediamo l'approvazione del nostro emendamento, a firma Garavini, Ferranti ed altri, volto a recepire la decisione quadro in materia di reciproco riconoscimento delle decisioni di confisca. Un tema particolarmente nevralgico, che da anni attende un recepimento da parte dell'Italia. Questa importante decisione quadro, nonostante sia stata inserita fin dalla legge comunitaria 2008, non ha mai visto una sua concreta trasposizione in un decreto legislativo di attuazione e continua ad essere elusa dalle recenti leggi comunitarie, con nostra grave inadempienza. Chiediamo che venga finalmente accolto tale emendamento, ripresentato in quest'occasione in una versione riformula.
Oltre all'inserimento nell'Allegato B, che è già previsto chiederemo l'approvazione di altri due nostri emendamenti: l'emendamento a firma Garavini, Ferranti ed altri, che introduce principi e criteri direttivi per il recepimento della nuova direttiva in materia di tratta di esseri umani - a cui accennavo - perché essa richiede importanti adeguamenti della nostra legislazione interna, soprattutto in riferimento alla tutela dei soggetti più Pag. 77vulnerabili che sono i minori; ed infine l'emendamento che introduce principi e criteri direttivi per il recepimento della direttiva sui congedi parentali, volto ad innovare la nostra legislazione con particolare riferimento alla introduzione del congedo obbligatorio per tutti i padri lavoratori.
Infine abbiamo presentato un emendamento soppressivo dell'articolo 18 della legge perché appesantisce gli obblighi a carico degli internet provider cioè introduce ed irrigidisce tali obblighi che sono già previsti dalla normativa vigente, che ci sembra pertinente ed equilibrata.
Concludo il mio intervento anticipando fin d'ora il nostro voto favorevole ed auspicando che l'Aula accolga i nostri emendamenti che, come ho rapidamente spiegato, vogliono essere un contributo fattivo per migliorare il testo che ci apprestiamo a votare nei prossimi giorni.