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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 480 di martedì 31 maggio 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 10,30.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 25 maggio 2011.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Antonione, Bindi, Bongiorno, Brugger, Caparini, Cirielli, Gianfranco Conte, Cossiga, Dal Lago, Gregorio Fontana, Jannone, Lo Monte, Lombardo, Lucà, Melchiorre, Migliavacca, Mussolini, Palumbo, Pecorella, Polidori, Romano, Sardelli, Stefani e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

In ricordo di Luciano Lama (ore 10,35).

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, il 31 maggio di quindici anni or sono moriva, a Roma, Luciano Lama, dopo aver trascorso, condannato dalla malattia all'immobilità, gli ultimi mesi di vita nella sua casa di via Mercadante contornato dall'affetto della moglie, delle figlie, del fratello, degli amici e dei collaboratori più stretti e fidati. Di sé Lama aveva detto: «Sono un uomo che naturalmente ha gioito, ha patito, ha sofferto, ha vinto, ha perduto, però sono soddisfatto della mia esistenza. Sono proprio contento della mia vita e sono contento perché sono convinto di non averla buttata via».
Lama non è stato soltanto un grande dirigente sindacale che ha vissuto tante sfide e che ha saputo, con la sua capacità comunicativa, portare l'idea e l'immagine familiare del sindacato nelle case degli italiani. Lama è stata una delle autorità morali della Repubblica democratica fondata sul lavoro, un padre della patria stimato, riconosciuto e rispettato da tutti, anche dagli avversari.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, i padri della patria, anche quando appartengono ad uno schieramento diverso dal nostro, sono un patrimonio di tutti. Combattente nella Seconda Guerra Mondiale, dopo l'8 settembre del 1943 passò nelle file Pag. 2della Resistenza. Dopo la liberazione ebbe incarico dal Comitato di liberazione nazionale della sua città - Lama era romagnolo - di ricostruire la Camera del Lavoro di Forlì. Lì lo aveva scoperto Giuseppe Di Vittorio che lo volle al suo fianco come vicesegretario nella direzione nazionale della CGIL. Venne poi chiamato a dirigere le categorie dei chimici prima, e dei metalmeccanici poi quando alla fine degli anni Cinquanta ripartivano le prime esperienze di riscossa unitaria dopo le scissioni degli ultimi anni Quaranta.
Rientrato nel 1962 nella segreteria confederale fu eletto, nel 1970, segretario generale della CGIL all'uscita di Agostino Novella. Conservò quella carica per ben sedici anni fino al 1986, un lungo periodo ricco di eventi che misero a dura prova la stessa tenuta democratica del Paese, ma che nel medesimo tempo furono teatro di grandi conquiste del movimento sindacale, molte delle quali oggi possono sembrare discutibili e critiche, ma che allora illuminarono di sé le coscienze e le aspettative di milioni di lavoratori e cittadini.
Furono gli anni - è bene ricordarlo oggi al cospetto delle macerie del progetto di unità sindacale - in cui quegli stessi gruppi dirigenti che erano stati protagonisti delle scissioni e delle polemiche che ne erano seguite si impegnarono veramente nel tentativo generoso della riunificazione sindacale arrivando ad un passo dal realizzare questa aspirazione e comunque ponendosi il problema di salvaguardare i risultati di un processo unitario che non era giunto a compimento.
Nelle vicende del 1984 e del 1985, dal decreto di San Valentino sulla scala mobile al referendum, l'azione di Lama e di Ottaviano Del Turco furono decisive nel salvaguardare l'unità della CGIL.
Nel 1986, lasciata la CGIL, Lama passò al lavoro di partito, ma tornò ben presto a svolgere il ruolo istituzionale che gli era più congeniale come Vicepresidente vicario di Giovanni Spadolini al Senato. Poi, il consueto spirito di servizio lo portò a chiudere la sua attività pubblica come sindaco di Amelia, la cittadina in cui la famiglia aveva il suo buon ritiro.
Di Lama, signor Presidente e onorevoli colleghi, potrei parlare per ore, giorni e settimane, dell'uomo pubblico come di quello privato, alto e diritto, grande lavoratore, amante della buona tavola, fervido tifoso juventino, accanito fumatore di pipa rigidamente di marca Peterson, appassionato giocatore di scopone scientifico.
Signor Presidente, io ho avuto la fortuna e il privilegio di conoscere Lama, di lavorare con lui, di godere della sua considerazione e, in qualche modo, anche della sua amicizia. L'ho stimato come un impareggiabile maestro, l'ho seguito come una guida autorevole e sicura.
Nel ricordarne la memoria in quest'Aula, dove Lama fu deputato fino al 1969, mi sia consentito, per chiudere, di citare i versi che Walt Whitman scrisse in memoria di Abramo Lincoln: «Oh capitano! Mio capitano! Alzati a sentire le campane» (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Cazzola, credo di potermi associare alle sue parole a nome di tutta l'Assemblea. Lama è stato un grande difensore della democrazia, anche negli anni terribili del terrorismo, con grande impegno e sacrificio personale.

MICHELE VENTURA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, vorrei aggiungere anch'io alcune parole e ringraziare il collega Cazzola. Noi ci siamo recati questa mattina al Verano per rendere omaggio a Luciano Lama e mi riconosco in molte delle cose che ha detto l'onorevole Cazzola.
Luciano Lama è stata una personalità rilevante, con una vita e un impegno spesi per l'emancipazione del mondo del lavoro. Ricordo - non ho avuto la consuetudine di frequentazione così lunga come quella appena ricordata - dibattiti appassionati anche in sede di partito e ricordo l'impegno di Luciano Lama nella lotta al terrorismo, cosa alla quale faceva riferimento anche lei, signor Presidente, e un impegno Pag. 3speso con la generosità consueta, sino a subire quell'ignobile e pericolosissima aggressione all'Università di Roma.
Se c'era un tratto distintivo in Lama, era questa grande vocazione unitaria, l'impegno speso per l'unità del sindacato e per l'unità dei lavoratori, comprendendo che soprattutto dall'unità poteva venire uno stimolo per un miglioramento ulteriore delle condizioni del mondo del lavoro. Si tratta di un percorso e una vita coerente: dalla Resistenza a quella intuizione importantissima di mettere il mondo del lavoro a difesa delle istituzioni democratiche conquistate in quella lotta straordinaria, ma non considerate una conquista avvenuta una volta per tutte.
Credo, signor Presidente, che sia giusto che anche la Camera questa mattina abbia voluto ricordarlo, perché si tratta di una personalità che davvero, in uno spirito di grande solidarietà, ha speso tutta la propria esistenza.
Infine, aggiungo un ricordo personale: era un periodo, quello di Lama, in cui, anche quando si svolgevano dibattiti assai duri (mi riferisco anche al partito a cui apparteneva), scattava poi un meccanismo di solidarietà, che faceva sì che in grandi battaglie si riconoscessero tutti coloro che avevano partecipato con uno spirito libero di grande generosità e altruismo, che è stato un tratto non secondario nella costruzione di un'Italia più moderna e più democratica (Applausi).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti del liceo classico Quinto Orazio Flacco di Bari, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

RENATO CAMBURSANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, non posso che associarmi anch'io a nome del gruppo dell'Italia dei Valori al ricordo in quest'Aula della grande figura di Luciano Lama a 15 anni dal suo decesso. Credo che Luciano debba essere ricordato soprattutto per due caratteristiche che lo hanno davvero contraddistinto prima come sindacalista e poi come uomo politico, direi uomo del Paese.
La prima dote di Luciano era sicuramente l'equilibrio, l'equilibrio che - ahimè - spesso e volentieri manca anche nella classe dirigente non solo politica e sindacale ma nel suo complesso. Significa cercare di coniugare contemporaneamente gli interessi dei lavoratori (perché lui sicuramente rappresentava questo) con gli interessi del Paese che, a volte, possono anche essere diversi, perché diversa è la composizione del Paese stesso. Quindi, cercare di raggiungere questo obbiettivo equilibrio è fondamentale per un uomo che si prospetti alla leadership o del sindacato o comunque di una organizzazione politica e sociale.
L'altra caratteristica che lo ha sempre contraddistinto è l'unità sindacale: l'ha sempre cercata e voluta. Ha combattuto contro coloro che cercavano, invece, posizioni estreme anche a costo di dividere il sindacato. Luciano Lama, invece, aveva anche questa dote e questo obiettivo fondamentale: l'unità del sindacato negli interessi del Paese e dei lavoratori. Credo, quindi, di poter davvero associare all'applauso e al ricordo degli amici che sono intervenuti prima anche il gruppo dell'Italia dei Valori (Applausi).

SAVINO PEZZOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, credo che sia un fatto importante e significativo ricordare qui questa mattina una figura importante e significativa come quella di Luciano Lama. C'è sempre in me una certa emozione e partecipazione nel ricordare un grande dirigente sindacale, che ha saputo sicuramente segnare i passi del riscatto e dell'emancipazione dei lavoratori nel nostro Paese.
Luciano Lama è stato qualcosa in più rispetto al dirigente di una grande organizzazione come la CGIL. È stata una delle figure più significative dell'intero movimento Pag. 4sindacale italiano, una persona animata da una profonda tensione morale, da una rigorosità intellettuale, da una capacità di collocare i problemi particolari dei lavoratori dentro gli interessi generali del nostro Paese. Non si è mai tirato indietro, neanche nei momenti più difficili.
Potremmo ricordarlo come la figura di un grande riformista nella scia di quel riformismo sindacale che ha contribuito sicuramente a cambiare le condizioni di vita e di lavoro di migliaia di persone e di dare un grande contributo al modello democratico del nostro Paese. Credo che sia una di quelle persone e di quelle figure alle quali noi dobbiamo costantemente fare riferimento. Lo ricordo anche per una condivisione e per avere con lui fatto dei percorsi significativi sia nella ricerca dell'unità sindacale sia nella ricerca di determinare la possibilità delle classi lavoratrici di partecipare direttamente e in modo rappresentato alla democrazia nel nostro Paese (Applausi).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2680 - Conversione in legge del decreto-legge 11 aprile 2011, n. 37, recante disposizioni urgenti per le commissioni elettorali circondariali e per il voto dei cittadini temporaneamente all'estero in occasione delle consultazioni referendarie che si svolgono nei giorni 12 e 13 giugno 2011 (Approvato dal Senato) (A.C. 4362) (ore 10,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge del decreto-legge 11 aprile 2011, n. 37, recante disposizioni urgenti per le commissioni elettorali circondariali e per il voto dei cittadini temporaneamente all'estero in occasione delle consultazioni referendarie che si svolgono nei giorni 12 e 13 giugno 2011.
Ricordo che nella seduta del 30 maggio 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 4362)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 4362).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A - A.C. 4362).
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 4362).
Avverto che, prima dell'inizio della seduta, gli emendamenti Evangelisti 2.4 e Favia 2.1, 2.2 e 2.3 sono stati ritirati dai presentatori.
Non essendo ancora decorsi i termini di preavviso previsti dal Regolamento per lo svolgimento di votazioni con procedimento elettronico, sospendo la seduta fino alle ore 11.

La seduta, sospesa alle 10,50, è ripresa alle 11.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Narducci. Ne ha facoltà.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, questo provvedimento che ci accingiamo a discutere, entrando nel merito degli emendamenti presentati anche da parte del mio gruppo, ha avuto un'ampia discussione in Commissione affari esteri.
Vorrei premettere brevemente che vi è la necessità di regolamentare l'esercizio del diritto di voto per i cittadini italiani temporaneamente all'estero in via legislativa perché ci troviamo, di volta in volta, a discutere di un provvedimento che, sulla base della legge n. 459 del 2001, provoca un disallineamento rispetto agli obblighi previsti dalla legge testè citata.
Vorrei dire intanto che, soprattutto per l'esercizio della democrazia diretta - e il referendum è un esercizio di democrazia diretta - la possibilità che i cittadini italiani residenti all'estero anche in via temporanea possano esercitare il diritto di voto è una conquista. Infatti, va ricordato Pag. 5che prima della legge n. 459 del 2001 i nostri connazionali, che per un diritto costituzionale hanno la possibilità di partecipare al voto, lo potevano fare soltanto rientrando nel proprio collegio, cosa non sempre possibile e facile e che presentava dei costi per lo Stato.
Quindi, ora che c'è questa possibilità di votare dall'estero intanto si facilita la possibilità di esprimersi e poi si evita quello che era un vulnus della procedura: questi cittadini concorrevano ad alzare la soglia del quorum da raggiungere, ma effettivamente non potevano esercitare quanto previsto dalla Costituzione, se non rientrando in Italia.
Va anche detto che questo decreto-legge, dell'11 aprile 2011, con riferimento alla consultazione che si svolgerà domenica 12 e lunedì 13 giugno sui quattro referendum popolari abrogativi previsti dall'articolo 75 della Costituzione, numerati e denominati in conformità alle ordinanze dell'ufficio centrale per il referendum presso la Corte di cassazione, prevede che i cittadini italiani temporaneamente all'estero, iscritti nelle liste elettorali, in conformità all'articolo 5 della già citata legge 27 dicembre 2001, n. 459, votano nella circoscrizione Estero di cui all'articolo 48 della Costituzione anche per i suddetti referendum.
Sin dalla prima applicazione della legge n. 459 del 2001 si è posto il problema dell'esercizio del voto nella circoscrizione Estero per i cittadini italiani temporaneamente all'estero per svariati motivi, basti pensare - così come viene previsto da questo decreto-legge - ai nostri militari, che sono impegnati all'estero in missioni internazionali. Tuttavia - questo è anche il senso di alcuni degli emendamenti che sono stati presentati - ancora una volta, con questo decreto-legge non si tiene conto del fatto che vi è una realtà più complessa, che non riguarda unicamente i nostri militi e i nostri soldati impegnati in missioni di pace. Non sono temporaneamente all'estero solo i professori, i ricercatori o il personale delle amministrazioni dello Stato.
Abbiamo circa 3 mila volontari e cooperanti, signor Presidente, che sono impiegati con contratti privati dalle organizzazioni non governative. La maggior parte di questi volontari e cooperanti in servizio all'estero non sono iscritti all'AIRE e quindi o rientrano in Italia o si doveva tener conto nella stesura di questo decreto della possibilità che concede loro la Costituzione di potere esercitare ed esprimere il loro voto. Va detto che la maggior parte di questi cooperanti ha un periodo di permanenza all'estero che è ben superiore a quanto si prevede per le categorie considerate nel decreto, vale a dire di solito mediamente 24 mesi e in nessun caso meno di 6 mesi. Tra i cittadini temporaneamente all'estero - ed anche a tal riguardo sono stati presentati emendamenti - si contano anche i volontari in servizio civile, sono circa 450 giovani di età compresa fra i 18 e i 28 anni, essi devono assolvere un servizio civile all'estero di dieci mesi obbligatori come previsto dalla legge che consente questo tipo di servizio civile. Questi 450 giovani hanno diritto, non essendo stati compresi dal decreto tra i temporaneamente all'estero, di rientrare in Italia, il che provocherà ulteriori costi e sappiamo quanto questo slittamento della data fissata per il referendum abbia già comportato in milioni di euro per il Paese perché si è voluto rinunciare a una tornata elettorale unica, quindi bisogna aggiungere anche questi costi che non sono stati probabilmente considerati.
Vi sono inoltre 8 mila persone fra sacerdoti, suore, religiosi, laici, italiani residenti temporaneamente all'estero, alle dipendenze di istituti e congregazione missionarie. Una parte di tale personale, come conferma l'ufficio missionario nazionale della CEI, è iscritta all'AIRE, una parte invece dovrà o recarsi in Italia per esercitare il voto oppure dovrà rinunciare al proprio diritto.
Credo che dobbiamo regolamentare una volta per sempre questo problema che si riproporrà anche in futuro, così come si è riproposto in occasione delle ultime elezioni politiche, o con una legge ad hoc per regolamentare come dicevo, signor Pag. 6Presidente, la possibilità di votare nella circoscrizione estero, oppure bisogna tenerne conto di volta in volta quando viene emanato, come è accaduto in passato e come accade ora con questo provvedimento in discussione, un decreto per questi cittadini italiani che non possono essere privati dei loro diritti di cittadinanza.
Quindi, signor Presidente, credo che con molti di questi emendamenti si tende sicuramente a porre riparo ad una situazione davvero paradossale, com'è il caso per esempio dei nostri connazionali cooperanti che prestano servizio con le ONLUS all'estero e lo fanno per tenere alto il nome del nostro Paese e favorire la nostra politica estera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, crediamo anzitutto che questa normativa sia assolutamente positiva perché tutto ciò che va in favore del più facile esercizio del diritto di voto, soprattutto per quanto riguarda i referendum, il cui quorum è elevato e abbastanza discutibile per le forme con le quali si concreta, sia una cosa positiva. Tuttavia crediamo che questa normativa - alla quale, preliminarmente anticipo ciò che dirò in dichiarazione di voto, noi siamo favorevoli - presenti alcune particolarità negative che non so se potranno essere corrette con gli emendamenti dei quali stiamo discutendo.
Comunque, mi sembra che sia nell'animo dell'Aula di prevederne la correzione per il futuro attraverso un ordine del giorno. In primo luogo, voglio dire che francamente ci si sarebbe potuti accorgere prima di questa esigenza. In secondo luogo, questa normativa, che ci appare francamente un po' troppo pesante e pletorica, poteva essere fatta in maniera un pochino più semplice. Insomma, c'è il solito vizio italico di rendere complicato l'esercizio dei diritti per quanto riguarda i cittadini.
Entrando nel concreto, ho notato - l'ho già detto in Commissione - due forti discrasie contenute nell'articolo 2, al comma 1, lettera b) e lettera c). Alla lettera b) si dice che: i dipendenti di amministrazioni dello Stato, di regioni e di province autonome, cioè del pubblico impiego, temporaneamente all'estero per motivi di servizio, qualora la durata prevista dalla loro permanenza all'estero sia superiore a tre mesi, nonché qualora non iscritti all'anagrafe dei cittadini italiani residenti all'estero, i loro familiari conviventi possono esercitare il diritto di voto all'estero. Dopodiché, alla lettera c) la stessa prerogativa viene riconosciuta ai professori e ricercatori universitari che si trovino in servizio presso istituti universitari di ricerca all'estero per una durata complessiva di almeno sei mesi e che, alla data del decreto del Presidente della Repubblica di convocazione dei comizi, si trovino all'estero da almeno tre mesi. Francamente, non è dato capire per quale ragione i dipendenti pubblici di cui alla lettera b) possano votare qualora il loro impegno sia superiore a tre mesi e per quale ragione, invece, i professori e i ricercatori universitari di cui alla lettera c) debbano poter votare solo se il loro impegno all'estero ha una durata complessiva di almeno sei mesi e, tra l'altro, devono trovarsi all'estero da almeno tre mesi. A noi sembra una discrasia e ci sembra che rendere più complicato il diritto di voto in maniera così assurda sia una cosa senza senso.
Noi dell'Italia dei Valori, come è noto, abbiamo ritirato i nostri emendamenti per non correre il rischio - stante la possibilità di assenze in Aula da parte della maggioranza e la possibilità dell'approvazione di questo emendamento o comunque la convinzione che l'Aula avrebbe potuto approvarlo - che la navetta potesse allungare ancora di più i tempi e, quindi, vanificare tutto anche per quei pochi che, in base a questo decreto-legge, possono votare all'estero e che da un allungamento dei tempi avrebbero potuto vedere complicato questo loro diritto. Pertanto, come dicevo, abbiamo ritirato i nostri emendamenti. Non so che cosa faranno i colleghi, comunque credo - lo ripeto - che ci si sarebbe potuti svegliare prima. Altra cosa Pag. 7che voglio dire è che condividiamo in pieno l'emendamento che prevede che rientrino nelle previsioni di questo decreto-legge sia i volontari del servizio civile nazionale sia il personale delle organizzazioni non governative riconosciute idonee ai sensi dell'articolo 28, in quanto crediamo - anticipo che l'abbiamo inserito nel nostro ordine del giorno - che tutti i cittadini italiani aventi diritto al voto e temporaneamente all'estero abbiano il diritto di votare all'estero.
Farei una notazione sulla tempistica. Noi non crediamo che nell'era telematica vi sia bisogno di mesi e mesi per comunicare al proprio comune che si vuole votare nel tale consolato estero e, quindi, di essere cancellati dalle liste comunali per evitare che, magari, nei comuni di confine, come per esempio tra Varese e la Svizzera, si possa duplicare il voto o dandone comunicazione al consolato che può comunicare al comune che si è cassati temporaneamente dalla lista comunale. Non crediamo che ci vogliano mesi e mesi. In un'epoca come questa pensiamo che la cosa si possa tranquillamente fare nell'ordine di poche settimane, anche perché ho conoscenza dell'efficienza media dei servizi elettorali dei nostri comuni e, quindi, crediamo che poche settimane possano essere più che bastevoli.
Quindi, siamo favorevoli agli emendamenti sopravvissuti al ritiro dei nostri. Ovviamente, se saranno ritirati, auspichiamo, come è stato detto in Commissione, che vengano approvati gli ordini del giorno che li riassumono, ma, soprattutto, che essi trovino immediatamente collocazione in una normativa non speciale, quindi non valida solo per questa tornata referendaria, ma per tutte le votazioni che si svolgeranno nel futuro perché ci sembra, veramente, il riconoscimento di un diritto quello che ogni cittadino, anche se temporaneamente, per breve tempo, all'estero possa esplicare il proprio diritto di voto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, oggi abbiamo una riapertura soft dei lavori. Riapriamo, infatti, con la conversione in legge del decreto-legge n. 37 dell'11 aprile 2011 recante disposizioni in materia di commissioni e sottocommissioni elettorali, circondariali e di agevolazioni di viaggio. Questo è in continuazione con un'opera che ha avuto come primum movens il primo Governo Berlusconi quando si è trattato di riconoscere, in qualche modo, un legame con gli italiani presenti all'estero. Un capitolo che ha conosciuto, sicuramente, motivazioni e ideali importanti, motivazioni legate alla necessità, ripeto, di dare un continuo ad un attaccamento a quella che è la madrepatria da parte di un innumerevole novero di persone. Stiamo parlando di milioni di persone, rispetto alle quali sarebbe importante anche fare una genealogia. Stiamo parlando del centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia e, forse, sarebbe importante fare una genealogia, e, ripeto, un atto di vicinanza della patria attraverso il riconoscimento di un diritto fondamentale come quello del voto.
Dall'altra parte della medaglia si è assistito però, molte volte, a delle procedure elettorali non trasparenti. Ci ricordiamo che nel Governo Prodi vi furono più preferenze che schede e questo fu uno scandalo che non inficiò neppure minimamente una sicurezza ed un'arroganza che sono state proprie del Governo Prodi. Meccanismi elettorali di voti comprati, compilati nelle cantine, inviati e quant'altro. Di questo sicuramente il Paese non ha bisogno. Su questo credo sia opportuna una legge più generale che possa ridisegnare e rimeditare l'effettiva partecipazione sugli argomenti precipui perché il principio secondo cui «no taxation without representation» in questo caso non vale in quanto, giustamente, i cittadini italiani residenti all'estero pagano le tasse all'estero. Allora, diventa molto volte difficile pensare che il bilancio dello Stato italiano possa essere in qualche modo influenzato e determinato da ciò, come avvenne, soprattutto, nel Governo Prodi. Pag. 8
Sotto quel Governo, con incursioni di deputati del centrosinistra verso le tre di notte, venivano pagati i 20-30 milioni di euro per pseudo associazioni e per pseudo attività all'estero, che nient'altro erano se non - chiedo scusa per il termine - una «tangente politica», pagata per poter mantenere la maggioranza dell'epoca. Allora, ovviamente, non c'erano scandali, non c'era nessuno che invocasse o facesse denunce. Eppure anche l'onorevole Di Pietro sedeva nei banchi della maggioranza: non si stupiva del mercimonio di emendamenti, che veniva portato quotidianamente dai fautori della risicata maggioranza dell'epoca, tranne ovviamente che guardare sempre nel giardino degli altri e risorgere con il tono dell'indignato a comando.
Quindi, signor Presidente, nel comma 1 dell'articolo 1 parliamo delle funzioni del prefetto che, per assicurare il quorum necessario al funzionamento di commissioni e sottocommissioni elettorali circondariali, designa al presidente della corte d'appello, senza maggiori oneri per la finanza pubblica, i funzionari statali da nominare componenti aggiunti. Non è una novità assoluta. Tale modalità di composizione delle sottocommissioni e commissioni era già prevista dalla normativa vigente fino al 31 dicembre 2010. Quindi, l'intervento in esame si limita a riconoscere a regime tale disciplina. La disposizione non comporta nuovi o maggiori oneri, in quanto i componenti aggiunti, che sono funzionari statali designati dal prefetto, si sostituiscono ai componenti effettivi o supplenti già previsti.
L'urgenza della materia è giustificata dal fatto che già dal 16 aprile le commissioni e sottocommissioni elettorali si sono dovute riunire per la formazione e periodica revisione delle liste elettorali. Credo, quindi, che sia un provvedimento importante. Spero che non ci sia il consueto ostruzionismo, perché da una parte si va in piazza ad invocare il voto sui referendum e dall'altra si spacciano cifre da lotto, sostenendo che, se avessimo svolto il referendum in concomitanza con i ballottaggi, avremmo risparmiato 300 milioni di euro, facendoci invidiare, in qualche modo, le trasmissioni oppure i contatti degli aruspici, dove si danno e si davano i numeri. In realtà, le cifre sono estremamente più contenute: sono circa 13 milioni di euro, ma ricordiamoci che non avremmo potuto far votare i cittadini all'estero.
Il comma 2 invece interviene sui criteri di rimborso dei biglietti di trasporto per la partecipazione alle consultazioni elettorali dei nostri concittadini all'estero. Con la nuova disposizione c'è la possibilità di conseguire il rimborso anche per i viaggi effettuati con il mezzo aereo sul territorio nazionale, nel limite del 40 per cento del costo del biglietto di andata e ritorno. È stabilito, altresì, che l'importo non possa essere superiore a 40 euro per il viaggio di andata e ritorno per ogni elettore. È una disciplina ragionevole che non dovrebbe comportare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
Quindi, signor Presidente, questo articolo è abbastanza tranquillo, è un articolo tecnico su cui sono piovuti una serie di emendamenti, a nostro giudizio strumentali per poter fermare l'azione. Mi soffermerò, solo un momento, signor Presidente, sulla necessità di ricordare l'innumerevole numero di nostri emigranti all'estero. Infatti, c'è oggi un deficit di memoria, anche nelle celebrazioni del 150o anniversario, del diretto rapporto di questa enorme massa di cittadini del sud e del nord - ma soprattutto del sud - che, a pochi anni dall'Unità d'Italia, migrava. Hanno dovuto necessariamente trovare le strade dell'espatrio, le strade della fatica e molte volte le strade di una forte discriminazione.
Sono strade che poi si sono allargate perché, per fortuna e per merito dei nostri concittadini all'estero, l'immagine del nostro Paese, la tenacia, la capacità di lavoro e anche i valori di cui erano portatori hanno consentito loro di poter ben figurare e ben contribuire al progresso materiale e spirituale. Ma ricordiamo, signor Presidente, che proprio prima dell'Unità d'Italia, solamente in Sudamerica era presente una comunità di cinquemila persone. Pag. 9Ciò è documentato da vari testi che possiamo agevolmente recuperare in libreria, cinquemila erano gli emigrati nell'America del sud. A distanza di trent'anni gli emigrati raggiungono il numero di cinque milioni. Ciò perché vi furono degli interventi particolari, in specie l'estensione delle leggi Siccardi che penalizzavano fortemente gli enti ecclesiastici. Ricordiamo la grande persecuzione che ci fu e soprattutto il sequestro dei cosiddetti «beni dati in carità»: appezzamenti terrieri, possedimenti e coltivazioni che venivano concessi dai monasteri e dalle parrocchie in usufrutto ai poveri e che contribuivano a poter mantenere un livello decente di sussistenza.
Il sud aveva un tenore di vita paragonabile e forse superiore a quello del Veneto prima dell'Unità d'Italia, non aveva emigrazione così non la conosceva il Veneto. Questa legge Siccardi, fortemente persecutoria, ha portato ad un accentramento dei beni ecclesiastici oltre a mettere in galera gran parte del clero e a sciogliere ordini monastici. Ha portato, di fatto, a un impoverimento soprattutto del sud, anche a seguito della lotta al cosiddetto brigantaggio che forse altro non era che una forma di resistenza, come riconosciuto anche da Massimo D'Azeglio che diceva di non sapere se ci fosse il consenso ma che gli sembrava strano pensare che esso si potesse esercitare con sessanta battaglioni. Lo stesso Massimo D'Azeglio giustamente disse: «Abbiamo fatto l'Italia, ora dobbiamo fare gli italiani». Ebbene, gran parte di questa emigrazione fu successiva al modo di governare e di gestire la prima fase dell'Unità d'Italia. Oggi, signor Presidente, ci troviamo con un filo molto lungo ma credo sia importante riconoscere i debiti e le ferite, come ha detto anche Paolo Mieli in un suo noto articolo pubblicato su il Corriere della Sera l'8 marzo 2011 «Le ferite del Risorgimento italiano». Oggi cerchiamo in qualche modo di occuparci delle minutaglie che tali non sono se non dal punto di vista burocratico, ma che possono dare una migliore certezza sul voto all'estero e una migliore definizione dei seggi elettorali; ci auguriamo possano realizzarsi un migliore controllo e una migliore rappresentanza e che possa essere ridefinito un reale contatto tra i nostri connazionali all'estero e l'esigenza di poter garantire una legittima rappresentatività democratica.
La Lega, pertanto, sicuramente esprimerà voto contrario sulle proposte emendative. Tra l'altro vedo partecipare a questa discussione non molti componenti del centrodestra e assolutamente meno, anzi, quasi nessun componente del centrosinistra, probabilmente sono in altre faccende affaccendati. Quindi, signor Presidente, concludo, lo ripeto, preannunziando che la Lega esprimerà voto contrario sulle proposte emendative, che sono di basso profilo e che non incidono sul complesso del provvedimento ma che invece incidono sulla spesa. Si può fare opposizione in tanti modi: uno consiste nel promettere la luna andando poi ovviamente a cercare e sollecitare un voto negativo, facendo poi il giro delle sette chiese e dicendo: «non vi hanno voluto dare la luna». Ci sta nelle democrazie in cui il confronto politico è di basso livello; ciò è quello che è stato fatto sicuramente anche in campagna elettorale e che è il frutto di un'opposizione sopra le righe, un'opposizione non nei contenuti ma di principio, rivolta contro la maggioranza e oserei dire contro il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN. Signor Presidente, colleghi, credo che sia interessante poter analizzare nel merito alcuni aspetti, che ci vengono sollecitati anche dalla presentazione degli emendamenti di alcuni dei colleghi con i quali abbiamo articolato il dibattito in Commissione affari costituzionali. Faccio riferimento a quello che permette ai cittadini temporaneamente all'estero di poter votare al referendum tramite posta.
Così come vorrei anche rispondere ad alcune delle criticità che sono state sollevate all'interno del dibattito da parte di Pag. 10chi mi ha preceduto per quanto riguarda la sistematicità della messa a norma di provvedimenti in esame, così come è accaduto anche nel passato, e sull'esigenza di pervenire ad un ordinamento che risponda sistematicamente, una volta per tutte, ad alcuni degli aspetti che sono stati qui sollevati oggi.
Per venire alla materia precipua trattata dagli emendamenti ricordiamo anzitutto che cosa dispone questo articolo 2. Quest'ultimo risponde ad un'esigenza, sentita ormai da più parti, di garantire l'accesso all'elettorato in quello che è uno degli strumenti per eccellenza della democrazia diretta, cioè il referendum. Per quanto riguarda il referendum forse potremmo anche cogliere l'occasione della seconda parte dell'intervento per analizzare l'evoluzione di questo istituto negli ultimi anni e, rispondendo ai richiami che sono venuti anche dei colleghi dell'opposizione, capire se dovremo affrontare una nuova argomentazione, una nuova ridefinizione dell'istituto referendario nelle materie e nei modi con cui esso si è delineato negli ultimi decenni in Italia. Tornando invece alla disposizione di cui all'oggetto, che è una disposizione sicuramente temporanea e che riguarda questo mandato referendario, viene prevista, in favore dei cittadini italiani che si trovano temporaneamente all'estero per motivi di servizio o per missioni internazionali, la possibilità di far pervenire il voto per corrispondenza attraverso la Circoscrizione estero.
Inoltre, sempre in quest'articolo, si individuano quelli che sono i beneficiari di quanto predisposto e si tratta del personale delle Forze armate e delle forze di polizia impegnato temporaneamente in missioni internazionali, dei dipendenti di amministrazioni dello Stato e delle regioni che per ragioni di servizio si trovino all'estero purché la durata prevista del soggiorno sia superiore a tre mesi, dei professori e ricercatori universitari, dei docenti universitari titolari di incarichi e contratti a tempo determinato che prestano servizio all'estero per almeno sei mesi presso istituti universitari di ricerca purché, alla data del decreto del Presidente della Repubblica di convocazione dei comizi, si trovino all'estero da almeno tre mesi.
Inoltre la facoltà è stata ammessa anche per i familiari conviventi dei dipendenti pubblici e dei professori e ricercatori i quali sono stati ammessi come beneficiari qualora non iscritti alle anagrafi dei cittadini italiani residenti all'estero.
Inoltre vengono predisposte una serie di norme, di procedure per garantire le modalità di voto tramite corrispondenza dei nostri cittadini temporaneamente all'estero.
Su questa questione, durante il dibattito, sono emersi due elementi. Uno di questi, che giustamente è stato anche sollevato da alcuni colleghi - penso al collega Tassone -, riguarda la possibilità di ampliare la platea dei beneficiari oltre a quelli che sono stati previsti dal comma 1 in oggetto.
Con riferimento a questo aspetto, dunque, è stato richiesto un ampliamento per quanto riguarda i volontari del Servizio civile nazionale e il personale di organizzazioni non governative riconosciute idonee ai sensi dell'articolo 28 della legge 26 febbraio 1987, n. 49; il collega Evangelisti ha proposto un'estensione della platea dei beneficiari con riferimento ai giovani in servizio civile all'estero; qualcuno ha proposto una diminuzione dei tempi, ma è un'altra questione; infine, è stato proposto un ulteriore emendamento volto ad ampliare i beneficiari, facendo riferimento al servizio presso istituti universitari e di ricerca all'estero.
Non credo che vi sia nulla di ostativo in ordine all'ampliamento dei soggetti beneficiari, così come previsto da alcuni emendamenti. Purtroppo, tutti quanti noi che abbiamo analizzato la norma sappiamo benissimo che vi sono dei tempi per i quali un cambiamento, un'approvazione di tale platea di beneficiari metterebbe a rischio il corretto svolgimento del referendum stesso. Pertanto, diciamo che non vi sono i tempi, così come previsti dalla legge; tuttavia, io personalmente - ma penso anche il mio gruppo - considero i Pag. 11citati emendamenti come un segnale da prendere seriamente in considerazione.
Ciò al fine di definire, oggi, una norma temporanea, valida, quindi, soltanto per questo specifico referendum, e farla diventare, domani, parte di un «pacchetto» di norme finalizzate a ridefinire l'istituto del referendum, la platea dei beneficiari e le modalità di voto per quanto riguarda non solo i residenti all'estero, ma anche i non residenti, cioè gli italiani che lavorano presso istituti o che prestano servizio pubblico all'estero. Questo potrebbe essere sicuramente un elemento da prendere in considerazione.
Allo stesso modo, ritengo che sia valido l'ordine del giorno presentato. Noi stiamo agendo su una materia in modo estemporaneo e contingente, come previsto, d'altra parte, dalla legge, tuttavia, vi sono delle questioni che potremmo pensare di affrontare in modo sistematico in un prossimo provvedimento di modifica - che potremmo predisporre in sede di Commissione affari costituzionali - per ricalibrare alcuni aspetti non solo delle procedure elettorali, ma anche e, soprattutto, delle procedure che riguardano il referendum. A tale proposito, il relatore della norma, onorevole Calderisi, è uno dei massimi esperti per quanto riguarda l'istituto referendario e, più volte, ci ha sollecitato a svolgere un lavoro in questo senso.
Sempre per restare nel merito del dibattito aperto dai colleghi, ho sentito alcuni richiami circa una presupposta illegittimità di provvedimenti di questo genere. Vorrei ricordare - essendo stata anch'io, più volte, relatrice negli ultimi tre anni - che, per quanto riguarda la materia relativa agli interventi dei decreti-legge, vi è un'ampia casistica che ci ha preceduto.
Nell'immediato presente, abbiamo avuto il decreto-legge del 27 gennaio 2009, n. 3, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento, in quello stesso anno - parliamo del 2009 -, delle consultazioni elettorali e referendarie. Ebbene, gli articoli 3 e 4 di tale provvedimento prevedevano disposizioni finalizzate ad assicurare il voto dei cittadini temporaneamente all'estero per motivi di servizio e missioni internazionali, in occasione dei referendum previsti dall'articolo 75 della Costituzione, che si sarebbero svolti, appunto, in quell'anno, cioè nel 2009.
Inoltre, abbiamo avuto una casistica antecedente assolutamente non da poco: pensiamo, ad esempio, ai decreti-legge n. 43 e n. 111 del 2000, n. 166 del 2001, n. 8 del 2005, n. 1 e n. 75 del 2006 e n. 24 del 2008. Questo solo per dire che vi è una consolidata giurisprudenza, anche del comitato elettorale, riguardo alla possibilità di decretare in materia, purché si tratti di misure circoscritte in modo temporale, che risolvano disfunzioni o necessità emergenti nel corso dell'allestimento del procedimento elettorale.
Ciò, ovviamente, al solo fine di garantire la partecipazione più ampia possibile di tutti i cittadini italiani, affinché essi possano esprimere il proprio parere, soprattutto in un'importante tornata come quella del referendum - sia esso, appunto, abrogativo - in cui il cittadino può partecipare attraverso una forma di democrazia diretta.
Questo è il senso della norma, anche per sfatare alcune delle osservazioni che sono state qui riportate in precedenza e in cui si andava, più o meno, a sindacare sulla legittimità di questo tipo di azioni. Ebbene, nella storia della Camera dei deputati, vi è una amplissima casistica su questa materia e, quindi, non è certamente questo il problema.
Ritorno, tuttavia, a sollecitare l'attenzione dei colleghi e, soprattutto, delle Commissioni competenti, sull'opportunità di riportare alcuni di questi provvedimenti ad un più ampio elemento di sistematicità: non renderli estemporanei, ma farli diventare, invece, patrimonio normativo e, quindi, renderli funzionali al servizio. In questo senso, riterrei anche di vedere con favore l'ampliamento della platea dei beneficiari.
L'altro aspetto importante di questo provvedimento - volto a garantire, nell'effettività e nella sostanzialità, quello che è un diritto formale, ossia la possibilità di votare - è quello concernente le agevolazioni Pag. 12sui biglietti aerei, quale strumento per creare continuità elettorale: poter accedere ai propri seggi elettorali, infatti, soprattutto per alcune zone del Paese, è essenziale, direi addirittura esiziale.
Pensiamo, ad esempio, a tutto il territorio delle isole, le quali vivono e soffrono un problema di continuità territoriale, non soltanto nell'esercizio di un diritto soggettivo assoluto quale il voto, ma anche nella possibilità dell'esercizio della propria attività lavorativa e professionale.
Pertanto, ritengo che aver predisposto un contributo - che addirittura arriva al 40 per cento del costo del biglietto aereo - sia un esempio di intervento dell'amministrazione centrale in quello che dovrebbe essere un dovere: consentire l'ampliamento della platea dei soggetti beneficiari, ossia di coloro che possono prendere parte, in modo attivo, a momenti di partecipazione come quella elettorale.
Pertanto, sostanzialmente, per quanto riguarda il complesso degli emendamenti presentati, proprio per le motivazioni che ho presentato a voi in questa sede, possiamo pensare di lavorare - casomai in una fase successiva - sull'ampliamento dei beneficiari.
L'altro punto - che tenevo a sottolineare in quanto, sicuramente, è un elemento di funzionalità che dovrebbe essere visto come una garanzia per tutti quanti noi - concerne il primo aspetto di questa norma, ossia la possibilità, che si dà, di intervenire sulla nomina dei supplenti per quanto riguarda le commissioni elettorali circondariali.
A tal riguardo, abbiamo spesso avuto - in un recentissimo passato e non solo - una disfunzionalità del meccanismo, che ha provocato, nella fase precedente al voto, problemi di garanzia del corretto svolgimento delle funzioni elettorali.
Sebbene questo sia un provvedimento che può sembrare, ad una prima lettura, un elemento prettamente burocratico, in realtà nella prima parte pone una serie di garanzie maggiori relativamente alla valutazione della composizione delle liste, della correttezza della formazione degli elementi che poi portano allo stesso momento principe dello svolgimento del voto e, cioè, consentono di poter scegliere la propria lista, il proprio candidato e di poter così votare.
Ecco quindi che, in questo modo, prevedendo la funzione dei supplenti, si permetterà alla commissione di essere sempre presente in modo completo e funzionale per risolvere i problemi che si possono presentare nell'eventualità di ricorsi contestuali.
Con questo provvedimento abbiamo così coperto tutti i vari problemi che si possono creare durante il corretto svolgimento di una elezione, e soprattutto di un referendum (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola media Cante di Giugliano, in provincia di Napoli, Campania, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, affronterò una questione particolare di questo provvedimento che, del resto, come i colleghi del Partito Democratico hanno già dichiarato, avrà il nostro voto favorevole. È importante, infatti, garantire il diritto di voto anche ai nostri connazionali che sono temporaneamente all'estero per vari motivi: di studio, di lavoro o per missioni internazionali di carattere militare. Non parlerò del contenuto specifico di questo provvedimento ma di una sua questione particolare: quella che, in maniera molto corretta e puntuale, il relatore Calderisi, nella sua relazione, ha fatto presente all'attenzione dell'Aula.
Mi riferisco al comma 11 dell'articolo 2 del decreto-legge in esame, che disciplina la determinazione dei diritti consolari prevedendone la decorrenza degli effetti a partire dal 1o gennaio dell'anno successivo a quello di adozione della relativa tabella, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 200 del 1967.
Ora, come si desume dalla relazione dell'onorevole Calderisi, recentissimamente, Pag. 13è stato adottato il decreto-legislativo n. 71 del 2011 che ha abrogato il decreto del Presidente della Repubblica n. 200 del 1967, e ha riformato la disciplina dei diritti consolari, che prima era disciplinata dal suddetto decreto, demandando a un provvedimento del Ministro degli affari esteri l'adeguamento degli importi tariffari.
Come si vede, stiamo parlando di una questione assolutamente minore e sostanzialmente irrilevante rispetto al contenuto del decreto-legge e che pertanto ha un significato molto, molto limitato, relativamente agli effetti che lo stesso intende produrre e garantire; c'è, tuttavia, una questione procedurale che non mi pare banale e che credo, a questo punto, meriti un minimo di attenzione da parte dell'Aula.
Il collega Calderisi, nella sua relazione, in maniera molto chiara, ha detto che, nel momento in cui il Governo ha approvato questo decreto-legge in Consiglio dei ministri, il decreto del Presidente della Repubblica n. 200 del 1967 era perfettamente in vigore; così come era perfettamente in vigore quando, nella scorsa settimana, la Commissione affari costituzionali ha affrontato la questione e ha espresso il proprio parere.
Ci troviamo pertanto di fronte a questa situazione: il Governo, al momento dell'approvazione in Consiglio dei ministri, il Senato, quando lo approva, la Commissione affari costituzionali della Camera dei deputati, nel momento in cui lo esamina, si trovano tutti nella condizione della vigenza di una norma che, pertanto, non era possibile in nessun modo cercare di modificare.
Che cosa è accaduto, però? È accaduto che il decreto legislativo n. 71 del 2011 è entrato in vigore sabato 28 maggio scorso, per cui, oggi, 31 maggio, quell'abrogazione ha prodotto i suoi effetti. A questo punto si pone una questione procedurale molto delicata, e mi permetto di sollevare un'osservazione rispetto alla relazione fatta dal collega Calderisi - che è l'unica cosa che non condivido -, in riferimento a quando lui afferma che «l'attuale testo del comma 11 non determina alcuna incertezza operativa o interpretativa» e dice, inoltre, che non è opportuno e non vale la pena, a suo giudizio, rimandare il provvedimento al Senato per una modifica meramente formale e stilistica.
Vi sono due osservazioni da fare: non è una ragione di opportunità quella che ci spinge a mandare un provvedimento al Senato, ma una ragione che viene determinata dalla libera scelta di quest'Aula di procedere in modo difforme da quanto ha fatto il Senato.
Nel caso particolare non ci troviamo di fronte ad una modifica meramente formale e stilistica, ma a qualche cosa di sostanziale. Tuttavia - ed è questo il motivo per cui vado a conclusione del mio intervento -, sempre nella relazione, il collega Calderisi fa riferimento al decreto del Presidente della Repubblica n. 200 del 1967, e cita il testo del decreto, che fa riferimento alle successive modificazioni e sostituzioni. Credo che la chiave di volta sia in questo: nella parola «sostituzioni».
Se quest'Assemblea concordasse che con il termine «sostituzioni» comprendiamo anche l'abrogazione del decreto, ecco che allora il motivo per non rimandarlo al Senato vi è. Quindi, non si tratta di una nostra assunzione - che non è una modifica meramente formale e stilistica -, ma semplicemente un'interpretazione del testo del decreto, attribuendo alla parola «sostituzioni» un significato estensivo capace di comprendere anche il termine abrogazione.
A questo punto e a queste condizioni ci pare che il decreto-legge possa essere approvato e non costituisca motivo di ulteriore rinvio al Senato.
Resto dell'idea, però, che quando vi sarà l'occasione di discutere l'emendamento presentato dal collega Zaccaria - che lo ha presentato non a titolo personale, ma in quanto presidente del Comitato per la legislazione, che ha posto questa condizione - vi sarà un'occasione ulteriore per specificare meglio la volontà di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 14

Sull'ordine dei lavori (ore 11,55).

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, vorrei intervenire per due minuti sull'ordine dei lavori. Sicuramente non è questo il luogo per esprimere valutazioni sui risultati di ieri - vi sono state sedi e vi saranno -, sulla straordinaria vittoria del centrosinistra e sulla tragica sconfitta della maggioranza e della destra, in tutta Italia, dal sud al nord (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Anzi, vorrei dedicare in particolare la vittoria del Partito Democratico all'onorevole Fava, che, giusto qualche giorno fa, da questi banchi e con gli auguri dell'onorevole Corsaro, ha parlato a nome della Lega e a nome dei popoli del nord, ed è stato battuto dal popolo della provincia di Mantova (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Alla Lega voglio solo ricordare che oggi noi governiamo...

MAURIZIO FUGATTI. Presidente, faccia qualcosa: lo faccia smettere!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!

DARIO FRANCESCHINI. Potete urlare, ma oggi noi governiamo Milano, Torino, Trieste, Novara, Arcore, Bologna, Gallarate, Rho, Padova, Venezia, Genova, Aosta, Trento: governiamo tutte le città del nord (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Signor Presidente, ho chiesto la parola sull'ordine dei lavori perché pochi giorni fa il Presidente Napolitano ha scritto ai Presidenti delle Camere, facendo presente dell'esigenza di un passaggio parlamentare che rinnovasse il rapporto Governo-Parlamento.
Quella indicazione, ineccepibile costituzionalmente, del Presidente Napolitano, è la certificazione che la maggioranza che oggi governa il Paese è diversa dalla maggioranza che ha vinto le elezioni del 2008, al punto da richiedere un nuovo passaggio parlamentare (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania ).
La nuova maggioranza è stata sconfitta dal voto degli elettori, è minoranza nel Paese, è minoranza in tutto il Paese. Quella verifica in Aula a questo punto diventa urgentissima. È questo il motivo per cui tra pochi minuti alla Conferenza dei presidenti di gruppo chiederemo di calendarizzarla già dalla settimana prossima e chiediamo che a quella verifica il Governo Berlusconi si presenti dimissionario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile).
Il Paese vuole essere governato, il Paese vuole voltare pagina, Berlusconi si dimetta e l'Italia potrà tornare a sperare nel futuro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori e di deputati dell'Unione di Centro per il Terzo Polo - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile).

COSIMO VENTUCCI. Buffone!

PRESIDENTE. Onorevole Franceschini, come lei stesso ha detto, la questione verrà affrontata nella sede propria che è la Conferenza dei presidenti di gruppo, convocata alle ore 12, oggi stesso.

VINCENZO D'ANNA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori sulla falsariga dell'onorevole Franceschini, Pag. 15solamente per dire che noi ci aspettiamo dalla Presidenza un'imparzialità sostanziale e non formale.
L'onorevole Franceschini ha fatto un comizio da piazza (Applausi dei deputati dei gruppi Iniziativa Responsabile e Popolo della Libertà), non è intervenuto sull'ordine dei lavori. Lei è imperturbabile ovviamente, però la invitiamo ad essere sostanzialmente il garante della correttezza, perché l'intervento dell'onorevole Franceschini, oltre che spropositato e sconclusionato, non attiene all'ordine dei lavori.
Per questo motivo mi prendo anch'io un minuto, abusando della sua pazienza e del suo stile inglese, per dire che l'onorevole Franceschini, che fa il giovane pioniere nonostante la vetusta età (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), dovrebbe sapere che non deve vendere la pelle dell'orso altrui, perché lui a Napoli, con la vittoria di De Magistris, è passato da otto a quattro consiglieri (Applausi dei deputati dei gruppi Iniziativa Responsabile e Popolo della Libertà).
Nonostante abbiano governato per diciotto anni in quel comune, hanno quattro consiglieri su sessanta: si dovrebbero solo vergognare, perché sono un partito allo sfascio (Applausi dei deputati dei gruppi Iniziativa Responsabile e Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Per quanto riguarda il fatto che noi non siamo maggioranza nel Paese, vorrei ricordare all'onorevole Franceschini e a coloro i quali gli danno causa, che noi abbiamo vinto le elezioni regionali non più tardi di un anno fa, per cui un poco di memoserina o qualche estratto a base di pesce non farebbe male a questi signori (Applausi dei deputati dei gruppi Iniziativa Responsabile e Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Come lei avrà notato... (Il deputato D'Anna rivolge un gesto irriguardoso all'indirizzo dei deputati del gruppo Partito Democratico) Onorevole... Onorevole! Certi gesti non sono ammessi in quest'Aula.
Come lei avrà notato, l'ho lasciata parlare per equilibrare il suo intervento con l'altro, però devo farle osservare che l'intervento dell'onorevole Franceschini aveva un elemento che riguardava l'ordine dei lavori che nel suo era invece totalmente mancante.

Si riprende la discussione (ore 12).

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 4362)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, vorrei prendere le mosse dall'ultimo intervento autorevole dell'onorevole Bressa che, sollecitando un'interpretazione diversa da quella prospettata dal relatore, ha ritenuto che il comma 11 dell'articolo 2 del testo in discussione, allorquando fa riferimento al decreto del Presidente della Repubblica n. 200 del 5 gennaio 1967 e successive modificazioni e sostituzioni, non includa, o possa non includere, il disposto della legge che è subentrata a questo provvedimento del 1967.
A pagina 6 del resoconto stenografico della seduta di ieri, nel corso della relazione viene giustificata opportunamente dal relatore nel modo che segue.
Si tratta del decreto legislativo n. 71 del 2011 che è vero che è subentrato al decreto del Presidente della Repubblica n. 200 del 1967, ma si sostiene che non avrebbe prodotto in questo testo gli effetti che dovrebbe produrre. In altri termini, essendo subentrata una norma diversa, bisognerebbe apportare questa modifica al testo.
Il relatore giustifica in modo assai opportuno e pertinente la non necessità di una modifica non soltanto per ragioni sostanziali, ma - mi sia consentito - per ragioni formalmente e sul piano giuridico assolutamente ineccepibili. Infatti, se è vero che il testo riferisce le parole «modificazioni Pag. 16e sostituzioni» nella parola «sostituzioni» è indubbiamente compreso - come lo stesso relatore ha riferito - la nuova disciplina in materia di diritti consolari stabilita dal decreto-legge legislativo n. 71 del 2011. A me non sembra che la parola «sostituzioni» debba necessitare di ulteriori commenti: se una norma è stata sostituita da un'altra e nel testo del decreto-legge si fa riferimento alla parola «sostituzioni» mi sembra che questo sia un modo di legiferare assolutamente corretto e che non dia origine a nessun tipo di perplessità. È quello che noi cerchiamo di fare: norme che sotto il profilo della chiarezza rispettino in qualche modo la determinatezza e l'efficacia della norma stessa, senza che siano possibili delle «disinterpretazioni» addirittura genetiche, cioè che prendano le mosse da un equivoco di fondo di carattere terminologico che in qualche modo mi sembra, per usare un termine caro a Nicolò Lipari, esorcizzato dalla stessa - lo ripeto - puntualità del testo del decreto-legge.
Mi sembra che - al di là di questa chiosa di carattere formale che però, per l'autorevolezza delle espressioni del relatore e dell'onorevole Bressa, meritava, a mio avviso, una puntualizzazione - il testo in esame sia un'eco assolutamente insopprimibile di taluni principi costituzionali che però dal complesso degli emendamenti non trovano una risposta e una sufficiente e soprattutto ragionevole lettura. Dirò essenzialmente che, come risulta dal testo del decreto-legge, il termine per la presentazione delle domande è quello dell'8 maggio. Quindi, si tratta di un termine già esaurito, sicché ogni tentativo di allargare i soggetti legittimati a proporre queste domande si appalesa - ahimè - assolutamente improponibile. Infatti, andrebbe a minare alla radice la possibilità che il decreto-legge possa avere la sua efficacia soprattutto con riferimento alla prossima scadenza di tipo elettorale.
Quindi, se questo può essere un utile momento di riflessione per quanto concerne la «futuribilità»di questi meccanismi, mi sembra che di primo acchito e immediatamente si debbano prendere le distanze dal tentativo di una modifica nel senso dell'allargamento dei soggetti,dato che questo vanificherebbe lo stesso decreto-legge. Mi sembra però che quello che debba essere ribadito in termini di estrema chiarezza è sul piano del metodo (ovvero ciò che a me interessa segnatamente) la tipologia dell'intervento. Ci sono alcune normative che non si preoccupano tanto di garantire diritti sostanziali, ma di facilitare il raggiungimento di determinati obiettivi a mezzo di strumenti cosiddetti suppletivi che siano capaci in situazioni di emergenza di intervenire e garantire il funzionamento del meccanismo.
Da questo punto vista, questa tipologia di intervento si appalesa davvero forse più importante rispetto a quelli principali, cioè la capacità di intervento a garanzia di eventuali defaillances del sistema di carattere generale che garantiscano la perpetuazione della stessa garanzia. A me sembra che sia un dato non secondario. Non si dimentichi che l'articolo 75 della Costituzione, nel garantire un'ipotesi di democrazia diretta, ha un'importanza assolutamente straordinaria nel baricentro dei valori costituzionali. Questo decreto-legge, nel momento in cui si sforza di raggiungere determinati obiettivi, cerca con la sua semplicità e con i suoi meccanismi non solo di non mortificare la rapidità del risultato, ma di esaltare la tipologia della funzione democratica dell'articolo 75 della Costituzione.
A me sembra che da questo punto di vista sia utile ricordare l'osservazione che il relatore ha formulato, cioè che questo tipo di meccanismo - e mi riferisco all'articolo 1 - non riguarda soltanto le elezioni amministrative di questo mese. Vi è la necessità che il decreto-legge non abbia una consumazione rapida ma abbia una capacità espansiva al di là dello stesso decreto-legge. Mi sembra che il decreto-legge risponda esattamente a questo metodo. In sostanza, il quesito che mi sono posto e che cerco di risolvere è se la premessa di uno strumento efficace oggi e anche successivamente si possa dire raggiunta da questo sistema e da questo rimedio. Pag. 17
Mi sembra che il dato più importante - e che induce a maggiore riflessione - è quello che, però, riguarda l'articolo 2. Anche l'articolo 2, che nella variegatura del meccanismo prevede sia la richiesta sia la revoca di questa richiesta, fa sì che questi soggetti possano avere davvero la possibilità di esprimere un diritto di voto compiuto e, direi, ampio. Non sfuggirà la possibilità ammessa anche per i familiari conviventi dei dipendenti pubblici, dei professori e dei ricercatori di cui si è detto, qualora non siano iscritti all'anagrafe dei cittadini italiani residenti all'estero, cioè una specie di presa d'atto di una sorta di materialità e di una sostanza del rapporto e non solo un dato di carattere formale.
Da questo punto di vista non è - lo ripeto - secondario il meccanismo che viene stabilito dall'articolo 2 perché, in qualche modo, consente una grande agilità utilizzando, tra l'altro, un meccanismo che nel nostro sistema trova ampio riscontro, cioè la dichiarazione sostitutiva di notorietà, ossia una declaratoria a carattere fidefacente che nella rapidità del gesto burocratico consente il raggiungimento di un obiettivo di certezza della dichiarazione che definirei fondamentale, uno chassis ineliminabile perché si possa parlare di un diritto effettivamente garantito in forme di legge accettabili.
Se questo è lo spirito della normativa che, lo ripeto, ha nella sua funzione di meccanismo suppletivo di garanzia il leitmotiv al quale mi sembra possa essere riconducibile, allora il complesso degli emendamenti non scalfisce certamente questo tipo di impostazione. Si tratta di emendamenti alcuni, in qualche modo, inopportuni perché vanificherebbero la stessa capacità del decreto-legge di raggiungere il suo obiettivo, altri, invece, improponibili perché, in qualche maniera, sono già ampiamente sollecitati, nei loro fini e nei loro risultati, dalla formulazione della norma. Si tratta, quindi, di emendamenti che non possono ovviamente trovare un utile ascolto se non - lo ripeto - rideterminando il testo del provvedimento.
Dunque, se questo è il pacchetto e se questo è il proposito che il decreto-legge in esame si propone di raggiungere, mi sembra che l'obiettivo possa dirsi raggiunto e che questo check-up, nella verifica di questo meccanismo suppletivo che serve a mantenere la garanzia in caso di eventuale defaillances del sistema principale, rivendichi tutta la sua pienezza. Si tratta, quindi, di norme effettivamente capaci di raggiungere quegli obiettivi che hanno già raggiunto per quanto concerne i referendum del 12 e 13 giugno e che certamente non possono essere paralizzati da qualche giusta osservazione che, probabilmente, potrà trovare più opportuna sede in ordini del giorno o in ulteriori iniziative legislative, dato che queste situazioni non devono né possono raggiungere quello che è lo scopo che il decreto-legge già sostanzialmente raggiunge.
Complessivamente, mi sembra che anche la scelta del Senato e delle Commissioni di non modificare il testo possa definirsi felice. Si tratta, cioè, di una presa d'atto - più che di una ratifica - di una consapevole scelta di non intervento e non certamente solo la consapevolezza dei tempi rapidi che devono essere raggiunti. Pertanto, il testo - e il mio intervento sul complesso degli emendamenti si avvia rapidamente a concludersi - si presenta più che accettabile. Ho preso atto del consenso che anche le opposizioni e il Partito Democratico manifestano su questo testo e questo mi rassicura, conoscendo chi ha manifestato questo consenso, sul fatto che si tratta di un testo condiviso che, quindi, unanimemente potrà certamente raggiungere gli obiettivi che si prefigge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, questo decreto-legge - come è stato detto - fissa una serie di disposizioni per assicurare la funzionalità dei procedimenti elettorali, per disciplinare l'esercizio del diritto di voto, per costituire e garantire il funzionamento delle commissioni e sottocommissioni elettorali circondariali e per costituire l'elenco degli elettori temporaneamente all'estero, che abbiano diritto di Pag. 18partecipare alle consultazioni elettorali. Il collega Sisto ha già detto come ampliare la base votante in questo frangente, ma, visto che ormai è scaduto il termine per le modifiche a tutti i vari adempimenti elettorali, è praticamente inutile, quindi dovremo andare verso la conversione del decreto-legge, così come è stato predisposto, senza che questo, così come quanto richiamato prima dal collega Bressa con riferimento a quel particolare problema del comma 11 dell'articolo 2, costituisca un grave impedimento per le votazioni all'estero, già peraltro in corso.
Il comma 1, dell'articolo 1, contiene una norma che prevede che, al fine di assicurare il quorum necessario al funzionamento delle commissioni e sottocommissioni elettorali circondariali, il prefetto designi come presidente della corte d'appello, senza maggiori oneri per la finanza pubblica, funzionari statali da nominare componenti aggiunti, i quali partecipano ai lavori delle commissioni in caso di assenza dei componenti titolari e supplenti. Non si tratta di una novità assoluta nell'ordinamento, in quanto tale modalità di composizione delle commissioni e sottocommissioni era di fatto già prevista dalla normativa vigente, ossia dall'articolo 4 del decreto-legge 27 gennaio 2009, n. 3, fino al dicembre 2010, sicché l'intervento legislativo in esame si limita a riconoscere a regime tale disciplina.
Secondo quanto previsto dalla relazione tecnica, la disposizione non comporta nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, in quanto i componenti aggiunti, funzionari statali designati dal prefetto, si sostituiscono ai componenti effettivi o supplenti già previsti, in caso di loro assenza, senza ulteriori impegni di spesa. Sul punto, vorrei segnalare la novità introdotta in materia dall'articolo 2 comma 30 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, la legge finanziaria per il 2008, che ha soppresso qualsiasi compenso ad eccezione del rimborso delle spese di viaggio effettivamente sostenute da liquidare al componente effettivo o, in sua assenza, a quello supplente, ovvero al componente aggiunto; l'urgenza della materia è giustificata dal fatto che già dal 16 aprile le commissioni e le sottocommissioni elettorali si sono dovute riunire per la formazione, per la periodica revisione delle liste elettorali e per l'esame e l'ammissione delle liste dei candidati alle elezioni comunali.
Il comma 2 interviene a riformare i criteri di rimborso dei biglietti di trasporto per la partecipazione alle consultazioni elettorali. Si inserisce, infatti, il comma 1-bis all'articolo 2 della legge 26 maggio 1969, n. 241, laddove sono stabilite norme in materia di agevolazioni tariffarie nei trasporti in occasione delle elezioni. Le medesime agevolazioni si applicano anche in occasione dello svolgimento di referendum e per l'elezione dei rappresentati dell'Italia al Parlamento europeo. Con la nuova disposizione si riconosce la possibilità di conseguire il rimborso anche per i viaggi effettuati con i mezzi aerei sul territorio nazionale, tuttavia nei limiti del 40 per cento del costo del biglietto di andata e ritorno; è altresì stabilito che l'importo massimo rimborsabile non possa essere superiore a 40 euro, per il viaggio di andata e ritorno, per ogni elettore.
Il riconoscimento delle nuove agevolazioni per i viaggi effettuati con i mezzi aerei è stato limitato - come dicevo - nella misura del 40 per 100, con il limite di 40 euro per elettore per il viaggio di andata e ritorno, mentre il rimborso per l'utilizzo di mezzi ferroviari è fissato nella misura del 60 per cento. Tale limitazione massima del rimborso garantisce che non vi siano maggiori oneri rispetto a quelli imposti dalla legislazione vigente, considerato che l'utilizzo dell'aereo avverrà in sostituzione del treno, per il quale il rimborso medio si è attestato in passato in circa 20 euro per ogni singolo viaggio, quindi compreso sempre nei 40 euro per ogni elettore per viaggio di andata e ritorno. Le agevolazioni sono concesse direttamente dai vettori al momento dell'emissione del biglietto, con il successivo rimborso da parte dello Stato nei confronti dei vettori medesimi.
All'articolo 2 il comma 1 disciplina l'esercizio del diritto di voto per corrispondenza Pag. 19nella circoscrizione estero da parte dei cittadini elettori temporaneamente all'estero, tra i quali abbiamo gli appartenenti alle Forze armate e alle forze di polizia temporaneamente all'estero in quanto impegnati nello svolgimento di missioni internazionali, i dipendenti di amministrazioni dello Stato, di regioni, di province autonome temporaneamente all'estero per motivi di servizio qualora la durata prevista della loro permanenza, secondo quanto attestato dall'amministrazione di appartenenza, sia superiore ai tre mesi, nonché coloro non iscritti all'anagrafe dei cittadini italiani residenti all'estero e i loro familiari conviventi. Abbiamo poi professori e ricercatori universitari che si trovano in servizio presso istituti universitari e di ricerca all'estero per una durata complessiva di almeno sei mesi e che alla data del decreto del Presidente della Repubblica di convocazione dei comizi si trovano all'estero da almeno tre mesi nonché, qualora non iscritti all'anagrafe dei cittadini italiani residenti all'estero, i loro familiari conviventi.
I commi 2 e 3 disciplinano le modalità di presentazione delle dichiarazioni ai fini dall'iscrizione nell'elenco degli elettori per i quali è stata rilasciata l'attestazione di mancanza di cause ostative all'esercizio del diritto di voto per corrispondenza all'estero. L'intervento risulta indispensabile in quanto l'ordinamento vigente non accorda modalità agevolate di partecipazione al voto dei cittadini italiani temporaneamente residenti all'estero, tali elettori pertanto dovrebbero esercitare il proprio diritto di voto direttamente presso la sezione elettorale di assegnazione nel territorio nazionale, con la conseguenza che alcune categorie di elettori potrebbero essere completamente private del diritto di voto a causa dell'assorbimento di delicati doveri di ufficio svolti all'estero al servizio del Paese durante il periodo di votazione. Un precedente in tal senso si rinviene nella disciplina dell'esercizio del diritto di voto per corrispondenza dei cittadini temporaneamente all'estero per le elezioni europee del 2009 e per i referendum del 21-22 giugno dello stesso anno. Le dichiarazioni degli elettori devono pervenire entro e non oltre il trentacinquesimo giorno antecedente alla data della votazione in Italia e sono revocabili, come recita il comma 5.
Al comma 4 vengono disciplinate le comunicazioni che devono intercorrere fra l'ufficio consolare e il comune di residenza, al fine di garantire anche l'inclusione dell'elenco degli elettori autorizzati ad esercitare il diritto di voto all'estero, che sia accompagnata da una contestuale cancellazione nelle liste elettorali ordinarie, al fine di evitare le ipotesi di doppio voto. Gli elettori che non abbiano fatto pervenire la domanda nei termini o che l'abbiano revocata potranno esercitare il diritto di voto solo in Italia, nella circoscrizione relativa al comune di residenza.
All'esercizio del diritto di voto per corrispondenza all'estero nonché allo svolgimento delle operazioni preliminari allo scrutinio si applicano le regole previste in via generale dalla legge 27 dicembre 2001, n. 459, sul voto degli italiani residenti all'estero.
I commi 8, 9 e 10 disciplinano le modalità tecniche di formazione, osservazione ed apertura dei plichi contenenti le schede elettorali al fine di garantire la segretezza, personalità e libertà del voto.
Il comma 11 disciplina la determinazione dei diritti consolari ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 200. Per le finalità di cui all'articolo è autorizzata infine una spesa di 700 mila euro per l'anno 2011 cui si prevede di far fronte attingendo all'ordinario fondo da ripartire per fronteggiare le spese derivanti dalle elezioni politiche e amministrative, del Parlamento europeo e dell'attuazione del referendum.
Pertanto penso che la conversione di questo decreto non troverà ostacoli durante le votazioni in quest'Aula. Giusto per concludere questo intervento, ricordavo al collega Franceschini che mi sembra più che giusto festeggiare alcune vittorie, noi lo abbiamo fatto spesso negli ultimi tempi, anche se in realtà forse più che Franceschini dovrebbero festeggiare i signori Vendola, Grillo e magari De Magistris Pag. 20(Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà). Noi non abbiamo vinto in alcune amministrazioni, però credo che il Partito Democratico abbia perso in molte altre.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, onorevole Vanalli, il problema è che noi, quando vince il centrosinistra, pensiamo che abbia vinto il centrosinistra; noi facciamo parte del centrosinistra e la consideriamo una vittoria nostra. Voi vincete per compartimenti stagni e non sempre i compartimenti stagni, nel saldo e nella somma dei numeri, vi consentono di vincere, ma avrete del tempo per farlo in futuro.

PIERGUIDO VANALLI. Lo dici tutte le volte dopo le elezioni!

ROBERTO GIACHETTI. Detto questo, signor Presidente, vorrei fare preliminarmente una considerazione di carattere politico rispetto al presente provvedimento, nel senso che si tratta di un decreto-legge che ha l'intento, in particolare la parte prevalente, di agevolare la possibilità, per coloro che, per motivi diversi, non risiedono in Italia, di partecipare alla competizione referendaria. Mi domando con quale credibilità noi ci accingiamo a votare questa normativa, che dovrebbe, appunto, agevolare coloro che sono all'estero per la competizione elettorale, se, in realtà, ciò che è stato fatto in Italia, direttamente nel nostro Paese, nei confronti dei cittadini del nostro Paese, è stato esattamente quello di disincentivare in tutti i modi la partecipazione al referendum.
Sappiamo come è andata sul quesito sul nucleare e domani sapremo come andrà veramente finire, ma sappiamo anche qual è stata la partecipazione del sistema informativo e, in particolare, del sistema pubblico - cosa ancor più grave perché, ovviamente, pagato con le tasse dei cittadini italiani -, il quale ha operato in maniera stringente per far sì che meno si sapesse dei quesiti referendari e degli appuntamenti che ci separano dal voto. Ha fatto in modo, cioè, che l'obiettivo di non raggiungere il quorum, chiaramente nell'intento della maggioranza e, in particolare, del Presidente del Consiglio, sia ottenuto. E perché? Non perché gli italiani non vogliano andare a votare, ma, probabilmente, perché molti italiani, grazie alla scarsissima informazione - è stata prodotta solo negli ultimi tempi e, oltretutto, in orari assai particolari -, non sappiano che c'è tale appuntamento e, quindi, magari, non si rechino alle urne.
Signor Presidente, rappresentante del Governo e colleghi parlamentari, ho la sensazione, visto anche quello che è accaduto nelle ultime settimane, che anche qui avremo qualche sorpresa, ma, ovviamente, lo vedremo; ci mancano una decina di giorni e vedremo se questo intento del Governo, della maggioranza e del Presidente del Consiglio subirà la stessa sorte che ha subito nelle scorse elezioni amministrative. Siamo curiosi e vedremo, ma sono convinto che tanti italiani parteciperanno al voto e che, soprattutto, tanti italiani voteranno «sì» ai referendum per ottenere la cancellazione sui quesiti che sono stati proposti. Mi auguro che ciò sia possibile farlo anche sul quesito che riguarda il nucleare. Fatta questa considerazione politica, signor Presidente, veniamo, invece, al dunque del decreto-legge, per ribadire in qualche modo le considerazioni svolte dal collega Rugghia che, in modo egregio, ieri, ha parlato nella discussione sulle linee generali ed ha espresso la posizione del Partito Democratico. Tuttavia intervengo anche, visto che questa è la sede del complesso degli emendamenti, per fare riferimento ad alcune questioni poste dagli emendamenti che sono stati presentati. Non parlo dell'emendamento Zaccaria 2.5 perché sarà il presentatore medesimo che lo illustrerà in sede di dichiarazioni di voto, ma mi riferisco, invece, ad altri e, in particolare, all'emendamento 2.8 presentato dai colleghi Di Biagio e Menia. Pag. 21
Signor Presidente, il presente decreto-legge, oltre ad inserire norme che, in qualche modo, realizzino un maggiore funzionamento delle commissioni elettorali, ha sostanzialmente l'intento, come avevamo detto, di fare in modo che il personale, militare soprattutto, che è impegnato nelle missioni militari all'estero, e anche una parte del personale diplomatico, possa avere delle agevolazioni per votare in questa tornata referendaria attraverso l'invio del proprio voto tramite posta. Si tratta di una norma positiva alla quale noi, ovviamente, non possiamo che dare il nostro assenso.
Quello che ieri ci domandavamo nella discussione sulle linee generali e che, per quanto ci riguarda, permane come dubbio, che è un dubbio non polemico, ma sul quale probabilmente dovremmo riflettere, è per quale ragione noi produciamo queste norme di volta in volta, quando ci troviamo di fronte ad occasioni particolari, che siano i referendum o altre occasioni, e non costruiamo, invece, un provvedimento, che, magari, non deve essere necessariamente un decreto-legge, ma può essere un provvedimento organico, che crei le condizioni per cui queste agevolazioni siano in qualche modo strutturali e permanenti e si applichino automaticamente ogni qual volta vi sono delle consultazioni elettorali, e non sia, di volta in volta, necessario il ricorso a un decreto-legge, che, francamente, anche per le previsioni costituzionali, dovrebbe occuparsi di questioni di più particolare rilievo.
Non perché questo non lo abbia, ma perché, attraverso un provvedimento organico e strutturale, si potrebbe risolvere il problema per sempre e per tutte le consultazioni elettorali. Vi è un secondo punto, signor Presidente, al quale vorrei far riferimento e che è stato illustrato ieri dal collega Rugghia. Ovviamente, pensiamo che sia importantissimo consentire anche a coloro che, per ragioni diverse, sono all'estero di partecipare alla competizione referendaria il prossimo 12 giugno, ma pensiamo che sarebbe altrettanto importante dare la possibilità di partecipare alla competizione elettorale anche in occasione delle elezioni amministrative.
Ovviamente, ci riferiamo sempre a coloro che sono all'estero pur essendo residenti in Italia. Basta pensare alla recente competizione amministrativa: sono convinto che molti dei nostri connazionali, che sono impegnati all'estero e che non hanno potuto partecipare perché, per motivi di lavoro, erano distaccati in altri Paesi, avrebbero volentieri partecipato, visto il vento che vi è stato e vista sicuramente la partecipazione, per lo meno di una parte, al voto; sicuramente avrebbero potuto partecipare. Infatti, signor Presidente, in fondo in quel caso si decide sulla vita dei propri territori, sull'organizzazione della vita delle città, che siano elezioni comunali, provinciali o regionali.
Credo che l'interesse dei singoli cittadini che sono all'estero potrebbe essere sicuramente altrettanto forte quanto quello che avranno, come mi auguro, per la competizione referendaria.
Vi è un terzo punto: mi riferisco all'emendamento che è stato presentato dai colleghi Di Biagio e Menia, che, a mio avviso, è molto giusto. È giustissimo che riconosciamo queste agevolazioni, come detto, ai militari che sono dislocati in missioni all'estero e ad alcune categorie di diplomatici che sono impegnati per lavoro in giro per il mondo.
Hanno ragione, secondo me, i colleghi Menia e Di Biagio a chiedere che siano inseriti in questo quadro anche i tanti volontari del Servizio nazionale della protezione civile, ma anche delle tante organizzazioni e associazioni non governative che sono impegnate in termini umanitari in giro per il mondo, che spesso e volentieri sono anche il punto di riferimento, in momenti difficili, per popolazioni in difficoltà e che si dedicano con fatica ed impegno a far sì che, anche in questo modo, il nostro Paese sia ben rappresentato all'estero.
Penso che anche per loro vi dovrebbe essere la possibilità di avere queste agevolazioni e di poter così concorrere, anche dall'estero, a un appuntamento così importante Pag. 22come quello della campagna referendaria. Per questi motivi, signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico - ovviamente, poi vi sarà la dichiarazione di voto finale - così come espresso nelle parole del collega Rugghia nella discussione sulle linee generali, non solo è favorevole al testo del decreto-legge in oggetto, ma è anche favorevole ad alcune proposte emendative, che, a nostro avviso, potranno certamente migliorarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stracquadanio. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, mi permetta, prima di entrare nel vivo delle argomentazioni sul decreto-legge in esame, di rilevare solo come prima l'onorevole Franceschini abbia iniziato proprio male. Infatti, egli aveva detto che le considerazioni sul voto andavano rinviate ad altra sede; invece, le ha svolte tutte, traendone anche alcune conclusioni, pur rimanendo, come ha detto lei, nell'ambito del Regolamento.
Ma non era una questione regolamentare, era una questione di evidente contraddizione che vi è stata da parte sua.
Trascurando questi aspetti, signor Presidente, vorrei entrare nel merito di tre questioni che hanno riguardato questo dibattito su questo decreto, che è largamente condiviso per le sue finalità, che sono quelle di estendere al massimo la possibilità di partecipazione alla scadenza referendaria, ormai prossima, da parte degli italiani che si trovino temporaneamente all'estero.
La prima considerazione che vorrei fare è relativa all'osservazione per la quale noi abbiamo proceduto con decreto, mentre sarebbe auspicabile avere una normativa ordinaria, stabile e permanente che sia, magari, collocata nell'ambito delle leggi elettorali o delle leggi che regolano, comunque, il procedimento elettorale. Ebbene, signor Presidente, se questo può apparire un argomento convincente dal punto di vista della sistematica del diritto, a me appare meno convincente nel momento in cui noi prendiamo in esame il fatto che ci troviamo ad avere a che fare, per larga parte, con elettori che sono, in quel momento, nello svolgimento della loro attività professionale per conto dello Stato, cioè con i nostri militari all'estero. Dato che le nostre missioni all'estero sono tutte frutto non di una situazione di «stabile instabilità» del mondo, mi si perdoni l'ossimoro, ma sono frutto di situazioni particolari nelle quali, di volta in volta, Governo e Parlamento decidono l'adesione ad una missione internazionale e, proprio per quello, procediamo, di regola, attraverso decreti-legge e conversioni di decreti-legge, per rinnovarne anche il finanziamento, dato che trattasi di operazioni straordinarie che vengono regolate tipicamente dallo strumento del decreto-legge, è evidente che, dovendoci correlare a quelle operazioni e a quelle decisioni che assumiamo attraverso decreti-legge, di volta in volta dovremmo stabilire procedure particolari e dettagliate in occasione dei singoli momenti elettorali. Per cui non vedo la possibilità stessa di avere una normativa sistematica che non sia poi nella necessità di dovere essere integrata da situazioni specifiche e particolari che, nel momento nell'approssimarsi di un voto, si possono produrre. Questa è anche l'unica ragione che giustifica, per tutti, l'adozione dello strumento del decreto-legge.
L'altra considerazione che volevo fare, signor Presidente, è sul comma 11 dell'articolo 2, ma, anche per le considerazioni che ha svolto prima l'onorevole Bressa in ordine al fatto che proprio la formulazione del testo del decreto, che fissa in maniera univoca e priva di qualunque dubbio interpretativo il fatto che la sostituzione della norma, così come previsto dal decreto originario, potesse prevedere proprio la sequenza temporale che ha bene illustrato il relatore, in relazione al complesso degli emendamenti, credo che per nessuno di questi vi sia la necessità di essere approvato e per questo penso che possiamo procedere al voto sugli emendamenti Pag. 23residui, nel caso in cui ve ne siano, e poi all'approvazione definitiva di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ascolto con molta attenzione i contributi che vengono dai colleghi «fuori onda», ma anche quelli «sintonizzati», per cui alcuni amici possono essere tranquilli e sicuri che vi è l'impegno e l'attenzione, anche da parte nostra, rispetto alle sollecitazioni che vengono poste in termini molto seri su un provvedimento così importante e così significativo.
È un provvedimento, signor Presidente e signori rappresentanti del Governo, che riguarda le elezioni. Abbiamo avuto anche nel corso del dibattito qualche interruzione. Qualche intermezzo non poteva mancare, visto e considerato che ieri ci sono stati dei turni elettorali molto importanti, dove ognuno rivendica ruoli, ma soprattutto affermazioni e successi. Certamente non è questa la sede per discutere di tutto ciò, anche perché, per capire che cosa si è svolto ieri e quale è stato lo sviluppo e l'approdo, forse sarebbe bene avere una commissione, che potesse fare giustizia e quindi mettere in condizione di conoscere realmente chi è stato il vincitore e chi il perdente. Certamente avremmo qualche sorpresa e avremmo qualche elemento in più di valutazione.
Su questo provvedimento, signor Presidente, credo che gli altri colleghi abbiano parlato sufficientemente: lo hanno illustrato ed hanno anche «perlustrato» e commentato gli emendamenti che sono stati posti all'attenzione dell'Assemblea. Si tratta del primo provvedimento dopo tanto tempo che affronta tutta la problematica per quanto riguarda il voto all'estero dei nostri concittadini, sia pure in termini marginali, in riferimento ai militari, ai funzionari e a categorie che sono temporaneamente e transitoriamente all'estero.
Ma certamente questa poteva essere anche l'occasione per un confronto molto più serrato e più serio rispetto a tutta una problematica che abbiamo lasciato in piedi: la problematica che riguarda il voto degli italiani all'estero. Più volte abbiamo auspicato riforme e miglioramenti. Credo che alcuni colleghi abbiano dato un contributo importante. Voglio richiamarmi anche a quanto diceva poc'anzi l'onorevole Polledri - e questo gli fa onore perché componente della Lega Nord - quando faceva riferimento a come si è sviluppata ed avvenuta l'Unità del nostro Paese, a quello che è stato il filone del brigantaggio all'interno del Mezzogiorno e a quella che è stata una realtà molte volte forte e di occupazione determinata dal nord. Anche, quindi, i dati dell'emigrazione del sud si segnalano profondamente: hanno caratterizzato sia l'Ottocento che gran parte del secolo scorso e soprattutto hanno posto in essere tutta la problematica del voto degli italiani all'estero.
Così com'è è, quella legge non credo possa soddisfare nessuno. Come dicevo poc'anzi, signor Presidente, abbiamo continuamente auspicato una riforma, perché in tutto quello non c'è certezza: non sappiamo se gli italiani all'estero realmente votano e non sappiamo se c'è una legalità del voto degli italiani all'estero, perché non funzionano i consolati e non funzionano le nostre rappresentanze. Anche sulla vicenda che stiamo trattando - lo ripeto - e che sembra essere marginale, questo disegno di legge di conversione di un decreto-legge poteva essere l'occasione per ampliare la materia, così come si è tentato di fare sia in sede di discussione sulle linee generali sia nella discussione sul complesso degli emendamenti, che stiamo svolgendo e per concludere in mattinata.
Signor Presidente, di certo noi abbiamo posto in essere alcuni contributi per migliorare anche il testo, perché non capiamo il fatto che vi sia una discriminazione tra chi è militare e gli altri pubblici amministratori - come diceva poc'anzi l'onorevole Favia - e quanto riguarda il contratto di permanenza all'estero per poter usufruire del diritto di voto per corrispondenza. C'è una certa confusione e un dato che poteva essere sicuramente rivisto. Abbiamo rilevato ciò all'articolo 2, Pag. 24comma 1, lettera c) e prima ancora alla lettera b), perché in b) e c) vi sono delle contraddizioni molto chiare è molto forti.
Mi rendo conto che il provvedimento è già avviato e mi rendo conto che i 35 giorni previsti per l'esame sono già ampiamente consumati rispetto all'appuntamento elettorale e referendario, però questo non è un modo di legiferare. È certamente un fatto tecnico e niente più: un fatto «burocratico».
Siccome non si può fare un atto amministrativo allora si fa un decreto-legge su cui ovviamente si pongono limitazioni anche temporali per una discussione e un'analisi che dovrebbe essere molto seria. Qui ci troviamo di fronte a discriminazioni tra categorie e realtà che sono all'estero: alcuni hanno dei tempi, altri hanno tempi differenti per poter usufruire del diritto di voto per corrispondenza.
Ritengo il Governo debba raccogliere tali questioni. Noi abbiamo portato all'attenzione, lo dicevo poc'anzi, delle proposte emendative che riguardano l'articolo 2, lettera b) e c). Voglio capire se il Governo darà una risposta. In sede di Comitato dei nove il relatore, che ringrazio, ha apprezzato anche il nostro contributo perché il problema esiste e ciò sta a significare che nella distrazione generale approviamo un decreto-legge rispetto a un fatto tecnico anche per quanto riguarda i supplenti per le commissioni elettorali circondariali, dove possono essere nominati anche i rappresentanti del Prefetto al fine di assicurare il quorum. Sembra tutto un fatto tecnico invece è un fatto politico. Così è andata spesso nella legislazione che riguarda il voto degli italiani all'estero. Mi auguro che sul provvedimento in esame, l'Aula, se ce ne saranno le condizioni di carattere politico, possa approfondire una tematica che è venuta fuori e che mi sono permesso di richiamare precedentemente.
Signor Presidente, concluderei qui il mio intervento e la valutazione che faccio sul complesso degli emendamenti. L'Italia dei Valori ha preannunziato il suo voto in precedenza, io non lo faccio perché voglio capire. Abbiamo parlato di un ordine del giorno e voglio capire con una dichiarazione da parte del Governo, che vale non per queste elezioni che ormai si sono consumate ma anche per il futuro perché non è soltanto un problema referendario ma credo debba riguardare tutta l'articolazione, il sistema e il meccanismo dell'elezione nel loro complesso, per quanto riguarda i pubblici funzionari, i diplomatici, le Forze armate, quelli che appartengono al servizio della Protezione civile e al servizio sociale, pubblico e privato, un complesso di realtà che dovrebbero essere certamente affrontate e prese in considerazione.
Mi auguro, signor Presidente, che il Governo possa essere esaustivo rispetto agli interrogativi che avevamo posto e su tutta la problematica che è venuta fuori anche da parte di qualche esponente del suo partito rispetto alle visioni un po' stantie che vengono ad essere rimodulate e mi auguro riaggiornate in termini di serietà, anche perché qui parliamo di diritti e ovviamente il diritto alla verità è un fatto incontrovertibile così come il diritto di «protezione» per quanto riguarda gli emigranti italiani all'estero che devono avere uguali diritti protetti e non possono essere - parlo del provvedimento di carattere generale - truffati o manipolati: i voti all'estero sono truffati e manipolati fino ad inficiare la legittimità della rappresentanza in questo Parlamento.
Forse tanto coraggio per dire queste cose non c'è stato mai in Aula. Io le dico e me ne assumo la responsabilità perché ovviamente i mercanteggiamenti, le transazioni e i negoziati hanno fatto perdere di vista un provvedimento che aveva un suo obiettivo, una sua idealità e che doveva essere difeso rispetto alla tutela dei nostri emigranti all'estero che devono avere il diritto di poter presenziare e partecipare, sia pure indirettamente, alla vita del loro Paese con una grande speranza che venga un contributo da parte di tutti, ma non così come adesso avviene perché non interessa a nessuno.
Ecco, questa poteva essere anche l'occasione per ampliare l'orizzonte per discutere e certamente per dare un contributo non dico a futura memoria ma per Pag. 25un prossimo appuntamento. Ci sarà? Adesso, come abbiamo visto, signor Presidente, e sto per concludere, abbiamo avuto un intermezzo, l'ho detto prima, sulle elezioni. Ognuno ha sparato la sua lezioncina certamente fregandosene di quello che era il provvedimento e di quello che stavamo discutendo ma ciò avviene sempre in questo Paese, la contrapposizione tra Paese reale e Paese ideale o legale. Ritengo che questi siano i temi e i problemi sui quali il Parlamento si debba misurare. Ovviamente la centralità del Parlamento deve restare intatta e consacrata e non può essere certamente una palestra né può essere usato semplicemente per boutade che non interessano a nessuno. Che la storia faccia il suo corso, ognuno di noi abbia una posizione politica molto chiara e netta che si esplicita giorno per giorno sia sulle vicende politiche ed elettorali ma soprattutto su vicende di produzione legislativa che sono un momento di riferimento importante per una democrazia compiuta e non incompiuta o quanto meno deficitaria come quella che oggi abbiamo nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Poche battute, signor Presidente, per sottolineare a lei e ai colleghi alcuni dati di fatto che forse sfuggono nella loro concretezza a quest'Aula. L'atto che andiamo ad approvare oggi per permettere il voto sacrosanto e giusto di alcune migliaia di persone costa allo Stato 700 mila euro. La scorsa settimana a Torino c'è stata l'assemblea del Consiglio generale degli italiani all'estero. Sappiano i colleghi che in tutto un anno per gli italiani nel mondo a tutti i fini (per l'assistenza, per far funzionare le strutture e così via) il nostro Paese spende 27 milioni di euro.
Per la sola organizzazione del referendum spendiamo 26 milioni di euro per il voto all'estero, dato citato dal sottosegretario Mantica. Ebbene, per questo turno elettorale spendiamo quindi quanto si spende in tutto un anno per 4,5 milioni di cittadini italiani all'estero. Forse dobbiamo cominciare a pensare se l'attuale sistema di voto all'estero, al di là degli inghippi elettorali che sono già stati citati, abbia o no una logica. Non siamo né a teatro né al cinema. Però voglio anche sottolineare che i cittadini all'estero non sanno nulla praticamente di questo referendum perché la risposta data dal Governo alla mia interrogazione è che ci sono i comunicati di RAI International e basta. Pensate voi quanti italiani che abitano in Sudamerica ascoltano RAI International per capire come si voterà al prossimo referendum. Eppure la percentuale dei votanti all'estero conterà per determinare la percentuale dei votanti complessivi. Se come l'ultima volta per le elezioni politiche, più o meno imbrogliate, ha votato il 27 per cento degli aventi diritto, ove, domenica 12, votasse il 10 per cento, il voto di quei cittadini italiani ci sarà costato 66 euro a testa.
I cittadini brasiliani alle elezioni politiche, se sono all'estero, votano con il computer, votano in modo informatico. Possibile che in Italia non siamo ancora riusciti a migliorare il sistema elettorale per evitare i brogli e la stragrande maggioranza di queste spese che, alla fine, vanno, già di fatto, a ridurre ulteriormente i pochi fondi destinati all'estero? Questi sono i problemi che ritengo che prima o poi debbano essere affrontati in questa Aula e ritengo che tutte le persone in buona fede non possono che rappresentare.
Per questo sollecito un'approvazione veloce e una riforma del voto all'estero perché, al di là delle partenze giustissime e sacrosante dal punto di vista istituzionale e costituzionale - ricordo la battaglia che l'onorevole Tremaglia ha fatto per decenni in questo Parlamento -, se non ci adeguiamo nei sistemi elettorali facciamo addirittura un voto controproducente per la rappresentanza di quegli italiani. Spero quindi non soltanto che il Governo approverà alcuni ordini del giorno che sono stati presentati (uno da me sottoscritto e a prima firma del collega radicale Mecacci) Pag. 26perché ci vuole trasparenza, ci vuole concretezza ma anche volontà di affrontare questo problema perché altrimenti domani voteremo ancora con una legge per le elezioni politiche all'estero assurda, che non ha senso e non aiuta la trasparenza. Mi auguro che tutta l'Aula capisca l'importanza di queste tematiche (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, al di là della demagogia la questione chiave del provvedimento in esame sembra girare intorno a due aspetti. Il primo è la portata limitata dei fruitori di questo diritto che non si capisce perché si limita a tre categorie (militari, funzionari e professori). Il secondo è il carattere circoscritto del diritto riconosciuto che, stando alle tendenze del Governo, dovrebbe essere legittimato volta per volta con un decreto d'urgenza. Sappiamo che l'esercizio del diritto al voto è un diritto cogente, costituzionalmente sancito. Pertanto la norma in esame rappresenta un riconoscimento democratico doveroso e opportuno, ma il fatto che possano, essere esclusi tra i beneficiari di questo diritto i circa tremila volontari del servizio civile nazionale, nonché il personale delle organizzazioni non governative operanti nel settore all'estero, solleva ovviamente qualche dubbio. Mi rendo conto dei problemi complessi, quali quello di poter modificare la normativa, considerando che, oltre confine, la consultazione per corrispondenza è già stata avviata da una settimana.
Tuttavia, vorrei ricordare al Governo che questa incongruenza legislativa non la stiamo evidenziando ora: già nelle prime settimane di maggio, sia in sede istituzionale - al Senato - che in sede politica, abbiamo sollevato il problema; ma alla nostra richiesta di rettifica, ci è stato risposto con il silenzio. Ora il Governo ammette le sue colpe e ci dice che non c'è tempo, ma un Governo responsabile non dovrebbe usare queste banali scusanti dinanzi al diniego di un diritto legittimo.
Chiedo, pertanto, al Governo che si arrivi a colmare l'attuale vuoto normativo in materia di esercizio del voto dei cittadini temporaneamente all'estero, attraverso l'introduzione di questo diritto in un quadro normativo e sistematico, e che tale diritto venga inevitabilmente riconosciuto anche ai volontari e al personale delle organizzazioni non governative che svolgono la loro opera oltre confine.
Auspico che questa sia l'ultima volta in cui il Governo, democratico e moderno, legittimi una pratica incostituzionale ed illegittima (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Signor Presidente, innanzitutto, vorrei ringraziare tutti i deputati che hanno presentato gli emendamenti per l'intento costruttivo che li ha mossi al fine di migliorare il provvedimento al nostro esame.
Signor Presidente, come è già emerso nel dibattito e negli interventi, con riferimento a tutti gli emendamenti, che anche giustamente, dal mio punto di vista, tendono ad estendere la platea di coloro che, trovandosi temporaneamente all'estero, potrebbero votare per corrispondenza, non esistono più, purtroppo, i tempi per assicurare a tali soggetti questa facoltà. Infatti, i tempi per gli adempimenti previsti dal decreto-legge, a partire dal trentacinquesimo giorno precedente al voto, cioè dall'8 maggio, sono evidentemente già trascorsi. Pertanto, le modifiche in oggetto non possono più avere, di fatto, alcuna efficacia.
Personalmente, sono favorevole, per esempio, al fatto che, come prevede l'emendamento a firma dell'onorevole Di Biagio, questo diritto sia esteso ai volontari del servizio civile e al personale delle organizzazioni non governative riconosciute. Evidentemente, ciò può essere previsto per le prossime consultazioni e mi auguro che avvenga con una modifica normativa a regime che preveda tutto questo. Pag. 27
Pertanto, la Commissione invita i presentatori degli emendamenti in oggetto - mi sembra che alcuni abbiano già ritirato i rispettivi testi - a ritirarli e, eventualmente, a trasfonderne il contenuto in ordini del giorno finalizzati ad impegnare il Governo a consentire una previsione normativa a regime in cui tali aspetti siano ricompresi.
Signor Presidente, ciò vale per tutti gli emendamenti che sono rimasti, salvo per l'ultimo, l'emendamento Zaccaria 2.5, per il quale vale un ragionamento diverso. Come avevo già io stesso precisato in sede di Commissione affari costituzionali, poi in Aula e, in seguito, in sede di Comitato dei nove, in questo caso vi è un problema - come è stato detto anche dall'onorevole Bressa e dall'onorevole Zaccaria - per quanto riguarda il comma 11 dell'articolo 2. Con riferimento a questo aspetto, però, concordando con quanto detto dal collega Bressa, ritengo che non vi siano incertezze interpretative o operative sull'interpretazione della norma.
Tuttavia, per evitare ogni possibile fraintendimento, credo che si possa convenire sul fatto che si debba interpretare il termine «sostituzioni», previsto dal testo del decreto, intendendo che, con tale parola - appunto, «sostituzioni» - si debba far riferimento anche alla nuova disciplina in materia di diritti consolari, stabilita dal decreto legislativo n. 71 del 2011.
Pertanto, inviterei anche il presentatore dell'emendamento 2.5, onorevole Zaccaria, a ritirare il proprio testo - il quale, tra l'altro è anche un po' impreciso - ed eventualmente a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno volto a confermare tale interpretazione, in modo da escludere ogni possibile dubbio interpretativo.
Il problema, ripeto, è stato giustamente sollevato - lo avevo fatto io stesso - ma, forse, in questa maniera possiamo evitare che il provvedimento torni al Senato per una seconda lettura.
Pertanto, signor Presidente, per quanto riguarda gli emendamenti che sono stati presentati - Di Biagio 2.8, Tassone 2.6 e 2.7, e Zaccaria 2.5 - la Commissione invita al ritiro oppure a transfonderne il contenuto in un ordine del giorno. Qualora ciò non avvenga, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, concordo con il relatore su quanto detto e, soprattutto, sul ringraziamento agli onorevoli intervenuti, ai componenti della Commissione, al presidente e al relatore.
Aggiungo, anche per rispondere alle sollecitazioni dell'onorevole Tassone, la problematicità che richiederebbe di intervenire in questo momento su un'operazione di voto che, di fatto, è in corso.
Infatti, la votazione degli italiani residenti all'estero è un meccanismo oggi complesso, particolare, fatto di liste elettorali, di tempistiche, di invii di plichi elettorali in posti anche difficilmente accessibili, nonché di ritorno di tali plichi presso i seggi e, poi, di ritorno delle schede votate qui, in Italia, per essere poi spogliate il lunedì pomeriggio, nel corso dello spoglio degli altri seggi.
Pertanto, intervenire in questo contesto e in questa situazione diventa molto, molto delicato e molto, molto difficile, intempestivo. Soprattutto, questa difficoltà aumenterebbe con un eventuale ulteriore passaggio al Senato.
Concordiamo, come Governo, su quanto indicato negli emendamenti proposti dagli onorevoli, sulla necessità di una revisione organica della materia elettorale per quanto riguarda il voto all'estero, in particolare per gli italiani che si trovano all'estero temporaneamente.
A tal riguardo, offriremo tutto il nostro convincimento, la nostra partecipazione e la nostra collaborazione tecnica, amministrativa e organizzativa.
Pertanto, nell'ambito di tale richiesta di revisione organica del voto all'estero, mi sento di accogliere tutti gli ordini del giorno nei quali verrà trasfuso il contenuto degli emendamenti indicati: alcuni sono già stati ritirati in queste ore, e ringrazio gli onorevoli che lo hanno fatto; per gli altri si può procedere in questo modo. Pag. 28
Analogamente, per quanto riguarda l'emendamento Zaccaria 2.5, se procediamo in un'ottica di chiarificazione e di interpretazione dell'emendamento da lei proposto, mediante un ordine del giorno, onorevole Zaccaria, anche in questo caso mi sento di accoglierlo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo all'emendamento Di Biagio 2.8.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Di Biagio 2.8 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore e insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Biagio 2.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calearo, Volpi, Traversa, Simeoni, Pizzolante, Goisis, Servodio, Ciccanti, Rossomando, Cesare Marini, Raisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 494
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato
239
Hanno votato
no 255).

Passiamo all'emendamento Tassone 2.6.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

MARIO TASSONE. Si, signor Presidente, avevo chiesto al sottosegretario qualche chiarimento rispetto a un problema esistente e riscontrato anche in sede di Comitato dei nove. Dopo la risposta del sottosegretario, noi ritiriamo anche questi emendamenti e li sostituiamo con un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, lei ha usato il plurale, questo vuol dire che si intende ritirato anche l'emendamento Tassone 2.7?

MARIO TASSONE. Si, signor Presidente, ritiriamo gli emendamenti Tassone 2.6 e 2.7.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Zaccaria 2.5.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, questo emendamento era presentato come collegato ad una condizione posta dal Comitato per la legislazione; ne hanno parlato molti colleghi in precedenza.
Qui c'è un problema diverso dagli altri e deriva dal fatto che il legislatore nel decreto-legge fa riferimento ad una norma che oggi è abrogata; il termine con il quale pretende di comprendere questa abrogazione è un termine impreciso.
Vede, signor Presidente, non si può prendere così sotto gamba l'uso delle fonti normative come sembrerebbe dalle iniziali dichiarazioni del relatore. Voglio segnalare a quest'Aula che sta per arrivare in Assemblea, un decreto-legge, cosiddetto «sullo sviluppo», che è la cosa più orribile che si possa immaginare dal punto di vista della formulazione normativa. Il collega senatore Zanda ha pubblicato un articolo su Il Sole 24 Ore dove sostiene che le leggi si debbono scrivere in italiano. Quando quel provvedimento arriverà in Aula, vi renderete conto di cosa significa scrivere leggi in italiano.
Qui, la condizione non è così catastrofica, ma non si può pensare di citare una norma dicendo: «e successive modificazioni e sostituzioni», comprendendo addirittura l'ipotesi dell'abrogazione. Questo non è consentito. Pag. 29
Capisco che i tempi siano relativamente stretti perché questo decreto-legge decade l'11 giugno e, inoltre, dobbiamo consentire di metabolizzare una sconfitta così pesante; pertanto, credo che sia difficile pensare di convocare il Senato per una ulteriore valutazione.
Accedo, quindi, all'invito al ritiro e comunico la trasformazione del mio emendamento in un ordine del giorno: mi pare che il Governo abbia fatto capire che lo accetterà. Però, vorrei aggiungere un ammonimento: d'ora in poi il legislatore, quando è il Governo che emana decreti-legge, sappia usare meglio le fonti normative.

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4362)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4362).
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, come accennato precedentemente, il Governo accetta tutti gli ordini del giorno, nell'ottica di una revisione più organica della materia elettorale all'estero.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Mecacci n. 9/4362/1, Narducci n. 9/4362/2, Zacchera n. 9/4362/3, Di Biagio n. 9/4362/4, Tassone n. 9/4362/5, Favia n. 9/4362/6, Zaccaria n. 9/4362/7, Miotto n. 9/4362/8 e Muro n. 9/4362/9, accettati dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4362)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, brevemente cercherò di argomentare perché il voto di Futuro e Libertà per il Terzo Polo sarà ovviamente positivo in ordine a questo decreto-legge.
In realtà riproduciamo delle disposizioni che già in precedenza furono adottate con tenore analogo in occasione di precedenti consultazioni elettorali. Credo che la riflessione che dovrebbe essere fatta sia sull'ipotesi di ragionare più profondamente su questi e altri casi, che ormai si ripetono in maniera continua ad ogni consultazione elettorale, per cui sarebbe utile mettere a regime disposizioni di questo tipo, nell'ambito di una più vasta riflessione in ordine alla partecipazione all'esercizio del diritto di voto, soprattutto all'estero.
In realtà, com'è noto - e se ne è argomentato largamente nel corso della discussione sulle linee generali -, questo decreto-legge contiene delle disposizioni che riguardano il funzionamento di commissioni elettorali circondariali, le agevolazioni di viaggio per l'esercizio del voto all'interno del territorio nazionale e, soprattutto, la partecipazione, per quanto riguarda il voto referendario che si svolgerà fra due settimane, di tutti i cittadini italiani che sono temporaneamente all'estero.
Tra i cittadini italiani temporaneamente all'estero abbiamo annoverato i soggetti delle Forze armate e delle forze di polizia che sono temporaneamente impiegati in missioni internazionali all'estero, i dipendenti di amministrazioni dello Stato ed i professori e i ricercatori universitari che svolgono servizio presso istituti universitari e di ricerca all'estero.
I profili che noi abbiamo esaminato afferiscono soprattutto all'esercizio del diritto di voto e il tema è, evidentemente, in sé fondamentale, in quanto si tratta di un Pag. 30esercizio fondamentale in regime di democrazia. Per ciò che riguarda in particolare l'esercizio del voto nel referendum, questo va ad influire anche, come è del tutto evidente, sulla questione del raggiungimento del quorum.
Ricordo a me stesso e al Parlamento che in un referendum, riguardante l'abolizione della quota proporzionale del 25 per cento della legge elettorale, non fu raggiunto il quorum per un'inezia, per qualche decimo di scarto, e fu fondamentale in proposito la non partecipazione degli italiani residenti all'estero.
La riflessione che va fatta, evidentemente, è della messa a regime di questo sistema e dell'ampliamento, tra l'altro, delle garanzie di esercizio del voto per altre categorie, e in questo senso andavano l'emendamento di Biagio 2.8 e l'ordine del giorno Muro n. 9/4362/9, i quali si riferiscono ai volontari del servizio civile nazionale, al personale delle organizzazioni non governative nonché ai naviganti e ai marittimi, i quali rappresentano, evidentemente, categorie perennemente all'estero alle quali deve essere assicurato il diritto di voto.
A proposito del diritto di voto all'estero, i cittadini italiani residenti all'estero voteranno con il sistema per corrispondenza, già sperimentato anche nel corso delle elezioni politiche, che sappiamo essere un regime che non dà certezza, né di segretezza, né di regolarità, poiché abbiamo avuto notizia nelle ultime elezioni politiche di vistosi episodi di broglio, addirittura con stampa di schede false.
Mi pare evidente, quindi, che una riflessione di sistema sull'esercizio del voto all'estero vada fatta, come pure, ritornando all'interno del territorio nazionale, laddove nel decreto-legge si prevede l'agevolazione per i voli aerei, sarebbe utile operare una riflessione anche per ciò che riguarda la partecipazione giovanile. Per esempio, per i tanti che sono perennemente fuori sede perché studenti all'università, potrebbe essere previsto un sistema particolare che consenta ai giovani di votare anche fuori sede, ma all'interno del territorio nazionale, con ciò coinvolgendo il più largamente possibile la base elettorale.
Infatti, non c'è dubbio che una delle grandi questioni che affliggono il nostro sistema di partecipazione è quella del costante calo della partecipazione al voto, sia esso politico, sia amministrativo, sia referendario.
Tutto ciò detto, con queste considerazioni, ribadisco comunque il voto favorevole di Futuro e Libertà per il Terzo Polo sul provvedimento in esame, perché si tratta, per l'appunto di consentire l'esercizio del fondamentale diritto democratico di voto (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, intervengo brevemente. L'Italia dei Valori esprimerà un voto più che altro tecnico favorevole a questo provvedimento, in quanto, come ho detto precedentemente, poteva essere fatto meglio, ma comunque consente ad alcuni cittadini italiani presenti temporaneamente all'estero di esprimere il voto.
Avrebbero potuto essere molti di più, come sarebbe stato se fossero stati approvati gli emendamenti che invece, per i motivi noti, sono stati ritirati. Ad esempio, non si capisce per quale ragione ai dipendenti delle amministrazioni dello Stato e ai dipendenti pubblici sia imposto di poter votare soltanto se in missione per più di tre mesi e ai professori e ricercatori universitari se in missione per più di sei mesi e da almeno tre mesi all'estero.
La tempistica è esagerata, il provvedimento è farraginoso, però, come dicevo, poco è meglio di niente.
Abbiamo apprezzato che tutti i nostri emendamenti trasfusi in ordini del giorno siano stati accettati dal Governo e faranno parte - ci auguriamo quanto prima - di un corpus normativo, comprendente anche altri tipi di elezioni e non soltanto i referendum, che consentirà, con operazioni Pag. 31molto semplici e da configurarsi in brevissimo tempo, a qualunque cittadino temporaneamente all'estero per motivi di servizio e di lavoro (compresi quelli delle ONG o in servizio civile) di votare all'estero.
Per questi motivi l'Italia dei Valori esprimerà pertanto un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi siamo chiamati a convertire in legge un decreto-legge che dimostra la particolare attenzione che il nostro Governo ha nei confronti dei cittadini italiani che per diverse ragioni si trovano temporaneamente all'estero per motivi di servizio o per assolvere missioni internazionali.
È un decreto-legge che si è reso necessario in vista delle prossime consultazioni referendarie e che si inserisce sulla scia di quei provvedimenti che l'Esecutivo di centrodestra ha approvato in ossequio al complesso e articolato mondo degli italiani residenti all'estero.
È evidente, cari colleghi, che ancora una volta ci troviamo dinanzi ad un Governo che, al di là delle polemiche, si sforza di trovare soluzione ai problemi che i cittadini italiani sono chiamati ad affrontare quotidianamente, in particolare, quando sono costretti a lavorare oltre confine o quando debbono recarsi in altre nazioni per rendere un servizio al Paese.
Il provvedimento, infatti, è reso necessario per assicurare la funzionalità dei procedimenti elettorali e varare quelle disposizioni dirette a disciplinare il voto dei cittadini temporaneamente all'estero in occasione delle prossime consultazioni referendarie. Si tratta dunque di un decreto-legge che, in quanto tale, garantisce il sacrosanto diritto dei cittadini italiani di partecipare ad ogni consultazione elettorale, esprimendo il loro voto anche se si trovano a notevole distanza dal territorio italiano in condizione di difficoltà e di disagio.
D'altronde, il decreto-legge sul quale ci troviamo ad esprimere poggia sulla stessa ratio ed è animato dallo stesso spirito che sono posti alla base della notevole normativa che ha sancito il diritto degli italiani residenti all'estero di partecipare alle consultazioni elettorali e politiche non solo con il loro voto, ma provvedendo anche ad un numero di parlamentari che ne siano direttamente espressione. Con l'entrata in vigore e con la prima applicazione di questa normativa, i milioni di italiani che vivono nel mondo hanno finalmente ottenuto il diritto di partecipare alla vita politica del Paese e a dare il proprio contributo innanzitutto per il miglioramento di condizioni di vita già di per sé difficili per via della lontananza.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi del gruppo di Iniziativa Responsabile intendiamo continuare ad appoggiare il Governo sulla piena consapevolezza di rendere così un servizio agli italiani. Il nostro Paese ha urgente bisogno di stabilità, ma soprattutto necessita di quella riforma fondamentale per affrontare la grave crisi che ha colpito l'Europa intera e che ancora soffoca la nostra economia, in particolare quella del Mezzogiorno.
Nell'esprimere il nostro voto favorevole al disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 37 del 2011, ribadiamo al Governo la richiesta di dare sempre maggiore attenzione alla realtà dei nostri cittadini residenti all'estero.
Nel contempo, cogliamo l'occasione per chiedere al Presidente Berlusconi di continuare nell'azione riformatrice avviata nel 2008 e di dare attuazione in tempi rapidi al piano per il sud, già varato dal Consiglio dei ministri. Gli italiani si attendono da noi risposte concrete ai loro problemi: vogliono una classe politica in grado di introdurre i cambiamenti necessari e dettati dalle evoluzioni che intervengono nella vita quotidiana. Se sapremo interpretare al meglio le ansie ed il cambiamento diffuso nel popolo italiano potremo ambire a guarire l'Italia anche nella prossima legislatura. Noi di Iniziativa Responsabile Pag. 32siamo pronti a dare il nostro contributo nell'esclusivo interesse del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Iniziativa Responsabile, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, noi voteremo a favore di questo provvedimento, anche per le valutazioni e le considerazioni di carattere generale, ma soprattutto tecnico, che abbiamo sostenuto in sede di discussione sulle linee generali e sul complesso degli emendamenti. Visti e considerati la discussione e i problemi emersi questo provvedimento non andava votato. Ve lo dico con estrema chiarezza, anche perché c'è stato un emendamento da parte di Futuro e Libertà per il Terzo Polo che poneva una questione importante e fondamentale (quella della presenza delle ONG).
Inoltre, anche alla luce dei problemi che abbiamo posto noi dell'Unione di Centro insieme con l'Italia dei Valori con riferimento alla discriminazione che esisteva tra categorie per quanto riguarda i periodi di permanenza, questo provvedimento - lo ripeto - non dovrebbe essere votato. Ci rendiamo conto che il treno è già in corsa e già sta percorrendo le ultime tappe prima del voto referendario.
Quindi, voteremo a favore raccogliendo le assicurazioni poste in essere da parte del sottosegretario, non perché io creda moltissimo agli ordini del giorno e agli atti di indirizzo parlamentare, ma mi auguro che il Governo abbia qualche resipiscenza di responsabilità anche rispetto a quello che ha detto l'onorevole Zaccaria in occasione del suo ultimo emendamento, in cui credo che abbia fatto dei passaggi importanti e fondamentali.
Mi auguro che il Governo possa migliorare tutta la materia e possa avere, anche in questo quadro e in questa ottica, un rigurgito di dignità rispetto ad un provvedimento sul voto dei nostri connazionali all'estero, che dovrebbe essere modificato e ulteriormente cambiato se vogliamo dare certezza, perché con quella rappresentanza non vi è nessuna certezza.
Detto questo, signor Presidente, visto e considerato che c'è un amabile collega che mi sta cronometrando, credo che forse ho superato i tempi a me assegnati. Comunque, preannunzio il voto favorevole con queste motivazioni, sebbene vi siano perplessità e preoccupazioni che non dovrebbero essere solo di questa parte politica ma anche del Governo e di tutta l'Assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, penso che su questo provvedimento sia già stato detto tutto e anche qualcosa di più. Pertanto, preannunzio il voto favorevole del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, abbiamo preso atto con favore dell'impegno assunto dal Governo per arrivare a una revisione organica della legge elettorale per i nostri cittadini temporaneamente all'estero. Ci auguriamo che questa sia per davvero l'occasione per arrivare a un provvedimento a regime e a una legge che, in qualche modo, disciplini in maniera seria, concreta e puntuale la partecipazione dei nostri concittadini temporaneamente all'estero e che non si debba ricorrere, tutte le volte, allo strumento del decreto-legge che è effettivamente utile e necessario - come si vede oggi - ma, in qualche modo, avvilente per chi deve vedersi garantito, di volta in volta, un diritto sacrosanto.
Credo che accanto a questo impegno debba essere assunto anche un altro impegno da parte del Governo, anche se magari oggi potrebbe essere un po' doloroso, e cioè quello di garantire, anche per Pag. 33le elezioni amministrative, la partecipazione di chi, nostro concittadino, è temporaneamente all'estero.
Con questo impegno e con questi auspici il nostro sarà un voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN. Signor Presidente, abbiamo già esaminato ampiamente nel dibattito il merito del decreto-legge che ci apprestiamo a convertire in legge. Credo che sia un provvedimento assolutamente utile e necessario per garantire ad un'ampia platea la possibilità di accedere a un diritto che l'onorevole Bressa ha definito sacrosanto, cioè quello della partecipazione al voto soprattutto in un istituto di democrazia diretta come il referendum.
Credo che sia stata veramente utile la riflessione che abbiamo aperto sulla necessità di rivedere, in modo sistematico, alcune delle norme e delle procedure che regolamentano l'accesso al voto, soprattutto nelle questioni referendarie, degli italiani residenti per lavoro all'estero, così come della possibilità di ampliare la platea dei beneficiari di questo diritto, in modo sistematico e non temporaneo. Sarà l'occasione e lo spunto anche per rivedere la normativa complessiva dei referendum, alla luce anche delle riflessioni che sono state fatte in Commissione affari costituzionali sia alla Camera sia al Senato.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4362)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 4362, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevoli Lo Monte e Mondello... ha votato... Onorevoli Volpi, Scilipoti, Terranova... Ci siamo tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(S. 2680 - Conversione in legge del decreto-legge 11 aprile 2011, n. 37, recante disposizioni urgenti per le commissioni elettorali circondariali e per il voto dei cittadini temporaneamente all'estero in occasione delle consultazioni referendarie che si svolgono nei giorni 12 e 13 giugno 2011) (Approvato dal Senato) (4362):

(Presenti 486
Votanti 485
Astenuti 1
Maggioranza 243
Hanno votato
485).

Prendo atto che i deputati Brandolini e Binetti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Come da intese intercorse, lo svolgimento degli ulteriori argomenti all'ordine del giorno avrà luogo in altra seduta.

In morte dell'onorevole Filippo Mancuso.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Filippo Mancuso, già membro della Camera dei deputati dalla XIII alla XIV legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Prego i colleghi di defluire velocemente e di consentire, a chi lo desidera, di ascoltare l'intervento dell'onorevole Cicchitto.

Pag. 34

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio ricordare in quest'Aula la figura dell'onorevole Filippo Mancuso, persona di straordinaria levatura intellettuale, grande giurista, che ha sviluppato nel dibattito politico e culturale del nostro Paese sempre grandi battaglie per la difesa dello Stato di diritto, per le garanzie istituzionali e per un confronto pacifico e civile tra le varie parti politiche. Credo che in questa ricorrenza e in questo momento difficile quest'Aula debba a Filippo Mancuso il ricordo di una persona singolare per vivacità intellettuale, per capacità propositiva e per capacità di riflessione sui grandi problemi del diritto, oggi, nella nostra società (Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Chiedo di parlare

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, anch'io ricordo il collega parlamentare e, nella mia funzione di oggi, il predecessore, ossia il Ministro della giustizia che incarnava in sé due grandi virtù: raffinato giurista e perla di galantuomo. Credo che questo sia il modo giusto per ricordare Filippo Mancuso a chi lo ha conosciuto e anche per lasciare un applauso in quest'Aula che, per l'ultima volta, invece lo vide soffrire (Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).

FERDINANDO ADORNATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, vorrei personalmente, ma soprattutto a nome dell'intero gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo, associarmi alle parole del collega Cicchitto e del Ministro Alfano, non per rito, ma per affetto. Infatti, alle volte succede che la vicinanza in questi banchi produca anche quelli che potremmo definire «vantaggi collaterali». È stato un vantaggio per chi l'ha conosciuto frequentare, sia pure solo in quest'Aula, Filippo Mancuso.
Non richiamerò qui quanto è stato già detto a proposito dell'uomo di diritto e del galantuomo, ma vorrei ricordare la sua logica stringente, che definirei quasi una logica morale. Filippo aveva la passione dell'argomentazione logica che risultasse moralmente ineccepibile. Questo è un insegnamento antico, che forse abbiamo perduto, che sicuramente le giovani generazioni vanno perdendo, ma è il più grande insegnamento che si possa dare per diventare cittadini. Perciò, diciamo grazie a Filippo Mancuso (Applausi).

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, anch'io voglio dire due parole - proprio due - com'era nello stile di Filippo Mancuso, per ricordare un grande uomo, un grande giurista e un vero galantuomo.
Io ho avuto il privilegio di essergli amico e credo che al di là delle scontate espressioni di cordoglio si debba, tutti noi, prescindendo dagli orientamenti politici, ricordare la figura di uno dei migliori Guardasigilli che il Paese abbia avuto (Applausi).

LINO DUILIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, anch'io brevemente vorrei ricordare Filippo Mancuso che ho conosciuto personalmente e con il quale, peraltro, avevo instaurato anche un eccellente rapporto personale. Al di là della simpatia e del rapporto umano che peraltro in questo Parlamento credo siano elementi che qualificano in positivo la nostra azione politica, ho sempre trovato nella grande passione dell'onorevole Mancuso un senso Pag. 35di valorizzazione dell'azione pubblica al servizio dello Stato che era assolutamente encomiabile, c'era dentro la passione e l'etica della politica e delle istituzioni. Credo che non sia sprecato ricordare in questa occasione che a una persona come Filippo Mancuso si debba riconoscere quella funzione da civil servant di cui il nostro Paese ha assolutamente bisogno e che mi piace onorare in questa circostanza (Applausi).

Su un lutto del deputato Raffaella Mariani.

PRESIDENTE. Comunico che la collega Raffaella Mariani è stata colpita da un grave lutto: la perdita del padre.
Alla collega la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale il deputato Arturo Iannaccone, in sostituzione del deputato Catia Polidori, entrata a far parte del Governo.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,35).

ELISABETTA RAMPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, intervengo per denunciare la condizione dei lavoratori di Raf-Phonemedia le cui alterne vicende sono ormai tristemente note a tutti. Ora, nonostante siano passati oltre due mesi dall'accordo per il rinnovo della cassa integrazione in deroga sottoscritto presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali lo scorso 21 marzo, ancora non hanno percepito alcuna somma di denaro di cassa.
Da fonte sindacale si apprende che la curatrice fallimentare della Raf-Phonemedia confermerebbe di aver completato l'invio della documentazione richiesta, inclusa la cosiddetta domanda di anticipazione a carico INPS. Tuttavia si stanno ricevendo dalle sedi INPS competenti per territorio (Novara, Vercelli, Biella e Ivrea) risposte non univoche sia sull'effettiva ricezione della domanda di anticipazione sia sulla percorribilità della medesima. Tutto ciò, mentre fu proprio il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, come si apprende sempre da fonte sindacale, quasi a insistere indicando con forza questa strada non solo come percorribile in quanto prevista dalla legge ma come efficace e certa.
Poiché le verifiche richieste dai sindacati su questo tema all'INPS richiedono, com'è ovvio, tempo prezioso, e affinché la burocrazia non pesi ancor più sulle già precarie e difficili condizioni di oltre 800 lavoratori, sollecito quindi il Ministro dell'economia e delle finanze ad apporre al più presto la propria firma al decreto di concessione di cassa.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, come si sa si sono conclusi ieri i ballottaggi. Voglio far riferimento a quello relativo alla città di Cagliari, perché si è fatta questione anche durante la campagna elettorale della ripartizione dei seggi in caso di vittoria di un candidato sindaco o dell'altro.
Nel caso di vittoria a sindaco da parte di Zedda si era detto, da parte delle opposizioni, che la ripartizione sarebbe stata a lui sfavorevole perché il complesso Pag. 36della coalizione che l'aveva sostenuto aveva ricevuto il 37 per cento dei voti. Noi avevamo già, in quella fase e in quella sede, contestato questa interpretazione ed al Ministro dell'interno era stato richiesto di dare un'interpretazione autentica della questione. Ciò non è avvenuto. Ieri sera, invece, con un tempismo fortemente sospetto, il Ministero dell'interno ha pubblicato sul proprio sito un'ipotesi di ripartizione dei seggi che sarebbe favorevole all'interpretazione della norma elettorale che darebbe ragione a coloro i quali parlano di «anatra zoppa».
Sono qui a protestare, ad esprimere una protesta, perché il Ministero dell'interno, che non ha nessuna competenza ad esprimersi in merito, in quanto la proclamazione degli eletti e la ripartizione dei seggi spetta all'Ufficio elettorale comunale, ha svolto questo intervento in maniera assolutamente inopportuna e, secondo noi, destinata ad esercitare pressione nei confronti dell'Ufficio elettorale comunale medesimo il quale domani deve esprimersi.
Perché dico che è inopportuna? È inopportuna sotto il profilo del metodo e sotto il profilo del merito. Sotto il profilo del metodo in quanto non è sua competenza, nel caso di elezioni comunali, esercitare alcuna funzione di determinazione o di indicazione della ripartizione dei seggi. Nel merito, è inopportuna perché va contro l'interpretazione data alla normativa da una recente sentenza del Consiglio di Stato del 2010 che ha confermato una decisione del TAR Piemonte, affermando che la ripartizione dei seggi si fa tenendo conto, non solo dei voti riportati dalle liste della coalizione che sostiene il sindaco vincente, ma anche dei voti riportati dal sindaco vincente stesso. Secondo la nostra interpretazione, quindi, convalidata sulla base delle interpretazioni normative del Consiglio di Stato, si dovrebbe dare luogo all'interpretazione secondo cui la ripartizione dei seggi va fatta tenendo conto anche dei voti riportati dal candidato sindaco.
Sono qui, signor Presidente, a sostenere di fronte a quest'Aula, a lei ed alla Presidenza, che il Ministro dell'interno non deve comportarsi in questo modo, in quanto ha esercitato una forma indebita ed illegittima di pressione nei confronti dell'ufficio elettorale al quale abbiamo fatto pervenire delle memorie per indicare qual è, secondo noi, l'interpretazione alla luce della decisione del Consiglio di Stato. Il Ministro dell'interno - lo voglio dire qui, in quest'Aula - si è comportato in maniera non corretta in quanto ha esercitato una pressione indebita nei confronti dell'Ufficio elettorale e anche una provocazione nei confronti del centrosinistra che ha vinto in maniera così travolgente anche le elezioni per il comune di Cagliari con il candidato sindaco che ha riportato il 60 per cento.
Non vorremmo neanche che questa, oltre una provocazione, fosse anche un modo per tentare di ridurre i danni di tale clamorosa sconfitta della destra.

Designazione dei componenti della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha designato i deputati Daniela Sbrollini e Roberto Speciale quali componenti della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi, istituita, ai sensi dell'articolo 27 della legge 7 agosto 1990, n. 241, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
Il Presidente del Senato della Repubblica ha designato quali componenti della medesima Commissione i senatori Gennaro Coronella e Gerardo D'Ambrosio.
Come già preannunciato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, sospendiamo ora la seduta che riprenderà alle ore 14,30 con lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sui recenti attentati in Libano ed Afghanistan che hanno coinvolto militari italiani.

La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 14,40.

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Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Brambilla, Brugger, Brunetta, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Fava, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giro, Lo Monte, Martini, Meloni, Prestigiacomo, Ravetto, Roccella, Romani, Romano, Saglia, Sardelli, Tenaglia e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sui recenti attentati in Libano e Afghanistan che hanno coinvolto militari italiani (ore 14,42).

PRESIDENTE. Come già preannunziato, avrà ora luogo lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sui recenti attentati in Libano e Afghanistan che hanno coinvolto militari italiani.
Avverto che, dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro della difesa)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della difesa, onorevole Ignazio La Russa.

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono qui a riferire su due attacchi che in questi ultimi giorni hanno coinvolto i nostri contingenti in Libano e in Afghanistan e che hanno portato al ferimento di alcuni militari italiani. Il primo si è verificato nel pomeriggio del 27 maggio, quando un mezzo italiano del contingente UNIFIL, che opera, come sapete, nel sud del Libano, mentre percorreva il tratto stradale tra Beirut e Shama, sede del comando del contingente italiano, all'ingresso dell'abitato di Sidone, veniva investito dall'esplosione di un ordigno, che provocava il ferimento di sei militari italiani trasportati a bordo.
Il secondo attacco, invece, è avvenuto nella mattinata di ieri, 30 maggio, contro la base del Prt, cioè l'organismo di ricostruzione provinciale di Herat, con ordigni esplosivi e fuoco diretto che hanno causato il ferimento di cinque militari italiani. Prima di approfondire la descrizione di quanto accaduto, consentitemi di manifestare la vicinanza ai familiari dei feriti, la vicinanza ai feriti stessi e il pronto augurio di guarigione, che, sono certo, non proviene solo da me, ma da tutta l'Assemblea e, confido, da parte di tutta la comunità nazionale.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, fatta questa premessa passo a descrivere i fatti secondo la ricostruzione effettuata dalle competenti organizzazioni tecnico-operative sulla base delle notizie finora disponibili. Il 27 maggio, alle ore 16,55 locali - mancavano cinque minuti alle ore 16 in Italia - un convoglio logistico del contingente italiano composto da quattro mezzi, un gippone VM-90, un autoscarrabile APS-95, un autosoccorso Isoli e un altro gippone VM-90, durante un trasferimento, come dicevo prima, nel tratto Beirut-Shama, all'ingresso di Sidone, veniva coinvolto nell'esplosione di un ordigno, verosimilmente comandato a distanza, che investiva l'ultimo veicolo della colonna.
Il movimento era finalizzato a far rientrare i quattro mezzi, provenienti da Beirut, nella nostra sede, dopo che erano stati portati nelle autofficine di Beirut per la normale manutenzione. Al momento dell'evento, il convoglio si trovava al di fuori dell'area di operazione di responsabilità di Pag. 38UNIFIL, che si estende, come è noto, a sud del fiume Litani fino alla «Blue Line», che segna la linea di demarcazione con Israele.
Tutti i movimenti al di fuori dell'area di operazione sono preventivamente autorizzati dal comando di UNIFIL, che ne stabilisce le norme di sicurezza e ne valuta, di volta in volta, la fattibilità. Nel caso in esame, questo è avvenuto: il movimento era stato regolarmente autorizzato nei modi e nei tempi in cui poi si è effettivamente svolto. Con riguardo alle misure di sicurezza, i VM-90 di testa e di coda erano equipaggiati con disturbatori elettronici, il cui uso è stato disposto dalle Forze armate italiane in aggiunta alle misure di sicurezza standard previste dal comando di UNIFIL.
Il nostro personale si è attenuto alle norme di sicurezza in vigore che, nella specifica situazione di stato di allerta (codice giallo, ovvero livello medio-basso), prevedevano di portare al seguito, oltre all'armamento, l'equipaggiamento individuale di protezione, ossia il giubbetto antiproiettile e l'elmetto.
Dai primi riscontri investigativi, l'esplosione è stata causata da un ordigno rudimentale occultato sul lato sinistro della carreggiata rispetto alla direzione di marcia della colonna. Ulteriori elementi di dettaglio sulle circostanze e modalità dell'attacco potranno essere acquisiti al termine degli accertamenti in corso.
L'esplosione ha provocato il ferimento di tutti i sei militari che occupavano il mezzo, dei quali non dirò i nomi per evidenti ragioni di tutela della privacy e della sicurezza. In particolare, comunque, i feriti sono: il sergente capo macchina, che ha riportato escoriazioni diffuse, un primo caporalmaggiore, che ha riportato schegge nell'occhio e nell'orecchio sinistro, un altro caporalmaggiore capo, che ha accusato la perforazione di un timpano ed escoriazioni diffuse, un caporalmaggiore radiofonista, addetto al ruolo di disturbatore, che ha riportato escoriazioni diffuse e lesioni all'emitorace sinistro e, infine, i due feriti più gravi. Tra questi, uno è un caporalmaggiore capo che ha subito la frattura dell'orbita destra e la lacerazione della giugulare destra e che è stato inizialmente ricoverato nel reparto di terapia intensiva e, successivamente, trattato chirurgicamente. Non è più in pericolo di vita, anche se le sue condizioni meritano un'osservazione ancora molto attenta. L'altro ferito grave è un caporalmaggiore conduttore che ha riportato la perdita dell'occhio sinistro e fratture maxillo-facciali. Sottoposto ad intervento chirurgico e ricoverato nel reparto di terapia intensiva, rimane in gravi condizioni, con prognosi riservata.
Devo comunicarvi che questa sera, alle ore 20, trasportati da un velivolo dell'aeronautica militare, è previsto il rientro dal Libano di cinque dei sei feriti. Il sesto, invece, il caporalmaggiore che conduceva il mezzo, rimane ricoverato presso l'ospedale Hamoud di Sidone, non essendo trasportabile e le sue condizioni sono ancora preoccupanti.
Sul luogo dell'incidente, fortunatamente situato nei pressi dell'abitato, è potuta intervenire con prontezza la polizia libanese ed i mezzi di soccorso che hanno provveduto ad una prima assistenza e al trasferimento dei feriti nell'ospedale che ho appena citato, una struttura in grado di seguire i pazienti secondo il livello europeo, certificato anche dai nostri medici e dai medici internazionali dell'UNIFIL.
Tutti i familiari dei feriti sono stati informati il più rapidamente possibile e quelli dei due feriti più gravi sono stati trasportati a Sidone, accompagnati da un colonnello medico dell'ospedale militare del Celio. L'autorità giudiziaria ordinaria e quella militare sono state portate a conoscenza dei fatti per l'avvio dei relativi procedimenti istruttori di competenza.
Ritengo opportuno, a questo punto, svolgere qualche considerazione di carattere generale al fine di contestualizzare l'evento nel quadro geo-politico dell'area. Come ho detto poc'anzi, l'attacco terroristico non è avvenuto nell'area di operazione di UNIFIL, ma lungo la vitale via di comunicazione e rifornimento che collega questa con la città di Beirut, ovvero che consente l'accesso ai principali porti ed aeroporti del Libano. In tal senso, il fatto Pag. 39che un considerevole numero di convogli di UNIFIL percorrano la suddetta via regolarmente, con un notevole numero di automezzi civili, fa capire il contesto in cui quell'evento si è verificato. Questa strada, infatti, è utilizzata quotidianamente dal personale civile di UNIFIL che alloggia a Beirut e presta servizio al comando di Naqoura ed è tra le più trafficate normalmente del Libano.
La responsabilità della sicurezza di questa importante arteria, laddove corre fuori dall'area di operazione di UNIFIL, è affidata, ovviamente, alle forze di sicurezza libanesi, mentre il personale militare di UNIFIL mantiene il diritto di impiegare il proprio armamento per difesa personale e di usare sistemi e tattiche di protezione.
Nei quasi cinque anni dal conferimento del nuovo mandato di UNIFIL (estate 2006), solo in una precedente occasione si è verificato un simile evento, l'8 gennaio del 2008, con il ferimento, quella volta, per fortuna, in modo leggero, di due militari irlandesi.
Ne è stato vittima, con modalità analoghe, un veicolo fuoristrada con insegne ONU a circa soli 500 metri di distanza dal luogo nel quale sono stati attaccati i nostri militari ieri.
In questo momento è prematura qualsiasi ipotesi o speculazione su motivi specifici, finalità e matrici dell'attacco. È bene per questo attendere che siano disponibili le risultanze delle inchieste in atto di UNIFIl, delle autorità libanesi e di quelle nazionali. Oggi in prima istanza, come peraltro formalmente dichiarato dal portavoce di UNIFIL, si può escludere che si sia trattato di un attacco deliberato contro il contingente italiano. È piuttosto probabile che si sia trattato di un attacco condotto contro UNIFIL più in generale, in quanto forza di stabilizzazione e di pace presente in un contesto di crisi e, pertanto, obiettivo da sempre di terroristi che hanno la volontà di destabilizzare la situazione. Va appena aggiunto come i veicoli di UNIFIL non siano contraddistinti con segni delle singole nazionalità, ma accomunati dal colore bianco e dalle insegne dell'ONU.
Per un'analisi a carattere generale deve essere sottolineata l'instabilità dell'area mediorientale, in particolare la perdurante, complessa e fragile situazione libanese. Basti citare a riguardo questi fattori.
In primo luogo, vi è l'irrisolta questione palestinese e la presenza di numerosi campi profughi in Libano, al cui interno non possono operare le forze di sicurezza libanesi. In particolare, nelle vicinanze della città di Sidone, si trova un importante campo profughi palestinesi, denominato Ein el-Hilweh, che rappresenta una potenziale fonte di rischio nell'area per la presenza segnalata di cellule terroristiche.
In secondo luogo, la situazione di crisi che interessa la Siria, Stato da sempre collegato da correlazioni di causa ed effetto con il Libano, sicuramente può essere uno dei fattori da prendere in considerazione.
L'instabilità politica ed amministrativa del Libano, che non è riuscito negli ultimi mesi a darsi un nuovo esecutivo (sono diversi mesi che il Libano è di fatto privo di un governo in condizioni di poter realmente operare), è uno degli elementi anche da valutare e, più generale, il riverbero in quel Paese delle crisi che caratterizzano l'intera area mediterranea e mediorientale.
Infine, vi è la persistenza di quelle stesse condizioni che hanno portato alla creazione di UNIFIL quale forza per il mantenimento della cessazione delle ostilità e per sostenere il cessate il fuoco, evento quest'ultimo che finora non è stato mai possibile conseguire in maniera integrale e che rappresenta di per se stesso la ragione principale dell'instabilità nell'area.
Concludo con il primo incidente, sottolineando il ruolo svolto da UNIFIL in generale e dal nostro contingente per il mantenimento della stabilità e della pace nell'area, come ripetutamente ribadito sia dai libanesi che dagli israeliani, oltre che dalla comunità internazionale tutta.
Ciò detto, il Governo - a prescindere quindi da questo evento e a prescindere dal ruolo di UNIFIL che la comunità internazionale reputa indispensabile - sta valutando da tempo l'opportunità di una Pag. 40razionalizzazione del nostro contingente in Libano, che oggi è ancora il più numeroso. Non si tratta assolutamente della volontà di ritirare il contingente. Noi restiamo fedeli al principio together in, together out: insieme con le organizzazioni internazionali siamo entrati nella missione e con la stessa tecnica - cioè in accordo con le organizzazioni internazionali - ne potremo uscire. Si tratta invece di razionalizzare la nostra presenza perché, avendo ceduto ormai da tempo il comando, prima affidato al generale Graziani, oggi peraltro mio capo di gabinetto, al contingente spagnolo, riteniamo che la nostra presenza in termini quantitativi debba subire una modifica. Abbiamo già ridotto in termini di risorse necessarie e in termini di uomini (250 circa in meno), ma riteniamo che ancora oggi la presenza di quasi 1.700 uomini sia eccessiva rispetto all'equilibrio delle altre forze nazionali che partecipano al contingente. Da tempo ho dichiarato al collega spagnolo la nostra volontà quantomeno di arrivare ad un livello uguale a quello spagnolo, che è di 1.000 uomini: 1.000-1.100 potrebbe essere l'entità del nostro contingente.
Ciò non necessariamente, visto che non vi è al momento disponibilità, aumentando la presenza spagnola, cosa che pure noi abbiamo auspicato, ma anche sollecitando l'ONU a ricercare nuovi partner che possano intervenire a fianco di italiani, spagnoli e altri per mantenere, anche con la stessa quantità, il numero di personale impiegato nel contingente ma sgravando il peso del contingente italiano che ritengo, lo ripeto, superiore a quanto la situazione di equilibrio obiettivamente comporterebbe. Desidero quindi rileggere, finora ho parlato a braccio, e anche in questa circostanza ribadire il presupposto più volte espresso che l'Italia continuerà ad operare, a contribuire in modo significativo alla missione di pace e sicurezza in Libano fintantoché le organizzazioni internazionali non decidessero insieme diversamente.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, passo a descrivere l'attacco alla sede del PRT di Herat in Afghanistan su Base 132o Reggimento Artiglieria «Ariete». Sulla base delle informazioni in nostro possesso in questo momento e che dovranno essere confermate dall'inchiesta tecnica in atto, l'attacco alla base italiana che si è verificato ieri alle ore 11,15 ovvero alle 8,45 italiane, era stato preceduto dall'esplosione di una moto, una moto bomba per l'esattezza, presso l'ospedale civile di Herat forse - probabilmente dico io - con scopi diversivi. Dopo pochi minuti un piccolo autocarro carico di cemento si è presentato all'accesso principale al campo Vianini, sede del PRT nella città di Herat, per essere controllato da parte del personale di sicurezza afgano addetto alla vigilanza esterna dell'area e al controllo delle vie di accesso alla base. Chi ha visitato Herat sa che le vie intorno sono chiuse e per accedere a quelle vie, che possono anche condurre ad altri punti e non solo alla sede del PRT, c'è una prima porta e una prima fase di controllo. In questa fase è avvenuta un'altra azione diversiva condotta da due motociclisti che hanno distratto il personale di vigilanza afgano consentendo all'automezzo di riprendere il movimento lungo la serpentina di ingresso per tentare di sfondare il portone principale del compound dove ha sede il PRT. L'azione non è riuscita per il complesso di misure esistenti e il camioncino non è riuscito a centrare la porta di ingresso ed è andato a sbattere, esplodendo, contro il muro esterno della base, disintegrandolo. Nell'immediato seguito dell'esplosione sembra confermato che alcuni terroristi, verosimilmente scesi da un veicolo che seguiva il camion ed intenzionati a penetrare nel compound a seguito del forzamento dell'ingresso principale, visto il fallimento del piano di attacco si sono rifugiati all'interno di una palazzina antistante la base da cui hanno aperto poi il fuoco sugli edifici del PRT. La deflagrazione causata dall'esplosivo portato dal camioncino che ha impattato il muro di recinzione dell'installazione ha provocato rilevanti danni ad una palazzina utilizzata dall'unità di cooperazione civile-militare nazionale e il crollo di un'altana. L'esplosione, unitamente alle conseguenze del Pag. 41crollo delle infrastrutture, sono state le cause del ferimento dei nostri militari. Anticipo subito che infatti non è risultato attinto da colpi di arma da fuoco nessuno dei feriti. Alle successive ore 8,59 italiane ovvero alle 11,29 locali immediatamente dopo l'atto dinamitardo, ha quindi preso avvio l'attacco a fuoco da parte degli insurgents che si erano verosimilmente e in precedenza introdotti negli edifici adiacenti il PRT e in particolare in una casa in costruzione, poi raggiunti dagli altri che sarebbero dovuti entrare nel portone principale. Il fuoco veniva condotto con l'impiego di armi portatili, bombe a mano e razzi anticarro RPG. Al termine dello scontro e del rastrellamento venivano ritrovati due giubbotti esplosivi evidentemente non utilizzati. A seguito dell'esplosione è stato immediatamente attivato il piano di difesa e tutto il personale ha raggiunto le postazioni predefinite per la reazione.
Personale italiano presente nel PRT ha reagito all'attacco con le armi in dotazione ingaggiando gli obiettivi avversari rappresentati dagli insurgents localizzati negli edifici prospicienti il PRT. A seguito dell'evento, il comando del Regional command west ha disposto l'immediato intervento di elicotteri tipo A 129 Mangusta per il supporto di fuoco di altri elicotteri multiruolo per l'evacuazione del personale ferito di velivoli AMX in ricognizione, nonché di personale di rinforzo motorizzato su veicoli del tipo Lince. Nel contempo, il comando del Regional command west ha allertato le forze di sicurezza afgane, che alle ore 9,14 ore italiana, 11,44 ora locale, cioè in tempi rapidi, hanno realizzato la cinturazione dell'area ingaggiando a loro volta le sorgenti di fuoco avversarie individuate negli edifici circostanti il luogo dell'attentato. Le attività di rastrellamento si sono concluse alle ore 17,25 locali. Ulteriori esplosioni si sono verificate al di fuori del sedime militare, la prima, già citata, nella zona dell'ospedale civile a circa un chilometro dal PRT, altre tre nell'aria nella quale si erano asserragliati gli insorti sin da circa cento metri ad est del main gate, dell'ingresso principale, del PRT. Non è quindi stata confermata invece la notizia di un altro attacco condotto contro la sede del governatore di Herat che era circolata in un primo momento. A seguito dell'esplosione e del crollo della palazzina Civic si è registrato il ferimento di cinque militari italiani, più uno in stato di shock, tutti evacuati sul Roll 2 spagnolo di Herat. Un funzionario del Ministero degli affari esteri italiano ha subito uno shock traumatico, mentre tra i componenti non nazionali del PRT si è realizzato il ferimento di quattro civili, di cui uno sloveno e tre afgani. Devo purtroppo informarvi che le condizioni di uno dei cinque militari italiani feriti, si tratta di un capitano, questa notte si sono aggravate ed attualmente è ancora seriamente in pericolo di vita. Vi ho già anticipato che nessuno di loro è stato colpito da proiettili, ma tutti da schegge e macerie dovute all'esplosione. Quattro hanno riportato fratture varie, mentre uno, il più grave, quello per il quale si è verificato l'aggravamento nella notte, ha una sospetta lesione pancreatica, per cui si rende necessario lo sgombero sanitario urgente per un ulteriore intervento chirurgico. Le forze di sicurezza afgane hanno dichiarato di aver neutralizzato i cinque insorti individuati nel rastrellamento degli edifici nei pressi del luogo dell'attentato ed inoltre è stato catturato l'attentatore che aveva fatto esplodere l'ordigno nei pressi dell'ospedale pochi minuti prima dell'attacco al compound. Al termine dell'evento sono stati contati cinque deceduti e trentadue feriti tra i locali afgani e uno dei feriti è successivamente deceduto. Anche a loro, alle loro famiglie e al popolo afgano va la nostra vicinanza e la nostra commossa solidarietà. Signor Presidente, onorevoli colleghi, svolgo alcune considerazioni anche sull'Afghanistan, che in questo momento è interessato da una fase cruciale, quella della transizione delle responsabilità di sicurezza delle forze ISAF a quelle afgane. Herat rappresenta senza dubbio il simbolo del processo della transizione nella regione ovest ed appare evidente che l'attentato sia parte di una strategia della tensione rivolta contro tale processo. Nella Pag. 42giornata di ieri era in atto la conferenza nazionale afgana di tutti i consigli provinciali. Fino a ieri Herat era rimasta assolutamente estranea alle azioni ostili di questi ultimi mesi, ma evidentemente questa conferenza deve essere stata ritenuta dagli insurgents un'occasione importante e propizia per ostacolare il processo di transizione su cui si basa la strategia della missione internazionale. D'altra parte, nonostante fosse chiaro che questo evento avrebbe potuto sicuramente portare ad azioni ostili, non possiamo rimproverare nulla perché tutte le misure di sicurezza possibili erano state approntate nella regione ovest.
Rammento che nella regione nord c'è un'altra zona sufficientemente considerata tranquilla, quella sotto il comando tedesco, che aveva subito nei giorni precedenti un altro attentato in cui era rimasto coinvolto un generale tedesco. Mettendo insieme i due eventi è chiaro che la strategia è quella che ho appena enunciato, tentare cioè di bloccare questa fase di transizione che evidentemente è quella che più di ogni altra preoccupa gli insurgents afgani, talebani e quant'altro. Sul piano tattico la valutazione dei nostri militari - vale la pena riferire anche questo - è che l'attacco sia comunque fallito (dal loro punto di vista, dal punto di vista di chi lo ha organizzato e condotto), nonostante i feriti e i morti afgani che ha prodotto. Evidentemente l'obiettivo era assai diverso e va registrato che tutti coloro che hanno condotto l'attacco sono stati neutralizzati. Va però segnalato che anche in questo caso chi ha pagato il prezzo più alto sono stati i civili inermi coinvolti in maniera sconsiderata e irresponsabile dai terroristi in questo attacco e che hanno anche pagato con la vita.
Vorrei tuttavia sottolineare un dato ed è l'unico aspetto positivo di questa ulteriore drammatica vicenda che si aggiunge ai tanti lutti e ai tanti momenti di tensione che abbiamo dovuto commentare anche in quest'aula. Tutta la dinamica che vi ho illustrato consente di esprimere un giudizio estremamente positivo sulla accresciuta capacità reattiva della polizia e dell'esercito afgano che sono stati addestrati dai nostri militari e che hanno dimostrato anche nell'occasione di avere acquisito una capacità di stare sul terreno, una capacità di rispondere alle ostilità ormai vicina alla professionalità e alla capacità del contingente internazionale.
Questo è sicuramente un titolo di vanto per gli istruttori, ma è soprattutto un motivo di conforto per chi come noi aspira a rendere operativa e decisiva la fase di transizione che secondo le previsioni, di previsione si tratta non di tassatività, potrebbe e dovrebbe concludersi nel 2014 con la riconsegna di tutto il territorio afgano al legittimo Governo di quel Paese.
Certamente non è possibile escludere che in futuro si verifichino altri eventi similari, anzi devo dirvi che la fase è tale per cui ogni ora siamo in contatto perché temiamo la possibilità di ripetizione di atti del genere.
Ma d'altro lato la capacità di reazione mostrata dalle nostre forze e da quelle afgane costituisce un valido presupposto perché il progetto di trasferire la responsabilità di sicurezza nelle loro mani possa essere completato positivo.
Credo che un altro elemento che bisogna segnalare è che l'attacco non è stato disposto contro un dispositivo squisitamente militare, anzi è stato un attacco contro un organismo di ricostruzione, cioè quello che tende ad assicurare condizioni di vita migliori al popolo afgano (ospedali, scuole, acqua, condizioni di socializzazione). Questo dimostra da un lato il lavoro che si è fatto, dall'altro lato che gli insurgents, i terroristi temono più di ogni cosa la nostra capacità di conquistare il cuore e le menti dei cittadini. Non si spiega altrimenti la volontà di attaccare non una base militare, ma un luogo nel quale i cittadini comunque hanno solo dato amicizia, solidarietà, vicinanza, conforto e aiuto.
Per concludere, credo che quello di ieri sia stato evidentemente un disperato tentativo degli insurgents di impedire questo processo che è in atto e che noi consideriamo avanzato in Afghanistan, e ci consente di sperare bene per il futuro, di cui Pag. 43però non vi nascondo i pericoli. Essi non diminuiranno, anzi: con l'avvicinarsi dell'obiettivo, è prevedibile che vi sia sempre un tentativo di «colpi di coda», quanto più dolorosi possibile, a cui i nostri militari e tutto il contingente internazionale stanno rispondendo con la solita professionalità, con il solito spirito di abnegazione e con la solita capacità di sacrificio.
A loro, a questi ragazzi, alle ragazze, ai loro comandanti, che così bene stanno cercando di condurre avanti questa difficilissima missione, va la mia ma - sono convinto - anche la vostra vicinanza e la vostra solidarietà (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Iniziativa Responsabile, di deputati del gruppo Partito Democratico e del deputato Paglia).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.

SALVATORE CICU. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, ci sentiamo vicini al dolore e alla sofferenza delle famiglie dei nostri miliari. Ci sentiamo vicini ai nostri militari, riconoscendo il loro valore e la loro grande capacità.
Sappiamo che nel conflitto in corso in Afghanistan vi è una forte pressione, la pressione degli Alleati sulle forze talebane di Al Qaeda, che rende le reazioni dei terroristi particolarmente aggressive. Non dimentichiamo, in questo scenario, che anche in Pakistan, stanno seriamente lanciando un'offensiva su vasta scala, attaccando il nord ovest del Paese. Ieri sera, è stato annunziato l'inizio delle operazioni militari nel Waziristan del nord e, oggi, l'aviazione di Islamabad ha attaccato diverse postazioni, disponendo di informazioni che riguardano, appunto, gli insorti. Questi ultimi, sempre di più, in queste ore, in questi giorni e in questi mesi, si sono inseriti nelle milizie integraliste nel Pakistan nord-occidentale, anche e, soprattutto, come rappresaglia per l'uccisione di Osama Bin Laden da parte delle forze speciali degli Stati Uniti.
Tuttavia, rispetto a questa situazione, diverso è il contesto di Herat. È stato già sottolineato dal Ministro che, ad Herat, i nostri militari operano in una base NATO e nella sede di un team, che ha come obiettivo e come compito, insieme ai civili e, quindi, insieme alle forze della cooperazione, di aiutare la popolazione locale nella riorganizzazione del Governo locale e, soprattutto, nella realizzazione delle infrastrutture. Questo è il nostro compito, il compito del nostro Paese a Herat.
Gli attacchi nei confronti di questo obiettivo e di questo compito lasciano palesare la debolezza in cui, in questo momento, si trovano a vivere gli insorti, una debolezza che riversa la loro attenzione, la loro ferocia e la loro violenza, soprattutto, laddove i nostri militari e le forze della NATO operano a contatto con le popolazioni civili.
Infatti, vi è una fase di ricostruzione del tessuto culturale, sociale, istituzionale e politico e, soprattutto, vi è anche la ricostruzione di una formazione, per poter guardare alle forze della difesa afgane, finalmente, nell'ambito di un percorso di capacità e di competenza, per cominciare ad essere autonome. Sappiamo che, avendo dispiegato una forza importante, il 1o luglio prossimo è fissato il passaggio delle consegne. Ed è in questo contesto che noi dobbiamo fare le nostre riflessioni e le nostre valutazioni.
Abbiamo già deciso una strategia di uscita, ma è una strategia di uscita che non significa scappare, non significa indebolire, non significa assolutamente riconoscere che la violenza può prevalere rispetto, da una parte, a quel sacrificio, a quell'eroismo, a quella capacità e a quella competenza dei nostri soldati, ma dall'altra anche rispetto al riconoscimento alle nostre istituzioni e al nostro Stato di essere partecipe di una grande missione che è umanitaria ma che è anche di ricostruzione e di difesa delle libertà nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Ministro, ci uniamo anche noi alla vicinanza che lei ha espresso ai feriti e ci dispiaciamo della notizia che ci ha dato oggi che uno dei feriti purtroppo è in condizioni gravi. Ovviamente, ci auguriamo che la sua guarigione sia pronta e completa, così come quella di tutti gli altri.
Oggi, ci troviamo qui per parlare di due vicende molto diverse tra di loro e mi permetta di cominciare da quella avvenuta ieri in Afghanistan. Lei, rispondendo peraltro ad una sollecitazione della Lega Nord Padania, ha comunicato che l'Italia diminuirà il proprio contingente, sta pensando, lo ha ripetuto anche oggi, di riconsiderare la quantificazione della nostra presenza in Afghanistan. Penso che questo tema dovrebbe essere oggetto di una discussione comune più ampia. Il collega Cicu, che mi ha preceduto, ha parlato delle operazioni di rientro dalle sette province previste dagli Stati Uniti per il 1o luglio, ma non è dato sapere se, per esempio, sarà in quella data che anche noi alleggeriremo il nostro contingente. Tuttavia, mi permetta di dire che, alle sue considerazioni relative al fatto che va ristrutturata numericamente la nostra presenza in Afghanistan, non è seguita una analisi del perché né un rendiconto dello stato dell'arte dell'obiettivo per le quali le forze raccolte nel contingente internazionale si trovano lì. Non sappiamo se l'obiettivo di ridare nelle mani degli afgani il Governo del loro Paese e la sicurezza alle loro forze dell'ordine e al loro esercito, sia stato raggiunto. Noi abbiamo l'impressione che questo obiettivo non sia stato raggiunto e che quindi l'annuncio di una riduzione di forze non consegua ad una analisi che ci permetta di dire che questa riduzione della nostra presenza corrisponda ad un parziale raggiungimento dell'obiettivo. Ovviamente condividiamo l'idea che la nostra presenza lì debba corrispondere ad un progetto di ricostruzione civile e infrastrutturale del Paese, ma vi è anche la necessità di capire, soprattutto nella situazione nella quale ci troviamo, con il Pakistan che è nella situazione che ha tratteggiato anche il mio collega, con la crisi generalizzata che percorre, in maniera trasversale, il mondo arabo, se l'Italia, se il Governo sta decidendo una riduzione del nostro contingente di fronte ad un obiettivo, quello di una reale democratizzazione dell'Afghanistan, che si sta raggiungendo, oppure no. Noi abbiamo l'impressione che questo obiettivo sia ancora lontano.
Se così posso dire, pur unendo nella vicinanza ai feriti tutti e due gli incidenti, personalmente provo più preoccupazione per quello che è successo in Libano; ciò per una questione innanzitutto: le forze che lì sono raccolte sotto il cappello dell'UNIFIL hanno svolto un lavoro egregio volto ad interrompere il ciclo bellico, dopo l'armistizio fra Israele, Libano e gli Hezbollah. Tuttavia, come lei ben sa, non hanno potuto impedire il riarmo completo delle forze di Hezbollah nel sud del Libano che, come tutti noi sappiamo, in questi anni si sono completamente riarmate. A questo si aggiunga che la situazione della Siria, l'alleato non alleato, il vicino più importante del Libano, è in una situazione di grandissima confusione; in Siria si annunciano e si segnalano, anche oggi, scontri armati tra fazioni opposte, per cui la stabilità del Paese è legata ad un punto di domanda. A questo si aggiunga ancora, cosa che anche lei ha citato, l'instabilità del Governo libanese. Ne viene fuori, quindi, che oggi il nostro contingente si trova lì con regole di ingaggio che non hanno permesso l'impedimento del riarmo delle truppe di Hezbollah e in una situazione sempre più pesante di tensione dovuta in parte ai fattori che ho citato.
Anche lì si annuncia una riduzione del nostro contingente e anche qui non ho percepito una risposta se non politica, generale, all'annuncio di una riduzione delle truppe.
Ho quindi l'impressione che, a prescindere dai due incidenti gravi che sono occorsi e che, comunque, sarebbero potuti occorrere, il Governo, in entrambe queste Pag. 45situazioni, non abbia presentato al Parlamento una posizione politica chiara di fronte ai cambiamenti che stanno accadendo in quel quadrante di mondo, al fatto che aumentano i pericoli per i nostri soldati e per le nostre truppe e che si richieda, secondo noi, una rivisitazione complessiva degli obiettivi per i quali siamo andati lì e degli strumenti di cui disponiamo in quel teatro di guerra così pericoloso per i nostri soldati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gidoni. Ne ha facoltà.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Ministro, anche la Lega Nord, ovviamente, augura ai feriti il pronto e pieno ristabilimento. I fatti occorsi ieri ad Herat sono preoccupanti sotto più di un profilo. Innanzitutto per le modalità operative scelte da coloro che hanno condotto l'assalto al nostro PRT e poi per il contesto più generale in cui la vicenda è maturata.
Buone notizie avevano contraddistinto i primi tre mesi dell'anno, con perdite in calo del 30 per cento e la diffusa percezione di una svolta in procinto di materializzarsi. Segnale positivo era stato il varo, annunciato dal Presidente Karzai il 22 marzo scorso, della cosiddetta Transition strategy, ovvero la graduale restituzione agli afgani dell'esclusiva competenza a mantenere l'ordine sul proprio territorio. E proprio la zona di Herat e la sua provincia erano state inserite tra le prime da restituire alla responsabilità dell'esercito nazionale e della polizia di Kabul.
Da qualche tempo, invece, pare che le cose stiano peggiorando: le perdite sono ancora inferiori a quelle dell'anno scorso, ma non di molto e il numero dei caduti accumulati in questo 2011 da ISAF e da Enduring freedom è pari a 213 uomini. Il 9 giugno 2010, poco meno di un anno fa, ci si era attestati a 245, ma al tasso attuale di due uomini uccisi ogni ventiquattr'ore circa, nei prossimi dieci giorni, potremmo raggiungere la quota di 230: siamo più o meno ai livelli dell'anno peggiore del conflitto, a dispetto della ferma guida operativa assicurata al generale Petraeus. E la guerriglia talebana, ovviamente, si vede, sta alzando il tiro.
L'assalto di ieri è giunto solo 48 ore dopo lo spettacolare attacco messo a segno nel compound che a Taloqan ospita il governatorato provinciale di Takhar, in cui sono stati uccisi due generali afgani e due militari dell'Esercito di Berlino. Ad impressionare maggiormente è però la circostanza che nell'assalto siano rimasti feriti sia il governatore provinciale che il comandante del contingente tedesco, il generale Markus Kneip, che ricordiamo essere il più alto ufficiale in grado occidentale ferito in questo momento in Afghanistan.
Sembra evidente che la guerriglia miri a condizionare le trattative che gli americani intendono intavolare con loro. Abboccamenti e trattative sarebbero già da tempo in corso, con la mediazione dei turchi, dei tedeschi e forse anche di sauditi, e nessuno si cura ancora di smentire le indiscrezioni che le riguardano. È significativo, altresì, che l'aumento della pressione coincida con il processo che porterà il Presidente americano a decidere l'entità dei primi ritiri. Si parla di 10 mila uomini entro la fine dell'anno e la decisione dovrebbe essere annunciata per luglio.
Osserviamo altresì con preoccupazione anche alcuni segnali di scollamento. Il Presidente Karzai, forse per assicurarsi un futuro anche in caso di compromesso con i talebani, parla con sempre maggiore insistenza di una NATO arrogante, che con i suoi raid notturni diffonde l'impressione di agire da forza occupante. Non sono cose che fanno piacere, specialmente a chi è consapevole come noi, di quante cose importanti e positive i nostri soldati stiano facendo per la popolazione afgana, sopportando grandi sacrifici ed esponendosi a gravi pericoli.
Da quanto sta accadendo, però, a nostro avviso, dovrebbero oggi derivare alcune raccomandazioni. La prima: l'obiettiva crescita dei rischi che si profila in questa fase consiglia di accrescere le precauzioni Pag. 46operative a difesa dell'incolumità dei nostri soldati, ma siamo certi che il Ministero della difesa è d'accordo con noi e si muove sulla stessa direzione. La seconda: pare opportuno monitorare le decisioni che assumerà la Casa Bianca nel prossimo futuro, in modo da tenerne conto nel rimodulare le dimensioni del nostro intervento. Non intendiamo certamente chiedere oggi un ritiro del nostro contingente solo perché la violenza è nuovamente in aumento. Piuttosto, raccomandiamo di non essere più realisti del re.
Non vorremmo essere infatti proprio gli ultimi ad andarsene quando gli altri hanno già fatto fagotto. Se, quindi, si riduce l'apporto internazionale alla stabilizzazione dell'Afghanistan, ci pare opportuno non rimanere indietro e preparare anche noi il ridimensionamento della nostra presenza.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FRANCO GIDONI. È una raccomandazione, signor Ministro, che estendiamo anche ad altri interventi in atto su altri scacchieri, decisi in circostanze profondamente diverse da quelle attuali, come il caso del Libano, dove l'hezbollah è riuscito a reinserirsi nel quadro del Governo, e del Kosovo, Paese rispetto al quale non è più immaginabile un intervento militare serbo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, a nome del gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo desidero associarmi alle espressioni di vicinanza e solidarietà ai feriti e alle loro famiglie, con maggiore preoccupazione soprattutto dopo aver appreso dal Ministro della difesa che uno dei feriti in Afghanistan versa in condizioni molto critiche.
Siamo abituati - ma non deve diventare un rituale - a commentare vicende che colpiscono i nostri contingenti militari, ai quali rinnoviamo il senso dell'alta considerazione, della stima e della vicinanza proprio per l'immagine che danno al mondo dell'Italia. Si tratta di militari preparati, che si contraddistinguono per una alta preparazione e che, tra l'altro, sono conosciuti per una capacità di approccio con le popolazioni civili sicuramente superiore a quella di altri contingenti di nazioni presenti nelle missioni ONU e soprattutto nella missione UNIFIL.
Credo, però, signor Ministro, che noi dobbiamo cercare di riflettere di più e quindi anche di avere qualche momento di maggior approfondimento. La ringrazio per le informazioni che ha voluto fornire circa la ricostruzione degli avvenimenti che nell'arco di tre giorni hanno interessato i nostri militari, però dobbiamo per esempio interrogarci un po' più approfonditamente - senza dire di ridurre da 1700 a 1000 unità il contingente - sui problemi che residuano, ad esempio nella missione libanese.
In tale missione le ultime vicende, che hanno coinvolto e riguardano anche la Siria, possono determinare, come controbilanciamento delle vicende siriane, una recrudescenza di episodi del tipo di quelli che si sono verificati il 27 maggio scorso. Quindi che fare? È una situazione tranquilla? È una situazione stabilizzata?
Possiamo permetterci questa annunciata volontà di ridurre il contingente da 1700 a 1000 unità, di cui io prendo atto? Certo, siamo tutti contenti quando c'è una minore esposizione delle nostre Forze armate in questi teatri così rischiosi, però vorremmo capire di più e lo dovremmo fare perché il Parlamento ha questo ruolo. Ce l'ha sicuramente il Governo, ma altrettanto il Parlamento.
Poi vorrei soffermarmi un attimo sulla vicenda dell'Afghanistan. È evidente che i talebani, che ormai usano metodi terroristici tout court, vogliono dimostrare di poter colpire in qualunque momento qualunque obiettivo, proprio per vanificare il lavoro che è stato fatto dalla missione UNIFIL, ma anche quello svolto nelle Forze armate e nella polizia afgana.
È difficile contrastare il terrorismo che piomba quando meno te lo aspetti. Però, Pag. 47è anche vero che dovremmo lavorare per separare maggiormente la popolazione dai gruppi talebani, come ho ripetuto anche nella Commissione difesa della NATO. Intensifichiamo gli sforzi per la modernizzazione e la ristrutturazione di quel Paese così martoriato e così disgraziato, perché solo mettendo in contrapposizione la popolazione con i gruppi talebani potremo pensare di uscire davvero, con un grande successo per la comunità internazionale, da quel teatro. Altrimenti, la preoccupazione di un trascinamento lungo è inevitabile (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, innanzitutto, a nome del gruppo Iniziativa Responsabile, vogliamo esprimere la nostra sincera vicinanza ai feriti e alle loro famiglie, convinto che questo sia il sentimento comune sia in quest'Aula sia nella nazione.
Gli ultimi gravi attentati avvenuti contro le nostre Forze armate in Libano e in Afghanistan pongono con urgenza la necessità di una riflessione sul ruolo svolto dai nostri militari in quelle regioni. Dico questo non solo perché siamo preoccupati per l'incolumità dei nostri ragazzi, ma anche perché siamo convinti che la presenza delle nostre Forze armate in scenari di guerra o, comunque, in aree estremamente conflittuali, debba essere una presenza ragionata e responsabile.
Vogliamo partire, nelle nostre considerazioni, dalla missione italiana in Libano che, come tutti ricordano, è stata voluta dal precedente Governo - il Governo Prodi - ormai 5 anni fa. Fu fatta, allora, una scelta che avrebbe dovuto accentuare il ruolo del nostro Paese in un ambito internazionale. Per questo si offrì il contingente più numeroso, con circa tremila soldati per rafforzare la forza di interposizione dell'UNIFIL.
Dopo cinque anni è necessario fare il punto della situazione e non credo si possa continuare ciecamente a portare avanti una missione senza fare un'analisi funzionale sull'utilità della medesima. Uno degli obiettivi fondamentali, oltre a quello di separare gli eventuali contendenti, fu quello di disarmare il movimento degli hezbollah e su questo punto va preso atto che la missione non ha raggiunto il proprio scopo.
Appare, quindi, del tutto evidente, così come ha già fatto il nostro Ministro della difesa, che va rivisto al ribasso l'intervento e l'impegno del nostro contingente in quell'area. Non chiediamo certamente che l'Italia assuma posizioni unilaterali, ma solo un progressivo ed accelerato rientro delle nostre Forze armate, concordato con i nostri alleati, che sembrano anch'essi preoccupati dalla ripresa degli attentati in quella regione. Inoltre, credo sia inutile continuare a rischiare la vita dei nostri soldati quando gli obiettivi sono confusi all'interno di una missione che sembra esclusivamente trascinarsi nel tempo. A partire da queste considerazioni, crediamo sia giusto stabilire da subito i tempi del nostro progressivo e costante abbandono della missione in Libano.
Per quanto riguarda, invece, l'Afghanistan la situazione è certamente più complessa. Il nostro ruolo è, come è noto, apprezzato sia dalle popolazioni locali sia delle autorità. Anche in questo caso, però, vanno stabiliti con certezza i compiti e gli obiettivi della missione. Ci preoccupa enormemente che a subire l'ultimo attacco sia stata la nostra base di Herat, dove precedentemente non si erano mai registrati attacchi di questo genere.
Questo significa che la situazione va analizzata nella sua complessità per capire se siamo di fronte solo alla ripresa delle operazioni delle forze ostili, che si verifica puntualmente all'inizio di ogni estate, o se al contrario siamo di fronte a un'escalation del conflitto. In questo caso, bisogna ragionare rapidamente su come vada rafforzata la sicurezza dei nostri contingenti.
Concludo quindi dicendo che ai nostri militari e, al tempo stesso, alle loro famiglie va il nostro profondo ringraziamento. Esprimo, peraltro, il sostegno e l'appoggio non solo ai nostri ragazzi, ma anche al Pag. 48Governo e al Ministro della difesa (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO PAGLIA. Signor Presidente, signor Ministro, di solito in questi interventi ho sempre avuto il magone, ma questa volta di meno perché la situazione poteva essere ben più grave, anche se la notizia che le condizioni di Gennaro si siano aggravate colpisce.
Il fatto che anche in Libano ci sia stato un attacco terroristico dimostra che non fa differenza se si indossa il basco amaranto o il basco blu: le missioni sono sempre le stesse e i pericoli anche.
Sappiamo benissimo che il Libano è una vera e propria polveriera, concordo con lei sulle considerazioni fatte poc'anzi: questo attacco non può essere identificato come un attacco all'Italia, ma è stato un attacco ad UNIFIL perché quella è una zona dove il transito dei mezzi viene fatto da tante nazioni; ben diverso fu l'attacco del 2007, nel quale morirono sei paracadutisti spagnoli nella loro zona.
Per quanto concerne il ridimensionamento lo condivido perché la questione della multinazionalizzazione, che le Nazioni Unite stanno portando avanti, e cioè quella di dare la possibilità di integrare la missione con il coinvolgimento degli altri Paesi, sarebbe una cosa giusta e doverosa.
Per quanto concerne l'Afghanistan sappiamo benissimo qual è la situazione: l'attacco al PRT di Herat è la dimostrazione che i terroristi hanno voluto provare a noi tutti che non esistono zone franche.
Concordo con l'analisi fatta dalle nostre Forze armate: si può tranquillamente dire che l'attacco è fallito grazie all'intervento e al modo in cui era stata strutturata la sicurezza del nostro compound.
Un ultima cosa, signor Ministro: gradirei che lei facesse capire ai suoi colleghi che non possiamo dichiarare, ogni qual volta i nostri soldati «saltano in aria», che dobbiamo far rientrare i nostri militari. Penso che questo sia un segnale di grossa debolezza, che noi lanciamo ai terroristi. Sono solo i Governi che decidono cosa debbano fare i nostri soldati, quando debbano partire, dove debbano andare e quando debbano rientrare, e quindi ritengo che non sia corretto trattarli come i carri armati in una partita di risiko che possono essere collocati e spostati quando si vuole.
Ritengo che il loro sacrificio ed il loro esempio dovrebbe farci riflettere e dovrebbe far riflettere tutta la classe politica e quindi temo che in futuro - come purtroppo ha già detto lei - ci possano essere altri attentati. Dobbiamo prendere esempio dal coraggio e dal modo di operare dei nostri soldati e rispettarli (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, desidero innanzitutto, personalmente e a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, manifestare i più sinceri auguri di pronta guarigione ai nostri militari, vittime degli ultimi attacchi in Afghanistan e in Libano, e ribadire la vicinanza e la gratitudine a tutte le Forze, armate impegnate in ventinove missioni in ventuno Paesi, che ogni giorno non soltanto fanno il loro dovere, ma lo fanno con dedizione, con passione e con la convinzione vera e sincera di servire il loro Paese e con l'obiettivo primario di portare pace e stabilità in quei territori martoriati.
Lo fanno nonostante il loro Governo e il loro Ministro della difesa si occupino di loro solo in questi casi, solo in occasione di attentati, attacchi, ovvero solo in occasioni dovute e purtroppo drammatiche.
Bene, ritengo che le missioni internazionali meritino di più, ritengo che meritino maggiore attenzione, maggiore considerazione e periodiche informative, con comunicazioni che vadano al di là della sterile seppur necessaria rendicontazione dei fatti. Occorre molto di più, occorre essere coscienti di ciò che accade realmente Pag. 49e capire che i nostri uomini che operano in quegli scenari meritano rispetto vero.
L'attacco avvenuto in Libano, portato da un gruppo affiliato ad Al Qaeda, non dovrebbe stupire ma dimostrare come la situazione in quel Paese sia stata da voi sottovalutata, e non solo da voi.
All'inizio dell'anno, dopo la caduta del Governo guidato dal gruppo Hezbollah, la situazione è stata caratterizzata da una crescente tensione in un clima nazionale di estrema incertezza e fragilità. Proprio a fronte di ciò, il comandante della Forza di interposizione in Libano delle Nazioni Unite ha avuto incontri con gli alti funzionari delle forze armate libanesi ed i rappresentanti delle forze di difesa israeliane, trattando temi come l'attuazione della risoluzione n. 1701, che ha messo fine alla guerra nel 2006 fra Israele e Hezbollah, la questione del villaggio di Ghajar, attraverso la cosiddetta linea blu che separa Israele e Libano, e altre questioni relative alla situazione lungo la linea blu. L'Italia in tutta questa partita risulta essere sempre o quasi estranea e residuale, se non del tutto assente.
Per quanto riguarda l'Afghanistan - e qui l'Italia dei Valori si batte ormai da tempo per il ritiro del nostro contingente - le vittime straniere sono ormai almeno 214 dall'inizio dell'anno, 54 solo a maggio. Questo mese è diventato il maggio più sanguinoso dall'inizio della missione Enduring Freedom.
L'attacco da parte di un commando di quattro talebani al gruppo di ricostruzione provinciale di Herat City gestito dal contingente militare italiano è avvenuto in una provincia, quella occidentale di Herat, considerata paradossalmente fra le più tranquille.
Ma preoccupa, caro Ministro, ancor di più l'incertezza che questo episodio genera ad appena un mese dal previsto trasferimento delle responsabilità della sicurezza di Herat City, insieme a quelle di altre sei province, a esercito e polizia afgane.
È evidente che c'è qualcosa che non va, è evidente che non avete il polso della situazione, è evidente che vi manca la benché minima percezione della realtà che in quel teatro di guerra si va maturando giorno dopo giorno. Non potete soltanto obbedir tacendo alla logica della coalizione, dovete essere parte integrante dei processi decisionali e assumervi le vostre responsabilità, non solo all'interno dei rapporti con gli altri Governi, e dovete avere responsabilità nei confronti di tutti i militari impegnati e nei confronti di tutto il nostro Paese. C'è poca dignità nei vostri atti, nei vostri comportamenti e nei fatti che mettete in campo.
Nei giorni scorsi si è svolta a Roma la Conferenza Internazionale delle Organizzazioni della società civile afgana. Il 30 e 31 marzo scorso c'è stata una conferenza preparatoria a Kabul in cui sono stati assunti alcuni impegni importanti tesi a fare in modo che la coalizione internazionale si facesse carico anche delle situazioni che attanagliano l'opinione pubblica, non solo il Governo di Karzai.
La società civile afgana chiede di essere ascoltata e di essere partecipe e parte integrante nel processo decisionale delle istituzioni a livello locale e nazionale. All'interno di questo vi sono tanti punti di vista e tante situazioni con ancora molti punti oscuri che il nostro Governo dovrebbe mettere a fuoco e su cui dovrebbe far luce all'interno di quest'Aula. Ma anche in questo l'Italia risulta assente. Il Ministro della difesa e il Ministro degli affari esteri vengano a riferire in Aula anche per chiarire qual è oggi la posizione dell'Italia in relazione a questa Conferenza internazionale e ai nuovi obiettivi che si sta ponendo la società civile afghana.
Signor Ministro, le missioni di peacekeeping dell'ONU possono far sperare in un ritorno alla serenità, ma per poter effettivamente parlare di sicurezza è necessario che gli operatori di pace non si limitino a rimuovere i gruppi più pericolosi e a disarmare i combattenti; è necessario che rafforzino le istituzioni responsabili della sicurezza e della giustizia nel pieno rispetto dei diritti umani.
È necessario pertanto - e concludo - un maggiore e diverso coinvolgimento del Paese nelle operazioni di peacekeeping, Pag. 50non solo in ambito militare ma anche e soprattutto nella tutela dei diritti umani.
Non vi sarà mai pace e stabilità in quei Paesi coinvolti da conflitti se non si interviene in maniera concreta e decisa a costruirne le fondamenta democratiche e legali...

PRESIDENTE. Onorevole Di Stanislao, la invito a concludere.

AUGUSTO DI STANISLAO. ....per realizzare istituzioni a lungo termine, facendo il possibile per promuovere e rinnovare una cultura dello Stato di diritto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, mi associo anche io alle parole di vicinanza e solidarietà ai soldati feriti e alle loro famiglie.
Vorrei svolgere alcune brevi considerazioni sul Libano. L'UNIFIL rimane tuttora una missione importante perché, in questi anni, ha difeso il confine e la sicurezza di Israele, è stata un elemento che ha garantito stabilità e controllo del territorio ed è stata una presenza che ha permesso di evitare nuovi scontri in quella frontiera. Ricordiamo che UNIFIL venne insediata dopo il conflitto Israele-Hezbollah. Credo che questi cinque anni rappresentino sostanzialmente un bilancio positivo.
Certo, non tutti i problemi sono risolti. Credo che vada osservato con grande attenzione il pericoloso riarmo di Hezbollah che, oggi, dispone, secondo le fonti acclarate di intelligence, di un arsenale militare superiore a quello precedente al 2006.
Oggi Hezbollah, tramite un continuo e costante approvvigionamento economico, logistico e militare da parte dell'Iran attraverso la frontiera siriana, rimane un gravissimo fattore di instabilità.
Per questo motivo, auspico che il Governo libanese collabori con il Governo italiano e con le Nazioni Unite per far luce, per scoprire e per assicurare alla giustizia i responsabili del terribile attentato che ha colpito il nostro contingente.
Tuttavia, ritengo sia un errore politico parlare con superficialità, come hanno fatto alcuni gruppi, di riduzione di questo contingente. Credo che questa sia una missione importante per la stabilità dell'intera area, ma anche importante per la stabilità del Libano che sappiamo oggi avere un Governo di grande fragilità e di grande potenziale instabilità. Credo che quella sarà un'area che, in futuro, andrà ancora ulteriormente monitorata (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Su un lutto del deputato Maurizio Migliavacca.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Maurizio Migliavacca è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di giugno 2011 e conseguente aggiornamento del programma (ore 15,45).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di giugno 2011:
Lunedì 6 giugno (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali delle mozioni:

Libè ed altri n. 1-00640 concernente iniziative in materia di riscossione dei tributi;

Pag. 51

Narducci ed altri 1-00631 sulle iniziative concernenti i rapporti tra Italia e Svizzera, con particolare riferimento alle doppie imposizioni e ad altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1952 - Sistema casa qualità. Disposizioni concernenti la valutazione e la certificazione della qualità dell'edilizia residenziale.

Martedì 7 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 8 e giovedì 9 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

Seguito dell'esame delle mozioni:

Libè ed altri n. 1-00640 concernente iniziative in materia di riscossione dei tributi;

Narducci ed altri 1-00631 sulle iniziative concernenti i rapporti tra Italia e Svizzera, con particolare riferimento alle doppie imposizioni e ad altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio.

Dimissioni del deputato Ceccuzzi.

Seguito dell'esame delle proposte di legge:

n. 1952 - Sistema casa qualità. Disposizioni concernenti la valutazione e la certificazione della qualità dell'edilizia residenziale;

n. 1439 ed abbinate - Norme per l'adeguamento alle disposizioni dello statuto istitutivo della Corte penale internazionale.

Seguito dell'esame della proposta di legge costituzionale n. 1990-A/R ed abbinate - Modifiche agli articoli 114, 117, 118, 119, 120, 132 e 133 della Costituzione, in materia di soppressione delle province.

Lunedì 13 giugno (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 4357 - Conversione in legge del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, concernente Semestre Europeo - Prime disposizioni urgenti per l'economia (da inviare al Senato - scadenza: 12 luglio 2011).

Discussione sulle linee generali della mozione Tremaglia ed altri 1-00002 concernente l'organizzazione di una Conferenza internazionale del lavoro e della cooperazione per un piano di investimenti europei in Africa.

Martedì 14, mercoledì 15 e giovedì 16 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 17 giugno) (con votazioni)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4357 - Conversione in legge del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, concernente Semestre Europeo - Prime disposizioni urgenti per l'economia (da inviare al Senato - scadenza: 12 luglio 2011).

Esame del Doc. IV, n. 11 - Domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni nei confronti del deputato Landolfi.

Seguito dell'esame della mozione Tremaglia ed altri 1-00002 concernente l'organizzazione di una Conferenza internazionale del lavoro e della cooperazione per un piano di investimenti europei in Africa.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2802 - Norme per la tutela delle vittime di reati per motivi di omofobia e transfobia (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e della questione sospensiva presentate).

Pag. 52

Seguito dell'esame di eventuali argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 20 giugno (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione del Doc. XXIII, n. 7 - Relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Calabria approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

Discussione sulle linee generali delle mozioni:

Meta ed altri n. 1-00642 e Pili ed altri n. 1-00639 concernenti iniziative per garantire la continuità territoriale marittima con la Sardegna e sulle procedure di privatizzazione della società Tirrenia;

Messina ed altri n. 1-00641 e Fallica ed altri n. 1-00605 concernenti iniziative a sostegno dell'economia dell'isola di Lampedusa, con particolare riferimento al settore turistico.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 3222 ed abbinata - Modifiche al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di sicurezza sul lavoro per la bonifica degli ordigni bellici.

Martedì 21 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 22 e giovedì 23 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 24 giugno) (con votazioni)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4059-A/R - Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2010 (Approvato dal Senato) e del Doc. LXXXVII, n. 3 - Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2009.

Seguito dell'esame del Doc. XXIII, n. 7 - Relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Calabria approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

Seguito dell'esame delle mozioni:

Meta ed altri n. 1-00642 e Pili ed altri n. 1-00639 concernenti iniziative per garantire la continuità territoriale marittima con la Sardegna e sulle procedure di privatizzazione della società Tirrenia;

Messina ed altri n. 1-00641 e Fallica ed altri n. 1-00605 concernenti iniziative a sostegno dell'economia dell'isola di Lampedusa, con particolare riferimento al settore turistico.

Seguito dell'esame delle proposte di legge:

n. 3222 ed abbinata - Modifiche al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di sicurezza sul lavoro per la bonifica degli ordigni bellici;

n. 3261 ed abbinate - Disposizioni concernenti la ripartizione della quota dell'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche devoluta alla diretta gestione statale.

Nel corso della settimana potrà avere luogo, previa intesa con il Senato, il dibattito sulle novità intervenute nella maggioranza che sostiene il Governo.

Nel corso della settimana avrà altresì luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 27 giugno (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione congiunta del Doc. VIII, n. 7 - Conto consuntivo della Camera dei Pag. 53deputati per l'anno finanziario 2010 e del Doc. VIII, n. 8 - Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2011.

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:

disegno di legge n. 4290 ed abbinata - Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione);

proposta di legge n. 2426-2956-B - Modifiche al testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, concernenti la parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in mercati regolamentati (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato);

proposta di legge n. 2519 ed abbinati - Riconoscimento figli naturali;

proposta di legge n. 1524-B - Modifica all'articolo 8 del decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103, concernente la misura del contributo previdenziale integrativo dovuto dagli esercenti attività libero-professionale iscritti in albi ed elenchi (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato).

Martedì 28, mercoledì 29 e giovedì 30 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 1o luglio) (con votazioni)
Seguito dell'esame congiunto del Doc. VIII, n. 7 - Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2010 e del Doc. VIII, n. 8 - Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2011.

Seguito dell'esame dei progetti di legge:

proposta di legge n. 607-A/R ed abbinata - Incentivi per favorire, nelle regioni dell'arco alpino, il reclutamento di militari volontari nei reparti delle truppe alpine;

disegno di legge n. 4290 ed abbinata - Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione);

proposta di legge n. 2426-2956-B - Modifiche al testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, concernenti la parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in mercati regolamentati (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato);

proposta di legge n. 2350 ed abbinate - Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento (Approvata dal Senato);

proposta di legge n. 2519 ed abbinati - Riconoscimento figli naturali;

proposta di legge n. 1524-B - Modifica all'articolo 8 del decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103, concernente la misura del contributo previdenziale integrativo dovuto dagli esercenti attività libero-professionale iscritti in albi ed elenchi (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato).

Nel corso della settimana avrà luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa previsione) il martedì (antimeridiana); lo Pag. 54svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori.

Il Presidente si riserva altresì di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempia per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Per quanto riguarda la discussione della proposta di legge n. 2519 ed abbinati, l'organizzazione dei tempi sarà valutata sulla base del testo che verrà licenziato dalla Commissione.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Nell'ambito del mese potrà essere convocato, d'intesa con il Senato, il Parlamento in seduta comune per procedere alla votazione per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale e di un componente del Consiglio superiore della magistratura.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 6 giugno 2011, alle 16,30:

1. - Discussione della mozione Libè ed altri n. 1-00640 concernente iniziative in materia di riscossione dei tributi.

2. - Discussione della mozione Narducci ed altri n. 1-00631 sulle iniziative concernenti i rapporti tra Italia e Svizzera, con particolare riferimento alle doppie imposizioni e ad altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio.

3. - Discussione della proposta di legge:
GUIDO DUSSIN ed altri: Sistema casa qualità. Disposizioni concernenti la valutazione e la certificazione della qualità dell'edilizia residenziale (C. 1952-A).
- Relatore: Pili.

La seduta termina alle 15,55.

Pag. 55

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Mozione n. 1-00640 - Iniziative in materia di riscossione dei tributi

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 3 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 24 minuti
Iniziativa Responsabile 23 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 23 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 19 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 4 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 56

Mozione n. 1-00631 - Rapporti Italia-Svizzera

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 3 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 24 minuti
Iniziativa Responsabile 23 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 23 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 19 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 4 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 57 Pdl n. 1952 - Certificazione qualità edilizia residenziale

Tempo complessivo: 13 ore e 30 minuti, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 7 ore e 30 minuti.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 40 minuti
Interventi a titolo personale 55 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 8 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 15 minuti 4 ore e 52 minuti
Popolo della Libertà 35 minuti 1 ora e 10 minuti
Partito Democratico 35 minuti 1 ora e 5 minuti
Lega Nord Padania 31 minuti 32 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 31 minuti 27 minuti
Iniziativa Responsabile 31 minuti 26 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 31 minuti 26 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 24 minuti
Misto: 30 minuti 22 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti 8 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 8 minuti 6 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti 4 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 4 minuti

Pdl n. 1439 e abb. - Adeguamento allo statuto istitutivo della Corte penale internazionale

Seguito dell'esame: 8 ore.

Relatore 30 minuti
Governo 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 5 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 45 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 7 minuti
Partito Democratico 1 ora e 3 minuti
Lega Nord Padania 31 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 27 minuti
Iniziativa Responsabile 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 25 minuti
Italia dei Valori 24 minuti
Misto: 23 minuti
Alleanza per l'Italia 7 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 6 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti
Pag. 58

Pdl cost. n. 1990-A/R e abb. - Soppressione delle province

Seguito dell'esame: 8 ore e 30 minuti (*).

Relatore 30 minuti
Governo 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 50 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 13 minuti (con il limite massimo di 12 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 17 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 16 minuti
Partito Democratico 1 ora e 10 minuti
Lega Nord Padania 35 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 30 minuti
Iniziativa Responsabile 28 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 28 minuti
Italia dei Valori 26 minuti
Misto: 24 minuti
Alleanza per l'Italia 8 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 6 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 18 gennaio 2011.

Pag. 59

Mozione n. 1-00002 - Piano di investimenti in Africa

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 3 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 24 minuti
Iniziativa Responsabile 23 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 23 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 19 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 4 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 60

Doc. IV, n. 11 - Domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni nei confronti del deputato Landolfi

Tempo complessivo: 2 ore e 30 minuti (*).

Relatore per la maggioranza 10 minuti
Relatore di minoranza 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 23 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 42 minuti
Popolo della Libertà 24 minuti
Partito Democratico 22 minuti
Lega Nord Padania 11 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 10 minuti
Iniziativa Responsabile 9 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 9 minuti
Italia dei Valori 9 minuti
Misto: 8 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 10 minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato.

Pdl n. 2802 - Norme per il contrasto dell'omofobia e transfobia

Tempo complessivo: 14 ore, di cui:

  • discussione generale: 7 ore (*);
  • seguito dell'esame: 7 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore di maggioranza 20 minuti 20 minuti
Relatore di minoranza 10 minuti 10 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 6 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 54 minuti 4 ore e 29 minuti
Popolo della Libertà 50 minuti 1 ora e 4 minuti
Partito Democratico 48 minuti 1 ora
Lega Nord Padania 35 minuti 30 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 33 minuti 25 minuti
Iniziativa Responsabile 33 minuti 24 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 33 minuti 24 minuti
Italia dei Valori 32 minuti 22 minuti
Misto: 30 minuti 20 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti 7 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 8 minuti 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti 4 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 4 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 23 maggio 2011.

Pag. 61 Doc. XXIII, n. 7 - Relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Calabria

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore.

Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 25 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 4 minuti
Partito Democratico 59 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 24 minuti
Iniziativa Responsabile 23 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 23 minuti
Italia dei Valori 22 minuti
Misto: 21 minuti
Alleanza per l'Italia 7 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 6 minuti
Liberal Democratici - MAIE 4 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti

Pag. 62 Mozione n. 1-00642 e abb. - Iniziative per garantire la continuità territoriale marittima con la Sardegna

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 3 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 24 minuti
Iniziativa Responsabile 23 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 23 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 19 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 4 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

Mozione n. 1-00641 e abb. - Sostegno economia di Lampedusa

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 3 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 24 minuti
Iniziativa Responsabile 23 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 23 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 19 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 4 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

Pag. 63 Pdl n. 3222 e abb. - Bonifica ordigni bellici
Tempo complessivo: 11 ore e 30 minuti, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 5 ore e 30 minuti.
Discussione generale Seguito esame
Relatori 20 minuti (complessivamente) 20 minuti (complessivamente)
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 55 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 49 minuti (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 15 minuti 3 ore e 36 minuti
Popolo della Libertà 35 minuti 51 minuti
Partito Democratico 35 minuti 48 minuti
Lega Nord Padania 31 minuti 24 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 31 minuti 20 minuti
Iniziativa Responsabile 31 minuti 19 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 31 minuti 19 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 18 minuti
Misto: 30 minuti 17 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 8 minuti 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 3 minuti

Pag. 64 Ddl n. 4059-A/R - Legge comunitaria 2010
Seguito dell'esame: 8 ore (*).

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 10 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore
Popolo della Libertà 1 ora e 7 minuti
Partito Democratico 1 ora e 15 minuti
Lega Nord Padania 33 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 28 minuti
Iniziativa Responsabile 27 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 27 minuti
Italia dei Valori 25 minuti
Misto: 18 minuti
Alleanza per l'Italia 7 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 6 aprile 2011.

Pag. 65

Doc. LXXXVII, n. 3 - Relazione sulla partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione europea nel 2009
Tempo complessivo: 3 ore.

Relatore 10 minuti
Governo 10 minuti
Richiami al Regolamento e tempi tecnici 10 minuti
Interventi a titolo personale 29 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 2 ore e 1 minuto
Popolo della Libertà 29 minuti
Partito Democratico 27 minuti
Lega Nord Padania 14 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 11 minuti
Iniziativa Responsabile 11 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 11 minuti
Italia dei Valori 10 minuti
Misto: 8 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Pag. 66

Pdl n. 3261 e abb. - Ripartizione otto per mille gettito imposta sul reddito delle persone fisiche
Seguito dell'esame: 6 ore e 30 minuti.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 57 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 13 minuti
Popolo della Libertà 1 ora
Partito Democratico 56 minuti
Lega Nord Padania 28 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 24 minuti
Iniziativa Responsabile 22 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 20 minuti
Alleanza per l'Italia 7 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 4 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti

Pag. 67 Doc. VIII, nn. 7 e 8 - Conto consuntivo e bilancio della Camera dei deputati
Tempo complessivo: 15 ore, di cui:

  • discussione congiunta: 7 ore e 30 minuti;
  • seguito dell'esame congiunto: 7 ore e 30 minuti.
Discussione congiunta Seguito esame congiunto
Deputati questori 1 ora e 30 minuti 40 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 4 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 12 minuti (con il limite massimo di 12 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 46 minuti 5 ore e 13 minuti
Popolo della Libertà 47 minuti 1 ora e 14 minuti
Partito Democratico 46 minuti 1 ora e 9 minuti
Lega Nord Padania 34 minuti 35 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 33 minuti 29 minuti
Iniziativa Responsabile 32 minuti 28 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 32 minuti 28 minuti
Italia dei Valori 32 minuti 26 minuti
Misto: 30 minuti 24 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti 8 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 8 minuti 6 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti 5 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 5 minuti

Ddl n. 4290 e abb. - Sviluppo spazi verdi urbani

Tempo complessivo: 13 ore, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 7 ore.
  Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 20 minuti
Governo 15 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 58 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 3 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 22 minuti 4 ore e 37 minuti
Popolo della Libertà 40 minuti 1 ora e 1 minuto
Partito Democratico 35 minuti 1 ora e 8 minuti
Lega Nord Padania 33 minuti 30 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 31 minuti 26 minuti
Iniziativa Responsabile 31 minuti 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 31 minuti 24 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 22 minuti
Misto: 30 minuti 21 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti 7 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 8 minuti 6 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti 4 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 4 minuti

Pag. 68 Pdl n. 2426-2956-B - Parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate

Tempo complessivo: 13 ore, di cui:

  • discussione generale: 6 ore e 30 minuti;
  • seguito dell'esame: 6 ore e 30 minuti.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 57 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 38 minuti 4 ore e 13 minuti
Popolo della Libertà 44 minuti 1 ora
Partito Democratico 43 minuti 56 minuti
Lega Nord Padania 34 minuti 28 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 32 minuti 24 minuti
Iniziativa Responsabile 32 minuti 22 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 32 minuti 22 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 21 minuti
Misto: 30 minuti 20 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti 7 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 8 minuti 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti 4 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 4 minuti

Pag. 69 Pdl n. 1524-B - contributo previdenziale integrativo esercenti attività libero-professionale iscritti in albi ed elenchi

Tempo complessivo: 11 ore, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 5 ore.
  Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 55 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 44 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 15 minuti 3 ore e 11 minuti
Popolo della Libertà 35 minuti 45 minuti
Partito Democratico 35 minuti 42 minuti
Lega Nord Padania 31 minuti 21 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 31 minuti 18 minuti
Iniziativa Responsabile 31 minuti 17 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 31 minuti 17 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 16 minuti
Misto: 30 minuti 15 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti 5 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 8 minuti 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 3 minuti

Pag. 70 Pdl n. 607-A/R e abb. - Reclutamento di militari volontari nei reparti delle truppe alpine
Seguito dell'esame: 6 ore (*).

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 54 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 3 ore e 56 minuti
Popolo della Libertà 56 minuti
Partito Democratico 52 minuti
Lega Nord Padania 26 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 22 minuti
Iniziativa Responsabile 21 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 21 minuti
Italia dei Valori 20 minuti
Misto: 18 minuti
Alleanza per l'Italia 7 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 9 marzo 2011.

Pag. 71

Pdl n. 2350 e abb. - Alleanza terapeutica, consenso informato e dichiarazioni anticipate di trattamento
Seguito dell'esame: 18 ore.

Relatore di maggioranza 40 minuti
Relatore di minoranza 30 minuti
Governo 40 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora e 30 minuti
Interventi a titolo personale 2 ore e 43 minuti (con il limite massimo di 28 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 11 ore e 47 minuti
Popolo della Libertà 2 ore e 48 minuti
Partito Democratico 2 ore e 36 minuti
Lega Nord Padania 1 ora e 18 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 1 ora e 6 minuti
Iniziativa Responsabile 1 ora e 2 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 1 ora e 2 minuti
Italia dei Valori 59 minuti
Misto: 56 minuti
Alleanza per l'Italia 19 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 15 minuti
Liberal Democratici - MAIE 11 minuti
Minoranze linguistiche 11 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4362 - em. 2.8 496 494 2 248 239 255 34 Resp.
2 Nom. Ddl 4362 - voto finale 486 485 1 243 485 34 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.