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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 459 di mercoledì 6 aprile 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 9,35.

MICHELE PISACANE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

Sul processo verbale (ore 9,45).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei pregare lei, e mi riferisco anche magari ai colleghi che mi sono vicino, di dedicarmi un minimo di attenzione perché le vorrei proporre un intervento a norma dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento.
Per essere chiari il richiamo non è alla parte in cui si fa riferimento a quanto previsto dall'articolo 11 e cioè le materie che devono essere contenute nel verbale per richiederne eventualmente rettifica. Non quindi con riferimento a questa parte, signor Presidente, ma ad una parte altrettanto chiara, perentoria del Regolamento della Camera che conferisce la possibilità a ciascun deputato, che è intervenuto nella seduta precedente, di poter chiarire il proprio pensiero.
Ovviamente, questa possibilità in base al Regolamento ha un solo paletto, signor Presidente: che chi può ovviamente intervenire per chiarire il proprio pensiero è solo il deputato stesso perché ognuno non può che essere interprete del proprio pensiero e soprattutto può intervenire soltanto chi è intervenuto nella seduta del giorno precedente.
Per il resto, ogni deputato, nella fattispecie io, per questo le chiedo la parola, ha il diritto di utilizzare i suoi cinque minuti per chiarire il suo pensiero a norma del Regolamento. Ciò non solo perché è chiaro nel Regolamento, ma perché mille precedenti lo dimostrano ed io ne ho uno che riguarda proprio me, signor Presidente. Si tratta di un incidente capitato con una sua collega vicepresidente, l'onorevole Bindi, che, un giorno, riteneva che non potessi parlare mentre gli Uffici giustamente spiegarono che ho un diritto inalienabile che è quello di poter parlare sul processo verbale per chiarire il mio pensiero. Ergo a proposito del mio intervento di ieri e quindi utilizzando in questo modo i miei cinque minuti, intendo chiarire il mio pensiero perché ieri, signor Presidente, ho preso la parola non a caso. Ho preso la parola perché, ad un certo punto, si poneva il problema, avanzato dal Presidente della Commissione bilancio Giorgetti, di chiedere il rinvio del provvedimento all'ordine del giorno sui piccoli comuni al fine di sistemare alcune questioni relative alla copertura finanziaria di alcune norme.
È accaduto che è intervenuto l'onorevole Ciccanti, se non ricordo male, che ha posto alla Presidenza un problema - presiedeva in quel momento il Presidente della Camera Gianfranco Fini - dicendo che stavamo preliminarmente esaminando la legge comunitaria; poi in Commissione bilancio si è chiesto di esaminare il provvedimento sui piccoli comuni, all'ordine del giorno dell'Aula, ma se si fosse sospesa la seduta, sarebbe stata necessaria una sospensione per un tempo maggiore di Pag. 2quindici minuti, come invece aveva chiesto il collega Giorgetti, per dare la possibilità che fosse esaminata anche la proposta di legge comunitaria. Infatti quest'ultima, ancorché successiva in ordine di tempo, era comunque un provvedimento all'ordine del giorno. Concludendo tardi la discussione sul provvedimento inerente i piccoli comuni non vi sarebbe stato tempo per la Commissione bilancio.
Abbiamo visto che, per fortuna, le cose poi sono andate diversamente. Ma allora perché ho bisogno di chiarire il mio pensiero, signor Presidente? Perché, purtroppo, signor Presidente, è ormai norma, e accade quasi con una regolarità particolare, che i lavori della Camera si sospendano perché la Commissione bilancio deve assumere delle decisioni. Sappiamo perfettamente, in relazione a quello che prevede il nostro Regolamento, che la Commissione bilancio, insieme alla Commissione affari costituzionali, hanno una sorta, non voglio dire di potere di veto, ma un potere rafforzato che il Regolamento affida loro. Infatti, da una parte, la Commissione affari costituzionali deve effettuare un vaglio riguardo l'ammissibilità e ovviamente il suo parere è condizionante, dall'altro, la stessa capacità di condizionare ce l'ha la Commissione bilancio.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO GIACHETTI. Concludo, signor Presidente. Infatti, se la Commissione bilancio non ravvisa la copertura finanziaria dei provvedimenti questi non possono proseguire il loro iter.
Sono voluto intervenire ieri perché tirava aria che qualcuno volesse approfittare del fatto che la Commissione bilancio non avesse espresso un parere sul disegno di legge comunitaria per anticipare l'esame del provvedimento sul processo breve rispetto al disegno di legge comunitaria.
Era questa la ragione per cui ho chiesto di intervenire e sono intervenuto in quel modo, e oggi non posso che prendere atto positivamente che, invece, il disegno di legge comunitaria ha ottenuto il parere da parte della Commissione bilancio e che, del tutto evidentemente, a questo punto, quando sarà - credo che altri colleghi hanno esigenza di chiarire il loro pensiero rispetto alla giornata di ieri, quindi vedremo quando questo accadrà - è importante, e ho concluso signor Presidente, che proseguiamo con il calendario e l'ordine del giorno così come previsto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Prendo atto del chiarimento fornito dall'onorevole Giachetti che figurerà nel resoconto della seduta odierna.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, anch'io faccio riferimento all'articolo 32, comma 3, del Regolamento per chiarire il mio pensiero. Ieri sono intervenuto in due occasioni che non ho sentito ben riprese nel processo verbale e allora vorrei fornire dei chiarimenti. Ho detto che non ho alcun intento polemico e lo riconfermo ma vorrei sapere, se dovesse succedere a me di mandare a quel Paese non il Presidente di turno ma il Presidente della Camera, se corro il rischio di una sola deplorazione o se posso incorrere in una sanzione ben più pesante. È già successo, infatti, in passato che vi siano stati due pesi e due misure per quanto riguarda Pag. 3i provvedimenti disciplinari assunti dall'Ufficio di Presidenza ed è qualcosa che intendo assolutamente denunciare.
L'altro passaggio che non ho riscontrato nel processo verbale in maniera adeguata, intendo dire, è quando sono intervenuto in merito al parere del Governo sul mio ordine del giorno n. 9/54-A/27 ovvero quando ho chiesto se il medesimo ordine del giorno aveva ricevuto un parere favorevole, tel quel, da parte del rappresentante del Governo ovvero se fosse richiesta una riformulazione. Ebbene, il Presidente ha chiesto conferma al rappresentante del Governo, il quale ha chiarito di aver espresso parere favorevole. L'ordine del giorno accettato dal Governo prevede uno stanziamento di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni del triennio 2011-2013 per quei comuni che si sono impegnati fattivamente nell'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati e che abbiano realizzato interventi finalizzati alla loro assistenza e integrazione. Si tratta di un gesto assolutamente nobile, di una piena assunzione di responsabilità soprattutto di fronte alla catastrofe umanitaria cui stiamo assistendo e mi sembra davvero una buona notizia - già ieri mi sono complimentato con il Governo e non ho alcuna difficoltà a riproporlo stamattina - e vorrei che ciò fosse ben evidenziato nel processo verbale. Tuttavia, mi sorge un dubbio: a fronte di un provvedimento come quello che abbiamo licenziato ieri sera, il quale prevede la possibilità di stanziare fino a 40 milioni di euro per i piccoli comuni per rivitalizzarli, farli tornare a fiorire e ripopolarli, il Governo ha espresso parere favorevole pressoché su tutti gli ordini del giorno presentati, persino su uno che proponeva uno stanziamento di 100 milioni di euro.
Delle due l'una: o il sottosegretario che ha espresso il parere non aveva letto questi ordini del giorno (il che è da denunciare, e credo che serva in questo caso qualcosa di più di una deplorazione), o, qualora li avesse letti e avesse dato ugualmente un parere favorevole, ciò significa lo svilimento di un atto essenziale della nostra democrazia, quello per cui in calce ad un atto...

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, scusi se la interrompo. Le ho dato la parola per intervenire a rettifica del suo intervento nella seduta precedente. Lei sta parlando di altro e il Regolamento questo non lo permette: i deputati che sono intervenuti nella seduta precedente hanno titolo ad intervenire per rettifica. Mi pare che lei stia svolgendo un intervento di carattere generale che non è di rettifica. Quindi, la invito a stare al tema o a rinunciare alla parola.

FABIO EVANGELISTI. La ringrazio, Presidente, ma lei mi dà la possibilità di precisare che io ho chiesto di intervenire a norma dell'articolo 32, comma 3, del nostro Regolamento, laddove si dice che chi prende la parola lo fa per proporre una rettifica - cosa che ho fatto - al processo verbale o anche a chi intenda chiarire il proprio pensiero espresso nella seduta precedente, cosa che sto facendo. Voglio infatti che sia chiaro che c'è il rischio di uno svilimento di uno strumento di indirizzo quali sono gli ordini del giorno, che se non vengono letti o se vengono «un tanto al chilo» approvati da parte del Governo, significa che possiamo fare a meno di questo strumento, ma - lo ripeto - ciò significa un ulteriore svilimento del nostro ruolo di parlamentari di indirizzo e di controllo dell'attività di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Bene. Non avevo colto la connessione con l'intervento precedente.

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, ovviamente nei termini indicati precedentemente: o per chiedere rettifiche del verbale (stiamo discutendo del processo verbale), o per precisare il proprio intervento svolto nella seduta precedente.

Pag. 4

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, in effetti proprio questo intendo fare. Anch'io intervengo ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento, in quanto ieri sera ho chiesto la parola sostanzialmente al termine dei lavori dell'Aula quando ormai tutti i deputati o avevano lasciato l'Aula o la stavano lasciando, per cui intendo, da un lato, precisare il mio pensiero che ieri sera in una situazione di sostanziale confusione mi è risultato estremamente difficile esprimere compiutamente, dall'altro, anche correggerlo e integrarlo nei termini che ora passo ad esprimere.
L'oggetto del mio intervento di ieri sera, sul quale richiamo espressamente l'attenzione degli onorevoli Cicchitto e Reguzzoni perché intendo rivolgermi a loro con questo intervento, riguardava il fatto che, nei giorni scorsi, cinque senatori del PdL hanno sottoscritto un disegno di legge costituzionale che prevede l'abrogazione dell'articolo XII delle Disposizioni transitorie e finali della Costituzione, ovvero quella disposizione della nostra Costituzione (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...
Signor Presidente, vorrei anche intervenire ma se lei almeno potesse interrompere fischi e rumori più alti le sarei grato. Proseguo comunque il mio intervento. Si tratta di un disegno di legge di riforma costituzionale diretto ad abrogare l'articolo XII delle Disposizioni transitorie e finali, cioè quell'articolo della nostra Costituzione che, a salvaguardia delle fondamenta stesse della nostra democrazia, vieta la ricostituzione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista. Il fatto che cinque esponenti, non di un qualunque sparuto e minoritario gruppo parlamentare ma del primo partito della maggioranza, presentino un tale disegno di legge come lei può capire desta non poca preoccupazione e non poco sconcerto, in quanto credo che siamo tutti concordi nel ritenere che mai come oggi l'articolo XII delle Disposizioni transitorie e finali è un articolo di assoluta attualità e di assoluta urgenza civile e democratica.
Noi riteniamo che la Repubblica italiana non solo sia - come dice la nostra Costituzione - una Repubblica democratica e fondata sul lavoro, ma sia anche una Repubblica fondata su quella resistenza al nazifascismo che tante vite ha sacrificato sull'altare degli ideali, appunto, di una società libera e democratica, e che questo principio vada affermato ancora oggi.
Questa è la ragione per cui ho ascoltato, con molto favore, le dichiarazioni del Presidente del Senato Schifani che ha deplorato, con forza, l'iniziativa, chiedendo ai presentatori di ritirare questo progetto di legge. Devo, però, rilevare, come non sarà sfuggito a nessuno dei colleghi in quest'Aula, che i cinque presentatori, nonostante l'autorevolissimo invito giunto, non solo dalla seconda carica dello Stato, ma da un autorevolissimo esponente dello stesso PdL, hanno declinato l'invito stesso, manifestando la propria intenzione di procedere nell'esame, nelle Commissioni prima e nell'Aula dopo, del loro disegno di legge. La mia precisazione - fino qui si trattava di un chiarimento - è nel senso di auspicare un intervento dei presidenti Cicchitto e Reguzzoni, non solo per tranquillizzare quest'Aula, ma anche per tranquillizzare l'intero Paese. Li invito a prendere la parola in quest'Aula, nel corso della seduta di oggi, per dire, con parole chiare e nette, come tutti noi attendiamo, che mai quest'Assemblea, mai questo ramo del Parlamento, non solo con i voti dell'opposizione, ma con quelli dell'intero Parlamento medesimo e, quindi, anche del PdL e della Lega Nord Padania, qualora tale deprecabile progetto di legge riuscisse a superare - cosa che non credo e che non auspico - gli scogli di un primo esame, di una prima lettura, al Senato, giungendo così all'esame del nostro ramo del Parlamento, lo approverà e che sia, invece, oggetto di un unanime, di un compatto, voto contrario democratico da parte dell'intero Parlamento medesimo (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

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PRESIDENTE. Ha chiesto la parola l'onorevole Fiano. Prima di dargli la parola, però, avverto che gli interventi sono legittimi come interventi sul processo verbale, ai sensi dell'articolo 32 del Regolamento. Vigilerò perché siano effettivamente interventi di correzione delle opinioni espresse nel corso della seduta precedente e toglierò la parola qualora, invece, si vada oltre i termini del Regolamento. E intendo dire con chiarezza, anche a qualcuno che gentilmente si è premurato di farmi avere la sua opinione sulla conduzione dei lavori, che mi atterrò strettamente al Regolamento della Camera che prevede che si possa intervenire sul processo verbale a correzione o chiarimento delle proprie posizioni, del proprio pensiero. Non negherò la parola a chi la chieda, ma non permetterò che ci si allontani dalla correzione o chiarimento del proprio pensiero. Prego, onorevole Fiano, ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Fiano, un momento, l'onorevole Reguzzoni intende intervenire per un richiamo al Regolamento. Prego, onorevole Reguzzoni, ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Siamo sul processo verbale!

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento (Commenti del deputato Quartiani)...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Reguzzoni. Onorevole Quartiani, il richiamo al Regolamento ha precedenza su tutto, anche sul processo verbale.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Il richiamo al Regolamento, onorevole Quartiani, ha la priorità e, quindi, intervengo proprio per un richiamo al Regolamento perché lei forse era distratto. L'intervento dell'onorevole Donadi è servito per chiarire l'oggetto delle iscrizioni a parlare sul processo verbale; egli ha detto che voleva correggere ed integrare - cosa che non è consentito -, ma lei, signor Presidente, lo ha lasciato parlare lo stesso qualche minuto. Non è consentito, infatti, integrare un intervento, ma al limite è consentito chiarire la posizione. Ma l'onorevole Donadi, nella chiusura del suo intervento, ha fatto un chiaro appello a tutti i parlamentari dell'opposizione, che hanno parlato ieri, a prendere la parola per chiarire, spiegare e svolgere delle dichiarazioni di tipo politico, mettendo in atto chiaramente una richiesta ostruzionistica. Mi rivolgo a tutti i colleghi, dell'opposizione e della maggioranza e, in particolar modo, ai colleghi capigruppo dell'opposizione e della maggioranza: tutti noi siamo stati convocati dal Presidente della Repubblica la settimana scorsa il quale ha auspicato che l'atteggiamento, nelle Aule parlamentari, sia più consono al ruolo istituzionale che il popolo ci ha affidato. Questo non può configurarsi, nella giornata di oggi, con un inizio di seduta che fa perdere tempo alla Camera perché questo è chiaramente un intento ostruzionistico sulla redazione del processo verbale. Signor Presidente la invito, quindi, a porre, come prevede il comma 2 del già citato articolo 32 del Regolamento, immediatamente in votazione per alzata di mano il processo verbale.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Mi lasci però prima fare una considerazione. Farei volentieri ciò che lei mi chiede, onorevole Reguzzoni, se non ci fossero deputati i quali chiedono di intervenire per offrire chiarimenti sulle posizioni espresse nella seduta precedente. Se mi chiedono la parola, devo darla ai termini del Regolamento, articolo 32, comma 3. Posso vigilare affinché questo non venga usato per parlare d'altro, al di là dei limiti stretti che l'articolo 32 prevede. All'interno dell'articolo 32 devono stare i deputati, ma anche la Presidenza concedendo la parola. Pag. 6
Onorevole Giachetti, ha facoltà di parlare.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, nel ringraziare il capogruppo della Lega che ha spiegato all'onorevole Quartiani che i richiami al Regolamento vengono prima, bisognerebbe anche sapere a quali articoli del Regolamento ci si richiama, sennò si parla così anche dall'altra parte.
Vorrei anche richiamarmi al comma 3 dell'articolo 32 per convenire con lei, signor Presidente, che è ovvio che la Presidenza deve vigilare su un diritto assoluto inalienabile e insopprimibile del deputato che è chiaramente sancito dal Regolamento. Vorrei soltanto spiegarle che per quanto mi riguarda, e penso anche per quanto riguarda alcuni dei colleghi che hanno chiesto la parola, il richiamo all'articolo 32, comma 3, non è in relazione alla volontà di porre una rettifica al processo verbale, finalità per la quale lei giustamente afferma di voler vigilare per verificare qual è la rettifica che si vuole apporre. No, c'è una seconda richiesta che è in alternativa, signor Presidente, contenuta in questo comma che dice che si può chiedere la parola sul processo verbale per proporre una rettifica ovvero «a chi intenda chiarire il proprio pensiero espresso nella seduta precedente».
Ergo per quanto riguarda me come altri colleghi, lei fa benissimo a vigilare nel senso che dovrà vigilare sul fatto che io sia intervenuto nella seduta precedente e non ci piove. È difficile vigilare sull'interpretazione di me stesso, perché il mio pensiero forse posso chiarirlo io ma non può chiarirlo il mio collega Quartiani. Però giustamente lei può verificare che intervengo sul fatto che ho parlato ieri di quella questione, ma di come voglio chiarire il mio pensiero, signor Presidente, lei potrà vigilare quanto vuole, ma stabilirò io qual è il mio pensiero e come lo voglio chiarire, altrimenti rimarrebbe quello che ho detto ieri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non c'è dubbio, onorevole Giachetti. Tuttavia mi consenta di osservare che se lei ieri ha parlato di uno degli argomenti all'ordine del giorno, non può infliggerci oggi una lezione su Moby Dick di Herman Melville. E questo è quello su cui io devo vigilare.

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Donadi, lei ha già avuto la parola e ha già chiarito il suo pensiero. A che titolo chiede la parola adesso?

MASSIMO DONADI. Siccome l'onorevole Reguzzoni, sicuramente in buona fede, perché c'era brusio, mi ha attribuito una serie di fatti posso chiarire se la cosa...

PRESIDENTE. Onorevole Donadi, le concederò la parola per fatto personale alla fine della seduta. La ringrazio, onorevole Donadi. Alla fine della seduta potrà chiarire tutto quello che ritiene opportuno.

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, sento l'esigenza ai sensi del comma 3 dell'articolo 32 del nostro Regolamento di chiarire quanto ho espresso ieri sera a conclusione della nostra seduta intervenendo sulla nostra richiesta, non soltanto nostra, che il Ministro dell'interno, onorevole Maroni, venga nell'Aula della Camera dei deputati per riferire circa gli avvenimenti che sono sotto gli occhi di tutti, la vicenda dell'emergenza immigrazione, degli sbarchi a Lampedusa e quant'altro.
Vorrei chiarire - è necessario - e voglio che rimanga agli atti che ovviamente noi non siamo indifferenti al fatto che ieri il Ministro Maroni abbia avuto una lunghissima riunione nella città di Tunisi con il suo omologo Ministro del Governo provvisorio tunisino. Quindi era evidente che nella giornata di ieri il Ministro Maroni Pag. 7fosse impegnato in altra sede e non potesse venire nella nostra Aula a riferire.
Tuttavia io voglio chiarire che il mio intervento, cioè la richiesta che vi fosse un chiarimento su quando, in che giorno e a che ora, il Ministro Maroni sarebbe venuto in quest'Aula a riferire, non era dovuto solo alle novità continuamente intercorrenti su questa vicenda (peraltro segnalo, purtroppo, il naufragio di un barcone, questa mattina, con 150 persone a bordo) e non era dovuto solo al fatto che, ovviamente, noi riteniamo necessario e doveroso che l'Aula della Camera dei deputati sia informata sulle novità che sono intercorse con la sigla dell'accordo tra Italia e Tunisia ieri, ma era dovuto al fatto che, proprio al termine della nostra seduta di ieri, stante il fatto che i gruppi parlamentari non avevano avuto nessuna notizia relativamente a quando fosse stata rinviata la presenza e la partecipazione del Ministro Maroni alla nostra seduta per le comunicazioni del Governo, usciva sulle agenzie di stampa la notizia che il Ministro Maroni avrebbe partecipato alla seduta di domani pomeriggio del Senato della Repubblica e avrebbe comunicato a quell'Aula ciò che il Governo intende comunicare sulla vicenda che è sotto gli occhi di tutti.
Io penso che questo sia un comportamento nei confronti della Camera dei deputati non proprio conveniente, nel senso che la Camera dei deputati - i cui gruppi peraltro mi risulta abbiano chiesto in anticipo rispetto ai colleghi del Senato la presenza del Ministro Maroni in quest'Aula - ed i colleghi deputati hanno lo stesso diritto dei colleghi senatori di ascoltare il Ministro Maroni, tra l'altro, come ripeto, alla luce delle importantissime novità. Credo che siamo tutti d'accordo sul fatto che è difficile pensare che il Parlamento non debba essere coinvolto quanto prima, per esempio, appunto nelle novità - come dicevo ieri e vorrei chiarire questo pensiero - che sono intercorse nell'accordo di cui vi è già una traccia molto flebile sui giornali di oggi: mi riferisco alle novità che sono intercorse nell'accordo con la Tunisia, a ciò che è successo nelle tendopoli e nei campi che sono stati per adesso istituiti, al fenomeno delle fughe, come accennavo ieri ma intendo chiarire meglio oggi.
In altre parole ho l'impressione che in merito a quanto sta accadendo - a parte ovviamente la nostra serissima comprensione per il fatto che ieri il Ministro sia stato occupato e coinvolto in un'importante attività di Governo a Tunisi - e sulle vicende che sono sotto l'attenzione di tutto il Paese e sicuramente di tutte le componenti politiche di questo Parlamento, la Camera dei deputati, rispetto alla doverosa informativa che il Governo deve rendere circa la situazione, venga come ultima ruota del carro, signor Presidente.
Questo è il chiarimento del pensiero che volevo fare rispetto al mio intervento che viene citato nel resoconto e ritengo che questo non sia accettabile. Non credo che sia possibile tutto ciò rispetto a quello che è sotto i nostri occhi e a tutto quello che sta accadendo, a tutto quello che vediamo, alle novità che sono intercorse nelle ultime ore; ma anche se non vi fossero novità, vi sono gli eventi che hanno visto al centro l'attività del Ministro dell'interno, la gestione di questa emergenza immigrazione, il rapporto con le regioni (ricordo che tra poche ore è previsto lo svolgimento della Conferenza Stato-regioni proprio su questo tema). Di tutto questo il Parlamento non è fatto partecipe e questo è il chiarimento, signor Presidente, del mio intervento di ieri. Infatti io vorrei che in alcun modo il mio intervento di ieri venisse riferito a verbale come un intervento offensivo nei confronti dell'onorevole Maroni, Ministro dell'interno, perché è evidente e so che il lavoro che il Ministro Maroni ha svolto ieri a Tunisi è un lavoro importante e noi sapremo giudicarlo, se avremo qualcuno che ci racconta che cos'è successo.
Quindi il mio chiarimento serve a dire che noi sentiamo la necessità di essere informati rapidamente e quanto prima, come deputati della Repubblica, di ciò che sta avvenendo sul tema dell'emergenza immigrati, degli sbarchi a Lampedusa e degli accordi con la Tunisia. Credo che Pag. 8questo chiarimento sia necessario perché il punto è politico e non è evidentemente personale nei confronti del Ministro Maroni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROSA DE PASQUALE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, chiedo la parola ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento, per chiarire il mio pensiero espresso nella seduta di ieri, anche perché ieri ero convinta di avere cinque minuti a disposizione, invece poi è risultato che ne avevo solo due. Quindi alla fine ho consegnato il mio intervento, però è evidente che alcune cose è importante che io le chiarisca, anche perché se avessi avuto la possibilità di esprimerle avrei anche avuto la possibilità di chiarirle meglio.
Con riferimento al discorso relativo alla possibilità di prevedere istituzioni scolastiche nei piccoli comuni, intendevo dire che è fondamentale non solamente averlo scritto in un provvedimento, in cui, però, si prevede che ciò avvenga nell'ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente e nel rispetto dei vincoli derivanti dal Patto di stabilità interno. Come sappiamo, infatti, il Patto di stabilità interno sta davvero «ammazzando i comuni», anche quelli più virtuosi, perché impedisce loro, anche nel momento in cui decidono di investire, per esempio, nell'edilizia scolastica, di poterlo fare, perché diventa come una ghigliottina. Quindi, intendevo dire che è assurdo sostenere che noi riteniamo di consentire alle istituzioni scolastiche di vivere anche nei piccoli comuni, quando, poi, di fatto, non forniamo loro delle risorse adeguate.
Ciò è impensabile, soprattutto, dopo i tagli di risorse inferti da questo Governo alla scuola. Per esempio, la nuova circolare sulle iscrizioni nel prossimo anno scolastico emanata dal Ministro Gelmini prevede l'apertura di una sezione di scuola materna con un minimo di bambini pari a 15 ed un minimo di 500 alunni per un istituto comprensivo. Fino allo scorso anno, il minimo era di 18 bambini.
Vorrei portare l'attenzione, soprattutto, sulla scuola materna nei piccoli comuni, perché spesso essi, pur con grande fatica e risorse investite, hanno istituito degli asili nido, in modo da consentire ai bambini di frequentarli. Se non è possibile aprire una sezione di scuola materna in questi piccoli comuni, i bambini che hanno frequentato l'asilo nido, devono rimanere a casa, oppure, per esempio, percorrere moltissimi chilometri. Si pensi ai piccoli comuni di montagna disagiati e a bambini molto piccoli, di tre anni, che devono percorrere 25, 30 chilometri, spesso, attraversando passi con la neve, e così via, per frequentare una scuola materna. In alternativa, essi devono rimanere a casa, e ciò comporta che le madri devono, per esempio, rinunciare alla possibilità di avere un'attività lavorativa. Tutto ciò, quindi, va a penalizzare non solo, in modo particolare, le donne, ma anche la vita sociale ed educativa del bambino stesso, che ha frequentato l'asilo nido e che, poi, prima di frequentare la scuola primaria, deve, in qualche modo, «retrocedere» in ordine alla sua possibilità formativa.
Io ritengo che davvero sia assurdo non consentire che nei piccoli comuni le scuole materne possano rimanere aperte. Pensi, signor Presidente, che se questa circolare verrà applicata così com'è, con questi parametri, la Toscana perderà ben 43 sezioni di scuola materna, la cui metà costituisce proprio plessi scolastici e, quindi, scuole. Pertanto, non verrà chiusa solamente una sezione, ma l'intera scuola.
Ci rendiamo conto cosa vuol dire la chiusura di una scuola all'interno di un piccolo comune dove già la vita sociale e comunitaria diventa molto difficile? Infatti, chi vive in un piccolo comune si trova a dover affrontare situazioni di difficoltà, anche logistiche, molto diverse da chi abita in un grande centro, come può essere una città o il suo hinterland. Ebbene, con la circolare in oggetto, si pensa Pag. 9di chiudere delle scuole in una situazione in cui davvero si va ad incidere sul tessuto sociale di quel paese.
Pertanto, ritengo che sia necessario che l'articolo 8 che abbiamo approvato ieri diventi davvero concretamente realizzabile, che non rimanga una lettera morta e che, quindi, vi sia un impegno in tal senso. Possiamo fare questo solo con una condivisa e forte scelta politica di tutti noi insieme, che privilegi investimenti che assicurino il diritto allo studio per tutti gli studenti dei piccoli comuni montani e delle piccole isole, un diritto allo studio che risponda a requisiti di qualità e di pari dignità formativa con le restanti istituzioni scolastiche del Paese.
Non possiamo consentire che, solo perché queste scuole si trovano in piccoli comuni, abbiano anche una qualità diversa. Anzi, proprio da questi comuni con più difficoltà, dobbiamo ripartire per investire e sostenere le nuove tecnologie.

PRESIDENTE. Onorevole De Pasquale, la invito a concludere.

ROSA DE PASQUALE. In questo senso era anche l'ordine del giorno che ho predisposto ieri e che il Governo ha accettato. Quindi, richiamo il Governo anche in questo senso...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Pasquale.

MANLIO CONTENTO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, il mio intervento è in relazione all'articolo 32, comma 3, del Regolamento, con riferimento alle funzioni che lei esercita, contemplate dall'articolo 8.
Non discuto, naturalmente, il buon diritto dei colleghi dell'opposizione di prendere la parola. Tuttavia, sottopongo a lei quella che, a mio giudizio, dovrebbe essere una ragionevole interpretazione dell'articolo 32, comma 3, in quanto esso fa espresso riferimento a quanto segue: «Sul processo verbale non è concessa la parola se non a chi intenda proporvi una rettifica, o a chi intenda chiarire il proprio pensiero espresso nella seduta precedente». Questa è la parte che ci interessa.
A mio giudizio - probabilmente lei mi dirà che sbaglio - ritengo che si possa chiedere la parola sul processo verbale per chiarire il proprio pensiero espresso nella seduta precedente, allorché il processo verbale attribuisca alla persona che chiede la parola una qualsiasi manifestazione del proprio pensiero (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Non ci può essere un'interpretazione diversa, per due ragioni: in primo luogo, perché il testo letterale fa riferimento al processo verbale; in secondo luogo, perché gli interventi sono riportati dal resoconto stenografico integralmente: chiunque se ne può fare un'idea e può, naturalmente, attingere dal pensiero compiutamente espresso durante gli interventi.
Le chiedo, dunque, sommessamente di verificare quali colleghi siano intervenuti - ma questo è già stato chiesto - e quanti di costoro sono citati, in quanto a loro viene attribuita l'espressione di un pensiero, dal processo verbale.
Quei colleghi avranno sicuramente il diritto di intervenire, a mio giudizio. Tuttavia, nei confronti di chi il processo verbale esprime che sia intervenuto, non ritengo che costui possa, in base all'articolo 32, chiedere la parola per chiarire. Infatti, se il processo verbale dice che è intervenuto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), non può dire di non essere intervenuto, o forse questo potrebbe far parte di eventuale rettifica.
Se questa non è l'interpretazione, signor Presidente - e concludo -, possiamo star qui anche tutta la mattinata. Le chiedo, però, se questo, tutto sommato, risponde anche a quei poteri che a lei sono attribuiti, naturalmente, per il corretto svolgersi dei lavori in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

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PRESIDENTE. I poteri che mi sono conferiti sono strettamente legati all'osservanza del Regolamento. Sull'interpretazione del Regolamento, mi permetto di dissentire.
Rileggiamo il controverso articolo 32, comma 3 (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania): «Sul processo verbale non è concessa la parola se non a chi intenda proporvi una rettifica, o a chi intenda chiarire il proprio pensiero espresso nella seduta precedente, oppure per fatto personale».
Se lei avesse ragione, onorevole Contento, il citato comma 3 dovrebbe fermarsi a: «Sul processo verbale non è concessa la parola se non a chi intenda proporvi una rettifica». Infatti, poiché nel processo verbale non è riportato il pensiero, è evidente che nessuno potrebbe intervenire per correggere il proprio pensiero in esso riportato. Al contrario non si dice: «a chi intenda chiarire il proprio pensiero riportato nel processo verbale», sarebbe pleonastico, basterebbe porre il punto dopo la parola rettifica. Il comma 3 dice invece: «a chi intenda chiarire il proprio pensiero espresso nella seduta precedente». Dunque, io sono tenuto a concedere la parola.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare, per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, intervengo perché forse non ho ascoltato bene, ma siccome il collega avvocato Contento è sempre così preciso e puntuale, volevo ricordargli, come peraltro ha fatto lei, che si è dimenticato di leggere l'ultima parte del comma 3, dell'articolo 32 del Regolamento; egli ha omesso di dire che sul processo verbale si può chiedere la parola anche per fatto personale. Questo è un dato non indifferente, collega Contento, non è che lei può fare un richiamo al comma 3 dell'articolo 32 del Regolamento, lo legge e non legge l'ultima parte che è quella decisiva rispetto alle cose che stanno accadendo in Aula. Il Regolamento si può cambiare, naturalmente, onorevole Contento, però prima lo si cambia in sede di Giunta per il Regolamento, non basta non leggerne un pezzo per giudicarlo modificato (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

CARMEN MOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, anche io chiedo la parola ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento per chiarire il mio pensiero, espresso ieri, in relazione al provvedimento sui piccoli comuni. Lo faccio in particolare su un punto molto importante, che è quello delle risorse che questo provvedimento assegna ai piccoli comuni. Signor Presidente, il Governo ha tagliato in maniera molto pesante i trasferimenti agli enti locali e questo ha posto in grave difficoltà tutte le amministrazioni locali, sia grandi che piccole. Il Governo non ha tenuto conto, e di questo porta una grande responsabilità, che in molti piccoli comuni si trovano punte di eccellenza del nostro patrimonio culturale, paesaggistico, naturale; molto spesso questi piccoli comuni sono meta di un turismo che travalica i confini nazionali. Per rafforzare tutto questo è necessario, ovviamente, assicurare tutte le risorse umane, strumentali, finanziarie occorrenti per consentire la massima fruizione di questi patrimoni, unici e straordinari.
Noi ci auguravamo, io mi sono augurata anche ieri, che questo provvedimento, che sicuramente ha segnato una pagina di buona politica di questo Parlamento, sia solo un primo passo per riconoscere a queste realtà le risorse adeguate per continuare a svolgere le funzioni a servizio dei cittadini, in modo particolare i servizi essenziali: quelli scolastici, postali, sociali senza i quali una comunità si spegne. Per quale ragione dico questo? Perché, il fatto è che noi abbiamo approvato un provvedimento sicuramente meritevole, però la buona politica ha bisogno di essere prodotta Pag. 11in atti concreti. I piccoli comuni, lo sappiamo, hanno numerosi problemi sul proprio territorio in particolare per quanto riguarda, lo ricordavo prima, i servizi scolastici e in particolare per quanto riguarda, lo ricordava prima la collega De Pasquale, le scuole di montagna su cui interverranno ulteriori tagli nel prossimo anno scolastico, veramente insopportabili, chiuderanno molte scuole; esiste poi il problema dei giovani che devono trovare delle opportunità di lavoro; per questo servono investimenti, servono interventi specifici; ci vogliono supporti adeguati sul piano sociale per gli anziani che continuano a risiedere in questi territori. Signor Presidente, lei lo sa perché è un uomo di grande esperienza, che i sindaci di questi piccoli comuni, ogni giorno, si inventano un'iniziativa per richiamare l'attenzione sui problemi che quotidianamente devono affrontare perché la politica dei tagli attuata da questo Governo non solo non ha aiutato questi territori, a volte colpiti anche da gravi calamità per quanto riguarda il dissesto idrogeologico del territorio, ma li ha posti in maggiori difficoltà.
Difficoltà che con questo provvedimento abbiamo cercato insieme, tutta l'Aula, di ovviare, prevedendo anche delle risorse. Tuttavia, queste risorse in cosa consistono? La proposta di legge in origine stanziava 40 milioni di euro l'anno per tre anni, mentre il provvedimento adottato prevede 40 milioni di euro per il solo 2012, e le risorse per il 2013 e gli anni successivi saranno definite con la legge di stabilità. Ma su questo, Presidente e cari colleghi, non abbiamo alcuna certezza, come avviene sempre, purtroppo.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Motta.

CARMEN MOTTA. Concludo, signor Presidente. Si tratta di 40 milioni di euro per una platea - quella dei piccoli comuni, che sono quasi 6 mila - e per una tipologia di opere molto vasta.
Ho quindi voluto chiarire che, pur essendo positivo il provvedimento che abbiamo adottato, serve però uno sforzo ulteriore di questo Parlamento e in particolare del Governo per assicurare adeguate misure sul piano finanziario per i piccoli comuni, e proprio per quelle realtà che noi diciamo essere un momento di unità nazionale di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto la delegazione dei parlamentari uzbeki in visita alla Camera dei deputati capeggiata dal Presidente della Commissione esteri uzbeka, Latif Yakubovich Gulyamov. Benvenuti (Applausi).

RENATO CAMBURSANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, innanzitutto mi permetta di precisare che quanto affermato dal presidente del nostro gruppo, onorevole Donadi, non era un invito a tutti i parlamentari di intervenire ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento, ma era un esplicito ed esclusivo invito al presidente di gruppo della Lega Nord, onorevole Reguzzoni, e al presidente del gruppo del PdL, ad unirsi a noi nell'evitare che quella vergognosa proposta di legge di abrogazione della XII disposizione finale della Costituzione, avanzata da cinque senatori...

PRESIDENTE. Onorevole Cambursano, si attenga per favore al chiarimento delle opinioni espresse nella seduta precedente.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, sono assolutamente d'accordo con lei, ma ci voleva questa precisazione.
Intendo invece intervenire davvero ai sensi del comma 3 dell'articolo 32 del Regolamento. Anzi, le dico subito che questa notte non sono riuscito a riposare perché mi macerava dentro... (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!

Pag. 12

RENATO CAMBURSANO. Mi macerava dentro l'idea di dovere intervenire stamane per precisare meglio la mia idea su quanto detto ieri in due interventi. Signor Presidente, mi limito a due miei interventi perché, come lei ricorderà, il processo verbale appena letto ha citato più volte il mio nome, sulla proposta di legge dei piccoli comuni.
Il primo intervento per il quale voglio precisare la mia idea riguarda la copertura finanziaria del provvedimento sui piccoli comuni. Lei ricorderà, signor Presidente, che il relatore mi aveva richiamato rispetto alla non validità della proposta del mio emendamento. Con essa si chiedeva di sostituire la copertura - così come prevista dalla norma - prelevando i fondi dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per i territori a rischio esondazioni e per i trasporti, in particolare i trasporti ferroviari. Intendo, con questo intervento precisare che era perfettamente in regola quanto affermavo e la bontà della nostra proposta, che intendeva, da una parte elevare da 40 a 60 milioni di euro i fondi a disposizione, ma soprattutto di prelevarli dalla cosiddetta «legge mancia», che altro non è che una messa a disposizione di tutti i parlamentari di fondi da destinare al territorio, quando invece ci vorrebbe una visione d'insieme per intervenire davvero là dove esistono le necessità.
Tuttavia la mia «macerazione» di questa notte riguardava soprattutto un'altra precisazione che intendo fare immediatamente, relativa all'intervento del collega Ciccanti e anche del sottoscritto, in quanto era stata chiesta l'interruzione per valutare un emendamento delle Commissioni sul provvedimento sui piccoli comuni. Il collega Ciccanti aveva precisato che l'interruzione avrebbe dovuto riguardare la convocazione delle Commissioni e del Comitato dei diciotto e riguardare anche il disegno di legge comunitaria, ed è proprio su questo che voglio precisare.
Lei credo sappia cos'è accaduto non solo nella giornata di ieri, ma anche nella scorsa settimana in Commissione bilancio da parte della maggioranza. Quindi, presidente Reguzzoni, non siamo noi a fare ostruzionismo, ma è la maggioranza che ha fatto ostruzionismo la scorsa settimana e lo ha fatto ancora ieri in Commissione, e gli effetti molto probabilmente li vedremo fra poco, sul disegno di legge comunitaria, con l'intento chiaro di non esprimere il parere, per far arrivare poi in Aula questo provvedimento sul disegno di legge comunitaria in assenza di parere e così dare la possibilità all'Aula di passare al punto successivo all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Cambursano.

RENATO CAMBURSANO. Concludo, signor Presidente. Voglio solo ricordare, Lei lo sa, che sono cinque mesi che il Governo non ha un Ministro per i rapporti con l'Unione europea. Questa è la vera vergogna! Ciò grida vendetta in un momento in cui l'Italia è sotto esame su come deve stare in Europa e noi, non solo non abbiamo un Ministro per i rapporti con l'Unione europea, ma non passiamo neanche all'esame del disegno di legge comunitaria che ci adegua alle volontà precise dell'Europa. Questo sì che grida vendetta a voi!

MARINA SERENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARINA SERENI. Signor Presidente, anch'io voglio avvalermi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento, per chiarire il mio pensiero espresso nella seduta di ieri. In particolar modo, vorrei precisare il mio pensiero su due punti. Iniziavo il mio breve intervento facendo riferimento alla regione da cui provengo, l'Umbria, nella quale - come dicevo - ben sessantadue comuni su novantadue sono sotto i 5 mila abitanti. Molti di questi comuni hanno esattamente le caratteristiche del provvedimento che ieri stavamo discutendo.
Per la brevità del mio intervento non ho potuto rendere chiaro il fatto che questi piccoli centri non sono solo il luogo in cui nascono prodotti agricoli tipici di Pag. 13eccellenza e di grande qualità, conosciuti molto bene fuori dalla nostra regione e, in qualche caso, anche fuori dall'Italia. Penso al vino sagrantino di Montefalco, al tartufo nero di Norcia, allo zafferano di Cascia e ai prosciutti tipici di Preci. In tutti questi nostri piccolissimi centri - è ancora presto, non potete avere fame, colleghi! - si producono cioè delle eccellenze che sono diventate vere e proprie ricchezze di questi territori, ed è proprio attorno a queste eccellenze che nasce anche un turismo di qualità e ambientale, che si sviluppa, per esempio, nel Parco nazionale dei Monti Sibillini. Si tratta di una ricchezza, per una regione piccola come la nostra, che altrimenti nell'era della globalizzazione rischierebbe di essere ai margini, come lo era molti decenni fa.
Tuttavia in questi piccoli centri - al riguardo vorrei chiarire il mio pensiero - non c'è solo questo elemento di tipicità dei prodotti agricoli e di turismo ambientale unito spesso al turismo religioso che si richiama ad alcune grandi figure di santità della nostra regione, da San Benedetto da Norcia a Santa Rita da Cascia. In questi piccoli centri si sono sviluppate in questi ultimi anni anche delle iniziative industriali di eccellenza e di altissima qualità. Posso fare, anche in questo caso, alcuni esempi.
Già il collega Realacci ieri citava l'iniziativa di Angelantoni sull'energia solare, un brevetto dell'ENEA che viene sviluppato in maniera prototipale in un piccolo centro dell'Umbria come Massa Martana, un gioiellino della nostra regione. Penso alle aziende come Meccanotecnica Umbra, anche questa in un piccolo centro come Campello sul Clitunno.
Penso alla straordinarietà dell'esperienza di Brunello Cucinelli e del cachemire in un borgo splendido come Solomeo. Volevo precisare queste realtà perché - nel dire che l'Umbria ha interesse ad una «leggina» come quella di ieri - mi riferisco non tanto ad un'idea nostalgica e agreste dello sviluppo, quindi un'idea tesa semplicemente a tutelare questi piccoli centri, ma ad un'idea tesa, invece, a valorizzare la possibilità di far nascere in questi piccoli centri delle iniziative moderne e di grande qualità.
La modernità può attecchire dove c'è un ambiente favorevole e quest'ambiente favorevole può essere fatto di natura, di coesione sociale, di persone che si incontrano nella piazza del paese e si conoscono, di qualità culturale e anche, naturalmente, di nuove tecnologie. Affinché questi piccoli centri possano diventare la sede di tante eccellenze imprenditoriali, c'è bisogno delle nuove tecnologie.

PRESIDENTE. Onorevole Sereni, la prego di concludere.

MARINA SERENI. Signor Presidente, ho concluso. L'ultima considerazione sulla quale vorrei chiarire il mio pensiero è che il richiamo all'Umbria tutto è meno che una spinta localistica.
Noi quest'anno festeggiamo il centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia. La valorizzazione della specificità locali deve andare insieme alla consapevolezza del valore dell'unità: si può essere tanti e diversi se c'è in tutti - tanti e diversi - la consapevolezza che l'unità del Paese e della nazione è una ricchezza indispensabile per essere nell'Europa e nel mondo di oggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, la collega Motta è intervenuta: il suo intervento non ha nulla a che vedere con quanto verbalizzato a pagina 79 del Resoconto stenografico della seduta di ieri. Oltretutto, la collega ieri aveva il tempo limitato ad un minuto. Con l'intervento di questa mattina è riuscita a «bypassare la norma», che era stata messa ieri, di contingentamento dei tempi.
Signor Presidente, è in atto un evidente, quanto legittimo, ostruzionismo. Se non viene indicato dove è stato interpretato nel Pag. 14verbale in modo presuntivamente sbagliato quello che dice un collega è evidente che ciò sta avvenendo. La prego di prendere i dovuti provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, se lei intende dire che il Regolamento probabilmente necessita di integrazioni, sono d'accordo con lei, ma è la Giunta per il Regolamento a doversene occupare.
Per quanto riguarda la sorveglianza sull'attinenza di ciò che dicono i colleghi con gli interventi sulla seduta precedente, cercherò certamente di esercitare una vigilanza tenendo presente che l'interprete del proprio pensiero è colui il quale per primo ha parlato.

LAURA FRONER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA FRONER. Signor Presidente, ho chiesto la parola ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento, per chiarire il mio pensiero espresso nella seduta di ieri, in particolare per quanto riguarda la mia replica alla risposta del sottosegretario di Stato per gli affari esteri Alfredo Mantica all'interrogazione a mia prima firma n. 3-00624, concernente iniziative diplomatiche in relazione alla vicenda di Enrico Forti, detenuto in un carcere di massima sicurezza in Florida. Non avendo a disposizione il testo della risposta ho interpretato le parole del sottosegretario, che cito: «Il signor Forti ha recentemente manifestato l'intenzione di chiedere di scontare il resto della pena in Italia, ai sensi della convenzione di Strasburgo del 1983 sul trasferimento delle persone condannate, come una manifesta volontà da parte del signor Forti di ricorrere a tale istanza di trasferimento». In realtà, una eventuale richiesta in tal senso mi risulta sia condizionata da una accettazione da parte del signor Forti della sentenza di colpevolezza espressa nei suoi confronti il 15 giugno 2000 e di una rinuncia da parte sua a richiedere la revisione del processo che lo riguarda.
È evidente che il signor Enrico Forti, che si proclama innocente dal 2000 e che sta scontando da allora una pena di ergastolo, a giudizio suo e dei suoi avvocati, non fondata su prove inconfutabili, non sarà mai disponibile a rinunciare alla sua dichiarazione di innocenza, ribadita in tutti questi lunghi anni, e alla conseguente richiesta di rivedere la sua posizione, e che continuerà a rivendicare una verifica più puntuale della realtà dei fatti collegati alla morte del signor Dale Pike.
Tutto ciò premesso, vorrei quindi che venga rettificato il mio pensiero, chiedendo che un'eventuale domanda di trasferimento del signor Forti in Italia non venga condizionata nei termini che ho appena esposto ed esorto e invito accoratamente il Ministro Frattini a sostenere presso le autorità americane la necessità di fare chiarezza su questo caso e di approfondire meglio la fondatezza delle prove che durante il processo, conclusosi nel giugno del 2000, sono state addotte per giungere ad un verdetto di ergastolo nei confronti del signor Enrico Forti, nel pieno rispetto del diritto di ciascuna persona ad un giusto processo.

PAOLA DE MICHELI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA DE MICHELI. Signor Presidente, chiedo la parola ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento, per chiarire il mio pensiero espresso nella seduta di ieri, in particolar modo in riferimento alla presentazione di un emendamento, il 3.26, all'articolo 3 della proposta di legge sui piccoli comuni. Le puntualizzazioni che voglio fare questa mattina sono legate a due aspetti, uno più di tipo formale e un secondo, invece, di tipo sostanziale, anche perché questo emendamento è stato poi approvato da questa Assemblea con il parere contrario del Governo.
Voglio puntualizzare l'aspetto formale perché ho presentato l'emendamento e, al termine del mio intervento, ho riconosciuto Pag. 15l'eventuale disponibilità da parte mia e degli altri firmatari a ritirarlo. Successivamente è intervenuta la seconda firmataria, onorevole Braga - però mi sono resa conto che agli atti questo intervento non vi è, perché non parlava a microfono acceso - la quale ha confermato, invece, la condivisione con gli altri firmatari e con quelli degli altri gruppi che avevano presentato un emendamento con il medesimo testo dell'intenzione di porlo in votazione.
Questo è confermato dalla dichiarazione del Presidente di turno Lupi, il quale alla fine ha posto in votazione entrambi questi emendamenti che, nel loro contenuto, erano uguali. Questa è la prima puntualizzazione formale che intendevo fare ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento. Inoltre, volevo puntualizzare anche il contenuto di questo emendamento, che è stato approvato da quest'Assemblea. Vi è una ragione per la quale si è trovata un'ampia maggioranza sul contenuto di questo emendamento: si tratta del semplice fatto che, per la prima volta, se escludiamo il Patto di stabilità, che sappiamo essere vigente per i comuni sopra i 5 mila abitanti, per comuni con un numero di abitanti inferiore a 5 mila si introducono elementi di semplificazione nell'ambito sia della programmazione finanziaria sia della programmazione degli investimenti e delle opere pubbliche.
Diciamo che questo emendamento prevede, all'interno di alcuni paletti fissati di semplificazione, una delega al Governo, al quale viene chiesto, entro sei mesi, di provvedere all'emanazione di decreti legislativi che consentano ai piccoli comuni di non essere sommersi sul piano burocratico dall'esigenza di presentare documenti finanziari che, per chi ha bilanci di 100-150 mila euro - in alcuni casi, penso ai comuni delle comunità montane, anche bilanci di parte corrente ben più bassi di queste cifre - diventano esclusivamente dei pesi burocratici, che impediscono al poco personale rimasto a questi comuni di effettuare attività più utili per i cittadini.
Per questa ragione si può affermare che, in questi tre anni, attraverso manovre di finanza pubblica, si sono prodotti fortissimi disincentivi per i piccoli comuni e, più in generale, per i comuni, legati al proliferare della burocrazia in uscita, ossia verso i cittadini, considerati i tagli poderosi che sono stati fatti e anche l'impossibilità dei piccoli e piccolissimi comuni di potere addivenire ad una revisione, per esempio, degli organici e, quindi,...

PRESIDENTE. Onorevole De Micheli, la prego di concludere.

PAOLA DE MICHELI. ... di dare seguito a piani di assunzione.
D'altra parte, però, con l'approvazione del suddetto emendamento, abbiamo tentato, anche se non è ancora sufficiente, di compensare questi disincentivi con la previsione di uno straordinario incentivo di semplificazione. Se il Governo vi darà seguito con l'emanazione di un provvedimento, fra qualche mese i piccoli comuni non avranno più l'obbligo né la pendenza, per esempio, di presentare dei piani triennali di investimento supportati da progettualità che, ormai, gli uffici pubblici di questi comuni non sono in grado di realizzare per le ristrettezze economiche nelle quali si ritrovano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

SANDRO GOZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, intervengo anch'io ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento per chiarire il mio pensiero rispetto a quanto riportato nel processo verbale circa la mia replica al sottosegretario Mantica a proposito della mia interrogazione n. 3-01233 concernente iniziative per garantire un'adeguata presenza italiana e multilaterale in Kosovo, con particolare riferimento alla difesa dei monasteri ortodossi.

PRESIDENTE. Onorevole Gozi, lei sta intervenendo, quindi, sul resoconto stenografico, non sul processo verbale.

Pag. 16

SANDRO GOZI. Sì, signor Presidente, ha ragione, parlo del resoconto stenografico. Questo non riporta perfettamente il mio pensiero.

MANLIO CONTENTO. Come è possibile che il resoconto stenografico non lo riporti esattamente? È un film!

SANDRO GOZI. Non chiedevo semplicemente che la data, di cui parlo per il ritiro delle truppe della NATO e della KFOR dai monasteri serbo-ortodossi in Kosovo, agosto 2011, fosse un termine eventuale. Chiedo, e vorrei che questo fosse precisato nel resoconto stenografico, che il Governo si impegni attivamente per fare in modo che quel termine, agosto 2011, indicato dal sottosegretario, non sia considerato come un termine definitivo.
Chiedo, quindi, che si chiarisca questo aspetto e che si precisi che ciò che intendevo è che anche nei mesi che precedono il mese di agosto 2011, indicato dal sottosegretario, il Governo si attivi nelle sedi multilaterali per continuare a garantire, anche dopo quel termine, la presenza delle forze multilaterali, soprattutto - e vorrei fosse chiarito anche questo punto, perché non è indicato nel suddetto resoconto - per quanto riguarda il patriarcato di Pec e il monastero di Decani. Questi sono gli aspetti su cui insistevo in modo particolare e che non vedo riportati.
Vorrei poi anche chiarire che, quando ho parlato del dialogo che auspicavo con il Governo, rappresentato dal sottosegretario Mantica, è evidente che mi riferivo all'impegno che vorrei che il Governo prendesse di riferire in Parlamento, sulle future decisioni, prima del termine indicato nel resoconto, ossia agosto 2011.
Infatti, credo che, in ordine ad una questione di così grande importanza politica, di così grande importanza dal punto di vista dei simboli religiosi e storici e che è stata uno degli epicentri del conflitto serbo-kosovaro nel Kosovo, sia evidente che, su decisioni di presenza o meno, militare o multilaterale, e di passaggio di consegne dalla presenza multilaterale della NATO e della KFOR alla polizia locale kosovara, debba esserci un nuovo passaggio in Parlamento o in Commissione - ma auspicherei in Aula - perché il Governo ci assicuri che il passaggio di forze dalla multilaterale internazionale alle forze di polizia locale kosovara garantisca assolutamente che continuino ad esserci quelle garanzie minime di sicurezza che la comunità serbo-ortodossa invoca e che noi, come Italia e come forza che è presente, non solo a livello militare, ma a livello di polizia, a livello di addestramento dei giudici e, comunque, a livello anche economico nella zona, dobbiamo assolutamente pretendere.
Non potremmo mai, infatti, permetterci che, a causa di questo passaggio delle forze dalla NATO alle forze di polizia kosovara, poi riesplodessero e riemergessero di nuovo delle tensioni o addirittura - e nessuno certamente lo auspica - emergessero dei nuovi conflitti, soprattutto fra la comunità ortodossa e i kosovari locali, che certamente rischierebbero di minare, signor Presidente, quel primi passaggi positivi, che a livello tecnico il tavolo negoziale tra serbi e kosovari ha compiuto.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevoli Gozi.

SANDRO GOZI. Vorrei, quindi, sottolineare innanzitutto che il termine agosto 2011 non è da considerare un termine definitivo - e il resoconto non lo spiega - e che, in secondo luogo, il Governo tenga questo Parlamento costantemente informato e che continui ad informarci su tutti gli aspetti di sicurezza, che devono continuare, direttamente o indirettamente, ad essere garantiti soprattutto - lo ripeto - nel patriarcato di Pec e nella zona di Decani.
Questo è fondamentale, perché oggi, come diceva lo stesso sottosegretario Mantica ieri, vi sono dei segni positivi di questo tavolo, ma sono segni tecnici ...(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gozi.

Pag. 17

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, chiedo la parola ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento.
Infatti, ieri, non sono intervenuto sul provvedimento dei piccoli comuni - di cui sono firmatario e rispetto al quale mi ritrovo negli interventi svolti dai miei colleghi - ma sono intervenuto a fine seduta sull'ordine dei lavori ed intendo chiarire il mio pensiero.
Ho, infatti, rivolto una richiesta precisa alla Presidenza nel corso del mio intervento e, quindi, intendo chiarire il mio pensiero rispetto al processo verbale. Visto tuttavia che alcuni colleghi della maggioranza seguono con attenzione i nostri interventi per verificare che effettivamente corrispondano a quello che è stato detto ieri, se qualcuno dei colleghi della maggioranza, che sta seguendo, non mi ha sentito ieri e quindi ha il dubbio che non corrisponda, segnalo che può trovare il mio intervento a pagina 92 del resoconto stenografico di ieri. Ripeto che il mio è un intervento di chiarimento sul processo verbale e questa è solo una segnalazione per agevolare il lavoro dei colleghi della maggioranza.
La richiesta che ho rivolto ieri alla Presidenza era di questo genere e su essa intendo chiarire ulteriormente il mio pensiero. A gennaio del 2009 l'Assemblea della Camera dei deputati ha approvato un ordine del giorno, di cui ero primo firmatario, firmato insieme ai colleghi del Partito Democratico. Voglio ricordare che era un ordine del giorno che è stato votato da tutti i gruppi e quindi non solo dal Partito Democratico, ma anche dai gruppi di maggioranza. Era un ordine del giorno che prevedeva tra gli altri - non sto a ricordare tutti gli impegni che rivolgeva al Governo, ma ricordo soltanto quello che ho richiamato nel mio intervento di ieri - un impegno preciso per il Governo, ossia quello di relazionare periodicamente, e almeno una volta all'anno, al Parlamento, rispetto allo stato di avanzamento per quanto riguarda la preparazione dei lavori per il grande evento dell'Expo Milano 2015. È una relazione che il Governo era tenuto già a svolgere in riferimento agli impegni statali che - voglio ricordare - il nostro Governo si è preso con il Bureau internazionale dell'Esposizione - e, quindi, si tratta di impegni assunti a livello internazionale in merito ai fondi da stanziare, che ancora non sono stati tutti corrisposti - su uno stato di avanzamento nel quale il Governo deve dare conto anche del lavoro di coordinamento complessivo degli interventi dei diversi enti, lavoro di coordinamento affidato al commissario straordinario che è il sindaco pro tempore della città di Milano, Letizia Moratti.
Ebbene, signor Presidente, sono trascorsi più di due anni dall'approvazione di quell'ordine del giorno e la relazione in oggetto che ho richiamato finora non è ancora stata fatta, come ha ricordato l'onorevole Enrico Letta in un'intervista sulla pagina milanese de Il Corriere della Sera pubblicata nella giornata di lunedì.
Quindi questa relazione non è ancora stata fatta e la mia richiesta alla Presidenza era di insistere presso il Governo affinché ottemperasse ad un proprio preciso impegno assunto di fronte al Parlamento. Mi sono sentito di richiamare questo impegno ieri, intervenendo sull'ordine dei lavori a fine seduta, e di chiedere di nuovo la parola oggi, signor Presidente, perché questa relazione ha carattere di urgenza.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Infatti, il Commissario straordinario, che rappresenta l'impegno complessivo del nostro Paese e quindi anche gli impegni che si è assunto questo Parlamento, dovrà relazionare di fronte al Bureau internazionale delle esposizioni il 19 aprile e lo dovrà fare rispetto ai nodi ancora aperti, il primo dei quali riguarda la disponibilità delle aree nelle quali deve essere organizzato l'Expo. Pag. 18
Ricordo che su tale aspetto non vi è ancora alcun elemento di certezza perché la strada che è stata individuata ossia quella del diritto di superficie è ancora in attesa del responso dell'agenzia del territorio rispetto al costo al quale devono essere previste, quantificate le aree di disponibilità dei privati e, in base a questo, costruito complessivamente il diritto di superficie...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, oltre a questo, è necessario di fronte al Bureau delle esposizioni dire anche che cosa si farà dopo il...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Peluffo.
Saluto gli studenti e i professori della facoltà di giurisprudenza dell'Università di Taranto, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare sul processo verbale l'onorevole Bressa, ma non posso concedergli la parola perché non esiste un suo intervento nella seduta di ieri, ma solo due parole pronunciate incidentalmente, praticamente un'interruzione.

CHIARA BRAGA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, anch'io intendo avvalermi della possibilità di intervenire ai sensi dell'articolo 32, comma 3 del Regolamento per chiarire il mio pensiero riguardo ad una serie di interventi che ho fatto nell'ambito della discussione sul provvedimento riguardante i piccoli comuni.
Come lei sicuramente ricorderà e come è stato riportato nel resoconto stenografico all'esame dell'Aula, proprio nell'ottica di favorire un'approvazione... scusate...

PRESIDENTE. Che succede? Non funziona il microfono?

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, l'onorevole Braga faceva parte del Comitato dei nove quindi poteva dire quel che voleva!

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, mi scusi per l'inconveniente, ma chiaramente non dipende da me. Vorrei poter continuare il mio intervento.
Come dicevo, ieri sulla proposta di legge sui piccoli comuni ho avuto modo di sottolineare come la necessità di arrivare ad un'approvazione condivisa di questo provvedimento da parte dell'Aula potesse in qualche modo far valutare l'opportunità di ritirare alcuni emendamenti.
In particolare, faccio riferimento a due emendamenti. In primo luogo, l'emendamento a mia firma 3.27 sul quale sono intervenuta e relativo alle misure per prevedere agevolazioni e la rimozione di vincoli all'assunzione di personale impiegato nei piccoli comuni rispetto al quale, appunto nel mio intervento, dichiaravo la volontà di accogliere l'invito del relatore di ritirare l'emendamento a fronte della presentazione e dell'approvazione di un ordine del giorno.
L'ordine del giorno è stato poi accettato dal Governo. Vorrei comunque chiarire che l'ordine del giorno di per sé non può ritenersi sufficiente a risolvere un problema reale e concreto che i piccoli comuni si trovano a dover affrontare, che è appunto quello di limitare il personale parametrandolo alle spese previste e certificate all'esercizio finanziario 2004. Sappiamo come questo vincolo abbia impedito, in molti casi, a molti piccoli comuni, che pure con questa legge ci proponevamo di sostenere e di aiutare nello sviluppo e nell'obiettivo di garantire servizi adeguati ai cittadini, di dotarsi di quelle figure professionali qualificate - penso ad esempio al personale impiegato nell'ambito della sicurezza dei cittadini - e ha quindi posto in una situazione di difficoltà molti comuni nel garantire un livello minimo adeguato di servizi ai cittadini.
Nell'esplicitare il mio pensiero, evidentemente, per ragioni di tempo, ieri non ho potuto precisare con la dovuta puntualità Pag. 19come il tema della rimozione del vincolo sul personale per i piccoli comuni possa essere positivamente accolto in uno dei prossimi provvedimenti, magari anche nell'esame successivo che il medesimo provvedimento avrà nell'altro ramo del Parlamento e quindi al Senato, proprio perché la misura attualmente prevista, che fa riferimento ancora alla finanziaria 2007, non tiene conto di una serie di sconti dal punto di vista finanziario che pure potevano essere valutati positivamente, così come previsto dal decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122. Ci tengo a precisarlo perché non vorrei che l'indicazione di disponibilità nel ritirare il mio emendamento 3.27, quindi nel non chiedere una votazione espressa dell'Aula in merito, venisse intesa come un'automatica risoluzione del problema, che invece rimane ancora aperto e che, mi auguro, il Governo possa prontamente e rapidamente risolvere con uno dei prossimi provvedimenti all'esame dell'Aula.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Braga.

CHIARA BRAGA. Infine, lo stesso ragionamento, chiaramente molto più breve perché il tempo a mia disposizione sta per terminare, riguarda l'altro emendamento che ho ritirato, l'emendamento Braga 5.21, con cui chiedevamo, comunque, di valutare la possibilità di inserire tra i beni riconosciuti dall'UNESCO anche il patrimonio immobiliare di cui sappiamo essere molto ricchi i piccoli comuni che costituiscono l'ossatura del nostro sistema territoriale e che in molti interventi sono stati richiamati per il loro valore dal punto di vista non solo dei beni culturali materiali ma anche....

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Braga.

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, sempre in riferimento all'articolo 32, comma 3, del Regolamento, prendo carico di una sua precisazione sull'intervento del collega Gozi, che ha con chiarezza espresso che si stava parlando non del processo verbale ma del resoconto stenografico. Credo che la Presidenza debba uscire da questo momento di ambiguità e chiarire a tutta l'Aula che cosa intende fare rispetto a quello che sta succedendo. Non c'è dubbio infatti che quello che lei ha prima precisato non fa altro che avvalorare la tesi del collega Contento, che ha ben chiarito il contenuto del processo verbale, seppur nella sua sintesi, rispetto ai contenuti del resoconto stenografico. Quindi, signor Presidente, la prego di attivarsi anche presso il Presidente Fini e di chiarire immediatamente questa ambiguità.

PRESIDENTE. Per la verità credevo di avere già chiarito che l'articolo 32, comma 3, del Regolamento non contiene nessuna ambiguità. Il medesimo comma mi obbliga a dare la parola a chi intenda chiarire il proprio pensiero espresso nella seduta precedente, perché esso non dice «riportato nel processo verbale» ma «espresso nella seduta precedente», oppure, per fatto personale.

RENATO FARINA. Buonsenso! Buonsenso!

PRESIDENTE. Quindi continuerò a dare la parola a tutti quelli che la chiederanno per chiarire il proprio pensiero espresso nella seduta precedente, evidentemente non riportato nel processo verbale perché il processo verbale non riporta i pareri espressi nella seduta precedente.
È irragionevole? È meritevole di integrazione il Regolamento? È necessario costruire una tradizione interpretativa differente? Può darsi. Io invito allora a riunire la Giunta per il Regolamento e in quella sede ad adottare gli opportuni chiarimenti interpretativi al Regolamento o a proporre le opportune modifiche al medesimo, Pag. 20cosa che non può fare la Presidenza dell'Assemblea in corso di seduta.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, la ringrazio molto perché credo che l'argomento in questione sia molto delicato, che riguarda in modo molto serio quelli che sono i pochi diritti dei parlamentari rispetto al lavoro d'Aula organizzato dai gruppi. Perché le dico questo? A mio avviso - ma ovviamente si dovrà vedere quale sarà l'interpretazione da parte della Giunta del Regolamento, e lo dico anche seriamente al collega Volpi e agli altri colleghi che sono intervenuti - l'espressione «o a chi intenda chiarire il proprio pensiero» prevista dal comma 3 dell'articolo 32 è volta proprio a consentire in qualche modo al deputato la parola per chiarire il suo pensiero, che - così come stabilito dall'articolo 11 - non può essere contenuto nel processo verbale, perché il processo verbale può contenere soltanto l'elenco delle deliberazioni.
Quindi colui che è intervenuto nella seduta precedente può chiarire successivamente il suo pensiero - lo ha fatto ad esempio l'onorevole Gozi, è del tutto evidente collega Volpi - utilizzando l'unico strumento scritto che noi abbiamo, quello in cui è stato espresso il pensiero nella seduta precedente, e cioè il resoconto stenografico. Leggendo lo stenografico, atteso che non tutti se lo ricordano a memoria, si verifica quanto vi è scritto e nella seduta successiva si chiarisce qualora ciò che è riportato nello stenografico abbia bisogno di ulteriore chiarimento.
Collima tutto perfettamente. Rassegniamoci a questo. Avremo altre occasioni. Si cambierà? Spero di no, perché penso sia un importante articolo a favore della singola possibilità di ciascun deputato. Ma è così. Rassegniamoci e andiamo innanzi.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Zacchera che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.

RAFFAELLA MARIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, chiedo la parola ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento per chiarire il mio pensiero espresso nella seduta di ieri - come lei ribadiva, per noi è possibile farlo - e intendo precisare che, per quanto riguarda la discussione anche sintetica che ieri abbiamo tenuto su alcuni articoli, avrei necessità di puntualizzare (visto che non trovo aderenza con quello che avevo voluto spiegare all'Assemblea) alcune questioni che sono contenute nell'articolo 3, precisamente ai commi 2, 3 e 4, e che fanno riferimento ad alcune disapplicazioni delle norme vigenti, soprattutto del codice degli appalti.
In quell'articolo che io ritengono positivo, a favore dell'efficienza dei piccoli comuni, si prevedeva infatti che vi fosse la disapplicazione di termini che fanno riferimento alla programmazione triennale degli investimenti (obbligo per i comuni che hanno la capacità di programmare nelle triennalità importanti opere e comunque investimenti e spese). Si riteneva per quanto riguarda la stessa disposizione che nella difficoltà economica, ma soprattutto nella scarsa organizzazione dei piccoli comuni, questa disapplicazione non fosse un reato ma dovesse essere anzi una motivazione per far sì che vi fosse più efficienza e anche una brevità negli atti burocratici.
Abbiamo rilevato molto spesso che l'aggravio della burocrazia e anche l'applicazione, in alcuni casi molto stretta, di norme che si sono sovrapposte nell'arco degli anni (e quelle in riferimento al codice degli appalti si sono stratificate in maniera abnorme) non abbiano portato trasparenza né chiarezza e neppure naturalmente efficienza negli investimenti seppure esigui, così come sono oggi quelli a disposizione di tutte le amministrazioni e in maggiore misura anche dei piccoli comuni.
Questa stratificazione normativa ha spesso paralizzato i nostri apparati amministrativi, Pag. 21soprattutto quelli che non hanno avuto la possibilità di avere corsi di formazione e quelli a cui non è stata data la possibilità di essere reintegrati, neanche con il blocco del turnover. Alla stratificazione dei codici, dei regolamenti e anche di alcune novità legislative degli ultimi due anni, non si è stato in grado di far fronte con, magari, un solo tecnico negli uffici comunali.
Nella discussione che abbiamo svolto, riferendoci sempre all'articolo 3, abbiamo auspicato che vi fosse una gestione associata e che vi potessero essere forme di incentivo per rendere più efficace, in questo settore così complesso, l'operatività delle amministrazioni locali. Abbiamo anche auspicato che alcuni Ministeri, magari quelli che hanno condotto una battaglia sulla pubblica amministrazione, paventando solo, rispetto ai cittadini, il rischio che non si faccia mai abbastanza da parte dei dipendenti pubblici, gestissero pure un momento di formazione e di qualificazione, partendo, in questo senso, dal privilegiare coloro che non hanno possibilità e non hanno tutte le figure professionali presenti all'interno delle amministrazioni.
In questo senso, mi fa piacere che, oggi, sia presente anche il Ministro Brunetta perché noi, molto spesso, ci sentiamo dire quanto deve funzionare la pubblica amministrazione, ma non abbiamo mai trovato il modo per dare una mano concretamente e realmente a chi, dentro la pubblica amministrazione medesima, deve orientarsi in una selva normativa che, ormai, diventa quasi ingestibile. Vorremmo chiarire, rispetto a questo tema...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Mariani.

RAFFAELLA MARIANI. ... che, anche nella partita che è stata richiamata come digital divide, ossia la necessità di incrementare i fondi per la banda larga, non si è data, purtroppo, la priorità ai piccoli comuni ed a quelle aree del nostro territorio che sono rimaste sacrificate dall'innovazione tecnologica, ma, piuttosto, si è incrementato l'aggiornamento tecnologico e l'installazione della banda larga laddove vi erano forze economiche, industriali e situazioni di distretti che, con lo sviluppo economico, hanno avuto una certa confidenza negli ultimi anni. Riteniamo che sia molto urgente, invece, da questo punto di vista, avere un piano, chiarire anche le priorità, partendo da chi, in questo momento, è in maggior difficoltà di collegamenti ed ha ancora da richiamare...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mariani.

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, prima ero assente perché sono andato a recuperare il resoconto stenografico del 31 marzo, cioè della scorsa settimana, quando chiesi, in un'occasione identica a questa, di poter parlare. Lo leggo testualmente:
«ore 10,25. MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare. PRESIDENTE.» (era il Presidente Fini) «Ne ha facoltà. MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, per annotare che non condivido l'interpretazione, [...] laddove si indica che il Ministro, onorevole La Russa, indirizza una parola, seguita da puntini, all'indirizzo del Presidente. Faccio presente che non è determinabile... PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, lei si riferisce al resoconto stenografico. Un deputato può intervenire sul processo verbale quando viene letto dal segretario. MARCO ZACCHERA. Siccome si è parlato di... PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, il Regolamento è chiaro, le tolgo la parola».
Dopodiché, viene data la parola all'onorevole Giachetti ed al collega Evangelisti, ma, evidentemente, loro fanno parte di un altro schieramento politico (Applausi del deputato Dal Lago). Signor Presidente, è evidente che c'è una disparità di trattamento nei confronti di una parte politica contro le altre ed è evidente che, oggi, è in Pag. 22atto un'azione di ostruzionismo e, quindi, lei ha il dovere di intervenire ai sensi del Regolamento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, mi portano adesso il resoconto stenografico, che leggo: «MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, per annotare che non condivido l'interpretazione riportata a verbale, a pagina 73, laddove»...

MARIO LANDOLFI. Signor Presidente, lei fa ostruzionismo! Non le è consentito farlo!

GENNARO MALGIERI. Ma l'abbiamo già sentito!

AMEDEO LABOCCETTA. Ma che fa? Si mette a leggerlo di nuovo?

PRESIDENTE. Scusate, lasciatemelo leggere. Per interpretare un testo, bisogna leggerlo. Per potervi dare la mia interpretazione del testo, devo leggerlo.
Allora vi dirò la mia interpretazione del testo senza rileggerlo. L'onorevole Zacchera non chiede la parola per chiarire il proprio pensiero espresso nella seduta precedente, chiede la parola per intervenire in un dibattito che riguarda altra questione e correttamente il Presidente Fini non gliela concede (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

JOLE SANTELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, siamo dinanzi ad una forma di ostruzionismo completamente nuova. Stiamo rimanendo tranquilli e rimarremo tranquilli perché non cadremo nella trappola dell'incidente. La prego tuttavia, signor Presidente, anche di stare al Regolamento e di non abusare delle facoltà che le sono consentite, perché sarebbe un pericolosissimo precedente anche per i prossimi anni di legislatura della Camera quando, forse, anche questa opposizione potrebbe, in un futuro molto remoto, diventare maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Proprio per evitare precedenti pericolosi ho già indicato la via corretta: la Giunta per il Regolamento si riunisca e discuta del problema dando poi indicazioni che saranno vincolanti come lo sono per me le indicazioni che sinora sono provenute dalla Giunta per il Regolamento e che si deducono dal Regolamento stesso.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento come hanno fatto la collega Santelli e precedentemente l'onorevole Zacchera. Signor Presidente, semplicemente intanto intendo esprimerle tutta la nostra solidarietà e ringraziamento per il modo ineccepibile attraverso il quale Lei sta presiedendo, presumo peraltro, avendo visto il collega Lupi, in piena armonia e sintonia con tutti coloro che hanno responsabilità di Presidenza della Camera perché, come abbiamo già ampiamente detto, è lapalissiano che stiamo applicando alle lettera il Regolamento.
Peraltro, signor Presidente, intervengo per spiegare alla collega Santelli che anche noi siamo assolutamente tranquilli e sereni. Eravamo colpiti dal fatto che per due ore sono stati tranquilli e sereni anche loro. Non vorremmo che questi primi interventi, oltre che ovviamente arricchire il dibattito e a noi non può che fare piacere, manifestassero un senso di crescente ansia che, invece, deve essere tranquillamente riposta, perché ancora molti colleghi hanno da applicare il Regolamento semplicemente esprimendo il loro pensiero e chiarendolo rispetto alla seduta di ieri.

Pag. 23

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, anch'io sulla base di quanto previsto dall'articolo 32, comma 3, desidero precisare meglio il pensiero che ho espresso ieri intervenendo su due emendamenti attinenti all'articolo 4 ed, in particolare, l'emendamento 4.21 e il 4.20.
Mi sono anche in particolare riferito all'aspetto contenuto nell'articolo 4 circa la gestione di un servizio postale affidabile certo nei piccoli comuni e mi sono riferito - qui lo voglio precisare meglio - al fatto che proprio ieri abbiamo appreso della riconferma dei vertici di Poste italiane. Non entro nel merito della scelta fatta dall'azionista di maggioranza di riconfermare i vertici. Ieri nel mio intervento intendevo - qui lo chiarisco meglio - sottolineare l'importanza che da parte del management di Poste italiane Spa vi sia un'attenzione migliore, più forte rispetto al passato proprio in relazione alle molte chiusure di uffici postali in piccoli comuni soprattutto ubicati in territorio di montagna, quando sappiamo che gli uffici postali, in particolare nei territori più disagiati, svolgono anche una funzione di tipo sociale perché la persona anziana, la persona sola che ha la possibilità di servirsi degli uffici postali trova in queste strutture un punto di appoggio e di riferimento importante.
Ed è per questo che intervenendo su quei due emendamenti ed, in particolare, su quanto contenuto in alcuni punti dell'articolo 4, ho cercato di mettere in evidenza la necessità che da parte di Poste italiane Spa, che è una società a totale partecipazione pubblica, sia giusto e doveroso in quanto Spa che persegua l'obiettivo di arrivare quanto meno al pareggio di bilancio.
Tuttavia non può pensare di fare utili e di fare dei profitti penalizzando un servizio che è molto rilevante dal punto di vista sociale. Siccome questa è una società pubblica, non può esimersi dallo svolgere anche una funzione sociale. È per questo, signor Presidente, che ho ritenuto di puntualizzare meglio.
Poi ho sentito qui alcuni richiami e l'accusa di ostruzionismo. Ebbene, mi rivolgo in particolare al presidente del gruppo della Lega Nord, il collega Reguzzoni, che prima ha detto che stiamo facendo perdere tempo: invito il collega Reguzzoni e quelli che hanno parlato di ostruzionismo a rivolgere questo invito, prima che alle opposizioni, a qualche Ministro che la scorsa settimana ha fatto auto-ostruzionismo, deliziandoci con un'esibizione degna di premio Nobel (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MAINO MARCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, intervengo anch'io e chiedo la parola ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento, per chiarire il mio pensiero espresso nella seduta di ieri in riferimento alla dichiarazione di voto, per il gruppo del Partito Democratico, sull'articolo 11 del provvedimento sui piccoli comuni. Volevo chiarire le motivazioni che ci hanno portato a dare un voto favorevole a questo articolo, nonostante l'insoddisfazione rispetto al contenuto dell'articolo stesso. Noi abbiamo voluto privilegiare un lavoro unitario che si è fatto in questi anni, anche se ha portato, dal punto di vista finanziario, certamente ad un contenuto molto limitato: i 40 milioni che sono previsti per quanto riguarda gli investimenti. Abbiamo voluto privilegiare il lavoro unitario, che è cominciato fin dalla presentazione della proposta di legge, che ha visto l'adesione di numerosi deputati di tutti gli schieramenti e il lavoro successivo, che è stato compiuto nelle Commissioni di merito, in cui si è cercato di arrivare ad un testo condiviso e che potesse avere anche l'approvazione da parte del Governo ed in modo particolare il via libera da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, visto che fino a quel momento non si era riusciti a trovare ulteriori risorse per farvi Pag. 24fronte, nonostante si trattasse appunto di un provvedimento che ha visto un lavoro unitario, una condivisione ed il fatto di voler sostenere l'attività dei piccoli comuni da parte di tutti gruppi parlamentari.
Quindi, noi abbiamo privilegiato questo aspetto, ma abbiamo voluto al tempo stesso far presente che ci troviamo di fronte ad una situazione per cui la proposta di legge prevedeva 40 milioni ogni anno per tre anni, ma abbiamo già perso tra l'altro quattro anni. Infatti, li prevedeva per il 2008, 2009 e 2010 e noi arriviamo adesso alla Camera (siamo arrivati all'approvazione del provvedimento, ma poi deve andare al Senato), nel 2011, prevedendo che il primo anno in cui si interviene sia il 2012. Quindi, anche sotto questo aspetto, il fatto che probabilmente il Governo non ci abbia creduto fino in fondo o che non abbia lavorato per trovare prima le risorse ci ha portato, nonostante fosse un testo condiviso, ad arrivare solo nel 2011 a portarlo all'esame dell'Assemblea.
Poi c'è un problema relativo alla necessità di accelerare le procedure di attuazione di questo articolo, che sono anche estremamente complesse. Infatti, da una parte noi abbiamo una platea molto vasta, abbiamo appunto 6 mila comuni che possono partecipare alla suddivisione di questi fondi.
Ieri, abbiamo parlato di una tipologia, ma vorrei precisare che di più di una tipologia si tratta di materie e di settori in cui si può intervenire, che vanno dalla tutela dell'ambiente e dei beni culturali, alla messa in sicurezza delle infrastrutture e degli istituti scolastici (e solo questo, certamente, richiederebbe molte più risorse), alla promozione dello sviluppo economico e sociale, all'incentivazione dell'insediamento di nuove attività produttive, agli investimenti nel loro complesso.
Come dicevo, occorre fare presto nel dare attuazione alle procedure previste, perché per quanto riguarda le tipologie di interventi rispetto a queste materie, occorrerà avere un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Quindi, sarà necessario che il Governo si attivi, una volta che il provvedimento sarà approvato, al più presto, per realizzare questa prima parte; successivamente, i comuni potranno presentare le loro proposte, che verranno valutate in sede di Conferenza unificata. Questo sarà certamente un lavoro complesso: vi saranno moltissime proposte rispetto a fondi esigui.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Marchi.

MAINO MARCHI. Da questo punto di vista, occorrerà tenere ferma una priorità, cioè quella di premiare il lavoro delle unioni dei comuni. Certamente, però, emergerà - ed è questo ultimo aspetto che vorrei capire - una scarsità di risorse, per cui non basterà fermarsi al 2012, ma occorrerà davvero che, nella legge di stabilità per gli anni successivi, vi siano risorse adeguate. Altrimenti, rischiamo di avere approvato unitariamente un testo di legge che, poi, non avrà ricadute pratiche nella vita dei comuni.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Marchi.

ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo un po' controvoglia nel fare la precisazione ai sensi dell'articolo 32, terzo comma, del Regolamento, per esprimere il mio parere su ciò che è stato riportato ieri. Intervengo un po' controvoglia, ma sono consapevole che, quando, tra qualche anno, si leggeranno questi verbali, ci verrà chiesto e ci si domanderà se abbiamo veramente fatto di tutto per impedire l'approvazione di queste norme: mi riferisco, naturalmente, a quelle contenute nel provvedimento concernente i piccoli comuni o a quelle sbagliate che vi erano. Per evitare che vi siano danni connessi a questo, stiamo mettendo in campo tutti i meccanismi necessari.
Ieri sono intervenuto, voglio precisarlo con chiarezza, perché la mia preoccupazione Pag. 25sul fatto che il Governo era stato appena battuto su un emendamento che la collega Braga aveva presentato, era rivolta, in particolare, al fatto che sui provvedimenti di carattere generale - quelli che interessano i cittadini, mediamente, per quanto attiene la vita pubblica di questo Paese, i problemi del lavoro, le pubbliche amministrazioni e la vita dei nostri comuni - in quest'Aula, il centrodestra generalmente non c'è, la maggioranza generalmente non c'è.
In questi casi, quando riusciamo a trovare gli argomenti più significativi su cui le opposizioni, come sta avvenendo abitualmente in questi mesi, sono coese, è chiaro che il Governo viene battuto. Tuttavia, questo avviene sempre più di rado, per il fatto che argomenti che interessano il Paese - questo intendevo precisare ieri - non arrivano più in quest'Aula, o arrivano semplicemente per tamponare e per riempire un po' qualche buco tra una legge sulla giustizia e l'altra.
Quindi, quando esprimevo le mie preoccupazioni sul battere il Governo, intendevo proprio questo, cioè che in questo Parlamento, ormai, la maggioranza c'è solo quando ci si occupa dei problemi del Presidente Berlusconi: lo vediamo, lo abbiamo visto ieri e lo vedremo più tardi. Proprio per questo, ribadivo che vogliamo battere il Governo sui provvedimenti che riguardano Berlusconi oppure bisognerebbe fare...

PRESIDENTE. Onorevole Rosato, si attenga ai chiarimenti sul suo intervento della giornata di ieri.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, sto intervenendo esattamente su quello. Evidentemente, la mia opinione era questa, quando dicevo che la mia preoccupazione non era di battere il Governo sui temi riguardanti i piccoli comuni, ma su quei temi, con riferimento ai quali, purtroppo, questo Parlamento viene chiamato a tutelare gli interessi di un'unica persona.
Per tornare ai piccoli comuni (l'altro tema di cui mi sono occupato nel mio intervento di ieri), avendo anche sottoscritto la proposta di legge, volevo ribadire il nostro interesse affinché questa proposta vada finalmente all'approvazione del Senato.
Infatti, il collega Realacci, che in più occasioni ha avviato il processo legislativo di questa norma, ha misurato come questo ramo del Parlamento abbia sempre avuto grande sensibilità sull'argomento, mentre l'altro ramo ne ha avuta sempre meno.
Ciò ci richiama ad avere atteggiamenti volti a consentire che il percorso legislativo di tale norma abbia un iter più rapido possibile, cosa che abbiamo fatto.

PRESIDENTE. Onorevole Rosato, la invito a concludere.

ETTORE ROSATO. Volevo concludere il mio intervento ricordando ancora come il lavoro fatto in questi giorni sul provvedimento legislativo relativo ai piccoli comuni, partisse proprio dall'idea di tutelare tutte quelle piccole comunità, le quali sono tante nel nostro Paese ed hanno una serie di grandi problemi che riguardano la stretta sui bilanci imposta da questo Governo, nonché la difficoltà di operare e garantire quei servizi minimi indispensabili che sono caratterizzanti del nostro Paese, dalle scuole ai servizi essenziali per gli anziani.
Pertanto, l'idea era quella di costruire una rete di protezione sociale, che parta proprio dai piccoli comuni, da coloro - sindaci, amministratori locali - i quali sono vicini ai propri cittadini, al fine di tutelare i loro interessi e i loro bisogni con un'attenzione precisa e quotidiana nei confronti di questo Paese, il quale è composto di reti di piccole comunità. Ciò doveva essere un elemento qualificante per questo Parlamento. Peccato...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rosato.

GIUSEPPE CALDERISI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 26

GIUSEPPE CALDERISI. Signor Presidente, forme di ostruzionismo sul processo verbale sono state messe in atto anche altre volte in questa Camera dei deputati. Tuttavia, l'atteggiamento della Presidenza della Camera, nelle altre circostanze, è stato diverso da quello che viene messo in atto questa mattina.
Vorrei richiamare, ad esempio, un caso che mi riguarda: il 1o giugno 1995, quando ero deputato di Forza Italia, facemmo opposizione, ricorrendo a questa forma estrema, anche sul processo verbale, con forme di natura ostruzionistica; in quella circostanza si trattava di vicende relative allo svolgersi dei referendum. Innanzitutto, in quella occasione la Presidenza consentiva interventi solo per modifiche rispetto al processo verbale. Ci si trovava, signor Presidente, in una fase precedente alla riforma del modo con cui viene svolto il processo verbale, operata dalla Presidenza Violante, nella XIII legislatura.
Tuttavia, anche con riferimento ai casi in cui è stato consentito di intervenire non soltanto con riferimento al processo verbale, ma anche per chiarire il pensiero rispetto a quello riportato nel resoconto stenografico, signor Presidente, nei casi precedenti la Presidenza ha sempre immediatamente sindacato il contenuto dell'intervento del deputato che non rispettava, evidentemente, quanto consentito dal Regolamento, togliendo immediatamente la parola quando l'intervento - come chiaramente negli interventi che abbiamo sentito - non aveva nulla a che fare né con il processo verbale, né con il contenuto del proprio intervento riportato nel resoconto stenografico della seduta precedente.
In sostanza, signor Presidente, nei casi precedenti - «il massimo» avvenne nel 2004 per quanto riguarda la riforma delle pensioni - le forme di ostruzionismo hanno riguardato non più di 30, 40 minuti. Mai sono andate oltre.
Si tratta di capire se questa Presidenza vuole arrivare alla paralisi del Parlamento, perché di questo si tratta; il Presidente Fini intende paralizzare questa Camera dei deputati; questo è il problema (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Se si consente questa forma esasperata di ostruzionismo sul processo verbale, in questi termini, siamo alla paralisi del Parlamento, con buona pace degli interventi del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Questo è il problema; il Presidente Fini ci dica cosa vuole fare, perché qui siamo ben oltre l'applicazione del Regolamento e dei precedenti che in tanti altri casi vengono citati e che in questa fase non vengono tenuti in alcun conto (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile).

PRESIDENTE. Gli uffici mi comunicano che interventi volti a chiarire il proprio pensiero sono rimasti agli atti della seduta del giorno, senza che si sia proceduto a rettifica del processo verbale, nelle sedute del 25 settembre 1976, 17 marzo 1978, 27 aprile 1978, 27 febbraio 1980 e, per non perdere tempo, non arriverò alla fine di questo lungo elenco. Mi risulta nuovo l'esempio del 1995 del Presidente Pivetti, provvederò ad approfondirlo. Mi pare comunque che, se è nei termini detti, sia un'eccezione rispetto a una tradizione interpretativa abbastanza consolidata.
Vorrei poi segnalare all'onorevole Calderisi che esistono i rimedi all'interno dell'ordinamento per formule ostruzionistiche che capisco, irritano la maggioranza, e forse non facilitano il buon andamento dei lavori del Parlamento. Il luogo in cui il problema deve essere sollevato è la Giunta per il Regolamento. Quest'ultima può procedere a interpretare, a dare un indirizzo interpretativo, può procedere anche a modificare il Regolamento, ma fin quando il Regolamento è questo, la Presidenza dovrà applicarlo così come esso è (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, l'onorevole Calderisi, detto senza alcuna ironia, è mio maestro in tante cose, sicuramente riguardo ai Regolamenti, però ha citato dei precedenti, consolidati peraltro e appartenenti anche alla comune tradizione radicale che ci lega in anni precedenti, ed egli sa che poi queste cose sono difficili da tagliare con il bisturi. Penso che non possiamo nasconderci dietro un dito, questo è un ostruzionismo, un classico filibustering, che ha però a che fare con un dato di sostanza politica. Troviamo una soluzione politica anziché scontrarci sul Regolamento. Qual è la soluzione politica? Basta che intervenga chiunque che dica che il prosieguo dei lavori seguirà l'ordine previsto dalla Conferenza dei presidenti di gruppo e che non ci sarà l'inversione dell'ordine del giorno sub specie del rinvio in Commissione della legge comunitaria, che aspetta da tempo. Noi aspettiamo il Ministro, aspetta anche la legge comunitaria. Approviamo quella e poi si passa al processo breve. Non possiamo fingere che non ci sia un dato politico e che questo ostruzionismo abbia fondatissime ragioni politiche.
Ci si prenda l'impegno di seguire l'ordine dei lavori stabilito e l'ostruzionismo, parlo per noi che neanche lo stiamo facendo, finisce, credo, un istante dopo e si torna alla fisiologia. Si vuole rompere la fisiologia dei lavori d'Aula come è stato fatto la settimana scorsa, la si vuole rompere anche questa settimana? Ho davanti agli occhi un titolo del Corriere della Sera che dice: «Berlusconi: brigatismo giudiziario (...)»; si vuole rompere la fisiologia dei lavori d'Aula anche questa settimana? Ci si prende l'ostruzionismo. Mi sembra una cosa elementare soprattutto per chi ha grande esperienza parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia e Partito Democratico).

GIUSEPPE CALDERISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CALDERISI. Signor Presidente, nel mio richiamo al Regolamento, non ho contestato affatto che ci siano precedenti nei quali si sia consentito ai deputati di intervenire sul processo verbale non con riferimento allo stesso, ma per chiarire il pensiero rispetto allo stenografico; ho però anche detto che, in tali casi, la Presidenza ha sindacato sempre il contenuto di questi interventi, verificando se ciò fosse effettivamente corrispondente all'oggetto, oppure no, togliendo la parola anche dopo dieci o venti secondi.
Comunque, questa forma di ostruzionismo è legittima, e per essa non mi arrabbio affatto, perché è ovvio e banale che l'opposizione possa ricorrere a questo, ma poi ognuno sceglie le forme che crede e si qualifica per quello che fa, nessuno può contestare la legittimità di questo.
Tuttavia, voglio ricordare che i precedenti sono che mai la Presidenza della Camera ha consentito che una forma di ostruzionismo, che riguarda il processo verbale, si protraesse oltre i 30-40 minuti, perché se si va oltre questo tempo, si va alla paralisi dell'Istituzione, signor Presidente, ed è questo il problema che pongo al Presidente Fini, anche rispetto al richiamo che ci ha fatto il Presidente Napolitano. Insisto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Onorevole Calderisi, se il suo invito è a controllare in modo più stringente gli interventi, concordo con lei e sono sicuro che il Presidente Lupi, che assume ora la Presidenza, se ne farà carico, ma se fosse un invito a strozzare i diritti dei parlamentari garantiti dal Regolamento, non potrei accettarlo.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, la ringrazio prima che venga sostituito dal Presidente Lupi, che ringrazio altrettanto.

Pag. 28

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,45)

PRESIDENTE. A prescindere, ringrazia.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Sempre a prescindere. Ringrazio l'onorevole Buttiglione e la Presidenza perché ha avuto modo di farci presente che sussistono molti precedenti che indicano come le modalità attraverso le quali oggi sono stati condotti i lavori d'Aula sono esattamente modalità che si sono riprodotte in tempi lontani e prossimi, molto vicini.
Ciò significa che, anche nella vigenza di Regolamenti diversi e in presenza di modifiche degli stessi Regolamenti, tuttavia, il comportamento delle Presidenze ha avuto una sua continuità, che trova nella prassi e non solo nel Regolamento la modalità e la certezza per la quale le prerogative dei parlamentari trovano oggi - nella prassi e nel Regolamento - la possibilità di esprimersi nei termini con i quali oggi sono stati svolti gli interventi dei colleghi, richiamando il contenuto preciso del comma 3 dell'articolo 32 del Regolamento, più volte richiamato dalla Presidenza.
Signor Presidente, credo che vi sia stato anche un utilizzo improprio di un termine; in particolare si accusano diversi colleghi, che chiedono di parlare e che intendono chiarire il proprio pensiero in merito al processo verbale, di svolgere collettivamente o di produrre oggettivamente - perché di ciò si tratta - una forma di ostruzionismo. Ma vorrei far presente, signor Presidente, che, l'importanza e la forza delle questioni che ieri erano all'ordine del giorno, evidentemente, richiamano i singoli colleghi a voler precisare il contenuto dei propri interventi, tanto era importante la seduta di ieri.
La seduta di ieri era talmente importante che i membri del Governo - anche oggi alcuni sono qui, ma ieri erano ancora di più - erano presenti ed erano chiamati a svolgere anche il loro ruolo di parlamentari e penso che ciò sia effettivamente il richiamo all'evidenza del fatto che, se sono presenti pressoché tutti i Ministri, significa che ieri e oggi si stanno discutendo questioni sulle quali è giusto che il processo verbale corrisponda esattamente a ciò che i singoli parlamentari ritengono debba corrispondere in termini di pensiero al quale loro si sono riferiti nel momento in cui sono intervenuti. Non si tratta di ostruzionismo, signor Presidente, perché l'ostruzionismo non darebbe tempi certi, e anche questo lo dico dal punto di vista oggettivo.
Se si sono iscritti a parlare una serie di colleghi - indipendentemente che si tratti di colleghi della maggioranza o dell'opposizione, perché l'articolo del Regolamento non è utilizzabile esclusivamente dai colleghi dell'opposizione in quanto sul processo verbale è diritto di tutti i parlamentari intervenire a chiarire il proprio pensiero - signor Presidente, se vi è un numero certo di iscritti a parlare, significa evidentemente che, ad una certa ora, è chiaro che si può procedere al voto. Quindi, di quale ostruzionismo stiamo parlando! I colleghi possono anche fare i conti e, se non hanno intenzione di stare ad ascoltare gli interventi degli altri colleghi che vogliono precisare il proprio pensiero, possono uscire e andare a fare altre cose. Se invece restano qui ad ascoltare è perché allora vi è una giustezza dell'intervento, vi è il contenuto dell'intervento che interessa ai colleghi, tant'è vero che i colleghi della maggioranza intervengono in risposta ad altri colleghi anche dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
Quindi, quale ostruzionismo! Stiamo parlando nel merito di questioni importanti che ieri si sono discusse e su cui questo Parlamento ha deciso. È pertanto del tutto evidente che esercitiamo un diritto, non stiamo facendo alcun ostruzionismo e ci sono tempi certi che qualsiasi segretario d'Aula e qualsiasi presidente di gruppo può valutare e dire ai propri colleghi che possono stare fuori una, due, tre ore...

Pag. 29

PRESIDENTE. Grazie onorevole Quartiani. Dobbiamo passare agli altri interventi sul processo verbale, sul quale vi sono venticinque iscritti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Lovelli. Ne ha facoltà.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, anch'io vorrei con la sua autorizzazione intervenire per chiarire il pensiero espresso nella seduta di ieri ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento. Ieri, intervenendo, avevo fatto riferimento ai contenuti dell'articolo 7 del progetto di legge al nostro esame, sottolineando che, con questo progetto di legge, si intende almeno in parte porre rimedio al fatto che, con la mancanza della Carta delle autonomie e con i contenuti del decreto legislativo sul federalismo municipale, si andava a creare per i piccoli comuni una situazione che, dal punto di vista normativo e soprattutto dal punto di vista finanziario, può oggi metterne in discussione la funzionalità e la stessa sopravvivenza. È questo il punto di partenza del progetto di legge presentato dal Partito Democratico e di cui sono cofirmatario, dove il tema di fondo è contribuire a fare in modo che i piccoli comuni abbiano la possibilità di mantenere un livello di servizi comunali e, in generale, di servizi pubblici adeguato a far sì che quelle comunità locali possano sopravvivere anche in un contesto riorganizzativo, rispetto al quale la legge interviene favorendo e sostenendo l'aggregazione dei piccoli comuni, che possa consentire di avere questa rete di autonomie locali viva, vitale, e dare dei servizi ai loro cittadini.
In particolare, ho voluto sottolineare quello che l'articolo 7 dice a proposito del servizio postale e richiamare poi il Governo all'attuazione concreta di questo articolo con l'ordine del giorno che ho presentato e che il Governo stesso ha accolto. Tuttavia, ci terrei a richiamare l'attenzione del Governo su questo punto perché non vorrei che l'ordine del giorno in particolare fosse stato accolto come si fa ormai in genere, cioè si dà parere favorevole e poi l'attuazione di quell'ordine del giorno viene lasciato a tempi migliori. Vorrei dire al Governo, perché ne sia consapevole, che ho richiamato nell'ordine del giorno lo schema di decreto legislativo che recepisce la direttiva postale europea.
Questo decreto legislativo è stato approvato in via definitiva dal Consiglio dei ministri del 23 marzo scorso ed è in procinto di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. In quel decreto legislativo si dice esattamente questo: «È assicurata la fornitura del servizio universale e delle prestazioni in esso ricomprese, di qualità determinata, da fornire permanentemente in tutti i punti del territorio nazionale, incluse le situazioni particolari delle isole minori e delle zone rurali e montane, a prezzi accessibili, all'utenza».
Inoltre, si aggiunge: «Il servizio universale è affidato a Poste italiane Spa per un periodo di cinque anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto rinnovabili per ulteriori cinque anni per non più di due volte. Il rinnovo del contratto è subordinato al miglioramento di efficienza di Poste italiane Spa che il Ministero dello sviluppo economico verifica al termine di ogni periodo di affidamento sulla base di indicatori di efficienza definiti e quantificati con apposito provvedimento».

PRESIDENTE. Onorevole Lovelli, la prego di concludere.

MARIO LOVELLI. Quindi, voglio ricordare che proprio ieri è stato definito il nuovo consiglio di amministrazione delle Poste. Questi sono i punti di riferimento. Questa norma ha un senso se l'articolo 7 del provvedimento sui piccoli comuni viene trasformato in contratto...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Lovelli...

ROBERTO MORASSUT. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, anch'io vorrei precisare alcuni aspetti della discussione di ieri in relazione al resoconto stenografico e secondo quanto previsto dall'articolo 32, comma 3, del Regolamento. In particolare, intervengo perché il provvedimento sui piccoli comuni approvato ieri contempla tutta una parte relativa al tema della tutela dei beni paesaggistici e delle aree di salvaguardia naturale, e dei beni storici e monumentali agli articoli da 16 a 19. Questo chiama in causa il tema più vasto del governo del territorio, che purtroppo continua ad essere marginalizzato nel dibattito politico e anche parlamentare del nostro Paese.
La proposta di legge, infatti, che abbiamo discusso e votato ieri, propone delle facilitazioni amministrative, delle semplificazioni molto importanti e anche dei sostegni finanziari anche per quegli aspetti di politica di tutela e di governo del territorio che, però, alla fine risultano e rischiano di essere del tutto velleitari in assenza di una normativa quadro generale che riguardi l'intero territorio nazionale.
Per esempio, nel testo si fa riferimento alla partecipazione dei comuni con intese anche intercomunali e questo è molto importante per la realizzazione dei cosiddetti programmi integrati di intervento in base alla legge n. 179 del 1992 per progetti di riqualificazione urbanistica e con particolare riferimento al recupero dei centri storici. Tali programmi, come è noto per molti, consentono una collaborazione e una concertazione degli interventi di recupero, di riqualificazione, di ristrutturazione urbanistica, di nuova edificazione tra pubblico e privato.
Tale tipo di facilitazioni e di incentivazioni non potranno, tuttavia, mai avere piena efficacia, ma saranno solo dei pallidi tentativi di alleggerimento delle procedure se quest'Aula, quando sarà il caso (quanto prima), non deciderà di affrontare il grande tema della regolamentazione su tutto il territorio nazionale, dando naturalmente - sulla base della Costituzione - alle regioni chiari e organici indirizzi in tema di incentivazioni urbanistiche e delle regole con le quali applicare le ormai diffusissime forme di contrattazione tra pubblico e privato nella materia urbanistica.
Fintanto che non si affronterà questo tema, il rischio vero e concreto di una dispersione del patrimonio nazionale, dei suoli, dei beni naturali, delle aree protette e, perfino, del patrimonio pubblico accumulato dai comuni nel corso dei decenni e il rischio contestuale di una pazzesca crescita della rendita fondiaria e urbana sarà incontrollabile. I comuni grandi, ma soprattutto e in primo luogo i comuni piccoli delle regioni e delle province più piccole, saranno di fatto «nudi» nel rapporto con i grandi poteri economici e immobiliari che operano sul territorio.
Nella proposta di legge approvata ieri sarebbe stato utile un riferimento che introducesse alcuni principi semplici di regolamentazione di questa materia in relazione proprio al tema del rapporto tra pubblico e privato, ed in particolare agli strumenti operativi e alle procedure per fare delle efficaci valutazioni immobiliari per soppesare in interventi di questo tipo, i programmi integrati, i vantaggi privati, ma anche e soprattutto i vantaggi pubblici.
Sarebbe stata una piccola ma importante anticipazione di una riforma di civiltà importante e quanto mai urgente, anche perché questa materia, e concludo, si sta trattando su tutta la scala nazionale in modo indiscriminato e, peraltro, inconcludente.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO MORASSUT. In assenza di risorse - e concludo, signor Presidente - si promuovono e si progettano opere pubbliche, peraltro senza realizzarle mai, solo attraverso scambi e valorizzazioni immobiliari. Si tenta di fare infrastrutture, si tenta di lanciare progetti per istituti di pena, stadi di calcio e sedi scolastiche, senza mai concluderli, ma a ruota libera e senza chiare regole.
È arrivato il momento, anche quando si discute in relazione a questa materia nelle piccole realtà, di affrontare questo delicato Pag. 31tema che riguarda l'equilibrio del nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, come lei può vedere nel resoconto stenografico relativo alla seduta di ieri, a pagina 29, non ho potuto esprimere il mio pensiero e non lo trovo indicato nel processo verbale, perché alla prima frase mi è stata tolta la parola. Coglierò l'occasione per molto meno che esprimere o chiarire il mio pensiero, ma per esprimere quello che ieri non mi è stato concesso di dire in quest'Aula. Era presente una scolaresca e si era appena tributato il saluto di quest'Assemblea alla scolaresca presente, la quale ha notato che quest'Aula era colma in ogni ordine di posti, ma, soprattutto, era colma al completo assoluto, tranne che per il Presidente del Consiglio, tra i banchi del Governo...

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, con tutta la delicatezza, la inviterei a chiarire il suo pensiero, non ad aggiungere cose che lei pensa.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, guardi a pagina 29 del resoconto stenografico. La frase da me pronunciata era del seguente tenore: diciamo alle scolaresche che ci guardano perché è presente tutto il Governo italiano oggi in Aula, mentre non si parla di difesa, di politica estera, di crisi internazionali, dei gravissimi problemi economici, della mancanza di lavoro, delle condizioni in cui versa la maggioranza degli italiani. Come mai tanta presenza? È molto semplice: bisognava dare un voto che certificasse la discendenza di una ragazza minorenne, coinvolta in certi festini, con l'allora Presidente dell'Egitto Mubarak (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Bisognava poter dire, con un numero sufficiente di voti, che questa Assemblea credeva davvero - pensate alla vergogna internazionale, guardatevi il New York Times di oggi - che la ragazzina Ruby fosse la nipote di Mubarak e che, quindi, il nostro Presidente del Consiglio ne fosse persuaso.
Vi è qualcosa di più umiliante per l'Italia? Vi è un modo più diretto e preciso per screditarci di fronte al mondo? È un «miracolo» se neppure i tunisini ascoltano il Ministro dell'interno italiano, quando si reca a tentare di aprire una negoziazione? È un problema se Berlusconi deve ritornare dalla Tunisia senza essere stato ascoltato neppure da un Governo provvisorio? Questa è la situazione e la volevo spiegare; mi è riuscito oggi e la ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANGELO ZUCCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, intervengo anch'io ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento. Ieri sono intervenuto a sostegno di un emendamento, a prima firma dell'onorevole Borghesi, che privilegiava la vendita diretta nell'ambito della promozione dei prodotti agroalimentari tradizionali.
Alcuni produttori mi hanno chiamato lamentando il fatto che dal mio intervento avrebbero compreso che la mia intenzione fosse quella di circoscrivere l'ambito commerciale dei loro prodotti alla sola vendita diretta.
Ora, a me non sfugge la validità della vendita diretta e il fatto che questa stia assumendo, anche tra i consumatori, sempre maggiore consenso e che in tutte le città e i comuni italiani stiano nascendo piccoli mercati dei produttori che vendono i loro prodotti direttamente ai consumatori, garantendo la qualità del prodotto e consentendo al consumatore anche un discreto risparmio tagliando completamente la fase dell'intermediazione.
Così come non mi sfugge la positività di questo aspetto né il fatto che, nel vasto paniere dei prodotti agroalimentari tradizionali, che in Italia sono più di quattromila, Pag. 32esistono delle differenziazioni tra un prodotto e l'altro. Per cui, è evidente che alcuni prodotti, per le loro caratteristiche, potranno beneficiare della vendita diretta come sbocco commerciale immediato ed altri, invece, hanno la giusta ambizione di potersi rivolgere a mercati più vasti.
Voglio solo citare alcuni esempi, come, in modo particolare, il lardo di Colonnata che rappresenta uno dei nostri prodotti a denominazione di origine protetta (DOP) più ambiti. Questo è partito come prodotto agroalimentare tradizionale che rispondeva a delle caratteristiche particolari, ma poi, nel corso degli anni, è riuscito a costruirsi un disciplinare molto più rigido ed è diventato uno dei prodotti DOP che il mondo ci invidia. È evidente che il lardo di Colonnata non ha l'ambizione di vedere come sbocco commerciale la vendita diretta, ma molto di più. Insomma, mi sembra giusto sottolineare alcune differenze tra i diversi prodotti.
Per citare alcuni prodotti della mia terra, della mia regione, potrei parlare dell'asparago bianco di Cilavegna, un prodotto che nasce in un territorio molto particolare, a seguito delle caratteristiche dei terreni argillosi e sabbiosi che esistono quasi unicamente in quel piccolo comune della provincia di Pavia. È un prodotto che viene coltivato da undici agricoltori, se ne producono poche quantità, si raccoglie tra il mese di marzo e quello di maggio e ad esso è dedicata una sagra che rappresenta il momento della massima vendita e della massima capitalizzazione di reddito per lo sforzo di questi agricoltori.
Oppure, ancora, posso citare la cipolla rossa di Breme. Anche questo è un prodotto agroalimentare di un certo valore, se ne producono seicento quintali, lo coltivano sei agricoltori, ha una tradizione che si ritrova fin dal 906 dopo Cristo.
Stiamo parlando, quindi, di prodotti fortemente radicati nel territorio che salvaguardano la tradizione culturale contadina dei nostri comuni e la biodiversità che è una ricchezza del nostro Paese.
Altra cosa, ancora, è parlare - lo dico perché sollecitato dalla chiamata di questi produttori - del salame d'oca di Mortara che ha origine più di seicento anni fa nel comune di Mortara per il fatto che lì si insediò una comunità ebraica...

PRESIDENTE. Onorevole Zucchi, la prego di concludere.

ANGELO ZUCCHI. ... che quindi aveva come compito quello di alimentarsi evitando di mangiare prodotti provenienti da animali che non fossero ruminanti. Dunque, per evitare di mangiare maiale questa comunità ha chiesto di inventare un salame che venisse dall'oca. Così nasce il salame d'oca di Mortara (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Zucchi, la ringrazio anche per la spiegazione dotta ed erudita a proposito del salame d'oca che comparirà, certamente, nel resoconto stenografico della seduta odierna.

MASSIMO VANNUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, intervengo anch'io ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento.
Come lei sa, ieri sono stato il relatore per la V Commissione sulla proposta di legge d'iniziativa del deputato Realacci ed altri concernente disposizioni per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni. A tale proposito devo chiarire alcuni aspetti, soprattutto uno.
Come si legge a pagina 46 del resoconto stenografico, lei, signor Presidente, mi ha interrotto mentre chiarivo il punto delle regioni a statuto speciale. Quindi oggi voglio precisare - non si è chiarito bene - che il provvedimento, che abbiamo approvato ieri, riguarda tutto il territorio nazionale, con una particolarità per le regioni a statuto speciale: l'elenco dei beneficiari lo fanno le regioni.
Altra cosa, sulla quale ho subito interruzione e su cui molti colleghi mi hanno chiesto spiegazioni, è il fatto che noi abbiamo escluso la specificità di comuni Pag. 33prevalentemente rurali o di montagna. Lo abbiamo fatto nel momento in cui si volevano inserire anche i «comuni costieri» e allora non si sarebbe più compreso, perché poi c'era tutta Italia, e anche perché una legge deve avere il carattere di essere generale ed astratta.
L'importante è che funzioni l'articolo 2, che io voglio precisare. Infatti, lì c'è un elenco dei problemi e delle particolarità che possono avere i comuni per poter entrare nell'elenco. L'obiettivo, quindi, non è quello di una legge che distribuisca a pioggia sui 5 mila comuni: la nostra capacità deve essere quella di poter selezionare un elenco di comuni realmente bisognosi (700, 800 o 1000). Allora si vedrà che i 40 milioni che abbiamo previsto sono importanti perché, se i comuni saranno mille, 40 mila euro per comune all'anno, per un piccolo comune, sono un'importante risorsa.
Però, signor Presidente, vorrei la sua attenzione, perché approfitto, invece, in questo caso di un errore palese e evidentissimo del resoconto stenografico. Nel momento in cui l'onorevole Ciccanti svolgeva la dichiarazione di voto ed elencava i prodotti tipici - di cui adesso ci ha dato conto anche l'onorevole Zucchi - ed era arrivato al prosciutto di Carpegna, dai banchi della Lega Nord è arrivato un grido e gli si è detto: «mettici anche il culatello!» Ciccanti ha risposto: «di tua sorella, probabilmente».
Ora, nel verbale, mentre c'è l'elenco e compare il prosciutto di Carpegna, non c'è la parola «culatello», signor Presidente (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). C'è scritto: «Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord».

PRESIDENTE. Perché si vede che la sorella non aveva ancora comprato il culatello. Questo è il punto e mi sembra un argomento veramente «spesso» da riportare nel verbale, onorevole Vannucci.

MASSIMO VANNUCCI. E no! Altrimenti non si capisce! Lo faccio per l'onorevole Ciccanti.

PRESIDENTE. Il Presidente non commenta.

MASSIMO VANNUCCI. Io non so se la sorella del collega producesse culatello e quindi se l'onorevole Ciccanti si riferisse a questo oppure..

AMEDEO LABOCCETTA. Ma smettila!

MASSIMO VANNUCCI. ...oppure non conoscesse il culatello.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Vannucci.

MASSIMO VANNUCCI. A questo punto si può rimediare solo in un modo, ovvero correggendo il resoconto stenografico e facendo sì che il collega della Lega Nord confessi chi è e organizzi una degustazione di culatello per tutti i colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE.... e una conoscenza della sorella dell'onorevole Ciccanti.

ANDREA SARUBBI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, mi spiace, ma purtroppo devo sospendere l'ilarità, perché il mio chiarimento sulle parole di ieri sera riguarda fatti un poco più seri.
Intanto sono molto contento che sia lei a presiedere l'Aula in questo momento, perché era lei presente quando io ieri sera sono intervenuto e quindi noterà che io mi sono sbagliato, quando ho chiesto la parola: ho chiesto di avere la parola per fatto personale, mentre invece il resoconto stenografico giustamente riporta che io l'ho chiesta sull'ordine dei lavori. Era, in effetti, un intervento sull'ordine dei lavori.
È stato un intervento che però, vista la fretta, probabilmente ha lasciato aperte alcune questioni. La prima è che, quando ho detto che, con l'onorevole Furio Colombo, con altri quattro deputati del Partito Democratico o delegazione radicale e Pag. 34con un deputato dell'Italia dei Valori, eravamo stati esclusi dai vari centri di permanenza temporanea - nel senso che non ce li avevano fatti visitare - e avevo detto che, forse, era perché siamo dell'opposizione, mi accorgo adesso che forse avrei potuto alludere ad una volontà palese del Governo di escludere l'opposizione. Io, invece, credo che tutto questo sia impossibile in uno Stato di diritto, per cui quello che avrei voluto precisare nel mio intervento, ma che non ho fatto ieri - lo faccio ora - è che il nostro stupore è stato dettato dal fatto che quando ci siamo presentati a Lampedusa o quando i nostri colleghi si sono presentati a Manduria, nessuno di noi ha visto un pezzo di carta scritto, nel quale si impedisse a noi l'accesso, ma tutto è stato comunicato telefonicamente. Questo ha reso la circostanza ancora più dubbiosa è ancora più nebulosa, se vogliamo dire così.
Detto questo, siamo certi che il Ministro Maroni verrà presto in Aula. Purtroppo, non lo abbiamo visto ieri, perché era a Tunisi: speriamo di vederlo proprio nelle prossime ore a riferirci su quanto è accaduto e confidiamo anche nella presa di posizione della Presidenza della Camera.
Il secondo punto che, secondo me, devo chiarire riguarda l'accenno che ho fatto al Ministro Bossi quando ho detto che mi auguravo che la risposta dell'Italia sugli immigrati fosse migliore della sua frase di ieri sera. Il Ministro Bossi, ieri sera, uscendo in transatlantico, aveva infatti detto ai giornalisti presenti: «Bisogna chiudere il rubinetto e svuotare la vasca». Dopo di che, a chi gli aveva fatto notare che si stavano verificando ulteriori sbarchi a Lampedusa, aveva mostrato in maniera signorile il dito medio.
Ho fatto riferimento a questo episodio non per impedire a un Ministro, che è anche leader politico, di esprimere il proprio pensiero, ma perché questo pensiero in questo momento rischia di dare adito purtroppo a conseguenze che non vorremmo.
Guardi, signor Presidente, mio fratello mi ha appena segnalato su Facebook una pagina che ho aperto qui davanti a me in cui è scritto: «spariamo sui barconi di Lampedusa». Adesso il nome esatto non lo ricordo, ma io l'ho appena segnalata alla polizia postale. È una pagina Facebook che ha...(Commenti di deputati del gruppo Lega Nord Padania) Guardate sinceramente non commenterei; so che non posso rivolgermi ad altri deputati, ma questa leggerezza su un tema così importante sinceramente non me la permetterei perché ci sono delle persone che stanno scrivendo testualmente: «Peccato che a Lampedusa non ci siano i piraña» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) Ci sono delle persone che stanno scrivendo testualmente: «Dategli i bocconi avvelenati».

SOUAD SBAI. Ma che vuoi? Ma con chi te la prendi?

ANDREA SARUBBI. Forse voi, colleghi della Lega, ridete perché Renzo Bossi l'anno scorso su Facebook aveva fatto il gioco «rimbalza il clandestino», forse per affinità intellettuale, ma il resto dell'Italia per fortuna non è così e non è così neanche Lampedusa.
Secondo me questo è molto grave, signor Presidente; siamo in un humus culturale che ci sta danneggiando. L'inviato di Le Iene Giulio Golia è andato a Manduria e ha preso una fucilata perché cercava un bicchiere d'acqua!

PRESIDENTE. Adesso mi sembra che stia uscendo ....

ANDREA SARUBBI. Non sto uscendo dal seminato, signor Presidente!

PRESIDENTE. Comunque il suo tempo è terminato.

ANDREA SARUBBI. La ringrazio per avermelo concesso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PIETRO TIDEI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 35

PIETRO TIDEI. Signor Presidente, vorrei intervenire sia sul processo verbale sia a norma dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento quindi ad abundantiam.
Volevo solo ricordare che ieri sera, alla fine dei lavori dell'Assemblea chiedendo la parola sull'ordine dei lavori, ho posto l'accento su una drammatica situazione che si era venuta a verificare a Civitavecchia ieri pomeriggio con lo sbarco di circa settecento clandestini, immigrati, i quali, scesi dalla nave al porto di Civitavecchia, sono stati «accasermati», come si dice, nella caserma «De Carolis», appunto, di Civitavecchia.
La città di Civitavecchia, come ho spiegato ieri sera, anziché rispondere con tumulti e opposizioni varie ha risposto, credo, generosamente, con umanità e con senso di responsabilità, tant'è che si è mobilitata sia con l'associazionismo ed il volontariato, sia con le strutture comunali, sia con la Croce rossa e la Protezione civile. Quindi una città che già dichiarata «città martire» in quanto bombardata e rasa al suolo dal fuoco amico nella seconda guerra mondiale, medaglia d'oro al valor civile e medaglia d'argento al valor militare, ha risposto con dignità, con umanità e con senso di responsabilità.
Ciò che vorrei sottolineare e che non è emersa né nel processo verbale né tanto meno, e comunque in maniera non precisa, nel resoconto stenografico di ieri, è che il sindaco di Roma, Alemanno, di fronte a questa situazione, ha chiesto di non prendersi nessun extracomunitario perché già ne aveva tanti nella sua città. Inoltre, si è permesso persino di intervenire sulle autorità per chiedere di fare in modo che nessuno di questi settecento cittadini, o meglio di questi settecento «poveri cristi», uscisse dalla caserma in quanto sarebbero andati inevitabilmente a Roma.
Dunque a fronte di questo, di una città che risponde con senso di responsabilità, c'è un sindaco di Roma che pretende di entrare addirittura in un altro comune per impedire che questi cittadini possano uscire e credo che questo sia un atteggiamento irresponsabile e vergognoso.
La seconda questione che volevo che emergesse a verbale e che a verbale non c'è, è proprio il fatto che per una città come Civitavecchia, che ha circa 6 mila rumeni e il 20 per cento della popolazione straniera che, se non ci fosse stato lo tsunami in Giappone, avrebbe già aperto a Montalto un'altra centrale nucleare e che già ne ha aperta una a carbone, che già, tutto sommato, sul piano turistico è il primo porto crocieristico di tutto il Mediterraneo - quindi le prospettive di sviluppo sono diverse -, al di là del grande senso di responsabilità e di umanità che ha dimostrato da sempre, oggi credo sia giunto il momento in cui il Governo debba venire a dire per quanto tempo questi «poveri cristi» debbano stare ancora lì rinchiusi in caserma.
Credo di averlo chiesto, chiedevo venisse messo a verbale, credevo che emergesse comunque in qualche atto ma ciò non è accaduto. Credo che debba emergere il fatto che il Governo debba impegnarsi a venire a dire qui esattamente che cosa vuol fare in ordine a questa situazione drammatica ed emergenziale in cui, lo ripeto, ha scaricato come merci sulla banchina di Civitavecchia 700 persone, senza pensare che ovviamente qualcuno come il sindaco e l'autorità avrebbero quantomeno dovuto essere informati per tempo.
Signor Presidente, le chiedo, quindi, cortesemente, oltre che di correggere il verbale, di impegnare il Governo a venire qui a relazionare su tale situazione di emergenza che oggi crea problemi enormi a piccole comunità ma che, soprattutto, ha dimostrato una totale incapacità del Governo e un pressappochismo che tratta le persone come merci e bestie.

SALVATORE MARGIOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, le chiedo la parola ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento, per chiarire il pensiero espresso Pag. 36nella seduta di ieri. Sono intervenuto in sede di dichiarazione di voto finale, lo ricorderà, era tardi, i colleghi erano stanchi, tra l'altro stava per iniziare una partita molto sfortunata per me e per tutti gli interisti e dunque ho dovuto sintetizzare il mio pensiero in pochissimi minuti e probabilmente in questo modo ho tradito alcune cose sulle quali vorrei essere più preciso. Ci sono tre punti in particolare che meritano attenzione e un chiarimento.
Il primo è che nel resoconto stenografico si riporta che ho ringraziato il presidente Realacci, i relatori Dussin e Vannucci per il buon lavoro svolto ma ho omesso di ringraziare anche i presidenti delle due Commissioni, Giorgetti e Alessandri, nonché, ovviamente, gli uffici, come sempre molto preparati nel lavorare anche a questo disegno di legge.
In secondo luogo ho detto che in questi giorni è in corso il «Vinitaly», il tradizionale appuntamento e che l'anno scorso l'Italia ha registrato un export pari a 5 miliardi e mezzo di euro di vino. Per la verità si tratta di un dato che ho poi corretto - il Servizio resoconti mi ha aiutato in tal senso - volevo dire infatti 3 miliardi e mezzo. È stato un anno record per l'esportazione italiana nonostante la grave crisi economica. Questa mia insistenza, tuttavia, sul dato di export relativo al vino, avrà potuto far pensare a qualcuno che io ritenga che tra i prodotti agroalimentari il vino sia quello di gran lunga più importante. Per quanto esso sia un prodotto nobile narrato da grandi poeti ad iniziare da Alceo, Lucano e Orazio, penso che il vino abbia pari nobiltà di tantissimi altri prodotti tipici. Questa mattina ne sono stati citati tantissimi, prodotti che rappresentano la ricchezza dei tantissimi piccoli comuni (ce ne sono almeno 5800 in Italia al di sotto dei cinquemila abitanti).
La terza questione che vorrei precisare è che ho citato anch'io alcuni prodotti tipici della Basilicata, l'Aglianico del Vulture, i pecorini di Moliterno e di Filiano, i fagioli di Sarconi, le acque minerali del Vulture, l'olio Barile, i peperoni di Senise. Ma non volevo con ciò stabilire un ordine di gerarchia, non volevo cioè dire che i prodotti della Basilicata sono migliori degli altri che esistono in tutto il nostro Paese e potrei farne un elenco infinito. Mi piace qui citare per tutti il tartufo d'Alba, il lardo di Colonnata, il Barolo e Brunello di Montalcino, tutti i prodotti dell'Umbria citati poc'anzi dalla collega Marina Sereni, nonché tutti quelli cui ha fatto riferimento il collega Zucchi, tra cui anche il salame di Mortara.
Ma perché ho voluto parlare della mia regione? Perché essa è perfettamente esemplificativa della situazione attuale dei piccoli comuni e della ragione per cui è stato importante approvare questo provvedimento. La Basilicata ha 600 mila abitanti disseminati su 130 comuni; 97 comuni su 130 hanno una popolazione inferiore a 5 mila abitanti, l'80 per cento dei comuni della provincia di Potenza e il 55 per cento della provincia di Matera. La diminuzione complessiva di popolazione che vi è stata tra il 1982 e il 2007 è stata del 2,16 per cento, ma se invece si va a dettagliare il dato nei piccoli comuni si vedrà che il 12,4 per cento in meno di popolazione avviene nella provincia di Potenza, il 19,65 in meno nei piccoli comuni della provincia di Matera (meno 13,50 per cento come dato medio regionale). In 20 anni praticamente i piccoli comuni hanno perso 27 mila abitanti. Per dare l'idea di quel che significa in quanto a proporzioni numeriche 27 mila abitanti per una piccola regione come la Lucania si tenga conto che se 27 mila persone si aggregassero in un nuovo comune esso sarebbe il terzo della Basilicata, dopo Potenza e Matera.
Se poi vediamo i dati di dettaglio, essi sono in qualche modo disastrosi: meno 45 per cento della popolazione a San Mauro Forte, meno 36 per cento ad Oliveto Lucano, meno 42 per cento ad Armento, meno 44 per cento a San Paolo Albanese, meno 45 per cento a Pescopagano, meno 58 per cento a San Fele. Ecco, Presidente, tenevo molto a precisare il mio pensiero Pag. 37su queste questioni, e la ringrazio molto di avermelo concesso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Per organizzare i nostri lavori comunico che la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata al termine della seduta antimeridiana, e che la stessa si concluderà alle ore 13,30.

Su un lutto del deputato Carla Castellani.

PRESIDENTE. Comunico che la collega Carla Castellani è stato colpita da un grave lutto: la perdita della madre.
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire alla collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Si riprende la discussione (ore 12,25).

GIOVANNA MELANDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

GIOVANNA MELANDRI. Signor Presidente, le chiedo la parola ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento per chiarire il mio pensiero espresso nella seduta di ieri, quando sono intervenuta sulla vicenda e sui fatti drammatici di queste ore che stanno avvenendo in Costa d'Avorio. Purtroppo - e devo chiarire che nel resoconto non sono esplicitati questo pensiero e questa riflessione del mio gruppo - noi riteniamo che la situazione ad Abidjan in queste ore sia sempre più drammatica. Mi riferisco alla assenza di viveri, di medicinali, alla situazione drammatica della popolazione civile asserragliata nelle proprie case. L'esito di un conflitto lungo e complicato, che in queste ore rischia di avere approdi estremamente pericolosi, richiede una iniziativa da parte del nostro Governo, anche da parte del Ministro degli affari esteri italiano.
Questo è ciò che io volevo significare con l'intervento in Aula per chiedere al Ministro degli affari esteri - tra l'altro lo faremo tra poche ore con un'interpellanza urgente rivolta al Governo - un'iniziativa del nostro Paese. Lo chiedo mentre l'opinione pubblica internazionale è focalizzata sulla Libia e su altri teatri critici del nord Africa ma in ore in cui - come ho detto - Abidjan è un campo di battaglia. Arrivano notizie allarmanti dalla Croce rossa internazionale che ha denunciato la violazione del diritto umanitario e la morte di centinaia di persone.
Sappiamo che, dietro la crisi in Costa d'Avorio, c'è una vicenda lunga, travagliata, complessa, dove, francamente, è difficile distinguere i buoni dai cattivi; una vicenda che avrebbe bisogno, come riteniamo, di una ripresa di iniziativa da parte dell'Unione africana. Anche per questo, voglio chiarire - perché non l'ho ritrovato nel resoconto sommario - che noi riteniamo vi debba essere un ruolo dell'Italia ed, in particolare, naturalmente, del Ministro degli affari esteri, nell'assumere un'iniziativa con l'Unione africana, con il suo Presidente, Jean Ping, che è stato in Italia nelle scorse ore.
Intervengo ancora oggi perché è di questi ultimi minuti la notizia che il Presidente uscente della Costa d'Avorio, Laurent Gbagbo, ieri ha chiesto il cessate il fuoco alla missione delle Nazioni Unite tramite il suo generale Marangou. Inoltre, in queste ore, arrivano notizie circa la sua condizione di asserragliato nel palazzo presidenziale. Riteniamo sia importante, urgente, in queste ore, chiedere moderazione e saggezza per far sì che circa la metà della popolazione ivoriana non si senta esclusa dal processo di riconciliazione e di pace di cui ha così tanto bisogno quel Paese e tutta la regione.
Voglio anche ricordare - anche questo non ritrovo chiarito nel resoconto e, quindi, intervengo per questo - il tentativo praticato dall'Unione africana di orientare il processo politico verso una nuova consultazione o verso una condivisione del potere, così come era avvenuto tre anni fa in Kenya. Dopo il risultato elettorale che Pag. 38non ha sortito, finora, un esito positivo, rimane una possibilità importante la prospettiva di una ripresa di un'iniziativa politica dell'Unione africana che possa facilitare una soluzione politica a medio termine e costituire una commissione di verità e riconciliazione, come è avvenuto in altri Paesi, dal Sudafrica in poi, per evitare che la crisi ivoriana possa propagarsi, con effetti drammatici, sull'intera regione dell'Africa occidentale e, soprattutto, possa trasformarsi, nelle prossime ore, in una carneficina. Per questo, ero intervenuta ieri in Aula e, per lo stesso motivo, oggi richiedo di poter chiarire il pensiero espresso, che non ritrovo pienamente rappresentato nel resoconto sommario.
Noi ci aspettiamo, dal nostro Governo, dal Ministro degli affari esteri, un'iniziativa forte, anche verso gli amici francesi, affinché tacciano le armi e si ricostruisca un terreno di riconciliazione e di pacificazione nazionale in un Paese così importante dell'Africa occidentale, dove sono in campo interessi diversi e dove potremmo anche dire che permangono molti dubbi su ciò che è avvenuto in questi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIANPIERO BOCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Certamente interverrà sul processo verbale per chiarire il suo pensiero. Ne ha facoltà.

GIANPIERO BOCCI. Naturalmente, signor Presidente, cercando di non deludere i colleghi che hanno sollevato obiezioni sugli interventi. Interverrò, signor Presidente, riguardo al mio discorso di ieri, sul quarto capoverso, che riguarda i servizi che vengono garantiti dai piccoli comuni, sul sesto capoverso, ossia su cosa si intende per piccoli comuni, e sul settimo capoverso, sugli strumenti necessari per mettere nelle condizioni di agire i piccoli comuni dentro, appunto, il contesto di questo provvedimento. Tale provvedimento, come veniva ricordato, è importante, ma deve essere chiaro e, per questo, chiedo di integrare il processo verbale della seduta di ieri. Su questi quattro capoversi, infatti, vi sono dei concetti non riportati che, naturalmente, svuotano l'intervento che ieri ho svolto in Aula.
Nel primo capoverso, quando si parla di servizi, si parla di servizi che sono indispensabili nei piccoli comuni e nelle zone svantaggiate dei piccoli comuni, soprattutto in riferimento alla forte presenza di anziani e da questo punto di vista ieri ricordavo come fosse determinante assicurare nei piccoli comuni, nelle realtà montane, nei comuni disagiati una serie di servizi che sono essenziali per la qualità della vita della popolazione in queste realtà. La collega che è intervenuta questa mattina ha ricordato il ruolo importante e strategico, fondamentale delle scuole e quindi non mi soffermerò sui danni che sono stati prodotti da questo punto di vista dalla riforma del Ministro Gelmini, che va a colpire soprattutto le scuole dei paesi e delle piccole realtà, le scuole delle realtà montane.
Invece vorrei soffermarmi sull'altra parte, sull'altra fascia di popolazione che ieri ho più volte sottolineato e di cui non trovo riscontro nel resoconto che oggi ho avuto modo di leggere. Mi riferisco agli anziani. Da questo punto di vista, sappiamo che i piccoli centri, i piccoli comuni sono realtà dove c'è una presenza di anziani notevole e ieri ricordavo come fosse necessaria una rete di servizi sociali, di servizi sanitari non tanto e non solo nelle strutture dei vari distretti, dei vari centri della salute, ma la necessità di sviluppare una rete diffusa a domicilio, cioè dare servizi agli anziani, spesso non autosufficienti che non sono nelle condizioni di raggiungere i centri più attrezzati delle città più vicine e che spesso sono costretti a rinunciare ad un'offerta del servizio sanitario che invece è fondamentale. Questo lo ritengo un punto importante che va integrato rispetto al capoverso quarto del mio intervento di ieri perché su queste cose c'è sostanzialmente tutta la sfida che riguarda i servizi nelle piccole realtà. Pag. 39
Il sesto capoverso invece è importante i perché finalmente determina la quantità di popolazione necessaria per definire piccolo un comune. Questo è stato un tema più volte al centro di un confronto nelle Commissioni, lo è stato anche nella passata legislatura. Finalmente in questa circostanza arriviamo a determinare un tetto. Nel resoconto viene citato questo passaggio ma in realtà è stata dimenticata la parte contenuta dentro la discussione che abbiamo sviluppato nelle Commissioni e anche in quest'Aula e anche su altre iniziative - penso a quelle sui centri storici e sui tanti centri storici dell'Umbria - credo che da questo punto di vista il mio intervento di ieri vada integrato.
L'ultimo capoverso, che prima citavo, è appunto sugli strumenti che sono necessari ai piccoli comuni per garantire condizioni di qualità dell'offerta dei servizi necessaria per realtà come comuni di 3 mila, 4 mila o 5 mila abitanti. Da questo punto di vista ieri ricordavo...

PRESIDENTE. Onorevole Bocci, da questo punto di vista deve concludere...

GIANPIERO BOCCI. Ieri ricordavo come bisogna prevedere strumenti flessibili ed elastici, che consentano ai piccoli comuni di provvedere alle necessità di tutti i giorni.

CARLO MONAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, anch'io, cari colleghi, intervengo ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento in merito a quanto è stato da me dichiarato a pagina 44 del resoconto stenografico della seduta di ieri, in occasione della discussione sull'articolo 2 dell'atto Camera n. 54-A, quello che riguardava i piccoli comuni. Ebbene, in quella mia dichiarazione avevo fatto riferimento alla circostanza che i fondi assegnati come dotazione finanziaria per questo provvedimento importante, che si rivolge ai piccoli comuni italiani fossero sostanzialmente poca cosa se parametrati al numero dei comuni; sostanzialmente avrebbero inciso per circa 6 mila euro per ciascun comune.
Ovviamente condivido anche le obiezioni del collega Vannucci, che ha sostanzialmente segnalato che non necessariamente tutti i piccoli comuni dovranno accedere ai benefici del provvedimento, ma solo alcuni comuni, un migliaio circa, secondo le sue generose previsioni, potranno beneficiarne. Quindi questa divisione pro capite per ogni singolo comune può essere un dato aleatorio e non pregnante.
Tuttavia mi pare di poter sottolineare la circostanza che concretamente, dividendo i fondi effettivamente assegnati ed incentivanti la residenzialità tra i 5.793 comuni - mi sono documentato proprio in merito, sulla base dell'atlante ANCI del 2010: sono 5.793 al 31 dicembre 2009 i comuni in Italia che hanno una popolazione inferiore a 5 mila abitanti - tali fondi comportano un'attribuzione di ben 702 euro a comune, ai sensi dell'articolo 10, che poi diventano 7.026 per il fondo strutturale stabilito dall'articolo 11 del provvedimento di legge. Quindi ben poca cosa, anche con tutte le cautele di distribuire poi questi soldi non a tutti i comuni, ma solo ad alcuni, voi capite che è ben poca cosa.
Soprattutto il dato diventa disarmante se solo immaginiamo il risparmio di spesa che il Governo avrebbe potuto determinare se solo avesse acceduto alla richiesta di fare l'election day sui referendum, perché sappiamo che ben 360 milioni di euro si spendono per il solo fatto di aver deciso di fare i referendum il 12 e 13 giugno di quest'anno. Se aveste acconsentito, nella logica dei richiedenti dei referendum e dell'Italia dei Valori, di accorpare quel voto al 29 maggio, tali e tante sarebbero state le risorse risparmiate, di cui avrebbero potuto beneficiare i piccoli comuni, con un'iniezione di fondi ben più consistente e pari direi quasi a 6 o 7 o 8 volte i fondi effettivamente destinati. Pertanto, Pag. 40da questo punto di vista va rimarcata l'inadeguatezza delle risorse che avete immaginato per questa giusta causa.
Dato ancora più eclatante è quello sullo sperpero di denaro pubblico che abbiamo con il mantenimento delle province e ricordo anche qui al Popolo della Libertà che questo fu uno dei cavalli di battaglia che avete lanciato nelle competizioni elettorali del 2008 per raggirare gli italiani ed avere il loro voto. Anche su questo fronte come minimo due miliardi di spesa all'anno verrebbero risparmiati con l'abolizione delle province, che sono come sappiamo enti inutili e ce lo dite anche voi nel vostro programma. Ma tant'è, voi continuate a rimpolpare la burocrazia e ad alimentare lo sperpero di denaro pubblico in barba agli italiani, che continuano ad avere bilanci familiari sempre più esauriti.

ANNA PAOLA CONCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, io sono intervenuta, ma lei - presiedeva lei - non mi ha permesso di esprimere a fondo il mio pensiero. Quindi, ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento, cerco di chiarire il mio pensiero, perché la questione che ponevo è una questione delicata e sono stata soprattutto equivocata.
Le questioni sono due: le nomine dei nuovi Cda delle società quotate con partecipazione pubblica e la nomina del onorevole Siliquini nel Cda delle poste. Innanzitutto in una prima parte voglio distinguere due piani e poi metterli insieme. Trovo vergognoso che nelle nomine dell'altro giorno, quelle delle aziende a partecipazione pubblica, vi sia uno squilibrio pazzesco tra uomini e donne. Vi segnalo che sono 2 donne su 32 uomini e neanche una donna è a capo delle aziende. Questo squilibrio è reso ancor più evidente, antistorico ed antieconomico dal fatto che il Senato, nei giorni scorsi, ha votato ed approvato il provvedimento sulle quote rosa nei Cda. Attenzione, care colleghe e cari colleghi: si tratta di un provvedimento bipartisan e controverso, osteggiato soprattutto da una parte della maggioranza. Dopo quelle nomine oggi capiamo perché è osteggiato: perché, cara Lella Golfo, quel provvedimento non lo vogliono i tuoi colleghi.
Innanzitutto, questa è la cosa che avrei voluto sentire dire ieri alla Camera, cioè la vergogna di nomine pubbliche che non valorizzano le energie femminili. Infatti, sempre Lella Golfo aveva detto che il Governo poteva utilizzare 1.800 curriculum di donne competenti e preparate.
Vengo alla questione dell'onorevole Siliquini, che si inserisce nei citati 1.800 curriculum. Il mio giudizio sull'onorevole Siliquini è meramente politico. Vorrei segnalare all'onorevole Siliquini - credo che non vi sia, sarà già scappata alle Poste - che io sono laureata: oggi, infatti, in un'intervista si chiedeva se fossi laureata, non capisco perché. Se non fossi laureata non potrei parlare? Ebbene, delle due donne nominate, è significativo che una delle due sia parlamentare e che, guarda caso, abbia recentemente cambiato casacca: da Futuro e Libertà per l'Italia è tornata al Popolo della Libertà. Questa, naturalmente, è la questione che stride politicamente, non personalmente, e che mi fa ripensare sempre a quei 1.800 curriculum.
Soprattutto, però, vorrei segnalare ai miei colleghi e alle mie colleghe che l'onorevole Siliquini si dovrà dimettere e che al suo posto entrerà un collega maschio. Era questo ciò che volevo dire ieri: cerco di mettere insieme nomine e Siliquini.
Vorrei che quest'Aula riflettesse davvero su un Governo che non vuole in nessun modo valorizzare le donne italiane, le cittadine italiane, la loro professionalità e le loro energie. Questo Governo non vuole costruire un Paese migliore in nessun modo e vuole, soprattutto, rinunciare al 52 per cento delle energie femminili di questo Paese.
In seconda battuta, onorevole Siliquini, infine, se me lo permette, visto che sono laureata, vorrei invitarla a riflettere su ciò che la riguarda e a non usare le donne nella sua nomina, perché le quote rosa, Pag. 41purtroppo, in queste nomine, non c'entrano niente e, soprattutto, le donne, in queste nomine, sono parte lesa (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Futuro e Libertà per l'Italia).

NICOLÒ CRISTALDI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLÒ CRISTALDI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori perché quello che si sta verificando in quest'Aula è indecente, devo dire che non ha precedenti e, per quanto modesta possa essere la mia figura, ho anche presieduto Assemblee che non hanno niente da temere al confronto con questa.
Utilizzare il processo verbale come momento per attuare un'opera ostruzionistica è un'offesa a questo Parlamento e a tutti i suoi componenti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Il Regolamento prevede che ciascun parlamentare che vede distorto il proprio pensiero, lo precisi e che possa anche far notare che vi è un'omissione nel processo verbale, ma tutto deve essere fatto in maniera sintetica. Quando, invece, si verifica che 150 deputati pensano che il loro pensiero sia stato distorto, o la Presidenza sostituisce immediatamente tutti i resocontisti oppure vi è qualcosa che non va.
Io mi ribello a questa logica, penso che questa sia una cosa indecorosa, che sia un'offesa alle tradizioni del Parlamento italiano e non intendo partecipare a questo tipo di sedute. È questa sì una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che bisognerebbe evitare di fare interventi offensivi verso altri colleghi, che stanno semplicemente cercando di richiamare la Presidenza al fatto che occorre fare riferimento, in modo chiaro, agli interventi che sono stati fatti il giorno precedente. Questa è la prima questione.
Seconda questione: quanto alle offese di questo Parlamento, è offensivo il fatto che, come si farà probabilmente anche oggi pomeriggio, si cerchi di portare in quest'Aula questioni che non attengono agli interessi del Paese, ma agli interessi esclusivi del Presidente del Consiglio, riducendo quest'Aula ad un'appendice del collegio difensivo del Presidente del Consiglio. È questa l'offesa a questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

VINCENZO D'ANNA. Vergognati!

NICOLÒ CRISTALDI. Paralizzare il Parlamento è indecente!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, in relazione all'intervento che abbiamo ascoltato prima, desidero esprimerle la mia totale solidarietà per la conduzione dei lavori dell'Aula che sta attuando in questo frangente, nonché per il rispetto del Regolamento e delle prerogative dei deputati.

GIULIO SANTAGATA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, la prego di credermi: non avrei voluto intervenire sul processo verbale, anche perché ieri sono intervenuto per motivare un voto in dissenso dal gruppo e Pag. 42non è piacevole dover tornare ad illustrare motivazioni che mi hanno portato a dissentire dal mio gruppo.
Tuttavia, questa mattina, dopo aver letto il resoconto stenografico, parlando con il relatore, il collega Vannucci, mi sono reso conto che la mia posizione non era chiara e si prestava ad essere fraintesa.
Ero intervenuto per sollecitare il fatto che si trovassero forme di maggiore finalizzazione, maglie più strette nella selezione dell'ambito di applicazione della proposta di legge. Vedo che il mio intervento si presta ad interpretazioni del tipo: Santagata è contrario ai piccoli comuni e non ne riconosce il valore.
Sottolineo che io sono nato in un piccolo comune di montagna e ne sono orgoglioso. Tuttavia, proprio il fatto che il nostro è un Paese composto di piccole comunità, mi porta a dire che dovevamo e dovremmo fare uno sforzo maggiore di selezione, quando le risorse disponibili sono così esigue come quelle a finanziamento di questa iniziativa.
Il recentissimo dibattito sul federalismo fiscale municipale ci segnala che, nel periodo transitorio, ai piccoli comuni sono riservate risorse per 180 euro pro capite, alle quali vanno aggiunte le risorse che derivano dalla quota di distribuzione della partecipazione all'IVA e le entrate proprie; insomma, non credo che siamo lontani dal vero se diciamo che, nella media, ai piccoli comuni vanno circa 250 euro ad abitante.
Noi abbiamo rischiato di fare e abbiamo predisposto, di fatto, una norma che, se applicata in maniera non rigida e non intelligente, rischia di destinare un paio di euro ad abitante, a questi comuni. Si tratta di una norma che sicuramente ha un valore, in quanto fornisce un'indicazione politica e anche culturale sull'importanza del territorio e della capacità di presidiarlo in termini di servizi pubblici e privati, ma sicuramente con una dotazione inadeguata.
Pertanto, le ripeto: non avrei voluto intervenire. Speravo che il mio pensiero fosse già chiaro ieri e lo ribadisco. Ribadisco la mia contrarietà ad un'eccessiva frammentazione, nonché a maglie troppo larghe nella selezione.
Mi auguro che su questo vi sia modo, al Senato, di ritornare, magari aggiungendo una qualche risorsa in più a favore dei territori che ne hanno bisogno e selezionando maggiormente e in maniera più stringente i destinatari di questa iniziativa.
Concludo, signor Presidente, dicendo che, nell'utilizzare questi pochi minuti, non mi sento di arrecare un danno alla qualità del lavoro di quest'Aula, né mi sento di vergognarmi di quello che stiamo facendo.
Ieri mattina, invece, prima che cominciassimo il lavoro sulla proposta di legge sui piccoli comuni, ho provato un senso di vergogna e anche di disagio nell'essere equiparato, come istituzione, ad un'Assemblea che riconosce che una ragazza minorenne di origini marocchine è la nipote dell'ex Presidente dell'Egitto Mubarak.

AUGUSTO DI STANISLAO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, mi astengo dal segnalare la singolarità dell'intervento di un componente della maggioranza quando parlava del fatto che noi ci si interessi dei problemi reali del Paese, soprattutto dei piccoli comuni, mentre loro sono impegnati da anni a risolvere i fatti privati di una persona che merita ben altra attenzione per le cose che non ha fatto per gli italiani.
Entrando nel merito delle questioni, credo che non si possa non segnalare un aspetto che è contraddittorio e anche inquietante: ieri vi è stata l'approvazione a peso, o comunque a prescindere, degli ordini del giorno; il che mi ha indotto a questo chiarimento. Credo che sia un chiarimento necessario e quasi un atto dovuto, dal momento che noi ci limitiamo spesso ad una richiesta al Governo che lo impegna a valutare una serie di iniziative.
Credo che oggi dovremmo dire basta a questa ipocrisia, chiedendo al Governo di Pag. 43mettere in campo delle iniziative, delle procedure, delle risorse certe, di cominciare veramente e concretamente a fare qualcosa affinché, laddove noi facciamo richieste che sono peraltro condivise da tutta la maggioranza di quest'Aula, poi non si venga a dire che era impossibile procedere perché non vi è una conformità rispetto alle risorse disponibili.
I servizi, che rappresentano la capacità di stare in piedi delle autonomie locali, di quelle più piccole, sono il senso nuovo e diverso di una nuova municipalità che si deve affermare attraverso questo provvedimento. Se non si aiuta a rimettere insieme per qualità e quantità, efficacia ed efficienza, questi servizi, i piccoli comuni sono destinati a morire.
Non voglio far parte di quella categoria che aiuta a far morire di morte lenta le piccole comunità perché ho fatto il sindaco in un piccolo grande comune e ho la titolarità ad intervenire rispetto ad altri che non hanno titolo perché si interessano solo di fatti privati di un uomo solo al comando.
Rispetto a questo credo ci debba essere una puntualizzazione e una precisazione. Noi parliamo di politiche legate all'infanzia che devono assicurare ai bambini le condizioni sociali e ambientali ottimali, che garantiscano processi di crescita armonici e sicuri, che assicurino l'attuazione dei loro diritti; parliamo parallelamente di politiche per l'adolescenza che devono assicurare una serie di iniziative sociali in grado di prevenire l'insorgere dei disagi e promuovere la fase di sviluppo dell'autonomia e dell'indipendenza personale, familiare e sociale, l'espressività adolescenziale e la valorizzazione dei talenti individuali.
Rispetto a questi elementi credo che non ci si possa fermare alla richiesta e a una disponibilità del Governo limitata solo ad un impegno diretto a valutare l'opportunità, un impegno che continua a mettere insieme processi di valutazione rispetto alle cose da fare.
Penso che oggi dovremmo richiedere, invece, una certezza di interventi e di impegni che faccia parte di una programmazione ampia, che metta in rete tutti gli enti locali e che finalmente si possa avvalere di una politica sociale a favore degli enti locali di piccole dimensioni.
Credo che questo sia il senso vero e forte di un procedimento e di una legge che possa cogliere più e meglio i bisogni di queste collettività, che possa dare, finalmente, prestazioni e servizi e possa fornire assistenza attraverso politiche di territorio a favore dei ragazzi e delle loro famiglie; e che si possa finalmente trovare quella disponibilità finanziaria che si trova per altri comparti e che non si riesce a mettere in campo per dare finalmente grandi e diverse opportunità agli enti locali.
Questo è il senso del mio intervento teso a richiamare per scienza e coscienza il Governo, il Ministro delegato, chiunque possa e debba per titolarità fare qualcosa, affinché ci sia sempre e comunque un richiamo forte e importante agli elementi di concretezza che devono fare la cifra della nostra presenza non solo in Parlamento, e si richiami fortemente non solo il Parlamento, non solo l'opposizione, ma il Governo e la maggioranza alle proprie responsabilità, affinché si mettano finalmente al primo posto gli interessi degli italiani piuttosto che gli interessi di un italiano che spesso è al di sopra delle parti e al di sopra delle leggi.

PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Lei certamente deve fare una precisazione.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, certamente devo fare una precisazione. Infatti, leggendo il resoconto stenografico di ieri, a pagina 29, laddove viene riportato il mio intervento sull'ordine dei lavori, vorrei precisare, secondo quanto stabilito dall'articolo 32, comma 3, del Regolamento, il mio pensiero in un intervento che, certamente, sia per esigenze di tempo, sia per l'intervento del Presidente della Camera, meritava un ulteriore chiarimento. Pag. 44
Sono intervenuto sull'ordine dei lavori segnalando quello che sta accadendo a seguito dell'emergenza migranti nel nostro Paese. Lo dico anche di fronte alle dichiarazioni del collega Cristaldi, che accusa l'opposizione di fare quello che sta nella sua legittimità e che gli consente di fare il Regolamento di quest'Aula, fare cioè ostruzionismo per riportare l'attenzione in quest'Aula sui problemi veri del Paese. Infatti, invece di occuparsi di come dare risposte a un flusso continuo di migranti nel nostro Paese, vi state occupando, ancora oggi, di calendarizzare in quest'Aula la prescrizione breve, per salvare l'imputato Berlusconi dai processi che lo riguardano e che lo vedono rinviato a giudizio anche per frode fiscale.
Noi dell'opposizione, invece, vogliamo mettere l'accento sui rischi di deriva democratica verso cui questo Paese sta andando, e ho segnalato quello che altri deputati hanno segnalato: vi sono delle zone franche in questo Paese dove i diritti di democrazia vengono sospesi. Nella tendopoli di Manduria, nel centro di accoglienza di Santa Maria Capua Vetere e a Lampedusa viene impedito ai parlamentari di svolgere le loro funzioni di controllo. Questo è un gravissimo precedente e invito i colleghi parlamentari, anche di maggioranza, ad alzare la voce, perché se oggi ci viene impedito di visitare centri che accolgono immigrati domani ci impediranno di visitare gli ospedali, le scuole, e ci impediranno di entrare nelle carceri, perché addurranno, attraverso delle circolari e delle ordinanze ministeriali, ragioni che non ci sono state spiegate.
Infatti, quando ho chiesto di conoscere le ragioni, attraverso la telefonata alla prefettura di Taranto, nella persona della dottoressa Di Stani, mi è stato riferito: noi applichiamo la circolare del Ministro. Ma nella circolare del Ministro non viene specificato che non possono entrare i parlamentari, ma che possono entrare nel centro esclusivamente le associazioni convenzionate con il Ministero dell'interno. Evidentemente, devo pensare che, se un parlamentare oggi vuole entrare in una struttura che accoglie immigrati, in questo Paese, deve convenzionarsi con il Ministro Maroni per poterlo visitare e per potere esercitare la sua funzione di controllo.
Ho chiesto che mi fosse messa per iscritto la ragione per cui non potevo esercitare le mie prerogative parlamentari e mi è stato detto di chiamare il Viminale, cosa che ho fatto in quella giornata. Ho, infatti, chiamato il servizio di accoglienza immigrati, presieduto dal prefetto Minati, il quale, chiamando l'ufficio - e questo è un altro elemento di gravità che dimostra poi quello che non ho chiarito quando il mio intervento di ieri si è concluso...

PRESIDENTE. Non ha più tempo per chiarire ulteriormente il suo intervento, che ha chiarito ed è chiarito.

PIERFELICE ZAZZERA. Quindi, riprendendo il mio intervento: «Questo dimostra lo stato...» di confusione in cui si trova...

PRESIDENTE. Grazie... E con lo stato di confusione procediamo.

DAVID FAVIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, preliminarmente, nonostante io sia una persona notoriamente abbastanza pacifica, devo dirmi indignato dell'intervento dell'onorevole Cristaldi che ha detto che quanto sta avvenendo è addirittura indecente. Credo che siamo in una situazione di legittima difesa. Credo che indecente sia censurare solamente un Ministro che dovrebbe subire un'aggravante, un Ministro deputato, nel «mandare a quel paese» - per usare un tono gentile - il Presidente della Camera. Credo che sia indecente che siamo costretti a rappresentare questo nostro disagio nell'andare a rileggere i resoconti stenografici, perché l'indecenza si sta vedendo in quest'Aula che freme dal desiderio di invertire l'ordine del giorno per approvare l'ennesima legge ad personamPag. 45e consentire al Presidente del Consiglio di sfuggire al giusto processo e probabilmente alla giusta punizione.
Detto ciò, vorrei chiarire il mio pensiero che non mi sembra ben rappresentato nelle verbalizzazioni che ho letto stamattina in ordine a quanto ho avuto modo di dire ieri in più argomenti. Anzitutto mi sia consentito di chiedere come possa essere interpretata sul mio ordine del giorno l'inammissibilità del dispositivo ma l'approvazione della premessa che c'era rispetto al dispositivo, quando la premessa diceva di fatto le stesse cose del dispositivo, ossia che era opportuno finanziare maggiormente le attività dei piccoli comuni per 40 milioni di euro e che era più che necessario abolire le province, cosa che, ricordo a quest'Aula semideserta, faceva parte dei programmi di tutti i partiti e di tutte le coalizioni ma che ancora giace e stenta in I Commissione e non si sa se si riuscirà ad arrivare ad una migliore regolamentazione e ad una almeno piccola diminuzione - lo dico ironicamente ovviamente - delle province.
Voglio chiarire che la filosofia sottesa a tutti i miei interventi voleva portare a lamentare, rispetto alla legge che è stata approvata ieri, una drammatica carenza di finanziamento delle attività dei piccoli comuni. Com'è noto, i piccoli comuni in Italia, quelli sotto i cinquemila abitanti, sono oltre la metà dei comuni; ce ne sono tantissimi - parlo anche per l'esperienza della mia regione - addirittura al di sotto dei 500 abitanti. È del tutto chiaro che lo schema costituzionale Stato-regione-provincia-comune va in qualche modo rivisto con un accorciamento della filiera. È più che sufficiente che ci siano comuni e regioni con l'abolizione delle province. È assolutamente necessario - e ciò non è stato fatto con il dovuto coraggio con la legislazione recente - che non possono assolutamente esistere, come attualmente esistono, comuni di 100 abitanti non associati. Quindi, voglio chiarire che sarebbe assolutamente opportuno che venisse finanziata e incentivata la politica delle associazioni dei comuni, con particolare riguardo ai comuni montani, cioè associazioni di comuni quali sono attualmente le comunità montane. Le associazioni di comuni rappresentano la spina dorsale della nostra nazione, della nostra cultura e delle nostre tradizioni con le loro grandi tipicità. Comuni che pur essendo così importanti nell'architettura della nostra nazione...

PRESIDENTE. Onorevole Favia, con i comuni così importanti, la prego di concludere.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, in genere lei scampanella quando manca un minuto.

PRESIDENTE. Purtroppo mi ero distratto, mancano cinque secondi: quattro, tre...

DAVID FAVIA. Volevo solo dire che va finanziata di più l'associazione di comuni...

PRESIDENTE. Grazie.

SILVANA MURA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, anch'io come i miei colleghi intervengo ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento per chiarire il mio pensiero espresso nella seduta di ieri 5 aprile 2011. Lo voglio fare proprio perché vorrei che rimanessero agli atti le motivazioni del mio voto favorevole, nonostante le perplessità che già ieri ho cercato di esprimere durante il mio intervento.
Si tratta di perplessità che chiaramente - avendo solo un minuto a disposizione per il mio intervento di ieri - non ho potuto esplicitare in modo compiuto. È per questo motivo che mi riservo adesso di farlo in un modo più esaustivo. In particolare, sono intervenuta - e lo si può vedere dal resoconto stenografico a pagina 35 - sull'articolo 1 del provvedimento, che è la parte fondamentale, concernente le finalità, che sono assolutamente condivisibili. Pag. 46Infatti, tali finalità hanno lo scopo di promuovere e sostenere le attività economiche, sociali, ambientali e culturali dei piccoli comuni che nel nostro Paese sono la grande maggioranza. Guardando queste finalità, il provvedimento appare davvero condivisibile e per questo, quindi, approvabile.
Tuttavia, per poter fare questo - è qui che voglio fare maggiore chiarezza circa il mio intervento di ieri - è indispensabile che il Ministro dell'economia aumenti sensibilmente gli stanziamenti assegnati da questa proposta di legge ai piccoli comuni più disagiati. Infatti, vorrei ricordare all'Aula che - seppur per il 2012 sono assegnate delle risorse certe che sicuramente sono insufficienti e senz'altro inadeguate - dal 2013 le risorse finanziarie saranno individuate annualmente con la legge di stabilità senza alcuna garanzia su quante saranno effettivamente tali risorse e, conoscendo la parsimonia del nostro Ministro dell'economia, credo che sarà veramente difficile che queste risorse verranno davvero assegnate.
È su questo che voglio stimolare il Governo ed è per questo che intendo precisarlo. Altrimenti questo provvedimento rischia sicuramente di rimanere solo sulla carta. Rimarrebbe - come ho già detto ieri e come intendo ribadire oggi - un semplice manifesto. Quindi, bisogna fare qualunque sforzo affinché questo manifesto (se rimane in questo modo rimane tale) si traduca effettivamente in nuove e concrete opportunità per molti piccoli comuni al fine di poterli fare uscire dalla marginalità in cui oggi si trovano.
Specifico meglio: i piccoli comuni hanno visto in questi ultimi anni ridurre drasticamente le risorse disponibili sia per il taglio dei trasferimenti da parte dello Stato operato da questo Governo, sia per la costante migrazione della popolazione verso le grandi città a causa delle condizioni disagiate di tali comuni. La conseguenza di tutto ciò è che purtroppo la popolazione degli stessi comuni è diminuita e l'efficienza dei servizi è chiaramente venuta a vacillare. Bisogna dire che questa proposta di legge...

PRESIDENTE. Onorevole Mura, la prego di concludere.

SILVANA MURA. Signor Presidente, quanto mi manca ancora?

PRESIDENTE. Onorevole Mura, 50 secondi...

SILVANA MURA. Grazie, allora riesco a finire. Occorre dire che questa proposta di legge cerca di dare una risposta a tali problematiche. Tuttavia, un limite evidente di questo testo è purtroppo quello - come ho detto prima - che concerne le risorse finanziarie.
Quindi, chiedo che agli atti sia scritto che il mio intervento e il mio voto favorevole vogliono fare comunque emergere questa grande preoccupazione. Pertanto, invito il Governo a tenerne veramente conto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Mura, lei sa la stima che ho nei suoi riguardi ed è per questo che non l'ho interrotta, considerato anche, ovviamente, il contesto in cui ci troviamo. Ci tengo che rimanga, come precisazione della Presidenza, che non è possibile, ovviamente, utilizzare gli interventi sul processo verbale per aggiungere o esplicitare.

SERGIO MICHELE PIFFARI. È per chiarire, signor Presidente!

PRESIDENTE. Lo dico in riferimento al fatto che, se un deputato è intervento per un minuto, non può intervenire sul processo verbale per dire quanto non era riuscito ad esplicitare nel minuto. Evidentemente, dire questo credo che sia utile per tutti, anche per il prosieguo dei nostri lavori. Questa era una comunicazione seria.

SILVANA MURA. Signor Presidente, voglio ringraziarla per la cortesia e l'attenzione che ha deciso di destinarmi.

Pag. 47

PRESIDENTE. Ci mancherebbe altro. Devo dire che questa mattina siamo stati tolleranti con tutti, ma in particolare con lei.

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Mi raccomando, lei sa che non ce l'abbiamo con lei. Non aggiunga né espliciti, ma precisi.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, nei diversi interventi che ho svolto nella seduta di ieri, e segnatamente in quello riportato a pagina 75 del resoconto stenografico, si rileva un ragionamento che ho fatto e che vorrei precisare ulteriormente, collegato all'importanza della precedente attività istituzionale di sindaco che ho svolto. Ci tenevo a precisare che chi ricopre un ruolo istituzionale deve essere di esempio per il nostro Paese. Insomma, un sindaco, un parlamentare, un Ministro, la dirigenza complessivamente, se così possiamo chiamarla, di questo Paese deve essere all'altezza.
È la ragione per la quale oggi, prima di arrivare al question time a cui parteciperò in Commissione finanze, vedo felicemente la vicenda di Geronzi e delle Generali, su cui abbiamo insistentemente focalizzato la nostra posizione, perché è impossibile e insostenibile tenere ancora in giro in Italia un Geronzi. Con grande felicità, vedo che si è dimesso da poco dalla guida delle Generali. Significa che il lavoro che facciamo come Italia dei Valori serve, soprattutto per arrivare ad un'economia sana, ad imprese sane, insomma ad un sistema che funzioni.
È questa la chiave di svolta ed è questa la ragione per la quale parlavo della mia attività, come risulta a pagina 75 del resoconto stenografico. Mi lamentavo soprattutto per il lavoro che i livelli istituzionali devono fare: devono dare il buon esempio. Proprio ieri, facendo questo lavoro, non a caso, ingiustamente, oggi è riportato anche su il Giornale, a proposito di una lezione che tenevo con dei ragazzi fuori da Montecitorio sulla legalità e sull'educazione civica, che sono stato sospeso due volte dalla Camera. Per la verità, sono stato sospeso tre volte. Hanno sbagliato pure su il Giornale: non sono stato sospeso due volte.
Cosa volevo dire ieri quando esplicitavo quel pensiero, quel ragionamento? Non è giusto quanto ha dichiarato il Presidente della Camera, e cioè che per il Ministro La Russa è stato previsto un provvedimento diverso, una lettera di censura, in quanto per il deputato che è membro del Governo non vi è una regolamentazione specifica. Sostenevo che è peggio se un Ministro tiene, come ha detto sempre ieri il Presidente della Camera, un atteggiamento gravemente irriguardoso (si parla di un atteggiamento «gravemente irriguardoso»). Se lo fa un deputato, viene punito come sono stato punito io, ma se lo fa addirittura un Ministro, questo costituisce un'aggravante.

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, non può parlare dei provvedimenti dell'Ufficio di Presidenza. Lo sa meglio di me.

LUDOVICO VICO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, intervengo anch'io ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento per chiarire obiettivamente il mio pensiero già espresso nella seduta di ieri.
Dopo aver ringraziato il Presidente Fini per la lettera che egli ha annunciato di avere inviato al Ministro Maroni in ordine alla «sospensione» - dirò io - delle prerogative parlamentari in ordine alle visite nelle tendopoli, ho comunicato che, nella giornata di sabato 2 aprile, il sottoscritto, ed il senatore Maritati hanno fatto richiesta al prefetto di Taranto per potersi recare nella tendopoli di Manduria.
Questa richiesta, onorevole Presidente, era afferente a due questioni precise che non ho avuto modo di specificare. La prima questione riguardava il fatto che, nella mattinata, un ospite della tendopoli Pag. 48si era dato fuoco nel campo. La seconda concerneva la verifica con il direttore del campo del numero degli ospiti.
Avendo ricevuto una risposta negativa causata dall'applicazione della direttiva del Ministro, così come già accaduto ad altri colleghi dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori, ma anche ad altri, auspico che il Presidente Fini possa comunicare nella giornata di oggi o, almeno, in quella di domani, che la suddetta direttiva verrà cancellata, userò questo termine.
Questo perché, mi rivolgo soprattutto a lei, signor Presidente, vorrei segnalare all'Aula che oggi, come ieri e come sabato, gli ospiti migranti della tendopoli di Manduria vengono contati ogni mattina alle ore 7 dal direttore del campo. Da sabato il numero è di 1.300 unità.
Voglio segnalare a lei, signor Presidente, e all'Aula, che gli ospiti entrati nella settimana passata nel campo di Manduria e riportati correttamente anche dalla stampa finanche oggi erano 3.155. Con ciò si avvertiva il bisogno, allora come oggi, di chiarire con la direzione del campo e, soprattutto, con il Ministero, quando il Ministro Maroni comunicherà la data della sua presenza in Aula, cosa sia accaduto della differenza che intercorre tra 3.155 e 1.300 ospiti attuali.
Penso che, in uno stato di confusione generale che, obiettivamente, è stato rappresentato dalla stampa italiana e da tutto il Parlamento italiano, sia dal centrodestra sia dal centrosinistra, attraverso l'esercizio della propria prerogativa, ogni parlamentare abbia il diritto e anche il dovere di riferire come vanno effettivamente le cose in quella tendopoli così come nelle altre, visto che altri colleghi hanno segnalato il medesimo comportamento non condivisibile, oserei dire quasi intollerabile, che segue all'applicazione della direttiva di cui si è parlato sino ad oggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Avverto che tutti gli altri deputati che avevano chiesto di intervenire sul processo verbale ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento, hanno ritirato la propria richiesta di intervento. Non residuano, pertanto, ulteriori richieste di intervento.

LORENZO RIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà per trenta secondi.

LORENZO RIA. Signor Presidente, devo deluderla: io devo intervenire, ma non per chiarire meglio il mio pensiero.

PRESIDENTE. Onorevole Ria, non delude me, ma tutti coloro che sono intervenuti prima.

LORENZO RIA. Deludo lei, signor Presidente, che nel dare la parola ha chiesto ai deputati di precisare e chiarire il proprio pensiero.
Io, invece, intervengo proprio perché, sulla base della prima parte del terzo comma dell'articolo 32 del Regolamento, intendo proporre una rettifica.
Lei ricorderà che un mio emendamento all'articolo 2, l'emendamento Ria 2.23, era stato accantonato in quanto il relatore per la V Commissione aveva espresso la disponibilità a trovare una soluzione al problema che avevo sollevato e cioè la mancata inclusione, tra i comuni che potranno poi usufruire degli incentivi previsti dalla norma, dei comuni costieri; si tratta quindi di comuni esclusi. Tant'è che il relatore Vannucci, quando poi l'argomento veniva ripreso, nell'illustrare l'emendamento 2.500 delle Commissioni precisava che la sua presentazione era stata finalizzata a risolvere il tema proposto dagli onorevoli Ria e Bosi.
Quale è, dunque, signor Presidente, la rettifica che devo chiedere, che riguarda il resoconto stenografico a pagina 80? Quando, io poi riprendo la parola, si legge nel mio intervento: «l'indicazione della specificità di comuni montani o di aree rurali serve per ricomprendere anche i comuni costieri». Detta in questo modo, significa esattamente l'opposto del risultato che io avrei voluto raggiungere, quindi, non è «l'indicazione della specificità Pag. 49dei comuni (...)», bensì «l'esclusione della specificità dei comuni (...)». In tal senso chiedo che il resoconto stenografico venga rettificato (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Prendo atto di questa precisazione. Come preannunciato, avverto che tutti gli altri deputati che avevano chiesto di intervenire sul processo verbale a norma dell'articolo 32, comma 3 del Regolamento, hanno ritirato la propria richiesta di intervento. Non residuano pertanto ulteriori richieste di intervento. Prendo atto dei chiarimenti che sono stati espressi e che figureranno nel resoconto della seduta odierna.
Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).

Come già preannunziato, dopo la lettura delle missioni e dopo alcuni interventi sull'ordine lavori di deputati, che già si sono iscritti a parlare, sospenderò la seduta che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata e alle ore 16 con votazioni. Subito dopo la sospensione della seduta avrà luogo, come già preannunziato, la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Angelino Alfano, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Bratti, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Fava, Fitto, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giro, Lo Monte, Mantovano, Martini, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Mura, Leoluca Orlando, Pecorella, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Romani, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,25).

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo per ribadire ed esprimere il totale, profondo, fortissimo dissenso circa la conduzione della seduta odierna da parte del Presidente della Camera e circa le decisioni che il Presidente Fini ha inteso assumere nel concedere e nel condurre i lavori come è stato fatto oggi. Non voglio che si crei un precedente, perché un precedente di questa natura non può esser ammesso. Non è possibile che un ramo del Parlamento sprechi i soldi, il tempo, il lavoro dei funzionari e di tutti noi per approvare il verbale di una seduta in un tempo complessivo che addirittura potrebbe superare i tempi e, come oggi è successo, ha impegnato tutta la mattinata.
Per tali ragioni esprimo un profondo dissenso. Si vuole creare un precedente, si vuole impedire a questo Parlamento di lavorare. La Lega Nord non è d'accordo, non lo sarà mai e il Presidente Fini deve assumersi le sue responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, credo che davanti ai colleghi debba esserci la consapevolezza che, nella normalità Pag. 50della vita democratica, oggi c'è uno schieramento al Governo e un altro all'opposizione, ma evidentemente è possibile che, nelle prossime elezioni, si determini una situazione diversa.
E allora, con il precedente che in modo irresponsabile è stato determinato oggi, non discutendo sul processo verbale ma ricorrendo al sotterfugio di fare un ostruzionismo che ha bloccato i lavori della Camera per tutta questa mattina e che potenzialmente potrebbe avere anche ulteriori esiti, si è compiuta un'operazione assolutamente irresponsabile che ha in sé caratteri anche di rottura del quadro istituzionale, perché questo tipo di ostruzionismo, rispetto al quale è stato creato questo grandissimo precedente, portato alle estreme conseguenze, può determinare il blocco dei lavori parlamentari. Ove fosse riproposto ogni giorno, nello stesso modo, il Parlamento verrebbe di fatto bloccato e sarebbe vanificato anche il calendario dei suoi lavori. Sulla base, quindi, delle stesse valutazioni che ha espresso poco fa il Presidente Reguzzoni, voglio sia messo a verbale che non c'è nessuna nostra copertura e complicità rispetto ad una situazione che non può costituire precedente, che noi respingiamo nel modo più netto e riteniamo che tutti, anche le massime cariche dello Stato che hanno fatto un appello affinché il Parlamento lavori, debbano riflettere sull'evento negativo che si è verificato nella mattinata di oggi e che mi auguro venga superato con il contributo del Presidente della Camera, il quale si è trovato in una situazione nella quale i lavori della medesima sono stati bloccati per un'intera mattinata da un meccanismo di ostruzionismo nella sua forma più efferata che non è stato mai praticato nel passato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, noto che l'onorevole Cicchitto chiama ostruzionismo un diritto assolutamente fondamentale in quest'Aula, finché è in vigore questo Regolamento, che è quello di esprimere un chiarimento attorno alle proprie posizioni relativamente al processo verbale. Poiché si tratta di una questione personale, vorrei che il Presidente Cicchitto evitasse di accusare l'opposizione e i gruppi parlamentari di fare ostruzionismo perché l'ostruzionismo è una decisione politica che viene assunta soggettivamente da un gruppo parlamentare. Oggettivamente, si è determinata una situazione nella quale hanno preso la parola una serie di colleghi che sono intervenuti ieri, non a caso su questioni fondamentali rispetto ad un passaggio fondamentale per questa Repubblica, perché è stato imposto e verrà probabilmente imposto anche oggi pomeriggio a questa Camera di discutere e di deliberare attorno a questioni che non attengono agli interessi del Paese, ma agli interessi di una sola persona, il Presidente del Consiglio. Le forzature istituzionali, quindi, vengono compiute dalla maggioranza non dai singoli parlamentari che esercitano le loro prerogative, quelle, cioè, di poter vedere scritto nel verbale ciò che esattamente hanno detto in quest'Aula. In merito ai richiami attorno alla massima autorità dello Stato, sarebbe bene che ciascuno di noi evitasse di utilizzarle strumentalmente all'interno di una discussione che è solo procedurale, perché il Presidente della Repubblica ha richiamato tutte le forze politiche alla responsabilità ma non richiama questa Camera e men che meno la Presidenza di turno o la Presidenza della medesima su questioni che sono esclusivamente procedurali. Evitiamo, onorevole Cicchitto, di utilizzare strumentalmente ciò che invece è un richiamo al quale noi, dal punto di vista politico e dal punto di vista del comportamento parlamentare, guardiamo, perché la massima carica dello Stato rappresenta tutti e rappresenta l'unità della nazione e anche per i parlamentari rimane pur sempre un orientamento fondamentale, chiunque sia a rappresentare la Repubblica nel momento in cui lo esercita. Evitiamo di stiracchiare le Pag. 51posizioni assunte e i richiami del Presidente della Repubblica perché qui ognuno di noi sta esercitando un diritto che, peraltro, non può essere chiamato ostruzionismo perché c'è un'ora certa nella quale si voterà e probabilmente la maggioranza imporrà a quest'Aula di non procedere secondo ordine del giorno, compiendo un'ulteriore forzatura istituzionale di rottura parlamentare, chiamando anche il Governo e i Ministri a votare in quest'Aula per avere una maggioranza e i numeri necessari per imporre all'Aula che non si proceda sulla legge comunitaria né sulla riforma della legge 31 dicembre 2009, n. 196.
Quando verrà in questa Aula il Ministro dell'economia e delle finanze a dirci che saranno necessarie manovre da 40-50 miliardi, occorrerà che questa Aula responsabilmente abbia votato delle norme che voi probabilmente vi apprestate ad impedire ancora una volta che vengano votate esattamente nei tempi che servono.
Quando si proporrà probabilmente di non procedere sulla comunitaria e sulla riforma delle leggi che riguardano l'Unione europea e le leggi di bilancio, signor Presidente, voglio sfidare chiunque e dire che prima vengono gli interessi del Presidente del Consiglio, portando qui il processo breve, e non gli interessi della Repubblica, degli italiani di questo Paese, votando la legge comunitaria e la riforma della legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

TOMMASO FOTI. Il salame d'oca sarebbe una questione fondamentale della Repubblica?

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, oggi nessuno dei deputati del mio gruppo è intervenuto per puntualizzare aspetti del processo verbale, però voglio riferirmi - lo dico cercando di sforzarmi di essere pacato - alle affermazioni del capogruppo Cicchitto, cioè che avremmo visto questa stamattina qualcosa di efferato, di crudele e di inumano, rispetto all'esercizio di una prerogativa parlamentare. Lei signor Presidente oggi ha presieduto la seduta e ha ritenuto - era nelle sue facoltà probabilmente fare altro - che gli interventi fossero consoni al Regolamento, e per quel che mi riguarda la sua decisione rileva e fa testo. Dunque lei - lo ripeto - ha ritenuto che quegli interventi a norma del Regolamento si potessero svolgere e non credo che si possa rivolgerle l'accusa di efferatezza.
Quindi, credo che si debba mantenere un po' più di calma e di tranquillità, e che si debba evitare di trascinare strumentalmente in una polemica, che è tutta politica, le istituzioni, ed evitare di trascinare strumentalmente in una polemica, che è tutta politica, la Presidenza della Camera complessivamente intesa e il Presidente della Camera in quanto tale. Credo che vi sia anche una questione di linguaggio e mi riferisco all'uso di termini efferatezza. Oggi il Presidente del Consiglio ha parlato di brigatismo giudiziario. Credo che si debba essere un po' più tranquilli. E - mi riferisco alle parole dell'onorevole Quartiani - non è che ci si può nascondere strumentalmente dietro a un dito. La settimana scorsa abbiamo visto alcune cose in quest'Aula. Abbiamo visto un Ministro non di secondo piano, il Ministro della difesa che ha (non so se si possa ripetere in questa Aula) insultato pesantemente il Presidente della Camera e nessun membro del Governo o dell'opposizione ha ritenuto di dovere intervenire per stigmatizzare immediatamente quello che era accaduto.
C'è stata una forzatura sull'ordine dei lavori che si sta ripresentando tale e quale nonostante gli alti richiami, a cui strumentalmente - quando serve - si fa riferimento, all'ordinato svolgersi dei lavori. Si sta ripetendo tale e quale una ennesima forzatura. Si rinviano leggi importanti come la comunitaria e si anticipano leggi. Poi da una parte va il processo lungo, dall'altra la prescrizione breve (mi riferisco al Senato stando a quanto leggo sui giornali). Se si vuole recuperare un Pag. 52clima di confronto che non veda il ricorso a strumenti regolamentari, come possono essere gli interventi sul processo verbale, probabilmente chi ha più responsabilità (cioè chi sta in maggioranza) dovrebbe evitare di fare delle forzature. Certo forse dovremmo riflettere sul fatto che queste forzature sono messe in campo strumentalmente non solo per raggiungere obiettivi legislativi, ma probabilmente per creare un po' di caos, visto anche il linguaggio che si usa.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intanto voglio denunciare il fatto che il presidente Cicchitto e il presidente Reguzzoni hanno tirato un sasso e se ne sono andati via. Questo comportamento è tipico dei regimi quando si denunciano cose inesistenti perché non si tollerano le istituzioni di controllo, di legalità, le istituzioni di garanzia.
Oggi non si è aperta una pagina di ostruzionismo, ma di democrazia, in cui il Parlamento ha esercitato le funzioni che gli sono proprie e sono quelle regolamentari. È questa la ragione per la quale noi dell'Italia dei Valori esprimiamo la piena solidarietà nei confronti del Presidente Fini, del Vicepresidente Buttiglione e del Vicepresidente Lupi i quali hanno, con grande sapienza, applicato il Regolamento vigente. Comprendiamo che la maggioranza, che vorrebbe, anche per questa via, esercitare - e la sta esercitando - una forma di dittatura della maggioranza in senso parlamentare, vorrebbe cambiare i Regolamenti parlamentari. Quest'ultimi, però, così come le regole, sono quelli che ci sono. E, per fortuna, nei Regolamenti parlamentari non è possibile, come con le leggi, che il Premier fa cambiare a suo uso e consumo, modificare in corsa le regole. Per fortuna ci sono queste regole.
Signor Presidente, non abbiamo fatto perdere tempo, ma chiediamo conto del tempo che ha perso la maggioranza quando ha tenuto il Senato e questa Camera ferme su un testo che, poi, essa stessa ha ripudiato, cioè quello sul cosiddetto processo breve. Oggi non c'è più, vi è tutto un altro testo. Quel tempo perso chi lo paga?

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Palomba.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, mi ha dato tre minuti, me ne conceda altri due.

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, volevo soltanto segnalarle che sta iniziando la Conferenza dei presidenti di gruppo e, quindi, le stavo chiedendo di concludere. Anche per questo motivo gli altri colleghi sono già andati.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, comprendo benissimo, apprezzo la sua saggezza e, quindi, mi avvio a concludere dicendo che, tutte le volte che la Presidenza esercita una prerogativa, una facoltà concessa all'opposizione, questo è esercizio di democrazia e non di efferatezza della dittatura della maggioranza.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, penso che i padri costituenti, quando hanno scritto la Costituzione, non si aspettavano una giornata come quella di oggi. Ci sono responsabilità di tutti per questa situazione. Credo dobbiamo abbassare i toni e anche dare al Paese un senso significativo di quella che è la nostra attività di parlamentari che, poi, al di là della propaganda politica, credo abbia un valore ed una produttività importante per il Paese stesso.
L'unico suggerimento che mi permetto di dare è che, a fine di questa legislatura, tutte le parti arrivino ad una diversa, più moderna e più adatta al tipo di confronto politico in atto, regolamentazione dell'attività Pag. 53del Parlamento, affinché ci sia la possibilità di esprimersi e anche di produrre leggi, qualunque sia la maggioranza che verrà.

FRANCO CECCUZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Ceccuzzi, prima di darle la parola, le chiedo solo la cortesia di lasciare esprimere due precisazioni alla Presidenza. Non a caso, ovviamente, è stata convocata adesso, dal Presidente della Camera, una Conferenza dei presidenti di gruppo, proprio per confrontarsi e discutere su quanto è accaduto. Ognuno di noi può giudicare quello che è accaduto e trarne le legittime valutazioni di ordine politico.
Un'altra precisazione, che non va assolutamente data per scontata: le proposte di legge che arrivano all'attenzione dell'Assemblea hanno tutte, ovviamente, avuto il vaglio di conformità e della correttezza dell'iter da parte della Presidenza della Camera. Solo successivamente l'Assemblea le affronta, le giudica ed opera quanto è attribuito all'Assemblea stessa. Prego, onorevole Ceccuzzi, ha facoltà di parlare.

FRANCO CECCUZZI. Signor Presidente, mi rivolgo a lei affinché possa intervenire presso il Governo per segnalare un atteggiamento di continuo vilipendio e denigrazione che un Ministro della Repubblica, l'onorevole Brambilla, sta, da anni ormai, con particolare accentuazione nelle ultime settimane, tenendo nei confronti di una manifestazione popolare, storica e culturale, di assoluto prestigio come il «Palio di Siena». Il Ministro Brambilla, che per servire il proprio Dicastero, dovrebbe avere a cuore la valorizzazione ed il rispetto di ciascuna manifestazione italiana ed, in particolare, di quelle che hanno maggior respiro internazionale e danno prestigio al nostro Paese, invece, oggi - ma non è la prima volta che lo fa -, afferma che il «Palio di Siena» non sarebbe un simbolo nazionale.
Ciò per suffragare la sua attività contrariamente a quanto ha fatto invece il Ministero per i beni e le attività culturali e, in particolare, il sottosegretario Giro al quale vorrei qui rivolgere un segnale di assoluto apprezzamento per quanto riguarda le nostre candidature dell'Italia al consesso internazionale UNESCO, presso il quale sono state presentate per il riconoscimento di bene immateriale per l'umanità.

PRESIDENTE. Onorevole Ceccuzzi, lei sa che è previsto anche il sindacato ispettivo e può certamente utilizzare questo strumento per ottenere ulteriori chiarimenti in merito alle questioni da lei poste.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Problematiche concernenti il pagamento dei contributi relativi all'iscrizione al sistema Sistri per il controllo della tracciabilità dei rifiuti - n. 3-01567)

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01567, concernente problematiche concernenti il pagamento dei contributi Pag. 54relativi all'iscrizione al sistema Sistri per il controllo della tracciabilità dei rifiuti (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

KARL ZELLER. Signor Presidente, com'è noto, il cosiddetto sistema Sistri per il controllo della tracciabilità dei rifiuti pericolosi è entrato in vigore il 14 gennaio 2010. Purtroppo, l'operatività di questo sistema è stata prorogata più volte e dovrebbe entrare in funzione il 1o giugno 2011. Tuttavia, già per il 2010, agli operatori è stato richiesto un contributo annuale per coprire gli oneri derivanti dal funzionamento del sistema Sistri.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

KARL ZELLER. Mentre l'entrata in funzione è stata prorogata più volte, il pagamento degli oneri non è stato prorogato, per cui essi hanno pagato per il 2010 e rischiano di pagare anche per il 2011, senza che questo servizio sia concretamente attuato.
Vogliamo sapere dal Ministro qual è l'intenzione del Governo.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Zeller per avere riproposto in Parlamento il tema dell'entrata in vigore del Sistri. Mi permetta, onorevole Zeller, di ricordare che il sistema di tracciabilità dei rifiuti rappresenta la prima forte risposta dello Stato al fenomeno delle ecomafie. Milioni di tonnellate di veleni contenuti nei rifiuti speciali e pericolosi sono stati, per anni, sotterrati dalla criminalità organizzata, avvelenando il nostro territorio e mettendo a rischio la salute dei cittadini.
Quella del Sistri è una rivoluzione di legalità e di trasparenza, oltre che un enorme risparmio per le imprese. Il sistema terrà sotto controllo l'80 per cento del totale dei rifiuti prodotti in Italia, per intenderci, circa 135 milioni di tonnellate annue di rifiuti speciali, di cui almeno 9 di rifiuti pericolosi.
Il Sistri è già operativo dal 1o ottobre 2010 e diventerà obbligatorio per tutti a partire dal prossimo 1o giugno. Oggi, si è in presenza, di fatto, di un doppio regime. La proroga dell'avvio è stata concessa per venire incontro alle esigenze degli operatori che richiedevano più tempo per familiarizzare con le nuove tecnologie, trattandosi, in molti casi, di una vera e propria informatizzazione per un settore che non era abituato ad avere a che fare con questo tipo di tecnologia.
Sulla consegna dei materiali, al 31 marzo 2011, è stato consegnato il 97 per cento delle chiavette USB e il 95 per cento delle black box per i mezzi di trasporto. È vero, rimangono ancora da installare 17.915 black box su 86.253, ma ciò - lo dico per chiarezza - è causato dalla mancata presentazione dei titolari dei mezzi presso le officine autorizzate.
Riguardo ai costi, la relativa copertura finanziaria ha luogo su base annuale, senza possibilità di rinvio ad esercizi futuri.
Da parte del Ministero dell'ambiente vi è stata sin dall'inizio grande sensibilità riguardo alle problematiche sollevate dalle piccole imprese, in particolare proprio sulla questione dei costi, tanto che si è proceduto, con decreto ministeriale del 9 luglio 2010, ad una significativa riduzione del contributo dovuto dalle piccole imprese produttrici di modesti quantitativi di rifiuti pericolosi.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Per le imprese fino a 5 addetti che producono meno di 200 chili di rifiuti pericolosi all'anno, il contributo è stato ridotto a 50 euro; per quelle fino a 10 dipendenti, si è portato fino a 60 euro.
È vero che le imprese con un numero maggiore di dipendenti sono, invece, obbligate Pag. 55al versamento di un contributo che varia dai 90 ai 400 euro.
Voglio però sottolineare, onorevole Zeller, che questi costi sono di gran lunga inferiori a quelli che le imprese sopportavano attraverso il sistema cartaceo, le ricordo il formulario, il registro di carico e scarico, il MUD. Questo risparmio è stato certificato di recente da una relazione fatta al Parlamento dal Ministero per la pubblica amministrazione che ha calcolato che con il Sistri i costi per le imprese potranno ridursi anche in misura superiore al 70 per cento.

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di replicare.

KARL ZELLER. Signor Presidente, la risposta della signora Ministro ci soddisfa solo in parte. Continuiamo, infatti, ad essere preoccupati perché, come ha ammesso la Ministra, tuttora ci sono difficoltà burocratiche per rendere operativo questo sistema per le imprese.
Siccome siamo ormai nel mese di aprile ed il sistema dovrebbe entrare in funzione il 1o giugno, i tempi stringono molto e secondo le nostre informazioni il problema più grave riguarda le difficoltà all'accesso al Sistri a causa del malfunzionamento del collegamento telematico.
Auspichiamo, quindi, che queste difficoltà possano venire superate anche perché è difficile far comprendere alle imprese che, oltre a dover sostenere oneri burocratici, devono pagare un contributo per un sistema che ancora non è operativo.

(Iniziative di competenza in relazione alla normativa in materia di additivi per cibi e bevande destinati all'alimentazione umana - n. 3-01568)

PRESIDENTE. L'onorevole Scilipoti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01568, concernente iniziative di competenza in relazione alla normativa in materia di additivi per cibi e bevande destinati all'alimentazione umana (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, tutti sappiamo che la cosa più importante che abbiamo è la vita umana. Molte volte però, alcune società, alcuni gruppi industriali, per una serie di motivazioni che sono comprensibili a tutti ma non giustificabili, utilizzano degli additivi alimentari all'interno dei cibi che noi mangiamo che sono altamente tossici e cancerogeni. Questo significa compiere il primo passo per quella che è la formazione di una malattia degenerativa all'interno dell'organismo con le conseguenze drammatiche che tutti noi conosciamo.
Chiedo a lei, signor Ministro, qual è l'intenzione del Governo nei confronti di coloro i quali utilizzano queste sostanze, questi additivi altamente tossici e che cosa potrà fare il Governo nell'interesse dell'essere vivente.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole Scilipoti, come è noto il settore degli additivi alimentari è armonizzato a livello comunitario e, nel rispetto della normativa europea, gli additivi prima di poter essere utilizzati negli alimenti devono essere sottoposti ad una valutazione di sicurezza dell'impiego proposto da parte di organismi scientifici, in particolare l'EFSA. Solo dopo tale valutazione possono essere autorizzati. Vige, quindi, il principio della lista positiva per cui possono essere utilizzati solo gli additivi elencati in questa lista.
Naturalmente, l'additivo autorizzato è una sostanza di cui è stata valutata la sicurezza d'uso e sono stati fissati i requisiti di purezza chimica. In Italia il settore è disciplinato dal decreto ministeriale n. 209 del 1996 che, in particolare per quanto si riferisce alla situazione citata più estesamente nell'interrogazione, e Pag. 56in particolare alla ricerca dell'università di Southampton, prevede per alcuni coloranti, che sono quelli inclusi nella ricerca, la menzione sull'etichetta della dicitura: «può influire negativamente sull'attività e l'attenzione dei bambini».
Naturalmente la direzione generale provvede ad informare le autorità di controllo e gli operatori con note circolari e anche sul sito sono riportate tutte le informazioni.
Ciononostante, recepiamo la problematica specifica e vedrò di portare la questione all'attenzione della DG Sanco, della direzione generale della salute e della tutela del consumatore dell'Unione europea, per vedere se la normativa si ritiene adeguata.
Parlerò anche con l'EFSA, per chiarire se, nello specifico, i coloranti citati possano essere oggetto di preoccupazione o meno.

PRESIDENTE. L'onorevole Scilipoti ha facoltà di replicare.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la sua grande sensibilità e per le parole rassicuranti che ha pronunciato in quest'Aula. Credo molto anche nel suo futuro impegno nell'interesse dei cittadini italiani e nell'interesse dei nostri figli.
Mi permetto, però, di sottolineare che nella normativa comunitaria, nello specifico per quanto riguarda una delle sostanze, il benzoato di sodio, che è una sostanza che nei bambini dai tre ai dieci anni potrebbe provocare dei danni, normalmente, è inserito nella lista dei prodotti additivi che potrebbero essere utilizzati. Tuttavia, questa sostanza potrebbe provocare dei danni, anche irreversibili, alla salute, e sarebbe perciò opportuno - come lei ci ha detto, con la sua grande esperienza e la sua sensibilità - che faccia in modo di parlare anche con gli esperti del suo Ministero, per verificarlo.
Ritengo debba essere necessario prendere una posizione, non dico di contrasto con l'Unione europea, ma per far sì che l'Unione europea rifletta attentamente su alcune scelte che, a loro dire, non provocano alcun danno all'organismo umano, ma che, invece, i danni li provocano, qualche volta anche irreversibili. Provocano, cioè, delle alterazioni cellulari con l'insorgenza del primo passaggio dell'alterazione cellulare che porta poi la degenerazione e, conseguenzialmente, la formazione di malattie neoplastiche.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. Nel ringraziarla e nel sentir dire dalla sua bocca la grande disponibilità che lei ha dato - e concludo - dico che ciò mi rincuora e mi dà grande felicità. Spero che tutto quanto è stato detto in quest'Aula si possa tradurre al più presto possibile in normativa, per tutelare i nostri figli e per tutelare il popolo italiano.

(Problematiche riguardanti la riorganizzazione territoriale delle commissioni mediche di verifica - n. 3-01569)

PRESIDENTE. L'onorevole Patarino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01569, concernente problematiche riguardanti la riorganizzazione territoriale delle commissioni mediche di verifica (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, signor Ministro, come lei sa, dal 1o marzo scorso, a seguito del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 23 dicembre 2010, sono state soppresse le commissioni mediche di verifica provinciale, che sono state assorbite da quelle di ogni capoluogo di regione.
Come è a lei altrettanto noto, signor Ministro, quel provvedimento sta creando molti problemi per l'applicazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 461 del 2001, che si riferisce alla dipendenza dell'infermità o lesione da causa di servizio del pubblico impiego, della legge n. 335 del 1995, che riguarda l'inabilità per l'infermità non dipendente da Pag. 57causa di servizio - sempre del pubblico impiego - e della pensionistica di guerra, a causa degli spostamenti che gli utenti sono costretti a fare, specialmente andando dalla provincia al capoluogo, talvolta addirittura di centinaia di chilometri.
Con questa interrogazione noi poniamo la questione e, al tempo stesso, proponiamo la soluzione.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole Patarino, rispondo alla sua interrogazione, naturalmente sulla base delle valutazioni formulate dal Ministero dell'economia e delle finanze, competente per materia.
L'onorevole interrogante rappresenta il disagio per l'utenza a spostamenti di centinaia di chilometri, conseguenti alla riorganizzazione delle commissioni mediche di verifica, e chiede anche se non si ritenga opportuno adottare iniziative volte a istituire sottocommissioni provinciali.
Vorrei ricordare che la legge n. 122 del 2010, con la quale sono state soppresse le commissioni mediche di verifica diverse da quelle istituite nei capoluoghi di regione, è una legge emanata proprio nel rispetto di un quadro generale di contenimento della spesa pubblica e, quindi, la soppressione delle commissioni mediche di verifica, ad eccezione di quelle presenti nei capoluoghi delle province autonome, si inquadra in un contesto molto più ampio di una manovra complessiva di riduzione delle spese che, tra l'altro, come è noto, è stata attuata anche attraverso la soppressione di numerosi enti pubblici, ancorché di commissioni provinciali.
Per le commissioni mediche di verifica, invece di una totale soppressione, si è optato per una forma di riorganizzazione attraverso l'accorpamento a livello regionale, mantenendo così un collegamento con il territorio.
Per quanto attiene alla criticità sollevata dall'onorevole interrogante riguardo ai pazienti dipendenti affetti da particolari gravità, il Ministero dell'economia e delle finanze ha rassicurato che si procede alla effettuazione di visite domiciliari, evitando in tal modo i disagi connessi allo spostamento dalla residenza o dalla sede di servizio del dipendente verso l'unica commissione medica presente in ambito regionale.
Infine, per quanto naturalmente riguarda eventuali variazioni di questa norma, ricordo che questo deve essere e può avvenire, ma evidentemente con l'emanazione di una norma primaria, cioè di una legge dello Stato.

PRESIDENTE. L'onorevole Patarino ha facoltà di replicare.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Ministro, la ringrazio per la risposta che ha dato, per essere venuto in Aula e per aver assunto un impegno che spettava al Ministro dell'economia e delle finanze. Devo dirle che mi dispiace di dichiararmi insoddisfatto, anche se so che questa mia dichiarazione dovrebbe essere rivolta - e lo faccio suo tramite - al Ministro dell'economia, perché quello è un provvedimento del Ministro dell'economia.
La mia dichiarazione - come dicevo - è rivolta al Ministro, al quale sono state fatte alcune osservazioni e da sempre, credo anche dagli ambienti interessati, arrivano queste osservazioni. Quel decreto, secondo la volontà del Ministro, avrebbe dovuto fare del risparmio e avrebbe dovuto raggiungere almeno due obiettivi: quello del risparmio, si diceva, e quello di uno snellimento burocratico.
Non abbiamo raggiunto né l'uno e né altro. Non c'è risparmio perché le sedi periferiche, signor Ministro, non avrebbero comportato alcuna spesa aggiuntiva perché esistono di già e sono attrezzate dal punto di vista dell'informatizzazione anche per la presenza di tecnici altamente specializzati che adesso invece non potranno operare più.
Tanto meno è stato raggiunto l'obiettivo dello snellimento burocratico perché adesso, invece, chiediamo agli utenti un sacrificio maggiore perché devono spostarsi da una provincia all'altra con un Pag. 58aggravio di spese e con un disagio anche per quanto riguarda la salute.
Per di più la pubblica amministrazione perde grandi professionalità che si sono accumulate nell'arco di tantissimi anni che adesso non opereranno più. Ci dispiace dover considerare tutto questo e, quindi, ci dichiariamo assolutamente insoddisfatti.

(Iniziative in ordine all'efficacia e alla sicurezza delle cure omeopatiche - n. 3-01570)

PRESIDENTE. L'onorevole Fucci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01570, concernente iniziative in ordine all'efficacia e alla sicurezza delle cure omeopatiche (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Signor Presidente, signor Ministro, l'omeopatia è oggettivamente una realtà in tutta Europa. A prescrivere questo tipo di farmaci vi sono ormai oltre 20 mila medici e l'Italia, sia per livello di produzione che per i risvolti economici legati a questo specifico settore produttivo, rappresenta il terzo mercato europeo dopo Francia e Germania. Numerose ricerche mediche e indagini di mercato confermano l'interesse che in generale gli italiani nutrono per l'omeopatia.
In effetti, secondo gli ultimi studi relativi al 2010, sono circa 11 milioni le persone che vi si affidano, quindi circa il 18 per cento della popolazione, mentre in circa quindici anni l'incremento dei pazienti che utilizzano l'omeopatia come metodo di cura è stato di circa il 65 per cento.
Le chiediamo quindi, signor Ministro, quali siano le iniziative volte a verificare la sicurezza dei prodotti delle cure omeopatiche e a garantire i massimi standard di tutela per i pazienti che ne fanno uso.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole interrogante, ricordo che con la direttiva 92/73 CEE, recepita nel 1995, già con questa normativa, quindi già da tempo, era stata posta l'attenzione sui requisiti di sicurezza dei medicinali omeopatici.
Questo è stato fatto proprio per garantire la circolazione, nell'ambito dell'Unione europea, di prodotti sicuri in quanto l'omeopatia era praticata e riconosciuta in alcuni Stati ma era solo tollerata in altri Stati.
I medicinali omeopatici devono ottemperare alle stesse disposizioni legislative previste per i medicinali allopatici, con procedure semplificate e diversificate a seconda del tipo di autorizzazione. In particolare, il requisito della sicurezza è attualmente insito nei requisiti che il medicinale omeopatico deve possedere per avere la procedura semplificata alla registrazione.
Quali sono i medicinali omeopatici che possono accedere a una procedura semplificata? Devono essere somministrati per via orale o esterna - altrimenti non possono avere la procedura semplificata -, non devono avere delle indicazioni specifiche sull'etichetta e devono avere un grado di diluizione tale da garantirne la sicurezza. Questi requisiti di sicurezza devono essere dimostrati dal richiedente e, a seconda delle caratteristiche del ceppo omeopatico, dovrà essere presentata una documentazione idonea a supportare un prodotto sicuro.
Per quanto attiene ai prodotti omeopatici in commercio, nel rispetto delle disposizioni transitorie previste dal decreto legislativo n. 219 del 2006, si applica la farmacovigilanza. Pertanto, in Italia l'AIFA raccoglie le segnalazioni delle reazioni avverse pervenute e le valuta attentamente, adottando eventuali misure aggiuntive di sicurezza. Dunque, vorrei fornire un'ulteriore rassicurazione e cioè che i prodotti omeopatici sono registrati solo e unicamente se è dimostrata la sicurezza del prodotto, anche sulla base di studi Pag. 59sperimentali di tossicità e ciò a dimostrazione del requisito di innocuità.

PRESIDENTE. L'onorevole Fucci ha facoltà di replicare.

BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Signor Presidente, signor Ministro, dichiariamo la nostra piena soddisfazione per l'esauriente risposta da lei formulata, risposta che evidenzia un approccio pragmatico e pienamente scientifico rispetto ad un settore, quello dell'omeopatia, in crescita a livello commerciale ma, al tempo stesso, ancora oggetto di dibattito nella comunità scientifica.
In particolare, apprezziamo l'impegno che il Governo, per il suo tramite, ha appena annunciato in vista dell'introduzione di un'apposita classe di medicinali omeopatici - e questo lo ha ripetuto in altre occasioni - nel prontuario farmaceutico. Infatti, ciò ne garantisce la totale sicurezza, che si deve realizzare con studi tossicologici adeguati.
Sia l'impegno a compiere attenti test di sperimentazione sull'eventuale tossicità sia quello sulle informazioni, oltre ad essere in primo luogo rivolti alla piena tutela della salute, hanno, inoltre, un secondo risvolto positivo, che consiste nella piena applicazione, anche nel settore della omeopatia, delle direttive europee sui medicinali per uso umano.
È evidente come tutto ciò, inoltre, sia particolarmente importante per la tutela della salute dei nostri bambini. Infatti, fino a pochi giorni fa ad un convegno in cui lei stesso era presente, signor Ministro, il presidente della società di pediatria ha sottolineato la quota in crescita di bambini cui vengono somministrati i prodotti omeopatici e come, nella stragrande maggioranza dei casi, ciò avviene su specifico consiglio da parte del medico.
Anche sotto quest'ultimo aspetto, in conclusione, la risposta del signor Ministro è per noi non solo esauriente ma anche molto incoraggiante.

(Elementi in merito a notizie di stampa concernenti presunti fenomeni di corruzione relativi alle scelte sulle tecnologie nucleari - n. 3-01571)

PRESIDENTE. L'onorevole Cambursano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rota n. 3-01571, concernente elementi in merito a notizie di stampa concernenti presunti fenomeni di corruzione relativi alle scelte sulle tecnologie nucleari (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, signor Ministro, 15 giorni fa, il 23 marzo, con altra interrogazione a risposta immediata già le citavo i messaggi riservati dell'ambasciata americana di Roma, resi noti da Wikileaks, che parlavano di pressioni internazionali, di colpi bassi, di faide interne e di un giro di tangenti - corruption payment - per condizionare le scelte relative alle tecnologie nucleari.
Dopo la pubblicazione di quei messaggi le chiedo: ha fatto delle verifiche interne al suo Ministero? Le risultano false notizie? Cioè lei garantisce l'assoluta assenza di fenomeni corruttivi? Attendo la sua risposta.

PRESIDENTE. Il Ministro per lo sviluppo economico, Paolo Romani, ha facoltà di rispondere.

PAOLO ROMANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, l'interrogazione proposta contiene illazioni generiche prive di riscontro e, come tali, inaccettabili. Trovo davvero fuori luogo e non consono alla serietà che deve contraddistinguere l'azione parlamentare di controllo fare di simili illazioni elementi che siano oggetto di discussione formale in questa sede. Non parliamo di nulla che abbia un benché minimo fondamento, se non il sospetto, costruito e amplificato da questa interrogazione, oltre che da una certa stampa.
Se, al di là delle illazioni, vogliamo affrontare la questione dei motivi per i Pag. 60quali, all'inizio della legislatura, si è deciso di ritornare alla produzione di energia da fonte nucleare bisogna riconoscere la serietà e la validità di queste ragioni. Si è scelto di tornare al nucleare per garantire all'Italia la sicurezza e l'economicità dell'approvvigionamento energetico e ridurre la dipendenza dai Paesi esportatori di gas e di petrolio.
Per quanto riguarda il profilo specifico della tecnologia di realizzazione di impianti nucleari la legge prevede che le approvazioni relative ai requisiti e alle specifiche tecniche degli impianti nucleari siano considerate valide in Italia previa approvazione dell'Agenzia per la sicurezza nucleare. La scelta operata dal legislatore pertanto è chiaramente orientata a dare spazio a tutte le tecnologie avanzate prima che il Governo decidesse la moratoria di un anno e si è perseguito l'unico obiettivo di stabilire requisiti tecnici che corrispondano alle soluzioni più avanzate e dotate dei più elevati gradi sicurezza, evitando barriere di ingresso o vantaggi competitivi per l'una o l'altra opzione tecnologica.
Le tragiche vicende accadute in Giappone hanno imposto quella che ho chiamato una pausa di riflessione, finalizzata ad un'effettiva e ancor più rigorosa verifica nell'ambito delle iniziative che sono state assunte, a livello di Unione europea, delle condizioni di sicurezza degli impianti nucleari. È stata, di fronte alla catastrofe alla quale stiamo assistendo, una decisione doverosa che non può essere oggetto di strumentalizzazioni polemiche; è stata anche una decisione opportuna perché - come ho già detto - sarebbe un errore grave affidare il futuro energetico dell'Italia e le scelte strategiche per i prossimi anni alla «pancia» e non ai risultati della ricerca scientifica e tecnologica e alla razionalità.
Riguardo alle specifiche domande avanzate dagli onorevoli interroganti escludo in modo categorico di essere a conoscenza di fenomeni corruttivi, che coinvolgano dirigenti del Ministero e, di conseguenza, escludo che debba, in qualità di Ministro, rivolgermi alla magistratura, la quale peraltro ha tutti gli strumenti per intervenire - ho quasi concluso, signor Presidente - quando ritenga che si siano verificati comportamenti penalmente rilevanti.
Non posso tuttavia fare a meno di ribadire che queste domande si basano su affermazioni del tutto generiche e prive di riferimenti precisi a persone, fatti, circostanze e notizie, affermazioni che, negli stessi documenti da cui sono tratte, sono formulate in termini assolutamente incerti e dubitativi.

PRESIDENTE. L'onorevole Cambursano, ha facoltà di replicare.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, signor Ministro, se si tratta di illazioni non le rimane che denunciare Wikileaks o, se preferisce, l'ambasciata americana. Sicuramente sarà la magistratura ad accertarlo, visto che lei fa il «Pilato», signor Ministro, e se ne lava le mani di quanto potrebbe essere accaduto e potrebbe di nuovo accadere, visto che lei ha confermato il programma nucleare.
Voi avete preso in giro gli italiani con la cosiddetta pausa di riflessione-moratoria di un anno per svuotare il referendum - era questo l'unico vero obiettivo - tant'è che vi permettete di invitare gli italiani ad andare al mare il 12 e il 13 giugno quando si terrà il referendum abrogativo, per il quale l'Italia dei Valori, da sola, ha raccolto le firme.
Per fortuna, cresce l'attenzione e la protesta dei cittadini, ai quali si associano partiti che un anno fa non erano del tutto a favore del nostro referendum. Lo sa, signor Ministro, che anche il presidente - già Ministro anche lui - della regione Veneto e il consiglio regionale di quella regione hanno preso posizione a favore del referendum abrogativo della vostra legge, che vuole reintrodurre il nucleare in Italia? Le notizie aggiornate che arrivano da Fukushima sono sempre più gravi: lo iodio radioattivo trovato nell'acqua marina antistante l'impianto atomico è di 7,5 milioni di volte il limite legale. La Merkel, che pure Pag. 61aveva deciso di fermare 17 impianti su 21, per la sua ambiguità è stata punita nelle ultime elezioni. Voi sarete distrutti.
Gli italiani andranno in massa a votare il 12 e il 13 giugno e voteranno sì all'abrogazione di questa legge che crea solo tangenti e che mette a forte rischio vite umane (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Interventi a favore del comparto agricolo pugliese duramente colpito da eventi alluvionali - n. 3-01572)

PRESIDENTE. L'onorevole Cera ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01572, concernente interventi a favore del comparto agricolo pugliese duramente colpito da eventi alluvionali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANGELO CERA. Signor Presidente, nei primi giorni di marzo nella zona fra Manfredonia, Barletta e in modo particolare nella zona di Zapponeta, Giove Pluvio ha distrutto per l'ennesima volta nel giro di quattro mesi l'intero raccolto di quelle aree, composto da produzioni caratteristiche di carote, cipolle e finocchi che riforniscono l'intero comprensorio nazionale. Poiché il fenomeno da qualche anno si sta ripetendo più volte, e più volte quelle aree sono rimaste sole, si chiede al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali come poter intervenire con urgenza per aiutare il comparto agricolo.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Francesco Saverio Romano, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli deputati, le ingenti piogge alluvionali nei primi giorni dello scorso mese di marzo hanno causato tra l'altro danni alle produzioni agricole, alle strutture aziendali e alle infrastrutture agricole in provincia di Foggia. In merito a ciò, faccio presente che gli interventi compensativi, cosiddetti ex post, del Fondo di solidarietà nazionale per il sostegno alle imprese agricole colpite da avversità atmosferiche eccezionali possono essere attivati solo nel caso in cui le avversità e le colture colpite non siano comprese nel piano assicurativo annuale per la copertura dei rischi con polizze assicurative agevolate. Infatti, il decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, come modificato dal decreto legislativo 18 aprile 2008, n. 82, stabilisce che per i danni assicurabili con polizze agevolate non sono attivabili interventi compensativi del Fondo.
Pertanto, ai fini di una copertura dai rischi climatici gli agricoltori avrebbero dovuto provvedere alla stipula di polizze assicurative agevolate anche grazie alla presenza di un contributo statale fino all'80 per cento della spesa dei premi sostenuti. Nel caso in cui i produttori danneggiati non fossero assicurati l'intervento compensativo del Fondo potrebbe essere invocato su richiesta della regione interessata, a condizione che venga dimostrata la presenza di offerte di mercato insufficienti a coprire la domanda assicurativa delle produzioni. Altra condizione per l'attivazione degli interventi compensativi ex post è la presenza di un'incidenza di danno sulla produzione lorda vendibile superiore al 30 per cento.
Nel caso ricorrano le condizioni appena elencate, in relazione alla tipologia dei danni riscontrati, potranno essere concessi i seguenti aiuti in favore delle aziende agricole colpite: contributi in conto capitale fino all'80 per cento del danno sulla produzione lorda vendibile ordinaria, prestiti ad ammortamento quinquennale per le maggiori esigenze di conduzione aziendale nell'anno in cui si è verificato l'evento e in quello successivo, proroga delle rate delle operazioni di credito in scadenza nell'anno in cui si è verificato l'evento calamitoso, contributi per il ripristino delle strutture aziendali andate distrutte a seguito delle avversità. Pag. 62
Compatibilmente con l'esigenza primaria delle imprese agricole, potranno inoltre essere concessi anche contributi per il ripristino delle infrastrutture agricole danneggiate dall'evento. Ciò premesso, non appena la regione Puglia avrà completato la fase ricognitiva dei danni subiti tenuto anche conto della gravità della situazione rappresentata, i competenti uffici del mio Ministero svolgeranno la relativa istruttoria nel più breve tempo possibile e pertanto in presenza di questi requisiti di legge saranno adottati i provvedimenti necessari per l'attivazione degli interventi compensativi del Fondo di solidarietà nazionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Cera ha facoltà di replicare.

ANGELO CERA. Signor Presidente, signor Ministro, naturalmente mi sento particolarmente tranquillizzato, perché mi trovo per la prima volta, dopo un periodo di un Ministero a guida leghista, con un uomo del sud. Capisco però che la sua è una risposta burocratica, messa su dai suoi funzionari, che non mi tranquillizzano proprio, perché nel frattempo i nostri contadini, la gente di Zapponeta e di Manfredonia, chiudono le loro aziende agricole e si allontanano definitivamente dalla produzione.
Dunque, al Ministero delle politiche agricole volete vedere in due anni quante volte quella zona ha subito le alluvioni? Intervenite anche attraverso il Ministero dell'ambiente per cercare di capire perché il mare invade ormai tutte le aziende. Si cerchi di correre ai ripari anche attraverso la responsabilizzazione della regione Puglia che su questa vicenda fa orecchie da mercante. Pertanto, mi ritengo solo parzialmente soddisfatto per la sua presenza, ma per tutto il resto invoco giustizia per queste aree. I contadini di quella zona non possono per l'ennesima volta in due anni, la quarta volta, rimanere da soli con i loro problemi, con i loro debiti e con i drammi di una natura che non è per niente a loro favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

(Iniziative a sostegno dei territori dell'Abruzzo colpiti dal terremoto e per l'attuazione delle disposizioni concernenti l'istituzione della zona franca urbana nella città dell'Aquila - n. 3-01573)

PRESIDENTE. L'onorevole Lolli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01573, concernente iniziative a sostegno dei territori dell'Abruzzo colpiti dal terremoto e per l'attuazione delle disposizioni concernenti l'istituzione della zona franca urbana nella città dell'Aquila (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, questa notte ho partecipato con migliaia di miei concittadini ad una fiaccolata per ricordare i caduti del terremoto ed è anche per onorare quei morti che oggi sono qui a chiedere al Governo di impegnarsi molto di più per la mia città. Intanto, chiedo almeno di fare qualcosa per il lavoro e le attività produttive. Da due anni nella mia città non opera neanche uno strumento concreto che consenta alle imprese piccole e grandi di riavviare la propria attività. Signor Ministro, in una città di 75 mila abitanti, ci sono ottomila persone in cassa integrazione e il numero sta crescendo. Nel primo bimestre di quest'anno il numero delle ore è raddoppiato, da 840 mila ad 1 milione 600 mila ore. Pensate che una parte di questi operai in cassa integrazione sono dipendenti delle imprese edili, nel più grande cantiere d'Europa. Qualcosa non sta funzionando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, ha facoltà di rispondere.

ALTERO MATTEOLI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, onorevoli colleghi, gli strumenti previsti per il rilancio dell'economia dei territori colpiti dal sisma del 6 aprile riguardano principalmente l'istituzione Pag. 63della cosiddetta zona franca urbana e il master plan sullo sviluppo, nonché il ristoro dei danni materiali ed economici alle attività produttive con risorse nazionali e regionali.
In merito alla zona franca, necessaria per stimolare la ripresa produttiva nelle zone colpite, il CIPE nel maggio del 2010, in attuazione dell'articolo 43 del decreto-legge n. 78 del 2010, ha stanziato 90 milioni di euro e l'istruttoria è all'attenzione della Commissione europea, che nei prossimi giorni dovrà dare l'autorizzazione. Per quanto riguarda il master plan, esso è invece uno strumento concepito come un volano per l'economia, orientando i settori produttivi, le competenze e le produzioni territoriali, promuovendo e valorizzando le eccellenze naturali e culturali dell'Abruzzo. La disponibilità dei fondi, prevista a valere sulle risorse di cui all'articolo 14, comma 1, del decreto-legge n. 39 del 2009, è subordinata alla definizione esatta delle necessità relative alla ricostruzione privata.
Sul fronte dei danni, come già disposto dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 379 del 2009, sono stati erogati ai comuni 53 milioni di euro, di cui 37 milioni a favore del comune dell'Aquila. Con risorse regionali di derivazione comunitaria sono stati poi erogati 35 milioni di euro per le medesime finalità della citata ordinanza, ad integrazione delle misure ivi previste, nonché 20 milioni di euro per le attività sportive e l'attrazione di nuove imprese.
Sta proseguendo il processo di ricostruzione degli edifici privati, già iniziato dalla precedente gestione commissariale, ed è avviata la «ricostruzione pesante dei centri storici». Per la ricostruzione degli uffici pubblici, il provveditorato alle opere pubbliche, in qualità di soggetto attuatore, è fortemente impegnato nella realizzazione degli interventi previsti. Il primo programma-stralcio è in fase di attuazione, mentre il secondo programma-stralcio è in fase di approvazione e prevede interventi per un importo complessivo di 168 milioni di euro.
Inoltre, ad oggi, per l'edilizia scolastica e delle strutture universitarie ed equiparate, sono state erogate dal Ministero che rappresento risorse pari a circa 200 milioni di euro su un totale di 430 milioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Franceschini, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Ministro, sono totalmente insoddisfatto di questa risposta burocratica. Sul terremoto de L'Aquila si è visto davvero cosa vuol dire controllare il sistema della comunicazione: da una parte, vi è stato prima l'uso spregiudicato della tragedia per mostrarci il Presidente del Consiglio come l'uomo del fare, la consegna delle case ai terremotati, il G8; poi, quando è servito, si sono spenti quei riflettori, si è nascosto tutto. È anche per questo motivo che tutti noi deputati del Partito Democratico siamo andati, all'inizio del mese di agosto, fra le macerie de L'Aquila perché si accendessero quei riflettori.
Qual è il quadro di oggi, dopo due anni? Il 50 per cento della ricostruzione degli edifici e dei beni monumentali non è nemmeno cominciata. Vi sono ancora 37 mila sfollati: 17 mila nelle casette, 19 mila presso parenti e amici e addirittura mille che sono ancora nelle caserme o negli alberghi. Per quanto riguarda i mutui, gli aquilani hanno dovuto riprendere a pagarli, gravati degli interessi di questi due anni, anche nel caso di mutui su case o negozi che sono crollati e che non esistono più.
Sulle tasse vi è la differenza più ingiusta rispetto a tutti gli altri terremotati. Cito il Molise: in quel caso, giustamente, è stato restituito il 40 per cento delle tasse dopo dieci anni in 120 rate. Dopo le battaglie parlamentari che sono state necessarie da parte nostra, nonostante quello, gli abitanti de L'Aquila hanno già ricominciato a pagare le tasse dal luglio scorso, pagando gli arretrati al 100 per cento.
Chiediamo e vi chiediamo: cosa vi hanno fatto di male gli abitanti de Pag. 64L'Aquila per meritare da voi e da Berlusconi questo trattamento e queste ingiustizie? Perché lo avete fatto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

(Linee guida degli interventi dell'Agenzia delle entrate per rafforzare l'azione di prevenzione e contrasto dei fenomeni di elusione ed evasione fiscale - n. 3-01574)

PRESIDENTE. L'onorevole Maggioni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni ed altri n. 3-01574, concernente linee guida degli interventi dell'Agenzia delle entrate per rafforzare l'azione di prevenzione e contrasto dei fenomeni di elusione ed evasione fiscale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, signor Ministro, la stampa nazionale, nei giorni scorsi, ha riportato la notizia che l'Agenzia delle entrate sta mettendo a punto una nuova banca dati con lo scopo di migliorare ulteriormente l'efficacia e l'efficienza dell'attività di prevenzione e repressione dei fenomeni di elusione ed evasione fiscale sul territorio nazionale.
Tale banca dati, denominata DataBaseGeomarket, prende in considerazione 50 indicatori statistici di tipo economico, sociale, finanziario e demografico, a partire dal 2001 ad oggi, e li riclassifica per bacino di contribuenti, attitudine a pagare le tasse, caratteristiche demografiche del territorio e altre dimensioni.
I dati sul rapporto tra imposta versata e imposta dovuta presentano forti differenze tra le diverse aree del Paese. Dunque, desideriamo sapere se e come l'Agenzia delle entrate intenda rafforzare la propria presenza laddove l'attitudine a pagare le tasse è inferiore.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Maggioni, do lettura degli elementi forniti dal Ministero dell'economia e delle finanze al quale era stata rivolta la vostra interrogazione.
Per quanto riguarda le principali linee di intervento che l'Agenzia delle entrate intende porre in essere per rafforzare ulteriormente l'azione di prevenzione e recupero dei fenomeni di elusione ed evasione, le linee programmatiche per il 2011, definite in coerenza con il quadro socio-economico del territorio, puntano al consolidamento dei risultati raggiunti nel 2010 e, qualora possibile, al loro miglioramento.
In particolare, l'attività di prevenzione e contrasto sarà finalizzata ad incrementare la capacità dissuasiva ed a migliorare ulteriormente la qualità attraverso la selezione mirata dei soggetti da sottoporre a controllo sulla base dell'analisi del rischio effettuata per ciascuna tipologia di contribuenti, nonché sulla base di tutti gli elementi istruttori in possesso. Tale obiettivo potrà essere conseguito anche grazie ai nuovi strumenti introdotti dal decreto-legge n. 78 del 2010.
Inoltre, l'Agenzia delle entrate, consapevole del fatto che al raggiungimento della compliance contribuisce non solo l'attività di prevenzione e recupero, ma anche, in modo determinante, l'assistenza e i servizi offerti ai contribuenti, intende proseguire ad incrementare le iniziative di estensione e miglioramento dei servizi offerti con modalità telematiche.
Il riassetto organizzativo appena completato ha permesso una razionalizzazione della presenza dell'Agenzia sul territorio. Con il nuovo assetto organizzativo le attività di accertamento sui contribuenti di maggiori dimensioni, quelli che hanno in volume d'affari ricavi e compensi uguale o superiore a 100 milioni di euro, vengono concentrate a livello regionale, mentre per le altre attività di accertamento più qualificate la direzione sale dal livello sub provinciale a quello provinciale con una evidente razionalizzazione e una maggiore organicità nell'uso delle risorse da impegnare in queste attività.
Sul territorio operano strutture denominate uffici territoriali a cui è affidato il Pag. 65compito di curare, oltre all'attività di informazione ed assistenza, la gestione delle imposte dichiarate e i controlli a maggiore diffusione sul territorio.
Peraltro, è prevista l'evoluzione del modello organizzativo al fine di renderlo ancora più aderente alle specifiche realtà territoriali, rimodulando la presenza di tali uffici e istituendo, laddove necessario, nuovi punti di assistenza presso i comuni, sportelli decentrati.
Infine, onorevole Maggioni, quanto poi agli specifici interventi di potenziamento sotto il profilo del personale, il Ministero dell'economia e delle finanze segnala che, per il 2011, è previsto il reclutamento di oltre 800 risorse a copertura del turnover. In tal modo, si rafforzeranno anche gli organici delle regioni del sud, salvaguardando comunque gli attuali livelli di servizio del restante territorio.

PRESIDENTE. L'onorevole Maggioni, ha facoltà di replicare.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, onorevole Ministro, sono soddisfatto della risposta in quanto testimonia ancora una volta l'attenzione del Governo nel contrasto ai fenomeni di elusione ed evasione fiscale.
Il rapporto tra imposta versata e imposta dovuta nelle province di Milano, Torino, Genova, Roma, Lecco, Cremona e Brescia è del 10,93 per cento, mentre sale ad oltre il 64 per cento a Bari, Napoli, Catania e Palermo, per raggiungere il livello record del 65 per cento a Caserta, Salerno, Cosenza, Reggio Calabria e Messina.
Dunque è necessario fotografare a trecentosessanta gradi il comportamento dei contribuenti, al nord come al sud, perché è evidente che dove è meno forte la presenza dello Stato i cittadini non pagano compiutamente le tasse.
In particolare, è grave lo squilibrio sull'evasione fiscale tra le province padane e il resto del Paese ed è per questo che occorre porre rimedio a questa situazione sia per la finanza pubblica, sia perché pagare le tasse è alla base della civile rappresentatività democratica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16 con votazioni.

La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,06).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, le chiederei di valutare una questione, che adesso le sottoporrò, che è di carattere in parte regolamentare e in parte relativa alla formazione dell'ordine del giorno, in particolare mi riferisco al punto 2 del suddetto.
Come lei sa, signor Presidente, il 4 giugno 2010 è stata approvata - e quindi è poi diventata legge della Repubblica - la legge n. 96 del 2010, cioè la legge comunitaria 2009, che ha sostituito un articolo della legge n. 11 del 2005, recante norme generali sulla partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione europea. In buona sostanza, l'articolo 8, comma 1, della legge n. 96 del 2010, sostituendo l'articolo 15 della legge n. 11 del 2005, ha determinato una nuova condizione relativamente Pag. 66alla funzione e al ruolo - che può insistere indubbiamente anche sul piano regolamentare e sul piano della fissazione dell'ordine del giorno della Camera dei deputati - della relazione annuale al Parlamento, posta al punto due dell'ordine del giorno.
Signor Presidente, l'articolo 126-ter, comma 6, del Regolamento recita: «La discussione sulle linee generali del disegno di legge comunitaria ha luogo in Assemblea congiuntamente con la discussione della relazione annuale sulla partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione europea», che si può concludere - aggiunge il comma - con la presentazione di risoluzioni che vengono messe ai voti.
Secondo la prassi e il Regolamento, sino a che non è entrata in vigore la nuova normativa - che oggi quindi è in vigore - e cioè l'articolo 8, comma 1, della legge di cui ho riferito, che modifica l'articolo 15 della legge n. 11 del 2005, venivano poste all'ordine del giorno per un esame congiunto (anche per il seguito dell'esame e quindi non già solo nella discussione sulle linee generali) le disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea, cioè la legge comunitaria, e la relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno che discutiamo.
Adesso, le relazioni annuali al Parlamento, secondo la nuova normazione, contemplano il fatto che in qualche modo sia ammessa una separazione. Se noi consideriamo anche le modalità nuove con le quali si andranno a formare le leggi di bilancio e l'attuazione delle direttive europee, è del tutto evidente che in questo momento, proprio per l'importanza che viene ad assumere la relazione annuale al Parlamento, questa relazione annuale al Parlamento reca nuove e importanti responsabilità, che sostanzialmente dovrebbero farci considerare che non si debba trattare congiuntamente la legge comunitaria e la relazione annuale al Parlamento all'interno di un unico punto all'ordine del giorno, ma dovrebbero essere separate in modo tale che vi siano due punti all'ordine del giorno. In pratica, rispetto al nostro ordine del giorno, noi oggi dovremmo vedere indicato al punto 2 la legge comunitaria e al punto 3, non già le modifiche alla legge n. 196 del 2009, ma la relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea.
Perché dico questo, signor Presidente?

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Quartiani.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Se si va a leggere attentamente il contenuto e il richiamo della norma, affinché il contenuto corrisponda alla norma stessa della relazione attuale, si dice che il Governo, entro il 31 dicembre, deve orientarsi sulle priorità che riguardano lo sviluppo del processo di integrazione europea ma deve anche, ad esempio, fornire ogni anno, presentandola alle Camere una relazione...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Quartiani.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. ... su una serie di temi tra i quali vi sono la partecipazione dell'Italia all'attività delle istituzioni dell'Unione europea per la realizzazione delle politiche settoriali che vengono enumerate, l'attuazione delle politiche di coesione economica e sociale, l'elenco e i motivi delle impugnazioni di cui all'articolo 14, comma 2, della legge n. 11 del 2005.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Quartiani, il tempo a sua disposizione è scaduto.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Quindi, signor Presidente, a questo punto, se la Presidenza conviene su queste osservazioni, le chiedo eventualmente di sospendere brevemente la seduta, di convocare, se lo ritenga opportuno, la Conferenza dei Presidenti di gruppo in modo tale che venga ridefinito l'ordine del giorno affinché contempli al secondo punto l'esame del disegno di legge comunitaria e separatamente, come terzo punto, Pag. 67quello della relazione relativa alla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2009 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, questa notte nel canale di Sicilia un barcone con a bordo circa 300 persone è affondato. A bordo vi erano donne e bambini. Quaranta o quarantacinque persone sono state recuperate. Poiché domattina è già calendarizzata l'informativa del Ministro Maroni, immagino su Lampedusa e su Tunisi, le sarei grato se potesse rappresentare al Governo la necessità di dare un'adeguata informativa anche sulla tragedia che è avvenuta e sulle altre che in queste ore sono probabilmente in corso, con un mare forza 6, ma soprattutto di attivarsi perché queste persone, ancora in pericolo, possano essere almeno soccorse, non come ha fatto Malta che pare non abbia dato adeguate disposizioni per soccorrere in mare questi disperati.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, la Presidenza rivolgerà al Ministro dell'interno l'invito a riferire, per quanto possibile, anche sulla tragedia verificatasi questa mattina.
In relazione, invece, a quanto richiesto dall'onorevole Quartiani, la Presidenza non può accogliere la richiesta avanzata di sospendere i lavori e convocare la Conferenza dei Presidenti di gruppo onde procedere a una ridefinizione dell'ordine del giorno che distingua, come richiesto, le disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee dalla relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea: l'impossibilità della Presidenza deriva da quanto deciso il 14 luglio di quest'anno dalla Giunta per il Regolamento. In quell'occasione, ad integrazione del parere fornito il 6 ottobre 2009 su questioni concernenti le procedure di raccordo tra la Camera dei deputati e le istituzioni europee, la medesima Giunta - vi risparmio la lettura del lungo documento approvato - aveva così concluso: «Infine, quanto all'esame delle relazioni sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, la Giunta per il Regolamento ritiene che la relazione programmatica, che - in base all'articolo 8 della legge 4 giugno 2010, n. 96, che novella l'articolo 15 della legge n. 11 del 2005 - il Governo presenta entro il 31 dicembre di ciascun anno, è oggetto di esame congiunto con il programma legislativo delle istituzioni europee, secondo la procedura già delineata dalla Giunta per il Regolamento il 9 febbraio 2000. Al punto due, la relazione a consuntivo, che il Governo presenta entro il 31 gennaio assieme al disegno di legge comunitaria, è invece oggetto di esame congiunto con il disegno di legge comunitaria, secondo il disposto regolamentare vigente».

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 975-2513-B (ore 16,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di una proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la XIII Commissione permanente (Agricoltura) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

alla XIII Commissione (Agricoltura):
S. 2005 - Brandolini ed altri; Rainieri ed altri: «Disposizioni concernenti la preparazione, il confezionamento e la distribuzione dei prodotti ortofrutticoli di quarta gamma» (approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato (C. 975-2513-B).

Pag. 68

Se non vi sono obiezioni così rimane stabilito.
(Così rimane stabilito).

Seguito della discussione del disegno di legge e del documento: S. 2322 - Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2010 (Approvato dal Senato) (A.C. 4059-A); Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2009 (Doc. LXXXVII, n. 3) (ore 16,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, e del documento: Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2010; Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2009.
Ricordo che, nella seduta del 28 marzo 2011, si è conclusa la discussione congiunta sulle linee generali e che il relatore sul disegno di legge comunitaria 2010 e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 4059-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge comunitaria nel testo della Commissione.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 4059-A), che sono distribuiti in fotocopia.
In particolare, il parere della Commissione bilancio, reca talune condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, che sono in distribuzione e che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
Comunico, altresì, che, prima della seduta odierna, è stato ritirato dal presentatore l'emendamento Margiotta 40.50.
Avverto che, con riferimento all'esame della legge comunitaria, l'articolo 126-ter, comma 4, ultimo periodo, del Regolamento, prevede che gli emendamenti dichiarati inammissibili in Commissione non possono essere ripresentati in Assemblea.
Per quanto riguarda, invece, gli emendamenti presentati direttamente per l'esame in Assemblea, il regime di ammissibilità si basa su una prassi applicativa, risalente alla XIII legislatura, derivante dalla particolare natura della legge comunitaria stessa, quale principale strumento a cadenza annuale della cosiddetta fase discendente del diritto comunitario.
In virtù di tale prassi, è riconosciuta la possibilità di presentare direttamente in Assemblea emendamenti nuovi, purché riconducibili, ai sensi dell'articolo 126-ter, comma 4, all'oggetto proprio della legge comunitaria come definito dalla legislazione vigente, che consiste, tra l'altro, di disposizioni volte a dare attuazione ad atti del Consiglio o della Commissione delle Comunità europee, ovvero modificative o abrogative di disposizioni vigenti oggetto di procedure di infrazione.
La Presidenza, in conformità ai predetti criteri di ammissibilità, non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 89 e 126-ter, comma 4, del Regolamento, le seguenti nuove proposte emendative, non riconducibili all'oggetto proprio della legge comunitaria, come definito dall'articolo 9 della legge n. 11 del 2005 e, pertanto, non configurabili quali attuazione di obblighi comunitari: Fugatti 12.050, Favia 21.050, Porcino 33.55, Brugger 41.050, Brandolini 41.051 e Gottardo 41.052.
La Presidenza non ritiene, altresì, ammissibile l'articolo aggiuntivo Fugatti 18.04, volto a stabilire limiti quantitativi alle quote dei diritti di voto o del capitale detenuto in società quotate nei mercati regolamentati da fondi sovrani, ritenuto, invece, ammissibile nel corso dell'esame in sede referente.
La Presidenza non ritiene, infine, ammissibile l'emendamento Aniello Formisano Pag. 6917.57 che, essendo volto a sopprimere il comma 6 dell'articolo 17 del provvedimento, recante i principi e i criteri direttivi per l'adozione dei decreti legislativi di cui al comma 1 del medesimo articolo, si pone in contrasto con le previsioni dell'articolo 76 della Costituzione.

GIANLUCA PINI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI, Relatore. Signor Presidente, intervengo per chiedere un rinvio in Commissione del provvedimento; questa mattina, in Comitato dei nove, vi è stato un ampio dibattito e, quindi, posso esplicitare in maniera dettagliata i motivi della presente richiesta, anche secondo quello che lei ci ha appena reso noto a seguito della richiesta del collega Quartiani sul secondo punto all'ordine del giorno. L'impegno è quello di riportare in Aula il provvedimento, una volta esaurito l'esame in maniera compiuta degli articoli 13 e 21, accantonati dal Comitato dei nove, entro il prossimo mercoledì 13 aprile.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, il collega Pini, credo in veste di relatore - siccome c'era un po' di confusione chiedo semplicemente di comprendere se è così, quindi faccio un'osservazione - chiede di poter rinviare in Commissione il provvedimento in esame, cioè la legge comunitaria, e lo fa in virtù del fatto che sostiene che vi è stato un ampio dibattito nel Comitato dei nove.
Signor Presidente, io non ho mai visto chiedere un rinvio in Commissione sulla base del fatto che vi è stato un ampio dibattito. Semplicemente ho potuto vedere, nel corso della mia breve esperienza parlamentare, quindi da dieci anni a questa parte, che il rinvio in Commissione è sempre stato chiesto o perché non era pronta la Commissione bilancio (ma la Commissione bilancio ha già dato il proprio parere ieri sera o ieri notte) oppure perché vi erano elementi di forte contraddittorietà emersi, di scontro anche all'interno della maggioranza; pertanto vorrei capire, ad esempio, se dentro alla maggioranza vi sono posizioni diverse rispetto alla legge comunitaria e questo può essere, perché ancora non c'è il Ministro competente (può darsi che il Ministro Frattini in qualche modo sia supplente, ieri è venuto a votare, oggi non c'è, magari arriverà).
Qual è il motivo per cui lo si chiede? Lo dico anche perché dal punto di vista regolamentare il fatto che venga avanzata questa richiesta da un relatore, nel modo in cui l'ha fatta l'onorevole Pini, cioè motivata dal fatto che vi è stato un dibattito ampio, non credo che possa offrire alla Presidenza le condizioni sufficienti per poter aderire ad una proposta del relatore. Abbiamo bisogno di altre informazioni e sulla base di queste informazioni poi consentire ai gruppi di esprimere il proprio parere e alla Presidenza di decidere, come è nel proprio potere, in ordine alle richieste che sono state formulate dal relatore.

MARIO PESCANTE, Presidente della XIV Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO PESCANTE, Presidente della XIV Commissione. Signor Presidente, in qualità di presidente della XIV Commissione intervengo per fornire qualche chiarimento in più. Signor Presidente, come ha dimostrato il dibattito precedente che si è svolto nella nostra Commissione, ma soprattutto i dibattiti che si sono svolti nelle Commissioni di merito, vi è stata una complessità di temi che abbiamo dovuto dipanare, attestati dal fatto che i 18 articoli originari in cui consisteva il provvedimento sono diventati 41. Vi sono stati 150 emendamenti pervenuti in Commissione, più o meno altrettanti pervenuti all'Assemblea. Pag. 70
Tutto questo ha creato ulteriori complicazioni all'analisi già disposta dal Comitato dei nove, alle quali si è aggiunto, come ha fatto rilevare giustamente il collega, il parere della Commissione bilancio, che però è pervenuto alle nove di questa mattina in Commissione ed è un parere molto articolato, nel senso che l'approvazione da parte della Commissione bilancio è condizionata in maniera precisa a delle condizioni (otto o nove articoli sono messi in discussione), in quanto si violerebbe l'articolo 81, quarto comma, della Costituzione.
Per non parlare di una lunga serie di articoli che sono stati addirittura soppressi dalla Commissione bilancio. Ecco perché riteniamo che questo discorso implichi un riesame da parte della Commissione e non più solo del Comitato dei nove. Infatti, viene completamente travolta una parte del disegno di legge, che come ripeto prima era di 18 articoli e ora è di 41 articoli, e vi sono addirittura anche rilievi di costituzionalità.

PRESIDENTE. Così ulteriormente chiarite le ragioni per le quali viene richiesto il rinvio in Commissione, darò la parola ad un oratore contro e ad uno favore.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, consenta alla Presidenza di terminare. Dopodiché, se lo ritengo, le darò la parola.
Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Gozi. C'è qualcuno che chiede di parlare a favore della richiesta?

GAETANO PORCINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, vorrei chiarire all'Assemblea e a tutti coloro che ci ascoltano come è andata la discussione in Commissione per ciò che mi compete come rappresentante dell'opposizione, perché non è andata proprio così. Se me lo consente, signor Presidente, vorrei chiarirlo, perché questo è un artificio, lo abbiamo detto nella discussione in Commissione e volevo...

PRESIDENTE. Onorevole Porcino, ho appena finito di dire che, ai sensi del Regolamento, dopo la richiesta di rinvio in Commissione, darò la parola ad un collega a favore e ad un collega contro.
Il collega del suo gruppo che ha chiesto di parlare contro è l'onorevole Gozi, al quale do la parola. Prego, onorevole Gozi ha facoltà di parlare.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, non capisco l'ostruzionismo che il relatore del disegno di legge comunitaria sta facendo alla legge comunitaria stessa, né capisco perché il presidente Pescante scopre oggi che la legge comunitaria è un provvedimento complesso ed articolato.
Il disegno di legge comunitaria è un provvedimento complesso ed articolato che abbiamo esaminato in maniera molto dettagliata. Abbiamo accolto tutte le proposte della maggioranza e del Governo che ci chiedevano di procedere molto in fretta, perché ci è sempre stato detto che si trattava di un provvedimento molto urgente. Per questo motivo, abbiamo anche accettato di presentare un numero limitato di emendamenti e di non presentare subemendamenti in vista dei lavori dell'Assemblea.
Con riferimento all'urgenza, basta leggere l'ordine del giorno. Signor Presidente, stiamo parlando del disegno di legge comunitaria per il 2010: siamo nell'aprile del 2011 e la maggioranza ci chiede di nuovo, come è stato fatto la scorsa settimana, di rimandare l'esame del provvedimento in oggetto.
Signor Presidente, i dati dell'urgenza sono molto rilevanti: abbiamo 154 procedure di infrazione aperte e lo strumento che consente al Parlamento e allo Stato italiano di fare fronte a tali infrazioni è esattamente la legge comunitaria. Quindi, Pag. 71dovremmo «correre» ad adottare la legge comunitaria, anziché renderla lunga, anzi infinita, per rendere la prescrizione del Presidente del Consiglio molto breve, perché è questo che stiamo facendo. Noi stiamo facendo una legge comunitaria infinita per fare una prescrizione molto breve, con tutto il Governo, di nuovo, qui in Aula. È una cosa inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Signor Presidente, è una cosa inaccettabile, anche perché ci costa moltissimo non solo in termini di credibilità politica dell'Italia rispetto all'Unione europea, dato che rimaniamo nell'illegalità e nelle infrazioni, ma perché le infrazioni costano, come costa il fatto che, oggi, in Aula, non discutiamo, ad esempio, del recepimento della direttiva relativa ai rimpatri. Ne cito solo una come esempio, perché mi sembra in qualche modo collegata, signor Presidente, all'attualità politica: i rimpatri, infatti, mi richiamano alla mente Lampedusa, Manduria e un dibattito e un'urgenza che abbiamo in Italia.
Ebbene, signor Presidente, in base ai conti che abbiamo fatto con gli Uffici della Camera, questo mancato recepimento, ad oggi, ci costa 8 milioni e 600 mila euro. Ad oggi, perché la prossima settimana, dato che la multa aumenta di 80 mila euro ogni giorno, ovviamente, il costo che pagheremo sarà molto maggiore.
Quindi, non vi sono le ragioni di fondo per rinviare il disegno di legge comunitaria in Commissione.
Inoltre, il presidente Pescante e il relatore dovrebbero spiegarci di che cosa dovremmo discutere in Commissione, perché abbiamo esaminato tutto e lo abbiamo fatto con estrema urgenza. Tra l'altro, signor Presidente, non riesco neppure a capire di che cosa dovremmo parlare in Commissione con riferimento all'altro provvedimento collegato, cioè la relazione per il 2009. È ormai storia della politica europea dell'Italia: dobbiamo aggiungere un altro capitolo di storia di politica europea dell'Italia?
Da una parte, si tratta di un provvedimento obsoleto che faremmo meglio, e il Governo stesso dovrebbe fare meglio a togliere dall'ordine del giorno, perché è una vergogna che, oggi, ci faccia parlare di quanto ha svolto un anno e mezzo fa in Europa. Quindi, il Governo avrebbe interesse a sgombrare l'ordine del giorno, affrontando il provvedimento in oggetto. Dall'altra parte, lo ripeto, rischiamo di pagare tutto ciò in modo molto salato, non solo politicamente, ma anche in termini finanziari per il tempo che stiamo perdendo.
Signor Presidente, ritengo, quindi, che sia assolutamente inopportuno e profondamente sbagliato rinviare il disegno di legge comunitaria in Commissione. Signor Presidente, non credo che si possa prendere in ostaggio anche il rapporto con l'Europa per le esigenze del Presidente del Consiglio, perché credo che questo passi oltre qualsiasi limite di tollerabilità, se ancora vi sono dei limiti di tollerabilità: vi è, infatti, una legge comunitaria molto lunga per la prescrizione breve. Signor Presidente, questo è inaccettabile ed è uno scandalo che l'Italia e questo Governo stanno compiendo oggi di fronte a tutta l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ISIDORO GOTTARDO. Chiedo di parlare a favore.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, parlo a favore della proposta del presidente Pescante nel merito e cercherò di spiegare le ragioni oggettive che consigliano una soluzione di questo tipo.
Innanzitutto parto dal presupposto - sia chiaro a tutta l'Aula e a tutti noi - che la XIV Commissione, sia la maggioranza che l'opposizione, ha compiuto un lavoro complesso, serio e approfondito, di fronte a problemi infiniti che riguardano la compatibilità dell'ordinamento nazionale, quello dello Stato e delle regioni, all'ordinamento comunitario.
Il fatto che noi, Italia, si sia un Paese fanalino di coda in Europa, al ventisettesimo Pag. 72posto per le procedure di infrazione, non nasce da questo o quel Governo, ma è ormai un dato cronico al quale si sta, con fatica, cercando di rimediare.
La scorsa settimana, anzi due settimane fa, in questa Aula, nessuno ne ha parlato ma sono stati approvati provvedimenti importanti. La stampa non ne ha parlato; se si parla della Camera, del Parlamento, di quest'Aula quando accadono fatti negativi, non si è invece parlato di quest'Aula quando ha approvato, all'unanimità praticamente, con un lavoro molto serio, lo Statuto delle imprese; non si è parlato del lavoro di questa Camera quando abbiamo approvato una riforma profondamente strutturale e importante come l'adeguamento delle norme generali all'ordinamento europeo a seguito del Trattato di Lisbona: una riforma che cambierà culturalmente questo Paese perché obbligherà lo Stato, le regioni e le autonomie locali, questa legge comunitaria e il modo con cui la si è affrontata in questi anni, a cambiare profondamente. Quella legge, quella riforma che abbiamo approvato, non a caso prevede un atto, la legge europea, che a seguito del Trattato garantisce che il recepimento delle direttive avvenga nei termini stabiliti dalla Commissione europea.
Un secondo punto è che questa legge comunitaria che diventerà un secondo atto, diventa legge di applicazione, quindi di adeguamento alle norme comunitarie. Ma quella riforma, e questo è l'aspetto fondamentale, prevede che l'Italia partecipi attivamente, in modo costruttivo, alla fase ascendente per non subire decisioni non conosciute e molto spesso inapplicabili nel nostro Paese o in contraddizione con quelli che sono gli interessi vitali di questo Paese.
Questo è il fondamento importante di quella riforma. Ebbene, quando quella riforma funzionerà, e ce lo auguriamo tutti, al più presto possibile, una situazione come quella che si sta verificando con questa legge comunitaria ci auguriamo che non accada più.
In quella riforma tutti, maggioranza e opposizione, abbiamo affrontato la cronicità delle procedure di infrazione e dei costi che queste producono al nostro Paese. Abbiamo visto che molto spesso queste non dipendono da volontà politica o da assenza legislativa ma molto spesso da inerzia delle amministrazioni dello Stato o delle regioni o nella loro applicazione.
In questa legge comunitaria vi è una norma che, se approfondita, rende evidente il paradosso di questo Paese: lo Stato ha recepito la direttiva, l'ha applicata con i decreti legislativi, la Commissione europea viene a verificare e scopre che tutto questo però non ha trovato, nel settore della pesca, una concreta attività di controllo e tutto è rimasto come prima.
Ebbene, signor Presidente, per tutte queste ragioni e per le ragioni che ricordava il presidente Pescante, far ritornare in Commissione questa legge comunitaria consente di affrontare seriamente i rilievi posti dalla Commissione bilancio sulla proposta di sopprimere alcuni articoli che, lo ricordo al collega Gozi che ha parlato contro, sono articoli indispensabili proprio perché riguardano procedure di infrazione.
Per questa ragione il gruppo del Popolo della Libertà è assolutamente a favore della proposta presentata dal presidente Pescante (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione del disegno di legge A.C. 4059-A (legge comunitaria 2010) e della Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2009, di cui al punto 2 dell'ordine del giorno.
(È approvata).

La Camera approva per 8 voti di differenza.

Pag. 73

Seguito della discussione della proposta di legge: Giancarlo Giorgetti ed altri: Modifiche alla legge 31 dicembre 2009, n. 196, conseguenti alle nuove regole adottate dall'Unione europea in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato). (A.C. 3921-B) (ore 16,36).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge già approvata dalla Camera e modificata dal Senato: Giancarlo Giorgetti ed altri: Modifiche alla legge 31 dicembre 2009, n. 196, conseguenti alle nuove regole adottate dall'Unione europea in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri.
Ricordo che nella seduta del 4 aprile 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 3921-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, modificati dal Senato.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 3921-B), che è distribuito in fotocopia.
Avverto che a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, non saranno posti in votazione gli articoli 1, 3, 4 e 8 in quanto non modificati dal Senato.
Avverto, inoltre, che sempre a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento non sono pubblicati nel fascicolo del Regolamento gli emendamenti presentati direttamente in Assemblea non riferiti a parti modificate dal Senato.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3921-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 3921-B).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, ci troviamo di fronte ad un provvedimento importante, che ha visto un lavoro unitario in Commissione ma che ha visto anche alcune correzioni da parte del Senato.
Crediamo sarebbe opportuno ulteriormente perfezionare e migliorare il testo di questa proposta di legge sulla contabilità, che deve avere un valore non transitorio, perché dovrà regolare tutta la materia finanziaria per i prossimi anni. In particolare, questo emendamento interviene su un punto delicato, che riguarda il rapporto e il coinvolgimento di tutto il sistema degli enti locali e delle regioni, che era già stato affrontato anche all'interno della legge delega sul federalismo fiscale e poi ripreso nel momento in cui si è approvata la legge n. 196 del 2009.
Crediamo che questa possa essere un'occasione e un'opportunità da cogliere per perfezionarlo ritornando maggiormente allo spirito della legge delega sul federalismo fiscale, perché dava un ruolo certamente più pregnante alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, alle regioni e agli enti locali, rispetto al testo che ora abbiamo all'esame.
In particolare, l'emendamento interviene su una modifica che è stata introdotta dal Senato e che noi vorremmo modificare ulteriormente. In sostanza, la modifica che è stata introdotta riguarda il documento programmatico più rilevante, il Documento di economia e finanze da adottare all'inizio di tutta la procedura, nel mese di aprile. Nel testo che è arrivato dal Senato si prevede che questo documento è inviato, entro i termini indicati dalla lettera a) dell'articolo 7, per il relativo parere alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, la quale si esprime in tempo utile per la deliberazione parlamentare di cui alla medesima lettera a).
In sostanza si prevede, per la Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, che quindi riguarda Pag. 74regioni ed enti locali, un ruolo consultivo su un testo che è già presentato da parte del Governo. Noi pensiamo invece che si possa modificare questa procedura prevedendo un ruolo di coinvolgimento delle regioni e degli enti locali sin dall'inizio, dal momento in cui si individuano gli indirizzi di fondo, e quindi proponiamo di sopprimere questa modifica che è stata introdotta al Senato e conseguentemente di aggiungere all'articolo 8 della legge n. 196 del 2009 una premessa che preveda che in attuazione di quanto previsto nell'articolo 5, comma 1, lettera a) della legge 5 maggio 2009, n. 42 - dunque si fa espresso riferimento alla legge delega sul federalismo fiscale - nel mese di marzo, quindi prima che si avvii la procedura che è prevista in aprile, la Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, di cui sempre alla legge sul federalismo fiscale, valuta gli andamenti della finanza pubblica al fine di fornire al Governo elementi per la definizione della Decisione di finanza pubblica, con riferimento alle amministrazioni locali.
Quindi prevediamo che ci sia un processo in cui c'è un coinvolgimento non quando già ci sono le proposte definite da parte del Governo per cui in tempi rapidi ci si deve misurare e dare un parere, ma ci sia un ruolo in cui già all'inizio del processo la Conferenza per il coordinamento della finanza pubblica può esprimere sue proprie valutazioni e avanzare delle proposte al Governo, con particolare riferimento a quanto riguarda le amministrazioni locali.
Quindi prevediamo conseguentemente che questo processo possa avvenire stabilendo che il Governo, entro il 25 marzo, invii alla Conferenza le linee guida per la ripartizione degli obiettivi pluriennali sulla finanza pubblica di cui all'articolo 10, comma 2, lettera e), della legge n. 196 del 2009, che sono appunto gli obiettivi programmatici che sono indicati per ogni anno del periodo di riferimento in rapporto al prodotto interno lordo, e tenuto conto della manovra di finanza pubblica. Quindi, in sostanza, si tratta di una modalità concertativa che permette un confronto preliminare tra il Governo e gli enti locali per individuare insieme quali possano essere gli obiettivi relativi all'andamento della finanza pubblica che ci si prefigge per il triennio successivo e come questi possano essere articolati coinvolgendo ovviamente anche il sistema degli enti locali, perché questo è un sistema che deve essere pienamente coinvolto, partecipe e farsi carico per la sua parte di competenza degli obiettivi di finanza pubblica che complessivamente lo Stato, nelle sue diverse articolazioni, vuole portare avanti.
Proponiamo anche delle modifiche invece più parziali che sono riferite sempre a modifiche introdotte dal Senato, relative all'aggiornamento delle linee guida per la ripartizione di questi obiettivi. Si fa riferimento nel comma 3, capoverso articolo 10-bis, comma 2, al fatto che può capitare nel corso dell'anno che sia necessario modificare gli obiettivi di finanza pubblica, aggiornandoli, e si prevede che le linee guida debbano essere trasmesse alle Camere: nel testo che ci è arrivato dal Senato, così come è stato modificato, si parla appunto di linee guida. Al riguardo, pensiamo sia più corretto parlare di aggiornamento delle linee guida proprio perché siamo di fronte a quelle casistiche che intervengono nel momento in cui nel corso dell'anno si sia di fronte a fatti straordinari o ad andamenti della finanza pubblica e dell'economia diversi da quelli che sono stati previsti, che richiedono un aggiornamento dei documenti principali di finanza pubblica.
Questo emendamento è importante anche perché stiamo discutendo complessivamente dell'attuazione della legge sul federalismo fiscale, che sappiamo sta avvenendo in un modo controverso. Abbiamo avuto decreti legislativi di attuazione che hanno visto una convergenza di maggioranza e di opposizione (quanto meno un'astensione). Abbiamo avuto passaggi invece, come quelli sul federalismo municipale, che hanno visto delle contrapposizioni molto rilevanti, una non condivisione da parte dell'insieme delle opposizioni (ma mi permetto di dire che riscontriamo Pag. 75anche in questi giorni, quando ci si confronta nel merito, che molte perplessità ci sono anche da parte di tanti sindaci che si trovano di fronte alla necessità di scegliere tra il taglio di servizi oppure l'aumento delle tasse, perché così come è fatto quel provvedimento, a seguito della manovra estiva, questa è l'unica scelta che hanno di fronte).
Tutti questi processi che modificano la finanza pubblica e il ruolo degli enti locali e delle regioni nei prossimi anni sono avvenuti sulla base e a partire da una manovra estiva che ha fatto la scelta di tagliare il grosso sul comparto delle regioni e degli enti locali. Abbiamo infatti varato una manovra da 25 miliardi di euro al 2012 e, quando quella manovra andrà a regime, su una manovra di 25 miliardi di euro, di cui 11 di maggiori entrate e 14 di riduzione di spesa, saremo di fronte sostanzialmente ad una scelta che ha visto intaccare i trasferimenti delle regioni e degli enti locali per 8 miliardi e mezzo di euro. Quindi, il grosso è avvenuto sul comparto che ha contribuito meno alle difficoltà dei conti pubblici che abbiamo avvertito in modo particolare con la crisi economica, ma che erano presenti anche in precedenza.
Anzi, in modo particolare i comuni, che sono i soggetti maggiormente colpiti anche con riferimento al decreto legislativo sul federalismo municipale, rappresentano proprio il comparto che in questi anni, invece, ha visto un miglioramento dei saldi relativi alla finanza locale.
Pertanto, abbiamo avuto alle spalle e siamo ancora di fronte a provvedimenti che hanno visto spesso compiere queste scelte. Si tratta, infatti, di scelte relative alle manovre finanziarie compiute non attraverso la concertazione ma con decreti-legge che hanno imposto tagli in modo particolare a questo comparto, mentre magari continuava ad aumentare la spesa pubblica a livello centrale e, in modo particolare, quella relativa al funzionamento dei Ministeri, e mentre magari si tagliava su quella essenziale per i cittadini, come la spesa relativa alla scuola, all'università e alla ricerca, oppure si ricorreva al taglio degli interventi sulle politiche sociali.
Siamo di fronte, nell'arco di tre anni, a un taglio dell'insieme dei fondi sulle politiche sociali, che poi in gran parte arrivano alle regioni e dalle regioni agli enti locali, pari all'80 per cento. Siamo passati da 2 miliardi e mezzo a 500 milioni, ma queste risorse diminuiranno ulteriormente nel corso dei prossimi anni in base a come sono iscritte nel bilancio dello Stato. Quindi, tutte queste manovre sono andate a colpire soprattutto il comparto delle regioni e degli enti locali.
Ora pensiamo, invece, che occorra cambiare registro, non solo nel senso di far avanzare i processi che riguardano i decreti legislativi di attuazione del federalismo fiscale. Di questi ne abbiamo ancora diversi, che richiedono un confronto significativo tra Governo, maggioranza e opposizioni ma richiedono anche il coinvolgimento di tutto il sistema delle regioni e delle autonomie locali. Ma crediamo che occorra intervenire anche su un provvedimento come questo, relativo alla contabilità pubblica, che è un provvedimento che definisce le procedure, i percorsi e i rapporti tra i vari comparti.
Con la modifica del titolo V della Costituzione, infatti, siamo andati a dare pari dignità ad ogni articolazione dello Stato, allo Stato centrale, alle regioni, alle province e ai comuni e, pertanto, non è possibile che le manovre siano assunte con decisioni unilaterali da parte del Governo e dello Stato centrale, senza il necessario coinvolgimento, fin dall'inizio, di tutto il comparto delle regioni e degli enti locali.
D'altra parte, anche in questi giorni e proprio nel percorso che ha portato ad approvare il decreto legislativo relativo alle entrate delle regioni e delle province e a tutta la materia dei costi e dei fabbisogni standard in campo sanitario, abbiamo visto come siano utili un coinvolgimento e un confronto vero. Abbiamo visto come il tentativo e lo sforzo di arrivare a soluzioni condivise possa portare a migliorare i testi, a renderli più condivisi e ad avere un rapporto tra maggioranza e opposizione Pag. 76che permetta - credo - di arrivare a dei punti di convergenza significativi per il Paese. Invece, quando questo non avviene ci troviamo di fronte a testi e a provvedimenti che hanno bisogno di essere rivisti.
Nel caso del decreto legislativo sulle regioni vi è un testo che permette di compiere un percorso utile anche per recuperare i tagli che si sono abbattuti sulle regioni con la manovra estiva. Nel caso degli enti locali - e dei comuni, in particolare - questo, invece, non avviene. Tuttavia, ora questo problema è sul tavolo del confronto tra il sistema delle autonomie locali e il Governo e sul tavolo del confronto tra maggioranza e opposizione, e lo stiamo ponendo.
Per evitare di arrivare a momenti di contrapposizione di questa natura tra le varie articolazioni dello Stato e per far funzionare meglio tutto il sistema della finanza pubblica, lo Stato centrale, le regioni e gli enti locali, è necessario che vi sia un processo che permetta di condividere l'analisi dei problemi, la condizione in cui ci si trova dal punto di vista della finanza pubblica e gli obiettivi europei, a maggior ragione nel momento in cui stiamo modificando la legge n. 196 del 2009 per fare in modo che queste procedure corrispondano pienamente a quelle del semestre europeo e agli obiettivi che l'Unione europea si sta dando in riferimento al 2020, ma anche a quelli che si darà di anno in anno; quindi, occorre stabilire progressivamente come raggiungere quegli obiettivi di politica economica e finanziaria. C'è bisogno di momenti di concertazione e di condivisione del quadro in cui ci troviamo, di come si trova l'Europa, di come l'Italia è collocata in Europa, sia rispetto al problema del debito pubblico, che è il maggior problema che noi abbiamo, sia con riferimento al raggiungimento degli obiettivi di qualità, che l'Unione europea si sta dando. Penso in modo particolare ai temi dell'occupazione, della ricerca, dell'istruzione, ai temi relativi alla materia energetica e ambientale e ai temi di carattere sociale, come quello della povertà. Sono tutte questioni che costituiscono obiettivi dell'Unione europea e non possiamo raggiungerli soltanto attraverso politiche razionali, ma abbiamo bisogno che ogni soggetto e ogni articolazione dello Stato e del Paese faccia la sua parte. Perché questo possa avvenire è opportuno e necessario che ci sia un coinvolgimento, fin dall'inizio della discussione annuale sul documento di finanza pubblica, di tutto il sistema nel suo complesso.
Questo emendamento, se accolto, permette di andare nella direzione di un coinvolgimento vero del sistema delle regioni e degli enti locali, nella direzione di concertare con loro gli obiettivi, ossia cosa deve fare ognuno e quale sia la parte che ognuno deve portare avanti e ciò anche in riferimento ai momenti e alle sfide che ci si presenteranno nei prossimi anni. Noi sappiamo che in base agli accordi che si stanno raggiungendo a livello europeo dovremo fare delle manovre rilevanti di finanza pubblica, in modo particolare per rientrare sul tema del debito pubblico. Può darsi che avremo qualche anno in più, come ci è stato detto prima, di assumere le prime manovre rilevanti; può darsi che non ci siano automatismi tali da dover fare delle manovre secche, come quelle che ci porterebbero a manovre di 45 miliardi l'anno, tenendo conto del risparmio privato, della condizione delle famiglie, dell'indebitamento delle imprese e della condizione del nostro sistema bancario e creditizio, però indubbiamente saranno manovre rilevanti perché questo è un Paese con un debito pubblico molto elevato. Gli obiettivi da raggiungere e le sfide che abbiamo di fronte sono tali che possono portare a risultati positivi solo se si coinvolge l'intero Paese e tutto il sistema della finanza pubblica. Questo emendamento va in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, con l'articolo 2 e con l'emendamento ad esso riferito, si vuole in qualche Pag. 77modo accelerare e attivare meglio, anche come tempistica, le operazioni all'interno della proposta di legge di modifica della legge n. 196, approvata non più tardi di 15 mesi fa. Queste modifiche ci introducono meglio nel contesto, nello spirito di Lisbona e nel rispetto delle norme comunitarie.
Tuttavia, signor Presidente, le leggi non basta scriverle, né approvarle, esse vanno applicate. La legge n. 196 era stata scritta nel 2009 e datava già, per l'esercizio 2010, la sua applicazione.
Ma così non è stato, il Governo ha scelto un'altra strada dopo essersi vantato che nel maggio del 2008 aveva in qualche modo anticipato lo spirito, se non addirittura la lettera, di questa proposta di legge.
L'Europa ci indica la strada e con questa proposta di legge noi la dobbiamo seguire, perché è una strada maestra per stare con onore in Europa, aumentando il dialogo tra Governo e Parlamento in materia di governance economica. Evidentemente, la distrazione, signor Presidente, con cui ogni volta si discute di Europa in quest'Aula mi fa sperare ben poco che finalmente la classe politica italiana sappia compiere quel salto di qualità che ci viene richiesto, ma credo che ormai ci si debba un po' abituare a questa disattenzione.
Qual è lo spirito della strategia di Lisbona? Aumentare i rapporti tra Parlamento e Governo anche attraverso l'adattamento delle procedure di bilancio. Questo è importante perché dobbiamo avere la possibilità di esaminare nel merito e non solo fare un esame affrettato delle scelte di politica economica e finanziaria che l'Italia propone all'Europa e dobbiamo avere la piena consapevolezza dei grandi orientamenti di politica economica e di sviluppo che vengono stabiliti a livello europeo. È evidente che la traduzione interna di queste regole deve portare ad un'assunzione di responsabilità politica, ma tale problema non può essere risolto con una semplice revisione della legge 31 dicembre 2009, n. 196.
Non solo, nel 2010 il Governo ha presentato il documento di finanza pubblica fuori tempo massimo rispetto a quanto previsto dalla legge n. 196, ma ha continuato ad usare la decretazione d'urgenza e non ha fatto un buon programma nazionale di riforme, anzi - lo ha certificato la Commissione europea - è uno dei peggiori, dei più modesti dal punto di vista dei contenuti. Eppure, questo capita nel momento in cui il nostro Paese ha un debito pubblico molto elevato, il secondo nel mondo, pari a 1.879 miliardi, cioè il 119 per cento del PIL. È vero che il Ministro Tremonti ha detto che la percentuale è dovuta anche alla caduta del prodotto interno lordo, ma la cifra assoluta rimane esattamente quella ed è destinata ad aumentare nei prossimi anni per raggiungere i 100 miliardi nel 2012, un punto e mezzo di rialzo dei tassi di interesse si tradurrà in 18 miliardi al servizio del debito ogni anno. Ecco perché bisogna scrivere la legge, come si prevede con queste modifiche, ma bisogna poi rispettarla, ed ecco perché, secondo la modifica apportata dal Senato all'articolo 2, il Governo deve presentare alle Camere entro il mese di gennaio di ogni anno gli eventuali disegni di legge collegati alla manovra finanziaria, quindi per quest'anno il termine è già scaduto. L'ulteriore modifica introdotta afferma che il documento deve essere inviato alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica. Signor Presidente, questo è stato previsto dalla legge 5 maggio 2009, n. 42 e riconfermato dalla legge 31 dicembre 2009, n. 196 ma a distanza quasi di due anni questa Conferenza non è stata ancora istituita, così come poi è stato soppresso il comma 2 dell'articolo 2 che, con un emendamento a prima firma Partito Democratico, cercheremo di reintrodurre rispetto alla soppressione fatta dal Senato. Queste sono le prime considerazioni, signor Presidente, che il gruppo dell'Italia dei Valori fa relativamente all'articolo 2.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 2 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

Pag. 78

PIER PAOLO BARETTA, Relatore. Signor Presidente, gli argomenti portati dai colleghi Marchi e Cambursano sono, come è stato già visto in Commissione, ragionevoli e condivisibili.
Nell'ottica di evitare, almeno su questo punto - poi vedremo gli altri punti - una quarta lettura, se il Governo è d'accordo di trasformare lo spirito dell'emendamento Marchi 2.1 in un ordine del giorno, chiederei al collega Marchi che l'ha presentato di ritirarlo.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo, proprio per lo spirito che ha interpretato il relatore di approvare oggi queste norme, accetta questa richiesta e chiede di trasfondere il contenuto dell'emendamento in un ordine del giorno ed esprime parere favorevole sui temi che sono stati affrontati.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Marchi 2.1.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento formulato dal relatore.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, c'è un ordine del giorno del presidente della Commissione e dei capigruppo che interviene in questa materia. Mi pare di capire che su questo il Governo sia disponibile e conseguentemente, anche se ritengo che sarebbe certamente stato meglio introdurre nel testo l'innovazione che abbiamo proposto, accetto la proposta e ritiro l'emendamento.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, a nome del gruppo Italia dei Valori, faccio mio, a nome del gruppo, l'emendamento che è stato ritirato per andare incontro alle stesse esigenze che prospettava il collega che è appena intervenuto.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, quindi chiede che venga votato?

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, vi sono alcuni colleghi dell'Italia dei Valori che non condividono questa impostazione e chiedono di intervenire a titolo personale. Ho presentato la lista agli uffici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà per un minuto.

CARLO MONAI. Signor Presidente, vorrei sottolineare una sorta di contraddizione in termini, nel senso che, se è apprezzabile lo sforzo che oggi facciamo di adeguare la nostra legge di contabilità alle normative europee, la stessa coerenza vorrei vedere da parte di questo Governo rispetto a sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea. Penso al caso di Europa 7 e Retequattro. Ve lo ricordate? Sembra quasi dimenticato negli archivi del Governo. Così come penso al mandato di arresto europeo: la legge che avete approvato nel 2005 prevedeva significativi restringimenti alla possibilità di questa sorta di mondo europeo comune e solo grazie alle sentenze della Cassazione vi è stato poi l'adeguamento. Tutto questo per dire che la stessa coerenza che oggi volete in materia di contabilità vorrei che fosse un trait d'union più generalizzato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà per un minuto.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, anch'io intervengo in dissenso. A proposito della legge di contabilità e dell'adeguamento alle normative europee, risulta assolutamente evidente che le normative europee vengono guardate e richiamate da questo Governo a corrente alternata, come diceva il collega Monai. Sostanzialmente, Pag. 79quando le normative europee convengono, ci si adegua, quando le normative europee, invece, danno fastidio e creano problemi, come quelle citate dal collega Monai sul mandato d'arresto e sulla questione delle televisioni, le normative si disattendono e anzi ci si difende nel momento in cui vengono mossi dei rilievi. Poi di che norme di contabilità stiamo parlando? Anche questa è una contraddizione. È un Governo che taglia tutto: taglia alle scuole, alle forze dell'ordine. Taglia a tutte quelle categorie che hanno maggior bisogno nel momento di grave crisi in cui sta versando il nostro Paese. Dunque, adeguare una norma di contabilità francamente mi sembra assolutamente inutile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, anzitutto trovo assurdo che affrontiamo l'argomento recato da questa proposta di legge, quando non approviamo il disegno di legge comunitaria e con comportamento ambiguo lo rinviate in Commissione, e soprattutto quando non abbiamo nemmeno il Ministro in carica per le politiche europee.
Inoltre, trovo veramente bislacco affrontare questo argomento per continuare a produrre bilanci che prevedono tagli assurdi agli enti locali e ai servizi pubblici essenziali; tagli che poi ricadono principalmente sui servizi da prestare a favore dei ceti più deboli. Lo Stato ha tagliato il 67 per cento dei trasferimenti alle regioni. Questo significa che in molte regioni...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Favia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, il provvedimento in esame reca un'organica disciplina della partecipazione dell'Italia al processo normativo comunitario, in sostituzione di quella ora contenuta nella legge n. 11 del 2005. Rispetto a quest'ultima legge, il testo in esame tiene conto delle novità introdotte nell'ordinamento comunitario e nel ruolo dei Parlamenti nazionali dal Trattato di Lisbona, che ha rafforzato ulteriormente il ruolo delle Camere.
Ciò che appare comunque evidente nelle intenzioni dei presentatori delle proposte di legge di riforma della legge n. 11 del 2005 è lo snellimento della stessa, ricca di disposizioni di dettaglio, e quindi particolarmente complessa sotto il profilo procedurale, sia per consentire la semplificazione del testo, al fine di renderne più agevole la lettura, sia per mettersi maggiormente in sintonia con il processo normativo europeo, alla luce dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, le confesso che, se dovessi dire che ho un profondo dissenso su questo punto dalle considerazioni intelligenti e fondate che ha svolto il collega Cambursano, direi una bugia. Tuttavia, ho chiesto di intervenire a titolo personale perché davvero, come qualcuno ha già voluto sottolineare, per quanto riguarda il processo europeo si va a targhe alterne, come, negli anni Settanta, nelle grandi città italiane.
Ci si ricorda dell'Europa e dei suoi indirizzi soltanto quando siamo in difficoltà, a costo di pagare altissime penali. Mi viene in mente, da ultimo, il dramma che abbiamo di fronte, questa catastrofe umanitaria che segue il crollo dei regimi in Libia (non ancora, ma quasi), in Egitto e in Tunisia, e la nostra incapacità a far fronte...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Evangelisti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, capirei e sarei disponibile anche a dare il mio assenso rispetto ad un voto Pag. 80che, invece, sarà in dissenso dal gruppo. Capirei, se i bilanci dello Stato fossero in passivo e fossero nelle condizioni in cui sono (drammatiche, tutti lo sappiamo), se avessimo fatto uno sforzo per poter finanziare quello che è il nostro prodotto migliore, dall'assistenza alla persona alle piccole e medie imprese, a tutto quello che sul territorio dà del Paese un'immagine importante.
Invece, la politica adottata da questo Governo è stata di tagli e di promesse. Per cui, non si riesce a capire come mai il nostro bilancio sia in queste condizioni, perché i richiami continui dell'Europa...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cimadoro. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, anch'io parlo in dissenso dal mio gruppo. Signor Presidente, come hanno evidenziato altri colleghi, per quanto concerne questo tema complesso che riguarda il pagamento di penali, condivido soprattutto quanto è stato detto circa il fatto che ci si ricorda dell'Europa solamente ed esclusivamente quando si è in difficoltà, quando si è all'ultimo momento e quando, naturalmente, le cose non sono state fatte nella maniera adeguata.
L'adeguamento del nostro Paese alle nuove norme dell'Unione europea sulle decisioni di bilancio, soprattutto per quello che riguarda la complessità di questo tema, invece di semplificare ulteriormente i testi...

PRESIDENTE. Onorevole Paladini, la prego di concludere.

GIOVANNI PALADINI. ...ed andare avanti in maniera considerevole nella certificazione degli stessi, si arriva alla...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, l'Italia si allontana sempre di più dal modello europeo soprattutto per quanto riguarda il sistema economico finanziario.
L'altro ieri Ana Patricia Botín, espressione della più importante banca di Spagna, il Banco Santander, si dimette dal consiglio di amministrazione di Generali e, addirittura, Tarak Ben Ammar, che fa parte del board di Mediobanca, denuncia, sempre nel consiglio di amministrazione di Generali, che il bilancio poteva essere addirittura falso. Questo perché? Perché noi abbiamo ancora troppi Geronzi in circolazione.
Il gruppo Italia dei Valori deve costruire un sistema economico finanziario che rispetti di più l'Europa, l'Occidente, la trasparenza, così avremo un'economia sana, imprese sane ed un sistema che funzioni davvero!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, mi riallaccio al discorso dell'onorevole Aniello Formisano.
Un altro aspetto interessante previsto dalla riforma in esame è la nuova definizione dei rapporti tra il Parlamento, il Governo, le regioni e le autonomie locali con riferimento, in particolar modo, al controllo di sussidiarietà, anche tenendo conto della previsione contenuta nell'articolo 5 della cosiddetta legge La Loggia, che obbliga il Governo ad intervenire qualora ciò sia richiesto dalla conferenza Stato-regioni e anche dalle province autonome di Trento e Bolzano.
Va ricordato che alle regioni, nelle materie che rientrano nella propria competenza legislativa, spetta recepire le direttive, dare attuazione diretta alle sentenze della Corte di giustizia e l'adozione di misure di attenuazione dei regolamenti nonché di atti delegati dall'Unione europea.

Pag. 81

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, credo che il tema dell'Europa sia centrale.
La proposta di legge in esame è fondamentale perché ci permette di parlare dell'Europa e del nostro Paese in virtù, proprio, della finanza pubblica. Questo, d'altronde, rientra nelle finalità che vengono riportate nell'articolo 1.
Però, mi rivolgo a questo Governo che chiede e invoca il coinvolgimento dell'Europa solo a corrente alternata, quando gli interessa, quando interessa dire che l'Europa condanna l'Italia per i tempi processuali, per la violazione dei diritti umani nelle carceri, ma dimentica che l'Italia subisce un'infrazione da parte dell'Unione europea in materia di televisioni.

PIER PAOLO BARETTA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA, Relatore. Signor Presidente, mi permetto di chiedere ai colleghi che insistono per la votazione dell'emendamento in esame una riflessione e un ripensamento.
La presentazione di un ordine del giorno che accolga integralmente il testo dell'emendamento in questione, sottoscritto da tutti i presidenti di gruppo, può essere presa nella dovuta considerazione.
Quindi, insisto perché vi sia una riflessione ed un invito a riconsiderare la posizione prima di procedere alla votazione.

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, ritenevamo che fosse opportuno impegnare l'Aula in un votazione su un emendamento così delicato. Poiché, però, le considerazioni del relatore Baretta ci sembrano, oltre che garbate, anche precise, puntuali e molto corrette, facciamo nostro il suo invito e rinunziamo a fare nostro, con il gruppo Italia dei Valori, l'emendamento in questione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'articolo 2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, intervengo solo per dichiarare che il gruppo Italia dei Valori voterà a favore dell'articolo in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Dichiaro aperta la votazione...

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Donadi, su cosa vuole intervenire?

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, vi sono dieci deputati dissenzienti del gruppo Italia dei Valori che si sono iscritti a parlare per dichiarazione di voto sull'articolo in esame.

PRESIDENTE. Onorevole Donadi, ho già aperto la votazione.

MASSIMO DONADI. Noi lo avevamo anticipato!

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevole Capitanio Santolini...
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

Pag. 82

(Presenti e votanti 563
Maggioranza 282
Hanno votato
563).

Prendo atto che i deputati Mattesini e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 3921-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 3921-B).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ho cercato di rappresentare - evidentemente prima non ci sono riuscito - il senso del disagio che pervade il gruppo dell'Italia dei Valori su questo provvedimento, dove si manifestano posizioni articolate.
Per venire incontro alla Presidenza e agli uffici ho provveduto a rappresentare per iscritto queste articolazioni, per cui ho fatto presente che, a fronte delle posizioni che verranno espresse con una dichiarazione di voto da parte dell'onorevole Cambursano, vi sono una serie di colleghi dell'Italia dei Valori che intendono parlare a titolo personale. Ho provveduto a dare nota di questi.
Se lei mi rassicura che ciò è previsto su tutti, sta bene, altrimenti per ogni articolo chiederemo di parlare. La ringrazio e la prego di prestare attenzione a questa nostra esigenza.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, si è trattato unicamente di un fraintendimento: hanno parlato sull'emendamento tutti coloro che erano in dissenso rispetto alla linea del suo gruppo, dopodiché l'emendamento è stato ritirato e io ho posto in votazione l'articolo 2.
Per i successivi articoli, la Presidenza prende nota di quanto da lei segnalato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, con il mio emendamento 5.2, ci riproponiamo di riscrivere l'articolo 5 e ne chiediamo la sostituzione completa.
L'articolo 5 riguarda sempre la modifiche alla legge 31 dicembre 2009, n. 196, in materia di riordino della disciplina per la gestione del bilancio e di potenziamento delle funzioni del bilancio di cassa.
Cosa è avvenuto, infatti, signor Presidente? Noi ci siamo dotati di una nuova legge sulla contabilità il 31 dicembre 2009, la legge n. 196. Poi sono intervenute nuove regole di governance europee sulla politica economica e siamo subito intervenuti, il 9 febbraio 2011, per modificare la nostra legge di contabilità e renderla compatibile con gli impegni europei.
Il 23 marzo 2011, il Senato ha approvato con modifiche questa proposta di legge, ma nell'approvarla si è «allargato» un poco e, cioè, ha fatto modifiche che praticamente non erano richieste dalla coerenza con le norme europee.
In particolare, con questo articolo 5 si è tornati indietro ad un principio che avevamo introdotto con l'articolo 42 della legge di contabilità e finanza pubblica, con il quale si recava una delega al Governo per il passaggio ad una redazione del bilancio dello Stato in termini di sola cassa.
Noi volevamo superare il sistema della competenza giuridica che caratterizza il nostro ordinamento. Il Senato di fatto ha riscritto la delega e la nuova delega, che dovrà essere attuata entro il 1o gennaio 2014, prevede, invece, solamente un riordino della disciplina per la gestione del bilancio e il potenziamento della funzione del bilancio di cassa che, tuttavia, resterà affiancato dal tradizionale bilancio per competenza giuridica.
Il Senato ha, quindi, deciso di tornare indietro su una delle scelte che erano state tra le più complesse, difficili e complicate che avevamo compiuto. Si trattava della Pag. 83vera novità, del vero salto di qualità che avevamo compiuto in occasione dell'approvazione della legge di contabilità e finanza pubblica e il relatore, onorevole Baretta, molto ampiamente nella sua relazione, ci ha raccontato come ci eravamo arrivati e come avevamo raggiunto un equilibrio.
Con le modifiche introdotte al Senato si è tornati, credo tra l'altro in modo piuttosto frettoloso, sulle scelte compiute. Si poteva almeno attendere che si completasse la sperimentazione che abbiamo avviato proprio il 1o gennaio 2011 e che avrebbe potuto fornirci alcune prime indicazioni sugli effetti del passaggio alla redazione del bilancio in termini di sola cassa.
In ogni caso, signor Presidente, occorre riflettere ancora sul contenuto della delega conferita e sulla disciplina della sperimentazione che qui è stata prevista e che non potrà coincidere con quella da poca avviata. Quindi, su tale sperimentazione dovremmo chiarirci.
È evidente, infatti, che la riscrittura dell'articolo 42 della legge n. 196 del 2009 ha di fatto attribuito al Governo una nuova delega legislativa che non può considerarsi una semplice modifica della delega conferita dalla legge di contabilità e finanza pubblica.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,25).

MASSIMO VANNUCCI. La mancata disciplina di tale di sperimentazione - ricordo ai colleghi che non è più previsto il parere della Corte dei conti e nemmeno quello della Commissione bilancio - rischia anche di riflettersi sulla determinatezza dei principi e dei criteri direttivi della delega di cui all'articolo 42.
È necessaria quindi questa modifica, ancorché nelle decisioni del Senato la delega dovrà essere attuata entro il 1o gennaio 2014. Voi potreste dirci: visto che è nel 2014, ci torneremo dopo, non modifichiamo oggi il provvedimento, visto che si incastra con il semestre europeo.
Da cosa è data, infatti, signor Presidente, l'urgenza di approvare queste modifiche e non rischiare la quarta lettura? Dal fatto che la governance europea sta partendo e noi dobbiamo adeguarci, altrimenti avremmo sistemi contabili non comparabili, non confrontabili, non coerenti e non in regola.
L'emendamento a mia firma 5.2 serve a tornare ai principi, alla novità vera che avevamo introdotto, molto coraggiosa devo dire, ma lo avevamo fatto con giudizio, cioè avevamo introdotto criteri di sperimentazione e passaggi vari.
Sugli altri aspetti ha riferito l'onorevole Marchi. Io vorrei dire una cosa più generale. Perché faccio questo appello per l'approvazione del provvedimento in esame, pur modificato, se il Senato magari ci impiegherà ventiquattro ore per modificarlo ancora e non cambierà niente? Perché il Partito Democratico è da sempre fortemente interessato a rafforzare l'unione politica e l'integrazione europea e, quindi, non può che vedere con favore un rafforzamento del sistema di governo dell'economia europea.
A seguito dell'entrata in vigore delle modifiche nel coordinamento fra le economie dei diversi Paesi, sempre più il ruolo dell'Europa non dovrà limitarsi alla gestione della moneta unica e dovrà promuovere uno sviluppo armonico di politiche economiche che perseguono obiettivi comuni a livello continentale.
Dobbiamo evidenziare, signor Presidente, però, in questa fase, la delusione per questa Europa, per l'insufficienza dell'azione europea, per l'inefficacia spesso dell'azione europea.
L'azione europea, nel confronto internazionale, di fronte a Brasile, Russia, India, Cina e agli stessi Stati Uniti d'America, si rivela spesso un vaso di coccio. E devo dire che l'Italia, con questa maggioranza, non aiuta l'Europa ad andare verso la direzione in cui dovrebbe andare. Lo riscontriamo giornalmente e vediamo che le nostre proposte - le faremo, le abbiamo avanzate, voglio ricordare la prima bozza di Piano nazionale di riforma veramente risibile - non trovano ascolto. Non trovano Pag. 84ascolto nelle nostre Commissioni, mentre, sempre, invece, ci ritornano indietro le disposizioni dell'Europa che - guarda caso - hanno recepito e che concordano con quello che dicevamo. Lo possiamo dire per la tassazione delle rendite finanziarie, ma lo possiamo dire per tante altre questioni.
In quest'ottica, quindi, il nostro gruppo apprezza, comunque, la scelta alla base dell'introduzione del semestre europeo che è quella di un esame contestuale, a livello sia degli Stati membri, sia delle istituzioni dell'Unione europea, dei programmi di stabilità e di convergenza e dei programmi nazionali di riforma che costituiscono lo strumento nazionale di attuazione della Strategia Europa 2020.
Questa innovazione merita di essere sostenuta, anche per rilanciare la centralità dei programmi nazionali di riforma, al fine di affrontare in modo serio la difficile congiuntura che il nostro Paese sta affrontando. Molto spesso, però, dobbiamo rilevare che i programmi nazionali di riforma, elaborati nell'ambito della strategia di Lisbona, non hanno - diciamoci la verità - rappresentato reali strumenti di indirizzo delle politiche dei Governi. Ma l'Italia in questo si è distinta proprio per avere teorizzato di non dover realizzare riforme, che, in momenti di crisi, non si possono realizzare riforme.
Altri le hanno portate a termine; penso ai Paesi europei che hanno modificato le politiche fiscali a favore di una maggiore domanda interna, ma, se guardo agli Stati Uniti d'America, proprio in un periodo di crisi, si sono realizzate riforme epocali, come la riforma sanitaria ed una riconversione industriale epocale verso la green economy. Il nostro Paese, invece, è rimasto fermo. Non ci possiamo muovere perché, in tempo di crisi, non si realizzano riforme e, poi, gli effetti sono davanti agli occhi di tutti noi.
Nell'attuale congiuntura, quindi, è ancora più necessario, invece, uno sforzo nell'individuazione delle priorità del nostro Paese in tema economico e sociale da perseguire, poi, in maniera decisa. Vi eravate presentati, in questo Parlamento, con una scossa per l'economia; vi chiediamo: ma dov'è finita questa scossa? Forse, l'avete presa la scossa e siete rimasti traumatizzati.
L'attuale situazione richiede, infatti, di perseguire una linea coraggiosa di riforme strutturali in campo economico che riescano, finalmente, a stimolare la crescita. Due considerazioni sulla crescita le voglio dire. Dovrebbe essere la nostra ossessione, invece non lo è. L'abbiamo denunciato in quest'Aula: spesso qui si sono approvati provvedimenti ragionieristici nel momento in cui si stimava il tasso di decrescita che si sarebbe prodotto. Lo stesso Governo, in ultimo, stimò uno 0,5 per cento in meno, mentre la Banca d'Italia lo corresse sostenendo un meno 1 per cento. Il senatore Baldassarri disse che saremmo cresciuti di un meno 2 per cento, mentre, invece, noi dovremmo avere l'ossessione della crescita e dovremmo chiederci ogni volta, di fronte ad ogni provvedimento che adottiamo, quanti posti di lavoro crea, quanti giovani troveranno opportunità di lavoro.
C'è un'originalità, signor Presidente, nella situazione italiana; si dice che il tasso di disoccupazione è nella media europea. Ammesso e non concesso, ma il 30 per cento dei giovani non ha una prospettiva di lavoro. La disoccupazione femminile è ai più alti livelli in Europa. Le punte sono drammatiche nel meridione di questo Paese. E sulla crescita, rispetto al debito - lo voglio ricordare, l'ha fatto l'onorevole Cambursano -, in tre anni non ancora compiuti quest'ultimo è cresciuto di circa 220 miliardi, da 1.650 a oltre 1.870 miliardi.
Certo, il prodotto è cresciuto meno, ma non corrisponde, perché in questo Paese voglio ricordare che si spendono ogni anno 80 miliardi in più di quelli che incassiamo, questo è il deficit del Paese. Quando spesso dai banchi della maggioranza ci si dice: «se avessimo seguito le proposte dell'opposizione di operare in deficit avremmo avuto una situazione come quella della Grecia», bisogna ricordare loro che stanno operando in deficit, ma molto più pesantemente, perché il deficit Pag. 85al 2,7 per cento che abbiamo lasciato noi era di 40 miliardi, oggi lo registriamo ad 80 miliardi.
Quindi anche rispetto al debito vorrei sottolineare che solo crescendo, solo modificando il rapporto con il prodotto interno potremo risolvere i nostri problemi. Non si è mai visto nessuno, signor Presidente, fosse una famiglia, un'impresa, un'azienda, una nazione, onorare i propri debiti senza lavorare di più, senza crescere. Mi si potrebbe obiettare - so che vi sono molte sensibilità in questo senso in questa Camera - che poi bisogna interrogarsi sulla qualità della crescita. Ma io credo che il pianeta possa crescere per migliorare se stesso, possa crescere per investire sul miglioramento del pianeta, per affrontare nuovi processi di ricerca e di innovazione. Lì c'è la chiave di volta per uscire da questa crisi.
Sulla spesa, signor Presidente, noi dobbiamo trovare il modo di incidere sui meccanismi automatici di crescita della spesa. Dovete ammettere il fallimento che abbiamo registrato sul controllo della spesa. I tagli ciechi, i tagli lineari non hanno funzionato: ammettiamolo. Poteva essere una strada, si diceva: «ogni Ministero si faccia la sua finanziaria, scelga lui tra la spesa buona e la spesa cattiva». Ma oggi interroghiamoci: questo è stato fatto? Quale Ministero ha fatto una vera e reale rivisitazione della propria spesa? L'avevamo iniziata, signor Presidente, ma è stata interrotta. Il risultato qual è? Il risultato è che noi abbiamo una spesa corrente costantemente in crescita di decine di miliardi, e cos'è che cala? Cala la spesa in conto capitale. E se cala la spesa in conto capitale cala la spesa per investimenti, cala la spesa per le strade, per le scuole, per gli ospedali, cala la spesa per il futuro del nostro Paese. Noi consumiamo il futuro del nostro Paese. Questa generazione non ha la responsabilità di guardare a questa situazione. L'entrata sulla spesa è fortemente collegata... (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Ho 20 minuti! Signor Presidente, se mi dice quanto tempo mi resta...

PRESIDENTE. Avverto sempre due minuti prima della fine, a lei rimangono quattro minuti e mezzo circa.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, vorrei introdurre invece il tema dell'evasione fiscale, segnalando che il livello a cui siamo arrivati (120 miliardi da mancata o più bassa fatturazione e da elusione fiscale, 80-90 miliardi da contributi) è in grado di rompere il patto sociale: un livello di questo tipo è in grado di mettere in gioco il nostro originale sistema europeo di Stato sociale. Se non c'è la solidarietà noi non possiamo restituire gli stessi servizi. O pagano tutti o noi non riusciamo a mantenere questo sistema e il sistema salta.
Visto che ho poco tempo, voglio concludere con qualche nota positiva, di speranza, perché nell'approvazione di questo provvedimento di modifica della legge n. 196 sulla contabilità noi abbiamo registrato uno spirito diverso. Quindi voglio innanzitutto ringraziare l'onorevole Baretta, il relatore, e da un lato sottolineare la scelta positiva che la maggioranza ha fatto - la scelta l'ha fatta il presidente Giorgetti, a cui va dato merito - di nominare un relatore della minoranza, dall'altro lato però voglio sottolineare l'assunzione di responsabilità da parte del Partito Democratico, il maggior partito di opposizione - con il riconoscimento delle altre opposizioni - di farsi carico su questo provvedimento attraverso l'onorevole Baretta, capogruppo in Commissione bilancio, delle condivisioni delle regole di fondo che ci devono guidare.
Questa, infatti, è una legge fondamentale, l'ho già detto, che regolerà la contabilità su nuove basi; è destinata a durare, modificherà sostanzialmente il nostro operato; costituisce un mezzo più efficace per il controllo e l'efficacia della spesa.
Quindi, responsabilità piena. Tuttavia, signor Presidente, dobbiamo registrare che solo in questo passaggio è stato possibile il pieno coinvolgimento, perché di fronte alla crisi economica, che prima è stata negata, poi è stata strumentalizzata per far passare scelte improvvise, noi non abbiamo Pag. 86mai avuto un confronto vero. Credo che il nostro sia uno dei pochi Paesi al mondo che, di fronte ad una crisi epocale, non abbia avuto una discussione né un dibattito qui, in quest'Aula, sulla crisi economica. E lascio perdere il tavolo sulla crisi che avevamo proposto, che per voi è sicuramente troppo. Questa è un'occasione, che il Partito Democratico ha saputo cogliere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,40)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, purtroppo, il gruppo dell'Italia dei Valori non ha la quantità di tempo disponibile per illustrare meglio la sua posizione rispetto all'emendamento in oggetto, così com'è proposto.
Dico subito che il gruppo dell'Italia dei Valori non è favorevole alla reintroduzione del testo ex ante, così com'era stato approvato da questa Assemblea anche con il nostro voto favorevole. Infatti, credo che, se vi è una cosa positiva che il Senato della Repubblica ha fatto, è quella di aver voluto appaiare al bilancio di cassa, ancora una volta, il bilancio di competenza. Sicuramente, infatti, i tempi, così com'erano previsti nella prima versione, non ci consentivano di introdurre un serio bilancio di sola cassa. Sappiamo anche che questo non è lo strumento più idoneo per verificare cosa veramente accade rispetto al bilancio di previsione e rispetto ai tagli, soprattutto quelli lineari, così come sono stati fatti finora.
Ciò che manca in questa proposta di ulteriore modifica della legge di contabilità è l'introduzione in via definitiva di una più seria contabilità economica dello Stato. Come ricordava poco fa il collega Vannucci, la misura se un intervento è stato produttivo, se è stata una spesa buona oppure cattiva, può darla soltanto una contabilità economica dello Stato e della pubblica amministrazione.
Questo è il motivo per il quale la reintroduzione del testo così come era stato licenziato dalla Camera non ci vede favorevoli. Pertanto, il gruppo dell'Italia dei Valori voterà contro l'emendamento proposto dal gruppo del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti della scuola media «Padalino» di Fano, in provincia di Pesaro e Urbino, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 5 e sull'unica proposta emendativa ad esso presentata, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PIER PAOLO BARETTA, Relatore. Signor Presidente, credo che a maggior ragione il contenuto dell'emendamento in oggetto, che, come si è capito anche dalla discussione, presenta pareri molto complessi ed articolati, si possa accettare, se il Governo conferma l'accettazione dell'ordine del giorno presentato da tutti i presidenti di gruppo. Pertanto, la Commissione invita al ritiro dell'emendamento Vannucci 5.2.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Vannucci 5.2.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Vannucci 5.2 formulato dal relatore.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, lo sforzo meritava di più, ma accedo sicuramente all'invito al ritiro.

PRESIDENTE. Ho dimenticato di chiedere il parere del Governo. Prego, sottosegretario Casero.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore, anche per l'intento di approvare il provvedimento in oggetto. Ringrazio inoltre il relatore per il lavoro svolto sia in prima lettura che in questa fase.

Pag. 87

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, anche noi apprezziamo il lavoro svolto, però riteniamo che questo emendamento sia troppo importante e quindi lo facciamo nostro; chiediamo che ci sia un voto e magari anche qualche dichiarazione di voto, lasciando liberi i colleghi di poter dissentire dalle posizioni del vicepresidente del gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, come ho già anticipato nel precedente intervento, il gruppo dell'Italia dei Valori vota contro questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà, per un minuto.

CARLO MONAI. Signor Presidente, in dissenso dal gruppo penso che mi asterrò da questa votazione; sono condivisibili le critiche alle modalità con cui la maggioranza intende adeguarsi a delle richieste che nascono da quella crisi europea che ha costretto tanti Paesi nostri alleati a intervenire subito, presto e bene rispetto ai tempi, quattro anni - leggo all'articolo 5 - entro i quali il Governo finalmente potrà adottare le norme nel rispetto dei principi e criteri direttivi elencati in questo articolo. Se da una parte c'è un'eccessiva elasticità, come suole fare questa maggioranza, nel recepire le indicazioni europee, dall'altra sono anche commendevoli le proposte che ho sentito dal collega Vannucci.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, anch'io mi esprimo in dissenso perché la sensazione, in questo momento, è di leggere una norma virtuale. Basta guardare la tempistica prevista dall'articolo 5, credo che chi l'ha scritta non l'ha letta: il Governo è delegato ad adottare, entro quattro anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, un decreto legislativo nel rispetto dei seguenti principi e criteri direttivi, e poi va ad elencare tali criteri. Tra i vari criteri è prevista la razionalizzazione della disciplina dell'accertamento delle entrate e, quello che a noi preme di più, anche una revisione del sistema dei controlli preventivi sulla legittimità contabile. Il tutto viene fatto con un periodo di sperimentazione, come si legge al comma 2. Sostanzialmente stiamo parlando di una norma che forse, perché non è sicuro, verrà messa in discussione fra quattro anni...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Messina.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, vorrei completare il ragionamento che stavo facendo prima, in quanto stiamo discutendo una legge che guarda alle forme degli strumenti finanziari e di bilancio, ma noi siamo molto più attaccati alla concretezza della sostanza. Voglio allora ricordare che le manovre di bilancio di questo Governo hanno tagliato il 67 per cento dei trasferimenti alle regioni e hanno tagliato i trasferimenti alla sanità e agli enti locali. Siccome in questo provvedimento si parla anche delle funzioni di tutte le istituzioni, anche di quelle più vicine al cittadino, di quelle più presenti sul territorio, voglio far presente che la politica di bilancio di questo Governo si traduce soprattutto in un taglio dei servizi sociali, il che, se posso far presente che cosa significhi, significa tagliare per esempio i taxi sanitari per gli anziani e per i disabili, significa tagliare gli ospedali, significa tagliare la sanità, tagliare i centri Alzheimer...

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PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Favia
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, è stato evidenziato, in sede di dibattito nella Commissione competente, la Commissione Politiche dell'Unione europea, che il salto di qualità che presuppone questa riforma si è reso necessario proprio perché la maniera in cui si fa oggi politica europea nel nostro Paese non appare adeguata a quelle che sono le esigenze dell'Italia e dei nostri interessi.
Il presupposto è anche quello di sostenere e favorire un maggiore protagonismo dei Parlamenti nazionali, così come previsto dal Trattato di Lisbona, nella definizione delle procedure decisionali dell'Unione europea, in funzione di un più solido processo di integrazione europea. Vi è da rilevare positivamente che, sul testo unificato, si è raggiunto un punto di equilibrio tra le varie forze politiche con un sostanziale accordo unanime sulla proposta di riforma, per cui...

PRESIDENTE. La ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, come lei avrà capito, al di là di certe raffigurazioni un po' «macchiettistiche», lei quest'oggi ha la dimostrazione che, all'interno dell'Italia dei Valori, vi è un dibattito e un'articolazione di posizioni, tanto che, io stesso, mi trovo ad essere in dissenso dal collega Cambursano...

ANDREA SARUBBI. Da te stesso!

FABIO EVANGELISTI. Presidente, è però davvero difficile... vi è il collega Sarubbi che... abbia pazienza, collega...
Dicevo che vi è un'articolazione. Dov'è il punto che, a me personalmente, non convince rispetto alla posizione espressa dal collega Cambursano? È che noi stiamo parlando di un provvedimento che, se va bene, entrerà in vigore tra quattro anni e, quindi, si tratta di un decreto legislativo che dovrà essere fatto in base a una serie di principi e...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Evangelisti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro.
Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. «Ai fini del riordino della disciplina per la gestione del bilancio dello Stato e del potenziamento della funzione del bilancio di cassa, ferma rimanendo la redazione anche in termini di competenza, il Governo è delegato ad adottare entro quattro anni dalla data di entrata vigore del presente legge...»: spero che durante questi quattro anni si faccia qualcosa per far muovere questo Paese, perché, contrariamente, dovremmo aggiungere e allungare i tempi e, da quattro anni, portarli ad otto. Forse qualche speranza l'abbiamo anche noi italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, il salto di qualità, in un sistema economico-finanziario, è quello che ci deve essere un sistema trasparente e adeguato, un sistema in cui la contabilità economica dello Stato e della pubblica amministrazione deve essere seria, come deve essere seria la finanza pubblica. Essa deve essere improntata a criteri di sobrietà e di integrazione, invece noi vediamo molte volte, anzi, spesso, quanto il nostro Paese sia soggetto ad infrazioni e debba pagare penali.
In riferimento alla complessità del procedimento, alla mancanza di semplificazione dei testi e all'adeguamento della contabilità per l'Unione europea, quello che prevale attraverso questo percorso, Pag. 89non è il senso di quello che abbiamo esternato. Mi riferisco al vero salto, che dovrebbe essere il salto di qualità che riguarda il sistema economico-finanziario. La trasparenza è un tema che a noi sta molto a cuore, soprattutto una trasparenza che abbia...

PRESIDENTE. Onorevole Paladini, ha approfittato della distrazione del Presidente!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, uno dei primi obblighi cui l'Italia dovrebbe adempiere per poter partecipare a pieno titolo all'Unione europea dovrebbe essere quello di mettere in campo una classe dirigente all'altezza. Classe dirigente significa classe imprenditoriale, classe politica, Governo, ma quando noi abbiamo dei Ministri che prendono a parolacce la Presidenza della Camera, dove andiamo con questi Ministri al «fascisc»? Dove andiamo con questi Ministri che usano il «vaffa» rispetto alla Presidenza della Camera? Con i Ministri al «fascisc» non si va da nessuna parte, e ci cacciano fuori dall'Europa. Perdiamo sempre di più i nostri lineamenti europei e occidentali, ma soprattutto in termini di democrazia. Vero è che al Senato, il gruppo del PdL...

PRESIDENTE. La ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano.
Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, spero di riuscire ad intervenire e ad esporre i motivi del mio dissenso dal gruppo, perché capirà, Presidente, che, in un minuto, è davvero difficile esprimere i motivi del dissenso e non vorrei essere costretto domani mattina ad appellarmi all'articolo 32, comma 3, del Regolamento per chiarire i motivi che mi vedono in dissenso.
I motivi del dissenso sono abbastanza chiari. Noi stiamo trattando le modifiche alla legge del 31 dicembre 2009, la n. 196, in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri dell'Unione europea. Tutti sanno che l'Italia fa parte dell'Unione europea e quindi deve sottostare a degli obblighi, deve recepire le normative come ad esempio la normativa sui rimpatri. Credo che in questo progetto di legge il Governo abbia perso l'occasione di recepire le direttive europee in campo di rimpatri degli extracomunitari e credo che questo mancato recepimento...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, credo davvero che l'Italia dei valori stia dando il contributo ad una discussione importante su un tema così cruciale come quello dell'appartenenza all'Unione europea per il nostro Paese che però devo dire che è male rappresentato dal Governo. Io voglio riprendere quello che il collega Cimadoro ha detto in merito all'articolo 5 e alla possibilità di delegare al Governo per quattro anni l'impegno di individuare criteri e principi direttivi che sono ad esempio la razionalizzazione della disciplina dell'accertamento delle entrate. Tuttavia, prima di chiedere l'accertamento delle entrate ai cittadini, si dovrebbe chiedere l'accertamento delle entrate al Presidente Berlusconi, all'imputato Berlusconi che risulta appunto essere imputato per frode fiscale. Quindi, se noi non diamo il buon esempio, se non cominciamo noi...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zazzera.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, non posso che prendere atto del fatto che i deputati che si sono espressi Pag. 90rappresentano una minoranza all'interno del gruppo dell'Italia dei valori. Prima avevo chiesto di fare nostro l'emendamento in esame, ma adesso è il caso di aderire alla richiesta di ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'articolo 5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, non può mancare la dichiarazione di voto visto quanto è accaduto in aula oggi fino a questo momento. Ho espresso il parere che mi sembrava più corretto rispetto all'emendamento, ma il gruppo ha dissentito rispetto alla mia posizione. Credo che complessivamente, essendo stato ritirato l'emendamento medesimo e accolto anche da parte nostra il ritiro, non possiamo che votare a favore dell'articolo 5.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, condivido ciò che ha affermato l'onorevole Cambursano. Mi fa piacere che gli interventi svolti abbiano evidenziato la tematica e quindi il salto di qualità per il sistema economico e finanziario, la trasparenza che doveva essere adottata per questo sistema, il suo adeguamento e, soprattutto, il fatto che ci si ricorda solamente quando si è in difficoltà di questi temi, anche con riferimento alla problematica che riguarda la contabilità economica dello Stato e della pubblica amministrazione. Sono temi molto importanti, sono temi seri e sicuramente questo tema doveva essere improntato ad un...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, sull'articolo 5 personalmente mantengo quel voto di astensione, nel senso che, se sono condivisibili le indicazioni che andiamo ad accogliere in adempimento di precise richieste che provengono dall'Unione europea, mi pare critica la situazione tesa a sperimentare, per un periodo ben più lungo di quello del federalismo fiscale, tanto caro alla Lega Nord, cioè quattro anni, prima di recepire il passaggio al bilancio di sola cassa che era previsto nell'articolo 42 della legge di contabilità. Quindi, questo tipo di procedimento così dilazionato e così tardivo vedo che in qualche modo conclama una volta di più il sostanziale disinteresse del Governo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Monai.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, volevo ultimare il ragionamento che stavo facendo prima e dire che stiamo parlando di formalità quando la sostanza delle politiche di bilancio del vostro Governo è una sostanza che incide pesantemente sulle tasche e sulle necessità degli italiani. Pesantemente sulle tasche perché non siete riusciti ad abbassare la pressione fiscale ed anzi essa è di molto aumentata; sulle necessità degli italiani perché con politiche assurde, come regalare miliardi di euro alla Libia, o operazioni folli, come quella dell'Alitalia, sottraete risorse importantissime, ad esempio, per le socialità locali, per i servizi sociali, per i taxi sanitari, per la sanità. Ci sono tagli agli investimenti per gli ospedali e davanti all'invecchiamento della popolazione abbiamo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Favia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, spero di concludere anch'io il mio ragionamento visto che il collega Favia non ce Pag. 91l'ha fatta. Credo si tratti di una norma che questo Governo sta proponendo, e quindi questo Parlamento si accinge ad adottare, solo perché imposta dalla normativa europea. Tuttavia, nei fatti il Governo non mostra alcuna volontà di adeguarsi - alzo un po' la voce, va bene - considerato che quattro anni per entrare in vigore una norma del genere sostanzialmente significa parlare del nulla. Aggiungo che credo che questo Governo non voglia passare dalla competenza alla cassa, considerato che vorrei mi si spiegasse come farà il Ministro Tremonti a fare le sue alchimie se poi dovrà passare per una cassa che ha preventivamente svuotato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, ferma restando l'attuale ripartizione di competenze tra il Ministero degli affari esteri e il dipartimento delle politiche comunitarie, la più rilevante novità del nuovo testo unificato al nostro esame è introdotta con l'articolo 24, con il quale vengono previsti, in luogo dell'attuale legge comunitaria, due nuovi strumenti per adeguare l'ordinamento italiano a quello dell'Unione europea: la legge di delegazione europea e la legge europea, entrambe da presentare al Parlamento entro il 31 gennaio di ciascun anno, e anche in tal caso registriamo un certo ritardo rispetto agli adempimenti degli obblighi comunitari. La legge di delegazione europea limita il conferimento di delega al Governo per il recepimento di direttive e decisioni quadro ovvero per l'attuazione, ove necessario, di altri atti giuridici. La legge europea invece prevede l'attuazione di sentenze della Corte di giustizia, procedure di infrazione e altre tipologie di obblighi per i quali...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Formisano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, non vorrei che lei coltivasse il dubbio che noi stiamo attuando una qualche forma di ostruzionismo (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Devo dire che considero che anche il fenomeno del filibustering che si trae dall'esperienza inglese abbia una sua propria dignità. Tuttavia intervengo proprio perché non posso essere d'accordo, e in questo caso lo dimostrerò con il voto, indipendentemente da quello che saranno le indicazioni del gruppo.
Rivendico la mia autonomia in questo senso, astenendomi su questa votazione, al contrario di ciò che è stato affermato in sede di dichiarazione di voto dell'onorevole Cambursano.
Perché questo? Perché quando leggo che ai fini del rafforzamento del ruolo programmatorio del bilancio di cassa, previsione dell'obbligo a carico del dirigente responsabile di...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Evangelisti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, forse nessuno aveva capito che stiamo facendo ostruzionismo. Così è più chiaro.
Il mio intervento è per un chiarimento sui 4 anni che il Governo ha per adottare provvedimenti o, comunque, per adeguare l'ordinamento interno. Ma non è tutto. Probabilmente ho dato un'informazione errata e vorrei chiarire all'Assemblea che, trascorsi i 4 anni, entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo di cui al comma 1 (i 4 anni di cui dicevo), possono essere adottate disposizioni integrative e correttive del medesimo decreto, nel rispetto dei principi e dei criteri direttivi con le medesime modalità previste dal presente articolo.
Dunque, non sono 4 anni. I 4 anni vengono poi derogati probabilmente e passerà un altro anno. Saranno, così, 5 anni. Abbiamo tutto il tempo di...

Pag. 92

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cimadoro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, come dicevo prima - e vorrei continuare il discorso - il Governo ha perso l'occasione di inserire, in questo provvedimento che riguarda l'Unione europea, una misura che recepisca la normativa dei rimpatri.
In questo caso, infatti, in Italia stiamo vivendo delle situazioni paradossali in quanto in alcuni tribunali - e posso citare il tribunale di Torino, quello di Firenze e quello di Pinerolo - sono già state rigettate le richieste di condanne a carico di extracomunitari che sono puniti con pene reclusive in Italia mentre, invece, nell'ambito dell'Unione europea, come sapete, è prevista soltanto una sanzione pecuniaria.
Questo provocherà grandi danni all'Italia in quanto vi saranno delle sanzioni che saranno pagate dai cittadini. Quindi, in questo provvedimento questo Parlamento e il Governo avrebbero potuto inserire queste...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palagiano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, in questa legislatura il Governo Berlusconi ha esordito con un provvedimento, il cosiddetto «salva Retequattro», con cui andava immediatamente a sfidare l'Unione europea e, quindi, a mettersi in contrasto con le normative europee.
Tutto ciò, naturalmente, ci faceva immediatamente ricadere in procedure di infrazione. Anche sul decreto-legge sui rifiuti in Campania vi fu una procedura di infrazione per l'Italia. Insomma, questo Governo sta portando avanti un grande record, quello di farci avere il maggior numero di contestazioni e di infrazioni da parte dell'Unione europea. Insomma, è un Governo che nasce nel segno dell'illegalità, tanto è vero che i Ministri ...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, credo che quando parliamo di Europa dobbiamo essere orgogliosi per il grande lavoro che prima di noi è stato fatto per inserire questo Paese nella Comunità europea.
Mi sento cittadino europeo ma vorrei che anche l'Italia si sentisse a pieno nella cittadinanza europea rispettando quello che l'Europa ci dice e la normativa che l'Europa ci impone. Invece, il comportamento di questo Governo è esattamente opposto. Per esempio, è opposto rispetto al trattamento dei migranti e degli extracomunitari. La vostra legge, la legge voluta da Bossi e dai comportamenti razzisti di questo Governo, a mio giudizio, merita di essere deferita alla Corte internazionale ...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zazzera.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Russo, Repetti, Castiello, Cimadoro, Bianconi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 547
Votanti 545
Astenuti 2
Maggioranza 273
Hanno votato
545).

Pag. 93

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 3921-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 3921-B).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante LINO DUILIO. Signor Presidente, per illustrare il senso di questo emendamento all'articolo 6 del testo approvato dal Senato, vorrei fare una brevissima premessa. Come sappiamo la legge che stiamo approvando modifica la legge n. 196, la cosiddetta legge di contabilità, che abbiamo approvato alla fine del 2009, quindi appena un anno fa. Abbiamo dovuto modificarla per far sì che il nostro sistema di contabilità pubblica, o contabilità della Repubblica, come abbiamo detto in altre circostanze, si adeguasse ai tempi scanditi dall'Unione europea, che dal 2011 sostanzialmente ha riscritto il calendario dei documenti contabili che ogni Paese deve presentare, prevedendo in particolare che nel primo semestre dell'anno ogni Paese, facendo i conti con la propria realtà, elabori dei testi da presentare in Europa affinché, entro l'estate, si possa avere una situazione complessiva che consenta alla fine dell'anno di approvare le vecchie leggi finanziarie, usando la precedente terminologia.
In questo quadro, evidentemente qualche maligno potrebbe dire che ci troveremmo nella situazione di approvare le nostre leggi finanziare o di stabilità durante la sessione di bilancio, quasi sotto dettatura dell'Europa e si pone opportunamente il problema di quale ruolo debba e possa giocare il Parlamento avendo, da una parte, ceduto sovranità a livello comunitario e, dall'altra parte, dovendo tener conto del livello subnazionale, in particolare con riferimento a quanto stiamo approvando in termini di riorganizzazione in senso federale dello Stato e alla legge n. 42 del 2009.
Questo è il quadro nell'ambito del quale si pongono gli emendamenti all'articolo 6, ex articolo 5, che - lo anticipo subito - vorrebbe ripristinare la formulazione che avevamo introdotto, come Camera, relativamente ad una serie di elementi conoscitivi e di informazioni che consentano al Parlamento di giocare un ruolo sostanziale rispetto a ciò che fa il Governo allorquando presenta i suoi documenti di finanza pubblica.
Prima ancora di entrare nel merito, mi consenta una battuta, signor Presidente, riguardo al nostro sistema, improntato ad un bicameralismo perfetto: con tutta la riverenza del caso, credo che ci troviamo di fronte ad una situazione nella quale il testo che stiamo esaminando è stato modificato dal Senato, ma tuttavia, relativamente ad alcune questioni - e mi assumo la responsabilità di questa mia affermazione - in senso non migliorativo (uso questo eufemismo), in particolare per quanto riguarda ciò che avevamo previsto in relazione alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, di cui all'articolo 5 della legge n. 42 sul federalismo fiscale, che si voleva coinvolgere sin dall'inizio dell'anno per far sì che si approntasse il documento di economia e finanza, il che avrebbe permesso di contrattare in Europa gli elementi sulla base dei quali redigere la legge di stabilità autunnale.
Questo riferimento al coinvolgimento della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica è stato - ahimè - soppresso dal Senato e, secondo me, questo è un dato non migliorativo, come dicevo, ripetendo l'eufemismo di cui in precedenza.
Un secondo elemento - riprendo qualche considerazione fatta dai colleghi, non sempre all'unisono con quanto è stato detto - riguarda il passaggio al bilancio di cassa.
Mi rendo conto che passare al bilancio di cassa, come abbiamo detto anche in occasione delle diverse audizioni svolte in Commissione bilancio, significa avere un po' di coraggio perché rispetto alla situazione attuale, che vede un bilancio di competenza e un bilancio di cassa - un bilancio «ibrido» se così possiamo dire, Pag. 94ma volendo essere onesti il bilancio di cassa fondamentalmente non viene valorizzato in modo adeguato - il passaggio alla redazione del bilancio in termini di cassa può incutere un po' di paura. Tuttavia, vorrei ricordare modestamente che ci sono molti Paesi che redigono il bilancio in termini di cassa.
In secondo luogo, essere tornati con la modifica introdotta al Senato ad una situazione ibrida, pur sostenendo che nei fatti si potrà potenziare un po' la cassa, ci porta a temere che non faremo grandi salti in avanti per la redazione di un bilancio che, con tutte le difficoltà e con tutti gli accorgimenti, con la cassa avrebbe potuto conquistare un guadagno in termini di trasparenza. Infatti, come è stato detto con una felice espressione, il bilancio è qualcosa che ha che fare con la democrazia, la lettura e la trasparenza del bilancio hanno a che fare con la democrazia, così è stata felicemente coniata l'espressione «democrazia di bilancio». Credo che, se rimaniamo in questa condizione un po' ibrida, non conseguiremo l'obiettivo di una maggiore democrazia di bilancio, che rientra nel discorso democratico più complessivo.
Alla luce di questi elementi e, quindi, anche con un po' di lamentazione rispetto agli elementi che avevamo introdotto alla Camera, con questo emendamento all'articolo 6 (ex articolo 5) vorremmo in sintesi ripristinare la situazione descritta in Commissione bilancio e in Aula, vale a dire eliminare un documento - la Relazione generale sulla situazione economica del Paese per l'anno precedente - che a mio modesto parere, anche sulla scorta dell'esperienza maturata in questi anni, è un faldone piuttosto consistente, scritto con criteri eminentemente matematico-statistici, ma che lascia un po' il tempo che trova, almeno per i non addetti ai lavori. Tra l'altro, non credo che costituisca un documento particolarmente valorizzato, nell'economia dei documenti di bilancio complessivi, nella discussione sui grandi temi della finanza pubblica.
Lo avevamo sostanzialmente eliminato, riconducendone i contenuti a un lavoro che era previsto dovesse essere svolto da una commissione - che in verità permane - che avrebbe «fagocitato» gli elementi della Relazione generale sulla situazione economica del Paese e, acquisendo dati e informazioni di carattere matematico e statistico, li avrebbe rielaborati in termini più strutturati, affinché fossero maggiormente fruibili sia per la conoscenza da parte dei parlamentari o del Parlamento sia per l'utilizzo ai fini delle decisioni del Parlamento. Ciò, nella nuova filosofia di bilancio strutturato per missioni e per programmi, dovrebbe permettere ai parlamentari e al Parlamento di assumere decisioni politiche rispetto alle autorizzazioni di spesa e al discorso delle entrate che qualifica un bilancio essenzializzato nelle sue grandi voci, rappresentate dalle missioni e, all'interno delle missioni, dai relativi programmi.
La commissione che abbiamo previsto - che è stata confermata - è composta da due esperti in discipline economiche, da due rappresentanti del Ministero dell'economia e delle finanze e da due rappresentanti dell'ISTAT.
Abbiamo introdotto questo discorso dell'ISTAT, peraltro con riferimento anche alla possibilità prevista dal precedente articolo 3 di avviare delle convenzioni tra il Parlamento e l'ISTAT, sulla strada di una valorizzazione del nostro istituto di statistica, affinché diventi progressivamente, in omologia a quanto accadrà a livello europeo con Eurostat, il principale istituto di riferimento che possa fornire a noi, ai cittadini, ai parlamentari e al Parlamento, tutti gli elementi da delibare per poter assumere le decisioni più qualificanti da un punto di vista politico.
Avevamo scritto che questa commissione valuta le informazioni già contenute nella vecchia Relazione generale sulla situazione economica del Paese, che noi avevamo abolito, individuando le amministrazioni competenti ad elaborare le informazioni medesime. Dobbiamo coinvolgere assolutamente le amministrazioni nella elaborazione delle informazioni, perché se le amministrazioni vengono tenute fuori e non vengono coinvolte in modo che Pag. 95elaborino gli strumenti, anche tutti i discorsi che qui facciamo sulla riduzione della spesa, su questo mitico obiettivo di addomesticare la «bestia» della spesa pubblica, rimarranno dei discorsi vacui, che finiranno sotto la tagliola dei tagli lineari.
Infatti, nella incapacità di coinvolgimento delle amministrazioni su questi discorsi, inevitabilmente alla fine, quando bisogna mettere a posto i conti, si ricorre allo strumento rozzo e un po' volgare - diciamo la verità, sopratutto quando viene ripetuto - dei tagli lineari, per cui si finisce per tagliare dove non si deve tagliare e per non tagliare magari dove si deve tagliare.
Ecco, noi abbiamo detto: questa commissione individua le amministrazione competenti ad elaborare queste informazioni, prendendo in considerazione i documenti nei quali tali informazioni devono risultare disponibili anche in formato elettronico elaborabile. Cioè, nell'ottica della trasparenza e della democrazia del bilancio, la commissione valuta queste informazioni con il contributo delle amministrazioni, disponendo di dati fruibili anche da un punto di vista elettronico, che permetterà a chiunque di utilizzare questi dati.
Dopodiché avevamo scritto: la commissione individua i dati statistici già contenuti nella predetta relazione che l'ISTAT elabora in forma più strutturata, quindi un po' meglio di quanto avveniva con la Relazione generale sulla situazione economica che, come dicevo, era fondamentalmente una sommatoria di elementi di carattere meramente matematico e statistico. Quindi, rielaborandoli in questa forma più strutturata, l'ISTAT elabora una relazione e la trasmette annualmente al Parlamento, affinché ne possa disporre.
Successivamente, entro sei mesi dalla sua costituzione - aggiungevamo - la commissione scrive al Ministro dell'economia e delle finanze una relazione in cui dà conto della sua attività e il Ministro dell'economia e delle finanze la invia al Parlamento.
Questo era l'impianto secondo noi molto lineare, trasparente e semplice, assolutamente preferibile rispetto a quello precedente che ci ripropone vecchi documenti, come ho già detto, da un punto di vista storico temporale assolutamente non utilizzati e forse non utilizzabili in modo da fare un passo in avanti.
Adesso ci troviamo nella situazione in cui si ripropone la Relazione generale sulla situazione economica del Paese, che, a mio parere, ci fa tornare un po' indietro rispetto al lavoro che in modo molto più snello noi avevamo affidato all'ISTAT per l'elaborazione di questi dati, alla commissione per la valutazione degli stessi e al Ministro perché poi li mettesse a disposizione del Parlamento.
Questa è la ragione per cui con questo emendamento noi sopprimiamo sostanzialmente le modifiche che sono state apportate dal Senato, che - ribadisco che è evidentemente un giudizio di valore - come dicevo poco fa ci fanno fare qualche passo indietro e ripristiniamo...
LINO DUILIO. Signor Presidente, per illustrare il senso di questo emendamento all'articolo 6 del testo approvato dal Senato, vorrei fare una brevissima premessa. Come sappiamo la legge che stiamo approvando modifica la legge n. 196, la cosiddetta legge di contabilità, che abbiamo approvato alla fine del 2009, quindi appena un anno fa. Abbiamo dovuto modificarla per far sì che il nostro sistema di contabilità pubblica, o contabilità della Repubblica, come abbiamo detto in altre circostanze, si adeguasse ai tempi scanditi dall'Unione europea, che dal 2011 sostanzialmente ha riscritto il calendario dei documenti contabili che ogni Paese deve presentare, prevedendo in particolare che nel primo semestre dell'anno ogni Paese, facendo i conti con la propria realtà, elabori dei testi da presentare in Europa affinché, entro l'estate, si possa avere una situazione complessiva che consenta alla fine dell'anno di approvare le vecchie leggi finanziarie, usando la precedente terminologia.
In questo quadro, evidentemente qualche maligno potrebbe dire che ci troveremmo nella situazione di approvare le nostre leggi finanziare o di stabilità durante la sessione di bilancio, quasi sotto dettatura dell'Europa e si pone opportunamente il problema di quale ruolo debba e possa giocare il Parlamento avendo, da una parte, ceduto sovranità a livello comunitario e, dall'altra parte, dovendo tener conto del livello subnazionale, in particolare con riferimento a quanto stiamo approvando in termini di riorganizzazione in senso federale dello Stato e alla legge n. 42 del 2009.
Questo è il quadro nell'ambito del quale si pongono gli emendamenti all'articolo 6, ex articolo 5, che - lo anticipo subito - vorrebbero ripristinare la formulazione che avevamo introdotto, come Camera, relativamente ad una serie di elementi conoscitivi e di informazioni che consentano al Parlamento di giocare un ruolo sostanziale rispetto a ciò che fa il Governo allorquando presenta i suoi documenti di finanza pubblica.
Prima ancora di entrare nel merito, mi consenta una battuta, signor Presidente, riguardo al nostro sistema, improntato ad un bicameralismo perfetto: con tutta la riverenza del caso, credo che ci troviamo di fronte ad una situazione nella quale il testo che stiamo esaminando è stato modificato dal Senato, ma tuttavia, relativamente ad alcune questioni - e mi assumo la responsabilità di questa mia affermazione - in senso non migliorativo (uso questo eufemismo), in particolare per quanto riguarda ciò che avevamo previsto in relazione alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, di cui all'articolo 5 della legge n. 42 sul federalismo fiscale, che si voleva coinvolgere sin dall'inizio dell'anno per far sì che si approntasse il documento di economia e finanza, il che avrebbe permesso di contrattare in Europa gli elementi sulla base dei quali redigere la legge di stabilità autunnale.
Questo riferimento al coinvolgimento della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica è stato - ahimè - soppresso dal Senato e, secondo me, questo è un dato non migliorativo, come dicevo, ripetendo l'eufemismo di cui in precedenza.
Un secondo elemento - riprendo qualche considerazione fatta dai colleghi, non sempre all'unisono con quanto è stato detto - riguarda il passaggio al bilancio di cassa.
Mi rendo conto che passare al bilancio di cassa, come abbiamo detto anche in occasione delle diverse audizioni svolte in Commissione bilancio, significa avere un po' di coraggio perché rispetto alla situazione attuale, che vede un bilancio di competenza e un bilancio di cassa - un bilancio «ibrido» se così possiamo dire, Pag. 94ma volendo essere onesti il bilancio di cassa fondamentalmente non viene valorizzato in modo adeguato - il passaggio alla redazione del bilancio in termini di cassa può incutere un po' di paura. Tuttavia, vorrei ricordare modestamente che ci sono molti Paesi che redigono il bilancio in termini di cassa.
In secondo luogo, essere tornati con la modifica introdotta al Senato ad una situazione ibrida, pur sostenendo che nei fatti si potrà potenziare un po' la cassa, ci porta a temere che non faremo grandi salti in avanti per la redazione di un bilancio che, con tutte le difficoltà e con tutti gli accorgimenti, con la cassa avrebbe potuto conquistare un guadagno in termini di trasparenza. Infatti, come è stato detto con una felice espressione, il bilancio è qualcosa che ha che fare con la democrazia, la lettura e la trasparenza del bilancio hanno a che fare con la democrazia, così è stata felicemente coniata l'espressione «democrazia di bilancio». Credo che, se rimaniamo in questa condizione un po' ibrida, non conseguiremo l'obiettivo di una maggiore democrazia di bilancio, che rientra nel discorso democratico più complessivo.
Alla luce di questi elementi e, quindi, anche con un po' di lamentazione rispetto agli elementi che avevamo introdotto alla Camera, con questo emendamento all'articolo 6 (ex articolo 5) vorremmo in sintesi ripristinare la situazione descritta in Commissione bilancio e in Aula, vale a dire eliminare un documento - la Relazione generale sulla situazione economica del Paese per l'anno precedente - che a mio modesto parere, anche sulla scorta dell'esperienza maturata in questi anni, è un faldone piuttosto consistente, scritto con criteri eminentemente matematico-statistici, ma che lascia un po' il tempo che trova, almeno per i non addetti ai lavori. Tra l'altro, non credo che costituisca un documento particolarmente valorizzato, nell'economia dei documenti di bilancio complessivi, nella discussione sui grandi temi della finanza pubblica.
Lo avevamo sostanzialmente eliminato, riconducendone i contenuti a un lavoro che era previsto dovesse essere svolto da una commissione - che in verità permane - che avrebbe «fagocitato» gli elementi della Relazione generale sulla situazione economica del Paese e, acquisendo dati e informazioni di carattere matematico e statistico, li avrebbe rielaborati in termini più strutturati, affinché fossero maggiormente fruibili sia per la conoscenza da parte dei parlamentari o del Parlamento sia per l'utilizzo ai fini delle decisioni del Parlamento. Ciò, nella nuova filosofia di bilancio strutturato per missioni e per programmi, dovrebbe permettere ai parlamentari e al Parlamento di assumere decisioni politiche rispetto alle autorizzazioni di spesa e al discorso delle entrate che qualifica un bilancio essenzializzato nelle sue grandi voci, rappresentate dalle missioni e, all'interno delle missioni, dai relativi programmi.
La commissione che abbiamo previsto - che è stata confermata - è composta da due esperti in discipline economiche, da due rappresentanti del Ministero dell'economia e delle finanze e da due rappresentanti dell'ISTAT.
Abbiamo introdotto questo discorso dell'ISTAT, peraltro con riferimento anche alla possibilità prevista dal precedente articolo 3 di avviare delle convenzioni tra il Parlamento e l'ISTAT, sulla strada di una valorizzazione del nostro istituto di statistica, affinché diventi progressivamente, in omologia a quanto accadrà a livello europeo con Eurostat, il principale istituto di riferimento che possa fornire a noi, ai cittadini, ai parlamentari e al Parlamento, tutti gli elementi da delibare per poter assumere le decisioni più qualificanti da un punto di vista politico.
Avevamo scritto che questa commissione valuta le informazioni già contenute nella vecchia Relazione generale sulla situazione economica del Paese, che noi avevamo abolito, individuando le amministrazioni competenti ad elaborare le informazioni medesime. Dobbiamo coinvolgere assolutamente le amministrazioni nella elaborazione delle informazioni, perché se le amministrazioni vengono tenute fuori e non vengono coinvolte in modo che Pag. 95elaborino gli strumenti, anche tutti i discorsi che qui facciamo sulla riduzione della spesa, su questo mitico obiettivo di addomesticare la «bestia» della spesa pubblica, rimarranno dei discorsi vacui, che finiranno sotto la tagliola dei tagli lineari.
Infatti, nella incapacità di coinvolgimento delle amministrazioni su questi discorsi, inevitabilmente alla fine, quando bisogna mettere a posto i conti, si ricorre allo strumento rozzo e un po' volgare - diciamo la verità, sopratutto quando viene ripetuto - dei tagli lineari, per cui si finisce per tagliare dove non si deve tagliare e per non tagliare magari dove si deve tagliare.
Ecco, noi abbiamo detto: questa commissione individua le amministrazione competenti ad elaborare queste informazioni, prendendo in considerazione i documenti nei quali tali informazioni devono risultare disponibili anche in formato elettronico elaborabile. Cioè, nell'ottica della trasparenza e della democrazia del bilancio, la commissione valuta queste informazioni con il contributo delle amministrazioni, disponendo di dati fruibili anche da un punto di vista elettronico, che permetterà a chiunque di utilizzare questi dati.
Dopodiché avevamo scritto: la commissione individua i dati statistici già contenuti nella predetta relazione che l'ISTAT elabora in forma più strutturata, quindi un po' meglio di quanto avveniva con la Relazione generale sulla situazione economica che, come dicevo, era fondamentalmente una sommatoria di elementi di carattere meramente matematico e statistico. Quindi, rielaborandoli in questa forma più strutturata, l'ISTAT elabora una relazione e la trasmette annualmente al Parlamento, affinché ne possa disporre.
Successivamente, entro sei mesi dalla sua costituzione - aggiungevamo - la commissione scrive al Ministro dell'economia e delle finanze una relazione in cui dà conto della sua attività e il Ministro dell'economia e delle finanze la invia al Parlamento.
Questo era l'impianto secondo noi molto lineare, trasparente e semplice, assolutamente preferibile rispetto a quello precedente che ci ripropone vecchi documenti, come ho già detto, da un punto di vista storico temporale assolutamente non utilizzati e forse non utilizzabili in modo da fare un passo in avanti.
Adesso ci troviamo nella situazione in cui si ripropone la Relazione generale sulla situazione economica del Paese, che, a mio parere, ci fa tornare un po' indietro rispetto al lavoro che in modo molto più snello noi avevamo affidato all'ISTAT per l'elaborazione di questi dati, alla commissione per la valutazione degli stessi e al Ministro perché poi li mettesse a disposizione del Parlamento.
Questa è la ragione per cui con questo emendamento noi sopprimiamo sostanzialmente le modifiche che sono state apportate dal Senato, che - ribadisco che è evidentemente un giudizio di valore - come dicevo poco fa ci fanno fare qualche passo indietro e ripristiniamo...

PRESIDENTE. Onorevole Duilio, le chiedo scusa. Avverto che, avendo il gruppo del Partito Democratico esaurito i tempi a sua disposizione, la Presidenza, secondo la prassi, ne ha concesso un ampliamento pari ad un terzo.

LINO DUILIO. Concludo subito, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Duilio, può andare avanti. È solo che ovviamente, da questo momento, il suo intervento va ad attingere di diciassette minuti complessivi che sono di competenza del gruppo Partito Democratico come tempi aggiuntivi.

LINO DUILIO. Signor Presidente, non vorrei diventare un «pescatore di minuti» a scapito del mio partito. Concludo, quindi, brevemente dicendo sostanzialmente che, alla luce di quanto ho affermato prima, abbiamo presentato un emendamento contenente una serie di modifiche, a partire dalla riproposizione della rubrica, che, a nostro avviso, dovrebbe Pag. 96rimanere, come era previsto, quella recante abrogazione dell'articolo 12 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, cioè la legge di contabilità, che contemplava la Relazione generale sulla situazione economica del Paese, come documento più importante, e relazione dell'ISTAT al Parlamento, con la soppressione, poi, degli altri punti che sono stati introdotti, affinché si recuperi quella dimensione di snellezza, dicevo prima, di qualità, trasparenza e valorizzazione dell'ISTAT.
Si tratta di una valorizzazione che ci mette sulla strada di un potenziamento ulteriore di questo istituto, che poi, nelle more delle novità che interverranno a livello europeo con Eurostat, si prepara, a nostro modesto parere, a diventare un istituto che, oltre ad accumulare dati statistici, può elaborare anche dati di qualità, che possono servire, in quella forma strutturata che viene messa a nostra disposizione, per rappresentare, un domani, un grande riferimento, perché il Parlamento ne possa godere per prendere le sue decisioni.
Alla luce di queste considerazioni, spero che questo nostro emendamento trovi accoglimento da parte dei colleghi sia di maggioranza sia di opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, le modifiche alla legge n. 196 del 2009 sono determinate da un fatto positivo, cioè la consapevolezza maturata in sede europea che è necessario fare un salto di qualità nell'integrazione delle politiche economiche, fiscali e di bilancio a livello europeo e che non basta la moneta unica affinché l'Europa sia in grado di competere da protagonista nell'economia globalizzata.
La nuova governance economica europea è un processo importante da condividere; comporta, però, anche un'assunzione più forte della necessità di affrontare i problemi che erano già presenti nel passato, ma che ora urge affrontare in modo più deciso. Tra questi, vi è quello del debito pubblico, cioè quanto dicevo già prima: il suo contenimento, la sua riduzione nel rapporto con il PIL e il contenimento della spesa pubblica, agendo sia sul numeratore sia sul denominatore, cioè sulla crescita.
Vi è un problema - e concludo - di politiche economiche, industriali e fiscali, che non abbiamo ancora visto da parte di questo Governo. Vi è un problema di contenimento della spesa che aggredisca la spesa di funzionamento della pubblica amministrazione, e non quella per la crescita, come avvenuto negli anni e nei mesi passati, con tagli lineari alla conoscenza, alla ricerca, alla formazione e all'innovazione. Questi sono gli obiettivi principali di questa proposta di legge e noi ne chiediamo, per l'appunto, l'approvazione urgente.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PIER PAOLO BARETTA, Relatore. Signor Presidente, chiedo anche l'attenzione del Governo, perché questo è un punto molto delicato. La decisione che dobbiamo prendere è particolarmente impegnativa, perché gli argomenti che sono stati portati a sostegno dell'emendamento Vannucci 6.1 hanno trovato, nel dibattito durante la prima lettura del provvedimento, tutta la Commissione favorevole, in quanto si tratta di un tema che ha a che fare esattamente con le prerogative del Parlamento e con la formazione delle decisioni.
L'idea di fondo è che i soggetti che sono protagonisti della costruzione del bilancio dello Stato devono interagire in maniera molto più efficace di ora.
In particolare, vi sono tre soggetti che accompagnano le decisioni politiche: gli Uffici del bilancio della Camera e del Senato, la Ragioneria generale dello Stato, che tra l'altro ha la prerogativa di apporre la bollinatura, e alcuni istituti esterni che consideriamo indipendenti e che vanno coinvolti. L'attenzione della Commissione Pag. 97durante la discussione relativa alla prima stesura del testo si è concentrata in modo particolare sul ruolo che può avere l'ISTAT considerato non soltanto un fornitore, ma anche un redattore della componente bilancio dello Stato.
Come tutti sanno, in particolar modo l'onorevole Duilio, che è intervenuto, e l'onorevole Vannucci, che è presentatore dell'emendamento, in precedenti provvedimenti sono stati aboliti una serie di istituti che studiavano l'economia e la statistica nazionale. In questo senso il ruolo dell'ISTAT risulta addirittura valorizzato e rafforzato. Allora, la questione è se conveniamo sul fatto che i tre soggetti citati debbano interagire maggiormente.
È possibile immaginare che vi sia una maggiore collaborazione tra gli uffici della Camera e del Senato? Sappiamo che questo aspetto rappresenta un punto molto controverso. Abbiamo delegato i Presidenti di Camera e Senato ad affrontare questo punto. È possibile immaginare che la Ragioneria generale dello Stato interpreti, ad esempio, la norma contenuta nella proposta di legge in esame relativa all'obbligo, esistente in qualsiasi caso, di redazione della relazione tecnica non come una competenza esclusiva del Governo, ma anche come una collaborazione esplicita nei confronti del Parlamento, in particolare della Commissione bilancio? Alla fine, possiamo immaginare una maggiore collaborazione tra gli Uffici bilancio della Camera e del Senato e che un ruolo più collaborativo della Ragioneria generale dello Stato possa essere affiancato da un ruolo di alcuni istituti indipendenti?
In questo modo, si realizzerebbe un'economia importante dando maggiore rilievo alla disciplina della statistica che costruisce le decisioni. Immaginiamo tutta la discussione che abbiamo svolto sui tempi così stretti per acquisire dei dati in preparazione, ad esempio, nelle prossime settimane, della relazione sul Piano nazionale delle riforme che va presentata all'Unione europea. Ecco, penso che la questione sia questa.
Se condividiamo questo punto, ossia se accettiamo la tesi che andiamo verso una maggiore collaborazione attraverso una sintesi che mette insieme i soggetti citati, considerandoli punti di interlocuzione, penso che non sia utile votare un emendamento che produrrebbe comunque una lacerazione all'interno della discussione.
Ritengo che la scelta fatta da tutti i presidenti di gruppo, ossia quella di presentare un ordine del giorno che accoglie questo spirito di forte integrazione, sia ciò che consente alla Camera, in questo caso, di evitare definitivamente, visto che siamo all'ultimo emendamento, la quarta lettura e, quindi, poter impegnare immediatamente il Governo a venire a riferire sulla parte contenutistica e non più sulle procedure ed interloquire direttamente su una questione fondamentale che è il Piano nazionale delle riforme che sta per essere varato.
L'altra sera con il Ministro Tremonti si è avviata questa discussione. Sentiamo l'esigenza di passare dalla definizione delle norme alla discussione sui contenuti.
Ecco, signor Presidente, ho voluto argomentare il mio parere sull'emendamento in esame anche perché inaspettatamente, anche se ciò è lusinghiero, la riforma del bilancio in esame ha suscitato un grande dibattito oggi pomeriggio, è stata oggetto di un'inaspettata attenzione da parte della Camera e questo è positivo.
In quest'ottica, tuttavia, io chiederei all'onorevole Vannucci, firmatario dell'emendamento che il collega Duilio con dovizia di particolari ha argomentato, di ritirarlo e di affidare all'ordine del giorno dei presidenti di gruppo l'accettazione di questi contenuti, rendendoli in qualche modo, da questo punto di vista, cogenti rispetto all'attività che dobbiamo svolgere nelle prossime settimane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, devo dire che l'onorevole Duilio ha toccato un tema che ha avuto una lunga discussione sia in Commissione alla Camera, sia in Commissione e in Aula al Pag. 98Senato. Tocca un tema importante, che riguarda però una prerogativa tipica del Parlamento, quella di dotarsi di strumenti a supporto dell'attività legislativa. Il Governo, che concorda con quanto sostenuto dall'onorevole Duilio, si è già rimesso all'Aula, sia in Commissione che al Senato, specificando che si tratta di una prerogativa del Parlamento. Il Governo, comunque, concorda con la richiesta dell'onorevole Duilio di far approvare velocemente questa legge.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Vannucci 6.1, formulato dal relatore.

LINO DUILIO. Signor Presidente, con un poco di sofferenza, accediamo all'invito al ritiro.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ho ascoltato l'intervento del sottosegretario Casero. Ho avuto la sensazione - ma sicuramente sbaglio - che il suo intervento non fosse propriamente confacente all'oggetto della discussione. C'era infatti un parere da parte del relatore, un invito al ritiro di questo emendamento, e non si è capito bene che cosa abbia detto il Governo, se non che bisogna rapidamente approvare questo provvedimento. Siccome noi crediamo nel contenuto di questo emendamento, lo facciamo proprio a nome del gruppo dell'Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, per correttezza anche nei confronti del sottosegretario Casero, preciso che la Presidenza ha compreso bene che il parere del Governo era conforme a quello del relatore. Altrettanto correttamente lei dichiara che fate proprio questo emendamento

FABIO EVANGELISTI. Non avevo capito, chiedo scusa....

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, pur avendo necessità di chiudere speditamente e di approvare - mi auguro in via definitiva in terza lettura - queste modifiche della legge n. 196 del 2009, è opportuno però approfittare di questi ultimi minuti a nostra disposizione per alcune considerazioni finali, che riguardano in primo luogo la necessità che questo nostro Paese rientri speditamente nei parametri stabiliti dall'Unione europea, per quanto riguarda sia il debito che il deficit. Soprattutto sul primo, come ricordavo in premessa, noi siamo davvero al raddoppio dello stesso parametro stabilito dal Trattato di Maastricht. Nelle audizioni che abbiamo svolto nella Commissione bilancio ci è stato suggerito da più parti che occorre non solo aggredire in modo deciso il nostro debito, ma che occorre farlo anche in termini più ravvicinati, più veloci e più spediti rispetto a quelli che la stessa Unione europea ci prescriverà, molto probabilmente nei prossimi giorni, e di cui ci ha dato già alcuni anticipi nella riunione Ecofin del 24-25 marzo.
Perché questo? Perché occorre approfittare della situazione dei bassi tassi di interesse e, purtroppo, anche di una situazione di crescita contenuta per velocizzare il rientro sul debito. Nel momento in cui noi riusciremo nel breve tempo - auspicabilmente nell'arco di un paio di anni - a rientrare al di sotto del 100 per cento del debito, molto probabilmente a questo punto riusciremo anche a rinegoziare con l'Unione europea una velocità più contenuta per poter puntare decisamente, invece, sulla crescita. Ecco perché credo che bisogna assolutamente arrivare a prendere in considerazione questo obiettivo.
Ed è per questa ragione che il secondo punto, cioè quello della crescita, diventa per noi essenziale, ma, per affrontarlo, Pag. 99come dicevo prima, bisogna individuare quali sono i settori in cui incidere il bisturi per destinare quelle poche risorse a nostra disposizione per avviare un percorso che vada nella direzione della ricerca, dell'innovazione, della formazione e quindi dello sviluppo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, non so quanti colleghi abbiano effettivamente letto questa relazione generale sull'economia, la cui ultima versione depositata agli atti è del 2009, perché quella dell'anno scorso, come stiamo vedendo, il Governo la porterà all'esame delle Camere solo entro il 30 settembre prossimo. Ebbene, questa relazione, in realtà, che è composta da 138 pagine con tabelle molto illuminanti, è un documento che dovrebbe dare conto dell'efficacia o inefficacia delle politiche del Governo sul sistema globale economico italiano. Invito anche il Presidente del Consiglio a leggere almeno la sintesi dei dati contenuti nella relazione del 2009 per quanto riguarda l'economia italiana perché, evidentemente, non ha forse ben chiaro che il Paese è a pezzi, sta tracollando dal punto di vista economico...

PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, credo che il nostro Paese non abbia bisogno di un'altra Commissione che, nelle intenzioni di chi ha scritto la norma in questione, dovrebbe essere gratis e non con aggravio di spesa a carico della finanza pubblica. Io non ho visto mai una Commissione istituita da questo Governo che alla fine non comportasse dei costi maggiori a carico della finanza pubblica. A questo punto, francamente, la validità della norma si riduce esclusivamente al tentativo di creare altri posti di sottogoverno e sottogovernicchio, spacciandoli all'interno di un maggiore controllo del bilancio pubblico. Questo è veramente il colmo, signor Presidente!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, per procedere ulteriormente con il medesimo ragionamento, che devo necessariamente frantumare di minuto in minuto, vorrei far presente che, mentre qui stiamo parlando di formalismi, di Commissioni e di relazioni sullo stato dell'economia che, in mano a questa maggioranza e a questo Governo, non può che essere disastrosa, in relazione ai recenti fenomeni alluvionali che hanno interessato più regioni, la manovra economica di questo Governo prevede, attraverso il milleproroghe che introduce una fase non solidarista del federalismo, che chi viene colpito da una catastrofe debba, prima di essere...

PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, continuando il ragionamento precedente, l'introduzione della legge di delegazione mira ad assicurare uno strumento agile, dall'iter parlamentare rapido e snello, per dare tempestiva attuazione soprattutto alle direttive, prevenendo così il rischio dell'avvio di procedure di infrazione che, in caso di mancato recepimento di direttive può, oltre che essere rapido, portare all'immediata condanna da parte della Corte di giustizia e al pagamento di ammende.
Un primo snellimento lo si può apprezzare già con la soppressione della lettera c) dell'articolo 1, comma 1, della legge n. 11 del 2005, relativa all'adempimento degli obblighi che conseguono all'emanazione di decisioni quadro, nell'ambito Pag. 100della cooperazione di polizia e giudiziaria, operazione giustificata dal fatto che con il Trattato di Lisbona...

PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, in base all'articolo 6 il Ministro dell'economia e delle finanze presenta alle Camere - tutto questo per sburocratizzare il sistema e renderlo più elastico e flessibile - una Relazione generale sulla situazione economica del Paese. Nei 30 giorni successivi, cosa abbiamo immaginato? Una specie di agenzia economica, ossia viene istituita una subcommissione di esperti perché possa dare delle indicazioni all'ISTAT. Ai componenti della Commissione non sono, però, riconosciuti emolumenti e rimborsi spese. Tutto questo - è vero - salva la finanza pubblica, probabilmente, perché non diamo risorse a questa nuova agenzia di esperti, ma, purtroppo, i tempi si allungheranno. Avremo giudizi di esperti che non ci servono perché la situazione è quella che è, ossia drammatica, e l'abbiamo registrata tutti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, stiamo parlando di aspetti formali e anche di un tipo di procedimento che ha tempi lunghi. Abbiamo visto nella tempistica quali sono i reali tempi di prosieguo. E, soprattutto, stiamo parlando di efficacia nelle modifiche. Credo, come ho detto prima, che questo salto di qualità, vedendo tali aspetti, sia quello formale, che quello dei tempi e dell'efficacia delle modifiche, che riguardava il sistema economico-finanziario, doveva essere più trasparente. Si tratta di un salto di qualità che, sia pur, naturalmente, condivisibile, ci pare poco adeguato, soprattutto per ciò che riguarda la tematica del sistema economico-finanziario e della sua trasparenza attraverso la contabilità dello Stato. Per quello che riguarda la complessità e, soprattutto, il tema della semplificazione del testo, riteniamo non abbia portato a quelle tematiche...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, volevo continuare il discorso di prima in quanto, in un minuto, è difficile esprimere quelle che sono le perplessità e, quindi, la mia nota in dissenso agli articoli in oggetto. Vorremmo evitare, cioè, quella mannaia che verrebbe dalle infrazioni comunitarie nel momento in cui il testo non prevede una normativa sui rientri. Proprio per questo mi dispiace che non sia presente in Aula il Ministro Maroni, perché l'Italia non ha recepito le normative europee, non ha fatto nulla per intervenire, soltanto delle circolari. Il rientro, cioè, dei clandestini è normato da circolari del Ministero dell'interno. Attraverso questa circolare, recentissima, il Ministero dell'interno ha suggerito alle forze dell'ordine di operare «il più possibile nel rispetto delle direttiva europea». Ma questo non porterà, ovviamente, ad evitare le sanzioni che saranno forti e care a carico dei contribuenti italiani. È evidente...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palagiano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, credo che lei debba apprezzare il contributo che l'Italia dei Valori, in maniera molto qualificata, sta cercando di dare a quest'Aula su un tema estremamente importante che è quello dell'appartenenza del nostro Paese all'Unione europea; ma, soprattutto, appartenerci significa anche rispettare le norme e accettare la rigidità che, spesso, l'Unione europea impone Pag. 101al nostro Paese e che, in molti casi, non viene rispettata. Nell'emendamento in discussione viene posta l'attenzione su un tema estremamente importante: voi, nel provvedimento, ancora una volta, date vita ad un nuovo organo che dovrebbe studiare e, poi, scrivere una Relazione generale sulla situazione economica del Paese. Su di essa credo vi sia poco da studiare perché i dati economici, sia internazionali...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zazzera.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti, il quale ci dirà anche se l'emendamento sarà votato o meno. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, io ho assolutamente intenzione di mantenere fermo l'emendamento, perché non stiamo scherzando, indipendentemente da quelle che saranno poi le valutazioni dei colleghi al momento del voto.
Volevo provare, se lei me lo consente, a sviluppare un ragionamento compiuto su questo argomento, perché nel corso dell'esame al Senato sono state modificate alcune norme relative al coinvolgimento delle autonomie territoriali nel processo di programmazione economica e finanziaria. In particolare, all'articolo 2 è stato soppresso un comma che introduceva la previsione per il mese di marzo della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, la quale poteva valutare gli andamenti di finanza pubblica al fine di fornire al Governo gli elementi per la definizione del Documento di programmazione economico-finanziaria, con riferimento diretto alle amministrazioni locali. Inoltre, il 25 marzo il Governo inviava alla medesima Conferenza permanente per il preventivo parere, da esprimersi entro il 5 aprile, le linee guida per la ripartizione degli obiettivi programmatici riguardanti l'indebitamento netto, il saldo di cassa, il debito delle amministrazioni pubbliche, articolato per sottosettori.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, spero di aver tempo successivamente per completare, magari in sede di dichiarazione di voto finale. La ringrazio comunque, e confermo la richiesta di un voto sull'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Dobbiamo, dunque, porre in votazione l'emendamento 6.1, fatto proprio dal gruppo Italia dei Valori.

PIER PAOLO BARETTA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA, Relatore. Signor Presidente, mi permetto di chiedere ai colleghi che hanno legittimamente fatto proprio l'emendamento in esame e anche sostenuto tesi interessanti e per molti versi condivisibili, di valutare se insistere sulla votazione. Abbiamo constatato come questo sia un punto sul quale è possibile avere una condivisione anche da parte del Governo su un ordine del giorno.

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, il garbo del relatore è tale che ogni volta le sue argomentazioni mi sembrano davvero persuasive. Dunque diamo questo ulteriore atto di dimostrazione di responsabilità e auspichiamo che l'ordine del giorno possa recepire tutte queste istanze nel modo più chiaro. Pertanto annuncio il ritiro dell'emendamento in esame.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo per dire che non accetto Pag. 102questo tipo di imposizioni da parte del mio capogruppo ed io voterò comunque in dissenso dal gruppo.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi rendo conto che mi pongo questo problema alla fine, quando ormai questo è l'ultimo emendamento, ma il ragionamento che faccio è il seguente: dal momento in cui vi è il ritiro dell'emendamento da parte del Partito Democratico al momento in cui lo fa proprio l'Italia dei Valori passano circa 20 minuti; se ci si mettesse d'accordo prima probabilmente questo problema si potrebbe risolvere in un minuto. Ormai abbiamo finito, però magari per la prossima volta questo potrebbe aiutarci.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la ringrazio per le pillole di buonsenso.
A questo punto il dissenso dell'onorevole Evangelisti non può neanche essere espresso, perché non vi è più l'emendamento.
Passiamo alla votazione dell'articolo 6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, l'obiettivo di questa nuova versione della legge di contabilità credo che a questo punto sia a tutti ben noto, cioè mettere in coerenza la programmazione finanziaria dell'Italia con quella dell'Unione europea. Esso quindi è conseguente alle nuove regole comunitarie in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri, che si sostanziano in due fatti importanti: da una parte il semestre europeo e dall'altra parte la nuova governance economica europea. Per l'Italia quindi è un passo avanti significativo: far entrare pienamente il nostro Paese e questo Parlamento nell'Europa del dopo Lisbona.
Il nuovo semestre europeo e il nuovo sistema di governance pongono in capo agli Stati membri non soltanto l'obbligo di rispettare i vincoli di finanza pubblica previsti dal Patto di stabilità e crescita, ma anche di perseguire, con risorse finanziarie adeguate, gli obiettivi di crescita. Credo che questo sia esattamente l'obiettivo che tutte le forze politiche condividono a parole, ma a cui, poi, nei fatti concreti, invece, non danno seguito. Competitività ed occupazione sono i due obiettivi che questo Parlamento deve avere ben in evidenza da qui in avanti.
Vi è anche un adattamento della nostra politica economica e di bilancio alla strategia europea di Lisbona. Il programma di riforma di cui si è parlato nel mese di dicembre, ma in modo affrettato, ha lanciato, però, un sasso nello stagno di questo Parlamento. I tempi stanno maturando e questo piano di riforme arriverà auspicabilmente nei prossimi giorni, nella prossima settimana, all'attenzione di questo Parlamento.
Quindi, da parte di tutte le forze politiche, vi deve essere la capacità di leggere quali sono gli obiettivi che vogliamo realizzare nei prossimi anni. Ciò al fine di raggiungere i vincoli non solo di bilancio, ma soprattutto di crescita, attraverso un programma di riforme, appunto, che l'Unione europea, in qualche modo, ci stimola e ci obbliga a raggiungere, se non vogliamo, ancora una volta, essere classificati in coda a tutte le classifiche che, ormai, ci vedono appaiati, forse, soltanto alla Grecia e all'Irlanda.
Se abbiamo, quindi, bene in evidenza questi obiettivi, se la spinta europea, almeno su questo fronte, ci obbliga ad intervenire con maggiore e migliori rapporti, anche all'interno di questo Parlamento, con il Governo, probabilmente, avremmo fatto davvero un grande passo in avanti. Questo è l'obiettivo del provvedimento in oggetto: mi auguro che venga accolto nella sua filosofia piena.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

Pag. 103

CARLO MONAI. Signor Presidente, vorrei approfittare di questa breve parentesi che mi viene concessa per assicurare a chi ci ascolta all'esterno di questo Palazzo, che stiamo effettivamente ponendo in discussione tutti gli strumenti tesi ad impedire che la maggioranza porti all'approvazione il dissennato provvedimento che ribattezzerei non più «processo breve», ma «nano-prescrizione», proprio perché è tagliato su misura dell'illustre beneficiario. Per la verità, il dissenso che esplicitiamo rispetto alle indicazioni del gruppo è realmente finalizzato ad evitare questa forzatura. Pertanto, invitiamo il Governo e la maggioranza a toglierci da questo imbarazzo e a fare dei provvedimenti di legge più utili al Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, ancora una volta, siamo chiamati a considerare che il provvedimento in oggetto non è altro che una mossa di questo Governo per adeguarsi... Signor Presidente, c'è un collega che mi dice di alzare la voce, se però stesse un po' più zitto e aiutasse l'Assemblea a far silenzio, probabilmente, riuscirebbe anche ad ascoltarmi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Signor Presidente, mi sembra che per un provvedimento così importante, tanto da discuterlo prima di crisi economiche e di guai che la gente sta passando in Italia, siamo qui ad occuparci di questo, in questo momento. D'altronde, se non ci occupassimo di questo, ci occuperemmo dei processi del Premier.
Ebbene, sono tutti un po' distratti, pertanto, li invito ad interessarsi di ciò che stiamo votando, perché, poi, alla fine, rischiamo di approvare qualcosa con cui sicuramente saremo chiamati a fare i conti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Messina.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, nel mio precedente intervento, stavo ricordando all'Assemblea che, mentre qui si discetta di forme, nella sostanza, questo Governo e questa maggioranza, dopo aver gettato dalla finestra qualcosa come 12 miliardi di euro tra il provvedimento concernente la Libia e l'operazione Alitalia, hanno affamato gli enti locali, le regioni, i comuni e le province italiane, conseguentemente affamando i ceti più deboli.
Da ultimo, abbiamo avuto la perla della entrata in vigore del cosiddetto milleproroghe immediatamente prima degli eventi alluvionali e quindi ci ritroviamo con il solidarismo di questa maggioranza, con questo federalismo solidale che significa che coloro che hanno avuto danni, aziende chiuse, operai disoccupati, devono mettersi le mani in tasca per tirare fuori pochi spiccioli prima che questo Governo possa....

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Favia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, continuando nel ragionamento riguardante la partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione europea, un primo snellimento lo si può apprezzare già con la soppressione della lettera c) dell'articolo 1, comma 2, della legge n. 11 del 2005, relativa all'adempimento degli obblighi che conseguono all'emanazione di decisioni - quadro e di decisioni adottate nell'ambito della cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale. Operazione giustificata dal fatto che, con il Trattato di Lisbona, è stata soppressa la distinzione tra i tre pilastri: pilastro comunitario, pilastro della politica estera e di sicurezza comune, pilastro della cooperazione giudiziaria in materia penale e di polizia, i quali rientrano oggi complessivamente nell'ambito Pag. 104dell'Unione europea. Un secondo intervento apprezzabile in questo testo è quello previsto dall'articolo 2, comma 1, che riguarda l'istituzione di un rinnovato ed accresciuto Comitato interministeriale per gli affari comunitari europei.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Aniello Formisano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, se lei me lo permette, io mi riaggancerei ad un mio precedente intervento in cui parlavo delle modifiche apportate al Senato e fra queste il mancato coinvolgimento delle autonomie territoriali. Gli enti territoriali, nell'ambito di una delle tante audizioni su questo provvedimento, hanno espresso l'avviso che la previsione di un semplice parere sul documento di economia e finanza da parte della Conferenza per il coordinamento e la finanza pubblica non soddisfi il concorso previsto dalla legge di attuazione del federalismo fiscale. Ancora una volta tante belle parole sul decentramento, sul federalismo, poi, ai fatti, la negazione del riconoscimento delle autonomie locali. Per questo voglio sperare che se non riusciamo, con gli emendamenti, a modificare il senso del provvedimento, almeno con gli ordini del giorno si possa aiutare una correzione degli indirizzi intrapresi dal Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, una delle conseguenze che nessuno ha riportato in quest'Aula sulle vicende drammatiche del nostro bilancio, sono i tagli agli enti locali. Di conseguenza gli enti locali hanno fatto ricadere questi tagli su chi dava servizi agli stessi enti locali. Non dimentichiamo che abbiamo un ritardo di pagamento, e qui in quest'Aula già la settimana scorsa avevamo discusso su un provvedimento che l'Europa ci imponeva, che però entrerà in vigore fra due anni; ci sono imprenditori che hanno fatte forniture ospedaliere, istituti scolastici in giro per l'Italia che stanno aspettando i propri quattrini oramai da qualche anno. Ci sono pagamenti che dilazionano addirittura oltre l'anno e mezzo. Queste sono le condizioni in cui abbiamo ridotto le nostre imprese, queste sono le condizioni in cui abbiamo ridotto gli enti locali che non sono più in condizione...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cimadoro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini.
Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, il processo normativo nel quadro dell'Unione europea, visto che stiamo parlando di aspetti formali, vede naturalmente la problematica della polizia europea e della polizia giudiziaria. Mi auguro che questo tipo di procedimento e soprattutto i tempi lunghi, non creino delle modifiche con efficacia negativa che possono naturalmente essere sinonimo di quello che può non essere la scelta di qualità. Proprio per questo, per quanto riguarda la polizia giudiziaria e le polizie europee auspico che in questa attività ci sia naturalmente un rispetto di quelle che sono le tematiche e le peculiarità della polizia giudiziaria attraverso i percorsi italiani. Questo anche perché l'Italia in questo contesto ha meno uomini di altri...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Paladini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, adeguarsi agli obblighi comunitari significa, soprattutto, parlare un linguaggio europeo sui temi ambientali e sulla difesa del territorio. Su questo sollecito il Governo a parlare lo stesso linguaggio degli altri Paesi europei. La Germania, ad esempio, Pag. 105ha dichiarato di dismettere il nucleare e di rivolgersi alle fonti rinnovabili, per produrre energia, e così altri Paesi europei. Perché il Governo Berlusconi, invece, ritarda, a tutt'oggi, nel mettere mano alle fonti rinnovabili, alle energie rinnovabili, al solare e all'eolico? Perché non mettono mano a questa fonte di energia, anche per dare risposte in termini occupazionali?
Vi sono, infatti, 140.000 persone...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, non possiamo non essere d'accordo con quanto espresso dal deputato Barbato, circa le energie rinnovabili e non posso non continuare il discorso di prima, perché era legato ad evitare la «mannaia» che, probabilmente, perverrà dall'Unione europea. Infatti, non abbiamo recepito, in questa proposta di legge, la normativa per il rientro e per l'identificazione degli extracomunitari.
Non saranno, certo, le circolari del Ministro Maroni - mi dispiace che non sia in Aula - nelle quali sostiene che sia necessario operare il più possibile nel rispetto della direttiva europea a reperire la predetta normativa. In realtà, con queste circolari, molte procure hanno dato l'ordine di bloccare gli arresti ai clandestini, tranne in situazioni da giudicare di caso in caso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, è ovviamente importante che quest'Aula sia impegnata nella discussione di un provvedimento decisivo per il nostro Paese all'interno dell'Unione europea, perché si occupa delle sorti economiche del nostro Paese, che i dati ufficiali dicono molto indietro rispetto a Paesi dell'Unione europea che, invece, ricominciano a camminare e ad avere un prodotto interno lordo migliore rispetto al periodo precedente. Ma voi, ovviamente, più che istituire commissioni di studio che possano elaborare relazioni sullo stato dell'economia del Paese, non guardate quello che realmente sta accadendo, e mi riferisco, per esempio, agli operai dell'azienda Telcom di Ostuni, che hanno subito, ancora una volta, licenziamenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Napoli, Calearo, Garagnani, Traversa, Maria Rosaria Rossi, Tidei, Crosetto, Gozi, Perina, Minasso, Iannaccone, Cosentino, Milanese, Cesario, La Boccetta, Antonio Pepe, Abrignani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 558
Votanti 556
Astenuti 2
Maggioranza 279
Hanno votato
556).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 3921-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A - A.C. 3921-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, le dico subito che ho qualche preoccupazione rispetto alle modifiche a questo articolo. Esso differisce da uno a due anni il termine per l'esercizio della delega al Governo per la razionalizzazione delle procedure di spesa relative ai finanziamenti in conto capitale per la realizzazione di opere pubbliche. Mi chiedo quale sia la ratio di tale proroga, così Pag. 106come non mi è chiara l'ulteriore proroga della delega legislativa per il completamento della revisione del bilancio dello Stato che viene portata da due a tre anni. Sappiamo purtroppo che l'Italia è il Paese dei rinvii, delle proroghe, delle deleghe non esercitate nei tempi previsti e credo, dunque, che non sarebbe male modificare questi tempi allungati. Tuttavia, l'obiettivo che ci siamo dati è quello di chiudere con l'approvazione definitiva di questa legge, ecco perché nonostante tutto quello che ho detto sinora sull'articolo 7, esprimo un voto favorevole sullo stesso articolo 7.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, l'unica cosa che considero positiva in questo articolo 7 è l'introduzione in via sperimentale del bilancio di genere, per valutare il diverso impatto delle politiche pubbliche sulle donne e sugli uomini. È un'innovazione significativa che in alcune regioni, tra cui il Friuli Venezia Giulia, avevamo già avviato con il presidente Illy e che penso possa essere utile, ammesso che il Presidente del Consiglio intenda effettivamente promuovere una politica di tutela delle donne ben diversa da quella che lo vede coinvolto nel procedimento che oggi ha avuto il suo esordio a Milano. Confidiamo che questa maggioranza riesca a tradurre in buone pratiche una politica di emancipazione...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, come i precedenti, anche l'articolo 7 non fa altro che, in linea di continuità, costringere il Governo ad una norma che non credo assolutamente voglia trovare applicazione. Alcuni passaggi di questo articolo 7 credo siano significativi per dimostrare l'assoluta incapacità del Governo di programmare una modifica seria delle norme di bilancio; altro che passare ad un bilancio di cassa. Cito in particolare il fatto che il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato dovrà avviare entro il 2012 un'apposita sperimentazione. Si tratta di una norma vuota, che delega il Ministero ad emanare, dopo quattro anni o comunque entro quattro anni, un decreto di attuazione, che non si capisce cosa debba sperimentare. Considerato che all'interno di questa norma, tranne, come detto prima, l'istituzione di una nuova Commissione sulla quale vigileremo per verificare...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, voglio ultimare il ragionamento che stavo facendo per dire che nonostante numerosi appelli e nonostante la Conferenza delle regioni abbia chiesto al Governo di riflettere, la normativa contenuta nel «milleproroghe», chiaramente incostituzionale, non consente alle regioni colpite da drammi come l'alluvione - che ha provocato molti morti - di essere finanziate da questo Governo. Questo Governo continua con operazioni di finanza creativa che sono negative per le nostre casse e che speriamo che, con questa lettera n) dell'articolo 7, possano trovare uno stop dove si afferma che, nei contratti stipulati per operazioni di finanziamento che costituiscono quale debitore un'amministrazione pubblica è inserita un'apposita clausola che prevede...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, un ulteriore e non ultimo aspetto interessante previsto da questa riforma (con riferimento agli articoli 36, comma 1, e 38 del testo unico sugli enti locali) è la nuova definizione dei rapporti tra Parlamento, Governo, regioni e autonomie locali, con riguardo in particolar Pag. 107modo al controllo di sussidiarietà, anche tenendo conto della previsione contenuta nell'articolo 5 della cosiddetta legge La Loggia, che obbliga il Governo ad intervenire qualora ciò sia richiesto dalla Conferenza Stato-regioni a maggioranza assoluta delle regioni e delle province autonome.
Va ricordato che alle regioni, nella materia di propria competenza legislativa, spetta recepire le direttive, dare attuazione diretta alle sentenze della Corte di giustizia e l'adozione di misure di attuazione di regolamenti nonché di atti delegati dell'Unione europea al fine di dare una più compiuta attuazione all'articolo 117 della Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, credo che avrò un po' più di tempo nel momento in cui sarò chiamato ad illustrare l'ordine del giorno che ho presentato. Tuttavia, voglio ricordare a lei e all'Aula che nel marzo del 2010 la Commissione europea ha lanciato la proposta «Europa 2020». Si tratta di una strategia elaborata per rilanciare l'economia dell'Unione europea per il prossimo decennio. «Europa 2020» punta a promuovere una crescita intelligente, sostenibile e solidale, basata sul maggior coordinamento delle politiche nazionali. Ovviamente, si tratta di far sì che il Governo assuma esso stesso questa strategia e individui tre priorità: sostenere l'industria a bassa emissione di CO2, investire nello sviluppo di nuovi prodotti, promuovere l'economia...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Evangelisti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, intervengo per chiarire quanto di burocratico ci sia nelle nostre esternazioni legislative e per capire come riusciamo a creare difficoltà poi.
All'articolo 6 si stabilisce che: «Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, senza nuovi e maggiori oneri a carico della finanza pubblica, è istituita una commissione composta da due esperti in discipline economiche, da due rappresentanti del Ministero dell'economia e delle finanze e da due rappresentanti dell'ISTAT. Ai componenti della commissione non sono riconosciuti emolumenti». E ciò va bene. «La commissione valuta le informazioni già contenute nella Relazione generale sulla situazione economica del Paese, individuando le amministrazioni competenti ad elaborare le informazioni medesime e i documenti nei quali tali informazioni devono risultare disponibili anche in formato elettronico elaborabile. La commissione individua, altresì, i dati statistici già contenuti nella predetta...»

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cimadoro.
Avviso i colleghi che, essendo esauriti i tempi a titolo personale, la Presidenza, non volendo impedire di parlare, assegnerà, come precedentemente già fatto in altre occasioni, trenta secondi ai colleghi che vogliono intervenire a titolo personale.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, vorrei sapere se sono già stati ampliati i tempi della discussione, nel qual caso ne faccio richiesta formale, e questo dovrebbe poter aiutare anche eventualmente i colleghi che volessero continuare ad esprimersi a titolo personale.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, come lei ben sa, si tratta di due categorie diverse. Abbiamo attinto, e voi avete attinto, Pag. 108al bacino degli interventi a titolo personale; invece l'onorevole Cambursano, quando è intervenuto, ha attinto al bacino dei tempi contingentati per il gruppo dell'Italia dei Valori.
Il tempo complessivo degli interventi a titolo personale si è esaurito e, quindi, qualunque collega voglia intervenire a titolo personale - e lei sa quando si può intervenire a titolo personale - ha a disposizione trenta secondi e non più un minuto, perché non voglio porre limitazioni.
Invece, per quanto riguarda i tempi a sua disposizione, credo che manchi ancora un minuto e appena questo sarà esaurito avremo l'ampliamento di un terzo, che è già stato concesso al gruppo del Partito Democratico.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà per trenta secondi.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, in trenta secondi vorrei parlare appunto della politica di programmazione - una programmazione molto limitata, avendo solo trenta secondi - e soprattutto di quello che riguarda naturalmente la complessità di questo tema, la semplificazione del testo, l'adeguamento della contabilità alla normativa dell'Unione europea...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, i mercati economici e finanziari sono sensibili soprattutto ad un indicatore: quello della certezza delle regole.
Quando in un Paese vi è certezza delle regole si riescono ad attrarre capitali e investitori esteri. Purtroppo, in Italia abbiamo solo il 7 per cento di investitori esteri contro il 14 per cento della Francia e il 32 per cento della Gran Bretagna. Questo perché? Perché in questo Paese non vi è certezza delle regole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, è sempre più difficile riuscire a portare avanti il ragionamento che avevamo iniziato.
In Italia, in realtà, abbiamo questa situazione paradossale, perché essendo le norme italiane ancora in vigore, quelle europee non potranno essere applicate dai nostri tribunali. Ovviamente, mi riferisco al mancato recepimento della normativa sui rimpatri. Pertanto, i giudici dovranno applicare il diritto comunitario su questioni delicate come le espulsioni, per esempio, come gli arresti...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palagiano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà, per trenta secondi.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, cosa dire in trenta secondi? Oggi non vi rendete conto della realtà. Mentre i cittadini e i lavoratori italiani vengono licenziati dalle loro aziende e vi è una crisi gravissima voi vi occupate della prescrizione breve, cioè di salvare l'imputato Berlusconi dai suoi processi. È questo il disegno che oggi abbiamo nel nostro Paese.
Oggi siamo impegnati qui a fare ostruzionismo per riportare quest'Aula...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zazzera.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Castagnetti... Ministro Romani... onorevole Bonaiuti, ben arrivato... onorevoli Rosato, La Russa, Buonfiglio, Ruben... hanno votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 109
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 546
Votanti 543
Astenuti 3
Maggioranza 272
Hanno votato
543).

Prendo atto che i deputati Pini e Vico hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3921-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3921-B).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, se non sbaglio ho cinque minuti a disposizione per illustrare il mio ordine del giorno. Questi non vanno nel computo dei tempi a noi riservati?

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, credo che il gruppo, dato che è stato disposto l'ampliamento, abbia a disposizione un tempo che vi farò immediatamente sapere, in modo che vi possiate organizzare. Questo mi sembra corretto per consentire di organizzarvi. Ovviamente, questi interventi vanno ad incidere sul computo dei tempi a voi riservati.
Ora le indico il tempo che lei ha a disposizione, in modo che vi possiate organizzare sui tempi necessari per l'illustrazione degli ordini del giorno o per dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno stessi.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, non vorrei che poi lei mi computasse...

PRESIDENTE. Intanto lei o un suo collega può iniziare l'illustrazione degli ordini del giorno.

CARLO MONAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, desidero un chiarimento sull'ordine dei lavori. L'articolo 8 non è stato modificato e, quindi, non viene posto in votazione?

PRESIDENTE. Non è stato modificato, onorevole Monai.
Il gruppo Italia dei Valori ha esaurito i tempi e i suoi componenti hanno diritto a sette minuti, da poter utilizzare in tutte le fasi che da ora in poi si susseguiranno.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, le chiedo se vi siano poi i dieci minuti a disposizione dell'onorevole Cambursano per la dichiarazione di voto finale.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, lei sa che la Presidenza non modifica i tempi.
Onorevole Evangelisti, lei ha, altresì, facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3921-B/17.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, l'ordine del giorno a mia firma tiene conto e riassume il senso dei miei interventi precedenti e del mio contributo. Con questo, facendo riferimento alle modifiche intervenute al Senato, propongo di impegnare il Governo a valutare l'opportunità di mantenere, durante il periodo di sperimentazione del bilancio redatto in termini di sola cassa, l'attuale modalità di redazione del bilancio al fine di poter ritornare al vecchio sistema nel caso in cui la sperimentazione dovesse dare un esito non positivo. Pag. 110
Quindi, immagino che il Governo potrà senz'altro esprimere un parere favorevole su questo nostro ordine del giorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Monai ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3921-B/14.

CARLO MONAI. Signor Presidente, con l'ordine del giorno a mia firma, sottoscritto anche dal collega Messina, chiediamo che il Governo valuti l'opportunità di estendere la sperimentazione anche al profilo dei raccordi tra conto di bilancio di sola cassa e conto di patrimonio.
Penso che sia opportuno esaminare questo aspetto e inserirlo nella sperimentazione di questa legge anche se il Governo mi consenta di sottolineare la dicotomia - e quasi la contraddizione in termini - di una legge che, all'articolo 8, prevede la propria entrata in vigore addirittura il giorno successivo alla sua pubblicazione, come se fosse una legge di estrema urgenza, quando poi tutto l'articolato non fa altro che demandare deleghe al Governo, con conseguenti anni e anni di vacatio legis. Ciò, in qualche modo, confligge con la previsione di questa deroga ai termini ordinari di entrata in vigore delle leggi, che sappiamo essere di 15 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Evidentemente la maggioranza ha voluto mantenere in questo provvedimento una sorta di lapsus calami, presa com'è dell'emergenza processuale di vedere varati provvedimenti, che invece sono quelli soliti che sostanzialmente interessano i procedimenti penali del Premier.
Anche a tal proposito, l'invito che rivolgo è quello di modulare in maniera più appropriata i provvedimenti di legge anche nelle formulazioni legate alla loro entrata in vigore perché diversamente si dimostra, una volta di più, che i vostri interessi non sono quelli di uniformare la nostra legislazione contabile ai dettami dell'Unione europea né attengono alla situazione generale economica dell'Italia. Le relazioni pubblicate dal Ministero dell'economia e delle finanze danno conto di quanto sia diversa la realtà dalla descrizione del Paese di Bengodi, che Berlusconi è solito dare dell'Italia, con le sue ville ad Antigua piuttosto che a Lampedusa. Invece, si tratta di una realtà ben più drammatica che taglia i bilanci familiari e mette in ginocchio le imprese, senza che Governo e Parlamento se ne occupino.
È emergenziale questo diverso profilo che noi vorremmo fosse dato dalla maggioranza e dal Governo di fronte ai problemi veri del Paese, accantonando magari quelle leggi che interessano solo alcuni o solo il Presidente Consiglio.
Quindi, l'invito che rivolgo è di recepire questo ordine del giorno, ma anche e soprattutto di cambiare tratto politico a questo andazzo che non è assolutamente proficuo per l'interesse dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Favia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3921-B/19.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, ad utilità dei miei colleghi, quant'è il tempo residuo?

PRESIDENTE. Onorevole Favia, restano tre minuti in tutto. Se siete in tre ad illustrare, un minuto ciascuno.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, allora mi conceda un minuto.
La legge n. 196 del 2009 ha riformato l'istituto della clausola di salvaguardia, volto a garantire l'integrale copertura finanziaria degli oneri connessi all'attuazione dei diritti soggettivi.
Poiché questa normativa ha avuto finora una limitata applicazione per cui non è possibile valutare pienamente l'idoneità di queste disposizioni per consentire un bilanciamento tra l'esigenza di tutela della finanza pubblica e quella di garanzia del contenuto dei diritti soggettivi, chiediamo di monitorare l'attuazione di questa norma per verificare, entro la prossima sessione di bilancio, l'opportunità di adottare nuove iniziative volte a prevedere che le misure correttive abbiano natura transitoria Pag. 111e si applichino solo fino all'adozione delle conseguenti iniziative legislative.
Crediamo che sia un'indicazione di buon senso che il Governo possa accettare positivamente.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3921-B/21.

FRANCESCO BARBATO. Signor deputato Presidente, con questo ordine del giorno sosteniamo che la nuova riforma del bilancio, per larga parte non ancora completamente attuata, necessiti di queste modifiche per essere più in linea con gli orientamenti europei. Si tratta, infatti, di cogliere queste opportunità per mettere i conti pubblici in regola, secondo regole condivise da tutte le parti politiche, ma anche e soprattutto secondo principi che siano comprensibili e condivisi dai cittadini, perché occorre coinvolgere le parti sociali, i cittadini, i sindacati; insomma, non più decisioni che vengono calate dall'alto anche in modo autoritario, ma che comportino e determinino decisioni partecipate e condivise, altrimenti i cittadini sono alle porte e verranno a prendere...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, sta sottraendo tempo al suo collega, per me può andare avanti...

FRANCESCO BARBATO. ...perché, signor Presidente, lo dico al Governo, o si cambia musica oppure fra non molto la piazza che sta per scoppiare e che noi porteremo qui nel Palazzo, perché le ragioni dei cittadini (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. L'onorevole Zazzera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3921-B/16, per trenta secondi.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, questo ordine del giorno - che avremmo dovuto condividere - prevede di reintrodurre l'articolo 2, comma 2, che è stato bocciato e «cassato» al Senato e che vedeva il coinvolgimento degli enti territoriali sul parere al documento economico e finanziario. Questo dimostra come il federalismo lo fate nelle chiacchiere ma poi quando bisogna andare concretamente al coinvolgimento del territorio bocciate e cassate le parti buone del provvedimento.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta tutti gli ordini del giorno presentati, salvo l'ordine del giorno Marinello n. 9/3921-B/12, che accetta purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare la possibilità di escludere le amministrazioni che non rappresentino un centro di costo dalla ricognizione annuale a cura dell'ISTAT, che viene effettuata ai sensi dell'articolo 1 della legge 31 dicembre 2009, n. 196».

PRESIDENTE. Se ho ben capito, il Governo propone una riformulazione solo con riferimento all'ordine del giorno Marinello n. 9/3921-B/12, mentre accetta tutti gli altri ordini del giorno così come sono stati presentati.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, come ho già avuto modo di dire questa mattina, figuriamoci se non sarò contento di sentire dire dal rappresentante del Governo che gli ordini del giorno presentati dall'opposizione sono stati accolti favorevolmente. Viva Dio, quanta ricchezza! Però, come faccio a non denunciare il rischio che ci si uno svilimento dello strumento stesso dell'ordine del giorno, che vuol essere un contributo di indirizzo, di stimolo al Governo, a conclusione Pag. 112di un processo legislativo importante e impegnativo come quello cui ci siamo appena apprestati.
Non vorrei che adesso si introducesse una nuova prassi, quella in base alla quale un ordine del giorno non si rifiuta a nessuno, quindi vanno tutti bene, «todos caballeros»; così abbiamo, come nella giornata di ieri, l'accettazione di ordini del giorno che impegnano il Governo per centinaia di migliaia di euro, quando sappiamo benissimo che le condizioni della finanza pubblica non permettono davvero di poter far fronte a tutto.
Ora nel caso specifico - e concludo - per quanto riguarda l'ordine del giorno in questione, chiedo che venga votato, perché non c'è alcuna spesa, nessun onere a carico...

PRESIDENTE. Qual è l'ordine del giorno cui si riferisce?

FABIO EVANGELISTI. Mi riferisco al mio ordine del giorno, quello che ho presentato, a firma Evangelisti e Palagiano.

PRESIDENTE. È l'ordine del giorno n. 9/3921-B/17.

FABIO EVANGELISTI. Impegniamo soltanto a valutare l'opportunità di mantenere nella sperimentazione...

PRESIDENTE. D'accordo.

FABIO EVANGELISTI. Preferisco insistere per le votazione.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, lei conosce la sensibilità della Presidenza affinché gli ordini del giorno non siano solo un atto formale e in questo senso ci sarà ancora l'impegno da parte della Presidenza nei confronti del Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Di Stanislao n. 9/3921-B/1, Cambursano n. 9/3921-B/2, De Micheli n. 9/3921-B/3, Angeli n. 9/3921-B/4, Baretta n. 9/3921-B/5, Giancarlo Giorgetti n. 9/3921-B/6, Gioacchino Alfano n. 9/3921-B/7, Marchi n. 9/3921-B/8, Sereni n. 9/3921-B/9, Vannucci n. 9/3921-B/10, Calvisi n. 9/3921-B/11, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marinello n. 9/3921-B/12, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Rota n. 9/3921-B/13, Monai n. 9/3921-B/14, Aniello Formisano n. 9/3921-B/15 e Zazzera n. 9/3921-B/16, accettati dal Governo.
Ricordo che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/3921-B/17, accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/3921-B/17, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Barani, Goisis, Sardelli, Pisicchio, Ministro Vito...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 521
Votanti 509
Astenuti 12
Maggioranza 255
Hanno votato
412
Hanno votato
no 97).

Prendo atto che i deputati Cristaldi, Siragusa, De Pasquale e D'Antoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cimadoro n. 9/3921-B/18, accettato dal Governo.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

Pag. 113

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei capire se la possibilità di intervenire a titolo personale in dissenso dal gruppo e di votare di conseguenza, che riguarda i deputati, è una prerogativa che è diventata in questo momento anche del Governo, atteso che il Governo ha dato un parere favorevole su questo ordine del giorno e nei banchi del Governo la compagine si è spaccata, una parte ha votato a favore ed una parte ha votato contro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Favia n. 9/3921-B/19, accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Favia n. 9/3921-B/19, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ministro Vito, prima non è riuscito a votare? Mi scusi. Onorevoli Ghizzoni, Letta e Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 545
Votanti 525
Astenuti 20
Maggioranza 263
Hanno votato
409
Hanno votato
no 116).

Prendo atto che i deputati Coscia, Boccia e D'Antoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Porcino n. 9/3921-B/20, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Barbato n. 9/3921-B/21, accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Barbato n. 9/3921-B/21, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevoli Repetti, Melandri, Rainieri...
(Segue la votazione).

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 544
Votanti 515
Astenuti 29
Maggioranza 258
Hanno votato
260
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che i deputati Schirru e D'Antoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Messina n. 9/3921-B/22, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3921-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, le dico subito che l'Italia dei Valori vota a favore di questo provvedimento, cioè quello di modifica alla legge n. 196 del 2009, la nuova legge di contabilità coordinata con le regole dell'Unione europea. Pag. 114
Ma come dicevo già in precedenza, le leggi non basta scriverle e approvarle, devono essere applicate. La legge n. 196 del 2009, nella sua prima prova di banco, non è stata applicata in occasione della legge di stabilità per il 2011 dell'autunno del 2010. Occorre rispettare le leggi e farle rispettare, ed è soprattutto sul farle rispettare che in questo momento non posso non ricordare una notizia apparsa sui giornali di ieri e dell'altro ieri a caratteri cubitali, e cioè la grande evasione fiscale che ha colpito il nostro Paese.
Ma non poteva che essere così: con condoni e scudi fiscali si abituano i cittadini italiani ad evadere e poi ci si lamenta che l'evasione fiscale raggiunge il 38 per cento complessivamente come Paese e, addirittura, il 66 per cento in alcune regioni del sud. L'Europa e questa proposta di legge ci indicano la strada maestra per stare con onore in Europa, aumentando il dialogo tra Governo e Parlamento in materia di governance economica. L'Italia avrebbe bisogno di maggior dialogo; certo non sulle leggi ad personam che seguiranno, ma sul Patto di stabilità e crescita.
Come non ricordare che il nostro debito pubblico è il più alto d'Europa, almeno dei Paesi della moneta unica, e che ha superato nei giorni scorsi 1.800 miliardi di euro, raggiungendo e superando il 119 per cento sul prodotto interno lordo. Nel 2009 l'Italia ha dedicato 88 miliardi a servizio del debito, ma questa cifra è destinata ad aumentare nei prossimi anni, per raggiungere già i 100 miliardi nel prossimo esercizio 2012.
Un punto di rialzo dei tassi di interesse si tradurrà in 18 miliardi di servizio del debito in più ogni anno. In compenso, però, abbiamo avuto, nell'esercizio appena chiuso del 2010, un avanzo primario che potrebbe essere per davvero l'unico strumento che fa abbassare il debito pubblico addirittura in negativo. In un tale contesto, la salita dei tassi di interesse sul debito porterà l'Italia ad indebitarsi non soltanto per rimborsare il debito stesso, ma anche per far pagare gli interessi sugli interessi.
La trappola in cui si troverà il nostro Paese sarà come la corda al collo dell'impiccato; una corda che noi vorremmo rimuovere. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vi chiederete perché sono partito da qui. La risposta sta nel fatto che l'obiettivo di questa nuova versione della legge di contabilità è quello di mettere in coerenza la programmazione finanziaria dell'Italia con quella dell'Unione europea.
Essa è conseguente alle nuove regole comunitarie in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri. Per l'Italia è un passo avanti per fare entrare pienamente questo Parlamento nell'Europa del dopo Lisbona. Il nuovo semestre europeo e il nuovo sistema di governance pongono in capo agli Stati membri non soltanto l'obbligo di rispettare i vincoli di finanza pubblica previsti dal Patto di stabilità e crescita, ma anche di perseguire con risorse finanziarie adeguate gli obiettivi di crescita, di competitività e di occupazione. Vi è un adattamento anche alla strategia europea 20-20, cioè il Programma nazionale di riforma che tanto sta a cuore all'Europa e poco a questo nostro Paese. La spinta europea, almeno su questo fronte, ci deve far migliorare nei nostri rapporti e nei nostri impegni con l'Europa.
Con questa proposta di legge, infatti, diamo più respiro alla programmazione a medio termine. Nel corrente mese di aprile verrà presentato il nuovo documento di economia e di finanza; è un passo obbligato, un passo importante. La programmazione a medio termine sarà meno schiacciata, quindi, sulla decisione di bilancio che di solito viene presa nei mesi autunnali. Verrà coniugata meglio la politica di coordinamento macroeconomica europea incardinata nel Patto di stabilità e crescita, ma anche la politica delle riforme e la politica di finanza pubblica.
Le modifiche alla legge n. 196 del 2009 sono determinate da un fatto positivo, ossia la consapevolezza maturata in sede europea che è necessario fare un salto di qualità nell'integrazione delle politiche economiche, fiscali e di bilancio europee e Pag. 115che non è sufficiente la moneta unica affinché l'Europa sia in grado di competere da protagonista nell'economia globalizzata.
La nuova governance economica europea è un processo importante da condividere che comporta, però, un'assunzione più forte della necessità di affrontare quei problemi già presenti in passato, ma che ora urge affrontare in modo più deciso. Tra questi, come dicevo prima, quello relativo al debito pubblico, al suo contenimento, alla riduzione del suo rapporto con il PIL, al contenimento della spesa pubblica, agendo sia sul numeratore, sia sul denominatore, ossia sul prodotto interno lordo e sulla crescita.
Vi è un problema di politica economica, industriale e fiscale che non abbiamo ancora affrontato e di contenimento della spesa che deve aggredire le spese di funzionamento della pubblica amministrazione non già, invece, quelle della crescita come è avvenuto con i vostri provvedimenti da quando siete al Governo di questo Paese, con tagli alla conoscenza, alla ricerca, alla formazione e all'innovazione. Avete agito attraverso tagli lineari e non già, invece, con la spending review, cioè con il bisturi andando ad incidere là dove ci sono sprechi.
Ho già parlato delle preoccupazioni che ho nell'avere constatato che le modifiche apportate all'articolo 7 dal Senato della Repubblica nel dilatare i tempi fanno sì che l'Italia sia quel Paese che non diventa credibile proprio perché passa da un rinvio all'altro, da una proroga all'altra e le deleghe al Governo prorogate non vengono esercitate nei tempi previsti.
Allora, ecco perché mi sono permesso - mi avvio alla conclusione, signor Presidente - di depositare proprio nei giorni scorsi una proposta di legge di riforma della Costituzione, più precisamente dell'articolo 81 della Costituzione. L'ho fatto per seguire le indicazioni forti che provengono dall'Unione europea. La Germania ha già provveduto, addirittura nel 2009, a costituzionalizzare il bilancio dello Stato entro parametri precisi, che rispettano e vanno oltre quelli stabiliti dall'Unione europea stessa. La Francia lo sta facendo in questi giorni.
Il Ministro dell'economia e delle finanze, in una recente audizione, ha detto che è probabile che anche il nostro Paese debba arrivare a questo strumento che vincoli ancora di più il Parlamento, ma soprattutto il Governo, a rispettare i parametri previsti dall'Unione europea e dalla nostra Costituzione. Ne approfitto per ricordare che questi prevedono - sto per concludere - che l'equilibrio annuale di bilancio debba essere raggiunto senza il ricorso al debito e che le entrate derivanti dal debito, ossia l'assunzione di debiti con l'estero e con i nostri concittadini, debbano essere destinate esclusivamente a spese di investimento.
Se riusciremo a tradurre questo in una modifica della Costituzione nella direzione voluta dall'Unione europea e, soprattutto, ad applicarla entreremo con onore, finalmente, nell'Unione stessa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Buonfiglio, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente (Commenti del deputato Stefani)...

PRESIDENTE. Onorevole Ciccanti, cos'è che la fa ridere?

AMEDEO CICCANTI. Mi scusi, signor Presidente, è stato il collega Stefani.

PRESIDENTE. Il collega Stefani dovrebbe essere preoccupato per altre cose. Prego, onorevole Ciccanti.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, approviamo oggi la modifica alla legge n. 196 che avevamo già deliberato nel 2009 per adeguarla al nuovo sistema di controllo contabile che è stato definito a livello europeo con sei regolamenti. Questi Pag. 116disciplinano in modo puntuale un calendario di adempimenti che si fonda, rispetto al passato, sul presupposto di esercitare un controllo ex ante rispetto agli obiettivi di finanza pubblica che vengono definiti in sede Ecofin, ossia in sede di definizione anche degli obiettivi di finanza pubblica di ciascun Paese membro.
Quindi, si tratta sostanzialmente di una riformulazione di carattere tecnico. Dal Senato, però, vi è stato anche un ripensamento rispetto alla stesura originaria del provvedimento, come per esempio all'articolo 5 di riformulazione della delega sulla contabilità di cassa che, con questo tipo di modifica di carattere tecnico, ha ben poco da condividere. In qualche modo, infatti, si riproduce un'opzione, che era già stata valutata e scartata in sede di discussione dell'originario provvedimento.
Il Senato, nell'approvazione del 23 marzo scorso, quando sono state apportate le modifiche oggi al nostro esame, ha modificato il progetto di legge per quanto riguarda i collegati alla legge di stabilità, che ha stabilito doversi presentare a gennaio. I collegati, che erano stati nella precedente legge di contabilità pubblica collocati all'interno della sessione di bilancio, che andava da ottobre a dicembre, vengono spostati in avanti e cioè a gennaio. Con la legge di stabilità, che ha sostituito la legge finanziaria, vanno ad attuarsi anche quei provvedimenti che sono previsti nel Piano nazionale delle riforme, che viene proposto al Parlamento già nel mese di aprile, cioè nel primo semestre dell'anno. È chiaro che questo Piano nazionale delle riforme va poi al vaglio dell'Unione europea, viene valutato in sede Ecofin e di esso va valutata la congruità rispetto agli obiettivi, qui riconosciuti, dell'Europa 2020, ossia quel programma di crescita previsto dalla strategia di Lisbona. Gli obiettivi per portare avanti questo piano vengono in certo modo cadenzati annualmente, in rapporto al controllo rigoroso dei bilanci nazionali, rispetto agli obiettivi del patto di stabilità e di crescita.
Ebbene, ogni step annuale in qualche modo ha un controllo di progressività e un controllo di valore sul raggiungimento degli obiettivi che l'Unione europea si pone - ripeto - annualmente. Poi, ogni Stato, nel secondo semestre, passa nella fase attuativa di questi obiettivi, nei quali rientrano appunto tutte le previsioni del Piano nazionale delle riforme, ossia di quelle riforme che vengono individuate nel primo semestre e che bisogna poi attuare nei vari settori che concorrono allo sviluppo economico, ovvero in quei settori che determinano una modifica dei parametri per il maggiore controllo della spesa pubblica, qualora si vada fuori dal controllo rispetto agli obiettivi di finanza pubblica che sono stati definiti. Questo Piano nazionale delle riforme si traduce in provvedimenti amministrativi, assimilabili ai vecchi collegati.
Ecco perché poi si trasferiscono nell'anno successivo, subito dopo aver approvato la legge di stabilità che deve essere approvata entro il 31 dicembre e i medesimi allegati vengono a tradursi in provvedimenti di carattere strutturale.
Noi avevamo collocato già allora questo Piano nazionale delle riforme nella relazione programmatica che si fa nel primo trimestre e quindi sostanzialmente all'inizio dell'anno ma alla fine del primo semestre, quando noi dell'Unione di Centro, già in sede di discussione della prima stesura, ritenevamo che proprio per l'assimilazione ai vecchi collegati dovessero essere posti in discussione o alla fine dell'anno o agli inizi del semestre successivo. Oggi, il Senato, in qualche modo ci dà ragione, avendo ricollocato gli allegati nella parte iniziale dell'anno ovvero nel mese di gennaio ma sostanzialmente, come veniva già fatto nella precedente legge di contabilità pubblica, vengono discussi subito dopo la legge di stabilità.
Un'altra modifica che è stata introdotta al Senato riguarda il fatto che lo schema di Documento di economia e di finanza viene prioritariamente inviato alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza. Al riguardo abbiamo espresso qualche perplessità, perché non sono definiti i termini entro i quale devono essere restituiti gli atti al Parlamento e si rischia in qualche modo che esso Pag. 117possa essere compromesso nella sua attività. Però non abbiamo voluto, neanche in questo caso, insistere con emendamenti che potessero determinare una quarta lettura del provvedimento, stante la necessità di discutere, perché è già pronto - così ci viene detto dalle agenzie - il Documento di economia e di finanza pubblica.
Un'altra modifica che è stata introdotta è la soppressione della disposizione che prevedeva, nell'ambito della procedura di approvazione del Documento di economia e di finanza, la presentazione del Governo alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica delle linee guida per la ripartizione degli obiettivi programmatici tra i diversi livelli territoriali. Non abbiamo condiviso questa soppressione. Noi dell'Unione di Centro siamo molto critici al riguardo, non la riteniamo una grande innovazione, riteniamo infatti che l'individuazione della ripartizione degli obiettivi di finanza pubblica tra i diversi livelli territoriali, cioè regioni, enti locali e Stato, rendano più tracciabile, più trasparente il concorso dei comparti di spesa pubblica per il rispetto del Patto di stabilità e crescita. Avremmo dovuto definire più puntualmente il concorso dei grandi comparti di spesa - che sono quelli delle autonomie territoriali, della previdenza e dello Stato centrale - ognuno per suo conto, in modo evidente, agli obiettivi di finanza pubblica stabiliti in sede europea...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

AMEDEO CICCANTI. ...e definirne in qualche modo le grandezze. In questo modo le linee guida avrebbero aiutato anche all'interno di un complesso di relazioni che ci sono tra i diversi comparti di spesa pubblica stabiliti dalla legge n. 42 del 2009 concernente il federalismo fiscale e avremmo potuto capire meglio qual era il concorso...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

AMEDEO CICCANTI. ...di questi grandi comparti di spesa, anche perché, molte volte, ci siamo trovati di fronte ad una conflittualità tra Stato e regioni, lo abbiamo visto nel decreto...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, concludo dichiarando il voto favorevole, con le riserve che sono state espresse per evitare una successiva lettura che non riteniamo politicamente utile e necessaria (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buonfiglio. Ne ha facoltà. L'onorevole Ciccanti è molto bravo nell'oratoria e quindi riesce a consumare tutto il tempo a sua disposizione.

ANTONIO BUONFIGLIO. Signor Presidente, il disegno di legge prevede importanti modifiche alla legge di contabilità e finanza pubblica, a seguito delle nuove regole di governance adottate dall'Unione europea. Siamo consapevoli che il provvedimento si è reso necessario per consentire all'Italia di armonizzare e allineare il proprio sistema nazionale delle decisioni di bilancio alle nuove regole adottate dall'Unione europea nell'ambito del cosiddetto semestre europeo avviato a partire dal gennaio 2011. E, per questo motivo, crediamo che il Parlamento debba procedere alla sua approvazione, anche perché l'Europa attende, entro il 30 aprile prossimo, il Programma di stabilità e il Programma nazionale di riforma.
Tale impegno è esplicitamente riportato all'articolo 1 del disegno di legge che modifica l'articolo 9 della legge n. 196 del 2009, dove sono, peraltro, indicate le procedure di informazione e coinvolgimento del Parlamento. Ed è proprio, però, sulle modalità di partecipazione e coinvolgimento del Parlamento che crediamo debba essere fatta un'ulteriore riflessione, anche perché il semestre europeo non si concluderà con la presentazione del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma, ma proseguirà, nella seconda Pag. 118metà dell'anno, quando si tratterà di approvare la legge di bilancio, tenendo conto anche delle raccomandazioni che farà la Commissione europea.
In base al nuovo ciclo di procedure indicato nel disegno di legge e in linea con il nuovo calendario europeo, il Governo dovrà, dunque, presentare, entro il 10 aprile, il Documento di economia e finanza. Nella nuova versione indicata nel disegno di legge, il Documento di economia e finanza assume una veste completamente nuova che va ben oltre lo schema passato del DPEF o della Decisione della finanza pubblica. Esso, infatti, comprenderà apposite sezioni ed allegati che prevedono, tra l'altro, il Programma di stabilità e il Programma nazionale di riforma, oltre ad una serie di allegati di altrettanto rilievo che riguardano le aree sottoutilizzate e il Programma di interventi infrastrutturali di cui alla legge n. 443 del 2001. In sostanza, in allegato si deciderà il nuovo piano delle infrastrutture e l'utilizzo delle risorse del FAS.
Cito i punti più importanti e salienti. La prima sezione del Documento di programmazione economica e finanziaria reca il Programma di stabilità che contiene tutti gli elementi e le informazioni richieste dai regolamenti dell'Unione europea e dal Codice di condotta sull'attuazione del Patto di stabilità e di crescita, con specifico riferimento agli obiettivi da conseguire per accelerare la riduzione del debito pubblico. In tale contesto, il Governo dovrà indicare, tra l'altro, l'articolazione della manovra necessaria per il conseguimento degli obiettivi programmatici, almeno per un triennio, nonché un'indicazione di massima delle misure attraverso le quali si prevede di raggiungere i predetti obiettivi.
La terza sezione, invece, reca lo schema di Programma nazionale di riforma che contiene gli elementi e le informazioni previsti dai regolamenti dell'Unione europea e che rappresenterà, dunque, la vera agenda politica per le riforme del Paese. Infatti, la lettera c) del testo, relativa alla terza sezione del Documento di economia e finanza, prevede le priorità del Paese e le principali riforme da attuare, i tempi previsti per la loro attuazione e la compatibilità con gli obiettivi programmatici indicati nella prima sezione del DEF.
Si tratta, dunque, di un vero e proprio programma di politica economica e di riforme per il Paese nel prossimo triennio, che inserisce l'agenda di politica nazionale in un contesto più ampio, quello europeo, e più stringente, quello dei conti pubblici. È, pertanto, del tutto evidente che la discussione parlamentare sui documenti di così ampia portata non potrà essere ridotta ai minimi termini, visto l'impegno del Governo a presentare, entro il prossimo 30 aprile, la documentazione alla Commissione europea.
Pertanto, pur ribadendo il voto favorevole del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia sul disegno di legge chiediamo al Governo un impegno concreto per un'adeguata consultazione e discussione in Parlamento su questi provvedimenti che riguardano il futuro economico e quelle riforme del Paese, anche per il prosieguo in via preventiva.
Ricordo che il gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia, insieme agli altri gruppi dell'opposizione, nella Conferenza dei presidenti di gruppo, aveva chiesto al Ministro Tremonti di intervenire in Aula, di ascoltare i suggerimenti del Parlamento e di illustrare quella che è una vera e propria finanziaria per il prossimo triennio. Ciò anche in considerazione dell'importanza del nuovo processo di programmazione economica e dei tempi ristretti per l'esame della documentazione che, appena sarà approvato il presente disegno di legge, dovrà essere trasmessa, comunque, entro il prossimo 30 aprile.
Auspichiamo, dunque, un ampio coinvolgimento del Parlamento su tutte le procedure previste nel semestre europeo che culmineranno, nel 2011, con l'approvazione della legge di bilancio. Auspichiamo, soprattutto, che, sotto la spinta europea, il Governo possa presentare un piano di riforme per lo sviluppo e la ripresa della crescita economica del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

Pag. 119

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, la proposta di modifica della legge di contabilità e finanza pubblica ha una doppia valenza: una tecnica ed una squisitamente politica. La parte tecnica mira a disporre dei tempi e delle modalità di programmazione del bilancio nazionale e semestre europeo, che prevede un ciclo di programmazione comune agli Stati dell'Unione finalizzato a rafforzare il coordinamento delle politiche economiche degli Stati e la loro connessione con gli indirizzi comunitari.
La parte politica è appunto il certificare nei bilanci nazionali le nuove politiche di condivisione e programmazione economica europea che la crisi ci impone, crisi che si combatte tramite molti fattori: la difesa della moneta e dei confini, la maggiore influenza della Banca centrale europea, il fondo di stabilizzazione, il contenimento del debito e appunto il semestre europeo, che si concretizza nel nostro bilancio mediante la modifica legislativa oggetto oggi di votazione.
È importante uniformare le previsioni economiche affinché non vi siano più 27 filoni a sé stanti e soprattutto, grazie all'azione del nostro Governo, che vengano considerati tutti i debiti, sia quelli pubblici sia quelli della finanza privata. Infatti la maggior sofferenza è stata subita da chi aveva in seno una grande bolla finanziaria, non un grande debito pubblico. Per questo motivo la revisione della legge n. 196 del 2009 costituisce senza dubbio un'occasione per un consolidamento delle regole e delle procedure di bilancio nazionali, alla luce dei cambiamenti che si prospettano per la governance economica dell'Unione europea.
In particolare la proposta prevede l'adozione di una pianificazione a più anni di finanza pubblica, con l'indicazione degli obiettivi programmatici di medio periodo e la programmazione di documenti di rilancio atti a creare un completo quadro e sistema di finanza pubblica. Non a caso, proseguendo sulle linee tracciate dalla legge di contabilità e finanza pubblica, è fondamentale fare successivi progressi in merito al controllo della spesa, in quanto questa raffigura un elemento basilare per la politica di bilancio italiana nei prossimi anni, cruciale per ridurre l'indebitamento netto e il debito, senza aumentare la pressione fiscale. L'Europa in questo senso rafforza quanto noi abbiamo sempre creduto, cioè il fatto che, checché se ne dica, il Governo ha visto giusto quando sosteneva la necessità di monitorare le spese pubbliche e, nonostante la grave crisi economica, iniziare il processo di riforma dell'albero storto della finanza derivata.
Vi è inoltre una devoluzione di potere verso l'alto, tesa a creare una politica economica di area vasta, continentale, quindi positiva, per non creare maggiore confusione previsionale nelle politiche economiche e di bilancio, che però deve per forza essere controbilanciata pesantemente attraverso il federalismo fiscale che avvicina la spesa al territorio, calmierandola.
Quindi la Lega Nord voterà a favore del provvedimento in esame, perché convinta che solo monitorando la spesa mediante una seria e ferrea programmazione, calmierandola senza ledere i servizi grazie al federalismo fiscale appunto, si possa aggredire pesantemente il grande debito pubblico che abbiamo ereditato e che è uno dei grandi motivi che frenano la crescita e l'occupazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sereni. Ne ha facoltà.

MARINA SERENI. Signor Presidente, prima di esprimere nel merito le ragioni del voto favorevole del gruppo del Partito Democratico mi si consenta di fare un'osservazione sull'iter del provvedimento in esame. Siamo alla terza lettura e solo il buonsenso dell'opposizione e lo spirito di responsabilità dei gruppi ed in particolar modo del relatore, onorevole Baretta, ci permettono di evitare la quarta lettura. Pag. 120Questo forse sarà l'unico adempimento dell'Unione europea a cui questa maggioranza e questo Governo riusciranno a far fronte, grazie ad un atto di responsabilità dell'opposizione.
Questo iter mi porta a rivolgere al Governo ed alla maggioranza una domanda: voi avete scomodato a proposito della giustizia parole importanti come riforme epocali. Si sta procedendo nel frattempo a ritmi molto accelerati, che a noi sembrano per alcuni versi forieri di rischi, di approssimazione e di confusione, nell'attuazione alla legge delega sul federalismo fiscale. Ci domandiamo e vi domandiamo: perché non si è voluto procedere con una riforma davvero sì questa epocale?
Mi riferisco alla modifica costituzionale che porterebbe al superamento del bicameralismo paritario o perfetto, alla creazione di un Senato delle regioni e delle autonomie, ad una riforma, cioè, che avrebbe solo vantaggi e grandi consensi nell'opinione pubblica di centrodestra e di centrosinistra. Avremmo una politica più efficiente e più veloce, avremmo minori costi della politica, con una riduzione sensibile del numero dei parlamentari, e avremmo finalmente un luogo istituzionalmente proprio per attuare una riforma in senso federalista. Le stesse nuove regole che stiamo discutendo per quanto riguarda la contabilità pubblica pretendono un luogo in cui il Parlamento nazionale possa incontrare le autonomie, e quel luogo è il Senato delle regioni e delle autonomie. Invece, non è stato così.
A oltre metà di questa legislatura, quella riforma - quella sì epocale e condivisa -, che avrebbe unito il Parlamento con il popolo, non è all'ordine del giorno e temiamo che non ci andrà. Le uniche riforme che vi interessano sono di altro segno e hanno il dispregio della maggioranza o almeno di una buona parte dei nostri cittadini e dei nostri elettori.
Nel merito, il nostro voto favorevole è frutto di un lavoro comune, che si è avuto già nella stesura della legge originaria, cioè della legge n. 196 del 2009, relativa alla riforma della contabilità pubblica. Con questo provvedimento - come hanno già detto prima di me i colleghi Marchi e Vannucci - modifichiamo i tempi e la scansione delle scelte in materia di politica economica e finanziaria, alla luce delle nuove regole decise a livello europeo, del nuovo sistema di governance, come si dice, delle politiche economiche e dei bilanci degli Stati membri, in particolare, per quanto riguarda il coordinamento ex ante delle scelte economico-finanziarie. Con il provvedimento in oggetto, ci occupiamo di armonizzare e allineare il sistema nazionale delle scelte di bilancio e di contabilità alle nuove regole.
Il relatore, l'onorevole Baretta, ha già spiegato, nei suoi diversi interventi, che le modifiche introdotte dal Senato hanno posto alcune criticità. Non ci convincono tutte, tuttavia abbiamo scelto, come dicevo all'inizio, per buonsenso ed anche per un'altra ragione di tipo più squisitamente politico, di non ritoccare questo testo e di chiudere qui la sua approvazione. Mi rivolgo alla Presidenza della Camera per dire, anche in qualità di membro della Giunta per il Regolamento, che noi abbiamo, in ogni caso, bisogno di mettere mano al Regolamento, anche in questo caso, per una riforma più seria di quelle sulle quali ogni tanto ci chiamate a discutere. Abbiamo bisogno, cioè, di armonizzare il Regolamento della Camera alle nuove norme sulla contabilità pubblica e alle nuove regole comunitarie nella transitorietà e anche nella situazione a regime. Ma questo fa parte delle procedure.
La ragione più importante per la quale abbiamo deciso di non modificare nuovamente questo testo e di avere oggi l'approvazione definitiva, è perché siamo più interessati alla sostanza. E la sostanza è che le nuove regole decise a livello comunitario sono molto impegnative per il nostro Paese. Noi riteniamo che sia urgente aprire veramente un confronto politico e parlamentare sulle conseguenze di quelle nuove regole e sul Piano nazionale di riforma, cioè, su come l'Italia accompagnerà quelle scelte dure dal punto di vista finanziario, che dovranno far sì che il nostro debito venga ridotto. Pag. 121
Vorrei citare alcune parole, che, qualche giorno fa, il presidente Giuliano Amato ha scritto su un grande quotidiano nazionale, per dire la prima cosa: noi crediamo che per ridurre il debito vi sia bisogno di più crescita. Scrive Giuliano Amato che la questione del debito pubblico «in assenza di crescita può finire per avvitarsi su se stessa. Lo capisce chiunque che, se non cresciamo, il debito totale non scende neppure con un indebitamento annuo pari a zero. Mentre con un indebitamento annuo sotto controllo e un PIL che cresce di più, tutto il portato della crescita si traduce in riduzione percentuale del debito totale».
La prima questione si chiama, dunque, crescita. Noi vi chiediamo di venire in quest'Aula a discutere del piano nazionale di riforme e di mettere al centro di tale piano una vera politica, una vera strategia per la crescita.
La seconda questione è questa: attenzione, non facciamoci illusioni sulla possibilità di avere degli sconti. Anche qui, cito il Presidente Amato: «sono in arrivo cambiamenti che saranno comunque ineludibili per la nostra finanza pubblica». Questo per tante ragioni e una delle quali, vorrei citarla: il 2015 non sarà l'anno di avvio, come ad un certo punto ha tentato di dirci in Commissione il Ministro Tremonti, per l'applicazione della nuove regole, ma il momento in cui si comincerà a verificare come le si è applicate è nel triennio precedente e quindi a partire dal 2012. La flessibilità che magari riusciremo ad ottenere da Bruxelles nella valutazione di ciò che avremo fatto non sarà sufficiente, perché anche qui Amato ci mette in guardia: «La magia dell'euro, negli anni passati, aveva sopito la propensione del mercato a colpire a scacchiera i Paesi deboli dell'Unione europea, la crisi economico-finanziaria degli ultimi anni ha risvegliato quella propensione ed è dunque in questo clima che entreranno in vigore le nuove regole del Patto di stabilità e che i tetti di spesa fissati da ciascuno e i percorsi di rientro saranno giudicati non solo da Bruxelles ma anche dal mercato».
Concludo, signor Presidente, ricordando che il Partito Democratico, nei giorni scorsi, pur in un clima inquinato dalla discussione sulla giustizia o meglio dalla discussione sui processi del Primo Ministro Berlusconi, ha inviato al Ministro Tremonti un piano nazionale di riforma. Abbiamo avanzato una proposta, abbiamo messo al centro esattamente le questioni che qui ho cercato di dire: la crescita come modo per ridurre davvero il debito pubblico che è enormemente pesante sulle spalle del nostro Paese. Se trovaste il tempo, Ministri, sottosegretari, Presidente del Consiglio, Ministro dell'economia e delle finanze, tra un conflitto di attribuzione e un processo breve, per occuparvi del piano nazionale di riforme vi saremmo grati noi e soprattutto gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, l'approvazione definitiva, da parte della Camera dei deputati, della proposta di legge in esame consentirà all'Italia di adeguare in maniera tempestiva il proprio ordinamento all'introduzione del nuovo meccanismo di coordinamento ex ante, come ricordava la collega Sereni, delle politiche economiche e di bilancio nazionali dei Paesi membri dell'Unione europea: il cosiddetto semestre europeo.
La prima scadenza rilevante, a livello nazionale, del semestre europeo è rappresentata dal 30 aprile prossimo, data entro la quale gli Stati membri dovranno presentare alle istituzioni europee il programma di stabilità ed il programma nazionale di riforma. L'Italia, in virtù del provvedimento in esame, si appresta a farlo all'interno di un nuovo quadro normativo che consentirà di valorizzare al massimo grado la nuova procedura di coordinamento concepita proprio in ambito europeo associando da subito e in modo efficace il Parlamento in una discussione preventiva sulle politiche economiche Pag. 122e di bilancio che a questo punto assumerà sicuramente una fisionomia trilaterale coinvolgendo i vari gradi: mi riferisco al Governo, alle istituzioni europee ed al Parlamento nazionale. La programmazione economico-finanziaria nazionale coinciderà nella sostanza con la programmazione europea ed il Parlamento nel mese di aprile sarà espressamente chiamato ad esaminare ed a esprimersi sui documenti che il Governo è tenuto a presentare in sede europea quali parti costitutive del documento nazionale di programmazione: il Documento di economia e finanza.
Il nostro Paese sarà, tra l'altro, il primo - e possiamo dirlo con orgoglio - ad adeguarsi pienamente, ridefinendo a tal fine l'intera attività di programmazione economico-finanziaria nazionale alla nuova logica del semestre europeo, accogliendo in pieno tutte le sollecitazioni all'interno del circuito politico ed istituzionale interno.
Daremo così, dopo l'efficace risposta che abbiamo saputo fornire alla recessione, che ha colpito l'economia globale del 2008, e mantenendo il pieno controllo dei conti pubblici ed ammortizzando l'impatto della crisi a livello nazionale, un altro positivo segnale ai mercati e alle istituzioni europee in ordine alla nostra capacità di adottare i provvedimenti necessari a fronteggiare le attuali difficoltà e di misurarci con quelle criticità concordemente individuate nell'ambito della stessa Unione europea.
Il semestre europeo rappresenta una sfida che vogliamo raccogliere sul piano interno e a livello europeo. L'aspetto politicamente centrale del semestre europeo è rappresentato dalla scelta di affrontare congiuntamente e in modo correlato i problemi legati alla disciplina di bilancio e quelli relativi alla crescita dell'economia e dell'occupazione. Per l'Italia, in particolare, si tratta di un nodo cruciale, perché per noi, più che per altri Paesi, è valida la considerazione che non vi può essere una efficace politica di risanamento della finanza pubblica senza un tasso di crescita economica adeguato. A tal fine dovrà essere riservata la necessaria attenzione al programma nazionale di riforma, lo strumento attraverso il quale gli Stati membri sono chiamati ad individuare gli interventi e le riforme di natura strutturale idonei ad assicurare il conseguimento degli obiettivi di incremento della produttività, della competitività, della crescita e dell'occupazione definiti nell'ambito della cosiddetta strategia «Europa 2020».
L'ambizione del semestre europeo è quella di coprire il complesso delle politiche intese a garantire la disciplina di bilancio e la stabilità macroeconomica e a favorire la crescita e la competitività, conformemente alla strategia «Europa 2020» per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva.
Nei mesi di maggio e giugno la Commissione europea valuterà simultaneamente i programmi di stabilità ed i programmi nazionali di riforma e nel mese di luglio il Consiglio Ecofin e il Consiglio occupazione e affari sociali approveranno le raccomandazioni rivolte ai singoli Stati membri proposte proprio dalla Commissione europea. Nel mese di settembre il Parlamento sarà chiamato a valutare le indicazioni delle istituzioni europee in sede di esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, che potrà anche contenere l'aggiornamento delle previsioni macroeconomiche e una diversa ripartizione degli obiettivi programmatici tra i diversi livelli di Governo. In questo modo, il circuito Governo-Parlamento-Istituzioni europee si chiude, garantendo un confronto pieno e una discussione aperta.
Va considerato come il semestre europeo si collochi all'interno di una più ampia riforma della governance economica europea che si articola in sei proposte legislative: cinque regolamenti ed una direttiva presentate dalla Commissione europea il 29 settembre 2010 ed il cui esame è previsto si concluda nel mese di giugno prossimo. In particolare, viene introdotta una nuova disciplina in materia di sorveglianza economica che prevede una valutazione periodica dei rischi derivanti dagli squilibri economici in ciascuno Stato Pag. 123membro e l'introduzione di meccanismi preventivi e correttivi analoghi a quelli vigenti in materia di finanza pubblica.
La Camera dei deputati, approvando la proposta di legge in esame, provvede ai necessari aggiornamenti della legge n. 196 del 2009, che ha di recente riformato il sistema di contabilità e finanza pubblica, e il cui impianto conserva una piena validità. Si tratta, tra l'altro, di una legge votata da tutte le componenti di questo Parlamento. La suddetta approvazione consentirà un'attuazione efficace e produttiva del semestre europeo a livello nazionale.
Alla collega Sereni ricordo che il federalismo fiscale è un primo passo verso il federalismo istituzionale, e la riforma della legge di contabilità, strettamente connessa con il federalismo fiscale, è un altro passo importante verso quello che lei stessa auspicava nel suo intervento.
La riforma dello Stato avviene a piccoli passi e con le riforme che stiamo attuando in questo momento. Anche la riforma del Regolamento, che è attesa da tutti, sarà in linea con quelle che sono le previsioni di questo provvedimento che oggi stiamo per approvare - mi auguro con il consenso di tutti - proprio in ossequio alla riforma della legge n. 196 del 2009.
Per queste tutte queste ragioni, convintamente, il Popolo della Libertà voterà favorevolmente a questa riforma (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3921-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 3921-B, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesario, Fioroni, Orlando, Ginoble, Ministro La Russa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Modifiche alla legge 31 dicembre 2009, n. 196, conseguenti alle nuove regole adottate dall'Unione europea in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri) (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (3921-B):

(Presenti 535
Votanti 534
Astenuti 1
Maggioranza 268
Hanno votato
534).

Prendo atto che il deputato Farinone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Sospendiamo la seduta che riprenderà alle ore 21 con il seguito dell'esame dell'ulteriore punto iscritto all'ordine del giorno della seduta odierna.

La seduta, sospesa alle 20,25, è ripresa alle 21,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Angelino Alfano, Bonaiuti, Brambilla, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Fava, Fitto, Franceschini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Mantovano, Martini, Meloni, Migliavacca, Mura, Leoluca Orlando, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta. Pag. 124
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasei come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Su un lutto del deputato Walter Verini.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi informo che il collega Verini è stato colpito, nella giornata di oggi, da un grave lutto: la perdita del padre.
A nome di tutta l'Assemblea voglio esprimere al collega Verini le più sentite condoglianze.

Per richiamo al Regolamento e sull'ordine dei lavori (ore 21,12).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, semplicemente per farle presente che ho piena consapevolezza del fatto che il Presidente Fini, già apprezzata la delicatezza dell'argomento di cui al successivo punto all'ordine del giorno, ha raddoppiato i tempi a disposizione dei gruppi. Tuttavia, dobbiamo ancora iniziare l'esame degli emendamenti e abbiamo, se non sbaglio, all'incirca 200 emendamenti, e il mio gruppo ha a disposizione complessivamente - teoricamente è inclusa la dichiarazione di voto - quaranta minuti, ossia una media di dieci secondi per ogni emendamento (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Per questo motivo le chiedo, signor Presidente, di farsi portavoce da parte di questo gruppo della nostra istanza di avere, quando sarà il momento, ma comunque, se possibile, comunicato con congruo anticipo, quello che noi avevamo chiesto fin dall'inizio, cioè un triplicamento dei tempi iniziali, anche perché vi è una sproporzione implicita nei tempi a disposizione dei singoli gruppi. I gruppi grandi, che comunque hanno, in relazione al numero degli emendamenti, tempi apprezzabili per la loro discussione e illustrazione - dico ciò davvero al netto di qualsiasi intento ostruzionistico - e un gruppo come quello dell'Italia dei Valori che - lo ribadisco e le confermo che è un calcolo matematico - avrebbe dieci secondi per l'illustrazione di ogni singolo emendamento. Credo che davvero sia palese l'incongruità del tempo.

PRESIDENTE. Onorevole Donadi, lei correttamente ha sottolineato come la Presidenza ha già proceduto non all'aumento di un terzo ma al raddoppio dei tempi a fronte di un provvedimento contingentato. In ogni caso, sarà certamente premura del sottoscritto riferire quanto da lei richiesto al Presidente Fini.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intanto su questo punto vorrei dire brevissimamente che noi abbiamo chiesto l'aumento degli emendamenti concessi, i quali sono stati aumentati da 13 a 39. Quindi, il tempo che è stato a noi concesso è proporzionale al numero degli emendamenti che abbiamo avuto, ma non è ancora assorbente dell'eventuale aumento che la Presidenza della Camera dà sempre. Ciò detto, signor Presidente, le chiedo, quando lei vuole, un intervento per richiamo al Regolamento o sull'ordine dei lavori prima che lei dia la parola al relatore.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Palomba.
Mi permetta di introdurre il provvedimento all'ordine del giorno in modo poi da poter entrare nel merito.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 125

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, è vero che, come diceva il capogruppo Donadi, l'Italia dei Valori ha 40 minuti e 40 secondi di tempo complessivo a sua disposizione. Però, vorrei ricordare al collega Donadi che vi sono ancora ben 4 ore per gli interventi a titolo personale. Pertanto, si possono benissimo utilizzare quelle 4 ore per gli interventi a titolo personale e nulla vieta, appunto, che queste ore possano benissimo essere utilizzate dall'Italia dei Valori.
Quindi, la richiesta del collega Donadi mi sembra in questo momento fuori luogo.

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, mi sembra che su questo tema l'onorevole Donadi, legittimamente abbia fatto presente alla Presidenza l'esigenza del suo gruppo e le sue considerazioni.
La Presidenza ha sottolineato che ha già proceduto al raddoppio dei tempi concessi e poi terrà presente, ovviamente, quello che l'onorevole Donadi ha richiesto.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo in modo da poterci intendere. Nella sua risposta all'onorevole Donadi mi è sembrato di capire che lei abbia detto che i tempi anziché essere aumentati di un terzo sono stati raddoppiati. Da quello che ho compreso - e la prego di verificare - i tempi raddoppiati sono i tempi base del contingentamento. Ovviamente poi la Presidenza potrà stabilire se concedere l'ulteriore terzo o meno.
Tuttavia, mi sembra di capire che i tempi con cui iniziamo l'esame del provvedimento sono quelli già stabiliti e sulla base di quei tempi possiamo chiedere l'aumento di un terzo. Ovviamente, in base alla nostra richiesta la Presidenza potrà valutare o meno se concederlo. Non vorrei dare già per scontato che quel terzo di tempo ulteriore sia già compreso nel raddoppio dei tempi concesso che, invece, è il raddoppio di base.

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per dire che sappiamo di essere in un sistema bicamerale e, quindi, quello che avviene nell'altra Camera non può non rilevare su quello che avviene in questa. Quello che sta avvenendo in queste ore è che, mentre alla Camera parliamo di prescrizione breve, questo pomeriggio, al Senato, la maggioranza ha approvato in Commissione - per procedere poi all'esame in Aula - due emendamenti che ottengono l'esatto effetto opposto, ossia l'aumento a dismisura delle lista dei testimoni dell'imputato, che allunga enormemente i tempi del processo, e contemporaneamente una cosa incredibile, cioè l'abrogazione di una norma del codice penale e, quindi, l'impossibilità di utilizzare una sentenza passata in giudicato nei confronti di un coimputato, che incide direttamente sul processo Mills.
Abbiamo capito che cosa è il bicameralismo perfetto secondo voi: utilizzare entrambe le Camere, da una parte, la prescrizione breve e, dall'altra, dei provvedimenti che puntano ad allungare il processo per raggiungere ancora prima la prescrizione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia).
Dunque, la domanda che rivolgiamo è molto semplice: è possibile che nemmeno di fronte a queste cose vi sia uno, uno soltanto di voi, che sente che la sua coscienza di cittadino e di parlamentare non può andare oltre e non può continuare a sostenere queste cose (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo sempre sui tempi a disposizione. Pag. 126Abbiamo bisogno di sapere prima quanto tempo abbiamo a disposizione (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), perché i colleghi non lo sanno ma a noi era stata concessa la possibilità di presentare al massimo 11 emendamenti. Sulla base di questo era stato concesso un determinato tempo, che è quello che è.
Abbiamo rivolto un'istanza al Presidente della Camera, che ci ha concesso la possibilità di presentare 39 emendamenti. Tuttavia, non ha provveduto ad assegnarci un tempo ulteriore per l'esame degli altri emendamenti. Il risultato qual è? Ho bisogno di sapere adesso quanto tempo ho e non dopo, perché se devo svolgere osservazioni su 39 emendamenti con il solo tempo assegnato devo comportarmi in un modo. Se, invece, ho diritto ad avere un allungamento dei tempi, perché quello che era contato per 11 non è contato per 39, lo devo sapere adesso, in modo da regolarmi.
Pertanto, chiedo formalmente o una sospensione dei lavori o che il Presidente mi dia un ragguaglio.

PRESIDENTE. Mi sembra che la Presidenza su questa tema dei tempi concessi o non concessi si sia già espressa in maniera chiara, tenuto conto anche delle osservazioni fatte dall'onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. No, su questo no!
Il tema è stato affrontato ampiamente nella Conferenza dei presidenti dei gruppi e la Presidenza ha concesso un raddoppio dei tempi del contingentamento. È ovvio - come ha sottolineato anche l'onorevole Giachetti, ma questo avverrà una volta esaurito il tempo a disposizione - che non è vietato ulteriormente richiedere l'ampliamento dei tempi, anche se è già stato concesso, e alla Presidenza spetterà il compito di valutare se andare in quella direzione piuttosto che in un'altra. Tuttavia questo non può essere ovviamente un ostacolo ad iniziare l'esame del nostro provvedimento e ad entrare nel merito.

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Non mi occupo dei tempi a noi assegnati, che vanno bene così come sono, ma dei tempi del processo, richiamati prima dal presidente Franceschini. Purtroppo sono esatte e vere le osservazioni relative alle norme approvate al Senato. Siccome ci accingiamo ad una discussione, che vorremmo magari anche appassionata, ma ordinata e pacata, vorrei davvero invitare da subito il Ministro Alfano a non essere testimone muto in questo nostro esame, perché sarà anche possibile una prescrizione breve, ma non è possibile un «processo a fisarmonica»: lungo, quando serve lungo e corto quando serve corto. Vorremmo che il Ministro Alfano non fosse assente da questo dibattito.

ANGELA NAPOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, prima di proseguire credo che sia indispensabile avere delle notizie da parte dell'onorevole Ministro rispetto a quanto abbiamo letto ultimamente su La Stampa anche perché il provvedimento è stato completamente riscritto rispetto a quello che ci era pervenuto dal Senato. Pertanto, noi avremmo bisogno di sapere dall'onorevole Ministro quanti saranno i processi che verranno prescritti con questo provvedimento. Questo perché prima di proseguire...

PRESIDENTE. Onorevole Napoli, lei sta già entrando nel merito del provvedimento e questa è una richiesta che lei legittimamente potrà fare nell'ambito degli interventi sul complesso degli emendamenti o in dichiarazione di voto su un emendamento in particolare. Poi il Ministro Alfano potrà essere disponibile a rispondere.

Pag. 127

BENEDETTO FABIO GRANATA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, non è un intervento che attiene al merito del provvedimento chiedere al Ministro Alfano un chiarimento rispetto alle questioni legate alle nuove norme che sono state presentate sotto forma di emendamenti che, di fatto, contraddicono ampiamente (Commenti di deputati del gruppo Lega Nord Padania)... Vorrei poter concludere, signor Presidente.

PRESIDENTE. Lasciate parlare l'onorevole Granata. Onorevole, si rivolga alla Presidenza.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Intervengo sull'ordine dei lavori perché questa Assemblea, affrontando un problema delicatissimo, che fa parte della riforma epocale annunciata dal Ministro Alfano, deve essere messa nelle condizioni di comprendere quale sia l'equilibrio complessivo che trapela dai lavori parlamentari alla luce di ciò che sta avvenendo parallelamente al Senato rispetto a questo provvedimento, con proposte che sono apertamente contraddittorie con le finalità di rendere più veloci i tempi del processo e, allo stesso tempo, deve avere contezza, anche alla luce dei numerosissimi emendamenti presentati, di come possa atteggiarsi il voto di un gruppo che non vuole creare una condizione di ostruzione rispetto ai lavori parlamentari, ma vuole certamente contribuire alla riforma epocale del Ministro Alfano.

PRESIDENTE. Ovviamente non è compito della Presidenza entrare nel merito delle valutazioni, ma le ha già in parte risposto l'onorevole Franceschini, quando ha introdotto il tema, dicendo che evidentemente siamo in sfere di competenza completamente diverse, per quanto attiene l'altro ramo del Parlamento.

Seguito della discussione della proposta di legge S. 1880 - D'iniziativa dei senatori: Gasparri ed altri: Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Approvata dal Senato) (A.C. 3137-A) (ore 21,24).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato: Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
Ricordo che nella seduta del 30 marzo 2011 l'Assemblea ha respinto le questioni pregiudiziali e la questione sospensiva presentate. Si sono quindi svolti alcuni interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1. Nella seduta del 31 marzo 2011 è stato rinviato il seguito dell'esame del provvedimento a questa settimana.
Avverto che l'onorevole Di Pietro ha ritirato la sua sottoscrizione dalle seguenti proposte emendative: 1.04, 1.08, 1.09, 2.026, 2.022, 2.020, 2.027, 3.023, 3.01, 3.0103, 4.215, 4.306, 4.02, 5.300, 5.022 e Tit. 1. Pertanto tali proposte emendative si intendono a prima firma dell'onorevole Palomba.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 3137-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3137-A). Risultano ancora iscritti alcuni deputati sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare, per un richiamo al Regolamento.

Pag. 128

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, le avevo chiesto in verità di intervenire prima che lei annunciasse l'inizio dell'esame del provvedimento, ma sono certo che comprenderà la necessità di dare una risposta al quesito che le sto per porre.
L'articolo 39 del nostro Regolamento, a proposito dei termini (non le leggerò tutto l'articolo), al comma 5 recita: «Il termine previsto dal comma 1» - quello dei trenta minuti massimo - «è raddoppiato per la discussione su mozioni di fiducia e di sfiducia ed è aumentato a quarantacinque minuti per la discussione sulle linee generali dei progetti di legge costituzionale, di delegazione legislativa, in materia elettorale e di autorizzazione alla ratifica di trattati internazionali. È in ogni caso» - su questo punto richiamo la sua attenzione - «in facoltà del Presidente della Camera di aumentare, per uno o più oratori di ciascun gruppo, i termini previsti per la durata degli interventi, se la particolare importanza degli argomenti in discussione lo richieda».
C'è poi un altro articolo, sempre del nostro Regolamento, il 45, che sempre in proposito afferma: «Nei casi di discussione limitata per espressa disposizione del Regolamento è in facoltà del Presidente, se l'importanza della questione lo richiede, di dare la parola ad un oratore per ciascun Gruppo, oltre gli interventi che il Presidente stesso può eccezionalmente consentire, e di aumentare i termini previsti per la durata degli interventi».
Pertanto le chiedo, data l'importanza degli argomenti in discussione, di ampliare e dilatare i tempi a disposizione del gruppo al quale, ripeto, come è già stato detto, da tredici emendamenti presentati è stato consentito di arrivare a trentanove, senza che ci sia stata la congruità dei tempi messi a disposizione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i deputati che avevano chiesto di intervenire sul complesso delle proposte emendative vi rinunciano.
Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare, per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, c'è una questione che non è stata definita e che per noi dell'Italia dei Valori - ma credo anche per il resto delle opposizioni - è di grande importanza, che riguarda ciò che è avvenuto nel Comitato dei nove. Abbiamo già fatto presente che quattro gruppi non si sono potuti esprimere sui circa duecento emendamenti. Quello che sto per dire non riguarda minimamente le persone del presidente Follegot, che è uno straordinario presidente, né del relatore Paniz al quale va la nostra stima, gliel'ho detto anche personalmente quindi non ho bisogno di ripeterlo in questa sede.
È una questione però politicamente molto rilevante, signor Presidente. Ci siamo visti la sera prima e abbiamo fatto una discussione di carattere generale, eravamo riconvocati il giorno dopo per continuare la discussione generale, ebbene, in dodici minuti il Comitato dei nove è stato portato ad esprimersi.
Noi non abbiamo partecipato al voto, perché ritenevamo che questa prassi non fosse corretta.
Signor Presidente, noi abbiamo posto già tale questione e il Presidente della precedente seduta ha detto che il Comitato dei nove non vota, ma esprime un parere. Secondo il presidente, invece, il Comitato dei nove avrebbe votato. Qui c'è una questione molto delicata: anche quando si devono esprimere pareri si deve votare, altrimenti su cosa si esprime il parere? Chi lo esprime il parere? D'altra parte, voglio e debbo ricordare che il Comitato dei nove è formato in maniera proporzionale al peso dei gruppi. Questo significa che, se il Comitato dei nove si deve esprimere deve farlo in maniera proporzionale, Pag. 129ma attraverso un voto. D'altra parte, anche i pareri sono espressione di un voto di una maggioranza che si forma.
Ecco perché noi abbiamo detto che il procedimento legislativo non si è adeguatamente formato. L'articolo 72 della Costituzione dice che le leggi devono essere votate e approvate articolo per articolo, tanto in Commissione quanto in Aula. Allora, signor Presidente, il Comitato dei nove che cosa è? È un ibrido rispetto alla Commissione e all'Aula? Anche nel Comitato dei nove si deve votare articolo per articolo o emendamento per emendamento? Questo è un problema serio, perché da questo dipende la possibilità che il procedimento legislativo continui.
Ecco perché noi abbiamo dei fortissimi dubbi che ora si possa continuare a votare. La volta precedente abbiamo chiesto che si tornasse al Comitato dei nove, perché finalmente, volta per volta, emendamento per emendamento o per gruppo di emendamenti, si potesse esprimere il parere. Ora, signor Presidente, se in dodici minuti si devono votare duecento emendamenti o ci si deve esprimere con un voto su duecento emendamenti è evidente che questo è assolutamente impossibile che si verifichi.
Allora, signor Presidente, nel sollevare tale questione, le chiediamo formalmente che si sospenda la discussione, si ritorni al Comitato dei nove e si esaminino come si deve i diversi emendamenti. Altrimenti, noi siamo costretti a ritenere che il relatore esprima un proprio parere o una propria opinione personale sugli emendamenti, opinione apprezzabile, ma pur sempre personale e non riferibile al Comitato dei nove.

DONATELLA FERRANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, anch'io intervengo per un richiamo al Regolamento. In realtà, la questione l'avevamo già posta e forse non era stata compresa adeguatamente per come poi si è sviluppata. Anche io tolgo di torno ogni riferimento ad attività o comportamenti che possiamo contestare alla presidenza della Commissione in quel momento, al presidente Follegot. Il problema è che ci sembra che una violazione regolamentare vi sia stata, perché, come ricordate voi tutti, l'altra settimana vi è stata una compressione dei tempi e, quindi, una fretta diretta a strozzare il dibattito in Commissione e anche il lavoro del Comitato dei nove, che ha potuto lavorare su più di duecento emendamenti soltanto per dieci minuti, cioè dalle 10,10 alle 10,20. In quel momento, dovevano ancora intervenire alcuni rappresentanti dei gruppi di opposizione, quando il giorno precedente, tra l'altro, erano stati sospesi i lavori del Comitato dei nove proprio perché, addirittura, c'era un'ipotesi di lavoro di riformulazione, proprio con riferimento ad alcuni emendamenti all'articolo 1, presentati dal nostro gruppo, di cui poi non si è più parlato e di cui non abbiamo avuto più traccia.
In quei dieci minuti, in realtà, è stata richiesta una votazione complessiva, cui noi dell'opposizione non abbiamo partecipato, in quanto vi è stata proprio una limitazione nell'espressione da parte della nostra rappresentanza della motivazione degli emendamenti, del filo logico degli emendamenti.
Si tratta di un lavoro che, tra l'altro, era particolarmente importante, in quanto il provvedimento di cui lei oggi, signor Presidente, ha richiamato il titolo, così come approvato dal Senato, non esiste più. Non esiste nemmeno il titolo, in realtà. Ha richiamato un provvedimento che, in realtà, nemmeno nel titolo esiste più.
Ecco, quindi, che era importante quel lavoro di esame uno per uno degli emendamenti, per poter ragionare su cosa si stava facendo. Questo non è stato possibile farlo per colpa di nessuno, perché, non si sa come mai, ad un certo punto era diventato urgente e indispensabile arrivare con la votazione fatta in Commissione, perché si doveva poi votare un'inversione dei punti all'ordine del giorno, ma noi questo non lo sapevamo. Nessuno ci aveva Pag. 130avvertito che avremmo dovuto votare un'inversione dei punti all'ordine del giorno quella mattina, perché questo provvedimento era addirittura successivo al disegno di legge comunitaria, e quindi non c'era fretta.
Era stata fissata una riunione del Comitato dei nove alle 9,45; in realtà, tale riunione è iniziata, come ho detto prima, alle 10,10 e alle 10,20 eravamo in Aula. Credo che, a prescindere da tutto, sia un dato oggettivo che in quei dieci minuti non vi sia stata né la discussione né la votazione emendamento per emendamento né l'espressione che doveva esserci. Poi ci è stato anche detto che comunque non potevamo influire sulla maggioranza nell'ambito del Comitato dei nove.
Questo è vero, ma poteva essere fatto un lavoro da parte del Comitato dei nove nell'espressione del parere emendamento per emendamento.

PRESIDENTE. Ho ascoltato con molta attenzione sia l'intervento dell'onorevole Palomba sia quello dell'onorevole Ferranti. Mi scusi, onorevole Ria, se vuole intervenire su questo, le chiedo la cortesia di ascoltare la Presidenza. Ovviamente, se vuole intervenire su un altro argomento, le darò la parola.
Questo tipo di intervento sull'ordine dei lavori è già stato fatto con il Presidente della Camera. Egli ha constatato le vostre riflessioni, che avete giustamente espresso anche all'inizio di questa seduta, e si è consultato con il presidente Follegot, che voi, tra l'altro, avete anche apprezzato (questo manifesta un clima positivo che vi è, quanto meno, in Commissione).
Il Presidente ha poi detto - parole testuali che possono esser ovviamente lette nel resoconto - che non può che riferirsi e attenersi, riguardo alla correttezza dei lavori svolti nella Commissione e nel Comitato dei nove, alle dichiarazioni del presidente Follegot. Detto questo, ritengo tale tema superato. Vi sono, ovviamente, tutti gli strumenti possibili e immaginabili. Credo che su questo tema la Presidenza si sia già pronunciata.

LORENZO RIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Ria, se vuole intervenire su un altro tema, prego. Altrimenti, devo dare la parola al relatore, onorevole Paniz. Le chiedo su che cosa intenda intervenire, perché l'ordine dei lavori deve aiutarci a indirizzarci sui lavori.

LORENZO RIA. Signor Presidente, chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, do atto che il Presidente Fini, nella scorsa seduta, ha risolto la questione sulla base del fatto così come è stato esposto e così come lo abbiamo ritenuto chiuso la scorsa settimana sulla base delle dichiarazioni rese dal presidente Follegot. Però, signor Presidente, il problema non va risolto soltanto dal punto di vista fattuale, perché, da questo punto di vista, non vi è dubbio che le cose che ha detto il presidente Follegot noi le consideriamo vere. Il problema, invece, non è stato mai risolto, perché non ci è mai stata data una risposta, dal punto di vista del Regolamento, come ha giustamente rilevato il collega Palomba.

PRESIDENTE. Onorevole Ria...

LORENZO RIA. Signor Presidente, penso di avere cinque minuti per parlare. Sto parlando per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Onorevole Ria, non è che quello dei cinque minuti sia un diritto. Lei sta intervenendo sull'ordine dei lavori. Le avevo chiesto se voleva intervenire sullo stesso argomento sul quale la Presidenza si era già pronunciata. Ritengo che il suo intervento sia sullo stesso argomento. È chiaro che la questione che avete posto alla Presidenza è pertinente, ma la Presidenza si è già pronunciata al riguardo.

LORENZO RIA. Signor Presidente, se mi consente, l'unica cosa che lei non può Pag. 131fare è trasferire agitazione nell'Assemblea (Commenti dei deputati dei gruppo Popolo della Libertà).
La settimana scorsa questa questione è stata affrontata in un clima, diciamo così, di eccitazione dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Onorevole Ria, la prego di concludere.

LORENZO RIA. Signor Presidente, vorrei poter continuare.

PRESIDENTE. Onorevole Ria, la faccio parlare, ma la avviso che sta esaurendo il tempo a sua disposizione. Prego.

LORENZO RIA. Signor Presidente, stavo dicendo che in merito alla questione di diritto, ossia all'interpretazione del Regolamento, non è stata data una risposta.
Allora, se sui pareri bisogna votare e, come tutti sappiamo, i pareri sono prodromici di quello che è il voto che diamo in Aula, un voto sul parere da parte del Comitato dei nove non vi è stato perché non vi è stato il tempo e perché la maggioranza aveva interesse a venire in Aula per chiedere la votazione dell'inversione dell'ordine del giorno. La risposta non è stata data.

PRESIDENTE. Anche se l'onorevole Follegot si era già espresso la settimana scorsa sullo stesso argomento, mi sembra opportuno che l'Assemblea ascolti nuovamente il parere del vicepresidente della II Commissione.

FULVIO FOLLEGOT, Vicepresidente della II Commissione. Signor Presidente, vi è stata una proposta di parere da parte del relatore. Tutti coloro che intendevano intervenire prima dell'espressione di voto sul parere lo hanno potuto fare. Vi è stata una votazione a cui alcuni non hanno partecipato, ma era nella loro piena disponibilità poter partecipare o meno.

PRESIDENTE. La ringrazio. A questo punto per la Presidenza la questione è chiusa.
Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MAURIZIO PANIZ, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti gli emendamenti.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

GIANPAOLO DOZZO. Palomba, basta! (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, la prego, stia calmo. Abbiamo tutti la responsabilità di proseguire nei lavori così come abbiamo fatto sinora.
Il Governo?

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intanto «basta» non me lo faccio dire da nessuno! Non me lo faccio dire da nessuno (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori, Partito Democratico, Unione di Centro e Futuro e Libertà per l'Italia)!
Non ho visto chi sia il collega che ha detto «basta», ma lo prego di alzarsi perché lo voglio guardare!

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, si rivolga al Presidente. Abbiamo già richiamato l'onorevole Dozzo.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, qui siamo in Parlamento, in un'assemblea democratica, dove ciascuno ha diritto di parlare, di chiedere la parola e Pag. 132di parlare. Signor Presidente, mi scusi, qui esiste una questione regolamentare molto precisa.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, il Presidente non riesce a sentire.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, la questione regolamentare è la seguente. Mi perdoni, impiegherò solo due secondi perché si tratta di una questione che può riguardare anche la Giunta per il Regolamento. Allora, il Presidente, nella seduta precedente, ha detto che il Comitato dei nove non vota, ma esprime un parere. Dunque, vorrei sapere se il Comitato dei nove vota o non vota, se esprime dei pareri votando oppure no.

PRESIDENTE. Ritengo chiusa la discussione su questo tema.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, le sarei grato se volesse chiedere ai Questori di dare disposizioni affinché ci sia una fila di assistenti parlamentari qui vicino, perché poco fa un collega ha proferito questo tipo di avvertimento: «state calmi perché stasera ci scappa il morto» (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Questo mi sembra davvero eccessivo. Vogliamo essere tutelati!

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Ferranti 1.1, non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore e insistono per la votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.
Vi prego onorevoli colleghi...

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, noi con questo emendamento... signor Presidente, dovrei poter parlare...

PRESIDENTE. Scusate, onorevoli colleghi, faccio fatica a sentire l'onorevole Samperi. Le chiedo scusa, onorevole Samperi.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, siamo all'inizio della seduta. Vorrei pregare lei ed avvisare tutti che il tempo che stiamo impiegando è un tempo già considerato nel contingentamento, quindi, non c'è nulla di più di quello che ci è consentito. Se qualcuno pensa di esasperare gli animi all'inizio della seduta (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) - e diciamo che quello che è accaduto la settimana scorsa lo dimostra - se qualcuno pensa di metterci nelle condizioni di far sì che, al di là del contingentamento, arriviamo a una situazione di bagarre, noi siamo, per così dire, prontissimi.
Mi pare che vi era un appello da parte di tutti...

PRESIDENTE. Accogliamo tutti l'appello.

ROBERTO GIACHETTI. No, Signor Presidente, non è che lo accogliamo. C'è un tempo contingentato: chi sta qui se ne sta tranquillo. Visto che siete voluti rimanere voi fino a mezzanotte, adesso state qui, ascoltate e lasciate che chi vuole fare con impegno il parlamentare lo faccia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti. Prego, onorevole Samperi, prosegua.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, con il nostro emendamento chiediamo la soppressione dell'articolo 1, un articolo introdotto durante il corso dell'esame del provvedimento al Senato. Tale Pag. 133articolo interviene sul testo unico sulle spese di giustizia. Mentre nell'attuale normativa i cittadini che intendano ricorrere per ottenere un'equa riparazione ai sensi della legge Pinto non devono pagare nessun contributo, l'articolo 1 sopprime l'esenzione e assoggetta i ricorrenti al pagamento del contributo unificato di 70 euro.
Piccola consolazione è che tale disposizione si applichi solo ai procedimenti iscritti successivamente alla data di entrata in vigore della legge. Rimane il dato di un aggravio per i cittadini che, volendo ricorrere per ottenere un equo indennizzo per violazione del diritto alla ragionevole durata del processo, devono pagare un contributo prima non previsto. Questo credo che non si muova sulla linea di quanto affermato (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Onorevole Samperi, prosegua.

MARILENA SAMPERI. Anche perché poi l'onorevole Berlusconi si arrabbia se qui si fanno saltare i nervi! Glielo ha raccomandato tanto... quindi, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)... questo provvedimento, quindi, imponendo un contributo unificato di 70 euro, che prima non esisteva, grava sulle tasche dei cittadini. Quindi, non è vero che qualsiasi provvedimento o qualsiasi legge di questo Governo non pesca mai nelle tasche dei cittadini. Qui ne abbiamo una prova evidente: un provvedimento, nato con tutt'altri fini - perché riconosciamo bene, tutti le finalità che aveva e che ha ancora questo provvedimento - non perde però l'occasione per mettere un contributo in più a gravare sui cittadini, uno strano effetto di questo provvedimento, nato per contrastare l'insostenibile durata dei processi, ridotto ad un onere finanziario in più. E mentre questo provvedimento si riduce... signor Presidente, se lei pensa che io possa continuare in queste condizioni...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Samperi, mi sembra che lei possa continuare. Si rivolga alla Presidenza.

MARILENA SAMPERI. Quindi, questo provvedimento si riduce ad abbreviare i tempi della prescrizione, ostacolando l'accertamento sul merito e risolvendosi in una sostanziale amnistia. Lo ha affermato - sono usciti i comunicati ANSA - anche il Consiglio superiore della magistratura.
Vorrei capire come giustificherà quest'amnistia la Lega, sempre così contraria alle amnistie, dinanzi al suo elettorato. E mentre siamo qui ad approvare questo provvedimento, la Commissione giustizia del Senato approva l'emendamento presentato dal rappresentante di gruppo del Popolo della Libertà in sede di Commissione, che allunga a dismisura i tempi del processo. Si tratta di un emendamento che avrà conseguenze sul processo Mills, visto che la sentenza già passata in giudicato non avrà più valore di prova definitiva nel procedimento riguardante l'onorevole Berlusconi, e di una massiccia mobilitazione della maggioranza alla Camera e al Senato, inversamente proporzionale a quella della loro coscienza. Ma che ne è stato del roboante titolo di questo progetto di legge...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Samperi.

MARILENA SAMPERI. Ho terminato il tempo a mia disposizione, signor Presidente?

PRESIDENTE. Le restano quindici secondi, onorevole Samperi.

MARILENA SAMPERI. ...«Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi»? La maggioranza è stata costretta a cambiarlo e ad eliminare tutti gli articoli che riguardavano l'introduzione della prescrizione processuale per tutti i procedimenti...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Samperi.

Pag. 134

MARILENA SAMPERI. Sto per concludere Presidente...perché nel corso delle audizioni tutti i capi degli uffici giudiziari hanno riferito che l'80 per cento dei processi si sarebbero prescritti e che il sistema giustizia sarebbe collassato se si fosse mantenuto quel provvedimento.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Samperi.
Invito i colleghi a non richiamare la Presidenza sul tempo che ha a disposizione ciascun collega, dal momento che è capace di leggerlo e di garantire che ognuno possa fruirne.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, vorrei che restasse agli atti un modo iniquo per fare cassa da parte di questo Governo. Siccome gli servono i soldi, ha pensato di andarli a prendere dalle tasche del «cornuto e mazziato». Stiamo parlando, secondo la cosiddetta legge Pinto, di una persona che sottoposta a processo, alla fine non solo è stata assolta o prosciolta, ma gli si deve (o richiede che gli si debba) un'equa riparazione, proprio perché ha ricevuto un'ingiustizia. La prima cosa cui ha pensato il Governo, e che la maggioranza parlamentare si accinge ad approvare, è che se si vuole esercitare il diritto rispetto al fatto che si è stati sicuramente lesi - ricordiamo infatti che in tanto può essere ammissibile alla legge Pinto una persona in quanto è parte lesa, vittima - è che si paghino 70 euro. Questo modo iniquo di fare cassa alle spalle del più debole dimostra come questo Governo fa due pesi e due misure: toglie ai poveri e dà ai delinquenti. Per questo noi voteremo a favore della soppressione dell'articolo 1.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, vorrei avanzare una proposta ai colleghi del Comitato dei nove, che è la seguente: dovremmo cambiare il titolo del provvedimento, non chiamarlo più «processo breve» o più elegantemente «misure contro la durata indeterminata dei processi» ma con il suo vero nome, perché fino a quando il Ministro della giustizia non ci spiegherà quanti sono i procedimenti in corso che verranno falcidiati dal provvedimento in esame, dobbiamo chiamarlo «amnistia» (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia e Partito Democratico). Si tratta di un'amnistia generalizzata, un'amnistia che colpisce indistintamente migliaia di processi senza alcuna ragione, processi di qualsiasi natura, compresi quelli che riguardano fenomeni molto gravi di corruzione e che ovviamente saranno completamente estinti.
Allora, assumiamoci la responsabilità: o chiariamo che le modifiche apportate dal Senato producono determinati effetti quantitativi e verifichiamo quali e quanti sono, oppure diamo il nome che merita a questo provvedimento e gli italiani devono sapere che stiamo approvando un'amnistia (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, come è noto ai colleghi, la Corte di Strasburgo ha più volte condannato l'Italia per il danno derivante ai cittadini dalla irragionevole durata dei processi. La legge n. 89 del 2001, la legge Pinto, appunto, si è posta il tema, come è stato anticipato da altri colleghi, della possibilità di indennizzo del danno da lesione del diritto ad un equo e ragionevole processo. Francamente devo, anche qui, sottolineare al Ministro che vi è una schizofrenia piuttosto evidente perché si era capito che, per quanto concerne gli errori giudiziari e la irragionevole durata del processo, la proposta di legge di questa maggioranza tendesse a prendersela con i giudici. E, infatti, come vedremo dopo, all'articolo 4, vi è un Pag. 135obbligo di denuncia - e via dicendo - per i processi che durano oltre certi termini, così da prendersela con i giudici e ritenerli oggettivamente responsabili delle lungaggini del processo. Ma l'articolo 1 afferma tutt'altro, ossia che il cittadino deve ora pagare anche per avere l'accesso all'equa riparazione del danno, cioè la colpa, la responsabilità, il nuovo balzello, si sposta sul cittadino medesimo. Dovreste mettervi d'accordo perché il presente provvedimento, anche su questo punto, è intrinsecamente irragionevole e anche un po' schizofrenico e, perciò, l'UdC voterà a favore di tale emendamento soppressivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, nell'accogliere e nel fare mie molte delle osservazioni che i colleghi che mi hanno preceduto hanno già formulato, in modo particolare le ultime dell'onorevole Mantini, su questo articolo 1, devo anche ammettere che prendo la parola, per la prima volta, sul presente provvedimento, con qualche disagio. Un disagio causato dalla lacerante distonia tra l'offerta di un confronto alto sui mali della giustizia, lanciata dal Ministro Alfano con la proposta di riforma costituzionale, e il modestissimo ed eterno ritorno della norma ad personam con la tarda reviviscenza della celebrata legge ex-Cirielli-bis, una sorta di coazione a ripetere che trasforma così in una specie di cartone animato tutto il nostro lavoro, con il Premier travestito da gatto Silvestro che sempre ci prova.
Ma non stiamo impegnando il nostro dibattito intorno ad un cartone animato, stiamo parlando della giustizia, della sua grande riforma, dell'investimento politico di un giovane Ministro che ha dichiarato, raccogliendo anche la nostra disponibilità, di voler cambiare le regole obsolete di un giuoco arrugginito, di una vecchia macchina burocratica che, ormai, nega giustizia.
A fronte di tanta apertura e di tanta ambizione, dopo i giuramenti solenni sul fatto che, mai e poi mai, si sarebbe messa mano a una norma costruita per una sola persona, ecco che torna il solito emendamento, la solita riproposizione finalizzata a chiudere in anticipo e senza danno processi in corso a carico del Premier. La maggioranza si rende colpevole doppiamente con questo gesto, innanzitutto perché, forse cogliendo il clima di un'accentuata preoccupazione della pubblica opinione sul piano dei drammatici eventi internazionali, immagina di giovarsi di una distrazione dagli affari interni per far passare come provvedimento necessario la deflazione dei processi. Una proposta niente affatto razionale, così come anche enuncia quest'articolo 1, e giuridicamente incoerente.
Poi perché si prende così la responsabilità di soffocare ogni possibilità dialogica con le opposizioni o con una parte di esse sulla riforma della giustizia, chiudendo clamorosamente la porta al credito che il Ministro aveva chiesto al Parlamento solo qualche giorno fa, partendo dal necessario presupposto che le riforme delle regole del gioco vanno fatte insieme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cavallaro. Ne ha facoltà, per un minuto.

MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, in questo minuto mi concentrerò sulla questione trattata anche dagli emendamenti presentati all'articolo 1, e cioè sulla rimozione della gratuità dei procedimenti nei quali si contesta il ritardo della durata dei processi. Questo viola un principio generale, cioè quando il cittadino domanda allo Stato un suo diritto che è stato negato dallo Stato il presupposto o il principio è che questa fase sia gratuita. Tutt'al più si potrebbe costruire o ipotizzare una sanzione postuma, qualora si dimostrasse che il cittadino ha esperito una domanda senza averne una motivazione, ma appare assurdo, direi perfino provocatorio e certamente quasi una beffa il fatto che si chieda al cittadino di pagare, sia pure una piccola - ma neanche tanto Pag. 136piccola - somma di 70 euro solo per essere ammesso ad avere una giustizia già lunga. Quindi, il paradosso direi che si trasforma in beffa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gianni Farina. Ne ha facoltà, per un minuto.

GIANNI FARINA. Signor Presidente, in Parlamento io credo che avete scritto un'altra pagina inedita di violenza parlamentare e di abuso della maggioranza. E qual è la motivazione per la quale volete approvare in Aula subito un provvedimento così vergognoso? L'unica motivazione mi sembra quella di fermare il processo Mills nei confronti del Presidente del Consiglio e come al solito, come tante volte in questi anni, non vi preoccupate delle conseguenze sul sistema giustizia. Il provvedimento in esame ha come conseguenza immediata il fatto che per migliaia di processi si rischierà la prescrizione: processi di violenza sessuale, di rapina, di furto. Cosa andrete a dire agli italiani a cui avete parlato di sicurezza? Ripensateci e almeno questa volta fermatevi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, questo articolo 1 del provvedimento in esame rischia di peggiorare ulteriormente la situazione del nostro sistema giudiziario: è già stato spiegato in maniera molto dettagliata dai colleghi che mi hanno preceduto e credo, finché siamo in tempo - mi rivolgo in particolare alla maggioranza ed al Governo, che è particolarmente numeroso anche questa sera e in questa occasione -, occorre fermare il provvedimento in esame.
Riflettete bene, perché davvero le ricadute possono essere pericolosissime e rischiano di fermarsi una serie di processi importanti, anche per reati molto gravi. Questo stride con quanto state raccontando nel Paese da anni sulla vostra voglia di aumentare la sicurezza dei cittadini: questo è quello che dite, poi in realtà si fa l'esatto contrario, si creano invece le condizioni per non punire pericolosi criminali, lasciarli liberi e aumentare l'insicurezza nel Paese, in particolare nelle zone che soffrono particolarmente di questi fenomeni. Pertanto, finché siamo in tempo, signor Presidente, e in particolare lo dico di nuovo al Governo, torniamo indietro e fermiamoci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tenaglia. Ne ha facoltà, per un minuto.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Ministro, se mi presta attenzione sto per dirle una cosa che le farà piacere: il CSM ha sbagliato, questa non è un'amnistia, è qualcosa di molto peggio, è un vero e proprio colpo di spugna. Le amnistie si escludevano per i reati di concussione, di corruzione, di truffa, di violenza sessuale, di bancarotta: questa si applica a tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)! Noi abbiamo processi per bancarotta in corso dove vi sono 40 mila parti lese e sono processi contro incensurati, signor Ministro. Voi oggi non state aprendo nessuna epoca, state continuando l'unica epoca che vi interessa: quella dell'impunità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, gli articoli 24 e 111 della nostra Costituzione prevedono la necessità che il processo vi sia e che si concluda con una decisione di merito. Credo che dovremmo ragionare su questi due riferimenti ed è quanto la Corte di Strasburgo ha rilevato contro l'Italia. Pag. 137
Ciò che si chiede all'ordinamento italiano, dunque, è trovare gli strumenti per accelerare lo svolgimento dei processi, facilitando l'accertamento giudiziario, non certo, di favorire l'espunzione dei reati prima ancora che vi sia una decisione di merito.
Questo è il vulnus che voi state producendo in queste ore, insieme al danno che avete già prodotto, in contraddizione, al Senato. E su questo gli italiani giudicheranno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

PIERANGELO FERRARI. Signor Presidente, in questo clima di tensione, credo che stiamo tutti perdendo di vista un aspetto con riferimento al quale vorrei fare un riconoscimento al Governo e alla maggioranza. Voi avete aspetti di autentica innovazione: non era mai accaduto, nella storia del Parlamento, che un Ministro della difesa mandasse a quel paese il Presidente della Camera; non era mai accaduto, nella storia del Parlamento, che il Ministro della giustizia gettasse il proprio badge contro i banchi dell'opposizione; non era mai accaduto, in particolare, che un'intera maggioranza in Parlamento si coprisse volontariamente di ridicolo per difendere le sorti personali del Premier.
Questo aspetto va riconosciuto al Governo e alla maggioranza: non siete uno schieramento conservatore, siete uno schieramento che sta innovando la prassi costituzionale, le leggi, le regole di comportamento e, perfino, lo status del parlamentare. Sentivo il bisogno di riconoscervi questa vostra autentica capacità di innovazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fontanelli. Ne ha facoltà.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, poco fa, durante la pausa, come capita a volte quando siamo qui, ho telefonato a casa per sapere come vanno le cose, e mia moglie mi ha detto: ho sentito il telegiornale, ma cosa state facendo? Da una parte il processo breve e, dall'altra parte, invece, il processo lungo? Aveva ascoltato le notizie riguardo a ciò che sta accadendo qui e a ciò che sta accadendo in Senato.
Vi è un grande disorientamento e le vostre forzature su una materia importante come quella della giustizia sono una cosa pesante e grave per la vita democratica e civile di questo Paese. Io penso che sia necessario un ripensamento su questi aspetti.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PAOLO FONTANELLI. Caro Ministro Alfano, non potete parlarci di riforme epocali e, poi, costringerci a discutere e ad approvare leggi ad personam come si sta facendo, danneggiando la credibilità della giustizia italiana. Questo è il più grave danno che voi state facendo al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fontanelli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bordo. Ne ha facoltà.

MICHELE BORDO. Signor Presidente, qualche giorno fa, quando il Ministro Alfano annunciò che il Governo avrebbe presentato al Parlamento la riforma epocale della giustizia, disse anche che il Governo e la maggioranza avrebbero ritirato tutte quelle norme che sarebbero servite per sottrarre il Presidente del Consiglio dai processi in corso nei quali era imputato.
Con il provvedimento di oggi e con l'introduzione della prescrizione breve, in realtà, il Governo cambia idea e getta la maschera...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

Pag. 138

MICHELE BORDO. ...a dimostrazione del fatto che il vostro servilismo nei confronti del Presidente del Consiglio non ha confini. È questa la ragione per la quale noi faremo un'opposizione molto forte per non consentirvi di approvare questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bordo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Melis. Ne ha facoltà.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, vorrei invocare il buon senso: ma come si fa - mi rivolgo ai colleghi ancora lucidi della maggioranza, se ve ne sono - a far pagare chi ha subito un'ingiustizia patente per consentirgli di rimediare al danno che ha subito? Questo è il rovesciamento non di una logica giuridica, ma della logica comune e basta.
Del resto questo è un provvedimento profondamente illogico. Partite parlando di riforma epocale della giustizia e poi vi riducete a tagliare la prescrizione e lo fate soltanto per gli incensurati senza alcun riguardo alla natura, all'entità, alle circostanze dei reati. Voi state producendo danni irreparabili nell'ordinamento giuridico, altro che riforma della giustizia. Quando finalmente ve ne sarete andati e il momento è vicino, perché se ne vedono i segni, toccherà a noi mettere riparo a questo disastro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Credo che una proposta di legge che porti come intestazione: «Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali», sia un provvedimento dal titolo di straordinaria rilevanza e dai nobili fini. La verità, e dal complesso della discussione ce ne stiamo già accorgendo, è che la finalità di questo provvedimento legislativo è solo quella di assicurare l'impunità al Premier Berlusconi.
Noi crediamo che sia altrettanto grave la conseguenza collaterale di questo atto che impegna il Parlamento mentre la nazione attraversa la crisi che attraversa. L'atto è legato alle conseguenze cosiddette collaterali di ciò che avverrà con l'approvazione di questo provvedimento: un'amnistia generalizzata e complessiva (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, dichiaro che in questo caso avrò un atteggiamento di voto diverso da quello del mio gruppo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Motta, Sposetti, Andrea Orlando, Crosetto, Ministro Carfagna, onorevole Repetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 580
Maggioranza 291
Hanno votato
283
Hanno votato
no 297).

Prendo atto che i deputati Cesare Marini, Bosi e Pierdomenico Martino hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Pag. 139
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.4 per il quale i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tenaglia. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, nel presentare l'epocale riforma della giustizia il Ministro Alfano ha spesso usato un artificio retorico parlando di divisione fra garantisti e giustizialisti: i garantisti sarebbero coloro che vogliono la riforma della giustizia e i conservatori giustizialisti sarebbero coloro che a questa riforma si oppongono. Credo che il nostro Paese abbia bisogno in materia di giustizia di una frustata di efficienza, di una frustata di garantismo mentre quella che oggi stiamo discutendo è una frustata di impunità, una frustata di lentezza del processo, è tutto il contrario di quello che voi stessi avete approvato in Consiglio d'Europa dove si richiede che i Governi mettano a disposizione dell'efficacia dei giudici e dei sistemi giudiziari risorse, strutture e attrezzature adeguate.
Questo è il primo degli emendamenti che dimostra quanto sia strumentale questa divisione che voi fate. Infatti, adesso inizia l'esame di una serie di proposte emendative in cui noi dimostriamo come sia possibile una riforma diversa della giustizia, come sia possibile riformare la giustizia nell'interesse dei cittadini e per far funzionare il processo, che non significa arrivare alla prescrizione del processo, ma arrivare ad una decisione di merito, a una decisione che accerti innocenza e colpevolezza e che accerti i diritti delle parti offese.
Con questa norma state facendo tutto il contrario, dicendo alle parti offese: noi non vi facciamo arrivare alla stazione dei vostri diritti, ma vi facciamo scendere per strada, in aperta campagna, con i vostri fagottini, e tornatevene a piedi. State dicendo agli innocenti: non avrete mai giustizia; state dicendo alla società che i colpevoli non saranno mai perseguiti.
Questo emendamento contiene un istituto che è stato, anche dalle commissioni di riforma del codice penale, nominate da Governi di centrodestra, ritenuto un istituto indispensabile per rendere il processo efficiente e per rendere i magistrati in grado di dare giustizia. Si tratta dell'archiviazione del processo per tenuità dell'offesa, tutto il contrario di quello che stiamo discutendo oggi. Oggi, infatti, stiamo discutendo della prescrizione del processo per la gravità dell'offesa.
Non vogliamo che chi ruba una mela al supermercato non sia punito, vogliamo che sia risarcita la parte offesa di quel furto, ma vogliamo anche che i magistrati si concentrino su processi molto più importanti. A questo avete detto «no», come avete detto «no» alla riforma dell'udienza preliminare, alla riforma dell'istituzione dell'ufficio del processo e alla riqualificazione del personale amministrativo. Infatti, una giustizia che non funziona è quello che si vuole: una giustizia che arrivi tardi, arrivi male e, se arriva, sia in grado solo di dichiarare la sua impotenza.
In questi due giorni abbiamo discusso in quest'Aula di provvedimenti e di decisioni che, con l'interesse personale, non c'entrano nulla. Ancora una volta, in quest'Aula, avete fatto entrare gli interessi privati e processuali del Presidente del Consiglio e avete fatto uscire il Paese con i suoi interessi e i cittadini con i propri diritti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, intervengo su questo emendamento per annunciare il voto favorevole del gruppo dell'Unione di Centro. Questo emendamento, così come i successivi, rendono l'idea del lavoro che noi avremmo voluto fare, anche insieme alla maggioranza, per riformare davvero la giustizia.
La giustizia ha bisogno di quello che abbiamo detto in tante circostanze, ha bisogno, cioè, di una diversa organizzazione, di risorse e di vedere ridotto il numero delle circoscrizioni. La giustizia ha bisogno, inoltre, di un maggior numero Pag. 140di magistrati e di personale che, sempre più, deve qualificarsi. Quello che si sarebbe potuto inserire nella proposta di legge che stiamo esaminando doveva essere soprattutto questo. D'altra parte, il titolo di questa proposta legge faceva ben sperare: «Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali».
Noi stiamo ancora discutendo sul titolo di questa proposta di legge. È vero che sappiamo che alla fine c'è un emendamento che prende atto del fallimento della vostra proposta, perché un emendamento proposto dal relatore va nella direzione di dire con chiarezza che il titolo di questa proposta e quindi l'oggetto delle questioni che stiamo esaminando sono tutt'altro, sono le cose già emerse, cioè l'intenzione che voi avete e che state portando avanti di inserire una norma, quella che poi esamineremo nello specifico all'articolo 3, che è l'ennesima norma che serve per risolvere uno dei problemi giudiziari del Presidente del Consiglio e in particolare il processo Mills.
Noi voteremo a favore di questo emendamento con convinzione, perché contiene alcune delle cose che noi proponiamo, sia pure in un articolo aggiuntivo all'articolo 4, Rao 4.010, che cerca di introdurre nel processo gli strumenti di deflazione del procedimento penale, che è quello che serve. Ne faceva riferimento adesso il collega Tenaglia e cioè l'esclusione della procedibilità nei casi di particolare tenuità del fatto, così come noi diciamo nella nostra proposta emendativa e prevediamo la dichiarazione di non doversi procedere se la persona offesa non si oppone, cioè tutti strumenti per rendere il procedimento più snello, che consentono al giudice di chiudere i processi che possono essere chiusi con le modalità che noi proponiamo di prevedere.
L'emendamento in esame prevede appunto la possibilità di fondare sulla caratteristica della particolare tenuità del fatto una sentenza di proscioglimento ex articolo 129 del codice di procedura penale, una sentenza di non luogo a procedere al termine dell'udienza preliminare ovvero al termine del giudizio. Ecco perché noi pensiamo che questo emendamento vada nella direzione da noi auspicata. Serve ad introdurre uno strumento di deflazione del procedimento penale e quindi io annuncio il voto favorevole del gruppo dell'Unione di Centro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori su questo emendamento. È uno dei tanti emendamenti costruttivi che le diverse opposizioni hanno presentato, a dimostrazione del fatto che per noi il processo deve continuare, non deve morire e ci sono le ragioni e le opportunità per fare in modo che il processo penale sia riformato e quindi la giustizia penale possa arrivare al suo compimento.
Vorrei illustrare il contesto in cui ci troviamo. Io vedo molto nervosismo, giustificato dalla posta in gioco straordinaria, che non si riduce ai tre o quattro articoli che voi avete lasciato e che non hanno significato dopo che ne avete tolti altri. La posta in gioco è la riduzione dei tempi della prescrizione, affinché nei confronti del Presidente del Consiglio non si arrivi neanche alla sentenza di primo grado del processo Mills. Sarebbe bello se giocassimo a carte scoperte e se dicessimo che è così. Voglio vedere chi può contestare che l'articolo 3 serve al Presidente del Consiglio e gli serve subito.
Ecco perché avete accelerato la decisione del Comitato dei nove, ecco perché è stata chiesta l'inversione dell'ordine del giorno, ecco perché oggi avete fatto un «finto» rinvio in Commissione della legge comunitaria, per poi reinserirla nella seduta di mercoledì.
Che cos'è questo se non una camuffata inversione dell'ordine dei lavori? Pag. 141
Allora giochiamo a carte scoperte e diciamo che questo è l'ennesimo provvedimento che serve al Presidente del Consiglio e che l'urgenza in un provvedimento, in una proposta di legge, che è stata presentata nel 2009 al Senato, che è arrivata nel gennaio 2010 alla Camera, che è rimasta a «dormire» in stato di ipnosi, voi l'avete forzatamente risvegliata soltanto perché vi serve immediatamente e subito, una volta caduto l'usbergo del legittimo impedimento, per il Presidente del Consiglio. Voi che prestate le vostre intelligenze e le vostre coscienze a questo disegno abbiate l'onestà di riconoscerlo. Forse anche da parte nostra ci sarebbe un atteggiamento diverso nei vostri confronti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vassallo. Ne ha facoltà per un minuto.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, è assai mortificante e penoso che in questi giorni, in un momento nel quale il Paese è in evidente difficoltà economica, nel momento nel quale ci si trova ad assistere e a dover gestire una difficile crisi internazionale, l'intero Governo e il Parlamento siano inchiodati qui a discutere di questo provvedimento e dei provvedimenti per la tutela del Capo del Governo, Silvio Berlusconi, piuttosto che del cittadino comune.
Si tratta di un provvedimento che, come è stato detto più volte, mette in atto una vera e propria amnistia di fatto per molti reati anche odiosi. Lo fa incrinando un fondamento dello Stato di diritto, lo fa costringendo molti cittadini a rinunciare alla loro legittima richiesta di giustizia, lo fa anche in un modo costituzionalmente sbagliato perché, come è noto, l'articolo 79 della Costituzione, laddove consente il ricorso all'amnistia, richiede una maggioranza qualificata...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Vassallo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, onorevole Ministro, questo intervento è per annunciare il voto favorevole di Futuro e Libertà a questo emendamento. Anche alla luce delle considerazioni da me prima svolte, so che il Ministro ha una particolare sensibilità - è anche suo dovere averla, ma l'ha dimostrato almeno attraverso la presentazione del cosiddetto piano carceri - rispetto alla situazione realmente gravissima, anche sul piano della lesione dei diritti umani, delle carceri italiane. Noi abbiamo una media che tutti conoscete di sovraffollamento straordinariamente elevato nelle carceri, strutture fatiscenti dove la qualità della vita è inesistente e dove soprattutto la cosiddetta funzione rieducativa della pena viene totalmente messa da parte.
La nostra impressione è che questo emendamento affronta non direttamente il tema ma - certamente attraverso una rapida soluzione di quelle questioni che non provocano allarme sociale e che riguardano i non garantiti, coloro i quali non hanno nessuno che chiama per conto loro in questura per farli rilasciare se sono fermati perché extracomunitari, sbandati, tossicodipendenti, e che molto spesso affollano le nostre carceri - va nella direzione dell'equilibrio attraverso cui la giustizia può essere una volta tanto forte con i forti e riuscire ad essere comprensiva nei confronti dei deboli, di coloro i quali non ce la fanno, di coloro i quali sono gli ultimi e i reietti della società.
Pertanto, costruire una riforma della giustizia con questo taglio di sensibilità sociale poteva essere un esempio di come il percorso parlamentare di questa riforma poteva davvero diventare condiviso e poteva rappresentare realmente un auspicabile contributo alla velocizzazione dello stesso processo.
Noi quindi riteniamo che la vicenda che più gravemente caratterizza la proposta di legge, così com'è formulata, non è tanto l'ennesima legge ad personam - perché oggettivamente quell'emendamento Pag. 142che poi andremo ad affrontare e a discutere prevede una legge ad personam - ma l'aspetto più grave ci sembra essere quello di sistema, ossia una riforma che ancora una volta ribadisce due questioni costituzionalmente molto gravi e anche per questo oggi si è trasversalmente preoccupati per la tenuta della nostra Costituzione e della nostra Repubblica: il principio dell'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e, soprattutto, Ministro Alfano, una considerazione verso quelle fasce anche di detenuti, oltre che di imputati di processi minori, che attraverso il recepimento di questo emendamento potrebbero realmente andare nella direzione auspicata di chi realmente vuole, non so quanti siamo qui dentro, una riforma della giustizia e non l'ennesimo contributo ad alleviare il percorso travagliato dal punto di vista giudiziario del nostro Presidente del Consiglio.
In questo senso, quindi, credo che il nostro voto non possa che essere favorevole alla formulazione dell'emendamento perché vi è questo aspetto, che per noi è rilevantissimo, di considerazione di una questione. Se avessimo voluto fare un'amnistia, avremmo dovuto avere il coraggio di farla, soprattutto per tutelare i più deboli e i non garantiti e non, come sempre, i più forti e quelli che cercano di garantirsi, attraverso il Parlamento, la loro impunità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà per un minuto.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, credo che rispetto a questo provvedimento - e mi rivolgo al Ministro Alfano - entrare nel merito sia superfluo. Tutti sanno che questo provvedimento è nato solo ed esclusivamente per impedire che un soggetto possa subire un giusto processo. Quindi, questo provvedimento nasce in violazione palese della norma costituzionale che dice che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. In questo caso un unico cittadino si sottrae alla legge e con lui tanti altri.
Credo, ricollegandomi a quello che ha detto all'inizio del suo intervento il collega Lo Presti, che sia un dovere per il Ministro - e la prego, signor Ministro, di ascoltarmi - conoscere gli effetti di una norma - e lo dico con grande serenità - prima di sottoporla all'approvazione. Ha ragione il collega Lo Presti: è un'amnistia o una norma giusta? Questo possiamo saperlo solo ed esclusivamente...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Messina.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Capano. Ne ha facoltà.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente, sono sconcertata dal parere del relatore e del Governo su questo emendamento, perché si tratta di quella maggioranza che ritiene di essere garantista e che accusa noi di giustizialismo.
Allora, come è possibile esprimere parere contrario su un emendamento che vuole il proscioglimento per particolare tenuità del fatto? Si tratta di un emendamento che riesce a far durare i processi poco, quando emerge la tenuità del fatto e si può andare, quindi, velocemente ad una assoluzione. Sono i principi del garantismo. Ma come mai li dimenticate tutte le volte in cui non si parla di Silvio Berlusconi? Quando uscirete da questa sindrome perversa? Lo dico anche per la vostra dignità, che è davvero sottoterra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, immagino cosa diranno, fra cinquant'anni, di questa stagione politica. Oggi ricordiamo la legge Scelba come la «legge truffa» ma, in realtà, la nostra legge elettorale è ben più drammatica e nefasta di quella del 1953.
Fra cinquant'anni, Ministro Alfano, per quale motivo dovremo ricordare le nostre gesta e le sue gesta? Per il lodo Alfano? Per questa «nano-prescrizione»? Per i Pag. 143procedimenti che hanno fatto diventare una voce enciclopedica la definizione di leggi ad personam? Penso che di questo vi macchiate e macchiate anche l'Italia, erede di quella grande tradizione culturale e giuridica che dalle XII tavole stabiliva il principio privilegia ne irroganto, non si danno privilegi a singole persone.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tidei. Ne ha facoltà.

PIETRO TIDEI. Signor Presidente, oltre 5 milioni trecentomila procedimenti civili sono pendenti. Ben 3 milioni 300 mila processi penali sono in corso, quanto Francia e Germania e Spagna messe insieme. Poi vi sono 28 milioni di notifica manuali ogni anno e il 12 per cento dei soli processi penali viene rinviato per omessa o irregolare notifica. Infine, ben 170 mila processi vengono dichiarati prescritti ogni anno.
Per mesi la Commissione giustizia ha discusso e ascoltato giuristi e avvocati. Paniz ha preso nota. Ma poi il relatore cosa fa? Va alla lavagna e cancella tutti gli articoli, si dimentica di cambiare il titolo al provvedimento - perché il provvedimento non è più quello - e che cosa fa? Passerà alla storia, onorevole Paniz, per una favoletta e per una formuletta.
La favoletta è quella della nipote di Mubarak, la formuletta è quella che un quarto meno un dodicesimo fa un sesto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, vorrei dare alcuni elementi all'Assemblea e, specialmente, a chi ci ascolta da casa. Oggi il termine di prescrizione si misura con la pena massima prevista più un quarto della pena. Con questo provvedimento, che si sta andando ad approvare, il termine di prescrizione si riduce da un quarto ad un sesto. Mi spiego meglio con un esempio: se la pena prevista è di sei anni, oggi la prescrizione è di 7 anni e mezzo; con la nuova norma che si vuole approvare si riduce a sei anni più un sesto di sei anni. Veniamo a un caso pratico, signor Presidente. Per combinazione, con riferimento al processo Mills, la prescrizione ordinaria a oggi scade il 13 gennaio 2012; sempre per combinazione, se venisse approvato questo provvedimento, il termine di prescrizione scadrebbe il 13 luglio 2011.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vaccaro. Ne ha facoltà.

GUGLIELMO VACCARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, un suggerimento per il Ministro Alfano e per i suoi valenti collaboratori: quando ci ha presentato la riforma cosiddetta epocale della giustizia italiana ha usato delle immagini a corredo delle illustrazioni in conferenza stampa. Viene a suggerire per domani o per i prossimi giorni l'immagine di un Berlusconi su quel piatto della bilancia dal quale lei vuole togliere il giudice per spostarlo in alto, come un arbitro, con una clessidra in mano e sopra scritto: «Ecco il mio salvacondotto». Voi state approvando una legge che garantirà al Presidente del Consiglio la possibilità di transitare nei suoi passaggi istituzionali, senza colpo ferire. Quando si legge su Wikipedia la definizione di «salvacondotto» si capisce che c'è anche un'arma ritorsiva nei confronti di chi non lo rispetta. Questa riguarda voi. Buon lavoro e auguri!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, è bene ricordare che la prescrizione misura quell'arco di tempo entro il quale lo Stato perde interesse a perseguire un determinato reato. Per questa ragione, il reato di truffa si prescrive in sette anni e mezzo, l'omicidio in 26 anni e mezzo; questo perché la collettività cerca di punire Pag. 144prima i reati, quando essi sono più pericolosi. Cercare di calcolare la prescrizione in base ad una qualità del soggetto, come, per esempio l'essere incensurato, è una bestialità giuridica, in quanto tale caratteristica dovrebbe - come effettivamente accade - influire sulla quantità della pena e non sulla durata della prescrizione. Darò nel prossimo passaggio un esempio classico al Ministro Alfano di questa sua legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, colleghi della maggioranza, non ho ancora capito se siete più ineffabili o inconsapevoli. Ne fate una al giorno! Fate cose mai viste: ieri Ruby «rubacuori», nipote di Mubarak, che per evitare una crisi internazionale è stata affidata ad una prostituta brasiliana, oggi per garantire il processo a una persona, cancellate i diritti di migliaia di persone in attesa di giustizia. Curzio Malaparte diceva che l'Italia è il Paese del diritto e del rovescio. Voi siete autentici maestri, ma non del diritto penale, del rovescio penale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, che dire? Ancora una volta, questo Paese - e mi auguro che i cittadini possano ascoltare i lavori di quest'Assemblea - è costretto ad essere schiacciato per perseguire gli interessi di un monarca, che sta violando l'articolo 3 della Costituzione, che si ritiene più uguale degli altri e che io mi auguro, ascoltando i cittadini quanto accade in quest'Aula, faccia la fine di Ugo Capeto o di Luigi XVI. In quella circostanza il popolo, incazzato per quello che stava accadendo in quel Paese, è entrato nella sua Bastiglia, lo ha preso, lo ha giudicato e lo ha ghigliottinato.
Meritate di fare la fine di Luigi XVI (Commenti dei deputati dei gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciriello. Ne ha facoltà.

PASQUALE CIRIELLO. Signor Presidente, c'è un dato che balza prepotentemente agli occhi di chiunque legga per la prima volta questo provvedimento. Il dato è questo: quando si pone mano a una riforma istituzionale - non c'è dubbio che questa sia una riforma istituzionale - la cosa che dovrebbe emergere ictu oculi è qual è la filosofia che ispira questa riforma, qual è l'obiettivo che ci si prefigge di conseguire. Voi su questo avete elegantemente glissato, la ragione è chiara, perché avete pudore di dire quale sia l'unico vero micro-obiettivo che vi siete posti. Se aveste avuto la delicatezza di aprire lo sguardo sull'orizzonte comparatistico, vi sareste resi conto di una circostanza molto semplice: non c'è nessun altro ordinamento giudiziario che affidi alla brevità dei tempi l'efficienza del suo sistema giudiziario. Voglio ricordare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, devo confessare che provo un profondo disagio nel fare questo intervento, perché si tratta di un intervento che sappiamo essere di ostruzionismo, quando vorremmo invece contribuire a realizzare una giustizia diversa e migliore in questo nostro Paese. Siamo costretti ad un intervento di ostruzionismo perché siamo in presenza di un'aberrazione del diritto e di una maggioranza raccogliticcia, fatta di parlamentari acquisiti grazie anche ai consensi degli amici del Ministro indagato per mafia che siede in Parlamento e che siede al Consiglio dei Ministri come Ministro, come ricompensa Pag. 145per il servigio reso a un imputato che dovrebbe essere processato e che vuole invece rimanere impunito (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Capodicasa. Ne ha facoltà.

ANGELO CAPODICASA. Signor Presidente, credo che non sarà mai abbastanza l'insistenza con cui viene sottolineata la gravità di quanto si sta consumando in quest'Aula. Ciò che colpisce è il cinismo e l'assoluta insensibilità con cui la maggioranza di Governo, pur di venire in soccorso del Presidente del Consiglio e bloccare il processo Mills, sta per compiere un grave atto nei riguardi del Paese. Migliaia di processi per furto, rapina, violenza sessuale, andranno in prescrizione, in barba ai tanti proclami sulla sicurezza che questa maggioranza ha fatto. Noi non abbiamo molte speranze che lo facciate, però ve lo diciamo lo stesso: è bene che questa maggioranza, finché è in tempo, si fermi ed eviti di consumare questo ennesimo delitto sulla pelle del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, comprendo l'interesse e l'urgenza del Capo del Consiglio dei Ministri a portare avanti questo provvedimento, quando ci sarebbero tanti altri problemi da affrontare, comprendo la presenza compatta di questo Governo, che deve qualcosa al Capo del Consiglio dei Ministri e dei colleghi di questa maggioranza che, pure in grado di discernere e capire, devono assoggettarsi ai desiderata del Capo del Consiglio dei Ministri.
Da cittadino del nord faccio un po' più fatica a capire invece l'atteggiamento dei colleghi della Lega Nord Padania, che in questi anni hanno sempre evidenziato la necessità di una giustizia, si sono anche resi forti con il loro elettorato, a partire dal momento in cui c'era Mani Pulite, dell'importanza di una giustizia uguale per tutti. Stanno venendo meno alle promesse al loro elettorato e a quello che dicevano dal 1995 al 2000, quando il Presidente del Consiglio avrebbe dovuto andare direttamente in tribunale.

PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di lasciare libero il banco del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, siamo assolutamente favorevoli all'emendamento Ferranti 1.4.
Anzi, dichiaro di volere aggiungere la mia firma a tutti gli emendamenti di questo provvedimento che hanno per primo firmatario la collega Ferranti. Quando il re Erode seppe della nascita di Gesù, per essere sicuro di eliminarlo, ordinò la strage degli innocenti. Con questo provvedimento, si fa una strage alla rovescia, cioè si liberano tutti gli imputati di migliaia e migliaia di reati, che vedranno la prescrizione breve a loro favore. Questo è un atteggiamento assolutamente inaccettabile: per salvare uno, si liberano tutti gli imputati di reati molto gravi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro Alfano, davvero a me tocca il ruolo insolito di pompiere. Vorrei riportare la questione al merito dell'emendamento Ferranti 1.4. Le sarei grato, però, Ministro Alfano, perché è un tema che vorrei venisse affrontato in quest'Aula. Immagini solo per un attimo, se venisse approvato questo emendamento, che non è dell'Italia dei Valori, quindi non tiro acqua al mio mulino. Qui si sta discutendo se, quando il fatto è di particolare tenuità, si può fare sentenza di Pag. 146proscioglimento o una richiesta di archiviazione. Ebbene, vedete, non sto facendo alcuna polemica. Mi farebbe piacere se potesse esprimersi in merito a questo tema. L'ho chiesto molte volte al sottosegretario Caliendo e so che è anche d'accordo. Quando il fatto è di particolare tenuità, possiamo disporre una richiesta di archiviazione o una sentenza di proscioglimento? Aiuta ad accelerare i processi ed a snellire la giustizia? Come avete visto è da pompiere questo. Domani piove (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sarubbi. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, a me questo sembra un emendamento di buon senso, perché in realtà dice che, se un reato è di particolare tenuità, il giudice può decidere di archiviare il procedimento o prosciogliere l'imputato. Penso per esempio ad un'ingiuria. Chiaramente noi stiamo parlando di procedimenti penali, quindi poi la sede civile è un altro discorso. Insomma, non avrebbe molto senso intasare la giustizia con un processo per ingiuria che vada per le lunghe. Oltretutto, con questa prescrizione, sapremmo anche dove andrebbe a finire il processo. La sensazione che ho, signor Presidente, è che questa legge sia forte con i deboli e debole con i forti, ma mi auguro che sappiate smentirci approvando alcuni dei nostri emendamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, colleghi, Eduardo De Filippo diceva che nella vita gli esami non finiscono mai. Nell'era politica del cosiddetto berlusconismo sono purtroppo le leggi ad personam che non finiscono mai. Poiché quella di oggi è la numero trentanove, si può parlare di un vero e proprio corpus, con il quale il nostro Premier può sperare a ragione di entrare nella storia. Ma la caratteristica di queste norme, mirate sempre nei confronti della stessa persona, l'onorevole Silvio Berlusconi, consiste nel fatto che a momenti di stasi seguono fasi di fortissima accelerazione. Questi provvedimenti, spesso di iniziativa di singoli deputati, perché così danno meno nell'occhio, e soprattutto sulle prime hanno il pregio di non creare problemi al Governo con il Capo dello Stato, vengono nascosti tra le migliaia di provvedimenti, che tutti noi produciamo nel corso della legislatura. Silvio Berlusconi...

PRESIDENTE. Onorevole Mura, la ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, credo che questa serata abbia un suo significato importante e, in particolare, mi auguro che faccia riflettere coloro i quali, anche da fuori, si fanno prendere spesso da questa logica che siamo tutti uguali, oppure si lasciano andare a giudizi un po' ecumenici: voletevi bene, abbassate i toni. Mi pare che sia evidente che qui c'è qualcuno che sta stravolgendo delle regole e qualcuno che si oppone come può, democraticamente. Si può dire anche a bassa voce: voi state avvelenando i pozzi della democrazia, state uccidendo consapevolmente, per difendere una persona, l'idea stessa di giustizia e l'idea stessa di diritto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, ancora una volta le esigenze del Premier hanno prevalso su tutte le altre esigenze della nostra Italia.
Caro Ministro, non si chiede il dialogo con provocazioni come questa. La riforma della giustizia è una cosa, piegarsi agli Pag. 147interessi di una persona è un'altra, e non ha nulla a che fare con i bisogni della comunità nazionale.
Questo provvedimento non è la riforma della giustizia, ma è la controriforma della magistratura. In definitiva, questa proposta contiene promesse e premesse non all'altezza delle vostre ambizioni, per cui contrastarla è necessario ed essere contro è un atto eticamente, politicamente ed istituzionalmente dovuto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, non sono molto d'accordo con i miei colleghi dell'opposizione nel momento in cui criticano il titolo di questo provvedimento. Almeno le prime 12 parole sono perfette: «Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi». Non vi è scritto «dei cittadini», ma «del cittadino». Certo, se bisogna fare un emendamento, occorre togliere tutto il resto: «in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali».
Insomma, se il cittadino è Berlusconi, come ha detto candidamente e sinceramente l'onorevole Calogero Mannino in Commissione giustizia, che il titolo rimanga questo con l'emendamento proposto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, credo che l'azione combinata da questa maggioranza alla Camera e al Senato possa essere di natura eversiva. Lei, Ministro Alfano, non aiuta i magistrati a svolgere i processi in fretta, ma li carica di adempimenti, come l'allungamento della lista dei testimoni, con la pretesa di diminuire i tempi di durata dei processi.
Dite ai giudici di correre di più caricando i loro zaini di piombo. State scardinando la più importante istituzione dello Stato, quella che garantisce la giustizia e la sicurezza dei cittadini. Peggio di voi, solo la criminalità organizzata ormai sa fare contro la giustizia, ricorrendo spesso a forme di violenza fisica. Ma voi fate un altro di tipo di violenza, che è quella legislativa, e minate anche la credibilità di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cuperlo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI CUPERLO. Signor Presidente, in democrazia compito del Parlamento è licenziare delle norme che trovano nella loro universalità la propria giustificazione. Non può succedere, invece, e quando succede è il segno di una patologia grave, che il bisogno soggettivo di uno soltanto si proietti nell'istituzione sino al confine estremo, che è fare di se stesso il criterio ispiratore della legge. Se questo accade, viene meno un fondamento della democrazia. Questa è la ragione per la quale oggi vi assumete una grande responsabilità, tanto più rilevante perché non peggiorate soltanto una singola norma, ma piegate a esigenze del tutto improprie lo spirito del diritto; di questo risponderete davanti al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, penso che durante questo nostro dibattito a un certo punto non potrà non prendere la parola il Ministro della giustizia, non solo perché, evidentemente, siamo di fronte ad una materia che è di sua competenza e che egli segue con attenzione, come testimonia la sua presenza fin da questa mattina al nostro Pag. 148dibattito, ma perché il Ministro della giustizia ha presentato davanti al Parlamento e al Paese, nelle televisioni, poche settimane fa, un ampio provvedimento di riforma costituzionale della giustizia. Lo ha accompagnato - lo abbiamo sentito tutti, onorevoli colleghi di maggioranza e di opposizione - con una dichiarazione con la quale giurò sul suo ruolo di uomo politico che esso non sarebbe stato accompagnato da un provvedimento o da provvedimenti intuitu personae.
Ha chiesto un dialogo, e il cosiddetto terzo polo ha preso una posizione favorevole al confronto perché egli ha detto «questa è la nostra riforma della giustizia».
Allora, onorevole Angelino Alfano, o lei ci spiega che il provvedimento in esame si inserisce nell'ambito della sua riforma della giustizia, è coerente con quell'impostazione, ne fa parte e non lo aveva detto quando lo ha presentato, oppure lei, di fatto, col suo silenzio, ammette di non avere conosciuto l'intenzione di un'altra parte della maggioranza che, mentre lei preparava un dialogo ampio sui temi della giustizia, alle sue spalle, signor Ministro, costruiva un'ipotesi che è la contraddizione delle alte ambizioni che lei ha espresso (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
I casi sono due, o lei è stato reticente nei confronti del Parlamento e del Paese o è stata la sua maggioranza ad essere reticente nei suoi confronti! Lei non potrà evitare di parlare perché se lei non parlerà di questi fatti davanti al Parlamento non avrà la credibilità per essere Ministro della giustizia di questo nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-MAIE, Partito Democratico e Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà per un minuto.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo sull'emendamento in esame.
Ministro Alfano, lei sa benissimo che il proscioglimento per particolare tenuità del fatto, delle modalità e degli effetti dei danni è una misura ragionevole che snellisce il processo e rende più efficiente la giustizia.
Davvero le dico con molta pacatezza che, se non riusciamo a fare neanche questa piccola riforma, come pensa di fare la grande riforma che minaccia al Paese?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Letta, Boniver, Bersani, Martinelli, Cardinale, D'Antoni, Federico Testa, Losacco, Sposetti, Fogliardi, Fadda, Marantelli, Froner, Marchignoli, Zazzera, Zucchi, De Micheli...
Onorevoli colleghi, ne abbiamo discusso a lungo, aspettiamo che i colleghi entrino e facciamoli votare. Ci ricorderemo di questo a proposito delle discussioni fatte nelle settimane scorse. Onorevole Vaccaro. Aspetto, non ho alcun problema, perché credo che debbano votare tutti coloro che sono presenti in Aula (Applausi).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 588
Maggioranza 295
Hanno votato
288
Hanno votato
no 300).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è difficile affrontare una discussione come questa, come hanno ricordato i diversi interventi dei Pag. 149colleghi che mi hanno preceduto, senza conoscere quale sarà il numero dei processi che sfumeranno a seguito dell'approvazione di questa proposta di legge.
È però impossibile ed è surreale farlo senza conoscere qual è l'indirizzo del Governo su questo tema. Volete allungare i tempi del processo, come si sta facendo al Senato, o intendete abbreviarli, come affermate nel titolo della norma in esame? Credo che sarebbe utile a tutti, anche alla credibilità del Governo, dare una risposta in ordine all'indirizzo complessivo della politica del Ministero della giustizia.
E lei, signor Ministro, non se la può cavare facendo finta di niente e invocando l'autonomia delle Camere. Infatti, non vi siete ricordati dell'autonomia delle Camere quando avete imposto dei provvedimenti, utilizzando anche il voto di fiducia su temi come la giustizia! Lei nei talk show televisivi e sui giornali ha chiamato in causa Dossetti, Calamandrei e Giovanni Leone, ma qua, in questo palazzo, nelle Commissioni di merito, in azione sono entrati Paniz e Pini, il primo con l'ennesimo provvedimento pro Berlusconi, attorno al quale ruota tutto il provvedimento di cui stiamo discutendo, il secondo - mi auguro come freelance e me lo auguro soprattutto per il Governo - introducendo una norma che, utilizzando l'Unione europea come pretesto, peggiora ulteriormente la situazione della disciplina in ordine alla responsabilità civile dei magistrati.
Questi interventi hanno avuto due effetti. Il primo effetto è stato annullare rapidamente la campagna di marketing che lei, onorevole Ministro, volenterosamente aveva messo in campo e immediatamente i termini «dialogo» e «confronto» sono stati sgonfiati come un soufflé, perché il confronto si fa fra piattaforme coerenti e voi una piattaforma, ad oggi, qui non ce l'avete proposta. In secondo luogo, una piattaforma necessita autorevolezza e la capacità di essere presi sul serio. Voi non riuscite a prendervi sul serio neppure tra di voi, perché come si spiega altrimenti che lei, signor Ministro, propone una norma costituzionale per affrontare il tema della responsabilità civile e un collega della maggioranza la introduce nella legge comunitaria?
Insomma, questo è il danno rimediabile, perché sicuramente altre interviste e altri talk show proverranno a rilanciare l'offensiva diplomatica e a sostenere che c'è una volontà di confronto e di dialogo, anche se noi non ne abbiamo avuto nessun segno in sede istituzionale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 23,05)

ANDREA ORLANDO. E tuttavia credo che il danno più grave sia costituito dalle occasioni perdute. Infatti, signor Ministro, noi, per esempio discutendo di responsabilità civile, abbiamo detto: allineamoci alle indicazioni dell'Unione europea. E non usiamo l'Unione europea come un pretesto, liberamente interpretato dall'onorevole Pini. L'Unione europea ci indica dei criteri e dei riferimenti: utilizziamoli per rivedere anche ciò che non funziona in tema di responsabilità civile! La risposta è stata data appunto nella proposta emendativa del deputato della Lega Nord. Abbiamo detto: affrontiamo le ragioni vere della lentezza del processo, come le questioni strutturali, le circoscrizione giudiziarie, il personale, l'informatica e l'ufficio del processo appunto, di cui si tratta nelle proposte emendative presentate. Abbiamo detto: decongestioniamo il processo attraverso un serio ragionamento di ripensamento della codicistica.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Andrea Orlando.

ANDREA ORLANDO. Abbiamo detto: semplifichiamo il processo attraverso la revisione delle notifiche della contumacia.
Persino questa sconsiderata legge poteva essere la sede per fare qualcosa di utile per il Paese. Ebbene, ci avete risposto con le offesa all'intelligenza di Paniz e con le furbizie dell'onorevole Pini.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Orlando.

Pag. 150

ANDREA ORLANDO. Credo che fareste un favore soprattutto a voi stessi accogliendo qualcuno degli emendamenti proposti che, almeno, provano a nascondere una vergogna che è quella costituita da tale questione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori sull'emendamento Ferranti 1.3.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia sull'emendamento Ferranti 1.3.
Vorrei anche che il Ministro, presente a questa nostra discussione, dicesse se corrisponde al vero - perché altrimenti vuol dire che è vero - quello che sto per dire. Il provvedimento in esame, se approvato così com'è, prescriverebbe i seguenti reati ed è bene che all'esterno tutti lo sappiano: abuso d'ufficio, corruzione semplice in atti giudiziari, rivelazione di segreti d'ufficio, truffa semplice o aggravata, frodi comunitarie, frodi fiscali, falso in bilancio, bancarotta preferenziale, intercettazioni illecite, reati informatici, ricettazione, vendita di prodotti con marchi contraffatti, traffico di rifiuti, vendita di prodotti in violazione dei diritti d'autore, sfruttamento della prostituzione, violenza privata, certificazione di documenti pubblici, calunnia e falsa testimonianza, lesioni personali, omicidio colposo per colpa medica, maltrattamenti in famiglia, incendio, aborto clandestino e corruzione.
Ministro, ci dica fuori da quest'Aula, perché i cittadini devono saperlo, se ciò è vero o no, abbia il coraggio di fronte agli italiani di dirlo, perché se lei non risponde vuol dire che è vero e gli italiani lo devono sapere (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia, Partito Democratico e Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo dell'Unione di Centro sull'emendamento Ferranti 1.3 che come il precedente va nella direzione di semplificare il processo e di introdurre strumenti anche processuali che siano più vicini a una giustizia efficiente e più prossima ai cittadini anche dal punto di vista dei tempi. Infatti, il tema di cui ci stiamo occupando in fondo è proprio quello di scegliere di riformare la giustizia per renderla più efficiente e più vicina alle domande dei cittadini oppure di usarla per alimentare divisioni di cui il Paese non avverte la necessità né ha bisogno di alimentare scontri istituzionali.
Naturalmente si tratta di due strade che sono radicalmente diverse: la prima è quella che da tempo l'Italia ha il dovere di percorrere per aprire una strada di trasparenza e di modernità. La seconda strada è invece, come stiamo vedendo in queste settimane, pericolosa, senza via d'uscita e addirittura foriera di rischi per la nostra democrazia.
Certo, dovevano essere, il Governo e la maggioranza, a decidere in che direzione muoversi e ci sarebbe stato ancora tempo, c'è ancora tempo, per scegliere un cammino virtuoso e condiviso. I segnali, però, che arrivano in questi giorni, sono segnali sempre più caratterizzati da un disarmante dilettantismo.
Da un lato, si affronta, in maniera sbrigativa, con un pasticciato ed inaccettabile emendamento, l'importante tema della responsabilità civile dei magistrati, che noi abbiamo considerato un gesto provocatorio, e, dall'altro, si immaginano nuove fantasiose «leggine» che restringono i tempi di prescrizione processuale. Questo significa riproporre testardamente le solite scorciatoie ad personam che sono Pag. 151già fallite nel passato. Noi dell'Unione di Centro avevamo espresso la disponibilità a discutere seriamente, sia in sede ordinaria, che in sede di proposte di legge costituzionali, ma la nostra disponibilità era nella direzione di discutere proposte capaci di elevare la qualità del servizio giustizia. Abbiamo fatto tutto il possibile, abbiamo rivolto un appello alle forze interessate, alle forze politiche, a quelle giurisdizionali, a non perdere questa ennesima occasione di riforma per evitare di andare ancora di più verso il degrado di un Paese che si sta, da questo punto di vista, dal punto di vista politico, consumando nella guerra ormai consunta - perché è una guerra consunta - tra berlusconiani e antiberlusconiani.
Per noi, invece, la stella polare deve essere quella di una giustizia che deve significare legalità e garantismo, sicurezza e libertà, perché questi non sono valori contrapposti, ma facce della stessa medaglia. Ecco perché, coerentemente con tale impostazione, l'Unione di Centro ha già ripetutamente avvisato il Governo che ogni proposta che riportasse l'Italia nella logica delle leggi ad personam o dello spirito di ritorsione verso i magistrati, vedrebbe immediatamente cadere ogni nostra disponibilità di dialogo e segnerebbe, di fronte al Paese, l'ennesimo fallimento di una riforma che è stata promessa da vent'anni, ma che è stata sempre disattesa. Noi questo lo consideriamo, per voi, un autogol che i cittadini valuteranno con severità. E noi pensiamo che vi sia una sola cosa seria da fare e siete ancora in tempo per poterla fare, ossia ritirare subito i vostri emendamenti, le «leggine» frutto della furbizia e della vendetta e ridare ancora una chance di ragionevolezza, aprendo davvero un serio confronto riformatore per il quale ribadiamo la nostra disponibilità (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, signor Ministro, una volta ci insegnavano che la norma buona era quella che aveva i caratteri dell'astrattezza e della generalità e che quando, invece, le norme finissero col disciplinare casi particolari, singolari, erano sinonimo di decadenza giuridica e, in alcuni casi, anche etica. Qualcuno l'ha vissuto prima di noi e penso al 529 dopo Cristo quando i romani, che erano cultori del diritto, dovettero un po' riordinare tutta la loro materia normativa e dovettero mettere in campo il Corpus iuris civilis per togliere, per dirla con il professore Guarino, «il più e il vano che in quella congerie normativa si era prodotto». Credo che stiamo vivendo, in questo settore, la stessa fase: congerie normativa, al Senato si fa una cosa, alla Camera se ne fa un'altra, contraddizione e mancanza dei requisiti della generalità e dell'astrattezza.
Signor Ministro, io credo, come ha detto l'onorevole Monai prima di me, che fra una cinquantina d'anni saremo costretti anche noi su queste norme a togliere di mezzo il più e il vano e l'ingiusto ed il pericoloso. State sfregiando il Parlamento, il Parlamento italiano signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Mogherini Rebesani. Ne ha facoltà.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, siamo tutti qui alle 11 e un quarto di sera con una presenza del Governo che non si è praticamente mai vista, non adesso che interveniamo, ma soltanto al momento del voto, purtroppo non per risolvere i problemi degli italiani, che pure ne avrebbero molto bisogno, ma evidentemente per risolvere i problemi di un italiano e crearne qualcuno in più a tutti gli altri italiani, a quelli che aspettano giustizia e sicuramente non l'avranno con il provvedimento in esame.
Ora io vi faccio una proposta molto semplice, ovviamente a titolo personale e Pag. 152non potrebbe essere altrimenti data la natura della proposta che sto per farvi: lavorate ad un nuovo lodo Alfano, un lodo Alfano per gli ex Presidenti del Consiglio. Lui si dimette e noi gli cancelliamo tutti i processi in qualche modo. Sarebbe un modo di liberare questo Parlamento da un lavoro che evidentemente non è produttivo per gli italiani e il Paese tutto, da una farsa che sinceramente sta diventando grottesca (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, ancora una volta ci troviamo a dover discutere in quest'aula non di un provvedimento che serve a migliorare le condizioni realmente gravi della giustizia italiana, ma di un provvedimento finalizzato solo ed esclusivamente ad uno scopo, che fa saltare quel sacrosanto principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, di fronte alla quale tutti siamo chiamati ad essere in un certo senso patrioti della Repubblica. Qualcuno si è scandalizzato perché le opposizioni oltre che in aula anche all'esterno di questo Parlamento hanno trovato una comune linea di contrasto a questo disegno, che tende a far passare una norma che cancella, così come brillantemente ha illustrato l'onorevole Napoli, migliaia e migliaia di processi e che non rende giustizia solo a chi non ha santi in paradiso. Per questo motivo siamo convinti...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Granata.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, vorrei avanzare una mozione d'ordine, se me lo permette: vista l'ora tarda e visti i nostri tempi vorrei presentare alla Presidenza la proposta di attivarsi per una sorta di consultazione informale fra i gruppi per dire di arrivare al termine dell'emendamento in esame e della relativa votazione e poi forse è il caso di sospendere e rinviare a domani i nostri lavori (Commenti). La prego di considerare questa ipotesi (Commenti).

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, potremmo avviare una consultazione informale, però non mi pare molto incoraggiante la prima reazione dell'Aula.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente e onorevoli colleghi, consentitemi una citazione che traggo dal resoconto stenografico dell'Assemblea del 10 luglio 2008. Si discuteva di un provvedimento analogo a quello di oggi (quello allora si chiamava lodo Alfano e oggi stiamo parlando di «nanoprescrizione» ma poco diverso è): «Oggi l'uso e soprattutto l'abuso dell'immunità vengono viste dai cittadini e dall'autorità giudiziaria come una sorta di strumento per sottrarsi al corso necessario della giustizia. L'elezione alle Camere non può servire a coprire malefatte né per essere autorizzati a commetterle. Il parlamentare sia giudicato dal giudice ordinario come ogni altro cittadino».
Allora mi appello a quei responsabili che hanno detto responsabilmente queste giuste frasi di essere conseguenti almeno su questi provvedimenti così sensibili rispetto alle loro opinioni espresse in maniera chiara in quest'Aula, di essere conseguenti e di dissociarsi almeno in questo frangente (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Pollastrini. Ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI. Signor Presidente, lei Ministro Alfano sta seguendo i lavori, ma devo dire che la vedo spesso con la testa bassa e d'altronde se ne comprendono le ragioni. Pag. 153
Aveva dichiarato che mai avrebbe inserito una «leggina» ad personam e, successivamente, in un'intervista aveva aggiunto che, se l'onorevole Paniz avesse presentato un emendamento per gli incensurati, non sarebbe stato un tradimento. Infatti, è qualcosa di più di un tradimento: è una lesione drammatica verso la giustizia e la certezza del diritto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 23,20)

BARBARA POLLASTRINI. Mi rivolgo alle Ministre: come possono chinare la testa quando con questo provvedimento rimangono impuniti reati come la violenza e i maltrattamenti? Come possono tacere? Come possono non insorgere? Come possono non avere un soprassalto di dignità? Vergogna, davvero una grande vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, noi ritenevamo che l'eliminazione al Senato del meccanismo di estinzione dei processi a seguito del semplice decorso dei cosiddetti «termini di fase» portasse ad una svolta nella politica della maggioranza in ordine alla riforma della giustizia. Pensavamo che questo ripensamento del Senato aprisse la strada, quindi, a questa riforma, con riferimento alla quale, però, fino ad oggi, abbiamo soltanto avuto la possibilità di esaminare un canovaccio, ma non un testo ufficiale presentato in Parlamento.
Onorevole Presidente e onorevoli colleghi, mi chiedo la ragione per la quale oggi ci stiamo incaponendo ed intestardendo a portare avanti un procedimento legislativo che ha un limitato impatto sulla questione giustizia e non affrontiamo, invece, come sarebbe doveroso fare, e come per la verità il Governo ha più volte annunciato, la riforma tanto propagandata, ma che ancora non ha alcuna sostanza parlamentare.
Ovviamente, non possiamo che stigmatizzare questo comportamento del Governo, che non fa seguire agli annunci di carattere pubblicitario e propagandistico degli atteggiamenti conseguenziali in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, credo che sia corretto rispettare quest'Aula fornendo le richieste che l'onorevole Napoli e tanti altri hanno formulato al Ministro. Voglio formalmente chiedere al Ministro Maurizio Paniz di fornire le risposte rispetto al numero dei processi.
Chiedo scusa se chiamo «Ministro» Maurizio Paniz, perché dovrei chiedere scusa all'aspirante Ministro Ghedini. Una cosa è certa: non devo chiedere scusa al «non Ministro» Alfano (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavini. Ne ha facoltà.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, l'Europa può attendere, se si tratta di deliberare la legge comunitaria e, dunque, di recepire quelle direttive quadro che ci consentirebbero di evitare sanzioni a livello di milioni di euro, oppure addirittura di incamerare entrate in base a emendamenti che noi del Partito Democratico abbiamo presentato in occasione dell'esame della legge comunitaria. Se si tratta dunque di adempiere a quelli che sono gli adempimenti europei, non c'è tempo, l'Europa può attendere. Mentre Berlusconi, il nostro Presidente del Consiglio non può attendere, anzi, veniamo chiamati qui, addirittura in seduta notturna, ad affrontare il provvedimento in oggetto che torna comodo soltanto a Berlusconi. Pag. 154
Pertanto, vorrei rivolgere un appello ai colleghi della Lega, che ha fatto delle tematiche e dei temi della sicurezza il proprio baluardo: cosa andranno a dire ai nostri concittadini nel momento in cui migliaia di processi...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LAURA GARAVINI. ...e da componente della Commissione antimafia posso dire che sono soprattutto anche quei reati che interessano proprio le nuove forme di criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Garavini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, c'è un'aria, in quest'Aula, a quest'ora, quasi giocosa, irresponsabilmente giocosa.
Vorrei ricordare soprattutto ai membri del Governo che un giorno, sul piano politico, anche storico, questa legislazione qualcuno la pagherà ed il popolo italiano la farà pagare. Non si può pensare di fare questo tipo di leggi con tale senso di irresponsabilità che non può appartenere a chi rappresenta l'unità nazionale.
Mi chiedo anche, e lo ricorderemo più avanti, ma la questione della prescrizione breve, di quale parte del programma di centrodestra, che è stato votato dal popolo italiano, fa parte? Questo vogliamo ricordarlo...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Briguglio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, finora l'interesse dello Stato alla punizione del colpevole è stata legata alla pericolosità del reato e del soggetto che commetteva il reato, da domani non sarà più così. Immaginate due assassini e immaginate la pericolosità sociale di chi per esempio, nel corso di una rapina in banca spara e ammazza un poliziotto e chi invece, avendo un precedente, per esempio per truffa, arriva a casa, trova la moglie a letto con l'amante e le spara (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Non vi è dubbio la maggiore pericolosità sociale del primo assassino che, però, vedrà il reato prescritto due anni prima rispetto al secondo. Questa è la conseguenza paradossale di questa legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonavitacola. Ne ha facoltà.

FULVIO BONAVITACOLA. Signor Presidente, sono dispiaciuto che il Ministro Alfano, impegnato in una riforma epocale della giustizia, debba fare quest'ora tarda in Aula a sentire i nostri interventi. D'altronde è periodo di eventi epocali, questa mattina c'è stato l'inizio del processo dell'anno e stasera discutiamo probabilmente la balla dell'anno. Ho notato anche un certo divertimento tra i banchi della maggioranza nel sottolineare i passaggi più vivaci di questa nostra iniziativa parlamentare. A noi fa piacere che a volte si divertano, li vediamo un po' intruppati in un clima da caserma per cui un po' di ironia gli fa bene; però devo anche dire che abbiamo trovato noi molto più comico, la settimana scorsa, vedere il loro Premier il lunedì presentarsi come un normale cittadino di fronte alla giustizia, il martedì venire qui a chiedere l'inversione dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, esprimo tutta la mia solidarietà personale al Ministro Alfano perché capisco e comprendo in quale momento emozionale, lui, in questo momento viva, costretto a scrivere un provvedimento di Pag. 155legge sotto dettatura del suo datore di lavoro e degli avvocati del suo datore di lavoro. Comprendo la sua difficile situazione e mi metto nei suoi panni, perché credo che lui davvero voglia aggiustare la giustizia nel nostro Paese, davvero voglia punire i colpevoli e interessarsi dei cittadini che non ricevono giustizia per anni, che aspettano da tempo di poter avere un risarcimento, davvero mi metto nei panni...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Zazzera
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laratta. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LARATTA. Signor Presidente, il Paese da mesi si aspetta dal Governo risposte vere contro la crisi economica, risposte per le famiglie, i giovani, i precari, per il Mezzogiorno che soffre di una disoccupazione gravissima, risposte per la scuola e l'università. Il Paese si aspetta da mesi, da tempo, provvedimenti per l'economia, le imprese, l'ambiente, lo sviluppo e il funzionamento della giustizia. Invece vi presentate con questo provvedimento che ha come conseguenza immediata la prescrizione per migliaia di processi, processi per violenza sessuale, rapina, furto.
Cosa andrete a dire agli italiani a cui avete parlato di sicurezza? Voi qui in realtà state votando un provvedimento solo per salvare il Presidente del Consiglio che da vent'anni scappa dai processi. Il vostro comandamento è solo uno: salvare il soldato Silvio. Per salvare il soldato Silvio si può anche sfasciare il Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, intervengo per dire che, a quest'ora, sicuramente, essere qui non per risolvere i problemi del Paese e dare risposte a chi ne ha bisogno, ma per facilitare la vita a Silvio Berlusconi, credo che sia una cosa vergognosa. Da sempre mi occupo di persone che hanno difficoltà e vi assicuro che questa sera sono tutte a guardarci su TG24, proprio per vedere cosa sta succedendo.
Mi sconvolge l'idea che tanta gente spera nella «caduta» di questo provvedimento, quando dietro questo provvedimento vi sono solo interessi personali. Forse questa maggioranza ha realmente stancato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Levi. Ne ha facoltà.

RICARDO FRANCO LEVI. Signor Presidente, mi dolgo che, per una interpretazione rigorosa e stretta del Regolamento, non sia stata accolta una nostra proposta emendativa, che prevede di attribuire priorità assoluta e una corsia preferenziale per i procedimenti penali a carico dei parlamentari.
Voi proponete il processo breve, proponete il processo lungo, che vuol dire processo mai. Noi vorremmo un processo subito per i parlamentari, basterebbe una legge ordinaria. Basterebbe una modifica di poche righe a una articolo, il 132-bis delle norme di attuazione e coordinamento e transitorie del codice di procedura penale. I parlamentari, se innocenti, avrebbero rapidamente la possibilità di recuperare la loro onorabilità e fugare ogni condizionamento al loro operare. I cittadini potrebbero sapere rapidamente se i loro rappresentanti sono innocenti o colpevoli, se sono persone per bene o sono dei mariuoli. Il Parlamento sarebbe meglio protetto da possibili attentati al libero dispiegarsi del confronto democratico e alla sua spettacolarizzazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, devo dire che questa sera è veramente imbarazzante partecipare alla seduta. Pag. 156Devo contestare quello che diceva poco fa il mio vicepresidente di gruppo, che chiedeva un'interruzione. Come si può interrompere una seduta di questo tipo? Vi è un Paese che attende una norma straordinaria, che eliminerà la disoccupazione, risolverà i problemi della gente, metterà in moto lo sviluppo economico di questo Paese e, quindi, non dobbiamo interrompere, andiamo avanti.
Dico al Ministro Alfano: al suo posto sarei veramente in grande imbarazzo, perché il suo è un silenzio che parla. Perché non interviene? Spieghi realmente come stanno le cose, in caso contrario, francamente, questa norma è solo un abuso del vostro potere. Fortunatamente è un potere che gli italiani, presto, vi stanno per revocare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, chiedo scusa, ma ero andato in cerca di un po' d'acqua, per sopravvivere. Signor Presidente, la buona notizia, questa sera, in quest'Aula, è che il Presidente del Consiglio sta bene in salute. Se non stesse bene in salute, il Parlamento sarebbe in mano ad un cerchio di medici, i quali ci costringerebbero a irrorare sul Paese sciroppi e pastiglie. Ma il Presidente del Consiglio - questa è la cattiva notizia - è un imputato e, allora, il Parlamento è in mano agli avvocati.
Attenzione, un buon avvocato difende anche Jack lo squartatore e, quindi, non importa cosa sia il reato o i reati, la vita o le vite di Silvio Berlusconi, importa che questi signori sono dei bravi avvocati che non devono nulla all'Italia e devono tutto a Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Nella corrente legislatura, nell'antologia dei termini più ricorrenti, abbiamo trovato la legge ad personam, poi abbiamo conosciuto, sempre in questa legislatura, la legge ad aziendam, invece adesso vediamo le leggi ad delinquentiam, perché questo provvedimento è un provvedimento davvero criminogeno con il quale si aiutano i criminali e i delinquenti. I delinquenti non sono solo quelli che commettono i crimini ma anche chi arma le mani di quei delinquenti. I ladri di appartamento sono la maggioranza berlusconiana che è qui (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor presidente io volevo sollevare una preoccupazione, credo anche a nome del popolo italiano. Qui c'è tutto il Governo, ma non vedo il Presidente del Consiglio. Non vorrei che il Presidente del Consiglio stesse trattando affari con qualche avvocato inglese o stesse contattando la questura per la nipote di Gbabgo o di Mugabe, perché se in questo momento mentre tutto il Governo è qui il Presidente del Consiglio fosse dedicato a questa attività con avvocati inglesi o con nipoti di Presidenti africani, il lavoro che state facendo voi dovreste rifarlo e poi rifarlo ancora. Sarebbe un po' impegnativo per il Governo. Ministro Alfano, vuole rispondere almeno a questa domanda? Ci rassicuri. Dov'è il Presidente del Consiglio, perché non vorrei che lei dovesse poi cucire altri abiti su misura, perché, sa, il legittimo impedimento non le è riuscito bene come abito su misura, stasera ne sta cucendo un altro...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Onorevole Ministro Alfano, il suo silenzio è davvero imbarazzante. Lei aveva annunciato una riforma epocale della giustizia e veniva Pag. 157davanti alle televisioni e alle telecamere a comunicare al popolo italiano che davvero aveva compreso che questo Paese aveva bisogno di questa riforma epocale. Invece, eccoci qui impantanati nell'ennesimo «colpo di spugna». Avanti con l'impunità al suo capo, al suo datore di lavoro. Il 29 marzo scorso lei, Ministro Alfano, veniva convocato d'urgenza dal Presidente del Consiglio, che le impartiva un ordine preciso: avanti a marce forzate sul processo breve ed ecco che lei ha fatto inversione immediatamente. Meglio portare a casa la prescrizione breve prima che la maggioranza...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pompili. Ne ha facoltà.

MASSIMO POMPILI. Signor Ministro, ho letto da qualche parte che lei si sarebbe molto arrabbiato perché il segretario del Partito Democratico l'ha definita arrogante e servile. Ieri il vertice dell'Associazione nazionale dei magistrati è stato ricevuto dal Capo dello Stato, che in quanto Presidente del CSM ha dato avvio alla discussione sul parere approvato ieri dalla VI Commissione del Consiglio stesso. Il parere emanato stronca la norma sull'allargamento della responsabilità civile dei magistrati perché così: «(...) lede l'autonomia e l'indipendenza dei giudici e dei pubblici ministeri». Oggi il Consiglio superiore dalla magistratura ha votato un parere sulla prescrizione breve...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Intervengo con riluttanza e disappunto perché mi vorrei occupare di altro (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Prego, onorevole Di Stanislao. Io la ascolto e sa che la stimo. Parli alla Presidenza.

AUGUSTO DI STANISLAO. Non chiedo attenzione, chiedo silenzio. Non dico cose epocali come dovrebbe dire il Ministro Alfano, ma qualcosa di importante...
Dico che sono stato chiamato per fare alcune cose importanti di utilità generale, non per interessarmi di qualche persona nello specifico. Tuttavia credo che - nonostante il lavoro che abbiamo fatto come Italia dei Valori per consegnare non alla storia ma a questo Parlamento, alla nostra comunità, alla magistratura e soprattutto alla grande riforma della giustizia, una serie di interventi finalizzati a migliorarla, ad ottimizzarla e anche a fare in modo che i magistrati e la giustizia se ne potessero avvalere - di questo non c'è traccia e ce ne rammarichiamo perché pensiamo che si è persa una grandissima occasione. Ancora una volta insisto nel dire che forse il Ministro Alfano, dopo tutto quello che ha detto in televisione e gli impegni che ha preso, non è evidentemente all'altezza delle proprie ambizioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Perina. Ne ha facoltà.

FLAVIA PERINA. Signor Presidente, al contrario del collega che mi ha preceduto io sono contenta di parlare di questo argomento. Non vorrei parlare di altro, perché ritengo che sia in discussione un tema che è centrale per il Paese e per la nostra democrazia. Non stiamo parlando né di norme europee né di regole del processo, né dei tanti dettagli che ho sentito negli interventi più tecnici. Qua stiamo parlando del fatto che in Italia la legge e le norme processuali siano uguali per tutti e che ci sia un percorso identico per tutti di fronte all'autorità giudiziaria.
Questo credo che il Paese lo abbia chiaramente percepito e credo anche che sia stato chiaramente percepito che una seduta di questo tipo, con l'Aula e il Governo al gran completo per discutere una norma che deve impedire non una prescrizione ma un giudizio di primo grado, sia uno scandalo che resterà nella storia della Repubblica (Applausi dei deputati Pag. 158del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Raisi, D'Anna, Villecco Calipari, Tremonti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 589
Maggioranza 295
Hanno votato
289
Hanno votato
no 300).

Prendo atto che il deputato Negro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato D'Anna ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.5.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Le chiedo scusa perché si tratta di una questione che soprattutto lei ci deve aiutare a condurre. Abbiamo il seguente problema, signor Presidente, ossia che adesso stiamo affrontando le dichiarazioni di voto sul prossimo emendamento. È del tutto evidente, visto anche l'andamento del dibattito, che non siamo assolutamente in grado di prevedere quando arriveremo al voto su questo emendamento nel senso che penso che abbondantemente potremmo superare la mezzanotte. Atteso che, da quel che so, non è possibile separare - non vorrei sbagliarmi - le dichiarazioni di voto dal voto, vorrei chiederle se lei pensa che potremmo mettere in cantiere di arrivare anche verso l'una a procedere al voto sul prossimo emendamento oppure qual è la sua idea. È solo una questione sull'ordine dei lavori così ci regoliamo tutti quanti. La cosa che mi pare evidente è che non possiamo separare la dichiarazione di voto dal voto.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, lei ha assolutamente ragione, nel senso che nel momento in cui entriamo nella fase delle dichiarazioni di voto ovviamente dobbiamo concludere, con il voto.
Avevamo concordato che la seduta si sarebbe conclusa a mezzanotte. Non è ancora mezzanotte. Vi era già stata una richiesta dell'onorevole Evangelisti e vi è stata una consultazione tra i gruppi. Se iniziamo ovviamente bisognerà concludere l'esame dell'emendamento, fino al momento in cui non vi saranno più interventi.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, quest'oggi vi è stata una Conferenza dei presidenti di gruppo in cui, soprattutto da parte dei rappresentanti della maggioranza, vi è stata una serie di sperticati elogi nei confronti del Presidente della Repubblica, che la scorsa settimana ha convocato al Quirinale i presidenti di gruppo di maggioranza e di minoranza per cercare di dare ordine, decoro, contegno ai nostri lavori parlamentari.
Adesso se lei vuole, signor Presidente, possiamo continuare i nostri lavori. Noi siamo pronti e possiamo andare anche ai cappuccini e ai cornetti di domattina.

PRESIDENTE. Questo non è possibile, come lei sa.

FABIO EVANGELISTI. Però, siccome domattina, alle 9 dobbiamo essere qui per ascoltare un'importante comunicazione Pag. 159del Ministro Maroni, sarebbe poi imbarazzante dover intervenire di nuovo, ancora domattina, per precisare il senso dei nostri interventi e quant'altro.
Quindi, forse sarebbe opportuna un'intesa fra i gruppi per concludere adesso i nostri lavori. Nel caso (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). ..non distinguo gli ululati dai belati. Mi aiuti lei, signor Presidente.

PRESIDENTE. Invito tutti a stare tranquilli e invito l'onorevole Evangelisti a rivolgersi al Presidente.

FABIO EVANGELISTI. Infatti, signor Presidente, le chiedevo aiuto per questo. Se questa intesa proprio non è possibile - ma magari le chiedo, per gentilezza, di concedere la parola a un rappresentante per gruppo - in ogni caso sarei intenzionato a chiederle di porre in votazione la richiesta di sospendere - visto che siamo a mezzanotte - i nostri lavori.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non vorrei essere stato male interpretato. La mia riflessione era semplicemente questa: atteso che avevamo previsto di concludere i nostri lavori a mezzanotte e che iniziamo l'esame di questo emendamento a distanza di dieci minuti dalla mezzanotte, l'unica cosa che vorrei chiarire è che non ci possono chiedere di rinunciare al tempo che intendiamo impiegare. Ovviamente ci potrebbero essere degli interventi per dichiarazioni di voto a titolo personale e altro ancora e tutto questo potrebbe comportare la conclusione dei nostri lavori all'una.
Quindi, questa decisione è rimessa alla sua valutazione. Non facciamo accordi di nessun tipo. Vogliamo semplicemente far sapere alla Presidenza e ai colleghi, per correttezza atteso che siamo tutti qui da stamattina, che se cominciamo le dichiarazioni di voto su questo emendamento qualcuno non ci venga poi a dire di concludere i lavori, perché andiamo avanti fino a quando lo riteniamo giusto.

PRESIDENTE. Mi sembra un'osservazione corretta dal suo punto di vista.
Prendo atto che non vi è nessun deputato della maggioranza che intende intervenire su questo punto.
Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capano. Ne ha facoltà.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente, questa sera il Consiglio Superiore della Magistratura ha adottato, a larga maggioranza, un parere in cui ci ricorda che nel 2009 abbiamo recepito la Convenzione dell'ONU e in quella Convenzione si impegnavano gli Stati parte ad adottare una lunga prescrizione per i reati di corruzione.
Forse si capisce perché, allora, questo Parlamento sta varando questo provvedimento. Si vara una legge perché si vuole dare tutela a un bene giuridico e perché vi è un interesse meritevole di tutela. Qual è il bene che questa normativa vuole proteggere? Quell'intenzione originariamente dichiarata, quella della ragionevole durata dei processi - anche se in realtà lavoravate alla loro immediata estensione - l'avete del tutto abbandonata, tant'è che avete presentato addirittura degli emendamenti per cambiare il titolo del provvedimento. Avete deciso di lasciar perdere il cosiddetto processo breve e di dare una sforbiciata non più al processo, ma alla prescrizione e avete fatto l'ennesima prescrizione breve, dopo quella della famosa Cirielli, che aveva già provocato la morte di un numero elevatissimo di processi.
In un modo assai singolare, si registra la contestualità a questa discussione delle proposte di legge all'esame del Senato, che allungano il processo e che tolgono al giudice la possibilità di limitare l'ascolto di testimoni. Se ambedue queste proposte diventeranno leggi, noi vedremo ridursi i tempi del processo per effetto della prescrizione e consegneremo il potere di far Pag. 160scadere i termini agli avvocati degli imputati. Pioveranno liste di centinaia di testimoni, insomma il processo si allungherà e la prescrizione si abbrevierà; si tratta di una tecnica perfetta per la strage della giurisdizione penale. Noi pensiamo che questo provvedimento sia funzionale a questo, oltre che al processo Mills, ma guai a dirlo perché il relatore, l'onorevole Paniz, ha detto che non è così. Ha detto che tanto quel processo a gennaio del prossimo anno si sarebbe comunque prescritto. Forse è vero, non possiamo dirlo, ma certo una cosa è una prescrizione senza una condanna in primo grado e altra cosa è una prescrizione con una condanna in primo grado.
Se non serve al Premier, se ha ragione l'onorevole Paniz, a chi serve? Ha uno scopo deflattivo, cioè serve a ridurre il numero dei processi, in modo da far funzionare l'amministrazione della giustizia? L'onorevole Pecorella ci ha spiegato che non ha questo scopo quando, replicando all'accusa dell'onorevole Franceschini, che sosteneva che l'effetto di questo provvedimento sarebbe stata la fine di migliaia di processi, ci ha spiegato che invece tutto ciò che questo provvedimento avrebbe comportato sarebbe stata la riduzione di una manciata di mesi per i reati di grave allarme sociale: una violenza sessuale, anziché in dodici anni e mezzo, si sarebbe prescritta in dodici anni.
E allora tutto quello che è avvenuto nella settimana che abbiamo alle spalle e in questi giorni? Questa lunga maratona è stata fatta solo per questa finalità? Non è così. Lo sappiamo bene che non è così. Sappiamo bene che sei mesi di riduzione dei tempi di prescrizione in un'amministrazione della giustizia «ammazzata» e resa in una situazione di assoluta gravità proprio dall'operato di questo Governo significano una strage di processi. Questo perché i giudici sono costretti a fissare i processi in relazione al loro tempo di prescrizione. Se c'è un processo che si prescriverà tra cinque anni e uno tra due anni, il giudice fisserà prima l'udienza di quel processo che ha ancora due anni per prescriversi e dopo quello che si prescriverà in cinque anni. Tuttavia, questi piani saranno sconvolti dall'entrata in vigore di una legge che di colpo riduce nettamente i tempi.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Capano, il tempo a sua disposizione è finito.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà, sempre se vuole intervenire, altrimenti non c'è problema.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, non posso mai rifiutare un'offerta così generosa. Voglio dire due cose molto semplici. La prima, che annuncio il voto favorevole dell'Italia dei Valori. La seconda è che credo che il voto avverrà a mezzanotte perché dopo mezzanotte abbiamo paura che se perdiamo la scarpetta...

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, lei sa che mezzanotte è un'ora importante...

FEDERICO PALOMBA. È un'ora fatidica; d'altra parte, dopo mezzanotte non vogliamo regalare il tempo. Noi abbiamo il tempo contingentato e quindi ce lo giochiamo domani. L'unico dispiacere è che il Ministro Tremonti è appena arrivato e non fa in tempo a godersi questo nostro dibattito, ma - pazienza! - ritornerà domani.

PRESIDENTE. Annuncio che il voto si terrà esattamente a mezzanotte. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, intervengo perché non si può non intervenire davanti a una norma di questo tipo. Ho già detto prima e lo ribadisco che l'articolo 101 della nostra Costituzione, disatteso, dice che «La giustizia è amministrata in nome del popolo», le norme vengono approvate in nome del popolo. Io credo che ci sia un conflitto formale fra chi approva questa norma e chi al contrario deve amministrare questa norma, la Pag. 161conflittualità è data dal fatto che chi è chiamato ad approvare questa norma o meglio, chi promuove l'approvazione di questa norma e cioè il Presidente del Consiglio, è sottoposto alla giustizia italiana. Sostanzialmente propone una norma per sottrarsi a un processo, al contrario degli altri cittadini che questo non possono farlo. Questo è un abuso e credo che questo Parlamento dovrebbe avere...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Messina. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, interrogo il Ministro Alfano sulla tenuta costituzionale di questa norma anche alla luce degli obblighi che abbiamo come Paese italiano nell'ambito delle Nazioni Unite. Ricordo che nell'ottobre del 2003 fu stipulata una convenzione internazionale sotto l'egida dell'ONU proprio per perseguire la corruzione, che è un cancro dilagante e che vede spesse volte impegolato anche il nostro Premier nei processi che lo riguardano. Ebbene, questo provvedimento che vi accingete a licenziare è un colpo di spugna anche per delitti così gravi che vi siete impegnati a livello internazionale a perseguire allungando i tempi di prescrizione, non certo accorciandoli con questo meccanismo che equivale alla statura politica che esplicitate in questo provvedimento. Per cui l'invito che vi faccio è di riflettere che non ci sia un altro lodo Alfano, un altro lodo Schifani, un altro legittimo impedimento...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Monai. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giacomelli. Ne ha facoltà.

ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, non vorrei dispiacere al Ministro Alfano, ma a mio avviso la scuola giuridica a cui fa riferimento il pensiero di Berlusconi non è quella liberale ma quella del marchese del Grillo. In particolare direi che il riferimento è a quella scena in cui il marchese, ingiustamente liberato per privilegio di rango, intanto fa punire chi aveva fatto il suo dovere e poi illustra a chi era stato arrestato con lui e rimane tale il suo pensiero con quel celebre assioma «io sono io...» e con quel che segue, con quel paragone non proprio gratificante.
Ho rintracciato nel modo di ragionare del Premier lo stesso senso profondo di giustizia e di equità, la stessa profondità di pensiero che non definirei epocale ma pur sempre ragguardevole. Berlusconi lo dice anche oggi, lo dice a quei milioni di italiani che chiedono invano la vera riforma epocale della giustizia, quella del processo civile, in un Paese dove si rinviano le udienze delle cause civili da oggi al 2013 e voi imponete il taglio della prescrizione per i reati degli incensurati, e Berlusconi prima di andarsene in carrozza a mezzanotte può dire agli italiani «perché io sono io e voi non siete un c...» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Onorevole Giacomelli, questo intercalare non è il massimo della vita. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, all'ultimo minuto utile vorrei ancora una volta fare il pompiere signor Ministro che è sempre disattento questa sera a chi offre una mano. E poi non si lamenti se l'Italia dei Valori su questo tema è molto determinata. Stiamo parlando dell'ufficio del processo, prima abbiamo parlato della particolare tenuità. Sono provvedimenti che stavamo discutendo in Commissione già da diverso tempo e sono provvedimenti che potrebbero davvero servire a snellire il processo. Se ci mettete almeno qualche norma di legge che aiuti a capire che può servire anche agli altri e non solo a Berlusconi questo provvedimento, forse vi potreste vergognare di meno. Per questa ragione, ancora volta, vi chiedo di guardare e Pag. 162leggere nel merito questo emendamento, e non fate i sordi anche con il vostro interesse.

PRESIDENTE. Hanno tutti rinunciato ad intervenire e quindi non ho nessun altro iscritto. A mezzanotte, come aveva previsto l'onorevole Palomba, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzocchi, Mosca, Barani, Letta, Nola, Dionisi, Lusetti, Mario Pepe (IR) e Martino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 572
Maggioranza 287
Hanno votato
274
Hanno votato
no 298).

Il seguito dell'esame è rinviato alla seduta di domani.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 7 aprile 2011, alle 9:

1. - Informativa urgente del Governo sulle misure adottate in relazione all'eccezionale flusso di immigrazione verso l'isola di Lampedusa.

2. - Seguito della discussione della proposta di legge:
S. 1880 - d'iniziativa dei senatori: GASPARRI ed altri: Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Approvata dal Senato) (C. 3137-A).
- Relatore: Paniz.

(al termine delle votazioni)

3. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 24.

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto stenografico della seduta del 5 aprile 2011, a pagina 80, seconda colonna, tra la riga ventitreesima e la riga ventiquattresima, la parola «indicazione» si intende sostituita dalla seguente «esclusione».

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 12)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Pdl 3921-B - articolo 2 563 563 282 563 24 Appr.
2 Nom. articolo 5 547 545 2 273 545 20 Appr.
3 Nom. articolo 6 558 556 2 279 556 16 Appr.
4 Nom. articolo 7 546 543 3 272 543 13 Appr.
5 Nom. odg 9/3921-B/17 521 509 12 255 412 97 13 Appr.
6 Nom. odg 9/3921-B/19 545 525 20 263 409 116 13 Appr.
7 Nom. odg 9/3921-B/21 544 515 29 258 260 255 13 Appr.
8 Nom. Pdl 3921-B - voto finale 535 534 1 268 534 11 Appr.
9 Nom. Pdl 3137-A - em. 1.1 580 580 291 283 297 12 Resp.
10 Nom. em. 1.4 588 588 295 288 300 9 Resp.
11 Nom. em. 1.3 589 589 295 289 300 7 Resp.
12 Nom. em. 1.5 572 572 287 274 298 8 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.