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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 572 di mercoledì 18 gennaio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 15.

MIMMO LUCÀ, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 16 gennaio 2012.
(È approvato).

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministro per i beni e le attività culturali, il Ministro dell'interno, il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

(Iniziative per fronteggiare la grave crisi in cui versano l'agricoltura e il relativo indotto nel Meridione - n. 3-02012)

PRESIDENTE. L'onorevole Ruvolo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02012 concernente iniziative per fronteggiare la grave crisi in cui versano l'agricoltura e il relativo indotto nel Meridione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, apprezzo molto la presenza del Ministro Catania in quest'Aula tenuto conto che la nostra interrogazione ha la finalità di mettere in evidenza lo stato di disagio che oggi vive la Sicilia, paralizzata da scioperi spontanei, a volte non condivisibili, in cui comunque si associano autotrasportatori e agricoltori, soprattutto, perché soffrono più degli altri per questa crisi straordinaria.
Noi interroghiamo il Governo per capire se ci sono delle possibilità concrete in ordine ad alcune questioni che ormai sono ataviche, molto datate. Per quanto riguarda il costo dei carburanti, non più sopportabile per le aziende agricola, oggi tocca 1,84 euro; il costo degli oneri previdenziali è il più alto in Europa; e c'è un'aggressione costante da parte degli enti che riscuotono (parlo di SERIT in Sicilia, ma potrei parlare anche di Equitalia) che bloccano anche i mezzi di lavoro.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

GIUSEPPE RUVOLO. Per questo chiediamo al Governo che cosa intenda fare.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Mario Catania, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

MARIO CATANIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli deputati, indubbiamente l'agricoltura meridionale attraversa una fase particolarmente critica che sta mettendo a dura prova la tenuta delle imprese. La situazione è particolarmente difficile in Sicilia. Una prima risposta a tale crisi viene dagli strumenti della politica agricola comune che eroga aiuti diretti agli agricoltori e prevede misure per lo sviluppo rurale. Lo sviluppo rurale rappresenta, dopo gli aiuti Pag. 2diretti, il principale strumento di supporto al settore agricolo prevedendo incentivi volti al sostegno della competitività delle imprese, alla salvaguardia dell'ambiente e alla diversificazione economica delle aree rurali. Nel corso del 2011 sono stati erogati per lo sviluppo rurale contributi pari a circa 2,4 miliardi di euro, di cui 1,4 messi a disposizione dall'Unione europea. Di questi, ben 384 milioni di euro sono stati erogati alle imprese agricole siciliane, di cui 219 milioni di euro provenienti dall'Unione europea. Inoltre per il 2011 l'AGEA ha erogato per la Sicilia un importo, come aiuti diretti, pari a 285 milioni. Tali risorse finanziarie sono disponibili anche nel corrente anno. È tuttavia necessario intervenire con maggiore incisività sulla semplificazione delle complesse procedure di accesso ai finanziamenti per agevolare la spesa. Per questo è in corso di valutazione l'inserimento di una serie di innovazioni finalizzate ad automatizzare la fase di scambio delle informazioni presenti nelle varie banche dati della pubblica amministrazione, utilizzando in tal modo la verifica dei requisiti necessari per l'accesso ai contributi comunitari. Sono tuttavia consapevole che la lentezza della spesa dei piani di sviluppo rurale è spesso imputabile anche alla pesante crisi finanziaria che riduce fortemente la liquidità delle aziende e ne limita la capacità di accesso al credito. Per rimuovere tali criticità, in accordo con le regioni, siamo più volte intervenuti sulle banche e sulle assicurazioni in modo da snellire i procedimenti in corso. Sempre con l'obiettivo di agevolare l'accesso al credito, nel corso del 2012 diverrà operativo un nuovo strumento finanziario, che ha recentemente ottenuto il via libera da parte dell'Unione europea e che consente di canalizzare parte degli incentivi previsti per le misure a sostegno degli investimenti dei programmi di sviluppo rurale, in un nuovo fondo credito, il quale offrirà maggiori e più consistenti garanzie al sistema bancario, anch'esso oggi pesantemente colpito dalla crisi con riflessi per l'erogazione alle aziende agricole.
Inoltre, per rilanciare l'economia, anche attraverso la realizzazione di opere pubbliche, con le regioni abbiamo deciso di trasferire sui programmi cofinanziati della UE, una serie di progetti relativi ad infrastrutture strategiche del settore della bonifica e dell'irrigazione, in modo da accorciare i tempi per l'apertura dei cantieri. Per quanto riguarda la richiesta di misure derogatorie per lo sviluppo rurale, diretta ad affrontare la crisi nel senso richiesto dagli interroganti, devo far rilevare che l'attuale assetto regolamentare e programmatorio non ci permette di andare oltre i confini delimitati dai programmi di sviluppo rurale per il periodo 2007-2013.

PRESIDENTE. L'onorevole Gianni, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, signor Ministro, noi la ringraziamo per questa risposta che, comunque, non riteniamo sufficiente. Sono convinto che lei debba convocare subito un tavolo con il governo della Regione siciliana che, purtroppo, è assente, e anche con le regioni interessate dall'obiettivo 1. Infatti, questa è una tragedia annunciata. Noi non dobbiamo prenderne atto dopo, bisogna prevenire anziché curare. Siamo convinti, signor Ministro, che lei ce la possa fare, dato che ha un'esperienza notevole. Bisogna soltanto rivisitare le modalità con le quali approcciare un delicatissimo argomento come questo. Se lei pensa per un momento che noi produciamo un mare di benzina e la paghiamo un prezzo superiore a qualunque regione d'Italia, lei avrà già il conto bello e fatto. Occorre un tavolo a cui deve invitare quelli che hanno le raffinerie, un tavolo in cui bisogna richiamare l'ENEL a rivedere la sua impostazione; lei, infatti, deve sapere che da ben 50 anni nelle nostre bollette noi paghiamo una percentuale per fare e rifare le nuove e le antiche linee elettriche del nord-Italia. Pag. 3Tutto questo purtroppo si ripercuote su molti operatori e ne causa il nervosismo. Leggo sui quotidiani che qualcuno non è d'accordo; ci mancherebbe, io stesso invito ad eliminare questo sciopero che può essere criticato, ma era certamente l'unico modo per attenzionare il Governo; perché qui il collasso è ormai dietro la porta. Equitalia e Serit ormai le conosciamo; se lei convoca un tavolo e invita anche loro, magari li possiamo invitare a posporre gli interventi di un biennio o di un triennio, per rimodulare anche i debiti di tutta questa gente che, purtroppo, come ricordo a me stesso, costituiscono l'asse portante - e concludo, signor Presidente - dell'economia. In tal modo, passeremo dalla protesta alla proposta. Signor Ministro, l'agricoltura è come la sanità, come la salute, sono due facce della stessa medaglia sulle quali intervenire senza se e senza ma (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

(Elementi in merito alla cessione di immobili del fondo pensioni della SIAE - n. 3-02013)

PRESIDENTE. L'onorevole Barbieri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02013, concernente elementi in merito alla cessione di immobili del fondo pensioni della SIAE (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, signor Ministro, lei avrà avuto modo di verificare, nel predisporre la risposta a questa interrogazione, che la Camera dei deputati, negli ultimi 12 anni, si è ripetutamente occupata, sia in Aula che in Commissione, delle vicende della SIAE, anche perché a gestioni commissariali sono poi subentrate gestione ordinarie e, quindi, nel rispetto dello statuto. Perché noi abbiamo ritenuto opportuno presentare questa interrogazione? Perché il risalto che questa vicenda della vendita degli immobili ha avuto sui giornali merita, da parte del Governo, soprattutto considerate le caratteristiche che questo Governo ha, una risposta, da un lato tesa a rassicurare i dipendenti della SIAE che, come lei sa, hanno, attraverso i loro sindacati, fatto presente una serie di anomalie e, dall'altro, tendente a verificare - e concludo - se davvero ci sono stati comportamenti, da parte di chi guida questo ente, suscettibili di censura.

PRESIDENTE. Il Ministro per i beni e le attività culturali, Lorenzo Ornaghi, ha facoltà di rispondere.

LORENZO ORNAGHI, Ministro per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, onorevoli deputati, mi permetto in primo luogo di richiamare ciò che certamente vi è già noto, cioè che la Società italiana autori ed editori è un autonomo ente pubblico economico a base associativa il quale, in base alla legge n. 2 del 2008, che lo ha di recente riformato, opera secondo le norme del diritto privato, non riceve alcun contributo pubblico e non appartiene al comparto della finanza pubblica.
Gli atti di gestione sono pertanto nell'esclusiva competenza degli organi sociali. Sulla questione che l'onorevole interrogante ha sollevato ho richiesto gli elementi indispensabili per la risposta alla SIAE, trattandosi tra l'altro dell'azione di una gestione commissariale nominata dal Governo.
L'intera operazione è stata inquadrata nell'alveo di un processo di razionalizzazione della gestione del fondo pensioni e per economia gestionale anche del proprio patrimonio immobiliare, in esecuzione degli obblighi di legge previsti dal decreto legislativo n. 252 del 2005, che disciplina le forme pensionistiche complementari, e dal decreto ministeriale attuativo n. 62 del 2007, in base ai quali il ricorso alla costituzione di fondi immobiliari costituisce la modalità indicata di investimento e gestione dei patrimoni in funzione di garanzia della stabilità economica e finanziaria del fondo pensioni. È, com'è noto, operazione diffusa tra i fondi di pensione pubblici e privati, la quale si iscrive altresì nell'ambito del mandato commissariale, Pag. 4orientandosi all'obiettivo di assicurare il risanamento finanziario e l'equilibrio economico e gestionale della società. Nella documentazione fornitami dalla SIAE, viene richiamato che, nel rispetto della normativa vigente, l'operazione avviata dalla SIAE nel dicembre 2011 e destinata a completarsi nei primi mesi di quest'anno, ha comportato la costituzione di due fondi immobiliari: l'uno costituito esclusivamente con l'apporto di parte del patrimonio immobiliare del fondo pensioni (Fondo AIDA) e l'altro con il conferimento del patrimonio della SIAE (Fondo Norma). Il fondo pensioni e la SIAE detengono tutte le quote dei rispettivi fondi immobiliari. Più precisamente, nel fondo Aida confluiscono immobili del fondo pensioni per un valore complessivo di 85 milioni di euro, nel fondo Norma immobili della SIAE per un valore complessivo di 181,5 milioni di euro.
Nella documentazione fornitami viene altresì sottolineato che, nel rispetto della normativa vigente, tutti i valori di apporto sono stati oggetto, da parte di primari operatori del settore immobiliare, di attestazione peritale documentativa del fatto che non vi è stata alcuna svendita del patrimonio. I due fondi sono gestiti da Sorgente sgr, società di gestione di risparmio vigilata dalla Banca d'Italia e dalla Consob, scelta dalla SIAE all'esito di un confronto competitivo. L'operazione, come conferma ancora la SIAE, prevede altresì la sottoscrizione da parte del fondo pensioni, di una polizza assicurativa con la compagnia Allianz-RAS che garantisca il pagamento delle prestazioni pensionistiche. Per ottenere le risorse necessarie al pagamento del premio unico...

PRESIDENTE. La prego di concludere, Ministro Ornaghi.

LORENZO ORNAGHI, Ministro per i beni e le attività culturali. Solo pochi secondi, grazie. Per ottenere le risorse necessarie al pagamento del premio unico della polizza assicurativa, il fondo pensioni potrà comunque trasferire le quote di partecipazione nel fondo Aida al fondo Norma, il quale provvederà a corrispondere un prezzo pari al valore degli immobili apportati nel fondo oggetto di cessione.
La SIAE - questo è un dato importante su cui richiamo la vostra attenzione - si è già dichiarata disponibile a fornire il contributo straordinario necessario a coprire la differenza tra il prezzo delle quote del fondo Aida e il premio unico. La gestione commissariale assicura che l'intera operazione garantirà maggiore efficienza gestionale, poiché i canoni di locazione corrisposti per il mantenimento degli immobili strumentali, andranno a vantaggio del fondo Norma il quale, posseduto da essa, beneficerà dunque dei rendimenti derivanti dalla gestione del fondo medesimo.

PRESIDENTE. Deve concludere, Ministro Ornaghi.

LORENZO ORNAGHI, Ministro per i beni e le attività culturali. Concludo. Oltre ad assicurare che il Ministero effettuerà tutte le forme di vigilanza di sua competenza, vigilanza che condivide con la Presidenza del Consiglio, concludo riferendo a quest'aula che la gestione commissariale ha chiesto alle competenti Commissioni parlamentari di essere ascoltata per fornire ogni ulteriore approfondimento o dettaglio tecnico.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbieri ha facoltà di replicare.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, devo dire, signor Ministro, che la sua risposta è per alcuni versi esaustiva. Non so se siano decine di migliaia o centinaia di migliaia le persone che ascoltano il question time, tuttavia resta un dubbio nelle sue parole. Per la verità non posso che prendere atto che il Governo dice queste cose e quindi significa che si è documentato. Siamo di fronte a versioni di tutte queste vicende, che lei ha sinteticamente riassunto, che sono di segno diametralmente opposto. È inutile che le ricordi, perché immagino che lei l'abbia Pag. 5visto, quanto hanno scritto la giornalista del Corriere della Sera l'11 gennaio 2012 e, proprio nella giornata di ieri, Il Sole 24 Ore che, fino a prova contraria, è un organo autorevole, spesso citato in questa sede, a proposito o a sproposito, hanno fatto delle affermazioni diametralmente opposte.
Siccome è vero che la SIAE non è una società pubblica, non è una società che vive di finanziamento pubblico, ma è una società che deve, secondo alcuni, o dovrebbe, secondo altri, tutelare gli autori e gli editori in questo Paese, è fondamentale quindi un lasso di tempo breve. Lei ha detto una cosa importante: che il gruppo dirigente della SIAE ha chiesto di essere audito dalle competenti Commissioni parlamentari. Questa è davvero una cosa importante, perché quello che non si può sviscerare, data la limitatezza dei tempi, oggi, lo si potrà fare alla presenza del Governo, perché l'organo vigilante della SIAE non è il Parlamento, è il Governo, lo si potrà fare nelle Commissioni parlamentari, però bisogna arrivare ad una definizione della cosa, perché o sono vere le cose che ha scritto il Corriere della Sera o sono vere le cose che ha scritto ieri Il Sole 24 Ore: due verità assieme non possono stare.

(Chiarimenti in merito a contenuti e modalità di applicazione della recente circolare del Ministero dell'interno in materia di servizio di protezione per i cosiddetti terzi e quarti livelli - n. 3-02014)

PRESIDENTE. L'onorevole Aniello Formisano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02014, concernente chiarimenti in merito a contenuti e modalità di applicazione della recente circolare del Ministero dell'interno in materia di servizio di protezione per i cosiddetti terzi e quarti livelli (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANIELLO FORMISANO. Signora Ministro, converrà con noi che vi era la necessità di porle questo quesito, per consentire almeno di spiegare agli italiani e al Parlamento perché vi è questa lacuna per quanto riguarda i terzi e i quarti livelli di protezione in relazione ad una sua circolare che è arrivata a prefetti e questori all'inizio di quest'anno. Peraltro sarebbe giusto farlo affinché tutti si rendano conto di cosa comporta questa modifica che per certi versi va in sintonia con le scelte programmatiche che questo Governo ha fatto in tema di riduzione della spesa pubblica, ma soprattutto per evitare che si possa dare una interpretazione strumentale.
Ho qui qualche quotidiano, uno per esempio di qualche giorno dopo la sua circolare, che faceva riferimento a cosa accadrà invece per scortati non dipendenti pubblici, come giornalisti o sindacalisti. Qui non vi sono certezze interpretative. Ovviamente capirà - e concludo, signor Presidente - che giornalisti o sindacalisti non meno di altri, se ne hanno bisogno, devono vedersi riconosciuta dallo Stato la possibilità di ottenere questo tipo di copertura.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Anna Maria Cancellieri, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, l'onorevole Formisano si richiama alle notizie diffuse nei giorni scorsi dalla stampa sul contenuto della mia circolare del 30 dicembre, con la quale sono stati razionalizzati i servizi di scorta e tutela. Fornisco quindi i chiarimenti e le precisazioni richiesti dallo stesso onorevole interrogante in merito ad alcune difficoltà interpretative sui contenuti e sulle modalità di applicazione del servizio di protezione, con particolare riferimento al terzo e quarto livello.
Con la circolare ho invitato i prefetti e questori, con il mio precedente decreto del 23 novembre 2011, che ha apportato alcuni correttivi alla attività della scorte, nella prospettiva di una razionalizzazione del loro uso e del contenimento dei costi. In particolare, il decreto è esteso anche al terzo e quarto livello. La previsione Pag. 6operativa è già in atto per i dispositivi del primo e secondo, in base a cui l'autovettura e il conducente abilitato alla guida del veicolo devono essere messi a disposizione dal destinatario della misura o dall'amministrazione, ente o istituzione pubblica o privata di appartenenza, con un effetto di un'omogeneizzazione del servizio. Solamente in caso di comprovata impossibilità, accertata tramite verifica del prefetto e ratifica dell'ufficio centrale interforze per la sicurezza personale, Ucis, l'autovettura ed il conducente sono resi disponibili per la forza di polizia che effettua il servizio.
Proprio il fatto di avere riorganizzato il servizio prevedendo il fattivo contributo dei soggetti destinatari della misura ha convinto dell'opportunità di attivare un meccanismo graduale e flessibile, evitando di indicare nella circolare una scadenza prefissata che valesse per tutti. Ne consegue che i prefetti, in sede di revisione periodica delle misure di protezione, dovranno via via procedere all'adeguamento dei dispositivi in atto, informando per la successiva ratifica l'Ucis.
Le modalità di attuazione delle misure di protezione personale, alla luce delle recenti modifiche, si applicano a tutti i destinatari delle misure, anche se non appartenenti a pubbliche amministrazioni.
Voglio anche ricordare che le misure di protezione sono adottate a seguito di un'approfondita valutazione della situazione personale di rischio in relazione a situazioni di pericolo e a minacce, potenziali o attuali. Questa valutazione si svolge ad un duplice livello: in sede locale, con la proposta del prefetto, sulla base delle risultanze della riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia e, in sede centrale, per le definitive determinazioni dell'Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale, istituito nel 2002, proprio per gestire il sistema di protezione delle persone esposte a particolari situazioni di rischio.

PRESIDENTE. La invito a concludere, Ministro.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. La periodica e sistematica verifica del grado di personale esposizione al rischio costituisce ulteriore garanzia dell'effettiva necessità del servizio di scorta. In tal senso, con la circolare richiamata, ho sensibilizzato l'autorità provinciale di pubblica sicurezza, ribadendo il principio che qualsiasi valutazione è rimessa, sempre e comunque, al prefetto, che resta la massima autorità responsabile per il buongoverno della sicurezza nella provincia.

PRESIDENTE. L'onorevole Aniello Formisano ha facoltà di replicare.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio perché, in qualche modo, qualche risposta arriva. Infatti, come dicevo prima, l'Italia dei Valori si preoccupa di fare in modo che questo Governo, verso il quale vi è la massima attenzione possibile, commetta il minor numero possibile di errori. La nostra è un'opposizione fattiva, propositiva, critica, ma tendente al miglioramento.
Il motivo per il quale abbiamo presentato questa interrogazione l'ho detto prima. Quello che ci sta a cuore - perché mi sembra che la sua risposta qualcosa dica, ma qualche altra cosa non la chiarisca definitivamente - è che possa evitarsi una situazione particolare.
Ho qui un quotidiano dell'11 gennaio che titola a sei colonne, che non è contraddetto, certamente e sicuramente, da quanto lei ha affermato qui in Aula. Tuttavia, se dovesse passare l'interpretazione di questo quotidiano, ci troveremmo in una situazione particolare per cui, oltre allo spread, al declassamento e al comandante Schettino, potrebbe accadere che la stampa internazionale possa riprendere - e io vorrei essere certo che così non sia per le cose che lei ci ha detto - ciò che titolava questo quotidiano a proposito di Saviano, il quale, ovviamente, non essendo pubblico dipendente potrebbe rientrare nella fattispecie. Il titolo era: «Saviano, adesso pagati la scorta». Signor Ministro, immagini se finissimo sulle pagine dei Pag. 7giornali di tutto il mondo per questa vicenda, che, sicuramente, non gioverebbe all'Italia, al di là di chi è pro tempore il Governo nel momento in cui ciò accade. Io mi auguro che da quanto lei ha detto in Aula sia evidentemente scongiurato il rischio che questo improvvido giornalista avanza, tuttavia, per quanto è possibile, richiamerei una sua particolare attenzione.
Va bene demandare, alla fine, al prefetto, che è in condizioni di capire e di valutare, ma va altrettanto bene che, con riferimento all'autorità centrale, proprio perché siamo in presenza di tante situazioni come quella di Saviano, non si debba minimamente correre il rischio che si possa pensare in Italia, o anche al di fuori dell'Italia, che per una circolare dai nobili fini - come il contenimento della spesa pubblica - possa venir fuori un atto abnorme, come quello che questo improvvido giornalista denuncia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Iniziative volte a garantire la corretta applicazione della normativa a tutela dei testimoni di giustizia, con particolare riferimento al caso dell'imprenditore Ignazio Cutrò - n. 3-02015)

PRESIDENTE. L'onorevole Granata ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02015, concernente iniziative volte a garantire la corretta applicazione della normativa a tutela dei testimoni di giustizia, con particolare riferimento al caso dell'imprenditore Ignazio Cutrò (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, signor Ministro, è il fortunato caso nel quale l'interrogazione a risposta immediata, lo so dalla sua attività, è preceduta dall'attività stessa del Ministro sulla fatto specifico. I fatti riguardano l'imprenditore dell'agrigentino Ignazio Cutrò, che ha coraggiosamente testimoniato contro le mafie presenti sul territorio e ha voluto testardamente continuare a fare l'imprenditore su quel territorio. Non vi è stata una piena applicazione delle normative vigenti, che prevedono anche la sospensione di eventuali debiti che l'impresa contrae in seguito alla mancata attività, forzata, certamente, da parte dell'imprenditore. C'è stato un intervento importante sulla Serit, che aveva notificato un'ipoteca e un pagamento per 85 mila euro allo stesso Cutrò, portandolo sostanzialmente al fallimento.
La sostanza della mia interrogazione è nella parte finale, una piena applicazione della normativa sui testimoni di giustizia che sono persone che rischiano per tutelare, difendere e sottolineare i valori dello Stato, non sono pentiti, ma molto spesso subiscono una non applicazione della norma, che diventa mortificante per il ruolo che hanno svolto. Conosco la sua sensibilità Signor Ministro, mi aspetto dal Governo una piena applicazione della normativa.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Anna Maria cancellieri, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, nei giorni scorsi sono apparse, sugli organi di stampa, notizie circa la mancata applicazione della legge sui testimoni di giustizia, con riferimento al caso dell'imprenditore agrigentino Ignazio Cutrò. Ad esso si richiama l'onorevole Granata con l'interrogazione a risposta immediata odierna, in merito al quale informo quest'Assemblea di aver già fornito i necessari chiarimenti con un comunicato stampa di lunedì scorso.
Riassumo, in estrema sintesi, i termini della questione. Il signor Cutrò, vittima di estorsione ha reso determinanti testimonianze in ambito processuale, consentendo la condanna di pericolosi esponenti della malavita organizzata locale. La sua situazione è seguita con particolare attenzione dal Ministero dell'interno che ha disposto, sin dal 2008, adeguate misure di tutela e di vigilanza per salvaguardare l'incolumità personale dei familiari dell'imprenditore. Pag. 8D'altra parte, il commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, ha disposto consistenti elargizioni per consentire, tra l'altro, la prosecuzione dell'attività imprenditoriale. Il signor Cutrò benefica anche di tutte le misure previste dalla legge sui testimoni di giustizia.
L'imprenditore, tuttavia, ha ancora recentemente manifestato alcune difficoltà in merito alla ripresa dell'attività lavorativa e alla propria situazione debitoria. Interessato dal prefetto di Agrigento, il direttore provinciale dell'INPS ha fornito ampia disponibilità al rilascio del documento di regolarità contributiva (DURC), necessario per svolgere l'attività di impresa, appena intervenga il pagamento della prima rata mensile, pari a 369 euro, del credito spettante allo stesso istituto, 22 mila 130 euro, con la possibilità di rateizzare l'importo dovuto. La commissione centrale per la definizione e l'applicazione delle speciali misure di protezione del Ministero dell'interno, nella riunione del 12 gennaio scorso ha esaminato la situazione del signor Cutrò, invitando il consulente tecnico incaricato a ricostruire la posizione debitoria dell'imprenditore. In relazione, poi, alla difficoltà di corrispondere le somme indicate nelle cartelle esattoriali, la stessa commissione centrale ha disposto l'audizione dell'interessato per la prossima riunione prevista per il 25 gennaio, al fine di individuare possibili interventi oltre a quelli già disposti dall'amministrazione.
Aggiungo, tuttavia, che occorre tener conto delle provvidenze già adottate e di quelle che saranno successivamente corrisposte, secondo il principio della alternatività degli interventi di competenza del commissario antiracket e quelli di competenza della commissione centrale. Credo di avere dimostrato in maniera esauriente che in questo, come in altri casi, da parte del Governo viene data piena e concreta attuazione alla normativa sulla protezione dei testimoni.

PRESIDENTE. L'onorevole Granata ha facoltà di replicare.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, forse in maniera un po' inedita avevo dichiarato preventivamente la mia soddisfazione per l'azione del Ministro e del Governo perché ero a conoscenza degli atti concretamente posti in essere, nella direzione esatta e corretta con cui il Ministro ha voluto informare il Parlamento e l'opinione pubblica, vista la particolare forma con cui si svolge questa modalità di interrogazione a risposta immediata con ripresa televisiva. Il mio intervento serve soprattutto a sottolineare una questione più generale, che lei ha colto nella parte finale del suo intervento. Non ho bisogno di ulteriormente ricordare, né sollecitare la sua riconosciuta sensibilità, perché il tema dei testimoni di giustizia è un tema su cui si gioca una partita importante di legalità; sono un presidio di legalità, non in una gerarchia delle fonti, perché personalmente non ho mai partecipato alle campagne denigratorie sui collaboratori di giustizia, che sono persone che svolgono un compito fondamentale per sgominare dall'interno le cosche mafiose, ma indiscutibilmente c'è una bella differenza tra un criminale pentito e un imprenditore che è stato vittima di estorsione o di pressioni mafiose e che si trova a pagare il prezzo del proprio coraggio.
Quindi, la valenza simbolica di tutti i testimoni di giustizia italiana sono certo che è in buone mani, cioè nelle sue, del Governo, con una rigorosa applicazione di una normativa lungimirante ed equilibrata, che deve ovviamente tener conto di ciò che è equo nella forma delle alternative con cui i vari organismi erogano i contributi che sono appunto previsti.
Quindi, dichiaro soddisfazione non soltanto per la vicenda di Cutrò, ma anche per una più generale e bene augurante piena applicazione della normativa sui testimoni di giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

Pag. 9

(Individuazione delle risorse necessarie per la realizzazione della tangenziale di Morbegno (Sondrio) - n. 3-02016)

PRESIDENTE. L'onorevole Crosio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-02016, concernente l'individuazione delle risorse necessarie per la realizzazione della tangenziale di Morbegno (Sondrio) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

JONNY CROSIO. Signor Presidente, interroghiamo il Ministro su questa importantissima opera - che è inserita nella «legge obiettivo», per cui è un'opera strategica per il Paese - individuata in Lombardia e in modo puntuale in provincia di Sondrio, in Valtellina, che è appunto l'accessibilità alla Valtellina.
Come lei saprà, signor Ministro, quest'opera è in esecuzione ovverosia il primo stralcio del primo lotto sarà terminato, rispettando in pieno il cronoprogramma, entro l'estate del 2012. Ora si tratta di avviare il cantiere del secondo stralcio del primo lotto, appunto la tangenziale di Morbegno.
Le carte sono a posto, tutte le procedure formali sono state soddisfatte, il territorio ha fatto la propria parte, mettendo a disposizione importantissime risorse - la regione Lombardia, i comuni e tutti gli enti coinvolti - per generare 416 milioni di euro di opere importantissime per tutta la Valtellina.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Crosio.

JONNY CROSIO. Il Governo deve mettere a disposizione 50 milioni di euro.
Chiediamo, signor Ministro, quando ci incontreremo nel CIPE e quando inizieranno i lavori.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, concordo con quanto è stato appena detto e vi leggo la nota che è stata predisposta sul tema.
La problematica relativa all'ammodernamento della strada statale n. 38 dello Stelvio è stata già oggetto di precedenti atti di sindacato ispettivo. Confermo che l'opera è inserita nel primo programma delle infrastrutture strategiche e che ad oggi sul progetto sono stati acquisiti i pareri favorevoli di tutti i soggetti competenti. Al riguardo, faccio presente che nell'ambito della seduta del CIPE tenutasi il 6 dicembre 2011 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, avvalendosi dell'articolo citato decreto-legge 32, comma 7, del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito dalla legge n. 111 del 2011 ha confermato la valenza prioritaria dell'intervento. In tal modo il nostro Ministero è riuscito a salvaguardare gli investimenti già programmati, che altrimenti sarebbero stati suscettibili di revoca ai sensi dell'articolo 32 della citata legge, che prevede il definanziamento delle opere non iniziate a tutto il 2010.
Come segnalato dall'onorevole interrogante attualmente, per la chiusura del quadro economico, mancano 50 milioni di euro. Il Ministero dell'economia e delle finanze ha però evidenziato che la richiesta di finanziamento dell'intervento a valere sulle risorse autorizzate dall'articolo 32, comma 1, del citato decreto-legge n. 98 del 2011, allo stato non può essere accolta in quanto ai fini dell'utilizzo delle risorse residue del fondo ivi previsto vanno considerate prioritariamente le esigenze connesse ai contratti di programma ANAS e Rete ferroviaria italiana, con particolare riguardo agli interventi di manutenzione straordinaria e sicurezza delle reti.
In ogni caso garantisco il mio e il nostro massimo impegno affinché il progetto definitivo dell'opera venga in tempi brevi approvato dal CIPE per poter finalmente e definitivamente procedere alla realizzazione della stessa, previo reperimento Pag. 10delle risorse necessarie. Anche noi diamo importanza, molta importanza, a quest'opera.

PRESIDENTE. L'onorevole Crosio ha facoltà di replicare.

JONNY CROSIO. Vede Ministro, non vorrei sembrarle supponente però le voglio ricordare una cosa. Noi stiamo parlando di un'opera che stranamente, nel nostro Paese, ha avuto la benedizione di tre Governi che si sono succeduti negli ultimi anni, cosa abbastanza inconsueta. Tutti hanno lavorato per questa importante opera, ma le dirò di più: i 78 comuni della provincia di Sondrio si sono autotassati per eseguire un'opera che dovrebbe eseguire lo Stato, generando oltre 40 milioni di euro per finanziare una strada - che dovrebbe fare lo Stato, dovrebbe fare ANAS - per poter finalmente arrivare a concludere questa importantissima opera per la Valtellina.
Siamo riusciti a fare veramente sintesi. Le dico, poi, in ordine politico - pur apprezzando il suo sforzo - che un Governo tecnico che riceve dalla politica quel poco che è riuscita di buono a generare in questi anni, con una grandissima condivisione da parte del territorio e delle forze politiche, non può non soddisfare questa richiesta.
La ringrazio del suo impegno, ma noi vogliamo i soldi e vogliamo fare questa opera. La gente vuole questo. Vi è stata una grandissima condivisione. Chiedere a 78 comuni di condividere e autotassarsi per oltre 40 milioni di euro è molto difficile. Questo vuol dire che la politica è riuscita a fare qualcosa di serio, ma anche gli enti locali hanno effettuato un grande sforzo.
Signor Ministro, l'opera è immediatamente cantierabile.
Ma le dirò di più: per rendere funzionale il primo lotto bisogna mettere in cantiere il secondo stralcio, altrimenti l'opera sarà incompiuta. Come stabilisce la «legge obiettivo», non è possibile, anche in ordine formale, non soddisfare questa richiesta.
Pertanto, noi la sproniamo e vigileremo affinché questo venga fatto perché il rischio, signor Ministro, è di perdere i soldi degli enti locali e di perdere i soldi messi a disposizione dalla regione Lombardia che, avendo solo trecento milioni di euro a disposizione per le infrastrutture di tutta la Lombardia, ne ha stanziati cinquanta per la Valtellina.
Pertanto, la esortiamo davvero. Grazie del suo impegno, ma vogliamo i soldi nel più breve tempo possibile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative per la revisione della procedura in corso per l'assegnazione delle frequenze televisive, anche al fine di assicurare il pluralismo dell'informazione - n. 3-02017)

PRESIDENTE. L'onorevole Meta ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gentiloni Silveri n. 3-02017, concernente iniziative per la revisione della procedura in corso per l'assegnazione delle frequenze televisive, anche al fine di assicurare il pluralismo dell'informazione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, signor Ministro, abbiamo apprezzato la presa di posizione da lei assunta a proposito dell'asta delle frequenze televisive. Oggi siamo qui a chiedere se il Governo riesce a tradurre questi orientamenti di massima in impegni concreti.
Le chiediamo di azzerare la procedura in corso del beauty contest e di poter bandire un'asta a rilanci competitivi per i diritti d'uso di una parte o di tutte le frequenze.
Questo glielo chiediamo perché si deve garantire un risarcimento agli operatori delle televisioni regionali e si deve garantire anche un maggiore pluralismo, tentando di limitare le rendite di posizione.
Tra l'altro, queste risorse, che potrebbero essere ricavate da un bando e da un'asta pubblica, potrebbero essere utilizzate Pag. 11per tantissimi fini. Siamo reduci da un'audizione con l'Autorità per le comunicazioni, con il professor Calabrò; un'audizione interessantissima, nella quale, appunto, emergono le esigenze di finanziare non solo la banda larga ma anche le reti di nuova generazione, per consentire l'accesso a imprese e cittadini oggi esclusi nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, la procedura di beauty contest è stata prevista, come è stato implicitamente affermato anche da lei, in un contesto economico e sociale molto diverso da quello attuale. Nel momento in cui il Governo sta chiedendo sacrifici ai cittadini ha, inoltre, il dovere di dimostrare di saper valorizzare al massimo le risorse dello Stato, specie dove tali risorse siano limitate e tali da costituire un potenziale strumento di crescita per il Paese.
Da ciò l'esigenza di una riconsiderazione seria ed approfondita, nell'interesse pubblico generale, sull'utilizzo delle frequenze messe a gara, anche al fine di valutare eventuali benefici economici per lo Stato derivanti dalla loro valorizzazione. Le frequenze hanno, infatti, un valore strategico, oltre che economico, che va attentamente ponderato.
Prima di avviare una procedura come quella indicata dall'onorevole interrogante, sarà necessario fare un'analisi seria e approfondita sulle possibilità di utilizzo, che sono varie, di tali frequenze, anche nella consapevolezza della scarsità delle risorse.
D'altronde, la stessa richiesta contenuta nell'ordine del giorno, presentato dall'onorevole Gentiloni alla Camera dei deputati e accolto dal Governo, suggeriva di procedere ad un'attenta e sollecita verifica degli effetti giuridici ed economici dell'adozione di un diverso processo di assegnazione delle frequenze. Tale verifica è stata già attivata e si sta concludendo.
Osservo che in questa materia occorre muoversi con la giusta attenzione, nella consapevolezza che il beauty contest si inserisce in un sistema complesso di autorizzazioni, di decisioni e accordi a livello europeo, che si sono consolidate.
A tal fine - e stiamo concludendo - ci stiamo confrontando con tutte le istituzioni coinvolte, in particolare con l'autorità di regolazione del settore e con la Commissione europea, tenuto conto della pendenza di una procedura di infrazione a carico dello Stato italiano.
È mia intenzione rendere partecipe il Consiglio dei ministri, già convocato per il 20 gennaio alle ore 9, sulle decisioni che propongo di assumere.
Chiedo pertanto la cortesia agli onorevoli interroganti e all'Assemblea di attendere tali imminenti determinazioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Gentiloni Silveri ha facoltà di replicare.

PAOLO GENTILONI SILVERI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro perché - al di là della scelta politica e dell'intenzione che il Governo ha manifestato già addirittura il 13 dicembre esprimendo un parere favorevole su quegli ordini del giorno, intenzione ribadita poi dal Ministro Passera sia nella trasmissione di Fabio Fazio, sia nel corso di diverse audizioni parlamentari - oggi capiamo dalle sue parole che questo lavoro di messa a punto e di riflessione è giunto a conclusione (se non ho male interpretato) e si concluderà con una sua proposta nel Consiglio dei ministri di dopodomani.
Credo che questo sia importante perché, al segnale politico che è stato dato al Paese - e cioè che, in queste condizioni, un beauty contest che regalava, peraltro più agli incumbent che a nuovi soggetti, frequenze del valore di circa 300 milioni ciascuna non poteva essere portato avanti - si associa un lavoro, che certamente non è facile, per vedere in che modo riorganizzare l'asta delle frequenze.
Aggiungo soltanto che la complessità di questo lavoro per la nuova asta, di cui Pag. 12capisco perfettamente le ragioni, non esclude il fatto che l'azzeramento della procedura in corso, ossia del beauty contest, sia in fondo un atto che il Governo può fare semplicemente annullando l'articolo 45 della legge n. 88 del 2009, la legge comunitaria, che prevedeva quella procedura, avendo poi naturalmente il tempo necessario per organizzare la nuova asta.
Però, questa discontinuità che noi apprezziamo penso che sia un elemento caratterizzante dell'azione di questo Governo.

(Misure urgenti a sostegno del settore dell'autotrasporto - n. 3-02018)

PRESIDENTE. L'onorevole Ciccanti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02018, concernente misure urgenti a sostegno del settore dell'autotrasporto (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, signor Ministro, con questa interrogazione vogliamo denunciare lo stato di agitazione delle categorie dell'autotrasporto. Tengo a precisare che in Sicilia si è bloccata tutta l'isola: il presidente del nostro gruppo in Senato, Gianpiero D'Alia, ha sottolineato l'urgenza di intervenire ed il gruppo dell'Unione di Centro qui alla Camera ha richiesto, anche attraverso il presidente del gruppo in Commissione, Mereu, l'audizione dell'Unatras per fare il punto della situazione.
L'interrogazione vuole fare il focus della situazione per evitare lo sciopero a seguito anche dell'incontro che si è tenuto l'11 gennaio scorso con il Viceministro Mario Ciaccia. I problemi aperti sono l'aumento del costo del gasolio, delle assicurazioni e delle autostrade. Di contro, abbiamo il rimborso delle autostrade che non c'è, il costo minimo di esercizio che non è definito, le sanzioni della committenza che non sono definite, i sostegni finanziari che non sono stati erogati benché approvati.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, il Governo intende riservare al settore dell'autotrasporto di merci per conto di terzi un'attenzione particolare, trattandosi di un settore vitale per il rilancio dell'economia del Paese, anche tenuto conto del fatto che l'80 per cento della nostra merce viaggia su gomma e che il settore ha particolarmente risentito della grave crisi economico-finanziaria degli ultimi anni.
In tale ottica, in vista dell'adozione dei provvedimenti per lo sviluppo e anche in relazione al fermo dell'autotrasporto proclamato da alcune associazioni di categoria, l'11 gennaio 2012, come ricordato da lei, presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti si è svolto un incontro con le associazioni del settore per fornire indicazioni sulle nostre iniziative dirette a risolvere i problemi evidenziati dalla categoria.
In primo luogo, il Governo, in relazione ai costi minimi di esercizio - articolo 83-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 - ha già accolto un ordine del giorno dal Parlamento in tal senso condividendo pienamente la necessità di riconoscere agli autotrasportatori la copertura dei costi incomprimibili della sicurezza. Inoltre, è stato già predisposto e sarà prossimamente sottoscritto il decreto interministeriale di riparto delle risorse - 400 milioni di euro - previste per il settore dalla legge di stabilita per il 2012 che non saranno soggette a riduzione. È altresì in via di conclusione il procedimento di emanazione del decreto che disciplina le procedure per l'applicazione delle sanzioni previste dall'articolo 83-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 concernenti la tutela della sicurezza stradale.
In relazione all'aumento del costo del gasolio - accise - sono stati accelerati rispetto agli anni scorsi gli adempimenti Pag. 13burocratici necessari per il rimborso 2011 delle accise e pertanto le imprese di autotrasporto possono già presentare domanda per procedere alla compensazione alla prima scadenza utile. È stata inoltre predisposta una norma volta a consentire dal 2012 il rimborso su base almeno trimestrale che sarà inserita in uno dei prossimi provvedimenti legislativi.
Circa l'aumento del costo delle assicurazioni il Governo è intervenuto presso l'associazione delle imprese assicuratrici per approfondire e porre rimedio alla situazione di aumento generalizzato dei premi assicurativi RC-auto ed ha effettuato una segnalazione all'Antitrust per attivare una verifica sull'eventuale esistenza di intese o di operazioni restrittive della concorrenza tra le compagnie di assicurazione. Al riguardo evidenzio che anche le nuove norme in materia di liberalizzazioni muovono nella direzione auspicata del contenimento dei costi assicurativi.
Infine, in relazione all'attuazione del regolamento (CE) n. 1071/2009 relativo alle condizioni da rispettare per l'esercizio dell'attività di trasportatore - accesso alla professione - il Governo è disponibile a riesaminare ed approfondire la questione dell'accesso alla professione anche mediante la presentazione di apposita norma all'interno di uno dei provvedimenti di prossima emanazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Ciccanti ha facoltà di replicare.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, mi ritengo soddisfatto dalle assicurazioni fornite dal Ministro, con qualche osservazione. Per quanto riguarda l'aumento del costo del gasolio per le accise, va bene l'accelerazione del rimborso 2011 con compensazione ma occorre una norma per il rimborso trimestrale dal 2012. Si tratta di capire dove e quando essa verrà fatta valere qui alla Camera.
Per quanto riguarda l'aumento del costo delle assicurazioni, va bene la verifica presso le compagnie di assicurazione da parte dell'Antitrust ma è da notare che non è vero che gli aumenti sono del 30-50 per cento come è stato detto in sede ministeriale, vi è una documentazione che attesta che ci sono stati aumenti che vanno dal 150 al 350 per cento.
Per quanto riguarda i costi minimi di esercizio - mi fa piacere che il Governo condivida - occorre rivedere l'articolo 83-bis richiamato, per applicare le sanzioni alla committenza che non si adegua almeno ai costi incomprimibili della sicurezza.
Per quanto riguarda l'accesso alla professione, va bene approfondire la questione ma occorre ripristinare la norma dell'abilitazione per i veicoli sopra i 15 quintali al posto del limite attuale dei 35 quintali, come avviene già in gran parte dei Paesi europei.
In merito al costo delle autostrade non ho ricevuto risposta però so bene che in sede di approvazione del decreto sulle liberalizzazioni verrà posta anche la questione relativa alle convenzioni con i gestori. In quell'occasione vorrò sollecitare a lei, signor Ministro, la necessità di rimborsare i pedaggi 2010-2011, considerato che i decreti «taglia spese» hanno tagliato circa 150-200 milioni di euro che erano stati assegnati alla categoria. Voglio sollecitare la necessità di erogare i contributi e le risorse finanziarie destinati all'autotrasporto per il 2011 per 400 milioni, già decisi dalla Camera in sede di legge di stabilità e gli stessi 400 milioni poi sono stati confermati per il 2012. Auspico che non vengano erogati dopo la chiusura dell'anno ma durante l'anno.

(Iniziative dirette a preservare le aree marine interessate da rischi di contaminazione ambientale derivanti dall'affondamento di navi - n. 3-02019)

PRESIDENTE. L'onorevole Buonfiglio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02019, concernente iniziative dirette a preservare le aree marine interessate da rischi di contaminazione ambientale derivanti dall'affondamento di navi (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

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ANTONIO BUONFIGLIO. Signor Presidente, signor Ministro, non mi dilungherò perché l'interrogazione coincide con l'informativa del signor Ministro che è stata calendarizzata per oggi. Con l'interrogazione, oltre a chiedere notizie riguardo all'avvenimento sul quale in questi giorni si è focalizzata l'attenzione, ci si voleva soffermare anche su tutte quelle attività consequenziali alle operazioni di salvataggio e di soccorso e di individuazione delle dinamiche dell'incidente e delle responsabilità. Ciò anche per un altro motivo: si è appreso dalla stampa che le attività di recupero e di bonifica sono state affidate ad una società che in Italia ha già operato nel famoso disastro della petroliera Haven nel 1991, disastro al quale peraltro sono conseguiti numerosi interventi di bonifica. Ad oggi, però, permangono ancora conseguenze negative.
Inoltre, qualche giorno prima dell'ultimo episodio della motonave Concordia, il 17 dicembre, più o meno sempre nella stessa zona, la motonave Venezia aveva perso in mare due semirimorchi, contenenti fusti di catalizzatori esausti, con la permanenza in fondo al mare di materiale che potrebbe determinare contaminazione.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Corrado Clini, ha facoltà di rispondere.

CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, abbiamo dunque due argomenti nella interrogazione.
Il primo riguarda la perdita di 198 bidoni, il 17 dicembre, durante il viaggio di una nave che andava da Augusta a Genova. Ci siamo attivati immediatamente e stiamo lavorando insieme con la Capitaneria di porto, da un lato, per accertare dove questi bidoni possano essere depositati in fondo al mare e, dall'altro, perché la compagnia titolare della nave, la Grimaldi Lines, agisca per le operazioni di recupero dei bidoni. Il 16 gennaio scorso si è svolta una riunione, che era programmata da tempo, presso la prefettura di Livorno, ed è stato chiesto alla compagnia di predisporre un piano per il recupero entro due giorni. Dunque, nella giornata di oggi avremo il programma degli interventi per il recupero.
In parallelo, l'ISPRA, l'Agenzia per la protezione dell'ambiente del Ministero dell'ambiente, sta lavorando per la valutazione dei rischi di tossicità, in particolare a carico della catena alimentare, in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità. La situazione è perciò in fase di monitoraggio ed abbiamo istituito a questo scopo una task force a Livorno presso la prefettura, alla quale partecipano il Ministero dell'ambiente, le agenzie del Ministero dell'ambiente, l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente e l'Istituto superiore di sanità.
Per quanto riguarda l'incidente all'isola del Giglio, di cui è nota la storia e anche la sequenza degli eventi, posso dire che il Ministero dell'ambiente ha attivato nelle ore immediatamente successive all'incidente un intervento finalizzato, da un lato, al monitoraggio della situazione e, dall'altro, al contenimento delle eventuali perdite di carburante.
Ora siamo impegnati per verificare il piano per lo svuotamento dei serbatoi che contengono 2.400 tonnellate di carburante, piano predisposto dalla compagnia secondo quanto previsto dalla legge ed affidato dalla compagnia ad una società internazionale di base in Olanda, specializzata in questo tipo di attività.

PRESIDENTE. L'onorevole Buonfiglio ha facoltà di replicare.

ANTONIO BUONFIGLIO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro della risposta, anche se attenderò naturalmente di ascoltare con attenzione l'informativa che il Ministro darà più compiutamente dopo sull'incidente della nave Costa Concordia.
Dalla risposta emergono comunque due cose, tant'è che l'interrogazione l'avevamo rivolta non solo al Ministro dell'ambiente, ma anche agli altri Ministri che hanno competenze che, in qualche modo, si intersecano con la materia. Infatti, da un Pag. 15lato ci risultava che la Capitaneria di porto, rispetto all'incidente del cargo Venezia, avesse dato informazioni ai pescatori, quindi a coloro che vivono professionalmente dell'attività del mare, solamente 17 giorni dopo, dall'altro, come ricordava il Ministro, per quello che riguarda le contaminazioni alimentari - almeno così ha detto il Ministro prima - vi è un raccordo tra l'Istituto superiore di sanità e l'ISPRA, quindi tra due enti, agenzie del Ministero dell'ambiente e della sanità, ma manca il coinvolgimento del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.
In realtà, noi chiediamo anche - magari avremo altre occasioni - di avere un'idea più generale sul monitoraggio dei nostri mari - era di qualche tempo fa il cosiddetto scoop sulle navi dei veleni, inabissatesi nei nostri mari - e, soprattutto, vorremmo chiedere anche se, magari, questo Governo vuole mettere in piedi una politica integrata del mare, che in qualche modo riguarda più Ministeri, da quello dello sviluppo economico, con la sezione delle infrastrutture, a quello delle politiche agricole, alimentari e forestali, a quello dell'ambiente, che possa dare voce ad una fonte del nostro sviluppo economico, che è l'economia del mare.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,10 con l'informativa urgente del Governo sulla vicenda del naufragio della nave Costa Concordia nei pressi dell'isola del Giglio.

La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Antonione, Bongiorno, Boniver, Brugger, Buttiglione, Cicchitto, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Galletti, Iannaccone, Jannone, Melchiorre, Migliavacca, Moffa, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Palumbo, Pescante, Pisicchio, Reguzzoni, Strizzolo e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sulla vicenda del naufragio della nave Costa Concordia nei pressi dell'isola del Giglio (ore 16,16).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulla vicenda del naufragio della nave Costa Concordia nei pressi dell'isola del Giglio.
Colleghi, il Ministro Clini ed il Ministro Passera daranno ora conto delle dinamiche che hanno condotto al tragico naufragio, delle operazioni di salvataggio e delle azioni intraprese per scongiurare i rischi di inquinamento dell'ambiente.
Onorevoli colleghi (si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea ed i membri del Governo), prima di dare loro la parola, a nome del Presidente della Camera e mio personale, ritengo doveroso esprimere, oltre all'apprezzamento nei confronti di tutti coloro che, a vario titolo, con coraggio e dedizione, hanno prestato la propria opera di soccorso, l'omaggio di questa Assemblea, e, attraverso essa, di tutto il Paese, alle vittime di questa immane tragedia, nonché la vicinanza ai loro familiari in questo momento di grande dolore. Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio).

Pag. 16

Per un richiamo al Regolamento (ore 16,17).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, lei mi perdonerà se intervengo per un richiamo all'articolo 115 del Regolamento. Il fatto a cui mi riferisco riguarda solo casualmente ed incidentalmente il Ministro Passera. Si tratta di un richiamo che faccio perché, non volendo entrare minimamente nelle questioni che riguardano problemi interni ai singoli partiti, ai singoli gruppi, mi sostanzio esclusivamente alla lettera del Regolamento.
Ieri il capogruppo della Lega Nord, l'onorevole Reguzzoni, ha annunciato la presentazione di una mozione di sfiducia individuale nei confronti del Ministro Passera. Signor Presidente, come lei sa, il comma 3 dell'articolo 115 stabilisce chiaramente che questa facoltà è consentita soltanto se si raccoglie la firma di almeno un decimo dei componenti dell'Assemblea, nella fattispecie 630. Apprendiamo dalle agenzie - e questo è comprensibile - che, non avendo la Lega Nord 63 deputati, ma neanche 60, non avrebbe potuto presentare la mozione di sfiducia. Quindi è ricorsa, come è legittimo che sia, ai movimenti e ad alcuni deputati del sud che hanno portato alla sottoscrizione di 63 firme.
Essendo il numero di firme «sul filo del rasoio», il mio richiamo al Regolamento è affinché la Presidenza vigili sulla questione, come, tra l'altro, stabilisce l'ultimo comma del citato articolo 115, che lo impone alla Presidenza stessa. Quando apprendo dalle agenzie che alcuni deputati della Lega Nord non erano neanche a conoscenza di cosa vi fosse scritto e dichiarano pubblicamente - mi riferisco, in particolare, ad un collega intervenuto questa mattina in una trasmissione televisiva - che non hanno mai sottoscritto questa mozione, è del tutto evidente, signor Presidente, che la Presidenza ha il dovere e l'obbligo di verificare a questo punto, firma per firma, se effettivamente il numero di deputati necessario affinché sia presentata la mozione di sfiducia vi sia e che ciascuna firma sia stata sottoscritta effettivamente attraverso la volontà di ogni deputato e non, magari, d'ufficio.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, naturalmente la Presidenza, oltre a prendere atto di ciò che lei ha detto, si farà carico di sottoporre la questione agli uffici competenti ai fini dell'approfondimento nel senso da lei richiesto.

Si riprende la discussione (ore 16,19).

PRESIDENTE. Passiamo dunque allo svolgimento dell'informativa urgente.
Dopo l'intervento del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Interventi dei rappresentanti del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, siamo qui a relazionare su un evento tragico, frutto di errori umani gravissimi e di non rispetto di molte norme. L'inchiesta che abbiamo immediatamente attivato ci permetterà di capire poi tutti i dettagli ma è chiaro che stiamo parlando di una fattispecie di questo tipo.
Come Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in strettissimo contatto con il Ministero dell'ambiente, che, a sua volta, è Pag. 17direttamente intervenuto, abbiamo seguito tutte le fasi di questo evento, soprattutto attraverso le Capitanerie che, come sapete, hanno svolto un ruolo «pivotale» nell'intera opera dei soccorsi. L'unica soddisfazione, se si può parlare di soddisfazione in un caso di questo genere, è la buona anzi ottima prova dimostrata da tutte le strutture di tutti i Ministeri e di tutte le strutture dello Stato centrale e locale. Quello che mi fa piacere sottolineare è la collaborazione stretta - come spesso succede in questi casi, e certamente in questo caso è successo - tra le strutture di tutti i Ministeri. Sarà il Ministro Clini a dirvi il suo vissuto anche diretto di quello che è successo e di cosa intendiamo fare. Poi chiederei al Viceministro Ciaccia, che ha seguito direttamente e personalmente ora per ora la situazione, relazionandomene continuamente, di entrare nel merito degli aspetti che maggiormente riguardano il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Un ultimo punto che mi sento di affrontare è l'impegno che intendo assumere nei vostri confronti affinché da questo triste evento, dove pure tanti meccanismi hanno dimostrato di funzionare, si possano individuare, se mai ce ne saranno, ulteriori aree di miglioramento e ulteriori interventi, sia normativi che organizzativi, per rendere ancora più difficile che eventi di questo genere possano ripetersi. Con Corrado Clini abbiamo fatto tutto insieme, per cui lascio a lui il compito di dirvi come sono andate le cose davvero.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Corrado Clini.

CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, non credo sia necessario richiamare i dettagli dell'evento. Vorrei soffermarmi sulla situazione attuale e sui rischi connessi all'incidente per l'ambiente, oltre che relazionare molto brevemente sulle iniziative già intraprese e su quelle che sono attese nelle prossime ore.
Innanzitutto vorrei ricordare che la nave si trova adagiata sul fianco di dritta, su un fondale roccioso e in prossimità di una scarpata che porta una batimetria di 50-90 metri, con il rischio concreto che future mareggiate possano determinare l'inabissamento della nave e, cosa ancora più grave, danni strutturali a porzioni della nave, con conseguenze potenzialmente dannose per l'ambiente. La nave ha una stazza di 114.500 tonnellate, 290 metri di lunghezza, 35,5 metri di larghezza e 52 metri di altezza. Si tratta dunque di una nave importante, che ha a bordo 2.280 metri cubi di combustibile e 42 metri cubi di olio lubrificante: sostanzialmente circa 2.400 tonnellate sono stivate nei serbatoi della nave.
Il combustibile e l'olio lubrificante sono necessari non solo per la propulsione della nave ma anche per produrre energia elettrica e per gli altri fabbisogni di bordo. Va osservato che 2 mila 400 tonnellate corrispondono al quantitativo trasportato come carico da una oil tanker di piccole dimensioni, e questo per mettere in evidenza che per quanto questa nave non sia una nave petroliera - come è stato ricordato da molti che hanno in parte cercato di minimizzare questo evento - le dimensioni del carico, portato a bordo, di idrocarburi e di oli sono tali da assimilarla ad una piccola nave porta petrolio. Voglio anche ricordare che nell'ultimo decennio la maggior parte degli incidenti che hanno avuto effetti gravi sull'ambiente marino e sulle coste sono a carico non di navi petroliere ma di navi passeggeri o mercantili caratterizzate dall'elevata quantità di combustibile a bordo.
Ora il rischio ambientale connesso all'incidente è legato prevalentemente alla possibilità che ci possa essere perdita di carburante anche solo parziale. Il rischio è determinato dal fatto che il carburante ha caratteristiche di persistenza e tossicità a lungo termine in ambiente marino, e questo vuol dire che il rischio di fronte al quale ci troviamo non è tanto quello semplicemente della contaminazione - per così dire - estetica, ma soprattutto di effetti determinati dalla natura chimico-fisica del combustibile stesso, senza dimenticare che a bordo sono presenti accumulatori Pag. 18elettrici che in sé contengono materiale che potrebbe avere anche altissima tossicità.
Questa è la regione per la quale il Ministero dell'ambiente, appena poche ore dopo dall'evento, ha mobilitato i mezzi per la protezione del mare finalizzati in particolare a contenere eventuali perdite dalla nave, in particolare di carburante e di liquidi pericolosi. Stiamo monitorando costantemente la situazione avendo presente due elementi che rappresentano i fattori limitanti per un'azione di contenimento del rischio. Il primo è rappresentato dalle condizioni meteo-climatiche. Attualmente ancora le condizioni meteo-climatiche consentono di governare le operazioni a bordo della nave senza compromettere la possibilità di svuotare i serbatoi del carburante in essi stoccato, ma un'evoluzione delle condizioni meteo-climatiche potrebbe determinare lo spostamento e l'affondamento della nave in profondità, e non abbiamo possibilità di prevedere né quali potrebbero essere i danni a carico della nave né conseguentemente i danni a carico dell'ambiente. Questo dà anche il senso dell'urgenza delle operazioni.
Il secondo fattore limitante per gli interventi di prevenzione e di contenimento è rappresentato dall'esigenza di completare le operazioni ancora in corso per la ricerca di eventuali superstiti.
Ed è evidente che non è possibile avviare lo svuotamento dei serbatoi fino a quando queste operazioni non saranno concluse perché lo svuotamento potrebbe determinare uno spostamento della nave e, di conseguenza, compromettere tutte le operazioni. Abbiamo operato insieme con il Dipartimento della protezione civile, con il reparto ambientale marittimo del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con la capitaneria di porto, con i vigili del fuoco, con i carabinieri e con la collaborazione della regione Toscana, in modo tale da acquisire tutte le informazioni utili per programmare gli interventi e, nello stesso tempo, abbiamo provveduto a diffidare la compagnia ad effettuare rapidamente tutte le operazioni necessarie per la messa in sicurezza della nave. A questo proposito la compagnia ha consegnato ieri, nel corso di una riunione presso la prefettura di Grosseto, il piano degli interventi per lo svuotamento dei serbatoi che contengono il carburante. Il piano è complesso perché richiede un intervento su oltre quindici serbatoi e un preriscaldamento del carburante depositato. Infatti, si tratta di un carburante molto denso e la temperatura del mare comporta il rischio di un progressivo consolidamento del carburante stesso e, perciò, per poterlo estrarre è necessario preriscaldarlo. Queste operazioni, se non ci saranno inconvenienti e incidenti, dovrebbero durare almeno due settimane. Abbiamo di fronte, dunque, un tempo relativamente lungo e le operazioni in un tempo relativamente lungo, come ho detto prima, saranno molto condizionate dalle condizioni meteo-climatiche. In contemporanea alle operazioni, perciò, si sta cercando di capire quali sono le misure idonee per poter tenere la nave nella condizione di equilibrio precario nella quale si trova attualmente.
E per ultimo voglio ricordare che è stata avviata la procedura per la dichiarazione dello stato di emergenza da parte del Dipartimento della protezione civile; la dichiarazione dello stato di emergenza è necessaria per consentire di realizzare, in tempi brevi e con procedure semplificate, tutte le azioni necessarie per contenere gli effetti dell'incidente. Dall'altro lato, stiamo valutando la possibilità di adottare misure per la prevenzione dei rischi derivanti dal traffico di queste navi in aree sensibili ed esposte a rischio di danno ambientale. A questo proposito, richiamo la legge n. 51 del 2011 che, all'articolo 5, prevede che i Ministri dei trasporti e dell'ambiente possano adottare misure finalizzate alla regolazione del traffico navale nelle aree ambientalmente sensibili e, dall'altro lato, voglio anche ricordare che è possibile, nell'ambito delle leggi attualmente in vigore, anche promuovere accordi di collaborazione volontari con le imprese che gestiscono le navi da crociera per un'autoregolamentazione del traffico in maniera tale che questo sia sostenibile dal punto di Pag. 19vista ambientale, avendo chiaro che quello che è avvenuto mette in evidenza che una consuetudine tollerata, ma non sostenibile, ha avuto gli effetti che abbiamo tutti sotto gli occhi e che perciò queste consuetudini non possono più essere tollerate.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, Mario Ciaccia.

MARIO CIACCIA, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, sono qui a riferirvi di una tragedia che è compito mio ripercorrere puntualmente nelle sue fasi. Quindi non me ne vorrete se in qualche passaggio ripeterò quanto già detto in sintesi dal Ministro Passera e più nel particolare con riferimento alle attività svolte dal Ministro Clini con il quale, peraltro, come già sottolineato, agiamo in perfetta sinergia. Tuttavia ritengo doveroso contestualizzare i gravi fatti che sono avvenuti ripercorrendoli in tutte le loro fasi.
Nella tarda serata del 13 gennaio 2012, alle 22,06, la capitaneria di porto di Livorno ha ricevuto da parte dei carabinieri di Prato una segnalazione che a bordo della nave Costa Concordia vi erano problemi. Qualche minuto dopo, il comando della stessa nave, contattato dalla sala operativa della direzione marittima di Livorno, segnalava alla capitaneria un black out a bordo senza tuttavia richiedere alcuna assistenza, mentre solo alle 22,26 lo stesso comando della nave riferiva di avere una falla sul lato sinistro dello scafo e chiedeva l'assistenza di un rimorchiatore.
Per questo la sala operativa della direzione marittima di Livorno assumeva il coordinamento delle operazioni di soccorso e disponeva l'invio immediato in zona di motovedette della guardia costiera dell'ufficio circondariale marittimo di Porto Santo Stefano oltre al dirottamento di varie unità mercantili.
Ricevuta tempestivamente questa informativa, fin dai primi momenti, mi sono tenuto in diretto contatto con gli uffici operativi sia telefonicamente che con report continuamente aggiornati, che vi risparmio nel loro dettaglio, al fine di conoscere quella che era l'esatta portata dell'evento e quindi essere nella condizione di poter garantire tutti gli interventi necessari.
Nel prosieguo delle operazioni i competenti reparti della capitaneria di porto hanno quindi disposto l'invio di ulteriori unità di soccorso della guardia costiera stessa, una da Portoferraio, due da Civitavecchia, una da Fiumicino e due da Olbia insieme a un rimorchiatore da Piombino e due da Civitavecchia, senza omettere tuttavia di dire che dalla base aerea di Sarzana venivano fatti decollare in configurazione di ricerca e soccorso tre elicotteri della guardia costiera nonché mezzi aerei dei vigili del fuoco, dell'Aeronautica militare, guardia di finanza, Marina militare, Corpo forestale.
Alle 22,48 si chiedeva al comando di bordo se fosse stato dato dal comandante della nave l'ordine di abbandono, ma veniva riferito che se ne stava valutando l'opportunità.
La sala operativa della direzione marittima di Livorno in relazione proprio alla gravità della situazione rappresentata insisteva con il bordo affinché questo facesse conoscere la propria determinazione in merito e solo alle 22,58 il bordo comunicava di aver dato l'ordine di abbandono della nave. Pertanto veniva informata la sala operativa della prefettura di Grosseto perché venissero attivate tutte le procedure di accoglienza dei naufraghi che cominciavano a raggiungere il porto dell'Isola del Giglio con le scialuppe di bordo verso le 24,10.
Alle 24,34, dopo vari e vani tentativi, si riusciva finalmente a comunicare con il comandante della nave che riferiva di trovarsi a bordo di una scialuppa sul lato dritto con altri ufficiali, mentre risultavano ancora presenti a bordo centinaia di persone.
La sala operativa pertanto ricontattava il comandante della nave ordinandogli perentoriamente che congiuntamente al suo chief officer dovevano risalire immediatamente a bordo per coordinare lo sbarco dei passeggeri ancora rimasti sulla nave. Pag. 20
Nonostante i ripetuti precedenti inviti, il comandante Schettino, ricontattato all'1,46 del mattino, riferiva di non essere a bordo della nave (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

MARIO CIACCIA, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Nuovamente, quindi, si reiterava allo stesso comandante l'ordine di risalire per fare immediatamente il resoconto della situazione di bordo.
Alle 4,20 del mattino le unità presenti sul posto comunicavano che la nave Concordia risultava incagliata, stabile sul fianco dritto e con le eliche emerse. In assenza del comandante, continuava comunque lo sbarco dei passeggeri ancora presenti a bordo. Alle 6,20 lo sbarco delle persone individuate dai soccorritori era terminato. Per questa tragedia, per questo sinistro, sono state impiegate dalla capitaneria di porto - autorità che, desidero sottolinearlo, è stata coordinatrice delle operazioni di soccorso - otto motovedette della guardia costiera, due motovedette della guardia di finanza, di cui una già presente in area per servizi di istituto, due motovedette dei carabinieri, una motovedetta della polizia di Stato, una motovedetta dei vigili del fuoco, tre rimorchiatori e tre supply vessel, destinati anche a fronteggiare l'eventuale inquinamento a cui faceva ancora cenno poc'anzi il Ministro Clini.
Inoltre, per motivi precauzionali, venivano dirottate sul posto due navi passeggeri ed una nave cisterna. Nelle operazioni di evacuazione nonché di ricerca di eventuali naufraghi sono stati inoltre impiegati tre elicotteri della guardia costiera, due elicotteri della Marina militare, un elicottero dell'Aeronautica militare ed un elicottero della guardia di finanza. Quindi, terminato il recupero dei naufraghi subito individuati - quelli che era possibile individuare e che sono stati la maggioranza, come sappiamo - la nave è stata sottoposta ad un'ispezione accurata ad opera di un nucleo dei vigili del fuoco, da un ufficiale addetto alla sicurezza della nave e da un aerosoccorritore della guardia costiera. Successivamente è arrivato sul posto del naufragio personale appartenente a tre nuclei sommozzatori della guardia costiera (San Benedetto del Tronto, Napoli e Genova), chiamati per iniziare le verifiche necessarie a pianificare i successivi interventi nei locali allagati. Il nucleo della guardia costiera ha recuperato la cosiddetta scatola nera e l'ha messa a disposizione dell'autorità giudiziaria. Nel frattempo, sotto il profilo amministrativo, il capo del dipartimento e comandante del porto di Livorno ha subito provveduto a diffidare l'armatore e a mettere in sicurezza la nave per evitare fuoriuscite proprio di quelle sostanze pericolose ed inquinanti di cui si è fatto anche cenno nella precedente relazione, anche attraverso il travaso del prodotto verso altre unità, con l'utilizzo di un cordone di panne galleggianti. Già dalla mattina del 14 gennaio, infatti, erano presenti nella zona e pronte ad operare tre unità navali antinquinamento, di cui due di grandi capacità, equipaggiate con oltre mille metri di panne, sia costiere sia d'altura. Queste unità devo dire che sono in grado non solo di provvedere alla totale circuizione della nave, ma possono anche aspirare l'eventuale prodotto sversato in mare. Nel contempo la società armatrice della nave Concordia ha approntato nel porto di Livorno due navi cisterna usate normalmente per il rifornimento delle navi per il travaso del prodotto che poteva essere eventualmente recuperato.
Ai sensi del codice della navigazione, l'ufficio circondariale marittimo di Porto Santo Stefano ha attivato un'inchiesta sommaria intanto, per accertare eventuali responsabilità da parte del bordo nella produzione del sinistro. A questa, come sapete, seguirà quella formale della direzione marittima di Livorno, senza contare che ai sensi del decreto legislativo n. 165 del 2011, che recepisce una direttiva dell'Unione europea in materia di sinistri, ho provveduto a disporre l'inchiesta tecnica ministeriale che, in ossequio a questa normativa in materia di sicurezza della navigazione, dovrà individuare le cause e Pag. 21le circostanze che rilevano sul piano tecnico in merito al verificarsi di questo sinistro, riscontri naturalmente che dovranno essere comunicati ai competenti organismi europei per l'adeguamento degli standard di sicurezza delle navi.
Le operazioni di salvataggio e le inchieste in corso hanno destato l'interesse della Commissione europea, particolarmente della direzione generale dei trasporti, che ha contattato il comando generale della capitaneria di porto per avere il quadro di situazione ed i relativi aggiornamenti. Questo interesse deriva anche dalla circostanza che il sinistro - di cui conosciamo molti dettagli ormai - si presenta come uno degli eventi che ha coinvolto il maggior numero di passeggeri nella storia della navigazione marittima.
A tale riguardo, mi preme evidenziare che anche l'Organizzazione marittima internazionale, nell'esprimere attraverso la voce del segretario generale il proprio apprezzamento per l'organizzazione dei soccorsi, in un contesto operativo oltremodo difficile tenuto conto dell'orario notturno e dell'elevatissimo numero di passeggeri, ha chiesto al nostro rappresentante di essere costantemente informata su tutti i futuri sviluppi della vicenda, con particolare riferimento all'inchiesta tecnico-nautica, che costituisce un prezioso ausilio per le azioni future dell'Organizzazione, la quale, com'è noto, sovrintende alla sicurezza internazionale del naviglio mercantile mondiale.
Pertanto, tenuto conto di questo apprezzamento e dell'attività che è stata costantemente seguita, non posso che associarmi al corale elogio rivolto verso tutte le forze - le nostre forze civili e militari - che hanno preso parte a questa grande operazione, ringraziare le popolazioni civili, che sono state splendide, in una situazione tragica come questa, e sottolineare, comunque, il grande operato della capitaneria di porto e dei suoi uomini, che hanno dimostrato capacità di assumere responsabilità e determinazione nelle scelte e nell'osservanza delle norme. Quindi, a questo riguardo, ritengo di dover rappresentare il mio intendimento di conferire un encomio solenne al capitano di fregata Gregorio De Falco del Corpo delle capitanerie di porto, che, nel corso delle operazioni, si è particolarmente distinto per l'impegno profuso (Applausi).
Nel corso del prosieguo delle operazioni di ricerca successive alla notte del sinistro, che vedono impegnati i nuclei subacquei della guardia costiera, dei vigili del fuoco e della Marina militare, sono stati rinvenuti tre superstiti, di cui due di nazionalità coreana ed un membro dell'equipaggio di nazionalità italiana.
Per altro profilo, come credo avrete appreso, l'autorità giudiziaria ha attivato l'azione penale, avvalendosi anche della guardia costiera per i rilevanti risvolti tecnici connaturati alle fasi investigative e, nell'ambito dell'attività di polizia giudiziaria, è stato eseguito il sequestro della nave e del sistema di registrazione dei dati di bordo, quella che dicevo prima, la cosiddetta e conosciuta scatola nera. Sotto la direzione della medesima autorità giudiziaria continuano gli atti investigativi delegati nonché l'interrogatorio del comandante della nave, attualmente sottoposto agli arresti domiciliari.
Inoltre, sono costantemente monitorate eventuali fuoriuscite di inquinanti dello scafo, in attesa che possano iniziare, come già annunciato dal Ministro Clini, le operazioni di svuotamento delle casse di combustibile e prodotti oleosi che, com'è stato precisato, ammontano a circa 2.400 tonnellate. Peraltro, il personale di una motovedetta della guardia costiera, dotata di sonar per i rilievi e lo studio dei fondali, ha eseguito un'ispezione dello scafo della motonave Costa Concordia, verificando anche lo stato dell'equilibrio della stessa. Preciso, quindi, che la nave è sbandata...

PRESIDENTE. Chiedo scusa. Colleghi, per cortesia, date la possibilità al Viceministro di terminare la relazione. Chi non è interessato, magari, può evitare di confabulare. Prego, signor Viceministro.

MARIO CIACCIA, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Confermo che la nave è sbandata di circa 90 gradi sul Pag. 22fianco destro e poggia su una specie - immaginiamolo - di gradino, oltre il quale, ad una distanza di circa 20 metri, inizia una scarpata profonda più di 50 metri. Comunque, la posizione della nave è costantemente monitorata anche con l'ausilio dei tecnici del comune e dei vigili del fuoco, che hanno messo a disposizione apposite apparecchiature per rilevare eventuali spostamenti della nave stessa.
Alle 12,06 del giorno 16, le ispezioni da parte dei sub all'interno della parte sommersa dello scafo sono state improvvisamente sospese e il personale di soccorso è stato evacuato in emergenza in quanto era stato registrato uno spostamento della nave dovuto all'aumentare del moto ondoso. Comunque, l'attività dei sommozzatori è ripresa alle 14,30 - quindi, poco più di due ore dopo - per cercare di individuare nuovi dispersi e per recuperare il corpo individuato nella mattinata. Attorno alle 17, l'elicottero ha comunicato di notare una leggera iridescenza intorno alla zona poppiera dello scafo, attribuibile presumibilmente alla fuoriuscita di carburante dal serbatoio di una scialuppa di salvataggio, dal lato dritto, schiacciata dal peso della nave.
La nave, comunque, è confinata con 150 metri di panne assorbenti di altura poste da proravia del fumaiolo verso poppa della nave, mentre 300 metri di panne pneumatiche di altura sono state posizionate a partire dalla poppa verso la prora della nave, all'esterno delle panne assorbenti, così da creare un doppio confinamento.
Nel mattino del giorno 17 sono proseguite le operazioni di ricerca con l'utilizzo di micro cariche esplosive al fine di consentire ai sommozzatori di aprire dei varchi nella nave e raggiungere più agevolmente aree non ancora ispezionate, perché inaccessibili.
Nonostante gli sforzi congiunti, al momento il bilancio del naufragio risulta, purtroppo, essere il seguente: su un totale di 4 mila 229 persone a bordo, compreso l'equipaggio, al momento ci sono 11 morti accertati mentre i dispersi, secondo fonti prefettizie, risultano essere 22, di diversa nazionalità. Queste notizie sono state assunte attraverso controlli incrociati tra la prefettura di Grosseto, la compagnia di navigazione, la Protezione civile e la guardia costiera. Nonostante gli stessi dati appaiano attendibili, va da sé che non si possono escludere eventuali ulteriori variazioni o margini di errore.
Personalmente, posso dirvi che ho seguito costantemente l'andamento delle operazioni, come ho già detto all'inizio della mia relazione, e sono stato in contatto continuo con le strutture operative competenti. Debbo anch'io registrare positivamente come i ministeri coinvolti abbiano agito sinergicamente nello svolgimento delle attività e questo è un fatto importante, apprezzabile, almeno per quanto riguarda l'attività del dicastero di cui, in parte, porto la responsabilità. Queste stesse strutture stanno continuando ad operare affinché le attività necessarie per il prosieguo delle operazioni si svolgano con assoluta efficacia e tempestività. Già ieri, infatti, si è tenuta una riunione tecnica in cui sono state esaminate le procedure di cui ha parlato il Ministro Clini relative alle modalità di trasferimento degli idrocarburi della nave.
Fortunatamente, le condizioni meteo marine in questi giorni sono state stazionarie con mare poco mosso. Devo dirvi però che nella giornata odierna è previsto un probabile peggioramento. In ogni caso, come già detto, il Ministro dell'ambiente, del territorio e del mare ha diffidato la società Costa dal presentare il piano che ha proposto, indicante le modalità con cui intende procedere al recupero dei carburanti. Lo ha già dettagliato il suddetto Ministro e non lo ripeto; peraltro, anche qui è in corso, come già detto sempre dal Ministro Clini, la deliberazione del Consiglio dei ministri per la dichiarazione dello stato di emergenza.

PRESIDENTE. Chiedo scusa onorevoli colleghi, converrete con me che c'è un rumore di sottofondo che è insopportabile e che non è possibile che si continui ad ascoltare la relazione del viceministro in questo modo. Se non si ferma tale brusio, Pag. 23ritengo di dover sospendere la seduta. Mi sembra che ciò non sia neanche corretto (Applausi).

MARIO CIACCIA, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti.
Signor presidente, mi avvio a concludere. Vorrei sottolineare e ribadire l'azione e l'impegno assicurato dall'amministrazione affinché le regole di condotta in mare siano improntate alla massima osservanza delle norme di sicurezza. Per rafforzare ulteriormente la prevenzione di possibili incidenti e monitorare i comportamenti in mare, stiamo valutando la possibilità di raccomandare rotte specifiche per il passaggio attraverso gli ambiti stretti dell'arcipelago toscano. In ogni caso, ci adopereremo e mi adopererò per adottare ogni misura di competenza del Ministero che consenta di garantire, sempre più, la sicurezza nella navigazione al fine di evitare, per il futuro, il ripetersi di eventi di questa tragica portata.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Valducci. Ne ha facoltà.

MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, ringrazio i tre componenti del Governo per le relazioni che abbiamo ascoltato. Innanzi tutto, a nome dell'intero gruppo del Popolo della Libertà, vogliamo sottolineare la nostra vicinanza a tutti i familiari delle vittime scomparse in questa drammatica tragedia (Applausi).
Una tragedia del mare che ritorna dopo 100 anni dalla tragedia del Titanic, dovuta sicuramente ha un gravissimo errore umano.
Tuttavia, frammisto a questo errore umano, c'è stata la forza, la capacità, la responsabilità di tantissimi componenti dell'equipaggio, ufficiali, sottufficiali, che erano alla guida di Costa Concordia e che hanno operato per salvare tantissime vite umane. Di alcuni di loro conosciamo i nomi, di moltissimi di loro no, ma a loro va il nostro riconoscimento per tutto quello che hanno fatto in quelle ore (Applausi).
Vorrei poi qui ringraziare, per il grande contributo che hanno dato al salvataggio di molte vite umane, i cittadini dell'isola del Giglio, la Capitaneria di porto, i vigili del fuoco, la Protezione civile attraverso l'associazione di volontariato della Misericordia, la Marina e tutte le altre forze sociali che hanno contribuito a far sì che questa tragedia, immane già per come si è verificata, non avesse un riporto ancora più alto e negativo di vite umane.
Siamo fortemente preoccupati oggi, e mi rivolgo soprattutto al Ministro Clini, dello stato di messa in sicurezza della Costa Concordia. Qui rivolgiamo un appello al Governo affinché non si facciano discorsi finanziari per mettere in sicurezza un patrimonio economico, turistico e ambientale che non possiamo mettere sullo stesso piano del risparmio di qualche centinaia di migliaia o milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Noi dobbiamo impiegare tutte le risorse che abbiamo, non ultime le navi a disposizione del Ministro dell'ambiente, per poter prevenire qualsiasi possibilità di sversamento di carburante; e questo lo diciamo anche perché fino ad oggi siamo stati fortunati con le condizioni climatiche, ma non è detto che continueremo ad esserlo e non possiamo legare alla fortuna la messa in sicurezza di un'area così importante, un'area che, lo ricordo, fa parte di quei 28 mila chilometri quadrati di aree protette di cui è ricco il nostro Paese, di cui sono ricche le nostre coste.
E poi non possiamo comunque rinunciare a quello che è il turismo crocieristico, sia per quello che è il turismo, sia per quella che è la nostra industria cantieristica. Allora è necessario rivedere alcune rotte. Faccio un appello soprattutto per quanto riguarda il caso di Venezia. Non è possibile, anche se è bello per chi partecipa ad una crociera, che questi transatlantici del mare passino dal bacino di San Marco. Fino ad ora è andata Pag. 24sempre bene, ma è necessario che non invadano e magari distruggano quella che è una perla mondiale della cultura internazionale, che peraltro noi stiamo difendendo attraverso la realizzazione del Mose, che è anche costato miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Quindi c'è la possibilità di far sì che milioni di turisti di tutto il mondo, attraverso le crociere, si fermino a Venezia e godano di quello che Venezia offre: basta fare il canale delle petroliere. Arriveranno allo stesso punto di attracco, faranno il giro con una gondola o con un traghetto o con un altro mezzo di quelli che sono frequenti e disponibili nella città di Venezia per vedere il bacino di San Marco. Penso che si tratti di un'iniziativa che noi dobbiamo mettere in atto da subito.
L'altra proposta riguarda la necessità di un doppio scafo: così come è già previsto a livello internazionale per le petroliere, deve esserlo anche per le navi da crociera. Sarà una direttiva internazionale ma è necessaria e fondamentale.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO VALDUCCI. Voglio concludere facendo un riferimento al rispetto delle regole. Se fossero state rispettate le regole esistenti per la salvaguardia delle nostre aree protette, non sarebbe avvenuta questa tragedia.
Mi auguro che non ci siano mai più «inchini» né all'isola del Giglio né a nessun'altra isola da parte di nessun comandante (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) perché penso che le vite umane, la nostra economia turistica, la nostra economia cantieristica, valgano molto più di qualsiasi «inchino» di qualsiasi comandante a qualsiasi nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sani. Ne ha facoltà.

LUCA SANI. Signor Presidente, è chiaro che siamo di fronte ad una tragedia che ha scosso e indignato l'opinione pubblica per le dimensioni, il numero di persone coinvolte, la dinamica e la condotta irresponsabile che l'ha provocata.
Ringrazio, perciò, il Governo per questa importante comunicazione alla Camera.
Rinnovo, a nome del Partito Democratico, il pensiero verso coloro che non ce l'hanno fatta e verso i loro familiari. Allo stesso tempo, rinnovo anche gli auguri di pronta guarigione ai feriti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Le cronache e le indagini stanno facendo luce su responsabilità sconvolgenti. Abbiamo assistito alla superficialità e al cinismo che si trasforma in crimine. Occorre, perciò, fare piena luce su questa intera vicenda. Le responsabilità del comandante sono evidenti e imperdonabili, ma altri aspetti richiedono di essere chiariti, come i tempi e i ritardi con cui è stato dato l'allarme, il funzionamento della macchina dei soccorsi a bordo, ad opera del personale che Costa crociere ha messo a disposizione, e che ha evidenziato molte carenze.
Occorre anche fare chiarezza sulla gestione o, se mi è consentito, sulla tolleranza nei confronti del traffico nei nostri mari. In questo caso si è evidenziata una pratica e una consuetudine - alcuni hanno parlato di una tradizione di avvicinamenti alla costa da parte delle navi da crociera - e quindi non si è trattato solo dell'episodio di questa volta. Sono stati registrate, solo all'isola del Giglio, almeno altre 52 occasioni in cui questo fatto è avvenuto. Viene, allora, da chiedersi perché questa pratica non è mai stata sanzionata, considerato che, come avviene spesso sulle nostre coste, basta che una piccola imbarcazione o natante si avvicini o si allontani più del dovuto dalla costa, che viene talvolta fermata e sanzionata. Ma ciò, in questo caso, non è avvenuto. Vi sono stati 52 episodi del genere di fronte all'isola del Giglio e non vi è mai stata una contestazione.
Eppure, la norma esiste. La richiamava questa mattina il collega Meta sulla stampa. Si tratta della legge n. 51 del 2001, che individua le forme di monitoraggio Pag. 25del traffico marittimo e anche le norme attraverso le quali le scatole nere devono essere consegnate, alla fine dei viaggi, e analizzate. Ma di tutto questo, nella vicenda in esame e in altre, non vi è traccia. Su questo occorre fare chiarezza, come occorre fare chiarezza, all'interno di questa Camera, sull'impianto normativo e capire se quello attualmente in vigore riguardo al traffico marittimo è soddisfacente o va ulteriormente implementato, al fine di evitare il ripetersi di queste tragedie.
Tra l'altro, tutto ciò è avvenuto in un tratto di mare di particolare pregio ambientale. Siamo nel Parco nazionale dell'arcipelago toscano, il più grande parco marino d'Europa, compreso, a sua volta, all'interno del santuario internazionale dei cetacei. In questo periodo, inoltre, quel Parco nazionale è stato interessato da ben due tragici episodi e per questo, appunto, dobbiamo riflettere se occorrono nuovi strumenti normativi. Siamo in un contesto, tra l'altro, in cui in alcune aree vige il divieto di balneazione, e questo non perché il mare sia inquinato, ma proprio a tutela del contesto ambientale. Come si può, dunque, conciliare il divieto di balneazione per la tutela ambientale con il passaggio delle navi da crociera?
Mi sia consentita, inoltre, una sola polemica rispetto a tutto quello che è accaduto. È incomprensibile il fatto che il sindaco dell'isola del Giglio abbia scritto al comandante della Costa per compiacersi dei passaggi di fronte all'isola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il sindaco sa benissimo e dovrebbe conoscere la vulnerabilità di quel contesto e i rischi ambientali che ne derivano.
Esprimo un ringraziamento al Governo - e vado rapidamente a concludere - per ciò che è stato fin qui fatto e per le attività che sono state programmate. Nello stesso tempo, è inutile dire che siamo molto preoccupati rispetto al quadro che ci ha rappresentato il Ministro, perché ci ha detto chiaramente che siamo di fronte ad una bomba ecologica per il Mar Tirreno. Per questo stimoliamo iniziative rapide e concrete, pur conoscendo la complessità degli interventi.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Sani.

LUCA SANI. Signor Presidente, concludo con un'affermazione; volevo dire altre cose, ma evito di farlo. Mi consenta di dire soltanto una cosa. È stato scritto: «In questa catastrofe è emerso il groviglio delle contraddizioni dell'essere umano». È vero: siamo di fronte ad uno spregiudicato comandante della nave, ma c'è anche il comandante della capitaneria di porto, De Falco, ci sono gli operatori, i carabinieri, i vigili del fuoco, la finanza, la Protezione civile, ci sono soprattutto i gigliesi, le famiglie che hanno aperto le loro case accogliendo i naufraghi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Bene ha fatto il Presidente Monti a proporre la medaglia al valore civile, perché questa è l'Italia, l'Italia non è Schettino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sani. Ha chiesto di parlare l'onorevole Chiappori. Ne ha facoltà.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, ringrazio il Governo che è venuto a informare su questa grande tragedia. Ritengo che anche il gruppo della Lega Nord si associa al dolore delle vittime, dopo di che esaminiamo i fatti come ci sono stati prospettati.
Vorrei in quest'Aula non parlare di comandante, come ci avete detto, perché i comandanti non sono quelli della Costa Concordia, i comandanti sono altri, sono quelli che non abbandonano le navi. Quindi, per definizione, quest'uomo non può essere definito comandante.
Noi vantiamo una tradizione storica - sopratutto della mia Liguria - dove è nata una nave Michelangelo, prima ancora un'Andrea Doria, poi una Raffaello e poi la Costa ha portato il suo nome nel mondo e nel campo crocieristico. Le navi Costa Pag. 26sono dei gioielli della Fincantieri, quindi è necessario esclusivamente un errore umano per far succedere quello che è successo. Non ci sono dubbi: purtroppo il vizio di alcuni comandanti di fare il salutino a qualcuno a terra e quindi di spingerli fuori rotta è una consuetudine che si deve fermare, è evidente che si deve fermare. Dobbiamo fare velocemente le operazioni per evitare che si possano creare i rischi ambientali, come avete detto voi, e mi domando come mai, ancora oggi, non sia stata ancorata questa nave e ci sia anche la possibilità che stia scivolando su fondali di 50 o 80 metri perché è su uno scalino.
Quindi, la domanda è: Perché non la ancoriamo molto di più? Nel momento in cui andrete a fare il recupero, che deve essere fatto subito, evitiamo le procedure, cerchiamo di capire anche con l'armatore, perché ci potrebbe essere anche la paura di perdere la nave e quindi di rallentare, perché togliendo via tutto quel carburante evidentemente si alleggerisce lo scafo e la nave potrebbe ancora di più scivolare, al di là che bisogna riscaldare e fare tutte le operazioni che avete detto. Dovete mettere in sicurezza la nave, inchiodandola nel posto in cui si trova. Non può scivolare, non potete permettervi di lasciarla andare giù! Ve le dico non in tono polemico: è un consiglio, è una verità, quella che gli uomini di mare come me conoscono: non c'è storia che tiene. Non possiamo pregare il buon Dio, che ci ha aiutato fino adesso e non ci ha portato il mare mosso oggi, o sperare nel domani e guardare i bollettini. Bisogna evidentemente agganciare la nave e togliere via il pericolo, che è quello del carburante. Le altre cose sono più lievi, perché una perdita del carburante di una scialuppa di salvataggio non fa disastro ecologico.
Vorrei ancora sottolineare che noi italiani siamo bravi e premetto prima come siamo bravi: abbiamo portato a terra - e nessuno lo dice, o meglio qualcuno lo dice e l'ha detto qui e ringrazio tutti coloro che l'hanno fatto - abbiamo praticamente sbarcato 5 mila persone. Va bene, gli 11 morti sono una tragedia e lo confermiamo anche noi, ma abbiamo fatto un'operazione incredibile. Non ricordate i naufragi nella Manica e nel Baltico di altre navi, hanno fatto dei disastri e nessuno ne ha mai parlato.
Noi oggi siamo qui a dare una impronta negativa a un popolo di mare come siamo noi, alle grandi Repubbliche marinare, a Colombo. Noi oggi siamo qui a dire che forse dovremmo andare ad affidarci all'Europa per fare le nuove procedure. Siamo noi che conosciamo questo mare e non possiamo certamente andare di nuovo in Europa a farci dire o a sentirci dire qualche volta quello che ci dicono e ci fa male (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Ma non si tratta di una contrapposizione con l'Europa. Evitiamo, perché sappiamo perfettamente come si costruiscono le navi, come bisogna farle navigare, sappiamo perfettamente che siamo un popolo grande, che ha fatto grande la marina. La marina forse ha dato suggerimenti agli altri, non solo a noi.
Quindi, una cortesia, vera. Velocità, evitate magari i tavoli, servono anche i tavoli di concertazione, ma evitate. Abbiamo bisogno di bloccare la nave, non lasciarla andar giù, eliminare il problema dell'inquinamento e tentare - anche in questo caso non so come mai non ci abbiano ancora pensato - di rappezzare, si dice esattamente così, e cominciare a pompare l'acqua e portarla in linea di galleggiamento, perché altrimenti rischiamo di lasciare la nave lì. Non ci sono dubbi.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Chiappori.

GIACOMO CHIAPPORI. ...queste operazioni non sono fantasticherie, pensando a incontri o non incontri. Guardate che non è il tempo degli incontri, ora è il tempo di quello che è stato fatto nelle ore immediatamente dopo, cioè da tutti, dalla gente: 5 mila persone che sbarcano, 11 morti e 28 dispersi.

Pag. 27

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 17,10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa interventi)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, prima di tutto voglio unire il cordoglio dell'intero gruppo UdC alle famiglie delle vittime e la nostra vicinanza alle famiglie dei dispersi. Ci auguriamo che, nonostante tempi lunghissimi, possano esserci ancora delle notizie positive. Grazie ai Ministri per la relazione che hanno illustrato, grazie agli abitanti dell'isola del Giglio e a tutti i soccorsi in generale. Voglio affermare proprio con poche parole questa nostra vicinanza perché qui vi è stato un evento che ci tocca sotto vari aspetti, perché vi è il fatto umano, già citato, che si unisce ad un fatto morale. La questione delle vittime ci deve toccare tutti, ma non ci deve far perdere lucidità dei giudizi perché vi è una questione etica, vi sono tante persone, tantissime, che in questo settore operano tutti i giorni rispettando le regole e rispettando ancora più le regole del buonsenso.
Vi è una questione, come ci ha spiegato il Ministro Clini, ambientale, una difesa di un territorio che è un patrimonio, è un patrimonio che va difeso con intelligenza. Noi entriamo troppe volte in questo tema dividendoci ideologicamente. Dobbiamo guardare avanti con intelligenza e questo può essere un evento che ci insegna. Vi è un fatto economico, i costi diretti, i danni, le vicende che adesso ci costeranno tanto per il recupero, le difficoltà, che sono tantissime, e tutti i costi indiretti. Vi è un patrimonio, che è il turismo di questo Paese, che viene intaccato da questo evento grave e luttuoso. È un turismo che, come avete letto, anche lo stesso ministro Gnudi stamattina lo ha spiegato, è stato ancora in crescita nei primi sette mesi dell'anno scorso, però noi dobbiamo lavorare per dare dei segnali. Guardate, questo evento ci può aiutare perché il sistema turismo comprende l'ambiente, comprende la sicurezza, comprende la possibilità di creare posti di lavoro dando certezze e facendo vedere che questo Paese è all'avanguardia.
Ho ascoltato con interesse la relazione, signor Ministro, signori Ministri, signor Viceministro, e come UdC vi siamo vicini negli interventi che dovrete approntare. Siamo pronti a dare tutto il sostegno necessario per essere rapidi, per essere incisivi e per costruire insieme un futuro credibile.
C'è una condanna da parte di tutti dei comportamenti irresponsabili delle singole persone, ma dobbiamo ricordare anche le singole persone che si sono comportate da eroi, lasciando il loro posto e lavorando per aiutare i superstiti. Ma abbiamo un problema, che è un problema grave, signori Ministri, quello delle regole. L'ha detto lei e ha parlato di consuetudini. Alla televisione in questi giorni abbiamo visto tantissimi passaggi, mai condannati, troppo vicini alle coste, anche da tante persone che oggi ci spiegano come si deve operare. Nessuno è mai intervenuto - speriamo che l'abbiano fatto e non ce ne siamo accorti - per stigmatizzare quello che non andava fatto. Anzi, voglio spezzare una lancia a difesa di Venezia: è un problema, ma forse è l'unico posto dove i passaggi sono perlomeno regolamentati e sono almeno controllati a vista.
C'è un problema, dicevamo, di distanza che se non sbaglio secondo il codice della navigazione dovrebbe essere disciplinata dai capi compartimento. Anche qui chiediamo un intervento più forte, perché gli organi di vigilanza, gli organi di controllo da oggi hanno il dovere di essere non dico Pag. 28rigorosi, ma rispettosi di quelle norme e di quel buon senso che noi chiediamo, tutti i giorni. Abbiamo bisogno di lavorare per dare una prospettiva vera a questo Paese. Non è che tutto il sistema della navigazione italiana può pagare. Ci sono delle regole che vanno introdotte. Anche qui un appello: non corriamo a introdurre tutte le regole restrittive possibili, ma cerchiamo di applicare con serietà le regole che sono vigenti, migliorando giorno per giorno quelle che non ci sono ancora, introducendo nuovi sistemi che tutti noi conosciamo, ma dei quali fino adesso siamo stati un po' latitanti nel chiedere l'immediata attuazione.
Questa tragedia - concludo, signor Presidente - è una tragedia che ci tocca, come dicevo prima, sotto tutti gli aspetti. Deve essere un monito per tutti noi, per una politica che deve assumersi la responsabilità non solo di legiferare, ma anche di controllare se le leggi vengono attuate. Abbiamo troppe leggi, anzi molte volte la politica, quando succede qualcosa, introduce nuove leggi, creando ancora più distonia tra chi deve adeguarsi e chi deve controllare. Noi chiediamo che da questa tragedia si impari qualcosa per evitare che altre tragedie ci ritrovino qui a discutere ancora (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, colleghi, sinceramente è difficile intervenire, sapendo che anche in queste ore sono in corso operazioni difficilissime di soccorso, perché c'è ancora la pur flebile speranza di trovare qualcuno che respira in quella prigione di ferro semisommersa.
Prima di tutto è doveroso, da parte mia e da parte del gruppo parlamentare Futuro e Libertà che rappresento, esprimere il più profondo e commosso cordoglio alle famiglie che hanno perso i loro cari ed il pensiero va anche a tutte le migliaia di persone che hanno vissuto questa incredibile tragedia del mare. È difficile anche non essere ripetitivi. Ognuno di noi ha visto, ha letto tutti gli approfondimenti che alla tragedia del mare sono stati dedicati. Abbiamo negli occhi, nelle orecchie voci che si rincorrono, ma siamo anche convinti che, senza essere banali, alcune parole vadano dette, anche se poi parleremo di regole, di tutela dell'ambiente. Quella nave semisommersa è purtroppo in qualche modo anche l'immagine di un'Italia in cui convivono due diverse Italie. C'è l'Italia degli eroi silenziosi, quelli che senza gradi si davano da fare a salvare la gente, a portarla, a proprio rischio e pericolo, fuori da quella bara galleggiante e donavano la propria vita e il proprio sudore, e poi ci sono magari quelli, pieni di gradi e di galloni, che invece sono l'emblema della categoria dei vigliacchi (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Infatti, va fatta una distinzione, che è prima di tutto morale, ed una riflessione profonda su quanto è accaduto. Esiste, purtroppo, un'Italia degli eroi, dei piccoli eroi, ed un'Italia di gente senza midollo, che non è capace di affrontare le responsabilità che quel grado ti impone di rispettare.
Da questa tragedia, senza dubbio, mentre ci interroghiamo ancora su quelli che potranno e potrebbero essere i danni ambientali, per esempio, ci sono già una serie di danni irreparabili, che riguardano la qualificazione e il valore del nostro Paese e della nostra Marina, per esempio; ne esce danneggiato seriamente il nostro sistema commerciale del turismo; per certi versi, indirettamente, anche la nostra industria navale; l'immagine della marineria italiana nel mondo. Certo, le indagini accerteranno le responsabilità, ma, ripeto, una serie di danni sono già stati provocati e sono, per certi versi, irreparabili. In questo scenario, che è sconcertante, perché dovuto alla violazione di norme e alla irresponsabilità folle, dobbiamo anche vedere l'Italia degli eroi, dicevo, e l'Italia che sa comunque rispondere. In fin dei conti, più di 4 mila persone sono state salvate e portate a terra da un sistema che è stato ineccepibile, sotto altri profili. Di questo vanno ringraziati i vigili del fuoco, la Pag. 29guardia di finanza, la guardia costiera, la Protezione civile, la Polizia di Stato, i carabinieri, i volontari, la splendida comunità del Giglio, perché, per davvero, l'avere portato in salvo il maggior numero di vite umane mai registrato nella storia dei sinistri avvenuti nei nostri mari dimostra anche che esiste comunque il sistema di un'Italia che funziona.
Pensate che, a proposito del valore che si porta dietro il sistema del mare in Italia, nel complesso dell'economia nazionale stimiamo che vi sia un valore consolidato di quasi 40 miliardi di euro, di esportazioni per circa il 50 per cento, e poi una serie di asset importanti: la leadership nella costruzione di navi passeggeri (su questo sarà giusto verificare, per esempio, l'ipotesi che, da ora in poi, dopo questa tragedia, si valuti se, come per le petroliere, sia necessario introdurre il doppio scafo); la leadership mondiale nella produzione di imbarcazioni; una delle flotte più giovani a livello mondiale; un patrimonio costiero di grandissimo valore: i nostri 8 mila chilometri di coste, le nostre aree protette. Dovremo certo verificare, a proposto di are protette - siamo nell'arcipelago delle isole toscane, che è una delle zone di maggior pregio ambientale per quanto riguarda il nostro Paese - se e come essere più rigorosi sulle rotte.
Mi è capitato di parlare con comandanti delle capitanerie di porto, con vecchi naviganti, che mi dicevano: «Non toglieteci il gusto del mare, perché la follia di uno non può mettere in discussione la capacità di mille, mille e mille, che invece fanno parte della nostra tradizione». Baudelaire diceva: «Uomo libero, tu amerai sempre il mare!».

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Menia.

ROBERTO MENIA. Con questo concludo: noi, di fronte a questa grande tragedia, dobbiamo comunque avere la capacità di amare il nostro mare, amare, perché è bello, le nostre tradizioni, saper distinguere tra ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, saper valorizzare quello che è il nostro patrimonio in termini ambientali e naturalistici, la tradizione italiana, e da questo, ripeto, una volta di più, riflettere sui concetti più alti, più nobili, cioè quell'Italia degli eroi che fa il suo dovere e quell'Italia che, invece, vorremmo cancellare (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Taddei. Ne ha facoltà.

VINCENZO TADDEI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Passera, il Ministro dell'ambiente Clini e il sottosegretario Ciaccia per le puntuali relazioni, in cui ci hanno offerto il quadro di una situazione che è ancora in itinere, tra l'altro. Anche su questo chiederei che nei prossimi giorni il Governo ci venga ulteriormente a relazionare, per avere una certezza sulle procedure di recupero degli ultimi superstiti, ma anche per avere finalmente un dato certo rispetto alla vicenda più complessiva che riguarda, innanzitutto, le vittime e i superstiti.
Anche noi, come gruppo Popolo e Territorio, diamo la nostra solidarietà alle loro famiglie rispetto ad un evento tragico che li ha interessati proprio in un momento in cui erano lì per trascorrere momenti di gioia e non certo di dolore.
Detto questo, rimangono gli effetti collaterali legati alle questioni ambientali. Ci auguriamo che nelle prossime ore, nei prossimi giorni, clima permettendo, si riesca ad intervenire in un'area, tra l'altro, estremamente delicata quale è quella dell'isola del Giglio, che è parco nazionale, una delle aree protette del nostro Paese e si possa, quindi, evitare un ulteriore danno di immagine - e non solo di immagine - al nostro territorio.
Contestualmente, abbiamo l'esigenza di tutelare la nostra storia, la storia di un Paese legata alla marineria, la storia di un Paese che, evidentemente, non può ricevere insegnamenti da parte di altri rispetto a questa questione. D'altro canto dobbiamo tutelare anche l'immagine complessiva del nostro Paese legata al turismo. Abbiamo l'esigenza di dimostrare fino in Pag. 30fondo che nel nostro Paese le regole vi sono e che vengono rispettate.
Ci auguriamo che anche la giustizia possa fare chiarezza rispetto a questo tragico evento dove qualcuno, evidentemente, ha sbagliato.
Vorrei anche sottolineare un dato preoccupante: a poche ore dal disastro ancora non siamo alla definizione complessiva della situazione, le prove non sono ancora certe e definite, il maggiore imputato rispetto a questa vicenda viene rimesso in libertà. Queste sono questioni che attengono alla giustizia nel nostro Paese, le conosciamo molto bene, una giustizia che usa «doppi pesi e doppie misure». Vorrei evidenziare che, nel momento in cui la vicenda non è ancora chiusa, non si può lasciare il maggiore imputato libero di muoversi e, quindi, di inquinare le prove.
D'altro canto, apprezziamo l'encomio fatto al comandante De Falco che ha dimostrato grande senso delle istituzioni e di appartenenza allo Stato, intervenendo con puntualità e coordinando, con gli altri corpi dello Stato, gli interventi primari di assistenza a queste persone.
Ci auguriamo che nelle prossime ore il Governo ci possa ulteriormente aggiornare anche rispetto ad un'altra vicenda che appare alquanto strana: la storia dei «codici d'onore», dei cosiddetti inchini che possono essere sì effettuati, ma che certamente non possono mettere in forse la vita delle persone che sono in crociera.
Credo che anche su questo vada fatta chiarezza anche, eventualmente, attraverso un rafforzamento ulteriore delle norme, in modo tale che si eviti quello che purtroppo accade e che, in altre occasioni, magari, non ha avuto effetti tragici, ma che oggi, purtroppo drammaticamente, ha avuto un effetto drammatico e tragico per quelle persone, per l'immagine del nostro Paese e per il nostro territorio.
Concludo dicendo che mi auguro che nei prossimi giorni, ripeto, il Governo possa relazionarci in modo tale che si possa realizzare, nel suo complesso, l'azione di intervento dello Stato a tutela del territorio e dell'immagine del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, quella della Costa Concordia è la drammatica metafora di un Paese arenato, che è finito sugli scogli, ma è anche una metafora della vita dove si incontrano ignavia e coraggio, dove, per anni, si è diffusa la letteratura sulla simbologia del naufragio.
Sappiamo dell'ignavia, sappiamo del coraggio, che non è di uno soltanto - penso all'opera dei soccorritori, penso ai volontari, penso alle forze dell'ordine, penso ai gigliesi - e mi rendo conto, signor Presidente, che siamo in una fase in cui vi sono più domande che risposte.
Però, mi sia permesso di dire ai rappresentanti del Governo, che non è un problema di maggioranza o di opposizione. Quando si arriva qui, oggi, si dà una prima informativa... magari, signor Presidente, se i Ministri potessero essere messi nelle condizioni di ascoltare chi parla...

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego! Lei ha ragione, onorevole Evangelisti, ma non so come posso fare...

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, magari invitando i miei colleghi a lasciare in pace i Ministri...

PRESIDENTE. Onorevole Fallica, la prego!

FABIO EVANGELISTI. Intendevo dire ai signori rappresentati del Governo che non è un problema di maggioranza o di opposizione. È un momento difficile e ci sono più domande che risposte. Spero che le risposte arriveranno all'interrogazione che personalmente ho presentato nei giorni scorsi e all'interpellanza urgente che svolgerà domani il mio collega, onorevole Pag. 31Palagiano, e che chiariranno le dinamiche, i tempi dei soccorsi e le responsabilità.
E, allora, all'interpellanza e all'interrogazione aggiungo altre domande che non hanno trovato finora soddisfazione. Possibile che tutto sia colpa di un solo uomo? Chi ha controllato il sistema radar? In un anno pare che ci siano stati 52 «inchini» in quel tratto di mare. Che fine ha fatto il super-radar, il vessel traffic services fermo dal 2009? C'è una risposta anche sui 320 milioni di euro per il mega appalto della Selex Finmeccanica per impianti non attivi? Anche queste sono domande che aspettano una risposta dai rappresentanti del Governo. Non è il momento, non è ora, però queste domande devono arrivare.
Richiamo, da questo punto di vista, anche quanto pubblicato da un giornale di grande tiratura che dice: Perché la Concordia è passata così vicina al Giglio? Come mai gli strumenti di bordo non hanno segnalato l'anomalia ed il pericolo? Perché non è partita la richiesta di soccorso? Il comandante Schettino era in condizioni psicofisiche di comandare la nave? Nessuna delle spiegazioni fin qui sentite e lette convince del tutto. Cosa facevano, per esempio, gli altri ufficiali di bordo? Com'è possibile che in una notte limpida, di luna, con il mare piatto, nessun membro dell'equipaggio si sia accorto della rotta di collisione con l'isola? Lo squarcio lungo lo scafo della nave fa pensare ad un disperato tentativo di evitare gli scogli con una brusca virata a destra, che ha esposto all'urto il lato poppiero sinistro. Solo Schettino doveva rendersi conto all'ultimo momento del pericolo?
Arriveranno queste risposte, spero. Lei però, signor Ministro dell'ambiente, ha già detto qualche cosa in una intervista ad un giornale, il Manifesto, dove ha ricordato i tagli delle risorse pubbliche a disposizione del Ministero dell'ambiente che hanno limitato la nostra capacità di risposta: questa è, insieme, una risposta e una denuncia a cui bisogna poi dare una risposta.
C'è da ripensare il turismo delle grandi navi: qualcuno ha citato Venezia. Insomma, sarà anche controllato quel traffico di mare, ma si passa a 100 metri dal Palazzo ducale e da San Marco. Voglio ricordare una lettera-appello di questi giorni: «L'opinione pubblica deve sapere che individuare nel comandante l'unico colpevole del disastro non serve a fare giustizia, ma al contrario può esser utilizzato dalla compagnia di navigazione per scaricare le proprie responsabilità, scaricando anche l'onere del risarcimento danni sul comandante». È una lettera di una giornalista, Serena Romano, che ha perso una sorella, Paola Romano, in un incidente sull'aliscafo Siremar Tirrenia di qualche anno fa, nel 2007, a Trapani, ma fa riferimento anche alla vicenda del Moby Prince sempre di Livorno.
Da ultimo, mi sia permesso di fare un'annotazione che fa tristezza e non vuole essere una polemica. In queste ore, ne parla Internazionale, si fa riferimento ad un naufragio che non fa notizia. Pare che ieri sia stato recuperato un gommone nel canale di Sicilia dove c'era un solo uomo, morto, a bordo. Non si ha notizia degli altri cinquantacinque che erano a bordo. Era un sogno che si consumava non su una nave grande e bella, ma il sogno di altri che si è consumato su una carretta del mare. Lo sappiamo, non ci piacciono le carrette del mare, sanno di povero; ci appassiona giustamente e ci interroga e ci indigna la tragedia della Costa Concordia, perché fa parte della nostra vita.
È una vicenda che potrebbe capitare a ciascuno di noi. Invece è fuori dal giardino la vicenda di una carretta del mare, anche se i bimbi morti a bordo sono molti e tutti avevano a casa una madre che non saprà mai darsi pace.
Ecco, signor Presidente, queste sono le considerazioni che il gruppo dell'Italia dei Valori ha voluto svolgere insieme al cordoglio per le undici vittime e per i ventidue dispersi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà per due minuti.

Pag. 32

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, desidero innanzitutto ringraziare i Ministri ed il Viceministro per l'esposizione puntuale ed onesta che ci hanno fatto. La tragedia che si è consumata davanti all'isola del Giglio ha scosso tutti noi. Esprimiamo il nostro sentito cordoglio ai familiari delle vittime e la più profonda solidarietà alle famiglie dei passeggeri dispersi.
In queste ore di pressanti interrogativi sulle responsabilità che hanno condotto al naufragio della nave Costa Concordia avvertiamo l'angoscia per le difficoltà crescenti che incontrano i soccorritori impegnati nelle operazioni di ricerca dei naufraghi. Crediamo che questa debba essere la priorità delle priorità, in queste ore, in questo momento.
Vogliamo, inoltre, soffermarci su altri due punti. Il primo riguarda la preoccupazione e la corsa contro il tempo per scongiurare un disastro ecologico la cui portata sarebbe devastante, non solo per l'isola del Giglio ma anche per tutto l'arcipelago toscano.
Confidiamo nelle rassicurazioni che il Ministro dell'ambiente ha voluto fornirci e nel suo impegno in queste ore.
L'altra questione che ci preme sottolineare riguarda la problematica che lei, Ministro Clini, ha a più riprese sollevato, cioè l'assurda e pericolosa prassi degli accostamenti delle navi a scopo turistico verso le nostre isole, i nostri arcipelaghi e le città d'arte. Ci sarà qualcosa da capire anche nel sistema dei controlli e delle stesse capitanerie di porto, se risultasse vero che questa procedura è estesa in tutta Italia; secondo alcuni organi di informazione si sarebbe verificata ben 52 volte in un solo anno davanti al Giglio.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 17,35)

DONATO RENATO MOSELLA. Quindi, anche solo attuando la legge n. 51 del 2001 si può fare molto per il controllo delle rotte, arrivando a prevenire tragedie che offendono la tradizione marinara italiana e ci espongono a pesanti censure dell'opinione pubblica internazionale.
Certo, ci sono stati gesti eroici, c'è stato un grande impegno delle forze dell'ordine e un grande impegno dei cittadini dell'isola del Giglio, ma questo non basta, non basta ad attutire l'indignazione che tutto il Paese deve avere di fronte a questa tragedia perché non si ripeta mai più.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà per due minuti.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, signor Ministro Clini, non c'è dubbio che, da parte nostra, c'è la totale fiducia nella sua persona, nelle competenze che lei ha, nell'amore per l'ambiente che l'ha portata a ricoprire questo ruolo importante, e che ci lascia tranquilli in ordine a tutto ciò che dovrà essere fatto per evitare ulteriori danni alla nostra Italia.
La stessa cosa non possiamo dire, signor Ministro, del resto del Governo, del suo Presidente. Questa grande nave che affonda ricorda, sì davvero, la nostra Italia, e c'è una parte di questa nave che sta già giù e ricorda molto il nostro sud, quella parte del Paese che stava a galla a stento, ma che dopo le manovre di questo Governo è andata a fondo.
Quello che sta accadendo sui nostri territori, la rivolta dei poveri, dei camionisti, dei tassisti, è un brutto segnale, è un brutto segnale che questo Governo non può trascurare. Il sud è una pentola a pressione. Se lo si spreme ancora io credo che questa pentola scoppierà. È l'ultima cosa che io mi auguro.
Io mi auguro, invece, che lei, signor Ministro, che so che ama anche il sud, l'attenzione che ha dato per quanto di sua competenza a questa parte del Paese, alla Calabria in particolare, la trasmetta ai suoi colleghi.
Faccia capire qual è la realtà; sicuramente una realtà che loro neanche conoscono. Faccia capire a questi signori che è tempo di dare una svolta che possa concorrere a far rinascere un territorio che è Pag. 33quasi morto (Applausi dei deputati del gruppo Misto - Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia - Commenti del deputato Fiano).

PRESIDENTE. Onorevole Fiano, la prego.
Si è così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Commemorazione dell'onorevole Maria Eletta Martini (ore 17,40).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea ed i membri del Governo).
Come sapete, lo scorso 29 dicembre è venuta a mancare, all'età di 89 anni, l'onorevole Maria Eletta Martini, componente della Camera dei deputati nella IV, V, VI, VII, VIII e X legislatura, senatrice della Repubblica nella IX legislatura. L'onorevole Martini è stata Vicepresidente della Camera nella VII e nell'VIII legislatura.
Nata a Lucca il 24 luglio 1922, partecipò giovanissima alla Resistenza per poi dedicarsi all'attività politica nelle file della Democrazia Cristiana di cui fu dirigente nazionale di spicco.
Nella sua lunga militanza politica e nella sua intensa e prestigiosa attività parlamentare si è sempre impegnata con profonda convinzione ed inesauribile passione civile per la tutela dei diritti umani delle fasce più deboli ed emarginate della popolazione, nonché per il miglioramento della condizione femminile.
Eletta alla Camera per la prima volta nel 1963 nelle liste della DC, nel corso della sua carriera parlamentare è stata componente della Commissione giustizia, di cui ha ricoperto anche l'incarico di segretario, della Commissione lavoro e previdenza sociale, della Commissione affari esteri, della Giunta delle elezioni, nonché presidente della Commissione di vigilanza sulla bioetica e della Commissione igiene e sanità pubblica, fino a ricoprire, come ricordato, l'incarico di Vicepresidente della Camera.
Anche in qualità di membro del Senato è stata componente di numerosi organi parlamentari, nonché vicepresidente della Commissione parlamentare sul fenomeno della mafia.
Tradizionalmente vicina alle posizioni del presidente Aldo Moro, nel suo impegno parlamentare e politico ha saputo interpretare i valori del cattolicesimo democratico attraverso un'intensa attività di tutela dei diritti civili facendosi promotrice o fornendo un prezioso apporto per l'approvazione di leggi fondamentali per la crescita della nostra società. Ad esempio, in qualità di relatrice di minoranza, contribuì alla redazione della legge sulla disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio e fu relatrice della riforma del diritto di famiglia e presidente della Commissione igiene e sanità in occasione dell'approvazione delle leggi sull'aborto e sull'istituzione del Servizio sanitario nazionale.
Fu, altresì, presentatrice di numerose proposte di legge tra le quali quelle in materia di consultori e di riconoscimento giuridico dell'obiezione di coscienza. Un ruolo decisivo ebbe poi per l'approvazione della legge recante norme per il sostegno degli enti che svolgono attività di volontariato, attività cui si dedicò anche personalmente e con grande generosità e impegno.
Con la morte di Maria Eletta Martini scompare una figura politica di grande rigore morale e di profonda coerenza ideale, la cui testimonianza nell'impegno civile e sociale resta esemplare.
La Presidenza ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Invito, pertanto, l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bindi. Ne ha facoltà.

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ROSY BINDI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, ricordiamo oggi una donna che, con la sua intelligenza ed il suo lavoro, la sua concezione della politica e della democrazia, ha testimoniato come si possa servire il proprio Paese soprattutto attraverso il lavoro parlamentare. Una testimonianza preziosa soprattutto in questi giorni, in questi tempi.
Sono grata al servizio biblioteca, che in pochi giorni ha voluto offrirci una prima sintesi dei discorsi e degli interventi dell'onorevole Martini, alla quale dovremmo poi dedicare, come credo ed auspico, uno dei tradizionali volumi nei quali raccogliamo le testimonianze delle persone che hanno lavorato di più al servizio del nostro Paese.
Maria Eletta Martini ha vissuto a testa alta tutte le fasi più intense e travagliate della nostra Repubblica e ha dato una prova, con il suo lungo impegno nelle istituzioni e nella politica, della fecondità della sua cultura, quella del cattolicesimo democratico. Ne è stata anzi un'interprete originale nella personalissima capacità di coniugare una fede autentica, sorretta da una ricca spiritualità interiore, peraltro mai esibita, e da una vera comunione ecclesiale, con le grandi responsabilità pubbliche che ha esercitato. Nel solco di quella educazione controcorrente ricevuta dal padre Ferdinando, esponente dell'Azione cattolica lucchese durante il fascismo e poi membro del CNL toscano per la DC, sindaco di Lucca, Maria Eletta aveva subito proprio la sua lezione di rinnovamento e di laicità che veniva dal Concilio Vaticano II anche grazie alla formazione, all'amicizia con i suoi amici vescovi, Monsignor Bartoletti e Monsignor Franceschi.
Da quel Concilio arrivava una nuova linfa e un nuovo slancio proprio per quella cultura che nel nostro Paese aveva dato vita prima con Sturzo e poi con De Gasperi alla presenza, matura e forte, della politica del cattolicesimo democratico. È stata orgogliosamente democristiana e morotea. Era donna di partito e di corrente: non lo nascondeva e non se ne vergognava. Rispettata da tutti, molto amata da molti, esigente con se stessa ma anche con le persone che stimava e sulle quali investiva. Fare politica ammoniva non è la stessa cosa che essere soci di un circolo culturale. Il dovere della politica - diceva - è di essere progettuale. Aveva un'idea seria della politica fatta di studio, competenze e conoscenze dei meccanismi del potere che non demonizzava ma padroneggiava con sobrietà e senso del limite. «Il dovere della politica - diceva - è di essere progettuale». Non bastano le virtù - diceva - e l'onestà dei singoli, premessa indispensabile ma non sufficiente. Conta la capacità di realizzare regole di convivenza e progetti condivisi. Conta fare le riforme necessarie e possibili per promuovere democrazia, dignità e diritti della persona anche, quello alla «felicità». Sapeva che il consenso è fondamentale ma - aggiungeva - non può essere perseguito a tutti i costi, con qualunque mezzo e con promesse irrealizzabili. Va invece costruito in un rapporto serio, veritiero e onesto con la realtà e con i cittadini. Così il consenso è specchio dell'efficacia della politica e della sua eticità. La presenza di tante persone comuni ai suoi funerali sono la dimostrazione di una politica così vissuta.
Come ha ricordato il Presidente, con Aldo Moro c'erano amicizia e condivisione profonde. A partire dal cuore della sfida morotea, quella della democrazia compiuta, che si consuma nell'arco di un terribile decennio, dal 1968 al 1978, quando Moro passa dall'isolamento alla guida del partito. All'orizzonte c'è la visione di una democrazia dell'alternanza come approdo di un sistema di politico-istituzionale finalmente sbloccato. Anche Maria Eletta, come Moro, concepisce questa fase come un processo dinamico in piena attuazione della Costituzione e di allargamento delle basi democratiche dello Stato in cui i partiti rivestano un ruolo insostituibile di raccordo tra istituzioni e società. Non a caso anche lei come Moro era convinta che il rafforzamento della democrazia non può essere affidato soltanto Pag. 35all'ingegneria istituzionale od elettorale ma richiede in primo luogo un profondo e autentico rinnovamento dei partiti chiamati a interpretare i bisogni e le attese dei cittadini, a capirne l'ansia del cambiamento e a guidarlo verso il futuro. A quel modo di fare politica, a quel progetto di democrazia soffocato dal martirio di Moro e da quello di altri suoi cari amici come Piersanti Mattarella, Vittorio Bachelet e Roberto Ruffilli, Maria Eletta è rimasta fedele negli anni difficili del logoramento e del declino della DC.
E senza nostalgie per il passato, ma con la fiducia ed il coraggio e con un forte senso etico, anche questi molto morotei, di innovare la politica, si è riconosciuta nel progetto di un nuovo centrosinistra, accompagnando la nascita de l'Ulivo e poi del Partito Democratico. Nella sua lunga militanza politica e parlamentare si è misurata con le grandi trasformazioni economiche, sociali, civili e culturali dell'Italia degli anni Sessanta e Settanta, con la domanda di giustizia e di nuovi diritti del mondo del lavoro, con il protagonismo dei giovani, delle donne, con i cambiamenti che investono la famiglia, il rapporto fra i sessi e le generazioni, in un Paese che sempre più si caratterizza per il suo pluralismo etico e culturale. In questo raccordo sta la forza del suo lavoro in Parlamento, che è stato qui ricordato dal Presidente: nuovo diritto di famiglia, Servizio sanitario nazionale, ma anche da relatrice di minoranza della legge sul divorzio o votando contro l'aborto ha sollecitato poi con le mozioni l'applicazione intera della legge n. 194 del 1978. Ha lasciato la sua impronta nelle nuove norme sulle adozioni internazionali, i consultori familiari e l'obiezione di coscienza al servizio militare.
Lo ha fatto esercitando la virtù della prudenza, che non è affatto furbizia, calcolo o peggio resa delle proprie convinzioni. Lo ha fatto sperimentando il travaglio «dei cristiani esigenti anche in politica», che conoscono lo scarto tra la tensione spirituale all'inveramento dei valori che la fede annuncia e la loro traduzione in azioni concrete, scelte legislative, governo di una realtà plurale e complessa. Si deve a lei, alla sua intelligenza nel cogliere le novità del tempo, alla sua pazienza nel mettere in relazione differenti sensibilità e percorsi culturali, la legittimazione pubblica di quello che definiva «il mondo della gratuità solidale».
È stata lei che ha individuato il tratto distintivo del volontariato appunto nella gratuità, che non voleva mai confuso neppure con il terzo settore o con l'impresa sociale. Voleva così salvaguardare l'identità del volontariato, che non si sostituisce alle istituzioni e che al tempo stesso, attraverso una corretta sussidiarietà, esprime la grandezza e la forza della società.
Affermava così una corretta sussidiarietà, in cui la politica crea le condizioni che permettono alle diverse realtà della società civile di svolgere i propri compiti, diversi e non sostitutivi da quelli dello Stato. Non sopportava l'idea di welfare residuale o compassionevole.
Ci lascia una grande lezione di amore per la politica e la democrazia. Ne avversava le forme elitarie e virtuali. Ho terminato, signor Presidente. Una grande lezione sulla centralità del Parlamento, centro della vita democratica, luogo del dialogo e del confronto, di paziente ricerca delle soluzioni migliori, dei punti di condivisione più alti, delle mediazioni più profonde e dell'esercizio mite del potere. In una stagione in cui forte è la suggestione di fare a meno dei partiti ed i politici appaiono irrilevanti, se non addirittura ostacolo al progresso ed alla crescita del Paese e sono sotto lo scacco dell'antipolitica, mi auguro che la dedizione di Maria Eletta Martini, la sua ansia riformatrice, la sua coerenza e la sua integrità siano da esempio a quanti anche oggi sono impegnati, con il cuore e con la mente, con onestà e sincerità, a restituire dignità ed autorevolezza alla politica, riaffermando la centralità del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Enzo Carra. Ne ha facoltà.

ENZO CARRA. Signor Presidente, Maria Eletta Martini è stata, per come la ricordiamo noi, una donna di grande fede religiosa e per questo anche non ha confuso mai la sua fede con la politica. È stata una donna di una grande umanità e - si capiva - di una grande e ricca spiritualità. Aveva a che fare, però, con un partito che non è mai stato clericale, ma è stato laico sul serio, e di questo partito Maria Eletta Martini ha sempre condiviso le grandi scelte, con il sorriso e l'understatement e così ha vissuto una stagione di grande crisi, di grande crisi di crescita però, e lo ha fatto con la responsabilità, alla fine, addirittura di tenere i rapporti fra la Democrazia Cristiana e il mondo cattolico. Pensate un po' che ossimoro poteva essere questo! Eppure l'ha fatto con rispetto reciproco, con rispetto reciproco delle organizzazioni a cui si rivolgeva, delle organizzazioni del mondo cattolico a cui si rivolgeva e con il rispetto assoluto dello Stato e dei partiti che ad esso concorrono nel sistema democratico. Ha trascorso, in ruoli sempre più significativi ed importanti, il passaggio d'epoca della nostra società, la stagione dei diritti, da riconoscere senza battaglie di retroguardia ma da capire. È stata quella l'Italia che ha fatto passi avanti nel rispetto tra culture, tra mondi, tra idee diverse del futuro.
È stata una donna che non dava lezioni e non impartiva scomuniche: ascoltava e dava esempio, e di questo la ringraziamo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico e Misto-Alleanza per l'Italia).

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare (ore 17,54).

PRESIDENTE. Comunico che l'onorevole Antonio Giuseppe Maria Verro, proclamato deputato in data 17 gennaio 2012, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Popolo della Libertà.

Modifica nella composizione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera in data 17 gennaio 2012, il deputato Calogero Mannino, iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha chiesto di aderire alla componente politica Repubblicani-Azionisti.
Il rappresentante di tale componente, con lettera in pari data, ha comunicato di aver accolto tale richiesta.

Sulle dimissioni del deputato Renato Cambursano (ore 17,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le dimissioni del deputato Renato Cambursano.
Comunico che, in data 21 dicembre 2011, è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera del deputato Renato Cambursano: «Caro Presidente, come lei ricorderà, venerdì 16 dicembre, sono intervenuto a titolo personale in dichiarazione di voto sia in occasione della richiesta di fiducia al Governo presieduto dal senatore professor Mario Monti, sia della manovra finanziaria ora all'esame del Senato della Repubblica.
In dissenso rispetto al Gruppo dell'Italia dei Valori, affermai che non potevo non dare il mio voto favorevole al Governo Monti, essendo questo l'unico Governo oggi possibile e anche l'unico in grado di tentare di tirarci fuori dal baratro economico e sociale in cui si trova la nostra amata Italia.
Sempre in dissenso rispetto al gruppo dell'Italia dei Valori, votai a favore della manovra finanziaria "lacrime e sangue", che definii una medicina amara, molto amara, ma anche l'unica messa a disposizione del nostro Paese, molto malato, dalla "farmacia politico-parlamentare" oggi "aperta".
Certo che altre "medicine" potevano e dovevano essere somministrate, infatti sia in Commissione bilancio che in Aula ne Pag. 37indicai una lunga serie: liberalizzazioni, asta pubblica sulle frequenze televisive, imposta sui grandi patrimoni - da mesi ho depositato una proposta di legge in tal senso -, Convenzione con la Svizzera per la tassazione secca dei capitali italiani ora nelle banche elvetiche, lotta alle "società di comodo", eccetera, ma la detta "farmacia" non ne aveva a disposizione.
Senza quelle misure, quella "medicina", il nostro Paese sarebbe oggi in default e a pagare il prezzo più alto sarebbero i più deboli, i lavoratori dipendenti ed i pensionati.
Sono queste le uniche ragioni che mi hanno portato ad assumere una decisione che mi ha fatto e mi fa molto soffrire, ma Renato Cambursano non se l'è sentita di anteporre gli interessi particolari (personali e/o di partito) pur legittimi, a quelli del Paese.
Per spiegare, all'interno del partito e del gruppo, la mia scelta ho usato questa immagine, che mi permetto di ripetere in questa mia lettera di addio alla Camera dei deputati: se mi trovo a camminare su un sentiero impervio di montagna e davanti a me uno sconosciuto mette male il piede e scivola verso il burrone ma, all'ultimo istante, riesce ad aggrapparsi ad una radice, che però sta cedendo sotto il peso di questo signore, il quale, non riuscendo a tirarsi su da solo, chiede "aiuto", cosa faccio io? Ho tre soluzioni possibili: la prima è quella di chi fa finta di non sentire e prosegue il suo cammino; la seconda è di fermarmi, ma constato che la massa corporea è piuttosto massiccia ed ormai le sue forze non lo reggono più, ne facilito la caduta per non farlo soffrire ulteriormente; la terza è quella di allungargli la mano per tirarlo su e salvargli la vita, pur mettendo a repentaglio la mia. Renato Cambursano non ha dubbi, è per questa soluzione. Le altre non le prende neppure in considerazione.
Fuori da metafora: quel malcapitato si chiama "Italia", ecco perché ho fatto quanto era nelle mie possibilità per non farla precipitare nel baratro.
Ci sono dei momenti nella vita di ognuno di noi nei quali occorre assumersi delle responsabilità aggiuntive, e questo per me era uno di quelli. Parlo di responsabilità civili, ancor prima che politiche e che queste sono assolutamente individuali e personali. Proprio per questo motivo, occorreva che ci si ponesse davanti allo specchio e si interrogasse così: "se il mio voto fosse determinante nel dare la fiducia al Governo Monti o nel negargliela, come mi comporterei?". Questa responsabilità me la sono assunta, ma, sapendo che questo mio comportamento sarebbe stato un "vulnus" nei confronti del mio gruppo parlamentare e del mio partito - l'Italia dei Valori, che mi ha candidato e fatto rieleggere in Parlamento -, sono a comunicarle che, da oggi, non sono più parte del gruppo dell'Italia dei Valori e che rassegno le mie dimissioni da deputato della Repubblica. La mia persona conta molto meno del mio Paese.
Caro Presidente, da italiano, l'augurio che faccio a tutti gli italiani, a lei e ai colleghi e, per suo tramite, ai membri del Governo ed in particolare al Presidente Monti, è che insieme si riesca ad uscire da questa pesante crisi, economica, sociale e, purtroppo, anche morale. Un caro saluto.
Firmato: Renato Cambursano».
Avverto che, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del Regolamento, la votazione sull'accettazione delle dimissioni del deputato Cambursano avrà luogo a scrutinio segreto mediante procedimento elettronico.
Passiamo, dunque, alla votazione delle dimissioni del deputato Renato Cambursano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intendo qui esprimere la stima e il rispetto, personale e del partito, verso l'onorevole Cambursano. Questa legge elettorale ha messo nelle mani dei segretari di partito la scelta, di fatto, dei parlamentari che possono venire in Parlamento a rappresentare gli italiani. Nelle scelte che ho fatto, alcune volte ho sbagliato, altre volte ho fatto bene; nello scegliere l'onorevole Pag. 38Cambursano a rappresentare l'Italia migliore in questo Parlamento, non ritengo di avere sbagliato e rifarei quel che ho fatto se dovessi essere chiamato a rifarlo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Per questa ragione, ritengo che il partito abbia fatto delle scelte, anche noi in modo molto sofferto, nei confronti del Governo Monti e le rifaremmo così come le abbiamo fatte, però intendiamo rispettare quelli di noi che la pensano diversamente da noi. Questa è una ricchezza se è fatta nel bene del Paese. Per questa ragione, annuncio il mio voto personale e il voto dell'Italia dei Valori affinché possa essere respinta la richiesta dell'onorevole Cambursano di lasciare il Parlamento, semplicemente perché non avrebbe rispettato le indicazioni di partito. Ha rispettato le indicazioni della sua coscienza e tanto ci basta (Applausi).

RENATO CAMBURSANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, sarà davvero molto breve perché le ragioni le ho esposte nella lettera che lei ha appena letto. Apprendo con grande piacere e con grande commozione le belle parole che il presidente Di Pietro ha usato nei miei confronti. Tuttavia, non sono venute meno le ragioni che mi hanno portato ad assumere questo mio atteggiamento, questa mia iniziativa e, quindi, confermo quelle ragioni e quelle motivazioni.
Ringrazio tutti i parlamentari, sia coloro che vorranno accettare le mie dimissioni, sia coloro che si esprimeranno, invece, nel respingerle. Una cosa è certa, credo che tutti noi, a prescindere dalle scelte sui singoli provvedimenti, lo abbiamo dimostrato in questi mesi e dovremo dimostrarlo soprattutto nelle prossime settimane, abbiamo sicuramente in evidenza un unico obiettivo: il bene di questa Italia che sta faticando. Signor Presidente, aggiungo solo che non parteciperò personalmente al voto, essendo questo sulla mia persona (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, onorevole Cambursano, per quanto riguarda il gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo lei resterà in quest'Aula perché voteremo nel senso di respingere le sue dimissioni per un semplice motivo: noi riteniamo che, ancora, quest'Aula abbia più bisogno di lei, di quanto lei abbia bisogno di quest'Aula. Ciò, innanzitutto, per un primo motivo molto semplice di tipo morale e umano: abbiamo apprezzato, e siamo contenti che anche Di Pietro lo abbia appena fatto, il modo che lei ha scelto, modo di sensibilità formale e sostanziale di chi è pronto ed era pronto a rinunciare alla sua carica in nome delle sue idee.
Ciò anche per aver rifiutato la demagogia che, alle volte, corre anche tra i nostri banchi e per aver votato una manovra che, come lei stesso ha detto nella sua lettera, è decisiva per la salvezza dell'Italia. Ma anche per un motivo politico: a noi sembra che lei, dalle sue dichiarazioni e anche per quanto ci siamo potuti dire, abbia chiaro che nella politica italiano nulla può rimanere più come prima, che questo è uno dei tornanti della storia in cui la politica italiana deve saper guardare con lungimiranza e con coraggio al futuro sapendo che, appunto, tutto deve cambiare. Succede nella storia e questo è uno di quei momenti e poiché non voglio parlare a lungo le faccio solo un esempio, poi concludo.
Noi in questa Seconda Repubblica abbiamo usato per schieramenti e partiti la parola «contenitore» lasciando un po' sullo sfondo il problema dell'identità, dei valori, dei progetti e i risultati però si sono visti. Bisogna tornare a parlare di partiti e di schieramenti come comunità di valori e di progetti non come contenitori. È una differenza di grande conto per come si Pag. 39agisce nella politica: nel primo caso si agisce spesso per convenienza, nel secondo caso si agisce solo ed esclusivamente per convinzione. Noi riteniamo che proprio in merito a questa svolta che la politica italiana deve avere deve costruirsi anche un nuovo sistema elettorale politico. Il suo gesto e le sue parole aiutano ad andare in questa direzione e per questo noi le siamo grati e per questo riteniamo che debba restare con noi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, vorrei esprimere nei confronti del collega Cambursano una grande considerazione e stima per il gesto che ha voluto compiere, un gesto che, come componenti di Alleanza per l'Italia ovviamente riterremo di non accogliere. Pertanto noi voteremo contro le sue dimissioni non senza però aver effettuato una sottolineatura molto breve.
Intanto, seppure all'interno di un sistema elettorale che tutti abbiamo criticato e che è oggetto, onorevole Presidente, dell'attenzione di tutte le forze politiche per una revisione in senso più vicino al rapporto con il consenso popolare, noi tutti in quest'Aula siamo coperti da una specifica previsione costituzionale, l'articolo 67. Esso ci rende liberi dal vincolo di mandato dunque le scelte, le determinazioni, gli orientamenti che ognuno di noi va ad assumere nella direzione di un provvedimento piuttosto che sul giudizio complessivo dell'attività di Governo stanno tutti dentro questa libera scelta che noi compiamo in nome e per conto della nazione e non certamente per il dante causa costruttore delle liste del Partito.
La seconda sottolineatura, e concludo (e lo ripeto: vorrei che tutti i colleghi in quest'Aula, così come correttamente ha fatto, e voglio dargliene atto, il Presidente Di Pietro scelgano di non accogliere le dimissioni dell'onorevole Cambursano confermando la sua presenza fra di noi) è che da questo gesto viene fuori, ove mai ce ne fosse di bisogno, la grandissima urgenza della riforma elettorale.
Bisogna adoperarsi affinché questa Camera, che mi sembra particolarmente legittimata a farlo, cominci da subito a lavorare su questo tema importante.

PRESIDENTE. Prima di procedere vi prego di rivolgere un saluto all'onorevole Jonas Donizette, Presidente della Commissione sport e turismo della Camera dei deputati brasiliana, che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, il gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo esprimerà voto contrario sulle dimissioni dell'onorevole Cambursano.
Personalmente, ho avuto modo di apprezzare il rigore morale e il comportamento esemplare dell'onorevole Cambursano in un'intera legislatura al Senato. Le motivazioni per cui l'onorevole Cambursano vorrebbe dimettersi dalla carica gli fanno onore. Pertanto, il gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo voterà per respingere le stesse.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, vi sono due articoli della Costituzione che rilevano nella discussione sollevata dalla lettera del collega Cambursano. Si tratta, in primo luogo, dell'articolo 49 della Costituzione, dove si fa menzione dei partiti e del ruolo che essi hanno nella determinazione della vita nazionale; in secondo luogo, dell'articolo 67 della Costituzione, il quale afferma testualmente che i parlamentari rappresentano la nazione senza vincolo di mandato.
I costituenti, che sapevano che cosa scrivevano, dunque non davano ai partiti la totale, come potrei dire, disponibilità delle decisioni e dei comportamenti dei loro aderenti. Se un parlamentare sentiva, Pag. 40per ragioni di coscienza, che sono quelle che ha illustrato l'onorevole Cambursano, di dover prendere le distanze dalle decisioni del suo partito, la Costituzione tutelava queste scelte.
Ho molto apprezzato le parole serie dell'onorevole Di Pietro, che ha chiesto a questa Camera di votare contro. Ma dobbiamo esprimere voto contrario sulle dimissioni dell'onorevole Cambursano per difendere il valore dell'articolo 67 della Costituzione, che è un presidio essenziale della libertà dei parlamentari. Questa è la ragione per cui esprimerò voto contrario sulle dimissioni dell'onorevole Cambursano.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulle dimissioni del deputato Cambursano.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ho visto. Non c'è fretta. L'onorevole Casini ha votato. Onorevole Fiano, ha votato? Ha votato. Da questa parte i colleghi hanno votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 498
Votanti 495
Astenuti 3
Maggioranza 248
Voti favorevoli 109
Voti contrari 386

(La Camera respinge - Applausi - Vedi votazioni).

Inversione dell'ordine del giorno (ore 18,15).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ovviamente ho fatto solo una consultazione informale. Credo che potrebbero non esservi obiezioni se anticipassimo il punto 5 dell'ordine del giorno, cioè la ratifica, prima del seguito della discussione delle mozioni che riguardano la Libia.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che non vi sono obiezioni alla richiesta dell'onorevole Giachetti di inversione dell'ordine del giorno e, pertanto, non vi è la necessità di dare la parola ad un oratore a favore e ad uno contro.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di riconoscimento degli studi, titoli e diplomi di istruzione media, diversificata e professionale per il proseguimento degli studi di istruzione superiore, tra i Governi della Repubblica italiana e della Repubblica Bolivariana del Venezuela, sottoscritto a Caracas il 27 luglio 2007 (A.C. 4792-A) (ore 18,16).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di riconoscimento degli studi, titoli e diplomi di istruzione media, diversificata e professionale per il proseguimento degli studi di istruzione superiore, tra i Governi della Repubblica italiana e della Repubblica Bolivariana del Venezuela, sottoscritto a Caracas il 27 luglio 2007.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 4792-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto, altresì, che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente. Pag. 41
Il relatore, onorevole Malgieri, ha facoltà di svolgere la relazione.

GENNARO MALGIERI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'accordo al nostro esame mira a venire incontro alle legittime esigenze nutrite dalla nostra comunità residente in Venezuela, sanando la carenza di una disciplina bilaterale del riconoscimento degli studi dei titoli e dei diplomi di livello medio per il proseguimento degli studi di livello superiore in Italia ed in Venezuela.
Attualmente i diplomi conseguiti presso i nostri istituti in Venezuela non ricevono alcun riconoscimento legale da parte delle autorità venezuelane, acuendo il rischio di una diminuzione delle iscrizioni presso queste istituzioni scolastiche e a detrimento, quindi, della diffusione della lingua italiana in un Paese che conta circa un milione di oriundi. Il presente accordo è inteso a consentire agli studenti che ottengano il diploma superiore nelle scuole italiane, incluse quelle esistenti in Venezuela, di iscriversi negli atenei venezuelani senza prove integrative da sostenere ad esclusione di un esame di lingua spagnola. Agli studenti con il titolo di baccelliere (11 anni), rilasciato dagli istituti venezuelani che aspirano a continuare gli studi presso gli atenei italiani è richiesta la frequenza di un anno aggiuntivo presso le istituzioni scolastiche italo-venezuelane o presso gli atenei venezuelani, risultando in tal modo esonerati dalla prova di conoscenza della lingua italiana. Gli studenti in possesso di un diploma delle scuole tecniche venezuelane (12 anni) non devono frequentare l'anno aggiuntivo, ma sostengono la prova di conoscenza linguistica.
Si fa salva in questo provvedimento l'autonomia didattica degli atenei poiché l'accordo si limita a riconoscere i titoli che consentono l'accesso alle prove d'ingresso delle istituzioni universitarie dei due Paesi, senza che ciò comporti l'obbligatorietà dell'ammissione dei candidati.
L'articolo 9 dell'accordo prevede inoltre - ed è molto importante - l'istituzione di una Commissione composta da due rappresentanti dei Ministeri dell'istruzione dei rispettivi Paesi e da un rappresentante scelto di comune accordo tra le parti, che coordini la Commissione nelle attività di informazione, di valutazione e di controllo dei risultati dell'accordo.
Per quanto attiene agli oneri da porre a carico del bilancio dello Stato - come documentato dalla relazione tecnica allegata al provvedimento - essi ammontano a 5.100 euro annui alterni a decorrere dal 2012, anno in cui la Commissione si riunirà in Venezuela.
L'intesa, che è già stata ratificata dal Governo di Caracas, risponde alle aspettative di rafforzamento della collaborazione culturale, scientifica e tecnologica con un Paese chiave del subcontinente latinoamericano, fortemente segnato dalla storica presenza di una vivace e qualificata comunità di connazionali, dedita prevalentemente alle attività economico-commerciali, industriali ed alle libere professioni.
Ricordo infatti che attualmente la collettività italiana è la più consistente in America latina, dopo quella del Brasile e dell'Argentina, con circa 200 mila connazionali residenti anche se solo 115 mila risultano iscritti all'anagrafe consolare.
Data l'importanza del provvedimento, auspico che la Camera l'approvi nella seduta odierna.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 18,20)

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, parlerò pochissimo così accontenterò l'Assemblea e questo mio intervento varrà anche come dichiarazione di voto.
Noi, signor Presidente, voteremo a favore di questo provvedimento che riguarda la ratifica di un accordo siglato nel 2007 tra l'Italia e il Venezuela in merito all'equipollenza dei diplomi di istruzione media. Il provvedimento ci sembra giusto Pag. 42soprattutto per la comunità italiana così numerosamente presente nel Venezuela. Tuttavia, vogliamo sottolineare e in questo senso accendere l'attenzione anche sull'ipotesi in cui si facciano accordi così importanti tra due Stati, laddove ci siano problemi che riguardano la democrazia.
Io penso che laddove si fanno queste intese è bene chiedere all'altro Stato una contropartita e, in questo caso, nel caso del Venezuela, voglio ricordare che la contropartita non può che essere quella dei diritti umani, Presidente. Infatti, nel Venezuela, ancora oggi, secondo quanto denunciato da Amnesty International, vi sono una serie di eventi in cui si verifica la riduzione della libertà per i giornalisti, vi sono giornalisti che vengono assassinati e perseguitati, che sono chiusi in carcere.
Quindi, dico che va benissimo votare certamente un accordo così importante, ma facciamo presente che il Governo del Venezuela, con cui noi sigliamo questo Accordo, è un Governo sostenuto da un dittatore che riduce la democrazia, che persegue la libertà dei giornalisti, che persegue i diritti fondamentali per l'umanità. Il nostro voto sarà ovviamente favorevole e questo mio intervento varrà come dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA. Signor Presidente, anch'io intervengo brevemente per annunciare il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico a questo Accordo. È un Accordo che questa Camera ratifica con parecchio ritardo, un Accordo firmato nel 2007 che viene incontro essenzialmente alle esigenze di una delle più grandi collettività italiane all'estero, la collettività italiana che vive in Venezuela. Si tratta di una comunità che, tra l'altro, negli ultimi anni, proprio a causa dei problemi che vive quel grande Paese sudamericano, ha vissuto difficoltà rilevanti, è stata oggetto di attacchi da parte della criminalità organizzata, di ripetuti sequestri che hanno colpito alcuni dei suoi esponenti più importanti.
In questo senso l'Accordo va anche al di là del contenuto, di per sé molto importante, perché è il primo Accordo di questo tipo, che interessa un continente dove vivono oltre 60 milioni di italo discendenti. Siamo consapevoli dei problemi che in questo momento vive il Venezuela. Non abbiamo mancato di evidenziare le criticità e le contraddizioni dell'attuale Governo venezuelano rispetto ad una serie di questioni specifiche. Oggi però stiamo dando una risposta essenzialmente a quella collettività, in particolare alla nostra comunità, che beneficerà del riconoscimento dei titoli di studio per rafforzare il legame culturale con il nostro Paese, per dare vita allo scambio tra professionisti, docenti e studenti di un Paese dove vivono oltre 30 milioni di italo discendenti e che rappresenta la terza comunità in termini di grandezza nel Sudamerica.
Per questo, confermo il nostro voto favorevole con grande soddisfazione, a nome del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 4792-A)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunciano alla replica.

(Esame degli articoli - A.C. 4792-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 4792-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo dunque ai voti. Pag. 43
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevoli Crosetto, Cesario, Pizzolante, Berardi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 488
Astenuti 4
Maggioranza 245
Hanno votato
488).

Prendo atto che i deputati Piffari e Duilio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 4792-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Concia, Coscia, Realacci, Montagnoli, Alessandri, Servodio, Margiotta, La Malfa e Cesario...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 490
Astenuti 4
Maggioranza 246
Hanno votato
490).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 4792-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesario, Carfagna, Mondello e Calvisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 489
Astenuti 4
Maggioranza 245
Hanno votato
489).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 4792-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Capano, Vico, Follegot e Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 492
Astenuti 4
Maggioranza 247
Hanno votato
492).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4792-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che l'onorevole Zazzera ha già anticipato il voto favorevole nel suo intervento in sede di discussione sulle linee generali.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo per quanto attiene Pag. 44alla ratifica nel suo contenuto, che va principalmente a tutelare gli interessi della comunità italiana residente in Venezuela, stigmatizzando l'ennesima lungaggine rispetto alla data di stipulazione, che è il 2007, e sottolineando il fatto che facciamo solo gli interessi di quella comunità e non entriamo nel merito della politica dei diritti civili e della libertà in Venezuela, problematica che è già stata richiamata, nei confronti della quale però facciamo un richiamo preciso al Governo, affinché sia sempre fermo e duro rispetto a quel Paese, che indubbiamente, al di là di queste ratifiche importanti, si comporta in maniera talmente distante dal nostro modo di pensare in termini di democrazia, che certamente dovremo ripensare anche alle future ratifiche che andremo a stipulare con esso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, preannunziando il voto favorevole della Lega Nord Padania, volevo dire che questo è un Accordo un po' anomalo. Di solito questi accordi si fanno per l'intero percorso professionale di studio, qui ci si ferma alle scuole superiori.
Ma tant'è, sappiamo benissimo che questo è un provvedimento tanto atteso dalla nostre varie comunità regionali presenti in Venezuela. Guarda caso, questo è un Accordo siglato nel 2007, allorquando, in seguito ad una visita dell'allora Presidente della Camera, onorevole Bertinotti, a Caracas, poi seguita da una visita del Ministro degli affari esteri dell'epoca, si sono gettate le basi per questo atto.
Il nostro voto sarà quindi favorevole, lasciando a margine tutta la questione che riguarda i diritti umani e quello che è successo e sta succedendo ancora in Venezuela. Certo, se parliamo con la maggior parte dei venezuelani, essi considerano democratico il loro Paese. Non per niente, il leader maximo Chavez è lì, bello tranquillo e quant'altro.
Vediamo, però, che da una buona parte degli studenti universitari, sono state inscenate, negli anni scorsi, tutta una serie di manifestazioni contrarie al regime, che, guarda caso, poi sono sfociate in vere e proprie violazioni dei diritti. Ma non solo, come conseguenza vi è stato anche il fatto della non presentazione alle elezioni da parte della minoranza.
Come dicevo, questo è un Accordo che va a favore dei nostri corregionali. Quindi, il voto della Lega Nord sarà favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Porta, considero la sua dichiarazione di voto espressa durante la discussione sulle linee generali.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 4792-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4792-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 4792-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Farina Coscioni, Polledri, Vannucci, Miotto, Leoluca Orlando, Cesare Marini, D'Antoni, Delfino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva all'unanimità (Vedi votazionia ).

(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di riconoscimento degli studi, titoli e diplomi Pag. 45di istruzione media, diversificata e professionale per il proseguimento degli studi di istruzione superiore, tra i Governi della Repubblica italiana e della Repubblica Bolivariana del Venezuela, sottoscritto a Caracas il 27 luglio 2007) (4792-A):

(Presenti 493
Votanti 489
Astenuti 4
Maggioranza 245
Hanno votato
489).

Prendo atto che i deputati Farinone e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole

Seguito della discussione delle mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00803, Leoluca Orlando ed altri n. 1-00805, Cicchitto ed altri n. 1-00806, Pezzotta ed altri n. 1-00810 e Amici ed altri n. 1-00811 sulla cooperazione con il Governo libico per la gestione dei flussi migratori originati dalla Libia durante il recente conflitto (ore 18,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00803, Leoluca Orlando ed altri n. 1-00805, Cicchitto ed altri n. 1-00806, Pezzotta ed altri n. 1-00810 e Amici ed altri n. 1-00811 sulla cooperazione con il Governo libico per la gestione dei flussi migratori originati dalla Libia durante il recente conflitto (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di lunedì 16 gennaio 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che è stata presentata in data odierna la mozione Mecacci ed altri n. 1-00820, il cui testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A - Mozioni)

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'interno, Carlo De Stefano, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

CARLO DE STEFANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, le mozioni iscritte all'ordine del giorno della seduta odierna, ripropongono all'attenzione di questa Assemblea il problema della politica del Governo in materia di immigrazione, con particolare riguardo alla gestione dei processi migratori che, in relazione alle note vicende che hanno interessato la sponda sud del Mediterraneo, richiedono una politica europea comune, necessaria ad assicurare una governance dei fenomeni migratori.
Questa Assemblea si è occupata più volte del problema, ma l'attualità dell'interesse nasce da due dati di fatto: il primo è l'avvio di un processo di stabilizzazione e consolidamento della situazione politica, soprattutto della Libia, che dovrebbe consentire di riconsiderare, in uno scenario mutato, il problema degli immigrati provenienti dalla Libia stessa; il secondo è la visita che il Presidente del Consiglio terrà a Tripoli il prossimo 21 gennaio, volta ad intensificare i rapporti di collaborazione con quel Paese, all'interno dei quali potrà senz'altro collocarsi anche la riscrittura dei rapporti di cooperazione dopo il ripristino del Trattato di amicizia italo-libico del 30 agosto 2008 sospeso, di fatto, durante il conflitto.
Richiamandosi a questi fatti, gli onorevoli Reguzzoni, Leoluca Orlando, Cicchitto, Pezzotta ed Amici e poi, con l'ultima mozione presentata, anche l'onorevole Mecacci, mirano ad impegnare il Governo sulla questione delle condizioni di rimpatrio dei cittadini extracomunitari giunti in Italia durante il conflitto, sull'attuazione di politiche di contrasto all'immigrazione illegale, nel rispetto delle norme del diritto internazionale, sulla revisione del sistema dei centri per gli immigrati, migliorandone le condizioni di accoglienza, sulla previsione di programmi di rimpatrio assistito e sull'adozione di misure di protezione umanitaria, sul coinvolgimento dei Paesi dell'Unione europea nella gestione dei fenomeni migratori, definendo regole comuni per il diritto di asilo. Pag. 46
Per la natura delle questioni sollevate, che, tra l'altro, si collegano tutte al problema dell'immigrazione, il Governo non può non condividere il contenuto delle singole mozioni anche perché, al di là della diversità di accenti e di toni, esse auspicano una linea politica che l'esecutivo ha già messo in atto. Tutte le mozioni all'ordine del giorno ripercorrono le tappe fondamentali degli interventi realizzati e delle vicende che hanno caratterizzato i rapporti con la Libia. Su di esse, peraltro, si sofferma in maniera particolare l'onorevole Reguzzoni. Si tratta di fatti ben noti e che, tuttavia, cercherò di riassumere brevemente.
Dichiarato lo stato di emergenza umanitaria il 12 febbraio 2011, il successivo 5 aprile veniva adottato un altro decreto per definire le misure umanitarie e di protezione temporanea da assicurare ai cittadini provenienti dai Paesi del nord Africa giunti in Italia dal 1o gennaio al 5 aprile 2011. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 ottobre 2011, è stata poi prorogata la validità del permesso di soggiorno per motivi umanitari al 31 dicembre 2012. Il conflitto che ad aprile del 2011 ha interessato anche il territorio libico ha acuito lo stato di emergenza.
Fornisco per informazione i dati aggiornati. Dal 1o gennaio al 31 dicembre 2011, i natanti partiti dalla Libia sono stati 101, per un totale di 28.431 cittadini extracomunitari. Nel 2010 erano giunti solo 9 natanti per complessivi 346 immigrati. I migranti, in condizioni talvolta disperate, spesso sono stati soccorsi in mare da unità navali italiane. Una volta approdati sul territorio nazionale hanno formalizzato la richiesta di protezione internazionale. L'azione di contrasto all'immigrazione illegale, pertanto, non ha interessato i profughi provenienti dalla Libia, che sono stati gestiti dal Dipartimento della protezione civile attraverso un piano nazionale di accoglienza, d'intesa con le regioni.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, chiedo scusa se la interrompo.
Apprezziamo molto questo intervento del Governo che, però, avrebbe dovuto svolgersi in sede di discussione sulle linee generali del provvedimento in esame, mentre in questa sede ci attendiamo dal Governo il parere sulle singole mozioni all'ordine del giorno, magari articolato e motivato, ma dovremmo, prima di tutto, conoscere il parere del Governo sulle singole mozioni. Se vuole articolare il suddetto parere, lo accogliamo volentieri, ma non è questa la sede per una vera e propria replica.

CARLO DE STEFANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Va bene, signor Presidente, allora passo subito ad indicare il parere del Governo. Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Cicchitto ed altri n. 1-00806, condividendone il contenuto, soprattutto per quanto riguarda il riferimento al rispetto delle disposizioni sui richiedenti asilo e alla politica dell'accoglienza. Inoltre il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Pezzotta ed altri n. 1-00810. Anche in questo caso il Governo condivide l'impianto della mozione, anche in considerazione dell'afflato umanitario che la ispira. Infine, il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Amici ed altri 1-00811, condividendo anche di essa l'impianto complessivo ed esprimendo di conseguenza parere favorevole. Il Governo invece esprime parere contrario sulle altre mozioni, in particolare sulla mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00803, perché essa non tiene conto del problema globale dell'immigrazione nonché sulla mozione Leoluca Orlando ed altri n. 1-00805, pur condividendone l'impegno, che è teso a consolidare i rapporti politici con la Libia. Il Governo esprime infine parere contrario sulla mozione Mecacci ed altri n. 1-00820, perché si incentra in particolare sulla politica dei respingimenti, che il Governo non attua più da tempo. Questo è il parere del Governo, signor Presidente.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Pag. 47
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, credo che siamo tutti impegnati a garantire nel modo migliore l'assistenza al Governo e al Presidente Monti che si accinge a recarsi in Libia. Credo che il modo migliore per potere essere di sostegno al Governo sia esattamente quello di riepilogare rapidamente le linee di una politica estera, nel senso che noi riteniamo che in primo luogo si debba prendere atto che esiste una mobilità legata alla dimensione globale della vita; prendere atto che purtroppo il processo di Barcellona è finito miseramente e di esso non sembra si occupi più nessuno; prendere atto che il multilateralismo costituisce una scelta di campo per noi dell'Italia dei Valori ma riteniamo che debba costituire una scelta di campo anche per questo Governo; prendere atto, ancora, che bisogna garantire un trattamento umano a coloro che si trovano a vivere nel nostro territorio come emigrati e come rifugiati; che occorre ricordare che esiste una Convenzione internazionale che riguarda i rifugiati ed esistono Convenzioni internazionali che riguardano complessivamente i diritti di coloro che si spostano per le più diverse ragioni.
Credo che questa sia, anzi potrebbe essere un'occasione per dire «no» alla pratica dei rapporti bilaterali, che peraltro ha caratterizzato il Trattato di amicizia italo-libica del 2008 e per far comprendere che esiste un Governo italiano, esiste un'Italia che rispetta le indicazioni dell'Europa. Voglio ricordare che il parere contrario espresso dal Governo francamente è in contrasto - mi consentirete di utilizzare una volta tanto il riferimento europeo - proprio con la posizione espressa dal Commissario Malmström e dalla Commissione europea che hanno un approccio rispetto a questo tema che è esattamente quello che la nostra mozione ha cercato di esprimere. Ma tant'è, prendiamo atto del parere contrario del Governo, pur non comprendendone le ragioni.
Ci permettiamo soltanto di invitare il Governo a leggere, probabilmente con maggiore attenzione, se non siamo stati chiari noi saremo noi a chiarire in maniera più opportuna, quali sono i punti del dispositivo. Non c'è, nei punti del dispositivo, un solo argomento che non sia dentro la politica europea. Il rappresentante del Governo, se seguisse il mio intervento, proprio perché lamento una mancata comprensione - per difetto mio - della mozione, forse farebbe una cosa rispettosa di questo Parlamento...mi rifiuto di continuare, Presidente. È per un elementare criterio di correttezza.

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Leoluca Orlando. Prego i colleghi di non disturbare il sottosegretario.

LEOLUCA ORLANDO. La prego di ricordare al sottosegretario che c'è un parlamentare che sta intervenendo.

PRESIDENTE. È capitato a tutti una volta di provare ad interloquire con il Governo.

LEOLUCA ORLANDO. Nonostante questo, siccome siamo una forza politica responsabile, noi voteremo in maniera favorevole tutte quelle mozioni che contengono lo stesso contenuto. Voteremo pertanto la mozione a prima firma dell'onorevole Pezzotta, che sostanzialmente ripete gli stessi contenuti (ci rassegneremo all'idea che Pezzotta è più simpatico di noi al Governo, ma noi condividiamo le sue posizioni). Ovviamente, voteremo la mozione firmata dall'onorevole Amici e da altri del Partito Democratico, che ripete esattamente le nostre stesse posizioni e non ci fa certamente velo il pensare che veniamo discriminati nella formulazione del parere. Rivolgiamo l'ennesima richiesta al Governo di rivedere il parere. Se questo non dovesse intervenire noi faremo fino in fondo la nostra parte, perché ovviamente non possiamo condividere mozioni che si occupano di questo tema soltanto secondo la Pag. 48logica del respingimento, o che si occupano di questo tema secondo la logica per la quale chiunque venga da fuori per definizione è un nemico, peggio ancora, per definizione è un criminale.
Pertanto insistiamo nella revisione del parere formulato dal Governo. Quand'anche il parere del Governo fosse contrario noi insisteremo convinti, anche qui in questo caso, di fare l'interesse del Governo, del Presidente Monti, che probabilmente, se si presentasse in Libia con una faccia un po' diversa rispetto ai rapporti bilaterali che hanno distrutto la politica mediterranea, probabilmente sarebbe più credibile (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, certamente discutere su un problema complesso e articolato come quello dell'emigrazione non è semplice e merita opportuni approfondimenti, contestualizzando l'evento, il quadro storico e politico dalle molteplici sfumature. Come ho avuto modo già di evidenziare nella discussione generale su questa mozione, la demagogia e l'impeto lasciamoli ad altri argomenti. Ora abbiamo bisogno di una lungimiranza e capacità di gestione che si abbini in maniera chiara e concreta con quanto si intende portare avanti sul piano politico bilaterale. Continuare a parlare di migranti, barconi e clandestinità come un problema da risolvere in fretta, dimenticandoci di quello di cui realmente stiamo parlando, è un grave errore, un errore politico, storico, e di metodo.
Non intendiamo sottovalutare il problema, ma vogliamo che venga affrontato con i migliori metodi, in una cornice giusta e con le condizioni migliori, per evitare che venga data una soluzione, o presunta tale, a un fenomeno ancora troppo instabile e con degli interlocutori che hanno ancora troppe difficoltà sul territorio. Come dicevo, le emergenze non si liquidano con un rapido colpo di spugna e in occasione del primo incontro ufficiale in Libia tra il nostro Governo e quello di Tripoli. Si tratta di buon senso e di opportunità politica, nulla di più. Non possiamo pretendere di identificare delle priorità in capo ad una bilaterale senza una contestualizzazione ed una analisi dettagliata dei punti di confronto che i due argomenti sapranno affrontare.
Il fenomeno è complesso e certamente verrà affrontato nel prossimo incontro a Tripoli, ma non possiamo introdurre noi le condizioni che devono ad ogni modo vincolarsi a dettami del diritto internazionale, secondo i quali l'Italia ha sempre operato. Quanto evidenziato nella mozione in esame è chiaro e condivisibile, sebbene in alcuni tratti estremamente semplificato, e purtroppo tende inevitabilmente a scorporare il fenomeno dell'emigrazione da tutto il resto.
Sappiamo che una buona governance internazionale sul fronte dell'immigrazione si fonda su una stabilità politica di uno degli attori prima di tutto, una stabilità che è anche sinonimo di maturità politica al momento non propriamente realizzata in Libia. Noi siamo chiamati ad essere un riferimento, in quanto percorso di edificazione democratica e l'incontro della prossima settimana sarà un punto interessante di partenza. Lo ribadisco: ogni questione deve essere affrontata a tempo debito; imporre in questa prima bilaterale a Tripoli la definizione dei rimpatri ci sembra francamente poco funzionale e di scarsa fattibilità. La priorità al momento è di ritrovare un equilibrio economico e i presupposti per il suo rinnovamento, che passi anche per il nostro Paese e che serva a dare nuove prospettive ad un popolo martoriato. Stabilire i rimpatri verso una terra instabile ancora in difficoltà, a mio avviso stride anche con i principi di tutela internazionale, basti vedere cosa è successo ai migranti respinti nei mesi scorsi e rientrati in Libia. Certamente, non sono stati accolti con festeggiamenti e abbracci. Ma questo ad alcuni proponenti poco importa; riflettiamo su Pag. 49questo prima di chiedere al Governo di risolvere un problema troppo variegato e complesso.
Ma poi continuiamo a dimenticare l'Europa; fino a prova contraria ne siamo ancora membri e continuiamo ad affrontare da soli questo dramma. È inutile limitare il confronto tra Roma e Tripoli, è normativamente anche poco completo. Come gruppo di Futuro e Libertà, in ragione di tali aspetti, non condividiamo la mozione della Lega Nord Padania - non vi rincorriamo, non abbiamo inteso presentare una nostra mozione -, che sembra volersi esclusivamente soffermare sull'insopportabile problema dei migranti, senza andare oltre, ma condividiamo, anche se con delle riserve, qualche tracciato delle altre mozioni in esame. Ci riserveremo di sostenere solo le mozioni che il Governo intenderà approvare (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, ringrazio il Governo per l'accoglimento della nostra mozione, che ha uno scopo molto preciso. Non vuole certamente entrare nel discorso generale sull'immigrazione, perché avremmo tante altre cose da dire, ma ci riserviamo di riprendere questo tema nel più breve tempo possibile, in quanto noi riteniamo che le norme in vigore debbano essere riadattate alla situazione generale che si è determinata nel Mediterraneo e nella dimensione dei processi migratori che oggi ancora interessano il nostro Paese. Noi abbiamo voluto presentare questa mozione perché siamo convinti che occorre ristabilire un rapporto corretto, pacifico e di cooperazione con la nuova Libia, quella che nasce dalla rivoluzione che ha cambiato quel regime, per consentire anche un approccio più disteso, pure sul terreno dei processi migratori. Abbiamo assistito in questi anni ad una serie di vulnus umanitari molto pesanti che debbono essere corretti. Ci sono stati dei respingimenti al limite delle leggi internazionali e delle leggi nazionali, ci sono state delle violazioni dei diritti umani in territorio libico, la migrazione è stata usata dal Governo libico come dal Governo di Gheddafi come elemento di pressione sul nostro Paese. Allora, bisogna ristabilire una regolarità e la nostra mozione va in questa direzione.
Sappiamo che la Libia, purtroppo, non ha ancora registrato la Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati, non offre oggi possibilità di ottenere protezione per chi è costretto a fuggire dal proprio Paese, la Libia non conta su una legislazione che garantisce i diritti elementari dei tanti lavoratori migranti presenti nel proprio territorio e che tenderanno ad aumentare nella fase della ricostruzione di quel Paese.
E noi abbiamo anche apprezzato che il Governo italiano, il 15 dicembre, abbia ritenuto di confermare la validità del Trattato di amicizia, incluso l'articolo 19. Per tale ragione riteniamo che occorre cogliere l'occasione dell'incontro italo-libico proprio per avviare in prima istanza una cooperazione tra i due Paesi anche in materia di asilo e di immigrazione basata sul rispetto dei diritti umani. Questo renderebbe più facile i nostri rapporti con il Governo libico affinché venga ratificata la Convenzione di Ginevra concernente lo status dei rifugiati. Si dovrebbe prevedere un rientro volontario assistito per i cittadini accolti in Italia nonché un monitoraggio su come questi cittadini verranno trattati e di procedere a misure di adozione della protezione temporanea per rilevanti esigenze umanitarie e a sostenerne proprio nelle diverse sedi l'opportunità. Abbiamo molti rifugiati che sono venuti in Italia, non tutti sono libici, sono di nazionalità diverse che desiderano anche di tornare a lavorare in Libia ma dobbiamo garantire che questo avvenga in modo corretto, in un modo umanitario, in un modo legale.
Pertanto, nel ringraziare per l'accoglimento della nostra mozione, voteremo a favore della mozione del Partito Democratico e anche di quella dell'Italia dei Valori, Pag. 50non voteremo a favore della mozione della Lega. Non abbiamo compreso e pertanto inviterei a cambiare parere l'atteggiamento degli esponenti del partito del Popolo della Libertà perché non mi sembra che vi sia tra la nostra mozione e la loro, almeno nel punto di determinazione e di richiesta del Governo, una serie di contrasti. Almeno che gli amici del Popolo della Libertà non vogliano entrare in contrasto con la Lega ma questo sicuramente non serve. Pertanto nel ringraziarla concludo il mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, questa sera trattiamo un argomento di grande importanza ed è per questo che la Lega Nord ha presentato questa mozione alla quale poi si sono aggiunte altre mozioni degli altri gruppi. Si tratta di una mozione che richiede e impegna il Governo a compiere un atto sacrosanto cioè quello che, finita la guerra libica, doveva essere il primo atto da compiere: far rientrare i profughi nel territorio da dove sono provenuti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La mozione in esame è stata creata a questo scopo e devo ricordare che la Lega Nord già nella discussione della missione in Libia, quando si decise l'intervento militare, chiese con forza che le persone, i clandestini, i profughi che Gheddafi usava come arma di ripicca, non avendo armi di altro tipo per poterci colpire e mandandoci quindi queste persone, fossero accolti nella parte liberata. Infatti stavamo permettendo di vivere al Consiglio nazionale di transizione libico, cioè gli avversari di Gheddafi. In seguito si è visto che grazie al nostro intervento hanno vinto la guerra e detengono ora il potere nel Paese e noi gli stavamo dando un grande supporto.
Senza il nostro supporto non sarebbe finita così, Gheddafi avrebbe ancora il potere e l'accordo con la Libia che avevamo firmato con Gheddafi sarebbe stato ancora in vigore e non sarebbero arrivati i clandestini. Con la guerra Gheddafi ha utilizzato quest'arma di mandare soprattutto persone del Centro Africa, neanche libici, nel nostro Paese come ripicca per la cosiddetta nostra aggressione militare e, quindi, il minimo di fronte alle spese enormi, ingenti che il nostro Paese sosteneva a supporto del Consiglio di transizione libico, il minimo era che questo Consiglio accogliesse nella parte liberata del Paese le persone che scappavano dalla parte occupata da Gheddafi.
Parlo di persone, ripeto, del Centro Africa, che rischiavano di essere uccise e, quindi, era giusto aiutarle. Chi meglio della parte libica liberata poteva aiutarle? Questo che noi abbiamo chiesto già ai tempi, cioè che i libici si facessero carico di questi nuovi libici, non fu fatto; però, signori, almeno lo facciano adesso. Infatti, in questo momento noi abbiamo sopportato spese enormi di guerra, abbiamo sopportato spese enormi: si parla di 30 milioni all'anno, in un momento di crisi, per mantenere almeno 30.000 persone che sono ancora sul nostro territorio, che sono scappate da una situazione di guerra, persone che non hanno attualmente un lavoro, che lavoravano in vari settori, ma sono scappate nel momento del conflitto. Quindi, ci costano per il mantenimento ed abbiamo avuto problemi per l'inserimento di queste persone nelle nostre regioni, nelle nostre province e nelle nostre città. In questo momento, non essendoci più la guerra, il minimo che il Governo libico può fare è riprendere queste persone (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Non solo: è stato firmato un accordo con il Governo libico che proroga l'accordo che avevamo firmato con Gheddafi, quindi quell'accordo è tornato in vigore. Vi ricordate che in quell'accordo c'era scritto testualmente che la Libia si riprendeva tutti i clandestini che sarebbero partiti da quel Paese per arrivare nel nostro? Quindi, più palese di così - che adesso Pag. 51queste persone devono rientrare, finita l'emergenza umanitaria, nel loro Paese - non può essere.
Di più: la Libia ha un debito nei nostri confronti non solo dovuto alla guerra, non solo dovuto a questo accordo che è tornato in vigore e secondo cui noi costruiremo un'autostrada e faremo numerosi interventi in Libia, ma ha anche un debito nei confronti di tante nostre aziende, piccole e medie imprese che negli anni hanno lavorato in Libia e che devono avere ancora 200 milioni di euro dalla Libia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), e sono in sofferenza in un momento di crisi.
Com'è possibile che il Governo di uno Stato che dovrebbe essere tra i più forti del mondo non è in grado di dire ai libici: «A fronte di tutto quello che noi vi facciamo, riprendete 30.000 persone»? Com'è possibile che non si sia mai capaci, nella politica estera di questo Paese, di battere i pugni quando serve? Non è possibile accettare queste persone in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Leggete i giornali, amici del Governo (amici per modo di dire): ci sono migliaia di cittadini italiani che chiedono lavoro. Non è più vera la frase che servono quelli da fuori, perché nel momento di crisi ci sono cittadini di questo Paese che ogni giorno perdono posti di lavoro. Nel solo comune dove sono sindaco si è chiusa un'azienda e hanno mandato a casa 320 persone a dicembre, 320 cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). E noi cosa facciamo con 30.000 profughi libici? Non è tollerabile.
Di fronte a questo parere contrario del Governo noi siamo sconcertati, lo dico anche a tutti i colleghi parlamentari, di tutti i gruppi che facevano parte di una maggioranza uscita dalle elezioni insieme a noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), che queste cose le hanno dette insieme a noi in campagna elettorale: fermiamo i clandestini.
Quindi, non è possibile tollerare che venga dato un parere favorevole su un'altra mozione, ad esempio la mozione Cicchitto, perché si dice che bisogna considerare quelli che non otterranno lo status umanitario e via dicendo e che, quindi, una parte poi venga fatta rientrare. No, signori: quelle persone sono state accolte seguendo tutte le regole internazionali sui diritti dell'uomo e sui diritti dei rifugiati, perché c'era una guerra. Li abbiamo accolti e abbiamo dato loro da mangiare e un tetto. Finita la guerra, tutte le regole prevedono che le persone che si sono spostate per quel motivo rientrino nel loro Paese. Questo non lo diciamo noi della Lega, lo dice anche l'OSCE, l'organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, che con una delibera, una risoluzione approvata dall'assemblea parlamentare che racchiude 56 Paesi di tutto il nord del mondo, ha detto che quando vi sono situazioni di questo tipo i profughi devono essere fatti rientrare nel loro Paese di provenienza il più presto possibile quando è finita l'emergenza, e questo è il caso.
Quindi, la nostra mozione richiede, nell'impegno, che il Governo si attivi per approvare, nel tempo più veloce possibile, un metodo per far rientrare queste persone nel loro Paese o, comunque, in Libia, che è il Paese che le ha trasferite verso di noi durante la guerra. È molto semplice, non chiediamo niente di più. Questo è un Governo tecnico che dovrebbe tecnicamente applicare le norme. Queste persone sono venute perché c'è stata la guerra, ora non c'è più la guerra e, quindi, devono rientrare. Ma no!
È qui che si vede che il Governo tecnico non è tale, perché il Governo tecnico sta facendo scelte politiche pesantissime, che vanno contro ciò che i cittadini di questo Paese hanno espresso con le ultime elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Voi dite: no, non vogliamo approvare la vostra mozione, perché vogliamo studiare anche soluzioni alternative e, quindi, un po', magari, li teniamo. Questo si lega a ciò che altri Ministri stanno dicendo in questo periodo, di tenere, cioè, coloro che hanno perso il posto di lavoro. Da parte di questo Governo vi è un'apertura all'immigrazione, in un momento Pag. 52in cui, invece, deve esserci la chiusura, non l'apertura! Infatti, in questo momento, il Paese non può più sopportare l'arrivo di altre persone, perché il mercato del lavoro è in crisi.
Pertanto, chiedo al Governo di ripensarci: non è tollerabile una cosa del genere! Applicate quanto avete detto, fate il Governo tecnico! Quella che proponiamo noi è una soluzione tecnica. Chiediamo, cioè, di studiare il metodo per far rientrare queste persone, come doveva essere, come era in base agli accordi con i libici quando c'è stata la guerra: questi li prendiamo, ma poi rientrano nel Paese di provenienza.
Se questo Governo non fa questo, si mette dalla parte della politica e sapete che non state facendo quello che i cittadini hanno voluto, perché i cittadini non vi hanno mai votato. I cittadini avevano votato una maggioranza che aveva tra i suoi punti principali il contrasto a nuove forme di immigrazione clandestina. E ciò si è trasformato in un'immigrazione clandestina (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Per questo motivo, la Lega Nord voterà compatta per la propria mozione, con l'auspicio che i parlamentari, almeno quelli eletti nel 2008 insieme a noi, si ricordino di quello che c'era scritto nei nostri programmi elettorali, i programmi che furono votati dai cittadini e che ci consentirono di giungere in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà, per sei minuti.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, giusto oggi pomeriggio, nella seduta congiunta delle Commissioni III e IV di Camera e Senato, si è discusso a fondo di Libia: sto parlando del provvedimento per la proroga delle missioni militari. Vi è un elemento positivo che io ritengo di novità nel quadro dei nostri rapporti bilaterali: un nuovo impegno che il Governo ha assunto per 10 milioni di euro, al fine di inviare 100 nostri soldati con il compito di formazione e addestramento della struttura militare libica, per continuare in quell'azione importante di stabilizzazione.
Dico questo, perché credo che sia un errore continuare a parlare di Libia, e anche di immigrazione proveniente dalla Libia, con un approccio demagogico e, naturalmente, non condivido le riflessioni del collega della Lega Nord che mi ha preceduto.
Noi abbiamo un interesse strategico a stabilizzare la Libia; abbiamo un interesse strategico a fare in modo che quelle fragilissime istituzioni democratiche diventino qualcosa di più solido e più serio; abbiamo un interesse strategico a fare sì che quel Paese diventi un interlocutore privilegiato, non soltanto dal punto di vista economico e commerciale, ma anche dal punto di vista politico; e, naturalmente, per gli immigrati che, inevitabilmente, nei mesi del conflitto sono giunti in numeri estremamente elevati, abbiamo l'interesse ad una politica di rimpatrio, che tenga conto delle tutele, dei diritti e del quadro delle convenzioni internazionali di riferimento.
Alcuni di questi rifugiati hanno ottenuto lo status di rifugiato, quindi, ovviamente, non stiamo parlando di chi ha lo status di rifugiato politico. Sappiamo che avere attenzione nei confronti dei rifugiati politici non solo fa parte della nostra tradizione democratica, ma fa parte della tradizione di qualunque Paese europeo che, in questi anni, ha fatto della politica, della cultura, della difesa dei diritti dello status dei rifugiati, che scappano da guerre, conflitti e dittature, una propria priorità geopolitica.
Ma quindi, in occasione della visita del Primo Ministro Monti che, se non sbaglio, tra tre giorni, il 21 gennaio, si recherà nella sua prima visita ufficiale a Tripoli - e voglio qui sottolineare l'apprezzamento per la scelta politica che il Primo Ministro si rechi a Tripoli a rinsaldare, a intensificare e a riprendere con forza i rapporti con la nuova democrazia nascente libica e il Governo italiano -, in quel contesto, Pag. 53credo si potrà avviare un ragionamento sui rimpatri. Tuttavia, ciò deve avvenire, lo ripeto - e l'abbiamo oggi sottolineato, di nuovo, in una bella discussione nel corso della riunione delle Commissioni congiunte - tenendo insieme quei due elementi che fanno parte e danno forza alla storia della nostra politica estera in questi ultimi 60 anni: diritti umani e sicurezza. Non possiamo costruire una politica che si occupi soltanto di uno di questi due fronti, soltanto della sicurezza o soltanto dei diritti, ma di entrambi. Una politica intelligente di difesa e tutela dei diritti umani, anche di migranti e anche dei rifugiati, è una priorità per il nostro Paese come al tempo stesso è altrettanto una priorità garantire la sicurezza sulla sponda sud del Mediterraneo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Livia Turco. Ne ha facoltà.

LIVIA TURCO. Signor Presidente, la relazione con i Paesi del Mediterraneo, e in particolare con la Libia è una questione cruciale per la vita economica e sociale del nostro Paese e prima ancora, per il ruolo che il nostro Paese può e deve svolgere al fine di favorire i processi di pace, di cooperazione e di scambio culturale. In questo contesto, assume grande rilievo la questione dei flussi migratori. Com'è noto il Parlamento si è occupato di tali questioni in modo ricorrente, a partire dalla ratifica del Trattato di amicizia tra la Repubblica italiana e la Libia, con la legge n. 7 del 6 febbraio del 2009. Quel trattato conteneva dei limiti, in particolare nella tutela dei diritti umani fondamentali, del diritto d'asilo, ma anche molte opportunità sulle politiche di cooperazione con i paesi dell'Africa subsahariana per prevenire i flussi clandestini, per la stessa tutela dei diritti umani, che il precedente Governo non ha saputo e voluto valorizzare. La politica scelta fu quella dell'utilizzo della Libia di Gheddafi come gendarme per contenere e anche reprimere i flussi di immigrazione clandestina. Questa politica non solo è stata sbagliata nel passato, ma oggi non è più proponibile perché non è più realistica. Uno degli effetti della «primavera araba» e della nuova, seppur peculiare e contraddittoria stagione politica, che si è avviata in quei Paesi, è il venir meno dello schema adottato da tanti Paesi europei e anche dal nostro: aiuti economici in cambio del contenimento forzoso dei flussi migratori, la realpolitik che ha trovato nei vecchi regimi gli interlocutori più comodi per garantire le nostre sicurezze.
Occorre, davvero, cambiare modo di pensare; non c'è sicurezza senza democrazia e senza rispetto dei diritti umani fondamentali. Questo vale in ogni parte del mondo, è lo scenario entro cui impostare la nostra politica migratoria nel Mediterraneo. Oggi noi siamo di fronte a governi democratici e l'unica via che possiamo e dobbiamo voler percorrere è quella della cooperazione, perché la scorciatoia securitaria non sarà più possibile.
Quindi, l'incontro che il Governo italiano avrà con la nuova autorità libica il 21 gennaio prossimo è di grande rilievo perché può e deve costituire l'occasione per rinsaldare un'amicizia fra i due Paesi e una cooperazione tra i due popoli che guardi agli interessi economici ma anche agli scambi culturali, scientifici e soprattutto imposti su basi nuove la politica dell'immigrazione. Una politica che si collochi in ambito europeo, che favorisca il dialogo euromediterraneo e che sappia coniugare sicurezza, democrazia e diritti umani.
Per questo, apprezziamo il voto favorevole del Governo sulla mozione che abbiamo presentato. Vogliamo sottolineare in particolare un impegno che riteniamo dirimente: il Governo italiano si spenda in tutte le sedi e in tutte le occasioni perché la Libia e tutti i Paesi del Mediterraneo adottino i trattati internazionali e in modo particolare la Convenzione di Ginevra sul diritto di asilo.
Così come è dovere del nostro Paese conformarsi, nelle politiche di contrasto dell'emigrazione clandestina, allo scrupoloso rispetto della legalità internazionale e della normativa comunitaria. L'Italia ha Pag. 54adottato, seppure in ritardo, la «direttiva rimpatri», e in quella direttiva vi sono scritte due cose molto chiare: la prima è che il rimpatrio è cosa diversa dal respingimento e che il respingimento possibile è soltanto quello alle frontiere, non il respingimento via mare; l'altro punto chiaro è l'incentivo alla politica dei rimpatri assistiti ed ai rimpatri volontari.
Noi chiediamo al Governo che questo strumento del rimpatrio volontario e assistito, insieme alla promozione in loco dello sviluppo, sia la misura prioritaria che adotta, anche per affrontare il problema delle persone libiche e tunisine che sono venute nel nostro Paese in seguito ai conflitti che si sono accesi nei loro territori. Bisogna chiudere la fase di emergenza, non si può soltanto procrastinare la permanenza umanitaria temporanea. Tra l'altro, le modalità di accoglienza dei profughi sono state molto diverse nel territorio nazionale: si va dalla splendida integrazione avvenuta in Toscana ai profughi che sono parcheggiati per mesi e mesi negli alberghi, che è una modalità di accoglienza inefficace e, se ci è consentito, anche costosa.
Per tali motivazioni vorremmo che si concludesse questa fase dell'emergenza e che la si concludesse favorendo, appunto, il rimpatrio assistito e, nello stesso tempo, per coloro che hanno i requisiti, il riconoscimento del permesso di soggiorno per ragioni umanitarie. Chiediamo al Governo di operare in questa direzione, nella consapevolezza che, come dimostra l'esperienza, la strada efficace è quella del partenariato volto alla gestione della politica di immigrazione, compreso il contrasto dell'immigrazione clandestina. Un partenariato che punti sulla cooperazione, sull'aiuto allo sviluppo, sulla regolamentazione ragionevole dell'ingresso regolare che certamente deve tenere conto dei nuovi scenari legati alla crisi internazionale.
Questa è la via maestra: la legalità, i diritti umani, la democrazia, il realismo. Noi, signor sottosegretario, abbiamo colto l'occasione di questa mozione anche per sottolineare un altro problema, sul quale incalzeremo il Governo, che è la situazione dei nostri centri di identificazione e dei cosiddetti CARA, situazione diventata ormai insostenibile, sia dal punto di vista dei diritti umani delle persone che sono accolte, sia dal punto di vista dell'efficacia di queste detenzioni protratte, sia dal punto di vista anche dei costi.
Quindi, annunciamo che questo punto, che è accennato nella nostra mozione, sarà un punto sul quale noi solleciteremo il Governo ad un ripensamento delle politiche che sono state fatte fino ad ora, perché, contrariamente a quello che sostengono gli onorevoli colleghi della Lega, questa politica di detenzione forzata nei centri di permanenza, questa politica securitaria dei respingimenti ha violato e viola i diritti umani fondamentali, ma è anche profondamente inefficace, come dicono i dati relativamente alle espulsioni e alla lotta all'immigrazione clandestina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Queste politiche securitarie ledono i diritti umani e sono anche profondamente inefficaci nel combattere l'immigrazione clandestina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frattini. Ne ha facoltà.

FRANCO FRATTINI. Signor Presidente, colleghi, la Libia sta percorrendo la sua strada verso la democrazia e vi è oggi, quindi, come è stato detto, un interesse forte a mantenere, grazie alla riattivazione del Trattato di amicizia deciso dai due Governi, quel ruolo di partner privilegiato e speciale che in tutti i settori l'Italia si era conquistata nel corso degli anni.
Rivolgendomi ai rappresentanti del Governo, credo che sia diritto e dovere del Parlamento esprimere un forte mandato politico in vista della visita a Tripoli del Presidente del Consiglio (Deputati del gruppo della Lega Nord Padania si posizionano sotto il banco della Presidenza ed espongono cartelli recanti la scritta: «No clandestini»)...

Pag. 55

PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi, per cortesia! Vi richiamo all'ordine, colleghi! Prego i commessi di togliere i cartelli! (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Vi richiamo all'ordine (Dai banchi dei deputati del gruppo Partito Democratico si grida: «Buffoni, buffoni»).
È evidente che quello che si è verificato verrà segnalato all'Ufficio di Presidenza per procedere alle dovute sanzioni per un comportamento ritenuto inqualificabile (Commenti del deputato Torazzi). La prego di rivolgersi con rispetto alla Presidenza, onorevole!
Prego, onorevole Frattini.

FRANCO FRATTINI. Signor Presidente, rivolgendomi ai rappresentanti del Governo dicevo che credo sia diritto e anche dovere del Parlamento esprimere oggi un forte mandato politico in vista di una visita importante a Tripoli del Presidente del Consiglio, il Presidente Monti. Credo che sia importante affinché il Presidente, che sarà accompagnato dal Ministro degli affari esteri e dal Ministro della difesa, possa chiedere - e, aggiungo, ottenere - che le autorità libiche mantengano gli impegni assunti con l'Italia.
Vi sono certamente capitoli di interesse fondamentale per cittadini e imprese italiane. Penso alla questione degli indennizzi per le imprese italiane operanti in Libia, alle ormai storiche problematiche dei concittadini vittime, a suo tempo, delle espulsioni e degli espropri di massa da parte del regime e alla soluzione del contenzioso pluridecennale che imprese italiane creditrici avevano affrontato, sempre con il sostegno del Governo italiano, per giungere ad un'adeguata soluzione transattiva.
Ma, certo, la cooperazione italo-libica, nella prevenzione e nel contrasto al traffico di esseri umani e alla immigrazione clandestina, è tema di primaria importanza nei rapporti con il Governo transitorio di Tripoli e, in prospettiva, con la nuova Libia democratica.
Già negli scorsi mesi, il Governo Berlusconi aveva ottenuto piena conferma della volontà libica di continuare a rafforzare la cooperazione con l'Italia, introducendo alcuni spunti di significativa novità negli accordi bilaterali che certamente il Governo Monti potrà sviluppare con efficacia e - aggiungo - con criteri di continuità. Infatti, Italia e Libia hanno richiamato l'applicazione piena delle norme internazionali sul riconoscimento dei diritti dei rifugiati e sulla protezione delle cosiddette categorie deboli, donne e bambini, chiudendo per sempre, colleghi, la pagina che il regime di Gheddafi aveva purtroppo aperto, fino alla tragica organizzazione e gestione di masse di migranti spedite a forza verso l'Italia, durante la fase bellica, come orribile rappresaglia contro l'Occidente.
Noi sappiamo che il prezzo di quella rappresaglia, di cui credo la Corte penale internazionale dovrà occuparsi nell'ambito dei crimini contro l'umanità, lo hanno pagato donne, uomini e bambini, morti nel Mediterraneo prima che i nostri pattugliatori potessero, come molte altre volte è avvenuto per fortuna, trarli in salvo.
Allora, alla nuova Libia il Governo italiano continui a chiedere, anzitutto, rigore assoluto contro i trafficanti di esseri umani. Poi, sostegno alle vittime e anzitutto in territorio libico, secondo la Convenzione ONU sui rifugiati, ad esempio con l'apertura di uffici dell'Alto commissario ONU per i rifugiati in Libia che il regime di Gheddafi non ha mai reso operativi, malgrado le forti pressioni del Governo Berlusconi e dei Governi che lo avevano preceduto.
Ed allora, l'Europa, l'Italia e l'ONU aiuteranno la nuova Libia a sostenere gli oneri di questo impegno umanitario, definendo finalmente anche tra noi europei regole di divisione dell'onere di accoglienza e alloggio per coloro che certamente, fuggendo dalla disperazione, puntano non alla Libia, ma all'Europa come meta definitiva. L'Italia, come gli altri Paesi dell'Unione europea, rispetta e chiede che siano applicate le direttive in vigore sul rimpatrio di coloro che, non avendo titolo allo status di rifugiato, siano migranti economici irregolari. Parlo di rimpatri nazionali o europei in applicazione Pag. 56di standard pienamente rispettosi della dignità e dei diritti delle persone da rimpatriare. Potremo allora, con le nuove autorità libiche, stabilire un modello esemplare, europeo di collaborazione giacché, tra l'altro, parliamo di cittadini non libici, ma che provengono in Libia dopo un lungo viaggio dai Paesi d'origine.
Nessuno può pensare, colleghi, che le leggi si possano violare e che dunque doveri e diritti non debbano formare un unico decalogo cui gli stranieri e gli Stati di accoglienza si debbano riferire, ma il modello deve partire dal primato dell'uomo e della sua dignità. Il rigore della legge, per chi va rimpatriato, non può e non deve colpire i valori di umanità a cui l'Italia ha sempre guardato. Voglio dire per questo, rispondendo all'onorevole Livia Turco, che lo straordinario impegno umanitario, assistenziale e di soccorso cui l'Italia si è dedicata durante i primi mesi del 2011, quell'impegno va ricondotto oggi ad un quadro applicativo bilaterale ed europeo, ma è un impegno, onorevole Turco, a cui l'Italia e il Governo precedente non sono mai, neanche un giorno, venuti meno. Questo è un orgoglio che noi abbiamo perché lo dobbiamo a coloro che in mare, da italiani, hanno salvato migliaia e migliaia di vite umane ed è non generoso non riconoscere quello che è accaduto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
In conclusione, le istituzioni europee. Questa Europa non può e non deve lasciare sola l'Italia a gestire eventi e situazioni che hanno carattere europeo e lo deve fare pubblicamente operativamente, finanziariamente e mai burocraticamente.
Ecco perché Libia e Italia mostrino insieme che l'amicizia tra i popoli è anche strumento per rafforzare politiche comuni in cui le vite, i destini e le speranze di milioni di esseri umani sono in gioco e le organizzazioni criminali dei trafficanti e dei loro sostenitori siano, una volta per tutte, il solo nemico comune da combattere (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà per due minuti.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, trovandoci in una fase politica nuova, dobbiamo sicuramente essere aperti alle novità, però francamente non mi era mai capitato di sentire un parere espresso dal Governo su una mozione che facesse una proposta rispetto alla quale il Governo si dichiara di essere a favore.
Si tratta delle politiche sui respingimenti, che questo Governo dice di non voler attuare, ma che in questa mozione viene ribadito come impegno del Governo assieme ad altre questioni sollevate da altri colleghi, come la ratifica delle convenzioni ONU sui rifugiati, l'impegno, ad esempio, a chiedere alla Libia l'attuazione della moratoria della pena di morte o di chiedere all'Europa una solidarietà istituzionale nella gestione dei flussi migratori e delle richieste di domande di asilo che arrivano dal nostro Paese.
Si tratta di tutti impegni sostanzialmente ripresi anche dalle altre mozioni rispetto alle quali il Governo ha espresso parere favorevole, ma che in questa occasione non sono accolti.
Francamente non capisco e invito il rappresentante del Governo magari a rileggere con più attenzione la mozione ed eventualmente a modificare il suo parere (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, mi trovo nella situazione di avere apposto una firma nel documento che non è stato accolto dal Governo e una firma nel documento che è stato accolto.
Qui c'è una contraddizione che, secondo me, non sta nell'Aula e non sta nei documenti, ma sta nel Governo, il cui rifiuto non mi spiego, perché si tratta di richiamare quelle situazioni di umanità, di rispetto dei diritti umani, di diritto d'asilo Pag. 57e di accoglimento, che sono stati immensamente trascurati e negati nel famoso Trattato che sarebbe stato sospeso, istituzione che non esiste nel diritto diplomatico e nel diritto internazionale, e che adesso ritornerebbe integralmente in vigore.
Vorrei ricordare qui un punto che è stato trascurato nonostante la passione, che condivido completamente, dell'intervento di Livia Turco, cioè il fatto che molti dei libici di cui stiamo parlando, Presidente, sono dei neri che vivevano in Libia e che hanno trovato salvezza perché altrimenti rischiavano la vita. Quelle persone rischiano ancora la vita. Quindi, non si può disporre automaticamente del loro destino soltanto per venire incontro alle turbe mentali dei colleghi della Lega (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, le ho tolto la parola non solo perché era passato il tempo, ma anche forse perché l'espressione finale non era proprio consona all'Aula.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00803, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Montagnoli, Menia, Velo, Cesario, Berardi, Gozi, Scanderebech...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 454
Votanti 335
Astenuti 119
Maggioranza 168
Hanno votato
78
Hanno votato
no 257).

Passiamo alla votazione della mozione Leoluca Orlando ed altri n. 1-00805.
Avverto che, ove venisse approvata tale mozione, il quarto capoverso del dispositivo assorbirebbe il primo capoverso, lettera b), del dispositivo della mozione Pezzotta ed altri n. 1-00810.
Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Leoluca Orlando ed altri n. 1-00805, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Servodio, Malgieri, Villecco Calipari, Vignali, Garofani, Codurelli, Pezzotta, Peluffo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia - Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Presenti 456
Votanti 451
Astenuti 5
Maggioranza 226
Hanno votato
236
Hanno votato
no 215).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cicchitto ed altri n. 1-00806, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Madia, Villecco Calipari, Pionati, Mondello, Vernetti, Cesaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 457
Votanti 211
Astenuti 246
Maggioranza 106
Hanno votato
182
Hanno votato
no 29).

Pag. 58

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pezzotta ed altri n. 1-00810, nelle parti non assorbite accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Patarino, Montagnoli, Barani, Cesaro, Vella, Mondello, Leoluca Orlando...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 454
Votanti 339
Astenuti 115
Maggioranza 170
Hanno votato
269
Hanno votato
no 70).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Amici ed altri n. 1-00811, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Frassinetti, Mazzuca, Barani, Farina Coscioni, Scilipoti, Cesaro, Vico, Marmo, Montagnoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 454
Votanti 325
Astenuti 129
Maggioranza 163
Hanno votato
259
Hanno votato
no 66).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mecacci ed altri n. 1-00820, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cassinelli, Granata, Vella, Cesa, Rosato, Velo, Leoluca Orlando, Calderisi, Baretta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 447
Votanti 322
Astenuti 125
Maggioranza 162
Hanno votato
214
Hanno votato
no 108).

Annunzio della formazione di una componente politica nell'ambito del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che è stata autorizzata, ai sensi dell'articolo 14, comma 5, secondo periodo, del Regolamento, e sulla base della richiesta pervenuta in data 17 gennaio 2012, la formazione, nell'ambito del gruppo parlamentare Misto, della componente politica denominata Grande Sud-PPA, alla quale aderiscono i deputati Giuseppe Fallica, Ugo Maria Gianfranco Grimaldi, Maurizio Iapicca, Gianfranco Miccichè, Aurelio Salvatore Misiti - già iscritto alla componente politica Repubblicani-Azionisti della quale, pertanto, cessa di far parte - Marco Pugliese, Gerardo Soglia, Francesco Stagno D'Alcontres e Giacomo Terranova.
Comunico, inoltre, che il deputato Aurelio Salvatore Misiti è stato designato quale rappresentante della nuova componente.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,45)

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, volevo far notare a lei e al mio Pag. 59amico Giachetti, visto che egli ci faceva sempre notare di essere presenti, che, per ben due volte, questa sera il Governo è andato sotto grazie ai voti della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questo è un buon inizio, caro collega Giachetti, e chissà quante altre volte manderete sotto questo Governo di tecnici, che, molto probabilmente, non ha ben capito come ci si comporta in Aula, data la loro tecnicità. Caro Giachetti, il mio auspicio è che ti richiami più volte, come tu facevi con noi le volte precedenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, la prossima volta si rivolga alla Presidenza.

MONICA FAENZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MONICA FAENZI. Signor Presidente, intervengo perché, nel corso dell'informativa che ha riguardato l'episodio drammatico della Costa Crociere, è stata tirata in ballo una persona, il sindaco dell'isola del Giglio, Sergio Ortelli, dall'onorevole Luca Sani.
Devo precisare al riguardo, poiché il sindaco non ha naturalmente la possibilità di intervenire in quest'Aula e di raccontare la verità dei fatti, che il sindaco Ortelli non ha affatto richiesto «l'inchino», ovvero l'avvicinamento alla costa della propria isola, alla Costa Crociere, ma che il 14 agosto fu la stessa Costa Crociere a chiedere al sindaco se avesse avuto piacere di ricevere il saluto da parte della nave in questione.
È evidente che il sindaco non autorizza, perché non è competente a farlo, l'eventuale manovra di avvicinamento. Non è naturalmente l'organo competente. Ha ritenuto, però, di rispondere con cordialità, dicendo che questa cosa gli avrebbe fatto piacere, perché, naturalmente, si trattava di un'isola piena di turisti in quell'occasione, e quindi era comunque un episodio felice, su cui far festa.
Voglio, però, precisare che nessun avvertimento e nessuna richiesta è stata fatta al sindaco nell'occasione, purtroppo drammatica, che ci ha visto vittime in questi ultimi giorni. Nel mese di gennaio l'isola del Giglio è completamente vuota, e quindi non c'era da soddisfare alcun interesse turistico. Pertanto, il sindaco era completamente ignaro del fatto che vi sarebbe stato un avvicinamento alla propria costa.
Mi preme sottolineare questo perché sono state addebitate delle responsabilità ad una persona che si è vista nel cuore della notte invadere la propria isola da 4 mila persone e che ha dovuto far fronte a tale situazione insieme alla Protezione civile provinciale, e voglio anche dire in maniera encomiabile, perché l'aiuto che è stato prestato è stato veramente importante.
Sono state messe in sicurezza le persone, sono state salvate anche moltissime persone. Credo che questo sindaco, il sindaco dell'isola del Giglio, così come quello di Monte Argentario, che insieme a lui si è speso per dare soccorso a queste persone, non meriti la critica che gli è stata rivolta questo pomeriggio dall'onorevole Luca Sani.
Voglio, però, fare un'ultima precisazione, oltre, naturalmente, a rivolgere al sindaco e a tutta la popolazione dell'isola del Giglio e di Monte Argentario un applauso veramente personale, perché si sono spesi per dare soccorso (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Si tratta di un fatto che non è stato citato dai giornali, che hanno fatto riferimento e hanno creato molti eroi e molte persone non degne di stima. Voglio dire che il vicesindaco dell'isola del Giglio è stato quello che per primo è andato a dare soccorsi ed è stato veramente l'ultima persona ad abbandonare la Costa Concordia, creando anche panico perché, ad un certo punto, essendo egli l'unico rimasto su quella nave e l'ultimo a scendere, ci si era posti la preoccupazione che gli fosse successo qualcosa. Quindi, anche a lui rivolgiamo il nostro apprezzamento.
Credo che di fronte ad episodi del genere, forse, si dovrebbe tacere sulle Pag. 60polemiche e fare tutto quello che è necessario e possibile per evitarle, ma, una volta che accadono, purtroppo per un errore umano, si dovrebbe fare di tutto perché si possa, il prima possibile, salvaguardare la costa dall'inquinamento, ripristinare uno stato di sicurezza, e cercare di dare conforto a quelle famiglie che, purtroppo, hanno ancora persone disperse, senza condannare nessuno prima del tempo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ALDO DI BIAGIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, in questo dramma della nave Concordia non molti sanno che sono coinvolti anche alcuni profili professionali.
Gli operatori subacquei, che svolgono un lavoro rilevante e rischioso, hanno lavorato giorno e notte per recuperare i dispersi e saranno loro a lavorare per scongiurare il disastro ambientale, ma, paradossalmente, questi lavoratori non hanno una specifica disciplina professionale, non hanno tutele e garanzie normative, perché il progetto di legge si è impantanato in Commissione bilancio dal lontano 2009.
Allora, mi appello al Ministro Passera affinché solleciti la relazione tecnica del suo Ministero, necessaria all'ottenimento del parere della Ragioneria, indispensabile per continuare l'iter. Abbiamo una grossa responsabilità, non ce lo dimentichiamo ancora una volta (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per chiederle di domandare al Presidente della Camera di invitare il Governo a relazionare in Aula su un'altra tragedia che oggi ha colpito la mia terra, la Lunigiana, questo lembo che si trova a nord della Toscana.
È esploso un metanodotto di 20 atmosfere, con fiamme alte 200 metri, con un cratere di 20 metri e profondo 10. Questa esplosione ha distrutto 6 o 7 case nel circondario, fortunatamente dentro non vi era nessuno perché si trovavano tutti al lavoro. Gli operai che lavoravano in quel cantiere sono tutti gravemente feriti e sono stati trasportati, con gli elicotteri, in vari ospedali. Sono decine le persone ferite.
Si tratta di un'ulteriore tragedia sul lavoro che colpisce una popolazione che il 25 ottobre scorso è stata alluvionata. Ad Aulla, Pontremoli, Villafranca, Barbarasco si è verificato il disastro.

MAURO PILI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO PILI. Signor Presidente, intervengo perché poc'anzi, in un comunicato ufficiale, la Commissione europea ha annunciato il blocco della vendita della Tirrenia.
Mi pare un provvedimento importante anche nella sua gravità, per le conseguenze che può avere sulle principali isole del nostro Paese, in particolare sulla Sardegna e sulla Sicilia. Si tratta di un blocco della vendita per 90 giorni, la Commissione avrà tempo fino al 4 giugno 2012. È evidente che siamo di fronte ad una vacatio di un servizio rilevantissimo come quello della continuità territoriale verso le isole maggiori e quindi credo, per la gravità del provvedimento e per i contenuti stessi del comunicato ufficiale della Commissione europea di poco fa, che sia indispensabile che il Governo venga a riferire immediatamente sulle soluzioni che intende adottare, credo in via straordinaria, per garantire che questo servizio, di fondamentale importanza per le isole maggiori, possa essere garantito nell'arco del prossimo anno, a prescindere dalla decisione della Commissione europea.

MICHELE POMPEO META. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 61

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Pili per averci dato questa notizia. Mi associo anch'io alla richiesta di sollecitare il Governo perché la vicenda Tirrenia ha segnato una delle pagine un po' più scure del precedente Governo. Sta di fatto che, appunto, la continuità territoriale rischia di non essere più garantita.
Francamente, avevo chiesto di intervenire - sarò rapidissimo - per dirle che sono 2 mesi che, attraverso la Commissione, sollecitiamo l'amministratore delegato di Alitalia a venire a riferire in Parlamento circa una situazione di crisi cronica che esiste nel perimetro aeroportuale.
Oggi di nuovo c'è stata la protesta di ottanta lavoratori di una società che si occupa di logistica per conto di Alitalia, che si è vista revocare l'appalto. Ci sono ancora altre incertezze: Alitalia ha un po' la stessa logica di Tirrenia. L'assenza di un'Authority dei trasporti ci ha visto dismettere due società di proprietà pubblica con quelle procedure e in quel modo. Ritengo, anche se si tratta della nuova Alitalia e della nuova CAI, che l'amministratore delegato abbia il dovere di venire a riferire in Parlamento circa una serie di problemi che «scoppiano» frequentemente in quell'aeroporto di Fiumicino da qualche settimana a questa parte. Abbiamo apprezzato anche lo sforzo del sistema locale - provincia, regione e comune - ma sono enti molto deboli nei confronti della prepotenza dell'amministratore delegato. Costui deve venire a riferire in Parlamento, anche alla luce degli accordi sottoscritti dal Governo circa le garanzie nei confronti dei lavoratori che sono in cassa integrazione e che rischiano di perdere il posto di lavoro.

LUCA SANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA SANI. Signor Presidente, intervengo solo per chiarire all'Assemblea che non ho chiamato in causa il sindaco dell'isola del Giglio in quanto autorità che aveva autorizzato il passaggio della nave in prossimità dell'isola. Ho solo stigmatizzato un comportamento che aveva visto il sindaco tenere una corrispondenza con la Costa di compiacimento rispetto a questi passaggi, i cosiddetti «inchini», della nave Costa Concordia in prossimità dell'isola che poi hanno portato a quanto sappiamo. Naturalmente riconosco al sindaco tutto il lavoro svolto insieme ad altri nelle operazioni di soccorso prestato nelle ore drammatiche della tragedia, però questo non toglie il fatto che è stata compiuta una leggerezza nell'occasione in cui è stata mantenuta questa corrispondenza tra il sindaco e la compagnia Costa Crociere.

LINO DUILIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, potevo intervenire anche in un'altra occasione ma ne approfitto per sollecitare la risposta ad alcune interrogazioni che sono state presentate nel corso del vita del Governo precedente e, quindi, da lungo tempo. Adesso abbiamo un nuovo Governo, mi è stato detto che le interrogazioni non vanno ripresentate e quindi vivono pur essendo cambiato il Governo. Avendo ora un Governo tecnico che gode di fama di efficienza e di efficacia, confido nel fatto che almeno risponda alle interrogazioni presentate dai parlamentari, sia pure nel corso della vita del Governo precedente.
Le interrogazioni in questione sono tre, le raggruppo molto sinteticamente: una è stata presentata il 2 marzo dell'anno scorso, ne ho sollecitato la risposta già in un'altra occasione e riguarda in particolare la problematica delle comunità montane. Come ho già detto in occasione del sollecito precedente, sappiamo che esiste un problema di finanziamento delle comunità montane. In particolare, dato che la problematica della vita, del numero e dell'organizzazione delle stesse comunità è stata rimessa all'autonomia delle regioni abbiamo le più disparate situazioni sul territorio - ne citavo qualcuna per esempio Pag. 62in Campania - per le quali si verifica il paradosso di avere le comunità montane con centinaia e, a livello regionale, migliaia di dipendenti, senza avere alcun appostamento in bilancio di risorse per pagare queste persone, sulla testa delle quali grava addirittura la spada di Damocle del licenziamento.
Per alcuni siamo già al punto che non è stata pagata la tredicesima. Non si capisce bene come si possa uscire da questa situazione. L'ultima che ho sentito è che si dovrebbe far ricorso ai fondi FAS, ritenendo che, per esempio, le spese per la forestazione si debbano considerare spese di investimento, ma non è questa la sede per parlare di merito.
Io volevo semplicemente consegnare alla Presidenza un'istanza che evidentemente riflette una situazione gravissima per centinaia, migliaia di famiglie, affinché il Governo venga in questa sede e risponda ai quesiti che sono stati segnati nell'interrogazione che richiamavo. La seconda interrogazione è stata presentata il 22 giugno dell'anno scorso, quindi è passato non un anno ma più di sei mesi certamente, e in questo caso si tratta di una problematica che riguarda il Ministero della salute; concerne in particolare la salute di giovani atleti che alcune volte leggiamo, ahimè, sulle cronache dei giornali, vengono stroncati improvvisamente da arresti cardiaci durante lo svolgimento di attività sportive. Con questa interrogazione si chiedeva al Governo di fare una ricognizione di questo fenomeno che è disciplinato da alcune norme che forse sarebbe il caso comunque di integrare con la previsione di esami diagnostici preventivi che possano scongiurare il rischio di queste morti di giovani persone, sia che esercitino attività agonistiche, sia che esercitino attività non agonistiche. Anche qui, senza entrare nel merito, chiederei che il Governo intervenisse in Aula e ci desse la sua opinione e la sua risposta.
Dopodiché c'è un'interrogazione che riguarda questioni a cui ho apposto la firma, ma chiederò alla collega che è intervenuta di attivarsi personalmente, perché si tratta di una ricognizione delle situazioni commissariali che esistono nel nostro Paese. Quindi mi fermo qui per quanto riguarda questo problema. Ho esaurito il mio intervento. Confido che, grazie anche all'intervento della Presidenza, la risposta a queste interrogazione intervenga al più presto.

PRESIDENTE. Onorevole Duilio, l'intervento della Presidenza non mancherà.

ARTURO IANNACCONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, intervengo per formulare attraverso lei la richiesta al Presidente della Camera di invitare il Governo a riferire in Aula su quello che sta accadendo in Sicilia. In questi giorni c'è stata e si sta sviluppando una protesta che di fatto ha paralizzato l'isola. I giornali, la grande stampa nordista, evidentemente non ne fanno cenno se non in servizi assolutamente marginali. Non si sta dando il rilievo ad una protesta popolare che sta assumendo le forme di una vera e propria rivolta sociale, che salda insieme camionisti, agricoltori, commercianti, artigiani, imprenditori, gente comune, rispetto ad una situazione che sta precipitando nel sud del nostro Paese, perché a seguito delle misure varate dal Governo in carica c'è stata una lievitazione inaccettabile dei prezzi dei carburanti. È evidente che le merci in transito per il Sud (quelle che arrivano e quelle che partono dal Sud) hanno una penalizzazione rispetto ai traffici di altre parti del Paese.
Le liberalizzazioni che si appresta a varare il Governo sono liberalizzazioni che avranno conseguenze negative proprio nel sud del nostro Paese. Chiediamo che il Governo venga a riferire in Aula e ci dica cosa intenda fare per arginare una forma di protesta, la quale mette in evidenza che le banche praticano interessi da usura, che i carburanti costano sino al 15-20 per cento in più rispetto ad altre parti del Paese, che i costi assicurativi ed energetici penalizzano un'area già fortemente penalizzata Pag. 63dell'Italia. Quindi attraverso lei, signor Presidente, chiediamo che il Governo riferisca in Aula su quanto sta accadendo in Sicilia e sulle misure urgenti che intende assumere per venire incontro ad una protesta che richiede una concreta, puntuale ed efficace risposta da parte del Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Iannaccone, sa che questa sera su questo punto c'è stato un question-time, e comunque solleciterò il Presidente nel senso da lei sottolineato.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 19 gennaio 2012, alle 9,30:

1. - Informativa urgente del Governo sull'annunciata chiusura dello stabilimento Alcoa di Portovesme e sulla crisi industriale dell'area.

2. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 20.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 12)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Segr Dimissioni on. Cambursano 498 495 3 248 109 386 35 Resp.
2 Nom. Ddl 4792 - articolo 1 492 488 4 245 488 35 Appr.
3 Nom. articolo 2 494 490 4 246 490 35 Appr.
4 Nom. articolo 3 493 489 4 245 489 35 Appr.
5 Nom. articolo 4 496 492 4 247 492 35 Appr.
6 Nom. Ddl 4792 - voto finale 493 489 4 245 489 35 Appr.
7 Nom. Moz. Reguzzoni e a 1-803 454 335 119 168 78 257 35 Resp.
8 Nom. Moz. Orlando L. e a 1-805 456 451 5 226 236 215 35 Appr.
9 Nom. Moz. Cicchitto e a 1-806 457 211 246 106 182 29 35 Appr.
10 Nom. Moz. Pezzotta e a 1-810 454 339 115 170 269 70 35 Appr.
11 Nom. Moz. Amici e a 1-811 454 325 129 163 259 66 35 Appr.
12 Nom. Moz. Mecacci e a 1-820 447 322 125 162 214 108 35 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.