Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute >>

XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 551 di venerdì 18 novembre 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,50.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quindici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10 per la discussione sulle comunicazioni del Governo.

La seduta, sospesa alle 9,52, è ripresa alle 10.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Discussione sulle comunicazioni del Governo (ore 10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione sulle comunicazioni del Governo.

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Governo.
È iscritto a parlare l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà, le ricordo che ha 12 minuti di tempo a sua disposizione.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, grazie davvero, a nome dei deputati del Partito Democratico, per aver messo le sue competenze, la sua credibilità internazionale al servizio del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Italia dei Valori). Questo, ci ricorda tanto un momento in cui un grande italiano, allora Governatore della Banca d'Italia, Carlo Azeglio Ciampi, si assunse l'onere, di fronte al mondo e di fronte al Paese, di mettere la sua credibilità personale per far uscire l'Italia da un altro momento di crisi.
Grazie anche per il modo rispettoso e attento con cui si è rivolto al Parlamento, di cui da pochi giorni lei fa parte come senatore a vita, e grazie davvero, anche dal punto di vista personale, me lo consenta, per le parole con cui ha dichiarato l'emozione vera e autentica, lo si è capito, che ha provato entrando in quest'Aula. La stessa che probabilmente hanno sentito questa mattina alcuni ministri; è la stessa emozione che sente, sempre, chi entra qui per la prima volta se crede nella laica sacralità delle istituzioni repubblicane.
L'Aula è il luogo del confronto, il luogo dello scontro politico, anche duro, lo è stata in questi centocinquant'anni di storia italiana, lo è stata anche, con molte distorsioni, in questi tre anni e mezzo di Pag. 2legislatura, caratterizzati da un rapporto difficile tra maggioranza e opposizione, figlio di un bipolarismo incompleto, pieno di anomalie, dentro un Paese spaccato, dilaniato, che è sembrato, purtroppo, incapace di individuare un terreno comune tra avversari. Eppure la storia italiana, quando il mondo era più difficile, diviso in blocchi, portava qui dentro partiti che si contrastavano con durezza, ma che condividevano un sistema di regole e di valori comuni.
Oggi siamo nell'emergenza, siamo dentro la durezza della crisi e siamo qui, tutti, perché vogliamo salvare il Paese e questa missione ci impone di voltare pagina. Ci impone di voltare pagina nei comportamenti individuali e politici di noi singoli parlamentari e di noi gruppi parlamentari, lasciando alle spalle i toni di rissa, i toni molte volte troppo duri e troppo violenti e ci impone anche di non girarci a guardarli e a ricordarli, ma di trovare invece la via di una collaborazione.
Proviamo a trasformare l'anno e mezzo che abbiamo davanti - da usare fino all'ultimo giorno - per far diventare quest'Aula il luogo del dialogo, del confronto e anche della collaborazione. Questa è una situazione inedita, è una situazione difficile, fuori c'è il mondo, ci sono i mercati, l'Europa, che aspettano misure immediate, coraggiose, concrete; lei, signor Presidente del Consiglio, ne ha annunciate molte ieri. Nella dichiarazione di voto del segretario Bersani noi riprenderemo i temi che ci stanno più a cuore: il risanamento deve stare insieme all'equità sociale; i sacrifici vanno chiesti in base alle disponibilità di ogni persona; serve un piano immediato di lavoro straordinario per i giovani e la lotta contro l'evasione è una priorità che può essere affrontata non soltanto con l'accertamento ma anche con una misura molto semplice, basta un articolo relativo alla tracciabilità dei pagamenti sopra un importo molto basso.
Quindi fuori il mondo aspetta queste riforme, queste scelte coraggiose e qui dentro ci troviamo invece con un Governo che per la prima volta dal 1946 non è espressione di una maggioranza politica, ma soltanto di una maggioranza parlamentare, un Governo che è pieno di personalità scelte per le loro competenze e un Governo sostenuto da forze che sono state, che sono, e che saranno, avversarie alle prossime elezioni e che scelgono di collaborare per salvare il proprio Paese.
Lo stesso modo in cui noi oggi, per la prima volta, non presentiamo una mozione di fiducia firmata da tutti i capigruppo parlamentari, ma singole identiche mozioni di fiducia, una per ciascun gruppo, è la prova di come nasce in modo inedito questa maggioranza.
Qualcuno ha temuto che il Governo tecnico avrebbe finito per sottrarre centralità al Parlamento. Noi invece pensiamo l'opposto per diverse ragioni. Il primo motivo è la «centralità», perché l'assenza di una maggioranza politica toglie quei luoghi legittimi - incontri tra i partiti, i vertici propri appunto delle coalizioni - e porta tutto il confronto di merito sulle singole scelte in Parlamento, nel confronto tra i gruppi parlamentari, nel confronto tra i gruppi, le Commissioni parlamentari e il Governo. Tutto qua, tutto in Parlamento, e dovremo trovare, signor Presidente, le forme perché il coinvolgimento sulle scelte del Parlamento non sia soltanto nel momento dell'approvazione o delle modifiche delle misure proposte dal Governo, ma sia nella preparazione delle misure del Governo, in un rapporto molto stretto tra le Commissioni parlamentari e i Ministeri.
Il secondo motivo per cui potremmo trovarci e vogliamo trovarci in una situazione di nuova centralità del Parlamento, è che l'assenza fisiologica, normale, dello scontro politico tra maggioranza e opposizione, almeno come l'abbiamo conosciuta, e i tempi che questo comporta, i percorsi parlamentari che questo sempre ha comportato, può invece metterci davanti ad un periodo fecondo in cui approvare molte leggi che il Paese aspetta, anche molte leggi che magari non richiedono la copertura e non richiedono un impegno di spesa, ma che sono ugualmente urgenti. Molte sono pronte, ne cito soltanto una a cui noi teniamo particolarmente. Pag. 3Si tratta di una legge composta da un solo articolo rivolta a quei bambini nati nella nostra terra, vissuti sulla nostra terra, innamorati della nostra terra, ma che hanno l'unica colpa di essere figli di cittadini stranieri, cosa che li condanna a farli sentire ospiti e non possono dirsi italiani soltanto per una norma ingiusta che noi vogliamo, insieme a tutti gli altri, modificare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori).
Il terzo motivo di una nuova centralità del Parlamento, è che mentre il Governo sarà naturalmente concentrato, insieme a noi, sulla missione di risanamento finanziario e di ricostruzione della crescita, noi possiamo approvare le riforme istituzionali che è possibile approvare in diciotto mesi. È l'altra faccia, per l'Italia, dell'uscita dalla crisi: il risanamento deve essere accompagnato dalla modernizzazione del sistema istituzionale, per reggere i tempi accelerati del mondo globale e per non essere impantanati nelle lentezze.
Noi non parliamo di una «mega riforma» della seconda parte della Costituzione - ci si è provato già altre volte senza mai riuscirci - parliamo di tre obiettivi possibili.
In primo luogo una nuova legge elettorale che restituisca agli elettori il diritto di scegliersi gli eletti e che faccia uscire dallo schema delle alleanze imposte, forzate dalle norme, anziché scelte in base ai programmi.
In secondo luogo un Senato federale delle autonomie - ci sono proposte convergenti di tutti gruppi su questo - che porti al monocameralismo, e quindi alla riduzione del numero dei parlamentari come scelta derivante dal monocameralismo, non quella proposta, che non sta in piedi, di dimezzare i parlamentari lasciando intatti tutti i difetti del bicameralismo e della sua lentezza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
In terzo luogo la modifica dei regolamenti parlamentari. Sono trent'anni che se ne parla ed è tutto rallentato da norme barocche e assurde. Non ci si è mai riusciti perché la maggioranza o l'opposizione del momento, o la vicinanza delle elezioni, impedivano un atto di generosità. Alla fine di quest'anno e mezzo noi non sappiamo come sarà il sistema politico italiano con una nuova legge elettorale e non sappiamo chi vincerà le elezioni. Ci sono quindi le condizioni per fare insieme queste tre riforme. Insomma è una grande occasione.
Insomma è una grande occasione per il Governo e il Parlamento insieme: fare ripartire l'economia, risanare, cercare la via della crescita e, contemporaneamente, dimostrare che la democrazia parlamentare non è uno strumento antico, superato, del passato, ma è viva, è capace di rinnovarsi ed è irrinunciabile.
L'Italia ha sempre mostrato il meglio di sé dopo le prove più dure a cui la storia l'ha chiamata: penso alla ricostruzione sulle macerie della guerra. Noi vogliamo fare per i nostri figli quello che le nostre madri e i nostri padri hanno fatto per noi: ricostruire l'Italia. Oggi sembra un Paese stremato, impaurito. E invece, se si guarda sotto l'apparenza, è straordinariamente pieno di talenti, di intelligenze, di donne e di giovani incredibili che si fanno apprezzare nel mondo, che sono pieni di volontà, sono pieni di entusiasmo, dal profondo nord fino al profondo sud.
Quegli italiani guardano a lei, signor Presidente del Consiglio, ma guardano anche a noi parlamentari: vogliono capire se possono tornare a credere e a fidarsi della politica; se possono tornare a credere nella nostra capacità di ridare un futuro all'Italia, nella nostra volontà di farlo.
Per riuscirci serve una guida, serve sempre a un Paese, ma, a maggior ragione, serve dentro ad una bufera. Servono una guida e un Governo solidi. Il Partito Democratico è qui a fare semplicemente il proprio dovere di grande e responsabile partito nazionale. Noi non diremo mai che il Governo resta finché vogliamo noi, invece vogliamo che resti fino all'ultimo giorno della legislatura (Applausi dei deputati Pag. 4dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Ciò perché tutti noi parlamentari del Partito Democratico ci sentiamo parte di quell'impegno nazionale di cui lei, ieri, ha parlato. Per queste ragioni voteremo convintamente la fiducia al suo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, tocca a me aprire questa nuova fase in quest'Aula. Pensavo di essere arrivato qui nel 2008 dopo una vittoria elettorale, e pensavo che avrei svolto i miei interventi sempre in questa veste. Invece mi trovo in questa nuova veste. Tuttavia, devo dire che non sono il solo che ha dovuto cambiare. Infatti, ho appena sentito l'intervento dell'onorevole Franceschini: sembrava il primo intervento dopo una vittoriosa campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), mentre invece volevo ricordare al capogruppo forse della nuova maggioranza - non so chi lo sarà e forse in parte lo sarà anche lui - che così non è stato.
Egli si trova in questa posizione perché è riuscito sì, in una cosa: prima di ricostruire l'Italia è riuscito a distruggere l'immagine dell'Italia e, insieme a lui, tutti quelli che hanno lavorato perché si potesse arrivare a questo punto.
Presidente del Consiglio, non ne faccio una colpa a lei di essere arrivato a questo punto, anzi, essersi seduto su quella sedia è merito della sua capacità sicuramente non indifferente e, sicuramente, sarà in grado di interpretare al meglio il suo ruolo.
Tuttavia, ho notato nei suoi primi interventi e nelle sue prime dichiarazioni che non sono contenuti nelle sue proposte i motivi per i quali la nostra...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Vanalli. Pregherei i colleghi che non sono interessati ad ascoltare il dibattito di uscire dall'Aula, e pregherei tutti i colleghi di differire le congratulazioni ai neo ministri in altro momento, per consentire agli oratori di prendere la parola.

PIERGUIDO VANALLI. La ringrazio, signor Presidente, anche perché se lo dovessero fare tutti quelli della maggioranza saremmo qui fino a domani.

PRESIDENTE. Lo so, onorevole Vanalli, ma qui ognuno cerca di fare il suo mestiere.

PIERGUIDO VANALLI. Lo so, c'è chi è riuscito a fare anche quello degli altri.

PRESIDENTE. Non vi è dubbio.

PIERGUIDO VANALLI. Dicevo che non abbiamo colto nei suoi interventi quello che per noi era il motivo principale per il quale siamo scesi in politica e per il quale abbiamo lavorato in questi tre anni. Mi riferisco in modo particolare alla questione del federalismo che per noi era, è, e sarà ancora l'unica soluzione che potrà portare...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Vanalli. Onorevole Binetti, la pregherei di non voltare le spalle all'oratore e di consentire al Ministro di ascoltare. Onorevole Fioroni, vale anche per lei quello che sto dicendo agli altri colleghi. Onorevole Fioroni! Prego, onorevole Vanalli, prosegua pure.

PIERGUIDO VANALLI. Stavo introducendo la questione del federalismo in Italia. Quest'ultimo, a nostro parere, è l'unica vera grande rivoluzione che potrà consentire a parte dell'Italia di risorgere dal buco nero nel quale siamo sprofondati, soprattutto per opera di chi, comunque, in questa Aula siede ancora adesso, dopo tanti anni, e che con rinnovata faccia tosta si propone come nuovo e come colui che risolverà tutti i problemi.
È stato facile attribuire a lei e ai suoi colleghi, che in molta parte appartengono Pag. 5al mondo delle banche e di gruppi di questo genere, il duplice ruolo, in qualche caso utile, ma poco idoneo in questo caso a causa del conflitto di interessi relativo alla questione economica. Parecchi di voi fanno parte del mondo delle banche e delle associazioni, tutte quelle banche e quelle associazioni che in qualche modo hanno contribuito a portarci nella situazione economica in cui versiamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Per tale motivo ci siamo domandati se queste persone, che magari hanno anche una parte di colpa, siano in grado di portarci fuori dalla crisi. Credo che, se ci riuscirete, sarete senz'altro degni di nota, ma noi saremo qui a verificare che ciò avvenga e che quanto abbiamo fatto in questi tre anni possa trovare compimento.
Infatti, abbiamo completato il federalismo a livello legislativo, ma non è stato ancora stato recepito a livello attuativo. Si sta iniziando adesso - e in parte inizieremo con le prossime elezioni - a vedere i primi effetti di questa manovra e di questo cambiamento. Una delle principali accuse che ci venivano rivolte negli ultimi tempi era quella di aver avuto il federalismo e, nonostante ciò, che le cose andassero male in Italia. È facile invece poter dire che le cose vanno male in Italia perché, fino ad ora, il federalismo non c'è ancora stato.
Pertanto, quello che volevo dirle è che auspico che capisca e riesca a portare avanti quella grande riforma che tutto il nostro movimento - insieme a molti amici del PdL ed anche in alcuni casi con l'approvazione o almeno l'astensione del PD - è riuscito a portare a compimento in quest'Aula. Spero che, proprio perché è stata largamente condivisa, questa opera venga portata avanti.
Saremo un'opposizione - neanche a farlo apposta, come vede, siamo proprio di fronte a lei - e saremo sempre di fronte a lei. La tratteremo guardandola negli occhi e cercando di spingerla a fare il nostro bene, soprattutto nelle regioni del nord.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIERGUIDO VANALLI. Dubito che tutti saranno leali come noi che, pure, stiamo all'opposizione. Ho idea che qui molti a un certo punto se li troverà alle spalle e non sarà per darle una pacca: in bocca al lupo! (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Renato Farina - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Nicco. Ne ha facoltà per due minuti.

ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, nell'incontro con il Presidente della Repubblica abbiamo espresso, come minoranze linguistiche, attenzione, interesse e disponibilità verso un Governo di coesione nazionale. Siamo indubbiamente oggi ad una svolta assai rilevante. Una fase politica si è conclusa e se ne apre una nuova, inedita, tutta da esplorare e di cui non nascondiamo le difficoltà e le incognite.
Le sue comunicazioni alle Camere costituiscono un'importante base programmatica: dalle misure per la crescita ad una più equa redistribuzione delle imposte, dalla lotta all'evasione fiscale agli ineludibili interventi volti a contenere i costi della politica e degli apparati statali.
Su altri punti discuteremo. Per quanto concerne l'agenda europea concordiamo con lei quando afferma che vi è stata mancanza di governance. Oggi è essenziale che siano riscritte profondamente e radicalmente le regole attorno a cui ruota la finanza internazionale, conditio sine qua non se non vogliamo che l'economia reale, di chi lavora e produce, sia soffocata dalla ragnatela abilmente tesa dagli speculatori per succhiarne la linfa vitale.
Nelle sue comunicazioni abbiamo anche ritrovato un accenno particolarmente apprezzato su una delle questioni al centro del nostro colloquio a Palazzo Giustiniani: l'importanza del valore costituzionale delle autonomie speciali, in piena sintonia con quanto affermato dal Capo dello Stato nella sua recente visita in Valle d'Aosta. L'unità dell'Italia è arricchita, resa più salda e partecipata dal rispetto e Pag. 6dalla valorizzazione della sua articolazione territoriale, di cui le minoranze linguistiche costituiscono un aspetto peculiare.
Su queste basi, signor Presidente, le esprimiamo oggi il nostro voto di fiducia, confidando che questo possa in seguito essere confermato a fronte della concreta azione di Governo anche in riferimento alle questioni specifiche che abbiamo direttamente sottoposto alla sua attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà per due minuti.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, buon lavoro a lei, Presidente, e al suo Governo, ne avete bisogno e ne ha bisogno l'Italia. Il mio sarà un «sì» senza aggettivi e soprattutto senza retropensieri minacciosi. Sarà un «sì» carico di preoccupazione per la situazione di degrado etico ed economico, per i rischi che corre l'Italia e il mondo, la democrazia rappresentativa. Si tratta di rischi che non derivano però dai professori, ma da disuguaglianze crescenti, dalla progressiva distruzione del bene comune, da una sofferenza che stenta a trovare risposte e che certo non potrà trovarle dentro gli stessi schemi che l'hanno prodotta.
Ma, proprio perché questa emergenza è reale e non è una bolla mediatica, voterò «sì». Voterò «sì» ad ogni provvedimento che non solo ridurrà lo spread, come ormai usano dire tutti, ma ridurrà anche di un solo punto la distanza tra il primo e l'ultimo della scala sociale. A nome di una vasta rete di associazioni che in Italia e in Europa si occupano della lotta contro i conflitti d'interesse, contro ogni forma di censura, le chiediamo di contribuire a portare l'Italia in Europa anche in questo settore non nominato in questi giorni; di risolvere il conflitto d'interesse non di uno, ma tutti i conflitti che rendono opachi i mercati, diseguali le imprese e gli stessi cittadini.
Non si fermi davanti ai santuari della conservazione. Non giudichi le aziende, come lei non ha mai fatto, dal nome e dal cognome del proprietario. Faccia applicare anche in Italia la normativa antitrust, liberi l'autorità di garanzia e la RAI dal controllo diretto del Governo e dei partiti, affossi ogni «legge bavaglio», ogni tentativo di condizionare la rete, indica l'asta per le frequenze e usi quei soldi per favorire nuovi accessi e impedire l'ulteriore riduzione del pluralismo informativo.
Concludo con una richiesta che spero possa essere condivisa da tutti. In queste ore rischia di chiudere il museo della memoria di Sant'Anna di Stazzema, santuario laico dell'Italia repubblicana. Intervenga con il Ministro dei beni culturali, sblocchi il piccolo stanziamento statale congelato di 50 mila euro. Sarà un gesto di grande significato civile. L'Italia che verrà ha ancora bisogno di coltivare la memoria di quelle radici (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Misto-Minoranze linguistiche e Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà per due minuti.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, mentre lei si accinge ad avere una fiducia senza precedenti, gli italiani in queste ore navigano tra certezze ed incertezze. La crisi economica che morde l'Italia è un aspetto di una crisi ben più grande, che è la crisi morale.
Lei sa bene, signor Presidente del Consiglio, che è stata creata ricchezza senza lavoro, è una finanza senza etica. I titoli tossici hanno avvelenato i sistemi finanziari e rappresentano il 10 per cento della ricchezza mondiale. Nel mondo i conflitti non avvengono più nel rapporto tra gli Stati; i conflitti e le rivoluzioni avvengono all'interno degli Stati. Nelle nostre città i giovani scendono in piazza, i padri contro i figli, reclamano il loro futuro, non vogliono essere condannati a precarietà e a stipendi caritatevoli.
Signor Presidente del Consiglio, è arrivato il momento, come dice Montesquieu, Pag. 7di salire sul campanile più alto della città e guardare lontano per vedere che cosa si sta preparando all'orizzonte. Lei ha un'occasione unica e irripetibile, ossia portare a termine le riforme del Governo Berlusconi e riformare le istituzioni. Solo riformando le istituzioni possiamo risolvere i problemi della nostra vita associata.
Serve uno Stato nuovo, uno Stato che non sia un distributore di favori, ma uno strumento di diritti. Serve meno Stato nella burocrazia, affinché le imprese possano innescare la crescita. Serve meno Stato nella gestione dei servizi, dove la mano privata può fare più della mano pubblica, ma serve più Stato nella sicurezza dei diritti e nella sicurezza dei cittadini.
Signor Presidente, sei lei rafforzerà le istituzioni e le istituzioni saranno più forti ed efficienti, le libertà dei cittadini non saranno in pericolo. Per questo noi ora le daremo convinti la nostra fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà per due minuti.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, all'inizio di questa legislatura non avrei mai pensato di dover dare la fiducia ad un altro Presidente. Faccio politica da uomo del Sud e il nostro impegno lo avevamo preso nell'ambito della coalizione di centrodestra con il Presidente Berlusconi. Noi siamo gente del Sud: quelli che, quando danno una parola, la mantengono. Poi le cose sono andate come sono andate e, anche visto come sono andate le cose e l'impegno che ha messo il Presidente della Repubblica, riteniamo, Presidente, di darle anche la nostra fiducia, che non è cieca.
Noi facciamo politica per dare voce a quella parte del Sud che per troppi anni non l'ha avuta. Noi facciamo politica per creare finalmente un'Italia unita o per creare finalmente l'Italia. Signor Presidente, c'è una parte del Paese, il Sud, che non solo è rimasta indietro, ma che va sempre più indietro. C'è bisogno di provvedimenti coraggiosi. C'è bisogno di provvedimenti da far condividere all'Europa.
Signor Presidente, io vengo dalla Calabria dove la crisi non significa non poter mettere la benzina nella Ferrari che sta nelle stalle degli allevatori del Nord: significa fame. Le avevamo indicato, ma non ho visto nella sua relazione, cose specifiche per rilanciare quell'economia senza la quale l'Italia non parte. Avevamo suggerito di promuovere per quei territori una fiscalità di vantaggio che possa davvero mettere in moto qualcosa. Le daremo la fiducia, ma sarà una fiducia controllata minuto per minuto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud)).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà per tre minuti.

UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, noi come Grande Sud voteremo la fiducia certi e sicuri che lei si renderà conto dei mille problemi che assillano oggi il nostro territorio. Vede, signor Presidente, lei ricorda benissimo una nota commedia di Eduardo De Filippo: «Gli esami non finiscono mai». Lei, che è un professore, che ha sempre giudicato con attenzione i suoi allievi, oggi è messo alla prova degli allievi, di tutti i cittadini di questo Paese, principalmente della gente del nostro territorio.
Noi oggi, signor Presidente, non dovremmo dirle che abbiamo piena fiducia in lei, perché siamo ormai stanchi e nauseati di vedere la sofferenza che affligge le nostre popolazioni. Ci sono ancora un Nord e un Sud. C'è un Sud che soffre e lei, da buon padre di famiglia, sa che quando ci si siede attorno ad una tavola bisogna saper distribuire quel poco che c'è al figlio più grande e al figlio più piccolo. Solamente così, quando si raggiungono questo equilibrio e questa equità, si può veramente sperare di lottare tutti insieme per la rinascita del Paese.
Noi le diciamo, caro Presidente, che il riscatto del Sud può coincidere finalmente Pag. 8con il sollievo nazionale, perché tutto il Paese possa godere di questo risveglio.
Le dico subito sinteticamente, nei pochi secondi che ho a disposizione, che oggi abbiamo delle ferrovie, nel Sud e in Sicilia, di cui lei conosce lo stato. La inviterei a raggiungere la mia città, Enna, piccolo capoluogo di provincia, ma la disturberei e la impegnerei per troppo tempo. Occorrerebbero due giorni e lei ha cose molto più importanti da fare. I nostri aeroporti, abbiamo bisogno di strutture migliori. Abbiamo bisogno di un altro aeroporto in Sicilia. L'aeroporto di Comiso è abbandonato. Bisognava farlo, realizzarlo, ma è ancora lì. Poi le ricordo i fondi FAS.
Caro Presidente, sono grato a lei per aver istituito il Ministero della coesione territoriale, affidandolo ad un uomo di grande capacità. Noi abbiamo bisogno di queste attenzioni, abbiamo bisogno che finalmente gli alluvionati di Messina possano essere considerati come quelli di Genova. Anche lì abbiamo i nostri morti, ma non arrivano i fondi per far sollevare questa gente (Applausi di deputati del gruppo Misto). Questo le chiediamo. Non vogliamo niente che non siano cose regolari o diritti.
Caro Presidente, nel cercare di concludere, le preannunzio la nostra massima fiducia come Grande Sud. Abbiamo messo una benda davanti agli occhi, non per vedere quello che lei eventualmente farà ma per non vedere i guai e i problemi che assillano il nostro territorio. La disoccupazione viene spinta all'eccesso. Non si può crescere se vi sono disoccupati.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Grimaldi.

UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. La mafia va combattuta con ancora più forze dell'ordine, più uomini, più strutture e più caserme (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Grimaldi.
È iscritto a parlare l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà per dieci minuti.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, l'Italia dei Valori ha anticipato il proprio voto di fiducia. Abbiamo detto, fino a questo punto, e abbiamo precisato che il nostro sarà un voto che poi confermeremo atto per atto. Abbiamo anche affermato che l'Italia dei Valori non si sente parte di una maggioranza. Voglio precisare queste affermazioni, perché non diamo questo voto di fiducia con la retromarcia innestata (su questo vorrei essere estremamente chiaro). Crediamo - e anzi lo diciamo oggi con chiarezza - che nella sua relazione programmatica vi siano, per noi, molti punti di convergenza e di apprezzamento. Vi saranno aspetti sui quali sicuramente in Aula ci dovremo confrontare, ma credo che questa sarà un'esigenza che riguarderà tutte le forze politiche.
Abbiamo detto queste due cose, che valuteremo atto per atto, perché crediamo - ed è nel nostro DNA, ci perdonerà di questo - che nella politica non vi sia, anche rispetto ai Governi, la categoria amico o nemico, ma vi sia il merito delle cose. Da parte nostra, all'opposizione o in maggioranza di questo o di altri Governi, anche nostri, anche di Governi nei quali entreremo dopo aver vinto le elezioni, cercheremo sempre di applicare questo criterio, quello del merito rispetto ai singoli atti.
Non ci sentiamo maggioranza, perché speriamo che non vi sia maggioranza. Riteniamo che questo sia un «Governo del Presidente», del Presidente della Repubblica che ha individuato in lei la persona giusta per traghettare il Paese fuori dalla tempesta nella quale si trova. Un Governo non per questo più debole in quest'Aula, ma semplicemente che non nasce dall'intesa di gruppi parlamentari e che si rivolge ai gruppi parlamentari per trovare, sui propri provvedimenti, una condivisione. Per questo le posso dire, da subito, che non saremo spettatori ma protagonisti, con le nostre idee, con le nostre proposte, con le nostre idee di riforma di un Paese che di riforme ha veramente tanto bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Pag. 9
Signor Presidente del Consiglio, la prima parola che lei ha pronunciato, ancora prima di ricevere la fiducia delle Camere, al Senato e alla Camera, dove ritengo oggi la riceverà, ci è piaciuta tantissimo. Lei ha detto: «Basta ai privilegi». In questo vedo una continuità con il lavoro che lei ha svolto in Europa, come Commissario per la concorrenza. Dunque, inizio da qui, forse da quelli che non sono gli aspetti più difficili ma le criticità che vogliamo mettere davanti a tutto, perché poi il percorso, da qui in avanti, sia il più facile e il più collaborativo possibile.
Noi speriamo che quello stile Monti lei lo porti anche in Italia perché, quando si parla di privilegi, si parla di tante cose e a noi viene in mente anche l'Antitrust: noi speriamo che in Italia l'Antitrust nei prossimi anni assomigli a Mario Monti in Europa perché non vogliamo più assistere ad un'Antitrust che non fa altro che lamentarsi di non avere poteri (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Datele questi poteri! Poi, però, vogliamo vedere che questi poteri vengono usati per contrastare davvero quelle forze e quei potentati che in Italia si sono costruiti troppe sacche di privilegio. Ho apprezzato tantissimo - glielo voglio dire - quello che leggevo oggi sui giornali e cioè quella che potremmo definire la consegna del silenzio, che avrebbero ricevuto i Ministri. Spero che venga bene osservata perché purtroppo il fatto che il primo atto pubblico di un esponente del suo Governo sia stato quello di rimettere in discussione l'uscita dell'Italia dal nucleare, dopo che pochi mesi fa 27 milioni di italiani con un referendum si sono espressi in questo senso, credo che sia stato un inciampo che fortunatamente comunque avete tempestivamente chiarito (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
L'ultimo aspetto non di critica, ma critico - dopo passiamo al merito dei problemi - è un dato di fatto: per il semplice motivo e per la banale constatazione che lei ha costruito un Esecutivo di altissimo profilo tecnico, molte, o meglio alcune, delle persone che siedono nel suo Esecutivo potrebbero astrattamente, per gli alti incarichi e le alte responsabilità che hanno avuto nella loro vita privata, essere portatori di conflitti di interessi. Lo dobbiamo riconoscere: se avessimo avuto in Italia una morbida legge sul conflitto di interessi forse lei avrebbe dovuto cambiare qualcuno dei ministri che oggi sono qui (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Non lo diciamo per criminalizzare, ma solo perché siamo convinti delle parole che gli stessi Ministri hanno pronunciato in questi giorni e cioè che dimostreranno con le loro azioni ed i loro comportamenti di mettere davanti a tutto sempre e solo l'interesse collettivo. Noi staremo soltanto qui, con volontà propositiva, a verificare che questo accada.
Un'altra cosa che abbiamo apprezzato molto è il fatto che nella sua relazione, al primo punto, vi siano i costi della politica. Lo abbiamo ripetuto più volte in questi mesi: l'Italia ha bisogno di una legge del buon esempio. Dobbiamo far vedere che cominciano, in questo Paese, una volta tanto, a far pagare quelli che non hanno mai pagato i costi della crisi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Allora, glielo devo dire, professor Monti - mi perdoni, mi viene ancora da chiamarla così, ma mi abituerò a chiamarla signor Presidente del Consiglio -, va bene l'abolizione delle province - è indispensabile - ma guardi che da una seria azione di contrasto non degli elementi di rappresentanza democratica, ma degli abusi e degli sprechi si può ricavare di più che dalla più draconiana riforma delle pensioni. Mettete mano agli enti di secondo grado, ai consorzi di bonifica, ai bacini imbriferi, agli enti parco, alle comunità montane: c'è da tagliare fino a che volete. Spendiamo 4 miliardi di euro all'anno per le auto blu (ne abbiamo più degli Stati Uniti d'America): tagliate con l'accetta, date voi il buon esempio e gli altri saranno obbligati a seguirvi! Muoviamoci nel senso del dimezzamento dei parlamentari perché mille parlamentari sono troppi e non servono all'esigenza di una buona legislazione. Lo dimostra il fatto che l'Europa ci bacchetta perché facciamo una cattiva legislazione. Pag. 10
Mettete mano alle società pubbliche: non è possibile non farlo perché quelle hanno soltanto il nome di società e la definizione tecnico-giuridica, ma non operano per perseguire obiettivi di efficienza, non perseguono l'utile come elemento positivo e fisiologico di un'impresa, seguono logiche clientelari nelle assunzioni e nelle iniziative economiche e lo fanno senza nessun rischio di impresa perché spendono i soldi di tutti noi. Lì se ne vanno quantità di denaro immense, signor Presidente del Consiglio.
Ci aiuti - perché non spetta a voi - qui dentro a mettere mano ai vitalizi dei parlamentari perché, quando metteremo mano alle pensioni, se lo dovremo fare, come faremo a spiegare che qui dopo cinque anni si continuano a prendere 2 mila euro di pensione? A chi lo potremo andare a spiegare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? C'è piaciuto il suo capitolo sulla riorganizzazione dello Stato, io ci aggiungerei un sottotitolo: «Dalla carta all'era del digitale, dalla burocrazia ai servizi per i cittadini».
Devo dire che mi sono piaciuti soprattutto i verbi: «coordinare», «razionalizzare», «armonizzare» e poi quello che mi è piaciuto di più, «accorpare». C'è tanto da accorpare signor Presidente del Consiglio e c'è tanto da risparmiare, non togliendo servizi ma migliorandoli e colpendo una burocrazia farraginosa che si espande anche involontariamente in questa polverizzazione di funzioni, di competenze, di enti che si sovrappongono e si contrastano gli uni con gli altri.
Sul welfare sicuramente ci saranno confronti, sicuramente ci saranno in questo Parlamento anche punti di vista diversi, ma anche qui noi avremo un intento collaborativo. Bisogna capire che quando si parla di welfare per noi non si parla di tagliare perché l'Italia per il welfare già spende meno dei grandi Paesi europei con i quali ci dovremo confrontare; credo comunque sia importante spendere meglio e in modo più efficiente per lo sviluppo della nostra società e della nostra economia. Le faccio un esempio: l'innalzamento a 65 anni dell'età pensionistica per le donne, sia nel settore pubblico che nel privato, è una cosa positiva se con quei soldi finalmente creiamo anche in Italia un welfare per le donne e per le famiglie fatto di asili nido, fatto di lavoro a tempo parziale come diritto e non come facoltà, fatto di quella facoltà che ormai c'è in quasi tutti i grandi Paesi di detrarre dalla dichiarazione dei redditi delle famiglie le spese per la collaborazione domestica, che oltretutto avrebbe il vantaggio di far emergere quell'immensa area di lavoro nero e sommerso che oggi è il lavoro domestico oltre che di avvicinare al lavoro centinaia di migliaia di donne che vivono in famiglie che altrimenti non potrebbero permettersi il lavoro domestico.
L'evasione fiscale, signor Presidente del Consiglio, non può esser che un punto centrale perché, se è vero che in questi decenni abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, chi più degli altri ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità è chi non ha pagato le tasse. Allora va bene la tracciabilità ma ci deve essere un'altra cosa: le verifiche elettroniche non devono essere più subordinate all'esistenza di accertamenti fiscali in corso. Ormai esistono banche dati che consentono al fisco, all'Agenzia delle entrate di fare queste verifiche a tappeto, questo è il modo per troncare l'evasione fiscale.
Faccia queste cose, signor Presidente del Consiglio, e troverà l'Italia dei Valori dalla sua parte (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, oggi si apre una nuova fase, si apre quella fase di riconciliazione nazionale che noi abbiamo auspicato per mesi in questo Parlamento. La riconciliazione nazionale non prevede che ci sia una graduatoria dei vincitori e dei vinti ma che ci sia al contrario la responsabilità, l'unità, la voglia e la passione per fare ciò che serve al Paese. Non avrebbe senso a questo Pag. 11punto litigare su ciò che è stato fatto negli ultimi anni, sarebbe un male e non servirebbe a nessuno. Sarà la storia, nel bene e nel male, a giudicare il passato, e soprattutto saranno i cittadini, nel bene e nel male, a giudicare l'operato di questi tre anni nella prossima scadenza elettorale.
Mi ha colpito, signor Presidente del Consiglio, una frase del suo intervento di ieri, riferita all'Italia e all'Europa: lei ha detto «non c'è un loro» riferito all'Europa, «e un noi» riferito all'Italia, ma «L'Europa siamo noi». Allo stesso modo noi diciamo che non ci deve essere un voi Governo e un noi Parlamento, un voi tecnici e un noi politici, ma ci devono essere solo gli interessi generali del Paese e del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). Serve uno scatto d'orgoglio da parte di tutti, famiglie, lavoratori, imprese e politica. Serve un segnale forte e comprensibile a tutta l'Europa, a tutti coloro che in questi anni ci hanno visti per troppo tempo divisi, troppo litigiosi e troppo inconcludenti.
Lei ieri ci ha ricordato che la situazione in cui versa il nostro Paese è difficile e ci ha anche indicato una strada per uscirne. Noi siamo convinti che il Paese abbia compreso il momento economico che stiamo vivendo e che saprà accettare i sacrifici che esso impone, ad alcune condizioni però, signor Presidente del Consiglio: che questi sacrifici che richiede la politica sia la prima a farli, che siano equi, ben proporzionati e trasparenti, che gravino di più su chi ha di più e meno su chi ha di meno e che servano davvero a risolvere i problemi che abbiamo di fronte.
Proprio perché penso che questo Paese ce la possa fare, vorrei dare una lettura diversa dei sacrifici e definirli investimenti. So che forse sono un po' ottimista e forse anche un po' demagogico, ma occorre fare come quella famiglia che accetta di fare una vita meno abbiente per fare studiare i propri figli e per dargli un futuro. Oggi dobbiamo chiedere questo agli italiani, di fare degli investimenti sui propri figli, sulle nuove generazioni, di rinunciare a qualcosa per potere dare un futuro ai figli (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). Allora, mi chiedo: il patto generazionale che chiediamo ai cittadini italiani è un sacrificio se lo vediamo in questa visione? È un sacrificio essere disponibili oggi ad accettare una riforma del sistema pensionistico che ci porterà sicuramente a lavorare qualche anno in più? Io dico di no, se però le risorse che derivano dal sistema pensionistico andranno a favore dei nostri figli e andranno a fare in modo che i nostri figli, che non potranno avere un lavoro a tempo indeterminato, come l'abbiamo avuto noi, potranno però avere un lavoro veramente flessibile, che venga accompagnato da una continuità contributiva, da ammortizzatori seri, come l'indennità di disoccupazione, e soprattutto con una formazione professionale, in modo che, se resteranno senza lavoro nel corso della loro vita professionale, saranno accompagnati verso un nuovo lavoro. Certo, quando parliamo di riforma previdenziale lo dobbiamo fare con i dovuti distinguo. Sappiamo tutti che chi è stato in una catena di montaggio è da trattare in maniera diversa rispetto a chi è stato tutta la vita dietro una scrivania. Signor Presidente, penso che uno dei punti fondamentali sia il patto fiscale che dobbiamo fare con i cittadini italiani. Mi chiedo: è così impopolare oggi fare una riforma del fisco? Ritengo di no. Il nostro sistema fiscale, ingiusto, complicato, poco trasparente e poco certo, si è costruito negli ultimi decenni in Italia ed è una zavorra insopportabile per questo Paese. Guardate bene, non mi riferisco tanto al carico fiscale quanto piuttosto alla sua iniquità. Qual è l'investitore straniero che viene invogliato ad investire in un Paese come il nostro, dove il sistema fiscale cambia in media tre volte l'anno, spesso anche in modo retroattivo (un giorno vengono introdotti incentivi fiscali e il giorno dopo vengono tolti; un giorno una parte del reddito non è tassabile e il giorno dopo la stessa parte del reddito diventa tassabile)? Chi si fida di un Paese che cambia continuamente le regole fiscali e sociali? Noi dell'Unione di Centro oggi le diciamo in Pag. 12maniera chiara che siamo disponibili a realizzare una grande riforma fiscale che preveda una maggiore tassazione su rendite, patrimoni immobiliari e mobiliari e sui consumi ed una minore tassazione sul lavoro, per i lavoratori dipendenti, quelli che in questi ultimi anni hanno pagato le tasse fino all'ultimo euro, sulle imprese, quelle imprese che, per competere con i loro partner europei, hanno bisogno di avere meno tassazione e meno vincoli burocratici e, infine, ma non per ultimo, sulle famiglie, quelle famiglie che ci hanno salvato in questa crisi economica e che in questi anni hanno tenuto unito il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). Dobbiamo mettere al centro del sistema fiscale le famiglie, con un criterio molto semplice: chi ha più figli paga meno tasse. Lo faremo nel tempo e con gradualità, ma questo deve essere un obiettivo preciso. Le famiglie numerose, tutte le famiglie, ma in particolare quelle numerose, non sono eroiche, ma sono famiglie che hanno investito sul futuro di questo Paese e per questo vanno compensate. Se ci fermassimo qui, se ci fermassimo cioè a rivedere solo il carico fiscale, non basterebbe ancora. Occorre un sistema fiscale più efficiente, con meno regole ma più certe, trasparente, con sanzioni anche più severe per chi evade. Ad esempio, bisogna regolare meglio il concetto di elusione, che troppo spesso scivola nell'evasione fiscale.
Soprattutto, dobbiamo proporre un patto con i cittadini e con gli investitori italiani ed esteri. Facciamo una riforma fiscale equa e giusta e non la cambiamo più per un certo numero di anni, perché non possiamo andare avanti cambiando le regole fiscali e sociali, altrimenti diventiamo poco credibili.
Noi - so di dire una cosa che, forse, non tutti sanno - siamo un partito federalista, che crede nel federalismo, ma dall'inizio abbiamo fatto un discorso molto semplice: abbiamo detto che vogliamo partire dall'architettura istituzionale. Un Paese è federalista se la sua architettura istituzionale è federalista.
In un Paese federalista lo Stato fa meno e non ha bisogno di due Camere: ha bisogno di una Camera sola con la metà dei parlamentari che vi sono oggi. In un sistema federalista non esistono tutti i livelli di governo che esistono nel nostro: le circoscrizioni, i comuni, le unioni di comuni, le comunità montane, le province. Per questo, chiediamo una migliore sistemazione dei livelli di governo, a partire dall'abolizione delle province.
In un sistema efficiente di enti territoriali non esistono 8.200 comuni, di cui 5 mila sotto i cinquemila abitanti, ma ne esistono meno. Per questo ci vuole una gestione comune dei servizi e la fusione di questi comuni, altrimenti i servizi non saranno mai resi in maniera efficace ed efficiente.
Servono le liberalizzazioni - lei lo ha ricordato bene ieri - in tutti i settori. Bisogna togliere garanzie e privilegi agli ipergarantiti e garantire di più chi oggi non ha alcuna garanzia, che sono soprattutto i giovani, le donne e i più deboli. Bisogna liberalizzare i servizi sociali, quelle 5.512 aziende di proprietà degli enti locali che costano 2 miliardi e mezzo all'anno solo per compensi ad amministratori e sindaci.
Ci vogliono più liberalizzazioni nelle banche, nelle assicurazioni, nelle professioni. Signor Presidente, un Governo capace di fare queste riforme non è un Governo tecnico, ma rappresenta, al contrario, la capacità della politica di recuperare quel ruolo a cui per troppo tempo ha abdicato. Non è una sconfitta della politica prendere atto della realtà!
Quando la politica prende atto della necessità di fare un passo indietro, vuole dire che esiste ancora e ha un ruolo fondamentale e importante nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Signor Presidente del Consiglio, abbiamo ascoltato e condiviso la sua relazione a questo Parlamento. Ci sentiamo parte integrante del progetto che lei vuole portare avanti, ci sentiamo parte integrante di quel lavoro che lei vuole fare da qui a fine legislatura. Per questo, voteremo Pag. 13a favore e le auguriamo buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gava. Ne ha facoltà per due minuti.

FABIO GAVA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, le dichiarazioni programmatiche confermano ciò che avevamo intuito nel breve colloquio avuto nel corso delle consultazioni: una linea di rigore dolorosa, ma non insopportabile, accompagnata da una forte equità. Condividiamo questa impostazione, anche perché ormai da tempo le possibili azioni da intraprendere sono chiare.
Si tratta di declinarle con equilibrio e con equità, perché, in momenti difficili come quello che stiamo vivendo, è fondamentale avere una solida base di consenso sociale, che si può ottenere non solo con il confronto e la condivisione, ma anche con l'assunzione di responsabilità da parte di tutti.
A questo proposito, dovendo sottolineare solo un aspetto, dato il tempo a disposizione, mi pare opportuno che vada ancora approfondita con attenzione la questione dell'ICI sulla prima casa, anche se inserita nella nuova tassazione comunale, mentre, invece, una patrimoniale sui grandi patrimoni, finalizzata soprattutto a un riequilibrio fiscale, garantirebbe, credo, una maggiore equità.
Apprezziamo il suo riconoscimento del ruolo fondamentale e centrale del Parlamento italiano. Anzi, senza condizionamenti di maggioranza e opposizione il Parlamento potrà svolgere in questa ultima fase della legislatura una funzione importante, sia nell'ambito dei provvedimenti che il Governo porterà in Aula sia nell'ambito di iniziative dirette dal Parlamento, soprattutto per quanto riguarda le riforme istituzionali.
Ampia disponibilità e appoggio convinto, quindi, da parte nostra, signor Presidente Monti, e auguri di buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberali per l'Italia-PLI).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà per dieci minuti.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in primo luogo vorrei dire al senatore Monti che abbiamo apprezzato il modo in cui si è confrontato nell'altro ramo del Parlamento e con le forze politiche.
Vorrei anche aggiungere, per chiarire come stanno le cose, che lo schieramento politico uscito vincitore dalle elezioni del 2008 non ha perso la maggioranza al Senato e ha recentemente ottenuto 300 voti alla Camera, che sono meno dei 316 necessari, ma più di quelli dell'opposizione.
Di fronte a questa riduzione dei voti della maggioranza e al continuo aumento dello spread, il Presidente Berlusconi ha deciso di rassegnare le dimissioni. In questo modo ha compiuto due atti di responsabilità nei confronti del Paese: ha rassegnato le dimissioni, ma ha anche deciso di dare l'appoggio a questo Governo e, mi consenta senatore Monti, senza questo appoggio noi oggi non staremmo a discutere sul suo Governo, ma ci troveremmo a preparare le elezioni anticipate (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Quindi, noi rivendichiamo questo ruolo di responsabilità che ci colloca in un contesto assai diverso da quello, un po' provocatorio che qui viene avanzato, sul rapporto discontinuità-continuità. Vi sono entrambi, cari colleghi, perché voi siete la discontinuità, ma noi siamo la continuità.
Aggiungo anche che alcune parti significative e cospicue dell'elaborazione programmatica del precedente Governo devono essere, per forza, recepite, e sono state recepite nel discorso del Presidente del Consiglio incaricato, nel senso che l'agenda per l'Europa è un terreno fondamentale per affrontare e risolvere i problemi che abbiamo davanti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Vorrei anche aggiungere che alcune cose che sono avvenute dopo le dimissioni del Presidente Berlusconi hanno dimostrato Pag. 14quello che abbiamo sempre detto. L'andamento dello spread, che non si è fermato, ha messo in evidenza che il problema era ben altro che un Governo, un nome o un cognome. È un nodo che rischia di soffocare gli Stati Uniti e l'Europa.
Vediamo adesso che, dopo la Grecia, l'Irlanda, il Portogallo, la Spagna e, più recentemente, l'Italia, questo nodo stringe anche la Francia, per cui è augurabile che il Presidente Sarkozy faccia meno sorrisi e si confronti con serietà con i nodi che deve affrontare il suo stesso Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Il Governo Berlusconi ha realizzato cose significative, come, ad esempio, una serie di manovre che riguardano più di 200 miliardi di euro, la riduzione del rapporto tra deficit e PIL che è migliore di quello francese, l'aumento dell'avanzo primario, la stabilizzazione dei livelli complessivi di occupazione.
Non ha risolto altre questioni, fra cui quelle relative alla crescita. Non vi è dubbio che questa nuova fase che lei deve esprimere e rappresentare deve realizzare un passo avanti sia sul terreno del rigore sia sul terreno della crescita.
Vorrei aggiungere, rivolgendomi a lei per il suo passato di europeista, che credo che l'Italia deve riprendere un lavoro politico e culturale che è presente nella storia del nostro Paese. Non è un delitto di leso europeismo dire alcune cose che riguardano la moneta unica, ossia che non si dà e non regge una moneta unica a fronte di tante politiche economiche diverse, sia di Paesi in fase recessiva, sia di altri Paesi in fase espansiva, perché l'intreccio di questi due elementi è una delle cause della situazione che stiamo attraversando.
Inoltre, credo che dobbiamo concentrare la nostra attenzione sul ruolo della Banca centrale europea, perché, al di là della tematica più stretta che riguarda gli eurobond, è evidente che l'euro, senza avere alle spalle una banca centrale prestatore di ultima istanza, si trova su un terreno friabile, che è una delle cause delle attuali difficoltà.
Vorrei anche aggiungere che non si può fare demagogia neanche sulla questione della crescita, perché lei conosce benissimo, signor Presidente del Consiglio, la questione della crescita, come emerge da tante analisi, per esempio quella del professor Ciocca. Noi abbiamo un debito di crescita che addirittura risale agli anni Novanta. È dagli anni Novanta che l'Italia sta in difficoltà da questo punto di vista. Io ho letto con attenzione le sue considerazioni a questo proposito, quando lei ha parlato di una «riduzione dell'imposta e dei contributi che gravano sul lavoro e sull'attività produttiva, finanziata attraverso un aumento del prelievo sui consumi e sulla proprietà».
Su questo nodo e su quello dell'ICI noi riteniamo necessaria una considerazione assai attenta da parte di questo Governo, una considerazione che richiede non «sciabolate» e non la meccanica ripetizione di slogan che rischiano di determinare ulteriori tensioni, perché lei sa benissimo qual è la nostra posizione per quanto riguarda l'imposta patrimoniale.
Aggiungo anche che il nodo della crescita ha un'altra faccia, che si chiama produttività, e produttività vuol dire due cose. Produttività implica la capacità degli imprenditori italiani non solo - come risulta da un'analisi del professor Gallo - di tradurre profitti in un aumento dei dividendi, ma di tradurre profitti in un aumento dell'innovazione tecnologica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). La dottoressa Marcegaglia dovrebbe anche ricordare quello che dovrebbe essere un terreno fondamentale di impegno del mondo imprenditoriale italiano, una parte di esso è impegnato su questo fronte, ma un'altra parte del quale, attraverso la Confindustria, ci ha sempre inondato di richieste di assistenzialismo. Voi vi ritroverete, probabilmente, nelle stesse condizioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Produttività vuol dire anche produttività dei fattori. Si pone, quindi, il problema che lei ha affrontato giustamente nel suo intervento di ieri: produttività vuol dire nuove relazioni industriali, come ci è Pag. 15richiesto dall'Europa. Si tratta di nuove relazioni industriali sia per quello che riguarda i rapporti di lavoro sia per quello che riguarda l'importanza e il ruolo della contrattazione aziendale rispetto alla rigidità della contrattazione nazionale.
Paradossalmente, credo che sia la prima volta nella vicenda di questo Parlamento che io e l'onorevole Franceschini ci troviamo d'accordo su una o due questioni. In primo luogo come sul fatto che qui non c'è una maggioranza politica: c'è una maggioranza parlamentare. È un dato paradossale e non si è mai verificato nella storia di questo Parlamento, neanche quando c'è stata la vicenda del Governo della Democrazia Cristiana con l'astensione del Partito Socialista e del Partito Comunista. Noi, quindi, sperimenteremo tutti quanti un percorso assai complesso e assai difficile, che certamente avrà nel Parlamento un terreno di confronto essenziale.
Da questo punto di vista, invito il Governo e il Presidente del Consiglio a misurarsi su questo nodo, perché alcune scelte che avete fatto nella composizione di questa struttura governativa hanno complicato la sua vita. Noi poniamo tale problema in termini costruttivi, ma è un problema sul quale voi dovete aprire una riflessione.
Molto spesso la tendenza agli ukase, alla demonizzazione della persona provoca solo delle situazioni senza sbocchi, degli autentici vicoli ciechi.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Cicchitto.

FABRIZIO CICCHITTO. Aggiungo un altro dato. Per quello che ci riguarda, questo percorso che affrontiamo in una situazione di emergenza, non significa la fine del bipolarismo, ma lo conferma.
È evidente che noi, alle prossime elezioni, noi e il Partito Democratico ci presenteremo in schieramenti alternativi e continuerà un confronto politico che è materia della dialettica politica di questo Paese.
Posso solo esprimere un auspicio, e cioè che siamo in grado, tutti quanti, di passare grazie anche, magari, all'azione di questo Governo, se sarà capace di essere al di sopra anche di alcuni interessi che sono in esso presenti, se sarà capace di collocarsi in una dimensione reale che tiene conto del fatto che viene sostenuto da due forze contrapposte.
Ebbene, è auspicabile che da questa esperienza...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABRIZIO CICCHITTO. ...nasca un bipolarismo non più caratterizzato dalla demonizzazione e dallo scontro frontale, ma un bipolarismo fisiologico di stampo europeo.
Per le ragioni che ho elencato precedentemente confermo il voto positivo del Popolo della Libertà alla sua esperienza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fava. Ne ha facoltà per cinque minuti.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, Presidente Monti, vorrei avere la sua attenzione per un attimo per spiegarle alcune delle ragioni che hanno spinto la Lega Nord Padania ad una scelta abbastanza precisa, una scelta di opposizione precisa che deriva da una serie di valutazioni preliminari che hanno riguardato principalmente le modalità con le quali si è giunti alla formazione di questo Governo, ma non solo.
In questi giorni ci siamo interrogati al nostro interno e abbiamo riscontrato che esiste, nell'ambito della sua proposta politica, un paradosso che adesso le voglio illustrare brevemente. Il paradosso di cui parliamo è il seguente: il suo Governo nasce per scelte precise dell'economia, l'economia mondiale che ha incalzato i mercati, l'economia degli speculatori e l'economia di tutti quelli che, in questi mesi, hanno portato a far sì che un Parlamento, che aveva una maggioranza, regolarmente eletto e uscito dalle urne, ad un certo momento, si sia visto spogliare Pag. 16delle proprie competenze perché esiste una ragione di Stato, una ragione suprema, una ragione per la quale la democrazia non ha più senso, e servono a questo punto scelte calate dall'alto.
Ebbene, il paradosso sta proprio nel fatto che non solo non ci ha convinto in termini di modalità politiche il messaggio che ci è stato portato dal suo Governo, ma soprattutto non ci ha convinto - è questo il paradosso - il fatto che le scelte economiche che questo Governo dovrebbe averci prospettato non hanno chiarito i punti nevralgici. Quindi, il paradosso sta nel fatto che l'economia, che ha ispirato la nascita del suo Governo, è la stessa economia per la quale noi nutriamo tutte quelle perplessità che, insieme alle altre valutazioni, ci hanno portato ad esprimere un giudizio negativo nei confronti dello stesso Governo.
Allora, vorrei riassumere alcuni dei punti che noi riteniamo siano irrisolti nella vicenda di cui parliamo. Partirei dalle banche e dal credito, non tanto dal fatto che siano, come noi riteniamo, il principale problema che oggi affligge le nostre imprese, le imprese del nord. Vorrei ricordarle che l'accesso al credito è il vero problema del sistema, il vero problema e il vero freno alla crescita (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Allora, qui registriamo il secondo dei paradossi: un Governo cosiddetto dei banchieri avrebbe dovuto venire quanto meno a darci delle prospettive in termini di soluzione. Noi non abbiamo sentito parole da questo punto di vista, non ci siamo sentiti dire, né da lei, né da nessuno degli autorevoli esponenti che rappresentano questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), cosa abbia intenzione di fare in materia di diritto di accesso al credito, di facilitazione dell'accesso al credito, di agevolazioni in termini di affidamento, di approvazione, e devo dire, non dimentichiamocelo, perché sarà di stringente attualità nei prossimi mesi, cosa intende fare con Basilea 3 e come intendete regolarvi per i danni che ha già prodotto Basilea 2 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) sul sistema delle imprese di questo Paese. A tutto ciò non abbiamo ottenuto alcuna risposta ed è stato fin qui un dibattito che ci ha visto interpreti di un soliloquio. Ma non solo di questo vorrei parlare.
Noi non abbiamo ben presente nemmeno quale sia la vostra proposta in materia di mercato mondiale e di rapporto con i Paesi emergenti, tema non assolutamente irrilevante, professor Monti, perché, vede, questo Paese, sulla politica estera e sulla politica economica soprattutto nei confronti dell'estero in questi anni aveva fortemente caratterizzato la propria azione politica, nel bene o nel male. Possono essere valutate in senso positivo o in senso negativo, ma c'erano delle scelte ben precise che qualcuno dei suoi autorevoli esponenti del Governo ha anche fortemente criticato in questi giorni, dicendo che sul tema della Cina, dei mercati emergenti e del BRIC siamo stati troppo conservatori.
Qualcuno si è avventurato, in questi giorni, a dirci che noi abbiamo spinto sui dazi e adesso chiediamo soldi alla Cina per comprare i nostri titoli di Stato. Non è mai avvenuto nulla di tutto ciò.
Tuttavia, noi vogliamo sapere cosa avete intenzione di fare voi, nei confronti di quei mercati, come intenderete tutelare le nostre piccole e medie imprese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), che sono l'ossatura portante della Padania e dei territori dai quali proveniamo e che, con un certo orgoglio, cerchiamo, in questa Camera, di continuare a rappresentare.
Peraltro, negli interventi precedenti ho sentito parlare di relazioni industriali. Questo è un Governo che nasce sotto il ricatto di Confindustria, è evidente. Pertanto, non so come si possa ragionare serenamente di relazioni industriali, quando sappiamo bene che il vostro azionista di riferimento italiano - forse uno dei pochi, stante il fatto che i vostri azionisti di maggioranza si trovano tutti all'estero, fuori da questo Paese - è proprio la Marcegaglia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), con la sua Confindustria. Quest'ultima, badate bene, Pag. 17non è più un sindacato che rappresenta con serenità e serietà gli interessi dei propri associati, ma è qualcosa di diverso: è un sindacato che rappresenta gli interessi di pochi grandi capitalisti che, del capitalismo assistito di questo Paese, hanno fatto una ragione di vita (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Noi vorremmo sapere cosa avete intenzione di fare lei e il suo Governo, ad esempio, in materia di incentivi alla grande impresa.

PRESIDENTE. Onorevole Fava, la invito a concludere.

GIOVANNI FAVA. Non è un tema irrilevante in quanto gli incentivi alla grande impresa, di fatto, hanno prosciugato le risorse che sono state rese disponibili in questi anni nei confronti delle aziende. E la grande impresa, come sappiamo, non rappresenta l'ossatura del nostro sistema economico.
In conclusione, le dico che siamo molto perplessi rispetto alle modalità con le quali il suo Governo è stato formato e alla democraticità che lo stesso possa avere. Sappiamo bene che sono state rispettate le regole costituzionali, ci mancherebbe altro, ma sappiamo altrettanto bene...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Fava.

GIOVANNI FAVA. Concludo, signor Presidente. Sappiamo altrettanto bene che si sarebbe potuto fare meglio proprio sul versante dell'economia. Voi state diventando Governo di questo Paese sulla spinta dei mercati e dell'economia, ma non avete dato nessuna risposta convincente alle economie, in particolare a quelle del nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, chiedevamo da tempo un cambio di stagione politica, con un Governo che potesse essere sostenuto da un'ampia base parlamentare. Il nostro impegno sarà senza remore al fianco di questo Governo, con la piena disponibilità ad un lavoro comune anche con coloro con i quali abbiamo consapevolmente ingaggiato, negli ultimi dodici mesi, un confronto aspro, che non dimentichiamo, ma che rappresenta il passato.
Avanzeremo le nostre proposte, discuteremo, è possibile che ci troveremo in disaccordo, ma questo è il nostro Governo, di cui ci sentiamo responsabili, e non faremo una maggioranza à la carte. Quando sarà necessario, se e per quello che potremo fare, cercheremo di essere forza di stabilità.
Questo non è il tempo delle mezze misure. A quanti, più o meno esplicitamente, dicono o pensano che questo Esecutivo possa essere un Governo per la crisi e, quindi, un Governo a tempo - qualche mese e poi si vota -, non possiamo che invidiare l'ottimismo.
La crisi ha radici epocali. La crisi finanziaria drammatica che oggi attanaglia l'Europa, la crisi dei debiti sovrani, ha un grave specifico italiano. Ha detto bene, signor Presidente del Consiglio: dobbiamo innanzitutto lavorare sodo e con urgenza per ridurre quel «di più» di rischio, che si traduce negli alti tassi di interesse che caratterizzano l'Italia.
Negli ultimi mesi, negli ultimi semestri, è esplosa una crisi di credibilità della politica e della finanza pubblica del nostro Paese. A scanso di equivoci e per coloro che sproloquiano sugli spread, abbiamo sempre pensato che il cambio di stagione fosse una condizione necessaria: non abbiamo mai detto, né pensato, che potesse essere, di per sé, una condizione sufficiente per ripristinare la fiducia e allontanare il più possibile il fantasma dell'insolvenza da parte dello Stato italiano.
Oggi, grazie anche all'impegno generoso e fattivo del Presidente della Repubblica, siamo nelle migliori condizioni possibili in termini di Governo e di sostegno parlamentare, ma il lavoro comincia ora e sappiamo tutti che la strada è in salita. Pag. 18
La scelta di questo Governo - un Governo di crisi per togliere l'Italia dal rischio del fallimento - è la scelta più politica che tutti quanti insieme potessimo fare.
«Abbiamo ereditato il debito pubblico dal passato, dalle precedenti generazioni», si dice a volte come alibi; bene, impegniamoci a non consegnare in eredità alle generazioni future il fallimento dello Stato. Tuttavia, la condivisione degli obiettivi che c'è, non è ancora condivisione degli strumenti, non è ancora condivisione delle politiche. L'Italia non solo deve riconquistare la fiducia nei mercati ma la fiducia in se stessa, deve uscire dal circolo vizioso della bassa crescita e dell'incapacità di fare le riforme. Si diffida di noi non solo per i dati della finanza pubblica di oggi, come lei ha ricordato ieri, ma anche perché si diffida della nostra possibilità in futuro di migliorare, di crescere e di garantire gli impegni presi.
In questi anni abbiamo stretto i vincoli di bilancio, è stato un fatto positivo, è stato un bene, ma non è sufficiente. Dobbiamo fare tante cose, dobbiamo farle tutti insieme per ragioni di efficacia e di equità. Signor Presidente del Consiglio, lei, nel suo intervento programmatico, le ha ben delineate: pensioni di anzianità e contributivo per tutti, perché il nostro sistema previdenziale è in equilibrio ma costa troppo e penalizza il lavoro e i giovani; riequilibrio delle garanzie nel mercato del lavoro anche perché, attraverso questo provvedimento, si possono prosciugare le sacche di precarietà inaccettabili; ammortizzatori sociali per tutti; privatizzazioni, liberalizzazioni.
Signor Presidente Monti, questo Parlamento, in questa legislatura, ha varato un eccellente strumento: la legge annuale per il mercato e la concorrenza. Sono certo che, dopo essere stata lettera morta per due anni, grazie all'impegno suo, del Ministro Passera e del sottosegretario Catricalà, il Parlamento verrà coinvolto e si porterà a compimento tale legge.
La questione fiscale resta la grande questione civile del nostro Paese; la strada per un vero recupero di efficienza e di equità è quella, ed è stata indicata, di passare dalla tassazione delle cose anche a quella dei cespiti patrimoniali per alleggerire la tassazione sul lavoro. Conosco le obiezioni tecniche agli interventi sul patrimonio in termini di inefficienza. Dovremo tenerne conto e dovrete tenerne conto, ma dobbiamo tutti quanti insieme essere consapevoli che in Italia, più che in ogni altro Paese, il reddito non ha prodotto il patrimonio e spesso il patrimonio c'è laddove non è stato dichiarato conseguente reddito. L'altra faccia della questione fiscale è il 50 per cento della spesa pubblica; lì dentro vanno trovate le risorse, non aggiuntive, per garantire produttività, e lì dentro vanno trovate anche le risorse per le infrastrutture. Mi permetto di segnalare un'emergenza, che nei tempi che voi avete davanti, che non sono lunghissimi ma che sono di tre semestri, sicuramente si può affrontare: mi riferisco all'intervento sulla banda larga, una delle infrastrutture che generano aumenti di produttività nei tempi più rapidi, che si può porre in essere. Propongo, ad esempio, una sostanziosa defiscalizzazione degli investimenti privati perché le aziende aspettano, in attesa di un grande piano che non è arrivato.
Lei ha detto che la sua sarà una corsa, bene, parta subito professore, anche per chiamare le forze parlamentari ad una immediata assunzione di responsabilità, in modo da fugare ogni dubbio sulla genuinità del consenso che oggi, in quest'Aula, lei riceverà. La via è delineata, ha detto bene il presidente Cicchitto, è delineata da quella famosa lettera contrattata tra il Governo precedente e Bruxelles che non impegnava quel Governo ma impegna il nostro Paese. Sulla giustizia civile bene ha fatto il neo Ministro della giustizia ad individuare la condizione carceraria come una delle priorità di intervento. Bene è stato detto sulla coesione nazionale che è una priorità assoluta a livello sociale e territoriale. Dal nord al sud abbiamo un destino comune: o ci salviamo tutti insieme o affoghiamo. Lo dico, come lei, da uomo del nord: nessuno si illuda che il nord ce la possa fare sulle spalle del sud Pag. 19o semplicemente senza il sud; non sarà così. Un destino comune ci lega poi agli stranieri che lavorano in Italia stabilmente; anche in questo caso è necessario rispetto delle regole e integrazione, a partire dai giovani stranieri nati in Italia ma non ancora cittadini, senza i quali, come ha detto il Presidente Napolitano, l'Italia sarebbe un Paese più vecchio e con meno capacità di sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
L'Italia oggi è un problema per l'Europa, dobbiamo toglierci al più presto da questa scomoda posizione anche perché dobbiamo tornare con autorevolezza ai tavoli dove si decide il destino dell'Europa che è il nostro destino.
Non è detto che ciò che si sta decidendo tra Berlino e Parigi, più a Berlino che a Parigi, sia necessariamente la cosa migliore - io penso non sia neanche la cosa migliore per Berlino - e noi dobbiamo essere lì.
Maastricht è stato un fallimento non perché fosse sbagliato, ma perché alcuni Paesi non hanno rispettato le regole ed altri Paesi hanno consentito che quelle regole non venissero rispettate, ma dobbiamo prendere atto di questo e correggere in corsa la governance economica e finanziaria dell'Europa prima che sia troppo tardi, prima che il morto di Maastricht afferri il vivo dell'Europa dei prossimi decenni e dell'euro. Così come molte altre decisioni europee e internazionali - penso al settore bancario - rischiano, se non c'è una presenza autorevole del nostro Paese, di vedere regole asimmetriche che sfavoriscono gli istituti del nostro Paese.
Il suo Governo ha questa missione: recuperare in pochi mesi il tempo perduto. Stretta nella morsa tra l'essere troppo grande per fallire e troppo grande per essere salvata, l'Italia deve semplicemente tornare ad essere un grande Paese in Europa.
La politica non è e non può essere considerata il problema del Paese, deve tornare ad essere la soluzione. Il disagio di chi protesta, specialmente tra i giovani, è reale e fondato. Dobbiamo avere il coraggio, tutti insieme, di rispondere a quel disagio con le nostre scelte che convintamente sono a favore dei più giovani anche quando, in qualche modo, non lo possono sembrare.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Concludo, signor Presidente. Ieri ho sentito dire che le elezioni, con la crisi, le perde chi governa. Probabilmente, era un augurio, non so quanto meritato, un pronostico favorevole per la Lega Nord dal momento che mi sembra di capire che la Lega Nord sarà l'unica forza che si ripresenterà alle prossime elezioni dopo una stagione di opposizione.
Io penso invece che oggi la capacità di fare scelte impopolari che siano eque perché impopolari nei confronti di tutti - a partire da noi che sediamo qui dentro - e, distribuendo il carico degli impegni secondo possibilità e giustizia, produrrà risultati importanti.

PRESIDENTE. Onorevole deve concludere.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Concludo. Riaprirà ai più giovani la prospettiva di realizzare le proprie aspirazioni nel loro Paese, l'Italia, e questi sforzi verranno premiati dagli elettori che si divideranno certo, è stato detto, ma a partire da una rinnovata fiducia nelle forze politiche che saranno state capaci...

PRESIDENTE. Onorevole deve concludere.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. ...di unirsi in uno sforzo reale e costruttivo. Buon lavoro a lei, signor Presidente, e a tutti quanti noi (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Buonfiglio. Ne ha facoltà per due minuti.

Pag. 20

ANTONIO BUONFIGLIO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli Ministri, onorevoli colleghi, innanzitutto voglio rivolgere un sincero ringraziamento al Capo dello Stato per la scrupolosa e serena conduzione di una fase così delicata per la Nazione e a lei per l'attenzione rivolta in un processo di consultazione tanto ampio e al suo Governo che, al di là delle raffigurazioni, si caratterizza per l'alta competenza e la professionalità dei suoi membri.
Siamo convinti che questo Governo sia un'occasione per l'Italia e per l'Europa in un momento in cui sono in discussione non solo la tenuta economica e la coesione sociale del Paese, ma la stessa unità monetaria europea, e che sia anche un'occasione per la politica, per la buona politica, perché non bisogna decretare la fine del bipolarismo, ma approfittarne per costruirne uno più maturo, meno ideologico e depurato dalle insidie e dalla retorica dei localismi.
Per questo non possiamo che plaudire alla creazione di un dicastero per la coesione territoriale e di un Ministero dello sviluppo concentrato sul Ministero delle reti, dove lo sviluppo trae alimento dalla creazione di reti materiali e immateriali.
Questo Governo è un'occasione per l'Italia perché si portino a compimento gli impegni presi con l'Europa contenuti non solo nella nota lettera, ma derivanti anche dall'approvazione, ormai sette mesi or sono, del piano nazionale delle riforme perché si attuino riforme strutturali piuttosto che arginare solo una fase congiunturale.
Ma al suo Governo, oltre che rivolgere un sincero augurio, vogliamo infondere coraggio perché ci vuole coraggio ad assumersi responsabilità in una situazione così difficile.
Noi, signor Presidente, vogliamo più riforme e se incalzeremo il suo Governo sarà per spingerlo ad osare di più perché vogliamo un'Italia più forte in Europa.
In questi giorni da più parti viene ripresa una teoria da noi condivisa di un noto economista sul ruolo della Banca centrale europea, ma, per attuarla, dobbiamo prima assicurarci che vi sia l'euro e che la Banca centrale europea resista e non è indifferente a ciò quello che faremo in questo Parlamento e quello che farà il suo Governo nei prossimi mesi.
Il suo Governo non può e non deve essere il Governo di nessuno, ma quello di tutti noi. Non ci nasconderemo, ma saremo in prima fila, se - come siamo certi - attuerà liberalizzazioni vere (non solo quelle degli avvocati e delle parafarmacie), rivisiterà la spesa pubblica e scioglierà le corporazioni, incidendo anche sul sistema di deduzioni e agevolazioni, effettuando un'equa redistribuzione di garanzie e di incentivi per un nuovo patto di cittadinanza che superi due odiosi bipolarismi: quello territoriale e quello generazionale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare e di deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fogliato. Ne ha facoltà per cinque minuti.

SEBASTIANO FOGLIATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Presidente del Consiglio, signori del Governo, professor Monti, perché così, credo, si voglia fare appellare e nel discorso che ha depositato ieri alla Camera ha espunto la denominazione senatore.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,30)

SEBASTIANO FOGLIATO. Si è forse dimenticato di essere senatore, oppure il suo discorso era già pronto da tempo e non aspettava altro che il momento giusto per tirarlo fuori dal cassetto?
Signor Presidente, contro la sua persona, così come contro i suoi Ministri, non abbiamo pregiudizi, ma il suo Governo nasce con un peccato originale, quello di essere stato costruito a tavolino nel chiuso dei palazzi del potere e non alla luce del sole di libere e democratiche elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Pag. 21
Altri Paesi, che non sono certo in condizioni economico-finanziarie migliori della nostra, come la Spagna, hanno scelto di ricorrere al giudizio del popolo per dare al Paese un Governo forte e legittimato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Inoltre, avete commesso un errore molto grave: avete eliminato il Ministro delle riforme - le quali rappresentano la ragione per cui la Lega Nord è nata e vive - per sostituirlo con un Ministro per la coesione territoriale.
Cosa vuol dire, professor Monti, coesione territoriale? Che forse volete mettere le mani nelle tasche dei cittadini padani per trasferire i soldi al Sud? Noi non glielo consentiremo, né ora né mai (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Il Nord ha già dato e tanto, i soldi li prenda dalle banche e dai banchieri, che hanno le maggiori responsabilità di questa crisi, e non vi è bisogno che vada molto lontano, visto che siedono proprio accanto a lei.
Seguendo le problematiche del settore agricolo, sono rimasto molto sorpreso dal fatto che di agricoltura, nel suo discorso programmatico, non vi sia traccia. L'agricoltura è fatta con il sudore della fronte di tante donne o uomini che lavorano a schiena piegata sui campi ed è con il duro lavoro che gli agricoltori si guadagnano la vita e non con la speculazione finanziaria, magari speculando proprio contro il proprio Paese, senza curarsi delle conseguenze drammatiche che tali azioni hanno sulla sopravvivenza di famiglie e piccole e medie imprese.
Siamo molto preoccupati, signor Presidente, per l'idea di agricoltura che va diffondendosi in Europa. Soprattutto, ci preoccupa la malintesa idea di multifunzionalità, che si sta propagandando come una nuova dimensione agricola, ma che, nella realtà dei fatti, si sta trasformando in una vera e propria negazione dell'agricoltura stessa. Attraverso la cosiddetta multifunzionalità, l'agricoltura esprime la sua capacità di svolgere molteplici funzioni come la tutela dell'ambiente, del paesaggio, degli assetti idrogeologici, della sicurezza alimentare e della produzione di energia da biomasse. Sono tutte funzioni che, però, devono essere considerate in aggiunta e non alternative a quelle produttive.
Signor Presidente, la connotazione che, attraverso la PAC post 2013, si sta facendo assumere all'agricoltura è quella di un settore per il quale l'esercizio della tradizionale funzione produttiva sta diventando incompatibile con lo svolgimento del ruolo multifunzionale. Vorremmo che all'agricoltura fosse riservata l'attenzione che merita. Riteniamo che l'impegno a modificare, per quanto ancora possibile, la PAC - affinché sia maggiormente attenta al rispetto e al mantenimento di un'agricoltura viva e vitale, anziché, come sta accadendo, pressoché unicamente orientata a favorire il disimpegno produttivo - sia un'esigenza strategica per il futuro sviluppo del nostro Paese.
Signor Presidente del Consiglio, noi non possiamo dare la fiducia: noi crediamo nella democrazia, lei nelle agenzie di rating. Lei non ha la fiducia del popolo sovrano, e la Lega Nord non può avere fiducia in lei a priori, ma, come le dicevo, non abbiamo pregiudizi. Qualora il suo Governo dovesse presentare provvedimenti che vanno nell'interesse del Nord e della Padania, quei provvedimenti, li condivideremo e li voteremo, a partire dal federalismo fiscale, che deve essere portato a totale compimento, perché, senza di esso, il Paese muore.
Se dovesse succedere non ci saranno né banchieri, né alti esperti di finanza che lo possano poi resuscitare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà per quattro minuti.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, nei pochi minuti che mi sono stati assegnati, vorrei rappresentarle innanzitutto l'intenzione di Popolo e Territorio di votarle la fiducia. Vorrei cogliere l'occasione per una Pag. 22serie di ringraziamenti che le sono dovuti: il primo è per aver posto fine in quest'Aula alla litania contro il Presidente del Consiglio Berlusconi.
La ringrazio per aver trasformato l'onorevole Cirino Pomicino e l'onorevole Casini da indefessi produttori di debito pubblico, nelle epoche in cui la leva del debito pubblico era l'arma con la quale si governava l'Italia, in uomini che hanno a cuore il ridimensionamento del debito pubblico e plaudono al Governo del rigore e dei tecnici.
La ringrazio per averci risparmiato, almeno fino a questo momento, il fastidio di spiegare agli italiani che la crisi è una crisi internazionale e che le condizioni dell'Italia sono particolarmente gravi per l'inclinazione della classe politica negli ultimi trent'anni a varare leggi senza coperture di spesa e ad elargire al sistema assistenziale una serie di facilitazioni che non potevano che comportare un aumento dell'indebitamento della Nazione.
La ringrazio di aver dimostrato che, così come auspicava l'onorevole Cicchitto, il maggioritario e il bipolarismo non sono in crisi, ma sono stati corroborati da una forma di presidenzialismo che in Italia si è determinata in questi giorni. Tale presidenzialismo ha consentito al Presidente della Repubblica di nominarla Capo del Governo senza aver minimamente fatto sì che si levassero gli scudi nei confronti di un fantomatico golpe. Si immagini se questo fosse stato concesso a qualche politico, qualcuno schierato a destra o a sinistra.
La ringrazio, eufemisticamente parlando, di averci delegittimato come Parlamento dei nominati, quali noi siamo, ella che è nominato da un altro nominato, quale è il Presidente della Repubblica (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) e, quindi, senza che questo potesse ulteriormente far storcere il naso agli esegeti della Carta costituzionale, della Costituzione. Fattole questi ringraziamenti di rito, le voglio sottoporre due problemi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

VINCENZO D'ANNA. Il primo è quello che riguarda il suo Ministro della salute, il professor Renato Balducci, che è stato l'estensore della controriforma della sanità, il famoso famigerato «decreto Bindi» (decreto legislativo n. 229 del 1999), che ha completamente cassato i principi della concorrenza e dell'efficienza e che ha reso il sistema pubblico un sistema meramente statale.

PRESIDENTE. Deve concludere.

VINCENZO D'ANNA. Mi auguro che Balducci, nella nuova veste, si ricreda e vada verso un sistema fatto di liberalità e di concorrenza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, che in quest'Aula si possa dire ciò che si vuole non c'è dubbio, ma il fatto che in quest'Aula si possa parlare del Presidente della Repubblica come un nominato è semplicemente una vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Chiedo scusa, ovviamente non ho sentito questo passaggio, ma qualora l'onorevole D'Anna avesse fatto questo passaggio, credo che tutta l'Assemblea sia ovviamente concorde con il richiamo da lei fatto, non solo per il profondo rispetto e per la stima che tutti noi abbiamo per il Presidente della Repubblica, ma anche per quello che ribadisce l'articolo 87 della Costituzione, che forse è utile che tutti noi andiamo ogni tanto a rileggere (Applausi del deputato Renato Farina).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà, per due minuti.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, dieci anni fa, quando nacque Pag. 23l'euro, pochi in Europa e pochissimi nel nostro Paese segnalarono la preoccupazione che quella moneta nasceva priva di quella solidarietà politica e di quelle istituzioni su cui poggiano le valute degli Stati sovrani. Quelle voci non furono ascoltate e la moneta è nata nella forma che noi conosciamo.
Poi è venuta la crisi mondiale, nel 2007, e naturalmente è emersa la debolezza della moneta unica, che adesso è sotto gli occhi di tutti. Sono stati colpiti i Paesi della periferia della moneta unica. È chiaro che questi Paesi, la Grecia, la stessa Italia, sono Paesi che avevano delle responsabilità nel modo in cui essi si erano gestiti, ma sia chiaro: la loro crisi è anche figlia della debolezza della moneta unica più che essere madre o causa di tale debolezza. Sono processi complessi.
Ora lei segnala, signor Presidente del Consiglio - giustamente, a mio avviso -, il rischio che si possa dissolvere l'euro, un rischio che considero più imminente di quanto forse non si creda. Chi avrebbe immaginato, sei mesi fa, che andassero in difficoltà i titoli di Stato della nostra amica, vicina Francia e così via, o dell'Olanda? Quindi, è chiaro che siamo di fronte ad una gravissima condizione ed è giusto, come lei dice, ed è importante per questo la nascita del suo Governo, che l'Italia, l'Italia di De Gasperi, l'Italia di Sforza, l'Italia di Spinelli, abbia una voce in questa materia.
Voglio sottolineare che è importante che due italiani siedano nelle istituzioni europee, lei e il Presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi. Ebbene, per queste ragioni, signor Presidente del Consiglio, noi sappiamo che l'Italia non può parlare finché è l'anello debole e che, quindi, le cose che lei si propone di fare sono indispensabili. Io la sosterrò...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole La Malfa.

GIORGIO LA MALFA. Mi scusi, trenta secondi, signor Presidente, mi consenta di concludere. Io la sosterrò per queste cose e darò, se sarà possibile, anche una mano nel dare il contributo dell'Italia alla ricostruzione e al futuro dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, nei sessanta secondi che ci sono stati concessi, noi della delegazione radicale non possiamo che annunciare che consegneremo il nostro intervento.
Solo una cosa volevamo dire. Qualcuno, in quest'Aula, ha messo in dubbio la democraticità del suo Governo, signor Presidente. Noi le consegneremo un libro, uno studio che abbiamo fatto in questi ultimi anni, intitolato La peste italiana, per dimostrarle che sono sessant'anni che in questo nostro Paese sono violate, a partire dalla Costituzione, le più elementari regole della democrazia (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.

GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, nella sua relazione lei ha toccato molti punti, ma la parte sulla politica estera è stata un po' carente e ha trascurato completamente il ruolo che noi italiani all'estero possiamo avere nel rilancio del Paese. Cinque milioni di connazionali possono esser un incredibile volano per il rilancio dell'export, dei consumi, e quindi è giusto prenderli in considerazione.
Ministro degli affari esteri, facciamo affidamento su di lei per l'attuazione della legge sul rientro dei «cervelli» e per l'approvazione della riforma della rappresentanza delle istituzioni italiane all'estero. Noi ci siamo, idee e proposte ne Pag. 24faremo in abbondanza. Speriamo che anche il Governo faccia la sua parte e lo verificheremo costantemente, sui fatti (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Guido Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, questo Governo a noi sembra il vero compromesso storico che si è realizzato un po' più tardi e in una condizione molto particolare. Tuttavia, di compromesso storico si tratta. Guardando alle infrastrutture del nostro Paese, noi avremmo voluto vedere qualcosa che parta dal basso, come ad esempio la realizzazione di quelle piccole opere necessarie a sostenere le amministrazioni comunali e le realtà del territorio, che ne hanno fortemente bisogno in questo momento, non solamente general contractor. Dalla composizione dei ministri esposta in questi giorni ci è sembrato che, invece, si stia andando verso un altro esempio, l'esempio delle grandi opere con la manodopera che magari arriva da fuori del nostro Paese e, quindi, i nostri fondi vanno impegnati in questo. Noi staremo a vedere se le infrastrutture del Nord verranno realizzate. Questo vogliamo in modo particolare. Ma vogliamo anche una serie di opere, come ha fatto, ad esempio, la Spagna con un provvedimento particolare: 7 miliardi di interventi di piccole opere. Questo vorremmo vedere, e continuare nel nostro Paese.
Un sostegno alla domanda interna è fondamentale, perché il settore dell'edilizia è in crisi. Il sostegno, proprio per dare un appoggio alle giovani coppie, passa attraverso la prima casa, che va sostenuta garantendo il posto di lavoro alle giovani coppie, ad esempio con delle garanzie, anche assicurative, con uno sconto sul tasso di interesse per i mutui della prima casa che sia di vantaggio per queste giovani coppie, non solamente penalizzare fin da subito, con l'introduzione dell'ICI o della patrimoniale, il settore dell'edilizia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Si sta penalizzando questo settore, che è il nostro mercato interno. Questo vorremmo, vorremmo che le nostre case delle giovani coppie siano di qualità, come è passata la proposta, qui alla Camera, della Lega Nord. Queste sono le richieste che facciamo nel settore specifico delle infrastrutture.
Poi bisogna confermare i fondi del dissesto idrogeologico a quel Veneto e a quelle regioni strapazzate quest'anno e lo scorso. Abbiamo visto pochi fondi ancora arrivare e vorremmo che questi fondi siano confermati. Per le energie rinnovabili non abbiamo sentito grandi parole, ma va sostenuta l'energia rinnovabile senza che questa vada a gravare sulla bolletta di tutti i cittadini. Questo è quello su cui ci siamo impegnati già a suo tempo come Lega, nel nostro movimento.
Nessuno sconto faremo a questo Governo per quanto riguarda i fondi ai rifiuti di comodo di qualsiasi realtà del nostro Paese, come Napoli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Questo Governo dica basta a questi veri sprechi, sprechi di miliardi e miliardi che sono stati buttati in immondizia in quel di Napoli e nelle regioni del Sud (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.

MICHAELA BIANCOFIORE. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, non ero convinta, ma voterò per la nascita del Governo da lei presieduto, poiché, con la consueta lealtà che gli è propria, ancora ieri sera il Presidente eletto dalla maggioranza dei cittadini italiani, Silvio Berlusconi, ci ha chiesto di votare compatti per il Governo del Paese.
La mia fiducia per il futuro, quale rappresentante della comunità italiana altoatesina, resta però condizionata a garanzie per la minoranza italiana dell'Alto Adige e per le autonomie speciali alle quali lei ha dedicato un passaggio di rito non pienamente esaustivo. Sono sessant'anni che il Parlamento italiano è tenuto in scacco da due voti di un partito che Pag. 25detiene lo 0,75 per cento nazionale ed ora che il suo Governo nasce con una maggioranza ampia e bipartisan si debbono trovare soluzioni, certamente condivise, ma degne di un Paese che merita rispetto, come l'Italia, che tanto benessere ha garantito alle popolazioni autoctone locali.
Un Governo che nasce accompagnato dal Presidente della Repubblica, cioè dal garante dell'Unità nazionale, ha il dovere di produrre leggi in supporto della umiliata minoranza italiana dell'Alto Adige, aiutato dall'interim, che lei ha mantenuto, del Ministero delle regioni. Lei è considerato un Premier europeo, quindi sa che l'Europa non tollera sacche di privilegi positivi. Pertanto, la mia fiducia nei suoi confronti è subordinata alla realizzazione di quell'idea di uguaglianza e non discriminazione fra i popoli europei e all'inserimento nelle riforme del Paese anche del varo del terzo statuto d'autonomia, con la contestuale risoluzione del disagio della comunità italiana altoatesina, che sta proseguendo la sua Todesmarsch, la cui causa l'Italia ha il dovere di verificare e debellare.

PRESIDENTE. Onorevole Biancofiore, la prego di concludere.

MICHAELA BIANCOFIORE. Non può esistere uno Stato nello Stato al quale vengono trasferiti oltre 5 miliardi di euro nel reticolato normativo del quale lo Stato italiano non può intervenire.
Ci troviamo, per esempio, innanzi al paradosso che se il Presidente della Repubblica prendesse la residenza in Alto Adige non potrebbe esercitare il diritto costituzionale di voto...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Biancofiore.

MICHAELA BIANCOFIORE. ...o di Commissioni paritetiche di sei persone che, senza passare dal Parlamento, varano norme di rango costituzionale e, quindi, praticamente immodificabili.
Auguri per il suo lavoro, Presidente (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Martini. Ne ha facoltà.

FRANCESCA MARTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, rappresentanti del Governo, siamo qui oggi riuniti in quella che considero una pagina molto grave della nostra vita democratica. Per un quantomeno strano sviluppo degli eventi, coloro che hanno perso le elezioni nel 2008 ora si trovano al Governo del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Oggi, quindi, la Lega Nord Padania sancirà il proprio «no» ad un Governo che non è mai stato eletto dal popolo, che non ha mai sottoposto un programma al giudizio degli elettori, che non ha mai avuto un contatto con il territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e che è stato calato dall'alto, in nome dell'emergenza internazionale dei mercati e a causa di un debito pubblico italiano che noi, da decenni, denunciamo e che alcuni partiti, che oggi sostengono questo Governo, hanno creato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La Lega Nord Padania oggi non svende la propria identità, la propria storia, i propri obiettivi programmatici, non rinuncia al mandato che ha ricevuto dai cittadini padani. Il nostro leader, Umberto Bossi, ha sempre saputo vedere lontano e anche stavolta aveva ragione: la Lega non cederà ai trasformismi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Emerge, in maniera inconfutabile - vogliamo ribadirlo, perché la gente lo capisca -, che questo è il Governo dei tecnocrati e dei banchieri, lontani dal popolo, convinti che fare i loro interessi significhi fare gli interessi del Paese. Ma il popolo se ne accorgerà molto in fretta. La Lega Nord, oggi unica opposizione, chiede che, ancora una volta, se sacrifici devono essere, la parola equità che lei, Presidente Monti, ha tanto citato in questi giorni, non significhi, ancora una volta, che il Nord dovrà pagare i debiti dell'Italia e gli sprechi del Sud (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Pag. 26
Questo è un Governo a tempo, per quanto se ne dica, drammaticamente a tempo. Il Governo dei tecnocrati e dei banchieri che, però, deve stare anche necessariamente molto attento a compiacere i partiti che lo sostengono e che sono stati, fino a ieri, violentemente contrapposti. Questo è un Governo fragile, non tanto nei numeri quanto nei fatti.
Sappia, inoltre, Presidente Monti, che risanare il Paese significa obbligatoriamente una cosa: mettere mano definitivamente alla voragine del buco della sanità. La spesa sanitaria rappresenta quasi l'80 per cento dei bilanci regionali, non se lo dimentichi mai. Solo il federalismo salverà il nostro Servizio sanitario dal baratro. Quando nel 2008 siamo andati al Governo - giusto per citare un caso -, la regione Calabria di Agazio Loiero aveva solo una contabilità orale, che abbiamo dovuto ricostruire. Le sanità delle regioni del Sud, dove i cittadini scappano al Nord per venirsi a curare, sono anche le più costose, le più disorganizzate, quelle dove ancora permane un assistenzialismo bizantino che fa sì che gli stessi servizi, ma oserei dire le stesse siringhe, costino due, tre, quattro o dieci volte di più che in Veneto, in Emilia o in Lombardia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Si ricordi, Presidente, che la riforma federalista, approvata dal nostro Governo, deve essere attuata fino in fondo, non perché proposta e sostenuta strenuamente dalla Lega - o non solo per quello -, ma anche perché rappresenta la riforma per uno Stato moderno, che punti allo sviluppo, al rigore e alla responsabilità.
Vorrei, inoltre, ricordarle la necessità di introdurre immediatamente i costi standard che, particolarmente in sanità, rappresentano l'unica via di uscita per sostenere un sistema universalistico, che pone al centro il malato e che il mondo ci invidia per il suo valore etico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ma, finora, sono stati i cittadini del Nord ad aver pagato, anche per quelle sanità sprecone e colpevoli. Centootto miliardi di euro, a tanto ammonta il Fondo sanitario nazionale, una montagna di soldi. Il Ministero della salute, che ho potuto rappresentare, a nome della Lega Nord Padania, come sottosegretario in questa legislatura, ha recentemente pubblicato il monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza. Da questi emergono le pagelle delle regioni, secondo cui solo otto regioni - tutte al Centro-Nord - hanno garantito livelli essenziali efficienti.
Sappia quindi, Presidente Monti, che la Lega Nord votando «no» a questa fiducia si prepara ad esercitare pienamente il proprio mandato, con un'opposizione seria e responsabile, ma che non farà sconti al suo Governo, saprà entrare con competenza sulle questioni che hanno a che fare con la vita dei cittadini, manterrà un rapporto costante con il territorio e rappresenterà, in collaborazione con le migliaia di esponenti che ci rappresentano negli enti locali e nelle regioni, la grande voce di quel nord che, con il suo gettito fiscale, ha fatto sì, suo malgrado, che questo Paese andasse avanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lehner. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, in omaggio al professor Mario Monti, mi faccio aiutare da Shakespeare per questo mio breve discorso. Amici, romani, concittadini, amici del centro, del sud, amici padani, io vengo a seppellire con voi la sovranità popolare. Il nobile Mario Monti ci ha detto che la politica era di intralcio, ma Mario è un uomo d'onore, come tutti gli altri membri della Trilateral Commission, della Goldman Sachs, della ex Commissione Santer. Certo è che la Repubblica parlamentare - stando al modo ed ai tempi con i quali il professor Monti è stato prima eletto senatore a vita e poi mandato a palazzo Chigi - con una metafora, al momento non si sente molto bene e forse è defunta. Ma io non sono qui a parlare del funerale, vorrei anzi parlare di una nascita, perché è già nata una Repubblica presidenziale, benché sia stata calata dall'alto in maniera artificiosa, non Pag. 27voluta e non eletta dal popolo. Questo è importante da rimarcare.
Il nobile Mario è certamente un uomo d'onore e ha detto che durerà sino al 2013, giusto il tempo per fare implodere del tutto il sistema dei partiti, scomponendo e ricomponendo il sistema italiano, in attesa forse di un altro sole dell'avvenire. Io non parlo per confutare il nobile Mario, bensì per affermare che il fine, quand'anche emergenziale, non giustifica i mezzi, come insegna Carlo Rosselli, mio maestro, per il quale il fine è nulla ed i mezzi sono tutto.
Tuttavia, voterò a favore del Governo Monti, con una condizione, tutto sommato umile e semplice: lei, Professor Monti, ha parlato di equità ed io, su questo punto, sono d'accordo. Equità: per esempio, nella lotta all'evasione fiscale, invece di sistemi polizieschi, non sarebbe il caso di introdurre in Italia il sistema fiscale statunitense, che evita il sistema poliziesco ed induce più volentieri i cittadini a pagare le tasse? Un'altra cosa oso chiederle, Presidente Monti, sempre in nome dell'equità: visto che si annuncia la reintroduzione dell'ICI anche sulla prima casa, allora facciamo pagare l'ICI a tutti quanti, anche al Vaticano. Facciamo pagare gli immobili del Vaticano, dal primo all'ultimo, ciò non contro la Santa romana Chiesa, ma proprio in nome dell'equità fiscale: tutti paghino, anche coloro che hanno avuto l'esenzione da decenni!
Infine, cosa dire? Una battuta: sui banchi della sinistra c'era un dirigente tra l'altro da me stimato, ora sindaco di Torino, Fassino, il quale al telefono disse: «Abbiamo una banca», ebbene noi siamo arrivati ad un altro punto, perché c'è una banca che ha noi, c'è una banca che ci ha presi tutti quanti.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 12).

GIANCARLO LEHNER. Concludo con una citazione di un libro che consiglierei, ma forse il professor Monti l'ha già letto, un libro del 2000 a firma Giorgio La Malfa, dal titolo L'Europa legata. I rischi dell'euro, un libro di undici anni fa in cui si alludeva in modo molto lucido ed evidente a quali fossero i rischi della zona euro. Confermo che, benché sia abbastanza critico, seguendo l'insegnamento di un altro maestro che si chiamava Disraeli, voterò concordemente al mio gruppo Popolo e Territorio a favore del suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, il cambio di Governo è stato dovuto non ad una mozione di sfiducia ma ad una logica esterna a questo Parlamento eletto democraticamente e si è basato essenzialmente sulle impellenti necessità di fermare, per esempio, l'ascesa del differenziale dei rendimenti dei titoli di Stato. Cambiato Governo, la musica però è sempre la stessa, perché gli spread sono sempre sugli stessi livelli.
Per la verità, sommessamente da semplice membro della Commissione bilancio, mi sarei aspettato una relazione maggiormente incisiva, declinata in ogni suo argomento economico, dettagliata con numeri e indicante quali misure urgenti per il rilancio del PIL e il contenimento del debito e della spesa pubblica si dovessero adottare nell'immediato. Invece, abbiamo trovato esclusivamente delle tesi, degli intenti, dei titoli di capitoli in attesa di declinazione futura e incerta. Pertanto anche l'argomento sostenuto da chi diceva che non c'era tempo per andare alle elezioni perché i mercati ce lo richiedevano, anche questa è una falsità perché di fatto nessun decreto-legge urgente è stato proposto dal Presidente del Consiglio da attuare nell'immediato.
Di più, per la soluzione della crisi economica e per la tenuta dei conti il vostro programma è quello di attuare nell'immediato quanto abbiamo già deliberato noi con la legge di stabilità e le manovre fiscali scorse, e questo lo scrivete pure perché si trova nel testo depositato: «Nell'immediato daremo piena attuazione Pag. 28alle manovre varate nel corso dell'estate». Ma allora a cosa è servito cambiare il Governo? Avremmo potuto andare avanti con la maggioranza di prima.
Per il taglio della spesa corrente scrivete che rapidamente deve essere attuato il programma di riorganizzazione previsto dalla manovra di settembre scorso, ma allora a cosa è servito cambiare il Governo?
Per le cessioni immobiliari scrivete che si dovrà eseguire quanto previsto dalla legge di stabilità. Per la finanza privata in supporto alle opere pubbliche noi abbiamo già attuato la defiscalizzazione con la legge di stabilità, così come abbiamo dato vita alla liberalizzazione degli ordini professionali prevista dalla legge per lo sviluppo.
In merito alla contrattazione collettiva aziendale, la portate come un fiore all'occhiello, ma l'abbiamo già fatto con l'articolo 8 della manovra nella legge di stabilità. Riguardo l'accesso delle donne e dei giovani al lavoro è già stato fatto nella legge di stabilità con la defiscalizzazione triennale per l'apprendistato e il miglior accesso delle donne al mondo del lavoro.
Poi lei parla della necessità della modifica costituzionale per inserire il pareggio di bilancio in Costituzione, come se non si fosse fatto nulla. Le Commissioni competenti, la I e la V, hanno già lavorato ed hanno già audito persone importanti, sia professori che politici stranieri e siamo già pervenuti ad un testo che è solo da portare in Aula per la sua votazione.
Così voi parlate di armonizzazione dei bilanci; ma lo sa lei, signor Presidente del Consiglio, che le province e i comuni sono stati già incaricati di attuare la sperimentazione in funzione di quanto deliberato dal federalismo fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? La stiamo già facendo e voi la date come una realtà in divenire.
La chicca più bella, quella che fa vedere come le minoranze erano esclusivamente preconcette, riguarda il tema dell'università. Si parla di proseguire con la riforma Gelmini. Allora, tutte le manifestazioni di piazza e tutte le critiche della sinistra erano strumentali, se adesso votano e fanno parte della linea del Governo?
Diciamo allora perché noi siamo contro le sue proposte. Siamo contro perché, oltre a tutto questo, che ovviamente abbiamo già approvato, voi ci proponete altre quattro nuove realtà, che noi abbiamo sempre voluto non attuare. Questo riguarda l'ICI sulla prima casa, le pensioni, la patrimoniale e ovviamente il federalismo fiscale.
Noi siamo ovviamente contro la reintroduzione dell'ICI. Voi la portate come un fiore all'occhiello, ma in sostituzione di che cosa? In sostituzione del fatto che per voi è una colpa - e non un fattore positivo, come noi crediamo - essere proprietari di abitazione. Sulle pensioni è chiaro che volete sottrarre i fondi per poi darli alle imprese, che talvolta delocalizzano. Per quanto riguarda la patrimoniale, dite che volete sostituire la tassazione alle imprese con un maggiore prelievo sul patrimonio. La cancellazione del Ministero del federalismo, sostituito con quello della coesione territoriale, significa sostanzialmente che ci sarà una nuova Cassa per il Mezzogiorno, cui la Lega non vorrà partecipare.
Lei parla molto di Europa. Auspico solo che le tesi europee non siano solo quelle dei «lacci e dei lacciuoli» della burocrazia europea, ma la sua azione sia anche quella della difesa del made in Italy, della lotta alla contraffazione, della difesa dei confini dal dumping asiatico e soprattutto dall'immigrazione clandestina, che nel suo testo non viene minimamente citata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Governo.
Avverto che sono state presentate le mozioni di fiducia Cicchitto n. 1-00763, Moffa n. 1-00764, Di Pietro ed altri n. 1-00765, Franceschini n. 1-00766, Galletti, Della Vedova, Pisicchio e Lo Monte n. 1-00767 (Vedi l'allegato A - Mozioni), che sono in distribuzione. Pag. 29
Avverto che le quattro mozioni Cicchitto n. 1-00763, Moffa n. 1-00764, Franceschini n. 1-00766 e Galletti, Della Vedova, Pisicchio e Lo Monte n. 1-00767 recano un medesimo testo.

(Replica del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei ministri, al quale chiedo di indicare su quale delle mozioni presentate il Governo intenda debba avere luogo la votazione per la fiducia. Prego, senatore Monti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Italia dei Valori, Popolo e Territorio, Misto-Alleanza per l'Italia e Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri. Onorevole Presidente, onorevoli deputati, ieri nel rimettere nelle mani dell'onorevole Presidente il testo delle mie dichiarazioni programmatiche ho già rivolto un breve saluto alla Camera dei deputati. Ho avuto modo di ringraziare il Presidente Fini per il ruolo sempre costruttivo e molto utile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo) con il quale in questi giorni mi ha agevolato, così come il Presidente del Senato, nel mio percorso da novizio, attraverso il processo delle consultazioni e poi della presa di servizio, permettetemi di insistere, presa di servizio.
Desidero in questa sede rinnovare, ma lo faccio con riferimento telegrafico, perché il testo lo trovate nelle considerazioni da me depositate ieri, il mio ringraziamento e saluto deferente al Capo dello Stato (Applausi).
Desidero, in questo momento, rivolgere un pensiero rispettoso e cordiale al Presidente Berlusconi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Unione di Centro per il Terzo Polo e Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Partito Democratico), di cui ho molto apprezzato il senso di responsabilità istituzionale e, anche da parte sua, il contributo che ha dato in questi giorni a rendere semplice, per quanto possibile, questa successione a Palazzo Chigi. Lo ringrazio molto per questo.
Sono colpito dal fatto che, sia ieri sia oggi, una persona che so essere molto rispettata da tutti mi abbia usato la grande cortesia di essere presente nella tribuna del Senato ieri e della Camera dei deputati oggi per ascoltarmi: si tratta del dottor Gianni Letta (Applausi). Il dottor Letta ha ricevuto in questi giorni apprezzamenti più elevati istituzionalmente del mio, ma mi permetto di associarmi a queste espressioni.
Nella mia replica, che, ovviamente, sarà breve, mi permetterete, spero, di non riprendere i moltissimi spunti, ma dire spunti è poco, i moltissimi contributi di grande rilievo dal punto di vista dei contenuti delle politiche che sono stati arrecati.
Come è stato chiarito nel programma presentato ieri, ci siamo concentrati, in sede di dichiarazioni programmatiche, sull'essenza, sulla missione di questo Governo, che, ribadisco, intendo e intendiamo come Governo di impegno nazionale. Ciascuno dei ministri avrà poi modo, presto, nelle rispettive Commissioni parlamentari, di interagire e, soprattutto, di ascoltare, in una prima fase, per mettere bene a fuoco, con i vostri contributi, il da farsi.
Sono state notate alcune omissioni nelle dichiarazioni programmatiche. È vero - lo dico paradossalmente - sono volute, perché abbiamo cercato di concentrarci su quella che consideriamo l'essenza e ci siamo anche sforzati di non affliggervi con un'elencazione rituale e, magari, leggermente stucchevole, ma su due o tre punti vorrei dire quanto segue.
Anzitutto, per quanto riguarda il federalismo, devo dire che sia ieri al Senato sia oggi alla Camera ogni tanto avevo dei soprassalti identitari al mio interno, perché mi dicevo: ma tu non sei settentrionale, Pag. 30non sei lombardo, non sei varesino (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo)?
Per quanto riguarda il federalismo, permettetemi di dire che non vedo alcuna contraddizione tra il rispetto per quanto è stato già deciso in materia di federalismo, che, ovviamente, il Governo intende seguire da vicino nel processo di attuazione, per quanto riguarda, in particolare, il federalismo fiscale, e l'avere rivolto una specifica attenzione alla coesione territoriale, che, se permettete, è un valore che interessa tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Poi, dipende dalle modalità con cui viene realizzato e su questo, come su tutti gli altri temi, saremo aperti alla critica e al dibattito.
Del valore costituzionale delle autonomie speciali ho già detto ieri in Senato.
Per quanto riguarda gli italiani all'estero, ai quali - e per questo sono grato a tutti i gruppi politici - ho dedicato tempo nel mio interesse, perché avevo bisogno di imparare, e non ho certo finito di farlo in pochi giorni, come ho avuto modo di dire loro quando li ho consultati, sento molto il tema non tanto nei suoi aspetti problematici, ma, soprattutto, nel suo significato di ricchezza del Paese. Del resto, ho avuto io stesso l'esperienza di italiano all'estero per dieci anni, quando ho lavorato alla Commissione europea, per cinque anni su designazione del Presidente Berlusconi, per cinque anni su designazione del Presidente D'Alema, permettetemi di ricordarlo in questo momento e di ringraziarli per la fiducia che mi diedero all'epoca (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico).
Ebbene, quindi anche per esperienza diretta, ho visto alcuni problemi degli italiani all'estero. Questo tema, nella mia memoria personale e familiare, va molto più indietro, perché io, nato a Varese, avevo un padre nato in Argentina, figlio di emigrati italiani, italiani all'estero in Argentina. Scusate questi riferimenti personali. Per chiudere sugli aspetti personali, uno degli intervenuti questa mattina mi ha detto: «Scusi se la chiama ancora professore». Vi prego, continuate pure a farlo perché quello di Presidente del Consiglio è un altro mio titolo che durerà poco e quindi, come diceva una volta un mio eminente predecessore, il senatore a vita Giovanni Spadolini, i presidenti passano, i professori restano (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Italia dei Valori, Popolo e Territorio, Misto-Alleanza per l'Italia, Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud e Misto-Liberali per l'Italia-PLI).
Durerò e dureremo poco, dureremo non un minuto di più del tempo nell'arco del quale questo Parlamento ci accorderà la fiducia. La mia intenzione, naturalmente, è di proiettare la mia squadra di Governo, la nostra collaborazione, sulla prospettiva che va da qui alle elezioni. Non mi accingerei neanche ad andare oltre, questo l'ho chiarito a tutti, con schiettezza. È un compito già quasi impossibile quello che ho l'onore di ricevere, ma ci riusciremo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori).
Naturalmente, non avrei neanche potuto prendere in considerazione l'idea di accettare un compito di questo genere, nel quale coinvolgo personalità di primo rilievo sul piano professionale ed istituzionale, con la predeterminazione di una durata più breve di questa. Naturalmente durerò e dureremo quanto la vostra fiducia in noi. Se fosse possibile rendere questo concetto di profonda dipendenza del Governo dal Parlamento con espressioni diverse da quella di «staccare la spina», ne sarei grato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Italia dei Valori, Misto-Alleanza per l'Italia e Misto-Liberali per l'Italia-PLI) perché, di nuovo, Pag. 31avremmo dei problemi di identità. Non ci consideriamo un apparecchio elettrico e poi saremmo, forse, incerti se essere un rasoio o un polmone artificiale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Italia dei Valori, Misto-Alleanza per l'Italia e Misto-Liberali per l'Italia-PLI).
Rivolgo brevissime considerazioni, infine, signor Presidente, sui temi per i quali la forza politica, che profondamente rispetto, ha dichiarato la propria opposizione anche se ha promesso - e ne sono sicuro - un atteggiamento costruttivo, ha motivato il proprio non sostegno e la propria opposizione. Su un punto essenzialmente, su tutti gli altri saremo messi alla prova.
Permettetemi di reagire, tuttavia, in modo molto chiaro e netto - lo faccio non tanto per me quanto per i miei colleghi di Governo - sulle questioni conflitto di interessi, poteri forti ed altre espressioni di pura fantasia che considero offensive (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori).
Sono anch'io convinto che molta parte della responsabilità della crisi, finanziaria prima, economica poi, sociale adesso, in parte politica, che attraversa il mondo, l'Europa e l'Italia, sia dovuta a gravissimi vizi di funzionamento delle istituzioni finanziarie e dei mercati. Credo che una delle cose che dovremo tutti sforzarci di fare, in particolare noi italiani - questo vale per le istituzioni ma vale anche per gli individui - è di abituarci a trovare meno facilmente le responsabilità altrui e a guardare un po' di più in noi stessi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori).
Questa mattina ho visto un gruppo di bambini delle scuole che osservavano i nostri lavori. Non certo di questo Parlamento, che è molto responsabile, che ha fatto in questi anni un lavoro importante di inizio del risanamento della finanza pubblica, ma pensavo: cosa penseranno quei bambini se si dicesse loro che è il resto del mondo che ci ha messo nei problemi e non decisioni prese per decenni in quest'Aula, in un'altra Aula e da parte dei Governi che si sono succeduti? Con le migliori intenzioni magari, ma quando c'era poca attenzione ai temi dell'equilibrio della finanza pubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori).
Vi assicuro, onorevoli deputati, che quella stessa garbata insistenza, che ho nel suggerire di guardare prima di tutto le responsabilità che stanno in ciascuno di noi, l'applicherò e la sto applicando anche alla parte dell'Italia alla quale noi apparteniamo: la società civile. Troppo facilmente la società civile punta il dito contro la classe politica. Io di questo sono indignato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori)!
Penso che la missione, che forse ci accorderete, è quella di prolungare, intensificare, in parte ribilanciare il lavoro di risanamento, di puntare di più alla crescita. Ma nel breve periodo di permanenza al Governo, credo che noi ci sentiremo alla fine veramente contenti, se vi avremo aiutati ad accrescere - uso il verbo «accrescere» - la credibilità delle istituzioni presso i nostri concittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Popolo e Territorio e Italia dei Valori).
Pertanto da questo punto di vista ci sentiamo veramente in spirito di servizio e, come credo a questo punto io abbia chiarito in questi giorni fino alla noia, in atteggiamento di umiltà, ma anche di determinazione evidentemente, per favorire una, almeno parziale, deposizione delle armi presso le forze contrapposte, il che speriamo possa agevolare la presa di decisioni e la spiegazione ai nostri concittadini Pag. 32anche di decisioni non facili e non gradevoli nel breve periodo (Commenti del deputato Torazzi).
Un'ultima considerazione a proposito di conflitti di interessi e di poteri forti, e così via. A parte che di poteri forti, lo dico con molto rispetto, in Italia non ne conosco, magari l'Italia avesse un po' di più qualche potere forte (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico).
Se per poteri forti intendiamo quelli veri, ci sono alcuni poteri forti nel mondo ed io ho avuto il privilegio di vederli quasi tutti i veri poteri forti del mondo nelle mie funzioni di Commissario alla concorrenza. Gli onorevoli che hanno manifestato dubbi sulla mia indipendenza di giudizio (Commenti di deputati del gruppo Lega Nord Padania) e di azione, magari molti di loro sono giovani, quindi, può darsi non ricordino le vicende di dieci anni fa, ma questi poteri forti se le ricordano ancora (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Popolo e Territorio e Italia dei Valori).
Il giorno in cui proibii una fusione tra due grandissime società americane, benché fosse intervenuto anche pubblicamente il Presidente degli Stati Uniti su di me, The Economist scrisse: «Il mondo degli affari americano considera Mario Monti il Saddam Hussein del business». Scusate questa considerazione, ma capirete, quindi, perché siamo leggermente disturbati, ma tocca a noi dare la prova che voi non avete ragione da queste allusioni (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Popolo e Territorio e Italia dei Valori).
Onorevole Presidente, noi siamo in atteggiamento come ho detto di umiltà e di servizio. Solleciteremo e apprezzeremo il contributo attivo, anche critico, da parte di tutti. Noi non vi chiediamo, io non vi chiedo una fiducia cieca. A tutti chiediamo una fiducia non cieca ma vigilante. Pensiamo che se noi faremo un buon lavoro, nel darci o ritirarci la fiducia, forse voi dovrete anche tener conto di quali sono le conseguenze per quanto riguarda la fiducia dei cittadini in voi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Misto-Alleanza per l'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Tutto il nostro lavoro sarà ispirato dall'obiettivo di avere un'Italia più forte, più degna e più fiduciosa come Italia europea. Sono lieto, infine, di annunciare, a coloro che suggeriscono - e condivido interamente questo suggerimento - di far valere di più il pensiero, le ragioni e la forza dell'Italia nelle sedi europee, sono lieto di annunciare che la settimana prossima avrò due visite: una a Bruxelles alle istituzioni comunitarie e l'altra che ho concordato telefonicamente ieri, su loro proposta, con il Presidente Sarkozy ed il Cancelliere Merkel, di un incontro a tre per avere, d'ora in poi, permanentemente, il contributo dell'Italia nella soluzione dei problemi dell'euro (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Popolo e Territorio, Italia dei Valori, Misto-Allenza per l'Italia, Misto-Liberali per l'Italia-PLI, Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare, Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud, Misto-Liberal Democratici-MAIE, Misto-Minoranze linguistiche, Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud) e Misto-Repubblicani-Azionisti).
Signor Presidente, il Governo intende che debbano essere poste in votazione per appello nominale le identiche mozioni Cicchitto n. 1-00763, Moffa n. 1-00764, Franceschini n. 1-00766 e Galletti, Della Vedova, Pisicchio e Lo Monte n. 1-00767. Vi ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Popolo e Territorio, Italia dei Valori, Misto-Allenza per l'Italia, Misto-Liberali per l'Italia-PLI, Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare, Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud, Misto-Liberal Democratici-MAIE, Pag. 33Misto-Minoranze linguistiche, Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud) e Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. Confermo ai colleghi che, come richiesto dal Presidente del Consiglio, saranno poste in votazione congiuntamente le identiche mozioni Cicchitto n. 1-00763, Moffa n. 1-00764, Franceschini n. 1-00766 e Galletti ed altri n. 1-00767.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre, alla quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, noi Liberal Democratici sappiamo che tra breve la Camera certificherà il sentimento di tutto il Paese: la rinnovata fiducia grazie al suo Governo di impegno nazionale, la ventata di aria nuova che qui rappresenta, la rinascita della serietà e della concretezza come cifre del dibattito pubblico.
Desidero, innanzitutto, cogliere il suo apprezzamento per il ruolo del Parlamento: parole che restituiscono, finalmente, dignità alla funzione che noi, in rappresentanza del popolo, siamo chiamati a svolgere.
Il suo discorso programmatico è ampio e lungimirante. Sentiamo, come risposta, quella disponibilità e quella fiducia che da subito abbiamo inteso manifestarle. Siamo certi che la competenza tecnica che esprimete, così come l'alto senso dello Stato e della forza delle istituzioni che ha evocato, siano fondamento e garanzia dell'affidamento.
Noi Liberal Democratici apprezziamo molto i temi che ella ha sintetizzato, quali rigore e riequilibrio di bilancio, crescita ed equità, riforme strutturali, coesione territoriale, chiarezza di responsabilità dei singoli livelli di Governo, tagli ai costi della politica: sono le basi per un processo di cambiamento duraturo. Apprezziamo particolarmente le opportunità da offrire ai giovani e alle donne, affinché merito e talenti divengano una risorsa utilizzata. Condividiamo la formula con cui il suo - il nostro, vogliamo dire - Governo intende perseguire politiche di effettivo sviluppo dell'economia reale, assegnando, ad un unico Ministro, sviluppo economico e infrastrutture e trasporti.
Sono basi per un intervento di riforma che riguarda l'economia, ma anche l'assetto organizzativo pubblico; così è per temi come il contrasto dell'illegalità in ogni forma e la razionalizzazione dell'organizzazione giudiziaria, cui sono particolarmente sensibile. È parimenti significativo l'apprezzamento che ella, giustamente, rivolge al lavoro e alla generosa esposizione dei nostri militari negli scenari di crisi internazionale.

PRESIDENTE. Onorevole Melchiorre, la invito a concludere.

DANIELA MELCHIORRE. Allo stesso modo, ci piace l'idea che l'Italia, in qualche modo, possa salvare l'euro e che, quindi, a tempesta passata, possa recuperare il ruolo e la credibilità che le spettano in ragione dei fondamentali della propria economia.
Pertanto, noi Liberal Democratici preannunziamo il voto favorevole e il sostegno convinto a lei, al Governo e al programma che ci ha presentato (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-MAIE e Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zeller. Ne ha facoltà.

KARL ZELLER. Signor Presidente del Consiglio, il Governo da lei presieduto è credibile ed autorevole. La sua legittimità è nei programmi e nelle riforme, che sono ineludibili e che richiedono scelte impegnative Pag. 34e straordinarie: si tratta di scelte ed impegni per una politica che auspichiamo - come lei ha affermato - sia di riscatto e di responsabilità.
Nelle situazioni di crisi che l'Italia attraversa e che i mercati aggravano, la difesa del Paese deve essere affidata a riforme in grado di: recuperare fiducia, adottare i criteri di efficienza e qualità nelle riduzioni della spesa pubblica, rimuovere ostacoli strutturali e produrre risorse per la crescita economica, perseguire una politica di equità sociale che incida su distribuzione ed entità reale della pressione fiscale e comporti inclusione e non esclusione delle realtà sociali più esposte, tra cui, in primo luogo, le famiglie.
Come deputati della componente politica del gruppo Misto-Minoranze linguistiche, nel corso della legislatura abbiamo mantenuto una posizione al di fuori degli schieramenti, che ha privilegiato la valutazione di merito dei provvedimenti adottati. È importante il riferimento che lei ha fatto al valore costituzionale delle autonomie speciali ed è significativo che abbia voluto assumere la delega agli affari regionali.
Dopo le sue dichiarazioni al Parlamento, la componente politica del gruppo Misto-Minoranze linguistiche voterà la fiducia al Governo; Governo che noi giudicheremo valutando i provvedimenti che saranno adottati e prestando particolare attenzione al rispetto dello Statuto di autonomia del Trentino Alto-Adige/Südtirol e della Valle d'Aosta, nonché delle istanze delle minoranze linguistiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.
Pregherei i colleghi di consentire al Presidente Monti di ascoltare gli interventi.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, Presidente Monti, voglio riconoscere al Presidente Berlusconi di aver compiuto un gesto di grande generosità e responsabilità, doti dimostrate in tutti questi anni di governo, per aver consentito, con le sue dimissioni e senza un voto di sfiducia delle Camere, il varo di un nuovo Governo per il quale si è speso molto il Presidente Napolitano.
Siamo di fronte ad una grande crisi la cui responsabilità è nella finanza, nei grandi speculatori, nei cosiddetti poteri forti - verificheremo, poi, alla fine se esistono o non esistono - e solo dopo, ma molto dopo, nella debolezza della politica. Lei ha parlato di Governo di impegno nazionale ma avrei preferito che lei oggi ci avesse presentato un Governo di solidarietà nazionale nel senso classico del termine. Uno di quei Governi che nascono nei momenti di grande difficoltà di un popolo e di una nazione e che ci avrebbe consentito di chiudere definitivamente la fase della democrazia difficile, come definiva Aldo Moro la democrazia italiana, caratterizzata, nella Prima Repubblica, dall'assenza di alternanza e, nella Seconda Repubblica, dal bipolarismo sordo e non comunicante.
Noi le abbiamo chiesto, Presidente Monti, impegni concreti per il Sud e lei ha parlato di necessità di rimodulare le risorse esistenti; tuttavia lei sa bene che al Sud fondi ordinari non arrivano, che ANAS e Ferrovie dello Stato investono meno del 30 per cento di quello che dovrebbero. Nel suo Governo solo tre ministri sono riconducibili al Sud, nessuno di quelli che si è lamentato della presunta golden share della Lega Nord Padania nel precedente Governo ha detto nulla. Noi glielo diciamo: c'è poco Sud in questo Governo. La componente politica del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud), le darà la fiducia con attenzione critica e responsabile come lei ha chiesto, ma le daremo soprattutto la spinta per non lasciare il Sud ancora più indietro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, Presidente del Consiglio, abbiamo Pag. 35letto e ascoltato il suo discorso; il Partito Repubblicano italiano ha già manifestato apprezzamento anche per la sua storia politica, perché nel ruolo di Commissario europeo si esercita politica.
Con il provvedimento approvato ultimamente da questo ramo del Parlamento si era già avviato un processo programmatico in linea con una politica europea, concordata con gli organismi competenti di Bruxelles e Francoforte. Il suo discorso non è stato, e non poteva essere, l'esposizione di un programma articolato visti i tempi stretti in cui si è svolta la vicenda del suo incarico. A lei e al suo Governo, Giovanni Spadolini avrebbe affidato il compito di sconfiggere gli avversari di sempre: il parassitismo, il corporativismo, le ingiustizie e gli sprechi settoriali e pseudosociali che i vincitori di tante campagne elettorali non sono riusciti a battere. Noi ci domandiamo se alcune forze politiche e sociali che la sostengono riusciranno a fare, oggi, quello che con somma imprevidenza non sono riusciti a fare nel passato.
Signor Presidente del Consiglio, già nel colloquio che ha avuto con la delegazione del Partito Repubblicano, le è stato sottolineato il problema del Mezzogiorno; lei, nel suo intervento, su questo tema urgente fa solo un accenno. Vorrei ripetere quanto già detto con le parole del grande meridionalista Francesco Compagna: in altri termini lo sviluppo del Mezzogiorno non è il problema residuo dello sviluppo italiano, ma è il problema condizionante della durata e della consistenza della qualità che vogliamo acquisire.
Siamo felici di aver incontrato sulla nostra strada un europeista convinto. L'Europa è nel nostro DNA; lei ha citato, giustamente, De Gasperi tra i costruttori dell'Europa. Noi ci permettiamo di aggiungere quanto l'allora ministro Gaetano Martino disse nel corso della firma dei Trattati di Roma: su questa sala, oggi aleggiano gli spiriti di Alcide De Gasperi e di Carlo Sforza.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, condividiamo interamente il suo pensiero...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Nucara.

FRANCESCO NUCARA. ...pensiamo alle difficoltà che da domani lei incontrerà per passare dagli atti ai fatti.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Nucara.

FRANCESCO NUCARA. La ringrazio signor Presidente, ci aiuti a realizzare un sogno di riequilibrio territoriale, civile, economico e sociale per la nostra nazione.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Nucara. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Urso. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha a disposizione tre minuti.

ADOLFO URSO. Signor Presidente del Consiglio, noi le esprimeremo la nostra fiducia senza riserve, ben consapevoli che il suo Governo nasce in uno stato di necessità. Non è stato scelto dagli elettori e proprio per questo ha bisogno di un largo consenso parlamentare e di un programma chiaro e ben definito.
Un Governo tecnico, infatti, per sua natura, si misura esclusivamente sul programma, sulle cose che intende fare e su come le fa. Lei ha parlato di coesione e di interesse nazionale, valori per noi fondamentali. Lei ha presentato un programma davvero riformista e liberale, un acuto osservatore da una sponda a noi avversa lo ha definito un programma di classica destra liberale a metà tra moderno conservatorismo europeo e la destra storica di Cavour e Minghetti.
È una necessità per l'Italia. Noi non le chiediamo di agire con misura, ma con equità, quindi riforme da subito e strutturali, non certo prelievi occasionali e misure tampone. Noi non le chiediamo di andare cauto, ma di procedere con coraggio, senza paura di scontentare alcuno, Pag. 36guardando sempre all'interesse generale, investendo sul futuro e quindi sui giovani.
Le chiediamo più riforme e più rigore: liberalizzazioni, dismissioni, privatizzazioni, riduzione dei costi della politica, riforma delle pensioni, del welfare a favore dei non garantiti. Non abbia riguardo per le caste, per le corporazioni, qualunque esse siano, non si faccia frenare dagli egoismi di parte.
Noi le daremo il massimo supporto sulla strada delle riforme e nel contempo lavoreremo perché il suo Governo non rappresenti la sospensione della politica, ma una opportunità per la politica che deve crescere. Noi ci impegneremo affinché alle prossime elezioni, messo in salvaguardia il Paese, si possano davvero confrontare i due poli, entrambi riformisti ed europei, l'uno alternativo all'altro, liberi entrambi dalla demagogia e dal populismo.
Signor Presidente, in conclusione credo che sia questo il momento per citare una frase celebre e forse anche abusata, ma poco attuata: non chiediamo allo Stato cosa fare per noi, ma cosa noi possiamo fare per il nostro Paese, per l'Italia. Questo vale innanzitutto per noi che dobbiamo dare l'esempio.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ADOLFO URSO. Questo vale per il comune cittadino che sarà chiamato a fare la sua parte ciascuno secondo le proprie possibilità.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ADOLFO URSO. È il momento di dimostrare, a centocinquant'anni dall'unità, tutti insieme, a noi stessi e a chi ci dileggia, che siamo davvero una nazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà per tre minuti.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, oggi si apre una pagina nuova nella storia politica del nostro Paese, una pagina determinata da una grave emergenza economica per la quale è necessaria l'unità di tutte le forze politiche e sociali.
Il suo Governo, Presidente Monti, è un segno di maturità e compattezza di un Paese che nei momenti più difficili sa ritrovare se stesso e la consapevolezza dei suoi valori migliori.
Occorre ringraziare, per questo, prima di tutto il Presidente della Repubblica che con saggezza ed equilibrio ha lavorato perché si affrontasse questo momento con il massimo di autorevolezza e di unità.
Qualcuno argomenta che siamo di fronte alla sconfitta della politica che cede il passo ad un Governo di tecnici, noi crediamo invece di essere di fronte ad un importante segno di responsabilità delle forze politiche che trovano sintesi di fronte al nemico comune: la speculazione internazionale.
Certo, non tutti vi arrivano per convinzione. Alcune forze politiche, probabilmente, vi arrivano perché costrette da propri errori e da una sottovalutazione dell'emergenza, ma il dado è ormai tratto. Come Movimento per le Autonomie e come Terzo Polo vi arriviamo con la profonda consapevolezza e la chiara convinzione che questa svolta è necessaria per affrontare la grave crisi e svelenire uno scontro politico esasperato, figlio di un bipolarismo non più adeguato.
Abbiamo condiviso il senso ed il merito del suo intervento e le esprimiamo una fiducia sentita ma carica di responsabilità. Ci sentiamo solo di farle una sottolineatura. Lei, Presidente Monti, ha già compiuto un miracolo: ha unito le forze politiche di questo Parlamento attorno ad una missione di ricostruzione, di risanamento, di sviluppo; le chiediamo adesso di compiere un altro miracolo nel corso della sua attività di Governo, quello di costruire l'unità economica, sociale e territoriale di un Paese diviso fra Nord e Sud. Pag. 37
Solo scommettendo su un Sud che può crescere e che vuole crescere è possibile costruire un nuovo sviluppo e una nuova Italia. Infrastrutture, investimenti e una nuova fiducia: di questo ha bisogno il Sud e con esso l'Italia intera. Se il suo Governo avrà il coraggio di questa missione, noi saremo dalla sua parte (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonione. Ne ha facoltà, per quattro minuti.

ROBERTO ANTONIONE. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, l'Europa - come ha detto lei, signor Presidente - sta vivendo i giorni più difficili dal dopoguerra ad oggi. La situazione è veramente seria e non deve essere sottovalutata. Le cause e le responsabilità sono molteplici e certamente non attribuibili ad un singolo Governo. Si tratta di una situazione che coinvolge tutta l'area dell'euro ma, per quel che riguarda il nostro Paese, è aggravata dal pesante debito pubblico ereditato dal passato e da un situazione politica troppo conflittuale, che non ha consentito di mettere mano alle riforme necessarie.
Oggi lo sforzo di tutti deve essere proprio quello di superare l'emergenza, lavorando per il bene comune, anche a scapito di interessi di parte. Questa sfida non la vincerà o la perderà il Governo Monti, ma sarà vinta o persa da tutti noi. Abbiamo fortemente auspicato che un Governo di impegno nazionale - come ha voluto chiamarlo lei - venisse alla luce, essendo profondamente convinti che il nostro Paese avesse la necessità di poter contare su un'ampia maggioranza parlamentare in grado di affrontare la grave crisi finanziaria.
Se questa sarà la priorità, signor Presidente, con il suo Governo si apre anche una nuova fase politica, che deve consentire un rinnovato dialogo tra le forze politiche capaci di ritrovare lo spirito costituente per corrispondere alle sfide che abbiamo di fronte.
Già oggi riusciamo a individuare due aree politiche, eterogenee al loro interno, ma ben distinguibili tra loro: l'area governativa, all'interno della quale le profonde diversità politiche sono legate al comune impegno di far fronte unico per affrontare l'emergenza, e l'area non governativa, quella che, più o meno dichiaratamente, si oppone al suo Governo e a questo tentativo.
Quest'ultima è costituita da forze che populisticamente e demagogicamente aizzano lo scontento e lo cavalcano, ma non hanno e non rappresentano un'alternativa di Governo. Per troppo tempo le forze dell'area governativa sono state condizionate da queste ultime, con il risultato che le loro azioni di Governo non sono state efficaci. È giunto il momento che le forze di Governo sanciscano un'alleanza per evitare che questo possa accadere anche in futuro.
Lavorare assieme, superando le diversità di pensiero, per il bene comune, mettendo da parte faziosità, pregiudizi, ricreando un clima di sereno confronto di idee, dove rancori, livori, aggressioni personali non trovino cittadinanza, per avviare una sintesi di alto profilo, rispettosa delle diverse visioni, ma capace di ricomprenderle. Questa è la vera mission del Governo di impegno nazionale.
Nella storia del nostro Paese stagioni come questa ne abbiamo già vissute: quella della ricostruzione postbellica, quella del terrorismo e da entrambe siamo usciti vincitori, più forti e più coesi. Questo è stato possibile grazie alla capacità dei partiti che, pur essendo profondamente divisi dalla visione del mondo e della società, seppero anteporre l'interesse dell'Italia a qualsiasi altro.
Grandi leader politici seppero guidare quei momenti, statisti da prendere ad esempio: De Gasperi, Togliatti, Moro, Berlinguer, per citare i maggiori protagonisti, ma tutta una classe dirigente collaborò fattivamente, anche coloro che vestivano i panni dell'opposizione. Lo sforzo di quei partiti e di quegli uomini devono guidarci nel periglioso mare che stiamo attraversando. Pag. 38Un piccolo grande miracolo è stato già fatto se consideriamo che in pochissimi giorni è nato il suo Governo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO ANTONIONE. Per questo dobbiamo riconoscere la saggezza e la sapienza con cui il Presidente Napolitano ha guidato questa difficile transizione, ma anche un grande riconoscimento va dato al Presidente Berlusconi che ha voluto rimettere il mandato senza mai essere sfiduciato, con il dichiarato intendimento di favorire una nuova stagione politica in maniera tale che ci potesse essere una nuova stagione anche per il nostro Paese.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ROBERTO ANTONIONE. Dobbiamo rendere grazie a questo atteggiamento responsabile e generoso che ha dimostrato, dando elevato senso allo Stato e delle istituzioni. Presidente Monti, il suo non sarà un impegno né semplice, né facile, ma il rispettoso approccio con il quale ha voluto confrontarsi con il Parlamento e con le forze politiche penso sia un buon viatico per raggiungere il suo e il nostro obiettivo. Buon lavoro a lei e alla sua squadra: da parte nostra non mancherà il sostegno leale e convinto (Applausi dei deputati del gruppo Misto- Liberali per l'Italia - PLI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà per quattro minuti.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevole Presidente Monti, onorevoli colleghi, un'affannata pubblicistica, per troppo tempo abituata a commentare la politica come epifenomeno di un conflitto necessario, ha avuto qualche difficoltà a definire il nuovo Governo. In realtà, credo sia corretto dire che quest'oggi si celebra, entro una cornice assolutamente nuova, il ritorno di un Governo parlamentare, nel senso della più corretta calligrafia costituzionale.
Può apparire paradossale: nella stagione in cui la politica mostra di raccogliere il consenso più basso della storia repubblicana e il Parlamento vive la sua esperienza più difficile, nel momento in cui la frattura con il corpo elettorale è sembrata più profonda, ecco che il Parlamento torna ad essere il centro della politica e del destino di questo nostro grande Paese.
Certo, la forte spinta del Presidente Napolitano è stata decisiva, con la prospettazione di un orizzonte strategico quando tutto sembrava essere fuori controllo, ma non c'è dubbio che questo che nasce è un Governo parlamentare che, come avvenne nella grande stagione della Costituente, consente ai partiti di trovare uno spazio comune per la costruzione di nuove regole del gioco.
Occorre allora purgare il Parlamento del falso ideologismo che ha nutrito la contrapposizione, occorre cambiare linguaggio della politica violento e basso, occorre guardare oltre il piccolo cabotaggio dell'interesse elettorale e dimostrare di essere all'altezza del momento drammatico che sta vivendo il nostro popolo.
Il Governo non ha nella sua composizione alcuna presenza politica. In realtà, questa circostanza può rappresentare una risorsa per partiti che hanno bisogno di ritrovare l'alfabeto difficile della collaborazione dopo la lunga stagione del bipolarismo conflittuale, in crisi non perché lo incarnasse un leader piuttosto che un altro, ma perché sconfitto dalla realtà.
Credo, onorevole Presidente, che spetti al Parlamento oggi costruire uno strumento di lavoro che possa rappresentare uno spazio di elaborazione e di confronto permanente con il suo Governo che è impegnato a dare risposte sul piano dell'emergenza economica e finanziaria seguendo i criteri dell'equità, della coesione territoriale - che abbiamo molto apprezzato -, della tutela delle fasce più deboli e dell'attenzione alle ragioni dello sviluppo.
Infatti, se è vero che è necessario tenere sotto controllo il debito pubblico, è anche vero che questo esercizio non può Pag. 39essere destinato a produrre grandi virtù se non si rimette in moto il Paese, facendo crescere la ricchezza. Una famiglia in cui non entrano risorse è destinata ineluttabilmente alla povertà. È indubitabile che il profilo di questa compagine governativa sia alto e adeguato al momento grave.
Ed è altrettanto indubitabile che sarà la politica a dover riscattare se stessa, trovando le ragioni per una sobria e condivisa riforma della sua presenza nelle istituzioni che ne asciughi la perversività e trovando un'intesa che restituisca il diritto di scelta della rappresentanza ai cittadini. Alleanza per l'Italia, allora, voterà convintamente la fiducia al Governo Monti che, insieme al Terzo Polo, ha fortemente sostenuto senza apporre limiti temporali.
Diceva Aldo Moro, in un passaggio drammatico della vita pubblica italiana, che questo Paese non si salverà se non nascerà in Italia un nuovo senso del dovere. A quel senso del dovere, che riecheggiava anche nel lessico nuovo del presidente Monti, la politica dovrà ora attenersi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà per dieci minuti.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, benvenuti. Benvenuti nel senso più vero e sincero del termine. Benvenuti perché è meglio che ci siete voi al Governo che quelli che sedevano fino a ieri nei vostri banchi (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Questo pensiamo noi dell'Italia dei Valori.
Quelli di prima, quelli del Governo Berlusconi, hanno macroscopicamente abusato delle loro funzioni e del loro ruolo per sistemare affari privati e vicende processuali del loro leader (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Si arrabbiano, ma è così. Hanno fatto un mare di leggi ad personam invece di occuparsi dei problemi del Paese.
A voi tocca il compito di riscattare, agli occhi dell'opinione pubblica, sia italiana che internazionale, la credibilità del nostro Paese. Lo sapete benissimo, lo sanno anche loro ed è per questo che si arrabbiano. A voi tocca il compito di ridare fiducia alle nostre istituzioni. A voi tocca il compito di prendere quei seri provvedimenti d'urgenza che l'emergenza dei mercati internazionali richiede. Ci riuscirete? Sinceramente non lo sappiamo. Ci speriamo, però.
Certo, i vostri curricula sono tali per cui c'è da credere che, se davvero volete, ci potete riuscire. Se davvero volete e se davvero potete. Per questo, per aiutarvi, noi dell'Italia dei Valori vogliamo, per quel che ci spetta, fare la nostra parte. Vogliamo aiutarvi a raggiungere questi risultati di maggiore credibilità, di ripresa di fiducia nelle nostre istituzioni, di ripresa economica e di maggiore coesione sociale. Per questo, anticipo da subito ed a scanso di equivoci, signor Presidente del Consiglio, ed anche a scanso di quel che dirò dopo, che l'Italia dei Valori darà la fiducia al suo Governo. Lo facciamo non per voi né per noi, lo facciamo per il nostro Paese, per il bene del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Lo facciamo perché vogliamo che i cittadini non siano ancora una volta presi in giro.
Ecco, proprio su questo vorrei intervenire al di fuori del mio intervento scritto. Avremmo considerato, non me ne voglia, una presa in giro che in un Governo cosiddetto tecnico non ci fosse stata quella totale discontinuità rispetto al precedente Governo. È questa la ragione per cui noi abbiamo detto «no», e diciamo ancora «no», all'ingresso di politici nel Governo e soprattutto all'ingresso di esponenti del passato Governo in questo Governo. È questa la ragione per cui abbiamo detto «no» a quelle alte personalità che ancora oggi lei ha voluto ringraziare guardando sul palco. È questa la discontinuità che le abbiamo chiesto rispettando il suo pensiero, ma la ringraziamo di aver rispettato la nostra ferma posizione rispetto a questa valutazione.
Noi abbiamo voluto presentare una distinta mozione di fiducia, come lei avrà avuto modo di vedere. È una nostra mozione di fiducia in cui non ci siamo voluti Pag. 40limitare, come hanno fatto gli altri esponenti politici che pure le danno la fiducia, a dargliela in bianco. Noi gliela abbiamo voluto dare in modo chiaro e trasparente, esprimendo e chiedendo cosa vogliamo che lei faccia per gli italiani, dicendo in modo chiaro e trasparente qual è la nostra posizione rispetto alle emergenze da portare avanti.
Quindi, non può essere una fiducia che noi a priori diamo in bianco ad occhi chiusi. Questo non vuol dire non avere fiducia in lei, ma mettere per iscritto ciò che vogliamo che si faccia e ciò che crediamo sia opportuno e necessario si faccia.
Infatti, è bene che restino agli atti le parole e i fatti. Sappiamo bene che lei non ha potuto chiedere che fosse messa in votazione la nostra mozione di fiducia, perché i Regolamenti parlamentari impongono che vi sia un solo voto di fiducia (e noi voteremo quella fiducia che ci ha chiesto), ma non metta da parte quelle richieste specifiche, perché sul nostro voto di fiducia abbiamo fondato il nostro impegno di rispetto nei suoi confronti.
Mi creda, signor Presidente: se dovesse davvero riuscire a portare in Aula alcuni di quei provvedimenti che lei ha citato e ai quali ha fatto cenno (mi riferisco, per esempio, alla liberalizzazione delle professioni, all'abolizione di taluni albi, allo smantellamento delle corporazioni), lei forse non lo sa ancora, signor Presidente, ma probabilmente gli unici a votare a suo favore saremo noi dell'Italia dei Valori, al di là delle parole (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Poi bisogna vedere se questi atti glieli faranno depositare.
Ecco perché non ci piace e non ci convince questa fiducia in bianco. Abbiamo il massimo rispetto dei nostri partner politici che le danno la fiducia, ma vogliamo che ci sia un patto chiaro. Questo perché noi non possiamo accettare una impostazione a priori di fiducia al buio senza sapere in concreto cosa volete fare per rendere operative quelle buone intenzioni che avete detto.
D'altronde, mi perdoni signor Presidente, lasci che glielo dica: con questo vorrei anche stringere la mano - lo farò subito dopo - ad uno dei ministri del suo Governo, il Ministro dell'ambiente. Ma, insomma, non trovava niente di meglio da fare che andare a Un giorno da pecora per dire, ancora una volta, che ci vogliono le centrali nucleari? È una questione di rispetto della volontà popolare, al di là dell'opzione tecnica (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Non è un buongiorno, se un Governo si presenta in questo modo, dicendo: «La volontà popolare ha detto una cosa pochi mesi fa, ma io credo ancora nell'opzione nucleare». Stavo per dire militare, ma insomma...
Non possiamo accettare al buio - signor Presidente del Consiglio e signor Ministro Passera, mi permetta di salutarla personalmente - il vostro e il suo programma di sviluppo economico, infrastrutturale, dei trasporti e delle telecomunicazioni, non perché abbiamo qualcosa da ridire, ma perché non lo conosciamo. Obiettivamente non ci avete detto nulla. È per rispetto a lei stesso che non posso approvare al buio quel che lei potrà fare. Posso soltanto dire: «Vediamo che cosa sapete e potete fare».
D'altronde, mi perdoni, noi la conosciamo bene e sappiamo bene che lei è una persona che merita rispetto (e glielo dico anche personalmente). Apprezziamo l'ingegno, l'esperienza, certamente il suo curriculum professionale è di tutta evidenza, ma proprio la sua storia personale e professionale - non me ne voglia - ci impone di verificare prima come si comporterà in concreto quando dovrà affrontare alcuni temi programmatici ineludibili.
Lei sa meglio di me, che avrà pochi soldi a disposizione. Noi vorremmo sapere, per esempio, che cosa farà prioritariamente con quei quattro soldi che ha: il ponte sullo Stretto di Messina o la difesa del territorio, visto che ogni acquazzone butta giù un paese? Vogliamo sapere questo, prima di dire che ci va bene il suo programma. Vogliamo sapere se, per fare le infrastrutture che servono al Paese, lei per zittire le popolazioni manda l'esercito Pag. 41o cerca di ragionarci? Lo vogliamo sapere perché è una questione di democrazia, e non di non rispetto o non fiducia nei suoi confronti.
Ma, soprattutto, lei si occupa anche di comunicazioni. Ci pensi bene. Questa volta lei le farà pagare o no le frequenze televisive in concessione? O, ancora una volta, ai soliti noti saranno date gratis? Vogliamo sapere queste cose perché questa è la politica a cui dobbiamo rivolgerci (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Potrei insistere sul calcolo delle tariffe autostradali, sulla scelta del soggetto a cui affidare in concorrenza i treni che sono adesso affidati a Trenitalia, e così via. Vogliamo sapere il suo programma.
Conosciamo bene ed apprezziamo la professionalità e la competenza dell'avvocato Paola Severino.
Crediamo che abbia tutte le carte in regola per fare il Ministro della giustizia, ma non sappiamo, in concreto, che cosa vuole fare per far funzionare la giustizia. Conosciamo la sua storia personale e professionale. Ricordiamo quando ha mostrato scetticismo in ordine alle intercettazioni telefoniche e all'uso dei pentiti. Dunque, cosa farà adesso? Farà da spalla alle richieste di Berlusconi che, ancora ieri, ha rilanciato il taglio all'uso di tali strumenti o starà dalla parte di quei magistrati che ne chiedono l'ampliamento? È il programma che non conosciamo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Lei, signor Presidente del Consiglio, si adopererà per riportare a casa i contingenti militari o insisterà nell'acquistare i cacciabombardieri per far vedere come sono bravi i nostri top gun? Non conosciamo niente, in concreto, di quello che lei vuole fare.
Per questo, signor Presidente del Consiglio, non ce ne voglia se vogliamo dare la fiducia a che il suo Governo si costituisca, ma vorremmo che lei si rendesse conto che ha di fronte un partito politico, un gruppo parlamentare, che si impegnerà per aiutarla a fare al meglio e bene il suo lavoro, ma che sarà sentinella di quella società civile di cui, mi permetta...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. ...non deve essere indignato, perché la società civile in democrazia aiuta ad essere un partito democratico. La prego, non si indigni quando diciamo che non vogliamo staccare la spina, ma vogliamo che si rispetti la volontà popolare...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. ...quando, dopo un referendum, dopo una legge elettorale nuova, si torni alle urne per munire questo Parlamento di un rapporto di fiducia diretto e un Governo...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Di Pietro!

ANTONIO DI PIETRO. ...che sia eletto dagli elettori e che non sia, invece, un Governo sempre dell'emergenza, perché se fosse solo dell'emergenza - e concludo - il Presidente della Repubblica non avrebbe dovuto nominarla senatore a vita, ma Presidente del Consiglio a vita (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, consentitemi di iniziare questa mia dichiarazione di voto leggendo un piccolo stralcio di un capitolo contenuto nell'ultimo libro di Geminello Alvi, dedicato al capitalismo che lei, Presidente del Consiglio, professor Monti, sicuramente conosce. È intitolato Il disastro: «Il 9 agosto 2007 pareva un giorno come tanti altri alle banche centrali. All'inizio parve che fosse un giorno e un fatto, più che Pag. 42preoccupante, inusuale. Sul mercato interbancario, dove le banche si provvedono di credito senza collaterali, non c'erano più venditori. Tanto ci si era abituati a giudicare normale l'anormale che la sorpresa superò l'inquietudine. Ma poi avvenne il contrario quando in Europa i tassi schizzarono sopra quelli della banca centrale. Il mercato fu rifornito con prestiti a termine coperti per 95 miliardi di euro, un'enormità. Quando aprì Wall Street, la Federal Reserve ne creò per 24 miliardi di dollari, acquistando titoli di Stato. Malgrado l'enormità di denaro pompata nel mercato le banche, però, non tornavano a fidarsi l'una dell'altra. La fides nel sistema - quando si dice il fondamento del capitalismo moderno - cedette al sospetto. La cattiva coscienza di ognuna sui propri attivi sproporzionati rispetto al capitale si era proiettata sulle altre. Tanto più le banche centrali, nel panico, esageravano l'offerta di denaro nell'interbancario, tanto più le banche accumulavano senza fidarsi di riprestarlo in quantità normali. Il vizio si ripeté nei giorni seguenti, evolvendo in sintomo quasi costante. E così avvenne quello che poi è apparso di fronte agli occhi di tutti: le tranches dai primi livelli, malgrado i rating, divennero titoli spazzatura e più nessuno parve in condizione di dire come sarebbe andata a finire».
Vedete, cari colleghi, ho voluto leggere questo brano per ricordare a noi stessi, al Parlamento, quello che è stato all'inizio di questo immane disastro, di questa tragedia che ha coinvolto l'Europa e il nostro Paese. Lo faccio perché, a volte, ho la sensazione e l'impressione che nell'analisi si perda di vista il punto di partenza che invece ella, signor Presidente del Consiglio, ha voluto ricordare nella sua introduzione.
Lo voglio dire perché, a seguito di questa immane tragedia, è accaduto qualcosa di sconvolgente non solo sui mercati, ma anche sui Governi nazionali: ci sono stati sette cambi di Governo nella tempesta della crisi, sette Esecutivi su diciassette componenti dell'Eurozona hanno dato forfait in anticipo, il 41 per cento dei Governi di Eurolandia. È un vero e proprio ciclone sul quale tutti dovremmo riflettere.
Ricordo questo elemento in premessa perché avverto, a nome del gruppo di Popolo e Territorio, di ringraziare innanzitutto il Presidente Berlusconi per quell'opera che ha svolto con il suo Governo, un Presidente che non è stato mai sfiduciato in Parlamento. Lo voglio ricordare e ringraziare anche per la non facile decisione che ha voluto assumere quando, recandosi dal Capo dello Stato, ha offerto le sue dimissioni quale segno intangibile di un profondo amore verso la nostra patria, verso il nostro Paese e verso quell'Italia che noi amiamo profondamente, anteponendo l'interesse di parte all'interesse generale della nostra comunità.
Mi permetto di chiedere sottovoce ai tanti che oggi festeggiano se al suo posto altri avrebbero avuto e assunto la stessa responsabilità e avessero assunto lo stesso comportamento.
Oggi, signor Presidente del Consiglio, senatore professore Mario Monti, si apre una nuova fase, e noi la salutiamo con grande rispetto e con stima nei confronti della sua persona. Non le faremo mancare - glielo dico subito - il sostegno del nostro gruppo nella misura in cui la sua azione di Governo rispecchierà le indicazioni e gli impegni assunti dall'Italia nei confronti dell'Europa, quell'Europa, senatore Monti, che lei ha detto essere la nostra Europa, l'Europa di tutti noi.
Questo era - mi consenta di dirlo - nell'auspicio dei padri fondatori dell'Europa, ma purtroppo dobbiamo registrare, a distanza di decenni, che non è nella concretezza dell'attualità europea, cui manca ancora quell'animo politico che è l'unico elemento sul quale si può costruire un'Europa degna di questo nome.
Mi sia consentito anche di aggiungere, prima di entrare nel merito del programma da lei illustrato, e di soffermarmi su alcune considerazioni. Mi consentirà ella, che rappresenta, come è stato detto, un Governo di tecnici - denominazione e definizione che non ci appartiene e che non condivido - di parlare un po' di politica in questo Parlamento.
Ieri, il Corriere della Sera ha pubblicato un interessante articolo di un illustre costituzionalista Pag. 43che, tra l'altro, credo abbia idee molto diverse da quelle mie personali e da quelle del mio gruppo. Egli ha affermato che la politica oggi ha un guinzaglio al collo e che tutte le nostre istituzioni sono finite in purgatorio tranne una, ossia il Presidente della Repubblica. Infatti, non c'è dubbio che stiamo vivendo una fase eccezionale e non c'è dubbio che nell'emergenza tornano di attualità le analisi teoriche - che poi trovano riscontro nella pratica - di illustri studiosi. Come diceva Carlo Esposito e, prima ancora di lui, Carl Schmitt, ci troviamo in uno «stato di eccezione» e nello stato di eccezione il Parlamento fa un passo indietro; ma quello che è grave in questa circostanza è soprattutto la mancanza della politica.
Di questo credo che oggi dovremmo discutere serenamente, confrontandoci al di là dell'atteggiamento di parte che, per troppo tempo, è stato assunto. Il Parlamento deve ritrovare la sua dignità e la dignità è fatta e costruita attraverso il confronto civile e democratico, attraverso il rispetto delle regole, attraverso la capacità di dare valore alla rappresentanza e attraverso la possibilità e la capacità di superare toni, di far si che essi siano meno esacerbati rispetto a quelli che abbiamo ascoltato per troppo tempo. Una rappresentanza che è stata alterata ed annichilita da un sistema elettorale che tutti oggi biasimano, ma che ieri tutti hanno utilizzato per avere in Parlamento i nominati, piuttosto che persone che avessero un aggancio concreto con il territorio.
Da qui emerge il fallimento, e si è detto senza enfasi, con amarezza, di una democrazia senza partiti. Questo è il ragionamento intorno al quale dovremmo soffermarci tutti insieme perché ella, signor Presidente del Consiglio, nel suo discorso al Parlamento ha detto proprio questo, ossia che il suo compito sarà quello di accorciare la distanza tra società civile e politica, tra istituzioni e cittadini. Ed io mi auguro che questo possa accadere perché è alla politica che spetta il compito più difficile in questa fase, alla politica alta, nobile, fatta di ideali, di confronto civile, di contenuti, alla quale noi abbiamo sempre guardato, fin da quando eravamo ragazzi, con grande rispetto.
È quella politica che deve trovare il coraggio di rigenerarsi, sapendo che oggi la politica ha fallito nella misura in cui, a sinistra, non si è stati in grado di svolgere una politica riformatrice e, a destra, a volte, abbiamo perso di vista le grandi riforme liberali e strutturali di cui il Paese aveva enormemente bisogno e che erano contenute nel programma di Governo ancor prima che la BCE scandisse il nuovo comportamento successivo.
Per cui, onorevole Presidente del Consiglio, noi saremo attenti e vigili nel sostenere le proposte che ella porterà all'attenzione del Parlamento. Lo faremo con lo spirito che ci ha condotti anche nella dimensione che ha assunto il mio gruppo quando responsabilmente abbiamo detto «no» alle elezioni anticipate per far sì che il Paese uscisse dalla crisi.
Concludo questa mia riflessione, me lo consenta brevemente, riferendomi a un saggio, che stamattina ho letto con grande piacere su Il Tempo, dell'amico e collega onorevole Malgieri, il quale, ricordando le antiche letture che ci hanno accompagnati nel corso della vita, ha citato la frase di Marguerite Yourcenar, «Il tempo è un grande scultore»; ma verrà il giorno, signor Presidente del Consiglio e colleghi, in cui riapriremo le porte alla vita reale che non è fatta di spread e di default, di mercati e di borse, ma di anime che hanno bisogno della materialità dell'economia per poter semplicemente vivere secondo usi, costumi e bisogni naturali (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, noi di Futuro e Libertà per il Terzo Polo cominciamo con un sentito ringraziamento al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per aver condotto questa crisi con grande saggezza e aiutato l'Italia oggi Pag. 44ad avere un Parlamento che si interroga e si confronta con un Governo particolarmente autorevole.
Ringraziamo lei, professor Monti - visto che preferisce esser chiamato così - per la credibilità internazionale che la sua figura porta immediatamente al Governo del Paese, per il tatto con cui si è approcciato nel confronto con la politica, e che ci ha fatto capire che è vostra intenzione non apparire tecnocrati che commissariano la politica, ma delle intelligenze riconosciute a livello nazionale ed internazionale che aiutano la politica in un momento in cui è richiesta una forte convergenza per far uscire l'Italia dalla crisi.
La ringraziamo anche per l'alto profilo del Governo che lei ha costituito e la ringraziamo noi di Futuro e Libertà per il Terzo Polo, in modo particolare, per aver istituito due nuovi Ministeri che ci sono molto cari: quello della Coesione territoriale (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Unione di Centro per il Terzo Polo), che apre la grande questione di come superare il divario tra le diverse aree del Paese, e quello della Cooperazione e dell'integrazione (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo), che apre la grande questione della prospettiva strategica dell'Italia e del suo ruolo nel Mediterraneo. In questa prospettiva strategica c'è anche la capacità di integrare uomini e donne che vengono da altre parti del mondo legalmente, che contribuiscono significativamente al nostro prodotto interno lordo e che hanno sulle loro spalle gran parte del nostro welfare domestico. La ringraziamo perché sono due segnali che apprezziamo particolarmente.
Così come abbiamo apprezzato alcuni passaggi, anche dal punto di vista semantico, del suo intervento, quando lei ha parlato di impegno nazionale, di senso dello Stato, di ricucitura tra cittadini e politica, di sobrietà, di equità. È quello di cui avevamo bisogno.
Noi da mesi auspicavamo un altro Esecutivo, un Esecutivo di ricostruzione nazionale. Lei lo chiama di impegno nazionale e oggi le garantiamo il sostegno convinto e costruttivo, senza se e senza ma, come le abbiamo detto, senza turarci il naso e senza retropensieri. Noi amiamo davvero l'Italia e sappiamo che è una nazione grande e ricca. Nei secoli l'Italia e gli italiani hanno dato al mondo molto di più di quanto il mondo abbia dato a noi e oggi dobbiamo reagire, tirando fuori il nostro orgoglio nazionale. Lei ci insegna che le nostre famiglie non sono ricche, ma ricchissime. Gli italiani hanno 13 mila miliardi di euro di patrimonio e l'hanno più che raddoppiato negli ultimi dieci anni. Lo Stato ha immobili e partecipazioni per centinaia e centinaia di miliardi, siamo la settima economia mondiale, la terza europea, la seconda manifattura europea, abbiamo un avanzo primario in attivo e un export che va forte, anche grazie a quei meravigliosi ambasciatori che abbiamo in ogni angolo del mondo, che sono i nostri italiani all'estero, esportatori della nostra cultura e del nostro made in Italy (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Oltre l'80 per cento degli italiani ha una casa di proprietà. Abbiamo la grande ricchezza delle infrastrutture immateriali, il paesaggio più bello del mondo, i beni culturali più numerosi del mondo. Dobbiamo difenderli dal dissesto idrogeologico e dai muri che cadono a Pompei (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo). È questa la grande sfida dell'Italia, degli italiani, del Parlamento e del Governo.
Il problema, signor Presidente del Consiglio, professor Monti, è che, mentre la ricchezza degli italiani in dieci anni è raddoppiata - quindi gli italiani sono diventati non ricchi, ma ricchissimi, con 13 mila miliardi di euro -, non si è equamente distribuita, cioè chi era ricco è diventato molto ricco e chi era povero si è impoverito ancora di più. Penso in particolare a quel ceto impiegatizio, che è stato la colonna portante della nostra borghesia e della nostra società, quel ceto medio che ha acceso l'ascensore sociale per i propri figli, per farli diventare classe dirigente. Guardate che il ceto impiegatizio - Pag. 45mi rivolgo alla Lega - non è rappresentato dall'impiegato fannullone che sta in un Ministero. Sono i carabinieri, i poliziotti, gli insegnanti elementari dei nostri figli, i professori di greco e latino al liceo, i professori universitari. Dobbiamo andare a restituire ruolo sociale e dignità economica a quel ceto impiegatizio che ormai ha il problema della quarta settimana. Dobbiamo togliere la ricchezza a chi l'ha nascosta, professor Monti, agli evasori e ai corruttori. Il problema enorme che abbiamo è quello di un debito pubblico non più sostenibile. Lei si troverà a dover fare quattro cose difficili: la riforma delle pensioni, la riforma del mercato del lavoro, dismissioni e privatizzazioni e chiedere a chi è diventato molto ricco un contributo per garantire equità, riequilibrio e riduzione del debito. Sappia che su queste quattro cose forse non troverà la maggioranza «quasi bulgara» che ha avuto ieri al Senato e che avrà oggi alla Camera, ma sappia che i nostri voti li avrà sempre per fare queste quattro cose, perché questo Paese va cambiato, riformato e modernizzato e noi ci saremo all'appello. Sulle pensioni sosteniamo e condividiamo uno stop alle pensioni di anzianità. Chiediamo indietro un contributo ai baby pensionati: hanno avuto molto, restituiscono poco, pochissimo, ma diano anche loro un segnale. Ma perché dobbiamo chiedere il sacrificio agli italiani di lavorare di più e non dal 2026? Dobbiamo chiederglielo per recuperare risorse, ma quelle risorse, professor Monti, non vanno investite altrove, ma in sole due cose: l'occupazione giovanile e quella femminile. Un Paese che ha un giovane su tre disoccupato e una donna su due disoccupata non sarà mai competitivo ed è un Paese con una società seriamente a rischio. Con i risparmi della riforma delle pensioni noi le proponiamo di dare vita ad un fondo vincolato per il lavoro giovanile e femminile. Per il lavoro giovanile proponiamo un contratto triennale di primo impiego che consenta a tutte le partite IVA di assumere un giovane sotto i trent'anni e di non pagare né contributi né tassazione per i primi tre anni. Allo stesso modo, il giovane prenderà lo stipendio netto e non pagherà alcun contributo.
E il fondo deve servire anche per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per le donne. Una donna su due non lavora in Italia: perdiamo 10 milioni di persone nella forza lavoro. Non lavorano, professor Monti, perché l'ISTAT ci dice che 800 mila donne, negli ultimi due anni, hanno lasciato il loro posto di lavoro e si sono dimesse perché erano in stato di gravidanza. Questo è un segnale di inciviltà di un Paese che non consente alla donna lavoratrice di essere madre (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo), mentre la donna francese ha l'asilo condominiale e la donna tedesca ha la tagesmutter, che va, addirittura, a domicilio.
Non è possibile! Vogliamo un forte investimento, con il risparmio delle pensioni, per la conciliazione di famiglia e lavoro che faccia lavorare le donne. Le donne hanno bisogno di opportunità e non di quote rose, e le tre donne autorevolissime che lei ha scelto per farle entrare nel suo Governo dimostrano che, quando le donne hanno l'opportunità, arrivano ai vertici della società civile, dello Stato e delle amministrazioni in cui sono entrate (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Il mercato del lavoro va modificato: serve più equità, anche per dare la possibilità alle imprese di facilitare la ripresa economica. È impossibile che chi è entrato nel mercato del lavoro quando c'erano le vacche grasse abbia tutto: il posto di lavoro assicurato, la pensione assicurata, la pensione alta, lo stipendio più alto. Chi è entrato nel periodo delle vacche magre, ed è seduto accanto al primo e fa lo stesso lavoro, non ha nulla: ha il posto precario, non avrà la pensione e guadagna anche di meno.
Occorre un contratto unico, con flessibilità in uscita e con un forte aiuto da parte dello Stato per chi esce dal mercato del lavoro, ma, mi consenta, signor Presidente del Consiglio, non l'aiuto per stare a Pag. 46casa e per svolgere il doppio lavoro in nero, ma per andarsi a riqualificare in quelle aziende e in quei settori dove l'occupazione sarà in crescita negli anni successivi (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Avanti con le dismissioni e le privatizzazioni! Noi stiamo dalla parte di chi ha bisogno di questo aiuto. Lotta all'evasione con il contrasto di interessi, moneta elettronica, lotta alla corruzione con una norma che espella dalla pubblica amministrazione chi è stato condannato per corruzione, e lo espella per sempre (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Noi, signor Presidente del Consiglio, abbiamo lavorato in questi anni affinché cambiasse qualcosa. Per certi versi, abbiamo dato il «la», siamo stati personalmente e politicamente protagonisti di questa fase politica. Abbiamo dato il «la» alla crisi del bipolarismo, diventato eccessivamente muscolare.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Bocchino.

ITALO BOCCHINO. Proprio per il ruolo che abbiamo - concludo - e che abbiamo avuto fino ad oggi, siamo più credibili quando diciamo che dobbiamo abbassare i toni dello scontro politico e dobbiamo chiedere a noi stessi dei sacrifici: ridurre il numero dei parlamentari, abolire le province, abolire i vitalizi dei parlamentari, dimostrare ai cittadini che questa grande scommessa la vogliamo giocare soprattutto noi e la vogliamo giocare sostenendo il suo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, vorrei fare qualche considerazione, che non intendo rivolgere solo al Presidente del Consiglio e ai ministri, ma che vorrei rivolgere anche all'onorevole Bersani, all'onorevole Alfano e, naturalmente, a tutti i colleghi che, con passione, anche con travaglio, ma con serietà, oggi sono qui, in questo passaggio, che è uno snodo della nostra vita nazionale.
Penso che il Presidente del Consiglio, nella sua replica, abbia dimostrato che si può sussurrare dicendo cose molto forti. Credo che la nostra mente oggi dovrebbe andare a questi quattro anni che abbiamo vissuto, non certo per riaprire ferite, non certo per rivendicare primati per chi sta all'opposizione o per chi ha legittimamente governato grazie alle scelte degli elettori.
Non è il momento: avremo tempo, ci saranno competizioni elettorali, ci sarà la possibilità di riflettere con forza e con passione su quello che sono stati questi quattro anni. In quest'Aula abbiamo votato 51 volte la fiducia al Governo Berlusconi, per cui penso che oggi esprimere dei giudizi sarebbe del tutto pleonastico. Tutti sanno, tutti gli italiani che ci ascoltano sanno benissimo cosa pensiamo.
Ma una classe dirigente che guarda sempre indietro e non sa mai superare le polemiche, una classe dirigente di questo tipo, è una classe dirigente destinata a perdere e ad affossare il proprio Paese.
Siamo chiamati oggi, non loro, ma noi con loro, a pacificare la nazione, a rendere coesa l'Italia, a legare ad un destino comune tutti i nati sul territorio della nostra Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia)! Coesione e integrazione. In una parola, colleghi, siamo chiamati a ricucire l'Italia dopo troppe polemiche, dopo troppe risse, dopo tante incomprensioni. Si volta pagina nel nome dell'Italia e degli italiani. Questa pagina la gira il Parlamento che riassume in sé la volontà del popolo.
Cosa vuole la gente? Vuole un armistizio, una pausa, una pacificazione, un lavoro comune. Altro che dualismo tra tecnici e politici. Questa contrapposizione è incongrua almeno quanto l'evocazione dei poteri forti. Si rassicuri, Presidente Monti, è un'evocazione che ricorre ad Pag. 47intermittenza nelle vicende della politica italiana perché è un alibi per chi fallisce. È più facile prendersela contro nemici invisibili o costruirseli a tavolino che assumersi la responsabilità di un esame di coscienza (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia).
Oggi siamo qui, voi e noi, voi che avete sostenuto il Governo e noi che lo abbiamo contrastato, ad assumerci le nostre responsabilità. Tutto il resto è una perdita di tempo, è polemica strumentale.
Un ex Presidente del Consiglio, un amico di molti di noi, nei giorni scorsi ha detto: «È giusto, buono, il Governo Monti, ma nasce sulla sconfitta della politica». Mi permetto di correggerlo. Io penso che la sconfitta della politica sia costituita dai Governi che, dopo avere suscitato tante aspettative nella gente durante la campagna elettorale, le deludono nel corso del loro operato. Lì nasce la sconfitta della politica, lì vi è la delegittimazione della politica. Questa è la nostra vera sconfitta e questo, purtroppo, è capitato in passato troppo spesso.
Non introduciamo, dunque, nel nostro dibattito odiose distinzioni, finte contrapposizioni. Qui non vi sono tecnici, vi sono le eccellenze professionali dell'Italia migliore, pubbliche e private, vi sono tutti, il prospetto è ampio, vi sono le eccellenze insieme a noi - che dovremmo essere, di per sé, eccellenze, se lo dimostriamo, perché altrimenti ci diamo «la zappa sui piedi» -, perché insieme dobbiamo salvare l'Italia.
Questo Governo - lo voglio ribadire perché non vorrei che esaurissimo tutte le procedure con la chiama dei «sì» e dei «no», ci vuole consapevolezza - nasce da un atto straordinario di volontà politica. Qui discuteremo i provvedimenti del Governo, qui li emenderemo, qui, mandando in soffitta, almeno temporaneamente, gli scontri ideologici, ci assumeremo la responsabilità, insieme al Governo, di risolvere o di avviare a soluzione la crisi italiana. Tutti sappiamo ciò che ci divide. Oggi, però, dobbiamo rimuovere gli ostacoli e privilegiare un minimo comune denominatore di riforme condivise.
Qui vorrei evocare, onorevole Presidente, le parti sociali. La crisi ha evidenziato un grande protagonismo delle parti sociali. Guai a giocare la carta della divisione del mondo del lavoro. Nessuno può pensare che sacrifici e scelte impopolari siano favorite da spaccature ideologiche nel sindacato o tra i lavoratori (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia). Noi dobbiamo lavorare esattamente nella direzione opposta per creare con le forze sociali la coesione attorno al lavoro del Governo.
C'è un ruolo centrale, onorevoli colleghi, per il Parlamento. Le Camere sono umiliate dall'inefficienza, dalla scarsa produttività di questi mesi, non certo dal Governo dei tecnici. Il Presidente del Consiglio Monti, peraltro, ci ha dimostrato ieri ed oggi che è tutto salvo che un tecnico, perché è stato più raffinato di noi politici nel dare dei messaggi, tutti politici e poco tecnici (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia).
È un'occasione irripetibile! È un'occasione irripetibile: non sprechiamola e non pensiamo che quest'occasione sia solo uno stato di necessità che accettiamo con il mal di pancia. Guai! Guai, onorevoli colleghi! Qualche settimana fa in quest'Aula - non so se vi ricordate - parlammo dell'antipolitica ed io dissi che l'ondata antipolitica avrebbe travolto tutti, senza distinzione di ruoli tra maggioranza e opposizioni.
Oggi gli alibi sono finiti. Tutti non possiamo più avere facili alibi e questo lo voglio dire anche in riferimento al Presidente del Consiglio uscente, l'onorevole Berlusconi, che saluto. Tutti ci siamo nascosti dietro gli alibi: tutti ci siamo nascosti dietro Berlusconi. Si è nascosta la maggioranza e si è nascosta anche l'opposizione. Oggi non ci sono più alibi per nessuno. La storia è destinata a cambiare Pag. 48ed è nelle nostre mani, sempre che sappiamo assumerci seriamente le nostre responsabilità.
Voglio, poi, dire alle forze politiche di destra e di sinistra che dal grado di sostegno a questo Governo e dalla responsabilità nel sostenere scelte impopolari, nasceranno o meno nuove alleanze politiche, matureranno sintonie inedite, non da altro. È finita l'epoca degli ideologismi, è finita l'epoca degli schemi: destra, sinistra e centro non contano e non sono assolutamente rappresentativi di nulla. Dal modo con cui noi sosterremo, sui provvedimenti concreti, l'azione di quest'Esecutivo, si delineerà e si dipanerà il futuro della politica italiana: mai più coalizioni contro qualcuno o per qualcuno.
Mi accingo a concludere, signor Presidente, ma prima vorrei anch'io, come l'onorevole Bocchino, rivolgere un omaggio deferente al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (Applausi), che, con il suo scrupolo istituzionale e la sua intelligenza politica, ha assecondato e favorito questo esito, nel rispetto di chi ha vinto le elezioni, che, non dimentichiamolo, è la coalizione dell'onorevole Berlusconi, e di chi ha responsabilmente svolto il suo ruolo critico in quest'Aula.
Signor Presidente del Consiglio, l'Unione di Centro, come detto dall'onorevole Galletti in precedenza, ed il Terzo Polo non le lesineranno la fiducia, condizionandola al merito di questo o quel provvedimento.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Casini.

PIER FERDINANDO CASINI. Non vogliamo mettere alcuna spada di Damocle sulla testa del Governo. C'è un disegno generale di politica economica e di politica europea, che condividiamo, e lavoreremo in Parlamento per realizzarlo insieme e con voi (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, la Lega Nord non darà la fiducia al suo Governo, mentre per quanto riguarda le varie proposte le valuteremo di volta in volta.
Non voglio fare polemiche. È la prima volta che lei, signor Presidente del Consiglio, viene in quest'Aula, ma noi non concordiamo su molti punti del suo programma, dalle pensioni alla mancanza di un progetto complessivo di riforma dello Stato centralista.
Oggi siamo qui, purtroppo, perché la storia ci dà ragione. In quest'Aula si è materializzato quanto la Lega ed il suo segretario federale Umberto Bossi hanno sempre detto: l'Europa e le banche tenteranno di imporre le loro regole, relegheranno i Governi nazionali e la volontà popolare ad un mero dettaglio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ma per la Lega la democrazia è ben altro, non è certo mera obbedienza ai voleri delle banche e dei palazzi del potere pubblico.
Per noi della Lega Nord Padania la democrazia è vicinanza al territorio, è rappresentanza dei cittadini, è rispetto della volontà popolare, e pertanto questo Governo per noi è solo e soltanto l'espressione di chi ha tutto il tornaconto nel difendere i propri interessi infischiandosene della povera gente a cui si vanno a chiedere i sacrifici (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Abbiamo paura che questo Governo sia vorace come le banche ed i poteri pubblici di cui è espressione, che pensi solo a riempire le proprie casseforti, svuotando il patrimonio più importante del nostro Paese, patrimonio che è la ricchezza delle nostre famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), che sono i risparmi di una vita, è la casa in cui abitiamo, quella stessa ricchezza che oggi ha permesso al Paese di reagire meglio di altri Paesi alle tempeste finanziarie. Pag. 49
Ebbene, voi volete colpire i risparmi di una vita per portarli sotto il vostro controllo. Avete intenzione di toccare le pensioni, ma ogni pensione è il frutto di anni di risultati e di duro lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), di contributi versati, è un diritto che i lavoratori si sono guadagnati. Avete già detto che abbasserete la soglia per l'uso del contante, ebbene, per favorire chi? Ovviamente le banche, quelle banche che sono proprio le responsabili della crisi attuale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), le banche che devono fare le banche, non lucrare sui bonifici, sulle commissioni e sulle carte di credito! Le banche devono prestare soldi a chi ne ha bisogno, a un giovane che vuole costruirsi una casa e che vuol fare un mutuo, a chi alza la saracinesca tutti i giorni per avviare un'attività imprenditoriale, a un imprenditore che vuole investire o a una famiglia che ne ha momentaneamente bisogno. Le banche devono tornare a fare le banche e smettere di occuparsi di finanza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Fino a ieri tutti i giornali di questo Paese gridavano a gran voce che il Governo in carica non riusciva a realizzare le riforme istituzionali di cui questo Paese ha bisogno. E poi, in neanche una settimana, la parola riforme è addirittura scomparsa dal vocabolario. Nessuna traccia del Ministero per le riforme per il federalismo, mentre proprio le riforme in senso federale sono e saranno il centro dell'azione politica del nostro movimento. Noi, invece, vediamo nascere un Ministero per la coesione territoriale, tanto per cambiare un po' il nome. Temiamo possa diventare la riedizione del famoso Ministero per il Mezzogiorno che è stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) responsabile di una voragine infinita che pesa su tutti noi ancora oggi. Noi non vogliamo riprenda una politica di sprechi e di assistenzialismo. Nella nostra azione di Governo abbiamo combattuto su questi temi, abbiamo combattuto per fermare questa voragine, abbiamo anche ottenuto qualche risultato. Siamo riusciti a tenere i conti in ordine meglio di altri Paesi, abbiamo colpito sprechi ed assistenzialismo. Colgo a questo punto l'occasione per ringraziare - non è un ringraziamento formale ma un ringraziamento di sostanza - i nostri Ministri Bossi, Maroni e Calderoli per il lavoro che hanno svolto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà). Oggi sono qui in Aula e per noi è un onore. Noi abbiamo perseguito i predetti obiettivi con determinazione e passione in questi tre anni, portando a casa dei risultati importanti, combattendo giorno per giorno con chi non voleva neanche sentir parlare di cambiare qualcosa e invece ci siamo riusciti. Il nostro gruppo di deputati è stato sempre presente e compatto in Aula. Nessuna defezione, nessun cambio di casacca, la massima presenza in Aula e nelle Commissioni e di questo, a nome di tutto il gruppo, sono orgoglioso e ringrazio tutti i colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Eravamo uniti e siamo uniti per cambiare il Paese. Abbiamo intrapreso il cammino del federalismo fiscale, abbiamo fermato l'immigrazione clandestina, abbiamo lottato contro burocrazia, sprechi e mafie (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Voglio anche dare pubblicamente atto della grande collaborazione avuta con i colleghi del Popolo della Libertà con cui abbiamo lavorato per anni (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà) in modo concreto e pragmatico, attenti alle esigenze del Paese e per tutti loro e a nome di tutti voglio ringraziare il mio collega Fabrizio Cicchitto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà). Mi dispiace oggi che, invece, lo stesso Cicchitto sia dalla parte di Franceschini, di Di Pietro e di Casini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), mi dispiace di aver sentito oggi, al primo punto dell'esposizione del capogruppo del Partito Democratico, il primo intervento di oggi, il diritto di cittadinanza per gli immigrati. Questo veramente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Pag. 50Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) dimostra a cosa si è ridotta la sinistra! In mezzo ad una situazione del genere del Paese, in mezzo alle difficoltà, il primo punto è il diritto di cittadinanza!
Il primo punto sono i nostri giovani, le nostre famiglie, le nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Inoltre, Presidente Monti, l'Europa doveva - era un imperativo categorico - essere un'Europa dei popoli, non solo un'Europa di finanza e burocrazia. Questa Europa, invece, ha consentito alla Cina di invaderci con prodotti di scarsa qualità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), ha messo in ginocchio le nostre piccole imprese e ha fatto perdere il lavoro ai nostri operai. E quelli che parlano e mugugnano su queste cose, non hanno in famiglia qualcuno che ha perso il posto di lavoro per colpa della Cina (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Dopo tutto questo, dopo che ci ha portato via il lavoro, ora, l'Europa vuole mettere le mani sui nostri risparmi e sulle nostre imprese. L'Europa, invece, deve dare regole che tutelino i nostri risparmi, le nostre aziende e il patrimonio costituito dai nostri lavoratori. Deve essere, insomma, un'Europa di popoli, come è successo in altre grandi democrazie e come succede ancora oggi, con regole - come ne hanno, ad esempio, gli Stati Uniti - che, invece, mancano da noi - che siamo invasi da prodotti cinesi - e che legano le mani dietro la schiena alle nostre imprese.
Ebbene, deve essere un'Europa dei popoli e non dei finanzieri. Francamente, signor Presidente del Consiglio, da un liberale come lei ci saremmo aspettati un discorso diverso, più coraggioso. Dove sono i tagli alla pubblica amministrazione, la riduzione dell'enorme peso dello Stato, che grava su chi lavora e produce (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà)?
Ci saremmo aspettati misure in grado di riportare i soldi nelle tasche dei cittadini, delle famiglie, dei consumatori. Se non ripartono i consumi, l'economia non gira. Ci saremmo aspettati un discorso di libertà e federalismo. Per quanto riguarda il federalismo, che è il centro della nostra azione politica, tutti riconoscono che è un percorso tracciato, dal quale non si può tornare indietro perché solo con questa riforma il Paese può salvarsi. E invece, oltre ad aver fatto sparire il Ministero preposto, non vi è stato un cenno soltanto in tutto il discorso delle linee programmatiche. È una riforma che aspettavamo dal 1971. Ci abbiamo messo quarant'anni ad aspettare, siamo andati lì per realizzarla. Noi vogliamo il federalismo in questo Paese: è l'unica cosa che può tenere unito questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ho apprezzato la sua replica: essendosi, probabilmente, accorto di questa mancanza, ha fatto una replica che ho apprezzato, intesa nella continuità del progetto di riforma federalista intrapreso dal Governo precedente. Attendiamo i fatti, fatti che sono anche urgenti. Vi sono, infatti, decreti, in fase di approvazione da parte della Conferenza Stato-regioni, che necessitano di una definitiva approvazione, poiché sono quelli su cui si basa il federalismo municipale e che consentiranno ai nostri comuni di erogare i servizi. Se condivideremo i provvedimenti che ci porterete, noi voteremo senza problemi a favore e sosterremo quelli che riterremo utili. La Lega, infatti, farà un'opposizione responsabile, pragmatica, intelligente. Ad esempio, abbiamo sentito parlare, nella sua esposizione programmatica, di agevolazioni per il lavoro femminile.

PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, la invito a concludere.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Se ciò si tradurrà in una norma che, finalmente, anche nel nostro Paese, riconosca i diritti alle mamme, noi la sosterremo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Voteremo tutti i provvedimenti che riterremo utili per gli interessi del Nord, per Pag. 51le nostre imprese, per le nostre famiglie. Voteremo a favore di tutto ciò che ridurrà la spesa pubblica assistenzialista e di tutte quelle riforme che possano modernizzare in senso federale il nostro Paese.
Mi accingo a concludere, però, noi, caro Presidente, non siamo solo i sessanta deputati che vede in questi banchi. Dietro di noi vi sono milioni di famiglie, imprese e lavoratori: di questo non può non tenere conto. È anche per loro che la Lega non le voterà la fiducia. Il nostro nemico non è lei, professor Monti, il nostro nemico sono quei palazzi romani che hanno creato le condizioni per arrivare a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Il nostro nemico sono quelli che vogliono continuare, con un appetito vorace, a tenere le mani sui soldi del Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), sulle spalle di chi produce, lavora o ha lavorato per tutta la vita; sono quelli che hanno mandato lei per colpire una maggioranza che avrebbe potuto riformare il Paese. Il rischio, però, professor Monti, non è quello di trovarsi la Lega all'opposizione. Noi siamo qui in sessanta, lei avrà più di cinquecento voti a favore.

PRESIDENTE. Concluda, per favore, onorevole Reguzzoni.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Ma i numeri non dicono tutto. Dietro di noi vi sono milioni di famiglie e di imprese, di donne, giovani e anziani (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico); dietro di noi vi sono un territorio ed un popolo che non possono accettare di continuare a pagare chi vive sulle spalle degli altri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, deve concludere.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. I numeri parlamentari sono importanti, ma non dicono tutto. Il suo problema non è di ritrovarsi la Lega all'opposizione. Il rischio, suo e del palazzo, è di ritrovarsi all'opposizione la Padania intera (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bersani. Ne ha facoltà.

PIER LUIGI BERSANI. Signor Presidente, voglio rivolgere al Presidente del Consiglio, alle signore e ai signori Ministri gli auguri di buon lavoro. Noi abbiamo apprezzato, ed in larghissima parte condiviso, il discorso del Presidente del Consiglio; ne abbiamo veramente apprezzato lo stile; voteremo la fiducia al Governo senza giri di parole, senza asticelle, senza paletti, senza termini temporali. Abbiamo lavorato perché la svolta ci fosse, abbiamo lavorato perché un nuovo Governo potesse nascere, lo abbiamo fatto con onestà, con unità fra di noi, con disinteresse: prima di tutto l'Italia è stato il nostro slogan (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). Lo abbiamo fatto con rispettoso riguardo alle indicazioni del Capo dello Stato, che da italiani vogliamo ancora una volta ringraziare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Rivendichiamo di avere visto, da tempo e per tempo, la crisi; rivendichiamo di aver visto, da tempo e per tempo, l'esigenza di un cambio di rotta; ed è per questo, signor Presidente del Consiglio, che nessuno come noi conosce i compiti pesanti e drammatici che ha di fronte questo Governo. Sia dunque chiaro come ci comporteremo, e voglio dirlo con semplicità, davanti agli italiani. Signor Presidente del Consiglio, in primo luogo noi tuteleremo il suo Governo verso chiunque volesse scaricare su di esso responsabilità che non ha (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Mi auguro, caro Reguzzoni, che non sia così, perché se così fosse, sia chiaro che noi non stiamo zitti, perché loro sono lì da un giorno, noi siamo qui da tre anni, vi abbiamo visto all'opera negli Pag. 52ultimi otto anni su dieci e conosciamo la colla dei manifesti; sia chiaro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
In secondo luogo, noi non pretenderemo mai di dettarvi i compiti e neanche ci aspettiamo che voi facciate, su tutto, quello che faremmo noi; vi sosterremo lealmente e lo faremo però con l'orgoglio delle nostre idee, con la bussola delle nostre idee. Ecco alcune delle nostre idee, vi chiediamo semplicemente di tenerne conto, sto alla sostanza naturalmente, i particolari si vedranno: noi non chiediamo miracoli, ci fa piacere che non ne promettiate; chiediamo sobrietà, ci fa piacere che la stiate dimostrando; desideriamo verità e fiducia, perché la fiducia nasce solo dalla verità, e ci fa piacere aver ascoltato finalmente parole di verità sulla crisi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi non pensiamo che la fase finale di una legislatura, senza la spinta di una grande consultazione popolare, elettorale, possa dare vita a quella ricostruzione democratica e sociale che mettiamo nel nostro orizzonte, nel nostro impegno, che continua e rimane quello, e tuttavia confidiamo che una traccia del percorso da fare possa essere posta subito, che l'emergenza possa essere affrontata con vigore, che possano mettersi in cammino processi di riforma, sia su impulso del Governo sia per iniziative parlamentari, sui temi elettorali, istituzionali, della sobrietà, del rigore della vita pubblica, della politica. Quella traccia a cui mi riferisco noi desideriamo vederla sui grandi assi, nella prospettiva di ricostruzione e di riscossa che immaginiamo per l'Italia. Noi desideriamo che l'Italia torni al suo posto in Europa con la dignità di un Paese fondatore. Bene, molto bene, Presidente del Consiglio, che noi riprendiamo il nostro posto tra le prime tre realtà di questa Europa; molto bene (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori)!
E desideriamo che l'Italia aiuti l'Europa ad essere Europa, perché il problema non è l'euro, ma l'Europa che non c'è e se noi dobbiamo togliere l'Italia dal luogo più esposto della crisi, dove non dovremmo essere, dove siamo stati portati drammaticamente e pericolosamente questo non basta. Infatti se non si correggono alcuni fondamentali delle politiche europee che abbiamo visto fin qui nessuno può davvero salvarsi, nessuno. E desideriamo che l'Europa volga finalmente lo sguardo al Mediterraneo, a proposito del nostro sud, con le enormi novità che stanno avvenendo lì, purtroppo nel nostro assordante silenzio.
Lei ha puntato sulla crescita, bene le dico cosa pensiamo noi. Noi pensiamo che le disuguaglianze sociali e territoriali siano contro la crescita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che la dequalificazione, il declassamento del lavoro e della conoscenza, che l'eccesso di precarizzazione siano contro la crescita, che le rendite amorfe, le posizioni di rendite corporative siano contro la crescita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che la pletora della pubblica amministrazione sia contro la crescita, che la sottovalutazione dei temi ambientali dell'innovazione tecnologica, dell'efficienza energetica sia contro la crescita. E che in particolare l'egoismo sociale, la vergognosa infedeltà fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) l'idea di salvarsi da soli sia contro la crescita e contro il Paese. Presidente, basta con l'egoismo sociale! Se le rimanesse un solo euro in cassa, per cortesia lo spenda per un servizio per i disabili, perché senza solidarietà non c'è senso di comunità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Italia dei Valori) e senza senso di comunità non possiamo salvarci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori).
Basta con l'egoismo sociale, ci vuole uno sforzo collettivo, collettivo, dove chi ha di più deve dare di più e dove chi è stato disturbato meno deve esser disturbato di più. E le chiediamo che dentro questa ispirazione - lo diceva anche l'onorevole Pag. 53Casini - riprenda il filo del dialogo sociale, partendo dal 28 giugno, da quella base, perché quella base dia nuovi frutti, una vera assunzione di responsabilità. Su ogni singolo tema i nostri parlamentari sono a disposizione e saranno costruttivi per sostenere quello che lei ha definito un Governo di impegno nazionale. Benissimo, un Governo di impegno nazionale: ciascuno si prenda la sua responsabilità, noi non metteremo condizioni e non accetteremo che ve ne siano. Certo, anche oggi lei ha dimostrato di non avere timidezze e questo ci fa molto piacere e così come non ne ha avute, per esempio, nominando le pensioni, sono sicuro che, qualora venisse il caso, non ne avrebbe neanche per nominare, per esempio, i grandi patrimoni immobiliari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Infine, e concludo su questo, noi desideriamo essere presenti in Europa non solo per gli spread, che sono rilevantissimi anche se vedo già qualche segnale positivo. Ci interessa esserci per i diritti di cittadinanza e di civiltà e riprendo quel che ha detto l'onorevole Franceschini (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Noi, cari leghisti, vi dico dove ci avete portato con un esempio solo: noi abbiamo centinaia di migliaia di figli di immigrati che pagano le tasse e lavorano, che stanno andando a scuola, che parlano l'italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e che non sono né immigrati né italiani, non sanno chi sono! È una vergogna!
In Europa ci si va con delle misure di civiltà. Non possiamo solo parlare alle tasche degli italiani, dobbiamo parlare anche al cuore degli italiani e al nostro stesso cuore, che si è addormentato dopo la vostra cura. Basta! Basta (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Ho finito. Concludo con questo. Solo dieci giorni fa - dicasi dieci giorni fa - si è chiusa qui in Parlamento una fase. Dopo solo dieci giorni siamo in un altro universo. Lo dico per tutti, guardate, per tutti, sentendomi solidale con tutto questo Parlamento.
Voglio dire questo: non so in quanti altri posti al mondo, in analoghe condizioni, compresi i Paesi che ci fanno la lezione, sarebbe stato possibile, in dieci giorni, un fatto di questo genere.
Questo significa che alla fine siamo italiani e siamo ancora in condizione di stupire, solo che abbiamo fiducia in noi stessi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori - Congratulazioni. Dai banchi del gruppo della Lega Nord Padania si scandisce: Elezioni! Elezioni!).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angelino Alfano. Ne ha facoltà.

ANGELINO ALFANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, voteremo compatti la fiducia al Governo presieduto dal senatore Monti e formato da ministri degnissimi della funzione, cui va il nostro augurio di buon lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Voteremo la fiducia nonostante il peccato originale che affligge qualunque Esecutivo che non sia espressione di una forte legittimazione diretta, popolare, elettorale. È un sacrificio sul piano dei principi, ma è anche una scelta razionale che abbiamo compiuto con atto di responsabilità. Un atto di responsabilità, in primo luogo, del presidente Silvio Berlusconi, cui va la gratitudine del Popolo della Libertà, per l'atto d'amore per l'Italia compiuto nel momento in cui era più difficile compierlo, senza mai essere sfiduciato in quest'Aula e godendo di un'ampia maggioranza al Senato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio). Pag. 54
Non credo di dover spendere parole inutili per ribadire quanto il mondo, gli europei e gli italiani e la classe dirigente riunita in questo Parlamento hanno ampiamente compreso: non le decisioni corrette e coraggiose del Governo italiano - fatti salvi gli errori e le omissioni che capitano a tutti -, ma la cattiva gestione politica e finanziaria della crisi dell'euro ha determinato un'emergenza e una tendenza negativa che dura e che si allarga ogni giorno di più verso il nord dell'Europa, come dimostrano gli eventi finanziari di questi giorni, che mi consigliano di consigliare, a chi ha festeggiato in modo scalmanato e a chi ha stappato champagne per le dimissioni del presidente Silvio Berlusconi, di chiamare costoro, dalla forza dei numeri e per la forza dei numeri, a riaversi dalla sbronza e a cercare di mettersi i panni della sobrietà e dell'intelligenza delle cose, oltre la demagogia e la propaganda (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
Il principale compito di questa classe dirigente eletta dal popolo e del Governo tecnico e di impegno nazionale, che siamo lealmente impegnati a far nascere, è quello di trasformare l'euro in una vera moneta comune, dotata di una vera Banca centrale, capace di difendere, come prestatore di ultima istanza, investimenti, risparmi e lavoro in tutto il continente.
Abbiamo il dovere di dirlo con chiarezza: l'euro sta fallendo la sua prima grande prova, quella nata dalle tensioni di mercato sul debito privato e dalla catena funesta dei derivati, e progredita con l'attacco al debito sovrano di molti Paesi europei. Siamo chiamati ad una gigantesca opera di riconversione del sistema monetario, che implicherà, come la Cancelliera Merkel ha riconosciuto giusto ieri, anche la revisione dei trattati e il cambiamento statutario dell'istituto di emissione di Francoforte.
Il primo grande impegno sul quale il Governo sarà misurato è la capacità di esprimere una politica estera ed europea all'altezza della situazione. Sono, siamo d'accordo con lei, Presidente Monti: l'Europa siamo noi. Affinché questa non risulti una petizione di principio, occorre però che l'armonizzazione delle politiche dei singoli Stati si accompagni a una svolta democratica in grado di dare all'Unione europea quel che non ha mai avuto, e cioè un'autorità politica sopranazionale che sia effettivamente fondata sull'esercizio dei poteri democratici controllabili dai cittadini.
Una moneta comune è tale solo se c'è l'impegno comune a difenderla dagli appetiti legittimi dei mercati finanziari e dalla speculazione, una moneta comune è tale solo se nella fiducia reciproca, in una mutua cooperazione, gli Stati dell'Unione sono in grado di proteggere e promuovere prospettive di crescita fondate sull'accesso al credito, sulla propensione agli investimenti e sulla libertà di impresa e di lavoro.
Occorreva ed occorre, in questo scenario di drammatica urgenza, una tregua, una tregua fattiva ed operosa dopo anni di infausta conflittualità senza confini e senza rispetto per la dimensione alta e nobile della politica, un disastroso dilagare di settarismi inconcludenti lontani dal sentire della nazione. Il fossato di credibilità tra gli italiani e la politica cresceva ogni giorno di più perché questo tipo di conflitto impediva il regolare funzionamento delle istituzioni.
In quelle condizioni, di fronte alla proposta del Presidente della Repubblica, che pure ci aveva lasciata aperta la strada del voto manifestandosi indisponibile a far nascere un Governo privo del nostro consenso - e di ciò gli diamo atto in quest'Aula solennemente (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio) -, di fronte a tale proposta si è rivelato necessario prender tempo e rinunciare provvisoriamente all'esercizio del diritto fondamentale in ogni democrazia, quello stesso diritto che gli spagnoli, i portoghesi, i greci, gli irlandesi e gli islandesi hanno esercitato o stanno esercitando in condizioni di crisi finanziaria molto superiori alle nostre.
Ora la tregua va gestita con moderazione, con prudenza politica, con leale Pag. 55convinzione nella bontà della soluzione prospettata e con autentica fiducia verso il Presidente del Consiglio che ha ricevuto pubbliche congratulazioni anche dai vertici del partito del gruppo parlamentare del PPE in Europa e ciò a testimonianza della sua collocazione culturale nell'ambito delle grandi famiglie politiche europee (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).
Dobbiamo procedere a riforme capaci di togliere il gesso del corporativismo e dell'iniquità sociale all'economia italiana, immettendo robuste dosi di libertà di iniziativa e rimuovendo ostacoli alla crescita che avevamo puntualmente indicato come priorità all'inizio della legislatura. È un compito decisivo, per il quale non mancherà l'apporto politico e, se mi permettete, anche tecnico delle migliori esperienze legislative e di Governo, che hanno segnato la storia degli ultimi tre anni nel campo della lotta alla criminalità organizzata, della tenuta dei conti pubblici, della impostazione della riforma fiscale, della riforma del mercato del lavoro e dell'istruzione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) e di molte altre priorità e che ci hanno infine condotto alla formulazione del pareggio di bilancio per il 2013, all'avanzo primario migliore tra i nostri partner, a un tasso di disoccupazione inferiore a quello dei concorrenti e alla difesa in generale dei fondamentali di un'economia solida il cui storico sovraccarico di debito pubblico è oggi sotto forte attacco dei mercati finanziari.
Nel discorso del Presidente del Consiglio si riscontrano espliciti ed impliciti riconoscimenti del fatto che il Governo uscente e la sua coalizione di maggioranza lasciano un Paese che ha storici progressi da compiere, ma non ha una storia da rinnegare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Popolo e Territorio e Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud)). Siamo lieti, signor Presidente, di lasciarlo in buone mani.
Se dobbiamo togliere il gesso all'economia e cercare la strada di un rilancio dello sviluppo e di un risanamento che disboschi i privilegi e le rendite passive, non dobbiamo però ingessare la politica democratica, la libertà di iniziativa e di dialogo di partiti e movimenti, la capacità di far vivere il significato della democrazia nella società. Questo sarebbe un errore imperdonabile per tutti, per noi, Popolo della Libertà e per i nostri avversari della sinistra, come per la componente politica centrista.
Questo è un Governo tecnico, politicamente legittimato da un voto del Parlamento, ma non è un Governo delle larghe intese o di compromesso storico (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Nelle prossime settimane e mesi sarà all'opera una coalizione della responsabilità e dell'impegno nazionale, come ha detto il Presidente Monti, ma non una riedizione di esperienze passate che nell'Italia della riforma maggioritaria non devono riemergere (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Sarebbe il morto che afferra il vivo, sarebbe la riedizione della storia, una volta come tragedia e una seconda volta come farsa (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).
Ci sono delle cose iscritte nel DNA della parte d'Italia, di cui facciamo parte insieme agli amici - che voglio e vogliamo che continuino a rimanere amici - della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) e a settori moderati che non facevano parte della nostra maggioranza di Governo uscente. Ci sono delle cose iscritte nel nostro DNA, nel DNA di forze che si sono riconosciute in un lungo percorso riformatore.
Noi siamo sempre stati contrari, e lo rimarremo, ad interventi economici che rafforzino il peso dello Stato sulla vita dei cittadini, peso politico e fiscale insieme, compromettendo i beni e i risparmi delle famiglie. Il grande sforzo nazionale deve essere indirizzato verso obiettivi compatibili con i conti dell'emergenza, ma in un contesto di libertà e di rispetto per un popolo che si esprime in un'imprenditoria tra le più operose ed avanzate del mondo occidentale e in una capacità di lavoro e di competenza dell'industria e dei servizi, che non temono confronti. Pag. 56
Dobbiamo muoverci con ottimismo responsabile, con la forza di trascinamento di una fiducia che provvedimenti ambigui o decisamente punitivi potrebbero scalfire. Non c'è alcuna opposizione a riesaminare nel dettaglio la tassazione sugli immobili, ma c'è una forte opposizione di principio ad un'imposta patrimoniale indiscriminata, pesante, centralista e depressiva (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Noi non siamo e non saremo mai il partito della recessione. Siamo e resteremo un partito, un movimento e una coalizione di forze che punta a realizzare ideali e pratiche di giustizia liberale per tutti.
Un Governo di tregua, un Governo che però ci chiede di restare fieramente fermi nelle nostre identità e avviare il Paese ad un confronto pubblico aperto, leale e trasparente sul suo destino, un Governo di tregua e d'impegno può servire oggi a questo fine; che sta sopra le parti; per lasciare poi il campo alla politica democratica, nella sua essenza di decisione elettorale. Questo è il senso del nostro appello agli italiani, questo è il senso della nostra fiducia al Governo presieduto dal senatore Monti.
La nascita di questo Governo - e concludo, Presidente - apre un tempo della politica che non ha precedenti. Il Popolo della Libertà attraverserà questo tempo con serenità, perché lo attraverseremo con il sostegno dei nostri elettori, con la forza dei nostri ideali, con la chiarezza dei nostri programmi, con la fiducia nel destino di un'Italia più libera e più prospera (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Popolo e Territorio, Misto - Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud) - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
Abbiamo alcune dichiarazioni di voto a titolo personale. Ricordo ai colleghi che hanno un minuto di tempo a disposizione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pugliese. Ne ha facoltà.

MARCO PUGLIESE. Signor Presidente Fini, signor Presidente del Consiglio, signori ministri del Governo, onorevoli colleghi, intervengo a nome e per conto della componente Grande Sud del gruppo Misto, per testimoniare la fiducia a lei, Presidente Monti, e al suo Governo.
Il nostro sì è un sì di stima rispetto alla sua autorevole personalità, perché siamo certi, anche dopo aver ascoltato i suoi interventi nei due rami del Parlamento, che lei saprà dare quella credibilità e quella concretezza di cui il Paese Italia ha bisogno in questo delicato momento di crisi internazionale. Da politici che vivono al sud e vivono per il sud, Presidente, le diamo la fiducia a scatola chiusa, auspicando che la nostra disponibilità e la nostra collaborazione parlamentare possa riempire questa scatola di riforme, di contenuti programmatici, ma soprattutto di sviluppo per il Paese e per il sud del Paese.
Presidente, a nome e per conto quindi del gruppo della neonata componente Grande Sud, auspico il voto favorevole a questo Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi si sta certificando l'involuzione della forma di Governo parlamentare. Il nuovo esecutivo tecnico, autoproclamatosi Governo di impegno nazionale, mostra il macroscopico vizio d'origine di essere stato designato non solo oltre, bensì anche contro consuetudini, convenzioni, prassi e precedenti costituzionali.
Dopo le stagioni di Costituzione inattuata, Costituzione di carta e Costituzione flessibile o debole, sembra inaugurarsi, Pag. 57con l'Esecutivo Monti, una preoccupante fase di Costituzione a «geometria variabile», ad uso ed abuso dei poteri forti, in cui un dato essenziale della sovranità nazionale, il governo della moneta, si posiziona non solo fuori dai confini nazionali, ma oltre il possibile baricentro della dialettica politica.
Se Berlusconi è additato in modo errato quale elemento perturbatore della seconda Repubblica, Monti potrà definirsi precursore della terza Repubblica di matrice cripto-presidenziale e pseudoparlamentare, svincolato non solo da univoco bagno elettorale ma anche da ogni significativa rilevanza del resoconto fiduciario.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Scilipoti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gianni. Ne ha facoltà.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, questa mattina leggevo che Russel sosteneva che un uomo deve essere valutato per quello che fa e non per quello che dice. Se mi lascia mutuare, direi che questo Governo deve essere valutato per quello che farà e non per quello che dice. Il professor Monti da qualche giorno non è più professore, ma è senatore. Da oggi sicuramente sarà anche il Presidente del Consiglio. Quindi, non potrà più dare voti. Saremo noi a dare il voto a lui per ogni provvedimento che porterà e accettando il suo invito, senatore Presidente Monti, di non votare la fiducia alla cieca, mi asterrò.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sbai. Ne ha facoltà.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, ho gradito l'applauso intenso che il Partito Democratico ha voluto tributare - non so quanto consapevolmente - alla proposta di legge per le nuove generazioni. Ormai c'è una nuova generazione totalmente italiana e spesso pienamente integrata. Ringrazio, quindi, l'onorevole Bersani per aver ricordato una proposta di legge a mia firma condivisa dal mio partito, che è il Popolo della Libertà.
La ferma polemica del segretario del Partito Democratico sarebbe dunque male indirizzata, se fosse indirizzata al nostro gruppo, che è il Popolo della Libertà. Non ho mai visto gruppi del Popolo della Libertà o qualche onorevole del Popolo della Libertà che non ha preso posizione per le nuove generazioni, soprattutto le ragazze...

PRESIDENTE. Grazie. Passiamo ai voti.
Indico la votazione per appello nominale sulle identiche mozioni di fiducia Cicchitto n. 1-00763, Moffa n. 1-00764, Franceschini n. 1-00766 e Galletti, Della Vedova, Pisicchio e Lo Monte n. 1-00767.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
La chiama comincerà dall'onorevole Giulietti.
Avverto che la Presidenza ha autorizzato eccezionalmente alcuni deputati ad anticipare il turno di votazione in ragione di particolarissime esigenze.
Invito, quindi, l'onorevole Segretario di Presidenza a procedere alla chiama iniziando da questi ultimi.
(Segue la chiama - Al momento della chiama del deputato Berlusconi applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 14,20).

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 14,35).

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione per appello nominale sulle identiche mozioni di fiducia Cicchitto n. 1-00763, Moffa n. 1-00764, Franceschini n. 1-00766 e Galletti, Della Vedova, Pisicchio e Lo Monte n. 1-00767.

Pag. 58

Presenti e votanti 617
Maggioranza 309
Hanno risposto 556
Hanno risposto no 61

(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori - Vedi votazioni).
Auguri al professor Monti e a tutto l'Esecutivo.

Hanno risposto sì:
Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Amici Sesa
Angeli Giuseppe
Angelucci Antonio
Antonione Roberto
Aprea Valentina
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Argentin Ileana
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbato Francesco
Barbi Mario
Barbieri Emerenzio
Baretta Pier Paolo
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Bellanova Teresa
Bellotti Luca
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Berardi Amato
Bergamini Deborah
Berlusconi Silvio
Bernardini Rita
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Berruti Massimo Maria
Bersani Pier Luigi
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Bocciardo Mariella
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Boniver Margherita
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brambilla Michela Vittoria
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Briguglio Carmelo
Brugger Siegfried
Brunetta Renato
Bruno Donato
Bucchino Gino
Buonfiglio Antonio
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calearo Ciman Massimo
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa Pag. 59
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Centemero Elena
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Ciccanti Amedeo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cilluffo Francesca
Cimadoro Gabriele
Cirielli Edmondo
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Crosetto Guido
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Alessandro Luca
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Anna Vincenzo
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
De Luca Francesco
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Di Giuseppe Anita
Dima Giovanni
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
Di Pietro Antonio
D'Ippolito Vitale Ida
Di Stanislao Augusto
Distaso Antonio
Di Virgilio Domenico
Donadi Massimo
Duilio Lino
Esposito Stefano
Evangelisti Fabio
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Gianni
Farina Renato
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Favia David
Fedi Marco
Ferranti Donatella Pag. 60
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Fontanelli Paolo
Formichella Nicola
Formisano Aniello
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Gaglione Antonio
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Germanà Antonino Salvatore
Ghedini Niccolò
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gibiino Vincenzo
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgetti Alberto
Giovanelli Oriano
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Gozi Sandro
Granata Benedetto Fabio
Grassano Maurizio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannaccone Arturo
Iannarilli Antonello
Iannuzzi Tino
Iapicca Maurizio
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Leone Antonio
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lisi Ugo
Lolli Giovanni
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Monte Carmelo
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Luongo Antonio
Lupi Maurizio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Malgieri Gennaro
Mancuso Gianni
Mannino Calogero Pag. 61
Mannucci Barbara
Mantini Pierluigi
Mantovano Alfredo
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcazzan Pietro
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Cesare
Marini Giulio
Marmo Roberto
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martella Andrea
Martinelli Marco
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Mecacci Matteo
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Messina Ignazio
Meta Michele Pompeo
Miccichè Gianfranco
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Mogherini Rebesani Federica
Moles Giuseppe
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Mura Silvana
Murer Delia
Murgia Bruno
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Nicco Roberto Rolando
Nicolais Luigi
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Nucara Francesco
Occhiuto Roberto
Oliveri Sandro
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Orsini Andrea
Pagano Alessandro
Paglia Gianfranco
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palmieri Antonio
Palomba Federico
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Parisi Arturo Mario Luigi
Parisi Massimo
Paroli Adriano
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Antonio
Pepe Mario (Misto-R-A) Pag. 62
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Piffari Sergio Michele
Pili Mauro
Pionati Francesco
Pisacane Michele
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pistelli Lapo
Pittelli Giancarlo
Pizzetti Luciano
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Polidori Catia
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcino Gaetano
Porcu Carmelo
Porfidia Americo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Roccella Eugenia
Romani Paolo
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossi Luciano
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Rota Ivan
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Santelli Jole
Sardelli Luciano Mario
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbai Souad
Sbrollini Daniela
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scanderebech Deodato
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Scelli Maurizio
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Siragusa Alessandra
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Soro Antonello
Speciale Roberto
Sposetti Ugo
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Taddei Vincenzo
Tanoni Italo Pag. 63
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Terranova Giacomo
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Testoni Piero
Tidei Pietro
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Traversa Michele
Tremonti Giulio
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Urso Adolfo
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Vella Paolo
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verdini Denis
Verini Walter
Vernetti Gianni
Versace Santo Domenico
Vessa Pasquale
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vitali Luigi
Vito Elio
Volontè Luca
Zaccaria Roberto
Zacchera Marco
Zamparutti Elisabetta
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl
Zinzi Domenico
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Hanno risposto no:
Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Bitonci Massimo
Bonino Guido
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Caparini Davide
Cavallotto Davide
Chiappori Giacomo
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
Desiderati Marco
Di Vizia Gian Carlo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Dussin Luciano
Fava Giovanni
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Forcolin Gianluca
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Goisis Paola
Grimoldi Paolo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Maroni Roberto
Martini Francesca
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Mussolini Alessandra
Negro Giovanna
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Pini Gianluca
Pirovano Ettore
Polledri Massimo
Rainieri Fabio
Reguzzoni Marco Giovanni Pag. 64
Rivolta Erica
Rondini Marco
Scilipoti Domenico
Simonetti Roberto
Stefani Stefano
Stucchi Giacomo
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Vanalli Pierguido
Volpi Raffaele

Sono in missione:
Merlo Ricardo Antonio

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 22 novembre 2011, alle 17:

Comunicazioni del Presidente.

La seduta termina alle 15,25.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO RITA BERNARDINI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, quando tre giorni fa ha ricevuto la delegazione radicale guidata da Emma Bonino, lei ci è apparso sorpreso e attento quando le abbiamo riferito i numeri essenziali della bancarotta della giustizia italiana:
5.200.000 procedimenti penali pendenti dei quali circa 180.000 cadono in prescrizione ogni anno;
5.400.000 procedimenti civili in arretrato;
67.510 detenuti ristretti in 45.572 posti; con una percentuale del 147% di sovraffollamento (dietro di noi, nell'Europa a 27, solo Bulgaria e Cipro), mentre la media europea è del 109, 7%;
28.457 detenuti sono in carcerazione preventiva, pari al 42%, cioè il doppio della media europea. La metà di loro, secondo quanto accaduto negli anni precedenti, sarà riconosciuta innocente, il che vuol dire che, in questo momento, nelle patrie e immonde galere, ci sono 14.200 cittadini innocenti.

Dal 2000 ad oggi nelle carceri italiane si sono suicidati 684 detenuti; quest'anno - e l'anno non è ancora terminato - siamo già a 58 suicidi. Ma il dato altrettanto sorprendente è che negli ultimi 10 anni si sono suicidati anche 85 agenti di polizia penitenziaria. È una comunità, quella penitenziaria, formata da detenuti, direttori, agenti, psicologi, personale amministrativo e sanitario, educatori, dal volontariato cattolico e laico, dalle Associazioni che da anni si occupano di carcere, dai familiari dei ristretti. Una comunità che è sottoposta ad una violenza e ad una sofferenza esclusivamente imputabile al mancato rispetto della Costituzione, delle leggi italiane e di tutta la normativa europea e transnazionale riguardante il rispetto di diritti umani fondamentali.
Noi sappiamo che il deficit democratico di giustizia e carceri interessa, via via sempre di più tutti gli Stati europei così come, del resto, la crisi economico-finanziaria. Ma se esistesse una «Borsa» della Giustizia, a che punto sarebbe lo spread tra l'Italia e gli altri Paesi Europei?
È almeno dal 1980 che il Consiglio d'Europa denuncia il fatto che «i ritardi della giustizia in Italia sono causa di numerose violazioni della Convenzione europea dei diritti dell'uomo» e che tali ritardi «costituiscono un pericolo effettivo per il rispetto dello stato di diritto in Italia».
Nel 2005, nel suo rapporto sulla giustizia in Italia, il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Alvaro Gil-Robles, stimava che «circa il 30 per cento della popolazione italiana era in attesa di una decisione giudiziaria».
Tutti si preoccupano dell'enorme debito pubblico del nostro Paese, quasi nessuno (il quasi, come al solito, coincide coi Radicali) si preoccupa del colossale «debito giudiziario» accumulato dallo Stato italiano nei confronti dei suoi cittadini. Pag. 65
Se ogni neonato italiano, appena venuto alla luce, si trova addosso il peso di un debito stimato in circa 32.000 euro, almeno un terzo della popolazione italiana, attende da anni una soluzione giudiziaria di casi più o meno gravi e controversie di ogni tipo. Un terzo della popolazione italiana che attende giustizia è la cifra non solo di una grave emergenza istituzionale, ma anche di una vera e propria questione sociale.
Abbiamo apprezzato le prime dichiarazioni del neo-ministro della Giustizia Prof.ssa Paola Severino: «La mia priorità sarà il carcere», ha dichiarato, e il quotidiano La Stampa ha aggiunto che il nuovo guardasigilli, oltre allo sfacelo delle carceri, ha presente anche la montagna di cause arretrate che soffocano la giustizia.
Centododici giorni fa il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si rivolse alla classe politica, alle istituzioni, chiedendo «uno scatto» per porre fine ad una situazione, quella della giustizia e delle carceri, «che ci umilia in Europa»; parlò di «orrore», di «abisso», di una «questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile».
Da ciò che riportano i giornali sembra che il Ministro Paola Severino abbia affermato «diamoci tutti una mano». La nostra mano tesa c'è, assieme alle tante mani della comunità penitenziaria che ha imparato ad usare la nonviolenza per portare avanti la sua sacrosanta battaglia di legalità e giustizia. Anche il Presidente della Repubblica ha bisogno di questa mano.
Noi radicali ci siamo fatti carico (e non da oggi) anche di fare una proposta, quella dell'Amnistia per la Repubblica e abbiamo offerto anche la candidatura di chi da una vita si batte con la nonviolenza per quest'obiettivo, Marco Pannella. Vorremmo che la si discutesse senza pregiudizi perché anche il Presidente Giorgio Napolitano, sempre il 28 luglio scorso, invitò il legislatore a non escludere «pregiudizialmente nessuna ipotesi che possa rendersi necessaria».
Noi della delegazione radicale, daremo la fiducia a lei e al suo Governo.
Le proposte che il suo Governo ha fatto sul piano economico sono le nostre e nel corso di questi tre ultimi decenni, le abbiamo promosse anche per via referendaria: se il popolo italiano non fosse stato defraudato del diritto di usare la scheda dei referendum non ci troveremmo oggi a dover fare scelte così dolorose.
Rudi Dornbusch nel maggio del 2000, parlando dei referendum promossi dai radicali, scrisse «tre hurrà per i referendum di Emma Bonino».
«Nello spazio di pochi anni - scriveva Dornbusch - l'Italia non potrà far finta di niente rispetto al cammino tracciato dai referendum. Il suo rendimento economico, negli ultimi due decenni, è stato spaventoso; il sistema ha cigolato, quasi fino a arrestarsi. Il mercato azionario va avanti e intravede altre prospettive di scambi. Come è sempre successo, in Italia e in altre parti d'Europa, i politici e gli amministratori non captano i messaggi che manda. Nel frattempo, un segnale: anche se i referendum saranno battuti dall'offensiva congiunta di burocrati, politici e capipopolo la rivoluzione modernizzatrice è viva.»
Parole profetiche rispetto a ciò che poi è accaduto, troppo ottimista, invece, rispetto agli auspici finali. Non aveva fatto i conti, il docente di economia al Mit ed ex consigliere della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, con il sistema antidemocratico italiano.
Signor Presidente del Consiglio, crediamo di conoscere la realtà italiana. Marco Pannella afferma che «dove c'è strage di legalità, c'è strage di popoli». È frase pesante, ma ci rifletta. Anche lei dovrà fare i conti con una realtà che deve necessariamente essere riformata se non si vuole costruire sulla sabbia il futuro dell'Italia e dell'Europa.