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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 454 di martedì 29 marzo 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 11.

MIMMO LUCÀ, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 24 marzo 2011.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Antonione, Brugger, Cirielli, Donadi, Fallica, Giancarlo Giorgetti, Lo Monte, Mecacci, Melchiorre, Migliavacca, Moffa, Mura, Pecorella, Sardelli, Stucchi e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza, con lettera in data 28 marzo 2011, il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e IV (Difesa):
«Conversione in legge del decreto-legge 26 marzo 2011, n. 27, recante misure urgenti per la corresponsione di assegni una tantum al personale delle forze di polizia, delle Forze armate e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco» (4220) - Parere delle Commissioni II, V, XI e XIII.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni (ore 11,06).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Iniziative per la revisione della disciplina del diritto d'autore, con particolare riferimento al settore delle comunicazioni elettroniche - n. 2-01022)

PRESIDENTE. L'onorevole Cassinelli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01022, concernente iniziative per la revisione della disciplina del diritto d'autore, con particolare riferimento al settore delle comunicazioni elettroniche (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

ROBERTO CASSINELLI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, insieme a quarantasette deputati di maggioranza e di opposizione ho presentato Pag. 2questa interpellanza, mosso da reale apprensione per le possibilità di sviluppo e di diffusione delle moderne forme di comunicazione nel nostro Paese. Oggi più che mai la rete Internet rappresenta un'imperdibile occasione di crescita democratica ed un luogo di espressione del pensiero e di circolazione del sapere. È uno strumento che rende accessibile a tutti ciò che prima era riservato a pochi, abbattendo le barriere del tempo e dello spazio ed azzerando ogni differenza di carattere sociale ed economico. Esso rende tutti ugualmente liberi di conoscere, di informarsi e di informare, offrendo opportunità di condivisione e di partecipazione come nessun altro strumento della tecnica. È anche - come la più recente cronaca ci dimostra - l'unica possibilità di sfogo per le sofferenze di tanti oppressi, i cui diritti sono quotidianamente calpestati e la cui unica possibilità di far sentire la propria voce passa dalle vie della rete.
Per questa ragione fondamentale chiedo che il Parlamento e il Governo guardino al fenomeno Internet con attenzione, rispetto e scrupolosità, affinché sia posto al riparo da ogni potenziale pericolo e affinché ne siano preservate le caratteristiche che lo rendono un preziosissimo e non secondario contributo al mantenimento e alla promozione della democrazia nel mondo. Non possiamo cioè sacrificare Internet e privarlo della sua libertà neppure nel tentativo di tutelare altre posizioni, pur meritevoli. Non va dimenticato che nel web si estrinsecano e pienamente si realizzano i diritti tutelati dalla nostra Carta costituzionale.
Sia chiaro: ciò non significa lasciare Internet privo di regole, né consegnarlo ad un'autogestione, possibile solo di fronte ad una compiuta responsabilizzazione dell'intera comunità virtuale, ancora troppo lontana. Neppure significa considerare Internet in una dimensione sovrana e sovranazionale; è quello a cui dobbiamo aspirare, ma oggi mancano la volontà e soprattutto la necessaria unanimità di intenti da parte della comunità degli Stati. Significa piuttosto aprire gli occhi di fronte ad una realtà che ha cambiato il modo di vivere e di pensare dell'umanità e che ancora conserva enormi possibilità di sviluppo e di vertiginosa crescita, una realtà la cui portata è tale da far sì che il diritto positivo possa - e anzi debba - adeguarsi alle novità dettate da un cambiamento inarrestabile, senza il timore di modificare la gerarchia delle tutele che, in presenza della spinta evolutiva che stiamo vivendo, non può che conoscere una fase di naturale inversione.
L'interpellanza in questione ha riguardo ad un provvedimento dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, la delibera n. 668 del 17 dicembre 2010, che ha avviato una consultazione pubblica sui lineamenti del provvedimento concernente l'esercizio delle competenze dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nell'attività di tutela del diritto d'autore sulle reti di comunicazione elettronica.
In primo luogo, pur non essendo certo questa la sede in cui verificare le competenze dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nell'ambito descritto, è bene sottolineare che nell'articolo 182-bis della legge 22 aprile 1941, n. 633 più volte modificato ed integrato, dall'articolo 32-bis del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177 e dalla legge 31 luglio 1997, n. 249, istitutiva dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, vengono attribuite competenze in materia di vigilanza sulla diffusione on-line di contenuti protetti dal diritto d'autore, talché desta perplessità la tesi secondo la quale il decreto legislativo n. 9 aprile 2003, n. 70 legittimerebbe l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ad intervenire sulla materia. Tale decreto parla genericamente di un'autorità amministrativa avente funzioni di vigilanza, funzioni che non risultano attribuite dalla legge all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Tralasciando ora la questione relativa alla competenza dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni sulla quale eventualmente avrà modo di esprimersi la magistratura amministrativa, gli elementi del provvedimento sui quali è stata aperta la consultazione pubblica ipotizzano nuovi strumenti che darebbero all'Autorità per Pag. 3le garanzie nelle comunicazioni la possibilità di rendere inaccessibile dall'Italia quei siti web il cui solo fine sia la diffusione di contenuti illeciti ed anche quei siti i cui server siano localizzati al di fuori dei confini nazionali.
È bene prestare grande attenzione ad un aspetto centrale: le due condizioni appena descritte sono alternative e non complementari tra di loro, il che significa che affinché un sito possa essere oggetto del provvedimento di inibizione da parte dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è sufficiente che i suoi server si trovino all'estero, a prescindere dalla circostanza che il suo solo fine sia la diffusione di contenuti illeciti sotto il profilo del rispetto del diritto d'autore. Questo è, a mio giudizio, preoccupante perché se già può considerarsi al limite l'attribuzione all'autorità amministrativa della decisione in merito all'oscuramento dei siti aventi per solo fine la diffusione di contenuti illeciti, sembrando più propria di uno Stato di diritto una previsione che affidi tale valutazione sul solo fine all'autorità giudiziaria, la concessione di un tale potere di arbitrio su inibizione dei siti allocati su server straniero è inaccettabile ed assai pericolosa.
Come infatti si può essere certi che per mezzo di un provvedimento amministrativo non si violino, anche involontariamente, i diritti costituzionalmente sanciti come la libertà di comunicazione e di espressione del pensiero, ed in ogni caso, se anche una tale novità dovesse essere introdotta nel nostro ordinamento alla luce proprio della rilevanza dei diritti coinvolti, non sarebbe opportuno affidarla alla valutazione del Parlamento, espressione del popolo sovrano anziché lasciare che un'autorità, per quanto indipendente, si autoconferisca poteri e prerogative ben esorbitanti dall'ambito di azione entro il quale la legge la confina?
Tanto più che è sempre più acceso e attuale il dibattito sulla necessità di riformare una materia - quella del diritto di autore - che presenta da tempo caratteri di incompatibilità con i costumi e le abitudini diffusi e ben difficilmente modificabili dei nostri utenti. Un dibattito che non esiste solo nella società civile, ma che è stato portato anche in Parlamento, come dimostrano i diversi progetti di legge che giacciono all'esame di entrambe le Camere, sicché appare unica la via percorribile per garantire all'Italia una normativa capace di conciliare la sacrosanta tutela del diritto d'autore con il doveroso rispetto dell'evoluzione degli strumenti di fruizione delle opere dell'ingegno: la calendarizzazione di una discussione parlamentare sulla materia che porti ad una riforma organica dell'attuale normativa nel cui ambito si potrà prevedere l'introduzione degli strumenti meglio visti per arginare il fenomeno della pirateria, un fenomeno che va combattuto con forza, ma senza mettere a repentaglio la libertà della rete, che passa anche attraverso la libera diffusione di contenuti, la quale deve anzi essere tutelata ad ogni costo e senza indecisioni essendo da considerare come un bene di importanza suprema ed incontrovertibile.
È per queste ragioni che appare come necessaria ed urgente una riforma del diritto d'autore, che sappia contemperare le posizioni degli autori con quelle degli utenti. Non possiamo dimenticare, infatti, che la Dichiarazione universale dei diritti umani, all'articolo 27, riconosce ad ogni individuo il diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici, ed insieme sancisce il diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria ed artistica di cui egli sia autore, ponendo così in stretta correlazione la libertà di accesso alla cultura e la tutela dell'autore. Altresì e parimenti, la direttiva 2001/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio ha ribadito la necessità di un giusto equilibrio tra le pretese dei titolari dei diritti e quella dei fruitori dei contenuti protetti.
Muovendo da queste convinzioni, che partono dai due fondamentali presupposti dell'urgenza di revisionare la disciplina del diritto d'autore e dell'esigenza di preservare Pag. 4le opportunità che ci sono offerte dalle nuove tecnologie, si interpella il Governo per sapere se non ritenga necessaria l'assunzione di iniziative che procedano in tal senso e, al contempo, si sollecita al Parlamento, ma non solo, una riflessione che porti alla formazione di una coscienza digitale. È necessario sviluppare una più lucida capacità percettiva del fenomeno tecnologico per poterlo comprendere e valutare completamente, e soprattutto per dotarsi di strumenti, anche normativi, che sappiano porsi come ponti verso il progresso e non ad esso opporsi. Negli ultimissimi anni abbiamo assistito alla nascita ed alla rapida diffusione di nuove forme di comunicazione che hanno rivoluzionato i nostri costumi ed anche il nostro modo di pensare. Ciò significa che l'uomo si evolve e cresce ad un ritmo sempre più veloce. Se non vogliamo giungere al paradosso di un Paese a due velocità, in cui l'individuo corre spedito, mentre la comunità ed i suoi rappresentanti restano fermi al palo, dobbiamo far sì che le istituzioni comprendano l'ineluttabilità di un cambio di passo. Se il Parlamento e il Governo restassero silenti di fronte all'autostrada dello sviluppo, sarebbero anch'essi artefici di un destino segnato. La speranza mia e dei quarantasette colleghi firmatari è che l'Italia cambi passo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Francesco Maria Giro, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO MARIA GIRO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, mi riferisco all'interpellanza in oggetto indicata per segnalare come l'incessante sviluppo tecnologico e la conseguente incidenza sul modo di vivere quotidiano delle persone hanno posto, com'è noto, nuovi e più gravi problemi di protezione del diritto d'autore. Il Governo pone particolare attenzione al tema della tutela del diritto d'autore anche nel settore della comunicazione elettronica, in un contesto in cui proprio sullo sviluppo della rete e della banda larga e ultralarga l'amministrazione sta basando gran parte della sua politica di sviluppo in piena sintonia con gli operatori e gli enti locali interessati, in primis le regioni.
I nuovi scenari che vengono disegnati in quest'ambito, proprio nell'ottica della progressiva globalizzazione del sistema, richiedono una regolamentazione attenta, da una parte, alla tutela della libertà di espressione nelle sue varie forme e, dall'altra, all'altrettanto fondamentale tutela dell'inviolabilità della proprietà intellettuale, anche su Internet. In questa direzione vanno del resto le proposte normative di iniziativa parlamentare, tra le quali la proposta di legge presentata dall'onorevole Cassinelli il 23 giugno del 2009, atto Camera n. 2525, che rappresentano il segno più evidente di come il problema sia sentito e venga affrontato ai diversi livelli istituzionali con massima competenza. Proprio per questo, il Governo ritiene che, al fine di permettere il giusto e armonioso incontro tra le esigenze dei titolari dei diritti di autore e dei fruitori del materiale oggetto di protezione, sia il Parlamento stesso la sede più idonea per trovare la soluzione normativa all'annosa questione, dato che il tema centrale è la tutela delle libertà e dei diritti fondamentali. Il tutto è auspicabile che avvenga preservando quello che è lo spirito dell'era dell'informazione via Internet, che chiama a coniugare, appunto, l'idea di libertà con la necessità di offrire regole a garanzia di essa. Questo è soprattutto nell'interesse delle giovani generazioni, che hanno scoperto e scoprono in Internet ogni giorno uno strumento in cui il diritto d'autore non deve avere il ruolo di un novello censore, come giustamente detto dall'onorevole Cassinelli in sede di presentazione del progetto di legge di cui sopra; uno strumento che, lungi dal promuovere la creatività, ne impedisca in concreto la positiva estrinsecazione.
Questo però significa - prendendo ancora a prestito le parole dell'onorevole interpellante - che dobbiamo operare una differenza fra i contenuti creati dagli utenti e i contenuti che sono semplicemente Pag. 5caricati dagli utenti e sono di norma tutelati dal diritto d'autore. In quest'ottica, è importante l'attività svolta dall'Agcom, così come prevista dal cosiddetto decreto Romani, che ha affidato all'Autorità stessa la regolamentazione del settore in esame.
La consultazione avviata dall'Agcom con la delibera n. 668/10/CONS ha l'obiettivo di acquisire le osservazioni di tutti i soggetti interessati, al fine di predisporre un provvedimento equilibrato e aperto alle esigenze di tutti i protagonisti del sistema. Il modello proposto va esattamente nella direzione seguita dal Governo e dalle iniziative parlamentari di cui sopra e agisce nell'ambito di una regolamentazione rispettosa dei principi comunitari e coerente con le buone pratiche internazionali.
A detta della stessa Autorità la finalità del futuro provvedimento non è quella di reprimere la libertà di espressione in rete né di criminalizzare il web, ma, anzi, di agevolare l'accesso ad Internet e di favorire la diffusione di un'offerta legale di contenuti a prezzi accessibili a tutti. In tale ottica, il documento, non ancora predisposto in forma di articolato, ma con una serie di domande accompagnate da una parte esplicativa in modo da favorire le risposte degli interessati, propone una serie di azioni positive mirate al perseguimento di questi obiettivi.
Per quanto riguarda le ipotesi di provvedimenti a tutela del diritto d'autore posti in consultazione, esse poggiano su tre pilastri normativi ben identificati: l'articolo 11 della legge 18 agosto 2000, n. 248, che ha introdotto l'articolo 182-bis nella legge sul diritto d'autore, il quale ha attribuito all'Autorità, al fine di prevenire ed accertare, la vigilanza su una serie di attività da svolgere in coordinamento con la SIAE, ciascuna nell'ambito delle proprie competenze; il decreto legislativo n. 70 del 2003, che ha recepito nell'ordinamento italiano la direttiva n. 31 del 2000 sul commercio elettronico, nel quale sono tracciati contenuti e limiti della responsabilità dei provider a seconda che svolgano attività di catching e hosting di contenuti digitali e che introduce il doppio binario di tutela, amministrativa e giudiziaria, prevedendo che l'autorità amministrativa avente funzioni di vigilanza possa esigere, al pari di quella giudiziaria, che il prestatore di servizi «impedisca o ponga fine alle violazioni commesse»; infine, l'articolo 32-bis del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, introdotto dal decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 44, che ha affidato un ruolo di rilievo all'Autorità nella protezione del diritto d'autore con riguardo al settore dei media audiovisivi.
Per ciò che attiene ai possibili oscuramenti di siti Internet, il procedimento ipotizzato dall'Autorità sembra non comportare ipso facto la chiusura dei siti, ma solo la rimozione dei contenuti illeciti, e questo nell'ambito di un procedimento amministrativo assistito da ogni garanzia di contraddittorio e di difesa, con un riferimento ai server localizzati al di fuori dei confini nazionali che si ritiene possa senz'altro essere meglio specificato e chiarito in sede di stesura definitiva, anche alla luce delle osservazioni contenute nella presente interpellanza.
Peraltro, il procedimento, prima di incardinarsi dinanzi all'Autorità, è preceduto da un'interlocuzione tra le parti - sito Internet e titolare del diritto d'autore - sulla base del modello del notice and takedown mutuato dal sistema statunitense. Tale modello è già ampiamente utilizzato dai maggiori siti Internet, come ad esempio YouTube, anche nel nostro Paese. Solo se il gestore del sito non vi avrà già autonomamente provveduto e solo a seguito del contraddittorio che si svilupperà davanti all'Autorità si potrà impartire al gestore del sito l'ordine di rimozione del contenuto, qualora risulti incontrovertibilmente che questo viola il diritto d'autore o il copyright. Un procedimento che, peraltro, avviene senza il minimo coinvolgimento dell'utente privato.

PRESIDENTE. L'onorevole Cassinelli ha facoltà di replicare.

ROBERTO CASSINELLI. Signor Presidente, desidero ringraziare il sottosegretario Pag. 6Giro per la puntuale risposta all'interpellanza, per la quale esprimo totale e convinta soddisfazione. Il passaggio in cui il sottosegretario ha espresso l'opinione del Governo secondo cui il Parlamento è la sede più idonea per trovare una soluzione normativa all'annosa questione, laddove il tema centrale è la tutela delle libertà e dei diritti fondamentali, risponde infatti perfettamente alla mia richiesta e rispecchia appieno le convinzioni espresse in sede di illustrazione dell'interpellanza.
Mantengo, invece, qualche perplessità sulle competenze dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, competenze che, in ogni caso, non sta certo al Parlamento né al Governo verificare.
Piuttosto mi premeva che, nell'ambito di una consultazione pubblica avente, come giustamente rilevato, l'obiettivo di acquisire le osservazioni di tutti i soggetti al fine di predisporre un provvedimento equilibrato, il Parlamento e il Governo potessero esprimere la propria opinione.
Con la sua risposta il sottosegretario Giro ha fornito elementi sufficienti a chiarire la volontà dell'Esecutivo che è tale da garantire assoluta protezione alla libera diffusione del pensiero in rete e da promuovere una consapevole politica di innovazione tecnologica. Questo va proprio verso la direzione del cambio di passo che auspicavo illustrando la mia interpellanza.
Perciò, rinnovo il mio ringraziamento al sottosegretario, al Governo e mi dichiaro completamente soddisfatto della risposta.

(Iniziative per garantire un adeguato organico del personale docente in Sardegna - n. 3-01226)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Guido Viceconte, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Melis e Farina Coscioni n. 3-01226, concernente iniziative per garantire un adeguato organico del personale docente in Sardegna (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

GUIDO VICECONTE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, la tematica degli organici del personale scolastico è stata più volte affrontata in questa sede. In tali occasioni si è riferito come le leggi finanziarie degli ultimi anni abbiamo ritenuto opportuno intervenire sull'argomento prevedendo una razionalizzazione della spesa pubblica attraverso la promozione di una più stretta collaborazione tra regioni, uffici scolastici regionali, enti locali, aziende sanitarie ed istituzioni scolastiche.
Mi limito, in questa sede, a ricordare che già la legge n. 296 del 2006 prevedeva l'incremento del valore medio nazionale del rapporto tra alunni e classi e disponeva la revisione dei criteri e dei parametri di riferimento finalizzati alla riduzione della dotazione organica del personale amministrativo, tecnico e ausiliario delle scuole. La stessa legge conteneva una serie di misure atte a realizzare un più efficace utilizzo delle risorse mediante un contenimento degli organici per complessive 47.000 unità tra personale docente ed ATA nel biennio 2007-2008.
Successivamente, l'articolo 2 della legge n. 244 del 2007 ha previsto una rimodulazione del citato intervento, stabilendo una riduzione complessiva di posti, tra personale docente ed ATA, di 14.000 unità per l'anno 2007-2008 e di 11.000 unità per ciascuno dei tre anni successivi, 2008-2009, 2009-2010, 2010-2011.
È in questo contesto, condizionato dalla situazione della finanza pubblica, che l'articolo 64, comma 2, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 2008, n. 133, prevede una serie organica di interventi e di misure volte ad incrementare gradualmente il rapporto tra docenti e alunni e a definire nuovi parametri della dotazione organica del personale ATA. Gli obiettivi fissati rispondono all'esigenza di un più razionale utilizzo delle risorse finanziarie e di un miglioramento della qualità del servizio scolastico.
Queste esigenze sono riscontrabili anche nella determinazione della dotazione organica per la regione Sardegna per Pag. 7l'anno scolastico 2010-2011. Al riguardo, infatti, l'ufficio scolastico regionale ha comunicato che il decremento dell'organico assegnato alla regione Sardegna per il corrente anno scolastico di 1.037 unità di personale docente e di 670 posti di personale ATA non ha influito negativamente sugli assetti organizzativi e sulla qualità del servizio scolastico.
L'impegno dell'amministrazione scolastica nell'applicazione delle norme che regolano la formazione delle classi è stato accurato sia nella fase di predisposizione dell'organico di diritto, sia in quella di adeguamento alla situazione di fatto.
Il decremento della dotazione organica è, pertanto, conseguenza di una concorrenza di fattori, quali la diminuzione del numero degli alunni, l'attivazione di nuovi modelli organizzativi proposti dal riordino del primo ciclo previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 20 marzo 2009, i nuovi criteri e parametri per la formazione delle classi, la riconduzione delle cattedre a diciotto ore, in attuazione del decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, gli interventi e le misure adottate nel riassetto della rete scolastica, l'applicazione della riforma del secondo ciclo ed i protocolli di intesa tra i comuni al fine di evitare la formazione di pluriclassi e di garantire, al contempo, la presenza di almeno un grado d'istruzione per comune.
Questi motivi, comunque, non hanno penalizzato, nella fase di avvio dell'anno scolastico, quelle situazioni non rispondenti ai parametri previsti, ma la cui mancata salvaguardia avrebbe comportato un nocumento per l'offerta scolastica nel territorio interessato.
Sono state così accolte tutte le richieste di sdoppiamento delle classi, opportunamente documentate, nei casi di capienza dei locali non conforme ai criteri previsti dalla vigente normativa o in presenza di alunni disabili in situazione di gravità.
In presenza di impossibilità per i sindaci, per mancanza di fondi, di provvedere al trasporto degli alunni nei comuni viciniori, sono state formate pluriclassi fino ai diciotto alunni e, in alcuni comuni, approvate mini classi.
Sul piano dell'offerta formativa, nell'ambito delle risorse disponibili, è stato autorizzato lo studio dello strumento musicale in una scuola di ciascuna provincia e, al fine di consentire il prosieguo degli studi dopo la qualifica, nonostante il numero esiguo di iscritti, sono stati attivati dieci progetti finanziati dalla regione a seguito di specifico accordo con l'ufficio scolastico regionale in altrettanti istituti professionali.
Un accordo tra regione, enti locali e ufficio scolastico regionale, ha consentito, in via eccezionale, l'autorizzazione all'attivazione del convitto nazionale di Sorgono.
Complessivamente, nonostante la contrazione degli iscritti, la tutela di difficili contesti territoriali ha comportato la deroga sulla dotazione organica per 30 unità di personale docente su posti ordinari, 241 unità di posti di sostegno e 59 unità su posti di personale ATA.

PRESIDENTE. L'onorevole Melis ha facoltà di replicare.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la completezza della risposta. Devo dire con franchezza che una parte dei dati che ha enunciato - naturalmente li leggeremo con più attenzione e li verificheremo - non corrisponde ai nostri e, in ogni caso, non corrisponde allo stato di malessere profondo in cui si trova in questo momento la scuola sarda.
Voglio solo sottolineare, come abbiamo scritto nella nostra interrogazione, che il taglio in percentuale è stato, dopo quello della Calabria, il maggiore sul territorio nazionale. Dal 2008 a me risultano soppressi 4 mila posti docenti oltre a migliaia di lavoratori ATA, gli ausiliari tecnico amministrativi della scuola.
Naturalmente la Sardegna presenta, sotto questo profilo, delle condizioni peculiari che vorrei molto rapidamente enunciare: la prima è che si tratta di un'area geografica con una minoranza Pag. 8linguistica riconosciuta in base ad una legge nazionale e, come il sottosegretario sa meglio di me, non si possono avere classi numerose quando si è in presenza di una condizione di questo genere, che suggerisce una riduzione del numero dei discenti proprio in funzione dell'apprendimento della lingua locale. Inoltre, le notizie che ci ha fornito il sottosegretario circa l'applicazione della norma che prevede venti alunni per classe, quando vi sia un disabile, non corrispondono alla mia esperienza e alle mie conoscenze. Verificheremo questi dati, ma a me risulta siano numerosi i casi in cui, pur in presenza di disabili, i numeri sono elevati e si aggirano intorno ai trenta alunni per classe.
C'è poi un problema che riguarda il malessere profondo della Sardegna. Un mio collaboratore che si occupa di scuola ormai da tanto tempo, il professor Ribichesu, ha effettuato una verifica sui dati statistici relativi a una serie di indici del malessere: si va dai suicidi ai delitti che coinvolgono i minorenni, passando per la crisi della famiglia, alle statistiche relative ad altri indici più concreti e più diffusi relativi alla povertà, oltre al fatto che la scuola sarda presenta, per la sua dislocazione in territori spesso di difficile accesso, anche un problema di comunicazione interno.
Ebbene, da questa statistica, che ho qui con me e che poi, eventualmente, fornirò al sottosegretario, risulta che in quasi tutte le sue voci - si tratta di 43 indici di malessere - il caso sardo presenta dati allarmanti in controtendenza o talvolta di forte maggiore gravità rispetto a quelli della statistica nazionale. È una regione che ha dei problemi particolari e ci rivolgiamo, pertanto, sia al Governo sia naturalmente alla regione sarda. Peraltro, la medesima regione, in virtù della sentenza n. 235 del 2010 della Corte costituzionale - che ha riconosciuto la costituzionalità della norma che, stabilendo la necessità di un'intesa con l'ufficio regionale per l'utilizzo del personale precario, ha riconosciuto nell'ambito di pertinenza regionale sia la programmazione scolastica su scala regionale, sia l'eventuale dimensionamento della rete scolastica - dovrebbe essere più protagonista delle menzionate politiche, mentre mi risulta sia un po' passivamente succube di un'iniziativa del Governo. Auspichiamo, benché questa non sia la sede più adatta, vi sia un'iniziativa politica più forte da parte della giunta regionale sarda su questo fondamentale argomento.
Chiusa questa parentesi, è evidente che ci sono una serie di concause, dalle condizioni geografiche interne, appunto, ai dati del malessere profondo, alla natura stessa della scuola in Sardegna. Signor sottosegretario, un grande pedagogo, un grande democratico sardo scomparso qualche anno, il professor Antonio Pigliaru, diceva che una laurea e una scuola in Sardegna, in certi paesi della Sardegna, è come mettere una bandiera sul tetto. Dobbiamo capire che ci sono dei contesti sociali più compatti, più coesi, di maggiore comunicazione, nei quali la scuola, pur avendo sempre un fondamentale ruolo educativo, può anche avere una posizione - per così dire - integrata di minore protagonismo. Ma in contesti in cui esiste solo la scuola, in contesti in cui l'economia è in forte crisi credo che non vada trascurato questo elemento. È un problema di civilizzazione, signor sottosegretario. Mi duole non essere d'accordo con il Governo su questa risposta che, appunto, dimostra una certa trascuratezza rispetto a questa mia preoccupazione.

(Iniziative volte a ridurre il costo dell'energia in Sardegna, con particolare riferimento agli investimenti della società Glencore - n. 2-01016)

PRESIDENTE. L'onorevole Mereu ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01016 concernente iniziative volte a ridurre il costo dell'energia in Sardegna, con particolare riferimento agli investimenti della società Glencore (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, intendo illustrare l'interpellanza perché degli interventi di questa multinazionale Pag. 9stiamo parlando da diverso tempo e ancora oggi siamo nell'equivoco, quindi siamo molto preoccupati.
Prima di arrivare alla domanda determinante, vorrei fare una premessa che ritengo importante. Oggi siamo di fronte ad una crisi internazionale che riguarda l'industria dovuta anche ad un fallimento di quel mercato globale che tutti pensavamo potesse risolvere i problemi del nostro Paese e non solo. All'interno di tale mercato globale si muovono queste società multinazionali che oggi minacciano di determinare i loro interventi a seconda delle facilitazioni che trovano nei vari Paesi. Anche in Italia si è verificata questa situazione e una grossa azienda quale la FIAT di fatto ha minacciato, in tempi non molto lontani, di trasferire i propri impianti.
Questa è la grande contraddizione. Ci troviamo in Sardegna ad avere una multinazionale che invece vuole investire e lo vuole fare da diverso tempo. Non l'ho detto ieri, ma sono dieci anni che questa società mette a disposizione 300 milioni di euro per potenziare i propri stabilimenti e, siccome produce in Sardegna zinco, vuole portare questo stabilimento a produrre da 110 mila tonnellate l'anno a 160 mila tonnellate, in un mercato nazionale che assorbe 350 mila tonnellate di zinco. Ciò vuol dire che ci sono tutte le premesse perché questa intenzione diventi una realtà, non solo per il territorio della Sardegna, ma anche per l'intera nostra Nazione.
I lavoratori della Portovesme sono millecinquecento, quindi sono interessati a questa modifica dell'impianto e a queste prospettive di investimento. Sono millecinquecento lavoratori che, tenuto conto del territorio di appartenenza, non sono pochi. In un bacino di 150 mila persone credo che rappresentino effettivamente una grossa parte del territorio.
Poiché è uno dei problemi che investe il nostro territorio (non solo per la Portovesme, ma per altre industrie come l'Euroallumina, i cui operai verranno qui a manifestare a breve, perché anch'essa ha dei problemi), ritengo che l'Europa in effetti ci sia un po' di ostacolo, soprattutto per quanto riguarda l'energia, che in Sardegna costa cara e che sta diventando un prodotto necessario per sviluppare queste produzioni. Quest'azienda ha stabilito di investire anche nell'eolico di autoproduzione. Noi ci troviamo in una situazione dove, accade il contrario di quello che dovrebbe succedere, cioè è la società che va a sollecitare il Governo e i parlamentari che sollecitano il Governo. Invece dovrebbe essere il Governo a dire a questa società quando deve investire.
Le preoccupazioni, quindi, aumentano perché, di fatto, ci troviamo, spesso e volentieri, a dover affrontare problemi che ci riportano indietro nel tempo. In questo periodo si è parlato, per esempio, di certificati verdi - ed è stata emanata una normativa nazionale che ha ridotto tali incentivi dopo un accordo che la stessa società aveva fatto con il Governo -, questo è un tema che noi vorremmo affrontare con il Governo medesimo.
Per non parlare, poi, come dicevo, di un accordo che è necessario realizzare per la produzione di energia elettrica. La società aveva richiesto una quantità di energia, a livello di interconnector, di 76 MW, invece gliene sono stati dati solo 53 e, quindi, manca una parte non irrilevante, ma importante, che serve per poter dare sviluppo, in questo momento, al citato stabilimento.
Noi - lo ripeto - riteniamo che il Governo debba, non solo facilitare il cammino, ma anche comportarsi nel modo giusto nei confronti di questa Europa che, più volte, come ho detto, si è dimostrata un po' contro la regione Sardegna. Infatti, l'Europa non si rende conto che questo fenomeno e il concetto di aiuto di Stato andava bene, forse, quando è stato definito, quando c'era l'Europa che camminava ed aveva il vento in poppa. Oggi, invece, ci troviamo in una situazione che è particolarissima, per cui definire, nel momento presente, un aiuto di Stato quell'aiuto che, invece, è necessario per salvaguardare un settore e porlo all'attenzione del mercato europeo, mi pare sbagliato. È necessario che l'Italia contesti all'Europa Pag. 10tale modo di pensare, perché non è possibile, non è assolutamente possibile, che subiamo dichiarazioni di un'Europa che non rappresenta, poi, il popolo, ma rappresenta gli interessi delle banche e, quindi, di multinazionali che nulla hanno a che fare con il nostro territorio.
Pertanto, credo sia importante conoscere quali interventi voglia mettere in atto, in questo senso, il nostro Governo e, soprattutto, porre fine al presente stato di cose perché, ogni qual volta si firma un accordo di programma, è necessario che, in una fase successiva, manifestazioni di lavoratori e interessi di parlamentari sollecitino un incontro con il Governo stesso. Mi sembra che i passi che stiamo facendo siano troppo lenti e forzosi. Mi aspetto dal Governo, invece, azioni diverse e una particolare attenzione, soprattutto quando queste iniziative hanno tutte le caratteristiche per portare a termine interventi che danno slancio e benessere, non solo al territorio di cui stiamo parlando, ma anche all'economia del Paese, se è vero che lo zinco è strategico per il nostro Paese e che il nostro Paese ne richiede 350 mila tonnellate a fronte di un'attuale produzione di 110 mila tonnellate.
Evidentemente, quindi, gli interessi ci sono e mi meraviglio, ancora una volta, del fatto che non ci sia, invece, una grande accelerata e quella tranquillità necessaria in tali casi, soprattutto - ripeto - in tempi di magra come questo, dove i lavoratori, purtroppo, vedono perdere sempre di più le loro capacità d'azione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Guido Viceconte, ha facoltà di rispondere.

GUIDO VICECONTE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, la società Portovesme Srl, situata nella zona industriale di Portovesme, nel bacino del Sulcis-Iglesiente, con i suoi stabilimenti di Portoscuso e San Gavino, rappresenta, a livello internazionale, una delle più importanti realizzazioni nel settore della metallurgia dei non ferrosi, sia per valori di produzione, sia per il livello tecnologico degli impianti realizzati con larga utilizzazione di processi di automazione ed informatizzazione delle operazioni. È leader in Italia nella produzione di piombo e zinco.
In data 16 marzo, si è tenuta, presso il MISE, una riunione volta a definire lo stato della vertenza e a rilanciare lo stabilimento. In tale sede, alla presenza dei vertici del Ministero e dei rappresentanti della regione Sardegna, della provincia Sulcis-Iglesiente e delle organizzazioni sindacali CIGL, CISL e UIL e delle RSU, si è raggiunta un'intesa.
Le parti hanno concordato i passaggi cruciali per il rilancio dello stabilimento che consistono nell'incremento della capacità di acquisto di energia elettrica sui mercati europei, attraverso lo strumento dell'interconnector di cui all'articolo 32 della legge n. 99 del 2009, e nello sviluppo di un parco di generazione di energia elettrica con impianti eolici dedicato a rifornire lo stabilimento.
In tale sede, inoltre, sono stati forniti chiarimenti sul decreto legislativo 3 marzo 2011, riguardante l'attuazione della direttiva europea in materia di promozione dell'energia rinnovabile in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
In più, il citato decreto legislativo stabilisce che il MISE individuerà le modalità con le quali sarà regolato il diritto a fruire dei certificati verdi per gli anni successivi al 2015, in modo tale da garantire la redditività degli investimenti effettuati.
Il Ministero dello sviluppo economico sta verificando con il CIPE lo stato dell'iter per la pubblicazione della delibera del 18 novembre 2010, sul contratto di programma per investimenti da realizzare in Sardegna negli stabilimenti di Portoscuso, Carbonia e Iglesias.

PRESIDENTE. L'onorevole Mereu ha facoltà di replicare.

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, sono parzialmente soddisfatto perché in realtà lei mi ha letto il rapporto della riunione del Ministero che noi abbiamo in mano e che conoscevamo. Pag. 11
Quando si fanno questi solleciti al Governo è evidentemente perché ci aspettiamo che si facciano dei passi in avanti. Il 31 di questo mese ci sarà un nuovo incontro e questo verbale dichiara le intenzioni. Anche lei oggi ha confermato e ha stabilito con noi che questo stabilimento è importante per la strategia del nostro Paese e ci fa piacere.
Tuttavia, quando si parla di investimenti, purtroppo, si parla di certezze, cioè chi è imprenditore svolge la sua attività che corrisponde ad un investimento e ad un ritorno. Quindi, quando si parla di investimenti, le cifre devono essere purtroppo per tutti precise e sicuramente vanno assicurate nel tempo.
Quindi, siamo a due giorni da questo incontro; nel verbale c'era scritto che si sarebbero trovati altri 9 megawatt, che sono necessari: per raggiungere la cifra richiesta, infatti, ne mancavano 9 perché avevamo 76 megawatt come richiesta, 53 assegnati, 14 promessi; ma ne mancavano comunque 9. E poiché mancano due giorni, ci aspettavamo dal Governo almeno che anziché dire: «Stiamo cercando», dicesse: «Li abbiamo già trovati».
Di fatto, quando dicevo prima che gli incontri si susseguono, intendevo dire che si susseguono nel tempo. Stiamo discutendo da dieci anni, e quando parliamo di dieci anni significa che un ragazzo delle medie di dieci anni fa oggi è ingegnere e significa anche che quei lavoratori che protestavano dieci anni fa non ci sono più perché sono andati in pensione. In altri termini, stiamo parlando probabilmente di una situazione di fatto completamente diversa.
Quindi, dicendo oggi al Governo che mi aspettavo qualcosa di più concreto non è che vado molto lontano. Abbiamo bisogno non soltanto di promesse ma di certezze anche riguardo a questi 9 megawatt che apparentemente sono pochi ma che invece sono determinanti.
Quando parliamo di certificati verdi diciamo che stiamo adottando un decreto che dirà: vogliamo che le parti siano tranquillizzate al massimo in modo tale che finalmente si possa procedere ad investire. Infatti, non dimentichiamo che 300 milioni di oggi se vengono investiti tra due anni varranno un po' di meno.
Pertanto, perdiamo non soltanto tempo e, quindi, durante questo periodo anche una certa attenzione socio-economica nei confronti di un territorio comunque importante, ma andiamo anche a perderci sotto il profilo del valore del denaro che sappiamo quanto sia importante e che, quindi, magari potrà anche portare a richieste successive.
La nostra proposta è proprio di vedere un atteggiamento diverso: che il Governo - lo ripeto ancora una volta - insieme alla regione sarda, anch'essa responsabile di questo, insieme ai lavoratori e ai sindacati sia proponente. Infatti, questi problemi ce li ritroveremo tra 15 giorni.
Sono convinto che fra due giorni, quando Governo e sindacati si incontreranno, se non si avranno i citati megawatt, vi sarà un altro verbale. Quindi, lo sforzo deve essere, purtroppo, da parte di tutti, per il lavoro che ciascuno di noi deve svolgere.
Lo ripeto: non possiamo continuare a dire che, per esempio, ciò non ci viene permesso dall'Europa o dal mercato. Dobbiamo iniziare a dimostrare che, quando vogliamo raggiungere determinati obiettivi, facciamo di tutto affinché vengano raggiunti. Quindi, apprezzerei che, assieme alla buona volontà che l'onorevole sottosegretario ha manifestato anche oggi, vi sia, però, una concretezza nell'affrontare questi problemi.
Pertanto, mi auguro che il 31, quando si terrà l'incontro tra Governo e sindacati, quanto stiamo discutendo, perlomeno, non si discuta più e si vada finalmente ad intervenire, o a far intervenire, attraverso quegli interventi che libererebbero il territorio da una situazione disastrosa. Altrimenti - non voglio fare paragoni - non sarà più possibile: credo che la Sardegna si dovrà trasferire in quello che noi chiamiamo abitualmente «continente» (perché noi, da sardi, lo definiamo così); non potremo venire neanche con le navi, perché costano una «cifra», un patrimonio, e anche noi verremo con i barconi. Pag. 12
Qualcosa si dovrà fare, perché non è possibile che in Europa e in Italia si possa pensare che, in funzione di un mercato che nessuno capisce più, un territorio vasto come la Sardegna venga isolato e che delle persone che studiano e che si impegnano non possano trovare collocazione. Credo che sia una questione su cui bisogna iniziare a pensare, anzi, bisogna iniziare a finire di pensare, e andare incontro alle esigenze di questi lavoratori e di questi territori.

(Problematiche in merito all'assegnazione del nominativo speciale permanente per la frequenza della Torre Marconi di Sestri Levante - n. 3-01330)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Guido Viceconte, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Mondello n. 3-01330, concernente problematiche in merito all'assegnazione del nominativo speciale permanente per la frequenza della Torre Marconi di Sestri Levante (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

GUIDO VICECONTE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, le circolari n. 45975 del 24 ottobre 1990 e n. 12281 del 10 agosto 1993, tutt'ora valide e da tempo inviate dall'ex Direzione centrale per i servizi radioelettrici del già Ministero delle comunicazioni alle associazioni radioamatoriali e agli ispettorati territoriali delle comunicazioni, dispongono circa l'attribuzione dei nominativi speciali per le stazioni radioamatoriali.
Esse precisano che tali nominativi possono essere rilasciati esclusivamente per manifestazioni di tipo commemorativo - ad esempio, nel caso di specie, le ricorrenze degli anniversari della morte di Guglielmo Marconi o della consegna allo stesso del premio Nobel - e per la stretta durata delle stesse.
In considerazione del fatto che l'assegnazione di tali nominativi di tipo speciale è temporanea, essa non ricade nel disposto dell'articolo 139 del codice delle comunicazioni elettroniche, di cui al decreto legislativo n. 259 del 2003, bensì in quello dell'articolo 112, comma 3, che parla di «autorizzazioni generali temporanee», prevedendo per esse validità inferiore all'anno.
Ciò premesso ed in considerazione anche dell'importanza del caso in questione, la soluzione potrebbe essere quella di estendere, peraltro in via eccezionale, la durata del nominativo IY1TTM per un anno intero, con possibilità di rinnovo per periodi di eguale durata, previa tempestiva richiesta da parte dell'associazione Tigullio Torre Marconi.
Non si prevede, peraltro, al momento, una modifica della normativa di settore.

PRESIDENTE. L'onorevole Mondello ha facoltà di replicare.

GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, gentile sottosegretario, la ringrazio per avere risposto con competenza come le è abituale. Devo precisare, però, che anch'io sono soltanto parzialmente soddisfatta, non tanto per la risposta che lei mi ha dato, ma per come sono arrivata a presentare l'interrogazione in oggetto.
Come avrà potuto notare, si tratta di un'interrogazione molto specifica, diversa da quelle che si presentano abitualmente, e anche molto tecnica: pertanto, persone che non conoscano direttamente la normativa potrebbero trovarsi in difficoltà.
Desidero dirle che, prima di arrivare a fare un'interrogazione al Governo, avevo seguito altre strade dirigendomi presso la branca competente del Dipartimento per le comunicazioni presso il Ministero dello sviluppo economico e parlando anche con le persone preposte. Devo dire che non si può sempre rispondere che la normativa è così e che quindi non ci sarà mai alcuna possibilità di modifica: intanto è stato sollevato il caso, sono abbastanza soddisfatta per quello che riguarda la proposta. Peraltro leggendo l'interrogazione mi sembra che avessero già anche avuto una proposta di carattere annuale. Il punto era Pag. 13quello di riconoscere veramente alla Torre Marconi nel golfo del Tigullio - tra l'altro Guglielmo Marconi è stato molto presente nel golfo del Tigullio, oltre che a Sestri Levante anche a Santa Margherita Ligure - una particolare rilevanza e di suggerire eventualmente una modifica; la risposta conclude dicendo: non si prevede al momento alcuna modifica. Bene, io ho affrontato argomenti di altra natura e sempre ho trovato collaborazione presso i funzionari all'uopo delegati; in casi impossibili non è accaduto, ma in altri casi, come in un settore che adesso non cito ma che sto seguendo, si è proposta una modifica.
Mi sembrava che fosse opportuno suggerire che una modifica in effetti potrebbe essere apportata alla legislazione vigente. Non mi sembra un grosso problema. Il problema, sa qual è? È che essendo così limitato e così tecnico l'argomento, è depositato in pochissime mani, le quali, peraltro, preferiscono non avviare niente di nuovo, e posso anche capirlo. Ritengo però che si debba seguire una proposta di modifica che verrà portata avanti in altre sedi.

(Iniziative relative all'assistenza di studenti che necessitano di farmaci in orario scolastico, con particolare riferimento alla vicenda occorsa in un istituto comprensivo di Jerzu (Nuoro) - n. 3-01442)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Guido Viceconte, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Palomba n. 3-01442, concernente iniziative relative all'assistenza di studenti che necessitano di farmaci in orario scolastico, con particolare riferimento alla vicenda occorsa in un istituto comprensivo di Jerzu (Nuoro) (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

GUIDO VICECONTE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, l'onorevole interrogante chiede di sapere quali iniziative ed interventi si intendano adottare per tutelare contestualmente il diritto all'istruzione ed alla salute di un bambino affetto da diabete mellito in una scuola dell'infanzia della regione Sardegna.
Al riguardo rilevo che la problematica in esame si presenta con sempre maggiore frequenza fin dai primi anni di scolarità dei bambini e non sempre è di facile ed immediata soluzione. Per fare fronte a queste situazioni il Ministero ha emanato, di concerto con il Ministero della salute, delle linee guida che definiscono le modalità di intervento in materia di assistenza agli studenti che hanno l'esigenza di assumere farmaci in orario scolastico. Le raccomandazioni consentono di salvaguardare il diritto allo studio, alla salute e al benessere all'interno della struttura scolastica, evitando che la giovane età dell'allievo, incompatibile con una gestione autonoma della terapia, sia di ostacolo al loro esercizio. Si tratta, comunque, di raccomandazioni che richiedono la disponibilità degli operatori scolastici che abbiano seguito i corsi di pronto soccorso previsti dalla normativa vigente e che abbiano dichiarato la propria disponibilità alla somministrazione, senza che possa essere stabilito a loro carico alcun obbligo. In assenza di questi requisiti, la loro effettiva attuazione non può che avvenire attraverso la collaborazione di tutte le istituzioni a vario titolo interessate, ovvero l'azienda sanitaria, l'ente locale e la scuola.
Nel caso specifico, la certificazione medica dell'alunno ne attesta l'insulino-dipendenza e la necessità di un continuo adeguamento della terapia. Non essendo autosufficiente, la stessa certificazione attribuisce ai genitori il compito di svolgere i controlli previsti e l'adeguamento della terapia insulinica sia in ambito domiciliare che scolastico.
Le modalità di intervento previste a livello nazionale sono state applicate anche nel caso in esame non appena, in data 11 dicembre 2010, i genitori hanno inoltrato formale richiesta di assistenza sanitaria per il controllo glicemico e la somministrazione dell'insulina. Il dirigente Pag. 14scolastico, preso atto della mancanza a livello locale di specifici protocolli di intesa tra scuola, comune e ASL e dell'assenza all'interno dell'istituzione scolastica di personale in possesso dei requisiti professionali atti a garantire l'assistenza sanitaria richiesta, ne ha dato comunicazione ai genitori, ai servizi sociali del comune ed al servizio di pediatria della ASL competente, invitando i servizi interessati ad attivarsi con urgenza al fine di individuare una figura professionale che potesse procedere al controllo della glicemia e alla somministrazione dell'insulina.
A seguito di specifici incontri tra il dirigente scolastico, il responsabile dei servizi sociali e l'assessore delegato ed in conformità con le linee guida nazionali, il comune ha individuato nella madre di una bambina affetta dalla stessa patologia, che frequenta la stessa sezione del bambino interessato, la persona idonea a svolgere il compito di assistenza quotidiana in orario scolastico. A questa persona è stato affidato l'incarico dopo che la ASL competente ne ha accertato l'esperienza e i genitori hanno prestato il proprio consenso.
La direzione scolastica regionale per la Sardegna ritiene doveroso precisare che l'istituzione scolastica si è attivata fin dall'inizio mettendo in atto tempestivamente tutte le iniziative richieste dalle raccomandazioni interministeriali e lo stesso ente locale ha risolto il problema in tempi brevi. Ribadisce che al bambino, nelle more dell'individuazione e del conferimento dell'incarico da parte del comune, non è mai mancata l'assistenza da parte del personale scolastico, consentendo allo stesso di frequentare regolarmente la scuola dell'infanzia fin dall'inizio dell'anno scolastico e di effettuare, alla data del 3 marzo ultimo scorso, dieci giorni complessivi di assenza. Infine, fa presente che, a causa di lavori di ristrutturazione che hanno interessato la sistemazione dei locali della mensa scolastica e la messa in sicurezza dell'edificio, le lezioni nella scuola dell'infanzia hanno avuto inizio in data 4 ottobre 2010, mentre il servizio mensa è stato ripristinato in data 10 gennaio 2011.

PRESIDENTE. L'onorevole Palomba ha facoltà di replicare.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, mi perdonerà il sottosegretario, ma potrei definire questo caso come un caso di soluzione all'italiana, cosa che non sempre è deprecabile, perché gli italiani hanno dimostrato, in molti casi, di saper prestare la loro generosità alle carenze delle istituzioni pubbliche. Ma può il Ministero venire a dire che il bambino è assistito dalla madre di un altro bambino? Infatti, la madre di un altro bambino presta volontariamente questo tipo di assistenza su richiesta della mamma di Giuseppe e non su richiesta delle istituzioni pubbliche. Non è una soluzione che è stata trovata dalle istituzioni pubbliche, le quali hanno il dovere di garantire insieme il diritto all'istruzione e il diritto alla salute.
Giuseppe ha tre anni e mezzo, ma è un cittadino italiano, come gli altri, ha diritto ad essere istruito, a frequentare la scuola pubblica - seppure una scuola di primo livello, preparatoria alla scuola elementare - e ha il diritto ad essere curato come si deve.
Mi consentirà di dire che questa soluzione non ci tranquillizza e non ci appaga, in quanto notiamo, anche in questo caso, una carenza di interventi delle istituzioni. È un calvario quello che hanno dovuto affrontare i genitori di questo bambino, che si sono rivolti a tutte le istanze, ma sono stati rimbalzati da un'istanza all'altra, e hanno dovuto chiedere alla madre di una bambina che frequenta lo stesso plesso scolastico e che ha purtroppo la stessa patologia di Giuseppe, di dare assistenza anche a Giuseppe, cosa che la madre fa quando sua figlia va a scuola, ma non sempre va a scuola. Comunque, questa persona non è tenuta a fare professionalmente e per dovere quello che fa con grande disponibilità, ma a livello volontaristico. Pag. 15
Perciò, signor sottosegretario, mi sarei aspettato che, se vi sono delle linee guida, queste debbano essere il frutto di una concertazione a livello governativo fra tutte le istituzioni interessate e mi sarei aspettato, insieme ai genitori del piccolo, che lei ci desse delle risposte chiare, univoche e cogenti nei confronti delle istituzioni, che si devono occupare dell'istruzione e della salute del bambino.
Questo, purtroppo, non l'abbiamo avuto, perciò sottosegretario, indipendentemente dalla sua persona, dobbiamo esprimere la nostra piena insoddisfazione nei confronti di questa risposta. Non ci si può dire che il bambino è assistito da altri privati che volontariamente lo fanno.
Possiamo soltanto essere grati a questi privati che suppliscono alla carenza pubblica, ma sta di fatto che lei non ci ha dato le indicazioni attraverso le quali noi possiamo capire quali sono i doveri e gli obblighi delle istituzioni pubbliche, dell'istituzione scolastica e di quella sanitaria.
Noi a tuttora non sappiamo quali sono queste direttive, se sono cogenti, se in questo caso ne è stata disattesa l'applicazione, quali rimedi il Governo avesse assunto perché queste direttive siano applicate in maniera assoluta ed integrale e quali rimedi il Governo intenda apprestare affinché questo problema sia risolto nel senso dei diritti dei bambini, così come di qualunque cittadino italiano.

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, la prego di concludere.

FEDERICO PALOMBA. Se lei, anche privatamente, mi potrà dire se ci sono soluzioni istituzionali che servono a risolvere questo problema gliene sarò grato, perché dovrò riferire ai genitori come fare in modo che la loro preoccupazione e la loro disperazione per i diritti di questo bambino possano essere davvero tutelati o se, invece, essi non possano fare affidamento sulla sensibilità e sul rispetto dei diritti da parte delle istituzioni pubbliche.

(Misure volte a raddoppiare l'interscambio commerciale tra l'Italia e la Cina, in base all'impegno assunto in occasione del quarantesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi - n. 3-01298)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Guido Viceconte, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Lulli n. 3-01298, concernente misure volte a raddoppiare l'interscambio commerciale tra l'Italia e la Cina, in base all'impegno assunto in occasione del quarantesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

GUIDO VICECONTE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, come è noto, il 7 ottobre 2010 è stato firmato a Roma dai due Ministri, italiano e cinese, un memorandum di intesa per la promozione della cooperazione economico-commerciale bilaterale tra il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero del commercio cinese. Lo scopo principale di tale accordo è accrescere gli scambi commerciali tra i due Paesi. Durante l'incontro è stato concordato un piano d'azione triennale, con l'auspicio di raggiungere, entro il 2015, un volume di interscambio pari a 80 miliardi di dollari, auspicabilmente innalzabili a 100 miliardi. Tale traguardo si colloca in un quadro più ampio di aree d'azione considerate prioritarie per la cooperazione economica bilaterale: commercio ed investimenti; cooperazione in ambito finanziario; cooperazione fra piccole e medie imprese; cooperazione nel campo scientifico-tecnologico e dell'innovazione; tutela ambientale.
I due Paesi potranno avvalersi di una commissione mista bilaterale per la cooperazione economica. A tal fine, si è convenuto di promuovere forme di collaborazione tra i rispettivi settori industriali. In questo ambito, è stata segnalata la necessità di assicurare una più celere Pag. 16trattazione delle pratiche di rilascio dei visti e dei permessi di soggiorno agli uomini d'affari dei due Paesi. Le due parti hanno espresso l'interesse a collaborare nel settore delle infrastrutture di trasporto e nella logistica, anche quali strumenti per rafforzare la collaborazione in campo turistico. È stata, inoltre, sottolineata l'importanza degli investimenti reciproci, al fine di riequilibrare la bilancia commerciale tra i due paesi, nonché, in ambito finanziario, l'importanza di approfondire il dialogo non solo tra le Banche centrali e le Autorità di vigilanza, ma anche tra gli istituti finanziari privati.
Per sviluppare, in particolare, il settore della cooperazione tra piccole e medie imprese, il piano prevede eventi fieristici ed espositivi e la realizzazione di programmi nazionali di sviluppo di aree sottoutilizzate, quali il Mezzogiorno d'Italia e le province occidentali della Cina.
Infine, occorre ricordare il rilievo che la cooperazione sino-italiana riveste nel settore della tutela dell'ambiente, nell'ambito del partenariato strategico globale tra Italia e Cina, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile e rafforzare la competitività dei rispettivi sistemi produttivi.
In campo ambientale si punta a rafforzare lo scambio e la divulgazione delle tecnologie e ad istituire la banca dati delle tecnologie stesse e degli esperti ambientali e a stabilire la piattaforma di promozione della cooperazione ambientale tra piccole e medie imprese italiane e cinesi.
A tale proposito, in aggiunta al piano d'azione triennale, è stato firmato un accordo tra l'Istituto nazionale per il commercio estero e le autorità cinesi per stabilire un centro di promozione di merci italiane nel distretto di Changning, per fornire alle piccole e medie imprese italiane vari servizi di marketing e consulenze legali e finanziarie, al fine di facilitare la loro penetrazione nel mercato cinese. Per rendere concrete le opportunità di cooperazione, il memorandum of understanding prevede la creazione di un gruppo di lavoro sul potenziamento dei commerci, coordinato dal Ministero dello sviluppo economico, per la parte italiana e dal dipartimento degli affari europei del Ministero del commercio estero cinese.
Il gruppo di lavoro avrà come obiettivo la promozione del dialogo e lo scambio di informazioni su tematiche attinenti al commercio estero, al suo miglioramento e alla sua semplificazione, oltre all'individuazione di opportunità di cooperazione in tali settori, a vantaggio delle imprese di ambedue i Paesi.
Le attività del gruppo di lavoro riguarderanno, in particolare, scambi di informazioni e possibilità di sviluppare progetti comuni nei seguenti ambiti: la collaborazione tra Italia e Cina per migliorare le reciproche esportazioni e gli investimenti diretti esteri; la cooperazione commerciale per migliorare reciprocamente l'accesso al mercato di beni e servizi, anche con riguardo alla collaborazione nel campo delle catene di distribuzione commerciale in Italia e in Cina; il miglioramento della cooperazione commerciale bilaterale attraverso lo sviluppo di infrastrutture per il trasporto internazionale di merci in Italia e Cina; la promozione di investimenti pubblici e privati nel settore portuale, aeroportuale e ferroviario, anche con riferimento al materiale rotabile e autostradale, oltre che nei terminal terrestri, anche nei centri di distribuzione merci e nelle aree di libero scambio di entrambe le parti.
Come sopra rappresentato si tratta di un importante accordo con un Paese emergente dalle indiscusse potenzialità, che potrà aiutare soprattutto le piccole imprese del nostro Paese a superare l'attuale momento di crisi internazionale. Quindi, si tratta di mettersi in gioco fino in fondo per puntare al futuro.

PRESIDENTE. L'onorevole Lulli ha facoltà di replicare.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per avermi ricordato i contenuti degli accordi sottoscritti tra il Governo italiano e il Governo cinese. Però, l'interrogazione non era finalizzata tanto a conoscere i protocolli che Pag. 17sono stati siglati, bensì a capire quali erano, quali sono e quali saranno le iniziative che il Governo italiano intende adottare per raggiungere quegli obiettivi. Mi rendo conto che siamo ancora all'anno zero e questo mi preoccupa. Da questo deriva, ovviamente, la mia insoddisfazione.
La Cina è uno dei mercati trainanti dell'economia del mondo. Lo è stata in questi anni e lo sarà nei prossimi anni. Certamente, le buone intenzioni nell'accordo sono apprezzabili. Dovrei anche aggiungere che vi è in questa opportunità un fatto che dovremmo sfruttare molto di più come Paese perché vi è, in un certo senso, una simpatia della cultura cinese verso l'Italia che non riguarda soltanto forse quello che si può pensare - Il Milione di Marco Polo - ma vi sono personaggi importantissimi anche della cultura cattolica che in Cina sono - nonostante la Cina non sia un Paese cattolico - venerati e tenuti in grandissima considerazione, come Ricci, oppure elementi importanti che hanno portato quel Paese a riprodurre al proprio interno, nei secoli passati, addirittura città italiane.
In realtà, noi siamo ancora fermi a buoni principi. Con una battuta, potrei dire meglio i buoni principi che le contumelie che non molti anni fa sono state rivolte da illustri rappresentanti del nostro Governo verso quel Paese. Tuttavia, siamo ancora lontani da un'efficace iniziativa che consenta alle nostre imprese di avere quel mercato come un mercato di riferimento.
Devo dire che da qui nasce la mia insoddisfazione rispetto a quanto ho sentito dire. Vorrei mettere in rilievo che se non considerano la Cina come un elemento centrale della nostra politica del commercio estero, anche dell'internazionalizzazione, e non investiamo davvero nel sostegno alla nostra struttura imprenditoriale per sorreggere quel mercato di sbocco, perdiamo un'occasione molto seria.
Non potremo certamente aumentare la nostra quota di export nei mercati mondiali. Come lei sa, essa è in calo continuo. Seppure in alcuni settori abbiamo una leadership ancora importante sul piano mondiale, tuttavia vediamo ridurre la nostra quota nel commercio estero a livello mondiale. Per cui, al di là dell'intesa, credo che sia opportuno ora che il Governo si muova mettendo in campo piani concreti, anche di coordinamento degli sforzi del sistema Paese, cercando di stimolare maggiormente anche i nostri istituti di credito e magari cercando anche di favorire un atteggiamento della nostra grande distribuzione commerciale, anche se, ahimè, molto debole, perché possa guardare a quell'orizzonte. Mi aspetto che si recuperi il tempo perduto perché eventualmente questa insoddisfazione prossimamente possa essere attenuata.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 12,15).

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, la disturberò soltanto per pochissimo tempo. Ho presentato un'interrogazione al Ministro dell'economia delle finanze, la n. 3-01539, che concerne il trasferimento inopinato, e secondo molti inaccettabile, dell'Agenzia del territorio di Cagliari dagli attuali locali a quelli di un altro stabile. Ho presentato un'interrogazione orale e ho chiesto al Governo che disponesse l'immediato blocco di questo trasferimento, che purtroppo è cominciato, è già in atto e dovrebbe concludersi entro pochi giorni. Perciò, signor Presidente, chiedo se la Presidenza possa interporsi presso il Ministro dell'economia e delle finanze affinché questi possa venire almeno il prossimo martedì a rispondere, data l'urgenza.
In secondo luogo, la Presidenza è a conoscenza della lunga e travagliata vicenda Pag. 18 dei lavoratori della Vinyls, che da un anno sono andati ad abitare nell'isola dell'Asinara e hanno fatto delle manifestazioni più volte per il mantenimento del posto di lavoro e di questa industria in Sardegna. Ci sono state fatte numerose promesse da parte Governo, noi stessi abbiamo presentato diverse interrogazioni e il Governo aveva assicurato che la Gita, un fondo di investimento svizzero, avrebbe acquisito la proprietà e quindi avrebbe consentito il riavvio. Recentemente invece neanche questa promessa è stata mantenuta e gli operai della Vinyls hanno occupato la torre più alta dello stabilimento. Chiederei che il Governo venisse invitato dalla Presidenza a riferire in Aula su questa vicenda, che sta rappresentando un ulteriore fatto drammatico, non solo per la deindustrializzazione della Sardegna, ma soprattutto per le centinaia di lavoratori e delle loro famiglie che sono sempre più nella disperazione.

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, la Presidenza si farà carico di trasmettere le sue richieste al Governo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 12,20, è ripresa alle 15,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Buttiglione, Caparini, Casini, Gregorio Fontana, Jannone e Romano sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,06).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,30.

La seduta, sospesa alle 15,06, è ripresa alle 15,30.

Sull'ordine dei lavori.

DAVID FAVIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, debbo denunciare a lei e all'Aula un fatto, a mio giudizio, ma credo anche oggettivamente, gravissimo avvenuto ieri sera. Il Ministro degli affari esteri Frattini, intervenendo su Italia 7, ha detto (cito in sostanza testualmente): mi fanno ridere le Marche che, siccome sono alluvionate, non vogliono accogliere nemmeno un profugo. Si riferiva all'ipotesi, che è più di un'ipotesi, di accoglienza da parte delle regioni italiane dei presunti cinquantamila profughi dal nord Africa che sono previsti, come ci ha detto il sottosegretario Mantovano la settimana scorsa, nel 2011 in Italia.
Ebbene, credo che sia un gravissimo insulto perpetrato da parte del Governo nei confronti di una regione che, lo dico incidentalmente perché è praticamente inutile dirlo, ha già smentito in una notizia ANSA di ieri sera attraverso l'assessore deputato all'argomento Marconi. Si veda la notizia ANSA di ieri sera, riportata anche questa mattina. Le Marche hanno dato la loro disponibilità all'accoglienza della loro quota di migranti in ragione di circa 1.500. Credo che vi sia una speculazione politica contro una regione governata in maniera diversa dal Governo nazionale per quanto riguarda la coalizione, ma che è un interlocutore Pag. 19istituzionale di questo Governo, che ha avuto tre morti tra i propri concittadini. Presidente, è impossibile parlare di una questione così delicata con questa confusione...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Prego, onorevole Favia.

DAVID FAVIA. È una regione che ha patito tra i propri figli tre morti e 1 miliardo di danni, che ha le aziende ferme, chiuse, perché la scellerata interpretazione da parte del Ministro Tremonti del cosiddetto decreto-legge milleproroghe, dell'incostituzionale milleproroghe - le Marche hanno un parere in tal senso del presidente emerito della Corte costituzionale Valerio Onida - non ci consente di accedere ai fondi della Protezione civile, mentre le nostre aziende stanno chiudendo e i nostri lavoratori stanno andando a casa.
Secondo questo scellerato Governo, le Marche, così come altre regioni colpite, dovrebbero fare manovre di bilancio, dovrebbero aumentare l'IRPEF e L'IRAP, dovrebbero aumentare le accise sui carburanti, per poter accedere a un fondo che è anch'esso alimentato dalle accise sui carburanti di tutta Italia.
L'assurdo è, non per niente si parla già comunemente di tassa sulle disgrazie, che gli stessi danneggiati e le stesse famiglie di coloro che sono morti a causa dell'alluvione dovrebbero pagare questa tassazione, che è assolutamente insufficiente a coprire anche una minima parte dei danni. Ciononostante, la regione ha già messo sul tavolo 72 milioni di euro e non abbiamo interlocuzione da parte del Governo.
Siamo stati ricevuti - i parlamentari delle Marche e la rappresentanza della regione Marche - da un disponibile sottosegretario Letta, che si è detto però impossibilitato a fare qualsiasi cosa a causa di questa scellerata interpretazione della norma da parte del Ministro Tremonti.
Abbiamo chiesto, sia come parlamentari che come regione Marche, un incontro sia al Ministro Tremonti che al Presidente del Consiglio, ma sono settimane che nessuno si fa vivo e che nessuno ci dice niente, e ieri siamo stati insultati. I nostri morti, i nostri danneggiati, le nostre imprese e i nostri lavoratori, che vanno a casa disoccupati in questo momento di crisi, vengono insultati dal Ministro Frattini con una bugia!
Noi siamo una regione solidale; vogliamo solidarietà dal Governo, ma non per questo ci sottraiamo alla solidarietà nei confronti dei profughi.
Signora Presidente, la preghiamo di rendersi interprete del nostro scontento: vogliamo le scuse per questa menzogna del Ministro Frattini (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Onorevole Favia, riferirò al Presidente, che si farà interprete della sua richiesta.

MICHELE VENTURA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per portare nuovamente all'attenzione dell'Assemblea il problema di Lampedusa, l'aggravamento della situazione che lì si sta determinando di ora in ora e il fatto stupefacente della denuncia, per ultimo, del sindaco di Lampedusa, che ha ricordato che al momento vi sono lì 6.200 immigrati e che i pasti sono sufficienti per 4.200 persone, il che significa che 2 mila persone non mangiano.
Vi è anche una nota del Viminale nella quale si dice che tutto va come stabilito e che le navi arriveranno nei tempi previsti per cominciare ad allentare la pressione sull'isola di Lampedusa.
Signor Presidente, penso che ci troviamo di fronte non soltanto ad una colpevole disattenzione. Si è voluto creare un allarme e determinare un clima che sta portando molte regioni a sfilarsi di fronte alla richiesta di solidarietà; siamo di fronte ad una prova di inciviltà vergognosa Pag. 20di questo Paese, a un Governo che non riesce a far fronte a un'emergenza, come è stato enfatizzato, che riguarda 6 mila persone.
Poi ci lamentiamo della scarsa considerazione che abbiamo in Europa! Certo che non ci invitano alle teleconferenze che riguardano il problema più complessivo della Libia, quando non riusciamo a gestire neppure un'emergenza che riguarda l'isola di Lampedusa.
Signor Presidente, vorremmo che fosse fatto presente al Governo che non si può dare una prova di cinismo così evidente di fronte a problemi di questa gravità, che vi deve essere la solidarietà e il rigore, ma deve esservi, soprattutto, un modo diverso per gestire situazioni che espongono l'Italia alla berlina, come sta avvenendo nel corso di queste giornate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROBERTO ZACCARIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signora Presidente, siamo all'inizio di una settimana di lavoro della quale ancora non conosciamo i contorni precisi, ma un contorno dovremmo conoscerlo: questa settimana si dovrebbe discutere di un provvedimento importante, che è la legge comunitaria, oltre che dei provvedimenti che abbiamo immediatamente all'attenzione di questa Assemblea.
Vorrei partire da una valutazione che il Presidente della Camera ha fatto ieri, giudicando inammissibile un emendamento al disegno di legge comunitaria perché ritenuto non attinente alla materia. Nonostante fosse stato giudicato ammissibile in Commissione, esso è stato ritenuto inammissibile in questa sede dal Presidente della Camera, fatto abbastanza importante, perché, si è detto, la legge comunitaria ha un certo perimetro e non si può andare al di là di esso.
Per la verità, pur essendo stata espunta una norma di favore per gli appartenenti agli organi societari condannati in omaggio alla responsabilità contabile - l'attenzione sembrava essere anche verso il consiglio di amministrazione della RAI, dove siede un componente che è vicino al relatore di questo disegno di legge comunitaria, ma questo non c'entra ovviamente niente - qualche altra norma abbastanza aberrante è stata inserita in questo disegno di legge comunitaria.
È una norma di cui hanno parlato molti colleghi, come gli onorevoli Capano e Palomba. Una norma che, con il pretesto di dare attuazione ad un adempimento comunitario, in realtà, va molto al di là e, tra l'altro, smentisce in maniera clamorosa quello che il Ministro Alfano aveva detto difendendo la posizione dell'Italia in sede internazionale, ossia che il problema non sussiste e non vi è bisogno di questa disposizione perché siamo in regola dal punto di vista comunitario su questo argomento. Non sapeva ancora che zelanti esecutori avrebbero fatto quello che poi hanno fatto.
Vi è, però, un'argomentazione in più che è il motivo del mio intervento e che vorrei sintetizzarle. Il disegno di legge comunitaria presentato - sia chiaro, diciamolo - è incompleto e potremmo definirlo «a direttive alterne» nel senso che attua una direttiva, ma non ne attua un'altra. Questo è un interrogativo al quale la Presidenza non può rispondere, evidentemente dovrebbe rispondervi quest'Aula.
Signor Presidente, riflettiamo sul dato seguente. Vi è l'emergenza che riguarda l'isola di Lampedusa, di cui ha parlato il collega Ventura. Tuttavia, siamo inadempienti anche in relazione ad una materia vera rappresentata dalla direttiva sui rimpatri. Questa è una direttiva importante che riguarda anche la vicenda di Lampedusa. Allora, sulla citata direttiva siamo inadempienti perché non l'abbiamo attuata entro il termine previsto, ossia dicembre 2010.
Vi è una sentenza della Corte di cassazione che chiede alla Corte di giustizia europea di pronunciarsi sulla compatibilità tra la suddetta direttiva comunitaria e alcune norme dell'ordinamento interno. Pag. 21Questa è una questione delicatissima, vi è di mezzo anche il reato di immigrazione clandestina.
Ricordo ai colleghi che a Lampedusa non solo si accolgono gli sventurati in quelle condizioni, ma, a causa delle norme interne, gli si notifica il reato di immigrazione clandestina. Si aprono 10.000, 20.000, 30.000, 50.000 fascicoli! Questa è una cosa logica? È logico che proseguiamo in questa condizione e non attuiamo la direttiva sui rimpatri?
Chiedo al relatore con quale possibilità e con quale dignità questo Paese non attua le direttive fondamentali che aiutano a risolvere anche emergenze umanitarie, ma inserisce nel testo del disegno di legge comunitaria una serie di norme di favore, alcune cancellate, grazie al cielo, dalla Presidenza, ma altre che, purtroppo, ancora rimangono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Zaccaria, il contenuto del suo intervento anticipa il seguito della discussione di un altro punto all'ordine del giorno relativo al disegno di legge comunitaria. La inviterei, quindi, a riproporre la questione da lei sollevata concernente l'ammissibilità quando entreremo nel merito del provvedimento stesso. La Presidenza le risponderà.
Per quanto riguarda il secondo riferimento da lei fatto relativo ad un'eventuale inadempienza conseguente alla mancata ricezione della direttiva comunitaria, non so se abbia ancora tempo per la presentazione di emendamenti o se questi siano già stati presentati.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Realacci ed altri; Zacchera; Marchi ed altri; Fava ed altri; Stradella e Carlucci; Luciano Rossi ed altri; Razzi ed altri: Disciplina dell'attività di costruttore edile e delle attività professionali di completamento e finitura edilizia (A.C. 60-496-1394-1926-2306-2313-2398-A) (ore 15,43).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Realacci ed altri; Zacchera; Marchi ed altri; Fava ed altri; Stradella e Carlucci; Luciano Rossi ed altri; Razzi ed altri: Disciplina dell'attività di costruttore edile e delle attività professionali di completamento e finitura edilizia.
Ricordo che nella seduta del 24 marzo 2011, dopo il passaggio all'esame degli articoli, l'Assemblea ha approvato la proposta di rinviare alla seduta odierna l'esame del provvedimento.
Onorevoli colleghi, siete pregati di non sostare davanti al banco del Governo...onorevole Alessandri. Grazie.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 60-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 60-A ed abbinate).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, approfitto di questo intervento che avrei voluto collocare sul complesso degli emendamenti in generale e non dell'articolo 1 - ma dal punto di vista del contenuto non cambia per me - per esprimere una serie di riserve che noi di Italia dei Valori abbiamo su questo provvedimento.
Anche se quasi tutto il gruppo è cofirmatario di una delle proposte che vengono qui discusse, la sensazione che noi abbiamo è che, nella fase di formulazione di un testo unificato e delle varie proposte emendative, questo provvedimento apra un tema che ha a che fare con la libertà di impresa. Ora abbiamo davanti a noi un Governo ed una maggioranza che sbandierano in continuazione di essere quelli che attuano la politica liberale in questo Paese, che sono per la liberalizzazione di tutto o quasi tutto, che hanno un Ministro per la semplificazione normativa il quale brucia le leggi e si dice abbia bruciato la Pag. 22burocrazia, che vogliono cambiare l'articolo 41 della Costituzione perché troppo vincolante per le imprese. E dopo mi «piazzano» un provvedimento come questo che fa esattamente il contrario di ciò che significa liberalizzare, perché porta più burocrazia, persino più tasse a carico delle imprese, più oneri, più compiti, un provvedimento che va assolutamente ad ascriversi tra i provvedimenti che non sono di semplificazione, ma di complicazione, quando poteva essere fatto un provvedimento molto semplice e, per così dire, molto leggero che raggiungeva lo scopo.
Sono d'accordo che sia necessario controllare i requisiti di chi si iscrive e di chi vuole svolgere determinate attività che possono avere anche impatto sulla sicurezza del lavoro, ma voglio ribadire che non è che l'attività di elettricista abbia meno implicazioni sul piano della sicurezza di quanto non l'abbia quella del costruttore edile e non è che l'attività dell'idraulico abbia meno significato dal punto di vista della sicurezza dei cittadini di quanto non l'abbia quella di costruttore edile. Perché allora hanno prodotto questo provvedimento, invece di prevedere una cosa semplificata, come era possibile fare e come già esiste per gli elettricisti o per gli idraulici, i quali, quando si iscrivono alla Camera di commercio, devono documentare la capacità di svolgere quel tipo di attività?
Qui non è così, qui noi istituiamo un nuovo registro - che ha dei costi anche pubblici per potere essere mantenuto, tenuto in ordine e verificato continuamente - con nuove incombenze per chi si vuole iscrivere e con una tassa di 500 euro da pagare per l'iscrizione. Ma che libertà di impresa è, quando per svolgere un'attività ci si trova di fronte a blocchi di questo tipo?
Noi stiamo andando indietro e non andando avanti, non promuovendo la libertà di impresa, non promuovendo la possibilità per gli individui e per le persone di svolgere delle attività. Queste norme, infatti, si applicano anche a chi deve svolgere dei lavori molto minuti di manutenzione ordinaria delle attività legate alla costruzione e alle abitazioni, attività per le quali, francamente, immaginare un costrutto e una serie di adempimenti e di obblighi come questi appare assolutamente fuori luogo.
Allora, poiché siamo ancora in tempo, abbiamo proposto una serie di emendamenti che sono di semplificazione e vanno nel senso di un comportamento esattamente uguale a quello richiesto per gli elettricisti: proponiamo che sia la Camera di commercio ad accertare i requisiti, senza bisogno di nuovi registri, di nuovi albi, di nuove incombenze, di nuovi balzelli, di nuove tasse (come 500 euro per la sola iscrizione).
Allora signor Presidente, richiamo davvero l'Aula a una riflessione seria su quanto stiamo facendo. È chiaro che l'associazione dei costruttori edili dirà che va bene, ma qualunque comunità di lavoro approverebbe una norma che crea barriere in entrata, perché questo è esattamente il contrario del principio di concorrenza. Con il provvedimento in esame si sta andando esattamente a porre dei limiti all'attività di concorrenza invece di svilupparla e aiutarla, in un contesto che è in totale contrasto con i principi che la maggioranza ha continuamente dichiarato di voler approvare.
Richiamo allora tutti ad una riflessione sul tema in oggetto e invito anche a valutare con un attimo di approfondimento alcuni nostri emendamenti che, mantenendo l'esigenza di valutare i requisiti di capacità di chi si iscrive, tolgono tutta quella parte di apparato e di incombenze per le imprese ovvero di balzelli che, altrimenti, sarà necessario porre in essere per dare applicazione al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti all'articolo 1 e non farò invece un ragionamento generale, poiché a tal fine si è già svolta la discussione sulle linee generali. Pag. 23
Voglio immediatamente dire all'onorevole Borghesi che, quanto alla tassa che egli teme e critica, nel corso della discussione vedrà che un emendamento della Commissione annulla tale previsione e pertanto, almeno sotto questo punto di vista, le sue preoccupazioni, mi auguro, saranno superate.
L'articolo 1 enuncia i principi e le finalità della proposta di legge alla quale hanno lavorato diversi colleghi deputati. In particolare due proposte sono state sottoscritte dai colleghi del gruppo del Partito Democratico: una è quella del deputato Ermete Realacci, l'altra quella del deputato Maino Marchi. Tuttavia, in sede di Commissione e di Comitato dei nove, abbiamo trovato una larga intesa tra tutte le forze politiche. Devo dire che, in sede di Commissione, anche l'Italia dei Valori ha lavorato in maniera assolutamente proficua e unitaria al testo di legge che è venuto fuori.
Nel corso dei lavori in sede di Commissione abbiamo audito diverse associazioni di categoria che hanno partecipato attivamente, anche proponendo emendamenti e consentendoci di arrivare a un testo finale che sembra avere grande condivisione. Proprio la molteplicità delle proposte di legge presentate nonché la partecipazione di tali associazioni - ANCI, CNA e Confartigianato - sono testimoni dell'attesa che c'è in riferimento a tale adempimento normativo che già nelle passate legislature aveva iniziato l'iter in Parlamento, fermandosi in quel caso alla Camera senza ottenere l'approvazione del Senato.
Di fatto, questo provvedimento colma un vuoto. Attualmente chiunque può inventarsi imprenditore edile dall'oggi al domani anche privo di qualsiasi tipo di esperienza, di formazione e di competenza e ciò, ovviamente, produce dei rischi sia per il consumatore ovvero per gli utilizzatori che per i dipendenti: In particolare i rischi relativi alla sicurezza sul lavoro sono quelli per noi più temibili.
In Italia, per mestieri altrettanto nobili ma certo meno impattanti rispetto ai cittadini - penso a quello di estetista come a quello di parrucchiere - è necessario seguire dei corsi e, a volte, anche svolgere e superare un esame. Tutto questo non c'è, ad oggi, per una professione così delicata quale quella del costruttore edile. Quali conseguenze ci possono essere se questa attività è svolta da soggetti dequalificati? Intanto non vi è alcuna tutela per il consumatore, anche sotto il punto di vista della sicurezza nonché della bontà della compravendita dei manufatti che vengono realizzati dal costruttore stesso. Vi è inoltre un aumento dei rischi di incidenti sul lavoro. Tutti sanno che nei cantieri i feriti gravi ma anche la mortalità rappresentano un fatto negativo e frequente.
Vi sono rischi anche per la committenza. La committenza tante volte non sa che affidando i lavori ad un appaltatore mette in capo a sé anche rischi molto forti, non solo civili ma anche penali, proprio in relazione alla sicurezza del lavoro. Analoghi rischi riguardano altre figure professionali interessate all'opera quali il direttore dei lavori o il responsabile per la sicurezza. Vi sono rischi seri sui criteri di scelta dei materiali, delle tecnologie utilizzate, e soprattutto della bontà dei materiali e delle tecnologie, con effetti facilmente intuibili.
Tutti noi piangiamo - le ferite sono ancora aperte nei nostri cuori e nelle nostri menti - se pensiamo ad esempio a quello che avviene quando l'Italia è oggetto di eventi tellurici. Pensate soltanto alla casa dello studente a L'Aquila, alle scuole in Molise. L'operatore abusivo lavora in nero, non paga le tasse, e in questo modo depotenzia il bilancio e i soldi dell'erario. C'è un film italiano bellissimo di Daniele Luchetti (si intitola La nostra vita, interpretato da uno straordinario attore, Elio Germano) che rappresenta benissimo tutto questo, rappresenta qual è la realtà attuale, quali sono i rischi, le morti sul lavoro, l'abusivismo, la mancanza di pagamento delle tasse.
Mi ha impressionato un dato fornito dagli uffici della Camera, in particolare dal Servizio Studi come sempre efficacissimo ed encomiabile: secondo il Cresme la quota di mercato abusivo rappresenta in Pag. 24Italia il 60 per cento del valore della produzione di tutto il settore delle costruzioni (pensate, il 60 per cento). Questo non è degno di un grande Paese come l'Italia. Si tratta del 60 per cento di un settore niente affatto secondario per la nostra economia. Vediamo qualche numero: il valore totale della produzione è pari a circa 200 miliardi di euro all'anno; 2 milioni di addetti pari all'8 per cento degli occupati di tutti i settori economici; il 28 per cento degli occupati nell'industria.
Nel merito degli emendamenti il gruppo del Partito Democratico condivide entrambe le proposte riferite all'articolo 1. Bene per quanto riguarda l'emendamento 1.100 della Commissione: è giusto sottrarre dal titolo e dal corpus dell'articolo la parola «professionali». Nel nostro ordinamento il termine «professionali» è relativo in genere a professionisti laureati, ad iscritti ad ordini professionali, dunque nella fattispecie è giusto non applicarlo. Così com'è giusto l'emendamento Piffari 1.3 con il quale si chiede che gli obblighi previsti da questa legge siano a carico anche di soggetti stranieri che decidano di operare nel settore privato dell'edilizia. Ovviamente per il settore pubblico le regole già ci sono e bisogna rispettarle, ma anche per il settore privato un operatore che venga dall'esterno rispetto ai confini del nostro Paese è giusto che si adegui alla nostra normativa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MANUELA LANZARIN, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.100, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Piffari 1.3 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: «le disposizioni della presente legge si applicano anche alle persone fisiche e giuridiche residenti o stabilite in altri Paesi dell'Unione europea nonché in Paesi terzi che intendano esercitare l'attività di costruttore edile nel settore privato e nel territorio dello Stato italiano».

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Farina Coscioni, onorevole Sani, onorevole Causi, onorevole Lusetti, onorevole Raisi, onorevole Nola, onorevole Giacomoni, onorevole Rao, onorevole Di Caterina, onorevole Laboccetta, onorevole Porcu, onorevole Ginoble, onorevole Cuomo, onorevole Gasbarra...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato
491).

Prendo atto che i deputati Reguzzoni e Zinzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Cimadoro ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 1.3.
Chiedo ai presentatori se accolgono la riformulazione proposta dal Governo.

GABRIELE CIMADORO. Sì, signor Presidente, la accogliamo.

Pag. 25

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 1.3, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Porcino, onorevole Calearo Ciman, onorevole Lusetti, onorevole Della Vedova...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 496
Maggioranza 249
Hanno votato
496).

Prendo atto che il deputato Cimadoro ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Caterina, onorevole Armosino, onorevole Lenzi, onorevole Cera, onorevole Lamorte, onorevole Antonio Pepe, onorevole La Malfa, onorevole Ciccanti, onorevole Livia Turco, onorevole Scanderebech...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato
504).

Prendo atto che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 60-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 60-A ed abbinate).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, queste proposte di legge che arrivano oggi in discussione, presentate da tutte le parti politiche di questo Parlamento, sono nate spesso su indicazione delle stesse organizzazioni imprenditoriali che si occupano di edilizia. Tutti noi le abbiamo presentate; vi è stato un lungo lavoro, coordinato dalla collega Lanzarin, cui hanno partecipato, per il nostro gruppo, i colleghi Margiotta, Marchi, Braga ed altri.
Il senso di queste proposte di legge è molto importante, lo ricordava prima il collega Margiotta, come l'ha ricordato anche il collega Marchi nella discussione sulle linee generali. Il comparto dell'edilizia è un comparto di grande rilevanza per il futuro del nostro Paese e per molte politiche che interessano il nostro Paese, non solo per la sua importanza economica, ma anche perché è da un'edilizia di qualità che dipendono tante questioni. Dipende una riduzione anche dei consumi energetici, dell'inquinamento, della bolletta che pagano le famiglie; dipende la qualità dell'abitare e la qualità stessa dell'estetica delle nostre città.
Ebbene, le regole che in questo provvedimento vengono presentate possono essere sicuramente migliorate. Ho sentito prima le considerazioni che sono state svolte. Vi sono emendamenti che ancora siamo chiamati a discutere che possono semplificare la vita agli imprenditori e hanno questa motivazione di fondo: qualificare questo settore, metterlo in grado di affrontare le sfide del futuro e, quindi, Pag. 26creare una selezione per favorire le imprese che operano nella legalità, che innovano, che accettano la sfida della qualità per il futuro. I dati dell'illegalità sono stati prima ricordati anche dal collega Margiotta e sono dati pervasivi. È chiaro che c'è il rischio, in questo settore più che in altri, che la moneta cattiva scacci la moneta buona, che l'edilizia ai confini delle regole, che significa minore qualità nel costruire ma anche minori diritti, minore sicurezza, minore qualità ambientale, faccia concorrenza sleale nei confronti di larga parte di questo settore che già sta evolvendo verso la qualità. Questo lo abbiamo visto macroscopicamente in tante politiche. Non penso solo alla partita sempre aperta nel nostro Paese dell'abusivismo ma penso anche a quanto successo, ad esempio, con riferimento a quella che è stata una delle misure di maggior successo, forse il vero piano casa del nostro Paese, quel credito di imposta del 55 per cento per le famiglie che rimettevano in ordine la propria casa. Tale credito d'imposta è stato usato in Italia da oltre un milione di famiglie italiane; tuttavia, se si va a vedere come si è distribuito geograficamente, si capisce che c'è qualcosa che non funziona perché, nelle regioni meridionali, l'utilizzo di questa misura, ad esempio, è stata enormemente inferiore a quella delle regioni settentrionali. Ricordo il dato della Campania che ha un milione di abitanti più del Veneto e che ha usato il credito di imposta per un settimo rispetto alla regione Veneto. Quindi è chiaro che in questo comparto esiste una vasta fascia di imprese che aggirano in tutto o in parte le norme. Nel caso specifico, per quanto riguarda il credito di imposta, è chiaramente la natura fiscale del provvedimento a rendere impossibile accedere al credito di imposta se non si dichiara che si stanno facendo dei lavori.
Ma il provvedimento in esame cerca di allargare lo spettro delle questioni e introduce una serie di filtri che vanno in realtà a combattere direttamente o indirettamente non solo l'evasione fiscale ma anche l'evasione contributiva, la sicurezza del lavoro e spinge verso la qualità del prodotto. Tutte queste misure rappresentano una barriera efficace, come accade in tanti campi del nostro sistema di imprese, come accade nell'import, come accade nel made in Italy, come accade in tanti settori della nostra economia che, della qualità, fanno un elemento anche di barriera contro un'economia di minor qualità che in molti casi è caratterizzata da una competizione di Paesi esteri, spingendo verso una qualità del prodotto che crea un vantaggio complessivo per il nostro Paese. Questo settore non è destinato a ridursi nei prossimi anni e mi riferisco al fatto di mettere mano al costruito: pensate soltanto alla grande partita aperta non solo in campo energetico ma anche dal punto di vista della stabilità sismica dei nostri edifici. Abbiamo in mente tutti - concludo, signor Presidente la ringrazio - quanto è accaduto in Giappone.
Poniamoci il problema di stabilizzare meglio le nostre costruzioni ma per far questo abbiamo bisogno anche di un sistema di imprese di qualità che rispettano le regole e per questo competono nel mercato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MANUELA LANZARIN, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Borghesi 2.50, mentre è favorevole sull'emendamento Braga 2.52, purché riformulato nel modo seguente: «al comma 1, lettera a), dopo le parole: del cantiere edile aggiungere le seguenti: e le relative opere di scavo».
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Braga 2.53 e sull'emendamento Borghesi 2.51, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Pag. 27Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 2.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, l'emendamento in questione, che ha ricevuto il parere contrario del Governo e della Commissione, esprimeva lo spirito con cui l'Italia dei Valori si era appropriata ed avvicinata al provvedimento in esame, per dare un po' di senso di libertà a quello che dovrebbe essere lo spirito che ci accomuna o che accomuna comunque soprattutto la maggioranza nelle dichiarazioni di liberismo imprenditoriale. Io credo che, per chiarire o quantomeno non appesantire quella fase finale della lavorazione anche con riferimento a piccoli lavori o piccoli interventi, poteva essere un emendamento di un certo significato. Mi pare che vi sia una contrazione e vada comunque a favore della burocratizzazione e di una complicazione di un lavoro che di tutto ha bisogno tranne che di complicazioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Perina? Onorevole Cicu? Onorevole Esposito? Onorevole Mosca? Onorevole Ventura?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 502
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato
14
Hanno votato
no 488).

Prendo atto che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Braga 2.52.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, l'emendamento in esame è stato presentato all'articolo 2 della proposta di legge in discussione. Premesso che accettiamo la riformulazione proposta dalla relatrice, onorevole Lanzarin, vorrei comunque richiamare l'attenzione dell'Aula sulla centralità di questo articolo 2, che in qualche modo definisce il campo di applicazione della legge, definendo appunto quali sono le categorie di opere e di interventi per le quali è richiesta l'iscrizione e la qualifica di operatore e di costruttore edile non solo nelle attività strettamente di costruzione, di ristrutturazione, restauro e risanamento conservativo, ma anche nei lavori di completamento e finitura. L'articolo 2 esclude, proprio nell'ottica anche di una corretta applicazione di una legge che non deve configurarsi come un inutile appesantimento burocratico alle molte imprese che operano nel settore dell'edilizia, una serie di interventi legati alla promozione, allo sviluppo di progetti immobiliari, alle attività di restauro, di conservazione e di manutenzione dei beni culturali. L'emendamento successivo entrerà proprio nel merito di questa parte dell'articolo.
Ho ascoltato con attenzione le osservazioni che in sede di discussione sul complesso degli emendamenti al primo articolo faceva il collega Borghesi e mi sento di condividerle in parte. Questa norma però complessivamente ed in particolare l'articolo 2 interviene su un settore, che è quello appunto dell'edilizia, nel quale si sono registrati purtroppo negli ultimi anni una serie di fenomeni degenerativi che, come ricordava il collega Realacci, spesso sono sfociati nell'illegalità: episodi di evasione fiscale, di evasione contributiva, una bassa qualità dell'attività in un settore che ha ripercussioni non Pag. 28soltanto sul campo economico e quindi delle imprese e degli operatori, ma anche degli stessi cittadini. Purtroppo l'edilizia è uno di quei settori in cui maggiormente si infiltrano e si radicano organizzazioni criminali.
È un fenomeno con riferimento al quale i fatti di cronaca sempre più frequenti, che registriamo non solo nelle regioni meridionali, ma sempre di più in tutte le altri parti del Paese, denotano appunto una rilevanza e un'emergenza crescente.
In particolare, l'emendamento originario che abbiamo proposto all'articolo 2 in oggetto mirava ad inserire tra le attività e gli interventi per i quali è richiesta una specifica qualifica anche le opere di sterro. È un settore nel quale, in modo particolare, abbiamo visto come fenomeni di penetrazione dell'attività criminale creino, poi, una serie di problemi e coinvolgano sempre più spesso amministrazioni pubbliche e imprese.
Riteniamo che la riformulazione che la relatrice ci propone vada un po' nell'ottica, almeno per gli interventi di carattere più generale e, quindi, quelli legati alle operazioni di scavo per le attività di nuova costruzione, di fornire una precisazione maggiore che consente, in qualche modo, di tenere conto anche di questa caratteristica.
Credo che complessivamente il provvedimento, per le norme che propone, per le caratteristiche e anche per i nuovi adempimenti che impone alle imprese che devono iscriversi alla sezione speciale per l'edilizia presso le camere di commercio locali, serva in qualche modo ad alzare l'asticella dell'attenzione sul tema della qualificazione delle imprese e della responsabilità non solo degli operatori, ma anche dei committenti. Tutto questo in un momento particolare - lo sappiamo - in cui il settore dell'edilizia sta pagando, ormai, per effetto della crisi economica, dei danni e sta scontando difficoltà notevoli.
Stiamo parlando di un settore che pesa sull'economia del nostro Paese in maniera rilevante, con un fatturato di circa 200 miliardi di euro all'anno e con una popolazione attiva di quasi 2 milioni di addetti; ma che ha anche pagato notevolmente gli effetti della crisi economica. Una recente indagine dell'ANCE ci dice che il comparto ha subito una riduzione di circa il 7 per cento, differenziata a seconda dei tipi di intervento, e che ha avuto ripercussioni notevoli anche dal punto di vista occupazionale, con un calo di oltre 200 mila addetti.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CHIARA BRAGA. Per questo motivo, lo sforzo che complessivamente è stato fatto dai gruppi nella discussione presso le Commissioni è stato quello di contemperare le esigenze di una maggiore qualificazione delle imprese che operano in questo settore con la necessità di evitare un inutile appesantimento che possa costituire un ostacolo e un aggravamento delle condizioni già difficili che pesano sul settore edilizio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Braga 2.52, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lenzi... I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 509
Astenuti 1
Maggioranza 255
Hanno votato
508
Hanno votato
no 1).

Pag. 29

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Braga 2.53.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, questo secondo emendamento a mia firma, come avevo preannunziato, si propone di riformulare il comma 3 dell'articolo 2. La riformulazione riguarda l'ambito di applicazione della legge e, in particolare, l'esclusione di alcune specifiche attività: quelle di promozione e di sviluppo di progetti immobiliari, nonché le attività di restauro, conservazione e manutenzione del patrimonio culturale.
In particolare, anche con riferimento a questa parte del comma cosi come modificato con questo emendamento, chiediamo di valutare appunto l'opportunità di un'integrazione sia per escludere dall'ambito di applicazione della nuova normativa l'ipotesi in cui l'attività principale dell'impresa sia già assoggettata a specifiche normative (è il caso ad esempio dell'installazione di impianti oppure del restauro di beni culturali) sia laddove si sia invece di fronte ad un'impresa di carattere commerciale o legata comunque al ciclo dell'edilizia che si limiti però semplicemente all'installazione di propri prodotti e quindi che non intervenga sugli elementi strutturali portanti della costruzione. È evidente che le esigenze di qualificazione dell'attività edilizia si riferiscono in maniera particolare a quelle imprese che operano sulle parti strutturali e più rilevanti dell'edificio. È inutile, per questo motivo, che vi sia invece un eccessivo appesantimento nella richiesta di adempiere ad una serie di obblighi previsti da questa legge per imprese che non incidono in maniera pesante sugli elementi strutturali dell'edificio.
Una seconda parte della riformulazione prevede comunque la possibilità anche per le imprese che non rientrano, per le esclusioni che ho detto prima, nell'ambito di applicazione obbligatoria della legge di poter comunque ottenere, qualora lo ritengano opportuno, l'iscrizione camerale nella sezione speciale dell'edilizia a condizione che conformino la propria attività e la propria struttura organizzativa alle disposizioni contenute nella legge. Tutto questo in un'ottica di promozione di una progressiva qualifica delle imprese e di un innalzamento generale di quante operano nel settore dell'edilizia.
C'è poi un'ultima parte del comma 3 come modificato da questo emendamento che riguarda il richiamo alle imprese che non applicano i contratti collettivi nazionali dell'edilizia. La formulazione attuale, quella che è stata proposta in Aula durante la discussione, risulta avere delle imprecisioni in quanto richiama alcuni particolari contratti collettivi nazionali ma non considera in maniera adeguata il fatto che la norma si applica alle nuove attività che quindi in fase di iscrizione non hanno già in forza manodopera. Per questo motivo chiediamo, con questo emendamento, che il comma 3 dell'articolo sia riformulato in maniera più appropriata e più chiara per evitare anche difficoltà interpretative (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Braga 2.53, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Farina Coscioni, Servodio, Razzi, Goisis, Latteri, Caparini, Ruben, D'Anna, Perina, Verini....
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Futuro e Libertà per l'Italia e Italia dei Valori - Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 509
Maggioranza 255
Hanno votato
259
Hanno votato
no 250). Pag. 30

Prendo atto che i deputati Vessa, Cardinale e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Chiedo alla relatrice se, alla luce di questa approvazione, possiamo continuare i nostri lavori o se la Commissione ritiene di aver bisogno di un supplemento di approfondimento.

MANUELA LANZARIN, Relatore. Signor Presidente, andiamo pure avanti.

MARIO BACCINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO BACCINI. Signor Presidente, mi scusi, intervengo in relazione all'emendamento poco fa approvato: chiederei se gli uffici possono dare un parere su come cambia il provvedimento nella sua interezza...

PRESIDENTE. Onorevole Baccini, ho chiesto appositamente alla relatrice. La Commissione ritiene di procedere.
Tuttavia onorevoli colleghi, propongo all'Assemblea una breve sospensione di dieci minuti. Ci sono da chiarire alcuni aspetti anche solo dal punto di vista tecnico.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, va bene anche una sospensione di mezz'ora. Tuttavia, mi pare di capire che ci sono dei problemi non solo tecnici, ma che non erano stati valutati dal Comitato dei nove, dal momento che, probabilmente, la maggioranza credeva che alcuni emendamenti non potessero essere approvati dall'Assemblea. Invece, essendo stati approvati, anziché dieci minuti direi che forse, se ci prendiamo un'oretta di riflessione, il Comitato dei nove fa quello che deve fare e possiamo procedere in maniera molto più importante in relazione al provvedimento al nostro esame. Se, anche per un'ora, la Commissione lavora almeno siamo in grado di capire, anche all'interno di quest'Aula, quali sono le conseguenze dell'eventuale approvazione degli emendamenti.

PRESIDENTE. Rivolgo la sua domanda alla Commissione. Dal punto di vista tecnico, l'emendamento Borghesi 2.51 risulterebbe interamente precluso.

ANGELO ALESSANDRI, Presidente della VIII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO ALESSANDRI, Presidente della VIII Commissione. Signor Presidente, se possibile, chiederei una sospensione di almeno un quarto d'ora.

PRESIDENTE. Il presidente Alessandri ha chiesto almeno un quarto d'ora di sospensione. Onorevole Quartiani, alle 16,45 facciamo il «tagliando».
Sospendo, quindi, la seduta, che riprenderà alle ore 16,45.

La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 16,50.

PRESIDENTE. Constato che la Commissione non ha ancora concluso i suoi lavori.

Sull'ordine dei lavori.

VITTORIA D'INCECCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VITTORIA D'INCECCO. Signor Presidente, prendo la parola perché da abruzzese mi sono sentita offesa ieri sera e insultata dalla messa in scena che venerdì la trasmissione televisiva Forum ha ritenuto di fare sulla drammatica vicenda dei terremotati aquilani. Pag. 31
Una signora, pagata a suo dire 300 euro, è andata in tv a recitare la parte di una finta terremotata aquilana, lodando l'operato del Governo e ringraziando il Presidente del Consiglio per il lavoro fatto a L'Aquila. Ha detto, tra l'altro, che tutte le attività commerciali hanno riaperto e che il capoluogo è in piena ricostruzione e sta tornando come prima, mentre per quanto riguarda gli sfollati assistiti ha affermato che sono rimaste fuori solo 300 o 400 persone. «Stanno in hotel perché gli farà pure comodo» ha detto. Ha continuato affermando che «mangiano, bevono e non pagano nulla». Inoltre, ha aggiunto: «Pure io ci vorrei andare». Nella puntata la finta terremotata ha infine detto frasi come «L'Aquila è ricostruita», «ci sono case con giardini e garage» e «la vita è ricominciata».
Com'è evidente siamo di fronte a una vicenda gravissima che non solo interpella il confine, ormai smarrito, tra verità e fiction ma chiama in causa anche elementi come il rispetto per il dolore di chi soffre, per la dignità delle persone e perfino per la memoria collettiva di una città che dal giorno del terremoto si è vista strappare il cuore.
Non voglio qui discutere l'intervento del Governo sul dopo terremoto. Ci sono altre sedi e altri momenti. Tuttavia, da abruzzese voglio solo manifestare lo sdegno della mia regione e dei miei corregionali verso questo spettacolo televisivo deprimente. Mi chiedo se vi sia un limite alla speculazione e allo sciacallaggio. Mi chiedo dove sia finita la capacità di tenere fuori dal teatrino della peggiore tv i drammi veri della gente.
A poco servono, per quanto ci riguarda, le precisazioni, in verità un po' rabberciate, degli autori della trasmissione. Resta il fatto che una donna, che non è neppure aquilana, è stata ingaggiata e pagata per dire il falso in tv e, guarda caso, il falso è a favore del Governo e contro la vita vera delle persone.
È stato rappresentato un quadro distorto e non veritiero. È stata fornita una rappresentazione falsa di una tragedia vera e, soprattutto, si è mancato di rispetto a una popolazione che soffre, che se vive negli alberghi non è per svago ma solo perché nessuno gli ha ancora ricostruito la casa che quella notte in pochi minuti è andata giù. È stata ferita la dignità della gente e questo gli abruzzesi, che della dignità sono il simbolo, non lo possono perdonare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 60-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Sta arrivando il presidente Alessandri.
Chiedo al presidente Alessandri se siamo in grado di riprendere i nostri lavori.

ANGELO ALESSANDRI, Presidente della VIII Commissione. Signor Presidente, il Comitato dei nove ritiene utili, per riprendere i lavori, non più di dieci minuti. Sono necessari. Ancora sette o otto minuti, non di più.

PRESIDENTE. Sta bene.
Possiamo, dunque, riprendere i nostri lavori alle ore 17,15. Aveva ragione l'onorevole Quartiani, che tende a sottolinearlo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17,15.

La seduta, sospesa alle 16,55, è ripresa alle 17,15.

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione è stato da ultimo approvato l'emendamento Braga 2.53, con la conseguente preclusione dell'emendamento Borghesi 2.51.
Avverto che la Commissione ha presentato il subemendamento 0.10.51.1, che è in distribuzione (vedi allegato A - A.C. 60-A ed abbinate).
In proposito la Commissione bilancio, testè riunitasi, ha espresso un nuovo parere nel quale ha condizionato la revoca Pag. 32del parere contrario precedentemente espresso sull'emendamento Margiotta 10.51 all'approvazione del subemendamento 0.10.51.1 della Commissione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.100 della Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Misiani, Cuomo, Sposetti, Buonfiglio, Gentiloni, Mosca, Brugger, De Luca, Iannaccone, Raisi, Menia, Corsaro, Taddei, Osvaldo Napoli, Reguzzoni, Fioroni, De Nichilo Rizzoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 493
Astenuti 1
Maggioranza 247
Hanno votato
493).

Prendo atto che i deputati D'Antoni e Nunzio Francesco Testa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Mi scusi, onorevole Borghesi, non l'avevo vista. Revoco l'indizione della votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto sull'articolo 3.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, stiamo ancora votando l'articolo 2!
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Patarino, Perina, Casini, Cesa, D'Antoni, Madia, Pecorella, Scilipoti, Dussin...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 511
Astenuti 2
Maggioranza 256
Hanno votato
511).

Prendo atto che la deputata Goisis ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 60-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 60-A ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, qui inizia la burocrazia di cui ho parlato nel mio precedente intervento. L'articolo 3 comincia col dire che ogni camera di commercio deve istituire una sezione speciale, articolata in due subsezioni, di cui una corrispondente: sembra di essere ai servizi segreti. Vi è quindi la sezione, la subsezione, ciascuna articolata, con un impiegato che la presiede e con attività da svolgere in contrapposizione con ciò che abbiamo cercato di dire nello statuto dell'impresa.
Quindi, da un lato si continua a sostenere di voler semplificare l'attività delle imprese e poi, ogni volta, una legge aggiunge qualche cosa in più che viene fatto pagare alle imprese. Quando arriveremo al pagamento del diritto, che le imprese devono versare come nuova gabella per queste iscrizioni, scopriremo poi che tutti i costi sorti da questa attività in più, a Pag. 33carico delle imprese, devono essere pagati dalle imprese stesse, attraverso il diritto.
Di conseguenza, invito alla riflessione su dei provvedimenti che servono soltanto ad aumentare la burocrazia. Siamo il Paese industriale a più alto tasso di burocrazia. Continuiamo a dirci che dobbiamo tagliare i costi legati a questa attività e poi, invece, continuiamo ad aumentarli.
Per questo, signor Presidente, il nostro voto su questo articolo non potrà che essere negativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, un rapido intervento solo per ribadire al collega Borghesi che, come risulterà dalla discussione sull'articolo 10, secondo il lavoro svolto nel Comitato dei nove, non vi sono incrementi di costi per le imprese e, quindi, questa preoccupazione non vi è. Per questo, il gruppo del Partito Democratico esprimerà un voto favorevole sull'articolo 3.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lusetti, Garavini.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 522
Votanti 521
Astenuti 1
Maggioranza 261
Hanno votato
506
Hanno votato
no 15).

Prendo atto che il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 60-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 60-A ed abbinate).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, i colleghi Margiotta, Realacci e Braga hanno già sottolineato come il testo che è arrivato in Aula sia il frutto di un lavoro unitario e condiviso e come noi riteniamo che questo settore abbia bisogno di una regolamentazione che vada nel senso di favorire la qualità, la concorrenza leale, le imprese sane, quelle che pagano le tasse e i contributi ai loro dipendenti, che rispettano le misure di sicurezza previste dalla legge e che adempiono tutti gli obblighi che le normative vigenti impongono. Però, crediamo che questo testo possa essere ulteriormente migliorato e perfezionato, come nel caso dell'articolo 4, con gli emendamenti che abbiamo presentato.
Vi sono due questioni che abbiamo sollevato relative soprattutto al responsabile tecnico, che è la questione che affronta l'articolo in esame. È una figura centrale per l'impianto di tutta la legge, però crediamo che occorra anche evitare di eccedere nella rigidità delle norme.
Qui vi sono due casi. In primo luogo, riteniamo che sia più opportuno lasciare alle imprese la possibilità di scegliere se indicare uno o più responsabili tecnici e non prescrivere necessariamente che si debba indicare un unico responsabile tecnico. Tra l'altro, su questo ci sembra davvero un po' strano che l'attuale maggioranza, che spesso si scaglia contro i vincoli entro cui sono costrette le attività delle imprese, tanto da pensare di modificare l'articolo 41 della Costituzione, poi in Commissione e in Comitato dei nove si sia dichiarata non favorevole nei confronti di un emendamento che, invece, dà più Pag. 34libertà alle imprese, senza però inficiare la volontà di regolamentare questo settore, che è l'elemento ispiratore della legge.
L'altro aspetto che riteniamo fondamentale sono le modifiche proposte in caso di morte o di inabilità del responsabile tecnico. Sono certamente casi limite, ma occorre prevederli, perché il testo attuale potrebbe provocare la paralisi delle attività delle imprese, di alcune imprese, per cause che in questo caso sono assolutamente non dipendenti né dalla loro volontà né dalla loro attività od organizzazione.
Quindi, occorre prevedere modalità di gestione provvisoria e temporanea. Abbiamo proposto modifiche anche all'articolo 12, in base alle quali l'attività è sospesa solo ove l'impresa non comunichi entro trenta giorni la nomina di un nuovo responsabile tecnico, che provvisoriamente può essere anche definito in deroga rispetto alla norma della legge nel suo complesso. Abbiamo proposto modalità per la ripresa delle attività se sono interrotte.
In Comitato dei nove è stato annunciato dalla relatrice un emendamento della Commissione all'articolo 12, che può risolvere il problema, ma di cui dobbiamo avere la certezza già al momento dell'espressione del parere su questa modifica, perché altrimenti ricadremmo nelle difficoltà che possono derivare per alcune imprese, che bisogna evitare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MANUELA LANZARIN, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Margiotta 4.50, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Braga 4.51, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: all'articolo 12, al comma 1, aggiungere in fine il seguente periodo: in caso di morte o di inabilità temporanea o permanente del responsabile tecnico e in assenza di figure alternative, come definite dall'articolo 4, comma 3, è consentito ricorrere alla nomina, per un periodo non superiore ai novanta giorni, di un nuovo responsabile tecnico, che può essere individuato anche in deroga alle prescrizioni di cui all'articolo 4, comma 4.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'emendamento Braga 4.51 proposta dal relatore.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, come accennava il collega Marchi, la riformulazione che propone la relatrice riprende quella che era la nostra preoccupazione, cioè che in casi estremi, che possono prevedere l'inabilità permanente e la morte, ancora di più, del responsabile tecnico, non vi sia il rischio di un blocco e di una paralisi dell'attività, dal momento che la legge prevede una serie di adempimenti e di percorsi formativi per poter acquisire la qualifica di responsabile tecnico che hanno, evidentemente, la necessità di svolgersi nell'arco di un certo numero di mesi.
In questo modo, dando la possibilità, nell'arco di 90 giorni, di ricorrere anche a figure esterne a quelle previste nell'articolo 4, si garantisce lo svolgimento e la prosecuzione dell'attività dell'impresa, mantenendo comunque fermo il principio della presenza di una figura di responsabile tecnico qualificato, che è l'obiettivo primario del provvedimento. Quindi, accetto la riformulazione proposta dalla relatrice.

PRESIDENTE. Sta bene, l'onorevole Braga accetta la riformulazione con un'articolata motivazione. Essendo accettata la proposta di riformulazione, l'emendamento Braga 4.51, nel testo riformulato, sarà riferito all'articolo 12, e posto in votazione prima di tale articolo. Pag. 35
Passiamo alla votazione dell'emendamento Margiotta 4.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, l'articolo 4 è fondamentale in questo provvedimento perché attiene al responsabile tecnico e al responsabile per la prevenzione e per la protezione. Sostanzialmente, la disposizione prevede che, all'atto dell'iscrizione alla sezione speciale dell'edilizia di cui all'articolo precedente, l'impresa debba designare un responsabile tecnico. Tale figura, peraltro, può anche coincidere con il responsabile per la prevenzione e la protezione di cui al decreto legislativo n. 81 del 2008, che disciplina la salute e sicurezza sul lavoro, legge fondamentale e delicatissima. Stiamo parlando di edilizia e di cantieri: si sa quanto, purtroppo, siano frequenti gli incidenti in questo tipo di lavorazioni.
Il responsabile tecnico, ai sensi della legge, può essere uno dei soggetti indicati: titolare, socio partecipante al lavoro, consigliere di amministrazione, familiare coadiuvante, dipendente, associato in partecipazione, addetto operante nell'impresa; insomma, una serie di caratterizzazioni di tale responsabile tecnico.
Non può essere né un consulente né un professionista esterno né, soprattutto, può svolgere le medesime funzioni anche per imprese diverse da quella interessata, come è giusto che sia.
Questo emendamento, assolutamente di buonsenso - devo dire che mi ha meravigliato, anche nella discussione in Commissione, il non aver ottenuto un parere favorevole da parte del relatore - prevede la facoltà (non l'obbligo, ma la facoltà) che imprese più strutturate e importanti, che abbiano lavori più qualificati, possano nel proprio seno individuare, invece di uno, anche più responsabili tecnici, cioè persone in possesso di requisiti di onorabilità, moralità e idoneità professionale, così come stabiliremo negli articoli successivi.
Ovvi i motivi: vi sono grandi imprese che hanno specializzazioni differenti e hanno anche contemporaneamente cantieri differenti, magari in diverse parti del Paese e in diverse parti del mondo. È giusto che non vi sia un obbligo: la piccola impresa artigiana, magari una ditta individuale, è giusto che abbia un solo responsabile tecnico, che coincida magari con la persona stessa titolare dell'impresa. Ma se un'impresa forte, qualificata, importante, grande, vuole avere nel proprio seno più figure che abbiano questi requisiti, perché la legge deve impedire tale facoltà?
Ecco perché insistiamo sull'approvazione di un emendamento che va, invece, nel senso della semplificazione della vita organizzativa di imprese importanti che operano nell'edilizia.

PRESIDENTE. Saluto, a nome dell'Assemblea, alunni e docenti della scuola secondaria di I grado di Bagni di Lucca, provincia di Lucca, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 4.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cassinelli, Scilipoti, Patarino, Goisis, Sposetti...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 533
Votanti 532
Astenuti 1
Maggioranza 267
Hanno votato
206
Hanno votato
no 326).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).Pag. 36
Onorevoli Cassinelli, Calearo Ciman, Tucci, Ghiglia, Martella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 533
Votanti 532
Astenuti 1
Maggioranza 267
Hanno votato
516
Hanno votato
no 16).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 60-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 60-A ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).


(Presenti e votanti 531
Maggioranza 266
Hanno votato
529
Hanno votato
no 2).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 60-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 60-A ed abbinate).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, l'articolo 6 prevede per il responsabile tecnico dei requisiti morali che certamente devono essere presi in considerazione.
Voglio qui ricordare quali sono questi requisiti. Non devono esservi state condanne per reati concernenti la violazione di norme in materia di lavoro, di previdenza, di prevenzione e di sicurezza sui luoghi di lavoro o per una serie di altre reati, in particolare in materia edilizia.
Tra i suddetti requisiti non sono stati considerati (e, francamente, non ne capiamo il motivo) i reati di cui all'articolo 44, comma 1, lettera a) del Testo unico in materia di edilizia. Per questo riteniamo di dover proporre all'Assemblea di inserire nella previsione normativa dell'articolo 6 anche queste fattispecie di reato.
Infatti, l'articolo 6 del testo in esame prevede che il responsabile tecnico non debba avere riportato una condanna per alcuni reati quali, ad esempio, l'esecuzione dei lavori in difformità o in assenza di permesso, la prosecuzione degli stessi nonostante l'ordine di sospensione, la lottizzazione abusiva di terreni a scopo edilizio, nonché interventi edilizi nelle zone sottoposte a vincolo storico, artistico, archeologico, paesistico o ambientale.
Chiediamo, quindi, di ricomprendere nel citato elenco, come dicevo, i reati previsti dall'articolo 44, comma 1, lettera a), del Testo unico in materia di edilizia che riguarda l'inosservanza delle norme previste dal Titolo IV dello stesso testo unico (concernenti la vigilanza sull'attività urbanistico-edilizia, la responsabilità e le sanzioni), nonché dai regolamenti edilizi e strumenti urbanistici comunali.
Riteniamo che in questo modo si darebbe una maggiore completezza ai requisiti morali che sono richiesti ai responsabili tecnici.
Per tale motivo chiediamo che il relatore faccia una dovuta riflessione, quando dovrà esprimere il parere su questo nostro emendamento, e invitiamo anche e comunque l'Assemblea a valutarlo e ad esprimere un voto favorevole, perché esso rende più completi i requisiti richiesti al responsabile tecnico.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,45)

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MANUELA LANZARIN, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Piffari 6.50

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 6.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, l'onorevole Borghesi ha già spiegato il motivo per cui non ci sembrava condivisibile il parere. L'emendamento Piffari 6.50 comunque chiarisce una situazione che presenta una certa difficoltà. Soprattutto l'edilizia, questo settore molto tribolato ultimamente, ha delle sfumature e delle sfaccettature molto spesso di rilievo penale e ci sono pericoli, per cui con questo emendamento non avremmo chiesto altro, visto che volete darci le regole. Qui non si tratta di burocrazia, ma è una questione di rispetto delle regole e per questo andrei fino in fondo. È vero che voi avete recepito qualcosa e nel testo c'è comunque la non applicabilità riguardo ad alcuni reati, ma allargare le ipotesi non voleva dire nient'altro: voleva mettere l'utente finale in maggiore sicurezza, tutto qui.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 6.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calearo Ciman, Stradella, Versace, Ghizzoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 535
Votanti 533
Astenuti 2
Maggioranza 267
Hanno votato
265
Hanno votato
no 268).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Traversa, Scanderebech, Mazzuca, Martinelli, Boniver, Garagnani... L'onorevole Traversa ancora non riesce a votare...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 534
Maggioranza 268
Hanno votato
529
Hanno votato
no 5).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 60-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 60-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MANUELA LANZARIN, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Margiotta 7.53, mentre esprime parere favorevole Pag. 38sull'emendamento Piffari 7.51. Il parere è, invece, contrario sull'emendamento Margiotta 7.54.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Stradella 7.50, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: al comma 2 premettere le seguenti parole «Limitatamente allo svolgimento delle attività di cui all'articolo 2, comma 1, lettera b),».
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Piffari 7.52.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Onorevole Stradella accetta la riformulazione proposta dalla Commissione?

FRANCO STRADELLA. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Allora, essendo stata accettata la proposta di riformulazione, l'emendamento Stradella 7.50, nel testo riformulato, sarà posto in votazione prima dell'emendamento Margiotta 7.54.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo solo per un chiarimento: l'anticipo della votazione sull'emendamento Stradella 7.50 comporta una preclusione per quello successivo, l'emendamento Margiotta 7.54, nel caso in cui la Camera approvi? È solo per capire.

PRESIDENTE. No, onorevole Giachetti, è solo una questione di ordine delle votazioni.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Margiotta 7.53.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, l'articolo 7 si riferisce ai requisiti di idoneità professionale del responsabile tecnico. La legge prevede che egli dovrà avere naturalmente uno dei requisiti che provo ad elencare: dovrà essere iscritto all'ordine professionale degli ingegneri o degli architetti, ai collegi di geometra o di perito, dovrà avere la laurea o il diploma; in alternativa dovrà avere un'esperienza lavorativa documentata, e in questo caso dovrà svolgere un corso professionale chiamiamolo short, breve, oppure un corso di formazione lungo nel caso non abbia maturato alcuna esperienza.
Con l'emendamento Margiotta 7.53 chiediamo che, nel caso in cui il responsabile tecnico sia in possesso della sola laurea o del solo diploma o abbia frequentato solo un corso di formazione e non sia iscritto agli ordini menzionati né abbia maturato esperienza, oltre ai requisiti che ho prima elencato debba svolgere uno stage di sei mesi presso una qualsiasi delle imprese che svolga la presente attività. È ovvia la ratio dell'emendamento: si ritiene che, in presenza di sola formazione teorica e in assenza di alcun tipo di esperienza pratica, porre il responsabile tecnico nella necessità di svolgere un tirocinio pratico di sei mesi oltre a quello formativo, sia una operazione di buonsenso. L'edilizia è attività delicata: che un responsabile tecnico, prima di diventare tale, possa avere la possibilità di svolgere un periodo di affiancamento di sei mesi ovvero uno stage o un tirocinio formativo, ci sembra cosa di assoluto buonsenso. Chiediamo pertanto all'Aula di votare a favore dell'emendamento Margiotta 7.53.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 7.53, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

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Onorevole Stradella, onorevole Scajola, onorevole Farina Coscioni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 541
Votanti 539
Astenuti 2
Maggioranza 270
Hanno votato
268
Hanno votato
no 271).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 7.51, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calearo Ciman, onorevole Patarino, onorevole Galati.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 536
Votanti 535
Astenuti 1
Maggioranza 268
Hanno votato
531
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stradella 7.50, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lehner, onorevole Cesa, onorevole Rampelli, onorevole Tocci.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 532
Maggioranza 267
Hanno votato
529
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che il deputato Tocci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Margiotta 7.54.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, sarò molto breve riguardo all'emendamento in oggetto. Come abbiamo detto prima, il comma 2 dell'articolo 7 prevede che, nel caso in cui si sia svolta attività lavorativa, si possa maturare il titolo di responsabile tecnico.
Successivamente in questo comma si afferma che si può ritenere di aver maturato tale esperienza lavorativa anche se si è svolta collaborazione tecnica continuativa mediante affiancamento al responsabile tecnico. Poiché non è ben chiaro cosa significhi «affiancamento a responsabile tecnico», e poiché si rischia in questo modo di allargare le maglie attraverso cui dimostrare di aver svolto attività lavorativa, con questo emendamento sosteniamo che per quanto riguarda le opere di completamento e finitura (pensiamo all'imbianchino, al piastrellista) sia giusta questa dizione; se, invece, parliamo di responsabile tecnico di un'opera strutturale, un'opera che dunque incide direttamente sulla possibile salute oltre che sulla vita dei cittadini, pensiamo che tale dizione non sia applicabile e sia giusto che l'esperienza lavorativa sia una esperienza vera, non questo troppo vago «affiancamento al responsabile tecnico».

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 40Margiotta 7.54, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Farina Coscioni, onorevole Pescante, onorevole De Corato, onorevole Ronchi, onorevole Madia...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 542
Votanti 540
Astenuti 2
Maggioranza 271
Hanno votato
267
Hanno votato
no 273).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 7.52, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ghizzoni, onorevole Nizzi...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 536
Votanti 535
Astenuti 1
Maggioranza 268
Hanno votato
535).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca, onorevole Golfo, onorevole Ronchi...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 537
Votanti 536
Astenuti 1
Maggioranza 269
Hanno votato
536).

Prendo atto che il deputato Zacchera ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 60-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 60-A ed abbinate).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, l'articolo 8 disciplina le caratteristiche dei corsi che devono seguire i responsabili tecnici, e indica anche quali sono le caratteristiche di coloro che sono deputati a svolgere questi corsi, attraverso un accordo che coinvolge i Ministeri competenti (il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti), le regioni e le associazioni di categoria.
Qual è il senso di questo articolo dentro questa legge? È un senso rilevante. Peraltro ho visto che alcuni emendamenti presentati dai colleghi dell'Italia dei Valori tendono ad ampliare la materia, credo a ragione, delle competenze tecniche che devono essere oggetto dei corsi. Non so poi il Comitato dei nove che parere abbia espresso su questi emendamenti. Non dobbiamo confondere gli appesantimenti burocratici con la competenza e con le regole. Un conto sono gli appesantimenti burocratici, spesso inutili, che vanno limitati, un conto - lo ricordava prima il collega Margiotta - è ricordare l'importanza che ha la qualità in un settore Pag. 41delicato come quello delle costruzioni. Qualità significa molte cose, significa anche sicurezza. Mi sono interrotto nell'intervento precedente.
Volevo ricordare, per esempio, l'importanza che ha, nel nostro Paese, il costruire bene, anche dal punto di vista della sicurezza antisismica. Abbiamo larga parte del patrimonio edilizio esistente che, purtroppo, non è in condizione di reggere ai terremoti che rischiano di interessare il nostro Paese. E questo è un problema che dobbiamo porci. In molti di questi casi non sarà certo il pubblico a dover intervenire perché si tratta di abitazioni private. E allora occorre qualificare le nostre imprese edili e - lo dico per il futuro - prevedere forme di incentivi che consentano ai privati di mettere in sicurezza la propria abitazione. Ho avuto anche modo di parlare con il Ministro Romani di una potenziale estensione del credito di imposta del 55 per cento anche al meccanismo di consolidamento antisismico degli edifici.
E in tutti questi campi - parlo della sicurezza antisismica, della riduzione dei consumi energetici, dell'innalzamento della categoria di qualità delle costruzioni, un tema caro anche al collega Dussin che, in questo senso, ha presentato una proposta di legge anche nella Commissione VIII - la qualità delle imprese, la qualità dei tecnici, la sicurezza per i cittadini di avere di fronte degli interlocutori affidabili, è essenziale. Per questo, l'articolo 8 tende a definire quali sono le figure professionali dell'edilizia del futuro ed è un articolo positivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, ho presentato la proposta di legge n. 496 che è stata, poi, assorbita dal testo che oggi discutiamo. L'articolo 8 è importante perché, alla fine, come diceva prima un collega - mi pare dell'Italia dei Valori - il rischio è l'appesantimento burocratico che può, in qualche maniera, danneggiare, poi, chi effettivamente vuole intraprendere questa attività. Ma vi è una volontà comune di trovare un giusto equilibrio tra i maggiori controlli e la maggiore preparazione delle persone che vanno a svolgere questo lavoro. Pensiamo, infatti, che, per aprire un bar, oggi non solo devi essere iscritto alla Camera di commercio, ma devi aver anche partecipato ad un corso sulla sicurezza, sulle norme alimentari e via dicendo; invece, ad oggi, una persona che inizia un'attività edilizia, anche rilevante, come titolare, non deve avere particolari requisiti.
L'articolo 8 specificatamente - ci sono degli emendamenti, uno dei quali l'ho sottoscritto anch'io e spero sia approvato - deve stabilire chi tiene i corsi di formazione per poter accedere alla professione. La mia raccomandazione - e spero che il Governo approverà, comunque, un ordine del giorno che ho presentato - è di fare attenzione perché bisogna veramente puntare alla qualità di coloro che tengono i corsi.
La dicitura della proposta di legge, però, è leggermente imprecisa secondo me, perché, quando si parla di enti bilaterali del settore edile, occorre prestare attenzione. Infatti, qualche volta non sono gli enti che tengono il corso di formazione, ma sono degli istituti autonomi rispetto agli enti, sempre collegati alle categorie, a tenere questi corsi di formazione. Parliamoci chiaro: centinaia di migliaia di piccoli artigiani hanno delle associazioni artigiane, ma non è l'associazione artigiana che tiene il corso, ma è l'ente delle associazioni artigiane. E anche questi enti, secondo me, essendo sottoscrittori degli accordi, hanno logico interesse a svolgere i corsi. Non solo, ma li possono svolgere anche bene perché i propri iscritti sono, da decenni, legati a questo tema.
L'articolo 8, quindi, secondo me positivamente, scioglie un limite del provvedimento, ovvero non essere eccessivamente pesante dal punto di vista burocratico, ma assolutamente puntare alla qualificazione delle persone che vanno a svolgere bene, nelle materie che sono state già dette e che, quindi, non ripeto, questa nuova professione.

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PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 8 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MANUELA LANZARIN, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Piffari 8.50, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: sostituire le parole «nonché a organismi di formazione ampia e documentata esperienza» con le parole «nonché a organismi di formazione riconosciuti», mentre esprime parere favorevole sugli emendamenti Piffari 8.12 e 8.51.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Piffari 8.50 accettano la riformulazione proposta dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 8.50, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calearo Ciman, onorevole Scilipoti, onorevole Follegot, onorevole Mattesini...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 538
Votanti 536
Astenuti 2
Maggioranza 269
Hanno votato
536).

Prendo atto che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 8.12, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cassinelli... onorevole Cesare Marini... onorevole Bocciardo... onorevole Calderisi... onorevole Granata...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 532
Votanti 530
Astenuti 2
Maggioranza 266
Hanno votato
530).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 8.51, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Franceschini... onorevole Patarino... onorevole Tommaso Foti... ancora l'onorevole Patarino... onorevole D'Anna... l'onorevole Patarino non riesce a votare... ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 540
Maggioranza 271
Hanno votato
540).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Pag. 43

Onorevole Mazzuca... onorevole Cristaldi... onorevole Nicolais... onorevole Cesaro... onorevole Sardelli... Sardelli ha votato? Lolli ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 541
Maggioranza 271
Hanno votato
541).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 60-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 60-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MANUELA LANZARIN, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Margiotta 9.53 e Stradella 9.50.
Il parere è favorevole sull'emendamento Stradella 9.51 se riformulato nel modo seguente: sostituire: «10.000» con: «7.500».
La Commissione, infine, esprime parere contrario sull'emendamento Piffari 9.52.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Risulta alla Presidenza che l'emendamento Piffari 9.52 è stato ritirato.

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, c'è stato probabilmente un errore. Nel merito, abbiamo letto 20 milioni di polizza fideiussoria...

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, aspettiamo di arrivare all'esame dell'emendamento Piffari 9.52, cui lei si sta riferendo.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Margiotta 9.53.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 9.53, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Luciano Rossi... onorevole Pizzolante... onorevole Cesaro... onorevole Pagano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 542
Votanti 540
Astenuti 2
Maggioranza 271
Hanno votato
266
Hanno votato
no 274).

Passiamo all'emendamento Stradella 9.50.
Prendo atto che il presentatore lo ritira.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Stradella 9.51.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione proposta dal relatore.

FRANCO STRADELLA. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stradella 9.51, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo. Pag. 44
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Razzi? Onorevole Mazzuca? Onorevole Bocchino? Onorevole Sardelli? Onorevole De Luca? Onorevole Vito?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 541
Maggioranza 271
Hanno votato
539
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Baretta ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Piffari 9.52.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, chiediamo alla relatrice se può apportare una modifica. Per 20 milioni noi intendevamo 20 mila euro, probabilmente siamo stati disattenti: è la polizza di assicurazione e mi sembrerebbe quanto meno il minimo rispetto all'utente finale; 20 mila euro è una polizza banalissima, però è stato scritto 20 milioni di euro; pertanto, chiediamo alla relatrice se sia possibile condividere e modificare, perché è comunque una garanzia importante. Il costo è limitatissimo, però l'utente finale è garantito rispetto a piccoli imprevisti o a piccole difficoltà che molto spesso si riscontrano in questo settore e probabilmente con una polizza di tale tipo si riuscirebbero a risolvere questioni prima che vadano a finire in tribunale.

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, chiedo scusa, ma sul piano tecnico non è possibile che vi sia solo la proposta alla relatrice. Ci vuole una riformulazione, proposta dalla relatrice, da lei accolta e valutata dal Comitato dei nove. Quindi, se viene chiesta una riunione per apportare la modifica ed accogliere quella riformulazione bene, altrimenti non è possibile farlo. Onorevole Cimadoro, intende ritirare l'emendamento?

GABRIELE CIMADORO. Si, signor Presidente, lo ritiro, e preannuncio la presentazione di un apposito ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca? Onorevole Lazzari? Onorevole Armosino? Onorevole Cesario? Onorevole Latteri? Onorevole Froner? Onorevole Fugatti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 536
Maggioranza 269
Hanno votato
536).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 60-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 60 - A ed abbinate).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, siamo ad un passaggio certamente delicato ed un po' controverso del provvedimento in esame e mi riferisco all'articolo 10. Nel testo che è arrivato all'esame dell'Aula vi erano alcune contraddizioni che, con gli emendamenti ed il lavoro svolto in Commissione, ritengo si stiano superando, non tanto con riferimento alla prima parte Pag. 45dell'articolo, sui compiti delle camere di commercio, industria, artigianato ed agricoltura, quanto invece per gli effetti sul piano finanziario. Infatti, da una parte, quello in esame è un provvedimento che ha una sostanziale neutralità finanziaria per lo Stato, anzi ritengo che esso, se ben applicato, possa contribuire a ridurre l'evasione fiscale, il lavoro nero, quindi a produrre più entrate per lo Stato e a far crescere l'economia sana e regolare, la legalità, rappresentando anche un piccolo argine contro la criminalità (e tutto ciò ha effetti positivi se si verifica anche per la finanza pubblica); può, inoltre, contribuire all'osservanza delle norme sulla sicurezza sul lavoro, quindi con minori costi umani, sociali e anche finanziari. Però, nel testo del provvedimento si è introdotto un onere per la prima iscrizione per le imprese di 500 euro (100 per quelle che svolgono attività minori e collaterali), che tutti ritenevamo troppo pesante.
Praticamente, si diversificavano in due parti i versamenti alla Camera di commercio: da una parte, il diritto annuale e, dall'altra parte, invece, il diritto di prima iscrizione.
Ritengo che ciò sia stato superato attraverso la proposta emendativa della Commissione: da un lato, perché gli oneri che si devono andare a coprire sono solo quelli relativi all'articolo in esame e non a tutto il provvedimento, dall'altro lato, soprattutto, perché si supera completamente la questione del versamento del diritto di prima iscrizione. Pertanto, con il diritto annuale, complessivamente, si farà fronte agli oneri che riteniamo possano e debbano essere minimi, se si attua in modo efficiente il provvedimento in oggetto.
La misura presentata attraverso la proposta emendativa della Commissione è migliore rispetto a quanto era previsto inizialmente, quando si diceva che, per il primo anno, il diritto di prima iscrizione aveva anche valore di diritto annuale. Penso che siamo andati verso una semplificazione, ma è importante che l'Assemblea approvi la proposta finale, che ha trovato anche il consenso della Commissione bilancio, permettendo anche di superare i problemi che vi erano nelle stesure iniziali. Infatti, con una semplificazione, si è anche garantita, comunque, una copertura integrale degli eventuali oneri relativi all'attività delle Camere di commercio come oneri maggiori che possono derivare dall'attuazione dell'articolo in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, sono intervenuto all'inizio della seduta per esprimere una delle motivazioni che ci porta ad avere grandi riserve nei confronti di questo provvedimento. Infatti, l'idea iniziale era quella di un balzello nuovo di 500 euro come diritto di prima iscrizione; adesso, è vero che vi sono delle modifiche in corso.
Signor Presidente, sarei voluto intervenire in via regolamentare, ma non ce n'è bisogno: infatti, prima, in Commissione, è stato adottato un subemendamento volto a modificare l'emendamento Margiotta 10.51. Pertanto, anche per sapere, alla fine, esattamente cosa ci accingiamo a votare, chiederei alla relatrice di leggere, a beneficio di tutti, ciò che risulterà dell'emendamento Margiotta in seguito all'approvazione di tale subemendamento, perché ancora non ho capito. A me è parso di capire che resterà il fatto che il diritto annuale sarà determinato in modo da garantire la copertura integrale dei nuovi e maggiori oneri derivanti dall'applicazione della legge.
È evidente che se questo è il risultato finale, potrebbe persino essere peggiore dei 500 euro di cui parlavamo prima, che erano un diritto fisso: infatti, dipendendo da tutti i costi ed oneri a cui andranno incontro le camere di commercio, esso è indefinito, indeterminato e l'unica cosa certa è che a pagarlo saranno anche i piccoli artigiani, che saranno obbligati ad iscriversi a questo nuovo registro.
Ecco perché noi, con il nostro emendamento, chiediamo la soppressione di tutti i commi dell'articolo in esame: era molto più semplice, era molto più facile, Pag. 46era molto meno dispendioso che alla Camera di commercio fosse demandata, in sede di iscrizione della ditta, la verifica di questi requisiti, senza nuovi e maggiori oneri a carico delle imprese. Spesso si tratta di piccolissime imprese che vengono vessate con un nuovo balzello, che, in questo caso, sarebbe indeterminato nella sua entità; ciò farebbe sì che, probabilmente, ogni camera di commercio lo interpreterebbe in modo diverso, generando così delle grandi differenze da una parte all'altra del Paese, e potrebbe persino superare il citato importo di 500 euro.
Vogliamo invece continuare sulla strada dello statuto delle imprese, quella, addirittura, per qualcuno, della modifica dell'articolo 41 della Costituzione e poi andiamo a mettere barriere all'entrata come queste a carico del sistema delle piccole e medie imprese (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Colleghi per favore...

ANTONIO BORGHESI. Credo che ciò sia fondamentalmente sbagliato e invito ancora una volta il relatore e il Governo a ripensare a questo articolo, a sospendere e eventualmente a rinviare a domani la continuazione dell'esame di questo provvedimento di legge in modo da poter tener conto di questa riflessione che credo non sia dettata da interessi di bottega ma dall'interesse di tante botteghe, l'interesse di tutti quei piccoli imprenditori che vorranno iscriversi per svolgere in futuro questo tipo di attività.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MANUELA LANZARIN, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Borghesi 10.50.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo subemendamento 0.10.51.1 ed esprime parere favorevole sull'emendamento Margiotta 10.51, nonché sull'emendamento 10.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
Ricordo che è stato ritirato l'emendamento 10.100 della Commissione.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 10.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, in linea con quanto ha appena sussurrato l'onorevole Borghesi, evidentemente c'è qualcosa di vero in tutto questo, vorremmo che non ci fosse alcuna tassa a carico di alcuno. Per cui invece che lasciare la possibilità che le camere di commercio possano inventarsi delle spese o comunque dei costi che poi alla fine andranno a carico del piccolo impresario, del piccolo imprenditore, propongo di eliminare questo rischio. Se lo sopprimiamo, come abbiamo detto noi, rendiamo un servizio all'utente finale. È semplicissimo, non chiediamo altro, perché lasciando in piedi la possibilità che le camere di commercio possano chiedere comunque la copertura delle spese noi non sappiamo quante camere di commercio virtuose o meno ci siano sul territorio nazionale, sicuramente ce ne sono di virtuose, vorremmo che lo fossero tutte, ma probabilmente rischieremmo di aggiungere dei costi che sarebbero inutili.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 10.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale Pag. 47la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Martinelli, Brandolini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 533
Votanti 529
Astenuti 4
Maggioranza 265
Hanno votato
32
Hanno votato
no 497).

Prendo atto che i deputati Zacchera e Oliverio hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.10.51.1 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 534
Votanti 533
Astenuti 1
Maggioranza 267
Hanno votato
512
Hanno votato
no 21).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Margiotta 10.51.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, è molto importante l'approvazione del subemendamento precedente e l'approvazione dell'emendamento 10.51 a mia firma, perché esso è appunto teso ad abolire la tassa di prima iscrizione, il cosiddetto diritto di prima iscrizione, previsto in precedenza nel disegno di legge. Non vi è alcun aggravio in più per le imprese, che pagheranno soltanto il diritto di iscrizione annuale come qualsiasi altra impresa che si iscrive alla Camera di commercio. Dunque, non avranno alcun aggravio di nessun tipo. Si iscrivono in una sezione speciale che si chiama «sezione del costruttore edile». Prima avrebbero pagato quel diritto in un'altra sezione della Camera di commercio, adesso la pagano in una nuova sezione.
Allo stesso modo, dunque, facciamo salvo con questo emendamento la possibilità che le imprese non paghino dei soldi in più. Ci tenevamo tantissimo a questo perché sarebbe stata davvero una beffa - in un momento nel quale l'edilizia è in crisi - aggiungere un balzello ulteriore in una situazione certamente non favorevole. Secondo una recente indagine dell'ANCE, nel 2009 si è assistito ad una riduzione della produzione del comparto pari al 6,8 per cento. In particolare, si è registrato: - 9,2 per cento per la nuova edilizia abitativa, - 7,3 per cento per le opere pubbliche, - 7 per cento per le costruzioni non residenziali private, - 4 per cento per gli interventi di manutenzione delle abitazioni. Il tutto, considerato anche l'indotto, ha portato ad una perdita di posti di lavoro per 200 mila occupati.
Le previsioni per il 2010 e per il 2011 non sono migliori, anzi si rischia che vi sia un ulteriore aggravio. Sulla base di questi dati, le categorie hanno convocato nell'autunno scorso gli stati generali dell'edilizia. Noi del Partito Democratico riteniamo che il Governo debba fare di più in questo settore. Riteniamo che sia giusta la preoccupazione del Ministro Tremonti relativamente alla salvaguardia dei conti pubblici. È altrettanto necessario investire in settori tradizionalmente anticiclici come quelli dell'edilizia e non lo si sta facendo.
Ho preso atto in sede di replica che il sottosegretario Mantovani ci ha detto che per l'edilizia scolastica è imminente un piano che darà attuazione immediata ad una serie di investimenti. Tuttavia, se Pag. 48questo vero, è altrettanto vero che la legge obiettivo è sostanzialmente ferma, in particolar modo al Mezzogiorno. I finanziamenti non si erogano, gli investimenti non avvengono. I cantieri non aprono, le opere non si realizzano. Il piano per il Sud è ad oggi un ulteriore libro dei sogni. Anzi, su iniziativa del collega Vannucci abbiamo incontrato di recente una delegazione dell'ANCE molto preoccupata perché il piano per il Sud rischia di produrre un blocco dei fondi FAS per circa 30 miliardi di euro, avendo richiesto una totale riprogrammazione alle regioni con ulteriore ritardo.
Gli interventi per la messa in sicurezza del territorio e per la lotta ai dissesti idrogeologici non hanno consentito fino ad ora di aprire un solo cantiere. Il piano per l'edilizia carceraria non è attivo. L'unica cosa che ha funzionato bene - lo ricordava in precedenza il collega Realacci - è il credito di imposta del 55 per cento per l'efficientamento energetico delle abitazioni. Si tratta di una di quelle misure che coglie più obiettivi: da un lato, aiuta l'ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici; dall'altro, ha prodotto investimenti, prodotto interno lordo, occupati, business per le imprese. Di questo bisogna dare atto. Insomma, in questa situazione di difficoltà economica prevedere un'ulteriore tassa sarebbe stato colpevole da parte della Camera dei deputati. Che si sia riusciti tutti insieme, d'accordo con la maggioranza e con il Governo (il sottosegretario Mantovani), ad evitare tale nuova tassa credo sia un risultato positivo di cui essere tutti fieri ed orgogliosi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 10.51, nel testo subemendato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lo Monte... Onorevole Goisis... Onorevole Gnecchi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 527
Votanti 525
Astenuti 2
Maggioranza 263
Hanno votato
508
Hanno votato
no 17).

Avverto che a seguito dell'approvazione dell'emendamento Margiotta 10.51, così come subemendato, risulta assorbito l'emendamento 10.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, nel testo emendato...
Revoco l'indizione della votazione sull'articolo 10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per dichiarazioni di voto sull'articolo 10. Mi spiace contraddire chi mi ha preceduto ma leggo un testo che è in italiano: «Il diritto annuale è determinato per ciascun esercizio in modo da garantire la copertura integrale dei nuovi e maggiori oneri derivanti dall'applicazione della presente legge».
Ora non credo che vi sia possibilità di interpretazioni diverse se non quella che questo provvedimento determinerà nuovi e maggiori oneri, i quali faranno parte del diritto annuale che le imprese, che si sono iscritte, dovranno pagare. Questo è tanto vero che se l'articolo in esame non fosse stato formulato in questo modo la Commissione bilancio non avrebbe potuto esprimere parere favorevole.
Mi spiace ma insisto. Questo provvedimento, con l'istituzione di nuovi registri, con impiegati che devono tenerli e altro ancora, come il monitoraggio, i corsi e tutto quello che si prevede, determinerà nuovi e maggiori oneri che saranno posti a carico delle imprese che svolgono questa attività. Pag. 49
Per tali motivi esprimeremo voto contrario sull'articolo 10.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, evito il ping-pong con il collega che mi ha preceduto. Dico soltanto che votiamo a favore di questo articolo che non prevede nuove tasse. Non avremmo mai stabilito nuove tasse in un settore in crisi. Ho prima richiamato le difficoltà del settore per la mancanza di investimenti pubblici e voglio qui brevemente ricordare un altro gravissimo aspetto della vita socio-economica che affligge il comparto dell'edilizia, che è quello dei ritardi nei pagamenti.
Ormai il tempo medio per la liquidazione dello stato di avanzamento lavori è di sei mesi, con punte di nove e dodici mesi. Chiunque capisce cosa significhi questo e cioè che un'impresa, che ha anticipato i soldi per i materiali e per la manodopera, si vede riconosciuto il rientro da parte dello Stato dopo tanti mesi. Chiunque sa bene che le imprese più sane resistono a fatica, vedendosi azzerato l'utile, e le imprese meno sane, più in difficoltà e più piccole, rischiano anche di chiudere. Peraltro, stiamo assistendo a lavori acquisiti con più del 50 per cento del ribasso - sono le opere appaltate al massimo ribasso - e questo acuisce ancora di più le difficoltà di queste imprese.
L'altro problema grave, che poi è conseguenza dei ritardi di pagamento, è la difficoltà delle imprese nei confronti del sistema creditizio. Le banche difficilmente ormai anticipano soldi alle imprese edili. Mi raccontava un imprenditore della mia città che qualche tempo fa quando veniva approvato dalla stazione appaltante un certificato di pagamento vi era la concorrenza e la competizione delle banche che, soprattutto nei piccoli ambienti, lo andavano a cercare per chiedergli che andasse in una determinata sede bancaria a scontare il certificato di pagamento derivante dallo stato di avanzamento. Oggi, invece, neanche in presenza del certificato di pagamento le imprese ottengono anticipazioni dalle banche. Perché questo? Perché neppure le banche si fidano ormai dei tempi di pagamento dello Stato. Questo è un fatto gravissimo.
Il settore, quindi, soffre per il blocco degli investimenti, per le carenze e i ritardi della pubblica amministrazione, per l'inadeguatezza e la non collaborazione del sistema creditizio. Inoltre, vanno riviste, dal mio punto di vista, anche talune regole del sistema degli appalti, per evitare di assistere a ribassi così importanti.
Per tutti questi motivi votiamo l'articolo 10 esattamente convinti che per il lavoro svolto non vi siano nuovi aggravi per le imprese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Schirru, Follegot, Buonfiglio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 524
Votanti 523
Astenuti 1
Maggioranza 262
Hanno votato
507
Hanno votato
no 16).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 60 - A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A - A.C. 60 - A ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).Pag. 50
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 521
Votanti 520
Astenuti 1
Maggioranza 261
Hanno votato
520).

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 60 - A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 60 - A ed abbinate).
Ricordo che l'emendamento Braga 4.51, a seguito della proposta di riformulazione avanzata dalla relatrice e accolta dalla presentatrice, risulta riferito all'articolo 12.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Braga 4.51, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Armosino, Antonino Foti...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 526
Maggioranza 264
Hanno votato
526).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Speciale, Foti, Follegot...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 528
Maggioranza 265
Hanno votato
528).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 60 - A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 60 - A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MANUELA LANZARIN, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Stradella 13.50, nonché sull'emendamento Margiotta 13.51.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo concorda con il parere espresso dal relatore.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Margiotta 13.51.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, interverrò soltanto per un minuto (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà), se i colleghi me lo consentono e capiscono che stiamo provando a lavorare, solo per dire che è importante l'accoglimento da parte del relatore, della Commissione e del Governo degli emendamenti a mia firma e a firma del collega Stradella perché consentono di porre riparo ad un'eventuale incoerenza che vi sarebbe stata rispetto al comma 4 dell'articolo 4.
Poiché la legge prevede che il responsabile tecnico debba essere un dipendente dell'impresa e non possa essere un consulente Pag. 51né un professionista esterno, è evidente che non si poteva prevedere la possibilità di una collaborazione coordinata e continuativa.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, interverrò sull'ordine dei lavori. Vorrei rassicurare il collega Margiotta che è in testa alla classifica di Open Police, ha superato tutti gli altri colleghi e ha raggiunto il suo scopo. Siamo tutti tranquilli (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, la pregherei, ovviamente nei limiti del possibile - poiché ho avuto la sensazione che nel corso degli ultimi interventi dell'onorevole Margiotta ci sia stato un certo senso di fastidio, ma può darsi che sia stata una mia impressione, visto che abbiamo ancora parecchi articoli da votare e noi abbiamo ancora molte cose da dire, anche perché è un provvedimento molto importante -, di fare in modo che le condizioni nelle quali lavoriamo siano tali che almeno l'onorevole Margiotta non dico non sia intimidito, ma quantomeno riesca a dire ciò che pensa (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Signor Presidente, questo è un tema che appassiona tutti, se l'onorevole Margiotta avesse qualche problema, non vorrei fosse necessario che intervengano tanti altri colleghi del gruppo. Se vogliamo arrivare a questo, possiamo anche farlo.

PRESIDENTE. Non mi sembra di aver intravisto l'intimidazione. Lei mi chiede cose al di sopra delle mie possibilità.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 13.51, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Goisis e Rota...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 527
Maggioranza 264
Hanno votato
523
Hanno votato
no 4).

L'emendamento Stradella 13.50 risulta assorbito dall'approvazione dell'emendamento Margiotta 13.51.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 525
Maggioranza 263
Hanno votato
525).

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 60-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 60-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

Pag. 52

MANUELA LANZARIN, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Piffari 14.50, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Piffari 14.51.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 14.50, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Garagnani, Mazzuca, Granata e De Girolamo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 527
Maggioranza 264
Hanno votato
527).

Prendo atto che l'emendamento Piffari 14.51 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Dionisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 528
Maggioranza 265
Hanno votato
528).

Prendo atto che il deputato Mosella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 60-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 60-A ed abbinate).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, l'articolo 15 fa riferimento alle responsabilità del direttore dei lavori, una figura già prevista dalla normativa vigente, che in questo provvedimento assume una responsabilità particolare nel quadro della proposta complessiva di qualifica delle attività di costruttore edile.
Credo che le responsabilità di queste figure, del direttore dei lavori così come del responsabile tecnico, rientrino proprio in quella logica che sta alla base, al di là delle considerazioni fatte da alcuni colleghi che mi hanno preceduto, di questa proposta di legge. Si tratta di un provvedimento che ha avuto un iter anche lungo e approfondito in Commissione da parte di tutti i gruppi parlamentari. Ci tengo a sottolineare che il gruppo del Partito Democratico, riguardo a questa proposta di legge, aveva dato la propria disponibilità anche ad approvarla in sede legislativa in Commissione.
Evidentemente, alcune Commissioni, su indicazione del Governo, non hanno ritenuto di seguire questa indicazione e questa disponibilità espressa anche dalle opposizioni e l'Assemblea oggi ha avuto modo complessivamente di conoscere nel dettaglio, grazie anche agli interventi dell'onorevole Margiotta e di molti altri, i contenuti specifici di questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

Pag. 53

MANUELA LANZARIN, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Piffari 15.50.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 15.50, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ciccioli, Gianni, Scanderebech, Latteri, Occhiuto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 515
Votanti 514
Astenuti 1
Maggioranza 258
Hanno votato
511
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che il deputato Mazzuca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Latteri, Scapagnini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 519
Maggioranza 260
Hanno votato
519).

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 60-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A - A.C. 60-A ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Latteri, Mazzuca, Gianni, Granata, Palomba...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 515
Maggioranza 258
Hanno votato
515).

Prendo atto che la deputata Velo ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 60-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 (Vedi l'allegato A - A.C. 60-A ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Latteri, Vico, D'Anna, Cenni, Zinzi, Iannarilli, Pili, Vella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 54
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 512
Maggioranza 257
Hanno votato
512).

Prendo atto che il deputato Bonino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che i deputati Servodio e Duilio hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 60-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 60-A ed abbinate).
L'onorevole Zazzera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/60-A/5.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, l'ordine del giorno in esame riguarda l'importante provvedimento in esame che disciplina l'attività imprenditoriale nel settore dell'edilizia e che, quindi, tende a regolamentare la possibilità di accedere alla qualifica professionale in un settore estremamente delicato.
Nell'ordine del giorno che il gruppo Italia dei Valori ha presentato chiediamo al Governo, tenuto conto dell'articolo 8 del provvedimento in discussione, che, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e con la Conferenza Stato-regioni e sentite le organizzazioni sindacali, si possano definire i programmi di apprendimento...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia...

PIERFELICE ZAZZERA. Non si preoccupi, signor Presidente, vado comunque avanti.

PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, lei ha perfettamente ragione. Onorevoli colleghi...

PIERFELICE ZAZZERA. Dicevo, si possano definire i programmi di apprendimento, i livelli di approfondimento, le modalità per la formazione delle commissioni di esame e per l'accreditamento degli enti autorizzati allo svolgimento dei corsi e al rilascio delle abilitazioni per la professione di responsabile tecnico, quindi, la possibilità di individuare questa qualifica.
Successivamente, le regioni devono, secondo quanto prevede l'articolo 8 del provvedimento in esame, regolamentare i corsi e le prove d'esame, nonché l'accreditamento degli enti autorizzati a determinare l'accesso al corso di formazione. I corsi di approfondimento, differenziati nella durata e nel livello, dovranno poi comprendere tra le materie di studio anche la normativa contrattuale di settore per i lavoratori.
Che cosa chiediamo al Governo? Poiché l'articolo 8 risulta lacunoso, chiediamo che si impegni a prendere le dovute iniziative per arrivare, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni e province autonome di Trento e Bolzano e con le organizzazioni sindacali e datoriali, alla sottoscrizione di una convenzione quadro al fine di dare effettiva priorità all'espletamento dei percorsi formativi per l'abilitazione professionale del responsabile tecnico, includendo tra le materie di studio la legislazione del lavoro.
Chiediamo questo perché, se si leggono i contenuti dei corsi di formazione professionale del responsabile tecnico, ci si accorge che, tra le materie dei corsi apprendimento, non è prevista la legislazione del lavoro, laddove questa figura si deve occupare di questioni inerenti la materia lavorativa di chi si occupa di edilizia.
Chiediamo pertanto al Governo, attraverso l'ordine del giorno in esame, di inserire all'interno dei corsi di approfondimento, tra le materie che permettono di ottenere la qualifica di responsabile tecnico, anche lo studio della legislazione del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Pag. 55

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Italia dei Valori ha esaurito i tempi a sua disposizione.
La Presidenza, essendo stata avanzata specifica richiesta, analogamente a quanto fatto in precedenti analoghe circostanze, concede a tale gruppo un ampliamento dei tempi pari ad un terzo rispetto a quelli originariamente previsti dal contingentamento.
L'onorevole Favia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/60-A/7.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, ai sensi dell'articolo 9 del provvedimento che stiamo esaminando, all'atto dell'iscrizione alla sezione speciale dell'edilizia deve essere dimostrato o il possesso o la proprietà o comunque la disponibilità, anche attraverso locazione finanziaria o noleggio, dell'attrezzatura necessaria all'esercizio dell'attività edile per un valore minimo di 15 mila euro per quanto riguarda la sub-sezione definita dalla lettera a) dell'articolo 2.
Infatti, l'articolo 2 descrive le attività e i requisiti del costruttore che si distinguono in due categorie. La lettera a) prevede gli interventi di costruzione, di ristrutturazione, di restauro e risanamento conservativo e di manutenzione straordinaria di edifici e loro pertinenze e di altri organismi e manufatti edilizi, opere di ingegneria e del genio civile, di natura generale o speciale, ivi comprese le opere di preparazione del cantiere e gli interventi di installazione di opere prefabbricate; mentre la lettera b) prevede i lavori di completamento di edifici, di organismi e manufatti edilizi, la manutenzione ordinaria, nonché i lavori di finitura come descritti nelle categorie specialistiche.
Noi crediamo che sia necessario che i criteri e le metodologie per il calcolo del valore dell'attrezzatura di cui all'articolo 9 siano omogenei su tutto il territorio nazionale onde evitare differenze e discriminazioni.
Per tale ragione chiediamo che l'Aula impegni il Governo a valutare la possibilità di emanare un regolamento valido su scala nazionale per definire le modalità per il calcolo del valore della citata attrezzatura e per il suo periodico aggiornamento.
Crediamo che questa nostra richiesta sia, per così dire, di buon senso e accettabile. Ci aspettiamo, quindi, un parere favorevole da parte del Governo.

PRESIDENTE. L'onorevole Cambursano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/60-A/9.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, anche se vedo il Governo un poco disattento - ma non per colpa sua - spero che sappia che il comparto delle costruzioni sta attraversando un momento sicuramente non favorevole in tutto il Paese e, in particolare, in alcune regioni.
Le recenti audizioni, che abbiamo svolto anche su altre tematiche ma che coinvolgono l'ANCE (Associazione nazionale dei costruttori edili), hanno confermato questa tendenza che ormai è a scendere e negativa. Dal 2009 in poi si è ridotta la produzione del comparto. Nel 2009 si è ridotta del 6,8 per cento e nell'edilizia abitativa si sono toccate addirittura punte del 10 per cento, unitamente a un forte calo delle produzioni - e qui il richiamo al Governo - delle opere pubbliche.
Allora, ecco la necessità di chiedere con questo ordine del giorno che il Governo prenda tutte le iniziative atte a rilanciare gli investimenti pubblici nel settore delle costruzioni ed in particolare chiediamo di prevedere, signor sottosegretario, il non inserimento di alcune spese di investimento fatte dagli enti locali nel computo delle spese ai fini del rispetto del Patto di stabilità interno, se vogliamo per davvero che almeno le risorse finanziarie che gli enti locali virtuosi hanno possano essere investite in opere pubbliche. Ovviamente parliamo di opere pubbliche necessarie e indispensabili per le quali si attende risposta da anni.
Non dimentichiamoci che la legge obiettivo - lo dico con sofferenza e senza critica particolare - è sostanzialmente ferma e soprattutto sono ferme le opere nel Mezzogiorno. Pag. 56
Il vincolo del Patto di stabilità credo le sia ben noto, signor sottosegretario, e ciò condiziona anche il pagamento di quelle poche opere pubbliche che vengono realizzate e dei servizi a causa del vincolo che il medesimo Patto di stabilità pone agli enti locali. Sappiamo che gli enti locali hanno, anche nei confronti delle imprese locali, ridotto la spesa per investimenti in opere pubbliche. Ecco che qui si innesta il discorso di come rilanciare l'attività imprenditoriale ed economica, di cui sempre l'edilizia e il comparto delle costruzioni in generale è stato settore trainante.
Quindi, signor sottosegretario, le chiediamo non solo un parere favorevole sull'ordine del giorno in esame ma che l'impegno venga poi tradotto in fatto concreto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/60-A/12.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, considerando la sola settimana tra il 18 e il 24 marzo 2011, abbiamo dovuto contare nove vittime per infortuni sul lavoro, in gran parte a seguito di cadute dall'alto, a testimonianza del fatto che il lavoro nel campo dell'edilizia pone particolari e più gravi problemi anche dal punto di vista della sicurezza sul lavoro.
Noi pensiamo che la strada che è stata seguita per arginare un fenomeno così tragico sia insufficiente e sbagliata; pensiamo, altresì, che il Governo dovrebbe intervenire, ad esempio sulla normativa concernente gli appalti che, per come è attualmente, con le gare al massimo ribasso, ha degli effetti potenzialmente assai negativi sul fenomeno degli incidenti sul lavoro.
Per tale motivo, con l'ordine del giorno in esame, chiediamo al Governo di prendere iniziative, eventualmente anche legislative, ferme restando le prerogative del Parlamento, per una riforma del sistema degli appalti in modo da poter escludere le gare al massimo ribasso, anche per le conseguenze che comportano, spesso inducendo le imprese a risparmiare sugli investimenti sulla sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Di Stanislao ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/60-A/2.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, intervengo semplicemente per segnalare che gli incidenti sul lavoro continuano a rimanere a livelli troppo alti e che notoriamente il prezzo più alto lo paga l'edilizia, che è il settore maggiormente a rischio.
Pertanto, agevolare il confronto tra esperti della materia, giuristi, imprese, tecnici e istituzioni chiamati ad occuparsi di questi problemi è un modo concreto per contribuire a diffondere la cultura della sicurezza che, per molti versi, manca in questo nostro Stato.
Le situazioni di maggior pericolo nel comparto della sicurezza riguardano le cadute dei lavoratori da tetti, ponteggi, vani ascensori e lucernari, la folgorazione da contatto con impianti elettrici non a norma e traumi derivanti da utilizzo di strumenti pericolosi senza adeguata protezione, posture sbagliate che, nel medio periodo, possono avere pesanti ripercussioni sull'apparato muscolo scheletrico.

PRESIDENTE. Onorevole Di Stanislao, la prego di concludere.

AUGUSTO DI STANISLAO. Pertanto, con il presente ordine del giorno si impegna il Governo ad aumentare i controlli e a sviluppare maggiormente la cultura della sicurezza nel settore dell'edilizia, uno dei settori più colpiti da infortuni e morti bianche e, per ultimo ma non da ultimo, a valutare l'opportunità di attuare una nuova metodologia formativa tesa a sviluppare tra operatori e lavoratori edili condizioni di sempre maggiore consapevolezza riguardo i rischi infortunistici e, quindi, a mettere in pratica, nelle procedure di lavoro e nei comportamenti operativi, tutte le necessarie misure di prevenzione e protezione contro ogni possibile Pag. 57rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo dell'Italia dei Valori ha esaurito anche il tempo aggiuntivo. Tuttavia, concederò un minuto per gli interventi successivi.
L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/60-A/11.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, c'è stata nei giorni scorsi - l'avrà notata e l'avrà seguita - una dura polemica fra il governatore della Puglia, l'onorevole Nichi Vendola, e il presidente della regione Lombardia, l'onorevole Roberto Formigoni, a proposito delle infiltrazioni mafiose nel capoluogo di regione Milano.
Non me la sentirei di sottoscrivere e di dire che la Lombardia è la realtà, la regione più mafiosa d'Italia. Indubbiamente, però, ci sono segnali inquietanti che, soprattutto con l'avvicinarsi dell'Expo 2015, fanno immaginare un tentativo di penetrazione malavitosa soprattutto negli appalti, soprattutto per quanto riguarda i cantieri edili.
Per questo abbiamo presentato un ordine del giorno che vuole impegnare il Governo a valutare, un minuto dopo l'approvazione di questo provvedimento, l'opportunità di emanare un provvedimento successivo al fine di identificare correttamente le attività legate al preconfezionamento del calcestruzzo e alla movimentazione delle terre tenendo conto della classificazione ATECO ISTAT, ed includendovi le attività di movimentazione terra anche al fine di arginare il fenomeno delle infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti dell'edilizia.
Per cui chiediamo intanto al Governo un parere favorevole su questo ordine del giorno, e in ogni caso all'Aula l'eventualità di un voto favorevole.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/60-A/1, purché il dispositivo sia riformulato, nel senso di sostituire le parole: «impegna il Governo a predisporre adeguate quanto opportune iniziative anche di natura normativa», con le seguenti: « impegna il Governo a valutare l'opportunità di prendere tutte le iniziative ». Il Governo, inoltre, accetta gli ordini del giorno Di Stanislao n. 9/60-A/2, Garagnani n. 9/60-A/3 e Toto n. 9/60-A/4, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zazzera n. 9/60-A/5. Il Governo, altresì, accetta l'ordine del giorno Piffari n. 9/60-A/6, purché il dispositivo sia riformulato, nel senso di aggiungere dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di», mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Favia n. 9/60-A/7 e Palomba n. 9/60-A/8. Il Governo, inoltre, accetta l'ordine del giorno Cambursano n. 9/60-A/9, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Paladini n. 9/60-A/10. Il Governo, altresì, accetta l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/60-A/11, mentre non accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/60-A/12. Il Governo, inoltre, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/60-A/13, mentre accetta gli ordini del giorno Zacchera n. 9/60-A/14 e Gioacchino Alfano n. 9/60-A/15, purché i rispettivi dispositivi siano riformulati, nel senso di aggiungere dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di». Infine, il Governo accetta l'ordine del giorno Cimadoro n. 9/60-A/16.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Biagio n. 9/60-A/1, accettato dal Governo, purché riformulato e che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Di Stanislao n. 9/60-A/2, Garagnani n. 9/60-A/3 e Toto n. 9/60-A/4, accettati dal Governo. Pag. 58
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zazzera n. 9/60-A/5, accolto dal Governo come raccomandazione e che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Piffari n. 9/60-A/6, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo, inoltre, atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Favia n. 9/60-A/7 e Palomba n. 9/60-A/8, accolti dal Governo come raccomandazione e che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cambursano n. 9/60-A/9, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Paladini n. 9/60-A/10, accolto dal Governo come raccomandazione e che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/60-A/11, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/60-A/12, non accettato dal Governo.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, naturalmente prendo atto che, per il Governo, gli appalti non vanno rivisti alla luce delle problematiche degli infortuni sul lavoro, in particolare quelli al massimo ribasso che hanno effetti, in qualche modo, devastanti su questo tema, che a lor signori del Governo non interessa e chiedo, naturalmente, che l'Aula voti su questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/60-A/12, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pittelli, onorevole Ventura, onorevole Calgaro, onorevole Palmieri, onorevole Della Vedova, onorevole Cristaldi, onorevole Antonio Pepe, onorevole Dima, onorevole Biasotti, onorevole Martinelli, onorevole Monai, onorevole Laboccetta, onorevole Ciccioli, onorevole Iapicca, onorevole Abrignani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 455
Votanti 454
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato
208
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che il deputato Viola ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/60-A/13, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Zacchera n. 9/60-A/14, accettato dal Governo, purché riformulato.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, accetto la riformulazione, però tenga presente che è stato approvato l'emendamento Piffari 8.50 che afferma la stessa cosa.

PRESIDENTE. Ad abundantiam, onorevole Zacchera.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gioacchino Alfano n. 9/60-A/15, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto, infine, che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cimadoro n. 9/60-A/16, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 60-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Pag. 59Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, la crisi non è uno spettro evocato dalle opposizioni, ma, purtroppo, è una drammatica realtà con la quale il Paese deve confrontarsi. Abbiamo detto più volte, come Alleanza per l'Italia, che per superarla, questa crisi, che ha impoverito le famiglie e messo sotto scacco le imprese, servono misure concrete, interventi mirati, che siano frutto di una lettura attenta della situazione e rispondano ad una visione prospettica.
Non si può fingere di ignorare il declino né limitarsi ad arginare le emergenze; si deve progettare e lavorare in funzione dell'innovazione e della crescita.
Il provvedimento che ci apprestiamo a votare va nella giusta direzione. È stato un bene che alla fine l'Aula lo abbia potuto esaminare. Forse saremmo stati tutti più poveri se si fosse risolta la partita in Commissione. Bene, dunque, a patto però che il provvedimento non rimanga, e ci dispiace doverlo dire puntualmente, un'elencazione di buoni intenti ma produca un cambiamento a favore del settore cui è destinato, quello dell'edilizia, fondamentale per l'economia italiana.
Sono 3 milioni le persone che lavorano in quest'ambito: 1 milione 944 mila nelle costruzioni e circa 1 milione nei comparti collegati. Gli occupati del sistema delle costruzioni rappresentano il 16,8 per cento degli addetti che operano nelle imprese dell'industria e dei servizi; l'ammontare degli investimenti in nuove costruzioni, interventi di manutenzione secondaria e delle spese per manutenzione ordinaria rappresenta il 12,8 per cento del prodotto interno lordo ma le stime più recenti - lo sappiamo - certificano che vive attualmente una condizione di grave difficoltà, poiché subisce le conseguenze più devastanti di una crisi che non accenna a passare anche per effetto dei flussi finanziari che caratterizzano questo comparto. Dal 2008 al 2010, infatti, gli investimenti sono diminuiti del 18 per cento e ciò si è tradotto in 29 miliardi di mancata produzione; meno 30 per cento nella nuova edilizia abitativa; meno 23 per cento nella edilizia non residenziale privata e meno 16 per cento nei lavori pubblici. Il secondo ramo dell'economia più colpito dai fallimenti nel 2010 è quello delle costruzioni.
Apprezziamo quindi la volontà di affrontare il tema della qualificazione del costruttore edile nella fase di accesso alla professione che può rappresentare un'occasione di rilancio dell'intero settore, un'opportunità per garantire maggiore professionalità attraverso una migliore qualificazione e specializzazione con percorsi formativi ad hoc per i soggetti operanti in questo comparto e anche standard qualitativi più elevati. Ce n'era bisogno e tutti ne siamo convinti. Per troppo tempo infatti il settore edile è rimasto sprovvisto di regole certe per l'accesso all'attività dei diversi operatori con conseguenze negative che sono state messe in evidenza anche nella discussione sulle linee generali.
Finalmente gli operatori di questo settore dovranno essere in possesso di particolari requisiti e di idoneità di carattere tecnico-professionale. Nessuno potrà più improvvisarsi costruttore edile come avviene oggi. Le peculiari caratteristiche del settore edilizio, gli oneri posti a carico dell'imprenditore, la necessità di rispettare stretti vincoli di sicurezza nei luoghi di lavoro e gli impegni assunti nei confronti della comunità dei cittadini e dei consumatori per i lavori eseguiti sono aspetti fondamentali che impongono la previsione di requisiti personali e imprenditoriali certi e concreti per accedere alla professione di imprenditore edile. Come ricordato in sede di discussione sulle linee generali per tre legislature si è cercato di approvare un provvedimento analogo a quello che ci accingiamo a votare. Confidiamo che possa essere finalmente varato.
Annunciamo dunque il nostro voto favorevole auspicando che si possa arrivare ad assicurare maggiori tutele anzitutto ai lavoratori nei cui confronti si rendono necessari interventi volti a garantire i più alti livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro e anche agli imprenditori che svolgono Pag. 60correttamente la loro attività d'impresa e ai cittadini che ne hanno poi le risultanze e che della mancanza di regole certe hanno subito a loro volta le conseguenze.
Non possiamo non rilevare tuttavia che questo provvedimento rappresenta soltanto una minima parte di quanto è necessario fare per tentare di risanare la crisi dell'intero comparto. Devono essere garantiti i pagamenti, risolvendo il cronico ritardo con cui l'amministrazione salda le imprese di costruzione per i lavori eseguiti; occorre investire nelle infrastrutture attraverso la realizzazione di un piano ad hoc, deve essere assicurata la corretta funzionalità del mercato del lavoro, aspetti questi che non si possono trascurare e sui quali noi continueremo a sollecitare il più ampio confronto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, il provvedimento in esame mirava a dare una possibilità ad un mondo che oggi di possibilità ne ha poche o pochissime sul nostro territorio, pertanto prima di entrare nel giudizio del provvedimento vorremmo quanto meno fare un piccolo flash su cosa rappresenta questo mondo, cos'è l'edilizia nel nostro Paese.
Mi spiace che non ci sia ora, c'era prima il Ministro dello sviluppo economico Romani e mi ha fatto piacere che sia stato in aula fino a pochi minuti fa, anche perché questa attività bene si inquadra in quel Ministero. Infatti è un'attività produttiva che sul nostro territorio ha gravissime difficoltà ed è una attività produttiva che è da considerarsi il volano della nostra economia, ma purtroppo questo Governo non sta facendo niente per questo settore.
Signor sottosegretario, mi farebbe piacere segnalarle due punti: lei all'inizio dell'esame del provvedimento, la settimana scorsa, aveva accennato al piano case. Non esiste di fatto un piano case nazionale, sono dichiarazioni che il Presidente Berlusconi sta facendo da tempo. Esistono dei piani case regionali che non hanno dato nessun risultato. Conosco bene questo settore per cui posso parlare a ragion veduta, come si dice. Posso darle un suggerimento? Lei ha parlato di necessità abitativa. È vero che vi sono necessità abitative, soprattutto vi è un'emergenza abitativa nelle grandi città, ma il problema non va risolto come l'ha prospettato lei, secondo me e anche secondo molti importanti operatori del settore.
Esistono nelle varie città sul nostro territorio, soprattutto nelle grandi e nelle medie, addirittura stabili interi liberi. Dunque se vi è un'emergenza abitativa io prima farei un censimento: abbiamo gli strumenti tecnici per poterlo fare, abbiamo uffici tecnici in tutti i comuni d'Italia, anche i più piccoli, che possono dare già l'analisi reale della drammaticità della situazione. Cosa si otterrebbe con il mio piano case, non con il vostro? Con il mio piano case si ottengono due risultati: si dà vera attività di lavoro e non si polverizzano i suoli, i terreni, cosa di cui non abbiamo bisogno. Lei ha anticipato la settimana scorsa che stanno per partire gli impianti per duemila o mille case, mille appartamenti, ma sappia che vi sono territori che non hanno più bisogno, sono antropizzati. Esistono già sul territorio stabili liberi completamente. Se oggi il Governo mette in campo l'edilizia convenzionata - faccio un esempio - che al costo finale è 1.500 euro al metro quadrato, il Governo con 1.500 euro può andare da un imprenditore che oggi ha sul territorio quell'immobile intero vuoto, costato magari 2.500 euro, e a 1.500 euro glielo cede. Così fa una doppia operazione: sistema l'impresa, sistema la possibilità e l'utente finale avrebbe da godere non un edificio convenzionato, ma un edificio forse anche in classe B. Queste situazioni vi sono su tutto il territorio nazionale e sono facilmente raggiungibili e facilmente inquadrabili.
Non abbiamo più bisogno di piani di governo del territorio o piani regolatori. Esistono già fabbricati sul territorio sufficienti a recuperare questo disagio abitativo Pag. 61che noi abbiamo su tutto il territorio, anziché andare a rovinare e ad urbanizzare aree che, secondo me, ormai non ne avranno più bisogno per i prossimi vent'anni almeno.
L'edilizia è un settore che ha perso 300.000 lavoratori nel 2010, è un settore che bussa alle porte degli istituti di credito e trova sempre chiuso. Non è corretto, ci deve essere un intervento alto. Infatti fino all'altro giorno questi stessi operatori venivano tirati dentro gli istituti di credito, venivano finanziati al 120 per cento su un'operazione. Oggi di punto in bianco hanno le casse chiuse. Io credo che vi sia qualcosa che non funziona. Ho fatto l'accenno al mondo dell'edilizia perché il provvedimento in esame va in questo senso. Doveva «sburocratizzare», noi dell'Italia dei Valori riteniamo che non abbia «sburocratizzato».
Ringraziamo la Commissione, il relatore e il Governo per le molte proposte emendative da noi presentate ed accolte: siamo soddisfatti per questo. Esprimiamo anche un'insoddisfazione generale perché noi che siamo liberali veri vorremmo che non vi fossero balzelli, vorremmo che non vi fossero spese, vorremmo che l'imprenditore fosse disponibile da subito a realizzare l'attività con la sua esperienza: quella è la sua certificazione. Già le camere di commercio svolgono un ruolo importante, non appesantiamole con altre burocratiche operazioni, che creano solo disagio.
Moltissimi comuni in questi anni hanno vissuto e hanno fornito strutture e attrezzature al cittadino grazie agli standard qualitativi e agli oneri che le imprese hanno sempre versato copiosamente nelle loro casse. Oggi, questi comuni sono in grossa difficoltà: non hanno i soldi per fare la manutenzione di tali infrastrutture. E più andremo avanti e più sarà peggio: dobbiamo tenere presente questa situazione.
Signor sottosegretario, lei risolve il suggerimento che ho dato sugli appartamenti e sull'emergenza abitativa senza porre mano a nessun altro terreno in giro per il territorio nazionale. Lo risolve così? Esistono già o li prende? Ma se aspettate ancora un po', non li prenderete più dagli imprenditori, ma dovrete prenderli delle banche che, nel frattempo, stanno facendo man bassa, stanno facendo chiudere centinaia di migliaia di aziende.
Credo che una risposta del Governo a questo settore così importante e così strategico per la nostra economia non debba essere sottesa, ma debba esservi un piano case veramente fattivo, che coinvolga tutti, anche i grandi istituti di credito. Fate delle moratorie, fate dei provvedimenti, perché così non si può assolutamente andare avanti.
Dichiariamo, comunque, il nostro voto finale di astensione per la disponibilità sia del Governo che della Commissione all'accoglimento delle nostre proposte emendative (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, è opportuno ricordare che il provvedimento in esame è stato oggetto di un accurato ed approfondito lavoro presso le Commissioni competenti. La priorità di questo percorso normativo sta nell'esigenza di creare un opportuno quadro di riferimento per la sicurezza dei lavoratori, prevedendo opportuni vincoli operativi, nonché adeguarli ai livelli di formazione obbligatoria per chi intende lavorare nel settore.
È opportuno ricordare, in questa sede, che l'ambito di applicazione di queste disposizioni coinvolge molteplici e diverse attività. Appare opportuno, pertanto, che si tenga conto anche dei riferimenti normativi disciplinari delle diverse competenze, nonché i requisiti tecnico-professionali sanciti dal decreto n. 37 del 2008.
Sappiamo bene che, negli ultimi anni, il numero di nuove imprese edilizie è cresciuto in maniera esponenziale: un riferimento non trascurabile che, da un lato, evidenzia l'importanza del settore sotto il profilo economico e, dall'altro lato, sottolinea la criticità reale e potenziale che Pag. 62questa crescita può determinare sotto il profilo di sicurezza, di qualità e di occupazione. Questa crescita, unita alle citate criticità, rende impellente la definizione di un provvedimento che consenta di creare trasparenza nel mercato e che riconosca specifiche garanzie di sicurezza sia sul versante operativo che verso i consumatori finali.
Soprattutto nel Meridione d'Italia, proliferano le imprese edili «fantasma», regna l'abusivismo e il coinvolgimento di manovalanza extracomunitaria per lo più in nero, con le drammatiche conseguenze del caso. Da qui l'esigenza di riqualificare sotto il profilo professionale il settore dell'edilizia per consentire la riqualificazione delle imprese stesse. Una prospettiva di miglioramento che parte dalla tutela della concorrenza basata sulla qualità del prodotto e non sui costi bassi permessi dall'illegalità.
Ci troviamo dinanzi ad un primo passo verso una completa riqualificazione professionale, che non può esimersi dall'approfondire nuovi versanti di crescita. Faccio riferimento all'edilizia ecosostenibile: in quanto mercato innovativo per il Paese, costituisce valore aggiunto per le imprese e per l'utente finale. Ritengo che possa essere in linea con le esigenze di ottimizzazione della qualità di produzione edilizia la priorità di migliorare la qualità delle costruzioni attraverso l'impiego di materiali ecologicamente testati, attraverso il contenimento degli sprechi e la garanzia di una migliore qualità abitativa basata sulla compatibilità ambientale delle costruzioni riqualificate.
Per tale ragione sarebbe opportuno sensibilizzare su questo versante le imprese edili a ripensare la loro produzione in maniera di ecosostenibilità, magari anche attraverso una adeguata formazione in materia di responsabilità tecnica. Alla luce di tali aspetti, mi preme ribadire il voto favorevole del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che oggi ci accingiamo ad approvare, probabilmente all'unanimità, è frutto di un lavoro molto lungo ed articolato che ha portato all'unificazione di varie proposte di legge tra cui la n. 2398 che mi vede come primo firmatario.
Con questo provvedimento si concretizza una discussione che ha attraversato il Parlamento per molte legislature e che trova finalmente una conclusione condivisa con nuove regole che dovranno regolamentare il settore dell'edilizia.
Siamo tutti consapevoli di quanto sia urgente questo provvedimento che agisce su due fronti. Il primo è quello della qualità del servizio che deve essere fornito dalle imprese edili e il secondo è quello della sicurezza nei luoghi di lavoro proprio perché il settore edile è quello dove persiste maggiormente un'occupazione non regolare e conseguentemente più densa di pericoli. L'Italia era l'unica nazione in cui chiunque, senza il possesso di un idoneo titolo qualificante, poteva improvvisarsi appaltatore o costruttore edile. Questo a differenza di altri Paesi dove viceversa la regola è quella di condizionare tale attività non solo al possesso di determinati requisiti soggettivi e oggettivi ma anche al superamento di un esame attitudinale da sostenere davanti ad una apposita commissione istituita presso organismi equivalenti alle nostre camere di commercio, industria artigianato e agricoltura. Questo tipo di condizione rappresentava d'altro canto uno svantaggio per l'intero comparto nel quale l'azienda seria si trovava a competere con concorrenti sleali che riuscivano ad abbassare i costi a totale discapito della qualità e della sicurezza dei lavoratori.
In questo senso va letto l'articolo 8 che prevede un decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e con la Conferenza Stato-regioni, sentite Pag. 63le organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative a livello nazionale, nel quale siano stabiliti i programmi di apprendimento e le modalità per la formazione delle commissioni d'esame e per l'accreditamento degli enti autorizzati allo svolgimento dei corsi e al rilascio dell'abilitazione professionale del responsabile tecnico.
Altrettanto importante appare l'articolo 5 nel quale si prevede che l'esercizio della professione di costruttore edile sia subordinato al possesso di alcuni requisiti di onorabilità e che non debbono sussistere sentenze definitive di condanna, decreti penali di condanna irrevocabili o sentenze di applicazione della pena su richiesta delle parti per delitti contro la pubblica amministrazione, delitti contro l'economia pubblica, l'industria e il commercio, delitti di ricettazione, riciclaggio, emissione di assegni a vuoto, insolvenza fraudolenta, bancarotta fraudolenta, usura, sequestro di persona a scopo di estorsione e rapina e non bisogna avere riportato condanne per reati contro beni ambientali, paesaggistici e archeologici.
Se si vuole combattere il lavoro nero e l'evasione fiscale e al contempo aumentare il livello di sicurezza per i lavoratori è necessario esaminare attentamente il provvedimento che ci stiamo accingendo a votare affinché si affermino in tutte le imprese, in tutti i settori di lavoro, principi e requisiti basati sulla professionalità e la capacità organizzativa e finanziaria, uscendo finalmente da un sistema basato sull'assenza di norme che ha favorito, di fatto, la possibilità, oltretutto, per la malavita di infiltrarsi in molti appalti all'interno del settore dell'edilizia.
Con questo provvedimento innovativo, vi saranno finalmente regole sicure che porteranno ad una maggiore qualificazione professionale delle imprese del settore e ci avvicinerà ad altri paesi europei. Rappresenterà, inoltre, sicuramente una maggiore garanzia rispetto al prodotto finale a tutela dell'interesse dei consumatori finali. Nella relazione introduttiva alla mia proposta di legge avevo fatto esplicito richiamo a quanto accaduto in Abruzzo (L'Aquila e dintorni) in seguito all'evento sismico, in occasione del quale si era dimostrato con evidenza che nella costruzione di alcuni edifici vi erano stati non solo superficialità, ma soprattutto interessi speculativi con le conseguenze tragiche alle quali tutti abbiamo assistito.
Con questo provvedimento, il Parlamento finalmente mette mano al riordino di un settore nel quale regnava la più completa anarchia. Per questo noi del gruppo Iniziativa Responsabile voteremo convintamente la sua approvazione, augurandoci che possa rappresentare un freno concreto alla speculazione, al malaffare e al lavoro nero che affligge il nostro settore dell'edilizia, anche con riferimento ai danni di eventuali eventi tragici che dovessero colpire il nostro Paese e i nostri concittadini (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dionisi. Ne ha facoltà.

ARMANDO DIONISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, il provvedimento in esame è atteso da qualche tempo dalle organizzazioni del settore delle costruzioni, dai lavoratori edili, dai cittadini stessi. La VIII Commissione (Ambiente) aveva richiesto l'assegnazione in sede legislativa, ma il passaggio in Assemblea ha ulteriormente arricchito e migliorato il testo, frutto già di un'ampia convergenza in Commissione. Il provvedimento, come già ampiamente rilevato nella discussione sulle linee generali anche dal collega Libè, regola i principi fondamentali del costruttore edile e delle attività connesse.
Gli obiettivi che la normativa si propone di raggiungere sono fondamentali: la qualificazione delle imprese, la sicurezza dei lavoratori nei cantieri, la tutela della concorrenza, la lotta al lavoro nero e all'evasione fiscale e contributiva. Il settore ha bisogno di una regolamentazione chiara ed efficace. Puntare alla qualificazione professionale è un primo passo per riordinare un comparto che, pur rappresentando Pag. 64un'attività vitale per l'economia del Paese, attraversa un periodo di crisi e vive spesso in condizioni di marginalità e precarietà. Qualificazione professionale non significa un ulteriore appesantimento burocratico ed un nuovo balzello per chi vuole fare impresa, ma una opportunità per garantire la qualità delle prestazioni per gli stessi committenti.
Il provvedimento in questione ha delle priorità ben precise come quella del contrasto alle imprese abusive colpevoli di una concorrenza sleale nei confronti delle aziende regolari. La finalità più ambiziosa è comunque quella di assicurare una maggiore sicurezza nei cantieri, perché il dramma delle morti bianche e il fenomeno degli infortuni sul lavoro sono diventati ormai una piaga sociale che abbiamo il dovere di debellare. I dati sulla mortalità riferiti all'anno 2010 sono davvero preoccupanti: siamo passati da 1.050 decessi nel 2009 a 1.080. Nel settore edilizio il triste primato appartiene alla Campania, seguita dalla Lombardia, dal Veneto e dall'Emilia Romagna. Ciò testimonia una triste trasversalità tra sud, centro e nord.
Solo con un'adeguata qualificazione delle imprese possiamo avere cantieri certamente più sicuri. Da questo punto di vista, il ruolo da protagonista spetterà alle regioni che potranno individuare nelle gare di appalto degli enti locali sistemi premiali per le imprese che si doteranno volontariamente di efficaci misure di sicurezza.
Il settore edilizio in Italia è da sempre caratterizzato da un'eccessiva frammentazione rispetto agli altri Paesi europei. Proprio l'assenza di regolamentazione ha favorito l'abusivismo, l'improvvisazione, l'ascesa dei furbetti ed escamotage vari per aggirare le leggi, con ovvie conseguenze. Le più evidenti sono la scarsa qualità delle opere realizzate e la sleale concorrenza nei confronti di aziende che onestamente pagano tasse e contributi. Infatti, l'evasione fiscale e contributiva del settore viene stimata da alcuni intorno al 60 per cento del mercato. È una delle tante e gravi falle del sistema Italia che va combattuta con grande fermezza. L'inserimento, poi, dei requisiti di onorabilità richiesti per l'esercizio della professione e i requisiti morali del responsabile tecnico sono una garanzia per i cittadini, che spesso vengono raggirati da operatori senza scrupoli magari già condannati per reati che riguardavano attività di impresa.
Nell'avviarmi a concludere, signor Presidente, non posso che soffermarmi sulla crisi preoccupante dell'edilizia. Gli investimenti, come già è stato ricordato, sono diminuiti del 6,4 per cento nel 2010 e si prevede un'ulteriore diminuzione per l'anno corrente. L'occupazione comprensiva dell'indotto ha perso 250 mila posti di lavoro dall'inizio di questa grave recessione che stiamo vivendo.
Signor Presidente, signor sottosegretario, non è sufficiente approvare una buona legge per il settore ma occorre mettere in campo una politica vera di rilancio, che utilizzi tutte le risorse disponibili. È necessario attivare, fin da subito, il piano delle piccole opere cantierabili, ferme al CIPE da oltre un anno e mezzo. Inoltre, occorre rivedere il patto di stabilità per gli enti locali virtuosi, magari per le piccole opere, perché la qualità della vita si migliora soprattutto con le piccole opere e le comunità locali sono molto attente alle piccole opere (a una circonvallazione o alla possibilità di costruire una scuola).
Anche sulle risorse del FAS, in corso di riprogrammazione, bisogna dare una risposta, investendo e stimolando il Ministero ad investire in questo comparto. Le regioni vanno stimolate a rivedere i piani casa con particolare attenzione all'housing sociale e non con il provvedimento proposto e approvato dal Governo. È necessario anche qui dare la possibilità che il piano casa costituisca un'occasione vera per i cittadini di realizzare qualcosa e soprattutto di rimettere in moto l'economia. In definitiva, bisogna iniziare a spendere per rimettere in moto l'economia del Paese, la crescita, lo sviluppo e l'occupazione.
Concludo, signor Presidente, ringraziando la relatrice e tutti i colleghi per il prezioso lavoro svolto in sede di Commissione. Per le ragioni che vi ho in precedenza Pag. 65esposto vi invito ad approvare il provvedimento e, a nome del gruppo dell'Unione di Centro, preannunzio il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Togni. Ne ha facoltà.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, in Commissione è stato svolto un lavoro proficuo di rielaborazione del testo che ha potuto conciliare le esigenze degli operatori del settore con le norme sulla concorrenza, la trasparenza e la parità delle condizioni per l'accesso al mercato dei lavori edili. Tale lavoro ha visto come protagonista il gruppo della Lega Nord, anche attraverso la figura del relatore che ringrazio per l'impegno profuso.
Attraverso l'approvazione della presente proposta di legge si arriva, finalmente, alla regolarizzazione delle attività edili del settore privato che fino a oggi ha rappresentato il raccoglitore di imprese magari poco serie e non in grado di accedere al mercato dei lavori pubblici, di lavori in nero, di manodopera non qualificata, di lavoro spesso eseguito da stranieri non regolari, di operatori che, grazie alla mancanza di regole, hanno potuto realizzare profitti illegittimi alle spalle del consumatore.
Il presente provvedimento non tutela quindi solo l'impresa dalla concorrenza sleale delle imprese che operano abusivamente nel mercato, ma tutela anche il consumatore da tutte quelle ripercussioni negative sulla qualità del prodotto finito, nonché la stessa competitività e la crescita del nostro Paese nel mercato europeo ed internazionale. Si tratta di requisiti tecnico-professionali e di onorabilità che presentano un carattere minimale, ma che tuttavia garantiscono la presenza di una struttura organizzativa e gestionale di tutte le imprese che lavorano nel settore edile, garantendo peraltro alle imprese che già lavorano nel settore il proseguimento della propria attività senza obblighi aggiuntivi e complicazioni burocratiche.
Pertanto, dichiaro convintamente il voto favorevole della Lega Nord Padania sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, sarò anch'io brevissimo data l'ora e apprezzate le circostanze, rinviando ovviamente all'intervento già svolto in sede di discussione sulle linee generali e agli interventi che sugli emendamenti si sono susseguiti questa sera da parte dei colleghi del mio gruppo, in particolar modo dei colleghi Braga, Realacci e Marchi. In un film dell'anno scorso, «La nostra vita», di Daniele Luchetti, il protagonista si inventa imprenditore edile senza avere le capacità, i requisiti professionali e la possibilità di svolgere bene il suo lavoro. La conseguenza sono ben concentrate e sintetizzate in quella pellicola: avviene la morte di un lavoratore extracomunitario in un cantiere, l'imprenditore non paga i dipendenti, ma li fa lavorare in nero, a un certo punto va sotto contemporaneamente, da un lato alla finanza e dall'altro agli strozzini e agli usurai, non completa gli appartamenti promessi agli acquirenti, che si trovano ad aver sborsato dei soldi senza avere il corrispettivo di quanto da essi impegnato, e alla fine perde tutto. Insomma, la sua vita è un disastro, ma soprattutto è stata un disastro la vita dei suoi dipendenti e di tutte le persone che a lui si erano affidate.
Ecco, questo provvedimento prova ad impedire che tutto ciò accada e riteniamo che esso sia positivo in tal senso e denso di articoli ben fatti che potranno dare una sterzata all'intero settore. Il provvedimento è a tutela del consumatore, della sicurezza dei luoghi e delle persone e vuole che il procedimento edilizio sia qualitativamente ben fatto e contemporaneamente non determini sciagure, come quelle, per esempio, che si sono susseguite in Italia nel momento in cui vi sono stati eventi sismici. Il provvedimento è a tutela della salute e della sicurezza sul lavoro dei dipendenti, dell'erario perché consentirà Pag. 66di fare emergere dal lavoro nero un settore che per il 60 per cento, secondo il CRESME, è ancora dedito all'abusivismo e dunque potrà consentire di ottenere ulteriori soldi attraverso le tasse. Questo provvedimento - anche grazie agli emendamenti del gruppo del Partito Democratico e al lavoro fatto in Commissione anche insieme al Governo - non prevede l'imposizione di nuove tasse, infatti il cosiddetto diritto di prima iscrizione, che era presente nel testo originario, è scomparso. Si tratta di una legge che interviene in un settore importantissimo, non ripeto tutti i numeri dello stesso, ma basti pensare che esso produce un giro d'affari di 200 miliardi di euro all'anno e tiene occupate 2 milioni di persone. Interviene peraltro in un momento di forte crisi del settore: vi è mancanza di investimenti pubblici per le note congiunture finanziare che attraversano non solo il nostro Paese. Le regole degli appalti sono ancora penalizzanti per il settore e il massimo ribasso, cui troppo spesso si fa ricorso, certamente non aiuta né la bontà dell'esecuzione dell'opera, né la sicurezza sul lavoro. Abbiamo parlato anche dei ritardi della pubblica amministrazione nelle erogazioni dei pagamenti e, conseguenzialmente, delle difficoltà del sistema creditizio ed essere vicino alle imprese e ed erogare credito.
In conclusione, questo provvedimento, che trae spunto dalla messa insieme di una serie di testi di legge - voglio ricordare quelli a prima firma dei colleghi del Partito Democratico Realacci e Maino Marchi -, dà una risposta seria, coerente e rigorosa al settore. In questo contesto, trovo intelligente e lungimirante che attraverso questa normativa il sistema delle imprese inizi a riformare se stesso. I soggetti economici acquisteranno ulteriore credibilità e maggior titolo per pretendere che lo Stato faccia bene e fino in fondo la propria parte. Mi piace pensare che, approvate queste norme, tutto quanto visto nel bel film cui facevo riferimento prima «La nostra vita», diventi un ricordo, un angosciante ricordo di anni trascorsi, trascorsi, approvata questa legge, non invano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tommaso Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, già nel corso della discussione sulle linee generali, l'onorevole Tortoli e, soprattutto in Commissione, il gruppo del Popolo della Libertà si sono sicuramente impegnati per cercare di dare un contributo estremamente positivo ad un testo che oggi licenziamo e che ha indubbiamente dei pregi. Ringrazio in primo luogo l'onorevole Franco Stradella che con la sua proposta, abbinata alle altre, ha apportato un contributo positivo, che ha inciso profondamente sul testo che oggi viene licenziato. Debbo peraltro dire che questo testo serve indubbiamente a mettere ordine in una situazione che nel corso degli anni si è andata complicando. Vorrei ricordare, ad esempio, che questo provvedimento cerca innanzitutto di intervenire nella materia della sicurezza sul lavoro in un settore, quello edile, che conta ogni anno decine di cosiddette morti bianche. Vuole e si propone di eliminare la piaga del «nero», che indubbiamente non serve a qualificare le imprese e neppure a garantire i consumatori. È un provvedimento che indubbiamente poteva avere anche un carattere e delle norme più agili, ma nel momento in cui ci si è addentrati nei vari problemi, si è cercato di non lasciare nulla di intentato perché si potesse scrivere un testo esauriente e completo. E proprio perché queste sono le caratteristiche e l'apertura politica sul tema è stata ampia voglio anche dire chiaramente che non vi è stata alcuna opposizione preconcetta nei confronti di coloro i quali hanno presentato emendamenti. Non a caso proprio in sede di discussione dei vari emendamenti, nel corso della sospensione, abbiano eliminato anche quel doppione di tassazione che era stata inizialmente introdotta, senza obiezioni di sostanza da parte di nessuno. Ma poiché la convergenza in sede di comitato Pag. 67dei nove è stata quella di eliminare anche questa imposizione, non vi è stata alcuna volontà di impedire che questo si realizzasse, con ciò dando vita ad un testo che probabilmente il Senato avrà occasione di migliorare, ma che costituisce un'ottima base di partenza. Per queste ragioni, annuncio il voto favorevole del Popolo della Libertà al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, volevo esprimere soddisfazione perché viene approvata anche - lo ricordo all'amico Tommaso Foti - la mia proposta di legge n. 496, presentata il primo giorno di legislatura, che riprende un testo che come gruppo allora di Alleanza Nazionale abbiamo presentato nella precedente legislatura. Detto questo, penso sia una buona legge, che forse il Senato cambierà, ma mi augurerei di no, perché vorrei che cominciasse subito ad entrare in vigore. Ne avremmo bisogno per la sicurezza della clientela, la trasparenza degli appalti, la sicurezza nei lavori, insomma per dare professionalità. Questo è lo scopo della legge, questo è il motivo per cui oggi esprimo la mia soddisfazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, intervengo a titolo personale perché il mio voto non sarà conforme a quello del mio partito, in quanto ritengo che questa legge, seppure nata per uno scopo assolutamente alto, con la sua burocratizzazione farà i poveri più poveri e i ricchi più ricchi.
Cosa intendo? Credo che, lì dove si doveva occupare di formazione e dove nuovamente dovremo interagire, dando regole, questa situazione porterà una complicazione, e quindi coloro che hanno meno forza di gestione e mero potere contrattuale, anche e soprattutto rispetto alle pubbliche amministrazioni, avranno sempre minori opportunità di poter lavorare.
In un periodo di crisi come questo, questa proposta di legge, sia pure con il grande intento di garantire l'antimafia, ma soprattutto la stabilità e la sicurezza dei lavoratori, ha un grande senso, ma, oltre a questo, a mio giudizio, è molto pericolosa. Per questo, non solo non mi asterrò, ma voterò addirittura in modo contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Rossi. Ne ha facoltà.

LUCIANO ROSSI. Signor Presidente, come primo firmatario di una delle sette proposte di legge voglio testimoniare innanzitutto gratitudine ai colleghi del Popolo della Libertà che hanno condiviso con me questo percorso ed evidenziare all'Assemblea il grande lavoro che è stato fatto in Commissione dal presidente Alessandri e dalla relatrice Lanzarin e l'attenzione particolare da parte del Governo, qui rappresentato da Mario Mantovani.
Un ottimo lavoro, una buona sintesi, tanti emendamenti presentati, quasi tutti accolti. Mi sembra un indirizzo giusto per un tema così importante e delicato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 60-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Pag. 68

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 60-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 60-A ed abbinate, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Garagnani, Palomba, Lo Moro, Colucci, Santelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Disciplina dell'attività di costruttore edile e delle attività professionali di completamento e finitura edilizia» (60-496-1394-1926-2306-2313-2398-A):

Presenti 453
Votanti 438
Astenuti 15
Maggioranza 220
Hanno votato 437
Hanno votato no 1
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Zunino ha segnalato che non è riuscito a votare e che le deputate De Girolamo e Farina Coscioni hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.
Lo svolgimento degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 19,55).

LAURA GARAVINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta ad una mia interrogazione a risposta scritta presentata il 14 ottobre dell'anno scorso, n. 4-09023. Si tratta di un'interrogazione parlamentare che acquista particolare rilevanza anche alla luce delle vicende avvenute nello scorso fine settimana: centinaia di connazionali in Francia, Belgio e Germania sono scesi in piazza per dimostrare contro la chiusura dei rispettivi consolati.
Mi riferisco, in particolare, alle sedi consolari di Liegi, di Lille e di Amburgo che interessano decine di migliaia di connazionali. A Liegi abbiamo una comunità di oltre 60.000 connazionali, a Lille di oltre 35.000, ad Amburgo di 16.000.
Queste sono località nelle quali le nostre comunità sono per lo più rappresentate ancora da esponenti della prima e della seconda generazione che ben difficilmente possono usufruire di quei servizi che il Governo adduce a giustificazione rispetto alle preannunciate chiusure dei consolati come, ad esempio, una telematizzazione dei servizi consolari.
Approfitto di questa occasione, signor Presidente, per dire che non erano soltanto le nostre comunità o esponenti delle autorità e delle istituzioni italiane, come ad esempio la sottoscritta, o altri colleghi del gruppo Partito Democratico a manifestare in centinaia nelle località che ho appena ricordato. Accanto a noi e ai nostri connazionali hanno dimostrato contro le suddette chiusure anche autorevoli esponenti delle autorità locali. Lunedì, per esempio, insieme a noi avevamo il sindaco della città di Liegi, Willy Demeyer, il quale si è assunto l'impegno e ha dato la massima disponibilità per una stretta collaborazione con l'autorità e con la diplomazia italiana per trovare le risposte concrete alla chiusura definitivamente confermata venerdì scorso dal Governo italiano.
Così come, circa tre o quattro settimane fa, ad una corrispondente iniziativa organizzata nella città di Lille il sindaco, Martine Aubry, ha espresso un'analoga disponibilità, proprio in quanto sindaco della cittadina francese, a trovare delle soluzioni concrete in loco per sopperire alla definitiva chiusura del consolato. Pag. 69
Stesso discorso vale per Amburgo. Addirittura l'anno scorso venne una delegazione della giunta comunale, nel frattempo rieletta, qui a Roma, qui in Parlamento, proprio per sostenere la causa del mantenimento della sede consolare di Amburgo.
Allora, signor Presidente, sollecito da parte del Governo la risposta alla mia interrogazione e, soprattutto, lo invito a ritornare sulle preannunciate chiusure e a rivedere questo piano di razionalizzazione che rischia di colpire le nostre comunità in un modo estremamente negativo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Sull'ordine dei lavori (ore 20).

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, prendo la parola per annunciare che ho presentato un'interrogazione su una vicenda incredibile ed inquietante.
Più volte in quest'Aula abbiamo parlato e richiamato l'attenzione del Governo su un condizionamento molto forte, un'azione criminale, nei confronti degli amministratori e di coloro che hanno, quindi, una rappresentanza democratica nelle istituzioni della regione Calabria.
Vi sono stati consiglieri regionali, sindaci e consiglieri provinciali «attenzionati» da parte della criminalità. Lo stesso presidente del consiglio regionale della Calabria, Talarico, è stato oggetto di atti di intimidazione.
Oggi, la vicenda riguarda il consigliere regionale Gallo, sindaco di Cassano all'Ionio, che da qualche mese, quasi quotidianamente, riceve intimidazioni e minacce che riguardano la sua famiglia. Certamente, bisogna che il Governo si attivi per un'azione di deterrenza e anche per individuare i responsabili di questi atti criminali.
Non vi è dubbio, non sfuggirà a nessuno, quindi, che vi è un affievolimento dell'agibilità democratica in questa regione. Dobbiamo ascrivere alle forze dell'ordine e alla magistratura dei risultati importanti nella lotta alla criminalità organizzata, non soltanto in Calabria, ma anche a livello nazionale, ma poco conta questo risultato se vi sono fatti criminali di questo genere che vanno a scardinare le istituzioni e, soprattutto, le realtà locali e mettono in discussione, come dicevo poc'anzi, l'agibilità democratica del vivere e la convivenza sociale e civile.
Voglio segnalare, signor Presidente, che il sindaco e consigliere regionale Gallo è stato l'artefice della sopravvivenza del comune di Cassano all'Ionio. Lo ha trovato asfittico, privo di risorse, senza un futuro, che stava per essere «chiuso», lo dico tra virgolette, ed è riuscito a fare un miracolo, restituendo un comune ai cittadini e assicurando quindi una vita civile e un percorso. Oggi è uno dei migliori comuni della provincia di Cosenza per i risultati raggiunti.
Queste minacce hanno dell'incredibile e quello che più dà fastidio è che tutte le minacce nei confronti degli amministratori comunali, provinciali e regionali non hanno volto: nessun responsabile è stato individuato dagli inquirenti. Credo che ciò non possa essere più tollerabile ed ecco il motivo di questo mio atto di sindacato ispettivo con la speranza che vi sia una sensibilità molto forte da parte del Governo nel suo complesso. Certamente c'è stata e c'è l'attenzione del prefetto di Cosenza, ma questo non basta, perché forse qualcuno pensa che finite le minacce tutto passa, come si suole dire, nel dimenticatoio e che tutto venga ad essere consegnato semplicemente al ricordo. Non credo ovviamente che sia un fatto tollerabile, perché minacce di questo genere mettono in fibrillazione chi le riceve ma soprattutto per quello che sente, come responsabile capofamiglia, nei confronti quindi della sua famiglia. Mancano la tranquillità e la serenità e, se mancano la tranquillità e la serenità in una famiglia, tutto viene messo in discussione.

Pag. 70

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Tassone.

MARIO TASSONE. In conclusione, signor Presidente, diciamo molte volte che dobbiamo guardare ed affrontare i problemi della famiglia. Guarda caso, oggi in Calabria nessuno è padrone neanche della sua vita, ma è certamente difficile fare l'amministratore, il consigliere regionale o il sindaco.
Credo che questo sia un problema rilevantissimo, forte e importantissimo su cui richiamo, signor Presidente, la sua attenzione e la richiameremo soprattutto da parte del Governo quando attiveremo il procedimento del sindacato ispettivo.

GIANLUCA BENAMATI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per portare a conoscenza di quest'Aula una situazione di crisi e una preoccupazione che pervade, come me, tutte le persone e gli abitanti della mia città di Bologna.
Come parlamentari seguiremo con strumenti di sindacato ispettivo l'evolversi di questa crisi, che riguarda il gruppo Alstom, una multinazionale francese leader nel settore delle infrastrutture per il trasporto su rotaia che, con un recente piano di adeguamento industriale, sta tagliando 1.380 posti di lavoro, di cui 280 in Italia. Si parla di 40 esuberi a Bologna, di 40 a Guidonia, di 55 a Savigliano e della conferma della cassa integrazione straordinaria per 145 dipendenti di Colleferro. Oltre a questo si dice che tutti i lavoratori a tempo determinato non avranno rinnovato il contratto e che 62 dipendenti della sede di Verona saranno trasferiti a Bologna.
Signor Presidente, quest'azienda rappresenta per la città di Bologna una grandissima opportunità per lo sviluppo del sistema ferroviario ed è anche un pezzo di storia della nostra industria cittadina, in quanto il gruppo Alstom acquisì la Sasib, che fu fondata nel 1933 ed era, è ed è sempre stata una delle aziende più importanti e principali della nostra realtà.
Come ho detto, come parlamentari cercheremo di intervenire sul Governo e seguiremo - lo abbiamo già fatto, ma continueremo - questa crisi che desta tante preoccupazioni. Dovremo auspicare - e ci rivolgiamo a lei per farsi parte informativa del nostro desiderio - che il Governo segua con particolare attenzione questa crisi che investe un settore non solo importante, ma altamente strategico per il nostro Paese, quindi non è solo un problema di occupazione, ma anche un problema industriale e strategico per tutta la nazione.

CARMINE SANTO PATARINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, a Manduria, in provincia di Taranto, è stato allestito un campo di immigrati. Dire che è stato allestito è forse improprio perché c'è stata improvvisazione e non c'è stato controllo. Sono arrivati per il momento circa mille immigrati e se ne prevede un'altra metà, almeno altri cinquecento. Ciò secondo quanto avrebbe detto il sottosegretario Mantovano che lì si è recato ed ha partecipato ad un consiglio monotematico. Sembra però, da quello che si vede dall'allestimento della tendopoli, che possano arrivare non 1.500 ma addirittura 3.500 o 4 mila immigrati. Poiché, come dicevo prima, non c'è stato controllo ma improvvisazione - tanto è che lo stesso sottosegretario Mantovano ha detto che non si aspettavano un arrivo così massiccio, quindi non era stato preparato quanto è stato realizzato - oggi si assiste ad un fenomeno davvero preoccupante. In primo luogo perché non essendoci i controlli non c'è neanche sicurezza e molti di questi immigrati, soprattutto tunisini, tentano di scappare e alcuni, in verità diverse decine, sono anche riusciti a farlo. Si è creato panico all'interno della cittadina per cui Pag. 71addirittura delle ronde vengono organizzate dai cittadini di Manduria e Oria che si stanno preoccupando - non riuscendo le forze dell'ordine, che non sono in misura adeguata, a fronteggiare tale fenomeno - e stanno prendendo il posto delle forze dell'ordine. Ciò comporta, ovviamente, un rischio incalcolabile, per cui adesso si ha paura da parte dei cittadini di Manduria che temono irruzioni incontrollate da parte degli immigrati ma anche da parte degli immigrati che, a contatto con queste squadre non sempre ben intenzionate, corrono seri rischi. La regione «palleggia» responsabilità, dice che non ne sapeva nulla, gli enti pubblici non ne sapevano nulla, la Croce Rossa è intervenuta ma a titolo meramente volontaristico e non ci sono assolutamente le condizioni igieniche sanitarie, dal momento che la ASL non è stata neanche interessata. Credo, pertanto, che sia opportuno da parte del Governo prendere accordi precisi sia con la regione perché non trovi l'alibi un domani dicendo che non ne sapeva nulla e che non era stata avvisata, sia con la provincia di Taranto ma anche con la ASL, per predisporre tutto quello di cui c'è bisogno davvero per fronteggiare un fenomeno così delicato.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera in data 24 marzo 2011, il deputato Marco Calgaro, già iscritto alla componente del gruppo parlamentare Misto-Alleanza per l'Italia, ha chiesto di aderire al gruppo parlamentare Unione di Centro. La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in data odierna, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale la sotto indicata Commissione, cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:

alla VIII Commissione (Ambiente):
MARIO PEPE (PDL) e LEHNER: «Modifica della denominazione del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano» (2780).

(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 30 marzo 2011, alle 10,30:

(ore 10,30 e ore 16)

1. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge C. 2780.

2. - Seguito della discussione della proposta di legge:
REALACCI ed altri: Disposizioni per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni (C. 54-A).
- Relatori: Vannucci, per la V Commissione; Guido Dussin, per l'VIII Commissione.

3. - Seguito della discussione del disegno di legge e del documento:
S. 2322 - Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2010 (Approvato dal Senato) (C. 4059-A).
- Relatore:
Pini. Pag. 72
Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2009 (Doc. LXXXVII, n. 3).
- Relatore: Fucci.

4. - Seguito della discussione della proposta di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e della questione sospensiva presentate):
S. 1880 - d'iniziativa dei senatori: GASPARRI ed altri: Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Approvata dal Senato) (C. 3137-A).
- Relatore: Paniz.

(ore 15)

5. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

VIII Commissione (Ambiente):
MARIO PEPE (PdL) e LEHNER: «Modifica della denominazione del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano» (2780).
(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

La seduta termina alle 20,15.

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto sommario della seduta del 28 marzo 2011, a pagina VI, prima colonna, trentacinquesima riga, le parole «Gozi n. 6-00072 e Fucci n. 6-00073», si intendono sostituite dalle seguenti: «Gozi n. 6-00074 e Fucci n. 6-00075».

Nel resoconto stenografico della seduta del 28 marzo 2011, a pagina 30, prima colonna, alla trentasettesima riga il numero «6-00072», si intende sostituito dal seguente: «6-00074»; alla trentottesima riga il numero «6-00073», si intende sostituito dal seguente: «6-00075».

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. T.U. 60 e abb.-A - em. 1.100 491 491 246 491 55 Appr.
2 Nom. em. 1.3 rif. 496 496 249 496 54 Appr.
3 Nom. articolo 1 504 504 253 504 54 Appr.
4 Nom. em. 2.50 503 502 1 252 14 488 54 Resp.
5 Nom. em. 2.52 rif. 510 509 1 255 508 1 54 Appr.
6 Nom. em. 2.53 509 509 255 259 250 53 Appr.
7 Nom. em. 2.100 494 493 1 247 493 47 Appr.
8 Nom. articolo 2 513 511 2 256 511 46 Appr.
9 Nom. articolo 3 522 521 1 261 506 15 45 Appr.
10 Nom. em. 4.50 533 532 1 267 206 326 44 Resp.
11 Nom. articolo 4 533 532 1 267 516 16 44 Appr.
12 Nom. articolo 5 531 531 266 529 2 44 Appr.
13 Nom. em. 6.50 535 533 2 267 265 268 44 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 6 534 534 268 529 5 44 Appr.
15 Nom. em. 7.53 541 539 2 270 268 271 44 Resp.
16 Nom. em. 7.51 536 535 1 268 531 4 44 Appr.
17 Nom. em. 7.50 rif. 532 532 267 529 3 44 Appr.
18 Nom. em. 7.54 542 540 2 271 267 273 43 Resp.
19 Nom. em. 7.52 536 535 1 268 535 43 Appr.
20 Nom. articolo 7 537 536 1 269 536 43 Appr.
21 Nom. em. 8.50 rif. 538 536 2 269 536 43 Appr.
22 Nom. em. 8.12 532 530 2 266 530 43 Appr.
23 Nom. em. 8.51 540 540 271 540 43 Appr.
24 Nom. articolo 8 541 541 271 541 43 Appr.
25 Nom. em. 9.53 542 540 2 271 266 274 42 Resp.
26 Nom. em. 9.51 rif. 541 541 271 539 2 42 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 9 536 536 269 536 42 Appr.
28 Nom. em. 10.50 533 529 4 265 32 497 42 Resp.
29 Nom. subem. 0.10.51.1 534 533 1 267 512 21 42 Appr.
30 Nom. em. 10.51 527 525 2 263 508 17 41 Appr.
31 Nom. articolo 10 524 523 1 262 507 16 42 Appr.
32 Nom. articolo 11 521 520 1 261 520 41 Appr.
33 Nom. em. 4.51 rif. 526 526 264 526 41 Appr.
34 Nom. articolo 12 528 528 265 528 41 Appr.
35 Nom. em. 13.51 527 527 264 523 4 41 Appr.
36 Nom. articolo 13 525 525 263 525 41 Appr.
37 Nom. em. 14.50 527 527 264 527 41 Appr.
38 Nom. articolo 14 528 528 265 528 41 Appr.
39 Nom. em. 15.50 515 514 1 258 511 3 41 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 44)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. articolo 15 519 519 260 519 41 Appr.
41 Nom. articolo 16 515 515 258 515 41 Appr.
42 Nom. articolo 17 512 512 257 512 41 Appr.
43 Nom. odg 9/60-A/12 455 454 1 228 208 246 42 Resp.
44 Nom. T.U. 60 e abb.-A - voto finale 453 438 15 220 437 1 42 Appr.