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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 560 di mercoledì 14 dicembre 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 10,15.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale del 7 dicembre 2011.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bindi, Bocchino, Brugger, Buonfiglio, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Renato Farina, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Iannaccone, Jannone, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Moffa, Nucara, Leoluca Orlando, Pisicchio, Reguzzoni, Rigoni, Stefani, Stucchi, Valducci, Vitali, Volontè e Zeller sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Saluto gli studenti delle classi II B del liceo classico e IV A del liceo scientifico del Collegio San Giuseppe Istituto De Merode di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Sull'ordine dei lavori.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo brevemente per tornare a porle un problema che oggi sarà anche formalizzato dal presidente del gruppo direttamente al Presidente della Camera. Tuttavia, glielo anticipo perché riprende la questione che avevo posto nelle sedute precedenti.
La Conferenza dei presidenti di gruppo di qualche giorno fa aveva deciso che, una volta che si è stabilito, con una decisione sulla quale ovviamente concordiamo, di rilevare la presenza dei deputati nelle Commissioni, sarebbe stato affrontato a gennaio il problema di come fosse possibile rendere compatibile il lavoro nelle Commissioni non soltanto con il lavoro dell'Assemblea, che spesso è contemporaneo, ma anche e soprattutto con quello delle Commissioni bicamerali che si riuniscono a prescindere ovviamente dai nostri lavori e che spesso e volentieri esigono, come è giusto che sia, che vi sia la presenza anche dei deputati e non soltanto di senatori. Ora si pensava di rinviare la questione a gennaio perché si riteneva che il problema probabilmente non si sarebbe posto in questi giorni. Invece, si è posto ripetutamente in maniera dirompente nella giornata di ieri e dell'altro ieri. Vi sono state riunioni di Commissioni bicamerali importanti (penso alla Commissione antimafia) in concomitanza con quelle delle Commissioni permanenti della Camera. Oggi svolgiamo una discussione sulle linee generali che inizia di mercoledì, Pag. 2mentre normalmente le discussione sulle linee generali si tengono di lunedì quando le Commissioni non si riuniscono. Oggi invece è una giornata durante la quale si tengono le sedute di Commissione e, come sappiamo, il Regolamento prevede, sopratutto nella parte applicata per prassi, che quando c'è la discussione sulle linee generali, si possono comunque convocare le Commissioni purché non vi siano votazioni.
Insomma, il sistema è radicalmente cambiato, signor Presidente. Se noi vogliamo da una parte consentire ai deputati di partecipare, ad esempio, a discussioni importanti come quella in corso o nelle Commissioni bicamerali e, contemporaneamente, di svolgere il loro lavoro in Commissione dobbiamo trovare una soluzione che, a mio avviso, non può essere rinviata a gennaio. Né, d'altra parte credo, ma su questo non saremo ovviamente d'accordo, si può pensare che il deputato vada in Commissione, firma per far rilevare la presenza e poi torna in aula o in un'altra Commissione a fare un altro mestiere. Infatti, il problema non è semplicemente quello di firmare ma di essere in condizione di poter partecipare ai lavori della Commissione. Quindi, la pregherei, signor Presidente, di far presente al Presidente della Camera l'esigenza che la decisione su come organizzare i lavori e la compatibilità della rilevazione delle presenze in Commissione con gli altri lavori dell'Aula e delle altre Commissioni bicamerali sia affrontato prima perché, diversamente, si rischia di porre un problema ripetuto non soltanto per un gruppo ma per tutti i deputati nell'esercizio delle loro funzioni che dovrebbero essere svolte in tutte le sedi alle quali appartengono.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Giachetti. Il problema che lei pone è formalmente delicato perché richiede un accordo tra la Presidenza della Camera e la Presidenza del Senato. Sostanzialmente, forse, si tratta di un problema di non difficile soluzione. Due sono le vie che si possono percorrere, direbbe Machiavelli che amava il procedimento dilemmatico: una via è quella di lasciare la scelta al deputato o al senatore nell'altra Camera con l'obbligo di notificare che cosa ha scelto in modo che se ne possa tener conto e che non venga quindi notificata una sua assenza in una delle due Commissioni. L'altra via è evitare di convocare contemporaneamente Commissioni bicamerali e Commissioni permanenti.
Quale di queste due vie verrà scelta non lo so, ma le assicuro che la cosa è già stata portata all'attenzione della Presidenza e anche adesso, nuovamente, sperando di raggiungere in tempi brevissimi il necessario accordo.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, anche da parte nostra voglio sottolineare le difficoltà che si pongono rispetto ai parlamentari: le bicamerali in concomitanza - come già detto il collega Giachetti - con le Commissioni, le Commissioni in concomitanza con la discussione sulle linee generali. In più, dato che ultimamente si è voluto dare da parte dell'Ufficio di Presidenza un segnale forte, giusto e legittimo, che costringe i parlamentari ad apporre la firma, come dimostrazione di presenza, nelle Commissioni, ciò rischia di essere veramente qualcosa di poco credibile. Infatti, a questo punto, si fanno correre i parlamentari in Commissione magari ad apporre la firma per poi andare via, stante il fatto che, nelle Commissioni, la firma non è prevista solo per le votazioni, ma per tutto il lavoro delle stesse, anche per le indagini conoscitive e quant'altro.
Pertanto, credo - e concordo con il collega che mi ha preceduto - che questo problema non possa aspettare, anche per la situazione nella quale si trova il Parlamento e quella nella quale versano i parlamentari quotidianamente su tutti i giornali. Credo che la stragrande maggioranza dei parlamentari - anzi, non lo credo, ne sono certo - da tempo lavori in Pag. 3silenzio, arrivando nelle Commissioni la mattina ed andando via la sera. Adesso, per essere più realisti del re, cerchiamo di mettere un po' di ordine in questa giungla, che vuol far vedere all'esterno quello che poi non c'è. Diciamo le cose come stanno, mettiamoci nelle condizioni di poter lavorare bene, in modo tale che si capisca quello che si può fare e quando lo si può fare. In questa situazione già adesso dovremo affrontare questa manovra, che è di per sé delicata e difficile e che quindi creerà tutte le reazioni che dovrà creare.
Con la responsabilità che tanti di noi si sono presi, chiediamo altrettanta responsabilità da parte della Presidenza affinché metta un punto chiaro, indipendentemente da come ritiene, ma spero nel migliore dei modi, sul rapporto dei parlamentari con il loro lavoro rispetto all'Aula e alle Commissioni.

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, lei ha ampliato l'oggetto del contendere. In parte, le cose che lei ha detto ricadono nelle competenze della Camera stessa, per cui si tratta di raccordare attività tutte di questa Camera. Almeno su questo penso che bisognerebbe fornire risposte in tempi immediati, perché non abbiamo bisogno, su una parte delle cose dette, dell'intesa con il Senato.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo brevissimamente, perché credo sia giusto dare spazio alla discussione sulle linee generali prevista per questa mattina. Avendo proposto io stesso in Conferenza dei presidenti di gruppo un'organizzazione diversa dei lavori, che ponesse una mezza giornata nella settimana, quella del mercoledì, a disposizione delle Commissioni, mi permetto anche di aggiungere, oltre alle considerazioni del collega Giachetti, che peraltro condivido, non solo la questione delle Commissioni bicamerali, ma anche quella, già in parte sottolineata dall'onorevole Giachetti, in relazione alla possibilità, per coloro i quali seguono o intendono seguire una discussione sulle linee generali, di poter essere in qualche modo esentati dalla firma in Commissione, evidentemente nel caso in cui dovessero sovrapporsi, cosa che ci auguriamo che in un calendario diverso non accadrà più.
Mi permetto anche di chiedere alla Presidenza - non è necessario che mi risponda, ma la lascio agli atti come una delle questioni sottoposte - che coloro i quali, durante lo svolgimento di strumenti di sindacato ispettivo in Assemblea, nel caso dovessero esserci delle contemporanee sedute di Commissione, sono impegnati come primi firmatari o nella illustrazione o nella replica, con il Governo in aula, abbiano la stessa possibilità di essere esentati dalla presenza in Commissione.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, come lei ha giustamente detto, non ho titolo adesso per rispondere, ma ciò che lei ha affermato mi sembra molto ragionevole.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intendo protestare formalmente per come si sono conclusi questa notte i lavori delle Commissioni riunite bilancio e finanze. Intendo contestare la legittimità di tale conclusione in modo formale, chiedendo al Presidente della Camera di effettuare una verifica con gli strumenti che saranno possibili, alcuni dei quali mi permetterò anche di indicare.
Com'è noto, per permettere all'Assemblea di avviare i lavori questa mattina, era necessario concludere i lavori entro una certa ora, e questo, ovviamente, le Commissioni lo sapevano. Come da prassi e da precedenti esperienze, quando arriva quel momento, la presidenza, cioè chi presiede, rende chiaramente edotta la Commissione, chiedendone l'attenzione, su quanto si sta per fare; forma un fascicolo degli emendamenti residui, sui quali si esprime un Pag. 4voto in blocco e, poi, si procede alla votazione, valutando se vi siano richieste di intervento per dichiarazione di voto e verificando la votazione stessa.
Tutto questo non è accaduto, signor Presidente, e, in modo clandestino, in un modo incredibile, senza che fosse chiaro quanto stava accadendo, ad un certo momento, e con voce sommessa - praticamente, con la quasi impossibilità di comprendere ciò che il presidente stava in quel momento leggendo -, si è passati ad una votazione su un gruppo di emendamenti residui del Governo e dei relatori, senza che su molti di essi né il Governo, rispetto ai relatori, né i relatori, rispetto al Governo, avessero neppure dato e comunicato i pareri.
Quella votazione è stata fatta con questa formula: «chi è a favore; chi è contro; approvato», detta in due secondi, senza alzare la testa, senza vedere che vi era chi chiedeva la parola per dichiarazione di voto e senza che siano state alzate le mani al momento della votazione.
Signor Presidente, poiché credo che, in quel momento, fosse aperto il circuito televisivo interno, mi auguro che vi sia anche la registrazione di quanto è avvenuto ieri presso le Commissioni riunite. Chiedo, dunque, formalmente che il Presidente valuti ciò che è avvenuto e la regolarità di questo comportamento.
Vorrei ricordare - e nessuno me lo toglie dalla testa - che uno dei motivi per cui è stato fatto ciò in questo modo è che lì dentro è finito un emendamento che, di fatto, annulla l'ultima delle liberalizzazioni contenute nel decreto-legge. Via via, via via, è stata fatta marcia indietro, per volere credo, probabilmente, di molti deputati, su quasi tutte le liberalizzazioni. Ne era rimasta in piedi una, quella che riguardava la farmacia: ebbene, lì dentro, c'è un emendamento che, di fatto, annulla quella liberalizzazione. Per questo motivo, io protesto e contesto, perché avevo il diritto di potermi esprimere presso le Commissioni su quell'emendamento, cosa che non mi è stata permessa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghesi. Le sue contestazioni sono molto gravi e, certamente, le porterò all'attenzione del Presidente della Camera e dell'Ufficio di Presidenza. Vedo, però, che qui, in Aula, vi è il presidente della V Commissione, onorevole Giancarlo Giorgetti, e non so se egli voglia dare dei chiarimenti. Prego, onorevole Giancarlo Giorgetti.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, la procedura adottata questa notte da parte del presidente Conte e da parte del sottoscritto è consolidata nella prassi, nella misura in cui le Commissioni, chiamate a valutare in sede referente le manovre finanziarie, sono chiamate a terminare i propri lavori in tempo utile per la data di inizio della discussione in Assemblea. Questo avviene regolarmente e, direi, a maggior ragione, avviene nelle particolari circostanze di questo decreto-legge. Dirò di più.
Si tratta di una procedura che, nel corso della mia carriera parlamentare, non da presidente, ho talvolta subito quando ero all'opposizione e, talvolta, ne ho approfittato come maggioranza. È una procedura, a mio avviso, anche ingiusta, perché impedisce di discutere e votare tutti gli emendamenti presentati da parte dei singoli parlamentari, ma che, tuttavia, salvaguarda gli emendamenti presentati dai relatori, che immagino interpretino la maggioranza parlamentare, e gli emendamenti presentati dal Governo ed, in particolare, nella fase specifica che stiamo vivendo, immagino abbiano presentato a ragion veduta gli emendamenti che sono stati poi votati.
Certamente, l'onorevole Borghesi ha diritto di protestare - lo ha già fatto questa notte - e di presentare al Presidente della Camera le proprie rimostranze. Tuttavia, signor Presidente, ritengo che non vi fosse altra possibilità per chiudere i lavori in tempo utile, considerata la necessità da Pag. 5parte dell'Assemblea e, successivamente, del Senato di approvare il testo nei tempi concordati e richiesti dalla situazione generale.
La seduta si è conclusa - devo dire - tra le proteste, per differenti e talvolta opposte ragioni, non soltanto dell'onorevole Borghesi, ma anche di diversi rappresentanti dell'opposizione e della maggioranza. Ciò significa che le presidenze hanno adottato un criterio, se vogliamo, di par condicio nei confronti di tutti i protagonisti dei lavori delle Commissioni.
Pertanto, se l'onorevole Borghesi non ha avuto la possibilità di votare i propri emendamenti, così non hanno avuto la possibilità di votare e discutere i propri emendamenti anche...

ANTONIO BORGHESI. Non hai capito! Non erano i miei...

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, per favore.

ANTONIO BORGHESI. Non ho detto questo!

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, per cortesia, lo lasci concludere così capiremo meglio cosa dice.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Io sto argomentando rispetto al profilo non semplicemente regolamentare, ma anche sostanziale, di questa procedura, la quale - ribadisco - è stata applicata più volte, direi ormai sistematicamente, negli ultimi anni. Ciò significa che, se non vogliamo che per i prossimi anni e per le prossime occasioni si replichi una situazione del genere, probabilmente l'organizzazione dei lavori delle Commissioni e dell'Aula, su vicende come questa, dovrà essere in qualche modo diversa.
In conclusione, ritengo che la procedura adottata sia esattamente quella che è stata adottata in passato e che, quindi, sia legittima e regolare. La fascicolazione degli emendamenti era a disposizione, certamente non in modo cumulativo, ma era a disposizione da diverse ore e, in alcuni casi, dalla mattina.

ANTONIO BORGHESI. Non è vero!

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. In questo senso, naturalmente, l'Assemblea aveva la possibilità di integrare il testo nelle parti che probabilmente sono anche in taluni casi incomplete. Gli stessi rappresentanti della maggioranza e gli stessi relatori, probabilmente, ambiscono a fare questo.
Tuttavia, date le circostanze, il massimo lavoro che si poteva fare presso le Commissioni bilancio e finanze è stato fatto: di questo è stato dato conto anche dal Presidente del Consiglio e di ciò io porto soddisfazione.

PRESIDENTE. Credo che le due posizioni siano state sufficientemente illustrate. Riferirò al Presidente della Camera e all'Ufficio di Presidenza.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici (A.C. 4829-A) (ore 10,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici.
Avverto che, per un mero errore tipografico, a pagina 245 dello stampato A.C. 4829-A, al capoverso comma 2-ter, lettera b), le parole «settimo comma» devono intendersi: «ottavo comma».

Pag. 6

(Discussione sulle linee generali - A.C. 4829-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che i presidente dei gruppi parlamentari Italia dei Valori e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che le Commissioni V (Bilancio) e VI (Finanze) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Il relatore per la maggioranza per la Commissione Bilancio, onorevole Baretta, ha facoltà di svolgere la relazione.

PIER PAOLO BARETTA, Relatore per la maggioranza per la V Commissione. Signor Presidente, come lei sa e i colleghi sanno, il lavoro delle Commissioni si è svolto ininterrottamente per molti giorni e si è concluso nella tarda nottata. Pensavamo di poter usufruire di un lasso di tempo maggiore - non eccessivo, ma comunque maggiore - per poter riordinare non tanto le idee, quanto i contenuti del lavoro svolto che è notevole.
Più di settanta, se non ho visto male, sono le proposte emendative e di modifica che le Commissioni, in questi giorni di proficuo lavoro, hanno prodotto rendendo più equa la manovra - come è stato autorevolmente detto dal Presidente del Consiglio che alle dieci di ieri sera è venuto in audizione, e lo ringraziamo di aver partecipato ai nostri lavori -, il cui testo viene oggi consegnato all'Aula.
È una terminologia molto abusata in questi giorni, ma che fa piacere venga utilizzata in primis dal Presidente del Consiglio perché è un riconoscimento, che peraltro è stato esplicito, al lavoro parlamentare e al ruolo che il Parlamento ha svolto in questi giorni.
Il fatto di aver reso più equa la manovra non l'ha resa meno difficile, meno impegnativa e meno densa di sacrifici per gli italiani e per le varie categorie sociali di questo Paese.
Il punto di partenza, non ce lo dobbiamo dimenticare, è la difficile situazione economica e finanziaria nella quale versa l'Italia. Siamo in recessione economica, abbiamo un debito pubblico ancora insostenibile, il rifinanziamento, il miglioramento della finanza pubblica procede e pensiamo di giungere (anche per merito degli interventi che il Parlamento ha fatto recentemente quali la riforma dell'articolo 81 della Costituzione) nel 2013 al pareggio di bilancio. Tutto ciò, però, mette maggiormente in evidenza l'esigenza di un passaggio stretto nel quale stiamo dibattendoci anche a fronte della difficile situazione economica e finanziaria internazionale.
È stato sottolineato, nelle ultime settimane, come il ruolo dell'Italia nel consesso internazionale, oltre ad aver riacquistato credito, abbia però una valenza particolare essendo il nostro Paese posizionato in una fascia di reddito di industrializzazione, di capacità di produzione in generale che fa sì, in sostanza, che l'Europa non possa reggere senza di noi.
Noi abbiamo sempre detto che l'Italia non regge senza l'Europa e la nostra scelta europeista è stata sempre chiara ed indiscussa, ma è emerso clamorosamente nelle ultime settimane che la crisi della zona euro poteva trovare nell'Italia o il punto di affossamento o il primo punto di riscatto.
Bene in questo contesto si è sviluppata e si sviluppa l'azione portata avanti dal Governo Monti sostenuto da un'ampia maggioranza parlamentare, ampia maggioranza che ha saputo affrontare le proprie differenze non sempre superandole ma gestendole nello spirito di collaborazione nazionale necessario in questa particolare fase.
Le due grandi forze che sostengono il Governo assieme al terzo polo e cioè il PdL ed il PD non hanno nascosto mai, in nessun momento, che hanno opinioni diverse e che torneranno, quando lo consentiranno i tempi politici ed economici, a confrontarsi rispetto alle prospettive generali del Paese. In questo momento però si è deciso assieme e responsabilmente di sostenere un Governo un po' impropriamente Pag. 7definito tecnico (abbiamo sentito anche ieri sera il Presidente Monti rilasciare delle affermazioni che si possono senza timore definire di carattere politico) per attraversare insieme questa strettoia di carattere generale.
È evidente che il giudizio complessivo che noi abbiamo dato come gruppi di maggioranza sulla manovra è un giudizio di accettazione convinta nel quadro di riferimento che ho appena esposto. Abbiamo chiesto al Governo, nel corso di questa discussione, di intervenire per migliorare alcuni elementi soprattutto di valenza sociale di questa manovra e soprattutto di predisporre, in tempi ragionevolmente brevi, quella che possiamo chiamare, se non proprio una «fase due» almeno una «fase uno e mezzo» e di cominciare a volgere l'attenzione alle scelte che vengono fatte verso lo sviluppo.
Qui alcune questioni relative allo sviluppo ci sono, ma penso che la discussione di questa mattina, per quanto riguarda il mio ruolo di relatore, debba essere concentrata soprattutto sulle modifiche intervenute e non su una completa presentazione del testo del provvedimento. Chiedo, comunque, al Presidente di poter consegnare una nota scritta agli uffici in maniera tale che resti agli atti l'illustrazione completa dello stesso.
In questo quadro, allora, mi soffermo brevemente su quelle che a me sembrano - successivamente il collega, relatore Leo, completerà il quadro - le principali modifiche che il Parlamento ha richiesto ed ottenuto in questi giorni. Alcune non appaiono nei grandi titoli dei giornali, invece meritano di essere considerate, perché rappresentano dei piccoli significativi passi verso una attenzione a condizioni sociali difficili.
Infatti, pur mantenendo fermo il compito fondamentale della lotta all'evasione, anche attraverso il riconoscimento all'Agenzia delle entrate del difficile compito che svolge - nelle Commissioni riunite bilancio e finanze proprio l'altro giorno i presidenti hanno condannato, insieme all'unanimità di tutti i componenti, il grave attentato perpetrato qualche giorno fa nei confronti del dirigente dell'agenzia Equitalia - e pur riconoscendo che bisogna continuare e anche insistere ulteriormente, sono state introdotte delle modifiche che alleviano la pesantezza della situazione soprattutto per alcune fasce di lavoratori, di cittadini, di pensionati e di persone più deboli.
È stato anche introdotto un miglioramento della interessante norma che affronta sia il 36 che il 55 per cento di detrazione per quanto riguarda gli interventi di manutenzione ambientale e a questo proposito vi è un piccolo titolo, che però sottolineo, che passa sotto l'espressione di «tutela ambientale urbana».
Un Paese come il nostro, che ha più del 50 per cento del patrimonio culturale e anche artistico mondiale, che in buona parte è a cielo aperto e sta nelle strade, non deve essere un Paese immobile ovviamente, ma deve essere in grado anche di ristrutturare questo patrimonio e di averne cura. Pertanto, questa norma cerca di impedire che un intervento di commercializzazione senza regole produca effetti di peggioramento e di degrado del grandissimo patrimonio urbano che abbiamo.
Inoltre, abbiamo previsto interventi per mitigare una pur necessaria tassa che il Governo ha messo sullo stazionamento, cercando di tutelare almeno una parte dell'industria nautica (i cantieri), sopratutto in alcune specifiche condizioni.
Ma vengo rapidamente - e mi avvio alla conclusione - a quelli che considero i tre aspetti principali del nostro intervento. Il primo riguarda l'intervento sull'IMU e in qualche modo potremo dire sulle famiglie. Il Parlamento ha introdotto una modifica che prevede, oltre ai 200 euro che erano già stati introdotti, un ulteriore incremento di 50 euro collegato al numero dei figli, fino a quattro. Viene previsto un tetto ovviamente, ma sottolineo il fatto che, da 200 euro generalizzate, quando si sale, sia stato adottato un criterio e la norma non sia stata lasciata senza la previsione di un criterio.
Altri avevano anche legittimamente sostenuto che un criterio sul reddito poteva essere addirittura più equo, ma questo è Pag. 8opinabile come sempre. Penso che un segnale in questo senso alle famiglie che hanno il peso e la felicità di avere dei figli a carico vada proprio in questa direzione. Inoltre, non si tratta dell'unico intervento a favore delle famiglie.
Negli emendamenti abbiamo introdotto, per quanto riguarda l'ISEE, almeno due criteri innovativi: il quoziente familiare e un'attenzione alla disabilità. Non so se ciò si possa dire equo, sicuramente è sociale, è un intervento che favorisce un'attenzione del Parlamento verso le condizioni sociali.
Vi è poi il capitolo pensioni, sul quale va enunciato l'intervento che è stato previsto. Vedo che in molti titoli dei giornali di questa mattina, che evidentemente hanno chiuso prima delle Commissioni bilancio e finanze, non è compresa l'importantissima modifica che il Parlamento ha fatto, cioè quella di aver recuperato per l'intero periodo dei due anni, 2012 e 2013, grazie ad un emendamento dei relatori, l'intera indicizzazione anche per le pensioni pari a tre volte il minimo. Sono circa tre milioni e mezzo, tre milioni e 600 mila, le persone che beneficiano di questo intervento e che nella proposta del Governo di ieri sera ne ottenevano una parte, ma con l'intervento del Parlamento ottengono pienamente la copertura dell'indicizzazione per i due anni. Complessivamente i pensionati che non subiscono la penalizzazione della mancata indicizzazione sono quasi 10 milioni di persone.
Certo, vi è anche un intervento sulle pensioni alte. È un intervento del 15 per cento, non del 25 per cento come leggo in molte notizie esterne, su pensioni sopra i 200 mila euro. Qualcuno ha sostenuto che è poco perché, già che c'eravamo, bisognava insistere e si era discusso del 25 per cento. Tuttavia è corretto anche ricordare che quelle fasce di pensionati hanno già a carico della tassazione presente nei precedenti decreti, in particolare il contributo di solidarietà che è già presente.
Abbiamo quindi realizzato l'indicizzazione, ma abbiamo anche attenuato l'effetto pesante che la riforma introdotta con decreto-legge aveva sui lavoratori che devono accedere alla pensione e che, a fronte del superamento delle quote, rischiavano di restare a lavoro per molti anni oltre quelli che avevano preventivato. Vi è una relativizzazione di questo periodo attraverso una riduzione degli anni necessari per andare in pensione, sia per gli uomini sia per le donne.
Vi è poi anche questa annosa e delicata questione dei lavoratori in mobilità e annessi. Al riguardo era stato indicato un numero che all'inizio era 50 mila, poi era diventato 65 mila, ma il numero si presta al rischio di un'interpretazione non quantitativa, perché c'è sempre colui che teme di essere l'uno successivo al numero stabilito. Noi abbiamo chiesto ed ottenuto che il Governo tolga il numero, non rinunciando al principio dell'equilibrio dei saldi finanziari. Infatti, i relatori hanno proposto un emendamento che assume pienamente i limiti finanziari, distribuiti addirittura anno per anno negli anni successivi, ma affida al Governo, con un provvedimento che il Ministro del lavoro, insieme al Ministro dell'economia, dovranno realizzare in un arco di tempo breve, l'indagine, il monitoraggio e, quindi, la definizione e anche i criteri di coloro che hanno il diritto all'interno di quei saldi. Ciò è molto diverso da avere una tagliola numerica anticipata o, invece, fare una verifica ex post sulla base delle condizioni reali.
In tal senso, abbiamo anche chiesto ed ottenuto, con il nostro voto, di spostare la data, fissata al 31 ottobre, che il decreto-legge prevedeva per rendere valido il fatto che i lavoratori in mobilità fossero compresi nei benefici. Tuttavia molti accordi erano in corso d'opera quando è intervenuto il decreto-legge - ne cito due in quest'Aula giusto per avere memoria di cosa stiamo parlando: l'accordo di Termini Imerese e gli accordi del gruppo Finmeccanica-Alenia - e sarebbero stati penalizzati clamorosamente se la data fosse rimasta quella. Certo, una data bisogna prevederla, altrimenti non vi è un criterio.
La data che è stata proposta e votata è il 4 dicembre, che corrisponde al momento Pag. 9in cui è stato presentato il decreto-legge. Questo dà un sollievo importante a molti lavoratori.
Va detto anche che tutto questo si regge su una nuova struttura fiscale, che riguarda il superamento del vecchio scudo, così come era stato anche presentato nel decreto-legge attraverso una vera e propria tassa strutturale sull'anonimato. Viene introdotta cioè - diciamo chiaramente - una «patrimoniale». Poi piacerà o meno nella terminologia, ma di fatto viene introdotta una tassa sul patrimonio che comprende anche i beni e i fabbricati all'estero. Penso che sia un passo importante verso una cultura fiscale più moderna e anche più rigorosa.
Infine, concludo signor Presidente, c'è un capitolo che nessuno aveva chiesto al Parlamento e che riguarda complessivamente i costi della burocrazia e della politica in senso lato. Certamente il «Governo dei professori» era intervenuto nel decreto-legge con un errore costituzionale e cioè aveva pensato che il Governo potesse intervenire sul Parlamento. Si è scatenata una polemica nei giorni scorsi su un'interpretazione giornalistica e su una notizia non vera: nessuno nel Parlamento ha chiesto che non si intervenisse.
Abbiamo solo detto - e lo ribadiamo - che la competenza a decidere è del Parlamento e non è una questione da poco. Ho letto che un giornalista ha detto che non serve tirare in ballo Montesquieu. Invece, è necessario tirare in ballo Montesquieu, perché una componente della democrazia - anche e soprattutto in una situazione di difficoltà generale e di transizione - è anche l'ordinamento delle proprie istituzioni. Il Parlamento è indipendente dal Governo non perché pensa di «fare i cavoli suoi», ma perché l'indipendenza del Parlamento è fondamentale, dal momento che non si può arrivare al principio che è il Governo che controlla il Parlamento, perché è esattamente l'opposto ed è il punto di riferimento.

PRESIDENTE. Onorevole Baretta, la prego di concludere.

PIER PAOLO BARETTA, Relatore per la maggioranza per la V Commissione. Concludo, signor Presidente. Quindi, noi abbiamo ristabilito questo principio, ma realizzando però una «autodecisione». Abbiamo esteso questo concetto con criteri particolari, che sono scritti, a due fasce: a coloro che hanno doppi incarichi nella pubblica amministrazione e che non possono sommare completamente i loro doppi emolumenti imponendo al secondo un limite del 25 per cento e anche agli amministratori pubblici in generale, i quali se hanno stipendi alti dovranno assumere come riferimento il primo presidente della Corte di Cassazione.
Non mi pare che stiamo parlando di questioni che non riguardano tutti i cittadini italiani. Ci sarà certamente una sorpresa, ma è il momento che le sorprese arrivino per tutti. Il Parlamento è pronto a fare la sua parte. I lavoratori e i cittadini l'hanno fatta e la stanno facendo. Tutte le parti di questo Paese la debbono fare. Questo è il senso con il quale noi chiediamo ai gruppi parlamentari di sostenere questa manovra. Ci attendiamo che il Governo - anche a fronte del dibattito che c'è stato questa notte in Commissione - recepisca alcuni emendamenti che verranno presentati in queste ore e che sono relativi a completare l'itinerario che, per le ragioni dette di carattere formale e di tempo, non è stato concluso nella nottata di oggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il relatore per la maggioranza per la VI Commissione (Finanze), onorevole Leo, ha facoltà di svolgere la relazione.

MAURIZIO LEO, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Signor Presidente, il Presidente del Consiglio nel corso dell'intervento pronunciato in occasione del dibattito sulla mozione di fiducia ha affermato che i provvedimenti che avrebbe adottato nel corso del suo mandato sarebbero stati ispirati a tre principi: rigore, equità e sviluppo.
Questo si è cercato di tradurre nel provvedimento al nostro esame. È fuor di Pag. 10dubbio che si parla di rigore, nel provvedimento, ed è altrettanto indubbio che in esso sono contenuti elementi che spingono verso la crescita. Dobbiamo dire che, relativamente all'equità, ci sono degli aspetti positivi, ma che si potrebbe e dovrebbe fare molto di più.
Già il collega Baretta ha posto l'accento su alcune questioni che si ritengono fondamentali, quali la lotta all'evasione e la crescita economica, ed io mi soffermerei, in particolare, proprio su questi aspetti, fondando il mio intervento prevalentemente sulle questioni di natura fiscale. Relativamente alla crescita, dobbiamo salutare con favore un intervento legato al rafforzamento della capitalizzazione delle imprese. In verità, già il precedente Governo, in un disegno di legge presentato e attualmente all'esame della Commissione finanze - mi riferisco al disegno di legge delega per la riforma fiscale e assistenziale - aveva messo l'accento sul rafforzamento della capitalizzazione delle imprese, attraverso un istituto, l'ACE, che vuol dire aiuto alla crescita economica. Attraverso questo istituto, si evitavano quegli squilibri esistenti tra le imprese che facevano ricorso al capitale di debito e le imprese che facevano ricorso al capitale di rischio. Le imprese indebitate oggi vengono favorite dal sistema perché possono dedurre, nella determinazione dei propri redditi, gli interessi passivi. Invece, le imprese che si capitalizzano, non hanno alcuna possibilità di dedurre i dividendi nella determinazione dei loro redditi.
Quindi, interviene il legislatore prevedendo che, laddove si rafforzi il capitale di rischio, o attraverso utili non distribuiti ed accantonati, oppure attraverso versamenti effettuati dai soci, la parte corrispondente alla remunerazione di quel capitale, venga sottratta alla tassazione ai fini dell'imposta diretta. Quindi, è un intervento sicuramente positivo che - come dicevo - ha come fine quello di riequilibrare il trattamento fiscale delle imprese indebitate con quello delle imprese che invece vengono a capitalizzarsi.
Altrettanto importante è l'intervento concernente l'IRAP; per quanto riguarda quest'imposta contestata, introdotta nel 1997, occorre dire che essa ha presentato due elementi di criticità: quello concernente l'indeducibilità del costo del lavoro e quello concernente l'indeducibilità degli oneri finanziari. Ebbene, il provvedimento che stiamo esaminando, dà un primo segnale in questa direzione, perché consente di dedurre l'IRAP afferente al costo del lavoro ai fini della determinazione del reddito di impresa. Quindi, ciò che viene pagato ai fini dell'IRAP-lavoro, potrà essere dedotto nella determinazione del reddito ai fini delle imposte sui redditi.
Le Commissioni, nel loro lavoro, hanno corretto il tiro relativamente a questi aspetti, anche riguardo al mantenimento di un altro elemento di criticità, ossia quello relativo all'indeducibilità degli oneri finanziari. Le imprese che avevano oneri finanziari non potevano infatti effettuare più alcuna deduzione ai fini dell'imposta regionale sulle attività produttive. Per questo, con un emendamento presentato dai relatori, si è stabilito che queste imprese, dal 2012, potranno portare in diminuzione, nella determinazione del reddito di impresa, il 10 per cento dell'IRAP facendo sì che, a fronte di questa percentuale, venga quindi ad essere riconosciuta la deducibilità degli oneri finanziari.
Quindi, in buona sostanza, attraverso i due interventi - quello del Governo e quello delle Commissioni - ci si incammina su un percorso virtuoso, volto a rendere deducibili, attraverso il meccanismo della deducibilità dalle imposte sui redditi, il costo del lavoro e gli oneri finanziari.
Già il collega Baretta ha ricordato le misure che sono state introdotte sull'ISEE: esse hanno una caratteristica particolare, quella di soffermarsi sull'elemento familiare. Nella determinazione di quelle che saranno le provvidenze in materia fiscale e assistenziale, il fattore famiglia sarà fondamentale e indispensabile, rappresentando una sorta di fil rouge tra le diverse disposizioni.
Proprio il Governo e, in particolar modo, le Commissioni, nel loro lavoro, hanno cercato, nelle diverse disposizioni e Pag. 11previsioni normative, di soffermarsi sull'elemento famiglia. Un primo intervento in questa direzione lo si è introdotto con il quoziente familiare; altri sono contenuti nelle norme che riguardano l'IMU, e altri in quelle che riguardano anche, e più da vicino, le imprese che occupano lavoratori che sono componenti di nuclei familiari.
Alcune altre disposizioni, che riguardano sempre il comparto imprenditoriale, sono mirate a spingere i soggetti che svolgono attività di impresa ad avere un rapporto molto più trasparente e collaborativo con l'amministrazione finanziaria. Queste norme sono quelle legate alla cosiddetta trasparenza. Il fisco, laddove il contribuente assuma un atteggiamento collaborativo con l'amministrazione finanziaria, riconosce tutta una serie di agevolazioni e di benefici, che consistono in un alleggerimento e semplificazione degli adempimenti fiscali (fatto sicuramente positivo) e in un'attenuazione dell'attività di accertamento.
Se questi soggetti risulteranno in linea con le metodologie proprie degli studi di settore, adeguando quindi i propri elementi patrimoniali e reddituali agli indici di coerenza e di congruità previsti dalla relativa disciplina, non saranno fatti oggetto di attività di accertamento né di tipo analitico né di tipo induttivo. In buona sostanza, si sta cambiando il criterio di tassazione delle piccole imprese.
Le imprese di piccole dimensioni non verranno più tassate, come si faceva fino ad oggi, sulla base dei valori e dei dati contabili, ma la loro tassazione verrà ispirata esclusivamente dagli elementi che sono indici di capacità contributiva, ricadenti negli studi di settore.
È chiaro che si dovrà fare un uso attento e accorto di questa materia per evitare che si verifichino sconfinamenti e situazioni patologiche, che possano pregiudicare l'attività dell'impresa.
Signor Presidente, voglio brevemente soffermarmi su un altro aspetto, che ha dato luogo a un acceso dibattito nelle Commissioni: quello dell'emersione della base imponibile. Sappiamo tutti che la lotta all'evasione deve essere fatta, perché l'evasione è un flagello della nostra economia, ma sappiamo anche che l'evasione fiscale può essere strutturata in due macro categorie: l'evasione di massa e l'elusione fiscale.
Il Governo si è mosso sul versante dell'evasione di massa, ma deve fare ancora molto su quello dell'elusione. L'elusione è una forma di evasione subdola, che utilizza gli strumenti negoziali e le norme fiscali in modo che tutto sembri apparentemente corretto, anche quando, in realtà, i comportamenti dei contribuenti comportino sottrazioni di materia imponibile assai rilevanti.
Bisogna quindi concentrarsi sull'elusione senza, al tempo stesso, fare un uso distorto delle norme di legge, cosa che comporterebbe conseguenze a dir poco aberranti, sfavorendo e scoraggiando anche le imprese estere che si volessero radicare nel territorio nazionale.
Penso ad alcuni istituti utilizzati di recente dalla giurisprudenza, in particolare dalla Corte di Cassazione, come, ad esempio, quello relativo all'abuso del diritto che riguarda fenomenologie elusive, sui quali il Parlamento e il Governo in primis devono intervenire perché si tratta di un tema che può comportare conseguenze assolutamente deflagranti per un sistema economico sano.
Accanto al fenomeno dell'elusione, come dicevo, vi è il fenomeno dell'evasione di massa che va combattuto sì, ma con strumenti trasparenti e corretti. Ci deve essere un attacco a questo fenomeno, però non si può arrivare, anche qui, a situazioni patologiche come spesso si è verificato.
Anch'io, come il collega Baretta, intendo esprimere solidarietà al dottor Cuccagna, direttore generale di Equitalia, che ha subìto quel fatto traumatico che conosciamo. Esprimo, quindi, piena solidarietà da parte del gruppo Popolo della Libertà, però occorre che tutti affrontiamo il tema dell'evasione fiscale con serenità, con attenzione, per evitare che poi si verifichino sconfinamenti assolutamente negativi per il sistema Paese.
Ebbene, per quanto concerne l'evasione fiscale, così come è trattata nel provvedimento Pag. 12in oggetto con le correzioni apportate, in qualche modo, per effetto degli interventi delle Commissioni, si mira a fare sì che il contribuente possa essere monitorato in tutti i suoi aspetti attraverso l'accesso ai suoi conti bancari, però, al tempo stesso, bisogna assicurare allo stesso contribuente quelle garanzie di sicurezza, di privacy, che il sistema deve assolutamente garantire.
Che cosa si può e si deve fare? L'amministrazione finanziaria è legittimata ad accedere ai conti del contribuente e a verificarne la movimentazione, ma, al tempo stesso, occorre che questo venga fatto con delle cautele, occorre che vi sia una concertazione tra l'amministrazione finanziaria ed il Garante della privacy per evitare che si dia luogo a situazioni distorte, ossia che venga fatto un uso distorto di questi strumenti, magari per fini impropri. Questo è assolutamente necessario perché, altrimenti, rischiamo di sovvertire tutto il sistema e questo non è assolutamente consentito.
Altrettanto può dirsi per quanto riguarda l'applicazione delle sanzioni penali in capo ai contribuenti che possono avere commesso delle omissioni o, non dolosamente, avere adottato comportamenti che portano all'evasione fiscale. Ecco, in Commissione siamo riusciti a correggere una previsione normativa che era effettivamente estremamente preoccupante per il contribuente. La suddetta previsione riguardava le conseguenze penali che scaturivano dall'avere fornito dei dati non rispondenti al vero da parte del contribuente. Qui dobbiamo distinguere: se il comportamento del contribuente è doloso, allora è giusto che si applichi una sanzione penale, ma laddove il comportamento del contribuente non è doloso, ma deriva da una semplice omissione o, diciamo pure, da una negligenza, non si possono, da questo comportamento, fare scaturire conseguenze penali.
Accade spesso che l'amministrazione finanziaria chieda ai contribuenti di fornire dei dati, degli elementi e altrettanto spesso accade che il contribuente possa sbagliarsi, in buona fede, non dolosamente. Pensate all'ipotesi in cui si chiede al contribuente di dire, attraverso un questionario, qual è la struttura del suo laboratorio artigianale o commerciale e di fornire il numero dei metri quadri di questa struttura. Può capitare che il contribuente si sbagli dando un'informazione non corretta. Bene, in questo caso dalla semplice informazione non corretta si faceva scaturire un effetto di natura penale e questo non era assolutamente possibile.
Quindi, il lavoro fatto in Commissione è stato quello di stabilire che fornire dati ed elementi non rispondenti al vero è sì sanzionabile dal punto di vista penale, ma solo qualora da questo siano scaturiti reati di natura fiscale.
Ma nel momento in cui questi reati non si configurano, non si può perseguitare il contribuente, che già spesso e volentieri è tenuto a fornire una serie di dati ed una serie di elementi assolutamente spropositati. Quindi, sicuramente la lotta all'evasione fiscale va fatta, ma va fatta con criteri per così dire di correttezza e di trasparenza tra amministrazione finanziaria e contribuente.
Su un altro tema già si è soffermato il collega Baretta: è quello dell'imposta dell'IMU, che prende il posto dell'ICI. È chiaro che per noi non è soddisfacente avere reintrodotto una tassazione sulla prima casa e teniamo presente il valore sociale, protetto anche dalla Carta costituzionale, della prima casa. Infatti, nel momento in cui si acquista una casa - parliamo della prima casa - nella casa ci si vive. È per questo che la prima casa in quanto tale, ovvero l'unità immobiliare dove si va a vivere, non è un elemento indice di capacità contributiva: è un bene assolutamente essenziale per la vita del cittadino.
Quindi, è da questo punto di vista che la tassazione sulla prima casa, a nostro modo di vedere, non è corretta. Ci rendiamo tuttavia conto che, in un momento di difficoltà dei conti pubblici, era necessario fare un intervento di questo tipo. L'intervento è stato effettuato ed è positiva la correzione che è stata introdotta, ovvero quella di applicare dei meccanismi differenziati Pag. 13in relazione alla composizione del nucleo familiare: nel momento in cui si hanno figli a carico, accanto alla detrazione di 200 euro, che viene applicata per tutti i contribuenti, si possono fare delle maggiorazioni di 50 euro per ciascun figlio, fino ad un tetto massimo di 400 euro.
Questa misura a favore dei figli ed a favore dei componenti il nucleo familiare si applica certamente, ma non si applica in modo strutturale. Ecco la lacuna che è ancora evidente in questi provvedimenti.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 11,15)

MAURIZIO LEO, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Essa si applica per il 2012 e per il 2013. Purtroppo, dal 2014, coloro i quali hanno figli a carico ed una prima casa vedranno ridotta la detrazione, da 300-400 euro come tetto massimo, di nuovo a 200 euro. Questo aspetto non ci convince. Bisognerà introdurre delle misure dal 2014 che possano rendere strutturale la detrazione. Lo si può fare in due modi: direttamente, mantenendo la detrazione per la prima casa con riferimento alla composizione del nucleo familiare, oppure attraverso l'IRPEF, l'imposta sul reddito delle persone fisiche (si può riconoscere una detrazione aggiuntiva ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche). Comunque si deve fare qualcosa, perché non è giusto, a nostro modo di vedere, introdurre misure congiunturali, quindi misure che spiegano effetti solo per due anni e poi farle venire meno. I cittadini infatti subirebbero un effetto assolutamente negativo da una situazione di questo genere.
Quindi, l'invito che si rivolge al Governo è di pensare e di studiare delle soluzioni per far sì che dal 2014 i contribuenti non vengano a perdere un beneficio, che è assolutamente fondamentale per il nucleo familiare.
Un altro aspetto su cui vorrei soffermarmi è quello del credito, o meglio dell'accesso al credito e delle misure fiscali collegate al credito. A questo proposito è sicuramente positiva e da salutare con favore una misura realizzata anche grazie all'intervento del collega Baccini sul microcredito. Infatti, il microcredito svolge sicuramente una funzione sociale di contrasto e di lotta alla povertà. Nel provvedimento, che è stato corretto nella sede delle Commissioni, si è prestata particolare cura ed è stata introdotta una misura per rafforzare ulteriormente questo strumento, che svolge una funzione fondamentale, soprattutto per le fasce più povere della nostra popolazione.
Anche con riguardo agli estratti conto ed ai depositi dei cittadini è stata introdotta tutta una serie di misure. Pensiamo all'esonero dell'imposta di bollo per coloro i quali hanno giacenze non superiori a 5 mila euro.
Sulla tracciabilità si è venuti incontro alle difficoltà che hanno in particolare i pensionati ad usare strumenti tracciabili. È chiaro che la moneta elettronica sarà il passo ulteriore per contrastare l'evasione fiscale, ma ci si deve arrivare gradualmente. Non è pensabile che il pensionato, che ha poca dimestichezza con questi strumenti, dall'oggi al domani si trovi costretto ad usare carte di credito e quant'altro, la cosiddetta moneta elettronica, strumenti ai quali non è abituato. Quindi, l'intervento che è stato adottato con i provvedimenti approvati dalla Commissione ha mirato ad evitare questo fenomeno che era assolutamente preoccupante per certe fasce sociali.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MAURIZIO LEO, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Mi avvio alla conclusione ricordando, come avevo detto in apertura, che gli aspetti dell'equità, della crescita e del rigore sono contenuti nel provvedimento, ma bisogna fare di più.
Noi ci attendiamo dal Governo, nei prossimi provvedimenti che dovrà adottare, che si tenga in particolare attenzione il discorso della crescita, perché la crescita è fondamentale, come è stato ricordato nel precedente intervento. Se non c'è crescita Pag. 14non si può abbattere il debito pubblico e, quindi, mi auguro che successivamente potranno essere adottate misure in questa direzione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore di minoranza per la Commissione bilancio, onorevole Bitonci.

MASSIMO BITONCI, Relatore di minoranza per la V Commissione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non possiamo unirci alla maggioranza e alle Commissioni su questa prima manovra del Governo Monti perché non ne condividiamo i contenuti e perché non crediamo che sarà davvero in grado di migliorare la difficile situazione economica che il nostro Paese, insieme all'Europa e a buona parte delle economie centrali, sta attraversando.
Da quasi due anni, in questo Parlamento, ci stiamo misurando con l'urgenza di individuare misure forti ed efficaci per far fronte alla crisi economica e finanziaria, per difenderci da un attacco che, originato ed alimentato probabilmente fuori dal nostro Paese, ci sta travolgendo.
Abbiamo approvato manovre di taglio alla spesa di portata enorme, come mai era stato fatto in passato, cercando di non arrivare mai a colpire la fiducia dei nostri cittadini, imponendo tasse e cercando di non pregiudicare i servizi pubblici. Ci hanno detto che era colpa nostra, degli organi di Governo del Paese, che non eravamo capaci di gestire la crisi, di approvare riforme, di dare fiducia ai mercati e al Paese.
Per questo è stato necessario, con un colpo di mano, spazzare via un intero Governo espressione della maggioranza eletta dai cittadini e sostituirlo arbitrariamente con i professori, i tecnici e gli esperti.
Attenzione però, il Governo della salvezza, quest'Arca di Noè, non è stato chiamato perché le imprese hanno cominciato a chiudere, perché i lavoratori andavano in cassa integrazione o perdevano il lavoro, perché le regioni non avevano più i trasferimenti necessari a garantire l'assistenza o i comuni non potevano più coprire le spese per i servizi sociali. No, il Governo di emergenza è stato ritenuto necessario solo quando la speculazione sui titoli di Stato ha fatto vacillare i portafogli delle banche e l'artificiosa impalcatura su cui regge l'euro, questa moneta senza Stato e senza popolo, voluta solo dai burocrati che si nascondono dietro i palazzi di Bruxelles e Francoforte.
Non facciamoci ingannare da questa bugia. Quando il Governo Monti dice di voler salvare l'Italia, come il titolo presuntuoso dato a questo decreto-legge, non si riferisce alle persone, alle famiglie, agli esseri umani che fanno un popolo con le loro aspettative, le loro speranze e il loro lavoro. I tecnici vedono nello Stato solo una macchina da regolare, da tarare, in un senso o nell'altro, per arrivare ad una determinata somma algebrica, indipendentemente da quelle vite e da quelle storie che ne vengono triturate.
Molti dunque - dalla stampa ai media, all'intellighenzia che parla nei salotti buoni e dai palchi di molti eventi - hanno salutato come una svolta risolutiva l'avvento dei tecnici e dei professori al posto di un'intera classe politica, demonizzata senza distinzioni.
In tutta onestà da questi tecnici ci aspettavamo qualcosa di meglio. Questa è una manovra banale nella scelta degli obiettivi da colpire, semplicistica nelle soluzioni per individuare nuovi gettiti, sbilanciata sulle tasse anziché sui tagli di spesa, e dunque recessiva. È una manovra crudele perché i tecnici possono non tenere in alcun conto i problemi quotidiani delle persone, la loro rabbia, la loro amarezza. Guardiamo bene questa manovra: è poco più del proseguimento della strada già segnata dal precedente Governo, ma con in più le tasse, molte, molte tasse, e senza le mitigazioni imposte a suo tempo dalla Lega (ad esempio sulle pensioni).
Per chi ha avuto coraggio di fare un'analisi onesta di questo decreto-legge il giudizio è unanime: è una manovra priva di equità, la parola chiave su cui si è aggregato un ampio sostegno del Governo Monti e che ora è così palesemente sconfessata; Pag. 15dovrebbe provocare reazioni anche da parte di molti dei partiti che sostengono la maggioranza.
Non è certo equa una manovra che colpisce il ceto economicamente mediano, certo non ricco, in alcuni casi al limite di una vita dignitosa. Non è certo equo colpirlo solo perché è più facile individuarlo e tassarlo. Non è equo, è comodo.
Così siamo capaci tutti - caro Presidente Monti, verrebbe da dire - ma quando avete decurtato la pensione a chi ce l'ha, reso incerto il futuro a chi aspetta, tassato la casa, obbligato le persone ad aprire conti correnti di cui non hanno bisogno e a pagarne le relative spese, aumentato le accise sulla benzina e l'IVA anche sui beni primari, come pensate che queste persone possano avere la fiducia, la forza, la volontà, con i propri consumi e il proprio lavoro, di rimettere in moto l'economia di questo Paese?
Uno degli elementi di questo provvedimento che riteniamo più iniqui è l'ICI reintrodotta sulla prima casa. L'imposta municipale propria è stata concepita dal precedente Governo come parte del più generale processo di riorganizzazione del fisco, che ora - speriamo si avveri - è stata definita dal federalismo fiscale. Nel nostro progetto il comune, l'ente più vicino al cittadino, tornava ad essere protagonista dell'intero sistema, capace di garantire il principio fondamentale no taxation without representation, questo principio affermatosi nel corso della storia come cardine fondamentale nei sistemi democratici, presente in diverse forme in tutti gli altri Paesi europei. In Italia è stato chiaramente distorto, provocando la crescita esponenziale del debito pubblico; a livello locale, chi rappresenta, ci mette la faccia e spende per garantire i servizi ai cittadini, poi non può tassare. All'opposto, si tassa ma non si rappresenta, e non si spende per l'intero, dal momento che il Governo centrale in questo ruolo è sostituito, in gran parte, dai governi regionali e locali. Questo meccanismo, tipico solamente dell'Italia, è essenzialmente dovuto all'abolizione quasi totale dei vecchi tributi locali operata negli anni Settanta, sostituiti dai trasferimenti di fondi pubblici operati dal centro alla periferia e dal trasferimento di gettiti tributari.
La novità introdotta dal Governo Monti, oltre all'anticipazione al 2012, è quella dell'imposta anche sulla prima casa, fattispecie invece assolutamente esclusa dal progetto federalista. Infatti, il 70 per cento degli italiani - questo bisogna ricordarlo - è proprietario della casa in cui vive, per un fenomeno culturale tipicamente italiano per cui la casa in cui risiede la propria famiglia è un valore primario profondo, e costituisce un elemento di stabilità, di sicurezza non solo per le famiglie ma per l'intero Paese.
Le persone lavorano, pagano le tasse sul proprio lavoro, risparmiano, fanno sacrifici, accedono a un mutuo per comprare la loro casa. Tassare la casa significa tassare due volte il lavoro, tassare i sacrifici, rendere ancora più pesante un mutuo che molti già fanno fatica a pagare, ma certamente non significa colpire i ricchi per dare ai poveri. Il nostro Governo aveva, con uno dei suoi primi provvedimenti, eliminato l'imposta comunale sugli immobili alleggerendo il carico fiscale sui piccoli proprietari che non posseggono altri immobili se non quello in cui abitano.
Ma reintrodurre la vecchia ICI gonfia la base imponibile con una serie di moltiplicatori che causano addirittura un aumento del 60 per cento delle rendite degli immobili posseduti dai cittadini, dal ceto medio, mentre ritoccano solo del 20 per cento quelle degli immobili detenuti dalle banche e dalle assicurazioni.
Un altro punto dolente riguarda il gettito dell'imposta: mentre il gettito dell'ICI affluiva interamente nelle casse comunali, il gettito dell'IMU verrà diviso tra Stato e comuni con un evidente passo indietro rispetto all'obiettivo federalista che la Lega Nord Padania da sempre si pone. L'impatto sui proprietari sarà devastante, tanto che l'ISTAT mette in guardia sugli effetti che l'IMU avrà sulla fascia dei cittadini già a rischio di povertà. Le prime simulazioni parlano di importi rilevanti, pari mediamente a 400-500 euro nelle grandi città come Roma e Milano. Pag. 16
La norma attiva un procedimento frettoloso e ancora una volta iniquo. Non possiamo accettare che si applichi un'imposta senza una vera e completa revisione delle rendite catastali effettuata dai comuni. Applicare un metodo lineare di valutazione, come previsto dal decreto-legge, significa perpetrare degli abusi. Anche qui il Governo, però, è stato troppo pigro per mettere in moto una profonda revisione dei dati catastali e far finalmente emergere quelle due milioni di case fantasma mai accatastate, ma certamente quasi tutte quante al sud.
Naturalmente, anche stavolta sarà sempre e solo il nord a pagare; un atteggiamento assolutamente antinord e antifederalistico, rafforzato dal tentativo del Governo, ma fermato dalla Lega Nord Padania, di cancellare la disposizione che garantisce che, almeno il 30 per cento del Fondo sperimentale di equilibrio, sia distribuito tra i comuni in base alla popolazione e non sia destinato solo a coprire i fabbisogni eccedenti dei comuni del sud. Inoltre, l'inasprimento fiscale sulle abitazioni colpisce direttamente anche il settore delle costruzioni che negli ultimi anni attraversa la più grave crisi dal dopoguerra, oltre a modificare scelte di investimento delle famiglie. L'assoggettamento all'IMU dei fabbricati rurali, sia abitativi che strumentali, e la rivalutazione dei terreni agricoli - la base imponibile sarà incrementata del 60 per cento - sono di fatto una patrimoniale sull'agricoltura.
Tasse, tasse e ancora tasse, colpendo nel mucchio senza alcuno sforzo per agire davvero sull'elusione e sugli abusi. Ormai il prezzo della benzina alla pompa è vicino al traguardo dei 2 euro al litro e l'impatto sulle famiglie sarà duplice: uno, diretto, derivante dall'aumento dei prezzi del carburante, e, l'altro, indiretto, per l'aumento dei prezzi che subiranno le merci per l'autotrasporto. Aumenti per tutti, a fronte di pallidi tentativi di individuare coloro che evadono il fisco e fanno una vita da nababbi alle spalle dello Stato. Sappiamo come sia difficile individuare chi per definizione è stato abile a sottrarsi alla legge.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Bitonci.

MASSIMO BITONCI, Relatore di minoranza per la V Commissione. Signor Presidente, mi scusi, ma i relatori per la maggioranza hanno parlato mezz'ora.

PRESIDENTE. Ma lei ha dieci minuti. Non posso cambiare il Regolamento.

MASSIMO BITONCI, Relatore di minoranza per la V Commissione. L'opposizione è trattata molto bene in quest'Aula, ha solo dieci minuti.

PRESIDENTE. No, non è così, onorevole Bitonci, mi permetta. Sono dieci minuti per lei e dieci minuti per il suo collega.

MASSIMO BITONCI, Relatore di minoranza per la V Commissione. Sì, ma i due relatori per la maggioranza hanno parlato esattamente mezz'ora ciascuno; mezz'ora l'onorevole Baretta e mezz'ora l'onorevole Leo. Ho preso il tempo. Penso ci sia una differenza di trattamento.

PRESIDENTE. Lei sa che i relatori di minoranza hanno venti minuti, non è che può pensare di cambiare quella che è la prassi regolamentare.

MASSIMO BITONCI, Relatore di minoranza per la V Commissione. Va bene, allora cerco di concludere.

PRESIDENTE. C'è stato un equivoco.

MASSIMO BITONCI, Relatore di minoranza per la V Commissione. Se mi concede altri cinque minuti, cerco di concludere.

PRESIDENTE. In ogni caso può depositare, come sa, il testo scritto del suo intervento. Lei ha già parlato due minuti oltre i dieci minuti che le erano assegnati. In via del tutto eccezionale parli altri tre minuti.

Pag. 17

MASSIMO BITONCI, Relatore di minoranza per la V Commissione. Grazie, signor Presidente, cercherò di concludere. Le ultime notizie che ci vengono riportate dalla stampa ci fanno vedere ancora più oscuro il futuro del Paese dopo questa manovra. Sul fronte interno, mentre stiamo discutendo nelle Commissioni, l'ISTAT ci dice che l'ulteriore peggioramento del PIL e l'effetto depressivo di questa manovra rendono oggi necessaria un'ulteriore manovra di almeno 20 miliardi.
Sul fronte comunitario, l'accordo intergovernativo di dicembre per un meccanismo di sorveglianza finanziaria dell'Unione europea sui bilanci nazionali, rafforzato di sanzione automatica dei Paesi che non si allineano, sancisce la definitiva e totale perdita di sovranità dei Paesi nell'area euro. Tutte le tessere del mosaico si stanno ricomponendo: Governi non eletti dal popolo che, con amministratori delegati, amministrano gli Stati in ragione di direttive dell'azionista, chiamiamolo BCE o Bundesbank.
Rassegniamoci ad un progressivo impoverimento della nostra democrazia, della nostra economia, della nostra gente con l'imperativo di salvare l'euro. Ci hanno tassato per entrare nella moneta unica e continuano a vessarci per restarne membri. Questo ci fa rimpiangere la vecchia lira, signor Presidente.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Bitonci, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha facoltà di parlare il relatore di minoranza per la VI Commissione, l'onorevole Fugatti. Anche l'onorevole Fugatti avrà la parola non per dieci ma per quindici minuti. Non ne approfitti però.

MAURIZIO FUGATTI, Relatore di minoranza per la VI Commissione. Signor Presidente, la ringrazio perché lei sa che l'opposizione ha avuto un comportamento costruttivo nelle Commissioni bilancio e finanze, perché credevamo di poter arrivare a votare le parti importanti di questo provvedimento in Commissione, vale a dire quelle che riguardano il taglio alle pensioni e la questione dell'ICI sulla prima casa. Invece, quello che è accaduto ieri nelle Commissioni - non so, signor Presidente, se lei è stato informato - è che noi ci siamo trovati domenica sera, alle 20,30, aspettando l'emendamento dei relatori per la questione ICI sulla prima casa e pensioni e l'emendamento dei relatori e è arrivato ieri verso le 17-18 nel tardo pomeriggio. Quindi, abbiamo perso quasi due giorni per l'incapacità che c'è stata di poter presentare questo emendamento e successivamente i lavori delle Commissioni si sono chiusi verso mezzanotte, dopo l'intervento del Presidente Monti, praticamente senza poter discutere le proposte emendative fatte sia dalla Lega sia dai colleghi di maggioranza sulla questione ICI e sulla questione pensioni. Quindi, si è profilata una grave mancanza di attenzione alle iniziative svolte nelle Commissioni da parte delle opposizioni per cui il ruolo dell'opposizione in Commissione è stato completamente svilito.
Crediamo comunque come gruppo della Lega di aver avuto un atteggiamento responsabile e costruttivo. Facciamo notare che nel momento in cui i presidenti hanno deciso di imporre la cosiddetta tagliola, di chiudere perché bisognava arrivare in aula entro questa mattina alle dieci, addirittura la maggioranza non è stata d'accordo e ha avuto qualcosa da dire su questa procedura. Probabilmente ci sono dei quadri poco chiari.
Comunque arriviamo in questa sede con una manovra che è una manovra cattiva, che è una manovra fatta soprattutto di tasse, che è una manovra che causa una guerra tra poveri. Infatti l'ultima decisione, signor Presidente, che prevede giustamente per il 2012 di continuare l'indicizzazione delle pensioni è stata finanziata con risorse trovate andando a tassare pesantemente i contributi pensionistici degli artigiani e dei commercianti. Si sta creando una guerra tra poveri: per Pag. 18riuscire a dare qualcosa a qualche «povero», si toglie qualcos'altro a qualcuno che è pesantemente in difficoltà. E sappiamo quanto sono in difficoltà oggi il piccolo commercio e l'artigianato che saranno gravati da questa maggiore imposizione sui loro contributi pensionistici.
È una manovra di circa 30 miliardi di cui quasi 20 miliardi sono di tasse, una manovra recessiva, una manovra che farà calare il prodotto interno lordo dello 0,5 per cento: non lo dice la Lega, ma la Banca d'Italia in Commissione bilancio e anche la Corte dei conti ha detto che questa manovra causerà pesanti ripercussioni sulla crescita economica del Paese. A nostro modo di vedere questo metterà a rischio anche l'ottenimento dell'obiettivo principale, vale a dire il pareggio di bilancio nel 2013, perché sappiamo che il pareggio di bilancio è il rapporto tra il deficit e il PIL ma se il PIL non cresce, se il denominatore non cresce, è difficile che poi il quoziente e il risultato possa essere un buon risultato. Quindi, il rischio è che con questa manovra, che causerà un calo dei consumi, causerà un calo negli investimenti, causerà da parte della gente una minore propensione al consumo, ci sia un calo del PIL a causa del quale l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013 potrebbe essere a rischio con l'eventualità che nei prossimi mesi debba essere realizzata un'altra manovra correttiva.
Ci chiediamo se per fare questo tipo di manovra occorrevano tutti questi professori, tutti questi tecnici. È stato deciso di prendere il valore della politica e accantonarlo per far alzare il valore, che ci può anche essere, dei tecnici e il valore dei tecnicismi.
Questo però cosa ha causato? Ha causato che si è costruita una manovra fatta completamente di tasse, perché non servivano dei dottori per mettere la tassa sui rifiuti, non servivano dei geni per pensare di aumentare le accise sulla benzina, l'addizionale regionale IRPEF, l'ICI sulla prima casa, il taglio delle pensioni di anzianità, l'aumento della percentuale contributiva dei pensionati, l'IVA che crescerà. Noi crediamo che per fare queste cose non serviva andare a scomodare il miglior professore italiano che avevamo: erano capaci anche i classici quattro amici al bar, erano capaci tutti.
Questa è una manovra contro il nord, signor Presidente, perché nel momento in cui si va a reintrodurre l'ICI sulla prima casa noi sappiamo dove esiste il catasto, sappiamo dove sono accatastati gli immobili, sappiamo dove c'è un catasto che funziona e cioè soprattutto al nord. Quando si colpisce l'IVA, sappiamo dove vengono fatte le fatturazioni, sappiamo qual è la regione che contribuisce di più in termini di gettito IVA, e parliamo ovviamente della Lombardia, perché lì si fa il fatturato, si fattura e c'è il commercio. E quando si vanno a toccare i contributi pensionistici di artigiani e commercianti, sappiamo benissimo dove vivono e dove sono per la gran parte questi artigiani e questi commercianti.
Questa è una manovra che non ha nulla di federalista. Di federalismo non si parla minimamente, anzi c'è stato il tentativo di intervenire anche sul fondo perequativo e di modificare, durante i lavori in Commissione, le modalità di distribuzione e solo grazie alla Lega questo è stato bloccato.
Noi avevamo preparato anche una contromanovra: essendo questa una manovra iniqua, una manovra che va a toccare le fasce deboli, che va a toccare le categorie meno abbienti, noi abbiamo pensato di costruire con una serie di emendamenti una manovra diversa, una manovra che tenga conto delle iniquità rispetto alla manovra che voi avete presentato. Allora abbiamo introdotto la cosiddetta patrimoniale antievasione: avrebbe prodotto un'entrata da 1 a 3 miliardi di euro. Siamo andati a leggere un fondo del Corriere della Sera, dove il professor Giavazzi nei giorni scorsi, lamentandosi della manovra del Ministro Monti, diceva: «Ministro Monti, per ridurre il deficit» leggo «invece di alzare le aliquote, perché non tagliare un po' di sussidi alle imprese? La tabella A1 della relazione trimestrale di cassa al 30 giugno 2010 riporta 15 miliardi di trasferimenti ad imprese pubbliche e private, Pag. 19cioè oltre 30 miliardi di euro all'anno». Noi siamo andati a prendere questa tabella, abbiamo elaborato i vari numeri che ci sono dentro, il contenuto di questa tabella e abbiamo estrapolato l'ipotesi di andare a coprire l'ICI sulla prima casa per esempio, che ammonta a circa 3,8 miliardi, con un taglio a questi trasferimenti e questa è un'operazione equa, un'operazione a favore di chi ha speso negli anni la proprie risorse per costruirsi la casa.
Abbiamo pensato di introdurre una tassa di solidarietà oltre i 90.000 o i 120.000 euro, sarebbe stato da vedere, nei confronti di chi oggi questa tassa di solidarietà non ce l'ha, perché sappiamo che il Governo Berlusconi introdusse la tassa di solidarietà oltre i 90.000 euro per i dipendenti pubblici e non lo fece per i privati (non lo fece non perché non lo volle la Lega, ma non lo fece perché il PdL non volle). Invece, noi in questa manovra abbiamo inserito un emendamento di tale specie, che avrebbe portato circa 3 miliardi di euro all'anno, avrebbe coperto completamente gran parte dell'ICI e, insieme agli altri emendamenti che abbiamo costruito, avremmo coperto anche la questione dell'indicizzazione delle pensioni e probabilmente anche qualcosa per l'entrata in vigore del taglio alle pensioni di anzianità. Ovviamente, non abbiamo avuto nemmeno la possibilità di discutere questi emendamenti, non ci è stato permesso, ma noi li ripresentiamo per l'Aula con lo spirito di poterli discutere.
Quello che oggi serpeggia tra il popolo italiano e tra i cittadini nel momento in cui vengono chiesti questi sacrifici è un dubbio pesante. Infatti, ci è stato detto che questa è la manovra dei sacrifici per salvare il Paese. Allora, se dobbiamo salvare il Paese, uno accetta di provare a fare anche dei sacrifici, ma che sia l'ultima volta, che sia l'ultima volta che bloccano l'indicizzazione delle pensioni.
Infatti, il dubbio che sta trapelando tra i cittadini, e anche tra una parte della maggioranza di questo Parlamento - perché nei dialoghi tra le persone trapela proprio questo -, è che questi sacrifici, questa manovra, alla fine non serviranno. Il problema non è liberalizzare i farmacisti o andare a prendersela con i tassisti, per farci entrare in Europa o alzare di un punto percentuale l'IVA. Il problema sta sopra ai problemi che ha l'Italia: il problema è europeo, il problema è come è stato costruito l'euro, il problema è che l'euro rischia di fallire.
Noi oggi chiediamo sacrifici alla gente e, poi, magari, domani ci accorgeremo che non sono serviti a nulla. Infatti, quando è andato via il Governo di chi non sapeva governare - era il Governo Berlusconi, secondo, ovviamente, gli oppositori -, sapevamo che la questione del famoso differenziale fra i tassi italiani e tedeschi era pesante. Oggi, però, non è molto diverso e abbiamo fatto una manovra di 30 miliardi di euro. Ma cosa dobbiamo fare per portare lo spread a 250 punti percentuali? Fare un'altra manovra di 60 miliardi di euro? Cosa dobbiamo fare? Questo è il dubbio che ha la gente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Dunque, dobbiamo chiederci se questa manovra serve. Dobbiamo cedere sovranità all'Europa - che è ciò che è accaduto - senza chiedere nulla al Parlamento? Infatti, abbiamo deciso di commissariare il bilancio dello Stato - abbiamo sentito ieri sera il professor Monti -, ma non vi è stata una discussione in Parlamento. Si è deciso di commissariare il bilancio dello Stato: lo decidono i tedeschi e i francesi, finché vi sarà questo sistema che tiene.
Servirà tutto ciò? È questo il dubbio che abbiamo. Ecco perché la nostra contromanovra era giusta, perché non chiedeva sacrifici pesanti alla gente comune; poi, si vedrà cosa accadrà da qui a quattro o cinque mesi. Infatti, oggi, purtroppo, lo scenario è che si ragiona non di mese in mese, ma di settimana in settimana rispetto all'evoluzione della tenuta del quadro economico europeo.
Noi, invece, abbiamo deciso di fare una manovra «lacrime e sangue», di istituire una guerra tra poveri in Italia, nel nostro Paese, per provare a mantenere questo Paese in piedi. Non è che speriamo che ciò non avvenga, anzi, noi speriamo che avvenga; Pag. 20tuttavia, in questa sede, manifestiamo delle pesanti preoccupazioni. È inutile, infatti, che il Presidente Monti, come ha detto ieri, ci venga a dire che questa manovra serve perché, altrimenti, siamo di fronte all'evaporazione dei redditi degli italiani.
Se usciamo e parliamo con gli italiani, l'italiano dice: io dieci anni fa prendevo 2 milioni di lire, pagavo il 15 per cento di tassi d'interesse sui mutui, sui finanziamenti in banca, era pesante, è vero, ma alla fine stavo abbastanza bene. Adesso, dice: mi danno 1000 euro, pago il 3-4 per cento - fino a qualche settimana fa, adesso pagherà di più - di tassi d'interesse, però faccio fatica ad arrivare alla fine del mese. Il grande vantaggio dell'euro in termini di bassi tassi d'interesse e di bassa inflazione non porta la gente ad arrivare alla normalità della fine del mese. Questo è il dato che vedono i cittadini. Le altre sono chiacchiere di chi fa politica, come noi, e dei burocrati. Questo è il dato.
Pertanto, la contromanovra che la Lega aveva presentato, e che ripresenta ancora in Parlamento, ha questo senso: di non andare a chiedere sacrifici alla gente, che, magari, non serviranno a niente; chiediamoli ad un'altra parte e, poi, vediamo. Scavalliamo qualche mese e vediamo cosa succede in Europa, perché nessuno oggi ha le carte a posto in tasca per dire che questo sistema andrà avanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Nicco. Ne ha facoltà, per non più di trenta minuti.

ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, colleghe e colleghi, innanzitutto, vorrei svolgere una premessa: ribadiamo, ancora una volta, la nostra ferma convinzione che, senza una radicale riforma del funzionamento del sistema finanziario internazionale, con le nostre manovre - quelle di prima, quella di oggi e quelle del futuro - rischiamo di gettare acqua in un secchio bucato.
I mercati hanno dettato e dettano l'agenda alla politica e questa realtà molto concreta ed evidente, con il Paese impiccato allo spread, deve essere rovesciata. Gli «squali» della speculazione internazionale vanno messi nelle condizioni di non nuocere e il castello di carta in cui regnano indisturbati deve essere spazzato via per consentire all'economia reale di riacquistare il posto centrale che le spetta.
Nel recente vertice europeo sono forse state gettate le basi per un'inversione di tendenza. Confidiamo molto nel ruolo che il nuovo Governo italiano e il suo Premier potranno svolgere in tale direzione.
Per quanto concerne la manovra, ci auguriamo che le misure sullo sviluppo siano efficaci e che la manovra nel suo complesso non abbia effetti recessivi. Immaginiamo che altri e più organici interventi seguiranno a breve. Un importante contributo può certo venire da un efficace programma per la realizzazione delle reti infrastrutturali essenziali per la modernizzazione del Paese, in primo luogo di una adeguata rete ferroviaria internazionale, con gli assi transalpini recentemente confermati dalla Commissione europea, a cui vanno collegate tutte le realtà regionali. Tra queste ultime ricordo quella valdostana, il cui stato inaccettabile è stato direttamente rappresentato nel colloquio di palazzo Giustiniani del 14 novembre al Presidente Monti.
Serie perplessità hanno suscitato in noi le parti della manovra relative a riduzioni di spesa ed a maggiori entrate, in cui, a nostro giudizio, ancora assai inadeguata è proprio l'equità.
Per rastrellare risorse certe e fare cassa, siamo ancora una volta qui a discutere di pensioni, neanche fossero, ancora oggi, in passato forse lo sono state, una delle cause determinanti del dissesto dei conti pubblici. Siamo qui a discutere di tassazione della prima casa e di tagli a enti locali e regioni. Francamente, questi interventi non ci sembrano particolarmente innovativi.
Per quanto concerne le pensioni, il blocco dell'indicizzazione, inizialmente addirittura ventilato per la totalità, era una Pag. 21misura particolarmente odiosa a cui il Parlamento sta ora opportunamente rimediando. Per quanto concerne l'adeguamento progressivo alle aspettative di vita, questa è ormai una consapevolezza acquisita, ma qui, con la vostra accelerazione e con l'abolizione con un tratto di penna delle quote, siete andati ben oltre, con un accanimento terapeutico degno francamente di miglior causa, che crea squilibri inaccettabili. I pensionandi di oggi, dopo quarant'anni di lavoro, devono pagare loro per le sciagurate scelte di chi ha creato un esercito di baby pensionati, che, a quarant'anni di età, ed anche meno, in pensione ci è andato! Non ci sembra proprio una equa ripartizione, né intragenerazionale, né intergenerazionale, dei sacrifici. È un progetto di vita che migliaia di lavoratori hanno legittimamente costruito sulla base della normativa in essere, quello che voi state, oggi, rimettendo in discussione con un intervento abrasivo sul piano umano ancora prima che su quello economico! Altro che lacrime in diretta televisiva! E le correzioni che avete accolto in materia sono veramente minimali.
Tassazione sulla prima casa: per chi, con fatica propria e a volte di più generazioni, con i risparmi di lunghi periodi di emigrazione, come è avvenuto per molti miei concittadini in Val d'Aosta, fatica a volte anche manuale di chi, il sabato e la domenica e in quelle che per altri erano le vacanze, quella prima casa se l'è costruita, in silenzio, senza innalzare cartelli per rivendicare un diritto, senza onere alcuno per lo Stato, ebbene, per costoro noi vogliamo reintrodurre quell'odioso balzello! E ciò mentre in intere zone del Paese gli edifici nemmeno sono accatastati e la discussione sui beni ecclesiastici, su quella famosa definizione di «esercizi non esclusivamente commerciali», si è infine aperta. Ne diamo atto al cardinal Bagnasco, a dispetto di chi anche in quest'Aula, ancora recentemente, si è rivelato più realista del re. Tuttavia, quella discussione aspetta ancora una positiva conclusione. Ed anche qui, ben poca cosa sono le modificazioni introdotte.
L'elenco delle possibili misure alternative per reperire risorse è lungo. «Il rispetto delle regole e la lotta all'illegalità riceveranno attenzione prioritaria da questo Governo»: sta scritto nel programma con cui il Presidente Monti si è presentato alle Camere per chiedere la fiducia.
L'Italia è un Paese in cui legioni di ratti e nugoli di cavallette, ben insediati tanto al nord quanto al sud, passando per la capitale, divorano famelicamente ogni giorno parte delle nostre risorse pubbliche. Ogni tanto qualche bubbone scoppia. Fondi neri prodotti da fatture fasulle, sovrafatturazioni, progettazioni ad hoc, consulenze e quant'altro. Poi cala il silenzio e si ricomincia da capo.
Da tangentopoli in poi pare che poco o nulla sia cambiato: un esteso e radicato sistema corruttivo, frutto dell'intreccio perverso tra politica ed affari, attorno al quale prosperano mafie e camorre. Quanto costa allo Stato e alla collettività tutto ciò? Miliardi. Ecco, ci saremmo aspettati che, nella necessaria opera di recupero di risorse, vi fosse un'attenzione speciale a questo capitolo, quasi una premessa alla manovra, operazione difficile certo, ma indispensabile per segnare effettivamente una svolta. Affondate lì il bisturi proprio perché un Governo tecnico, più di ogni altro Governo che l'ha preceduto, ha le mani libere, dovrebbe avere le mani libere per tagliare il nodo politica-affari che soffoca l'economia reale. È un'occasione irripetibile la vostra.
Poi vi sono altri capitoli come, ad esempio, il prelievo sui capitali scudati. Lo avete proposto nella risibile misura dell'1,5 per cento, ora assai timidamente incrementato. Abbiamo presentato un emendamento a nostra firma per portarlo al 5 per cento.
Sui capitali detenuti all'estero, mentre altri Paesi europei hanno stipulato con la Svizzera accordi significativamente onerosi, qui si introduce una non proprio strabiliante imposta dell'uno per mille.
Per quanto riguarda le aliquote IRPEF, ci sembrava che fosse un'ipotesi in discussione quella di elevarle per gli scaglioni di reddito più alti almeno fino all'inizio della Pag. 22riunione del Consiglio dei ministri che ha varato il decreto-legge, ipotesi poi singolarmente e repentinamente scomparsa.
Con riferimento all'evasione fiscale, abbiamo saputo in questi giorni che in Italia vi sono 188.000 contribuenti che, pur dichiarando meno di ventimila euro, possiedono una «supercar» e 42.000 che, con lo stesso reddito, si possono permettere anche una barca di oltre dieci metri e in alcuni casi persino un aereo o un elicottero.
Il fisco, anche sulla base delle norme opportunamente introdotte in questo decreto, se messo effettivamente nelle condizioni operative necessarie non potrà che recuperare, anche su questo versante, ulteriori risorse importanti.
Per quanto riguarda le pensioni d'oro, abbiamo letto che c'è chi tocca la strabiliante quota di 3.259 euro al giorno. Ieri, in prima battuta, avevate fissato un prelievo del 25 per cento sulla parte eccedente i 200.000 euro, poi a qualcuno deve essere tremata la mano e la percentuale è stata subito corretta al 15 per cento. Fissiamo un plafond massimo per tutti con cui si possa vivere dignitosamente: cinquemila euro al mese, il resto destiniamolo alla riduzione del debito pubblico. Lo stesso vale per le buonuscite anche qui con record stellari nell'ordine di milioni di euro per i cosiddetti top manager, anche se travolti da bufere giudiziarie, e che superano i 400.000 euro per taluni alti papaveri dell'amministrazione pubblica.
Con riferimento all'asta sulle frequenze televisive, ne parlerà più ampiamente il collega Giulietti. Qualche apertura è stata fatta dal Ministro Passera in Commissione trasporti. Abbandonate i concorsi di bellezza, respingete i condizionamenti e fate rapidamente i passi necessari.
Infine c'è il capitolo spese militari. Ci sono dei sancta sanctorum intoccabili. Due milioni al giorno per la missione in Afghanistan; novantadue milioni negli ultimi sei mesi per il contingente in Libano; commesse militari per miliardi di euro per i nuovi caccia.
Ma se, secondo quanto affermato dal Premier nel suo intervento alla trasmissione Porta a porta, «vi è il rischio molto concreto», sono parole sue, «che lo Stato non possa più pagare gli stipendi e le pensioni», è ancora ammissibile accollarsi tutto ciò, un tale onere? E magari, tra poche settimane sarà anche sottoposto all'approvazione un nuovo decreto di proroga delle missioni e dei relativi oneri!
Non mancano dunque forti perplessità e critiche da parte nostra sull'impianto del decreto-legge e su singoli punti. Nel dibattito parlamentare che ora inizia, la manovra potrebbe pure subire, ci auguriamo, qualche importante correzione e valuteremo perciò il testo definitivo per l'espressione di voto, sempre che anche questo Governo, come quello precedente, non voglia procedere con un voto di fiducia. Lo abbiamo sempre criticato in precedenza e continueremo a farlo anche oggi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei sapere se, nell'ambito dell'organizzazione dei nostri lavori, prevede una sospensione della seduta prima del question time che si svolge oggi come ogni mercoledì, oppure se andiamo diretti. Lo dico semplicemente perché immagino che vi siano molti colleghi che lo vogliono sapere. Approfitto anche - se lo ritiene, signor Presidente - per dirle che anche il collega Fiano vorrebbe intervenire sull'ordine dei lavori su un'altra questione, ma intanto credo sarebbe utile per tutti noi avere un chiarimento.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, una cosa alla volta.
Presidente Giorgetti, la Commissione bilancio ritiene di doversi riunire?

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, la Commissione bilancio è convocata per altri lavori...

Pag. 23

PRESIDENTE. A che ora?

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Alla fine della seduta antimeridiana qualora vi fosse, ma non influisce sull'andamento di questi lavori.

PRESIDENTE. Quindi è prevedibile che per le 13,30 sia opportuno sospendere la seduta anche per consentire alla Commissione di riunirsi.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. La sospensione è oltremodo gradita, signor Presidente.

PRESIDENTE. Dunque, onorevole Giachetti, la seduta sarà sospesa dalle 13,30 alle 15 per consentire anche alla Commissione bilancio di riunirsi.

Sul grave episodio verificatosi ieri a Firenze (ore 12).

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, ieri nella città di Firenze è accaduto un fatto di sangue molto grave (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

TERESA BELLANOVA. Sono morte delle persone!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi! Fategli esprimere il suo pensiero. Non vedo...

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, intanto chiedo che vengano ricordati in Aula i nomi di due esseri umani che ieri sono stati uccisi, che si chiamavano Samb Modou, di 40 anni, e Diop Mor, di 54 anni. Chiedo che il Governo venga a riferire in Aula sul gravissimo fatto accaduto ieri con l'uccisione di queste due persone e chiedo a lei, signor Presidente, che quest'Aula osservi un minuto di silenzio in memoria di queste due persone uccise, non siamo ancora in grado di dire in questo momento se per la follia o l'ideologia di una persona, ma uccise ingiustamente con un versamento di sangue che la Camera dei deputati della Repubblica italiana farebbe bene a ricordare con un minuto di silenzio (Applausi).

PRESIDENTE. Prego il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento di prendere nota della richiesta dell'onorevole Fiano che la Presidenza condivide.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo soltanto per ringraziare l'onorevole Fiano ed associarmi alla sua richiesta.

ENZO RAISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, intervengo per associarmi alla richiesta dell'onorevole Fiano a nome del gruppo.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, credo che le parole pronunciate dall'onorevole Fiano, cui si sono associati altri colleghi, siano espressione dello stato d'animo sincero di tutti i deputati, senza alcuna distinzione, poiché al di là della fattualità - su cui ovviamente la magistratura dovrà accertare ciò che eventualmente non è ancora noto - si è trattato di un barbaro omicidio di persone innocenti.
In quanto persone, al di là di ogni distinzione di lingua, di religione e di razza, meritano di essere ricordate nello stesso momento in cui l'opinione pubblica, con grande sgomento, si è trovata di fronte a questo barbaro crimine. È la ragione per la quale accolgo la richiesta dell'onorevole Fiano e degli altri colleghi e prego la Camera di osservare un minuto di silenzio in memoria delle vittime (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea ed il rappresentante Pag. 24del Governo - L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi).

Si riprende la discussione (ore 12,05).

(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 4829-A)

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Pastore. Ne ha facoltà per 15 minuti.

MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, spero che, nonostante gli interventi sull'ordine dei lavori, anche per motivi molto importanti e delicati, sia data comunque la possibilità a tutti i parlamentari della Lega Nord che si sono iscritti a parlare di dire quello che pensano sul contenuto di questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Si tratta di un decreto-legge che, dopo la nomina del Governo Monti, è stato presentato il 6 dicembre perché, pur nell'urgenza, il Governo doveva approfondirne i contenuti e, con la stessa urgenza, solo ieri, 13 dicembre, il Governo ha presentato alcuni emendamenti al testo. Tali emendamenti riguardano solo alcuni articoli e non servono a chiarire disposizioni scritte in modo confuso. Anche nella forma, il Governo sembra ignorare come si scrivono le leggi.
Occorre, infatti, sottolineare che nel decreto-legge si procede ad abrogazioni senza indicare le norme soppresse. Ciò avviene, ad esempio, all'articolo 6, nel quale si sopprimono gli istituti dell'accertamento della dipendenza dell'infermità da causa di servizio, del rimborso di degenza per causa di servizio, dell'equo indennizzo e della pensione privilegiata senza indicare le disposizioni oggetto di abrogazione. Un altro esempio lo troviamo all'articolo 14, dove si istituisce il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi. La disposizione non fa riferimento alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti e, dato che non abroga espressamente delle norme, sembra essere un ulteriore tributo. Poi, leggendo la relazione, risulta che potrebbe esser un tributo sostitutivo, ma - lo ripeto - dalla lettura della norma la questione non appare affatto chiara.
Si ignora, o così pare, che un decreto-legge, caratterizzato appunto dall'urgenza, non può rinviare ad una legge. Si ignora che il Governo non può con un decreto-legge intervenire sui disegni di legge in materia elettorale. Ci si dimentica di coordinare le disposizioni contenute nel decreto-legge con la normativa vigente. Ma, visto che il decreto-legge è stato presentato come necessario per assicurare rigore, equità e crescita, è chiaramente nel merito che esprimiamo sconcerto, imbarazzo e riteniamo il provvedimento, nel suo insieme, inaccettabile.
Se vedo dov'è il rigore, non vedo proprio la crescita e lo sviluppo. Crescita e sviluppo, in questo decreto-legge, sono del tutto assenti. Il rigore è diretto, almeno nella versione iniziale, solo nei confronti delle fasce più deboli della popolazione, tanto che, solo grazie alle proteste dei parlamentari - e, in primo luogo, dei parlamentari della Lega Nord - e dei sindacati, sono state in parte modificate le disposizioni che premiavano i grandi capitali e le banche (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Evito poi di addentrarmi su una disposizione che ritengo, per questo vostro Governo, imbarazzante, ossia quella relativa al trasporto ferroviario. Mi riferisco, però, al blocco dell'indicizzazione delle pensioni, all'aumento dell'età pensionabile, al passaggio immediato dal retributivo al contributivo, alla penalizzazione dei tanti lavoratori - e vorrei evidenziare che non si tratta solo di impiegati ministeriali o di professori - ai quali non basterà lavorare quarant'anni per andare in pensione. Sono molto preoccupata per quei lavoratori che, a causa di crisi aziendali, hanno concordato la cassa integrazione e la mobilità per arrivare alla pensione e mi chiedo cosa succederà a molti di loro.
Si tratta di una manovra presentata come equa e rigorosa che, in realtà, aumenta Pag. 25le tasse e colpisce i cittadini e le famiglie a basso reddito. Al riguardo, faccio qualche esempio: all'articolo 5 si prevede che, ai fini ISEE, venga considerata anche la ricchezza immobiliare; si istituisce il nuovo tributo sui rifiuti e sui servizi, che si traduce in un maggior costo per i cittadini; l'aumento dell'accisa sulla benzina, sul gasolio e sul gas, già entrato in vigore, produce un immediato aumento del costo dei beni di prima necessità; si anticipa l'IMU, snaturando quanto fatto dal precedente Governo; si impone una pesante tassazione sulle auto di lusso, sulle imbarcazioni e sugli aerei, ma, rispetto alle imbarcazioni, credo che questa disposizione avrà il solo effetto di disincentivare lo stazionamento nei nostri porti e sicuramente, nonostante la vostra prudenza, si avrà una forte riduzione delle entrate previste; si prevede dal 1o ottobre 2012 un aumento dell'IVA del 2 per cento, ulteriormente aumentata dal 1o gennaio 2014; si rivalutano le rendite catastali e su queste viene poi conteggiata l'IMU.
Queste sono solo alcune delle disposizioni contenute nel decreto-legge.
Si tratta di un decreto-legge che però premia le banche. Non dimentichiamo i milioni di euro diretti ad assicurare la partecipazione a banche e ai fondi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non dimentichiamo la spesa di 200 milioni di euro per il periodo 2012-2016 diretta a fare in modo che lo Stato garantisca i debiti delle banche. Si prevede poi anche che il Ministro dell'economia possa rilasciare un'ulteriore garanzia sui finanziamenti erogati discrezionalmente dalla Banca d'Italia alle banche italiane.
Si introduce il divieto di usare il contante per le transazioni sopra i mille euro e questo chiaramente farà in modo che alle banche spetteranno le relative commissioni. Data la crisi finanziaria internazionale, ritenete necessario proteggere e sostenere un sistema bancario che già oggi non dà credito alle imprese. Si tratta di un sistema bancario che è stato causa della crisi internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Gli interventi però non faciliteranno la crescita e lo sviluppo dell'imprenditoria nel nostro Paese: i giovani e le nuove famiglie avranno comunque difficoltà ad accedere ai mutui. Le imprese continueranno ad essere colpite da richieste di rientro del fido e non ci sarà una maggiore liquidità.
Si tratta di un decreto-legge che poi affossa il federalismo fiscale sul quale questo Parlamento ha lavorato - oserei dire in modo condiviso - per tre anni. È un decreto-legge che colpisce gli enti locali. Infatti, si anticipa l'IMU dal 2014 al 2012. L'IMU è prevista dal decreto legislativo n. 23 del 2011 sul federalismo fiscale municipale, ma se ne cambia totalmente il contenuto. Nel decreto legislativo, che anche la Lega Nord aveva sostenuto e approvato, il presupposto dell'imposta è il possesso di immobili diversi dalla prima casa e non si applica al possesso dell'abitazione principale e alle pertinenze della stessa.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 12,10)

MARIA PIERA PASTORE. La vostra IMU si applica all'abitazione principale dopo una rivalutazione delle rendite e costituirà un maggiore prelievo a carico delle famiglie. Inoltre, verrà versata alle entrate dello Stato. Sono poi ridotti i fondi di riequilibrio, il fondo perequativo, ridotti i trasferimenti agli enti locali. Si coinvolgono nella manovra anche gli enti locali delle regioni a statuto speciale che per legge costituzionale hanno, invece, competenza sulle autonomie locali.
Il decreto-legge impone nuove tasse e tributi e prevede minime riduzioni di spesa. Una riguarda la riduzione delle indennità dei parlamentari che non può essere fatta né con legge, né con decreto-legge, ma dipende dall'autonomia che la Costituzione riconosce a ciascuna Camera. Su questo tema si è incentrata l'attenzione della stampa e della televisione. Non si è parlato d'altro che di questo anche con evidenti e grandiose imprecisioni. Dato che mi sembra strano che si ignori la Costituzione, sembra che volutamente si sia Pag. 26cercato di sviare l'attenzione dai veri contenuti del decreto-legge e cioè dai nuovi tributi imposti da esso.
Un'altra presunta riduzione di spesa dovrebbe riguardare la soppressione delle province, ma anche a questo proposito vorrei ricordare che esiste l'articolo 114 della Costituzione che dice che la Repubblica è costituita dai comuni, dalle province, dalle città metropolitane, dalle regioni e dallo Stato. Sembrate anche ignorare che in I Commissione (Affari costituzionali) stiamo discutendo della revisione delle circoscrizioni provinciali e che ci sono progetti di legge di analogo contenuto che prevedono di attribuire alle regioni la competenza di istituire e rivedere l'ambito territoriale provinciale legandolo ad un numero minimo di abitanti. In questo caso ignorate - e sapete di ignorare - la volontà del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Sembrate non avere alcuna conoscenza delle province, delle loro funzioni, delle attività di coordinamento che svolgono rispetto ai comuni. La soppressione - anche se alla loro naturale scadenza - non diminuirà i costi, ma li aumenterà, rendendo ingovernabile il territorio. Penso alle regioni che avranno a che fare con alcune province commissariate ed altre elette. Mi chiedo che cosa succederà al personale. I comuni non potranno farsene carico, ma anche le regioni - con i pochi fondi a disposizione - avranno difficoltà a prenderli in carico loro. In ogni caso tengo a precisare che la contrattazione che si applica ai dipendenti regionali è molto più onerosa rispetto a quella che si applica ai dipendenti degli enti locali.
Parliamo di un decreto-legge che decide il commissariamento di enti previsti dalla Costituzione, che elimina un procedimento elettorale e che stabilisce che la volontà popolare non conta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Le disposizioni contenute nell'articolo 23 del decreto-legge relative alle province, come già fatto notare non solo da me in I Commissione (Affari costituzionali), contraddicono gli articoli 5, 114, 117, 118 e 119 della Costituzione.
Leggendo il decreto mi chiedo se ha ancora un senso l'articolo 1 della Costituzione, il quale - lo vorrei ricordare - sancisce che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e che la sovranità appartiene al popolo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Il decreto colpisce il lavoro e si pone in contrasto con la sovranità popolare, ma l'intero impianto del decreto è contrario anche ai principi sanciti dall'articolo 53 della Costituzione in base al quale: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività». Una manovra, presentata come equa, rigorosa e necessaria per salvare il Paese, una manovra che, in realtà, colpisce solo una parte del Paese, solo il nord del Paese. Si tratta del primo provvedimento del Governo Monti, di un Governo che - ringrazio il sottosegretario D'Andrea - non mi sembra così numerosamente presente in quest'Aula nel momento in cui si discute di un decreto importante perché andrà davvero a colpire i cittadini e le famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Il Presidente Monti - così almeno riportano i siti ed i giornali - ha detto che si tratta di provvedimenti facili, che potevamo approvare anche noi, e cioè questo Parlamento, e si chiede perché abbiamo chiamato un Governo di tecnici. Ebbene, la scelta del precedente Governo è stata proprio quella di non aumentare le tasse, con questo provvedimento invece la pressione fiscale arriverà al 45 per cento. Per noi non è facile imporre nuove tasse soprattutto perché siamo a contatto con la gente, ci rendiamo conto di cosa voglia dire vivere con una pensione minima, vediamo continuamente aziende che chiudono e conosciamo personalmente persone in cassa integrazione e in mobilità che hanno poche prospettive future, soprattutto quando hanno ormai 50 anni o più.
Vorrei rivolgermi al senatore a vita Monti, pregandolo di non ridicolizzare le Pag. 27istituzioni: questa è la Camera dei deputati, noi non siamo i suoi studenti e non siamo in un'aula universitaria! In più, noi non l'abbiamo chiamato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, le chiedo subito scusa di eventuali schematismi e semplificazioni perché, mai come in questo momento, bisogna stare alla larga dalle frasi fatte e dalle semplificazioni. Un grazie alla Commissione tutta, comunque collocata, per il lavoro svolto, non solo in questa occasione, perché il Parlamento non ha lavorato solo in queste ore, ma anche nei decenni precedenti. Mi pare corretto ringraziare comunque il presidente della Commissione ed i relatori.
Io le parlo e mi rivolgo al Governo a nome di una rete di associazioni raccolte attorno all'articolo 21 - il cui presidente è Federico Orlando, storico collaboratore di Indro Montanelli - che da anni si battono tra grandi disattenzioni perché l'Italia abbandoni in Europa la maglia nera in materia di libertà dei media, di conflitto di interessi, di autonomia dell'autorità, di quel poco che resta, D'Andrea, del servizio pubblico, travolto dal ridicolo e dall'inefficienza, e di contrasto ad ogni forma di bavaglio, di censura e di oscurità. Questo primato ci è stato conferito in modo formale dalle principali agenzie internazionali e non revocato. Del resto, anche questo Governo - mi dispiace che manchino il Presidente Monti ed il Ministro Passera, ma avremo modo di dirglielo direttamente - avrà già avuto modo di apprezzare - per citare lo stesso Presidente - come sia più facile combattere Bill Gates in Europa, che non indire una banale asta per le frequenze in Italia.
Al di là del voto e del più probabile non voto finale, non volendo far parte di alcun tavolo della maggioranza o delle opposizioni, ci sembra giusto svolgere qui alcune riflessioni. Diciamo che non ci iscriveremo alla lista dei pentiti: non servono i pentiti, non siamo pentiti di aver votato la fiducia e non crediamo neanche alle banalità sul complotto pluto-giudaico-massonico e non ci pentiamo neanche di aver dato conforto alla saggia azione del Presidente Napolitano.
Ho la sensazione che sia sparita dalla memoria collettiva di quest'Aula lo stato di degrado nel quale ci eravamo trovati e francamente non ci pentiamo di aver dato una mano a chiudere una pagina disastrosa della storia d'Italia dal punto di vista etico e politico.
Allo stesso modo, non riteniamo un accidente la sobrietà del Governo, ma sostanza di un buon ordinamento democratico e del corretto funzionamento delle istituzioni.
Riteniamo essenziale che vi sia, finalmente, il senso del fallimento di una crisi etica e sociale negata, e negata attraverso battute, volgarità e clownerie che non possono essere cancellate dalla memoria individuale e collettiva. Si negava l'esistenza della crisi, e questo ha acuito l'entità della crisi.
Non ci pare poca cosa il rientro dell'Italia sulla scena comunitaria, e non si tratta solo di vuota retorica sulla missione e la dignità nazionale. Sempre in politica estera - capisco che la materia, ormai, sia quasi cancellata dalla nostra discussione - abbiamo apprezzato l'azione del Ministro Terzi per portare alla definizione di una politica più vigorosa della tutela dei diritti umani, per esempio nei confronti della Siria e della sua brutale azione repressiva. Non ci sfuggono neanche le modifiche apportate in queste ore, con grande fatica, dalla Commissione bilancio.
Tuttavia, così come abbiamo trovato eticamente apprezzabile da parte del Governo un'attenzione all'uso del pubblico denaro, il tentativo di porre fine al regime dei doppi incarichi, l'attenzione ai costi della politica, che non è un tema rimuovibile con facili battute, signor Presidente, proprio perché abbiamo apprezzato questa tensione etica e proprio perché voteremo sempre e comunque a favore di provvedimenti di questa natura, dobbiamo dire al sottosegretario D'Andrea, con altrettanta Pag. 28chiarezza, che il modo in cui si è affrontato il tema dei costi della politica, con un finto emendamento demagogico, non ci è piaciuto. È stato un modo furbo e propagandistico, indegno della grandezza dei traguardi che ci siamo dati.
È un modo troppo furbo per affrontare una grande questione. Non ci è piaciuto affatto l'uso di questo tema per sviare l'attenzione dal tema dell'equità, della giustizia sociale, della mancata patrimoniale, della vergogna della mancata asta per le frequenze: sono costi della politica che andavano affrontati!
Non si può buttare la palla in tribuna, quando si ha paura di affrontare questi che sono costi della politica e costi per i cittadini. Su questo, bisogna essere seri reciprocamente: io voterò sempre i provvedimenti, quando arriveranno, ma non facciamo finta che questo sia l'unico capitolo dei costi della politica. Non è stato un modo positivo, ma astuto, da vecchia politica.
Troviamo singolare che non sia stata prodotta una sola disposizione relativa a questi costi della politica, a seguito di un diritto di veto che è stato esercitato su questi temi e che, ancora una volta, è stato subito. Però, bisogna fare nomi e cognomi, non ci si può nascondere dietro un dito. Non ci piace il clima di chi vorrebbe imporre una sorta di pensiero unico e dividere, così, il mondo tra un gruppo di sedicenti illuminati e un branco di corrotti, dediti alla difesa di interessi loschi ed incapaci di tutelare l'interesse generale.
Questa strada, se qualcuno l'ha pensata, è di grande rischio per le istituzioni democratiche. Non ci piace questo circuito perverso tra malapolitica e antipolitica, che potrebbe colpire non i privilegi, ma stritolare l'ordinamento democratico, svuotare il principio di uguaglianza, annullare il principio di responsabilità individuale, reintroducendo una sorta di oligarchia censuaria, stravolgendo l'idea stessa della rappresentanza politica e sociale.
È un grande tema che discute l'Occidente e che non può essere ridotto a piccoli espedienti, con il rischio di impedire che si assumano provvedimenti seri e radicali. Allora, impugnate pure la ramazza, ma impugnatela sul serio, sempre, comunque, contro ogni privilegio, contro ogni forma di oligarchia e di società chiusa. Vi domando: perché non vi è la patrimoniale? Vi è stato, forse, un gruppo di parlamentari che si è ribellato alla patrimoniale? Perché manca questo principio?
Perché la manovra sui capitali scudati è così timida nei modi e nelle quantità? Chi si è opposto ad un'altra manovra? E non potevano essere recepite norme più stringenti in materia di contrasto della corruzione e delle mafie, a cominciare dal codice sulle incandidabilità? Perché non si possono citare le parole «spese militari» e affrontare il tema del blocco della costruzione dei cacciabombardieri, fortemente chiesto da un vasto schieramento di religiosi e di laici, che non può neanche più essere citato? Quale gruppo ha impedito che si discutesse di ciò?
Chi vi ha impedito di indire l'asta per le frequenze? È un punto scandaloso di mancata equità! Ma vi sembra normale che un capo partito, nonché proprietario di una delle imprese coinvolte, possa dire: «Tanto l'asta andrà deserta»? E le pare normale che nessuno apra bocca? Le pare normale che nessuno parli dei costi della politica? E non è un costo della politica non affrontare l'asta delle frequenze? È un costo enorme!
Non so quantificarlo. Fatela l'asta, poi si vedrà, ma non farla significa arrendersi ai santuari della conservazione. Questo è un costo della politica che non viene assolutamente sfiorato ed è grave.
Avreste anche potuto prevedere una tassa postuma per chi avrà gratis le concessioni. Le faccio un esempio. Perché si danno dei contributi diretti sotto forma di frequenza ai grandi gruppi e si tagliano in gran parte i contributi diretti alle piccole radio, alle piccole televisioni e ai giornali? Emittenti antimafia come Telejato, o Radio Siani, o la radio di Peppino Impastato, o giornali di questo mondo rischiano la chiusura! Per loro non vi sarà contribuzione diretta, mentre per i forti questa Pag. 29permane. Non è tollerabile! Perché questo non è stato fatto? Eppure il Presidente Napolitano, che segue con grande attenzione questi temi, aveva detto di fare attenzione a non incidere su un pluralismo già povero e di tenere alta l'attenzione per mantenere la più ampia circolazione di opinioni. Questo mentre il servizio pubblico è travolto da una crisi senza precedenti che dovrebbe indurre il Governo ad un immediato commissariamento, per consentire la sopravvivenza di un grande patrimonio che, se dovesse cadere, stravolgerebbe centinaia di imprese. Perché non lo si fa? Perché è un costo della politica. Così come è un costo della politica il fatto di avere raggiunto un'eventuale intesa per non sfiorare l'intero settore delle comunicazioni. È un costo della politica scaricato sui cittadini. In questo settore tutto rischia di proseguire come prima.
Per questo - mi avvio alla conclusione - voteremo tutte le proposte emendative che saranno presentate in quest'Aula e che andranno in questa direzione di giustizia e di equità, non con un atteggiamento malevolo, ma di stimolo positivo, un invito ad esplicitare le difficoltà e a non arrendersi di fronte a grandi traguardi. Per questo, sottosegretario D'Andrea, prima di dichiarare il voto finale ci attendiamo una risposta anche fuori dall'Aula. Può il Ministro Passera dire come intende affrontare le questioni che sono state sospese? Si può dire dove, come e quando sarà riaperto il dialogo con le parti sociali? Si può indicare, a prescindere da questa discussione, come si affronterà il tema dell'equità o il tema dell'asta? Non vogliamo le risposte solo in quest'Aula, ma anche in altra sede, anche con provvedimenti successivi.
Qual è il cammino di marcia che ridà forza alla politica e al concetto di equità? È necessario un percorso che riduca le diseguaglianze delle opportunità e dei redditi, con gradualismo e con realismo, ma senza concessioni alla demagogia di vario segno.
Anche il tentativo di fare credere - lei viene dalla politica e lo sa - che vi è un solo pensiero possibile, una sola via, una sola manovra economica, fa parte dei rituali retorici della demagogia, della «fuffa» ideologica e della resa morale allo spirito dei tempi. Non vi è mai una sola via. Quando vi è una sola via è morta la politica che, invece, è confronto tra opzioni diverse. Non vi sono scelte obbligate, vi sono scelte meditate che, come tali, vanno discusse. Ecco perché il voto di fiducia e la tagliola ci trovano comunque contrari. Ci trovavano contrari prima, ci trovano contrari adesso.
Non chiediamo di meglio che di essere sfidati su questo tema, ossia quello della pulizia, della questione morale, della tensione etica, temi che non possono mai essere disgiunti dalla questione democratica, dalla giustizia sociale, dalla definizione delle modalità che consentano ad ogni gruppo politico e sociale di competere nel futuro. Anche i gruppi che hanno di meno, anche chi non ha conflitti di interesse deve potere partecipare alla vita politica e alla competizione politica, pena lo stravolgimento della democrazia parlamentare e del principio di rappresentanza. Anche se impopolare questo tema va affrontato.
Concludo, signor Presidente, con una richiesta che rivolgo all'onorevole Lupi, al Presidente di quest'Aula e allo stesso sottosegretario D'Andrea: il Presidente della Repubblica, in uno degli appelli meno ascoltati, ci ha invitati a non abbassare la guardia contro le morti sul lavoro che rappresentano una strage continua, ultimo un ragazzo morto a Trieste durante la costruzione del palco del concerto di Jovanotti. Napolitano ha detto: «Non sono tragiche fatalità, spesso vi sono delle responsabilità». Per questo occorre insistere sulla prevenzione, sulla sicurezza, sulla formazione e sul potenziamento delle attività ispettive. Chiedo al Governo di raccogliere la proposta di una procura nazionale contro le morti sul lavoro e contro gli infortuni che è nata a Torino, di aumentare da subito, con un gesto simbolico, gli stanziamenti e i potenziamenti n questa materia. Costruiamo su questo, al di là del voto, una grande alleanza perché Pag. 30stiamo parlando di una strage che prosegue, talvolta in un clima di indifferenza. Almeno nei nostri interventi non usiamo più l'espressione «tragica fatalità», e eliminiamone anche un'altra - è un appello che faccio a me stesso - ossia quella brutale di «morti bianche».
Non sono morti bianche, non si tratta di persone che muoiono in culla. Non sono morti indolori. Sono morti sporche, anzi sporchissime.
Su questo punto mi attendo dal Governo, nei tempi più rapidi e brevi, una risposta positiva ad un appello che non viene solo da Napolitano, ma dall'Italia civile, comunque collocata (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, la domanda, che si deve porre chi ha votato la fiducia al Governo Monti, pur non facendo parte della maggioranza che lo sostiene, è se oggi questo decreto-legge sia diventato più equo di prima, posto che, quando è stato pubblicato, ha avuto da parte nostra un giudizio di sostanziale iniquità; giudizio, peraltro, che anche coloro che sostengono direttamente e organicamente il Governo, hanno espresso.
Certamente ieri c'è stato qualche intervento che ha migliorato questo decreto-legge sul piano dell'equità. Noi avevamo detto in passato che questo decreto-legge faceva pagare sempre i soliti e che non toccava invece coloro che non pagano mai, coloro che hanno possibilità e ricchezze molto rilevanti, toccando invece, in proporzione, molto più la povera gente.
È evidente che qualche miglioramento c'è stato. Vi è questa parziale (solo per un anno) reindicizzazione per le pensioni sino a 1.400 euro. Vi è l'intervento sulla questione delle anzianità, che in qualche caso, per chi ha raggiunto un certo numero di anni, riduce le penalizzazioni o i tempi per il pensionamento (mentre prima si configurava come un blocco, una sorta di improvviso salto per chi sostanzialmente aveva la sfortuna di essere nato in un certo anno).
Vi è anche, se vogliamo, l'intervento sull'ICI, sul quale io propongo un ragionamento. Non so se l'ex Presidente del Consiglio Berlusconi paghi l'ICI sulla prima casa in Italia, ma certo lui avrà una detrazione superiore alla mia, perché ha figli inferiori ai 26 anni, ma soprattutto avrà una detrazione superiore e doppia rispetto a quella di due persone anziane che vivano in un modesto alloggio. Questo mi pare che sia tutt'altro che un fatto di equità.
Ci sarebbe voluta la capacità di migliorare fortemente questo provvedimento. Noi osserviamo che ciò si poteva fare. Certamente vi è un nuovo contributo di solidarietà sulle pensioni d'oro - questo sicuramente va nella direzione dell'equità - però di converso vi sono altri interventi che restano come prima. C'è l'idea dell'addizionale regionale sull'IRPEF, invece di colpire i redditi più alti. C'è soprattutto la possibilità di incamerare altro denaro per rendere ancora più equa questa manovra, cosa che questo Governo non ha fatto.
La questione delle frequenze è una questione importante, anche perché lascia comunque fermo il sospetto che questo Governo non abbia potuto affrontarla in ragione del conflitto di interessi dell'ex Presidente del Consiglio Berlusconi, e nessuno ci toglierà dalla testa che le cose stiano così.
C'era l'ipotesi di una patrimoniale, riguardo alla quale non ho condiviso l'affermazione del Presidente del Consiglio Monti relativa ai problemi organizzativi che avrebbero impedito agli uffici preposti di applicarla. Intanto una patrimoniale sugli immobili si potrebbe applicare anche domattina e noi in proposito avevamo presentato emendamenti che proponevano di sommare gli immobili per il relativo calcolo.
Certamente c'è la questione della lotta all'evasione, che non è solo lotta all'evasione fiscale, ma è anche lotta a quanti hanno portato i capitali all'estero illegalmente, ai quali, vorrei ricordare, il precedente Governo ha fatto un regalo. È un regalo a chi ha svolto attività delinquenziale Pag. 31(perché chi porta clandestinamente i capitali all'estero svolge attività delinquenziale) e che ha avuto un privilegio ed un vantaggio inaudito rispetto a chi paga le tasse in Italia.
Per questo noi dicevamo che questi soggetti andavano colpiti con un contributo di solidarietà. Aver sostituito tale contributo con la modalità che si è scelta, non affronta davvero un problema - sia pure a posteriori - di equità nei confronti di delinquenti come quelli che portano i capitali all'estero (o vi costituiscono patrimoni illegali) o che li nascondono in Italia dentro società di comodo. Ecco perché noi dicevamo che a costoro noi avremmo dovuto dare il segnale di una vera lotta all'evasione, per esempio prevedendo per loro l'applicazione della legge antimafia con la confisca dei beni, quando questi emergono senza essere stati in precedenza dichiarati. Quello sarebbe stato un segnale forte, non solo per una questione di coercizione, ma per creare un deterrente, senza il quale quelle persone non emergeranno mai.
Vede, quando noi parliamo di equità e poi andiamo a dimostrare che dalla lotta all'evasione fiscale deriva poco più di un miliardo in questa manovra, non accetto che il Presidente del Consiglio mi dica: «In realtà noi faremo molto di più, però non l'abbiamo conteggiato». Ma cosa vuol dire che non è stato conteggiato? Che voi sapete già che ci saranno altre risorse e omettete di dirlo agli italiani? Omettete di dire che quelle risorse potevano essere contabilizzate e immediatamente utilizzate a vantaggio, ad esempio, dell'aumento delle detrazioni per carichi di famiglia o comunque per la riduzione delle imposte - in parte per le imprese ed in parte per le famiglie - di fronte ad una domanda interna carente e in caduta libera e che dovrebbero essere il primo strumento per lo sviluppo? Su questi temi noi vogliamo confrontarci e abbiamo riproposto emendamenti che vi mettiamo a disposizione per cambiare le cose e per rendere davvero più equa la manovra.
E ancora, riguardo allo sviluppo, siamo tutti d'accordo che le liberalizzazioni ne siano il fattore più importante ma, nonostante ciò, esse sono cadute una dopo l'altra e su questo siamo andati progressivamente indietro: è venuta meno quella dei taxi, altre sono state spostate in avanti nel tempo (il che vuol dire che non verranno fatte mai) e da ultimo c'è stata la vicenda, veramente grave, di, un emendamento - finito tra quelli approvati in modo pressoché clandestino all'ultimo momento, senza neanche il parere dei relatori - che, di fatto, riporta al Ministero competente e all'Agenzia italiana del farmaco, una modifica dell'elenco dei medicinali contenuti nella fascia C, che renderà praticamente impossibile anche la liberalizzazione delle farmacie.
E allora questi sono temi sui quali noi esprimiamo una forte critica, così come la esprimiamo sui mancati tagli ai costi della politica. Signor sottosegretario, non voglio parlare qui dei vitalizi parlamentari, di cui ho già parlato a lungo ed è un problema su cui, non è il Governo che deve decidere, perché dobbiamo decidere qua dentro e sta bene, ma io le ricordo che i vitalizi dei consiglieri regionali - materia sulla quale invece il Governo può dire la sua - costano ogni anno un miliardo di euro alle casse pubbliche, al cittadino, al contribuente. Non vogliamo intervenire con qualche misura in merito? Non vogliamo intervenire ad esempio sulle auto blu? Ma come non è vero che ci sono 4 miliardi? Lo ha detto l'ex Ministro Brunetta, secondo suoi calcoli che saranno presentati al Ministero! Ma quand'è che ci decidiamo a dare anche qui il segnale ai cittadini che si fa qualcosa, stabilendo la spending review anche nei confronti delle auto blu? Si disponga da domani il blocco totale per alcuni soggetti individuati e poi si stabilisca che chi usa tali auto al di fuori di quel numero cagiona un danno erariale che deve pagare individualmente. Ma quando diamo un segnale alla gente che, credo, in questa direzione lo aspetti più che su altri temi?
Così come avevamo suggerito di ridurre i 25 mila amministratori delle società partecipate dagli enti locali a sei o sette mila, con un amministratore unico e magari Pag. 32riducendogli anche il compenso, visto quello che percepisce. Quando lo facciamo? Secondo i nostri calcoli potrebbero essere risparmiati due miliardi.
Vogliamo interrompere questo assurdo intervento che riguarda i caccia bombardieri? Sono comunque circa mille milioni di euro che ci costano tutti gli anni, anche in questi anni tremendi. Vi è l'idea di applicare l'ICI anche ai beni delle Chiese (non della Chiesa), che può portare 500-600 milioni di euro secondo calcoli dell'ANCI, vi è l'asta digitale, che è fondamentale, ma vi sarebbero altri interventi. Sono interventi che abbiamo riportato nei nostri emendamenti e non voglio dilungarmi eccessivamente, ma credo che si potesse fare meglio, che si potesse fare molto di più nel senso dell'equità.
Noi, naturalmente, saremo attenti a valutare anche quello che succederà in queste ore su questi temi, perché c'è ancora lo spazio - se il Governo lo vuole - per accogliere alcuni nostri emendamenti che vanno in quella direzione.
Noi svolgeremo comunque una riflessione su ciò che è stato fatto per decidere la nostra posizione; ripetiamo, però, che sulle liberalizzazioni è esecrabile quanto avvenuto. L'unica cosa che voglio dire è che un meccanismo che probabilmente si innesca per fortuna è quello delle province, se riusciremo a portarlo in porto, e non ci saranno elezioni dopo quelle in scadenza. Ma le liberalizzazioni sono il vero atto che può servire a dare sviluppo al Paese, così come, ancora una volta, il rimettere alle famiglie una necessaria quantità di sostegno finanziario, che avrebbe il vantaggio di essere immediatamente immesso nel circuito per far crescere la domanda.
Questo è il quadro complessivo che noi vediamo, che io vedo in questo provvedimento, e sul quale trarremo poi le nostre riflessioni finali al momento del voto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi questo Governo nasce da una profonda crisi di fiducia dei mercati finanziari verso l'euro e alcuni Stati membri dell'Eurozona. Gli Stati a rischio sono quelli a più alto debito pubblico, ovvero a rischio di fallimento delle banche, e sono definiti Stati PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna). Dopo la Grecia, Irlanda e Portogallo, la crisi di affidabilità della sostenibilità del debito pubblico si è spostata verso l'Italia. Non è bastata la manovra estiva di 60 miliardi imposta dal Governo Berlusconi con i decreti-legge nn. 98 e 138 del 2011, perché il differenziale tra BTP e Bund decennali, che a giugno era di 176 punti base, è passato a 366 a settembre (dopo la manovra estiva), per toccare i 570 punti a novembre.
La crisi di fiducia verso i titoli di Stato italiani, che per il 40 per cento sono detenuti da soggetti stranieri, incideva sulle casse dello Stato, che doveva pagare un maggior tasso di interesse, che ha superato anche il 7 per cento.
Il rischio Italia, però, veniva anche dalle nuove disposizioni regolamentari, la cosiddetta Basilea 3 che imponeva una consistente patrimonializzazione delle banche europee. Il sistema bancario italiano, tra i più solidi del mondo, che ha retto alla crisi della borsa immobiliare e dei subprime nel 2008, rischiava il credit crunch.
Il rischio di insolvibilità dell'Italia nel lungo periodo è stata la preoccupazione dei mercati finanziari. Secondo uno studio dello scorso 30 giugno di Mediobanca, in Europa ci sono 365 miliardi di debito pubblico dell'area Eurozona e, di questi, 340 sono dei Paesi PIIGS. All'interno dei 340, 188 sono dell'Italia e 103 di questi 188 sono posseduti da banche italiane.
È vero che le banche italiane posseggono solo il 7 per cento dei cosiddetti titoli tossici, dei subprime, rispetto alla quota del 60-70 per cento posseduti da banche dell'Eurozona, ma questo combinato sovrappeso dei titoli di debito sovrano delle banche italiane e dei titoli tossici delle Pag. 33altre maggiori banche europee determina una crisi di liquidità che blocca il sistema economico italiano ed europeo.
Le banche non si prestano danaro tra di loro e la BCE non stampa euro perché non è prestatore di ultima istanza, a differenza della Federal Reserve e della Banca centrale d'Inghilterra.
Se si pensa che nella primavera prossima l'Italia dovrebbe mettere all'asta oltre 200 miliardi di titoli del proprio debito pubblico, tutti possono immaginare cosa sarebbe successo se non avessimo cercato di reagire alla crisi politica e finanziaria che aveva riguardato, a novembre, il Governo Berlusconi.
L'insolvibilità delle banche italiane, ovvero il mancato rimborso di titoli pubblici italiani a banche estere, avrebbe portato anche al fallimento dell'Euro. Ecco perché il Governo Monti, ecco perché questa manovra a venti giorni dal suo insediamento.
Il rischio del fenomeno di avvitamento per il nostro sistema era ed è latente e reale. La crisi di liquidità comporta minore credito a famiglie e imprese; minore credito significa minori consumi e investimenti, e ne conseguono stagnazione e recessione e, quindi, minore produzione di ricchezza, minore risparmio e minore ulteriore credito.
L'Italia deve uscire da questo avvitamento e da questa trappola mortale. La prima speranza è che ci sia più Europa e non meno Europa. Oltre alla stabilità finanziaria e alla politica di rigore dei bilanci, occorre anche una politica di stabilizzazione. Sul controllo dei bilanci sono stati fatti passi avanti con il semestre europeo. Bisogna fare ulteriori passi avanti sul Fondo salva-Stati e sul futuro fondo, che partirà nel giugno 2012, il cosiddetto fondo MES.
Il vertice dello scorso 9 dicembre non ha concluso la propria missione tra i Capi di Stato e di Governo del Consiglio europeo. L'Italia e l'Europa, per tornare a crescere, hanno bisogno di liquidità. Il rallentamento del commercio internazionale e della crescita mondiale è un elemento di criticità, ma non essere pronti, quando sarà, alla ripresa è un lusso che non ci possiamo permettere.
Non credo che la riduzione di mezzo punto percentuale degli interessi praticati dalla BCE nel mese di dicembre aiuti più di tanto la ripresa.
Credo, invece, all'accordo tra Canada, Giappone, Svizzera e Regno Unito con la Federal Reserve e con la BCE per fornire danaro in dollari a basso costo alle banche centrali europee, piuttosto che alla riduzione all'1 per cento del tasso di interesse della BCE.
L'EBA, l'Autorità bancaria europea, ha stimato, qualche giorno fa, in 114 miliardi e 600 milioni le esigenze di ricapitalizzazione degli istituti di credito dei 27 Paesi dell'Unione europea. Tale esigenza a fine ottobre era di 106 miliardi. Per l'Italia il saldo negativo è di 700 milioni. Le sue esigenze, infatti, sono cresciute da 14 miliardi e 700 milioni a 15 miliardi e 300 milioni, riconducibili in buona parte a Unicredit e Monte dei Paschi di Siena.
Non ci consola che la Germania stia peggio con una falla di 5 miliardi e 100 milioni. Se, poi, consideriamo che l'agenzia di rating Moody's, lo scorso 4 ottobre, ha declassato da AA2 a A2 il debito sovrano dell'Italia, solo chi è cieco o non vuol vedere non si rende conto dello stato di pericolo e di default del sistema Italia.
Voglio ricordare in questa occasione che, solo qualche settimana fa, il presidente della Consob Giuseppe Vegas, che tutti conosciamo per la sua competenza e prudenza, ha paventato il rischio di fallimento delle banche italiane per crisi di liquidità. È vero, le banche italiane devono patrimonializzarsi; ammesso che ci siano in giro risorse finanziarie da investire sulle banche, chi investirebbe oggi su banche a rischio di fallimento?
Fermare la deriva italiana vuol dire fermare il fallimento anche dell'euro. Questa è la ragione dell'interesse dell'Europa per l'Italia e anche della finanza mondiale. Se fallisce l'Italia fallisce l'euro e si trascina anche la finanza mondiale, con ripercussioni ben più gravi di quelle a cui abbiamo assistito nel 2008. Da questo Pag. 34contesto drammatico nasce il Governo d'intesa nazionale del senatore Monti.
Dobbiamo, tuttavia, renderci conto che da questa crisi dobbiamo uscire con le nostre gambe e non sperare, come ha fatto la Grecia, che ci tirino fuori gli altri. L'esperienza greca per la Francia e la Germania è irripetibile. L'Europa e il Fondo monetario internazionale ci presteranno soldi, ma vogliono sapere e vedere come e quando li spenderemo. Dobbiamo meritare la fiducia dell'Europa e del mondo. Serietà, rigore, impegno e sacrifici sono la nostra agenda politica.
Questo primo appuntamento del decreto-legge «salva Italia» è un banco di prova che tutti osservano con attenzione a livello mondiale a cominciare dal Presidente degli Stati Uniti, Obama. Per tali ragioni lo spread di questi mesi si è attestato tra 400 e 500 punti, ma è pronto a scendere o ripartire a seconda di quello che faremo in questi giorni.
Questa manovra è improntata al rigore, all'equità e alla crescita. Si è detto poca equità e poca crescita. La manovra è stata migliorata dal Parlamento sul lato dell'equità e la crescita è insita nella qualità del rigore fiscale che, spostando la tassazione dal reddito alla rendita, non ha inciso sui fattori della produzione.
La sfida italiana è tanto più dura quanto più deriva dalla consapevolezza dei nostri doveri. Una parte ci derivano dalle responsabilità proprie della politica che sono dettate dalla bassa crescita e dall'alto debito il quale da dieci anni cresce più della nostra ricchezza, e questo è insostenibile.
L'Italia ha i fondamentali buoni e può farcela. Sul debito pubblico va detto che è stato gestito con intelligenza ed ha una scadenza medio-lunga - oltre sette anni - e può essere affrontato con un buon saldo primario che si attesti strutturalmente sopra il 5 per cento. Il problema è quello immediato degli alti tassi di interesse. Dopo la modifica dell'articolo 81 della Costituzione da parte di questa Camera, la scelta del pareggio di bilancio nel 2013 è un altro segnale di serietà delle nostre buone intenzioni. Si tratta, però, di rendere credibili le misure che portano al pareggio e questa manovra ha misure credibili sia sul lato delle entrate che della spesa.
Sono spariti i tagli lineari, quelli cioè che dovevano, sulla carta, garantire risparmi di spesa, lasciando alle modifiche dei meccanismi che generano spesa un secondo tempo che, però, non è mai arrivato. Tanto che la stessa Corte dei conti, nell'audizione dello scorso 3 novembre, ha sottolineato come, per il periodo 2010-2014, a fronte di una riduzione dell'indebitamento per complessivi 75 miliardi, vi sia stato un aumento di 117 miliardi di entrate con un aumento delle spese totali di 45.
La stessa Corte sottolineava anche che, a fronte di una manovra estiva di circa 60 miliardi, la spesa pubblica aumentava ancora di 6 miliardi per il periodo 2010-2014, segno evidente che i tagli sono come per i capelli, cioè sono destinati a ricrescere se non si fanno modifiche strutturali, come la spending review dovrebbe garantirci a partire dal prossimo anno.
In questa manovra le entrate sono certe e i tagli della spesa sono veri e strutturali. Si è detto che, in questa manovra, c'è poca crescita e ci sono pochi tagli di spesa, e che la stessa è tutta incentrata sulle entrate. È vero che, dei 30 miliardi, il 70 per cento è riferibile a maggiori entrate e per il resto è contenimento della spesa. Ma vediamone le ragioni e soprattutto l'equità delle misure.
Va detto subito che i due terzi della manovra sono destinati alla riduzione del disavanzo tendenziale per arrivare al pareggio di bilancio nel 2013 in continuità con il Governo Berlusconi. Va detto anche che le maggiori entrate, con l'eccezione del bollo dell'1,5 per cento sulle attività cosiddette scudate dal condono per il rientro dei capitali dall'estero, sono entrate vere che garantiscono stabilità al sistema.
Attenzione: le nuove misure di contrasto all'evasione non sono contabilizzate. La metà della manovra lorda è da attribuire alla nuova IMU, che incamera la tassazione della prima casa con il meccanismo della vecchia ICI. La reintroduzione Pag. 35dell'ICI, vera imposta di federalismo municipale, con una tassazione del 4 per mille, una rivalutazione delle rendite catastali del 5 per cento ed un aumento del moltiplicatore delle abitazioni civili di categoria «A» del 60 per cento, in quanto fermo al 1996, dà un'entrata stimata in circa 9 miliardi, di cui il 50 per cento andrà allo Stato in quanto imposta erariale gestita dai comuni.
La scelta di correggere il disavanzo tendenziale per il pareggio di bilancio 2013 ricorrendo ad un'imposta sugli immobili, invece di tassare il reddito, è stata una scelta politica condivisibile, perché la pressione fiscale sui redditi in Italia ha raggiunto limiti insostenibili.
La strategia annunciata da Tremonti nel Programma nazionale di riforma del marzo 2010 per la riforma del fisco - passare dalle persone alle cose - è stata correttamente interpretata nei fatti e non solo negli annunci. Si tratta di una minipatrimoniale che intacca appena per 2,5 miliardi il grande patrimonio immobiliare degli italiani rispetto alla tassazione esistente. Non potendosi realizzare - come ha riconosciuto non solo il Premier Monti, ma anche il professor Giovannini, presidente dell'ISTAT, e la stessa Banca d'Italia durante il ciclo delle audizioni - la tassazione sui grandi patrimoni finanziari, per mancanza di una base di dati e di informazione patrimoniale, si è inteso tassare elementi di ricchezza reale, aeromobili ed auto di grossa cilindrata, imbarcazioni da diporto e via dicendo. Del resto, il fisco tassa ciò che vede.
Che esista in Italia una grande ricchezza patrimoniale reale e finanziaria è certificato dal bollettino della Banca d'Italia del dicembre 2010, dove si attesta che la ricchezza netta in Italia è posseduta per il 45 per cento dal 10 per cento delle famiglie, mentre il 50 per cento delle famiglie ne possiede appena il 10 per cento. In 20 giorni questo Governo ha fatto quello che poteva fare, ma può fare e farà molto di più nel tempo.
Non va taciuta la tassazione delle liquidazioni d'oro e delle pensioni d'oro, con il 15 per cento per redditi oltre 200.000 euro. L'unica vera risposta praticabile per colpire la ricchezza finanziaria è la lotta all'evasione fiscale, che è la madre di tutte le battaglie per il risanamento delle casse pubbliche e l'equità sociale. La tracciabilità delle transazioni finanziarie e commerciali è il presupposto per individuare l'allocazione delle ricchezze finanziarie. Gli italiani devono capire che la limitazione dell'uso dei contanti fino a 1.000 euro, se da una parte comporta il fastidio del controllo delle banche sulla nostra libertà di spendere, dall'altra consente anche di far pagare le tasse a tutti, soprattutto a quelli che oggi non sono controllati ed evadono. La riduzione del contante migliora la rete tecnologica di trasmissione dati e le banche dati, combatte la criminalità, che sul contante fonda l'anonimato, riduce i costi impropri delle banche e, quindi, combatte l'inflazione.
La tassazione anche della prima casa, se da una parte è quella più opportuna per far quadrare i conti pubblici nell'immediato rispetto al pericolo del fallimento del sistema Italia, deve essere però anche equa per essere giusta, non può essere solo un'operazione ragionieristica. Perché non pesi su quel 30 per cento degli italiani che secondo il presidente dell'ISTAT Giovannini sono a rischio di povertà relativa, ancorché proprietari di una casa, ma con reddito sotto a 1.000 euro, è stato necessario aumentare la detrazione dai 200 ai 400 euro e modularla secondo la consistenza del nucleo familiare, soprattutto rispetto ai figli a carico.
Noi dell'Unione di Centro abbiamo condiviso la manovra rispetto allo stato di emergenza della finanza nazionale, ma su questo punto abbiamo puntato i piedi. Ringraziamo il Governo ed i relatori per averci ascoltato: infatti la manovra è stata corretta aumentando la franchigia, con detrazione di 50 euro per ogni figlio a carico fino a 26 anni. Sono elementi di quoziente familiare che abbiamo introdotto nella legislazione italiana e ne siamo fieri.
Un'altra questione che fa discutere è l'aumento dell'IVA di un ulteriore 2 per Pag. 36cento, dopo che è stata aumentata qualche mese fa al 21 per cento. È stato detto che deprime i consumi. Anche qui si tratta di chiarire: è un trasferimento di imposta dalle persone alle cose.
L'aumento dell'IVA dal 1o ottobre 2012, per l'aliquota sia del 10 che del 21 per cento, del 2 per cento, con un ulteriore aumento dello 0,5 per cento dal 1o gennaio 2014, va a coprire un «buco» di 20 miliardi di euro lasciato dal Governo Berlusconi, che aveva tagliato in modo lineare 417 voci di sgravi fiscali sui redditi, tra cui le detrazioni per i figli a carico e per tutte quelle voci di spese familiari che si possono scaricare dalle tasse facendo emergere l'evasione fiscale. L'entrata complessiva dell'aumento dell'IVA nel 2014 è di 16 miliardi di euro: nemmeno copre, pertanto, i 20 miliardi di «buco», che vengono coperti con altre misure di questa manovra.
Un'altra questione che fa molto discutere è la riforma delle pensioni. La riforma della previdenza è il primo tassello di una riforma più completa che riguarderà il mercato del lavoro e gli ammortizzatori sociali, oggi praticamente inesistenti, per i giovani che entrano nel mercato del lavoro, i cosiddetti invisibili.
L'articolo 24 della manovra abbraccia un'ottica di lungo periodo ed orienta, nell'immediato, le misure a valori di equità, trasparenza e solidarietà sociale infragenerazionale ed intergenerazionale. Non si tratta, quindi, di una riforma dettata da vincoli esterni, ma di una riforma strutturale che, da anni, era attesa per allineare tutti al metodo contributivo, alla convergenza di trattamento tra uomini e donne, e tra donne lavoratrici del settore pubblico e del settore privato. Sono stati tolti i privilegi delle quote delle pensioni anticipate e sono state, invece, salvate con clausole derogative per i lavori usuranti.
Molti si sono chiesti, in questi anni, perché i padri vanno in pensione con il metodo retributivo e i figli con quello più penalizzante del contributivo. Molte donne si sono chieste perché dovevano uscire anticipatamente a 60 anni dal mercato del lavoro, senza aver maturato, in molti casi, il minimo di contribuzione, mentre gli uomini, invece, a 65. Molte donne del settore pubblico hanno chiesto perché dovevano attendere 65 anni per una pensione, mentre a molte donne del settore privato, con gli stessi lavori, bastavano 60 anni dal 1o gennaio 2012. Molti uomini ci chiedevano perché dovevano andare in pensione più tardi delle donne nel settore privato, quando la lunghezza della vita premia le donne, con oltre 81 anni rispetto ai 79 degli uomini.
Con questa riforma, molte domande sono esaudite, anche quelle di allineare, dal 1o gennaio 2012, i vitalizi dei parlamentari al calcolo contributivo secondo lo schema INPS. Dal 2012, quindi, la regola è il calcolo contributivo per tutti, salvo qualche eccezione, come per i lavori usuranti. E dal 2018, uomini e donne, andranno tutti in pensione dopo i 66 anni di età.
Come Unione di Centro per il Terzo Polo - ma sul punto sono stati d'accordo anche il Partito Democratico e il Popolo della Libertà - abbiamo ritenuto iniqua la previsione del comma 25 dell'articolo 24 della manovra, che bloccava per due anni - 2012-2013 - la rivalutazione automatica delle pensioni per trattamenti superiori a due volte il minimo, ossia 934 euro al mese. La correzione è stata fatta per il solo 2012, con l'elevazione dell'indicizzazione a tre volte il minimo, ossia 1.400 euro al mese. Noi siamo, per il momento, soddisfatti.
Qualche parola va spesa sull'articolo 23, dai commi 14 a 21, che dettano disposizioni in materia di province. Va subito detto che l'UdC è per l'abolizione delle province con norma costituzionale ovvero in via subordinata è per un dimezzamento delle attuali 107 province attraverso un accorpamento di esse in dimensioni non inferiori a 500 mila abitanti. La norma in esame ci va, pertanto, benissimo, perché svuota di fatto le attuali province senza toccare la Costituzione, facendone, come in Germania, enti di secondo grado eletti dai comuni. La norma è stata scritta meglio, soprattutto, nella parte in cui deve dare certezza di funzionamento. Mi riferisco Pag. 37al comma 20, in cui adesso si definisce il termine di decadenza delle attuali province.
Per quanto concerne il profilo dell'equità e della crescita, vorrei sottolineare alcune misure che mi sembrano rilevanti. La modifica dei meccanismi dell'ISEE, ossia del calcolo del reddito delle famiglie per le esenzioni fiscali, che viene riposizionato sul calcolo dei figli a carico. Si tratta di una vecchia battaglia politica che l'UdC conduce da anni e, seppur con decorrenza dal 1o gennaio 2013, è oggi realtà giuridica nel nostro Paese.
Sottolineiamo, inoltre, la sterilizzazione del fattore lavoro dall'IRAP e dall'IRES, agevolando così fiscalmente le imprese che assumono donne giovani soprattutto nel Sud dove la crisi sociale è più dura.
Desidero, da ultimo, ricordare il credito di imposta alle imprese che stabilizzano i precari. Per i precari si tratta del primo tempo di questo Governo, poiché per loro la situazione migliorerà a gennaio, quando si tratterà la riforma degli ammortizzatori sociali. Sulle liberalizzazioni e aperture dei mercati, ci aspettiamo qualcosa di più nel secondo tempo. Se in questa manovra è stato inciso l'elettorato di riferimento del Partito Democratico, con la riforma storica delle pensioni, così come l'elettorato di riferimento del Popolo della Libertà, con la reintroduzione dell'ICI sulla prima casa e la tassazione dei capitali «scudati», nel secondo tempo si inciderà parimenti sugli elettori di riferimento dei rispettivi più grandi partiti dello schieramento politico italiano, con la liberalizzazione del mercato del lavoro, dove salteranno vecchie tutele, e con la liberalizzazione dei mercati protetti, di corporazioni e caste, che sopravvivono, purtroppo, ad ogni Governo.
Colpire parimenti costi inutili e privilegi, tutelati da vent'anni dal ricatto elettorale che incide sul premio di maggioranza di questo sistema bipolare che ha dimostrato di non funzionare, è stata ed è l'azione politica portata avanti da anni dall'Unione di Centro, che ha guardato sempre agli interessi dell'Italia, piuttosto che a quelli elettorali di questa o quella formazione politica, compresa la propria. A nostro avviso, questa è la strada giusta per portare il Paese fuori dal rischio fallimento e rimetterlo sulla strada virtuosa della crescita e del benessere, che i nostri padri ci hanno dato e che noi dobbiamo dare alle prossime generazioni, in un sistema globalizzato e fortemente competitivo.
Voglio, in questo senso, ringraziare i relatori, onorevoli Leo e Baretta, per il contributo di attenzione e di ascolto che hanno dato, ma desidero rivolgere un ringraziamento anche al Governo per avere avuto l'accortezza e la pazienza di confrontarsi con il Parlamento: non ci dimentichiamo che abbiamo approvato due manovre estive senza discussione tra Parlamento e Governo.
L'Unione di Centro, in questa tornata, in questa manovra, non ha, con il Terzo Polo, presentato emendamenti, tuttavia ha partecipato al dibattito e alla discussione; in tal senso, una parte delle proprie ragioni è stata recepita dagli emendamenti del Governo e del relatore: ho citato quella della modulazione della franchigia per la nuova IMU sulla prima casa, così come ho citato anche la copertura di quel buco di 20 miliardi di euro, che andava ad incidere sulle detrazioni fiscali dei figli a carico per le famiglie. Ebbene, questi elementi sono stati parte integrante di questa manovra: non dimentichiamoci che 16 miliardi di euro sono la metà di quei 30 che costituiscono la manovra lorda di cui stiamo discutendo e che, quindi, abbiamo ridato sicurezza non soltanto a molte famiglie italiane, ma anche a quella parte di emersione del sommerso che in Italia raggiunge ormai il 20-25 per cento, in quanto in quei tagli vi erano molte misure che rientrano nel cosiddetto principio del contrasto di interesse. Ciò consentirà, nel momento in cui rimangono deduzioni e detrazioni, di far emergere molta evasione fiscale. Ringrazio, pertanto, nuovamente i relatori per questo contributo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

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PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Ciccanti, ci ha lasciato tre minuti, dei trenta che aveva a disposizione, complimenti.
È ora iscritto a parlare l'onorevole Pugliese. Ne ha facoltà.

MARCO PUGLIESE. Signor Presidente Lupi, onorevoli colleghi, signor sottosegretario D'Andrea, la manovra finanziaria varata lo scorso 4 dicembre, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici, come entità economica pari a 30 miliardi di euro ha creato non poche tensioni a livello politico e a livello sociale in tutto il Paese.
Si tratta di una manovra sicuramente difficile da assorbire a tutti livelli in quanto richiede sacrifici pesanti per tutte le categorie del sistema Italia, così come purtroppo l'Europa ci chiede, ci chiede per l'alto debito pubblico che l'Italia ha, ci chiede per la crisi internazionale che attanaglia anche i nostri mercati con uno spread che purtroppo continua a crescere in questi giorni.
La politica, tuttavia, con grande senso di responsabilità, perlomeno da parte nostra, da parte della componente Grande Sud del gruppo Misto, ha capito il momento difficile di questa crisi internazionale e ha dato subito piena fiducia al Presidente Monti e al Governo che l'accompagna in questa difficile avventura. E con grande senso di responsabilità nei confronti del Parlamento e del Governo ha lavorato affinché il rigore, l'equità e la crescita fossero i tre sostantivi su cui battere le basi fondamentali per salvare l'Italia.
È proprio su questi tre sostantivi, quello del rigore, quello dell'equità e quello della crescita, che voglio impostare il mio discorso qui in Aula, come anticipo a quello che sarà il voto di domani.
Il rigore. Signor sottosegretario questa manovra non esclude nessuno e tutti devono svolgere, con grande senso di responsabilità nei confronti dell'Italia, uno sforzo per uscire da questa maledetta crisi.
L'equità. Sull'equità mi soffermo molto, perché voglio cogliere l'occasione anche di ringraziare i miei colleghi che hanno lavorato insieme a me nella Commissione finanze, ma soprattutto i miei colleghi della Commissione bilancio nonché i rispettivi presidenti, Gianfranco Conte per la Commissione finanze e Giancarlo Giorgetti per la Commissione bilancio, che hanno lavorato tantissimo in queste settimane anche per cercare di migliorare quel concetto di equità in questo decreto-legge a cui sono tanto sensibili gli italiani tutti. Voglio dire che grazie al lavoro che si è svolto nelle Commissioni e grazie al lavoro che abbiamo svolto noi parlamentari in queste sedute plenarie, sicuramente oggi questa manovra esce molto più equa rispetto al testo che è stato presentato il 4 dicembre scorso.
Vado subito a toccare alcuni temi fondamentali in particolar modo per quello che riguarda l'ICI o, come la vogliamo chiamare, IMU. Finalmente si scioglie il nodo del peso dell'ICI-IMU sulla prima casa. Per molte famiglie, soprattutto quelle che abitano nelle case più modeste, l'esenzione potrà essere totale.
Come richiesto da più parti politiche le detrazioni, che la prima versione della manovra stabiliva in 200 euro per tutti indipendentemente dal reddito, vengono aumentate in relazione al numero dei figli a carico. Ne beneficeranno, quindi, le famiglie fino a quattro figli. Il testo definitivo prevede una maggiorazione della detrazione che spetta per l'abitazione principale di 50 euro per ciascun figlio. Si potrà accedere alla detrazione fino ad un massimo di quattro figli, e dunque il tetto massimo totale sarà di 400 euro. Per beneficiare dello sconto ICI-IMU i figli dovranno avere naturalmente meno di 26 anni e la dimora abituale o la residenza anagrafica nell'abitazione principale.
Ancora più difficile è stato l'argomento toccato sulle pensioni. Ebbene, anche in questo caso, grazie al lavoro delle Commissioni, abbiamo raggiunto un'equità sicuramente maggiore. Sale infatti da 936 euro, così come prevedeva il testo iniziale, a 1.400 euro la soglia al di sotto della Pag. 39quale l'indicizzazione delle pensioni sarà del 100 per cento. Si salva così in questo modo il 78 per cento dei pensionati.
Inoltre, per le pensioni d'oro era previsto un contributo di solidarietà del 25 per cento, così come aveva preannunciato il Ministro del welfare, Elsa Fornero, ma è stato modificato a penna nel testo del Governo portando addirittura, per chi supera i 200 mila euro di pensione, il contributo di solidarietà al 15 per cento.
Tanto è stato fatto anche per i capitali «scudati». Il testo inizialmente prevedeva una una tantum dell'1,5 per cento sui capitali rientrati dall'estero, mentre la nuova versione uscita dal testo delle Commissioni stanotte è strutturale ed è stabilita nella misura del 10 per mille per il 2012 e il 2013 e del 4 per mille del 2014.
Abbiamo anche discusso di quella che era l'abolizione o la riorganizzazione delle province e anche qui diciamo che, grazie al lavoro delle Commissioni parlamentari, il Governo ci è venuto incontro anche rispetto a quelle che sono state le audizioni con l'ANCI e con l'UPI svoltesi in Commissione. Anche su questo tema vi sarà un nuovo decreto in vista di una (lo spero) riforma, per cui gli organi provinciali decadranno a scadenza naturale e non più nel 2013.
Si è fatto tanto anche per la lotta all'evasione, un tema che è stato poco annunciato al di fuori di queste Aule. Credo che prevedere la tracciabilità fino a mille euro e quindi credere di più nella moneta elettronica sia una misura di base fondamentale per combattere l'evasione fiscale. Inoltre, viene introdotta l'imposta dello 0,76 per cento del valore sugli immobili di proprietà dei cittadini italiani al di fuori dei confini nazionali, oltre ad una imposta sul valore delle attività finanziarie che tanti italiani detengono all'estero, risiedendo in Italia.
Si è fatta anche una polemica sull'imposta di bollo di 34 euro sugli estratti conto bancari che si doveva pagare sui conti correnti bancari o postali, ma viene annullata per quanti hanno una giacenza media annua fino a 5 mila euro. In tal modo, vengono salvati tutti quei pensionati e coloro che comunque non hanno reddito al di sopra dei 5 mila euro i quali non dovranno pagare in questo caso il bollo di imposta, così come richiesto dal decreto-legge. Invece è prevista una sorta di aumento dell'imposta sui capitali «scudati» che ci può portare sicuramente a creare fondi per operare sulle pensioni e quant'altro.
Quello su cui mi vorrei soffermare di più per quanto riguarda questo provvedimento è che, così come ho annunciato anche in Commissione alla presenza di Mario Monti, al di là del rigore, dell'equità e degli sforzi fatti dal Governo per la crescita, credo che siano da apprezzare gli sforzi del Governo in ordine al ridimensionamento dell'IRAP, per aver rifinanziato il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese e per aver sbloccato 5 miliardi di euro che giacevano al CIPE per alcune opere infrastrutturali, in particolare al Sud.
Mi riferisco alla metropolitana a Napoli, alla statale Palermo-Agrigento, alla statale ionica e al porto di Taranto, ma, a mio avviso e di tutta la componente politica «Grande Sud», per la crescita e lo sviluppo si poteva fare di più. Si poteva fare di più ed è per questo che abbiamo proposto una serie di iniziative favorevoli al rilancio, alla crescita e allo sviluppo per l'intero Paese. Come lo abbiamo fatto? Crediamo che, così come ha fatto la Germania dopo la caduta del muro di Berlino investendo nella ex DDR, se l'Italia vuole crescere, dovrà investire al Sud.
Come? Abbiamo presentato una serie di proposte importanti al Presidente Monti. Innanzitutto partiamo da quelli che sono, a nostro avviso, gli argomenti più interessanti, primo fra tutti i fondi FAS. C'è una legge dello Stato che dice che l'85 per cento di questi fondi per le aree sottosviluppate dovrà essere utilizzato al Sud.
Allora, signor sottosegretario, vogliamo che questi fondi non solo vengano spesi, ma che vengano spesi così come dice la legge, perché siamo stanchi di assistere, a volte anche impotenti, allo scippo di questi fondi che servono per lo sviluppo e la Pag. 40crescita del Sud, magari per pagare le quote latte al Nord o per investimenti per la TAV in Alta Italia.
Vogliamo che venga applicata la legge, ossia che i fondi FAS vengano messi a spesa per investimenti e opere strutturali al Sud. In secondo luogo, abbiamo chiesto a Monti di finanziare le opere pubbliche incompiute e a tal proposito voglio soffermarmi anche su un disegno di legge che giace qui alla Camera del collega onorevole Fallica, e al Senato.
Infatti, non possiamo tollerare che vi siano alcune opere, come scuole, strade e autostrade, incompiute per mancanza di finanziamento. Allora, basterebbe poco, un piccolo sforzo, magari utilizzando anche i fondi FAS, per portare a compimento queste opere che sul territorio dimostrano di essere strategiche.
Abbiamo chiesto una norma di semplificazione per i fondi strutturali. Sottosegretario D'Andrea, lei è meridionale, è lucano, e la regione Basilicata è una delle prime in Italia a prendere il plauso perché sa utilizzare i fondi strutturali e io dico che ciò avviene perché si tratta di una regione magari più piccola e più organizzata. Tuttavia, per la Campania, dalla quale provengo, oppure per tante ragioni di Obiettivo uno, spesso leggiamo sui giornali e ascoltiamo che abbiamo dei fondi regionali che non vengono spesi e che quindi ritornano in Europa. Pertanto, perché non fare una norma di semplificazione per l'utilizzo di questi fondi strutturali?
Purtroppo, siamo quasi all'ultimo anno di questo utilizzo e, quindi, abbiamo anche chiesto al Presidente Monti eventualmente di cercare una proroga in Europa rispetto all'utilizzo di questi fondi. Infatti, se da una parte è vero che non vengono spesi, ascoltando i governatori si evince che non si possono spendere a causa della burocrazia o perché magari ci vuole una garanzia di risorse che purtroppo le regioni non hanno. Ecco, quindi il motivo per cui non vengono spesi.
In terzo luogo, vi è poi la questione per la quale ci stiamo già battendo da anni, ossia quella della lotta alla burocrazia. Crediamo che nella burocrazia vi sia il malessere e la criminalità, soprattutto al sud. Spesso per una pratica bisogna aspettare settimane, mesi, anni, e lo stesso per svolgere qualsiasi attività. Pertanto, vogliamo che il Governo si impegni affinché «sburocratizzi» questi enti, questa pubblica amministrazione, perché è all'interno di quella burocrazia che poi nasce la microcriminalità, la criminalità. Quindi, sono convinto che, attraverso l'investimento di queste grandi risorse e una forte e sana lotta contro la burocrazia, il sud potrà diventare veramente un traino necessario per lo sviluppo e la ripresa del Paese.
Noi, sottosegretario D'Andrea - e mi avvio a conclusione -, crediamo nel Governo Monti. Soprattutto abbiamo apprezzato, guardandolo negli occhi, il motivo per il quale è stato chiamato a guidare il Paese in questo grave momento di crisi internazionali. Tuttavia, come componenti di Grande Sud, vogliamo essere non solo partecipi alla crescita del Paese, ma vogliamo anche essere attenti e vigili a quella che è la crescita del sud. Sottosegretario, ho detto anche ieri sera, in Commissione, al Presidente Monti che l'economia reale è diversa da quella finanziaria. L'economia finanziaria è fatta da spread, da mercati, da cose che magari sul territorio nemmeno capiscono; l'economia reale, invece, soprattutto al sud, è fatta di aziende importanti che chiudono, è fatta di disoccupazione giovanile, di cassa integrazione, di mobilità, spesso anche di assistenzialismo, che è una parola che non voglio neanche pronunciare. Allora, dobbiamo guardare con occhio attento a questi che sono i veri problemi.
Ho denunciato più volte in quest'Aula la chiusura di alcune aziende importanti, come il gruppo FIAT di Termini Imerese e la Irisbus di Valle Ufita, in provincia di Avellino, la Finmeccanica, che versa in grave crisi, i Fincantieri di Castellammare, l'Alenia. Quindi, alla luce di tutte queste realtà, non possiamo permetterci di mettere in cassa integrazione o in mobilità i tanti dipendenti, ma dobbiamo cercare di attrarre investitori, capitali, imprenditori seri che vengono ad investire al sud, Pag. 41creando delle normative più semplici e sicuramente contro una burocrazia che purtroppo blocca la crescita e lo sviluppo.
Con questo, mi avvio a conclusione nel dire che abbiamo apprezzato tutto il lavoro che abbiamo svolto in questi giorni al fine di migliorare questa manovra e saremo convinti più che mai di esprimere il voto favorevole su questo testo (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Vi sarà l'ultimo intervento perché, come sapete, il Presidente Fini ha posto la chiusura dei lavori della mattina alle ore 13,30.
È iscritto a parlare l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa probabilmente non è la manovra che avrei voluto votare. Non è l'intervento che mi sarei aspettato da un Governo tecnico chiamato a risanare la finanza pubblica italiana e a consentire al Paese di ritrovare il sentiero della crescita. Per quegli obiettivi, la via maestra avrebbe dovuto essere o avrebbe dovuto essere rappresentata da misure incisive sui tagli alla spesa corrente, oltre al pure importante intervento sulle pensioni, da un abbattimento immediato dello stock di debito di 40-50 miliardi di euro attraverso la vendita di imprese pubbliche (ENEL, Trenitalia, Poste, Finmeccanica, municipalizzate, la RAI) e immobili pubblici (grazie al quale allentare la pressione sulla solvibilità italiana), nonché da un piano ampio e variegato di liberalizzazioni.
È vero: gli effetti di questi interventi sarebbero stati dilazionati nel tempo, ma il messaggio inviato ai mercati internazionali sarebbe stato immediato e più netto. A quel punto, anche un aumento delle entrate fiscali sarebbe stato forse più accettabile, per fare cassa nel breve periodo, ma con in testa il medio e lungo periodo. Si è detto che non c'è stato il tempo. Qualche analista (Luca Ricolfi sulla Stampa) ha anche sottolineato come l'Italia abbia una drammatica carenza di dati e studi grazie ai quali impostare politiche serie di riduzione della spesa che non si traducano banalmente nei tagli lineari di «tremontiana» memoria. Il tempo era poco. È vero e ve lo riconosciamo, ma più coraggio sarebbe stato possibile. Con Futuro e Libertà abbiamo suggerito, ad esempio, la riduzione di 3,5 miliardi di sussidi alle imprese (risorse spesso distribuite a pioggia o secondo logiche clientelari) in cambio di uno sconto IRAP generalizzato di circa il 13 per cento ad impresa.
Da anni con le proposte del senatore Baldassarri chiediamo di far luce sulla questione dei consumi intermedi nella pubblica amministrazione, soprattutto per quanto concerne la spesa sanitaria. Infine, per rompere un tabù e affrontare il vero nodo dei bilanci pubblici forse sarebbe stato anche il caso di ridurre il peso del pubblico impiego con dei piani di prepensionamento a 70-80 per cento dello stipendio e rendendo più agevole il licenziamento di chi non lavora ma usa risorse pubbliche.
Sulle liberalizzazioni perché non si sono inseriti in questa manovra tutti i grandi dossier aperti, dai servizi pubblici locali al mercato energetico, al trasporto ferroviario e ai servizi finanziari? Eppure, tra il Premier Monti e il sottosegretario Catricalà disponiamo del massimo possibile in termini di competenza tecnica su questa materia. Ho apprezzato che il Governo abbia confermato l'entrata in vigore dell'articolo 34 fino al 2012, anche grazie all'intervento del Terzo polo e il nostro capogruppo Benedetto Della Vedova. Tuttavia, il dietro-front sui taxi è un messaggio deleterio e segnala la difficoltà della politica e la debolezza del Governo rispetto alle singole categorie professionali. Rende più complicate le prossime grandi partite dei servizi professionali. Se è più facile non indicizzare le pensioni all'inflazione che liberalizzare il servizio taxi o aprire la vendita di farmaci di fascia C alle parafarmacie, allora c'è un problema di indipendenza e autorevolezza del Parlamento e del Governo. Quindi, insieme dobbiamo porci questo problema.
Ci sono molte cose che certamente non mi sono piaciute, come altre in questa Pag. 42manovra, inclusa qualche misura demagogica che produrrà più danni che benefici. Penso alla tassa sul lusso che diventerà presto una tassa sui lavoratori del settore del lusso. Penso alle imposte di bollo sulle attività finanziarie, che disincentivano il risparmio e incentiveranno, invece, la fuga di capitali. Penso alla tassazione degli immobili all'estero, che avrei capito se fosse dedicata ai paradisi fiscali. Tale misura, ad esempio, all'interno dell'Unione europea, non solo viola il principio di libera circolazione dei beni e delle merci per i quali è nata l'Unione stessa. Inoltre, prevedendo ovviamente lo sconto, anzi la possibilità di detrarre, per chi già paga la patrimoniale in quei paesi, avremmo il paradosso che, essendo in molti paesi la tassa sulla casa più alta che in Italia, non solo l'entrata prevista non sarà coperta, ma si apriranno anche dei contenziosi dei quali credo che il fisco non abbia più bisogno.
Credo, da questo punto di vista, che si potesse fare di più rispetto al caos normativo sulle nuove imposte bancarie e sulle nuove accise sulla benzina. Perché, invece di aumentare ancora di più il costo del carburante, non si è avuto il coraggio di liberalizzare questo settore? Troppo forte la corporazione dei benzinai? In questo settore vi è un'anomalia tutta italiana: siamo l'unico Paese in Europa nel quale le stazioni di servizio guadagnano l'80 per cento dall'oil e solo il 20 per cento dai servizi collegati al non oil, mentre in Europa è esattamente il contrario. Si può continuare su questa strada, senza fare le riforme, in un settore peraltro strategico per imprese e famiglie? No, non si può. Anche a tal proposito, ci aspettiamo e ci auguriamo un segnale.
Ci sono purtroppo vecchie logiche e ulteriore burocrazia. Avete detto giustamente che dobbiamo diminuire il circolante, ma si può chiedere di usare carte di credito in un Paese in cui le banche fanno ancora pagare al possessore della carta ed al commerciante dei tassi di interesse che non esistono nel resto d'Europa? Anche su questo aspetto dobbiamo intervenire. Siamo gli unici che, quando paghiamo la benzina con la carta di credito, dobbiamo pagare una commissione su questo servizio. Pertanto, da questo punto di vista, ci aspettiamo che, nei prossimi provvedimenti, il Governo faccia qualcosa perché è giusto ed è vero che in tutto il mondo ormai si utilizzano le carte di credito, ma è anche vero che dobbiamo farlo a pari condizioni e un intervento sulle banche affinché si elimini questa anomalia è molto importante.
Anche con riguardo all'IMU sugli edifici ad uso commerciale di enti religiosi mi attendevo sinceramente un po' più di coraggio dopo la giusta apertura che riconosco al cardinale Bagnasco, ma anche a tal proposito, purtroppo, nulla di nuovo.
Nella lotta all'evasione fiscale mi attendevo delle novità, non le solite azioni di controllo da parte della polizia fiscale, ma l'introduzione del principio del contrasto di interesse, che è l'unico vero strumento per combattere l'evasione fiscale. Si poteva introdurre parzialmente, come ha fatto notare qualche esperto della materia, per settori, dando anche un piccolo segnale. Ebbene, ci attendiamo che nei prossimi provvedimenti questo avvenga.
Signor Presidente del Consiglio, come aveva ben sottolineato nel suo intervento programmatico, gli investitori internazionali che acquistano il debito italiano non valutano solo l'equilibrio di bilancio di un biennio, ma le prospettive di un decennio. Con questa manovra forse mettiamo i conti in ordine per il prossimo biennio, ma il percorso di crescita economica ne esce rafforzato o indebolito? Il rischio che si sia indebolito è forte e, per evitare che molti miliardi di euro, che la manovra ha imposto ai contribuenti, non siano una risorsa bruciata ma un investimento per il futuro, c'è ora bisogno di maggior coraggio riformatore.
Quindi, confermando il voto del mio gruppo a favore di questo provvedimento, la invitiamo a non fermarsi e ad attuare quella modernizzazione del Paese per la quale è stato chiamato a ricoprire la carica di Primo Ministro attraverso le liberalizzazioni, la diminuzione della spesa pubblica, una vera concorrenza in tutti i Pag. 43settori, le dismissioni di un patrimonio pubblico inutile e costoso, la fine di un sistema burocratico paralizzante per le nostre imprese ed i nostri cittadini, una riforma del sistema fiscale che sia moderna e faccia uscire l'Italia da quella malattia perversa che pervade in ogni sua parte il nostro sistema fiscale, cioè l'evasione fiscale, attraverso un fisco più equo e attraverso il contrasto di interessi. Si deve fare per i nostri giovani e per ridare fiducia ad un Paese annichilito, ma che, se vedrà segnali veri di cambiamento, saprà essere all'altezza dei suoi compiti.
Non ceda più di un millimetro, signor Primo Ministro, alle corporazioni, ai lobbisti presenti in ogni partito che, anche in questo decreto, hanno rappresentato un interesse particolare rispetto a quello generale. Tiri dritto: lei ha una grande opportunità, ha il Paese che la guarda e che attende da lei svolte storiche! Non sprechi questa occasione e avrà sempre il nostro sostegno e il nostro riconoscimento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo)!

PRESIDENTE. Onorevole Raisi, la ringrazio, anche per la puntualità con cui ha concluso il suo intervento, esattamente alle ore 13,30.
Avverto che, per un mero errore tipografico, a pagina 291 dello stampato A.C. 4829-A, al comma 1-bis, le parole: 25 agosto devono intendersi: 2 agosto.
Come già preannunziato, interrompiamo a questo punto la discussione sulle linee generali, che riprenderà a partire dalle ore 16. La seduta riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Annunzio del conferimento del titolo di Vice Presidente ad un giudice della Corte costituzionale.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 7 dicembre 2011, il Presidente della Corte costituzionale, con sua lettera, ha comunicato di avere nominato Vice Presidente della Corte il giudice costituzionale professor Franco Gallo.

La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport.

(Iniziative per destinare una quota pari al 10 per cento degli introiti derivanti dall'asta per le frequenze 4G a favore dell'emittenza televisiva locale e per la piena attuazione della legge n. 422 del 1993 in materia di pluralismo dell'informazione e sviluppo delle piccole e medie aziende - n. 3-01971)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01971 concernente iniziative per destinare una quota pari al 10 per cento degli introiti derivanti dall'asta per le frequenze 4G a favore dell'emittenza televisiva locale e per la piena attuazione della legge n. 422 del 1993 in materia di pluralismo dell'informazione e sviluppo delle piccole e medie aziende (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro, la questione che intendiamo porre alla sua attenzione è molto semplice e ci aspettiamo risposte precise.
Nel passaggio dal sistema analogico al digitale terrestre sono stati fatti due pesi e due misure. Dal canale 61 al canale 69, giustamente, è stata fatta un'asta pubblica, recuperati circa 4 miliardi di euro ed Pag. 44espropriati questi canali alle televisioni private. Nessun indennizzo è stato dato alle televisioni private, eppure queste sono un canale di trasmissione fondamentale per la pubblicità delle piccole e medie aziende che altrimenti chiudono.
Inoltre, perché allora sei frequenze televisive sono state assegnate, come grazioso dono, alla RAI e a Mediaset senza gara e senza ricevere alcunché? Perché due pesi e due misure? Questo ha fatto il precedente Governo, voi volete rimanere complici o volete risolvere questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, onorevole Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, onorevole non credo, oppure si dice anche dei Ministri?

PRESIDENTE. Credo si dica anche dei Ministri perché, onorevole, non sono io e neanche lei, propriamente, ma è il popolo italiano che ci ha chiamati a servire.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Dicevo per scherzo... Signor Presidente, per quanto riguarda la risposta sul tema degli indennizzi alle TV locali, l'articolo 1, comma 9, della legge n. 220 del 2010 (legge di stabilità 2011) ha previsto che con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, siano definiti i criteri e le modalità per l'attribuzione di misure economiche di natura compensativa in favore degli operatori abilitati alla diffusione di TV locali, a valere sugli introiti della gara per gli operatori di telecomunicazioni.
La misure in esame è prevista per una percentuale pari al 10 per cento degli introiti della gara e, comunque, per un importo non eccedente i 240 milioni di euro, finalizzato al volontario rilascio di porzioni di spettro funzionali alla liberazione delle frequenze della banda 800 megahertz.
L'articolo 1, comma 61, della citata legge n. 220 ha previsto che l'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 10 del decreto-legge n. 323 del 1993 sia incrementata di 45 milioni di euro per l'anno 2011 e di 15 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2012 e 2013.
Peraltro, in base alla sopravvenuta normativa, il Ministro dell'economia e delle finanze ha provveduto alla riduzione lineare, fino alla concorrenza dello scostamento finanziario riscontrato, delle dotazioni finanziarie iscritte, a legislazione vigente, nell'ambito delle spese rimodulabili delle emissioni di spesa di ciascun Ministero. Pertanto, in base alle previsioni di cui alla citata legge n. 220 del 2010 e successive modifiche ed integrazioni, il Ministero sta procedendo alla redazione del suddetto decreto ministeriale con l'importo complessivo disponibile per l'attribuzione alle emittenti locali delle menzionate misure economiche di natura compensativa pari ad euro 174.684.709 per la liberazione delle frequenze dal canale 61 al canale 69.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro Passera, io la conosco molto bene e so bene che lei è più intelligente di quello che è apparso in questa risposta, perché lei non ha risposto alla mia domanda. Lei ci ha detto che si stanno predisponendo alcuni oboli per le tv private, anche riducendo gli oboli che si davano in precedenza.
Io le ho posto un'altra domanda, molto secca: dal canale 61 al 69 avete fatto le aste e, quindi, le gare. È giusto farle. Noi abbiamo chiesto: è possibile riconoscere il 10 per cento a queste televisioni private affinché possano continuare a vivere e, quindi, a fare pubblicità alle piccole e medie aziende, che altrimenti non potrebbero mai fare pubblicità nelle grandi televisioni Pag. 45nazionali? Lei mi ha risposto che, nel limiti in cui è possibile, daremo loro qualche obolo.
Ma io le ho posto un'altra questione: ma è mai possibile che anche il vostro Governo, come il precedente, toglie via sei frequenze - di quelle che si potevano mettere in gara - e queste sei frequenze le regala in parte a Mediaset ed in parte alla RAI?
Che ciò l'abbia fatto il precedente Governo Berlusconi, lo capisco. Ha sempre fatto e solo questo Berlusconi, gli affari suoi in questo Parlamento e con il suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Si faceva cioè le leggi ad personam.
Io ieri sera ho chiesto la stessa cosa ad un'altra persona perbene come lei, al sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Gianfranco Polillo, a cui lei ha fatto riferimento al Ministero dell'economia e delle finanze. Sapete che cosa mi ha risposto? Glielo dico, perché si deve porre un problema di coscienza. Mi ha risposto: non possiamo mettere a gara queste sei frequenze televisive, perché nella maggioranza che sorregge il Governo c'è anche il PdL.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. Che vuol dire questo? Vuol dire che voi state facendo un voto di scambio. Per aver avuto la fiducia e per poter continuare ad avere la fiducia anche domani voi non mettete in gara le aste televisive, buttando via 4 miliardi, e li chiedete, invece, ai pensionati italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Come si fa a dare la fiducia ad un Governo del genere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?

(Intendimenti in ordine alla convocazione di un tavolo nazionale sulla vertenza Sigma-Tau e sul settore della farmaceutica in generale - n. 3-01972)

PRESIDENTE. L'onorevole Carella ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01972, concernente intendimenti in ordine alla convocazione di un tavolo nazionale sulla vertenza Sigma-Tau e sul settore della farmaceutica in generale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

RENZO CARELLA. Signor Presidente, signor Ministro, il gruppo Sigma-Tau opera nell'ambito farmaceutico, è costituito da sei società ed impiega un totale di 2500 lavoratori in tutta Italia. Nel 2011 il gruppo ha acquistato per 300 milioni di dollari una società americana specializzata in farmaci orfani.
Il gruppo ha comunicato alle rappresentanze sindacali, nel mese di giugno, la volontà di quotarsi in borsa, operazione abbandonata, e sostituito l'amministratore delegato.
Nel mese di ottobre sono iniziate a circolare voci in azienda riguardo ad una pesante riorganizzazione, che hanno trovato conferma informale il 28 novembre scorso, quando l'azienda ha presentato alle rappresentanze sindacali la lettera di richiesta di esame congiunto per ottenere il trattamento di cassa integrazione per 569 addetti del sito di Pomezia, nonché la messa in liquidazione dei due centri di ricerca di Milano e Caserta per altri 120 addetti.
La chiusura dei due centri di ricerca di Milano e Caserta, unita al pesante ridimensionamento di quello di Pomezia, significherebbe una perdita gravissima di posti di lavoro e di professionalità, che nuoce all'azienda e al Paese.
Signor Ministro, noi le chiediamo se intende convocare le parti per fermare le procedure di dismissione e cassa integrazione ed aprire con il gruppo una discussione sul rilancio del comparto farmaceutico, strategico per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

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CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, il Ministero dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti seguirà la vertenza del gruppo Sigma-Tau, che ha formalmente comunicato di voler procedere ad una contrazione delle attività e alla conseguente sospensione delle maestranze ed ha quindi chiesto l'intervento della cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale, per un numero massimo, come ricordava l'onorevole Carella, di 569 dipendenti a decorrere dal 27 dicembre 2011.
La società ha sostenuto che questo intervento sarebbe funzionale al suo percorso di risanamento in un momento di grave crisi, a causa delle modifiche strutturali del mercato farmaceutico, della scadenza di molti brevetti e della progressiva riduzione della spesa sanitaria pubblica.
La Sigma-Tau ha, pertanto, predisposto un piano di risanamento, che prevede l'accentramento e lo snellimento di alcune funzioni aziendali, l'eliminazione di due linee di informazione scientifica del farmaco, l'abbandono di alcuni progetti di ricerca, la riduzione dell'impegno della ricerca di base, la riorganizzazione dell'attività di manifattura, l'adeguamento delle strutture operative, l'esternalizzazione o l'appalto di alcuni servizi e la riduzione dei costi organizzativi del personale.
La stessa società ha manifestato, inoltre, la sua disponibilità ad un piano per la gestione degli eventuali esuberi, attraverso l'attivazione di percorsi formativi per la ricollocazione all'esterno del personale sospeso e attraverso eventuali percorsi di autoimprenditorialità. La crisi è stata inizialmente seguita dalla regione Lazio dove un incontro tra le parti non ha consentito di giungere ad un'intesa. Per questa ragione, il Ministero dello sviluppo economico, considerata la criticità della situazione aziendale, ha provveduto a convocare il tavolo nazionale di confronto con la società e le organizzazioni sindacali. L'incontro si terrà presso il Ministero domani, giovedì 15 dicembre, al fine di effettuare un esame congiunto della situazione e di verificare il piano di risanamento predisposto dalla società. Relativamente all'attuale situazione di criticità in cui versa il settore farmaceutico, insieme anche ad altri dicasteri e a chiunque possa poi contribuire, sarà necessario ricercare modi per rilanciare un comparto industriale sicuramente in grande difficoltà.

PRESIDENTE. L'onorevole Martella, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, signor Ministro, desidero ringraziarla per la tempestività con la quale il Governo risponde alla questione che abbiamo posto e dimostra di volere affrontare in maniera adeguata il tema. La ringrazio pertanto della risposta e per il fatto che nei prossimi giorni, già domani, il Governo intenda convocare come richiesto dall'onorevole Carella e da noi, questo apposito tavolo per affrontare l'intera vicenda che riguarda la Sigma-tau. Non possiamo però essere soddisfatti al momento di quello che è l'atteggiamento della Sigma-tau e delle scelte che fin qui sono state prese o che rischiano di essere prese sia per il destino della farmaceutica in Italia sia per il destino dell'azienda e dei suoi lavoratori.
Lei avrà un grande lavoro da fare nei prossimi giorni e nei prossimi mesi, per affrontare le molte crisi industriali del nostro Paese e per dare all'Italia una nuova politica industriale che manca da anni, capace di sostenere le nostre imprese nella sfida dell'economia e della competizione internazionale. Nel fare questo, per ridare competitività al nostro Paese, credo si debba avere una particolare attenzione verso realtà come questa. La Sigma-tau ha 2.500 lavoratori in tutta Italia. È una realtà che lei conosce bene anche per le sue precedenti esperienze, ha una filiera produttiva tutta in Italia, va salvata e rilanciata. Noi esprimeremo la nostra soddisfazione quando si realizzeranno tre obiettivi di fondo: il primo, è quello di Pag. 47interrompere la procedura di cassa integrazione guadagni straordinaria chiesta dall'azienda; il secondo, è quello di ripristinare corrette relazioni aziendali industriali visto che l'azienda ha disdetto tutti gli accordi salariali e normativi; il terzo, è che questo tavolo che lei domani convocherà diventi un tavolo costruttivo che davvero sappia affrontare in maniera seria questo tema, salvando questa azienda e rilanciando la farmaceutica nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Interventi per l'istituzione di zone franche produttive nei territori dei comuni interessati da siti contaminati di interesse nazionale - n. 3-01973)

PRESIDENTE. L'onorevole Gianni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01973 concernente iniziative per l'istituzione di zone franche produttive nei territori dei comuni interessati da siti contaminati di interesse nazionale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, signor Ministro, la bonifica dei siti contaminati di interesse nazionale rappresenta certamente uno dei problemi più rilevanti che il nostro Paese stenta ad affrontare. Non è un caso che più volte la Camera, non da ultimo nel marzo 2011, è stata impegnata in un'approfondita disamina di mozioni e discussioni che potevano portare all'avvio dei programmi di bonifica dei 57 siti di interesse nazionale che vanno, come lei sa, da Venezia a Priolo, da Gela a Sesto S. Giovanni, da Biancavilla a Manfredonia e così via; quindi si tratta di un interesse che copre per intero tutto il Paese. Poiché è stato pagato un prezzo molto alto, signor Ministro, in ordine alla salute dei cittadini e ai territori che hanno avuto nel tempo l'insediamento industriale, non solo per i fumi, ma anche per il percolato, a volte per i depositi che, rompendosi, hanno fatto...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIPPO GIANNI... emergere, per l'inquinamento della falda idrica, un mare di malattie, chiedo se non ritenga, signor Ministro, di porre in essere un intervento che, magari, nella replica leggerò più approfonditamente.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, onorevole Gianni, il Ministero dello sviluppo economico è consapevole dell'importanza delle questioni sollevate dall'interrogante e, a tal fine, ha elaborato, nel 2008, un programma straordinario nazionale per il recupero economico-produttivo dei siti industriali inquinanti. Tale programma prevedeva la realizzazione di interventi di risanamento ambientale e di infrastrutturazione per 26 siti contaminati a storica vocazione industriale, 19 dei quali classificati come siti di interesse nazionale.
Il programma, originariamente finanziato con 3 miliardi e 9 milioni di euro dalla delibera CIPE n. 61 dell'aprile 2008, non ha, però, visto la luce, in quanto il decreto di individuazione dei 26 siti, predisposto dall'allora Ministro dello sviluppo economico, non è stato sottoscritto dal Ministro pro tempore dell'ambiente.
Inoltre, la crisi economica e la sopraggiunta necessità di reperire fondi per il sisma in Abruzzo hanno fatto sì che, nel 2009, le risorse finanziarie sopra citate venissero fatte confluire presso un fondo unico istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
In attesa della realizzazione del programma, il Ministero dello sviluppo economico si è, comunque, occupato della questione in maniera mirata, pur non entrando nelle specifiche scelte tecniche riferite alla bonifica vera e propria, che, invece, restano di competenza del Ministero dell'ambiente. A tal fine, in particolare, Pag. 48ha sostenuto la possibile ripresa industriale dei siti da bonificare attraverso l'applicazione del principio comunitario che impone di favorire gli interventi economicamente sostenibili e compatibili con la prosecuzione delle attività produttive.
In particolare, le attività si sono concentrate sui seguenti siti di interesse nazionale: Porto Torres, per il quale è stato sottoscritto un apposito protocollo d'intesa presso la Presidenza del Consiglio con il Ministero dell'ambiente per la riconversione di un impianto di cracking dell'ENI in un moderno impianto per la produzione di bioplastiche, che sarà realizzato da una joint venture ENI-Novamont; Porto Marghera, per il quale è in corso di definizione un accordo di programma tra Ministero dello sviluppo economico, Ministero dell'ambiente e regione Veneto per la realizzazione di interventi di reindustrializzazione e di risanamento ambientale; Torviscosa, nell'ambito del quale è stata svolta un'intensa attività di supporto dal commissario straordinario, che sta consentendo il mantenimento e il rilancio industriale dell'area ex Caffaro.
Infine, evidenzio che, nell'ottica di favorire la ripresa industriale, sono in fase di studio alcune proposte di semplificazione normativa, concernenti sia il tema della restituzione agli usi legittimi delle aree all'interno dei siti contaminati, sia il tema del risanamento del danno ambientale per allineare la situazione a quella delle imprese concorrenti europee.
Una mia proposta di intervento in tal senso è già contenuta nel recentissimo decreto-legge «salva Italia» che, all'articolo 40, prevede che i progetti di bonifica possano essere articolati per fasi temporali successive o per singole aree. Ciò per favorire l'effettivo avvio delle bonifiche, consentendo lo svolgimento delle necessarie manutenzioni con appropriate misure di prevenzione dei rischi.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Quanto alla specifica richiesta dell'onorevole interrogante riguardante la costituzione di zone franche produttive nei territori dei comuni interessati, se, come pare, tale proposta si riferisce agli aspetti fiscali, affronterò tale questione con l'amministrazione specificatamente competente.

PRESIDENTE. L'onorevole Gianni ha facoltà di replicare.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, signor Ministro, so che lei si è appena insediato e, quindi, avrà il tempo di poter approfondire tutte le questioni di merito. Innanzitutto, la ringrazio, perché dalle sue risposte immagino che vi possa essere, nel futuro più vicino possibile, qualcosa che possa riguardare le migliaia di persone che hanno pagato in termini di vita.
Molte persone, infatti, sono morte e tanti bambini sono nati malformati: non parlo solo di Augusta, Priolo e Melilli, ma anche di altri siti contaminati di livello nazionale, che, quindi, meritano un'attenzione particolare, perché hanno dato, e continuano a dare, a questo Paese e allo Stato migliaia di miliardi di vecchie lire. Signor Ministro, le ricordo che soltanto i siti di Augusta, Milazzo e Gela, ogni anno, danno allo Stato più di 70 mila miliardi delle vecchie lire, cioè 35 miliardi di euro in termini di prelievo fiscale.
Quindi, signor Ministro, io le sarei grato se volesse intervenire a livello europeo, affinché questi nostri amici europei, che ci guardano con attenzione e che ci dicono anche quale strada prendere per poterci salvare - mi riferisco al famoso decreto-legge «salva Italia» - possano guardare, invece, con più attenzione a questa nostra proposta-richiesta. Quest'ultima, infatti, ci consente di rilanciare l'economia, lo sviluppo e l'occupazione e, nello stesso tempo, con l'intervento che lei vorrà fare per i siti contaminati, insieme, quindi, al Ministero dell'ambiente, di rilanciare l'economia e l'occupazione.
Sono certo, signor Ministro, attesa la serietà che la contraddistingue e che ho avuto modo di poter apprezzare, che lei, Pag. 49nel prossimo futuro, potrà farmi avere qualche risposta più precisa sia sul tema delle zone franche (e ciò potrà dare a tutti i cinquantasette siti di interesse nazionale, dal Veneto alla Sicilia, una possibilità di rilancio economico, di sviluppo e di occupazione) e sia in termini aziendali di sanità per la salute dei cittadini e degli abitanti di quei siti che, purtroppo, hanno subito, nel tempo, un gravissimo intervento, che è stato oggetto di studio, dalla Sanità a Green Peace.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIPPO GIANNI. Tutti hanno studiato il fenomeno e hanno visto che purtroppo c'è una risposta pesante in termini di inquinamento.

(Iniziative di competenza per garantire adeguati collegamenti ferroviari a favore del Mezzogiorno ed in particolare della Sicilia, anche al fine di tutelare i livelli occupazionali del settore - n. 3-01974)

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Presti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01974 concernente iniziative di competenza per garantire adeguati collegamenti ferroviari a favore del Mezzogiorno ed in particolare della Sicilia, anche al fine di tutelare i livelli occupazionali del settore (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, signor Ministro, questa interrogazione riguarda i cittadini del Sud ed in particolare della Sicilia. Le Ferrovie dello Stato, come noto, con un'assurda e ingiustificata decisione, hanno eliminato quasi gli ultimi treni a lunga percorrenza che collegano il Sud al Nord Italia. Ne sono rimasti appena dieci.
I cittadini del Meridione, i siciliani, i calabresi, vogliono sapere fino a quando dovranno sopportare, signor Ministro, l'indifferenza che sconfina in aperta ostilità nei loro confronti da parte dei vertici delle Ferrovie dello Stato, che privilegiano investimenti diretti sull'alta velocità, sul rafforzamento delle linee del Nord e del Centro Italia e di fatto penalizzano il Sud, eliminando linee, treni e così aumentando il divario tra le due aree del Paese.
Ma c'è di più: sono stati anche estromessi dal posto di lavoro diverse decine di lavoratori che in questo modo non potranno più avere un salario garantito, ed in tempi di crisi sappiamo quanto è grave la situazione. Le chiediamo quindi, signor Ministro, le ragioni di tutto ciò che sta accadendo...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONINO LO PRESTI... e soprattutto che cosa intenda fare lei per restituire al Sud ed ai cittadini del Sud e quella dignità che in questo momento è seriamente compromessa.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, onorevole Lo Presti, i treni di media e lunga percorrenza di collegamento con la Sicilia rientrano nella tipologia dei treni classificati come servizio universale ovvero di quei servizi che, per poter essere effettuati, necessitano di una contribuzione definita nell'ambito di un contratto di servizio in quanto presentano un conto economico negativo.
L'offerta ferroviaria assicurata dal contratto di servizio pubblico valido per il periodo 2009-2014 garantisce collegamenti necessari alla continuità territoriale di aree collocate nel sud del Paese con il territorio nazionale, caratterizzate da una domanda particolarmente debole e quindi da un elevato differenziale tra costi e ricavi.
In attesa di un'eventuale riperimetrazione dei servizi contribuiti, il vettore ferroviario ha ritenuto di tener conto delle perdite evidenziate nell'ultimo periodo e Pag. 50che si attestano in circa 134 milioni di euro per l'anno 2011. In tale ottica, ferme restando le relazioni servite che costituiscono elemento imprescindibile del servizio universale, si è reso necessario procedere ad una parziale rimodulazione dei servizi offerti. Ciò si è tradotto in una riduzione della percorrenza dei treni-notte da e per la Sicilia, più costosi e meno frequentati, in coerenza con la tendenza in atto sui mercati europei, ma senza pregiudicare la possibilità da parte dell'utenza di raggiungere le destinazioni finali.
Infatti, si è comunque provveduto ad assicurare il servizio sulle direttrici nord-sud del Paese con la previsione di Aba Roma, con il proseguimento del viaggio ad alta velocità e stabilendosi una speciale tariffa per l'utenza proveniente dalle regioni meridionali d'Italia senza nessuna sostanziale variazione rispetto al costo attualmente sostenuto dagli utenti del servizio notte tradizionale e con un indubbio vantaggio in termini di riduzione dei tempi di percorrenza. Nessuna modifica è stata invece introdotta per i treni diurni da e per la Sicilia.
In relazione poi ai riflessi sul piano occupazionale, ferma restando l'imputabilità delle scelte aziendali di esclusiva competenza del gestore dei servizi, segnalo che per quanto concerne il personale dipendente di Trenitalia le eccedenze derivanti da una minore esigenza di impiego in determinate mansioni verranno riassorbite nell'ambito del gruppo Ferrovie dello Stato.
Mentre, in merito alla sala operativa di Trenitalia, non sono previste soppressioni, ma la riunificazione di diverse unità in un unico centro operativo per l'intera Sicilia, senza esuberi di personale.
Infine, per quanto concerne il riferimento alla soppressione delle navi che traghettano i treni nello Stretto di Messina, si fa presente che il gestore dell'infrastruttura, Rete Ferroviaria Italiana, è tenuto a soddisfare la domanda delle imprese ferroviarie e, pertanto, il numero delle navi e i relativi programmi di esercizio devono essere corrispondenti alla predetta domanda.
Ciò ha comportato che, pur modificandosi nel tempo il numero delle navi ferroviarie in esercizio, sono state comunque sempre garantite le richieste di traghettamento. Ai fini dell'efficientamento del servizio è, peraltro, previsto il rinnovo e l'adeguamento della flotta mediante la costruzione di una nuova unità navale.

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Presti ha facoltà di replicare.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, onorevole Ministro, il suo garbo mi mette in difficoltà, ma non posso dichiararmi soddisfatto, anche se, per la verità, lei ha accennato a una possibile soluzione in merito al problema del livello occupazionale, il che è già un passo avanti.
Tuttavia, per quel concerne la situazione in cui oggi versa il trasporto ferroviario nel Meridione, ovviamente la sua risposta è un po' ragionieristica, e tiene conto, purtroppo, di quello che è il cancro ormai del nostro Paese, ossia questo sistema assistenziale da cui non riusciamo mai a venir fuori.
Però, mi chiedo come un Governo come il vostro, che ha avuto la sensibilità di istituire il Ministero per la coesione territoriale, non guardi a questo problema in quest'ottica e in questa prospettiva: abbiamo la necessità di rafforzare tutti gli elementi per conseguire e migliorare la coesione nazionale. Il Ministero che il vostro Governo ha deciso di proporre e di sviluppare dovrebbe farsi carico di questa situazione.
Signor Ministro, riteniamo che le perdite che denuncia Ferrovie dello Stato Spa siano in realtà perdite che potrebbero essere compensate da migliori e più produttivi investimenti sulla rete ferroviaria, soprattutto in quella rete ferroviaria che dalla Sicilia traina verso il Nord Italia.
In Sicilia abbiamo ancora soltanto una parte di un tragitto molto importante con doppio binario; non esistono doppi binari e non vi è possibilità di un collegamento veloce tra Palermo e Catania. Quindi, se si impiegassero maggiori risorse a migliorare la rete potremmo addirittura incentivare Pag. 51lo sviluppo del traffico passeggeri e, quindi, risolvere il problema del bilancio. Ma mi appello, ancora una volta, alle questioni relative alla coesione nazionale: dovete, per favore, intervenire (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

(Iniziative di competenza nei confronti di Trenitalia per assicurare la ricollocazione in ambito aziendale degli addetti ai treni notturni soppressi - n. 3-01975)

PRESIDENTE. L'onorevole Sardelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01975, concernente iniziative di competenza nei confronti di Trenitalia per assicurare la ricollocazione in ambito aziendale degli addetti ai treni notturni soppressi (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, vorrei ricordare che mentre in tutta Europa, nell'ultimo decennio, il traffico dei passeggeri è cresciuto intorno al 16 per cento, con punte del 35 per cento in Gran Bretagna e del 23 per cento in Francia, in Italia, nell'ultimo decennio, vi è stato un decremento del 3 per cento del traffico passeggeri su rete ferroviaria.
Quindi, la funzione delle ferrovie come strumento di coesione sociale, territoriale ed economica è venuta meno. Noi vorremmo garantita questa coesione, così come garantita dall'articolo 119 della Costituzione. Le regioni del Sud lamentano fortemente questo fatto (vi sono tutti i governi regionali che protestano). Addirittura sono stati soppressi treni notturni e i costi del servizio sono clamorosamente elevati, quanto insufficienti, lenti e sporchi sono i treni dei pendolari.
Chiedo, allora, quali iniziative intenda assumere il Governo per assicurare la continuità del lavoro degli 800 dipendenti, che sono attualmente in mobilità, e i collegamenti con il Sud, e anche, soprattutto, se non si ritenga necessario rimuovere l'attuale management di Ferrovie dello Stato, sebbene ciò non competa al Ministero dei trasporti ma, piuttosto, al Ministero del tesoro.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, onorevole Sardelli, i collegamenti ferroviari notte sono da tempo interessati da una forte contrazione della domanda. Negli ultimi dieci anni e, in modo particolare, nell'ultimo anno questo fenomeno, comune a tutti i Paesi europei, ha comportato la necessità di una razionalizzazione dei servizi che in Italia rientrano nel novero dei treni classificati come «servizio universale», ovvero di quei treni che, per poter essere effettuati, necessitano di un corrispettivo pubblico definito nell'ambito di un contratto di servizio valido per il 2009-2014 suddiviso poi in periodi contrattuali.
In attesa di una riperimetrazione dei servizi contribuiti nell'ambito del secondo periodo contrattuale (2012-2014) il vettore ferroviario ha evidenziato le perdite dell'ultimo periodo che si attestano a circa 134 milioni di euro per l'anno 2011. Pertanto, con l'avvio del nuovo orario invernale, l'impresa ferroviaria ha proceduto ad una parziale rimodulazione dei servizi offerti a seguito di un confronto con l'amministrazione committente.
Tale accordo, da una parte, ha consentito di assicurare il medesimo servizio in termini di relazioni servite e, dall'altro, di non avere impatto sull'utenza in termini tariffari. In relazione a tale rimodulazione il gestore dei servizi ha operato scelte aziendali che hanno comportato la riduzione delle attività di accompagnamento a bordo dei suddetti treni. È evidente che tali scelte attengono a politiche aziendali di esclusiva competenza del gestore dei servizi sulle quali non mi è data possibilità di incidere.
Al riguardo, Ferrovie dello Stato ha precisato che, nell'ambito del nuovo contratto Pag. 52di appalto per i servizi di accompagnamento dei treni-notte, è stato previsto l'impegno da parte dell'impresa aggiudicataria all'impiego del personale già utilizzato dal precedente affidatario (cosiddetta «clausola sociale») in misura corrispondente ai volumi di attività oggetto del nuovo contratto.
Per quanto riguarda l'ulteriore personale che non troverà utile collocazione in tale ambito, presso la competente sede istituzionale, cioè il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, è stato istituito un tavolo di settore alla presenza delle parti coinvolte nel quale sono state esaminate le ricadute occupazionali derivanti dai nuovi affidamenti, anche prefigurando il ricorso a strumenti di ammortizzatori sociali in deroga per i lavoratori sprovvisti di tale forma di tutela.
In queste ore sta proseguendo il dialogo tra le parti e il Ministero del lavoro. Si è in attesa degli esiti di tali ulteriori confronti per eventuali azioni da intraprendere a tutela del reddito dei lavoratori che dovessero essere estromessi dal ciclo produttivo.
Se posso aggiungere un riferimento all'intervento precedente, i temi di coesione che sono stati sollevati e l'importanza che il settore delle ferrovie possono giocare in questo campo ci sono ben chiari e il nostro impegno sarà massimo.

PRESIDENTE. L'onorevole Sardelli ha facoltà di replicare.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, apprezzo l'intervento del Ministro, però egli è persona troppo esperta, intelligente e capace per non sapere che il problema c'è ed è un problema grave. Che le ferrovie paghino un prezzo economico per il trasporto al Sud è chiaro, ma prendono anche delle risorse cospicue dal contratto di servizio proprio per assicurare questo trasporto.
D'altra parte, poiché c'è poco investimento, è insufficiente e inadeguato il sistema ferroviario, ed è chiaro che abbiamo anche meno utenti che lo utilizzano. Quindi, il problema è nelle ferrovie. Il problema vero è lì, ossia nell'inadeguatezza di investimenti e anche di progetti riguardo al Mezzogiorno e alla coesione nazionale.
Allora, il tutto non si può limitare a qualche «scampagnata» con la stampa al seguito sulla Milano-Roma per dire che il sistema ferroviario italiano funziona. Il sistema ferroviario italiano è una palla al piede del Paese. Siamo l'unica nazione d'Europa che negli ultimi dieci anni ha ridotto il numero dei passeggeri. Tutto questo comporta costi economici e sociali elevatissimi.
Detto questo, comprendo che non è il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti che può prendersi questa responsabilità, ma che essa investa tutto il Governo. Vi diciamo che su questo continueremo il nostro lavoro, chiederemo che ci sia una valutazione complessiva di questa «monarchia» che sono diventate le Ferrovie dello Stato in questi anni e, se è il caso, che si cambi rapidamente e si faccia il miracolo di servire gli italiani.

(Iniziative dirette ad assicurare adeguate dotazioni organiche per il comparto scolastico nelle regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia e Piemonte - n. 3-01976)

PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01976 concernente iniziative dirette ad assicurare adeguate dotazioni organiche per il comparto scolastico nelle regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia e Piemonte (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, naturalmente porgo i saluti al Ministro. L'applicazione delle norme di cui all'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito poi in legge, ha rideterminato e conseguentemente ridotto le dotazioni organiche della scuola.
L'intesa raggiunta dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e la direzione generale dell'ufficio scolastico Pag. 53veneto avrebbe portato all'assegnazione di ulteriori 150 posti a fronte però di iscrizioni che superano i 6.800 studenti. Questo avviene per il Veneto, ma una cosa analoga avviene anche per il Friuli Venezia Giulia (anche lì sono stati assegnati 150 posti) a fronte invece di altre iscrizioni e, per quanto riguarda il Piemonte, a fronte di 5.674 nuove iscrizioni.
Vogliamo sapere quali iniziative vuole intraprendere il Ministro per garantire il diritto allo studio.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Francesco Profumo, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO PROFUMO, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, gli onorevoli interroganti sollecitano l'assegnazione di ulteriore organico di docenti per le regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia e Piemonte per continuare a garantire adeguati livelli di istruzione, sui quali inciderebbero negativamente le riduzioni organiche disposte in base all'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008.
Si ricorda che tale norma ha previsto, per il triennio 2009-2012, una serie di interventi e misure in funzione dell'esigenza di razionalizzare l'organizzazione del sistema scolastico e al fine di contenere la spesa. Tra i suddetti interventi e misure rientra anche la rimodulazione dell'organico e del personale della scuola, che ha comportato nel triennio una riduzione complessiva del personale docente a livello nazionale pari a 87.400 posti. Com'è noto, la mancata realizzazione delle economie sopra specificate comporta l'applicazione della clausola di salvaguardia attraverso una corrispondente riduzione di finanziamenti di bilancio.
In secondo luogo, quanto al Veneto, si registrano nell'anno in corso 596.009 alunni, suddivisi in 27.991 classi o sezioni, pari ad un rapporto 21,3 alunno per classe, inferiore alla media nazionale che è di 21,45. Gli organici della regione hanno subito una riduzione del 3 per cento rispetto alla media nazionale del 3,17 per cento. Tenuto conto dell'aumento di circa 5 mila alunni rispetto all'anno scolastico precedente, il Ministero ha autorizzato in organico di fatto ulteriori 150 posti che si sono aggiunti ai 77 già in dotazione della regione. Gli alunni disabili, da 13.813 del 2010-2011, sono passati a 14.962 con un incremento di 1.149 unità. I posti di sostegno assegnati dal Ministero sono stati 5.960, ai quali vanno aggiunti 698 posti autorizzati dal direttore generale.
Per il Friuli Venezia Giulia non sono pervenute all'ufficio scolastico regionale segnalazioni di particolare disagio per l'utenza. A singole situazioni segnalate dai dirigenti scolastici si è posto rimedio al momento dell'adeguamento dell'organico di diritto alla situazione di fatto. In particolare, per la scuola primaria sono state autorizzate le classi a tempo pieno in numero corrispondente a quelle dell'anno precedente ed è stato garantito il funzionamento delle classi con modello orario 24/27 ore con prolungamento, ove l'organico lo permetteva, fino a 30 ore. Per la secondaria di primo grado, la richiesta delle famiglie si è espressa prevalentemente per il tempo normale a 30 ore settimanali. Nessuna riduzione è stata operata sui posti di sostegno.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FRANCESCO PROFUMO, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Nella regione si è verificato un incremento di 81 posti a fronte di un aumento di 132 alunni disabili.
Relativamente al Piemonte si è tenuto conto dell'incremento della popolazione scolastica di 5.128 unità all'atto di realizzazione del decreto interministeriale sugli organici per l'anno 2011-2012. La variazioni in percentuale di realizzazione è stata del 2,75 per cento, inferiore alla media nazionale del 3,17 per cento. Venendo incontro alle richieste dell'ufficio scolastico regionale, sentito anche l'assessore regionale, è stato possibile assegnare 150 posti aggiuntivi al fine di assicurare la piena fruizione del servizio all'utenza della regione. Pag. 54
In terzo luogo e da ultimo si rappresenta che il prossimo anno accademico 2012-2013, essendo ultimato il triennio di riduzione previsto dall'articolo 64, sarà possibile assicurare una migliore distribuzione delle risorse da assegnare alle regioni che presentano un incremento della popolazione scolastica.

PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di replicare.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, è chiaro che questi sono numeri che conosciamo. D'altra parte viviamo all'interno del mondo della scuola e queste cose ci sono ben chiare e ben note.
Volevo aggiungere - anche se per questioni di minuti non si può parlare più di tanto - che bisogna pensare anche, per esempio, alle scuole di montagna, dove i bambini si trovano nelle pluriclassi. Ci sono, insieme, bambini di sei anni con bimbi di dieci e, naturalmente, si può capire quanto sia disagevole tale situazione.
Rimane il fatto - e, d'altra parte, lei lo ha confermato - che non si è potuta dare risposta a tutte le richieste e a tutte le esigenze. Infatti, pensare di potere colmare gli incrementi di quei numeri che abbiamo ricordato - di 6.008 o 5.670 o, ancora, 4 mila e oltre - con un'aggiunta di 150 posti, è chiaro che significa parlare di fallimento, in questo momento, dello Stato.
Ho recepito con piacere la promessa per l'anno successivo. Certamente saremo qui molto attenti, anche perché vi è un altro punto molto dolente. Lei ha detto bene che abbiamo 14 mila disabili (tanti ne sono stati indicati) ma ne sono stati autorizzati, però, solo 5.960, per esempio in Veneto. È evidente che vi sono un'anomalia grandissima e un'insufficienza ma, per fortuna, vi sono ancora le scuole paritarie. Però, lei sa bene anche che le scuole paritarie sono in grande deficit e in grande affanno e, se non si provvederà in modo adeguato, pensiamo che sarà molto difficile poter mantenere queste scuole paritarie. Bisogna, inoltre, pensare che gran parte di queste scuole sono in mano ad associazioni religiose che, spesso, sono costrette a chiedere aiuto e contributi alle famiglie. È chiaro che così non si può continuare.
Dunque, sono molto fiduciosa, come dicevo, ma starò molto in allerta, come tutti i nostri colleghi, perché il diritto allo studio e la garanzia alle famiglie vengano assicurati.

(Problematiche concernenti l'operatività dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca - n. 3-01977)

PRESIDENTE. L'onorevole Nunzio Francesco Testa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01977 concernente problematiche concernenti l'operatività dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

NUNZIO FRANCESCO TESTA. Signor Presidente, signor Ministro, con l'ultima riforma universitaria sono state introdotte innovazioni potenzialmente valide attraverso il riordino degli enti di ricerca, la costituzione e l'avvio operativo dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR). Le riforme citate, però, sono state realizzate a livello legislativo con l'aggiunta di risorse a costo zero, in occasione di una riduzione delle risorse disponibili - cioè dei tagli - e con meccanismi complessi che richiedono l'adozione di numerosi atti secondari, ancora in corso di definizione.
Dopo anni, comunque, finalmente è partita l'ANVUR. Essa diventa operativa e sono state create aspettative nei giovani e nel sistema, in particolare sul fronte della valutazione, cioè del merito.
Le chiediamo, signor Ministro, quale azioni intenda intraprendere per assicurare la sostenibilità normativa e finanziaria delle competenze attribuite all'ANVUR.

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PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Francesco Profumo, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO PROFUMO, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, signor Ministro, l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca - ANVUR - è stata istituita con il decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286. Esso nasce in risposta all'esigenza espressa al Consiglio dei ministri dell'istruzione europea, tenutosi a Bergen nel 2005, di dotarsi, a livello di singoli Stati membri del «processo di Bologna», di un ente indipendente per la valutazione della qualità della didattica e della ricerca e per rendere comparabili le diverse offerte formative esistenti nell'area europea dell'istruzione superiore.
Caratteristica fondamentale dell'attività svolta dall'ANVUR è l'indipendenza e l'autonomia nella definizione dei criteri e delle metodologie di valutazione, seppur nel contesto degli obiettivi strategici e qualitativi definiti a livello ministeriale (articolo 2, comma 2, decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 2010). In tal senso gli indicatori e i criteri di valutazione del sistema universitario sono definiti dall'ANVUR nel rispetto del programma annuale di valutazione della qualità, stabilito dal Ministero, nonché delle linee generali di indirizzo della programmazione delle università, delle linee guida e delle best practice definite a livello europeo.
In secondo luogo, va evidenziato che con la riforma del sistema universitario, introdotta dalla legge n. 240 del 2010, l'ANVUR ha assunto un ruolo di primo piano negli interventi preordinati all'efficienza del sistema e alla valutazione della meritocrazia.
Il Ministero, grazie al lavoro svolto da tutti i protagonisti del sistema e soprattutto dall'ANVUR, sarà posto nella condizione di poter stabilire quali atenei premiare in sede di ripartizione del Fondo di funzionamento ordinario, assicurando in tal modo che la distribuzione delle risorse pubbliche sia funzionale al conseguimento di maggiori livelli di qualità, efficacia ed efficienza degli atenei e delle singole articolazioni interne.
L'attuazione di una riforma di vasto respiro, quale quella definita dalla legge n. 240 del 2010, non è priva di difficoltà e necessita dei necessari approfondimenti, tuttavia i provvedimenti attuativi sono stati definiti in una visione unitaria e, in questo quadro, vanno definendosi anche i compiti dell'ANVUR.
In terzo luogo, per quanto riguarda la sostenibilità normativa delle competenze attribuite all'ANVUR, su cui si soffermano gli onorevoli interroganti, si evidenzia che già attualmente l'Agenzia sta operando nell'ambito del quadro di valutazione della qualità della ricerca 2004-2010, quello che viene indicato come VQR, e che a breve essa sarà impegnata - come si è detto - nell'esercizio delle attribuzioni previste dal decreto legislativo sulla valutazione e l'accreditamento delle sedi universitarie e dei corsi universitari, dal regolamento per l'accreditamento dei corsi di dottorato e dai regolamenti relativi alle procedure e ai criteri per il riconoscimento dell'abilitazione scientifica e dal decreto legislativo finalizzato alla definizione dei costi standard e della valutazione della didattica, della ricerca e delle politiche di reclutamento del personale accademico.
Si tratta di un quadro normativo articolato e coordinato che - come si è detto - sta completando l'iter di approvazione. Naturalmente, se dovessero rendersi necessarie modifiche, non si mancherà di intervenire.
Per quanto concerne la sostenibilità finanziaria della complessa attività demandata all'ANVUR, nel rammentare la necessità di razionalizzazioni derivanti dal quadro economico attuale, segnalo che le risorse a disposizione dell'Agenzia ammontano ad oggi ad euro 2 milioni 200 mila per anno nell'ambito dei finanziamenti previsti dall'articolo 33, comma 15, della legge 12 novembre 2011, n. 183, la legge di stabilità per il 2012, pari a 400 Pag. 56milioni di euro per l'anno 2012. Il Ministero valuterà l'eventualità di integrare le risorse destinate all'Agenzia anche in relazione alla complessità delle attività di valutazione previste.

PRESIDENTE. L'onorevole Nunzio Francesco Testa ha facoltà di replicare.

NUNZIO FRANCESCO TESTA. Signor Ministro, l'ho ascoltata attentamente. Non avevamo dubbi sul suo impegno, conosciamo la sua preparazione, la sua sensibilità verso i giovani e verso un sistema meritocratico. Avevamo già avuto riserve e non abbiamo condiviso nel suo insieme il complesso riformatore dell'università, ma oggi riteniamo che bisogna renderlo operativo. Siamo preoccupati da una serie di date e le chiediamo rassicurazioni sui tempi e sulle modalità di attuazione del disegno riformatore, partendo da un elemento cardine: spendere meglio le risorse.
Siamo comunque preoccupati per l'enorme mole di competenze affidate all'ANVUR. Solo a titolo di esempio e senza pretesa di completezza, ne segnalo alcune: la definizione degli indicatori per l'accreditamento - peraltro l'aveva già detto lei -, l'accreditamento iniziale e periodico di tutti corsi, l'accreditamento dei corsi di dottorato, i criteri di reclutamento, per non parlare della definizione dei criteri e ne è un esempio l'uso dei parametri bibliometrici. Anche a tal proposito bisognerà utilizzare risorse umane esistenti, perché pare - se non sbaglio - che l'Agenzia conti solo su sette unità di personale. Quindi, bisognerà tagliare le sacche di inefficienza e valorizzare il merito attraverso l'allocazione mirata delle risorse.
Signor Ministro, le chiediamo rassicurazioni sulla reale sostenibilità anche finanziaria e sulla garanzia dei tempi. Per il momento, la ringraziamo per l'impegno promesso, ma aspettiamo risposte a breve perché, passata la bufera, bisognerà rilanciare l'Italia e come, se non partendo dall'innovazione e dalla ricerca?

(Orientamenti del Governo in tema di completamento della disciplina dei servizi pubblici locali, alla luce degli impegni assunti dall'Italia in sede europea - n. 3-01978)

PRESIDENTE. L'onorevole Distaso ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01978, concernente orientamenti del Governo in tema di completamento della disciplina dei servizi pubblici locali, alla luce degli impegni assunti dall'Italia in sede europea (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ANTONIO DISTASO. Signor Presidente, signor Ministro, a partire dal luglio del 2008, il Governo Berlusconi si è impegnato a fornire al variegato settore dei servizi pubblici locali il nuovo assetto caratterizzato da maggiore concorrenza, trasparenza ed efficienza nella gestione.
Con la disciplina dettata dall'articolo 23-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, convertito con modificazioni nella legge n. 133 del 2008, successivamente modificata e integrata dall'articolo 15 del decreto-legge n. 135 del 2009, si era proceduto ad un complessivo riordino della materia mediante l'introduzione di una serie di disposizioni applicabili in via generale a tutti i servizi pubblici locali.
Il quadro delineato dall'articolo 23-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nonché dal regolamento approvato con decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 168, cade a seguito dell'esito referendario del 12 e 13 giugno 2011, pertanto, con decreto del Presidente della Repubblica 18 luglio 2011, n. 113 viene abrogato.
Ci sono poi due ordini del giorno accolti dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 21 giugno 2011, relativi all'AC 4357 divenuto poi legge 12 luglio 2011, n. 106, che hanno impegnato il Governo Pag. 57rispettivamente ad attivarsi al più presto al fine di adottare provvedimenti anche normativi volti a colmare in maniera organica e sistematica il vuoto normativo determinatosi in esito al referendum del 12 e 13 giugno del 2011.
Chiudo l'esposizione per brevità, signor Presidente, chiedendo ciò premesso quale sia l'orientamento che il Governo intenda assumere in tema di completamento della disciplina dei servizi pubblici locali alla luce degli impegni assunti anche in Europa e della non più rinviabile esigenza di completare un quadro regolatorio certo e finalmente stabile per un settore così rilevante per la vita dei cittadini e delle imprese, dal quale possono derivare effetti significativi per la crescita del Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, Piero Gnudi, ha facoltà di rispondere.

PIERO GNUDI, Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. Signor Presidente, il Governo ha dato seguito agli impegni assunti con l'Europa con lettera del 26 ottobre scorso varando una serie di norme che riguardano i servizi pubblici locali, nei quali deve essere realizzato più compiutamente un processo di ampia liberalizzazione. Mi riferisco in particolare all'articolo 21 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, in corso di conversione in legge, che assegna all'Autorità per l'energia elettrica ed il gas le funzioni di regolazione del settore idrico, ciò anche in conseguenza del noto referendum.
Altrettanto importanti sotto il profilo della promozione della concorrenza sono le altre due norme del medesimo decreto-legge, la prima contenuta nell'articolo 35 che amplia i poteri dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato consentendo a questa di impugnare innanzi al giudice amministrativo gli atti amministrativi, i regolamenti ed i provvedimenti che violano le norme a tutela della concorrenza.
La seconda norma è contenuta nell'articolo 37, che mira ad accelerare il processo di liberalizzazione nel settore del trasporto ferroviario, aereo e marittimo al fine di conseguire miglioramenti nelle condizioni di offerta e nella qualità dei servizi resi delegando a questo scopo il Governo ad adottare uno o più regolamenti per individuare l'autorità, a scelta fra quelli esistenti, a cui affidare un elenco molto dettagliato di compiti di regolazione del settore.
Ancora in tema di servizi pubblici ricordo che il comma 33-ter dell'articolo 4 del decreto-legge n. 138 del 2011, assegna al Ministero per gli affari regionali la predisposizione di un decreto da adottarsi entro il 31 gennaio 2012, di concerto con i Ministri dell'economia e delle finanze e dell'interno, sentita la Conferenza unificata, che definisca, tra l'altro, ed in linea con gli impegni assunti dal Governo nei confronti dell'Europa con la suddetta lettera del 26 ottobre, in primo luogo i criteri che gli enti locali devono adottare per verificare la realizzabilità della gestione concorrenziale; in secondo luogo, la modalità con cui gli enti locali devono rendere pubblici i dati concernenti il livello di qualità; in terzo luogo, la fissazione, con decreto ministeriale, dei criteri a cui gli enti locali devono attenersi al fine dell'adozione della delibera quadro, che illustra le ragioni ostative alla liberalizzazione del settore. Da questa specificazione dipende infatti la possibilità di assicurare omogenee modalità di svolgimento e di preliminare verifica dell'apertura alla concorrenza del mercato.
Di particolare importanza anche la possibilità di benchmarking; infatti il decreto-legge impone a tutti di dare ampia diffusione dei dati sul livello di qualità dei servizi resi in termini di prezzi ed efficienza, di modo che tutti possano controllare l'efficienza dei servizi.

PRESIDENTE. L'onorevole Distaso ha facoltà di replicare.

ANTONIO DISTASO. Signor Presidente, signor Ministro, posso dichiararmi in buona parte soddisfatto della sua risposta, innanzitutto dal punto di vista della continuità dell'indirizzo politico generale con Pag. 58il nostro Governo, il precedente Governo Berlusconi, ed anche con il suo predecessore, onorevole Fitto, per le linee di indirizzo da lei illustrate. Nel merito mi dichiaro soddisfatto anche per la continuità tra i provvedimenti adottati. Mi riferisco, in particolare, al decreto-legge n. 138 del 2011 dello scorso agosto e all'adottando decreto-legge, cui lei ha fatto riferimento, entro il 31 gennaio 2012, teso proprio a colmare questa incertezza normativa, che inevitabilmente si è venuta a creare negli ultimi mesi. Inoltre, mi sia consentita una riflessione, proprio in considerazione della manovra economica, che in questi giorni è all'attenzione di questo ramo del Parlamento, che si aggiunge ad altri provvedimenti importanti. Quest'ultima chiede certamente sacrifici importanti ai nostri connazionali e, da questo punto di vista, credo che il Governo, a maggior ragione, nei prossimi provvedimenti debba insistere, a partire dal mese di gennaio, sui temi dello sviluppo e della crescita e, in quest'ambito, sui temi delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni, in questo caso dei servizi pubblici locali (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16 con l'esame del decreto-legge recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità ed il consolidamento dei conti pubblici.

La seduta, sospesa alle 15,58, è ripresa alle 16,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Antonione, Bongiorno e La Malfa sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Constato l'assenza dell'onorevole Mussolini, che aveva chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori: si intende che vi abbia rinunziato.

Si riprende la discussione (ore 16,11).

(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 4829-A)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, il Popolo della Libertà, dal momento in cui è stato reso pubblico il contenuto di questa manovra, non ha fatto venire meno l'espressione della propria forte preoccupazione e perplessità su molti dei temi che sono contenuti in essa.
Abbiamo detto, e non abbiamo timore di ripeterlo in questa sede, che questa manovra non è la nostra, che essa non è, per molti aspetti sostanziali, la prosecuzione di una linea di gestione dei conti pubblici che, viceversa, rivendichiamo come strategica per la salvaguardia nel periodo peggiore, sotto il profilo della crisi economica e finanziaria, che l'Italia abbia conosciuto dal dopoguerra.
Si tratta di una manovra che è partita con dei contenuti che non ci sono piaciuti e di cui parlerò da qui ad un attimo. Essa è stata, viceversa, presentata dal Presidente del Consiglio come una manovra che nasceva e si sviluppava sui tre termini del rigore, dello sviluppo e dell'equità.
Abbiamo rilevato che, in realtà, in questa manovra, di sviluppo ancora ce n'è poco, ma non vuole dire che nei nostri auspici e nella nostra volontà di sostenere l'impegno di questo Governo non ci debba essere, in un prossimo divenire, la possibilità e la necessità di occuparsi di sviluppo. Viceversa, questa è una manovra che è carica di molto rigore, non sempre coniugato, nella sua formulazione primigenia, all'equità. Pag. 59
Si tratta di un decreto-legge che è nato fortemente sbilanciato sull'utilizzo della leva fiscale, che, solo per citare le cose principali, che incidono sulla quotidianità della vita di tutte le famiglie, è connotato dall'aumento della benzina, dall'aumento di due punti percentuali dell'IVA, dall'aumento dell'imposta di bollo, dall'aumento della tassa sui rifiuti.
In particolare, esso è connotato da un dato fiscale, che per noi è pregiudizialmente un elemento negativo, che è il ritorno all'applicazione dell'ICI sulla prima casa, argomento che pensavamo di avere consegnato ad una memoria negativa, nel momento in cui, assolvendo agli impegni che avevamo assunto con gli elettori nelle elezioni del 2008, come primo atto del Governo di centrodestra, all'inizio di questa legislatura, avevamo deciso di cancellare tale imposta.
Il Presidente del Consiglio, che ieri sera ha avuto la cortesia e l'opportunità di rivolgersi al Parlamento per il tramite della riunione delle Commissioni congiunte bilancio e finanze, esercitando un po' di quella carica autoironica che ne distingue il tratto, ha ricordato come, di fronte ad una manovra fortemente costruita sull'utilizzo della leva fiscale, circoli la battuta, non solo nelle Aule parlamentari, che, tutto sommato, per fare una manovra così non servivano i tecnici.
E poi, muovendo da questa battuta autoironica, ha anche cercato di addossare al Parlamento e alle forze politiche il senso della battuta stessa dicendo: «È vero che, probabilmente, per fare una manovra di questo genere non servivano i tecnici, ma allora perché non lo avete fatto voi?». Ecco, a questa domanda credo che si debba dare una risposta, signor Presidente del Consiglio. Queste cose non le abbiamo fatte perché, fortemente e convintamente, non crediamo e continuiamo a non credere all'utilizzo di taluni strumenti. Noi, che siamo qui sulla base di un mandato popolare e di un patto stretto con gli elettori, anche in ragione di alcuni contenuti programmatici sui quali avevamo speso e continuiamo a spendere i nostri volti, riteniamo, signor Presidente, che la casa agli italiani serva per viverci e non per pagare le tasse.
All'interno di questa manovra, della quale riconosciamo, oltre alle ombre, anche delle luci, riteniamo che vi siano degli aspetti che, viceversa, condividiamo fortemente. Vi è un'attenzione lodevole riguardo al tema della lotta all'evasione, elemento differenziale negativo che caratterizza la gestione dei conti pubblici e della finanza italiana rispetto ai nostri competitori già da diversi decenni. Ma, nel momento stesso in cui auspichiamo che le formule scritte dal Governo all'interno di questa manovra possano produrre ulteriori effetti, vogliamo rivendicare, perché nessuno lo dimentichi, che i tre anni e mezzo che hanno preceduto l'avvento del Governo cosiddetto tecnico, alla guida del Presidente Monti, sono stati caratterizzati dalla maggiore capacità che l'Italia abbia mai avuto di conseguire il successo nella lotta all'evasione e nella possibilità di riportare nelle casse dello Stato il frutto di tanti quattrini che gli evasori erano riusciti a non pagare alle stesse casse dello Stato.
Vi è un tema importante che riguarda l'attribuzione dei sistemi di garanzia al sistema bancario, altro tema rispetto al quale rivendichiamo una continuità di lavoro tra questo Governo e il nostro Governo politico che lo ha preceduto. Vorrei ricordare che proprio la capacità del Governo Berlusconi di individuare, come primo tassello di difesa dell'economia nazionale, un sistema di sicurezza e di garanzia per il circuito bancario ha impedito che succedesse quello che è successo in altri Paesi, dove le banche sono fallite, dove hanno dovuto chiudere i conti correnti, dove hanno limitato, e in qualche caso abolito, gli affidamenti al sistema delle imprese, determinando un crollo della capacità competitiva del sistema imprenditoriale e dei posti di lavoro che in Italia, fortunatamente, pur nella grande difficoltà sociale nella quale vivono gli italiani, non vi è stato.
Anche noi, quindi, riteniamo che garantire la solidità del sistema bancario sia un obiettivo fondamentale, ma ora, autorevoli Pag. 60rappresentanti del Governo, vi chiediamo, una volta date le garanzie al sistema bancario, di vigilare perché queste garanzie e questa solidità offerta al sistema bancario si traduca in una maggiore, più convinta e più ramificata volontà e capacità del sistema bancario stesso di trasferire i fondi alle famiglie e alle imprese e non solo di pensare di rimettere in piedi i caratteri tecnici della propria redditività e della remunerazione sul proprio capitale.
Vi è un altro concetto che, dal mio punto di vista, è forse quello eticamente migliore di questa manovra, ossia l'avvio di un'importante fase di detraibilità dell'IRAP, nella speranza che, prima o poi, si riesca ad arrivarne alla totale cancellazione. Questa è un'imposta odiosa, che obbliga tutte le nostre imprese a pagare le tasse sulle spese che vengono corrisposte per retribuire il personale e i propri collaboratori. Il fatto di avere riconosciuto la detraibilità fiscale di questa imposta per quanto attiene la parte connessa alle spese del personale e dei dipendenti è certamente uno sviluppo e un incentivo per le nostre imprese nella direzione di un auspicabile aumento della capacità attrattiva dei posti di lavoro.
Uno dei temi più fortemente dibattuti, che ancora ci vedono chiaramente favorevoli, è il tema che riguarda la realizzazione della riforma delle pensioni. Meglio dovrei dire l'avanzamento di quella riforma delle pensioni, che è stata avviata dal primo Governo Berlusconi nel periodo 2001-2006, quando Ministro del welfare era l'onorevole Roberto Maroni, e che è stata portata avanti in modo molto rilevante nel corso di questa legislatura (tanto è vero che molti degli aspetti che sono riportati nella riforma contenuta in questa manovra risentono positivamente del lavoro che l'ottimo Ministro Sacconi ha svolto nella prima lunga parte di questa legislatura).
Il tema della riforma delle pensioni è ineludibile in un Paese che ha due caratteristiche contrapposte: quella di avere la più alta longevità che si conosca nel mondo (la vita utile attesa dagli italiani è fortunatamente la maggiore che si conosca nel mondo civile); ma parimenti quella di avere un indice di natalità che è il più basso che si conosca nel mondo occidentale. Il combinato disposto di questi due fattori determina l'incapacità di qualunque cassa pubblica di poter sostenere un sistema assistenziale di previdenza credibile, che non giochi a totale ed esclusivo detrimento delle giovani generazioni.
Occuparsi oggi dello sviluppo di un sistema di riforma pensionistico può probabilmente provocare qualche posizione di disagio, di dolore e di sofferenza nelle generazioni di transito, che devono soffrire di un'applicazione di una maggiore e necessaria partecipazione alla vita attiva lavorativa, ma è evidentemente un elemento imprescindibile per garantire che le giovani generazioni, quando sarà il loro turno, potranno godere dei benefici pensionistici.
Questa manovra, dicevo, che noi abbiamo caratterizzata con una definizione di «luci ed ombre», è una manovra che rispetto agli aspetti più negativi ha potuto godere - è una nostra valutazione tutta politica - di una forte azione di miglioramento, che è stata conseguita nel corso degli ultimi dieci giorni, per un lavoro intenso, serio, profondo, collaborativo, che il Parlamento, per il tramite delle Commissioni finanze e bilancio della Camera dei deputati, ed il Governo hanno saputo realizzare, una serie di trasformazioni, operate a saldi invariati, per le quali voglio ringraziare non solo la partecipazione e la serietà al lavoro di tutti quanti, ma anche specificamente alcune soggettive, positive responsabilità, a partire da un lavoro importante, di capacità di raccordo tra il Governo e Parlamento, che voglio riconoscere al Ministro per i rapporti con il Parlamento, professor Dino Piero Giarda, il quale ha avuto la sensibilità e la determinazione di essere presente, come scarsamente si era visto in precedenza, in rappresentanza del Governo, ai lavori del Parlamento e ai lavori delle Commissioni e alla necessità di capire quali e quanti fossero i punti sui quali era necessario migliorare il testo che il Governo aveva Pag. 61presentato in prima istanza al Parlamento. Ed ancora, la serietà ed il lavoro che i due presidenti di Commissione, onorevoli Gianfranco Conte e Giancarlo Giorgetti, insieme ai due relatori, onorevoli Maurizio Leo e Pier Paolo Baretta, hanno saputo garantire, non precludendo ad alcuno la possibilità di partecipare al lavoro e di sviluppare le proprie sensibilità.
Allora, i temi, sui quali vogliamo rivendicare un ruolo rilevante della tanto bistrattata politica, che forse è ancora il termometro importante ed insostituibile per determinare quali sono le sensibilità e le emergenze del Paese, ci hanno portato ad alcuni successi fondamentali, a partire dai principali due, che egualmente rivendichiamo, sia nella misura e nell'importanza sia nelle partecipazioni delle parti politiche, perché non è il momento delle partigianerie. Si tratta del tema della riacquisizione all'indicizzazione di una fascia di pensioni importanti, quelle comprese tra le due e le tre volte le pensioni minime.
Abbiamo cioè elevato il riconoscimento dell'indicizzazione ai pensionati che percepiscono da 900 a 1.400 euro, perché non sono quelli i pensionati che vivono di agiatezza e di ricchezza, ma sarebbero stati quelli i primi a vedere sulla propria pelle l'effetto negativo del blocco dell'indicizzazione, proprio in un periodo in cui, tristemente, il peso e il carico della vita e il costo del denaro rischiano di tagliare le ali a qualunque possibilità di mantenimento.
Allo stesso modo, l'altro tema principale che ha impegnato il lavoro delle Commissioni riunite è il tema dell'ICI. Come detto, per noi questo è un argomento sensibile perché riteniamo che sia ingiusto il ritorno alla tassazione sulla prima casa. Con le risorse limitate di cui abbiamo potuto disporre siamo però, per la prima volta, riusciti almeno a prevedere un incremento delle detrazioni da riconoscere alle famiglie in funzione del numero dei figli, una sorta di concetto di partecipazione al peso del sostenimento delle famiglie che non può essere penalizzato a partire dal bene primario che è la casa nella quale la famiglia si forma, nella quale la famiglia si nutre, nella quale la famiglia cresce.
Altri temi che voglio velocemente ripassare riguardano una serie di correzioni rispetto ad aspetti iniziali di questa manovra che non ci piacevamo. Abbiamo aumentato i coefficienti di rivalutazione degli estimi catastali per gli immobili di proprietà delle banche e delle assicurazioni che, in modo ancora abbastanza misterioso, ma che a questo punto non vogliamo sindacare, godevano nella prima formulazione di questa manovra di un beneficio per noi inspiegabile ed inaccettabile. Siamo riusciti a dare una forte ed importante diminuzione al peso degli oneri bancari e delle spese di commissione cui sono soggetti i commercianti, ed evidentemente di rimando i cittadini che a quei commercianti si rivolgono, per compensare parzialmente quell'obbligo di utilizzo della moneta elettronica che imponiamo a tutti gli italiani nel momento stesso in cui determiniamo un livello massimo di utilizzabilità del contante. Se non avessimo creato questa norma, troppo forte sarebbe stato il sospetto che questo sistema sarebbe servito soltanto a meglio e più lautamente foraggiare le casse di entrata del nostro sistema bancario.
Siamo riusciti ad inserire il concetto del quoziente familiare come elemento caratterizzante nella ridefinizione del modello di ISEE, ovvero dei parametri di riferimento sui quali costruire la politica di agevolazioni e di detrazioni delle famiglie. Siamo riusciti, senza scalfire in alcun modo la capacità di intervento nella lotta all'evasione, a cancellare alcune storture che facevano sembrare l'Italia sulla soglia dell'ingresso in una forma di Stato di polizia, per cui nessun cittadino poteva sentirsi libero nemmeno di operare nel termine delle proprie transazioni bancarie perché ci sarebbe stato una sorta di «Grande fratello» in grado di disporre, nei confronti di ciascuno, il controllo sull'operatività quotidiana delle proprie spese e dei propri spostamenti. Abbiamo in questo senso chiesto, preteso ed ottenuto che sia l'Agenzia delle entrate a rendere Pag. 62specifici i motivi per i quali andare a sindacare sulle movimentazioni bancarie e a limitare le modalità di accesso, inserendo anche delle penalizzazioni per gli abusi rispetto all'accesso delle banche dati di cui da oggi l'Agenzia delle entrate potrà godere.
Abbiamo fatto degli interventi di equità rispetto a tassazioni che erano partite in modo indiscriminato. Penso, per esempio, alla supertassa sugli autoveicoli, cui abbiamo voluto e saputo riconoscere una forma di mitigazione in ragione della vetustà delle macchine, perché va da sé che parametrare solo alla caratura fiscale di un veicolo l'applicazione dell'imposta non riconosce la reale commerciabilità e il reale valore dell'automobile che può avere quindici o venti anni e che non ha mercato, ma che avrebbe comportato la necessità di sostenere costi di imposta e di bollo ogni anno superiore ai 4 mila euro.
Voglio richiamare quest'ultimo tema, perché se ne è parlato, invero se ne è sparlato. In queste ultime settimane questo Parlamento ha preteso di dire delle parole chiare e precise nel governo e nella riduzione di quelli che ormai sono impropriamente definiti i costi della politica. Il Parlamento, sia detto in chiaro - perché nessuno può essere legittimato a dire menzogne sull'argomento - ha scritto chiaramente in questo provvedimento che, indipendentemente dalla capacità della commissione tecnica che è stata investita dall'argomento, provvederà nel corso del prossimo mese di gennaio a rendere immediatamente esecutivi, con o senza i risultati della commissione competente, gli adeguamenti dei costi dei parlamentari alle indennità medie che esistono nel continente europeo, senza possibilità di deroghe, ma anche senza possibilità che ci siano delle indebite speculazioni nella dialettica politica.
Ma abbiamo voluto fare di più, perché ci sono i costi della politica che si vedono, ma ci sono anche i costi della politica che sono oscuri. Ci sono i pesi degli emolumenti dei parlamentari, che sono tutti noti, i quali si presentano nelle loro città e nei loro paesi con la propria faccia davanti agli elettori, ma ci sono anche i costi della politica, le indennità e gli emolumenti di quei funzionari, diretti e indiretti, delle amministrazioni pubbliche dello Stato, di coloro che lavorano nelle società di appartenenza pubblica di maggiore gestione da parte dello Stato e degli enti locali, che non sono conosciuti da alcuno e che arrivano a vette che sono la somma di un numero molteplice di deputati.
Senza segnalare alcuna norma di riferimento specifica che possa determinare aprioristicamente l'importo - perché sarebbe stato un atto di volgarità di cui questo Parlamento non vuole farsi carico -, abbiamo voluto stabilire un totale principio di trasparenza per cui chiederemo al Governo, e daremo mandato al Governo, di impegnarsi a rendere pubbliche le limitazioni massime delle retribuzioni che potranno essere erogate ai dipendenti pubblici e agli operatori che lavorano nelle società a partecipazione pubblica.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Corsaro.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Concludo, signor Presidente, ricordando che questa è una manovra dura, che noi consideriamo solo parzialmente migliorata dall'importante lavoro delle Commissioni e della politica. Quindi, certamente, la voteremo per quello stesso senso di responsabilità che ha visto il PdL fare il sacrificio maggiore nell'ambito parlamentare, nel momento in cui ha deciso di sfilare la propria responsabilità di Governo e di appoggiare con il proprio voto di fiducia la formazione di questo Governo tecnico.
Da domani, però, auspichiamo che questo Governo possa rendere visibile un vero cambio di passo. Vogliamo, cioè, auspicare e partecipare alla creazione di manovre che non siano più soltanto come è stata ancora questa, che rispondono, cioè, ad un'esigenza congiunturale, alla copertura di un disavanzo. Vogliamo convintamente partecipare, insieme a questo Governo, alla creazione di una prima vera manovra strutturale che abbia l'obiettivo di abbattere Pag. 63il debito, il vero differenziale negativo di un'Italia che ha dei fondamentali migliori rispetto a quelli degli altri Paesi, ma che è costretta a sottostare alle volontà delle Banche centrali e del mercato finanziario internazionale per il differenziale di spread che ci viene determinato solo perché abbiamo un debito pubblico esondante rispetto al PIL, se rapportato a quello degli altri Paesi. Noi abbiamo la necessità che questo tema venga utilizzato da subito come obiettivo del lavoro di questo Governo, altrimenti, non servirebbe il congelamento del rapporto democratico tra i cittadini e il Governo.
Per tutti noi, questa fase è una novità. È una novità per noi, che sosteniamo insieme questo Governo, provenendo da culture che intendono restare alternative e che si riproporranno in modo alternativo alla prima occasione in cui potremo rivolgerci agli elettori. Ma è una novità anche per voi, signori del Governo, che, forse, dopo qualche giorno di esperienza, cominciate ad assaporare come, appena arrivati, si abbia la sensazione di avere la bacchetta magica di fronte alle macerie lasciate da qualche sprovveduto; al secondo giorno, si comincia a pensare che, forse, le macerie non sono tutte responsabilità dello sprovveduto che si è chiamati a sostituire; al terzo giorno, si capisce che, forse, chi ci ha anticipato non era tanto sprovveduto; al quarto giorno, ci si comincia a chiedere come si può essere in grado di dare delle risposte.
Noi, per convenzione, condividiamo la fiducia all'operato di questo Governo. Vogliamo, però, cominciare ad appoggiarvi anche sul merito dei provvedimenti che vi impegnerete a presentare. Sia chiaro che l'adesione al merito non si conquista per un'adesione preventiva: l'adesione al merito si conquista ogni giorno, su ogni singolo provvedimento.
Il Popolo della Libertà, signor Presidente, confermerà il suo appoggio a questo Governo ed alla sua manovra, ma vuole dire chiaro a questo Governo che ogni singolo provvedimento vedrà il Popolo della Libertà come un interlocutore e non come un semplice portatore d'acqua (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, è consapevolezza di tutti che ci troviamo di fronte ad una condizione eccezionale, particolare, si dice senza precedenti, se non forse quelli degli anni successivi alla guerra.
Per questa ragione, ascoltando l'alto monito del Presidente della Repubblica, il Partito Democratico ha accettato una formula atipica, una formula che servisse a salvare l'Italia, a dare un segnale di superamento delle grandi difficoltà che abbiamo davanti. Per questa ragione il Partito Democratico, pur potendo arrivare alle elezioni e al 90 per cento delle probabilità a vincerle, ha ritenuto che il suo ruolo in questo momento era un altro, era quello di salvare il Paese, di dare il suo contributo. Ciò per fare in modo che, attraverso una formula inedita, non di rinuncia alla politica, ma di pienezza di assunzione della responsabilità della politica, si potesse attraversare, tramite un Governo di impegno nazionale - così come è stato definito il Governo presieduto dal Professor Monti - la possibilità, la facoltà, l'urgenza di una situazione che si era incancrenita.
Tutto questo è davanti agli occhi di tutti gli italiani, tutto questo ha portato ad una manovra dolorosa, ma necessaria, ad una manovra la cui composizione è fatta di rinunce, di sacrifici, ma in cui, alla fine, dopo un lavoro intenso del Parlamento - di quel Parlamento tanto bistrattato in queste giornate -, grazie alla capacità delle forze politiche dentro al Parlamento di svolgere pienamente il loro ruolo - e anche in questo noi ci assumiamo la nostra responsabilità, del ruolo del gruppo del Partito Democratico -, siamo riusciti a cambiare la manovra nelle sue parti più inique e a dare un segnale al Paese che possiamo farcela, che dobbiamo farcela.
Questi elementi di equità sono il frutto di una battaglia seria, di proposte concrete, Pag. 64del mettere insieme elementi di equità con elementi di capacità vera senza mettere a rischio i conti e dare un segnale ai cosiddetti mercati, all'Europa e a tutti che l'Italia ora fa sul serio, che non ci sono poste finte, che non ci sono poste rinviate, che non ci sono poste che devono essere verificate. Quello che c'è è quello che davanti agli occhi di tutti ed in questo momento l'Italia cambia registro.
Quali sono questi elementi di equità che abbiamo ottenuto? Qui, seppure in maniera sintetica, li richiamo. Sicuramente il primo, il più forte di tutti è quello di aver finalmente intaccato i patrimoni in questo Paese. Finalmente si è toccata una delle questioni fondamentali di partecipazione della ricchezza al risanamento, quello che in tutti questi anni non è stato possibile fare, quello che è stato impedito da mille ed uno argomenti.
Ieri il Presidente del Consiglio ha detto che questa era la patrimoniale possibile in Italia, io aggiungo che questa è la patrimoniale. Infatti, se si mettono insieme gli immobili, il bollo sui depositi, il rendere strutturale l'imposta sui capitali scudati e sull'anonimato si ha una vera patrimoniale. Chi dice che non c'è fa demagogia! E l'abbiamo fatto in maniera equa: salvando la prima casa con questa formula dei figli a carico, quindi con una formula che ha il senso vero di venire incontro a chi ha più bisogno.
Un collega leghista ha detto che abbiamo messo in piedi la guerra fra i poveri: qui non vi è guerra, ma vi è la possibilità, da parte di tutti, di contribuire con quello che hanno. Chi ha seconde, terze e quarte case pagherà di più, chi ha depositi bancari e titoli pagherà di più, e chi ha capitali scudati, finalmente, avrà un'imposta che li riguarderà tutta la vita, e non il premio che aveva avuto dal precedente Governo.
Tutto questo è importante, perché mette in moto un processo autentico, nuovo, serio, di equità fiscale, che è la cosa di cui abbiamo bisogno in maniera formidabile, perché si deve accompagnare quest'azione della nuova patrimoniale con una lotta spietata all'evasione fiscale. Una lotta spietata a tutti quelli che ancora ritengono di poterla fare franca e di evitare, attraverso questa storia, la vera ingiustizia italiana di chi paga fino all'ultimo euro e di chi evade senza vergogna.
Avremmo preferito una tracciabilità fino a 500 euro, tuttavia è un grande passo avanti averla portata da 2.500 a 1.000 euro. Avremmo preferito che tutto questo fosse accompagnato con ulteriori misure ancora più stringenti, ma ci fidiamo. Siamo convinti che la norma sui conti correnti, quando l'Agenzia delle entrate lo richiederà, sommata alla tracciabilità, sia uno strumento formidabile per fare un grande passo avanti verso la sconfitta dell'evasione in questo Paese.
Se è vero, come ieri ha detto Monti, che tutto questo non è calcolato nella manovra, penso che ciò sia un segno di serietà. Mettendo insieme la patrimoniale e la lotta all'evasione ci avviamo non a quello che tutti vorremmo, una vera, grande, nuova equità fiscale, ma verso un passaggio storico: cancellare in Italia questa vergogna, la vergogna di chi paga e di chi non paga.
Ecco perché voi del Governo avete una grande responsabilità, e noi in questo collaboreremo, vi seguiremo e vi daremo tutto il nostro contributo, anche la nostra vigilanza più adeguata, perché si possa raggiungere tale risultato anche in tempi brevi.
In secondo luogo, le pensioni. Abbiamo una riforma finalmente strutturale. Il sistema contributivo riguarderà, d'ora in poi, pro rata, tutti i lavoratori italiani. Tutti, nessuno escluso, tutti. Questo è un elemento di grande equilibrio e di grande equità. Non vi saranno vertici di alcun tipo che si potranno sottrarre a questa impostazione, e così, finalmente, avremo un vero riequilibrio, da questo punto di vista, compiendo uno sforzo, un sacrificio.
Si dice che la manovra è tutta incentrata sulle entrate, ma quando si fa la patrimoniale e la lotta all'evasione, non è tutta sulle entrate, ma si recupera ricchezza; e quando si fa una riforma delle pensioni come questa, non è tutta sulle entrate, perché si ha un cambiamento Pag. 65profondo dello stato sociale e perché da questa riforma ci aspettiamo risorse importanti, affinché, finalmente, venga fatta la riforma degli ammortizzatori sociali e, finalmente, i giovani, che finora non hanno avuto nulla, siano trattati come tutti gli altri lavoratori.
È una sfida tutto questo, è una sfida dolorosa per noi, per il nostro consenso, ma noi abbiamo messo in discussione il nostro consenso per raggiungere questo risultato, che riteniamo un risultato importante per l'Italia, non un risultato banale, come hanno detto e dicono quelli che si nascondono dietro a un dito, quelli che fanno demagogia da quattro soldi, quelli che non ritengono di assumersi mai le proprie responsabilità.
Abbiamo tolto, ed era giusto, le misure più inique. L'indicizzazione delle pensioni fino a tre volte il minimo è stata conquistata, per il 2012 e per il 2013. Inoltre, riteniamo che ancora qualche sforzo si possa fare, perché vi sono cose francamente non giustificabili, come la persecuzione sui precoci che, a nostro giudizio, può essere cambiata e, quindi, si può rendere l'insieme di questa iniziativa più accettabile, così come abbiamo salvato tutti gli accordi, rispetto a tutte le crisi.
Penso che questo dovrebbe essere un elemento importante e significativo per dare alla manovra l'equità che cerchiamo.
In terzo luogo, vi è il tema delle liberalizzazioni. Mi rivolgo al Governo con grande franchezza: guardate, le liberalizzazioni sono un elemento e un passaggio fondamentale.
In questo Paese, stranamente, c'è una situazione incredibile: la destra è antiliberale e il centrosinistra è per le liberalizzazioni. Voi avete un grande compito, ossia quello, attraverso questa forma eccezionale, di trovare la giusta misura, di non essere timidi, di avviare attraverso la liberalizzazione un vero e nuovo modello di concorrenza che serva allo sviluppo e alla crescita.
La crescita: guardate che qui non si possono sottrarre settori come le autostrade al controllo delle authority. Tutto deve essere messo in concorrenza e non possiamo accettare forme diverse che non siano corrispondenti a questo tipo di impegno e a questo tipo di impostazione.
Inoltre, se vogliamo tutti insieme puntare alla crescita, dobbiamo fare in modo che siano attuate le misure già contenute nella manovra, finalmente contenute nella manovra, come quelle sull'IRAP o come quelle sulla cosiddetta ACE, ossia l'imposta sui capitali che vengono investiti, e come quella importantissima di sbloccare un miliardo per le regioni deboli del nostro Paese che metterà in moto 4 miliardi l'anno di fondi europei, esattamente quello che non c'è stato finora.
Spero che domani si faccia l'accordo con le regioni meridionali perché da lì si riparta e lo si faccia in termini seri, autentici e forti. Vogliamo che tutto questo produca, ripartendo dai ceti deboli e dalle zone deboli, un vero e nuovo sviluppo. Risolveremo il problema del debito, risolveremo il problema del risanamento, se lo sviluppo riprenderà e se la crescita riprenderà.
Per farlo abbiamo bisogno di un piano forte, vero e autentico che metta in moto i soldi che abbiamo. Occorre saperli spendere e riportarli alle zone deboli del Paese attraverso strumenti automatici come i crediti di imposta. Ecco, questa è la sfida. È la sfida del Governo, ma è la sfida di queste forze politiche. Per quel che ci riguarda, è la sfida del Partito Democratico, è la sfida di un grande partito riformista che vuole cambiare l'Italia prima salvandola, e poi avviandola, dopo anni bui, ad una vera e nuova fase di crescita e di sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, è il secondo provvedimento di questo nuovo Governo Monti che va nella stessa linea del primo, anche come presenza, che mi pare molto simile, da parte del Governo. Il primo provvedimento era quello della riforma costituzionale sul pareggio di bilancio «teleguidato» ovviamente dall'Europa, così come questo. Pag. 66
Vi è, quindi, una perdita di sovranità nazionale da parte del nostro Parlamento che non ha mai discusso di questa devoluzione verso l'alto dei poteri nazionali. Addirittura, adesso facciamo le manovre economiche in funzione di quello che ci dicono in Germania e in Francia, e non di quello che i cittadini italiani hanno richiesto, perché questo Governo non è stato eletto dai cittadini, soprattutto padani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
È un Governo, quindi, che prende indicazioni altrove e non dall'Italia. Di fatto questa manovra non può che essere iniqua, cattiva, irresponsabile, centralista, contro il Nord e soprattutto anche recessiva. Questo concetto lo voglio declinare, però mi pare che, da tutti gli interventi ascoltati, questa sia tra l'altro una manovra orfana, perché non sento nessun padre di questa manovra.
Invece, i responsabili di questa manovra recessiva e che colpisce il Nord siete voi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Mi spiace, onorevole Corsaro, dover sottolineare criticamente un suo passaggio quando ha detto, sia ieri sera che oggi, che questa non è la manovra del Popolo della Libertà.
Ma chi ha votato la fiducia al Governo Monti? L'ha mica votata la Lega! L'avete votata voi del Popolo della Libertà che poi sul territorio fate le battaglie contro il Governo, ma qui aumentate le tasse, mettete l'ICI sulla prima casa e tagliate le province (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). È questa la doppia faccia di chi non ha il coraggio delle proprie azioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La manovra è iniqua per quanto riguarda le entrate. I numeri sono numeri. È inutile che si dica che si vanno a colpire i ricchi: i ricchi non vengono colpiti se non per il 10 per cento dell'intera somma della manovra. È una manovra che, nel triennio, comporta un aumento di prelievo di 104 miliardi di euro (32 più 35 più 37 da qui al 2014). Ma 91 di questi 104 miliardi di euro derivano da nuove imposizioni alla povera gente, alle classi sociali più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Abbiamo 33 miliardi di euro di nuove tasse sull'IMU prima casa, 2 miliardi di euro sui rifiuti, 17 miliardi di euro sulle accise della benzina e la relativa IVA. Abbiamo il taglio alle regioni per 7 miliardi di euro, che vengono compensati con maggiori addizionali regionali. Abbiamo il taglio alle province per 1,2 miliardi di euro e per 4,35 miliardi di euro ai comuni, che sono già all'osso dal punto di vista della contribuzione. Poi, il piatto forte, che fa contenti tutti tranne la Lega Nord e tranne ovviamente i cittadini italiani, sono i 17 miliardi di euro legati al taglio delle pensioni di anzianità, ovviamente tutte colpite in Padania, tutte riferite a gente che ha sempre lavorato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Vediamo a quanto ammonta questa tassa sul lusso, che ha tanto decantato l'onorevole che mi ha preceduto: per quanto concerne le auto, il bollo auto corrisponde a 0,48 miliardi di euro (non si vede neanche nella manovra, se non lo avessero fatto non se ne accorgeva nessuno); le imbarcazioni a 0,6 miliardi di euro; gli aeromobili a 0,24 miliardi di euro; lo scudo, il famoso scudo che è tanto decantato, cuberà forse 2 miliardi di euro contro i 91 che abbiamo elencato di maggiore tassazione per la povera gente. Ricordo che la Corte dei conti ha affermato che, essenzialmente, questi soldi molto probabilmente non potranno neanche essere incassati, e quindi questo sarà esclusivamente lo specchietto per le allodole per riuscire a lavarvi la coscienza per avere colpito le classi sociali più deboli del nostro territorio.
La manovra è centralista perché ha distrutto completamente il federalismo fiscale municipale, comunale e regionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Avete distrutto, con l'IMU sulla prima casa, l'impianto strategico che era stato votato da questo Parlamento; mi riferisco alla legge delega sul federalismo fiscale, che escludeva la prima casa dal computo del patrimonio impositivo per la Pag. 67nuova tassa sostitutiva dell'ICI. A voi piace tassare e, pertanto, avete inserito questa previsione, tra l'altro togliendo ogni possibilità competitiva dell'IMU. Infatti, se prima per le seconde case produttive c'era la possibilità di una riduzione del 50 per cento per avere una modulazione, ora i sindaci dovranno mantenere le aliquote al massimo, anzi alzarle rispetto a quelle base, perché lo Stato fa fare agli enti locali da sostituto d'imposta perché vuole il 50 per cento anche del non incassato. Questa è una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
È una vergogna che i sindaci debbano fare da esattori per lo Stato che non è capace a sopravvivere senza «un assistenzialismo peloso», come quello che abbiamo visto l'altro giorno, quando tutto l'emiciclo, tranne la Lega Nord, ha votato ovviamente per aumentare gli LSU, i lavoratori socialmente utili, per Napoli e Palermo sempre e comunque (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La manovra è recessiva perché ad aumentare le accise, l'IVA e le addizionali regionali erano capaci tutti. Immagino che gli alunni dei professori probabilmente non avrebbero avuto il coraggio di proporre una scemenza del genere.

RAFFAELE VOLPI. Dove sono i professori?

ROBERTO SIMONETTI. È una guerra fra poveri, è veramente una guerra fra poveri, perché la copertura delle indicizzazioni delle pensioni non viene dal computo dello scudo, eccetera, ma deriva dall'aumento della partecipazione contributiva di commercianti, artigiani ed agricoltori, che viene innalzata di due punti. Quindi, avviene questo: si vanno a prendere soldi ad altre povere persone per indicizzare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). È stato giusto indicizzare, ma non certo andando a colpire un'altra categoria di lavoratori.
La Lega Nord non muove solo critiche, ma ha fatto anche tante proposte nelle Commissioni, alcune accolte e altre non accolte. Noi abbiamo proposto al Parlamento delle coperture alternative all'IMU, all'IVA e alle pensioni, che sono il contributo di solidarietà, l'asta sulle frequenze televisive, che è sparita dal dibattito politico nazionale, l'imposta anti evasione, il taglio ai contributi delle imprese pubbliche.
Quindi, c'erano delle poste alternative che il Governo si è disinteressato di discutere in Commissione, perché ci avete tenuto in Commissione per quattro giorni a parlare delle «frattaglie» - mi pare che il presidente Conte abbia utilizzato questo termine - mentre i temi cari a tutti, quali le pensioni e l'IMU, sono arrivati a mezzanotte di ieri sera e poi, con una votazione abbastanza strana, si è arrivati ad affidare un mandato al relatore con il testo che stiamo dibattendo oggi. Poi c'è stata un'altra votazione molto particolare, quella - mi ricollego a quanto diceva prima il collega Corsaro - relativa agli stipendi dei manager, misteriosamente cancellata quando ci si è accorti che era passato quello che la Lega aveva proposto. Si tratta di una votazione cancellata a posteriori, proprio perché molto probabilmente si andavano a toccare i vostri elettori e certamente non i nostri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Per quanto riguarda le pensioni - sulle quali ci saranno anche altri del nostro gruppo che interverranno - è chiaro che vengono cancellate le quote delle pensioni di anzianità. Si passa tutti al contributivo e ora c'è anche un taglio alle pensioni di chi esce prima dei 62 anni. Prima con 60 anni di età e 36 anni di contributi si riusciva ad andare in pensione. Ora ci sono casi di persone che devono attendere sei anni in più senza avere la garanzia di aver ottenuto il diritto alla pensione. Come dicevo prima sull'indicizzazione avete trovato una quadra che forse è una toppa peggiore del buco.
È chiaro che le altre nostre proposte che sono state prese in considerazione e votate sono quelle legate all'ISEE. Si parla tanto di patrimonio e noi abbiamo fatto inserire anche il patrimonio all'estero affinché venga ad essere considerato per le Pag. 68valutazioni dell'ISEE. Questo perché non siano sempre i cittadini italiani e padani ad essere gli ultimi nelle classifiche, perché è chiaro che chi è extracomunitario e viene in Italia non può avere un patrimonio proprio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Così facendo, abbiamo evitato che il fatto che i nostri cittadini abbiano ereditato l'abitazione frutto di sudore dei propri genitori, venga ad essere considerato un elemento negativo per riuscire ad accedere ai parametri del nuovo calcolo dell'ISEE.
Per quanto riguarda i costi delle commissioni bancarie, è chiaro che sono stati approvati i nostri emendamenti, ma il testo che è uscito era chiaramente vicino agli interessi delle banche e del sistema bancario, tanto che ora nel testo vediamo che il moltiplicatore degli edifici di proprietà delle banche e delle imprese di credito, va ad avere un adeguamento pari al 60 per cento come quello delle prime case o delle abitazioni principali. Questo è un emendamento del sottoscritto che non è stato votato, ma che è stato fatto proprio dai relatori per riuscire a correggere una lampante dimenticanza che certifica quanto questo Governo non operi a favore dei cittadini, ma ovviamente delle banche; cosa che viene ad essere certificata dall'ingordigia della tracciabilità: volevate tracciare addirittura i 300 euro, mettendo fuori corso le banconote da 500 euro, altrimenti quando uno aveva 500 euro, qualcuno doveva dagli resto di 200, perché altrimenti la banconota non poteva più essere valida.
Grazie ad un emendamento del collega Fugatti abbiamo calmierato gli affidamenti e gli sconfinamenti in modo tale che le imprese che lavorano abbiano la possibilità di avere credito, perché è chiaro che voi date la facoltà alle imprese di avere una garanzia, soprattutto quelle che non hanno più liquidità, ma non avete inserito nel testo il fatto che queste banche vadano innanzitutto ad adeguare gli stipendi in funzione dei nostri parametri, perché qui si parla tanto di «casta», ma poi, al di fuori di qua dentro, tutti guadagnano di più e nessuno dice niente, compresi i giornalisti che guadagnano più di noi; però lì va tutto bene e non si deve mai mettere mano ad una correzione come quella effettuata con l'emendamento Comaroli, che ieri sera è stato votato e poi misteriosamente cancellato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Noi, quindi, siamo decisamente contrari a questa manovra per tutti gli elementi che ho indicato. Come dicevo, è una manovra recessiva e soprattutto è contro la Padania e il nord. Colpite le prime case. Ricordo a tutti che il catasto è certamente aggiornato in Padania ed è inesistente nelle altre regioni del sud (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Le pensioni di anzianità sono tutte in Padania. Per quanto riguarda la compartecipazione IVA, avete distrutto un altro pilastro di competitività territoriale che il federalismo municipale era riuscito a dare in dote ai sindaci: si trattava della compartecipazione regionalizzata dell'IVA.
Prima si suddivideva l'ammontare, pari al 2 per cento dell'IRPEF, della quota IVA in base, appunto, al luogo di origine di questa IVA e, quindi, su base regionale. Questa poi veniva suddivisa ai sindaci, su base capitaria. Ora, invece, prendete quest'IVA e la mettete nel calderone del Fondo perequativo, in modo tale che la virtuosità delle regioni del Nord non viene più premiata ma viene premiato lo spreco di tutte quelle regioni e di tutte quelle latitudini in cui non si fattura e si evade l'IVA sistematicamente e, anzi, dove non rilasciare la fattura è un modello di vita e spesso chi rilascia la fattura, molto probabilmente, è escluso dalla società (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Quindi, è stata cancellata una grande opportunità per poter far partire quanto di federalista questa legislatura era riuscita a fare.
Concludo il mio intervento affermando che avete chiamato la manovra «salva Italia». Non sappiamo se questa manovra salverà l'Italia, perché lo stesso Presidente Monti non ha certificato, ieri sera nelle Commissioni, che a gennaio o a febbraio non si ricorrerà nuovamente a metter mano al portafoglio, da parte dei cittadini Pag. 69italiani, per varare un'ulteriore manovra. Pertanto, non so se questa sia una manovra «salva Italia». Certamente sarà una manovra «salva banche» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Sull'ordine dei lavori (ore 17,05).

ALESSANDRA MUSSOLINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, con molta amarezza prendo la parola per denunciare a quest'Aula, a lei, signor Presidente, e all'Ufficio di Presidenza, un comportamento veramente grave di un collega parlamentare, che ha filmato con una telecamera nascosta noi parlamentari in Aula e nelle Commissioni permanenti. Ha filmato - audio e video - i commessi e i funzionari e tutti quelli che lavorano qui, con i quali sussiste un rapporto di fiducia.
Vede, signor Presidente, al di là di tutto noi siamo in un momento delicato e, per molti aspetti, terribile. Occorre dare rispetto e fiducia alle istituzioni, alle quali tutti noi apparteniamo. Questa sera, signor Presidente, mi è stato detto che andranno in onda, su un canale televisivo, tutti i filmati che sono stati girati in modo illegale, se vogliamo, da questo deputato. Vede, non si tratta solo di una violazione del Regolamento, ma è la violazione di tutto un rapporto che noi abbiamo. Si tratta anche di restituire fiducia nel nostro lavoro ai cittadini. Non è così che si aiuta il Paese. Forse si può essere protagonisti per un giorno. Mi auguro, inoltre, che il collega non abbia percepito un contributo per i filmati che ha mandato in onda (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico).
Signor Presidente, veramente con molto rammarico mi auguro che la Presidenza, l'Ufficio di Presidenza e il Presidente Fini possano censurare questo comportamento per tutti noi, per il lavoro che tutti noi svolgiamo in quest'Aula e anche per tutti i funzionari e i commessi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Lega Nord Padania).

Si riprende la discussione (ore 17,10).

(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 4829-A)

MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Fugatti, lei chiede la parola sull'ordine dei lavori ma non apriremo un dibattito su questo tema. Pertanto, la preavverto che se interviene su questo tema le toglierò la parola e procederò con l'ordine dei lavori.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, si tratta di un'altra questione. Visto che abbiamo anche la presenza del rappresentante del Governo, faccio presente che circolano voci - che riteniamo e auspichiamo siano infondate, ma vogliamo ugualmente chiedere al Governo - che sembra che vi sia l'intenzione di varare un maxiemendamento, qualora vi fosse la posizione della questione di fiducia, che potrebbe anche modificare il testo varato dalle Commissioni.
Sappiamo che questi non erano gli accordi che erano intercorsi nelle Commissioni. Non sappiamo se questo sia vero, si tratta solo di una voce che abbiamo sentito. Tuttavia, visto che è presente in Aula il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Giarda, e anche il sottosegretario D'Andrea, vogliamo chiedere se questo è vero oppure «no». Se fosse vero saremmo di fronte ad un fatto grave, perché l'accordo che vi era tra i gruppi di opposizione e di maggioranza, le Commissioni, il Governo e i relatori, nelle Commissioni, era che il testo - oltre alla prassi da sempre consolidata - che usciva dalle Commissioni era quello che poi sarebbe arrivato in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Pag. 70

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo è qui presente in Aula. Se lo crede opportuno, può intervenire, ma non è obbligato a farlo (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Il rappresentante del Governo non è obbligato a farlo!
Colgo l'occasione per ricordare che alle ore 18,30 avrà luogo una Conferenza dei presidenti dei gruppi, la quale potrà affrontare ampiamente il tema. Ministro Giarda intende intervenire?

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, vorrei soltanto dire all'onorevole «interrogante», se dispone di informazioni acquisite attraverso la sua intelligence, che sarei grato se potesse riferirmele.

MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, devo replicare. Sappiamo che il Parlamento può anche non piacere ai professori e ai tecnici, ma è prassi che in quest'Aula si chieda anche semplicemente se si hanno voci anche non certe e non scritte, perché poi spesso arrivano delle sorprese.
Quindi, a noi va bene la sua risposta, ma sia un po' meno supponente, Ministro Giarda, e abbia un po' più di rispetto nei confronti del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione.
È iscritto a parlare l'onorevole Mannino, non è presente; si intende che vi abbia rinunciato.
È iscritto a parlare l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, ho trenta minuti a disposizione?

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, ha fino a trenta minuti per il suo intervento, come da Regolamento e come ognuno degli intervenuti. A volte, io scampanello prima del decorso dei trenta minuti, quando il gruppo mi ha chiesto di ricordare che, per un accordo interno al gruppo, il tempo è stato ridotto, ma anche in quel caso se il collega vuole continuare, lo lascio continuare fino alla scadenza dei trenta minuti.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, le ho fatto questa domanda per una ragione molto semplice: le ho chiesto prima di intervenire per fatto personale per dire che il deputato cui faceva riferimento l'onorevole Mussolini è il sottoscritto (Commenti).

ALESSANDRA MUSSOLINI. Ma bravo! Vergognati!

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, gli interventi per fatto personale avverranno alla fine della discussione. Adesso le ho dato la parola sul tema all'ordine del giorno.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, rispetto le regole e interverrò a tale titolo. Lo farò poiché rispetto le regole, regole che naturalmente molto spesso la casta non rispetta (Commenti) anche con riguardo a questo provvedimento che, per la verità, non è un provvedimento qualsiasi, perché su questo si misura innanzitutto la politica di un Governo e si ridisegnano la società italiana e gli equilibri sociali ed economici degli italiani.
Per questa ragione, il gruppo dell'Italia dei Valori, che sa da che parte stare e che sa che non tradirà mai gli italiani e le italiane anche in questa occasione, in modo costruttivo e operativo, ha indicato una serie di direttrici su cui far marciare questo Governo.
Non a caso già un mese fa in Commissione finanze noi presentammo una risoluzione per impegnare il Governo. Per questa manovra economica tutti sappiamo che occorre fare sacrifici, che occorre Pag. 71riequilibrare i bilanci dello Stato, che occorre adeguarsi agli standard europei ed internazionali, ma alla fine non possiamo poi chiedere sempre agli stessi e, soprattutto, la cosa più inaccettabile che ho ascoltato ieri durante l'audizione del Premier Monti, che davvero mi ha angosciato e mi ha anche inquietato, è stato quando ha detto che non è possibile applicare e mettere in campo una patrimoniale, perché questo Stato non è in condizione di farlo perché non conosce i beni, non è in grado di renderla attuabile. Questo è gravissimo, perché alla fine si preferiscono le solite scorciatoie, cioè andare sul reddito fisso, sui pensionati, sulle attività produttive, su chi produce e crea ricchezza in questo Paese.
Pertanto noi di Italia dei Valori abbiamo detto: cominciamo invece a mettere le mani nelle tasche dei potenti e prepotenti, quelli che non hanno mai pagato. Cominciamo a badare ad un settore, e penso al settore dei giochi, ai concessionari giochi, questa potente lobby che ha sovvenzionato, alimentato, ha fatto «magnà» tanta politica e tanti partiti, tante fondazioni, e per questa ragione la fa franca da sette anni, malgrado sia stata presa con le mani nella marmellata e malgrado la guardia di finanza abbia fatto un lavoro prezioso, per contrastare attività di evasione e abbia richiesto un pagamento, a seguito dei conteggi che ha fatto propri la Corte dei conti, perché la procura generale della Corte dei conti il mese scorso, nell'ultima udienza, ha ribadito una richiesta di 98 miliardi ai concessionari di giochi.
Italia dei Valori ha detto una cosa molto semplice: non aspettiamo le sentenze, i magistrati, è la politica che deve muoversi se vuole fare iniziative giuste. Allora cominciamo a staccare un bel ticket per questi concessionari di giochi, che tra l'altro stanno partecipando ad una gara che è stata indetta nel mese di settembre scorso. Ma come fanno a partecipare ad una gara società e imprese che hanno un contenzioso con lo Stato? In altri settori, per esempio in quello dei lavori pubblici, non si ammette a partecipare a nuove gare chi ha un contenzioso con la pubblica amministrazione.
Allora noi abbiamo detto: facciamo una legge «ad aziendam» nel caso di specie per i concessionari di giochi, per queste società molto oscure, molto chiacchierate, stacchiamo un ticket del 10 per cento del contenzioso che è in corso, cioè facciamo pagare subito 9,8 miliardi di euro ai concessionari giochi, somma che può essere scomputata, successivamente, a sentenza avvenuta dall'importo maggiore che viene richiesto o nel caso contrario viene acquisita allo Stato per poterli tenere in piedi rispetto alle gare. Ci è stato detto che questo emendamento che Italia dei Valori ha presentato non è ammissibile, è stato dichiarato inammissibile per materia, e lo capisco perché questa è una materia che una certa politica e certi partiti non vogliono ascoltare e che, naturalmente, la fanno fare franca a questo settore. Ecco perché è materia non ammissibile.
Poi ne abbiamo presentato un altro, abbiamo detto: eleviamo il Preu e portiamolo al 15 per cento, questo determinerebbe anche sotto questo punto di vista un gettito di un miliardo e mezzo. Ebbene ci è stato detto che questo emendamento che Italia dei Valori ha presentato è inammissibile per mancanza di copertura finanziaria. Guardate, è singolare, si aumenta l'aliquota di una tassa e si ha un gettito minore, addirittura in un settore che è l'unico in Italia, questa è l'unica industria italiana che sta bene in salute e che cresce, perché rispetto ai 60 miliardi dello scorso anno con cui ha chiuso il fatturato al 31 dicembre 2010 quest'anno chiuderà con un fatturato di oltre 70 miliardi.
Ebbene, ci hanno detto che, aumentando l'aliquota, si incassa di meno. È incredibile ed è una contraddizione in termini che questo Governo, in questa stessa manovra, abbia previsto l'aumento dell'aliquota dell'IVA nel 2012. Allora, ciò significa che i 4 miliardi previsti nella presente manovra, con l'aumento dell'aliquota dell'IVA, sono «farlocchi»? Significa che non vi sarà un gettito maggiore, se è vero il principio in base al quale è stato Pag. 72dichiarato inammissibile il nostro emendamento, perché avrebbe dato un gettito minore?
Che cosa volevamo fare noi con questi soldi? Volevamo dare ossigeno al Piano nazionale del trasporto pubblico. Ieri abbiamo visto con piacere che è stata inaugurata la NTV a Nola, da Montezemolo e da Della Valle. A noi fa piacere che sia stata messa in campo questa importante iniziativa per le ferrovie. Della Valle ha detto - è sui giornali di oggi - che i viaggiatori ora viaggeranno meglio. Su quei treni il servizio è dato addirittura da operatori che indossano la livrea. Ma lo sanno che in Italia ci sono tanti altri pendolari, che usano i treni normali di tratte brevi, le metropolitane, gli autobus? La maggior parte degli italiani usa questi mezzi, l'80 per cento dei pendolari. Gli studenti che la mattina vanno all'università o i lavoratori che si recano al lavoro usano gli autobus, la metropolitana, i mezzi normali. Allora, i pendolari non sono italiani? Dobbiamo fare una linea importante e bella, ma che deve servire solo un'élite?
Ecco qual è la politica che si sta facendo in questo Paese, la politica per le élite; per gli italiani normali non c'è attenzione né cura. Addirittura, signori deputati, succede che una società come la NTV, per l'apertura degli stabilimenti a Nola - cosa inusuale per gli imprenditori italiani, perché qualsiasi imprenditore quando realizza un'industria, un capannone industriale, un opificio, in primo luogo deve pagare gli oneri di urbanizzazione ed i costi di costruzione - non ha pagato né oneri di urbanizzazione né costi di costruzione. È bello fare gli imprenditori così. Questi «furbetti» fregano sempre il pubblico. Funziona così, ma guarda caso a Nola c'è un sindaco del Popolo della Libertà, in maggioranza con l'Unione di Centro, e questo provvedimento è stato adottato con un'ordinanza della regione Campania, di Bassolino. Questi sono i risultati che determina l'«inciucio» che si sta facendo anche qui in questo Parlamento: fa strada ad imprenditori che vogliono semplicemente fregare la collettività, come hanno fatto anche con questa operazione.
Noi come Italia dei Valori abbiamo detto quali erano le direttrici. Altra direttrice importantissima e fondamentale per fare davvero una manovra giusta ed equa è far pagare chi non ha mai pagato, gli evasori fiscali noti e quelli nuovi.
Per quanto riguarda gli evasori fiscali noti, abbiamo parlato di quelli che hanno beneficiato dello scudo fiscale, in virtù del quale hanno avuto la possibilità di riciclare, usando lo Stato italiano come una lavanderia, grazie allo scudo fiscale che il Governo Berlusconi aveva previsto. Ebbene, lo fecero con l'irrisoria aliquota del 5 per cento. Come Italia dei Valori, abbiamo detto che è giusto che gli evasori fiscali quanto meno paghino un'aliquota come quella che viene praticata ai pensionati, che sulle loro pensioni hanno un'aliquota minima del 23 per cento. Noi per questa ragione abbiamo detto di elevare l'aliquota agli «scudati». Applichiamo un ulteriore 15 per cento, che sommato al 5 per cento darà solo il 20 per cento, che è comunque meno di quanto pagano tutti i pensionati italiani con un'aliquota del 23 per cento.
Ecco perché bisogna che ci si vergogni quando vi sono queste situazioni. I pensionati pagano il 23 per cento e noi abbiamo chiesto un'aliquota del 15 per cento in più da far pagare agli scudati, che avrebbe determinato un gettito di 20 miliardi di euro.
Poi abbiamo detto, la settimana scorsa - lo abbiamo anche formalizzato con un'interrogazione -, per gli altri evasori, quelli nuovi, quelli che hanno le loro fortune nei forzieri delle banche svizzere, perché non facciamo come hanno fatto la Germania e la Gran Bretagna, che hanno operato una ritenuta alla fonte e hanno preso i soldi direttamente dalla Svizzera, che ha fatto i prelievi dai conti di questi evasori e li ha trasmessi a Germania e Gran Bretagna?
Così fanno gli altri, così fanno Berlino e Londra; così, invece, non fa «Roma ladrona», la «Roma ladrona» di questo Pag. 73Governo, che non ha voluto guardare dove sono gli evasori e mettere le mani lì. Anche questa operazione avrebbe dato un gettito di 12 miliardi di euro e solo sull'evasione fiscale, nota e nuova, avremmo incassato subito 32 miliardi di euro, non con l'operazione «pezzottata» che il Governo ha immaginato, prevedendo, tra due anni, di chiedere lo 0,40 per cento agli scudati.
Ma dove li trovate più, fra due anni, i denari degli scudati? Allora state prendendo in giro gli italiani e state facendo una cosa molto, ma molto grave. È per questa ragione che, come Italia dei Valori, vi abbiamo detto ancora: perché non si mette mano ai grandi patrimoni? Perché non si fa pagare chi deve, chi ha di più? Abbiamo presentato una risoluzione e degli emendamenti con i quali abbiamo proposto delle aliquote progressive, che andavano da un minimo dello 0,50 per cento, partendo dai capitali sia mobili sia immobili, naturalmente, ma cominciando dagli immobili da un milione e mezzo a salire. Le aliquote progressive proposte erano dello 0,50, 0,75, 1,50, fino al 2 per cento.
Questo era il modo più onesto per non penalizzare il 76 per cento degli italiani, che hanno una prima casa. Forse questo Governo non lo sa, perché è lontano dalla realtà e dai cittadini, che vi sono italiani che con dei mutui, con dei sacrifici, non hanno ancora finito di pagare le case di cui sono proprietari. Voi andate a «sfruculiare» questi italiani. Molti di essi, forse, non potranno neanche più pagare questi mutui, perché alcuni sono finiti in cassa integrazione, altri in mobilità, altri hanno perso il posto di lavoro.
Ve la prendete con la prima casa perché è una scorciatoia. Ieri il Premier Monti ci ha detto che lo Stato italiano non è in condizione di mettere le mani, controllare e conoscere le ricchezze dei ricchi, dei potenti, che sono, come al solito, prepotenti.
Malgrado molti imprenditori, molti che posseggono, abbiano anche dato disponibilità a fronteggiare questa crisi economica, voi non avete raccolto questa disponibilità. Per uno che ha, che possiede, che conseguenze volete che abbia togliergli 20, 30 o 50 mila euro l'anno? Significa togliergli un po' di polvere dalla giacca, ma si mette in moto un meccanismo sicuramente più giusto, più equo.
Ecco perché la presente manovra economica diventa veramente gravissima e intollerabile, anche perché vi state avviando a costruire e a far venire una recessione sicura. Infatti, andando a picchiare, come state facendo, non solo sui meno abbienti, ma sui ceti medi, quelli che chiamate i moderati, picchiando su queste categorie sociali, le state impoverendo, perché state chiedendo loro piuttosto che a chi ha più denaro, più patrimoni o ha evaso il fisco.
Questo sistema, anche con l'applicazione dell'IVA maggiorata del 2 per cento per l'anno prossimo, determinerà, addirittura, un altro fattore ancora più intollerabile per gli italiani, perché se ad oggi, ovvero prima del Governo Monti, avevamo già una pressione fiscale intollerabile per le italiane e per gli italiani, eravamo al 43 per cento, per effetto di questa manovra la pressione fiscale l'anno prossimo schizzerà al 45 per cento e nel 2013-2014 addirittura al 46 per cento.
Allora questa manovra è ingiusta per questa ragione, perché è una manovra che ha preferito la scorciatoia di imposte lineari, generalistiche, indistinte. Ecco perché sono ingiuste, perché sono indistinte e colpiscono tutti allo stesso modo, perché quando aumentate le accise dei carburanti sapete che la pompa della benzina non riesce a distinguere chi ha denaro da chi non ne ha e chiede la stessa somma ad entrambi quando vanno a fare il pieno della benzina. A chi possiede di più non succede nulla se a fine anno, con l'aumento delle accise, pagherà 180 euro in più, mentre uno studente che deve andare all'università o un lavoratore che deve andare a lavorare non ce la faranno a sostenere neanche somme così modeste come 180 euro in più per i carburanti. Sono tutte operazioni di questo tipo, dall'ICI, o IMU, come preferite chiamarla, alle accise, all'IVA, alle tasse sui rifiuti, agli aumenti delle IRPEF regionali. Pag. 74
Insomma, con questa manovra il Governo si accorge o no che sta gambizzando gli italiani? Questo Governo killer sta gambizzando le italiane e gli italiani e lo sta facendo per conto di tre mandanti: il PdL, il Terzo Polo e il PD. Questo sta facendo questo Governo killer, sta gambizzando gli italiani perché promuove tasse lineari, tasse che si rivolgono alla stragrande maggioranza degli italiani, mentre le élite non pagheranno mai. In Italia lo 0,98 per cento delle famiglie possiede il 15 per cento della ricchezza italiana. Ebbene, questi vivono sogni tranquilli, gli evasori fiscali continueranno a vivere sogni tranquilli. Continuerà a vivere sogni tranquilli anche la «casta», diciamola tutta. Si sta facendo melina sui tagli che si dovevano fare cominciando dai vitalizi, perché chi viene in Parlamento o diventa sindaco o va in una regione deve svolgere un'attività di servizio per i cittadini. Non è un lavoro, non si campa di politica, la pensione bisogna prenderla per il lavoro che si è svolto, per quello che si è prodotto! Basta politici di professione, la politica non deve essere un mestiere o un'attività di risulta! Allora, che senso hanno i vitalizi non solo ai parlamentari, ma anche regionali? Perché, naturalmente, vi è questa «casta» che è ancora forte, potente e prepotente e, anzi, pensa che, in questo modo, più allarga la sua base in Parlamento, più riesce a comprimere gli italiani e le italiane. Io penso, invece, che questa manovra diventa davvero intollerabile.
Mi avvio alle conclusioni. So che vi fa piacere e che non vi fa piacere sentire queste cose, però tutti gli italiani che sono fuori da questo palazzo lo pensano tutti e ve lo stanno dicendo e, quando ve ne accorgerete, sarà troppo tardi.
Noi riteniamo, come Italia dei Valori, che questa manovra economica sia innanzitutto dannosa per il Paese, ma non solo per motivi socio-politici. Si potrebbe, infatti, dire: è una manovra di destra. E naturalmente ben sappiamo solitamente il centrodestra quali categorie sociali rappresenta e difende.
E, invece, noi diciamo qualcosa in più: questa manovra economica non è coincidente con le esigenze dell'Italia. Essa non funziona, perché non riesce a comprendere davvero cosa si dovrebbe fare per evitare una recessione, che è già stata pronostica e che non è solo dello 0,5 per cento, come ha detto l'OCSE: Bankitalia ci dice che sarà dell'1 per cento. Quando si mettono in moto manovre economiche come questa, succede che si bloccano sempre di più i consumi. Andate, infatti, ad incidere davvero sul popolo, sul popolo minuto se preferite dire così. Sono loro che non hanno soldi e non possono fare spesa. Sono loro che indirettamente e non per loro volontà non potranno più consumare e spendere.
Allora, questa manovra ingiusta, che gambizza gli italiani e le italiane, sicuramente non può essere accettata dall'Italia dei Valori. L'Italia dei Valori sa che deve stare dalla parte dei cittadini italiani, che non tradirà mai.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, mi limiterò a qualche considerazione. Certamente non ritornerò sugli argomenti e sui temi già perlustrati con sufficienza da parte dei colleghi che mi hanno preceduto e che sono stati descritti con lucidità questa mattina dall'amico onorevole Ciccanti.
Svolgo semplicemente una valutazione di fondo. Io non ho delle verità o delle certezze: non sono un economista e non sono sufficientemente predisposto ad avere sottomano tutti i temi economici all'interno del nostro Paese.
Si è detto con estrema chiarezza nei giorni scorsi - e questo è vero - che c'era e c'è una situazione gravissima di crisi economica, alla quale bisogna mettere mano attraverso decisioni e attraverso provvedimenti, che sono molto duri e molto pesanti, come sono altrettanto duri e molto pesanti i provvedimenti messi in atto da questa manovra economico-finanziaria. Pag. 75
Quando ci troviamo di fronte a queste vicende ed a queste situazioni, certamente è labile il confine per il mantenimento di alcuni diritti fondamentali di equità, che pur bisogna garantire. È difficile e labile il confine, di fronte anche a principi e diritti difesi dalla Costituzione, in una situazione di emergenza, che bisogna affrontare con decisione.
Ma sarebbe questo - lo dico con estrema chiarezza anche al Governo - un provvedimento insufficiente e che ritornerebbe in tutta la sua negatività, se noi ci fermassimo a questo tipo di provvedimento e di manovra, senza guardare oltre. Se non andassimo verso altri tipi di soluzione, che riguardano la crescita e lo sviluppo, e se ci limitassimo semplicemente a questa manovra, ovvero alle imposizioni che vi sono previste ed ai sacrifici che si chiedono, certamente si perderebbe anche la speranza.

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, le chiedo scusa, solo un minuto.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 17,37).

PRESIDENTE. Per ragioni di ordinamento dei lavori, mi chiedono di comunicare che, poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione (ore 17,38).

(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 4829-A)

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, la ringrazio per la sua cortesia.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, la ringrazio per il privilegio che mi ha dato perché è la prima volta che mentre si sta parlando si dà una notizia di questo genere. C'è sempre un fatto nuovo.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. L'onorevole Reguzzoni parlerà quando avrà finito di parlare l'onorevole Tassone.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori, su quello che ha detto il Presidente.

PRESIDENTE. In tal caso ne ha facoltà, scusandomi di nuovo con l'onorevole Tassone.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, mi scuso con l'onorevole Tassone ma non è colpa mia se il Presidente l'ha interrotta in maniera assolutamente inusuale per dare il termine di preavviso, con oltre quaranta colleghi della Lega iscritti a parlare in sede di discussione sulle linee generali. Non ho capito perché lei, Signor Presidente, ha ritenuto di fare questo gesto assolutamente inusuale che noi rimarchiamo come scorretto perché, lo ripeto, abbiamo oltre quaranta persone iscritte a parlare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, le ricordo che erano previste votazioni a partire dalle ore 16, quindi, questo avviso avrebbe dovuto essere dato parecchio tempo prima. All'onorevole Tassone chiedo ancora scusa e lo invito a continuare.

Testo sostituito con errata corrige volante MARIO TASSONE. Signor Presidente, il suo atteggiamento era scorretto, era una novità che mi dava ovviamente orgoglio perché quando si perlustrano fatti e sentieri nuovi è sempre importante e di grande rilevanza. Dicevo, signor Presidente, che se questa manovra non fosse accompagnata da provvedimenti di sviluppo Pag. 76e di sostegno della nostra economia sarebbe ovviamente negativa con delle ricadute infauste.
Non c'è dubbio, signor Presidente, che ci sono problemi e temi che riguardano - come più volte è stato richiamato - la giustizia e l'equità ed anche le istituzioni. Si tratta di un provvedimento restrittivo che interviene per quanto riguarda le imposte e la tassazione. C'è una prospettiva - è questo l'interrogativo che mi pongo in questo particolare momento - per quanto riguarda iniziative e riforme strutturali molto più sostenute e molto più complesse ed efficaci di quelle che si evidenziano anche attraverso questo provvedimento? Tutto questo si deve accompagnare certamente ad una riforma e a una rivisitazione complessiva per quanto riguarda il nostro ordinamento e il dato istituzionale all'interno del nostro Paese.
Non ripeterò le cose che ha detto il collega Ciccanti questa mattina quando faceva riferimento al superamento del bipolarismo. Se qualcuno oggi si lamenta che c'è un'insufficienza della politica, certamente c'è. Se abbiamo ben presente quello che sta succedendo sui mercati azionari sappiamo già qual è il destino e la tenuta della Borsa italiana a Milano quando abbiamo già le notizie dall'Asia. E poi quando la Borsa è negativa a Milano, lo è anche in Francia e in Germania. Quindi ci sono delle situazioni impalpabili che ci devono far pensare e riflettere pienamente su chi è assente dall'economia globale ed anche dall'Europa per quanto riguarda i mercati e le vicende economiche e finanziarie, e sul fatto che il Governo abbia il primato sull'economia. Ritengo che questo sia il dato molto forte. Se questo Governo non operasse in un momento di rivoluzione e quindi per far riacquistare fiducia e credibilità alla politica e alle istituzioni, certamente i percorsi sarebbero molto più difficili e molto più disarticolati. Come certamente vi è stato un impegno formidabile da parte dei relatori ma anche da parte dei colleghi delle Commissioni V (Bilancio) e VI (Finanze) che hanno operato anche delle modifiche e che hanno dato una maggiore credibilità e soprattutto raggiunto posizioni ed obiettivi di equità e di giustizia - sono state anche ricordate - per quanto riguarda l'adeguamento al costo della vita, le pensioni e il problema dell'ICI e quindi una rivalutazione e soprattutto una considerazione per le famiglie con figli. C'è stato anche l'aspetto che riguarda alcune vicende sul piano sociale che sono state tenute ben presenti ed hanno avuto delle risposte. Ma tutto questo ha un significato se questo processo e questo lungo discorso aprono ad una prospettiva e soprattutto ad un rapporto fiduciario molto più intenso e molto più vero.
Allo stesso modo, c'è stato, a mio avviso, un aggiustamento che doveva essere determinato per quanto riguarda le province. Noi non siamo per il mantenimento delle province - credo che il nostro partito abbia, più volte, dato un suo contributo e, soprattutto, abbia testimoniato una posizione molto ferma e molto decisa -, ma per noi fare quell'articolato svincolato da tutto il contesto, con qualche sospetto, con qualche perplessità sulla tenuta di un profilo costituzionale, era impervio; era impervio andare in quella direzione.
L'aggiustamento che è risultato dal lavoro della V e della VI Commissione dà una prospettiva, ma la prospettiva non deve essere semplicemente il dato province, ma deve essere una strategia, un disegno che bisogna avere per quanto riguarda una politica delle autonomie. L'altro giorno abbiamo discusso su una mozione che riguarda l'unione di comuni con riferimento alla consistenza della popolazione. Non possiamo noi prevedere il dato delle province in modo diverso rispetto ai comuni e alle aree metropolitane, rispetto a quella che è la sede delle responsabilità distribuite sul territorio. Ecco perché dico che il Governo, oggi, dopo aver approvato questa manovra economico-finanziaria, deve avviare un discorso riferito a quelle strategie importanti e fondamentali che diano sostegno all'attività economica. Una manovra economica non è tale, se non esiste anche il dato delle responsabilità sul piano istituzionale, se Pag. 77non esiste un ruolo sempre più forte da parte del Parlamento, che ha dimostrato di avere. Lo ha rivendicato, infatti, durante il lavoro della V e della VI Commissione, durante il quale i gruppi parlamentari non hanno suggerito, ma hanno dato dei contributi molto forti; non hanno suggerito, tuttavia, il Parlamento dà un contributo molto forte con il sostegno e con gli strumenti della democrazia, essendo depositario della sovranità popolare.
Certo, in questo momento, quando parliamo del Parlamento come riferimento e, soprattutto, come presidio della sovranità popolare, può sembrare qualcosa di anomalo rispetto a quelle che sono le valutazioni. Non staremo qui a difendere - per carità di Dio - i privilegi di una casta; non staremo qui a difendere alcune anomalie che qualcuno ha rilevato. Ma non staremo qui, signor Presidente, a difendere emendamenti che non vengono da quest'Assemblea, bensì da alcuni giornalisti, da alcuni quotidiani, da Stella e da Rizzo, che, certamente, non hanno alcuna legittimità, nessuna autorità morale.
Dobbiamo tornare ad una credibilità del Parlamento, che deve fare i conti con la sua sopravvivenza e con la sua credibilità per onorare nuovamente un rapporto con la collettività e con la società. E se il Parlamento, le istituzioni, la democrazia rappresentativa hanno interrotto questo tipo di rapporto, questo non lo si deve a quest'oggi, a questo mese, a questo Parlamento, ma viene da lontano, quando il popolo italiano decretò la fine dei partiti e la fine della politica e si consegnò ai salvatori della patria. Non abbiamo bisogno di salvatori della patria: la patria si salva, in un Paese democratico, con la sua storia se c'è un trasporto, se c'è un movimento, se c'è una rappresentanza legittima che esprime e raccoglie gli interessi più intimi e più veri.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, il suo atteggiamento non era scorretto, era una novità che mi dava ovviamente orgoglio perché quando si perlustrano fatti e sentieri nuovi è sempre importante e di grande rilevanza. Dicevo, signor Presidente, che se questa manovra non fosse accompagnata da provvedimenti di sviluppo Pag. 76e di sostegno della nostra economia sarebbe ovviamente negativa con delle ricadute infauste.
Non c'è dubbio, signor Presidente, che ci sono problemi e temi che riguardano - come più volte è stato richiamato - la giustizia e l'equità ed anche le istituzioni. Si tratta di un provvedimento restrittivo che interviene per quanto riguarda le imposte e la tassazione. C'è una prospettiva - è questo l'interrogativo che mi pongo in questo particolare momento - per quanto riguarda iniziative e riforme strutturali molto più sostenute e molto più complesse ed efficaci di quelle che si evidenziano anche attraverso questo provvedimento? Tutto questo si deve accompagnare certamente ad una riforma e a una rivisitazione complessiva per quanto riguarda il nostro ordinamento e il dato istituzionale all'interno del nostro Paese.
Non ripeterò le cose che ha detto il collega Ciccanti questa mattina quando faceva riferimento al superamento del bipolarismo. Se qualcuno oggi si lamenta che c'è un'insufficienza della politica, certamente c'è. Se abbiamo ben presente quello che sta succedendo sui mercati azionari sappiamo già qual è il destino e la tenuta della Borsa italiana a Milano quando abbiamo già le notizie dall'Asia. E poi quando la Borsa è negativa a Milano, lo è anche in Francia e in Germania. Quindi ci sono delle situazioni impalpabili che ci devono far pensare e riflettere pienamente su chi è assente dall'economia globale ed anche dall'Europa per quanto riguarda i mercati e le vicende economiche e finanziarie, e sul fatto che il Governo abbia il primato sull'economia. Ritengo che questo sia il dato molto forte. Se questo Governo non operasse in un momento di rivoluzione e quindi per far riacquistare fiducia e credibilità alla politica e alle istituzioni, certamente i percorsi sarebbero molto più difficili e molto più disarticolati. Come certamente vi è stato un impegno formidabile da parte dei relatori ma anche da parte dei colleghi delle Commissioni V (Bilancio) e VI (Finanze) che hanno operato anche delle modifiche e che hanno dato una maggiore credibilità e soprattutto raggiunto posizioni ed obiettivi di equità e di giustizia - sono state anche ricordate - per quanto riguarda l'adeguamento al costo della vita, le pensioni e il problema dell'ICI e quindi una rivalutazione e soprattutto una considerazione per le famiglie con figli. C'è stato anche l'aspetto che riguarda alcune vicende sul piano sociale che sono state tenute ben presenti ed hanno avuto delle risposte. Ma tutto questo ha un significato se questo processo e questo lungo discorso aprono ad una prospettiva e soprattutto ad un rapporto fiduciario molto più intenso e molto più vero.
Allo stesso modo, c'è stato, a mio avviso, un aggiustamento che doveva essere determinato per quanto riguarda le province. Noi non siamo per il mantenimento delle province - credo che il nostro partito abbia, più volte, dato un suo contributo e, soprattutto, abbia testimoniato una posizione molto ferma e molto decisa -, ma per noi fare quell'articolato svincolato da tutto il contesto, con qualche sospetto, con qualche perplessità sulla tenuta di un profilo costituzionale, era impervio; era impervio andare in quella direzione.
L'aggiustamento che è risultato dal lavoro della V e della VI Commissione dà una prospettiva, ma la prospettiva non deve essere semplicemente il dato province, ma deve essere una strategia, un disegno che bisogna avere per quanto riguarda una politica delle autonomie. L'altro giorno abbiamo discusso su una mozione che riguarda l'unione di comuni con riferimento alla consistenza della popolazione. Non possiamo noi prevedere il dato delle province in modo diverso rispetto ai comuni e alle aree metropolitane, rispetto a quella che è la sede delle responsabilità distribuite sul territorio. Ecco perché dico che il Governo, oggi, dopo aver approvato questa manovra economico-finanziaria, deve avviare un discorso riferito a quelle strategie importanti e fondamentali che diano sostegno all'attività economica. Una manovra economica non è tale, se non esiste anche il dato delle responsabilità sul piano istituzionale, se Pag. 77non esiste un ruolo sempre più forte da parte del Parlamento, che ha dimostrato di avere. Lo ha rivendicato, infatti, durante il lavoro della V e della VI Commissione, durante il quale i gruppi parlamentari non hanno suggerito, ma hanno dato dei contributi molto forti; non hanno suggerito, tuttavia, il Parlamento dà un contributo molto forte con il sostegno e con gli strumenti della democrazia, essendo depositario della sovranità popolare.
Certo, in questo momento, quando parliamo del Parlamento come riferimento e, soprattutto, come presidio della sovranità popolare, può sembrare qualcosa di anomalo rispetto a quelle che sono le valutazioni. Non staremo qui a difendere - per carità di Dio - i privilegi di una casta; non staremo qui a difendere alcune anomalie che qualcuno ha rilevato. Ma non staremo qui, signor Presidente, a difendere emendamenti che non vengono da quest'Assemblea, bensì da alcuni giornalisti, da alcuni quotidiani, da Stella e da Rizzo, che, certamente, non hanno alcuna legittimità, nessuna autorità morale.
Dobbiamo tornare ad una credibilità del Parlamento, che deve fare i conti con la sua sopravvivenza e con la sua credibilità per onorare nuovamente un rapporto con la collettività e con la società. E se il Parlamento, le istituzioni, la democrazia rappresentativa hanno interrotto questo tipo di rapporto, questo non lo si deve a quest'oggi, a questo mese, a questo Parlamento, ma viene da lontano, quando il popolo italiano decretò la fine dei partiti e la fine della politica e si consegnò ai salvatori della patria. Non abbiamo bisogno di salvatori della patria: la patria si salva, in un Paese democratico, con la sua storia se c'è un trasporto, se c'è un movimento, se c'è una rappresentanza legittima che esprime e raccoglie gli interessi più intimi e più veri.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,45)

MARIO TASSONE. Bisogna riannodare il rapporto con la collettività e con il territorio. Se manca questo, se manca un Parlamento come presidio delle libertà per evitare quelli che possono essere i processi di disgregazione, in cui, molte volte, predominano le strutture e i gruppi che pur vi sono - strutture e gruppi forti che pur vi sono -, certamente, tutto questo va a vanificarsi. Il Parlamento, infatti, deve essere il momento del bilanciamento, in cui ci si concentra e si discute fra interessi vari, ma, poi, bisogna trovare una sintesi, un modulo e un percorso su cui costruire una prospettiva all'interno del nostro Paese.
Se il Parlamento e se la politica si ritraggono e si piegano su loro stessi, vi sono altre forze che prendono il sopravvento e occupano spazi impropri. Questa sarebbe un'altra storia democratica del nostro Paese. Noi vogliamo ritornare alla storia vera, democratica, del nostro Paese proprio facendo leva su queste cose, ridando fiducia ai cittadini, ridando fiducia alle istituzioni, in un quadro in cui, certamente, il Parlamento non può essere la controparte dei cittadini. Questo è uno sforzo che dobbiamo fare tutti quanti: non possiamo essere l'altra parte, ma dobbiamo rappresentare realmente quello che c'è, il sentir comune all'interno del nostro Paese e della nostra società. Questo è il dato della prospettiva, anche economica, che noi stiamo portando avanti. Questa, ovviamente, è l'adesione che diamo ad un Governo e alla sua manovra nella misura in cui tutto questo, questa cultura e questa prospettiva avanzano, dove c'è una cesura rispetto al passato e dove anche questo Governo ha la responsabilità di aprire una prospettiva di novità e di diversità.
Se non ci fossero le novità e le diversità certamente le piccole manovre o le tasse generalizzate non avrebbero nessun significato, ma la forza di un Governo, sostenuto da una grande maggioranza, sta proprio in questo: avere un consenso del Parlamento e soprattutto una prospettiva, un percorso da costruire e da far costruire ai cittadini. Pag. 78
Un ultimo dato, signor Presidente, è quello dei problemi che esistono per quanto riguarda l'evasione fiscale e per quanto riguarda il Mezzogiorno.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Tassone.

MARIO TASSONE. Concludo, signor Presidente, ma mi lasci dire un'ultima cosa anche perché poc'anzi ho subito una piccola interruzione.
L'evasione fiscale non è una pura invenzione e i problemi del Mezzogiorno che qualcuno ha detto che saranno affrontati successivamente con un apposito provvedimento sono temi e argomenti che non sono di parte, ma rientrano in una prospettiva del nostro Paese. Secondo quest'ultima i sacrifici di oggi devono trovare una ricompensa con un nuovo percorso e soprattutto con una nuova rivalutazione delle istituzioni e della democrazia come presidio non soltanto di libertà, ma anche dei diritti di giustizia e di equità, diritti inviolabili dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non credo vi sia, mentre noi parliamo, alcuno, non solo tra noi deputati, tra i senatori, tra i politici in genere, ma anche tra tutti cittadini italiani, che non si sia reso conto della gravità della crisi economica che si è abbattuta sull'Europa e particolarmente sul nostro Paese o che non abbia ancora ben chiara l'esigenza di intervenire con urgenza o che non sappia che per riuscire a superare questa difficile emergenza occorre fare sacrifici, ed anche pesanti.
Da qualche mese televisioni e giornali non parlano d'altro. Le variazioni della Borsa, dei mercati, dei titoli di Stato, dello spread, del valore dell'euro, rientrano ormai nei ragionamenti quotidiani, non solo degli addetti ai lavori, ma anche delle persone comuni. Il signor Presidente del Consiglio, lunedì 5 dicembre, intervenendo in quest'Aula lo ha detto con molta chiarezza sottolineando che gli interventi, anche dolorosi, assunti dal suo Governo, mirano a disegnare l'Italia dei nostri figli, un'Italia seria, europea, saldamente ancorata ai valori del lavoro e del risparmio, ma finalmente capace di esprimere una crescita duratura. Quell'Italia, signor Ministro, signor Presidente, in cui vorrebbe vivere qualsiasi cittadino italiano e che sarebbe certamente meta ambita di qualsiasi cittadino del mondo è la stessa Italia che è nei nostri pensieri, nei nostri desideri, nei nostri sogni ed è forse la stessa Italia che era stata disegnata, pensata, desiderata, sognata da quelli che ieri e avanti ieri, in un passato ancora più lontano, sono stati qui a rappresentare il popolo italiano occupando il suo ed il nostro posto. Gli stessi, viste le condizioni in cui siamo, non sono riusciti a costruirla quell'Italia. Ora, se è vero che a nulla e a nessuno gioverebbe scaricare su di loro ogni colpa e che fare il processo alla storia non avrebbe alcun senso, è altrettanto vero che per il recente passato e per il presente, facendo un doveroso sforzo comune, nessuno dentro e fuori di qui può dire di non avere la propria parte di responsabilità.
Parlo innanzitutto della politica, della politica in tutte le sue espressioni e ciascuna con il proprio peso, partendo dai livelli più alti, Governo e Parlamento, passando via via per le regioni, le province fino al più piccolo consiglio comunale. Non so, signor Presidente, onorevoli colleghi, se sia però giusto che si lasci continuamente criminalizzare in blocco l'intera classe politica italiana, senza alcun distinguo. Va bene la critica, anzi ci preoccuperebbe molto se mancasse e vanno bene i rilievi, anche pesanti, sulle scelte sbagliate e sui comportamenti scorretti.
Va bene la denuncia delle inadempienze, dello scarso impegno, dell'arroganza, della presunzione di questo o quell'esponente politico. È un sacrosanto diritto di ogni italiano pretendere la trasparenza dalla politica, vedere sottoporre alla più scrupolosa radiografia la vita pubblica Pag. 79di ogni rappresentante eletto dal popolo, i suoi redditi, i suoi averi, la sua situazione patrimoniale, quella di prima e quella di dopo il mandato. È lecito mettere in discussione i compensi dei parlamentari e dei membri del Governo, ed è altrettanto legittimo che vi sia chi proponga di ridurli o di eliminarli. È un bene che a fare tutto questo siano gli organi di stampa e le televisioni, siano, in particolare, conduttori radiotelevisivi della RAI, attorniati da tanti valenti opinionisti e anche da uomini e donne di spettacolo, ed è un bene che sia, soprattutto, la satira, che è il vero sale della democrazia.
Ma sarebbe anche bene - credo -, sempre in omaggio alla richiamata trasparenza, che così come i parlamentari sono tenuti a rendere pubblica la loro dichiarazione dei redditi, lo siano anche i giornalisti, i conduttori, gli opinionisti, gli attori e gli esperti a vario titolo che prestano, retribuiti, la loro opera per la televisione di Stato. Facciano conoscere agli italiani, nel corso delle stesse trasmissioni e a mezzo stampa, l'ammontare dei loro redditi, i compensi per le loro presenze, per le loro prestazioni, fisse o occasionali che siano, il costo complessivo dei programmi e se anche per loro tutti, in questa fase di grave di emergenza economica, sia valida la regola dei sacrifici e dei tagli dei compensi e dei privilegi o se, per qualche ragione, ne debbano rimanere esclusi.
Ciò perché, signor Presidente, onorevoli colleghi, se dovesse risultare vera una notizia riportata da alcuni organi di stampa - pochi in verità, e non so se anche da qualche televisione - di un compenso di 400 mila euro che la RAI avrebbe corrisposto ad un comico italiano per un'apparizione di una ventina di minuti in un programma della prima rete, oltre ad essere un'offesa per quei pensionati a 900 euro mensili, che per mettere insieme una tale somma guadagnata dal comico in venti minuti dovrebbero sfidare ogni legge della natura vivendo altri quarant'anni, ciò metterebbe in grande imbarazzo il Presidente del Consiglio, che vedrebbe mettere in discussione la sua credibilità quando chiede sacrifici anche a chi i sacrifici non sarebbe nelle condizioni fisiche e psichiche di farli perché lasci che si brucino in venti minuti 400 mila euro sottratti alle casse dello Stato.
Continuando con l'analisi, dopo la politica non si può non parlare dei sindacati, della Confindustria e delle associazioni di categoria che, spesso, hanno orientato, determinato, condiviso e concertato le scelte della politica. Così come non si può non parlare dei cosiddetti poteri forti, delle banche, delle assicurazioni, che non hanno saputo o voluto sostenere, incoraggiare e promuovere le iniziative necessarie per avviare e consolidare il processo di crescita e di sviluppo nel nostro Paese.
Non me ne vogliano, signor Ministro e signori del Governo, ma non si possono escludere dall'elenco i tecnici, che sin dalla Costituente sono stati continuamente e fortemente legati alla politica, in molti casi supportandola e in tanti altri guidandola, addirittura. E potrei parlare, se non di tutte, sicuramente di tante altre categorie che, direttamente o indirettamente, potrebbero essere chiamate a dar conto di proprie responsabilità: magistrati, scienziati, uomini e donne di spettacolo e dello sport, docenti universitari, imprenditori, vertici militari, dirigenti, anche di primissimo piano, di aziende pubbliche, direttori generali delle ASL, presidenti di Autorità, presidenti di camere di commercio, di ASL, di ASI, di consorzi pubblici, di municipalizzate, di enti vari e così via.
Signor Presidente, noi di FLI, consapevoli della gravità della crisi e preoccupati delle enormi difficoltà con cui quotidianamente è costretta a fare i conti la nostra gente (soprattutto i giovani e le fasce più deboli), visti gli attacchi speculativi sferrati contro il nostro Paese, poiché amiamo davvero l'Italia, tutta l'Italia, non ci siamo opposti alla scelta del Governo tecnico, anche se non sono pochi quelli che l'hanno vista come un commissariamento della politica. Abbiamo dato fiducia a questo Governo e la confermeremo pure per questa manovra, sebbene alcuni provvedimenti non ci piacciano. Daremo la fiducia anche perché siamo convinti, o Pag. 80perlomeno nutriamo una forte speranza, che questi dolorosi sacrifici, oltre a mettere la nazione al riparo dal fallimento, abbiano anche l'obiettivo di avviare la fase della ripresa, della crescita e dello sviluppo.
Occorrerà lavorare da oggi in altre direzioni, occorrerà prendere provvedimenti di sicura efficacia e di più ampie prospettive. Siamo d'accordo con il Presidente del Consiglio quando dice che il Governo farà le sue scelte con interventi la cui filosofia sia ispirata ai tre principi: quello del rigore, dell'equità e dello sviluppo. Buoni segnali ci sono a favore dei giovani e delle donne e qualcosa si vede muovere anche per il sud, per le infrastrutture, per la legge n. 106 del 2011, per il porto di Taranto.
Si potrà fare di più - noi di Futuro e Libertà lo speriamo - almeno per arrestare una grave emorragia, quella dell'emigrazione giovanile che è più preoccupante di quella del secolo scorso. Ieri il sud offriva braccia in esubero, oggi, oltre a quelle, perde cervelli e opportunità, soprattutto nel campo medico della ricerca scientifica.
Ci piacerebbe, signor Presidente del Consiglio, sempre per fare onore a quei principi e per garantire la centralità umana, partire proprio dalla tutela del primo e fondamentale diritto dell'uomo, che è il diritto alla salute. Una nazione civile ed importante come l'Italia deve puntare sui principi del rigore, dell'equità, dello sviluppo - e mi permetto di aggiungerne un altro - quello dell'efficienza, innanzitutto per dar vita ad un nuovo modello di sanità, un modello uguale al nord, al centro e al sud e non un modello di «serie A», di «serie B» o di «serie C», a seconda della latitudine.
Si faccia un giro per l'Italia, signor Presidente, vada a visitare qualche ospedale, scelga a campione tra diverse aree geografiche e vedrà le differenze e, se vorrà, ci faccia l'onore di venire in Puglia, o venga almeno lei, Ministro della salute, a vedere in che modo viviamo. Venga in provincia di Taranto a verificare come funzionano, per esempio, alcuni pronti soccorsi e quanto tempo bisogna attendere per avere una TAC, una risonanza magnetica, una mammografia, un semplice elettrocardiogramma. Quello che più amareggia e che fa rabbia è che esistono in loco professionalità e risorse di così alto livello che, se fossero messe nella possibilità di operare con gli strumenti adeguati e nelle condizioni di normalità, se si lasciassero lavorare come sanno fare, farebbero sorgere anche lì, nel profondo sud, dei centri di eccellenza, che oltre a garantire la migliore assistenza, le migliori cure, le migliori prestazioni alla gente del luogo, che non avrebbe più bisogno di sopportare, oltre alle sofferenze per la malattia, il disagio e l'angoscia dei viaggi della speranza o della disperazione, potrebbero rappresentare vere e proprie opportunità economiche, di crescita e di lavoro, perché diventerebbero punti di riferimento per i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Purtroppo non si vede molto in questa manovra riguardo alla sanità. È assente qualsiasi riferimento alla ricerca. Voglio sperare che l'argomento venga trattato come merita molto presto, mettendo in cantiere progetti nuovi, moderni, originali, che riguardino l'Italia, l'Italia intera, l'Italia unita, l'Italia uguale nei diritti e di doveri, al nord, al centro e al sud.
Se sarà così, noi di Futuro e Libertà continueremo a sostenere questo Governo perché finalmente tutti noi potremo dire di aver dato inizio alla costruzione di quell'Italia dei nostri figli, di quell'Italia seria, europea, saldamente ancorata ai valori del lavoro e del risparmio, dal Presidente del Consiglio richiamata all'inizio del suo intervento di lunedì 5 dicembre in quest'Aula, da noi ampiamente condivisa e da tutti gli italiani fortemente attesa (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, permettetemi prima di fare qualche Pag. 81considerazione di contesto su questa manovra che è eccezionale in sé, ma è anche eccezionale per la fase politica e la storia del nostro Paese.
È eccezionale per il quadro politico di riferimento e le conseguenze che questo determina e determinerà nei rapporti tra Governo e Parlamento e fra i gruppi stessi: richiede un supplemento di capacità della politica, di mediazione, di realismo, di responsabilità, di capire anche le ragioni degli altri, di non confondere le proprie aspirazioni con la realtà.
È una manovra eccezionale perché è una manovra vera. In questa legislatura abbiamo fatto manovre di ben più alto valore, ma non hanno prodotto lo stesso dibattito, lo stesso confronto, semplicemente perché non erano vere. Si trattava di norme che puntualmente non producevano gli effetti dichiarati. Lo abbiamo visto con i tagli lineari, che producevano aumento di spesa corrente. Lo abbiamo visto con mille poste di spesa mai coperte. È una manovra vera perché vi sono operazioni strutturali mai viste prima. Proprio questa è la causa principale per la quale ci troviamo in questa situazione, ossia per non aver affrontato i temi veri. Ma ciò non è normale, soprattutto per il contesto internazionale ed europeo.
Non è mai stata detta la verità a questo Paese e questa è la principale responsabilità dell'ex maggioranza. Solo la verità avrebbe determinato comportamenti conseguenti di tutti: di forze sociali, di cittadini, di partiti, di istituzioni. Ancora a luglio il Presidente del Consiglio è venuto in quest'Aula a dirci che stavamo meglio degli altri, e non era vero.
Con questa manovra noi diciamo la verità al Paese. L'Italia ha rischiato il fallimento. Il Presidente Napolitano ha usato il termine «catastrofe», ma non è finita, molto dipende da noi e non solo. Diciamo che possiamo essere considerati nella fase di concordato preventivo.
Vorrei dire ai colleghi della Lega, che mi sembrano patetici in questa offensiva così immediata che oggi ha visto una dimostrazione anche al Senato (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), che l'Italia era stata commissariata: non è oggi commissariata, ma era stata commissariata. Se ricordiamo quel mercoledì nero con i 570 punti di spread e con i nostri titoli al 7-8 per cento, ritengo che possiamo considerare che, se l'Italia fosse rimasta ancora ferma, il tutto non si sarebbe fermato lì. E sappiamo quanto pesa il nostro debito, 1.900 miliardi di euro. Sappiamo che abbiamo, ogni anno, dai 300 ai 400 miliardi di euro di titoli da collocare.
Purtroppo, il Presidente Monti, nel mandarci l'aggiornamento della Nota di variazione, ha segnalato un dato drammatico. Abbiamo chiuso il 2011 con un costo degli interessi di 77 miliardi di euro; nel 2012 sarà di 94, ossia 17 miliardi di euro in più. Se questo trend continua, voi capite che non c'è manovra che tenga. E non si sarebbe fermato perché gli altri corrono: il Portogallo ad 800, l'Irlanda ad 800, la Grecia, che non emette più titoli di Stato, è a 2.800.
Il problema euro esiste, certo che esiste. È evidente e paradossale ed è dato dal fatto che il Regno Unito, che ha fondamentali ben peggiori, paga meno interessi della Germania.
Tutto questo è successo per la follia fatta con la Grecia di aver chiesto la partecipazione al concordato ai privati. Ce lo ha detto in audizione lo stesso Governatore Visco.
Lì è emersa la verità e l'affidabilità dell'euro è stata resa palesemente ed evidentemente davanti agli occhi di tutti. Però, con l'operazione italiana qualcosa è successo. Noi non possiamo confrontare la Banca centrale europea con banche di altri Paesi - come la Federal Reserve - in cui vi è una banca e un Paese. Questa è una banca che ha 17 Paesi e deve avere 17 Paesi in ordine (Commenti del deputato Scilipoti). Sta qui, quindi, il tema di questa manovra: il conseguimento della regola d'oro, il pareggio di bilancio, per il quale il precedente Governo ha semplicemente dichiarato di volerlo anticipare al 2013 con una norma incredibile detta «di salvaguardia»: «Venti miliardi li prenderemo dall'assistenza; se non ci riusciremo, taglieremo Pag. 82in maniera lineare (quindi, un prelievo lineare) sulle deduzioni e sulle detrazioni». Che cosa era questo, se non un aumento di tasse? Non erano 20 miliardi per di più che gli italiani avrebbero pagato? Che effetto avrebbe avuto sulla crescita e sull'economia?
L'Italia ha, dunque, contribuito. Non dico che ha cambiato qualcosa, ma ha cercato di dare una soluzione alla crisi europea. Ha comunque creato le precondizioni perché questo si possa fare. Il summit del 9 dicembre è stato ancora insufficiente, parziale e limitato, ma se oggi i Presidenti francese e tedesco possono dire che sulla Grecia si è sbagliato e sono chiamati a fare autocritica è perché un grande Paese come l'Italia si è messo sulla via del risanamento (Commenti del deputato Scilipoti).
Per quanto riguarda la manovra, è stato detto (questo è il motivo di fondo) che questa è una manovra tutta tasse. Non è assolutamente vero. Intanto, c'è una qualità anche nella tassazione, perché oggi possiamo dire che possiamo tassare meglio le cose che vediamo. «Dalle persone alle cose» era una massima del Ministro Tremonti. Oggi si sta realizzando, perché l'operazione fatta sui patrimoni mobiliari e immobiliari è reale. Se oggi possiamo dire che chiediamo di più a chi ha di più, anche tassando il lusso, vuol dire che c'è anche un problema di qualità. Ma qui c'è un'azione anche sulla spesa ed è notevole.
Non siete mai riusciti ad affrontare il tema delle pensioni e qui lo affrontiamo con un certo equilibrio, cercando di puntare anche sui privilegi che c'erano e ci sono in questa grande massa.
Con riguardo alla spesa, ci sono provvedimenti: sul tetto dei manager pubblici, sull'accorpamento degli enti, sul taglio degli enti, sulla riduzione di agenzie e authority, sulla richiesta di concorso agli enti territoriali, sulle centrali d'acquisto. Poi c'è una operazione sulle entrate - forse insufficiente, perché le entrate possono avvenire anche sulla stessa imposizione - ed è quella sull'evasione fiscale.
Credo che all'inizio, nel commentare questa manovra, anche da parte nostra sia stato espresso qualche giudizio un po' sommario. Ora, la tracciabilità a mille euro non è la sola operazione contenuta in questa manovra. Ce lo ha ricordato il Presidente Monti ieri sera: il patto con il fisco e la possibilità di avere oggi maggiori informazioni bancarie.
Per quanto riguarda la crescita e lo sviluppo, gli amici della Lega Nord dicono che è una manovra recessiva, ma non si accorgevano delle 17 manovre di prima, che erano recessive senza alcuna misura per lo sviluppo. Qui ci sono misure per lo sviluppo che possono riequilibrare questo gap solo se riusciamo a far scattare una ambizione in questo Paese, nelle imprese e nei lavoratori. E le precondizioni ci sono.
Aver tassato i patrimoni e avere usato parte di queste risorse per il cuneo fiscale - mi riferisco alla riduzione dell'IRAP per quanto concerne il costo del lavoro per i giovani, per le donne e, in maniera maggiore, per il sud - è un'operazione per lo sviluppo. Là vi è una situazione di crescita economica ed è un'operazione per lo sviluppo.
È stato detto che è una manovra per le banche. Ma se non rifinanziamo e non sosteniamo il Confidi e la possibilità per le banche di sostenere la piccola e media impresa, come si stava facendo, come può ripartire la nostra economia? O la garanzia per le obbligazioni bancarie, che qui è presente, aiuta o no il rischio di credit crunch, il rischio di stretta creditizia? Poi vi sono altre norme per chiamare i privati, attraverso la finanza di progetto o altre operazioni.
È stato detto che la manovra è molto debole sulle liberalizzazioni. Credo che questo Governo abbia le caratteristiche per fare meglio e per fare di più. Ma i poteri maggiori, attribuiti all'Antitrust, credo che vadano in questa direzione.
Voglio poi fare notare un particolare che forse è sfuggito. La vecchia ICI dava un gettito di 3,6 miliardi. Quella nuova, così come è stata strutturata, con 200 euro di franchigia annua (mentre prima era di 103) e con i 50 euro in più per i figli, darà Pag. 83un gettito di 2,4 miliardi e, quindi, meno di quella di prima, che è stata imprudentemente eliminata.
È evidente che oggi possiamo guardare alla seconda fase che abbiamo davanti, perché questa manovra, appunto, mette a nudo la politica condotta sulla base dei sondaggi e con l'ossessione quotidiana delle elezioni.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 18,15)

MASSIMO VANNUCCI. Abbiamo capito che per fare la rivisitazione della spesa, la spending review, serve tempo. Però, abbiamo perso tre anni con questo Governo. Per fare la lotta all'evasione vera ci vogliono strumenti e vanno costruiti. È evidente la difficoltà di confrontarci con sistemi fiscali, come quello francese e quello svizzero, che hanno più possibilità di rivolgersi al patrimonio mobiliare.
La manovra mette poi a nudo la necessità di riformare il welfare, che sempre più è utilizzato dai furbi e che è messo in crisi dall'evasione fiscale, che ci chiamerà a dover fare selezione nell'assistenza sociale.
Avevamo la necessità del mantenimento dei saldi, Ministro Giarda, e l'abbiamo rispettata riuscendo, però, ad aumentare il livello di equità. Lo abbiamo fatto eliminando il limite dei 50 mila lavoratori che erano in mobilità per accedere alla pensione e lo abbiamo fatto triplicando, o portando a tre volte il minimo, la soglia per la indicizzazione delle pensioni. Lo abbiamo fatto rendendo strutturale lo scudo fiscale e inserendo norme sulle pensioni d'oro, inserendo norme sul tetto agli stipendi e togliendo il tetto massimo di 1.200 euro sull'imposta di bollo sul dossier titoli. Sono tutte conclusioni importanti e tutte modifiche che le Commissioni hanno compiuto con il loro lavoro. Vorrei ringraziare i presidenti Gianfranco Conte e Giancarlo Giorgetti e i relatori Baretta e Leo perché, in condizioni difficili, credo che siamo oggi in grado di proporre all'Assemblea un testo sensibilmente migliorato.
Voglio concludere, signor Presidente. La conclusione non è felicissima ma deriva dal fatto, appunto, che non abbiamo detto la verità al Paese né abbiamo affrontato i problemi. Abbiamo compiuto scelte sbagliate e contraddittorie che, via via, stiamo riportando in ordine. Pensiamo solo alla tracciabilità, eliminata con un furore ideologico incredibile e reinserita a 12.500, poi a 5.000, poi a 2.500 e, oggi, a 1.000 euro. Ma sono tante le norme - come quelle relative all'ICI stessa, che abbiamo dovuto reintrodurre - che testimoniano errori che sono stati compiuti.
Abbiamo teorizzato che in momenti di crisi non si potevano fare riforme. Ciò ci ha portato a questa situazione che - è evidente - ha fatto saltare - e ho concluso, signor Presidente - i nostri principi di fondo. Parlo di quelli del Partito Democratico, che guardano e puntano alla redistribuzione della ricchezza da attuare attraverso il fisco. Avevamo sperato - e continuiamo a farlo - di redistribuire il prelievo tra redditi, rendite, consumi e patrimoni. Oggi, lo dobbiamo destinare all'emergenza e ai saldi perché abbiamo consumato...

PRESIDENTE. Onorevole Vannucci, deve concludere.

MASSIMO VANNUCCI. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, con un'ultima speranza: che questa redistribuzione si possa e si debba fare con un rigore assoluto nei confronti dell'evasione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo per richiamare l'articolo 44, comma 1, del Regolamento. Sappiamo che tutte le manovre sono importanti e richiedono - l'abbiamo chiesto anche noi in passato - il più grande approfondimento possibile e la più larga convergenza Pag. 84di opinioni per cercare di dare il maggior contributo per fare in modo che quanto licenziato da quest'Aula sia il meglio possibile per il Paese.
Credo anche che in passato si siano vissuti momenti come questo, nei quali da più parti c'è stato uno scontro rispetto al tipo di manovre che si presentavano. Tuttavia, ritengo che in questo momento, al di là del contenuto di questa manovra (e le manovre non piacciono mai quando chiedono qualcosa e danno poco e non sono mai piaciute neanche in passato) nel quale non entriamo, purtroppo, il Paese abbia bisogno che questo provvedimento venga licenziato il prima possibile. Questa Camera ha dato la fiducia ad un Governo di persone che non appartengono al Parlamento perché il Paese ha bisogno di risposte immediate.
Per questo motivo, credo vi sia la necessità di interrompere la discussione sulle linee generali - con tutto il rispetto anche per le persone che sono ancora iscritte a parlare - e di andare velocemente all'approvazione di questo provvedimento affinché anche il Senato in tempi brevi possa fare altrettanto.
Per queste motivazioni, senza ritornare sui percorsi del passato perché in questo momento deve prevalere la responsabilità, chiedendo scusa a tutti quelli che vorrebbero e potrebbero portare anche positivamente il loro contributo, signor Presidente, ai sensi dell'articolo 44, comma 1, del Regolamento chiedo la chiusura della discussione sulle linee generali.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, ai sensi dell'articolo 44, comma 1, del Regolamento, sulla richiesta testé avanzata dall'onorevole Compagnon, darò la parola ad un oratore a favore e ad uno contro per non più di cinque minuti ciascuno.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, sono veramente stupito dall'evolversi della situazione perché - e richiamo anche lei, facendo un richiamo al Regolamento - è prassi consolidata che nella discussione sulle linee generali ci sia un'alternanza di interventi della maggioranza e dell'opposizione. Ad oggi, al momento, ci sono stati 15 interventi di cui solo due dell'opposizione, i cui rappresentanti rimangono iscritti a parlare per 57 residui interventi. Non possiamo accettare che si limiti lo spazio di contrarietà a questo provvedimento in una maniera inaccettabile, che lede qualsiasi tipo di ragionamento democratico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Noi abbiamo avuto un atteggiamento costruttivo, abbiamo presentato un certo numero di emendamenti in Commissione, i nostri hanno lavorato in maniera precisa, siamo venuti in Aula presentando una serie di emendamenti limitata - pochi emendamenti - proprio per dare al Governo la possibilità di procedere senza atteggiamenti ostruzionistici di alcun tipo.
Questa richiesta giunge dopo che la discussione sulle linee generali è stata ritardata di 48 ore per problemi del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), dopo che fino ad un'ora fa e ancora adesso - e sfido i colleghi della maggioranza di destra e sinistra a dire se è vero che il Governo non presenterà un maxiemendamento - non si sa nulla di quello che dovrà succedere. E voi volete limitare l'intervento dell'opposizione a due interventi su quindici (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
È una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Dai banchi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania si grida: Vergogna!) che nasce da un combinato disposto delle decisioni dell'Assemblea e da questa richiesta che noi riteniamo insultante nei confronti della dignità del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Noi abbiamo subito e subiamo questo Governo, abbiamo subito e subiremo la manovra che voi volete imporre al Paese, ma voi non potete togliere alla Lega, Pag. 85all'opposizione e al Paese il diritto di dissentire (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), il diritto di criticare! Voi dovete consentire di esprimere il nostro parere nelle aule parlamentari in cui noi siamo stati eletti e voi siete stati catapultati (Applausi e commenti dei deputati del gruppo Lega Nord)!

PRESIDENTE. C'è qualche collega che chiede di parlare a favore della richiesta dell'onorevole Compagnon (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Se non c'è nessun collega che chiede di parlare a favore, prima di porre in votazione... onorevoli colleghi!
Voglio soltanto ricordare all'onorevole Reguzzoni - e c'è sicuramente del vero nelle sue parole - che il Presidente della Camera, anche se lo volesse, non potrebbe opporre un diniego alla richiesta avanzata da un collega di applicare l'articolo 44 del Regolamento e verificare se la maggioranza dell'Aula ritiene di chiudere la discussione sulle linee generali.
Prendo atto che non c'è nessuno che chiede di parlare a favore.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, capisco la sua posizione che non può sospendere, data la richiesta del collega Compagnon, però lei deve farsi l'onere e l'onore - a noi - di alternare, e questa cosa è stata fatta in passato, un oratore della maggioranza e uno della minoranza. Abbiamo fatto sempre così da anni e anni in questa Camera, non vedo il motivo per cui oggi sia successo che ci siano ben - come diceva prima il nostro presidente di gruppo - quattordici interventi della maggioranza e due della minoranza. La prossima volta, per cortesia, alterni uno della maggioranza e uno della minoranza. Questo è nei suoi compiti, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Lei sa, onorevole, che per quel che riguarda l'ordine di intervento nella seduta si tratta unicamente dell'ordine in cui sono state presentate alla Presidenza le richieste di intervento. Ha comunque pienamente... (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Dai banchi della Lega Nord Padania si grida: Vergogna!)... onorevoli colleghi!
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di chiusura della discussione sulle linee generali avanzata dall'onorevole Compagnon.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Saltamartini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva - Applausi polemici e commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania (Vedi votazionia ).

(Presenti 529
Votanti 491
Astenuti 38
Maggioranza 246
Hanno votato
430
Hanno votato
no 61).

Prendo atto che il deputato Leoluca Orlando ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che, essendo stata deliberata la chiusura della discussione sulle linee generali, a questo punto ha facoltà di parlare, a norma dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento, per non più di trenta minuti, un deputato fra gli iscritti non ancora intervenuti nella discussione per ciascuno dei gruppi che ne facciano richiesta.
Ha chiesto di intervenire per il gruppo della Lega Nord l'onorevole D'Amico.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

Pag. 86

PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, prima diamo la parola all'onorevole D'Amico e poi a lei sull'ordine dei lavori.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, non potrei intervenire dopo, perché lei mi ha convocato tra un minuto alla Conferenza dei presidenti di gruppo.

PRESIDENTE. Questa è la ragione per la quale parla subito. Prego, onorevole Reguzzoni.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di intervenire a seguito del voto esecrabile espresso poc'anzi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) - noto una certa coerenza da quella parte, che è la cosa più importante - per preannunciare una richiesta. Intanto vorrei vedere in Aula almeno una volta, visto che stiamo discutendo di una manovra pesante, il Presidente del Consiglio, il Ministro e il Viceministro dell'economia e delle finanze (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di consentire all'onorevole Reguzzoni di continuare.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. In secondo luogo, noi riterremmo gravissimo se il Governo continuasse lungo questa linea, se i gruppi di maggioranza volessero distruggere il valore del dibattito parlamentare anche nel prosieguo della discussione. Il nostro gruppo ha presentato un numero ridotto di emendamenti. Come abbiamo già detto, siamo disponibili anche a ridurlo ulteriormente, purché il Governo non metta la fiducia sul provvedimento e accetti di confrontarsi con l'Aula del Parlamento.
Di cosa avete paura? Siete tantissimi. Di cosa avete paura? Venite in Aula - se il sottosegretario non ridesse mentre parlo, mi farebbe anche una cortesia -, avete i numeri, ci mandate sotto e non c'è nessun problema. Però, abbiate il coraggio delle vostre azioni e non utilizzate schermaglie da Regolamento per impedire a chi è contrario di esprimere il proprio pensiero.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Amico ai sensi dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 18,30)

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, comunico che avevo chiesto la parola sull'ordine dei lavori, mentre l'onorevole Montagnoli farà l'intervento ai sensi dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento. Quindi, se mi permette, vorrei solamente intervenire sull'ordine dei lavori, perché a seguito dell'intervento dell'onorevole Dozzo c'è stata una risposta del Presidente, secondo la quale la lista degli oratori sarebbe stata predisposta in base al momento della presentazione della richiesta di parlare, ma non è così. La Lega Nord ha iscritto tutti i suoi parlamentari nello stesso momento.
Allora, mi deve spiegare come è possibile che cinquantasette sono stati messi per ultimi e tre sono stati messi tra i primi venticinque. Allora, vi è stato un sistematico «killeraggio» dei deputati della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), che non hanno avuto la possibilità di parlare e di intervenire in questo Parlamento! Questo è un Parlamento che sta ammazzando in modo antidemocratico l'opposizione! Vergognatevi (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ovviamente nessuno ha fatto azioni di «killeraggio», ma semplicemente è stato seguito l'ordine d'iscrizione che è arrivato alla Presidenza (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Devo dire che il pensiero del gruppo della Lega Nord è stato bene espresso dall'onorevole D'Amico, mentre la Presidenza ha esposto ovviamente le sue ragioni. Pag. 87
Ha chiesto di parlare l'onorevole Montagnoli. Ne ha facoltà. Intanto è convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, è un dato oggettivo che, anche se questa maggioranza rappresenta il 90 per cento del Parlamento, non avete il coraggio di discutere, vi nascondete dietro alla chiusura anticipata della discussione sulle linee generali e, domani mattina, vi nasconderete dietro la questione di fiducia, nonostante la Lega, unico movimento, abbia dimostrato, in questi giorni, di volere presentare degli emendamenti sul merito, di volerli discutere, ne abbia ritirato anche parecchi e altri li abbia segnalati.
Abbiamo presentato nelle Commissioni e in Aula, oggi, una cinquantina di emendamenti, sempre sul merito, sulla questione delle pensioni, dell'ICI, e voi cosa fate? Intervenite in quindici, per la Lega intervengono solamente in due e chiudete anticipatamente la discussione sulle linee generali. Questa è una dimostrazione lampante della vostra difficoltà e dell'incapacità di questa maggioranza e di un Governo di dilettanti allo sbaraglio.
Infatti, è da giovedì scorso che siamo nelle Commissioni e che attendiamo le proposte di questi tecnici e professori per salvare l'Italia. Lo abbiamo visto ieri sera quello che hanno depositato, alla fine. Questi professori manderanno KO il Paese. L'unico movimento che ha dimostrato, con delle proposte chiare e serie, di difendere chi è più debole, chi è in difficoltà, i lavoratori, le piccole e medie imprese, è stata la Lega. Il Presidente della Camera dovrebbe fare una sola cosa, in coerenza con quanto ha fatto il Presidente del Consiglio Berlusconi.
Egli aveva detto: quando si dimette Berlusconi, mi dimetto anche io. Fini è ancora lì e nessuno lo dice (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Quel venduto è ancora lì e la Lega è qui a ricordare gli impegni, in maniera coerente. Abbiamo detto: il Governo lo scelgono i cittadini, abbiamo avuto un mandato chiaro nel 2008 e andiamo avanti su quel programma. Oggi, invece, ci ritroviamo un Governo che fa, dice, una manovra di rigore, equità e crescita. Questa, colleghi, se siamo tutti onesti, perché i numeri non hanno colore politico, è una manovra di tasse, tasse e ancora tasse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
E poi, chi si va a danneggiare? I grandi patrimoni, chi ha tanti soldi? Ma a chi lo diciamo? Qui si va a toccare chi ha le pensioni basse, chi è in difficoltà, come gli imprenditori, gli artigiani e i commercianti. Si faranno dare i soldi alle banche! Ma i partiti di opposizione, che in questi tre anni ci hanno sempre contestato queste cose, il Partito Democratico, l'Italia dei Valori, cosa dicono? Niente? Ma siete veramente convinti che questa manovra salvi il Paese? Assolutamente no! Ci hanno raccontato che dipendiamo dagli spread, dalle Borse. Vediamo il dato delle Borse, vediamo il dato dello spread, che più di tanto non è calato.
Allora bisogna essere seri, soprattutto in questo momento difficile, non solo per il nostro Paese, ma a livello internazionale, facendo delle scelte che vadano veramente a cambiare questo Paese. Avevamo cercato, facendo delle riforme importanti, di cambiarlo, e sappiamo tutti che sul nostro bilancio di 800 miliardi, con il 52 per cento di spesa pubblica, non potendo più alzare le tasse, l'unica possibilità è quella della riduzione della spesa, l'unica possibilità era quella del federalismo.
Cosa ha fatto il Governo? Lo sta praticamente cancellando, e ne abbiamo dimostrazione in questo decreto-legge, perché non vi è assolutamente alcuna crescita e alcuna equità. Abbiamo discusso nelle Commissioni e qualche emendamento è stato anche accolto, perché era veramente importante, per migliorare una manovra che farà danno a tanta gente. Il cittadino se ne sta, piano piano, nonostante la stampa e le televisioni, accorgendo.
Anche qui, voglio mandare un messaggio ai nostri ex amici o alleati, che ora non lo sono più, del Popolo della Libertà. Ma quando si predispongono norme come quelle che prevedono il «grande fratello» fiscale, come fate a votare una cosa del Pag. 88genere? Come potete pensare che ogni conto corrente di qualsiasi cittadino venga visto in un attimo solo dall'Agenzia delle entrate? Pensate che un Paese democratico e civile possa accettare questo? Noi diciamo di no: lo abbiamo detto nelle Commissioni e lo abbiamo detto nei nostri emendamenti.
Ma, soprattutto, il tema che cerchiamo di difendere, per chi è più debole, per chi è in difficoltà, è quello delle pensioni.
Vi sono stati dei miglioramenti per quanto riguarda l'indicizzazione, ma non si va a toccare il vero problema della spesa pubblica. Noi avevamo individuato alcune strade, come l'aumento del contributo di solidarietà per le pensioni più alte, ma non lo «scherzetto» del Ministro Fornero che si può mettere a piangere un'altra volta, ma quando prevede un contributo del 15 per cento sulle pensioni oltre i 200 mila euro, chi si va a toccare?
Avevamo invitato il Governo ad intervenire su una piaga di questo Paese, soprattutto di una parte di questo Paese, che è costituita dalle pensioni di invalidità, che sono passate da 6 miliardi a 16 miliardi in dieci anni. Abbiamo visto che, grazie al Governo precedente, facendo i controlli, si sono recuperate tantissime risorse. Dobbiamo essere equi e seri con i nostri cittadini. Sul quotidiano La Stampa di oggi sono riportati i dati della provincia di Napoli in cui vi è una situazione paradossale: una pensione su tre è versata ad un invalido e 36 mila pensioni di invalidità sono state revocate per truffa e rappresentano il 20 per cento del totale dei livelli italiano. Equità significa dire basta a queste cose, basta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
In Campania, su 6 milioni di residenti, l'INPS regala la pensione a 500 mila inabili al lavoro, si tratta di un ottavo di tutti gli invalidi italiani. La spesa mensile è di 850 milioni di euro solo in Campania. Per l'INPS e per gli invalidi spendiamo 10 miliardi di euro ogni anno. Sono questi gli sprechi a cui i cittadini dicono basta. In questa manovra vi è qualcosa riguardo a questo, vi è qualcosa riguardo al taglio della spesa pubblica, vi è qualcosa riguardo ai tagli ai ministeri? Si tagliano ancora gli enti locali, 5,8 miliardi di euro, e ai Ministeri della difesa o degli affari esteri nulla. Come facciamo a dire tagliamo la spesa pubblica quando non vi è un taglio della spesa pubblica, nulla, nella maniera più assoluta? Invece, si procura un danno ai lavoratori che devono andare in pensione. La grande battaglia sulla prima casa, che è un bene dei cittadini italiani, perché in Italia l'80 per cento delle persone ha la prima casa.
Come avete fatto la manovra? Giustamente, abbiamo detto che non servivano dei professori, servivano dei ragionieri alla prima ragioneria perché questi 30 miliardi di euro, 20 più 10, vengono 11 dall'IMU, 5 dalle accise sulla benzina e gli altri dalle pensioni. Ma servivano dei professoroni per fare questo? No! Eravamo capaci anche noi di fare queste scelte nel Governo precedente, ma volutamente nel programma elettorale vi era scritto «no tasse» e questo impegno lo abbiamo rispettato fino ad un certo punto, fino a quando la situazione economica e finanziaria è peggiorata non solo nel nostro Paese, ma a livello europeo ed internazionale. Voi farete pagare questa manovra ai cittadini e, soprattutto, a quelli più in difficoltà. Anche su questo la Lega è intervenuta con delle proposte emendative per alzare la quota di indicizzazione, per lanciare dei messaggi di federalismo demandando agli enti locali di scegliere come fare le detrazioni, ma non le avete accolte.
Ho accennato ai 5 miliardi di euro derivanti dall'aumento della benzina che sta distruggendo un settore come quello dell'autotrasporto, ma già i cittadini stanno pagando delle somme non più accettabili. È il livello europeo più alto di tassazione.
Non avete dato nessuna risposta agli enti locali sul Patto di stabilità. Anche su questo si doveva ragionare, anche su questo vi erano delle proposte emendative presentate dalla Lega in Commissione e in Aula, ma non vi è stato tempo. Penso che sia giusto e corretto dire che non solo io, ma tutti i colleghi delle Commissioni bilancio e finanze siamo stati da giovedì Pag. 89scorso tutti i giorni in Commissione, attendendo il Governo. Siamo arrivati, ieri sera, a non potere votare una ventina o trentina di emendamenti accantonati che intervenivano nel merito per migliorare questa manovra, sia pure difficile.
Avete avuto il tempo, invece, di rifinanziare i lavori socialmente utili di Napoli e Palermo. Mi sembra che siano più o meno quattromila persone e il Governo in Commissione non ci ha detto quanto costano. Noi abbiamo fatto una verifica, costano 100 milioni di euro. Ma, sottosegretario, non vi sono solo i lavori socialmente utili di Napoli e di Palermo, vi saranno anche in altre zone del Sud.
Vi sono anche le difficoltà del Nord, di chi perde il posto di lavoro nell'azienda privata, ma anche di quanti ricoprono degli incarichi magari con le regioni, magari con i comuni, magari con le province e che a fine anno andrà a casa. Allora, questa manovra è equa? Equa per chi? Equa per chi perde il posto di lavoro?
È poi evidente e chiaro che si tratta di un Governo fatto a sostegno delle banche, banche che sono le responsabili di questa situazione nel nostro Paese ed a livello internazionale, banche e finanza. Invece di dare una mano al settore produttivo, ovvero alla piccola e media impresa che tutti i giorni è chiamata a rientrare dai fidi, cosa fa il Governo? Regala un miliardo di euro. Avete fatto passare sottotraccia questa notizia, ma si tratta di 200 milioni all'anno, fino al 2016. Il Governo, o meglio lo Stato, garantisce le obbligazioni delle banche emesse da tre a sette anni.
Ma perché le banche sì e le piccole e medie imprese, che sono quelle che creano lavoro, no? Ma questa è la vostra connotazione chiara nel Governo sulle banche ed anche sul tema delle liberalizzazioni. Avete infatti inserito delle proposte emendative in base alle quali si liberalizzano soprattutto i settori dei trasporti, magari quello ferroviario. Abbiamo visto la presentazione di un noto esponente - ed ex presidente - di Confindustria. Mi sembra che tra i soci vi sia anche Banca Intesa, di cui attualmente vi è il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. E si liberalizza! È questa assolutamente concorrenza sleale. Fate dei benefici - è chiaro - a Montezemolo.
Avete inserito delle norme che indicano la tracciabilità, sostenendo: quella sull'evasione fiscale è una battaglia. È vero, è giusta e più volte il Parlamento si è espresso con delle mozioni anche su quelli che sono i dati dell'evasione, dell'evasione contributiva e dell'evasione fiscale. La mappatura di questo Paese è chiaramente diversa da nord a sud. Allora noi diciamo: incominciamo, incominciamo ad operare da quelle zone in cui abbiamo il 60-70 per cento di evasione fiscale.
Non pensate, voi Governo, di venire al Nord, ovvero dalla piccola e media impresa e da chi per tanti anni ha lavorato non 7 ore, ma 15-20 ore, e che ha accantonato dei risparmi. Non pensate di venire a prendere i soldi nelle casse di queste aziende e di questi cittadini, che se li sono sudati, perché altrimenti la parola unica e chiara sarà quella della rivolta fiscale. C'è infatti un limite a tutto. Il livello di tassazione nel nostro Paese è il più alto a livello europeo e la gente non lo sopporta più. Le azioni che abbiamo visto l'altro giorno deprecabili, come la vicenda di Equitalia, sono un segnale. Stiamo attenti. Lo abbiamo detto anche ieri sera al Presidente del Consiglio, professor Monti: stiamo attenti, perché il livello della nostra gente è veramente alto: non ne può più di una situazione e di un'imposizione fiscale, che distrugge il lavoro e che non crea ricchezza.
Tante cose ci sarebbero da dire su questo decreto-legge e che, ahimè, con questa chiusura della discussione sulle linee generali, la nuova maggioranza non ci consente di dire. Avremmo voluto - e lo abbiamo dimostrato - entrare nel merito, in maniera chiara e corretta, perché questo è quello che ci viene chiesto dai cittadini, da chi è fuori, aspettando delle scelte per migliorare la situazione di questo Paese.
Il Governo non ascolta qui e non ha ascoltato in Commissione. È evidente che non c'è nessuno presente, neanche qualche Ministro. Insomma, per tanto tempo l'opposizione Pag. 90ci ha criticato quando non c'era nessun Ministro. Abbiamo ora un Governo che è assente, un Governo di dilettanti, un Governo che farà dei danni, perché promuove delle misure senza copertura. Ve ne accenno una di ieri positiva, su richiesta anche della Lega, che è quella dell'estensione dei crediti per le ristrutturazioni. È stata accolta ed approvata, ma non sono stata fatti i conti. Ho qualche idea che peserà tantissimo nelle casse dei cittadini. Ma tanto pagherà Pantalone! E chi è Pantalone? È la Padania, è il Nord! Infatti volete capire che in questo Paese vi sono quattro regioni che lo sostengono e che non ce la fanno più (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
Se non diamo una risposta a questa situazione saranno i cittadini che faranno la scelta automatica come è avvenuto in Cecoslovacchia, in Belgio e in Catalogna perché non possiamo più sostenere un Paese centralista in cui si spendono i soldi di una determinata area del Paese e che non vengono poi investiti a beneficio dei cittadini, perché quello che noi sempre abbiamo detto sul Sud non è tanto per i soldi ma per come vengono utilizzate le risorse. Oggi ci dicono che ci sono delle nuove risorse ma lo vedremo, sappiamo già come andranno utilizzate. È un Paese - Umberto Bossi lo ha cominciato a dire trent'anni fa - diverso socialmente, culturalmente ed economicamente. Qualche settimana fa non la Lega ma l'Università di Oxford, facendo una verifica di questo Paese dal 1861 al 2011, quindi in questi centocinquanta anni di storia, ha dichiarato che l'Italia è divisa e diversa, c'è un gap sociale, culturale ed economico che è incolmabile. Non lo hanno detto solo Umberto Bossi e la Lega, lo ha detto anche una delle più prestigiose università al mondo. Al riguardo il Governo sta facendo dei passi indietro, anche togliendo e modificando scelte che già erano state fatte - lo dico ai colleghi del Popolo della Libertà -, quelle scelte che abbiamo fatto nei tre anni e mezzo di Governo, con tutti i decreti sul federalismo e con lo Statuto delle imprese.
Non è pensabile che un Governo tecnico arrivi e in un colpo solo cancelli tutto. Sono tre anni e mezzo, è il frutto del nostro lavoro, e tra l'altro di scelte fatte anche con l'opposizione perché il federalismo, per conto dei Ministri Bossi e Calderoli, in tantissime occasioni abbiamo cercato anche di valutarlo insieme. Non possiamo mandare al macero il lavoro che abbiamo fatto, e la scelta che avevate inserito che, per fortuna, con i nostri emendamenti e con l'idea intelligente dei relatori di accantonarla, quella della modifica del Fondo di riequilibrio, ci dà qualche speranza. Ma su questo dobbiamo lavorare perché è impensabile che si vanno a tagliare ancora i soldi da determinate aree del Nord, dagli enti locali del nord per darli ad altri paesi. Questo è un impegno della Lega a difesa degli enti locali ma soprattutto di chi in questi anni ha sostenuto questa realtà.
È evidente che le proposte e le richieste che abbiamo fatto sono sul tappeto. Dimostriamo in questo momento di essere assolutamente non ostruzionistici come nel passato faceva l'opposizione ma di essere chiari e coerenti sul merito, perché questo è quello che ci chiedono i nostri cittadini. Tante cose sono state inserite, ne avremmo volute delle altre. Avevamo proposto l'imposta antievasione che valutavamo dai tre ai cinque miliardi di euro. Avevamo proposto - e in alcuni casi voi le avete inserite in maniera diversa - di mettere una tassazione per chi è residente in Italia e fa le rimesse all'estero, parliamo soprattutto dei cinesi. L'ultimo dato dell'economia stabiliva più o meno in dieci miliardi di euro i soldini che ogni anni cinesi e marocchini che sono qua mandano nei propri Paesi di origine. Perché non mettere una tassazione?
Avrebbe dato una copertura importante che più o meno andava a coprire le accise sulla benzina che voi avete applicato. Tante altre soluzioni avevamo proposto ed inserito relativamente al Patto di stabilità interno; interventi, per esempio, per ammodernare le nostre scuole, attività nel sociale e, poiché parliamo molto degli interventi in campo energetico, la proposta Pag. 91di togliere dai saldi del Patto di stabilità dei comuni e degli enti questi interventi che andrebbero a beneficio e al miglioramento del nostro patrimonio che oggi ne ha assolutamente bisogno. Ma il Governo, che è arrivato a mezzanotte di ieri sera, non ci ha consentito di entrare nel merito e sono convinto che i commissari alcune valutazioni positive le avrebbero anche fatte.
Molto si è discusso per quello che riguarda anche i costi della politica. Il Governo aveva adottato un provvedimento inserendolo nel decreto che andava a fare delle valutazioni sulle indennità dei parlamentari. Sappiamo che chiaramente era illegittimo ed è stato modificato. Il Governo aveva inserito un altro provvedimento per quello che riguarda la modifica delle province, prevedendo nel decreto che automaticamente al 31 marzo 2013 tutti i consiglieri eletti sarebbero andati a casa.
Con decreto, si mandavano a casa degli eletti! Per fortuna, ieri sera, siamo riusciti a far approvare un emendamento che io dico salva la democrazia, perché è impensabile che un Governo, ancorché tecnico, possa mandare a casa degli eletti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Se non assumiamo in maniera chiara questo principio, da qui a qualche anno, un altro Governo potrà dire: i comuni non ci sono più, mandiamo a casa i sindaci e i consiglieri comunali eletti; le regioni non ci sono più, mandiamo a casa i presidenti delle regioni eletti.
Ci vuole serietà, ci vuole buonsenso, ma ci vuole anche rispetto delle regole, quello che non c'è in questo decreto-legge e, per quanto ci riguarda, non c'è neanche in questo Governo, che non ha il voto dei cittadini e che l'unica cosa che sta facendo è mettere, in maniera pesantissima, le mani nelle tasche dei cittadini. Voi vi assumete la responsabilità di ciò, voi Governo e, per quanto mi riguarda, anche con la presunzione del Presidente del Consiglio dei ministri.
Si assumeranno la responsabilità di ciò tutte le forze politiche che approveranno questa manovra, che - lo sapete - non salverà assolutamente il Paese, ma metterà in difficoltà tutte le categorie, soprattutto quelle più deboli. E la parte produttiva del Paese, forse, finalmente, con questa «mazzata», capirà che così non si può più andare avanti e, magari, determinate rivoluzioni che possono partire dal basso cambieranno questo Paese. Questo per il nord e questo anche per il sud. La Lega è nata per questo motivo, per cambiare questo Paese: abbiamo fatto alcune riforme importanti ma, purtroppo, qualcuno dall'alto ci ha impedito di portarle avanti.
Colleghi, noi dobbiamo dare risposte alle imprese, a chi crea lavoro, ai pensionati. Non è così che si fa. Qui si danno delle risposte alle banche e alla grossa industria. Ma dov'è la sinistra di una volta? È la Lega l'unica che difende chi è più debole, la Lega è l'unica che difende i lavoratori e i pensionati, le piccole e le medie imprese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Non prendiamo in giro i nostri cittadini e le nostre imprese. Quando dite «abbiamo salvato l'indicizzazione», in realtà, la fate pagare agli artigiani e ai commercianti, che già sono in difficoltà. Dovete andare davanti a loro e dirgli queste cose!
Si potevano fare delle scelte, vi avevamo dato delle alternative, e sappiamo, oggi, i nostri artigiani e i nostri commercianti in quale difficoltà sono. Vi è una problematica enorme soprattutto con riferimento al credito e alle banche. E cosa facciamo? Gli aumentiamo ancora le imposte. La situazione fiscale di questo Paese, si accennava prima, è al 43, e poi al 45 per cento. Ma la pressione fiscale di un artigiano non è pari solo al 45 per cento. Infatti se al 45 per cento aggiungo il 18 per cento di INPS, che con questa manovra arriva al 24 per cento; se ci aggiungo il 4 per cento di IRAP, e due punti di addizionale, uno che paga regolarmente le tasse arriva al 65 per cento. Ma in quale Paese del mondo è pensabile che si faccia il prelievo in questo modo?
Come possiamo pensare che le nostre aziende possano competere a livello europeo e a livello internazionale? Voi le state distruggendo e, se si distruggono le imprese, si mandano a casa i dipendenti. Pag. 92Questo è il concetto che non capite. Non è che vi siano solo i lavoratori dipendenti e non vi sia l'impresa: devono camminare di pari passo. Ma queste soluzioni qui non le date: le date alla grande industria, le date alle banche. Tuttavia, in questo Paese, il 95 per cento delle imprese è composto da uno a dieci dipendenti, è questo il nostro patrimonio. Lo volete distruggere voi, forse questo Governo lo vuole distruggere, perché pensa come la Merkel e come Sarkozy, perché, a livello europeo, in Francia e in Germania, non vi è la stessa situazione del nostro Paese, dell'Italia e della Padania: lì vi sono grandi aziende. Ma la nostra fortuna, in questi anni, è stata questa: sono stati i tanti piccoli artigiani e commercianti che hanno fatto di tutto e hanno realizzato delle grandi realtà, con un legame importante con i propri dipendenti.
Pertanto, anche se prevedete delle agevolazioni sull'IRAP per le nuove assunzioni, esse non creano lavoro, se non sostengono l'impresa. E questo manca totalmente.
Quindi si tratta di una manovra decreto-legge dove non c'è assolutamente crescita, dove c'è assolutamente rigore, e dove non c'è assolutamente equità. È una manovra centralista, recessiva e ce l'hanno confermato in Commissione la Banca d'Italia e la Corte dei conti.
Poi vedremo come andrà il debito pubblico. In questo modo ci troveremo nelle condizioni tra qualche mese - ma voi ve ne assumete la responsabilità - di fare un'altra manovra che ci domanderà magari qualcuno, dalla Germania piuttosto che dalla Francia. Stiamo anche lì perdendo la nostra sovranità e, onorevoli colleghi, sto sentendo discutere di una unione fiscale. Ma pensiamo che i cittadini possono dire qualcosa? Siamo già entrati nell'euro e la Lega era l'unica che diceva che avrebbero dovuto votare e scegliere i cittadini. Adesso che i banchieri e i finanzieri, che hanno distrutto il nostro Paese, vogliono fare anche l'unione fiscale, i cittadini devono decidere non i tecnici professori! Andiamo dalla gente a chiedere se sono d'accordo a farlo.
In altre realtà hanno fatto scegliere i cittadini. Perché da noi no? Non si è votato sull'euro, non si è votato sul Trattato di Lisbona. Andiamo avanti in queste condizioni e la Lega è qui in questo Parlamento, ma sarà ancora più nelle piazze, come siamo sempre stati per far aprire gli occhi ai cittadini. Noi infatti abbiamo amministrato per tanti anni - e il PdL lo sa - con la stampa, tanta parte di stampa e televisioni, che demonizzavano tutto quello che facevamo.
Il Governo sta viaggiando col vento in poppa delle televisioni e dei giornali, ma la gente non è stupida e lo capirà quando si vedrà recapitare il conto di quanto pagherà in più di ICI, di tassa sui rifiuti (di accise sulla benzina già lo hanno capito). Anche gli agricoltori capiranno la mazzata che gli state dando, mentre noi dobbiamo difendere il mondo agricolo, e non solo a parole, ma anche con i fatti perché il nostro è un Paese agricolo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Solo la Lega sta facendo queste cose!
Sicuramente un po' di veemenza mi viene dal fatto che io come tanti miei colleghi siamo in Commissione da dieci giorni, perché volevamo discutere questi argomenti e il Governo pressappochista è arrivato alla fine, dovendo far quadrare i conti un po' con le pensioni e un po' con l'IMU, ma alla fine ha fatto più danni rispetto a prima.
Non avete avuto il coraggio, avete inserito delle norme che avranno anche difficilmente delle coperture a livello finanziario. Ma, come ho detto prima, tra tutte queste imposte che ci graveranno è prevista anche la modifica del regime pensionistico.
Mandate in pensione i lavoratori con cinque o sei anni di ritardo. Non pensate che per un muratore una persona che ha svolto un'attività pesante sia corretto, normale che dopo quarant'anni di lavoro possa andare in pensione? Noi difendiamo queste affermazioni e dobbiamo dirle anche guardando i numeri, perché queste realtà sono quasi tutte al nord. Le pensioni di anzianità riguardano persone che hanno cominciato a lavorare da giovane. È Pag. 93possibile che dopo quarant'anni di lavoro possa andare in pensione? «No», dite voi e perché? Perché non volete cambiare, non volete fare tagli ad una certa parte del paese, non volete fare tagli sulla spesa pubblica e vi inventate delle manovre che sono assolutamente contro il Paese.
La gente si sta accorgendo delle transazioni, della riforma delle pensioni, della benzina, dei costi bancari. Avete inserito l'obbligo per tutti quelli che devono andare a ritirare la pensione di aprire un conto corrente. Ma vi immaginate il pensionato - che grazie alla Lega adesso se ha una pensione da tra i 500 e i 1000 euro può andare a ritirarla in contanti - che, per come l'avevate impostata, doveva aprirsi un conto corrente e farsi la carta di credito? Ci pensate a questo?
Si potrebbero dire tante altre cose anche sui costi della politica. Come Lega nord Padania avevamo presentato degli emendamenti ponendo dei tetti agli emolumenti e non avete voluto votarli.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. C'erano degli emendamenti, visto che conosciamo le diversità di indennità da nord a sud, da consigli a consigli, per creare dei costi standard nel principio del federalismo e non siamo riusciti a votarli e questi sono tuttora qui depositati.
Allora dobbiamo avere il coraggio, colleghi, di fare in modo che le cose che si dicono poi anche si facciano. La Lega vi mette alla prova. Il Paese capirà in breve tempo quello che avete fatto adesso. Voi ve ne assumete la responsabilità. Noi saremo nelle piazze, perché questa manovra, i cittadini, non l'accetteranno, e con la Lega vi manderanno a casa tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Onorevole Polledri, mi scusi, ma ora vi sono le repliche del relatore di minoranza per la V Commissione, onorevole Bitonci, e quella del relatore di minoranza per la VI Commissione, onorevole Fugatti, poi potrà intervenire sull'ordine dei lavori.

STEFANO STEFANI. Gli interventi sull'ordine dei lavori hanno la precedenza!

(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 4829-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza per la V Commissione, onorevole Bitonci.

MASSIMO BITONCI, Relatore di minoranza per la V Commissione. Signor Presidente, finalmente siamo riusciti a parlare della manovra qui in Aula, perché negli scorsi giorni, nelle Commissioni, purtroppo, la Lega Nord non ha avuto la possibilità di discutere e di esprimere le proprie opinioni e, soprattutto, votare quegli importanti emendamenti che potevano modificare in maniera radicale questo provvedimento.
Non nascondiamo che siamo estremamente delusi da questa proposta, da questa manovra, manovra che troviamo estremamente iniqua, che va a colpire, soprattutto, le famiglie, le pensioni e i pensionati in modo estremamente pesante.
Vorrei ricordare i numeri di questa manovra, perché in questi giorni si è parlato di molto, di tutto, però non dei numeri di una manovra molto pesante che, nel triennio, costerà più di 100 miliardi di euro agli italiani. Inoltre, in merito alla distribuzione dei pesi, questa manovra non è distribuita in maniera equa, come ci ha voluto far credere il nostro Presidente Monti. È una manovra estremamente iniqua: per ben 92 miliardi di euro interviene nelle tasche dei poveri e per solo 10 miliardi di euro nelle tasche dei rischi.
Abbiamo 33 miliardi di euro di entrate dall'imposta municipale unica, anche questa è una novità che non ci aspettavamo. Con il Governo Berlusconi si era riusciti a togliere una tassa odiata dagli italiani, l'imposta comunale sugli immobili, soprat Pag. 94tutto sulla prima casa, ed era rimasta l'imposta sulle seconde abitazioni e gli altri fabbricati. Voi cosa avete fatto? Avete reintrodotto l'IMU sulle prime abitazioni (gli italiani sono proprietari, per il 70 per cento, della prima casa) e, inoltre, avete aumentato le aliquote sulle seconde abitazioni. Non sufficiente ciò, avete aumentato ulteriormente, del 60 per cento, le rendite catastali.
Questa è una manovra non federalista, ma è una manovra centralista. Il 50 per cento dell'imposta municipale unica verrà sottratta ai comuni e ritornerà allo Stato. Spiegatemi, cosa vi è di federalista in questa manovra? Non vi è assolutamente nulla. La Confcommercio, nell'audizione svolta presso le Commissioni, ci ha spiegato che, per quanto riguarda i bilocali, gli aumenti saranno anche del 300 per cento, e da elaborazioni fatte dal gruppo della Lega Nord, per esempio, per la categoria catastali A2, con una rendita catastale di 1.350 euro, anche utilizzando la franchigia sull'abitazione principale di 200 euro, avremo una differenza di IMU da pagare di ben 664 euro. Quindi, le famiglie italiane che sono proprietarie della prima casa dovranno pagare dai 500 ai 1.000 euro. Questa è una tassa sulla povertà, è una tassa sulla nostra gente.
Per la categoria catastale A1 - faccio un altro esempio - con rendita catastale rivalutata a 1.600, la differenza IMU sarà di 287 euro. Per un appartamento locato di categoria catastale A2, con 1150 euro di rendita, la differenza - in base ai dati di cui parlavo prima, della Confcommercio - sarà di ben 765 euro. Quindi, come si diceva, si tratta di un aumento di più del 300 per cento.
Inoltre, una cosa che si sarebbe dovuta fare prima di introdurre questa imposta municipale unica - che doveva essere un'imposta federalista e l'avete trasformata invece in un'imposta centralista - era controllare, verificare e trovare una soluzione per quei 2 milioni di fabbricati fantasma che non sono censiti in Italia. Questa è una vergogna, una vergogna tutta italiana e, come al solito, con l'introduzione di questa imposta a pagare sono sempre i soliti: saranno i cittadini del nord, quelli che hanno le abitazioni accatastate, quelli che hanno sempre pagato le tasse.
In tema di pensioni, anche qui siete andati a colpire le fasce più deboli. Non si risolve il problema mantenendo questa indicizzazione. Inoltre, molto grave proprio in questo periodo in cui si dovrebbe inserire una certa giustizia sociale in un momento di crisi economica in cui vi sono centinaia di migliaia di lavoratori che sono in cassa integrazione, cosa fate? Proponete un emendamento per stabilizzare gli LSU di Napoli. È sempre il solito, che proponete ogni anno per stabilizzare gli LSU di Napoli e di Palermo. Colpite soprattutto le classi più deboli, le classi 1952 e 1953. E come la finanziate poi, questa manovra economica? Non la finanziate andando a recuperare, come ha proposto la Lega Nord, alcune risorse, magari le imposte patrimoniali sui rischi, cercando di andare a recuperare magari le entrate del digitale e le entrate delle TV. Ricordo che in Germania hanno fruttato ben 8 miliardi e negli Stati Uniti d'America più di 20 miliardi, quindi questa era una risorsa e una copertura che poteva essere tranquillamente utilizzata. Ma abbiamo capito che voi non volete andare a pescare dove effettivamente ci sono risorse e ci sono soldi. Continuate ad andare a pescare sempre nelle tasche dei poveri cittadini, dei poveri pensionati. Per quanto riguarda le banche poi - lo abbiamo detto più volte - questo è un Governo che si è dimostrato molto amico delle banche, talmente tanto amico che per nascondere una misura contro l'evasione fiscale porta la limitazione nella restrizione dell'uso del contante fino a 1.000 euro.
Questa non è una misura contro l'evasione, è una misura contro i poveri cittadini che saranno costretti, tutti, ad effettuare qualsiasi transazione mediante conti correnti bancari e mediante carta di credito, andando ad ingrassare solamente le casse delle banche.
Così volevate fare anche con i pensionati, tanto che per le pensioni superiori ai 500 euro avevate imposto lo stesso l'apertura, Pag. 95la transazione, il pagamento in un conto corrente bancario. Come si fa a dire che questo Governo non è un Governo amico delle banche, quando costringiamo i pensionati ad andare a versare la pensione all'interno di un conto corrente bancario e ad utilizzare strumenti e carte di credito a cui non sono abituati? Le spese gratuite sono una proposta importante della Lega Nord. Abbiamo proposto che con la ricezione del contante per il pagamento delle pensioni - mediante un nostro emendamento, l'emendamento Comaroli, che è stato portato da 500 a 1.000 euro - sia prevista la gratuità di queste operazioni.
Infatti, certamente non possiamo pensare alle centinaia e migliaia di transazioni che passano attraverso i conti correnti, che voi avete reso obbligatorie, perché prima non lo erano, e voi avete reso obbligatorie che a pagarle siano i poveri pensionati, i poveri cittadini. Allora, per una vera riforma fiscale, una riforma che abbia un senso, noi vi abbiamo proposto la deducibilità delle spese, come si fa già in Germania, in America, la possibilità di dedurre le spese per gli artigiani, le spese per i dentisti, le spese per i professionisti. Bisogna mettere in concorrenza l'evasore con il cittadino che deve scaricare le spese. Questa è l'unica possibilità, è l'unica via possibile per un'equità fiscale.
E sul Patto di stabilità non avete fatto assolutamente nulla. Noi vi abbiamo proposto numerosi emendamenti, soprattutto per quanto riguarda il sistema scolastico. Obbligate i comuni ad effettuare spese di ristrutturazione e ampliamento delle scuole vetuste e dopo, quando i comuni debbono affrontare queste spese, non hanno la possibilità di farlo perché bloccati dal Patto di stabilità degli enti locali. Potevate tranquillamente dare la possibilità agli enti locali di spendere; anche in tal senso c'erano nostri emendamenti e non lo avete assolutamente fatto.
Pertanto, vi ripeto ancora i veri numeri della manovra, perché ve li ricordiate. È una manovra da più di 110 miliardi di euro: 33 di IMU; 17 di accise e benzina, dove avete colpito i consumi delle famiglie; 15 per gli enti locali, colpiti ancora, comuni, province e regioni; 21 di pensioni. Avete solo aumentato le tasse e le tariffe. Questo i cittadini lo sanno e ne pagherete le conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la maggioranza per la VI Commissione, onorevole Fugatti.

STEFANO STEFANI. Gli interventi sull'ordine dei lavori hanno la precedenza!

PRESIDENTE. Onorevole Stefani, stanno parlando i suoi colleghi. Stiamo finendo il percorso e poi le garantisco, presidente, mi scusi, non onorevole, che le darò la parola sull'ordine dei lavori, a lei e all'onorevole Polledri, perché anche l'onorevole Polledri ha chiesto di intervenire.
Prego, onorevole Fugatti.

MAURIZIO FUGATTI, Relatore di minoranza per la VI Commissione. Relatore di minoranza!

PRESIDENTE. Sì, di minoranza. Sa, sono abituato diversamente.

MAURIZIO FUGATTI, Relatore di minoranza per la VI Commissione. Signor Presidente, noi siamo di minoranza, siamo all'opposizione.

PRESIDENTE. Sottolineo minoranza.

MAURIZIO FUGATTI, Relatore di minoranza per la VI Commissione. Siamo modestissimi relatori di minoranza, anche perché non vorremmo fare i relatori per la maggioranza di una simile manovra, francamente non credo nemmeno il collega di Bitonci.
Innanzitutto, noi - questo è un problema che abbiamo posto anche stamattina, in fase di relazione - crediamo che quello che è stato detto prima, al di là del metodo e dei modi da parte del Ministro Giarda, sia importante nella sostanza, ossia il fatto che il testo che è stato votato Pag. 96nelle Commissioni sia poi quello che approderà e che verrà votato da quest'Aula e che non ci siano forzature. Sappiamo che il Presidente Fini più volte ha garantito questo schema di lavoro, questa modalità operativa, e quindi noi auspichiamo che questo sia il percorso.
Dopodiché abbiamo ascoltato gli interventi che, purtroppo, sono stati soprattutto dei colleghi di maggioranza, la Lega effettivamente ha potuto parlare poco. Comunque, negli interventi dei colleghi di maggioranza abbiamo ovviamente visto un imbarazzo nel cercare di difendere una manovra che, come puntualmente ha spiegato il collega Bigonci, è una manovra fatta per la gran parte di tasse ed è una manovra iniqua, è una manovra che va a colpire le categorie più deboli, va a colpire le categorie meno abbienti.
L'abbiamo definita una guerra tra poveri. Perché una guerra tra poveri? Perché per un anno, ieri, con un emendamento all'ultimo momento, siete riusciti a garantire l'indicizzazione per le pensioni per l'anno 2012, ma siete andati a finanziarla aumentando pesantemente i contributi pensionistici degli artigiani e dei commercianti. In questo momento di crisi economica, per gli artigiani e i commercianti, questo sarà un salasso. Ecco cosa significa la guerra tra poveri: si dà qualcosa in più a qualcuno che è in difficoltà e si toglie qualcosa a qualcuno che è in difficoltà. Ma leit motiv che c'era tra gli interventi dei colleghi di maggioranza era questo grande imperativo, questa missione che loro sentono nel momento in cui devono votare questa manovra: salviamo l'Italia!
Salviamo l'Italia, perché se non facciamo questa manovra qui il Paese salterà in aria, economicamente e finanziariamente parlando e, quindi, noi abbiamo questa grande missione politica, missione storica di salvare il Paese! Quindi, mettiamo lì una «manovretta» da 30 miliardi liscia liscia, come per dire: questa è l'ultima manovra, questi sono gli ultimi sacrifici che chiediamo agli italiani. Quando c'era il Governo di Berlusconi e della Lega lo spread era a livelli altissimi (dicevano i colleghi), mentre adesso con questa manovra sicuramente riusciremo a garantire la tenuta finanziaria dei conti pubblici. Noi abbiamo detto, e lo abbiamo detto già tante volte, guardate che il problema non è liberalizzare i farmacisti, i tassisti, andare a prendere due lire ai pensionati, andare a tassare gli artigiani e i commercianti o ripristinare l'ICI sulla prima casa. Il problema è sopra. Probabilmente noi potremo fare altro tre manovre di questo tipo, ma se il problema è sopra (e purtroppo vedendo quello che sta accadendo in Europa il problema è sopra) probabilmente fare queste manovre non servirà a granché.
Oggi le agenzie di rating parlano di declassamento della Francia. Il differenziale è a 490, ma la manovra l'abbiamo fatta, la manovra la stiamo votando. Allora, cosa dovremo fare domani mattina quando avremo approvato questa manovra se il differenziale continuerà ad essere a 500, ovvero il valore che è oggi? Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo reindicizzare le pensioni un'altra volta? Dobbiamo trovare altri 30 miliardi? Dove andiamo a trovarli? Allora, il problema è da un'altra parte, ed ecco perché le coperture che diceva il collega Bitonci sono giuste, perché erano coperture di equità erano coperture in cui dicevamo: non tocchiamo l'ICI prima casa, non tocchiamo i pensionati, andiamo a prenderle da un'altra parte, perché non sappiamo quale sarà lo scenario da qui a quattro o cinque mesi che c'è o che ci sarà a livello europeo.
Quindi, questo ci potrà garantire innanzitutto di non andare a prendere i soldi alla povera gente, come state facendo, ma di andare a prenderli, per una forma di equità, da altre parti e poi vedere se effettivamente queste manovre, alla fine, serviranno. Noi auspichiamo che servano. Noi non facciamo gli sfascisti, noi non vogliamo portare sfortuna, però guardiamo come stanno le cose e le cose ci dicono, oggi, che questa manovra finora non ci sta dando quelle garanzie che avreste voluto, e anche noi magari avremmo voluto, che potesse dare al Paese. Pag. 97
Quindi, dai discorsi che abbiamo fatto, noi crediamo che gli emendamenti che la Lega Nord ha proposto - e che i relatori di minoranza condividono - possano andare nella direzione di trovare coperture più eque, coperture di maggiore garanzia delle categorie meno abbienti e auspichiamo che su questi temi ci possa essere un confronto nelle prossime ore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori per la maggioranza per la V e la VI Commissione, onorevoli Baretta e Leo, e il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.

STEFANO STEFANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO STEFANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono ormai abbastanza anni...

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Ma il Governo non replica?

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Stefani. Onorevole Giancarlo Giorgetti, il Governo ha annunciato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo che avrebbe rinunciato alla replica. È per questo che l'ho comunicato io all'Assemblea, e non ho dato la parola al Governo.
Prego onorevole Stefani.

STEFANO STEFANI. È già qualche anno che frequento queste Aule e che mi approprio di uno stipendio - come molti di voi - che non mi è dovuto, almeno da quello che dicono i giornali. Tra le altre cose, non riesco a capire il funzionamento di questa giostra: pensavo - e ho letto adesso l'articolo 41 del Regolamento - che gli interventi sull'ordine dei lavori avessero la precedenza sugli altri interventi. Ma non è questo il punto. Il punto è un altro: ormai è luogo comune che noi siamo qui a rubare lo stipendio, che noi siamo qui a non far nulla, che noi siamo qui per scaldare delle sedie.
Orbene, se unitamente a ciò non mi è data la possibilità di parlare né di intervenire su un argomento importante come questo, perché avete fatto un colpo di mano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), allora cosa vado a raccontare ai miei elettori (Commenti del deputato Cimadoro)? Onorevole Cimadoro, cosa vado a dire? Che sono qui a rubare lo stipendio come te? Hanno ragione, perché se non intervengo su un argomento come questo, dove e quando intervengo?
Vedete, colleghi, una delle cose che avrei chiesto era di sapere chi sono quei geni, quei professori, che hanno scritto le norme di questo provvedimento, perché sono gente pericolosa e dovete guardarvi da loro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Voi non avete visto cosa hanno scritto. Stanno facendo il male del Paese e poi quando interverrò, se potrò, se non mi toglierete ancora la parola e se non troverete un altro «inghippo» per non farmi parlare sul complesso degli emendamenti, vi spiegherò il perché, e vediamo se qualcuno avrà il coraggio di rispondermi su quello che state facendo e che avete fatto. Va bene? Non vi anticipo altro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, a noi dispiace veramente che i relatori e anche il Governo si siano sottratti a quello che non è un atto dovuto. Per carità, si può anche non parlare; questo è un Parlamento e mi sembra giusto che non si parli. Questo è ovvio!
Non è neanche un atto di cortesia nei confronti della Lega, ma un atto quasi dovuto, un atto di rispetto verso il Parlamento. Vi sono due relatori e il Governo che neanche in sede di replica, oggi, ci dicono qualcosa.

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STEFANO STEFANI. Non ne hanno il coraggio!

MASSIMO POLLEDRI. Presidente, voglio chiederle una cosa. Al di là del fatto che noi siamo all'opposizione, ciò sarebbe stato un atto dovuto con riferimento ad una manovra di 60 miliardi. Tuttavia, visto che mi sono scritto l'intervento, le chiedo il permesso di consegnarlo... Signor Presidente?

PRESIDENTE. Sì, onorevole Polledri.

MASSIMO POLLEDRI. Però, vorrei chiedere al Governo se si fa dare il numero di fax della Merkel, perché magari almeno lei mi ascolta.

PRESIDENTE. Domando scusa ai colleghi. Chiedo al Presidente Bindi di prendere il mio posto, perché dobbiamo ricordare una collega scomparsa. Pertanto, sollecito l'attenzione di tutti voi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 19,25)

Commemorazione dell'onorevole Leda Colombini (ore 19,25).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Onorevoli colleghi, come sapete lo scorso 6 dicembre è venuta a mancare, all'età di 82 anni, la onorevole Leda Colombini, già membro della Camera dei deputati nella IX e nella X legislatura, eletta nelle liste del Partito comunista italiano.
Nata a Fabbrico, in provincia di Reggio Emilia, il 10 gennaio 1929, si è fin da giovanissima dedicata, con profonda convinzione ed inesauribile passione, alla lotta contro le ingiustizie e le disuguaglianze. Il suo slancio e la sua determinazione, a tutela delle donne e dell'infanzia, l'hanno portata a partecipare, fin dall'età di 14 anni, alle attività dei gruppi di difesa della donna e per l'assistenza ai combattenti per la libertà, proseguendo poi la sua azione nella Federbraccianti ed infine nel Partito comunista italiano, nelle cui liste è stata eletta nel 1975 nel consiglio regionale del Lazio. In qualità di assessore ai servizi sociali e agli enti locali di quella regione ha promosso l'approvazione di importanti leggi regionali riguardanti i consultori e gli asili nido, che ancora oggi costituiscono un modello per la legislazione in materia.
Come membro di questa Camera, è stata componente della Giunta delle elezioni, della Commissione interni, della Commissione igiene e sanità pubblica nonché segretario della Commissione affari sociali, facendosi altresì promotrice di iniziative legislative contenenti misure a tutela delle categorie più deboli di cittadini e dell'infanzia, nonché per la promozione delle attività di volontariato.
Il miglioramento delle condizioni di vita delle persone sofferenti ha costituito l'obiettivo anche della sua intensa e generosa attività di volontariato soprattutto negli ultimi tempi a tutela delle madri detenute e dei bambini con loro detenuti fino a tre anni, attività a cui si è dedicata con il consueto entusiasmo fino all'ultimo attimo della sua vita. Con la morte di Leda Colombini scompare una figura di grande coraggio, una donna tenace e combattiva di cui ricordiamo l'impegno profuso sia nella vita civile, sia nelle istituzioni locali e nazionali.
La Presidenza ha già fatto pervenire ai familiari l'espressione della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea che invito ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi cui si associa il rappresentante del Governo).

LIVIA TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LIVIA TURCO. Signor Presidente, l'ultima volta che ho incontrato Leda Colombini insieme ad altre colleghe è stata la sera del 30 novembre in occasione del ricordo di Nilde Iotti. Leda arrivava da Pag. 99Palermo, ovviamente dal carcere di Palermo, ed anche questa volta non era voluta mancare.
C'era sempre Leda, lei non mancava mai: c'era quando qualcuno aveva bisogno di aiuto, di ascolto, di tenerezza, c'era quando bisognava compiere le scelte politiche più difficili, c'era quando bisognava difendere, promuovere o rendere onore a una donna, perché lei, Leda, era una donna di una tempra speciale. Dietro il suo viso dolce e a volte umile c'era una vita spesa in ogni suo minuto per la giustizia sociale e per il riscatto dei più deboli.
Nata e cresciuta in provincia di Reggio Emilia comincia la sua vita e la sua esperienza politica da bracciante e si forma in quella grande scuola che è stata il Partito Comunista dedicandosi, sin dall'inizio, alla battaglia delle donne, per i loro diritti, la loro forza e la loro dignità.
La giustizia sociale è stata la sua bussola, che lei ha perseguito innanzi tutto per le donne. Quando è stata assessore ai servizi sociali della regione Lazio - come ha ricordato la Vicepresidente Bindi - dotò quel territorio di un'importante legge sugli asili nido e sui consultori, perché lei sapeva quanto fosse prezioso per le donne il lavoro, ma anche quanto fosse irrinunciabile essere madre e avere i figli che si desiderano, lei che di figli ne ha avuti e cresciuti due.
Perseguì la giustizia sociale quando fu in Parlamento, dedicandosi all'elaborazione ed approvazione di leggi fondamentali, come la n. 104 del 1992 per i diritti delle persone disabili e la legge n. 266 del 1991 per il riconoscimento del ruolo del volontariato, leggi a cui si dedicò con altre donne importanti, Rosa Russo Jervolino, allora Ministro degli affari sociali, Maria Eletta Martini e Paola Colombo Svevo. È stata una parlamentare scrupolosa e competente ed ha testimoniato in ogni suo atto e gesto il valore delle istituzioni come bene comune. Lo faceva mettendo in gioco la sua competenza, ma anche il suo rapporto forte e costante con le persone.
Questa era l'altra specialità di Leda: il rapporto con la gente, con le persone, a partire dai più fragili, che lei ascoltava e coinvolgeva nelle sue scelte e nelle sue battaglie. Non a caso, ad un certo punto della sua vita, vent'anni fa, Leda Colombini decide di dedicarsi a chi, tra tutti, è più dimenticato: i bambini delle detenute. Ha fondato l'associazione «Roma Insieme» nel carcere romano di Rebibbia che, con le sue svariate attività, ha contribuito alla formazione e alla crescita di bambini che altrimenti sarebbero cresciuti sbandati visto che la loro culla era il carcere con le loro madri.
Fino all'ultimo si è battuta per avere una legge che consentisse ai figli piccoli delle detenute madri di non stare in carcere. Non era soddisfatta neppure della recente legge approvata da questo ramo del Parlamento e ne aveva discusso il 1o dicembre in un convegno da lei promosso all'Università Roma Tre con avvocati, magistrati, psicologi, associazioni e parlamentari.
Personalmente le sono grata in modo particolare per avermi sollecitata e aiutata quando ero Ministro della salute ad applicare la riforma che prevede il trasferimento della sanità penitenziaria dal Ministero della giustizia al Servizio sanitario nazionale, perché alle persone detenute sia garantito con pienezza il diritto alla salute e per superare finalmente gli ospedali psichiatrici giudiziari, i tanto famigerati OPG. Una riforma piccola ma importante e molto difficile, come hanno confermato gli anni da allora trascorsi, e mi auguro che l'attuale Governo proceda con determinazione nell'applicazione di questa riforma.
Leda è morta a Regina Coeli mentre svolgeva la sua attività di volontariato, una morte inattesa, che ci ha colpiti e profondamente turbati. È morta lasciandoci un esempio di grande umanità ma anche di bella politica. In questo tempo in cui l'onore e l'autorevolezza della politica sono deturpati e colpiti, l'esempio luminoso di Leda Colombini ci aiuta a risalire la china. Per questo non solo la ricorderemo nel nostro cuore ma la porteremo come esempio ai nostri giovani e alle nostre giovani (Applausi).

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 19,35)

Si riprende la discussione.

(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 4829-A)

PRESIDENTE. Avverto che, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento, è stata presentata la questione pregiudiziale Reguzzoni ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 4829-A), che è pubblicata nell'apposito fascicolo in distribuzione.
Ricordo che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà, altresì, intervenire un deputato per ciascuno degli altri gruppi che ne faccia richiesta per non più di cinque minuti.
L'onorevole Vanalli ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Reguzzoni ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, naturalmente nel merito del provvedimento sono già intervenuti pochi dei miei colleghi della Lega Nord Padania e su questo «pochi» già abbiamo avuto modo di lamentarci; quindi, non vorrei infierire oltre, e d'altra parte non è colpa sua probabilmente.
In merito alla questione pregiudiziale, il Governo interviene con il presente provvedimento ad adottare una pluralità di disposizioni eterogenee attraverso un vero e proprio decreto-legge omnibus che spazia dalla materia previdenziale a quella creditizia, dalla disciplina dell'ordinamento delle province alla soppressione di organismi pubblici, dalle dismissioni di immobili pubblici alla disciplina del commercio e a quella relativa alle infrastrutture.
L'eterogeneità di contenuto del presente decreto-legge contrasta apertamente con i contenuti dell'articolo 15 della legge 23 agosto 1988, n. 400, di diretta attuazione costituzionale dell'articolo 77 della Costituzione.
In base alla citata disposizione, infatti, i decreti-legge devono contenere misure di immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo; nel decreto-legge in esame sono contenute, invece, molte disposizioni che recano riforme di carattere ordinamentale che produrranno i loro effetti nei prossimi mesi se non addirittura nei prossimi anni.
Anche sul piano della ricorrenza dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza si rileva che molte disposizioni del presente decreto non dispiegheranno effetti finanziari, in termini di contenimento di spesa, neppure nel prossimo esercizio finanziario, come si rileva ad esempio dalla relazione tecnica in merito alle disposizioni dei commi da 14 a 22 dell'articolo 23, sulla riforma dell'ordinamento delle province.
Le disposizioni da ultimo citate, con un intreccio di fonti normative che non tiene in alcun conto la gerarchia delle fonti nel nostro ordinamento, realizzano una sostanziale soppressione dell'ente provincia, che, come è noto, è previsto come ente costitutivo della Repubblica, al pari dello Stato, nell'articolo 114 della Costituzione. Siccome uno dei motivi più marcati per la soppressione delle province è il contenimento dei costi, mi permetto di rifare la stessa proposta che avevo fatto qualche tempo fa. Quindi, se proprio vogliamo risparmiare di più, potremmo anche pensare di eliminare il riferimento allo Stato, nell'articolo 114 della Costituzione; sicuramente risparmieremmo molti più soldi.
Il comma 20 dell'articolo 23 del decreto-legge in esame affida alla legge il compito di definire il termine decorso il quale decadono gli organi elettivi delle province: si affida in pratica ad una fonte di rango primario di disporre in ordine alla decadenza di organi elettivi, espressione della sovranità popolare che, esercitata nelle forme e nei limiti della Costituzione secondo le previsioni dell'articolo 1 della medesima, mediante l'elezione dei rappresentanti Pag. 101nell'ente provinciale, viene palesemente non tenuta in considerazione alcuna.
L'articolo 7, comma 1, reca l'autorizzazione al Presidente della Repubblica alla ratifica di un Trattato, in spregio a quanto stabilito dall'articolo 15, comma 2, lettera b), della legge n. 400 del 1988, che dispone che il Governo non possa provvedere mediante decreto-legge nelle materie indicate nell'articolo 72 della Costituzione, tra le quali sono compresi i disegni di legge di autorizzazione a ratificare trattati internazionali; si determina per questa via la violazione di una norma interposta che si traduce nella violazione indiretta degli articoli 72 e 80 della Costituzione;
L'articolo 24 del presente decreto-legge modifica le disposizioni in tema di trattamenti pensionistici, eliminando di fatto le pensioni di anzianità e, in particolare, incidendo sul requisito dei quarant'anni di contribuzione che sinora aveva costituito una sorta di garanzia insuperabile dell'accesso a tale tipologia di prestazione previdenziale a prescindere dall'età anagrafica; tali disposizioni incidono su legittime aspettative dei lavoratori che configurano quei diritti acquisiti che la giurisprudenza anche della Corte costituzionale ha riconosciuto come costituzionalmente garantiti, determinando delle sperequazioni, soprattutto per quanti sono prossimi alle soglie di accesso alla pensione secondo la normativa previgente, che subiscono un trattamento palesemente irragionevole.
Capisco che si voglia salvare l'Italia, però per salvare l'Italia stiamo affondando le regole che tutti ci siamo dati per consentire di condurre in maniera ordinata e costituzionale la nostra nazione.
Se vale la pena violare tutte queste norme per salvare l'Italia, poiché in questo momento c'è una crisi economica, non vedo perché non possa poi valere la pena violare le norme costituzionali quando queste richieste provengono dalla Lega Nord.
Quando la Lega Nord chiede di modificare la Costituzione per adeguare lo Stato ad una più rispondente necessità, ci viene sempre risposto che la Costituzione ce lo impedisce. Probabilmente, se non fosse stata sempre interposta questa negazione alle nostre richieste, forse non sarebbe stato nemmeno necessario arrivare a questo punto, con una manovra che incide in tanti ambiti della nostra vita.
Per sintetizzare il concetto di questa richiesta di incostituzionalità della norma, vorrei richiamare un'espressione utilizzata spesso da un illustre collega dell'Italia dei Valori, un grande politico che ha attraversato innumerevoli volte l'arco costituzionale avanti e indietro, che ha acquisito notevole capacità ed una notevole esperienza politica, che si è battuto contro tutte le caste (quelle degli altri). Soprattutto, si è battuto talmente tanto contro le caste che è riuscito anche a combattere contro i soldi alla politica. Ci è riuscito talmente bene che delle volte ha anche rinunciato ai rimborsi elettorali, lasciandoli ad associazioni che hanno riscosso per lui. Però, è tutto in regola e, quindi, su questo non c'è problema.
Allora, Presidente della Repubblica, utilizzando l'espressione di questo illustre collega: questo provvedimento con la Costituzione «che ci azzecca»? Cosa stiamo discutendo con questo provvedimento? Stiamo facendo di tutto, tranne che salvaguardare la Costituzione.
In definitiva, poiché appare talmente evidente che stiamo operando in violazione degli articoli 1, 2, 3, 36, 72, 80, 114 e 138 della Costituzione, il gruppo della Lega Nord invita a non procedere all'esame del disegno di legge n. 4829. Poi mi sia consentito di approfittare della presenza di tanti colleghi per augurare a tutti una buona Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà per cinque minuti.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, il gruppo del Popolo della Libertà non ritiene fondate le eccezioni di incostituzionalità contenute nella questione pregiudiziale di cui è primo firmatario l'onorevole Reguzzoni. Preciso subito che Pag. 102la mia valutazione è di natura tecnico-giuridica, e non può essere altrimenti in questa sede, mentre le valutazioni, anche critiche, di carattere politico sono già state espresse dal gruppo, in particolare dall'onorevole Corsaro, in un'altra fase del dibattito.
Nel tempo che ho a disposizione, signor Presidente, mi è consentito soltanto di soffermarmi sui punti principali del documento testé illustrato dal rappresentante della Lega Nord. Può non essere condiviso quanto disposto a proposito delle province, anche dopo le modifiche introdotte in sede referente, che hanno sicuramente cambiato l'impostazione iniziale, ma le norme non sembrano prefigurare una violazione della Costituzione, in quanto non viene soppresso l'ente territoriale denominato «provincia», ma cambiano soltanto la struttura e la governance.
Quanto ai poteri e alle funzioni, anche nell'ordinamento vigente sono conferiti con leggi ordinarie, addirittura con leggi regionali, che hanno delegato poteri e funzioni dalle regioni alle province; le stesse regioni che, nel nuovo ordinamento, saranno chiamate a gestire il nuovo assetto dell'ente intermedio tra le regioni stesse e i comuni. Quanto al prelievo sui valori «scudati», esso si applica negli anni a venire, e quindi non sussiste alcuna retroattività di una norma di natura fiscale.
A proposito, poi, di pensioni e di «guerra tra poveri», chi lamenta l'incremento dei contributi dei lavoratori autonomi dovrebbe ricordare che le loro gestioni presso l'INPS hanno, nell'anno in corso, un disavanzo di circa 10 miliardi di euro.
Poi, dovrebbe anche ricordare che nel sistema contributivo, che si applicherà anche ai lavoratori autonomi, corrispondere aliquote più elevate comporta anche una migliore adeguatezza delle prestazioni ricevute. Rimangono, poi, altre considerazioni da fare, ma i correttivi contenuti nel maxiemendamento hanno meglio organizzato la transizione tra vecchio e nuovo regime, anche per il trattamento di anzianità, che ora si trasforma in pensione anticipata.
Rimangono profili di severità degli interventi rispetto ai quali sia l'ex maggioranza sia l'ex opposizione dovrebbero recitare il mea culpa, perché il problema del pensionamento di anzianità meritava di essere risolto prima e da tempo. In questi anni, infatti, signor Presidente, onorevoli colleghi, si è consentito a quattro milioni di italiani di andare in pensione poco più che cinquantenni e di intasare il sistema per il prossimo quarto di secolo, a scapito delle nuove generazioni.
Ciò premesso, è bene ricordare che esiste una differenza sostanziale tra aspettative di fatto e diritti soggettivi. Questi ultimi maturano soltanto in seguito a prestazioni erogate in base a leggi vigenti. Ecco perché, signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo del Popolo della Libertà voterà contro la questione pregiudiziale, pur non avendo superato tutte le riserve politiche sulla manovra (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, noi non ravvediamo, nel decreto-legge al nostro esame, questioni di incostituzionalità. Vorrei richiamare un momento l'attenzione sul lavoro che ha svolto il Parlamento relativamente a due questioni che potevano apparire, in qualche modo, controverse. Mi riferisco alla questione delle province e alla questione dei parlamentari.
Ora, io penso, colleghi, che vi sia stato un lavoro molto importante da parte della I Commissione e da parte delle Commissioni bilancio e finanze per riportare il testo ad una sua coerenza.
Vorrei approfittare per dire una cosa che credo riguardi tutti i colleghi. Ogni parlamentare deve avere il diritto di svolgere in piena autonomia il proprio lavoro. Non è assolutamente accettabile che i colleghi della I Commissione, per avere messo in rilievo alcuni elementi e fatto Pag. 103delle osservazioni, siano stati oggetto di un attacco ingiustificato. Durante la lettura del provvedimento le Commissioni si sono preoccupate di riportare ad una situazione di piena legittimità anche l'intervento sui parlamentari e si è scatenata una campagna indegna - così bisogna definirla -, perché non vi era alcuna questione che trattasse del taglio agli stipendi dei parlamentari, ma riguardava, semmai, il fatto che il contenuto del decreto non si poteva rimandare ad un decreto successivo, soprattutto perché vi sono prerogative precise e specifiche della Camera dei deputati come del Senato della Repubblica. Approfitto di questa occasione e mi permetto di chiedere al Presidente della Camera che intervenga con decisione nella difesa delle prerogative di ogni singolo membro di questa Assemblea (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà e Unione di Centro per il Terzo Polo) perché questo diventa un elemento indispensabile sul quale potere svolgere questa funzione.
Il lavoro delle Commissioni ha poi portato anche ad una maggiore omogeneità del testo, colleghi della Lega. Si sono definite le questioni che riguardano i problemi dello sviluppo economico, raggruppati in modo omogeneo, e le due grandi riforme, quella del sistema previdenziale e quella dell'IMU. Ci siamo battuti tutti affinché venissero introdotti elementi di maggiore equità e, quindi, anche per attenuare la parte relativa ai sacrifici, cercando di fare salve le prerogative dei lavoratori, soprattutto per quello che riguarda il sistema previdenziale. Sono state risolte alcune questioni, alcuni dubbi, sulle nuove imposte, che io definirei di equità, come l'imposta sul lusso, l'imposta di bollo sui titoli e strumenti finanziari, l'imposta di bollo sui capitali «scudati», l'imposta sugli immobili posseduti all'estero, l'imposta sulle attività finanziarie detenute all'estero e la riforma di Equitalia che ha cancellato l'aggio.
Per questi motivi, concludo, colleghi, noi voteremo contro la proposta avanzata dalla Lega (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, noi della componente Noi per il Partito del Sud del gruppo Misto voteremo a favore della questione pregiudiziale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Il decreto in questione, con troppa retorica ed enfasi definito «salva Italia», ma in realtà «affossa Italia» e «ammazza Sud», avrebbe dovuto seguire il percorso ordinario di un disegno di legge governativo che, con prudenza, equilibrio ed equità, assumesse quei provvedimenti necessari a soddisfare non le «fameliche» richieste ed esigenze di Germania e Francia, ma che rendesse più competitivo il nostro Paese, favorendo la crescita e incidendo in direzione di una maggiore giustizia sociale.
Questo decreto-legge viene vissuto come una sorta di film degli orrori, una sorta di apocalisse per l'Italia e per i suoi ceti sociali più deboli. Inoltre, per il sud non viene previsto nulla, anzi viene introdotta una sorta di fiscalità di vantaggio a favore del nord e delle aree più forti del Paese, per cui riteniamo che non ci siano quei requisiti di necessità ed urgenza, che avrebbero imposto una decisione come quella del Governo di ricorrere ad un decreto-legge.
È questa una manovra recessiva, basata solo su tasse e tagli alle pensioni. La nostra idea è che questo Governo, con questo decreto-legge abbia già esaurito la sua funzione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Ausonia (Grande Sud)). A questo Governo occorre sostituire, uscendo dalle ambiguità e dalle ipocrisie, un autentico Governo di solidarietà nazionale, che consenta alle forze politiche di assumersi fino in fondo la responsabilità di fare quelle scelte, anche dolorose, per consentire all'Italia non di restare ad ogni costo in Europa.
È questo, infatti, un falso problema. La nostra esigenza non è quella di rimanere ad ogni costo in Europa. La nostra esigenza Pag. 104è di restituire al nostro Paese un'autentica dignità nazionale, favorendo una maggiore autonomia dei diversi territori e consentendo al nord e al sud di competere, ma soprattutto di dare risposte ad un territorio più debole, qual è quello del sud.
È per questa ragione che noi votiamo a favore della questione pregiudiziale che è stata proposta (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Ausonia (Grande Sud) e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
Non ha chiesto nessun altro di parlare dopo di lui, quindi chiederei ai colleghi di prendere posto per il voto.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la questione pregiudiziale di costituzionalità, presentata dalla Lega contro la manovra economica giustamente definita «salva Italia» è pretestuosa, infondata nel merito e, a nostro avviso, politicamente demagogica e irresponsabile (Commenti del deputato Polledri). Il gruppo dell'UdC e il Terzo Polo voteranno contro questa pregiudiziale.
Dopo aver contribuito per molti anni di governo al declino del nostro Paese ed alle sue divisioni, la Lega spera oggi di far dimenticare le proprie responsabilità non aggredendo le cause della malattia, ma chi tenta, pur in condizioni difficili ed estreme, la sua cura. È un atteggiamento che giudichiamo irresponsabile, perché l'Italia è un grande Paese in sofferenza, che è ancora oggi l'epicentro delle aggressioni dei mercati e delle preoccupazioni internazionali.
Occorre con tutta urgenza uscire da questa condizione, riprendere un cammino di riforme improntato al rigore e al risanamento dei conti, ad equità e crescita, un cammino che certamente è a più tappe, ma che risulta possibile solo se sorretto da un'ampia maggioranza politica e da un forte senso di responsabilità nazionale.
La pregiudiziale della Lega nega addirittura la sussistenza di quest'urgenza sotto il profilo dei presupposti di costituzionalità della decretazione. Questo, invero, ci appare clamoroso e persino un po' risibile e grottesco, perché l'evidenza dell'urgenza è nei fatti: la manovra in Italia è attesa, richiesta e sollecitata dal mondo intero.
La questione pregiudiziale della Lega sostiene, inoltre, il contrasto della manovra con l'articolo 15 della legge n. 400 del 1988, ma è anche qui evidente che la legge vieta i decreti-legge in materia costituzionale - e non è questo il caso - ed è chiaro altresì che l'eterogeneità dei contenuti dei decreti-legge è un requisito - o un difetto - ormai ampiamente consolidato nella prassi parlamentare.
Risulta, dunque, infondato anche il rilievo sulla presunta incostituzionalità delle norme sulle province, perché esse non vengono abolite o soppresse - come pure noi abbiamo richiesto in un ridisegno costituzionale dei livelli di governo - ma vengono modificati gli organi e le funzioni, nel rispetto, peraltro, della scadenza naturale e del mandato elettorale.
Però di queste riforme strutturali c'è un assoluto bisogno, se vogliamo realisticamente perseguire l'obiettivo di istituzioni più efficienti e meno costose, che è una necessità del nostro Paese. Non vi è nessuna violazione costituzionale nel nuovo regime delle pensioni; al contrario, è una riforma che va nella direzione giusta, consente di costruire un vero patto tra generazioni e di allineare l'Italia ai regimi pensionistici dell'Europa. Certo, nel tempo, saranno necessarie le opportune verifiche ma occorre andare avanti. Questo è quello che ci chiedono i cittadini giustamente preoccupati. Ci chiedono con forza il ritorno alla buona politica, alla priorità del bene comune e a un ruolo protagonista dell'Italia in Europa e nel necessario governo politico dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Reguzzoni ed altri n. 1. Pag. 105
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Castagnetti, onorevole Fioroni, onorevole Casini, onorevole Ventucci. L'onorevole Traversa ha votato? Onorevole Melis... L'onorevole Pili, ha votato? Onorevole Leoluca Orlando, onorevole Soro... aspettiamo l'onorevole Consiglio... l'onorevole Leoluca Orlando non ha la tessera... Lo aspettiamo... Ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 535
Votanti 513
Astenuti 22
Maggioranza 257
Hanno votato
62
Hanno votato
no 451).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Luciano Dussin.

PRESIDENTE. Comunico che in data 7 dicembre 2011 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera dell'onorevole Luciano Dussin: «Onorevole Presidente, con la presente rassegno le mie dimissioni dalla carica di deputato al fine di poter espletare in modo pieno ed esclusivo le funzioni di sindaco del comune di Castelfranco Veneto, cui sono stato eletto in occasione delle elezioni amministrative del 2010 (Applausi-Congratulazioni).
Alla scelta di rassegnare le dimissioni dal mandato parlamentare mi ritengo obbligato per l'incompatibilità in cui verso, stabilita per i sindaci dei comuni con popolazione superiore a 20 mila abitanti, in modo univoco e a mio giudizio non controvertibile dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 277 del 2011.
A tale riguardo le rappresento che, proprio a seguito della citata sentenza della Corte costituzionale, è stata promossa nei miei confronti azione popolare ai sensi degli articoli 69 e 70 del decreto legislativo n. 267 del 2000, recante il Testo unico sugli enti locali, finalizzata all'accertamento della mia condizione di incompatibilità. Una volta che il ricorso mi sarà notificato, decorrerà il termine di dieci giorni previsto dalle sopra menzionate disposizioni del Testo unico sugli enti locali, scaduto il quale - ove da parte mia non fosse rimossa detta condizione di incompatibilità - sarei dichiarato decaduto dalla carica di sindaco di Castelfranco Veneto.
Al fine di evitare la mia decadenza dalla carica amministrativa locale, le chiedo pertanto di voler dare, nella prima seduta utile, annuncio delle mie dimissioni dall'Assemblea, affinché questa, ai sensi dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento della Camera, possa prenderne atto tempestivamente, trattandosi di un caso di incompatibilità ormai acclarata.
Rivolgo a lei e a tutti i colleghi deputati, ai sensi della mia più alta stima, i miei più sentiti e referenti saluti.
Firmato: Luciano Dussin» (Applausi).

Onorevole Luciano Dussin, credo che da parte non solo della Presidenza, ma di tutta l'Assemblea, l'applauso che le è stato rivolto è un riconoscimento per come ha svolto il mandato di parlamentare in quest'Aula (Applausi). A proposito di dignità della politica e di cosa è la politica, quella in cui tutta l'Assemblea crede, lei ne è stato un esempio. Credo di interpretare questo pensiero a nome di tutti i colleghi parlamentari. Grazie ancora per il lavoro che ha svolto in quest'Aula (Applausi).
Trattandosi di un caso di incompatibilità accertato dalla Giunta delle elezioni nella seduta odierna, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione del deputato Luciano Dussin dal mandato parlamentare.

Pag. 106

Proclamazione di un deputato subentrante (20,05).

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito dell'avvenuta presa d'atto delle dimissioni del deputato Luciano Dussin, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta odierna - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 - che il candidato che, nell'ordine progressivo della stessa lista n. 8 - Lega Nord nella medesima VIII Circoscrizione Veneto 2, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Sabina Fabi.
Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la VIII Circoscrizione Veneto 2 Sabina Fabi.
Si intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali corsi.

Si riprende la discussione (ore 20,06).

(Esame dell'articolo unico - A.C. 4829-A)

PRESIDENTE. Essendo stata testè respinta la questione pregiudiziale presentata, passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 4829-A), nel testo delle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 4829-A).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo delle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 4829-A).
Ricordo che, a norma dell'articolo 123-bis, comma 3-bis, ultimo periodo, del Regolamento, gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi dichiarati inammissibili dalle Commissioni riunite non possono essere ripresentati in Assemblea e, ove ripresentati, non sono pubblicati.
Inoltre, non sono pubblicati, in quanto non ricevibili, gli emendamenti già presentati presso le Commissioni riunite, ma in quella sede ritirati, i nuovi emendamenti, non previamente presentati presso le Commissioni riunite, riferiti a parti del testo non modificate dalle Commissioni stesse.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 123-bis del Regolamento, in quanto recano nuovi o maggiori oneri finanziari privi di idonea quantificazione e copertura, le seguenti proposte emendative: Messina 13.5, Polledri 13.8, Montagnoli 19.11, Moffa 24.6 e 24.8.
La Presidenza si riserva di comunicare ulteriori dichiarazioni di inammissibilità.

CAROLINA LUSSANA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, nella giornata odierna, come hanno già avuto modo di sottolineare altri colleghi della Lega Nord, noi abbiamo assistito ad una forzatura delle regole di democrazia parlamentare.
Noi stiamo vivendo un momento particolarmente delicato. Il Parlamento degli eletti del popolo è chiamato ad esprimersi su una manovra che il neonato Governo tecnico ci sta proponendo, una manovra che noi riteniamo di »lacrime e sangue" e profondamente ingiusta, perché va a colpire le fasce sociali più deboli del Paese: la classe media, gli artigiani, i commercianti e i pensionati.
Per questo, in questi giorni, nei lavori delle Commissioni, che si sono susseguiti ininterrottamente, la Lega Nord, nonostante il forte atteggiamento di criticità, la forte criticità nei confronti di questa manovra ha sempre mantenuto un atteggiamento costruttivo e propositivo.
Dobbiamo dire che alcune delle nostre proposte, poche purtroppo, sono state recepite per cercare di migliorare quelle che erano invece le proposte del Governo. Pag. 107
Tuttavia oggi non si è voluta ascoltare la voce dell'opposizione che in quest'Aula è rappresentata unicamente dalla Lega Nord e con una forzatura, torno a dirlo, si è proceduto alla chiusura della discussione sulle linee generali. Tra l'altro, con un errore riconosciuto mi sembra anche dallo stesso Presidente Fini è stata data la parola per un tempo superiore alla maggioranza piuttosto che all'opposizione perché non è stato rispettato il criterio dell'alternanza degli interventi. Questo costituisce un fatto grave che speriamo non si abbia a ripetere più per il futuro.
Noi vogliamo essere comunque ascoltati in quest'Aula, speriamo che ci possa essere un'ulteriore occasione di ascolto da parte del Governo, anche se abbiamo sottolineato con rammarico il fatto che il Presidente del Consiglio, nonché Ministro dell'economia, non sia presente ai nostri lavori (ci sono i sottosegretari, ma non è sufficiente). Chiediamo che la discussione sul complesso degli emendamenti prosegua con la seduta fiume in modo tale che tutti i colleghi che in precedenza non hanno potuto parlare lo possano fare in un'ottica sì, di opposizione, ma di opposizione costruttiva (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) sperando che domani il Governo torni sui suoi passi e non ponga la questione di fiducia.
Noi della Lega Nord non abbiamo un atteggiamento ostruzionistico, abbiamo presentato degli emendamenti sul merito e speriamo che il Parlamento, gli eletti dal popolo, ne possano discutere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È stata dunque posta, da parte dell'onorevole Lussana, a nome del gruppo della Lega Nord Padania, la richiesta della seduta fiume.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei dire una cosa all'onorevole Lussana, se possibile riprendendo anche le parole del presidente Reguzzoni di qualche ora fa.
Per quanto mi riguarda sono stato molto sensibile alla prima occasione nella quale ho sentito porre questi argomenti dal collega Reguzzoni perché mi rendo conto, essendo stato fino a qualche giorno fa dall'altra parte, della incidenza e dell'importanza che bisogna dare all'argomentazione.
Vorrei dire al collega Reguzzoni che la mia sensibilità scatta alla prima occasione. Vorrei ricordare al collega Reguzzoni e a tutti i colleghi della Lega che giustamente si lamentano in questa occasione che per quanto mi riguarda io, o qualunque altro rappresentante del mio gruppo, per cinquantacinque volte abbiamo posto a lei questi argomenti e lei rideva, e voi ci sbeffeggiavate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Adesso, onorevole Reguzzoni, vi rendete conto di cosa voglia dire quando vengono strozzati i dibattiti per cinquantacinque volte senza ragioni che noi riteniamo tali. Lei ha fatto semplicemente un taglia ed incolla di quello che noi abbiamo detto per cinquantacinque volte. E noi non abbiamo, spesso e volentieri, neanche avuto, almeno per quanto riguarda la mia parte, le comunico questo, da parte vostra la sensibilità di predisporvi ad una seduta notturna.
Quindi io parlo a favore della richiesta della seduta notturna e della seduta fiume perché ritengo che sia sicuramente importante che, nei limiti dell'economia dei lavori che devono garantire al Governo ed alla maggioranza di poter portare in porto la manovra, ci sia però la possibilità di esprimersi magari anche in seduta notturna, cosa che a noi non è mai capitata. Ma penso che sia giusto anche in questo senso.
Vorrei però aggiungere, al di fuori da qualsiasi tipo di ilarità, che - la prego di seguirmi in questo, signor Presidente - la Presidenza non abbia fatto killeraggio, né penso che abbia fatto nulla di diverso da Pag. 108quello che ha fatto in tanti precedenti in questa legislatura e anche nella precedente.
La pregherei, se riesce ad ascoltarmi, di valutare che non c'è dubbio che ci troviamo in una situazione formalmente ineccepibile, ma sostanzialmente con una anomalia. Infatti ci troviamo obiettivamente con una maggioranza molto larga in quest'Aula ed un solo gruppo di opposizione. Quindi quella che è stata una procedura ordinaria, una prassi che io non ritengo che abbia bisogno di correzioni regolamentari, però potrebbe averne nel futuro. A cominciare ovviamente da questo io prendo un impegno come portavoce del gruppo del Partito Democratico a limitare al massimo gli interventi sul complesso degli emendamenti e per quanto ci riguarda anche quelli di domani relativi alla fase di esame degli ordini del giorno. Infatti non c'è dubbio che si crea, rispetto alla situazione precedente dove c'erano una maggioranza e una opposizione che erano numericamente molto vicini...

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti...

ROBERTO GIACHETTI. Lo so, signor Presidente, se vuole mi fermo, sto solo cercando...

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, voglio cercare di seguirla.

ROBERTO GIACHETTI. Ho capito, ma siccome capisco che non ci riesce, mi fermo io. Dicevo semplicemente che siamo assolutamente intenzionati a limitare i nostri interventi, per fare in modo che da qui, fino a quando lo ritengano, i colleghi della Lega parlino, giustamente, per esprimere le loro opinioni. Tenteremo di fare ciò anche domani, durante l'esame degli ordini del giorno.
Forse vale la pena - ripeto, senza modificare Regolamenti e prassi, ma per il futuro - attrezzarci per questa situazione, che è obiettivamente particolare, ancorché formalmente ineccepibile, per tenerne conto, per fare in modo che quello che è accaduto, non per volontà di alcuno, ma perché si è seguita una prassi di un certo tipo, magari possa non ricapitare la prossima volta e fare in modo che vi sia la possibilità di far parlare più colleghi.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per ribadire che non è accettabile il ragionamento dell'onorevole Giachetti in tema di prassi consolidata, per cui vi è un intervento della maggioranza, uno delle opposizioni e si segua poi un ordine dei lavori. Questa questione è già stata posta in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo e il Presidente Fini e i colleghi presenti hanno già avuto modo di dare ragione a noi.
Per il resto, siccome Giachetti mi è molto simpatico, comunico che sono l'ultimo iscritto a parlare del gruppo della Lega e chiederò di intervenire per fatto personale, su quello che egli ha detto, in coda ai lavori: lo invito a rimanere qui con noi, anche tutta la notte.

PRESIDENTE. Bene, vi è un invito ad ascoltarsi reciprocamente. Credo che nessun altro voglia intervenire, perché l'onorevole Giachetti è intervenuto a favore e non vi sono interventi contro.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta avanzata dall'onorevole Lussana, preannunziata nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, di deliberare che la seduta prosegua ininterrottamente fino alla conclusione della fase dell'illustrazione degli emendamenti.

(È approvata).

La Camera approva per 169 voti di differenza.

La seduta - vorrei che steste tutti molto attenti - proseguirà, quindi, ininterrottamente, Pag. 109fino alla conclusione della fase dell'illustrazione degli emendamenti.
Come preannunziato nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, una volta conclusi gli interventi sul complesso degli emendamenti non procederemo a votazione, ma i lavori saranno aggiornati alla seduta di domani, giovedì 15 dicembre, alle ore 10.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, vorrei sapere se è prevista, prima dell'inizio della seduta fiume, una breve interruzione dei lavori, per permettere al Comitato dei diciotto di riunirsi, così come concordato.

PRESIDENTE. Assolutamente sì, nel senso che approfittiamo anche di questa breve interruzione, essendoci la seduta notturna e poi fiume, per dare la possibilità ai colleghi che vogliono poi rimanere in Aula e magari intervenire, di rifocillarsi andando a mangiare qualcosa.
Quindi, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 20,45.

La seduta, sospesa alle 20,15 è ripresa alle 21,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Antonione, Caparini, Cicchitto, Colucci, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Iannaccone, Lo Monte, Lombardo, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Milanato, Moffa, Leoluca Orlando, Pisicchio, Reguzzoni, Stefani, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 4829-A)

PRESIDENTE. Avverto che la Commissione affari costituzionali ha espresso il prescritto parere sugli emendamenti presentati, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 4829-A).
Avverto, altresì, che l'emendamento 23-ter.1 deve intendersi a prima firma dell'onorevole Bragantini e che l'emendamento 23-ter.2 deve intendersi a prima firma dell'onorevole Dal Lago.
Passiamo agli interventi sul complesso delle proposte emendative presentate.
Constato l'assenza dell'onorevole Cirielli che aveva chiesto di parlare: si intende che vi abbia rinunziato. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefani. Ne ha facoltà.

STEFANO STEFANI. Signor Presidente, anche in un'Aula vuota - cosa han detto, «sorda e grigia»? Ma non c'è il Presidente al quale poter... no, no non è rivolto a lei, ad altri potrebbe essere rivolto il «sorda e grigia» - colleghi, è giusto che resti a verbale che vi chiedo sinceramente: come potete votare ed approvare una manovra finanziaria del genere?
Credo che peggio di così non poteva essere. Colleghi, voglio darvi una dimostrazione e portarvi un esempio di cosa sia questa manovra finanziaria, affrontando un argomento che guarda caso è quello che l'opinione pubblica ha maggiormente apprezzato perché lo ha visto come un colpire coloro che hanno di più. Mi riferisco alla normativa sulla nautica. Pag. 110
La nautica in moltissimi casi vede utenti fra i più abbienti, se pensiamo che ci sono imbarcazioni da 5, 6, 7, 8 o 9 milioni di euro nei nostri mari. Dove si può colpire di più che non in un settore del genere? Giustissimo. È giusto mettere una patrimoniale? Giustissimo, per carità, saremo stati i primi ad approvarla, ma vorrei conoscere quel genio, quel professore che ha scritto questa normativa.
Qualcuno del Governo forse mi vorrà spiegare perché, come quello che per far dispetto alla moglie, e così via... Questo signore è un pericolo per questo Paese. Ci mancherebbe altro che quando si parla di sacrifici noi ci tirassimo indietro. È giusto che chi più ha più paghi e questa non è retorica, è buonsenso. E questo è solo un esempio, perché ci sarebbero cento cose da citare, ma voglio portarvi al provvedimento sulla nautica.
Avete messo la tassa anche sulle imbarcazioni battenti bandiera straniera. C'è da esser matti, quello che ha scritto questa norma è matto!
Ci sono centinaia di imbarcazioni nelle marine del Friuli, del Veneto, dell'Emilia Romagna, potrei citare anche la Liguria e la Sardegna, centinaia di imbarcazioni battenti bandiera straniera. E cosa pensate che faccia il tedesco, lo svizzero, l'austriaco che ha la barca ormeggiata nelle nostre marine? Ve lo siete chiesti, per piacere, qual è la prima cosa che ha fatto? La prima cosa che ha fatto è andare in Croazia, è andare in Slovenia, sicché non solo non incassate nulla, ma fate del danno enorme al Paese.
Volete una prova? Due mesi fa è stata inaugurata una marina da 1.200 posti barca in Slovenia, vicino a Portorose. Quando è stata approvata la vostra manovra, il primo sentore è stato che questi 1.200 posti barca sono stati tutti affittati, tutti - ma sono tutti matti, vi domanderete -, soprattutto da stranieri che avevano le imbarcazioni nei nostri porti. Vedete, nessuno ha pensato a quale sia l'indotto dietro alle marine e ai posti barca. Nessuno ha fatto questo semplice ragionamento, a parte il fatto che anche un veneto, un friulano, un romagnolo, può portare la barca in Croazia o Slovenia, e molti lo hanno fatto. Ma voglio riferirmi proprio a coloro che si potevano colpire semplicemente attraverso un passaggio appropriato di questo disegno di legge. Siete degli incompetenti!
Dietro c'è un indotto che muove 100 mila persone, dato da manutentori, da motoristi, da falegnami, dai ristoranti che lavorano di conserva, dai distributori di gasolio, con tutte le tasse che concerne questo. Non ci avete pensato, avete fatto una cosa che peggio di così non poteva essere portata avanti. Si tratta di un danno enorme per l'economia romagnola, per l'economia veneta e per l'economia friulana. Ripeto, mi piacerebbe conoscere chi l'ha scritta, confrontarmi con lui, parlare. Ma non so chi l'ha scritta, qualcuno forse preso dai fumi di qualcosa, non so, di lambrusco, non so.
Colleghi, questo è il primo passaggio che dimostra l'incompetenza di chi l'ha scritto. Ma non si tratta solo di incompetenza. La manovra è anche iniqua, è iniqua, perché è giusto che paghi 10, 15 mila euro di tassa di stazionamento colui che ha una barca da 2 o 3 milioni di euro - è giustissimo, chi vuoi che paghi? - però sono comprese nello stesso provvedimento, con gli stessi parametri, barche che valgono, come ho detto, 3 o 4 milioni di euro e barche che valgono neanche 100 mila euro. Sono gli stessi parametri. Barche che stanno a galla perché il proprietario, che ha una passione enorme, spende tutti i suoi risparmi e spende tutte le sue ore di tempo libero per la manutenzione di questa imbarcazione.
Ci sono aumenti per tutti, a fronte di pallidi tentativi di individuare coloro che evadono il fisco e fanno una vita da nababbi alle nostre spalle e alle vostre spalle, alle nostre, di casta. Prima ho detto che è da abbastanza tempo, anni, che sono in giro per queste Aule, ma tanti improperi come ho preso in questi giorni non li ho mai presi. C'è da vergognarsi a dire sono un parlamentare.
C'è ancora di più da vergognarsi se portiamo avanti questa finanziaria, della quale sto dicendo quello che non va. Pag. 111Un'altra cosa che mi preme sottolineare riguarda l'ICE. Il precedente Governo - su pressione di tutte le parti - aveva abolito l'ICE, che era un baraccone, un carrozzone che non funzionava, così come era strutturato. La prima cosa che ha fatto per risparmiare l'attuale Governo è stata la reistituzione dell'Istituto per il commercio con l'estero. Perciò, colleghi, finisco subito e non vado avanti. Dico che un Governo di economisti come questo avrebbe potuto dare qualcosa di più.
Non voglio essere ripetitivo, ma voglio ancora incidere sul fatto. Ditemi chi vi ha trovato le norme sulla nautica. Ditemi chi le ha fatte e ditemi se pensate che questo porti allo sviluppo e che porti risorse nelle casse dello Stato. Fate i conti come si deve! Siete dei professori: fatemi vedere come fate questi conti! Siete degli assoluti incapaci in questo settore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Briguglio, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Constato l'assenza dell'onorevole Terranova, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, mi scusi, ma l'ordine che mi avevano dato era diverso...

PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, l'ordine non è cambiato, ma due colleghi non sono presenti.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie signor Presidente. Colgo intanto l'occasione per parlare dei gravi problemi e delle gravi iniquità portate avanti in questa manovra. Non abbiamo potuto fare ciò né nelle Commissioni, né in sede di discussione sulle linee generali. Faccio questa premessa perché vi erano degli emendamenti della Lega Nord - mi rivolgo in particolar modo al Governo e ai relatori che non vedo in Aula - con i quali saremmo riusciti, trovando altre coperture, a restituire ciò che questo decreto-legge aveva tolto alle fasce più deboli della popolazione.
Vorrei però, se mi permette signor Presidente, iniziare da dei fatti piccoli, ma emblematici, presenti in questo decreto. Voglio cominciare da questo proprio per far vedere come è stato scritto questo decreto-legge, ovvero colpendo i più deboli e salvando sì determinate caste, che però non sono quelle dei parlamentari. Infatti, nell'articolo 21, comma 5, è presente una norma che lascia assolutamente perplesso - mi auguro - tutto il Parlamento e il Governo stesso. Mi auguro che sia sfuggita al Governo, questa norma. Infatti, nel sopprimere l'INPDAP, che entrerà nell'INPS (si tratta di questi due importanti enti), si prevede che dei sette sindaci di INPDAP, due entrino nel collegio dei revisori dell'INPS, mentre cinque avranno una promozione per legge e diventeranno direttori generali della Ragioneria dello Stato. Mi domando se, mentre tagliamo le pensioni più basse, mentre allunghiamo l'età pensionabile e rischiamo di lasciare le persone senza alcun tipo di reddito, possiamo permetterci di dare delle promozioni per legge. Mi domando se sia accettabile che i relatori, in un emendamento nelle Commissioni (tentativo fortunatamente sventato dalla Lega Nord), abbiano voluto reimmettere nelle cosiddette pensioni privilegiate e nell'equo indennizzo che erano garantiti ai dipendenti pubblici, e che giustamente in questo decreto sono stati tolti, non soltanto le forze dell'ordine, le forze della sicurezza, i vigili del fuoco (cosa che noi condividiamo per le particolari mansioni che svolgono questi lavoratori) - guarda caso, e non voglio vedere il curriculum di tutti i ministri di questo Governo - i professori universitari, i diplomatici, i prefetti e tutti i corpi diplomatici.
Pensate se fosse passato un emendamento della maggioranza e dei relatori di questo tipo e se non vi fosse stata la Lega che fortunatamente sventava questo attacco. Ebbene, cosa avremmo detto a tutti quei dipendenti che ogni giorno faticano all'interno dei loro uffici e nelle loro Pag. 112mansioni? Gli avremmo detto: «Guardate, per voi lo togliamo, però ai professori universitari - magari i professori della Bocconi - a loro questo rimane». Vorrei sapere anche la logica che ha permesso ai relatori di fare questo emendamento. Gliel'ho chiesto anche nelle Commissioni riunite bilancio e finanze, ma non ha avuto risposta. Quindi, questo era per dare indicazioni su come è stata scritta la manovra.
Ma passiamo adesso alla parte forte e drammatica per i cittadini di questo Paese. Prima di tutto, veniamo alle indicizzazioni. Adesso sta passando un messaggio sui mezzi di informazione. Tuttavia, devo dire, mio malgrado, che i mezzi di informazione sono conniventi con la maggioranza di questo Parlamento e con il Governo, perché l'opposizione è tassativamente esclusa, in particolar modo dai giornali. È la prima volta che i giornali non riportano gli emendamenti, la contromanovra dell'opposizione e fanno finta che l'opposizione in questo Parlamento non esista. Ma detto questo, sulle pensioni sta passando il messaggio che questo Governo e questa maggioranza sono stati buoni perché hanno portato l'indicizzazione da due volte la minima a tre volte la minima. Allora, è come se dicessimo, a un ladro che decide di non rubarci più un milione di euro, ma 990 mila euro: «Grazie, perché mi rubi solo 990 mila euro».
Il secondo luogo, voi sapete cosa vuol dire bloccare l'indicizzazione per tre volte la minima? Vuol dire che nel 2013 al pensionato che prende 1.100 euro di pensione - sommato questo ai 2 punti IVA che aumentiamo da settembre del 2012 - gli togliamo una mensilità. Questo vuol dire la mancata indicizzazione e l'aumento dell'IVA. Noi, ad un pensionato che prende 1.100 euro, è come se per un mese non gli dessimo la pensione. Ma non solo, noi a questo pensionato, togliendogli un mese di pensione, gli diciamo anche: «Guarda che devi pagare pure l'ICI e se hai la macchina è meglio se la vendi, perché devi pagare pure le accise sulla benzina aumentate in modo esponenziale». Scusatemi questo breve inciso sulle accise della benzina. Io vivo in un territorio di confine, che è il Friuli Venezia Giulia e Trieste. Voi sapete il danno economico che state arrecando non soltanto ai benzinai, ma anche alla regione Friuli Venezia Giulia, che compartecipa alle accise, e allo Stato italiano, perché tutti i cittadini del Friuli Venezia Giulia non è che dicono «perfetto, che bello: paghiamo di più la benzina», ma vanno in Slovenia. Ci sono le file e questo è quanto diceva anche il presidente Stefani prima. È stata fatta una manovra che pensa di avere degli incassi ma non si è capito che questi non ci saranno, perché aumentando le tasse non è vero che lo Stato introiterà di più, ma solo che i cittadini troveranno la soluzione per non morire di fame.
Ma andando avanti avete anche pensato - e questa è una misura prettamente ideologica - di togliere le quote per l'accesso alla pensione di anzianità e di aumentare la pensione di anzianità da 40 anni a 42 anni e un mese per gli uomini e a 41 anni e un mese per le donne e di aumentare anche la pensione di vecchiaia. Ebbene, su questo intanto vi è un primo fatto gravissimo: pensate a tutti quei lavoratori che si trovano, soprattutto in un periodo di crisi economica, in una situazione di mobilità, in una situazione di ammortizzatori sociali. Cosa faranno questi lavoratori? Il Governo ha previsto una salvaguardia per 65 mila persone nell'ultima proposta, anzi, ancor peggio, perché la maggioranza e i relatori, avendo paura di mettere un numero fisso - questo era quanto sosteneva la Lega, che non si può mettere un numero fisso, perché i casi non sono controllabili - non ha avuto nemmeno il coraggio di scriverlo questo numero, perché nell'ultimo emendamento cosa ha detto? Il numero c'è, però lo deciderà il Governo. Quindi, non vi è neanche quella chiarezza. Si sarebbe dovuto dire che il numero non c'è più a tutti quelli che si trovano in una situazione drammatica di questo tipo; la situazione è drammatica perché queste persone non hanno più né un reddito da lavoro né gli ammortizzatori sociali e non percepiscono ancora la pensione. Quindi, di cosa devono Pag. 113vivere queste persone? Come possono mantenere le loro famiglie? E questa non vi sembra una misura iniqua?
Oltretutto, faccio, tra parentesi, un altro inciso. Avete fatto passare il messaggio che avete colpito le pensioni d'oro e, anzi, il Ministro Fornero, che in questo periodo si è abituato a parlare un po' troppo, addirittura è venuto in Commissione lavoro dicendo: colpiremo le pensioni d'oro, sopra i 200 mila euro - per far vedere che la misura è equa, tuttavia, non è assolutamente così - con una tassazione, appunto sopra i 200 mila euro, del 25 per cento.
Arriva l'emendamento nelle Commissioni: non è più il 25 per cento, ma diventa il 15 per cento. Io vi domando, Governo, Ministro Giarda, perché non avete accettato l'emendamento della Lega che prevedeva di colpire veramente le pensioni d'oro, istituendo un contributo di solidarietà del 10 per cento sopra i 90 mila euro, del 15 per cento sopra i 120 mila euro, del 25 per cento sopra i 200 mila euro e del 50 per cento sopra i 380 mila euro? Capisco che ci sono sottosegretari del vostro Governo che hanno le pensione interessate, ovvero 480 mila euro l'anno, ma penso che questo sottosegretario poteva fare un sacrificio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Non solo: per quanto riguarda l'abolizione delle quote per le pensioni di anzianità, in questi giorni, stanno arrivando moltissimi messaggi, moltissimi segnali dalla gente e dal territorio perché voi con un colpo solo avete aumentato fino a sei anni - fino a sei anni! - l'accesso al beneficio previdenziale. Capisco che è facile dire che siamo in un periodo di crisi e di difficoltà, ma voi state entrando direttamente nella vita delle persone in modo pesantissimo, non considerando le difficoltà che vivono queste persone e le molte difficoltà che vivono anche determinate aziende che stanno chiudendo. Avete poi cercato di «risolvere il problema» inserendo una norma che prende in giro i cittadini, con la quale si prevede che chi compie 60 anni il prossimo anno ed ha 35 anni di contributi può andare in pensione, invece che a 66 anni, a 64 anni. Voi pensate veramente che qualcuno vi dica grazie per questo? È sempre la questione del ladro: invece che rubare un milione di euro ne rubate 990 mila. Per questo, abbiamo presentato quegli emendamenti che riuscivano a coprire le modifiche che chiedevamo, modifiche di equità.
Abbiamo fatto nottate all'interno della Commissione lavoro cercando di spiegare queste modifiche che chiedevamo, ma il Governo non era pronto con i propri emendamenti. Quindi, abbiamo rinviato la seduta e non si è entrato nel merito di nulla. Penso che sarebbe stato anche un valore aggiunto per il Governo se avesse ascoltato l'opposizione; magari avrebbe capito che alcune situazioni che tra i banchi dell'università o all'interno di un salotto buono sembrano facili, se ci si confronta con i cittadini, che vivono la vita reale, che soffrono le condizioni di stipendi da 1.000 euro al mese, non sono così facili. Non sono così facili oltretutto perché noi, come Lega, abbiamo un fortissimo dubbio sull'efficacia della manovra. Voi credete veramente - come è stato detto da alcuni colleghi di maggioranza, e per maggioranza intendo PD, PdL e Italia dei Valori, perché adesso sembra che non esista una maggioranza in questo Parlamento, ma c'è qualcuno che le vota queste manovre e c'è qualcuno che dà la fiducia a questo Governo - che in una situazione come questa, dove i mercati decidono della vita e della morte di un Paese, dove noi abbiamo detto che è bello aprire ai mercati, che è bello aprire alla finanza internazionale, una manovra di questo tipo possa condizionarli? La nostra forte preoccupazione è che fra un paio di mesi ci troveremo nella stessa identica situazione, con una sola drammatica differenza, che i nostri cittadini saranno poveri e non riusciranno ad arrivare a fine mese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Oltre a ciò - signor Presidente, non ho ancora finito, poi mi segnalerà quando scade il tempo a mia disposizione - voglio anche dire, come hanno affermato alcuni colleghi di maggioranza, che quando avete Pag. 114scritto il decreto, neanche il Parlamento era conoscenza del suo contenuto. Capisco che è bellissimo - come fa il Ministro Fornero - parlare con l'ANSA, ma la sede istituzionale - e lo comunico a tutti - è il Parlamento, così magari alcuni esponenti del Governo, non tutti - non quelli presenti, che sono molto rispettosi istituzionalmente e li ringrazio per questo - ma alcuni capiranno almeno cosa sia la correttezza istituzionale. Come dicevo, nemmeno il Parlamento sapeva cosa c'era scritto nel decreto: poi per caso, per il fatto che gli speculatori, qualche fondo cinese o la Banca centrale europea - e questo è molto più probabile - hanno deciso di comprare titoli di stato, si è abbassato lo spread e voi avete iniziato a dire quanto è stato bravo il Governo e che per fortuna è arrivato il Governo ed ha fatto questo decreto, sulle spalle dei cittadini meno abbienti. Dopo si è visto che non era così, perché due giorni siamo di nuovo crollati. Quindi, la nostra ricetta è molto chiara: è quella di andare in Europa a difendere i nostri mercati, a difendere i lavoratori delle nostre imprese, a difendere le nostre imprese.
È una leggenda che noi possiamo competere con la Cina, dove nella Cina non esiste alcun tipo di regola, dove esiste il lavoro minorile, non esiste rispetto delle norme sull'ambiente, non esiste alcuna regola sindacale: come pensiamo che le nostre imprese possano competere con ciò? La leggenda secondo cui noi facciamo prodotti di qualità e quindi saremo bravissimi ed esporteremo in tutto il mondo è un'altra grande «balla». L'altro anno in Cina ci sono stati seicentomila ingegneri laureati; voi credete che in un paio di anni non troveremo un ingegnere o un architetto cinese che produca la sedia più bella della nostra, pagandola un decimo o un centesimo del prezzo? Voi pensate veramente che riusciremo a reggere sul mercato con un miliardo di abitanti, tra Cina e India, che si mettono in concorrenza con noi, una concorrenza che non possiamo reggere?
È chiaro che questo non può avvenire, quindi o il Governo va in Europa e dice che dobbiamo difendere le nostre aziende, che dobbiamo difendere i nostri mercati, altrimenti non ci sarà futuro, vuol dire che diventeremo un Paese del turismo, verranno a vedere qui a Roma il Colosseo o quant'altro, ma non produrremo più. Noi siamo il secondo Paese manifatturiero in Europa dopo la Germania, non possiamo pretendere di avere misure dettate dall'Europa che sono esclusivamente recessive, che penalizzano i nostri cittadini - in alcuni casi, ripeto, li riducono alla fame - e che con questo abbiamo risolto i problemi del nostro Paese.
Ricordo oltretutto, signor Presidente, tornando anche ai profili del decreto-legge che ho seguito con più attenzione ovvero quelli relativi alla materia previdenziale, e concludo, che in questa misura è stata fatta una scelta ben chiara, ovvero penalizzare la parte produttiva del Paese: il Nord. Ricordo al Governo che le pensioni di anzianità per il 70 per cento sono al Nord; ricordo al Governo che le case accatastate sono per la maggioranza al Nord, perché abbiamo grandi sacche di case fantasma nel Mezzogiorno del Paese.
Andiamo a colpire i nostri anziani, e non gli anziani che prendono la pensione di invalidità ma anziani che hanno lavorato una vita o persone che si apprestavano ad entrare nel mondo previdenziale e ad accedere ai benefici previdenziali e che avevano lavorato per anni e anni, con anni e anni di sudore. Persone che oltretutto non erano quelle che stavano dietro alle scrivanie, ma chi cominciava a lavorare a 15-16 anni ovvero i lavoratori precoci erano persone che svolgevano lavori fortemente faticosi, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Non solo, per sicurezza nel decreto-legge il Governo, avendo paura di non colpire chi svolge mansioni più faticose, ha deciso di intervenire anche sui lavori usuranti aumentando l'età pensionabile.
Concludo, signor Presidente, soltanto chiedendo al Governo: vi prego, rivedete questi passaggi, capite che le manovre non si possono fare sulle spalle della povera gente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Pag. 115

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, amici della Lega, permettetemi di svolgere il mio intervento, grazie (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Signor Presidente, sono dei simpatici ragazzi, bisogna sopportarli, sono giovani.

PRESIDENTE. Onorevole Cambursano, non si faccia intimidire, vada avanti.

RENATO CAMBURSANO. Assolutamente, ha qualche dubbio per caso signor Presidente?

PRESIDENTE. Nessuno.

RENATO CAMBURSANO. Signor Ministro e signor sottosegretario, confesso pubblicamente che per la prima volta nella mia lunga, ormai, vita politica sono combattuto all'interno, nel mio intimo, tra due opposte posizioni rispetto alla quinta manovra di finanza pubblica di questo esercizio 2011 e il primo dell'«era» Monti. Sono combattuto tra due risposte diverse, quasi diametralmente opposte: la prima è quella che abbiamo sentito anche negli ultimi due interventi che mi hanno preceduto, cioè quella dell'opposizione dura, senza quartiere e anche senza paura, perché questa manovra viene definita non equa, recessiva, depressiva, inflattiva, usate tutti gli aggettivi che volete, e che quindi rischia di non raggiungere l'obiettivo del pareggio di bilancio.
La seconda posizione, invece, è che questa manovra è una medicina amara, molto amara, ed a tratti anche ingiusta, ma è anche l'unica possibile nella situazione data. Qual è la situazione data? Innanzitutto, vi è l'assenza di una vera e propria maggioranza eletta direttamente dal popolo che sostenga il medesimo. In questo ha ragione chi contesta il Governo dal punto di vista formale, ma anche sostanziale. Ci mancherebbe.
La seconda situazione data: la manovra è stata fatta per esigenze urgenti in tempi molto stretti - poi capirete ovviamente perché, ma lo sapete benissimo - tra le dimissioni del Presidente del Consiglio Berlusconi e la stesura di questo decreto-legge.
La terza situazione data riguarda la drammaticità ereditata dal precedente Governo e dalla precedente maggioranza, della quale svolgevano una parte non secondaria, anzi avevano la golden rule, l'opzione d'oro del Governo, gli amici della Lega Nord. Ebbene, vi dico che tra le due posizioni sono per la seconda. Questa è una medicina amara, molto amara, ma è anche l'unica possibile.
L'Italia, presa in mano dal Presidente del Consiglio Monti, stava precipitando nel baratro, anzi era già scivolata verso il precipizio, e all'ultimo istante si è aggrappata ad uno sperone di roccia ed aveva e ha bisogno che qualcuno la tiri su. Questa è l'Italia, non è il Governo Monti; è l'Italia che ha bisogno che qualcuno la salvi e non può che essere salvata dagli italiani, intanto da chi ha delle responsabilità politiche a trecentosessanta gradi.
Attenzione, se per caso qualcuno si illudesse - ma non credo che siano qui presenti in Aula - che a salvare il nostro Paese ci sia qualcun altro, che si chiami Europa, che si chiami Fondo monetario internazionale, che si chiami come volete voi, sbaglierebbe di grosso. Sapete perché? Perché una volta si diceva che - riferito alle banche americane - era troppo grande per lasciarla fallire. Per quanto riguarda il nostro Paese, era troppo grande per lasciarlo fallire. Oggi invece si dice l'esatto opposto: l'Italia è troppo grande per essere salvata, che tradotto significa che o l'Italia si salva da sé o perisce, mettendo fortemente a rischio, oltre che se stessa, gli italiani e l'Europa intera.
Qual era l'alternativa? L'alternativa era quella che noi - ed eravamo proprio lì - diventassimo la seconda Grecia, ovviamente moltiplicato per «n» volte. È stata presa in tempo, ma è stato anche perso molto tempo, troppo tempo. Perché? Voi Pag. 116lo sapete bene, amici della Lega Nord. Interloquisco direttamente con loro, ma anche con il collega Marinello, rappresentante del Popolo della Libertà. Ciò è avvenuto perché dal Presidente del Consiglio, ma anche purtroppo dal Ministro dell'economia e delle finanze - il primo poteva anche far finta di non sapere, ma il secondo non poteva non sapere come stava l'Italia - è stato detto più volte che la crisi non c'era, che era un'invenzione dei media, in particolare di quelli antigovernativi. Qualche volta è anche sfuggito il termine «comunisti», tanto per cambiare. Poi però ci si è accorti che forse non era proprio così e allora si è detto: la crisi c'è, ma l'Italia sta meglio degli altri.
E non abbiamo - quante volte ce lo siamo sentito dire - bisogno di manovre. Questa cosa è stata detta anche - ve lo voglio ripetere, anche se l'ho già detto in quest'Aula - il 6 luglio dal Ministro dell'economia e delle finanze del tempo, il Ministro Tremonti, quando, a fronte delle sollecitazioni, visto quello che stava capitando, a intervenire, e intervenire urgentemente, ci ha detto: Non è necessario; è sufficiente una manutenzione ordinaria, 6-7 miliardi.
Era il 6 luglio! Voi sapete cosa è successo cinque giorni dopo? Che, invece, egli ha dovuto prendere atto che la manutenzione se la poteva rimettere in officina, che era un'officina che non funzionava più e che bisognava fare un intervento urgente, ed eccoci al decreto-legge n. 98 del 2011. Il Presidente della Repubblica, che si era reso conto di come stavano andando le cose, ha invitato l'opposizione a non ostacolare la conversione in legge di quel decreto-legge. Così è avvenuto, il 15 luglio, in tempi mostruosamente stretti. Tutte le opposizioni hanno detto che non avrebbero posto ostacoli e avrebbero consentito che la maggioranza convertisse il decreto-legge.
Voi ricordate cosa è successo nella seconda metà di luglio? La speculazione ha iniziato a massacrare i titoli di Stato italiani e, per la prima volta, il differenziale, il famoso spread, ha superato la soglia dei 400 punti base. Ma il 3 agosto, l'allora Presidente del Consiglio - non lo nomino - è venuto in Aula e ci ha detto: Va tutto bene, madama la marchesa. Non vi sono problemi: quello che dovevamo fare, lo abbiamo fatto.
Peccato che tre giorni dopo, tre giorni dopo, gli venga recapitata una lettera a doppia firma da parte dell'allora Presidente della BCE, la Banca centrale europea, e di quello che poi è diventato il suo successore, Mario Draghi. Era una lettera a doppia firma con un elenco di cose da farsi, se non si voleva mettere a repentaglio non solo l'Italia e gli italiani, ma l'Europa e l'euro.
Il Governo, il 13 agosto, è intervenuto con l'approvazione di un decreto-legge, il n. 138 del 2011, che poi, come sapete, ha subito un percorso molto travagliato: metti, togli, aggiungi. Questo decreto-legge è stato di nuovo convertito con estrema urgenza. I tempi si sono dilatati, per le differenze interne alla maggioranza di allora, ma con, per la seconda volta, il grande senso di responsabilità delle opposizioni, di nuovo su richiesta del Presidente della Repubblica.
Ma tutto ciò non è bastato: il 26 ottobre siamo alla lettera del Presidente del Consiglio dei ministri che prevedeva una lunga serie di impegni. Voi sapete come è stata scritta quella lettera, vero? Vi era una prima bozza, letta al telefono. È stato detto: No, guarda, è meglio che rifai i compiti, Presidente del Consiglio. È meglio che la riscrivi. Mettiti al tavolino e noi te la dettiamo.
Questo è avvenuto! La lettera è stata scritta il 26 ottobre dietro dettatura del Presidente del Consiglio d'Europa e del Presidente della Commissione europea. Ma anche questo non bastava, perché hanno capito che era lettera morta, era carta che non cantava, e siamo arrivati ai famosi 39 punti. Eccoli i 39 punti interrogativi, il primo dei quali - lo voglio leggere per me, non per voi, perché lo sapete a memoria - dice testualmente: la lettera conferma l'impegno a richieste di chiarimenti relativi alla lettera indirizzata dal Primo Ministro, Pag. 117Silvio Berlusconi, al Presidente del Consiglio europeo e al Presidente della Commissione europea.
Primo punto: «La lettera conferma l'impegno del Governo nei confronti del consolidamento fiscale programmato e ammette la necessità di un'immediata azione aggiuntiva correttiva. Ciò per noi equivale a dire che saranno adottate ulteriori misure di consolidamento». Peccato che non sia arrivato in tempo a fare quelle cose, che si sia dimesso prima, che abbia gettato la spugna, come succede ad un pugile quando è «suonato» e quel Presidente del Consiglio era da tempo «suonato» e questo lavoro sporco per salvare il Paese lo ha dovuto fare qualcun altro. Lo so che non fa molto piacere, ma è così che stanno le cose, amici miei.
Vado avanti. La crisi dei debiti sovrani nell'area euro, signor Presidente, richiedeva una risposta forte, rapida, coraggiosa, a più livelli, a livello nazionale, a livello europeo, a livello globale. In Italia le tensioni si sono aggravate dall'estate, come ho ricordato prima, con riflessi allarmanti sui differenziali di interesse tra i nostri titoli pubblici e quelli tedeschi. Sapete chi scrive così? Il nuovo Governatore della Banca d'Italia nell'audizione che abbiamo tenuto in Commissione bilancio e in Commissione finanze riunite. Il decreto-legge emanato dal Governo, che integra le misure varate in luglio e agosto, è una misura necessaria ed urgente per ristabilire il merito di credito, lo ripeto, per ristabilire il merito di credito! Sapete cosa vuol dire? Che le banche italiane non avevano più liquidità! L'amministratore delegato di Mediobanca, come ho già detto una volta e come ripeto, ha detto chiaramente: «Tra due o tre mesi» - eravamo nel mese di settembre - «non avremo più denari, non sapremo più prestare questi denari». Sì, quindi questa è una medicina amara.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Cambursano.

RENATO CAMBURSANO. Tralascio il resto perché il Presidente mi sta richiamando. Vengo alla sostanza del problema. Avrei tante cose da dire, però poi le chiederò, signor Presidente, di autorizzarmi a depositare il testo integrale del mio intervento.
Vi sono delle considerazioni davvero importanti da fare per quanto riguarda l'altra faccia della medaglia perché, per fortuna, noi non siamo un Paese isolato dal mondo e dal contesto, siamo in Europa. Voi sapete che l'8 e il 9 dicembre vi è stato un nuovo Consiglio d'Europa che non esito a definire fallimentare! Vi sono due o un responsabile di questo fallimento che si chiama Germania, che si chiama Angela Merkel. Per dirla come un suo padre politico, Helmut Kohl, cara Angela, stai distruggendo la mia creatura, l'Europa.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Cambursano.

RENATO CAMBURSANO. In conclusione, signor Presidente, mi permetterà di dire come la penso su questa manovra. Certo ha tante ombre, ve ne è una che mi preoccupa molto ed è quella contenuta nel testo dell'articolo 23-ter. Noi, ormai, nell'accezione mediatica siamo la casta (Commenti di deputati del gruppo Lega Nord Padania). Fai anche tu parte della casta, anche se sei più giovane.
Io ho convenuto, amici della Lega, su due proposte emendative da voi presentate e sul fatto che la parametrazione di quella che è la vera casta, di cui non si parla, siano gli emolumenti della classe dirigente politica di questo Paese, che è qui in Parlamento. Ahimè, lo devo dire, l'intera maggioranza ha bocciato le suddette proposte emendative, così come l'emendamento relativo alla retribuzione dei direttori dei giornali - io ho votato a favore del vostro emendamento, lo sapete - che deve essere parametrata a quella dei parlamentari.

PRESIDENTE. Onorevole Cambursano, mi piange il cuore ma devo invitarla a concludere.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, concludo in trenta secondi.

Pag. 118

PRESIDENTE. Anche meno.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, pur non essendo la manovra che pensavo per l'Italia in questo momento - penso per esempio ancora all'asta sulle frequenze televisive - tuttavia ritengo che sia l'unica oggi possibile.
Personalmente mi sono posto di fronte allo specchio e da papà, da nonno, da italiano, da parlamentare mi sono posto questa domanda: se il mio voto fosse decisivo per approvarla, cosa farei? E mi sono risposto: da italiano non posso non votare questa manovra, dopo aver tentato di migliorarla ed essendo insieme a tanti - anche voi - riuscito a modificarla. Ecco perché voterò a favore, financo a farlo in dissenso, qualora il mio gruppo dicesse di «no».
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Cambursano, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Constato l'assenza dell'onorevole D'Amico, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Constato l'assenza dell'onorevole Belcastro, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, intervengo anche per un secondo aspetto. L'onorevole Pirovano aveva chiesto di parlare in sostituzione dell'onorevole D'Amico. Questo risultava a tutti noi e, quindi, l'onorevole Pirovano era pronto ad intervenire.

PRESIDENTE. Ahimè, questo risultava a tutti voi, ma non risultava alla Presidenza.

PIERGUIDO VANALLI. Mi dispiace, perché l'onorevole Pirovano avrebbe detto delle cose sicuramente molto più interessanti di chiunque altro. Comunque se lei potesse far sapere all'onorevole.

PRESIDENTE. L'onorevole Pirovano, avrà facoltà di parlare, stia tranquillo, è segnato fra pochi interventi.

PIERGUIDO VANALLI. Per richiamo al Regolamento vorrei, invece, chiedere a lei un'interpretazione. Sicuramente sbaglierò io nel leggerlo, ma l'articolo 46 del Regolamento prevede che le deliberazioni dell'Assemblea non sono valide se non è presente la maggioranza dei loro componenti.
Ora io mi sono guardato in giro e credo che non sia presente la maggioranza.

PRESIDENTE. Lei ha perfettamente ragione, onorevole Vanalli, salvo su di un punto, ovvero che noi non stiamo deliberando. È un momento di discussione e, secondo l'ordine dei lavori stabilito, non vi sono deliberazioni da fare. Se dovessimo deliberare, allora entrerebbe in vigore la conseguenza che lei voleva trarre, ma che io non posso trarre, dato l'ordine dei lavori che mi trovo adesso ad amministrare.

PIERGUIDO VANALLI. Penso di aver quasi capito tutto. Adesso può parlare l'onorevole Pirovano?

PRESIDENTE. No, onorevole Vanalli, lei ha compreso sicuramente tutto, salvo il fatto che adesso ha chiesto di parlare l'onorevole Comaroli. Ne ha facoltà.
L'onorevole Pirovano parlerà in seguito.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Signor Presidente, da quello che appare la manovra Monti ad un primo approccio non risultano chiari i modi ed i mezzi con cui dovrebbero raggiungersi gli obiettivi prefissati, che avrebbero dovuto essere la riduzione del debito ed il miglioramento dei conti ed anche sviluppo e crescita dell'Italia, che poi è un mantra che sentiamo Pag. 119ripeterci da anni, quando in nome dell'Europa si è iniziato a tagliare i diritti acquisiti ed il benessere degli italiani.
Ebbene, l'Europa non ha apportato miglioramenti nella vita di moltissimi di noi, mentre i sacrifici si susseguono a ritmo regolare. Ora Monti, per farci ingoiare l'ultima pillola, ha speso la parola «equità», cioè giustizia. Eppure sono molte le cose che non appaiono giuste in questa manovra. Ne cito alcune. Si aumentano le tasse (ICI, IRPEF, contributi pensionistici agli artigiani e commercianti) per pagare le cedole di BOT e BTP. Quindi, se un cittadino ha investito tutto per comprare una casa e a mettere su famiglia, ora deve essere spremuto per pagare gli interessi a chi invece ha investito in titoli di Stato.
Non capiamo quali siano le misure che diminuiranno il debito pubblico. Non capiamo perché non si è fatto una manovra di tagli degli sprechi, così come previsto invece dal federalismo fiscale con l'introduzione dei costi standard.
Perché questo Governo non ha anticipato i tempi dell'entrata in vigore di questi costi standard? Si potevano evitare situazioni come quel comune della Sicilia di 900 abitanti con 62 dipendenti pubblici, quando in altri comuni di pari dimensioni vi sono quattro dipendenti pubblici.
Facciamo un altro esempio: se i comuni siciliani avessero lo stesso numero di dipendenti dei comuni della Lombardia si avrebbe un risparmio annuo di ben 2 miliardi 91 milioni di euro. Ha presente questo Governo cosa vuol dire se applicasse questo sistema a tutti i comuni d'Italia? Ha presente quanto avrebbe risparmiato in soldi pubblici?
Se l'avesse fatto, forse, questa manovra di lacrime e sangue poteva essere evitata anziché ricadere sui soliti cittadini che pagano le tasse. L'aumento dell'IVA prevista significa aumenti dei prezzi ben superiori alla percentuale indicata dal Governo, come ha anche evidenziato la Corte dei conti. La manovra, come si legge nel titolo: «Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici», ci ha lasciato fortemente perplessi se non anche indignati. Ecco infatti i due punti dell'IVA, anzi 2,5 punti dal primo gennaio 2014, la più ingiusta delle tassazioni perché colpisce nella stessa misura il ricco come il povero e tutta la scala del reddito, la tassa facile con la quale, secondo quanto anche la stampa ha notato, metà della manovra è subito risolta.
Oltre 12 miliardi di euro: non c'era bisogno di un Governo di tecnici per una misura così semplice e così banale. Del resto già Tremonti alla fine l'aveva introdotta nella sua ultima manovra, per procurarsi con un solo punto, una cosa da niente, 5 o 6 miliardi di euro. Questo ulteriore aumento di IVA anche dei generi alimentari creerà ancora più depressione mentre fenomeni recenti come quell'anziano che ha rubato tre bistecche nel supermercato perché aveva fame diventeranno numerosi. Ma le somme recuperate con questa manovra, come ha detto anche il Ministro Giarda, andranno a favore delle famiglie giovani e delle donne. Anche l'imposta municipale unica che sostituisce la vecchia ICI e si pagherà anche sulla prima casa con un'aliquota dello 0,4 per cento e con una detrazione di 200 euro. Inoltre consideriamo che c'è anche lo 0,76 per cento dell'aliquota ordinaria per la seconda casa ed è prevista una rivalutazione degli estimi del 60 per cento. Però vogliamo ricordare che la casa è il frutto, per una moltitudine di persone, di risparmi di una vita, è un bene primario per il quale il cittadino ha già pagato e paga un sacco di tasse: ha pagato l'IVA, le imposte di registro, l'imposta ipotecaria catastale, i bolli e paga ancora le addizionali provinciali e comunali sul riscaldamento e l'energia, i passi carrai e l'IRPEF (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Vogliamo rimarcare anche il fatto che l'ICI va a colpire i soliti noti ovvero i cittadini del nord, perché il Governo si è dimenticato dei due milioni di immobili non censiti presenti soprattutto al sud. Non capiamo quali siano le misure che creeranno sviluppo per il Paese. Il Governo ha previsto che le imprese potranno dedurre dall'IRES e dall'IRPEF la quota di IRAP relativa alla quota imponibile Pag. 120per le spese per il personale dipendente o assimilato. L'IRAP alle imprese verrà sgravata anche per chi prevede l'assunzione di donne giovani. Però su questo punto voglio citare proprio le parole della Corte dei conti: «A proposito poi della deducibilità dell'IRAP sulla quota lavoro, va rilevato che a beneficiarne saranno soprattutto le banche».
Questa frase la troverete nella relazione della Corte dei conti, alla faccia di chi dice che questa manovra non è fatta per le banche. Inoltre la misura in questione va a ridurre il gettito dell'IRAP per le regioni. Sarà perciò compensato con un aumento dei trasferimenti statali. Ed è questo sviluppo? Davvero questo Governo pensa di aver fatto norme a favore dello sviluppo? L'aumento delle rivalutazioni catastali e l'aumento delle aliquote di contribuzione per negozianti e artigiani creeranno serie difficoltà a quell'economia che tiene in piedi le sorti di questo Paese che, lo ricordiamo, sono le piccole e medie imprese e gli artigiani, non le banche. Senza poi contare anche le ripercussioni che ci saranno con l'aumento dell'IVA e delle accise che deprimeranno ancora i consumi e quindi vi saranno ulteriori ripercussioni sulla produzione che, come ha già evidenziato l'ISTAT, è in calo del 4 per cento.
Con riferimento all'aumento sulle accise, la bozza di manovra prevede, appunto, un aumento delle accise sui carburanti a partire dal 1o gennaio 2002. La misura dovrebbe assicurare nuovi introiti per un miliardo di euro, che potrebbe essere reinvestito nel trasporto locale. Ancora benzina, benzina e benzina. Qui ci vuole tutta la fantasia bocconiana per una manovra sempre più depressiva e, soprattutto, una manovra che colpisce, in egual misura, sia il povero che il ricco, senza alcuna distinzione.
Noi non capiamo quali siano le misure che solleveranno le drammatiche condizioni occupazionali del Paese, visto anche che coloro che sono occupati andranno in pensione sempre più tardi e, quindi, non libereranno nuovi posti di lavoro. È proprio l'accanimento sulle pensioni il punto più delicato e doloroso dietro al quale vi è una vita intera di lavoro. Si pensa che si allunga la vita e la vitalità e che, quindi, è logico che si allunghi anche l'età pensionabile, fino a 66 e 67 anni, per l'uomo e per la donna.
Ma non si pensa al peso che il lavoro rappresenta nella vita - in particolare, il lavoro manuale -, al peso che, ancor più, rappresenta con l'avanzare dell'età. Non è solo la fatica, è anche la disciplina che impone alla giornata, alla settimana, con gli spostamenti e i viaggi. Pertanto, dopo i 40 anni di lavoro, che già sono un tempo lunghissimo, noi pensiamo che la decisione di continuare a lavorare debba essere lasciata ai lavoratori e non imposta per legge.
Non capiamo, inoltre, quale sia il risparmio derivante dall'abolizione delle competenze delle province. Se queste sono trasferite a comuni e regioni, e se il personale verrà semplicemente travasato da un'istituzione all'altra, dov'è il risparmio? Il personale è la voce principale del bilancio della provincia.
Infine, vi è il capitolo banche. «Salvate le persone, non le banche», diceva la folla di manifestanti negli Stati Uniti per reazione all'imponente piano di salvataggio del sistema finanziario varato dopo l'insediamento di Barack Obama alla Casa bianca, con l'obiettivo di evitare fallimenti a catena in seguito al tracollo della Lehman Brothers avvenuto il 15 settembre 2008. La storia si ripete in Italia. Le misure adottate il 4 dicembre dal Governo di Mario Monti, ex rettore dell'università Bocconi, sono severe con i pensionati e con i proprietari dell'abitazione (ricordiamo che l'80 per cento degli italiani possiede la propria casa) e sono severe con chi ha un reddito medio basso (i più colpiti dall'aumento dell'IVA di due punti).
Le stesse misure, invece, fanno sorridere le banche. Nel cosiddetto decreto Monti, vi sono almeno tre benefici per le banche. Il primo deriva dalla riduzione a 1.000 euro del tetto per i pagamenti in contanti; finora, era di 2.500 euro. Questo farà aumentare i pagamenti con bonifico, assegno, carte di credito e prepagate. Una stima dice che queste transazioni aumenteranno Pag. 121del 30 per cento. Dunque, le banche incasseranno più commissioni e aumenteranno gli utili. Secondo le stime delle maggiori banche italiane - Intesa Sanpaolo, Unicredit - gli utili potrebbero aumentare di una decina di milioni di euro l'anno ciascuno. Il tetto a 500 euro per i pagamenti in contanti delle pensioni previsto inizialmente dalla manovra avrebbe obbligato circa 2 milioni di pensionati ad aprire un conto corrente. E questo, a loro avviso, andava sempre a vantaggio, ancora, delle banche (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ma qui, grazie ad un emendamento della Lega Nord, questa soglia è stata aumentata a 1.000 euro. Questa è l'intenzione che ha la Lega Nord: tutelare i cittadini, i poveri, chi ha bisogno.
Queste norme, invece, hanno l'obiettivo di ridurre i pagamenti in nero e l'evasione fiscale, sempre secondo Monti. Vedremo se accadrà, tuttavia, il Governo non ha previsto un immediato abbassamento delle commissioni bancarie. Monti ha solo espresso un generico auspicio ad una loro adeguata riduzione: si affida alla buona volontà dei banchieri.
L'altro vantaggio per le banche deriva dalla riduzione dei prelievi in contanti. Per le banche, queste operazioni sono un costo. Alcuni mesi fa, alcuni istituti avevano persino introdotto una tassa per chi prelevava allo sportello i propri soldi, sollevando una marea di proteste.
Con l'aumento dei pagamenti senza denaro le banche avranno bisogno di meno personale allo sportello. Secondo stime autorevoli potrebbe esservi un eccesso sino al 30 per cento dei cassieri. Per gruppi come Intesa e Unicredit questo significa diverse migliaia di potenziali esuberi, almeno 3.000 o 4.000 cassieri in meno per ognuna di queste banche. Si tratta di personale dal costo medio di 70.000-80.000 euro l'anno. Si potrebbe pensare che sia difficile che le banche possano prepensionare questi dipendenti, nel momento in cui il Governo alza l'età pensionabile. Ma no: ecco, il Governo Monti ha messo nel decreto la possibilità per le banche di utilizzare norme diverse per il prepensionamento dei loro dipendenti. Uno dei banchieri più conosciuti stima che, se le banche riuscissero a ridurre il personale che risulterà in eccesso nel complesso, potrebbero risparmiare fino ad un miliardo di euro.
Ma ecco l'aiuto più importante: le banche sono senza soldi, non fanno più credito alle imprese e non si prestano neppure il denaro fra loro, perché hanno paura che un'altra banca fallisca. In realtà non tutti sono a secco. Chi ha liquidità preferisce tenerla al sicuro alla BCE, a Francoforte, anche se riceve solo lo 0,5 per cento di interessi. La cifra che queste banche hanno parcheggiato in Europa è pari a 300 miliardi. Cosa ha fatto allora Monti? Ha introdotto la garanzia dello Stato sulla passività delle banche, sulle obbligazioni che emettono per finanziarsi. La garanzia vale anche per le obbligazioni già emesse: è sufficiente che questi bond abbiano tre mesi di vita residua. Se un istituto non fosse in grado di rimborsare le obbligazioni alla scadenza non c'è problema: è lo Stato a pagare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e lo farà con i soldi dei contribuenti, costretti a pagare di più grazie a questa manovra. Il decreto stanzia infatti per questi possibili interventi a favore delle banche 200 milioni di euro all'anno, dal 2012 al 2016, in tutto un miliardo di euro.
Voglio aggiungere una cosa: se le banche fallissero, è vero, sarebbe una catastrofe anche per i piccoli risparmiatori, dunque l'intento di Monti è comprensibile. Meno condivisibile è che il salvagente non sia accompagnato da norme che consentano un controllo sulle banche e l'individuazione della responsabilità e degli errori fatti dai banchieri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Per esempio molte banche hanno impegnato centinaia di milioni in operazioni di potere come gli interventi di «sistema», cioè per favorire gli amici, di Intesa in Telecom nella cordata della nuova Alitalia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Finisco e vado a concludere: volevo solo dire che per recuperare tutti questi soldi Pag. 122che servono per salvare la cosiddetta Italia la Lega aveva presentato un sacco di emendamenti, trovato le soluzioni. Purtroppo questo Governo non li ha accettati, ma noi li abbiamo ripresentati. Noi crediamo che, detto con franchezza, non c'era bisogno di professori bocconiani per un'operazione che anche un ragioniere diplomato al Cepu è in grado di realizzare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Tagliare con la falce il bilancio pubblico è un'operazione semplicissima se non si risente né di cultura politica, democratica, né di dover rappresentare la maggioranza degli italiani, che però prima o poi torneranno alle urne e - c'è da scommetterci - ricorderanno nomi, cognomi e sigle di chi ha votato in Parlamento la macelleria sociale che disegna i nuovi parametri su cui erigere la nuova e ancora più ingiusta Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Onorevole Comaroli, mi consenta di rilevare che l'Italia non è «cosiddetta», ma è la nostra patria (Commenti dei deputati del gruppo Lega nord Padania).

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, chiedo se è corretto che lei intervenga facendo dei commenti anche abbastanza pesanti su quello che dicono le nostre colleghe durante il dibattito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Adesso non so bene quale sia il numero dell'articolo, ma sicuramente c'è qualcosa che dovrebbe impedirle di fare questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, quando lei troverà quel comma e me lo citerà, le sarò grato. Nel frattempo, rimango dell'opinione che il Presidente non debba intervenire in alcun modo sul dibattito, né fare commenti sulle posizioni politiche, ma debba difendere i valori costituzionali all'interno dell'Aula, intervenendo ogni qualvolta abbia l'impressione che questi valori siano in qualche modo o violati o sviliti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pirovano. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante ETTORE PIROVANO. Signor Presidente, signori colleghi, vorrei parlarvi oggi delle province assassinate, un agnello sacrificale per creare nebbia sui veri sprechi. Il Presidente del Consiglio probabilmente non conosce il lavoro della Bocconi, eppure la presiede. La Bocconi dice che le province costano due euro per ogni cittadino (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Se così fosse, su tutto il territorio italiano - ma non lo è - le province, tutte le province, costerebbero 120 milioni di euro, ma sappiamo che costano di più. Nelle Commissioni abbiamo anche appreso, con meraviglia, che i membri del Governo non conoscono che le province non vanno ad elezioni nello stesso giorno, tutte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ma che bravi questi professori! In che mani sono i pensionati, i lavoratori e la casa, pagata! Su questa casa sono stati pagati gli interessi, poi hanno pagato l'ICI e adesso è arrivata la tassa peggiore: siete voi. Voi siete la tassa peggiore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Forse questi professori non sanno nulla neppure dei comuni. Forse hanno visto un comune una volta nella loro vita, quando, forse, se non hanno mandato il maggiordomo, sono andati a fare la prima carta di identità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Però, sappiamo per certo, perché l'hanno già annunciato, che spavaldamente faranno leggi anche sui comuni, e ne vedremo delle belle. Anzi, ne vedranno delle belle i sindaci e i cittadini. I veri sprechi, il pane che dovrebbe essere mangiato da questi professori usando i loro sofisticati computer e i metodi di gestione, dovrebbero essere altri, come il rapporto fra dipendenti e cittadini nei Pag. 123comuni, nelle province e nelle regioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Sappiate che vi sono province con 22 mila abitanti, poco più grandi del comune dove ho fatto il sindaco per dieci anni, il comune di Caravaggio, che ha 16 mila abitanti, ed è uno dei 244 comuni della provincia di Bergamo, e che una regione come la Lombardia, che ha 10 milioni di abitanti, ha 3.500 dipendenti, mentre la regione Sicilia, che ha esattamente la metà degli abitanti della Lombardia, ha 13.500 dipendenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Se in Italia vi fosse lo stesso rapporto fra numero di cittadini e dipendenti che vi è nella provincia di Bergamo, che ha 1 milione 200 mila abitanti e 244 comuni, e dove vi è un rapporto di un dipendente ogni 180 abitanti, vi sarebbero in Italia, in esubero, 240 mila dipendenti dei comuni, perché oggi sono 600 mila, ma dovrebbero essere 360 mila (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Questo significa ogni anno una spesa corrente di 9,6 miliardi di euro, che non escono certo dalle casse di quei comuni che hanno assunto dipendenti in più per creare consenso, ma arrivano dai comuni che hanno un dipendente ogni 180 abitanti, che mandano i soldi a Roma, perché li risparmiano e li gestiscono bene, e Roma li manda a quei comuni dove vi è anche un dipendente ogni 25 abitanti. Questi sono gli sprechi, signori, non il fumo che state facendo con le province (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
La manovra che assassina gli eletti del popolo delle province prevede un risparmio di spesa - lo dite voi - di 65 milioni di euro su tutto il territorio nazionale. Si tratta di una cifra veramente - credo -, assolutamente rinunciabile, impressionante, per l'apporto di risorse che darebbe a questa manovra. Però nessuno dei soloni che hanno fatto questa manovra ha controllato i contratti delle regioni, che dovrebbero prendere in carico i dipendenti che le province dovrebbero dismettere.
Solo in Lombardia il passaggio dei dipendenti delle province lombarde - che saranno 8 o 9 mila - alla regione Lombardia costerà alle casse 80 milioni di euro. Significa che la sola Lombardia azzera completamente quello che voi avete previsto come risparmio su tutte le regioni italiane. Ma i conti li fate quando? Volete finire di imbonire la gente che lavora? Passiamo ai servizi. Laddove le province costano poco i servizi sono migliori, chissà perché, nonostante i tagli sconsiderati di ieri, di oggi e di domani (strade, scuole, istruzione, assistenza e coordinamento e supporto per i comuni). Voi pensate a un comune come uno in provincia di Bergamo che si chiama Blello, è in montagna ed ha 92 abitanti. In provincia di Bergamo ci sono 1500 chilometri di strade ex statali ora in carico alla provincia. Pensate al sindaco di questo piccolo comune che ha un parapetto della strada provinciale che lo attraversa che deve essere riparato. Oggi cosa fa? Telefona all'ufficio provinciale, dopo un paio di giorni al massimo un cantoniere va a vedere cosa c'è da fare, torna in provincia a Bergamo, parla con il direttore del suo servizio, vanno a cercare i soldi dall'assessore e, se l'assessore non li ha, va dal presidente e insieme si decide quale scelta operare, magari tagliando i soldi da un'altra parte per aggiustare quella strada. Ora pensate che il sindaco di Blello debba telefonare al Pirellone. Pensate cosa succede, pensate a un nuovo modo di vedere l'utilizzo delle risorse come dei grossi granai che vanno suddivisi in modo molto asettico, molto informale, assolutamente lontano dalla necessità del territorio per 1.500 e passa comuni della regione Lombardia.
Ho rassegnato pochi giorni fa la mie dimissioni da questa Camera. Sono venuto qui la prima volta nel 1996, poi sono passato al Senato e poi mi sono ritrovato qui. Ho dato le dimissioni solo per andare a fare esclusivamente il presidente della mia provincia, perché amo quella provincia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), amo quella terra e amo i suoi abitanti. Ho dato le dimissioni proprio adesso che voi volete cancellare le province, quelle che funzionano, almeno al Nord, ma non solo al Nord, ve ne sono Pag. 124anche da altre parti che funzionano. Eppure, non sono pazzo, però avrei potuto tranquillamente optare, con la valida motivazione che le province sono cancellate, e restare qui a vivere comodamente, insieme a voi che le volete distruggere. Ma non riuscirete a distruggerle, perché noi metteremo in piazza i veri sprechi e voi sarete costretti a bervi la nebbia che state creando e a fare veramente le cose che dovrebbero essere fatte.
Spero, però, che molto presto mi concediate il voto di andarmene da quest'Aula, non per tutelare me, ma per tutelare la mia gente e il diritto che ha di farsi rappresentare. Ricordatevi che con la legge che è stata approvata non tanti mesi fa, e che già entrata in vigore prima che voi decideste che ci doveva essere solo un presidente tipo quello della bocciofila e dieci membri della bocciofila per sistemare le bozze, che già con la nuova legge in una provincia di 1.200 abitanti come la provincia di Bergamo da 36 i consiglieri sono diventati 14. Abbiamo già disegnato insieme alla prefettura i nuovi collegi e gli assessori da 12 sono diventati 4, però voi andate molto più in là. È molto meglio fare oggi il presidente di provincia, signori, e lottare per i propri cittadini e per la propria terra che condividere scelte coreografiche e imbonitrici dei nostri concittadini, senza affrontare i veri problemi, sfruttando la credulità della gente che è inchinata, come quando passava il re, ai professori, che avrebbero sicuramente bisogno di lezioni di quella che tanti di voi forse non hanno mai provato, ma che ricordo si chiamava educazione civica.
La insegnavano alle scuole elementari e lì si avevano i primi rudimenti (chi è il sindaco, cosa fanno i consiglieri comunali, chi sono gli assessori) e davano le basi della Costituzione. Voi ve ne state fregando. Il mio saluto va all'amico Luciano Dussin, che sceglie la sua terra, dove fare bene il sindaco. Entrambi sappiamo che verrà anche il turno dei comuni. Voi non vi accontenterete delle province. La nomenclatura arida e opportunista vede solo i numeri, ma noi preferiamo l'anima della gente. La battaglia delle province è appena iniziata, signori, noi vi sfidiamo e non la vincerà la fredda tecnocrazia dei banchieri o la vostra. Sicuramente no (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni)!
ETTORE PIROVANO. Signor Presidente, signori colleghi, vorrei parlarvi oggi delle province assassinate, un agnello sacrificale per creare nebbia sui veri sprechi. Il Presidente del Consiglio probabilmente non conosce il lavoro della Bocconi, eppure la presiede. La Bocconi dice che le province lombarde costano due euro per ogni cittadino (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Se così fosse, su tutto il territorio italiano - ma non lo è - le province, tutte le province, costerebbero 120 milioni di euro, ma sappiamo che costano di più. Nelle Commissioni abbiamo anche appreso, con meraviglia, che i membri del Governo non conoscono che le province non vanno ad elezioni nello stesso giorno, tutte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ma che bravi questi professori! In che mani sono i pensionati, i lavoratori e la casa, pagata! Su questa casa sono stati pagati gli interessi, poi hanno pagato l'ICI e adesso è arrivata la tassa peggiore: siete voi. Voi siete la tassa peggiore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Forse questi professori non sanno nulla neppure dei comuni. Forse hanno visto un comune una volta nella loro vita, quando, forse, se non hanno mandato il maggiordomo, sono andati a fare la prima carta di identità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Però, sappiamo per certo, perché l'hanno già annunciato, che spavaldamente faranno leggi anche sui comuni, e ne vedremo delle belle. Anzi, ne vedranno delle belle i sindaci e i cittadini. I veri sprechi, il pane che dovrebbe essere mangiato da questi professori usando i loro sofisticati computer e i metodi di gestione, dovrebbero essere altri, come il rapporto fra dipendenti e cittadini nei Pag. 123comuni, nelle province e nelle regioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Sappiate che vi sono province con 22 mila abitanti, poco più grandi del comune dove ho fatto il sindaco per dieci anni, il comune di Caravaggio, che ha 16 mila abitanti, ed è uno dei 244 comuni della provincia di Bergamo, e che una regione come la Lombardia, che ha 10 milioni di abitanti, ha 3.500 dipendenti, mentre la regione Sicilia, che ha esattamente la metà degli abitanti della Lombardia, ha 13.500 dipendenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Se in Italia vi fosse lo stesso rapporto fra numero di cittadini e dipendenti che vi è nella provincia di Bergamo, che ha 1 milione 200 mila abitanti e 244 comuni, e dove vi è un rapporto di un dipendente ogni 180 abitanti, vi sarebbero in Italia, in esubero, 240 mila dipendenti dei comuni, perché oggi sono 600 mila, ma dovrebbero essere 360 mila (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Questo significa ogni anno una spesa corrente di 9,6 miliardi di euro, che non escono certo dalle casse di quei comuni che hanno assunto dipendenti in più per creare consenso, ma arrivano dai comuni che hanno un dipendente ogni 180 abitanti, che mandano i soldi a Roma, perché li risparmiano e li gestiscono bene, e Roma li manda a quei comuni dove vi è anche un dipendente ogni 25 abitanti. Questi sono gli sprechi, signori, non il fumo che state facendo con le province (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
La manovra che assassina gli eletti del popolo delle province prevede un risparmio di spesa - lo dite voi - di 65 milioni di euro su tutto il territorio nazionale. Si tratta di una cifra veramente - credo -, assolutamente rinunciabile, impressionante, per l'apporto di risorse che darebbe a questa manovra. Però nessuno dei soloni che hanno fatto questa manovra ha controllato i contratti delle regioni, che dovrebbero prendere in carico i dipendenti che le province dovrebbero dismettere.
Solo in Lombardia il passaggio dei dipendenti delle province lombarde - che saranno 8 o 9 mila - alla regione Lombardia costerà alle casse 80 milioni di euro. Significa che la sola Lombardia azzera completamente quello che voi avete previsto come risparmio su tutte le regioni italiane. Ma i conti li fate quando? Volete finire di imbonire la gente che lavora? Passiamo ai servizi. Laddove le province costano poco i servizi sono migliori, chissà perché, nonostante i tagli sconsiderati di ieri, di oggi e di domani (strade, scuole, istruzione, assistenza e coordinamento e supporto per i comuni). Voi pensate a un comune come uno in provincia di Bergamo che si chiama Blello, è in montagna ed ha 92 abitanti. In provincia di Bergamo ci sono 1500 chilometri di strade ex statali ora in carico alla provincia. Pensate al sindaco di questo piccolo comune che ha un parapetto della strada provinciale che lo attraversa che deve essere riparato. Oggi cosa fa? Telefona all'ufficio provinciale, dopo un paio di giorni al massimo un cantoniere va a vedere cosa c'è da fare, torna in provincia a Bergamo, parla con il direttore del suo servizio, vanno a cercare i soldi dall'assessore e, se l'assessore non li ha, va dal presidente e insieme si decide quale scelta operare, magari tagliando i soldi da un'altra parte per aggiustare quella strada. Ora pensate che il sindaco di Blello debba telefonare al Pirellone. Pensate cosa succede, pensate a un nuovo modo di vedere l'utilizzo delle risorse come dei grossi granai che vanno suddivisi in modo molto asettico, molto informale, assolutamente lontano dalla necessità del territorio per 1.500 e passa comuni della regione Lombardia.
Ho rassegnato pochi giorni fa la mie dimissioni da questa Camera. Sono venuto qui la prima volta nel 1996, poi sono passato al Senato e poi mi sono ritrovato qui. Ho dato le dimissioni solo per andare a fare esclusivamente il presidente della mia provincia, perché amo quella provincia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), amo quella terra e amo i suoi abitanti. Ho dato le dimissioni proprio adesso che voi volete cancellare le province, quelle che funzionano, almeno al Nord, ma non solo al Nord, ve ne sono Pag. 124anche da altre parti che funzionano. Eppure, non sono pazzo, però avrei potuto tranquillamente optare, con la valida motivazione che le province sono cancellate, e restare qui a vivere comodamente, insieme a voi che le volete distruggere. Ma non riuscirete a distruggerle, perché noi metteremo in piazza i veri sprechi e voi sarete costretti a bervi la nebbia che state creando e a fare veramente le cose che dovrebbero essere fatte.
Spero, però, che molto presto mi concediate il voto di andarmene da quest'Aula, non per tutelare me, ma per tutelare la mia gente e il diritto che ha di farsi rappresentare. Ricordatevi che con la legge che è stata approvata non tanti mesi fa, e che già entrata in vigore prima che voi decideste che ci doveva essere solo un presidente tipo quello della bocciofila e dieci membri della bocciofila per sistemare le bocce, che già con la nuova legge in una provincia di un milione duecentomila abitanti come la provincia di Bergamo da 36 i consiglieri sono diventati 14. Abbiamo già disegnato insieme alla prefettura i nuovi collegi e gli assessori da 12 sono diventati 4, però voi andate molto più in là. È molto meglio fare oggi il presidente di provincia, signori, e lottare per i propri cittadini e per la propria terra che condividere scelte coreografiche e imbonitrici dei nostri concittadini, senza affrontare i veri problemi, sfruttando la credulità della gente che è inchinata, come quando passava il re, ai professori, che avrebbero sicuramente bisogno di lezioni di quella che tanti di voi forse non hanno mai provato, ma che ricordo si chiamava educazione civica.
La insegnavano alle scuole elementari e lì si avevano i primi rudimenti (chi è il sindaco, cosa fanno i consiglieri comunali, chi sono gli assessori) e davano le basi della Costituzione. Voi ve ne state fregando. Il mio saluto va all'amico Luciano Dussin, che sceglie la sua terra, dove fare bene il sindaco. Entrambi sappiamo che verrà anche il turno dei comuni. Voi non vi accontenterete delle province. La nomenclatura arida e opportunista vede solo i numeri, ma noi preferiamo l'anima della gente. La battaglia delle province è appena iniziata, signori, noi vi sfidiamo e non la vincerà la fredda tecnocrazia dei banchieri o la vostra. Sicuramente no (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pirovano, e molti auguri per il suo impegno per la provincia di Bergamo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Laura Molteni. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, mi dicono che c'è il collega Caparini.

PRESIDENTE. C'è il collega Caparini, e allora?

MANUELA DAL LAGO. Prima di Laura Molteni c'è Caparini!

PRESIDENTE. Io devo attenermi all'elenco che voi avete comunicato, cioè che gli uffici hanno compilato sulla base dei documenti da voi inviati. Se si scambia di posto l'onorevole Caparini con l'onorevole Molteni, non c'è problema, ma io devo attenermi a questo elenco. Mi viene in mente che, quando ero giovane, una volta, avevo una ragazza. Quella ragazza...

GIANCARLO GIORGETTI. Lei è un filosofo, Presidente! Un maestro di vita!

PRESIDENTE. Quella ragazza - fatemi finire - poi se n'è andata con altro e un amico mi ha chiesto, ma tu glielo avevi detto a lei che era la tua ragazza? Io non glielo avevo detto. Anche la Lega non può dire che ha una lista che non ha comunicato. Finché non lo dice a noi, la lista non c'è, come quella ragazza non sapeva di essere la mia ragazza.
Allora, riassumendo, accetta uno scambio con l'onorevole Caparini, onorevole Molteni? Lo accetta? Me lo dica, devo sentire. Me lo dica dal microfono. Non è difficile: sì o no.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, tanto per chiarire, chiedo scusa, non considerate questo un intervento perché non lo è, è solo per chiarire. Pag. 125
Sono venuta ad iscrivermi, oggi, ad una certa ora. Quando abbiamo scoperto che non potevo più intervenire in discussione generale, sono venuta ad iscrivermi sul complesso degli emendamenti ed ero la numero cinque. Dopodiché, nel corso della giornata, il gruppo ha preparato una lista iniziale, che poi ha subito delle modifiche. Quindi, adesso non so esattamente qual è la mia collocazione nella lista. So che c'era Caparini, che era davanti a me, di questo ne sono sicura. Le altre posizioni sinceramente non le ricordo. Quindi, ditemi voi come procedere.

PRESIDENTE. Mi sembra, quindi, che la cosa più corretta sia che lei svolga il suo intervento. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, emergenza economica, emergenza nazionale: due parole utilizzate come arma impropria per assassinare e rapinare lo Stato sociale di questo Paese. Sono due parole sulle quali poggia tutto l'operato di un esecutivo tecnico, manifestamente non votato dal popolo. Sembra di essere tornati indietro nei secoli, quando il dictator era una figura caratteristica dell'assetto della Costituzione della Repubblica romana. Ricordo, infatti, che ai tempi della Repubblica romana, in casi straordinari, uno dei consoli, di concerto con l'altro console e con il Senato, nominava infatti un dictator.
Il dittatore, dotato di summum imperium, cumulava in sé i poteri dei due consoli e per questa ragione era accompagnato da ventiquattro littori. Il dittatore durava in carica fino a quando non avesse svolto i compiti per i quali era stato nominato e comunque non più di sei mesi. A questo proposito, mi viene in mente Cincinnato. Inoltre, il dittatore usciva dalla propria carica una volta scaduto l'anno di carica del console che lo aveva nominato.
Oggi ci troviamo di fronte ad un Presidente del Consiglio nominato dal Capo dello Stato e ad un Esecutivo di altrettanti nominati, un nuovo Governo tecnico di esperti che si è proposto agli occhi dei cittadini del Paese di svolgere un ruolo tecnico. È un Governo che dovrebbe essere scevro da influenze, ma che, in realtà, opera invece - ad esclusione della Lega Nord - sotto la copertura della stragrande maggioranza delle strutture di partito rappresentate in Parlamento, che hanno preferito deresponsabilizzare la politica affidando - nel momento della necessità - il potere decisionale ai «supertecnici».
Come Lega Nord abbiamo scelto dall'inizio di non dare la nostra fiducia a questo Governo, non per una motivazione ideologica o preconcetta, ma unicamente perché si sarebbe trattato di dare una fiducia in bianco senza una conoscenza, seppur minima, di quale fosse la linea programmatica nella quale l'Esecutivo avrebbe operato per rispondere alla violenta crisi economica che ha aggredito il nostro Paese. «Supertecnici» che hanno preparato una manovra che, ad esempio, per la materia che tratto, sono capogruppo in XII Commissione (Affari sociali), presentava sicuramente un aspetto normativo non pertinente, in quanto non finalizzato ad una correzione dei conti pubblici e tra poco ve lo dimostrerò.
Se prima, quindi, la nostra scelta di stare all'opposizione era motivata dall'impossibilità di sostenere un Governo non legittimato dal voto e soprattutto un Governo il cui modus operandi era sconosciuto, oggi essere all'opposizione è non solo una condizione inevitabile e uno strumento di lotta contro le vessazioni alle quali sarà sottoposta la cittadinanza (in particolar modo i cittadini del nord del Paese con il varo di questa manovra), ma anche uno strumento di garanzia della democrazia e della libertà di questo Paese. Si è operato in termini semplicistici cercando di fare cassa soltanto ed esclusivamente mettendo nuove tasse. Non pochi, infatti, sono stati i tagli operati in questa manovra e quasi inesistenti le misure per la crescita. Dinnanzi a questa manovra, non ci resta che provare un'enorme amarezza.
Noi della Lega Nord abbiamo lavorato in Commissione con serietà cercando, a saldi invariati, di proporre alternative a Pag. 126questa macelleria e rapina sociale, che avrà come unico risultato quello di mandare in recessione il Paese e di bloccare definitivamente anche quella parte del Paese - il Settentrione, il Nord produttivo, oggi in seria difficoltà - che rappresenta però ancora l'unica speranza per rilanciare l'economia.
Nella Commissione della quale faccio parte trattiamo il tema della sanità. In questo particolare momento di crisi economica mi sarei aspettata di trovare misure volte ad un maggiore e migliore controllo della spesa sanitaria, misure volte ad accelerare i tempi dei piani di rientro, misure volte ad accelerare il meccanismo dei costi standard per ridurre sprechi e inefficienze. Mai mi sarei aspettata, invece, di trovare norme non pertinenti in quanto non finalizzate ad una correzione dei conti pubblici come quelle riferite alle disposizioni contenute nell'articolo 32 del decreto-legge in esame, che consentivano inizialmente la vendita dei farmaci di fascia C anche nella grande distribuzione (supermarket e centri commerciali) oltre che nelle parafarmacie.
In merito, voglio evidenziare che la Lega Nord ha a cuore esclusivamente il sistema della distribuzione del farmaco, che deve essere omogeneo sul territorio nazionale secondo principi di qualità, sicurezza e appropriatezza, scevro da influenze e da accordi preelettorali con categorie di settori di farmacisti e/o di parafarmacisti e/o di imprenditori della grande distribuzione e/o di lobby di potere economico. Bisogna però riconoscere il ruolo che le 17.500 farmacie presenti sul nostro territorio, distribuite sia nelle grandi città che in luoghi remoti, hanno svolto sino ad oggi, garantendo una presenza 24 ore su 24 per 365 giorni l'anno.
Oggi, a fronte di quanto previsto inizialmente dalla norma contenuta nella finanziaria, il rischio era, invece, quello di perdere l'efficienza e la continuità del servizio e l'indipendenza dell'attività del farmacista. Non mi risulta, infatti, che vi siano centri della grande distribuzione aperti di notte per erogare farmaci a cittadini pazienti. Quando a suo tempo sono state istituite le parafarmacie si sono create anomalie e distorsioni del sistema. Proprio partendo dal principio della tutela dei cittadini e del bene comune, e non degli interessi di pochi o di centri commerciali, con preoccupazione abbiamo lamentano il possibile affermarsi di un disvalore culturale legato al concetto di normalità relativa all'acquisizione di farmaci nel fare la spesa in un luogo dedicato all'approvvigionamento di prodotti alimentari come un supermercato o un centro commerciale.
Si tratta di aspetti che possono incidere significativamente nella cultura di un Paese e nelle abitudini di un popolo, in quanto possono indurre un pericoloso cambio di mentalità della popolazione ove il farmaco potrebbe essere rischiosamente percepito dal cittadino come non pericoloso e assimilabile agli altri prodotti alimentari.
Preoccupante è, altresì, l'aspetto previsto dalla norma che offre la possibilità alle farmacie, alle parafarmacie e ai corner di effettuare sconti su tutti i farmaci liberalizzati compresi, quindi, anche quelli con l'obbligo di ricetta, esclusi ovviamente i 470 farmaci dell'elenco stupefacenti o con ricetta non ripetibile, mentre oggi tale possibilità è prevista solo per i farmaci di automedicazione. A questo proposito, non condividiamo affatto questo concetto, in quanto potrebbe spingere all'incentivazione di un consumo elevato e poco discriminato di farmaci, indipendentemente dalla reale necessità oggettiva del paziente. I farmaci sono farmaci in quanto tali, non sono una merce e non possono e non devono essere considerati solo prodotti di consumo. Invece la norma, relativa alla vendita di farmaci in fascia C nelle parafarmacie e nei centri della grande distribuzione, così come inserita nella manovra finanziaria con la quale nulla aveva a che vedere, non è volta alla diminuzione del costo dei farmaci ma è volta ad incentivarne il consumo. L'espansione del mercato e, quindi, della possibilità di allargare il profitto non deve avvenire a discapito della salute dei cittadini. Questa norma, così com'era previsto inizialmente prima Pag. 127delle modifiche in Commissione, dietro la facciata della liberazione tout court della vendita dei farmaci in fascia C nascondeva una politica commerciale volta a far sì che, alla fine, sul mercato restassero solo i centri commerciali.
Dunque, quello che era facile prevedere era questo: da un lato, un nuovo proliferare di parafarmacie; da un altro, centri commerciali con una politica di concorrenza volta al ribasso dei costi; infine, una guerra sul territorio tra farmacie e parafarmacie, guerra questa che in breve tempo avrebbe potuto portare alla chiusura inevitabile dei rispettivi esercizi, fatto salvo ovviamente il consolidarsi della vendita dei farmaci nei centri commerciali i quali, agendo su larga scala, possono utilizzare meccanismi economici di concorrenza diversi da quelli dei piccoli esercizi commerciali. Con la conseguente e inevitabile commercializzazione prepotente dei farmaci con obbligo di ricetta medica, potrebbe conseguire l'effetto di destabilizzazione del settore e di riduzione della qualità del servizio di distribuzione del farmaco e di demolizione della sostenibilità della presenza delle farmacie e delle parafarmacie nel territorio, oltre che di perdita della sicurezza dei pazienti e di perdita della solidarietà dei sistemi sanitari.
Se esploriamo cosa accade nei 31 Paesi europei, scopriamo che quanto era previsto inizialmente da questa norma era un unicum in tutta Europa. Infatti, il farmaco con ricetta è ovunque ancora ancorato alla farmacia, anche in quei Paesi d'Europa più liberalizzati. Il nostro Paese sarebbe il primo e unico Paese in Europa a liberalizzare la vendita dei farmaci in fascia C con ricetta. Gli altri Paesi lo hanno sapientemente evitato. Infatti le scelte contenute in questo provvedimento riguardanti questo settore, non sono presenti in alcun Paese europeo. Questo Governo credo che dovrebbe rispondere anche agli impegni assunti in campo europeo, creando un vero sviluppo e veri tagli alle spese, evitando che forti interessi e richieste delle segreterie politiche dei partiti prevarichino sull'autonomia dei professionisti e sui luoghi, controllati e sicuri, della salute.
Così come previsto dalla Costituzione, credo che sia nostro compito anteporre la logica della tutela della salute a quella del mercato. Per questo abbiamo formulato un emendamento ad hoc volto a sopprimere questi aspetti inquietanti, legati prevalentemente alla liberalizzazione della vendita dei farmaci in fascia C. Semmai, specie in questo grave momento di grande crisi economica che si riversa sulle famiglie, mi sarei aspettata misure volte all'orientamento della scelta da parte dei pazienti verso i farmaci equivalenti, farmaci generici, di costo assai più contenuto. I farmaci equivalenti, generici, coprono oggi il 32 per cento della spesa e il 55 per cento dei consumi.
Ho la sensazione che andando avanti di questo passo gli indignados del settore farmaceutico potrebbero, un domani, essere i prossimi disoccupati. Considerati i tempi di crisi e i bisogni di salute dei nostri cittadini, la figura del farmacista è la professione sanitaria più accessibile, è il primo gradino della scala del sistema sanitario ed è sicuramente un vero e proprio valore aggiunto per la sanità sul territorio.
La figura e il ruolo del farmacista hanno sempre rivestito un'importanza fondamentale a supporto del medico nella tutela della salute dei cittadini. Il ruolo e la figura del farmacista risultano oggi invece non solo ridimensionate, ma quasi svilite, sopratutto nel momento in cui il farmacista in camice bianco si trova dietro un banco, in un corner, inserito in un centro commerciale ove tre banchi più in là altri signori, sempre in camice bianco, vendono prosciutti, formaggi, pane e carne, ovviamente senza nulla togliere a queste professioni. Allora, mi chiedo: l'inserimento - così come previsto nella norma - della liberalizzazione della vendita di farmaci di fascia C cui prodest? Alle cooperative o è forse a favore di chi esprime soddisfazione a mezzo lettera?
Ho qui una copia della lettera estratta da Internet: «il traguardo è raggiunto con Pag. 128l'inserimento nel decreto-legge del principio di liberalizzazione della vendita dei medicinali di fascia C che, fino a poco tempo fa, sembrava di difficile raggiungimento in considerazione della situazione politica esistente», pur lamentando comunque il fatto che nel decreto vi sia un'immotivata limitazione territoriale relativa all'applicazione del principio di liberalizzazione (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico). Sì, perché ho trovato in Internet questa lettera su carta intestata del Partito Democratico a firma del segretario Pierluigi Bersani.
Ora mi rivolgo alla collega Pedoto del Partito Democratico, che in questo momento non è in Aula, ma che probabilmente rivedrà l'intervento, e le chiedo se con il suo intervento espresso in Commissione su questa manovra intendeva sconfessare le dichiarazioni del suo segretario, in quanto nello stralcio del testo del suo intervento in Commissione si legge che riterrebbe preferibile elevare a ventimila abitanti la soglia al di sopra della quale consentire agli esercizi commerciali di vendere i farmaci di fascia C (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Vedo una sinistra confusa: cara collega, che mi ascolterai quando sentirai l'intervento, è forse il caso che vi raccordiate all'interno del Partito Democratico.
Tornando alla manovra, ho rilevato invece che non sono previste norme volte ad evitare gli acquisti online di farmaci, sempre più diffusi anche nel nostro Paese. In tema di acquisto di farmaci il web è oggi un mercato non controllato, che investe aspetti inquietanti soprattutto quando si tratta di tutela della salute pubblica. Una delle più grandi associazioni britanniche per la salute sessuale ha recentemente proposto una campagna pubblicitaria, consentendo ai cittadini utilizzati del web di ricevere gratuitamente a casa i contraccettivi di emergenza come la pillola del giorno dopo, tant'è che basta compilare un modulo online e fare un colloquio telefonico con un'infermiera per ottenerne la fornitura.
In questa manovra avrei voluto trovare disposizioni incisive e sanzioni volte alla lotta della contraffazione dei medicinali e dei principi attivi farmacologici. Del tutto assente è anche una politica che tuteli la professione medica e i cittadini talvolta vittime di errori sanitari. Mi riferisco alla mancanza dell'obbligo per le assicurazioni di stipulare polizze con i medici, anche al fine di dare soddisfazione risarcitoria ai cittadini che ne hanno diritto.
Concludo, signor Presidente: sempre in questa manovra vi è altresì una totale mancanza di interventi per risolvere, da un lato, il delicato problema dei rimborsi relativi alle migrazioni sanitarie da regione a regione, legato alle situazione creditorie di regioni che prevalentemente si collocano al Nord (come la Lombardia, creditrice di 769 milioni di euro verso il Sud, e il Veneto) e dall'altro quello legato ai disavanzi, prevalentemente collocati anche questi nelle regioni del Centro-Sud: sarà un caso, ma le regioni in disavanzo, impegnate in piani di rientro si collocano conseguentemente proprio lì, dal Lazio in giù.
Con questa manovra si è operato in tempi semplicistici, cercando di fare cassa, soltanto ed esclusivamente immettendo nuove tasse.

PRESIDENTE. Onorevole Molteni, la prego di concludere.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, ho quasi concluso. Cari supertecnici, se da un lato comprendo che non siete preoccupati per l'opinione pubblica che boccerà questa manovra come iniqua ed ingiusta, dall'altro invece dovreste essere molto preoccupati in quanto, quando si affama un popolo, questo risponde male, sì perché il rischio che può seguire è quello di una vera e propria rivolta sociale fatta non dai centri sociali, ma dalla gente perbene, che ha una famiglia da portare avanti, che ha dei figli da crescere e delle persone anziane di cui curarsi.
Ricordate: male enim respondent coacta ingenia, insegnava Seneca.

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.

Pag. 129

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, mi chiedevo se fosse usuale che alla seduta non sia presente nemmeno un segretario d'Aula, e se ciò non fosse magari se si potesse chiamare l'ultimo nominato di Noi per il Partito del Sud che ha avuto poco modo di lavorare in questi anni e quindi potrebbe ben sopportare tutta la serata insieme a noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Mi comunicano - leggo un testo che riassume le consuetudini interpretative del Regolamento - che, su questo punto, a differenza di quanto accade per le sedute con votazioni, per prassi assolutamente costante di questa come delle precedenti legislature, quando i deputati segretari non sono impegnati a svolgere le specifiche funzioni sopra richiamate - cioè quelle che sono loro proprie -, non è strettamente necessaria la loro presenza in Aula in tutte le fasi della seduta. Sarà il Presidente che chiederà loro di tornare a svolgere le loro funzioni, qualora esse risultassero necessarie al buon andamento dei lavori. Onestamente, non vedo quale contributo possano dare in questo momento al buon andamento dei lavori.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, prima sentivo che stiamo salvando l'Italia, quindi stiamo tutti lavorando per questo, ci sarà un segretario d'Aula che sarà disponibile a dare una mano a salvare l'Italia e venire ad assistere ai nostri interventi, sicuramente condivisibili da parte nostra un po' meno da parte sua. Però, tra parentesi, forse è meglio non chiamare quello di Noi per il Partito del Sud perché è d'accordo con noi, ne chiami uno degli altri, della maggioranza.

PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, è difficile capire perché uno salvi l'Italia, facendo qualcosa che è inutile; in questo momento non c'è l'utilità di questa presenza. Onorevole Vanalli, però adesso devo dare la parola all'onorevole Reguzzoni che l'aveva chiesta prima.

PIERGUIDO VANALLI. Mi fa piacere che siamo riusciti a convincerla dell'inutilità di quello che stiamo facendo per salvare l'Italia!

PRESIDENTE. No no, dell'inutilità della presenza dei segretari d'Aula in questa fase dei lavori. Onorevole Reguzzoni vuole aggiungere qualcosa?

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, mi associo e faccio propria di tutto il gruppo la richiesta dell'onorevole Vanalli. Le consiglio vivamente di far venire un segretario d'Aula, visto che l'utilità del segretario d'Aula non è soltanto per la votazione ma anche per la redazione del processo verbale, perché se domani qualcuno di noi dovesse avere problemi sull'approvazione del processo verbale, noi faremmo rilevare che il processo verbale viene redatto senza avere presenza di segretari d'Aula.

PRESIDENTE. La ringrazio vivamente del suo consiglio ma, come lei sa, la decisione in materia è rimessa all'inappellabile giudizio della Presidenza.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, non sapevo della sua estrazione di uomo di destra, sinceramente non la vedevo calata nei panni del nostalgico della retorica patriottarda, credevo che la sua cultura fosse di tipo liberale, pensavo anche a Montanelli, per esempio, quando ebbe modo di sottolineare come l'Italia fosse finita, seppellita sotto i suffragi universali e fallita per la sua incapacità di essere una nazione. Ma di questo ne parleremo nel corso del mio intervento.
Partirei con la fotografia di un Paese che è profondamente diviso, sono due Italie e lo è anche nel momento in cui dobbiamo valutare non solo i risultati disastrosi di una politica centralista, ma dobbiamo anche vedere gli effetti delle ultime riforme che abbiamo introdotto, quelle per le liberalizzazioni, quelle che i padri putativi di questo Governo hanno Pag. 130fatto nel 1996, perché qui abbiamo seduti ai banchi del Governo non solo dei professori ma gli epigoni dei Governi di centrosinistra, non ultimo il Governo Prodi, e le ricette sono esattamente le stesse e purtroppo anche i danni che procurerete al tessuto sociale ed economico del Paese saranno altrettanto devastanti.
Vorrei parlare della concorrenza che non c'è in questo Paese, o meglio c'è laddove noi siamo riusciti ad intervenire e l'abbiamo fatto egregiamente per quanto riguarda per esempio il settore elettrico in cui ci siamo impegnati e abbiamo in soli cinque anni aperto notevolmente il mercato.
Basta ricordare che ENEL aveva una posizione di maggioranza sul mercato nel 2004, mentre oggi detiene un terzo, anche grazie alla risoluta azione di uomini che rappresentano egregiamente il nord. Basti pensare al presidente della Commissione bilancio Giorgetti. Società come le municipalizzate del nord possono vantare a pieno titolo un ruolo importante e determinante nella crescita economica del nostro Paese. È un contributo che non ci sarebbe stato, se i professori di cui sopra, i padri putativi di questo Governo, avessero potuto continuare nel loro disegno di svendita del nostro patrimonio. Sappiamo quanto erano allettati dal cedere le quote delle nostre società municipalizzate agli amici d'oltralpe.
Noi qui abbiamo fatto delle battaglie storiche, che consegneremo poi alla memoria e dimostreranno realmente chi è stato in grado di difendere i propri cittadini, chi è stato in grado di difendere gli interessi del Paese, della cosiddetta Italia, anche della cosiddetta Italia. Vede, Presidente, c'è chi si bea di questa retorica patriottarda, come dicevo prima, e c'è chi invece fa, si batte per il made in Italy anche se non si sente italiano, si batte per la produzione e per le proprie fabbriche, si batte perché i lavoratori e le lavoratrici possano avere un posto di lavoro qui, non in una società delocalizzata altrove (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Si batte perché questo Paese non sia un nano economico e demografico, ma sia degno partecipe di una Europa, non quell'Europa che avete in mente voi, la somma di tanti Stati, perché - guardate bene - gli Stati nazionali sono i becchini di questa Europa e i signori che sono seduti a quel banco lo stanno dimostrando (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
State camminando avanti con lo sguardo rivolto all'indietro. Ma come pensate di competere con Cina, Brasile, India, Russia e Stati Uniti? Come pensate di combattere questi giganti demografici ed economici chiusi nelle frontiere e nelle barriere che voi stessi vi siete creati? Se vogliamo parlare veramente di un contrasto a quello che è l'attacco evidente alla eurozona, non possiamo certo partire da più tasse, dalle ricette di venti o trenta anni fa. Dobbiamo fare uno sforzo ulteriore in avanti.
Allora, parliamo delle liberalizzazioni. Voi vi siete candidati e siete stati messi qui anche per liberarci dalle catene di regole, certamente non scritte da noi e che noi abbiamo combattuto. Voi siete lì anche perché avreste dovuto essere al di là e al di sopra delle logiche che hanno governato gli schieramenti, sia di centrodestra sia di centrosinistra. Voi avreste dovuto portare anche quella ventata liberale che la Lega Nord in primis ha sempre cercato di portare all'interno delle istituzioni in cui è stata.
Sappiamo benissimo che il federalismo passa attraverso una maggiore libertà anche dal punto di vista economico, che ci serve per liberarci dai blocchi che ci hanno tenuto incatenati al suolo e che non hanno dato la possibilità alla Padania, signor Presidente, di poter essere dove può vantare di essere e a pieno titolo dovrebbe essere, perché noi siamo alla pari della Baviera, della California e di altri Stati ricchi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ma non siamo ricchi perché ricchi di materie prime, non ricchi per la fortuna di poter vantare cicli economici positivi, ma ricchi per la capacità di lavoro, l'inventiva, tutto ciò che noi purtroppo alcune volte non vediamo in Pag. 131altre parti del Paese, in quella parte del Paese in cui noi ovviamente non ci riconosciamo.
Ma il punto fondamentale sono le liberalizzazioni. Da un Governo che arriva qui, sotto i migliori auspici del colle, mi aspettavo per esempio una spinta in un settore molto delicato. Vedete, io sono in questo Parlamento dal 1996 e da quella parte mi sono sentito criticare non una, ma dieci, cento, mille volte, per quanto riguarda il blocco evidente che c'è nel settore radiotelevisivo.
In particolar modo, per un deputato che ha fatto parte di uno schieramento di centrodestra, figuratevi cosa ha significato subire continui attacchi, come essere tacciato di essere un difensore di un sistema duopolista, evidentemente bloccato, che non ha fatto sviluppare nel nostro Paese quelle potenzialità che quest'ultimo, evidentemente, ha.
Mi sarei aspettato da voi che il primo atto fosse quello di operare un colpo di spugna e, con il coraggio a due mani, coraggio che non avete avuto, ma che noi abbiamo avuto, di rivedere i criteri di redistribuzione, per esempio, di un patrimonio fondamentale dello Stato, ovvero la risorsa frequenziale.
Infatti, quando sentiamo parlare di beauty contest - nella scelta del nome vi è già molto - sappiamo che dietro vi è la redistribuzione di una risorsa pubblica che, non più tardi di tre mesi fa, ha fruttato alle casse dello Stato quattro miliardi di euro. Quella stessa risorsa pubblica, in identica quantità, viene regalata non ai nuovi entranti nel mercato, perché, se parliamo di liberalizzazioni, vado fuori dal mercato in cerca di new incumbent e cerco delle soluzioni alternative per far crescere il mercato. Infatti, mi hanno spiegato, insegnato e mi sono sentito fare la lezioncina per oltre 15 anni proprio dal centrosinistra sul fatto che pluralismo significa pluralismo delle fonti, e quindi bisogna avere più soggetti all'interno del mercato.
Il vostro primo atto in quel Ministero non è altro che continuare in perfetta solidarietà con chi lo ha appena lasciato e non modificare nulla. Noi abbiamo fatto una proposta, che è importantissima. Non vogliamo stravolgere il mercato, ci mancherebbe. Non siamo dei pasdaran, non abbiamo logiche di vendetta contro alcuno. Anzi, siamo per le imprese e per la crescita di un settore importante. Avevamo detto: diamo la possibilità di continuare a fare televisione a chi la sta facendo, però sistemiamo, per esempio, le emittenti locali, quelle che sono state espropriate fino all'altro ieri delle loro risorse per fare cassa e che oggi versano in una gravissima difficoltà, a cui, purtroppo, non avete dato alcun tipo di risposta.
I nostri emendamenti, che chiedevano di intervenire, c'erano e voi li avete assolutamente rifiutati. Abbiamo anche fatto un altro ragionamento, che va al di là. Vado con il pensiero - questo mi intristisce ancora di più - non all'ultima o alla penultima, ma alla terzultima campagna elettorale negli Stati Uniti d'America, quando si parlava delle autostrade informatiche. Non so se sapete cosa siano.
Mentre qui si sta ancora pensando alla Salerno-Reggio Calabria, cioè all'autostrada di asfalto, lì stavano parlando, 15 anni fa, delle autostrade informatiche, che significano sviluppo, che significano capacità produttiva, che significano circolazione delle informazioni e delle idee, che danno la possibilità di crescere a un Paese. È una possibilità che qui non è stata data, proprio per delle scelte economiche ben precise.
Mi sarei aspettato da questo Governo che agisse in perfetta discontinuità con il passato, come sembrava dovesse essere, con le frequenze di cui stavamo parlando non regalate, ma fatte fruttare, con una gara che ci consentisse, oltre che di incassare il dovuto, anche di creare un sistema virtuoso.
Di tutto questo non vi è traccia nel vostro provvedimento. È preoccupante! Tra due giorni saremo alla prova dei fatti: presenteremo un ordine del giorno. Vorrò vedere come si comporteranno tutti coloro da cui, negli ultimi 15 anni, sono venute parole di cui ho ancora l'eco nelle orecchie. Vorrò vedere come si comporteranno Pag. 132alla prova dei fatti. Il punto fondamentale è la liberalizzazione. Ho visto anche molte altre iniziative altrettanto importanti per quanto riguarda il settore della TV e continuo a chiedere e continuo a non capire.
Questa è una battaglia che da leghista mi sento di fare, prima di tutto perché in questo Paese vi è chi paga il canone RAI al nord e chi continua a non pagarlo al sud, contribuendo pesantemente al servizio pubblico o cosiddetto tale, visto che è «cosiddetta» l'Italia, ma è «cosiddetto» anche il servizio pubblico radiotelevisivo nel nostro Paese. Non riesco a capire come è possibile che in un Paese civile e democratico vi sia un balzello istituito quando ancora non esisteva la televisione, perché fu introdotto con la radio, e noi oggi ci troviamo a pagare l'imposta di possesso sull'apparecchio televisivo, l'imposta più odiata dagli italiani, ma, soprattutto, l'imposta più iniqua perché va colpire tutte le fasce sociali, quindi va a colpire anche quelle più deboli e, soprattutto, un'imposta iniqua anche territorialmente perché laddove a San Cipriano d'Aversa, in provincia di Caserta, vanno a verificare i pagamenti del canone RAI e trovano solo 257 abbonamenti su oltre 12 mila persone, capite che un problema di evasione esiste. Dopodiché, quando mi trovo gli ispettori fuori casa dove, invece, il canone RAI lo paga il 95 per cento dei cittadini, mentre solo il 5 per cento lo evade, capite bene che mi incazzo perché c'è qualcosa che non funziona nelle vostre teste (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Non potete pensare di venire a sollecitare l'evasione laddove l'evasione non c'è o è ai minimi termini.
Stiamo parlando, quindi, di comportamenti virtuosi. Laddove, invece, è più facile trovare chi non lo paga di chi lo paga ma non vi è alcun tipo di controllo. Ma, al di là di questa iniquità sociale e territoriale, il problema vero è che ci dobbiamo liberare da un vecchio concetto per cui il servizio pubblico è la RAI radio televisione italiana. Il servizio pubblico è un'altra cosa, il servizio pubblico non è chi lo fa, ma è l'oggetto stesso, quindi il contenuto. Badate bene, in un momento in cui siamo in convergenza multimediale, un minore di 18 anni ma quando mai guarda la televisione!

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Caparini.

DAVIDE CAPARINI. In questo momento, è ovvio che dobbiamo guardare anche qui avanti.
Anche a questo proposito mi sarei aspettato l'introduzione di qualche misura, per esempio la previsione, come è stata proposta, di un tetto per quanto riguarda i compensi RAI, una misura per i tagli in RAI, perché stiamo parlando di un'azienda che farà la fine di Alitalia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Stiamo parlando di un'azienda che ci presenta e ci ha già presentato un conto da un miliardo e mezzo di euro!
Capite bene che noi, di sicuro, non saremo quelli che andranno a chiedere ulteriori sforzi e ulteriori sacrifici o lacrime e sangue agli italiani, come siete abituati a fare voi. Tanto voi questi italiani, o meglio i padani, neanche li conoscete, neanche li vedete. Quando mai siete stati in fabbrica, in un mercato, quando mai andrete a chiedere il voto a qualcuno? Poi potrete tranquillamente massacrarli, potrete tartassarli, potrete fare quello che volete perché tanto non dovrete mai confrontarvi, mai dovrete vedere la sofferenza di chi veramente fa fatica ad arrivare alla fine del mese e di chi è costretto a chiudere l'azienda perché ha Equitalia alle porte!

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Caparini.

DAVIDE CAPARINI. Voi non avete idea di che cosa significhi veramente essere classe politica dirigente e amministratori responsabili (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! La responsabilità non è solo prevedere imposte e tasse, la responsabilità sta anche nel rispettare l'accordo e il patto siglato con i cittadini, Pag. 133siglato con gli elettori. Quali sono e dove sono i vostri elettori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?

PRESIDENTE. Onorevole Caparini, ovviamente non voglio entrare nelle valutazioni politiche, però devo dire ancora una volta che l'Italia non è «cosiddetta», l'Italia è la patria comune in forza della quale noi siamo qui come suoi rappresentanti. Per quello che riguarda la mia cultura personale non la definirei «patriottarda», patriottica forse sì.
Sono un ufficiale dei granatieri, ho giurato fedeltà alla Repubblica e alla bandiera italiana e vengo da una famiglia che ha versato il sangue nelle guerre della patria, come tante famiglie italiane.

GIANCARLO GIORGETTI. Anche le nostre!

PRESIDENTE. Certo onorevole Giorgetti, anche le vostre e, proprio per questo, siete italiani come me.

EDMONDO CIRIELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, io non volevo intervenire sul complesso delle proposte emendative. Mi ero iscritto a parlare sulla discussione sulle linee generali, atteso che è una finanziaria che incide gravemente sulla democrazia del nostro Paese, sulla situazione socio-economica e colpisce i ceti più bassi.
Purtroppo i meccanismi parlamentari con la chiusura anticipata della discussione sulle linee generali mi hanno impedito di parlare anche in dissenso al mio gruppo, atteso che non ho un vincolo di mandato. È, quindi, ancora più grave.
Purtroppo, mi sono iscritto sul complesso delle proposte emendative e non ero presente quando ne è iniziata la discussione.

PRESIDENTE. Onorevole Cirielli, le ho concesso la parola sull'ordine dei lavori, perché lei non è iscritto sul complesso delle proposte emendative.
Spieghi, quindi, qual è il suo intervento sull'ordine dei lavori.

EDMONDO CIRIELLI. Sull'ordine dei lavori io contesto il metodo di organizzazione, se un parlamentare, che peraltro vuole anche parlare in dissenso dal suo gruppo, si iscrive a parlare sulla discussione sulle linee generali, non di un provvedimento qualunque, ma di un provvedimento che incide così gravemente sulla democrazia e sulla tenuta sociale ed economica del nostro Paese, e non può parlare sulla discussione sulle linee generali, perché essa viene chiusa, anche con un gesto di pirateria politica. E non certo io volevo parlare per fare ostruzionismo.
Non mi sono trovato presente sul complesso delle proposte emendative, ma io mi ero iscritto per poter pur parlare. Lei mi ha detto che devo comunque rispettare un atteggiamento ostruzionistico di un gruppo e assolutamente legittimo, che comprendo ed in qualche maniera approvo pure.
Penso che non sia giusto che io debba essere messo in coda agli interventi. Ovviamente lei non mi concede la parola. Non fa niente. Voglio solo dire che questa manovra è una vergogna e se vuole la voti lei.

PRESIDENTE. Onorevole Cirielli, mi pare che la sua situazione non abbia molto a che fare con il fatto che lei si sia iscritto originariamente in discussione sulle linee generali. Lei era, infatti, iscritto anche sul complesso delle proposte emendative, ma non era presente in Aula nel momento in cui io le ho concesso la parola.
A termini di Regolamento, quando un deputato non è presente in Aula nel momento in cui è chiamato a parlare, lo si considera decaduto. Come gesto di cortesia, lo si può rimettere in condizione di parlare, ma certo solo dopo che avranno parlato tutti gli altri, che a quel punto risultano iscritti prima di lei.
Se lei vuole parlare, lo può fare, essendo iscritto in coda agli interventi. Certamente lei è iscritto in coda agli interventi ed io non posso farla parlare dopo che lei è risultato assente in Aula e dopo che lei è decaduto dal diritto di parola. Pag. 134
La discussione sulle linee generali è stata chiusa con un voto dell'Assemblea. Lei può anche definirla «pirateria politica», come valutazione sua politica, ma da un punto di vista regolamentare è sicuramente impeccabile: quando la maggioranza dell'Assemblea delibera la chiusura della discussione, la discussione è chiusa.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, io inviterei l'onorevole Cirielli ad usare, per così dire, sobrietà nelle argomentazioni.

EDMONDO CIRIELLI. Io uso quello che voglio! Tu l'hai fatto per anni!

ROBERTO GIACHETTI. Va bene, io ti sto invitando. Poi se tu non vuoi, e stai qui, parli, te ne vai...

EDMONDO CIRIELLI. Ti conosco!

ROBERTO GIACHETTI. Adesso abbi la cortesia di aspettare.

PRESIDENTE. Scusate, per favore, si parla uno per volta!

EDMONDO CIRIELLI. Ti conosco da dieci anni, Giachetti!

ROBERTO GIACHETTI. Hai fatto carne da porco quando eri in maggioranza.

EDMONDO CIRIELLI. Presidente, lei non può consentire al collega di parlarmi così!

PRESIDENTE. Si parla uno per volta! Onorevole Cirielli, la invito a lasciar parlare il collega.

ROBERTO GIACHETTI. Stai calmo e ascolta quello che ho da dire!

EDMONDO CIRIELLI. Allora l'onorevole Giachetti non si rivolga a me!

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, l'onorevole Cirielli ha trascorso troppo tempo qua vicino. È questa la ragione per cui è così.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, si rivolga al Presidente! Lei, onorevole Cirielli, lasci parlare il collega.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi rivolgo a lei perché si parla di «pirateria», a proposito del fatto che democraticamente un'Assemblea ha deliberato la chiusura.
Ma l'onorevole Cirielli non aveva nessuna intenzione di parlare. Aveva solo intenzione di fare uno show e lo ha fatto.
Comunque, volevo solo suggerire - esattamente e come giustamente il collega Reguzzoni oggi aveva posto il problema dell'alternanza durante la discussione sulle linee generali - che, essendo previsti tanti interventi della Lega, se la Lega lo avesse consentito, si sarebbe potuto fare un ulteriore strappo alla consuetudine, inserendo l'onorevole Cirielli prima. Ma siccome, come è evidente, l'onorevole Cirielli non voleva parlare, ma voleva fare uno show, ha fatto il suo show e se ne è andato, adesso possiamo continuare il dibattito con gli interventi della Lega, che noi ascoltiamo con grande interesse.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Il «noi» è un plurale maiestatis, onorevole Giachetti, se sei da solo nei tuoi banchi.

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 135

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, come ha appena anticipato l'onorevole Giachetti, noi eravamo ben disposti ad anticipare...

PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, può essere così gentile da indicare l'articolo del Regolamento?

PIERGUIDO VANALLI. Sì, Signor Presidente, è quello vicino a quello che richiamavo prima.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. È l'articolo 53.

PIERGUIDO VANALLI. Noi eravamo dispostissimi ad ascoltare il collega Cirielli.

PRESIDENTE. Scusate, si interviene uno per volta, per favore. Gli interventi in coppia non sono ammessi.

PIERGUIDO VANALLI. Eravamo disposti ad ascoltare l'onorevole Cirielli, perché giustamente non è riuscito ad intervenire prima. Potevamo tranquillamente lasciargli la parola e, quindi, aspettare il nostro turno.
Però mi dispiace se ne sia andato, forse non aveva capito la nostra disponibilità. Però ricordavo all'onorevole Cirielli che prima si è votata la sospensione della discussione sulle linee generali, quindi magari forse quel suo voto non sarebbe stato sufficiente però votando contro avrebbe avuto la possibilità di intervenire nella discussione sulle linee generali. Come dice il collega Giachetti: «Oggi a me, domani a te», oggi a lui.

PRESIDENTE. A parte il fatto che non è pertinente all'articolo 53, credo di poter concludere questa discussione con la citazione latina factum infectum fieri nequit: una volta che una cosa è successa, non la si può disfare.

CLAUDIO D'AMICO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa onorevole D'Amico? Anche lei sul Regolamento?

CLAUDIO D'AMICO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, mi scusi ma quello che è successo prima all'onorevole Cirielli ha causato un problema anche al sottoscritto perché mi ero informato e mi avevano assicurato che, in base all'elenco degli iscritti, avrei parlato a quest'ora. Sono venuto a quest'ora ma poiché l'onorevole Cirielli e altri colleghi non della Lega ma di altri gruppi non si sono presentati, la discussione è andata avanti e il mio intervento è slittato. Non voglio togliere la parola ai colleghi (commenti della deputata Dal Lago) però chiedo solo se questa circostanza che ha causato il velocizzarsi delle cose possa essere considerata. Lo ripeto, non voglio togliere la parola alla collega Dal Lago, però intendo spiegare solo che il fatto che alcuni colleghi si siano iscritti e poi non si siano presentati ha causato un problema agli altri.

PRESIDENTE. Allora facciamo chiarezza su un punto: noi agiamo sulla base di elenchi che ci sono comunicati dai gruppi parlamentari. Si tratta di elenchi di deputati e se un deputato non è presente evidentemente non possiamo farlo parlare, lo dichiariamo decaduto e andiamo avanti. Andando avanti i tempi si accelerano e questa non è una cosa di cui ci si possa dare responsabilità né che noi possiamo in alcun modo impedire e quindi chi aveva calcolato ragionevolmente di parlare ad una certa ora può trovarsi a dover parlare prima.
Non so chi le abbia dato assicurazioni, non capisco come si possano dare assicurazioni in tal senso, si possono fare grosso modo delle previsioni che a volte funzionano, a volte non funzionano. Nel suo caso questa volta non hanno funzionato perché l'unico modo di essere sicuri di esercitare il proprio diritto di intervenire è quello di essere presenti in Aula per tutta la durata della discussione. Questo è ciò che ci dicono il buonsenso e la logica ed io Pag. 136purtroppo non posso farci nulla. L'unica cosa che posso fare - ma questo non me lo chiede il Regolamento, è un atto di cortesia, peraltro consuetudinario, mi pare, ormai entrato nella prassi - è quella di riscrivere il parlamentare che ha perso il turno, diciamo così, in fondo all'elenco, perché altrimenti violerei i diritti degli altri parlamentari, a meno che un altro parlamentare non accetti di fare il cambio con lui, nel qual caso volenti non fit iniuria e quindi non c'è alcun danno. Questo è lo stato delle cose, questo è il Regolamento, questa l'interpretazione consolidata del Regolamento.

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, brevemente, la prego, perché mi pare che abbiamo già ampiamente approfondito il tema.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, non intervengo sull'elenco degli interventi, ma voglio chiedere con grande serietà che il Presidente Monti venga per cortesia in Aula a riferire sullo stato della sua maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) perché se i colleghi dell'opposizione siamo noi, i due colleghi che hanno appena litigato, peraltro con contenuti politici, da parte del collega Cirielli, sono invece della maggioranza che sostiene il Governo. Secondo me in questo momento il Presidente Monti non ha una maggioranza, pertanto chiedo che venga immediatamente a riferire al riguardo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Volpi, la proposta d'intervento è stata già fatta nella sede pertinente che è la Conferenza dei presidenti di gruppo e il Presidente del Consiglio deciderà cosa sarà opportuno fare. Quanto alla coesione delle maggioranze, le maggioranze si verificano nel momento del voto che non è il momento presente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dal Lago. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, onorevole Giachetti rappresentante della maggioranza, io avevo preparato un intervento, dico la verità, però, Presidente Buttiglione, lei non può permettersi, ogni volta che qualcuno di noi dice correttamente la cosiddetta Italia, di intervenire. Mi scusi, mio padre ha fatto a piedi la ritirata di Russia, quindi, tutti abbiamo in comune qualcosa su questo. Il problema, vede, non è questo.
Il problema è che questo non è un Paese unito: questo è un Paese che vive sulle differenze, sulle divisioni e sui soprusi. E non è che uno possa dire: lo chiamo «Paese» per Costituzione, semplicemente, perché è scritto. «Paese» si fa con la giustizia, con l'equità, cosa che qui non esiste. Noi siamo in un Paese dove ci sono i cittadini di «serie A», cittadini di «serie B», cittadini di «serie C». Siamo in un Paese, dove abbiamo cittadini che tengono tutte le tasse in casa loro, se le pagano - perché in Sicilia, ad esempio, non le pagano -, che sprecano quanto vogliono e, poi, abbiamo i Governi, i tecnici cosiddetti, quelli che dovrebbero salvare il cosiddetto Paese Italia, i cosiddetti Governi tecnici, i quali mettono nelle loro manovre ancora soldi per questi spreconi.
Abbiamo territori che hanno sempre avuto dallo Stato - Campania, Puglia, eccetera - molto di più di altre regioni. Ma dov'è questo Paese unito, Presidente Buttiglione? Dov'è questa equità? Dov'è questo rigore? Dov'è questo senso di una patria che tutti ci vede assieme? Noi, io, questo: mio padre ha combattuto, è stato un anno in ospedale dopo la guerra, ma le assicuro che, se vedesse oggi questo Paese, sarebbe il primo che direbbe: fuori, via, lontani da voi che ci state distruggendo. E oggi ancora più di ieri. Oggi, siamo di fronte ad un Governo, che adesso anche se ne va e ha l'obbligo di essere presente, anche se si annoia. Io mi fermo finché non c'è il Governo (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

Pag. 137

PRESIDENTE. Il Governo? Il Governo è presente. Prego, onorevole Dal Lago.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Il Governo non era presente...

PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, lei parlerà quando io le darò la parola. L'ha chiesta?

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Certo!

PRESIDENTE. Allora ce l'ha, prego!

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Grazie, signor Presidente! Il Governo non era presente. Mi dispiace che l'assenza del segretario d'Aula non ci consenta di verbalizzare l'assenza del Governo.
Chiedo scusa alla collega Dal Lago sinceramente di averla dovuta interrompere, però, prego il Governo di essere presente in maggior forza. Mi dispiace per il povero sottosegretario a cui è affidato questo compito. Gradiremmo avere qui anche qualche Ministro, magari, il Presidente del Consiglio, però, se non è possibile, almeno qualcuno che possa consentire al sottosegretario di alzarsi qualche minuto. Altrimenti, dovremmo sospendere la seduta. Signor Presidente, se lei ritiene di sospenderla 5 minuti, noi non abbiamo problemi, però, credo che sia giusto far terminare la nostra collega Dal Lago, altrimenti, credo che se ne avrà davvero a male.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Reguzzoni, il rappresentante del Governo, per la verità, era in Aula, anche se non visibile dal suo punto di vista. Comunque, in questo momento è al suo posto. Prego, onorevole Dal Lago.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, noi siamo qui e siamo disponibili ad arrivare fino a domani alle 9, con tutto quello che vogliamo. L'unica cosa che non si può fare, signor Presidente, mi permetto di sottolinearglielo, è che, mentre sta parlando un deputato, si interrompa l'intervento del deputato per un intervento sull'ordine dei lavori o per un richiamo al Regolamento. Il deputato finisce l'intervento e si interviene per un richiamo al Regolamento. Non si può interrompere a metà l'intervento di una persona per fare qualunque cosa (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). L'intervento deve iniziare e deve finire. Quindi, signor Presidente, la pregherei, per il futuro, perché altrimenti, di questo passo, ovviamente, diventa un circo e siamo sempre alla Camera dei deputati.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, lei ha ragione, tuttavia mi permetto di osservare che l'onorevole Dal Lago si era interrotta, immaginando, supponendo falsamente, ma tuttavia supponendo, che il rappresentante del Governo non fosse più presente. Comunque, è stato sicuramente irrituale, ma esisteva una ragione. Onorevole Dal Lago, vuole continuare per favore?

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, provo a continuare, se c'è la presenza del Governo. Io mi sono interrotta, perché in assenza del Governo, che ha l'onere di dovermi ascoltare.
Se è assente non posso che interrompermi e il mio capogruppo è intervenuto subito dopo per chiederne la presenza. Quindi, questo per chiarezza. Le stavo dicendo, Presidente Buttiglione: lei mi invoglia sempre, una volta tanto che mi ero preparata un intervento scritto, a cambiare argomento, proprio perché lei non riesce a comprendere o non vuole comprendere o vuole far finta di non comprendere che una parte del Paese è stanca di essere sfruttata. C'è una parte del Paese che è stanca di sentirsi dire: lavora, stupido, che tanto mantieni gli altri e non mantieni te stesso e la tua famiglia. C'è una parte del Paese che è stufa di sentirsi ridicolizzata. C'è una parte del Paese che, Pag. 138soprattutto in questo momento, difficile, è stanca di vedere - e lo sta cominciando a capire molto bene - che oggi ci troviamo di fronte ad un Governo che non la rappresenta, perché non è stato eletto dal popolo. È stato voluto da un signore sul Colle che forse si era accordato prima con qualcuno fuori dai nostri confini, ma che neanche lui poi doveva deciderlo. È stato voluto da qualcuno che non c'entra con il cittadino elettore ed è venuto qui per aumentare e ricominciare a fare dei soprusi nei riguardi della gente che lavora, che produce, che fa fatica e che per anni ha mantenuto ed ha assistito con i suoi soldi, con la sua fatica e col suo sudore, coloro che invece di lavorare facevano altre cose, oppure ha mantenuto comunque comuni, regioni e province che, invece di spendere oculatamente, hanno spanto i soldi dei cittadini creando rigagnoli e rigagnoli di debito pubblico.
Non pochi giorni fa leggevo un giornale e vedevo che il presidente della regione Sicilia, tal Lombardo, riteneva di avere pochi dipendenti a sua disposizione e quindi ha deciso di assumerne altri. Sentivo il Presidente Monti in quest'Aula, quando si è presentato, che si è premurato di garantire che le autonomie non si toccano. Io credo che una come me, una veneta, o uno come un lombardo o un piemontese di una cosa sono stanchi, Presidente Buttiglione: di avere tante specialità. Vogliamo essere tutti normali e per essere tutti normali vogliamo essere tutti speciali, vogliamo essere tutti padroni a casa nostra, non qualcuno più padrone e qualcun altro meno padrone, non qualcuno più lavoratore, che paga per coloro che sanno solo spendere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Per questi motivi chiamiamo questa Italia la cosiddetta Italia e devo dirle ancora un'altra cosa, Presidente: abbiamo letto con molta attenzione quello che questo cosiddetto Governo tecnico ci ha preparato. Hanno ragione i colleghi che hanno parlato prima di me: bastava un ragioniere qualsiasi per fare quello che qui è stato fatto. Bastavo perfino io, piccolissima insegnante di matematica senza arte né parte, ma ci riuscivo anch'io a fare queste cose. Sono di una facilità estrema, sono le cose che abbiamo già visto, le abbiamo viste negli anni passati, ce le ha portate la vecchia Democrazia Cristiana, che ci ha portato insieme ai comunisti il debito attuale, le abbiamo viste (Applausi dei deputati del gruppo Lega nord Padania).
Ma tagliamo, tagliamo, tagliamo, tagliamo ai poveretti, tagliamo a coloro che fanno fatica. Abbiamo sentito Monti, quando è venuto a spiegarci in quest'Aula che in fin dei conti siamo il Paese in Europa che paga meno di tasse sulla proprietà immobiliare. Però non ha aggiunto, il Presidente Monti, che siamo il Paese in Europa che paga più tasse. È comodo prendere una parte e non il resto. E non ha aggiunto, il Presidente Monti, che siamo il Paese in Europa dove l'80 per cento dei cittadini - tre quarti povera gente, non ricchi signori con panfili e con stipendi d'oro e via dicendo - sta facendo fatica. Se capita al pomeriggio andando anche lui a fare la malta, ad aiutare a mettere su i mattoni, a mettere le piastrelle come ancora fanno i nostri veneti, si è fatto la sua casetta. Infatti questo Paese è vissuto del risparmio, della fatica, del sudore della nostra gente. E noi no.
Invece, oggi, andiamo a tassare ciò che con tanta fatica i nostri nonni, i nostri padri, hanno risparmiato. Hanno cercato di risparmiare per i figli di domani, che neanche più la casa avranno, perché se la prenderanno le banche, come sta succedendo anche nella mia provincia. E dopo ci troviamo i signori furbi, forse amici di qualcuno seduto in questo Governo, che vanno dalle banche, che hanno tanti appartamenti, perché i cittadini non sono più riusciti a pagare il mutuo, già ora, e dicono: siamo qui per comprare. E le banche danno, tanto li hanno recuperati a basso prezzo, e questi vendono, certo. Riescono anche a vendere, forse perché fan pagare meno che fuori, ma vendono sempre a prezzi più bassi e diventano sempre più ricchi in pochi e sempre più poveri in tanti.
Inoltre, signor Presidente, veramente noi siamo molto demoralizzati: lei parla di Pag. 139rispetto delle regole, questo Governo ci ha parlato di equità, ci ha parlato di sviluppo, ci ha parlato di rigore, noi non abbiamo visto niente di tutto questo. Non abbiamo visto niente. Abbiamo visto che non esisteva lotta agli sprechi; abbiamo visto che - considerato che noi siamo la casta - sono state respinte proposte emendative presentate per equiparare gli stipendi di tutti coloro che, comunque, percepiscono qualcosa legato a un ente pubblico, siano essi funzionari statali, siano essi consiglieri di amministrazione di società pubbliche, siano essi persone che lavorano in società che hanno contributi statali e pubblici. Siamo in un momento difficile? Siamo in un momento in cui bisogna fare cassa? Perché dobbiamo andare a mettere le mani nel pubblico e a pagare parecchie centinaia di migliaia di euro, ad esempio, ad un presidente delle Poste? Non so, quanto prendono gli amministratori delegati di ENI o di ENEL? Quanto prendono coloro che gestiscono la RAI, televisione italiana, con tutti gli sprechi che la stessa RAI fa?
E abbiamo visto cosa fa questo Governo, che fa la lotta agli sprechi, dice. Ha semplicemente dato parere contrario ad un emendamento che diceva che gli stipendi non devono superare quelli dei parlamentari. Se noi siamo la casta, facciamo in modo che non vi sia chi prende più della casta. Abbiamo visto questo Governo, quando gli sono state proposte alternative di taglio. Abbiamo bisogno di far cassa? Abbiamo una televisione pubblica che è vergognosa. Abbiamo una televisione pubblica - l'abbiamo letto tutti, sui giornali - che strapaga coloro che partecipano alla televisione pubblica. Tanto paga sempre Pantalone, non pagano mica loro, pagano gli altri, i cittadini, poveretti.
Vogliamo fare cassa? Vendiamola, questa televisione pubblica. A cosa ci serve? A mantenere una volta i signori Santoro perché possano sputtanare il resto del mondo a loro piacimento a suon di centinaia di migliaia di euro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? A fare telenovele a pagamento perché basta che vada l'amico dell'amico del Presidente della Camera, o piuttosto che, a chiedere per cortesia? Abbiamo visto cosa fanno questi signori?
Questi signori fanno quello che neanche un bambino che studia matematica in terza media farebbe: vanno a prendere dai poveri per dare sempre di più ai più ricchi. E i loro più ricchi chi sono? Le banche, i loro amici, le grandi industrie, e con questo dicono: salviamo l'Italia, aiutiamo l'economia a crescere. Io sono molto ignorante, sono una leghista e, come si sa, la Lega è gente di poco conto. Mi sono laureata tanti anni fa - cosa vuole? - in una piccola università, a Padova; gente di poco conto. Però a me hanno sempre spiegato una cosa: che per fare economia bisogna che i soldi circolino. Ma dove circoleranno questi soldi? Da dove potranno venir fuori i soldi che circolano, quando la gente non riuscirà a pagare l'ICI della prima casa? ICI che non solo avete, in maniera ignobile, rimesso, ma avete, addirittura, dai dati che ci danno dal Veneto, stratriplicata, rispetto all'ICI iniziale. Non bastava, è giusto, aumentiamo la benzina! Cosa volete che sia, alla gente serve per andare a lavorare. Aumentiamola, tanto siamo ricchi, possiamo aumentare la benzina!
L'importante è non toccare la casta, ma quella vera, quella dei potenti; questo ha fatto questo Governo. E devo dire che l'ha fatto - e la cosa mi diverte moltissimo - con l'appoggio di tutto il Parlamento. Oggi c'è una maggioranza amplissima, ancorché assente, poiché è presente solo l'onorevole Giachetti, ma lui è un aficionado delle Aule parlamentari. C'è una maggioranza amplissima che ha l'unico problema di dire «non è la mia manovra, però la devo votare». Addirittura abbiamo visto il PdL, con grande insistenza - adesso il Governo ha ceduto - chiedere che sia posta la questione di fiducia perché pensa di cavarsela con la gente andando a dire «guardate, io l'avrei fatta diversa, però cosa volete? Sono obbligato a votarla». Vergogna. Vergogna anche perché qualcuno mi dovrà spiegare...

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PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Dal Lago.

MANUELA DAL LAGO. Arrivo subito alla conclusione. Qualcuno mi dovrà spiegare, signor Presidente, come mai ciò che andava bene 20 giorni fa a Bruxelles non va più bene oggi. Nella lettera di Berlusconi non si uccidevano i cittadini in maniera così ignobile come viene fatto oggi. Oggi, invece, si uccidono i cittadini e allora a me è venuta una domanda, me la sono posta: come mai improvvisamente una manovra che non aiuterà l'economia, che farà sì che a gennaio ci verrà chiesta un'altra manovra, che non darà sollievo alle nostre finanze, è così, è così pesante? Qual è l'interesse di questo Governo?

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Dal Lago.

MANUELA DAL LAGO. Arrivo alla fine. Mi sono data una risposta, una risposta dura: questo Governo non ha alcun interesse per i cittadini italiani. Questo Governo ha un solo interesse ed è un interesse che è al di fuori da questi confini. Forse questo Governo deve ubbidienza alla Merkel, deve ubbidienza ad altri poteri forti, deve ubbidienza e interesse a grossi enti finanziari? Certo questo Governo, non eletto e non voluto dal popolo, ci sta dimostrando che sta uccidendo il popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Dal Lago, ritengo mio dovere garantire il massimo di libertà alla critica, anche la più aspra, di questo Governo e della situazione del nostro Paese, ma in nome del desiderio di un'Italia migliore. Invece, ritengo ugualmente mio dovere - dovrà abituarsi, onorevole Dal Lago - rimettere, sempre, i puntini sulle «i» ogni qualvolta si offenda, direttamente o indirettamente, l'onore della nazione italiana, che è la nostra nazione.

MANUELA DAL LAGO. Io non offendo nessuno! Non ho offeso nessuno!

PRESIDENTE. La nazione italiana, che non è una «cosiddetta nazione», è una grande nazione (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e mi permetto, onorevole Dal Lago, anche di fare un'altra osservazione. Mi consenta: l'università di Padova non è una piccola università, l'università di Padova è una grande università italiana ed europea (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

NICOLA MOLTENI. Era soltanto una battuta!

MANUELA DAL LAGO. Viva la Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Martini. Ne ha facoltà.

FRANCESCA MARTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, risulta alquanto surreale discutere oggi di una manovra come quella che è stata presentata in quest'Aula, una manovra anticipata con il mantra del nuovo Presidente del Consiglio Monti - rigore, equità e crescita - che, lasciatemelo dire, alla luce dei fatti e preso atto del testo, ora francamente lascia allibiti.
Le questioni che ci troviamo ad affrontare sono talmente tante, e così numerosi i punti d'ombra che questo provvedimento contiene, che davvero si fatica a trovare le parole per esprimere un parere che non sia drammaticamente negativo.
Insisto sulla parola «drammaticamente» perché, al di là dei saldi, sono il percorso e il metodo che risultano anni luce lontani dalla reale possibilità di affrontare i problemi veri di questo Paese, soprattutto lontanissimi dalla vita reale della gente. Ma il Presidente Monti e il suo Governo di non eletti, di non scelti dal popolo, dice che non dovete presentarvi alle elezioni del 2013, anche se personalmente mi auguro che saranno molto prima, o almeno questo vale sicuramente per il Presidente Monti, che ha pensato bene di accettare l'incarico soltanto dopo essere stato nominato senatore a vita con Pag. 141un atto lampo del Presidente Napolitano. Nessuno glielo porta più via, quindi, Presidente Monti, il suo scranno in Parlamento.
Il Presidente Monti e il suo Governo si comportano come se avessero un'investitura divina e questo a diverso titolo, per agire praticamente senza ascolto. Ma d'altronde Confindustria, con il suo titolone di giornale, vi ha detto di fare presto. Si ricordi, innanzitutto, che le istituzioni sono del popolo sovrano, non vostre.
Signor Presidente Monti e signori membri del Governo, forse non vi rendete conto che, come ha affermato recentemente il nostro segretario federale Umberto Bossi, voi la battaglia e la vostra guerra l'avete già persa, non tanto per i sacrifici imposti ai cittadini, quanto per la loro iniquità. Se pensavate di aggiungere una stelletta al vostro curriculum di tecnici, accettando questo incarico - perché solo di stellette per voi si tratta, non di servizio ai cittadini e al vostro territorio - o, meglio, se avete fatto di tutto per far perorare il vostro nome per essere prescelti, credo che tutto questo per voi diventerà un boomerang, dato che gli scricchiolii del consenso popolare sulle vostre figure si sentono forti e chiari di ora in ora. Non basteranno i piagnucolii della neo Ministra, signora Fornero, ad impietosire i cittadini.
Poi mi permetto una metafora da ex sottosegretario alla salute dell'unico Governo votato dai cittadini durante l'ultima tornata elettorale. Sento sempre il Presidente Monti e i suoi ministri parlare di questo Paese come se fosse un malato e continuare a dire: è grave, è grave. Ma vi vorrei ricordare alcune cose. Per agire su di un paziente bisogna innanzitutto riceverne il consenso informato e voi non siete mai passati per il voto popolare, quindi questo consenso in tasca non ce l'avete. Certo, non ce l'avete perché vi reggete sull'appoggio di chi le elezioni le ha perse e non di chi le ha vinte. Poi, se la cura deve esserci, e su questo siamo d'accordo, questa si chiama federalismo, lotta agli sprechi del Centro-Sud, equità verso quel Nord e quelle tre regioni che creano gettito pari alle altre diciassette e non nuove tasse a chi le paga già pesantemente o a chi ha lavorato e pagato i contributi previdenziali per una vita (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Anche l'ultimo dei medici sa che diagnosi, terapia e cura vanno diversificate sulle diverse patologie. E non è certo imponendo la stessa cura, grossolanamente uguale per il Nord, che si attesta ai livelli della Germania, come per il Meridione, che si salverà il malato.
Mi pare tuttavia quanto mai opportuno, onorevoli colleghi, fare mente locale, a tutti voi e ai nostri cittadini, sulla modalità con cui si è giunti a formulare quanto oggi discutiamo. La crisi economica internazionale, infatti, che da anni ormai investe tutti i Paesi senza nessuna eccezione, ha toccato con particolare durezza il vecchio continente, colpevole di non essere riuscito in questi anni di unione monetaria a dotarsi di un'altrettanta e più forte unione fiscale e politica. Si tratta di un errore madornale, a dispetto di un iniziale trionfalismo e di un importante e imperante ottimismo, esibito da quei fautori della moneta unica come lei, Presidente Monti, e molti di coloro che stanno vicino a lei. È un errore che però stiamo pagando e pagheranno purtroppo anche i nostri figli.
L'Italia è divenuta, infatti, bersaglio di attacchi finanziari e anche il nostro Paese già subisce pesanti ripercussioni per questa crisi. Ma chi del resto non ha pagato questa crisi, dite voi, eccezion fatta forse per la ligia Germania, modello di austerità e compattezza, che non ha dovuto fare i conti con una speculazione finanziaria che da mesi imperversa sui nostri mercati depauperando la nostra economia, anche quell'economia del Nord, certo, fatta di duro lavoro e sano risparmio. Non è forse questa la peggiore delle ingiustizie che noi padani stiamo subendo?
Eppure c'è stato chi, fino a poco più di un mese fa, aveva il coraggio di affermare, ostentando una demagogica sicurezza, che tutte le colpe di questa crisi e della situazione venutasi a creare fossero del precedente Governo e di chi lo sosteneva. Gli spread si ridurranno non appena cambierà Pag. 142il Governo, urlavano alle folle questi signori, colleghi parlamentari di opposizione, stampa in malafede che, in preda all'entusiasmo più sfrenato e gridando a gran voce le parole magiche, ripresa ed equità, cercavano soltanto una cosa: il golpe. Ebbene, onorevoli colleghi, oggi quel Governo non c'è più e al suo posto c'è il Governo Monti, che non è espressione della volontà popolare, e cosa è cambiato?
Forse ci possiamo contentare di qualche sorrisino in più e di qualche stretta di mano ufficiale ai consessi europei? Dopo quasi un mese dall'insediamento di questo Governo di tecnici, onorevoli colleghi, mi chiedo e vi chiedo: dov'è la tanto conclamata ripresa? Perché i differenziali tra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi rimangono tanto alti? Sono passate settimane e giorni, alcuni persi ad aspettare i contenuti di una manovra, ma nonostante tutto le cose non ci pare proprio che siano migliorate. Tutt'altro: non si affrontano i veri nodi di questo Paese, né ci pare che le prospettive per il futuro siano migliori. Anzi, il decreto-legge «salva Italia» (così è stata ribattezzata la manovra finanziaria presentata nei giorni scorsi) non presenta grandi spunti di crescita o ripresa. Direi di più: non ne presenta proprio.
Del tutto inconcepibile è poi capire come si possa tassare il bene patrimoniale degli italiani per antonomasia, il frutto dei risparmi di milioni di famiglie. Si tratta di risparmi sui quali si sono già pagate le tasse e sui quali si è già a suo tempo pagata l'imposta di registro per il trasferimento del bene: la prima casa. Il Governo precedente, eliminando l'ICI, aveva fatto una scelta coraggiosa prevedendo, tuttavia, al contempo - in una logica di rinnovamento - la graduale applicazione di un'imposta municipale propria che andasse nella giusta direzione della riforma federalista.
Questo Governo non solo ha reintrodotto la tanto odiata imposta quanto soprattutto ha previsto che questa venga versata allo Stato centrale. Ci si ritrova così nella situazione paradossale che saranno proprio i comuni - gli enti amministrativi più vicini ai cittadini e quelli che già devono subire i diabolici e stringenti vincoli del Patto di stabilità - a dover accogliere le gabelle per uno Stato centralista e sprecone.
Mentre tutti gli Stati più moderni si dotano di una struttura amministrativa decentrata dove i diversi livelli di governo concorrono solidamente alle istanze dei cittadini, in Italia ancora una volta si fanno mille passi indietro, ritornando su quella strada bizantina di centralismo e decentramento decisionale che milioni di cittadini padani confidavano di aver definitivamente abbandonato. D'altronde quale ultimo atto dell'anno dei dispendiosissimi e parrucconi festeggiamenti dei 150 anni dell'Unità nazionale potevamo aspettarci?
È desolante, oltre che antistorico, assistere dunque a quanto sta accadendo, senza considerare, peraltro, come in talune scelte non si considerino neppure le istanze delle famiglie che più di altre sono già vittime della crisi. La stessa reintroduzione dell'imposta sulla prima casa, ad esempio, si applica in maniera orizzontale e indiscriminata, senza tenere conto delle migliaia di famiglie che hanno all'interno del loro nucleo familiare persone non autosufficienti. Alle famiglie italiane voi chiedete un ulteriore sforzo economico e un ulteriore aggravio rispetto a quello già grave e pesante, che devono sostenere per dare alle persone non autosufficienti il diritto di vivere a casa propria con tutte le spese e gli adeguamenti che ciò comporta.
Eppure non sarebbero mancate le occasioni per intervenire: l'apporto costruttivo della Lega Nord ha prodotto numerosi emendamenti ispirati sul piano della responsabilità, alcuni dei quali a mia firma, e proprio diretti a sostenere queste situazioni gravissime. Allo stesso modo, vorrei riferirmi all'indiscriminato prolungamento della permanenza al lavoro per quelle mamme e quei papà che assistono figli gravemente disabili in base all'articolo 3, comma 3, della legge n. 104 del 1992 e che lavorano da una vita attendendo di poter tirare un attimo il fiato e potersi dedicare ai bisogni della famiglia. Si tratta di famiglie Pag. 143così complesse da portare avanti delle quali voi forse non avete nemmeno l'idea più lontana.
Concludo, quindi, signor Presidente, facendo presente a tutti voi, compresi coloro i quali fino a qualche settimana fa condividevano con noi un'esperienza di Governo politico, quanto a coloro che celebravano festeggiando il golpe, come il tempo stia dando ragione a chi, come la Lega Nord e il suo segretario Umberto Bossi, ha da sempre sostenuto e ritenuto che la migliore risposta ad una situazione di questo tipo, la miglior cosa da fare nella condizione di empasse politico, fosse quella di ridare la voce a coloro i quali voi, oggi, nel provvedimento come nei fatti, non state considerando: il popolo sovrano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, siccome è stato cambiato di nuovo l'ordine degli interventi, noi avremmo necessità di avere quello aggiornato, perché l'onorevole Di Vizia è uscito un attimo, non riuscendo più a capire bene quando doveva intervenire.

PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, l'elenco che ho è quello che gli uffici mi hanno trasmesso e che voi avete trasmesso agli uffici.

PIERGUIDO VANALLI. Posso averne copia?

PRESIDENTE. Sì, le faremo avere copia.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandri. Ne ha facoltà.

ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, anch'io avevo preparato un intervento che riguardava soprattutto la materia di cui mi occupo ovvero l'ambiente e i lavori pubblici. L'ho messo da parte perché credo che sia più importante, invece, provare a fare una riflessione rivolgendomi direttamente al sottosegretario. Capisco, professore, che lei sia anche annoiato, ma a quest'ora le chiedo di stare attento.
Quello che sta dicendo la Lega in quest'Aula è fatto con il cuore e ho sentito diversi interventi dei miei colleghi, che tra l'altro sottoscrivo, che sono fatti anch'essi con il cuore, perché sono la voce non di un partito né di un'ideologia ma, piuttosto, di un popolo e, per quanto qualcuno faccia ancora fatica a percepire la Padania come esistente, la Padania esiste ed è una realtà socio-economica, è una realtà che parte dalle tradizioni delle nostre terre, delle nostre genti, del nostro lavoro, del frutto del nostro sudore ma, soprattutto, dei nostri padri e dei nostri nonni. Credo che vi siano nella vita pochi motivi per cui vale la pena lottare, sacrificarsi e, magari, andare anche in galera: uno di questi motivi è lottare per la tua terra, per salvaguardare quello che hai ricevuto e che vuoi consegnare ai tuoi figli e ai tuoi nipoti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Guardate che quello che stiamo facendo è importante, perché abbiamo dato una voce a un territorio che politicamente, per sessant'anni, non l'ha mai avuta. La grande intuizione di Umberto Bossi fu quella di unire i popoli del Nord e farli diventare un gigante politico qua, nel palazzo, laddove per sessant'anni ci hanno sempre preso in giro e ci hanno sempre portato via il frutto del nostro lavoro per dirci che il Sud doveva crescere, con le nostre tasse e con i nostri soldi. Ma dopo sessant'anni vediamo, invece, che non era cresciuto, ma li aveva semplicemente mangiati. Ora siamo qua a difendere quello, sottosegretario. Questo Governo, nell'approvare quel maxiemendamento, che ancora non avete presentato e che si può ancora modificare, deve tener conto di questa voce che rappresenta un popolo.
Mi dicono che hanno invitato, il 7 gennaio, per il tricolore a Reggio Emilia, nella mia Reggio Emilia, Monti. Credo che, se non cambieranno i fattori all'interno Pag. 144della manovra in quel maxiemendamento, noi saremo in piazza perché, da un lato, Delrio cercherà di far vedere a Monti l'Italia ovattata, quella del tricolore e delle celebrazioni. Invece, noi gli faremo vedere quella che lavora e che non può pensare di avere la benzina, come il gasolio, a 1,7 euro né di non poter più andare a lavorare né pensare più di poter produrre, di avere il costo dell'energia così alto mentre, senza coraggio, questo Governo, che aveva fatto tante promesse, non interviene. Si pensa di fare i bolli. Altro che Italia dei Valori: questa è l'Italia dei valori bollati, perché prima dice una cosa e poi, alla fine, la fiducia questo Governo la vota. Penso ai bolli, con gli estratti conto, a 34 e 100 euro. Non è pensabile che aumentiamo le tasse alla nostra gente.
Visto che stiamo provocando la depressione con questa manovra, mi viene da pensare che non ci voleva, come ha detto qualcuno prima di me, un Governo dei tecnici. Ma se penso ai tecnici penso ai professori. I professori sono ordinari o straordinari e visto che dobbiamo fare psicoanalisi per la depressione citiamo Freud. Questo diceva che i professori ordinari si differenziano da quelli straordinari, perché quelli ordinari non sono in grado di fare cose straordinarie e quelli straordinari, men che meno, non riescono a fare neppure una cosa ordinaria. Voi neppure con questa manovra riuscite a fare qualcosa di semplice. Avete fatto, invece, qualcosa di ragionieristico e di veramente assurdo per il nostro territorio come aumentare le tasse.
È provato che dal 1981 ad oggi, in questi 30 anni, sono cresciute a dismisura le tasse ma soprattutto, di conseguenza, è aumentata l'evasione fiscale. Non è così che si combatte l'evasione fiscale. Uno studio condotto dalla Lega qualche anno fa diceva che l'evasione presunta - io ero all'anagrafe tributaria - è più o meno intorno alla media europea, con il 17 o il 18 per cento nelle regioni del Nord. Essa sale al 25 per cento in Toscana e via via sale sempre di più, con numeri a doppia cifra sempre più elevati, fino ad arrivare al 94 per cento di evasione fiscale in Calabria. Voi capite che se non partiamo da questo dato tutto il resto non ha senso.
Vi sono 65 miliardi di euro che pagano tre regioni del Nord e che non bastano mai, ogni anno, per chiudere i buchi di cinque regioni del Sud. Voi dovete avere il coraggio di agire di fronte a questo numero. Noi lo avevamo fatto. Il federalismo è legge e va applicato, ma ci vuole un Governo che sappia cosa è il federalismo. Non bastava semplicemente metterci dei professori. Se aveste saputo cosa era il federalismo, voi avreste messo sicuramente, come prima cosa e come punto fermo, un Ministro per le riforme. Ve lo siete dimenticati e avete messo quello della coesione nazionale e territoriale che tutto dovrà fare, tranne che portare il vero cambiamento in questo Paese. Le prime cose di cui sappiamo, che avete già fatto prima di domani, sono concedere 350 milioni per il buco di Roma e 100 milioni per i lavori socialmente utili - o inutili - a Napoli e a Palermo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Questo voi avete fatto e questo la gente del Nord comincia a sapere. Questo la gente a Reggio Emilia, il 7 gennaio, verrà a ricordarvi. Non potete tassare e dare sempre ai soliti noti.
Inoltre, onestamente noi vi diamo sfiducia e ve la daremo anche domani, perché sì Governo dei tecnici, ma vi è qualcosa di più che ci ha preoccupato all'inizio e che ci preoccupa sempre di più andando avanti: voi non rappresentate soltanto il mondo universitario. Fosse solo quello. Come diceva Bossi tempo fa, la Costituzione è una cosa troppo seria per lasciarla fare solo ai costituzionalisti.
Devo dire che mettere le mani nelle tasche dei cittadini è una cosa troppo seria per lasciarla fare a dei professori economici. Devo aggiungere un'altra cosa: voi rappresentate - basta guardare il curriculum di molti ministri - un passato ed un presente nei consigli di amministrazione di banche importanti, rappresentate molto il mondo bancario ed il mondo finanziario. Monti rappresenta anche quello che doveva essere il controllo dell'Unione europea, perché lo è stato per Pag. 145parecchio tempo, e quel mondo lo rappresenta tutto. Se è vero che questa crisi l'hanno determinata le banche, la finanza ed il mancato controllo dell'Unione europea, mettiamo i responsabili a governare il Paese? Quelli che hanno provocato la crisi li mettiamo a governare questo Paese? È come mettere un lupo a guardia del pollaio, pensando al mattino di trovare ancora i polli dentro al pollaio. È impossibile e credo che questo i cittadini debbano capire.
Voi siete i responsabili di quello che è accaduto e venite con le ricette per risolverci il problema. Non è possibile! Questo non è possibile, perché la gente fuori se ne sta accorgendo: sabato mi hanno chiamato un gruppo di artigiani; io sono un artigiano orgoglioso di esserlo, vengo da quel territorio fatto di nebbia descritto bene da Guareschi ne Il mondo piccolo, vengo da quella striscia parallela tra il Po e l'Appennino, parallela lungo la via Emilia (si tratta di tre convergenze) che si chiama Emilia, dove la gente ha imparato a lavorare senza chiedere mai niente a nessuno, non chiedeva il posto pubblico o l'aiuto e non chiedeva neanche alla politica, anzi la politica veniva vissuta solo con il cuore, come Don Camillo e Peppone ci hanno insegnato.
Ma quella è la Padania, Presidente Buttiglione, la Padania di Brera e di Zavattini, è un'entità vera che vuole contare e oggi noi, per non essere complici della distruzione dei conti della nostra gente, voteremo questa sfiducia. La voteremo - a tal proposito mi rivolgo a lei, onorevole Buttiglione - perché lei giurò per l'Italia, mentre io, che ho anche una piccola formazione professionale e politica, ho giurato una volta sola nella vita, il 15 settembre 1996, di lottare per l'indipendenza della Padania e solo questo sono venuto a fare in questo palazzo, nient'altro. Ricordatevelo quando fate queste manovre perché, quando voi tornerete fuori, troverete la gente.
Capisco che i tecnici non debbano rispondere alla politica, ai cittadini, né debbano farsi eleggere, ma credo che questa sia un'altra struttura che abbiamo costruito con questo Governo tecnico.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 23,45).

ANGELO ALESSANDRI. Voi mettete i direttori generali dei ministeri a fare i ministri? Guardate che se c'era una cosa importante che almeno la politica poteva fare era costituire un filtro tra il potere della burocrazia dei ministeri e il voto dei cittadini. Mettere i direttori dei ministeri a fare i ministri ha fatto saltare il banco. Non c'è più regola, non c'è più controllo dei cittadini, sparisce la democrazia.
Qualcuno in questi giorni si è avventurato in paragoni con il 1922 quando nacque il fascismo. Credo che le condizioni per questo colpo di Stato e per questo golpe siano state volute dall'Europa, dal Quirinale e dai poteri forti, che sono le banche, la finanza ed i mercati. Dobbiamo alzarci la mattina, oggi, per sapere se i mercati sono contenti o scontenti. Ma chi se ne frega! A me interessa sapere se l'artigiano, il commerciante, il piccolo imprenditore o l'agricoltore sono contenti o scontenti, non i mercati.
Sapevamo, quando eravamo ancora allegri, cosa era lo spritz, oggi dobbiamo sapere cos'è lo spread. Credo che noi siamo di fronte a un golpe che mette tutti insieme: il Popolo della Libertà e il Partito Democratico. Una volta almeno il PdL aveva qualcosa che lo differenziava dal PD ed era la «L», era la libertà, ma soprattutto il patto con la Lega. Sparita quella rimangono due PD, nel mezzo c'è il «Terzo Pollo» con l'UdC, i «cicicì» ed i «cococò». Credo che alla fine la gente si renderà conto che il 10 per cento del Parlamento è l'unico che lotta fino in fondo per difenderla e, di fronte a questo, quando tutti sono contenti e tutti, come oggi dice Casini, guardano il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto, penso - altra fase storica - che, quando un affare è per tutti forse, alla fine, è un affare per nessuno. Pag. 146
Visto che noi siamo qui a difendere quella terra, riporti al Presidente del Consiglio Monti che la Padania non ci sta e glielo faccia capire in tutte le maniere. Padania libera (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, vorrei sapere se la Presidenza ritiene, contrariamente a chi l'ha preceduta, se non sia il caso di richiamare all'ordine e al lavoro uno dei segretari d'Aula, vista l'importanza del dibattito e così via. Il Presidente che l'ha preceduta ha ritenuto nella sua piena autonomia che non ve ne fosse bisogno, però magari questa nuova Presidenza potrebbe pensare il contrario.

PRESIDENTE. Nonostante la simpatia che lei sa ho nei suoi riguardi, in questo caso da Presidente di turno dell'Assemblea non posso che ribadire quanto detto dal collega, il Presidente Buttiglione, anche perché non si tratta di un'interpretazione del Presidente Lupi o del Presidente Buttiglione ma ovviamente un consolidato all'interno del Regolamento e delle consuetudini della Camera dei deputati. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lanzarin. Ne ha facoltà.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, il gruppo della Lega Nord Padania è qui non per fare ostruzionismo ma - con gli strumenti che le sono stati permessi da questo Governo nominato e dal Parlamento - per esprimere la propria opinione, in dissenso come abbiamo fatto fin dall'inizio, rispetto a questo Governo nominato, rispetto a questa manovra. Lo faremo oggi, lo stiamo facendo ora, lo faremo domani con gli ordini del giorno prima di pronunciare fortemente il nostro «no», la nostra contrarietà.
La nostra contrarietà è dettata da chi ci ha venduto che c'era bisogno di un Governo per salvare questo Paese, ma se questo Governo che deve salvare questo Paese comincia in questo modo credo che abbia cominciato proprio nel modo «giusto», e la gente se ne sta accorgendo. La Lega però è anche qua proprio per difendere la propria gente, i propri territori, perché noi siamo gente che arriva dal territorio, gente che è abituata a lavorare nel territorio a contatto quotidianamente con quelle che sono le problematiche, le quotidianità; a conoscenza delle specificità e mettendo poi in pratica quelli che possono essere gli accorgimenti che servono alla nostra gente e ai nostri territori.
Questa manovra è una manovra iniqua, una manovra che sicuramente non aiuterà il nostro Paese a uscire da questa crisi finanziaria, ma è una manovra che va a colpire le fasce più deboli, che va a colpire le persone più in difficoltà, pensiamo ai nostri pensionati e ai lavoratori, ma va a colpire anche il tessuto produttivo principale, le piccole e medie imprese; quel tessuto che rappresenta la vera valvola di sfoga del nostro Paese, quel tessuto che ha permesso a questo Paese ma soprattutto al Nordest, territorio da cui io provengo, di poter progredire, di poter poi permetterci tutto il lusso che oggi ci permettiamo. E con questa manovra andiamo a toccare proprio loro, andiamo a toccare i lavoratori, quelli che in prima fila si svegliano la mattina presto, che lavorano durante i fine settimana e che hanno permesso alla «cosiddetta Italia» - com'è stato più volte ripetuto dai miei colleghi - di andare avanti, di progredire, di avere uno spazio, di avere quella titolarità nel panorama europeo internazionale. Però ora ci vengono ad insegnare i professori, il professor Monti, che c'è una ricetta diversa: imporre nuove tasse, imporre disuguaglianze, andare soprattutto a colpire i più deboli ma non solo le persone fisiche ma anche gli enti locali.
Sappiamo che i comuni rappresentano una cosa molto importante: il piano, il livello essenziale, il contatto con il territorio e con i cittadini, e con questa manovra andiamo a colpire nuovamente i comuni. Il processo federalista era iniziato cercando di dare dignità e rispetto ai Pag. 147territoriali locali, con una sorta appunto di cambio di mentalità, di cambio di passo che voleva effettivamente dare quel potere che era stato per tempo privato, mettendoli nelle mani di un potere più centralizzato. Con questa manovra facciamo l'esatto contrario, basta pensare all'introduzione dell'ICI, all'IMU e al fatto che i comuni non potranno trattenersi queste imposte ma dovranno nuovamente compartecipare a quello che è il sostentamento del grande Paese, della «cosiddetta Italia» per poi ritornare alle briciole. Le briciole torneranno al Nord, che rappresenta sicuramente il tessuto più produttivo e laborioso, che rappresenta appunto quel tessuto che ha continuato a mantenere tutto il resto.
Signor Presidente, io sono un sindaco e capisco i sacrifici che i comuni devono fare, e pensare che nuovamente siamo chiamati noi a pagare e in questo modo non potremo dare quei servizi a livello sociale ai nostri cittadini, alle persone più bisognose, a coloro che hanno perso un lavoro, credo che non sia giusto e non sia equo. Di qui una manovra non equa, ingiusta, una manovra che non va sicuramente nella direzione giusta ma che ci porta a un passo indietro. È per questo che noi della Lega siamo qui a ribadire fortemente il nostro «no», la nostra contrarietà. Non si può pensare che andiamo a colpire le rendite catastali, mentre sappiamo dove si trovano le rendite catastali: si trovano al Nord, al Sud le case non sono censite, il catasto è la maggior parte delle volte un catasto fantasma, quindi come possiamo pensare di andare a colpire le rendite catastali al Sud?
Parliamo di pressione fiscale e di evasione fiscale, però anche su questo punto l'evasione fiscale non è al Nord, in percentuale è sicuramente molto più grande al Sud, ma è chiaro che le grandi industrie sono al Nord e quindi l'evasione fiscale sulla grande industria fa sicuramente più scalpore, riempie le cronache cittadine, le pagine dei giornali e le televisioni. Però non è così e questo deve cambiare, il territorio non può più accettare che ci sia questa differenziazione, non può più accettare che siano i soliti a pagare per tutti.
La gente inizierà a ribellarsi, la gente ha già iniziato a ribellarsi e la Lega vuole rappresentare appunto questa ribellione, la ribellione di chi non può più sopportare tutto questo. Io nel corso dell'illustrazione del parere che abbiamo dato in audizione su una cosa mi sono soffermata: alcuni colleghi hanno parlato del nuovo tributo - quello sui rifiuti - mettendo in evidenza la problematicità della Campania. Non possiamo pensare che la Campania rappresenti ancora un'emergenza, il problema dei rifiuti della Campania non può rappresentare un'emergenza dopo decenni e non possiamo pensare che dobbiamo utilizzare una metodologia diversa anche per quanto riguarda poi il recepimento ma anche per quanto riguarda poi la tariffazione, le imposte, perché di Campania si parla e perché in Campania non sanno gestire quella che è una normale raccolta differenziata o non sanno investire nell'impiantistica.
Il nostro Paese non può più sicuramente sopportare sotto questo, non può neanche sopportare il fatto che il professor Monti abbia all'inizio di questo suo mandato parlato più volte e sottolineato le parole «crescita» e «sviluppo» quando di crescita e sviluppo in questa manovra non troviamo neanche una parola, anzi, troviamo tutto il contrario.
Troviamo non il metodo per progredire e per sviluppare questo sistema, ma solo il metodo per continuare a tassare, a dividere, a imporre nuovi balzelli, che non aiuteranno assolutamente la crescita, in un momento in cui la competitività deve rappresentare per noi uno dei pilastri fondamentali, in cui ci si deve confrontare anche con le potenze emergenti. Quindi, credo che con questa manovra si sia toccato proprio il fondo, anche perché ci è stato venduto che serviva questo Governo, un Governo di nominati, un Governo tecnico. Invece non si è dato il potere e il giusto valore al popolo, che è l'unico legittimato a dire chi lo deve governare Pag. 148e poi a subire le eventuali manovre e gli eventuali aggiustamenti che il Governo eletto dal popolo può fare.
Credo che questa sia un'ingiustizia molto forte, che i cittadini e la gente comune non possono sopportare e tollerare. È per tutto questo che noi siamo qui questa sera in molti a dire il nostro «no» ed a sottolineare la nostra contrarietà. Ma soprattutto intendiamo sottolineare come noi vogliamo rappresentare gli interessi dei lavoratori, gli interessi delle piccole e medie imprese, gli interessi dei pensionati che sono stati vilmente tartassati, che sono stati denigrati. Non possiamo pensare che si debba assistere alle scene che abbiamo visto in questi giorni alla televisione, in cui qualche pensionato è costretto a rubare o a chiedere la carità per poter arrivare a fine mese. Sono cose che in un mondo civile, in una società civile e sviluppata come la nostra, non possiamo più tollerare. La Lega è qui pronta a far battaglia, oggi, domani e dopodomani, a tornare in piazza se è necessario, per ribadire queste cose, ma soprattutto per essere vicina a coloro che sono il pilastro e il motore della nostra economia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Lanzarin, grandi applausi per lei. Ha chiesto di parlare l'onorevole Togni, ma prima chiede di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Reguzzoni, che è posizionato in un'area un po' strana del Parlamento.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intanto le do il benvenuto alla Presidenza in questa serata.

PRESIDENTE. Le comunico che non ho fidanzate che ho tradito.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Il mio intervento sull'ordine dei lavori è per richiamare anche a lei la questione che è già stata sollevata in precedenza, perché stiamo procedendo nei lavori senza la presenza di un segretario d'Aula. Credo che questo non sia corretto, che non sia prassi. Mi è già stata data una risposta che reputo non soddisfacente, ma che soprattutto - mi hanno detto o almeno così mi pare di cogliere - reputano poco soddisfacente molti dei nostri deputati, che credo che domani mattina faranno dei rilievi sul processo verbale, che non essendoci un segretario d'Aula diventerà difficile redigere. Tra l'altro, mi compiaccio che il Governo sia riuscito a raddoppiare la sua presenza. A quest'ora credo che sia significativo.

PRESIDENTE. Pensi al miracolo: se a mezzanotte sono in due ai banchi del Governo, pensi alle tre di notte.

CLAUDIO D'AMICO. Arriverà il Presidente del Consiglio.

PRESIDENTE. Esatto. Avendo già risposto anche all'osservazione posta adesso dal capogruppo Reguzzoni e posta precedentemente da altri colleghi, andiamo avanti perché l'onorevole Togni è desideroso assolutamente di intervenire, quindi aspettiamo con ansia il suo intervento. Onorevole Togni, a lei la parola.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, la Lega ha tentato di ammodernare questo Paese in tutti i modi, con l'obiettivo prioritario di eliminare gli sprechi, togliere i privilegi delle burocrazie statali e locali, sopprimere tutte quelle forme di parassitismo pubblico che a livello locale servono a raccogliere i consensi elettorali e ad arricchire i potentati del territorio, spesso malavitosi, con sperperi di denaro pubblico carpito ai contribuenti, in particolare ai contribuenti del Nord, che da sempre sono i finanziatori dell'inettitudine e delle rendite di posizione statali del centralismo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e del clientelismo meridionale.
A questo proposito, per confermare quanto detto, voglio segnalare un dato che mi sembra importante e che riguarda anche un tema molto caldo in questo momento, che è quello delle pensioni. In quattro regioni, Campania, Sicilia, Puglia e Calabria, dal 1980 al 2003, si è verificato Pag. 149un passivo previdenziale di 520 miliardi di euro. Significa che queste quattro regioni hanno incassato per le loro pensioni 520 miliardi di euro in più di quanto hanno versato. Qualcuno però li ha versati questi soldi. Questo qualcuno ha un nome e un cognome: si chiamano lavoratori del Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), che sono stufi di pagare per le pensioni di qualcun altro e avere come controparte il taglio delle proprie pensioni. La misura è colma e siamo stufi anche noi.
La Lega ha presentato parecchi emendamenti per migliorare questa manovra che consideriamo iniqua e che, come ha detto il nostro segretario federale, non servirà a nulla. Uno di quelli più importanti che abbiamo presentato come Commissione ambiente riguarda il SISTRI, che per chi non lo sapesse è il sistema di tracciabilità dei rifiuti. È nato sicuramente per un'operazione significativa, ottima e necessaria, che era quella di combattere le ecomafie e il traffico illecito dei rifiuti, soprattutto al Sud. Come ha citato prima la collega Lanzarin, è nato soprattutto dalle conseguenze del disastro dei rifiuti di Napoli. Però, questo proposito, purtroppo, è stato completamente disatteso perché si è generato un mostro burocratico che è andato a danneggiare e a penalizzare i piccoli produttori di rifiuti, quali gli artigiani, le officine e i piccoli trasportatori, quindi era necessario mettere mano a questo sistema. Un altro emendamento importante che avevamo previsto riguardava il settore del mobile, un settore che rappresenta una delle più grandi attività del nostro sistema produttivo e soprattutto dell'export. Siamo il numero uno nel mondo. Questo emendamento, per esempio, prevedeva degli aiuti alla produzione e alla vendita del mobile, dava aiuti all'acquisto per le giovani coppie, naturalmente con un'attenzione particolare all'ambiente, perché vincolava le agevolazioni a programmi di riforestazione e ad uso di materiali ecocompatibili.
Un altro emendamento a cui tenevo moltissimo era quello, che secondo me è di buonsenso, che mirava a fronteggiare l'eccessivo affollamento delle carceri. Praticamente, avevamo proposto di utilizzare, tramite dei braccialetti elettronici, i detenuti per dare un contributo nella lotta al dissesto idrogeologico, utilizzandoli per le manutenzioni straordinarie dei corsi d'acqua e dei boschi.
Però, purtroppo, tutto questo è stato disatteso, perché questi emendamenti sono stati tutti respinti. Domani il Governo chiederà la fiducia. Il pensiero veramente mi corre a quegli operai, a quegli artigiani e a quegli imprenditori della Padania che incontro, magari, in coda, sulle tangenziali, alle sei del mattino. Loro non sono responsabili del debito pubblico nel nome del quale chiedete sacrifici e fiducia.
Voi la loro fiducia non l'avete e sicuramente non avrete neanche la nostra. Infatti, la Lega non è nata per salvare lo Stato, che è meramente la definizione geografica della penisola italica, bensì è nata e vive per la libertà e l'indipendenza della Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), e che vi piaccia o no...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, chiedo di lasciare finire l'onorevole Togni.

RENATO WALTER TOGNI. ... ce la prenderemo con le buone o con le cattive. Padania libera (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà. Onorevole Simonetti, susciti meno entusiasmo da parte dei suoi colleghi nel suo intervento.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, oggi ho parlato, a livello politico, dell'approccio della Lega Nord verso questa manovra. Intervenendo sul complesso degli emendamenti, volevo tentare di convincere i relatori e il Governo. Nei quattro giorni in cui il Governo non presentava gli emendamenti abbiamo già parlato dei nostri emendamenti con i relatori; quindi, adesso li spiego al Governo, perché nelle Commissioni è stato abbastanza assente da un punto di vista propositivo. La manovra Pag. 150poteva essere coperta attraverso delle entrate differenti, attraverso delle coperture che non andassero a creare una recessione come quella che, di fatto, le coperture che sono state introdotte creeranno.
Il relatore Baretta ha già sentito tutto questo in Commissione, perché è stato presente in quella sede. Volevo convincere veramente il Governo a non mettere la fiducia. Non so se ci riuscirò (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Colleghi, mi state emozionando (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Onorevole Simonetti, le chiedo la cortesia di parlare alla Presidenza e non ai suoi colleghi.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, sono loro che stanno parlando con me.

PRESIDENTE. Onorevole Simonetti, so che parlano con lei e che lei si emoziona, però se riesce a sintetizzare...

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, parliamo seriamente. Durante gli interventi dei colleghi, mi sono connesso a Internet e ho visto che il Presidente Monti ha detto che ha un estremo rispetto per il Parlamento. In tutto il dibattito odierno di questa manovra, così come nei quattro giorni nelle Commissioni, a parte la lodevole presenza e passione del Ministro Giarda, non abbiamo visto alcuno, se non, alle 23, su nostra richiesta, il Presidente Monti. In Aula non abbiamo visto alcun Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ricordo che questo provvedimento non è solo economico, e quindi di interesse e di competenza del Ministero dell'economia e delle finanze, ma vi sono altre parti, come quella infrastrutturale per il CIPE e quella per lo sviluppo (almeno, voi credete che sia per lo sviluppo).
Il Ministro Passera, che ha queste deleghe, non lo ho ancora né sentito parlare né visto in questo dibattito, che è veramente importante. È chiaro che vi è il tentativo, che si serve della grande comunicazione, di mettere del fumo negli occhi dei cittadini, andando a dibattere a livello nazionale sugli stipendi dei parlamentari, sul valore della casta, sui vitalizi parlamentari, per spostare il tiro rispetto alla macelleria sociale che questa manovra compie nei confronti dei cittadini.
Ecco perché vi invito nuovamente a cambiare le coperture, a prendere in considerazione le nostre coperture, che sono quelle del contributo di solidarietà, del taglio agli investimenti delle imprese pubbliche, creando l'imposta antievasione che la Lega Nord ha proposto in un suo emendamento. Sono coperture che sono state ritenute ammissibili dalla Commissione bilancio, e quindi sono vere, non sono coperture farlocche, finte, come quelle che, talvolta, si allegano agli emendamenti per creare un po' di dialettica politica.
Sono coperture serie che vi invito veramente ad andare a riprendere, così come invito a riprendere tutti quegli emendamenti che abbiamo dibattuto e abbiamo depositato nuovamente qui in Aula. Vi sono alcuni emendamenti che sono anche a costo zero, anzi, che possono permettere alle casse dell'erario di avere maggiori risorse, come quello sulla fideiussione per i cittadini stranieri che aprono nuove partite IVA, in modo tale che non si verifichi il giochino dell'apertura della partita IVA al 1o gennaio e della sua chiusura al 31 dicembre, al fine di evadere completamente tutte le imposte e tutte le tasse collegate all'impresa, così come la contribuzione dell'IVA, la contribuzione dell'IRES e tutte le tasse collegate.
Questa è una tipica metodologia di chi vuole evadere tasse. Lo Stato, però, può imporre allo straniero che vuole aprire una partita IVA - parliamo di stranieri che hanno questa abitudine, perché, invece, gli italiani non scappano, sono qui, sono visibili e hanno patrimoni - una fideiussione, in modo tale che, se uno di loro non paga le tasse, il 1o gennaio successivo alla chiusura della partita IVA Pag. 151si andrà ad escutere questa fideiussione. Vi sono poi gli interventi sulla reindustrializzazione.
Si parla di sviluppo, ma questa è una manovra che praticamente non crea sviluppo, non crea posti di lavoro, crea recessione proprio perché va a colpire il consumo e l'IVA. Con l'aumento delle tasse e delle addizionali rende difficile la possibilità per i cittadini di poter spendere. Addirittura, secondo me, crea anche un feedback, un corto circuito, perché se noi copriamo l'indicizzazione delle pensioni attraverso l'aumento delle pensioni dei commercianti, quando vi sarà la recessione, perché aumentando l'IVA e aumentando tutte le spese indirette i cittadini non hanno più la possibilità di spendere a favore dei commercianti, come si troveranno questi? Con minori incassi e maggiori spese create dalla vostra manovra.
Un'altra idea che abbiamo avuto e che il relatore Baretta, se avessimo avuto più tempo in Commissione, avrebbe anche accettato, era quella riguardante gli incentivi di ricollocazione degli over 40 e degli over 50. Vi è stata una riformulazione proprio del relatore Baretta che io riporto in dote al Governo, non si sa mai che venga inserita nel testo del Governo che noi auspichiamo sia lo stesso uscito dalle Commissioni bilancio e finanze. Se dovesse cambiarlo di una virgola, ricordatevi comunque di inserire almeno questo. Invito però il Governo a mantenere il testo licenziato dalle Commissioni.
È chiaro che il dibattito politico è già stato affrontato. Abbiamo parlato dell'IMU sulla prima casa che va a colpire quelle fasce più deboli della società che hanno nella prima casa la possibilità di creare una famiglia. Noi siamo favorevolmente aperti ad incentivi legati allo sviluppo della famiglia che è il nucleo fondamentale per lo sviluppo della società. È chiaro però che, andando a colpire gli immobili, il patrimonio del mattone e le prime abitazioni, diventerà sempre più difficile per le giovani generazioni poter acquistare casa, potere mettere su famiglia.
Ricordo, fra l'altro, che la cancellazione dell'ICI sulla prima casa venne sì fatta dal Governo passato, ma fu per la quota del 50 per cento perché l'altro 50 per cento, onestamente, fu tolto da Prodi nella legge finanziaria precedente. Pertanto si trattava di una linea che era già stata tracciata bipartisan, perché si era capito che l'abitazione principale non doveva essere tassata. Qui si torna indietro di molti anni, si vuole fare cassa sui soliti noti, ossia coloro che hanno le case accatastate, coloro che non possono eludere il fisco perché l'immobile oramai è certificato. Questi soliti noti, mi spiace per chi non vuole comunque capirlo, sono i cittadini della Padania.
Prima l'onorevole Pirovano ha parlato delle province, ha fatto un richiamo pertinente e completo di quanto sia inutile, da un punto di vista economico e di risparmio, sopprimere le province. Noi abbiamo presentato una proposta emendativa per la soppressione delle prefetture. Adesso sentiamo che il Presidente Monti vuole cambiare di nuovo le coperture e fare una nuova tassazione per le transazioni finanziarie. Decidete dove andare a trovare le risorse per coprire quanto previsto da questa manovra.
Faccio una domanda al relatore e al Governo, l'ultima. Mi potete dire in questa manovra salva Italia, quanto contano gli scaldabagno a pompa di calore perché non l'ho capito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, ha visto che è arrivato anche il segretario, l'onorevole Gregorio Fontana? È stato così cortese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Lo ringrazierei per l'attenzione manifestata nei suoi riguardi.
Prego onorevole Reguzzoni, ha facoltà di parlare.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, ne prendiamo atto con piacere e ringraziamo il collega Gregorio Fontana di essere con noi. Il processo verbale avrà dei problemi probabilmente sino a mezzanotte e un quarto, ammesso Pag. 152e non concesso che l'onorevole Gregorio Fontana rimanga con noi sino alla fine, cosa che noi auspichiamo.

PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, pur non essendo di turno l'onorevole Gregorio Fontana è arrivato ribadendo la posizione espressa dal Presidente Buttiglione. Però l'onorevole è qui anche per rispetto del lavoro che stiamo svolgendo.

PIER PAOLO BARETTA, Relatore per la maggioranza per la V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA, Relatore per la maggioranza per la V Commissione. Signor Presidente, il collega Simonetti, nella prima parte del suo intervento, ha detto che poteva esservi una disponibilità, nel caso in cui i lavori della Commissione avessero potuto procedere regolarmente, di valutare positivamente l'accoglimento della sua proposta emendativa. Mi pare opportuno confermarlo. Credo sia giusto che venga sottolineato e messo a verbale.
Poi, senza alcuna ironia, signor Presidente, vorrei chiederle una cosa. Siccome io ad un certo punto, fra tre minuti, dovrei uscire per recarmi qui in fondo, se i colleghi lo consentono...

PRESIDENTE. Onorevole Baretta, non è che possiamo instaurare un dialogo tra i colleghi, i relatori e i segretari.

PIER PAOLO BARETTA, Relatore per la maggioranza per la V Commissione. Signor Presidente, si tratta di una questione seria perché altrimenti tutte le volte...

PRESIDENTE. Vi è il presidente Giancarlo Giorgetti che acconsente.

PIER PAOLO BARETTA, Relatore per la maggioranza per la V Commissione. Signor Presidente, pare che non sia sufficiente.

PRESIDENTE. Come non è sufficiente? Adesso non lo decide il relatore e non lo decide nessuno.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Munerato. Ne ha facoltà.

EMANUELA MUNERATO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, in questo breve spazio che ho a disposizione mi spoglio dei panni di deputato e indosso la divisa di lavoro che ho indossato con dignità sino a due giorni prima di entrare in questo Palazzo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Presidente Monti, che non è presente in Aula, all'università Bocconi non le sarà capitato spesso di vedere un'operaia. Questa è la mia divisa di lavoro.

PRESIDENTE. Onorevole Munerato, lei è vestita benissimo, ma almeno tolga il cappello. Le chiedo questa cortesia. Grazie (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Anche perché ha dei bellissimi capelli, così possiamo guardarli tutti.

EMANUELA MUNERATO. Signor Presidente, così mi vanno i capelli sugli occhi.
Signor Presidente Monti, che non è presente in Aula, all'università Bocconi non le sarà capitato spesso di vedere un'operaia. Questa è la mia divisa di lavoro. Forse non le sarà capitato nemmeno di fare un turno di notte, visto che né lei, né il Ministro Fornero questa sera siete qui (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questa divisa simbolica rappresenta milioni di lavoratori disgustati da questa manovra. Per questioni di tempo non indosso scarpe anti-infortunistica e per questioni di comunicazione non indosso i tappi contro il rumore, che qualcuno di voi penserà possano servire per il marito che russa e, invece, servono in fabbrica per non diventare sordi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Avete un'idea del rumore che ci può essere in una catena di montaggio? No, Pag. 153cari rappresentanti del Governo, altrimenti non avreste toccato le pensioni. Con la vostra manovra avete allungato il periodo lavorativo di milioni di persone, solamente per far cassa, ma ricordiamo che ciò non è stato imposto dall'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), anzi, il nostro sistema pensionistico, prospettato al 2060, risultava tra i migliori.
Cari colleghi Ministri e presidenti, sono convinta che alle prossime elezioni tanti dei presenti, che oggi hanno sessant'anni, faranno carte false per rimanere qui, mentre tra i miei colleghi lavoratori - e per colleghi intendo questi colleghi - la realtà è ben diversa: farebbero carte false per andare in pensione un anno prima. Con questo non voglio dire che qui non si lavora, anzi chi questo ruolo lo svolge perché ci crede, come noi della Lega Nord, lavora dieci, dodici o quattordici ore al giorno e vi posso garantire che non sono, tuttavia, paragonabili alle otto ore di lavoro di una catena di montaggio. Forse è questo il punto che non riuscite a capire. È vero, voi siete tecnici, professori usciti dalla Bocconi, esperti in varie materie, bravi a scrivere le riforme su una cattedra di università - mi riferisco al Ministro Fornero, in particolare - ma sarebbe molto più difficile scriverle andando in mezzo alla gente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Siete esperti di teoria del mondo del lavoro, ma quel che vi manca è l'applicazione nel mondo del lavoro. Credetemi, lavorare a contatto con persone, in particolare donne di 55 anni e oltre, vedere lo sfinimento dopo un turno di lavoro, ancor peggio se è di notte, e sapere che al loro rientro a casa spetta loro occuparsi anche della famiglia, magari dei genitori anziani e dei nipotini per permettere ai loro figli di andare al lavoro, è devastante.

PRESIDENTE. Onorevole Munerato, le chiedo scusa. Io capisco tutto e sapete quanta stima ho nei vostri riguardi, ma almeno non fate delle foto, permettendo all'onorevole Munerato di proseguire.

JONNY CROSIO. Diglielo a Barbato!

PRESIDENTE. Ha ragione, ma non è che se un collega fa una cosa, che tutti noi riteniamo, anzi voi ritenete, come me, sbagliata, facciamo la stessa cosa, altrimenti poi diventiamo complici dell'errore dell'altro.
Prego onorevole Munerato, anche perché sta facendo un intervento interessante ed importante.

EMANUELA MUNERATO. Magari a voi suona strano, perché a casa, con molta probabilità, avrete la babysitter, il domestico. Ma questo mondo, il mondo dei lavoratori, si deve arrangiare a fare tutto, perché con 1.000-1.200 euro al mese non ti puoi permettere niente: devi solo fare economia. Da questo punto di vista sono più esperti e più economisti di voi per arrivare a fine mese., anche se non sono usciti dalla Bocconi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Vede, signor Ministro, che non c'è, o sottosegretari, oltretutto sono stati tagliati i fondi al trasporto pubblico ed è aumentata la benzina. Perciò, oltre a lavorare qualche anno in più, spenderanno di più per recarsi al lavoro. Non solo. Sempre a questo mondo, per quelli che dopo trenta o quaranta anni di sacrifici hanno acquistato la casa o per quelli più giovani, che con fatica ne stanno pagando il mutuo, avete anche reintrodotto una tassa sulla prima casa.
Questo mondo, signor Ministro, è stanco di dover pagare sempre e di fare sacrifici per pagare i debiti, non causati da questa categoria (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), ma debiti che hanno causato le banche, l'alta finanza e anni di cattiva politica. Andrà bene a voi, ma noi non ci stiamo. Concludo ponendo una domanda ai qui presenti ed al sottosegretario. Perché la tassa reintrodotta sulla nostra sudata prima casa è aumentata del 60 per cento rispetto alla precedente, mentre per banche, assicurazioni, istituti di cambio e cliniche private sono aumentate solo del 20 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Pag. 154
La risposta si sa, caro Ministro Passera o caro Presidente Monti. Se vi toglieste anche voi per cinque minuti la veste di ministri tecnici, ne uscirebbero dei degni rappresentanti delle banche, assicurazioni e poteri forti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonino. Ne ha facoltà.

GUIDO BONINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la contrarietà della Lega Nord al provvedimento all'esame dell'Aula è stata da noi espressa, motivata, ribadita e sottoscritta con la relazione di minoranza.
Ci aspettavamo sì delle misure che comportassero sacrifici e privazioni, ma mai pensavamo a misure così inique. Certamente non ce l'aspettavamo da un Governo tecnico, che in quanto tale, non dovendosi presentare all'incasso elettorale, non avrebbe dovuto, in teoria, fare favoritismi di parte, salvaguardando alcune categorie a scapito di altre.
Si sono colpite le categorie più deboli, i lavoratori e i pensionati, in particolar modo quelli del nord, per finanziare misure assistenziali in favore di altri territori. Sono state colpite le famiglie con la reintroduzione dell'ICI sulla prima casa, l'aumento delle accise sulla benzina e l'aumento dell'IVA, insomma tutti quegli aumenti al carovita quotidiano delle famiglie. Questo Governo, invece, si è preoccupato di tutelare le categorie che rappresenta: i banchieri ed i grandi burocrati della macchina amministrativa e giudiziaria.
È stato previsto un tetto per chiunque percepisse, a carico delle finanze pubbliche, emolumenti e retribuzioni nell'ambito di un rapporto di lavoro dipendente o autonomo con la pubblica amministrazione statale. Peccato però, che il tetto sia stato tenuto alto, perché è stato parametrato al primo presidente della Corte di cassazione, cioè al magistrato con funzioni direttive apicali. Peccato anche che non siano state privilegiate le authority. È stata prevista l'abrogazione delle pensioni privilegiate e dell'equo indennizzo per i comuni lavoratori, ma si è tentato di salvaguardare i magistrati, il personale della carriera diplomatica e quello della carriera prefettizia, con i professori e i ricercatori universitari.
Si poteva e si doveva avere più coerenza negli interventi per conseguire risparmi da un'incisiva diminuzione dei costi della pubblica amministrazione, anziché reperire gli stessi sottraendo risorse alla produzione come l'aumento della quota contributiva per gli artigiani ed i commercianti.
Parliamo di categorie che già incontrano difficoltà per l'aumento di imposte dirette ed indirette e che, pertanto, non necessitano di ulteriori interventi. Non credo, quindi, che questa manovra possa definitivamente risolvere i problemi che attanagliano la nostra società, anzi, riteniamo che i provvedimenti assunti aggraveranno lo stato di convivenza civile, con conseguente aumento delle tensioni a livello sociale, e non prevedibili ripercussioni sul piano politico. La formazione dell'attuale Governo è premonitore di ciò che potrà riservarci il futuro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, è una bella serata, una bella serata di democrazia. Vorrei rivolgere un grazie al Governo che è presente, a fatica, ma noi amiamo questo Paese, lo amiamo e lo rappresentiamo: ci sono insegnanti, geometri, operai, medici, pensionati. Ne rappresentiamo un po' lo spaccato. E amare questo Paese in quest'Aula è anche fatica: dobbiamo dirlo ai cittadini che ci stanno ascoltando che è fatica. È fatica stare al Governo, è fatica fare l'opposizione, ma tutti noi pensiamo di fare bene questo mestiere. Tutti noi pensiamo di volere bene a questo Paese, ma quell'attenzione che sale in questi giorni è importante e ci riempie di responsabilità.
Allora, noi ci chiediamo: in questa manovra, opposizione e maggioranza Pag. 155stanno facendo il loro dovere? Perché, signor Presidente, noi stiamo chiedendo un sacrificio enorme ai nostri cittadini. «Noi», cominciamo a dividere: questo Governo e questa maggioranza, perché questo è un Governo tecnico, ma sostenuto da due parti di questo Paese, che oggi chiederanno a delle operaie come la nostra amica, a dei pensionati, come il collega Eraldo che mi succederà, a un'infermiera, come l'amica che mi segue, dei sacrifici enormi. Dunque, noi ci chiediamo: ma valeva veramente la pena chiedere a tutti i padani e a tutti gli italiani qualcosa come, almeno, 900 euro l'anno?
Ci è stato detto dal professore che dovevano tornare i conti, che dovevamo fare i compiti. Bene, siamo abituati a fare i compiti, non sempre bene, con fatica; non sempre arriviamo, magari, alla sufficienza, ma siamo abituati a farli. Ma noi facciamo i compiti, mentre la scuola brucia, signor Presidente, mentre l'Europa brucia.
Ma come? Prima è andato via Berlusconi e c'era lo spread, e non lo spritz (magari, a quest'ora, si potrebbe parlare di spritz). I titoli dei giornali, come il Corriere della Sera dicevano: lo spread sta arrivando a 500 punti, è arrivato fino a 500. Terribile. I bond, i BPT sono al 6,70 per cento. Domani mattina titoleranno: lo spread ha appena superato i 500 punti. Sì, perché dopo questa manovra di lacrime e sangue siamo ancora sopra i 500 punti percentuali. I BPT sono ancora sopra al 6,7 per cento, la Francia continua a spendere più di quello che guadagna, ed è al 7,1 per cento di deficit. Abbiamo un livello di rapporto debito-PIL del 142 per cento, 140 ce l'ha la Germania. Nessuno degli altri fa i compiti, li facciamo solo noi.
Allora ci dobbiamo chiedere perché. Perché dobbiamo fare dei sacrifici enormi oggi, quando sappiamo tutti, ed è stato detto, ci vuole la crescita? Abbiamo ascoltato il Ministro Monti, che è di Varese: noi non ce l'abbiamo con il Ministro Monti. Noi non andremo all'estero, come ha fatto qualcuno, a protestare pubblicamente; noi non scriviamo libri e non abbiamo conti da milioni di euro; non diciamo, con il cachemire, che vogliamo andare a vivere all'estero perché c'è un Governo che non ci piace (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Poi, magari, ce ne fosse andato uno a vivere all'estero! Sono tutti qui belli e tranquilli e, magari, «scudati». Infatti, abbiamo visto i comici di sinistra, fregati ultimamente da qualcuno, non faccio nomi, che avevano lo scudo fiscale, e poi hanno dato le finanziarie. Sono quelli che andavano in piazza contro Berlusconi per dire che aveva i soldi e quant'altro, e loro sono i primi!
È molto bello essere di sinistra ed essere colti, per carità; è molto bello essere equi quando si hanno i privilegi; è molto bello volere la patrimoniale a casa dell'altro; è molto bello aumentare le tasse, ma essere i primi ad evadere; è molto bello volere pagare le tasse quando sei un ricco industriale che, poi, va a fare le scarpe in Cina o da un'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! O, magari, apre, pensando di essere il salvatore delle ferrovie, mettendoci un milione di euro e prendendone quanti? Seicento. Come tutti i timbri tondi messi nel giro di sei mesi. È comodo, è molto comodo, è molto bello essere di sinistra, essere per gli altri quando si ha la pancia piena.
Questa è una manovra recessiva. Sì è una manovra recessiva. Avevamo ascoltato il Presidente dire giustamente, forse è vero, che il Governo passato, magari, non aveva fatto qualcosa per lo sviluppo. E ci eravamo aspettati qualcosa per lo sviluppo. Poi, abbiamo ascoltato la Banca d'Italia e la Corte dei conti, abbiamo visto la manovra e ci hanno detto: oh, quest'anno, c'è una recessione dello 0,5 per cento, nel prossimo anno, ci sarà una recessione dell'1 per cento, che vale qualcosa come 9 miliardi di euro, 9 mila miliardi delle vecchie lire, 9 miliardi di euro.
Chiedo scusa, a quest'ora i conti non sono sempre facili. 9 miliardi di euro: sono 18 miliardi l'1 per cento, lo 0,5 sono 9, il prossimo anno sono 18. Allora, dopo questa manovra noi siamo già pronti, il prossimo anno, a farne un'altra uguale. E chi tagliamo? Dove andiamo a prendere i Pag. 156soldi? Ma ci rendiamo conto che abbiamo rimandato la pensione di qualcuno di sei anni? In altre parole, qualcuno di quelli che magari ci sta ascoltando di notte e che salutiamo andava in pensione a 61 anni il prossimo anno e ci va tra sei anni. Mia moglie, che fa l'infermiera e che non saluto, perché sicuramente starà dormendo, mi auguro (Commenti). Chiedo scusa, signor Presidente.

PRESIDENTE. Vada avanti, onorevole Polledri. C'è il Presidente Lupi e non il Presidente Buttiglione, andiamo avanti.

MASSIMO POLLEDRI. Signor presidente, scherziamo perché abbiamo voglia di vivere, non perché vogliamo mancare di rispetto a quest'Aula, chiedo scusa.

PRESIDENTE. Esatto, vada avanti. Sta finendo il suo tempo, prego.

MASSIMO POLLEDRI. Vado avanti prima di finire. Mia moglie andrà in pensione a 65 anni. Io voglio sapere come farà a curare i malati e ad alzarli, se sarà un mutuo soccorso fra uno e l'altro. Chi curerà uno, che spingerà la carrozzella? Lo faranno a turno. Noi avevamo messo al 2020, avevamo dato un minimo di speranza e anche a me avevamo dato un minimo di speranza.
Signor Presidente, questa è un'Italia che sarà fermata. I professori forse sono arrivati per colpa della politica e per colpa anche del centrodestra, sicuramente. Noi vogliamo sperare in qualcosa di diverso, ma abbiamo una certezza: che questo è un Paese ricco, ma è un Paese che deve guardare all'Europa non come suddito. C'è qualcuno dall'altra parte che ha detto: «Ora possiamo pensare di essere orgogliosi di questo Paese». Caro amico Bersani, noi l'orgoglio di questo Paese non l'abbiamo mai perso. Noi non vivremo da sudditi, noi vivremo con la schiena alta, non vivremo in ginocchio, ma moriremo in piedi. E sicuramente il futuro sarà anche della Padania, di questo grande progetto culturale, di questo grande progetto che unisce e che prima o poi andrà parlare con la Merkel e non ci saranno i sorrisini. Quando saremo pronti, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, io credo che dopo l'intervento della collega Munerato ci sia ben poco da dire. La collega, intervenendo, credo che abbia portato un po' di sano realismo e spero che abbia portato con i piedi per terra un po' tutti, in modo particolare abbia riportato alla realtà dei fatti ed alla realtà dei problemi di questo paese il Governo dei professori ed il Governo degli ottimati.
Farò alcune rapide considerazioni: questa sera il leader, il segretario federale della Lega, Umberto Bossi, ha dichiarato che noi della Lega non facciamo casino, noi facciamo politica. Sì, perché oggi in questo Paese l'unica forza politica che sta facendo la politica vera, la politica sana, la politica dei valori, la politica dei principi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), quella politica fatta con passione, quella politica fatta col cervello, ma soprattutto col cuore è rimasta la Lega Nord di Umberto Bossi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Mentre le altre forze politiche, quelle forze politiche che non sono qui presenti in quest'Aula hanno delegato ai terzi, hanno delegato ai professori, hanno delegato agli ottimati e ai migliori la gestione del bene pubblico, la Lega continua a fare la politica vera, continua a fare la politica sul territorio, continua a fare la politica in mezzo alla gente, ascoltando e toccando con mano i problemi reali dei cittadini. E facciamo politica anche qui, in quest'Aula, una politica non fatta solo di ostruzionismo, o meglio fatta anche di ostruzionismo, un ostruzionismo duro, un'opposizione dura, un'opposizione ferma, un'opposizione determinata, ma che fa anche delle proposte concrete, delle proposte serie, delle proposte costruttive per poter migliorare le storture, le evidenti storture presenti nella manovra che voi in maniera Pag. 157molto raffazzonata, ci avete presentato. Io credo che sia già stato detto molto e tanto di quanto sia stata e di quanto sia iniqua, di quanto sia sbagliata, di quanto sia dolorosa la manovra che voi avete portato in quest'Aula.
Io credo che due dei principali problemi del nostro Paese siano il centralismo da un lato ed il parassitismo dall'altro lato, due fenomeni che sono strettamente collegati. Voglio citare le parole di una persona che nel 1994, in occasione di un congresso della Lega a Bologna, dichiarava che il grado di civiltà politica di un Paese dipende dal modo con cui si riesce a limitare la quantità e la presenza dei parassiti. Chi è il parassita? È colui che non produce ricchezza, ma vive consumando quella prodotta dagli altri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Queste sono le parole di un professore, ma di un professore che ha vissuto la realtà, che ha vissuto il Paese, queste sono le parole del professor Gianfranco Miglio, che credo sia giusto, a dieci anni dalla scomparsa, ricordare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Un grande professore, un grande scienziato della politica, un grande uomo che ha insegnato e che ha dato tanto alla Lega e che ha dato tanto alla riforma federale di questo Paese (Vivi e prolungati applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Io sono anche particolarmente legato ovviamente a Gianfranco Miglio, essendo comasco. Gianfranco Miglio era un mio concittadino e quindi credo che nessuno meglio di lui oggi sarebbe intervenuto in quest'Aula per richiamare il problema del Paese, che è la mancata attuazione del federalismo fiscale, quel federalismo che noi abbiamo voluto fare, abbiamo tentato di fare, abbiamo operato per portare a casa e che oggi vediamo che voi state smantellando e state riportando a zero.
Non mi soffermerò oltre, rispetto alle tante cose che potremmo dire e che sono già state dette in maniera opportuna dai miei colleghi. Vorrei ricordare due emendamenti che noi, tra i tanti emendamenti importanti e significativi che abbiamo presentato e che voi avete snobbato, avete snobbato nelle Commissioni e snobberete anche in Aula. Sono degli emendamenti che migliorano la vostra manovra vergognosa che vi apprestate a far pagare a tutto il Paese, ma soprattutto a quella parte del Paese che lavora e che produce e che paga, che è il nord, che è stanco di pagare, che è stanco di mantenere il resto del Paese e il resto dell'assistenzialismo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Due emendamenti importanti. Il primo emendamento - e mi auguro che questo intervento possa fungere anche da richiamo all'attenzione del Governo - è sulla possibilità di recuperare dei soldi. Dobbiamo recuperare risorse. Vi riempite tanto la bocca di lotta all'evasione fiscale. Vi è una soluzione, vi è un meccanismo, vi è una procedura che è stata già adottata da altri Paesi, ed è il concordato fiscale con la Svizzera, con gli amici della Confederazione elvetica, quegli amici che, purtroppo, anche il Ministro Tremonti non sempre ha ritenuto tali.
Vi è questo concordato - il concordato già sottoscritto con Berna dalla Germania e dall'Inghilterra -, un concordato che consente di poter portare nelle casse dello Stato italiano - che ne ha tantissimo bisogno - molte risorse. Sono risorse di chi ha evaso, di chi ha portato nelle banche e nei forzieri svizzeri decine e decine di miliardi. Si calcola che l'evasione presente nelle banche svizzere ammonti a qualcosa come 150-200 miliardi di euro. Vi è una soluzione pronta per portare a casa, subito, immediatamente, questi quattrini, ed è il concordato fiscale. Voi avete snobbato questa manovra, l'avete cancellata, non avete nemmeno ritenuto opportuno prenderla in considerazione. Vi è un emendamento della Lega - e avete tutta la notte, il Ministro Monti ha tutta la notte, per ripensare a questa opportunità - per non gravare sulle tasche della gente del nord, dei pensionati del nord, dei commercianti del nord, degli artigiani del nord e dei pensionati del nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Potete riportare a casa subito questi soldi, anziché gravare sulla gente per bene. Pag. 158
Vi è poi un altro emendamento, e nessun Governo, se non un Governo di tecnici, se non un Governo romanocentrico, come è il vostro Governo, poteva adottare: voi avete cancellato, nell'ottica della razionalizzazione e dell'ottimizzazione delle risorse pubbliche, tre consorzi: il consorzio dell'Adda, il consorzio del Ticino e il consorzio dell'Oglio; il consorzio dei laghi alpini, dei nostri laghi alpini. Sono tre consorzi che hanno la funzione, il compito, di gestire le nostre risorse. Sono consorzi sul territorio e voi li avete cancellati per creare un unico consorzio nazionale con sede a Roma e gestito dai tecnocrati romani. Noi siamo contrari a che questo consorzio torni a Roma. Abbiamo presentato un emendamento per chiedere che vengano sì cancellati questi tre consorzi, ma chiediamo che a competenza, anziché istituire un consorzio nazionale, si costituisca un consorzio regionale, un consorzio vicino ai cittadini, vicino alla gente, vicino a chi meglio di Roma può controllare la gestione di questi consorzi.
Quindi, avete ancora un'ultima possibilità per potervi ravvedere, un'ultima possibilità per dimostrare di non essere il solito Governo romano, il solito Governo romanocentrico che depreda il nord e che riporta tutto a Roma. Mi auguro che su questi due emendamenti, per quanto mi riguarda, ma anche sugli altri, vi sia un ravvedimento operoso da parte del Governo. Credo, e concludo, Presidente, che questa sia una delle peggiori manovre che il Governo poteva svolgere. È una manovra che penalizza e che danneggia il nord, non salva l'Italia, ma affossa la Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Nicola Molteni, anche aver ricordato il senatore Miglio, che è stato anche mio professore e preside della facoltà di scienze politiche all'università cattolica di Milano, nonché un rappresentante del Senato della Repubblica.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Isidori. Ne ha facoltà.

ERALDO ISIDORI. Signor Presidente, presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, ho poche righe da leggere. Ho fatto l'artigiano per tanti anni. Voglio parlare di pensioni. Chi si è messo a lavorare da giovane e ha maturato quarant'anni di contributi è giusto che vada in pensione. Non hanno importanza gli anni prescritti. Che dia posto ad un giovane che non ha lavoro. Signor Presidente del Consiglio, con l'aumento della benzina e del gasolio si danneggiano gli artigiani, gli autotrasportatori; ho fatto i conti: ciò costerà all'autotrasportatore 1.000 euro in più al mese. È una rapina, detto da un leghista (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Molgora. Ne ha facoltà.

DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, aspettavo il suo...

PRESIDENTE. Va bene che la stanno per sciogliere, però potrebbe intervenire, nel frattempo. È ancora vivo e vegeto.

DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, proprio perché stanno per sciogliermi in una norma così strana, così incostituzionale, probabilmente, posso parlare un po' anche a ruota libera.
La provocazione di questa manovra non è legata soltanto ai sacrifici forti che si chiedono alla nostra gente, alle pensioni, al prelievo fiscale e alle varie tasse, nuove tasse e alle maggiori tasse che sono state inserite soprattutto sul nord, ma è legata anche all'orizzonte che questa manovra ha, nel senso che l'impressione netta di questa manovra è che questo Governo sia qui esclusivamente non per salvare i conti di questo Paese, ma per salvare due cose: l'euro e le banche.
Capite che non possiamo essere d'accordo su questo. Per quanto riguarda l'euro, noi eravamo stati gli unici negli anni Novanta a dire che sarebbe stata la rovina per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). L'euro è nato per il fatto che si pensava di Pag. 159fare uno scambio con la Germania: riduciamo i tassi sull'euro a fronte di una perdita della nostra competitività. Il risultato ad oggi è che i tassi sono rimasti elevati e noi abbiamo comunque perso la nostra competitività a favore della Germania.
Se l'euro rimane a questi livelli, a queste valutazioni e su questo valore, questa manovra non servirà assolutamente a nulla. Questa manovra è inseguire un fantasma - l'euro - che impedisce alle nostre imprese di essere competitive sul mercato. Anzi, è una moneta che ha fatto cedere la nostra competitività a favore della Germania. È questo il grosso problema e sappiamo benissimo che i tedeschi non cederanno di un millimetro sull'euro, perché non vorranno accollarsi i costi di altri Paesi.
Se questo è vero, questo impedirà una svalutazione dell'euro. I tedeschi hanno paura dell'inflazione a livello europeo e questa posizione - se rimarrà tale a Francoforte - costringerà questa manovra a degli sforzi assolutamente vani per la nostra gente. Questa è la cosa che fa più male, perché la gente del Nord è sempre stata abituata comunque a dare, a lavorare per la propria impresa, per la propria famiglia, per la propria fabbrica, a costruire, a creare posti di lavoro con grande sacrificio, ma se questi sacrifici valgono. L'impressione netta è che questi sacrifici non serviranno assolutamente a nulla (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questa è l'impressione che noi abbiamo. Per quanto riguarda la grande lotta all'evasione, dobbiamo togliere ogni infingimento. C'è uno studio dell'Agenzia delle entrate, datato 2006, che pochi conoscono perché è stato ovviamente tenuto sotto segreto anche se è ufficiale. Tale studio dice che, comparando i dati ISTAT rispetto a quelli IRAP dichiarati, l'evasione fiscale in Lombardia è al 13,04 per cento e così a scalare su tutte le altre regioni, finché si arriva alle ultime, che vedono la Campania al 93,89 per cento, la Sicilia al 65,89 per cento e la Puglia al 60,65 per cento. Se volessimo andare a vedere le tanto vituperate province, noi scopriremmo che a Bergamo l'evasione è al 15,44 per cento, a Brescia al 20,20 per cento, a Como il 20,41 per cento, fino ad arrivare in fondo: a Vibo Valentia 184,4 per cento, Crotone 173,35 per cento, Agrigento 147,16 per cento, Enna 137,36 per cento, Oristano 122,48 per cento e potrei proseguire. Queste ultime province non sono propriamente in Padania.
La realtà è che questi provvedimenti antievasione sono costruiti esclusivamente per rompere le scatole soltanto a chi vuole lavorare e non hanno alcuna efficacia nelle aree dove c'è veramente l'evasione. Questo è uno degli interventi più inutili e più negativi per la nostra economia che si potevano fare. Oggi ricordiamo che i BTP a dieci anni servono per pagare la spesa corrente e questo non dobbiamo nascondercelo. L'unico intervento che avrebbe potuto ridurre la spesa corrente era esclusivamente quello del federalismo fiscale: l'applicazione dei costi e dei fabbisogni standard. Quello doveva essere accelerato, non tutta questa serie di interventi assolutamente inutili e negativi per la nostra produttività (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Da ultimo, lasciatemelo dire, vi è la questione delle province. Con riferimento all'eliminazione di una grande provincia come quella di Brescia (1 milione 300 mila abitanti) ho fatto due piccoli conti. L'abolizione delle province determinerà un risparmio per i cittadini bresciani di ben 18 centesimi. I costi della politica sono 18 centesimi all'anno per i cittadini bresciani. Credo che, grosso modo, nelle altre province siamo a questi livelli. Mi chiedo a che cosa servono questi tagli, quando - a fronte di questo - ci sarà un calo dei servizi, delle infrastrutture, delle strade, delle scuole, della tutela dell'ambiente e del trasporto pubblico locale. Sono servizi fondamentali per i nostri cittadini.
Mi chiedo chi di voi all'interno di questo Governo conosca quali sono le funzioni svolte dalle province. Mi chiedo come possa una regione come la Lombardia gestire il proprio ampio territorio e la propria popolazione di 10 milioni di abitanti Pag. 160senza la presenza di province. Abbiamo assistito nella regione Lombardia ad una continua attribuzione di deleghe da parte della regione alle province, semplicemente per un motivo: ci si accorge che, delegando alle province, i costi di gestione si riducono.
Faccio un esempio: quando le strade sono passate - grazie alla legge cosiddetta Bassanini - dall'ANAS alle province, il costo si è ridotto (rispetto ai costi del 2001 quando è avvenuto il passaggio) a distanza di dieci anni ad un terzo rispetto a quello dell'ANAS, che spendeva per la manutenzione oltre 6 mila euro a chilometro, mentre oggi le province spendono intorno ai 2 mila euro a chilometro. Ciò significa che, se il servizio è gestito vicino alla cittadinanza e vicino a dove è il problema, i costi si riducono, non si aumentano.
Voi state facendo assolutamente il contrario: state allontanando il luogo della decisione e farete modo che i costi continueranno a crescere a fronte di un peggioramento del servizio per il nostro territorio. Questo è quello che state facendo. Non state riducendo i costi della politica, state peggiorando la gestione del nostro territorio in maniera grave e irreversibile e questo evidentemente non è accettabile. Voi state facendo passare questa, che è un'operazione assolutamente di centralismo, come un'operazione di riduzione dei costi della politica.
L'impressione netta è che questa operazione sulle province sia un modo per annullare l'identità della nostra gente, l'identità della nostra gente che è la cosa più forte e che è l'unica cosa che può farvi paura, perché non vi è politica che tenga, non vi è tecnico che tenga davanti all'identità della gente. Questo è l'obiettivo che voi avete, perché se dovessimo considerare il fatto di tenere soltanto tecnici senza politici, ad ogni livello, allora perché non eliminiamo i sindaci? Perché non eliminiamo le giunte regionali e mettiamo solo tecnici e dirigenti anche a quel livello. Perché non eliminiamo i Governi e mettiamo solo una persona che comanda a livello anche centrale. Così abbiamo risparmiato un sacco di costi.
Credo che questo non sia il metodo e, anzi, sia un metodo che andrà a incrementare i costi riducendo anche la democrazia, essendo un attentato all'identità della gente e, soprattutto, della Padania, dove le province servono e dove non è possibile pensare a un taglio lineare come se una provincia di un milione e 300 mila abitanti sia la stessa cosa di una provincia di 200 mila abitanti. Non è così. Noi non abbiamo fatto la moltiplicazione delle province perché le province non servono. Da noi le province sono utili (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Questo è uno degli interventi più inutili che questa manovra poteva fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Follegot. Ne ha facoltà.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Governo, la situazione economica e finanziaria è senza dubbio difficile. Da tempo l'economia perde colpi e la soluzione della crisi si allontana.
La Lega Nord fin dalla sua nascita ha posto con forza alcune questioni, tra cui il debito pubblico elevato già fin dagli anni Ottanta, e si badi bene il debito pensionistico. Già allora il quadro complessivo era conosciuto, ma dai più sottovalutato. Il Governo, nella situazione difficile che stiamo vivendo poteva scegliere se tartassare chi già subisce un'elevata pressione fiscale, tra le più alte in Europa e nel mondo, o seguire un'altra strada già tracciata fortemente voluta dalla Lega Nord: applicare il federalismo fiscale senza sconti per nessuno.
Il Governo - e la maggioranza che lo sostiene - ha scelto la strada più facile: aumentare le tasse senza incidere sulle iniquità e sugli sprechi. È una scelta che non condividiamo e non accettiamo perché non si risolvono i problemi. Così si può far cassa, si copre un buco, ma poi si aprirà un nuovo buco che avrà bisogno di un'altra manovra e così via. Questo è già successo. Pag. 161
Altra cosa, invece, è responsabilizzare l'intero sistema politico, economico e finanziario, partendo dall'applicazione del principio dei costi standard e dei parametri, che pur tenendo conto delle più svariate situazioni, siano obiettivi e coerenti, ma che soprattutto vengano rispettati da tutti senza eccezioni o, comunque, fatti rispettare. Serve un Governo delle regole e delle riforme strutturali e non un Governo delle tasse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), soprattutto se queste gravano solo su chi le tasse le paga già, sul Nord.
Prima di prendere decisioni valeva la pena che il Governo analizzasse alcuni dati, regione per regione, come quelli relativi all'evasione fiscale, quelli relativi al numero dei dipendenti pubblici, alla spesa pubblica pro capite e alla qualità dei servizi, alle false pensioni di invalidità e ai lavori socialmente utili, agli sperperi del denaro pubblico. Allora, il Governo si sarebbe accorto dove vi è evasione fiscale, soprannumero di dipendenti pubblici e altro ancora. Poiché questi dati il Governo non può non saperli, allora la scelta di tartassare i soliti noti è consapevole e, proprio per questo, ancora più grave.
Vale la pena fare una riflessione. Sorgono molti dubbi sull'attualità dello Stato nazionale, così caro a chi vuole mantenere lo status quo e, quindi, le rendite parassitarie e l'assistenzialismo. Tuttavia, non si può nascondere che molte cose sono cambiate. Innanzitutto, alcune competenze prima in capo allo Stato non sono, per così dire, già state cedute all'Europa. La moneta è di competenza dell'Europa e lo Stato non può decidere autonomamente e può incidere solo in misura limitata sulle relative scelte. Lo stesso vale per la politica fiscale e finanziaria, che ora è decisa dall'Europa. Ricordiamo gli inviti o, meglio, gli ordini con cui si impongono determinate decisioni. La manovra economica stessa si muove e si approverà seguendo le indicazioni dell'Europa. Allora, serve ancora lo Stato così come è concepito tuttora, uno Stato centralizzato?
Con questo provvedimento si boicotta l'applicazione del federalismo fiscale. Ci viene il dubbio che la caduta del Governo Berlusconi sia avvenuta anche come reazione alle riforme già approvate, come il federalismo fiscale, o da approvare, come la riforma dell'architettura istituzionale, fortemente volute dalla Lega Nord Padania. Se così fosse, allora, non si è capito che se si vuole salvare il Paese occorre una rivoluzione culturale che metta fine a decenni di soprusi nei confronti dei cittadini onesti, dei cittadini e delle imprese del Nord.
Ciò che contraddistingue la maggioranza che sostiene questo Governo dalla Lega Nord Padania, unica forza che ha bocciato e che ha detto «no» al Governo Monti, è il modello sociale di riferimento. Le forze che hanno dato la fiducia hanno come obiettivo una società priva di un substrato culturale identitario, priva di valori e di ideali condivisi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). La cittadinanza facile, lo ius soli, il diritto di voto prima dell'ottenimento della cittadinanza, non sono che le prime avvisaglie di scelte che mettono a rischio il modello sociale esistente e che mettono a rischio la nostra gente. Contro queste scelte la Lega Nord Padania si opporrà con molta forza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, penso che non vi sia nel Regolamento la possibilità di non intervenire una volta che lei mi ha concesso la parola, vero?

PRESIDENTE. No, se vuole ha fatto il suo intervento, saluta il Presidente e passiamo all'intervento dell'onorevole Pastore. Cosa dice?

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, poi non vorrei creare un precedente su questo punto.
Signor Presidente, ascoltando tutti gli interventi... Scusate, se avete la compiacenza di ascoltarmi...

Pag. 162

PRESIDENTE. La ascoltiamo, onorevole Vanalli. Prego, prosegua il suo intervento.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, come dicevo, tutti i miei colleghi che sono intervenuti hanno ben spiegato il motivo per il quale la Lega Nord Padania si oppone a questo provvedimento. Ora, ve ne sono diversi. Si tratta della questione delle pensioni, delle province e altro ancora ma, soprattutto, credo che di fondo il motivo per opporsi a questo provvedimento sia soprattutto il fatto che con questa manovra viene cancellato quello che di buono eravamo riusciti a fare negli ultimi tre anni, cioè impostare in senso federale questo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ci siamo impegnati ed eravamo riusciti con l'aiuto, in qualche modo, dei colleghi del Popolo delle Libertà e anche con l'astensione del Partito Democratico in alcuni casi, ad approvare una riforma dello Stato in senso federale che dava la possibilità ai comuni, alle province e a tutti gli altri enti intermedi, di operare al meglio a favore dei cittadini.
Come ci hanno ricordato tutti, più si è vicini ai cittadini nell'espletamento del proprio servizio e più questi servizi vengono resi in maniera migliore e con maggiore economicità e vengono percepiti anche in maniera più convinta e con ringraziamenti veri da parte dei cittadini.
Questa manovra stravolge tutto questo e nello stravolgerlo ci prendono anche in giro, quando ci dicono che è colpa del federalismo fiscale se aumenteranno le tasse dei cittadini nei comuni perché, visto, anticipiamo l'intervento dell'IMU, e qui i leghisti non hanno capito niente. Il problema è che non riusciamo a far passare fino in fondo la verità di questo provvedimento, cioè non viene anticipata l'IMU che era prevista nella legge delega 5 maggio 2009, n. 42, ma è un'altra cosa, viene di fatto riportata una tassazione sugli immobili (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) che con l'IMU non c'entra niente, però si vuole dare la colpa alla Lega del fatto di aumentare le tasse e di dare la possibilità ai comuni di aumentare le tasse, possibilità che in qualche modo hanno e che non riescono neanche ad applicare perché sono costretti a farlo.
Stiamo redigendo - io faccio anche il sindaco, per quei due che ancora non lo sanno - il bilancio dell'anno prossimo e ci siamo impegnati a mantenere o abbassare tutte le tariffe che abbiamo in essere in questo momento, perché siamo convinti che tanto la maggior tassazione arriverà dallo Stato, quindi non ci sembra corretto che anche noi ci mettiamo sopra il carico e aumentiamo la tassazione ai nostri cittadini. Noi speravamo che, come avevamo impostato l'autonomia finanziaria, potesse essere data in mano soltanto ai comuni e solo i comuni potessero decidere se aumentare o meno le imposte locali, fatto salvo che dallo Stato non sarebbe stato più chiesto niente. Questo non è possibile e prendiamo atto di questa volontà.
Sicuramente non siamo concordi con questa manovra; abbiamo già ricordato tutte le carenze e gli aspetti principali che ci trovano in disaccordo. Non mi ripeto su quanto hanno detto i colleghi, mi vengono in mente un paio di cose, magari è tardi per essere suggerite adesso al Governo, ma che comunque avevamo già suggerito anche prima e non sono state prese in considerazione: la possibilità di non aumentare le tasse ma di diminuire gli sprechi, di diminuire la spesa pubblica, di andare ad intervenire sui dipendenti pubblici. Una legge del 2001 - Governo Prodi - prevedeva di poter mettere in mobilità il personale in esubero dopo due anni all'80 per cento dello stipendio e la possibilità anche del licenziamento. Ora questa norma viene ripresa in questo provvedimento facendola passare come l'uovo di Colombo.
In realtà forse perché l'aveva prevista il Governo Prodi nel 2001 e quindi agli amici di sinistra non faceva molto piacere andare in giro a pubblicizzare questa cosa, però l'ex Ministro Brunetta vi aveva aggiunto del suo e aveva dato la possibilità ai comuni, anzi alla Corte dei conti, di intervenire contro quei funzionari che non avessero ottemperato a questa norma e Pag. 163che quindi non avessero provveduto a mettere in mobilità i dipendenti. Anche di questa norma non conosciamo il risultato, anzi il Ministro Brunetta ci aveva risposto nel corso dello svolgimento del question time di qualche settimana fa che dopo sette anni di verifiche ben sessanta dipendenti della regione Campania erano stati definiti in esubero.
Come ricordava prima il collega Pirovano, probabilmente sono qualche centinaia di migliaia i dipendenti che a parità di abitanti lavorano nei comuni del Sud - oddio, lavorano -, sono dipendenti dei comuni del Sud (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), probabilmente qualche lavoro forse lo svolgeranno anche, ma sicuramente pesano sulle casse dello Stato perché quei comuni non sono in grado di pagargli lo stipendio, quindi metterli già in mobilità con l'80 per cento dello stipendio per lo Stato rappresenterebbe già un 20 per cento di guadagno o di risparmio netto.
L'ultima cosa che mi è venuta in mente, perché ho scorto un attimo l'intervento del collega sotto, presumo e penso - ma magari non è vero - che la disposizione della manovra che va a colpire le barche o i posti barca sia stata suggerita dall'onorevole D'Alema dopo che ha provveduto a vendere la sua barca, quindi un buon motivo per non pagare le tasse neanche stavolta, e l'onorevole D'Alema su come riuscire ad eludere certi versamenti è stato maestro in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastore. Ne ha facoltà.

MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, abbiamo detto più volte che questa manovra è iniqua, colpisce i cittadini, premia le banche, affossa il federalismo fiscale e danneggia gli enti locali. L'abbiamo detto in modo convinto e vorrei, quindi, sottolineare e dire al solitario sottosegretario che ci ascolta che non siamo qua né per essere ripetitivi né per annoiare, ma perché convintamente riteniamo che una manovra fatta per il bene di questo Paese avrebbe dovuto avere un contenuto diverso. Possiamo dirlo anche perché tutti noi della Lega abbiamo un'esperienza amministrativa, conosciamo approfonditamente la struttura, il ruolo e le funzioni degli enti locali, ne conosciamo non solo i numeri ma dall'interno anche il modo di operare.
Per questo io mi soffermo ancora una volta sull'articolo 23 del decreto-legge. È stato presentato in Commissione bilancio un emendamento soppressivo dei commi dal 14 al 22 dell'articolo 23, emendamento che non è stato approvato dalla Commissione bilancio. Esiste anche uno studio dell'università Bocconi che proprio in merito all'eliminazione delle province esamina i costi, le entrate e le spese delle province, partendo dal presupposto che l'argomentazione più frequente è proprio quella che dall'abrogazione delle province si conseguirebbe una riduzione dei costi della politica. Lo studio non assume posizioni pregiudizialmente favorevoli o sfavorevoli, ma cerca di creare un quadro attendibile delle entrate e delle spese, di valutare il ruolo che esse svolgono, l'efficienza in cui operano, la capacità di reperire autonomamente delle risorse. Questa analisi è stata compiuta sulla base di dati certi, vale a dire sulle fonti Siope, sui certificati del rendiconto di bilancio raccolti ed elaborati dal Ministero dell'interno e pubblicati dall'ISTAT, e su un'indagine ISTAT sui bilanci consuntivi delle regioni e delle province autonome.
Da questa indagine risulta che la spesa complessiva delle province, di parte corrente e in conto capitale, ammonta nel 2010 a 11,5 miliardi di euro, spesa che comunque, portando avanti quanto contenuto nell'articolo 23 del decreto-legge, qualcuno dovrà pure sostenere.
Le conclusioni dell'analisi, su cui non voglio dilungarmi molto, ci dicono che le province svolgono funzioni essenziali e che, in caso di loro soppressione, queste funzioni dovrebbero essere trasferite. Ci dicono anche che la spesa per la rappresentanza democratica è dell'1,4 per cento del totale della spesa. Una delle questioni oggetto dello studio è diretta proprio a Pag. 164valutare se il trasferimento ad altri livelli di governo di alcune funzioni possa migliorare l'efficienza complessiva sia delle prestazioni fornite alla pubblica amministrazione sia del funzionamento specifico di organismi provinciali. Sempre secondo questo studio dell'università Bocconi, il trasferimento di funzioni può essere utile, ma anche dannoso. In particolare, si evidenzia come la provincia svolga il delicato ruolo di allocare risorse scarse, valorizzando la conoscenza del territorio, ma anche il ruolo istituzionale che le deriva dalla rappresentanza democratica. Il trasferimento di funzioni - questo ci dice lo studio - paradossalmente espone al rischio di perdere efficienza.
Lo studio dimostra pure come definire una dimensione minima per le province può non portare come conseguenza diretta ad un miglioramento dell'efficienza. Può però portare ad una maggiore autonomia finanziaria. I dati in ogni caso - vorrei che questo fosse tenuto in considerazione - evidenziano che la maggiore efficienza può essere raggiunta anche con l'accorpamento delle amministrazioni ed evidenziano pure che il confronto con i livelli di efficienza dei comuni, mediamente inferiori a quelli delle province, mette in evidenza il rischio di un trasferimento di funzioni verso il basso. Proprio questo aspetto indica che la via dell'efficientamento può essere percorsa in senso inverso, valorizzando la funzione di assistenza che le province possono attuare nei confronti dei comuni e degli enti locali del territorio.
Lo studio quindi contraddice quanto contenuto nell'articolo 23 del decreto-legge. Per questo motivo, visto che un emendamento soppressivo dei commi da 14 a 22 è stato ripresentato in Aula, chiedo al Governo di valutarlo, così come chiedo al Governo di valutare un altro emendamento, firmato dagli esponenti della Lega Nord che, sempre allo scopo di contenere le spese della pubblica amministrazione, stabilisce che le funzioni esercitate dai prefetti vengano passate ai questori territorialmente competenti e vengano abrogate anche le prefetture (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Volpi. Ne ha facoltà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Quanti tifosi ha, onorevole Volpi?

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, sarò lunghissimo questa sera.

PRESIDENTE. Vedrà che spariranno tutti i suoi supporter, se non sarà sintetico.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, dirò due cose o forse tre. Innanzitutto, voglio ringraziare il sottosegretario D'Andrea, che è ormai il mio unico interlocutore, visto che il Governo non esiste. Non esiste proprio, sottosegretario, perché i professori vedo che non mandano neanche i loro assistenti a parlare con i rappresentanti del popolo e di questo ci si dovrebbe vergognare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Prima ho fatto una riflessione: pensavo che sarebbe stato bello questa sera vedere la Ministra Fornero, quella che piange in televisione, davanti alla collega Munerato e al collega Isidori, che sono quelli che lavorano davvero e che non hanno i figli che fanno i professori nella stessa università. Credo che queste sarebbero le cose da rappresentare con un Governo democraticamente eletto, come non è questo. D'altra parte, questo è un Governo che nasce in modo particolare e lei lo sa. La mia riflessione era per trovare un parallelismo con una storia che è ben nota a tutti, quella de La fattoria degli animali di Orwell, dove, fatto fuori mister Jones, sia dalla destra che dalla sinistra in questo caso...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

RAFFAELE VOLPI. I colleghi sono nella maggioranza, ormai non gli interessa più quello che dice l'opposizione.

PRESIDENTE. Ma l'amicizia non si dimentica e, in particolare, il rispetto. Prego, vada avanti.

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RAFFAELE VOLPI. Come dicevo, ne La fattoria degli animali i due protagonisti principali, che sono due maiali, Napoleon e Palla di neve, si mettono d'accordo e si inventano un nuovo mister Jones, che non è lei ovviamente, sottosegretario, che è l'unico politico di questo Governo che fa finta di essere tecnico. Ebbene, quando si fanno queste cose, bisognerebbe avere almeno la lucidità di non dire certe altre cose in televisione. Il suo collega Polillo, che è appena andato via, l'altra sera in televisione ha fatto un'ammissione che dava ragione alla nostra pregiudiziale sulla costituzionalità di oggi. Ha detto in televisione: abbiamo dovuto fare degli aggiustamenti, ma non siamo ancora riusciti a farli del tutto, perché c'erano problemi di costituzionalità. Ma secondo lei, sottosegretario senatore D'Andrea, il suo collega Polillo si è reso conto che quello che lui ha detto significa che il Presidente della Repubblica ha firmato un decreto-legge anticostituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Uno deve anche rendersi conto che forse è meglio venire in Parlamento che andare in televisione.
Parliamo di un'altra cosa. Ho preso tre appunti rispetto a quello che ha detto il Presidente Monti. Mi piace ogni tanto segnare perché non ho una grande memoria. Il Presidente Monti ha detto più volte che è ad aiutare la politica. Posso assicurarle che la Lega Nord Padania non ha bisogno del Presidente Monti per fare politica, non ha bisogno del Presidente Monti per difendere gli operai del Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), non ha bisogno dell'aiuto del Presidente Monti per difendere gli operai, gli artigiani e i pensionati del Nord che voi state macellando socialmente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Vada ad aiutare gli amici di destra o di sinistra che hanno abdicato, hanno messo la politica in un angolo pensando che forse il lavoro sporco doveva farlo qualcun altro, non rendendosi conto che in realtà hanno regalato ad una istituzione nuova e politica il futuro di questo Paese. È una china pericolosa.
Il Presidente Monti ha detto che lui è lì per riportare l'Italia alla dignità di Paese fondatore dell'Europa. Posso dire una cosa, caro sottosegretario? La Padania è in Europa da tanto tempo e ci andrà e continuerà a rimanerci anche senza quel resto d'Italia che non ha voglia di entrare in Europa, perché questa è la realtà vera!
Non ricordo a lei, che certamente lo sa, il discorso che fece Filippo Turati all'inizio del secolo scorso, quando parlò del Mezzogiorno, con la sua situazione mefitica. È cambiato qualcosa? A quanto pare no! La Padania andrà in Europa e il resto del Paese resterà con il Mediterraneo. È una scelta. Pensate di salvarla voi? Non credo!
Il Presidente Monti dice che si trova a fare il Presidente del Consiglio perché vi è stata una crisi di riforme mancate. Bello, bel discorsino! E le riforme quali sono, scusi? Sono quelle che riguardano l'equità, mandando la gente sui ponteggi - quelli che fanno i muratori non vanno, normalmente, all'università - fino a settant'anni? O l'aumento dell'IVA in maniera indiscriminata? E qualcuno del centro, dell'Unione di Centro, sostiene che abbiamo aiutato le famiglie, con questa manovra? Aumentiamo l'IVA indiscriminatamente: più uno ha figli, più spende, più paga IVA e più ingrassa i soliti noti.
Signor sottosegretario, devo dirle la verità (glielo ho già detto l'altro giorno in Commissione): non penso che questo sia il Governo che ha un conflitto di interessi. Penso che questo sia il Governo degli interessi, degli interessi delle banche. Le faccio un esempio, che, forse, è un po' sfuggito in questi giorni. Arriva il vostro Governo tecnico, quello senza interessi, le Ferrovie dismettono le corse a livello nazionale e ieri Montezemolo, amico del Ministro Passera, lancia le sue linee ferroviarie. Lei come se lo spiega questo, sottosegretario D'Andrea? È questo il disinteresse con cui il Governo si pone davanti ai cittadini?
E poi questo è un Governo ladro, proprio ladro, non perché piove fuori. È ladro, è un Governo che ruba: in una notte, cambiando una legge rispetto al fatto che le lire sarebbero andate fuori Pag. 166corso a febbraio, decidete di fare cassa dicendo che quelle lire non valgono più niente e rientrano nel patrimonio dello Stato. Lei come lo definisce questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
Un miliardo di euro incassati rubandoli alla gente in una notte! Se fossi in lei, mi sentirei questa sera molto solo e, visto che credo che lei abbia una storia politica, farei una riflessione. Magari, la riferirei anche al Presidente Monti. Poi vi è la storia delle province: scusi, ma abbiamo visto delle cose allucinanti contro la Costituzione, contro tutto. Ma secondo lei è una cosa normale, sottosegretario D'Andrea?
Dove sono i signori che erano qui a farci il discorsino il giorno in cui avete detto che salvavate l'Italia? Concludo, perché non voglio annoiarla e non voglio annoiare neanche il Presidente. Concludo dicendo questo: il Ministro Giarda, venendo in Commissione con un appunto nemmeno corretto, un giorno - c'era scritto ancora che era per i suoi studenti all'università: questo è il rispetto per il Parlamento! - ci ha raccontato, in un non breve intervento, un'interessante cosa sull'econometria.
Ammetto che ho delle lacune sull'econometria, ma le hanno anche molti operai che si troveranno con le pensioni tagliate. Voglio ricordarle questo: mi ricordo di avere studiato due cosette all'università, anche se, purtroppo, poi uno deve andare a lavorare, magari come me, e non la finisce. Mi ricordo benissimo Vilfredo Pareto, che insieme a Mosca scrisse cose importanti, come la «Teoria delle élite», ma sarebbe facile parlare di élite in questo caso.
Però, egli disse una cosa: parlando della tecnocrazia, disse che i tecnici sono bravissimi, non sbagliano mai, e quindi, anche quando vi è un errore, vuole dire che vi è la malafede. Il vostro Governo, il suo Governo, è un Governo in malafede (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI. Meglio Volpi che Lupi!

PRESIDENTE. Presidente Giorgetti, porti rispetto per il Presidente. Prego, onorevole Bragantini. Lei è dotato di sintesi.

MATTEO BRAGANTINI. Onorevole Presidente, onorevole sottosegretario, lei è l'unico che è stato deputato o senatore (senatore, nel suo caso). Vorrei anche rimarcare il caso che è successo in quest'Aula di utilizzare i titoli accademici. Vorrei ricordare che è prassi in quest'Aula, come in quasi tutte le aule parlamentari, non utilizzare né titoli accademici né titoli nobiliari, perché i rappresentanti dei popoli eletti sono tutti alla stessa maniera pari e uguali davanti all'Assemblea.
Onorevoli colleghi, vedo presenti solo i parlamentari della Lega Nord per l'indipendenza della Padania. I parlamentari degli altri gruppi non sono neanche presenti e non vogliono neanche sentire cosa abbiamo da dire, a parte un piccolo gruppo del Popolo della Libertà ed un esponente del Partito Democratico.
Questa manovra è totalmente iniqua - lo hanno detto già i miei colleghi - per vari motivi. Mi soffermerò solo su alcune tematiche, che abbiamo sollevato in Commissione e con alcuni emendamenti presentati in Aula, per tentare di mitigare la portata della manovra verso i nostri cittadini, i nostri cittadini padani. Intanto, per quanto riguarda l'IMU, come è stato detto precedentemente, non è quella che avevamo pensato noi nel federalismo fiscale, ma è una riedizione dell'ICI, aggravata con una rivalutazione degli estimi catastali del 60 per cento. In questa IMU non si considera la casa, che i parenti danno in comodato gratuito ai propri figli o agli affini fino al secondo grado, come una prima casa, andando a penalizzare tutte quelle famiglie, tutti quei genitori, che hanno fatto sacrifici, che, magari, non Pag. 167hanno fatto le vacanze, per comprare la casa alla propria figlia o al proprio figlio, dandogliela in comodato gratuito.
Adesso vanno a pagare l'IMU come se si trattasse di una seconda casa, non parificando la possibilità di poterla dare al proprio marito o alla propria moglie. Questa è una cosa gravissima! In questa IMU viene considerata come pertinenza della prima casa solo una pertinenza.
In tutte le grandi città il secondo garage - quasi tutti i nostri cittadini hanno due macchine perché devono andare a lavorare entrambi e, dunque, devono acquistare un secondo garage - verrà equiparato ad una seconda casa e, quindi, assoggettato all'IMU con un'aliquota maggiore. Non avete avuto questa accortezza che era presente nella disciplina dell'ICI. Avete fatto questi grandissimi errori, dando rilevanza al principio della casa. Per comprarsi una casa bisogna avere un reddito, per avere un reddito bisogna pagare le tasse, l'IRPEF progressiva, per comprarla o costruirla bisogna pagare l'IVA e altre tasse. Dunque questa sarebbe una tassazione di terzo livello, che non crea di sicuro un reddito. Questo è un gravissimo danno ai nostri cittadini che hanno voluto avere la casa di proprietà, e sono tantissimi i nostri cittadini. Tralasciando che negli anni passati era uscita la notizia secondo cui alcune caserme dei carabinieri al Sud non erano accatastate ed erano costruite in modo abusivo. Dunque, chi è che pagherà? Chi è sempre stato in regola.
Questo Governo ha voluto incidere sulle pensioni, come mi diceva il mio gommista. Due settimane fa sono andato a cambiare le gomme per mettere quelle invernali, dal momento che da noi c'è la neve, il ghiaccio. Mi diceva: «A 65 anni non potrò fare il gommista, non potrò sollevare le gomme e non potrò neanche assumere dei dipendenti per fare questo lavoro e voi volete farmi lavorare fino a 65 o 67 anni?». Però, al comma 6 dell'articolo 23 questo Governo ha previsto che a tutti i Ministri e sottosegretari, che sono dipendenti pubblici con alti stipendi, venga garantita l'equiparazione sia per lo scatto di anzianità, sia per i contributi previdenziali figurativi, sia per quanto riguarda il TFR. Vuole dire che voi per primi, servitori dello Stato, non avete voluto dire «siamo servitori dello Stato, abbiamo un grande stipendio», e possiamo «dedicare un anno della nostra vita a prenderci un compenso semplice da Ministro o da sottosegretario». Avete messo a posto la vostra posizione contributiva e retributiva.
Per non parlare di altre cose abbastanza assurde. I colleghi della V e VI Commissione ieri sera mi raccontavano che non avete voluto approvare la mia proposta emendativa in cui si diceva una cosa semplicissima, ossia che, per quanto riguarda le aziende e le cooperative che prendono soldi continuativi ogni anno dallo Stato, il compenso dei loro dipendenti o collaboratori non potesse essere superiore a quello di noi parlamentari, che è altissimo. Quindi tutti i giornali che prendono compensi continuativi da questo Stato, dunque soldi pubblici, potranno pagare di sicuro non i loro giornalisti, ma i loro dirigenti e i loro direttori in maniera spropositata, tanto a pagare sarà sempre Pantalone.
Ancora, non in questa manovra, ma in questi giorni, si continua a parlare di dare la cittadinanza a tutti i cittadini extracomunitari che nascono in questo Paese, in questo Stato. Non vedo quale sia la problematica, non vedo quale sia il problema per risolvere le nostre sorti economiche, anzi vedo una problematica dal punto di vista dell'aumento della spesa perché se una cittadina extracomunitaria viene in Italia e partorisce suo figlio questo, automaticamente, diventa cittadino italiano, e indubbiamente dobbiamo dare il permesso di soggiorno ai suoi genitori perché non possiamo lasciare un figlio da solo, ovviamente. Ma se questi non hanno lavoro, dovremo dargli anche un'assistenza assistenziale e sanitaria, dovremo dargli qualcosa con cui potere mangiare. Per quale motivo dobbiamo fare questo? Solo perché siamo così ricchi? Penso che lo ius soli non sia una necessità per questo Stato, ma forse è una necessità per alcuni partiti che vogliono creare una futura massa di Pag. 168potenziali elettori, non capendo che tutti questi cittadini extracomunitari che diventano cittadini italiani solo perché sono nati qua non è detto che poi voteranno sinistra o PdL, magari voteranno qualche partito islamico. Comunque state attenti, guardiamo prima a garantire i nostri cittadini, le nostre persone, i nostri anziani. È per questo che avevamo proposto anche che l'ISEE fosse dato solo ai cittadini italiani o, al massimo, ai comunitari. In questo modo i contributi dello Stato, dei comuni, delle province e delle regioni potevano andare esclusivamente a chi ha diritto e, a nostro avviso, ha diritto solo chi è nato e chi ha contribuito alla ricchezza di questo Stato, formato da tanti popoli laboriosi, soprattutto al Nord, come il popolo veneto, lombardo, emiliano, romagnolo e piemontese. Dunque, come Governo spero che duriate poco e che ritorni il voto ai popoli di questo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

JONNY CROSIO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JONNY CROSIO. Signor Presidente, intervengo per venire in suo soccorso. Sto notando che da un paio di interventi il suo orologio funziona male. Ho un ottimo orologio svizzero che funziona bene, lo presterei alla Presidenza in maniera che i tempi vengano rispettati e lei non intervenga abusivamente sui miei colleghi.

PRESIDENTE. Onorevole Crosio, il tempo è una certezza per me, per lei e per chiunque interviene.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavallotto. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, signor Ministro nominato, obbiettivamente siete veramente convinti, nella vostra coscienza, che questa manovra possa portare giovamento al Paese? Non vi rendete conto che state distruggendo il popolo del Nord, ossia il popolo padano?
Come pensate che un giovane possa trovare lavoro, se aumentate l'età pensionabile? Non bisogna essere laureati alla Bocconi per capire che, se non mandate in pensione un fabbro, il fabbro non può affidare la propria officina al proprio figlio disoccupato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non ci vuole una scienza!
Viene in mente quel famoso detto popolare: chi sa, fa; chi non sa, insegna. Voi siete evidentemente qua ad insegnare e non a governare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Voi, che venite dal mondo accademico, perché non intervenite sulle disparità che esistono tra studenti padani e studenti del Sud? Non vi siete ancora accorti, voi professoroni, che in Piemonte ad esempio i 100 ed i 100 e lode della maturità sono il 5,6 per cento, mentre in Calabria sono il 9,7 per cento? Come si spiega questo, quando gli studi OCSE-Pisa ci dicono esattamente il contrario, e cioè che gli studenti padani sono per preparazione al di sopra della media europea e gli studenti del Sud catastroficamente al di sotto? Vi fate prendere in giro come quei professoroni che vi sono a volte nelle scuole superiori con le orecchie a sventola, che quando si girano verso la lavagna ricevono le palline sulla schiena. Noi in gergo giovanile li chiamiamo «sfigati».
Cercate di capire quale è l'obiettivo che dovete cercare di attuare e le misure che dovete adottare per cercare di realizzare una giusta manovra per il nostro Paese. Quando verrà approvata questa manovra - ammesso che non avrete un sussulto di ragionevolezza - come guarderete i vostri figli, i figli della Padania, quei figli giovani della Padania, che come facevano un tempo i re con i propri cittadini, state tartassando con le tasse?
Ma la storia ci insegna che i regimi non hanno mai avuto un buon esito. Questa, signor Presidente, è secessione di fatto. Evidentemente a qualcuno fa comodo così. Come mai le pensioni di invalidità sono false per lo più al Sud e non si cerca di abbattere questi privilegi? Come mai in Sicilia, Sardegna, Calabria, Basilicata e Pag. 169Puglia i non vedenti sono lo 0,35 per cento della popolazione, quando invece i non vedenti in Padania sono appena lo 0,18 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Sono tutti non vedenti o forse tra di loro c'è il non vedente, con pensione di invalidità che evidentemente porta a non essere più «non» vedenti?
Allora io dico e concludo che noi giovani non siamo disposti a mutuare la nostra libertà con gli interessi di voi banchieri. Noi crediamo in modo sacro nei valori della democrazia, della meritocrazia e della libertà della nostra terra, che è la Padania. Lo dico da piemontese ed il Piemonte ha una cultura di storia millenaria, con una storia ancora più antica dei 150 anni di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

GIANCARLO GIORGETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo, onorevole?

GIANCARLO GIORGETTI. È un intervento a metà strada tra l'ordine dei lavori e il fatto personale.
Qui ci sono dei colleghi che continuano ad intervenire in qualche modo, connotando di epiteti negativi il fatto di essere bocconiani, professori della Bocconi od avere studiato alla Bocconi. Io penso che la Bocconi sia una delle poche università che in qualche modo rappresenta un punto di riferimento nel mondo. Non è un caso che quest'università sia poi localizzata a Milano e cioè in Padania.

PRESIDENTE. Onorevole Giancarlo Giorgetti, lei ha provocato il Presidente e dovrebbe intervenire anche il Presidente per fatto personale, essendo laureato in un'università Cattolica, sempre a Milano. Potremmo quindi anche instaurare un derby (Commenti del deputato Reguzzoni).
Onorevole Reguzzoni, lei è dell'università di Castellanza (Commenti del deputato Reguzzoni)? Onorevole Reguzzoni, non dica quelle parolacce...

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Mi scusi, signor Presidente, intendevo il Politecnico di Milano e aggiungiamo anche questo, perché non è secondo a nessuno.

PRESIDENTE. Quindi, siamo in un derby sempre milanese. Non aggiungo altro, perché qualcuno interverrebbe per fatto personale.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.

ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, rivolgo un saluto anche a lei, signor sottosegretario, che solitario resiste sui banchi del Governo.
Ha detto bene il presidente Giancarlo Giorgetti poco fa. Io ho tanto rispetto ed ammirazione per i professori, quando sono nelle università. Quando siedono nei banchi del Governo, come in questo caso, mi piacciono molto meno. Come ha, infatti, anticipato qualche collega, ciò che io vedo è una china pericolosa, quella dell'antidemocrazia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e ciò a chi, come me, è appassionato e crede profondamente nella democrazia, fa un po' paura.
C'è un Governo Berlusconi, eletto dagli elettori, ovvero dai cittadini, che è andato in crisi, perché alcuni membri della maggioranza hanno tradito il mandato ricevuto dagli elettori, a tal punto che siamo arrivati a non avere più i numeri e, quindi il Presidente Napolitano ha conferito l'incarico al professor Monti, nominandolo in fretta e furia senatore a vita. Innanzitutto tutta questa rapidità, che è sembrata davvero istantanea, probabilmente ha qualcosa di ben preparato tempo prima. Insomma, detto fatto, il Governo è stato formato e, davanti a tanta scienza e curricula così prestigiosi, tutti ci saremmo aspettati dei provvedimenti straordinari, ma proprio nel senso migliore del termine. Invece, ci siamo trovati dei provvedimenti di mera ragioneria. Non solo. Sono totalmente disumani, disumani perché hanno colpito tutti quei cittadini che abitualmente sono considerati delle pecore mansuete da tosare. Allora anche questa volta Pag. 170l'atteggiamento è questo: bisogna tosare chi è sempre stato mansueto. Ma, guarda caso, queste persone mansuete, quasi dei pecoroni (poveri!) sono i dipendenti, gli artigiani, i piccoli e medi imprenditori, ma a questo punto sono anche i professionisti che, ormai travolti dalla crisi, fanno parte delle persone in difficoltà.
Si tratta di persone che con dignità cercano di tenere aperte le loro attività siano studi, siano negozi, siano attività commerciali o imprese. Però fanno sempre più fatica. Queste persone con noi parlano. Evidentemente non parlano con i membri del Governo. Con noi parlano e ci dicono quanta fatica fanno, ma soprattutto che umiliazione crescente stanno vivendo, non solo perché il loro tenore di vita è cambiato - ed è cambiato da tempo purtroppo - ma perché a loro vengono richiesti ancora sacrifici. Vengono richiesti sacrifici con l'aumento delle tasse sulla prima casa, casa magari ottenuta con mutui davvero lunghissimi e pressanti, magari in un momento in cui uno dei lavoratori della famiglia ha perso lavoro o magari è in cassa integrazione, oppure con i figli che potrebbero entrare nel mondo produttivo, ma non riescono a trovare lavoro.
Allora, a queste persone, che, appunto, vedono contratto già il loro tenore di vita, soprattutto a queste persone, si toglie la possibilità del futuro, la speranza. Dunque, lo dico ai valenti economisti che fanno parte del Governo: sono le aspettative la cosa che più mi preoccupa in questo momento perché, a questo punto, le aspettative - che abbiamo studiato nelle equazioni sui libri di economia come una variabile importante - sono negative, e ci troviamo già in recessione. La vostra manovra è soltanto recessiva, non propone niente per lo sviluppo e per la ripresa di questo Paese.
Pertanto, sarò rapidissima, perché ormai molte cose sono state dette e l'ora comincia ad essere tarda. Ma io veramente vi chiedo: cosa pensate, di fare cassa in modo così facile e veloce, aumentando la benzina e pensando ai conti correnti per gli anziani? Io immagino le persone anziane, che seguo nella mia vita normalmente, persone alle quali, magari, anch'io ingenuamente, molti anni fa, ho detto: ma perché non ti fai il bancomat? Mi hanno risposto in dialetto brianzolo: ma per 500 euro, cosa faccio? Apro un conto corrente? Non li vedo neanche questi soldi. Eppure, a loro chiediamo di aprire un bel conto corrente, così tanto le banche saranno contente. Ma non solo.
Abbiamo le province. Questa ideona di tagliare le spese: bisogna tagliare le spese improduttive. Pensate che le spese improduttive siano quelle delle province? Ma vi sbagliate di grosso. Evidentemente, non frequentate e non sapete ciò che fanno le province. Probabilmente, si può aumentare la produttività dei vari enti locali, ma le province sono un tassello importante. Toglierle significherà creare confusione e, comunque, non risparmio. Voi lo dovete assolutamente sapere. Comunque, io mi chiedo anche questo: basteranno tutti questi sacrifici ancora per far fronte ad una crisi che viene dall'esterno? Io penso di no. Io penso che, dopo la Befana, scopriremo che l'Europa e i mercati non saranno ancora sazi.
Dunque, signor sottosegretario, chiedo sia a lei che al resto dei componenti del Governo che, a quest'ora, dormiranno tranquilli: quanto pensate che la gente sia ancora disposta a sopportare? I cittadini del Nord hanno sopportato vessazioni, «tosature», come dicevo prima, addirittura, beffe e sberleffi, perché si diceva i polentoni che fanno, che dicono, che lavorano; ma adesso, le ripeto, stanno vivendo umiliazioni, rabbia, perdita di ruolo e di dignità. E, secondo me, quando alle persone si toglie la dignità, sale una rabbia profonda, a volte anche pericolosa, di chi non può sopportare oltre. Ecco, i padani non possono sopportare oltre (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, prima dell'insediamento di questo Governo, noi abbiamo vissuto, grosso modo, un semestre in cui, in modo abbastanza Pag. 171noioso e ripetitivo, in una sorta di litania, a cominciare da Confindustria, dal presidente Marcegaglia, passando dal signor Montezemolo e dai giornali a loro vicini e, quindi, in testa il Corriere della Sera, ci raccontavano tutti i giorni che bisognava trovare le risorse per la ripresa, per l'occupazione, per sferzare l'economia, per dare nuovo impulso e vitalità al nostro sistema economico.
Quando, poi, il Governo Berlusconi è arrivato agli ultimi giorni, addirittura, il giornale per eccellenza di Confindustria, di cui ho portato una diapositiva, in prima pagina metteva: «Fate presto», inteso come fate presto per incentivare la ripresa, per sferzare l'economia, per sistemare la situazione. Questo giornale è datato 10 novembre 2011. È un po', quanto meno, atipico che un giornale che riporta notizie quotidiane di economia scriva in prima pagina, in questo modo, «Fate presto», perché l'economia andava sferzata. Bene era il 10 novembre.
È passato un mese e mezzo, e il primo provvedimento di questo Governo è stato il decreto su Roma capitale. Siccome sono arrivati a salvare i conti pubblici, il primo provvedimento è stato buttare via un po' di soldi per quella che è la cloaca massima, lo sperpero di denaro pubblico di questo Paese - numeri alla mano - e, cioè, per Roma. Un decreto, tra l'altro, che, se le Lega fosse rimasta al Governo, non sarebbe mai stato fatto. Lo dico e lo sottolineo in funzione di chi dell'allora opposizione sottolineava che faceva parte della legge delega sul federalismo fiscale.
Poi, è stato fatto il secondo Consiglio dei ministri e uno dice: va bene, adesso sono arrivati i professori, sono tosti e al secondo Consiglio dei ministri faranno fuoco e fulmini e cambieranno tutto. Io, però, ho portato l'ordine del giorno del secondo Consiglio dei ministri, che è stato una cosa rivoluzionaria. Infatti, al primo punto, è stato ratificato il protocollo di modifica della Convenzione tra l'Italia e le isole Mauritius. Penso che sia fondamentale, soprattutto, per tutti coloro che vanno in vacanza alle Mauritius. Però uno dice, aspettate, perché c'è il secondo punto, in cui recuperiamo di misura. Al secondo punto, vi è stato l'Accordo Italia e San Marino sul reciproco riconoscimento dei titoli di studio. La speranza non muore mai, perché uno dice: c'è il terzo punto. Al terzo punto, abbiamo, invece, il rivoluzionario Accordo tra l'Italia e le Isole Cook. Almeno, se al primo punto, uno aveva la scusa delle vacanze, non so, invece, quanti riescono ad andare in vacanza alle Isole Cook. Però, al secondo Consiglio dei ministri, quando Il Sole 24 Ore ci diceva «Fate presto», c'è anche il punto 4, con il quale, per fortuna, hanno ampiamente recuperato, e, cioè, l'adesione alla Convenzione internazionale sul controllo dei sistemi antivegetativi sulle navi. Io credo che, nonostante la presenza di un solo rappresentante del Governo, sia un tema poco conosciuto, quanto meno, penso che, almeno nel nostro gruppo - mi sono informato -, purtroppo, dei sistemi antivegetativi delle navi non ne avevamo notizia.
Quello che voglio dire in modo anche ironico, è che noi abbiamo vissuto un semestre in cui tutti quelli che sono i poteri forti hanno spinto per questa ripresa, per questa sferzata dell'economia, che era l'origine di tutti i mali.
Oggi voi fate finalmente la manovra economica - dico finalmente visti i primi Consigli dei ministri, dove avete ampiamente perso tempo - e fate una manovra economica fatta di due cose: di tagli e di tasse, di tagli alle pensioni di chi ha pagato i contributi, cioè i lavoratori del Nord, e di tasse dove si possono andare a riscuotere, cioè dove la casa è registrata al catasto, dove le fatture si fanno e l'IVA si paga, dove c'è un rispetto generale delle leggi e cioè ancora una volta al Nord e i ceti produttivi del Nord. Tagli e tasse, però in questa manovra non c'è un centesimo di euro e non c'è un comma sulla ripresa. Eppure oggi la signora Marcegaglia è zitta, non fiata più (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e Il Sole 24 Ore non scrive più «Fate presto». E dov'è il signor Montezemolo? Dov'è tutta l'opposizione che diceva che bisognava far ripartire Pag. 172l'economia? Oggi non si vede un centesimo sulla ripresa dell'economia e sono tutti zitti, tutti muti.
Scusate, tanto per citare altre componenti importanti di questo Paese che cambiano repentinamente opinione: io mi ricordo, tra il 2001 ed il 2006, quando l'allora Ministro del welfare Roberto Maroni ha fatto un aggiustamento delle pensioni e la CGIL ha convocato uno sciopero generale ogni sei mesi, ogni sei mesi. Oggi ammazzano i pensionati e stanno discutendo se fare il presidio o il picchetto o ritrovarsi in amicizia per tre ore, per tre ore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Allora, vedete che c'è evidentemente un interesse generale e collettivo di tutti quanti: dai sindacati, che sono esonerati, con le loro 3 mila sedi - mi riferisco alla CGIL - dal pagamento dell'ICI, c'è l'interesse della politica a trecentosessanta gradi, con l'esclusione, grazie alla Lega Nord e alla lungimiranza di Umberto Bossi, ovviamente nostra, però c'è sostanzialmente tutto il sistema Paese che si mette d'accordo per far pagare i costi di questa situazione di crisi internazionale sulle spalle dei soliti, cioè dei contribuenti padani, dei lavoratori padani, dei pensionati del Nord. Questa situazione per noi è assolutamente intollerabile.
Poi, col massimo rispetto che io porto, come ha sottolineato il presidente Giorgetti, all'università Bocconi, però scusate, non è che servivano i professori per aumentare la benzina, per tagliare le pensioni, per mettere tasse: ci bastava il ragionier Fantozzi, non è che ci voleva tutta questa fantasia, a questo punto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Dovevate trovare le soluzioni più fantasmagoriche per risolvere i problemi, mentre avete fatto quello che avrebbe fatto un qualsiasi Governo, soprattutto di sinistra, che il Governo precedente non faceva perché c'era la ferma determinazione della Lega a non far aumentare le tasse e a non tagliare le pensioni dei pensionati del Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Concludo, signor sottosegretario, con l'invito di dire a chi l'ha messa al Governo, cioè a partire dal Presidente della Repubblica, fino ad arrivare a Confindustria e alla signora Marcegaglia e ai suoi giornali, di sferzarla veramente l'economia e di fare veramente qualcosa, perché oggi la gente si trova a pagare i debiti di questo Stato, ma con un'economia che arranca e dove la gente veramente non arriva a fine mese. Il rischio concreto, che forse a questo punto non è neanche un rischio, ma può essere anche la soluzione dei nostri mali, è che lo Stato fallisca, così forse la gente avrà anche finito di pagare e avrà risolto qualche problema (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Desiderati. Ne ha facoltà.

MARCO DESIDERATI. Signor Presidente e signor sottosegretario, vista l'ora, visto che tutti i colleghi che mi hanno preceduto sono stati molto bravi ed esaustivi e visto che non sono più in fascia protetta vorrei fare outing. Ho intenzione di confessare una mia debolezza, Presidente: in questi giorni si sono susseguiti tanti interventi in quest'Aula e devo dire che c'era stato uno che mi ha colpito fortemente e mi ha fatto un po' dubitare. C'è stato un collega dell'Unione di Centro che ci ha detto che questa manovra è straordinaria, perché per la prima volta introduce il quoziente familiare. Devo dire che ho avuto un attimo di debolezza, ci ho creduto, mi sono detto: stai a vedere che in mezzo a tutte le cose sbagliate che sono state fatte qualcosa di buono c'è. Dopo di che, Presidente, sono amaramente rinsavito, perché il concetto di questo Governo di quoziente familiare è rimettere l'ICI sulla prima casa, rivalutare gli estimi al 60 per cento, dopo di che fare uno sconto di 50 euro per i figli.
Allora, da una parte mi ha rincuorato, perché ho dubitato e ho creduto in qualche modo per un attimo che questo Governo avesse fatto qualcosa di buono e invece mi sono dovuto riallineare a tutti i miei colleghi: questo Governo di buono non ha fatto nulla. Io sono padre, ho due figli e credo che anche i membri del Pag. 173Governo avranno figli, probabilmente molti sono anche nonni, visto che sono molto esperti ed hanno una grande esperienza alle spalle. Ebbene, la prima cosa che bisogna fare per aiutare le famiglie è consentire ai nonni di stare a casa e di non andare al lavoro. Infatti le famiglie moderne, quelle in cui ci sono un marito ed una moglie - perché la famiglia per noi è ancora quella lì - che devono lavorare entrambi per mantenere i loro figli, non possono non contare sulla famosa solidarietà generazionale, termine di cui avete ampiamente abusato perché avete tentato di farci credere che la solidarietà generazionale fosse togliere la pensione ai padri senza dare niente ai loro figli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). La vera solidarietà generazionale, Presidente, è consentire ai nonni di andare in pensione ad un'età in cui possono aiutare i loro figli ad accudire i nipoti. Infatti in questa società padre e madre sono obbligati a lavorare per mantenere la famiglia. Allora, vi chiedo e chiedo al Governo: noi abbiamo fatto degli emendamenti abrogativi sulle pensioni e chiedo come possiamo pensare che si facciano dei figli se i nonni devono lavorare fino a settanta anni. Io, Presidente, avrei molto altro da dire, ad esempio sulla questione dei tecnici: io faccio parte della Commissione trasporti e siccome questo è il Governo dei tecnici mi sono trovato Ministro un banchiere, che notoriamente è un esperto di trasporti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Il quale, però, forse un'esperienza ce l'ha, perché quel banchiere lì è stato amministratore delegato della banca che è stata l'advisor nell'affare CAI-Alitalia e che è socia di NTV di Montezemolo. Il suo viceministro è un banchiere e il suo sottosegretario è responsabile delle relazioni esterne di Alitalia, questo anche per parlare di conflitti di interesse.
Signor Presidente, concludo perché devono parlare ancora in molti. Dico che stiamo facendo una battaglia che è sacrosanta e che la Lega Nord per la Padania si batterà anche per fare in modo che i nonni possano andare in pensione a un'età in cui riescono ancora a tenere in braccio i loro nipoti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, credo anche sottosegretario, se mi guarda, perché penso si sia appisolato. Caro sottosegretario, lei è in missione come in Afghanistan quasi, deve cioè stare qui a sentire le nostre rimostranze su una manovra che fa letteralmente schifo, glielo dico da sindaco. Faccio il sindaco da diciotto anni e vi è solo stato un Governo che ha fatto peggio di voi: è stato il Governo Prodi. Però voi siete già sulla buona strada, perché pensate che i sindaci del Nord - perché al Sud dormono e mangiano, molto spesso - devono fare gli esattori per conto dello Stato, cioè gli esattori per voi. Infatti, l'ICI che voi avete inventato adesso e che si dovrà pagare e gli italiani lo capiranno - nel giugno 2012 -, sarà una di quelle stangate che, in confronto alla benzina che avete aumentato qualche giorno fa, è niente. E si renderanno tutti conto, nelle famiglie, che cosa significa il Governo Monti.
Quando ho sentito Monti mi è venuto in mente un film che si chiamava Full Monty, non so se se lo ricorda. Vi era un gruppo di persone disoccupate che, per andare avanti con la loro vita, ha dovuto inventarsi uno spettacolo e si dovevano spogliare. In questo caso, il nostro Full Monty è il Presidente del Consiglio che, invece di spogliarsi, fa spogliare tutti quelli che pagano le tasse, come quelli del Nord, mente al Sud si tengono ben coperti, perché tanto non cambierà niente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Infatti, quando si parla di ICI il catasto del Sud non esiste. L'abusivismo del Sud è imperante. Cosa volete che paghino giù al Sud? Non pagano niente! Guardate cosa c'è a Napoli, a Reggio Calabria, a Palermo! Cosa pagano, questi? Le assicurazioni del Sud non assicurano neanche più, perché non sanno più cosa fare, perché Pag. 174sono solo truffe. E chi paga? Il Nord, la Padania. Paga sempre la Padania. Per fare, veramente, una manovra come avete fatto voi, mio figlio, che ha otto anni, poteva fare uguale, come si diceva prima di Fantozzi. Per aumentare le sigarette, per aumentare la benzina, il gasolio, per toccare le pensioni, per aumentare ancora l'IVA nel secondo semestre 2012 di due punti - e quindi aumenterà l'inflazione e, quindi, aumenterà tutto - eravamo capaci davvero tutti di farlo. Siete dei fenomeni? Prima si parlava di scuola, allora dico che sono un semplice ragioniere, e sono stato bocciato due volte e quindi rappresento coloro che a scuola non andavano molto bene ma che nella vita qualcosa hanno combinato.
Sono stato bocciato due volte, e lo dico anche, non a scuola guida, proprio a scuola sono stato bocciato. Però la colpa non era mia, è che avevo tutti professori comunisti. Perché nelle scuole è pieno di professori comunisti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Io dicevo chiaro che ero anticomunista e che li avrei presi tutti a calci nel sedere, e quindi mi bocciavano. Non potevo neanche dire le mie idee, questo è quello che è successo nel 1980. Perché quando uccisero John Lennon, l'8 dicembre 1980, io facevo il primo ragioneria e venne una professoressa di italiano comunista, che cominciò a fare tutta la sua pantomima su cosa si doveva fare se uno era stato preso per un delitto efferato come successe a John Lennon, e io dissi quello che era il minimo: perlomeno i lavori forzati! E quella «mi prese storto». Ecco perché sono stato bocciato nel 1980 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ci vuole la Guantanamo anche in Italia, non che bisogna chiudere quella in America. La Guantanamo ci vuole, per i mafiosi, i camorristi e per tutti quelli che non pagano le tasse. Dei professori non ne parliamo: nella scuola, l'80 per cento sono di sinistra, come anche nella RAI. Uguale. Tutto uguale. I giornalisti quasi. Ma dove siamo? Come si pensa di parlare di Montezemolo? Ma dove è andato a finire Montezemolo, adesso? Quando si chiudono gli stabilimenti al Sud e, guarda caso, noi che siamo del Nord abbiamo difeso quello che sta facendo la FIAT al Sud, perché la FIAT si è abituata che quando ci sono i ricavi se li dividono tra di loro, quando ci sono le perdite le devono distribuire sul Paese. Allora, Montezemolo, adesso non parla più neanche, però i gadget della Ferrari li fa fare in Asia, si dimentica anche di quello. La Marcegaglia, che io chiamo Mercegaglia - perché anche lei si fa i suoi affari -, adesso, come diceva il mio collega Grimoldi, le va bene tutto, qualsiasi cosa succeda.
Inoltre, i sindacati, sempre sull'ICI, perché non diciamo e non ci chiediamo perché i sindacati non pagano l'ICI? Ma che cosa sono, loro? Perché, i sindacati, che gestiscono miliardi di euro - miliardi - non presentano uno straccio di bilancio neanche sulla carta di formaggio? Ma chi sono questi? La CGIL, cos'è (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? La Camusso, che tiri via la «ca» e rimane la «musso», cos'è? Cosa fa la Camusso? Ci devono spiegare la CGIL cosa fa, perché quando vi era un altro Governo, se avesse fatto un decimo di quello che fate voi, ci sarebbero le sommosse qui fuori.
Dove sono gli indignati, il popolo viola, tutta quella marmaglia di gente che ha parlato e straparlato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Dove sono andati a finire, questi? Dove? Parlo anche un po' più forte così sta sveglio, signor sottosegretario.

PRESIDENTE. Però respiri anche, se no poi...

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, lei fa il maratoneta, io però gioco a calcio. Poi, il federalismo fiscale, che noi tanto abbiamo cercato di fare, grazie a Bossi e a Calderoli e a quello che ha fatto il Governo precedente. Secondo lei, cosa dovevamo fare con il federalismo fiscale? Secondo lei, in Sicilia, ci devono essere 27 mila forestali, che basterebbero per tutta la nazione? Cosa fanno 27 mila forestali in Sicilia? E in Calabria, cosa fanno? Cosa fanno? Appiccano loro il fuoco per poi andare a spegnerlo? Quello fanno? Pag. 175
Oppure se la Sicilia ha 25 mila dipendenti regionali e la Lombardia, che ha il doppio degli abitanti della Sicilia, ne ha circa 4 mila, cosa significa? Se la Sicilia ne vuole 25 mila, ne può prendere anche 50 mila, ma se li deve pagare con le sue tasche e con i suoi soldi, non chiedere a noi che cosa deve fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Hai capito? Perché l'unica cosa buona che ha la Sicilia oggi è un governatore. Non per quello che fa, ma per il cognome che porta: Lombardo. Fine! Tutto il resto non va bene! Tra l'altro, visto che c'è Giachetti, l'unica cosa positiva da quando c'è questo Governo è che lui interviene quasi mai. Prima interveniva sempre (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Per quanto riguarda le banche, voi siete il Governo dei banchieri. Ma con questa storia della carta di credito e del bancomat, ma è vero o non è vero che, facendo così sui 1.000 euro del contante, avete regalato un miliardo e mezzo di euro alle banche? È vero? Quindi, avete fatto un favore a voi stessi, perché oltre ad aver fatto un casino in Europa, adesso siete a fare i controllori e i controllati: prendete i soldi, fate i favori e, come si diceva prima, adesso arriva il famoso treno Italo. Già solo a sentire il nome di questo treno mi viene male, perché mi ricorda un deputato che abbiamo qua, che certamente non è il massimo della vita, che ha un cognome un po' strano e, anche se siamo ad un'ora tarda, un po' osé. Quindi, magari ci vediamo anche la sua faccia sul treno. E allora il caro Montezemolo, tramite Passera, che è l'unico Ministro che piace veramente a Berlusconi per il cognome che porta, perché uno che si chiama Passera e fa il Ministro secondo me a Berlusconi piace già solo per come porta questo cognome...

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, siamo oramai arrivati alla conclusione delle sue confessioni...

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, parlo una volta ogni sei mesi, mi faccia dire!

PRESIDENTE. Ho capito, ma poteva anche scegliere di parlare alle undici, anziché alle due!

GIANLUCA BUONANNO. Volevo concludere con un dato: il Piemonte, la Lombardia e il Veneto ogni anno «regalano» 80 miliardi di euro al resto del Paese. Se noi avessimo anche solo la metà di questi soldi che avanzano da queste tre regioni e che «regaliamo» agli altri, noi avremmo queste tre regioni ancora più forti di quello che sono oggi, con investimenti importanti. Allora, oggi è ora di finirla. Infatti, è come se fossimo in un palazzo dove ci sono tre che hanno gli appartamenti che pagano le spese d'affitto, tengono il giardino, mettono tutto a posto, pagano il riscaldamento e dove funziona tutto e poi negli altri appartamenti se ne fregano di pagare l'affitto, di mettere a posto il giardino, non spendono e non pagano le spese condominiali. Così non va avanti il Paese.
Quindi, la secessione e quello che sarà la Padania sono già dati di fatto perché la gente si è rotta i coglioni!

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, grazie...

GIANLUCA BUONANNO. Questa la verità! Noi vogliamo avere la Padania libera! Libera la Padania rispetto agli altri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

CHIARA MORONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Su Italo?

CHIARA MORONI. No! Signor Presidente, l'onorevole Buonanno ci ha regalato un pezzo straordinario di satira, quindi noi gli suggeriremmo che eventualmente si deve proporre per fare dei pezzi in televisione. Peraltro, è abbastanza incomprensibile che una forza d'opposizione abbia chiesto una seduta fiume, che normalmente è uno strumento che utilizza la Pag. 176maggioranza (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ma detto questo, nonostante l'ora tarda e il fatto che l'onorevole Buonanno con la sua vena comica ci tiene svegli, la pregherei di mantenere il contegno degli interventi nell'Aula, perché il turpiloquio e l'insulto francamente non sono consentiti neanche alle tre del mattino (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Inoltre, vorrei che lei ricordasse, come Presidente di turno della Camera dei deputati della Repubblica italiana, ai deputati della Lega Nord che la Padania non esiste ed esiste la Repubblica italiana (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non vorrei mancare l'occasione di dare soddisfazione al collega Buonanno per prendere la parola. Tuttavia, sono seriamente preoccupato ed angosciato dalle dichiarazioni che ha fatto l'onorevole Buonanno, soprattutto all'inizio del suo intervento. Infatti, se le cose che l'onorevole Buonanno ha detto sono vere, si è trattato - ancorché in età giovane - di una effettiva persecuzione nei confronti del deputato Buonanno.
Quindi, signor Presidente, la pregherei, lo sto dicendo sul serio: la mia preoccupazione è viva perché noi siamo alla Camera dei deputati e dobbiamo rispettare il nostro (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...vorrei finire il mio intervento senza essere interrotto dai colleghi della Lega.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Giachetti...

ROBERTO GIACHETTI. Quindi, non posso impegnare il gruppo, ma, essendo in Aula, voglio esprimere la mia personale solidarietà all'onorevole Buonanno per la persecuzione che ha subito. Mi riservo nelle prossime ore di valutare di presentare una proposta di legge per una Commissione di inchiesta che possa accertare se effettivamente quella persecuzione abbia limitato l'evoluzione della possibilità, anche lavorativa e professionale, dell'onorevole Buonanno.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Giachetti perché stempera con queste battute un clima sicuramente non facile. Infatti, volevo ricordare alla collega Moroni e alle persone che ci stanno seguendo - saranno poche, perché ormai l'ora è tarda - che siamo stati costretti dal vostro comportamento di maggioranza ad intervenire questa sera perché avete impedito all'unica opposizione di questo Parlamento di esprimersi anche in sede di discussione sulle linee generali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Inoltre, sinceramente non vogliamo accettare lezioni. Sul cogito ergo sum si potrebbe aprire un dibattito. Non credo che questa sia l'ora né la sede. Noi siamo qui per dare (Commenti del deputato Moroni)...cogito ergo sum: non so se lei ha fatto il liceo classico o lo scientifico...

CHIARA MORONI. Maturità classica!

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Quindi, penso che sappia che cosa significa cogito ergo sum...

PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, parli a me, che ho fatto anch'io il liceo scientifico e siamo in una fase di confessioni generali...

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. L'onorevole Moroni mi guardava come se questo fosse un dialetto di una qualche valle della nostra bellissima Padania, in realtà è latino. Credo che lei lo sappia o, se non lo sa, si vada a spiegare. Non credo Pag. 177che sia giusto fare oggi in questo momento una polemica di questo tipo, perché l'unica polemica che vogliamo fare è contro questo Governo e questa manovra che mette le mani nelle tasche dei cittadini, distrugge le famiglie e distrugge i pensionati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Crosio. Ne ha facoltà.

JONNY CROSIO. Signor Presidente, le prometto che il mio sarà un intervento più sobrio di quello del collega Buonanno. Devo anche ammettere che a scuola ero un secchione, purtroppo. Qui facciamo media.
Su questa manovra la Lega Nord, molto giudiziosamente, con grande senso di responsabilità, ha avanzato diverse proposte per cercare di migliorarla e di renderla digeribile alla nostra gente. Abbiamo avanzato proposte, in modo particolare, per quanto riguarda le infrastrutture del Paese e mi riferisco, in modo particolare, alle infrastrutture di rete, che sarebbero la banda larga, le infrastrutture passive, la fibra ottica di cui ha tanto bisogno il nostro Paese, e alle infrastrutture strategiche, le strade e la grande viabilità.
Lo abbiamo fatto, come le dicevo, Presidente, con grande scrupolo e lo stiamo facendo già dal Governo Berlusconi. Avanziamo, infatti, regolarmente delle proposte serie per questo Paese proprio noi, barbari sognatori, che siamo da tutti indicati come quelli che vogliono frammentare questo Paese. Ma guarda un po' che le nostre proposte, contrariamente, sono proposte che vanno a unire questo Paese in ordine economico e lo abbiamo fatto con scrupolo, in modo particolare per quanto riguarda le infrastrutture di rete, consapevoli del fatto che i grandi analisti economici internazionali concordano nel dire che un Paese che investe nelle infrastrutture di rete ha la garanzia di avere un ritorno nel PIL.
Lo abbiamo fatto in maniera seria, signor sottosegretario. Lo abbiamo fatto con una risoluzione, presentata dalla Lega in Commissione trasporti, e condivisa da tutti i gruppi a suo tempo nel Governo Berlusconi, che siamo pronti a ripresentare per valutare la possibilità che, finalmente nel nostro Paese, si possa costituire una sorta di società veicolo per poter realizzare quelle infrastrutture passive, per quanto riguarda la fibra ottica, nelle grandi città e nei grandi distretti industriali. Abbiamo fatto anche delle proposte e le abbiamo rivolte al Ministro Passera, nell'audizione che abbiamo avuto anche nella Commissione con degli emendamenti e lo faremo anche con degli ordini del giorno. È una cosa molto importante in ordine politico e in ordine economico nel Paese. Nel nostro Paese, infatti, sono state individuate quelle che vengono definite appunto le grandi infrastrutture, le opere strategiche che sono inserite nella legge obiettivo. La richiesta che facciamo a questo Governo è di capire quale sarà il comportamento e l'atteggiamento di questo Governo su queste infrastrutture che sono immediatamente cantierabili, che hanno trovato la condivisione politica negli ultimi dieci anni nei Governi che si sono succeduti, che come valore aggiunto - e questo specialmente nelle regioni del Nord - oltre a trovare la condivisione politica degli enti locali, in tutti gli ordini di grado, addirittura come valore aggiunto gli enti locali si sono autotassati per realizzare queste opere che sono di competenza esclusiva dello Stato.
La mia domanda, che ricorre da molto tempo e anche verso il vostro Governo, è questa: quale sarà l'atteggiamento di un Governo tecnico quando in poche occasioni in questo Paese vi è stata condivisione politica? In ordine a queste opere che sono fondamentali e strategiche per il Paese e, in modo particolare, sono al Nord, vi è questa forte condivisione. Credo, signor sottosegretario, che non vi potete permettere di disattendere questa aspettativa, perché siete un Governo tecnico e dovete fare i tecnici. Possiamo anche avere grande rispetto del vostro lavoro e io lo possiedo. Però, quelle poche volte che questo Paese è riuscito ad avere una grande sintesi in ordine politico credo che debba avere lo stesso rispetto. Pag. 178
Se il rispetto, signor sottosegretario, è contenuto in questo libro, che è la sintesi del vostro lavoro e che - farò una battuta - sinceramente mi aspettavo magari di trovarlo scritto in tedesco, visto che gli ispiratori sono oltralpe, però voglio dire una cosa magari a chi lo ha scritto: Achtung Frau Merkel, fur wich ist ein wein geferlich, das ist eine grosse scheise. Non lo traduco perché forse sarei censurato dal Presidente. Però, le prometto, signor sottosegretario, che questo libro lo conserverò gelosamente, perché non so quale sarà il mio futuro politico, ma se qualcuno un giorno mi chiederà cosa dovrà fare per il bene del Paese e cosa dovrà fare per il bene della propria terra, gli dirò di non scrivere mai un libro così, che non va bene. Non scriverlo mai (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Credo, signor sottosegretario, molto umilmente mi sono accorto che nell'ultima pagina vi è anche scritto il valore di questo libro, se qualcuno lo vuole acquistare. Costa 22,60 euro. Credo che quello che avete fatto non vale nemmeno i 22,60 euro della carta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Vizia. Ne ha facoltà.

GIANCARLO DI VIZIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, mi soffermerò brevemente, data la tarda ora, su due aspetti della manovra. Ora, è chiaro a tutti che per seguire l'equilibrio economico, in un momento in cui vi è una necessità di risanamento, si può agire o sull'entrata, o sulla spesa o su entrambe.
Il Governo Monti che lei rappresenta, signor sottosegretario, è chiaro che ha preferito nella sua manovra dare spazio soprattutto a nuove entrate con l'istituzione di nuove tasse, tanto care al mondo della sinistra, colpendo fabbricati, IVA, prima casa, aumentando del 60 per cento gli estimi catastali, i bolli. Tra queste c'è anche una tassa che colpisce lo stazionamento di imbarcazioni, previsto nell'articolo 16 del decreto-legge al nostro esame.
L'articolo 16 di questo decreto-legge che qualcuno, forse senza conoscerne bene il contenuto, chiama «salva Italia» infligge un colpo mortale all'economia turistica del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Nei fatti questo provvedimento comporterà una fuga verso le nazioni concorrenti dell'Italia nel Mediterraneo: Francia, Spagna, Slovenia e Croazia come ha ricordato il presidente Stefani nel suo primo intervento. Tutti gli Stati confinanti con il nostro Paese saranno avvantaggiati da questo decreto-legge. Saranno quindi mete privilegiate per tutti coloro che attualmente pagano l'ormeggio della propria imbarcazione in una delle numerose città italiane di mare.
Senza parlare del danno che questo provvedimento arreca in maniera indiretta alla cantieristica da diporto per tutti coloro che svolgono manutenzione o servizi nel campo della nautica: si parla di circa centomila persone che lavorano in questo settore, molte delle quali sono giovani. Il gettito della tassa sarà superiore alle perdite a cui andrà incontro il settore nautico e l'indotto? Questa è la domanda. Io credo proprio di no, signor sottosegretario.
Credo che qui si parla di una tassa che colpisce coloro che usano lo scafo come mezzo di locomozione abituale, vedi Venezia, le Cinque Terre in Liguria. Si parla di una tassa che colpisce tutto il mondo dell'associazionismo che vive il mare e la navigazione come risorse didattiche, educative e formative. Questa tassa colpisce quelle imbarcazioni che navigano sui nostri mari per monitorare le condizioni del territorio costiero e intervenendo a tutela dell'ambiente. Questa tassa colpisce quelle scuole di vela che ogni anno accolgono e istruiscono decine di migliaia di giovani per insegnare loro la disciplina sportiva. Colpisce quelle imbarcazioni che nell'ultimo anno hanno raccolto sedicimila persone diversamente abili e minori a rischio perché la navigazione a vela è anche uno strumento educativo e di inclusione sociale. Ci sono piccole aziende che utilizzano le imbarcazioni perché sono complementari allo svolgimento della propria attività come le scuole nautiche e non è logico cercare di risollevare l'Italia decretando la fine di queste piccole attività. Pag. 179
Il mare, signor sottosegretario, non è riserva esclusiva dei ricchi, se Dio vuole. Così come è formulato l'articolo in questione non grava sulla proprietà dei beni di lusso e sui grandi patrimoni ma andrà a colpire la parte del parco natanti della piccola utenza stanziale e la rete ampia dell'indotto dei servizi e della produzione nautica con progressivo svuotamento degli approdi turistici italiani.
Il Paese Italia, voglio ricordare, ma lo sa benissimo signor sottosegretario, è ai primi posti per la nautica da diporto, la regione Liguria è in testa alla graduatoria nazionale con 26 mila posti barca, seguita dalla Sardegna con 17 mila, la Toscana con 16 mila - che ha il 48 per cento delle barche superiori a ventiquattro metri - la Campania ha 15 mila posti barca, il Friuli 13 mila e Sicilia e Puglia 12 mila, e così via. Inoltre vorrei ricordare che nella mia città, La Spezia, è presente la facoltà di ingegneria nautica che ogni anno licenzia giovani laureati che trovano occupazione nella cantieristica da diporto. Nel mio territorio, la Liguria, ci sono numerosi porticcioli turistici che vanno dal fiume Magra al confine con la Toscana fino a Ventimiglia passando per La Spezia, Lavagna, Rapallo, Genova, Savona e Imperia e sono molte le attività cantieristiche ivi collocate.
Quindi diciamo che l'Italia vive anche con la sua offerta turistica e il mare è uno dei nostri patrimoni primari; non possiamo perdere i nostri dipartisti. Ora si vuole fare cassa, però credo in fin dei conti non si può parlare di entrate nelle casse dello Stato ma solo di uscite, di imbarcazioni e di soldi.
Concludo brevemente solo dicendo due parole sull'articolo 40, signor sottosegretario, perché mi ha colpito in quanto siamo in un periodo di crisi, l'ha ammesso il suo Governo, l'ha ammesso persino la Marcegaglia, la Confcommercio, tutti sappiamo che siamo in periodo di recessione che significa anche crisi nel mercato del lavoro. Mentre gli altri Paesi come gli Stati Uniti con Obama e Cameron nella Gran Bretagna o Regno Unito come si vuol chiamare hanno preso dei provvedimenti sull'immigrazione che sono quelli di favorire un'immigrazione qualitativa che non vada a peggiorare le condizioni e l'inclusione sociale dei nuovi arrivati, trovo strano che questo Governo prenda dei provvedimenti come quello di fare entrare nel nostro Paese immigrati, poveri disperati che si vanno ad aggiungere a tutti quelli che sono esclusi dalla crisi economica, cioè nuovi disoccupati, sia italiani che immigrati regolari, si voglia facilitare l'ingresso nel nostro Paese mandandoli a lavorare forse - se trovano un lavoro - a persone sprovviste del permesso di soggiorno. Credo che questo la dica molto lunga sulla preparazione di questo Governo: siete fuori dai tempi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Giachetti e signor sottosegretario, questo decreto-legge come hanno detto molti colleghi non è solo ingiusto, è anche depressivo e si configura come un attacco al nord e alla Padania. Cito solo alcuni passaggi: avete centralizzato l'IMU, rivalutato il valore catastale del 60 per cento. L'IMU è una vera tassa etnica, si paga solo al nord dove il catasto funziona. Inoltre, per rafforzare i concetti espressi in quest'Aula dal Presidente del Consiglio Monti - i poteri forti non esistono e nel mio Governo non ci sono conflitti di interesse - per le banche la rivalutazione è stata ridotta al 20 per cento.
In un momento di mancanza di liquidità e di blocco del mercato immobiliare imponete questa nuova tassa soffocando così ogni speranza di ripresa. Non solo, ma avete esteso l'IMU anche alle aziende agricole, altro settore nevralgico in difficoltà, che magari si aspettava da parte vostra e dei tecnocrati europei un aiuto contro la contraffazione e l'attacco al made in Italy. Invece li sommergerete con 4 miliardi di nuove tasse. Raramente si è vista tanta intelligenza operosa al lavoro.
Ieri sera il Presidente del consiglio si è vantato della riforma strutturale delle Pag. 180pensioni di anzianità e qui siamo più nel campo della demolizione che in quello della riforma. Vede, signor Presidente, se si decidesse di abolire la scuola dell'obbligo o - se il sottosegretario mi ascoltasse - di sopprimere gli over settanta, sarebbe ugualmente una riforma strutturale nel senso cioè di un risparmio garantito negli anni.
Ma qui non siamo nel Terzo Reich. Avete colpito gli unici che pagano e contribuiscono a sostenere il sistema previdenziale. Lo sa il Presidente del Consiglio che con quarant'anni di contributi in Italia, dove - non lo dite mai - si pagano i più alti contributi d'Europa, la pensione percepita è più o meno pari ai soli interessi sul capitale versato? Non è difficile, basta conoscere quattro operazioni. Si insegnano ai tecnici le quattro operazioni o anche queste sono un bagaglio obsoleto di una cultura corporativa? In pratica, avete alzato di botto di sei anni l'età della pensione, senza prevedere un intervento sulla scandalosa evasione di contributi nel Mezzogiorno, senza prevedere un'azione sistematica sulle pensioni di invalidità.
Lo sa il Presidente del Consiglio che su 300 mila pensioni controllate tra il 2009 e il 2010 - parliamo di pensioni di invalidità - grazie alla battaglia della Lega Nord, ben il 25 per cento sono state revocate perché fasulle? Certo che lo sa, se no non sarebbe un tecnico. Però pur avendo il nome, il cognome e l'indirizzo di tutti i percettori non si è fatto nulla. Basterebbe anche solo regionalizzare la gestione dell'INPS per fare piazza pulita di tutti i disonesti. È stato più facile per voi invece derubare i soliti polentoni. Questa sarebbe la vostra equità? Allora, mi viene una domanda: il Presidente del Consiglio è sicuro di essere nato a Varese? Perché quando vedo la sua manovra più che alla Lombardia penso alla Transilvania.
Avete cercato di eliminare le province con un provvedimento grottesco nella forma, che dà anche l'idea della democrazia tecnocratica che vi ispira. Avete decretato il decadimento dei consigli provinciali e delle relative giunte elette dal popolo, voi che siete subentrati schivando le urne con l'aiuto dell'arbitro. Ma vi rendete conto che questa è una situazione vergognosa? D'altronde, non è che ci diate molto ascolto. Inoltre, per sopprimere le province la vostra trovata geniale è stata quella, in barba alla Costituzione e alla decenza, di sostituirle aumentando il potere dei prefetti. Qui mi chiedo se vi ispiriate a Benito Mussolini a questo punto, grande difensore dell'istituto prefettizio.
Sapete che un prefetto costa 150 mila euro solo di stipendio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), il vice prefetto 88 mila e che solo questi due costano più di tutta la giunta e di tutto il consiglio provinciale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Sono inoltre - ve lo dico perché siete professori, ma non siete molto pratici - completamente inutili perché il lavoro lo fanno i questori e quindi sarebbe un risparmio secco. Ma voi avete preferito tagliare la democrazia piuttosto che gli sprechi romani. Il professore andrebbe rimandato sicuramente, perché questa materia non l'ha studiata, non è preparato.
Vi do un altro consiglio: lasciate perdere non solo le province, ma anche la democrazia, le leggi elettorali e il diritto di cittadinanza, perché lì fareste solo danni.
Infine, c'è un altro aspetto drammatico nelle vostre scelte di Governo. Il professore ha detto che questa manovra salva l'Italia. Ha voluto che i giornalisti la chiamassero così. Il professore forse si ricorderà di quando nel 2003 celebrava il successo dell'euro e citava la Grecia a dimostrazione di questo successo. Se non si ricorda, basta che vada su google, digiti le parole Monti e Grecia e risolverà il problema. Chissà se questo vaticinio l'ha sentito anche il Presidente della Repubblica. Io ho qui una copia del Frankfurter allgemeine Zeitung dove hanno speso due pagine - loro che non sono prodighi di spazio - per dire quali sono le tesi della società tedesca e hanno riassunto sette punti irrinunciabili che devono essere raggiunti auf jeden Fall, in ogni caso. In questi punti c'è il fallimento degli Stati che non pagano i buoni del tesoro che hanno Pag. 181emesso, la loro automatica espulsione dall'euro, pur rimanendo nell'Unione. C'è la previsione di un piano di rientro di tutti i debiti e chi non rientra o non è in grado di farlo deve uscire dall'euro. C'è la richiesta alle banche di ricapitalizzarsi non soltanto come dice l'EBA, ma addirittura è previsto che se una banca si indebita debba intervenire obbligatoriamente lo Stato comprando le azioni di quella banca che ha comprato i titoli di Stato. Ma se uno Stato è indebitato dovrà emettere altri BOT. Avete già capito dove si arriva. Il risultato finale è che i nostri BTP non sono più un bene diffuso.
Quindi, giusto per capirci, voi state facendo un casino di tasse, di tagli alla società del nord e state massacrando il nostro tessuto sociale, ma finiremo con l'uscire dall'euro e con la svalutazione. Sarebbe stato più onesto dire ai cittadini italiani che lo Stato centralista è fallito e che, pertanto, bisognava andare a Bruxelles a trattare l'uscita dall'euro. Almeno avremmo salvato le imprese e il lavoro delle nostre famiglie. Voi non l'avete voluto fare e avete voluto ingannare i cittadini. Guardate che i fatti sono testardi. Lo dico anche per l'unione sinistra-destra, nuovo patto Ribbentrop-Molotov: un giorno qualcuno potrebbe chiedervi di rendere conto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, ringrazio i colleghi e il sottosegretario. Intervenendo dopo il collega Torazzi, è ben difficile avere delle argomentazioni ancora esaustive per il provvedimento, però si rendono necessarie indubbiamente alcune valutazioni. Anche vista l'ora tarda cercherò di essere breve, essendomi anche alzato alle 5 di ieri mattina. Il mio intervento toccherà pochissimi punti. Innanzitutto faccio riferimento ad una situazione che è capitata proprio a fagiolo, come si suole dire, in Commissione attività produttive.
Un sottosegretario di questo Governo, di cui non ho il piacere di conoscere il nome - così come penso che egli non conosca il nome di nessun deputato di questo Parlamento, essendo un tecnocrate, un professorone, come si è definito lui in Commissione, un economista, ricordandogli che, come disse qualcuno di Cavoretto, una zona di Torino: chi troppo studia, matto diventa - è venuto in Commissione ad enunciare che la patrimoniale è una tassa liberale, che serve ad incentivare a utilizzare i propri beni ed a non tenerli in proprio conto, fermi. Ribadendo ulteriormente questa affermazione, ha detto che in tutti i Paesi liberali esiste una patrimoniale. Sul piano dell'incentivo alle vendite, faceva l'esempio delle case.
Forse, anzi sicuramente, potrebbe esistere questo sistema, forse valutando alcuni immobiliaristi italiani di questa cosiddetta Italia, tipo Ligresti o Caltagirone. Non avrebbero paura o problemi a svalutare il proprio bene, avendoci già speculato in precedenza nella costruzione, con manovalanza sottopagata e, il più delle volte, in nero.
Ma il nostro pensiero è rivolto soprattutto a quei piccoli imprenditori, a quegli imprenditori padani che si sono costruiti il proprio impero e la propria fortuna, portando sicuramente vantaggio a se stessi, ma anche al territorio, senza specularci più di tanto, perché non possiamo neanche essere falsi con noi stessi o credere che il cosiddetto Paese Italia sia il paese di Bengodi. Sicuramente, noi abbiamo la certezza che tanti hanno evaso il fisco, hanno ingannato lo Stato, hanno eluso gli accertamenti, ma vi è da considerare che questi piccoli imprenditori, oggi, con il sistema imprenditoriale in crisi, non avrebbero la possibilità di sopportare una patrimoniale.
Infatti, dovrebbero svendere i propri beni, perdendoci ancora ulteriori capitali. Non sono capitali che rientrerebbero dall'estero, perché quei capitali li hanno già consumati pagando attivamente la crisi in questi anni, mantenendo e sostenendo la propria attività.
Dobbiamo fare menzione anche di altre situazioni, innanzitutto della rivalutazione degli estimi catastali, una cosa molto kafkiana, in questa cosiddetta Italia. Essendoci Pag. 182due Italie, la Padania e il Meridione, o la Padania e il Sud, come le si voglia chiamare, dobbiamo renderci conto che in Padania il catasto esiste, al Sud non esiste. In una mia interrogazione di qualche mese fa facevo proprio riferimento ad una località del Sud, del cosiddetto Meridione, in Calabria, Isola Capo Rizzuto, che non ho avuto la fortuna di visitare; indubbiamente, vi è la certezza, anche da parte di questo Stato, che più dell'80 per cento degli immobili non sono accatastati.
Lì vi è da valutare cosa sta avvenendo, cosa avverrà sugli estimi catastali e sulla rivalutazione. La rivalutazione di cosa, se non esiste un catasto? Faccio un esempio fra i tanti, fra le migliaia di comuni che esistono nel Meridione che non hanno un catasto, che hanno avuto una speculazione edilizia fuori controllo, in cui, in questi anni, non vi è stata assolutamente la volontà da parte degli amministratori locali e dei sindaci di mettere in regola almeno il proprio territorio.
Un'altra valutazione molto veloce è sulla detrazione dell'IRAP. Oggi, con la crisi, sicuramente è un'operazione molto importante per gli imprenditori, anche padani, ma che deve essere valutata in un momento storico favorevole, non in un momento storico in cui gli utili sono quasi inesistenti o vi sono solo grosse perdite.
Infatti, vorremmo capire, sulla detrazione dell'IRAP, quale sarà l'imprenditore onesto che potrà permettersi di farla. Sulle considerazioni ulteriori della manovra sono già state spese tante parole. Bisogna, però, capire qual è la certezza di questo Governo: ci siamo resi conto, come il popolo del Paese cosiddetto Italia, che Monti, il Ministro, il professore, il senatore a vita, ha la certezza di prendere soldi dove vi sono, dai poveri, che ne hanno pochi, ma sono tanti. Invece, la mission di questo Governo doveva essere di cercare di prendere i soldi effettivamente a chi ce li aveva, a quelle persone che si potevano permettere di pagare la crisi, senza andare ad intaccare chi ha già pagato in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Forse, se il professor Monti avesse seguito le indicazioni di un imprenditore torinese, avrebbe utilizzato, sì, dei tecnici, ma dei tecnici veri, delle persone non elette dal popolo, come noi, come il gruppo della Lega Nord, come noi parlamentari, ma, indubbiamente, non come voi, persone vere, indicativamente come l'onorevole Munerato o l'onorevole Isidori, che hanno fatto la loro fortuna non speculando sulla testa degli altri, come state facendo e come avete fatto voi, in questi anni. Penso semplicemente a qualche Ministro, tipo quello delle attività produttive, che è stato citato da più persone in quest'Aula, oggi.
Vi è da considerare che vi sarebbe stata una considerazione favorevole, per il Paese cosiddetto Italia, se qualche tecnico fosse stato preso fra gli imprenditori che hanno fatto grande questo Paese cosiddetto Italia; sicuramente, vi sarebbe stata una valutazione diversa su questa manovra. L'unica cosa che ci sarebbe da dire ulteriormente è l'auspicio che in questa nottata il Presidente Monti acquisisca consapevolezza e domani rassegni le dimissioni al Presidente della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questa sarebbe una gratificazione del Paese, della Padania, e sicuramente vi sarebbe un ringraziamento del gruppo della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, siccome sono qui ad ascoltare con grande attenzione gli interventi dei colleghi della Lega che si susseguono, le chiederei la cortesia di aiutarmi a capire.
Da tutti gli interventi che vi sono stati, mi era sembrato di capire che il pensiero della Lega significasse che non vi è l'Italia, ma vi è la Padania. Il collega Allasia, invece, adesso, all'improvviso, dacché non avevamo un'Italia, ci ha informati che abbiamo due Italie: l'Italia della Padania e Pag. 183l'Italia del Meridione. Allora, visto che sono previsti altri interventi dei colleghi della Padania, se fosse possibile alla fine fare una sintesi di questo profondo ragionamento sull'identità del nostro Paese, sulla sua diversità e riuscissimo a capire al termine del dibattito se esiste un'Italia, se esistono due Italie, se esiste la Padania, se esiste il Meridione e se esistono insieme in un'Italia scomposta, questo ci aiuterebbe anche nel prosieguo dei nostri lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, cercherò in coda all'intervento di dare una risposta al collega Giachetti, anche se le persone accorte, come il collega Giachetti è, sanno benissimo che non è tanto l'esistenza delle istituzioni da un punto di vista politico che crea l'unità culturale, storica, geografica e identitaria di un popolo, ma sono i fatti. La realtà che si vive all'interno di questo territorio che si chiama Repubblica italiana è che esistono due velocità profondamente diverse tra Nord e Sud. Quindi, è la società reale, nei fatti, che ha determinato ciò che può essere chiamato Padania, Meridione oppure due Italie. Lascio al collega Giachetti la migliore definizione secondo il suo percorso culturale e politico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Noi siamo qui perché ci è stata tolta, di fatto, la possibilità di intervenire in sede di discussione sulle linee generali del provvedimento in esame e, quindi, abbiamo dovuto, in qualche modo, ripiegare in sede di interventi sul complesso delle proposte emendative. Fra l'altro, le proposte emendative presentate in Aula non avevano sicuramente intenti ostruzionistici visto che sono state ridotte a poco più di cinquanta, contro le seicento depositate in Commissione. Questo nonostante tutto, visto che, ripeto e sottolineo, non erano emendamenti ostruzionistici, ma tentavano di migliorare una manovra assolutamente iniqua. Dunque, dicevo, ci è stata tolta la parola e, quindi, ripieghiamo in questa sede.
Bene, allora le considerazioni vanno svolte sul decreto in esame. Riprendo le tre parole con cui il Presidente del Consiglio Monti si è presentato alle Camere: rigore, sviluppo, equità. Devo dire che una differenza profonda che passa tra il professore senatore, nominato, catapultato, Monti e l'ex Presidente del Consiglio, eletto dal popolo, Berlusconi, è che, se non altro, quando Berlusconi raccontava le barzellette diceva prima che stava per raccontare una barzelletta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non cercava di vendere fumo ai cittadini italiani. Invece qui il professor Monti, il senatore Monti, ha fatto un'enorme operazione di ipocrisia politica perché se si parla di rigore, certamente lo si deve fare non aumentando le tasse, ma tagliando gli sprechi, non togliendo quelle poche risorse che servono ai nostri pensionati per cercare di sopravvivere, neanche di vivere, ma tagliando, ad esempio, come ricordavano alcuni colleghi, i trentaduemila dipendenti della regione Sicilia, i venticinquemila forestali della Calabria o tutta una serie di enormi carrozzoni burocratici che questo Governo si è ben guardato dal toccare.
Sullo sviluppo poi non parliamo, non pervenuto, assolutamente, anzi, proprio in queste ore vi sono notizie molto allarmanti su questo tema che provengono da un'altra esperienza europea molto difficile, preoccupante e allarmante che è quella della Grecia. Anche lì è stata fatta un'operazione di salvataggio, di cambio di Governo, di inserimento di tecnici, anzi di «bancocrati» se vogliamo usare un neologismo, per salvaguardare i conti pubblici della Grecia, poi però non si è guardato assolutamente allo sviluppo e adesso viene fuori che la situazione è ancora peggiore rispetto a quella iniziale, prima dell'ingresso del nuovo Governo. Idem in Italia dove in materia di sviluppo non è stato fatto assolutamente nulla, anzi, gli stessi Ministri di questo Governo, la Corte dei conti e altre istituzioni dell'attuale Repubblica italiana - della defunta Repubblica italiana, vorrei dire, perché questa cedevolezza nella sovranità rispetto all'Europa ormai ha definitivamente sancito la morte Pag. 184degli Stati nazionali, in primis dell'Italia - hanno sancito che non vi può essere alcun tipo di sviluppo, anzi, questa è una manovra pesantemente recessiva.
Per quanto riguarda l'equità poi siamo al peggio del peggio perché, quando si parla di equità e poi si fanno le rivalutazioni delle prime case dei pensionati, gli stessi pensionati ai quali è stata negata la rivalutazione delle pensioni, si alzano gli estimi catastali e, contestualmente, alle banche si alzano solo di un terzo rispetto al livello previsto per la povera gente, si può parlare di tutto tranne che di equità, così come quando si vanno a toccare le pensioni dei lavoratori. Ma questo Governo non prende assolutamente in considerazione le proposte emendative presentate dalla Lega che, invece, tagliavano un'aberrazione, ossia l'assegno sociale ai cittadini extracomunitari che, senza avere mai versato un euro nelle casse dello Stato italiano, con solo dieci anni di presenza in questo territorio, possono percepire un assegno di 7 mila euro l'anno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questa è la vera schifezza di questo Governo, un Governo che, sfatiamo un mito, non è stato catapultato in maniera assolutamente antidemocratica all'interno di queste Aule parlamentari per salvaguardare i conti pubblici, ma per prendere ordini da qualche potente lobby internazionale da un punto di vista finanziario che ha tutto l'interesse a continuare a speculare sul nostro debito pubblico.
Questo non è un Governo fatto di esperti. Questo è un Governo fatto di incapaci. Questo non è un Governo fatto da persone autorevoli, ma è fatto da persone che si comportano come burattini, prendendo ordini da Francia, Germania e, forse, anche da qualche Paese al di fuori dell'Unione europea. Questo non è un Governo di professori, ma è un Governo di cialtroni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Negro. Ne ha facoltà.

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, è un caso strano che io della Lega Nord mi chiami «Negro»: razzista, quindi, non posso certo essere con me stessa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Tuttavia, prima di dare un giudizio sulla manovra, ho condotto alcuni studi, aiutata anche da alcuni colleghi sindaci limitrofi per capire esattamente quanto e cosa comportava la manovra a livello locale.
Per quanto riguarda l'IMU, quando abbiamo condotto i nostri studi ed attivato le ragionerie e l'ufficio tributi, i dati che arrivavano mi davano sempre più l'idea di essere Dracula. Lo dico con estrema franchezza. Noi abbiamo comuni che con 20 mila abitanti incasseranno 9 milioni di euro di IMU e ne verseranno allo Stato 7 milioni 200 mila euro, lasciando al comune 1 milione 800 mila euro.
Vorrei sapere quale altro comune del sud Italia versa quattro volte di quanto gli rimane in cassa. Il dramma è poi un altro, guardando sempre l'ufficio protocollo e mantenendo sotto controllo la situazione generale. Infatti è facile parlare da quei banchi e dire che c'è crisi. È diverso, però, quando si vedono i propri cittadini iscritti nelle cartelle esattoriali di Equitalia o, piuttosto, si vedono tutte le cambiali, che arrivano protestate, e si vedono quante persone piangono, perché non riescono più a far fronte a quella realtà. In un solo giorno, nel mio piccolo comune di 6.500 abitanti, sono arrivate novanta cartelle da Equitalia, mentre un anno e mezzo fa novanta cartelle le abbiamo ricevute in un mese.
La situazione è veramente cambiata. In relazione ad un'analisi su quanto un semplice cittadino dovrebbe pagare di IMU, noi aumentiamo circa due volte e mezzo quelle che erano la TIA e l'ICI. Mi sono chiesta: ma ad un anziano con una pensione di 600 euro, come faccio ad andare a chiedere 700 o 750 euro di IMU?
Sarò io stessa come sindaco, come amministrazione, ad iscrivere quelle persone a ruolo? Ci ponete, quindi, nella situazione di fare cassa con la nostra faccia, la faccia dei cittadini che hanno preso i voti affermando: saremo leali e gestiremo i soldi pubblici con equità e Pag. 185conoscenza. Ma poi notiamo gli sprechi, che continuano a perpetuarsi. La vostra manovra, infatti, è la classica manovra di chi, avendo prosciugato un pozzo, ne cerca un altro, ma non cambia rubinetto per non fare fuoriuscire l'acqua. Questo è quello che avete fatto voi, in maniera molto banale e molto semplice.
Mi sono anche posta un altro passaggio, ovvero se tutta questa crisi, quindi tutto questo aggravarsi ed accanirsi sulle famiglie, sia un obiettivo per regalare altre case alle banche. Vi sono interi quartieri in determinati paesi, dove le banche sono ritornate proprietarie di interi capitali. Mi sono anche posta una riflessione, dicendo: mettete in ginocchio i comuni virtuosi.
Svolgo una riflessione come amministratore locale ed avendo dimezzato in due anni e mezzo i debiti che mi hanno lasciato i miei predecessori, che fatalità rispecchiano esattamente l'orientamento di questa maggioranza, PdL e PD assieme. Nella mia amministrazione era la stessa cosa. Ciò significa voler mettere in ginocchio coloro che, dopo avere messo la faccia e gestito bene, non hanno più la possibilità di dare delle risposte ai propri cittadini.
Vedendo come è conciata Roma a festa - uso proprio il termine «conciata» - ritengo che anche il suo sindaco poteva fare a meno di allestire le luminarie e così poteva anche fare a meno di chiedere 350 milioni di euro che voi, il giorno dopo di quando vi siete insediati, avete elargito. Avete elargito soldi dei cittadini del Nord, che non hanno le luminarie, perché i loro sindaci non hanno nemmeno i soldi per allestirle (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
È una tristezza e un rammarico che un sindaco, credo anche abbastanza giovane, porta in seno. Ma vedo che, anche se cambiano le persone, le teste sono le stesse e, pertanto, c'è la tristezza che dovremo toccare il fondo. Anche questa manovra, se continuano i sistemi così come stanno continuando, ci porterà a farne delle altre. Arriveremo bene in fondo e arriverà finalmente il benedetto cambiamento.
Noi per anni abbiamo elaborato i bilanci con gli oneri di urbanizzazione e, adesso che anche l'edilizia è in affanno, come faremo a chiuderli? Viene in mente il conto che abbiamo anche un'altra parte del Paese che è in difficoltà?
Vorrei aggiungere anche un'altra considerazione. Noi per tre anni e mezzo di mandato abbiamo sentito i parlamentari dei gruppi PD e PdL sostenere che l'agricoltura è in ginocchio. Ma in questo provvedimento, voi la mettete veramente in ginocchio, perché ponete gli agricoltori a pagare l'ICI chiedendo loro soldi. Poi vediamo che il nostro nuovo Ministro Catania prevede di tagliare alle regioni del Nord, in particolare al Veneto, il 49 per cento di quelli che sono i Fondi PAC.
Quindi tagliate da una parte e mettete l'ICI dall'altra. Togliete i fondi per il gasolio agricolo e quindi il gasolio agevolato ed in più tagliate i fondi PAC. Vorrei sapere come faranno i nostri agricoltori a chiudere i bilanci delle nostre aziende (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Con rammarico e veramente più profondo io insegno a mia figlia ad avere fiducia nel futuro, ma quando vedo che 25 miliardi sequestrati alla mafia sono spariti, mi chiedo: che fine hanno fatto? E di quelle persone in cassa integrazione, cosa intendete fare? Queste sono due domande che pongo alla sua attenzione, signor sottosegretario, perché lei è l'unico che è rimasto. Se avrà la bontà di rispondermi, credo che saranno risposte che i nostri concittadini hanno desiderio di ricevere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Consiglio. Ne ha facoltà.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, per fortuna non piove, sennò sarebbe una serata da lupi! La Lega non è certo qui, questa sera, per fare ostruzionismo, ma del costruzionismo. Il decreto-legge che la Camera è chiamata a convertire recherebbe, secondo la rubrica, disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici. Pag. 186
I colleghi che mi hanno preceduto - è stato più volte ribadito - hanno già sottolineato che, in realtà, le misure contenute nel provvedimento, anche dopo le modifiche apportate presso le Commissioni, non perseguono in alcun modo obiettivi di crescita e di equità, ma penalizzeranno, attraverso un forte iniquo aumento del carico fiscale, i contributi ai più deboli e, in generale, ai lavoratori e alle imprese del Nord.
È una manovra che nasce sotto dettatura europea, questo è già stato anche valutato nei lavori della XIV Commissione. Pochi sanno, però, e chi lo sa non lo vuole ammettere, che l'impostazione generale che è stata inserita nel nostro decreto-legge in esame è, in larga parte, dettata dall'Europa. Essa recita, in alcuni passaggi, in un modo squisitamente letterale e trascritto: precisare i contenuti delle modalità di attivazione della clausola di salvaguardia (...), creare cuscinetti per salvaguardare gli obiettivi di finanza (...), ridurre l'alto costo del sistema pensionistico il più velocemente possibile (... ), il carico fiscale andrebbe spostato dal lavoro al consumo e alle proprietà immobiliari, eccetera.
Mi fermo qui, signor Presidente, perché consiglio ai miei colleghi e a tutti di leggere integralmente il rapporto per sapere in anticipo quelli che saranno i contenuti dei prossimi provvedimenti perché l'Europa li ha già scritti.
Questo Parlamento sta rinunciando non soltanto alle sue prerogative verso il Governo, ma sta svendendo la sovranità del Paese nel suo complesso. Con il vostro atteggiamento, state certificando che un mero rapporto della Commissione europea, adottato peraltro al di fuori di poteri e procedure previsti dai Trattati, condizioni le decisioni e i destini di un Paese, delle sue imprese e dei suoi cittadini. Vi state assumendo una grave responsabilità storica di cui i cittadini vi chiederanno presto conto.
Non possiamo, nel modo più assoluto, assecondare questa Europa, che non è l'Europa che la Lega vuole, non è l'Europa che la Lega, anche in un primo momento, ha sognato. Un'Europa dei popoli e non dei faccendieri e dei poteri forti; un'Europa che non ha rispetto per la nostra produzione agricola, per i nostri prodotti di eccellenza, per le nostre specificità; un'Europa che non tutela nel modo più assoluto le nostre piccole e medie imprese, tanto meno il nostro eccellente manifatturiero. Un'Europa che ha la stessa moneta, ma che manca di una governance politica; un'Europa che viaggia a diverse velocità, in un asse franco-tedesco che ha poco a che fare con un atteggiamento positivo nei confronti degli altri Stati facenti parte. Un'Europa che ha tentato in tutti i modi di abbandonarci nella risoluzione delle problematiche legate al problema degli sbarchi e dell'immigrazione clandestina. Qui mi sento di ringraziare Maroni per il lavoro svolto.
Avete reintrodotto una delle tasse più odiate degli italiani, cioè l'ICI sulla prima casa. Tantissima gente, tra l'altro, ha il problema di pagarsi il mutuo sulla prima casa e adesso si vedrà tassare ulteriormente. Delle aliquote catastali si è già parlato prima: è un altro atteggiamento poco positivo, visto che le aliquote venivano, tra l'altro, nelle regioni del Nord, già calcolate in un certo modo. Quindi, l'aumento del 60 per cento andrà a incidere ancora di più e sarà una tassa squisitamente del Nord.
Sulle pensioni, i colleghi hanno già parlato molto, ma, in questo intervento, io volevo ribadire la mia contrarietà ad un sistema di pensioni che, comunque, graverà per il 70-75 per cento soprattutto al nord e, quindi, sarà un altro balzello per il nord.
L'ulteriore aumento dell'IVA al 23 per cento non farà altro che penalizzare la produzione e i consumi. E chi li pagherà? Sempre il Nord, perché, in questo Nord, c'è la produzione, c'è il commercio e ci sono le fatture. Altra tassa per il nord.
La Lega Nord ha presentato molti emendamenti, che sono stati valutati, pensati, calibrati in modo da far diventare un po' meno peggio questa manovra, che, come già più volte questo gruppo ha ribadito, non aveva bisogno di un pullman Pag. 187di professori, ma di un discreto ragioniere e di un volenteroso geometra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Anzi, dopo l'intervento dell'onorevole Buonanno, aggiungerei anche che il ragioniere, anche se viene bocciato due volte, veniva buono lo stesso.
Questo Paese, con questa manovra, sta perdendo un'occasione unica, quella di mettere a regime un federalismo fiscale su cui abbiamo lavorato per tre anni, un federalismo che con i suoi decreti poteva veramente incidere sulla roccia la parola responsabilità, che in moltissime realtà - comuni, province e regioni soprattutto del centrosud - è assolutamente sconosciuta.
Poi, vorrei svolgere un passaggio sulle province. Io vengo da Bergamo come alcuni miei colleghi, come il presidente della provincia Pirovano prima, che ha fatto un ottimo intervento: fatele funzionare come la provincia di Bergamo e, poi, vedrete che toglierle vuol dire assolutamente accorgersi della loro mancanza.
Una manovra iniqua, abbiamo detto, che non favorirà di certo la crescita. Aumentare la benzina: ecco, qui sì che avete avuto un'ottima idea. Nessuno ci aveva pensato mai prima. Siete stati molto originali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Signor Presidente, mi accingo a concludere con una scritta che ho letto su una porta di un museo francese: chi legge impara, chi studia apprende, chi fa non dimentica. Solo che voi avete fatto cose che sicuramente la gente non dimenticherà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo per rimarcare che, ormai, da diverso tempo, direi da qualche ora, non c'e più, di nuovo, il segretario d'Aula e, quindi, domani la redazione del verbale, credo che sarà parecchio difficoltosa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maggioni, che ascolterò con molta attenzione e spero anche nella sua sintesi. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la manovra economica che questa Camera sta discutendo nasce male fin dal titolo. Leggiamo di crescita, di equità e di consolidamento dei conti pubblici, ma francamente nessuno di queste obiettivi verrà centrato. Da settimane, dall'insediamento del Governo Monti, sentiamo un abuso di termini quali stabilità, consolidamento, equità, termini che hanno precise finalità mediatiche, ma che sono privi del loro reale significato.
Si parla di crescita e ciò, signor Presidente del Consiglio, essendo lei un economista, ci stupisce. Si parla di crescita come se l'incremento del PIL, dell'occupazione e del reddito disponibile fosse determinabile semplicemente attraverso un provvedimento normativo. Se si vuole essere corretti e trasparenti, allora finitela di illudere il Paese ed in particolare quei cittadini che oggi trovano difficoltà occupazionali.
Una manovra fatta di tasse non può mettere le imprese, in particolare le imprese del Nord, in grado di battere i competitor indocinesi sui mercati internazionali. Cosa sta facendo l'Unione europea, ci viene da domandare, contro l'invasione del nostro mercato interno dai prodotti provenienti dal sud-est asiatico? Oltre alla pressione fiscale non ci aiuta il valore dell'euro e dobbiamo ricordare che la storia economica del Paese, negli ultimi decenni, ha visto fasi espansive quando la nostra economia non è stata soggetta a rigide discipline di cambio. La realtà è che le istituzioni europee non hanno gli strumenti decisionali per affrontare le criticità del momento e la dimostrazione di ciò è che, nonostante i trattati, le misure economiche vengono proposte ed adottate da un direttorio franco-tedesco e forse italiano che sembra sempre più un conciliabolo. La Lega Nord denunciava questi pericoli alla fine degli anni Novanta. La Pag. 188storia di oggi ci sta rendendo giustizia. Peccato che, a causa di decisioni a noi non ascrivibili, lo stia facendo sulla pelle dei nostri cittadini e delle nostre imprese. La vostra manovra parla poi di equità: francamente non ve ne è traccia. Non c'è equità sociale, perché l'inasprimento fiscale è a carico di chi ha sempre onestamente pagato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Mettete mano alle pensioni di anzianità, cioè colpite chi ha lavorato e versato i contributi. Insomma, ancora una volta il peso della manovra è a carico degli onesti. Le misure che avete introdotto con l'obiettivo di ricevere informazioni dai conti correnti e la massiccia diffusione delle carte di pagamento elettroniche non scalfiranno gli evasori fiscali ed avranno come effetto una schedatura di massa dei consumi e dei comportamenti commerciali di ogni cittadino, oltre che fare le fortune delle società che emettono le carte stesse. Se non c'è equità sociale, meno ancora ve ne è a livello territoriale. Pagano come sempre i cittadini del Nord, colpevoli di aver lavorato ed essere in procinto di maturare la pensione di anzianità, rei di avere accatastato la propria casa e di esigere o produrre lo scontrino fiscale, come tutti gli onesti dovrebbero fare. Ciò che sconcerta - e mi rivolgo ai colleghi del Popolo della Libertà, che con il Partito Democratico ed il Terzo Polo sostengono questo Governo - è che tutto ciò avviene nel silenzio generale. Dove sono finite tutte quelle sigle sindacali che ci hanno contestato ogni giorno, per tre anni, qui fuori, in piazza Montecitorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Dove si sono rifugiati i pacifici indignati, che ascrivevano al Governo Berlusconi ogni colpa riguardo alle infinite inefficienze di questo Paese? Siamo seri e non inganniamo i cittadini: questa manovra sarà depressiva e ciò renderà vano il tentativo di raggiungere il pareggio di bilancio. È curioso vedere come voi del Governo, così come chi vi sostiene qui in Parlamento, siate vittima del sistema economico e finanziario europeo, che tanto convintamente avete costruito e che vi ostinate a difendere.
Avete trasferito alla Banca Centrale Europea la leva monetaria, che consentiva al nostro Paese di stabilire i tassi di interesse ed il valore della moneta. Vi è rimasta la leva fiscale, che state utilizzando per aumentare la pressione fiscale, che causerà l'avvitamento su se stessa della nostra economia. Allora dobbiamo essere, come dicevo prima, trasparenti, corretti ed onesti. In primavera sarà necessaria un'altra manovra di tasse, perché questa Europa e questo Esecutivo si sono messi ad inseguire i mercati piuttosto che a governarli. Il giudizio complessivo sul provvedimento in questione non può che essere negativo. La Padania non può permettersi ulteriori errori da questo Paese, che la ricomprende ma non le consente di crescere come potrebbe e come vorrebbe (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, siccome vedo che il collega Reguzzoni ha l'angoscia della presenza/assenza del segretario d'aula durante le nostre sedute ai fini della redazione del processo verbale, vorrei - così evitiamo almeno su questo di proseguire - ricordare che l'articolo 34 del nostro Regolamento dice espressamente quali sono i compiti del segretario rispetto al processo verbale, che sono quelli di leggerlo e, dopo che l'ha letto, di sottoscriverlo. Il processo verbale è redatto dai funzionari dell'Aula, che anzi ringraziamo, perché mentre noi siamo qui facendo questi interventi e leggendo, sono presenti in Aula dall'inizio della seduta e ci saranno fino alla fine, che sintetizzano le cose che vengono dette e che faranno poi parte del processo verbale. Quindi io credo che il ruolo del segretario d'Aula, che deve essere quello di leggerlo quando ci sarà il momento del processo verbale e Pag. 189poi di sottoscriverlo insieme al Presidente una volta è che stato letto, può essere tranquillamente assolto anche senza che il segretario d'Aula sia presente.

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, vi è anche l'articolo 11 del Regolamento, che sui segretari intende che sovrintendono alla redazione del processo verbale - e in questo momento non sta sovrintendendo -, registrano e accertano che il resoconto stenografico sia pubblicato e non vi siano alterazioni dei discorsi. Pertanto se non sono presenti è difficile, anche se potranno sentire la registrazione. Inoltre, concorrono al regolare andamento dei lavori della Camera. Noi siamo molto ordinati, ma potremmo in qualche modo essere poco regolari, per cui la presenza di un segretario non solo ci conforterebbe, ma ci garantirebbe la regolarità.

PRESIDENTE. La Presidenza aveva presente gli articoli 34 ed 11 e quindi in questo caso già più volte si è espressa, prima la Presidenza Buttiglione ed ora la Presidenza del sottoscritto, in merito a questo. Quindi, essendo le ore 3,10, proseguiamo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

MARCO RONDINI. Signor Presidente, analizzando un recente studio condotto da Il Sole 24 Ore, la prima riflessione che ci troviamo dinanzi è un Paese diviso, dove il settentrione rappresenta la parte produttiva e il meridione l'assistenzialismo. Basta difatti analizzare i dati per comprende in modo chiaro come sia palese questa enorme frazione che trova le sue ragioni in un contesto storico che parte da molto lontano, ed ha le sue radici nell'Unità d'Italia.
Un'unione che non ha saputo valorizzare le differenze dei territori, le radici e le identità proprie, ma è stata realizzata attraverso l'annessione forzata dei popoli e strutturata con una logica basata unicamente sulla gestione amministrativa e burocratica del nuovo Stato. Un'unione che oggi più che mai dovrebbe farci riflettere perché molto simile a quella che si sta realizzando a livello europeo. Nel costituire l'Europa unita sono stati commessi proprio gli stessi errori: prima si è dato vita ad un apparato burocratico asettico e distante dai cittadini, poi si è deciso di procedere istituendo una moneta unica, ed ora ci troviamo dinanzi ad un controllo esercitato sull'autonomia dei popoli anche nella fase decisionale delle linee programmatiche e politiche in merito agli interventi interni che gli Stati nazionali devono assumere per contrastare la crisi internazionale.
Il nostro Paese è stato nei fatti commissariato proprio dall'Europa ed il Governo politico votato dal popolo è stato sostituito da un Esecutivo di supertecnici. Un Governo di esperti dai quali ci saremmo aspettati molto di più. Invece, questo Esecutivo ha saputo presentare una manovra fondata soltanto sull'introduzione di nuove tasse e balzelli a carico dei cittadini. Una manovra che è stata incapace di ridisegnare uno stato sociale diverso, non più fondato sull'assistenzialismo, ma sulla redistribuzione solidale della ricchezza, in modo equo, attraverso meccanismi di contenimento della spesa e di individuazione delle priorità.
Tornando ai dati pubblicati da Il Sole 24 Ore, salta immediatamente agli occhi l'enorme distanza che vi è tra il Sud e il Nord del Paese. Gli assegni di anzianità erogati ogni mese dall'INPS si concentrano per due terzi, il 64,2 per cento del totale, al Nord. La Lombardia ne conta quasi 1 milione, contro le 678 mila pensioni di anzianità dell'intero meridione. Al Sud, invece, si concentra quasi il 44 per cento delle pensioni di invalidità. In passato, ma non solo, si trattava di veri e propri ammortizzatori sociali. Nella sola Campania, su 6 milioni di residenti, l'INPS registra 500 mila inabili al lavoro: un ottavo di tutti gli invalidi della penisola italica abita in Campania. Pag. 190
Cosa ha fatto questo Governo? È andato a toccare le pensioni di anzianità, ma nulla ha previsto per fare emergere tutti quei casi di benefici acquisiti illegalmente che gravano in modo preponderante sulle casse dell'erario. È semplice fare cassa dove i soldi ci sono. È semplice spremere sempre i cittadini del Nord del Paese, che con il loro lavoro hanno contribuito fino ad oggi a garantire che il Meridione potesse sopravvivere grazie a politiche assistenzialiste.
Lo studio condotto da Il Sole 24 Ore fornisce una fotografia disarmante, basti pensare che prima della legge n. 222 del 1984, per essere dichiarato invalido bastava una piccola malattia. Al Sud l'invalidità veniva dichiarata anche in base a coefficienti economici e sociali: bastava un ulcera, a Reggio Calabria, per ricevere l'assegno. I falsi braccianti, come i falsi invalidi, sono stati sempre una grande ricchezza per la politica, un grande serbatoio di voti. Naturalmente hanno attirato anche l'attenzione della criminalità organizzata, che in alcune realtà ha allestito uffici di collocamento paralleli per posti di lavoro fittizi, ma con vitalizi veri.
Non è un caso che il numero dei falsi braccianti agricoli sia particolarmente alto nelle aree a forte radicamento mafioso. Anche ai boss fa gola l'assegno, anche ai boss che maneggiano miliardi, ma all'idea di avere la pensione, anche la minima, non rinunciano. In tanti l'hanno ottenuta, ci hanno provato o l'hanno incassata, pure durante la latitanza: da Michele Greco a Francesco Madonia, da Pippo Calò a Vincenzo Virga, il riciclatore del denaro dei corleonesi, invalido per l'INPS da quando aveva 39 anni.
In un momento di crisi come quello che stiamo attraversando, queste ingiustizie assumono connotati sempre più gravi, e alimentano un senso di abbandono da parte dei cittadini onesti ed un crescente livore nei confronti di una classe politica incapace di affrontare in modo serio proprio questi problemi. Oggi più che mai le scelte inique vengono mal digerite e rischiano di creare un humus nel quale possono esplodere atti criminali e di rivendicazione sociale, basti pensare agli ultimi atti di terrorismo nei confronti delle agenzie private che si occupano della riscossione dei crediti.
Per concludere, questa, per noi della Lega Nord, non è soltanto una manovra iniqua, ma soprattutto una manovra ingiusta e dannosa. In particolar modo, per la Padania, è una manovra che perpetua il sacco del Nord senza essere utile per la vostra Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, nonostante quanto detto dal collega Giachetti, ai sensi dell'articolo 34, comma 2, del Regolamento, i processi verbali, dopo l'approvazione, sono sottoscritti dal Presidente e da uno dei segretari. Ma se non vi sono, come fanno a verificare, come recita l'articolo 11, comma 1, del Regolamento, che non vi siano alterazione dei discorsi?
Ma soprattutto, le chiedo formalmente di sospendere la seduta e di proseguire domani mattina alle ore 10. Ciò perché, sempre secondo l'articolo 11, i segretari concorrono al regolare andamento dei lavori della Camera. Non vi sono, ma qui è scritto che vi devono essere. Per cui, le chiedo di sospendere la seduta. La Lega come si è dimostrata corretta e coerente, come sempre, lo sarà anche domani mattina. Vi sono altri dieci colleghi iscritti a parlare. Ma se i segretari, che devono verificare il verbale, sottoscriverlo e concorrere con il Presidente al regolare andamento dei lavori della Camera, non ci sono, non ha altre alternative che sospendere la seduta e rinviarla a domani, Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Montagnoli, il processo verbale, ovviamente, si leggerà domani mattina, ci saranno tutte le osservazioni del caso, laddove vi dovessero essere, e i segretari, dopo la lettura del Pag. 191processo verbale, sottoscriveranno, come prevede il Regolamento e come è sempre avvenuto, il processo verbale.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Callegari. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ho risposto e, quindi, l'onorevole Callegari può parlare (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)... lo so che non vi ho convinto, ma vi convincerà l'onorevole Callegari nel suo intervento. Se c'è l'onorevole Callegari, altrimenti passiamo all'onorevole Goisis, che vedo in Aula.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Non ha risposto!

PRESIDENTE. Le ho risposto. Se poi non la soddisfa, non posso ovviamente mettermi al suo posto...

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, non abbiamo capito la sua risposta. C'è una formale richiesta di sospensione dei lavori con ripresa alle ore 10 di domani mattina, perché ci sembra davvero difficile proseguire senza la presenza del segretario di Presidenza. La risposta è negativa. Forse è sottointeso, però non si è espresso e noi vogliamo una risposta.

PRESIDENTE. La risposta in merito al collega che è intervenuto in precedenza è che, siccome era puntualmente intervenuto sulla funzione dei segretari di Presidenza riguardo all'approvazione del processo verbale, il Presidente ha risposto che l'approvazione del processo verbale e la sua sottoscrizione da parte dei segretari avviene ovviamente dopo la lettura del processo verbale.
Per quanto riguarda i puntuali interventi che l'onorevole Reguzzoni e altri colleghi hanno fatto riguardo alla presenza dei segretari di Presidenza sia quando c'erano (costatandone la presenza) sia quando non c'erano, il Presidente Buttiglione e il sottoscritto ritengono - ci sono precedenti ed è consuetudine - che la seduta possa procedere regolarmente così come stabilito anche dalla Conferenza dei presidenti di gruppo. Questa continua ad essere la posizione della Presidenza ed è il motivo per il quale con molta tranquillità l'onorevole Callegari, che ha chiesto di parlare, ne ha facoltà.

CORRADO CALLEGARI. Signor Presidente, intervengo anche se ovviamente non condividiamo le sue posizioni, come anche dei precedenti presidenti. Ritengo che sia una vergogna il comportamento che sta tenendo in Aula questa sera. Comunque, vado avanti sull'intervento che ero intenzionato a fare, perché ovviamente ci sono delle cose importanti che debbono essere dette. Ringrazio il sottosegretario per la sua costanza e la sua presenza.
Cos'è che volevo dire? Volevo dire che, di fronte alla crisi, abbiamo avuto che anche l'ABI (l'Associazione bancaria italiana) non si tira indietro e ci fa sapere che, anzi, attiverà conti correnti gratis e riduzioni sulle carte di debito e credito, compresi i benefici di altro genere, anche se però a lato precisa che non si offriranno gratuitamente servizi che alle imprese bancarie costano. Questo sembrerebbe, tutto sommato, un intendimento da raccogliere, perché va a favore di un gruppo di pensionati che saranno a breve costretti ad aprire un conto corrente per poter percepire una pensione da 1.000 euro. Naturalmente la pensione la potrà ritirare, ben inteso, visto che con questo provvedimento il diritto alla giusta remunerazione da anni di lavoro rischia di diventare un lusso per pochi.
Ecco, poteva bastare questo a valutare un provvedimento chiamato «salva Italia» prima ancora che se ne conoscesse il contenuto, diventato presto «salva alcuni e penalizza tutti gli altri». La manovra «salva Italia», infatti, doveva essere equa e poi, invece, finisce per assimilare i pensionati agli evasori fiscali e ai furbi e li obbliga ad utilizzare una carta bancomat Pag. 192che, prima di essere un costo, è una assurda complicazione per gestire la pensione. Reintroduce l'ICI, che diventa ancora più cara, con la rivalutazione degli estimi catastali all'20 per cento - fatalità - per le sedi delle banche e delle assicurazioni e del 60 per cento, invece, per le case e i terreni agricoli, lasciando fuori poi la solita lunghissima lista di immobili appartenenti non solo al Vaticano, ma a tanti enti e organizzazioni. Qui immagino l'imbarazzo dei colleghi - tutti assenti naturalmente in Aula in questo momento - che voteranno a favore dopo averla eliminata, come stabilito nel programma elettorale, quello per il quale i cittadini li hanno eletti a rappresentarli. Questa è una manovra che avrebbe dovuto conciliare rigore, solidarietà e crescita. È davvero difficile pensare alla ripresa del sistema produttivo se consideriamo i rincari sulla benzina già in atto, l'ICI, i tagli sulle pensioni e il generale aumento delle tasse, compresa l'IVA.
I consumatori risparmiano e pagano e lo Stato, invece, autorizza una spesa di 200 milioni di euro l'anno per cinque anni - quindi, ben un miliardo di euro - per garantire la stabilità del sistema creditizio. Tutto avviene nel segno dell'equità. Ma lei, signor Passera, che stasera non è in Aula, lei e il suo amico Profumo (non il Ministro), il signor mister 40 milioni di euro (perché dobbiamo ricordare la buonuscita che ha avuto questo signore), quando facevate coppia nel sistema bancario avevate un soprannome abbastanza famoso: «Profumo di Passera» (così venivano considerati questi due banchieri all'interno del sistema bancario). Dettavate le nuove regole e dove eravate quando le banche non funzionavano?
Voi siete i responsabili e lei, signor Passera, non dovrebbe essere al Governo, ma dovrebbe essere in Aula a rispondere di quello che avete combinato, lei e i suoi amici banchieri, sulla situazione del risparmio italiano. Siete voi che vent'anni fa avete cambiato il ruolo delle banche, che semplicemente una volta raccoglievano risparmio ed erogavano il credito alle imprese. Voi avete portato le banche ad investire nella finanza ed ora le banche sono senza soldi. Volete far pagare i conti ai cittadini. Del resto, signor Passera, noi la conosciamo molto bene dai tempi in cui era amministratore delle Poste. Non le dice niente una perdita di circa 200 miliardi di vecchie lire? Le dice niente, signor Passera? È, inoltre, incredibile ancora che lei - familiarmente legato con il presidente della fondazione Intesa Sanpaolo e, quindi, con un evidente conflitto di interesse - possa far parte di un Governo che legifera un provvedimento così sfacciatamente favorevole ai banchieri. Naturalmente è favorevole ai banchieri e chi ne esce penalizzata è l'agricoltura.
L'IMU rurale, come ormai viene definita l'applicazione dell'ex ICI sui fabbricati rurali, sia ad uso strumentale sia abitativo, e la rivalutazione del 60 per cento del valore dei terreni, è un'assurda patrimoniale sull'agricoltura, un settore fortemente messo in crisi dalla speculazione e dalla globalizzazione, che rappresenta una delle ricchezze del nostro Paese, leader mondiale delle produzioni di eccellenza e di qualità. È un sacrificio improponibile da chiedere agli agricoltori. Cantine e stalle non sono un bene da tassare, ma strumenti di un lavoro difficile, faticoso e poco remunerativo e, per di più, esposto alla concorrenza di un mercato spietato.
Si tratta di una manovra iniqua, depressiva e contraria anche a qualsiasi principio di giustizia sociale, una manovra che salva alcuni e penalizza tutti gli altri, che stanzia 40 milioni di euro a favore di AGEA quando è prevista l'istituzione di organismi pagatori regionali. A tale proposito abbiamo proposto di stanziare 20 milioni di euro, da coprire con minori stanziamenti ad AGEA, a favore del comparto della piccola pesca operante nell'ambito marino gsa17, comprendente il bacino dell'alto Adriatico. A proposito di Unione europea, infatti, l'imminente adesione della Croazia segnerà la crisi definitiva della piccola pesca costiera, che rappresenta un segmento importantissimo dal punto di vista socio-economico per le Pag. 193marinerie dell'alto Adriatico. Voglio ricordare che Chioggia è la seconda in Italia, dopo Mazara del Vallo.
Altra questione su cui siamo intervenuti è l'aumento delle accise sui carburanti, che rappresenta un colpo durissimo per le aziende agricole e soprattutto per quelle che li utilizzano nelle serre. Secondo le prime stime l'aumento del prezzo del gasolio agricolo, con un costo di più di un euro per litro, comporterà un costo aggiuntivo di oltre 3 mila euro a impresa agricola, costretta già a sostenere pesanti oneri contributivi e, soprattutto, produttivi a fronte della sempre più scarsa remunerazione dei prodotti. Ma molte aziende rischiano di uscire dal mercato per impossibilità di sostenere i costi, con pesanti conseguenze non solo economiche, ma anche occupazionali.
Concludo segnalando che ancora una volta le misure previste nella loro generalizzazione discriminano ulteriormente i cittadini del Nord. Su questo punto, senza sollevare inutili polemiche, ricordo che è cosa nota che tra Nord e Sud vi è un'evidente differenza per quanto riguarda l'accatastamento degli immobili e vi è un'evidente differenza tra i contributi incassati al Nord e le spese per le pensioni erogate al Nord rispetto a quelle equivalenti voci riferite al Sud, dove gli incassi coprono solo il 25 per cento delle uscite.
Il fatto certo è che è una manovra a carico dei soliti noti, tutta tasse e imposte. Se in ogni paradosso vi è sempre un fondo di verità, diventa paradossale, in questo caso, dover ringraziare proprio quei soliti noti, famiglie, ceti medi e fasce deboli, quelli che hanno sempre pagato e che con sacrificio ed onestà ancora una volta mandano avanti questo Paese. Loro sì che lo salvano, sostenendo peraltro scelte volute e decise da un Governo non tanto tecnico, quanto imposto ed estraneo alla rappresentanza politica. D'altra parte, è sempre più evidente che questo Governo è espressione di poteri forti finanziari e tecnocratici che, non riuscendo a piegare la politica pur, con tutti i suoi limiti, l'hanno tolta di mezzo, in nome di un europeismo che nulla ha a che vedere con lo spirito originario con cui i padri fondatori pensavano all'Europa unita. La intendevano unita ed arricchita nelle diversità. L'Unione di oggi è omologazione agli interessi dei poteri forti che alla fine salva solo i ricchi.
Una manovra di 30 miliardi grazie alla quale si aiuteranno le banche che poi, pare, dovranno rilanciare il sistema economico elargendo aiuti alle imprese e alle famiglie. Staremo a vedere. Intanto, constatiamo che le decisioni che ci riguardano sono state prese al di fuori del sistema politico della legittima rappresentanza e della democrazia. Caro signor Monti, anche lei non presente stanotte in Aula, incaricato dai poteri forti, dalla Goldman Sachs e dalla trilaterale, lei che vuol far pagare al Nord i fallimenti della grande finanza e delle banche, sappia che la Lega non si piega e lei dovrà fare i conti con la Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, comunque prima di iniziare il mio intervento voglio anche io sollevare un dubbio su quanto è stato dall'onorevole Montagnoli. Effettivamente, mi chiedo come sarà possibile domani che i Segretari d'Aula possano controfirmare qualcosa a cui non hanno assistito e che non hanno vissuto. Questo è un bel dilemma e un bell'enigma che domani vedremo se sarà risolto.
Comunque, entrando invece nel merito del mio intervento, voglio cominciare dalla notizia che avrei dato oggi pomeriggio, quando avevo chiesto la parola mentre poi, invece, il momento del mio intervento è stato rinviato. Siamo arrivati alle ore 3,30 e finalmente, da oggi pomeriggio, alle 3,30 posso parlare. Ringrazio di questo la Presidenza.
Il Mattino di Padova di questa mattina portava una notizia di questo tipo: «Il suicidio di Giovanni Schiavon». Ma questo suicidio di Schiavon è il secondo dopo soltanto un mese. Un mese fa vi era stato un altro suicidio, con le stesse modalità, Pag. 194da parte di Giancarlo Perin di Borgoricco. Questo avveniva il 19 novembre. Però, per essere molto più precisi non posso dimenticare altri nomi, che penso debbano avere l'onore di essere ricordati (poi diremo anche il perché): Paolo Trivellin, un brav'uomo stritolato dai debiti perché i propri committenti di lavoro in subappalto avevano ritenuto imprecisa la prestazione. La lista, come dicevo, è lunga. Infatti, dobbiamo ricordare anche e devono servire da memento nomi come quelli di Giuseppe Nicoletto, di 40 anni, impiccatosi anche lui a Cadoneghe, in provincia di Padova; Stefano Grollo, dirigente d'azienda di 43 anni, di Villorba, in provincia di Treviso, che si gettò sotto un treno prima di dichiarare la cassa integrazione; Corrado Ossana, imprenditore padovano di 60 anni, morto con un colpo di pistola al petto; Danilo Gasparini, imprenditore di 61 anni, padovano, che si rinchiuse nella propria Renault e ci rimase inalando il gas dello scappamento. Poi vi sono molti altri. Nel Triveneto lo stacanovismo diventa una strana pandemia. È questo l'unico luogo d'Italia dove, direbbero i sindacati illivoriti, i padroni, i cosiddetti paroni, non solo non godono delle disgrazie dei propri dipendenti, ma ne soffrono come fosse un fallimento personale.
In questa terra dove il Patto di stabilità è una iattura che soffoca i comuni ad alta solvibilità molte cose vanno a rovescio. Qui le generazioni, tanto per citare i più noti, dei Bauli, dei Rosso, dei Benetton, dei Del Vecchio, sono nate e cresciute con i propri operai e l'articolo 18 non è un modo semplice per disfarsi degli esuberi e quando avvengono i tagli di personale sono brandelli della propria carne, mutilazioni dolorosissime.
La mitica crescita qui se non avviene è motivo di sofferenza e di sofferenza estrema, infatti il 13 dicembre se ne è andato sparandosi un colpo di pistola in testa uno dei migliori tra noi, migliore come cittadino, come imprenditore e come padre, infatti lo piangono gli amici, i dipendenti, i figli e la famiglia. Noi usiamo calendari in cui ogni giorno ricordiamo un Santo, che ha patito ed era innocente, e alla cui vita dobbiamo cercare di uniformarci. Se ci fosse un calendario per le aziende dovremmo dedicare un giorno a Giovanni Schiavon, che da tre mesi non riusciva a pagare gli stipendi ai dipendenti. Si vergognava per questo ed è per la vergogna che si è ucciso, in mezzo ad una miriade di governanti ed amministratori grandi e piccoli che gestiscono società in cui ogni giorno si scoprono intrallazzi, corruzioni, truffe e che non perdono mai non dico la vita ma neanche il posto, e quando finalmente se ne vanno escono di scena con liquidazioni faraoniche. Quest'ultimo padroncino di Vigonza, in provincia di Padova, gestiva un'azienda che dava da vivere a sette famiglie, poche, ma un'azienda con sette dipendenti è una famiglia, una famiglia allargata. Il padrone conosce personalmente le famiglie dei sette dipendenti, si sente il loro secondo padre, secondo padre di ciascuna di esse. Se una famiglia ha problemi di soldi sente questi problemi come una propria colpa, e di questa colpa si vergogna e per la vergogna può arrivare ad uccidersi. Siamo nel cuore del Veneto, ma qui c'è una cosa delicata da capire ed è la specialissima natura dell'imprenditore di questa parte dell'Italia. C'è qui un tipo di padrone di azienda che non stacca mai l'azienda dalla vita, il suo modo di essere padre, marito, nonno e lavorare e far lavorare. La vita dei suoi dipendenti completa la sua vita, ne fa parte integrante. Non è questione di soldi ma di vita. Lui lavorava in subappalto su contratti chiari che prevedevano da parte sua l'esecuzione di lavori entro tempi certi e da parte degli appaltanti il saldo entro tempi altrettanto certi. È questo secondo tempo che è saltato, con il privato può saltare e al privato non resta che spararsi in testa. Con il pubblico non può saltare perché il pubblico può mandarti in casa Equitalia. Ecco, qui ci sarebbe voluta una specie di «Equimpresa» a protezione del privato, una rete di protezione delle piccole aziende creditrici che intervenga nelle situazioni come questa. Bisognava che quest'uomo avesse la possibilità, in quel momento, invece di spararsi di fare una Pag. 195telefonata a una rete assistenziale prevista e attrezzata per questi casi, in grado di sorreggere chi ha problemi provvisori di liquidità e non ha nessunissima colpa perché lavora molto e onestamente e non ha sbagliato niente. Sto dicendo, se il lettore mi capisce, che in un caso come questo è sbagliato parlare di suicidio, questo imprenditore di Vigonza non si è suicidato, lui è stato suicidato da chi gli doveva i soldi e non glie li dava, da chi doveva aiutarlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) a riscuotere il credito e non l'ha fatto, da chi ha creato per lui e per quelli come lui un sistema per cui se lui ha dei debiti deve pagarli subito, se ha dei crediti e non li riscuote si deve arrangiare. È una situazione che lui non ha retto, non come imprenditore ma come uomo, perché questa situazione non avvelena il lavoro ma la vita, la sua morte è un atto d'accusa. Con questo suicidio coatto quest'uomo dichiara il fallimento del sistema Italia.
Con questo finisco questo elogio dell'imprenditore Schiavon, ma voglio dire che questo è veramente un delitto che dobbiamo ascrivere a questa Italia che tanto si vuole proclamare nazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). In realtà questa non è una nazione, questa Italia non è una madre, questa matrigna in realtà pensa a due figli: il figlio del Nord e il figlio del Sud, e chissà perché chi deve sempre pagare non soltanto con i soldi ma con la vita è il figlio del Nord.
Noi non possiamo accettare questo Governo, intanto un Governo impostoci, un Governo che non è mai stato eletto da nessuno, un Governo che si è piantato qui davanti a noi su questi scranni del Governo senza averne titolo, perché è inutile poi dire che successivamente è stato votato, a parte che è stato votato da un'accozzaglia di partiti, perché tra Popolo della Libertà, Partito Democratico, Italia dei Valori, Unione di Centro per il Terzo Polo non so cosa ci sia in comune, ma forse c'è qualcosa in comune. Oggi l'ho voluto dire e l'ho anche urlato, qui mi sembra di assistere a un ritorno del fascismo, fascismo e comunismo insieme, sono due partiti estremisti che si incontrano e che si incrociano, ed è per questo che i risultati non possono essere positivi.
D'altra parte basta guardare, per risolvere i problemi - lo hanno detto anche tanti nostri colleghi - non occorreva aumentare le tasse, bastava tagliare gli sprechi, e questa è un'Italia che spreca. Qui abbiamo il figlio del Sud, il figlio che viene privilegiato da questa matrigna che si permette di spendere e di sprecare la maggior parte dei soldi che vengono prodotti dal figlio che invece lavora tutto il giorno dalla mattina alla sera, tanti l'hanno ricordato, 15-20 ore al giorno, senza andare mai a chiedere nulla anzi, perché poi bisogna anche dire che la nostra gente a differenza della gente che abita in altre latitudini, ha un senso dell'onore e un senso del pudore per cui non va nemmeno mai a chiedere, ma piuttosto preferisce spararsi alla testa. In ogni caso voglio riportare soltanto alcuni numeri: com'è possibile che per le spese per il personale - faccio solo qualche esempio - in Veneto su cinque milioni di abitanti ci sia una spesa di 150 milioni di euro e, se andiamo a vedere all'estremo Sud in Sicilia, sempre su 5 milioni di abitanti le spese per il personale ammontino a 1.750 milioni di euro? Dieci volte tanto, con gli stessi abitanti. È chiaro che qui qualcosa non va, è chiaro che qui ci sono delle anomalie e degli imbrogli, ci sono degli atti delinquenziali a questo punto.
Come è possibile che su 5 milioni di abitanti del Veneto ci siano 20 mila posti letto, mentre nel Lazio, che ha 6 milioni di abitanti, ci siano 40 mila posti letto? È evidente che anche qui il doppio non può esistere.
Inoltre, andiamo a vedere i dipendenti: 3.328 dipendenti in Lombardia su 10 milioni di abitanti, mentre in Campania su 6 milioni di abitanti abbiamo 7.982 dipendenti. È evidente anche qui che c'è qualcosa che non va. Se si andasse a risolvere questo problema dei numeri chiaramente i problemi dell'Italia non esisterebbero.
Voglio ricordare solo un'ultimissima cosa: ci sono 4 miliardi di evasione al Sud Pag. 196già assodati; basterebbe andarli a prendere, ma non ci sarà nessun ufficio né di Equitalia né della Guardia di finanza che avrà il coraggio di andarli a prendere, perché là sparano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Una buona conclusione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gidoni. Ne ha facoltà.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, intanto grazie di essere qui, vista l'ora, e grazie al sottosegretario. È chiaro che questa manovra non ci convince ed è chiaro anche che è una manovra fatta per le banche. Basterebbe ricordare solo l'articolo 8 (Misure per la stabilità del sistema creditizio), dove in realtà noi cittadini italiani verremmo chiamati a rispondere delle obbligazioni assunte dalle banche. Qui mi riallaccio al discorso fatto dal collega Buonanno prima: abbiamo tanto criticato la FIAT negli anni passati, dicendo che rendeva pubbliche le perdite e privatizzava gli utili. Credo che qui con le banche siamo arrivati allo stesso punto.
Ma non è di questo che volevo parlare, quanto di un argomento che non è ancora stato toccato, che è quello delle missioni di pace. Noi usciamo da tre anni di Governo Tremonti, dove le missioni di pace sono sempre state un motivo di discussione e i soldi sono sempre stati centellinati. Qui miracolosamente il Ministro Di Paola porta a casa, a differenza di tutti gli altri colleghi, non un taglio sui suoi fondi ma un raddoppio. Non lascia, ma raddoppia. Miracolosamente i 700 milioni a bilancio diventano un miliardo e 400 milioni e vanno a coprire in un colpo solo tutto il fabbisogno stimato per il 2012. Questo ci lascia molto perplessi, perché evidentemente sulle missioni di pace pensavamo che ci dovesse essere un ragionamento. Pensavamo che se c'era da tagliare e da fare dei sacrifici, li dovessimo fare tutti. Avevamo avuto modo di ascoltare anche il Ministro Di Paola.
Evidentemente, vengono sollevate tutta una serie di eccezioni sul nostro dovere di partecipare, sul fatto che essere presenti è un motivo di prestigio nazionale, però bisogna anche tenere presente che in momenti di crisi bisogna avere anche il coraggio di ammettere di non essere più in grado di sopportare missioni costose e di ridurle alle nostre effettive capacità di spesa. Invece questo non avviene e sulle missioni non si taglierà nulla.
Tra l'altro, mi aggancio qui ad un emendamento, signor sottosegretario, che avevamo presentato. Credo che le sia nota la situazione delle aziende del nostro Paese coinvolte nella caduta del regime di Gheddafi. Sono circa un centinaio di imprese che hanno maturato crediti per quasi 300 milioni di euro e che chiedono a questo Paese di non fallire. Alcune sono già fallite a dire il vero. Chiedono due cose banalissime, alle quali credo che questa notte, se il Governo volesse, potrebbe anche rimediare accogliendo l'emendamento. Chiedono semplicemente l'applicazione dell'articolo 9 della legge n. 212 del 2000, ovvero la possibilità di vedersi posticipate le tasse. Credo che questo sia anche un dovere morale di questo Paese di fronte ad una missione, di fronte ad una guerra in cui siamo scesi, in Libia, in cui abbiamo coinvolto i nostri cittadini che lì stavano lavorando. Credo che il posticipo della tassazione, tra l'altro previsto per legge, sia quantomeno doveroso.
Dopodiché ricordo degli ordini del giorno già approvati da questa Camera, ma anche degli atti di indirizzo approvati a livello europeo. Cito solo la risoluzione 8.353 del 2011, la n. 7.827 del 2011, che consentirebbe ai Paesi di effettuare i pagamenti sfruttando i fondi libici congelati. A fronte di un credito di 300 milioni delle nostre aziende - crediti assolutamente certificati - il nostro Stato ha in questo momento congelati 7 miliardi di fondi, non ancora dati per pagamenti fatti al Governo libico. Tra l'altro, ha ancora i 5 miliardi del Trattato di amicizia italo-libico. Quindi, credo che se ci fosse la volontà sicuramente le cose si potrebbero fare.
Cito solo un'altra cosa che ci è stata data e che io definisco l'angelo sterminatore, ovvero il Ministro Fornero. La ringrazio di esistere, perché ci ha messo in Pag. 197evidenza tutto ciò in cui lei crede. Lo ha predicato negli ultimi quindici anni, per chi ha seguito gli interventi nei vari convegni, anche sulla stampa, del Ministro Fornero. È arrivata qui finalmente, nella stanza dei bottoni. È sicurissima che il sistema contributivo secco sia la panacea di tutti i mali del nostro sistema previdenziale e ha calato la sua spada infuocata sul sistema. Non sto qui a citare gli allungamenti dei periodi - se ne è già parlato - o il diverso sistema di calcolo, eccetera. Ricordo solo un'altra cosa che non è stata qui citata, ovvero la soppressione dell'INPDAP e dell'ENPALS, fagocitati dalla macchina dell'INPS, un mostro previdenziale ora che sarà di 700 miliardi.
Ma soprattutto, signor sottosegretario, ricordo quanto è previsto per le casse privatizzate. Lei sa che gli enti dei liberi professionisti nel 1995 hanno accettato la grande sfida di mantenere in equilibrio i sistemi delle casse previdenziali privatizzate.
In realtà, oggi si chiede loro una cosa previdenzialmente assurda, ovvero di dimostrare entro il 31 marzo l'equilibrio della cassa con una previsione non a 30 anni, come è stato fino a ieri, ma a 50 anni, tra l'altro nel puro conto contributo-pensione.
Capisco che il Governo abbia accettato la proroga al 30 giugno, ma è una mission impossibile. Ricordo solo che stiamo parlando di due milioni di professionisti, di 500 mila pensionati, di casse che hanno saldi positivi, oggi, di due miliardi e 800 milioni di euro e un patrimonio di 42 miliardi, e che regaleranno a questo Stato, per la questione della doppia tassazione, nel 2012, a seguito dell'introduzione dell'IMU, qualcosa come 60-70 milioni di euro aggiuntivi.
Concludo qui con una presa in giro, perché, se vi è sfuggito, all'articolo 24, comma 29, vengono istituite iniziative di promozione della cultura del risparmio previdenziale. Cosa andiamo a dire ai nostri giovani? Che non basta il 33 per cento, che oggi pagano sui loro 1.100 euro di stipendio al mese, ma dovranno farsi una pensione complementare, per garantire il delta di pensione che il contributivo non darà mai. Questo è veramente inconcepibile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

JONNY CROSIO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JONNY CROSIO. Signor Presidente, mi scusi, ma abbiamo ragione di credere - abbiamo delle informazioni fondate - che in questo momento sia oscurata la trasmissione sul canale satellitare della Camera, che non è più visibile. Siamo seriamente preoccupati, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Crosio, faremo questa verifica e poi le darò risposta.

JONNY CROSIO. Signor Presidente, la prego di verificare immediatamente e di sospendere la seduta. Se così fosse, sarebbe un fatto veramente molto grave.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, chiedo di accertare questo fatto, perché la ripresa televisiva è fondamentale, anche per lasciare alla storia gli interventi che stiamo facendo.

PRESIDENTE. Vi sto vedendo in diretta, compreso lei.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Volevo dire al Governo che sono molto fortunati, perché sono arrivati senza passare attraverso un'elezione, hanno la fortuna di avere una maggioranza stratosferica e hanno un'opposizione per cui quello che faceva il precedente Governo era tutto sbagliato, e adesso vota qualunque cosa a scatola chiusa.
Mi chiedevo anche, ripensando alle categorie platoniche, ma questo è un Governo di aristocratici? No, non lo è! Pensavo alla Repubblica di Platone. Non è un Governo di aristocratici. Non è neppure Pag. 198un Governo di timocratici, perché siete tutt'altro che rozzi. Non siete dei tiranni, non siete degli oligarchi, ma non siete neppure democratici, perché non siete stati eletti. Insomma, che Governo siete?
Siete un Governo di gente che va a ridurre gli stipendi degli altri, dei pensionati, che mette le tasse sulla benzina dei pendolari, cosa, come già ha detto alcuno, molto innovativa. Ci aveva già pensato, negli anni Ottanta, Andreotti e quella gente lì; quindi, vi è una buona tradizione. Tassate le case, le pensioni ai poveri, e poi avete gente che è stata liquidata con somme pari allo stipendio di duemila operai. Ma questo la sinistra, la cosiddetta sinistra, come fa ad accettarlo? Poi, siete il Governo dei grand commis, di gente che prende 500, 600, 700 mila euro. Un grand commis è uguale a cinque deputati, e questo noi lo faremo presente alla gente.
Avete dentro gente che ha fatto arbitrati e con un solo arbitrato ha guadagnato 5 milioni. Sono magistrati del Consiglio di Stato, gente che ha preso 5 milioni per un arbitrato, pari allo stipendio di un anno di 200 operai o impiegati. Queste sono le persone che poi dovrebbero avere la caratura morale, oserei dire anche filosofica, di chiedere i sacrifici agli altri cittadini. Francamente, mi tirerei indietro da un'impresa così strana, così difficile sul piano morale.
Certo, tutti i colleghi hanno detto che avete negato l'esistenza della Padania. Vogliamo tutti un bel Paese unito e siamo tutti contenti e civili. Poi basta prendere Il Mattino di Napoli di questa mattina, dove vediamo scritto - una cosa a caso - «Parcheggi abusivi: 11 mila posti online». Si vendono i parcheggi abusivi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Mi chiedo, ma l'ICI, l'IMU, mi dite come andate a prenderle lì? Come dice il brocardo latino - io ero bravo a scuola, a differenza del collega, che era più bravo nella vita - utile per inutile non vitiatur. Cosa spunta da questa lunga tiritera notturna, che le abbiamo, tutti noi della Lega, elargito, per prendere qualche buon consiglio? Per esempio, domani si mobiliti una task force di 2 mila finanzieri, per andare a scovare questi 11 mila parcheggi abusivi, che, ci dice Il Mattino di Napoli, sono online. Basta un po' di polizia postale: li andiamo a prendere e cominciamo a denunciarli tutti per associazione per delinquere.
I colleghi ci hanno detto che vi sono molte case non accatastate: domattina si prendano mille geometri del catasto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), si spediscano nelle 10 città meno accatastate del Sud e si cominci, fra quattro mesi, a far pagare le tasse anche a questi.
A differenza dei miei colleghi, sono molto fiducioso che questo Governo farà queste cose immediatamente, per dimostrare a quei cattivi lombardi, che sono egoisti e notoriamente chiusi nel loro modesto limite culturale, che qualcosa di buono e di concreto, soprattutto, si sta facendo.
Poi, riduciamo gli stipendi a questi grand commis: 700 mila euro! Ma, signor sottosegretario, la invito a verificare una cosa che ho scoperto. Vada sul sito di qualche ministero e troverà che, grazie al grande Brunetta, perché è una cosa che almeno ha reso nota al popolo, vi sono gli stipendi, ma sono su file pdf non stampabili, cosa che non avevo mai visto, e, soprattutto, non vi è il totale per riga. Vi sono le varie componenti del reddito, però non vi è il totale.
Il povero cittadino, che vuole sapere quanto guadagna qualche dirigente di prima e seconda fascia di qualche importante ministero, deve fare la somma e trova importi di 550 mila o 300 mila euro. Uno di questi vale cinque deputati! Vogliamo dare una sforbiciatina anche a questi signori? Saranno tutti bravissimi, per l'amore di Dio, se li meritano, però, in un momento in cui abbiamo milioni di giovani che non hanno nemmeno i soldi per campare, forse questi soldi sono eccessivi.
Poi, suggerisco un'altra norma, che noi della Lega avevamo proposto: sotto a certi presentatori ottimisti e di sinistra si mandi Pag. 199in sovraimpressione il loro compenso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Forse, la loro popolarità calerebbe immediatamente, se sono veri questi compensi, perché hanno anche i contratti segreti questi signorini, che spesso fanno pure la morale a noi, poveracci parlamentari.
Bene, tra questi signorini vi è qualcuno che prende un milione e mezzo o 2 milioni di euro, che equivalgono a 5 mila euro al giorno, tutti i santi giorni che ha fatto Dio, naturalmente. Allora, un parlamentare porta a casa 5 mila euro netti, come è noto, e si danno per assodati i 3 mila 500 euro della diaria, senza che qualcuno ricordi che almeno i non romani li spendono in alberghi, e sappiamo quanto costa un albergo a Roma. Cominciamo anche a fare sapere al popolo sovrano quanto prendono certi presentatori. Poi si dice la solita balla, ossia che questi portano pubblicità. Benissimo, se anche portassero un miliardo di euro di pubblicità, se anziché 5 mila euro al giorno ne prendessero 4 mila sarebbe, sempre un miliardo di pubblicità più 1.000 euro in meno risparmiati per la collettività, sono sempre soldi pubblici come quelli che pagano i nostri cittadini.
Noi della Lega abbiamo dato tanti buoni spunti. Vogliamo vedere cosa succederà tra un paio di mesi, sempre che il Governo vada avanti, perché potrebbe anche avere un sussulto di dignità e gettare la spugna, ma se andrà avanti cominci a fare queste cose concrete e noi saremo i primi a dire che i professori stanno facendo qualcosa di buono per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Onorevole Montagnoli, mi permetta innanzitutto di rassicurare l'onorevole Crosio che la diretta funziona benissimo. Vista l'alta audience, se vuole venire qui a vederla vicino a me può constatarlo.
Prego onorevole Montagnoli, ha facoltà di intervenire.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, chiedo di essere inserito nell'elenco degli iscritti a parlare sul complesso delle proposte emendative. Ai sensi dell'articolo 11 del Regolamento sono i segretari che formano il suddetto elenco secondo l'ordine delle richieste dei deputati iscritti a parlare, quindi invito i segretari a iscrivermi nell'elenco degli interventi di questa seduta.

PRESIDENTE. Onorevole Montagnoli, c'è il Presidente che può autorizzarla ad intervenire se vuole farlo. La notte è lunga, ormai sta arrivando anche la mattina, noi la ascoltiamo con molto interesse e può intervenire dopo l'onorevole Reguzzoni.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, il Regolamento della Camera dice che sono i segretari che formano, secondo l'ordine delle richieste, l'elenco dei deputati iscritti a parlare. I segretari non vi sono, per cui lei deve sospendere la seduta in attesa dei segretari. Non può farlo lei, signor Presidente, altrimenti va contro il Regolamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. La Presidenza rimane della sua posizione, lei rimane della sua, il compito di presiedere l'Assemblea è del Presidente e, quindi, le ribadisco le funzioni del segretario sulla base della Presidenza, dei Regolamenti e delle procedure. Se lei vuole intervenire lo faccia e si iscriva pure, senza alcun problema. Il Presidente le darà la parola, come sempre è avvenuto. Non è mai avvenuto che chi voleva intervenire in quest'Aula si rivolgesse ai segretari per farlo o per iscriversi, ci si è sempre rivolti al Presidente, che dà la parola.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, abbiamo avuto rassicurazioni circa il fatto che il segretario federale Umberto Bossi ci sta guardando e ci vede benissimo, quindi vorrei tranquillizzare tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Lo Pag. 200salutiamo con il calore di chi si trova qui in Aula, signor Presidente, ad intervenire a diciotto ore di distanza dal momento in cui pensava di intervenire, cioè questa mattina alle 10 quando, puntuale, sono venuto in quest'Aula con l'idea di essere uno dei primi a prendere la parola, perché mi avevano assicurato che sarei stato il quarto o il quinto ad intervenire stamattina in sede di discussione sulle linee generali. A diciotto ore di distanza, Segretario o non Segretario, non so chi abbia fatto l'elenco, noi ci troviamo a discutere, ma come ha visto non ci siamo persi d'animo, pur consapevoli del fatto che sono le 4 di notte e che probabilmente solo chi ama così tanto la politica deve essere ancora sveglio a guardarci - quindi il nostro Segretario federale, ma non solo, glielo posso assicurare - e ha avuto la pazienza di sentirci oggi e di seguirci sino al dibattito, che è stato un dibattito soprattutto di contenuti.
Allora, siccome noi vogliamo continuare a mantenere il dibattito sul tema dei contenuti, vorrei fare un ragionamento brevissimo, mi impegno in questo senso per rispetto anche di chi dovrà parlare dopo di me, e limitarmi a svolgere una considerazione di fondo che parte da quella che potrebbe sembrare un'affermazione paradossale. Intervengo, signor Presidente, in dissenso rispetto alle dichiarazioni di un collega, che è un amico peraltro e che non me ne voglia, il collega Paolo Grimoldi, il quale ha argomentato e articolato un ragionamento che condivido, cioè un ragionamento secondo il quale questo Governo non è legittimato, perché non è legittimato dal voto popolare ed è figlio di una dinamica che è tutta esterna alla dinamica parlamentare e, quindi, non può essere preso con serietà in considerazione se non fosse che, purtroppo, con serietà e in considerazione dovranno prenderlo i cittadini italiani nei prossimi mesi e nei prossimi anni e pagarne le conseguenze. Ma se noi ragionassimo solo come cittadini italiani, mi creda, forse sarei un po' alleviato in termini di responsabilità. Il dramma è che a pagare il conto saranno i cittadini padani, i cittadini del Nord, quelli che da sempre pagano il conto di questa situazione politica che si trascina.
Ebbene, volevo esprimere un dissenso rispetto alle argomentazioni del collega Grimoldi, il quale aveva sostenuto, giustamente, che a fare data dal 10 novembre di quest'anno, quindi ormai a oltre un mese di distanza da quel fatidico giorno in cui Il Sole 24 Ore - uno dei soggetti che di fatto si è trasformato in braccio armato di quel gruppo di poteri cosiddetti forti, come loro si ritengono, quelli che io definisco poteri fiacchi, che governano il nostro Paese, ossia Confindustria e il suo organo di stampa - titolò «Fate presto» e di fatto aprì una stagione che si chiuse nel giro di qualche giorno - perché da lì a poco ci siamo trovati nelle condizioni di vedere finire l'esperienza del Governo, regolarmente eletto e scelto dai cittadini, che era presieduto all'epoca da Silvio Berlusconi - non parla più di nulla. Ebbene, non è vero che da allora Il Sole 24 Ore non parla più di nulla, non è vero che da allora sembra non avere più fretta. C'è di più e c'è di peggio. C'è qualcosa di molto peggio nell'edizione che sarà in edicola tra qualche ora, nell'edizione di domani, ormai l'edizione di oggi, visto che sono le quattro del mattino, perché vi è un fondo in prima pagina - lo troverete tutti nella lettura di domani mattina e vi auguro una gradevole lettura dopo la colazione che penso qualcuno farà tardi - che dice, testuali parole, «Diamogli tempo, il rischio è il caos». Questo «Diamogli tempo» credo che sintetizzi esattamente la situazione nell'ambito della quale ci siamo cacciati, verso una scelta irresponsabile, lontana dalla volontà dei cittadini e lontana dalla logica che governava in modo democratico e civile il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Avete fatto una scelta sbagliata, siete figli di una scelta sbagliata e state imponendo la vostra scelta sbagliata al Paese. Credo che qualcuno prima o poi vi chiederà conto di questo e questo «prima o poi» non sarà molto «poi», ma sarà nei prossimi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Pag. 201

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Chiappori. Ne ha facoltà.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, poche parole per esprimere l'amarezza del momento. Una risposta doverosa a Giachetti che diceva: ma voi cosa siete? Siete padani? Siete italiani? Allora, io sono uno di quelli che è venuto in questo Parlamento con un altro Parlamento nel cuore: il Parlamento del nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Sono venuto, però, a fare il mio lavoro, caro Giachetti, e con la filosofia che mi ha ispirato un grande leader, Umberto Bossi e con dentro nel cuore Salvemini, Cattaneo e Sturzo sono venuto per cambiare questo Paese. Sono venuto per vedere questo cambiamento, perché si diceva dalle nostre parti che non era giusto portare il peso di un Paese così profondamente diviso e non certamente diviso dalla Lega.
Siamo arrivati qui abbiamo fatto alleanze, abbiamo trovato persone che ci hanno fregato strada facendo. Parlo di Casini, parlo di Fini e parlo di questa gente con cui abbiamo avuto un'alleanza stretta per arrivare ad uno Stato federale, che è la nostra meta, ma anche la meta del Paese. Questo topolino, che voleva diventare un elefantino, è andato oltreoceano, ha preso gli ordini, è arrivato qui, ha spaccato il PdL e noi ci siamo trovati nei guai. Poi, il resto ce lo avete messo voi, con questa denigrazione costante, con questo fatto che non eravamo capaci di governare e che non eravamo capaci a fare niente. Questi uccellacci del malaugurio, che ci hanno praticamente reso la strada impossibile per tre anni ed abbiamo dovuto consegnare, in questa pagina nera della storia, nelle mani dei tecnici il Governo del Paese.
Secondo me, tutto sommato, io che vengo da Genova, quindi dalla Liguria, e che sono, purtroppo, anch'io un ragioniere, non un ingegnere o qualche cosa di diverso, con una battuta classica si potrebbe dire il «ragionier Fantozzi» forse faceva meglio di questo Governo tecnico. Sì, perché il Governo tecnico non sta nel Paese, non sta la gente. È venuto qui e ragionieristicamente cerca di far quadrare i conti. E noi gli siamo andati dietro. Perché gli siamo andati dietro? Perché voi non avete avuto il coraggio di fare il compromesso storico. Il PdL perdeva i pezzi dentro il FLI, dentro qui e dentro là, ed avete avuto la vergogna di fare la grande ammucchiata e quindi vi siete rivolti a questi personaggi, a questi grandi personaggi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Adesso gli assicurate anche una maggioranza di oltre 500 deputati. È una cosa incredibile e vergognosa. Rimane questa voglia nel cuore, però voi tecnici avete fatto l'errore classico che si fa da anni in questo Paese. Non avete diviso niente. Voi avete continuato a colpire come in una nave che sta andando a fondo e avete continuato a mettere delle pompe di sentina, cioè a drenare dalle tasche della gente. Che sia del nord o del sud non mi interessa: io non ne faccio differenza. Certo è che ricordo la mia Liguria con una ferrovia del 1900, a binario unico, che non riusciamo a finire. Ricordo i 3.500 miliardi che vediamo con la nostra portualità, ma che non arrivano indietro. Queste sono le vergogne! Ricordo poi, perché sono anche un sindaco un altro aspetto. Cosa andrò a dire? Vi rimettono l'ICI e l'IMU. Le farete infatti passare per la nostra tassa, ma ve la cuccate al 50 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Io che vivo in una cittadina turistica e, quindi, mi fate un drenaggio terribile. Quello che poi mi rimane, me lo mettete nel Patto di stabilità e non lo posso spendere. Queste cose le dovete sapere, le dovete vedere, perché andiamo a fondo, ma sarete voi che porterete a fondo questo Paese, non noi, che ve lo diciamo da anni. Voi dovete avere il coraggio che non avete avuto e che vi avevano affidato. Portate la nave nel bacino di carenaggio e chiudete i buchi. Infatti, è inutile che continuate a mettere pompe di sentina. Di più questa volta usate non solo la pompa di sentina, ma usate gli uomini che succhiano l'acqua e la buttano fuoribordo, siete cioè riusciti anche ad usare la gente. Vi dovreste vergognare, Pag. 202vergognare, vergognare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Voi potete dire di tutto della Lega, ma la Lega paradossalmente è quella che ha tenuto in piedi il Paese, unito fino adesso, con il senso federalista che dava: ognuno padrun, ovvero ognuno padrone a casa propria, cioè dividiamo gli straccetti e facciamo in maniera che gli amministratori da una parte non mangino, mentre dall'altra siano parsimoniosi. Abbiamo una voragine. Lo sapete, è inutile che ve lo dica: c'è questa voragine. Non avete - e neanche noi - e la politica non è neanche riuscita a capire per le sinergie di Prodi, che la Cina ci avrebbe distrutto. Abbiamo parlato di tante cose e ci siamo lasciati finire i mercati internazionali addosso. Non abbiamo messo delle regole e adesso loro, senza regole, vengono qui e ci scoppiano tutte le aziende (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non avete capito niente. Inoltre sono convinto che con questa pressione che è stata fatta, con questa denigrazione che voi avete fatto per anni, ci sia anche di mezzi la guerra di Libia nel progetto di questa gente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Capite? Infatti noi perlomeno ce l'avevamo il Gheddafi che ci dava l'energia! Adesso dicono: se non avessimo fatto la guerra! Non è così, adesso si dividono francesi, inglesi, americani in Libia, dividono tutti. Quindi, questa è una grossa balla, che non bisogna più raccontare.
Ma questo è un mondo particolare. Io dovermi vergognare di essere un parlamentare, io che vengo qui, faccio il mio lavoro, tutti giorni, e lo faccio per un Paese intero, ma soprattutto lo faccio per la mia gente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Lo facessero tutti quello che ho fatto io per la mia gente! Non lo ho fatto per voi, che guadagnate delle montagne di soldi e venite a dire che siamo noi quelli che abbiamo distrutto il Paese con le nostre pensioni e con i nostri stipendi. Vergognati un'altra volta! Noi non vi portiamo via niente. Abbiamo fatto sacrifici per rimanere qui. Mi viene persino da ridere, quando parlate di destra e di sinistra. Ma dove sono la destra e la sinistra? L'unico, vero, movimento, che ha ancora qualche cosa da dire, che parla alla gente, siamo noi, perché noi abbiamo affondato nella cultura, nelle tradizioni e nel nostro territorio la politica e quindi la facciamo con il cuore, mentre voi la fate con i soldi, con il portafoglio, con quello che è sempre successo in questo Paese e lo avete diviso profondamente.
Noi ve lo abbiamo detto: state attenti. Adesso siete arrivati al fondo, adesso veramente dovete stare attenti, perché se la fallite, qualcuno qualche legnata potrebbe darla anche a voi, perché noi rischiamo di prenderle (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), con quello che avete fatto, con questo «sputtanamento» rischiamo.
Io non condivido naturalmente una parola che dico e devo stare molto attento, ma quello di Firenze che ha tirato le cannonate ai senegalesi, adesso lo faranno passare per fascista, ma era uno, mi si dice, che non poteva più. Allora, lo Stato non ha capito che non bisogna portare all'esasperazione: come è uscito quel pazzo, ne può uscire un altro che, uscendo da questa stanza, ci tira una cannonata, perché ormai noi siamo i ladri e loro sono i signori, sono i salvatori.
State attenti, perché è già passato un salvatore e lo hanno messo in croce e, secondo me, voi ci finite in croce, mentre noi no, perché noi continueremo a dirvi che questo Stato si può unire con un sistema federale. Se non ce la facciamo perché c'è il Casini di turno, il Fini di turno o il qualsiasi di turno, in questo Paese, che non si vuole unire, va bene, ma, guardate, la gente sceglierà da sola. Non saremo noi a condurli, nessuno ci potrà dire che siamo stati i trascinatori nella spaccatura del Paese: sarà la gente che vi mortificherà e cambierà questo Paese, perché non è più possibile e non ce la facciamo più a sopportare né voi né questo sistema strano che si chiama Stato, che voi unite. Per via del Corso, avete messo un filare di bandiera italiana: vi siete ricordati che c'era la bandiera italiana Pag. 203solo quando noi vi abbiamo fatto le provocazioni. Altrimenti, a voi, dell'Italia non ve ne fregava niente; a tutti voi, a noi sì, perché la volevamo unire, ma volevamo essere padroni a casa nostra. Questo è ancora nostro obiettivo: ricordatelo, perché non lo cambieremo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rainieri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Polledri, a quale titolo, mi scusi. Intervenga dopo l'onorevole Ranieri a cui ho dato la parola. Prego, onorevole Rainieri.

FABIO RAINIERI. Signor Presidente, mio padre è morto cinque anni fa a 64 anni e da agricoltore non ha mai fatto un giorno di ferie. Mi ripeteva spesso questa frase: «Ai trop furbi casc el breghi». Traduco dalla lingua padana a quella italiana: significa che ai troppo furbi cadono i pantaloni. Io non vorrei che a questo Governo succedesse questo.
Mi riferisco al Ministro Fornero perché, quando l'abbiamo vista piangere parlando delle pensioni, forse, si è dimenticata che fare l'agricoltore è diverso che fare il professore e andare in pensione dopo quarant'anni di lavoro nella fabbrica o in miniera o in un'azienda agricola è ben diverso che andare in pensione dopo quarant'anni facendo il professore in un'aula, lavorando due ore al giorno per tre giorni alla settimana. Quindi, questa è una differenziazione che va fatta e che questo Governo volutamente non ha fatto, picchiando sempre i poveri disperati che sono quelli che lavorano per questo Governo.
Da agricoltore e fiero di questo lavoro, dico anche che oggi pomeriggio abbiamo incontrato il Ministro dell'agricoltura, che ci ha detto che l'Italia, all'interno della Comunità europea, vale per il 7 per cento del territorio agricolo e per il 13 per cento delle produzioni. Si è dimenticato di dire, però, che in questo Paese il territorio e le produzioni sono fatti da tante piccole aziende fatte da famiglie che lavorano in queste piccole aziende, ma che fanno i prodotti migliori al mondo. Il Governo e il Ministro ci hanno detto anche che bisogna aggregare i terreni, dimenticandosi di dire che nelle aggregazioni dei terreni ci sono anche i fabbricati, quei fabbricati che il Governo ha voluto colpire, che sono fabbricati rurali che servono per la produzione.
Quindi, sempre di più, ci sarà lo spopolamento della montagna, perché chi ha una casa in montagna oggi ad uso agricolo, non potrà più mantenerla né utilizzarla e, quindi, la venderà a chi oggi ha capitali da nascondere in qualche modo o da investire in qualcosa che frutta, e che è il terreno, perché di terreno non se ne costruisce più, ma avrà sempre un valore. Ma, purtroppo, questo servirà sempre di più a fare in modo che l'agricoltore, quello vero, quello che si sporca ancora le mani, non riuscirà ad acquistare questi terreni, non riuscirà a fare quello che serve per continuare la propria attività.
Sono le 4,20 e, in questo momento, in Italia, molti agricoltori stanno mungendo le loro vacche (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e noi siamo qui come Lega a garantire loro quello che è il nostro credo e, cioè, la libertà di produrre in un Paese, la Padania, che esiste e che per loro è la salvezza. Quindi, chiediamo a questo Governo di smetterla di prendersela con le persone che lavorano e inizi a prendersela con i poteri forti di cui loro sono il riferimento, le banche e tutto il resto che abbiamo già sentito dire dai miei colleghi.
Io parafraserei un detto dei contadini, in questo periodo tra l'altro si ammazza il maiale, secondo cui del maiale non si butta via niente. Di questo decreto-legge, invece, si butterebbe via tutto, perché non c'è nulla di buono da tenere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Per concludere, vorrei portare ad esempio una frase del nostro leader, segretario federale, Umberto Bossi, che ha sempre detto: insieme si va più lontano, da soli si arriva prima. Questo era il motto per Pag. 204costruire la Padania insieme a chi ci stava, ma noi garantiamo al nostro segretario federale che anche da soli arriveremo prima e faremo la Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, sono l'ultimo degli iscritti a parlare. Sono le 4,20 e chiedo di consegnare il mio intervento e concludere qui questa discussione sul complesso degli emendamenti. Ringrazio l'onorevole Giachetti e l'onorevole Baretta, che sono gli unici colleghi non appartenenti al gruppo della Lega che sono rimasti qui in Aula. Ringrazio l'unico sottosegretario che è qui e, soprattutto, i funzionari che ci hanno seguito, i miei colleghi deputati. Però a tutti dico che a questa situazione ci avete costretto voi.
Infatti, a parlare su una manovra importante, che va a colpire in maniera incredibile le famiglie e le imprese del nostro Paese, voi avete negato alla Lega di poter parlare in mattinata. Vi ricordo che era stato stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo che la discussione generale avrebbe dovuto svolgersi nella giornata di martedì. Il Governo era in ritardo, ci avete detto, e quindi la discussione è slittata alla giornata di mercoledì. Dopo di che avete voluto, per un combinato disposto delle decisioni della Presidenza e della necessità di chiudere la discussione generale, dare spazio a due interventi soli della minoranza, cosa che non è mai accaduta nella storia di questo Parlamento e lo avete fatto per un motivo chiaro e preciso: voi avete paura di sentire le nostre parole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Sapete che quella che state facendo è una manovra sbagliata, vi siete accorti di non essere capaci di portare crescita, di non essere capaci di creare posti di lavoro. Avete fatto una manovra cattiva nei confronti dei pensionati, cattiva nei confronti dei giovani, cattiva nei confronti di chi ha lavorato tutta la vita per comprarsi una casa e per avere la casa di proprietà, ha fatto dei mutui, ha già pagato gli interessi alle banche, ha già pagato quello che doveva pagare e adesso deve continuare a pagare allo Stato, alle grandi strutture ed alle grandi banche cifre che non stanno assolutamente nelle loro disponibilità. Quindi, siete cattivi, fate una cosa inutile ed anzi dannosa, perché questa manovra andrà a deprimere l'economia. Avete fatto in modo che gli interventi nostri fossero localizzati in un orario che è difficile da seguire, ma noi non ci pieghiamo. La Lega sarà sempre qui, a dire la sua anche se voi continuerete con un atteggiamento di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ma soprattutto, cari signori del Governo, alla fine la verità emergerà, perché voi state sbagliando e porterete questo Paese alla rovina. Questo Paese ha già perso le sue partite con l'Europa, questo Paese è in grande difficoltà, perché voi avete voluto portare questo Paese in difficoltà. La manovra che avete fatto è quanto di più bieco poteva esserci e lo avete fatto nella speranza che la nostra voce non raggiungerà i milioni di cittadini che vivono nelle regioni del nord. Ebbene, non ci fermate. Non ci fermate perché noi siamo rimasti qui, abbiamo fatto quello che dovevamo fare e che era il nostro dovere, perché il nostro dovere è rappresentare gli interessi della Padania, una Padania che si sta veramente arrabbiando e che potrebbe decidere anche di andarsene sbattendo la porta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, Pag. 205volevo semplicemente dare atto e ringraziare l'onorevole Baretta, relatore per la maggioranza per la V Commissione, per il rispetto che ha avuto per il lavoro di tanti colleghi, è rimasto con noi e ci ha permesso di essere qui questa notte. Mi conferma la bontà della scelta.

PRESIDENTE. Sono così conclusi gli interventi sul complesso degli emendamenti. Il seguito dell'esame del provvedimento riprenderà a partire dalle ore 10.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 15 dicembre 2011, alle 10:

Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici (C. 4829-A).
- Relatori: Baretta (per la V Commissione) e Leo (per la VI Commissione), per la maggioranza; Bitonci (per la V Commissione) e Fugatti (per la VI Commissione), di minoranza.

La seduta termina alle 4,25 del 15 dicembre 2011.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DI MINORANZA DEL DEPUTATO MASSIMO BITONCI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 4829-A.

MASSIMO BITONCI, Relatore di minoranza per la V Commissione. Non possiamo unirci alla relazione di maggioranza della Commissione su questa prima manovra del Governo Monti, perché non ne condividiamo i contenuti e perché non crediamo che sarà davvero in grado di migliorare la situazione economica difficile che il nostro Paese, insieme all'Europa e a buona parte delle economie occidentali, sta attraversando.
Da quasi due anni in questo Parlamento ci stiamo misurando con l'urgenza di individuare misure forti ed efficaci per far fronte alla crisi economica e finanziaria, per difenderci da un attacco che, originato ed alimentato probabilmente fuori del nostro Paese, ci sta travolgendo.
Abbiamo approvato manovre di taglio alla spesa di portata enorme, come mai era stato fatto in passato, cercando di non arrivare mai a colpire la fiducia dei nostri cittadini imponendo tasse e cercando di non pregiudicare i servizi pubblici.
Ci hanno detto che era colpa nostra, degli organi di Governo del Paese, che non eravamo capaci di gestire la crisi, di approvare riforme, di dare fiducia ai mercati ed al paese, per questo è stato necessario, con un colpo di mano, spazzare via un intero Governo, espressione della maggioranza eletta dai cittadini e sostituirla arbitrariamente con i professori, i tecnici, gli esperti.
Attenzione però: il governo della salvezza non è stato chiamato perché le imprese hanno cominciato a chiudere, perché i lavoratori andavano in cassa integrazione o perdevano il lavoro, perché le regioni non avevano più i trasferimenti necessari a garantire l'assistenza sanitaria o i comuni non potevano più coprire le spese per i servizi sociali.
No, il Governo di emergenza è stato ritenuto necessario solo quando la speculazione sui titoli di Stato ha fatto vacillare i portafogli delle banche e l'artificiosa impalcatura su cui si regge l'euro, questa moneta senza Stato e senza popolo, voluta solo dai burocrati che si nascondono dentro i palazzi di Bruxelles e Francoforte.
Non facciamoci ingannare da questa bugia: il Governo Monti, quando dice di voler «salvare l'Italia», come nel titolo presuntuoso dato a questo decreto, non si riferisce alle persone, alle famiglie, agli esseri umani che fanno un popolo con le Pag. 206loro aspettative, le loro speranze ed il loro lavoro, i tecnici vedono nello Stato solo una macchina da tarare, da regolare in un senso o nell'altro per arrivare ad una determinata somma aritmetica, indipendentemente da quali vite, quali storie ne vengono triturate.
Molti dunque, dalla stampa, ai media, all'intellighenzia radical chic che parla dai salotti buoni e dai palchi di molti eventi hanno salutato come una svolta risolutiva l'avvento dei tecnici, dei professionisti, al posto di un intera classe politica demonizzata senza distinzioni.
In tutta onestà, da questi tecnici ci aspettavamo qualcosa di meglio.
Questa è una manovra banale nella scelta degli obiettivi da colpire, semplicistica nelle soluzioni trovate per individuare nuovi gettiti, sbilanciata sulle tasse anziché sui tagli di spesa e dunque recessiva. Una manovra alla ragionier Fantozzi.
È una manovra crudele perché i super tecnici possono non tenere in alcun conto i problemi quotidiani delle persone, la loro rabbia e la loro amarezza.
Guardiamo bene questa manovra: è poco, più del proseguimento della strada già segnata dal precedente Governo, più le tasse, molte tasse, ma senza le mitigazioni imposte a suo tempo dalla Lega, ad esempio sulle pensioni.
Nessuna idea veramente innovativa, nessun cambio di passo epocale, pura e grossolana macelleria sociale, zero confronto, zero possibilità di critica, e girandola di ministri a occupare le prime serate delle trasmissioni televisive. Valeva davvero la pena di cancellare il voto del nord, la democrazia in questo paese, in nome di tutto ciò?
Per chi ha avuto il coraggio di fare un'analisi onesta di questo decreto il giudizio è unanime: è una manovra priva di equità, la parola chiave su cui si era aggregato un ampio sostegno al Governo Monti e che ora, così palesemente sconfessato, dovrebbe provocare reazioni anche da parte di molti dei partiti che sostengono questa maggioranza.
Non è certo equa una manovra che colpisce il ceto economicamente mediano, certo non ricco, in alcuni casi al limite di una vita dignitosa. Non è certo equo colpirli solo perché è più facile individuarli e tassarli, non è equo, è comodo. Così siamo capaci tutti, caro Monti, verrebbe da dire.
Ma quando avrete decurtato la pensione a chi ce l'ha, reso incerto il futuro a chi la aspetta, tassato la casa, obbligato ad aprire conti correnti di cui non hanno bisogno e pagarne le relative spese, aumentato le accise sulla benzina e l'IVA anche sui beni primari, come pensate che queste persone possano avere la fiducia, la forza e la volontà, con i propri consumi ed il proprio lavoro di rimettere in moto l'economia di questo paese?
Uno degli elementi di questo provvedimento che riteniamo più iniqui è l'ICI reintrodotta sulle prime case. L'imposta municipale propria era stata concepita dal precedente Governo come parte del più generale processo di riorganizzazione del fisco che era (e speriamo che sia) stata definita dal federalismo fiscale: nel nostro progetto il comune, l'ente più vicino al cittadino, tornava ad essere protagonista dell'intero sistema, capace di garantire il principio fondamentale del «no taxation without representation».
Questo principio affermatosi nel corso della storia come cardine fondamentale dei sistemi democratici, presente in diverse forme in tutti gli altri Paesi europei, in Italia è stato chiaramente distorto, provocando la crescita esponenziale del debito pubblico; a livello locale chi «rappresenta», chi ci mette la faccia e spende per garantire servizi ai cittadini, non può tassare; a livello centrale, all'opposto, si tassa, ma non si «rappresenta» per l'intero e non si spende per l'intero, dal momento che il governo centrale in questo ruolo è sostituito in gran parte dai governi regionali e locali. Questo meccanismo, tipico solamente dell'Italia, è essenzialmente dovuto all'abolizione quasi totale dei vecchi tributi locali operata negli anni 1970, sostituiti da trasferimenti di fondi pubblici operati dal centro alla periferia e da trasferimenti di gettiti tributari. Pag. 207
La novità introdotta dal Governo Monti, oltre all'anticipazione al 2012, è quella dell'assoggettamento all'imposta anche della prima casa, fattispecie invece assolutamente esclusa dal progetto federalista.
Il 70 per cento circa degli italiani è proprietario della casa in cui vive, per un fenomeno culturale tipicamente italiano nel quale la casa in cui risiede la propria famiglia è un valore primario, profondo, e che costituisce un elemento di stabilità e di sicurezza non solo per le famiglie ma per l'intero paese. Le persone lavorano, pagano le tasse sul proprio lavoro, risparmiano, fanno sacrifici, accendono un mutuo per comprare la loro casa. Tassare la casa significa tassare due volte il lavoro, tassare i sacrifici, rendere ancora più pesante un mutuo che molti già fanno fatica a pagare, ma certamente non significa colpire i «ricchi» per dare ai poveri.
Il nostro Governo aveva, con uno dei suoi primi provvedimenti, eliminato l'imposta comunale sugli immobili, alleggerendo il carico fiscale sui piccoli proprietari, che non posseggono altro immobile se non quello in cui abitano. L'articolo 13 del disegno di legge n. 201 non si limita, però, a reintrodurre la vecchia ICI, ma gonfia la base imponibile con una serie di moltiplicatori che causano un aumento addirittura del 60 per cento delle rendite degli immobili posseduti dai cittadini del ceto medio, mentre ritoccano solo del 20 per cento quelle degli immobili detenuti dalle banche e dalle assicurazioni. Altro punto dolente riguarda il gettito dell'imposta: mentre il gettito ICI affluiva interamente nelle casse comunali, il gettito IMU verrà diviso tra Stato e comuni con un evidente passo indietro rispetto all'obiettivo federalista che la Lega da sempre si pone. L'impatto sui proprietari sarà devastante, tanto che l'ISTAT mette in guardia sugli effetti che l'IMU avrà sulla fascia di cittadini già a rischio povertà; le prime simulazioni parlano di importi rilevanti, pari mediamente a 400/500 euro nelle grandi città come Roma e Milano.
La norma attiva un procedimento frettoloso ed ancora una volta iniquo, non possiamo accettare che si applichi un'imposta senza una vera e completa revisione delle rendite catastali fatta dai comuni. Applicare un metodo lineare di rivalutazione come previsto dal decreto significa perpetrare gli abusi. Anche qui il Governo però è stato troppo pigro per mettere in moto una profonda revisione dei dati catastali e fare finalmente emergere i 2 milioni di case fantasma mai accatastati ma accertati da numerosi studi, quasi tutti al sud.
Naturalmente anche stavolta sarà sempre e solo il nord a pagare. Un atteggiamento assolutamente anti-nord ed anti-federalistico, rafforzato dal tentativo di governare ma fermato dalla Lega, di cancellare la disposizione che garantisce che almeno il 30 per cento del fondo sperimentale di riequilibrio sia distribuito tra i comuni in base alla popolazione, e non destinato solo a coprire i fabbisogni eccedenti dei comuni del sud.
Inoltre, l'inasprimento fiscale sulle abitazioni colpisce direttamente anche il settore delle costruzioni che negli ultimi anni attraversa la più grave crisi dal dopoguerra; oltre a modificare le scelte di investimento delle famiglie. L'assoggettamento ad IMU dei fabbricati rurali, sia abitativi che strumentali e la rivalutazione dei terreni agricoli (la base imponibile sarà incrementata del 60 per cento) sono di fatto una «patrimoniale sull'agricoltura»; tasse, e ancora tasse, colpendo nel mucchio senza alcuno sforzo per agire davvero sulle elusioni e gli abusi.
Ormai il prezzo alla pompa della benzina è vicino al traguardo dei due euro al litro e l'impatto sulle famiglie sarà duplice: uno diretto derivante dall'aumento del prezzo del carburante e l'altro indiretto per l'aumento di prezzo che subiranno le merci autotrasportate.
Aumenti per tutti a fronte di pallidi tentativi di individuare coloro che evadono il fisco e fanno una vita da nababbi alle spalle dello Stato. Sappiamo come sia difficile individuare chi, per definizione, è stato abile a sottrarsi alla legge. Pag. 208
Ma da un governo di economisti così esperti ci aspettavamo qualche cosa di un po' più sofisticato.
La lotta all'evasione deve essere fatta sul campo, con i controlli ai quali il precedente Governo ha dato impulso e risorse come mai nessuno aveva fatto in passato.
Di fatto l'abbassamento del limite per l'uso del denaro contante è l'unica misura contro l'evasione fiscale che si intravede in questa manovra, ed è una misura di efficacia tutta da dimostrare, mentre sono evidentissimi i vantaggi che ne avranno le banche dalle commissioni sui conti e sui movimenti.
Portare a mille euro il limite per i pagamenti in contanti, per contro, causerà notevoli disagi alle categorie non abituate ai mezzi di pagamento elettronici.
Ancora più penalizzanti gli altri limiti: cinquecento euro per il pagamento in contanti di stipendi e pensioni, poi portati a mille grazie ad un emendamento della Lega. Questo obbligherà i nostri anziani, magari ultraottantenni, che non hanno mai visto un bancomat o una carta di credito, che ritirano la propria pensioncina direttamente e poi pagano in contanti, ad aprire un conto corrente bancario o postale. Il risultato sarà, in ogni caso, un aumento esponenziale delle commissioni bancarie sui prelevamenti di denaro contante, sui nuovi conti correnti che verranno aperti e sulle transazioni regolate con carta di credito. Ancora indefinite sono le agevolazioni che potranno essere concordate con le associazioni di categoria e con le banche per consentire la diffusione dei POS e per definire le caratteristiche di quello che viene definito «conto corrente base». Diverso sarebbe, invece, incentivare l'uso di moneta elettronica, proprio attraverso un generale abbassamento dei costi.
Vessazioni pesanti sui singoli ma enormi favori alle banche, rendendo sempre più evidente il legame di questo Governo di tecnici con il mondo degli Istituti di credito: la garanzia dello Stato sulle passività degli istituti, cioè sui titoli di debito che emetteranno o che rientrano in programmi di emissione già esistenti, ci sembra veramente troppo. Ovviamente è un provvedimento tagliato su misura per alleggerire i bilanci delle banche, che si troveranno una garanzia di Stato in caso di incapacità di rimborsare ai propri investitori capitali ed interessi dei prestiti obbligazionari emessi. Tutto ciò a carico del bilancio dello Stato.
Si può fare un simile favore alle banche senza pretendere perlomeno che esse usino questo vantaggio per assicurare credito alle imprese e alle famiglie, sulle quali si sta invece scaricando tutto il credit crunch che ha investito l'area monetaria europea?
Il tutto con il rischio che le banche stesse ribaltino sui risparmiatori anche le commissioni che dovranno pagare allo Stato per ottenere la garanzia.
Dunque questo decreto legge ci sembra ben lontano dal raggiungere gli obiettivi dichiarati.
Anche l'effettivo carattere di necessità ed urgenza di molte disposizioni è opinabile. Vi sono una pluralità di disposizioni che recano delle riforme che per entrare a regime dovranno essere implementate con regolamenti e provvedimenti attuativi che potranno essere adottati anche a distanza di tempo dall'entrata in vigore del decreto. La stessa ridefinizione dell'ordinamento delle province, presentata anche mediaticamente come indifferibile per abbattere i costi dell'apparato pubblico, produrrà i suoi effetti solo a partire dal 2014 e comporterà un risparmio di spesa piuttosto modesto. Il metodo Monti aveva addirittura previsto che per decisione presa a tavolino improvvisamente tutti i presidenti di provincia ed i consiglieri, eletti dal popolo, decadessero d'ufficio, alla data stabilita dal governo. La Lega ha ottenuto perlomeno che coloro che il popolo ha democraticamente scelto possano proseguire il loro mandato fino alla sua naturale scadenza.
Il titolo del provvedimento richiama la finalità della crescita economica come aspetto qualificante delle misure adottate. Sotto questo profilo appare assai difficile individuare misure che sosterranno la crescita Pag. 209economica. A tale obiettivo possono ricondursi forse solo i primi due articoli che mirano rispettivamente a favorire la capitalizzazione delle imprese e a consentire deduzioni dall'IRAP in relazione al costo del lavoro, benché la Corte dei conti, audita in proposito, ha chiaramente affermato che a beneficiare della deduzione IRAP saranno all'80 per cento banche ed altri istituti di credito, ancora e sempre loro.
Queste limitate misure sono ben lontane dall'assecondare anche le esigenze più pressanti delle nostre imprese, che si trovano quotidianamente alle prese con un problema di liquidità e di accesso al credito e con la difficoltà di riscuotere a loro volta i propri crediti, soprattutto quelli vantati nei confronti della pubblica amministrazione. Nulla è contenuto in questo provvedimento sul versante della semplificazione di quella miriade di adempimenti burocratici che ogni giorno sottraggono tempo e risorse ai nostri produttori, ostacolandone la competitività sui mercati globali.
A fronte di interventi depressivi come quelli descritti, manca totalmente una strategia sul contrasto all'evasione. Da una parte lo Stato mostra un volto aggressivo con l'incremento delle sanzioni per chi renda dichiarazioni o fornisca documenti falsi all'amministrazione finanziaria, con norme peraltro di dubbia legittimità costituzionale sotto il profilo della determinatezza e tassatività delle fattispecie penali configurate, dall'altra non adotta alcuna misura in grado di far emergere nuove basi imponibili e si affida solamente ad un incremento del prelievo straordinario sui valori cosiddetti «scudati».
C'è un settore come quello dei giochi che ha evidenziato un'evasione imponente che si sarebbe potuta aggredire, ma che resta al di fuori di qualsiasi interesse di questo esecutivo, nonostante le sollecitazioni che sono venute dalla Lega Nord, anche attraverso puntuali emendamenti.
Manca ancora una volta la tanto attesa riforma della giustizia tributaria. Abbiamo presentato un emendamento in Commissione che accorcia i tempi dei ricorsi e degli appelli nelle commissioni regionali e provinciali rendendo certi i tempi di risposta per il contribuente; con la nostra proposta i professionisti potranno fare parte delle commissioni dando un loro fondamentale contributo allo smaltimento di centinaia di migliaia di pratiche e sentenze arretrate, prevedendo al contempo un sistema premiale sull'operato dei giudici; questa è una riforma veramente urgente all'interno di una più ampia e improcrastinabile riforma del sistema giudiziario del nostro paese.
Le ultime considerazioni vanno al tema dell'equità che, presente nel titolo del provvedimento e più volte richiamata dal Presidente del Consiglio nelle sue dichiarazioni programmatiche rese in quest'aula, appare assai poco presente nel provvedimento al nostro esame.
Quale equità può infatti essere richiamata per un provvedimento che nega l'adeguamento al costo della vita anche per le pensioni di più modesta entità e colpisce diritti acquisiti che vengono completamente posti nel nulla?
Tantomeno possono definirsi eque disposizioni che con il proposito di tassare i patrimoni vanno a colpire anche la proprietà della casa di abitazione che, è appena il caso di ricordarlo, gode di una particolare tutela costituzionale prevista all'articolo 47 della Costituzione.
In base alle relazioni tecniche fornite dal Governo e dal servizio Bilancio dello Stato possiamo capire con grande chiarezza l'iniquità di questa manovra: dei 100 miliardi di entrate, solo 3 provengono, se possiamo permetterci la definizione, dai «ricchi» attraverso l'imposta sui capitali scudati e quelle su barche, aerei ed auto, e invece ben 92 miliardi saranno pagati dai «poveri» attraverso l'IMU, le accise sulla benzina, i tagli agli enti locali e territoriali, gli interventi sulle pensioni, l'aumento dell'IVA su tutti i prodotti, anche quelli di prima necessità.
Un prezzo altissimo viene pagato dalla piccola imprenditoria, con l'aumento sproporzionato delle aliquote contributive introdotto durante l'esame in Commissione. Pag. 210Dove non è la crisi a far chiudere le piccole aziende, è un Governo scriteriato e cieco alle loro esigenze.
Riconoscendo, dunque, che questo provvedimento scaturisce dalla necessità di assicurare il pareggio di bilancio nel 2013, non condividiamo la scelta di scaricare l'impatto della manovra sulle fasce più deboli, come i pensionati.
E sempre a conferma di una manovra iniqua ed ingiusta, che colpisce principalmente i lavoratori ed i pensionati del Nord, il Governo ha previsto un aumento delle aliquote contributive per gli artigiani e commercianti, ma è riuscito a reperire le risorse per i lavoratori socialmente utili di Napoli e Palermo. Vi rendete conto dell'ennesima iniquità? Colpite i lavoratori veri, per salvaguardare quelli fantomatici. I lavoratori socialmente utili per l'area napoletana hanno inizio nel 1984.
Dovevano configurasi come interventi temporali ed invece sono diventati puro assistenzialismo sine die.
E veniamo al capitolo «pensioni». L'originaria disposizione diretta a prevedere per il biennio 2012-2013 il blocco delle indicizzazioni delle pensioni per i trattamenti superiori a due volte il minimo Inps - poi attenuata con l'emendamento del Governo fino a tre volte il minimo per il 2012 e fino a due volte il minimo per il 2013 - è stata concepita solo per far cassa ed è estranea al disegno organico di riforma pensionistica che il Governo intende attuare con l'applicazione del calcolo contributivo pro-rata a tutti i trattamenti dal 1o gennaio 2012 e la soppressione del regime delle decorrenze annuali; come tale pertanto poteva essere migliorata e resa più equa garantendo, come le nostre proposte emendative indicavano, un adeguamento all'andamento al costo della vita anche ai trattamenti fino a sei volte il minimo, in maniera progressiva ed a scaglioni. Ma ci avete bocciato anche questo.
In conclusione, per le ragioni sin qui illustrate vi sono molti buoni motivi per dubitare che la manovra varata con il presente decreto-legge possa sortire effetti positivi sul fronte del rilancio dell'economia e appare più verosimile che essa si risolverà in un eccezionale prelievo di risorse su quanti già sopportano pesanti sacrifici per la crisi economica in atto.
Eppure si può fare qualcosa di diverso, mantenendo i saldi e gli impegni internazionali. Certo ci vuole impegno, un po' di fantasia, un po' di coraggio.
Con i nostri emendamenti abbiamo proposto una vera e propria contro-manovra, dimostrando che si possono trovare altrove fondi anziché colpire nel mucchio ed anzi avviare vere riforme che oltre a portare risparmi pongono per il futuro basi per un sistema paese più solido.
Avevamo previsto, ad esempio, a copertura dei maggiori oneri, un incremento del contributo di perequazione già previsto a legislazione vigente fino al 2014 a carico delle pensioni più elevate, sia mediante una revisione in aumento della quota di prelievo, sia attraverso il coinvolgimento di più scaglioni di fasce pensionistiche, secondo il criterio della progressività.
Veniamo poi al triste capitolo dell'evasione fiscale. Come sappiamo non è semplice individuare gli evasori. Proprio perché non è semplice non possiamo applicare strumenti semplicistici, ma nemmeno arrenderci: noi proponiamo un'imposta antievasione, un combinato di più misure, che rappresenta uno sforzo serio ed ambizioso per colpire davvero chi la ricchezza ce l'ha davvero e non la dichiara. Si tratta proprio di quella patrimoniale che il Governo dei professori non ha evidentemente il coraggio di fare, un'imposta dalla quale sono a sua volta detraibili le altre imposte versate. Proprio questo consente di porre un maggiore onere a carico degli evasori fiscali, poiché chi già versa un ammontare significativo di imposte beneficerebbe di una notevole detrazione, che ridurrebbe grandemente il prelievo sui contribuenti onesti. Questa imposta potrebbe avere a seconda delle aliquote un gettito stimabile in 2 o 3 miliardi di euro.
Sarebbe inoltre doveroso, vista l'attuale situazione dei conti pubblici, ipotizzare una nuova asta per l'assegnazione a titolo oneroso delle frequenze radiotelevisive, o Pag. 211incrementare, ma significativamente, l'imposta sulle attività che hanno beneficiato del cosiddetto «scudo fiscale».
Sicuramente è meglio ricorrere a queste misure piuttosto che tassare la prima casa o cancellare le pensioni di anzianità o bloccare le indicizzazioni sui trattamenti pensionistici.
Le ultime notizie che ci vengono riportate dalla stampa ci fanno vedere ancora più oscuro il futuro del Paese dopo questa manovra. Sul fronte interno, mentre noi stiamo discutendo in Commissione, l'ISTAT ci dice che l'ulteriore peggioramento del PIL e l'effetto depressivo di questa manovra, aggiungiamo noi, rendono già oggi necessaria un'ulteriore manovra di almeno altri 20 miliardi.
Sul fronte comunitario, l'accordo intergovernativo del dicembre per un meccanismo di sorveglianza finanziaria dell'UE sui bilanci nazionali rafforzato e di sanzione automatica per i paesi che non si allineano sancisce la definitiva e totale perdita di sovranità dei paesi dell'area euro. Tutte le tessere del mosaico si stanno ricomponendo: governi non eletti dal popolo che come amministratori delegati amministrano gli Stati in ragione delle direttive dell'azionista, chiamiamola BCE o chiamiamola Bundesbank. Rassegnamoci ad un progressivo impoverimento della nostra democrazia, della nostra economia, della nostra gente, per l'imperativo di salvare l'euro; ci hanno tassato per entrare nella moneta unica che ci fa rimpiangere la vecchia e cara lira, continuano a vessarci per restarne membri.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO RENATO CAMBURSANO SUL COMPLESSO DELLE PROPOSTE EMENDATIVE ALL'ARTICOLO UNICO DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 4829-A.

RENATO CAMBURSANO. Che prevede questa manovra? 30 miliardi annui lordi. 20 miliardi servono per correggere i saldi e per compensare il maggior costo del debito in termini di interessi (10 miliardi) e un margine di sicurezza di 3 miliardi. 10 miliardi per stimolare la crescita. 17 miliardi per maggiori entrate e 13 miliardi per tagli di spese.
Nel complesso, le misure dovrebbero ridurre l'indebitamento netto di circa 3 punti percentuali del PIL nel 2012 e di oltre 4,5 punti in media nel biennio 2013-14.
La crisi economica e finanziaria che, ormai da alcuni anni, il Paese sta attraversando, ha subito, negli ultimi tempi, una brusca accelerazione che ha messo in discussione la tenuta di molti Stati sovrani, in particolare dell'area Euro, raggiungendo pericolosi livelli di implosione e colpendo in maniera virulenta il nostro Paese: il sistema delle imprese, i redditi delle famiglie, le forme di protezione sociale.
Come ha detto il relatore Baretta nella sua relazione dell'8 dicembre, in questo contesto, era inevitabile che - per queste e altre ragioni più volte dibattute anche in Parlamento, vi fossero le conseguenze politiche che hanno portato alla crisi del precedente Governo.
Maledetto quel 14 dicembre 2010: un anno a oggi, se non si fosse attivato un vero e proprio mercato parlamentare, avremmo avuto un nuovo Governo legittimato da elezioni democratiche e che in quanto tale avrebbe assunto, in tempo utile, i provvedimenti necessari ed evitare che la speculazione dei mercati si scatenasse sui nostri titoli sovrani.
Ed invece così non è stato e per mesi l'Italia è stata additata come la maggior responsabile della crisi della zona Euro. La sommatoria della scarsa o nulla credibilità del nostro Governo e quella della conduzione scellerata della Governance europea, non più comunitaria ma intergovernativa a due (franco-tedesca), ha fatto il resto.
L'ottavo Consiglio europeo del 2011 è stato un fallimento totale. Questo, almeno, è il giudizio dei mercati sul vertice che non ha assunto «misure decisive» e quindi «la coesione della zona euro rimane sotto una minaccia costante». Quello che avrebbe dovuto essere l'unico muro di protezione Pag. 212credibile, cioè la BCE, non è stato eretto. Tutti sanno che è Berlino a imporre la sordina agli acquisti dei bond.
Jean Michael Six - capo economista di Standard & Poors - ha dichiarato ieri che «probabilmente c'è bisogno di un altro shock prima che tutti nell'area Euro guardino nella stessa direzione, per esempio che una grossa banca tedesca incontri vere difficoltà sul mercato, il che, a breve termine, è una possibilità molto concreta. A questo punto si renderanno veramente conto che sono tutte sulla stessa barca e che anche le istituzioni tedesche possono essere colpite dal contagio».
Il «firewall» (il muro di fuoco) non è abbastanza ampio per avere un effetto di dissuasione contro gli speculatori e i mercati negli anni a venire.
Da ieri, 13 dicembre, è in vigore il «six pack». Sulla nuova governante economica e il rafforzamento del Patto di stabilità. Questa nostra riforma prevede che sanzioni finanziarie per i Paesi in deficit eccessivo vengano comminate più facilmente e più rapidamente di prima. Rispetto alla riduzione del debito eccessivo, il comunicato del Vertice europeo riprende «i fattori rilevanti» con i quali valutare l'andamento del passivo. È vero che è stato ribadito di voler potenziare il Fondo di stabilità europeo Efsf velocemente, magari anche attraverso il nuovo denaro proveniente dal FMI e di affidare il Fondo ESM alla BCE. Ma è anche vero che non sono stati rafforzati i poteri della stessa BCE e del Fondo salva Stati.
La Banca centrale non è stata trasformata nel Prestatore di ultima istanza, è vero che i Trattati europei non lo consentono ma un accordo lo si poteva trovare per metterla in grado di sostenere la liquidità e i mercati in questo periodo di transizione.
Per dirla con il capo economista dell'OCSE - Pier Carlo Padoan -: «la situazione è critica: se le decisioni sono incerte, deboli e insufficienti, i mercati reagiranno nuovamente in modo negativo come hanno fatto molte volte e a quel punto i prezzi da pagare per tenere insieme la zona euro salirebbero ancora e potrebbero per qualche Paese diventare insostenibili.
Purtroppo ieri la Cancelliera tedesca ha nuovamente gelato i mercati dicendo no all'aumento del tetto di 500 miliardi del Fondo ESM e questo ha spinto il presidente della Commissione europea ad affermare che l'accordo su regole di bilancio più rigide e l'unione fiscale stretta sabato scorso dai Paesi UE (Regno Unito escluso) «da solo non è sufficiente» a risolvere la crisi, in quanto «gli Stati membri devono anche far ripartire la crescita e stimolare l'occupazione».
C'è una strana «perversione» che accomuna lo spirito del decreto al nostro esame all'esito del Vertice europeo: la garanzia di cominciare il 2012 in piena recessione.
Perché si stia perdendo anche solo la speranza di farcela, comincia a diventare francamente inspiegabile.
Manca la consapevolezza che il problema numero uno (per tutti) è ridurre strutturalmente i debiti sovrani e far ripartire la crescita: sono le due facce della stessa medaglia.
Il netto deterioramento delle prospettive di crescita manifestatosi nei mesi scorsi e il drastico peggioramento delle condizioni di finanziamento dello Stato hanno reso le pur rilevanti misure correttive adottate nel corso dell'estate insufficienti a rispettare l'impegno assunto a livello europeo di conseguire il pareggio di bilancio nel 2013. Si determinava un ulteriore aumento del differenziale tra i titoli decennali. italiani e quelli tedeschi che nella seconda settimana di novembre raggiungeva il valore massimo di 575 punti base. Divenivano quindi estremamente urgenti interventi aggiuntivi di consolidamento del bilancio pubblico e un'azione ancor più risoluta volta ad affrontare i problemi strutturali dell'economia italiana.
Le manovre varate a luglio, agosto e dicembre dimostrano la determinazione dell'Italia a riequilibrare durevolmente i conti pubblici; rendono possibile conseguire Pag. 213gli obiettivi annunciati: il pareggio dei conti nel 2013 resta il punto di riferimento della politica di bilancio.
L'entità della manovra disposta il 6 dicembre scorso è volta a rassicurare i mercati; è superiore a quella che sarebbe stata necessaria in situazioni meno gravi, prevalenti qualche mese fa. Le misure hanno effetti permanenti e, in particolare con riferimento alla previdenza, crescenti nel tempo. Il contributo delle misure una tantum all'aggiustamento è modesto.
La riforma della previdenza, fissando requisiti più stringenti per il pensionamento, rafforza da subito la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico. Gli interventi - i cui costi in termini di riduzione del potere d'acquisto e di frustrazione di aspettative individuali non possono essere sottaciuti - permettono di considerare sostanzialmente conclusa la lunga fase di adeguamento del nostro sistema alle mutate prospettive socio-demografiche e di sviluppo economico. L'estensione del metodo contributivo a tutti i lavoratori riduce la disparità di trattamento e rende più stretta la relazione tra contributi versati e benefici pensionistici, riducendo le distorsioni all'offerta di lavoro.
La sfida è ora quella di garantire ai lavoratori più anziani soddisfacenti possibilità di impiego e ai più giovani carriere lavorativa non discontinue che consentano di accumulare un sufficiente montante contributivo. Sarà quindi fondamentale agire sulle regole del mercato del lavoro, sul ridisegno degli ammortizzatori sociali e sul potenziamento della previdenza complementare.
Signor Presidente, signor Ministro, signor sottosegretario, questa non è la manovra che immaginavo perché: colpisce il ceto medio (IMU sulla prima casa, accise sui carburanti) ed i bassi redditi; non ci sono misure efficaci contro l'enorme evasione fiscale, crescita a dismisura in questi anni, grazie anche ai tanti - troppi - condoni e scudi fiscali; aumenterà la pressione fiscale, che nel 2012 raggiungerà il 45 per cento (come media ponderata, anche per chi le tasse le paga, supererà il 50 per cento; non combatte a sufficienza le corporazioni e le lobby.
Il Presidente del Consiglio aveva assicurato una lotta serrata agli interessi di parte ed invece sono stati fatti alcuni passi indietro.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO MARCO GIOVANNI REGUZZONI SUL COMPLESSO DELLE PROPOSTE EMENDATIVE ALL'ARTICOLO UNICO DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 4829-A.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, diciotto giorni dopo l'insediamento del Governo Monti è stata presentato quello che è stato definito enfaticamente il decreto «salva Italia». Un'Italia che si è trovata immersa in una crisi che arriva da lontano, partita dagli Stati Uniti, ormai più di tre anni fa, con il più grande fallimento della storia, quello di Lehman Brothers, colosso bancario statunitense che ha accumulato debiti per più di 600 miliardi di dollari. Una crisi che alcuni pensavano di poter arginare rapidamente, ma che in realtà ha travolto tutti i mercati, mandando in bancarotta l'Islanda ed ha contagiato l'economia reale, insinuandosi in un'Europa eterogenea e contraddittoria. L'azione del precedente Governo è stata pesantemente condizionata da questa crisi e tutti i progetti di riforma pensati, e solo in parte avviati, hanno dovuto fare i conti con la realtà quotidiana fatta di deficit, debito pubblico, spread ed indici di Borsa che quotidianamente condizionavano le scelte dell'esecutivo. In questo contesto obiettivo primario è stato il perseguimento dell'equilibrio di bilancio, limitando al massimo l'aumento della pressione fiscale e cercando di ridurre le spese, anche a costo di impopolari tagli nei settori più delicati.
Dimessosi il Presidente del Consiglio Berlusconi, si è aperta la nuova era dei tecnici, dei professori al servizio del Paese, degli uomini che le istituzioni monetarie e finanziarie europee volevano e che già in Pag. 214Grecia avevano voluto; risultato è stato il decreto legge n. 201, decreto che sarebbe dovuto riuscire dove il precedente Governo aveva fallito: lo sviluppo del Paese. Cerchiamo di esaminarlo più in dettaglio.
Imposta municipale propria.
L'imposta municipale propria è stata voluta dal nostro Governo, come parte del più generale processo di riorganizzazione del fisco che era (e speriamo che sia) il federalismo fiscale; il comune tornava ad essere protagonista dell'intero sistema, ente più vicino al cittadino, capace di garantire il principio fondamentale del «no taxation without representation», che, presente in diverse forme in tutti gli altri Paesi europei, in Italia è stato chiaramente distorto, provocando la crescita esponenziale del debito pubblico; a livello locale chi «rappresenta» e spende, non può tassare; a livello centrale, all'opposto, si tassa, ma non si «rappresenta» per l'intero e non si spende per l'intero, dal momento che il governo centrale in questo ruolo è sostituito in gran parte dai governi regionali e locali. Questo meccanismo, tipico solamente dell'Italia, è essenzialmente dovuto all'abolizione quasi totale dei vecchi tributi locali operata negli anni '70, sostituiti da trasferimenti di fondi pubblici operati dal centro alla periferia e da trasferimenti di gettiti tributari.
La novità introdotta dal Governo Monti, oltre all'anticipazione al 2012, è quella dell'assoggettamento anche della prima casa. Il 70 per cento circa degli italiani è proprietario della casa in cui risiede ed il nostro Governo aveva, con uno dei suoi primi provvedimenti, eliminato l'imposta comunale sugli immobili, alleggerendo il carico fiscale sui piccoli proprietari, che non posseggono altro immobile se non quello in cui abitano. L'articolo 13 del decreto-legge n. 201 non si limita, però, a reintrodurre la vecchia ICI, ma gonfia la base imponibile con una serie di moltiplicatori che causano un aumento addirittura del 60 per cento delle rendite degli immobili posseduti dai cittadini del ceto medio. Altro punto dolente riguarda il gettito dell'imposta: mentre il gettito ICI affluiva interamente nelle casse comunali, il gettito IMU verrà diviso tra Stato e comuni con un evidente passo indietro rispetto all'obiettivo federalista che la Lega da sempre si pone. L'impatto sui proprietari sarà devastante, tanto che l'ISTAT mette in guardia sugli effetti che l'IMU avrà sulla fascia di cittadini già a rischio povertà; le prime simulazioni parlano di importi rilevanti, pari mediamente a 400/500 euro nelle grandi città come Roma e Milano.
Accise.
L'imposta di fabbricazione sui carburanti è da sempre stato lo strumento favorito da tutti i Governi: il primo aumento risale al 1935 per finanziare la guerra in Etiopia, poi nel 1956 per far fronte alla crisi di Suez e via via nel tempo, passando dal 1963 per finanziare il disastro del Vajont, al 1968 per finanziare gli interventi nel Belice a seguito del terremoto e così via, fino al «decreto Monti» che, con un doppio aumento, porterà, il 1o gennaio 2013, l'accisa sulla benzina ad euro 704,70 per mille litri e quella sul gasolio ad euro 593,70 per mille litri. Ormai il prezzo alla pompa della benzina è vicino al traguardo dei due euro al litro e l'impatto sulle famiglie sarà duplice: uno diretto derivante dall'aumento del prezzo del carburante e l'altro indiretto per l'aumento di prezzo che subiranno le merci autotrasportate.
Tassazione delle auto di lusso, delle imbarcazioni e degli aerei.
Se da un punto di vista di equità è giusto che i contribuenti più ricchi, quelli che si possono permettere un'auto potente, una barca sopra i 10 metri o un aereo, contribuiscano in modo maggiore, è opportuno tenere in considerazione anche gli effetti che tali manovre provocano sul settore turistico, un settore che produce quasi il 10 per cento del PIL nazionale, impiegando quasi 2 milioni e mezzo di persone.
Imposta di bollo su titoli strumenti e prodotti finanziari.
Si tratta dell'ennesimo costo che grava sui correntisti e sui risparmiatori italiani. Associato alle commissioni che i consumatori dovranno pagare per carte di credito Pag. 215e bancomat a causa delle restrizioni sulla circolazione di denaro contante, costituisce un balzello non indifferente che, inoltre, potrebbe diminuire la propensione al risparmio.
Tracciabilità dei pagamenti e altre misure contro l'evasione.
Di fatto l'abbassamento del limite per l'uso del denaro contante è l'unica misura contro l'evasione fiscale, anche se di dubbia efficacia. Portare a 1.000 euro il limite, per contro, causerà notevoli disagi alle categorie non abituate ai mezzi di pagamento elettronici. Ancora più penalizzanti gli altri limiti: 500 euro per i pagamenti per cassa delle pubbliche amministrazioni e 1000 euro per il pagamento di stipendi e pensioni. Questo obbligherà i nostri anziani, magari ultraottantenni, che non hanno mai visto un bancomat o una carta di credito, che ritirano la propria pensioncina direttamente e poi pagano in contanti ad aprire un conto corrente bancario o postale; in alternativa dovrà appoggiarsi al conto corrente di un figlio o di un altro parente con tutti i disagi ed imbarazzi del caso. Il risultato sarà, in ogni caso, un aumento esponenziale delle commissioni bancarie sui prelevamenti di denaro contante, sui nuovi conti correnti che verranno aperti e sulle transazioni regolate con carta di credito. Ancora indefinite sono le agevolazioni che potranno essere concordate con le associazioni di categoria e con le banche per consentire la diffusione dei POS e per definire le caratteristiche di quello che viene definito «conto corrente base». Diverso sarebbe, invece, incentivare l'uso di moneta elettronica, attraverso un generale abbassamento dei costi, senza fissare limiti di legge e scadenze ravvicinate e perentorie, come quella del 31 dicembre per riportare i saldi dei libretti al portatore sotto il valore di 3.000 euro.
Misure per la stabilità del sistema creditizio.
Parliamo della garanzia dello Stato sulle passività degli istituti, cioè sui titoli di debito che emetteranno o che rientrano in programmi di emissione già esistenti. Ovviamente è un provvedimento tagliato su misura per alleggerire i bilanci delle banche, che si troveranno una garanzia di Stato in caso di incapacità di rimborsare ai propri investitori capitali ed interessi dei prestiti obbligazionari emessi. Il tutto con il rischio che le banche stesse ribaltino sui risparmiatori anche le commissioni che dovranno pagare allo Stato per ottenere la garanzia.
Aumento dell'IVA.
Se il Governo Berlusconi era stato criticato per aver aumentato di un punto percentuale l'aliquota base, cosa dovremmo dire dell'aumento di due punti percentuali già programmato a partire dal 1o ottobre 2012? Verrà ritoccata di due punti anche l'aliquota attualmente al 10%, causando un incremento significativo per gli acquisti di tutti i beni di consumo, anche quelli alimentari e, quindi, di prima necessità. Ovviamente si verificherà un oggettivo e grave impoverimento delle famiglie italiane.
Risultato: niente sviluppo, niente (o quasi) lotta all'evasione, solo aumento imposte e aiuti alle banche!

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2 Nom. Ddl 4829-A - quest. preg. n. 1 535 513 22 257 62 451 12 Resp.

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