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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 440 di venerdì 25 febbraio 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 9,05.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

S. 2518 - Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e di interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle imprese e alle famiglie (Approvato dal Senato) (A.C. 4086) (ore 9,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e di interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle imprese e alle famiglie.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'emendamento Dis 1.1, nel testo modificato (Vedi l'allegato A - A.C. 4086), interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame (Vedi l'allegato A al resoconto stenografico del 24 febbraio 2011 - A.C. 4086. Per le modificazioni apportate dal Senato e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato, vedi l'allegato A al resoconto della seduta del 24 febbraio 2011- A.C. 4086) e si sono successivamente svolti gli interventi per l'illustrazione degli emendamenti, a norma dell'articolo 116 del Regolamento.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, decorre da questo momento il termine di preavviso di cinque minuti previsto dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento Dis 1.1 del Governo - A.C. 4086)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazione di voto sulla questione di fiducia. Ha Pag. 2chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà, per due minuti.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, è evidente che la maggioranza e il Governo non hanno un'agenda di azione nel programma da realizzare e da svolgere; lo si ha conferma dalla sostanziale paralisi delle Camere. Questo è il primo provvedimento sostanziale che viene alla nostra attenzione, ed è un provvedimento che si commenta da solo nel nome che riceve dalla stampa, «milleproroghe» (che non si sa, poi, quante sono), fatto in maniera talmente approssimativa che la Presidenza della Repubblica è stata costretta ad un intervento già nel corso dei lavori parlamentari.
Insomma, il quadro, signor Presidente, signori ministri, è di una maggioranza che non c'è più, e di un Governo che non ha più davanti a sé un programma che meriti di essere discusso politicamente. Tutto questo mentre intorno a noi, intorno all'Italia, nel Mediterraneo, la situazione si va facendo drammatica; addirittura le parole del Governo, del Ministro Maroni, sono di una situazione molto allarmante.
In questo quadro noi ci domandiamo a cosa serva questa fiducia che voi chiedete, perché non è la fiducia ad un'azione di Governo, ma è una fiducia ad una maggioranza in via di dissoluzione politica, quali che siano i numeri che l'accompagnano. Mi domando se non sia venuto il momento che qualche componente più seria e più riflessiva di questa maggioranza non si ponga il problema se si possa lasciare a lungo il Paese, l'Italia, senza un Governo sostanziale, e se non sia necessario imboccare una strada diversa.
Questa è la ragione per la quale i Repubblicani non possono che votare contro la fiducia a questo Governo e auspicare che la situazione politica possa avere rapidamente una svolta in senso positivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la non gloriosa vicenda di questo decreto-legge, figlio di un ipnotismo semantico che lo farebbe apparire come un innocuo strumento di proroga di disposizioni urgenti, ma che in realtà è diventato un mostro che porta in pancia mille leggi incoerenti, racconta bene il non glorioso epilogo di questa stagione, che si è consumata nel sentimento degli elettori e nella realtà, ma che non accetta di finire con dignità.
Come è accaduto spesso, nella fragile epopea di questo Governo, anche il «milleproroghe» si espone a due fondamentali obiezioni: di forma istituzionale e di sostanza politica. Il grave deficit di forma è stato spiegato dal Presidente Napolitano, e offerta alla riflessione di questo Parlamento: la nostra Costituzione non può tollerare l'utilizzo di uno strumento come il «milleproroghe» - misura eccezionale e limitata - per immettere nell'ordinamento vere e proprie innovazioni normative sotto la forma decretale, utilizzando, per di più, il percorso giugulatorio, che andiamo a celebrare oggi, del voto di fiducia.
Non è solo un problema di galateo istituzionale, colleghi della maggioranza, ma di sostanza democratica. Un Governo in affanno, che manifesta la sua difficoltà con l'afasia propositiva ed amministrativa, elude il più possibile la dialettica parlamentare e utilizza contenitori impropri, come questo, per legiferare con la generosa assistenza del voto di fiducia.
La verità nuda, allora, è che questo Governo è ammalato da mesi di inedia legislativa e si riduce ad adottare solo provvedimenti omnibus per costruire norme che mai, altrimenti, avrebbero la possibilità di raggiungere il traguardo dell'approvazione. Le parole del Presidente del Consiglio non assistono certamente una diversa interpretazione se continuano a recitare lo stralunato mantra di un Governo impotente di fronte a un Parlamento prepotente e bizantino.
Francamente non si comprende da quali manuali di diritto costituzionale il Premier abbia tratto questo convincimento. Forse saranno i testi ispirati dalla Pag. 3Giamahiria libica, ma per quel che riguarda l'ordinamento del nostro Paese, il Parlamento - e non il Capo del Governo - continua ad essere il centro di imputazione della rappresentanza popolare e dunque della sovranità, anche quando la maggioranza vede dimagriti i suoi numeri.
C'è in questo decreto-legge anche una pesante questione di merito che riguarda non solo l'incredibile eterogeneità delle norme (contabili, fiscali, sull'anatocismo bancario), ma anche alcune scelte compiute a pagamento del sinallagma politico con la Lega. Come altrimenti interpretare lo scandaloso rinvio delle multe-latte?
Mentre ci sono altre scelte che appaiono ispirate da un cupio dissolvi francamente incomprensibile. Parliamo del taglio al Fondo unico per lo spettacolo: solo 15 milioni che si sommano ai 258 attuali, a fronte dei 457 di solo due anni fa e degli oltre 530 di dieci anni fa. Se a questo si aggiunge il balzello sul cinema, si comprende quale sia la scelta culturale di questo Governo: una dieta rafforzata a base di televisione commerciale. Certo, alcune pesanti storture sono state eliminate grazie all'intervento monitorio del Capo dello Stato.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PINO PISICCHIO. Ci riferiamo, in particolare, alla proroga delle demolizioni delle case abusive in Campania, ma l'impianto della manovra resta per noi inaccoglibile. Per queste ragioni Alleanza per l'Italia dichiara il suo voto contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, l'Italia dei Valori, signor Presidente del Consiglio che non c'è mai, non le darà fiducia nemmeno questa volta, anzi tanto meno questa volta. La fiducia, come si diceva una volta, è una cosa seria e lei, signor Presidente del Consiglio, non la merita perché è un attore comico, ma protagonista della più drammatica tragedia del dopoguerra per questo nostro Paese.
Di questo se ne stanno accorgendo anche tantissimi italiani che le avevano dato la fiducia e che ora si sentono traditi. Non ne possono proprio più di uno che si congratula con l'ex rais d'Egitto per il gran consenso ricevuto, ma ottenuto con la violenza e affamando i propri concittadini (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), che fa affari con lui, si compiace con l'ultimo tiranno d'Europa il Premier dittatore della Bielorussia, Lukashenko, e fa affari con lui, ed è pappa e ciccia con l'ex capo del KGB e si vanta di avergli concesso il suo letto e non solo... e fa affari con lui.
Uno che partecipa il 18 agosto 2009 ad un summit con il primo tiranno del Maghreb caduto sull'onda delle proteste popolari, Ben Alì, escludendo sia il suo Ministro degli esteri che quello tunisino, ma facendosi accompagnare da Ben Ammar, socio d'affari: rieccoci agli affari, i suoi. Uno che si inchina, bacia la mano e fa affari con quel pazzo di Gheddafi (la definizione è del nostro Presidente del Consiglio, ma solo ieri) il quale, dopo aver accumulato un tesoro stimato in 75 miliardi, come tutti i tiranni suoi amici, spogliando un intero Paese ricco di petrolio e di gas, ordina lo sterminio di chi ha osato e osa ribellarsi, definendo queste persone ratti da schiacciare.
Non si interrompe mai un sogno, un'emozione, ma non si doveva disturbare colui al quale aveva riservato onori non concessi ad alcun altro leader.
Non si doveva disturbare anche se aveva iniziato il massacro del suo popolo! Questo demente sanguinario ha fatto uccidere già diecimila persone e ferite altre cinquantamila, secondo quanto ha riferito il componente libico della Corte penale internazionale, Al Shanuka. No, non le daremo la nostra fiducia! Gliela darà colui che negli ultimi mesi si è accorto che nel nostro Paese imperversa l'usura, ma che ora voterà la norma contenuta in questo provvedimento, chiamata anatocismo, Pag. 4anche se un po' edulcorato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
L'anatocismo è una delle maggiori cause dell'usura. Cosa non si fa per la pagnotta! Ho detto pagnotta, non una parola con la parte finale simile. Non daremo la nostra fiducia ad un Governo nella cui maggioranza che lo sostiene ci sono condannati, colleghi per i quali è stato chiesto l'arresto, illustri presidenti di Commissione, come quello della Commissione affari esteri del Senato, che ieri ha dichiarato «Non mi auspico la fine del colonnello, non abbiamo ragioni - l'Italia, peggio ancora - per volere la caduta di un leader come lui». Eh sì, gli affari sono affari, anche se sporchi di sangue, di mutilazioni, di morti orrende! No, caro presidente Dini, di ragioni ce ne sono e anche molte, a meno che anche lei, come il suo Presidente del Consiglio, non voglia disturbarlo, a meno che non voglia consentire a questo dittatore di continuare a massacrare il suo popolo. La paura di perdere gli affari fa novanta!
Ora, signor Presidente, vengo al provvedimento con il quale, da una parte, si continua a prendere in giro il Presidente della Repubblica, il quale vi ha ricordato che esiste una Carta costituzionale da rispettare, ma che voi trattate solo come carta da macero, per non dire altro per rispetto di quest'Assise. Prendete in giro il Parlamento azzerando il suo ruolo, alterando gli equilibrio costituzionali. Mi verrebbe da dire che questo è puro «gangsterismo istituzionale!» Un esempio a riprova di ciò: il decreto-legge al nostro esame autorizza il Governo, cioè il Governo autorizza se stesso, si autodelega, a disporre con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri un'ulteriore proroga dei termini previsti già all'interno del decreto-legge cosiddetto milleproroghe, e su questo ponete pure la questione di fiducia, a cui si riferisce la dichiarazione in questo momento.
Tutto questo è mostruoso! È la negazione del Parlamento, sì o no? Infine, prendete in giro soprattutto gli italiani promettendo una frustata all'economia che però è già scomparsa dalla vostra agenda e il pacchetto economia - la definizione è vostra - è diventato un pacco per gli italiani pieno solo di provvedimenti per salvare il capo dalle procure. La riprova anche qui: qual è la vostra agenda? Intercettazioni telefoniche e bavaglio all'informazione, processo breve per tagliare i tempi, riforma del Consiglio superiore della magistratura e della Corte costituzionale perché è troppo comunista, secondo le parole del Presidente. Avevate previsto di rilanciare il Mezzogiorno. Che cosa prevede questo decreto-legge milleproroghe? Avete trovato dentro a questo decreto-legge milleproroghe l'uovo di Colombo: con l'aiuto della Lega Nord, consentire a Poste Italiane Spa di acquistare partecipazioni di controllo nel capitale delle banche. Quali banche? Quelle i cui manager non sono allineati? Quelle che non assumono gli amici, o gli amici degli amici e le escort?
Così dopo il salvataggio delle banche, di fatto fallite (come Banco di Napoli, Banco di Sicilia, Carical, Caripuglia), cari amici della Lega, fra qualche anno, pochi, saremo chiamati a salvare la Banca del Sud e soprattutto, ancora una volta, saremo chiamati a salvare il sud dove comanderanno e comandano ancora le mafie, la 'ndrangheta, la camorra, la sacra corona unita, che saranno i veri padroni della Banca del Sud.
Signor Presidente del Consiglio che non c'è mai, aveva promesso e giurato che non avrebbe mai messo le mani in tasca agli italiani. Invece, eccoci: siamo arrivati al 43,5 per cento della pressione fiscale, la più alta mai vista in Italia, neanche quando per entrare nell'Unione economica e monetaria fu messa la tassa per l'Europa che fu poi restituita nella misura del 60 per cento. Ma non le basta: ora farete pagare un euro anche ai bambini e ai vecchietti che andranno a vedere un film. Aumentate tributi, addizionali aggiuntive con aumenti sull'imposta regionale, sulla benzina per autotrazione e con aumenti sulle accise sul gasolio in quei territori che saranno colpiti da calamità naturali. Quindi, si troveranno due calamità: quella naturale che non era prevedibile, anche se parecchio Pag. 5si sarebbe potuto fare in questi anni, e quella fiscale. Questi cittadini naturalmente vi ringraziano.
Sono previsti anche aumenti dei tributi in quelle realtà nelle quali gli amministratori si sono dimostrati incapaci di affrontare e risolvere il problema dei rifiuti. Quindi, i cittadini si troveranno «cornuti e mazziati», ma sicuramente non contenti. Le mani in tasca le avete messe, le tasse sono aumentate, ma non le avete messe in quelle giuste cioè in quelle degli evasori che proteggete (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Cambursano, la prego di concludere.

RENATO CAMBURSANO. Ancora una volta date un premio agli evasori e ai truffatori di quote latte: bravi onorevoli colleghi della Lega Nord! Evviva la legalità!
Concludo, signor Presidente. Non parliamo della banda larga: più che di banda larga, parlate solo di bande o ne fate parte (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Non vi siete dimenticati di fare l'ennesimo regalo a Mediaset consentendogli molto presto di entrare nel Corriere della Sera.
Onorevole Presidente del Consiglio, lei e i suoi responsabili volenterosi, ma molto esosi, con queste premesse - sappiatelo - sarete cacciati via molto presto, prima di quanto non lo immaginiate. Preparatevi, ma ad altro tipo di «bunga-bunga»: è arrivata la vostra ora (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, a nome del gruppo dei Responsabili debbo segnalarle una situazione di difficoltà che stiamo attraversando e verso la quale chiedo da parte sua la tutela della nostra condizione e del nostro ruolo. Nove dei ventotto rappresentanti del nostro gruppo vengono dall'opposizione. Alcuni di questi stanno scontando in questi mesi una aggressione senza precedenti, verbale quando non fisica, per cui viaggiano scortati (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Rispetto a questo, non c'è nessuna tutela da parte della Presidenza della Camera che purtroppo, anzi, alcune volte con alcune dichiarazioni come quella sul passaggio dei parlamentari alimenta dubbi sulla libertà e sulla consapevolezza di queste scelte. La prego di intervenire a tutela della nostra condizione. Non so a chi rivolgermi. Le farò pervenire una lettera e soprattutto voglio che lei vigili anche sui tentativi di disinformazione e depistaggio che ha messo in atto ieri l'onorevole Bucchino, che non conosciamo, con il quale non abbiamo nessun rapporto e che speriamo che dia conto con i fatti di dichiarazioni assolutamente vergognose verso questo Parlamento. Quindi, la invito a tutelare la libertà di mandato di tutti i componenti indipendentemente che facciano parte della maggioranza o dell'opposizione.
Vengo al quesito in essere. Stiamo parlando del cosiddetto decreto-legge «milleproroghe», che è rimasto fermo per 50 giorni al Senato dove sono state approvate decine di emendamenti dell'opposizione. Quasi un terzo degli emendamenti proviene dall'opposizione. Il provvedimento al nostro esame è stato, quindi, appesantito, arricchito o impoverito che dir si voglia con nessun pregiudizio per i diritti delle opposizioni che hanno partecipato a piene mani all'elaborazione del decreto-legge così come è stato modificato.
Dopo 50 giorni di lavoro di questo tipo al Senato è arrivato alla Camera questo decreto-legge e a causa delle centinaia di emendamenti che l'opposizione - che aveva partecipato alla stesura del decreto-legge al Senato in maniera, oserei dire, quasi bipartisan - ha presentato alla Camera siamo andati verso un voto di fiducia, perché il decreto-legge contiene dei provvedimenti legislativi che non possono assolutamente essere prorogati e perché il Pag. 6decreto-legge ha una sua urgenza assoluta e, quindi, il Governo ha dovuto porre la questione di fiducia.
Rispetto a questo voto di fiducia è intervenuta una valutazione, mentre il decreto-legge era ancora in discussione e non era stata posta la questione di fiducia, del Presidente della Repubblica, fatto unico, anomalo e straordinario nella storia di questo Paese, visto che il Presidente della Repubblica interviene su una legge che il Parlamento non ha ancora approvato e su cui sussistono ancora tutte le condizioni per modificarla.
Voglio spiegare che il «milleproroghe» non appartiene al Governo Berlusconi e che «milleproroghe» di pari entità erano stati presentati dal Governo Prodi nel 2006 e nel 2007, con regolari osservazioni della Presidenza della Repubblica. Pertanto, vi è un problema proprio di legislazione e dei tempi della legislazione, che sono inadeguati e che richiedono, quindi, molto spesso ai Governi in carica la necessità di intervenire con provvedimenti straordinari per accelerare dei percorsi legislativi che altrimenti non andrebbero a buon fine.
Voglio ricordare, a coloro che ci ascoltano, che il percorso di una legge in Parlamento, con l'attuale bicameralismo perfetto, è un percorso a ostacoli. Con un normale percorso i tempi vanno dai sei mesi a un anno o a due anni e tutto questo non è in linea con i bisogni di un Paese moderno e di una società che cambia a velocità supersonica, dove la formulazione delle leggi dovrebbe permettere a questa società di mettersi al passo con i tempi e di accelerare le iniziative economiche e sociali che modernizzano questa stessa società.
Pertanto, inviterei a una riflessione. Questa è l'occasione per una riflessione sulla necessità di una revisione dei Regolamenti parlamentari che permetta al Governo di legiferare, in mancanza di una riforma costituzionale che superi il bicameralismo perfetto. Non è solo questo Governo che ricorre ai decreti-legge ma anche i Governi precedenti di centrosinistra hanno ripetutamente dovuto ricorrere a questo strumento, proprio per la lentezza della funzione legislativa così come è concepita in questo Paese.
Ma vado avanti e di questo «milleproroghe» voglio considerare due aspetti. Il primo è quello che riguarda l'abbattimento delle costruzioni in Campania, che una nota della Presidenza della Repubblica, con quei carattere di straordinarietà e originalità cui facevo cenno prima, ha ritenuto anticostituzionale. Voglio spiegare che in alcune regioni del Mezzogiorno la lentezza delle amministrazioni comunali, la mancanza di piani urbanistici, la lentezza o l'incapacità delle amministrazioni regionali - l'amministrazione Bassolino, nello specifico - e, quindi, la mancanza di piani paesaggistici, ha costretto alcuni cittadini, a costo di gravissimi sacrifici, a costruire la prima casa - e non la speculazione edilizia, non le ville ma la prima casa - in condizioni di non legittimità amministrativa. Il decreto-legge chiedeva una proroga dell'abbattimento di queste prime case in attesa che l'amministrazione Caldoro e, quindi, la regione Campania emanasse i piani paesaggistici. Emanati i piani paesaggistici con i piani urbanistici comunali, sarebbe stato possibile recuperare la maggior parte di questo patrimonio di immobili. Dunque, cosa succederà?
Se queste case verranno abbattute perché i «dotti giuristi» della Presidenza della Repubblica hanno considerato questo provvedimento incostituzionale, verranno abbattute oggi per semmai essere ricostruite tra sei mesi quando arriveranno i piani paesaggistici. È una vergogna, un esempio grottesco di cattiva amministrazione e di legulei incapaci e - oserei dire - assolutamente offensivi del lavoro e dei sacrifici di decine di migliaia di famiglie nel Mezzogiorno.
Quindi, noi proveremo in seguito a ripresentare un provvedimento legislativo che faccia salve, in attesa dei piani paesaggistici, le situazioni cui accennavo prima in Campania.
Un altro aspetto su cui volevo richiamare l'attenzione è quello del cosiddetto anatocismo. Con un colpo di mano, sfuggito sempre ai consulenti della Presidenza Pag. 7della Repubblica, è avvenuto un fatto straordinario: sono stati modificati i termini di prescrizione del cosiddetto anatocismo, con effetto retroattivo. Questo significa che le banche - che per anni hanno sottoposto i cittadini ad interessi superiori a quelli correnti e dovuti, che hanno fatto chiudere aziende ed hanno espropriato patrimoni immobiliari in forza di norme assolutamente irregolari e vessatorie - non dovranno più risarcire nei termini corretti i cittadini che hanno iniziato un contenzioso perché il Parlamento ha di fatto cassato la retroattività vera di questa norma.
Su questo tema l'onorevole Scilipoti, rappresentante del gruppo di Iniziativa Responsabile, presidente del forum antiusura, ha iniziato una battaglia coraggiosa, leonina, condivisa solo da alcuni gruppi del Parlamento perché non tutti hanno una banca. Infatti, c'è qui in Parlamento chi ha una o due banche, ma c'è anche chi una banca non ce l'ha, ma anzi da una banca viene vessato. Dunque, poiché su questa posizione hanno convenuto anche la Lega Nord e altri settori della maggioranza, chiediamo e pretendiamo dal Governo e dal Parlamento...

PRESIDENTE. Onorevole Sardelli, il suo tempo è terminato.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, forse non le sarò simpatico per quello che ho detto, ma mi faccia concludere compiutamente.

PRESIDENTE. Onorevole Sardelli, il Regolamento vale per tutti.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Ma lei, signor Presidente, non è del tutto imparziale nell'esercizio del suo ruolo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Sardelli, il tempo è terminato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.

GIORGIO CONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio intervento vuole innanzitutto sottolineare alcuni aspetti di metodo, oltre che di merito, riguardo al provvedimento, aspetti tutti politici - sia ben chiaro - attraverso i quali crediamo sia possibile sottolineare, agli italiani che ci seguono, le contraddizioni di una maggioranza sempre più divisa e incapace, sul piano dei lavori parlamentari, di tracciare una precisa linea di governo.
Affrontando per un momento il merito del provvedimento, partiamo da una considerazione. Come già detto in altre circostanze, la nostra opposizione non è mai pregiudiziale ed eventuali misure utili al nostro Paese sono e saranno sempre sostenute e condivise anche da Futuro e Libertà per l'Italia. Tuttavia, in questo caso, non vi è nulla che possa essere valutato positivamente poiché il provvedimento che doveva riguardare esclusivamente interventi di proroga di effetti di leggi precedenti in scadenza, in realtà, ha assunto le caratteristiche di una vera e propria manovra finanziaria senza copertura di spesa. Un'allegra manovra, piena zeppa di microinterventi clientelari, sfuggiti poi di mano al Governo, che non ha saputo resistere alle pressioni della sua stessa maggioranza al Senato, consentendo che un atto di appena quattro articoli si dilatasse al punto da aggiungerne altri cinque, dando vita ad un vero e proprio monstrum giuridico, fulminato poi dal Presidente della Repubblica con un intervento che stigmatizza le modalità e il percorso politico, prima ancora che parlamentare, che il decreto milleproroghe ha affrontato.
L'appuntamento tradizionale di fine anno sembra quasi una strenna, si carica infatti di alcuni significativi indicatori politici che certo, lo voglio dire subito, non sono confortanti dello stato di salute della maggioranza e del Governo.
Un provvedimento che per sua natura dovrebbe essere snello, di semplice proroga di termini e disposizioni, che realisticamente non è stato possibile raggiungere nei termini originari della norma istitutiva, si è via via caricato lungo il suo percorso Pag. 8di un pesante fardello, per nulla alleggerito dal maxiemendamento predisposto oggi dal Governo che, colto con le pile nel sacco, è dovuto correre in fretta ai ripari per evitare che il Presidente Napolitano lo rinviasse alle Camere facendolo quindi decadere.
Basta leggere i rilievi del Colle per rendersi conto di come, al di là del bon ton istituzionale che contraddistingue tutti gli interventi del Presidente della Repubblica, il provvedimento al nostro esame è stato giudicato un coacervo di disposizioni incoerenti con le finalità dell'atto, in molti casi in evidente contrasto con la Costituzione. È questo un primo segnale che sottolinea - se ce ne fosse ancora bisogno - ciò che diciamo da tempo, cioè che il Parlamento è ridotto a un ruolo di notaio degli atti del Governo e la Camera in particolare, che in questo caso ha potuto esaminarlo - si fa per dire ovviamente - in soli dieci giorni. È ovvio che in queste condizioni il calendario dei lavori parlamentari si riduce al minimo per assenza di proposte e di iniziative, di conseguenza, non appena arriva un provvedimento, che solo lontanamente prefigura una spesa, su di esso confluiscono interventi che ben poco o nulla hanno a che fare con la materia in esame.
La proroga a questo punto non c'entra più nulla e la stessa definizione di decreto omnibus supera ogni fantasia. La produzione legislativa - sia di iniziativa parlamentare che governativa - ridotta ai minimi termini se non allo zero ha creato su questo decreto un vero e proprio assalto alla diligenza per soddisfare tante e diverse esigenze.
Però non si dica ancora una volta che questo provvedimento non mette le mani nelle tasche degli italiani perché anche in questo caso si direbbe una grossolana bugia. Un decreto dunque che si pone l'obiettivo di accontentare tutti, con disposizioni puntuali, a volte ridicole, che appaiono in alcuni casi addirittura forzate. Ne viene fuori un testo incomprensibile sul piano dei reali effetti, perché sostitutivo di un'azione legislativa che dovrebbe a nostro avviso essere diversa e ben più alta, come sottolineato dal Capo dello Stato nella sua sempre più solitaria funzione di garante della Costituzione.
Il secondo segnale è questo: in una stagione in cui è richiesto alla politica il coraggio e la responsabilità anche di scelte non facili e impopolari, l'agenda e il timone dell'azione di Governo rimane nelle mani del titolare del bilancio, che va a centellinare le risorse disponibili con criteri che sfuggono al controllo parlamentare e introduce - non è ancora del tutto chiaro neppure all'Aula - ulteriori forme di tassazione. Mi riferisco - senza entrare nel merito, per citare qualche esempio - alla tassa rifiuti, per la quale è stato sostanzialmente autorizzato l'aumento per i comuni inefficienti, non in grado di gestire in modo ordinato il ciclo dello smaltimento. Stendo invece un pietoso velo sulla ripartizione dei fondi per le calamità naturali - che peraltro hanno colpito, com'è noto, anche la regione dalla quale provengo, il Veneto - e sulla possibilità data agli enti locali di aumentare aliquote ed accise per farvi fronte. Pertanto gli stessi cittadini colpiti dai disastri pagheranno di tasca propria i loro rimborsi, insomma una vera tassa sulle disgrazie.
Come non citare poi la novità più eclatante del maxiemendamento, il venir meno dal 1o aprile - non è uno scherzo - del divieto di incrocio delle proprietà di stampa cartacea e televisiva. Che bisogno c'era? Perché non provvedere piuttosto a un riordino profondo della normativa di settore, magari tenendo conto anche dei rilievi dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni in materia di conflitto di interessi, estendendoli alla carta stampata anziché affrontare la questione con un autentico colpo di mano dal sapore di ennesima norma ad personam?
Tornando al metodo, è un provvedimento - terzo segnale di debolezza - che assume dunque, come già detto, sempre più la forma di una finanziaria, attestando l'incapacità del Governo di controllare la spesa pubblica ed i fabbisogni con i normali strumenti di programmazione e di bilancio. Quindi un provvedimento di routine, Pag. 9che dovrebbe passare nella noia e nell'oblio dei lavori delle Commissioni, finisce per essere caricato di funzioni che non gli sono proprie.
È stato necessario, come abbiamo già detto, l'intervento del Capo dello Stato, un suo richiamo alla natura di uno strumento come il decreto-legge, perché il Governo tornasse a più miti consigli e a occuparsi della questione con la misura che è propria di una proroga di termini e di scadenze. È stato un atteggiamento, quello del Governo, deprecabile, che solo l'intervento del Presidente ha permesso di evitare.
Era inaccettabile il tentativo della maggioranza di cancellare con un colpo di penna la riduzione dei costi della politica, permettendo in particolare a Roma e Milano - guarda caso - di mantenere 60 consiglieri e di arrivare fino a 16 assessori e consentendo alle città metropolitane di riprendere a pagare i gettoni di presenza anche ai consiglieri di quartiere. Cosa c'entrava questo con le proroghe e le scadenze dei termini temo che nessuno potrà spiegarcelo.
Ma la genesi politica di questo provvedimento riserva altri segnali della situazione patologica in cui versano una maggioranza e un Governo costretti a dividersi anche sulle celebrazioni per il 150 anni dell'Unità d'Italia.
È inutile ricordare, anche in questa sede, che, nei giorni scorsi, qui alla Camera, la debolezza numerica della maggioranza nelle Commissioni di merito, la I e la V, ha prodotto una paradossale azione di ostruzionismo amico, tale da far giungere il provvedimento in Aula senza neppure il mandato al relatore ed il relativo parere. Sorvolo sulla gravità di questa scelta e di questo comportamento, perché vi è piuttosto da sottolineare come la maggioranza, che mostra tanta sicurezza sui propri mezzi e cerca di rassicurare il Paese sulla capacità di proseguire il percorso delle riforme, di fatto si è sottratta al confronto in Commissione.
È una maggioranza che ha preferito la forzatura istituzionale alla necessità di condividere un percorso con le opposizioni. In altre parole, avremmo potuto individuare le proposte emendative più significative e opportune e avremmo evitato l'affanno di un voto che si verifica a soli tre giorni dalla scadenza del decreto-legge. È un atteggiamento quanto meno da stigmatizzare, perché non va certamente a favore di un rasserenamento del clima politico, utile e necessario ad affrontare seriamente le vere emergenze del Paese.
È un provvedimento, dunque - mi avvio a concludere - che ci lascia molto insoddisfatti, soprattutto nel metodo, ma, a nostro parere, vi sono anche tutti gli elementi per lasciare molto più insoddisfatti anche alcuni colleghi di maggioranza, che, alla luce di qualche loro emendamento, reso peraltro inammissibile, risultano colpiti, senza forse, anche nel merito. È chiaro a cosa mi riferisco e i colleghi del Popolo della Libertà lo hanno certamente capito.
Concludo veramente tornando sul metodo e nel merito, che per Futuro e Libertà per l'Italia dovrebbero e dovranno essere ben diversi, se si vuole, per davvero, riprendere il cammino del dialogo e delle riforme (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, colleghi della maggioranza, avete dato, ancora una volta, un pessimo spettacolo. Il Governo - ormai è chiaro a tutti - è in uno stato confusionale. Avete tentato, ancora una volta, di «violentare» la Costituzione e il Parlamento. Il mio primo ringraziamento va al Capo dello Stato, che con il suo intervento ha salvaguardato ancora una volta le nostre prerogative (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Basterebbe questa premessa per esprimere già un parere negativo alla richiesta di fiducia, perché questa volta la forma è sostanza. Ma anche nella sostanza vera i conti non tornano. Ricordo bene i primi interventi del Ministro Tremonti in quest'Aula, Pag. 10quando ci diceva che bisognava arrivare assolutamente ad una semplificazione delle leggi di approvazione del bilancio, per renderlo più trasparente, e che non vi sarebbe più stato un decreto milleproroghe.
Dopo tre anni è tutto peggio di prima e oggi siamo chiamati ancora in quest'Aula ad approvare il decreto milleproroghe. Ma lo sapete, colleghi, che in un Paese normale il decreto milleproroghe non esiste? Cosa vuole dire decreto milleproroghe? Vuole dire che il Governo rimanda mille scadenze immesse in mille leggi che lo stesso Governo ha approvato. È l'autocertificazione del fallimento della politica del Governo.
Nei fatti accade questo: il Governo approva una legge, fa uno spot elettorale su questa legge, indicando ai cittadini i suoi possibili benefici, e poi, dopo un po', convoca il Parlamento, posticipa l'entrata in vigore della legge stessa e questa non esiste più.
Questo è un modo sbagliato di legiferare. Fatta la legge, trovato l'inganno! Nei Paesi normali non funziona così.
Avete posto la questione di fiducia più di quaranta volte in meno di tre anni di legislatura, avete trasformato il Parlamento in una dépendance del televoto di una trasmissione televisiva, una specie di Festival di Sanremo delle leggi. Oggi siete più impegnati e preoccupati ad acquistare parlamentari invece che a fare buone leggi. Noi diciamo basta al mercato delle figurine! Qualche singolo parlamentare in più non vi serve per governare meglio, al massimo vi serve per tornare ad occuparvi di magistrati da punire, di intercettazioni, di sistemi di voto della Corte costituzionale, insomma, di tutto tranne che dei problemi degli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori)! Lasciate perdere, davvero.
Ormai la sobrietà del Presidente del Consiglio è nota a tutti. In modo molto sobrio, il Premier ha detto che nella prima versione il milleproroghe era un focoso destriero. Cosa è un focoso destriero? Uno stallone. Non voglio sapere chi o cosa abbia suggerito al Presidente del Consiglio quest'immagine, dico solo che a me, sinceramente, non sarebbe venuta in mente.
Sempre secondo il Presidente del Consiglio, dopo l'intervento del Parlamento, questo milleproroghe è diventato un ippopotamo. Una volta tanto, sono d'accordo con lui. Peccato, però, che a partorire questo ippopotamo sono stati il Governo e la sua maggioranza, non il Parlamento. In questo ippopotamo, ha ragione il Presidente del Consiglio, per responsabilità della maggioranza vi è dentro tutto ed il contrario di tutto. Vi sono i fogli rosa per i motorini, provvedimenti che riguardano le ferrovie, al tempo stesso vi erano provvedimenti per gli insegnanti e la riforma della Consob. Ma qual è il filo conduttore di questi provvedimenti?
Sapete che cosa non troviamo in questi provvedimenti? Quelli utili per il Paese. Magari questo milleproroghe fosse fedele al titolo che porta: disposizioni urgenti a sostegno di famiglie e imprese. Ma dove sono i provvedimenti a favore di famiglie e imprese? Chi è dotato di buonsenso non può credere che una social card finanziata con 50 milioni di euro possa risolvere i problemi delle famiglie italiane! Cinquanta milioni di euro potrebbero servire a risolvere a malapena i problemi di un piccolo centro di periferia, non i gravi problemi che affliggono le famiglie italiane!
Vi chiedo una cosa, colleghi della maggioranza: girando per i vostri territori qualche imprenditore vi ha mai fermato per strada sottoponendovi l'urgenza di consentire a Poste italiane Spa di acquistare pacchetti azionari nelle banche? Pensate che siano queste le urgenze delle piccole imprese italiane? Le piccole imprese italiane vi chiedono soldi per l'innovazione, di avere un aiuto per l'occupazione, di poter detassare gli utili reinvestiti in impresa, non gli interessa che Poste italiane Spa possa acquistare un pacchetto azionario nelle banche!
Avete posticipato i termini della grande liberalizzazione dei servizi pubblici locali, che avete venduto agli italiani. Era di qualche giorno fa, di qualche mese fa, la legge che avevamo anche apprezzato che Pag. 11prevedeva la possibilità di obbligare i comuni a vendere le partecipazioni nelle società municipalizzate entro il 31 dicembre 2011. Quella era una legge che andava bene. Oggi posticipate quel termine al 31 dicembre 2013, annullate quel provvedimento e, guarda caso, lo spostate proprio dopo le elezioni per permettere, ancora una volta, a qualche sindaco, a qualche ex sindaco o a qualche vostro amico di sedere nei consigli di amministrazione delle grandi municipalizzate del settentrione d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)!
Insomma, la sensazione è che il principio ispiratore di questo milleproroghe sia un altro: regalare qualche milione di euro a qualche ente amico, togliere d'impaccio qualche «furbetto del latticino» che non si è adeguato alle regole, salvaguardare qualche ex sindaco piazzato in qualche consiglio di amministrazione di qualche azienda municipalizzata.
Avevate promesso la riduzione delle tasse, amici della maggioranza. Questa è una cosa di cui gli italiani hanno bisogno, ma voi state facendo il contrario. Anche qui, aumentate il biglietto del cinema, introduce la tassa sulla disgrazia, di cui veramente non si sentiva la necessità. Ve lo voglio spiegare.
Questo vuol dire che un territorio colpito da una calamità naturale non solo subirà gli effetti nefasti, anche in termini di vittime della calamità naturale, non solo subirà i danni economici, ma quei cittadini, già così colpiti, dovranno con le loro tasche pagare i danni derivanti dalla calamità naturale. Ma dov'è la solidarietà nazionale? Dove finisce la solidarietà nazionale di quando ognuno si occupava del suo vicino e una regione era solidale con la regione vicina (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)? Noi vogliamo quell'Italia, non vogliamo l'Italia della tassa della disgrazia!
Nella legge di stabilità l'Unione di Centro era riuscita a far inserire un contributo di 100 milioni di euro per i malati di SLA. Credo che quello fosse un intervento di cui tutto il Parlamento doveva andare orgoglioso (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro), non solo l'UDC, che era riuscita a introdurlo. Ebbene, voi riuscite ad annullare anche quella misura e, oltretutto, lo fate in una maniera sbagliata. Capirei se uno dicesse: guardate, non ho soldi, non posso darvi questi 100 milioni di euro. Lo criticherei, ma almeno farebbe un discorso onesto. Quello che diventa insopportabile, soprattutto verso famiglie che devono affrontare una malattia grave come la SLA, è quando noi non comunichiamo neanche in maniera chiara e ricorriamo a una furberia dicendo loro: non vi diamo 100 milioni, ma vi diamo «fino a 100 milioni di euro». Allora, visto che l'italiano è abbastanza chiaro per tutti - almeno spero in questa sede - «fino a 100 milioni di euro» vuole dire che possiamo dare anche un euro e abbiamo già fatto quello che la legge ci dice. Non è giusto! Non è giusto trattare così le famiglie dei malati di SLA (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori)!
Per quanto riguarda le quote latte, sono stanco di sentire la tiritera delle quota latte, ma permettetemi di ricordarla, perché è emblematica di come ancora una volta la Lega Nord abbia la leadership di questa maggioranza e di questo Governo. Vi sono poche decine - e ripeto, poche decine - di allevatori truffatori e noi ancora una volta gli diamo 5 milioni di euro, a scapito di migliaia di allevatori onesti. Questo non è il modo di fare (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico)! Non solo, tagliamo le risorse al settore dell'agricoltura, tagliamo le risorse alla bieticoltura e tagliamo le risorse agli allevatori onesti! Il rinvio...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Galletti.

GIAN LUCA GALLETTI. Concludo subito, signor Presidente. Noi avevamo proposto alcune cose e pensavamo che questo milleproroghe dovesse essere diverso. Avevamo pensato a incentivi per i giovani per auto-imprenditorialità e auto-impiego, a incentivi per l'installazione di impianti Pag. 12fotovoltaici e avevamo pensato di cominciare ad inserire almeno un inizio del quoziente familiare. Queste erano le nostre proposte: voi ci avete sempre detto di «no» e noi diciamo «no» a questa fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, la Lega Nord Padania naturalmente ha a cuore le esigenze dei territori del nord ma, come ha sempre dimostrato, anche l'interesse generale per tutto il Paese. Ecco quindi il voto di fiducia al maxiemendamento del Governo, che è risolutivo anche dei rilievi evidenziati dal Presidente della Repubblica.
Tale questione di fiducia viene posta non certo per limitare i lavori dell'Aula o delle Commissioni, perché il provvedimento in esame ha avuto il suo dibattito sia nelle Commissioni sia in Aula. Addirittura al Senato, in riferimento a quanto qui si diceva prima di ippopotami e di stalloni, ricordo che quota parte delle cosce dell'ippopotamo sono proprio della minoranza, la quale ha chiesto e ottenuto molte parti, che sono state aggiunte al testo originario. È dunque anche ora di finirla di fare sempre le verginelle, perché poi alla fine i provvedimenti si ingolfano proprio per le vostre richieste (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Come dicevo, quindi, il dibattito è avvenuto, però rischiava di arenarsi in quest'Aula. Oltre duecento gli iscritti a parlare, un centinaio le proposte emendative e moltissimi saranno - credo - gli ordini del giorno che avrebbero certamente raggiunto l'obiettivo di non far convertire un decreto-legge che scade il prossimo 27 febbraio. Però, a parte tutto quello che è stato detto e che al 90 per cento non c'entra nulla con il decreto-legge in oggetto - abbiamo addirittura parlato della Libia - non possiamo non parlare del provvedimento e di tutte le parti che lo rendono un provvedimento importante. Per gli enti locali e i territori in pochi hanno parlato, parla la Lega Nord.
Ricordo i progetti di perequazione di Trento e Bolzano, con un finanziamento di 80 milioni di euro per un organismo di indirizzo relativo all'istruttoria e alla verifica dei progetti di perequazione, solidarietà e coesione tra le stesse province autonome e i comuni appartenenti alle regioni a statuto ordinario confinanti. Siamo molto legati a questo provvedimento che va incontro alle esigenze della nostra montagna. Mi riferisco alle misure che riguardano il Patto di stabilità, così com'è stato richiesto dagli enti locali (dalle regioni, dalle province e dai comuni), a dimostrazione della collaborazione effettiva, concreta e produttiva che questa maggioranza ha con il territorio.
Vorrei ricordare anche l'aumento del limite di indebitamento passato al 12 per cento per l'anno prossimo, per essere poi diminuito al 10 e all'8 per cento degli interessi dei mutui sulle entrate correnti per gli anni successivi. Questo dà la possibilità quindi agli enti locali di creare lavoro, di creare PIL attraverso, appunto, la realizzazione di opere pubbliche. Ricordo la proroga dell'uso dei proventi delle concessioni edilizie per le spese di manutenzione; la proroga dell'obbligo di cessione di società pubbliche, ovviamente con il vincolo che siano società con bilanci in positivo perché carrozzoni, ovviamente, non li vogliamo più vedere né sentire. Mi riferisco a tutti i carrozzoni che ci siamo trovati, creati dal sistema politico da voi realizzato e mantenuto attraverso la storicità di questo Parlamento. Dal dopoguerra in avanti sono stati creati questi carrozzoni ed è stato creato questo grande debito pubblico, che voi avete mantenuto e avete aumentato grazie al consociativismo politico-istituzionale che sul territorio e in Parlamento avete da sempre portato avanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori), e che adesso stiamo cercando di risolvere anche con questi provvedimenti. Pag. 13
Si autorizza anche la spesa di 30 milioni di euro per il 2011 al fine di rifinanziare il Fondo per il passaggio al digitale. Si interviene anche sugli enti parco regionali, che vengono esclusi quindi dalla soppressione dei consorzi. Si proroga l'attività commissariale per l'Agenzia Torino 2009 e si danno maggiori possibilità, anche ai fondi per la navigazione sul Lago Maggiore, sul Lago di Garda e sul Lago di Como. Una parte che però non è stata ricordata la ricordiamo noi: l'autorizzazione di spese per gli eventi meteorologici, con ulteriore finanziamento alle regioni Veneto, Liguria, Campania, ed ai comuni della provincia di Messina per una cifra di circa 100 milioni di euro per gli anni 2011-2012. Dimostriamo così nel concreto che nei casi di necessità noi non ci tiriamo indietro. Ricordo anche ulteriori misure di controllo della spesa sanitaria, spesa sanitaria che è un incubo per questo Paese e che certamente non può esser messa in capo alla Lega Nord, ma va messa in capo a tutti coloro che hanno gestito i territori finora. Mi riferisco in particolare all'UdC, un rappresentante del quale prima ci ha fatto un grande sermone, ma che, attraverso l'affiliazione alla Democrazia Cristiana da cui proviene, ha creato il debito cui noi adesso dobbiamo mettere mano.

TERESIO DELFINO. Voi continuate a farne!

ROBERTO SIMONETTI. Bravo, bravo, proprio tu che sei piemontese, sappi che hai triplicato il costo della spesa sanitaria, e che noi, con il piano sanitario del presidente Cota, stiamo mettendo a posto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Delfino, non disturbi.

ROBERTO SIMONETTI. Per noi è molto importante anche la copertura del costo del ciclo dei rifiuti, in modo tale che anche le regioni come la Campania mettano mano loro ai danni che provocano al territorio per una malagestione del servizio di raccolta dei rifiuti, e se ci sarà aumento sarà proprio perché l'espressione politica di quei territori non è stata in grado di risolvere problemi ed anzi li ha creati. Nelle norme troviamo anche parti legate ai cittadini e alle imprese. Per questi ricordo il differimento alla data dal 30 giugno 2011 del termine per il versamento dei tributi e dei contributi previdenziali e assistenziali già sospesi per gli eventi alluvionali verificatisi nel Veneto.
Così anche per i territori de L'Aquila si proroga il termine di sospensione della rate da gennaio a ottobre 2011 relativo ai versamenti tributari e contributivi sospesi. Ancora, riguardo alle spese nelle controversie di lavoro - questione delicata che riguarda molte persone - siamo intervenuti in modo tale che non sia dovuto il pagamento del contributo unificato. Dovremmo parlare inoltre degli interventi del sistema bancario per mettere in sicurezza le banche dagli attacchi finanziari e quindi garantire il risparmio delle famiglie e assicurare il credito alle imprese. Anche per il volontariato e per il sociale ci siamo impegnati. Di fatto si aumenta il capitolo di bilancio del 5 per mille di ulteriori 200 milioni, portando così la posta a 400 milioni.
Si dà l'avvio ad una sperimentazione in favore degli enti caritativi, operanti nei comuni con più di 250 mila abitanti, per valutare la proroga del programma carta acquisti, la cosiddetta social card, che serve a favorire la diffusione, appunto, della carta tra le fasce della popolazione più bisognose e più in difficoltà. Anche per la protezione civile ci siamo impegnati: sono legate al provvedimento in esame alcune misure che prevedono una capacità di intervento delle regioni in casi di calamità naturali. Si tratta di disposizioni molto interessanti che meriterebbero di essere illustrate più a lungo. La critica che ci è stata rivolta è che le regioni hanno, in parte la possibilità e in parte l'obbligo, di intervenire qualora ci siano calamità. Dobbiamo ricordarci, però, che molte calamità nascono proprio per l'urbanistica allegra e l'edilizia diffusa messe in atto, con molta creatività, da quegli enti locali che se ne fregano Pag. 14di non costruire dove ci sono i vincoli idrogeologici, che si disinteressano della gestione del territorio e, proprio per gli amici degli amici, consentono di costruire dove non si deve costruire. Tipicamente questo non avviene al nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) perché noi i piani regolatori li abbiamo e abbiamo anche delle commissioni edilizie che funzionano, dei progettisti anche lungimiranti e dei cittadini che sentono il dovere di non costruire dove non si può. E, quindi, è anche giusto che intervengano se il danno alluvionale viene arrecato proprio per questa incuria urbanistica, che siano loro a pagare e non sempre che sia Pantalone a provvedere per le inefficienze altrui.
Per le infrastrutture, nel provvedimento parliamo anche di finanziamenti alle autorità portuali; sarà così possibile intervenire in Liguria ed in Veneto creando così nuovi posti di lavoro, economia e sviluppo. Interveniamo anche per la cultura: si è svolto un grande dibattito e si è anche chiesta la sfiducia al Ministro competente e vediamo ora, invece, dei finanziamenti proprio in questo campo che, però, non vengono citati e ricordati. Li ricordiamo noi: finanziamo la Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico Giuseppe Verdi di Milano, con un'autorizzazione di spesa pari a 3 milioni di euro, e le fondazioni lirico-sinfoniche dell'Arena di Verona e della Scala di Milano con pari finanziamento, dimostrando sensibilità, appunto, per la cultura e riconoscendo importanza a questo settore e allo sviluppo del territorio e del turismo, anche al fine di far conoscere al mondo le eccellenze della nostra terra, della nostra realtà e delle nostre culture territoriali. Interveniamo anche sullo sport, attraverso le federazioni sportive iscritte al CONI, differendo al 1o gennaio 2012 l'applicazione delle disposizioni in materia di riduzione dei costi degli apparati amministrativi. In tema di sicurezza, inoltre, si prorogano le limitazioni di esercizio dall'uso delle postazioni pubbliche, cosiddetti Internet point. Concludendo, quindi, siamo pienamente soddisfatti per quanto fatto ed ottenuto nel segno della fiducia che i cittadini elettori ci hanno dato, a cui, quindi, noi rispondiamo con concretezza votando a favore della fiducia richiestaci dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, il Governo del nostro Paese, questo Governo, non è più in grado di governare. Gli mancano ormai la lucidità e la volontà, gli mancano la competenza e l'autorevolezza, gli mancano la forza e la compattezza, gli mancano la serenità e la serietà. Stiamo per votare la fiducia su un provvedimento che, nel giro di poche ore, ha subito le censure del Comitato per la legislazione, del servizio studi della Camera dei deputati, dei presidenti delle Commissioni bilancio ed affari costituzionali e da ultimo, ma non ultimo, del Capo dello Stato che, ancora una volta, ha offerto una dimostrazione di garanzia istituzionale della quale va ringraziato. Ma, come se non bastasse, è stato criticato addirittura dal Presidente del Consiglio che l'ha definito, appunto, un ippopotamo e che avrebbe imputato al Ministro dell'economia e delle finanze di aver combinato un pasticcio. Ed è la verità, proprio di un pasticcio si tratta. Un provvedimento sbagliato sin dall'inizio, ma che nell'iter parlamentare è stato trasformato, attraverso modifiche ampie ed eterogenee - per usare il linguaggio diplomaticamente chiaro del Presidente della Repubblica - in un mostruoso animale preistorico, altro che ippopotamo. L'esito è un testo ridondante, esagerato, provocatorio, barocco, ambiguo, insostenibile giuridicamente e politicamente, che ha travalicato ogni forma consentita di bon ton istituzionale.
Questo suo carattere negativo non è cambiato dopo i correttivi, necessari, ma insufficienti, che avete apportato a seguito dell'intervento del Presidente della Repubblica. Si tratta di correttivi insufficienti anche dal punto di vista politico, come Pag. 15dimostra la discussione tutta interna alla maggioranza, che non è ancora conclusa, su alcuni punti cardine del provvedimento in oggetto. State cercando di nascondere questa verità con il ricorso alla vostra tradizionale e ripetitiva, ma ormai spuntata, vis polemica.
Il Presidente del Consiglio, in primis, sostiene che il provvedimento «milleproroghe» è tale perché il Governo è impedito di agire liberamente, perché costretto tra le prerogative del Capo dello Stato, da un lato, e quelle del Parlamento dall'altro. Ho già denunciato ieri, in quest'Aula, la gravità di queste affermazioni, ma credo che sia necessario tornarci, in quanto temo che siano espressione, purtroppo, sincera e convinta, di una concezione più generale dello Stato e della politica che ha il Presidente del Consiglio.
Fecero bene - dice Berlusconi - i padri costituenti a stabilire, dopo il ventennio, un gioco di contrappesi. Ma oggi che siamo lontani dal ventennio - non molto, in verità, sono all'incirca diciassette anni che pazientiamo -, questi vincoli rallenterebbero le attività dell'Esecutivo, come la libertà personale ed economica, l'articolo 41 della Costituzione, l'operato della magistratura, le tasse.
Credo che potremmo aggiungere, interpretando liberamente il pensiero politico del Presidente Berlusconi, che, tutto sommato, un ostacolo alla sua attività sia, in fin dei conti, rappresentato anche dall'Esecutivo stesso, o almeno da qualcuno: magari, da quel Ministro che somma in sé l'eccessiva dote di titolare dell'economia, del bilancio, del tesoro, delle finanze e che è depositario del pacchetto azionario delle ancora molte, troppe, società partecipate dallo Stato. Devo dire che, con riferimento a questo aspetto, Berlusconi lo capisco.
Una volta si diceva qualunquisticamente «piove Governo ladro», ma oggi si direbbe che, come nella nuvola di Fantozzi, piove solo sul povero Governo, circondato da un mondo di ladri. Certo, una Repubblica con un Presidente del popolo eletto - ma non unto, è stato autorevolmente ricordato ieri -, senza il Parlamento e, in specie, senza l'opposizione, senza il Capo dello Stato, senza la magistratura e, magari, anche senza i Ministri, più che agile ed efficiente, sarebbe ben morta e sepolta.
Ecco, quindi che, in queste condizioni, il Governo è costretto a ricorrere alla sola arma che ha a disposizione: il voto di fiducia. Ieri, il collega Baldelli, ovviamente, ha ricordato il Governo Prodi, secondo un rito assai diffuso negli interventi della maggioranza - anche l'onorevole Simonetti lo ha fatto poco fa -, un rito che ha, evidentemente, dell'ossessivo se, dopo tre anni, l'attacco al precedente Governo resta, di fatto, il più ricorrente, se non il solo argomento della vostra polemica parlamentare. Ebbene, dopo aver ricordato questo, ieri, il collega Baldelli, ci ha - e mi ha - criticato per le nostre continue e vittimistiche lamentele intono al ricorso alla fiducia. Io resto della mia opinione e, cioè, che quando è troppo è troppo: oltre quaranta questioni di fiducia in trentatré mesi, sono sintomo di malgoverno, e non vi è scusa che tenga.
Ha poco da dichiarare l'onorevole Cicchitto - al quale si è associato stamattina l'esponente dei cosiddetti Responsabili che, peraltro, ha anche portato un grave attacco al collega Bucchino, che non mancherà di rispondere personalmente -, che, ancora ieri, si è trincerato dietro il numero delle proposte emendative da noi presentate per giustificare il voto di fiducia. Egli sa fin troppo bene che ci eravamo dichiarati disponibili, ancora una volta, a ridurre drasticamente il loro numero, se il Governo avesse accolto davvero le indicazioni contenute nella lettera del Presidente della Repubblica - e così non è stato - ed avesse deciso di non ricorrere al voto di fiducia, la cui anticipazione è stata fatta - non dimentichiamolo - dal sottosegretario per l'economia e le finanze, sovrastando il silenzio del Ministro competente, pur presente in Aula e reiteratamente interrogato sul punto dal Presidente della Camera. Niente bugie, dunque.
Visto che la maggioranza ha, al contrario, una visione positiva dello strumento della fiducia, mi permetto di suggerire che, nel copioso elenco dei record che vantate, Pag. 16aggiungiate anche questo, che mi segnala il collega Zaccaria e che state felicemente per raggiungere: tre questioni di fiducia consecutive su un solo provvedimento e - aggiungo io - in poco più di una settimana.
Ammetto che sarà difficile eguagliarvi, ma è proprio questo il sintomo di quell'assenza di lucidità a cui ho fatto riferimento poco fa. Lo prova ancora la clamorosa sottovalutazione della condizione nella quale la maggioranza si trova nella Commissione bilancio che la vede in minoranza di un voto; anziché, saggiamente, come si conviene in questi casi, scegliere il dialogo, il confronto, la soluzione condivisa, la maggioranza stessa ha arrogantemente adottato la inedita pratica dell'ostruzionismo di maggioranza, perdendo del tempo prezioso e realizzando il bel risultato, altro record, di non votare nemmeno il mandato al relatore.
C'è una curiosità che mi resta, come mai tanto rigore alla Camera e tanta generosità al Senato? Le cosce dell'ippopotamo vengono gettate in pasto all'opposizione, che sarebbe così responsabile degli eccessi. Suvvia, siamo seri, è questa stessa confusione che ha prodotto l'originale gestione dell'Aula alla quale abbiamo assistito in questi giorni e che ha fatto slittare il voto a ridosso del limite della decadenza a causa dell'attesa di un maxiemendamento che non arrivava. Maxiemendamento che contiene: le tasse sul cinema, le tasse sui cittadini vittime di calamità naturali che si pagano da soli le loro disgrazie - noi abbiamo un'idea ben diversa del federalismo -, le tasse sulla benzina e sulla luce per pulire le città dai rifiuti, mentre fa slittare il pagamento delle multe per le quote latte e non copre finanziariamente la sospensione dei tributi dell'Abruzzo; il maxiemendamento reinventa la social card ma la affida a generici enti caritativi e non risolve, come era stato promesso, la questione del 5 per mille e dei malati di SLA; proroga la permanenza nell'occulto delle case fantasma; stabilisce una graduatoria di qualità della produzione culturale degli enti lirici sulla base del colore della giunta che li gestisce (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), come, pochi minuti fa, ha detto, forse inconsciamente, l'oratore della Lega Nord Padania, e così via dicendo.
Non voteremo, dunque, signor Presidente, la fiducia a questo provvedimento e al Governo che lo sostiene. Siamo all'opposizione e già questo legittima il nostro atteggiamento contrario, ma, come ho cercato di dimostrare, è del tutto evidente che non ci sono le condizioni di merito, politiche ed istituzionali per avere un solo dubbio in proposito.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PIER PAOLO BARETTA. Penso, anzi, che le vicende accadute a questo provvedimento siano l'epilogo di una condizione politica irrecuperabile. Mi avvio a concludere, signor Presidente: il punto critico è che siamo nel mezzo di una anomalia; il professor Beccaria nel suo bel libro sulla lingua italiana mette in evidenza la contraddizione di questa frase di un politico: bisogna mettere fine all'immobilismo che porta il nostro Paese di corsa verso il baratro. Come possa l'immobilismo farci correre e, purtroppo, verso il baratro è uno dei misteri della politica che solo il Presidente Berlusconi è in grado di realizzare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marsilio. Ne ha facoltà.

MARCO MARSILIO. Signor Presidente, siamo chiamati a votare la fiducia sul decreto-legge «milleproroghe», un decreto che introduce una serie di provvedimenti che per definizione sono disomogenei. Quando di tratta, alla fine dell'anno, di andare a verificare se la macchina dello Stato, nelle sue varie articolazioni, è riuscita a ottemperare alle scadenze che si è data, che il Parlamento le ha dato attraverso le leggi, naturalmente, in questa verifica del funzionamento della macchina amministrativa, entrano le più disparate materie. Quindi, il provvedimento di cui Pag. 17parliamo è disomogeneo per definizione e tutte le critiche ipocrite che nascono sotto questo aspetto sono assolutamente da respingere, poiché non hanno alcun fondamento.
Il testo introduce una serie di questioni di merito di cui il Paese ha assolutamente bisogno e che mi avvio a riassumere in maniera molto succinta, poiché la verità è che qui non stiamo discutendo tanto del merito di ciò che contiene il decreto «milleproroghe», quanto di una questione politica più generale relativa al voto di fiducia, ai rapporti fra maggioranza e opposizione e ai rapporti tra le diverse istituzioni dello Stato.
Con questo provvedimento diamo copertura alla cassa integrazione in deroga che altrimenti non potrebbe avere ulteriori coperture e provocherebbe una serie di disastri della tenuta economica e sociale del Paese.
Abbiamo inserito norme per l'emersione delle «case fantasma» che non sono state accatastate o sono state accatastate impropriamente come fabbricati rurali e che consentiranno alle amministrazioni locali di avere degli introiti che oggi non hanno, combattendo così anche l'evasione fiscale e introducendo nuove entrate, senza aumentare le tasse.
Abbiamo rifinanziato il 5 per mille - una misura che sta molto a cuore al terzo settore e a tutto il mondo del sociale e del volontariato - riportando a 400 milioni di euro questa copertura.
Ci sono poi interventi importanti per le varie parti del nostro Paese che hanno subìto calamità naturali: dalle zone alluvionate del Veneto, alla modifica della rateizzazione dei tributi per l'area del cratere del terremoto d'Abruzzo. Senza questa legge, le popolazioni di questi territori dovrebbero ricominciare a pagare le tasse ed a versare anche gli arretrati.
Il decreto «milleproroghe» interviene anche sulla proroga degli sfratti: se non approvassimo questo provvedimento si darebbe corso a migliaia e migliaia di esecuzioni di sfratti che andrebbero ad aggravare, soprattutto nelle aree metropolitane, una tensione abitativa che non sarebbe altrimenti sostenibile.
Ci sono poi misure che riguardano gli enti locali, perché è facile fare manifestazioni con i sindaci in fascia tricolore e poi non farsi carico dei problemi e votare contro un provvedimento che interviene sul Patto di stabilità e dà la possibilità agli enti locali di aumentare l'entità ed i limiti dei mutui che possono contrarre, che dall'8 per cento passano al 12 per cento del 2011, al 10 per cento del 2012 e ritornano all'8 per cento soltanto nel 2013. Pertanto, si accompagna una misura restrittiva, di rigore e di controllo della finanza pubblica in maniera graduale e assolutamente meno traumatica.
Ci sono certo anche delle misure che suscitano dei problemi, delle discussioni, delle amarezze. Mi riferisco, in particolare - lo ha già detto il collega del gruppo di Iniziativa Responsabile, ma è una perplessità che hanno anche molti colleghi del nostro gruppo -, al problema dell'anatocismo bancario. Su tale argomento purtroppo non abbiamo avuto la possibilità di discutere nelle Commissioni ed in Aula e di poter magari correggere il provvedimento, verificando l'esatta portata dello stesso e se, come molti temono e sospettano, si tratti effettivamente di un provvedimento negativo per i cittadini e che non tutela i piccoli risparmiatori e le piccole e medie aziende che sono state colpite da questo atteggiamento delle banche. Naturalmente chiediamo al Governo di riservare grande attenzione a questo tema in un prossimo provvedimento, perché da più parti se ne solleva una criticità.
Allo stesso modo l'intervento del Presidente della Repubblica e le conseguenti correzioni apportate con questo voto di fiducia sono andate a colpire, anche qui in maniera un po' disomogenea ed irrazionale, alcune misure. Infatti, sono state eliminate alcune disposizioni come quella sul numero dei consiglieri e degli assessori delle grandi città metropolitane, che prima qualcuno sbandierava come una grande vittoria, facendo il classico discorso ipocrita di un Parlamento che pensa di ridurre Pag. 18i costi della politica andando a colpire i poveracci, ossia qualche consigliere comunale, invece di agire sui costi veri della politica e su chi guadagna fin troppo dalle attività politiche. Si chiede invece a chi è impegnato in consigli di circoscrizione - che in alcuni casi sono grandi come intere città e che in alcuni casi hanno gli stessi abitanti di un'intera regione - di lavorare gratis. Se questo si chiama tutelare la rappresentanza democratica, mi chiedo cosa sia il contrario.
Ci sono anche delle misure che sono state tagliate e che invece avrebbero tutelato l'interesse pubblico e sarebbero rientrate perfettamente in una norma di proroga termini. Mi riferisco, ad esempio, a quella sugli espropri delle aree dello SDO a Roma, che dopo dieci anni rischiano di tornare nelle mani dei proprietari e di vanificare decenni di programmazione urbanistica e anni e anni di investimenti dello Stato per realizzare un nuovo sistema direzionale e il decentramento di funzione anche a tutela e salvaguardia del centro storico più importante del mondo qual è quello della capitale.
Veniamo al discorso più politico della questione di fiducia, del ruolo del Governo e del Parlamento. Il Governo ha adottato un provvedimento che non ha avuto alcun rilievo da parte del Presidente della Repubblica - il quale ha effettuato, come sempre, un vaglio preventivo sui decreti-legge - e lo ha presentato al Parlamento. Si tratta di un provvedimento - come era già avvenuto con la legge finanziaria - molto asciutto, ristretto alle competenze proprie e attinente alla materia del provvedimento; è il passaggio parlamentare che ha di nuovo dato la stura all'assalto alla diligenza e all'appesantimento del provvedimento, dove una serie di piccole o grandi lobby si sono scatenate per inserirvi qualunque cosa.
Non è certo una responsabilità del Governo se la prassi parlamentare oramai prevede che la Camera alla quale viene affidata la prima lettura del provvedimento utilizza 50 giorni su 60 per svolgere tale lettura. Ciò avviene per operazioni ostruzionistiche, per tenere il Governo sotto schiaffo e impedire sostanzialmente di approvare un provvedimento così come è stato pensato, con qualche correzione, ma certo non stravolgendolo e raddoppiando o triplicando il numero degli articoli e dei commi.
Vi è quindi una considerazione critica e autocritica che deve fare il Parlamento su come si affrontano le leggi e su come si interviene sui decreti-legge. Si tratta di una riflessione seriamente critica rispetto ai Regolamenti parlamentari, che è tempo di riformare, perché i bizantinismi che i Regolamenti parlamentari contengono sono incompatibili con il Governo di uno Stato moderno e con la tempestività e la velocità delle risposte che lo Stato deve dare ai cittadini.
Tuttavia, evidentemente, se qualcuno continua a non voler modificare i Regolamenti e a non convocare la Giunta per il Regolamento è perché intende ancora avvalersi di una rendita di posizione. Infatti, nell'impossibilità di legiferare in maniera chiara, trasparente, seria ed efficace, attraverso una normale dialettica parlamentare che rispetti il ruolo di maggioranza e di opposizione, chi, nei momenti di emergenza, si trova a fare l'arbitro non vuole cedere questo pezzo di potere e di condizionamento della vita politica e della prassi legislativa.
Quindi, signor Presidente, la invito a convocare la Giunta per il Regolamento e a rimettere mano al Regolamento, ma anche ad essere più tempestivi ed onesti nella questione che riguarda le Commissioni parlamentari.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARCO MARSILIO. Non è tollerabile che in una Camera, che ha una maggioranza parlamentare a sostegno del Governo, la Commissione bilancio non abbia la stessa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Non deve passare un solo giorno in cui non si rispetti l'equilibrio tra maggioranza e opposizione, perché è chiaro che nessuno poteva pretendere di imporre alla maggioranza di scrivere questo provvedimento sotto dettatura della minoranza! Pag. 19
È evidente che l'unica strada che rimane è quella di chiedere la fiducia e di ottenerla grazie alla maggioranza che c'è in Parlamento e che cresce di giorno in giorno (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia. Ha chiesto di parlare, per fatto personale, l'onorevole Bucchino. Ne ha facoltà.

GINO BUCCHINO. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola per fatto personale. Desidero intervenire esattamente - e lo dico con forza - non a difesa e a tutela della mia immagine personale, perché per questo fine mi basta e mi avanza la stima che ricevo dalle persone che io stimo.
Desidero invece intervenire - e approfitto di questi minuti - a tutela dell'immagine del nostro Parlamento, che è il cuore della nostra democrazia ed è fatto di persone onorabili. È un Parlamento nel quale siedono tutte le espressioni democratiche del nostro Paese, che impone, però, proprio per la sacralità dei luoghi, anche responsabilità nell'uso delle parole.
Intervengo per la dignità e la tutela dell'immagine dei parlamentari all'estero, che sono espressione del sacro diritto di partecipazione di oltre cinque milioni di persone che vivono all'estero e che hanno fatto tanto per il nostro Paese, per la nostra Italia. In questi mesi qualcuno sta anche giocando sporco sul diritto di partecipazione dell'estero per colpa di fatti, passati e recenti, che riguardano senatori della nostra Repubblica.
Intervengo a difesa e a tutela dell'immagine del Partito Democratico del quale mi onoro di fare parte. Se dobbiamo usare la parola vergognoso, come è stato fatto dall'onorevole Sardelli, del gruppo Iniziativa Responsabile, vergognoso è il serio rischio, che stiamo correndo, di offrire all'Italia, al nostro Paese un'immagine degradata del nostro Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Tale serio rischio deriva dalla constatazione di come il passaggio, da una parte all'altra di queste ali del Parlamento, di due o tre persone possa essere determinante e decisivo per il futuro dell'intero nostro Paese, di 60 milioni di persone; ciò solo perché due o tre parlamentari decidono di passare dall'altra parte.
A me non interessa assolutamente parlare del gruppo dei responsabili, anche perché non ho fatto nessun commento nei loro confronti nelle mie dichiarazioni rese ieri nella conferenza stampa. Ho fatto semplicemente il mio dovere e lo farò fino in fondo, anche davanti alla magistratura, nel caso che quest'ultima decidesse di chiamarmi a riferire.
Mi permetta un sorriso, signor Presidente, di fronte a questa sorta di mettere le mani avanti e di excusatio non petita da parte di coloro che mi hanno preceduto. Sorrido anche sul fatto che siamo veramente arrivati, sembra, ai saldi di fine stagione e sottolineo l'espressione «di fine stagione» (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).
Un'ultima parola ai colleghi del gruppo dei responsabili. Se non ho capito male hanno parlato di un serio rischio e della necessità di essere scortati. Io non chiederò di essere «escortato», pardon, scortato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori)!

LUCIANO MARIO SARDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Per cosa?

LUCIANO MARIO SARDELLI. Per fatto personale, Signor Presidente, perché lei ha permesso un intervento improprio e intempestivo da parte del...

PRESIDENTE. Onorevole Sardelli, lei conosce il Regolamento (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

LUCIANO MARIO SARDELLI. No, signor Presidente, no.

Pag. 20

PRESIDENTE. Onorevole Sardelli, le darò la parola per fatto personale, come l'ho data all'onorevole Bucchino. I colleghi sanno che c'è un'evidente distinzione tra dare la parola per fatto personale o dare la parola sull'ordine dei lavori. Dare la parola per fatto personale è discrezione della Presidenza quando un collega viene direttamente chiamato in causa con espressioni che vengono ritenute dal collega lesive del suo onore. Quindi, l'onorevole Bucchino aveva tutto il diritto di parlare, così come lei ha tutto il diritto di parlare per fatto personale. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, sono preoccupato per il ruolo che lei riveste e che non tutela tutti i parlamentari di quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Iniziativa Responsabile e Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazione della questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 4086)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indico la votazione per appello nominale sull'emendamento Dis 1.1 del Governo, nel testo modificato, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di membri del Governo e altri deputati che ne abbiano fatto richiesta per gravi motivi personali.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio)

La chiama avrà inizio dall'onorevole Pescante.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 10,35)

(Segue la chiama)

PRESIDENTE. I signori deputati sono pregati di controllare sul tabellone il loro turno, in modo da essere immediatamente disponibili a votare. Altrimenti, i tempi si prolungano in modo non necessario.

(Segue la chiama)

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11)

(Segue la chiama)

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,05)

(Segue la chiama)

PRESIDENTE. Si è così conclusa anche la seconda chiama. Chiedo se vi siano altri deputati in Aula che intendono votare. Prego, onorevoli Moroni e Rugghia.
(Segue la chiama)

Non vi sono altri deputati che devono votare? Sta bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'emendamento Dis 1.1 del Governo, nel testo modificato, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di Pag. 21conversione del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti e votanti 596
Maggioranza 299
Hanno risposto 309
Hanno risposto no287
(La Camera approva - Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Vedi votazionia ).

Si intendono conseguentemente precluse tutte le ulteriori proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Abrignani Ignazio
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Angelucci Antonio
Antonione Roberto
Aprea Valentina
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbareschi Luca Giorgio
Barbieri Emerenzio
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Bellotti Luca
Berardi Amato
Bergamini Deborah
Berlusconi Silvio
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berruti Massimo Maria
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bitonci Massimo
Bocciardo Mariella
Bonaiuti Paolo
Bonciani Alessio
Bonino Guido
Boniver Margherita
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brambilla Michela Vittoria
Brancher Aldo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Buonanno Gianluca
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calearo Ciman Massimo
Callegari Corrado
Caparini Davide
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Cassinelli Roberto
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Cattaneo Valerio
Cavallotto Davide
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Centemero Elena
Ceroni Remigio
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Cosentino Nicola
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela Pag. 22
D'Amico Claudio
D'Anna Vincenzo
De Angelis Marcello
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Nichilo Rizzoli Melania
Desiderati Marco
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Di Virgilio Domenico
Di Vizia Gian Carlo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Dussin Luciano
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Renato
Fava Giovanni
Fedriga Massimiliano
Fitto Raffaele
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Forcolin Gianluca
Formichella Nicola
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Fucci Benedetto Francesco
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Germanà Antonino Salvatore
Ghedini Niccolò
Ghiglia Agostino
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gianni Giuseppe
Gibiino Vincenzo
Gidoni Franco
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Goisis Paola
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Grimoldi Paolo
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannaccone Arturo
Iannarilli Antonello
Iapicca Maurizio
Isidori Eraldo
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Landolfi Mario
Lanzarin Manuela
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Leo Maurizio
Leone Antonio
Lisi Ugo
Lorenzin Beatrice
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Malgieri Gennaro
Mancuso Gianni
Mannino Calogero
Mannucci Barbara
Mantovano Alfredo
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Giulio
Marsilio Marco
Martinelli Marco
Martini Francesca
Martino Antonio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Meloni Giorgia
Miccichè Gianfranco
Migliori Riccardo
Milanato Lorena Pag. 23
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Misiti Aurelio Salvatore
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Montagnoli Alessandro
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Munerato Emanuela
Murgia Bruno
Mussolini Alessandra
Napoli Osvaldo
Nastri Gaetano
Negro Giovanna
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Orsini Andrea
Pagano Alessandro
Palmieri Antonio
Paniz Maurizio
Paolini Luca Rodolfo
Papa Alfonso
Parisi Massimo
Paroli Adriano
Pastore Maria Piera
Pecorella Gaetano
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario (IR)
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pionati Francesco
Pirovano Ettore
Pisacane Michele
Piso Vincenzo
Pittelli Giancarlo
Pizzolante Sergio
Polidori Catia
Polledri Massimo
Porcu Carmelo
Porfidia Americo
Prestigiacomo Stefania
Pugliese Marco
Rainieri Fabio
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Reguzzoni Marco Giovanni
Repetti Manuela
Rivolta Erica
Roccella Eugenia Maria
Romani Paolo
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Rondini Marco
Rossi Luciano
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto
Rotondi Gianfranco
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Santelli Jole
Sardelli Luciano Mario
Savino Elvira
Sbai Souad
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scelli Maurizio
Scilipoti Domenico
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Simonetti Roberto
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stefani Stefano
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Stucchi Giacomo
Taddei Vincenzo
Terranova Giacomo
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto Pag. 24
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Traversa Michele
Tremonti Giulio
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vanalli Pierguido
Vella Paolo
Ventucci Cosimo
Verdini Denis
Versace Santo Domenico
Vessa Pasquale
Vignali Raffaello
Vitali Luigi
Vito Elio
Volpi Raffaele
Zacchera Marco

Hanno risposto no:

Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Argentin Ileana
Bachelet Giovanni Battista
Barbaro Claudio
Barbato Francesco
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonavitacola Fulvio
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Briguglio Carmelo
Bucchino Gino
Buonfiglio Antonio
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carra Enzo
Carra Marco
Casini Pier Ferdinando
Castagnetti Pierluigi
Causi Marco
Cavallaro Mario
Ceccuzzi Franco
Cenni Susanna
Cera Angelo
Cesa Lorenzo
Ciccanti Amedeo
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Giorgio
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
De Micheli Paola
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Giuseppe Anita
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando Pag. 25
Di Stanislao Augusto
Duilio Lino
Esposito Stefano
Evangelisti Fabio
Fadda Paolo
Farina Gianni
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fassino Piero
Favia David
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontanelli Paolo
Formisano Aniello
Formisano Anna Teresa
Franceschini Dario
Froner Laura
Galletti Gian Luca
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Gozi Sandro
Granata Benedetto Fabio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Iannuzzi Tino
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lenzi Donata
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lolli Giovanni
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Monte Carmelo
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Marrocu Siro
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mecacci Matteo
Melis Guido
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Messina Ignazio
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Mogherini Rebesani Federica
Monai Carlo
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mura Silvana
Murer Delia
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela Pag. 26
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nicco Roberto Rolando
Nicolais Luigi
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Paglia Gianfranco
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Parisi Arturo Mario Luigi
Patarino Carmine Santo
Pedoto Luciana
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina
Pezzotta Savino
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Piffari Sergio Michele
Pisicchio Pino
Pistelli Lapo
Pizzetti Luciano
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcino Gaetano
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Proietti Cosimi Francesco
Quartiani Erminio Angelo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Ronchi Andrea
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rota Ivan
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Sarubbi Andrea
Sbrollini Daniela
Scalia Giuseppe
Scanderebech Deodato
Scarpetti Lido
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siragusa Alessandra
Soro Antonello
Sposetti Ugo
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Tidei Pietro
Tocci Walter
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tremaglia Mirko
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Urso Adolfo
Vaccaro Guglielmo
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventura Michele
Verini Walter
Vernetti Gianni
Vico Ludovico
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Volontè Luca
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zazzera Pierfelice
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Sono in missione:

Brugger Siegfried
Carfagna Maria Rosaria Pag. 27
Donadi Massimo
Frattini Franco
Maroni Roberto
Melchiorre Daniela
Saglia Stefano

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, non sono stato chiamato!

PRESIDENTE. Onorevole di Pietro, c'è stata la prima chiama, la seconda chiama e infine ho anche chiesto se vi fossero deputati in Aula che ancora dovevano votare (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Onorevoli colleghi, per favore!
Onorevole di Pietro, dicevo che alla fine della seconda chiama ho chiesto se vi fossero altri deputati in Aula che ancora dovevano votare. Lei non si è presentato, doveva farlo. Come faccio a sapere se ci sono altri deputati che intendono votare, se questi non si presentano (Commenti dei deputati dei gruppo Popolo della Libertà)? Onorevoli colleghi, per favore! L'onorevole Di Pietro ha chiesto un chiarimento, che aveva il diritto di chiedere e che io gli ho dato. Tutto qui.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4086)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4086). Avverto che l'ordine del giorno Ghiglia n. 9/4086/9 è stato ritirato.
Ricordo che l'articolo 88 del Regolamento qualifica l'ordine del giorno quale strumento volto a recare «istruzioni al Governo in relazione alla legge in esame». Il Regolamento prevede inoltre che non possono essere presentati ordini del giorno che riproducano emendamenti o articoli aggiuntivi respinti. Alla luce di tali previsioni, la Presidenza non ha ritenuto ammissibili gli ordini del giorno vertenti su materie del tutto estranee rispetto al contenuto del provvedimento e quelli riproduttivi di proposte emendative dichiarate inammissibili.
Si tratta, in particolare, dei seguenti ordini del giorno: Beccalossi n. 9/4086/26, Galletti n. 9/4086/95 e Zucchi n. 9/4086/156, in materia di risorse per la filiera bieticolosaccarifera; Faenzi n. 9/4086/27, in materia di finanziamento delle attività di miglioramento genetico del bestiame; Molgora n. 9/4086/42, in materia di interpretazione della norma per il subentro del nuovo concessionario autostradale alla società Centropadane; Mura n. 9/4086/57, De Poli n. 9/4086/76 e Murer n. 9/4086/137, in materia di finanziamento del fondo per le non autosufficienze; Di Pietro n. 9/4086/61, Scanderebech n. 9/4086/94 e Vannucci n. 9/4086/226, in materia di concessioni demaniali marittime; Favia n. 9/4086/63, in materia di proroga dell'applicazione dell'indice di rivalutazione del 100 per cento per i trattamenti pensionistici compresi tra 3 e 5 volte il minimo INPS; Paladini n. 9/4086/64, in materia di definizione del valore degli immobili pignorati per debiti, onde evitare che siano messi sul mercato ad un prezzo troppo basso; Zazzera n. 9/4086/67, in materia di sostegno agli allevatori; Compagnon n. 9/4086/72, in materia di iniziative a tutela dei risparmiatori Alitalia; Dionisi n. 9/4086/77, in materia di sviluppo delle fonti rinnovabili a sostegno delle attività agricole; Marcazzan n. 9/4086/78, in materia di tutela del settore zootecnico; Poli n. 9/4086/83, in materia di iniziative volte a superare disparità di trattamento tra lavoratori licenziati; Mondello n. 9/4086/85, in materia di mobilità in deroga per i lavoratori senza sostegno al reddito; Laganà Fortugno n. 9/4086/99, in materia di iniziative a favore del porto di Gioia Tauro; Pizzetti n. 9/4086/101, in materia di iniziative a favore della strada Paullese; Garavini n. 9/4086/106, in materia di misure a favore dei consolati di Amburgo, Liegi e Lille; Bucchino n. 9/4086/119, in materia di riconoscimento della cittadinanza a donne che l'abbiano persa per matrimonio con straniero; Soro Pag. 28n. 9/4086/133, in materia di istituzione di una tassa sulle transazioni finanziarie internazionali; Miotto n. 9/4086/139 in materia di invio on line all'INPS di certificati medici; Pedoto n. 9/4086/141, in materia di disposizioni relative alla soppressione dell'ENAM; Fontanelli n. 9/4086/144, in materia di norme in tema di inquadramento di medici nei ruoli della dirigenza; Sarubbi n. 9/4086/147, in materia di iniziative in favore del servizio civile; Brandolini n. 9/4086/151, in materia di moratoria delle cartelle INPS e delle esposizioni bancarie per i produttori agricoli; Trappolino n. 9/4086/154, in materia di misure per favorire la rottamazione nel settore dei macchinari agricoli; Cenni n. 9/4086/155, in materia di modifiche al decreto legislativo in materia di proprietà industriale; Servodio n. 9/4086/157, volto ad attribuire un finanziamento all'Associazione italiana allevatori; Quartiani n. 9/4086/184, in materia di contributi a favore del Comitato nazionale del soccorso alpino; Marchioni n. 9/4086/218, in materia di finanziamento del turismo e di riforma dell'Enit; Berretta n. 9/4086/227, in materia di iniziative volte a disincentivare la delocalizzazione produttiva all'estero; Levi n. 9/4086/240, in materia di iniziative volte a garantire flessibilità nell'adozione di libri di testo da parte delle scuole; Mazzarella n. 9/4086/241, in materia di interventi a favore degli istituti culturali; Antonino Russo n. 9/4086/250, in materia di interventi a favore del tempo pieno nelle scuole; Savino n. 9/4086/259, in materia di misure per evitare disparità di trattamento in materia di sanzioni; Iannaccone n. 9/4086/270, in materia di società autorizzate a concedere finanziamenti a persone fisiche o società di persone; Belcastro n. 9/4086/272, in materia di provvedimenti di sostegno alle piccole e medie imprese, soprattutto del Mezzogiorno e delle aree ex obiettivo 1; Razzi n. 9/4086/275, in materia di trattenimento in servizio e disciplina previdenziale del personale diplomatico; Bosi n. 9/4086/282, in materia di iniziative per assicurare l'attività dell'INPS in materia di controllo delle invalidità civili, gestione degli ammortizzatori sociali e contrasto al lavoro nero; Porfidia n. 9/4086/283, in materia di iniziative per le nuove imprese del Mezzogiorno; Raisi n. 9/4086/287, in materia di emanazione di un provvedimento sulla gestione delle reti nazionali di trasporto del gas naturale; Della Vedova n. 9/4086/290, in materia di presentazione del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza relativo al 2010; Beltrandi n. 9/4086/291, in materia di adozione della bandiera europea, accanto a quelle nazionali, da parte degli atleti italiani ed europei alle Olimpiadi di Londra del 2012.
Constato l'assenza dell'onorevole Mosella: s'intende che abbia rinunciato all'illustrazione del suo ordine del giorno n. 9/4086/31.
L'onorevole Barbato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4086/66.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vi chiedo un voto politico e di mettere in ogni caso in votazione l'ordine del giorno in oggetto.
Questo perché nell'attività ispettiva svolta in Commissione finanze in recenti periodi ho avuto modo di percepire uno spaccato davvero increscioso quanto inenarrabile del sistema bancario, ma, soprattutto, le illegalità diffuse del mondo bancario dove un giorno sì e l'altro pure vengono fuori alcune notizie come, ad esempio, quella riguardante la Banca popolare di Spoleto, dove ci sono volute addirittura cannonate per togliere dalla presidenza un presidente che aveva un'attività non del tutto trasparente e corretta.
Abbiamo visto, addirittura, la Banca di credito cooperativo fiorentina dove qualche nostro collega, sicuramente, non ha svolto al meglio l'attività bancaria.
Abbiamo visto addirittura come Unicredit ha messo al vertice del comparto finanza un certo Moustier, uno che è stato «inchiappettato» per insider trading.
Insomma, con questo il sistema, nelle interrogazioni che di volta in volta rivolgevo al Governo, mi dicevano che andava tutto bene, che funziona così. Noi invece siamo stufi di vedere queste cose ogni giorno, proprio ieri e ieri l'altro, ancora tra i piedi, Pag. 29soggetti come Geronzi. C'è un Geronzi, che è stato veramente cacciato fuori dal Banco di Napoli per i disastri che ha fatto e, poi, per tanti disastri ancora in Capitalia. Ce lo ritroviamo ora alla guida della più grossa impresa italiana, le Generali, e addirittura per il suo profilo e la sua attività, che naturalmente non è per nulla rispondente all'onorabilità e professionalità, così come previsto dal testo unico bancario. Cosa succede infatti? Succede che dal consiglio di amministrazione di Generali vanno via industriali rigorosi come Del Vecchio, un industriale veneto che si è caratterizzato soprattutto per i suoi interventi a sostegno e a difesa del core business di quella azienda, e resta così la cattiva erba.
Insomma, vi chiedo soprattutto un voto, perché si inverta una tendenza soprattutto nell'attività bancaria e creditizia e anche sul tema specifico della fattispecie, sull'anatocismo bancario, che voi ben sapete, deriva dal seme greco del termine (anà = ancora, di più, e tokos-tokou = interesse, guadagno). Ebbene, voi con questo provvedimento del milleproroghe avete addirittura fatto una legge ad bancam, anzi ad usuram, perché con la sentenza delle sezioni unite della Corte di cassazione del dicembre 2010 si era data finalmente ragione a tante piccole e medie imprese e a tanti cittadini, che avevano sollevato il problema di questa attività diffusa illegale delle banche, ovvero questa usura «illegalizzata» dell'anatocismo, cioè gli interessi composti, cioè la capitalizzazione degli interessi sul capitale, interessi che poi vanno su altri interessi.
Avviandomi alle conclusioni, signor Presidente, vi invito a mettere mano alla situazione e noi, come Italia dei Valori, vi incalzeremo e incalzeremo il Governo con atti legislativi, con proposte e con iniziative, perché ci evitino di tenere ancora tra i piedi soggetti come Geronzi. Ma, soprattutto, se con questo provvedimento, che doveva essere un provvedimento a sostegno delle imprese e paradossalmente penalizza le imprese che avevano avuto riconosciuto per legge un loro diritto sull'anatocismo, ebbene io vi invito, invito il Governo e il Ministro Tremonti, quando si occupa di economia, a declinare di meno il tokos-tokou che significa interesse e guadagno. Noi come Italia dei Valori lo invitiamo a declinare un altro sostantivo: lo invitiamo a declinare polites-politou (cittadino) e noi Italia dei Valori ve lo traduciamo in italiano - perché è probabile che questo Governo è più abituato a conoscere il linguaggio del Grande Fratello o dell'Isola dei famosi - e, allora, vi invitiamo ad una politica anche nell'economia per i cittadini.

PRESIDENTE. L'onorevole De Biasi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4086/252.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, è presto detto perché parliamo della cenerentola della finanziaria, del milleproroghe, ovvero la cultura nel nostro Paese. Il taglio del 40 per cento del Fondo unico per lo spettacolo è rimasto tale. Gli unici finanziamenti che sono arrivati sono stati a due, su quattordici, fondazioni lirico-sinfoniche, attraverso un anticipo regolamentare di un regolamento che non è mai stato discusso dal Parlamento.
Credo che questo si chiami gioco delle tre tavolette, per non dire di peggio (sapete, quello che si fa a Milano nella metropolitana, con cui si prendono in giro e si truffano le persone). Mi chiedo quale sia il motivo. Io sono di Milano e sono felicissima che alla Scala arrivino tre milioni, e sono anche felice per l'Arena di Verona, ma qual è il punto? È quello che diceva il collega Baretta questa mattina. Appaiono finanziamenti sulla base di affinità politiche e non sulla base della capacità di produzione, della qualità. Voglio citare soltanto il grido di allarme che è stato lanciato dal sovraintendente di Santa Cecilia a Roma, e non a caso il sindaco Alemanno si è detto molto preoccupato sul futuro. Santa Cecilia di Roma è un'eccellenza internazionale, e non sono stati dati soldi, non sono stati dati i finanziamenti. Spiegatemi perché l'Arena di Verona sì, mentre La Fenice di Venezia, con un prestigio straordinario internazionale, no. Pag. 30Per quale motivo niente al Maggio fiorentino, niente al Regio di Torino? È questa la riforma che voleva il Ministro? Evidentemente sì, evidentemente sì. E con questo si strangolerà ulteriormente il patrimonio artistico e musicale di questo Paese.
Non preoccupatevi dopo se cadrà anche il turismo e l'indotto. Non preoccupatevi, e non osate dire più niente. Non parlerete più dopo, quando chiuderanno tutti i teatri di questo Paese, come le orchestre al di sotto del Lazio sono già tutte chiuse, come i teatri sono ormai strangolati dal credito e dall'assenza di finanziamenti. Infine - lo dico con grande chiarezza - il Ministro Bondi si è presentato in quest'Aula con un'affermazione solenne, cioè che avrebbe finanziato la legge di riforma sullo spettacolo dal vivo, che vuol dire incentivi fiscali, nuovi finanziamenti, nuove regole. Ebbene, del Ministro Bondi non vi è traccia, come sappiamo ed è davanti agli occhi di tutti, ma per di più riguardo al bilancio il vero Presidente del Consiglio, il vero Ministro della cultura che non si mangia, il vero Ministro di questo Governo, il vero capo - cioè Giulio Tremonti - ha detto che niente va dato, neanche all'approvazione della legge quadro su cui l'intero Parlamento ha convenuto all'unanimità. A questo si aggiunge - concludo - un'odiosa tassa. Voi siete la maggioranza che non ha mai messo le mani nelle tasche degli italiani, ma quell'euro in più sul biglietto del cinema lo pagano le famiglie, i bambini, le persone che magari non hanno voglia di stare al gioco di guardare solo la televisione, ma di godere di arte, di bellezza e di cultura, che - sappiatelo - continueranno ad essere patrimonio degli italiani, malgrado le vostre scelte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Iannuzzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4086/41.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, con l'ordine del giorno n. 9/4086/41 sollevo e porto all'attenzione del Governo una questione di grande delicatezza, legata all'evento alluvionale di particolare violenza e intensità che ha colpito nel mese di novembre vaste aree della provincia di Salerno, in Campania. Ne sono derivati danni considerevoli ed enormi all'acquedotto del Sele, a tante infrastrutture, ad una serie di aziende che sono state fortemente danneggiate, innanzitutto nel comparto agricolo e zootecnico, per l'esondazione e la rottura degli argini del corso dei fiumi Sele, Tanagro e Sarno. Ma hanno subìto danni anche tante aziende del comparto commerciale, artigiano e turistico.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 12,10)

TINO IANNUZZI. Il Governo su questo terreno e rispetto a questo evento calamitoso è intervenuto con le tradizionali ordinanze della Presidenza del Consiglio dei ministri, assegnando un primo finanziamento di appena 5 milioni di euro, a fronte di una quantità complessiva di danni che sicuramente supera i 300 milioni. Con il decreto milleproroghe al Senato è stato inserito all'articolo 2 il comma 12-quinquies, con cui sono stati destinati nel biennio 2011-2012 a questo evento alluvionale appena 40 milioni di euro. Il finanziamento complessivo deciso da questa norma del milleproroghe in verità è di 200 milioni, ed è stato coperto con 100 milioni del fondo FAS, ancora una volta, e con 100 milioni da fondi già destinati agli interventi per il risanamento ambientale e la tutela idrogeologica (la lotta al dissesto idrogeologico del Ministero dell'ambiente).
E questi fondi sono stati ripartiti, in violazione del criterio di suddivisione del FAS che, per legge, come sappiamo tutti, prescrive che vadano l'85 per cento a favore delle aree meridionali ed il 15 per cento per il resto del Paese, concentrandoli, invece, in 150 milioni tra Liguria e Veneto e appena 40 milioni in Campania. Non è la prima volta che ciò accade; ricordiamo tutti come, anche per le alluvioni del Piemonte e della Valle d'Aosta o Pag. 31per gli interventi per il terremoto di Umbria e Marche - interventi e risorse tutte giuste e doverose -, si sia realizzata la relativa copertura attingendo sempre al FAS. Sono interventi giustissimi e sacrosanti, ma è francamente incomprensibile e ingiustificato perché debbano essere coperti non con la fiscalità generale e con la finanza generale del Paese, ma soltanto con i fondi del FAS. Né è stato concesso nel milleproroghe, a differenza di quanto è accaduto per il Veneto, quel differimento, quella sospensione e quello spostamento dei termini per gli adempimenti fiscali, previdenziali, contributivi ed assicurativi.
Voglio richiamare l'attenzione del Governo sulla necessità di stanziare tutte le risorse finanziarie indispensabili per fronteggiare e riparare i tanti danni di questo evento alluvionale, anche con le misure fiscali a sostegno degli imprenditori, perché lo Stato vive se realizza ed attua, in comportamenti e scelte coerenti, il principio di solidarietà, di giustizia ed uguaglianza di trattamento e lo applica coerentemente in ogni parte del Paese, in ogni territorio colpito da un evento alluvionale e da una calamità. Quando ciò non accade, si rompe l'unità vera e profonda del Paese e lo Stato ed il Governo mostrano un volto assolutamente in contrasto con il principio doveroso di solidarietà che deve unire tutta la nazione. Su questo terreno e su questo evento, il Governo, ancora una volta, ha mostrato tutta la sua inadeguatezza e inidoneità. Con questo ordine del giorno, chiediamo al Governo di riparare e di intervenire perché le scelte ed i comportamenti fino ad oggi seguiti verso l'evento alluvionale che ha colpito il salernitano sono gravi ed assolutamente ingiustificati.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, avevo chiesto la parola prima che iniziassero gli interventi per illustrare gli ordini del giorno in quanto, evidentemente, volevo sottolineare un qualcosa di anomalo al 100 per cento. Un mio ordine del giorno, il n. 9/4086/72, è stato dichiarato, come tanti altri, inammissibile. Va bene se c'è estraneità per materia, però, anche oggi, noi abbiamo concordato in quest'Aula, alla fine di un iter abbastanza travagliato, il comportamento dei gruppi rispetto alle risposte che il Governo sta dando agli ordini del giorno presentati. E abbiamo anche fatto dimostrazione di grande responsabilità cercando di non intervenire sull'illustrazione, anche su quelli che sono stati accolti come raccomandazione oppure che sono stati riformulati o in parte riformulati.
A questo punto, però, chiedo al Presidente dei chiarimenti in merito al mio ordine del giorno; esso riguardava soltanto il dare seguito, da parte del Governo, a un ordine del giorno accolto come raccomandazione nell'aprile del 2009, in quanto non ottemperato. Riguardava i risparmiatori, azionisti o obbligazionisti di Alitalia. Pensando a questi poveracci, depredati dei loro risparmi, ho ritenuto oggi soltanto di sollecitare, in qualche modo, il Governo ad intervenire, in un provvedimento dove c'è dentro di tutto e di più, dove si è prorogato l'improrogabile e dove non si è data risposta a quello che si doveva dare. Mi sono visto, invece, dichiarare inammissibile questo ordine del giorno.
Fermo restando che noi manterremo gli impegni presi anche oggi rispetto al comportamento nei confronti del Governo, chiedo al Presidente che si rivolga al Governo affinché si tolga la formula raccomandazione. Se approvare come raccomandazione significa prendere in giro il Parlamento, il parlamentare che presenta l'ordine del giorno e, peggio ancora, il contenuto che riguarda sempre situazioni politiche, economiche e di disagio nazionale, è meglio dire di «no», è meglio che questo Governo dia risposte negative. Mi ero fidato ed ero contento, nell'aprile del 2009, quando soltanto una raccomandazione dava una certa speranza a questi poveracci che sono stati, come dicevo, depredati dei loro risparmi. A questo punto, Pag. 32chiariamo bene le cose e, d'ora in poi, se questo Governo dice di «sì», mantenga i patti, altrimenti abbia il coraggio di dire di «no» (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, per quanto riguarda la parte di richiamo al Governo di dare attuazione agli ordini del giorno, la Presidenza non può che sollecitare, come da sempre fa, dall'inizio di questa legislatura, la coerenza tra l'approvazione degli ordini del giorno e la conseguenza di questa approvazione. Poi, però, ovviamente, è una facoltà del Governo tradurre in pratica gli indirizzi approvati qui in Aula.
Per quanto riguarda, invece, il suo richiamo alla dichiarazione di inammissibilità dell'ordine del giorno a sua firma, vorrei dire che lei è un grande esperto e conosce i Regolamenti; quindi, sa meglio di me - ma vedo che ha già alzato le mani in segno di resa - che, se il contenuto di un ordine del giorno è riferito ad un emendamento dichiarato inammissibile, ovviamente, deve essere dichiarato inammissibile anche l'ordine del giorno stesso.

PRESIDENTE. L'onorevole Gatti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4086/228, per tre minuti.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, preannuncio l'intenzione di consegnare, alla fine, il mio intervento, per contestualizzare anche la situazione in cui si pone il problema che ho presentato con l'ordine del giorno in oggetto.
Stiamo parlando dei lavori in somministrazione presso l'INPS. Dal 1o gennaio 2011, a causa del contenuto dell'articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2010, sono rimasti a casa già 550 lavoratori, mentre i restanti 1.240 rischiano la stessa sorte a fine marzo. Vi è la scadenza dell'appalto fra l'INPS e la società Tempor Spa e l'istituto ha detto che, a causa dell'articolo che ho richiamato, non è in grado di prorogare i contratti oltre le date di scadenza. Il tutto, malgrado sia stato confermato, per il 2011, un fabbisogno pari a quello del 2010. L'INPS, inoltre, denuncia da anni una carenza di personale dovuta in buona parte al blocco del turnover e presenta bilanci in attivo. Quindi, avrebbe convenienza a predisporre le risorse utili al fine di provvedere alla proroga dei contratti in oggetto.
La spesa che l'INPS sostiene per impiegare questi lavoratori, fra l'altro, non si discosta molto da quella che potrebbe trovarsi a sostenere con l'erogazione di disoccupazione ordinaria per ciascuno di essi, a cui questi lavoratori hanno diritto. La situazione è resa ancora più paradossale dalla constatazione relativa alle mansioni svolte da questi lavoratori, che si occupano di liquidare le prestazioni di cassa integrazione (compresa quella in deroga), la disoccupazione per i lavoratori integrati in aziende in crisi e le invalidità civili; trattano le questioni relative ai lavoratori diversamente abili e, inoltre, rilasciano il certificato DURC, che è un documento necessario alle imprese per partecipare agli appalti e riguarda la regolarità contributiva delle stesse.
Pertanto, signor Presidente, con questo ordine del giorno chiedo al Governo di ripensare alla situazione e di dare la possibilità a questi lavoratori di continuare a lavorare, facendo riferimento anche ad un altro ordine del giorno, a prima firma dell'onorevole Damiano, concernente questo stesso argomento, che il Governo, in questa in Camera, ha accettato, durante la seduta di venerdì 19 novembre 2010, l'ordine del giorno n. 398.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Gatti.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, vorrei dire un'ultimissima cosa, poi, chiederò di consegnare il mio intervento. Si tratta di lavoratori giovani, molte sono giovani donne. Ebbene, ritengo che ai giovani di questo Paese, con il tasso di disoccupazione che vi è, sia necessario rispondere con atti concreti e non con provvedimenti manifesto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce Pag. 33al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Gatti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
L'onorevole Sbrollini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4086/138.

DANIELA SBROLLINI. Signor Presidente, con questa quarantesima questione di fiducia, siamo, purtroppo, costretti ad intervenire solo sugli ordini del giorno. Ciò, ovviamente, è molto grave in un momento così particolarmente difficile per gli enti locali.
Sappiamo già che vi accingete - o, almeno, lo avete annunciato -, nelle prossime settimane, a porre la questione di fiducia anche sul federalismo municipale, che andrà ancora di più a punire gli enti locali e ad aumentare la tassazione, obbligandoli ad operare tagli sulle spese e, in modo particolare sul welfare comunale, già pesantemente penalizzato anche dalle precedenti finanziarie.
Con questo ordine del giorno, in modo particolare chiediamo un'attenzione per modificare un Patto di stabilità sciagurato, ma soprattutto per quei comuni, che sono la maggior parte in Italia, compresi tra i cinquemila e i quindicimila abitanti che negli anni precedenti hanno dovuto sostenere spese straordinarie per opere di importante utilità nei loro territori e quindi per i cittadini che fanno parte delle loro popolazioni.
Con questo ordine del giorno chiediamo che questi comuni, che hanno dovuto subire spese importanti e straordinarie, possano trovarsi ad avere un Patto di stabilità meno gravoso e quindi chiediamo di aiutarli a poter utilizzare il fondo di amministrazione che in questi anni hanno accumulato. Parliamo di enti locali virtuosi che ancora una volta si trovano strangolati da norme che non vanno sicuramente nella direzione di un federalismo corretto ed onesto. Su questo aspetto, in modo particolare, chiediamo l'attenzione da parte del Governo proprio per quei comuni che, a causa di spese straordinarie, negli anni precedenti non hanno potuto rispettare il Patto di stabilità e che oggi si trovano ad avere un cumulo di amministrazione che non permette loro di realizzare altre opere utili per venire incontro ai cittadini che in questi mesi soprattutto sono stati ancora di più colpiti e penalizzati dai tagli consistenti nei loro territori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Rosato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4086/257.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo semplicemente per dire al Governo che abbiamo accettato con rammarico la riformulazione che ci ha proposto, per un semplice motivo: il Governo aveva tutti gli strumenti e il tempo per dare una risposta efficace e quindi non doveva prendere tempo per una valutazione su tre aspetti che sono chiari. Mi riferisco al Corpo nazionale dei vigili del fuoco e ad alcuni problemi che sono stati posti dalle organizzazioni sindacali in maniera evidente al tavolo con il sottosegretario. Sono queste materie che sono state discusse anche nel corso di una audizione dei vertici del Corpo nazionale in sede di I Commissione (Affari costituzionali). Tre sono gli aspetti sui quali si chiedeva al Governo una risposta chiara; è stata data una risposta indeterminata ma mi auguro che nelle prossime giornate il Governo assuma un'indicazione più diretta.
La prima questione è la proroga di una graduatoria che, per effetto del blocco del turn over di fatto praticato in questi anni, ha impedito di assumere dei ragazzi giovani, idonei e capaci che lavoro da molti anni in forma precaria e che lo Stato avrebbe un vantaggio diretto ad assumere; alcuni di loro sono già stati visitati e quindi sono pronti all'immissione nei ruoli.
La seconda questione è l'assunzione immediata di 814 vincitori di un concorso pubblico. Il fatto che esistano vincitori di un concorso pubblico che da mesi aspettano Pag. 34di essere immessi in ruolo con un vuoto di organico di oltre tremila unità risulta inaccettabile. Chiediamo che il Governo faccia rapidamente i passi necessari per l'assunzione di tutti loro.
La terza questione è più di sistema e chiediamo che il Governo dia attuazione a quanto si è impegnato a fare, fin dal Governo precedente, quindi dal 2005, con un progetto che si chiama «Italia in 20 minuti» finalizzato a dare sul territorio nazionale una più capillare presenza del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e a riformulare quindi, al suo interno, la presenza di distaccamenti che servano meglio la cittadinanza. Su questo aspetto chiediamo che ci sia una risposta del Governo, che questa arrivi in maniera precisa e che si tenga conto che sono in discussione due aspetti: il primo è la qualità del servizio, il secondo è il futuro di migliaia di giovani che si aspettano di avere una risposta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Bernardini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4086/100.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, parliamo del debito del comune di Roma e potremmo definirlo «questo sconosciuto». Infatti il Ministro dell'economia e delle finanze, che pure ha approvato l'accertamento di questo debito risultante dal documento predisposto dal commissario straordinario del Governo, ancora non l'ha reso noto a questo Parlamento. Questo atto infatti non risulta allegato né versato in atti parlamentari.
Con l'ordine del giorno a mia firma noi chiediamo semplicemente di riparare a questa vera e propria violazione, anche perché la gestione mista, ordinaria e straordinaria, crea non pochi problemi al comune di Roma, che risulterebbe addirittura creditore nei confronti della gestione straordinaria come ha precisato il sindaco Alemanno.
Chiediamo dunque di produrre copia di questo documento nelle sedi parlamentari preposte e chiediamo anche di venire a riferire circa l'esito dell'ammontare del debito del comune di Roma e anche sulla gestione commissariale straordinaria, al fine di capire quali sono i flussi di cassa, gli incassi e i pagamenti inerenti a tale gestione.
Ancora una volta come componente dei Radicali del gruppo del Partito Democratico sottolineiamo come le norme previste dallo stesso Governo poi non siano in realtà applicate e fatte conoscere al Parlamento. Non è un caso che la Corte dei conti si sia rifiutata di esprimere una valutazione su questo documento predisposto dal Commissario straordinario.

PRESIDENTE. L'onorevole Zamparutti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4086/269.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, l'ordine del giorno a mia firma attiene a quella prassi - ormai consolidata che si protrae dal 1996 e che ha visto tutti partiti e tutte le forze politiche convergere - sull'introduzione di sanatorie per violazioni relative alle affissioni abusive.
Si tratta di un fenomeno che si inserisce nel lungo elenco di illegalità che connota lo svolgimento dell'intero processo elettorale nel nostro Paese e che rende a noi Radicali - che cerchiamo, in condizioni difficilissime - oserei dire quasi disperate - di operare secondo legge, impossibile riuscire ad utilizzare la possibilità di fare, almeno attraverso le affissioni, una comunicazione politica. Infatti, il fenomeno delle affissioni abusive è tale per cui un manifesto affisso legalmente dura pochi minuti, tanto che stiamo anche pensando di indire un concorso su «chi l'ha visto il manifesto elettorale dei Radicali».
Il provvedimento «milleproroghe» introduce l'ennesima sanatoria, in maniera peraltro del tutto eterogenea rispetto alla materia trattata dal provvedimento al nostro esame, e azzera anche gli ingenti introiti che potrebbero derivare dal pagamento delle sanzioni alle amministrazioni locali, che sappiamo versare in difficoltà anche finanziarie. Pag. 35
È per questo che tale questione, noi e in particolare con il segretario dei radicali italiani, l'abbiamo posta direttamente all'attenzione del Presidente della Repubblica. Mario Staderini, nella sua lettera, ha fatto presente come il fenomeno delle affissioni abusive non attenga soltanto a una questione di moralità pubblica, perché favorisce chi viola le leggi, ma attiene a una questione di democrazia, poiché investe, annullandole, leggi poste a garanzia della regolarità del processo di formazione dell'opinione pubblica.
Ecco perché abbiamo voluto presentare questo ordine del giorno: per impegnare il Governo a non reiterare in futuro simili provvedimenti di sanatoria e ad adottare al più presto un provvedimento normativo che abroghi la sanatoria in questione o, comunque, ne rimuova gli effetti (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Maurizio Turco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4086/5.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, il mio intervento è la risultanza di una delibera, la n. 391 del 22 febbraio 2011, che ha per oggetto la sfiducia al CoCeR dei carabinieri che, per la seconda volta, il Governo sta prorogando. Tale delibera è stata adottata dal consiglio di base di rappresentanza del comando legione carabinieri Veneto. Il Cobar dice: da otto mesi ad oggi vi sono state promesse, impegni e ordini del giorno, ma il tutto è stato puntualmente disatteso. Non so se il Governo ha capito: i carabinieri mandano a dire che, da otto mesi, avete disatteso tutte le vostre promesse nei provvedimenti adottati, compreso l'attuale «milleproroghe», che, come ciliegina sulla torta, concede l'ulteriore proroga all'attuale mandato, evidentemente considerato dalla controparte come un ottimo interlocutore.
I carabinieri di base hanno capito che quelli che voi avete ormai ridotto a dei satrapi (i satrapi del CoCeR) sono d'accordo con voi, contro gli interessi legittimi della base dei carabinieri, ed è per questo che deliberano di far conoscere al personale la più sentita sfiducia per l'operato posto in essere dal CoCeR, in particolare negli ultimi due anni, quelli in cui voi li avete prorogati. Avete prorogato proprio coloro che oggi sono riusciti a farsi eleggere grazie ad un ricorso!
Ecco perché oggi, da qui, noi vogliamo mandare un messaggio alle rappresentanze militari di base: siamo a disposizione per tutti i ricorsi possibili e immaginabili, in qualsiasi sede, a qualsiasi titolo, anche personale, contro oggi sta violentemente cancellando il diritto costituzionale alla democratizzazione delle Forze armate e alla lotta per la sindacalizzazione, anche della rappresentanze militare e, in particolare, dei carabinieri (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
L'onorevole De Torre ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4086/244.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, per non sforare il tempo a mia esposizione vado al cuore dell'illustrazione del mio intervento, che tratta della valutazione nel sistema scolastico. Anche se la Costituzione, per assurdo, non ci indicasse che occorre la legislazione primaria, il motivo di questo nostro ordine del giorno è che, quando si legifera, si percorre un cammino, affinché vi sia la motivazione per quella norma, affinché si divenga convintamente attuatori e affinché abbia senso la fatica, l'impegno o la responsabilità richiesta dalla nuova legge.
Naturalmente stiamo parlando di leggi giuste e di leggi che vogliono successo, e non che servono solo per essere messe in un elenco di cose che vengono fatte. Se ciò vale in modo generale, vale in modo speciale per la scuola, che è un bene comune massimo Pag. 36per un popolo e, in modo particolare, vale per il sistema di valutazione, perché, volenti o nolenti, esiste, dietro questa parola - e certo non è corretto che sia così - una certa diffidenza.
Invece, quello che noi vogliamo fare o, almeno, quello che vuole il Partito Democratico, è che ci sia una squadra comune per un miglioramento di tutto il sistema scolastico e sappiamo quanto ciò serva anche per colmare il baratro che c'è tra scuola e Paese.
Dunque, ci chiediamo: perché il Ministro agisce d'imperio con una strada che ha già fallito? Perché non viene a confrontarsi nelle Commissioni parlamentari? Perché ignora il documento politico del maggiore partito di opposizione, il documento di Varese del Partito Democratico? Perché ignora il contenuto di un ordine del giorno che il Governo ha accolto a luglio? Perché il Ministro non ha il coraggio del confronto nella trasparenza, che è faticoso, certo, ma è efficace per il risultato?
Dunque, la prima cosa che chiede questo ordine del giorno è di riportare a legislazione primaria la valutazione del sistema democratico e la seconda è nel merito. Infatti, da quello che si evince da quanto scritto nel maxiemendamento si dà una delega affinché il controllato faccia un regolamento per istituire e per farsi controllare dal controllore, avendo in mano il controllore, ma questo non è possibile.
Perché non ritorniamo alla distinzione di compiti? Perché non si fa in modo che il sistema di valutazione risponda al Parlamento del suo operato, come nei grandi sistemi di valutazione dei sistemi scolastici europei?
Quindi, è su questi due punti che verte l'ordine del giorno e vorremmo sperare che questo ordine del giorno, se accettato, non venga messo nel cassetto come è stato per quello di luglio.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole De Torre, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
L'onorevole Zacchera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4086/20.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, impiegherò solo pochi istanti per sollecitare il Governo, disponibile eventualmente a integrare o cambiare il mio ordine del giorno, a intervenire con serenità sul problema dell'anatocismo, che in questo momento sta coinvolgendo moltissime aziende che si trovano nella difficoltà di poter concludere l'iter legale in annose discussioni con le banche.
È un problema complesso sul quale bisogna dare risposte chiare, tenendo conto degli interessi delle banche che hanno bisogno di certezze sui loro debiti, ma anche di - non dico milioni, ma decine di migliaia di aziende - che spesso stanno tirando in lungo perché le banche tirano in lungo e di questo bisogna tenerne conto anche nel momento in cui si parla di un momento legato al termine della questione legale, ossia la caduta in prescrizione.
Mi auguro quindi che su questo argomento, al di là dell'intervento sul decreto «milleproroghe» il Governo voglia chiaramente prendere una posizione e voglia chiaramente tenere conto del fatto che gli interessi di migliaia di imprese vanno assolutamente tutelati, soprattutto per quanto riguarda le cause che sono in corso.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4086/49.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, l'ordine del giorno presentato dal nostro gruppo dell'Italia dei Valori vuole invitare il Governo a riflettere, perché chiediamo l'emanazione del decreto sulla mobilità intercompartimentale. Già sappiamo che ci sono migliaia di docenti del sud che insegnano al nord e, visti i costi che comporta la loro permanenza nelle altre regioni, vorrebbero rientrare nei loro luoghi di origine. Pag. 37
Oggi più che mai è molto difficile ottenere un trasferimento, considerati i tagli apportati alla scuola, soprattutto per la diminuzione degli organici e anche per il taglio delle cattedre. Questi insegnanti chiedono di poter utilizzare proprio lo strumento della mobilità intercompartimentale, che però al momento è bloccato.
All'inizio dello scorso anno lo stesso Ministro Brunetta ha sostenuto che questo strumento è un modo per razionalizzare a costo zero e che è prezioso per valorizzare e promuovere, in quanto permette di ottimizzare l'organizzazione delle pubbliche amministrazioni. Però, ad oggi manca il decreto attuativo con le tabelle di equiparazione tra i livelli di inquadramento. La situazione quindi è bloccata.
Il Ministro sostiene che non può emanare il decreto attuativo perché i sindacati, da diversi mesi, non vogliono firmare l'accordo con l'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni.
Purtroppo il problema c'è e rimane. È importante e quindi occorre fissare un termine certo per l'emanazione del provvedimento su questa mobilità intercompartimentale, ma soprattutto è fondamentale che vengano predisposte le tabelle di equiparazione che prevedano un criterio serio e rigoroso di conservazione della qualifica. Vogliamo ricordare anche che questa mobilità è prevista già nei due contratti del 2003 e del 2006. Tali contratti rinviano comunque alla contrattazione integrativa proprio per l'individuazione del personale che si può porre in mobilità. Per questo motivo abbiamo chiesto, con questo ordine del giorno, al Governo di valutare se, in mancanza delle tabelle che non sono state ancora emanate ma previste dal decreto legislativo n. 150 del 2009, si possano eventualmente applicare le tabelle disposte dal decreto ministeriale del Ministro della funzione pubblica del 15 novembre del 1989.
Infatti, proprio questo ultimo decreto prevede all'articolo 6, comma 3, della lettera b), che al docente di scuola media di primo e secondo grado, oltre che lo stesso profilo di docente, è attribuibile, tenendo conto del titolo di studio richiesto per la classe di insegnamento, un profilo dell'area amministrativa. Non sto qui a leggere tutta la lettera b) di questo decreto ministeriale, ma visto che una norma esiste la si potrebbe utilizzare.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'Istituto comprensivo «Dante Alighieri» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4086/70.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, l'ordine del giorno Delfino n. 9/4086/70 nasce da una precisa nostra volontà, come forza politica, di testimoniare ulteriormente la grave situazione che si determina con la ulteriore proroga del pagamento delle multe. Siamo fermamente convinti che senza legalità e senza il rispetto degli accordi comunitari non possiamo garantire equità e certezze ai produttori del settore.
Questo nostro ordine del giorno pertanto prende atto negativamente della ulteriore proroga al 30 giugno 2011 del pagamento degli importi previsti dai piani di rateizzazione delle multe quote latte per una ristretta cerchia di produttori. Questa proroga è inaccettabile, come abbiamo detto già in tante occasioni, perché si configura come un'autentica presa in giro per i produttori che hanno operato nel rispetto della legge e hanno accettato di rateizzare il pagamento delle multe. Questa proroga, perseguita con un accanimento assolutamente fuori luogo dalla Lega e dalla maggioranza, crea comunque molti e gravi problemi con l'Unione europea, che ha già aperto su questa materia due fascicoli sull'Italia: il primo per la gestione quote latte nel periodo 1995-2009 e il secondo sulla proroga disposta da questo provvedimento.
Siamo in presenza degli atti propedeutici per una possibile procedura di infrazione che sarà molto onerosa per l'Italia, sommandosi alle ingenti somme già pagate dallo Stato italiano per far fronte alle multe non pagate negli anni dai produttori. Pag. 38
Questa proroga ancora determina gravi problemi per tutte le filiere della nostra agricoltura, perché l'Unione europea ha negli anni ridotto i trasferimenti per il settore agricolo alla nostra agricoltura italiana.
Quindi, noi nel nostro ordine del giorno chiediamo - non potendo contestare questa norma voluta dalla maggioranza nel senso di chiederne la soppressione - almeno che il Governo, prima di addossare questi ulteriori oneri ad un capitolo nel quale vengono colpite anche erogazioni per fini quali lo sviluppo e l'attenzione alle categorie più deboli, accolga pienamente un ordine del giorno che chiede di incidere, per i beneficiari di questa proroga, sui contributi de minimis che vengono riconosciuti ad ogni aziende agricola. Questo è il minimo. Credo e spero che il Governo che non ci sta a sentire perché, signor Presidente, è troppo impegnato, che almeno voglia accogliere pienamente questo ordine del giorno per dare un minimo segnale di equità.
Altrimenti questi oneri, ancora una volta, faranno carico a tutto il mondo agricolo. Ancora una volta per i «furbetti del quartierino lattiero-caseario» spunteranno delle condizioni e delle proroghe che assolutamente sono inaccettabili. Per queste ragioni, abbiamo presentato questo ordine del giorno e confidiamo che il Parlamento tutto - al di là di qualsiasi altra motivazione - si ponga nella direzione di far valere la legalità e l'equità verso tutti i produttori agricoli (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4086/50.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, con l'ordine del giorno da me presentato si pone all'attenzione del Governo la questione relativa ai finanziamenti da attribuire alle emittenti locali. Credo che l'anno 2010 venga ricordato dalle emittenti locali come l'anno peggiore in assoluto. A febbraio scorso, infatti, nel decreto-legge «milleproroghe» vennero soppresse tutte le provvidenze con efficacia peraltro retroattiva dal 2009. La cosa scandalosa, tra l'altro, di quel provvedimento è che si bloccavano le provvidenze per tutte le emittenti locali ad eccezione che per le radio e le televisioni di partito. Come dire: il Governo salvaguarda gli apparati e, al contrario, dà uno schiaffo alla libera informazione.
Anche in quell'occasione, fu approvato al Senato un ordine del giorno naturalmente fino ad oggi disatteso. Mi auguro che l'ordine del giorno che stiamo presentando oggi venga intanto accolto dal Governo e oltretutto anche preso in considerazione.
Per l'anno 2011 era stato previsto uno stanziamento di 45 milioni, ma era collegato o è collegato, tutt'oggi, al problema relativo all'asta per l'assegnazione dei canali da 61 a 69 da assegnare alla telefonia mobile. Il problema fondamentale di tutto ciò è che il risultato di quell'asta - che oggi è eventuale - è anche assolutamente aleatorio e incerto. In buona sostanza, si sono attribuiti 45 milioni virtuali alle televisioni private e, quindi, somme sulle quali non potranno fare alcun affidamento.
In questo momento, il mondo dell'emittenza locale è composto da 610 emittenti, di cui peraltro 180 sono a rischio chiusura proprio se quei finanziamenti non arriveranno. Costituiscono più del 10 per cento dell'informazione nel nostro Paese. Si tratta, peraltro, di un'informazione libera e non lottizzata. Vediamo tutti quando andiamo in giro per l'Italia sui territori che l'emittente locale è la prima ad arrivare sul posto, a documentare, a garantire l'informazione. Credo che non meriti un trattamento di questo tipo.
Con il decreto-legge «milleproroghe» vengono inseriti altri 15 milioni, ma anche questi arriveranno nei bilanci, nelle casse delle televisioni private o rimarranno eventuali? Con questo ordine del giorno, quindi, non mi dilungo signor Presidente e onorevoli membri del Governo, chiediamo di ritirare questa presa in giro formulata collegando all'asta il finanziamento. Pag. 39
Al contrario, chiediamo di valutare la possibilità di trovare per i 45 milioni già individuati una provenienza diversa, magari prendendoli dalla «legge mancia», e, invece, di distribuire sul territorio provvidenze a pioggia, di dubbia utilizzazione, con quei soldi si può, al contrario, garantire libera informazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Lovelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4086/175.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, sul mio ordine del giorno il Governo ha proposto una riformulazione che accetto. Al contempo, chiedo l'autorizzazione a consegnare il testo integrale del mio intervento, con una puntualizzazione. Infatti, è l'ennesima volta che si affronta il tema del trasporto ferroviario, con emendamenti del Governo su testi sottoposti alla questione di fiducia e, quindi, impedendo una discussione effettiva.
Nel merito, mentre si propone ancora di prorogare i termini del contratto di servizio con Trenitalia, scaduto alla fine del 2008, si autorizza, invece, una sanatoria per il 2009 e per il 2010, senza effettivi controlli.
Infine, non si risponde all'insoddisfazione dell'utenza e non si smentiscono ulteriori tagli ai servizi per i pendolari nel corso del 2011. Pertanto, di questo chiederemo conto con ulteriori atti ispettivi e chiederemo al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di riferire al più presto in Commissione.
Signor Presidente, come preannunziato, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Lovelli, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
L'onorevole Lolli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4086/209.

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, vorrei far riflettere quest'Aula su una questione che mi sembra molto importante e che contiene perfino una schizofrenia abbastanza clamorosa. In sostanza, stiamo dicendo che in caso di calamità naturale una regione o un ente locale deve provvedere per conto proprio al punto che gli forniamo la possibilità, in caso non sia in grado di farcela con le proprie risorse, di utilizzare la leva fiscale, cioè di aumentare il gettito con l'addizionale IRPEF o di aumentare anche le accise sui carburanti.
Insomma, già così stiamo compiendo un atto che va contro la filosofia con cui abbiamo lavorato in tutti questi anni.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIOVANNI LOLLI. Devo concludere? Concludo subito. Mi scusi, signor Presidente. Arrivo al punto della schizofrenia. Nello stesso provvedimento, cioè nel provvedimento in cui stabiliamo che se si verifica una calamità naturale si devono aumentare le tasse, stabiliamo - a mio avviso giustamente - un taglio di tasse alle popolazioni del Veneto colpite dall'alluvione e anche un proseguimento a favore delle popolazioni abruzzesi. Penso che la gente non capirà più niente. In sostanza, se si verifica una calamità naturale le tasse vanno tagliate o vanno aumentate? Non possiamo dire, nello stesso provvedimento, due cose opposte.

PRESIDENTE. Onorevole Lolli, l'aveva presa un po' lunga ma, comunque, alla fine è arrivato alla sostanza.
L'onorevole Mantini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4086/75.
Chiedo ai colleghi di prendere posto.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, la giustizia è in uno stato comatoso. Questo non vale la pena ribadirlo. Ora la riforma della media conciliazione tende a istituire un rito alternativo rispetto ai processi ordinari e teoricamente abbiamo anche sostenuto tale riforma.
Con questo provvedimento, invece, si fanno alcune parziali modifiche ma le riforme se si vogliono fare, soprattutto quando Pag. 40sono urgenti per i cittadini, bisogna anche saperle fare. Ebbene, questa riforma è nata male e con l'ordine del giorno al nostro esame chiediamo almeno tre cose e che, cioè, sia reintrodotta la figura dell'avvocato nel rito alternativo, perché non è possibile fare giurisdizione su diritti delicatissimi da parte di soggetti privi completamente di competenze, che non garantiscono i diritti essenziali.
Chiediamo, inoltre, una disciplina meno barocca e meno inutile della competenza territoriale: se devo instaurare una causa a Milano non ha nessun senso che si svolga la mediazione a Caltanissetta, perché sarebbe solo un «far vedere» e un perdere tempo.
Vorremmo anche che fosse reintrodotta la mediazione - come rito obbligatorio e anche molto sorvegliato dal giudice - all'interno del processo, più che in alternativa ad esso.
Queste misure sono assolutamente urgenti perché noi vogliamo i processi brevi, per i cittadini e non per uno solo e li vogliamo anche per iuris dicere, cioè vogliamo processi efficienti che garantiscano i diritti.
Su questa materia vi è grande agitazione da parte di tutte le organizzazioni degli avvocati che, nelle prossime settimane, sono disposte anche a sospendere le udienze, sono pronte a blocchi e ad iniziative molto gravi. Con l'ordine del giorno in esame impegniamo il Governo a queste misure, da assumere entro 180 giorni.
Quindi, non accetteremo eventuali cortesi riformulazioni di altro tipo, e questo francamente è bene dirlo subito, in attesa auspicabilmente di un parere interamente favorevole. Se così non fosse vorremo comunque la chiarezza del voto.

PRESIDENTE. L'onorevole Scilipoti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4086/263.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'ordine del giorno da me presentato, che è stato anche argomento di grande discussione in questi giorni, cerca di tutelare il più possibile i cittadini, le famiglie e le imprese, coloro i quali negli ultimi anni - non dico negli ultimissimi, ma negli ultimi anni - sono stati danneggiati da un comportamento non molto corretto della maggior parte delle banche. Sono stati applicati tassi di interesse fuori dalla norma, superiori di quattro o cinque punti percentuali e quando parliamo di questo argomento ci riferiamo ai tassi d'interesse che venivano utilizzati prima del 1993, chiamati «uso piazza», fuori da ogni norma e di ogni criterio.
Parliamo di argomenti come l'anatocismo, parliamo di argomenti che a volte i cittadini non riescono a comprendere ma che, parlando un linguaggio più popolare e più chiaro, diventano comprensibili. Parliamo in modo più specifico di banche che si sono comportate in modo scorretto, applicando tassi d'interesse fuori dalla norma e hanno permesso sul territorio nazionale di creare grandi problemi che hanno portato alla distruzione di famiglie, alla chiusura di imprese e ad un sistema di interpretazione delle cose dannoso nei confronti di questi cittadini. Recentemente che cosa è successo?

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, la prego di concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, pensavo di avere a disposizione cinque minuti.

PRESIDENTE. No, onorevole Scilipoti, abbiamo ridotto il tempo a disposizione per gli interventi ad un minuto perché alle 14 è prevista la diretta televisiva. Ad ogni modo, se vuole, è autorizzato a consegnare il testo integrale del suo intervento.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, vorrei concludere sinteticamente per far capire quello di cui parlavo perché ho iniziato da lontano

PRESIDENTE. Sì, l'ho notato.

DOMENICO SCILIPOTI. Se avessi saputo di avere a disposizione soltanto un minuto Pag. 41sarei stato più breve. In cosa consiste l'emendamento che è stato inserito?

PRESIDENTE. Onorevoli Scilipoti, si riferisce all'ordine del giorno?

DOMENICO SCILIPOTI. No, Signor Presidente, mi riferisco all'emendamento, perché noi chiedevamo la soppressione dell'emendamento ma, visto che non è stato possibile, abbiamo presentato un ordine del giorno per cercare di garantire il più possibile le famiglie e le imprese danneggiate. Abbiamo ottenuto grande disponibilità da parte del Governo, da parte del Ministro Tremonti e da parte della Lega per fare in modo che questo argomento...

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, il tempo a sua disposizione è terminato.
Sono così esauriti gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.
Avverto che gli ordini del giorno Marchi n. 9/4086/207, Ventura n. 9/4086/208 e Gnecchi n. 9/4086/236 sono stati ritirati.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, se lei me lo consente, quando il parere espresso è favorevole con riformulazione, s'intende inserita nel dispositivo la dicitura «a valutare l'opportunità di» con il testo che segue.

PRESIDENTE. Quindi, quando il Governo esprimerà parere favorevole con riformulazione, si intenderà che la riformulazione è «a valutare l'opportunità di».

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente. Il Governo accetta l'ordine del giorno Nastri n. 9/4086/1, accetta con riformulazione gli ordini del giorno Vincenzo Antonio Fontana n. 9/4086/2, Mecacci n. 9/4086/3, Farina Coscioni n. 9/4086/4 e Maurizio Turco n. 9/4086/5, accetta l'ordine del giorno Armosino n. 9/4086/6, accetta con riformulazione l'ordine del giorno D'Ippolito Vitale n. 9/4086/7, accetta gli ordini del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/4086/8, Baccini n. 9/4086/10, Scandroglio n. 9/4086/11, Cazzola n. 9/4086/12, Mattesini n. 9/4086/13 e Laboccetta n. 9/4086/14, accetta con riformulazione gli ordini del giorno Caparini n. 9/4086/15 e Chiappori n. 9/4086/16, accetta gli ordini del giorno Goisis n. 9/4086/17 e Antonino Foti n. 9/4086/18, accetta con riformulazione gli ordini del giorno Polledri n. 9/4086/19 e Zacchera n. 9/4086/20. Il Governo accetta l'ordine del giorno Leo n. 9/4086/21, accetta con riformulazione l'ordine del giorno Palumbo n. 9/4086/22, accetta gli ordini del giorno Cosenza n. 9/4086/23, Gava n. 9/4086/24 e Nola n. 9/4086/25, accetta con riformulazione gli ordini del giorno Moles n. 9/4086/28 e Marinello n. 9/4086/29, accetta l'ordine del giorno Boffa n. 9/4086/30, accetta con riformulazione l'ordine del giorno Mosella n. 9/4086/31, mentre non accetta gli ordini del giorno Calgaro n. 9/4086/32, Pisicchio n. 9/4086/33, Vernetti n. 9/4086/34, Lanzillotta n. 9/4086/35 e Tabacci n. 9/4086/36. Il Governo, inoltre, accetta con riformulazione gli ordini del giorno Fedriga n. 9/4086/37, Lo Monte n. 9/4086/38 e Commercio n. 9/4086/39, accetta l'ordine del giorno Lombardo n. 9/4086/40, accetta con riformulazione l'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/4086/41, accetta l'ordine del giorno Pompili n. 9/4086/43, accetta con riformulazione l'ordine del giorno Morassut n. 9/4086/44, accetta l'ordine del giorno Gibiino n. 9/4086/45, mentre non accetta l'ordine del giorno Monai n. 9/4086/46. Il Governo accetta gli ordini del giorno Cimadoro n. 9/4086/47, Borghesi n. 9/4086/48, Di Giuseppe n. 9/4086/49 e Messina n. 9/4086/50, accetta con riformulazione gli ordini del giorno Rota n. 9/4086/51, Di Stanislao n. 9/4086/52 e Evangelisti n. 9/4086/53, accetta l'ordine del giorno Palomba n. 9/4086/54, accetta con riformulazione l'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/4086/55, accetta gli ordini del giorno Leoluca Orlando n. 9/4086/56, Piffari n. 9/4086/58 e Porcino n. 9/4086/59, accetta Pag. 42con riformulazione l'ordine del giorno Palagiano n. 9/4086/60, accetta gli ordini del giorno Donadi n. 9/4086/62 e Cambursano n. 9/4086/65, accetta con riformulazione l'ordine del giorno Barbato n. 9/4086/66, accetta gli ordini del giorno De Girolamo n. 9/4086/68 e Costa n. 9/4086/69. Il Governo, inoltre, accetta con riformulazione l'ordine del giorno Delfino n. 9/4086/70, accetta l'ordine del giorno Libè n. 9/4086/71, accetta con riformulazione l'ordine del giorno Binetti n. 9/4086/73, accetta l'ordine del giorno Rao n. 9/4086/74, accetta con riformulazione l'ordine del giorno Mantini n. 9/4086/75, accetta gli ordini del giorno Ruggeri n. 9/4086/79, Cera n. 9/4086/80 e Buttiglione n. 9/4086/81, accetta con riformulazione l'ordine del giorno Nunzio Francesco Testa n. 9/4086/82, accetta l'ordine del giorno Ria n. 9/4086/84, accetta con riformulazione l'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/4086/86, accetta l'ordine del giorno Tassone n. 9/4086/87, accetta con riformulazione gli ordini del giorno Occhiuto n. 9/4086/88, Mereu n. 9/4086/89 e Lusetti n. 9/4086/90, accetta l'ordine del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/4086/91, accetta con riformulazione gli ordini del giorno Pezzotta n. 9/4086/92, Ciccanti n. 9/4086/93 e Tommaso Foti n. 9/4086/96. Il Governo accetta l'ordine del giorno Alessandri n. 9/4086/97, accetta con riformulazione gli ordini del giorno Fava n. 9/4086/98, Bernardini n. 9/4086/100, Martella n. 9/4086/102, Causi n. 9/4086/103, Mogherini Rebesani n. 9/4086/104 e Benamati n. 9/4086/105, accetta l'ordine del giorno Colombo n. 9/4086/107, accetta con riformulazione gli ordini del giorno Merloni n. 9/4086/108, Luongo n. 9/4086/109, Losacco n. 9/4086/110, Villecco Calipari n. 9/4086/111, Rugghia n. 9/4086/112, Garofani n. 9/4086/113, Arturo Mario Luigi Parisi n. 9/4086/114, Recchia n. 9/4086/115 e La Forgia n. 9/4086/116, accetta l'ordine del giorno Gianni Farina n. 9/4086/117, accetta con riformulazione gli ordini del giorno Fedi n. 9/4086/118, Porta n. 9/4086/120 e Maran n. 9/4086/121, accetta l'ordine del giorno Zampa n. 9/4086/122, accetta con riformulazione gli ordini del giorno Barbi n. 9/4086/123 e Corsini n. 9/4086/124, mentre non accetta l'ordine del giorno Tempestini n. 9/4086/125. Il Governo accetta con riformulazione gli ordini del giorno Gozi n. 9/4086/126 e Farinone n. 9/4086/127, accetta l'ordine del giorno Lucà n. 9/4086/128, accetta con riformulazione gli ordini del giorno Castagnetti n. 9/4086/129, Tocci n. 9/4086/130, Narducci n. 9/4086/131 e Pistelli n. 9/4086/132, accetta l'ordine del giorno Rigoni n. 9/4086/134, accetta con riformulazione l'ordine del giorno Marantelli n. 9/4086/135, accetta gli ordini del giorno D'Incecco n. 9/4086/136 e Sbrollini n. 9/4086/138, accetta con riformulazione gli ordini del giorno Argentin n. 9/4086/140, Lenzi n. 9/4086/142, Burtone n. 9/4086/143 e Livia Turco n. 9/4086/145. Il Governo accetta altresì l'ordine del giorno Bossa n. 9/4086/146, accetta con riformulazione gli ordini del giorno Grassi n. 9/4086/148, Agostini n. 9/4086/149, Dal Moro n. 9/4086/150, Sani n. 9/4086/152, Fiorio n. 9/4086/153, Marco Carra n. 9/4086/158, Oliverio n. 9/4086/159, Cuomo n. 9/4086/160, Bratti n. 9/4086/161 e Braga n. 9/4086/162, non accetta l'ordine del giorno Margiotta n. 9/4086/163, accetta gli ordini del giorno Realacci n. 9/4086/164, Bocci n. 9/4086/165 e Mariani n. 9/4086/166, accetta con riformulazione gli ordini del giorno Motta n. 9/4086/167 e Ginoble n. 9/4086/168.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Meta n. 9/4086/169, non accetta l'ordine del giorno Laratta n. 9/4086/170, accetta l'ordine del giorno Ginefra n. 9/4086/171, accetta con riformulazione gli ordini del giorno Pierdomenico Martino n. 9/4086/172, Giorgio Merlo n. 9/4086/173, Tullo n. 9/4086/174 e Lovelli n. 9/4086/175, accetta l'ordine del giorno Gasbarra n. 9/4086/176, accetta con riformulazione gli ordini del giorno Cardinale n. 9/4086/177 e Bonavitacola n. 9/4086/178, accetta l'ordine del giorno Fiano n. 9/4086/179, mentre non accetta gli ordini del giorno Velo n. 9/4086/180 e Gentiloni Silveri n. 9/4086/181. Il Governo accetta l'ordine del giorno Strizzolo n. 9/4086/182, non accetta l'ordine del giorno Viola n. 9/4086/183, Pag. 43accetta con riformulazione gli ordini del giorno Lo Moro n. 9/4086/185, Verini n. 9/4086/186, Carella n. 9/4086/187, Piccolo n. 9/4086/188, Fogliardi n. 9/4086/189, Marchignoli n. 9/4086/190, Sposetti n. 9/4086/191, Vaccaro n. 9/4086/192, Cesare Marini n. 9/4086/193, Capodicasa n. 9/4086/194 e Peluffo n. 9/4086/195, accetta l'ordine del giorno Fluvi n. 9/4086/196, non accetta l'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/4086/197, accetta l'ordine del giorno Albonetti n. 9/4086/198, accetta con riformulazione l'ordine del giorno Rubinato n. 9/4086/199, accetta gli ordini del giorno Genovese n. 9/4086/200 e Calvisi n. 9/4086/201, accetta con riformulazione l'ordine del giorno De Micheli n. 9/4086/202, accetta gli ordini del giorno Sanga n. 9/4086/203, Graziano n. 9/4086/204 e Federico Testa n. 9/4086/205, accetta con riformulazione l'ordine del giorno Zunino n. 9/4086/206. Gli ordini del giorno Marchi n. 9/4086/207 e Ventura n. 9/4086/208 sono stati ritirati. Il Governo accetta con riformulazione l'ordine del giorno Lolli n. 9/4086/209, accetta l'ordine del giorno Portas n. 9/4086/210, accetta con riformulazione l'ordine del giorno Colaninno n. 9/4086/211, accetta l'ordine del giorno Mastromauro n. 9/4086/212, non accetta gli ordini del giorno Scarpetti n. 9/4086/213 e Fadda n. 9/4086/214, accetta con riformulazione gli ordini del giorno Lulli n. 9/4086/215, Vico n. 9/4086/216, Froner n. 9/4086/217, Nannicini n. 9/4086/219, Misiani n. 9/4086/220, Sereni n. 9/4086/221, Duilio n. 9/4086/222, Boccia n. 9/4086/223 e Baretta n. 9/4086/224. Il Governo accetta gli ordini del giorno D'Antoni n. 9/4086/225 e Gatti n. 9/4086/228, accetta con riformulazione gli ordini del giorno Madia n. 9/4086/229, Miglioli n. 9/4086/230 e Damiano n. 9/4086/231, non accetta gli ordini del giorno Codurelli n. 9/4086/232 e Boccuzzi n. 9/4086/233, accetta l'ordine del giorno Bellanova n. 9/4086/234, accetta con riformulazione l'ordine del giorno Rampi n. 9/4086/235. L'ordine del giorno Gnecchi n. 9/4086/236 è stato ritirato. Il Governo accetta con riformulazione gli ordini del giorno Santagata n. 9/4086/237, Bobba n. 9/4086/238, Mosca n. 9/4086/239, Ghizzoni n. 9/4086/242, Nicolais n. 9/4086/243, De Torre n. 9/4086/244 e De Pasquale n. 9/4086/245, accetta gli ordini del giorno Bachelet n. 9/4086/246 e Siragusa n. 9/4086/247, non accetta l'ordine del giorno Pes n. 9/4086/248, accetta con riformulazione l'ordine del giorno Coscia n. 9/4086/249, mentre non accetta l'ordine del giorno Melandri n. 9/4086/251. Il Governo accetta con riformulazione l'ordine del giorno De Biasi n. 9/4086/252, accetta l'ordine del giorno Naccarato n. 9/4086/253, non accetta gli ordini del giorno Capano n. 9/4086/254, Ferranti n. 9/4086/255 e Samperi n. 9/4086/256, accetta con riformulazione l'ordine del giorno Rosato n. 9/4086/257, non accetta l'ordine del giorno Bressa n. 9/4086/258, accetta l'ordine del giorno Berardi n. 9/4086/260, accetta con riformulazione l'ordine del giorno Pelino n. 9/4086/261, accetta gli ordini del giorno Marsilio n. 9/4086/262, Scilipoti n. 9/4086/263 e Valducci n. 9/4086/264, accetta con riformulazione gli ordini del giorno Paolo Russo n. 9/4086/265 e Di Biagio n. 9/4086/266, accetta l'ordine del giorno Giammanco n. 9/4086/267, accetta con riformulazione l'ordine del giorno Schirru n. 9/4086/268, accetta gli ordini del giorno Zamparutti n. 9/4086/269 e Sardelli n. 9/4086/271, accetta con riformulazione l'ordine del giorno Ruvolo n. 9/4086/273, accetta gli ordini del giorno Romano n. 9/4086/274, Pisacane n. 9/4086/276, Milo n. 9/4086/277, De Camillis n. 9/4086/278 e Pagano n. 9/4086/279. Il Governo, infine, accetta con riformulazione l'ordine del giorno Romele n. 9/4086/280, non accetta l'ordine del giorno Ciccioli n. 9/4086/281, accetta con riformulazione gli ordini del giorno Santelli n. 9/4086/284, Briguglio n. 9/4086/285 e Granata n. 9/4086/286, accetta gli ordini del giorno Lo Presti n. 9/4086/288 e Paglia n. 9/4086/289.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, per aiutare l'ordine dei nostri lavori Pag. 44suggerirei al Governo, per il futuro, di farsi spiegare dal sottosegretario Giorgetti come si fa. Non mi riferisco al merito, ma al metodo. L'ottimo lavoro ci consente di procedere con un certo ordine, che aiuta anche la comprensione. Quindi, se gli altri colleghi gli chiedono qualche precisazione, probabilmente in futuro ci troveremo ad avere un quadro più chiaro ed anche più rapido per quanto concerne i pareri del Governo.
Alla luce di questo, vorrei comunicarle che su tutti gli ordini del giorno su cui è stato espresso un parere favorevole non insisteremo per la votazione, esattamente come su quelli sui quali è stato espresso un parere favorevole con riformulazione.
Signor Presidente, vorrei chiarire: nella fattispecie assumiamo noi «l'onere» di non chiederne comunque la votazione, anche se su qualcuno sarebbe più utile, poiché la riformulazione è un po' vaga. Però, apprezziamo perlomeno il fatto che, invece di ricorrere alla pratica un po' stramba dell'accoglimento come raccomandazione, il Governo, con questa precisazione, li accolga così come sono.
Quindi, per quanto ci riguarda, rimangono da mettere ai voti soltanto gli ordini del giorno sui quali è stato espresso un parere contrario. Per alcuni di questi lei ha già la richiesta di intervento per una dichiarazione di voto fulminea. Ovviamente, ci rendiamo conto che ci sono altri colleghi che intendono intervenire e alle 14 dobbiamo iniziare le dichiarazioni di voto. Oltre a quelli segnalati, magari, nel corso d'opera, la pregherei di chiedere se vi sia qualcun altro che ha dichiarazioni di voto da fare, che saranno fulminee, sugli ordini del giorno sui quali è stato dato un parere contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la ringrazio, anche per l'aiuto nello svolgimento dei lavori.
Per un ordinato svolgimento dei lavori, chiedo anche agli altri gruppi, laddove vi sia stato un parere favorevole o favorevole con riformulazione, se possiamo accedere all'impostazione proposta dall'onorevole Giachetti.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, per quanto riguarda l'Italia dei Valori, per gli ordini del giorno sui quali il Governo ha dato parere favorevole aderiamo alla proposta dell'onorevole Giachetti; per quanto riguarda gli ordini del giorno sui quali è stata proposta una riformulazione, invece no.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nastri n. 9/4086/1, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Vincenzo Antonio Fontana n. 9/4086/2, Mecacci n. 9/4086/3, Farina Coscioni n. 9/4086/4 e Maurizio Turco n. 9/4086/5, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Armosino n. 9/4086/6, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno D'Ippolito Vitale n. 9/4086/7, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/4086/8, Baccini n. 9/4086/10, Scandroglio n. 9/4086/11, Cazzola n. 9/4086/12, Mattesini n. 9/4086/13 e Laboccetta n. 9/4086/14, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Caparini n. 9/4086/15 e Chiappori n. 9/4086/16, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Goisis n. 9/4086/17 e Antonino Foti n. 9/4086/18, accettati dal Governo. Pag. 45
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Polledri n. 9/4086/19 e Zacchera n. 9/4086/20, accettati dal Governo, purché riformulati. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Leo n. 9/4086/21, accettato dal Governo. Prendo atto, altresì, che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Palumbo n. 9/4086/22, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Cosenza n. 9/4086/23, Gava n. 9/4086/24 e Nola n. 9/4086/25, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Moles n. 9/4086/28 e Marinello n. 9/4086/29, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Boffa n. 9/4086/30, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mosella n. 9/4086/31, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Calgaro n. 9/4086/32, non accettato dal Governo. Se nessuno chiede di parlare, porrò direttamente in votazione anche gli altri ordini del giorno sui quali è stato espresso un parere contrario.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Calgaro n. 9/4086/32, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mattesini, Levi, Velo, Farina, Sardelli, Cesario, De Angelis, Paniz, De Nichilo Rizzoli, Porfidia, Rubinato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 529
Maggioranza 265
Hanno votato
259
Hanno votato
no 270).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pisicchio n. 9/4086/33, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Palmieri, Pizzolante, Garagnani, Traversa, Bocciardo, Ciccioli, Boniver, Brandolini, Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 529
Maggioranza 265
Hanno votato
260
Hanno votato
no 269).

Prendo atto che l'onorevole Garagnani non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vernetti n. 9/4086/34, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Garagnani, Palmieri, Scilipoti, Capano, Stradella, Lisi, Goisis, Pistelli, Peluffo, Cesaro, Crimi, Miccichè, Scusate, è inutile che sollecitate; quelli che vedo, li faccio votare. Onorevoli Antonino Russo, Capodicasa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 544
Maggioranza 273
Hanno votato
269
Hanno votato
no 275).

Pag. 46

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lanzillotta n. 9/4086/35, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Orsini, Tommaso Foti, Pizzolante, Di Virgilio, Scilipoti, Brandolini, Boccuzzi, Fogliardi, Miccichè, Caparini, Calgaro, Evangelisti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 548
Maggioranza 275
Hanno votato
273
Hanno votato
no 275).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tabacci n. 9/4086/36, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Traversa, De Girolamo, Galati, Ravetto, Cesare Marini, Castagnetti, Duilio, Scalera, Rampelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge, abbiamo un pareggio (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 552
Maggioranza 277
Hanno votato
276
Hanno votato
no 276).

Passiamo agli ordini del giorno Lo Monte n. 9/4086/38 e Commercio n. 9/4086/39, accettati dal Governo, con riformulazione...

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, intervengo per modificare il parere del Governo in relazione all'ordine del giorno Meta n. 9/4086/169.

PRESIDENTE. Aspetti sottosegretario Giorgetti, non siamo ancora arrivati all'ordine del giorno Meta n. 9/4086/169. Le ho dato la parola perché credevo modificasse il parere del Governo in relazione all'ordine del giorno Monai n. 9/4086/46, sul quale vi è un parere contrario del Governo. Il Governo conferma il parere contrario su quest'ultimo?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente, il parere resta contrario.

CARLO MONAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, l'ordine del giorno in esame chiede semplicemente che si adottino delle iniziative normative al fine di aumentare il divieto di concentrazione editoriale.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, questo è un tema sensibile su cui già nel dibattito in entrambi i rami del Parlamento vi è stato un confronto molto serrato tra maggioranza ed opposizione.
Tra l'altro, leggendo il dispositivo dell'ordine del giorno in oggetto, mi pare che gli onorevoli Monai, Borghesi, Favia, Cambursano e Donadi impegnino il Governo a valutarne l'opportunità. Dunque, credo che per quanto concerne il dispositivo il Governo possa cambiare opinione e quindi accogliere l'ordine del giorno in esame. Pag. 47
Vorrei un attimo verificarne le premesse. Sì, signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Monai n. 9/4086/46.

PRESIDENTE. Sta bene. L'intervento dell'onorevole Monai ha convinto il Governo a cambiare il parere e quindi prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Monai n. 9/4086/46, accettato dal Governo.

CARMELO LO MONTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, insisto per la votazione degli ordini del giorno Lo Monte n. 9/4086/38 e Commercio n. 9/4086/39.

PRESIDENTE. Onorevole Lo Monte, stiamo esaminando l'ordine del giorno Monai n. 9/4086/46.

CARMELO LO MONTE. No, signor Presidente, questo è un equivoco che ha determinato lei. Noi eravamo fermi all'ordine del giorno Fedriga n. 9/4086/37. Poi lei ha nominato gli ordini del giorno Lo Monte n. 9/4086/38 e Commercio n. 9/4086/39 e non ha sentito la nostra richiesta.

MARCO MARIO MILANESE. Non eri in Aula!

PRESIDENTE. Devo precisare che avevo detto - non so se lei prima era in Aula, onorevole Lo Monte - che se nessuno avesse fatto obiezione o alzato la mano - tranne i colleghi del gruppo Partito Democratico che lo avevano già detto esplicitamente - si intendeva che si accettava il parere del Governo e non si insisteva per la votazione. Tornare indietro mi sembra, onestamente, onorevole Lo Monte, un precedente, se lei non ha chiesto la parola.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, se mi consente, lei ha avuto la disponibilità in tal senso del gruppo del Partito Democratico e, siccome tutti gli altri gruppi poi si volevano pronunciare, lei ha capito che si sarebbe proceduto ad un dibattito e quindi lo ha voluto evitare, passando subito al voto.
Di conseguenza io le chiedo formalmente di mettere in voto gli ordini del giorno Lo Monte n. 9/4086/38 e Commercio n. 9/4086/39.

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Lo Monte, ma la Presidenza non «percepisce» che si vuole mettere in votazione un ordine del giorno e, di conseguenza, evita un dibattito: ci mancherebbe altro! Mi sembra di aver detto esplicitamente - al riguardo, potrebbe esaminare il resoconto della seduta - che per quanto riguarda i colleghi appartenenti al gruppo Partito Democratico si era pronunciato l'onorevole Giachetti, delegato d'Aula del gruppo. Nei confronti degli appartenenti agli altri gruppi ho evitato di fare aprire un dibattito e sarei andato, anche per i tempi, molto velocemente; nel caso in cui vi fossero state obiezioni, riguardo agli ordini del giorno accettati dal Governo purché riformulati, sarebbe bastata la segnalazione dei presentatori per garantire loro giustamente il diritto di insistere per la votazione. Siamo arrivati senza obiezioni all'ordine del giorno Monai n. 9/4086/46 e pertanto non possiamo tornare indietro sull'ordine del giorno Lo Monte n. 9/4086/38.
Se non l'ho vista, le chiedo scusa, d'altra parte c'è un parere favorevole con riformulazione del Governo.
Passiamo allora ai successivi ordini del giorno.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Cimadoro n. 9/4086/47, Borghesi n. 9/4086/48, Di Giuseppe n. 9/4086/49 e Messina n. 9/4086/50 accettati dal Governo.
Ribadisco poi che, se qualcuno insiste per la votazione in caso di ordini del giorno accettati con riformulazione, deve chiedere la parola. Prendo quindi atto che i Pag. 48presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Rota n. 9/4086/51, Di Stanislao n. 9/4086/52 e Evangelisti n. 9/4086/53, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Palomba n. 9/4086/54, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/4086/55, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Leoluca Orlando n. 9/4086/56, Piffari n. 9/4086/58 e Porcino n. 9/4086/59, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Palagiano n. 9/4086/60 accettato dal Governo, purché riformulato.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, credo che dovremmo spiegare un poco cosa significa l'espressione «valutare l'opportunità di» nella riformulazione del Governo. Siamo in tema di procreazione medicalmente assistita. Credo che chiunque in quest'Aula abbia un parente o un congiunto che si è sottoposto a un ciclo di procreazione assistita (una coppia su cinque in Italia ha problemi di riproduzione). Ora, secondo l'articolo 2, comma 1-quinquies, i termini per la trasmissione dei dati al Ministero della salute da parte dell'Istituto superiore di sanità verranno prorogati sino al 30 aprile. E fin qui va tutto bene. Il problema è che poi il Ministero dovrà poi emanare una normativa attraverso cui indirizzerà i flussi di queste informazioni generiche, che dovranno essere date necessariamente da tutti i centri senza che venga garantita la privacy.
Ora credo che in Italia c'è - e questo è un problema nostro, presente forse in Italia meridionale, ma anche al nord - un poco di ritrosia a far sì che tutti vengano a conoscenza del fatto che siamo curati da un ginecologo per un ciclo di procreazione assistita. Noi chiediamo soltanto una garanzia affinché si ascolti prima il parere del Garante della protezione dei dati personali, perché non vorremmo trovarci in una lista in cui vi è il nostro nome e cognome, perché abbiamo effettuato un trattamento.
In realtà quello che chiediamo quindi è una valutazione dell'Autorità garante della privacy. Non vorremmo che il Governo debba valutare l'opportunità. Qui si tratta di essere favorevoli o contrari a questa norma. È un po' come essere incinta o non incinta. Non si può essere - sottosegretario - un poco incinta. Il Governo non deve valutare, deve dire: siamo d'accordo a proteggere la privacy dei cittadini o non siamo d'accordo.

EUGENIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per la salute. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUGENIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, la tutela della privacy è garantita già all'interno del decreto n. 191, però non abbiamo difficoltà a ribadire che si possa attuare attraverso ulteriori iniziative normative (nonostante sia già recepita all'interno del decreto che ho citato). Comunque il Governo accetta l'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo accetta l'ordine del giorno Palagiano n. 9/4086/60, nella sua versione originaria. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordine del giorno Donadi n. 9/4086/62 e Cambursano n. 9/4086/65, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Barbato n. 9/4086/66, accettato dal Governo, purché riformulato.

ANTONIO BORGHESI. No, Presidente, chiediamo il voto.

Pag. 49

PRESIDENTE. Sta bene. Onorevole sottosegretario, il parere sull'ordine del giorno Barbato n. 9/4086/66 diventa contrario?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. No Presidente, possiamo accettarlo.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, cerchiamo di capirci, perché noi siamo un gruppo di 208 deputati e pretendiamo di essere rispettati. È del tutto evidente che in ragione, non di una disponibilità verso un provvedimento indecente, ma dell'esigenza che si arrivi ad una conclusione sulla base di dichiarazioni fatte dal Presidente della Camera in Conferenza dei presidenti di gruppo, noi ci siamo fatti carico di consentire che questo avvenisse e di consentire ad altri gruppi, che non avevano magari parlato (perché non ci avevano pensato prima), di parlare. È del tutto evidente che se adesso il sottosegretario su tutte le richieste che vengono fatte cambia il parere non solo le comunico che a questo punto noi chiediamo che vengano messi in votazione tutti i restanti ordini del giorno per i quali è stata proposta la riformulazione, ma la prego inoltre di considerare iscritti a parlare su ciascun ordine del giorno tutti i nostri deputati. Arrivederci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie per l'arrivederci, onorevole Giachetti. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno De Girolamo n. 9/4086/68 e Costa n. 9/4086/69, accettati dal Governo. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Delfino n. 9/4086/70, accettato dal Governo, purché riformulato.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, noi non accettiamo la riformulazione perché vogliamo porre fine ad una commedia: la commedia di dire «ci riserviamo di valutare», quando sappiamo già che questa formula è sostanzialmente un no alla nostra proposta. Per cui chiediamo il voto.

PRESIDENTE. Sta bene. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Delfino n. 9/4086/70, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bossi, onorevole Granata, onorevole Pugliese, onorevole Sardelli, onorevole Cesare Marini, onorevole Castagnetti, onorevole Colombo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 562
Maggioranza 282
Hanno votato
280
Hanno votato
no 282).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Libè n. 9/4086/71, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Binetti n. 9/4086/73, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rao n. 9/4086/74, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mantini n. 9/4086/75. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mantini n. 9/4086/75, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Colleghi, per favore non si possono fare fotografie (qualcuno deve aver fatto una fotografia, non so chi). Onorevole Cicchitto, onorevole Calearo Ciman, onorevole Nicolucci, Pag. 50onorevole Cesare Marini, onorevole Iannuzzi, onorevole Di Virgilio, onorevole Meloni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 562
Maggioranza 282
Hanno votato
278
Hanno votato
no 284).

Gli ordini del giorno Ruggeri n. 9/4086/79, Cera n. 9/4086/80, Buttiglione n. 9/4086/81 e Ria n. 9/4086/84 sono stati accettati dal Governo, l'ordine del giorno Nunzio Francesco Testa è stato accettato con la riformulazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/4086/86, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Tassone n. 9/4086/87, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Occhiuto n. 9/4086/88, Mereu n. 9/4086/89 e Lusetti n. 9/4086/90, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/4086/91, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pezzotta n. 9/4086/92, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Ciccanti n. 9/4086/93, accettato dal Governo, purché riformulato.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, non accetto la riformulazione perché questa sull'anatocismo è una vera vergogna. Voglio che si voti perché aspetto di vedere come voterà l'onorevole Scilipoti e tutto il PID (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori). Su questo punto, infatti, hanno svolto una battaglia incredibile e, quindi, farò sapere a tutta l'Italia come hanno votato.

PRESIDENTE. Onorevole Ciccanti, le sedute sono pubbliche, tutta Italia può vedere come votiamo e, quindi, non c'è bisogno di nessuno di noi.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ciccanti n. 9/4086/93, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Strizzolo...onorevole Messina...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori - Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 563
Maggioranza 282
Hanno votato
283
Hanno votato
no 280).

Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Tommaso Foti n. 9/4086/96, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Alessandri n. 9/4086/97, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Fava n. 9/4086/98, Bernardini n. 9/4086/100, Martella n. 9/4086/102, Causi n. 9/4086/103, Mogherini Rebesani n. 9/4086/104 e Benamati n. 9/4086/105, accettati dal Governo, purché riformulati.
I successivi ordini del giorno sono di deputati del gruppo del Partito Democratico. Pag. 51
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Tempestini n. 9/4086/125, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tempestini n. 9/4086/125, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti...onorevole Stasi...onorevole Sardelli...onorevole Boniver...Ministro Brunetta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 565
Maggioranza 283
Hanno votato
281
Hanno votato
no 284).

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo erroneamente aveva dato un parere favorevole sull'ordine del giorno Meta n. 9/4086/169; in realtà, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Mi scusi, signor sottosegretario, andiamo con ordine.
Prendo atto che il Governo cambia il parere sull'ordine del giorno Meta n. 9/4086/169, che da favorevole diventa contrario, tuttavia, prima vi è l'ordine del giorno Bratti n. 9/4086/161 sul quale ho una richiesta di parola. Prego, onorevole Bratti, ha facoltà di parlare.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, vorrei capire dal sottosegretario se l'espressione «a valutare l'opportunità di» è riferita al primo capoverso del dispositivo o anche al secondo.

PRESIDENTE. Sottosegretario Giorgetti?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, è riferita ad entrambi.

PRESIDENTE. Sta bene. Chiedo, dunque, ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Bratti n. 9/4086/161, accettato dal Governo, purché riformulato.

ALESSANDRO BRATTI. No, signor Presidente, non accetto la riformulazione ed insisto per la votazione, perché è stato approvato l'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/4086/86, che è molto più restrittivo di questo in ordine al secondo capoverso. Non capisco perché quello è stato accettato e questo no.

PRESIDENTE. Onorevole Bratti, è nella sua facoltà insistere per la votazione, ci mancherebbe altro. Tuttavia, mi sembra che la sua osservazione sia puntuale.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo mantiene, dunque, la riformulazione espressa, nel senso di inserire l'espressione «a valutare l'opportunità di», solo con riferimento al primo capoverso del dispositivo.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo, dunque, atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bratti n. 9/4086/161.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Braga n. 9/4086/162, accettato dal Governo, purché riformulato. Pag. 52
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Margiotta n. 9/4086/163, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Margiotta n. 9/4086/163, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calearo Ciman... onorevole Nicolucci... onorevole Margiotta... onorevole Veltroni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 565
Maggioranza 283
Hanno votato
282
Hanno votato no 283).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Meta n. 9/4086/169, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Sottosegretario Giro... onorevole Granata... onorevole Boccuzzi... onorevole Gasbarra... onorevole Bindi... onorevole Piso... onorevole Rotondi...onorevole De Torre...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 564
Maggioranza 283
Hanno votato
279
Hanno votato
no 285).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Laratta n. 9/4086/170, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi... onorevole De Girolamo... onorevole Boccuzzi... onorevole Pizzolante... onorevole Di Virgilio... onorevole Romani... Hanno votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 567
Maggioranza 284
Hanno votato
281
Hanno votato
no 286).

Prendo atto che l'onorevole Velo insiste per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/4086/180, non accettato dal Governo e chiede di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà

SILVIA VELO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'ordine del giorno affronta una questione rilevante contenuta nel decreto milleproroghe e cioè la disciplina di revoca dei finanziamenti non utilizzati delle autorità portuali. Poiché una gran parte di questi blocchi è da attribuire al blocco della possibilità di spesa dovuto alle misure contenute nella legge finanziaria del 2004, ci pare di buonsenso escludere quei ritardi di spesa legati appunto al blocco della finanziaria. Perché, il fatto che il Governo con la legge finanziaria del 2004 abbia impedito alle autorità portuali di spendere le risorse e oggi gliele revochi perché non le hanno spese, francamente è difficile da spiegare e giustificare. L'ordine del giorno invita il Governo a riflettere su questa stortura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 53

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Velo n. 9/4086/180, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ciccioli, Razzi, Pizzolante, Sardelli, Amici...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 566
Maggioranza 284
Hanno votato
281
Hanno votato
no 285).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gentiloni Silveri n. 9/4086/181, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Granata, Calearo Ciman, Mazzuca, Pizzolante, Di Virgilio, Sposetti, Mantini, Brunetta, Miccichè...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 564
Maggioranza 283
Hanno votato
278
Hanno votato
no 286).

Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Viola n. 9/4086/183, non accettato dal Governo.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Sì, signor Presidente e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, la recente alluvione che c'è stata in Veneto ha prodotto danni per 3 miliardi e mezzo di euro. Fino ad oggi il Governo ha messo a disposizione 350 milioni di euro. Chiedo se con questo provvedimento si potrebbero coprire almeno le spese per i danni, pari a un miliardo, avuti dalle popolazioni, in modo da poter coprire le spese nel giro di due anni, utilizzando risorse veramente federali. Chiedo soprattutto ai colleghi della Lega Nord Padania e a tutti quei veneti che sono presenti in questo Parlamento di poter votare a favore di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Viola n. 9/4086/183, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Fitto, Margiotta, Berruti, Pizzolante, Ruvolo, D'Amico, Tidei, Grassi, Fugatti, Monai ...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 567
Maggioranza 284
Hanno votato
277
Hanno votato
no 290).

Prendo atto che i presentatori dei successivi ordini del giorno non accettati dal Governo insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/4086/197, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Boniver, Margiotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ). Pag. 54

(Presenti e votanti 562
Maggioranza 282
Hanno votato
278
Hanno votato
no 284).

Ricordo che gli ordini Marchi n. 9/4086/207 e Ventura n. 9/4086/208 sono stati ritirati.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scarpetti n. 9/4086/213, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Patarino, Scilipoti, Boccuzzi, Girlanda, Martinelli, Paolo Russo, De Girolamo, Mantini, Lolli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 569
Maggioranza 285
Hanno votato
282
Hanno votato
no 287).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fadda n. 9/4086/214, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Goisis, Vico, Paolo Russo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 565
Maggioranza 283
Hanno votato
278
Hanno votato
no 287).

Prendo atto che i deputati Consolo e Capitanio Santolini hanno segnalato che non sono riusciti a votare mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Codurelli n. 9/4086/232.... Scusate, revoco l'indizione della votazione.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Codurelli 9/4086/232 non accettato dal Governo insiste per la votazione e chiede di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, chiedo al Governo di rivedere la sua posizione, perché probabilmente sottovaluta questo ordine del giorno. Vista la grave crisi che stiamo attraversando, i lavoratori sono quelli che soffrono di più e questo provvedimento, inserito nella finanziaria, significa pagare delle somme che prima non si pagavano rispetto a ricorsi, ingiunzioni di pagamento e sanzioni per i processi sul lavoro. Respingendo in toto questo ordine del giorno il Governo dimostra, veramente, poca attenzione per questi argomenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Codurelli n. 9/4086/232, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Foti, Sposetti, Lehner, Garagnani, Calderisi, Boccuzzi, Di Stanislao, Montagnoli, Gianni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 568
Maggioranza 285
Hanno votato
282
Hanno votato
no 286).

Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Boccuzzi n. 9/4086/233 non accettato dal Governo insiste per la votazione e chiede di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

Pag. 55

ANTONIO BOCCUZZI. Signor Presidente, sono quanto meno perplesso del mancato accoglimento di questo ordine del giorno, nel quale si richiedeva il rispetto delle tempistiche per l'approvazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro. Quest'ulteriore traslazione nel tempo è assolutamente incomprensibile. Questo Governo ha portato avanti una campagna pubblicitaria che recita: la sicurezza sul lavoro la pretende chi si vuole bene. Con il mancato accoglimento di questo ordine del giorno sicuramente voi dimostrate di non volergliene affatto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boccuzzi n. 9/4086/233, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Pizzolante, Sposetti, Boniver, Ferranti, Nola, Granata.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 566
Maggioranza 284
Hanno votato
280
Hanno votato
no 286).

Ricordo che l'ordine del giorno Gnecchi n. 9/4086/236 è stato ritirato dal presentatore.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pes n. 9/4086/248, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calgaro, onorevole Pizzolante, onorevole Farina Coscioni, onorevole Sposetti, onorevole Lisi, onorevole Mantini.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 567
Maggioranza 284
Hanno votato
281
Hanno votato
no 286).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Melandri n. 9/4086/251, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calearo, onorevole Giro, onorevole Tommaso Foti, onorevole Sardelli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 563
Maggioranza 282
Hanno votato
276
Hanno votato
no 287).

Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Capano n. 9/4086/254 non accettato dal Governo insiste per la votazione e chiede di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente, il prossimo mese per oltre un milione di cause spariranno il giudice naturale (terzo e qualificato) e un avvocato competente e le cause saranno assegnate a mediatori. Pertanto, sarà sufficiente avere una laurea anche triennale in una qualsiasi disciplina e basterà un corso di formazione di 52 ore.
Con questo ordine del giorno vi chiediamo di rinviare di un anno l'entrata in vigore di questa sciagurata disciplina, ma prima di noi, ve lo chiedono tutti gli avvocati che dal 16 al 22 marzo (sono 250 mila) saranno in sciopero e prima ancora ve l'ha chiesto il Senato quando la Commissione Pag. 56all'unanimità ha votato un ordine del giorno con cui spostava di un anno questa disciplina.
Ma lo hanno chiesto anche, prima di me, l'onorevole Paniz e l'onorevole Contento al Ministro Alfano in occasione della sua relazione sulla giustizia il 19 gennaio scorso, mentre nel testo questo slittamento dell'entrata in vigore della norma viene limitato solo a due materie, lasciando in piedi, per esempio e non casualmente, i contratti bancari...

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Capano, le chiedo scusa se la interrompo, ma il sottosegretario Giorgetti ha chiesto di parlare sul suo ordine del giorno. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Capano n. 9/4086/254.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Capano n. 9/4086/254 non insiste per la votazione.
Prendo atto che i presentatori dei successivi ordini del giorno non accettati dal Governo insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ferranti n. 9/4086/255, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Patarino, onorevole Palmieri, onorevole Boccuzzi, onorevole Di Caterina, onorevole Castiello.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 564
Maggioranza 283
Hanno votato
280
Hanno votato
no 284).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Samperi n. 9/4086/256, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi, onorevole Gasbarra, onorevole Nizzi, onorevole Osvaldo Napoli, onorevole Cicchitto, onorevole Vaccaro, onorevole Granata, onorevole Maggioni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 565
Maggioranza 283
Hanno votato
276
Hanno votato
no 289).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bressa n. 9/4086/258, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Garagnani, onorevole Palmieri, onorevole Pizzolante, onorevole Tommaso Foti, onorevole Gava, onorevole Duilio, onorevole Cesario, onorevole Ciccioli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 564
Maggioranza 283
Hanno votato
275
Hanno votato
no 289).

Passiamo all'ordine del giorno Ciccioli n. 9/4086/281 non accettato dal Governo.

Pag. 57

CARLO CICCIOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, sono disponibile a non insistere per la votazione del mio ordine del giorno n. 9/4086/281 se viene accolto come raccomandazione del Governo.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accoglie l'ordine del giorno Ciccioli n. 9/4086/281 come raccomandazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ciccioli n. 9/4086/281, accolto dal Governo come raccomandazione.

DOMENICO SCILIPOTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, volevo intervenire sull'ordine del giorno da me presentato n. 9/4086/263 per dire che insisto per la votazione. Ritengo infatti che all'interno di quest'Aula è giusto che ognuno di noi dia la propria interpretazione degli ordini del giorno e capisca perfettamente quando le parole corrispondono ai fatti. Siccome non ho nessun interesse e nessuna banca da difendere, quello che ho detto ieri lo riconfermo oggi. Sostengo ciò nell'interesse dei cittadini italiani e non negli interessi di bandiera e delle banche. Molti all'interno di quest'Aula hanno interessi e fanno finta di dire altre cose (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Chiedo a coloro i quali mi hanno invitato poco fa ad essere responsabile e a votare a favore dell'ordine del giorno sull'anatocismo, di fare altrettanto.

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, le faccio presente due aspetti. Innanzitutto, abbiamo già superato l'ordine del giorno a sua firma n. 9/4086/263 e, tra l'altro, è chiusa la fase della votazione degli ordini del giorno. Le sottolineo che sull'ordine del giorno da lei presentato vi era addirittura non un parere favorevole con riformulazione, ma un parere favorevole. Vale per lei quello che ho detto per l'onorevole Lo Monte, a cui ho chiesto scusa, chiedo scusa anche a lei, ma non avendola vista sono andato avanti.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Per consentire il collegamento con la RAI per la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale, sospendo la seduta che riprenderà alle 14,05.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 14,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

(Dichiarazioni di voto finale - AC 4086)

PRESIDENTE. Ricordo che, come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà per due minuti.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, oggi la preoccupazione maggiore e più urgente per l'Italia sono gli effetti della crisi libica, le incertezze per gli approvvigionamenti energetici e per i prezzi, ma soprattutto il rischio di essere investiti da una nuova ondata immigratoria senza precedenti. Pag. 58Due giorni fa il Ministro degli affari esteri ha chiesto che l'opposizione si unisse alla richiesta di solidarietà rivolta all'Europa. Gli ho risposto che per parte nostra non ci sottraevamo a questa richiesta, ma che l'ostacolo era, ed è, costituito dal discredito assoluto che circonda oggi il Governo italiano in sede internazionale. Ieri, onorevoli colleghi della maggioranza, ne avete avuto conferma, se era necessario. Il Ministro Maroni lo ha constatato direttamente: si è sentito dire un rotondo «no» dall'Europa. Il problema è che noi siamo soli perché siamo isolati.
Il problema esterno si aggiunge alla situazione economica interna. Vi è ripresa in tutta l'Europa e l'Italia è ferma: la disoccupazione è al 12 per cento, tra i giovani è al 20 per cento, nel sud al 30 per cento. Non c'è una politica del Governo e non è politica questo piccolo decreto-legge, che è un contentino, un piccolo intervento che non servirà a nulla. Il Governo ha come priorità la giustizia e le intercettazioni cioè i problemi del Presidente del Consiglio e non i problemi degli italiani. L'Italia, onorevoli colleghi della maggioranza, deve cambiare strada... signor Presidente, mi scusi se mi interrompo, ma il Governo non è presente in Aula...io non posso proseguire senza il Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori)! Non posso che constatare davanti agli italiani che questo è il Governo dell'Italia, che chiede l'approvazione di un provvedimento e si assenta dal Parlamento!

PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, lei ha perfettamente ragione, e la Presidenza chiede scusa per non aver verificato l'assenza del Governo che, ai sensi del Regolamento, non è possibile... ecco che arriva il Governo. Prego, onorevole La Malfa...

GIORGIO LA MALFA. Grazie, signor Presidente. Si tratta di un'immagine plastica della situazione politica del Paese: l'esame di un provvedimento economico del Governo non vede presente né il Presidente del Consiglio, né il Ministro proponente e, invece, vede presente il sottosegretario di Stato per la salute e ora il Ministro della funzione pubblica. Questo è il quadro di un Paese in abbandono.

PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, la prego di concludere.

GIORGIO LA MALFA. Stavo dicendo, signor Presidente, che questa è la condizione. Mi auguro che in seno alla maggioranza - ne sono certo - vi siano molti colleghi che comprendono questi problemi: abbiano il coraggio di aprire una fase diversa, in cui l'Italia possa riacquistare fiducia in se stessa e nel mondo. Ecco la ragione del «no» fermo dei Repubblicani e dei Liberaldemocratici alla fiducia e a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE, Unione di Centro e Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà per tre minuti.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, tante norme di questo decreto-legge sono immaginate a favore del nord, ma una è davvero insopportabile: su 200 milioni di euro stanziati per le emergenze che hanno colpito il territorio ben 150 sono destinati al nord. Per Giampilieri e per Scaletta in provincia di Messina, invece, a due anni e mezzo dall'alluvione devastante che ha provocato 37 vittime, vi sono solo 5 milioni di euro e nulla per i comuni dei Nebrodi, come San Fratello e Caronia, che hanno visto scivolare verso valle intere porzioni del loro territorio. In quelle zone manca ancora la gran parte dei fondi necessari per ricostruire e mettere in sicurezza il territorio. Malgrado ciò, solo il 5 per cento dei 200 milioni di euro stanziati in questo provvedimento è toccato alla Sicilia, a fronte di un 45 per cento per la Liguria e di un 30 per cento per il Veneto.
Ma c'è di più, onorevoli colleghi. I fondi sull'emergenza ambientale del presente decreto-legge sono stati imputati su un Pag. 59Fondo destinato al dissesto, che era stato costituito l'anno scorso con i soldi prelevati dai fondi FAS, che per legge dovrebbero appartenere quasi esclusivamente al Sud.
Insomma, una truffa in più puntate. Prima si spostano sull'intero territorio nazionale fondi che andrebbero impiegati per l'85 per cento al sud. Poi gli stessi fondi vengono spesi quasi tutti al nord. I 200 milioni erano, quindi, tutti del Sud e adesso ce ne concedono solo 50, di cui 10 per la Sicilia e 40 per la Campania. Il risultato, però, non è più 50, bensì 150 in meno. Insomma, un furto con destrezza.
Come parlamentari del Movimento per le Autonomie avevamo presentato un emendamento, prevedendo per ciascuno degli anni 2011 e 2012 30 milioni di euro a favore dei territori colpiti dall'alluvione dell'ottobre 2009 e altri 30 milioni in favore dei territori dei Nebrodi, particolarmente San Fratello e Caronia. Il Governo aveva un'ultima occasione per riparare a una parte dei torti commessi, ma ha detto «no». Abbiamo sempre sostenuto che di fronte a gesti concreti per il Sud per noi non esistono rigidi schieramenti, ma dobbiamo prendere atto che ci troviamo davanti all'ennesima prova che questo è un Governo del Nord e per il Nord (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà per quattro minuti.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, Alleanza per l'Italia voterà contro questo provvedimento con profonda convinzione. Questo giudizio radicalmente negativo sui contenuti di questo decreto-legge oggi è accompagnato anche da un sentimento vero di indignazione perché, ancora una volta, gli italiani sono stati ingannati quando il Ministro Tremonti ha promesso che non vi sarebbero più stati assalti alla diligenza. Invece, oggi è proprio il Ministro Tremonti a mettere il suo suggello su un provvedimento che è il frutto di un vero e proprio mercato, un provvedimento carico di mance, di regalie, di condoni e di rinvii, che sono il prezzo da pagare per tenere insieme una maggioranza raccogliticcia, fatta di parlamentari pronti a difendere gli interessi di gruppi, di corporazioni e di chi ha violato la legge, infischiandosene dell'interesse del popolo italiano.
Vi è indignazione perché il ruolo del Parlamento è stato letteralmente azzerato da una procedura totalmente incostituzionale che ha visto inserire al Senato, in Aula, importantissime norme sulle banche, senza che vi fosse stata la possibilità di discuterle ed emendarle. Una procedura che alla Camera ha impedito, prima nelle Commissioni e poi in Aula, di votare un solo emendamento o un solo articolo di legge. Si tratta di una procedura che segna la mutazione sostanziale della forma di Governo parlamentare a favore di un sistema oligarchico e privo delle più elementari condizioni di trasparenza.
Ma vi è ancora indignazione perché con questo provvedimento, nonostante le riduzioni del danno operate grazie all'intervento del Presidente della Repubblica, si premia ancora chi viola la legge e ci si fa beffe dei cittadini onesti. Così gli allevatori, che hanno violato le norme comunitarie sulle quote latte, protetti dai loro padrini leghisti, potranno continuare a non pagare le multe, con buona pace di quelli che, invece, la legge l'hanno rispettata e alla faccia degli italiani che, con le loro tasse, dovranno pagare le sanzioni che l'Europa per questo ci comminerà.
È sempre grazie a questo decreto-legge che i partiti generosamente si autoassolvono e si abbuonano i 100 milioni di multe che avrebbero dovuto pagare per avere imbrattato i muri in campagna elettorale, quei muri che i comuni dovranno comunque pulire a loro spese, magari tagliando servizi utili per i cittadini o imponendo nuove tasse, quelle tasse che il federalismo municipale ora vi autorizza ad imporre.
Ma non è finita perché in nome del principio, a cui questo Governo spesso si ispira, secondo il quale è sempre meglio far prevalere gli interessi dei forti e dei potenti Pag. 60anche se ciò va a danno dei cittadini e dei consumatori, il Governo ha inserito una norma grazie alla quale si anticipa la prescrizione delle cause in corso per anatocismo e così i molti correntisti, da anni in causa con le banche, vedranno vanificata la loro richiesta di giustizia e di risarcimento.
Vi è indignazione perché un Governo, che continua a fare propaganda dicendo che non mette le mani nelle tasche degli italiani, in realtà le mani nelle nostre tasche le affonda, le affonda e come, aumentando il prezzo del biglietto del cinema, introducendo le sovrattasse sui rifiuti e le sovrattasse per finanziare gli interventi per le calamità naturali. Poi ancora, una pioggia di contributi mancia, prebende, una miriade di enti che hanno trovato un santo in Parlamento.
Per tutti questi motivi voteremo contro un decreto che offende la dignità delle istituzioni e della politica. Il milleproroghe segna un ulteriore momento della lunga agonia e dell'irreversibile declino del Governo e della sua maggioranza. Prima si concluderà e meglio sarà per l'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia, Unione di Centro e Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà per dieci minuti.

ANTONIO DI PIETRO. È una situazione assurda (Commenti dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Unione di Centro)...

PRESIDENTE. Aspetti, onorevole di Pietro, non si può procedere fino a quando il Governo non sarà presente. La Presidenza si astiene dal commentare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, posso egualmente procedere...

PRESIDENTE. No, onorevole di Pietro, non può proseguire.
Sospendo la seduta fino a quando il Governo non sarà presente in Aula.

La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 14,17.

PRESIDENTE. Onorevole Ravetto, la prego di astenersi dal telefonare e la invito a prendere posto...onorevole Ravetto! Lei rappresenta il Governo, la seduta non può iniziare se il rappresentante del Governo non è seduto! La prego di riferire al Ministro per i rapporti con il Parlamento che è senza precedenti quello che sta accadendo quest'oggi in Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro, Futuro e Libertà per l'Italia, Italia dei Valori e di deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, l'Italia dei Valori esprime tutta la propria contrarietà contro questo provvedimento...ma cosa succede?

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di consentire lo svolgimento dei lavori.

ANTONIO DI PIETRO. Capisco che quando parla qualcuno dell'Italia dei Valori il Governo non lo voglia ascoltare, però almeno uno per far finta che ci ascolti ci deve stare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Stabilito questo, l'Italia dei Valori - ripeto - voterà contro questo provvedimento milleproroghe per ragioni di metodo, di merito e di etica. Di metodo perché il decreto offende il Capo dello Stato, il Parlamento e la Costituzione. È un decreto che contiene norme che nulla hanno a che fare con il milleproroghe e non è stato discusso in alcun modo in Parlamento.
È un provvedimento che noi contestiamo totalmente, anche nel merito e chi mi ha preceduto - i colleghi dell'Italia dei Valori e degli altri partiti di opposizione - ha già indicato le mille ragioni di merito per le quali questo decreto fa rabbrividire la coscienza degli italiani.
Vorrei prima di tutto capire per quale ragione nel fare il milleproroghe si deve prevedere che le banche non debbano restituire Pag. 61il maltolto ai correntisti ed ai consumatori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Questo è un favore che si fa ai «furbetti del quartierino».
Per quale ragione sono stati stabiliti, nonostante non ci siano soldi per fare alcunché, ben 170 milioni di euro da distribuire nel territorio a titolo di «legge mancia», in modo che ogni deputato o ogni politico possa sistemare i propri affarucci e in questo modo garantire il proprio voto qui dentro? Per quale ragione soprattutto è stato ridotto il tempo del divieto di possedere contemporaneamente la proprietà di stampa e di televisioni, se non quello appunto di permettere a Berlusconi di continuare ad occupare gli spazi dell'informazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Per quale ragione gli allevatori onesti devono passare per fessi mentre gli allevatori disonesti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) debbono violare la legge e la fanno franca?
Per quale ragione e qual è il buon esempio che diamo laddove si fa la legge per cui le manifestazioni elettorali devono rispettare certi canoni di correttezza - fra cui anche quello dell'affissione di manifesti - e poi si fa una sanatoria per chi abusa e non rispetta le leggi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Questo è il buon esempio che diamo agli italiani. Per quale ragione si fanno nuove tasse quando si dice agli italiani che si sta riducendo il carico fiscale? Potrei continuare all'infinito, ma quello che mi premeva dire è questo. Per quale ragione è possibile che questo provvedimento venga approvato, se non quella di fare un favore a destra e un favore a manca solo per ottenere il consenso in Parlamento?
Le ragioni principali per cui noi, però, siamo contrari a questo provvedimento sono ragioni di etica. Mi spiegate per quale ragione per ottenere la maggioranza in Parlamento pagate 150 mila euro a deputato per poter avere un deputato in più? Questa non è una maggioranza parlamentare politica (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), questo è un mercato delle vacche! In questo Parlamento si stanno commettendo dei reati gravissimi, che non sono reati solo perché non ancora vengono considerati tali - la cosiddetta corruzione parlamentare - perché non viene ancora applicata una norma prevista da una direttiva europea, quella della corruzione per atti parlamentari, perché anche quando uno vende la propria funzione sta corrompendo, sta corrompendo le proprie funzioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Siamo contro perché non crediamo in questo Presidente del Consiglio, un Presidente del Consiglio ed un Governo che invece di fare leggi per gli italiani, ancora oggi e per i prossimi giorni e nei giorni ancora a venire e nelle settimane e nei mesi successivi si vuole occupare e vuole soprattutto occupare questo Parlamento per fare leggi che servono a lui ed a lui solo, perché quello che lui chiama processo breve è invece un non processo breve, vale a dire una prescrizione breve, quello che lui chiama intercettazioni invece vuol dire semplicemente non utilizzare gli strumenti di indagine per scoprire chi commette i reati. Questo Parlamento si dovrebbe occupare di politica estera, con tutto il dramma che c'è nel Medio Oriente. Si dovrebbe occupare di politica economica, con tutti i giovani che non hanno un lavoro e con le ditte che stanno chiudendo.
Si dovrebbe occupare di politica fiscale, con tutte le disuguaglianze che ci sono. Si dovrebbe occupare di recupero dell'evasione fiscale. Questo Parlamento invece si deve occupare solo dei guai del Presidente Berlusconi, il quale - statene pur certi - siccome fa da sé la propria agenda quotidiana di Governo, si farà un'agenda pienissima tutti i giorni in cui sarà chiamato ad andare davanti al giudice. Quindi, ancora una volta utilizzerà le sue funzioni contro il Parlamento e contro il popolo italiano.
Allora, è questa la ragione per cui diciamo che al primo posto mettiamo il dovere morale di liberarci di questo Governo, che ormai ha tutte le sembianze del Governo libico, né più né meno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).Pag. 62Dobbiamo liberarcene al più presto, ma come fare? Non ci aspettiamo niente dal Parlamento.
In questo Parlamento ci sono molti parlamentari che per la poltrona hanno venduto la propria dignità e l'abbiamo visto anche oggi. In questo Parlamento quelle persone si devono vergognare, non io, ma quelle persone che vendono la propria dignità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati di Futuro e Libertà per l'Italia). Noi abbiamo già provveduto a denunciare alla procura della Repubblica fatti gravissimi, che occorre valutare se costituiscono reato soltanto perché - lo ripeto - questo Parlamento non si decide ad approvare una norma semplicissima, che preveda che anche la vendita delle funzioni parlamentari sia un reato.
Dunque, che cosa dobbiamo fare per superare l'impossibilità di mandare a casa Berlusconi attraverso il Parlamento? C'è un referendum, di cui nessuno parla, di cui anche in questo Parlamento nessuno dice nulla. Ci sono referendum che si devono svolgere e noi chiediamo al Ministro dell'interno di fissarli per lo stesso giorno in cui ci sarà il ballottaggio, perché non è possibile spendere tanti soldi e impedire ai cittadini di esercitare il diritto di voto.
Quel giorno vogliamo che si vada a votare non soltanto per il ballottaggio delle amministrative, ma anche per un referendum. Oltre quello sulle centrali nucleari, oltre quello sulla privatizzazione dell'acqua, vogliamo un referendum che è già previsto, che è già stato approvato. Lo dico a tutti i cittadini che ci ascoltano. Quel giorno sarete chiamati ad esprimervi su un quesito così formulato: volete voi continuate ad avere il Governo Berlusconi che si fa le leggi per conto suo, oppure volete cambiare questo Governo e averne uno che fa le leggi per voi? Volete mandare a casa il Governo Berlusconi, oppure no (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Sappiate, cittadini italiani, che questo signore non si dimetterà mai dal suo ruolo, perché non si può richiedere ad Alì Babà e ai quaranta ladroni di consegnare le chiavi della cassaforte! Puoi chiedere soltanto ai cittadini di mandarlo a casa. Non puoi chiedere a questo Parlamento di sfiduciarlo, perché qui dentro ci sono persone che si vendono per trenta denari! Lo devi chiedere ai cittadini.
Allora, cittadini, oltre a fare manifestazioni di piazza, datevi e diamoci un obiettivo: chiedete che il giorno in cui si andrà a votare per il ballottaggio si voti anche per il referendum. Quel giorno non «craxate», non andate al mare: andate a votare e liberatevi di questo Governo, perché questo Governo sta facendo i danni del Paese, i danni vostri e gli affari propri (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Seppure in modo irrituale - me ne rendo conto -, mi permetto di farle osservare, onorevole Di Pietro, che non può essere consentito in quest'Aula paragonare un Governo democraticamente eletto, per quanto possa essere avversato, ad una feroce e spietata dittatura, quale quella del colonnello Gheddafi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Lega Nord Padania, Unione di Centro e Futuro e Libertà per l'Italia). Soprattutto, in giornate come queste, credo che, comprendendo la passione politica, utilizzare termini corrispondenti alla realtà sia un dovere per tutti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cesario. Ne ha facoltà.

BRUNO CESARIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci accingiamo a votare è la dimostrazione concreta che l'azione del Governo Berlusconi sta proseguendo con costanza. Si possono certo criticare nel merito le scelte fatte. La critica e la capacità di offrire scelte alternative sono, in fondo, il sale della democrazia. Esattamente questo sarebbe il compito di un'opposizione seria e costruttiva, che purtroppo, però - lo dico sinceramente -, manca al nostro Paese. Appare del tutto pretestuoso denunciare, come fanno in particolare alcuni settori della minoranza, la presunta inattività del Governo. Questa denuncia è del tutto infondata. Pag. 63
Alla sua base vi è solo un'assoluta mancanza di soluzioni alternative e un preoccupante vuoto programmatico e politico. Da questo nasce quell'accanimento strumentale di un'opposizione che non riesce, perché proprio non ce la fa, ad essere costruttiva ed europea; da questo vuoto e da questa confusione politica è stato determinato il voto di fiducia del 14 dicembre scorso; da questo vuoto e da questa confusione si determina la crescita costante della maggioranza che sostiene il Governo, anche e soprattutto attraverso il gruppo di Iniziativa Responsabile, che mi onoro di aver contribuito a far nascere. Altro che compravendita di deputati! La maggioranza di Governo si rinsalda più semplicemente per la mancanza di un'alternativa possibile, per la confusione politica ed ideologica, per la strumentalità delle posizioni assunte da chi fino a ieri era parte integrante della maggioranza stessa e che di colpo si ritrova su posizioni di estrema opposizione.
Non siamo noi ad esserci svegliati di colpo dopo quindici anni, rinnegando la propria storia politica e culturale, dopo aver condiviso, senza che nessuno si fosse mai accorto di un così profondo dissenso, tutte le scelte dei diversi Governi guidati da Silvio Berlusconi. Non siamo noi quelli che, senza neanche spiegare bene perché, di colpo si sono ritrovati sulle stesse posizioni di Di Pietro, Grillo, Travaglio, Vendola e Bersani.
Consentitemi a questo punto di rivolgermi direttamente a quei colleghi deputati che continuano a lanciare accuse nei nostri confronti, parlando di attaccamento alle poltrone e di un presunto mercato di parlamentari. Noi non abbiamo appartamenti a Montecarlo, gli iscritti ai nostri partiti non finanziano le vacanze dei nostri familiari, non solchiamo i mari del Mediterraneo a bordo di lussuose barche a vela, non esultiamo al telefono per avere conquistato una banca, non abbiamo congiunti o amici che producono fiction a suon di milioni per la TV di Stato pagata con i soldi di tutti gli italiani, non abbiamo presidenti di regione che si atteggiano a uomini nuovi, mentre i loro più stretti collaboratori e assessori vengono colpiti da ordinanze di arresto per reati gravissimi, come è accaduto ieri in Puglia!
Onorevole Presidente Fini, mi permetta di rivolgermi a lei per alcuni secondi. Il nostro gruppo parlamentare è fatto oggetto da giorni di insulti e insinuazioni gravissime e palesemente infondate. Alla base di tutte queste menzogne, come sempre, c'è un solo elemento: il fatto che abbiamo scelto di stare nel centrodestra. Ci aspettiamo una parola chiara di condanna delle aggressioni che stiamo subendo, signor Presidente, altrimenti sarà chiaro, se già non lo fosse, che lei non è il Presidente di tutti noi, ma solo di quella parte del Parlamento che vuole seguirla nel suo disegno di distruzione politica del Presidente Berlusconi. Se è così, allora si dimetta, Presidente Fini.
Ai colleghi del Partito Democratico non posso non far notare come sia da parte loro veramente ridicolo gettare accuse di un presunto mercato di voti mentre a Napoli, la terza città d'Italia, gli stessi dirigenti di quel partito si lanciano reciprocamente pesantissime accuse proprio di compravendita di voti nelle recenti elezioni primarie.
Onorevoli colleghi dell'opposizione, non siete certamente delle educande; non avete alcun titolo per impartire sermoni. La confusione nelle vostre forze politiche è totale: non avete una proposta di alleanza, non avete un leader, non avete un programma condiviso, non avete il consenso dei cittadini, eppure vi permettete il lusso di lanciare accuse nei confronti di chi, per senso di responsabilità, sta lavorando con l'unico obiettivo di affrontare e risolvere i problemi degli italiani.
Cercate scheletri negli armadi di tutti, ma nei vostri armadi di scheletri ne avete talmente tanti che ormai scendono in piazza al posto vostro a manifestare, e, stando a quanto affermano vostri autorevolissimi dirigenti nazionali, li portate anche a votare le primarie. Noi non spulciamo nei verbali degli atti giudiziari, come potremmo facilmente fare, alla ricerca di fango e veleno da gettare sull'avversario politico. Non attendiamo l'azione Pag. 64della magistratura sperando che i giudici possano supplire all'assenza di una proposta politica seria, in grado di conquistare democraticamente la maggioranza degli elettori.
Mi preoccupano anche le voci sconsiderate che, accecate da un interesse di parte e da un odio senza limite, propongono al Paese un parallelismo ingiustificabile fra i regimi antidemocratici del nord Africa, che in questi giorni sono stati rovesciati da popoli in rivolta, a cui va tutta la nostra solidarietà, e il Governo italiano.
Ecco a cosa arriva la disperazione di chi non ha il consenso.
Oggi, anche con questo libero voto, rivendichiamo la bontà della nostra scelta e il fatto di essere risultati determinanti, come dimostrato anche questa mattina con il voto di fiducia, affinché il Governo Berlusconi possa continuare ad avere i numeri per guidare ancora il Paese, realizzando le riforme necessarie che i cittadini aspettano e l'Europa chiede.
Il provvedimento che stiamo per votare è la dimostrazione che abbiamo fatto la scelta giusta. L'azione di Governo prosegue, si interviene in diversi settori con scelte importanti e strategiche nell'interesse dei cittadini.
In particolare, si forniscono risposte importanti alle esigenze conseguenti alle calamità naturali che hanno colpito diverse aree del Paese. Vi sono fondi per lo spettacolo ed il cinema, si viene incontro alle richieste degli enti locali con interventi sulla disciplina del Patto di stabilità, si rafforza la solidità del settore del credito e delle assicurazioni, anche ponendo le basi per il definitivo avvio della Banca del Mezzogiorno. Ancora, vi sono disposizioni più immediatamente riconducibili alla finanza pubblica, all'agricoltura, alla spesa sociale e alla previdenza.
La nostra non è un'adesione acritica alla maggioranza, anzi, vuole essere di stimolo all'azione di Governo. Non a caso siamo stati i primi a sollevare dubbi su una disposizione introdotta nel provvedimento al Senato che potrebbe rappresentare una discriminazione per i cittadini a favore delle banche. Mi riferisco alla norma interpretativa dell'articolo 2935 del codice civile in materia di anatocismo, per la quale si sarebbe potuta determinare la riduzione dei termini di prescrizione a favore dei soli istituti bancari, con un autentico regalo per questi ultimi valutabile in circa 50 miliardi di euro. Abbiamo ottenuto, per il momento, la parziale modifica della richiamata disposizione nel maxiemendamento ricevendo, comunque, dal Governo piena assicurazione su questo importantissimo aspetto anche in un successivo provvedimento. Come è evidente, lo abbiamo fatto per difendere gli interessi dei cittadini, e non certo per le nostre poltrone.
In qualità di capogruppo del gruppo Iniziativa Responsabile presso la Commissione bilancio so che il contesto europeo in cui ci muoviamo non è dei più semplici e non consente certo una crisi al buio.
È anche per questo e per difendere gli interessi ed i diritti dei cittadini che abbiamo deciso, con responsabilità e - permettetemi di dirlo -, con grande coraggio, di sostenere l'azione di questo Governo. Lo stiamo dimostrando con i fatti.
Per tutti questi motivi, annuncio il voto favorevole del gruppo Iniziativa Responsabile (Applausi dei deputati dei gruppi Iniziativa Responsabile, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, a differenza del rappresentante del gruppo Iniziativa «disponibile» mi atterrò al merito del provvedimento. Mi atterrò al merito del provvedimento perché sono molte le ragioni per cui, a nostro giudizio, non è opportuno dare un voto favorevole.
Il decreto in esame è stato varato dal Consiglio dei ministri per prorogare dei termini e risolvere problemi rispetto a scadenze previste da norme vigenti.
Come ha sottolineato il Capo dello Stato, il decreto in oggetto è stato poi rimpolpato facendolo diventare una vera e Pag. 65propria legge finanziaria che si sottraeva, nel testo giunto in Aula alla Camera dal Senato, al controllo previsto dalla Costituzione in capo al Presidente della Repubblica e anche al ruolo e al potere legislativo previsto dalla stessa Costituzione per il Parlamento.
Abbiamo assistito ad una lettera del Presidente della Repubblica in cui era scritto testualmente che il provvedimento, così come all'ordine del giorno alla Camera, era in aperto contrasto con l'articolo 77 della Costituzione. Mentre veniva denunciato dal Capo dello Stato un aperto contrasto con la Costituzione, vi era un'insistenza regolamentare, seppure legittima, da parte dei gruppi di maggioranza per bocciare repentinamente le questioni pregiudiziali che sottolineavano le stesse preoccupazioni di costituzionalità messe nero su bianco dal Presidente della Repubblica.
Credo che quanto accaduto sul provvedimento in oggetto debba fare riflettere tutti i gruppi parlamentari, il Governo e i vertici delle istituzioni parlamentari sulla necessità di ritrovare una corretta armonia tra istituzioni.
Purtroppo, anche le ultime notizie delle agenzie di stampa, in cui il Governo critica pesantemente i pubblici ministeri del nostro Paese, la Corte costituzionale e i vertici della Camera dei deputati, ci lasciano presumere che questo nostro appello cadrà nel vuoto. Ma noi abbiamo il dovere per l'ennesima volta di appellarci a tutte le istituzioni affinché si ritrovi un'armonia, soprattutto tra Governo e Parlamento, alla luce del monito che viene reiterato spesso dal Presidente della Repubblica e affinché si rispettino i ruoli previsti dalla Costituzione.
Nel nostro caso non possiamo non sottolineare che c'è stata una compressione del potere legislativo della Camera dei deputati nell'iter di conversione di questo decreto-legge. Dobbiamo ricordare che questo provvedimento è andato alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e V (Bilancio), che sono state svuotate del loro potere decisionale sul provvedimento, perché i presidenti di tali Commissioni hanno vietato ai commissari di potersi esprimere e di poter votare, perché all'interno delle Commissioni il Governo era in minoranza.
Vietare il voto quando si rischia di perdere non è una delle regole fondamentali della democrazia. Ci appelliamo, quindi, al Governo e ai vertici della Camera dei deputati affinché, nella ricerca di una nuova armonia - anche rivedendo gli equilibri con l'invenzione di gruppi parlamentari o con un dibattito in Giunta per il Regolamento -, si vada alla ricerca di una soluzione, che sia corretta dal punto di vista istituzionale e non si ripieghi, invece, su una soluzione scorretta, che è quella di non far votare le Commissioni competenti, nel momento in cui si rischia di perdere e di veder bocciato un provvedimento.
Così come il ricorso al voto di fiducia, nel momento in cui le Commissioni non hanno votato e con un rilievo così serio e pungente da parte del Capo dello Stato, non possiamo sottacere che, seppur legittimo rispetto alla Costituzione e ai Regolamenti parlamentari, è sicuramente un ricorso che coarta la volontà del Parlamento e che ne comprime i poteri previsti dalla Costituzione. Serve una riflessione comune, perché di questo passo, al di là di quello che sarà il braccio di ferro politico in atto in Parlamento, rischiamo che ci rimettano le istituzioni e, quando sarà finita la contrapposizione politica, il danno che sarà causato alle istituzioni diventerà irreversibile.
Veniamo poi al merito del provvedimento. Doveva essere un «milleproroghe» e invece all'interno era stata inserita dalla maggioranza al Senato una finanziaria clientelare. Vedete, noi votiamo contro questo provvedimento per due ragioni, sostanzialmente, perché noi, che siamo stati eletti per far parte della maggioranza che doveva sostenere questo Governo, ci ricordiamo qual è la nostra Bibbia, nel momento in cui ci siamo presentati agli elettori. C'erano scritte due cose per noi essenziali, che hanno spinto gli elettori a sceglierci: la prima è che dovevamo diminuire le tasse; la seconda è che dovevamo Pag. 66ridurre i costi della politica. Scopriamo, invece, che questo provvedimento, così come il provvedimento sul federalismo fiscale, che verrà esaminato in Aula la prossima settimana, non solo non diminuisce le tasse, ma addirittura le aumenta.
La prossima settimana saremo chiamati a votare sul federalismo municipale. Ci avevano spiegato che il federalismo serviva ad avvicinare il cittadino alle istituzioni - e noi siamo d'accordo - e a ridurre il numero delle tasse e la pressione fiscale. Al contrario, il federalismo municipale, che sarà portato all'attenzione della nostra Aula, aumenta dello 0,4 per cento l'IRPEF, introduce una nuova tassa, l'IMU (imposta municipale unica) allo 0,76 per mille (sostitutiva dell'ICI, che era invece solo allo 0,5 per mille), introduce la tassa di scopo, introduce la tassa di soggiorno (quando gli italiani andranno in albergo, pagheranno 5 euro in più di tassa al comune in cui dormiranno), introduce l'imposta municipale secondaria. Introduciamo, quindi, cinque nuove addizionali o tasse e tassiamo di più i cittadini italiani.
Questo provvedimento, nel testo che ci è stato inviato, prevede la possibilità di aumentare la tassa dei rifiuti. In Italia si paga troppo la tassa dei rifiuti e in alcune aree del Paese vi è una cattiva gestione dei rifiuti, tant'è che le procure, soprattutto del Mezzogiorno d'Italia, ci segnalano che i consorzi di gestione sui rifiuti sono un coacervo di interessi clientelari e camorristici in particolare.
Scopriamo in questo provvedimento che avremo un «pesce d'aprile», perché dal 1o aprile (novità delle novità) chi è proprietario di reti televisive nazionali non avrà più il divieto di comprarsi dei giornali nazionali. Quindi dal 1o aprile, con questo meraviglioso «pesce d'aprile» - chissà come mai - sarà possibile a chi è titolare di televisioni nazionali comprarsi magari anche il Corriere della Sera o, col grande sogno, comprarsi anche la Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
L'Italia avrebbe piuttosto bisogno di altro, avrebbe bisogno di una grande legge che, quella sì, avrebbe potuto essere messa qui per vietare la concentrazione della gestione delle risorse pubblicitarie. Una volta avevamo molti centri media che gestivano la pubblicità; oggi ne abbiamo uno e abbiamo solo due fruitori della pianificazione pubblicitaria.
In più dovevamo diminuire i costi della politica, ma in questo provvedimento sostanzialmente c'era scritto che dovevamo evitare la riduzione del numero dei consiglieri comunali a Roma e a Milano. Chissà perché a Roma e a Milano, cioè le due città simbolo come amministrazione delle componenti della coalizione? Dunque, mentre i cittadini ci chiedono di diminuire il numero dei consiglieri e degli assessori con il provvedimento, posto all'attenzione dell'Aula, si cercava di riaumentare consiglieri e assessori, e quindi di aumentare i costi della politica aggiungendo addirittura di nuovo i gettoni di presenza ai consiglieri di quartiere delle città metropolitane.
Ecco la ragione per cui votiamo contro. Votiamo contro perché ci siamo impegnati, noi, davanti agli elettori, e noi vogliamo, a differenza dei colleghi che oggi sono nel PdL e nella Lega, mantenere l'impegno preso con gli elettori di non aumentare mai le tasse e di non aumentare mai i costi della politica (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia). Noi votiamo contro questo provvedimento perché ancora una volta aumenta le tasse per i cittadini, aumenta i costi della politica e ha dato vita ad un ulteriore scontro istituzionale di cui questo Paese non ha bisogno. Siamo al centro di troppe problematiche nazionali ed internazionali per permetterci anche uno scontro profondo che mini le basi della nostra democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia, Unione di Centro e Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, a conclusione dell'iter parlamentare di questo provvedimento credo che vada Pag. 67innanzitutto riconosciuto al Capo dello Stato il merito di aver ristabilito le regole, riaffermandole ancora una volta col solito rigore, col coraggio e con l'equilibrio che tutti in lui ravvisiamo. Grazie al suo intervento sono state espunte dal testo del provvedimento norme in aperto contrasto con il dettato costituzionale.
Ora invece il nostro compito è quello di esprimerci nel merito del provvedimento, e allora, signor Presidente, onorevoli colleghi, ribadiamo in questa dichiarazione di voto finale ciò che abbiamo già sostenuto nella discussione generale (attraverso gli interventi degli onorevoli Galletti, Ciccanti e Tassone), dicendo che questo provvedimento non ci piace, non ci piace affatto. Intanto per le nuove tasse che prevede, le tasse cui costringe i cittadini. Lo chiamano «milleproroghe» ma potrebbero chiamarlo «milletasse». Vi sono in questo testo diverse nuove tasse, alcune davvero odiose. D'altra parte non c'è stato provvedimento negli ultimi mesi con il quale il Governo non abbia messo altre tasse, non abbia fatto aumentare la pressione fiscale. Alla faccia delle promesse elettorali! Non doveva essere questo, il vostro, il Governo che non avrebbe messo le mani in tasca ai cittadini? E se non volevate mettere le mani in tasca ai cittadini perché avete previsto, persino in questo provvedimento che doveva recare solo delle proroghe a termini di legge, nuove tasse, nuovi contributi, nuove addizionali?
Mi riferisco ad esempio a quelle contenute in un comma del provvedimento con il quale disponete che le regioni, le province e i comuni assicurino la copertura dei costi del ciclo dei rifiuti mediante aumento dei tributi locali. Ciò determinerà un aumento ulteriore della pressione fiscale che - vorrei ricordarlo - secondo i dati OCSE (non lo diciamo noi, lo dice l'OCSE) negli ultimi anni nel nostro Paese è cresciuta molto più che nel resto d'Europa, e crescerà ancora per effetto del federalismo municipale, di quel tipo di federalismo municipale che avete voluto.
Se non volevate mettere le mani in tasca agli italiani, come avete annunciato in campagna elettorale, perché, allora, avete deciso di tassare, con questo provvedimento, persino il biglietto per il cinema? I cittadini italiani, le famiglie e i bambini dovranno pagare di più per recarsi al cinema. Ma nel «milleproroghe» avete fatto ancora di più e ancora peggio: questo Governo, che non avrebbe dovuto mettere le mani nelle tasche degli italiani, ha istituito addirittura la tassa sulle disgrazie. Avete previsto, infatti, di tassare i cittadini anche per le calamità naturali (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro), imponendo alle regioni terremotate o alluvionate di aumentare le tasse e le addizionali e, qualora l'aumento delle tasse regionali non sia sufficiente a fronteggiare le calamità, scatterà un ulteriore aumento delle accise sulla benzina e sul gasolio. Insomma, i cittadini che subiranno sul loro territorio una calamità naturale, dopo la catastrofe dovranno patire anche le stangate, della regione prima e del Governo dopo.
Da un lato, quindi, più tasse per tutti, dall'altro avete premiato, ancora una volta, quelli che fanno i furbi o che non rispettano le regole, come gli agricoltori che non vogliono pagare le multe delle quote latte. La proroga delle multe delle quote latte è ancora più grave se si considera che, in questo stesso provvedimento, avete respinto le richieste, non quelle avanzate dai gruppi di minoranza, ma quelle avanzate dalle associazioni e dalle organizzazioni degli agricoltori perché si ripristinassero, per esempio, le risorse a favore delle associazioni degli allevatori che, tra le altre cose, si occupano anche di tenere i registri sulla qualità dei cibi che arrivano sulle tavole degli italiani.
In sostanza, avete tagliato e negato risorse agli agricoltori onesti dandole, invece, a chi non ha rispettato e non vuole rispettare le regole (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). E questa norma, colleghi, fa di chi l'ha voluta, fa della Lega Nord Padania, il vero partito degli sprechi e della spesa pubblica del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Inoltre, onorevoli colleghi, non ci piace che abbiate reso Pag. 68incerti i fondi per la sclerosi laterale amiotrofica (Commenti del deputato Dal Lago)...

PRESIDENTE. La prego, onorevole Dal Lago.

ROBERTO OCCHIUTO.... modificando la previsione che noi dell'UdC avevamo voluto nella legge di stabilità. Per questi ammalati, che stanno subendo oltre misura i ritardi derivanti dal Governo che non adegua i livelli essenziali di assistenza, noi avevamo previsto che ci fossero, nel bilancio dello Stato, 100 milioni di euro. Avete riscritto quella norma rendendo incerto questo stanziamento. Non si fa cassa sulla pelle di chi soffre, così come non si fa cassa sugli investimenti necessari all'innovazione e alla crescita del Paese. Ed, invece, con questo provvedimento, avete deciso di finanziare il passaggio al digitale terrestre sottraendo 30 milioni di euro agli interventi per la banda larga, ossia proprio a quegli interventi che annunciate sempre, ma che non realizzate mai (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
In sostanza, il Governo, incurante del fatto che il nostro Paese è ultimo, è fanalino di coda, nelle classifiche in Europa per accesso a Internet, toglie risorse alla sua infrastruttura principale, alla banda larga, per destinarle alle televisioni. Cari colleghi, a proposito delle televisioni, avete fatto un altro pasticcio perché nel testo finale di questo provvedimento è previsto che, tra cinque settimane, chi ha già delle televisioni possa comprare anche dei giornali. Non vi è venuto in mente che fra cinque settimane cominciano i processi per il Premier e che qualcuno avrebbe potuto interpretare questa norma come una pistola carica che volete tenere contro i giornali prima del processo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Allora, noi vi diciamo di non governare con l'ossessione per i processi, altrimenti farete leggi che non piacciono a nessuno, come questa, che non piace alle famiglie, in quanto non contiene nulla per loro, se non l'elemosina della social card.
Non piace alle imprese, perché non affronta i problemi che la crisi economica sta ponendo al nostro Paese; non piace ai disoccupati, perché non prova neanche ad affrontare i temi del lavoro che non c'è, soprattutto, per i più giovani.
Vediamo, invece, a chi piace. Piace alle banche, perché le mette al riparo dalle cause di anatocismo; piace ai «furbetti» delle quote latte, perché dimostra loro che, in questo Paese, essere furbi e sprezzanti delle regole può essere un vantaggio; piace al sottobosco della politica, che ha trovato riparo nelle società municipalizzate, perché questo provvedimento le mantiene in vita prorogandone la chiusura.
Resta da chiedersi se piacerà ai cittadini italiani, che hanno scommesso - e lo hanno fatto davvero in buona fede - su questo Governo, ritenendo che potesse essere un Governo riformatore. Questo è il giudizio più importante al quale vi state sottoponendo, non quello dei tribunali o della magistratura. Non è di quel giudizio che dovete preoccuparvi, ma della sentenza che voi stessi state scrivendo per il vostro Governo con leggi come questa.
Dove sono le liberalizzazioni di questo Governo liberale? Dove sono gli interventi in favore delle famiglie e il tanto sbandierato, in campagna elettorale, quoziente familiare? Dove sono gli interventi per ridurre la fiscalità, se in ogni provvedimento aumentate la pressione fiscale? Dove sono gli interventi per il sud se, pur di resistere, barattate con la Lega politiche che guardano soltanto ad una parte del Paese?
Noi voteremo contro, perché questo provvedimento è l'emblema del vostro Governo, un Governo che è in confusione, che sta costringendo il Paese all'immobilismo, mentre sta cambiando il mondo per gli effetti della crisi economica e per quello che sta avvenendo a pochi chilometri da noi, nel nord dell'Africa.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ROBERTO OCCHIUTO. Uscite dall'angolo nel quale vi siete cacciati e fate uscire dall'angolo anche il Paese, ma non fatelo utilizzando il pallottoliere per convincere, diciamo così, qualche parlamentare. Fatelo, Pag. 69occupandovi davvero dei problemi del Paese, che non può più aspettare, non può più tollerare i ritardi a cui si sta costringendo a causa delle vostre preoccupazioni e delle preoccupazioni del vostro Governo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, colleghi deputati, oggi esaminiamo un provvedimento che concretamente pone mano ad alcuni problemi, a volte, problemi piccoli, ma sempre problemi molto reali. La Lega voterà a favore per i contenuti e per i fatti positivi che questo decreto-legge contiene. L'opposizione critica: dice, ad esempio, che non è giusto fare un provvedimento «milleproroghe», tuttavia, anche in questo caso, si contraddice, perché lo hanno fatto anche loro quando erano al Governo. Dice anche che sono stati aggiunti molti commi e molti articoli in più, e che il provvedimento è stato appesantito, ma poi cosa fa? Sia al Senato che alla Camera, presenta centinaia di emendamenti per appesantirlo ulteriormente, per sforare la spesa, dimostrando, insomma, che vuole fare una cosa, mentre, in realtà, ne dice un'altra, e viceversa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Io credo, invece, che sia necessario essere coerenti, la Lega lo è, come lo è il Presidente Napolitano: noi ci ritroviamo con il suo giudizio sul «milleproroghe», perché anche noi giudichiamo che un decreto-legge «milleproroghe» non sia giusto giuridicamente né politicamente. Il Parlamento fa le leggi, si fissano dei termini, ma poi tanto, a fine anno, vi è un decreto-legge che, magari, li posticipa. Non è giusto dal punto di vista istituzionale, politico e giuridico andare avanti in questo modo.
Pertanto, anche noi siamo qui per migliorarlo, lo abbiamo detto e lo vogliamo fare. Ma per migliorare ed eliminare, ad esempio, questa anomalia, abbiamo bisogno di incidere sul processo di formazione delle leggi. E per fare questo - ha ragione il collega Sardelli - bisogna migliorare i Regolamenti di funzionamento delle Aule parlamentari, lo abbiamo detto decine di volte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Presidente Fini, magari, un'uscita in meno e una Giunta per il Regolamento in più. Glielo dico simpaticamente, però, riuniamo la Giunta per il Regolamento e proponiamo una modifica di Regolamenti che risalgono a cinquant'anni e a cent'anni fa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
È su fatti concreti che verremo e che siamo misurati dai nostri cittadini.
Fatti concreti che sono contenuti in questo decreto. Ad esempio gli interventi sulla navigazione del lago Maggiore, dei laghi di Garda e di Como, che devono essere trasferiti alle regioni ma che, nel frattempo, devono funzionare e c'è bisogno di soldi. Rifinanziamo gli enti lirici di Milano e di Verona, nonché l'orchestra sinfonica «Giuseppe Verdi» che sono istituti culturali famosi che rendono gli italiani orgogliosi nel mondo.
C'è il rispetto della promessa del Presidente Berlusconi e del Ministro Bossi agli alluvionati del Veneto e ad altri alluvionati, ad esempio quelli della Liguria; ci sono misure che danno una mano ai nostri comuni sul Patto di stabilità agli enti locali e poi c'è una norma che incide su quei piccoli comuni montani che confinano con le province autonome di Trento e di Bolzano e che hanno bisogno di un intervento puntuale. Ci sono insomma fatti concreti, magari piccoli ma che interessano le comunità locali, interessano le persone coinvolte, interessano chi vive e lavora nel nostro Paese; per esempio, noi evitiamo che i lavoratori, che hanno cause nei confronti della Corte di cassazione, debbano pagare e siano vessati da un contributo che difficilmente riuscirebbero a pagare. C'è, inoltre, il fondo del 5 per mille che viene dato alle associazioni di volontariato, queste sì, sono una risorsa fondamentale per tutto il nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà). Pag. 70
È questo un provvedimento che certo non è una finanziaria e tale non deve essere ma, nel suo piccolo, aiuta la nostra economia, mantiene centinaia di posti di lavoro in un momento di grande difficoltà e in un momento in cui abbiamo bisogno di compattezza.
Ci sono anche delle cose che non ci hanno convinto molto, su cui abbiamo chiesto e chiediamo al Governo di riflettere: per esempio, la famosa questione dell'anatocismo, che poi, in altre parole, non si tratta di nient'altro che degli interessi sugli interessi del sistema bancario.
Non siamo molto convinti di questa questione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), siamo anche d'altronde consapevoli che in questo istante occorre intervenire con una certa urgenza per evitare che una questione che deve essere affinata si tramuti poi in una crisi finanziaria in cui rischierebbero di essere travolti i cittadini e le imprese. Capiamo, quindi, la necessità di inserire una norma ma abbiamo chiesto al Governo, e lo richiediamo con forza qui in Aula, di valutare la possibilità di intervenire con un provvedimento successivo.
Non credo di dire nessun segreto, abbiamo ottenuto la disponibilità del Ministro Tremonti a lavorare concretamente, in maniera fattiva, a che questa norma possa essere adeguata e, attraverso una commissione di studio, possa trovare quanto prima spazio in un provvedimento complessivo. Oggi, tuttavia, non dobbiamo far finta che non ci sia una questione politica perché c'è una questione politica, avete presentato centinaia di emendamenti, volevate fare scadere i termini del decreto, non ci siete riusciti, anche questa mattina, in Aula, abbiamo ottenuto la maggioranza, e quindi il vostro tentativo maldestro non è andato ancora una volta a buon fine (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Esiste una maggioranza, non è vero, come dite voi, che il Governo non è in grado di governare, è in grado di governare e lo dimostriamo coi fatti. C'è una maggioranza che va avanti e che giorno dopo giorno cresce; e cresce perché? Ecco qui un'altra delle vostre contraddizioni: se un parlamentare eletto con i voti di maggioranza nelle file della maggioranza va all'opposizione, allora grandi applausi; se succede il contrario allora ecco al via la macchina delle calunnie, del fango e delle polemiche inutili (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Crediamo che questo Paese abbia di tutto bisogno, tranne che di calunnie, polemiche e risse infinite. Non si può dire che Napolitano ha ragione e poi comportarsi al contrario di quello che Napolitano dice. In tanti, in quest'Aula hanno fatto dichiarazioni pubbliche dicendo che il Presidente Napolitano aveva ragione e poi si sono comportati, giorno dopo giorno, continuando a far polemiche inutili e dannose per tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Siamo in presenza di una crisi internazionale di proporzioni importanti, lo vedete tutti, che rischia di tradursi in una crisi umanitaria con milioni di profughi, milioni di poveracci che vengono spinti dalla fame e dalle guerre a cercare un altro posto. Vogliamo ragionare seriamente su questo? Vogliamo essere un Paese pulito nei confronti dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Vogliamo far sentire la nostra voce a Bruxelles dicendo che l'Unione europea deve essere una unione dei popoli, non dei burocrati e che non possiamo essere lasciati soli di fronte a un'emergenza di milioni di individui? Dobbiamo cercare di non fare polemiche su tutto, di non utilizzare ogni strumento per fare semplicemente delle risse continue. Abbiamo bisogno di riforme, in tutti gli schieramenti. Ci siamo candidati con un programma che è stato votato, vi piaccia o no dalla maggioranza dei cittadini, e questo programma prevede una serie riforme importanti, quella della sistema tributario, quella della giustizia, sia civile che penale.
Ma anche voi avevate nel programma la riforma di questo Paese. Lavoriamo allora sui fatti concreti, con proposte serie, e non fate in Aula una cosa mentre in televisione ne dite un'altra. Lavoriamo per rendere questo Pag. 71Paese un po' più moderno. Abbiamo il federalismo fiscale in corso di esame, vi sono ancora lavori nelle Commissioni e martedì arriverà in Aula alla Camera: i soldi devono rimanere sul territorio e devono finire gli sprechi. Su questo siamo tutti d'accordo, a parole, ma dimostriamolo nei fatti, diamo finalmente al nostro Paese una speranza nuova, un fisco nuovo e una riforma fiscale, che tutti aspettano da anni.
Il federalismo municipale diventerà legge martedì prossimo, ma poi si tornerà in Commissione a discutere del federalismo regionale, che è altrettanto importante e che riguarda la vita di tutti noi. È su questi temi che vi chiamiamo al confronto, e di fronte ad un'occasione storica e di cambiamento non rispondeteci sempre e solo con le calunnie, le polemiche e il fango, che continuate a gettare addosso al Governo e alla maggioranza.
Lavoriamo insieme: credo sia un'offerta seria per cambiare questo Paese. Lo dobbiamo ai nostri precari, ai nostri figli, alle nostre famiglie e ai nostri anziani; lo dobbiamo a chi ci ha dato il voto per riformare e cambiare questo Paese in meglio e non per farlo rimanere sempre nel pantano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Non si tratta di un nostro diritto di classe politica, perché questo farebbe arrabbiare i nostri cittadini, ma è un dovere che noi abbiamo di lavorare sulle cose concrete, per cambiare e dare le risposte di cui questi precari, questi figli e questi pensionati hanno bisogno.
Onorevole Bersani, non costruiamo un Paese nuovo e moderno salendo sui tetti e polemizzando sempre e di continuo su tutto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Noi lo facciamo lavorando, lo stiamo dimostrando. Credo che la Lega sia parte integrante di questa maggioranza, ma anche, lasciatemelo dire con orgoglio, che noi tutti, i nostri 60 deputati, lo facciamo lavorando giorno per giorno nelle Commissioni.
Questo Paese si cambia lavorando e non facendo polemiche. Per questi motivi noi esprimeremo un voto favorevole (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Popolo della Libertà e Iniziativa Responsabile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Letta. Ne ha facoltà.

ENRICO LETTA. Signor Presidente, non posso non cominciare questo intervento con le notizie che arrivano in questi minuti dalla vicina Libia. Noi siamo vicini agli italiani che stanno soffrendo lì in questo momento (Applausi).
Siamo addolorati per il sangue che si sta versando, siamo preoccupati che la Libia diventi oggi una moderna Somalia a cento miglia da casa nostra. Chiediamo alle istituzioni italiane e a quelle internazionali di fare di più: di fare tutto il possibile per far cessare la violenza e per riportare la pace e la stabilità.
Oggi qui discutiamo un provvedimento che è un pasticcio, criticato da tutti, censurato da tutte le istituzioni che hanno avuto modo di esprimersi nei confronti del cosiddetto milleproroghe, disconosciuto addirittura da chi lo ha presentato, il Presidente del Consiglio Berlusconi. E voglio usare questa occasione per dirgli che la smetta di continuare con la logica di non assunzione delle responsabilità rispetto a quello che fa: questo provvedimento l'ha presentato lui e questo maxiemendamento l'hanno presentato lui e il suo Governo. Questo maxiemendamento alza le tasse, non aiuta le famiglie e non aiuta le imprese italiane.
L'efficace intervento di questa mattina dell'onorevole Baretta, a nome del Partito Democratico, in sede di dichiarazione di voto sulla questione di fiducia, ha già detto molte cose di quello che noi pensiamo, ma mi permetta, signor Presidente, di esprimere, anche in questa occasione, gratitudine e rispetto per il ruolo del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È grazie alla sua vigilanza e alla sua indipendente Pag. 72e reiterata difesa di questo Parlamento e delle istituzioni che il sistema ancora regge.
Tuttavia, questo è un provvedimento interessante perché chiarisce molte cose. Non so se ricordate - lo dico ai colleghi di quest'Aula, ma soprattutto a tutti coloro che ci ascoltano fuori da quest'Aula - che due settimane fa è stato presentato il «piano scossa» per la crescita. Il Governo ha presentato un piano che si è chiamato «piano scossa».
Secondo il Presidente del Consiglio doveva portare un 4 per cento in più di crescita e un 1,5 per cento in più di crescita già quest'anno.
In quel provvedimento c'era e c'è (è stata presentata) la riforma dell'articolo 41 della Costituzione, articolo scritto da Luigi Einaudi, articolo scritto dai costituenti del nostro Paese e contemporaneamente, mentre lì si chiede maggiore libertà economica, nel provvedimento che qui oggi approvate, c'è l'affossamento del più importante intervento di liberalizzazione che era necessario: la liberalizzazione dei servizi pubblici locali che avete deciso di affossare qui come tutte le norme di liberalizzazione per aiutare la nostra economia, per aiutare i nostri consumatori e per dare più occupazione e più crescita.
È sempre la solita storia: le parole e i fatti. Le parole contraddicono quotidianamente i fatti. Ma questo è un provvedimento importante anche per un altro motivo. È un provvedimento che, al contrario di quello che dite, mette mano nelle tasche degli italiani nell'anno record della pressione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Da quattordici anni l'Italia non ha avuto una pressione fiscale alta come quella di oggi. Ebbene, in questa situazione e con questo provvedimento, intervenite alzando la tassa sui rifiuti, la tassa sull'energia e sulla benzina, la tassa sul cinema, creando la nuova tassa della disgrazia. I disgraziati che nel nostro Paese da oggi in poi subiranno una calamità naturale dovranno pagare loro stessi più tasse per venire incontro ai costi di quella calamità naturale.
Ricordo che noi siamo quelli degli angeli del fango di Firenze, del Friuli, il Paese della solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), il Paese che su questi temi ha dato grandi esempi nel mondo.
Avete detto - lo ha fatto adesso il collega Reguzzoni - che intervenite a favore della cultura. Voglio ricordare la frase mitica «di cultura non si mangia» che abbiamo sentito da parte di un autorevole esponente del vostro Governo.

MARCO MARIO MILANESE. Lo sai che non è vero!

ENRICO LETTA. Di teatri e fondazioni liriche ne avete scelti due su quattordici: a questi due avete dato soldi e agli altri dodici no. Di questi ultimi voglio leggere il nome e vorrei che tutti coloro che ci stanno ascoltando in questo momento sapessero che sulla cultura avete fatto una scelta per cui alcuni lavoratori della cultura li salvate mentre ai lavoratori del Regio di Torino, del Carlo Felice di Genova, de La Fenice di Venezia, di Cagliari, di Trieste, di Bologna, di Firenze, dell'Opera di Roma e del Santa Cecilia, del Petruzzelli di Bari, del San Carlo di Napoli, del Massimo di Palermo dite che quei teatri possono chiudere, che loro possono andare a casa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro) e che quella cultura non vi interessa.
Onorevole Reguzzoni, la lirica non ha colore politico, la cultura è di tutta l'Italia e di cultura si mangia del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
L'altro tema che ha scandalizzato tanti riguarda le comunicazioni. Il 1o aprile, lo abbiamo sentito, vi sarà l'ennesimo tentativo di aggiramento delle norme sul conflitto di interessi.
Noi condanniamo questo articolo e condanniamo questa scelta. Ma quello che è ancora più grave è che, mentre la settimana scorsa il Presidente degli Stati Uniti Obama si faceva notare per incontrare tutti i guru della rete per capire Pag. 73quale doveva essere il futuro del suo Paese sulle telecomunicazioni e sulle tecnologie, questo Governo si fa notare, ancora e soltanto, per il tentativo di aggirare la legge Mammì e la legge Gasparri, roba dell'altro secolo: carta stampata e televisione, la vostra continua ossessione!
Vi è poi il tema delle quote latte, sul quale torno - è stato già citato - perché questo Parlamento, con il voto che state per dare, dice a 38 mila lavoratori e imprenditori italiani: froda la legge e sarai aiutato. Vi sono 38 mila italiani che non hanno frodato la legge rispetto a 100 amici degli amici che la legge l'hanno frodata e che si trovano un regalo di 5 milioni.
Cinque milioni a 100 allevatori padani e negli stessi giorni, nelle stesse settimane, manganellate ai pastori sardi che venivano qui e che non erano nemmeno ricevuti dal Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Ma la cosa peggiore delle quote latte è questa, signor Presidente: cinque milioni la cui copertura, come risulta dalle schede allegate al provvedimento, è presa dall'articolo 1, comma 40, quarto periodo, della legge n. 220 del 2010, che detto così vuol dire poco. Peccato che questa legge serva ad assicurare il finanziamento dell'assistenza e della cura dei malati oncologici. Credo che non ci sia altra parola che «vergogna». Vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Concludo, signor Presidente. La maggioranza è andata sotto su questo provvedimento nelle votazioni di oggi, ennesima dimostrazione di una situazione che non tiene più. Dimostrazione che si tratta di una stagione che deve chiudersi. Non si può legiferare così per i problemi degli italiani! Una norma che era cominciata con 25 commi, arrivata a 196 commi, oggi consta di 187 commi.
Signor Presidente, concludo. Per il bene del Paese, cali il sipario su questo spettacolo ormai triste e mediocre. Si vada alla fonte della sovranità. Si vada dagli elettori, con saggezza decideranno loro per il meglio della nostra amata Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio anch'io cogliere lo sfondo che sta alle nostre spalle e i problemi che stanno davanti a noi in questa discussione. Non solo i problemi più immediati, ma - diciamoci la verità - da alcuni anni a questa parte ci misuriamo con una serie di questioni e di problemi che vedono, dopo la crisi del comunismo, una destabilizzazione ulteriore del mondo. Abbiamo avuto due crisi del capitalismo finanziario nel corso di questi anni e adesso davanti a noi abbiamo una crisi nel Mediterraneo, e la Libia rappresenta il punto di maggiore difficoltà.
Rispetto alla Libia esprimiamo la nostra solidarietà al popolo libico in primo luogo, agli italiani che lavorano lì, alle aziende italiane che portano reddito anche nel nostro Paese. Tutto ciò richiede un grande senso di responsabilità e non le meschine polemiche che abbiamo visto nel corso di questi giorni, che davano a questo Governo la responsabilità dei rapporti con Gheddafi che risalgono tanto indietro nel tempo e che sono stati poi coltivati anche da Governi del centrosinistra, dal Governo Prodi e dall'onorevole D'Alema.
Allora noi mettiamo da parte questo tipo di polemiche. Su questo terreno il momento sarebbe quello di un confronto tra maggioranza, Governo e opposizione per misurarci su due nodi. Il primo nodo è costituito dai possibili smottamenti migratori che ci possono investire e l'altro nodo è rappresentato da un confronto con l'Europa da fare a viso aperto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), perché certamente l'Europa in questi momenti e in questa fase non sta rispondendo nel senso delle responsabilità che dovrebbe avere. Voglio anche dire che di fronte a queste difficoltà si misura se l'Europa è un'entità politica o, per usare una vecchia espressione che riguardava l'Italia, Pag. 74«una semplice espressione geografica» (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Voglio anche dire, però, che il senso di responsabilità in questo confronto non si concilia con il tipo di demonizzazione che voi state facendo di questa maggioranza e del Presidente del Consiglio.
Contro il Presidente del Consiglio c'è sì, onorevole Letta, una macchina del fango che noi respingiamo, un tentativo che è in corso di colpire chi ha guidato questa maggioranza, questo Governo e questo Paese conquistando la maggioranza nel 2008 (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Adesso si vede di tutto, anche l'utilizzo della vita privata e si leggono cose grottesche da parte di tutto un mondo culturale e intellettuale tanto arrogante quanto pressappochista. Da questo punto di vista, vorrei dire che Umberto Eco passa parte delle sue sere e notti a leggere Kant, ma evidentemente un esercizio così faticoso gli toglie lucidità nell'analisi storica e anche, più banalmente, nell'intelligenza dei comportamenti, visto che è andato a Gerusalemme e lì ha avuto il cattivo gusto di equiparare Berlusconi a Hitler (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
La conseguenza di tutto ciò rischia di essere un ulteriore imbarbarimento della vita politica del nostro Paese contraddittorio con le esigenze, che anche l'onorevole Letta richiamava poco fa, di misurarsi con i problemi che stanno davanti alla società italiana e lo sfondo internazionale del tutto destabilizzato con cui dobbiamo fare i conti.
Per quanto riguarda questo provvedimento, vanno dette due cose: il Presidente della Repubblica ha sollevato il problema della eterogeneità del decreto-legge e con questo nodo della eterogeneità il Governo si è misurato positivamente. È venuto qui in Aula il Ministro Tremonti a dare il senso di come il Governo fosse aperto a rivedere alcuni aspetti di questo provvedimento. Però, noi non abbiamo avuto da parte vostra una risposta positiva: avete mantenuto tutti i paletti. Ma non solo, onorevole Letta: si parla della eterogeneità del provvedimento. Se noi andiamo a leggere i lavori del Senato, vediamo che voi avete contribuito in modo assai attivo ad accentuare l'eterogeneità di questo provvedimento.
La vostra azione emendativa non era certamente volta a semplificare il provvedimento, ma ad arricchirlo con una ulteriore eterogeneità. Quindi, dovremmo dirci autocriticamente e in modo rispettivo che si sono sommate due eterogeneità. Non potete dire, invece, che tutta la responsabilità è della maggioranza e che voi, invece, siete assolutamente logici e coerenti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Già l'onorevole Reguzzoni ricordava che comunque questo provvedimento dà risposte ad una serie di esigenze reali, in primo luogo il finanziamento del 5 per mille; le reti dell'energia; il voucher per i cassintegrati; gli interventi per gli alluvionati; l'editoria e le televisioni locali; l'autotrasporto ed altro. Questo provvedimento, cioè, si misura con dei nodi della società italiana e non è in contraddizione con quello che abbiamo fatto precedentemente, ma è un altro passo in avanti per riuscire a misurarsi contemporaneamente con un rigore che, se non lo avessimo adottato, oggi ci troveremmo nella situazione nella quale si trovano altri Paesi come la Grecia e la Spagna e con le esigenze della crescita.
Certamente, oggi il problema che abbiamo di fronte in termini di politica economica è di riuscire a passare dal rigore alla crescita in un mondo, però, che gioca contro questa tendenza. Viviamo in un mondo che ha visto una serie di Paesi, che voi richiamate molto spesso, fare dei tagli spaventosi alla spesa pubblica, che vede gli stessi Stati Uniti d'America oggi doversi misurare con dei tagli al debito pubblico e al deficit molto rilevanti.
Quindi, noi giochiamo una partita molto difficile della cui consapevolezza francamente Pag. 75non abbiamo trovato in alcuni interventi in questo dibattito parlamentare.
Infine, per concludere faccio presente due questioni, che non vogliamo mettere da parte. Colleghi, non esiste una situazione di compravendita di deputati, come ha richiamato poco fa anche l'onorevole Reguzzoni. Quando si spostano - ed è avvenuto - dal centrodestra e dal Popolo della Libertà dei parlamentari che vanno in un'altra direzione non li abbiamo mai demonizzati ma abbiamo, caso mai, polemizzato politicamente con essi. Non abbiamo mai parlato di compravendita perché sono avvenuti dei fatti politici con i quali ci siamo misurati e, in quel caso, si tratta di operazioni di grande spessore politico. L'onorevole D'Alema ricorderà che la più grande operazione di rilevante significato politico, da questo punto di vista, avvenne quando il suo Governo fu fondato per lo spostamento di 30 deputati dal centrodestra al centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Anche in quel caso - per carità - vi fu una grande operazione storica e non una compravendita. Tuttavia, quando avviene l'inverso allora ci troviamo di fronte alle compravendite e al mercato.
La realtà è che oggi avviene in senso inverso per delle difficoltà politiche che sono vostre, che sono di Futuro e Libertà per l'Italia e che sono evidenti dal dato, che è emerso, di difficoltà di collocazione politica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Quando un partito, come Futuro e Libertà per l'Italia, nasce con l'ambizione di essere dentro il centrodestra in alternativa al centrodestra attuale ma poi smotta e si viene a collocare in un'area intermedia, pronto magari a raccogliere gli appelli per fare un comitato di liberazione nazionale contro Berlusconi, è evidente che questo provoca una crisi politica al suo interno di cui va preso atto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Un ultimo punto, onorevole Presidente della Camera. Sono costretto a rilevare che ci troviamo in una situazione ...

PRESIDENTE. Aspetti, presidente Cicchitto. Sono costretto a rilevare che ha già superato di cinque secondi il tempo a sua disposizione, ma poiché immagino quel che lei intende dire le concedo altri trenta secondi per dirlo.

FABRIZIO CICCHITTO. La ringrazio, ma i trenta secondi li spendo in una parola sola. La situazione è istituzionalmente insostenibile e lei, signor Presidente, si trova in una situazione di contrasto e di contraddizione tra la sua figura di Presidente della Camera e di leader di un partito politico (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Cicchitto, concordo con lei che la situazione è istituzionalmente insostenibile.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale, per le quali è stata prevista la ripresa televisiva diretta (Dai banchi dei deputati del gruppo Italia dei valori si leva il grido «bunga-bunga»).
Onorevoli colleghi, mi rivolgo sia alla parte di destra sia all'altra parte. Non siamo ancora allo stadio ma in un'Aula del Parlamento!
Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Muro. Ne ha facoltà.

LUIGI MURO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente perché nel dibattito precedente è stata stigmatizzata l'assenza di alcuni deputati, tra cui anche la mia nel voto di stamattina. La mia assenza non ha nessun significato particolare né nessun senso di blitz. Essa vuole solo mettere in evidenza come la mediazione politica, nata dalla censura del Presidente Napolitano, ha fortemente penalizzato il sud e ha fortemente penalizzato la Campania (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).
Non siamo brutti, sporchi e cattivi in Campania né siamo tutti dei nominati che calano dall'alto, ma siamo anche gente del territorio Pag. 76che chiedeva semplicemente una cosa: che una legge dello Stato venisse rispettata. Dunque, non è possibile che il condono edilizio del 2003, che è applicato in tutta Italia e che sospende le demolizioni, non venga applicato in Campania. Non è giusto che un cittadino campano debba demolire la casa con il condono, non quelle abusive tout court, e gli altri cittadini no. Questo chiediamo!
Mi dicono che un ordine del giorno è stato approvato dopo la mia proposta. Mi auguro che il Presidente Berlusconi e il Governo ne prendano buon atto e ci faccia veramente comprendere come la nostra vertenza è stata del tutto inutile.

(Coordinamento formale - A.C. 4086)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4086)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 4086, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 2518 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e di interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle imprese e alle famiglie» (Approvato dal Senato) (4086):

Presenti e votanti 577
Maggioranza 289
Hanno votato 300
Hanno votato no 277
(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Vedi votazionia ).

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ho sentito molti e autorevoli riferimenti a quello che sta succedendo a pochi chilometri dalle coste italiane, in Libia. Ebbene, è di ieri la notizia che ci sono state forniture di armi leggere da parte di una ditta italiana al Governo di Gheddafi - probabilmente quelle stesse armi con le quali si sta sparando sui manifestanti - che non risultano negli atti che normalmente, in base alla legge, vengono trasmessi al Parlamento.
Quindi, delle due l'una: o la ditta non ha comunicato al Governo italiano la vendita di queste armi, oppure il Governo italiano ha taciuto nei confronti del Parlamento. Per questo, insieme ai colleghi Leoluca Orlando e Augusto Di Stanislao, ho presentato un'interrogazione per chiedere spiegazioni nell'ambito delle rispettive competenze, ossia per sapere come siano state vendute queste armi alla Libia e come sia potuto accadere che non ve ne sia traccia, ai sensi della legge n. 185, nella comunicazione al Parlamento.
Le chiedo, signor Presidente, di far dare una rapida risposta a questo quesito.

Pag. 77

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, la Presidenza si farà carico di sollecitare la risposta del Governo alla interrogazione da lei richiamata.

Modifica nella composizione della Giunta per il Regolamento.

PRESIDENTE. Comunico che in data odierna ho chiamato il deputato Armando Dionisi a far parte della Giunta per il Regolamento, ai sensi dell'articolo 16, comma 1, del Regolamento, in sostituzione del deputato Luca Volontè.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,29).

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del presentatore e previa intesa tra i gruppi, la discussione della mozione Pezzotta ed altri n. 1-00408, sulla sospensione della partecipazione al programma di realizzazione del cacciabombardiere Joint Strike Fighter (JSF) F-35, prevista per lunedì 28 febbraio 2011, è rinviata ad altra data.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 28 febbraio 2011, alle 16:

Discussione delle mozioni Bratti ed altri n. 1-00510 e Libè ed altri n. 1-00569 concernenti iniziative per la bonifica dei siti contaminati di interesse nazionale.

La seduta termina alle 15,30.

TESTO INTEGRALE DEGLI INTERVENTI DEI DEPUTATI MARIA GRAZIA GATTI, MAURIZIO TURCO, MARIA LETIZIA DE TORRE E MARIO LOVELLI IN SEDE DI ILLUSTRAZIONE DEGLI ORDINI DEL GIORNO RIFERITI AL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 4086.

MARIA GRAZIA GATTI. Stiamo discutendo un provvedimento complesso che si è trasformato di fatto in una sorta di finanziaria nella vecchia accezione, in barba a tutte le dichiarazioni che il Governo ci ha più volte ripetuto, anche in quest'aula, sulla novità della legge di stabilità che avrebbe comportato la fine «dell'assalto alla diligenza».
Arriviamo alla discussione in quest'Aula seguendo un percorso che penso vada sottolineato e stigmatizzato. Cito il relatore in Commissione Lavoro: «... il disegno di legge ha avuto un percorso molto lungo e approfondito presso l'altro ramo del Parlamento; trattandosi, peraltro, della conversione di un decreto-legge che andrà in scadenza al termine della prossima settimana, risulta evidente che non vi sono ragionevoli margini per una sua modifica da parte della Camera e che pertanto, occorre considerare sostanzialmente definito il suo contenuto». È uno strano modo di aggirare riforme istituzionali, siamo ancora in regime di bicameralismo perfetto o no? Siamo disponibili a discutere di riforme istituzionali e di specializzazione delle funzioni di una delle Camere, ma ad oggi, iniziare la discussione di un provvedimento in questo modo segnala una disfunzione grave ed una responsabilità evidente della maggioranza che ha organizzato la discussione ed i suoi tempi in modo tale da impedire che una delle Camere potesse assolvere ad un suo dovere e contemporaneamente esercitare un suo diritto.
Per non parlare poi di quanto è successo nelle Commissioni di merito (I e V), di fatto non è stato votato il mandato al relatore perché la supposta maggioranza non avendo i numeri ha fatto ostruzionismo a se stessa impedendo che si votasse anche una sola volta. Ora, io sono assolutamente d'accordo con il Presidente della Repubblica Napolitano, che voglio ringraziare per la saggezza e la misura con cui sta interpretando il ruolo di punto di riferimento Pag. 78e di equilibrio in una situazione tanto delicata, quando dice 'Io credo che un Governo regge finché dispone della maggioranza in Parlamento e opera di conseguenza', ma la maggioranza in Parlamento significa maggioranza in aula e nelle commissioni e per questo provvedimento, nelle commissioni di merito di fatto non abbiamo potuto accertare se la supposta maggioranza esistesse in quel momento.
Poi gli ultimi avvenimenti con l'intervento del Presidente della Repubblica ed infine la presentazione di un ulteriore maxi emendamento che dovrà tornare al Senato.
Un provvedimento di «Proroga dei termini previsti da disposizioni legislative» che è un provvedimento omnibus, con una pioggia di interventi con contributi (piccolissimi, grandi e grandissimi) dati disordinatamente e senza razionalità, seguendo, appunto, logiche da assalto alla diligenza e che di fatto aumenterà la pressione fiscale che ha già raggiunto il massimo: siamo al 43,4 per cento.
A fronte di un dichiarato intendimento da parte del Governo di abbassare la pressione fiscale rileviamo come anche in questo provvedimento, dopo quello sul federalismo municipale che con l'IMU introduce surrettiziamente una sorta di patrimoniale per artigiani, commercianti e professionisti e con l'aumento delle addizionali, per rimpinguare le casse dei comuni, sempre in nome del federalismo, di fatto aumenta le tasse per i cittadini, introduce la tassa sul cinema e la tassa sulle calamità naturali. Si tratta di un euro in più su ogni biglietto del cinema che pagheranno tutti quelli che andranno a vedere un film, compresi ragazzi, pensionati, e disoccupati (quelli che se lo potranno permettere); e dell'aumento al massimo consentito delle addizionali regionali e dell'imposta regionale sulla benzina per autotrazione in caso di catastrofi naturali in quella regione. Presidente, che fine fa il principio di solidarietà fra i territori di fronte alle catastrofi naturali?
Siccome nel mio intervento sottolineerò una serie di aspetti negativi del provvedimento, vorrei in modo preliminare accennare al punto che considero una vittoria delle opposizioni al Senato che sono riuscite a far convergere tutta la commissione di merito sulla necessità di prorogare l'entrata in vigore dei termini per l'impugnazione dei licenziamenti considerati illegittimi. Rilevo che sebbene consideriamo positivamente la proroga, manteniamo un giudizio assolutamente negativo sul termine di 60 giorni per impugnare un licenziamento considerato illegittimo.
Il provvedimento, come dicevo, è un coacervo di proposte di ogni tipo, una sorta di arrembaggio che sottolinea l'affanno di questa maggioranza a fronte di tanti fronti aperti e tanti problemi non risolti.
Infatti nonostante le affermazioni del Ministro Tremonti, che nei mesi passati affidava anche a questo provvedimento il compito di locomotiva della ripresa e dell'innovazione, il mille proroghe non si occupa di rilancio dello sviluppo e di riattivazione della crescita e non si occupa di lavoro, se non marginalmente e seguendo sempre la logica che produce destrutturazione, dequalificazione ed impoverimento del mercato del lavoro e quindi del Paese.
Eppure ci sarebbe bisogno di intervenire, se non altro, ad esempio, per garantire un tempo congruo per porre rimedio ai disastri che provvedimenti come il decreto-legge n. 78 hanno generato in ambito previdenziale e non solo, abbiamo presentato al Senato emendamenti in tal senso che sono stati respinti e li ripresenteremo qui consapevoli di quanto sia essenziale trovare una soluzione a problemi come la totalizzazione onerosa dei contributi che peserà sicuramente sulla tenuta di accordi aziendali fatti per gestire crisi gravissime, penso alla Telecom ed alle migliaia di lavoratori coinvolti.
Sulla mancanza di interventi concreti per affrontare la crisi economica e produttiva che delineino le strade per la reindustrializzazione delle aree in crisi e gli incentivi alla ricerca, sviluppo e l'innovazione, mi lasci citare, Presidente quanto è avvenuto il 15 febbraio (pochi Pag. 79giorni fa) in commissione bilancio dove il Governo ha fatto scadere la delega prevista all'articolo 3, comma 2, della legge 23 luglio 2009, n. 99, delega riguardante il «riordino della disciplina della programmazione negoziata e degli incentivi per lo sviluppo del territorio, degli interventi di reindustrializzazione di aree di crisi e degli incentivi per la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione di competenza del Ministero dello sviluppo economico». Non so se si sia trattato di sciatteria, distrazione o incapacità, comunque il Governo facendo scadere i termini per presentare il provvedimento di attuazione della delega in tempi congrui si è assunto una responsabilità molto grande.
C'è bisogno di un Governo che assuma i provvedimenti necessari per affrontare la crisi, questo Governo non lo fa neanche con questo provvedimento.
Abbiamo presentato emendamenti per affrontare le situazioni più critiche, ad esempio quelle del personale della pubblica amministrazione che operando con contratti a termine di vario tipo rischia di non vedersi rinnovato il contratto di lavoro.
La situazione è questa: l'articolo 9, comma 28, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, prevede che a decorrere dall'anno 2011, le amministrazioni dello Stato, anche a ordinamento autonomo, le agenzie, incluse le Agenzie dell'entrate, della dogana e del territorio, gli enti pubblici non economici, le università e gli enti pubblici di cui all'articolo 70, comma 4 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, possono avvalersi di personale a tempo determinato o con convenzioni, contratti a collaborazione coordinata e continuativa, contratti di formazione-lavoro, lavoro accessorio e lavoro in somministrazione nel limite del 50 per cento della spesa sostenuta per le stesse finalità nell'anno 2009; lo stesso comma precisa che le disposizioni di cui sopra costituiscono principi generali ai fini del coordinamento della finanza pubblica ai quali si adeguano le regioni, le province autonome, e gli enti del servizio sanitario nazionale; insomma, è imminente l'espulsione di più di 100.000 precari della pubblica amministrazione, al netto di quelli della scuola e dell'università.
Pensiamo cosa significhi questo in un contesto di crisi occupazionale così grave, queste norme stanno già comportando drammatiche conseguenze per migliaia di persone, soprattutto giovani, che lavorano presso le pubbliche amministrazioni, mediante rapporti di lavoro precario.
Rispetto alla marea di lavoratori precari coinvolti, nel mille proroghe si interviene solo per prorogare i contratti dei precari operanti per il Ministero dell'Interno agli sportelli ed agli uffici per l'immigrazione. Sono lavoratori impegnati per gestire le deliranti procedure dei click day del decreto flussi di quest'anno. Tutto questo prima che sulle nostre coste del Sud si riversasse la marea dei profughi dai paesi dei Nord Africa che affacciano sul Mediterraneo. E mi permetta qui, Presidente, di stigmatizzare l'atteggiamento del nostro Governo che ha atteso che l'aviazione libica bombardasse i manifestanti per intervenire e deprecare, a mio avviso in maniera eccessivamente timida il comportamento di Gheddafi.
Quindi stiamo affrontando con lavoratori precari il lavoro ordinario: le pratiche relative al decreto flussi, con quali risorse umane si farà fronte all'emergenza dei profughi?
E poi, Presidente, noi siamo il paese con i tassi di disoccupazione giovanile che arrivano al 29 per cento, avremmo bisogno di tutti i servizi per l'impiego in piena e fruttuosa attività di task force per l'occupazione. Noi avremmo bisogno della piena funzionalità di scuole, ospedali, enti locali, insomma dei servizi pubblici in genere per intervenire su funzioni nevralgiche per contrastare la crisi e invece ci troveremo con il 50 per cento di personale assunto con contratti temporanei in meno.
La riduzione del personale precario, inciderà negativamente sull'efficienza dei servizi e avrà preoccupanti ripercussioni per gli utenti, poiché la maggior parte del personale coinvolto è adibito a funzioni Pag. 80ordinarie e strutturali di lavoro, tanto che il suo dimezzamento non potrà che comportare rallentamenti, se non sospensioni, delle pratiche a esso affidate. Facciamo un esempio, i lavoratori in somministrazione presso l'INPS.
Su questo abbiamo presentato un emendamento e poi un ordine del giorno.
Dal 1o gennaio 2011, per l'articolo 9 del decreto n. 78, sono rimasti a casa già 550 lavoratori mentre i restanti 1240 rischiano la stessa sorte a fine marzo, data di scadenza dell'appalto stipulato tra l'INPS e la società TEMPOR Spa, agenzia fornitrice di lavoro temporaneo.
L'istituto di previdenza sociale ha infatti dichiarato che a causa dei tagli approntati dalla legge n. 122 del 2010 (la legge di conversione del decreto n. 78) non è in grado di prorogare i contratti oltre le date di scadenza, il tutto malgrado sia stato confermato per il 2011 un fabbisogno pari a quello del 2010.
L'INPS, inoltre, denuncia da anni una carenza di personale dovuto in buona parte al blocco del turn over e presenta bilanci in attivo, quindi avrebbe convenienza nel predisporre le risorse utili per poter provvedere alla proroga dei contratti in oggetto; inoltre la spesa che l'INPS sostiene per impiegare questi lavoratori non si discosta di molto da quella che potrebbe trovarsi a sostenere con l'erogazione di disoccupazione ordinaria per ciascuno di essi.
La situazione è resa ancor più paradossale dalla constatazione relativa alle mansioni svolte dai lavoratori in somministrazione, che si occupano di liquidare prestazioni di cassa integrazione, compresa quella in deroga, la disoccupazione per lavoratori impiegati in aziende in crisi, come pure le invalidità civili delle persone diversamente abili e a tali lavoratori, inoltre, è affidato il compito di rilasciare il certificato DURC, documento unico di regolarità contributiva, con il quale si attesta l'assolvimento, da parte dell'impresa, degli obblighi legislativi e contrattuali nei confronti di INPS, INAIL e Cassa Edile. Si possono immaginare le difficoltà che si verificheranno per il regolare svolgimento delle attività delle imprese a seguito del mancato rinnovo del contratto a questi lavoratori, infatti, la situazione di crisi rende ancora più pesante affrontare, per i lavoratori, il ritardo nell'erogazione delle prestazioni e, per le imprese, il ritardo nel rilascio di documentazione fondamentale per la partecipazione agli appalti.
Durante la seduta di venerdì 19 novembre 2010, n. 398, della Camera dei deputati, era stato presentato l'ordine del giorno n. 9/3778-A/23, a prima firma Damiano, nel quale si impegnava il Governo ad apportare variazioni legislative alla norma in oggetto, anche al fine di garantire la prosecuzione dell'operatività delle amministrazioni interessate, avvalendosi del personale precario, attualmente impegnato nei servizi della pubblica amministrazione; il Governo nel corso della medesima seduta accoglieva l'ordine del giorno dando così l'impressione di essersi reso conto della gravità della situazione e delle pericolose conseguenze che il provvedimento in oggetto avrebbe comportato.
Abbiamo presentato in Senato emendamenti che tendevano a prorogare tutti i contratti temporanei nella pubblica amministrazione e anche emendamenti specifici ad esempio per l'INPS, li avete respinti tutti. Li ripresentiamo in quest'aula, sottolineando quanto dice il relatore del provvedimento in Commissione lavoro, cito: «ulteriori modifiche alla legislazione vigente - auspicate anche dalla XI Commissione nel corso della sua recente attività ispettiva e di indirizzo - non sono riuscite a trovare una propria collocazione all'interno del decreto legge nel corso dell'esame al Senato; a tal fine, preannuncia sin d'ora l'intenzione di segnalare tali questioni nella proposta di parere, in modo da tenere viva l'attenzione della Commissione su queste tematiche». Le tematiche a cui si fa riferimento sono quelle relative ai problemi previdenziali ed occupazionali generati dal decreto n. 78.
E per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione questo provvedimento mantiene il tratto distintivo dell'intervento di questo Governo: punitivo ed ambiguo. Intendiamoci, noi siamo consapevoli che una Pag. 81pubblica amministrazione efficiente, capace di sfruttare al pieno le nuove tecnologie per le proprie funzioni, capace di rispondere bene, in tempi rapidi alle richieste dei cittadini sia uno degli elementi essenziali per permettere all'Italia di uscire dalla crisi, una amministrazione che assuma l'approccio del «problem solving», cioè io operatore pubblico, risolvo il problema che mi è stato posto o direttamente o impegnandomi di persona a trovare chi è in grado di risolverlo. Quello che contestiamo è che i provvedimenti assunti servano a questo, dalla proroga dell'esonero dal servizio del personale dipendente prossimo al compimento dei limiti di età per il collocamento a riposo, alla proroga dell'ampliamento dell'ambito di applicazione del lavoro accessorio, fino al non rinnovo del 50 per cento dei contratti per i lavoratori assunti con contratti precari disegna una pubblica amministrazione sempre più impoverita ed in balia di logiche che niente hanno a che fare con l'efficienza e l'efficacia. Penso ad esempio alla diffida presentata dal sindacato DIRSTAT alla Agenzia delle Entrate relativamente ad un concorso per 175 posti da dirigente, con criteri per la valutazione dei titoli di servizio poco chiari ed in evidente contrasto con i principi di efficienza, efficacia e con il principio di buon andamento dell'azione amministrativa. I rappresentanti dei dirigenti della pubblica amministrazione hanno invitato le entrate a reclutare nei ranghi di dirigenti «quanti risultino ancora inseriti nella graduatoria degli idonei non vincitori dei concorsi per dirigenti dell'amministrazione finanziaria oltre che coloro che risultino in possesso dei requisiti normalmente previsti per ambire ai detti affidamenti», cosa sta succedendo all'Agenzia delle Entrate, un punto così delicato della nostra amministrazione?
Ed infine, Presidente, mi lasci affrontare ancora un punto: abbiamo una disoccupazione giovanile che ha raggiunto tassi altissimi ed abbiamo un numero terribilmente alto di giovani che non studiano né lavorano né si stanno formando professionalmente. Ebbene allora su questi temi nessun provvedimento manifesto, nessun effetto annuncio; riproporre per l'ennesima volta un piano per l'occupazione giovanile, con finanziamenti poco credibili: sono poste di bilancio già esistenti nei ministeri del lavoro e delle politiche sociali, dell'istruzione, università e ricerca e della gioventù significa assumersi una grande responsabilità perché se non si produrranno risultati apprezzabili in tempi ragionevoli si spegnerà ulteriormente la speranza dei giovani, aumenterà il disincanto e noi abbiamo invece bisogno di tutta la loro forza e la loro creatività per sperare di superare la crisi.

MAURIZIO TURCO. Per illustrare l'ordine del giorno dei deputati radicali contro l'ulteriore proroga della rappresentanza militare - ovvero contro il diritto dei militari di potersela liberamente scegliere - darò lettura di alcuni brani della delibera del Consiglio di Base di Rappresentanza (CoBaR) del Comando Legione Carabinieri «Veneto» n. 391 del 22 febbraio scorso.
Delibera che ha proprio ad oggetto la «Sfiducia al CoCeR (Consiglio Centrale di Rappresentanza) dei Carabinieri.
Delibera nella quale si premette: «che, solo a leggere l'elenco qui sotto riportato, delle restrizioni negative subite dal personale negli ultimi due anni, il sentimento di sfiducia nei confronti del CoCeR CC è il minimo della pena...:
articolo 71 del decreto Brunetta 112/2008 (i giorni di malattia che decurtavano lo stipendio il periodo iniziale di attuazione della norma è stato sanato con i soldi del contratto);
contratto scaduto e rinnovato dopo trenta mesi per un importo medio di 50 euro per 6 anni (in pratica dal 1/1/2008 al 31/12/2013);
per il personale avente il calcolo della pensione con il sistema misto e contributivo, i 50 euro sopraccitati daranno un montante contributivo pensionistico da fame.... Pag. 82
Il valore dell'ora di straordinario che è fermo al 2001 e che è stato aggiornato di 0,25 centesimi (per ogni ora) nell'ultimo contratto, in quanto si era creato il paradosso che l'ora in argomento era addirittura di valore inferiore a quella ordinaria;
Il blocco del contratto per i prossimi tre anni;
Il limite del tetto retributivo in possesso nel 2010 che non potrà essere superato per i prossimi tre armi (maggior lavoro senza essere remunerati);
Blocco degli scatti, avanzamenti ed assegni funzionali per i prossimi tre anni, senza possibilità di recupero economico (anzianità e maggiori responsabilità non pagate);
Aggiornamento in negativo del coefficiente di trasformazione della pensione (tra due anni sarà ribassato ulteriormente);
Aumento dei requisiti per l'accesso alla pensione e riduzione della buonuscita (vedi primo PREMESSO), in pratica più si rimane e meno si prende;
Riordino delle carriere: le trattative sono state annullate, si riparte da zero con l'aggravante che le somme faticosamente ottenute per attuarlo (700 milioni di euro) sono ritornate nelle casse dello Stato;
Il mancato avvio della previdenza complementare (16 anni di ritardo), «......mentre Roma discute, Sagunto viene espugnata......» cioè... il personale che andrà in pensione dopo 41 anni nell'Arma dei Carabinieri dovrà trovarsi un altro lavoro perché l'assegno pensionistico sarà insufficiente a garantirgli una tranquilla e serena vecchiaia, come invece oggi la Costituzione Italiana prevede;
È stata approvata la norma sulla specificità, che sulla carta ci riconosce i meriti dei nostri sacrifici e della differenza dalle altre tipologie di lavoro, ma che in pratica proprio con il suo riconoscimento ha messo in evidenza che i danni nei confronti del personale delle Forze dell'ordine e delle Forze Armate sono maggiori ed esclusivi rispetto agli altri... (incredibile);
Da otto mesi ad oggi ci sono state promesse, impegni, ordini del giorno, tesi a stemperare l'enorme danno sopraccitato, ma il tutto è stato puntualmente disatteso, compreso l'attuale «Milleproroghe» che, come ciliegina sulla torta, concede l'ulteriore proroga all'attuale mandato evidentemente considerato dalla controparte un ottimo interlocutore, non solo per quanto appena descritto, ma forse anche per ulteriori novità negative;
che questo CoBaR negli incontri avuti in Padova nel mese di aprile e maggio 2010 con una delegazione del CoCeR, aveva lanciato l'allarme sul provvedimento Governativo molto penalizzante nei confronti del Comparto Sicurezza e Difesa (Arma Carabinieri compresa), richiedendo a più riprese riunioni congiunte, ma puntualmente disattese, e ottenendo dal Consiglio Centrale solo un imbarazzante silenzio, fino all'inaspettato comunicato stampa dell'11.02.2011;
che il CoCeR, con la nota informativa datata 9 dicembre 2010, «... ritiene doveroso chiarire al personale rappresentato che gli 80 milioni di euro per il 2011 (più 80 milioni di euro per il 2012), per il pagamento degli emolumenti relativi alle promozioni, verranno regolarmente impiegati con un decreto della PCM in via di predisposizione», palesava certezze oggi però smentite dalla Ragioneria Generale dello Stato e dall'ultimo provvedimento ordinario (Milleproroghe), privo di ogni emendamento utile a sanare le problematiche citate precedentemente;
che quanto appena citato evidenzia e conferma la poca incisività dell'Organismo Centrale nell'esercitare il ruolo negoziale riconosciuto con la specificità (articolo 19 comma 3 legge 183/2010);
che la fotografia attuale della Rappresentanza Militare fa emergere la poca consistenza del CoCeR, nel rappresentare i problemi e difendere i diritti del personale tanto da indurre i Carabinieri a rivolgersi ad organismi esterni all'Arma, come per esempio i neo costituiti partiti (PSD e PDM);
che, come si evince dall'apposita sezione in area intranet, il CoCeR, risulterebbe da mesi non essere in grado di Pag. 83deliberare (altrimenti non si capisce perché non pubblicizzi il proprio lavoro a favore del personale rappresentato);
che, il sito del CoCeR, tanto richiesto per una informazione precisa e puntuale, risulta privo di efficacia, dato che lo stesso non viene aggiornato ed alimentato, nonostante i delegati siano ad incarico esclusivo;
è possibile che ci siano impegni più importanti che informare il personale rappresentato, ma sarebbe gradito che i delegati centrali, che scrivono relazioni esplicative in siti non istituzionali (non si capisce se a titolo personale o in nome del CoCeR CC) non creino poi incomprensioni con gli altri Sindacati di Polizia, tanto da far chiedere a questi ultimi le dimissioni del CoCeR, difficili da spiegare in periferia sia ai colleghi dell'Arma che a quelli della Polizia di Stato;
che si potrebbe continuare all'infinito con i «premesso» per parlare di questo CoCeR e della sua inefficienza a tutela del personale».

Si prende atto: «che con comunicato stampa dell'11-2-2011 il Co.Ce.R indica chiaramente di aver «...dato ampia dimostrazione di serietà, equilibrio e moderazione in tutte le circostanze in cui si è trattato di aiutare il Governo nella ricerca di quelle soluzioni che potessero permettere al paese di mitigare i negativi effetti della attuale sfavorevole congiuntura finanziaria che purtroppo dura ormai da diversi anni, ....», dimenticando forse che sono stati eletti per risolvere i problemi normoeconomici dei colleghi rappresentati e non del Governo.
Infine, tra l'altro, si delibera di «far conoscere al personale che questo Organismo esprime la più sentita sfiducia per l'operato posto in essere dal CoCeR CC, in particolare negli ultimi due anni per non aver tutelato in maniera incisiva il personale rappresentato, per la mancata capacità di analisi e lungimiranza nel prevenire la perdita dei diritti e ancora oggi per la poca reattività e mancanza di progettualità nel coinvolgimento del personale e nelle controproposte da mettere in atto per affrontare e risolvere in maniera professionale tale situazione.
E si auspica che »per nessun motivo venga concessa ulteriore proroga al X Mandato della Rappresentanza Militare e se invece (come sembra) questa venisse data, ciò faccia nascere un problema di legittimità (verrebbe meno il fondamento che il Consiglio promani dal mandato elettorale) che dovrebbe essere posto come primo argomento da affrontare in Roma, in un'Assise Plenaria».
Il Governo ha ormai trasformato i delegati del CoCerR in satrapi che ricambiano il potere ricevuto dal Governo stesso e non dalla base, come previsto per legge, impedendo ai militari di poter ottenere i loro legittimi diritti.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Abbiamo già detto nella pregiudiziale di costituzionalità che l'istituzione di un sistema di valutazione per la scuola italiana non può essere svolto con legislazione secondaria, cioè delega e seguente regolamento da parte del Ministero. Ciò è fondamentale poiché evidenzia una questione di incoerenza tra la Costituzione e le norme, quale base giuridica di una democrazia. Ma andiamo alla motivazione profonda delle cose, motivazione che esisterebbe anche se, per assurdo, la Costituzione non lo richiedesse.
Dal punto di vista generale prendere una decisione, introdurre una novità nel Paese attraverso una legge significa - se l'iter legislativo si svolge correttamente nel Parlamento ed è opportunamente partecipato - significa fare un cammino, eletti e cittadini insieme, per assumere le motivazioni di quella norma, per divenirne convintamente attuatori, dare senso ad un impegno maggiore, o ad una responsabilità maggiore, che quella norma può comportare. Ed è inutile argomentare che così procedendo si è oltre la metà dell'opera e si prepara il successo di quella nuova legge. Naturalmente stiamo parlando di leggi giuste e del successo di nuova crescita o di una maturazione di civiltà nel Paese. È superfluo osservare che i despoti, infatti, non seguono un metodo democratico. Pag. 84
Ciò che vale in generale, a mio avviso vale in modo speciale per la scuola che è un bene comune di massimo valore per un popolo. Per questo è stato grave agire con decreti e fiducie. Ma veniamo al caso particolare della valutazione, termine che porta con sé muri di diffidenza. Certo sono muri ingiustificati poiché non si tratta di dare la pagella al personale, ma di fare squadra per migliorare la scuola italiana che ne ha tanto bisogno. Almeno questa è la proposta del Partito democratico e non ho motivi di pensare che non sia questa stessa l'intenzione del Ministro. Ma il muro di diffidenza c'è, i fallimenti dei precedenti tentativi sono lì come un monito. Ora perché il Ministro sceglie di agire di imperio, strada che ha già fallito? Perché il Ministro non si confronta con le commissioni parlamentari? Perché, il Ministro ignora un documento politico pubblico sulla valutazione del maggiore partito di opposizione (documento di Varese del Partito Democratico), che in alcuni aspetti converge con quanto il Ministro pare voglia fare, ma soprattutto che è frutto di un percorso di grande coinvolgimento? Perché il Ministro ignora il contenuto di un ordine del giorno in occasione della manovra finanziaria del luglio scorso, a firma Pd, accolto dal Governo? Perché il Ministro non ha il coraggio del confronto, della trasparenza, del faticoso, certo, ma efficace metodo del consenso?
Perché un sistema di valutazione e miglioramento della scuola abbia i risultati attesi - perché certo nel caso si facessero le norme solo per metterne il titolo nell'elenco delle cose fatte da un Governo allora possiamo smettere subito di parlarne - per avere risultati serve un consenso vasto. E da chi lo attende il Ministro? Dico di più: attraverso le azioni di miglioramento occorre proporsi di colmare il baratro che c'è tra scuola e Paese e che è sotto gli occhi di tutti. E come si può colmare questo baratro senza una convergenza di intenti?
Ed ora l'ultima domanda, signora Ministro: come può il Pd - che pure vuole fermamente un sistema di valutazione e di miglioramento - contribuire a tali convergenze se questo percorso non solo parte col piede sbagliato, ma, nel merito, contiene un difetto di fondo, di forma e di sostanza così grave da impedire a noi di aderirvi?
Qui si dà una delega perché il controllato istituisca con un regolamento il proprio controllore, che risponderà a se medesimo. Ciò non sta in piedi e non starà in piedi tanto di più perché la governance del sistema scolastico italiano è come una casa decadente e barcollante. È inutile mettervi degli arredi o anche il sistema antincendio. È tutto il sistema scolastico italiano che deve essere restaurato con un progetto di insieme, in un cantiere in cui tutti i cittadini si sentono, anche per una minimissima parte operai. Solo allora, davanti ad una scuola italiana rinnovata potremo tutti dire: è proprio nostra.
Ed è per questo che la Costituzione ci chiede saggiamente di muoverci in un certo modo. Ed è questo il motivo di questo ordine del giorno che speriamo, anche solo per non essere incoerente con quell'altro accolto in luglio, che il Governo vorrà accoglierlo e rispettarlo.

MARIO LOVELLI. Il modo con cui il Governo ha inserito nel maxiemendamento al Senato, poi confermato nella versione su cui viene chiesta la fiducia oggi alla Camera, il comma riguardante il Contratto di servizio per il trasporto ferroviario passeggeri di interesse nazionale da sottoporre al regime degli obblighi di servizio pubblico, conferma una linea di condotta che è stata perseguita in tutto il corso di questa legislatura. Mentre nessun provvedimento organico è stato portato all'attenzione del Parlamento per affrontare la materia, si è utilizzato, di volta in volta il «veicolo» più comodo per inserire norme messe «in sicurezza» con il ricorso al voto di fiducia e perciò sottratte ad un confronto parlamentare È successo così con il decreto-legge n. 135 del 1999, convertito nella legge n. 166 del 2009, con cui si è fittiziamente attribuita all'Organismo di regolazione del trasporto ferroviario operante all'interno del ministero dei trasporti e delle infrastrutture la natura di «indipendenza» Pag. 85richiesta dalla Commissione europea con una puntuale procedura d'infrazione. Si sono progressivamente spostati i termini previsti dalla legge n. 244 del 2007 (finanziaria 2008 del governo Prodi) per l'effettuazione di una indagine conoscitiva sul cosiddetto «servizio universale», al fine di adeguare il contratto di servizio con Trenitalia alle esigenze dei passeggeri, soprattutto nei collegamenti prevalentemente utilizzati dai pendolari. Si è così determinata una progressiva inadempienza delle stesse previsioni di legge che impongono che i contratti di servizio siano sottoscritti almeno tre mesi prima della loro entrata in vigore ai sensi della legge n. 166 del 2002 con la conseguenza che il contratto per il periodo 2009-2014 non risulta a tutt'oggi ancora sottoscritto, che rimane di fatto in vigore il contratto vigente per il triennio 2006-2008 e che con l'emendamento contenuto nel provvedimento odierno si proroga il termine per la sottoscrizione del contratto 2009-2014 fino al prossimo 31 marzo, mentre si autorizza sostanzialmente una sanatoria per somme da corrispondere a Trenitalia per gli anni 2009 e 2010.
Non si capisce a questo punto quali siano i controlli effettivi che il ministero competente ha effettuato in questo biennio sulla corrispondenza dei servizi effettuati dall'incumbent agli obblighi di servizio pubblico, vista la crescente insoddisfazione dell'utenza, testimoniata anche da innumerevoli interrogazioni parlamentari e visto che la prossima ulteriore soppressione di treni a lunga percorrenza preannunciata dall'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato non è stata smentita dal Governo in occasione di una interrogazione presentata dallo scrivente e discussa il 9 dicembre scorso in IX Commissione.
Bisogna che il Governo esca dall'emergenza nell'affrontare i problemi e che si faccia carico di una visione moderna del trasporto ferroviario nazionale, di cui la definizione del perimetro del servizio universale è elemento essenziale a sostegno di un sistema di mobilità sostenibile che sposti passeggeri dalla gomma al ferro.
Con questo ordine del giorno il Governo viene impegnato a tenere conto dell'indagine conoscitiva non ancora presentata alle Camere e ad assumersi responsabilità precise nell'assunzione degli atti che vengono autorizzati con questo provvedimento.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4086 - odg 9/4086/32 529 529 265 259 270 8 Resp.
2 Nom. odg 9/4086/33 529 529 265 260 269 8 Resp.
3 Nom. odg 9/4086/34 544 544 273 269 275 8 Resp.
4 Nom. odg 9/4086/35 548 548 275 273 275 8 Resp.
5 Nom. odg 9/4086/36 552 552 277 276 276 8 Resp.
6 Nom. odg 9/4086/70 562 562 282 280 282 7 Resp.
7 Nom. odg 9/4086/75 562 562 282 278 284 7 Resp.
8 Nom. odg 9/4086/93 563 563 282 283 280 7 Appr.
9 Nom. odg 9/4086/125 565 565 283 281 284 7 Resp.
10 Nom. odg 9/4086/163 565 565 283 282 283 7 Resp.
11 Nom. odg 9/4086/169 564 564 283 279 285 7 Resp.
12 Nom. odg 9/4086/170 567 567 284 281 286 7 Resp.
13 Nom. odg 9/4086/180 566 566 284 281 285 7 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/4086/181 564 564 283 278 286 7 Resp.
15 Nom. odg 9/4086/183 567 567 284 277 290 7 Resp.
16 Nom. odg 9/4086/197 562 562 282 278 284 7 Resp.
17 Nom. odg 9/4086/213 569 569 285 282 287 7 Resp.
18 Nom. odg 9/4086/214 565 565 283 278 287 7 Resp.
19 Nom. odg 9/4086/232 568 568 285 282 286 7 Resp.
20 Nom. odg 9/4086/233 566 566 284 280 286 7 Resp.
21 Nom. odg 9/4086/248 567 567 284 281 286 7 Resp.
22 Nom. odg 9/4086/251 563 563 282 276 287 7 Resp.
23 Nom. odg 9/4086/255 564 564 283 280 284 7 Resp.
24 Nom. odg 9/4086/256 565 565 283 276 289 7 Resp.
25 Nom. odg 9/4086/258 564 564 283 275 289 7 Resp.
26 Nom. Ddl 4086 - voto finale 577 577 289 300 277 7 Appr.