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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 519 di giovedì 15 settembre 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 9,30.

MICHELE PISACANE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Antonione, Barbi, Berlusconi, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brugger, Caparini, Carfagna, Casero, Catone, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Evangelisti, Fava, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Lo Monte, Lombardo, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Misiti, Moffa, Mura, Mussolini, Nucara, Leoluca Orlando, Polidori, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Saglia, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Vito e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,33).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

MARIO PEPE (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (PD). Signor Presidente, la ringrazio per la parola. Vorrei cogliere l'occasione per ricordare brevemente la figura del patriota, martire e parlamentare Nicola Nisco, di San Giorgio del Sannio, che moriva il 15 agosto 1901. Lo ricordo nel centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia, non ricordando soltanto i grandi protagonisti, ma anche i protagonisti cosiddetti minori che hanno concorso con la dottrina e con il pensiero a definire l'ideologia, ma soprattutto la passione per il riscatto e l'unità del nostro Paese. Non vogliamo fare qui un excursus storico-culturale della figura e della personalità di Nicola Nisco, né avviare sul piano della comparazione critica l'approfondimento delle correnti storiografiche tese a riproporre il problema del valore e del significato storico del Risorgimento, dei suoi uomini più rappresentativi. Si vuole soltanto riproporre, nella celebrazione dell'anniversario, la profonda Pag. 2lezione morale, civile, politica che Nicola Nisco ha dato alla storia del Paese e agli studi di economia politica. Rimase per molti anni nel carcere napoletano, a prova della sua adesione, prima del 1948 ai valori del nostro Paese. Egli rappresentò le comunità del Sannio nel Parlamento nazionale per tre legislature. Fu un grande storico e pensatore economico. Fu soprattutto sensibile e attento agli interessi del Mezzogiorno, rispettoso della logica parlamentare, sostenitore dell'alleanza tra i riformatori e i moderati. Fu un parlamentare zelante e attento più a difendere le ragioni dello Stato che ad affrontare le questioni sociali del Paese, sostenitore della modernizzazione della nostra comunità, nelle articolazioni statuali, negli assetti amministrativi, nell'attuazione di infrastrutture fondamentali. La sua attività parlamentare fu sempre ispirata ad una sana, concreta legislazione. Più che codificare in astratto si trattava, attraverso le leggi, di affrontare i problemi del Paese, problemi enormi, insormontabili. Eppure l'Italia si è costruita ed da allora si è rinnovata in meglio anche grazie al contributo di Nicola Nisco, del Sannio beneventano (Applausi).
Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti.

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, la storia di questo Parlamento è storia di uomini, uomini che vengono, uomini che vanno, uomini che hanno lasciato il proprio nome inciso, altri forse meno, ma tutti hanno lasciato una storia personale, hanno lasciato un patrimonio di amicizia. Oggi vogliamo ricordare ed essere vicini ad un collega della XIII e della XIV legislatura, onorevole Luigino Vascon.
Egli è stato persona che ha lasciato, lascia e rappresenta in noi un ricordo positivo e affettuoso. A lui vogliamo consegnare i sentimenti di amicizia e di profonda solidarietà per il cordoglio, per la grave tragedia che ha colpito la sua famiglia con la perdita del figlio. In certi momenti non ci sono parole, non ci sono consolazioni che possano arrivare forse dalle parole. Può rimanere però il filo della nostra amicizia, può rimanere il filo della nostra storia, può rimanere la speranza - per qualcuno la certezza - che un'altra ragione, un'altra consolazione possa intervenire a favore di Luigino Vascon e della sua famiglia da altri, che ben rappresentano e ben curano questo Paese più di noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Polledri, la Presidenza si unisce ai sentimenti di solidarietà da lei espressi.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,45, è ripresa alle 10,05.

PRESIDENTE. Colleghi, sembra che sia necessaria una verifica tecnica all'impianto di condizionamento, come potete constatare.
Pertanto, sospendo di nuovo la seduta, che riprenderà alle 10,30.

La seduta, sospesa alle 10,06 è ripresa alle 10,35.

PRESIDENTE. Colleghi, sembra che dagli accertamenti che sono stati effettuati, non dovrebbero esserci cause nocive per la nostra salute. Riprendiamo, quindi, i nostri lavori.

Pag. 3

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la codificazione in materia di pubblica amministrazione (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 3209-bis-B) (ore 10,36).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Disposizioni per la codificazione in materia di pubblica amministrazione.
Ricordo che nella seduta di ieri, 14 settembre 2011, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3209-bis-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-B).
Avverto che, a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, non sono pubblicati gli emendamenti riferiti a parti non modificate dal Senato.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere sul testo del provvedimento, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-B).
Avverto, inoltre, che non sono stati presentati emendamenti e che, consistendo il disegno di legge in un unico articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 3209-bis-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 3209-bis-B).
Se nessuno chiede di intervenire in sede di illustrazione, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il prescritto parere.

ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3209-bis-B/1.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3209-bis-B/1, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3209-bis-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, questo disegno di legge è stato totalmente «scarnificato» rispetto alla sua originaria impostazione: è rimasto un unico articolo che delega il Governo alla redazione di un testo unico compilativo, rispetto al quale, francamente, è difficile dire un «no», perché è ormai abbastanza privo di contenuto innovativo. Pertanto, il nostro gruppo si asterrà.
Quello che, però, vogliamo sottolineare è che occorrerà molto presto fare un bilancio delle riforme amministrative, che era uno degli assi portanti di questo Governo e il cui risultato risulta, invece, abbastanza modesto, se non deludente.
È stata fatta molta propaganda su questo tema. Occorre che, invece, così come era nei propositi del Ministro della funzione pubblica, si faccia una verifica, un check, un monitoraggio, affinché il principio della verifica dei risultati si applichi effettivamente all'azione del Governo Pag. 4in materia di pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori voterà contro questo provvedimento, che troviamo sbagliato nel metodo e nel merito. Si tratta di un provvedimento dall'iter estremamente tormentato, che si è radicato nel febbraio del 2010 e che sta finendo - probabilmente, positivamente - il suo iter, ora, dopo un anno e mezzo.
Ricordo soltanto il titolo originario di questo provvedimento, che recava: disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della pubblica amministrazione con cittadini e imprese, e delega al Governo per l'emanazione della Carta dei doveri delle amministrazioni pubbliche e per la codificazione in materia di pubblica amministrazione. Era un titolo lunghissimo, con argomenti molto, molto impegnativi. Il provvedimento era composto da 30 articoli. Dopo la prima lettura alla Camera, gli articoli divennero 45. Si torna ora, in terza lettura, qui, alla Camera, dopo lo stralcio - la «scarnificazione», come diceva la collega - del Senato, con titolo e contenuti «azzoppati», con un solo articolo.
Credo che questo modo di legiferare sia assolutamente censurabile perché è disordinato; non si può fare una proposta organica prima e poi spacchettarla - come ci è stato detto dal relatore, per giustificare l'accaduto - in treni che passano di volta in volta. Troppo spesso abbiamo visto questo modo di fare nel corso della legislatura e ci siamo anche ritrovati a trattare testi che non erano stati «spurgati» di articoli che nel frattempo erano stati attaccati come vagoni a treni in transito, erano stati attaccati ad altri provvedimenti.
Credo che ci vorrebbe un po' più di rispetto, utilizzando un metodo positivo, per le attività e le prerogative del Parlamento. Si dovrebbe procedere con organicità nella presentazione dei provvedimenti, nel rispetto dei principi del nostro ordinamento, nella prosecuzione del loro esame e si dovrebbe evitare di trasferirne parti in modo disparato in altri provvedimenti. Tutto ciò in particolare se tali provvedimenti presentano carattere di urgenza perché, un'altra cosa che abbiamo visto accadere troppo spesso, è il trasferimento di proposte di legge ordinarie in decreti legge. Credo che si integri con questo metodo, con questo modo di fare, una vera e propria trascuratezza nei confronti di quelli che sono i doveri e i poteri del Parlamento.
Peraltro, ci sono anche delle cose non condivisibili nel merito. L'unico articolo del disegno di legge in titolo reca: norma di delega al Governo volta a consentire la codificazione delle disposizioni vigenti in diverse materie riguardanti la pubblica amministrazione. La formula utilizzata dall'articolo in esame prevede che uno o più decreti legislativi provvedano a raccogliere la materia indicata in appositi codici o testi unici. A tal proposito segnaliamo che la legge di semplificazione n. 229 del 2003 ha sostituito lo strumento del testo unico con quello della codificazione, mentre in questa normativa di testo unico si parla, adottando la tecnica del riassetto normativo con la quale, mediante l'adozione di decreti legislativi, si interviene su singole materie indicate allo scopo di innovare l'assetto normativo esistente. Inoltre, la legge di semplificazione e riassetto normativo n. 246 del 2005 ha introdotto un nuovo criterio rivolto al Governo con riferimento all'attività di codificazione e di riordino, ai sensi del quale, ogni qualvolta si procede ad una codificazione, deve essere realizzata anche una raccolta organica delle norme regolamentari vigenti nella materia oggetto di riassetto, e di ciò non vediamo traccia.
Infine, ravvediamo come criticità il fatto che l'oggetto della delega consenta al Governo il coordinamento non solo formale ma anche sostanziale del testo delle disposizioni vigenti configurando una delega molto vicina ad essere una delega in Pag. 5bianco. Anche questo rappresenta un modo di legiferare censurabile che abbiamo visto troppe volte venire utilizzato in questa legislatura.
Si delega il Governo inoltre a modificare le disposizioni vigenti per garantire la coerenza giuridica, logica e sistematica della normativa e a risolvere eventuali anomalie e discrasie tenendo conto dei consolidati orientamenti giurisprudenziali. Il Governo, in assenza di modifica costituzionale, di fatto si appropria del potere legislativo in quanto sembrerebbe poter risolvere le eventuali antinomie e discrasie, in assenza di univoca giurisprudenza, procedendo per interpretazione autentica. Ciò non può essere. Sorge il dubbio che non si possa procedere a risolvere le anomalie e le discrasie ove non vi sia una giurisprudenza consolidata o in presenza di orientamenti non uniformi da parte degli organi giurisdizionali. Peraltro, anche il concetto di coerenza giuridica posta a motivo dell'intervento modificativo della normativa vigente da parte del Governo è censurabile, perché la formula corretta e usuale dovrebbe essere soltanto la coerenza logica e sistematica.
Per tutti questi motivi, pertanto, il mio gruppo dell'Italia dei Valori voterà contro questo disegno di legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.

GIORGIO CONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, cercherò di argomentare brevemente il voto di Futuro e Libertà per il Terzo Polo in ordine a questo disegno di legge che reca, come è stato anticipato da chi mi ha preceduto, una norma di delega al Governo per consentire la codificazione delle disposizioni vigenti in diverse materie riguardanti proprio la pubblica amministrazione. È bene evidenziare che siamo al termine di un iter parlamentare complesso in seguito al quale la struttura originaria del disegno di legge, composta da 30 articoli, si è ridotta a uno solo.
Per ciò che attiene all'oggetto, ossia la codificazione di norme in materia di pubblica amministrazione, occorre aver presente che esso si inserisce in una generale tendenza alla semplificazione amministrativa, emersa negli ultimi vent'anni. Bisogna ricordare al Parlamento che questo disegno di legge è soltanto l'ultimo e, dunque, il più recente di numerosi interventi di semplificazione che si sono succeduti a partire dalla legge n. 59 del 1997, meglio nota come legge «Bassanini uno».
Con l'espressione semplificazione amministrativa si vuole indicare il processo di cambiamento delle procedure in vigore nella pubblica amministrazione, in modo da renderla più efficiente, trasparente e vicina sia ai cittadini sia alle imprese. Mi sembra del tutto evidente che liberare il sistema produttivo, in particolare quello della piccola e media impresa (un settore strategico e determinante nel nostro tessuto sociale, purtroppo notevolmente colpito anche dall'attuale crisi economica), da lacci, lacciuoli e inutili procedure, che limitano non solo la loro competitività ma anche il rilancio del Paese e penalizzano gli investitori internazionali, è oggi non solo un'esigenza ma un'urgente necessità. Tali procedure, infatti, si inseriscono nel solco della liberalizzazione di risorse utili, peraltro già originariamente stimolata dall'Unione europea che, seppur conscia delle difficoltà della formulazione di un codice di diritto amministrativo comunitario, preme, da molti anni, per una maggiore armonizzazione e semplificazione amministrativa degli apparati burocratici dei diversi Paesi membri.
L'esasperata attenzione alle procedure ha costituito il limite di un vecchio modello burocratico che, in effetti, presentava una miopia rispetto agli obiettivi che l'ente o, più in generale, la pubblica amministrazione si prefissava. Considerata la propensione verso un modello di new public management e, dunque, un approccio sempre più affine allo snellimento, all'efficienza e alla qualità, diventa determinante, per le pubbliche amministrazioni, muoversi verso una minuziosa riduzione sia delle procedure sia degli sprechi. Pag. 6
In questo contesto può essere utile anche l'implementazione di tecnologie informatiche preoccupandosi, però, di responsabilizzare e motivare tutto il personale addetto agli uffici, al fine di ottenere risultati non solo formali ma anche sostanziali. Tramite la semplificazione amministrativa si deve, infatti, ottenere un servizio più efficiente, con lo scopo di garantire una maggiore soddisfazione del cittadino-utente.
Con l'approvazione di questo disegno di legge la pubblica amministrazione italiana si doterà, quindi, di un codice, che raccoglierà le norme relative ai principi generali delle amministrazioni pubbliche, un testo onnicomprensivo delle disposizioni legislative e dei regolamenti in materia di documentazione amministrativa. Sarà così possibile, per tutti coloro i quali dovranno interfacciarsi con la pubblica amministrazione, avere, in un solo testo organico, tutte le norme che servono a regolare e disciplinare i rapporti degli utenti con la pubblica amministrazione. Questo rappresenta senza dubbio uno dei traguardi, tra i tanti necessari, per correggere l'elefantiaco impianto burocratico italiano, con il duplice obiettivo di semplificare i rapporti dei cittadini con la pubblica amministrazione e porre le premesse affinché una reale riduzione del costo delle pubbliche amministrazioni sia finalmente possibile, soprattutto in un contesto come quello attuale.
Naturalmente queste norme dovranno trovare piena attuazione e realizzazione da parte della pubblica amministrazione stessa che, mediante i propri dirigenti e funzionari, dovrà favorirne l'attuazione evitando o, quanto meno, riducendo quelle resistenze che possono, in qualche modo, rallentare il processo di semplificazione che con tale disegno di legge ci si prefigge.
Pertanto, come ho già anticipato, il voto di Futuro e Libertà per il Terzo Polo su questo provvedimento, rappresentando il codice uno strumento di grande utilità per tutti, sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il gruppo dell'Unione di Centro esprimerà, al termine dell'esame, un voto di astensione su questo provvedimento e le ragioni sono presto dette. Altri colleghi hanno evidenziato il percorso accidentato che ha portato questo provvedimento legislativo a una riduzione, o meglio ad una semplificazione, passando da quarantaquattro articoli ad uno. Questo percorso è figlio di una confusione che abbiamo visto anche nella manovra economica ed in altri settori dell'attività di Governo. Infatti il testo originale conteneva norme di semplificazione, che andavano dagli sportelli per le imprese alla nautica da diporto all'agricoltura, insomma un modo di intendere le politiche per la semplificazione che è naufragato con l'esame del Senato ed è stato «rispacchettato». Si tratta di un modo di procedere che non ci piace e che non è utile.
Resta ora un articolo unico contenente una delega per la codificazione di alcune delle principali leggi amministrative: la legge n. 241 del 1990 e successive modifiche - legge giustamente di principi generali per tutte le pubbliche amministrazioni -, il Testo unico in materia di documentazione amministrativa, il decreto legislativo n. 165 del 2001 sull'ordinamento del lavoro pubblico e la cosiddetta riforma Brunetta sulla produttività della pubblica amministrazione.
Noi siamo tendenzialmente favorevoli a tutte le operazioni di codificazione e a testi unici che possono portare ad una maggiore semplificazione e dunque questo articolo di legge - sia pure così pasticciato - è comunque figlio di uno sforzo generoso che va nella direzione giusta.
Tuttavia, non possiamo non rilevare altri problemi nel solo articolo residuo. Innanzitutto, si tratta di un testo confuso e senza ambizione, che non si confronta con i temi veri della semplificazione e anche della complicazione amministrativa, figlia questa di un federalismo disordinato. Pag. 7
In secondo luogo, questo articolo conferisce una delega al Governo a redigere su questi grandi leggi testi unici o codici, ma noi sappiamo che c'è una certa differenza tra codici e testi unici: i testi unici possono essere innovativi - cioè uno strumento per rinnovare la legislazione - o solo compilativi; questi dubbi non sono affatto sciolti. Inoltre, si dà delega al Governo a codificare nelle materie di cui queste leggi si occupano e quindi non si restringe con precisione l'oggetto della delega quanto al contenuto solo alle quattro grandi leggi citate, ma alle materie di cui esse si occupano, con ciò introducendo una delega sostanzialmente poco precisa o anche in bianco.
Inoltre, il decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000 in materia di documentazione amministrativa reca norme sia legislative che regolamentari ed è chiaro che questo ibrido non giova alla chiarezza perché, per quanto riguarda la compilazione di codici regolamentari, non vi è bisogno di alcuna delega, ma è compito ordinario del Governo.
Ancora, la lettera d) del comma 2 si riferisce ad una delega che dovrebbe risolvere anche le antinomie e le incongruenze legislative. Altri colleghi hanno sottolineato questo punto, che è stato evidenziato anche nella nota del Servizio studi perché è un dato oggettivo sul quale si è confrontato anche il Senato: pensare di fare una codificazione sostanzialmente riorganizzativa della materia, conferendo una delega ad eliminare incongruenze legislative francamente sembra introdurre qualcosa di similare ad una delega in bianco, che non è accettabile.
Inoltre nel procedimento di revisione della materia della semplificazione amministrativa, in merito ai decreti legislativi sottoposti al parere della Commissione parlamentare per la semplificazione e di altri organi dello Stato, il testo pur nella sua brevità contiene davvero un errore, perché si dovrebbe parlare non di decreti legislativi sottoposti a pareri e a termini procedimentali riformulati ma di schemi di decreti legislativi.
Per tutte queste ragioni noi esprimeremo un voto di astensione, ma anche un auspicio. Il nostro auspicio, onorevoli colleghi, il nostro sogno ad occhi aperti è ormai noto anche agli italiani: vorremmo ritrovare il coraggio di una politica unita sulle grandi scelte e la pubblica amministrazione dovrebbe far parte di una politica condivisa, stabile. La pubblica amministrazione non può essere né di destra né di sinistra. Non è un caso che le grandi riforme amministrative siano nate sotto l'impulso dell'emergenza nei primi anni Novanta, con il Governo Andreotti, la legge 7 agosto 1990, n. 241, i principi di semplificazione, di certezza nell'esprimere il provvedimento, termini certi e determinati, gli istituti della partecipazione, della trasparenza, dell'accesso agli atti necessari per la democrazia amministrativa, la negoziazione pubblico-privato, tutti i principi che rendono più efficiente, più partecipata e più autorevole la pubblica amministrazione che deve occuparsi possibilmente di meno cose in base al principio di sussidiarietà, lasciandole alla società, anche attraverso le formule della denuncia di inizio attività certificata e dell'assunzione di responsabilità da parte dei privati, ma quando si occupa delle proprie funzioni deve essere autorevole e utile al Paese perché non si può rinunciare alle pubbliche amministrazioni.
Francamente dovremmo sì tornare a quei principi, compreso quello della separazione tra politica e gestione amministrativa, la cui mancata applicazione è fonte di corruzione, di invasione spesso clientelare e fonte di inefficienza, tutti temi che generano costi enormi al Paese, decine e decine di miliardi - come calcolato - che incidono negativamente sui nostri conti. Non possiamo in sostanza dedicare attenzione alla pubblica amministrazione solo con tagli ingentissimi e insulti; onorevole Ministro Brunetta, gli italiani e l'Italia meritano assai di più.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

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PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, naturalmente non possiamo che accogliere positivamente questo provvedimento come positivamente si accolgono tutti i provvedimenti che tendono a semplificare, migliorare e razionalizzare la vita nel nostro Paese.
Questa norma ha avuto un percorso travagliato, è nata con molti articoli, diciamo che è un provvedimento che ha dato il buon esempio e si è semplificato nel corso delle procedure parlamentari. Quindi Ministro, siamo d'accordo nell'approvazione di questo provvedimento e che le deleghe che le vengono attribuite vengano poi effettivamente e celermente portate a termine, perché è necessario snellire tutte le procedure che bloccano le attività dell'amministrazione pubblica, ma non tanto per far lavorare meglio o con più soddisfazione - che è anche importante - i dipendenti pubblici, quanto perché da queste procedure dipende la vita delle attività lavorative private del nostro Paese e, se non facciamo in modo che queste attività vengano il più possibile accelerate e liberalizzate e che venga data la possibilità a tutti di intraprendere un'attività con meno pastoie possibili, è chiaro che anche la ripresa economica che tutti si aspettano avrà difficoltà a vedere la luce.
Vi è anche un'altra questione, però, che, dopo aver affrontato la semplificazione delle procedure amministrative, sarà necessario trattare. Dopo che avremo semplificato tutto, bisognerà domandarci: i pubblici dipendenti, nel numero in cui sono attualmente, cosa rimarranno a fare nella pubblica amministrazione?
Per fare dei piccoli esempi, che ogni tanto facciamo, non per farci voler male dalle amministrazioni del Sud: se Caravaggio, con 14 mila abitanti e 80 dipendenti, dopo l'approvazione dei suoi decreti, immagino che non possa che migliorare le performance di questi dipendenti, mi domando, a proposito di Sant'Agata di Militello, che ha sempre 14 mila abitanti, ma 240 dipendenti, cosa mai potranno fare questi dipendenti di più di quello che in teoria già dovrebbero fare, considerato il loro numero.
Signor Ministro, l'invito è quello, dopo aver semplificato le procedure e le attività lavorative dei dipendenti, di semplificare anche il numero dei dipendenti, così, forse, semplificheremo la vita di tutto il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, ho la sensazione che il collega Vanalli, l'ultimo che ha parlato, non abbia ben letto il contenuto del provvedimento che ci accingiamo a votare. Il collega Mantini, ma anche la collega Lanzillotta, hanno ben chiarito che stiamo votando oggi un provvedimento piccolo piccolo. È il risultato di un'operazione di espropriazione del provvedimento originario, che era molto ambizioso. Quello parlava di semplificazione della pubblica amministrazione, di snellimento delle procedure, di una quantità di argomenti, ma, via via, provvedimenti più veloci, firmati spesso dal Ministro Tremonti, che riguardavano la materia economico-finanziaria, hanno tolto vagoni all'ambizioso provvedimento di semplificazione, che non è più quello.
Se su 44 articoli ne resta uno solo, uno si deve interrogare come sia potuto accadere. Siamo in presenza di una sorta - lo dico con un certo pudore - di gioco delle tre carte, che in certi ambiti può avere anche un certo fascino, ma in Parlamento no.
Siamo in presenza di un Governo che ha l'ambizione di presentare un collegato alla manovra finanziaria nel 2010, che poi, via via, si vede ridotto ad una norma, come dicevo, piccola piccola, che contiene una delega, tra l'altro scritta male. È come dire: tu volevi fare tante cose, non te le hanno fatto fare e poi ti fanno fare una delega per riscriverle, tra l'altro senza neppure dei contenuti innovativi. Quindi, è una delega che è una sorta di compilazione di norme in materia amministrativa. Il Comitato per la legislazione, che di deleghe se ne intende, ha detto che questa delega non va bene così. Pag. 9
Tra l'altro, al Senato, dopo avere tolto quasi tutto di questo provvedimento, hanno anche pensato bene di correggere la delega: era di 24 mesi, ma l'hanno ridotta a 12; riguardava il codice dell'amministrazione digitale, che è una misura molto seria, e hanno detto che di questo non se ne deve occupare. Poi, sostanzialmente, è rimasto un elenco di alcune leggi, ma vi abbiamo detto che non si fanno così le deleghe per le codificazioni, perché non si possono elencare le leggi nelle deleghe. Infatti, la Costituzione non prevede questo, ma prescrive che si debbano indicare le materie ed in questo caso le materie sono soltanto indicate indirettamente.
Mi interrogo: gli interventi precedenti di coloro i quali dichiarano l'astensione sono coerenti con le critiche che li caratterizzano.
Certo, questo è un provvedimento forte, strombazzato, enfatizzato, tradotto in slogan roboanti e in dichiarazioni pompose, tutte cose che il Ministro Brunetta ha fatto, non sempre con successo. Dal momento in cui tutto questo ambizioso progetto si riduce ad una delega fatta male, diventa difficile ascoltare l'intervento del collega Mantini così ben argomentato, che si conclude però con una dichiarazione di astensione.
Ieri, in sede di discussione sulle linee generali, il collega Oriano Giovanelli ha detto che non abbiamo bisogno tanto di codificare in questa materia, anche con riferimento all'accesso agli atti, alla trasparenza, alla documentazione amministrativa, all'ordinamento del lavoro pubblico, ma abbiamo bisogno di un'altra cosa, ossia di riformare la materia del lavoro pubblico, il tema della documentazione amministrativa, della trasparenza, dell'accesso agli atti per renderlo incisivo e aderente ai tempi. Non vi è traccia di tutto questo nel provvedimento in esame che è privo di qualsiasi ambizione. Guardate a che punto siamo arrivati dopo i grandi proclami: un provvedimento piccolo piccolo, privo di qualsiasi ambizione. Un lavoro non ambizioso e anche sciatto.
Allora, di fronte a tutto ciò, siamo qui a compiere un rito, stiamo votando un provvedimento, anzi, quello che è rimasto di un provvedimento, direi un piccolo monumento, un certificato all'incapacità del Governo di riformare la pubblica amministrazione. È rimasto qualcosa che possono fare dei tecnici, che si può fare con il computer o attraverso normattiva e Internet.
Se questo è quello che rimane di questo ambizioso programma, abbiamo il dovere non solo di farlo capire a chi ci ascolta, ma anche di dire un «no» secco a questo pasticciato modo di procedere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, trovo singolare la chiosa del collega Zaccaria nella dichiarazione di voto sul provvedimento in esame se non altro perché questo disegno di legge è vero che è composto da un solo articolo che contiene una delega, peraltro molto importante, ma non è certamente l'unica iniziativa che il Governo ha realizzato in tema di pubblica amministrazione. È l'ultimo tassello, portato avanti, fin qui, con impegno e costanza dal Ministro Brunetta e dal Governo intero, in un quadro generale di riforma, diremmo quasi di rivoluzione, della pubblica amministrazione.
Si tratta di una pubblica amministrazione, anzi, più correttamente, di pubbliche amministrazioni, che in questo Paese contano una quantità di persone coinvolte nel pubblico impiego che supera tre milioni e mezzo di unità che, quindi, in una fase di questo genere, con la situazione economica che conosciamo, un Governo responsabile ha il dovere di mettere in campo in tutta la loro efficienza. Una pubblica amministrazione ha il dovere di funzionare bene, anche secondo il principio della premialità che, grazie a questo Governo, è stata inserita; si tratta di una premialità del merito, di un'incentivazione dei comportamenti virtuosi con una censura forte di quelli viziosi, come l'assenteismo e il fannullismo, e di tutti quegli Pag. 10elementi che sappiamo essere stati i mali del nostro pubblico impiego. Quindi, credo che il provvedimento in esame sia un tassello che si aggiunge a questo percorso e che non possa essere considerato l'unico elemento posto in campo dal Governo.
Abbiamo già affrontato, con il decreto legislativo n. 150 del 2009, la prima grande, vera, riforma nel merito della pubblica amministrazione in questo Paese. Oggi ci troviamo ad affrontare un provvedimento che, è vero, come detto ieri in sede di discussione sulle linee generali ricordando il suo iter, contiene l'articolo rimanente di un disegno di legge collegato che aveva inizialmente molti più articoli, ma è anche vero che questi articoli, collega Zaccaria, non si sono persi per strada.
Sono finiti in parte in un provvedimento che attualmente è all'attenzione dell'altro ramo del Parlamento e che ci auguriamo venga approvato in tempi brevi; altri articoli, inizialmente inseriti in questo provvedimento, sono stati stralciati, ma inseriti nel cosiddetto decreto sviluppo e in altri decreti-legge e quindi sono attualmente legge dello Stato.
Il provvedimento al nostro esame contiene la delega al Governo a realizzare entro dodici mesi testi unici e codici che riguardano le materie centrali del nostro diritto amministrativo e delle nostre leggi sulla pubblica amministrazione, vale a dire le norme sul procedimento amministrativo e sull'accesso ai documenti amministrativi (legge n. 241 del 1990 per l'appunto) e su quanto attiene alla documentazione amministrativa; la materia del decreto legislativo n. 165 del 2001 - quindi tutta la disciplina del pubblico impiego - ed infine la materia che interessa il decreto legislativo n. 150 del 2009, la cosiddetta riforma Brunetta. Si dà mandato al Governo di esercitare entro dodici mesi questa delega attraverso non un semplice coordinamento formale di queste norme, ma attraverso l'organizzazione omogenea per materie, l'eliminazione delle norme confliggenti e delle antinomie, l'abrogazione implicita o esplicita di alcune di queste norme ed un meccanismo sostanziale di semplificazione.
Io credo sia un passaggio importante, l'ultimo in ordine di tempo, ma anche risolutivo di un percorso che punta - in questo senso c'è stato un investimento anche politico da parte del Governo - ad una semplificazione che renda la nostra pubblica amministrazione ancora più fruibile in maniera semplice e chiara da parte di coloro che, con la pubblica amministrazione e con il servizio di pubblica amministrazione, hanno a che fare, cioè i cittadini, le imprese e i soggetti che si relazionano costantemente, puntualmente e quotidianamente con le pubbliche amministrazioni, che sono il biglietto da visita dello Stato nei confronti del cittadino e che devono essere a disposizione del cittadino stesso e lo devono essere in una maniera facile, semplice e chiara.
Tale è l'obiettivo di questa norma. Per questo credo sia una norma tutt'altro che priva di ambizione, per questo ringrazio il Ministro Brunetta ed il sottosegretario Augello, che ha seguito con attenzione i lavori relativi a questo disegno di legge collegato, e per questo dichiaro il voto favorevole del gruppo PdL (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

ANDREA ORSINI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, è un ringraziamento non formale che voglio rivolgere prima di tutto ai funzionari della I Commissione e della Camera, che hanno seguito con la consueta professionalità e dedizione questo provvedimento nel suo lungo iter, un ringraziamento al Governo, nella persona del Ministro Brunetta e del sottosegretario Augello, che sono stati preziosi interlocutori in tutta la gestione di questa non breve procedura, ed un ringraziamento al presidente ed a tutti i componenti della I Commissione, prima di tutto a quelli dell'opposizione e poi naturalmente a quelli della maggioranza. Pag. 11
Tengo a sottolineare che il lavoro parlamentare, quando viene svolto in questo modo e con questo spirito costruttivo, consente di trovare, come oggi, delle positive convergenze, che vanno al di là degli schieramenti e al di là delle legittime e, anzi, doverose differenze di opinione politica, che in democrazia sono fondamentali.
Sulle questioni serie si può, però, lavorare seriamente ed il fatto che oggi si giunga ad un voto, che va al di là della contrapposizione maggioranza-opposizione, è un dato - io credo - positivo per il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3209-bis-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3209-bis-B, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa, onorevole Esposito, onorevole Morassut, onorevole Cesa... Vi aspettiamo... Onorevole Codurelli... sta votando, onorevole Gasbarra, onorevole Cambursano, onorevole Casini, onorevole Occhiuto, onorevole Galati, onorevole Galletti, onorevole Colaninno, ancora l'onorevole Galati... Aspettiamo l'onorevole Galati... Ha votato. I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Disposizioni per la codificazione in materia di pubblica amministrazione (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (3209-bis-B):

Presenti 499
Votanti 459
Astenuti 40
Maggioranza 230
Hanno votato 259
Hanno votato no 200

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Saglia ed altri; Bordo; Froner ed altri; Vignali e Carlucci: Commercializzazione del metano per autotrazione (A.C. 2172-1016-2843-3117-A) (ore 11,19).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge Saglia ed altri; Bordo; Froner ed altri; Vignali e Carlucci: Commercializzazione del metano per autotrazione.
Ricordo che nella seduta del 14 settembre 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89 del Regolamento, l'emendamento Zamparutti 4.22, non previamente presentato in Commissione, relativo alla realizzazione di studi di fattibilità e progetti pilota per l'approvvigionamento di gas naturale liquefatto per la propulsione navale, laddove il provvedimento reca incentivi relativi al solo settore dell'autotrazione.

(Esame degli articoli - A.C. 2172-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 2172-A ed abbinate).

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2172-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2172-A ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative. Pag. 12
Passiamo dunque ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Codurelli... I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 486
Maggioranza 244
Hanno votato
485
Hanno votato
no 1).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2172-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2172 - A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALBERTO TORAZZI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Froner 2.20.

PRESIDENTE. Il Governo?

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Froner 2.20, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Strizzolo, onorevole Codurelli, onorevole Alessandri, onorevole Astore, onorevole Federico Testa, onorevole Laboccetta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 489
Maggioranza 245
Hanno votato
489).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cirielli, onorevole Strizzolo, onorevole D'Anna, onorevole Zeller, onorevole Guzzanti, onorevole Gasbarra, onorevole Nirenstein...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 489
Maggioranza 245
Hanno votato
489).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2172-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2172-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALBERTO TORAZZI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Cimadoro 3.20.

PRESIDENTE. Il Governo?

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

Pag. 13

PRESIDENTE. Sta bene. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Cimadoro 3.20 formulato dal relatore.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, è vero che questo articolo concerne la sicurezza, ed è la ragione forse per la quale la Commissione, il relatore e la maggioranza hanno ritenuto superfluo aggiungere la competenza del Ministro dell'economia e delle finanze ai fini dell'espressione del parere. Non c'era niente di impegnativo. Considerato che si parlava anche di accise, tra le quali rientra anche il metano, sicuramente anche questo carburante poteva essere ricompreso.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro dell'emendamento Cimadoro 3.20 formulato dal relatore. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 3.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Grassi, onorevole Gnecchi, onorevole D'Anna, onorevole Cesa, onorevole Goisis, onorevole Lusetti, onorevole Iannarilli, onorevole Cesario...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 491
Votanti 257
Astenuti 234
Maggioranza 129
Hanno votato
16
Hanno votato
no 241).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Tanoni, Trappolino, Iannuzzi, Leo, Carlucci, Buonanno, Lolli, Pugliese...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 487
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato
487).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 2172-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2172-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALBERTO TORAZZI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Froner 4.1, Cimadoro 4.20 e 4.21 e Zamparutti 4.23.

PRESIDENTE. Il Governo?

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Froner 4.1.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Froner 4.1 formulato dal relatore.

LAURA FRONER. Signor Presidente, volevo ribadire l'importanza e la rilevanza di questo emendamento su cui chiediamo il voto comunque, nonostante il parere contrario del relatore e del Governo, perché riteniamo importante promuovere la realizzazione di impianti specializzati di distribuzione del metano per le pubbliche Pag. 14amministrazioni e le aziende municipalizzate al fine di favorire la diffusione di veicoli a metano e a biometano. Non aderiamo, quindi, all'invito al ritiro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, anche noi mettiamo al voto la nostra richiesta che non vorremmo sottoporre anche perché, quando si istituisce la Cassa per la gestione del metano per autotrazione presso il Mise, ora vi è scritto che ha costo zero, ma, probabilmente, domani potrebbe diventare un carrozzone che dobbiamo mantenere di nuovo. Abbiamo già delle spese in eccesso per cui credo sia un atto non dovuto e potremmo anche rinunciarci, solo per accontentare probabilmente qualcuno. Nell'emendamento a mia prima firma 4.21, invece, chiedevamo un aumento del fondo dei 50 milioni. Tutto qui.

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, stiamo parlando dell'emendamento Froner 4.1, in caso chiede la parola dopo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Froner 4.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Meloni, Sanga, Ghizzoni, Rossomando, Malgieri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 491
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato
247
Hanno votato
no 244).

Prendo atto che la deputata Ghizzoni ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Cimadoro 4.20 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 4.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha dato parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Laboccetta... prego, presidente Reguzzoni... onorevole Cicchitto... onorevole Giorgetti, però...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 499
Maggioranza 250
Hanno votato
249
Hanno votato
no 250).

Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Cimadoro 4.21 formulato dal relatore.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, siamo alle solite: abbiamo provvedimenti in Commissione ormai da due o tre anni e ogni volta che proponiamo una spesa di un centesimo la Commissione Bilancio dice di no. È inutile che ci fate lavorare per degli anni per cercare di portare a casa qualcosa. Chiediamo soltanto un piccolo sforzo per avere un contributo che va a beneficio di tutti, che va a beneficio della comunità, che va a beneficio dell'ambiente: una piccola risorsa in più per dare la possibilità a questa legge di poter camminare. Altrimenti siamo al punto di partenza ma non possono le Commissioni essere sempre sotto scacco della Commissione Bilancio su tutti i provvedimenti.

Pag. 15

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 4.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Laboccetta... onorevole Moles... onorevole Sardelli... onorevole Scilipoti... onorevole Traversa... onorevole Mazzuca... onorevole Leo... onorevole Scilipoti... onorevole Galletti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 272
Astenuti 228
Maggioranza 137
Hanno votato
21
Hanno votato
no 251).

Passiamo all'emendamento Zamparutti 4.23. Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Zamparutti 4.23 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zamparutti 4.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha dato parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti... onorevole Sardelli... onorevole Bonanno... onorevole Murer... onorevole Cosentino... onorevole Leo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 272
Astenuti 225
Maggioranza 137
Hanno votato
23
Hanno votato
no 249).
Prendo atto che il deputato Pini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sardelli... onorevole Scilipoti... onorevole Guzzanti... onorevole Saglia... onorevole D'Anna... onorevole Cesareo... onorevole Leo... onorevole Galletti... onorevole Stracquadanio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 498
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato
496
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Pini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 2172-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2172-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALBERTO TORAZZI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Froner 5.1 e sugli articoli aggiuntivi Cimadoro 5.020 e Cimadoro 5.021.

PRESIDENTE. Il Governo?

Pag. 16

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Froner 5.1 formulato dal relatore.

LAURA FRONER. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento 5.1.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Grassi? Onorevole Sardelli? Onorevole Mondello?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato
490
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Cimadoro 5.020.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Cimadoro 5.020 formulato dal relatore.

GABRIELE CIMADORO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, siamo alle solite: noi chiediamo qualche contributo in più, questo Governo ha chiuso le casse e noi purtroppo dobbiamo registrare che non c'è alcuna possibilità. In altre parole, formalmente approviamo una legge che probabilmente domani non avrà le gambe per poter camminare, questo è quanto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Cimadoro 5.020, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Strizzolo? Onorevole Saltamartini? Onorevole D'Anna? Onorevole Lussana? Onorevole Cosenza? Onorevole Capodicasa?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 271
Astenuti 230
Maggioranza 136
Hanno votato
18
Hanno votato
no 253).

Passiamo all'articolo aggiuntivo Cimadoro 5.021.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Cimadoro 5.021 formulato dal relatore.

GABRIELE CIMADORO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, intervengo non per creare disagio, ma per far capire che stiamo mandando a casa proposte emendative e possibilità che probabilmente potrebbero essere anche utili al Paese. Abbiamo delle difficoltà soprattutto su alcuni territori regionali, Sardegna e Campania per esempio, dove non esistono impianti: in Sardegna assolutamente Pag. 17neanche uno, in Campania uno o due, addirittura solo due pompe. Chiedevamo per questo la possibilità di qualche soldo in più. Tutto qui, ma se ci dite di no va bene uguale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Cimadoro 5.021, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca? Onorevole Lussana? Onorevole Martella? Onorevole Moles?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 271
Astenuti 228
Maggioranza 136
Hanno votato
22
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che l'onorevole Pes non è riuscita a votare.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Borghesi 5.022.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Borghesi 5.022, formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Borghesi 5.022, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mondello... onorevole Miotto... onorevole Mazzuca... onorevole Scanderebech... onorevole Dionisi... onorevole Goisis... hanno votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 273
Astenuti 223
Maggioranza 137
Hanno votato
22
Hanno votato
no 251).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 2172-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 al quale non sono state presentate proposte emendative (vedi allegato A - A.C. 2172-A ed abbinate).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Barani... onorevole Cassinelli... hanno votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 492
Astenuti 4
Maggioranza 247
Hanno votato
489
Hanno votato
no 3).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2172-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2172-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, chiedo al rappresentante del Governo di esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

Pag. 18

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo accetta gli ordini del giorno Di Stanislao n. 9/2172-A/1, Allasia n. 9/2172-A/2 e Maggioni n. 9/2172-A/3.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Di Stanislao n. 9/2172-A/1, Allasia n. 9/2172-A/2 e Maggioni n. 9/2172-A/3, accettati dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2172-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, si tratta di un provvedimento su cui la Commissione ha lavorato per due anni: ha partorito un topolino, ma speriamo che abbia le gambe per poter camminare e fare, quantomeno, i primi passi.
A fronte della difficoltà, questo lavoro parte qualche anno fa, ha lo scopo di dare un contributo all'ambiente... solo che... signor Presidente...

PRESIDENTE. Richiamo i colleghi ad uscire in silenzio dall'Aula e a consentire all'onorevole Cimadoro di svolgere il suo intervento. Al tempo stesso, prego l'onorevole Cimadoro di non pretendere l'ascolto totale da parte dell'Assemblea.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, quello che segnalo è l'allegria eccessiva di quest'Aula!

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Cimadoro. Prego, prosegua con il suo intervento.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, questo provvedimento ha la pretesa di risolvere parecchi problemi. È un provvedimento che doveva essere portato in Aula probabilmente già da tempo. L'attenzione che dobbiamo dare ad esso è così sintetizzata: alla fine, il Governo ci ha messo poco e il risultato è, purtroppo, minimo.
Questo provvedimento è diretto ad incentivare soprattutto le grandi aree metropolitane, che sono sempre a rischio di superamento dei valori e dei limiti di inquinamento: ricordo l'allarme relativo all'inquinamento sulle autostrade e nei grandi centri di traffico. Pertanto, è necessario incentivare questo carburante, perché, ormai, abbiamo attribuito al metano la definizione di carburante, ed è anche questo un provvedimento significativo.
Il metano nasce ecologico, non si ottiene con processi di raffinazione, non necessita del trasporto con autocisterne, ha un elevato contenuto energetico, brucia nella camera di combustione senza lasciare depositi, è sicuro in termini di affidabilità e volatilità, tra i carburanti è quello con minori emissioni nocive e, a parità di chilometri di percorso, risulta particolarmente economico. Già queste caratteristiche basterebbero a giustificare il lavoro che è stato fatto, con conseguenze positive.
L'indicazione iniziale era quella di rispettare comunque gli stessi carburanti che già esistevano, per cui le indicazioni che dovevamo dare rispetto al GPL, che ha probabilmente le stesse emissioni o nessuna emissione, e i costi del metano, dunque dovevamo rispettare questa caratteristica. Vero è che il metano - oggi carburante - ha un vantaggio rispetto a tutti gli altri carburanti: ha una rete di distribuzione nazionale diffusa su quasi tutto il territorio, per cui non vi è il trasporto, non c'è pericolo ed ha una facilità di manutenzione importantissima.
Oggi nel comparto del metano - e l'Italia, in questo settore, è leader mondiale anche negli impianti del GPL: pure in questo settore siamo leader mondiali - abbiamo addetti pari a 10 mila persone, un fatturato di 1.600 milioni di euro e, Pag. 19purtroppo, un numero di veicoli che corrisponde all'1 per cento. Credo che sia una percentuale bassissima ed è una delle ragioni per cui speriamo che si arrivi a movimentare e a crescere questa possibilità, perché è un numero minimo. Per quanto riguarda le aziende di trasporto pubblico: 50 città italiane gestiscono giornalmente 2 mila autobus a metano: già questo potrebbe essere un risultato.
L'incentivazione all'impiego del metano per autotrazione è prevista nel testo per il suo ridotto impatto ambientale e sicurezza intrinseca; si riconoscono al metano per autotrazione caratteristiche merceologiche di carburante: ciò è importantissimo. Liberalizzazione dell'attività di distribuzione tramite l'abolizione del previgente regime concessionario, sostituito da un'autorizzazione comunale; liberalizzazione degli oneri alla vendita nelle stazioni di servizio dei prodotti; ristrutturazione delle reti. Abbiamo toccato tutti gli argomenti possibili. E ancora, l'autorizzazione rilasciata dal sindaco, subordinata al rispetto delle disposizioni dei piani regolatori e delle prescrizioni concernenti la sicurezza sanitaria ambientale e stradale; la tutela di beni storici e artistici.
Credo che sia un risultato importante. Potevamo fare molto di più. Il Governo non ce l'ha consentito. Tutto quello che andava sotto la forma di spesa, veniva «cassato» dalla Commissione bilancio, in quanto, non avendo disponibilità e risorse da mettere nel provvedimento, è chiaro che abbiamo avuto questo tipo di ostacolo. Potevamo fare qualcosa di più.
L'istituzione della Cassa per la gestione del metano per autotrazione presso il Ministero dello sviluppo economico, a nostro avviso, è un errore: oggi, nel provvedimento, essa è un'istituzione a costo zero, domani non lo sappiamo. La nostra paura è che diventi un «carrozzone» insormontabile e ingestibile, ma soprattutto un punto di spesa importantissimo. Noi avevamo proposto altro, con possibilità senza spesa e con lo stesso risultato, ma il risultato è stato questo. Accettiamo quello che la Commissione, congiuntamente, ha ritenuto opportuno approvare. Per cui dichiaro, già da adesso, il voto favorevole dell'Italia dei Valori al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Muro, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto. S'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo dell'Unione di Centro ed esprimere un giudizio positivo sul contenuto del provvedimento in esame, che ci auguriamo possa portare risultati positivi in termini di riduzione dell'inquinamento atmosferico, di tutela della salute, di minori costi per gli utenti e di sostegno ad un settore industriale nel quale l'Italia è leader internazionale.
Ovviamente, ciò nell'esprimere un apprezzamento per l'impostazione articolata del provvedimento, che punta da una parte all'incremento della promozione delle infrastrutture e dall'altra alla liberalizzazione delle attività di gestione degli impianti, non trascurando la tutela della sicurezza degli utenti.
Noi tutti abbiamo convenuto che con questo provvedimento si punta ad incentivare l'uso del metano per auto, che ha una specificità ambientale estremamente favorevole sia per quanto riguarda le emissioni inquinanti, sia in confronto ai combustibili tradizionali. Il comparto del metano è un comparto che in Italia attualmente impiega più di 10 mila addetti, questo è un aspetto che forse va sottolineato perché molte volte viene trascurato; oggi, il comparto industriale italiano legato al metano per autotrazione ha doti di qualità e di innovazione tali da essere riconosciuto come leader mondiale. Non traccio la storia perché è una storia che risale agli anni Cinquanta ma agli inizi degli anni Novanta il settore riprende questo suo sviluppo e si consolida grazie a quel contesto economico. Ecco, noi riteniamo Pag. 20che, in questo momento, questo forse potrebbe essere uno dei volani dello sviluppo e della ripresa economica.
Riteniamo peraltro che evitare l'utilizzo di elementi come i composti di zolfo, che sono del tutto assenti, rappresenti una garanzia per la nostra salute e per le nostre città. Altro fondamentale vantaggio del metano è che esso proviene da fonti di approvvigionamento in gran parte diverse da quelle del petrolio e questo, dal punto di vista strategico, è molto importante per la politica energetica del nostro Paese. L'Italia ha un parco di autoveicoli a metano di oltre 500 mila unità, e rappresenta il primo Paese europeo in tale contesto. Anche questa è una cosa che spesso viene taciuta.
Vogliamo anche evidenziare che un altro vincolo allo sviluppo del metano per autotrazione nel nostro Paese è la mancanza di un piano di lunga durata, che dia garanzia alle case automobilistiche e agli operatori del settore che i loro investimenti non vengano vanificati da mutamenti del quadro normativo. Questo è un invito che rivolgo al sottosegretario Saglia, che è presente, di prevedere questo tipo di impostazione, altrimenti questa è una goccia nel mare.
Per incentivare l'uso del metano riteniamo quindi necessario rendere più omogenea la distribuzione su tutto il territorio, definire incentivi duraturi per l'acquisto di auto a metano o trasformate a metano, rendere stabile la tassazione, semplificare l'iter burocratico per l'apertura di nuovi distributori, eliminare i vincoli giuridici che ostacolano lo sviluppo della rete e l'adozione di incentivi per nuovi punti di rifornimento.
Un'area ulteriore che dovrebbe essere coperta da un piano di lungo termine per lo sviluppo del metano è quella della ricerca. Qui vengono le dolenti note, perché purtroppo non è solo sul metano che la ricerca in questo Paese è in affanno; non c'è un provvedimento - dico: un provvedimento - posto in essere da questo Governo che tenga in minimo conto il fattore ricerca; e questa ne è l'ennesima prova. Un passo importante per noi sarebbe stanziare dei fondi ad hoc per questo tipo di ricerca. Il testo unificato sul quale, ripeto, dopo un affannoso e lunghissimo iter in Commissione, siamo riusciti a raggiungere l'unanimità, è diretto ad incentivare l'uso del metano, specie nelle grandi aree metropolitane, nelle aree a rischio di superamento dei valori limite e delle soglie d'allarme di inquinamento sulla rete autostradale.
In sintesi, il provvedimento che ci accingiamo a votare, che prevede misure per la razionalizzazione, l'incremento delle rete, l'eliminazione delle restrizioni normative e incentivi - si spera - alla ricerca, crea, a nostro avviso, le condizioni per iniziare uno sviluppo serio dell'autotrazione a metano nell'ambiente e il superamento dei principali vincoli che rallentano e ostacolano l'ampliamento della rete di distribuzione, che è una premessa indispensabile per la crescita del parco circolante a metano, con notevoli vantaggi per l'abbattimento delle emissioni inquinanti nel settore del trasporto, per la tutela dell'ambiente e per la razionalizzazione della sicurezza nei nostri approvvigionamenti dei prodotti energetici.
Pertanto, concludo preannunziando il voto favorevole dell'UdC e sottolineando, ancora una volta, che se non ci sono stanziamenti di fondi per questo tipo di ricerche il nostro Paese fa un passo avanti e tre indietro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, egregi onorevoli deputati, oggi, 15 settembre, approviamo un provvedimento importante per il Paese, un provvedimento che dà anche, nella sua propria completezza, un riconoscimento particolare allo scopritore del metano nel nostro Paese, il padano Alessandro Volta, che nel 1776 sul fiume Lambro utilizzò i primi rudimenti nella scoperta del metano. Grazie a ciò siamo riusciti oggi ad avere dei benefici da questo prodotto naturale.
Il provvedimento che ci accingiamo a votare ha come obiettivo quello di incentivare Pag. 21l'impiego del metano per l'autotrazione, non solo per il suo ridotto impatto ambientale, ma anche per la sicurezza intrinseca nel suo utilizzo, con evidenti benefici, specie nelle grandi aree metropolitane e nelle zone al limite delle soglie di allarme di inquinamento. La Commissione europea ha da tempo sottolineato come le emissioni di gas a effetto serra e l'inquinamento causato dai trasporti siano i principali ostacoli allo sviluppo sostenibile e questo provvedimento, seguendo quindi le indicazioni europee in materia di efficienza energetica, utilizzo dell'energia rinnovabile e riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, vuole essere un primo passo per la promozione e lo sviluppo dei mercati per veicoli puliti e più efficienti sul piano energetico.
Come ricordava ieri il relatore, l'onorevole Torazzi, della cui amicizia mi onoro, la strategia europea considera necessario definire un quadro politico adeguato e neutro dal punto di vista tecnologico per il settore dei veicoli convenzionali che impiegano carburanti gassosi quali metano, biogas e GPL, tale da favorire la diffusione sul mercato di vetture dotate di motori opportunamente adottati e forniti di specifici sistemi di stoccaggio, nonché la predisposizione di una rete di rifornimento sufficientemente estesa. In questo senso, il provvedimento che ci accingiamo a votare risponde ad alcuni importanti requisiti. Innanzitutto, colma un vuoto riconoscendo al metano per autotrazione la caratteristica merceologica di carburante e definendo, al contempo, le caratteristiche tecniche di prodotti quali gas naturale, metano, GPL, biometano e biometano liquido. Inoltre, contiene misure per la crescita, lo sviluppo e l'occupazione nel nostro Paese. Infatti, la catena del valore associata alla tecnologia dell'autotrazione a metano è principalmente made in Italy e, specificatamente, made in Padania, dove attualmente vi è la metà dei distributori di tutta la rete nazionale italiana.
Ieri, nella discussione sulle linee generali, alcuni stimatissimi colleghi ricordavano erroneamente alcuni dati, ma oggi vorrei ristabilire il corretto riequilibrio di cosa è oggi il metano per autotrazione nel Paese. Abbiamo pochissimi distributori in Sardegna e Sicilia e neanche uno nelle isole cosiddette minori, Linosa e Lampedusa. Così come non vi è alcun distributore in Valle d'Aosta mentre ve ne sono oltre una cinquantina nel solo Piemonte. Perché questo in Piemonte? La coscienza e la cultura locale hanno superato la politica. In Piemonte, forse per via di una cultura più metalmeccanica, si sono da sempre cercati carburanti alternativi e meno costosi.
Dato che l'offerta deve essere proporzionata alla domanda, è naturale che i maggiori produttori di tecnologia per autotrazione a metano si trovino proprio nel mio Piemonte.
Con l'approvazione di questa legge vengono estesi agli impianti di distribuzione di metano per autotrazione le disposizioni in materia di liberalizzazioni e di ristrutturazioni delle reti distributive dei carburanti. Queste misure promuovono un'economia più verde, competitiva ed efficace nell'utilizzo delle risorse, in linea con la strategia europea di decarbonizzazione nel settore dei trasporti, che prevede la riduzione delle emissioni tra l'80 e il 95 per cento entro il 2050.
Vorrei solo aggiungere una piccola parola polemica rivolta a quei colleghi che hanno sempre ribadito l'inadeguatezza del provvedimento ai tempi attuali. Oggi approviamo una legge che ha come oggetto un combustibile, anche se non rinnovabile, almeno esente da benzene, piombo e solfiti; oggi approviamo una legge che la minoranza critica sostenendo che in un periodo così critico dal punto di vista economico sarebbe necessario fare di più. Sicuramente si può fare di più: oggi proponiamo incentivi alla propulsione a metano e altri parlano di elettrico; nel passato noi parlavamo di energia nucleare e voi proponevate le energie alternative; noi proponiamo la fusione nucleare e voi vi inventate la propulsione a cultura di Star Trek.
Ma questo non è un film, è la realtà! Oggi possiamo dare un contributo per Pag. 22abbassare i consumi di carbone fossile e un aiuto economico alle famiglie, che coglieranno l'occasione che questa maggioranza e la Lega Nord gli stanno offrendo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11).

STEFANO ALLASIA. Inoltre, questo provvedimento promuove, attraverso un contributo economico, la ricerca applicativa di nuove soluzioni. Si tratta quindi di ricerca vera e reale volta ad alimentare e a promuovere l'uso del metano per autotrazione e la riduzione dei consumi e delle emissioni inquinanti, un punto di forza della tecnologia italiana.
Le disposizioni qui contenute sono assolutamente condivise e condivisibili e trovano l'appoggio anche dei produttori e distributori di veicoli a metano.
Si tratta di un provvedimento semplice e chiaro che tutti i colleghi hanno ben capito, soprattutto nella sua genuinità. Con il lavoro si è potuto migliorare il testo della legge, con obiettivi precisi ed immediati. Si tratta di un provvedimento che non altera il mercato con costosi incentivi al consumo, non proponibili nell'attuale situazione di impresa, ma che concentra le poche risorse disponibili nella promozione di ricerca e tecnologia.
Per questo, la Lega Nord esprime il proprio voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Froner. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante LAURA FRONER. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del Partito Democratico su questo provvedimento, che ha visto un lavoro costruttivo e unitario in Commissione. Si tratta di un lavoro durato un paio d'anni - non è stato un lavoro breve - che ha dovuto tener conto, purtroppo, necessariamente delle minori risorse a disposizione e quindi ha operato diversi tagli rispetto alle proposte iniziali. Di positivo tuttavia vi è stato, nel corso dell'elaborazione in Commissione, il lavoro crescente per non creare disparità tra autoveicoli a metano e GPL - dato che meritano entrambi di essere sostenuti - e un'azione di sostegno allo sviluppo del biometano da utilizzare accanto al metano.
L'impiego del metano per autotrazione non è, peraltro, un fenomeno recente, ma risale agli anni Trenta e si è sviluppato discretamente fino agli anni Cinquanta quando l'alimentazione a benzina si è fermata indiscutibilmente. Tuttavia, in questi anni, con il consolidarsi della coscienza ecologica e la crescente attenzione al contenimento delle emissioni degli autoveicoli, il metano è ritornato a godere di maggiore considerazione da parte delle industrie e dei consumatori e viene considerato il più ecologico tra i carburanti attualmente disponibili.
Come hanno già rilevato i colleghi intervenuti in sede di discussione sulle linee generali, un'auto alimentata a metano risulta ambientalmente preferibile rispetto ad un'autovettura a benzina perché produce il 18 per cento in meno di CO2, il 72 per cento in meno di ossido di azoto, il 75 per cento in meno di monossido di carbonio, l'82 per cento in meno di idrocarburi incombusti e l'88 per cento in meno di ozono. Ma l'uso del metano per autotrazione ha molti altri vantaggi: offre condizioni di sicurezza superiori rispetto agli altri carburanti.
Com'è noto è contenuto in appositi serbatoi ad una pressione di esercizio di 200 bar, serbatoi che sono però collaudati a una pressione di 300 bar e che sono progettati per resistere ad una pressione di almeno 450 bar. Il gas metano inoltre, essendo fornito principalmente attraverso un'estesa rete di metanodotti, non richiede, se non in alcuni casi, il trasporto con automezzi pesanti, limitando fortemente il rischio quindi di incidenti sulle strade e annullando totalmente il rischio di mancato approvvigionamento dei distributori. Infine, come ho detto, dato che in Italia il gas metano viene utilizzato come carburante fin dai primi anni Trenta, è una soluzione ormai collaudata e sicura. Pag. 23
Tra gli altri vantaggi ricordo che è importante per la politica energetica del nostro Paese perché proviene da fonti di approvvigionamento in gran parte diverse da quelle del petrolio ed è conveniente per l'automobilista perché in base ad una valutazione che risale al 2009 - anno in cui in questa legislatura si sono iniziate a presentare proposte di legge su questo argomento - con 10 euro di carburante si potevano percorrere 77 chilometri con un'auto a benzina, 104 con un'auto a gasolio, 136 con un'auto a GPL e 187 con un'auto a metano.
Ricordo l'interesse crescente da parte dell'industria e mi riferisco sia alle case automobilistiche che producono automezzi a metano sia alle numerose piccole e medie aziende che fanno parte della filiera, tra le quali meritano di essere citate le tante imprese anche artigianali che intervengono anche per la trasformazione successiva dei mezzi.
Un altro contributo notevole allo sviluppo dell'autotrazione a metano negli ultimi dieci anni è stato dato dal definitivo riconoscimento, come dicevo, del valore ecologico del metano, con l'esenzione di questi veicoli dalle chiusure al traffico e dai blocchi temporanei della circolazione per contenere l'inquinamento, nonché da una politica fiscale favorevole da parte del Governo.
Nonostante tutte queste considerazioni positive, andavano rilevati e rimossi gli ostacoli che ancora impediscono la diffusione e l'ulteriore sviluppo dell'autotrazione a metano, ostacoli che hanno motivato prima le varie proposte di legge presentate dai gruppi politici di maggioranza e di opposizione poi la scelta convinta e unanime di portare all'approvazione del Parlamento un testo unificato. Ricordo solo che tra i limiti riscontrati il più rilevante è quello rappresentato dalla rete di distribuzione assolutamente disomogenea sul territorio nazionale, disomogenea sia per ragioni tecniche che per ragioni economiche. Sul piano tecnico vi erano e vi sono ancora troppi vincoli giuridici mentre su quello economico assistiamo al classico fenomeno del cane che si morde la coda.
Ricordo che su circa 24.500 distributori solo 730 sono a metano, sempre con riferimento ai dati del 2009. I nuovi distributori dovrebbero essere ovviamente localizzati nelle aree meno coperte ma in queste aree manca un parco circolante a metano in grado di offrire ai nuovi punti di distribuzione la possibilità di realizzare fin dall'inizio un giro di affari sufficientemente remunerativo.
Sappiamo che il problema del potenziamento della rete di distribuzione è essenziale se si intende portare avanti una politica che consenta di valorizzare appieno le potenzialità del metano che, come ho detto, oltre ad essere il carburante più ecologico tra quelli attualmente disponibili, è anche un ponte verso l'utilizzazione di carburanti ancora più puliti come l'idrogeno. Ma oltre al potenziamento della rete occorre che la diffusione del metano trovi un quadro normativo stabile, quanto meno nel medio termine, per offrire ragionevoli garanzie sia agli operatori che investono nella rete di distribuzione sia alle case automobilistiche che investono nelle auto a metano sia agli automobilisti che decidono di acquistare una vettura a metano.
Riassumendo quindi e valutando positivamente il lavoro fatto in Commissione, ribadisco il nostro voto favorevole a questa proposta di legge nella speranza che gli attuali progetti di legge all'attenzione della nostra Commissione che riguardano altri sistemi di alimentazione delle autovetture sempre rispettosi dell'ambiente e il più possibile quindi a favore dell'attenzione all'aspetto dell'ecologia, abbiano tempi minori di quanto richiesto da questo provvedimento.
LAURA FRONER. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del Partito Democratico su questo provvedimento, che ha visto un lavoro costruttivo e unitario in Commissione. Si tratta di un lavoro durato un paio d'anni - non è stato un lavoro breve - che ha dovuto tener conto, purtroppo, necessariamente delle minori risorse a disposizione e quindi ha operato diversi tagli rispetto alle proposte iniziali. Di positivo tuttavia vi è stato, nel corso dell'elaborazione in Commissione, il lavoro crescente per non creare disparità tra autoveicoli a metano e GPL - dato che meritano entrambi di essere sostenuti - e un'azione di sostegno allo sviluppo del biometano da utilizzare accanto al metano.
L'impiego del metano per autotrazione non è, peraltro, un fenomeno recente, ma risale agli anni Trenta e si è sviluppato discretamente fino agli anni Cinquanta quando l'alimentazione a benzina si è affermata indiscutibilmente. Tuttavia, in questi anni, con il consolidarsi della coscienza ecologica e la crescente attenzione al contenimento delle emissioni degli autoveicoli, il metano è ritornato a godere di maggiore considerazione da parte delle industrie e dei consumatori e viene considerato il più ecologico tra i carburanti attualmente disponibili.
Come hanno già rilevato i colleghi intervenuti in sede di discussione sulle linee generali, un'auto alimentata a metano risulta ambientalmente preferibile rispetto ad un'autovettura a benzina perché produce il 18 per cento in meno di CO2, il 72 per cento in meno di ossido di azoto, il 75 per cento in meno di monossido di carbonio, l'82 per cento in meno di idrocarburi incombusti e l'88 per cento in meno di ozono. Ma l'uso del metano per autotrazione ha molti altri vantaggi: offre condizioni di sicurezza superiori rispetto agli altri carburanti.
Com'è noto è contenuto in appositi serbatoi ad una pressione di esercizio di 200 bar, serbatoi che sono però collaudati a una pressione di 300 bar e che sono progettati per resistere ad una pressione di almeno 450 bar. Il gas metano inoltre, essendo fornito principalmente attraverso un'estesa rete di metanodotti, non richiede, se non in alcuni casi, il trasporto con automezzi pesanti, limitando fortemente il rischio quindi di incidenti sulle strade e annullando totalmente il rischio di mancato approvvigionamento dei distributori. Infine, come ho detto, dato che in Italia il gas metano viene utilizzato come carburante fin dai primi anni Trenta, è una soluzione ormai collaudata e sicura. Pag. 23
Tra gli altri vantaggi ricordo che è importante per la politica energetica del nostro Paese perché proviene da fonti di approvvigionamento in gran parte diverse da quelle del petrolio ed è conveniente per l'automobilista perché in base ad una valutazione che risale al 2009 - anno in cui in questa legislatura si sono iniziate a presentare proposte di legge su questo argomento - con 10 euro di carburante si potevano percorrere 77 chilometri con un'auto a benzina, 104 con un'auto a gasolio, 136 con un'auto a GPL e 187 con un'auto a metano.
Ricordo l'interesse crescente da parte dell'industria e mi riferisco sia alle case automobilistiche che producono automezzi a metano sia alle numerose piccole e medie aziende che fanno parte della filiera, tra le quali meritano di essere citate le tante imprese anche artigianali che intervengono anche per la trasformazione successiva dei mezzi.
Un altro contributo notevole allo sviluppo dell'autotrazione a metano negli ultimi dieci anni è stato dato dal definitivo riconoscimento, come dicevo, del valore ecologico del metano, con l'esenzione di questi veicoli dalle chiusure al traffico e dai blocchi temporanei della circolazione per contenere l'inquinamento, nonché da una politica fiscale favorevole da parte del Governo.
Nonostante tutte queste considerazioni positive, andavano rilevati e rimossi gli ostacoli che ancora impediscono la diffusione e l'ulteriore sviluppo dell'autotrazione a metano, ostacoli che hanno motivato prima le varie proposte di legge presentate dai gruppi politici di maggioranza e di opposizione poi la scelta convinta e unanime di portare all'approvazione del Parlamento un testo unificato. Ricordo solo che tra i limiti riscontrati il più rilevante è quello rappresentato dalla rete di distribuzione assolutamente disomogenea sul territorio nazionale, disomogenea sia per ragioni tecniche che per ragioni economiche. Sul piano tecnico vi erano e vi sono ancora troppi vincoli giuridici mentre su quello economico assistiamo al classico fenomeno del cane che si morde la coda.
Ricordo che su circa 24.500 distributori solo 730 sono a metano, sempre con riferimento ai dati del 2009. I nuovi distributori dovrebbero essere ovviamente localizzati nelle aree meno coperte ma in queste aree manca un parco circolante a metano in grado di offrire ai nuovi punti di distribuzione la possibilità di realizzare fin dall'inizio un giro di affari sufficientemente remunerativo.
Sappiamo che il problema del potenziamento della rete di distribuzione è essenziale se si intende portare avanti una politica che consenta di valorizzare appieno le potenzialità del metano che, come ho detto, oltre ad essere il carburante più ecologico tra quelli attualmente disponibili, è anche un ponte verso l'utilizzazione di carburanti ancora più puliti come l'idrogeno. Ma oltre al potenziamento della rete occorre che la diffusione del metano trovi un quadro normativo stabile, quanto meno nel medio termine, per offrire ragionevoli garanzie sia agli operatori che investono nella rete di distribuzione sia alle case automobilistiche che investono nelle auto a metano sia agli automobilisti che decidono di acquistare una vettura a metano.
Riassumendo quindi e valutando positivamente il lavoro fatto in Commissione, ribadisco il nostro voto favorevole a questa proposta di legge nella speranza che gli attuali progetti di legge all'attenzione della nostra Commissione che riguardano altri sistemi di alimentazione delle autovetture sempre rispettosi dell'ambiente e il più possibile ecologici, abbiano tempi minori di quanto richiesto da questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali, che ascolteremo con molta attenzione. Ne ha facoltà.

Pag. 24

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, intervengo per annunziare il voto favorevole del Popolo della Libertà. Per quanto riguarda le motivazioni, credo che valga quanto abbiamo detto ieri nella discussione sulle linee generali (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Vignali, ha conquistato assolutamente l'Assemblea e ha anche sorpreso tutti i colleghi, che adesso devono rientrare perché avrà luogo la votazione.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

ALBERTO TORAZZI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI, Relatore. Signor Presidente, voglio ringraziare tutti, in particolare il sottosegretario per via dei due o tre ordini del giorno che erano condivisi da tutta la Commissione e che speriamo al Senato siano recepiti nel testo normativo.

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo? Siamo in fase di votazione.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, il relatore si affida a ordini del giorno da demandare, poi, al Senato. È una speranza e un'illusione soltanto.

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, l'Assemblea non è il luogo per i commenti.

(Coordinamento formale - A.C. 2172-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2172-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 2172 ed abbinate, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Casini, Cesa, Bonaiuti, Sardelli, Tanoni, Nirenstein, Mazzarella, Pes...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Commercializzazione del metano per autotrazione» (A.C. 2172-1016-2843-3117-A):
Presenti e votanti 451
Maggioranza 226
Hanno votato 451.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Ruben ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Si è così concluso l'esame degli argomenti per i quali erano previste votazioni.
Per i colleghi che stanno uscendo, per dare ordine ai nostri lavori, comunico anche al Governo e ai colleghi interessati che le interpellanze urgenti avranno luogo a partire dalle ore 13,30.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 12,15).

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

Pag. 25

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, volevo sottoporre alla sua attenzione e all'attenzione dell'Assemblea la gravissima decisione che è stata assunta dalla FIAT nella giornata di ieri, quando ha avviato le procedure di legge per determinare la cessazione dell'attività dello stabilimento industriale dell'Irisbus di Valle Ufita.
Ebbene, da tre mesi vi sto raccontando in quest'Aula questa situazione, che un po' alla volta è degenerata, per arrivare a questo epilogo drammatico. Non sono valsi anche tutti i provvedimenti legislativi che ho proposto in quest'Aula, non ultimo un emendamento anche in occasione della manovra economica recentemente approvata dal Parlamento, per finanziare il Piano nazionale dei trasporti.
Infatti, è lì che bisogna mettere mano, in quanto la FIAT lamenta la mancanza di mercato, di richieste, da parte dei comuni, di acquisti di nuovi autobus per le città. Da questo punto di vista non ha torto perché i mezzi pubblici delle nostre città sono quasi tutti euro 0, euro 1, euro 2 o euro 3, ossia sono tutti fuorilegge, inquinanti, non idonei a svolgere la loro attività di trasporto pubblico nei centri storici e nei centri delle città.
È per questa ragione che sono stato vicino ai lavoratori della Irisbus davanti ai cancelli dell'azienda in Irpinia, non solo per sostenerli, perché è questo che dovrebbe fare la politica. Fa bene il segretario del PdL Alfano quando dice che i deputati del suo gruppo devono comunicare su Internet come trascorrono il loro weekend, ma cominciassero ad andare davanti agli stabilimenti che ha l'Irisbus, per esempio in Irpinia, per stare vicino a quei lavoratori, perché questi rappresentano una sana e giusta ragione. Qual è questa ragione? È che in Italia, con questa operazione, si sta chiudendo l'unico stabilimento che produce autobus perché la FIAT, che detiene, attraverso l'Iveco, il 100 per cento di questo stabilimento in Irpinia, ha altri due analoghi stabilimenti: a Lione, in Francia, e nella Repubblica Ceca.
Vorrei chiedere a questo Parlamento: per quale ragione la FIAT non chiude gli altri due stabilimenti in Francia e nella Repubblica Ceca e avvia, invece, la chiusura dello stabilimento in Irpinia? La risposta è semplice. Perché la Francia ha investito 55 miliardi di euro nel piano nazionale trasporti dello scorso anno e la stessa cosa ha fatto la Repubblica Ceca, mentre qui in Italia non vi è una politica industriale.
Questa è la ragione per la quale ritengo di sostenere quei lavoratori, che sono 685, ai quali bisogna aggiungere l'indotto, e che diventano, quindi 1412, che da ottobre non hanno più un futuro e che si mettono in coda con gli altri lavoratori della FIAT di Termini Imerese, che pure ha chiuso, e dello stabilimento di Modena, anch'esso chiuso da FIAT.
Insomma, si sta facendo una strage di lavoro in Italia. Ebbene, qui si continua a scherzare. Questa è la politica che stiamo vedendo in Italia ed è la ragione per la quale i lavoratori dell'Irisbus di Avellino sono arrabbiati e ce l'hanno con la politica. Dicono che dovete dimettervi tutti perché non vi sono risposte.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Barbato.

FRANCESCO BARBATO. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, è esaurito il tempo a sua disposizione.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, le chiedo di farsi portavoce di una richiesta che formalizzo a nome del gruppo parlamentare Italia dei Valori diretta ad avere un incontro presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiediamo di incontrare il Presidente Berlusconi su questo tema, perché la questione dell'Irisbus è importantissima e non può più essere gestita dal Ministero dello sviluppo economico, presso il quale mercoledì vi sarà un incontro.
Speriamo che il Presidente Berlusconi...

Pag. 26

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato. La interrompo per ricordarle, anche se lei ne è certamente a conoscenza, che nel corso della seduta pomeridiana, sull'argomento da lei posto, vi sarà lo svolgimento di un'interpellanza urgente. Quindi, il Governo risponderà esattamente sul tema che lei ha così opportunamente sottolineato. Ovviamente, lei potrà partecipare ai lavori dell'Aula e approfondire i temi che ha posto.
Poiché sono molte le richieste di parola sull'ordine dei lavori, chiedo a tutti i colleghi di essere solleciti nello svolgimento dei loro interventi per consentire che il passaggio alle interpellanze urgenti avvenga all'orario stabilito.

GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, a suo buon cuore in questo caso la invito a seguire il mio breve intervento, perché mi riferisco ad un tema delicatissimo, già posto dal collega Laratta del PD con altri quaranta parlamentari di ogni schieramento.
È il caso di Francesco Azzarà, signor Presidente. È il caso di un volontario di Emergency di cui non si ha più notizia. Non è una questione che si può liquidare con un'alzata di spalle. Presidente Lupi, mi sto rivolgendo a lei perché si rivolga al Ministero degli affari esteri, senza spirito polemico, per il caso di Francesco Azzarà. Da oltre un mese è sparito, forse sequestrato dalle bande del Sudan. È una persona che come tanti altri ragazzi e ragazze ha scelto di dedicare una parte della propria vita alla vita degli altri.
Si tratta di un tema delicatissimo. È stato chiesto il silenzio stampa ed è giusto rispettarlo. Ci sono notizie di contatti non confermate, ci sono appelli dei sindaci della Calabria, di numerose associazioni laiche e cattoliche e della Tavola della pace, che terrà una marcia da Perugia ad Assisi la prossima settimana. Ci sono richieste da più parti.
Allora, io chiedo solamente che il Ministero trovi il modo ed il tempo di informare l'Aula o le Commissioni competenti sullo stato di questa vicenda, perché un conto è un silenzio mediatico, funzionale alla liberazione, un conto è il rischio di un silenzio politico, mediatico e istituzionale rischioso e pericoloso.
Per questo mi permetto di chiederle di trasmettere questo atto, perché credo sia una questione di grande delicatezza, che assolutamente non può vedere disattenzioni.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Giulietti, lei conosce la sensibilità della Presidenza, che ovviamente si attiverà nella direzione da lei richiesta, supportando quanto da lei così fortemente affermato.

FRANCESCO LARATTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LARATTA. Signor Presidente, intervengo per la stessa ragione. Io sono stato il primo firmatario di un'interrogazione al Ministro degli affari esteri sulla vicenda di Francesco Azzarà, rapito il 14 agosto in Darfur.
Si tratta di un operatore di pace, una persona disponibile, un giovane che ha dedicato gran parte della sua giovane vita per un mondo sconfitto dalla violenza e dalla guerra. Di recente Cecilia Strada ha fatto sapere di avere avuto un contatto con Francesco. Sembrerebbe stia bene, nonostante in quelle condizioni è difficile dire cosa significhi. Io ho fatto visita ai familiari, a Motta San Giovanni, in provincia di Reggio Calabria, che hanno molto apprezzato l'interessamento della Camera dei deputati. Vivono questo momento di angoscia con grande discrezione e riservatezza. Di certo chiedono che su questa vicenda non cali il silenzio, che invece se ne parli, che in tutto il Paese vi siano iniziative, manifestazioni, che si tenga viva, insomma, l'attenzione. La famiglia è in trepidazione, ma ha molta speranza di riabbracciare Francesco quanto prima. Pag. 27
Associandoci tutti a quanto diceva poco prima il collega Giulietti, noi chiediamo al Governo ed al Ministro degli affari esteri, nella delicatezza e nella gravità della vicenda, che richiedono la massima attenzione, di poter conoscere lo stato delle cose, di poter sapere cosa il Governo stia facendo, perché siamo convinti che si stia muovendo, ma soprattutto di poter tenere altissima l'attenzione delle istituzioni sul caso di Francesco Azzarà, che è di una gravità assoluta.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Signor Presidente, voglio ricordare in quest'Aula che oggi ricorre il diciottesimo anniversario dell'uccisione di Padre Pino Puglisi a Palermo, un prete in un quartiere di mafia, ucciso per il suo impegno di testimonianza evangelica e civile, fondato su alcuni punti fondamentali: l'educazione e la scuola per strappare i bambini e i ragazzi al reclutamento mafioso; il suo impegno per la costruzione di una scuola media, che mancava in quel tempo a Brancaccio; la fondazione del Centro di accoglienza Padre nostro (le attività rivolte a bambini ed adolescenti ne sono testimonianza tuttora vivente); l'altolà e l'esclusione dei mafiosi dalla chiesa e dall'organizzazione delle cerimonie e delle processioni, che fino a poco tempo prima in realtà erano gestite dei fratelli Graviano e dai mafiosi della zona; la richiesta alla politica, una richiesta forte, di dare risposte concrete e vere ad un quartiere con tanti bisogni, impedendo la raccolta clientelare del consenso e sostenendo le iniziative dei cittadini riuniti nei comitati perché intendevano reclamare per i loro diritti; il rigore e la responsabilità civile insieme al valore dell'istruzione e dell'educazione, che indicano alla politica l'unica strada possibile per sradicare il predominio mafioso e dare speranza di sviluppo alla Sicilia e al Mezzogiorno.
Credo che sia molto importante che l'esempio di persone come padre Puglisi rimangano vive sia nell'anima e nel cuore dei cittadini palermitani sia nella politica e nei comportamenti delle istituzioni che quelle risposte continuano a doverle dare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

DANIELA SBROLLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELA SBROLLINI. Signor Presidente vorrei informare il Parlamento e in modo particolare il Governo in merito ad una vicenda di questi giorni che considero davvero una vergogna nazionale e che per la prima volta aprirebbe la strada davvero ad una forma di razzismo esasperato. Mi riferisco al passaggio che è avvenuto in questi giorni in seno alla competente Commissione regionale del Veneto che stabilisce nuovi criteri per accedere ad alcuni servizi essenziali e universali che riguardano lo Stato sociale, il welfare: parlo dei servizi per l'infanzia, dei servizi per accedere, per esempio, nelle graduatorie delle case popolari eccetera. Come gruppo del Partito Democratico consideriamo questa normativa - tra l'altro il gruppo del Partito Democratico è intervenuto già a livello regionale - incostituzionale e inapplicabile in quanto prevede che, per accedere a questi servizi essenziali, occorra essere residenti nella regione Veneto da almeno quindici anni. Immaginate cosa vorrebbe dire se fosse approvata una legge regionale di questo tipo. Pensiamo a quanti cittadini, che provengono da altre parti d'Italia ma anche dall'estero e che pagano regolarmente le tasse, si vedrebbero discriminati soltanto perché non hanno la residenza in questa regione da almeno quindici anni. Pensiamo anche - sarebbe davvero paradossale - a tutti quei cosiddetti cittadini denominati «immigrati di ritorno» che, dopo aver trascorso anni all'estero, rientrano per trascorrere la vecchiaia nei luoghi in cui sono nati e cresciuti e non potrebbero più accedere a questi servizi Pag. 28essenziali. Allora finisco per ricordare a questo Parlamento e a questo Governo che, proprio in questi giorni - oltre alla vergognosa manovra che mette in ginocchio prima di tutto le famiglie e gli enti locali - l'ONU ha messo sotto controllo per il 2011 l'Italia per i livelli essenziali dei servizi, in modo particolare per quelli legati all'infanzia.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DANIELA SBROLLINI. Sarebbe quindi davvero paradossale, gravissimo e vergognoso che una regione aperta da sempre verso il mondo andasse ad assumere connotati razzisti e discriminanti come questi. Credo davvero che il Governo e tutto il Parlamento non solo dovrebbero indignarsi ma anche intervenire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, vorrei chiedere che per un episodio estremamente grave il Governo riferisse in Aula. Non so, signor Presidente, che tipo di azione può svolgere la Presidenza presso il Governo. Vi è stata la fuga dall'ospedale di Locri del boss Pelle. Ricordiamo che quando è stato catturato si è fatto un grande battage pubblicitario e vi è stato l'attenzionamento da parte dei mass media. Certamente è stato un risultato importante, ascrivibile all'azione sia dei magistrati che delle forze dell'ordine. Pelle era stato ricoverato presso l'ospedale di Locri e nella giornata di ieri ha fatto perdere le sue tracce.
Diciamo che Pelle non era recluso, era ai domiciliari (come si suol dire), su decisione della corte d'appello dell'aprile scorso, per gravi motivi di salute. Voglio ricordare che Pelle è stato condannato in prima istanza a 13 anni di reclusione per reati legati alla criminalità organizzata, che è stato uno dei protagonisti delle faide culminate nella strage di Duisburg, che faceva parte della famiglia o del collegamento mafioso con i Vottari e i Nirta (il rapporto era Pelle - Vottari contro i Nirta e gli Strangio, le due famiglie in contrasto che hanno dato vita all'operazione denominata Fehida).
Non c'è dubbio che il Governo debba dirci come è avvenuto questo fatto, perché non c'è stata una particolare sorveglianza.
Mi rendo conto che Pelle fosse agli arresti domiciliari, mi rendo conto che si tratta dell'ospedale di Locri, mi rendo conto che a Locri si sono consumati delitti ed omicidi, e che in quella città è stato ucciso il vicepresidente del consiglio regionale Fortugno, ma voglio capire perché non c'è stata una rete di prevenzione per evitare che questo boss molto pericoloso, che è l'emblema della criminalità organizzata di quella zona, soprattutto di San Luca, potesse uscire fuori, indisturbato, dall'ospedale di Locri facendo perdere le sue tracce.
Signor Presidente, vorrei una rassicurazione da parte sua sul fatto che il Governo venga a riferire su questa vicenda, considerato che ovviamente il Ministro dell'interno, quando fu catturato Pelle, rilasciò una «grande dichiarazione».
Il lavoro svolto dai magistrati e dalle forze dell'ordine viene ad essere vanificato da questa fuga, da questo «episodio» che si poteva evitare.
Ecco perché chiedo e reitero questa mia richiesta affinché il Governo venga a rispondere.
Avremmo anche potuto presentare un'interrogazione, ma secondo me (non per mancanza di rispetto e di fiducia nei confronti degli atti di sindacato ispettivo) il fatto che venga il sottosegretario a dirci con una velina come si siano svolti i fatti è estremamente inutile.
Ecco perché mi affido alla sua cortesia, alla sua la sensibilità, perché vi sia un'azione diretta e immediata da parte della Camera, attraverso la Presidenza della Camera, perché il Governo possa adempiere ad una richiesta, ad una sollecitazione che rivolgo in termini pressanti.

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PRESIDENTE. Onorevole Tassone, la Presidenza si muoverà nella direzione da lei richiesta.

PIETRO TIDEI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIETRO TIDEI. Signor Presidente, vorrei richiamare la sua attenzione su una situazione gravissima che si sta determinando nella città di Civitavecchia per colpa del Governo e, soprattutto, del Ministro dell'interno che ha scaricato in quella città 650 cittadini stranieri aventi richiesto asilo.
Questi cittadini provenienti dalle zone in guerra del Corno d'Africa sono stati ammassati come bestie in una ex caserma, abbandonata peraltro da anni, dove non vengono assistiti minimamente, tant'è che lì non esiste un presidio sanitario permanente, né si va a guardare se questi cittadini, questi poveri cristi, siano portatori di malattie contagiose, eventualità che, peraltro, come sappiamo, si potrebbe verificare.
Sono perfino razionati il sapone e la carta igienica, e questi 650 poveri cristi girovagano per la città, rovistano nei cassonetti, e si registra un grave fenomeno di prostituzione sia maschile sia femminile. Ciò in totale assenza di un Governo che lì li ha scaricati, in assenza di una regione che non li ha ripartiti nelle varie città del Lazio, ammassandoli tutti in unica ex caserma in una condizione disastrosa.
Lì si sta sviluppando - lo dico a lei, signor Presidente - una forma di xenofobia pericolosa anche perché proliferano i furti, vi sono situazioni di prostituzione ormai alla luce del giorno, e c'è un pericolo enorme non solo per la salute di costoro, di questi poveracci ammassati lì, ma anche dei cittadini di Civitavecchia. Infatti, queste persone sono libere di girare ovunque e come vogliono e, non avendo soldi, ovviamente, si dovranno guadagnare in un modo o nell'altro la propria permanenza.
Questo è un fatto gravissimo. Ho presentato un'interrogazione e chiedo a lei, per l'ennesima volta, che il Ministro o un suo rappresentante vengano in aula a rispondere su come e quanto vogliono far continuare una situazione che è estremamente pericolosa anche perché, ogni giorno, vi sono fatti pesantissimi di cronaca, vi sono «collisioni», «cazzottate» generali, per la città. I cittadini ormai sono preoccupati di una situazione che è diventata insostenibile. Non è pensabile che su una città di 50 mila abitanti si possano scaricare 650 persone che hanno richiesto asilo, che non sono minimamente assistite e che rischiano di avere e di creare un pericolo serio per loro, per la loro salute, ma, soprattutto, anche per la città di Civitavecchia. Vi chiedo, quindi, che su questo argomento venga il Ministro a rispondere e, soprattutto, ci dica quanto deve diventare lunga una situazione che rischia veramente di provocare un dramma nella nostra città.

ANDREA LULLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, torno sulla questione Irisbus perché non è un problema legato alle questioni di sindacato ispettivo. Qui vi è un problema politico nazionale serio che riguarda la presenza del gruppo FIAT in Italia. Non possiamo accettare che il gruppo FIAT con Marchionne abbia dichiarato, in seguito agli accordi, 20 miliardi di euro di investimento in Italia, chiedendo ai lavoratori di fare la propria parte, e, allo stesso tempo, oltre all'abbandono di Termini Imerese, si decide di chiudere lo stabilimento Irisbus.
Signor Presidente, le chiedo, come Presidenza della Camera, di porre all'attenzione del Governo questa questione perché riguarda anche la politica economica del Governo medesimo. Qui, infatti, si sta producendo un paradosso: noi abbiamo in Italia il 70 per cento del parco pullman assolutamente obsoleto e chiudiamo la più importante azienda di produzione di pullman. Credo che questo sia un problema che riguarda direttamente la politica del Pag. 30Governo e, allo stesso tempo, riguarda anche un richiamo a chi ha il dovere, comunque, in una situazione di grave recessione della nostra industria, di assumersi le proprie responsabilità. Ancora oggi non sappiamo quali sono gli obiettivi di produzione del gruppo FIAT, nonostante gli accordi presi, e non sappiamo perché si determina anche un orientamento che, forse, impedisce ad altri gruppi internazionali, probabilmente interessati a rilevare la produzione di autobus, di valutare eventualmente l'intervento in questa direzione. Il problema non è, quindi, di sindacato ispettivo, mi permetto con rispetto di farlo notare alla Presidenza, ma il problema è che non si può più continuare ad andare avanti così; oltretutto in quella situazione, in quella provincia, vi sono lavoratrici e lavoratori che a volte fanno 70 chilometri per andare a lavorare e voler chiudere quell'impianto dove, fino a poco tempo fa, sono stati effettuati anche investimenti altamente innovativi, è un delitto che non possiamo accettare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Lulli, mi permetta solo un'osservazione che vale per lei e, ovviamente, per tutti i colleghi membri dell'Assemblea. Non sottovalutiamo gli strumenti che ha a disposizione il Parlamento attraverso il sindacato ispettivo. È evidente che il suo intervento aveva anche un valore politico, su cui la Presidenza non interviene, però il sindacato ispettivo è esattamente lo strumento mediante il quale l'Assemblea «costringe», lo dico tra virgolette, il Governo a rispondere su alcuni determinati temi che i parlamentari sottopongono e, quindi, a rispondere politicamente e a confrontarsi con il Parlamento.

ROBERTO MORASSUT. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, intervengo soltanto per sollecitare gentilmente la Presidenza - non è la prima volta che lo faccio - a farsi carico di far presente al Governo e, in particolare, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali o al Ministero dell'economia e delle finanze l'interrogazione da me presentata sul finire del 2010 sul tema che anche ieri ho sollevato presentando un ordine del giorno nell'ambito della discussione sulla manovra finanziaria legato alle vendite degli alloggi familiari di proprietà dell'INPS che sono state parte del patrimonio SCIP, degli enti previdenziali pubblici, e che poi sono tornate in proprietà all'INPS. Si tratta di 10 mila famiglie (il 10 per cento di un totale di 100 mila famiglie) che sono titolari, pagano l'affitto agli enti previdenziali pubblici. Sulla base della legge n. 410 del 2001 questi alloggi sono stati messi in vendita agli inquilini stessi che hanno potuto usufruire dei benefici di quella legge con forti sconti, essendo alloggi molto vecchi, e quindi conquistare per la prima volta il diritto alla proprietà dell'abitazione (si tratta di famiglie monoreddito, di famiglie ormai anziane e quindi di condizione sociale tendenzialmente medio-bassa). Da questa operazione, lanciata nel 2001 e conclusa solo per il 90 per cento dei casi, sono rimaste escluse 10 mila famiglie perché con lo scioglimento delle SCIP il patrimonio è poi passato all'INPS e quest'ultimo attende un indirizzo da parte dei Ministeri competenti per procedere alle vendite secondo gli indirizzi stessi della legge. Si sta quindi determinando una situazione di ingiustizia sociale, peraltro in un momento abbastanza particolare delle finanze pubbliche perché dal completamento di queste vendite lo Stato, in particolare l'INPS, potrebbe ricavare circa un miliardo di euro e concludere con un'operazione di equità sociale, un'operazione di grande significato e di grande valore. Sarebbe opportuno che da parte del Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero del welfare si procedesse rapidamente per dare un chiaro indirizzo all'INPS, per avviare finalmente le vendite. Le famiglie hanno accantonato le risorse ormai da anni. Sono risorse di risparmi che tuttavia rischiano Pag. 31di essere consumate nel corso del tempo e di non essere più sufficienti e le famiglie attendono finalmente che questa questione possa essere sbloccata. In particolare nella città di Roma, che è la più interessata alla vicenda, si sta determinando una situazione di grande tensione, di grande preoccupazione che vorrei tornare a sottolineare chiedendo in conclusione alla Presidenza di sollecitare una risposta da parte dei Ministeri all'Aula nei prossimi giorni.

ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Ministro Frattini a prendere provvedimenti più ampi e soprattutto a tenere un canale informativo più adeguato con le famiglie dei rapiti in Somalia. Anche in sede di Copasir abbiamo avuto occasione di sollecitare la questione, abbiamo avuto risposte da parte delle nostre strutture dei servizi ma le famiglie di questi ragazzi, rapiti ormai dall'8 febbraio, attendono qualche segnale molto più forte da parte del Governo. Penso che segnali più forti da parte del Governo ci possano essere: le famiglie attendono una forte azione politica e istituzionale volta alla liberazione di questi ragazzi e attendono anche di essere trattati con maggiore attenzione rispetto a notizie che ottengono con il contagocce. Penso che da parte del Ministro Frattini ci debba essere una maggiore assunzione di responsabilità su questa vicenda. È una vicenda che non deve dividere politicamente ma deve tenere un Paese molto più sensibilizzato rispetto ad una situazione che comunque coinvolge molti nostri connazionali.
La pregherei, quindi, signor Presidente, di riportare questa richiesta al Ministro Frattini e di invitarlo, se ritiene, a riferire qui in aula con urgenza ma se non ritiene di riferire in aula perché ci sono attività coperte da un segreto dovuto in questi casi, comunque di tenere un canale informativo con le famiglie in modo da rassicurarli sugli interventi che questo Governo sta attuando per la liberazione di quei giovani. Ricordo che alcuni di loro sono in pericolo di vita.
Questo viene riportato in più occasioni dalla stampa anche internazionale: altri Paesi hanno ottenuto la liberazione dei loro ostaggi, quindi un'azione più forte del Governo italiano potrebbe portare anche a risultati più evidenti, più forti e potrebbe portare anche alla liberazione di questi giovani. Attendiamo notizie dal Governo.

MICHELE POMPEO META. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, la questione che volevo sottoporre all'Aula e alla Presidenza è stata affrontata in verità già da due colleghi, non ultimo il collega Lulli. Si tratta della drammatica vicenda della chiusura dello stabilimento Iveco Irisbus in Irpinia. Noi chiediamo che il Governo affronti tale questione, che non è questione secondaria. Ci troviamo di fronte alla chiusura del terzo stabilimento FIAT dopo Termini Imerese e Bologna. Ora tocca a questa azienda, questa fabbrica, questo insediamento produttivo dell'Irpinia. Non chiude pertanto solo un'ennesima azienda, ma chiude uno stabilimento al sud.
Io credo che il Governo debba un po' ragionare, così come veniva ricordato, sulle politiche industriali. Vi è un combinato disposto tra il taglio al trasporto pubblico locale e la dismissione di interi settori produttivi che riguardano la produzione di materiale rotabile per i trasporti locali, sia su ferro sia su gomma. L'Italia si sta impoverendo anche da questo punto di vista. Qui la soluzione è quella che noi abbiamo indicato anche nella discussione di ieri: bisogna che sia rimpolpato e finanziato l'ex piano nazionale dei trasporti, non solamente dal punto di vista dei servizi. Ci troviamo di fronte ad un taglio di un miliardo e mezzo, a fronte di un'esigenza di 2 miliardi, un taglio del 75 per cento e ha ragione il presidente Formigoni: le tariffe Pag. 32per continuare ad erogare i servizi dovrebbero salire di 5 euro in tutte le città. Questo non è possibile, non è pensabile.
Allora, quando vi sarà la manovra per la crescita io penso che questo tema del trasporto pubblico locale debba essere affrontato non solamente per i servizi, ma anche per quanto concerne la crescita e lo sviluppo del nostro Paese. Noi diciamo che va bene che il Governo venga a riferire in aula. Tuttavia urge fare un tavolo, un tavolo del Ministero dell'economia e delle attività produttive a palazzo Chigi, insieme alla regione Campania, per rispondere immediatamente ad una crisi che davvero non ha giustificazioni e non è reversibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, oggi io parlo anche a nome del Partito Democratico: noi siamo sconcertati dalla notizia della fuga del Mammasantissima Pelle, che ricordiamo essere stato protagonista della faida di San Luca, che ha visto il suo culmine con la strage di Duisburg. Avevamo, come calabresi, festeggiato l'arresto di Pelle. Quello che sconcerta molto sono le dichiarazioni del procuratore aggiunto Nicola Gratteri, della DDA di Reggio Calabria, il quale sostiene che da intercettazioni ambientali risultava che il Pelle stava già organizzando la sua fuga. Questo ci sconcerta e per questo motivo noi chiediamo la presenza del Governo e una risposta che chiarisca quali erano le forme in cui si era organizzata la sorveglianza del Pelle, che era stato appunto ricoverato cinque giorni fa per anoressia nell'ospedale di Locri. Sappiamo benissimo che le forze dell'ordine ed i magistrati avevano messo in atto una grande azione che aveva portato a questo arresto di grosso rilievo (a quattro anni dalla strage di Duisburg).
Vorremmo capire, appunto, cosa è avvenuto, se è vero ciò che sostiene il procuratore Gratteri, cioè che questa è una fuga programmata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Villecco Calipari, mi attiverò ovviamente per riferire al Presidente Fini la richiesta sua e del Partito Democratico per quanto riguarda questa possibile informativa da parte del Governo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 13,30 con lo svolgimento delle interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 12,50, è ripresa alle 13,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Bergamini, Bernini, Bovicelli, Bonaiuti, Brunetta, Casero, Cicchitto, Cirielli, Dal Lago, Fava, Fitto, Franceschini, Frattini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Meloni, Migliavacca, Misiti, Moffa, Ravetto, Reguzzoni, Romani, Romano, Rosso, Rotondi, Saglia, Stucchi e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 13,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative per la tutela dei diritti dei minori stranieri in materia di cittadinanza - n. 2-01182)

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza Pag. 33n. 2-01182, concernente iniziative per la tutela dei diritti dei minori stranieri in materia di cittadinanza (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, l'interpellanza urgente, che è proposta dall'ufficio di presidenza del Partito Democratico, riguarda un caso specifico, quello del giovane campione italiano di atletica Eusebio Haliti, di 19 anni. Tale caso deve spingere il Parlamento a fare una la valutazione molto seria sui meccanismi che consentono l'ottenimento della cittadinanza per un numero sempre più crescente di ragazzi, che noi, giustamente, definiamo italiani e che sono figli di immigrati, i quali, tuttavia, nonostante abbiano frequentato le nostre scuole - nel caso di Eusebio Haliti, la scuola elementare, la scuola media ed il conseguimento, addirittura, della maturità - scoprono, dopo il diciottesimo anno di età, di non essere considerati ancora cittadini italiani.
Questa vicenda è emblematica, resa ancora più forte sul piano evocativo, perché parliamo di un ragazzo che, quando era bambino è entrato in Italia con i suoi genitori, ha vissuto in provincia di Pavia per due anni - frequentando regolarmente le scuole - e i genitori hanno definito le procedure per la residenza solo nel 2002, anche se questo bambino è entrato in Italia nel 2000. Egli ha quindi vissuto per oltre dieci anni - come prescrive la nostra normativa per la concessione della cittadinanza - nel nostro Paese. Nel 2003 ha cominciato a praticare atletica, si è scoperto velocista, conseguendo una vittoria ed un record dietro l'altro. Egli ha al suo attivo oggi cinque titoli italiani, tre nei 400 metri piani e addirittura due nei 400 metri ostacoli ed è primatista italiano juniores. Tuttavia, dopo il diciottesimo anno di età, il nostro Paese non lo considera più italiano. Quindi, ci ritroviamo nella vicenda grottesca, come Parlamento italiano, di dover affrontare un tema che non può farci onore: di un ragazzo che è cresciuto in Italia, ha vissuto in Italia, si sente italiano, è primatista italiano juniores e, all'improvviso, dopo il diciottesimo anno di età, per noi tutti e per il CONI non è italiano e non ha i requisiti per poter rappresentare i colori azzurri nelle manifestazioni più importanti ed, evidentemente, ci riferiamo a quella più importante in assoluto, che avremo nel 2012, i giochi olimpici di Londra.
Il caso specifico di Eusebio Haliti impone al Parlamento una riflessione. Ve ne sono tantissimi, migliaia, di ragazzi che si sentono italiani e che sono italiani, anche se non sono figli di italiani: a nostro avviso il Parlamento deve fare tutto quello che è nelle proprie possibilità per agevolare le condizioni che consentono a questi ragazzi - e noi aggiungiamo anche ai loro genitori - di diventare nel più breve tempo possibile cittadini italiani.
La normativa italiana in materia di cittadinanza ha ancora molti «buchi», che abbiamo contestato in altri momenti sempre qui in Aula, e non consente ai giovani che frequentano regolarmente la nostra scuola, nonostante siano passati, come in questo caso, dieci anni effettivi - in realtà sono dodici, nove dal giorno in cui è stata denunciata la residenza - di ottenere non solo quello che a noi sembra un diritto, ma quella che è la legittima aspirazione di un bambino che oggi è un ragazzo ed è una giovane promessa dell'atletica. Allora, abbiamo chiesto al Governo se non ritenga di dover adottare le necessarie iniziative affinché intanto non si verifichino discriminazioni di fatto nei confronti di tutti quei giovani - lo ripeto, sono migliaia - che, pur essendo nati in alcuni casi e cresciuti in tantissimi casi in Italia, si sentono italiani e vengono sempre e comunque considerati stranieri.
Chiediamo inoltre al signor sottosegretario di provare a chiarire i meccanismi, lo slalom di quella babele di regolamenti federali, di norme internazionali e direttive del CONI, che spesso sono delle strettoie e a volte consentono di accelerare, com'è successo per casi di calciatori, anche noti, e di ottenere delle corsie preferenziali per vedere in qualche modo garantito questo diritto. Non chiediamo corsie preferenziali, chiediamo che il Governo si esprima e, se dovessero permanere dei Pag. 34«buchi» nella normativa, che il Parlamento, in maniera bipartisan, chiuda questa stagione oggettivamente vergognosa di diritti ad intermittenza. Non vogliamo più ritrovarci nella condizione in cui ci siamo ritrovati in altri contesti. Qui non si chiedono corsie preferenziali, ma si chiede di sanare una vicenda che oggettivamente non fa onore, non fa onore al nostro Paese e non fa onore certamente al nostro Parlamento.
Quindi, ci aspettiamo dal Governo una risposta da questo punto di vista e anche un'indicazione al CONI su come debba comportarsi in vicende di questo tipo, che ci risulta essere - devo dire anche per ammissione stessa del presidente Petrucci - una condizione nella quale ci ritroveremo sempre più spesso. Ci auguriamo, pertanto, che venga trovata una soluzione per il caso di questo campione, che è italiano anche se è ancora considerato albanese dal punto di vista della carta di identità; il ragazzo forse si sentirà giustamente sempre albanese, essendo nato in Albania. Speriamo che il caso di questo campione italiano di atletica, che oggi vive in Puglia, a Bisceglie per l'esattezza, consenta al Governo e al Parlamento di chiarire una volta per tutte questa vicenda.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Sonia Viale, ha facoltà di rispondere.

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, gli onorevoli Boccia e Ventura, citando il caso di una giovane promessa dello sport di nazionalità albanese, pongono all'attenzione del Governo la questione dell'acquisto della cittadinanza italiana da parte di minori stranieri, nati o cresciuti in Italia.
Al riguardo, voglio ricordare che per il minore straniero giunto nel nostro Paese, durante la minore età, la vigente normativa non prevede condizioni specifiche per l'acquisto della cittadinanza. Trovano, pertanto, applicazione le disposizioni generali della legge 5 febbraio 1992, n. 91. Tuttavia, se uno dei genitori diventa cittadino italiano, i figli minori conviventi acquistano in via automatica la cittadinanza, pur potendovi rinunciare al compimento della maggiore età. Mentre per lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni dalla nascita fino al raggiungimento della maggiore età, la normativa in vigore prevede che diventi cittadino qualora ne faccia richiesta prima del compimento del diciannovesimo anno di età.
La legge n. 91 del 1992 contiene, inoltre, una speciale disposizione che prevede il conferimento della cittadinanza per meriti speciali in favore dello straniero che abbia reso eminenti servizi all'Italia, ovvero quando ricorra un eccezionale interesse dello Stato. In tal caso la cittadinanza è concessa con decreto del Presidente della Repubblica, sentito il Consiglio di Stato e previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro degli affari esteri. Si tratta quindi di una norma derogatoria, applicabile in situazioni meritevoli di un trattamento extra ordinem che non prevedono, perciò, un atto di impulso da parte del soggetto interessato, ma necessitano di un procedimento particolarmente complesso, proprio per le delicate valutazioni connesse agli eminenti servizi resi all'Italia e all'eccezionale interesse dello Stato. La particolare valenza di tali requisiti richiesti in tale ipotesi giustifica la discrezionalità dell'Esecutivo, soprattutto in relazione all'opportunità dell'avvio del relativo procedimento, che richiede, in particolare, una proposta da parte di enti pubblici o autorevoli personalità, ad esempio del mondo culturale o economico, motivata proprio in relazione ai requisiti sopra citati.
Ricordo anche che su questioni così delicate e complesse come quella della cittadinanza, proprio il Parlamento e, in particolare, la I Commissione di questa Camera ha adottato un testo unificato delle numerose proposte parlamentari che, allo stato, non contiene nuove ipotesi di acquisto della cittadinanza italiana per i minori stranieri. In ordine alla problematica esposta dagli onorevoli interpellanti, Pag. 35desidero informare che il CONI, in merito alle ordinarie procedure per l'acquisto della cittadinanza da parte di atleti stranieri, in special modo minori, ha messo a punto forme di collaborazione con i competenti uffici del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, finalizzate ad agevolare la verifica dei prescritti requisiti ed adempimenti. Sulla base delle intese raggiunte, il segretario generale del CONI ha inviato alle federazioni sportive nazionali una sintetica informativa sulle ipotesi di naturalizzazione previste dalla vigente normativa, invitandole a comunicare i dati relativi agli atleti che hanno presentato o intendano presentare la relativa domanda di acquisto della cittadinanza italiana. Tale forma di collaborazione prosegue con scambi di informazioni sull'iter procedimentale delle istanze presentate dagli atleti.

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, siamo parzialmente soddisfatti, nel senso che è evidente che il Governo rinvia a procedure che il CONI può attivare - e certamente il CONI dovrà farlo - ma restiamo convinti del fatto che debba esserci un impulso dello stesso Governo per coprire questa che è una vera e propria lacuna normativa.
Noi, come Partito Democratico, faremo una proposta nei prossimi giorni e la sottoporremo a tutti i gruppi parlamentari e ci auguriamo che possa essere sottoscritta da tutti i gruppi parlamentari per far sì che sia possibile accedere alla cittadinanza per i ragazzi che abbiano queste caratteristiche e cioè che abbiano frequentato le scuole dell'obbligo in Italia. Lo scopo è rendere possibile ottenere la cittadinanza prima dei dieci anni che, in questo caso, sono addirittura certificati. Infatti, nel caso specifico, il ragazzo è da più di dieci anni in Italia, e ciò è evidente per il fatto che ha frequentato la scuola elementare nel 2000. Quindi, anche se la residenza è stata denunciata nel 2002, è molto facile per lo Stato riscontrare l'ingresso nel Paese nel 2000.
È evidente che il quadro normativo attuale non è più coerente rispetto al tempo e alle complessità che viviamo dal punto di vista dell'accoglienza dei cittadini non italiani che ad un certo punto decidono non solo di vivere in Italia, ma di farlo fino in fondo, ossia di crescere i loro figli qui e di far diventare i loro figli italiani. Per questo annunciamo che certamente presenteremo nel giro di qualche giorno una nostra proposta che sottoporremo a tutti i gruppi parlamentari.
Ci auguriamo che il Governo invii al CONI la relazione fatta dal sottosegretario e chieda al CONI stesso, nel caso specifico, di mettersi nella condizione di utilizzare tutte le vie possibili per far sì che questo caso si risolva positivamente, ossia con l'auspicabile partecipazione del giovane Haliti alle olimpiadi di Londra, e affinché questa vicenda serva a centinaia e migliaia di altri ragazzi per seguire lo stesso iter.

(Iniziative relative all'annunciata dismissione della produzione nello stabilimento di Flumeri (Avellino) della Irisbus Spa e alle conseguenti ricadute occupazionali - n. 2-01151)

PRESIDENTE. L'onorevole Pugliese ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01151, concernente iniziative relative all'annunciata dismissione della produzione nello stabilimento di Flumeri (Avellino) della Irisbus spa e alle conseguenti ricadute occupazionali (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, innanzitutto ringrazio coloro che hanno apposto la firma a questa interpellanza urgente, la quale riguarda un caso eclatante di politica industriale italiana.
Mi rivolgo al sottosegretario Saglia, insieme ai colleghi Pippo Fallica, Iapicca e Terranova, in relazione a quanto si sta verificando presso l'azienda facente capo al gruppo Fiat-Industrial, ossia la Irisbus, sita in provincia di Avellino, esattamente in località Flumeri. Da circa due mesi, gli operai e i lavoratori della Irisbus stanno Pag. 36manifestando uno sciopero «civile» in quanto il gruppo FIAT ha deciso di cedere, o addirittura chiudere, questo stabilimento.
Naturalmente, questa interpellanza è volta a sensibilizzare il Governo affinché prenda decisioni in merito. Faccio sempre dei paragoni: questa azienda ha quasi mille dipendenti, più un indotto di altri mille: ciò significa mettere in mezzo alla strada 2 mila lavoratori. Per una provincia come Avellino, che conta circa 500 mila abitanti, facendo una proporzione con una città del Nord, è come se chiudesse un'azienda di circa 70 mila operai della provincia di Milano.
È in atto una protesta, ripeto civile, perché molti lavoratori, molti dipendenti si sono trovati a casa una lettera di dismissione, dal 7 luglio esattamente, di questa attività, senza che alcun preavviso vi fosse stato, nemmeno durante incontri avuti con istituzioni, parti sociali e sindacati, da parte dell'azienda.
Ne approfitto anche perché un'azienda importante che rappresenta il made in Italy, come il gruppo FIAT, non può chiudere realtà industriali di manifacturing in Italia - così come è successo a Termini Imprese, adesso sta succedendo alla Irisbus di Avellino - quando questo Governo ha sempre lavorato e spinto per promuovere il made in Italy.
Stiamo parlando di una realtà industriale che è l'unica - ripeto, l'unica - azienda che produce autobus per trasporti su gomma. Oltre a questo stabilimento, infatti, in Italia non ve ne sono più altri del genere, in quanto FIAT, negli anni scorsi, li ha già dislocati in località come la Francia e la Repubblica ceca. Ieri, in Aula, ho incontrato anche il Ministro Romani ed egli ha già convocato una riunione presso il Ministero, per il giorno mercoledì 21, per un ulteriore incontro con i sindacati, le parti sociali e i vertici dell'azienda FIAT, al fine di trovare la migliore soluzione possibile.
Tuttavia, quello che noi vogliamo sottolineare con questa interpellanza urgente, è la preoccupazione che si verrebbe a creare con l'eventuale messa in cassa integrazione, o addirittura in mobilità, di questi 700 dipendenti. Inoltre, volevo sottolineare anche una cosa: questa azienda è sorta nel 1978 e contava allora circa 2 mila dipendenti. Nel corso degli anni il gruppo FIAT ha già fatto ben tre piani di mobilità, riducendo i dipendenti da 2 mila a settecento.
Noi vogliamo sensibilizzare il Governo a far sì che intraprenda tutte le strade possibili a salvaguardia, non solo dell'occupazione e anche dell'indotto che si è generato in questa località Valle dell'Ufita, ma soprattutto a fare un'opera di convincimento nei confronti del gruppo FIAT, che non può disfarsi delle aziende manifatturiere dalla sera alla mattina; inoltre, tutto ciò avviene rispetto a un prodotto, quello degli autobus e del trasporto su gomma, di cui, orgogliosamente, siamo fieri che venga fatto in Italia. Disfacendosi di questa realtà produttiva, l'Italia si troverebbe senza alcuna azienda che produce questo tipo di prodotto.
Altresì, voglio anche denunciare un fatto: in Italia, oggi, non vi è un vero e proprio piano di trasporti pubblici: i pullman che oggi sono in circolazione, tranne qualche rara eccezione, sono pullman che non rispettano le normative sulla sicurezza e sull'ambiente, inquinano e non danno sicurezza al cittadino. Questo, purtroppo, mette in moratoria il nostro Governo, il nostro Stato nei confronti dell'Europa e allora io, non solo sollecito e cerco di sensibilizzare il Ministro Romani e il sottosegretario Saglia a trovare delle soluzioni urgenti a salvaguardia del lavoro, dell'azienda e della produttività di questa realtà, ma soprattutto cerco di sollecitare anche il Ministro Prestigiacomo a presentare un vero e proprio piano dei trasporti insieme al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, perché, lo ripeto, l'attualità ci dice che gli attuali mezzi in circolazione in Italia non rispettano quelle che sono le normative europee e questo purtroppo ci mette in mora nei confronti dell'Unione europea.
Concludo rivolgendomi a lei, sottosegretario Saglia, per sapere quali iniziative e quali provvedimenti il Governo, in particolare Pag. 37il Ministero dello sviluppo economico, anche in virtù dei tanti incontri avuti fino adesso con i sindacati e con l'azienda FIAT, intenderà prendere al fine di scongiurare quanto esposto in questa nostra interpellanza, ossia una eventuale chiusura dello stabilimento. La qual cosa, lo ripeto, in una provincia piccola come quella di Avellino, porterebbe a un vero e proprio terremoto sociale, ad un elevato numero di disoccupati, di cassaintegrati e di persone che vengono messe in mobilità. Noi, invece, invitiamo il Governo a prendere qualsiasi provvedimento possibile, anche attraverso l'utilizzo dei fondi FAS, per salvaguardare un pochino questa realtà industriale italiana che orgogliosamente abbiamo apprezzato negli anni. Orgogliosamente, i Governi che si sono succeduti hanno sempre incentivato il gruppo FIAT a tutti i livelli, sia economico che finanziario, perché producesse queste realtà in Italia.
Questo è quello che chiediamo: un impegno serio e convinto da parte di questo Governo perché, anche come ho dichiarato attraverso le agenzie di stampa, quando il gioco si fa duro i duri dovrebbero iniziare a giocare, noi speriamo che questo Governo sia fatto da persone dure; è giusto che il Governo mostri i muscoli e dia una linea concreta su quella che è la politica industriale innanzitutto per salvaguardare e convincere un gruppo forte come quello di FIAT di non limitarsi ad andare sempre all'estero a prendere gli onori, in America, nella Repubblica Ceca o in Francia, ma bensì di dare lavoro e produzione a quello che veramente noi vogliamo, ossia al made in Italy.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, ha facoltà di rispondere.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Ministero dello sviluppo economico segue con attenzione l'evolversi delle vicende relative al sito Irisbus di Flumeri, vista l'importanza del presidio produttivo e del relativo indotto per il territorio.
L'azienda è attiva nella produzione di autobus - granturismo e per trasporto urbano - e negli ultimi anni ha registrato un forte calo di mercato e di commesse. Per far fronte a tale situazione si è fatto ricorso a strumenti di ammortizzazione sociale, ed è stato avviato un processo di riorganizzazione produttiva che ha comportato una riduzione del personale attraverso il ricorso a prepensionamenti e a misure di incentivazione all'esodo. Tale riorganizzazione ha coinvolto circa 300 lavoratori. Sono in forza all'azienda 690 lavoratori, di cui oltre 500 in cassa integrazione straordinaria, a rotazione.
Secondo il piano di riorganizzazione, discusso con i sindacati, si prevede che, entro la fine dell'anno, circa 90 lavoratori possano essere interessati alla mobilità e al successivo pensionamento. Il Ministero sta seguendo, fin dal mese di luglio, la difficile situazione che si è creata sul territorio in seguito alla decisione del gruppo FIAT Industrial di cedere il ramo di azienda Irisbus alla società DR Motor Company, che fa capo all'imprenditore molisano Massimo Di Risio.
In seguito agli incontri che si sono svolti in quel mese, il 31 agosto si è svolto il previsto incontro presso il Ministero con la partecipazione del Ministro Romani. Nel corso dei colloqui, che si sono sviluppati durante l'intera giornata, il Ministro ha proposto una mediazione in grado di risolvere positivamente l'insieme dei problemi occupazionali e di dare prospettive industriali al sito Valle Ufita.
La proposta di mediazione avrebbe, infatti, consentito di sospendere la procedura di cessione del ramo di azienda, dando la possibilità di iniziare l'esame delle eventuali soluzioni nell'ottica di garantire la vocazione industriale del sito e gli attuali livelli occupazionali. In particolare, tale proposta prevedeva - e prevede - il mantenimento di un'attività industriale e la salvaguardia, con il concorso diretto della FIAT, di tutta l'occupazione attualmente in forza allo stabilimento (690 Pag. 38persone). La proposta del Ministro, condivisa dalla FIAT e dalle istituzioni locali, non ha, in seguito alle consultazioni con i lavoratori, trovato il consenso delle organizzazioni sindacali. Il Ministero sta continuando a seguire la delicata situazione al fine di riprendere il confronto con i sindacati e con la FIAT, per una soluzione condivisa che abbia come riferimento la mediazione formulata in occasione dell'incontro del 31 agosto.
Alla luce delle recenti prese di posizione della DR Motor Company e della successiva comunicazione di FIAT di voler cessare l'attività, il Ministero, in stretto raccordo con la Presidenza del Consiglio, ha accelerato i colloqui con le parti. Il Ministero dello sviluppo economico, pertanto, ha convocato FIAT Industrial, Anfia e i segretari generali di CGIL, CISL, UIL e UGL per esaminare le problematiche della società Irisbus. L'incontro si terrà mercoledì 21 settembre presso il nostro Ministero.

PRESIDENTE. L'onorevole Pugliese ha facoltà di replicare.

MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Saglia per come ha delucidato la questione, che è stata posta nei tavoli istituzionali. Ecco perché vi è anche chi ha preferito manifestare - i colleghi politici e quelli che ricoprono ruoli istituzioni importanti - davanti ai cancelli, anche con parole dure contro il Governo che, a mio avviso, non ha colpe rispetto a un'eventuale cessione o alla chiusura di uno stabilimento di proprietà privata, poiché il gruppo FIAT è una società per azioni.
Però, quanto risposto dal sottosegretario Saglia mi soddisfa in parte, in quanto proprio l'altro giorno il gruppo che fa capo a Di Risio ha deciso di ritirarsi dalla trattativa e proprio ieri sera la FIAT ha dichiarato la mobilità per i 690 lavoratori. Questo ha creato una preoccupazione forte in tutto il sistema e non solo nei lavoratori ma anche nel territorio, comprese le istituzioni e la politica del territorio. Infatti, proprio ieri sera si è avuto una riunione di urgenza, presso la prefettura di Avellino, per cercare di convincere i dirigenti del gruppo FIAT a prendere altro tempo rispetto a questa procedura di mobilità.
Ripeto che continuerò a seguire personalmente la vicenda ma incito il sottosegretario Saglia, il Ministro e non solo tutto il Ministero dello sviluppo economico ma anche tutto il Governo affinché - lo ripeto - vengano assunti dei seri provvedimenti a salvaguardia del lavoro e di un'azienda tutta italiana ma, soprattutto, a salvaguardia di un'azienda, come il gruppo FIAT, che ha avuto tanto dallo Stato italiano. Ha ricevuto tanti incentivi, tanti finanziamenti e ha avuto tanto dallo Stato e da tutti gli italiani.
È necessaria, dunque, una politica che faccia un po' cambiare rotta a questo gruppo italiano, perché quello che è successo in altre realtà come Termini Imerese, Modena e quello che può succedere a Pomigliano - e quant'altro - sia sotto gli occhi di una vigile e attenta politica di questo Governo, a salvaguardia del made in Italy e dell'unica azienda che, lo ripeto, produce autobus in Italia ma, soprattutto, a salvaguardia del lavoro.
Bene abbiamo fatto con la manovra e bene abbiamo fatto con tanti altri provvedimenti per risanare e portare a pareggio il bilancio dello Stato, ma adesso questo Governo, sottosegretario Saglia, si deve impegnare per rilanciare il lavoro e l'occupazione, ma soprattutto quelle imprese italiane che tanto soffrono in questo periodo per via della crisi congiunturale ed internazionale.
Speriamo che - come ha dimostrato sempre il Ministro Romani e lei, sottosegretario Saglia, - ancora una volta, il Governo sia più vicino a questa situazione intervenendo con i fatti e con concretezza a salvaguardia di questa che - lo ripeto - rappresenta un'azienda importante con tutto il suo indotto. Si tratta della vera e propria, anzi dell'unica realtà economica dell'intera provincia (Applausi dei deputati del gruppo Misto).

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(Iniziative di competenza in relazione a lacune e ritardi verificatisi nelle procedure di accertamento e riconoscimento dell'invalidità civile - n. 2-01192)

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01192, concernente iniziative di competenza in relazione a lacune e ritardi verificatisi nelle procedure di accertamento e riconoscimento dell'invalidità civile (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

TERESIO DELFINO. Signora Presidente, onorevole sottosegretario, la questione è assolutamente chiara: non c'è bisogno di specifica illustrazione se non per sottolineare il disagio e le difficoltà che le famiglie dei soggetti interessati debbono affrontare per ottenere - là dove spetti - il legittimo riconoscimento della loro situazione di handicap.
Le questioni sottolineate dall'interpellanza sono essenzialmente mirate a capire, dopo circa un anno e mezzo dalla nuova procedura innestata per il riconoscimento dell'invalidità civile, quale sia, dal punto di vista del Governo, l'efficacia, l'accelerazione e l'efficienza di una nuova procedura che aveva nei suoi compiti la finalità di rendere più puntuale e sollecito l'accertamento stesso.
In particolare, avendo a suo tempo condiviso come forza politica tutte le misure volte alla verifica del fenomeno dei falsi invalidi, vorremmo conoscere, attraverso questa interpellanza urgente, la valutazione che il Governo dà rispetto alla nuova procedura di accertamento e quali sono le ragioni dei ritardi lamentati dai soggetti e dalle famiglie interessate, soprattutto per il fatto che la modifica delle modalità di accertamento aveva anche la finalità di migliorare i tempi e dare certezza di risposte nell'accertamento stesso. Infine, vorremmo capire quale consistente riduzione del fenomeno dei falsi invalidi si sia ottenuta dalle procedure di verifica mosse in questi ultimi due anni da parte delle amministrazioni competenti.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Nello Musumeci, ha facoltà di rispondere.

NELLO MUSUMECI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, l'interpellanza in oggetto verte sul nuovo procedimento di riconoscimento dell'invalidità civile adottato ai sensi dell'articolo 20 del decreto-legge 1 luglio 2009, n. 78, che ha disciplinato il riordino e la semplificazione complessiva del procedimento di concessione delle prestazioni in favore degli invalidi civili e minorati civili.
Il nuovo procedimento prevede che il riconoscimento dei benefici in materia di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità avvenga con il diretto coinvolgimento dell'INPS, attraverso l'integrazione della commissione medica delle aziende sanitarie locali con un medico dell'Istituto, al fine di realizzare una gestione coordinata delle fasi sanitaria ed amministrativa, nella prospettiva di garantire ai cittadini maggiore trasparenza.
All'INPS spetta, in ogni caso, il compito di accertare in via definitiva la sussistenza dei requisiti che possono dare luogo ai benefici di legge.
Inoltre, all'Istituto è stata assegnata, com'è noto, la funzione di verificare la permanenza dei requisiti sanitari che hanno dato luogo alla concessione dei benefici economici.
L'INPS ha reso noto che nel periodo 1o gennaio-31 dicembre 2010 sono state presentate 1.092.588 domande di invalidità civile, di cui circa il 93 per cento con modalità telematica; le prestazioni richieste con tali domande sono state complessivamente 1.823.374, di cui 1.022.238 per invalidità civile, 23.532 per cecità civile, 21.650 per sordità civile, 682.917 per riconoscimento dell'handicap ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e 73.037 per il collocamento obbligatorio delle persone disabili.
Le pensioni liquidate dal 1o gennaio al 31 dicembre 2010 ammontano complessivamente Pag. 40a 462.038, di cui 97.850 con decorrenza 2010 e 364.188 con decorrenza ante 2010.
Dopo un primo periodo di applicazione del nuovo procedimento di riconoscimento dell'invalidità, l'INPS, alla luce dei risultati conseguiti, ha ritenuto necessario adottare significativi interventi per migliorare e razionalizzare gli aspetti organizzativi, informatici e medico-legali dell'intera procedura.
In particolare, le difficoltà connesse all'avvio del nuovo procedimento di riconoscimento dei benefici in materia di invalidità civile sono per lo più riconducibili all'eterogeneità della materia, delle diverse tipologie assistenziali, delle distinte organizzazioni territoriali delle ASL e del modus operandi delle stesse, nonché all'elevato numero di interlocutori e soggetti esterni coinvolti nel processo.
Pur essendo state realizzate nei confronti delle ASL numerose iniziative di sensibilizzazione, di coinvolgimento e di supporto tecnico-informatico permangono sul territorio - è il caso di dirlo - anche se in modo disomogeneo, situazioni di difficoltà connesse allo scarso utilizzo da parte delle stesse aziende sanitarie dell'applicativo gestionale informatico che governa in modalità integrata l'intero processo.
In questo contesto si è evidenziata una situazione di diffusa criticità riferita, in particolare, allo svolgimento dell'iter procedurale previsto per la revisione dello stato invalidante, in quanto l'elevato numero di verbali che le ASL continuano a redigere in forma cartacea impone ai centri medico-legali dell'INPS di effettuare manualmente tutti gli adempimenti previsti dall'articolo 1, comma 7, della legge 15 ottobre 1990, n. 295 comportando - com'è facile immaginare - spesso una dilatazione dei tempi di definizione delle pratiche.
In particolare, mentre ad oggi è pienamente utilizzabile la modalità telematica per la presentazione delle domande e per la definizione amministrativa delle stesse, l'accertamento sanitario presso le aziende sanitarie locali risulta, invece, essere sostanzialmente ancora cartaceo.
L'indisponibilità di un flusso interamente telematico determina, evidentemente, difficoltà nel monitorare e nel definire tempestivamente le diverse sottofasi del procedimento di accertamento dei benefici.
L'INPS ha comunicato che le iniziali difficoltà emerse all'avvio delle nuove modalità di accertamento e verifica troveranno adeguata soluzione grazie alla progressiva estensione della procedura telematizzata.
In ogni caso, il termine di 120 giorni per la conclusione del procedimento dalla data di presentazione dell'istanza è un obiettivo fortemente sentito e perseguito dall'Istituto, che ha garantito che verranno poste in essere tutte le opportune iniziative affinché sia effettivamente realizzata una contrazione dei tempi procedurali.
In particolare, il direttore generale dell'INPS ha introdotto alcune innovazioni tese a snellire il procedimento di riconoscimento dello stato invalidante senza impoverire i controlli.
È utile ricordare, onorevole, che, qualora l'INPS non si pronunci nel termine di 60 giorni dal ricevimento del verbale trasmesso dall'ASL competente, tale verbale acquista carattere definitivo relativamente all'esito dell'accertamento in esso contenuto (lo prevede l'articolo 1, comma 7, della legge n. 295 del 1990).
L'Istituto ha inoltre previsto, ad ulteriore tutela del cittadino, che la commissione medica superiore debba espletare le proprie attività di verifica entro il termine di 15 giorni.
L'INPS ha comunicato, inoltre, che i piani straordinari di verifiche nei confronti dei titolari di benefici economici di invalidità civile, previsti dall'articolo 80 del decreto-legge n. 112 del 2008 e dall'articolo 20, comma 2, del decreto-legge n. 78 del 2009, non hanno causato ritardi nell'espletamento delle verifiche ordinarie, ed anzi hanno consentito, in alcuni casi, di garantire la continuità nell'erogazione delle prestazioni, poiché si è proceduto ad Pag. 41accertare, in sede di verifica straordinaria, la permanenza dei requisiti sanitari anticipatamente rispetto alla data di scadenza delle prestazioni soggette a revisione.
In conclusione, a conferma dell'attenzione che il Governo riserva a questo tema, che ella ha voluto segnalare, si sottolinea che è tuttora attivo un tavolo tecnico, istituito tra regioni, Ministero del lavoro, Ministero della salute e INPS al fine di monitorare la concreta attuazione delle nuove procedure degli accertamenti sociosanitari in materia di invalidità civile e di tutti i benefici ad essi connessi.
In particolare, i partecipanti al tavolo hanno condiviso l'esigenza di analizzare approfonditamente i dati finora raccolti dall'INPS, in modo da individuare interventi condivisi che possano, insieme al completamento del processo di telematizzazione, consentire di superare finalmente i ritardi che si registrano nella procedura.
Da ultimo vale la pena evidenziare che l'articolo 18, comma 22, del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito dalla legge n. 111 del 2011, con l'obiettivo di assicurare maggiore omogeneità e snellezza a tutto il procedimento, ha introdotto la possibilità per le regioni di stipulare, anche in deroga alla normativa vigente, specifiche convenzioni con l'INPS per l'affidamento delle funzioni relative all'accertamento dei requisiti sanitari.
Fermo restando che, in qualità di autorità vigilante, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha agito e agirà nei confronti dell'INPS per migliorare le performance del sistema informativo, devo sottolineare che molte delle difficoltà operative lamentate discendono, quindi, dalla struttura dei sistemi informativi delle ASL e delle autonomie locali, sui cui assetti organizzativi il Governo non può esercitare alcun potere di intervento, ma una mera opera di sensibilizzazione, cosa che sta continuando a fare, nell'ottica della leale collaborazione istituzionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di replicare.

TERESIO DELFINO. Signor sottosegretario, la ringrazio per l'illustrazione della sua risposta, per le questioni che ha posto in essere e anche per l'ammissione dei ritardi che ha denunciato. Tuttavia, credo che per le famiglie, per i soggetti che si sottopongono a queste visite e per le associazioni rappresentative di queste categorie il fatto, da lei molto sottolineato, della diversità dell'intensità telematica - per cui le procedure, essendo ancora in molte ASL assolutamente inadeguate, sarebbero uno dei motivi rilevanti di questi ritardi - sia una motivazione non particolarmente gradita.
Anche perché il termine di centoventi giorni, entro il quale vi dovrebbe essere l'espletamento di tutta la procedura, come lei stesso ha ribadito, è un obiettivo che si intende perseguire.
Siamo di fronte ad una legge che prescrive, puntualmente, alcuni adempimenti, così come persegue, sicuramente, alcune esigenze di maggiore controllo e verifica della situazione denunciata dalla nostra interpellanza.
Ritengo, quindi, di potermi dichiarare, da una parte, parzialmente soddisfatto della risposta per l'illustrazione, che lei, sottosegretario, ha evidenziato, di tutti i passaggi e di tutte le relazioni che vi sono tra i vari soggetti istituzionali che debbono adempiere a queste procedure, ma, dall'altra parte, non posso dichiararmi soddisfatto se è vero che, come abbiamo raccolto dalle testimonianze di alcune associazioni rappresentative delle persone diversamente abili (come, ad esempio, la FISH, per citarne una per tutte), ma non solo, anche le procedure di revisione, quelle che, invece, secondo lei non hanno comportato particolari difficoltà, determinano, di fatto, l'impossibilità di fruire delle provvidenze sino a quando l'iter di verifica non risulta completato.
Ora, non so se questa affermazione, che ho riportato nel testo dell'interpellanza in esame, sulla base delle relazioni che abbiamo con il mondo, con il grande pianeta, delle disabilità, sia effettivamente compresa nella sua risposta.
Comunque, per concludere, riteniamo che lo sforzo che deve essere fatto per andare incontro alle persone con maggiori Pag. 42difficoltà sia il termometro, il segnale, di una civiltà di un grande Paese quale la nostra bella Italia.
Allora, al di là della risposta che lei ha formulato, che leggeremo più attentamente per comprenderla pienamente in tutti i suoi elementi, credo che la sollecitazione che intendo fare a nome del gruppo UdCpTP, oltre che mio personale, sia che non dobbiamo mai stancarci di superare le difficoltà burocratiche che, per diverse ragioni, si frappongono all'espletamento, nei modi previsti dalla legge, di queste procedure, perché si tratta di persone che già soffrono maggiormente e che, quindi, hanno titolo e diritto ad una risposta celere sulla possibilità di fruire di questi sostegni che, in larga misura, sono destinati a favore di famiglie e persone in grande difficoltà anche economica.
La ringrazio, comunque, per la risposta e mi auguro che il lavoro che lei e l'INPS portate avanti, insieme a tutte le altre strutture, dia, nel tempo, sempre più risposte puntuali ai nostri disabili.

(Elementi e iniziative in ordine alla possibilità del trasferimento della sede legale di Alenia da Pomigliano (Napoli) a Venegono Superiore (Varese) - n. 2-01189)

PRESIDENTE. L'onorevole Paolo Russo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01189, concernente elementi e iniziative in ordine alla possibilità del trasferimento della sede legale di Alenia da Pomigliano (Napoli) a Venegono Superiore (Varese) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, l'interpellanza in esame tratta della vicenda di una grande azienda italiana come l'Alenia aeronautica Spa che ha una tradizionale presenza nel Mezzogiorno del nostro Paese, con migliaia di lavoratori occupati a Foggia, a Grottaglie, a Pomigliano, a Nola, a Casoria, a Napoli Capodichino.
La storia stessa di Alenia aeronautica si articola e si dipana accanto alle storie di quei luoghi, è intimamente connessa alla storicità ed alla tradizionale presenza di quegli impianti industriali nel Mezzogiorno del Paese, peraltro intimamente connessi ad un sistema a rete fatto di accademie, centri di eccellenza e centri di ricerca aerospaziali di indiscusso valore internazionale.
Le attività di Alenia aeronautica si articolano proprio secondo questo modello organizzativo con luoghi di eccellenza, ossia siti in possesso di specifiche capacità produttive, che si integrano gli uni agli altri. Si tratta di più di 210 ettari, 49 dei quali coperti, con una forza lavoro di circa 14 mila unità, il 40 per cento delle quali, più o meno, sono tecnici altamente specializzati ed ingegneri. Nell'area sud sono localizzati oltre 6.300 addetti (più precisamente 5.300 negli stabilimenti di Pomigliano, Nola, Casoria, Capodichino, Foggia, oltre ad un totale di 840 addetti circa a Grottaglie).
Nei tempi più recenti l'area campana ha avuto un ruolo industriale di primissimo piano nel panorama aerospaziale, sin dalla costituzione dell'Aeritalia, avvenuta alla fine degli anni Sessanta con il conferimento alla neonata azienda degli stabilimenti della ex Aerfer del gruppo Iri-Finmeccanica (oltre a quelli della Salmoiraghi e della divisione aviazione della Fiat).
Ricordo questo dato per significare in modo preciso come non si tratta di un'attività dell'ultimo decennio, piuttosto si tratta di una storica presenza, che trova in quei luoghi non solo una naturale condizione di vocazione in ragione anche delle specifiche condizioni professionali e delle università del territorio, ma rileva come quegli stessi luoghi siano cresciuti accanto a queste importanti realtà lavorative.
Il centro di eccellenza di Pomigliano ha un'estensione di 320.000 metri quadri e 2.600 addetti. È il più grande stabilimento di Alenia aeronautica nel sud Italia. Tante sono le attività importanti, che hanno reso Alenia famosa nel mondo tanto da registrare vari primati anche sul piano delle esportazioni. Solo gli impianti al sud concorrono a ridurre da oltre quarant'anni l'enorme debito pubblico italiano, giacché Pag. 43producono unicamente per l'esportazione negli Stati Uniti e nel resto del mondo.
È in atto negli ultimi mesi un avviato processo di fusione tra Alenia aeronautica Spa e Alenia Aermacchi Spa. Gli stabilimenti del Nord, Aermacchi compresa, hanno sempre venduto all'Aeronautica militare italiana e le uniche lavorazioni per Airbus sono le nacelle dei motori degli Airbus, che sono state industrializzate e prodotte proprio a Pomigliano fino alla fine degli anni Novanta e poi cedute prima ad Alenia Torino e poi all'Aermacchi in calo di commesse, cosa che oggi appare singolare, se non paradossale.
Prodotti come l'ATR hanno consentito alla società ATR del gruppo Alenia di diventare leader mondiale nel settore con punte del 75 per cento del mercato mondiale dei turboelica. L'ATR è anche la piattaforma del prossimo velivolo «verde», ovvero del Turboprop e può dare ulteriore lavoro a quel Mezzogiorno che ha tanta fame di lavoro. Inoltre il C-27J, anch'esso progettato al sud, è il primo velivolo straniero acquistato dall'US Army.
Lo stabilimento di Grottaglie ha tecnologie uniche in Europa: stabilimenti con tale livello tecnologico possono essere paragonati solo ad aziende negli Stati Uniti o in Giappone.
Allora non si capisce la logica per la quale l'azienda più piccola, Alenia Aermacchi, la meno nota e di minori prospettive industriali, debba guidare il processo di fusione rispetto alla capofila Alenia Aeronautica. Nelle ultime settimane ordini di servizio interni ed indiscrezioni giornalistiche confermano l'eventualità di trasferire la sede legale di Alenia da Pomigliano a Venegono superiore. Ci interessa sapere, accanto agli oltre cinquanta firmatari di questa interpellanza, se sono vere queste indiscrezioni, in quale sede si è deciso questo eventuale trasferimento; se il Governo, il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero dello sviluppo economico siano stati preventivamente informati di tali assurde decisioni; se risponda ad una precisa logica puramente industriale o non sia stata sollecitata da logiche municipaliste, campaniliste o addirittura pseudo politiche; se non ritenga insomma il Governo di intervenire per esprimere una parola di chiarezza che dia non solo serenità ma anche certezza ai tanti lavoratori di una realtà che proprio in questi tempi vive momenti di particolare disagio anche per evitare ulteriori, inutili tensioni sociali per incomprensibili decisioni.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Nello Musumeci, ha facoltà di rispondere.

NELLO MUSUMECI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, con l'interpellanza urgente 2-01189 l'onorevole Paolo Russo e altri pongono quesiti in ordine al piano di rilancio del settore aeronautico. Al riguardo la società Finmeccanica Spa, che controlla il gruppo in questione, ha comunicato che Alenia Aeronautica è la società capofila del settore aeronautico di Finmeccanica, che attualmente comprende, oltre ad Alenia Aeronautica Spa, la società Alenia Aermacchi, Alenia North America, le partecipazioni in Alenia SIA, SuperJet International e ATR. Il settore aeronautico è attivo nella progettazione produzione e supporto logistico di velivoli civili e militari da addestramento, di sistemi a pilotaggio remoto e di aerostrutture. Sulla base dei dati riportati nel bilancio di fine 2010 il settore aeronautico ha 12 mila e 600 addetti divisi in 11 sedi dislocate su tutto il territorio nazionale, sono state citati anche dall'onorevole interpellante, Pomigliano d'Arco, Nola, Napoli Capodichino, Casoria, Torino, Caselle nord/sud, Grottaglie, Foggia e Roma. Già da tempo è in atto un processo di rilancio del citato settore attraverso l'integrazione delle competenze industriali delle diverse società in modo da garantire o da consentire a Finmeccanica e all'Italia di mantenere la capacità di progettare, produrre, testare e supportare logisticamente velivoli completi ad ala fissa in un mercato internazionale sempre più competitivo e caratterizzato da una generalizzata contrazione del budget nazionale della difesa. Il Pag. 44processo di integrazione sarà consolidato attraverso la fusione per incorporazione di Alenia Aermacchi in Alenia Aeronautica Spa, realizzando un'unica realtà industriale con un unico nome e un'unica sede sociale affiancata da due sedi operative che saranno il baricentro di attività velivolistiche omogenee (velivoli da difesa-addestratori e velivoli civili). La scelta della localizzazione della sede legale non sarà e non potrà essere in ogni caso un fattore determinante a livello industriale, in quanto il settore aeronautico è presente in cinque regioni, ognuna con una forte caratterizzazione produttiva. Infine, la società Finmeccanica ha soggiunto che il piano di rilancio passerà anche attraverso un'attività di ristrutturazione e di riorganizzazione che verrà comunque comunicata alle organizzazioni sindacali secondo le modalità e le tempistiche previste dalla normativa vigente.
Le preoccupazioni sollevate pertanto appaiono neutralizzate dalle note che abbiamo rassegnato e che in ogni caso salvaguardano diritti e priorità sul piano lavorativo ed imprenditoriale finora consolidatisi.

PRESIDENTE. L'onorevole Paolo Russo ha facoltà di replicare.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Musumeci per la cortesia ma anche per la franchezza con cui ha voluto rispondere ad una domanda che rimane del tutto inevasa. Qui, sottosegretario, non è posta la questione se siano o meno tutelate le rappresentanze e le realtà lavorative del Mezzogiorno. Le questioni che si erano poste sono le seguenti: chi ha deciso che deve essere Venegono la sede legale di questa nuova società; in quale sede si è deciso; per quale ragione si è deciso. Non vorrei che fosse una ragione un po' politica e un po' per impoverire ulteriormente il Mezzogiorno, sottraendo a quelle regioni anche gli introiti derivanti dalle imposte.
Rispetto a questa vicenda la chiarezza del sottosegretario ci preoccupa ancora di più, ci induce ad ulteriore preoccupazione. Lo ringraziamo per la franchezza e per la chiarezza ma ovviamente rimane tutta aperta la vertenza, una vertenza che naturalmente non si chiude con questa interpellanza, la quale anzi da questa interpellanza deve avere un risvolto di maggiore impegno e soprattutto di maggiore coinvolgimento dei livelli territoriali regionali e anche del livello nazionale. Ovviamente per questo ringrazio la cortesia del sottosegretario.

(Iniziative di competenza volte a riconoscere i diritti acquisiti ai medici iscritti ai corsi di specializzazione tra gli anni 1982 e 1991 che non hanno percepito alcuna remunerazione nel corso della loro attività di formazione - n. 2-01185)

PRESIDENTE. L'onorevole Anna Teresa Formisano ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-001185, concernente iniziative di competenza volte a riconoscere i diritti acquisiti ai medici iscritti ai corsi di specializzazione tra gli anni 1982 e 1991 che non hanno percepito alcuna remunerazione nel corso della loro attività di formazione (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, abbiamo presentato questa interpellanza urgente perché credo riguardi un caso sul quale la politica tutta debba riflettere. Parliamo di una questione che riguarda medici specialisti, medici iscritti alla specializzazione, tra gli anni 1982 e 1991. Questi medici non hanno percepito alcuna remunerazione per la specializzazione, così come invece avviene ora e avviene da quell'epoca in tutta Europa, nonostante normative europee da tempo abbiano adeguato questa remunerazione e abbiano invitato i Paesi che fanno parte dell'Unione europea a procedere in questa direzione. Non ci siamo fatti mancare niente come Paese Italia perché il 7 luglio del 1987 la Corte di giustizia delle Comunità europee aveva condannato l'Italia ovviamente ad ottemperare a questa grave mancanza, a tal punto che il legislatore Pag. 45nazionale aveva provveduto ad intervenire a decorrere dal 1991, con un clamoroso caso di disparità di trattamento per risarcimento.
Negli ultimi tre anni, da oggi, sono stati rimborsati circa mille medici.
Il 18 agosto di quest'anno, cioè qualche giorno fa, quasi un mese fa ormai, la Cassazione, con una sentenza, ha stabilito che la prescrizione è decennale per cui ora vi sono circa 800 medici che hanno di fatto visto riconosciuto il loro diritto ad avere rimborsate quelle risorse a cui avevano diritto in quel tempo. Inoltre, sono state annunciate, come è giusto che sia, class action in questa direzione, nonché la richiesta dei versamenti dei relativi contributi così come accade oggi per chi fa qualsiasi specializzazione nel settore della medicina.
Ho presentato quest'interpellanza urgente per capire quali iniziative si intenda assumere rispetto a questo problema perché non credo che esistano medici specializzati di serie A, cioè quelli che hanno ottenuto già il rimborso, e medici specializzati di serie B che, ad oggi, non hanno ottenuto nessun rimborso. E prima che il sottosegretario mi risponda, vorrei fare una precisazione: non si ponga il problema di momentanea carenza di risorse, perché questa potrebbe essere una scusa per nascondersi dietro ad un dito. Qui stiamo parlando di circa 100 milioni di vecchie lire che competono ad ogni medico e parliamo di un diritto sacrosanto acquisito, di un diritto riconosciuto e, quindi, mi auguro che il Governo abbia idea di come procedere in questa direzione, nell'attesa che non arrivi qualche altra condanna dall'Unione europea e dalla Corte di giustizia dell'Unione europea.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, in merito alla questione oggetto dell'interpellanza in discussione, si espone, in sintesi, l'annosa vicenda riguardante la materia.
Il decreto legislativo n. 257 del 1991, emanato in attuazione di direttive comunitarie sulla formazione medico-specialistica, a cui lo Stato italiano avrebbe dovuto adeguarsi entro il 31 dicembre 1982, ha previsto l'erogazione di una borsa di studio ai medici iscritti alle scuole di specializzazione a partire dall'anno accademico 1991/1992; ciò al fine di ottemperare all'obbligo sancito in sede comunitaria di riconoscere agli interessati un'adeguata remunerazione. I medici iscritti alle predette scuole di specializzazione nei periodi anteriori hanno intrapreso nel tempo, attraverso ricorsi singoli o collettivi, numerose azioni giudiziarie innanzi, dapprima, ai giudici amministrativi e, successivamente, a quelli ordinari, volte sostanzialmente al riconoscimento dell'adeguata remunerazione prevista dalla normativa comunitaria ovvero al risarcimento del danno per il tardivo recepimento di tale normativa. La giurisprudenza formatasi nel tempo non è stata univoca. A seguito delle prime pronunce giurisdizionali amministrative, che disponevano l'annullamento dei decreti interministeriali di esecuzione del predetto decreto legislativo nella parte in cui si stabiliva la relativa applicazione, a partire dall'anno accademico 1991/1992, è stata emanata la legge n. 370 del 1999 con la quale si è inteso dare attuazione alle predette sentenze, individuando le occorrenti risorse finanziarie e subordinando, in ossequio a quanto statuito dai giudici amministrativi, l'erogazione degli emolumenti ivi previsti all'accertamento di determinate condizioni.
La scelta di limitarsi all'esecuzione delle predette sentenze è da correlare, presumibilmente, sia alla considerazione che sulla materia non si era formato un orientamento univoco (peraltro per effetto di un numero di ricorsi relativamente contenuto), sia alla circostanza che il riconoscimento a tutti i medici che avessero frequentato i predetti corsi nel periodo dal Pag. 461982 al 1991 avrebbe comportato la necessità di reperire ingentissime risorse finanziarie.
Nel corso dei giudizi riguardanti la materia si è dibattuto altresì sul carattere autoesecutivo o meno della normativa comunitaria di cui trattasi e la questione è stata affrontata e risolta in maniera parzialmente negativa dalla Corte di giustizia la quale ha affermato che le direttive in materia non sono incondizionate e sufficientemente precise nella parte in cui non contengono alcuna definizione comunitaria della remunerazione da considerarsi adeguata, né dei metodi di fissazione di tale remunerazione, concludendo sul punto che spetta al giudice a quo valutare in quale misura l'insieme delle disposizioni nazionali possa essere interpretato alla luce della lettera e dello scopo della direttiva, al fine di conseguire il risultato da essa voluto ossia di remunerare l'attività formativa in maniera adeguata.
La giurisprudenza prevalente successivamente intervenuta, compresa quella di legittimità, nel tener conto di ciò e ritenendo precluso al giudice di identificare sia il debitore tenuto al versamento della remunerazione adeguata sia l'importo di quest'ultima (Cass. n. 6427/2008 e n. 9842/2002), ha stabilito la sussistenza del diritto degli interessati al risarcimento del danno cagionato per il ritardato adempimento, consistente «nella perdita di chance di ottenere benefici resi possibili da una tempestiva attuazione» della normativa comunitaria (Cass. n. 6427/2008).
Il contenzioso diretto ad ottenere il risarcimento dei danni conseguenti, in mancanza di un provvedimento legislativo che definisse la questione, ha assunto, quindi, proporzioni notevoli ma i relativi effetti sulla finanza pubblica, soprattutto grazie all'accoglimento dell'eccezione di prescrizione, sono rimasti relativamente contenuti.
Infatti l'orientamento prevalente formatosi sul punto, fino all'emanazione da parte delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione della sentenza n. 9147/2009, è stato quello diretto a ritenere applicabile la prescrizione quinquennale di cui all'articolo 2947 c.c. con decorrenza del relativo termine dal conseguimento del diploma di specializzazione o al più tardi dall'entrata in vigore del d.lgs. 257/1991.
Ciò ha determinato il rigetto di numerosi ricorsi per intervenuta prescrizione ed il contenimento dell'incidenza degli stessi sulla finanza pubblica.
A partire dal 1999, invece, per effetto della citata sentenza n. 9147 - che ha ricondotto la fattispecie di risarcimento dei danni derivante dal tardivo recepimento delle direttive in parola allo schema della responsabilità per inadempimento dell'obbligazione ex lege dello Stato di natura indennitaria per attività antigiuridica, con conseguente applicazione del termine di prescrizione decennale, numerose sentenze favorevoli per le amministrazioni sono state appellate e molti dei giudizi allora pendenti si sono successivamente conclusi sfavorevolmente, in quanto riguardanti casi in cui tale termine non era ancora decorso.
Tale situazione si è recentemente aggravata in quanto la Corte di Cassazione ha, con alcune recentissime sentenze (nn. 10813/2011, 10814/2011, 10815/2011, 10816/2011), individuato il dies a quo per il suddetto termine di prescrizione decennale nella data di entrata in vigore della menzionata legge n. 370 del 1999.
In tale quadro, che presumibilmente porterà ad un ulteriore aggravio del contenzioso in parola, suscettibile di determinare rilevanti effetti sulla finanza pubblica, il Ministero, insieme a tutte le altre amministrazioni interessate, ha promosso diversi incontri presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e, in particolare, nell'ultimo incontro tenutosi a Palazzo Chigi il 24 maggio scorso, si è concordato di sollecitare la formulazione di un intervento normativo che definisca in termini puntuali il quadro normativo di riferimento in materia di «illecito comunitario e di prescrizione della relativa azione risarcitoria».
Peraltro ciò risulterebbe in linea con quanto recentemente affermato dalla Corte di Giustizia con decisione del 19 maggio scorso, secondo cui «spetta all'ordinamento Pag. 47di ciascuno Stato membro stabilire le modalità procedurali dei ricorsi giurisdizionali intesi a garantire la piena tutela dei diritti spettanti ai singoli in forza del diritto dell'Unione, purché tali modalità non siano meno favorevoli di quelle che riguardano ricorsi analoghi di natura interna (principio di equivalenza) e non rendano praticamente impossibile o eccessivamente difficile l'esercizio dei diritti conferiti dall'ordinamento giuridico dell'Unione».
L'intervento normativo prospettato dovrà ovviamente tenere conto dei principi costantemente affermati dalla giurisprudenza della Corte costituzionale per la legittimità di norme di interpretazione autentica e dovrà inserirsi all'interno di una disciplina generale dell'illecito comunitario dello Stato per l'omesso o incompleto recepimento della normativa comunitaria non direttamente applicabile, disciplinando tutti gli aspetti, sostanziali e processuali, dell'istituto (qualificazione dell'illecito, legittimazione ad agire, quantificazione dei danni e/o dell'indennizzo, competenza territoriale, ecc.), oltre alla durata e alla decorrenza della prescrizione.
Il suddetto intervento normativo potrebbe peraltro risultare utile anche in riferimento all'ulteriore questione che nel corso degli ultimi anni è stata sollevata dai medici specializzatisi nel periodo successivo al 1991, attraverso azioni giudiziarie ed atti di diffida, tesi ad ottenere il riconoscimento delle differenze retributive tra la borsa di studio percepita ai sensi del più volte richiamato decreto legislativo n. 257/91 ed il migliore trattamento economico previsto a decorrere dall'anno accademico 2006/2007 ai sensi del decreto legislativo n. 368/99 e successive modificazioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Anna Teresa Formisano ha facoltà di replicare.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, io non solo voglio dichiararmi subito insoddisfatta: insoddisfattissima, perché io sfido chiunque, dopo aver ascoltato le parole che ci ha detto il sottosegretario in Aula, a dirmi qual è la risposta che il Governo italiano dà a questi signori medici che hanno fatto questo ricorso.
Voglio fare alcune precisazioni, perché qui non si può essere in Europa, onorevole sottosegretario, a corrente alternata, cioè il giorno prima si va a dire «L'Europa ci dica che dobbiamo fare, per tutti i Paesi, uguale per tutti» e poi, se l'Europa ci dice «Dovete fare tutti la stessa cosa» non va bene, perché noi, come Paese Italia, vogliamo avere autonomia di disciplina per le nostre normative. Così non funziona.
Intanto nella risposta il sottosegretario mi ha ricordato quello che avevo scritto nell'interpellanza, quindi cose che io conoscevo perfettamente, prima osservazione. Seconda osservazione: non mi si risponde a tre quesiti che sono fondamentali. Poi non ci meravigliamo se da qui partirà una class action, perché questo succederà, onorevole sottosegretario. Infatti la sentenza della Cassazione che dà ragione a questi signori medici non risale al 1900, risale al 18 agosto 2011, non è neppure un mese.
Voi mi dovete spiegare intanto perché a 1.000 medici, senza colpo ferire e senza stare ad andare a vedere il pelo nell'uovo, come si dice dalle mie parti, il rimborso è stato dato, quindi 1.000 medici hanno avuto riconosciuto questo diritto, questo loro sacrosanto diritto: perché erano solo 1.000? Poi se ne aggiungono altri 800 e si dice: «Poi vediamo». Non è così che funziona.
Quando io studiavo giurisprudenza, ahimè qualche anno fa, in un'università dove la giurisprudenza era una delle facoltà più importanti (sto parlando della Federico II di Napoli), ci hanno insegnato un principio fondamentale, che qualcuno di questo Governo ogni tanto tenta di stravolgere: una legge solo se è a favore del cittadino può essere retroattiva, non viceversa. È vero che qua ogni tanto cancelliamo quello che abbiamo fatto (si pensi al servizio militare, poi c'è stato qualche tentativo la settimana scorsa di fare altre operazioni), ma non è così. Pag. 48
Quindi, non solo ribadisco il concetto che ci sono una palese ingiustizia e una palese disparità di trattamento con riferimento alla stessa situazione. Infatti, non parliamo di cose diverse, ma della stessa situazione.
Quindi, è giusto che l'Italia sia stata condannata a continuare in questa direzione. Se ci si vuole appigliare ad un cavillo - dieci anni di prescrizione dopo che la Cassazione ha stabilito che per questi casi non c'è prescrizione dopo dieci anni - non capisco.
Mi permetto, onorevole sottosegretario, invece di fare le riunioni a Palazzo Chigi il 24 maggio di quest'anno per vedere quali «magheggi» inventare come Governo italiano per non dare ragione a questi signori che hanno un sacrosanto diritto, facciamo riunioni magari con l'associazione di questi medici per vedere se si può tentare una transazione, se si può verificare se questi rimborsi possano essere dati a scaglioni, se si può trovare una sintesi con chi aspetta di vedere riconosciuto un diritto. Peraltro, oltre al pagamento dello stipendio lei sa meglio di me che c'erano anche le ferie non percepite, i contributi non versati, la malattia non ottemperata e tutto questo appresso.
Ovviamente confermo la mia insoddisfazione. Trasmetterò - lo voglio dire pubblicamente - all'associazione che sta portando avanti questa sacrosanta difesa di questo sacrosanto diritto la risposta che ho avuto dal sottosegretario all'interpellanza. Sono sicura che da queste parole e da questa risposta partirà una class action probabilmente molto più grande di quello che si poteva ipotizzare fino a qualche giorno fa. Infatti, in un Paese che si dice civile e che è parte integrante dell'Unione europea non si può utilizzare uno strabismo di comodo a seconda delle sentenze della Corte di giustizia dell'UE e delle opportunità e delle indicazioni che fornisce l'Unione europea: o facciamo parte sempre dell'Unione europea oppure veramente è una presa in giro.
Quindi, signora Presidente, nel confermare la mia completa insoddisfazione annuncio che proseguirò nell'attenzionare questo problema insieme a quell'organizzazione dei medici e dei medici legali che si è costituita per tutelare un diritto dovuto a chi ha fatto una specializzazione in un Paese che fa parte dell'Unione europea e non ha visto riconosciuto il proprio diritto alla remunerazione.

(Iniziative di competenza per l'adeguamento del trattamento stipendiale dei ricercatori universitari non confermati dopo il primo anno di attività - n. 2-01186)

PRESIDENTE. L'onorevole Vassallo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01186, concernente iniziative di competenza per l'adeguamento del trattamento stipendiale dei ricercatori universitari non confermati dopo il primo anno di attività (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, come ha detto ieri il presidente Barroso di fronte al Parlamento europeo riunito in sessione plenaria, siamo davanti alla sfida più seria della nostra generazione, che mette a rischio la costruzione comunitaria e la credibilità e il benessere del nostro Paese nel breve e nel lungo termine. È una sfida di fronte alla quale nessuna corporazione si può tirare indietro nell'assumersi la responsabilità di contribuire all'aggiustamento strutturale dei conti pubblici. Quindi, resistenze corporative nei confronti delle politiche di risanamento non sono giustificabili. Lo dico in premessa perché non è questo il senso dell'interpellanza.
Personalmente ritengo che siano necessari anche interventi più incisivi di quelli che sono stati fino ad oggi adottati, ma temo che la politica dei tagli lineari, che in una certa misura può essere giustificabile, produca dei danni in quanto cieca e a volte finisce per essere iniquamente più pesante nei confronti delle categorie più deboli. È il caso esattamente che trattiamo attraverso questa interpellanza. Come è noto, con il decreto-legge n. 78 del 2010, Pag. 49è stato imposto un blocco stipendiale generalizzato ai dipendenti pubblici per gli anni dal 2011 al 2013.
Ciò avviene sia nel caso di progressioni automatiche degli stipendi, sia nel caso di progressioni di carriera, avanzamenti di carriera che vengono riconosciuti solo ai fini giuridici e non anche ai fini economici.
Questo blocco generalizzato produce, però, dei difetti, soprattutto se viene applicato in maniera a sua volta cieca. Abbiamo già avuto modo di rilevare ciò con riferimento ad una questione specifica che riguarda sempre l'università: in particolare, riguarda i ricercatori confermati o i professori associati confermati o gli straordinari che diventano ordinari. In questo caso, il Ministero dell'istruzione ha già chiarito - in effetti, gliene dobbiamo dare atto - che il blocco stipendiale non si applica, perché, in quel caso, non si tratta di un avanzamento di carriera, ma di un atto di conferma in un ruolo già acquisito.
Tuttavia, è emerso, anche per le giustificate proteste dei ricercatori, un altro caso che, per certi versi, è ancora più acuto, cioè quello dei ricercatori non confermati, i quali, in base ad una legge del 2005, a partire dal secondo anno di attività, dovrebbero vedersi riconosciuti non un vero e proprio incremento o progressione stipendiale, ma un diverso parametro di determinazione del trattamento economico loro dovuto. Questo perché si riconobbe, già nel 2005, che il trattamento economico dei ricercatori appena assunti è miserabilmente basso e si decise, quindi, a partire dal secondo anno, di parametrarlo al 70 per cento della remunerazione dei professori associati.
Dunque, questo caso sembra attagliarsi alla categoria degli eventi straordinari della dinamica retributiva, di cui parla l'articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2010, cioè quegli eventi che non incappano nel blocco stipendiale generalizzato per il triennio 2011-2013.
D'altro canto, il legislatore e il Governo, in quanto promotore di quel provvedimento, hanno già riconosciuto l'iniquità del trattamento economico dei ricercatori non confermati al primo anno, prevedendo che il Governo sia delegato ad emanare una normativa che riveda il trattamento economico dei ricercatori non confermati a tempo indeterminato nel primo anno di attività.
Il punto è che, se gli atenei continuassero ad interpretare rigidamente il blocco stipendiale applicandolo anche a questa categoria, genererebbero un'iniquità di misure spropositate, in quanto il blocco stipendiale normalmente si applica a categorie che perdono per il mancato incremento del loro stipendio il 2-3 per cento ogni anno. Nel caso dei ricercatori non confermati, che partono, com'è notorio e ampiamente riconosciuto dalle stesse scelte legislative del Governo, da una base stipendiale miserabilmente bassa, si determinerebbe un mancato incremento del 20 o del 25 per cento. Questo, naturalmente, è inaccettabile ed iniquo.
I giovani ricercatori hanno già promosso un appello rivolto anche al Ministro Gelmini e al Ministro dell'economia e delle finanze, e sono in fase di presentazione una serie di ricorsi che, giustamente, segnalano l'iniquità di questa circostanza, qualora gli atenei rimanessero fermi nell'interpretazione che alcuni, per timore di incappare in cause per danno erariale, stanno mantenendo.
Quindi, noi confidiamo che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, così come ha già fatto, dimostri equilibrio e ci fornisca un'interpretazione appropriata del blocco stipendiale, riconoscendo che non è applicabile, per ragioni di diritto e anche di proporzionalità, al caso in questione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

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GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, con riferimento all'interpellanza in oggetto, l'interessato chiede, se pur in vigenza del blocco delle progressioni economiche di cui all'articolo 9, comma 21, del decreto-legge n. 78 del 2010, le università possano dare applicazione all'articolo 1, comma 2, del decreto-legge n. 7 del 2005, convertito in legge, con modificazioni, dall'articolo 1 della legge n. 43 del 2005, secondo il quale «dopo il primo anno di effettivo servizio e fino al giudizio di conferma, il trattamento economico dei ricercatori universitari è pari al 70 per cento di quello previsto per il professore universitario di seconda fascia a tempo pieno di pari anzianità».
A sostegno della soluzione positiva, l'onorevole interpellante richiama la precedente risposta che il Ministero ha fornito il 9 giugno scorso all'interpellanza urgente n. 2-01113 in ordine alla non applicabilità della citata disposizione sul blocco delle progressioni economiche ai ricercatori universitari e ai professori associati che ottengono la conferma nel corso degli anni 2011, 2012 e 2013, nonché a favore dei professori straordinari che divengono ordinari nel corso dello stesso periodo, perché tali passaggi devono essere intesi non come avanzamento di carriera ma come atti di conferma nel ruolo già acquisito.
In merito si precisa che la soluzione configurata nel caso precedente non è applicabile alla diversa situazione oggi in esame dei ricercatori non confermati, nei confronti dei quali il miglioramento retributivo previsto dal citato comma 2, articolo 1 del decreto-legge n. 7 del 2005 si configura non già come conseguenza della conferma nel ruolo già acquisito ma, piuttosto, come vera e propria progressione economica, perciò assoggettabile alla disposizione di cui all'articolo 9, comma 21, del decreto-legge n. 78 del 2010.
Tanto premesso, si evidenzia altresì che l'effetto negativo che ricade sul reddito dei ricercatori non confermati, in ragione della mancata applicazione dell'articolo 1, comma 2, del decreto-legge n. 7 del 2005, è comunque destinato a venire meno con l'entrata in vigore del decreto legislativo di attuazione della delega di cui all'articolo 5, comma 1, secondo i principi e i criteri direttivi di cui al medesimo articolo 5, comma 3, lettera g), della legge n. 240 del 2010, che prevede la revisione del trattamento economico dei ricercatori non confermati a tempo indeterminato nel primo anno di attività e che, ad oggi, risulta in fase di ultimazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Vassallo ha facoltà di replicare.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, dovrei intanto precisare che il riferimento che nell'interpellanza urgente si fa al caso già trattato non intendeva dire che si ritiene che il caso dei ricercatori non confermati non possa essere ricondotto a quello di una progressione di carriera, non era questo l'oggetto.
Ad ogni modo, non è così rilevante ai fini del problema che stiamo trattando. Semmai, è rilevante, rispetto alla questione di cui ci stiamo occupando, l'argomento secondo cui non si tratta di progressione stipendiale automatica, ma della nuova determinazione di un diverso parametro per il trattamento economico.
In ogni caso, la risposta del sottosegretario può essere considerata comunque, diciamo così, promettente, se ho ben inteso, e cioè se il Governo ritiene che l'entrata in vigore del decreto legislativo delegato ai fini della revisione del trattamento economico sanerà ex post e produrrà effetti anche per coloro i quali hanno già goduto, o meglio, saranno già incappati nel blocco, ossia se avrà un effetto retroattivo anche su quelli che sono incappati nel blocco e, pertanto, di fatto sanerà la situazione di questi ricercatori.
Se così fosse, non ci rimane che attendere - e, naturalmente, eserciteremo tutte quante le pressioni che sono nelle nostre disponibilità perché questo accada - che il Pag. 51Governo effettivamente deliberi questo decreto legislativo e vedremo quale sarà il contenuto. Confidiamo che sia, così come ci è stato detto, anche un modo per risolvere questa situazione oggettivamente molto iniqua.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 19 settembre 2011, alle 15:

1. - Discussione del testo unificato dei progetti di legge:
S. 2472 - COSENZA; d'iniziativa del GOVERNO: Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani (Approvato dal Senato) (C. 3465-4290-A).
- Relatore: Alessandri.

2. - Discussione del disegno di legge:
Delega al Governo per il riassetto della normativa in materia di sperimentazione clinica e per la riforma degli ordini delle professioni sanitarie, nonché disposizioni in materia sanitaria (C. 4274-A).
- Relatore: De Nichilo Rizzoli.

3. - Discussione del disegno di legge costituzionale:
Partecipazione dei giovani alla vita economica, sociale, culturale e politica della Nazione ed equiparazione tra elettorato attivo e passivo (C. 4358)
e delle abbinate proposte di legge costituzionali: PISICCHIO; LENZI ed altri; VACCARO; GOZI ed altri (C. 849-997-3296-4023).
- Relatore: Laffranco.

La seduta termina alle 15,10.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO MARIO PEPE (PD) SULL'ORDINE DEI LAVORI

MARIO PEPE (PD). Non potrà passare inosservato nella cultura meridionale e nella memoria degli Italiani il ricordo del patriota e martire Nicola Nisco di S.Giorgio del Sannio che morì il 15 Agosto 1901.
Desidero ricordarlo nel 150o anniversario celebrativo dell'Unità d'Italia.
Un evento importante, un ricordo significativo, un invito a riconsiderare la produzione storica, civile, economica dell'uomo di cultura, Nicola Nisco.
«Dopo 10 anni, 5 mesi e 17 giorni dal 13 Novembre 1848 in cui fu arrestato a Napoli, la mattina del 1o Maggio del 1859 fu mandato in esilio a Malta. Nel 1860 fu nominato professore di Economia politica nel Reale Istituto di perfezionamento della città di Firenze». Così il figlio Adriano Nisco ricorda il suo genitore nei «Ricordi Biografici» pubblicato a Napoli nel 1902.
Non si vuole qui fare un excursus storico-culturale della figura e della personalità di Nicola Nisco, né avviare sul piano della comparazione critica l'approfondimento delle correnti storiografiche tese a riproporre il problema del valore e del significato storico del Risorgimento e dei suoi uomini più rappresentativi; si vuole soltanto riproporre, nella celebrazione dell'anniversario, la profonda lezione morale, civile e politica che Nicola Nisco ha dato alla storia del paese ed agli studi di Economia politica.
Voglio sottolineare solo tre aspetti: la testimonianza patriottica, i molteplici interessi di intellettuale del Mezzogiorno d'Italia, l'attività legislativa prodotta per rafforzare lo Stato unitario e contestualizzarlo nella complessa realtà del Mezzo giorno d'Italia. Le opere storiche del Nisco servivano a portare avanti quel civile rinnovamento utile a legare l'eticità pubblica e gli assetti istituzionali del nostro Paese.
Nisco ha costruito un esame storico profondo delle vicende del nostro Paese Pag. 52cercando di costruire una civitas unitaria ed una trama di valori e di norme che dovevano aiutare a riscattare il Sud e ad incivilire il nostro Paese.
Il patriota Nicola Nisco fu eletto deputato nel collegio di S. Giorgio del Sannio (BN) dall'ottava all'undicesima legislatura.
Fu sensibile, attento agli interessi del Mezzogiorno, rispettoso della logica parlamentare, sostenitore dell'alleanza tra riformatori e moderati. Fu un parlamentare zelante, attento più a difendere le ragioni dello Stato che ad affrontare «le questioni sociali del Paese», sostenitore della modernizzazione del Paese nelle articolazioni dello Stato, negli assetti amministrativi, nell'attuazione di infrastrutture fondamentali. La sua attività parlamentare fu sempre ispirata ad una sana, concreta legislazione. Più che codificare in astratto si trattava «per leges» di affrontare i problemi del Paese, problemi enormi, insormontabili. Eppure l'Italia si è costruita e da allora si è rinnovata. In meglio.

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto stenografico della seduta del 14 settembre 2011, a pagina 74, prima colonna, alla diciottesima riga la parola «stupida» deve essere sostituita dalla seguente: «stupita»;
a pagina 77, prima colonna, alla ventottesima riga la parola: «mi» deve essere sostituita dalla seguente: «vi»;
a pagina 78, prima colonna, alla quarantacinquesima riga le parole «delle linee» devono essere sostituite dalle seguenti: «dei livelli».

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3209-bis-B - voto finale 499 459 40 230 259 200 43 Appr.
2 Nom. Pdl 2172 - A - articolo 1 486 486 244 485 1 43 Appr.
3 Nom. em. 2.20 489 489 245 489 43 Appr.
4 Nom. articolo 2 489 489 245 489 42 Appr.
5 Nom. em. 3.20 491 257 234 129 16 241 42 Resp.
6 Nom. articolo 3 489 487 2 244 487 42 Appr.
7 Nom. em. 4.1 492 491 1 246 247 244 41 Appr.
8 Nom. em. 4.20 499 499 250 249 250 40 Resp.
9 Nom. em. 4.21 500 272 228 137 21 251 40 Resp.
10 Nom. em. 4.23 497 272 225 137 23 249 40 Resp.
11 Nom. articolo 4 499 498 1 250 496 2 40 Appr.
12 Nom. articolo 5 492 492 247 490 2 40 Appr.
13 Nom. articolo agg. 5.020 501 271 230 136 18 253 40 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 17)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo agg. 5.021 499 271 228 136 22 249 40 Resp.
15 Nom. articolo agg. 5.022 496 273 223 137 22 251 40 Resp.
16 Nom. articolo 6 496 492 4 247 489 3 40 Appr.
17 Nom. Pdl 2172 - A - voto finale 451 451 226 451 40 Appr.