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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 509 di giovedì 28 luglio 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 10.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Bongiorno, Brugger, Cesario, Crimi, D'Alema, Della Vedova, Donadi, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Galletti, Giro, Lo Monte, Martini, Melchiorre, Misiti, Moffa, Mura, Leoluca Orlando, Palumbo, Pecorella, Ravetto, Reguzzoni, Stefani, Stucchi, Vitali e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente (ore 10,10).

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato, con lettera in data 27 luglio 2011, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa):
S. 2824 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, recante proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni per l'attuazione delle risoluzioni 1970 (2011) e 1973 (2011) adottate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Misure urgenti antipirateria» (Approvato dal Senato) (4551) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII e XIV.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Annunzio delle dimissioni di un Ministro, della nomina di due Ministri e della cessazione dalla precedente carica di sottosegretario di uno di essi.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha inviato, in data 27 luglio 2011, la seguente lettera:
«Onorevole Presidente, informo la S.V. che il Presidente della Repubblica, Pag. 2con propri decreti in data odierna, adottati su mia proposta, ha accettato le dimissioni rassegnate dall'onorevole avvocato Angelino Alfano dalla carica di Ministro della giustizia ed ha nominato Ministro del medesimo Dicastero il senatore dottor Nitto Francesco Palma, il quale cessa contestualmente dalla carica di sottosegretario di Stato per l'interno, ed ha altresì nominato Ministro senza portafoglio la professoressa avvocato Anna Maria Bernini Bovicelli, deputato al Parlamento.
Cordialmente, firmato: Silvio Berlusconi».

Modifica nella composizione della Giunta per le autorizzazioni.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha dichiarato il deputato Maurizio Bianconi a far parte della Giunta per le autorizzazioni, ai sensi dell'articolo 18, comma 1, del Regolamento, in sostituzione del deputato Anna Maria Bernini Bovicelli, dimissionaria.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,13).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, ieri sera con un'iniziativa della quale personalmente non ho memoria di precedenti, sostanzialmente tutte le parti economiche e sociali di questo Paese hanno diramato una nota congiunta nella quale esprimono evidente preoccupazione per la situazione italiana che sempre più ci prospetta lontano, ma purtroppo non irraggiungibile, il rischio di una crisi finanziaria ben più grave di quella che stiamo conoscendo adesso.
Le parti sociali hanno chiesto un patto per la crescita e un tratto di discontinuità forte e netto nell'azione di Governo. Di questo o di un altro Governo poco conta: hanno chiesto comunque un tratto di discontinuità di chi in questo Paese assume le responsabilità di Governo.
Signor Presidente, le chiedo di farsi tramite di questa richiesta: credo che il Governo non possa continuare a trastullarsi guardando l'ombelico delle proprie divisioni interne al Popolo della Libertà e alla Lega Nord e rinviare ancora di più un chiarimento che noi crediamo oggi sia non più rinviabile e non più evitabile nell'interesse del Paese. Le chiedo di farsi promotore con il Governo di una richiesta formale, che prima della sospensione estiva dei nostri lavori venga in quest'Aula il Presidente del Consiglio o il Ministro dell'economia e ci annunci non le solite proposte demagogiche e buone per una lettura estiva dei giornali, ma in concreto provvedimenti normativi e legislativi (visto che mi pare non vi sia l'intenzione di questo Governo di farsi da parte) con i quali dare da subito risposta alle richieste delle parti sociali.
Vogliamo sapere con quali provvedimenti, con quali scelte, da dove reperire le risorse finanziarie e in quale entità il Governo ha intenzione di dare risposta a questa richiesta che credo sia, ancor più e ancor prima che una richiesta delle parti sociali, la richiesta di sessanta milioni di italiani, oltre che dei rappresentanti di questo popolo che siedono in questo Parlamento. Non possiamo attendere oltre.
Voglio poi dire, perché la cosa non è assolutamente distinta da questa prima parte, che chiediamo, come gruppo dell'Italia dei Valori, che il Ministro dell'economia e delle finanze venga in quest'Aula e spieghi all'Italia se quanto ha dichiarato l'onorevole Milanese, circa il pagamento in contanti della sua casa, risponde a verità. Se risponde a verità gli chiediamo di portare a questo Parlamento le distinte dei prelievi settimanali di mille euro dal suo conto corrente, perché i soldi non si materializzano dal nulla. Dimostri se è un Ministro dell'economia e delle finanze onesto o se è un disonesto che non ha titolo di chiedere sacrifici agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Pag. 3

PRESIDENTE. Onorevole Donadi, lei sa che oggi a mezzogiorno è convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo. Quindi, credo che il suo gruppo, attraverso la sua persona, possa ulteriormente reiterare la richiesta che lei ha presentato in Aula. È poi presente il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri che, quindi, credo che si farà anche parte attiva rispetto alla richiesta da lei presentata.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,17).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Tommaso Foti; Iannuzzi ed altri; Iannuzzi; Bocci ed altri: Disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici e dei borghi antichi d'Italia (A.C. 169-582-583-1129-A) (ore 10,18).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Tommaso Foti; Iannuzzi ed altri; Iannuzzi; Bocci ed altri: Disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici e dei borghi antichi d'Italia.
Ricordo che nella seduta del 27 aprile 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 169-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 169-A ed abbinate), che è distribuito in fotocopia.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 169-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 169-A ed abbinate).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, nel giro di pochi mesi stiamo affrontando, per la seconda volta, un provvedimento che va a sostegno dell'azione dei piccoli comuni sul territorio italiano. Per la seconda volta per i piccoli comuni - ma si tratta dell'ennesima volta - ci scontriamo con un problema che è, purtroppo, di tutti gli italiani, oltre che del Governo e del Parlamento: la mancanza di risorse.
Anche questo provvedimento, bellissimo nei principi e negli intenti, cerca di sostenere la rivitalizzazione dei centri urbani e, in particolare, dei centri storici, al fine di una valorizzazione turistica, commerciale e artigianale, con un rilancio della vivibilità e della sostenibilità. Si cerca, quindi, di favorire la permanenza in questi piccoli centri attraverso questo strumento urbanistico che, di fatto, è composto da due articoli: l'articolo 1, che spiega come raggiungere questi obiettivi, e l'articolo 2, che ci indica dove prendere le risorse almeno per questa operazione.
Naturalmente, si tratta di una materia concorrente con la competenza legislativa delle regioni che, appunto, devono regolamentare con proprie leggi le modalità per varare gli strumenti urbanistici e, naturalmente, con province e comuni, che poi approvano gli strumenti di gestione del proprio territorio. Pag. 4
Detto questo - e quindi condividendo queste finalità - tuttavia l'Italia dei Valori ha proposto degli emendamenti - alcuni accolti favorevolmente, altri su invito del Governo li ritireremo - tutti comunque volti, con riferimento all'articolo 1, a specificare bene qual è l'elemento che si vuole valorizzare all'interno del centro storico. Alla base di tutto, tuttavia, c'è la questione del piccolo comune, individuato entro la soglia dei 5 mila abitanti, una soglia ormai consolidata dal punto di vista storico in Italia, che però include più di 5.000 comuni, con una serie di difficoltà.
L'articolo 2 individua le risorse: in tempi di vacche magre trovare 50 milioni di euro sembra tanto, ma in realtà sappiamo che per 5.000 comuni le risorse sono poche. Tuttavia, ciò che più ci ha portato a presentare emendamenti è il fatto che, per la seconda volta - già con la precedente legge di aprile per i piccoli comuni abbiamo pescato ancora su questo capitolo per circa 20 milioni di euro - sottraiamo risorse all'infrastrutturazione delle reti ferroviarie sul territorio, ossia a quelle reti secondarie che vanno al servizio dei piccoli territori.
Pertanto, togliamo fondi da una parte per darli all'altra: abbiamo proposto soluzioni alternative sapendo che alla fine peschiamo sempre nella stessa cassa, quella dello Stato italiano. Ci dicono che, dopo il 2012, sarà la legge di stabilità - che noi continuiamo erroneamente a chiamare legge finanziaria - ad indicare dove trovare le risorse, ma proprio nella parola stabilità risiede il problema: la stabilità finanziaria crea difficoltà nell'individuare risorse per questi fini anche nobili.
Quindi, bisogna rendersi conto che non è sufficiente annunciare in pompa magna una rivoluzione come quella del federalismo o i provvedimenti che abbiamo approvato sulla riduzione degli enti se poi, quando arriva il momento di abolire le province, rinviamo perché bisogna abolirne soltanto alcune e non altre e poi elaboriamo un elenco di dieci o dodici nuove province da costituire.
La stessa cosa accade anche per i comuni: abbiamo modificato la Costituzione in questi anni, abbiamo previsto le città metropolitane, abbiamo soppresso la comunità montane e abbiamo istituito le unioni dei comuni. Nel Patto di stabilità c'è qualche richiamo all'obbligatorietà di associazione o comunque ad obiettivi da raggiungere all'interno delle unione dei comuni.
Signor Presidente, se mi lascia ancora qualche minuto, faccio un breve excursus per ricordare che, già con il regime fascista nel 1921, vi erano 9.144 comuni, soltanto con il regio decreto del 1927 - sono nato e vivo in uno di questi comuni accorpati con il regio decreto del 1927 - si è tentata una politica di accorpamento e si è arrivati nel 1931 a 7.300 comuni.
Successivamente alla guerra, nel 1946, si ricominciò, invece, a rivendicare le autonomie locali e i comuni ricominciarono a crescere: 7.681 nel 1946, 8.021 nel 1960, 8.056 nel 1971 e 8.103 nel 1997. Oggi sono, per la prima volta, 8.101: sono calati di due unità perché, nel comasco, tre comuni hanno deciso spontaneamente - per la prima volta in settanta o ottanta anni - di costituirsi in un unico comune, naturalmente con tutti i vantaggi del caso: hanno fatto i referendum, i dibattiti, le delibere consiliari e provinciali e, finalmente, la regione Lombardia l'anno scorso ha deliberato con legge la costituzione del nuovo comune.
L'unione di comuni è uno strumento amministrativo introdotto, per la prima volta, con il «testo unico» degli enti locali del 1990.
È stato più volte valorizzato e penalizzato, nel senso che poiché nessuna unione riusciva a partire sono stati eliminati il vincolo dei 5 mila abitanti e l'obbligo dopo dieci anni di costituirsi obbligatoriamente in un comune unico. Credo che dobbiamo riprendere da questo.
Attualmente ci sono 313 unioni di comuni per un totale di 1.500 comuni, quindi quasi il 20 per cento degli attuali, sono interessati più di 5 milioni di abitanti e tali unioni sono collocate in 17 regioni. Alcune regioni, la Valle D'Aosta, la Liguria e la Basilicata, non ritengono utile sostenere l'unione di comuni probabilmente Pag. 5per questioni geografiche e storiche non facilmente classificabili, però, forse, bisogna che lo sforzo si faccia su tutto il territorio italiano.
C'è naturalmente il vincolo di un minimo di abitanti e su questo - e poi mi taccio - l'Italia dei Valori ha depositato, oltre alla proposta di legge che già abbiamo discusso e purtroppo accantonato relativa all'abrogazione delle province, anche una proposta di legge sull'obbligatorietà di attrezzare, attraverso le unioni di comuni, un nuovo reticolo di entità territoriali di gestione del territorio con una soglia minima di 20.000 abitanti.
Ciò non vuol dire chiudere i municipi, però un conto è avere i municipi come presidio e con l'obbligo di erogare servizi, ma accorpare una serie di servizi vuol dire risparmiare. Questi calcoli sono stati fatti nell'ambito della spesa degli enti locali, che è di alcune decine di miliardi di euro; già dal primo anno si potrebbe arrivare a 500 milioni di euro di risparmio, per consolidarlo in tre anni in almeno 3 miliardi di euro. È chiaro che con queste risorse forse nei piccoli centri qualcosa si può fare, ma se non troviamo cospicue risorse e continuiamo a inseguirle con delle leggi belle ma di poca sostanza creiamo illusioni e allontaniamo quello che oggi è necessario, cioè rilanciarsi con coraggio e capire che è il momento di cambiare il passo perché altrimenti sarà l'Italia intera a restare indietro.
Signor Presidente, vorrei preannunciare il ritiro di tre dei quattro emendamenti presentati dal gruppo Italia dei Valori.

PRESIDENTE. L'onorevole Piffari ha annunciato il ritiro di tre dei quattro emendamenti presentati. Onorevole Piffari, la pregherei di specificarli al banco della Presidenza.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti che riguardano questo provvedimento e voglio anche esprimere una valutazione complessiva sull'iniziativa dei parlamentari. La Commissione ha lavorato con impegno, per quanto riguarda il mio gruppo c'è stata l'azione, l'attività e la presenza assidua da parte del collega Dionisi.
Ritengo che questo provvedimento presenti un'insufficiente allocazione delle risorse, 50 milioni di euro sono pochi rispetto al progetto, all'obiettivo che si intende raggiungere; ma non c'è dubbio che è da valorizzare e da valutare positivamente un principio molto importante nel momento in cui si interviene a favore dei piccoli centri.
Voglio ricordare all'Aula, signor Presidente, che il tema dei piccoli comuni e del loro ruolo ritorna spesso e soprattutto ci si interroga su quale funzione e quale ruolo i piccoli comuni possono svolgere nella realtà del nostro Paese. Abbiamo affrontato questo discorso anche in occasione di provvedimenti che si riferivano alle autonomie locali e al codice delle autonomie locali. Ritengo che i piccoli comuni siano una risorsa importante sul piano culturale e umano che deve essere conservata, valorizzata e difesa profondamente in ogni momento rispetto alle situazioni di «modernità» che superano le realtà e i retroterra culturali che non possono essere dispersi né vanificati.
Certamente, signor Presidente, vi sono valori che devono essere difesi e conservati, ma deve essere difesa e conservata anche la storia. Ritengo che questo provvedimento vada proprio nella direzione di questo traguardo che si intende raggiungere. Quando parliamo della ricchezza dei piccoli comuni come momento di crescita, ma soprattutto come momento di valorizzazione degli insediamenti umani e degli insediamenti produttivi, non possiamo fare a meno di valorizzare e difendere la storia di questi piccoli centri. Faccio riferimento anche alla mia terra, dove una miriade di comuni rappresentano certamente una risorsa importante e fondamentale. Se queste identità e questa realtà sparissero, certamente sparirebbe anche la loro storia. Se sparissero la storia e l'entroterra culturale, ogni prospettiva di crescita e di Pag. 6sviluppo economico e civile sarebbe dispersa e non raggiungibile. Non c'è dubbio che questo aspetto deve essere sostenuto con grande forza e soprattutto con grande energia. Mi riferisco anche ai piccoli comuni montani, per i quali c'è un problema che più volte è ritornato anche in quest'Aula, quando abbiamo discusso sull'utilità o meno delle comunità montane e sul loro mantenimento. Poi abbiamo attribuito la delega alle regioni per definire questa materia, ma c'è un dato imprescindibile anche rispetto a ciò che abbiamo deciso e normato in quest'Aula: è la difesa dei piccoli comuni montani, è la difesa della loro cultura, della loro tradizione, della loro forza espressiva, che continua nel tempo, con grande forza e soprattutto con grande energia. Ritengo che questo provvedimento vada proprio nella direzione idonea a garantire queste forze, queste energie e queste tensioni, che non si devono certamente smorzare. Dunque, vi sono gli interventi per recuperare tutta la realtà immobiliare di questi comuni e per qualificarli, recuperando i siti abbandonati, che nel presente non possono più esprimere nulla sotto il profilo della storia di quei comuni. Ritengo che questo sforzo debba essere sottolineato come un fatto debitorio nei confronti di chi ha proposto questo provvedimento e anche nei confronti della Commissione che ha recepito all'unanimità la filosofia e le indicazioni molto forti dell'idea alla base di questo provvedimento. Signor Presidente, c'è una cosa in più: l'intervento per quanto riguarda le nuove abitazioni. È un'armonizzazione che deve essere garantita, con riferimento alla quale la politica del territorio non può essere scissa dal dato umano, dal dato della ricchezza, dell'espressività e della creatività, che pur ci sono all'interno dei piccoli comuni. C'è poi un altro aspetto: tutto ciò ovviamente si raccoglie anche nelle attività economiche dell'artigianato, dove il dato umano, che si lega al territorio e soprattutto alla cultura, non può essere marginale, ma è essenziale ed esprime certamente la centralità di un impegno e di una strategia che tutti dobbiamo perseguire e verso il quale dobbiamo operare.
Signor Presidente, ritengo che questo provvedimento, che forse arriva in sordina in quest'Aula, che certamente ha avuto l'attenzione da parte della Commissione di merito, dovrebbe avere una valutazione ed una considerazione diversa e molto più ampia. Esso si lega ad una serie di problemi: mi riferisco ai piccoli comuni rispetto alla complessità della politica del territorio e degli insediamenti umani, dove certamente la riqualificazione dei palazzi e delle abitazioni non è fine a se stessa, ma è un dato forte e impegnativo per quanto riguarda una proiezione che tutti dobbiamo eseguire. Signor Presidente, ritengo che il mio gruppo si trovi in sintonia con questa logica e con questa filosofia che sottende al provvedimento stesso.
È un dato che certamente valorizza l'uomo, la sua storia, la sua cultura e che fa capire profondamente che questi piccoli comuni, la miriade di piccoli comuni, non sono un fatto negativo: la loro permanenza è una risorsa.
Poi passiamo anche parlare, come ho sentito poc'anzi, delle unioni dei comuni per quanto riguarda l'unificazione dei servizi essenziali e fondamentali, al fine di risparmiare e utilizzare economicamente le risorse - certamente non ampie - che sono alla base di tali servizi. Vi sono problematiche impegnative e forti, ma tutto ciò credo si inserisca in uno sforzo che tutti dobbiamo compiere, perché, in tale contesto, le pluralità, le ricchezze, le energie e le culture costituiscono un dato fondamentale. Questi comuni, infatti, vivono ma i loro patrimoni rischiano di disperdersi; non vi è soltanto l'orgoglio dello stendardo e del simbolo dei comuni, ma quei simboli sono espressione di una storia e di una cultura, che va riproposta e che, come dicevo all'inizio, va difesa, anche attraverso la riqualificazione degli immobili e anche per riportare e per restituire all'agibilità e al presente, anche di quelle realtà, patrimoni immobiliari che rischiavano e rischiano di disperdersi e di svanire. Pag. 7
Ripeto e concludo, signor Presidente, che 50 milioni di euro sono molto pochi ed è una somma molto modesta, ma è tuttavia un principio che si afferma. Questo è lo sforzo dei parlamentari. Allora mi rivolgo al Governo perché questa dovrebbe essere non soltanto un'indicazione e non soltanto una postazione in bilancio in un provvedimento legislativo, ma dovrebbe essere anche l'occasione perché il Governo e il Parlamento nel suo complesso, valutino un dato importante e fondamentale che, a mio avviso, sa di svolta civile e che certamente eleva il tono non solo della cultura, ma anche di un impegno per quanto riguarda il territorio e la prospettiva dei piccoli comuni (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento Dionisi 1.6 è stato ritirato dal presentatore.
Invito i colleghi a prendere posto ed anche il Presidente Leone a non disturbare la Presidenza. Il banco del Governo dovrebbe essere attento rispetto a quanto sta segnalando la Presidenza.
Ricordo, inoltre, che l'onorevole Piffari ha ritirato i suoi emendamenti: Piffari 1.5, Piffari 2.51 e Piffari 2.5.
Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

FRANCO STRADELLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole su tutti gli emendamenti presentati all'articolo 1: Piffari 1.2, Dionisi 1.3, Togni 1.52 e 1.54.

PRESIDENTE. Il Governo?

LAURA RAVETTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto, sono anche trascorsi i termini di preavviso per le votazioni mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 1.2, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Vi sono colleghi che devono ritirare le tessere. Essendo la prima votazione attendiamo. Onorevole Lusetti... Sottosegretario Crosetto... Onorevole Letta... Ci sono altri colleghi che devono votare? Vedo dei terminali che non funzionano... Onorevoli Antonino Russo, D'Anna, Borghesi, Evangelisti, Donadi, Versace, Zeller... Aspettiamo l'onorevole Versace... Onorevole Mistrello Destro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 415
Votanti 414
Astenuti 1
Maggioranza 208
Hanno votato
414).

Prendo atto che i deputati Reguzzoni, Belcastro, Rigoni, De Torre, Pini e D'Ippolito Vitale hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dionisi 1.3, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Reguzzoni, onorevole Polledri, onorevole Fogliato, onorevole Pepe, onorevole Oliverio, onorevole Baretta, onorevole Baccini, onorevole La Loggia, onorevole Scandroglio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 8
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 430
Votanti 429
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato
428
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Pini, D'Ippolito Vitale e Rigoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Togni 1.52, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Paglia, onorevole Cilluffo, onorevole Rampi, onorevole Sereni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 436
Votanti 435
Astenuti 1
Maggioranza 218
Hanno votato
435).

Prendo atto che i deputati Pini e Rigoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che l'emendamento Dionisi 1.6 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Togni 1.54, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Colucci, onorevole Sardelli, onorevole D'Amico, onorevole Brancher, onorevole Conte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 444
Votanti 443
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato
443).

Prendo atto che i deputati Pini, Pionati e D'Incecco hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Valducci, Graziano, Pini, Crosio, Comaroli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 444
Votanti 442
Astenuti 2
Maggioranza 222
Hanno votato
442).

Prendo atto che i deputati D'Antoni, Pionati e D'Incecco hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 169-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2. Avverto che gli emendamenti Piffari 2.51 e 2.5 sono stati ritirati (Vedi l'allegato A - A.C. 169-A ed abbinate).
Passiamo dunque alla votazione dell'articolo 2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valducci. Ne ha facoltà.

MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, intervengo solo per motivare l'astensione Pag. 9sugli emendamenti, sugli articoli e sul voto finale. Condivido assolutamente la necessità di valorizzare i borghi antichi e di dare anche, quindi, il contributo previsto dalla legge. Siccome sono pienamente convinto, però, che un Paese, nel terzo millennio, non si può amministrare con oltre 8.100 comuni, sono dell'idea che potevamo utilizzare, anche questa legge, per andare, pur nella salvaguardia dello stemma, del municipio, della storia di ogni singolo comune, pure di 50 abitanti, verso un necessario accorpamento amministrativo del comune ad una soglia minima che può essere, ovviamente, discussa e deliberata dall'Assemblea, ma che non può essere quella di oggi. Quella di oggi, infatti, non consente di amministrare in modo adeguato il comune in base a quelle che sono le richieste, non consente di stabilire dei parametri di meritocrazia adeguati e, quindi, non consente di formulare un'organizzazione dello Stato moderno in grado di dare risposte concrete ed immediate alle nostre famiglie, ai nostri cittadini ed alle nostre imprese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, traggo spunto dalle parole del collega Valducci per dire che la sua riflessione è proprio opportuna anche se, forse, avrebbe dovuto rivolgere questa attenzione su altre misure e mi riferisco alla Carta delle autonomie, che non abbiamo mai concluso o alla necessità certamente di accorpare i cosiddetti «comuni polvere», che rappresentano una grande questione in Italia, salvaguardando, come lui dice correttamente, i simboli della municipalità e le fasce tricolori, ma unendo i servizi, facendo economia, non solo di scala sui costi pubblici che sono da ridurre, ma anche creando maggiore efficienza. Avremmo potuto fare questo discorso con più decisione in occasione del provvedimento sull'eliminazione o riduzione delle province e, invece, devo dire che il partito di maggioranza relativa in Aula, a cui appartiene il collega Valducci, si è espresso in tutt'altro senso. Credo che, tuttavia, queste riflessioni siano valide per il futuro e mi auguro che i colleghi della Lega Nord Padania le vogliano ascoltare. Noto semplicemente - e concludo - che questo provvedimento tende alla valorizzazione, destinandovi solo 50 milioni, al recupero ed alla riqualificazione dei borghi antichi e che ciò avviene attraverso un bando. Questo se non altro possiamo dirlo: è una misura più libera che premia i progetti migliori, una certa concorrenza anche tra i comuni e, dunque, i due temi sono separati. Noi, naturalmente, come già anticipato dal collega Dionisi, siamo favorevoli a questa misura e a questo provvedimento. Dovremmo, poi, dedicare la stessa attenzione - e il collega Valducci oggi lo rileva in questa occasione - alle sedi e ai momenti più opportuni per una più seria e vera semplificazione amministrativa e riduzione dei costi pubblici, come da tempo il gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo richiede.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bergamini... onorevole Jannuzzi... onorevole Moffa... onorevole Lo Monte... onorevole Repetti... onorevole Crosetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 459
Votanti 455
Astenuti 4
Maggioranza 228
Hanno votato
455).

Prendo atto che i deputati D'Antoni, Boccia, Misuraca e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Pag. 10

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 169-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 169-A ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Fugatti... onorevole Giammanco... onorevole Servodio... onorevole Lo Presti... onorevole Tocci... onorevole Pionati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 466
Votanti 462
Astenuti 4
Maggioranza 232
Hanno votato
462).

Prendo atto che i deputati Distaso, Meta e Boccia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Berruti ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 169-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 169-A ed abbinate).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

LAURA RAVETTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/169-A/1 purché sia riformulato sostituendo le parole da «in modo particolare nelle aree e nei centri» fino alla fine con le parole: «in modo particolare nelle aree del Mezzogiorno».
Il Governo, inoltre, accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/169-A/2 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cuomo n. 9/169-A/3.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/169-A/1, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/169-A/2, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cuomo n. 9/169-A/3, accolto dal Governo come raccomandazione.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 169-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, stiamo approvando disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici e dei borghi antichi e nessuno vuole distogliere l'attenzione da questo provvedimento che parla di borghi e di centri storici. Tuttavia in questa proposta di legge abbiamo messo un'asta chiara che è quella di limitarci ai comuni sino a cinquemila abitanti perché in Italia, come ho già detto prima, su un numero di 8101 comuni è chiaro che bisogna trovare «la forma» di dove sono i borghi.
Infatti anche Roma, città capitale che ha una sua legge dedicata a questo, ha pure dei bellissimi borghi, che potrebbero essere rivitalizzati con queste risorse e con il provvedimento in esame. Inoltre nel provvedimento in esame troviamo difficoltà Pag. 11per la questione delle risorse: le abbiamo sì individuate, ma le abbiamo tolte alla rete delle ferrovie per i piccoli centri, per i centri minori (prima 20 milioni ad aprile sull'altra legge, oggi 50 per questa e diciamo di individuare in futuro le risorse del patto di stabilità, quindi non individuiamo nel tempo delle risorse stabili e concrete, con cui i piccoli comuni fanno una programmazione). Oggi diciamo che ci sono queste, però dal 2012 in avanti non sappiamo bene ancora dove andare a prendere le risorse.
Di fronte a questa emergenza che è chiara e limpida è necessario assolutamente renderci conto che bisogna rivedere la pianta e la struttura degli enti locali. Ecco perché ci siamo richiamati alla valorizzazione delle unioni dei comuni, che è qualcosa che è nato dopo la Costituzione, che è stata un'evoluzione naturale di altri modi di lavorare assieme dei comuni, i consorzi, le unioni, le associazioni per alcuni obiettivi.
Però, oggi, ci rendiamo conto che è assolutamente necessario superare queste forme di associazione per andare in qualcosa di più concreto e la Costituzione ha elevato a rango di ente locale l'unione dei comuni. Ma se abbiamo individuato un livello in più nei livelli, oggi forse è necessario capire che questo può essere il livello che aiuta a superare la crisi, le difficoltà e lo spopolamento che hanno i piccoli comuni. Un tempo, a fine Ottocento e all'inizio del Novecento, era necessario avere tantissimi piccoli comuni, perché altrimenti non si aveva neanche un controllo dell'anagrafe, il controllo dei morti e dei dati, ma credo che nel 2000 si possa pensare a gestire in modo diverso, con un'economia di risorse, i piccoli comuni.
Ecco perché l'Italia dei Valori ha presentato una legge che eleva la soglia minima obbligatoria di 20.000 abitanti per le unioni di comuni e che va oltre quello che è già stato inserito nel patto di stabilità di quest'anno, cioè di accorpare almeno due servizi nei piccoli comuni e cominciare a lavorare in modo organico all'interno di quelle 360 unioni che sono nel frattempo costituite, perché altrimenti non troveremo mai le risorse per un rilancio dei nostri territori, non solo naturalmente dal punto di vista turistico, economico ed artigianale, ma come centri di vita, come centri di comunità. Se li lasciamo sparpagliati in una miriade di comuni in questa maniera, così come sono oggi, sono condannati comunque al declino, indipendentemente dai buoni propositi che esprimiamo complessivamente con questa legge che va a rilanciare i borghi.
L'Italia dei Valori quindi esprime un voto a favore del provvedimento in esame, ma sapendo che è un «provvedimento palliativo» e che è necessario scavare a fondo e andare oltre questo sistema di gestione degli enti locali (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Piffari, anche per la sintesi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente e onorevoli colleghi, il senso del provvedimento in esame è soprattutto quello di contrastare il destino di molti piccoli comuni sparsi sul territorio italiano, che spesso consiste nell'abbandono e nell'oblio, specialmente da parte delle giovani generazioni. Questi luoghi, pur presentando in molti casi un elevato interesse estetico, storico ed artistico, sono sovente caratterizzati da un contesto economicamente e socialmente depresso.
Per combattere tale fenomeno, tra i diversi processi da innescare, quello più efficace e concreto consiste proprio nel recupero dell'immagine architettonica e paesaggistica dei piccoli centri, riaffermando la loro identità di luoghi in cui è bello stare.
Pertanto, si rende opportuno favorire la vivibilità di molti piccoli centri particolarmente interessanti dal punto di vista architettonico e paesaggistico, dotandoli di un marchio, incrementando così anche un turismo che, seppure attualmente di nicchia, è alla base di un rinnovato e forte interesse culturale verso il recupero e la riscoperta di quelle realtà tradizionali del Pag. 12nostro Paese apparentemente periferiche, eppure, cariche di storia e di saperi.
Il tentativo è quello di intercettare questa rinnovata attenzione per la tradizione, i suoi luoghi, i suoi particolari e le sue ricchezze anche nel mercato globale, riavvivandone gli aspetti più caratteristici e distintivi che, proprio nell'architettura e negli spazi urbani, trovano la loro migliore materializzazione. Tuttavia, gli spazi, secondo il professor Alberto Grohmann, docente di storia economica all'ateneo di Perugia, esistono solo se vi sono gli uomini: e il problema dei centri storici, non solo in Italia, ma ovunque, è che spesso non vi sono più gli uomini che ci vivono - ed io aggiungerei bambini che ci giocano -, ma sono gli uomini stessi che li usano e li sfruttano.
Troppe volte, sempre secondo il professor Grohmann, il centro storico si riduce ad una scenografia teatrale che, chiuse le attività, si svuota e si degrada, soprattutto, nelle ore notturne. La sfida di chi amministra le città è quella di coniugare la tutela dei centri storici con la necessità di costruire spazi dove gli uomini possano vivere in maniera armoniosa, soddisfacendo i loro desideri e i loro bisogni.
L'obiettivo è quello di giungere ad una forma di ripopolamento di quei luoghi ad opera di una fascia di cittadini che dalle città cercano una via di fuga verso realtà urbane commisurate ad uno stile di vita più sano e lontano dalla frenesia dei grossi centri, purtroppo, sempre meno a misura d'uomo e sempre più lontani da quelle tradizioni alla base della nostra storia.
Non si tratta, quindi, della conservazione fine a se stessa, ma della rivalutazione di ciò che esiste da sempre e che ha una riconosciuta pregevolezza distintiva ed unica per ognuna delle realtà locali ascrivibile al marchio di «borghi antichi d'Italia». A tale scopo, fondamentale è la definizione della classifica dei parametri qualitativi di natura storica, architettonica ed urbanistica cui ancorare le specificità per l'assegnazione del marchio.
Tali parametri dovranno necessariamente contemplare le potenzialità di sviluppo delle realtà locali nella direzione, oltre che della riconoscibilità dei valori intrinseci dei manufatti architettonici e dei tessuti urbani, anche delle caratteristiche sociali ed economiche delle popolazioni presenti e di quelle eventualmente interessate ad insediarvisi. Ciò, in sostanza, favorendo una progettualità di ampio respiro che rappresenta l'unica maniera davvero efficace di promuovere lo sviluppo e rimuovere gli squilibri economici e sociali di determinati territori che martellano la scena del nostro Paese. Partire dal locale, dal particolare, per valorizzare il nazionale è una grande opportunità.
Onorevoli colleghi, il cammino per arrivare al testo ora al nostro esame è stato caratterizzato da una varietà di proposte di legge sia in questa che nelle precedenti legislature. Ciò a riprova che la sensibilità su tali argomenti e sulle politiche a sostegno è sempre stata elevata. Le politiche e le iniziative volte al recupero dei centri storici, patrimonio indiscusso del Belpaese, rappresentano anche lo strumento attraverso cui procedere alla riqualificazione delle città e delle reti urbane.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CARMINE SANTO PATARINO. La priorità - ho concluso, signor Presidente - sta nel rimuovere gli squilibri economici e sociali che sussistono in questi territori. Per riqualificare i gioielli paesaggistici, culturali, architettonici ed enogastronomici che costellano l'intera penisola, è opportuno, ora più che mai, mettere il bagaglio della nostra eredità culturale e storica al centro di specifiche iniziative di rilancio. Per queste ragioni, noi di Futuro e Libertà per il Terzo Polo esprimeremo un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianni. Ne ha facoltà.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo Popolo e Territorio voterà «si» a questa proposta di legge. Pag. 13
Il reticolato dei piccoli borghi è immenso nel nostro Paese ed è giusto, anche di fronte ad un progressivo decadimento delle strutture architettoniche e ad uno spopolamento costante, dare risposte immediate per una prima risoluzione del problema.
Tra gli strumenti essenziali di questa proposta di legge vi è la possibilità, anche al fine di promuovere lo sviluppo e rimuovere gli squilibri economici e sociali di determinati territori, che lo Stato favorisca interventi finalizzati al recupero, alla tutela e alla valorizzazione dei centri storici, dotando in particolare i comuni della facoltà di individuare, all'interno del perimetro dei centri storici, le zone di particolare pregio dal punto di vista della tutela dei beni architettonici e culturali, nelle quali avviare interventi integrati, pubblici e privati, finalizzati alla riqualificazione urbana.
La seconda finalità della proposta di legge può riassumersi nel termine «valorizzazione»: si tratta, in sostanza, di stimolare tutte le istituzioni regionali e locali all'adozione di politiche virtuose, che promuovano il risanamento, la conservazione e il recupero del patrimonio edilizio, il rilancio dell'attività di realizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico, la manutenzione straordinaria dei beni pubblici già esistenti da parte degli enti locali, il miglioramento e l'adeguamento degli arredi e dei servizi urbani, nonché gli interventi finalizzati al consolidamento statico e antisismico degli edifici storici.
Veniamo al dettaglio, signor Presidente. Con riferimento agli interventi integrati, per questa tipologia di comuni viene data facoltà di individuare zone di particolare pregio dal punto di vista della tutela dei beni architettonici e culturali, in cui realizzare interventi integrati pubblici e privati finalizzati alla riqualificazione urbana.
Gli interventi possono prevedere il coinvolgimento sia di soggetti pubblici che privati; essi hanno, inoltre, l'obiettivo di attivare i finanziamenti per la realizzazione degli interventi nelle aree urbane eventualmente previsti nei Programmi operativi nazionali e nei Programmi operativi regionali adottati nell'ambito dei fondi strutturali per il periodo 2007-2013: in questo modo, forse, finalmente saranno spesi, specialmente in Sicilia.
Per quanto riguarda il marchio «borghi antichi d'Italia», le zone di particolare pregio architettonico e culturale alle quali assegnare tale marchio saranno individuati non soltanto nell'ambito del perimetro dei centri storici, ma anche negli insediamenti urbanistici definiti sulla base di parametri qualitativi di natura storica, architettonica e urbanistica, tramite un apposito decreto interministeriale adottato previa intesa in sede di Conferenza unificata.
Per quanto riguarda i «centri commerciali naturali», i comuni e le unioni di comuni fino a 5 mila abitanti potranno inoltre promuovere, all'interno dei centri storici, la valorizzazione di «centri commerciali naturali», intesi come sistemi e insiemi organizzati - anche in forme societarie - di esercizi commerciali, strutture ricettive, attività artigianali e di servizio, in cui si concentra un'offerta differenziata di prodotti, servizi e attività da parte di una pluralità di soggetti, con specifico riferimento alla valorizzazione delle produzioni tipiche locali e alla promozione turistica e culturale del territorio.
Qual è la tipologia degli interventi? Gli interventi previsti dalla proposta di legge riguardano il risanamento, la conservazione, il recupero del patrimonio edilizio, la realizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico, ivi compresa la manutenzione straordinaria dei beni pubblici già esistenti, nel rispetto dei caratteri identificativi delle zone di particolare pregio individuati dagli stessi comuni o anche dall'unione di comuni, nonché il miglioramento e l'adeguamento dei servizi urbani, e gli interventi finalizzati al consolidamento statico e antisismico degli edifici storici.
Quale il ruolo delle regioni? Le regioni potranno prevedere funzioni di indirizzo e di coordinamento volte al recupero e alla rivitalizzazione dei centri storici, anche in relazione agli interventi integrati approvati dai comuni. Pag. 14
Per quanto riguarda il Fondo nazionale per il recupero, la tutela e la valorizzazione dei centri storici e dei borghi antichi d'Italia, si segnala che, al fine di contribuire alla realizzazione degli interventi integrati, è prevista l'istituzione presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di tale Fondo. Esso avrà una dotazione di 50 milioni di euro per il 2012 ed è previsto, inoltre, un eventuale incremento della dotazione finanziaria del Fondo mediante l'utilizzo delle economie conseguenti alle revoche totali o parziali, - e questa è una cosa molto importante -, dei contributi statali relativi ai programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio.
Infine, per quanto riguarda i bandi di gara, e mi avvio a concludere, signor Presidente, ricordo che con apposito decreto interministeriale, previa intesa in sede di Conferenza unificata, sarà emanato un bando di gara destinato ai comuni e alle unioni di comuni che intendono realizzare gli interventi integrati al fine del riparto delle risorse assegnate al Fondo e con il vincolo della attribuzione di una parte delle medesime, fino ad un quarto del totale complessivo, agli interventi per i borghi antichi d'Italia. Tale decreto stabilirà le procedure per il controllo degli interventi e per l'eventuale revoca dei contributi, nonché le modalità di riparto più idonee a dare priorità agli interventi per i quali gli enti locali abbiano messo a disposizione una quota minima di risorse come indicato nel bando di gara (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dionisi. Ne ha facoltà.

ARMANDO DIONISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'approvazione del provvedimento per la riqualificazione dei centri storici e dei borghi antichi d'Italia ha trovato unanime consenso in sede di Commissione e in Aula.
A distanza di pochi giorni dalla emanazione del provvedimento sulla valorizzazione e il sostegno ai piccoli comuni ci troviamo di nuovo ad esaminare una proposta di legge per rilanciare i centri storici minori; tale misura poteva trovare una collocazione organica all'interno dello stesso provvedimento sui piccoli comuni, dal momento che le finalità e gli obiettivi da raggiungere sono fondamentalmente gli stessi. L'osservazione più rilevante che si possa fare a questa proposta di legge è senza dubbio la scarsità di risorse disponibili, nonostante i 5.800 piccoli comuni italiani siano luoghi della memoria e dell'identità, un capitale immenso, storico ed archeologico, ma anche di bellezze paesaggistiche. Il nostro Paese detiene il più grande patrimonio mondiale di beni culturali; i centri storici minori e i piccoli borghi sono parte di esso, anche se in ombra rispetto alle grandi opere d'arte ed ai monumenti delle grandi città. Troppo spesso il termine «minore» è diventato sinonimo di scarsa rilevanza quando invece è riferito solo alle dimensioni fisiche e demografiche e non certamente al valore storico di questi nuclei abitativi.
I piccoli comuni vivono una condizione di marginalità e di povertà, sia sotto il profilo economico che sociale, ma possiedono una straordinaria ricchezza se li guardiamo dal punto di vista architettonico e culturale. È da questa consapevolezza che nasce la volontà di riqualificarli e valorizzarli, ma anche l'esigenza di favorirne la crescita socio-economica. I borghi antichi rappresentano il nucleo storico di questi centri, ne costituiscono l'unico riferimento identitario, ma anche l'unica fonte di sviluppo se adeguatamente sponsorizzati a livello turistico. Occorre pertanto creare un circuito virtuoso, in cui la difesa del patrimonio architettonico e culturale vada di pari passo con lo sviluppo economico.
L'interesse per il recupero urbanistico di tali realtà non si può ricondurre solo a valutazioni di mercato e/o imprenditoriali o ad una visione romantica e conservativa delle bellezze antiche, deriva, al contrario, dal profondo rispetto che dobbiamo avere per queste aree e per i suoi abitanti, per chi vive lì oggi, per quanti li hanno preceduti e, soprattutto, per quelli che ci Pag. 15vivranno un domani. La concezione di centri storici come luoghi immutabili ed immodificabili ha generato una cultura spesso eccessivamente vincolistica, che ha finito per dirottare gli investimenti in altri settori.
Se da un lato questo ha facilitato il mantenimento del tessuto antico, dall'altro ha prodotto il degrado edilizio, economico e lo spopolamento, il che significa, in poche parole, il trasferimento dei servizi altrove, strutture abitative inadeguate rispetto ai moderni standard qualitativi e allontanamento delle attività commerciali e artigianali. Fortunatamente negli ultimi anni è cresciuta la sensibilità verso il riuso del patrimonio edilizio esistente, sia per una maggiore attenzione del legislatore nazionale e regionale, sia per un interesse nuovo degli operatori privati nell'investire in queste aree cosiddette minori.
La stessa Unione europea, con la Convenzione europea del paesaggio di Firenze, ha riconosciuto che il paesaggio e i centri storici svolgono importanti funzioni di interesse generale e costituiscono una risorsa economica, se adeguatamente salvaguardati e amministrati. È necessario favorirne il recupero con norme meno rigide, più flessibili e rispondenti alle necessità dei cittadini e dell'economia.
Il provvedimento, di per sé, non è risolutivo, anche per la mancanza di fondi, ma può attivare un processo virtuoso di investimenti pubblici e privati che veda protagonisti le regioni e gli enti locali. Oggi la sensibilità rispetto a questi temi è mutata. Siamo di fronte ad una scommessa difficile, che si può vincere solo con entusiasmo e determinazione.
Occorre, però, un lavoro paziente e continuo, rivolto a quanti abitano in questi comuni, che sono poi gli attori principali, artefici anche della rivalutazione dei mestieri tradizionali, delle produzioni agricole tipiche e del piccolo commercio. Questa proposta di legge, di iniziativa parlamentare, e per questo ampiamente condivisa, si rivolge ad un pezzo d'Italia troppo spesso dimenticato, che, al contrario, merita considerazione ed attenzione, ma soprattutto azioni concrete.
Signor Presidente, concludo annunziando che il gruppo dell'Unione di Centro voterà a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Togni. Ne ha facoltà.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, sarò sintetico e mi riservo di consegnare il testo integrale della mia dichiarazione di voto.
I centri storici hanno un valore importantissimo per l'Italia e per lo sviluppo del turismo di qualità, e costituiscono una vera ricchezza per il Paese. Occorre, pertanto, tutelare le caratteristiche dei centri storici, ma allo stesso tempo valorizzare gli immobili storici e promuovere lo sviluppo del tessuto urbano, evitando l'abbandono ed il degrado dello stesso.
La presente proposta di legge mira alla riqualificazione urbana dei centri storici ed in particolare alla riqualificazione dei centri storici minori, individuando una procedura per definire come borghi antichi d'Italia gli antichi insediamenti urbanistici nei comuni con popolazione non superiore ai cinquemila abitanti.
Il provvedimento, per la Lega Nord, è importantissimo per la salvaguardia e la trasmissione alle generazioni future della ricchezza variegata del nostro patrimonio culturale ed artistico, poiché si presenta come uno strumento legislativo moderno indirizzato ad attirare i capitali privati, a far crescere la nostra economia e lo sviluppo turistico di qualità. Pertanto, annunzio il voto favorevole della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Togni, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Pag. 16
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, oggi giunge all'esame della Camera dei deputati un provvedimento che mira a valorizzare e a tutelare un punto di forza, un momento di qualità e di eccellenza dell'intero sistema Paese. I centri storici sono una risorsa straordinaria e rappresentano una peculiarità del nostro Paese. Da questo punto di vista e sul versante della bellezza dei centri storici, l'Italia è per tanti versi un Paese unico e inimitabile, che non può temere competizioni e confronti di sorta nel mercato globale e nella concorrenza degli altri Paesi.
Non c'è dubbio che i centri storici sono una risorsa straordinaria di bellezze naturali, di beni storici e artistici di pregio, di capacità di coniugare vivibilità, tutela e rispetto dell'ambiente e rappresentano anche una potenzialità fondamentale per attirare fette nuove e diverse, esigenti e importanti, della domanda turistica. Ma occorre mettere in rete questa risorsa e questa potenzialità, organizzando una politica e una risposta forte ed organica dello Stato, delle regioni, del complesso dei pubblici poteri e degli enti locali. In questa direzione si muove questa proposta di legge, che è confluita sin dalla XIV legislatura in uno sforzo congiunto che abbiamo realizzato con il collega Tommaso Foti, con proposte sostanzialmente convergenti, arricchite anche dal contributo dell'onorevole Bocci.
Si tratta di una proposta di legge che è già stata approvata all'unanimità nella XIV e nella XV legislatura e confidiamo con speranza che stavolta il Senato faccia finalmente la sua parte e faccia diventare legge questo provvedimento significativo. La proposta di legge si muove in una direzione fortemente innovativa perché non vuole distribuire contributi e finanziamenti a pioggia, ma invece parte dalla consapevolezza che occorre promuovere interventi integrati, pubblici e privati, di risanamento e di riqualificazione dei centri storici, interventi che per godere del finanziamento dello Stato devono vedere la disponibilità di risorse e di fondi privati.
Si tratta di una proposta di legge che tende a creare un circuito virtuoso e positivo, che moltiplica le risorse a disposizione, che unisce all'impiego di fondi dello Stato risorse finanziarie, ma anche creative e progettuali dei privati, di proprietari di immobili, di imprenditori e di operatori economici, e che può ulteriormente accrescersi di risorse con l'intervento aggiuntivo delle regioni e dei comuni. È quindi una proposta di legge che tende a realizzare un intervento nuovo, che premia la qualità delle ipotesi progettuali che vanno nella direzione del recupero, della riqualificazione e della ristrutturazione degli immobili privati, ma anche dell'incremento della dotazione di servizi pubblici, di infrastrutture e di opere pubbliche, del miglioramento della rete urbana e dei servizi urbani, dell'illuminazione pubblica, del consolidamento statico e antisismico degli edifici che hanno una rilevanza storica. Vi è poi l'innovazione della previsione dei centri commerciali naturali, concepiti come un insieme organizzato di esercizi commerciali, di attività artigianali, di strutture ricettive per concentrare l'offerta di una molteplicità di attività, di prodotti che valorizzino soprattutto la filiera delle tipicità locali e che diventino anch'essi un punto di richiamo e di riferimento per l'attrazione della richiesta e della domanda turistica.
La nostra proposta era più ambiziosa, questo va detto con chiarezza. Noi prevedevamo un impiego di risorse da parte dello Stato molto più forte e anche lo strumento aggiuntivo della leva fiscale, ripristinando per le ristrutturazioni degli immobili del centro storico il tetto originario del 41 per cento ai fini IRPEF entro un massimale di 78 mila euro. L'attuale situazione finanziaria del Paese ha costretto a dover fare i conti con la realtà e siamo di fronte ad un intervento che indubbiamente ha una portata più ridotta: 50 milioni di euro, che debbono rappresentare il primo avvio, il primo finanziamento, che va sviluppato ed incrementato. Negli esercizi finanziari successivi va incrementato anche con interventi organici Pag. 17che chiamino a un concorso attivo le regioni e i comuni. Abbiamo molto discusso in Commissione, con il lavoro egregio condotto dal relatore, onorevole Stradella, di introdurre il limite che poi è nella proposta definitiva.
Questa proposta riguarda i comuni, ma, lo voglio dire, anche le unioni di comuni con popolazione sino a 5 mila abitanti. Quindi, è già prevista in questa proposta un'indicazione precisa che tende a favorire nell'accesso ai finanziamenti quei comuni fino a cinquemila abitanti che realizzino un'unione convergente di energie e di progetti per la valorizzazione di più punti, di più insediamenti e di più borghi antichi dei propri centri storici.
Questa è anche un'indicazione precisa, che va nella direzione di una proposta moderna e innovativa. Si tratta di una svolta e di un segnale importante e significativo, perché con questo provvedimento è chiara la scelta di fondo, la direzione di marcia che vogliamo seguire, che è quella di investire e di puntare sull'Italia che c'è: un Paese vero e profondo, sull'idea di un'Italia che esprime bellezze naturali, borghi antichi, centri storici di pregio, beni culturali, sviluppo sostenibile, tutela dell'ambiente e vivibilità adeguata. Signor Presidente, si tratta di un'Italia che può attrarre anche potenzialità enormi, economiche e turistiche, sempre più diversificate ed esigenti che cercano nuovi approdi e nuovi risposte.
Ecco perché oggi il Partito Democratico ha lavorato con convinzione alla stesura, alla preparazione, al concepimento e all'approvazione di questo provvedimento. Scriviamo una pagina positiva dell'attività parlamentare, perché siamo di fronte ad un buon provvedimento. Approviamo delle norme che fanno bene all'Italia, che rispondono a quell'Italia che vuole puntare e crescere sulle sue energie, sui suoi talenti, sulle sue risorse e sulle sue qualità più profonde. Indubbiamente i centri storici sono una ricchezza e rendono il nostro Paese un Paese unico e inimitabile che da questo punto di vista ha il dovere di accrescere la capacità di intervento dello Stato e dei pubblici poteri. Ecco perché con questa proposta di legge - per la quale il Partito Democratico annuncia convintamente il voto favorevole - scriviamo una pagina positiva che fa bene al Parlamento, ma segnala all'Italia che produciamo norme importanti, che vanno nella direzione di promuovere uno sviluppo vero e radicato in realtà nella storia, nella cultura, nelle radici profonde del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tommaso Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in più occasioni, in dibattiti ai vari livelli è stato evidenziato come vi siano comuni che hanno problemi notevoli per quanto riguarda la gestione dei centri storici. Molti di questi comuni hanno pochi abitanti, hanno un problema di desertificazione e di assistere ad esercizi commerciali che vieppiù si chiudono proprio perché vi è mancanza di utenza. Questa proposta di legge nasce innanzitutto all'insegna di un principio di sussidiarietà vera e profonda, e cioè il principio di trasferire l'aiuto dello Stato laddove l'aiuto dello Stato serve, ma non evitando che il privato possa avere un ruolo.
Quindi, uno dei tratti più veri, profondi e autentici di questa proposta di legge sui centri storici e i borghi antichi d'Italia riguarda innanzitutto il coinvolgimento dei privati in questa vicenda per evitare cioè che si lasci allo Stato e solo allo Stato di doversi assumere la responsabilità di dover intervenire. Vogliamo un privato che abbia il coraggio di credere nella possibilità di rinascita di alcune aree del Paese. Vogliamo un privato che sia disponibile ad incrementare, laddove già il livello è buono, se possibile ancora di più il livello dei servizi di quei territori. Non stupisce che dopo il pregevole lavoro che è stato fatto in Commissione, dopo le lunghe discussioni che sono state fatte, si sia raggiunto un accordo sostanziale, a fronte di un provvedimento che affronta il voto dell'Aula di Montecitorio per la terza Pag. 18volta. Infatti, già nelle due legislature precedenti questa proposta di legge era stata approvata in questo ramo del Parlamento e non aveva poi trovato l'approvazione da parte del Senato per la fine anticipata o naturale - nel primo caso - della legislatura.
Noi riteniamo che parlare oggi dei centri storici e dei borghi antichi d'Italia abbia un grande significato, soprattutto quando pensiamo anche alle modifiche dei gusti degli italiani nella ricerca dei luoghi di vacanza. Dunque, questo provvedimento può essere un volano positivo e fenomenale per quanto riguarda il turismo solo se diamo a questi territori la possibilità di un'offerta degna degli stessi, di un'offerta, cioè, che sia competitiva e che non lasci il cittadino in balia di tante macerie. Allora, togliere le macerie e cercare di recuperare monumenti, palazzi e luoghi della memoria storica di questo Paese significa anche realizzare quelli che una volta venivano definiti i giacimenti culturali da sfruttare, ma che molto spesso sono rimasti lettera morta.
Penso di poter affermare che questo è un provvedimento equilibrato e che introduce un concetto particolarmente significativo quello, cioè, di dare vita a dei «centri commerciali naturali» e di vedere i comuni interessati promuovere l'aggregazione commerciale urbana. In sostanza, si cerca di mettere insieme gli attori di un territorio sotto il profilo commerciale, di farli cooperare e così presentare un'offerta che sia la più vasta e completa possibile. Poi vi è tutto il tema del recupero, non soltanto urbanistico. Il Presidente Lupi sa bene che dobbiamo ancora dare seguito a una grande incompiuta, ossia una legge quadro sui temi dell'urbanistica e riflettere sull'innovazione che questi temi possano portare nel Paese. Ma ritengo che portare al centro dell'attenzione la riqualificazione urbanistica - e non soltanto edilizia - di quei centri storici significa, innanzitutto, ridare agli stessi un'anima, senza che quell'anima possa essere offesa o stravolta da interventi di dubbio gusto. Vogliamo ripercorrere la memoria storica di quei luoghi, all'insegna di quella tradizione e di quella storia che i luoghi medesimi vantano.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,32)

TOMMASO FOTI. Aggiungo ancora due considerazioni. In primo luogo, si cerca di valorizzare, con questa iniziativa, anche quella filiera locale dei prodotti enogastronomici che costituisce una delle grandi ricchezze nascoste del nostro Paese. Il cercare di valorizzare i prodotti tipici e di dare a quei prodotti delle vetrine degne può costituire un volano positivo anche sotto il profilo del rilancio economico.
La seconda considerazione è la qualifica, il marchio di «borghi antichi d'Italia» che oggi assume i caratteri di una certificazione statale. Ciò avviene con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti emanato di concerto con il Ministro per i beni e le attività culturali e previa intesa in sede di Conferenza unificata. Così finalmente poniamo fine alla nascita spontanea di marchi, magari anche prestigiosi, e diamo, in termini di offerta turistica, una certezza di un marchio di qualità che assume rilevanza nazionale.
Aggiungo che mi sembra oltremodo positivo il fatto che sia il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sempre di concerto con il Ministro per i beni e le attività culturali, ad emanare il bando e a valutare le offerte e le proposte che su quel bando vengono presentate; le offerte verranno presentate in una collaborazione pubblico-privato e, mi auguro, che per il primo anno potranno giovarsi del Fondo di 50 milioni di euro che è stato stanziato; Fondo che auspico possa essere implementato nel futuro, perché questo provvedimento, se il Senato vi darà concreto corso, potrà rappresentare uno dei momenti qualificanti per il recupero urbanistico di tanti luoghi della nostra bella Italia.
Pertanto, preannunzio il voto favorevole su questo provvedimento da parte del Pag. 19gruppo del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

FRANCO STRADELLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO STRADELLA, Relatore. Signor Presidente, intervengo rapidamente soltanto per ringraziare gli uffici, il Governo e soprattutto i colleghi per la disponibilità a valutare il testo unificato delle proposte di legge e ad approvarlo rapidamente, dopo un lavoro svolto in Commissione con molta puntualità e diligenza.
Per questo, credo che debba essere riconosciuta ai colleghi l'onestà intellettuale nell'affrontare questo problema importante per il Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, siccome oltre alla funzione di parlamentare mi trovo anche a svolgere quella di presidente di una provincia che comprende 158 comuni, di cui 100 ricadono nelle condizioni di questo provvedimento, oltre al Parco nazionale del Cilento, voglio esprimere veramente un ringraziamento a tutti coloro che hanno lavorato a questo provvedimento e ribadirne l'importanza.
I piccoli comuni sono anche la storia e l'identità del nostro Paese e, per la prima volta, c'è un'attenzione vera nei loro confronti. Parlo soprattutto di tanti piccoli comuni montani, che sono anche l'origine principale della nostra storia identitaria e che si stanno spopolando. Questo intervento del Parlamento è sicuramente un'occasione importante per ribadire una storia antica, ma anche per guardare in maniera diversa ad un futuro migliore (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ANGELO ALESSANDRI, Presidente della VIII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO ALESSANDRI, Presidente della VIII Commissione. Signor Presidente, intervengo soltanto per associarmi ai ringraziamenti fatti dal collega Stradella e per rimarcare l'importanza del voto che ci stiamo accingendo ad esprimere. Credo, quindi, che tutti i gruppi vadano ringraziati per il lavoro svolto.
Il testo di questo provvedimento ha visto l'inizio del dibattito nella XIII legislatura e nella XIV e nella XV è stato migliorato: il ragionamento è stato ampio e complesso. Ringrazio anche il Governo per l'attenzione che ha dimostrato in questi mesi.
Ci apprestiamo a far passare alla Camera un provvedimento - e ci auguriamo che al Senato venga approvato speditamente - che contiene un messaggio importantissimo per l'esterno e per i nostri amministratori. Si tratta di un ragionamento che facciamo da diversi anni anche in Commissione: in un momento nel quale si è parlato moltissimo di globalizzazione, nel quale i cittadini sono in qualche modo diretti e rivolti verso mete estranee ai centri storici ed ai borghi antichi, ossia verso i centri commerciali, luoghi di non identificazione, mi sembra molto importante dare un segnale in questo Parlamento, andandoci a riappropriare dell'identità dei nostri padri, dei nostri nonni e della nostra terra. Quando sappiamo chi siamo - avendo coscienza del presente e del passato - riusciamo ad affrontare meglio il nostro futuro: questo, secondo me, è il grande messaggio che questa legge riesce a dare con un finanziamento anche congruo, che consente di ridare fiato ai nostri amministratori.
Il ringraziamento è globale e mi auguro che l'iter di questo provvedimento sia veloce per poter dare un messaggio veramente positivo all'esterno (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Pag. 20

(Coordinamento formale - A.C. 169-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale e approvazione - A.C. 169-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 169-A ed abbinate, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gava, Cesaro, Santelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici e dei borghi antichi d'Italia) (169-582-583-1129-A):
(Presenti 471
Votanti 466
Astenuti 5
Maggioranza 234
Hanno votato
465
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Catanoso ha segnalato che non è riuscito a votare.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,40).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula su una questione che è sotto gli occhi di tutti noi da settimane; voglio parlare per qualche minuto del tema dei 100 mila profughi dalla Somalia e soprattutto... scusatemi (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)... voglio dire un'altra cosa: l'altro ieri c'è stata all'Assemblea generale della FAO una riunione dei vertici istituzionali di tutti i Paesi donatori; per il nostro Paese era atteso ovviamente il Presidente del Consiglio, che non poteva andarci; ovviamente era richiesta la presenza del Ministro degli affari esteri, ma era impegnato in altro; si è quindi segnalata la presenza del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, che non è potuto andare all'ultimo momento. Ha partecipato il sottosegretario Rosso, che tutti noi stimiamo, ma non è tollerabile che, avendo la FAO, Roma, come unica sede, il nostro Paese mandi, in ordine ad una vicenda nella quale diecimila persone muoiono tutti i giorni, uno stimabile sottosegretario (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico e Italia dei Valori)!
Voglio aggiungere che se fosse capitato ad un'ex colonia di qualsiasi altro Paese europeo una tragedia del genere, questo Paese, come accade, avrebbe erogato una serie di contributi non solo economici ma anche in beni materiali. Bene, leggiamo dalle agenzie dell'ONU di ieri che il nostro Paese non solo non manda un responsabile dei Ministeri, non solo manda uno stimabile sottosegretario, ma occupa la diciannovesima posizione per i contributi elargiti per far fronte a questa tragedia (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Mi sembra questa una vicenda sulla quale sia necessaria una riflessione di modo che il Governo finalmente prenda atto, al di là delle buone intenzioni, di un comportamento inaccettabile non per l'Esecutivo ma per la stima e il prestigio dell'intero nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico e Italia dei Valori e del deputato La Malfa).

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RENATO FARINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, se ci fosse stato qualcuno dell'Unione di Centro per il Terzo Polo ieri in Commissione affari esteri forse avrebbe scoperto che abbiamo dibattuto proprio della Somalia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) e abbiamo approvato una risoluzione su questo. Visto che il Governo magari non partecipa alle riunioni della FAO, se l'Unione di Centro per il Terzo Polo partecipasse ai lavori del Parlamento magari darebbe anche un contributo fattivo per risolvere tali questioni. Il Governo si è impegnato in questa risoluzione a trovare il massimo delle risorse per sostenere tutto questo e si è impegnato anche in un'azione diplomatica per risolvere uno dei più gravi problemi della Somalia: l'assenza dello Stato e la presenza di un fondamentalismo islamico che impedisce l'arrivo di soccorsi. Il nostro Governo, in questo caso, è il più impegnato proprio in queste due direzioni e nel sostegno ad un tipo di agricoltura alternativa che rimedi alla carestia.
Detto questo, se si fa di più e se passiamo dal diciannovesimo posto al quarto è meglio, ma ciò non toglie che sarebbe stato più utile impiegare uno spirito così polemico nelle sedi apposite, dove abbiamo lavorato su questo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

LAPO PISTELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Pistelli, immagino che lei voglia intervenire sullo stesso argomento, l'argomento è rilevante, vi abbiamo dato spazio ma dopo questo intervento non accetterò altre iscrizioni a parlare e torneremo all'ordine del giorno. Ne ha facoltà.

LAPO PISTELLI. Signor Presidente, parlerò pochissimo perché capisco che il tema è importante ma il momento in cui lo affrontiamo probabilmente è incongruo rispetto alla seduta. Mi unisco alle parole dell'onorevole Volontè che condivido; proprio ieri il Partito Democratico - per questo ho trovato del tutto fuori sintonia la risposta dell'onorevole Farina - ha sollecitato il Governo invece a un'azione che sia, oltre che come presenza fisica nelle sedi multilaterali, e dunque al vertice della FAO, all'altezza dell'emergenza che il mondo sta affrontando.
Onorevole Farina, dico questo perché davanti alla richiesta delle Nazioni Unite, che hanno fatto un bilancio che stima ad oggi la necessità di risorse per un miliardo 600 milioni - di cui sono state raccolte ad oggi la metà, e parliamo di un'area geopolitica in cui, onorevole Farina, d'Italia ha qualche responsabilità storica - dovremmo essere noi a sollecitare l'azione più che essere sollecitati.
Ad oggi, la risposta dei Governi europei ci dice questo: la Gran Bretagna ha stanziato 60 milioni di euro, la Germania 30 milioni di euro; la Norvegia, colpita in questi giorni da altri fatti su cui abbiamo già speso i nostri commenti, un Paese di 4 milioni di abitanti, ne ha stanziati 35; la Spagna 12 milioni; il Brasile 20 milioni; l'Italia forse, per voce di un sottosegretario, 800 mila euro, che corrisponde a 0,0013 per abitante. Riflettiamo se questo è all'altezza del ruolo che vogliamo giocare nella comunità internazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo).

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Non posso negare la parola ad un rappresentante di un gruppo, ma la invito ad essere breve, perché abbiamo un ordine del giorno impegnativo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, i temi sollevati questa mattina sono importanti. Come diceva il collega Farina, ieri in Commissione affari esteri si è svolta un'ampia discussione e abbiamo anche votato una risoluzione, con l'apporto fattivo del Partito Democratico, del collega Pag. 22Tempestini e dei colleghi presenti in Commissione. Quindi, alzarsi la mattina, venire qui in Aula e riproporre il tema da parte dei colleghi - in Assemblea, che è il luogo più adatto per proporlo, ma in ritardo, dato quello che abbiamo fatto ieri, con il voto unanime di tutti i partiti, escluso UdC, che mi sembra che non ci fosse - ho la netta sensazione che sia qualcosa di pretestuoso. Dunque, o si lavora in Commissione e si partecipa oppure, se volete, presentiamo una risoluzione in Assemblea all'apertura dei lavori a settembre e saremo tutti d'accordo sul discuterla. Delle due l'una. Mi dispiace, caro Volontè, ma questa volta non accetto la tua reprimenda nei confronti del Governo, anche perché il Governo ha accettato tutti gli impegni di questa risoluzione (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Franceschini, il suo gruppo ha già preso la parola. Su cosa chiede intende intervenire?

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, sull'ordine dei lavori, ma su un altro argomento. Ho aspettato la fine del giro degli interventi.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, so bene che è indelicato parlare in un'Aula di ciò che avviene nell'altro ramo del Parlamento, però il tema ha una tale rilevanza politica che vorrei che anche l'Aula della Camera dei deputati fosse informata del fatto che, nel giorno in cui tutte le parti sociali, per la prima volta unitamente, chiedono una svolta, un cambiamento di passo e un'iniziativa sulla crisi economica che attraversa il Paese, le imprese e le famiglie, il Governo risponde mettendo la fiducia sul «processo lungo», cioè su quella norma che allungherà a dismisura i processi unicamente, un'altra volta, per fermare un processo del Presidente del Consiglio. Mi chiedo e vorrei chiedere, poiché ieri è stata salutata la nomina del nuovo Ministro della giustizia, se questo è il primo atto che viene compiuto appena arrivato a coprire il ruolo di Guardasigilli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Franceschini, la notizia che lei ha dato è sicuramente rilevante, però mi auguro che non inizi di nuovo una serie di interventi dei gruppi, consentendoci di passare al nostro ordine del giorno.

Seguito della discussione delle mozioni Esposito, Ghiglia, Allasia, Calgaro, Cambursano, Vernetti ed altri n. 1-00638 e Di Biagio ed altri n. 1-00698 concernenti iniziative per destinare le risorse disponibili presso l'Agenzia olimpica Torino 2006 a favore della regione Piemonte (ore 11,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Esposito, Ghiglia, Allasia, Calgaro, Cambursano, Vernetti ed altri n. 1-00638 e Di Biagio ed altri n. 1-00698 concernenti iniziative per destinare le risorse disponibili presso l'Agenzia olimpica Torino 2006 a favore della regione Piemonte (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di martedì 26 luglio 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, onorevole Laura Ravetto, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

LAURA RAVETTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo Pag. 23esprime parere favorevole sulla mozione a prima firma Esposito n. 1-00638, sia sulle premesse sia sull'impegno.
Per quanto riguarda la mozione Di Biagio ed altri n. 1-00698, il parere è favorevole a condizione che il dispositivo sia riformulato come segue: dopo la parola «equamente» eliminare le parole: «secondo criteri prestabiliti, ai siti olimpici che sorgono sui territori».

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marmo. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARMO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la situazione di lento degrado, nella quale versano i siti olimpici torinesi, richiede da parte nostra una nuova forte presa di posizione e richiede, da parte dell'Esecutivo, finalmente un intervento opportuno e tempestivo che vada nella direzione di una sostanziale e definitiva soluzione del problema.
È costume, signor Presidente, onorevoli colleghi - che, purtroppo, troppo spesso diventa prassi nel nostro bel Paese Italia - che strutture di pregio diventino cattedrali nel deserto, perché inutilizzate e lasciate inesorabilmente all'aggressione del degrado strutturale ed ambientale. Queste strutture potrebbero altresì essere gestite in maniera corretta ed essere fruibili per le popolazioni locali, per la promozione del turismo sportivo e per la promozione dell'economia di quel territorio e del territorio piemontese.
Mi consta che già nel febbraio del 2010 questa Camera avesse approvato una mozione simile a quelle che ci apprestiamo di nuovo a votare, eppure tutto è rimasto fermo: i fondi rimangono inspiegabilmente bloccati. È opportuno, quindi, che si determini in fretta lo sblocco dell'avanzo di gestione, che ammonta alla significativa somma - che tutti conosciamo - di circa 40 milioni di euro.
Signor sottosegretario, ci rivolgiamo a lei: questa situazione non è più tollerabile. In un periodo in cui si chiedono e si richiedono pesanti sacrifici agli italiani, non possiamo permetterci di perdere tempo. Dobbiamo agire e svolgere il nostro dovere. Le infrastrutture, tutte le infrastrutture pubbliche, opere che sono costate molto, non possano essere lasciate marcire, ma debbono essere valorizzate, messe a reddito ed occorre farne dei biglietti da visita per chi vuol visitare il nostro Paese.
I giochi olimpici 2006 - ne siamo tutti consapevoli - hanno rappresentato una grande occasione di crescita per Torino e per la regione intera piemontese. Ciò è dovuto alla grande sinergia di intenti fra tutte le istituzioni, Governo ed enti locali (regione, province e comuni). L'Agenzia olimpica Torino 2006, anche grazie alla collaborazione di tutti questi enti, per lo svolgimento dei giochi olimpici ha ben operato, consentendo non solo il regolare svolgimento delle gare e delle manifestazioni programmate, ma offrendo anche alla nostra regione una vetrina importante di livello internazionale.
Ora però - onorevoli colleghi, signor Presidente, signor sottosegretario - considerata la grave situazione economica nella quale versa il nostro Paese, non possiamo consentire che 40 milioni, riconducibili ad un avanzo di bilancio, certificato dal Ministero, rimangano inutilizzati e immobilizzati. Onorevoli colleghi, signor sottosegretario, diamo un segnale di inversione di tendenza. Sblocchiamo, trasferiamo alla regione Piemonte queste risorse onde permettere che perle del nostro territorio - guarda caso, una buona parte di questo territorio regionale piemontese è anche candidato nel 2012 a sito patrimonio dell'Unesco - non diventino, mi riferisco a queste strutture, cumuli di macerie ed un'ennesima vergogna per l'Italia. Pertanto, il nostro gruppo voterà a favore della mozione che impegna il Governo nei termini indicati. Si liberano così di fatto risorse per trasferirle alla regione Piemonte, e attraverso la regione Piemonte Pag. 24a quei comuni a sostegno anche della salvaguardia ambientale e turistica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà. Onorevole Di Biagio, le ricordo che il sottosegretario ha proposto una riformulazione della sua mozione.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, ovviamente accetto la riformulazione. Onorevoli colleghi, abbiamo affrontato con dovizia di particolari una questione che per troppo tempo è stata lasciata ai margini dell'interesse delle istituzioni sia nazionali che locali, ma che certamente merita di ritornare alla ribalta per i riflessi negativi che certe scelte amministrative poco lungimiranti possono comportare sul territorio. Le Olimpiadi di Torino con il loro portato di emozioni, promozioni, infrastrutture e progetti, si collocano purtroppo tra queste, ma, a distanza di cinque anni dalla fine di un evento sportivo e mediatico che avrebbe potuto fare storia, sono ancora parecchie le ferite sul territorio.
Ferite che è possibile rimarginare solo attraverso rinnovate e lungimiranti scelte strategiche da parte del Governo, con l'auspicio che possa raccogliere l'impegno che come gruppo abbiamo inteso richiedere. La mozione di Futuro e Libertà, illustrata nelle scorse ore dal collega Barbaro, ha avuto proprio questa ambizione: quella di mettere in evidenza una situazione fattuale allarmante.
Molti degli impianti olimpici realizzati nella provincia di Torino, in particolare nei territori di montagna, risultano al momento in condizioni di abbandono e ciò rappresenta una nodo critico della gestione amministrativa dell'evento olimpionico e dei suoi frutti. La cosa terribile è che tale degrado si sta protraendo nel pieno silenzio delle amministrazioni locali e del Governo. Ci rendiamo conto che anche in altre esperienze olimpiche le città ospitanti hanno dovuto fare i conti con un deficit quasi fisiologico e difficoltà organizzative complesse, ma l'abbandono infrastrutturale a seguito di cospicui investimenti è un lusso che il territorio piemontese, le sue montagne e tutto lo sport italiano non possono permettersi, anche perché siamo consapevoli che un'attenzione in più in questa area per la riqualificazione del territorio potrebbe rappresentare un enorme valore aggiunto.
Per fare questo, basterebbe poco: sbloccare il tesoretto di circa 40 milioni di avanzo di bilancio dell'Agenzia, un bel gruzzolo che si aggiunge ai fondi che non riescono ad essere gestiti dagli enti locali perché attualmente bloccati, anche a causa di contenziosi sorti con alcune società impegnate nella realizzazione degli stessi impianti e strutture. Questo scenario ci dà l'idea della complessità dell'attuale situazione.
Perché, quindi, non investire questo tesoretto nelle aree in cui sono presenti gli scheletri degli impianti abbandonati? Questa appare una scelta certamente ragionevole, ma ciò non avviene, forse perché, fino ad ora, è mancato un reale interesse. Basterebbe che il Governo arrivasse a sbloccare le risorse disponibili presso l'Agenzia per destinarle a tutti i siti olimpici potenziali, poi, di attrazione turistica. Come ricordava nei giorni scorsi il collega Claudio Barbaro, se vogliamo che il nostro Paese aspiri di nuovo ad essere sede di eventi come le Olimpiadi del 2020, è opportuno che sappia dimostrare, non solo una capacità propositiva e progettuale, ma anche un'adeguata competenza amministrativa e gestionale che produca i suoi effetti oltre le celebrazioni dell'evento. Non possiamo permetterci che sulla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020 incomba lo spettro dell'impasse gestionale di Torino. Non è un'eredità che ameremo presentare accanto alle credenziali della capitale. Facendo tesoretto dell'esperienza piemontese, è opportuno che, soprattutto sul versante della gestione dei siti olimpici, si debba evitare che Roma e la sua candidatura diventino una speculazione per qualcuno. Piuttosto, sia un'occasione di valorizzazione dello sport nel nostro territorio. Con tali premesse, esprimiamo il Pag. 25voto favorevole di Futuro e Libertà per il Terzo Polo sulle mozioni per un impegno del Governo a consentire lo sblocco delle risorse attualmente disponibili presso l'Agenzia per lo svolgimento dei giochi olimpici di Torino 2006, perché queste siano destinate ai siti olimpici che sorgono sui territori, con l'obiettivo anche di incentivare la promozione territoriale e turistica dell'area olimpica, vessata da anni di abbandono infrastrutturale (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, mi stupisce aver ascoltato alcune considerazioni. Non voglio commentarle, ma semplicemente dire al collega che, prima di pronunciarsi, sarebbe bene conoscere. Non mi risulta che la gestione dell'Agenzia sia stata così disastrosa e, tanto meno, che gli enti locali tutti, dal più piccolo comune alla regione Piemonte, passando attraverso la città e la provincia di Torino, non abbiano fatto sentire la loro voce forte e chiara al Governo di questa disponibilità giacente per un avanzo di amministrazione, il che vuol dire, in un Paese come il nostro, aver saputo governare un evento storico come quello delle Olimpiadi del 2006 e aver avuto anche un avanzo di amministrazione, senza chiedere, invece, risorse aggiuntive come spesso e volentieri accade. Ma, a parte questa considerazione, ringrazio il Governo del parere positivo dato. Non vorrei che, anche questo passaggio parlamentare, seguisse le orme di un altro precedente, quello del maggio del 2010, che ha avuto il parere positivo del Governo, ma non si è tradotto in nulla di fatto. I 40 milioni sono ancora lì giacenti e gli impianti vanno degradandosi proprio per l'incuria che il Governo sta dimostrando nel non mettere a disposizione questi soldi che ci sono nelle casse della regione Piemonte, la quale, poi, li potrebbe destinare alle relative amministrazioni locali. Il presidente Cota, quando era presidente del gruppo Lega Nord Padania, firmò per primo quella mozione che ottenne il parere favorevole. Peccato che, come ho detto, rimase lettera morta. Al presidente Cota, nell'attuale veste di presidente della Giunta regionale del Piemonte, devono, entro questo esercizio 2011, essere destinate tali risorse perché altrimenti gli impianti non sarebbero più recuperabili e faremmo un cattivo servizio ai piemontesi per primi, agli italiani, ma anche ai cittadini stranieri che sono stati ospiti delle nostre valli e delle nostre città in quella grande occasione e che intendono ritornare come turisti in quelle stesse valli che, però, vedrebbero degradate per incuria del Governo e per la non disponibilità delle risorse che, invece, ci sono. Mi auguro davvero, quindi, che alle parole seguano i fatti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calgaro. Ne ha facoltà.

MARCO CALGARO. Signor Presidente, vorrei affrontare la dichiarazione di voto per il mio partito, l'Unione di Centro per il Terzo Polo, enunciando i titoli di quanto sto per dire perché i titoli dei vari sottocapitoli sono propedeutici alle conclusioni. Il primo titolo è: le olimpiadi sono un'occasione di sviluppo e di cambiamento epocale per un territorio.
Ebbene sì, le ventesime olimpiadi invernali di Torino e le paraolimpiadi che spesso qualcuno tende a non ricordare come componente fondamentale del successo complessivo dell'evento torinese sia dal punto di vista educativo che da quello organizzativo e sportivo sono state un grande successo per il Paese, per il Piemonte e per Torino e la sua provincia. Hanno attratto risorse e imposto scadenze temporali ferree agli enti locali così da far fare al nostro territorio un salto di qualità impensabile, in tempi brevissimi, in termini di infrastrutturazione viaria e trasportistica e di riqualificazione urbana. Hanno fatto emergere le grandi professionalità Pag. 26che i nostri enti locali possiedono in termini di dirigenti e dipendenti pubblici senza i quali nulla sarebbe stato realizzato nei tempi previsti. Hanno contribuito a diffondere l'immagine di Torino e della sua provincia nel mondo così da potenziare in modo rilevante l'afflusso turistico, culturale, sportivo. Soprattutto hanno restituito ai torinesi l'orgoglio della cittadinanza e dell'appartenenza, come è stato dimostrato dai tantissimi volontari di tutte le età che hanno collaborato alla grande riuscita dell'evento e che sono ancora oggi patrimonio attivo e orgoglio della città; e ancora recentemente dal fatto che Torino è stata la città d'Italia che più coralmente ha partecipato ai festeggiamenti per i 150 dell'unità.
Il secondo titolo è: tutte le olimpiadi degli ultimi trent'anni, estive e invernali, hanno anche le loro ricadute negative come testimoniano il default di Atlanta, la tassa di scopo ancora oggi pagata dagli abitanti di Montreal, la difficilissima situazione economica affrontata da Sidney ma anche i problemi riscontrati a Lillehammer e Albertville.
Gli effetti negativi sono ascrivibili principalmente a due importanti aspetti: il primo è il deficit che costantemente residua nelle casse delle città ospitanti che vengono generalmente trasformate in meglio ma debbono affrontare il tema del riequilibrio economico-finanziario. Il secondo è il riutilizzo delle strutture per l'ospitalità e degli impianti sportivi che spesso risulta problematico e soprattutto molto oneroso in quanto a manutenzione.
In quest'ottica è nello specifico delle olimpiadi invernali il riutilizzo o la riconversione dei siti destinati al trampolino per i salti, alla pista per il bob, e all'impianto per la velocità su ghiaccio, che essendo impianti finalizzati ad attività sportive non di massa costituisce costantemente un problema per il post olimpico. Torino non ha fatto eccezioni. Infatti lo stadio olimpico del salto di Pragelato e la pista di bob, skeleton e slittino di Cesana Torinese, potranno essere utilizzati per attività sportive solo per un breve periodo e con grande dispendio economico e dovrà comunque esserne prevista la riconversione.
Per quanto riguarda l'Oval, l'impianto per la velocità su ghiaccio, la sua vicinanza al polo fieristico espositivo congressuale di Torino ne ha già permesso un'ottimale riconversione.
Il terzo titolo è: anche questi aspetti problematici possono essere gestiti positivamente a patto che non vengano sfruttati per una sterile polemica politica.
Il successo dell'evento olimpico ha avuto alla sua base il buon funzionamento complessivo, nonostante siano state necessarie numerose correzioni di assetto, del Toroc, il comitato organizzatore, un ottimo funzionamento dell'agenzia olimpica, che fungeva da stazione appaltante, e soprattutto una grandissima collaborazione e cooperazione istituzionale che si è creata nella cosiddetta cabina di regia costituita da governo, regione Piemonte, comune di Torino e provincia di Torino. La consapevolezza di essere esposti al giudizio del mondo intero ha fatto sì che uomini dalle storie e dalle appartenenze politiche diversissime raggiungessero un grande risultato.
Mi domando perché oggi, nel momento in cui neanche una delle buone ragioni che sostenevano quella collaborazione, prima fra tutte la volontà di lavorare per il successo del sistema territoriale Piemonte è venuta a cadere, si intravedono continuamente i segni di un pericoloso smottamento verso la polemica politica sterile spesso senza alcuna finalità costruttiva. Dopo l'evento olimpico è stata costituita la fondazione 20 marzo 2006, giorno di conclusione delle paraolimpiadi, cui è stata trasferita la proprietà degli impianti olimpici in città e provincia.
Tale fondazione è costituita da comune di Torino, provincia di Torino, regione Piemonte e CONI. Inizialmente questa fondazione ha attribuito la gestione dei beni ad una società in house di diritto privato, la TOP, la quale, al termine di vicissitudini non proprio esemplari, che non sto qui a ricordare, si è trasformata in Srl e ha messo a gara la cessione del 70 per cento Pag. 27del suo capitale sociale, individuando un partner privato indispensabile per continuare nella gestione, nella manutenzione e nell'approvazione internazionale finalizzata al diverso utilizzo o alla trasformazione e riconversione degli impianti sportivi e residenziali. Il socio privato è stato individuato nella società statunitense Live Nation, che ha come braccio operativo italiano la società Set Up. La società Parco Olimpico, così come recentemente modificata, ha in concessione dalla fondazione gli impianti per trent'anni.
Nonostante queste trasformazioni, la situazione economica e gestionale, soprattutto per quanto attiene agli impianti sportivi situati nella provincia e precedentemente citati, è critica. Proprio per questo recentemente è stato lanciato il progetto «Coverciano della neve», che deve avere come obiettivo, di intesa con i sindaci della valle, non solo l'utilizzo sportivo degli impianti e la loro manutenzione, ma anche la promozione internazionale, sportiva e turistica delle valli e la riconversione degli impianti e dei siti quando il loro utilizzo sportivo non sia più necessario e vantaggioso. Naturalmente, questa operazione richiede ingenti finanziamenti e qui veniamo all'ultimo titolo della mia esposizione: in tempi di federalismo, i soldi risparmiati da una gestione accorta devono rimanere sul territorio.
E qui veniamo al contenuto vero e proprio del dispositivo della mozione di cui sono cofirmatario. Infatti l'Agenzia olimpica è attualmente gestita da un commissario liquidatore e la sua esistenza è stata prorogata al 2014 dal cosiddetto decreto milleproroghe del 2010. Nei bilanci dell'Agenzia continuano a giacere, inutilizzati da anni, 40 milioni di euro riconducibili ad un avanzo di bilancio, cioè, in estrema sintesi, ad un'attenta e parsimoniosa gestione dei finanziamenti ottenuti e dei contenziosi, inevitabili quando si ha a che fare con grandi opere. La mozione ribadisce naturalmente che questi soldi devono rimanere nel territorio che li ha gestiti in modo ottimale, devono essere resi disponibili nel più breve tempo possibile e devono essere utilizzati per la manutenzione, il rilancio e, quando necessario, la riconversione degli impianti olimpici citati. A nostro parere risulta evidente come per la loro destinazione debba essere costituita una cabina di regia sul modello di quella olimpica, che deve vedere il coordinamento da parte della regione e la partecipazione della provincia di Torino, del comune di Torino e dei comuni sede degli impianti olimpici.
È chiaro a tutti come solo dalla ricostruzione di un clima di reciproca collaborazione tra tutte le istituzioni coinvolte si possa raggiungere l'ultimo grande risultato dell'avventura olimpica.
Al termine di questo rapido excursus vi sarà chiaro il perché del convinto voto favorevole alla mozione da parte del gruppo dell'Unione di Centro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente ed egregi onorevoli deputati, siamo ormai ad una svolta per il costo olimpico del 2006. Ricordiamo che il costo dell'organizzazione delle Olimpiadi, cioè le spese del TOROC, è stato di circa 1,5 miliardi di euro e con la realizzazione di tutte le opere, che era in capo all'agenzia, questo sale ad oltre 2 miliardi di euro. Ma facciamo chiarezza su cosa è avvenuto e su cosa sta succedendo a Torino e nelle valli olimpiche.
I XX Giochi olimpici invernali furono assegnati a Torino nel 1999 dal CIO svoltosi a Seul. Con legge del 2000 si sono dettate disposizioni per il finanziamento e la realizzazione degli impianti sportivi e infrastrutture olimpiche necessari per lo svolgimento dei Giochi olimpici invernali Torino 2006. Vengono poi affidati al TOROC anche il compito di predisporre il piano degli interventi realizzati dall'Agenzia e il compito di stazione appaltante per la realizzazione degli impianti. Il TOROC viene creato nel 2001.
Il TOROC era una fondazione di diritto privato, cioè non soggetta alla regolamentazione Pag. 28e ai controlli su appalti e lavori pubblici. L'organo direttivo del TOROC è presieduto da Valentino Castellani, ex sindaco di Torino dell'attuale PD; il consiglio di amministrazione è composto da Evelina Christillin, Gianni Petrucci, Pierpaolo Maza, Bruno Rambaldi, Raffaele Pagnozzi, Franco Capra, rappresentanti delle comunità montane; il direttore generale del Toroc è prima Paolo Rota e successivamente Cesare Vaciago, ex city manager di Torino nell'epoca di Chiamparino, ex sindaco di Torino e facente parte del PD.
A partire dal dicembre del 2004, anche il TOROC, a seguito di una situazione economica deficitaria, ha beneficiato di finanziamenti pubblici per circa 180 milioni di euro, grazie alle delibere del CIPE. Il TOROC ha avuto il compito di predisporre il piano di interventi, localizzazioni, priorità, costi, caratteristiche tecniche e funzionali che, approvati dal Governo italiano, sono stati realizzati dall'Agenzia Torino 2006.
Un'altra differenza importante tra i due enti è che, mentre il TOROC è una fondazione privata, come ho ricordato in precedenza, che avrebbe dovuto usare risorse private e, dopo tutto, affidare consulenza e lavori senza alcun controllo né vincolo - ma così non è stato -, l'Agenzia Torino 2006 è un ente pubblico, che ha usato finanziamenti pubblici per realizzare le opere e le infrastrutture, ed è stata soggetta alle normative e ai controlli riguardanti gli appalti pubblici, com'è normale che sia.
Per lo svolgimento dei giochi, sono state realizzate oltre 65 opere tra impianti sportivi, infrastrutture viarie, villaggi per atleti e media, per una spesa approssimativa totale - come ho detto in precedenza - di oltre 2 miliardi di euro, esclusa l'organizzazione vera e propria dei giochi.
Le Olimpiadi sono state un'enorme occasione per Torino ed hanno fatto emergere una coesione sociale che neanche si poteva ipotizzare. Tutti i torinesi si sentivano partecipi di un evento mondiale: erano cittadini, sportivi e turisti nello stesso momento, hanno riscoperto la propria torinesità e hanno tirato fuori il meglio di se stessi. Teniamo presente che, per le manifestazioni sportive, ci si è avvalso dell'aiuto di oltre 6.500 volontari, che hanno dato la loro disponibilità in modo totalmente gratuito.
Tuttavia, spenti i riflettori e la torcia olimpica, è scesa la bruma più fitta: gli stadi si sono svuotati e le strutture sono state abbandonate; a fatica, si è riconvertito il grande complesso costruito per le Olimpiadi, per colpa di una cattiva gestione del TOROC e di una miopia nella programmazione futura.
Nel 2006, viene istituita la Fondazione con il compito di amministrare e valorizzare il patrimonio del post olimpico; cinque anni dopo, è diventato tutto tremendamente più difficile: i Giochi olimpici di Torino 2006 sono un ricordo offuscato e i nodi strutturali di un'eredità gestita «a singhiozzo» sono emersi nella loro drammatica realtà. Se gli impianti di pianura hanno retto l'urto grazie agli investimenti di un nuovo socio americano, quelli di montagna - non solo a Cesana e a Pragelato, ma anche a Pinerolo e Torre Pellice - hanno sofferto della mancanza di manutenzioni e di progetti di lungo periodo. Troppo poco è stato fatto in questi cinque anni: alcune importanti tappe di coppa del mondo e d'Europa sull'onda delle Olimpiadi e i campionati mondiali di slittino nel gennaio scorso, che hanno chiuso formalmente il quinquennio post Torino 2006.
In particolare, i trampolini e i comprensori di Pragelato soffrono di mancanza di progettualità: manca tutto, compresa la sicurezza dell'impianto, al quale chiunque può accedere con facilità. Soprattutto, non vi sono i soldi per le più elementari opere di mantenimento e contenimento delle nevi d'inverno, per esempio.
Nel 2007, nella finanziaria per il 2008, a firma di Prodi, si nominò un commissario liquidatore che, in tre anni, avrebbe dovuto acquisire le attività residuali dell'Agenzia Torino 2006; successivamente, grazie all'onorevole Cota, attuale governatore del Piemonte, si è potuto inserire nel provvedimento «milleproroghe» del 2010 una proroga di altri tre anni per l'Agenzia. Pag. 29
Nel 2009, tutta la gestione degli ex siti olimpici di Top, viene data in mano ai privati con una gara d'appalto, che è stata aggiudicata a Live Nation, multinazionale statunitense, che lavora sotto la Mole in collaborazione con Set Up, la società di Giulio Muttoni.
Ma la scure della santa inquisizione giustizialista della procura di Torino, questa volta, ci ha visto lungo e ha iniziato una serie di perquisizioni e di indagini, partendo proprio da Mercedes Bresso - ex presidente della regione Piemonte, facente parte del Partito Democratico -, che è stata ascoltata dalla procura della Repubblica di Torino come testimone dell'inchiesta, che il sostituto procuratore Parodi e la Guardia di finanza conducono su Parcolimpico, la società che gestisce gli impianti realizzati per le Olimpiadi invernali nel 2006.
Gli accertamenti svolti dalle Fiamme gialle del gruppo di Torino sono aperti per falso e turbativa d'asta e hanno portato a tre avvisi di garanzia, riguardando la gara con cui è stata fatta entrare nella compagine societaria Live Nation. Oltre all'ex presidente della regione Piemonte, Mercedes Bresso, è stato ascoltato anche l'attuale presidente di Parcolimpico, Pierpaolo Maza. Ora, la multinazionale che, con Muttoni, gestisce Parcolimpico per gli eventi internazionali di Torino - come i concerti di grande risalto mediatico - è sicuramente in imbarazzo.
L'inchiesta penale - arrivata dopo due anni di carte bollate per i giochi olimpici, una feroce battaglia davanti al TAR ed incomprensioni con il comune di Torino dell'estate scorsa - sembra abbia avuto un effetto deflagrante. Il rischio ora è che la società e chi ha gestito, sino ad ora, il sito olimpico abbandonino, come è già successo per le strutture di montagna, anche quelle di Torino, lasciando dei veri e propri sarcofagi in cemento armato.
Se dovessimo valutare l'assoluta incapacità gestionale di chi ha gestito, fin qui, l'evento olimpico e post olimpico, questo sarebbe da attribuire esclusivamente a quello che oggi si chiama Partito Democratico.
Oggi diremo «basta» alle falsità che i soldi residui nei conti dell'Agenzia - gli oltre 40 milioni di euro, fermi per continui contenziosi - saranno destinati ad altre manifestazioni lontane dal capoluogo subalpino. Noi della Lega dovremo dire «no». Noi non ci stiamo. È ora che chi sbaglia, paghi. È ora che chi ha mal gestito la cosa pubblica, se ne vada a casa. Ma siano anche coscienti che, così facendo, daremo un colpo all'economia piemontese, il quale non ha alcuna colpa se non quella di aver avuto amministratori e governatori come Prodi, Bresso, Saitta, Chiamparino e ora Fassino.
Pertanto, voteremo a favore delle mozioni, affinché i soldi siano spesi dove servono, soprattutto in montagna per la montagna (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), chiudendo un brutto capitolo non imputabile a questa maggioranza, colleghi.
Oggi siamo qui a mettere una toppa: ognuno si renda conto delle proprie colpevolezze, faccia un atto dovuto nei confronti del Paese e voti per dare la possibilità al Piemonte di continuare a lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, il collega Cambursano riferisce che il mio intervento è a titolo personale. Non so se il gruppo ne farà tesoro o altro. Cambursano ha già svolto la dichiarazione di voto per il gruppo ed io svolgo la mia su una vicenda che non ritengo corretta sin dall'inizio.
Abbiamo discusso sino a mezz'ora fa in quest'Aula - non dico che abbiamo litigato, però abbiamo discusso a lungo - su qualche migliaio di comuni e abbiamo fatto molta fatica a dare 50 milioni di euro da distribuire a non so quanti migliaia di comuni, i quali dovrebbero farne tesoro e dovrebbero risparmiare molto. Tuttavia, credo che, alla fine, l'investimento, i soldi che arriveranno a questi comuni saranno Pag. 30più o meno 10, 15 o 20 mila euro al massimo. Questo è il risultato.
Stiamo discutendo adesso di 40 milioni di euro - ripeto, 40 milioni di euro - che sono stati risparmiati. Ebbene, sono contento se sono stati risparmiati. Nel 2006 vi sono state le Olimpiadi a Torino. È stata un'opportunità per il Piemonte. Credo che il Piemonte abbia, diciamo così, sfruttato bene questa opportunità e abbia investito meglio i 2 - mi pare 2 - miliardi. Non vorrei che, a questo punto, il Piemonte chieda di liberare queste risorse per fare fronte alle cattedrali nel deserto, le quali, altrimenti, rimarrebbero sul territorio incustodite, mal gestite e degradate. Io non sono d'accordo.
Credo che il Paese abbia grande difficoltà, che le regioni, in particolare, abbiano difficoltà, come quelle del Sud, ma non voglio fare esempi perché, forse, anche lì vi sarebbero sprechi dove approfondire meglio. Ciò che intendo dire è che il Paese ha grande difficoltà e grande voglia di risorse: non ci sono!
Non vorrei che Torino ridiventasse una nuova capitale, perché già ne abbiamo una, e Roma ci costa quello che ci costa, secondo un decreto che è stato approvato due anni fa. Non vorrei che Torino ridiventasse la nuova capitale da rifinanziare tutti gli anni. Non vorrei che ci si proponesse un nuovo Belice, per cui in tutte le manovre finanziarie c'era da finanziare qualcosa, senza sapere cosa.
Vorrei chiedere ai parlamentari del Piemonte, che sono intervenuti quasi tutti: facciamo un sacrificio, facciamo uno sforzo. Diamo la disponibilità al Paese di questi 40 milioni, diamoli per le necessità più urgenti: ne abbiamo a centinaia, a migliaia, nel Paese!
Non serve a niente, oggi, andare a ripulire un'infrastruttura realizzata nel 2006. Evidentemente, se c'è qualcosa che non funziona e dobbiamo ritornarci e mettere dei soldi, queste infrastrutture sono state fatte male! Non è vero, allora, che quei soldi sono stati gestiti bene!
Concludo, dunque, signor Presidente, esprimendo di fatto il mio voto sfavorevole e contrario a tale iniziativa.
Signor Presidente, vorrei farle presente una cosa che non c'entra niente con il Piemonte: in questo clima, ormai anticasta, credo che i giornali come Libero che escono, in prima pagina, con una fotografia di questo tipo, contribuiscano a svilire o comunque non aiutino a rendere il clima un po' più accettabile. Non è possibile che della stampa, magari anche finanziata da noi, esca con una fotografia di questo tipo in prima pagina; tutto questo serve a peggiorare la situazione. Credo che Libero farebbe meglio a dare un'immagine di sé diversa; ci ha abituato fino ad ora a immagini tristi ma questa è veramente terrorizzante.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cavallotto. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, lo smantellamento dei «Gianduiotti» olimpici di questi giorni, abbandonati al loro destino e incorniciati da un degrado che colpiva tutti i residenti di piazza Solferino a Torino, sono l'immagine che fotografa meglio il fallimento della gestione dei fondi stanziati per le Olimpiadi di Torino 2006. Una opportunità internazionale gettata al vento e grandi affari per pochi sono l'eredità lasciata ai torinesi, alle vallate padane e alpine e a tutti i comuni del Piemonte da parte di chi ha avuto la responsabilità di organizzare e promuovere un evento che avrebbe dovuto dare lustro e immagine alla nostra regione per diverso tempo e che invece si è trasformato nell'autocelebrazione transitoria di pochi eletti. È un'eredità pesante fatta di delusione, cemento e costi troppo elevati per mantenere cattedrali nel deserto che non possono essere utilizzate dalle persone comuni.
I Giochi olimpici di Torino 2006 sono un ricordo quasi pallido, nonostante ci avessero convinto che i benefici sarebbero durati per anni con un ritorno dal punto di vista del turismo, e i nodi strutturali stanno emergendo nella loro drammatica realtà.
Gran parte dei fondi a disposizione sono stati spesi per costruire opere faraoniche, Pag. 31ora inutilizzabili a causa degli indecenti costi di manutenzione che richiedono. Con i soldi dei cittadini sono state costruite opere irrecuperabili, che in molti casi hanno deturpato il meraviglioso paesaggio circostante aggiungendo al danno anche la beffa. Il Palavela e lo stadio di hockey hanno costi di gestione insostenibili e infrastrutture inadeguate. Ancora più negativa è la situazione degli impianti in montagna: strutture e comprensori abbandonati dopo essere costati, tra disboscamento e realizzazione, decine di milioni di euro.
Oggi, siamo qui a fare la cronaca di un fallimento annunciato, al quale però possiamo e dobbiamo porre rimedio. Dopo la gestione disastrosa del centrosinistra adesso bisogna restituire alla regione Piemonte i fondi inutilizzati in modo che li si possa gestire di comune accordo con tutti quei comuni che dall'evento hanno avuto solo ripercussioni negative. Se la città, la regione e i comuni interessati vogliono rilanciarsi, la prima cosa da fare è ammettere che questa grande occasione è stata sprecata e che gli ultimi anni sono stati disastrosi. Oggi, la vetrina non basta più, ci vogliono i contenuti e non i contenitori, idrovore di soldi pubblici vuote di idee che li tengono in piedi.
Ora dobbiamo utilizzare quei soldi per promuovere il Piemonte, mostrare la bellezza dei nostri territori e promuovere la nostra storia e la nostra cultura. Questi soldi devono tornare ai piemontesi che hanno il diritto di utilizzarli per far conoscere al mondo la bellezza dei posti in cui vivono, la storia della loro lingua e l'importanza delle tradizioni di una regione che ha fatto grande la storia di questo Paese. Così facendo potremo finalmente sfruttare quell'occasione che, in passato, qualcuno ha sprecato e noi della Lega Nord Padania, come sempre, vigileremo affinché ciò avvenga nell'interesse dei nostri concittadini piemontesi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Esposito. Ne ha facoltà.

STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, mi ero messo nell'ordine di idee di fare un breve intervento, soprattutto per ringraziare il Governo per il parere favorevole espresso nei confronti della mozione, ricordando al sottosegretario Ravetto, che si è impegnata su questo tema, che adesso è necessario un provvedimento legislativo che consenta all'Agenzia olimpica Torino 2006 di liberare le risorse e di mettere in condizione la regione e gli enti locali interessati, a cominciare dalla provincia, di svolgere quel lavoro che abbiamo scritto nel dispositivo della nostra mozione peraltro firmata da tutti. Non avevo capito per la verità che fossimo qui a fare un processo alle Olimpiadi.
Voglio ricordare ai colleghi, in particolare ai colleghi della Lega, che il giudizio sulle Olimpiadi lo ha dato il mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il mondo ha decretato il successo delle Olimpiadi di Torino, non alcune sciocchezze che ho sentito qui enunciare, comprese argomentazioni relative ad indagini della magistratura da cui emerge una cosa: non sanno di cosa parlano, drammaticamente.
Detto questo, vorrei ricordare a Cimadoro che questo Parlamento non è buono per ogni occasione: non si può pensare di utilizzare, senza conoscere, argomentazioni populiste per dimostrare di essere più bravi. I 40 milioni di euro sono frutto della gestione corretta, trasparente ed esemplare di un'Agenzia che ha gestito 1 miliardo di euro ed ha realizzato impianti che sono all'avanguardia dal punto di vista sportivo e che il mondo ci invidia. Voglio ricordare, a coloro che parlano di cattedrali nel deserto, che poco meno di sette mesi fa, sulla pista di bob di Cesana, vi è stata l'ennesima vittoria di un nostro grande campione, Zöggeler. Tutti siamo pronti a dire quanto siano bravi i nostri atleti italiani per poi dire che vi sono cattedrali nel deserto. No, cari colleghi, stiamo facendo un lavoro per il Piemonte. Dobbiamo sapere che dal 2006 ad oggi Torino e la provincia, ma tutto il Piemonte, hanno aumentato del 50 per cento Pag. 32il numero di turisti che vengono in quelle aree. Abbiamo i migliori impianti sportivi di montagna.
Sapete qual è il problema? Che il CONI, che ha partecipato attivamente alle Olimpiadi, continua a far finta che quegli impianti non esistano. Infatti, noi vogliamo che i 40 milioni di euro vengano utilizzati per la manutenzione - che è normale che venga fatta per impianti così complessi - per la promozione turistica ma, soprattutto, per dar vita alla Coverciano della neve.
Vengano trasferiti in Piemonte tutti i centri federali degli sport invernali, perché fino al 2022 non vi saranno più impianti così attrezzati. Questa è la sfida che dobbiamo raccogliere, non venire qui a fare propaganda e dire è colpa di questo o è colpa di quello, perché se le Olimpiadi fossero andate male non saremmo qui a discutere di 40 milioni di euro. Voglio ricordare che ve ne sono altri quaranta in cassa dell'Agenzia, che sono per il momento vincolati in attesa della fine dei contenziosi.
Quindi, poca polemica politica. Un ringraziamento lo voglio fare, perché a differenza di quelli che pensano che questa sia un'occasione per fare propaganda, quando il Governo opera e fa delle scelte corrette, le voglio riconoscere.
Lunedì abbiamo vissuto un momento complicato, perché il Ministro Tremonti stava giocando. L'intervento del sottosegretario Letta, che voglio ringraziare, e del sottosegretario Ravetto hanno consentito ad una mozione bipartisan di essere approvata. Quindi, per quanto mi riguarda, credo che debbano essere utilizzati i comunicati stampa per le polemiche; in quest'Aula che è un'Aula istituzionale, riconosciamo il lavoro svolto, riconosciamo che queste risorse servono a fare ulteriore promozione e, considerato che abbiamo scritto tutti insieme che la regione dovrà coordinare questo lavoro con gli enti locali, credo che di tutto vi sia bisogno, tranne che di un po' di campagna elettorale, peraltro fuori tema e fuori termine (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e del deputato Cambursano).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, all'agiografia degli eventi solitamente segue la beatificazione dei protagonisti. Dopo aver sentito alcuni interventi di taluni colleghi del centrosinistra, vorrei evitare, dopo l'agiografia dell'evento olimpico, di vedere, almeno in vita, la beatificazione di Valentino Castellani, di Sergio Chiamparino, di Mercedes Bresso e di tanti protagonisti di quell'evento, non necessariamente in positivo. Ciò perché, tra gli interventi che mi hanno preceduto, la verità sta nel mezzo. Ricordo solo due particolari, non per fare una campagna elettorale ex post, semplicemente per riportare il nostro dibattito alla realtà: l'evento olimpico è stato quello che è stato, per Torino, per il Piemonte e per l'Italia, grazie ai soldi stanziati dal Governo Berlusconi.
Vorrei sottolineare ciò perché se quel Governo non avesse creduto, perorato o voluto fortemente quell'evento, esso innanzitutto non si sarebbe svolto e, in secondo luogo, non avrebbe avuto, con le enormi ricadute che in quel periodo ebbe, il risultato che ne ha conseguito Torino e tutta la nostra regione. Quei soldi però hanno avuto due strade: una strada per la realizzazione degli impianti olimpici, gestita dall'Agenzia, e una strada brutta, oscura, malmostosa, che ormai è stata definita definitivamente chiusa e sulla quale è stato molto meglio non indagare, che è quella dei soldi spesi dal TOROC.
Rimango ancora in attesa, dopo tanti anni, di sapere come sono stati spesi 40 miliardi dell'epoca in sole consulenze. Ma questa è un'altra storia, c'era addirittura un'altra valuta, eravamo ante euro, quindi con l'avvento dell'euro abbiamo chiuso un capitolo ed è meglio che non lo riapriamo mai. È per questo che, a fronte di un'agiografia, occorre anche riportare un minimo di verità. Altra cosa è stata la gestione dell'Agenzia olimpica che si è occupata della realizzazione delle strutture. Anche in questo caso, a causa di una pessima Pag. 33pianificazione del TOROC, si arrivò con grande fretta a troppe trattative private che avevano l'obiettivo di finire in tempo i lavori e in quella circostanza forse si sarebbe potuto fare di più e fare di meglio. È per questo che dicendo e ricordando questi particolari almeno non assisterò alla beatificazione successiva, come normalmente succede ad una storia raccontata in maniera troppo buonista.
Oggi però siamo qui per ringraziare ancora una volta il Governo di centrodestra perché quei soldi devono e dovranno rimanere a beneficio delle valli olimpiche, a beneficio delle nostre montagne, a beneficio dei nostri territori. Infatti, non so cosa abbia letto l'onorevole Cimadoro, ma vorrei ricordargli che quei soldi sono stati destinati al Piemonte, a quell'evento, a quei territori, a quei comuni, e che quei risparmi sono stati conseguenti alla buona amministrazione per la costruzione delle opere olimpiche. Si tratta quindi di soldi che spettavano a quel territorio e che sono stati inopinabilmente bloccati per troppi anni, perdendone anche in termini di inflazione.
Noi torinesi, piemontesi, non abbiamo bisogno di assistenzialismo, tuttavia abbiamo bisogno che ciò che è nostro rimanga nostro e non venga dato ad altri, perché quelle valli hanno ancora, soprattutto oggi, bisogno del nostro sostegno, anche contro quei ragazzi con il volto travisato, con le maschere antigas, con le biglie di ferro, che assaltano i poliziotti e i carabinieri, che mettono a ferro e fuoco la Val di Susa e che stanno conducendo una vera e propria guerra contro lo Stato, impoverendo e riducendo sul lastrico un'intera valle, in cui tutti oggi hanno paura di andare a fare le vacanze (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
È per questo, non per assistenzialismo, che oggi abbiamo bisogno che il Governo stanzi quei soldi, perché abbiamo bisogno - la necessità è indifferibile - di rilanciare l'immagine della Val di Susa. In Val di Susa si può e si deve andare, perché è bella, perché le piste sono all'altezza, perché il contesto naturalistico e ambientale è eccezionale, ma soprattutto perché oggi una parte di quella valle viene interessata da un'opera strategica, fondamentale, indispensabile, che però sta portando in quella valle dei disagi enormi a causa di bande di delinquenti che tentano di ostacolarne la realizzazione. È per questi motivi che voglio ringraziare particolarmente il sottosegretario Ravetto e anche il sottosegretario Letta, per aver persuaso in questi giorni il Governo a sbloccare finalmente fondi che da troppi anni sono lì fermi, ottenendo una sorta di effetto paradosso, per cui oggi i soldi non ci sono da nessuna parte, però quando ci sono non riusciamo a spenderli anche quando abbiamo già dimostrato più volte di essere in grado di spenderli al meglio.
Quindi, grazie ancora al Governo. Tuttavia, nel ringraziare vorrei sottoporre a tutti noi una riflessione che poi ovviamente dovrà essere trasferita in Piemonte quando verranno trasferiti anche i soldi. Infatti, occorre anche ricordare che purtroppo ad un ordine del giorno del 2010 non vi fu alcun seguito. Siamo convinti che questa volta le cose andranno meglio e che il sottosegretario Ravetto, che è nata in Piemonte, vigilerà sul fatto che non ci sia solo l'impegno, ma anche la spesa, perché talvolta si fa solo l'impegno di spesa, mentre noi vogliamo l'impegno e ovviamente attendiamo la spesa.
Dovremo però poi, in conclusione, aprire una discussione anche in Piemonte. Infatti, colleghi, le opere olimpiche talvolta non ce le si può permettere dopo. Ci sono tante opere che servono e tante opere che non servono, ci sono opere che riescono ad autofinanziarsi ed opere che ogni anno hanno la necessità di essere finanziate. Ci sono opere che portano un valore aggiunto al territorio e ci sono opere che tolgono a questo territorio dei soldi. Quindi, occorrerà fare una discussione seria su ciò che va mantenuto e ciò che non va mantenuto. Ciò ovviamente va a beneficio delle valli olimpiche, a beneficio delle montagne piemontesi, ma a beneficio dell'immagine, anche sportiva, dell'Italia che in quelle zone, in quelle valli e su quelle piste ogni inverno deve e può essere rilanciata. Pag. 34
Vorrei ringraziare l'Aula per la mozione che ci ha visto tutti d'accordo nel sostenere fortemente questa, che era non tanto una lotta dei piemontesi, ma una lotta degli italiani che spendono bene i denari che vengono loro affidati. Annuncio, quindi, il voto favorevole del Popolo della Libertà alle mozioni, anche a quella di Futuro e Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scanderebech. Ne ha facoltà.

DEODATO SCANDEREBECH. Signor Presidente, lascio da parte le polemiche perché oggi, secondo me, è una vittoria della democrazia e della politica con la «P» maiuscola. In un momento così particolare, in cui la Val di Susa, Torino, la provincia, il Piemonte, l'Italia stanno vivendo un effetto mediatico così devastante - dove ci sono solo la violenza e le immagini della violenza - sembra quasi di essere tornati indietro, negli anni del terrorismo. Quindi, è un momento delicato ed importante se oggi la politica unita, insieme con tutti i parlamentari naturalmente a disposizione per votare questa mozione, dà un segnale positivo e importante, energie e risorse, in un territorio particolare - lo ripeto - dove l'immagine è solo quella della violenza.
Naturalmente, dopo avere vissuto le Olimpiadi con un effetto mediatico internazionale dove la sicurezza e l'ordine pubblico sono stati al centro di tutti gli eventi olimpici, oggi invece, al contrario, vediamo che le forze dell'ordine vengono aggredite quotidianamente dai no global e dai no TAV. Quindi, questa ricaduta negativa si è in qualche modo manifestata con la rinuncia del 50 per cento dei turisti nella Val di Susa in questi ultimi giorni.

PRESIDENTE. Onorevole Scanderebech, la prego di concludere.

DEODATO SCANDEREBECH. Quindi, queste risorse per veicolarne l'immagine e la promozione turistica, per rilanciare l'occupazione e lo sviluppo dell'efficienza dell'occupazione a livello internazionale ed europeo, come a Torino, non possono che rappresentare una grande vittoria della politica e di tutti noi qui presenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Luciano Rossi. Ne ha facoltà.

LUCIANO ROSSI. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione le valutazioni che i colleghi hanno fatto sull'illustrazione prima, ma anche sui commenti delle mozioni, pregevoli ed importanti. Credo che l'accenno su Roma 2020 comunque obbligherà ad una riflessione e ad una sicura attenzione dell'Assemblea quanto prima, alla luce di quell'obiettivo, che è un grande sogno. Torino è stato un successo, un esordio senz'altro partito nella maniera sbagliata e finito nel modo migliore.
Voglio testimoniare la vicinanza non solo al Governo Berlusconi, che ha saputo riservare ad esso meritate attenzioni, ma anche a quell'opera preziosa che di fatto il presidente Pescante ha saputo determinare, portando la sua cultura, la sua esperienza e la sua capacità in quel successo. Noi - ed io in particolare - siamo convinti della validità di queste mozioni.
Mi sembra che si coinvolgono troppo poco le federazioni e le associazioni sportive di quel territorio e non vorrei che, di fatto, si procedesse a una distribuzione a pioggia di queste risorse che, a mio avviso, dovrebbero essere destinate con progetti finalizzati a realizzare grandi opere e grandi iniziative in quei territori. Ebbene, l'onorevole Esposito ha parlato di centri federali, ma ad Esposito ricordo che il compito dei centri federali è, di fatto, coinvolgere le due federazioni sportive nazionali. Questo è anche un suggerimento (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pescante che, se non ricordo male, Pag. 35è stato il presidente del Comitato olimpico che ha realizzato proprio queste Olimpiadi. Ne ha facoltà.

MARIO PESCANTE. Signor Presidente, intervengo solo per pochi minuti. Innanzitutto mi rivolgo al collega Allasia, che ha effettuato una lunga elencazione di nomi protagonisti del successo dei giochi di Torino, successo che si è realizzato e che è stato riconosciuto da tutto il mondo olimpico e da altri ancora. Vorrei - le chiedo la cortesia - di non togliere in quella lista alcuni di quei nomi che sono stato costretto a surrogare come commissario del Governo per salvare i giochi olimpici ma, magari, di aggiungere solo il mio, come commissario del Governo per i giochi di Torino. Ma non è questo il motivo del mio intervento. È un suggerimento. Non entro nel merito, vi è già una posizione del Governo molto chiara. Il mio suggerimento è il seguente: questi fondi vengono considerati un investimento per un piano industriale (Applausi del deputato Di Centa), in modo da valorizzare questi impianti, tenendo presente che gli impianti in crisi sono quelli specialistici, cioè il trampolino, la pista di bob e la pista di slittino. Ho qualche dubbio che maggiori fondi produrrebbero maggiore turismo in riferimento a queste specialità. Invece, quello che bisogna fare è avvicinare le federazioni nazionali e internazionali, che hanno eccepito che non trovano la possibilità ricettiva per allenarsi su questi impianti perché d'inverno, ovviamente, gli alberghi sono pieni di normali turisti.
Dunque, il mio suggerimento è questo: anziché distribuire soldi a pioggia - equamente, dite voi - a un insieme di comuni che non sono in grado di tenere questi rapporti, ricreiamo un'agenzia, un consorzio o, comunque, un progetto che interessi le federazioni internazionali, europee e nazionali per utilizzare i piani specialistici. Altrimenti, fra due, tre o quattro anni saremo qui a chiedere un altro contributo per la gestione degli impianti ai quali facevo riferimento.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pescante. Mi scuso per averla nominata impropriamente presidente del Comitato olimpico. In realtà, è stato il commissario che, comunque, ha portato al successo le Olimpiadi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, sarò breve. Poiché ha parlato il presidente Pescante, vi è anche qualcuno che, invece, è un umile iscritto o tesserato alle federazioni sportive, tra cui anche gli sport invernali. Siccome gli sport invernali si praticano, grazie a Dio, non solo su quel tratto di Alpi ma anche sui restanti tratti delle Alpi e sugli Appennini, spero che gli sport si possano continuare a praticare su tutto il territorio italiano, compresi gli sport invernali. Non inventiamo le agenzie, altri strumenti e baracconi che, tra l'altro, come qualcuno suggerisce, in questo caso già esistono.
Piuttosto, troviamo il sistema perché gli impianti e le infrastrutture sportive camminino con le proprie gambe, perché non si può sempre pensare di donare una parte di sangue degli italiani per fare una grande fiammata per due o tre anni e poi constatare che le infrastrutture stanno marcendo e decadono. Anche le infrastrutture sportive devono imparare a camminare con le proprie gambe, compresi quegli impianti sportivi che il CONI qui dovrebbe ricordarci perché non siamo in grado più di mantenere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Esposito, Ghiglia, Allasia, Calgaro, Cambursano, Vernetti ed altri n. 1-00638, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Rampelli, Speciale, Strizzolo... ha votato... onorevoli Taddei e Favia... ci siamo tutti? Pag. 36
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 452
Votanti 446
Astenuti 6
Maggioranza 224
Hanno votato
445
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Biagio ed altri n. 1-00698, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Corsini, Lo Monte, Pisicchio, Volontè, Murer, Ciccanti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 454
Votanti 447
Astenuti 7
Maggioranza 224
Hanno votato
446
Hanno votato
no 1).

Sull'ordine dei lavori (ore 12,50).

MARILENA SAMPERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, l'Ufficio di Presidenza ha deciso di concedere la proroga alla Giunta per le autorizzazioni. Noi del Partito Democratico abbiamo votato contro nella riunione della Giunta e ribadiamo il nostro «no» convinto.
Per quanto riguarda, invece, l'autorizzazione alle intercettazioni dell'onorevole Verdini, nonostante questi abbia chiesto alla Giunta di autorizzare le intercettazioni perché sarebbero potute servire a sua discolpa, la maggioranza della Giunta ha deciso di non accogliere la richiesta di autorizzazione.
Preannuncio la relazione di minoranza nei confronti della decisione della Giunta di non concedere l'autorizzazione sulle intercettazioni dell'onorevole Verdini.

GIANNI MANCUSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, sono giunte al sottoscritto, ma immagino anche a molti altri colleghi, numerose segnalazioni da parte di persone e associazioni di disabili. Tutti volevano esprimere il disagio derivante dal fatto che, recandosi all'estero, non potranno utilizzare il contrassegno unificato europeo per disabili per la circolazione e la sosta dei propri veicoli, previsto dalla raccomandazione del Consiglio europeo del 14 giugno del 1998. Il Senato, infatti, ha approvato, in via definitiva, il 28 luglio del 2010, il disegno di legge n. 1720-B, recante disposizioni in materia di sicurezza stradale. Questo testo modifica di fatto la norma del codice della privacy, che rendeva possibile l'adozione del contrassegno anche in Italia, previsto, come detto, da una raccomandazione del Consiglio europeo.
Questo contrassegno ha sollevato dubbi e perplessità legate alla garanzia della tutela o meno della privacy dei disabili, recando sul fronte non solo la dicitura «disabile», ma anche il simbolo internazionale delle persone disabili. La stilizzazione, nota in tutto il mondo, è in evidente contraddizione con quanto disposto dall'articolo 74 del codice della privacy, di cui al decreto legislativo n. 196 del 2003, che vieta l'esposizione di diciture o simboli. Con l'adozione del contrassegno unificato, il cosiddetto CUDE, la persona disabile può circolare e vedere riconosciuti i sui diritti, non solo se viaggia in auto per l'Europa, ma anche se circola o sosta in altri comuni italiani. Oggi il rilascio del contrassegno è demandato ai comuni di residenza e ognuno ha regole proprie. Pag. 37
Tante sono state, purtroppo, nel tempo le segnalazioni di persone disabili multate, benché munite del contrassegno, in zone a traffico limitato o parcheggi riservati di altre città. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sollecitato peraltro da diverse interrogazioni parlamentari - tra l'altro anche una mia di qualche tempo fa - aveva risposto nel giugno 2009 che si sarebbe attivato per inserire la raccomandazione europea come articolo 38 dell'A.C. 44 e abbinati, recante disposizioni in materia di sicurezza stradale, modificando di fatto la normativa sulla privacy che tanto aveva ostacolato l'adozione del testo in Italia. Quindi, manca oggi solo la modifica del regolamento attuativo del codice della strada che riporta ancora la dicitura «contrassegno invalidi» e disciplina le procedure per il suo ottenimento. Pertanto, il mio intervento è per raccomandare alla Presidenza di sollecitare il Ministero competente ad occuparsi di questo aspetto che, di fatto, non rende utilizzabile appieno questo contrassegno da parte dei nostri concittadini disabili.

Organizzazione dei lavori dell'Assemblea per il mese di agosto 2011. (ore 12,55)

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del regolamento, la seguente articolazione dei lavori per il mese di agosto 2011:

Lunedì 1o agosto (antimeridiana, ore 12, con eventuale prosecuzione dopo la discussione generale del bilancio interno):
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 4551 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, recante proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni per l'attuazione delle risoluzioni 1970 (2011) e 1973 (2011) adottate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Misure urgenti antipirateria (Approvato dal Senato - scadenza: 10 settembre 2011).

Lunedì 1o agosto (ore 15,30, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione congiunta del conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2010 (Doc. VIII, n. 7) e del progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2011 (Doc. VIII, n. 8).

Martedì 2 agosto (antimeridiana, con inizio alle ore 11, e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nelle giornate successive) (con votazioni):

ore 11:
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4551 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, recante proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e disposizioni per l'attuazione delle risoluzioni 1970 (2011) e 1973 (2011) adottate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Misure urgenti antipirateria (Approvato dal Senato - scadenza: 10 settembre 2011).

ore 15:
Esame della domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati di utenze telefoniche nonché alla perquisizione di cassette di sicurezza nei confronti del deputato Milanese (doc. IV, n. 21).
Esame della domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni nei confronti del deputato Verdini (doc. IV, n. 19).
Seguito dell'esame congiunto del conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2010 (Doc. VIII, Pag. 38n. 7) e del progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2011 (Doc. VIII, n. 8).

In relazione alla convocazione alle ore 13,30 dell'Ufficio di Presidenza, i lavori dell'Assemblea resteranno sospesi tra le ore 13,30 e le ore 15.

Il termine per la presentazione degli ordini del giorno al bilancio interno della Camera è fissato alle ore 17 di lunedì 1o agosto.

L'organizzazione dei tempia per la discussione degli argomenti previsti sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 13).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte ad assicurare adeguate risorse per il controllo del territorio e la prevenzione e repressione dei reati da parte delle forze dell'ordine che operano nella città di Prato - n. 2-01168)

PRESIDENTE. L'onorevole Mazzoni ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01168, concernente iniziative volte ad assicurare adeguate risorse per il controllo del territorio e la prevenzione e repressione dei reati da parte delle forze dell'ordine che operano nella città di Prato (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

RICCARDO MAZZONI. Signor Presidente, ho presentato questa interpellanza urgente per chiedere al Governo di non abbassare la guardia sulla situazione di Prato, una città in cui il fenomeno dell'immigrazione clandestina ha raggiunto altissimi livelli di criticità a causa soprattutto della forte presenza di una comunità cinese che ha creato un distretto tessile in larga parte illegale e parallelo a quello preesistente, ma anche per il diffuso radicamento di extracomunitari provenienti dai Paesi maghrebini e dal Senegal dediti all'abusivismo commerciale e al traffico di stupefacenti.
Il livello di guardia dal punto di vista dell'ordine pubblico è stato ampiamente superato, i controlli quotidiani e capillari messi in atto dalle forze dell'ordine hanno finora dato risultati eccellenti ma ancora purtroppo insufficienti come dimostrano i sempre più numerosi omicidi e regolamenti di conti tra bande criminali. La «chinatown pratese» infatti è ormai in mano a una mafia spietata che non esita a regolare i suoi conti con il sangue. Secondo una recentissima ricerca dell'Osservatorio socio-economico sulla criminalità del CNEL la malavita cinese ha messo le sue mani sugli affari gestiti a Prato dalla locale comunità, con preoccupanti infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto imprenditoriale e associativo e nella gestione diretta dell'immigrazione clandestina dall'Oriente.
Insieme alla provincia di Milano, quella di Prato presenta i valori più alti in Italia per i reati violenti commessi all'interno della comunità orientale, come omicidi, lesioni dolose, oltre a furti, rapine, estorsioni e sequestri di persona, gioco d'azzardo e reati legati al traffico di droga e alla prostituzione.
Sempre secondo la ricerca del CNEL, sul territorio pratese sono diffuse varie bande organizzate coinvolte in tutta una serie di crimini violenti, rapine, estorsioni e prestiti usurai.
Secondo un rapporto della DIA sulle mafie estere in Italia, il ruolo di preminenza spetta a quella cinese, una mafia capace di utilizzare passaporti e documenti di persone decedute per rendere legittima la posizione di individui che in tal modo possono riemergere nella legalità.
La mafia cinese è nota anche per la capacità di gestione del flusso di clandestini, che pagano dai 3 ai 10 mila euro a persona per giungere in Italia, dove per anni sono spesso costretti ad essere vittime nelle mani della mafia o ad aumentarne la manovalanza. Pag. 39
Nel dicembre dello scorso anno, proprio a Prato fu scoperto un gruppo mafioso con tanto di gerarchie interne, dedito a racket, usura, estorsioni, sequestri di persona, gioco d'azzardo, spaccio di droga e omicidi ai danni di connazionali. Per la prima volta in quell'occasione per diciannove cittadini cinesi fu formulata l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso.
In precedenza, due clandestini cinesi erano stati trucidati a colpi di mannaia in pieno centro. Secondo gli inquirenti, le vittime facevano parte di un commando di una banda rivale che aveva tentato di uccidere un boss che poi aveva deciso di vendicarsi. In un'altra operazione, fu scoperta un'associazione che ruotava intorno alla bisca clandestina. Grazie alle grandi quantità di denaro liquido, concedeva prestiti a molti giocatori con tassi da usura ed a chi non pagava venivano sequestrati i familiari.
Ho fatto questi pochi esempi per rappresentare una realtà che è ormai drammatica, che desta grande allarme sociale e che richiede un particolare impegno da parte dello Stato. Esistono tre tipologie criminali della mafia cinese presenti a Prato: le triadi, le gang, la nuova mafia economica. Queste tre forme criminali sono sempre più intrecciate tra loro. Le triadi sono strutture che controllano in modo capillare numerose attività economiche. Uno dei settori in cui sono fortemente presenti è la gestione di ospedali cinesi clandestini. Le gang sono composte invece da giovani e giovanissimi che costituiscono il supporto operativo delle triadi.
Il 28 giugno del 2010, nell'ambito dell'operazione «Money2Money», il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ha dichiarato: in una realtà come Prato, alla luce dei reati commessi dai cinesi assume una forte rilevanza il problema di ordine pubblico; non ci sono elementi per poter ipotizzare una saldatura tra criminalità cinese e italiana, ma la cronaca registra vari omicidi e scontri tra bande di tipo mafioso, che hanno caratteristiche molto simili a quelle italiane.
Questa è la situazione che sta vivendo Prato. Quindi, ha destato molta preoccupazione la notizia secondo cui, alla luce degli ultimi avvicendamenti del personale della polizia di Stato, con decorrenza da oggi, la questura di Prato perde otto unità, tra cui tre ufficiali di polizia giudiziaria, mentre a Firenze l'organico è rimasto invariato e tutte le altre questure toscane risultano in perdita nell'ordine di due o tre unità.
Tale situazione, aggiunta ai pensionamenti e alle perdite subite negli anni passati, rischia di compromettere seriamente la funzionalità della questura pratese, colpita da ulteriori tagli anche sui capitoli di spese varie, come quelle relative ai materiali di consumo. La locale polizia scientifica, tanto per fare un esempio, ha già terminato il budget disponibile per l'anno in corso.
Considerando la mancanza di assunzioni, la situazione rischia quindi di degenerare, in quanto per i prossimi tre anni si prevede che l'eventuale assunzione di personale proveniente dalla cosiddetta ferma breve riesca a coprire solo il 12 per cento del personale che andrà in pensione.
Chiedo, dunque, al Governo le rassicurazioni che tutta la città si aspetta e quali iniziative intenda adottare per consentire alle forze dell'ordine di continuare nelle migliori condizioni possibili la preziosa opera di controllo del territorio, per garantire un'efficace gestione dell'ordine pubblico in una città che per numero di abitanti è la terza del centro Italia dopo Roma e Firenze. Il sottosegretario Mantovano conosce molto bene la realtà di Prato e lo ringrazio già da ora per la cortese risposta (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Alfredo Mantovano, ha facoltà di rispondere.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, nell'ultimo decennio la presenza di immigrati, soprattutto di nazionalità cinese, a Prato e nella sua provincia ha fatto registrare, Pag. 40come è stato ricordato nell'interpellanza, un progressivo incremento di unità in uno dei più importanti distretti manifatturieri del settore tessile a livello europeo.
L'insediamento e il massiccio radicamento della comunità cinese hanno determinato gravi problemi economici e sociali, connessi con forme di illegalità e di illiceità, che spesso accompagnano irregolarità nelle dinamiche aziendali e che sono riconducibili ad evasione fiscale e contributiva, a lavoro sommerso, a contraffazione, a violazione del made in Italy, e a violazione di norme edilizie e sanitarie.
In questo contesto trova terreno fertile la criminalità non italiana, che fa emergere dei contatti con nazioni - non soltanto come la Cina - ma anche quali la Francia, l'Austria e la Repubblica Ceca. Esistono evidenti difficoltà investigative, per lo più legate a fattori di impenetrabilità culturale e sociale - pensiamo soltanto alla complessità della conoscenza di alcuni idiomi delle varie province cinesi di provenienza - ed esistono condizionamenti intimidatori, in certi casi anche seri. Le principali forme delinquenziali legate alla presenza di stranieri, a parte i cinesi, sono da ricondurre allo spaccio di droga, da parte di nordafricani e albanesi, e a reati contro il patrimonio, da parte di rumeni, albanesi e nomadi.
Per far fronte a tali forme di illegalità, fin dal 2007, è stato sottoscritto con gli enti territoriali un patto per la sicurezza, che è stato periodicamente rinnovato - da ultimo nel gennaio 2010 alla presenza del Ministro Maroni - e dotato di progettualità operative volte ai settori della polizia urbana ed amministrativa, del controllo del territorio e della prevenzione e repressione dei reati di natura economico-finanziaria. Per garantire maggiore efficacia agli accertamenti sono preordinati, attraverso un'analisi preventiva di natura tecnico-amministrativa, gli obiettivi da sottoporre a controllo. Sono, quindi, programmati gli opportuni interventi ispettivi, con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati.
In attuazione delle indicazioni contenute nel patto, è stato costituito, in prefettura, un tavolo permanente sull'immigrazione e, a livello centrale, è stato costituito il 15 settembre 2010 il tavolo nazionale, coordinato da me personalmente su delega del Ministro, che ha l'obiettivo di approfondire le proposte che emergono dalle esperienze del territorio e di stabilire un collegamento costante con il tavolo provinciale di Prato. Con tale iniziativa, che coinvolge soggetti istituzionali ed attori economici, si è realizzato un salto di qualità nella prevenzione e nel contrasto delle attività illecite. Si è formalizzata - ed è operativa - un'attività coordinata di tutti gli uffici provinciali coinvolti, che ha l'unico obiettivo di fronteggiare il fenomeno che preoccupa la collettività locale. Il primo effetto è stato quello di ottenere una conoscenza più approfondita delle complesse dinamiche e di programmare controlli mirati e puntuali.
Grazie alle intese raggiunte e alle ulteriori iniziative poste in essere, sono stati avviati dei contatti con le direzioni regionali degli uffici statali per evitare che ciascun ufficio proceda per proprio conto. Dunque, nel corso di riunioni con tutti i referenti locali di tali uffici, è in corso una delicata operazione di armonizzazione dell'attività di controllo rispetto ai problemi locali. Tutti gli uffici hanno condiviso l'obiettivo di proseguire e, compatibilmente con le risorse disponibili, di accrescere il numero dei controlli, orientando la futura attività ispettiva sul solco di quanto già realizzato in tema di repressione dell'immigrazione clandestina. In altri termini, quando si effettua un controllo, lo si effettua contestualmente da parte di tutti gli uffici, perché nulla sfugga in termini di tipologia di violazioni.
È stato concordato che in prefettura sia elaborato il programma generale dell'attività ispettiva da dispiegare per ogni trimestre, mentre in questura si svolge il momento di attività operativa ritenuta più appropriata. Alcune delle proposte di modifiche legislative, avanzate dal tavolo provinciale, hanno trovato seguito sul piano nazionale e questo a sottolineare la fecondità Pag. 41del collegamento tra il territorio e il tavolo nazionale istituito al Ministero dell'interno.
In uno dei provvedimenti del cosiddetto pacchetto sicurezza vi sono norme che traggono origine proprio dall'esperienza di Prato. Mi riferisco per esempio alla modifica della disciplina della confisca per via amministrativa che prima permetteva di eludere l'efficacia dei controlli perché, con il pagamento dell'oblazione, era possibile ottenere in restituzione il macchinario che veniva sequestrato; oggi tutto questo non è più possibile perché si interviene in virtù di questa norma, che è stata suggerita dal Tavolo di Prato, direttamente a confisca e quindi all'acquisizione allo Stato dei macchinari, che crea ovviamente un effetto dissuasivo ancora più efficace.
Grazie al lavoro sinergico svolto all'interno del Tavolo per Prato è prossima l'assegnazione di ulteriori unità di tre ispettori del lavoro alla Direzione provinciale, mentre l'Agenzia delle entrate verrà rafforzata con dodici nuove unità. Tutto ciò per rendere ancora più proficuo il lavoro svolto nell'ultimo biennio che ha visto sottoposte a controllo e a sanzione centinaia di aziende gestite da cittadini cinesi, in collaborazione anche con la polizia locale di Prato.
I dati del primo trimestre di quest'anno confermano l'andamento crescente dell'attività di verifica, e un primo riscontro è costituito dalle sanzioni amministrative comminate per un valore di circa 108 mila euro. Nell'ambito dei 52 servizi coordinati effettuati, sempre nel primo trimestre 2011, sono stati conseguiti i seguenti risultati: 223 persone denunciate, 8 arrestate; 72 stranieri espulsi; 117 esercizi pubblici controllati; 31 immobili e 976 macchinari sequestrati, quindi - in caso di conferma - destinati a confisca. Per quanto riguarda il contrasto alla criminalità, non solo cinese, le forze di polizia hanno effettuato 32 operazioni nel 2010 e ben 22 nel solo primo trimestre del 2011. Non sto a ricordare, anche se gli uffici diligentemente le hanno elencate, le più significative che saranno certamente note agli onorevoli interpellanti, ma vorrei segnalare che, fra l'altro, è stata colpita una rete di agenzie di money transfert con il sequestro di ingenti capitali (per svariati milioni di euro), e sono stati sequestrati diverse centinaia di beni per un valore stimato in decine di milioni di euro.
Quanto agli episodi più gravi di criminalità, è stato arrestato il cittadino cinese autore dell'omicidio di un connazionale avvenuto il 21 luglio nella zona urbana a maggiore concentrazione cinese, a seguito però non di fatto ascrivibile a criminalità organizzata ma di una violenta lite per motivi futili. Anche l'attività specificamente riferita al contrasto dell'illegalità economica e finanziaria è stata di rilievo. Nel 2010 sono state effettuati 150 verifiche e controlli fiscali con l'individuazione di 23 evasori. Nello stesso arco temporale risultano sequestrati quasi due milioni e 800 mila articoli e 12 milioni e seicentomila metri quadrati di tessuti.
A fronte di una situazione generale relativa alla sicurezza del territorio, che - ribadisco - desta seria preoccupazione e non è in alcun modo sottovalutata, i responsabili delle forze di polizia adottano misure volte alla migliore organizzazione dei servizi. La questura di Prato dispone di 271 unità a fronte delle 284 previste dalla pianta organica. Siamo quindi al di sopra della media nazionale di lacune di unità di polizia in servizio. Vi è uno sforzo di razionalizzazione delle risorse disponibili. Sono inoltre presenti sul territorio 191 unità dell'Arma dei carabinieri e 186 della Guardia di finanza. Dall'agosto del 2009 il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica fornisce gli indirizzi generali per la pianificazione dei servizi da svolgere in concorso con i militari dell'esercito nell'ambito dell'operazione «Strade sicure». Attualmente il numero dei militari presenti in provincia, in ragione di una recente variazione di organico del contingente posto a disposizione del prefetto, che dispone di dieci unità aggiuntive, è complessivamente di 61 unità per servizi di perlustrazione e pattuglia (parlo di 61 unità con riferimento ai militari in aggiunta alle forze di polizia). Pag. 42
Devo, da ultimo, ricordare che vi è uno sforzo, compatibilmente con i tagli nell'ambito della spesa pubblica, di ripianamento delle lacune dell'organico ed è in corso un iter per l'assunzione a tempo indeterminato, per l'intero territorio nazionale, di 2.033 unità e di ulteriori 2.900 unità per il 2011. È chiaro che questi sono numeri complessivi che avranno, però, certamente, una ricaduta in quota parte per il territorio di Prato per il quale l'attenzione - lo ripeto - è forte e una nuova seduta del Tavolo nazionale dedicata esclusivamente a Prato è in programma per i primi di settembre.

PRESIDENTE. L'onorevole Mazzoni ha facoltà di replicare.

RICCARDO MAZZONI. Signor Presidente, do atto al sottosegretario Mantovano di un'esaustiva illustrazione della situazione di Prato. È più volte venuto in città e, quindi, conosce molto bene la situazione.
Spero che l'impegno a colmare le lacune di organico sia sollecito e tempestivo, anche perché vi è una discrasia tra Prato, che ha una situazione particolare, e tutte le altre questure della Toscana. Non si capisce perché a Prato sono state tolte 8 unità, a fronte di una media di 2 o 3, con la questura di Firenze che è rimasta invariata come numeri in organico.
Voglio prendere spunto da questa occasione per ricordare ancora alcune cose.
Innanzitutto, la realtà che vive Prato è una realtà inimmaginabile da fuori. I numeri del distretto illegale cinese sono impressionanti. Le imprese attive sono 4.500, con 40 mila addetti, di cui quasi 30 mila clandestini; 2 miliardi di giro d'affari, gran parte dei quali realizzati in nero. Nel 2009 la fetta di ricchezza trasferita da Prato in Cina sotto forma di rimesse di denaro inviate attraverso i money transfer è cresciuta del 25 per cento, superando i 464 milioni di euro. Una somma che, se fosse rimasta nel distretto, avrebbe permesso di superare in un colpo le difficoltà economiche di una realtà tessile che assomma alla sua crisi endemica quella globale.
Ci sono situazioni a cui la comunità pratese non era, ovviamente, abituata. Si è assistito ad episodi di lavoratori cinesi clandestini che sono stati prima dopati e, poi, morti, perché drogati, sono stati scaraventati in strada. Vi sono stati duelli rusticani nei ristoranti e vi sono state esecuzioni e vendette tra bande rivali. C'è una parte di Prato, senza voler fare paragoni impropri, che è diventata la Chicago degli anni Trenta. A fronte di tutto questo, vi è un allarme sociale enorme al quale lo Stato ed il Governo hanno il dovere dare una risposta seria e che non può venire certo da un atto burocratico come il taglio degli organici.
Il sottosegretario Mantovano ha ricordato giustamente che molte questioni del Tavolo per la sicurezza di Prato sono confluite nel cosiddetto pacchetto sicurezza. Visto che sta per essere varato il codice delle leggi antimafia, ho preparato una proposta di parere, nelle Commissioni giustizia e bilancio, facendomi portavoce della richiesta al Governo di emanare anche direttive per intensificare le norme sul sequestro e la confisca dei beni, affinché queste siano applicate con successo, non solo alle organizzazioni criminali nazionali, ma rigidamente applicate pure nei confronti del sistema degli imprenditori cinesi collusi e degli appartenenti alla mafia cinese, con particolare riguardo al sequestro preventivo, al blocco dei conti bancari, per i reati di sfruttamento di manodopera clandestina, riduzione in schiavitù, sfruttamento dei minori.
I proventi dei beni confiscati potrebbero essere utilizzati per la costituzione di task force specialistiche su ciascuna realtà straniera di tipo mafioso. Da tempo la Cassazione ha riconosciuto l'assoggettabilità fiscale dei proventi illeciti: con la sentenza n. 26723 del 7 luglio scorso la Cassazione ha inoltre ammesso il sequestro preventivo sui beni del contribuente che, pur ponendo in essere atti di per sé illeciti, ha eluso il fisco, di fatto estendendo il principio dell'abuso di diritto anche alla materia penale.
È necessario inoltre, a mio parere, estendere la normativa in materia di benefici Pag. 43e protezione dei pentiti e introdurre in tale ambito ulteriori norme particolari in favore dei cittadini stranieri anche clandestini o italiani di origine straniera la cui testimonianza consenta di portare alla luce e smantellare organizzazioni o reti criminali straniere di stampo mafioso come quella cinese operante a Prato.

(Iniziative di competenza per la tutela della privacy in relazione all'acquisizione di immagini o di intercettazioni da parte degli organi di stampa - n. 2-01170)

PRESIDENTE. L'onorevole Barbareschi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01170 concernente iniziative di competenza per la tutela della privacy in relazione all'acquisizione di immagini o di intercettazioni da parte degli organi di stampa (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Signor Presidente, i sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'interno e della giustizia in relazione ad alcuni fatti. Si premette che la vicenda delle intercettazioni illegali, che ha portato alla chiusura del tabloid inglese News of the world, di proprietà del gruppo Murdoch e le dimissioni del portavoce del primo Ministro Cameron, già vicedirettore del magazine, sta provocando una gravissima crisi politica, con possibili conseguenze sullo stesso Governo britannico. Una eco grandissima ovviamente anche negli Stati Uniti e ovunque il gruppo News Corp stia operando. Dalla lettura delle notizie pubblicate sull'inchiesta, si delinea la presenza di una vera e propria organizzazione finalizzata a procurare illecitamente dati e informazioni private, destinate ad alimentare le pagine dei tabloid, in violazione dei più elementari diritti dei cittadini, e con il probabile coinvolgimento di persone appartenenti ai servizi di sicurezza e altri apparati dello Stato. Abbiamo visto ovviamente sui giornali e nei telegiornali le interrogazioni fatte ai responsabili di questa azienda.
L'allarme e la preoccupazione suscitati da questi fatti non possono non riguardare anche il nostro Paese nel quale si è più volte assistito alla illecita pubblicazione dei contenuti di intercettazioni telefoniche, di foto e immagini realizzate in case e altri luoghi privati, in violazione del diritto alla privacy dei cittadini coinvolti, che dovrebbe essere garantito e tutelato di fronte a questo tipo di indebite intrusioni. Il rispetto e la tutela della vita privata dei cittadini di fronte alla sempre più spregiudicata invadenza dei media, nel contesto di una società caratterizzata dalla crescente incidenza e pervasività del sistema dell'informazione, anche grazie allo sviluppo di Internet, di cui tutti amano parlare e di cui nessuno capisce le reali conseguenze, rappresentano valori per la difesa dei quali le istituzioni devono assicurare il massimo di attenzione e di impegno. Si chiede al Governo se e quali iniziative abbia assunto o intenda assumere per evitare il verificarsi nel nostro Paese di vicende analoghe - ammesso che non si stiano già verificando - a quelle di cui si è reso protagonista il gruppo editoriale Murdoch in Gran Bretagna e più in generale per garantire la tutela della privacy dei cittadini in relazione alle illecite iniziative di organi di stampa ed altri soggetti, volte ad acquisire indebitamente immagini o intercettazioni (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Luca Bellotti, ha facoltà di rispondere.

LUCA BELLOTTI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, rispondo all'interpellanza urgente dell'onorevole Barbareschi concernente la tutela della privacy in relazione all'acquisizione di immagini o di intercettazioni da parte degli organi di stampa con gli elementi di competenza forniti dalle seguenti amministrazioni. Da parte del Ministero della giustizia, con riferimento specifico al quesito sollevato dagli onorevoli interpellanti e all'aspetto problematico degli stessi evidenziato circa Pag. 44l'opportunità di prevenire il verificarsi di vicende analoghe a quelle accadute in Inghilterra, lo stesso segnala che non emergono profili di competenza.
Evidenzia al riguardo che l'intervento dell'autorità giudiziaria nell'ambito della tutela della privacy dei cittadini in relazione alle illecite iniziative di organi di stampa ed altri soggetti, volti ad acquisire indebitamente immagini o intercettazioni, non ha natura preventiva, bensì prettamente repressiva, essendo subordinata all'avvenuta lesione di un bene ed al conseguente perfezionamento di un illecito. Infatti il sistema penale italiano dispone di una disciplina sanzionatoria severa nei confronti di coloro i quali commettano interferenze illecite nella vita privata.
All'articolo 615-bis del codice penale è stabilito che «chiunque, mediante l'uso di strumenti di ripresa visiva e sonora, si procura indebitamente notizie ed immagini attinenti alla vita privata svolgentesi nei luoghi indicati nell'articolo 614, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Alla stessa pena soggiace, salvo che il fatto costituisca più grave reato, chi rivela o diffonde, mediante qualsiasi mezzo di informazione al pubblico, le notizie o le immagini ottenute nei modi indicati nella prima parte di questo articolo».
Nella stessa logica repressiva e con riguardo alla tutela del medesimo bene della riservatezza, sono poi sanzionati - tra le altre condotte - l'accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico; la cognizione, interruzione o impedimento illeciti di comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche (è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni); l'installazione di apparecchiature atte ad intercettare od impedire comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche; l'intercettazione, impedimento o interruzione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche (sempre punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni); l'installazione di apparecchiature atte ad intercettare, impedire od interrompere comunicazioni informatiche o telematiche; la rivelazione del contenuto di corrispondenza.
Per ciò che poi concerne gli organi di stampa, si richiama il contenuto dell'articolo 114 del codice di procedura penale circa i termini ed i limiti delle pubblicazioni. Detta norma risulta pertanto interessata dal disegno di legge n. 1415-B, approvato dal Senato e attualmente all'esame della Camera dei deputati.
All'articolo 1 viene proposta la modifica dell'articolo 114 del codice di procedura penale, nel senso di introdurvi i commi 2-bis («È vietata la pubblicazione, anche parziale, per riassunto o nel contenuto, della documentazione e degli atti relativi a conversazioni, anche telefoniche, o a flussi di comunicazioni informatiche o telematiche ovvero ai dati riguardanti il traffico telefonico o telematico, anche se non più coperti dal segreto, fino alla conclusione delle indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare») e 2-ter («È vietata la pubblicazione, anche parziale, per riassunto o nel contenuto, delle richieste e delle ordinanze emesse in materia di misure cautelari. Di tali atti è tuttavia consentita la pubblicazione nel contenuto dopo che la persona sottoposta alle indagini o il suo difensore abbiano avuto conoscenza dell'ordinanza del giudice, fatta eccezione per le parti che riproducono la documentazione e gli atti di cui al comma 2-bis»).
Ancora, è prevista la modifica del comma 7 del medesimo articolo 114 del codice di procedura penale, nel senso che: «È in ogni caso vietata la pubblicazione, anche parziale o per riassunto, della documentazione, degli atti e dei contenuti relativi a conversazioni o a flussi di comunicazioni informatiche o telematiche di cui sia stata ordinata la distruzione ai sensi degli articoli 269 e 271. È altresì vietata la pubblicazione, anche parziale o per riassunto, della documentazione, degli atti e dei contenuti relativi a conversazioni o a flussi di comunicazioni telematiche riguardanti fatti, circostanze e persone Pag. 45estranee alle indagini, di cui sia stata disposta l'espulsione ai sensi dell'articolo 268, comma 7-bis».
Il disegno di legge n. 1415-B prevede, inoltre, l'inserimento nel codice penale dell'articolo 616-bis, in forza del quale è punito - con la reclusione da sei mesi a quattro anni - chiunque fraudolentemente effettua riprese o registrazioni di comunicazioni o conversazioni a cui partecipa, o comunque effettuate in sua presenza, con esclusione delle riprese o registrazioni poi utilizzate nell'ambito di un procedimento giudiziario, nell'ambito di un'attività di difesa dello Stato, ovvero ai fini delle attività di cronaca dei giornalisti.
Il Ministero della Giustizia segnala, da ultimo, anche la modifica dell'articolo 684 del codice penale (pubblicazione arbitraria di atti di procedimento penale): il predetto disegno di legge stabilisce che, qualora la condotta del reato riguardi le intercettazioni di conversazioni o comunicazioni telefoniche o di altre forme di telecomunicazione, le immagini mediante le riprese visive o l'acquisizione della documentazione del traffico delle conversazioni o comunicazioni stesse, le pene sono aumentate. Con riferimento al medesimo reato, inoltre, la stessa amministrazione prevede l'inserimento di un'apposita norma nel decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, in termini di responsabilità delle persone giuridiche.
L'Authority per la privacy, specificamente alle intercettazioni telefoniche, ha rappresentato che i problemi connessi alla pubblicazione del contenuto di intercettazioni telefoniche sono stati affrontati dal Garante per la protezione dei dati personali in molteplici occasioni. In particolare, il Garante è intervenuto in materia di pubblicazione del contenuto delle intercettazioni giudiziarie con il provvedimento del 21 giugno 2006 in materia di giornalismo e intercettazioni telefoniche, finalizzato a richiamare gli operatori della stampa al rispetto delle norme dettate dal codice di procedura penale, dal codice della privacy e dal codice deontologico dei giornalisti. Ciò con specifico riferimento ai profili concernenti la riservatezza, la dignità all'identità personale, nonché il diritto alla protezione dei dati personali.
Con tale provvedimento, il Garante ha prioritariamente rilevato che il codice di procedura penale: vieta la pubblicazione di atti coperti dal segreto o anche solo del loro contenuto; vieta anche la pubblicazione di atti non più coperti dal segreto fino alla conclusione delle indagini preliminari o al termine dell'udienza preliminare; consente sempre, però, la pubblicazione del contenuto di atti non coperti dal segreto e considera gli atti di indagine compiuti dal pubblico ministero e dalla polizia giudiziaria non più coperti dal segreto quando l'imputato ne possa avere conoscenza (come si evince da quanto previsto relativamente al deposito di atti concluse le operazioni di intercettazione).
In tale quadro, il Garante ha però osservato che per effetto dei citati meccanismi processuali si pone, a volte, in modo indiscriminato a disposizione dell'opinione pubblica un vasto materiale di documentazioni e di conversazioni telefoniche che non è oggetto di adeguata selezione e valutazione; tale materiale, oltre a non risultare sempre essenziale per una doverosa informazione dell'opinione pubblica, può favorire anche una percezione inesatta di fatti, circostanze e relazioni interpersonali.
Il Garante nel citato provvedimento ha sottolineato che occorre: garantire al giornalista il diritto d'informazione su fatti di interesse pubblico, ma nel rispetto dell'essenzialità dell'informazione; considerare, quindi, legittima la divulgazione di notizie di rilevante interesse pubblico o sociale solo quando l'informazione, anche dettagliata, sia indispensabile per l'originalità dei fatti, per la qualificazione dei protagonisti o per la descrizione dei modi particolare in cui sono avvenuti; evitare riferimenti a congiunti o ad altri soggetti non interessati ai fatti; esigere il pieno rispetto della dignità della persona; tutelare la sfera sessuale delle persone, impegnando il giornalista ad astenersi dal descrivere abitudini sessuali riferite a persone identificate o identificabili e, quando Pag. 46si tratta di persone che rivestono una posizione di particolare rilevanza sociale o pubblica, rispettare comunque sia il principio dell'essenzialità dell'informazione, sia la dignità.
Per quanto concerne, invece, la diffusione di fotografie, la pubblicazione di foto e immagini realizzate in casa o in altri luoghi di privata dimora, il Garante è intervenuto in molteplici occasioni anche a seguito di segnalazioni.
In particolare, nei casi in cui è stata accertata l'illiceità del trattamento, sono stati adottati provvedimenti di divieto di ulteriore diffusione delle immagini acquisite illecitamente sulla base dei seguenti argomenti: le modalità di ripresa delle immagini fotografiche e la loro successiva pubblicazione hanno concretizzato «condotte illecite legate alla tutela del domicilio»; le immagini contengono dati personali relativi a persone riprese con un uso non corretto di una tecnica invasiva (teleobiettivo); la testata giornalistica ha sempre il dovere di accertare preventivamente la liceità della raccolta delle immagini che ritraggono persone in un luogo di privata dimora; il trattamento di immagini, a partire dall'iniziale raccolta sino alla loro pubblicazione, risulta illecito alla luce delle disposizioni in materia di protezione dei dati personali e del codice di deontologia, che richiama la tutela del domicilio e degli altri luoghi di privata dimora, estendendola «ai luoghi di cura, detenzione o riabilitazione, nel rispetto delle norme di legge e dell'uso corretto di tecniche invasive».
Credo che, nella conclusione, oltre alla vera parabola o ai veri numeri, sarebbe interessante - ma questo, magari, potrebbe essere oggetto di un'ulteriore riflessione - capire, nonostante le norme, quali siano state le applicazioni e le sanzioni in funzione di quello che, a mio avviso, è un problema non solo dell'Inghilterra, ma di tutta l'informazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbareschi ha facoltà di replicare.

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Bellotti per l'esaustiva risposta. Nel suo finale c'era già l'inizio della mia replica: vorrei, infatti, sapere in quale Paese sto vivendo, perché tutte queste bellissime regole, elencate con grande puntualità, sono completamente disattese dal 100 per cento delle testate giornalistiche italiane, dai network, dai broadcaster, da chiunque.
Siamo in un Paese che vive una dicotomia dal punto di vista della legge e della sua applicazione: questo, infatti, è un Paese dove ormai la privacy dei cittadini è inesistente, dove qualsiasi giornalista si può permettere di insultare un privato cittadino riportando notizie che non corrispondono quasi mai alla realtà e le sanzioni non sono applicate. E non parlo di sanzioni detentive - sentivo parlare di quattro anni di reclusione - ma anche di sanzioni pecuniarie, che potrebbero essere già, in qualche modo, dissuasive di un atteggiamento pericoloso e violento nei confronti della privacy di una persona.
L'uso dei media di questi anni è un uso politico, lo abbiamo visto: talmente palesemente politico da essere su tutti i giornali il fatto che Murdoch sia l'uomo più potente del mondo, più potente di Obama. Pertanto, una riflessione sulla funzione di chi gestisce la comunicazione andrebbe fatta in maniera seria, dal punto di vista politico, così come da quello economico.
Come al solito, noi siamo un Paese in cui si affonda il coltello nel burro: grazie al disegno di legge dell'onorevole, attuale senatore, Gasparri, abbiamo trasformato il sistema radiotelevisivo italiano in una tragedia, che ha reso la RAI e anche i gruppi privati come Mediaset vulnerabili all'entrata di qualsiasi gruppo straniero. Non a caso, in Paesi più civili e con una grande dignità e voglia di difesa, come la Francia, Murdoch non è riuscito neanche a entrare, ma questo vale per tanti altri Paesi. È evidente che noi riusciamo ad avere buone intuizioni, però poi non abbiamo mai leggi che ci difendano da questi pericoli.
Oggi abbiamo un gruppo molto forte, italiano, con fatturato enorme, con grandi utili, che investe pochissimo in Italia e probabilmente sta facendo cose che non sono corrette. Infatti, se questa cosa è Pag. 47avvenuta nella grande Inghilterra, con Scotland Yard e con una Camera dei comuni severissima (abbiamo visto gli interrogatori fatti al padre e al figlio, che mettevano in serio imbarazzo: vi era una latitanza totale nelle risposte, una vaghezza totale), mi chiedo come possa essere gestita questa situazione in un Paese allo sbando dal punto di vista della giustizia, quale l'Italia.
Avrei avuto il piacere di avere una risposta anche dal Ministro che ha la competenza sulle comunicazioni - credo sia l'onorevole Paolo Romani - perché questo è un tema abbastanza largo, da approfondire.
Mi auguro che quest'Aula deserta, dove avvengono spesso le interpellanze parlamentari, in questo fine luglio, non sia simbolica della reattività e della dignità del nostro Paese, rispetto a chiunque possa venire e fare «carne di porco» delle spoglie di questo Stato.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 1o agosto 2011, alle 12:

(ore 12 e dopo il punto 2)

1. - Discussione del disegno di legge:
S. 2824 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, recante proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle forze armate e di polizia e disposizioni per l'attuazione delle Risoluzioni 1970 (2011) e 1973 (2011) adottate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Misure urgenti antipirateria (Approvato dal Senato) (C. 4551).
- Relatori: Renato Farina, per la III Commissione; Cirielli, per la IV Commissione.

(ore 15,30)

2. - Discussione congiunta dei documenti:
Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2010 (Doc. VIII, n. 7).
Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2011 (Doc. VIII, n. 8).

La seduta termina alle 13,40.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO RENATO WALTER TOGNI SUL TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE N. 169-A ED ABBINATE

RENATO WALTER TOGNI. Il provvedimento intende incentivare la riqualificazione urbana dei centri storici da parte dei comuni, con particolare riferimento alle zone di particolare pregio architettonico e culturale, attraverso la promozione di interventi integrati di recupero del patrimonio edilizio, pubblico e privato, dei comuni minori, con popolazione fino a 5.000 abitanti.
Per contribuire all'attuazione degli interventi si istituisce presso il Ministero dell'economia e delle finanze il «Fondo nazionale per il recupero, la tutela e la valorizzazione dei centri storici e dei borghi antichi d'Italia», con una dotazione di 50 milioni, per l'anno 2012. Il Fondo è rifinanziato attraverso la tabella D della legge finanziaria di ciascun anno ed è destinato per almeno il 25 per cento ai comuni assegnatari del marchio di «borghi antichi d'Italia». Pag. 48
Un decreto interministeriale definirà i parametri qualitativi di natura storica, architettonica e urbanistica dei centri storici e insediamenti nei comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti, ai quali assegnare il marchio di «borghi antichi d'Italia». L'assegnazione di tale marchio non interferisce con i vincoli riconosciuti ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004 (Codice Urbani).
La Lega Nord ha da sempre promosso iniziative a favore del recupero dei centri storici, soprattutto dei piccoli comuni, che rischiano il degrado a causa dello spopolamento.
Ricordo inoltre che le stesse agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni, ora proposte da tutti i gruppi parlamentari, e prorogate da tutti i Governi erano state ripetutamente proposte dalla Lega in occasione di vari provvedimenti (insieme con le agevolazioni IVA), già negli anni precedenti al 1997 (anno della prima entrata in vigore della disposizione).
Nella XIV e nella XV legislatura la Lega Nord ha avuto un atteggiamento favorevole al presente provvedimento.
Lo scopo della proposta di legge è quello di consentire l'avvio di interventi integrati, finalizzati al recupero e alla riqualificazione del patrimonio edilizio, sia pubblico che privato, nonché alla realizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico nei centri storici dei comuni minori, con popolazione fino a 5.000 abitanti. Gli interventi prevedono il coinvolgimento sia di soggetti privati che pubblici, entrambi indirizzati alla riqualificazione del tessuto urbano.
I nostri emendamenti intendono ampliare la platea dei comuni beneficiari, innalzando la soglia di 5.000 a 25.000 abitanti, anche per evitare di creare un doppione della legge sui piccoli comuni.
Il presente testo non entra nel merito del meccanismo da adottare per l'individuazione delle zone in cui realizzare gli interventi integrati pubblici o privati, ma lascia ai comuni l'iniziativa, rispettando il riparto delle competenze tra Stato, regioni ed enti locali di cui all'articolo 117 della Costituzione. Peraltro, la normativa vigente, ex titolo IV della legge 5 agosto 1978 n. 457, già disciplina il recupero del patrimonio edilizio esistente, mediante l'adozione di appositi «piani di recupero», da attuare anche con l'apporto dei privati.
Le regioni possono altresì prevedere forme di indirizzo e coordinamento per il recupero e la valorizzazione dei centri storici.
Si ritiene molto importante l'istituzione del marchio «borgo antico d'Italia», con il quale si intendono individuare centri storici e insediamenti urbanistici in comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti, da conservare e riqualificare, sulla base di parametri qualitativi di natura storica, architettonica e urbanistica.
L'assegnazione di tale marchio non interferisce con i vincoli riconosciuti ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004 (Codice Urbani).
Per contribuire all'attuazione degli interventi si istituisce presso il Ministero dell'economia e delle finanze il «Fondo nazionale per il recupero e la tutela dei centri storici e dei borghi antichi d'Italia», con una dotazione di 50 milioni per l'anno 2012. Il Fondo è rifinanziato attraverso la tabella D della legge finanziaria di ciascun anno ed è destinato per almeno il 25 per cento ai comuni assegnatari del marchio di «borghi antichi d'Italia».
Senz'altro si condividono i propositi della riqualificazione urbana dei centri storici.
I centri storici hanno un valore importantissimo per l'Italia e per lo sviluppo del turismo di qualità e costituiscono una vera «ricchezza» del Paese. Occorre pertanto tutelare le caratteristiche dei centri storici, ma allo stesso tempo valorizzare gli immobili storici e promuovere lo sviluppo del tessuto urbano, evitando l'abbandono e il degrado. La presente proposta di legge mira alla riqualificazione urbana dei centri storici ed in particolare alla riqualificazione dei centri storici minori, individuando una procedura per definire come «borghi antichi d'Italia» gli antichi insediamenti urbanistici dei comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti. Pag. 49
Il nostro gruppo condivide senz'altro la delimitazione dell'applicazione della proposta di legge ai piccoli comuni e l'assegnazione del marchio «borghi antichi d'Italia», in quanto, come è stato osservato anche nella scorsa legislatura, un marchio esteso sia ai centri storici grandi sia a quelli piccoli non sarebbe stato significativo e in grado di apportare veri benefici per la valorizzazione dei centri minori, specialmente contro lo spopolamento e il degrado dei borghi antichi di montagna. Si ritiene tuttavia tanto limitativa la soglia di 5.000 abitanti e non in grado di suscitare l'interesse di iniziative private, anche in considerazione della proposta di legge sui piccoli comuni, appena approvata dalla Camera, che prevede appunto agevolazioni per i comuni fino a 5.000 abitanti.
Lo scopo principale della presente proposta di legge è quello di «attirare» i capitali privati nella realizzazione degli interventi di recupero e di valorizzazione dei centri storici. Infatti, non si tratta di interventi a pioggia a favore dei comuni, tant'è che si privilegiano gli interventi che possono beneficiare di quote di co-finanziamento con risorse proprie dei comuni. L'ottica da cui parte il provvedimento è quella di favorire progetti integrati di carattere pubblico e privato, a prescindere dalla natura del bene da tutelare e valorizzare, sia esso privato di grande pregio o pubblico con intrinseco valore sociale. In tal senso, sono ricercate sinergie e punti di collaborazione tra il settore pubblico e quello privato, senza tuttavia interferire con le prerogative comunali nella definizione degli interventi. Il contesto generale di intervento rende evidente che le risorse statali e degli enti locali andranno a finanziare la parte pubblica degli interventi integrati, mentre i restanti finanziamenti saranno a carico dei privati, il cui interesse la proposta di legge intende richiamare.
Si vede favorevolmente la stabilizzazione del Fondo nazionale per il recupero e la tutela dei centri storici e dei borghi antichi d'Italia anche per i prossimi anni, attraverso il rifinanziamento nella tabella D della legge finanziaria di ciascun anno.
Il provvedimento è per la Lega nord importantissimo per la salvaguardia e la trasmissione alle generazioni future della ricchezza variegata del nostro patrimonio culturale ed artistico, poiché si presenta come uno strumento legislativo «moderno» indirizzato ad attirare capitali privati e far crescere la nostra economia e lo sviluppo del turismo di qualità.

Pag. 50

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI PREVISTI

Doc. IV, n. 21 - Domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati di utenze telefoniche nonché alla perquisizione di cassette di sicurezza nei confronti del deputato Milanese

Tempo complessivo: 2 ore e 30 minuti (*)

Relatore 15 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 23 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 42 minuti
Popolo della Libertà 24 minuti
Partito Democratico 22 minuti
Lega Nord Padania 11 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 9 minuti
Popolo e Territorio 8 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 8 minuti
Italia dei Valori 8 minuti
Misto: 12 minuti
Alleanza per l'Italia 3 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 3 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani - Azionisti 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 10 minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato.

Pag. 51

Doc. IV, n. 19 - Domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni nei confronti del deputato Verdini

Tempo complessivo: 2 ore e 30 minuti (*)

Relatore per la maggioranza 15 minuti
Relatore di minoranza 10 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 21 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 34 minuti
Popolo della Libertà 21 minuti
Partito Democratico 20 minuti
Lega Nord Padania 10 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 8 minuti
Popolo e Territorio 8 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 8 minuti
Italia dei Valori 7 minuti
Misto: 12 minuti
Alleanza per l'Italia 3 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 3 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani - Azionisti 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 10 minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 10)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. T.U. pdl 169 ed abb.-A - em. 1.2 415 414 1 208 414 58 Appr.
2 Nom. em. 1.3 430 429 1 215 428 1 57 Appr.
3 Nom. em. 1.52 436 435 1 218 435 57 Appr.
4 Nom. em. 1.54 444 443 1 222 443 56 Appr.
5 Nom. articolo 1 444 442 2 222 442 56 Appr.
6 Nom. articolo 2 459 455 4 228 455 51 Appr.
7 Nom. articolo 3 466 462 4 232 462 51 Appr.
8 Nom. T.U. pdl 169 ed abb.-A-voto finale 471 466 5 234 465 1 52 Appr.
9 Nom. Moz. Esposito e a. 1-638 452 446 6 224 445 1 50 Appr.
10 Nom. Moz. Di Biagio e a. 1-698 rif. 454 447 7 224 446 1 50 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.