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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 541 di martedì 25 ottobre 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 15.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 17 ottobre 2011.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Belcastro, Bongiorno, Brugger, Buttiglione, Caparini, Cirielli, Dal Lago, Donadi, Fava, Franceschini, Lo Monte, Lombardo, Melchiorre, Migliavacca, Nucara, Romano, Stucchi, Tabacci e Vernetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sui gravi incidenti verificatisi a Roma il 15 ottobre 2011.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sui gravi incidenti verificatisi a Roma il 15 ottobre 2011.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dell'interno)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'interno, Roberto Maroni.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, signori deputati, dieci giorni fa la città di Roma è stata teatro della cieca violenza di circa 3 mila delinquenti che, incappucciati, hanno oscurato la protesta di migliaia di persone che volevano manifestare pacificamente.
Nell'immediatezza degli eventi ho riferito al Senato sulla dinamica degli episodi, sulle misure di sicurezza predisposte e sulle attività delle forze di polizia. Oggi riferisco in quest'Aula dopo una settimana nella quale è proseguita intensamente l'attività degli organi inquirenti ed investigativi, attività che ha portato alla convalida degli arresti già eseguiti e dei due fermi di polizia giudiziaria.
L'attività investigativa è affidata a un pool al quale concorrono la DIGOS della questura di Roma e il ROS dell'Arma dei carabinieri, con il coordinamento della procura della Repubblica di Roma. Dalla manifestazione del 15 ottobre ad oggi altre manifestazioni si sono svolte in Italia e non hanno registrato incidenti, dimostrando che la gestione dell'ordine pubblico funziona bene, grazie all'efficacia e all'efficienza del dispositivo di prevenzione posto in essere dal Ministero dell'interno.
Nel pomeriggio di sabato 15 ottobre a Roma abbiamo visto materializzarsi Pag. 2un'inedita forma di terrorismo che potremmo chiamare «terrorismo urbano»: quasi tutti italiani, nessun black bloc venuto dall'estero (come invece avvenne a Genova dieci anni fa), persone appartenenti ad ambienti di matrice anarchica e frequentatori più o meno abituali di centri sociali.
Scene di guerriglia urbana in una piazza simbolo della vita democratica del nostro Paese hanno prevalso sui cortei e sugli slogan di una generazione preoccupata per il proprio futuro. Eppure le immagini dei roghi, dei saccheggi, degli scontri con le forze di polizia - che hanno scioccato tutti i cittadini perbene - avrebbero potuto essere anche peggiori. C'era l'intenzione, come ho già detto, di assaltare le sedi delle istituzioni repubblicane, in primo luogo Camera e Senato, e ciò è stato evitato.
C'era la volontà di ricreare l'incidente avvenuto a Genova e solo la professionalità delle forze dell'ordine ha impedito che ci scappasse il morto. Per questa ragione, ringrazio ancora una volta il prefetto e il questore di Roma, che hanno organizzato i servizi e le forze dell'ordine, che hanno gestito una giornata difficilissima, garantendo il diritto di manifestare e contrastando questi gruppi organizzati di violenti.
La gestione dell'ordine pubblico è una materia molto complessa, in cui - anche facendo tesoro dell'esperienza maturata negli ultimi dieci anni - le forze di polizia hanno sviluppato una grande professionalità. Voglio citare, a questo proposito, alcuni dati: dal 1o gennaio al 15 ottobre di quest'anno si sono svolte in Italia 7.905 manifestazioni di rilievo, che hanno richiesto l'impiego, ad integrazione delle forze territoriali di polizia, di 674.147 unità di rinforzo, con un incremento del 29,3 per cento rispetto all'analogo periodo del 2010.
In questo contesto, solo durante lo svolgimento di 131 delle quasi 8 mila manifestazioni che ho citato si sono verificate situazioni di criticità per l'ordine e la sicurezza pubblica (ovvero nell'1,6 per cento delle iniziative svoltesi) con il conseguente intervento delle forze di polizia, con azioni di contenimento o anche con cariche di alleggerimento.
Questo per dire quanto buona sia, nel complesso, la gestione della piazza e delle manifestazioni da parte delle forze dell'ordine. Per questa ragione, trovo che siano prive di fondamento le polemiche seguite alla manifestazione di Roma.
I vertici delle forze dell'ordine e dei servizi mi hanno confermato due convinzioni. In primo luogo, le informazioni sui movimenti dei violenti c'erano tutte: lo scambio di informazioni tra servizi di intelligence e DIGOS c'è stato, ma le attuali norme di legge non hanno consentito di procedere ad azioni preventive di polizia (fermi o arresti) di chi è solo sospettato di voler partecipare a iniziative di violenza di piazza.
A titolo di esempio, ho già segnalo un fatto avvenuto nella mattinata del 15 ottobre, poche ore prima dell'inizio della manifestazione. I carabinieri hanno fermato quattro persone, presso la località Castel di Leva, appartenenti all'area anarco-insurrezionalista, che erano dirette alla manifestazione di Roma e che, all'interno della loro autovettura, trasportavano caschi da motociclista, parastinchi, 500 biglie di vetro, mazzette da muratore, una fionda professionale, un piede di porco, nonché una piantina della città di Roma. I quattro sono stati trattenuti, identificati, denunciati, ma poi i carabinieri hanno dovuto rilasciarli, non potendo i carabinieri trattenerli perché non avevano ancora commesso il reato di violenza e resistenza che si apprestavano a compiere di lì a poco.
È per questi motivi che intendo proporre al Governo, e poi al Parlamento, l'adozione di nuove misure legislative, che consentano alle forze dell'ordine di fare ciò che ora non possono fare, cioè intervenire con efficaci azioni di prevenzione per impedire che le violenze vengano effettivamente attuate (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
Veniamo ora alla manifestazione. Come sapete, nel pomeriggio di sabato 15 ottobre, indetta e preavvisata dalla confederazione Pag. 3Cobas, si è svolta a Roma la preannunciata Giornata europea dell'indignazione, con corteo da piazza della Repubblica a piazza San Giovanni. Alla manifestazione hanno partecipato complessivamente circa 80.000 persone. Tra queste, oltre duemila antagonisti, almeno 400 dei quali di area anarchica. L'attività informativa aveva evidenziato l'esistenza, nel circuito antagonista, di significative diversità di vedute sulle modalità attuative della mobilitazione. Le anime più radicali del movimento (rete Roma bene comune, settori dei collettivi universitari, alcuni centri sociali) erano fermamente convinti della necessità di dare un'impronta di dura contrapposizione all'iniziativa, con fronteggiamenti e scontri con le forze dell'ordine, e così anche la componente anarchica.
Numerose segnalazioni sono state trasmesse da parte delle DIGOS di diverse città italiane proprio in riferimento alla partenza per Roma di elementi della componente anarchica. Dal circuito estero di informazione, invece, non sono pervenute comunicazioni di partenze per l'Italia. Alla luce delle notizie acquisite, il dispositivo di sicurezza pianificato da prefetto e questore di Roma ha previsto la protezione di tutti gli obiettivi sensibili, in particolare le sedi istituzionali di Camera e Senato. Peraltro, secondo le informazioni pervenute dai servizi di intelligence, esponenti anarchici e connessi aderenti alle frange ultras delle tifoserie di Roma e Lazio si sarebbero radunati in piazza del Popolo per scontrarsi con le forze di polizia.
È stato, quindi, pianificato un corposo dispositivo in altri punti della città, con nuclei mobili e contingenti di riserva per eventuali interventi in caso di necessità. Anche in piazza San Giovanni è stato predisposto un nutrito contingente di forza pubblica. Per la sicurezza dei manifestanti pacifici, oltre ai consueti servizi in testa e in coda, il dispositivo è stato integrato da ulteriori contingenti che anticipavano in profondità e seguivano a distanza lo snodarsi del corteo.
Complessivamente, il 15 ottobre, nell'arco delle ventiquattr'ore, sono state impiegate 3.000 unità di polizia, carabinieri e guardia di finanza, unità coordinate da 107 funzionari della Polizia di Stato. Sono stati altresì dislocati nuclei mobili di fiancheggiamento del corteo, il cui contributo si è rivelato risolutivo nel contrastare i diversi tentativi, da parte dei violenti, di forzare e superare gli sbarramenti lungo via Cavour. L'afflusso dei manifestanti in piazza della Repubblica è avvenuto ordinatamente.
Il corteo ha avuto un regolare svolgimento fino a largo Visconti Venosta, dove alcuni soggetti travisati hanno danneggiato un supermercato e incendiato due auto. Contestualmente si sono registrati tentativi di forzatura degli sbarramenti lungo via Cavour, con l'intento di provocare l'apertura di varchi da sfruttare per raggiungere le sedi istituzionali.
Al verificarsi dei primi episodi di violenza, è stato ipotizzato un intervento dissuasivo, con l'impiego dei contingenti di riserva predisposti a ridosso di via Cavour. Tuttavia, il dirigente responsabile presente sul posto, ritenuto di dover garantire la sicurezza dei manifestanti pacifici che sfilavano compatti a distanza ravvicinata dal gruppo dei violenti, ha deciso di non intervenire.
Da tale momento i contingenti di fiancheggiamento, allertati per l'imminente intervento, hanno seguito lungo le vie laterali l'itinerario del corteo in corrispondenza del gruppo di violenti. Analoga situazione all'altezza della fermata Metro Colosseo, dove il gruppo di violenti si è ricompattato. È stato fatto convergere sul posto un contingente nutrito di reparti inquadrati, ma il dirigente responsabile, valutata la persistente compattezza tra manifestanti delle diverse estrazioni, ha comunicato l'inopportunità di procedere all'intervento per la mancanza delle condizioni minime di sicurezza. In diverse occasioni, inoltre, in vari punti del corteo, sono state registrate aggressioni fisiche da parte delle anime violente in danno di gruppi di manifestanti pacifici in forte dissenso con le azioni dei primi.
La prima condizione ambientale favorevole per intervenire è stata individuata Pag. 4in corrispondenza dell'intersezione tra via Labicana e via Merulana. Contestualmente allo spostamento dei reparti, il gruppo di violenti ha danneggiato, anche con il lancio di bottiglie incendiarie, un edificio del Ministero della difesa. L'intervento delle forze dell'ordine, con cariche protrattesi per alcuni minuti, ha consentito di disperdere il fronte, che si è successivamente ricompattato avanzando verso piazza di Porta San Giovanni, dove nel frattempo era giunta la testa del corteo.
Al fine di tutelare l'incolumità delle decine di migliaia di manifestanti in marcia verso piazza San Giovanni, a richiesta del promotore dell'iniziativa, l'itinerario del corteo è stato deviato su via Merulana. Altri contingenti sono stati fatti convergere nella zona di via Emanuele Filiberto e via Carlo Felice, dove si stavano verificando lanci di oggetti, grossi petardi, bottiglie e sassi verso le forze dell'ordine.
Le file dei violenti sono andate via via ingrossandosi fino a far ritenere attendibile una stima di 3.000 presenze, e a questo punto il dirigente responsabile ha disposto l'utilizzo di tre mezzi speciali muniti di idranti. Erano più di vent'anni che non venivano usati, e mi sembra che l'utilizzo sia stato molto utile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Per tutta risposta i violenti hanno tentato di accerchiare i reparti, utilizzando transenne e pali della segnaletica stradale divelti, picconi ed armi improprie. In supporto sono stati fatti convergere sul posto ulteriori reparti, fino ad arrivare ad un numero di circa 400 unità operative. I contingenti sono stati accerchiati dai violenti, alcuni dei quali addirittura si arrampicavano sui mezzi blindati per aprirli: in questa fase, il conducente di un autoblindo dei carabinieri è riuscito ad abbandonare il mezzo prima che gli aggressori riuscissero ad incendiarlo.
Compattati i reparti a ridosso di piazza San Giovanni, intorno alle 18,30 i violenti sono stati respinti e dispersi verso via Merulana, dove sono stati ulteriormente caricati dalle forze dell'ordine, che hanno così sventato l'assalto alla caserma dei carabinieri di via Tasso nonché l'incendio di un distributore di benzina di via Merulana. Da ultimo, intorno alle ore 20, interventi dissuasivi sono stati necessari in piazza Vittorio, dove si sono registrati gli ultimi atti di violenza.
Per quanto concerne i numeri dell'attività di contrasto, sono stati tratti in arresto 12 partecipanti agli scontri; altri 8, di cui 6 minorenni, sono stati denunciati in stato di libertà. I 12 arresti sono stati tutti convalidati dal GIP, che ha disposto per 9 indagati la misura della custodia cautelare in carcere, per altri 2 gli arresti domiciliari, mentre una terza persona è stata scarcerata.
Personale della DIGOS, nelle fasi di tensione registratesi all'interno del corteo tra violenti e manifestanti in via Cavour, ha proceduto al recupero di una borsa contenente nove bottiglie molotov, confezionate con stoppino, e un'altra bottiglia piena di benzina. A piazza di Spagna, invece, nei pressi di un istituto di credito, sono state trovate numerose spranghe in ferro e pietre.
I feriti tra gli le forze dell'ordine sono stati 105, di cui 58 dell'Arma dei carabinieri, 35 della Polizia di Stato e 12 della Guardia di finanza. Sono stati feriti anche 35 manifestanti.
Sono state bruciate nove auto, frantumate vetrine e bancomat di istituti bancari, bruciati diversi cassonetti, distrutto un mezzo dei carabinieri e danneggiati numerosi altri mezzi delle forze dell'ordine. In via Labicana è stato danneggiato il portone centrale e sono state bruciate alcune porte e finestre interne di una caserma del Ministero della difesa. Sempre in via Labicana, un gruppo di violenti ha poi frantumato la statua della Madonna di Lourdes, ubicata all'ingresso della chiesa Santi Marcellino e Pietro.
Nei pressi di piazza Tuscolo sono stati registrati danni presso la sede del PdL, all'esterno della quale sono stati incendiati cassonetti, addossati alla porta d'ingresso. Nel complesso, i danni quantificati ammontano a circa 5 milioni di euro.
Chi sono i violenti? Per quel che riguarda la componente romana, certamente hanno partecipato alle violenze alcuni Pag. 5dei gruppi più radicali dell'antagonismo, individuabili nel centro sociale Acrobax e nel gruppo dei RASH (Red anarchist skinheads), molti dei quali appartenenti al gruppo ultras romanista dei Fedayn. Agli scontri avrebbe partecipato anche un ristretto gruppo di elementi tra i più radicali dei disoccupati organizzati napoletani.
Tra i fermati figurano persone provenienti da Bari, Varese, Brindisi, Siracusa, Trento, Frosinone e della provincia romana. Dei dodici arrestati, nove sono residenti a Roma e provincia e solo uno di loro era in precedenza noto agli atti DIGOS per essere stato denunciato per un rave party. Uno, invece, studente a Bologna, appartenente al gruppo CAOS (Comitato autonomo organizzazione studentesca), ha partecipato a numerose iniziative anarchiche anche violente. Tra gli arrestati anche un rumeno di 21 anni, residente a Varese, per il quale ho già adottato, lo scorso 19 ottobre, un decreto di immediato allontanamento dal territorio nazionale per motivi imperativi di pubblica sicurezza (Applausi dei deputati del gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio). Sempre tra gli arrestati figura un ragazzo barese di 22 anni, mai evidenziatosi in precedenza agli atti DIGOS.
Le attività di indagine procedono attraverso l'esame del materiale videofotografico acquisito e in base alle risultanze infoinvestigative. La nuova emergenza di ordine pubblico che si è manifestata il 15 ottobre a Roma - quella che ho definito una sorta di terrorismo urbano - ha la sua principale fonte nell'area anarchica, largamente diffusa in molte aree dell'Italia e dell'Europa mediterranea. È utile fare una ricognizione, seppur breve, delle caratteristiche che riveste questa area.
L'anarco-insurrezionalismo nasce, in Italia, sul finire degli anni Ottanta, quale radicale evoluzione del più ampio movimento anarchico, dal quale si è distaccato, assumendo connotazioni marcatamente eversive ed improntate alla violenza. In luogo di un assetto organizzativo verticistico e strutturato, questa componente è caratterizzata dallo spontaneismo ovvero dall'operare attraverso la costituzione di gruppi informali, che rappresentano unità autonome dedite, di base, alla pratica dell'azione diretta contro lo Stato e il capitalismo.
Negli ultimi anni gli anarchici hanno evidenziato un progressivo ed esponenziale incremento di pericolosità anche sotto il profilo della tutela dell'ordine pubblico, traducendo la teoria insurrezionale nelle grandi manifestazioni di piazza, considerate occasione per esercitare iniziative violente contro gli obiettivi prefissati, riuscendo a compensare la limitatezza numerica grazie alla copertura offerta involontariamente dalla restante massa di manifestanti pacifici, destinati a divenire loro malgrado, come appunto è accaduto a Roma, essi stessi vittime di reazioni violente e rabbiose al minimo tentativo di enuclearli dal corteo.
Già negli incidenti verificatisi in Val di Susa quest'estate era possibile cogliere i segnali di una recrudescenza del fenomeno insurrezionale che, vagheggiando una deriva greca della situazione socio-economico-politica italiana, ha individuato nelle proteste «no TAV» il laboratorio ideale dove sperimentare pratiche di guerriglia mutuate dal repertorio militare classico (ad esempio, utilizzo di catapulte e arieti) e rivoluzionario (incursioni mordi e fuggi, barricate) tale da poter essere esportato, adattandolo in contesti urbani in previsione di un autunno caldo sotto il profilo delle manifestazioni di piazza.
Questi violenti - è ormai prassi consolidata e confermata da quanto accaduto a Roma - raggiungono i luoghi di incontro con mezzi propri e alla spicciolata, senza concentrarsi sui mezzi pubblici (treni o pullman), per rendere più difficoltoso il controllo preventivo alla partenza.
La maggior parte degli strumenti di offesa (spranghe, bottiglie, benzina, corpi contundenti) viene reperita sul posto, ad esempio prelevando tubi in ferro da ponteggi di cantieri edili, divellendo il selciato, rapinando pompe di benzina del carburante necessario a fabbricare rudimentali molotov, devastando locali per ricavarne mazze, bastoni e quant'altro. Questo avviene Pag. 6in concomitanza con l'inizio e durante gli scontri, così da rendere comunque inefficace, o quasi, ogni tipo di verifica durante il tragitto dalla città di provenienza. Altra modalità che si adotta è quella di portare al seguito indumenti di colori diversi, con i quali cambiarsi prima e dopo le azioni dirette, per rendere più difficoltoso il riconoscimento da parte delle forze dell'ordine e confondersi tra la folla di manifestanti pacifici, prima e dopo le sortite.
L'attività informativa ha altresì permesso di accertare, accanto alla componente anarco-insurrezionalista, la presenza nella capitale di un segmento estremista di estrazione violenta appartenente al circuito più radicale dell'antagonismo di ispirazione marxista-leninista. Questi elementi non si sottraggono allo scontro, ritenendo strumentale ai propri fini offrire sostegno sul campo ai gruppi anarchici, concorrendo fattivamente negli incidenti. In questo contesto si inserisce la partecipazione alle manifestazioni violente di elementi del centro sociale «Gramigna» di Padova, del centro sociale «Askatasuna» di Torino, dei Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo-CARC (attivi soprattutto a Latina, Livorno e Napoli), dei Corsari di Milano, del centro sociale «Camilo Cienfuegos» di Firenze, cui vanno aggiunti omologhi ambienti romani, in primo luogo il centro sociale «Acrobax».
La ricostruzione che ho fatto del composito panorama estremistico e violento presente sabato 15 nelle strade di Roma è suffragata anche dal fermo e dall'arresto di numerosi soggetti appartenenti alle aree descritte, anche nelle fasi precedenti e in quelle successive alla manifestazione.
Così come accaduto il 14 dicembre 2010, tra gli arrestati e i fermati compaiono numerosi giovani che appaiono privi di un precedente percorso militante, e ciò a dimostrazione sia dell'effetto trainante che le degenerazioni violente riescono ad esercitare su soggetti condizionati o condizionabili emotivamente, sia dell'effettiva presenza nelle file degli insurrezionalisti di nuove leve, accomunate soprattutto dalla voglia di esprimere il proprio disagio sotto forma distruttiva, senza una precisa collocabilità politica.
Per quanto concerne la reazione dello Stato, nella mattinata del 16 ottobre, il giorno dopo, presso l'area di servizio di Chianti Nord, personale della Polizia di Stato ha perquisito un camper con a bordo sei manifestanti, rinvenendo un piede di porco, due maschere antigas e protezioni che erano state utilizzate per difendersi negli scontri di sabato. Il proprietario del veicolo e la compagna gravitano nell'area anarchica toscana, mentre i restanti quattro gravitano nell'area anarchica bolognese. Tutti sono stati denunciati in stato di libertà per possesso di oggetti atti ad offendere.
Nella giornata del 17 ottobre, Polizia di Stato e Arma dei carabinieri hanno eseguito 163 perquisizioni domiciliari su tutto il territorio nazionale. Molte sono le persone denunciate e numerosi gli strumenti di offesa sequestrati, normalmente utilizzati nelle manifestazioni (fumogeni, filtri per maschere antigas, spray urticanti, bombe carta, taniche con liquido infiammabile).
Nella stessa giornata del 17 la DIGOS di Roma, in seguito alla visione dei filmati delle fasi degli incidenti di sabato, ha identificato un ventiquattrenne viterbese, Fabrizio Filippi, accusato di resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale e autore del lancio di un estintore in direzione di un contingente della forza pubblica in occasione degli scontri avvenuti a ridosso di piazza San Giovanni. Il giovane, per il quale è stato convalidato il fermo, si trova tuttora in regime di detenzione cautelare in carcere.
Il successivo 22 ottobre a Chieti i carabinieri del ROS di Roma e del comando provinciale di Avellino hanno proceduto al fermo di indiziato di delitto, convalidato nella giornata di ieri, nei confronti di un altro studente di 23 anni, Leonardo Vecchiolla, identificato tra gli autori dell'assalto al veicolo blindato dei carabinieri, poi dato alle fiamme, ed accusato di tentato omicidio, devastazione e resistenza a pubblico ufficiale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Pag. 7Dopo la convalida del provvedimento di fermo da parte del GIP, gli atti sono stati trasmessi per competenza dal tribunale di Chieti a quello di Roma e il Vecchiolla è stato associato presso la casa circondariale di Chieti. Durante la conseguente perquisizione domiciliare i militari hanno rinvenuto e sequestrato guanti, tenaglie, bandiere no TAV, volantini indignados arrabbiati, materiale informatico e documentale ritenuto di interesse investigativo.
Nei giorni successivi al 15 ottobre, come ho già accennato in premessa, si sono svolte altre due manifestazioni nazionali: quella della FIOM a Roma il 21 ottobre e quella no TAV tenutasi in Val di Susa domenica scorsa: in entrambi i casi non si sono verificati disordini o episodi di violenza. Lo svolgimento quasi concomitante e in rapida successione temporale di tre manifestazioni rende evidente l'entità e il livello dello sforzo per garantire l'ordine pubblico nelle nostre città; uno sforzo destinato ad aumentare se si vuole garantire la libera manifestazione del dissenso purché compatibile con il mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica e il tranquillo svolgimento della vita quotidiana. Per questo motivo è più viva che mai l'attenzione del dibattito politico - ribadisco qui quanto già detto la settimana scorsa al Senato - sulla questione delle risorse destinate al comparto sicurezza per assicurare agli operatori delle forze di polizia i soldi necessari per assolvere al meglio ai propri compiti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
Già nel Consiglio dei ministri del 14 ottobre ho chiesto al Presidente del Consiglio e ai colleghi ministri di azzerare i tagli previsti dalla manovra economica per il Ministero dell'interno per i prossimi anni (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio), pur condividendo l'obiettivo perseguito dal Governo di raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013. Un primo significativo risultato è stato ottenuto con la decisione di ridurre il taglio di risorse per il 2012 di 250 milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Il 17 ottobre inoltre ho chiesto e ottenuto dal Ministero dell'economia e delle finanze uno stanziamento straordinario di 60 milioni di euro da destinare all'ordine pubblico, per le spese che il Viminale dovrà affrontare nella gestione dell'ordine pubblico da qui alla fine del corrente anno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
L'impegno del Ministro dell'interno e di quello della difesa è confermato nell'ottenere non solo la cancellazione dei tagli previsti per il comparto sicurezza-difesa, ma anche per incrementare le risorse, anche attraverso un potenziamento dell'azione di utilizzo dei patrimoni sottratti alla criminalità organizzata che ammonta oggi complessivamente alla ragguardevole cifra di 25 miliardi di euro, più 300 per cento rispetto ai tre anni precedenti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
Come ho detto all'inizio, signor Presidente, onorevoli colleghi, la manifestazione del 15 ottobre ha messo in luce l'insufficienza degli attuali strumenti a disposizione delle forze dell'ordine per intervenire a livello preventivo in modo più efficace nei confronti dei gruppi violenti, soprattutto quelli che gravitano nell'area anarco-insurrezionalista.
Quest'area si è infatti caratterizzata sinora per lo spontaneismo e la mancanza di una organizzazione stabile, gerarchicamente strutturata; elementi che hanno reso particolarmente gravoso dimostrare il vincolo associativo in capo agli indagati, per cui possono essere contestati solo singoli episodi. Oggi gli anarco-insurrezionalisti aderiscono a un'organizzazione, la Federazione anarchica informale, che, a sua volta, è inserita in una rete internazionale, che informa, forma e sostiene i suoi adepti e quindi si pone come un nuovo soggetto organizzato.
È con questa nuova entità che, senza ricorrere a una legislazione di emergenza o a nuove leggi speciali, bisogna fare i conti da qui in avanti. Come ho avuto modo di anticipare martedì scorso in occasione dell'informativa al Senato, è intenzione Pag. 8del Governo adottare un pacchetto di misure legislative urgenti per prevenire e contrastare gli episodi di violenza in occasione di pubbliche manifestazioni. Proprio perché consapevole che queste proposte e iniziative investono la sfera di diritti costituzionalmente garantiti ho ritenuto opportuna una preventiva consultazione con le forze politiche prima di portare il provvedimento di legge all'esame del Consiglio dei ministri. Alla luce di questa consultazione preventiva, sono emerse posizioni non unanimi sulle proposte che io ho avanzato e che qui intendo riassumere, lasciando poi alla discussione in Parlamento la definizione di quelle iniziative su cui non ho raccolto l'unanimità di consensi.
Presenterò quindi in Consiglio dei ministri un provvedimento che si articola nelle seguenti parti: l'introduzione del Daspo anche per le manifestazioni pubbliche, la possibilità dell'arresto in flagranza e dell'arresto differito anche per le manifestazioni pubbliche, l'introduzione di nuovi reati tipici delle manifestazioni pubbliche, per esempio il possesso e il lancio di materiale pericoloso ed il divieto di portare caschi protettivi e maschere antigas, maggiori tutele per le forze di polizia in servizio di ordine pubblico. È una richiesta pressante che viene dalle forze dell'ordine a cui intendo dare una risposta.
Infine, vi è la misura che è risultata la meno condivisa e la più controversa, sulla quale mantengo la mia convinzione, cioè la previsione di una forma di garanzia per il ristoro di tutti i danni arrecati a persone o cose nel corso delle manifestazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio). Più nello specifico, mutuando analoghe disposizioni introdotte per le manifestazioni sportive, prevedo misure come il Daspo, volte a impedire temporaneamente la partecipazione a manifestazioni di carattere nazionale o a quelle che, in base alle informazioni acquisite, risultino a rischio per l'ordine e la sicurezza pubblica di coloro che sono stati denunciati o condannati per reati tipici delle manifestazioni pubbliche o legati a episodi di violenza o all'uso delle armi, norma di fondamentale importanza per la prevenzione. Voglio inoltre estendere anche alle pubbliche manifestazioni l'arresto in flagranza per reati tipici delle manifestazioni pubbliche.
Voglio introdurre i reati di possesso, utilizzo e lancio di materiali pericolosi, prodotti esplodenti e fumogeni, bastoni, mazze e altri oggetti contundenti, nonché il temporaneo ricorso, fino al 30 giugno 2013, al cosiddetto arresto differito entro le quarantotto ore dal fatto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) per gli operatori, in analogia a quanto avviene per le manifestazioni sportive, strumento che funziona molto bene e che ci ha consentito di ridurre drasticamente gli incidenti dentro e fuori gli stadi. Lo scorso campionato è stato il primo in l'Italia in cui non si sono verificati incidenti di rilievo, grazie alle misure di prevenzione che abbiamo introdotto negli anni scorsi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio). Per gli operatori delle forze di polizia sono previste maggiori tutele. Intendo estendere anche alle manifestazioni pubbliche l'aggravante, già prevista per quelle sportive, di lesioni gravi e gravissime a pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico.
Voglio così assicurare, nei confronti degli operatori in servizio durante le manifestazioni pubbliche, le identiche tutele, di recente introdotte, anche qui, e che funzionano in occasione delle manifestazioni sportive. Ai responsabili delle aggressioni e delle violenze potranno così essere estese le più severe sanzioni della reclusione da quattro a dieci anni per le lesioni gravi e da otto a sedici anni per le lesioni gravissime (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Per assicurare l'effettività delle sanzioni previste per il reato di resistenza e violenza a pubblico ufficiale, anche ai fini dell'applicazione della custodia cautelare in carcere, voglio intervenire anche in materia di aggravanti, in modo da neutralizzare Pag. 9nel computo della pena concretamente applicabile gli effetti delle circostanze attenuanti.
Sto, infine, approfondendo una specifica norma a garanzia dell'attività degli operatori di polizia indagati per fatti commessi in servizio di ordine pubblico attraverso l'intervento del procuratore capo, cui spetterà procedere in tali casi, sottraendo, quindi, la competenza immediata al primo sostituto procuratore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
È evidente che si tratta di una norma richiesta dai poliziotti e dai carabinieri, che hanno manifestato in tutti questi anni, dagli incidenti di Genova in poi, una sorta di timore psicologico ad intervenire. Dobbiamo dare loro la certezza che non possano passare dall'essere coloro che mantengono l'ordine pubblico all'essere i colpevoli delle violenze nelle manifestazioni di piazza: i colpevoli sono gli altri, non possono essere carabinieri, poliziotti e forze di polizia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio)!
Intendo introdurre anche un rafforzamento delle tutele patrimoniali, perché, se venisse accertata una responsabilità di tipo patrimoniale, oggi il poliziotto e il carabiniere sono costretti a pagare, mentre altri servitori dello Stato no; poliziotti e carabinieri sì, e questo non è giusto (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio)!
Con tale tutela patrimoniale si vuole garantire che chi va in piazza in una condizione difficilissima, in cui rischia la vita, come è successo il 15 ottobre ad un carabiniere, lo faccia serenamente, svolgendo serenamente il proprio dovere, senza timore di essere perseguitato, perché questo è avvenuto (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
Non si tratta di una legislazione speciale, né di una legislazione di emergenza, ma di misure che, coniugando equilibrio e rigore, offrono alle forze di polizia più strumenti sul fronte della prevenzione e del contrasto, per evitare che le nostre piazze vengano messe a ferro e fuoco da pochi delinquenti.
Rispetto a temi così delicati mi auguro di poter contare sull'approccio responsabile e propositivo dei gruppi parlamentari, al fine di pervenire rapidamente ad individuare le soluzioni migliori per garantire, sempre e a tutti, il diritto di manifestare il proprio pensiero in modo pacifico, ma anche e soprattutto per tutelare il diritto di tutti gli altri cittadini ad avere città sicure in cui vivere (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà per cinque minuti.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, ci riconosciamo totalmente nella relazione che ci ha qui fatto il Ministro dell'interno. Ci riconosciamo nell'analisi che ha fatto della situazione, nella ricostruzione dei fatti e nella forma concreta di solidarietà alle forze dell'ordine, che vuole dire che anche noi chiediamo che sul nodo delle risorse il Governo faccia uno sforzo ulteriore, così come condividiamo le indicazioni del Ministro per quello che riguarda proposte legislative che hanno il pregio di essere delimitate e che non hanno debordato nella rievocazione della legge Reale.
Nello stesso tempo, esprimo il nostro consenso per quello che riguarda l'ipotesi del Daspo, degli arresti in differita, di nuovi reati tipici, specialmente in ordine al fatto che non è possibile consentire - ma questo credo sia già contenuto in alcune disposizioni legislative - che vi sia gente che arriva alle manifestazioni travisata e armata, e di maggiori tutele alle forze di polizia nel quadro che è stato delineato dal Ministro dell'interno.
Ho delle perplessità sulle garanzie patrimoniali per le manifestazioni, perché le Pag. 10stesse possono essere anche organizzate da persone che non hanno possibilità economiche e finanziarie.
Ma il punto di fondo riguarda un dato politico rappresentato dall'esigenza di non parlare mai più di black bloc, perché l'evocazione di una sorta di arrivo di una legione straniera è assolutamente inadeguata rispetto a quanto avvenuto a Roma pochi giorni fa (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio). Non c'è alcuna legione straniera, ma esistono delle forze in campo organizzate, grosso modo quattro componenti a cui si è riferito il Ministro, cioè quella degli anarco-insurrezionalisti, degli estremisti marxisti e leninisti, di una parte di centri sociali e va anche messo nel conto una componente di «cani sciolti».

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 15,45).

FABRIZIO CICCHITTO. Ebbene, la presenza di queste realtà, che hanno dei nomi e dei cognomi, pone anche un problema per chi protesta in maniera civile, ma anche in modo organizzato. Credo che la protesta sociale, che è stata evidente in tutto il mondo occidentale, debba essere ragione di riflessione per tutte le forze politiche di maggioranza ed opposizione, perché esprime comunque degli elementi di contraddizione che attraversano il nostro mondo. Ancor di più dobbiamo riflettere noi, perché da noi c'è stata una violenza che si è innestata sulla protesta sociale. Ciò pone un problema - ne abbiamo riscontrato le difficoltà - alle forze dell'ordine, perché queste ultime, nel momento in cui si devono misurare con entità guerrigliere, che entrano ed escono dai cortei, si trovano di fronte ad una scelta drammatica. Una volta che hanno costruito un'area, per così dire, di non penetrabilità, nelle altre aree si trovano di fronte alla scelta drammatica o di intervenire, rischiando di coinvolgere anche i manifestanti pacifici, o di non intervenire, con conseguenze che abbiamo visto anche a Roma per quel che riguarda i riflessi sulla tenuta della città.
C'è qui un dato politico che riguarda anche i manifestanti pacifici, nel senso che i manifestanti pacifici, che molto spesso si esprimono anche in organizzazioni, devono fare i conti con il fatto di ammettere o meno nei cortei i manifestanti che pacifici non sono affatto e che sono ben conosciuti da tutti. Sono, infatti, ben conosciuti dalle forze dell'ordine, ma lo sono anche da chi partecipa a manifestazioni pacifiche. Se i manifestanti pacifici ammettono e accettano la presenza di centri sociali di quel tipo, di anarco-insurrezionalisti e di altre realtà, si manifesta la combinazione infernale che abbiamo vissuto a Roma.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Cicchitto.

FABRIZIO CICCHITTO. Questo è un elemento di riflessione. Non si può infatti dire facilmente che i manifestanti pacifici sono stati «espropriati» della manifestazione. Questo è avvenuto, ma i manifestanti pacifici devono però anche determinare una discriminante politica e organizzativa rispetto a chi si inserisce nelle manifestazioni con gli obiettivi che illustrava poco fa il Ministro.
Concludo, quindi, riaffermando nuovamente la nostra adesione alla ricostruzione, a quanto affermato dal Ministro e anche ad una larghissima parte delle proposte che ci ha prospettato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, userò un ordine diverso da quello che ha usato il collega Cicchitto per interloquire con lei, signor Ministro. Non parlerò prima dei provvedimenti di innovazione legislativa, che lei vuole introdurre. Ho, infatti, la sensazione che tra le forze dell'ordine sia molta più forte la richiesta di benzina per i loro serbatoi che di nuovi strumenti di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).Pag. 11
I fatti del 15 ottobre scorso a Roma, signor Ministro, sono fatti di violenza cieca e inaccettabile, che tra queste fila, nella cultura politica di questo gruppo e di questo partito non troveranno mai né cittadinanza, né possibilità di albergazione. Quei fatti e quelle azioni, come ebbe a dire il Ministro il giorno dopo la manifestazione, non appartengono in alcun modo alla tradizione delle culture politiche dalle quali noi proveniamo e di cui facciamo parte. Quella violenza è un pericolo per la democrazia, è un brodo di coltura infetto che può generare violenza ancora maggiore, come già è stato nella storia di questo Paese, ma, come allora, la nostra cultura politica, la nostra concezione della democrazia - che penso sia anche la sua, signor Ministro, ne sono certo - la nostra battaglia in difesa dell'idea di dissenso come diritto fondamentale di cittadinanza ci faranno stare sempre dalla parte di chi combatte la violenza con gli strumenti della legge, consapevoli anche che chi ha commesso quegli atti, oltre alla violenza inaudita esercitata contro la proprietà privata, gli altri manifestanti pacifici e le forze dell'ordine - cui va la nostra vicinanza, la nostra riconoscenza per aver mantenuto i nervi saldi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), cui va il saluto per i feriti che vi sono stati -, ha danneggiato anche il diritto di manifestare delle decine di migliaia di persone pacifiche che volevano esprimere con diritto il loro profondo dissenso per quello che sta succedendo nel mondo ed in questo Paese con questo Governo.
Fin qui, a giudicare dalle sue parole, siamo tutti d'accordo e sarebbe grave se fosse diversamente. Il problema viene dopo, ossia dall'analisi di ciò che è accaduto e la domanda è una sola: poteva essere evitato, sì o no? Abbiamo evitato il morto, ha detto lei nelle ore dopo la manifestazione, e anch'io lo penso. L'ho pensato, dopo essere andato a trovare, a nome del Partito Democratico, per primo il carabiniere che è scampato a quel veicolo in fiamme (e che saluto), perché so non solo che ha rischiato la vita ma so anche che dobbiamo alla sua fermezza di non aver messo la mano alla fondina, se non abbiamo rischiato qualcosa di peggio. E da qui saluto però anche il manifestante di Sinistra Ecologia Libertà che ha rischiato di perdere una mano, perché un «incappucciato» ha gettato una bomba carta dentro il corteo di Sinistra Ecologia Libertà e lui con la mano ha cercato di respingerla. Ma può bastarci, Ministro Maroni, dire che abbiamo scampato il morto? A noi non basta, sarebbe come dire che tutto ciò che è lievemente inferiore al morto è accettabile e non credo ci possa bastare. La nostra convinzione, signor Ministro, è che vi siano stati degli errori palesi nella prevenzione. Lo ha già detto lei: i movimenti di questi gruppi, la loro preparazione era nota. Il clima di violenza che, per esempio, alberga nelle frange violente del movimento No-TAV è conosciuto. La manifestazione del 14 dicembre scorso l'abbiamo vista tutti. La domanda è semplice: perché non si è operato come si è operato domenica scorsa in preparazione della manifestazione in Valsusa, che è finita senza un solo ferito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Perché non vi è stata una prevenzione durissima? Perché non vi è stato affatto uno schieramento di forze analoghe a quelle che vi è stato domenica in Valsusa? Perché non vi è stata una bonifica preventiva come quella che vi è stata domenica?

FILIPPO ASCIERTO. È lo stesso modo.

EMANUELE FIANO. Lei sa, come so io, che in Valsusa, domenica scorsa, nelle ore precedenti la manifestazione, sono state fermati 730 autoveicoli per controlli e sono stati identificati 492 individui per possesso di oggetti atti ad offendere. Non mi risulta che questi numeri corrispondano alle azioni preventive che si sono svolte a Roma, conoscendo i fatti, come lei ha detto, preventivamente rispetto a quel corteo. A Roma poi si è fatta una scelta nella gestione della piazza, comprensibile, da parte delle autorità di pubblica sicurezza.

Pag. 12

PRESIDENTE. La prego di concludere.

EMANUELE FIANO. Quella cioè di circoscrivere il percorso del corteo, di impedire l'assalto ai palazzi delle istituzioni, ma altrettanto cospicuo spiegamento di mezzi e uomini non si è fatto per separare i violenti dai pacifici e non si è fatta una radicale bonifica, ho da dire, sul terreno della manifestazione, se sono vere le cose che abbiamo letto nell'intervista, se è vero che sul percorso del corteo c'erano macchine, cassonetti, eccetera. Su questi quattro punti ...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

EMANUELE FIANO. ... intelligence, prevenzione - ho bisogno di un altro secondo, signor Presidente - bonifica e scelte di gestione sul terreno, non abbiamo sentito risposte soddisfacenti. Mi permetta di ricordare - mi avvio rapidamente alla conclusione - che lei ha detto qui che ha salvato 60 milioni di tagli ancora al suo comparto. Il problema è che dovrebbe rispondere dei precedenti tre miliardi di tagli che lei insieme al Governo ha votato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La prego di concludere.

EMANUELE FIANO. Concludo, signor Presidente, me lo permetta.

PRESIDENTE. No, deve proprio concludere, onorevole Fiano.

EMANUELE FIANO. Noi abbiamo già fatto sapere al Ministro che ci sono provvedimenti che proporrà e che noi approviamo quali l'arresto differito o l'aggravamento del possesso di armi improprio. Non siamo favorevoli al pagamento di una fideiussione per lo svolgimento di cortei e crediamo che i cittadini debbano essere tutti uguali di fronte alla legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastore. Ne ha facoltà.

MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, gli incidenti avvenuti sabato 15 ottobre hanno colpito fortemente l'opinione pubblica. Con stupore ed indignazione abbiamo assistito ad episodi che non devono verificarsi né a Roma né in nessun altro luogo. Un gruppo di delinquenti mascherati ha tramutato una manifestazione pacifica, espressione di democrazia, in un susseguirsi di episodi violenti che hanno messo in pericolo l'incolumità dei cittadini e delle forze dell'ordine e che hanno dato del nostro Paese una triste immagine.
Signor Ministro, la ringrazio per la puntuale relazione degli eventi, che richiedono certamente una riflessione e una valutazione sui modi e sui mezzi che possono consentire alle forze dell'ordine di intervenire. Una relazione sulla quale esprimo considerazioni assolutamente diverse rispetto a quelle che ha finito poc'anzi di esternare il mio collega del Partito Democratico.
Pertanto, condividiamo le iniziative da lei individuate. È infatti necessario un maggiore rigore nei confronti dei delinquenti che impediscono ai cittadini onesti di esercitare i propri diritti, così come è necessario un continuo controllo delle formazioni anarchiche e dei gruppi eversivi. Le forze dell'ordine devono essere messe in condizione di operare in condizioni di sicurezza. Per questo non possiamo che essere favorevoli non solo a misure di tipo legislativo ma anche a finanziamenti straordinari per le forze dell'ordine, anche all'azzeramento del taglio delle risorse destinate al Ministero dell'interno, e siamo ancor più favorevoli ad un incremento delle risorse, anche utilizzando i patrimoni sottratti alla criminalità organizzata.
Quanto a forme di garanzia a copertura dei danni, vorrei ricordare, anche ai colleghi, che nel 1999 la Lega Nord ha organizzato a Roma una grande manifestazione pacifica, alla quale hanno partecipato le famiglie, che si è conclusa senza danni per le persone e per le cose, ma in Pag. 13quella occasione alla Lega Nord è stata chiesta (e la Lega Nord l'ha concessa) una fideiussione di 2 miliardi di lire (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ebbene, forse è il caso di applicare a tutti il principio per cui chi rompe paga e chi organizza una manifestazione deve essere responsabile anche dei danni che potranno derivarne. Tra l'altro, in occasione dei fatti di Roma i danni sono stati di circa cinque milioni di euro, quindi una cifra di tutto rilievo, e per inciso vorrei sottolineare come quel che colpisce è che la sua relazione sembra in certi passi un resoconto di guerra con feriti e per fortuna nessun morto.
Quindi una fideiussione ben venga, potrebbe poi essere applicata senza rigidità, potremmo poi rimettere ad un organo competente una valutazione caso per caso, ma è necessario in ogni caso che alla libertà di manifestare sia contrapposto anche il diritto dei cittadini, dei negozianti, degli imprenditori a non subire dei danneggiamenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), ma questo non solo per la cosa privata, anche per la proprietà pubblica. Non vogliamo che accadano nuovamente eventi come quelli successi a Roma, ma sappiamo che ci sono e ci possono essere altre occasioni di scontro. Per cui da piemontese mi preme sottolineare come, quando le forze dell'ordine possono svolgere un'azione di filtraggio, allora proprio da questo deriva lo svolgimento pacifico di manifestazioni, come quella che si è tenuta domenica scorsa in Val di Susa.
Anche i No-TAV hanno diritto di esprimere le loro opinioni, ma in modo pacifico e anche in occasione dei cortei No-TAV è necessario intervenire con durezza per fermare i violenti. È anche necessario che la dialettica politica si esprima con toni pacati, evitando strumentalizzazioni e giustificazioni.
È necessario che la politica emargini i violenti. La condanna unanime e ferma del mondo politico nei riguardi dei fatti del 15 ottobre è stato un messaggio importante. Da qui si può iniziare un confronto sereno proprio sulle misure che lei, signor Ministro, ha evidenziato nella sua relazione. Concludendo, vorrei sottolineare come, in materia di sicurezza, davvero possiamo ringraziare il Ministro dell'interno per tutto quello che è stato fatto durante questa legislatura (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà). Ma vorrei esprimere anche un sentito ringraziamento, con gratitudine e solidarietà, a tutte le forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Enzo Carra. Ne ha facoltà.

ENZO CARRA. Signor Presidente, onorevole Ministro, l'occasione è per noi preziosa per ripetere e ribadire la nostra solidarietà alle forze dell'ordine e ai funzionari che hanno diretto le operazioni in quella giornata. Per fortuna, lei ci ha detto, ma lo abbiamo visto tutti, che non è successo così sabato scorso in Val di Susa e qualcosa questo vorrà pur dire. Ma, soprattutto, la nostra solidarietà va a quel carabiniere che ha dovuto lasciare, tra le fiamme, il suo blindato.
Signor Ministro, questa volta, infatti, piuttosto che interrogarci, come dieci anni or sono, sulle ragioni e sulla condizione umana ed esistenziale di un giovane con l'estintore, ci dobbiamo interrogare sulla condizione umana, esistenziale e professionale di un militare che lascia il suo mezzo tra lo scherno dei manifestanti. Questo è un fatto gravissimo, è un'immagine che difficilmente verrà scalfita da tutto il resto. È un'immagine che non vorremmo più vedere e questo dipende anche, se non soprattutto, da voi. Questa volta a noi delle istanze di «er pelliccia» interessa relativamente poco; è stato arrestato. Lei ha affermato che si trattava di italiani, di alcune migliaia di italiani. Mi chiedo allora: Genova non deve servire da lezione una volta per tutte alle forze dell'ordine e al Ministero dell'interno? Penso di sì.
Inoltre, circa i servizi, lei ha fatto un lungo elenco di tutte le sigle e di tutto il panorama antagonista. Poteva anche non Pag. 14dircelo, a noi non interessa, ma interessa che lo sappiate voi e lo sappiano i servizi e quelli che li devono fermare prima, prima che arrivino a Roma. I servizi devono essere segreti oppure sono servizi igienici e, se sono servizi segreti, facciano il loro lavoro in quella fase, in quella vigilia che era difficilissima. Poi lei ha affermato, come sappiamo tutti, pur sperando che ciò non avvenga, che l'autunno sarà caldo; se sarà caldo certamente dovrete e dovremo tutti quanti affrontarlo nel modo migliore. Lei ci chiede più mezzi alle forze dell'ordine, ma siamo noi a chiederli a voi più mezzi perché, fino a prova contraria, i mezzi li avete tagliati voi, non li abbiamo certamente tagliati noi. Non siamo stati noi a chiedervi una politica della lesina verso le forze di polizia. Benissimo, vi ringraziamo di aver acceduto a quello che noi per mesi abbiamo sostenuto da questi banchi. L'autunno sarà certamente caldo, ma ricordiamoci anche qual è la situazione umana, italiana e anche mondiale, nella quale viviamo. Le leggo un passo tratto non da Indymedia e non da un sito antagonista: «La rabbia dei manifestanti, che da mesi invadono le piazze di mezzo mondo e che a volte si lasciano andare ad episodi di ingiustificata violenza, è quello di una generazione al palo. La lenta morte del liberismo degli anni Ottanta e Novanta sta lasciando il mondo spaccato in due (...)». Questa è la situazione nella quale tutti ci troviamo a confrontarci e anche a difendere la società civile. Queste parole sono state scritte sulla prima pagina dell'Osservatore Romano che, appunto, non è esattamente un sito web di antagonisti e non è Indymedia, e riflette, come tutti quanti noi, sulla situazione attuale.
Ecco, in questa situazione attuale più mezzi alle forze di polizia ve li chiediamo, e speriamo che alle sue parole seguano i fatti.
Poi, per quanto riguarda le altre misure che lei ci ha proposto, il Daspo e l'arresto differito certamente, ma ulteriori reati non servono, non ci serve un altro film come Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto: ne abbiamo già avuti abbastanza e per la nostra generazione non ne vogliamo più (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, onorevole Ministro, mi permetta subito di dire che il gruppo Popolo e Territorio le esprime apprezzamento per il lavoro che sta facendo e anche per le proposte che lei ha inteso rappresentare oggi alla Camera dei deputati, dopo averlo fatto al Senato della Repubblica.
Noi siamo assolutamente convinti che occorra un giro di vite, che occorra intervenire con grande decisione in questo Paese, che già in passato ha saggiato sulla sua pelle il significato di un terrorismo lasciato allignare non solo attraverso le parole ed i cattivi maestri, ma attraverso la pratica della violenza, che è stata eretta a sistema.
In quell'esperienza del passato noi vediamo riprodursi oggi alcuni elementi sui quali credo che sia opportuno e giusto riflettere in Parlamento e rispetto ai quali ella, signor Ministro, ha voluto dare indicazioni molto precise.
Anche qui, io credo che vada distinto l'essere garantista dall'impedire che vi sia un garantismo strisciante, che finisce poi con il creare impunità per i criminali ed i violenti. Noi abbiamo bisogno di recuperare il senso complessivo del rispetto della legge e abbiamo bisogno anche di capire esattamente dov'è poi la sorgenza di questo ribellismo e dove alligna quella capacità organizzativa che ha trovato espressione anche attraverso alcune interviste inquietanti ospitate in alcuni giornali italiani.
Vi è un'intervista su la Repubblica, in cui un cosiddetto black bloc svela i piani di guerra e dice: ci siamo addestrati in Grecia, è da un anno che ci prepariamo. Ad Atene ci hanno insegnato che la guerriglia è un'arte, che si vince con l'organizzazione.
Poi aggiunge: abbiamo agito divisi in falangi, come fanno i reparti della celere. Pag. 15Per noi questa è una guerra ed è appena all'inizio.
Ad una guerra si risponde con la capacità di uno Stato di reagire e di mettere in galera in maniera definitiva chi è responsabile. Si risponde alla guerra anche recuperando il senso di quell'elemento psicologico al quale lei, signor Ministro, ha voluto fare un breve accenno.
Infatti, credo che oggi il Ministro e il Governo debbano dare conforto non soltanto in termini di solidarietà alla polizia, alla celere e alle forze dell'ordine, che lo meritano in pieno, ma debbano dare qualcosa di più: devono assolutamente convincersi che vi è un'esigenza.
Quando la carica - che sicuramente è, da parte della celere, l'extrema ratio - è necessaria, quando i black bloc sentono il fiato sul collo, devono capire che in quel momento la polizia è messa nelle condizioni di reagire e di intervenire, e non è assolutamente condizionata psicologicamente da quello che è stato il condizionamento psicologico del G8 di Genova. Dobbiamo uscire da quel crinale che sostanzialmente costituisce un blocco, anche rispetto alla capacità reattiva che uno Stato e le polizie devono avere.
È questa la garanzia che credo lei abbia voluto dare attraverso indicazioni precise e puntuali. Rispetto ad esse vogliamo dire con grande franchezza che anche a noi ha colpito l'immagine del carabiniere che abbandona il suo mezzo in fiamme. Certo, è facile oggi la polemica demagogica sulla benzina che manca perché sono state ridotte alcune risorse per la grave crisi nella quale ci stiamo ancora in qualche modo dibattendo e con la quale ci stiamo ancora confrontando; ma io temo molto di più la benzina che gratuitamente viene messa nella molotov e temo non soltanto la benzina della molotov, ma pure la «benzina» che, a volte, viene gettata anche all'interno di quest'Aula parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)...

GIANNI FARINA. Ma che dici? Smettila!

SILVANO MOFFA. ...quando indirettamente si legittimano proteste sociali che devono essere fatte nell'ambito di quello che è il rispetto delle regole.
Infatti, vi è chi, indirettamente, rischia di diventare anche il cattivo maestro di quella violenza che, in queste settimane, ci ha mostrato, agli occhi del mondo, come una città - mi riferisco alla città di Roma - che è molto più indietro rispetto ad altre città europee del mondo dove si sono svolte manifestazioni pacifiche.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SILVANO MOFFA. Dunque, andiamo avanti con coraggio, signor Ministro: noi la sosterremo in queste sue iniziative. Siamo convinti che, oggi, alle forze dell'ordine sia necessario dare non solo solidarietà e condivisione, ma anche quelle risorse di cui hanno bisogno (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, signor Ministro dell'interno, a parte il suo tono - che comprendiamo come un tributo alle ore che stiamo vivendo di politica un po' comiziale, ce lo consenta -, abbiamo apprezzato la sua ricostruzione dei fatti.
Le dico subito che, come gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo, non accediamo ad alcuna tesi né ipotesi di complotto nella gestione dell'ordine pubblico, come se vi fosse stata una mens insana che avesse, in qualche modo, provocato o fatto sì che scoppiassero degli incidenti. Questa è una posizione assolutamente lealista che le dobbiamo, così come le dobbiamo, in qualità di titolare dell'ordine pubblico del nostro Paese, il massimo rispetto.
Signor Ministro, le diciamo subito che noi stiamo dalla parte delle forze dell'ordine senza se e senza ma, e che non intendiamo assolutamente dare alcuno spazio giustificazionista a estremisti, black bloc, Pag. 16anarchici o a chiunque abbia messo - come ha fatto - a ferro e fuoco, unica capitale occidentale, la capitale del nostro Paese.
Diciamo, inoltre, che noi siamo ancora della lezione di Pierpaolo Pasolini: fra i figli viziati che poi diventano estremisti di una borghesia malata e i poliziotti che svolgono il proprio dovere a poco più di mille euro al mese, noi stiamo, oggi e domani, accanto alle forze dell'ordine, poliziotti e carabinieri (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Siamo con i cittadini inermi e inconsapevoli, che hanno avuto danni da queste devastazioni, ma siamo anche dalla parte di coloro che, giovani e non, vogliono manifestare: non possiamo mettere alcun limite, nemmeno in termini di polizze assicurative o fideiussorie, a chi questa generazione ha tolto il futuro, e non può togliere anche il diritto di esprimere il proprio dissenso, purché sia pacifico e razionale e purché abbia la possibilità di reclamarlo in modo ragionevole.
Signor Ministro, il gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo analizzerà con grande apertura tutte le misure legislative - certamente, non di natura speciale, ma misure come il Daspo, l'arresto differito o in flagranza di reato - volte a prevenire. Infatti, forse - questo è un dato, me lo consenta -, sulla prevenzione, vi è stata una certa debolezza e non credo che i servizi d'informazione e di sicurezza di questo Paese svolgano fino in fondo il proprio dovere. Si tratta di 5 mila persone alle dirette dipendenze di Palazzo Chigi: non si può dire che vi erano persone che si sono addirittura addestrate all'estero e che, poi, non si è grado di bloccarle né di svolgere un'attività di prevenzione.
Signor Ministro, io credo, però, che non dobbiamo arrivare all'assurdo, come sta accadendo in quest'Aula, che quasi dobbiamo ringraziare i black bloc perché, rispetto ad una riduzione consistente nel provvedimento di stabilità finanziaria, le hanno consentito di avere la forza di chiedere al Governo di cui fa parte - questo è il punto politico - di tagliare i tagli, cioè di ridurre i tagli agli stanziamenti al comparto sicurezza solo perché sono scoppiati degli incidenti.
Voi siete politicamente responsabili, dinanzi al Paese, dei tagli di 3 miliardi di euro al comparto sicurezza negli ultimi tre anni. Di questo dovete rispondere al Paese e al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Su questo, credo, signor Ministro - e non mi riferisco a lei come titolare del Ministero dell'interno, ma come componente di questo Governo e, quindi, mi riferisco ad un dato prettamente politico -, dovete, in qualche modo, fare ammenda. Questa è un po' l'ideologia liberista - quella dei tagli lineari - che ha fatto sì che, insieme a pretesi sprechi o a sprechi certi, siano state tagliate le risorse necessarie affinché le forze dell'ordine possano sentirsi veramente tutelate.
Sono immagini umilianti - e concludo - non soltanto quelle del carabiniere che esce dal blindato in fiamme e degli idranti che sembrano pistole ad acqua, ma anche quelle di poliziotti anziani che devono inseguire dei giovani ventenni.
Credo, allora, che sia necessario, da parte del Parlamento, del Governo e anche da parte sua, una riflessione, perché se vogliamo tutelare l'ordine pubblico bisogna investire di più (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro dell'interno, l'obiettivo primario di una democrazia è proprio quello di salvaguardare i diritti costituzionali, quali quello di riunirsi, di manifestare liberamente e pacificamente proprio attraverso la tutela della dignità e dell'incolumità dei manifestanti che sono pacifici, e dei cittadini che, comunque, sono coinvolti in riunioni autorizzate dalla pubblica sicurezza.
In questa realtà, signor Ministro, ho notato che i poliziotti e quelli che comunemente sono chiamati black bloc - ancorché Pag. 17poi non lo fossero - erano accomunati dallo stesso destino nella stessa problematica. Oggi lei ci viene a dire che non si devono tagliare le risorse; tuttavia, non solo nella vostra campagna elettorale, ma anche in tutta l'attività politica del Governo, avete avuto la responsabilità di tagliare i fondi al comparto sicurezza.
Signor Ministro, nella sua relazione ci ha proposto dei provvedimenti normativi, ma anche noi ne abbiamo presentati alcuni, tra i quali il consolidamento di quanto già previsto per le manifestazioni sportive, gli interventi in materia di reati di danneggiamento, l'impedimento dell'interruzione delle stesse manifestazioni, le misure di prevenzione di carattere personale e patrimoniale nei confronti dei soggetti indiziati di aver agevolato gruppi o persone che hanno commesso atti di violenza, la previsione del divieto di accedere alle manifestazioni pubbliche autorizzate per i soggetti ritenuti pericolosi, il giudizio direttissimo e, sempre nella linea di assicurare il medesimo trattamento ai reati commessi in occasione di manifestazioni pubbliche, il divieto di attenuazione delle circostanze e di applicazione della sospensione condizionale.
Naturalmente, avremmo visto bene anche il ripristino della normativa originaria in riferimento al Fondo unico giustizia: segnatamente, la proposta di assegnare il 49 per cento della totalità delle somme, non solo di una quota parte, al Ministero della giustizia e al Ministero dell'interno.
Lei è venuto qui e ci ha parlato delle forze dell'ordine dicendo che erano adeguatamente supportate, il giorno della manifestazione, ma secondo noi gli uomini al servizio di ordine pubblico erano inferiori. Vorremmo sapere, peraltro, come si dovrà procedere con riferimento ad un diverso equipaggiamento per gli stessi e per i servizi di ordine pubblico che ormai sono obsoleti.
Lei ha parlato di maggiori tutele per le forze di polizia: non so se il discorso se lo sia fatto scrivere da burocrati o abbia ascoltato anche i sindacati. Infatti, due giorni fa, davanti alla Camera, vi erano tutti i sindacati di polizia riuniti che le facevano presente il problema delle protezioni, il problema dei lacrimogeni, che sono a gittata limitata, il problema degli idranti e tutte le problematiche che riguardano il servizio di ordine pubblico.
Poiché si parla di risorse e di strumenti per la prevenzione ed il contrasto, è chiaro che abbiamo avuto delle grossissime problematiche in questo tempo.
Non parliamo poi della polizza assicurativa o fideiussoria, alla quale naturalmente siamo contrari con riferimento a quello che volete fare voi. Parliamo, invece, della polizia e della legittimazione della stessa.
Signor Ministro, lei dice che, secondo i servizi segreti, queste persone si sono addestrate in Grecia - e noi siamo contenti. Si sono addestrati in Grecia, 5 mila uomini dei servizi segreti gliel'hanno detto, ma poi il problema lo hanno dovuto risolvere le poche centinaia di unità che erano in piazza a fare il servizio di ordine pubblico, quindi si vede che qualcosa non funziona o manca. Cinquemila uomini dei servizi avrebbero dovuto fare di più, a differenza delle poche centinaia di unità che, invece, lei aveva schierato in piazza per il servizio di ordine pubblico.
È chiaro che noi siamo per colpire ragionevolmente coloro che si nascondono e compromettono le pubbliche manifestazioni. Sia chiaro: non vogliamo assolutamente dare aiuto a coloro che, invece di manifestare pacificamente e liberamente, fanno altro. Però, lei non può neanche pensare di venire qua, essendo il Ministro dell'interno, senza essere politicamente responsabile dei tagli del comparto di sicurezza che sicuramente hanno prodotto questo.
Concludo, signor Ministro, dicendo che anche i romani sono padroni in casa propria (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà per due minuti.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevole Ministro, le considerazioni Pag. 18svolte per noi di Alleanza per l'Italia nell'altro ramo del Parlamento dal senatore Rutelli e il tempo contingentato mi consentono di consegnare solo telegrafiche considerazioni.
Anche noi vogliamo esprimere alle forze dell'ordine tutta la nostra solidarietà e condivisione per un'azione compiuta nell'ambito di un comportamento democratico e rispettoso dei diritti dei giovani manifestanti.
È stata ben evocata quest'oggi quella poesia di Pasolini. Oggi, però, le facce dei giovani poliziotti e quelle dei giovani manifestanti sono uguali, poiché sono accomunate da un medesimo destino che ha rubato alle generazioni più giovani ogni possibilità di futuro. Ci sono state, però, in quella manifestazione, anche facce che non si potevano vedere, perché coperte da fazzoletti neri e caschi neri, facce di provocatori di professione, di violenti, di terroristi urbani - come li ha definiti bene devo dire il Ministro - che sono venuti a Roma per sporcare una manifestazione di popolo in cui i giovani - attenzione: questo va detto a tutto il mondo della politica - venivano a riprendersi, dopo tanti anni, il loro protagonismo politico.
Resta ancora la domanda: come è stato possibile che 3 mila provocatori, di cui pure l'intelligence aveva avuto notizia, potessero impadronirsi della città producendo devastazione e terrore? E come è possibile che solo 12 tra i tanti siano stati arrestati?
La sicurezza dei cittadini - abbiamo apprezzato le parole del Ministro - è una priorità assoluta in uno Stato democratico governato da principi costituzionali. Non crediamo che ci sia bisogno di norme speciali per garantirla, ma di mezzi speciali sì.
Abbiamo un Governo che nella sua furia iconoclasta dei tagli lineari ha tagliato perfino il carburante, come è stato ricordato, e tutto questo non è tollerabile.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PINO PISICCHIO. Concludo, signor Presidente. Spero che l'Italia non si trovi alla vigilia di nuovi anni di piombo e attendiamo di capire quali risarcimenti sulla sicurezza il Governo vorrà garantire con il «decreto sviluppo», se mai vedrà la luce (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, signor Ministro, anche noi esprimiamo solidarietà alle forze dell'ordine e a tutti i manifestanti che hanno manifestato pacificamente il 15 ottobre. Ci ha molto colpito nel suo intervento lo sciorinamento di quei numeri da bollettino di guerra - sappiamo anche, tra l'altro, come è stato ricordato da tutti i colleghi che mi hanno preceduto, che il peggio è stato evitato grazie alla grande professionalità delle forze dell'ordine -, eppure nel suo intervento, così puntuale, non è stata data risposta alla domanda più evidente tra tutte: come mai questo si è verificato?
Come lei stesso ha detto, negli ultimi anni si è osservato che il fenomeno delle aree anarchiche ha evidenziato un progressivo ed esponenziale incremento di pericolosità anche sotto il profilo della tutela dell'ordine pubblico.
Dall'altro, noi diciamo che negli ultimi anni vi è stata anche una diminuzione, in modo altrettanto progressivo ed esponenziale, delle risorse, dei fondi del comparto sicurezza. Questo è, infatti, sicuramente uno dei temi fondamentali. Sicuramente apprezziamo la buona volontà che lei ha manifestato nel voler chiedere al suo Governo e al suo Presidente del Consiglio di azzerare evidentemente tutti quei tagli che finora sono stati fatti nei confronti del comparto sicurezza. Tuttavia, ci consenta di dire che non nutriamo molta fiducia in tal senso, anche per quello che stiamo vivendo nelle ultime ore.
Poi ci chiediamo: ma come mai lei non ha insistito o non si è provveduto in maniera così diretta, sin da tre anni fa, quando, proprio in quest'Aula, si è dibattuto a lungo sulle ronde? Allora, a questo punto, ci dobbiamo capire su che tipo di Pag. 19politica intendiamo fare in materia di sicurezza interna, che tipo di politica vuole il Governo in materia di sicurezza interna, o meglio se si vuole parlare di demagogia o, invece, di politica della sicurezza.
Riguardo poi al pacchetto delle misure legislative, alcune ci possono trovare d'accordo. Oltre a quelle già menzionate in materia di arresto in flagranza differita e ad un rafforzamento ed estensione del Daspo anche alle manifestazioni di piazza...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Melchiorre.

DANIELA MELCHIORRE. ...io evidenzio anche quelle a maggiore tutela giuridica legale per gli operatori della Polizia, sia sotto il profilo penale sia sotto quello civile, ma ribadisco però l'importanza dell'applicazione delle leggi. Qui il problema della sicurezza si intreccia con quello... (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mario Pepe. Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, onorevoli colleghi, condividiamo in pieno la relazione che il Ministro dell'interno ha svolto da par suo in quest'Aula e apprezziamo il suo lavoro alla guida del Ministero dell'interno.
I fatti di Roma, fatti gravi e di violenza, hanno contribuito ad alimentare quel clima di insicurezza che da tempo si respira in questa città. L'insicurezza non riguarda solo le persone o i loro beni; l'insicurezza riguarda anche l'esercizio delle attività professionali e delle attività produttive. Signor Ministro, a coloro che si sono stracciati le vesti quando lei ha annunciato le sue proposte vorrei dire che ci sono momenti in cui bisogna coprire le statue degli dei e limitare la libertà di qualcuno se si vuole salvare la libertà di tutti.
Concludo, signor Presidente, so che lei mi sta guardando. È stato detto che la libertà è la sicurezza; senza la sicurezza non ci sono le condizioni per l'esercizio fruttifero della libertà. Per questo, signor Ministro, noi appoggeremo e sosterremo le sue proposte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Terranova. Ne ha facoltà per un minuto.

GIACOMO TERRANOVA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, a titolo personale e a nome dei colleghi della componente del gruppo Misto Grande Sud, voglio ringraziare il Ministro Maroni per la relazione esauriente che oggi ci ha rappresentato per una ricostruzione più chiara di quanto si è verificato il 15 del mese in corso.
Da parte nostra, vi è un pieno sostegno ad un'azione che in qualche modo garantisca maggiori mezzi e maggiori strumenti alle forze dell'ordine. Non è stato certamente un bello spettacolo quello di vedere i carabinieri, le forze di polizia arretrare rispetto ad una guerriglia organizzata e non adeguatamente contrastata.
Credo che questo sia il punto su cui il Parlamento si deve impegnare e che questo debba avvenire attraverso una dotazione aggiuntiva di risorse, affinché le forze dell'ordine - nei cui confronti, come evidenziato da tutti gli interventi che sono stati svolti oggi, si vede una solidarietà piena e quindi un senso di naturale copertura riguardo alle loro esigenze - possano disporre di quegli strumenti che impediscano che una libera manifestazione, da tutti condivisa e condivisibile, sia funestata dalla presenza di soggetti forniti di caschi e incappucciati, che hanno deturpato la città di Roma e danneggiato il senso di quella manifestazione che - lo ripeto - anche da parte nostra continuiamo a ritenere una delle forme principali della libertà che la Costituzione garantisce.
Quindi, continuiamo sulla strada di copertura attraverso mezzi aggiuntivi e leggi o strumenti che in qualche modo consentano che certi fenomeni vengano adeguatamente contrastati (Applausi di deputati del gruppo Misto).

Pag. 20

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.
Sospendo la seduta che riprenderà alle 16,35 con il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica ed esecuzione dei Protocolli di attuazione della Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi.

La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 16,40.

Annunzio della nomina di Viceministri.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data 24 ottobre scorso, la seguente lettera: «Onorevole Presidente, informo la signoria vostra che il Presidente della Repubblica, con propri decreti in data odierna, adottati su mia proposta, previa approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, a norma dell'articolo 10, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, delle deleghe di funzioni conferite dai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dello sviluppo economico, è stato attribuito il titolo di Viceministro ai rispettivi sottosegretari di Stato presso i medesimi dicasteri onorevole Aurelio Salvatore Misiti e onorevole Catia Polidori. Firmato: Silvio Berlusconi».

Modifica nella composizione della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

PRESIDENTE. Il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ha chiesto, con lettera in data 19 ottobre 2011, che l'onorevole Paolo Corsini sia nominato membro supplente della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, in sostituzione dell'onorevole Federica Mogherini Rebesani, divenuta membro effettivo dalla medesima Delegazione.
Se non vi sono obiezioni, la Presidenza procederà in tal senso secondo la costante prassi applicativa dell'articolo 56, comma 4, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1474 - Ratifica ed esecuzione dei Protocolli di attuazione della Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi con annessi, fatta a Salisburgo il 7 novembre 1991 (Approvato dal Senato) (A.C. 2451-A) e delle abbinate proposte di legge: Zeller ed altri; Froner (A.C. 12-1298) (ore 16,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dei Protocolli di attuazione della Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi con annessi, fatta a Salisburgo il 7 novembre 1991; e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Zeller ed altri; Froner.
Ricordo che nella seduta del 26 settembre 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 2451-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) e la V Commissione (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 2451-A).
Avverto che la Commissione Bilancio ha formulato una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione.
Tale condizione, contenuta nel fascicolo degli emendamenti, sarà posta in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi per cortesia!

Pag. 21

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, lei ha richiamato adesso una condizione che sarebbe stata posta dalla Commissione bilancio, relativamente alla modificazione dell'articolo 2, comma 1, primo periodo, del provvedimento in esame, nell'emendamento 2.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) che, in realtà, appare come una condizione. Tuttavia, se leggiamo bene l'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, a cui evidentemente si richiama la Commissione bilancio, credo che probabilmente qui si potrebbe ovviare o con il coordinamento formale, senza dover ricorrere a una modifica del provvedimento, o con un ordine del giorno che il Governo potrebbe accettare.
Signor Presidente, stiamo parlando di una posta di bilancio che è già stata approvata da un ramo del Parlamento. Pertanto, è del tutto evidente che non si può che riferire automaticamente - se non attraverso un impegno politico che può rafforzare questo automatismo - al Fondo speciale, da cui viene attinta la copertura per la realizzazione e l'attuazione della deliberazione sui Protocolli che ci accingiamo a votare. Dunque, non serve obbligatoriamente intervenire di nuovo sulla norma, perché stiamo parlando dello stesso medesimo Fondo che è garantito, in quanto la norma è già stata approvata in un ramo del Parlamento.
Quindi, semmai, possiamo vincolare il Governo, con un ordine del giorno, in modo che gli uffici e l'amministrazione provvedano che quel Fondo venga effettivamente posto nelle condizioni di essere utilizzato.
Qui non si tratta di riscrivere la norma: il fondo esiste già, l'anno di riferimento se lo votiamo nel 2011, con decorrenza dal 2012 non può che essere quello. Al medesimo fondo nel 2009 e nel 2010 non si è attinto ed evidentemente si va negli oneri passivi, ma nel 2011 quella norma consentirà di utilizzare il fondo che è già stato destinato. Non c'è bisogno di cambiare in base all'articolo 86, comma 4-bis, la norma medesima.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, la ringrazio per l'intervento piuttosto sottile, ma è evidentissimo che si tratta dello spostamento di posta di bilancio, il quale modificando l'anno - poiché inizialmente si indicava il 2009, adesso invece il 2012 - non si può realizzare con una correzione meramente formale. Non si tratta di una correzione meramente formale e quindi non può essere fatta in coda al provvedimento, ma va fatta con una norma. Peraltro, vedo presente anche il presidente della Commissione bilancio, che - se vuole - può dare qualche ulteriore spiegazione, tuttavia l'interpretazione degli uffici è questa: non si può spostare una posta di bilancio - e scusate il bisticcio di parole - attraverso una correzione di natura formale. Questo mi sembra di avere inteso: questa sarebbe l'operazione richiesta.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, in realtà qui non si sposta una posta di bilancio su un'altra posta di bilancio...

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, si sposta l'anno.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non si sposta l'anno, questo fondo è già preservato ai fini dell'attuazione di una norma, che è già stata votata in un ramo del Parlamento. Non stiamo parlando di una norma che ex novo viene definita in questo ramo del Parlamento. Se il Senato della Repubblica ha votato una norma con una copertura di un fondo, a valere dal 2009, va da sé che per l'anno 2009-2010 quel fondo non si è utilizzato, ma già a valere dal 2011, fino a data infinita, vi è la possibilità di attingervi. Questo mi pare evidente, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, non è così e ciò è precisato anche nella Pag. 22decisione della V Commissione, nella quale si prevede: «preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo, secondo il quale l'accantonamento del Fondo speciale di parte corrente relativo al Ministero degli affari esteri del quale è previsto l'utilizzo ai sensi dell'articolo 2 reca le necessarie disponibilità solo nell'anno 2012». Quindi, onorevole Quartiani, bisogna procedere con un intervento di natura normativa.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2451-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2451-A).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 16,50, è ripresa alle 17,20.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 2451-A)

PRESIDENTE. Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIANPAOLO DOZZO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Brugger 1.1 e Froner 1.2, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Brugger 1.1 e Froner 1.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugger. Ne ha facoltà.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, con il presente emendamento intendiamo ripristinare il Protocollo trasporti nel testo della ratifica che era stato soppresso a maggioranza dalla Commissione esteri della Camera. Noi, infatti, consideriamo questo Protocollo fondamentale per la Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi perché contiene i principi guida della politica europea dei trasporti, come riconosciuti dall'Unione europea. È davvero singolare che la maggioranza tenti di sopprimere un'altra volta - ed è la terza nelle ultime legislature - il Protocollo trasporti nel secondo ramo del Parlamento, dopo che il Governo - non l'opposizione ma il Governo - lo aveva proposto per la ratifica insieme a tutti gli altri protocolli e dopo che la stessa maggioranza lo aveva approvato all'unanimità al Senato.
Questo è davvero difficile da comprendere. Sostanzialmente la maggioranza smentisce se stessa e il Governo. In realtà abbiamo capito che lo stralcio di questo Protocollo dovrebbe venire incontro alle problematiche sollevate dalla categoria dell'autotrasporto che teme che con la sua entrata in vigore sia pregiudicata la possibilità di realizzare infrastrutture stradali sul territorio italiano.
È una preoccupazione del tutto infondata; basta leggere l'articolo 11 del Protocollo trasporti, che è il vero punto di Pag. 23discordia. La norma non impedisce affatto che possano essere realizzate o ampliate infrastrutture stradali sul territorio nazionale; quello che vuole impedire l'articolo 11 è la realizzazione di nuove vie di grande comunicazione stradale transalpina, cioè che oltrepassino la dorsale principale delle Alpi. Questo divieto è un obiettivo condiviso da tutti i Paesi che hanno firmato la Convenzione; sarebbe molto grave se l'Italia, per puri interessi corporativi, rinunciasse ai principi del Protocollo trasporti che salvaguardia in modo equilibrato e sostenibile gli interessi economici, sociali e ambientali delle popolazioni. Ma vi è di più: anche se venisse effettivamente stralciato in questa sede il Protocollo trasporti l'Italia non risolverebbe alcun problema, farebbe solo una brutta figura a livello europeo; difatti il Protocollo è stato già ratificato e attuato negli altri Paesi alpini per cui è comunque preclusa la realizzazione di nuove autostrade transalpine indipendentemente dalla ratifica o meno di questo Protocollo. Questo dovrebbe darvi da pensare.

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri.
Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, sugli identici emendamenti Brugger 1.1 e Froner 1.2 il Governo si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Froner. Ne ha facoltà.

LAURA FRONER. Signor Presidente, con questo emendamento proponiamo di reintrodurre nel provvedimento di ratifica dei Protocolli di attuazione della Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi il Protocollo trasporti, perché riteniamo che esso costituisca un elemento fondamentale, insieme alle restanti parti del provvedimento, per la salvaguardia del delicato ecosistema alpino e allo stesso tempo rappresenti un'occasione per modernizzare il sistema dei trasporti italiano in chiave ecosostenibile.
D'altra parte, non possiamo non ricordare che il Protocollo trasporti era inserito nel testo del Governo che è stato approvato all'unanimità dal Senato nel maggio 2009.
Ma qui alla Camera sono sorte alcune difficoltà che hanno portato la Commissione affari esteri, nella primavera del 2010, a votare a maggioranza per lo stralcio del Protocollo trasporti, sembra per venire incontro alle richieste della categoria dell'autotrasporto. La motivazione addotta sarebbe che tale Protocollo potrebbe pregiudicare la possibilità di realizzare infrastrutture stradali sul territorio italiano. In realtà, si tratta di una preoccupazione infondata per vari motivi.
In primo luogo, perché la disposizione di cui alla prima parte dell'articolo 11 del Protocollo trasporti non impedisce affatto che vengano realizzate infrastrutture stradali per migliorare le reti di trasporto in territorio italiano. Vi è infatti una differenza normativa fondamentale tra transito transalpino e intralpino. I progetti di ampliamento delle infrastrutture stradali nelle regioni alpine italiane sono di carattere intralpino e, come tali, verrebbero assoggettati alla seconda parte dell'articolo 11, che non contiene alcun divieto.
Per ricadere nel divieto di cui alla prima parte dell'articolo 11, occorrerebbe realizzare un'autostrada o una via di grande comunicazione stradale transalpina, cioè che oltrepassi la dorsale principale delle Alpi da un luogo di origine a uno di destinazione posti all'esterno delle Alpi. La dorsale principale delle Alpi, per quanto riguarda le Alpi orientali, scorre in territorio austriaco, quindi non vi è nulla che vieti di realizzare autostrade, ad esempio, in Veneto fino al confine. Inoltre, poiché il Protocollo è già stato ratificato ed attuato in tutti gli altri Paesi alpini, la possibilità di realizzare nuove autostrade per il transito transalpino è comunque Pag. 24preclusa, indipendentemente dalla decisione di ratificare o meno il Protocollo in Italia.
In secondo luogo, il Protocollo trasporti è perfettamente in sintonia con il diritto e la politica comunitaria sui trasporti, che è una competenza comunitaria, come è stato opportunamente rilevato nella proposta della Commissione europea del 23 dicembre 2008, approvata su iniziativa del commissario Tajani e già avallata dal Parlamento europeo. Le istituzioni comunitarie hanno confermato, infatti, che il Protocollo sui trasporti è conforme all'acquis comunitario e non impone alcun obbligo giuridico supplementare e che, nelle rispettive sfere di competenza, la Commissione e gli Stati membri garantiranno che le misure adottate ai fini dell'attuazione del Protocollo sono e saranno coerenti non solo con il Protocollo stesso, ma anche con le altre disposizioni pertinenti del diritto comunitario e con lo spirito della politica in materia di trasporti dell'Unione europea.
Vorrei, infine, sottolineare che non ratificare il Protocollo trasporti, oltre ad infliggere un duro colpo agli interessi economici e ambientali italiani nell'area alpina, arreca un grave danno di immagine al nostro Paese. Significa procrastinare ulteriormente nel tempo la completa e coerente attuazione della Convenzione delle Alpi e dei relativi nove Protocolli annessi, gettando discredito sul nostro Paese, che è rimasto l'unico Paese firmatario dell'Unione europea a non aver ancora ratificato i provvedimenti in questione dopo dieci anni. Tale fatto appare particolarmente grave se si considera che l'Italia, oltre ad ospitare la sede operativa distaccata del segretariato permanente della Convenzione delle Alpi, è il Paese che conta il maggior numero di abitanti nell'arco alpino e, assieme all'Austria, ha la superficie più estesa. Faccio quindi appello a tutti i colleghi della maggioranza e dell'opposizione a votare a favore di questi due emendamenti.

PRESIDENTE. Saluto un gruppo di cittadini del comune di Arconate, il cui gonfalone oggi è stato insignito con medaglia al valore del Ministro della difesa (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lovelli. Ne ha facoltà, per un minuto.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, ritengo incoerente e contraddittorio l'atteggiamento del Governo nei confronti degli emendamenti sui quali sono intervenuti i colleghi che mi hanno preceduto. La politica che il Governo dichiara di voler perseguire a favore del trasferimento modale dalla gomma alla rotaia delle persone e delle merci, di cui la grande rete europea TEN-T è uno dei presupposti, non è affatto ostacolata o impedita.
Anzi, è favorita da questi Protocolli, tanto è vero che la riaffermazione in sede comunitaria della priorità dei corridoi 1, 5 e 24, avvenuta la scorsa settimana, è una conferma che in quella direzione si deve proseguire e che, in quella direzione, i Protocolli attuativi della Convenzione per la protezione delle Alpi sono un fatto fondamentale. Signor Presidente, concludendo, non vi è niente che impedisca, ad esempio, di intervenire su opere come il tunnel autostradale del Fréjus e del Colle di Tenda, che oggi richiedono interventi urgenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, credo che quanto esposto dai presentatori degli emendamenti, in realtà, abbia già fornito ragioni sufficienti perché questa Assemblea si esprima con completezza. In particolare, è accaduto che alla Camera, con un atto che trovo privo di senso, in realtà, si sia andati ad incidere su un testo che era stato approvato nella sua estensione integrale, con tutti i Protocolli, correttamente, dal Senato (come è stato fatto notare, è la terza volta che accade). Siamo un po' in ritardo perché, pur essendo un Paese promotore, tra l'altro, della Convenzione Pag. 25in questione, siamo in ritardo di diversi anni per quanto riguarda la sua ratifica.
Ma quello che va assolutamente detto e rimarcato in questa vicenda è che la Convenzione per la protezione delle Alpi ha un senso se è un tutt'uno e se, soprattutto, raggiunge fino in fondo e fattivamente le ragioni e i motivi per i quali è stata sottoscritta, elaborata e pensata.
La Convenzione per la protezione delle Alpi è principalmente un atto attraverso il quale i Paesi sottoscrittori si impegnano a proteggere e a preservare quel bene splendido e magnifico che sono le Alpi nella loro unitarietà, ma, soprattutto, a diminuire l'impatto dei fattori di incidenza negativa, come sono quelli che derivano dall'inquinamento.
Non a caso va fatto notare che il 75 per cento dell'inquinamento prodotto deriva proprio dai mezzi pesanti di trasporto; motivo per il quale approvare questa Convenzione, depurata da un atto fondamentale qual è il Protocollo dei trasporti, equivale a un non senso, perché è contraddittorio in sé.
Va detto e precisato - ma io lo riaffermo - che con il Protocollo è stato istituito, su proposta italiana, tra l'altro, un nuovo gruppo di lavoro, che oggi risulta essere uno degli organi più efficaci della Convenzione stessa. Il Protocollo dei trasporti di cui stiamo parlando prevede disposizioni, come dicevo, che intendono diminuire l'impatto ambientale dei trasporti e migliorare l'efficienza e la sicurezza.
Le preoccupazioni che sono state addotte, peraltro molto minoritarie e che sono emerse anche nel corso del dibattito, su una presunta negatività del Protocollo che deriverebbe dallo stesso rispetto allo sviluppo infrastrutturale, sono errate per una pluralità di motivi. Secondo l'interpretazione, non discussa, presso tutti gli altri Stati aderenti alla Convenzione, le disposizioni relative alle strade di grande comunicazione non sono applicabili ai progetti di vie di grande comunicazione stradale realizzate sul territorio italiano e che non attraversano la dorsale alpina centrale.
Pertanto, tali disposizioni non pregiudicano la possibilità di realizzare progetti stradali di grande comunicazione sul territorio italiano, comprese le infrastrutture necessarie per lo sviluppo degli scambi commerciali con i Paesi situati a nord dell'arco alpino. Sulla scorta di tutte queste motivazioni, chiedo di apporre anche la mia firma agli identici emendamenti in esame e, ovviamente, annuncio il voto favorevole su di essi del gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà per un minuto.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, voglio dire che i tentativi di escludere questo Protocollo dall'intera Convenzione non sono una novità di questa legislatura, perché anche in precedenti legislature abbiamo assistito a tentativi analoghi e sempre da parte della stessa forza politica, la Lega Nord.
Francamente non comprendo perché essa abbia questa posizione rispetto ad un Protocollo che mira a non appesantire ulteriormente la montagna ed a garantire che il traffico interalpino e transalpino sia incrementato in termini di efficienza ed efficacia del sistema di trasporto, favorendo vettori meno inquinanti, con un minore consumo di risorse e ad un costo economicamente sopportabile.
Ringrazio il Governo che si è rimesso all'Assemblea e invito l'Aula a tener presente che la Convenzione sulle Alpi è fondamentale per la tutela del sistema alpino e delle popolazioni che lo abitano, ma solo se il Protocollo di attuazione verrà ratificato nella sua interezza, comprendendo, quindi, anche il Protocollo dei trasporti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà, per un minuto.

Pag. 26

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento, per apprezzare il fatto che il Governo si sia rimesso all'Aula e per una considerazione elementare: sono venti anni che si sta discutendo di questa Convenzione. Noi siamo l'ultimo Paese europeo dell'arco alpino che deve adottare i provvedimenti necessari. Tutti gli altri Paesi hanno adottato questi trattati. Insomma, francamente mi sembra complicato immaginare che l'Italia possa elaborare una politica dell'arco alpino da sola e non in un ambito europeo.
Per una volta, per così dire, non facciamoci riconoscere!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, per questo Protocollo sui trasporti le trattative sono iniziate nel 1994 e già allora si sono incontrate particolari difficoltà nella stesura del testo, soprattutto in considerazione dei rilevanti aspetti economici ed ambientali e della delicatezza di una regione di passaggio quale quella alpina.
Al riguardo, nel corso delle audizioni, è emersa la richiesta di stralciare il Protocollo trasporti dal complesso del provvedimento, in quanto ispirato al principio di contenimento del traffico attraverso l'arco alpino. Secondo alcune associazioni di trasportatori, infatti, tale Protocollo imporrebbe pesanti vincoli per il nostro Paese, in quanto introdurrebbe alcuni ostacoli ai nostri flussi di traffico, da e verso i principali mercati europei; oltre ciò, porrebbe l'Italia in una posizione di minoranza per ciò che riguarda l'impegno di non costruire nuove autostrade con origine e destinazione all'esterno del territorio alpino. Certamente, ascoltando ciò, qualcuno potrebbe avere dei dubbi.
Al contrario, però, il segretario generale della Convenzione delle Alpi ha auspicato una ratifica da parte dell'Italia ritenendo, nello specifico del Protocollo sui trasporti, ingiustificate le preoccupazioni circa i possibili ostacoli frapposti al miglioramento delle infrastrutture stradali in territorio italiano e sottolineando - ripeto «sottolineando» - la differenza tra transito transalpino ed intralpino. Qui sta appunto la motivazione di fondo.
Non solo il segretario generale, ma anche il direttore generale per i trasporti terrestri della Commissione europea ha precisato che il Protocollo trasporti può essere uno strumento utile a diffondere lo spirito di una politica comune dei trasporti, anche nell'ambito dei Paesi alpini non membri dell'Unione europea.
La ratifica, dunque, non pregiudicherebbe la situazione dei trasporti, considerando anche la progressiva realizzazione delle grandi infrastrutture europee della regione e, comunque, non andrebbe ad intaccare nemmeno le grandi opere, i corridoi, perché questi sono fuori dalla Convenzione. Quindi l'accordo globale è comunque auspicabile nell'interesse della tutela delle Alpi, anche - e forse meglio - di quello che potrebbe essere un accordo bilaterale, che magari qualcuno potrebbe preferire perché darebbe più potere. Sicuramente, se vogliamo attuare una Convenzione che tutela un mondo così importante come quello delle Alpi, l'accordo globale, quando si tratta di grandi infrastrutture, è auspicabile.
Per questo motivo - e poi richiederò la parola per la dichiarazione di voto sul resto - chiedo di apporre la firma sui due identici emendamenti, su cui ovviamente voteremo favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, in primo luogo intervengo per apporre la firma sui due identici emendamenti a nome dell'Italia dei Valori.
Stiamo parlando di questa Convenzione da più di venti anni. Sono trascorsi venti anni dalla sua prima approvazione ad oggi che dovremmo ratificarne i Protocolli di Pag. 27attuazione. In realtà ci si è lavorato già da prima.
Credo che in questo contesto però dovrebbero essere valutate le ragioni anche delle comunità territoriali locali, province e regioni. Non c'è una comunità o un territorio che abbia mai contestato la Convenzione o i suoi Protocolli e neanche le associazioni ambientaliste e di categoria, tranne una. Vi è un'associazione di categoria, in questo caso quella degli autotrasportatori, che sappiamo presenta una serie di deficit e di difficoltà ad operare in un mercato come quello europeo, con una concorrenza spietata, e che dovrebbe affrontare la questione, senza bloccare Protocolli come questi, che invece vanno verso la valorizzazione delle nostre Alpi, ma operando come l'Italia dei Valori, che ha depositato nei mesi scorsi una proposta di legge di riforma del comparto dell'autotrasporto.
Il Parlamento dovrebbe avere il coraggio, in particolare la maggioranza e la Lega Nord Padania, di affrontare tali questioni, senza fare una difesa ad oltranza dell'orto che c'è, ma cercando le soluzioni in grado di apportare quelle innovazioni nei settori, in questo caso l'autotrasporto, che permettano di essere vincenti in Europa. Quindi, non bisogna inventarsi delle paure, come quella che non potremo mai più realizzare autostrade o superstrade di penetrazione nelle Alpi e anche solo sul territorio italiano perché dovremmo chiedere i pareri ad altri Stati europei, oppure quella che non riusciremo ad affrontare situazioni di miglioramento perché non c'è solo la strada, c'è la ferrovia e l'aria; insomma, si sta attraversando le Alpi in mille maniere. Credo sia molto più rispettoso per le comunità che vivono nelle Alpi approvare i Protocolli in esame, che in realtà molto spesso lo Stato e le regioni cercano di applicare, utilizzandoli come linea guida; quindi non stiamo inventando qualcosa di straordinario. Se vorremo vedere negli ultimi venti anni l'applicazione concreta in ordine a ciò che è stato fatto, non avremo mai detto di «no» a nulla di ciò che abbiamo fatto, sia per quanto riguarda le reti transfrontaliere sia in ordine alle grandi arterie che, ad esempio, al Nord si stanno realizzando, come Brebemi, Pedemontana lombarda o Pedemontana veneta. Nessuna di queste opere sarebbe stata comunque impedita da questo strumento. Pertanto, credo che occorra avere il coraggio di approvarlo e andare oltre.

GIANLUCA BUONANNO. Ma sono in pianura!

SERGIO MICHELE PIFFARI. La Pedemontana lombarda si trova nel territorio della Convenzione delle Alpi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Valducci. Ne ha facoltà.

MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, solo alcune parole per dire i motivi per cui il gruppo del Popolo della Libertà voterà contro gli identici emendamenti in esame, ricordando, come ha ricordato l'onorevole Compagnon, che ci sono evidentemente dei dubbi interpretativi sulla norma in esame.
Ricordo che questo Protocollo, quello specificamente sui trasporti, che è stato iniziato nel 1994, e si è concluso nel 2000, ha più di dieci anni di età. In questi dieci anni molte, troppe cose sono cambiate. In questi anni tante infrastrutture sono state realizzate sia su tutto il nostro territorio nazionale sia di collegamento. Ne ricordo uno per tutti, non è l'unico, ad esempio il traforo del San Gottardo, che è in fase avanzata e che in queste ultime giornate ha visto oltrepassare il confine italo-svizzero. Quindi, abbiamo tutta una serie di certezze sul fatto che, pur non essendo mai stata ratificata questa parte del Protocollo delle Alpi, non è mai accaduto nulla. Quindi, diamo molta importanza al fatto che il Protocollo delle Alpi venga ratificato senza questa parte che potrebbe comportare dei danni per i vari Paesi, anche per le opere presenti nel loro territorio nazionale. Ecco perché noi voteremo «no» su tali emendamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

Pag. 28

Testo sostituito con errata corrige volante ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ho ascoltato le motivazioni del Presidente della Commissione trasporti che, in sostanza, annunciava il voto contrario del suo gruppo relativamente agli identici emendamenti che abbiamo presentato per la ratifica anche del Protocollo nell'ambito dei trasporti.
È del tutto evidente - lo sanno anche i Ministri competenti, a cominciare dal Ministro degli affari esteri che è competente in Europa - che la ratifica del Protocollo trasporti non impedisce all'Italia di garantire un miglioramento della sua infrastrutturazione nelle zone interessate. Anzi, al contrario, poiché si dice che la ratifica del Protocollo trasporti creerebbe grandi problemi ai nostri autotrasportatori, vorrei fare un esempio. Si dice che la ratifica del Protocollo trasporti avrebbe impedito a settembre all'Austria di aumentare le tariffe del 25 per cento sull'autostrada Verona-Monaco nel tratto austriaco, perché il Protocollo delle Alpi vincolerebbe gli altri Paesi a concordare anche sulle tariffe oltre che su tutte le iniziative che riguardano gli aspetti viari e ferroviari transfrontalieri. Quindi, da questo punto di vista abbiamo tutto l'interesse come italiani - come economia italiana - a ratificare questo Protocollo. Ecco perché la presentazione del nostro emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ho ascoltato le motivazioni del Presidente della Commissione trasporti che, in sostanza, annunciava il voto contrario del suo gruppo relativamente agli identici emendamenti che abbiamo presentato per la ratifica anche del Protocollo nell'ambito dei trasporti.
È del tutto evidente - lo sanno anche i Ministri competenti, a cominciare dal Ministro degli affari esteri che è competente in Europa - che la ratifica del Protocollo trasporti non impedisce all'Italia di garantire un miglioramento della sua infrastrutturazione nelle zone interessate. Anzi, al contrario, poiché si dice che la ratifica del Protocollo trasporti creerebbe grandi problemi ai nostri autotrasportatori, vorrei fare un esempio. La ratifica del Protocollo trasporti avrebbe impedito a settembre all'Austria di aumentare le tariffe del 25 per cento sull'autostrada Verona-Monaco nel tratto austriaco, perché il Protocollo delle Alpi vincolerebbe gli altri Paesi a concordare anche sulle tariffe oltre che su tutte le iniziative che riguardano gli aspetti viari e ferroviari transfrontalieri. Quindi, da questo punto di vista abbiamo tutto l'interesse come italiani - come economia italiana - a ratificare questo Protocollo. Ecco perché la presentazione del nostro emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo solo per un minuto perché ritengo che, a distanza di vent'anni, sia necessaria la ratifica di questa Convenzione per la tutela delle Alpi e ricordo che in Commissione trasporti con l'onorevole Valducci avevo stigmatizzato la decisione della Commissione affari esteri di stralciare il Protocollo trasporti da questa ratifica. Quindi confido che l'emendamento di cui stiamo discutendo possa essere approvato, anche perché garantirebbe al provvedimento di non poter essere più modificato al Senato, avendo quel ramo del Parlamento già approvato questa stessa norma nella versione attuale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Brugger 1.1 e Froner 1.2, non accettati dalla Commissione e sui quali il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole La Russa... onorevole Laboccetta... onorevole Sbai... onorevole Cristaldi... onorevole Crosetto... onorevole Traversa... onorevole Cesare Marini... onorevole Sposetti... onorevole Martinelli... onorevole Sardelli... onorevole Galati... onorevole Porfidia... onorevole Oliverio... onorevole Nizzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 588
Maggioranza 295
Hanno votato
292
Hanno votato
no 296).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi... onorevole Patarino... onorevole Calearo Ciman... onorevole Scilipoti... onorevole Cesare Marini... onorevole Sposetti... onorevole Repetti... onorevole Traversa... onorevole Bruno...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 29
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 589
Votanti 585
Astenuti 4
Maggioranza 293
Hanno votato
584
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Barbareschi... onorevole Lo Monte... onorevole Cesare Marini... onorevole Andrea Orlando... onorevole Grassi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 582
Votanti 580
Astenuti 2
Maggioranza 291
Hanno votato
580).

Prendo atto che i deputati Mosella e Grassi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Bobba ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2451-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2451-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIANPAOLO DOZZO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 2.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Grassi, Fitto, Cesare Marini, Menia, Cesario, Pianetta, Bergamini, Grassi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 588
Votanti 583
Astenuti 5
Maggioranza 292
Hanno votato
582
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Pizzolante, Cristaldi, Negro, Concia, Mondello, Calearo Ciman, Bellotti, Briguglio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 30
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 587
Votanti 584
Astenuti 3
Maggioranza 293
Hanno votato
584).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2451-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2451-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Martinelli, Cesare Marini, Aprea, De Girolamo, Traversa, Lo Presti, Scajola...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 583
Votanti 579
Astenuti 4
Maggioranza 290
Hanno votato
579).

Prendo atto che i deputati Velo e Vassalli hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2451-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2451-A). Qual è il parere del Governo?

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo accetta gli ordini del giorno Zamparutti n. 9/2451-A/1, Froner n. 9/2451-A/2 e Di Stanislao 9/2451-A/3.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2451-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicco. Ne ha facoltà.

ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, le minoranze linguistiche per la loro collocazione geografica nel cuore dell'arco alpino, Valle d'Aosta e Sudtirolo, hanno uno specifico interesse alla ratifica dei protocolli di attuazione della Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi. Consideriamo la Convenzione ed i protocolli uno strumento importante per la salvaguardia di quel patrimonio paesaggistico, ambientale e naturalistico che è una fonte di ricchezza essenziale per le popolazioni alpine, anche in funzione della rilevanza che assume nello sviluppo turistico di quei territori: tutti i protocolli, anche quello relativo ai trasporti che, sottoscritto nell'ormai lontano ottobre 2000, ne costituiscono anzi uno dei cardini essenziali. La tematica del transito merci attraverso l'arco alpino è certamente delicata e complessa ed è parte integrante della più generale politica dei trasporti dell'Unione europea, volta a trasferire su rotaia una quota significativa del trasporto merci. Ricordo che il Governo, compreso il Ministro dei trasporti, aveva proposto al Parlamento la ratifica di tutti i protocolli e che la maggioranza al Senato ha approvato il disegno di legge, incluso il protocollo trasporti. Le motivazioni con cui ne Pag. 31avete giustificata la soppressione in Commissione alla Camera non ci hanno affatto convinti, anzi ci sono sembrate strumentali ed inconsistenti, frutto della pressione di noti interessi settoriali. Esprimiamo quindi tutta la nostra insoddisfazione per il voto con cui la Camera ha respinto il nostro emendamento sul reinserimento del protocollo trasporti: lo consideriamo uno svuotamento sostanziale della Convenzione e voteremo perciò contro la ratifica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, avrei voluto svolgere una dichiarazione di voto differente rispetto a quella che sono costretto a fare dopo il voto che ha poc'anzi espresso la Camera, un voto che come ripeto e come ho avuto modo di dire poco fa, illustrando la mia posizione su quell'emendamento, trovo palesemente illogico. Abbiamo smentito un lavoro di dieci anni, abbiamo smentito quel testo che era stato approvato al Senato ed è oggettivamente manifesta l'illogicità che uscirà dalla ratifica alla Camera di questa Convenzione, depurata di uno dei protocolli che però era fondamentale e, tra l'altro, con motivazioni che si sono rivelate sostanzialmente insussistenti; devo dire che ho trovato insussistente anche l'argomentare del presidente della Commissione trasporti, che ha reso motivazioni prive di significato rispetto al voto espresso dalla maggioranza, che poi per quattro voti ha fatto sì che ne uscisse il testo appunto depurato del protocollo trasporti.
Oggi noi otteniamo che questo testo ritorni al Senato e ciò avverrà per la quarta volta. Abbiamo privato una Convenzione che, come ho avuto modo di dire, aveva il senso nella sua completezza e nella sua unicità. L'Italia è un Paese che possiede questo bene naturalistico straordinario, le Alpi, e che, come qualcuno ha già avuto modo di dire, conta tra l'altro il maggior numero di abitanti, 4 milioni e mezzo, su un totale di 14 milioni di europei che popolano l'arco alpino.
Il nostro Paese, tra l'altro, è quello con la superficie più estesa, con circa il 30 per cento del territorio alpino. Dunque, era evidente ed è evidente, lo ripeto, che la Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi e i suoi protocolli hanno un'importanza strategica per l'Italia. Noi oggi otteniamo il risultato di rinviare, per l'ennesima volta, l'approvazione del protocollo in oggetto. Il nostro voto, alla fine, sarà comunque favorevole alla Convenzione, ma depurata da tale protocollo che - lo ripeto - ne cambia palesemente lo stesso significato e, di fatto, fa perdere all'Italia ulteriore autorevolezza.
Abbiamo già avuto modo di motivare, in precedenza, la strategicità del protocollo sui trasporti inserito nella Convenzione stessa. Lo stralcio, che è avvenuto attraverso l'espressione del voto dell'Assemblea della Camera, come dicevo, farà tornare un'altra volta al Senato il disegno di legge in esame, con il rischio di dover ricominciare, per la quarta volta in dieci anni, tutta la procedura.
Credo che sia una situazione rispetto alla quale ci perdiamo tutti; poi, ci meravigliamo se l'Europa ci ride in faccia e ogni tanto accade che qualcuno faccia sorrisini di scherno. Credo che oggi abbiamo, comunque, perso un'occasione (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, stiamo ratificando, come dicevo prima, una Convenzione che coinvolge tutte le Alpi, ma, assieme a noi - che abbiamo il 15 per cento del territorio, quasi 30 mila chilometri quadrati -, vi sono l'Austria, la Svizzera, la Francia, la Germania, la Slovenia e il Liechtenstein; persino il Principato di Monaco, in seguito, ha chiesto di aderire alla Convenzione in esame.
Come dicevo, si è lavorato per anni, non solo in termini di istituzioni pubbliche, ma anche con la partecipazione delle Pag. 32comunità, dei territori, di enti di ricerca e di università. In questi anni, la Convenzione in oggetto, con i suoi nove protocolli, doveva aiutare a trasformare quelle che sono le Alpi come barriera naturale in qualcosa da tutelare, di comunitario.
In realtà, invece, il Governo e la maggioranza, ancora oggi, hanno dimostrato che le azioni concordate di scambio di buone pratiche, di applicazione di iniziative-pilota, di buoni esempi da trasferire da una parte all'altra delle Alpi, ci hanno fatto paura. Forse, non ci ha aiutato neanche l'analisi della quantità di lavoro fatto: nel 2002, anche il Ministro degli affari esteri italiano, proprio nell'anno internazionale della montagna, ha annunciato, assieme agli altri, un impegno solenne a concludere velocemente. E siamo al 2011.
Anche la firma da parte del Ministro degli affari esteri Frattini, in occasione della conclusione dell'accordo di un segretariato con sede in Bolzano, è avvenuta in pompa magna, ma anche in quel caso, se non sbaglio, era il lontano 2003. Noi facciamo passare tanti e tanti anni, siamo bravi nel disegnare le cornici, ma siamo un po' meno bravi quando dobbiamo, invece, applicare in concreto i principi e i buoni propositi che ci siamo dati.
I protocolli valorizzano il territorio ma, nello stesso tempo, le comunità. Vi ricordate con quanta difficoltà si è discusso con la Comunità europea per far inserire il concetto di «montagna»? Infatti, per la Comunità europea, esiste soltanto la «ruralità», non esiste la «montagna». Attraverso questo strumento, invece, evidenziavamo ciò in tutto il mondo e spero che serva anche in futuro ad evidenziare e a valorizzare le Alpi, le nostre Alpi, perché buona parte delle Alpi sono su territorio italiano.
Dobbiamo dire che, di fatto, l'Italia ha anche il pregio di confinare con tutti gli altri Stati alpini, cosa che gli altri non hanno. Quindi, in realtà, dovremmo essere il capofila; dovremmo essere coloro che danno l'esempio, proprio perché abbiamo tutti gli altri Stati confinanti con noi. Tuttavia, siamo stati capofila nell'annunziare questa Convenzione negli anni Ottanta e Novanta, e poi siamo diventati il fanalino di coda. Quando bisogna mettere in pratica i propositi, come dicevo prima, l'Italia si tira indietro.
Credo che aver tolto il protocollo sui trasporti da questa Convenzione e, quindi, aver rimandato ancora, negli anni, il problema vero - che è un altro, quello della riforma del settore del trasporto - sia stato un errore, perché si tratta di una riforma necessaria, con riferimento non solo all'autotrasporto, ma al trasporto nel suo complesso. Infatti, è noto quanto tale mezzo incida nel produrre CO2, nel produrre polveri sottili, inquinamento e quanto contribuisca al surriscaldamento, in particolare, di quel grande bacino che è la Pianura padana.
Le grandi città che sono ivi presenti soffocano nei veleni, non per uno, due o dieci giorni all'anno, ma anche per 120-150 giorni all'anno, e noi, come risposta, anziché fare quello che l'Italia dei Valori ha proposto al Parlamento e al Governo con una proposta di legge per affrontare una riforma del settore dell'autotrasporto, ci chiudiamo in noi stessi e cerchiamo di difenderci, senza uscire dalle trincee, senza capire che, se vi sono dei problemi, questi vanno affrontati, e vanno affrontati affinché siano risolti.
Nella Convenzione ed i protocolli vi sono le risposte a tanti bisogni delle comunità che vivono la montagna, di quelle comunità che sono al di là e al di qua delle Alpi e che hanno bisogno, assolutamente, di attraversare questa barriera. Credo che il «no» al protocollo sui trasporti ci abbia riportato alla Grande guerra, dove avevamo come frontiera invalicabile le Alpi, e che ci abbia riportato indietro non di venti anni, ma, come minimo, di 80-90 anni.
Spero che, in futuro, vi sia una ripresa di orgoglio da parte del Parlamento, che velocemente corregga questo errore attraverso una nuova legge. Intanto speriamo che, comunque, il testo che oggi approveremo vada al Senato velocemente e, velocemente, il Senato lo approvi in via definitiva affinché diventi legge. Pag. 33
L'Italia dei Valori voterà a favore di questa ratifica e si augura che, in futuro, vengano affrontati con più serietà problemi di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marmo. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARMO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, constatiamo che sono trascorsi vent'anni da quando, a Salisburgo, fu firmata la Convenzione per la protezione delle Alpi: era il 7 novembre 1991.
Permettetemi di sottolineare a quest'Aula la lentezza con la quale giungiamo ora alla ratifica dei previsti protocolli di attuazione. Certamente vi saranno delle spiegazioni plausibili. Sono certo che le responsabilità non sono addebitabili a questa maggioranza e unicamente al nostro Paese; ma, nei fatti, si è permesso, incredibilmente, che passassero anni, nonostante la materia oggetto della Convenzione fosse di notevole importanza per il nostro Paese.
Atteso che la superficie montana del nostro Paese è pari al 54 per cento dell'intero territorio, e atteso che 4.200 sono i comuni considerati montani su 8.100, cioè il 52 per cento, è giustificabile un così lungo lasso di tempo? È evidente, a mio parere, che, ogni qual volta siamo chiamati a legiferare in materia di montagna, dovremmo agire con una certa celerità, nella consapevolezza che la nostra Italia è profondamente caratterizzata, da nord a sud, dalle realtà montane, che ne costituiscono la struttura portante e che ne identificano i tratti essenziali del paesaggio interno.
La Convenzione approvata nel 1991 nasceva dall'esigenza di valorizzare e tutelare il patrimonio alpino e far sì che fosse vissuto con equilibrio, in piena e totale sintonia da parte dell'uomo.
È evidente, colleghi, che solo coniugando le esigenze ambientali con le necessità di crescita e di sviluppo si può stimolare una crescita accettabile e sostenibile, in particolar modo in una fase, come quella che stiamo attraversando, di grave crisi economico-finanziaria.
Questo, a mio parere, è lo spirito che ha animato i Paesi che hanno sottoscritto la Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi e coincide con quello che ha mosso quest'Aula quando, otto mesi fa, ha varato una proposta di legge, a firma Brugger ed altri, contenente una serie di disposizioni a favore dei territori montani.
Vale la pena ribadire, anche ora che ci accingiamo a ratificare i protocolli, che la montagna, e nel caso specifico le nostre Alpi, non possono in nessun caso essere considerate una realtà bisognosa di interventi di banale assistenzialismo o di semplice, infruttuosa difesa del patrimonio naturale.
Le Alpi vanno pensate tenendo in piena considerazione le enormi potenzialità che sono loro proprie e non è sufficiente dotarle delle risorse e dei provvedimenti adeguati allo svantaggio che è connaturale alla loro conformazione, ma occorre tenere in debito conto il ruolo che esse possono operare in alcuni contesti (turismo, ambiente, energia e - perché no? - cultura e anche sociale).
Signor Presidente, onorevoli colleghi, entrando nello specifico dei provvedimenti, vorrei richiamare la mia e la vostra attenzione sul protocollo sulle foreste montane, che punta alla organizzazione di strutture di base e alla pianificazione forestale, in modo da assicurare la protezione delle foreste di alta quota, considerata la particolare rilevanza sotto il profilo economico ed ecologico.
Stando ai dati diffusi recentemente dalla FAO, nell'ultimo decennio, ogni anno 13 milioni di ettari di foreste sono andati perduti. Nonostante si tratti di un fenomeno tutto sommato in rallentamento, esso è paragonabile alla superficie di Lombardia e Piemonte. Questi sono comunque dati preoccupanti e riguardano i continenti africani e l'America del sud. È chiaro che ogni continente deve adoperarsi per evitare che le conseguenze derivanti dal fenomeno della deforestazione Pag. 34si ripercuotano ulteriormente, determinando emergenze ecologiche per tutto il pianeta.
Con i protocolli di attuazione che oggi siamo chiamati a ratificare i Paesi sui quali ricadono le Alpi hanno compiuto un importante passo avanti nella direzione di una maggiore tutela delle foreste di alta quota, un contributo di non poco conto alla causa ambientale che, negli ultimi decenni, ha assunto una dimensione preoccupante, considerati i dati che abbiamo indicato.
È chiaro, onorevoli colleghi, che abbiamo il dovere di tenere in debita considerazione le esigenze legate allo sviluppo, ai bisogni energetici e, nello specifico, all'economia legata alla commercializzazione dei legnami. Non possiamo abdicare al ruolo attribuitoci dai cittadini di legislatori che hanno una grande consapevolezza della realtà, delle necessità dettate da un'economia in grande difficoltà, ma che nel contempo hanno un occhio ben puntato sul futuro delle nuove generazioni alle quali dobbiamo lasciare un mondo vivibile con un ambiente sano e pulito.
Esprimo un giudizio positivo, inoltre, sul protocollo energia che impegna i Paesi interessati ed armonizzare la pianificazione energetica e a programmare l'assetto del territorio alpino, finalizzando i sistemi di produzione, trasporto e distribuzione dell'energia, tenendo in debita considerazione le esigenze di tutela ambientale.
I dispositivi che a breve ratificheremo rispondono, a mio parere, alle necessità di contenere gli effetti negativi delle infrastrutture energetiche sull'ambiente e sui paesaggi alpini, che costituiscono un patrimonio inestimabile per il nostro Paese, in particolare per il turismo ed altro.
Onorevoli colleghi e signor Presidente, il nostro gruppo voterà, quindi, a favore del disegno di legge A.C. 2451-A con annessi protocolli. Le Alpi non possono essere considerate un'importante attrazione turistica e naturalistica, ma hanno un grandissimo valore.
È per questo che noi voteremo a favore. Ora, dopo questo voto in Aula, giungeremo ad un risultato che è importante per l'Italia, per le comunità alpine e per tutti i cittadini del nostro Paese. Questo è un altro obiettivo raggiunto anche grazie all'impulso dato da questa maggioranza e da questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, colleghi, stiamo esaminando un provvedimento che ha avuto un iter tutt'altro che semplice, specie se comparato alle ratifiche che normalmente l'Aula è chiamata ad esaminare. Esso, infatti, è stato già presentato al Parlamento nelle scorse due legislature, senza peraltro riuscire ad ottenere l'approvazione definitiva. Nell'attuale legislatura, invece, non è stata ancora trovata l'unanimità, tant'è che al disegno di legge governativo sono state abbinate anche due proposte di legge di iniziativa parlamentare.
Voglio ricordare che l'Italia ha ratificato la Convenzione nel 1999 e che la stessa, nel nostro Paese, è entrata in vigore il 27 marzo del 2000, dopodiché le parti - ossia Austria, Svizzera, Francia, Germania, ovviamente Italia, Liechtenstein e, successivamente, Slovenia e Principato di Monaco - si sono impegnate ad assumere misure adeguate, anche attraverso le successive adozioni di specifici Protocolli inseriti nel provvedimento in esame. Stiamo parlando di Protocolli che voglio elencare perché sono molto importanti: pianificazione del settore territoriale e sviluppo sostenibile, protezione della natura e paesaggio, agricoltura di montagna, foreste montane, energia, difesa del suolo, turismo, composizione delle controversie e, infine, trasporti, che rappresenta la nota dolente sulla quale ci siamo soffermati un po' tutti prima.
Ma voglio ritornare su questo perché mi dispiace che non siano stati approvati gli emendamenti in quanto, quando sono Pag. 35intervenuto specificando la differenza tra transalpino ed intralpino, sono convinto che forse non tutti hanno capito il significato di intralpino.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 18,15)

ANGELO COMPAGNON. È ovvio che se qualcuno dei Paesi componenti, firmatari della Convenzione, vuole interferire su quelle che possono essere opere all'interno delle nostre Alpi non sarebbe giustificabile. Tuttavia così non è, per cui dispiace molto anche alla luce del fatto che questa Convenzione, con dentro il Protocollo sui trasporti, al Senato è stata approvata all'unanimità.
Per questo motivo, credo sia veramente fondamentale, approvando questa Convenzione, tutelare le Alpi. Voglio pensare anche alle Dolomiti, che sono state inserite nel patrimonio dell'UNESCO. Si tratta di elementi fondamentali che fanno capire quanto, al di là dei Protocolli sugli argomenti citati prima, vada veramente tutelata tutta questa parte.
Pertanto, dobbiamo necessariamente approvare questa Convenzione - peccato che l'approveremo monca del settore dei trasporti - e rispettarla soprattutto, perché poi va rispettata. Ovviamente essa potrà anche essere migliorata - e, al riguardo, voglio rispondere al presidente Valducci, che giustamente ha evidenziato il dubbio che esiste e che ho fatto notare nel mio intervento precedente -, ma andava approvata nella sua totalità perché, al limite si potrebbe e si potrà in futuro sempre migliorarla.
Questi sono gli elementi e gli argomenti con i quali abbiamo affrontato la discussione di questa Convenzione e sono i motivi per i quali il nostro voto, il voto del gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo, è favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, molto brevemente, a nome del gruppo della Lega Nord, annuncio il voto favorevole al provvedimento al quale noi abbiamo contribuito in maniera fattiva a risolvere quell'inghippo relativamente ai trasporti, che poteva porre delle limitazioni pesanti allo sviluppo di passaggi transfrontalieri, di valichi, di trafori alpini.
Ribadiamo il fatto che sono vent'anni che sono stati approvati questa Convenzione e questo insieme di Protocolli. Il primo disegno di legge ci risulta essere stato depositato addirittura nel novembre 2001 e finalmente si arriva faticosamente, ma in maniera alla fin fine convinta e serena per tutti, all'approvazione con il voto favorevole della Lega Nord.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Pini, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Froner. Ne ha facoltà.

LAURA FRONER. Signor Presidente, benché la Convenzione per la protezione delle Alpi sia stata sottoscritta a Salisburgo nel 1991, sia stata ratificata dal nostro Paese con la legge n. 403 del 1999 e sia entrata in vigore il 27 marzo 2000, tutti i nove Protocolli di attuazione sono rimasti ancora inattuali. Già nella XIV legislatura l'iter di questo importante ed essenziale provvedimento aveva subito sino alla sospensione dell'esame da parte delle Camere le gravi contraddizioni del Governo di centrodestra allora in carica.
Il testo era giunto, infatti, alla seconda lettura da parte della Camera dei deputati privo del Protocollo sui trasporti che aveva avuto il parere favorevole di tutte le regioni dell'arco alpino (tale parere era stato previsto e reso obbligatorio in sede di approvazione della legge di ratifica della Convenzione), dell'ANCI e dell'Unione Pag. 36delle province italiane con una unanimità di consensi del tutto trasversale agli schieramenti politici.
Il Governo che aveva la maggioranza nella XIV legislatura aveva dato parere contrario all'attuazione di taluni Protocolli e nella IX Commissione (Trasporti) della Camera dei deputati arrivò ad esprimere parere contrario al proprio disegno di legge. Si tratta di un parere contrario ancora più incongruo giacché motivato con presunti profili problematici sotto il profilo della costituzionalità, riguardanti il riparto di competenze tra Stato e regioni determinati dalla riforma del Titolo V della parte seconda della Costituzione. Si trattò di scelte sbagliate che resero più complessi i temi e urgenti i tempi per le comunità dell'arco alpino, per l'Italia e la sua collocazione europea.
Anche nella XV legislatura la discussione si era concentrata sulla materia dei trasporti. La novità che consentiva di auspicare un'approvazione a larghissima maggioranza della ratifica dei Protocolli e, in particolare, di quello sui trasporti era costituita dalla dichiarazione interpretativa che aveva accompagnato la sottoscrizione della Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi da parte dell'Unione europea, nel senso di scongiurare l'esercizio di un diritto di veto da parte di uno Stato contraente rispetto alla progettazione di nuove infrastrutture e nel senso di tutelare il diritto comunitario in materia di trasporti rispetto al Protocollo che riguarda la stessa materia.
Da sottolineare, inoltre, il parere positivo espresso dalla IX Commissione (Trasporti). Anche nella XV legislatura, l'iter del provvedimento di cui era stata esaurita la discussione generale alla Camera dei deputati non fu però completato sia per la fine anticipata della legislatura, sia per la persistente contrarietà dell'opposizione di allora. Tuttavia, la ratifica dei Protocolli alla citata Convenzione diventa sempre più urgente, perché è sempre di maggiore attualità e rilevanza il contenuto proposto, alla luce delle crescenti preoccupazioni di tutto il mondo politico e scientifico sullo scioglimento dei ghiacciai e sull'impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi alpini e sull'economia delle zone montane annoverate tra quelle che più risentono dell'innalzamento della temperatura e delle sue conseguenze negative.
La Convenzione punta ad uno sviluppo sostenibile e integrato dell'arco alpino. Propone una pianificazione territoriale ed economica sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. Pone obiettivi di protezione della natura e del paesaggio, di sviluppo dell'agricoltura di montagna come presupposto del mantenimento delle biodiversità e della difesa della specificità e della tipicità dei prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento di montagna. Indica, inoltre, obiettivi di pianificazione e protezione forestale, di miglioramento della compatibilità ambientale di produzione e distribuzione e utilizzo dell'energia, obiettivi di difesa del suolo e di protezione dei terreni meritevoli inclusi nelle aree protette. Pone, infine, obiettivi di sviluppo sostenibile per il turismo, anche valorizzando le aree di confine.
La Convenzione non contrappone lo sviluppo all'ambiente, ma propone un nuovo paradigma: la sostenibilità ambientale e sociale dello sviluppo, che poi è l'unico modo moderno per creare nuovo sviluppo, soprattutto in un'area così fragile come quella dell'arco alpino.
Il nodo principale che ha reso e rende difficile anche nell'attuale legislatura - lo abbiamo appena visto - la ratifica dei Protocolli allegati alla Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi è costituito dal Protocollo sui trasporti, firmato dall'Italia nel corso della VI Conferenza delle Alpi tenutasi a Lucerna il 30 e il 31 ottobre 2000.
Il Partito Democratico ritiene che la ratifica di questo Protocollo, insieme alle restanti parti del provvedimento, si inserisca coerentemente all'interno della necessità di salvaguardare il delicato ecosistema alpino e rappresenti, altresì, l'occasione migliore per modernizzare il sistema dei trasporti italiano in chiave ecosostenibile.
Il Protocollo trasporti mira, infatti, ad un coordinamento dello sviluppo integrato Pag. 37dei sistemi di trasporto transfrontalieri nell'arco alpino; promuove lo sviluppo del trasporto intermodale che, garantendo flessibilità sulla scelta del mezzo di trasporto e delle vie di comunicazione, consente anche un miglior rispetto delle esigenze di tutela dell'ambiente, adattando i trasporti a questo ultimo e non viceversa; prospetta il progressivo aumento delle strutture e delle infrastrutture ferroviarie poiché è di vitale importanza, dal punto di vista ecologico, il passaggio su rotaia del trasporto merci nell'arco alpino, oltre che augurabile una riduzione del volume complessivo dei trasporti; prevede che le esternalità di costo vadano imputate al responsabile; stabilisce il progressivo passaggio ad una fiscalità che favorisca i mezzi di trasporto a minore impatto ambientale; prevede la realizzazione di opere di protezione delle vie di trasporto contro i rischi naturali; persegue la tutela dell'ambiente naturale ed umano dall'impatto dei trasporti.
È indubbio - e lo abbiamo visto - che il maggiore punto di criticità è rappresentato dall'articolo 11 del Protocollo sui trasporti, che impegna le parti contraenti ad astenersi dalla costruzione di strade di grande comunicazione per il trasporto transalpino. Ma, come abbiamo più volte ripetuto, l'articolo 11, comma 1, che prevede un limite alla realizzazione di nuovi assi stradali di grande comunicazione transalpini, ossia di quelli che attraversano la dorsale centrale alpina da parte a parte, non avrebbe pregiudicato, di per sé, la possibilità di realizzare assi stradali sul territorio italiano, in considerazione del fatto che la dorsale alpina centrale si trova o sulla linea di confine - ad esempio, il Brennero - oppure in territorio estero. La ratifica da parte dell'Italia non avrebbe, quindi, assolutamente precluso la possibilità di realizzare le necessarie infrastrutture stradali, considerate strategiche per mantenere la competitività del Paese.
Oltre a ciò, come ho già ricordato prima, il Protocollo trasporti sarebbe stato perfettamente in sintonia con il diritto e la politica comunitaria sui trasporti, come è stato opportunamente rilevato nella proposta della Commissione europea del 23 dicembre 2008, approvata su iniziativa del commissario Tajani e già avallata dal Parlamento europeo.
La Commissione, infatti, ha ritenuto che, ratificando il Protocollo di attuazione della Convenzione delle Alpi nell'ambito dei trasporti, la Comunità europea, oltre ad adempiere agli obblighi che le incombono in virtù del diritto internazionale, darà anche a tutte le parti contraenti un segnale politico forte circa il carattere prioritario da attribuire alla ratifica del Protocollo e che le disposizioni contenute nel Protocollo sui trasporti sono in linea con la politica comune dei trasporti della Comunità e rispettano pienamente la strategia «rendere i trasporti più ecologici». Infine, che la ratifica del Protocollo sui trasporti rafforzerebbe la cooperazione transfrontaliera con la Svizzera, il Liechtenstein e il Principato di Monaco, che non fanno parte dell'Unione europea. Ciò consentirebbe di garantire che gli obiettivi della Comunità europea siano condivisi dai partner regionali e che le iniziative in questione siano estese all'intera regione alpina. Per queste ragioni, la Commissione raccomanda che il Protocollo trasporti sia ratificato dalla Comunità europea.
Tant'è, siamo arrivati, purtroppo, allo stralcio del Protocollo trasporti.
Pur deprecando questo fatto, il gruppo del Partito democratico darà il suo voto favorevole al provvedimento, augurandosi che il Governo si impegnerà - come richiesto nel nostro ordine del giorno - ad adottare successivamente ogni iniziativa legislativa utile a creare le condizioni che consentano una rapida ratifica anche della parte relativa ai trasporti ed a garantire che, nelle more della ratifica del suddetto protocollo, tutte le iniziative necessarie ad agevolare la movimentazione della merce da e per l'Italia avvengano comunque nel rispetto di quanto in esso previsto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valducci. Ne ha facoltà.

Pag. 38

MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, poche parole per ricordare che questo provvedimento giunge a conclusione dopo un iter - come è stato ricordato da molti colleghi che mi hanno preceduto - durato vent'anni. Già in altre due legislature avevamo tentato di ratificare questa Convenzione che - lo ricordo - contiene otto protocolli che sono fondamentali per la tutela, la difesa e la valorizzazione del nostro arco alpino, che è sicuramente uno degli ambienti e delle località più importanti del mondo dal punto di vista alpino e montano.
L'augurio è che ci sia un iter celere al Senato, che, nel giro di poche settimane, si possa concludere con l'approvazione - come avviene oggi - all'unanimità di questo importante documento.
Rammento a chi mi ha preceduto che abbiamo dovuto fare anche un'ulteriore modifica, richiesta dalla Costituzione, per motivi di bilancio e che, quindi, questo provvedimento comunque sarebbe dovuto tornare al Senato.
Quindi, non andiamo a creare ulteriori aggravi temporali a questo importante documento che finalmente viene ratificato dal nostro Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 2451-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2451-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2451-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pizzolante, Di Virgilio, Napoli, Scilipoti, Capodicasa, Laboccetta, Mazzarella, Agostini, Pepe, Lulli, Lupi, Favia, Biasotti, Lamorte, Aracu, Bressa, Leo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1474 - «Ratifica ed esecuzione dei Protocolli di attuazione della Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi con annessi, fatta a Salisburgo il 7 novembre 1991» (Approvato dal Senato) (2451-A):

Presenti 568
Votanti 563
Astenuti 5
Maggioranza 282
Hanno votato 555
Hanno votato no 8
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Misiti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Sono così assorbite le abbinate proposte di legge nn. 12 e 1298.
Secondo le intese intercorse interrompiamo a questo punto la seduta. Lo svolgimento degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 18,35).

GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 39

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, come tutti sapranno, nella giornata di domenica è scomparso non solo un campione del motociclismo ma anche un ragazzo di 24 anni in un incidente (Applausi). L'intervento in chiusura di seduta non è solo per significare un dato che, purtroppo, tutti quanti conosciamo, ma per chiedere alla Presidenza della Camera che, come è accaduto per altri personaggi purtroppo scomparsi, sia adeguatamente ricordato all'interno di quest'Aula magari nella seduta di domani (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Pini, l'applauso dell'Aula è già un ricordo e un abbraccio, ma farò presente al Presidente questa sua richiesta che anch'io condivido.

MAURO PILI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO PILI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo ad assumere urgenti e adeguate iniziative relativamente a due calamità per le quali abbiamo presentato altrettanti atti di sindacato ispettivo. Si tratta di due calamità, una naturale e un'altra economico-fiscale. Il 22 ottobre di tre anni fa nel comune di Capoterra nella provincia di Cagliari si registrarono in seguito ad un'alluvione, che aveva per l'ennesima volta preso di mira quel territorio, ben quattro morti e danni per decine di milioni di euro. A distanza di tre anni niente è stato ancora fatto per affrontare quel tema, le procedure e le autorizzazioni si stanno abbattendo peggio di una calamità naturale su quel territorio già duramente segnato e provato da quell'evento alluvionale. Tre anni di ritardi, lavori mai iniziati, progettazioni e autorizzazioni da rifare daccapo, soldi stanziati ma totalmente inutilizzati.
Tutto ciò è semplicemente inaccettabile; per questa ragione, pur non avendo il Governo una diretta competenza su quei lavori, faccio esplicito e forte appello al Presidente del Consiglio e ai Ministri competenti affinché, sin dalle prossime ore, la struttura nazionale della Protezione civile venga inviata in Sardegna e in quel territorio per verificare la situazione sia sul piano emergenziale che su quello procedurale al fine di rimediare ai gravissimi ritardi sin qui accumulati nella realizzazione di quelle opere. È grave ed è incomprensibile che risorse statali e comunitarie, destinate ad una singola emergenza, siano totalmente inutilizzate a distanza di tre anni e che l'iter progettuale e autorizzativo risulti di fatto ancora nemmeno avviato. I rischi che le popolazioni corrono ogni giorno con l'approssimarsi della stagione autunnale impongono un immediato intervento del Governo e della Protezione civile.
Alla calamità naturale si aggiunge quella economico-fiscale; la Sardegna è a un passo dal tracollo economico: oltre 70 mila imprese sono gravemente indebitate e secondo il dato di ieri 4 miliardi di euro è l'ammontare di questi debiti, 2.351 imprese sono già fallite e hanno lasciato inevaso verso lo Stato e altri soggetti un debito di un miliardo e 200 milioni.
Si sta insomma rischiando il fallimento di un'intera regione, e per questo motivo negli atti di sindacato ispettivo che abbiamo presentato con altri colleghi sardi, la cui risposta sollecito con questo mio intervento, si chiede di intervenire urgentemente per trovare i modi e gli atti necessari per affrontare questa situazione. Il Governo non può e non deve restare insensibile ad una situazione senza precedenti, che rischia non solo di far crollare l'intero sistema produttivo sardo ma nel contempo di provocare una gravissima perdita per lo stesso erario.
Occorre subito la dichiarazione dello stato di crisi e la sospensione di tutti quei provvedimenti inficiati da evidenti profili di illegittimità, che minano pesantemente lo stato sociale della Sardegna. È necessario, dunque, che il Governo usi lo strumento della decretazione d'urgenza. Far morire un'impresa - concludo Presidente - significa perdere produzioni e crediti e questo né lo Stato né la regione sarda se lo possono permettere. Per questo motivo, il Governo deve intervenire Pag. 40immediatamente per evitare che nei prossimi mesi i bilanci di migliaia di imprese debbano essere trasmessi ai tribunali per un fallimento di massa. È per questo motivo che sollecito la risposta agli atti di sindacato ispettivo già presentati sui temi richiamati.

CARMEN MOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, vorrei richiamare la sua attenzione e quella dell'Aula per ricordare che, nella notte tra sabato 22 e domenica 23 ottobre, purtroppo vi è stato il rapimento di tre cooperanti della solidarietà internazionale nei campi profughi saharawi, nei pressi della città di Tindouf, in Algeria. Si tratta di Rossella Urru della ONG italiana CISP, di Ainhoa Fernandez de Rincon, spagnola, dell'associazione degli Amici del popolo saharawi di Extremadura, e di Enric Gonyalons, spagnolo, dell'associazione Mundubat. Purtroppo, quest'ultimo cooperante, dalle notizie che abbiamo, pare sia stato ferito insieme ad un guardiano del popolo saharawi da parte degli assalitori. È un fatto molto grave che si verifica in questa area del Mediterraneo.
A nome dell'intergruppo parlamentare di amicizia con il popolo saharawi, voglio innanzitutto esprimere la nostra solidarietà - penso di interpretare anche i sentimenti di quest'Aula - alle famiglie dei cooperanti. È una solidarietà che va espressa anche alla ONG italiana CISP, per cui Rossella Urru lavorava da tanto tempo. Si tratta, senza ombra di dubbio, di un atto terroristico di terroristi provenienti dal Mali. Per questo motivo contiamo anche sulla capacità delle autorità saharawi ed algerine, in collaborazione con quelle dei Paesi vicini, di individuare gli autori di questo odioso sequestro e di porvi fine al più presto. Credo che, per questi motivi, sia assolutamente da respingere, anche da parte di questo Parlamento, il ricatto di una organizzazione terroristica che ha tra i suoi scopi quello di impedire la solidarietà tra popoli di culture e fedi diverse.
Ci tengo a sottolineare che, in trentasei anni di esilio in Algeria da parte del popolo saharawi, questo è il primo attacco alla cooperazione internazionale in favore dei rifugiati saharawi. Le modalità di questo sequestro fanno pensare e riconducono alla componente di Al Qaeda nel Maghreb islamico.
Questo deve smentire categoricamente, una volta per tutte, ciò che viene purtroppo spesso propagandato, che in qualche occasione ha fatto pensare ad una forma di relazione tra questo gruppo terroristico del Maghreb islamico e il Fronte Polisario.
Signor Presidente, a questo proposito - mi avvio alla conclusione - voglio ricordare che il Presidente saharawi Mohamed Abdelaziz domenica, in una lettera indirizzata al Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon, ha chiesto che la comunità internazionale condanni il rapimento da parte dei terroristi dei tre cooperanti europei.
Il Presidente Abdelaziz coglie l'occasione per confermare, ancora una volta, che il Fronte Polisario rifiuta e condanna in modo categorico il terrorismo, ricordando ancora che il suo Paese, la Repubblica Araba Saharawi Democratica, ha sottoscritto il Trattato dell'Unione africana sulla lotta contro il terrorismo.
Per questo, signor Presidente, le chiedo di farsi interprete presso il Governo, perché voglio chiedergli, tramite il Ministro degli affari esteri, di porre in atto ogni azione utile per liberare Rossella Urru e gli altri cooperanti e per chiedere, ovviamente, anche alle autorità saharawi di rafforzare tutte le misure necessarie a garanzia della sicurezza dei volontari che si recano nei campi profughi.
Credo anche che sia importante, in questo momento, a seguito di questo drammatico evento - ho finito, signor Presidente - che tutte le realtà istituzionali e associative di amicizia con il popolo saharawi esprimano la loro più netta condanna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 41

PRESIDENTE. Onorevole Motta, le ricordo che lei ha a disposizione anche gli strumenti di sindacato ispettivo, magari nei confronti del Ministro degli affari esteri, per la questione così importante alla quale lei ha fatto riferimento.

PIETRO TIDEI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIETRO TIDEI. Signor Presidente, mi dispiace rivolgermi sempre a lei per denunciare i forti ritardi del Governo nel rispondere ad alcune interrogazioni che ritengo estremamente importanti. Signor Presidente, lei avrà sicuramente letto dalla stampa o visto nelle varie televisioni nazionali e locali le gravi proteste che in questi giorni stanno attraversando molte popolazioni del Lazio, in particolar modo a Riano, a Fiumicino e nella provincia di Roma, in ordine al piano della presidente della regione Lazio, Polverini, di chiudere la discarica di Malagrotta e trasferirla momentaneamente a Riano, Quadro Alto, per portare lì tutti i rifiuti di Roma, e poi, successivamente, dopo tre anni, trasferire i rifiuti a Fiumicino (diciamo che, più che Fiumicino, si tratta del comune di Cerveteri).
Dico una cosa molto semplice: la presidente della regione Lazio, Polverini, ovviamente, non impone al sindaco di Roma di portare i rifiuti romani all'interno del proprio comune, ma di trasferirli nei comuni della provincia di Roma, e, guarda caso, si trasferiscono in un comune, in una zona, che è sottoposta a vincolo archeologico e paesistico.
Nella zona di Fiumicino, in modo particolare a Pizzo del Prete, esistono ben due vincoli: uno archeologico, con enormi e importanti presenze etrusche, romane e medioevali - lì dovrebbe arrivare una discarica: è incredibile! - e uno paesistico. Interrogo il Governo, che continua a non rispondere: perché i Ministri Prestigiacomo e Galan almeno non si fanno interpreti di un'esigenza che ormai possiamo dire planetaria, visto che quello è patrimonio dell'UNESCO, patrimonio mondiale dell'umanità? Per quale motivo non fanno come hanno fatto sul piano casa della Polverini, bocciando quella parte relativa alle competenze precise del Governo in materia di tutela ambientale ed archeologica?
Se si continua a non rispondere e se il Governo continua a non assumersi le proprie responsabilità, finiremo per fare una devastazione incredibile in un luogo più pregiato, che è costituito dal sito etrusco a Cerveteri. Chiediamo al Governo di rispondere, di farci sapere cosa intende fare su questo sito e di intervenire sul sindaco di Roma, visto che i rifiuti vanno portati a Roma, e non esportati in piccoli paesi, che non potranno mai sopportare il peso di tutta l'immondizia romana.
Questo chiedo al Governo! Chiedo a lei, signor Presidente, cortesemente, di insistere sul Governo, sul Ministero per i beni e le attività culturali e sul Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per avere una risposta in ordine ad un'interrogazione che non ha ancora avuto risposta, ma che soprattutto le popolazioni di Fiumicino, Cerveteri, Riano e della provincia di Roma attendono con forte impazienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Tidei, sarà cura della Presidenza sollecitare il Governo al riguardo.

ELISA MARCHIONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELISA MARCHIONI. Signora Presidente, mi associo anch'io al collega Pini che mi ha preceduto, perché era anche nostra intenzione sollecitare la richiesta di ricordare Marco Simoncelli in Aula.
Io da romagnola come Marco - vivo a pochi chilometri da Coriano - non posso non registrare il grande cordoglio di queste giornate nel ricordare un giovane che, a 24 anni, ha saputo lasciare una traccia importante con la passione, con la personalità e con la sua figura così pulita.
Pertanto, ci associamo alla richiesta di ricordarlo in Aula domani in un momento specifico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 42

ANNA PAOLA CONCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, anch'io vorrei associarmi alla mia collega Marchioni. Anche per me e per tanti di noi sarebbe importante ricordare questo ragazzo, morto così giovane, che ha rappresentato tanto. Mi associo, quindi, alla richiesta del nostro collega.

UGO LISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

UGO LISI. Signor Presidente, anche prima volevamo intervenire, ma i colleghi parlavano di altro.
Anche il gruppo del PdL non solo si associa alle richieste dei colleghi, che poc'anzi hanno richiesto per domani un momento di ricordo del grande campione e talento, ma naturalmente il nostro pensiero va alla sua famiglia, ai suoi cari ed a quanti sono stati colpiti, insieme a tutti noi italiani e sportivi, da questo lutto, un lutto dello sport e non solo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lisi. Farò presente al Presidente Fini che la richiesta è in pratica pervenuta da tutti i gruppi.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 26 ottobre 2011, alle 11,30:

(ore 11,30 e ore 16)

1. - Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale:
Modifiche agli articoli 41, 45, 97 e 118, comma quarto, della Costituzione (C. 4144-A).
e delle abbinate proposte di legge costituzionali: VIGNALI ed altri; VIGNALI ed altri; BELTRANDI ed altri; MANTINI ed altri (C. 3039-3054-3967-4328).
- Relatore: Bruno.

2. - Seguito della discussione delle mozioni Boccia ed altri n. 1-00714, Evangelisti ed altri n. 1-00722, Nunzio Francesco Testa, Toto ed altri n. 1-00734, Valducci, Desiderati, Pionati ed altri n. 1-00737, Commercio ed altri n. 1-00740 e Pisicchio ed altri n. 1-00743 concernenti iniziative volte a garantire un adeguato risarcimento a favore delle persone che hanno subito danni da incidenti stradali.

3. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
BINETTI ed altri; SBAI e CONTENTO; COTA ed altri; MANTINI e TASSONE; AMICI ed altri; LANZILLOTTA; VASSALLO ed altri; VACCARO ed altri; REGUZZONI ed altri; GARAGNANI; BERTOLINI: Disposizioni concernenti il divieto di indossare indumenti o utilizzare altri mezzi che impediscono il riconoscimento personale, l'introduzione del reato di costrizione all'occultamento del volto e modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di cittadinanza (C. 627-2422-2769-3018-3020-3183-3205-3368-3715-3719-3760-A).
- Relatore: Sbai.

4. - Seguito della discussione delle mozioni Iannaccone, Landolfi, Desiderati ed altri n. 1-00701, Di Pietro ed altri n. 1-00732, Nunzio Francesco Testa ed altri n. 1-00735, Di Biagio ed altri n. 1-00736, Lulli ed altri n. 1-00738, Lombardo ed altri n. 1-00739 e Mosella ed altri n. 1-00744 concernenti iniziative in relazione alla annunciata chiusura dello stabilimento Irisbus di Flumeri (Avellino).

Pag. 43

5. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato). (C. 1415-C).
- Relatore: Costa.

6. - Seguito della discussione delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00391, Tempestini ed altri n. 1-00621, Pezzotta ed altri n. 1-00623, Antonione, Dozzo, Sardelli ed altri n. 1-00625, Pisicchio ed altri n. 1-00629, Di Biagio e Della Vedova n. 1-00712 e Oliveri ed altri n. 1-00726 concernenti iniziative per garantire la trasparenza delle informazioni relative all'aiuto pubblico allo sviluppo.

7. - Seguito della discussione delle mozioni Garavini ed altri n. 1-00655, Di Biagio ed altri n. 1-00663, Zacchera ed altri n. 1-00672, Tassone ed altri n. 1-00716, Leoluca Orlando ed altri n. 1-00717, Mosella ed altri n. 1-00718 e Lo Monte ed altri n. 1-00727 concernenti iniziative relative alle procedure per il voto degli italiani all'estero, alla luce delle vicende delle ultime consultazioni referendarie.

8. - Seguito della discussione delle mozioni Borghesi ed altri n. 1-00713, Meta ed altri n. 1-00715, Mereu ed altri 1-00723, Valducci, Desiderati, Pionati ed altri n. 1-00724, Commercio ed altri n. 1-00728 e Mosella ed altri n. 1-00729 concernenti misure a favore del trasporto pubblico locale.

(ore 15)

9. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 18,50.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO GIANLUCA PINI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2451-A

GIANLUCA PINI. Giungiamo alle battute finali di un atto che ha avuto un iter decisamente lungo in questo Parlamento, come molti ricorderanno, con una procedura di ratifica iniziata già il 13 novembre 2001, due legislature fa!
Già dalla prima stesura il ddl di ratifica, presentato in forma identica per tre legislature di seguito, conteneva in un unico articolo lo strumento di ratifica di ben 9 Protocolli (foreste montane, pianificazione territoriale e sviluppo sostenibile, composizione delle controversie, difesa del suolo, energia, protezione della natura e tutela del paesaggio, agricoltura di montagna, turismo, trasporti), firmati tra il 1994 ed il 2000, necessari per rendere attuabile la Convenzione per la Protezione delle Alpi, firmata nel 1991 ma ratificata dall'Italia solo nel 1999.
Da allora si sono succeduti una serie di Governi di sinistra che nulla hanno fatto per concludere l'iter dei Protocolli, mentre dalla XIV legislatura, dall'opposizione, hanno dimostrato di avere particolarmente a cuore il tema ed hanno accusato il Governo Berlusconi di non far fronte agli impegni internazionali.
L'intenzione del Governo e della maggior parte delle forze politiche era procedere rapidamente alla ratifica di tutti i protocolli, ma ad un esame più approfondito degli atti la Lega Nord ha sollevato alcuni nodi problematici in particolare per quel che riguarda il Protocollo Trasporti.
Il protocollo trasporti risultava del tutto inaccettabile a causa dell'articolo 11, di cui si riporta il testo:
«Trasporto su strada»

1-Le parti contraenti si astengono dalla costruzione di nuove strade di grande comunicazione per il trasporto transalpino; Pag. 44
2-I Progetti stradali (..) per il trasporto intraalpino (..) sono ammessi solo a condizione che:
a) Siano realizzati (..) appropriati interventi di precauzione o compensazione in base a (..) valutazione di impatto ambientale;
b) le esigenze di capacità di trasporto non possano essere soddisfatte né tramite un migliore sfruttamento delle capacità (..) esistenti, né potenziando o costruendo infrastrutture ferroviarie e di navigazione, né migliorando il trasporto combinato o adottando altri interventi di organizzazione dei trasporti (..)

Dopo la presa di posizione della Lega nelle Commissioni di merito e poi in Aula, anche esponenti di altre forze politiche hanno via via assunto un atteggiamento maggiormente critico verso questo protocollo, passibile di divenire un'ulteriore fonte di limitazione al trasporto su strada, in aggiunta a quanto già deriva da situazioni di fatto o da regolamentazioni restrittive esistenti in materia in particolare per quel che riguarda i trafori ed i valichi alpini.
La Lega ha portato avanti l'ipotesi dello stralcio con una serie di ordini del giorno e di proposte emendative, che hanno avuto successo in questa legislatura, eliminando dal testo il riferimento al protocollo trasporti.
Ci accingiamo dunque finalmente a ratificare una serie di protocolli di indubbio merito per il territorio montano, per l'ambiente ed il benessere delle popolazioni che vi abitano, ratifica che sarebbe potuta giungere molti anni fa se non ci si fosse impuntati con miopia a frasi di principio senza vederne i pericolosi risvolti applicativi.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 7)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2451 ed abb.-A - em. 1.1, 1.2 588 588 295 292 296 15 Resp.
2 Nom. em. 1.100 589 585 4 293 584 1 14 Appr.
3 Nom. articolo 1 582 580 2 291 580 13 Appr.
4 Nom. em. 2.300 ai sensi articolo 86, 4-bis 588 583 5 292 582 1 14 Appr.
5 Nom. articolo 2 587 584 3 293 584 13 Appr.
6 Nom. articolo 3 583 579 4 290 579 13 Appr.
7 Nom. Ddl 2451 ed abb.-A - voto finale 568 563 5 282 555 8 12 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.