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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 549 di sabato 12 novembre 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 12,35.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'8 novembre 2011.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brugger, Brunetta, Colucci, Dal Lago, Alberto Giorgetti, Giro, Lo Monte, Maroni, Martini, Melchiorre, Misiti, Moffa, Pisicchio, Prestigiacomo, Reguzzoni e Stefani sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ventidue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettere pervenute in data 10 novembre 2011, i deputati Roberto Antonione, Fabio Gava e Giustina Mistrello Destro, già iscritti al gruppo parlamentare Popolo della Libertà, hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risultano pertanto iscritti.

Integrazione nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Misto, con lettera pervenuta in data 10 novembre 2011, ha reso noto che il deputato Antonio Buonfiglio è stato nominato vicepresidente del gruppo in rappresentanza della componente politica Fareitalia per la Costituente Popolare.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,38).

ENRICO PIANETTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signora Presidente, desidero brevemente ricordare l'eccidio dei nostri tredici aviatori in missione di pace, avvenuto a Kindu, in Congo, l'11 novembre 1961.
La mattina di quel sabato due aerei C-119 decollano dall'allora Leopoldville in missione di pace per portare viveri alla guarnigione ONU di Kindu. A bordo vi sono tredici avieri italiani. I nostri avieri si trovano nella palazzina ONU quando vengono assaliti dai soldati locali. Il tenente medico Remotti viene subito ucciso. Gli altri dodici avieri vengono catturati e malmenati a sangue, e portati in città. All'imbrunire i soldati italiani vengono uccisi e viene fatto scempio dei loro corpi.
La notizia di questo eccidio arriva in Italia alcuni giorni dopo e desta forte commozione e raccapriccio per la tragica fine di questi nostri militari in missione di pace. Solamente nel febbraio 1962 l'umana pietà di due infermieri africani e di un sacerdote ha fatto ritrovare quel che Pag. 2resta dei loro corpi, dei nostri avieri, che ora riposano nel cimitero di San Giusto.
Li voglio ricordare: Onorio De Luca, Filippo Di Giovanni, Armando Fabi, Giulio Garbati, Giorgio Gonelli, Antonio Mamone, Martano Marcacci, Nazzareno Quadrumani, Francesco Paga, Amedeo Parmeggiani, Silvestro Possenti, Francesco Paolo Remotti, Nicola Stigliani.
Nel 1994 è stata riconosciuta alla loro memoria la medaglia d'oro al valore militare. Il monumento loro dedicato all'aeroporto di Fiumicino e la Cappella a Pisa li ricordano a tutti noi. Non li dobbiamo dimenticare (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pianetta. Ci uniamo tutti al suo ricordo.

Discussione congiunta dei disegni di legge: S. 2968 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2012) (A.C. 4773); S. 2969 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2012 e bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014 (A.C. 4774); Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2012 e bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014 (A.C. 4774-bis) (ore 12,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei disegni di legge, già approvati dal Senato: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2012); Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2012 e bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014; Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2012 e bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempia è in distribuzione e sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

(Discussione congiunta sulle linee generali - A.C. 4773, A.C. 4774 e A.C. 4774-bis)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Unione di Centro per il Terzo Polo, Italia dei Valori e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore sui disegni di legge di stabilità e di bilancio, onorevole Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di svolgere la relazione.

GIANCARLO GIORGETTI, Relatore. Signor Presidente, la Camera è chiamata ad esaminare il disegno di legge di bilancio ed il disegno di legge di stabilità per il 2012 in circostanze del tutto eccezionali, a seguito dell'acuirsi delle tensioni speculative ai danni del nostro Paese e delle preannunciate dimissioni del Governo all'esito della votazione sul disegno di legge recante il Rendiconto generale dello Stato per l'anno 2010.
Per queste ragioni, come noto, la Conferenza dei presidenti di gruppo ha convenuto sull'opportunità che l'esame presso la Camera dei deputati dei documenti di bilancio avvenisse in tempi particolarmente ristretti, con la rinuncia da parte delle forze politiche alla presentazione di proposte emendative, al fine di consentire all'Assemblea di approvare i testi in via definitiva entro la giornata di oggi.
Nella mia relazione, per tali ragioni, mi limiterò ad illustrare sinteticamente i punti essenziali di disegni di legge al nostro esame, rinviando fin da ora al testo scritto per l'esame delle singole disposizioni.
Preliminarmente osservo che i medesimi eventi eccezionali che hanno condotto alla definizione di un percorso parlamentare così accelerato, soprattutto in questo ramo del Parlamento, hanno anche consentito Pag. 3l'approvazione presso il Senato della Repubblica di disposizioni che, a rigore, non sarebbero riconducibili strettamente al contenuto proprio del disegno di legge di stabilità.
Tali disposizioni, di carattere ordinamentale e volte a sostenere la crescita, rappresentano tuttavia l'attuazione delle misure che il Governo ha concordato con le istituzioni europee nella lettera del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 ottobre 2011, indirizzata al Presidente del Consiglio europeo e al Presidente della Commissione europea.
È di tutta evidenza come vi fosse la necessità di dare un primo concreto segnale di attuazione di tali misure per stabilizzare la situazione finanziaria e l'esposizione del Paese sui mercati internazionali. Per tali ragioni, ritengo quindi che vada condivisa la scelta della presidenza della 5a Commissione (Bilancio) del Senato di esercitare le proprie prerogative in ordine all'ammissibilità tenendo presente tale contesto.
In primo luogo, rilevo che il disegno di legge di stabilità per il triennio 2012-2014 presentato in prima lettura al Senato non produce, come evidenziato dal Governo, effetti correttivi sui saldi, tenuto conto che la manovra di aggiustamento dei conti pubblici per il triennio di programmazione è stata di fatto approvata con i decreti-legge 6 luglio 2011, n. 98, e 13 agosto 2011, n. 138, diretti al conseguimento dell'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013.
Quanto alle principali misure recate dal provvedimento, l'articolo 1, non modificato dal Senato, nell'originaria formulazione, fissa il livello massimo del saldo netto da finanziare per l'anno 2012 e il livello minimo del saldo netto da impiegare per gli anni 2013-2014, nonché il livello massimo del ricorso al mercato finanziario per il triennio 2012-2014.
Gli importi, che recepiscono le indicazioni contenute nella risoluzione con la quale è stata approvata la nota di aggiornamento alla decisione di economia e finanza, sono individuati nell'allegato 1.
In particolare, per il 2012, il limite massimo del saldo netto da finanziare è pari a 2,2 miliardi di euro, mentre per il ricorso al mercato è fissato un livello massimo, in termini di competenza, pari a 265 miliardi. Per il biennio successivo il livello minimo del saldo netto da impiegare è fissato in misura pari a 16,9 miliardi di euro per il 2013 e a 38 miliardi di euro per il 2014. Il livello massimo del ricorso al mercato è determinato in 200 miliardi di euro per il 2013 e in 180 miliardi di euro per il 2014.
L'articolo 2, non modificato dal Senato, reca disposizioni in materia previdenziale, mentre gli articoli 3 e 4, in attuazione dei citati decreti-legge nn. 98 e 138 del 2011, recano le riduzioni selettive o lineari delle spese delle amministrazioni centrali dello Stato al fine di raggiungere gli obiettivi di risparmio stabiliti con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 settembre 2011.
In particolare, faccio presente che gli interventi correttivi di ciascun Ministero, comunicati prima della presentazione del disegno di legge di stabilità, sono stati recepiti nelle richiamate disposizioni, mentre per gli altri Ministeri si è proceduto attraverso il meccanismo, direi consueto, dei tagli lineari.
Preciso che le riduzioni relative al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sono state recepite, in sostituzione dei tagli lineari, con un emendamento del relatore approvato dal Senato, con il quale è stata anche sostituita la tabella concernente il Ministero dell'economia e delle finanze.
Nel complesso gli effetti delle riduzioni apportate con le richiamate disposizioni assicurano risparmi in termini di saldo netto da finanziare pari a 10,7 miliardi di euro nel 2012 e 5 miliardi di euro in ciascuno degli anni 2013 e 2014 corrispondenti, in termini di indebitamento netto, a 7 miliardi di euro nel 2012, a 6 miliardi di euro nel 2013 e a 5 miliardi di euro nel 2014.
Il Senato ha approvato una serie di modifiche al disegno di legge di stabilità al fine di recepire sostanzialmente il contenuto Pag. 4della richiamata lettera trasmessa dal Presidente del Consiglio dei ministri alle istituzioni europee. Richiamerò sinteticamente, articolo per articolo, queste misure.
L'articolo 5 modifica il regime di accesso alla pensione di vecchiaia, stabilendo il raggiungimento dei 67 anni dal 2026, ed anticipa al 2013 l'entrata in vigore dell'aggiornamento automatico dell'età di accesso al pensionamento di anzianità in ragione dell'aspettativa di vita.
L'articolo 6 reca disposizioni in materia di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, in particolare prevedendo il conferimento dei beni da dismettere ad uno o più fondi immobiliari, e che dovrà essere attuato, in particolare, individuando i beni con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da emanarsi entro il 30 aprile 2012.
L'articolo 7 consente di procedere all'alienazione dei terreni agricoli di proprietà del demanio, fermo restando che, in caso di variazione della destinazione d'uso e di successiva vendita allo Stato, sarà riconosciuta una somma pari al 75 per cento del maggior valore di acquisto.
L'articolo 8 reca disposizioni per la riduzione del debito degli enti locali, in particolare prevedendo l'emanazione di un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze in cui si fisseranno i parametri di debito oltre i quali gli enti saranno tenuti a procedere alla riduzione, con le relative percentuali e modalità.
L'articolo 9 reca disposizioni per la liberalizzazione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, intervenendo, in particolare, sulle procedure di affidamento dei servizi.
L'articolo 10 reca norme per la riforma degli ordini professionali e disciplina la costituzione di società tra professionisti.
L'articolo 11 è volto ad assicurare la coerenza tra i programmi di ricerca predisposti dagli enti pubblici con il Programma nazionale della ricerca al fine di garantire l'applicazione di meccanismi di premialità.
L'articolo 12 proroga al triennio 2012-2014 le misure relative al Fondo di credito per i nuovi nati.
L'articolo 13 - su cui mi soffermerò maggiormente, anche perché, nel corso del dibattito in Commissione, diversi colleghi sono tornati sul punto già trattato in precedenza - introduce una misura da lungo tempo attesa e reca la possibilità di certificazione dei crediti vantati nei confronti degli enti territoriali, al fine di consentirne la cessione pro soluto ad istituti di credito. Contiene, inoltre, disposizioni procedurali per l'accertamento della violazione dell'obbligo di copertura assicurativa per gli autoveicoli.
Sottolineo che l'istituto della certificazione dei crediti vantati nei confronti delle regioni e degli enti locali si inserisce nel contesto di un complesso di interventi legislativi finalizzati a dare concreta soluzione alla problematica dei ritardi dei pagamenti nelle transazioni commerciali, affrontata a livello comunitario con l'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio n. 2000/35/CE del 29 giugno 2000, recepita nell'ordinamento nazionale con il decreto legislativo n. 231 del 2002, e ora sostituita dalla più recente direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio n. 2011/7/UE.
In particolare, il comma 1, sostituendo il comma 3-bis dell'articolo 9 del decreto-legge n. 185 del 2009, esclude gli enti del Servizio sanitario nazionale dall'applicazione della disciplina della certificazione dei crediti contenuta nel medesimo comma 3-bis sopra illustrato; estende da 20 a 60 giorni dalla data di ricezione dell'istanza del creditore il termine entro il quale le regioni e gli enti locali debitrici sono tenuti a certificare se il credito nei loro confronti vantato è certo, liquido ed esigibile. Introduce, poi, la previsione secondo la quale, scaduto il predetto termine, su nuova istanza del creditore, provvede alla certificazione la ragioneria territoriale dello Stato competente per territorio la quale, ove necessario, nomina un commissario con oneri a carico dell'ente territoriale. Pag. 5
Si prevede, inoltre, che la cessione dei crediti oggetto di certificazione avvenga nel rispetto delle disciplina contenuta nell'articolo 117 del codice dei contratti pubblici, relativi a lavori, servizi e forniture, sopra citata.
Ferma restando l'efficacia liberatoria dei pagamenti eseguiti dal debitore ceduto, si applicano gli articoli 5, comma 1, e 7, comma 1, della legge n. 52 del 1991 sul contratto di factoring, relativi, rispettivamente, all'efficacia della cessione del credito nei confronti dei terzi e al fallimento del soggetto cedente.
L'articolo 14 reca l'estensione a tutto il territorio nazionale, in via sperimentale, delle disposizioni relative alle zone a burocrazia zero, nonché altre misure di semplificazione amministrativa come l'abrogazione del catalogo nazionale delle armi da sparo, la riduzione degli adempimenti per la costituzione delle società a responsabilità limitata e il relativo trasferimento di quote.
L'articolo 15 reca disposizioni di riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e le imprese, estendendo il potere di autocertificazione.
L'articolo 16 reca disposizioni volte a rendere più efficiente la disciplina della mobilità nella pubblica amministrazione prevedendo, comunque, in via prioritaria, la possibilità di attuare, per il personale con anzianità contributiva eccedente i 40 anni, la risoluzione del rapporto di lavoro e prevedendo che i dipendenti delle pubbliche amministrazioni in soprannumero potranno essere posti in mobilità con un'indennità pari all'80 per cento della retribuzione per un periodo massimo di due anni.
L'articolo 17 è volto a semplificare la procedura per la costituzione dei distretti turistici.
L'articolo 18 prevede la concessione di benefici fiscali per la realizzazione di infrastrutture autostradali attraverso il meccanismo della finanza di progetto.
L'articolo 19 reca disposizioni per accelerare la realizzazione del corridoio Torino-Lione e del tunnel del Tenda.
L'articolo 20 è volto a disciplinare la cessione di quote detenute da ANAS Spa a Fintecna Spa.
L'articolo 21 prevede la destinazione nel 2012 delle risorse del Fondo per le infrastrutture portuali al completamento di opere infrastrutturali portuali.
L'articolo 22 reca disposizioni in materia di contratti di lavoro, disponendo, in particolare, l'aumento dell'aliquota contributiva per i contratti di apprendistato di un punto percentuale e lo sgravio del 100 per cento per tre anni per i datori di lavoro che impiegano meno di 9 unità. Inoltre, si destinano maggiori somme alla formazione dell'esercizio di apprendistato e si introducono nuove disposizioni per il sostegno dell'occupazione femminile. Vi sono pure semplificazioni per il part-time e l'armonizzazione di disposizioni per la detassazione e gli sgravi per i contratti di produttività con le disposizioni sui contratti a livello aziendale, di cui all'articolo 8 del decreto-legge n. 138 del 2011. Si dispone, altresì, l'anticipo al 2012 per la facoltà per le regioni di concedere riduzione dell'IRAP e si prevede l'accelerazione dell'operatività del credito di imposta per il Mezzogiorno di cui al decreto-legge n. 70 del 2011. Si introducono, infine, semplificazioni degli oneri amministrativi connessi alla gestione del rapporto di lavoro.
L'articolo 23 autorizza il Fondo di rotazione per le politiche comunitarie ad anticipare la quota di saldo per i finanziamenti in agricoltura e pesca.
L'articolo 24 reca disposizioni di sostegno settori imprenditoriali operanti nel mondo della cultura.
L'articolo 25 è volto ad estendere l'utilizzo della posta elettronica certificata nell'ambito del processo civile.
L'articolo 26 reca disposizioni straordinarie per la riduzione del contenzioso civile in Cassazione attraverso l'estinzione automatica di taluni procedimenti risalenti a vecchie annualità.
L'articolo 27 è volto a modificare il codice di procedura civile per l'accelerazione del contenzioso civile nel grado di appello. Pag. 6
L'articolo 28 prevede un aumento del contributo unificato per le spese di giustizia.
L'articolo 29 reca un finanziamento, anche nel 2013, per le disposizioni relative alle cosiddetta mini-naja.
Sono stati, poi, introdotti tre articoli aggiuntivi volti a modificare la disciplina del Patto di stabilità interno.
In particolare, l'articolo 30 modifica il decreto-legge n. 138 del 2011, al fine di consentire la riduzione dell'impatto della manovra a carico degli enti territoriali, in conseguenza dell'introduzione della cosiddetta Robin tax e interviene sui meccanismi premiali e sull'applicazione degli indici di virtuosità.
L'articolo 31 reca disposizioni di dettaglio per la definizione delle regole del Patto di stabilità interno degli enti locali.
L'articolo 32 interviene, invece, sulla disciplina del Patto di stabilità interno per le regioni e le province autonome, rivedendo la misura del contributo delle regioni al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica.
L'articolo 33 reca disposizioni di carattere eterogeneo, sulle quali non mi dilungo oltre e rinvio all'analisi del testo. L'articolo in esame prevede, di fatto, un sostanziale azzeramento delle disponibilità del Fondo per interventi strutturali di politica economica, destinando le risorse così acquisite ad una serie di interventi, rifinanziati con cadenza pressoché annuale nell'ambito delle precedenti manovre finanziarie.
Ricordo, tra l'altro, le seguenti voci: autotrasporto merci; il 5 per mille dell'imposta sui redditi delle persone fisiche; la proroga del regime fiscale agevolato sui cosiddetti premi di produttività e gli sgravi contributivi su tali premi, nonché su emolumenti spettanti al comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico; finanziamenti per il fondo finanziamento ordinario delle università e delle scuole paritarie; prestiti d'onore ed erogazione di borse di studio; la prosecuzione, fino al 30 giugno 2012, delle missioni di pace internazionali.
Si prevede, inoltre, una diversa destinazione dei maggiori proventi derivanti dall'assegnazione delle frequenze radioelettriche, materia sulla quale è intervenuto anche l'emendamento 5.1000, approvato dalla Commissione bilancio del Senato.
Nel corso dell'esame al Senato è stato introdotto, poi, l'articolo 34, volto a rendere strutturale la deduzione forfettaria in favore dei distributori di carburante, vigente già dal 1998.
L'articolo 35 - e concludo per quanto concerne la legge di stabilità - reca, come di consueto, l'indicazione degli importi da iscrivere nelle tabelle allegate alla legge di stabilità. Nel complesso, non sono previsti apprezzabili rifinanziamenti rispetto alla legislazione vigente. Anzi, gli importi del fondo speciale di parte corrente sono stati ridotti in modo tale da non consentire di far fronte ad alcune delle prenotazioni in essere, che dovranno, quindi, essere adeguatamente riconsiderate in futuro dal Parlamento.
Infine, nel corso dell'esame presso il Senato, è stato accolto un aumento del contributo all'ISTAT, in qualche modo venendo incontro alle richieste provenienti dall'Istituto anche nel corso delle audizioni svolte in Parlamento.
Per quanto riguarda il disegno di legge di bilancio, sono stati confermati sia il numero delle missioni, sia quello dei programmi di spesa. Il disegno di legge di approvazione del bilancio dello Stato è stato redatto secondo il criterio della legislazione vigente, ma tiene conto anche delle indicazioni fornite dalla circolare del Ministero dell'economia e delle finanze n. 23 del 13 luglio 2011, e tiene conto delle misure di contenimento della spesa, previste, da ultimo, dal decreto-legge n. 138 del 2011.
Sul disegno di legge di bilancio, vorrei sottolineare solamente questo aspetto: questa circolare ha provveduto a fornire un'interpretazione del secondo e terzo periodo dell'articolo 21, comma 6, della legge n. 196 del 2009, specificando il perimetro della configurazione degli oneri inderogabili, nei quali rientrano esclusivamente le spese cosiddette obbligatorie, ossia le spese relative al pagamento di stipendi, assegni, pensioni e altre spese fisse, le spese per interessi passivi, le spese derivanti da Pag. 7obblighi comunitari e internazionali, le spese per ammortamento di mutui, nonché quelle vincolate a particolari meccanismi o parametri, determinati da leggi che regolano la loro evoluzione.
Quindi, questo lavoro concernente l'obbligatorietà della spesa ha prodotto, evidentemente, delle conseguenze che possono essere verificate nell'ambito del disegno di legge di bilancio.
Mi avvio a concludere, signor Presidente. È chiaro che ci troviamo in una situazione particolare, i lavori della Commissione, nonché i lavori dell'Aula, saranno orientati nel senso di considerare come condizione necessaria, benché probabilmente non sufficiente, quanto contenuto nella legge di stabilità; vedremo, poi, il da farsi, nei prossimi giorni (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione.

PRESIDENTE. Onorevole Giorgetti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Nicco. Ne ha facoltà.

ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, colleghe e colleghi, la lettera di Draghi e Trichet del 5 agosto, dopo l'incredibile rappresentazione della situazione dell'Italia fatta in quest'Aula dal Presidente Berlusconi due giorni prima, richiamava le autorità italiane ad una azione pressante per ristabilire la fiducia degli investitori: «azione pressante» e «ristabilire», termini molto duri ed espliciti quelli della BCE.
Dopo lungo tergiversare, ci avete proposto il decreto-legge n. 138, che non si è rilevato affatto risolutivo, anzi. Avete poi scritto, senza alcun confronto parlamentare, la famosa lettera del 26 ottobre all'Unione europea ed ora ci presentate questa legge di stabilità, nel merito della quale la Camera non ha alcuna possibilità di intervenire, ma si accinge a porre un semplice timbro notarile. Legge con la quale, tra l'altro, il centrodestra ha fatto un ultimo regalo alla regione che qui rappresento, la Valle d'Aosta, con un ulteriore taglio di 35 milioni di euro, modificando in modo unilaterale e non concordato la disciplina del Patto di stabilità interno.
E mentre noi siamo qui a svolgere un compito del tutto formale, dalle istituzioni europee già è giunta la richiesta di nuovi interventi: le famose trentanove precisazioni riferite alla vostra lettera. Trentanove! Come dire che i compiti li avete fatti molto male e sono giunti anche gli ispettori per controllare se effettivamente li state facendo questi compiti o state bluffando.
Tutto ciò è francamente avvilente; un Paese come l'Italia non merita questo trattamento. Con tutto il rispetto per le istituzioni europee, l'Italia, uno dei Paesi cofondatori dell'Unione europea, non può ridursi a scrivere le proprie leggi sotto dettatura! Il nodo evidentemente era e continua ad essere in primo luogo politico, di direzione politica, non più credibile in Europa e nel mondo. La conseguenza di ciò è stata di lasciare le porte aperte alla speculazione finanziaria internazionale e all'aggressione nei confronti dell'Italia e della sua economia reale.
Avete iniziato questa legislatura con una maggioranza di tali dimensioni da potere effettivamente mettere mano a quelle riforme che avete tanto sbandierato in campagna elettorale. Come siate riusciti a dilapidare un capitale politico e numerico così ampio è francamente incredibile: un capolavoro di masochismo.
Oggi, il nodo politico, con il percorso iniziato con il voto della Camera dell'8 novembre, si sta infine sciogliendo: l'agonia del vostro Governo è prossima alla conclusione. La ferma e determinata mano del Presidente della Repubblica sta cercando di tracciare un percorso che porti, il più rapidamente possibile, verso un esito certo. Noi auspichiamo che non siano le Pag. 8elezioni anticipate; non di questo ha bisogno oggi il Paese, non di uno scontro che si preannuncia incandescente; non sappiamo quanto sarebbe sopportabile nelle attuali condizioni economiche e finanziarie. In queste ore decisive - mi avvio a concludere, signor Presidente -, guardiamo quindi con preoccupazione all'emergere di miopi calcoli di tornaconto partitico ed alle irresponsabili convulsioni da cui è scosso il centrodestra. Il Paese ha bisogno di responsabilità e coesione; ed è in questo senso che noi auspichiamo evolva rapidamente la situazione (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, da giorni si discute, sulla stampa, soprattutto nel Popolo della Libertà, se sia giusto un Governo tecnico, ovvero un «Governo delle banche» che sia orientato dai mercati finanziari e dalla speculazione. Coloro che sostengono queste tesi pongono però l'alternativa delle elezioni come se esse fossero la soluzione al problema della supposta soccombenza della politica.
C'è quindi una domanda sul primato della politica e, se questa è la domanda, dobbiamo anche stabilire che cos'è la politica. Per una riflessione così complessa prendo in prestito la definizione che ne diede Adenauer: essa è l'arte di conciliare il desiderabile con il realizzabile. Si tratta quindi di conciliare le proprie idealità, le proprie convinzioni culturali e le sensibilità sociali con quelle complessive della società. Le idee e le soluzioni ai problemi di una società complessa come quella italiana, fortemente integrata in un contesto europeo ed internazionale, non possono definirsi con il marchio del PdL o del PD.
Già nel 2008 con la crisi finanziaria, che è diventata poi economica e sociale, Berlusconi avrebbe dovuto cambiare la coalizione; cambiando lo scenario mondiale, la politica avrebbe dovuto saper leggere le novità ed interpretarle, invece la politica italiana è rimasta immobile. Mentre intorno a noi tutto cambiava, noi rimanevamo fermi agli schemi della campagna elettorale.
L'errore di Berlusconi è stato quello dell'autosufficienza numerica, come se governare fosse un esercizio di contabilità e non una ricerca continua di equilibri politici sempre più avanzati. Invece di aprirsi come il Presidente Casini più volte lo ha invitato a fare, si è chiuso, protetto dai suoi pretoriani e dall'abbraccio mortale di Bossi e della Lega.
Questo schema politico ha portato il Governo di Berlusconi ad assumere decisioni che erano prima utili alla sua maggioranza ed al suo elettorato e, solo in quanto tali, utili al Paese. Quello che era utile al centrodestra era utile all'Italia: questo era l'assioma.
Questo schema politico ha deteriorato i rapporti sociali e politici e ha indebolito la politica rispetto ad altri poteri. È stato e rimane un errore identificare la politica con chi è solo una parte di essa. È l'errore che fanno alcuni Ministri, di cui leggo le interviste questa mattina, che affrontano il tema del nuovo Governo secondo le proprie convenienze politiche e di partito.
Questo errore è stato talmente evidente che ha generato una reazione corale della società italiana e oggi sono tutti per evitare le elezioni anticipate. Non sono stati i mercati o un giudice o un complotto ad aver posto fine a questo Governo, ma l'errore di uno schema politico.
Se Berlusconi avesse aperto ad un Governo di unità nazionale qualche anno fa, forse oggi sarebbe ancora Presidente del Consiglio. La questione della sfiducia dei mercati finanziari verso l'Italia è di natura politica. Ha ragione Berlusconi quando dice che i fondamentali dell'economia italiana sono migliori di altri paesi dell'eurozona.
Secondo i dati Eurostat, il rapporto deficit-PIL italiano nel 2010 è stato migliore di quello di Francia, Spagna, Grecia e Portogallo e pari a quello della Germania - rivisto al 4,3 per cento - considerato tra i più virtuosi dell'euro zona. Pag. 9
Il nostro debito pubblico, pur essendo tra i più alti dell'euro zona con il suo 120 per cento sul PIL, dal 2008 è cresciuto meno di quello di altri importanti Paesi europei. La decisione del pareggio di bilancio nel 2013 e la previsione di un avanzo primario nel 2014 del 5,7 per cento, su un debito che si attesta al 112, 6 per cento in un contesto di bassa crescita, rappresentano un indice di virtuosità nel peggior quadro politico economico e finanziario.
Qual è però la chiave di lettura che Berlusconi non coglie nella lettura di questi parametri, ma che colgono i mercati finanziari? È la sostenibilità nel lungo termine di questi parametri a cominciare dal PIL ossia dalla crescita della ricchezza. Chi compra BTP a dieci anni vuole sapere se i suoi soldi saranno restituiti perché l'Italia sarà ancora solvibile tra dieci anni.
La solvibilità c'è se, da una parte, vi sono le condizioni per una crescita del PIL, non compromessa da politiche recessive, e, dall'altra, una tenuta dei conti pubblici reale e strutturale.
Sono queste due condizioni che oggi mancano: la tenuta dei conti pubblici non è di natura strutturale, essa è basata su tagli lineari e non su riforme di sistema. La riduzione della spesa pubblica si è ottenuta, tagliando la spesa in conto capitale, scesa del 34 per cento, riducendo gli investimenti e rinunciando alla modernizzazione del Paese. Questo significa minore competitività. La spesa corrente invece è stata contenuta, ma cresce ancora più del PIL.
La Corte dei conti - e non l'opposizione - ha calcolato una crescita, per il 2011, della spesa corrente, nonostante i tagli, di circa sei miliardi rispetto al 2010.
La stessa Corte dei conti, con riferimento al periodo 2010-2014, secondo i dati della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanze, ha calcolato un aumento di spesa di 42 miliardi di euro. Confrontando questo dato con l'aumento delle entrate nello stesso periodo (di 117 miliardi di euro), ben si comprende come il nostro sistema economico sia stato messo dentro una morsa: da una parte, l'aumento della pressione fiscale, che toccherà nel 2011 il 45 per cento e, dall'altra, la crescita della spesa dovuta soprattutto all'aumento del costo del debito sovrano.
Aumentano gli spread e questo significa che c'è un maggior costo del denaro nelle banche, con riduzione di liquidità per famiglie ed imprese, in più vessate dall'aumento della pressione fiscale. Questo provvedimento avrebbe dovuto avere un maxiemendamento che riposizionasse i tagli delle manovre estive e l'aumento di pressione fiscale, con misure di rilancio fiscale dell'economia attraverso la liberalizzazione dei servizi e delle attività professionali.
C'è poco degli impegni che Berlusconi aveva assunto con la lettera di intenti del 27 ottobre ultimo scorso con l'Unione europea. Non ci sono le rimozioni di vincoli e restrizioni alla concorrenza e alle attività economiche secondo l'agenda dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (assicurazioni, banche e operatori dell'energia hanno ancora posizioni dominanti sul mercato a danno dei consumatori).
Vanno rimossi i monopoli di servizi pubblici locali; non ci sono le riforme sul mercato del lavoro; l'inserimento delle donne e dei giovani nel mercato del lavoro è tutto caratterizzato dal precariato e senza tutele nella continuità previdenziale e nella disoccupazione. Non c'è la riforma dei servizi pubblici locali, non c'è un'idea di come utilizzare la riduzione dei fondi di cofinanziamento dei programmi europei nelle infrastrutture materiali e immateriali per il Sud.
Sulla finanza pubblica sostenibile si difende ancora l'attuale sistema previdenziale, senza rimuovere le asimmetrie denunciate dall'Unione europea. Occorre subito un nuovo Governo per fare quello che non c'è nel maxiemendamento e che Berlusconi si è impegnato a fare con la lettera di intenti del 27 ottobre scorso e per porre in essere le riforme strutturali e di contenimento della spesa pubblica corrente, affinché diventino permanenti. Pag. 10
Come ha scritto Il Sole 24 Ore giovedì scorso, a caratteri cubitali, «fate presto», salvate chi è ancora vivo e aiutate chi non ha più nulla. Altro che elezioni anticipate! Il nuovo Governo non sarà una passeggiata per gli italiani, imporrà sacrifici, ma dovranno essere più equi, farà tagli, ma dovranno essere selettivi, dovrà imporre nuove tasse, ma a chi potrà pagarle.
L'Unione di Centro ed il Terzo Polo sono pronti a fare la propria parte, l'Italia, però, è di tutti e tutti devono fare la loro, senza calcoli di convenienza elettorale. L'antiberlusconismo è stato un alibi per molti e non premia più, così come l'anticomunismo. Il premio adesso è per chi saprà essere patriota e saprà dare all'Italia le risposte che da quattro anni attende, anzi, forse da molti più (sei o sette). Il Sole 24 Ore ha scritto che sta attendendo da 20 anni: non c'è più tempo da perdere (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, la crisi economica e sociale che attanaglia il nostro Paese non è stata affrontata dal Governo con la necessaria e doverosa determinazione e competenza. La parola finale, e sottolineo finale, di questo troppo lungo iter negativo è il maxiemendamento al disegno di legge di stabilità che viene approvato oggi e che non corrisponde per nulla alla dimensione dei problemi che abbiamo, alla natura dei nostri difficili rapporti con le autorità europee, alle indicazioni stringenti che sono derivate dagli impegni presi nella ridefinizione del Patto di stabilità, alle prospettive di riforma richieste dalla ormai famosa lettera della Banca centrale europea.
Diciamolo chiaramente: la legge di stabilità o meglio il maxiemendamento non corrisponde nemmeno - il che è più clamoroso - al lungo elenco di programmazione di impegni che il Presidente del Consiglio ha assunto in nome dell'Italia, senza peraltro alcuna preventiva discussione parlamentare, nella lettera consegnata all'Unione europea qualche settimana fa.
La lunga richiesta di chiarimenti, ben trentanove quesiti che la Comunità europea ha fatto all'Italia sulla missiva di Berlusconi, prova l'insoddisfazione comunitaria, al di là delle dichiarazioni formali, sulle proposizioni lì contenute: nessun piano di investimenti produttivi; un piano di dismissioni solo annunciato, senza alcuna previsione quantitativa sul ricavabile, che affida ogni decisione ad ulteriori decisioni, ad ulteriori decreti, con addirittura il contorto passaggio che prevede l'affidamento al Demanio, che potrà acquistare titoli pubblici (una partita di giro, insomma, ben altro ci vuole per gli agguerriti mercati speculativi); una trattativa privata per la cessione dei terreni agricoli sotto i quattrocentomila euro, il che pone la delicata questione dei beni confiscati alla mafia. L'articolo 13, su cui si è soffermato il relatore, cozza con la scelta fatta nella legge comunitaria di non accogliere la direttiva europea.
La sola modifica positiva apportata al Senato è quella relativa al reinserimento del trattamento economico accessorio al personale della DIA, anche se permangono dei tagli eccessivi ed insostenibili che mettono in difficoltà la struttura. In compenso, si fa per dire, viene abolito il registro delle armi comuni. A volte c'è da chiedersi se si sa quel che si fa.
Il grande business della paura trova, con questo provvedimento, anziché il civile rafforzamento delle forze dell'ordine, il Far West come orizzonte. Vi è poi una nuova norma che allarga la decontribuzione degli apprendistato, ma non prevede alcuna stabilizzazione finale.
Insomma, si tratta dei risultati di questa politica, che conclude un triennio gestito pericolosamente e con un crescendo negativo sotto gli occhi di tutti e sotto quelli degli osservatori internazionali: uno spread da brivido che mette in discussione il valore dei nostri titoli e preoccupa i risparmiatori, un debito pubblico che resta fermo alla vertiginosa vetta del 120 per Pag. 11cento, un PIL che resta sotto la soglia dell'1 per cento, una disoccupazione troppo pesante che raggiunge cifre insostenibili per i giovani e le donne, una caduta del potere d'acquisto dei ceti medi e dei redditi bassi che allarga le disuguaglianze economiche e sociali.
È, dunque, ora di chiudere questa fase politica e di voltare pagina. Questo esito è il risultato di scelte che si sono rivelate sbagliate, sul piano economico innanzitutto, a cominciare dalla reiterata sottovalutazione della portata della crisi. Ancora il 3 agosto, avevamo già approvato la manovra di luglio ed era già chiaro che si stava predisponendo quella di agosto, il Presidente del Consiglio è venuto in quest'Aula a dirci che andava tutto bene. Ma le cose andavano già male ed i mercati erano in fibrillazione. Già nella composizione della manovra di luglio erano emerse le tensioni internazionali che portarono alla drammatica decisione di inserire la clausola di salvaguardia sulla delega fiscale ed assistenziale per la copertura di ben 20 miliardi di euro, norma poi ripresa nella manovra di agosto ed anticipata di un anno.
Questa spada di Damocle, non dimentichiamocelo, è lì, brandita sulla testa di tutti noi, e basterebbe solo questo episodio per dire quanto di ingovernato c'è, non solo di ingiusto, nelle cose che avete fatto. La sottovalutazione della portata della crisi vi ha portato a sbagliare l'approccio alla terapia. Avete pensato che rigore e crescita venissero in sequenza, mentre, se non c'è crescita, non ci sarà neppure risanamento, e questo è proprio il punto su cui si sono concentrate le critiche internazionali.
Dovete crescere, ci è stato detto spesso e sempre più assiduamente mano a mano che la situazione precipitava. Dobbiamo crescere, abbiamo ripetuto noi in un crescendo di proposte inascoltate. Avete scambiato le esortazioni europee per pregiudizio anti-italiano e anche quando ciò è avvenuto, come nel deprecabile caso della conferenza stampa della signora Merkel e di Sarkozy, resta il fatto che noi non crescevamo. Avete anche voluto tacciare i nostri allarmi per gioco politico: non avete voluto vedere, non avete voluto sentire, non avete voluto sapere.
Avete continuato con i tagli lineari anche quando non c'era rimasto più niente di lineare. Ma tutto ciò non è successo per caso, dietro c'è una linea politica fallimentare, verso l'Europa innanzitutto.
Avete descritto l'Europa sempre più come una minaccia anziché una risorsa: i giudizi sull'euro, la lettera della BCE, che molti di noi considerano una agenda su cui discutere, non possiamo dimenticarlo, vi avevamo chiesto di discuterla, e voi non solo vi siete rifiutati, ma l'avete tenuta secretata fino a quando non sono stati i giornali a pubblicarla. Le stesse risposte contenute nella recente lettera di Berlusconi - quel lungo elenco di impegni fin troppo ravvicinati per essere credibili - non rispondono al vero nodo della questione, e cioè che risanamento e crescita vanno insieme e cioè che ci vogliono riforme. C'è sempre stato nel vostro atteggiamento un di più di autoreferenzialità e - mi sia permesso - di arroganza. «Abbiamo i numeri e decidiamo noi»: è stato il ritornello che abbiamo sentito più volte in quest'Aula. Non avete coltivato alcun rapporto vero con le opposizioni e non avete ritenuto che valesse la pena confrontarvi. Tanto potevate farcela da soli. Anche quando la crisi è diventata acuta, e i vostri numeri esigui, vi siete chiusi nel vostro cerchio magico, senza accorgervi che chi vi bussava alla porta non era tanto l'opposizione, ma il Paese.
Ecco anche che l'indubbio consenso delle parti sociali, di cui avete goduto per lungo tempo, lo avete dissipato. La ricerca dello scontro sociale e della divisione, la progressiva disattesa delle richieste poste e, al tempo stesso, la debolezza strategica sulle scelte da compiere. Per quanto tempo avete dato colpa agli altri delle vostre difficoltà! Il Paese che consegnate dopo tre anni ha bisogno di una robusta iniezione di fiducia e di scelte politiche di discontinuità per superare lo scarto clamoroso tra le grandi potenzialità insite nelle famiglie, nelle imprese e nel lavoro, Pag. 12la voglia di uscire dall'angolo, che tutti i giorni vediamo tra la gente, dalla strettoia attuale e le risposte politiche che finora voi avete offerto. Questo scarto è cresciuto, ma va ricomposto. Questo è il compito che ci aspettiamo assolva la nuova fase politica ed è l'augurio che facciamo al nuovo Governo, che speriamo inizi al più presto il suo impegnativo compito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Toccafondi. Ne ha facoltà.

GABRIELE TOCCAFONDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, è bene evidenziare che l'impegno di questo Governo e della maggioranza nel corso di questa legislatura è sempre stato di fermezza contabile, che è precondizione per il risanamento dei conti pubblici, che, a sua volta, è precondizione per qualsiasi opera di sviluppo che si voglia intraprendere. Tra i punti essenziali inseriti in questo disegno di legge di stabilità sappiamo che si fa riferimento sostanzialmente a due argomenti: vale a dire al Patto di stabilità e alla lettera dell'Unione europea. Per quanto riguarda il Patto di stabilità, attraverso un emendamento dei relatori al Senato, sono stati recepiti gli accordi tra Governo ed enti locali.
In questo modo, in particolare, si rendono operativi due strumenti che sono sicuramente rilevanti per il mondo delle autonomie: il fondo per i cosiddetti enti virtuosi, che così avranno una giusta premialità in funzione del corretto mantenimento dei saldi e dei conti, ed il cosiddetto patto regionale integrato, che assicura una corretta flessibilità all'interno della regione. Quanto poi all'emendamento più importante del Governo (quello che dà le prime risposte agli impegni con l'Unione europea), l'Esecutivo lo ha inserito per senso di responsabilità. Lo stesso atteggiamento ci aspettiamo al momento del voto da tutta la Camera.
Quindi, conformemente alla lettera dell'Unione europea, questo Governo ha proposto e creato le condizioni strutturali per una fase di sviluppo e crescita che tutti auspichiamo. Tanto si è veloci e lineari nell'attuare quanto indicato nella nostra lettera di impegni, tanto più il nostro Paese ne beneficerà. Il gruppo PdL sente in pieno la responsabilità di accompagnare, così come ha fatto in questo triennio, il nostro Paese verso un cambiamento, necessario ed utile. Quanto contenuto nel disegno di legge di stabilità da una parte cerca di mettere in sicurezza i conti, attaccando la spesa, che nei decenni si è dimostrata sempre più alta delle entrate del Paese; dall'altra cerca, con le poche risorse disponibili, di dare una spinta alla crescita economica.
La modifica delle pensioni di vecchiaia, alcune liberalizzazioni degli ordini professionali, la dismissione degli immobili pubblici per la riduzione del debito, la riduzione del debito pubblico degli enti locali, la spinta alla privatizzazione dei servizi pubblici locali, il pacchetto lavoro che riguarda sgravi fiscali al lavoro, al fine di favorire nuovi contratti di apprendistato e per donne disoccupate e l'introduzione di alcune zone a burocrazia zero, questi sono alcuni esempi dei punti contenuti nel presente disegno di legge di stabilità.
Questo momento, che stiamo vivendo, possiamo considerarlo un momento storico. Che lo si voglia o no, la crisi esiste e sta cambiando le condizioni di vita di milioni di persone. La crisi sta provocando reazioni diverse, spesso determinate dal prevalere di due tendenze contrapposte: subire la crisi, pensando di esorcizzarla e di superarla addossando le colpe su qualcuno (ma così facendo non si produce alcun cambiamento, se non quello di aumentare il lamento); oppure ignorarla, continuando a comportarsi come se nulla fosse. È irrazionale pensare che basti essere contro qualcuno per sconfiggere la crisi. Peggio ancora è negarne l'esistenza. È il contrario di quella tradizione che ci appartiene e per la quale la realtà è percepita come positiva anche quando mostra un volto negativo. La posizione da tenere in questo momento è, quindi, realistica. La realtà ci rimette sempre in Pag. 13moto, provocandoci a prender posizione di fronte a ciò che accade. Altrimenti, vi sarà solo il lamento fine a se stesso, che mai ha portato a niente.
Alcuni esempi, che chiunque può ricercare tra chi gli sta intorno, sono un invito a guardare la crisi come opportunità. È la crisi o l'incertezza che ci costringe a renderci conto del valore di alcune cose, a cui magari non si pensava finché non rischiano di venir meno: la famiglia, l'educazione, il lavoro, la propria impresa. Di crisi l'Italia ne ha attraversate tante negli ultimi 150 anni, senza reagire e con una difesa aprioristica del passato e nemmeno con chiusure preconcette, ma mettendo sempre in gioco una capacità di reazione. I nostri nonni erano ben più divisi di noi ideologicamente e messi peggio di noi, perché si trovavano di fronte un Paese distrutto materialmente dalla guerra. Eppure, hanno lavorato per darci un futuro e, pur partendo da posizioni opposte, all'ideologia hanno deciso di anteporre l'ideale che li muoveva, che era l'ideale di costruire qualcosa di positivo per loro e per i loro figli.
Allora, alla luce del realismo prima richiamato, occorre essere leali e ammettere che le ideologie non pagano, che lo statalismo fa sprofondare nei debiti e che la finanza non salva l'uomo e, soprattutto, non produce ricchezza reale, aumentando solo la folla degli indignati. Sempre in maniera realistica, bisogna riconoscere che nella situazione attuale sono reperibili le tracce di un cambiamento positivo. Vi sono persone che non si sono lasciate trascinare dal flusso delle cose. Non potendo cambiare tutto subito e non volendo protestare in maniera violenta, hanno cominciato a cambiare alcune cose che riguardavano loro. Famiglie che potrebbero sfaldarsi sotto l'urto delle difficoltà economiche scoprono il valore di fare sacrifici, magari per garantire, a tutti i costi, l'educazione dei figli, fino al punto di accettare un regime di vita più sobrio non smettendo, però, di tessere reti di solidarietà.
Nel campo della formazione professionale, adesso, più che mai, stanno nascendo realtà che tornano ad insegnare ai giovani un mestiere. A dispetto delle enormi difficoltà a reperire fondi, continuano a nascere opere di solidarietà e di cooperazione nel campo dell'educazione, dell'aiuto alla ricerca di lavoro, del riuso di ciò che per qualcuno è superfluo. Vi sono imprese che, pur tra mille ostacoli che in questo momento potrebbero indurre a chiudere, hanno accettato la sfida del cambiamento e stanno creando occupazione. Vi è, perfino, chi invece di vendere e vivere di rendita, per sé e la propria famiglia, mandando a casa così i lavoratori, ha deciso, da imprenditore, di investire i propri risparmi nella sua ditta.
La strada per attraversare la crisi e vivere il momento storico che stiamo vivendo come una provocazione che ridesta il desiderio di costruire è possibile e questo, per quanto riguarda l'Italia, significa ingegno, conoscenza, creatività, forza di aggregazione. Le scelte politiche devono essere in funzione di chi si muove in questa direzione. La prima politica, infatti, è sostenere chi costruisce un bene per tutti e cercare insieme risposte pratiche alle difficoltà e alle speranze di un popolo.
Nei momenti di crisi questa volontà di costruire qualcosa per sé e per i propri figli è il più potente fattore di crescita. Come ha detto il Presidente Napolitano a Rimini, pochi mesi fa, occorre portare nel tempo dell'incertezza un anelito di certezza, fino a riconoscere che chi accetta questa sfida è una risorsa umana per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, questo atto, che è anche l'ultimo atto del Governo Berlusconi, è l'ultimo atto di un periodo negativo per la nostra storia che dura da 15 anni, nel quale l'idea che in questa società sia soltanto il denaro che conta, sia soltanto la visibilità, sia soltanto la mercificazione, delle cose e del proprio corpo una visione e un modello di vita, ci auguriamo che venga meno anche Pag. 14con questo atto, che è la fine di quel modello di società che Berlusconi aveva in mente, anche se i danni che sono stati provocati alle nostre generazioni - e soprattutto ai giovani - sono così gravi che ci vorranno anni per porvi rimedio. Non foss'altro che perché questo è l'ultimo atto di questo Governo dovremmo dire, o potremmo dire: passi e passi in fretta, in modo che con l'approvazione vi siano anche le immediate dimissioni di Berlusconi. Ma noi non ci sentiamo di affrontare questo tema semplicemente da questa prospettiva, perché dobbiamo anche dire che questo provvedimento, che ha qua e là alcune misure che sicuramente sono condivisibili, ha dentro di sé ancora la continuità e la continuazione di un modo di impostare le problematiche del nostro Paese che fa parte di quella famosa lettera, che Berlusconi ha mandato all'Unione europea e che viene contrabbandata come una risposta alle richieste che arrivano dall'Europa. Mi permetto di dire che non c'è niente di vero in questo. Ho qui le osservazioni, le richieste di chiarimento che il Commissario Rehn ha inviato basandosi su quella lettera, che dimostrano in più punti come in realtà l'Europa - cosa di cui noi abbiamo piena consapevolezza - è interessata ad un risultato, l'Europa è interessata ad un saldo che noi dobbiamo garantire: all'Europa non importa più o meno come noi andiamo a raggiungere quel saldo, l'importante è che garantiamo la salvezza dei conti pubblici e il quadro della finanza pubblica. Ciò è talmente chiaro che davvero leggendo quel documento sembra quasi che l'Europa, per la prima volta, senta parlare di determinate misure contenute in quella lettera. Altro che l'Europa che detta prescrizioni al nostro Paese su come intervenire!
Allora voglio dire - lo ripeto - che, accanto ad alcune misure assolutamente condivisibili, ce ne sono molte che ci lasciano perplessità, l'idea che si vada a tagliare e praticamente ad azzerare il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero che, per definizione, dovrebbe preoccuparsi di far crescere il nostro Paese vede azzerata, pressoché totalmente, la sua dotazione finanziaria. Vorrei capire se questo è uno strumento perché, d'ora in avanti, questo Paese cresca.
Qui dentro per la crescita del Paese non c'è pressoché nulla. Si è detto le liberalizzazioni delle professioni, ho sentito dire. Ma quale liberalizzazione? L'unica misura che c'è qui dentro è il venir meno dei minimi tariffari! Vi leggo cosa ha scritto il Commissario Rehn chiedendo i chiarimenti, dice «La lettera parla di misure atte a rafforzare l'apertura delle professioni e i servizi pubblici locali. Il Governo potrebbe fornire ulteriori dettagli sui contenuti di queste misure e sui settori che ne sarebbero interessati? Abbiamo compreso bene che c'è l'intenzione di rimuovere le barriere di ingresso alle professioni?» E mi pare che se questa era una delle prospettive richieste dell'Unione europea sicuramente su questo punto non c'è nulla, quindi di che parliamo? Di qualcosa di minimale?
Sentivo un collega, ieri, in una trasmissione televisiva, che dava le percentuali. Diceva: «(...) C'è il 55 per cento del contenuto della lettera di Berlusconi (...)». Io non so dare i numeri perché non so realmente come si possa dire... il suddetto collega ha sostenuto più volte che c'è il 55 per cento della lettera. Allora voglio dire, non c'è nulla realmente per lo sviluppo, ma ci sono dei tagli significativi, che sono in qualche modo davvero inaccettabili per un Paese civile. Penso, ad esempio, alla riduzione del contributo al Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, estorsioni e usura. In una situazione nella quale, grazie alla crisi economica, l'unica impresa che va e continua ad andare meglio è la mafia, sono le attività mafiose, la criminalità organizzata, noi tagliamo un fondo che serve per contrastare quel tipo di attività. Ma vi sembra possibile, vi sembra accettabile che questo venga contrabbandato come un provvedimento che serve per favorire lo sviluppo? C'è la riduzione dei trattamenti economici per la DIA, la Direzione investigativa antimafia, ma qui si vogliono invece forse aiutare la mafia e la criminalità Pag. 15organizzata togliendo spazio e risorse a chi è preposto a combatterla?
Ed ancora, un nuovo regalo, senza condizioni, di assistenzialismo al settore dell'autotrasporto. Da dieci anni questo Governo lo fa continuamente, ed è noto che c'è un parlamentare che guida sindacalmente quella categoria, che è una delle categorie che, stando a quello che il probabile futuro Primo Ministro Monti ha dichiarato recentemente sulla necessità di fare una lotta ai privilegi e alle corporazioni, qui siamo in presenza di assistenza e, invece di destinare quei fondi a creare condizioni di competitività e di liberalizzazione in quel settore per rendere le imprese forti, si continua a fare dell'assistenzialismo.
Non voglio farla lunga, ma ce ne sono anche altre di misure. Ci sono quelle, per esempio, che riducono e sottraggono risorse all'attività relativa al controllo delle ferrovie dal punto di vista dei possibili pericoli e rischi legati al trasporto ferroviario, e dopo che abbiamo avuto quello che è successo nel nostro Paese, le stragi, alcune stragi capitate proprio forse anche per omissione di attività di controllo, noi togliamo fondi anche lì.
Ma poi, mi permetta e concludo con questo, signor Presidente, c'è una misura davvero vergognosa, che è stata introdotta non otto mesi fa, ma l'altro giorno: 150 milioni di euro alla «legge mancia», cioè una legge che serve per permettere degli interventi di natura clientelare su indicazione dei singoli deputati. È una cosa vergognosa, contro la quale noi di Italia dei Valori ci siamo sempre battuti, tant'è che abbiamo rifiutato di partecipare a questo banchetto, che consideriamo immondo, e in una situazione grave come questa, dove non si trovano i soldi per garantire ai danneggiati da sangue infetto la rivalutazione delle loro indennità di risarcimento, questo Parlamento ha messo, due giorni fa, 150 milioni di euro da buttare in questo modo vergognoso. Solo questo sarebbe sufficiente. Solo una cosa come questa è sufficiente per dire che noi non possiamo che essere assolutamente contrari a un provvedimento come questo, che non dà niente allo sviluppo, toglie risorse a ciò che serve, e assolutamente non sarà certo questo lo strumento che permetterà di contrastare, come qualcuno dice, la crisi dei mercati finanziari (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Oui, merci, bonjour monsieur le Président. Je voudrais adresser le salut de ma partie politique au lieutenant de la France qui est dehors. Je regrette... Je ne peux pas parler allemand... (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Polledri, noi ci complimentiamo per il suo francese, che peraltro non sono la persona più indicata a giudicare, però le ricordo comunque che in questo Parlamento si parla in italiano.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, la ringrazio anche della sua pazienza. Faccio notare che in questo Parlamento, però, si è parlato francese, perché il primo statuto che si è mutuato da quello Savoia era in francese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), tanto che il primo re d'Italia non è partito con il numero uno, come doveva, ma in continuità con quello savoiardo. Questa era una piccola digressione. Signor Presidente, ho sentito parlare di molte cose.

PRESIDENTE. Sul piano storico avrei qualcosa da obiettare, ma possiamo procedere.

MASSIMO POLLEDRI. La lingua iniziale dello Stato italiano, con lo Statuto albertino, era l'italiano insieme al francese, quindi il francese sarà una lingua che dovremo riprendere sicuramente, viste le condizioni politiche in cui siamo.

PRESIDENTE. Onorevole Polledri, da questo punto di vista, la invito anche ad Pag. 16imparare qualche parola di tedesco, ma nel frattempo procediamo in italiano.

MASSIMO POLLEDRI. Molti nemici, molto onore, si diceva in passato. Noi non abbiamo nemici, ma sicuramente abbiamo molte persone... (Commenti). Noi non abbiamo perso l'onore, ma preferiamo morire in piedi piuttosto che vivere strisciando, come magari farà una parte, ahinoi, del Parlamento e di questo Paese.
Signor Presidente, noi abbiamo la memoria abbastanza lunga, non come altri colleghi che in questi giorni si sono abbeverati al fiume Lete. Colleghi che si svegliano da una passione berlusconiana incredibile si abbeverano al fiume Lete e si trovano improvvisamente da un'altra parte, dimenticandosi dei minimi principi di gratitudine. Questo serviva a Dante nel Purgatorio perché, quando qualcuno doveva dimenticare i propri peccati, beveva e in qualche modo dimenticava.
Signor Presidente, in questo coro, in cui l'Europa è giudicata come il nostro migliore alleato, ci sono elementi che non tornano. Non ho sentito per esempio parlare del «servizietto» - chiedo scusa - che ha fatto seguito alla decisione dell'EBA, che è il meccanismo di supervisione. Visto che tutti i giorni ci dicono: andate avanti, vi vogliamo aiutare, hanno pensato di ridefinire nei primi settanta istituti di credito gli indici di solidità patrimoniale, che sono stati aumentati. Il direttorio franco-tedesco, che salutiamo in attesa che possa prendere ufficialmente possesso del Paese, ha detto una cosa semplice per quanto riguarda la valutazione dei prezzi di mercato dei titoli del debito, quindi il nostro debito. Prima i titoli del portafoglio erano determinati a scadenza al valore d'acquisto, ora si è deciso un bel deprezzamento contabile al prezzo di mercato. Questo giochino costerà alle nostre banche qualcosa come 14 miliardi di euro, che dovranno essere capitalizzati. Non ho sentito nessuno di tutti questi europeisti dire ciò. Funziona molto bene per le altre banche. Non ho sentito nessuno ringraziare la Deutsche Bank quando ha buttato fuori gran parte dei nostri titoli di Stato, che poi ha dovuto ricomprare. Era un piacere che aveva fatto a questo Paese? Siamo nella stessa Europa? Poi ci dicono: vogliamo un qualche modo...

SANDRO GOZI. Chiama Giulio!

MASSIMO POLLEDRI. Non sono stati contabilizzati, negli indici di solidità patrimoniale, i titoli tossici, le attività ad alto rischio, la differenza tra banche di investimento e banche di intermediazione. Non si è detta una parola sui vari istituti, come Lehman Brothers e Dixie, che ci hanno portato alla speculazione.
Nel mezzo vi è stata un'enciclica del Papa che ha riconosciuto come l'egoismo, l'insincerità, la mancanza di solidarietà, abbiano portato un gruppo ristretto alla crisi economica, giochicchiando, negli Stati Uniti, sui debiti delle famiglie e sui nostri debiti. Vi è un gruppo ristretto che ha giocato, arricchendosi pesantemente in questi giorni, sul debito sanitario della nostra nazione. Nessuno, ripeto, nessuno, ha avuto il coraggio di esprimere una parola di esecrazione per questo. Questi meritavano un sacco di legnate! Un Parlamento serio e una politica seria avrebbero dovuto prenderli a legnate, non consegnargli le chiavi del Paese, come a dire: «Prego, madama la marchesa».
Avete mandato via Berlusconi, questo è sufficiente, colleghi della sinistra? Il regicidio per consegnare la politica. In questo Parlamento parliamo ancora italiano, forse ce lo lasceranno parlare ancora per un po', ma le decisioni le prenderanno da un'altra parte. A meno che non pensiamo che qualcuno sia dotato di potere taumaturgico. Come il Presidente sa, per noi il verbo, la parola, ha un carattere sostanziale, ma bisogna fare attenzione perché molte volte questo può avere un effetto placebo che cura per un attimo.
Inoltre, vedo poca cortesia istituzionale, vedo un bravissimo senatore, una persona alla quale facciamo i nostri migliori auguri, che riceve più di Gesù bambino in questi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Stanno andando tutti da lui, Pag. 17ma il Parlamento non ha ancora deciso, il Governo non si è ancora dimesso. Sarebbe necessario un minimo di forma, per carità, altrimenti chiudiamo.
Il suo Presidente ieri, in un'intervista, facendo rivoltare Terracini nella tomba - ricordiamo le discussioni dell'Assemblea costituente quando si parlava del numero di parlamentari - alla domanda «Cosa facciamo per il futuro?» Ha risposto: «Dimezziamo il numero dei parlamentari, diamo vita ad una bella legge elettorale e vedrete che gli italiani mangeranno di più, meglio e tutti i giorni». Allora, signor Presidente, noi non ci abbeveriamo al fiume Lete e ricordiamo che il primo momento di unità questo Paese lo conobbe, allorché si presentarono i francesi, con l'insorgere perché, ovunque si presentarono, vi fu una reazione popolare. Se andiamo a palazzo Colonna, poco lontano da qui, i conti e i principi hanno lasciato il buco di una colubrina, con una palla del cannone, a futura memoria. Vorrei ricordare, per esempio, che il 22 settembre Napoleone arrivò a Milano e portò un bell'albero e vi ricordo che la gente si arrabbiava molto perché voleva cambiare le abitudini. Inoltre, legava le campane, i mesi non si chiamavano più novembre o dicembre, ma avevano altri nomi, anche loro avevano come ricorrenza il quinto anno della rivoluzione francese, come un'altra ricorrenza che tristemente venne dopo. Dicevo, Napoleone piantò l'albero della libertà, mentre intanto requisiva cavalli da sella, richiedeva 3 mila fucili, vuotava le casse dello Stato, dell'ospedale maggiore, del capitolo della Chiesa metropolitana.
Vorrei citare il Fianchetti, uno scrittore dell'epoca, perché il 22 settembre si festeggiò - immagino che nelle future ricorrenze il 22 settembre sarà ricordato come la presa di Milano: «Le feste civiche del rimanente erano scarso conforto ai pesi dell'invasione, aggravati dall'ignoranza burbanzosa e dalla rapacità spudorata di molti commissari francesi. Non essendo ancora interamente saldato il debito di venti milioni - perché anche loro non ci arrivavano mai a saldare il debito, anche all'epoca - il Direttorio aveva mandato per reclamarne la riscossione». Il grande economista Pietro Verri disse: va bene, ci sostituiamo in qualche modo al debito, garantiamo noi il debito. E cosa si fece? Quello che farà questo Governo. L'amministrazione generale della Lombardia pensò bene di assumere il carico delle sue amministrazioni e inventò la prima patrimoniale, signor Presidente, imponendo un prestito forzoso a diciannove famiglie ricche.
Peccato che allora non c'erano i Colaninno e gli altri che avevano i soldi, né c'erano i De Benedetti che i soldi non ce li hanno qua. Voglio vedere come facciamo ad andare a prendere quei soldi in Lussemburgo o da altre parti. Fu la prima patrimoniale, per famiglie imputate di aristocrazia o ree di essersi ritirate in campagna.
Noi, quindi, abbiamo già vissuto un periodo simile, che non viene ricordato ma è stato il primo momento di Unità d'Italia. All'epoca, signor Presidente, i generali di Bonaparte nel portarci la libertà stimarono circa 60 mila morti che, secondo il calcolo odierno sono circa 200 mila morti. Non ce ne è traccia fra i nostri.
L'unica speranza è che allora venne la Repubblica Cispadana. Non ne farò menzione, ma arrivò la Repubblica Cispadana e, quindi, se la storia segue un determinato corso, noi in qualche modo siamo relativamente fiduciosi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Presidente, se vogliamo dire altro, l'assunto è: cosa è cambiato rispetto a due o tre mesi fa? Non lo dico io e non lo dice Berlusconi. Se andate a prendere il The Economist di oggi, si legge chiaramente che vi sono tutta una serie di bugie che vengono dette. Il titolo è solvibile, se vogliamo tener duro, anche se per un anno permangono i tassi attuali sul debito publico - lo dice il The Economist. Quindi l'economia è più solida e non si può parlare di Grecia, perché sono delle sciocchezze. Ci sono delle differenze notevoli. The Economist ci dice chiaramente che l'Italia ha una maturità dei propri conti e dei propri debiti, emessi a lungo termine, Pag. 18e può tenere il costo anche per un lungo periodo. La prossima emissione che sarà di 250 miliardi nel prossimo anno sarebbe sostenibile ad un tasso del 7,5 per cento. Un tasso del 7,5 per cento ci porterebbe via meno dell'1 per cento del PIL. Certamente, nessuno si auspica ciò, ma sono incredibili i cori «Addio, muoriamo dopo due giorni».
È evidente che in qualche modo qualcuno ha mosso i mercati e che qualcosa è cambiato, perché c'è una volontà politica. Di manovre ne abbiamo fatte tante, signor Presidente. Nel 2014 vorrei vedere la Francia. Noi abbiamo ricevuto una lettera al giorno (36 punti, 5 punti e via dicendo), ogni tanto ci arriva un Commissario e poi un altro.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Polledri.

MASSIMO POLLEDRI. A questo riguardo vorrei sapere se quest'ultimo Paese, con un rapporto deficit-PIL cresciuto dal 7 al 7,1 per cento, così come la Spagna da 9,1 a 9,3, il Portogallo da 9,1 a 9,6, e, in qualche modo, anche la Germania, qualcuno di questi Paesi ha mai ricevuto una cartolina, un francobollo, un sms, un mms, qualunque cosa, una telefonatina, un colpo di citofono? Mai niente! Arrivano invece qua da noi sempre e comunque. Forse perché dopo l'Edison magari c'è altro? Magari ci sono le Generali? Magari c'è l'ENI? Magari invece della Bretagna la chiamiamo la Loira? Facciamo qualcosa d'altro? E siamo sicuri che in qualche modo ci sarà maggiore equità sociale? Io non credo che ci sarà maggiore equità sociale.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Polledri.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente noi chiudiamo. Pensiamo che avremmo potuto fare di più. Forse avremmo potuto fare meglio e di questo chiediamo scusa agli italiani e ai padani.

ROBERTO GIACHETTI. Grazie. Basta così!

MASSIMO POLLEDRI. Ma sicuramente non ci dimentichiamo di concetti importanti come la democrazia. Signor Presidente, cinquant'anni fa mio padre stava da una parte, però, devo registrare che quando uno straniero si è presentato in questo Paese due schioppettate le ha sempre prese. Mio padre le ha date volentieri ai tedeschi, che oggi si presentano da noi e in qualche modo metteranno un'ipoteca sulla democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Iniziare in francese e terminare con le schioppettate non è il massimo.
È iscritto a parlare l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, io, a differenza dell'onorevole Polledri che mi ha preceduto, non sono affatto convinto che ciò che sta accadendo al nostro Paese abbia responsabilità che sono oltre i confini del nostro Paese e che il Governo non abbia responsabilità, in termini di deficit di autorevolezza e di credibilità, per le turbolenze sui mercati: ma oggi non voglio parlare di questo perché credo non sia il tempo della polemica politica.
Questo è l'ultimo atto del Governo e non avrebbe senso utilizzare l'occasione del dibattito in Aula per esprimere dei giudizi politici che tante volte, in tante altre occasioni, discutendo di provvedimenti economici del Governo, abbiamo espresso in quest'Aula, a volte anche con durezza. Oggi non vogliamo farlo. Questi giudizi che noi non esprimiamo in Aula li sta esprimendo il mercato nelle ultime settimane, e soprattutto il giudizio sul Governo, sulla politica degli ultimi anni lo scriverà la storia, quando verranno scritte le pagine di questa stagione che si sta chiudendo, la stagione di questo bipolarismo insufficiente che aveva promesso agli inizi degli anni Novanta tante riforme ma che alla fine non ne ha realizzata alcuna.
Non ci interessa fare polemica, soprattutto oggi, contro questo Governo, perché peraltro, nell'ultimo ventennio, nessun Governo Pag. 19ha avuto il coraggio di fare le riforme che mancano al Paese. Non ci interessa in sostanza rappresentare, anche legittimamente, come si fa in un'Aula parlamentare, gli interessi di una parte politica, né celebrare funerali o consuntivi politici. Ci interessa invece dimostrare che questo Paese è ancora un grande Paese dove la politica nelle situazioni difficili sa stare insieme e sa dimostrare responsabilità perché, come ha detto il Presidente Casini in diverse occasioni, quando la casa brucia non ha senso litigare per la sua eredità. Per questa ragione abbiamo deciso di consentire, sia al Senato ieri che alla Camera oggi, la più rapida approvazione della legge di stabilità, affinché si possa subito aprire una nuova fase nella vita politica e istituzionale del Paese.
Abbiamo evitato, quindi, di fare ostruzionismo, non abbiamo ritardato in alcun modo la discussione del provvedimento, anche se questo provvedimento, questa legge di stabilità, non ci piace, perché ci pare solo un insieme di risposte abbozzate alle domande che i mercati e l'Europa ci stanno rivolgendo insistentemente nelle ultime settimane, una serie di accenni ai problemi strutturali della nostra economia. Manca ogni intervento incisivo ed essenziale sia sul fronte della riduzione del debito, sia sul fronte della crescita. Solo qualche esempio: non c'è coraggio sufficiente sul tema delle pensioni, perché non credo possa bastare una norma che fissa al 2026 la data per i pensionamenti di vecchiaia a 67 anni, soprattutto quando siamo costretti a chiedere alla BCE che intervenga sul mercato secondario per acquistare i nostri titoli di Stato, perché altrimenti, senza il suo intervento, lo spread sarebbe a livelli straordinariamente più alti. Tuttavia noi contribuiamo al capitale della BCE come i tedeschi e dobbiamo avere anche la possibilità di spiegare perché da noi si va in pensione ad una età minima che è di 58 anni mentre in altre parti d'Europa questa età è sensibilmente più alta.
Nel momento in cui la politica parla di riforma delle pensioni, deve avere il coraggio, chiedendo sacrifici, di fare sacrifici, di riformare, per esempio, il sistema dei vitalizi dei parlamentari e di spiegare a quanti stanno andando in pensione che il sacrificio che si chiede è un sacrificio da fare a vantaggio dei figli che, altrimenti, rischiano di non avere un futuro previdenziale né di potersi costruire una vita a causa del lavoro che manca. Un altro esempio: non bastano gli sgravi per l'apprendistato, a fronte della necessità di rivedere il funzionamento complessivo del mercato del lavoro, guardando ai diritti e ai doveri dei lavoratori e ai diritti e ai doveri delle imprese, ma anche ai diritti di chi il lavoro non ce l'ha, e riformando il mercato del lavoro insieme agli ammortizzatori sociali. Non è sufficiente, inoltre, lo spot delle zone a burocrazia zero per poter affermare che lo Stato ha fatto un passo indietro riducendo il suo peso ed i suoi costi. Così come non possono bastare le norme di indirizzo o le enunciazioni contenute in questo provvedimento e che riguardano il tema cruciale delle liberalizzazioni. Per questa riforma, per le liberalizzazioni, non servono risorse, ma occorre il coraggio per sradicare incrostazioni che sono di grande ostacolo per la crescita. Da mesi noi dell'UdCpTP sosteniamo che questo coraggio, il coraggio delle riforme impopolari, ma necessarie, può trovarlo solo un «Governo dei migliori» che metta da parte gli interessi di schieramento e che abbia l'intenzione di restituire al nostro Paese l'orgoglio e l'autorevolezza che merita. Ci guardavano come marziani quando lo dicevamo qualche mese fa; eravamo quelli che pericolosamente volevano mettere in discussione questo sistema bipolare. Oggi, molti ci danno ragione, ma non ci beiamo di questo in quanto abbiamo coscienza che il difficile viene da domani in poi.
Il Governo che verrà sarà chiamato a scongiurare il default del Paese, ma dovrà anche produrre cambiamenti politici ed economici rilevanti, facendo diventare la crisi l'occasione per trasformare il tessuto economico del nostro Paese e per rimettere l'Italia sul giusto binario. Da domani dovremo essere protesi a recuperare con orgoglio il nostro ruolo di Paese fondatore Pag. 20dell'Europa. L'Europa, infatti, rappresenta una grande costruzione. Vorrei dire a Polledri, il collega della Lega Nord Padania che mi ha preceduto, che l'Europa, nonostante i suoi limiti e le sue incertezze, ci ha consentito, fino ad ora, di evitare il disastro. Abbiamo bisogno di più Europa e di un'Europa più potente. È miope l'atteggiamento di chi evoca oggi il commissariamento dell'Italia da parte dell'Europa per evocare, con il commissariamento dell'Italia, una fastidiosa ingerenza nelle questioni interne del nostro Paese e un vulnus nella nostra sovranità. Non è così, noi siamo i fondatori di questa costruzione che è l'Europa e quello che sta avvenendo è frutto dei trattati che, nel corso degli ultimi cinquant'anni, abbiamo liberamente deciso di sottoscrivere delegando liberamente parte della sovranità nazionale alle istituzioni europee. Se l'Europa ha limiti che deve superare, questi limiti stanno proprio nel fatto che, troppe volte, prevalgono gli interessi nazionali su quella che dovrebbe essere, invece, una maggiore sovranità dell'Europa, almeno nelle scelte che riguardano le politiche fiscali. Non è tempo, quindi, di rigurgiti nazionalisti che ci porterebbero fuori dalla storia e nel baratro di una crisi senza prospettive. È tempo, invece, di dimostrarci più forti ed autorevoli per chiedere a nostra volta più forza ed autorevolezza alle istituzioni europee. Infatti, quando avremo superato la bufera, altre sfide ci attenderanno. Vorrei ricordare le previsioni sulla crescita del PIL in Europa che dimostrano che il problema della crescita, che noi viviamo più drammaticamente, è un problema che avrà nel 2012 l'intera Europa. Noi dobbiamo utilizzare questa occasione per recuperare quel deficit di competitività che ci deve poi consentire di far crescere il nostro Paese. Oggi, quindi, non abbiamo voglia di fare opposizione, ma abbiamo voglia, invece, di dimostrare che, anche dall'opposizione, la politica può fare esercizio di responsabilità, così come ci ha autorevolmente dimostrato il Presidente Napolitano a mo' di esempio nei giorni scorsi, e abbiamo voglia, soprattutto, di chiedere al Presidente Berlusconi di dimostrare la stessa responsabilità.
Quello che ci aspetta non è la sconfitta, né la rinuncia della politica: solo una politica incapace, poco autorevole e poco credibile ha bisogno di stare in prima linea per dimostrare di esistere (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fluvi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, con il voto sul rendiconto dello Stato la Camera ha certificato, pochi giorni fa, che la coalizione di centrodestra uscita dalle urne nella primavera del 2008 non esiste più, neppure in Parlamento. Le dimissioni obbligate del Presidente del Consiglio e del Governo sono la dimostrazione più evidente del fallimento di una maggioranza che, in termini numerici, non ha avuto uguali nella storia della Repubblica. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Onorevole Polledri, lei mi stupisce: parla già come se fosse all'opposizione. Ma chi ha avuto la responsabilità di portarci in questa situazione? La Lega, insieme al Popolo della Libertà, ha governato otto degli ultimi dieci anni. Certo, io condivido il fatto che - per un Paese cofondatore dell'Unione europea, quale l'Italia, che annovera tra i suoi leader e le sue personalità più prestigiose europeisti convinti come De Gasperi, Prodi, Ciampi e il Presidente Napoletano - fa un certo effetto, presidente Giorgetti, vedere gli ispettori della Commissione europea e della Banca centrale europea spulciare i testi legislativi e suggerire correzioni, modifiche e integrazioni. Ma il direttorio franco-tedesco, a cui lei faceva riferimento, non esiste per un destino cinico e baro, presidente Giorgetti. Esso esiste perché voi siete stati inesistenti, in questi anni, nel consesso europeo. Questo è il lascito che voi lasciate all'Italia, questa è l'eredità che voi lasciate al nuovo Governo.
Anche dal punto di vista economico, la situazione è molto difficile. Abbiamo alle Pag. 21spalle una settimana difficile - l'ennesima - che ha visto la Borsa di Milano perdere fino al 5 per cento sugli indici azionari delle maggiori società quotate, con cali a due cifre o sospesi per eccesso di ribasso; abbiamo visto lo spread sfiorare i 600 punti base: le ricordo che tre anni fa il differenziale tra i bund tedeschi e i BTP italiani era a circa 40 punti base ed è stato solo grazie all'intervento deciso del Presidente della Repubblica se si è riusciti ad attenuare i danni. Non c'è male, dunque, per una maggioranza che poteva vantare, appena tre anni fa, quasi cento deputati di vantaggio qui alla Camera.
Tuttavia, non era scontato che l'Italia si trovasse in questa situazione e arrivasse sull'orlo del baratro. Certo, tutto il mondo industrializzato si è trovato e si trova in una situazione di difficoltà, ma la continua sottovalutazione della gravità della crisi, unita ad una progressiva perdita di credibilità del Governo, hanno portato l'Italia in questa situazione.
Per quante volte ci avete detto che la crisi non esiste, che è una questione psicologica e che ormai è alle nostre spalle. Anche pochi giorni fa, il Presidente del Consiglio non ha avuto di meglio da fare che continuare a negare la crisi economica. Di contro, il crollo della produzione industriale, l'incremento delle ore di cassa integrazione, il calo dell'occupazione e dei consumi sono lì, a testimoniare la distanza tra la vostra rappresentazione dell'Italia e la realtà.
Ma il bello è che avete sempre dichiarato che era prioritario mettere in sicurezza i conti pubblici ed è proprio qui che avete fallito: in tre anni siete riusciti a portare il rapporto tra il prodotto e il debito intorno al 120 per cento.
Non c'è che dire, un incremento di quasi 15 punti in tre anni. Siamo tornati ai livelli dei primi anni Novanta, con alle spalle anni e anni di sacrifici degli italiani. Il tutto, badate bene, senza essere dovuti intervenire in soccorso alle banche o altre istituzioni finanziarie, senza aver messo in campo alcun intervento di stimolo all'economia ma, quello sì, dopo avere condonato i capitali esportati illegalmente all'estero con il pagamento di un obolo del 5 per cento.
L'esperienza di questi anni è la dimostrazione più evidente di quanto andiamo dicendo dalle settimane successive all'esplodere della crisi: senza crescita, anche gli obiettivi di finanza pubblica rischiano di non essere credibili. Certo, condivido che non sia semplice; non è sufficiente premere un bottone per fare ripartire l'economia, così come sappiamo che l'economia italiana cammina lentamente non da oggi. Ma è proprio questa la vostra maggiore responsabilità: una maggioranza così ampia che non è riuscita in questi anni ad affrontare quelli che sono i nodi del Paese, i nodi che il Paese deve sciogliere. Tali nodi si chiamano: lotta all'evasione, riforma fiscale per riequilibrare il carico tributario dal lavoro alla rendita, la messa in discussione dei monopoli, delle rendite di posizione, l'avvio di un processo di riforme istituzionali, che nell'ottica del federalismo, scommetta sulla qualità della pubblica amministrazione come leva della crescita.
Signor Presidente, la legge di stabilità che voi voterete non aggiunge niente a questo quadro, non riesce neppure a tradurre in norma qualcuno dei tanti impegni che il Governo italiano ha assunto con l'Europa. Altro che decreto sviluppo, sul quale vi siete attardati a discutere per settimane. Se qualcuno, con questo provvedimento, si aspettava un salto in avanti, uno scatto di orgoglio, è rimasto deluso. D'altra parte, ormai, le attese dell'opinione pubblica e dei nostri partner europei non sono tanto concentrate sul contenuto della legge di stabilità quanto sulle dimissioni del Presidente del Consiglio e di questo Governo. Questo è un testo deludente, ne ha parlato già, prima di me, il collega Baretta; signor Presidente, come già è stato detto, i provvedimenti al nostro esame non producono effetti sui saldi di finanza pubblica e vorrei rammentare, più a me stesso, i numeri della manovra estiva. È stata questa una manovra quantitativamente importante, quasi 60 miliardi di euro per sottolineare i lasciti di questo Pag. 22Governo a quello successivo. È stato un intervento che affida gran parte delle coperture a risorse che dovranno essere recuperate dalla riforma del sistema fiscale e assistenziale; da quella delega dovranno arrivare 20 miliardi di euro: 4 miliardi di euro l'anno prossimo, 16 miliardi nel 2013, 20 miliardi di euro a regime. Ma come pensate di poter reperire queste risorse? Avete detto: attraverso una riduzione delle cosiddette agevolazioni fiscali. Ebbene, queste agevolazioni fiscali sono: detrazioni per carichi familiari, detrazioni per reddito da lavoro o da pensione, detrazioni per i mutui relativi all'acquisto della prima casa, persino l'IVA ridotta al 4 per cento, quella che incide, tanto per intenderci, sui beni di prima necessità, è considerata una agevolazione fiscale. Ma vi rendete conto che una riduzione di questo tipo di agevolazione significa una cosa sola? Significa incremento netto di tassazione solo per alcune categorie? Oppure, pensavate di poter reperire 20 miliardi dalle già esigue risorse destinate alla spesa sociale? Un plafond che, secondo la Corte dei conti, non dovrebbe superare i 40 miliardi di euro se consideriamo al suo interno anche alcune aree al confine con la previdenza, come le pensioni di reversibilità; 20 miliardi su 40, rappresentano il 50 per cento oppure, e mi avvio a concludere, avete messo lì quelle coperture tanto per fare, rinviando al futuro la responsabilità delle scelte.
Ma qui è il punto: questo non è che l'ultimo chiodo che lasciate al prossimo Governo, qualunque esso sia. È un buco che voi lasciate ad altri, i quali avranno il compito di risolvere la situazione.
Concludo riaffermando un concetto: la mancanza di una politica economica in grado di accompagnare l'Italia, il suo sistema economico verso un approdo sicuro e la mancanza di credibilità internazionale del Governo rappresentano la causa principale che ha portato il nostro Paese in questa situazione. Prima ne prendiamo atto meglio è.
Siamo di fronte ad una situazione eccezionale ed il Paese ha bisogno di uno sforzo straordinario. Ne siamo consapevoli e siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità, ma fondamentale è dire la verità agli italiani, solo così sarà possibile fare leva su tutte le risorse di cui questo Paese dispone, chiamare a raccolta tutte le risorse endogene, tutte le competenze e le professionalità per uno sforzo condiviso.
Nelle situazioni di difficoltà gli italiani hanno sempre dimostrato di essere capaci di sforzi straordinari.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ALBERTO FLUVI. Concludo, Signor Presidente. Lo abbiamo visto negli anni Novanta quando l'Italia si trovò di fronte al baratro, lo abbiamo visto nel 1996 e nel 1997 quando si trattò di avere uno scatto di reni per raggiungere l'obiettivo dell'euro.
Anche oggi sono convinto che vi sia questa disponibilità a due condizioni però - e chiudo - che si abbia la sensazione che i sacrifici servano a qualcosa e che si abbia la certezza che siano distribuiti in maniera equa.
L'Italia è un grande Paese e ha le risorse per tornare a crescere, per tornare ad essere protagonista nello scenario europeo ed internazionale. Confidiamo nella saggezza del Presidente della Repubblica, nel suo sforzo per indicare al Paese un percorso sicuro per risalire la china (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Commercio. Ne ha facoltà per sei minuti.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci accingiamo ad esprimere un voto che ha una duplice valenza. Da un lato quella di concludere una stagione assai complessa, caratterizzata da forti contraddizioni del Governo sul territorio, che hanno contribuito pesantemente ad accentuare gli squilibri esistenti rendendo ancora più difficoltosa la condizione prima che finanziaria, sociale ed economica del Paese. Pag. 23
D'altro lato quella di dar luogo ad una fase completamente nuova nella quale dovranno costruirsi nuove e più adeguate regole per lo sviluppo che sia sostenuto da una rigorosa e certosina opera di risanamento economico attraverso appropriate riforme strutturali.
Non ci nascondiamo di certo che sarà un'opera difficile perché dovrà agire in direzione del rigore, un rigore che in alcun caso potrà significare applicare la regola di far pagare un costo uguale a tutti, anche a quelli che purtroppo fin qui hanno dovuto sostenere da molti anni il peso di un degrado sociale ed economico che difficilmente trova riscontro nell'Europa moderna, come è il caso del Meridione d'Italia. Sarebbe l'amara e inaccettabile applicazione di un principio di somma ineguaglianza e dunque di somma ingiuria per il nostro Sud.
Siamo riconoscenti al Capo dello Stato per l'opera saggia che conduce che ha permesso al Paese di potersi svincolare dai pregiudizi e dai non sempre e comunque accettabili interventi invasivi da parte delle preposte istituzioni finanziarie internazionali e che oggi ci fornisce l'occasione, non solo per rivendicare al cospetto di tutti il rispetto dei principi di una vera e propria sovranità nazionale, ma anche di riconquistare il posto che spetta alla comunità italiana nello scenario internazionale.
Certo, questa sarebbe stata anche la circostanza nella quale avremmo voluto, per rispettare pienamente la nostra funzione parlamentare, poterci confrontare con interventi correttivi appropriati sul testo che il Governo ci sottopone, ma le condizioni nelle quali ci troviamo impediscono questo esercizio.
Occorre intraprendere la via delle riforme con tutta l'urgenza possibile, in un quadro di armonia generale fra le forze politiche, sapendo bene che queste dovranno servire non solo a superare il momento della gravissima crisi che investe tutti noi, ma anche a rappresentare il volano per una nuova prospettiva di sviluppo e costruire finalmente le condizioni per una vera e autentica unità del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, oggi, 12 novembre, è finita. Finalmente se ne va, finalmente l'Italia è liberata. Non si tratta di un «regicidio», ma il frutto delle non-politiche che avete fatto, dei disastri che avete combinato. Finalmente qualcuno se n'è accorto e ha detto che era ora di finirla e di chiudere questa parentesi durata anche troppo.
Il collega della Lega Nord che è intervenuto credo stia già iniziando a soffrire di una astinenza. Si tratta di un'astinenza annunciata, quella del potere, un potere che è stato gestito molto male e che ci ha portati dove siamo arrivati, ossia sull'orlo del baratro, un potere utilizzato solo per i propri interessi e conflitti di interesse mostruosi che sono stati messi in campo.
L'Unione europea è intervenuta per difendersi, infatti quello che stava capitando in Italia stava mettendo a repentaglio l'unità politica, ma soprattutto l'unità economica e sociale dell'Europa. Per questo l'Europa stessa ha deciso di intervenire. È un peccato che questo sia accaduto proprio nei confronti di un Paese, l'Italia, che è stato uno dei promotori dell'Unione europea. Siamo stati messi nell'angolo proprio da quella costruzione che abbiamo contribuito a fare.
L'Europa è intervenuta in tempi e modi diversi, ma sempre più determinati e stringenti. Lo ha fatto a luglio, subito dopo che il Ministro dell'economia aveva annunciato semplicemente una «manutenzione» di 6-7 miliardi di euro per mettere finalmente i nostri conti - diceva allora - «in sicurezza».
È noto, invece, che quella manovra ha superato i 40 miliardi di euro, ma ciò non è bastato. Infatti, all'indomani di una manovra fatta in fretta (non solo perché ce lo chiedeva il Presidente della Repubblica - cui va il nostro ringraziamento - ma soprattutto per la situazione incredibile Pag. 24che si stava sviluppando intorno alle nostre aziende e in borsa, relativamente ai nostri titoli) ha appurato che non era sufficiente neanche quella, poiché aveva in sé il seme di un rinvio, quasi sine die, al 2013 e al 2014.
L'Europa allora è dovuta intervenire nuovamente e lo ha fatto il 5 agosto, questa volta con una lettera a doppia firma della Banca centrale europea, la quale ha capito che prima o poi avrebbe dovuto mettere mano al portafoglio per difendere i nostri titoli sovrani. Siamo stati avvisati con quella lettera a doppia firma che avete tenuto troppo a lungo nascosta e non avete mai portato nella sede giusta, ossia il Parlamento.
Quella lettera ha prodotto la seconda grande manovra correttiva (il decreto-legge n. 138 del 2011), ma anche questo non è stato sufficiente, perché mancava soprattutto un dato, quello di cui non vi siete mai resi conto o, meglio, del quale non avete voluto prendere coscienza: questo Paese non ha più - mi chiedo se mai l'abbia avuta in questi tre anni e mezzo - credibilità internazionale.
E di ciò la responsabilità è solo e tutta vostra, del Governo e della maggioranza che l'ha sostenuto, perché prima avreste dovuto far capire, fare arrivare un messaggio forte, ossia che quella era la strada sbagliata che ci avrebbe portato al precipizio, al baratro. Allora, eccoci alla seconda lettera, alla seconda richiesta forte dell'Unione europea, a cui ha risposto il Presidente del Consiglio non sapendo se andare di persona, con un provvedimento già formale, o semplicemente nascondendosi dietro una lettera.
Ovviamente ha scelto questa seconda strada - peccato, ormai si sa per certo che questo è accaduto - e ha scritto una «letterina», come se fosse un bambino della prima elementare, ma quando ne hanno visto il testo, il Presidente del Consiglio europeo e il Presidente della Commissione europea gli hanno detto, guarda Presidente Berlusconi, è meglio che tu ti rimetta a rifare il compito, è bene che tu scriva queste cose e, a fianco di queste cose che scrivi, metta delle date precise, degli impegni precisi.
Il compito è stato consegnato, ma anche questo non era sufficiente perché evidentemente mancava appunto la cosa essenziale, che non sono solo i conti, quelli che gli operatori finanziari, i cosiddetti speculatori, ma non solo quelli, verificano, mancavano soprattutto gli elementi che dovrebbero governare un Paese; è la credibilità di questo Paese che manca. Allora, eccoci alla lettera di richiesta di chiarimenti, a firma ancora una volta del Presidente del Consiglio europeo e del Presidente della Commissione europea. Si tratta di trentanove domande precise, alle quali mi auguravo che il Presidente del Consiglio, prima di lasciare, desse risposta, e invece così non è stato, ma devo dire che si provvederà ovviamente in tempi utili e soprattutto in modo puntuale.
Leggo solo la prima domanda, perché è importante capire cosa volevano le istituzioni europee. La lettera - dicono i due Presidenti, del Consiglio europeo e della Commissione - del Presidente del Consiglio italiano conferma l'impegno del Governo nei confronti di un consolidamento fiscale programmato e ammette la necessità di un'immediata azione aggiuntiva e correttiva. Ecco: è la terza manovra a cui bisognava mettere mano. Infatti, se ne sono accorti puntualmente loro stessi che i dati che venivano comunicati con quella lettera non corrispondevano con gli impegni che dovevano essere formalizzati e assunti.
Credo, Presidente, che noi dovremmo fare una piccola riflessione che è questa. È stato detto che noi siamo stati commissariati dall'Europa, ma non è così. Piuttosto perché non ci interroghiamo sul perché di questo comportamento, che ha portato i Governi politici di due Paesi dell'Unione europea, la Grecia e l'Italia, a buttare la spugna, a lasciare libero il campo, rispetto invece ad un altro grande Paese, che si chiama Spagna, che stava peggio di noi, che non ha dovuto percorrere quella strada? Ci sarà un perché. Certo che c'è un perché. Pag. 25
Mentre la Grecia aveva truccato i conti, noi non ci siamo resi conto che occorreva fare ripartire la crescita, fare riforme strutturali, e in questo Paese ci si strutturava a fare semplicemente della demagogia. Ecco, allora, che le istituzioni europee sono intervenute pesantemente, mentre invece in Spagna il Presidente spagnolo ha capito che non aveva più, da una parte, il consenso del suo Paese e si è comportato da vero statista. Sì, perché uno statista, un politico di razza deve capire se il Paese gli è ancora appresso oppure no, se lui è un problema per il Paese oppure no.
Il Presidente spagnolo lo ha capito e ha detto due cose. Innanzitutto, ha detto che se ne andava perché stava creando dei problemi al proprio Paese e ha rimesso il mandato perché si andasse al più presto alle elezioni politiche. In secondo luogo, nel contempo, ha fatto due cose fondamentali.
In primo luogo, ha costituzionalizzato il pareggio di bilancio, così come richiesto dall'Unione europea, da quel patto Euro plus, che anche i nostri Presidente del Consiglio e Ministro dell'economia avevano sottoscritto nel maggio scorso. Inoltre, ha fatto una manovra credibile che rimette non solo i conti a posto, ma che rilancia l'economia spagnola. Ecco perché quel Paese non ha subito attacchi speculativi così drammatici come quelli che abbiamo vissuto noi.
Non è vero, quindi, che l'Europa ci ha commissariato. Anzi, le richieste che ha fatto sono legittime, necessarie e urgenti. L'Europa ci ha obbligato a riconquistare la credibilità che ci mancava. In una fase come questa, ciò non può che avvenire attraverso una presa di coscienza della classe politica, che deve fare un passo indietro, e deve nascere un Governo tecnico che non deve essere letto come una abdicazione della politica, ma un rilancio della politica attraverso chi ha questa credibilità a livello europeo ed internazionale.
Infatti, purtroppo il compito che aspetta il futuro Presidente del Consiglio è davvero drammatico e ce ne rendiamo conto perché i nostri conti non sono ancora in sicurezza. Non arriveremmo al pareggio di bilancio nel 2013, non solo perché alcune entrate previste non arriveranno, ma perché la crescita non c'è. Quella che voi avete stimano nei due anni che mancano per arrivare al 2013 è fasulla. Purtroppo, quella crescita non ci sarà. Nel corso di questo anno, se va bene (mancano solo 40 giorni o poco più), arriveremmo sì e no allo 0,5 per cento: la più bassa crescita in Europa del prodotto interno lordo dei 27 paesi. Che dire poi del 2012 quando viene addirittura stimata nello 0,1 per cento? Siamo cioè in piena recessione. Si tratta di una parola che dovrebbe davvero farci preoccupare e tirare su le maniche tutti.
La lettera che il Presidente del Consiglio aveva mandato non aveva avuto, nella sua traduzione, quella attenzione che richiedeva. Poi è stato immaginato un percorso, e lo vediamo anche in questa legge di stabilità, che dovrebbe portare maggiore equità nel nostro Paese. Invece, così non è, perché avete solo usato macelleria sociale in questi tre anni e mezzo e la riprova ce l'avete anche sul dato della crescita dell'inflazione. Lei lo sa, sottosegretario all'economia, che l'inflazione nel nostro Paese è la più alta d'Europa, il 3,4 per cento? Un anno fa era a metà: l'1,7 per cento.
Signor sottosegretario, nel nostro Paese i salari e gli stipendi sono aumentati dell'1,5-1,6 per cento. Quindi, se ci fosse ancora quella legge che aveva previsto il recupero del fiscal drag, quella misura sarebbe già scattata, perché, superando il 2 per cento, diventava obbligatorio intervenire in termini di recupero del drenaggio fiscale. Quindi, i lavoratori e i dipendenti stanno perdendo annualmente oltre l'1,5 per cento in capacità di spesa in termini di salari.
Credo che ci sarà tanto da lavorare in queste prossime settimane. Ma non ci preoccupano i problemi che abbiamo di fronte e che sono gravi. Certamente abbiamo dalla nostra e lo abbiamo dimostrato in questi anni credibilità che, invece, è mancata a voi. Pag. 26
Voglio ancora ricordare per l'ultima volta, proprio perché oggi finisce questo Governo, che quando la credibilità c'è, è una carta da giocare che vale molto. Lo ha dimostrato Alcide De Gasperi all'indomani della seconda guerra mondiale, quando si è recato prima a Parigi e poi a New York, dove è stato accolto con grande attenzione anche da parte anche di coloro che ci avevano sconfitti perché erano vincitori della seconda guerra mondiale.
Hanno avuto un grande rispetto per quel grande uomo, così come hanno dimostrato grande rispetto nei confronti di altri due grandi uomini italiani: Carlo Azeglio Ciampi e Romano Prodi, che quando sono andati in Europa hanno sentito dire da Kohl: «In voi ci credo, perché siete persone serie» (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bitonci. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio innanzitutto ringraziare il presidente Giancarlo Giorgetti, che è anche relatore, e il sottosegretario, Alberto Giorgetti, per questi due giorni di lavoro in Commissione, nonché gli altri colleghi.
Non nascondiamo che questo è un momento estremamente difficile e che le tensioni speculative di questi ultimi mesi hanno portato a una serie di provvedimenti molto importanti. Adesso, dunque, arriviamo ad approvare, in soli quattro giorni, questo disegno di legge di stabilità, con un iter estremamente veloce, così come ci viene richiesto dall'Unione europea. Ricordo la lettera del Presidente del Consiglio al Presidente della Commissione europea, che è stata più volte citata e richiamata anche negli interventi dei colleghi.
Tuttavia, voglio anche ricordare che queste tensioni speculative sono effettivamente un problema. Esse costituiscono un problema veramente importante, ma in questi anni non si sono trovate delle soluzioni e forse abbiamo rinviato da troppo tempo il problema più grande, che è quello del risanamento dei conti pubblici. Questo risanamento dei conti pubblici passa soprattutto attraverso quel grande neo italiano che è la lotta all'evasione fiscale, tramite il nuovo ruolo degli enti locali, che è un ruolo rafforzato con le disposizioni di attuazione al federalismo fiscale, e anche con la recente manovra finanziaria. Si tratta, dunque, del nuovo ruolo dei governi nel processo decisionale, tra partecipazione e responsabilità degli enti pubblici.
Andiamo verso un pareggio di bilancio, ne stiamo discutendo e probabilmente vi sarà anche un'approvazione a breve che, però, non è assolutamente sufficiente. Infatti, non basta approvare una manovra per arrivare a pareggiare i conti pubblici. Inoltre, non dobbiamo mai perdere di vista quello che è il nostro obiettivo principale, ossia la riduzione del debito pubblico, perché il debito pubblico ci mette con le spalle al muro nei confronti dell'Europa, divora ben 70 miliardi di interessi passivi ed è arrivato a superare i 1.900 miliardi raggiungendo, quindi, il 120 per cento del rapporto con il PIL. È per questo che dobbiamo assolutamente trovare delle soluzioni. Per il 2011 le informazioni disponibili appaiono sostanzialmente coerenti con l'obiettivo dell'indebitamento netto. Questo lo ha detto, anche recentemente in audizione, la Banca d'Italia. Tale obiettivo è pari al 3,9 per cento del PIL ed è anche indicato nella nota di aggiornamento del DEF.
Le manovre strutturali devono guardare soprattutto a questo e, quindi, dobbiamo cercare, in questi anni, di riportare il debito pubblico sotto il 100 per cento del PIL e andare verso altri Paesi, che hanno forse anticipato questo grave problema strutturale, come la Francia e la Germania, dove il rapporto è all'85 per cento ed è, quindi, molto inferiore e lontano dal nostro. Ripetiamo, ormai da anni, che per fare questo l'unica soluzione è il federalismo.
È per questo che siamo preoccupati in queste ore: perché non vorremmo che, con questa difficile situazione di Governo, si Pag. 27possano bloccare e interrompere i decreti attuativi e questa grande rivoluzione che cambierà in maniera strutturale il nostro Paese.
Pensiamo che l'unica soluzione possa essere il federalismo e l'attuazione completa dei decreti, che comincerà nel 2012, ma che avrà la sua massima realizzazione nel 2014.
Un federalismo che tiene sotto controllo la spesa pubblica e che applica, quindi, come criterio fondamentale e importante, quello dei costi standard per garantire servizi essenziali in tutto il Paese, che devono essere uguali sia al Nord che al Sud e avere la stessa quantificazione e lo stesso controllo.
Poche regioni del Nord - questo è un ragionamento che deve essere fatto - da sole, ricordo che danno un prodotto interno lordo superiore a quello della Germania, quando in altre parti del Paese siamo vicini a rapporti come quelli del terzo mondo. Si tratta di una parte produttiva che porta appresso, come una palla al piede, tutto il resto del Paese e questo assolutamente non può durare.
Questa è un'enorme ingiustizia e, se parliamo del residuo fiscale, anche a tal proposito ne emerge una ancora più pesante. Per residuo fiscale intendiamo la differenza tra ciò che entra in una regione, ossia quanto riceve, e quanto spende: Veneto, Piemonte, Lombardia ed Emilia versano da sole 50 miliardi all'anno in più rispetto a quello che ricevono. Questo - come dicevo - è un grave problema per la crescita, che va a sommarsi ad un problema ulteriore, che è quello della pressione fiscale che ha raggiunto per le nostre imprese livelli insopportabili: siamo arrivati al 42,3 per cento, con una previsione ancora maggiore per i prossimi anni.
Torniamo alla nostra legge di stabilità per vedere quali sono le misure che sono state adottate. Ricordo come la stessa legge nel 2012-2014 non produce effetti correttivi sui saldi di finanza pubblica. Questo perché recepisce - come dicevo prima - le manovre che sono già state approvate nel corso degli ultimi anni. Il limite massimo netto da finanziare nel 2012 sarà di 2,2 miliardi e il ricorso al mercato, a livello massimo, di 265 miliardi. All'articolo 3 abbiamo quei tagli che vengono chiamati da tutti «riduzioni lineari», come da decreti precedenti che producono risparmi sul saldo netto da finanziare per 10,7 miliardi di euro nel 2012, 5 miliardi nel 2013 e nel 2014, con un debito netto di 7 miliardi di euro nel 2012, 6 miliardi nel 2013 e 5 miliardi nel 2014.
L'articolo 5 ci interessa particolarmente perché modifica il regime pensionistico delle pensioni di vecchiaia, non cancellandole come qualcuno vorrebbe: arriviamo a 67 anni nel 2026 e, dal 2013, abbiamo l'aggiornamento automatico dell'accesso al pensionamento di anzianità in base alle aspettative di vita.
Queste sono riforme importanti, ma riforme che l'Italia ha già attuato. Ricordo come l'Italia abbia già realizzato e accresciuto la sostenibilità della spesa pensionistica già nel lungo periodo.
I dati: dal 2007 al 2060 la spesa pubblica collegata all'invecchiamento crescerà solo del 1,6 per cento contro il 4,8 della Germania ed il 9 per cento della Spagna. Penso che questi siano dati che dobbiamo sempre ricordare quando pensiamo a cancellare le pensioni di anzianità o quando pensiamo di innalzare l'età del pensionamento tout court, ossia per tutti quanti.
Vi è un altro passaggio importante, che però noi della Lega Nord Padania riteniamo un errore. Infatti, molte volte si parla di enti locali e dei problemi degli enti locali, ma certamente il problema non si può risolvere, come si è fatto con questa legge di stabilità all'articolo 8, cercando di ridurre il debito degli enti locali, con la possibilità poi di contrarre mutui, portando la percentuale del ricorso ai mutui dal 10 per cento all'8 per cento per il 2012, dall'8 per cento al 6 per cento per il 2013 e, udite udite, al 4 per cento per il 2014.
Questo vorrà dire che, fra tre anni, i nostri comuni e le nostre amministrazioni avranno un problema estremamente grave: non potranno più finanziare le opere pubbliche. Quindi, mentre si pensa di ragionare in termini anche di Patto di stabilità Pag. 28e di liberare risorse, mentre si discute di federalismo fiscale e municipale, poi di contro si inserisce una norma così repressiva che blocca la possibilità per gli enti locali di investire in opere pubbliche.
Noi abbiamo sempre detto, nel corso degli ultimi tre anni, che si è persa una grande occasione perché, liberando il Patto di stabilità interno, si poteva cercare di dare la possibilità agli enti di investire in impieghi veramente di carattere strutturale. Questo avrebbe dato una mano sicuramente a portar fuori questo Paese dalla situazione di stagnazione che c'è, soprattutto per quanto riguarda la grandi infrastrutture e le opere pubbliche.
L'articolo 10 reca norme per la riforma degli ordini professionali. Ne parliamo da tanto e questa sicuramente non ne rappresenta la completa attuazione. Tale riforma deve essere assolutamente portata avanti perché dobbiamo garantire l'accesso alla professione soprattutto ai giovani e dobbiamo arrivare a una completa delegificazione di tutta la normativa. Questo dovrà essere realizzato entro pochi mesi.
Sul versante della liberalizzazione delle tariffe, anche questa penso che sia una norma fondamentale inserita all'interno della legge di stabilità.
Un altro problema degli enti pubblici è sicuramente quello relativo al ritardo dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle piccole imprese.
All'articolo 13 introduciamo la certificazione dei crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione per consentire la cessione pro soluto. Dal nostra punto di vista, qui c'è, però, un problema che vorremmo far rilevare al Governo, nel senso che queste cessioni con certificazione del credito vantato nei confronti della pubblica amministrazione dovrebbero essere in deroga al Patto di stabilità interno, cioè non possono assolutamente essere conteggiate all'interno del Patto e aggravare ulteriormente la situazione dei singoli enti.
Per quanto concerne le agevolazioni, l'articolo 14 prevede l'estensione a tutto il territorio nazionale delle zone a burocrazia zero: è una norma sperimentale che cesserà nel 2013.
Sempre con riferimento alle agevolazioni, abbiamo finalmente chiarito la problematica del trasferimento delle quote di Srl da parte di intermediari abilitati. Qui si poteva fare molto di più: vi era una proposta della Lega Nord Padania che ha infastidito molto la casta dei notai, lo dico in maniera estremamente chiara. Noi abbiamo proposto la costituzione delle società, dall'impresa familiare fino alla Spa, mediante scrittura privata; pensiamo che questo si possa fare, lo fanno già in molti altri Paesi.
Spero che, con la liberalizzazione delle professioni e con la liberalizzazione complessiva, si passi anche a toccare dei privilegi che ormai sono diventati antistorici e che costano alle nostre imprese e alle nostre famiglie migliaia e migliaia di euro. Pensate che, per costituire un'impresa familiare o una ditta individuale estesa ai propri familiari, bisogna ancora andare dal notaio, e così per le Snc e per le Srl.
Ci dispiace che questa proposta non sia stata accettata da parte del Governo.
Potrei parlare di molte altre cose, come della defiscalizzazione dei contratti di apprendistato, che trovo una misura molto positiva all'interno del maxiemendamento. Arriviamo al 100 per cento di defiscalizzazione per quanto riguarda i contratti di apprendistato. Vi sono anche il sostegno all'occupazione femminile e il ricorso al part time.

PRESIDENTE. Onorevole Bitonci, la prego di concludere.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Avremmo voluto di più. Come Lega Nord, abbiamo depositato molti progetti di legge in materia di semplificazione, razionalizzazione e riforma fiscale, liberalizzazioni, riforma del processo tributario, riforma del processo civile, certezza nelle risposte dell'amministrazione finanziaria. Questa è una grande sfida che ci attende, e speriamo che nei Pag. 29prossimi mesi si possa attuare ciò che da anni il nostro Paese aspetta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Annunzio della formazione di una componente politica nell'ambito del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che è stata autorizzata, ai sensi dell'articolo 14, comma 5, secondo periodo, del Regolamento, sulla base della richiesta pervenuta in data odierna, la formazione, nell'ambito del gruppo parlamentare Misto, della componente politica denominata Liberali per l'Italia - PLI, alla quale aderiscono i deputati Roberto Antonione, Fabio Gava, Giustina Mistrello Destro, Giancarlo Pittelli e Luciano Mario Sardelli.
Comunico, inoltre, che il deputato Roberto Antonione è stato designato quale rappresentante della nuova componente.

Si riprende la discussione (ore 14,50).

(Ripresa della discussione congiunta sulle linee generali - A.C. 4773, A.C. 4774)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Calgaro. Ne ha facoltà.

MARCO CALGARO. Signor Presidente, a noi pare che il provvedimento che oggi stiamo andando ad approvare si possa sintetizzare con quattro affermazioni: è tardivo, va nella direzione giusta, sarebbe stato ampiamente emendabile, è insufficiente.
Contiene misure condivisibili, come la partecipazione, dal 2013, degli enti locali alla riduzione del debito pubblico, la garanzia che l'età pensionabile per le pensioni di vecchiaia sia di 67 anni, la disponibilità, in realtà mobilità, per i dipendenti degli enti pubblici, la rateizzazione per il pagamento delle tasse dei terremotati in Abruzzo, la definizione chiara dell'interesse strategico della Torino-Lione, la vendita dei terreni agricoli di proprietà dello Stato, privilegiando i giovani agricoltori, le dismissioni di immobili dello Stato mediante conferimento a fondi comuni.
Contiene anche provvedimenti per favorire la crescita che sono condivisibili, ma troppo deboli e incompleti, come la defiscalizzazione per la costruzione di nuove autostrade, la possibile deduzione dalla base imponibile IRAP a livello regionale delle somme erogate ai lavoratori del settore privato in attuazione di contratti collettivi aziendali o territoriali di produttività, i contratti di inserimento per le donne nelle aree territoriali in cui è più accentuata la disparità tra sessi in fatto di occupazione, il credito di imposta per le nuove assunzioni nelle aree svantaggiate.
Contiene già in sé, proprio per la sua tardività e insufficienza, il preavviso di ulteriori interventi gravosissimi da far sopportare ad un Paese stanco e sfiduciato e ad una classe media spremuta come mai era successo in passato.
Gli italiani devono sapere che la particolare asprezza delle misure che ci aspettano è in buona parte determinata dalla vostra attitudine a raccontare la favoletta di un Paese che stava uscendo dalla crisi e lo faceva in modo migliore rispetto agli altri partner europei.
Signor Presidente del Consiglio, queste erano le cose che lei raccontava agli italiani ancora nel mese di agosto, pochi giorni prima della seconda pesantissima manovra economica.
Ciò che aggrava ulteriormente le colpe del Governo Berlusconi e della sua maggioranza è il fatto che il risveglio, la presa di coscienza della reale gravità della situazione economica del Paese, non è avvenuto per riflessioni proprie, ma è stato indotto da una lunga serie di ammonimenti giunti dall'esterno e dall'interno del Paese, pervicacemente sottovalutati e qualificati da voi come disfattismo, con qualche similitudine tra il vostro Governo e quelli di stampo sovietico che tanto aborrite, fino all'ammissione del reale stato disastroso della nostra economia, arrivata a tempo scaduto, quando i mercati ci stavano già facendo pagare tutto il gravosissimo Pag. 30costo del ritardo nell'intervenire e le istituzioni europee e mondiali ci avevano già commissariato nei fatti.
Dopo avere rifiutato per mesi i segnali provenienti dalle agenzie di rating, dalle parti sociali, dallo spread dei nostri titoli di Stato rispetto a quelli tedeschi, dal persistente squilibrio della bilancia dei pagamenti, dalle previsioni di crescita continuamente al ribasso, avete, finalmente, nonostante tutto, preso atto del fallimento totale della vostra politica economica in senso lato e state cercando, blandamente, di porvi rimedio. Mi sembra di sentirvi quando dite che il debito, le inefficienze della macchina pubblica, la carenza di infrastrutture e tante altre mancanze di questo Paese non possono essere imputate solo a voi, ci mancherebbe.
Quello che il nostro partito, che ha fatto una critica equilibrata e pacata nei toni, ma chiara nel merito dei problemi, vi rimprovera è il fatto che non solo avete spudoratamente mentito sulla gravissima realtà dello stato dell'economia - e questo ritardo, da solo, ci condanna a prendere misure molto più dure di quanto si sarebbe potuto se solo si fosse stati più previdenti -, ma non siete riusciti neanche ad attuare quelle riforme liberali che avete promesso in ogni campagna elettorale e che vi siete guardati bene dall'attuare, se non in piccolissima parte per quanto attiene all'università, riforme che ci potrebbero permettere, pur nelle difficoltà contingenti, di essere pronti a cogliere e sfruttare la ripresa, quando questa arriverà. Una riforma fiscale che ponga al centro le imprese e le famiglie, una riforma universitaria che ci liberi dalla gerontocrazia imperante (abbiamo i professori universitari più anziani d'Europa) e che sappia valutare e premiare davvero il merito e che non abbandoni, di fatto, il diritto allo studio, una riforma del mercato del lavoro che lo renda più flessibile, ma garantisca gli ammortizzatori sociali e il salario di disoccupazione, in modo da non ritardare ulteriormente la già labile speranza di lavoro dei nostri giovani, una riforma della scuola tecnica e professionale che la porti ad essere in continua osmosi con il mondo produttivo (oggi chi frequenta un istituto alberghiero svolge due ore settimanali di attività pratica), una riforma del welfare che ponga davvero al centro la sussidiarietà (non si può più dare tutto a tutti, ma bisogna che non vi sia alcun vero bisogno che non trovi risposte in questa che deve rimanere una società attenta agli ultimi, a chi non ce la fa), una revisione puntigliosa ed un abbattimento dei costi della politica, una riforma della pubblica amministrazione che punti all'efficienza, una spending review che ci consenta di farla finita con i tagli lineari.
Dato che siamo coscienti che prendere le decisioni necessarie in questi momenti è difficile e spesso impopolare, nell'ultimo anno vi abbiamo più volte richiamati alla necessità di far fare un passo indietro al vostro Presidente del Consiglio per proporre una soluzione che potesse richiamare ad un Governo di salvezza nazionale, di grande coalizione, ad una situazione in cui la politica e gli italiani, preso atto della gravità del momento, si sentissero, tutti insieme, coinvolti in questo grande sforzo, ma anche questo invito, più volte rivoltovi dal mio partito e dal suo leader, non ha mai trovato alcuna attenzione.
Adesso il tempo è scaduto, è troppo tardi. La situazione è di una gravità tale che, dopo avere approvato il provvedimento in esame nel modo più rapido possibile ed espletata la formalità delle dimissioni del Presidente del Consiglio, dovremmo tutti cambiare prospettiva.
Da oggi, per il nostro gruppo, parte una fase nuova che ha due priorità: dare, il più velocemente possibile, al nostro Paese un Governo guidato da una persona di grandissimo rilievo e credibilità internazionale, che possa immediatamente iniziare a prendere le misure economiche e di riforma che voi siete stati incapaci di assumere, e dare agli italiani la possibilità di riscoprire l'orgoglio di lottare per obiettivi faticosi e impegnativi, ma che garantiranno un futuro migliore ai loro figli, e riconciliarli con l'orgoglio e la dignità di essere cittadini europei ed italiani.
Per questo noi, da oggi, bandiremo definitivamente ogni pur giusta rivendicazione Pag. 31e contrapposizione e lavoreremo perché il nuovo Governo venga varato e ottenga al più presto la fiducia in modo che si presenti come l'inizio di una politica non più urlata, leaderistica, becera, ma appassionata al bene comune, sobria, competente, tale da fare riappassionare all'impegno le donne, gli uomini e, soprattutto, i giovani italiani.
Il mondo globalizzato è in crisi perché la politica è debole, troppo debole, e la finanza è troppo forte e, sostanzialmente, incontrollabile. L'Europa è in grave crisi perché stiamo sempre più verificando che le ragioni dello stare insieme non possono essere solo quelle dei mercati, della moneta e dell'economia, queste sono troppo deboli per reggere a lungo; e bisogna riscoprire l'orgoglio dei fondatori, quali noi siamo, e la volontà di costruire un'Europa dei popoli che scoprano la volontà di un futuro comune e l'Unione come un'enorme opportunità e non come un impiccio.
Noi italiani dobbiamo tornare ad occupare il posto che ci compete nel mondo e in Europa, perché siamo portatori di una concezione di uomo, di welfare, di società e di economia che può aiutare il mondo globalizzato a trovare un senso di marcia. Ma per fare questo dobbiamo smetterla con i vittimismi e con i complottismi. Nessuno sta complottando contro di noi: semplicemente per troppo tempo abbiamo dimenticato di compiere responsabilmente il nostro dovere, nei confronti prima di tutto dei nostri figli e del loro futuro, poi nei confronti di quanti con noi partecipano al progetto entusiasmante di un'Europa più unita. Se faremo tutti insieme i sacrifici che ci competono, tenendo presente tre obiettivi fondamentali, ovvero conti in ordine, equità e sviluppo, recupereremo ben presto l'orgoglio e il ruolo che ci competono (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo per preannunziare un voto contrario, perché questo non è il primo atto di un nuovo e auspicabile Governo, che spero ci sarà ad ore, ma è l'ultimo del vecchio. Il mio è, quindi, un «no» al metodo, fatto di negazioni, di irresponsabilità e di girandole di voci, che hanno determinato non solo i crolli di borsa, ma una crisi di legittimità sul piano internazionale, che il Presidente Napolitano sta cercando con fatica di arginare.
Ci si è nascosti dietro la borsa e le autorità europee, un giorno ingiuriandole e un altro giorno piegando il capo. La Banca centrale europea dove ha negato la possibilità di imporre la patrimoniale? Dove ha impedito una stretta ulteriore sui capitali scudati? A chi ha impedito di fare una riduzione degli investimenti sui nuovi cacciabombardieri? A nessuno. Sono libere scelte di un disegno di legge sbagliato.
Voterò «no», signor Presidente, anche perché vi sono delle misure inconcepibili. Ma a chi è venuta in mente una «legge mancia» in questo contesto? A chi può venire in mente una caduta di stile di questa natura, mentre si chiedono sacrifici? Piuttosto, fermiamoci in tempo. Diciamo tutti assieme da questa Camera di portare quei soldi nel Fondo di protezione civile per riparare un argine!
Che senso ha? Tutto ciò alimenta l'antipolitica: forme di mala politica. Si dice «sì» alla «legge mancia», ma si è detto «no» all'appello del Presidente Napolitano teso ad impedire una nuova distruzione del pluralismo in Italia. Il Presidente Napolitano pochi giorni fa ha lanciato l'appello ad intervenire con forza per impedire la morte di molti giornali e di molte emittenti. C'erano delle proposte emendative, signor Presidente Bindi, presentate dal PD, dall'UdCpTP e dall'IdV anche al Senato, che chiedevano una misura banale: una piccola tassa di scopo a carico dei grandi gruppi televisivi per riuscire a rialimentare questi grandi settori. Vi siete fermati, come sempre, perché fra questi gruppi c'è la Mediaset, sulla soglia del conflitto di interessi. È stata la vostra forza, ora rischia di essere il vostro cappio. Pag. 32
Signor Presidente, nel preannunziare il voto negativo rivolgo un augurio a me stesso e a tutti, ovvero che il prossimo Governo voglia rifiutare non solo la logica della vendetta, che non ci appartiene, ma voglia rifiutare la logica della «mancia» e voglia finalmente trattare tutti i cittadini, tutte le cittadine e tutte le aziende anche del settore radiotelevisivo come soggetti uguali di fronte alla legge, a prescindere dal nome del loro proprietario. Per quanto mi riguarda voterò sempre «sì» ad un Governo di questa natura (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pugliese. Ne ha facoltà, per tre minuti.

MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo e, in particolare, sottosegretari per l'economia e le finanze, Alberto Giorgetti e Cesario, l'esame del disegno di legge di stabilità è avvenuto in tempi record: ha ottenuto ieri il via libera dal Senato e oggi avrà l'approvazione definitiva dalla Camera. Il provvedimento contiene in gran parte le misure sulla crescita, che l'Europa ci ha garantito e che l'Italia ha promesso. Oggi è al traguardo con la corsia preferenziale dettata dalla crisi di Governo e dalle turbolenze dei mercati finanziari. Prendiamo atto dell'impegno del Presidente Berlusconi, che ha mantenuto tutti gli impegni con l'Europa, ma prendiamo anche atto del Presidente della Repubblica Napolitano, che proprio qualche minuto fa, come riportato da un lancio di agenzia, ha dichiarato che l'attuale crisi è un momento delicato e, quindi, fa appello alla coesione sociale e politica per l'interesse dell'Italia nel panorama politico internazionale.
Il maxiemendamento contiene alcune misure strategiche per la salvaguardia del Paese e a favore dello sviluppo. Su alcuni temi mi volevo soffermare, perché sono, a mio avviso, di crescita e di sviluppo per il Paese: si blindano le pensioni di vecchiaia a 67 anni per cui a partire dal 2026, tutti, uomini e donne, andranno in pensione di vecchiaia a 67 anni; stop alle tariffe minime professionali; dismissione degli immobili pubblici; vendita dei terreni agricoli dello Stato; stretta sul debito pubblico per gli enti locali a partire dal 2013; tagli più soft per le regioni; agevolazioni di lavoro per uomini e donne; Fondo per i nuovi nati; meno tagli all'editoria e meno fisco per le autostrade; servizi pubblici locali verso le liberalizzazioni; burocrazia zero. Questi saranno i punti a mio avviso che saranno sottolineati per una crescita e una ripresa del Paese.
In conclusione, nei tempi record che ho anch'io, dico che la crisi italiana è grave però non siamo in condizioni proibitive: al netto degli interessi godiamo di un surplus primario e ciò significa che non siamo lontani dalla possibilità di risolvere i nostri problemi. Ora non ci resta che convincere i mercati che facciamo sul serio e che intendiamo davvero voltare pagina e affrontare l'emergenza del debito pubblico che, secondo gli ultimi dati della Banca d'Italia, nel giugno 2011 ammontava a circa 1900 miliardi di euro, pari a 120 per cento del PIL realizzato nel 2010.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ANTONIO LEONE (ore 15,15).

MARCO PUGLIESE. I mercati poi premiano l'ipotesi che, da lunedì, potrà essere realtà il Governo tecnico, guidato dall'ex commissario Mario Monti, tanto più che ieri pomeriggio la legge di stabilità ha incassato il primo via libera da parte del Senato e quindi Piazza Affari è maglia rosa d'Europa, con un rialzo del 3,6 per cento e il MIB a +3,36. Altresì in questi giorni si parla molto di spread e di differenza tra i buoni del tesoro pluriennali e i buoni del tesoro tedeschi. È proprio per questo motivo che siamo convinti che la politica...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARCO PUGLIESE. ...mai come in questo momento abbia il dovere di divulgare ottimismo, quell'ottimismo che noi Pag. 33parlamentari dobbiamo dare nei confronti dell'economia reale, delle imprese e delle associazioni di categoria, perché è questo quello che ci chiedono e sono convinto che, dopo queste misure adottate dal Governo Berlusconi, da domani in poi, con il Governo presieduto da Mario Monti, si parlerà solo di crescita, in Italia e soprattutto nel Mezzogiorno. È per questo motivo che auspico, a nome personale e dei miei colleghi del sud, del grande sud, un buon lavoro e soprattutto misure restrittive forti soprattutto a salvaguardia del Mezzogiorno (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 4773 e A.C. 4774)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore sui disegno di legge di stabilità e di bilancio, onorevole Giancarlo Giorgetti.

GIANCARLO GIORGETTI, Relatore. Signor Presidente, credo che il dibattito non si sia concentrato sul merito del contenuto del provvedimento, su cui vi è condivisione unanime nel procedere all'approvazione rapidamente, ma su considerazioni di carattere politico-generale, per cui ritengo che la mia replica possa terminare qui (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, intervengo per ringraziare tutti i colleghi, la Camera e la V Commissione (Bilancio) per i tempi con cui abbiamo affrontato questo provvedimento. Credo sia un provvedimento che comunque va nel segno della continuità rispetto a quelli che erano già stati presentati nei tre anni e mezzo di lavoro dell'attuale Governo. Vi sono ovviamente delle sfide importanti - formulo solo questa considerazione - da cui deriverà il futuro del Paese, che sono connesse, più che alle scelte che la politica e i Governi sono chiamati a dover mettere a punto di fronte a queste crisi, ad alcuni grandi temi che forse sono apparsi solo parzialmente in questo dibattito. Si tratta dei temi della sovranità e del rapporto con le banche centrali - in questo caso dell'area euro - e quindi con altri Paesi che mantengono sovranità anche in campo monetario. Si tratta di temi che ovviamente non possono trovare risposte ordinarie ma che dovrebbero trovare risposte straordinarie in un contesto di politica economica che sia coordinata con gli altri Paesi. Il coordinamento in questi tre anni e mezzo è avvenuto, è giusto ricordarlo in questa sede, a prescindere dalla dialettica tra maggioranza e opposizione.
Abbiamo avuto un continuo contatto e rapporto con le autorità europee ed internazionali che seguivano con costante attenzione i conti pubblici e le dinamiche connesse all'economia italiana. Quello che è accaduto in questi ultimi tre mesi, quindi, con la drammatizzazione degli eventi connessi alle valutazioni sui titoli di Stato ed alla progressiva riduzione del valore della Borsa e dei titoli azionari, è frutto, a nostro avviso, di dinamiche che toccano, come dicevo prima, elementi che sono anche di carattere sovranazionale e che riguardano questioni connesse alla globalizzazione (globalizzazione finanziaria ed economica), che deve prevedere strumenti diversi rispetto a quelli che sono i poteri connessi ai Governi nazionali. Non abbiamo ancora una globalizzazione istituzionale e non so se questo sia un elemento che dobbiamo auspicare, ma, certamente, è un dato molto chiaro, alla luce del fatto che i Governi si trovano complessivamente in difficoltà ad affrontare una congiuntura che si dimostra ancora così complessa. Evidentemente, vi è la necessità di un ulteriore impegno. Nei prossimi mesi, l'obiettivo del Governo è quello di mettersi a disposizione di questo contesto e di riuscire a fornire una risposta più efficace al sistema Paese che più Pag. 34che mai oggi guarda con attenzione a ciò che le istituzioni riusciranno a fare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Il seguito dell'esame dei disegni di legge di stabilità e di bilancio avrà luogo a partire dalle ore 16 con la votazione degli articoli del disegno di legge di bilancio. Seguiranno la votazione degli articoli, la votazione finale del disegno di legge di stabilità, nonché, in conclusione, la votazione finale del disegno di legge di bilancio.

Integrazione nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Misto, con lettera pervenuta in data 12 novembre 2011, ha reso noto che il deputato Roberto Antonione è stato nominato vicepresidente del gruppo in rappresentanza della componente politica Liberali per l'Italia-PLI.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,07).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, il presidente Giorgetti, nel rinunciare alla replica, ha affermato, come è liberissimo di fare, che non avrebbe replicato perché erano state svolte solo considerazioni di carattere generale o politico e non nel merito specifico del provvedimento. Se il presidente Giorgetti si riferisce all'intervento del collega Polledri, ciò è assolutamente giustificabile, altrimenti diversamente temo che il collega Giorgetti non abbia ascoltato gli interventi in Aula perché, sia il collega Fluvi, sia il collega Baretta - e parlo per quel che mi riguarda, ma credo che, avendo ascoltato tutto il dibattito, ciò potrebbe riguardare anche altri colleghi che sono intervenuti in quest'Aula -, sono entrati molto nello specifico. Ciò, ovviamente, può essere gradito o no al presidente della Commissione, ma mi sembra assolutamente ingiustificato valutare quei tipi di interventi come di carattere generale.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, come lei ben sa l'intervento del presidente Giorgetti non può essere oggetto di interpretazione autentica da parte della Presidenza.

MARIO TULLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TULLO. Signor Presidente, le prometto che sarò rapidissimo. Purtroppo, ieri, il mare di Saint Tropez, in Francia, ha restituito il corpo di una delle vittime dell'alluvione che il 25 ottobre ha colpito le Cinque Terre: si tratta di un abitante settantenne di Vernazza.
Chiedo la parola in quanto nella seduta dell'8 novembre ero intervenuto in relazione alla grave calamità naturale che ha colpito Genova il 4 novembre, determinando la perdita di sei vite umane e gravi danni a centinaia di cittadini e attività commerciali, artigianali e industriali.
È stato un dolore vedere la mia città piegata dalla violenza dell'acqua e le testimonianze, registrate anche in quest'Aula tra voi colleghi, erano determinate - ne sono certo - da quanto, attraverso i servizi televisivi, avete potuto vedere. Straordinaria è stata la gara di solidarietà messa in campo da migliaia di volontari, in particolare ragazzi e ragazze, per tornare alla normalità.
In quella seduta avevo affermato che tutti noi dobbiamo trovare risorse per le opere di prevenzione, ma anche per interventi immediati a favore delle popolazioni colpite. Avevo indicato nel provvedimento che stiamo discutendo, l'ultimo del Governo Berlusconi, lo strumento per mettere a disposizione le risorse necessarie per affrontare l'emergenza e i rimborsi per chi aveva subito danni. Pag. 35
Con un lavoro bipartisan, è stato accolto un invito del sindaco Vincenzi, il quale ci ha riuniti lunedì 7 novembre, promuovendo un incontro tra tutti i parlamentari liguri. Attraverso l'impegno di tutti si sono riaperti i termini per presentare al Senato, in Commissione bilancio, emendamenti e vi era la volontà comune della Commissione di approvarli. Purtroppo, nessuna misura è contemplata nel testo che questo pomeriggio voteremo e che ci è giunto dal Senato.
Quella di Genova, della Liguria, della Toscana e delle altre zone alluvionate, dovrà essere una priorità per il nuovo Esecutivo, così come quella di rifinanziare la Protezione civile e le politiche del territorio: in questo senso chiedo a lei di comunicarlo anche al Presidente della Camera.
Intanto, il Parlamento potrebbe fare una scelta: nella legge di stabilità sono inseriti 100 milioni di euro per il 2012 e 50 milioni di euro per il 2013, con riferimento alla cosiddetta «legge mancia». Non entro nel merito della legge, tuttavia credo che queste risorse - potendo il Parlamento determinare la scelta delle opere a cui destinarle - questa volta potrebbero essere destinate, così come chiedono molti sindaci, alle città liguri e toscane colpite dall'alluvione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 15,10, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ventidue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Nella Giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace (ore 16,07).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo) Onorevoli colleghi, come è noto, ricorre oggi, in occasione dell'anniversario del tragico attentato di Nassiriya, la Giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace, Giornata che fu istituita, dal Parlamento italiano in questa legislatura, con la legge n. 162 del 12 novembre 2009.
A ricordo del sacrificio dei nostri connazionali, la Camera ha posto, proprio all'ingresso di palazzo Montecitorio, due anni fa, una targa in memoria dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali, i quali hanno dato la vita per una convivenza dei popoli fondata sulla pace e sulla giustizia e per affermare i valori di libertà e di democrazia posti alla base della Costituzione della Repubblica.
Purtroppo, da quel tragico e drammatico evento, il nostro Paese ha sofferto ancora la perdita di molti altri suoi soldati che si sono sacrificati per la difesa di quei valori e di quei principi.
L'odierno ricordo coincide inoltre, per una sorta di fatalità, con il cinquantesimo anniversario dell'eccidio di Kindu, che riporta alla nostra memoria la grande commozione del Paese tutto per la tragica fine degli aviatori italiani impegnati, allora Pag. 36per la prima volta, al termine del secondo conflitto mondiale, in un contingente internazionale di pace sotto l'egida delle Nazioni Unite.
Nel rinnovare, a nome dell'intera Assemblea, i sentimenti di profonda vicinanza e di solidarietà alle Forze armate e alle famiglie delle vittime, invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio in onore di tutti i nostri caduti nelle missioni internazionali per la pace, perché credo che sia doveroso fare tutto ciò che è in nostro potere perché mai si perda memoria di un così alto e tragico esempio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Gerardo Soglia, già iscritto al gruppo parlamentare Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari di Italia domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-ADC, La Discussione), ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2969 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2012 e bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014 (Approvato dal Senato) (A.C. 4774); Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2012 e bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014 (A.C. 4774-bis) (ore 16,09).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2012 e bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014; Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2012 e bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generali congiunta dei disegni di legge di stabilità e di bilancio e che il relatore e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 4774)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di bilancio, ai quali non risultano riferiti emendamenti, e della relativa Nota di variazioni.
Avverto che, non essendovi richieste di voto nominale, si procederà a votazione per alzata di mano.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 4774)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1, con l'annessa tabella 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 4774), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 1, con l'annessa tabella.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 4774)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 4774) con l'annessa tabella, al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 2.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 4774)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 4774) con l'annessa tabella, al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti. Pag. 37
Pongo in votazione l'articolo 3 con l'annessa tabella.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 4774)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 4774) con l'annessa tabella, al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 4 con l'annessa tabella.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 4774)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 4774) con l'annessa tabella, al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 5 con l'annessa tabella.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 4774)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 4774) con l'annessa tabella, al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 6 con l'annessa tabella.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 4774)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A - A.C. 4774) con l'annessa tabella, al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 7 con l'annessa tabella.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 4774)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A - A.C. 4774) con l'annessa tabella, al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 8 con l'annessa tabella.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 4774)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A - A.C. 4774) con l'annessa tabella, al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 9 con l'annessa tabella.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 4774)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A - A.C. 4774) con l'annessa tabella, al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 10 con l'annessa tabella.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 4774)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A - A.C. 4774) con l'annessa tabella, al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 11 con l'annessa tabella.
(È approvato).

Pag. 38

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 4774)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A - A.C. 4774) con l'annessa tabella, al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 12 con l'annessa tabella.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 4774)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A - A.C. 4774) con l'annessa tabella, al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 13 con l'annessa tabella.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 4774)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 (Vedi l'allegato A - A.C. 4774) con l'annessa tabella, al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 14 con l'annessa tabella.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 4774)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A - A.C. 4774), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 15.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 4774)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A - A.C. 4774) con l'annesso quadro generale riassuntivo, al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 16 con l'annesso quadro generale riassuntivo.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 4774)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 (Vedi l'allegato A - A.C. 4774), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 17.
(È approvato).

Sospendiamo ora l'esame del disegno di legge di bilancio per passare al seguito dell'esame del disegno di legge di stabilità.
A norma dell'articolo 123, comma 3, del Regolamento, la votazione finale sul disegno di legge di bilancio avrà luogo dopo la votazione finale del disegno di legge di stabilità.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2968 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2012) (Approvato dal Senato) (A.C. 4773) (ore 16,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2012).

(Esame degli articoli - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, ai quali non stati presentati emendamenti. Pag. 39
Avverto che, non essendovi richieste di voto nominale, si procederà a votazione per alzata di mano.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773) con l'annesso allegato, al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 1 con l'annesso allegato.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 con l'annesso allegato 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 2.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 con l'annesso elenco 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 3.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 con l'annesso elenco 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 4.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 5.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 6.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 7.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 8.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative. Pag. 40
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 9.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 10.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 11.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 12.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 13.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 14.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 15.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 16.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 17.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 18 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative. Pag. 41
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 18.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 19 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 19.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 20 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 20.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 21 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 21.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 22 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 22.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 23 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 23 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 23.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 24 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 24.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 25 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 25 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 25.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 26 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 26 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 26.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 27 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 27 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative. Pag. 42
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 27.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 28 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 28 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 28.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 29 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 29 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 29.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 30 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 30 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 30.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 31 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 31 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 31.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 32 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 32 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 32.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 33 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 33 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), con gli annessi elenco 3 ed allegato 3, al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 33.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 34 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 34 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 34.
(È approvato).

(Esame dell'articolo 35 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 35 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), con le annesse tabelle da A a E, al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 35.
(È approvato).

Pag. 43

(Esame dell'articolo 36 - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 36 (Vedi l'allegato A - A.C. 4773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 36.
(È approvato).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4773).
Avverto che gli ordini del giorno Di Biagio n. 9/4773/2, Ascierto n. 9/4773/11, Gidoni n. 9/4773/13, Rossa n. 9/4773/14 sono stati ritirati dai presentatori.
Avverto, inoltre, che l'ordine del giorno n. 9/4773/3 deve intendersi a prima firma dell'onorevole Di Biagio.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, l'ordine del giorno Toccafondi n. 9/4773/10, in quanto estraneo al contenuto del provvedimento.
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

BRUNO CESARIO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta tutti gli ordini del giorno presentati.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Gioacchino Alfano n. 9/4773/1, Di Biagio n. 9/4773/3, Biasotti n. 9/4773/4, Grimaldi n. 9/4773/5, Lo Presti n. 9/4773/6, Antonino Foti n. 9/4773/7, Giammanco n. 9/4773/8, Barani n. 9/4773/9, Dal Lago n. 9/4773/12, Scanderebech n. 9/4773/15, accettati dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iapicca. Ne ha facoltà, per due minuti.

MAURIZIO IAPICCA. Signor Presidente, il disegno di legge di stabilità, approvato dal Senato e che oggi ci accingiamo a votare, è un passo importante nella corretta direzione per rimettere l'Italia sui giusti binari e ricominciare ad acquisire la necessaria credibilità internazionale. Si tratta di un provvedimento che i mercati e il resto dell'Europa si aspettano da tempo.
Questo disegno di legge recepisce le raccomandazioni fatte dalla Comunità europea e portate avanti con grande attenzione del Presidente Berlusconi. Come sappiamo, i temi contenuti sono le vendite immobiliari, la mobilità per gli statali, gli incentivi per l'occupazione giovanile, la liberalizzazione dei servizi sociali. Il disegno di legge conferma anche il criterio delle pensioni a 67 anni nel 2026.
Però, attenzione, manca il Piano per il sud e noi di Grande Sud ci impegneremo perché vengano adottate tutte le misure necessarie per questa parte importante del nostro Paese. Vogliamo anche porre ancora l'attenzione sul fatto che tutto ciò non basta perché dobbiamo dedicare i nostri sforzi alla crescita del nostro Paese, altrimenti avremo fatto solo una parte del necessario. Lo sviluppo del nostro Paese è importante, tutto il mondo ci guarda, le nostre aziende aspettano interventi importanti e noi non possiamo deludere queste aspettative.
Prima di concludere, voglio però porre l'attenzione sul fatto che l'Italia ha bisogno di riforme, non di elezioni. La crisi è grave e il nostro Paese ha bisogno di coesione. Noi di Grande Sud voteremo compatti a favore di questo disegno di legge perché è necessario.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà, per due minuti.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, se questo documento dovesse essere valutato in sé, il giudizio del gruppo Liberal-Democratico sarebbe che si tratta di misure insufficienti, che arrivano troppo tardi, e, come tali, non potremmo essere favorevoli ad esse nel merito.
Possiamo dare un voto favorevole per accelerare la conclusione di questa fase politica che oramai si annuncia quasi terminata. Auspichiamo l'inizio di una fase politica in cui tutto il Parlamento dia prova di senso di responsabilità e sostegno ad un Governo che possa dare una risposta ai gravi problemi dell'Italia e ai problemi che l'Italia può scaricare sull'Europa. In questo senso, il mio gruppo voterà a favore di questo provvedimento nei limiti e con le precisazioni che ho appena dato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, la componente politica del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud) voterà a favore dell'approvazione del disegno di legge di stabilità. Il provvedimento contiene le misure indicate dal Governo nella lettera di intenti presentata in Europa. Dunque, è chiaro a tutti che il Presidente del Consiglio si appresta a rimettere il mandato solo dopo aver assolto agli impegni assunti a Bruxelles prima e a Cannes poi. Al di là di quello che sostengono gli attuali partiti dell'opposizione, il Governo Berlusconi ha fatto fino in fondo il suo dovere: ha tenuto in ordine i nostri conti, varando con tempestività le manovre necessarie e ha presentato le misure idonee al rilancio della nostra economia. Si tratta di una azione che ha portato i suoi frutti ben riconoscibili nel livello del nostro avanzo primario, che continua ad essere il migliore in Europa.
Questa approvazione avviene in un contesto segnato da due difficoltà: quella economica e finanziaria legata alla crisi che investe il mondo e, in modo particolare, i Paesi con il debito pubblico più elevato, e quella politica legata alla formazione di un nuovo Governo. In questi anni abbiamo fatto ogni sforzo per far crescere l'attenzione sulla questione del Sud, del suo ritardo, dei giovani meridionali disoccupati o costretti ad emigrare, della carenza di infrastrutture, della piaga della criminalità organizzata.
Diamo atto a questo Governo e al Presidente del Consiglio Berlusconi, con il piano per il Sud e con la ferma lotta alle mafie portata avanti con determinazione dai ministri Maroni, Alfano prima e Nitto Palma poi, di aver ascoltato le nostre sollecitazioni. Non vorremmo che la crisi più generale che investe l'Italia, l'Europa e il mondo ci faccia tornare indietro. Chiediamo con forza che la questione del Sud venga prima di ogni altra priorità.

PRESIDENTE. Onorevole Iannaccone, la prego di concludere.

ARTURO IANNACCONE. Questa fase così difficile va affrontata con responsabilità e disponibilità. Quindi, annuncio il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto- Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà per tre minuti.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, viviamo un momento straordinario. Quello di oggi non è certamente un voto ordinario. È l'ultimo atto di un Governo non adeguato alla drammatica situazione economica. Tuttavia, non è tempo di scontri. Abbiamo bisogno di costruire condivisione e responsabilità. Occorre un Governo consapevole, autorevole e rappresentativo di tutte le parti in campo. La crisi è soprattutto di fiducia e senza fiducia non può esservi alcuna ripresa del Paese. Pag. 45
I parlamentari del Movimento per le Autonomie, rappresentanti di un Mezzogiorno tanto orgoglioso e responsabile quanto dimenticato e penalizzato soprattutto in questi ultimi anni, esprimeranno, quindi, in linea con le opposizioni, il loro voto solo per favorire l'apertura di una nuova fase, che non può ignorare che oltre un milione di giovani meridionali nell'ultimo decennio sono stati costretti ad emigrare.
Ma vi è di più, cari amici: la perdita di tali professionalità per il sud (nella maggioranza si tratta di capitale umano giovane e formato) diventa doppiamente penalizzante in quanto determina da un lato il fallimento economico dell'investimento formativo finanziato particolarmente dalle famiglie meridionali e dall'altra la mancanza di energie e competenze necessarie per innescare un processo di sviluppo autonomo del Mezzogiorno.
Quindi, auspichiamo che con questa nuova fase la politica generale dello Stato cambi e guardi alla valorizzazione del Mezzogiorno, nell'interesse dell'intero Paese. Non più, quindi, un Mezzogiorno con il complesso di inferiorità e con la mano tesa, ma un Mezzogiorno che deve essere guardato come una straordinaria risorsa ed un volano concreto per lo sviluppo dell'intera nazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà per quattro minuti.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, terrò la parola anche per meno. Onorevoli colleghi, vorrei che la nostra Aula archiviasse, con quest'ultimo voto, che si presume favorevole, la troppo lunga stagione di conflitti e di lacerazione non solo del tessuto politico nazionale, ma anche della società italiana. Stiamo chiudendo una stagione, dunque, quella del bipolarismo arcaico e violento, incarnato in Berlusconi ma non nutrito solo da lui. Stiamo cancellando l'alibi per un intero ceto politico dirigente, l'alibi che ha impedito l'evoluzione del nostro sistema. Forse da domani molti prodotti tossici di questa dialettica malata, alimentata solo da contrapposizione, non avranno più la loro ragione. Forse ne soffriranno un po' i talk show televisivi e, forse, anche qualche formazione politica sarà in crisi d'identità ma, finalmente, potrà aprirsi una nuova pagina per il Paese.
Quale che possa essere, allora, il nostro voto sul disegno di legge di stabilità e su quello di bilancio è giusto, doveroso e necessario deporre ora le armi e dismettere, finalmente, il linguaggio del conflitto. L'ora grave oggi spinge noi tutti alla coesione per salvare il Paese. Compiamo, dunque, quest'ultimo gesto, che ha anche il senso dell'onore delle armi ad un Governo che abbiamo combattuto perché giudicato nocivo per il Paese ma che abbiamo ormai alle spalle. Guardiamo a lunedì, al saggio itinerario tracciato dal Capo dello Stato, cui va la nostra gratitudine per aver interpretato, con nitore istituzionale, il suo ruolo nel momento in cui il Paese stava andando davvero fuori controllo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zeller. Ne ha facoltà.

KARL ZELLER. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il voto sul disegno di legge di stabilità è l'epilogo di un Governo che si è distinto per la propria incapacità di introdurre le riforme che altri Paesi europei hanno adottato per sostenere le rispettive economie e le ragioni di stabilità dell'Europa. L'Italia subisce, ormai da tempo, una crisi di fiducia che è, nel contempo, assenza di credibilità istituzionale del Governo e conseguenza delle politiche economiche e sociali non adottate. Ciò che ora l'Unione europea e la Banca centrale europea impongono all'Italia sono le scelte di riforma prima non fatte e che solo in minima parte sono contenute in questo disegno di legge di stabilità (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Pag. 46
Le decisioni adottate nel maxiemendamento, in ordine al Patto di stabilità per le province autonome e per la regione Valle d'Aosta, non sono state preventivamente concordate, violando così una chiara ed espressa disposizione dello Statuto di autonomia. Si portano, per esempio, i sacrifici, per la nostra provincia, dai 252 milioni di euro, concordati con le altre regioni speciali, a 301 milioni di euro, adottando criteri di ripartizione che non tengono in alcun conto le dimensioni dell'Alto Adige e del contributo, già effettuato, di 500 milioni annui a partire dal 2010.
Non ci siamo mai sottratti all'impegno di contribuire, come autonomia speciale, al risanamento dei conti pubblici, ma non possiamo accettare che il Governo aggravi i costi di chi - come noi - già opera da tempo e con risultati positivi per porre sotto controllo i conti pubblici. Dinanzi a tali decisioni incostituzionali, sarà inevitabile un ricorso alla Corte costituzionale.
Per queste ragioni, i deputati della Südtiroler Volkspartei e della Valle d'Aosta voteranno contro queste misure.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gava. Ne ha facoltà, per 4 minuti.

FABIO GAVA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo a nome della componente politica del gruppo Misto costituitasi come Liberali per l'Italia-PLI per comunicare il nostro voto favorevole al disegno di legge di stabilità. Lo facciamo soprattutto perché questo provvedimento contiene una parte degli impegni assunti con l'Unione europea.
È ovvio però che tale parte non è esaustiva di tutto quanto il nostro Paese necessita in tema di riforme strutturali di cui da tempo si sta parlando, come le privatizzazioni o la riforma del welfare. Per tali ragioni, noi, fin da oggi, con questo voto favorevole, affermiamo la necessità che si apra rapidamente una nuova fase politica che utilizzi questo ultimo scorcio di legislatura per affrontare tutte le tematiche sul tappeto senza veti, senza difese corporative, ma con ampio senso di responsabilità. Solo questo ampio senso di responsabilità potrà infatti creare le condizioni per implementare quello sviluppo che, da troppo tempo, in Italia è asfittico e insufficiente. Solo così la crisi economica, anzi le crisi - prima quella finanziaria e poi quella dei debiti sovrani, che tanto stanno pesando sulla vita degli italiani - potrebbero trasformarsi anche in opportunità: opportunità di cambiamento, opportunità di riforme, opportunità di innovazione.
Apprezziamo la decisione di alcuni gruppi di votare a favore del disegno di legge di stabilità e anche il nostro voto favorevole si lega, quindi, alla decisione di concludere questa esperienza governativa, aprendo dunque, con questa decisione, agli interessi generali dell'Italia e non agli interessi di parte (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberali per l'Italia-PLI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori oggi voterà contro questo disegno di legge che, grazie al cielo, è l'ultimo atto di un Governo che oggi chiude la sua terribile esperienza; terribile per il Paese ovviamente e per le conseguenze che ha prodotto. Un Governo che negli ultimi due anni è stato - ho già usato questa espressione in quest'Aula - un latitante. Infatti, di fronte alla crisi economica siete scappati, avete lasciato il Paese solo, non avete fatto nulla, avete continuato a negare l'evidenza con un'ignavia che davvero ha dimostrato di non tenere in nessun conto gli interessi del Paese. Ma credo ancora qualcosa di più: credo che con oggi finisca non solo l'esperienza di un Governo, ma una storia che è durata anche troppo nella vita di questo Paese, un ventennio - il ventennio di Berlusconi - che è stata un'eclissi dei valori democratici e costituzionali; un ventennio nel quale voi, in ogni Governo, avete fatto passare il principio che a contare doveva essere la legge del più forte, che il conflitto di interessi era la Pag. 47regola, che la società doveva diventare un far west, che era possibile promettere tutto e non realizzare mai nulla, che la televisione diventava l'unico strumento per creare valori, regole, ciò che era bene e ciò che era male.
Oggi chiudiamo la parentesi, oggi probabilmente finisce la stessa seconda Repubblica, che intorno ai disvalori che voi avete creato è nata ed è vissuta in questi anni. Noi speriamo che oggi possa iniziare una nuova primavera; una primavera di speranza per un Paese oggi sotto attacco da parte dei mercati internazionali a causa delle vostre tante colpe, arroganze, incompetenze, di tutto quello che in questi anni avete fatto per difendere l'indifendibile, per portare in Parlamento indagati, condannati, per portare per la prima volta nella storia della Repubblica un indagato per mafia nel Governo. Speriamo che sia una nuova primavera per tutto il Paese che ha bisogno di ritrovare valori veri, i valori dell'etica pubblica e del bene pubblico, che solo una classe dirigente vera può mettere al primo punto di ogni azione di Governo.
Dobbiamo uscire dalla logica delle piccole botteghe, degli interessi corporativi, di quelle lobby che voi, Ministro Tremonti, avete perseguito sistematicamente in questi anni, fossero quelli dei grandi gruppi industriali come dei più piccoli gruppi di persone e fossero quelli di quelle banche alle quali lei, appena uscito da Ministro, comunque consigliava per il meglio su come eludere le tasse.
L'Italia ha bisogno di un rinascimento civile, etico e culturale, ci vorrà del tempo perché le ferite che voi avete lasciato nel tessuto di questo Paese sono profonde e lasceranno il segno a lungo nel tempo, ma noi siamo convinti di una cosa, ne siamo convinti nel profondo e questo ci porta oggi a dirvi per l'ultima volta con forza «no»: noi siamo convinti che a ricostruire questo Paese potranno essere soltanto coloro che in questi anni hanno saputo tenere la schiena dritta, hanno saputo dire di «no» alla corruzione del potere, del denaro, della televisione, dei posti di Governo, delle cricche, degli affari. Questo voi avete rappresentato, l'Italia peggiore! I prossimi saranno gli anni dell'Italia che continua a lavorare e che voi non rappresentate più (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio intervento è volto ad annunciare il voto favorevole del gruppo parlamentare Popolo e Territorio ai provvedimenti predisposti dal Governo per il sostegno e il rilancio dell'economia. Ovviamente non entrerò nel merito di tutte le disposizioni e di tutte le proposte contenute nel provvedimento recentemente approvato dal Senato, devo però ribadire che il nostro «sì» è un «sì» sofferto, è un «sì» che viene dato all'ultimo atto di un Governo nel quale noi ci siamo riconosciuti e che con lealtà abbiamo sostenuto.
Molte delle disposizioni contenute in questo provvedimento non ci piacciono, né ci piace la particolarità di alcuni commi di questo testo che non hanno niente a che vedere con il rilancio dell'economia né con quanto è stato concordato in sede europea tra il Governo Berlusconi e i Ministri dell'economia dell'Unione europea. Assistiamo ad alcune disposizioni che sono indecenti e vorrei che il Ministro Tremonti, anch'egli al passo d'addio, mi dedicasse trenta secondi di attenzione.
È prevista all'articolo 13, comma 3, di questo disegno di legge la possibilità per le pubbliche amministrazioni di certificare il credito certo, liquido ed esigibile. Se questo vale per tutta l'Italia ovviamente è previsto che questo non possa essere fatto nelle regioni che hanno un piano di rientro dal debito. Io provengo da una regione, la Campania, nella quale i fornitori di beni e servizi sono sistematicamente non pagati e nella quale non è possibile attivare le procedure ingiuntive a sostegno del credito perché il Governo le ha inibite fino al 31 Pag. 48dicembre 2012. In questo caso non è possibile neanche ottenere la certificazione del credito.
Chiedo al Ministro Tremonti e a tutti coloro che hanno un po' di buon senso in quest'Aula, se non sarebbe stato meglio certificare che centinaia e migliaia di imprenditori dovessero fallire nella regione Campania invece di scrivere queste vere e proprie indecenze.
Trovo pertanto motivo di conforto dalla caduta del Governo perché vada via anche il Ministro Tremonti, il quale è sordo e cieco alle istanze di coloro i quali non hanno grandi poteri dietro le spalle; è sordo alle istanze di migliaia di piccole aziende che costituiscono il tessuto produttivo di intere regioni.
Se in ogni tragedia c'è sempre un punto che ci fa riflettere, noi licenziamo questo provvedimento con il nostro voto favorevole e ci dogliamo che questo sia l'ultimo atto del Governo Berlusconi, ma ci compiacciamo perché questo è - e resta - l'ultimo atto di una scellerata politica che il Ministro dell'economia e delle finanze ha portato avanti, un'economia che non aveva niente di liberale e niente di liberista, un'economia che era fatta di statalismo e di criptosocialismo, che ancora una volta ha usato la leva del debito e la leva della spesa per orientare scelte che non andavano né verso una riforma di sistema, né verso un rilancio dell'economia liberale. Ebbene, in un Paese in cui abbiamo 2.000 miliardi di euro di debito, in un Paese in cui si pagano 100 miliardi l'anno di interessi passivi, in un Paese in cui le classi politiche presenti e future dovranno abbandonare la politica keynesiana nell'intervento dello Stato per procurare prebende, favori e vantaggi ai contemporanei, addebitandone e addossandone il costo ai posteri, noi siamo qui ancora a parlare di alcuni pannicelli caldi, perché questo è un pannicello caldo. Noi ci riserviamo di giudicare chi verrà dopo questo Governo per le cose che ci proporrà, perché questo abbrassons-nous non ci convince, né ci convince questa sorta di generale compiacenza. Non ci convince il fatto che sia nata la Repubblica presidenziale, in cui i Governi non si fanno in quest'Aula, ma si fanno al Quirinale, e non ci convincono tante cose, ma questo è argomento di lunedì prossimo. Sappiate, però, che questo è l'ultimo voto che noi diamo ad un Governo; il prossimo ve lo dovrete guadagnare con proposte che vadano nel senso di una effettiva riforma in senso liberale dello Stato e dell'economia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, siamo nel pieno di una crisi drammatica e vorrei dire una cosa che credo possa servire a tutti. Non è, come qualcuno magari ha detto, che siamo governati dai mercati. La valutazione da fare è diversa e forse anche opposta: dobbiamo governare un Paese che ha un debito pubblico enorme, un Paese che deve ricorrere continuamente all'indebitamento. Governare l'Italia oggi significa forse - e addirittura innanzitutto - saper governare il debito. Come insegna l'esperienza di ciascuno di noi, un debitore deve onorare gli interessi, deve onorare le scadenze del proprio debito, ma vive il suo rapporto con il creditore in base alla propria reputazione. Noi dobbiamo, in questa chiave, recuperare la reputazione dell'Italia anche, forse soprattutto oggi, come debitore. Noi un anno fa chiedemmo un nuovo Governo con maggioranza parlamentare allargata per affrontare la crisi economica, ma oggi è il tempo delle decisioni urgenti, anzi immediate, e non è il tempo della polemica. Non è il tempo in cui volgere lo sguardo indietro e nemmeno il tempo di guardare negli specchietti retrovisori. Guardiamo avanti, guardiamo al futuro. Dobbiamo condividere tutti quanti uno sforzo comune per recuperare la credibilità e la reputazione che l'Italia merita. Come Futuro e Libertà e come Terzo Polo, abbiamo già manifestato la nostra fiducia piena al Capo dello Stato e al suo sforzo per aprire una fase nuova, con un Governo Pag. 49che abbia il sostegno parlamentare più ampio possibile, senza pregiudizi di parte.
Gli impegni assunti dall'Esecutivo dimissionario non sono impegni di quel Governo che oggi pomeriggio rassegnerà le dimissioni, ma sono gli impegni del Paese, che noi riteniamo debba onorare, rispetto ai quali vogliamo dare, per il futuro, un contributo.
Occorre, quindi, un Governo con una guida autorevole - e, certamente, il nome del senatore Mario Monti risponderebbe ai criteri di autorevolezza - ma serve un Governo autorevole che sappia raccogliere il consenso ampio di un Parlamento che, tutto, è eletto democraticamente, ricordiamocelo, maggioranza e opposizione. Siamo una democrazia parlamentare e nelle democrazie parlamentari i Governi si fanno nelle Aule parlamentari, i Governi esistono se hanno la fiducia dei parlamentari che sono stati eletti. Altre considerazioni sono fuori luogo, cari colleghi.
È per questo e con questo spirito che, come Futuro e Libertà per il Terzo Polo, come annunziato poco fa dal collega Gava per la componente Liberali per l'Italia del gruppo Misto, come Terzo Polo, voteremo «sì» a questa legge di stabilità. Non è la nostra, non ci piacciono molte delle cose che vi sono, non vi sono molte delle cose che ci sarebbero piaciute, ma il nostro è un «sì» che vuole essere di fiducia, in prospettiva, un semaforo verde alla stagione nuova che deve partire da lunedì e alla quale dobbiamo lavorare tutti insieme.
Chiudo con una parola che sta facendo il giro di tutti i social network, è un anagramma, ma è, innanzitutto, un auspicio e un impegno nel quale dobbiamo sentirci uniti tutti noi che amiamo questo Paese: rimontiamo (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, noi deputati della delegazione radicale all'interno del gruppo Partito Democratico asseconderemo, con la nostra astensione, l'approvazione dei provvedimenti in esame, però vorremmo lasciare agli atti una riflessione. Nessun Governo può permettersi di fare economia del più grande problema istituzionale e sociale del nostro Paese, ossia quello della giustizia e delle carceri. Purtroppo, sembrerebbe che nessun Governo, tuttora, sia pronto a farlo.
Non è solo un dovere, ma un obbligo costituzionale, internazionale ed europeo interrompere la flagranza letteralmente criminale del nostro Stato nei confronti dei vincoli di legge morale e umana. Dieci milioni sono le famiglie coinvolte in questa vera e propria bancarotta democratica, umana, civile, economica. Se vi sarà crescita, e dovrà esservi, non possiamo correre il rischio che questa crescita si costruisca sulle macerie dello Stato di diritto, delle vite e dei diritti umani calpestati, umiliati, soffocati, magari in una cella di sicurezza, come è accaduto al senegalese Saidou Gadiaga a Brescia, pochi giorni fa.
Noi radicali siamo determinati a ripetere il successo che ha arriso in questi decenni alle grandi riforme civili e sociali che la partitocrazia unita, onnipotente, prepotente e impotente non riuscì ad impedire. Come al solito, diamo letteralmente corpo, da non violenti, anche a livello istituzionale, ad un obiettivo. È questo il senso e la forza dell'offerta che facciamo della candidatura di Marco Pannella a Ministro della giustizia. È una provocazione? Si, una provocazione non provocatoria, assolutamente seria, responsabile, misurata, necessaria, a tutte le istituzioni.
Consideriamo l'abisso che ci circonda e in cui rischiamo di precipitare. «Abisso» è parola usata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano pochi mesi fa. Il Presidente della Repubblica chiedeva a noi ed a tutta la politica uno scatto, quello scatto che colpevolmente ancora non c'è stato.
Riflettiamo su questo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, è un momento drammatico per il Paese. Non è il momento delle contrapposizioni: è il momento della responsabilità, proprio quella responsabilità che dal principio della legislatura abbiamo invocato in quest'Aula spesso in solitudine. Abbiamo bisogno di dare un segnale di fiducia all'Europa e agli italiani.
Con onestà, Presidente del Consiglio Berlusconi, in questi mesi abbiamo sempre detto che lei non era l'unico problema, ma certamente lei ed il suo Governo non avete la necessaria credibilità per affrontare la crisi che già da anni si sta addensando sulla nostra economia. Da sempre sappiamo che le dimissioni del suo Governo non sarebbero stata la soluzione di tutti problemi del nostro Paese, ma che sarebbero servite a dare un'altra chance all'Italia, forse l'ultima.
I problemi strutturali del nostro Paese li conosciamo tutti: un alto debito, accompagnato da una bassa crescita; poca concorrenza e troppi corporativismi; troppa spesa pubblica mal gestita e troppo alti sono i costi della politica. La tregua dei mercati e del tasso di interesse sui nostri titoli di Stato avvenuta nei giorni successivi all'annuncio delle sue dimissioni non ci devono ingannare. I mercati, onorevoli colleghi, ci stanno dicendo una cosa molto semplice: il vostro Paese è ancora sano, ma dovete recuperare in credibilità e per tornare credibili dovete fare oggi, subito, in emergenza, quelle riforme che per troppo tempo non avete fatto.
La legge di stabilità che oggi ci proponete - lo sapete anche voi - non è la risposta che l'Europa si attende. Possiamo apprezzare alcuni dei suoi contenuti (uno sforzo verso la semplificazione, alcune agevolazioni, la dismissione di beni pubblici dello Stato), ma tutto ciò non affronta i problemi strutturali del Paese.
Con le vostre dimissioni, però, questa fase si è chiusa. Ora se ne apre un'altra: è il momento di pensare all'Italia. Serve uno scatto di orgoglio da parte di tutti: famiglie, lavoratori, imprese e politica. Dobbiamo dare un segnale forte e comprensibile a tutta l'Europa, a tutti coloro che ci hanno visto per troppo tempo divisi, litigiosi e inconcludenti. Lo dico con chiarezza: le elezioni anticipate potrebbero essere convenienti per l'UdCpTP, il mio partito, che con il Terzo Polo sale in tutti i sondaggi, ma sarebbero un disastro per il Paese. Due mesi di contrapposizioni e di incertezza politica forte, con il Parlamento inattivo, spaventerebbero gli investitori esteri e i mercati. Due mesi così ci porterebbero al baratro economico. Al contrario serve che le forze politiche più consapevoli e più responsabili sotto una guida autorevole si uniscano per restituire all'Europa l'immagine reale dell'Italia, fatta da famiglie più formiche che cicale, da lavoratori operosi, da imprenditori da sempre stimati in tutto il mondo per la loro creatività ed il loro ingegno.
Certo, siamo ben consapevoli che il semplice tornaconto elettorale porterebbe tutte le forze politiche a non assumersi la responsabilità di Governo in un momento così difficile. Tutti noi sappiamo bene che per uscire da una crisi economica e finanziaria così profonda bisognerà chiedere sacrifici anche pesanti agli italiani, ma tutti noi sappiamo anche che se nelle prossime ore non ci assumeremo davanti al Paese le nostre responsabilità non avremo un'altra possibilità per salvarci. Chi non lo farà, onorevoli colleghi, chi scapperà davanti all'emergenza, sappia che gli italiani sono ben consapevoli sia di chi li ha portati in questa situazione - e le colpe non sono certamente solo sue, signor Presidente del Consiglio, e del suo Governo - sia di chi oggi si impegna responsabilmente per risolverla. Speriamo che il suo partito in questa fase sia in prima linea e sono certo che alla fine gli italiani ne terranno conto.
Noi siamo convinti che il Paese abbia compreso bene la gravità del momento e che saprà accettare i sacrifici che la nuova fase impone ad alcune condizioni, però, onorevoli colleghi, ovvero che chi li chiede, cioè la politica, sia la prima a farli e che Pag. 51siano equi, ben proporzionati e trasparenti e che gravino di più su chi ha di più e che servano soprattutto davvero a risolvere problemi che abbiamo davanti.
Serve una riforma dell'architettura istituzionale che preveda la riduzione del numero dei parlamentari e dei livelli di Governo territoriale, iniziando proprio dalla soppressione delle province e dalla cancellazione di quegli enti pubblici che voi avete dichiarato inutili ma che comunque sono ancora lì. Serve un grande patto generazionale, una riforma del sistema pensionistico che eviti di mandare in pensione, come accade oggi, 170 mila persone all'anno a 58 anni, certo, con i dovuti distinguo: sappiamo bene che per chi sta in fabbrica con i turni di notte è differente da chi sta seduto dietro una scrivania. Le risorse, però, derivanti da questa riforma, dobbiamo destinarle ai nostri figli e ai nostri giovani, per farli entrare nel mondo del lavoro con più facilità ed assisterli nel loro percorso lavorativo con ammortizzatori sociali degni di questo nome.
Serve una riforma che renda più equo e giusto il nostro sistema fiscale, che aggravi l'imposizione su rendite e patrimoni e che sgravi la famiglia, il lavoro e l'impresa; le famiglie, quelle che più hanno pagato in questa crisi economica e che da anni aspettano il quoziente familiare, il che vuol dire far pagare meno tasse a chi ha il coraggio, in questo Paese, ancora, di fare dei figli; i lavoratori dipendenti, quelli che da sempre pagano le tasse fino all'ultimo euro; le aziende, quelle che devono competere ad armi pari con le concorrenti del resto del mondo per poter permettere al nostro Paese di crescere. Servono le liberalizzazioni, colleghi, in tutti i settori. Bisogna togliere garanzie e privilegi, a partire dagli ipergarantiti e garantire di più chi oggi non ha alcuna garanzia, soprattutto i giovani e i più deboli, liberalizzare i servizi pubblici locali e quelle 5.512 aziende di proprietà degli enti locali che costano 2 miliardi e mezzo all'anno solo di compensi ad amministratori e sindaci. Occorrono più liberalizzazioni nelle banche, nelle assicurazioni e nelle professioni. Di certo un Governo capace di fare queste riforme non sarebbe un Governo tecnico ma rappresenterebbe al contrario la capacità della politica di recuperare quel ruolo a cui per troppi anni ha abdicato. Non è una sconfitta della politica prendere atto della realtà, c'è bisogno delle forze migliori del Paese e di persone autorevoli. Quando la politica prende atto della necessità di fare un passo indietro ma nel tempo stesso è unita e senza divisioni, vuol dire che esiste ancora e ha un ruolo importante in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). Abbiamo richiamato più volte la necessità di unità, di dimostrare al Paese e all'Europa un Paese coeso, che vuole reagire e superare, speriamo per sempre, la fase delle contrapposizioni pregiudiziali. Sono queste le ragioni per cui il mio gruppo, l'Unione di Centro per il Terzo polo consente all'approvazione di questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, il gruppo della Lega Nord Padania ricorda bene quando nel 2001 entrò in vigore l'euro e Prodi e Ciampi andarono a Bruxelles a festeggiare con i palloncini che si alzavano in cielo, a dirci che arrivava il nuovo Eldorado o che l'Italia sarebbe entrata nel Paese delle meraviglie. «Scappiamo nell'euro», dicevano, «solo così ci salveremo». Oggi, quasi dieci anni dopo, crediamo che gli italiani abbiano capito - e non solo gli italiani ma tanti altri popoli europei - che nei loro confronti, da parte di chi ha costruito questa tecnocrazia europea, si è consumato uno dei più grandi inganni. Chi una volta guadagnava un milione e mezzo di lire nel nostro Paese se la cavava. Chi guadagnava 2 milioni di lire stava abbastanza bene. Oggi chi guadagna 800 o 1.000 euro è in una situazione di evidente difficoltà. Questo è l'unico dato che i nostri cittadini sanno Pag. 52pesare sull'euro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Sull'euro introdussero anche una tassa. Prodi chiese 20 miliardi di euro in tasse - all'epoca erano lire, però corrispondevano a 20 miliardi di euro - per entrare nell'euro e le prese dalle dichiarazioni fiscali degli italiani.
Oggi l'euro è entrato in crisi, indubbiamente, è entrato in crisi perché si è costruita l'Europa monetaria ma non si è costruita l'Europa politica; è entrato in crisi perché si sono messi insieme Paesi troppo diversi volendo far credere che sono simili (la Grecia non c'entra nulla probabilmente con la Francia, così come il Portogallo c'entra poco con la Germania); è entrato in crisi perché l'Europa si è preoccupata più del diametro dei cetrioli che del fatto che le imprese scappavano e delocalizzavano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Oggi noi ci troviamo a gestire questa crisi. Il Governo è entrato in carica nel 2008, e subito è cominciata la più grande crisi che ci è stata dal dopoguerra sotto il profilo finanziario ed economico. Nel 2009 il PIL italiano è calato del 5 per cento, quelli francese e tedesco erano anch'essi lì in termini di cifre. È chiaro che a quel punto il rapporto debito pubblico-PIL non ha potuto far altro che aumentare. È un quoziente il rapporto debito pubblico-PIL. Se cala il denominatore è chiaro che il quoziente aumenta e non è colpa di chi governa se c'è un calo della crescita del 5 per cento. Però gli altri dati economici del nostro Paese sono dati buoni, perché se guardiamo il rapporto deficit-PIL l'Italia nel 2010 ha avuto un 4,6 per cento negativo, la Francia un 7, la Germania 3,3 (poco meno dell'Italia), l'area euro il 6 per cento negativo, il Regno Unito il 10,4. Non siamo messi così male. La disoccupazione in Italia nel 2010 era all'8,4 per cento, in Francia al 9,7, l'area euro a oltre il 10.
Eppure l'Europa ci ha imposto il pareggio di bilancio. Abbiamo dovuto accorciare i tempi per avere il pareggio di bilancio, averlo nel 2013, e abbiamo dovuto fare una manovra in 15 giorni di circa 60 miliardi di euro, una manovra imposta dall'Europa che era chiaro che poi andava a deprimere la crescita. Sessanta miliardi di euro: per capirci se l'IVA ogni anno «cuba» 110 miliardi, capiamo cosa vuol dire fare una manovra in dieci giorni di 60 miliardi di euro. Il problema quindi è il debito pubblico del nostro Paese, e francamente ci preoccupa molto che oggi a spiegarci come dobbiamo difenderci dal debito pubblico siano gli eredi di coloro che il debito pubblico lo hanno creato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), di coloro che hanno creato sulle nostre spalle, sulle spalle dei nostri giovani, il fardello del debito pubblico. Questo francamente è scandaloso nei confronti delle coscienze degli italiani.
Ma la crescita non si fa per decreto. Lo abbiamo sempre detto, non è facendo un decreto che si crea maggior PIL. Però se guardiamo al PIL italiano nel 2010, cari colleghi, l'Italia è cresciuta dell'1,3 per cento, la Francia dell'1,6 (non siamo messi tanto peggio), il Regno Unito dell'1,3, l'area euro dell'1,8. Il problema, cari colleghi, è che in Italia abbiamo un'economia duale, c'è una parte di Paese che cresce a livelli europei (oltre il 2 per cento) e una parte di Paese che non cresce (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). C'è una parte di Paese che è in Europa, e una parte di Paese che non lo è.
Andiamo a vedere la disoccupazione giovanile, il dato tanto pesante e brutto che riguarda il nostro Paese. La disoccupazione giovanile è al 30 per cento in Italia, un dato pesantissimo. Però se guardiamo le aree del nord, nel nordest è al 14 per cento, nel nordovest al 18 per cento (dati perfettamente in linea con i dati europei, se non migliori, e con quelli tedeschi). Così è costruito il nostro Paese, e non è colpa di nessuno.
In questi giorni si è parlato sui giornali di euro a doppia velocità. Non sappiamo se è vero, lo abbiamo letto. Noi vorremmo però sapere, qualora fosse vero, dove vorrebbero porsi le categorie finanziarie e imprenditoriali italiane, nell'euro di seria A o nell'euro di serie B? Perché sappiamo, come abbiamo detto, che questa potrebbe essere una scelta che si pone. Lo abbiamo Pag. 53letto sui giornali. C'è una parte di Paese che ha caratteristiche di euro da serie A e una parte di Paese che queste caratteristiche purtroppo non le ha.
Ora vediamo che avanza probabilmente un nuovo Governo, pare che sia un Governo dei tecnici. Noi abbiamo letto i giornali, si vocifera già che andrà a toccare le pensioni, sarà così? Noi non lo sappiamo, lo abbiamo letto. Andrà a toccare l'ICI prima casa? Non lo sappiamo, lo abbiamo letto. La patrimoniale? Non lo sappiamo, lo abbiamo letto. La Lega non vuole un Governo che tocchi le pensioni, che metta la patrimoniale, che introduca l'ICI prima casa, che vada magari a toccare i conti correnti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Vorremmo un Governo che si impegni un po' di più in Europa per difendere le nostre banche di fronte ai criteri di patrimonializzazione che l'Europa impone alle stesse. Forse, qualcuno se le vuole venire a comperare grazie all'Europa stessa.
Signor Presidente, la Lega Nord Padania vota a favore del provvedimento al nostro esame perché crediamo che sia in linea con quello che l'Europa ha chiesto al presente Governo e sia in linea con la regolarità dei conti pubblici che l'attuale Governo consegna al Paese in questo momento. Se, poi, nei giorni scorsi, è aumentato anche il differenziale per la Francia e per l'Austria, forse allora vorrà dire che il problema non è solo quello del debito pubblico italiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, oggi scende il sipario su una lunga e dolorosa fase della storia politica italiana. Il Paese arriva a questa giornata frastornato, impaurito, travolto da una crisi finanziaria che ha attraversato le vite individuali e la nostra esperienza collettiva. Ma l'Italia arriva ancora carica di potenzialità, carica di energie, un Paese che ha voglia di voltare pagina ed ha voglia di ricominciare daccapo. Era sembrato, per molti anni, questi lunghi anni, che il potere si fosse trasferito altrove, che la forza dell'economia, la forza del denaro, la forza dei soldi, la forza della spregiudicatezza, fosse inesorabilmente diventata molto molto più forte di istituzioni giudicate troppo deboli e troppo antiche. Qualcuno sottolineava questo con preoccupazione, qualcun altro con soddisfazione, ma era una valutazione comune, soprattutto perché quelle istituzioni sono state maltrattate ed insultate da chi ne ha guidata una parte in questi anni.
E, invece, proprio quelle istituzioni democratiche e, in particolare, il Parlamento - e di questo dovremmo essere tutti orgogliosi -, hanno dimostrato di essere più solide e più forti di qualsiasi potere personale e di qualsiasi abuso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Le istituzioni democratiche vanno rinnovate certo, ma non vanno sostituite o eliminate. E se Berlusconi, tra pochissimo, tra qualche minuto, tra qualche ora, salirà al Quirinale per rassegnare le dimissioni, è perché il Governo è caduto dove doveva cadere, ossia è caduto in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti del deputato Iannarilli). Certo, come sappiamo bene, dentro la crisi finanziaria, dentro la bufera dei mercati (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Vedo che voi siete incapaci di ascoltare e capaci di urlare in qualsiasi ruolo vi trovate in quest'Aula. Mi fa piacere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Certo, dentro la bufera finanziaria, dentro la crisi dei mercati, ma era già successo tante volte nell'anno che abbiamo alle spalle e, quindi, il Governo sarebbe dovuto cadere molte volte. La parola «fine», invece, è stata segnata quando su quel tabellone è comparso il numero 308 e quella è una prova di solidità delle regole democratiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). I Governi Pag. 54stanno in piedi solo se hanno la maggioranza in entrambe le Camere, questo dice la nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
E, purtroppo, oggi è possibile, credo per tutti gli italiani e per molti anche in quest'Aula, capire quanto tempo si è perduto, quanto sarebbe stato diverso il destino di ogni famiglia e di ogni impresa italiana se il 14 dicembre quel voto fosse andato diversamente e non ci fosse stato un peccato di mancanza di coraggio e di opportunismo.
Non avremmo sprecato un anno! Non avremmo regalato un anno alla speculazione, alla crisi, alla perdita dei redditi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) con costi enormi per la nostra economia. Agli atti di questo Parlamento ci sono i nomi e i cognomi di chi ha causato quella situazione, e non li dimenticheremo.
Quello che è avvenuto, è avvenuto grazie al lavoro comune delle opposizioni. Noi sappiamo di avere - tra di noi, con il Terzo Polo e con l'Italia dei Valori - anche idee diverse, ma abbiamo saputo mettere in moto, in questi mesi, un cammino comune. Qualsiasi cosa succederà, in quest'Aula e nel Paese, il Partito Democratico lavorerà per non disperdere il lavoro comune che abbiamo fatto in questi mesi e che ha portato a questo risultato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Noi abbiamo scelto la via della responsabilità (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà): abbiamo dimostrato responsabilità (Commenti del deputato Nizzi) quando, insieme, con lo stesso voto, una settimana fa, siamo riusciti a chiudere l'esperienza di questo Governo e contemporaneamente a garantire per il Paese l'approvazione del rendiconto, dell'assestamento e, oggi, della legge di stabilità, in presenza di una maggioranza che non c'è più, politicamente e numericamente.
Il lavoro delle opposizioni ci consente oggi di avere concordemente deciso di assumere un voto differenziato: in questo voto differenziato il Partito Democratico resterà in Aula, come abbiamo già fatto al Senato, ma non parteciperà al voto.
Abbiamo scelto la via della responsabilità. Tutti i sondaggi - e non ci vuole molto a capirlo - dimostrano che il Partito Democratico, nei diversi schemi di coalizione, vincerebbe le elezioni tra qualche mese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Eppure, abbiamo (Commenti del deputato Iannarilli)...

PRESIDENTE. Onorevole Iannarilli, la prego.

DARIO FRANCESCHINI. Eppure, abbiamo indicato da un anno la strada del Governo di emergenza. Un anno fa - ce lo dicevano anche editorialisti che farebbero bene a rileggere i loro articoli oggi - sembrava che noi indicassimo la strada del Governo di emergenza perché avevamo paura delle elezioni: così ci veniva detto.
Oggi, noi forniamo la prova che scegliamo quella strada perché essa serve al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): quando, nella vita individuale e collettiva di un partito, ci si trova ad un punto in cui l'interesse del partito e quello del Paese non coincidono, si sceglie senza esitazione l'interesse del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
E l'interesse del Paese, oggi, è restituire fiducia agli italiani e credibilità all'Italia nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
Domani, entriamo in un tempo nuovo. Berlusconi, nel bene o nel male, è stato uno spartiacque di questo Paese: ha fatto nascere il bipolarismo e poi lo ha inquinato e ammalato. Tutto è stato segnato da lui: le coalizioni e il dibattito, contro o a favore di Berlusconi. Adesso quella stagione è finita. Siamo chiamati a ricostruire Pag. 55sulle macerie finanziarie, sociali e di valori. Siamo chiamati ad affrontare le riforme dell'economia, della finanza e delle regole costituzionali del Paese, in una fase di transizione.
Il Partito Democratico sarà dentro quella fase di transizione, con la forza, la stabilità, la solidità e l'unità che ha dimostrato in questi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ognuno, se vorrà, potrà stare dentro questa fase di transizione, sapendo che siamo, resteremo e torneremo ad essere avversari. Ma c'è un punto in cui ci si deve chiedere, singolarmente e collettivamente, se si mette l'interesse del Paese davanti ai propri interessi di parte.
L'Italia aspetta. Noi forze politiche, tutti noi singoli deputati, siamo chiamati ad iniziare questo percorso di ricostruzione. Ognuno, in quest'Aula, dovrà dimostrare di esserne all'altezza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Commenti del deputato Iannarilli - Dai banchi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania si scandisce: Elezioni, elezioni!).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio dedicare alla perorazione-invettiva che ha pronunciato poco fa l'onorevole Franceschini una frase pubblicata su Le Monde, che ha detto: i mercati sono riusciti in quello in cui non è riuscita la sinistra italiana, cioè a far cadere il Governo Berlusconi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). In effetti, onorevole Franceschini, se noi vogliamo dare una lettura che sia critica e consapevole di quello che sta accadendo intorno a noi - e quando dico intorno a noi, dico non soltanto in Italia, ma nel mondo - dobbiamo dirci che purtroppo, voi forse lo dite per una ragione politica contingente, fortunatamente, c'è un convitato di pietra, costituito da un complesso di interessi economici e finanziari, che oggi gioca una partita decisiva per quello che riguarda la tenuta o la non tenuta dei Governi, per quello che riguarda, in sostanza, l'assetto democratico. Questo dovrebbe essere ragione di preoccupazione e non di esultanza, ragione di preoccupazione innanzitutto per delle forze di sinistra che hanno un retroterra politico-culturale che sappiamo tutti qual è (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).
La mia lettura, quindi, di quello che è avvenuto, è totalmente opposta alla sua, onorevole Franceschini (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio - All'ingresso in Aula del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, dai banchi del gruppo del Popolo della Libertà si scandisce: Silvio, Silvio!). Infatti, questo Governo, in questi tre anni, ha fatto la sua parte e non ha affatto sottovalutato la situazione. Di ciò c'è la controprova nelle vostre critiche; perché voi dovete mettervi d'accordo con voi stessi, perché voi avete accusato e attaccato questo Governo per aver fatto operazioni e manovre restrittive e poi dite che questo Governo ha sottovalutato la situazione; allora delle due l'una; o una critica o l'altra, sommandole assieme, le annullate. Questo Governo, nel corso di questi anni, ha messo comunque una difesa rispetto al quadro che abbiamo intorno.
Aggiungo anche che se facciamo un'analisi minimamente approfondita, non per un comizio da fare in Parlamento, dobbiamo dirci che ci siamo misurati con due nodi che non riguardano certamente solo e soltanto questo Governo: la produttività. Il problema della crescita non è un problema che caratterizza questi anni; se andiamo a vedere le serie storiche dell'economia italiana, il problema della crescita risale agli anni Novanta e si è prolungato fino ad oggi, mettendo in evidenza che c'è un nodo strutturale, costituito dal fatto che c'è una difficoltà di produttività e di competitività che evidentemente riguarda un pezzo dell'industria italiana. Evidentemente, quel pezzo di industria Pag. 56italiana e di capitalismo familiare non è riuscito a esercitare lo sviluppo sul terreno della competitività e della produttività, e non a caso chiede, anche in questa situazione, sostegni e aiuti allo Stato. Poi, c'è un altro pezzo dell'industria italiana competitiva e che sta sui mercati, e questo è un primo nodo.
Il secondo nodo è certamente costituito da un intreccio di elementi negativi: un altissimo debito, che non ha prodotto questo Governo, un'alta pressione fiscale sulle imprese e sul costo del lavoro, una rigidità del mercato del lavoro sulla quale voi date tutte risposte negative, una arretratezza della struttura burocratica e amministrativa dello Stato.
È con questi nodi che, nei primi anni dell'attività di questo Governo, ci siamo misurati ed abbiamo fatto una serie di riforme: la riforma della scuola, la riforma dell'università, la riforma della pubblica amministrazione, lo stesso federalismo fiscale e, per altro verso, abbiamo assicurato, nei limiti del possibile, la coesione sociale con una altissima quota di risorse dedicate agli ammortizzatori sociali (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
Tutto ciò si è intrecciato con quella che è un'autentica crisi globale del capitalismo nell'Occidente, mentre, invece, in altri Paesi, in India, in Cina, in Russia, in Brasile, c'è il massimo di sviluppo. È la contraddizione di fondo della globalizzazione che si è intrecciata con la crisi della deregolazione della finanza mondiale, che si è sovrapposta alla dimensione imprenditoriale, specie negli Stati Uniti. In Europa è esplosa una crisi tra la moneta comune e tante politiche economiche diverse, alcune espansive e alcune recessive.
Rispetto a questa densità di problemi, derivanti dalla nostra storia e dalle contraddizioni che oggi sono in atto, probabilmente il capitalismo oggi sta attraversando la sua crisi più grave, più grave addirittura di quella del 1929. È assolutamente faziosa e anche provinciale la lettura che voi date di tutto questo, banalizzando i termini di un dibattito, concentrando il fuoco e dando la responsabilità di tutto ciò a Berlusconi e al Governo che c'è stato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), il quale, nei limiti del possibile, ha cercato in tutti i modi di esprimere delle controtendenze rispetto a delle tendenze gravissime e acutissime che sono esplose nel mondo intorno a noi e che, evidentemente, si sono riflesse nel nostro Paese.
In ordine a ciò, vi è un nodo irrisolto perché se c'è un convitato di pietra, che è quello costituito dalla grande finanza internazionale, da elementi speculativi e dalle tensioni monetarie, dobbiamo anche dirci che noi viviamo, nel nostro Paese, una contraddizione che - lo riconosco - attraversa tutti gli schieramenti. E la contraddizione è che non siamo riusciti, nel corso di tutti questi anni, a prendere di petto il problema dell'abbattimento del debito. A mio avviso, il Governo ha avuto il merito di affrontare il deficit; oggi abbiamo un rapporto deficit-PIL che è tra i migliori dell'Europa, mentre l'avanzo primario è tra i più significativi ed avanzati per cui la Francia, che anch'essa rischia di essere lambita dal convitato di pietra, non può darci alcuna lezione.
Noi abbiamo un problema del debito, ma tale problema lo si affronta, prendendo di petto i nodi fondamentali che riguardano i grandi patrimoni, il concordato fiscale, la riforma delle pensioni, una serie di temi sui quali entrambe le coalizioni sono attraversate da contraddizioni.
Allora, onorevole Franceschini, in un momento così drammatico per il Paese, il suo esercizio di faziosità francamente costituisce un lascito negativo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) rispetto ad un confronto serio e positivo che noi dovremmo fare e che siamo costretti a fare perché siamo incalzati da una situazione con la quale, fin dalla prossima settimana, dobbiamo fare i conti.
E vorrei aggiungere che non si può parlare, in quest'Aula e fuori di qui, di tentativi di arrivare a governi che esprimano e che rappresentino dei punti di Pag. 57convergenza, se si arriva a questo impatto con la carica di faziosità che vi sta attraversando e caratterizzando (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
Se riusciamo ad arrivare ad una cosa del genere, non ci arriviamo come dei penitenti che vengono a chiedervi scusa. Non abbiamo alcuna ragione di chiedervi scusa in niente (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio) perché voi siete stati contro tutte le tendenze di razionalizzazione e di rinnovamento della società italiana.
Per concludere, voglio sottolineare un dato di fondo. Al Presidente Berlusconi, che si è dimesso pur non essendo obbligato a farlo, esprimiamo il nostro ringraziamento per quello che ha fatto nel corso di tutti questi anni (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio) e per il fatto che ha dimostrato coscienza nazionale e si è fatto carico, al di là della faziosità e degli attacchi, del nodo nazionale, di andare oltre per affrontare questi problemi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio). Per cui gli esprimiamo tutta la nostra solidarietà per gli attacchi incivili di cui è stato fatto oggetto (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Popolo e Territorio e Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud)).
Ci auguriamo che questa stagione possa avere un seguito sul terreno del civile confronto e non dello scontro frontale che avete ricercato anche in questa occasione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Popolo e Territorio e Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud) - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà per due minuti.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, nell'esprimere il voto favorevole sul provvedimento, desidero salutare e prendere congedo dai Ministri e dai sottosegretari del Governo Berlusconi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), l'ultimo Governo democraticamente eletto in questa legislatura (Commenti)!
Il Governo resterà in carica per il disbrigo degli affari correnti e cederà il posto al Governo della BCE e dei tecnocrati! Cicchitto ha ricordato le tante cose buone fatte e mai come in questo momento sono adatte le parole che si leggono sui monumenti d'Italia: «non il coraggio, ma la fortuna mancò». Grazie, Presidente Berlusconi (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Repubblicani-Azionisti, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Colleghi, per cortesia.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, capisco che, all'interno di quest'Aula, molti sono preparatissimi sotto il profilo dei ragionamenti politici però, come si suol dire in gergo dialettale siculo, molte volte si parla di ragionare, ma ragionare è solo una parola così astratta che non porta a nessuna conclusione (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Che cosa voglio dire? Che cosa voglio portare (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Futuro e Libertà per il Terzo Polo)...

PRESIDENTE. Colleghi, consentite all'onorevole Scilipoti di terminare il suo pensiero.

DOMENICO SCILIPOTI. Il 14 dicembre ho fatto una scelta e di quella scelta non mi pento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), perché avevo sventato un'operazione che cercava di portare Pag. 58a Palazzo Chigi un personaggio importante, uno che aveva lavorato e aveva rapinato gli italiani per quanto riguardava i derivati e che poi si è dimostrato quello che è.
Oggi, anche se indirettamente devo dare ragione a qualcuno dell'opposizione, si sta facendo un colpo di Stato (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Futuro e Libertà per il Terzo Polo) come si suol dire in gergo politichese...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. Ha ragione Mario Pepe quando dice che questo è l'ultimo Parlamento eletto dai cittadini italiani, perché da domani saremo commissariati e vi sarà un personaggio che, come tutti sanno all'interno di questo Parlamento, rappresenta la lobby delle banche e che è stato indicato non sicuramente per trovare soluzioni nell'interesse del Paese, ma per garantire quel gruppo di mercenari e di delinquenti (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Futuro e Libertà per il Terzo Polo)...

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, il suo tempo è terminato.

Modifica nella composizione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto (ore 17,35).

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera in data odierna, il deputato Santo Domenico Versace, iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha chiesto di aderire alla componente politica Alleanza per l'Italia.
Il rappresentante di tale componente, con lettera in pari data, ha comunicato di aver accolto tale richiesta.

DOMENICO SCILIPOTI. Presidente! Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, le ho detto che il suo tempo è terminato.
Prima di passare al voto, nella certezza di interpretare il sentimento di tutti quanti voi, porgo sinceri auguri a due colleghi, l'onorevole Boccuzzi, per la nascita di Rebecca, e l'onorevole De Angelis, per la nascita dei gemelli Bruno e Giano (Applausi).

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 4773.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4773)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4773, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calderisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 2968 - «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2012)» (Approvato dal Senato) (A.C. 4773):

Presenti 408
Votanti 406
Astenuti 2
Maggioranza 204
Hanno votato 380
Hanno votato no 26
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 4774 (ore 17,38).

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito dell'esame del disegno di legge, già approvato dal Senato... (il deputato Scilipoti espone un cartello recante la scritta «Vergogna Fini»).

Pag. 59

Onorevole Scilipoti, tolga quel cartello, per favore.
Onorevole Scilipoti, la richiamo all'ordine. La prego di togliere il cartello. Onorevole Scilipoti, la richiamo all'ordine per la seconda volta!
Onorevole Scilipoti, grazie.
Riprendiamo il seguito dell'esame del disegno di legge, già approvato dal Senato: Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2012 e bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014.
Faccio presente che, poiché la Camera non ha apportato modifiche al testo del disegno di legge di stabilità trasmesso dal Senato, non sarà presentata da parte del Governo un'ulteriore nota di variazioni.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4774)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, rinvio a quanto già dichiarato in sede di discussione generale. Credo, tuttavia, che sia doveroso annunciare che, anche come per le votazioni precedenti, il Partito Democratico è in Aula ma non esprime il suo voto.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4774)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4774, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Calderisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 2669 - «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2012 e bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014 e relativa nota di variazioni» (Approvato dal Senato) (4774):

Presenti 407
Votanti 405
Astenuti 2
Maggioranza 203
Hanno votato 379
Hanno votato no 26
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

In relazione ai previsti sviluppi della situazione politica e istituzionale, preannuncio che la Camera sarà convocata a domicilio.

Per fatto personale (ore 17,40)

ROBERTO ANTONIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO ANTONIONE. Signor Presidente della Camera, signor Presidente Berlusconi, signori colleghi, l'onorevole Berlusconi ha ripetutamente offeso alcuni membri di questa Camera con epiteti indegni (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Prego, prosegua onorevole Antonione...

ANTONELLO IANNARILLI. Vergognatevi!

ROBERTO ANTONIONE. Il sottoscritto ha ricevuto (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Aspetti onorevole Antonione. Prego i colleghi, che non sono interessati ad ascoltare, di uscire...

ROBERTO ANTONIONE. Il sottoscritto ha ricevuto un trattamento particolare ed Pag. 60è per questo che io ho chiesto la parola. L'offesa che ci è stata portata è di essere (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)... . È di essere...

PRESIDENTE. Vi prego, onorevoli colleghi... Attenda, onorevole Antonione...

ROBERTO ANTONIONE. L'offesa che ci è stata portata (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Prego, onorevole Antonione, prosegua...

ROBERTO ANTONIONE. Signor Presidente, lo faccio volentieri, ma mi sembra che abbia qualche difficoltà...

PRESIDENTE. Continui, continui...

ROBERTO ANTONIONE. L'offesa che ci è stata portata è quella di essere dei traditori (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). È un'accusa falsa, irresponsabile e sleale. È falsa perché ho sempre votato tutti i provvedimenti del Governo, anche quelli che non condividevo e che erano francamente imbarazzanti. L'ho fatto per spirito di servizio e disciplina di partito. Non ho mai fatto dichiarazioni pubbliche né contro il Governo, né contro esponenti della maggioranza. Il comportamento dal punto di vista della disciplina del partito e del gruppo è stato irreprensibile (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Da tempo avevo segnalato riservatamente al Presidente Berlusconi e ai responsabili del partito, il disagio verso scelte politiche non condivisibili. A differenza di molti altri, il mio comportamento si è sempre dimostrato leale fino in fondo, perché i veri amici non sono quelli che nascondono i sentimenti e i pensieri, ma quelli che sono in grado di dire le verità più scomode, anche quando fanno male.
Che cosa dicevamo di così straordinario prima che pubblicamente su di noi, su di me, arrivassero tutte queste ingiurie?
Dicevamo una verità che è stata ampiamente sottoscritta dai dirigenti del partito il giorno dopo che il Presidente Berlusconi si è dimesso. Dicevamo semplicemente che una maggioranza che non ha numeri sufficienti per affrontare questa grave crisi non poteva governare e non poteva dare risposte efficienti a quelle che sono le difficoltà del Paese. Questo era evidente a tutti. Qualcuno ha avuto il coraggio di farsene carico, altri, all'ombra, hanno lavorato in maniera diversa. Forse, il comportamento leale o meno va giudicato, a mio modo di vedere, proprio in questo. Pertanto, dal punto di vista della falsità delle accuse le cose sono assolutamente andate così.
Cercando poi di scaricare la responsabilità di un fallimento politico, le accuse di tradimento, appunto, hanno voluto nascondere una responsabilità che forse andava ricercata altrove, anche e soprattutto da parte del Presidente Berlusconi che si è circondato, forse, di troppe persone che, per assecondarlo, lo adulavano, approfittavano e certamente non cercavano di dirgli le cose come stavano.
Abbiamo, quindi, compiuto questo gesto e devo dire che, come ho affermato all'inizio, giudico le accuse che il Presidente Berlusconi ha formulato anche irresponsabili. Sono irresponsabili perché esagitando gli animi di qualche testa calda - e ne abbiamo viste tante anche in quest'Aula quest'oggi, persone che non lasciano neanche agli altri la possibilità di esprimere le loro opinioni - le conseguenze potrebbero anche essere più serie. Ci auguriamo, ovviamente, che questo non avvenga. Si tratta anche di accuse sleali perché, a differenza del Presidente Berlusconi, che mi dispiace non sia presente, non abbiamo ovviamente né le tutele né le scorte per poterci proteggere e non abbiamo neanche i suoi mezzi economici e i suoi mezzi mediatici per potere rispondere a queste accuse. Il Presidente Berlusconi dovrebbe scusarsi pubblicamente per queste ingiurie.
Da ultimo, voglio che tutti sappiano, signor Presidente, che né io né i miei colleghi accettiamo lezioni di morale da chicchessia. Abbiamo espresso, alla luce del sole, il nostro libero convincimento, Pag. 61senza chiedere nulla in cambio, se non rispetto. Per questo siamo stati accusati, come è avvenuto in quest'Aula, da persone che evidentemente hanno un concetto delle istituzioni e della democrazia molto diverso dal nostro. E siamo stati costretti, a seguito di queste accuse, a passare al gruppo Misto. Da qui riprenderemo, fedeli ai nostri principi e ai nostri ideali, sperando che altri possano riconoscersi in questo.
Vede, signor Presidente del Consiglio, le persone che hanno fatto questa scelta, sofferta e coraggiosa, sono dei galantuomini, che possono guardare in faccia il loro prossimo, senza doversi vergognare di nulla. Signor Presidente del Consiglio, voleva guardarci negli occhi? Ci guardi negli occhi, se ha il coraggio di farlo, interroghi la sua coscienza e dica pubblicamente se può dire le stesse cose che diciamo noi, con lealtà e trasparenza, di fronte a tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberali per l'Italia, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia).

Sull'ordine dei lavori (ore 17,48).

ROCCO GIRLANDA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO GIRLANDA. Signor Presidente, intervengo per raccontare un fatto tragicomico, che mette a dura prova il concetto mio e di altri cittadini sulla sanità di questo Paese, un fatto al quale ho potuto assistere, mio malgrado, da testimone. Giorni fa, una signora all'interno di un diverbio familiare ha accusato un malore, i familiari hanno richiesto l'intervento del 118, all'arrivo dei medici del 118 la signora ha deciso di non adempiere alle prescrizioni dei medici, ossia di essere ricoverata in ospedale. Il 118 per questo ha ritenuto allora di dover chiedere l'intervento del personale sanitario del centro di igiene mentale competente, che sarebbe intervenuto in questa situazione e avrebbe...

PRESIDENTE. Onorevole Girlanda, lei ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori. La pregherei di essere breve.

ROCCO GIRLANDA. Signor Presidente, concludo brevemente, dicendo quali sono stati gli atti del personale medico. È stato ordinato una trattamento sanitario obbligatorio: la cosa è assolutamente abnorme, è stata messa in piedi da un medico del centro di igiene mentale che, a mio giudizio, era del tutto inadeguato: una ragazzina, probabilmente isterica e non in grado di gestire la situazione. Ho accompagnato la signora in ospedale, poi sono intervenuti il centro di igiene mentale, i vigili urbani e così via, con un dispendio assolutamente enorme di risorse pubbliche. Infatti, la signora in ospedale è stata giudicata priva da qualunque male ed è stata rimandata a casa. Questo mette a dura prova il sistema sanitario: c'è uno sperpero di risorse economiche, sarà mia cura provvedere a rappresentare, come ho già direttamente rappresentato alla dottoressa stessa, ciò alla Corte dei conti e chiedere al Ministro della salute di intervenire, in fase di sindacato ispettivo.

Sui lavori della Camera (ore 17,49).

PRESIDENTE. Avverto che la Camera dei deputati sarà convocata a domicilio.

La seduta termina alle 17,50.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO GIANCARLO GIORGETTI IN SEDE DI DISCUSSIONE CONGIUNTA SULLE LINEE GENERALI DEI DISEGNI DI LEGGE NN. 4773 E 4774.

GIANCARLO GIORGETTI, Relatore. La Camera è chiamata ad esaminare il disegno di legge di bilancio e il disegno di legge di stabilità per il 2012, in circostanze del tutto eccezionali, a seguito dell'acuirsi delle tensioni speculative ai danni del nostro Paese e delle preannunciate dimissioni Pag. 62del Governo all'esito della votazione sul disegno di legge recante il rendiconto generale dello Stato per l'anno 2010.
Per queste ragioni, com'è noto, la Conferenza dei presidenti di Gruppo ha convenuto sull'opportunità che l'esame presso la Camera dei deputati dei documenti di bilancio avvenisse in tempi particolarmente ristretti, con la rinuncia da parte delle forze politiche alla presentazione di proposte emendative, al fine di consentire all'Assemblea di approvare i testi in via definitiva entro la giornata di domani, sabato 12 novembre.
Nella mia relazione, per tali ragioni mi limiterò ad illustrare sinteticamente i punti essenziali dei disegni di legge al nostro esame, rinviando fin d'ora al testo scritto per l'esame delle singole disposizioni.
Preliminarmente osservo che i medesimi eventi eccezionali che hanno condotto alla definizione di un percorso parlamentare così accelerato soprattutto in questo ramo del Parlamento, hanno anche consentito l'approvazione, presso il Senato della Repubblica, di disposizioni che, a rigore, non sarebbero strettamente riconducibili al contenuto proprio del disegno di legge di stabilità. Tali disposizioni, di carattere ordinamentale e volte a sostenere la crescita rappresentano tuttavia l'attuazione delle misure che il Governo ha concordato con le Istituzioni europee nella lettera del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 ottobre 2011 indirizzata al Presidente del Consiglio europeo e al Presidente della Commissione europea. È di tutta evidenza come vi fosse la necessità di dare un primo concreto segnale di attuazione di tali misure per stabilizzare la situazione finanziaria e l'esposizione del Paese sui mercati internazionali. Per tali ragioni, ritengo che vada condivisa la scelta della presidenza della 5a Commissione del Senato di esercitare le proprie prerogative in ordine all'ammissibilità tenendo presente tale contesto.
In primo luogo, rilevo che il disegno di legge di stabilità per il triennio 2012-2014, presentato in prima lettura al Senato, non produce, come evidenziato dal Governo, effetti correttivi sui saldi di finanza pubblica, tenuto conto che la manovra di aggiustamento dei conti pubblici per il triennio di programmazione è già stata approvata con i decreti-legge n. 98 del 2011 e n. 138 del 2011 diretti al conseguimento dell'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013.
Quanto alle principali misure recate dal provvedimento, l'articolo 1, non modificato dal Senato, fissa il livello massimo del saldo netto da finanziare per l'anno 2012 ed il livello minimo del saldo netto da impiegare per gli anni 2013 e 2014, nonché il livello massimo del ricorso al mercato finanziario per il triennio 2012-2014. Gli importi, che recepiscono le indicazioni contenute nella risoluzione con la quale è stata approvata la Nota di aggiornamento della Decisione di economia e finanza, sono individuati nell'allegato 1. In particolare, per il 2012, il limite massimo del saldo netto da finanziare è pari a 2,2 miliardi di euro, mentre per il ricorso al mercato è fissato un livello massimo, in termini di competenza, pari a 265 miliardi. Per il biennio successivo, il livello minimo del saldo netto da impiegare è fissato in misura pari a 16,9 miliardi di euro per il 2013 e a 38 miliardi di euro per il 2014; il livello massimo del ricorso al mercato è determinato in 200 miliardi di euro nel 2013 e 180 miliardi di euro nel 2014.
L'articolo 2, non modificato dal Senato, reca disposizioni in materia previdenziale, in particolare recando norme concernenti i trasferimenti in favore di alcune gestioni pensionistiche dell'INPS e dell'ENPALS, regolazioni contabili interne all'INPS, nonché regolando i rapporti finanziari e contabili tra lo Stato e l'INPDAP.
Gli articoli 3 e 4, in attuazione dei decreti-legge n. 98 e 138 del 2011, recano le riduzioni selettive o lineari delle spese delle amministrazioni centrali dello Stato al fine di raggiungere gli obiettivi di risparmio stabiliti con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 settembre 2011. In particolare, faccio presente che gli interventi correttivi di ciascun Ministero, comunicati prima della presentazione Pag. 63del disegno di legge di stabilità, sono stati recepiti nelle richiamate disposizioni, mentre per gli altri Ministeri si è proceduto attraverso il meccanismo dei tagli lineari. Preciso che le riduzioni relative al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sono state recepite, in sostituzione dei tagli lineari, con un emendamento del relatore approvato dal Senato, con il quale è stata anche sostituita la tabella concernente il Ministero dell'economia e delle finanze.
Nel complesso, gli effetti delle riduzioni apportate con le richiamate disposizioni assicurano risparmi, in termini di saldo netto da finanziare, pari a 10,7 miliardi di euro nel 2012 e 5 miliardi di euro in ciascuno degli anni 2013 e 2014, corrispondenti, in termini di indebitamento netto, a 7 miliardi di euro nel 2012, a 6 miliardi di euro nel 2013 e a 5 miliardi di euro nel 2014.
Gli interventi sono distinti tra spese rimodulabili e non rimodulabili. Per quanto riguarda le prime, l'articolo 3 rinvia ad appositi elenchi allegati al disegno di legge l'individuazione delle missioni e dei programmi interessati dalla riduzione e della quota parte delle riduzioni da riferire complessivamente alle autorizzazioni di spesa. Per le riduzioni di spesa non rimodulabili, l'articolo 4 provvede alle necessarie modifiche alle disposizioni di rango legislativo.
Il Senato ha approvato una serie di modifiche al disegno di legge di stabilità al fine di recepire sostanzialmente il contenuto della richiamata lettera trasmessa dal Presidente del Consiglio alle Istituzioni europee.
Ricordo in particolare:
l'articolo 5, che modifica il regime di accesso alla pensione di vecchiaia, stabilendo il raggiungimento dei 67 anni dal 2026, ed anticipa al 2013 l'entrata in vigore dell'aggiornamento automatico dell'età di accesso al pensionamento di anzianità in ragione dell'aspettativa di vita;
l'articolo 6, che reca disposizioni in materia di dismissioni del patrimonio immobiliare pubblico, in particolare prevedendo il conferimento dei beni da dismettere ad uno o più fondi immobiliari ovvero ad una o più società immobiliari. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da emanarsi entro il 30 aprile 2012, saranno individuati i beni che saranno conferiti e dismessi secondo modalità da individuarsi con successivo decreto del Ministro dell'economia e delle finanze. Rilevo che la relazione tecnica precisa che la quantificazione dei proventi sarà possibile solo ex post;
l'articolo 7, che consente di procedere all'alienazione di terreni agricoli in proprietà del Demanio, fermo restando che, in caso di variazione della destinazione d'uso e di successiva vendita allo Stato, sarà riconosciuta una somma pari al 75 per cento del maggior valore di acquisto;
l'articolo 8, che reca disposizioni per la riduzione del debito degli enti locali, in particolare prevedendo l'emanazione di un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze in cui si fisseranno i parametri di debito oltre i quali gli enti saranno tenuti a procedere alla riduzione, con le relative percentuali e modalità;
l'articolo 9, che reca disposizioni per la liberalizzazione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, intervenendo in particolare sulle procedure di affidamento dei servizi;
l'articolo 10, che reca norme per la riforma degli ordini professionali e disciplina la costituzione di società tra professionisti;
l'articolo 11, volto ad assicurare la coerenza tra i programmi di ricerca predisposti dagli enti pubblici con il programma nazionale della ricerca al fine di garantire l'applicazione dei meccanismi di premialità;
l'articolo 12, che proroga al triennio 2012-2014 le misure relative al fondo di credito per i nuovi nati;
l'articolo 13, che, introducendo una misura da lungo tempo attesa, reca la Pag. 64possibilità di certificazione dei crediti vantati nei confronti degli enti territoriali, al fine di consentirne la cessione pro soluto ad istituti di credito e contiene inoltre disposizioni procedurali per l'accertamento della violazione dell'obbligo di copertura assicurativa per gli autoveicoli. Sottolineo che l'istituto della certificazione dei crediti vantati nei confronti delle regioni e degli locali si inserisce nel contesto di un complesso di interventi legislativi finalizzati a dare concreta soluzione alla problematica dei ritardi dei pagamenti nelle transazioni commerciali, affrontata a livello comunitario con l'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 2000/35/CE, del 29 giugno 2000, recepita nell'ordinamento nazionale con il decreto legislativo n. 231 del 2002, e ora sostituita dalla più recente direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 2001/7/UE. In particolare, il comma 1, sostituendo il comma 3-bis dell'articolo 9 del decreto legge n. 185/2009, esclude gli enti del servizio sanitario nazionale dall'applicazione della disciplina della certificazione dei crediti contenuta nel medesimo comma 3-bis sopra illustrato; estende da venti a sessanta giorni dalla data di ricezione dell'istanza del creditore il termine entro il quale le regioni e gli enti locali debitrici sono tenuti a certificare se il credito nei loro confronti vantato è certo liquido ed esigibile; introduce la previsione secondo la quale scaduto il predetto termine, su nuova istanza del creditore, provvede alla certificazione la Ragioneria territoriale dello Stato competente per territorio, la quale, ove necessario nomina un commissario ad acta con oneri a carico dell'ente territoriale; prevede che la cessione dei crediti oggetto di certificazione avvenga nel rispetto della disciplina contenuta nell'articolo 117 del Codice dei contratti pubblici, relativi a lavori, servizi e forniture, sopra citata; ferma restando l'efficacia liberatoria dei pagamenti eseguiti dal debitore ceduto, si applicano gli articoli 5, comma 1 e 7, comma 1 della legge sul contratto di factoring, legge n. 52 del 1991, relativi, rispettivamente, alla efficacia della cessione del credito nei confronti dei terzi e al fallimento del soggetto cedente. I successivi commi 2, 3 e 4 recano quindi le relative norme procedurali;
l'articolo 14, che reca l'estensione a tutto il territorio nazionale, in via sperimentale, delle disposizioni relative alle zone a burocrazia zero, nonché altre misure di semplificazione amministrativa quali l'abrogazione del catalogo nazionale delle armi da sparo, la riduzione degli adempimenti per la costituzione delle società a responsabilità limitata ed il relativo trasferimento di quote, nonché la modifica delle procedure di rilascio delle autorizzazioni per i trasporti eccezionali;
l'articolo 15, che reca disposizioni di riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e le imprese, in particolare estendendo il regime di autocertificazione nonché il divieto di prevedere, in sede di recepimento delle direttive europee, ulteriori adempimenti amministrativi;
l'articolo 16, che reca disposizioni volte a rendere più efficiente la disciplina della mobilità nelle pubbliche amministrazioni, prevedendo comunque in via prioritaria la possibilità di attuare, per il personale con anzianità contributiva eccedente i 40 anni, la risoluzione del rapporto di lavoro, prevedendo che i dipendenti delle pubbliche amministrazioni in soprannumero potranno essere posti in disponibilità con un'indennità pari all'80 per cento della retribuzione per un periodo massimo di due anni;
l'articolo 17, volto a semplificare la procedura per la costituzione dei distretti turistici, previsti dal decreto-legge n. 70 del 2011;
l'articolo 18, che prevede la concessione di benefici fiscali per la realizzazione di infrastrutture autostradali attraverso il meccanismo della finanza di progetto;
l'articolo 19, che reca disposizioni per accelerare la realizzazione del corridoio Torino-Lione e del tunnel di Tenda, dichiarandoli aree di interesse strategico; Pag. 65
l'articolo 20, volto a disciplinare la cessione delle quote detenute da ANAS Spa a Fintecna Spa;
l'articolo 21, che prevede la destinazione nel 2012 delle risorse del Fondo per le infrastrutture portuali al completamento di opere infrastrutturali portuali;
l'articolo 22, recante disposizioni in materia di contratti di lavoro; l'articolo in esame, in particolare, dispone l'aumento dell'aliquota contributiva per i contratti di apprendistato di un punto percentuale e lo sgravio del 100 per cento per tre anni per i datori di lavoro che impiegano meno di nove unità; si destinano, inoltre, maggiori somme alla formazione nell'esercizio dell'apprendistato; si introducono nuove disposizioni per il sostegno dell'occupazione femminile; si prevedono semplificazioni per il ricorso al lavoro part-time; si armonizzano le disposizioni sulla detassazione e gli sgravi per i contratti di produttività con le disposizioni sui contratti a livello aziendale di cui all'articolo 8 del decreto-legge n. 138 del 2011; si dispone l'anticipo al 2012 per la facoltà per le regioni di concedere deduzioni dell'IRAP; si prevede quindi l'accelerazione dell'operatività del credito di imposta per il Mezzogiorno di cui al decreto- legge n. 70 del 2011; si introducono, infine, semplificazioni degli oneri amministrativi connessi alla gestione del rapporto di lavoro;
l'articolo 23, che autorizza il Fondo di rotazione per le politiche comunitarie ad anticipare la quota di saldo per i finanziamenti in agricoltura e pesca;
l'articolo 24, che reca disposizioni di sostegno ai settori imprenditoriali operanti nel mondo della cultura, conferendo risorse al Fondo unico per lo spettacolo, in misura pari alla quota di minore utilizzo del tax credit digitale per i cinema ed escludendo il Ministero per i beni e le attività culturali dalle disposizioni in materia di soppressione di uffici;
l'articolo 25, volto ad estendere l'utilizzo della posta elettronica certificata nell'ambito del processo civile;
l'articolo 26, che reca disposizioni straordinarie per la riduzione del contenzioso civile in Cassazione attraverso la estinzione automatica di taluni procedimenti risalenti;
l'articolo 27, volto a modificare il codice di procedura civile per l'accelerazione del contenzioso civile nel grado d'appello, prevedendo in particolare sanzioni per le istanze inammissibili o manifestamente infondate;
l'articolo 28, che prevede un aumento del contributo unificato per le spese di giustizia, pari al 50 per cento, per i giudizi di impugnazione e al 100 per cento per i giudizi dinanzi alla Corte di cassazione;
l'articolo 29, recante un finanziamento anche nel 2013 per le disposizioni relative alla cosiddetta mini-naja.

Nel corso dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento, sono, inoltre, stati introdotti tre articoli aggiuntivi volti a modificare la disciplina del patto di stabilità interno. In particolare, l'articolo 30 modifica il decreto-legge n. 138 del 2011, al fine di consentire la riduzione dell'impatto della manovra a carico degli enti territoriali, in considerazione del gettito della cosiddetta Robin tax, destinando anche una quota delle risorse ai meccanismi premiali. Si prevede poi la ponderazione degli indici di virtuosità o lo slittamento dell'applicazione di taluni di questi al 2013. Il successivo articolo 31 reca disposizioni di dettaglio per la definizione delle regole del patto di stabilità interno degli enti locali, con l'indicazione delle percentuali che tali enti dovranno applicare alla spesa corrente negli anni 2006-2008 per il conseguimento degli obiettivi, nonché le regole di fissazione degli obiettivi rispettivamente per gli enti virtuosi e per quelli non virtuosi. Si riconfermano quindi le esclusioni dal patto già previste, mentre si perfeziona il quadro sanzionatorio. L'articolo 32 interviene, invece, sulla disciplina del Patto di stabilità interno per le regioni e le province autonome, rivedendo la misura Pag. 66del contributo delle regioni al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica.
L'articolo 33 reca disposizioni di carattere eterogeneo, prevedendo tra l'altro il finanziamento del quadro esigenziale per l'anno 2012. In particolare, il comma 1 incrementa di 1.143 miliardi la dotazione del Fondo per interventi urgenti e indifferibili, destinandoli agli interventi di cui all'elenco 2 allegato al disegno di legge. Diversamente dal passato, non sono indicati gli importi destinati alle singole voci né si prevede un esame parlamentare degli schemi dei decreti recanti l'effettiva ripartizione delle risorse tra le finalità di cui all'elenco. Una quota di 100 milioni di euro è invece destinata ad interventi urgenti finalizzati al riequilibrio socio-economico ed ulteriori 50 milioni di euro nell'anno 2013 saranno destinati al Fondo per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio. In entrambi i casi, le risorse saranno ripartite in conformità ad appositi atti di indirizzo approvati dalle Commissioni bilancio delle due Camere. I commi 2 e 3 prevedono che le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione siano assegnate dal CIPE con indicazione delle relative quote annuali, stabilendo altresì che esso venga rifinanziato per 2,8 miliardi nell'anno 2015, da destinare a finalità specificamente indicate.
L'articolo in esame prevede anche il sostanziale azzeramento delle disponibilità del Fondo per interventi strutturali di politica economica, destinando le risorse così acquisite ad una serie di interventi, rifinanziati con cadenza pressoché annuale nell'ambito delle precedenti manovre finanziarie.
In particolare sono stanziate, senza indicazione degli importi, risorse da destinare al sostegno dell'autotrasporto merci, all'applicazione anche nel 2012 della devoluzione del 5 per mille dell'imposta sui redditi delle persone fisiche, alla proroga del regime fiscale agevolato sui cosiddetti premi di produttività e degli sgravi contributivi su tali premi, nonché su alcuni emolumenti spettanti al personale del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico. Sono previsti inoltre finanziamenti per il Fondo per il finanziamento ordinario delle Università, per gli interventi in favore delle scuole paritarie e per le università non statali legalmente riconosciute, per il Fondo integrativo per la concessione dei prestiti d'onore e l'erogazione delle borse di studio, nonché per la prosecuzione fino al 30 giugno 2012 delle missioni di pace internazionali. Sono inoltre prorogati al 2012 diversi interventi in materia di lavoro e formazione, finanziati a valere sul Fondo sociale per occupazione e formazione, la cui dotazione è incrementata di 1 miliardo di euro. Analoga proroga è prevista per il piano di impiego delle Forze armate in operazioni di controllo del territorio.
Si prevede inoltre una diversa destinazione dei maggiori proventi derivanti dall'assegnazione delle frequenze radioelettriche, materia sulla quale è intervenuto anche l'emendamento 5.1000 approvato dalla Commissione bilancio del Senato. Sempre nel corso dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento sono state introdotte disposizioni volte a prevedere un'ulteriore dilazione nella riscossione di tributi in relazione al sisma in Abruzzo, nonché interventi volti a finanziare i policlinici universitari, istituti ed organismi operanti nel settore della ricerca e della salute. Da ultimo, sono previste deroghe al patto di stabilità interno per il Comune di Barletta per la ricostruzione del fabbricato recentemente crollato, nonché per l'applicazione della disciplina in materia di federalismo fiscale al comune e alla provincia di Milano, in relazione alla organizzazione dell'Expo 2015. In particolare, il comma 37 prevede che gli interventi del Comune e della Provincia di Milano, relativi all'Expo 2015, vengano esclusi dal Patto di stabilità interno.
L'articolo 34, introdotto nel corso dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento, è volto a rendere strutturale la deduzione forfettaria in favore dei distributori di carburante vigente dal 1998.
L'articolo 35 reca come di consueto l'indicazione degli importi da iscrivere Pag. 67nelle tabelle allegate alla legge di stabilità. Nel complesso non sono previsti apprezzabili rifinanziamenti rispetto alla legislazione vigente. Gli importi del fondo speciale di parte corrente sono stati anzi ridotti in modo tale da non consentire di far fronte ad alcune delle prenotazioni in essere, che dovranno quindi essere opportunamente riconsiderate. Nel corso dell'esame presso il Senato è stato previsto un incremento di 10 milioni del contributo all'ISTAT, accogliendo in questo modo le richieste formulate nel corso della sua audizione dal presidente Giovannini, che aveva sottolineato come fosse a rischio la stessa produzione di taluni elaborati statistici.
Per quanto attiene, poi, al disegno di legge di bilancio, segnalo preliminarmente che sono confermati sia il numero delle missioni (34), sia quello dei programmi di spesa (172). Sono altresì confermati il numero delle missioni e dei programmi condivisi tra ministeri, pari rispettivamente a 20 e a 4. Inoltre, al fine di meglio garantire il raggiungimento dell'obiettivo della programmazione e in coerenza con la legge di stabilità che individua le misure necessarie a conseguire gli obiettivi di finanza pubblica per il triennio di riferimento, si conferma l' impianto triennale delle previsioni in esso contenute.
Come emerge anche dalla relazione illustrativa, il disegno di legge di approvazione del bilancio dello Stato è stato redatto secondo il criterio della legislazione vigente, ma tiene conto anche delle indicazioni fornite dalla circolare del Ministero dell'economia e delle finanze n. 23 del 13 luglio 2011, e tiene conto delle misure di contenimento della spesa previste, da ultimo, dal decreto-legge n. 138 del 2011.
In particolare, la suddetta circolare ha provveduto a fornire un'interpretazione del secondo e del terzo periodo dell'articolo 21, comma 6, della legge n. 196 del 2009, specificando il perimetro della configurazione degli oneri inderogabili nei quali "rientrano esclusivamente le spese cosiddette obbligatorie, ossia le spese relative al pagamento di stipendi, assegni, pensioni e altre spese fisse, le spese per interessi passivi, le spese derivanti da obblighi comunitari e internazionali, le spese per ammortamento di mutui, nonché quelle vincolate a particolari meccanismi o parametri, determinati da leggi che regolano la loro evoluzione.
Sulla base di questa definizione, in sede di predisposizione del disegno di legge di bilancio 2012-2014, si è proceduto alla verifica delle effettive esigenze di carattere obbligatorio e alla conseguente revisione della classificazione dei capitoli di spesa rimodulabili e non rimodulabili. In conseguenza di questa riclassificazione l'ammontare delle risorse rimodulabili passa, nel 2012, da 25,58 a 46,82 miliardi di euro; nel 2013, da 31,02 a 43,93 miliardi di euro; e nel 2014 da 24,82 a 37,47 miliardi di euro.
Tale riclassificazione delle poste iscritte in bilancio eleverà i margini di flessibilità utilizzabili anche nel corso della gestione. In tale prospettiva, devono essere anche lette le disposizioni previste dal decreto-legge n. 78 del 2010, che prevedono, in deroga alle norme previste dalla legge di contabilità, limitatamente al triennio 2011-2013, nel rispetto dell'invarianza degli effetti sui saldi di finanza pubblica e per motivate esigenze, la possibilità di disporre con il disegno di legge di bilancio rimodulazioni delle dotazioni finanziarie rimodulabili tra le missioni di ciascun stato di previsione, anziché nell'ambito di una stessa missione; e dall'articolo I del decreto-legge n. 138 del 2011 che estende la rimodulabilità di bilancio anche alle spese non rimodulabili anziché - come previsto dalla legge di contabilità e dal decreto-legge n. 78 del 2010 - alle sole spese rimodulabili. L'efficacia di tale norma, tuttavia, è limitata al quinquennio 2012-2016 e, in considerazione della particolare natura di tali spese, è soggetta a specifiche regole: infatti, la misura della variazione deve essere tale da non pregiudicare il conseguimento delle finalità definite dalle relative norme sostanziali e, comunque, non può essere superiore al 20 per cento delle risorse finanziarie complessivamente stanziate qualora siano interessate autorizzazioni Pag. 68di spesa di fattore legislativo, e non superiore al 5 per cento qualora siano interessate le spese non rimodulabili di cui all'articolo 21, comma 6, della suddetta legge n. 196 del 2009.
La variazione è disposta con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze su proposta del Ministro competente. Resta precluso l'utilizzo degli stanziamenti di spesa in conto capitale per finanziare spese correnti. Gli schemi dei decreti del Ministro dell'economia e delle finanze sono trasmessi al Parlamento per l'espressione del parere delle Commissioni competenti per materia e per i profili di carattere finanziario. I pareri devono essere espressi entro quindici giorni dalla data di trasmissione. Decorso inutilmente il termine senza che le Commissioni abbiano espresso i pareri di rispettiva competenza, i decreti possono essere adottati.
È proprio con riferimento all'esercizio della flessibilità che emerge il sempre più stretto collegamento tra la legge di bilancio e quella di stabilità, confermato dalle disposizioni di cui agli articoli 3 e 4 del suddetto disegno di legge i cui effetti sono stati riportati nel disegno di legge di bilancio con la prima nota di variazioni.
In secondo luogo, credo sia opportuno soffermarsi sulla ripartizione delle spese finali del bilancio dello Stato per l'anno 2012, al netto delle regolazioni contabili e debitorie, tra le missioni e i programmi. A tale proposito, si osserva che, sulla base di tali dati contenuti nel disegno di legge di bilancio per il 2012, rispetto alle spese finali del bilancio dello Stato, le percentuali maggiori delle risorse sono destinate alle seguenti finalità:
relazioni finanziarie con le autonomie locali, alle quali nel 2012 è destinato circa il 20,7 per cento del totale, percentuale che aumenta nel 2013 e nel 2014 fino ad arrivare al 21,5 per cento;
oneri per il servizio del debito, che nel 2012 assorbono circa il 17,4 per cento delle spese, percentuale che aumenta nel 2013 e nel 2014 fino ad arrivare al 19,2 per cento;
trasferimenti agli enti previdenziali per la previdenza obbligatoria e complementare, per i quali nel 2012 sono stanziati circa il 16,1 per cento delle spese, percentuale che decresce nel 2013 e nel 2014 fino ad arrivare al 15,1 per cento;
istruzione scolastica, missione a cui è destinato l'8 per cento delle spese;
politiche finanziarie e di bilancio, che assorbono il 6,2 per cento della spesa.

Il disegno di legge di bilancio a legislazione vigente per il 2012, in termini di competenza e al netto delle regolazioni contabili e debitorie e dei rimborsi IVA, prevede entrate finali per 499 miliardi di euro e spese finali per 500,6 miliardi. Nell'anno 2012 il saldo netto da finanziare risulta, quindi, pari a oltre 1,56 miliardi di euro, con un miglioramento di circa 30,5 miliardi rispetto al dato assestato riferito all'esercizio 2011, e di oltre 39 miliardi rispetto alla legge di bilancio per l'anno 2011. Tale risultato dipende anche dalle modifiche apportate con la Nota di variazioni in attuazione degli articoli 3 e 4 della legge di stabilità per il 2012. Per gli anni 2013 e 2014 si prevede, poi, un ulteriore miglioramento del saldo, che raggiungerà un valore positivo, rispettivamente, di 17,4 e di 38,3 miliardi di euro. Tutti questi risultati fanno, quindi, registrare un miglioramento rispetto agli obiettivi indicati nelle risoluzioni parlamentari con le quali è stata approvata la Nota di aggiornamento al DEF.
A conferma dell'andamento positivo dei saldi differenziali del bilancio pubblico, anche il risparmio pubblico fa segnare nel triennio di riferimento un apprezzabile miglioramento. Per quanto riguarda i dati di competenza, anche il risparmio pubblico per il 2012 fa segnare un miglioramento di circa 23 miliardi rispetto alle previsioni assestate riferite all'esercizio 2011, che a loro volta rappresentavano un miglioramento di oltre 9 miliardi di euro rispetto alla legge di bilancio per il 2011. Negli anni successivi, le previsioni per il risparmio pubblico segnano un ulteriore sensibile miglioramento, raggiungendo la Pag. 69cifra di circa 59,3 miliardi di euro nel 2013 e a 74,3 miliardi di euro nel 2014.
Il miglioramento dei risultati differenziali consegue essenzialmente all'incremento delle entrate. Le entrate tributarie registrano un aumento, nell'anno 2012, di circa 32 miliardi di euro rispetto alle previsioni assestate per l'anno 2011. Negli anni 2013 e 2014, le suddette entrate registrano un ulteriore incremento, rispettivamente, di circa 27 e di 15 miliardi di euro.
Sul versante della spesa, infatti, nell'esercizio 2012 si prevede un incremento della spesa di parte corrente al netto degli interessi, che aumenterà di circa 8,5 miliardi di euro rispetto a quanto previsto dal bilancio assestato per l'esercizio 2011. La spesa corrente si riduce invece leggermente negli esercizi successivi, contraendosi di circa 800 milioni di euro nel 2013 e di 5,6 miliardi di euro nel 2014. Anche la spesa per interessi segna un incremento che non può non scontare anche le tensioni sui rendimenti dei nostri titoli di Stato. In particolare, si prevede un incremento della spesa rispetto alle previsioni assestate di oltre 10 miliardi nel 2012, mentre si stima un ulteriore incremento di quasi 3 miliardi di euro nel 2013 e di 5,6 miliardi di euro nel 2014. La spesa in conto capitale registra, invece, un andamento diversificato nel tempo, in quanto nel 2012 si prevede, infatti, una riduzione di oltre 7 miliardi di euro rispetto alle previsioni assestate per il 2012, mentre nel 2013 è previsto un incremento di oltre 7,5 miliardi di euro. Nel 2014, la spesa in conto capitale torna a scendere di circa 5,9 miliardi di euro.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEI DOCUMENTI DI BILANCIO

Ddl n. 4773 - Legge di stabilità e Ddl n. 4774 - Bilancio di previsione dello Stato

Discussione generale congiunta: 5 ore e 30 minuti.

Relatore 15 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Interventi a titolo personale 55 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 4 ore
Popolo della Libertà 30 minuti
Partito Democratico 30 minuti
Lega Nord Padania 30 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 30 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 30 minuti
Popolo e Territorio 30 minuti
Italia dei Valori 30 minuti
Misto: 30 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 6 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati
per il Sud
6 minuti
Liberal Democratici-MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud
Ausonia (Grande Sud)
3 minuti
Repubblicani-Azionisti 3 minuti
Pag. 71

Ddl n. 4774 - Bilancio di previsione dello Stato

Seguito dell'esame: 3 ore.

Relatore 10 minuti
Governo 10 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 23 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 57 minuti
Popolo della Libertà 24 minuti
Partito Democratico 27 minuti
Lega Nord Padania 12 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 11 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 9 minuti
Popolo e Territorio 9 minuti
Italia dei Valori 9 minuti
Misto: 16 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Liberali per l'Italia - PLI 2 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati
per il Sud
2 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud
Ausonia (Grande Sud)
2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti
Pag. 72

Ddl n. 4773 - Legge di stabilità

Seguito dell'esame: 4 ore.

Relatore 10 minuti
Governo 10 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 33 minuti (con il limite massimo di 6 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 2 ore e 37 minuti
Popolo della Libertà 34 minuti
Partito Democratico 36 minuti
Lega Nord Padania 17 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 15 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 13 minuti
Popolo e Territorio 13 minuti
Italia dei Valori 13 minuti
Misto: 16 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Liberali per l'Italia - PLI 2 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati
per il Sud
2 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud
Ausonia (Grande Sud)
2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4773 - voto finale 408 406 2 204 380 26 5 Appr.
2 Nom. Ddl 4774 - voto finale 407 405 2 203 379 26 5 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.