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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 435 di mercoledì 16 febbraio 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 10,05.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Brugger, Cirielli, Colucci, Dal Lago, Donadi, Fava, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Giro, Leo, Lo Monte, Martini, Migliavacca, Migliori, Mura, Leoluca Orlando, Reguzzoni, Saglia, Sardelli, Stucchi, Tabacci, Vito e Zeller sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,11).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,12).

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, chiedo di intervenire per sottolineare un dato che emerge oggi, riportato da più organi di informazione, e per chiedere che il Governo venga a riferire in aula su una materia particolarmente delicata e complessa. Si tratta della stretta sulle pensioni di invalidità che l'INPS sta effettuando in collaborazione con i competenti organi governativi e che ha visto - dati del 2009 - la revoca del 23 per cento delle posizioni controllate, con punte che per alcune province del nostro Paese arrivano al 76 per cento dei controlli effettuati.
Quella delle false pensioni di invalidità è una piaga che purtroppo ha radici antiche nel nostro Paese e che ci porta ad essere al di fuori di qualsiasi dato confrontabile con i Paesi dell'OCSE. Secondo le stime dell'OCSE, noi, come Paese, dovremmo spendere (per dare una cifra e per far capire che questa non è una battaglia solo di principio, ma di sostanza) un massimo di 2, 3 o 4 miliardi di euro, mentre ne spendiamo più di 16. Questo va a detrimento innanzitutto degli invalidi veri, di chi ha diritto ad avere un sostegno e che spesso riceve una pensione o un Pag. 2assegno di accompagnamento molto bassi, con cui in certe zone e in certe realtà è davvero difficile vivere, e va a sostegno invece di quel modo di fare che è un po' quello del «fare i furbi», cioè di fingersi malati quando invece si è perfettamente sani. Questi sono i dati del 2009. Noi sappiamo, perché su questa vicenda molti deputati del nostro gruppo hanno tempestivamente interrogato il Governo, che i dati del 2010 sono ancora più importanti e ancora «più forti»; quindi, nei primi mesi del 2010, si è assistito a revoche anche maggiori in termini quantitativi e percentualmente preoccupanti, soprattutto in alcune aree del Paese. Dunque, dico che il Governo ha avuto ed ha coraggio; ha fatto bene a mettere mano ad un problema che è storico ed ha portato immediatamente in alcune aree del Paese ad un calo immediato delle richieste di pensione di invalidità, forse perché è già stato un deterrente sufficiente, e sta portando ad una verifica puntuale, con centinaia di migliaia di controlli.
Dico che è un atto coraggioso perché ovviamente, trattandosi spesso di casi umani molto delicati, si chiede un sacrificio anche a chi è effettivamente invalido, perché deve affrontare delle visite di routine, ma è una cosa molto importante, che va nel senso di ristabilire in questo Paese la legalità e la precisione e di non fare di questo Paese il Paese dei furbi.
Credo che questi siano dati quantitativamente e qualitativamente molto importanti per noi, ma anche culturalmente sia una battaglia che non possiamo non affrontare. Di questo ci compiacciamo: degli effetti e dei risultati che il Governo sta portando. Credo che su questo argomento, che come ripeto assomma nelle casse del bilancio dello Stato ad oltre 16 miliardi di euro l'anno, sia opportuno che si sviluppi un dibattito parlamentare, qui in aula a Montecitorio. Chiediamo al Ministro Sacconi ed al Governo di venire a riferire nei tempi e nei modi che riterranno opportuni, ma con una certa urgenza, perché credo che su questi temi si valuti davvero l'esercizio delle funzioni di Governo ed il rispetto di quello che abbiamo promesso ai cittadini in termini di rigore di spesa e di legalità.
Quindi reitereremo questa richiesta anche in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo oggi, ma ringraziamo il Governo per i risultati raggiunti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per associarmi alla richiesta dell'onorevole Reguzzoni, proprio in forza dell'importanza dei risultati conseguiti anche in termini di trasparenza e di rispetto delle risorse pubbliche e di sostegno effettivo a coloro che di queste pensioni di invalidità hanno bisogno.
È evidente, signor Presidente, che nell'ultimo decennio vi è stata un'impennata fortissima della spesa relativa a questa voce e che tale situazione si è sostanzialmente verificata per la separazione delle funzioni di controllore e di erogatore.
L'aver riunito queste due funzioni - cioè, chi controlla e chi paga - ha evidentemente ridotto la spesa relativa a questa voce, consentendo l'individuazione di tante vere e proprie truffe ai danni dello Stato, ai danni dell'erario pubblico e ai danni di coloro che effettivamente avevano bisogno di questo servizio.
Pertanto, signor Presidente, mi unisco alla richiesta avanzata dal collega Reguzzoni e, ovviamente, anche al plauso nei confronti dell'operato del Governo e delle scelte che sono state effettuate. Quindi, se il Ministro Sacconi intenderà venire a riferire su questo argomento attraverso lo strumento dell'informativa, credo che sarà opportuno svolgere un dibattito al riguardo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Baldelli.
Naturalmente, la richiesta degli onorevoli Reguzzoni e Baldelli sarà rappresentata al Governo. Pag. 3
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, nonché per consentire al Comitato dei nove di terminare i lavori iniziati questa mattina, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 10,45.

La seduta, sospesa alle 10,15, è ripresa alle 10,50.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge Brugger e Zeller; Quartiani ed altri; Quartiani ed altri; Caparini ed altri, Quartiani ed altri, Barbieri; di iniziativa del consiglio regionale della Valle D'Aosta: Disposizioni in favore dei territori di montagna (A.C. 41-320-321-605-2007-2115-2932-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Brugger e Zeller; Quartiani ed altri; Quartiani ed altri; Caparini ed altri, Quartiani ed altri, Barbieri; di iniziativa del consiglio regionale della Valle D'Aosta: Disposizioni in favore dei territori di montagna.
Ricordo che nella seduta del 15 febbraio 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunziato alla replica.

(Esame degli articoli - A.C. 41-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 41-A ed abbinate).
Avverto altresì che la Commissione ha presentato gli emendamenti 2.100, 3.101, 4.100, 7.100 e 10.100, che sono in distribuzione e con riferimento ai quali, risulta alla Presidenza che i rappresentanti di tutti i gruppi abbiano rinunziato alla fissazione di un termine per la presentazione dei subemendamenti.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 41-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 41-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio, Iannarilli, Traversa, Brandolini, Barbareschi, Sposetti, Della Vedova, Marini Giulio, Perina, Menia, Landolfi, Biasotti, Lusetti, Polledri, Mosca, Cuomo, Nannicini, Consolo, Paglia, Paladini, Boccia, De Camillis, Castiello, Mussolini, Vernetti, Barbi, Villecco Calipari, Casini, Chiappori, Germanà, Rao, Narducci, La Loggia, Razzi, Iannaccone, Distaso, Garofalo, Mantini, Goisis...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 4
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

Presenti e votanti 473
Maggioranza 237
Hanno votato
473

Prendo atto che i deputati Razzi e De Girolamo hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Barbato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Duilio, Testoni, Quartiani, Savino... L'onorevole Duilio ha votato? Onorevoli Ronchi, Melchiorre...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato
479).

Prendo atto che i deputati Marantelli e Barbato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 41-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 41-A ed abbinate).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la montagna concilia: almeno sull'articolo 1 abbiamo votato tutti «verde» ed anche il colore richiama i monti. Tuttavia devo intervenire con una nota critica; anche se l'articolo 2 individua alcuni criteri per definire la montagna solo ed esclusivamente con riferimento a questo provvedimento ed anche se sappiamo che vi sono stati interventi che hanno revocato i precedenti criteri, di fatto, come gruppo di Italia dei Valori, devo rilevare, che il legislatore nel 1952 ben aveva fatto ad individuare criteri per quanto riguarda la montagna; perlomeno aveva compiuto uno sforzo a tale riguardo, anche se già con quei criteri le comunità che vivono il disagio nei territori di montagna, di fatto, sono rimaste in parte deluse. Ciò perché i fondi a sostegno di questi territori sono stati distribuiti anche a comuni che si trovano a fondovalle, a comuni che hanno più popolazione e a comuni che aumentano in termini di popolazione proprio per l'emigrazione che dalle valli, dai paesi di montagna va verso la pianura.
Ecco perché abbiamo presentato un emendamento che, certo, non risolve il problema ma che, quanto meno, dà un segnale di orgoglio e cerca di spostare di cento metri i parametri e me ne vergogno perché dovremmo chiedere tutt'altro. Tuttavia, chiediamo quanto meno una limitazione un po' più verso l'alto - anche se non sono esclusivamente le quote di 400 metri o la pendenza del 70 per cento o i 500 metri dal livello del mare per i comuni situati in territorio alpino - ma anche solo questo segnale che l'Aula dovrebbe dare può sicuramente aiutare e andare incontro a quei territori che si aspettano molto invece da parte del Governo.
Noi continuiamo a parlare di spopolamento di territorio e di sostegno ed abbiamo previsto dei criteri di priorità quali quello riguardante le scuole di periferia.
Non è corretto parlare di fatti personali, ma credetemi: vivo in un paesino di montagna e vedo bambini di sette anni, di dieci anni che devono fare 40 chilometri al giorno sul pullman - quindi più di un'ora e mezzo di trasporto pubblico - per frequentare le scuole dello Stato e noi rischiamo di togliere loro anche questo, Pag. 5certo a discapito di altri interventi riguardanti la montagna, ma con molto disagio.
Credo che dobbiamo ascoltare e andare incontro a queste comunità e non, quindi, procedere ad un allargamento della base - seppur anche questa abbia bisogno di sostegno - perché è sbagliato accedere in troppi a queste poche risorse (sappiamo che in questo caso ammontano a 6 milioni di euro, ma ci auguriamo che gli anni futuri saranno più rosei). Tuttavia, noi, come Italia dei Valori siamo determinati a «spostare l'asta in su», altrimenti opteremo, quanto meno su questo articolo, per un «no», per rispetto di chi vive in queste situazioni.
Togliendo risorse al dissesto idrogeologico, perché non siamo in grado di difendere e sostenere questi interventi e perché diciamo che servono alle popolazioni, che sono la miglior difesa al controllo del territorio e costa meno, in realtà raccontiamo solo storie, che non invertono le tendenze che purtroppo, ahimè, ci sono da anni. Come dicevo, nel 1952 le quote erano a 600 metri e la percentuale di territorio con una certa pendenza non era del 70 per cento ma dell'80 per cento, vi erano quindi parametri più restrittivi.
I risultati hanno detto che quelle quote sono già sbagliate, dovremmo alzare ancora di più l'asticella, non utilizzando sicuramente solo l'asticella, ma questo non siamo in grado di applicarlo. Comunque, ci auguriamo che le regioni prendano in seria considerazione non solo quello che andremo a votare ma anche le indicazioni che abbiamo dato in sede di discussione sulle linee generali e durante le dichiarazioni di voto. Invito veramente i colleghi a dare questo segnale e a votare a favore del nostro emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 2 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.100 ed esprime parere contrario sull'emendamento Borghesi 2.10.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bobba, Pizzolante, Barbaro.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 488
Astenuti 1
Maggioranza 245
Hanno votato
488).

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calearo Ciman, Dima, Miotto, Strizzolo, Ginoble.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 439
Astenuti 56
Maggioranza 220
Hanno votato
22
Hanno votato
no 417).

Pag. 6

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo 2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto perché, in ragione della bocciatura di questo emendamento che era poi il cuore dell'articolo, dichiaro il nostro voto contrario sull'articolo 2.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca, onorevole Calearo Ciman, onorevole Ciccioli, onorevole Narducci, onorevole Colaninno.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 495
Maggioranza 248
Hanno votato
475
Hanno votato
no 20).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 41-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 41-A ed abbinate).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, abbiamo fatto un grande sforzo per finanziare la montagna. L'articolo 3 istituisce un fondo di 6 milioni di euro. Lo ripeto: 6 milioni di euro per tutto il territorio nazionale e sappiamo tutti che esso è montano per il 70 per cento. Volete che vi legga le specifiche del finanziamento? Potenziamento e valorizzazione dei servizi pubblici; potenziamento e valorizzazione del sistema scolastico; valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche; incentivazione all'agricoltura di montagna; sviluppo del sistema turistico sportivo; valorizzazione della filiera forestale delle biomasse; interventi di salvaguardia per prati e pascoli.
Noi abbiamo avuto il coraggio o, meglio, voi avete avuto il coraggio di prevedere 6 milioni di euro. Credo sia eccessivo perché, se dovessimo dividerlo per tutto il territorio nazionale, probabilmente un euro a comune riusciremmo a portarlo a casa. Se questo è il modo serio per approcciare un problema, dovrei votare contro questo articolo. Invece, votiamo a favore, perché quanto meno è una goccia nell'oceano, nel deserto nel caso specifico, perché viene assorbita immediatamente dalla necessità e dall'urgenza di economia e di risorse di cui questi territori hanno sempre più bisogno.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 3 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Zamparutti 3.12, nonché sull'emendamento Zamparutti 3.11.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 3.100, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Zamparutti 3.13. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 3.101, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Zamparutti 3.14.
La Commissione, infine, esprime parere favorevole sull'emendamento Borghesi 3.10.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

Pag. 7

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Zamparutti 3.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, anche alla luce di quanto ha detto il collega dell'Italia dei Valori, ritengo che le risorse stanziate per questo fondo siano veramente esigue. Proprio per questo, per cercare di trovare una soluzione, ho proposto di trasformare questo che al momento è un finanziamento in un cofinanziamento, al duplice scopo di incrementare le risorse, ma anche di responsabilizzare le regioni, peraltro impegnandole anche ad una sollecita attuazione dei progetti pena la restituzione delle somme affidate.
Quindi, mi pare che sia una proposta estremamente ragionevole che responsabilizza ulteriormente le regioni e che conferisce anche una modalità operativa più efficiente nella gestione di queste somme di denaro, per cui francamente non capisco perché il parere sia contrario (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zamparutti 3.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Papa, Barbieri, Zamparutti, Scanderebech, Briguglio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 439
Astenuti 57
Maggioranza 220
Hanno votato
6
Hanno votato
no 433).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zamparutti 3.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, anche questo emendamento fa riferimento in particolare, alla riforma degli incentivi alle rinnovabili, su cui recentemente le Commissioni ambiente e attività produttive hanno espresso un parere su un decreto. Ora però proprio perché questo provvedimento incentiva ulteriormente le biomasse e, in particolare, le Commissioni hanno richiesto un ulteriore incentivo per le zone di montagna, ritengo che a questo punto ci sia il rischio concreto che i progetti delle regioni si concentrino su questi progetti energetici che offrono maggior redditività e snaturano quindi il significato del Fondo. Peraltro, il finanziamento di questi progetti si configura anche come un doppio incentivo. È per questo motivo che propongo la modifica del comma 3, lettera c), cioè di sopprimere le parole «energetiche e».
Per quanto riguarda l'altra parte dell'emendamento, sappiamo che in Italia come biomasse si può bruciare anche la parte biodegradabile dei rifiuti urbani e dei rifiuti industriali. Sappiamo anche che nella prassi dell'illegalità italiana molto spesso le centrali a biomasse sono sorprese a bruciare i rifiuti urbani indistinti. Quindi, indubbiamente vi è un problema di controlli, ma credo che proprio per lo spirito che ha o dovrebbe avere questo provvedimento, per quanto riguarda le centrali a biomassa nelle zone montane, occorrerebbe valorizzare esclusivamente la biomassa vegetale. È questo il senso della seconda parte dell'emendamento in esame (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Servodio. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor Presidente, vorrei dire alla collega Zamparutti che, secondo la definizione della legislazione italiana ma anche secondo le direttive Pag. 8della Comunità europea, la biomassa definisce un prodotto non solo riveniente dall'agricoltura, quindi vegetale, ma anche dalla zootecnia, e anche tutti i sottoprodotti che rivengono dalla forestazione, dall'agricoltura e dalla zootecnia. Quindi, aggiungere l'aggettivo vegetale significa andare contro una definizione che è ampia però ben precisa.
Ci rendiamo conto che il problema in Italia è di controllo, ma si tratta di un'altra questione. Bisogna controllare che i rifiuti non vengano utilizzati e contrabbandati come biomasse. Però in questa proposta di legge non è corretto aggiungere «vegetale», è corretto invece lasciare la definizione biomassa che è una definizione ben precisa e comprende soltanto questo tipo di prodotti e di sottoprodotti. Per questi motivi, noi voteremo contro l'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zamparutti 3.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Fadda, Giachetti, Rainieri, Di Stanislao, Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 502
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato
29
Hanno votato
no 473).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca... Onorevole Testoni... Onorevole Tommaso Foti... Onorevole Verini... Onorevole Traversa... Onorevole Di Stanislao... Onorevole Scanderebech... Onorevole Mantini... Onorevole Ronchi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 502
Maggioranza 252
Hanno votato
500
Hanno votato
no 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zamparutti 3.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vannucci... Onorevole Moles... Onorevole Goisis... Onorevole Sposetti... Onorevole Pizzolante...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 502
Maggioranza 252
Hanno votato
10
Hanno votato
no 492).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.101 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti... Onorevole Calearo Ciman... Onorevole Ghizzoni... Onorevole Veltroni... Onorevole Traversa... Onorevole De Girolamo... Onorevole Casini... Onorevole Barbareschi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 501
Maggioranza 251
Hanno votato
500
Hanno votato
no 1).
Pag. 9

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zamparutti 3.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Della Vedova... Onorevole Moles... Onorevole Scalera... Onorevole Pizzolante... Onorevole Antonione...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 505
Maggioranza 253
Hanno votato
11
Hanno votato
no 494).

Prendo atto che il deputato Calvisi ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 3.10, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Girolamo... Onorevole Volpi... Onorevole Mariarosaria Rossi... Onorevole Lo Monte... Onorevole Pes...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 503
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato
501
Hanno votato
no 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Pizzolante, Di Stanislao...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 501
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato
501).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 41-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 41-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 4.100.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Borghesi 4.10 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: sostituire le ultime parole «emissione di titoli di debito ed» con le parole «opera di cui al primo periodo».
Il parere è, altresì, favorevole sull'emendamento Borghesi 4.11.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 10

Onorevoli Calearo Ciman, Mazzuca, Paolo Russo, Pizzolante, Agostini, Minardo, Cosentino, Ronchi... ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato
503
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 4.10.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'emendamento Borghesi 4.10, accettato dalla Commissione e dal Governo, purché riformulato.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, accolgo la riformulazione del mio emendamento 4.10.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 4.10 nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Mazzuca, Papa, Rampelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato
510).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 4.11, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pizzolante, Di Stanislao, Margiotta...anche l'onorevole Margiotta ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 500
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato
500).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Paolo Russo, Mazzuca, Osvaldo Napoli, Scalera, Mereu, Ronchi, Mondello...gli onorevoli Ronchi e Mondello hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 506
Maggioranza 254
Hanno votato
506).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 41-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 41-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro sull'emendamento Barbieri 5.10, per trattare l'argomento in un'altra proposta di legge in maniera più completa e pertinente.

Pag. 11

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Barbieri 5.10.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro del mio emendamento alla luce del fatto che il relatore si è impegnato ad affrontare in un provvedimento più complesso questo argomento.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Ferranti, Pizzolante, Margiotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 505
Astenuti 1
Maggioranza 253
Hanno votato
505).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 41-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 41-A ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Simeoni, Garagnani, Palmieri, Mazzuca, Mariarosaria Rossi, Lussana, Di Virgilio, Capodicasa, Garagnani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 505
Maggioranza 253
Hanno votato
505).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 41-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 41-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 7.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Granata, Scilipoti, Pizzolante Antonione, De Luca, Gianni, Follegot...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato
510).
Pag. 12

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Dima, Paolo Russo, Margiotta, Repetto, Baccini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 512
Maggioranza 257
Hanno votato
512).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 41-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A - A.C. 41-A ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ghizzoni, Paolo Russo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato
510).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 41-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 41-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Borghesi 9.10 purché riformulato nel senso di sostituire al comma 2 le parole: «dei rifugi di montagna, nonché le caratteristiche e la qualità degli scarichi e degli impianti di smaltimento delle strutture» con le seguenti: «minimi dei rifugi di montagna di cui al comma 1, individuando in particolare le caratteristiche e la qualità dei locali destinati alla cucina e di quelli destinati al pernottamento ed al ricovero delle persone, nonché le caratteristiche e la qualità dei rispettivi scarichi e impianti di smaltimento dei reflui».
E dopo le parole «n. 283» aggiungere le seguenti «qualora risulti necessario ai fini dell'attuazione del presente comma».

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, accetta la riformulazione?

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, accolgo la riformulazione. Approfitto anche per esprimere soddisfazione per l'accoglimento di questo emendamento perché passiamo da una deroga pressoché totale a qualunque norma urbanistica e sanitaria - pur comprendendo che si tratta di strutture che spesso si trovano lì in condizioni estreme - all'accoglimento dell'esistenza di un minimo di requisiti, concetto espresso mi pare anche nella documentazione che abbiamo ricevuto da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, pertanto mi ritengo ancora più soddisfatto dell'accoglimento di questa modifica e di questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 13Borghesi 9.10, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Codurelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 507
Maggioranza 254
Hanno votato
506
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9 nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,33)

PRESIDENTE. Onorevoli Pizzolante, Moles, Margiotta, Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 502
Maggioranza 252
Hanno votato
502).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 41-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 41-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 10.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Margiotta, Pizzolante, Gianni, Landolfi, Motta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 507
Maggioranza 254
Hanno votato
507).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10 nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Paolo Russo, Granata, Armosino, Pizzolante, Mazzuca, Mereu...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 509
Maggioranza 255
Hanno votato
509).

Pag. 14

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 41-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A - A.C. 41-A ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Caterina, Pizzolante, Scilipoti, Pedoto, Anna Teresa Formisano... Purtroppo l'onorevole Porcino mi stava davanti e non ho potuto vedere altre segnalazioni. Vi prego di restare seduti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 506
Maggioranza 254
Hanno votato
506).

Prendo atto che i deputati Palagiano e Barbato hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 41-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A - A.C. 41-A ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pizzolante, Scilipoti, Palagiano, Barbi, Mereu e Motta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato
510).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 41-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A - A.C. 41-A ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Anna Teresa Formisano e Veltroni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato
510).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 41-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 41-A ed abbinate).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, in quanto estraneo rispetto al contenuto del provvedimento in esame, l'ordine del giorno Bosi n. 9/41-A/3, che è volto all'introduzione di misure di sostegno per le isole minori.

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, siamo arrivati alla conclusione dell'esame del provvedimento sugli aiuti, pochi, che abbiamo dato alla montagna e Pag. 15tutta l'Aula si è resa disponibile perché arrivino anche ai colli romani. Faccio riferimento alla nota polemica del presidente della provincia di Bolzano. Per l'ennesima volta approviamo provvedimenti a garanzia e, comunque, per le autonomie di Trento e Bolzano. C'è un articolo specifico che mette in evidenza questa autonomia. Credo che il presidente della provincia di Bolzano...

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, le chiedo scusa, sta illustrando l'ordine del giorno?

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, non è un ordine del giorno. Volevo parlare sull'articolo 12.

PRESIDENTE. Allora, sono costretta a toglierle la parola, che le darò a fine seduta.
L'onorevole Zacchera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/41-A/2.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, faccio semplicemente una battuta, augurandomi che il Governo accetti il mio ordine del giorno. Ritengo che, se vogliamo dare concretezza a ciò di cui stiamo discutendo sull'organizzazione e l'aiuto alle comunità di montagna, dobbiamo prendere in mano anche il discorso dei comuni. In montagna abbiamo una miriade di piccoli comuni e microcomuni che non riescono più ad andare avanti dal punto di vista amministrativo e gestionale. Quindi, credo che su base volontaria si debba assolutamente favorire l'unione di più comuni nel bene degli amministrati, ma anche per dare delle strutture minimali che siano in grado di reggere dal punto di vista dell'organizzazione dei lavori. Mi auguro, quindi, che il Governo esprima un parere favorevole.

FRANCESCO BOSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, con i colleghi Ciccanti e Di Virgilio ho presentato un ordine del giorno per rappresentare la situazione che riguarda i comuni delle cosiddette isole minori, che so che patiscono le stesse condizioni dei comuni montani. Pertanto, auspichiamo che il Governo, con provvedimenti amministrativi o di tipo normativo, fornisca anche a questi comuni svantaggiati le condizioni di aiuto, come accade per i comuni montani.

PRESIDENTE. Onorevole Bosi, come lei sa, gli ordini del giorno devono essere attinenti all'attuazione del provvedimento in esame. Il provvedimento in discussione è destinato ai comuni montani e obiettivamente le isole minori non vi rientrano. Se lei intende presentare una proposta di legge per i comuni delle isole minori, va bene, ma non si può accettare un ordine del giorno per i comuni delle isole minori nell'ambito di un provvedimento che provvede ai comuni di montagna, che, per quanto possano essere assimilati ai primi per dimensioni, sono un'altra cosa.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta gli ordini del giorno Boffa n. 9/41-A/1, Zacchera n. 9/41-A/2 e Caparini n. 9/41-A/4.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Boffa n. 9/41-A/1, Zacchera n. 9/41-A/2 e Caparini n. 9/41-A/4, accettati dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 41-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugger. Ne ha facoltà.

Pag. 16

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, il provvedimento oggi al voto della Camera presenta alcuni aspetti positivi di rilievo, ma, in una prospettiva che non sia di breve periodo, rimane indispensabile una riforma organica che sappia valorizzare le potenzialità e il ruolo che la montagna ha nel nostro Paese. L'esiguità delle risorse disponibili ed i conseguenti problemi di copertura finanziaria hanno imposto un provvedimento legislativo i cui effetti non appaiono strutturali, perché, sostanzialmente, è attenuata la capacità di determinare condizioni di sviluppo economico e sociale per le aree montane nella loro globalità.
L'inadeguata applicazione della legge n. 97 del 1994, ad esempio per quel che riguarda le risorse destinate al Fondo nazionale per la montagna allora istituito, nel corso degli anni ha evidenziato come la modesta entità delle risorse impegnate abbia trasformato possibili interventi concreti in linee programmatiche prive di efficacia.
Per questa ragione è importante e ancora oggi si impone una riforma organica ed efficace, sostenuta da risorse finanziarie adeguate. Sarebbe tuttavia un errore considerare inutile questo provvedimento. Fra gli aspetti che i deputati della SVP giudicano importanti, per i quali ci siamo impegnati nel confronto parlamentare con la proposta di legge presentata all'inizio di questa legislatura e con gli emendamenti presentati ed accettati, vi sono due punti essenziali: l'esenzione dell'ICI per i fabbricati rurali e l'innalzamento dei limiti finanziari al di sotto dei quali sarà possibile aggiudicare appalti senza ricorrere a bandi di gara.
È positivo aver ampliato per i comuni montani la possibilità di affidare lavori pubblici con procedura negoziata, senza previa pubblicazione di un bando di gara, fino a un milione di euro, in linea con gli altri Paesi europei, tra cui la Germania e l'Austria, che hanno aderito all'invito dell'Unione europea a porre in essere una serie di interventi in funzione anticrisi.
È importante, a nostro giudizio, che con questo provvedimento si sia finalmente chiarito l'ambito dell'esenzione dell'ICI per i fabbricati rurali. Questo chiarimento era atteso da anni dal mondo agricolo e rappresenta un'effettiva misura di sostegno dei redditi e dell'economia dei territori montani. I deputati della Volkspartei esprimeranno un voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cesario. Ne ha facoltà.

BRUNO CESARIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le proposte di legge all'ordine del giorno di quest'Aula, presentate da diversi gruppi politici e dal Consiglio regionale della Val d'Aosta, scaturiscono dalla consapevolezza di dover varare dei provvedimenti normativi finalizzati a risollevare la situazione nella quale versano i territori di montagna nel nostro Paese. Non si tratta - sia chiaro - di una condizione che, con intollerabile semplicismo, è stata sempre definita di difficoltà, ma di una realtà mortificata nonostante la sua connaturata capacità di creare occasioni di crescita e di sviluppo, che non si circoscriverebbero al solo territorio montano ma che potrebbero influenzare positivamente anche le aree circostanti.
È evidente, dunque, che i provvedimenti oggi in esame non si limitano ad attivare dei flussi finanziari nell'ottica di un superato assistenzialismo centralista, ma sanciscono alcuni principi cardine sui quali fondare successivamente delle leggi di dettaglio con caratteristiche di maggiore incidenza e di concreta efficacia. Per troppo tempo, infatti, il Parlamento si è limitato a promuovere politiche a favore delle aree di altura incentrate prevalentemente su dichiarazioni di intenti, su progettazione e su programmi che quasi mai si sono tradotti in interventi specifici e in provvedimenti che hanno concretamente posto riparo all'obiettivo svantaggio che deriva dalla conformazione geografica della montagna: una situazione evidentemente insostenibile alla quale, data la validità dei testi presentati, ci accingiamo a porre rimedio. Pag. 17
Il gruppo Iniziativa Responsabile intende esprimere in questa sede un convinto apprezzamento per lo spirito che ha animato i colleghi Brugger e Zeller della Südtiroler Volkspartei e i componenti del Consiglio regionale della Val d'Aosta che per ovvie ragioni avvertono maggiormente il problema e si sono fatti promotori di due distinte proposte di legge, che danno impulso ad azioni innovative in favore dei territori montani con l'ambizione di creare le fondamenta per un rinnovato approccio all'argomento sul quale siamo chiamati a dibattere.
Ci sentiamo dunque di condividere e di sottolineare la validità dei principi posti alla base dell'articolato proposto. La montagna non dev'essere considerata come una realtà malata e dunque bisognosa di interventi di puro assistenzialismo che finirebbero col mortificare la dignità delle popolazioni che vi abitano; la montagna invece va pensata tenendo in piena considerazione le enormi potenzialità che le sono proprie. Non basta, tuttavia, dotarla delle risorse e delle misure adeguate allo svantaggio logistico che è connaturale alla sua conformazione geografica, ma occorre tenere in debito conto il ruolo, per certi versi ineludibile, che essa ha in ogni contesto del nostro Paese: culturale, politico, sociale e ambientale. No, dunque, a forme di assistenzialismo che servono unicamente ad inibire le potenzialità e la spinta propulsiva che viene direttamente dalle popolazioni che vivono quotidianamente la montagna. No a politiche centraliste che pianificano altrove un futuro che invece merita e deve essere determinato autonomamente dalle comunità montane del nostro Paese. No ad una omogeneizzazione della variegata realtà montana che si caratterizza per la molteplicità di peculiarità che la distinguono l'una dall'altra, definendone vocazione e ambizioni diverse, con dimensioni demografiche spesso enormemente differenti, con realtà economiche dunque ben distanti, con aspetti culturali che cambiano da regione a regione, insomma con prospettive, ambizioni e visioni completamente diverse tra loro.
Sbagliato, pertanto, omologare territori montani che possono avere prevalentemente vocazioni turistiche ed agricole, ma che in molte realtà presentano anche distretti industriali e produttivi di particolare rilevanza per il Paese, e con esigenze ovviamente differenti. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oltre il 54 per cento del territorio italiano può essere considerato di montagna. Sono circa 4.200 i comuni italiani che possono essere considerati interamente o parzialmente montani, con una popolazione che supera i 10 milioni di abitanti (ben il 18,5 per cento dell'intera popolazione italiana).
Il testo unificato che ci accingiamo ad approvare vada dunque nella direzione di un'ulteriore presa di coscienza di come la questione montagna sia di straordinario interesse nazionale.
In questo senso, occorre partire da quanto già previsto dalla legge n. 97 del 31 gennaio 1994, una normativa questa che, pur valida in sé, ha visto una sua inadeguata applicazione, è stata modestamente finanziata e soffre ormai dell'obsolescenza determinata dall'evoluzione e dall'adeguamento delle normative al contesto europeo ed internazionale e della riforma in senso federale che il Parlamento è in procinto di adottare. La legge n. 97 del 1994 ha dimostrato, quindi, i suoi limiti operativi ed ha presentato nodi sull'interpretazione di alcuni suoi punti, in particolare sul decentramento di alcuni servizi e di alcune attività ed è rimasta sostanzialmente inapplicata nella parte riguardante le incentivazioni di carattere economico, sociale e fiscale. Ecco perché riteniamo fondamentale, così come previsto in quasi tutte le proposte di legge presentate, costituire un apposito fondo per la montagna che, sulla base di criteri ben definiti, possa sostenere grandi opere pubbliche ed infrastrutturali che interessino le realtà montane.
Riteniamo di particolare interesse, inoltre, l'istituzione dell'Agenzia della montagna prevista dalla proposta di legge Caparini ed altri, che dovrebbe esercitare funzioni di servizio e di supporto scientifico per l'individuazione delle linee di indirizzo finalizzate alle politiche di sviluppo Pag. 18e di conoscenza del territorio montano, nonché per la consulenza tecnico-scientifica agli organismi nazionali regionali.
Il gruppo Iniziativa Responsabile, infine, chiede che il provvedimento che dovremo approvare possa contenere un'apposita indicazione sul Mezzogiorno e misure specifiche per questa realtà, penalizzata, come ben si sa, dal divario economico e sociale che la separa dal resto del Paese. In attesa dell'attuazione del Piano per il sud, non posso mancare di rilevare, anche per quanto attiene questa specifica normativa sulla montagna, la particolare esigenza di dotazioni infrastrutturali avvertita dalle nostre regioni meridionali. È evidente che, sulle zone di montagna del nostro sud, già penalizzate di per sé, grava l'ulteriore dato di divario che pesa su tutta l'economia meridionale.
Cari colleghi, è evidente che occorre superare le difficoltà del recente passato che riguardano i nostri territori montani. Siamo convinti che, con l'approvazione del testo unificato delle diverse proposte di legge presentate, si possa far sì che un Paese come il nostro valorizzi appieno un grandissimo patrimonio quale è quello della montagna. Ciò per applicare l'articolo 44 della nostra Carta costituzionale, ma, soprattutto, per venire incontro alle popolazioni che vi abitano e che mai hanno mancato di dimostrare grande dignità e fierezza per l'abitare una parte importante, rilevante e cruciale del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, noi dell'Italia dei Valori voteremo a favore di questo provvedimento, nonostante alcune riserve che abbiamo espresso durante l'iter del provvedimento stesso. Alcune di queste riserve sono state rimosse oggi con l'accoglimento di alcuni nostri emendamenti. Vorrei ricordare, in particolare, due di essi.
Il primo è quello che dà la priorità, nella scelta dei progetti che saranno presentati dai comuni, alle unioni dei comuni montani con complessivamente più di 5 mila abitanti. Questo potrebbe essere un meccanismo di cui già abbiamo chiesto l'inserimento in passato nella legge sul federalismo fiscale, principio che è stato fondamentalmente accolto anche nel codice delle autonomie degli enti locali, proprio con la funzione di incentivare i comuni ad unire le forze perché questo avrebbe degli effetti assolutamente benefici ed importanti per i conti pubblici del nostro Paese. L'altro emendamento che siamo lieti sia stato accolto dall'Aula è quello che, appunto, riguardava l'individuazione dei requisiti minimi anche per i rifugi di montagna; pur comprendendo che si tratta di situazioni al limite o, comunque, estreme, una deroga totale alle normative, sia di carattere urbanistico che di carattere sanitario, ci sembrava eccessiva ed ora, con l'accoglimento del nostro emendamento, anche questo tema è stato affrontato positivamente.
Restano due riserve, una delle quali ci auguriamo che in futuro possa essere rimossa, ma una resta e riguarda il fatto che più giustamente il provvedimento in esame dovrebbe chiamarsi «Disposizioni in favore dei territori di montagna e di collina», perché davvero l'aver posto l'altimetria media a 400 metri di fatto non sempre rende giustizia ai veri comuni di montagna, che sono quelli che, certamente per motivi geografici ed orogeografici, versano in una situazione di maggiore difficoltà rispetto ad altri comuni del nostro Paese.
Ovviamente noi manteniamo questa nostra riserva e questa nostra perplessità, così come un'altra nostra riserva riguarda poi le risorse, perché in effetti sono state date risorse molto limitate. Ci auguriamo però che in futuro il provvedimento in esame possa essere rifinanziato con altre risorse più cospicue, perché indubbiamente noi siamo il partito che vuole chiedere l'abolizione delle comunità montane, perché hanno dimostrato un'assoluta incapacità nell'affrontare i problemi della Pag. 19montagna e sono oggi realmente un peso, un costo e uno spreco della politica; vogliamo invece interessarci direttamente dei comuni di montagna, che hanno tantissimi e rilevanti problemi, e grazie anche al provvedimento in esame da questo momento potranno avere qualche possibilità in più di prima, almeno per gli interventi in opere pubbliche.
Ribadisco quindi, alla luce comunque di una valutazione complessiva, il parere favorevole dell'Italia dei Valori sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento in esame si configura come un testo unificato, punto di approdo di diverse proposte di legge per un risultato importante, perché mette al centro della discussione i territori di montagna, superando quell'immagine limitata che spesso ne condiziona l'analisi e l'approfondimento. Il provvedimento in esame, lo ribadisco, deve essere però inquadrato come un'iniziativa di consapevolezza e lungimiranza nazionale, non certamente come uno strumento per privilegiare questa o quella minoranza politica e partitica. Infatti, l'orientamento condiviso sul provvedimento in esame è quello della salvaguardia e della valorizzazione delle specificità culturali, economiche, sociali ed ambientali dei comuni montani, a garanzia di un'adeguata qualità della vita dei soggetti residenti e, in particolare, dei nuclei familiari, allo scopo di evitare lo spopolamento dei territori montani.
Come già ricordato da qualche collega, il punto di partenza dal quale avviare questo approfondimento è quello di una vera e propria emancipazione del concetto di territorio di montagna, le cui aree coprono oltre il 50 per cento del territorio nazionale. Queste aree devono essere inquadrate come territori di potenzialità, sia in termini economici sia in termini culturali, ma per poter consentire questa massimizzazione appare prioritario riconoscere risorse e misure adeguate, che consentano di superare i limiti logistici di questi territori, ed ecco a tal riguardo il sostegno ai progetti di sviluppo dei comuni montani svantaggiati. Infatti, l'istituzione a decorrere dall'anno 2011 del Fondo nazionale integrativo per i comuni montani svantaggiati, con una dotazione pari a 6 milioni di euro annui da destinare al finanziamento di particolari progetti di sviluppo socioeconomici, rappresenta un riconoscimento importante. Si tratta di progetti di potenziamento e valorizzazione dei servizi pubblici, del sistema scolastico, delle risorse energetiche ed idriche, oltre che di incentivi per i territori incolti e per l'accesso dei giovani alle attività agricole.
È altrettanto opportuno che lo Stato però garantisca sempre a livello pluriennale queste risorse, affinché non si limitino ad essere dei contributi circoscritti e sporadici, anche perché è importante che si crei sull'argomento una cabina di regia che coinvolga lo Stato, le regioni, le comunità locali e che consenta di orientare nel migliore dei modi queste risorse, ed occorre allo stesso tempo ascoltare lealmente le istanze e le sollecitazioni che arrivano proprio da queste aree.
È importante, dunque, mettere in primo piano la capacità di queste terre di essere motore dello stesso sviluppo, superando quella tendenza a limitare le risorse e inutili politiche assistenziali. Il passo in avanti è rappresentato proprio dal fatto che queste disposizioni riconoscono misure orientate allo sviluppo economico e sociale di questi territori.
È con questa premessa, con la certezza che il Governo non si fermi a queste disposizioni per attuare un piano di valorizzazione piena e globale di questi territori, che intendo dichiarare il voto favorevole del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

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AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, anche noi dell'Unione di Centro voteremo a favore della proposta del relatore Simonetti concernente i territori di montagna. Come abbiamo detto durante la discussione sulle linee generali, si tratta di un provvedimento parziale e limitato, tendente a semplificare, razionalizzare e riorganizzare le funzioni associate dei piccoli comuni montani, ridisegnando anche una distribuzione di risorse finanziarie, tenendo conto dell'invarianza dei saldi di bilancio del comparto.
Il provvedimento, tuttavia, non affronta in modo puntuale le partite vere, in cui i comuni montani entrano in gioco in modo serio e decisivo. Intendo riferirmi alla partita energetica, soprattutto per la parte relativa alle nuove politiche rinnovabili, alle scadenze e ai rinnovi delle grandi concessioni idroelettriche. Mi riferisco alle politiche ambientali, ai servizi pubblici locali e alle infrastrutture, che non possono essere salvaguardati solo con riferimento alle prerogative amministrative dei piccoli comuni montani, ma richiedono scelte strategiche di sistema che vanno ben oltre la circoscrizione amministrativa comunale.
Facciamo riferimento, per esempio, alla mancanza di dati, di riferimenti particolari e di indicatori per definire l'ambito territoriale ottimale per la distribuzione del gas, per una centrale a biomasse, in relazione al bilanciamento tra i bisogni energetici e gli equilibri ambientali (che è qualcosa di assai diverso dal fatto che si debbano utilizzare residui vegetali o meno).
Il territorio di pertinenza di un piccolo comune di montagna è molto più ampio di quello amministrativo: quello che riguarda un piccolo comune montano ha come riferimento bisogni di cittadini molto più vasti di quelli di residenza. Si pensi alle grandi infrastrutture viarie di attraversamento delle zone montane ovvero all'approvvigionamento idrico: non è una questione che riguarda l'allocazione di queste risorse limitatamente al comune dove si trovano; esse hanno una ricaduta su un territorio molto più vasto, che riguarda, addirittura, metropoli urbane.
Le grandi trasformazioni della produzione nell'era della green economy pongono i comuni montani in una posizione di nuova centralità, che va ben oltre una visione meramente burocratica, e il provvedimento in oggetto, ovviamente, non coglie questo scenario.
È necessario pensare al plurale e decidere secondo modelli associativi, come, per esempio, la comunità montana. Essa è stata la via maestra percorsa dal 1952, finché, nel 2008, è stata interrotta dal grande impatto mediatico ottenuto dal libro di Stella e Rizzo «La casta», che ne ha deturpato l'immagine. Molto probabilmente, tale immagine soffriva del tempo trascorso e delle manipolazioni politiche subite, ma lo sfregio subito non poteva, certamente, far ripensare un istituto che ha retto l'urbanesimo di questi quarant'anni di trasformazione del nostro Paese, salvaguardando le popolazioni di montagna.
Il Governo ha cavalcato questa crisi di immagine di un modello associativo, cercando di cancellare le comunità montane. La sentenza della Corte Costituzionale n. 237 del 2009 ha scandito, a chiare lettere, che lo Stato non può sopprimere le comunità montane in quanto ciò è in contrasto con l'articolo 117 della Costituzione. Anche il Codice delle autonomie deve essere riscritto; la competenza residuale delle regioni ha il compito di riscrivere il futuro delle comunità montane in rapporto ai rispettivi statuti.
Questo provvedimento, pertanto, è passato in queste strettoie procedurali e giurisprudenziali della Corte costituzionale; per tali ragioni ci si è limitati a riscrivere le funzioni dei piccoli comuni in una prospettiva associativa che spetta alle regioni definire. Questione più complessa è la definizione di comune montano; alla fine la Commissione ha svolto un buon lavoro di sintesi e di equilibrio tra le diverse definizioni proposte. Noi dell'Unione di Centro abbiamo partecipato a questa discussione con precise e puntuali Pag. 21proposte che si rifacevano ad un ampio dibattito sviluppatosi all'interno dell'associazione dei comuni montani, la quale fa riferimento sia all'ANCI sia alla loro specifica associazione, l'UNCEM.
Questa soluzione, tuttavia, non ha soddisfatto pienamente l'Unione di Centro e lo avete visto nel momento in cui ci siamo astenuti sulla modifica richiesta dall'emendamento Borghesi. La nozione attuale rappresenta, comunque, un passo avanti rispetto a quella che avevamo in precedenza. Sottolineavo i limiti di questo provvedimento, che, ripetiamo, è parziale e specifico. Ciò, anche con riferimento alla specificità dei comuni montani, nonché di quelli isolani, i quali, come ha ricordato il collega Bossi in un ordine del giorno giudicato inammissibile per estraneità di materia, ma che pone una questione seria, altrettanto sentita di quella dei comuni montani, sono comuni che hanno un disagio di prospettiva e di struttura rispetto alla complessità delle funzioni che devono svolgere per raccordarsi al Paese, alla penisola e presentano difficoltà che oggi sono ignorate dalla legislazione di sostegno.
Noi avremmo voluto che questi comuni, montani e isolani, fossero ricompresi in un quadro organico di riordino delle autonomie locali. Purtroppo, questo Governo e questa maggioranza, ripiegati su se stessi a discutere solo del conflitto di interessi giudiziari del Premier, non consentono a questo Parlamento di parlare di riforme organiche. Sta di fatto che nemmeno in tempi migliori hanno dimostrato una visione sistemica e riformatrice. Lo abbiamo visto quando abbiamo discusso del Codice delle autonomie, oggi parcheggiato al Senato, da qualche anno ormai. In quell'occasione, dove avrebbero potuto veramente esprimere un disegno riformatore, che il tempo ci chiede, prima ancora che una volontà politica, hanno balbettato sulle province. Noi dell'Unione di Centro in quell'occasione abbiamo cercato di dare un contributo importante, significativo, ma nonostante fosse un impegno elettorale, assunto con gli elettori, il Popolo della Libertà e la Lega Nord Padania non hanno saputo andare oltre il mantenimento dell'esistente. Hanno balbettato anche sulla legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale, dove queste realtà comunali non sono state prese in considerazione, anche in quel caso, per la loro specificità.
Questo Governo ha ormai tre anni di vita e non vi sono riforme. Abbiamo questo unico provvedimento specifico, ma vogliamo ricordare e sottolineare che è di iniziativa parlamentare e non governativa.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

AMEDEO CICCANTI. Concludo, signor Presidente. Ciò in qualche modo ci rattrista, ma come gruppo Unione di Centro concludiamo questa giornata, preannunziando l'espressione del voto favorevole su questo provvedimento e ritenendo che questi piccoli passi siano gli unici consentiti, almeno a noi forze dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo statale di Clusone (Bergamo), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, stiamo per colmare un ritardo cronico: ricordo che dal 2000 discutiamo su una possibile modifica della legge sulla montagna, partorita quasi all'unanimità, ma che poi non sortì alcun effetto concreto per le popolazioni di montagna.
Nel 2000 è stato istituito un Osservatorio per i problemi della montagna che ha poi favorito la presentazione di numerose proposte di legge o disegni di legge che non hanno, anche in questo caso, sortito l'effetto sperato, anzi sono miseramente naufragati. Ciò, anche a causa di una visione della montagna che noi oggi stiamo per superare proprio grazie all'apporto decisivo, determinante, della Lega Nord Padania, in quanto noi vediamo nella montagna una risorsa da valorizzare e non Pag. 22un problema da affrontare, come purtroppo qui troppo spesso è stato fatto con una logica meramente assistenzialista.
Ricordo gli anni in cui - e cito il secondo Governo Berlusconi, quello dal 2001 al 2006 - si tentava l'assalto alla diligenza anche attraverso il provvedimento sulla montagna, inserendo misure meramente assistenzialiste e dirette anche a territori che di montano poco avevano.
Ricordo proprio i colleghi del gruppo Unione di Centro che ho appena sentito intervenire, maestri in questa logica, che noi invece rigettiamo, rinviandola al mittente, in quanto siamo convinti che la via maestra sia la strada che abbiamo tracciato. Mi riferisco a quella che passa attraverso l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione sul federalismo fiscale, in combinato disposto con l'articolo 44 che conferisce a questo Parlamento il potere di legiferare in materia di montagna, combinando il tutto con il Trattato di Lisbona del 2007 che finalmente vede nella montagna una risorsa. Attraverso questi nuovi strumenti legislativi, all'interno del federalismo fiscale, abbiamo inserito un meccanismo di perequazione per la montagna. Abbiamo inserito i costi standard come elemento di riconoscimento dello svantaggio che la montagna evidentemente ha e che deve essere colmato, non attraverso strumenti di mero assistenzialismo, ma attraverso degli strumenti strutturali. Da qui anche la previsione di interventi mirati per la montagna in deroga all'impianto istitutivo della legge sul federalismo fiscale ovvero il divieto da parte dello Stato di intervenire direttamente nel finanziamento degli enti locali.
Quindi, abbiamo completamente cancellato la montagna assistita, quella che a noi assolutamente non interessava (ma che piaceva invece a molti partiti perché consentiva loro di proliferare, di guadagnare voti e consenso) a favore di una montagna diversa, che guarda al futuro e allo sviluppo, ed abbiamo riconfermato quelle misure agevolative che non necessitano dell'intermediazione politica.
Vi ricordo, fra le tante, l'apprezzatissima agevolazione sul riscaldamento, GPL e gasolio, che poi abbiamo anche esteso allo sfruttamento delle biomasse, in una visione ecocompatibile dell'energia in montagna. Ma vi ricordo anche un'altra valorizzazione delle risorse energetiche: al riguardo, cito la più importante, frutto di una battaglia decennale contro le lobby che molti in questo Parlamento ancora oggi difendono, ovvero la compartecipazione dei nostri enti locali alla grandissima ricchezza del sistema idrico e, quindi, lo sfruttamento idroelettrico, il quale reca un grandissimo vantaggio a tutto il Paese, ma, purtroppo, determina gravi conseguenze, in termini ambientali, proprio per i territori di montagna.
Su questi temi ci siamo misurati e confrontati, e abbiamo dimostrato la nostra determinazione e la nostra capacità, non a parole, ma con i fatti. Infatti, se oggi le province e gli enti locali di montagna possono contribuire fattivamente alla gestione e se, soprattutto, possono beneficiare delle ricadute concrete degli utili che generano proprio lo sfruttamento di queste importanti risorse, è grazie alla nostra determinazione.
Ho sentito gli interventi di alcuni colleghi, ma dov'erano quest'ultimi quando si parlava di sistema idrico integrato, per esempio quando si trattava di difendere le municipalizzate locali dall'assalto delle multinazionali e quando si trattava di mantenere il presidio di coloro che sono stati capaci, nel corso dei secoli, di mantenere un patrimonio, di conservarlo e di valorizzarlo, come quello dell'acqua (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Dov'erano quelli che parlavano della liberalizzazione a tutto campo, di concedere e di prestare il fianco agli investitori esteri, all'insegna della liberalizzazione, sacrificando quello che è stato il nostro patrimonio? Un minimo di coerenza è necessaria e noi la rivendichiamo nei fatti, ma so che per molti partiti la coerenza è una mera chimera.
Ovviamente, vi è ancora tanto da fare, e questo provvedimento propone misure importanti, ad esempio la tutela delle foreste e la valorizzazione delle biomasse. Ancora tanto vi è da fare anche per la Pag. 23cancellazione delle scorie e dei residui di un vecchio modo di fare politica e di gestione del territorio: penso ai consorzi forestali, ma anche a come sono state concepite e gestite fino ad ora molte comunità montane, all'utilizzo dei territori incolti e all'attività agricola, agli incentivi per i giovani che, oggi più che mai, si avvicinano alla gestione del territorio con uno sguardo diverso rispetto al passato e con una logica imprenditoriale che vogliamo incentivare e valorizzare.
Penso, soprattutto, ad un aspetto fondamentale, che riguarda la tutela e la garanzia della sicurezza del nostro territorio, alla possibilità che misure incentivanti non passino attraverso la politica, ma siano frutto di reali necessità, alla gestione del territorio fatta in modo tale che, finalmente, si possa guardare alla Svizzera, alla Mitteleuropa e non a modelli ampiamente superati, uno fra tutti, lo sappiamo, la gestione del territorio fatta al sud che, purtroppo, presenta ciclicamente il conto al contribuente italiano.
Un'altra misura - e con questo concludo - che trovo fondamentale all'interno di questo provvedimento, è la sburocratizzazione, perché, colleghi, non esiste che a Roma si decidano norme che influiscono sulla gestione di un rifugio montano; norme scritte da persone che non hanno neanche lontanamente l'idea di cosa significhi vivere la montagna, stare in montagna e, soprattutto, che non hanno a cuore, così come l'abbiamo noi, questa realtà.
Vi è un aspetto che trovo fondamentale e su cui dobbiamo appuntare la nostra attenzione, ovvero l'opera di delegificazione che il nostro Ministro Calderoli ha iniziato e che intendiamo estendere anche a tante misure, in modo tale che non avvenga, per esempio, quanto accaduto in passato con il subentro di un nuovo centralismo regionale al centralismo nazionale, realizzando un meccanismo di sburocratizzazione che sposti la gestione e la regolamentazione al livello locale più vicino al problema da affrontare e da risolvere.
Quindi, colleghi, stiamo approvando un provvedimento importante che si incastona in un quadro ben più complesso di provvedimenti che questo Governo e questa maggioranza hanno promosso grazie alla determinazione della Lega Nord.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DAVIDE CAPARINI. Credo che la svolta compiuta dal legislatore - concludo, signor Presidente - consenta finalmente di esaltare le specificità ambientali, culturali ed economiche della montagna e faccia fare un importante salto di qualità anche al nostro lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, innanzitutto vorrei dire che questa, pur apprezzandone i limiti (dei quali dirò insieme al ruolo di impulso che potrà avere questa proposta di legge), è una legge di tutto il Parlamento italiano. Non si deve rivendicare per forza a ciascun gruppo il ruolo che ha svolto per arrivare a costruire un articolato di legge nel quale si riconoscono - lo vedremo in un voto pressoché unanime finale dell'Aula - tutti i gruppi parlamentari.
Quanto a rivendicazioni, peraltro, il mio gruppo non è da meno di altri, anche perché se questo provvedimento è arrivato in Aula è perché nella Conferenza dei presidenti di gruppo il Partito Democratico ha chiesto di portare in Aula, all'interno del proprio 20 per cento di argomenti da inserire all'ordine del giorno dell'Assemblea, questo provvedimento.
Quindi, se si discute e si vota per la montagna italiana è grazie, anche e soprattutto, all'iniziativa del Partito Democratico che per un anno e mezzo ha lavorato anche in Commissione bilancio, insieme al relatore Simonetti - che ringrazio -, rappresentato dall'onorevole Vannucci che si è adoperato per arrivare a realizzare questa proposta di legge. Dunque, non è necessaria nessuna rivendicazione particolare. Pag. 24
Oggi siamo a un testo che condividiamo tutti e ai critici di questo provvedimento, visto che parliamo anche di limiti - bisognerebbe anche valorizzare ciò che va valorizzato, ma cominciamo dai limiti -, vorrei ricordare anzitutto che esso è il minimo comun denominatore cui si è arrivati mettendo insieme sette proposte di legge, tre delle quali erano a firma del Partito Democratico ed anche mia personale.
Queste proposte di legge tendevano sostanzialmente a riformare la legge fondamentale per la montagna (la legge n. 97 del 1994). Abbiamo deciso di procedere non però attraverso un tentativo di legge organica, perché era difficile, così com'è stato difficile in altre legislature, trovare un comune accordo tra tutti i gruppi. In un periodo di crisi economica, di cui la montagna risente fortemente, la responsabilità del Parlamento era quella - su questo abbiamo concordato - di fare una legge di principio che contemporaneamente intervenisse su alcune problematiche urgenti e indicasse alcune novità e alcuni orientamenti urgenti sui quali si potesse concordare.
Quali sono questi interventi urgenti previsti dalla legge? I critici dicono che ci sono poche risorse, ma le risorse limitate riguardano una parte della legge, ossia l'istituzione di un fondo per il finanziamento di progetti speciali che si dovrebbe aggiungere ad altri fondi che, invece, sono stati tagliati ed azzerati da parte del Governo italiano, come quello delle comunità montane. Ripristiniamo un fondo, ma esso non è il cuore del provvedimento, è un di più.
Le altre questioni di cui la proposta di legge si occupa danno la possibilità ai comuni, agli agricoltori, ai professionisti, a coloro che imprendono in montagna, che abitano in montagna, che servono lo Stato in montagna dentro la pubblica amministrazione, di disporre di una legislazione di favore, così come chiede l'articolo 44 della Costituzione. Questo è il punto di partenza! Pertanto, ci sono, ad esempio, alcuni articoli che definiscono una soglia per i lavori pubblici con la licitazione privata da parte dei sindaci sotto la soglia comunitaria, quella di un milione di euro.
È previsto un intervento che facilita tutto l'associazionismo in montagna e, in particolare, anche quello delle sezioni del Club alpino italiano, degli sci club e delle associazioni legate alla Federazione italiana sport invernali; vi è inoltre un importantissimo passaggio, una norma che riguarda il Corpo nazionale soccorso alpino che spesso dimentichiamo, il quale è composto da ottomila persone volontarie che lavorano per la comunità e che rendono un servizio sussidiario che costerebbe allo Stato milioni e milioni di euro e che invece è svolto da tanti volontari che dobbiamo sostenere con le nostre leggi, perché il Corpo nazionale soccorso alpino è una delle principali cose delle quali l'Italia può andare fiera nel mondo.
Vi è un'indicazione di certificazione di ecocompatibilità per i prodotti della montagna e un'altra indicazione che tende a risolvere finalmente un lungo contenzioso fatto di controversie sugli usi civici nei comuni montani, tanto atteso dalle popolazioni di montagna. Vi è una nuova regolazione dei rifugi di montagna perché non si può applicare nelle terre alte e in terreni impervi la stessa legislazione che riguarda la regolamentazione nelle terre di pianura o in quelle che hanno altre condizioni. Vi è una proposta di legge di facilitazione per le professioni montane, in particolare quelle emergenti legate al turismo, come quella delle guide alpine e dei maestri nazionali di sci. Vi è un'interpretazione della questione lungamente discussa e che non ha mai trovato soluzione che riguarda i fabbricati e le unità immobiliari del catasto legati ai requisiti di ruralità.
Queste sono alcune delle questioni. Vi è poi la questione del Fondo di sostegno a progetti speciali per la montagna, per il quale a regime, cioè per sempre, non solo per un anno ma per tutti gli anni a venire, avendolo già appostato anche nella legge finanziaria e nel bilancio pluriennale dello Stato, disponiamo solo di 6 milioni di euro all'anno. Definiamo inoltre le priorità, le quali sono soprattutto quelle che riguardano Pag. 25i comuni montani che si sono legati tra di loro solidalmente all'interno di una unione di comuni montani.
Quindi, non è un problema solo di pochezza di risorse. La proposta di legge, anzitutto, è una prima inversione di tendenza dopo lunghi anni di incapacità del legislatore, cioè di tutti noi, del Parlamento, indipendentemente da chi nel momento governasse e da quale fosse la maggioranza, di fare una legislazione in favore della montagna. Ci hanno tentato altri, altre maggioranze diverse dalla mia parte politica e non ci sono riuscite. Ci ha tentato anche il Governo Prodi e la legislatura ha chiuso in anticipo un'iniziativa volta ad approvare una legge organica della montagna.
Oggi abbiamo una proposta di legge che comincia ad introdurre una prima inversione di tendenza sulla inazione del legislatore in relazione alla montagna, in primo luogo per restituire risorse alla montagna in modo tale che la montagna possa essere di nuovo un elemento del quale dispone favorevolmente tutta la popolazione e la nazione, non una questione, non un problema ma una grande risorsa per il Paese che va messa a valore. In secondo luogo, per riscrivere un grande patto solidale fra le terre alte, le terre di montagna e le terre di pianura, fra i cittadini che abitano in montagna e quelli che abitano e imprendono in pianura, in riva al mare, in questo Paese.
Infatti, evidentemente le risorse che la montagna ha messo a disposizione, soprattutto in questi ultimi cinquant'anni (pensiamo solo all'idroelettrico e all'utilizzo dell'acqua), sono state importanti e hanno recato beneficio all'intera nazione. Si tratta di risorse che sono andate in una sola direzione: verso la pianura e la grande industria, e ne hanno beneficiato solo una parte dei cittadini italiani.
Bisogna restituire una parte di queste risorse alla montagna, in modo tale che questa possa essere un elemento vivo nel nostro Paese. Mettere a valore la montagna, farla diventare una parte importante della comunità nazionale significa pensare che alla montagna occorre garantire risorse pubbliche destinate a colmare il divario tra montagna, città e metropoli e tra montagna e territori più fortunati sul piano degli esiti economici di profitto e di reddito. Molti nel passato, anche i Governi, ci hanno detto che non si poteva fare una legislazione di favore alla montagna perché l'Europa non lo avrebbe consentito, dal momento che li avrebbe considerati come aiuti di Stato.
Questo ostacolo, caro Presidente e cari colleghi, ora non c'è più, perché la montagna in Europa è parte fondamentale nel nuovo Trattato di Lisbona, delle politiche di coesione economica, sociale e territoriale. Dunque, si possono predisporre aiuti di Stato e allora dobbiamo tornare a pensare come la pensava un grande statista riformista di questo Paese, che ha il nome di Vanoni. Egli nel suo ultimo discorso del 1956 in quest'Aula ci disse che occorreva occuparsi della montagna, perché fino a quel momento la patria per molti montanari era solo quella che avevano conosciuto nel servizio di leva come carne da macello nelle truppe alpine e, invece, occorreva una solidarietà ampia della nazione per garantire che la montagna potesse disporre, di strade, di case, di servizi all'altezza di una vita dignitosa.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, la prego di concludere.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. È questo il tentativo che con questa proposta di legge possiamo fare. Si tratta soprattutto di un tentativo al quale dobbiamo tendere non solo approvando il provvedimento in esame, ma anche facendo in modo che la montagna, essendo uno dei luoghi dove il mercato spesso tende a fallire, possa essere il luogo al quale noi guardiamo non solo dal punto di vista della wildness, della contemplazione e del bell'ambiente. Infatti, la montagna senza l'uomo crolla a valle e le alluvioni e il dissesto idrogeologico costano di più di un intervento pubblico continuativo a favore della montagna. Nelle leggi che approviamo dobbiamo sempre avere un occhio di riguardo per la montagna, anche Pag. 26quando legiferiamo sui grandi temi come nel caso del federalismo fiscale, dove non basta dire che occorre sostenere i piccoli comuni, ma è necessaria una grande azione di perequazione fiscale verso i comuni montani.
Ecco perché noi oggi votiamo a favore di questa proposta di legge. Ci sentiamo parte fondamentale della scrittura del testo di questo provvedimento e, comunque, come Partito Democratico non accettiamo critiche rispetto al fatto che non saremmo stati attenti a queste problematiche. Infatti, il decreto Ronchi sull'acqua, che sta dissestando molti piccoli comuni montani, non l'abbiamo fatto noi, ma il Governo di centrodestra. Questo provvedimento per la montagna non è frutto di un'iniziativa del Governo, ma di un'iniziativa parlamentare del nostro gruppo e di tutti i gruppi parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceroni. Ne ha facoltà.

REMIGIO CERONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che la Camera dei deputati si accinge ad approvare è giunto all'esame dell'Assemblea al termine di un lungo lavoro da parte della V Commissione (Bilancio) avviatosi nel giugno 2009.
Per questo credo che un ringraziamento particolare meriti il relatore e collega Roberto Simonetti per il paziente, sapiente ed equilibrato lavoro svolto.
Il testo unificato che abbiamo esaminato è il frutto di un'opera di sintesi delle disposizioni contenute in sette proposte di legge di iniziativa dei diversi gruppi politici nonché di una proposta di legge d'iniziativa del consiglio regionale della Valle d'Aosta.
Le finalità delle proposte sono pienamente condivisibili. Siamo tutti convinti, infatti, che è necessario assicurare un adeguato sostegno ai comuni situati nelle aree montane del nostro Paese che, in ragione della loro collocazione, si trovano ad affrontare situazioni di disagio economico e sociale che rischiano di portare al progressivo spopolamento dei territori di montagna.
L'esame delle proposte è caduto, tuttavia, in una fase di profondi cambiamenti nell'assetto dei rapporti, anche di carattere economico e finanziario, fra lo Stato e gli enti territoriali. In questi mesi, infatti, il Governo e il Parlamento sono pienamente impegnati nell'attuazione del federalismo fiscale, avviato con la delega contenuta nella legge n. 42 del 2009 e parzialmente realizzato con i decreti legislativi già adottati.
In questo contesto l'assetto della finanza comunale è stato profondamente ridisegnato e con l'entrata a regime del federalismo fiscale municipale esso non si baserà più sul sistema dei trasferimenti statali ma su risorse direttamente devolute agli enti territoriali. Contestualmente, rilevanti modifiche all'ordinamento degli enti locali sono previste dal disegno di legge relativo alla cosiddetta Carta delle autonomie, approvato dalla Camera e ora all'esame del Senato. Alcune innovazioni prefigurate da tale provvedimento hanno, peraltro, trovato spazio in alcuni dei provvedimenti di urgenza adottati in questa legislatura, al fine di calibrare meglio e consolidare la situazione della finanza pubblica del nostro Paese.
Il provvedimento al nostro esame risente, evidentemente, di questa situazione in continuo divenire. Il testo, pertanto, non affronta in modo sistematico le complesse tematiche connesse alla tutela dei territori montani e al finanziamento di circa 1.750 piccoli comuni situati in tali aree del nostro Paese. Si è, infatti, preferita la strada di una pluralità di interventi di semplificazione e di agevolazione, volti a realizzare un primo quadro di misure di sostegno a realtà territoriali che rischiano di essere marginalizzate in ragione della loro collocazione geografica.
In questo quadro l'intervento più significativo, degno di menzione e rilevante, è, a mio avviso, la costituzione del Fondo nazionale integrativo per i comuni montani svantaggiati, previsto dall'articolo 3 Pag. 27del provvedimento. Il Fondo ha una dotazione finanziaria piuttosto limitata pari a 6 milioni di euro annui - e per questo va ringraziato il Governo per la sensibilità mostrata - e intende garantire il finanziamento di interventi speciali di sviluppo socio-economico, anche a carattere pluriennale, da realizzarsi ai sensi dell'articolo 119, quinto comma, della Costituzione, in quei comuni che per la loro condizione di montanità versano in particolari condizioni di svantaggio sociale ed economico.
Nel complesso mi sembra di poter concludere che il provvedimento al nostro esame, nonostante i limiti che ho evidenziato, meriti comunque apprezzamento perché rappresenta un segnale tangibile di attenzione del Parlamento per le problematiche che i comuni montani si trovano ad affrontare, specialmente in un contesto di risorse scarso come quello attuale.
Tuttavia, si tratta - e non lo possiamo nascondere - di un intervento limitato e parziale. Pertanto, nell'annunciare il nostro voto favorevole sul provvedimento formuliamo l'auspicio che, una volta completati i processi di attuazione del federalismo fiscale e di riforma delle autonomie e una volta migliorata la situazione economica del nostro Paese, si possa provvedere a un intervento sistematico in materia, più incisivo, più corposo, più adeguato e più organico.
Sarebbe anche interessante per esempio, a nostro avviso, procedere alla soppressione di tutti quegli enti di secondo grado operanti nei comuni montani come le comunità montane, i bacini imbriferi, le società di servizio e prevedere all'interno delle amministrazioni provinciali un assessorato dedicato alle zone montane con riserva di una parte di bilancio proporzionale alla ricchezza di quel territorio provinciale. Questo potrebbe essere un modo più razionale, più corretto e trasparente per intervenire in maniera più efficace ed efficiente nei territori montani. Lo vedremo in futuro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, intervengo solo per far seguito al discorso iniziato prima. All'articolo 12 di questo provvedimento si prevede: «fatte salve le competenze delle province autonome di Trento e Bolzano». Mi spiace che in quest'Aula non abbia avuto nessun seguito la diatriba, il dibattito un po' irriverente avviato dal presidente della provincia di Bolzano, Luis Durnwalder, nei confronti del Presidente della Repubblica. Credo che questa vicenda andasse approfondita, ma soprattutto andasse chiarita una certa situazione. Lo faccio io da bergamasco perché Bergamo è la città dei mille - per chi non lo sapesse - e festeggia molto, ma molto orgogliosamente, i centocinquanta anni dell'unificazione d'Italia. Intervengo, inoltre, per ricordare che ogni bergamasco dà alle province e all'autonomia di Bolzano e Trento 3 mila euro per ogni cittadino, mentre le province di Bolzano e di Trento si prendono 2 mila euro per ogni cittadino e credo che ciò avvenga solo per salvare l'economia di queste province e la loro autonomia. In questo momento rivolgo un appello anche al Ministro Calderoli, ricordando che probabilmente non c'è federalismo finché esistono queste autonomie e queste prese di posizione (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Muro. Ne ha facoltà.

LUIGI MURO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per giustificare il mio voto difforme dalle indicazioni del gruppo per due ragioni. La prima è una ragione politica perché non ritengo assolutamente giusto né logico escludere le isole minori da una legge che giustamente inquadra una normativa per le zone disagiate. Credo sia un errore politico e di approccio ad una legge. Soprattutto c'è un motivo giuridico: la legge 3 agosto 1999 Pag. 28n. 265, all'articolo 5, ha già previsto l'equiparazione delle isole minori alle comunità montane.
Per cui, io che sono stato per dieci anni sindaco dell'isola di Procida e che attualmente sono il presidente del consiglio comunale, conoscendo queste norme, non posso assolutamente esprimere voto favorevole ad una legge che guarda parzialmente a due entità già riconosciute omogenee da una legge dello Stato (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, già mi sono espresso nella discussione sulle linee generali: questo è un disegno di legge che noi abbiamo fortemente voluto e ci siamo più volte prodigati perché arrivasse ad una conclusione positiva.
L'ho già detto e lo riconfermo: apprezzo molto lo sforzo del relatore, apprezzo anche molto lo sforzo del Governo, pur nella situazione economica che attualmente attraversiamo e voglio formulare l'auspicio che non ci si fermi qui, che questo sia soltanto un inizio rispetto ai tanti e molteplici problemi anche da coordinare con il federalismo fiscale, con il Codice delle autonomie e con l'imminente riforma fiscale.
Per questa ragione mi permetto, per segnalare l'esigenza di un forte miglioramento di questa iniziativa che fortemente vogliamo, di farvi notare che su questa votazione esprimerò un mio voto di astensione.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,45).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, chiederei all'Aula solo un minuto di attenzione, anzi meno. Seguiamo tutti - destra, sinistra, centro, su questo non ci sono davvero distinzioni - con grande apprensione le vicende del Medio Oriente. In queste ore, nonostante ci sia una censura fortissima del regime, in piazza ci sono migliaia e migliaia di cittadini iraniani che manifestano il loro anelito verso la libertà. Ieri, all'interno del Parlamento iraniano, la parte dei cosiddetti conservatori di Ahmadinejad ha chiesto l'impiccagione per Mousavi e per Karroubi, che noi abbiamo conosciuto bene perché è stato qui in visita come presidente del Parlamento iraniano (Applausi).
Vorrei elevare la solidarietà di tutti noi verso questa battaglia di democrazia e soprattutto dire a Karroubi che non lo lasceremo solo (Applausi).

Si riprende la discussione (ore 12,50).

ROBERTO SIMONETTI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore. Signor Presidente, vorrei porgere il mio ringraziamento a tutti coloro che hanno dedicato la loro passione, il loro tempo e la loro esperienza per addivenire a questo testo unificato delle proposte di legge, quindi a tutti gli onorevoli, alla Commissione bilancio e al presidente della Commissione, ai membri del Governo ed ovviamente a tutti i dipendenti che con la loro pazienza ed esperienza hanno prodotto questo testo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Coordinamento formale - A.C. 41-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato. Pag. 29
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 41-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 41-320-321-605-2007-2115-2932-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Mazzuca, Barbato, Melchiorre, Polidori, De Girolamo, Fiorio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) (Vedi votazioni).

(Disposizioni in favore dei territori di montagna)
(41-320-321-605-2007-2115-2932-A):

(Presenti 502
Votanti 497
Astenuti 5
Maggioranza 249
Hanno votato
497).

Prendo atto che i deputati Bratti e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera dei deputati ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, la deputata Jole Santelli, in sostituzione del deputato Luigi Lazzari, dimissionario.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera dei deputati ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti il deputato Raffaele Volpi, in sostituzione del deputato Giovanni Fava, dimissionario.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 12,50).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a fornire una risposta ad una mia interrogazione, la n. 4/05735, presentata il 18 gennaio dello scorso anno, quindi tredici mesi fa, sul tema degli insegnanti di musica.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, la Presidenza si farà carico di trasmettere la sua richiesta al Governo.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,53).

SOUAD SBAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, vorrei ringraziare anche l'onorevole Casini per le dichiarazioni che ha fatto poc'anzi sulla questione iraniana. Pongo alla vostra attenzione una questione che sta molto a Pag. 30cuore a tutti. È prevista come tutti sapete la visita di una delegazione parlamentare iraniana a Roma. Nonostante il dialogo sia sempre una via auspicabile in politica internazionale - ripeto auspicabile - credo che, visto il clima infuocato e pericolosissimo a Teheran, sarebbe il caso di annullare questa visita e di ricevere invece alla Farnesina una delegazione dei dissidenti iraniani in Italia, visto che da anni i diritti fondamentali delle donne e degli uomini iraniani vengono calpestati senza pietà. Non lo dico io, ma mi faccio portavoce del sentimento di tutta la comunità iraniana moderata in Italia, che avvertirebbe la visita come un'offesa alla lotta che da anni portano avanti contro un regime dittatoriale assoluto e fondamentalista. Mentre in Iran il dittatore Ahmadinejad soffoca nel sangue il diritto alla libertà del popolo, nel silenzio assordante e colpevole della comunità internazionale, e minaccia di impiccare il leader dell'opposizione, mi appello alla sensibilità del Ministro Frattini, affinché il grido dei dissidenti non cada nel vuoto. È arrivato finalmente il momento di dare la spallata al regime sanguinario degli ayatollah e lo si può fare solo sostenendo chi lo combatte da sempre a rischio della propria vita (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, il 18 marzo dell'anno scorso alcuni parlamentari del Partito Democratico, primo firmatario l'onorevole Minniti, hanno presentato un'interrogazione al Ministro dell'interno con la quale chiedevano l'invio della commissione d'accesso alla provincia di Crotone. L'interrogazione prendeva spunto dal fatto che nel mese di aprile 2008 si è svolta presso un ristorante di Crotone una cena cui hanno partecipato l'ex senatore Di Girolamo, Gennaro Mokbel, esponente di spicco di una potente cosca di Isola di Capo Rizzuto - alcuni dei quali poi arrestati - il vicepresidente della provincia di Crotone, il vicepresidente del consiglio provinciale di Crotone ed altri politici locali. Di questa cena esistono fotografie pubblicate sulla stampa locale e nazionale. Ricordo che le ultime elezioni provinciali sono state vinte dal centrodestra al ballottaggio per 2.351 voti di differenza e che i comuni di Isola di Capo Rizzuto e Cutro hanno eletto sei consiglieri provinciali su quattordici della maggioranza e che l'incremento maggiore dei voti rispetto al primo turno è stato registrato proprio ad Isola.
La giunta provinciale formata subito dopo le elezioni è stata modificata a distanza di un mese, con la sostituzione del vicepresidente, dottor Pietro Durante, con il dottor Gianluca Bruno, ritratto nella foto. Il 14 settembre scorso il Governo, attraverso il sottosegretario Davico, ha risposto all'interrogazione di Minniti, assicurando che, qualora emergessero indizi rivelatori in modo univoco di condizionamenti mafiosi nell'amministrazione, il Ministero dell'interno non mancherebbe di attivare immediatamente gli strumenti posti dalla vigente normativa a presidio della legalità.
Venerdì 21 gennaio 2011, nell'operazione denominata Hydra, portata a termine dalla DDA di Catanzaro risulta indagato per voto di scambio un assessore provinciale di Crotone.
Nell'ordinanza del GIP è riportato che quattro appartenenti alle cosche di Crotone e Isola di Capo Rizzuto hanno garantito appoggio elettorale all'esponente politico locale in occasione delle elezioni provinciali di Crotone. Dell'interessamento delle cosche per favorire l'assessore indagato sarebbe stato a conoscenza anche l'attuale presidente della provincia, che non risulta, però, indagato.
Nei giorni scorsi un'altra operazione, denominata Hydra 2, con ulteriori arresti, ha fatto emergere nuovi elementi sui legami tra amministrazione provinciale e malavita. Ieri il presidente della provincia Zurlo ha revocato tutti gli assessori. Con il susseguirsi di questi fatti, che fanno bene emergere indizi rilevatori di cui alla risposta Pag. 31del sottosegretario Davico, mi chiedo, signor Presidente, come sia possibile che il Ministro dell'interno non abbia ancora provveduto ad inviare la commissione di accesso, così come richiesto in un'altra interrogazione del 10 febbraio scorso dai parlamentari calabresi e dai componenti del gruppo del Partito Democratico nella Commissione antimafia, prima firmataria l'onorevole Garavini.
Credo che l'invio della commissione di accesso non rientri nella sfera delle opportunità, ma rappresenti un dovere istituzionale da parte del Ministro per garantire la trasparenza della gestione amministrativa e per tutelare le istituzioni dalle infiltrazioni mafiose. La revoca degli assessori provinciali, che non è un colpo di spugna, avvenuta dopo le richieste della DDA, conferma, se ce ne fosse stato bisogno, la tesi secondo la quale la provincia è stata vinta dal centrodestra con un voto inquinato determinante.
Chiediamo di assumere un'iniziativa politica, non un atto di giustizialismo. La mia esperienza personale - ho concluso, signor Presidente - nonché la mia storia vanno in tutt'altra direzione. Chiediamo con forza di difendere la Calabria, ed in particolare i calabresi, e di dare ai giovani la speranza che lo Stato è vicino a loro ed è pronto a creare le condizioni per il necessario riscatto.
Per questo, signor Presidente, e confidiamo in lei, mi permetto di sollecitare, attraverso la sua opera, l'invio della commissione di accesso nella provincia di Crotone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIANNI VERNETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, voglio associarmi alle parole del presidente Casini e dell'onorevole Sbai sul tema dell'Iran. In questo momento, l'onorevole Stefani, presidente della Commissione affari esteri, sta incontrando una delegazione del Parlamento iraniano, guidata dal presidente della Commissione affari esteri e composta da alcuni deputati della suddetta Commissione.
Domani, alle ore 9, la Commissione affari esteri è convocata con tutti i membri per poter incontrare la stessa delegazione del Parlamento iraniano. Invito la Presidenza, l'Assemblea e il Governo a riflettere sull'opportunità di tutto ciò, poche ore dopo che il Parlamento iraniano, come ricordava giustamente il presidente Casini, ha chiesto l'impiccagione dei due leader democratici, Moussavi e Karroubi, incarcerati in modo arbitrario oggi nelle galere iraniane, e in un momento in cui, con rischi altissimi, i giovani sfilano e vengono ammazzati per strada a Teheran e in altre città dell'Iran.
Credo che sia inopportuna questa visita, sia inopportuno che il presidente Stefani stia in questo momento incontrando il presidente della Commissione affari esteri del Parlamento iraniano e sia inopportuna l'audizione di domani. Chiedo che l'audizione venga cancellata e che il Parlamento italiano non dia dignità di ascolto a emissari di un regime terribile e sanguinario, che in queste ore sta rivelando il volto peggiore.

FRANCESCO TEMPESTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, alla luce delle notizie che riportano i quotidiani di oggi, giudico anch'io assolutamente fuori luogo questo incontro di domani con il presidente della Commissione affari esteri iraniana. È un incontro che, naturalmente, fa parte, come tanti altri incontri, di una linea che deve sempre far prevalere il dialogo, perché il dialogo è sempre a vantaggio di chi ha buone ragioni.
In questo caso, però, effettivamente la condizione nella quale ci troviamo, con le notizie che giungono da Teheran, impongono che il Parlamento italiano abbia un atteggiamento tale da poter dare un segnale molto netto ai rappresentanti iraniani Pag. 32di come la pensa questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

JOLE SANTELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, non entro nel merito della vicenda giudiziaria che sta affollando i giornali di oggi e di questi giorni, ma mi riferisco esclusivamente ad una questione che riguarda la politica e una parte dei deputati di questa Aula. Mi riferisco a quanto apparso oggi su tutti i giornali al fine di colpire una nostra collega cui va tutta la nostra solidarietà. Fa abbastanza sorridere che alcuni giornali tentino di rappresentare una realtà che è assolutamente diversa. Siamo dunque tutti solidali con la collega Rossi, ed amici della collega Rossi, perché sappiamo cosa fa. Non è, dunque, accettabile che al fine di colpire la collega Rossi vengano esposte sui giornali al pubblico ludibrio delle cene del Presidente del Consiglio - nonché presidente del nostro partito - con delle parlamentari, cene che sono di politica, per parlare di politica in un momento estremamente grave (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Questo è un problema che non riguarda la magistratura e in questa fase, Presidente, neanche la stampa, ma riguarda la dignità del Parlamento che va preservata. Chiedo quindi, a lei come Presidente di turno e alla Presidenza della Camera, che in quest'Aula venga almeno assicurata la giusta e corretta dignità dei parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, dopo l'Iran, dopo le cene, ritorniamo un po' alla Calabria. Ho ascoltato le parole dell'onorevole Oliverio. A Crotone certamente c'è una situazione su cui sta indagando la magistratura. Ritengo che bisogna far lavorare la magistratura in assoluta tranquillità, senza ulteriori sollecitazioni anche perché le ulteriori sollecitazioni sono sospette, visto e considerato che a suo tempo lo schieramento di centrodestra vinse e lo schieramento di centrosinistra fu soccombente, e non vorrei che questo suonasse come rivalsa rispetto a quel risultato.
Anche l'Unione di Centro ha partecipato, ha una posizione estremamente chiara, molto limpida, molto trasparente, molto tranquilla attraverso i suoi responsabili (mi riferisco all'assessore provinciale uscente, al consigliere regionale, al capogruppo e a tutto il gruppo consiliare alla provincia). Siamo interessati a che il percorso della giustizia abbia ovviamente un suo naturale svolgimento, senza accelerazioni e senza sovrapposizioni climatiche dettate dall'interesse politico. Lo voglio dire con estrema chiarezza. Lo voglio dire anche agli amici e colleghi del PD, perché molte volte le sollecitazioni e le sovrastrutture non sono buone consigliere per fare chiarezza e per costruire verità. Vogliamo sapere, vogliamo costruire la verità, senza mandare sul banco degli imputati nessuno, senza giudicare nessuno prima del tempo. Ovviamente questa è prerogativa della magistratura, degli organi istituzionali, e mi riferisco anche al ravvisare l'opportunità di autorizzare la commissione di accesso. Non c'è bisogno di ulteriori dichiarazioni, di ulteriori interventi in questo momento, che - come dicevo poc'anzi - sarebbero sospetti e certamente non ci lascerebbero tranquilli. Vogliamo che il percorso sia lineare, senza che ci siano strumentalizzazioni di sorta.

FIAMMA NIRENSTEIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FIAMMA NIRENSTEIN. Signor Presidente, talora gli incontri tra Parlamenti servono proprio a cercare un'istanza democratica attraverso la quale si possa far giungere ai Governi un messaggio, anche Pag. 33quando questi Governi si macchiano di crimini efferati, come capita sovente al Governo iraniano, che viola tutti i diritti umani, uccide nelle piazze i dissidenti, appende alle gru gli omosessuali e lapida le donne, e in più minaccia uno Stato membro delle Nazioni Unite, Israele, di completa distruzione e si fa ben credere preparando la bomba atomica all'uopo.
Ma in questo caso, signor Presidente, credo che la foto che, oggi, appare su quasi tutti i giornali e che, qui, è già stata citata, in cui si vede che il Parlamento, in una specie di empito di gioia incontenibile, glorifica la richiesta di impiccare i tre capi dei dissidenti iraniani ora nelle piazze, ci dimostra che un incontro con questo Parlamento è totalmente inutile. Lo dico nella mia qualità di vicepresidente della Commissione affari esteri, con pieno senso della responsabilità che mi compete in questo ruolo. Da tempo sappiamo che parlare con l'Iran, parlare della bomba atomica, parlare dei diritti umani, parlare dei diritti delle donne, non serve a niente. Ne abbiamo avuto la prova in tutti i colloqui che sono avvenuti ai vari livelli. Sono dell'idea, quindi, che, soprattutto in questo momento, dobbiamo parlare con i dissidenti, dobbiamo ricevere i dissidenti, dobbiamo incontrare i dissidenti, dobbiamo aiutarli a ristabilire la democrazia in un Paese veramente martoriato da ogni punto di vista e dobbiamo cessare questo inutile colloquio con un gruppo dirigente integralista, antisemita e proteso alla distruzione di ogni e qualsiasi rapporto internazionale civile (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, sottoscrivo pienamente quello che ha detto la collega; non sapevo che sarebbe intervenuta lei. Aggiungo anche, poi, che veramente nei confronti dell'Iran è opportuno che il Paese, tutta l'Italia, cominci a porsi dei problemi e delle domande. Capisco la necessità di carattere economico, l'interscambio energetico e tutte queste cose, ma non posso dimenticare - e mi fa piacere che, in questo momento, presieda lei - il mio imbarazzo quando, come Commissione affari esteri, siamo stati a Teheran e il Ministro degli esteri dell'Iran faceva apposta a non vedere una nostra collega e non la salutava neanche. Si tratta di una deputata di questo Parlamento. Penso che vi sono anche dei limiti di buona creanza e, poi, non era una riunione pubblica, ma una riunione nell'ufficio del Ministro degli esteri. La nostra collega non esisteva e non soltanto non è stata toccata - per carità di Dio -, ma neppure salutata, come se non esistesse. Il Ministro degli esteri, potete immaginarvi un po' il resto della situazione. Quando ho saputo, quindi, stamattina, in Commissione affari esteri, che per domani vi è questa convocazione, ho subito espresso le mie perplessità e ritengo anzi opportuno che un documento del Parlamento - all'unanimità mi auguro - stigmatizzi questa situazione. Non possiamo rimanere silenziosi, soprattutto in una situazione così difficile e complicata nel Medio Oriente, dinanzi a questi stati di fatto, che sono inaccettabili.

PRESIDENTE. Volevo assicurare i colleghi che sono intervenuti numerosi su argomenti molto importanti che, naturalmente, sarà mia cura informare il Presidente del contenuto di tutti i vostri interventi. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta Pag. 34immediata, alle quali risponderanno il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della salute, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'interno, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e il Ministro della gioventù.

(Iniziative per la salvaguardia dei livelli occupazionali presso gli stabilimenti italiani della società Komatsu - n. 3-01461)

PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni ed altri n. 3-01461, concernente iniziative per la salvaguardia dei livelli occupazionali presso gli stabilimenti italiani della società Komatsu (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, onorevoli Ministri e colleghi, la recessione purtroppo ha colpito nel nostro Paese non solo tantissime piccole e medie aziende, ma anche grandi fabbriche, come la Komatsu di Este, nel padovano. Si tratta della più grande azienda meccanica della provincia, un colosso giapponese che produce macchine per la movimentazione della terra, con sede centrale a Tokyo.
Fino al 2007 l'azienda contava 730 dipendenti, compresa la filiale di Noventa Vicentina, ma già nel 2009 circa 250 dipendenti sono stati messi in cassa integrazione ed ora, il 14 gennaio 2011 - quindi praticamente ieri - gli amministratori di Komatsu Italia Spa hanno avviato la procedura di mobilità territoriale, chiedendo il licenziamento di ulteriori 83 lavoratori dipendenti. La motivazione della richiesta pare sia riconducibile all'oggettiva difficoltà di Komatsu Italia Spa di garantirne la ricollocazione.
Chiedo e chiediamo al Ministro che cosa si intenda fare affinché sia ritirata la richiesta di licenziamento e si attivi tra le parti un confronto per una soluzione concertata che garantisca la salvaguardia dei livelli occupazionali.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'interrogante ci propone una vicenda per molti aspetti emblematica, rappresentativa cioè di numerose situazioni aziendali rese critiche dalla caduta del commercio globale, in questo caso in particolare dalla caduta del settore delle costruzioni edili, il settore di appartenenza per un'azienda come Komatsu Italia Spa, posseduta al cento per cento dalla Komatsu Utility Europe Spa, che produce piccoli escavatori.
Questa situazione è stata affrontata in termini innanzitutto di protezione del reddito dei lavoratori, con successivi provvedimenti di cassa integrazione che oltre tutto sono operosi nel momento in cui stiamo parlando e lo saranno fino ad aprile 2011, ma nel frattempo sono intervenuti i licenziamenti segnalati dall'interrogante.
La vicenda è seguita direttamente dalla provincia di Padova, insieme alle parti sociali, perché nella regione Veneto sono le province ad essere delegate dalla regione stessa alla gestione delle criticità aziendali e delle relative conseguenze occupazionali. È una situazione che peraltro, come negli altri casi, noi monitoriamo dal livello centrale, ancorché non direttamente formalmente competenti, ma tutt'altro che disinteressati agli esiti di questa vicenda.
Pertanto dico all'interrogante in modo esplicito che il Governo è pronto a convocare le parti. Normalmente lo fa quando le parti ritengono che l'azione di Governo possa essere un utile ed essenziale complemento di ciò che esse stanno direttamente svolgendo.
Lei fa riferimento alla moral suasion: è vero, noi dobbiamo utilizzare poteri di dissuasione morale in questo caso. Lo abbiamo fatto di fronte a molte società multinazionali, credo spesso anche con esiti positivi dal punto di vista della composizione delle ragioni dell'impresa e di quelle, non meno legittime, del lavoro e dei lavoratori. Credo che anche in questo caso si possa raggiungere un'intesa. Quello che conta tuttavia è che non si tratti solo di un'intesa a breve termine, riferita alla Pag. 35protezione migliore di questi lavoratori, ma che riguardi anche il futuro produttivo di una società che comunque rappresenta un pezzo della cultura industriale del territorio e quindi fonte possibile ancora di livelli occupazionali per l'area nella quale insiste.

PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di replicare, per due minuti.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, signor Ministro, certo, le sue parole possono darci conforto, tuttavia, vorrei sottolineare che, purtroppo, dal 13 gennaio - cioè da quando la Komatsu ha avanzato la richiesta in oggetto - vi sono solo 75 giorni per giungere ad una soluzione concordata. Pertanto, le chiedo un interesse più che particolare per questa vicenda.
In questo caso, infatti, parliamo della Komatsu, ma è un po' tutta la bassa padovana, tutta la provincia, ad essere in sofferenza, se è vero com'è vero che, per esempio, a otto chilometri di distanza vi è la Selce - altra industria che ha una storia - con riferimento alla quale, a novembre, sono stati chiesti, anche lì, altri licenziamenti.
Tutto ciò fa capo alla crisi del mercato, che è legata proprio alla crisi dell'edilizia. Pertanto, sarebbe veramente necessaria anche un'azione volta a prevedere qualche misura per dare soluzione alla crisi dell'edilizia, un comparto che sembra fermo.
So che si era parlato anche della possibilità di consentire l'aumento delle cubature del 20 per cento (mi sembra che il Governo stesso avesse previsto la possibilità per le varie famiglie di costruirsi una camera o un bagno in più), tuttavia, pare che, ad oggi, si sia fermato tutto.
Assistiamo, dunque, ad una crisi del cemento, ma poi, per esempio, sempre nelle nostre zone, si vogliono costruire nuovi cementifici, con 170 milioni di euro di finanziamento: tutti sappiamo che essi non serviranno per produrre cemento, bensì per bruciare rifiuti. Quindi, capisce bene, signor Ministro, che qui vi è una serie di situazioni e di azioni su cui bisogna lavorare e - come si dice - metterci la testa, perché veramente la nostra gente sta soffrendo.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PAOLA GOISIS. Vorrei svolgere soltanto un'ultima considerazione. Nei sei mesi dell'anno scorso, diciannove dei nostri piccoli imprenditori si sono suicidati per l'impossibilità di proseguire nella loro attività. La conseguenza di questo è che vi sono dipendenti che, purtroppo, rimangono a casa senza lavoro. Pertanto, signor Ministro, lei capisce che ci troviamo veramente in una situazione più che grave, drammatica e tragica, che attende una risposta.

(Iniziative di competenza per l'applicazione dei criteri di cui all'articolo 8-quinquies del decreto legislativo n. 502 del 1992, con particolare riferimento al criterio della preventiva determinazione dei volumi di prestazioni ai fini della programmazione della spesa sanitaria - n. 3-01462)

PRESIDENTE. L'onorevole D'Anna ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01462, concernente iniziative di competenza per l'applicazione dei criteri di cui all'articolo 8-quinquies del decreto legislativo n. 502 del 1992, con particolare riferimento al criterio della preventiva determinazione dei volumi di prestazioni ai fini della programmazione della spesa sanitaria (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, signor Ministro, la definizione dei criteri più idonei per l'utilizzo delle risorse nei sistemi sanitari è al centro di un dibattito che ancora non raggiunge risultati condivisi, né tanto meno omogenei, nell'ambito regionale.
I criteri adottati sono sia di tipo oggettivo, quando sono riferiti al fabbisogno di prestazioni sanitarie, sia di tipo soggettivo negoziale e, in quest'ultimo caso, purtroppo, risentono fortemente di valutazioni Pag. 36strettamente politiche che si basano su limiti di natura squisitamente economica, da imporre, tra l'altro, al solo comparto della sanità privata accreditata.
Fermo restando questa disparità di trattamento, che occorrerebbe eliminare con una modifica del decreto legislativo n. 229 del 1999 - il cosiddetto decreto Bindi - per riportare il sistema all'effettiva parificazione tra pubblico e privato...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

VINCENZO D'ANNA. ...è necessario che la determinazione dei tetti di spesa avvenga in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale secondo criteri oggettivi, ovvero secondo la preventiva valutazione e determinazione dei volumi...

PRESIDENTE. Onorevole D'Anna, deve concludere.

VINCENZO D'ANNA. Occorre, quindi, superare l'anacronistico quanto inefficiente modello di determinazione dei tetti di spesa meramente economici.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, il Governo condivide quanto evidenziato dall'onorevole interrogante. Si sottolinea che un ruolo fondamentale per superare proprio le criticità sollevate è previsto dal Patto della salute 2010-2012, di cui all'intesa del 3 dicembre 2009.
Quest'intesa, all'articolo 7, prevede uno specifico tavolo per gli accreditamenti, nel quale deve essere garantita, anzitutto, l'integrazione pubblico-privato, al fine di garantire la qualità delle cure, dalla diagnosi, alla terapia acuta, a quella cronica e alla riabilitazione; è, altresì, previsto un coinvolgimento dei privati anche a livello della programmazione. Il Ministero ha attivato, con la Conferenza Stato-regioni, la richiesta di questo tavolo. I nomi sono stati segnalati recentemente dalle regioni e credo che verrà convocato entro le prossime due settimane.
Un altro aspetto inerente alla questione, concerne gli accordi tra le regioni, di cui all'articolo 19 del medesimo Patto della salute, riguardante la mobilità e i fenomeni distorsivi dovuti a mobilità tra una regione e l'altra. Anche la definizione di questi aspetti concorre alla soluzione della questione.
Un altro aspetto, infine, riguarda il problema dell'accreditamento provvisorio, che, dalla fine dell'anno scorso, deve cessare per effetto della legge finanziaria per il 2007 e deve diventare istituzionale. Naturalmente, ciò va letto in concomitanza con il problema degli accreditamenti.
Un ultimo aspetto concerne il fatto che, nelle regioni oggetto di piano di rientro, i tavoli di monitoraggio studiano effettivamente dei tetti di spesa per settori, così come richiesto dall'onorevole interrogante, proprio al fine di garantire il corretto equilibrio pubblico-privato in queste regioni.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Anna ha facoltà di replicare.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro: ho molto piacere che vi sia una perfetta assonanza di vedute sui temi che ho sollevato.
Mi permetto solo di richiamare ulteriormente la sua attenzione sulla necessità di modificare l'impianto normativo in essere: ossia, di modificare gli articoli 8-quater e 8-quinquies del decreto legislativo n. 229 del 1999, per ritornare all'originaria stesura dei decreti legislativi n. 502 del 1992 e n. 517 del 1993, al fine di creare, secondo modelli di efficienza e di efficacia, una effettiva parificazione ed una effettiva concorrenza tra le strutture pubbliche e quelle private.
Fino a quando l'assioma statalista, che confonde la pubblicità del servizio con la statalità della gestione, viene reiterato per vari motivi, non da ultimo le convenienze di carattere politico-clientelare, noi Pag. 37avremo un sistema squilibrato, dove si va a contingentare la parte più efficiente (quella che produce a costi più bassi), mentre la parte a gestione statale (che viene pagata a piè di lista) continuerà a produrre disarmonie e disavanzi.
Questi ultimi, paradossalmente, non faranno altro che riverberare il disavanzo stesso, sia sui cittadini, con l'aumento dell'accisa sulla benzina e dell'addizionale IRPEF, sia creando ulteriori disagi al comparto più efficiente, con l'impossibilità di garantire un servizio in un comparto che, ripeto, non ha liste di attesa e dovrebbe essere inserito anche nelle unità complesse di cure primarie (UCCP) e in tutte quelle forme assistenziali pluridisciplinari, facendo superare questa antica e ormai inutile dicotomia tra pubblico e privato.

(Elementi e iniziative in merito alla situazione della cantieristica ligure, con particolare riferimento allo stabilimento di Riva Trigoso (Genova) - n. 3-01463)

PRESIDENTE. L'onorevole Mondello ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01463, concernente elementi e iniziative in merito alla situazione della cantieristica ligure, con particolare riferimento allo stabilimento di Riva Trigoso (Genova) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, innanzitutto ringrazio il Ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, di essere presente in Aula a dare risposta a questa interrogazione a risposta immediata, la quale intende sottolineare lo stato di gravità in cui versa la cantieristica italiana, in particolare nel territorio ligure e, ancor più in particolare, nello stabilimento di Riva Trigoso, in provincia di Genova.
Infatti, a fronte di una elevatissima professionalità delle maestranze e dei carichi di lavoro tuttora presenti, grava sul cantiere una nebbia per quanto riguarda il futuro, che non rende serene le maestranze e le famiglie di un vasto circondario.
Un episodio, in particolare, ha accentuato questa sensazione, in quanto un pattugliatore commissionato dagli Emirati Arabi Uniti, ancorché costruito a Riva Trigoso, è stato varato a La Spezia, senza dare il riconoscimento spettante alle maestranze che lo avevano costruito.

PRESIDENTE. Onorevole Mondello, la invito a concludere.

GABRIELLA MONDELLO. Aspettiamo, quindi, una risposta rassicurante da parte del Ministro.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, ha facoltà di rispondere.

PAOLO ROMANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, l'onorevole interrogante evidenzia le difficoltà che hanno caratterizzato, negli ultimi due anni, l'attività della cantieristica navale. La crisi ha colpito tutti i principali segmenti di questo comparto, ciò è avvenuto per la carenza di commesse e per le cancellazioni di ordini che hanno ridefinito, in negativo, i carichi di lavoro al punto che molte aziende, fra le quali Fincantieri, sono state costrette a fare ricorso alla cassa integrazione guadagni. Il MISE, Ministero dello sviluppo economico, ha attivato da tempo un tavolo nazionale sulla cantieristica a cui hanno partecipato e partecipano, oltre alle istituzioni locali interessate, le organizzazioni sindacali e lo staff Fincantieri, con lo scopo di affrontare la crisi del comparto. Nell'ambito di questo confronto sono state analizzate le situazioni dei singoli cantieri con particolare riferimento a quelli liguri. È emersa la possibilità di una razionalizzazione dell'assetto industriale ligure che dovrebbe portare alla concentrazione presso la stabilimento del Muggiano dell'attività di costruzione navale per il settore militare e alla specializzazione del cantiere di Riva Trigoso nell'attività della meccanica e della componentistica. Pag. 38Riguardo al cantiere di Sestri Ponente, il Governo è impegnato, insieme alle amministrazioni locali, alla Fincantieri e all'ENI, nella predisposizione di un programma finalizzato alla realizzazione di un progetto di ribaltamento a mare, che, come lei sa, onorevole, ha un costo di quasi 350 milioni di euro complessivi. A questo fine è già operativo, presso il MISE, un tavolo tecnico di confronto che porterà, entro il prossimo mese di marzo, alla definizione degli impegni di tutte le parti interessate. In particolare per quel che riguarda il Governo, saranno reperite le risorse necessarie, circa 70 milioni di euro, nell'ambito del piano di sviluppo e potenziamento delle attività portuali.
Riguardo all'affermazione dell'interrogante secondo cui il varo di un pattugliatore commissionato dagli Emirati Arabi Uniti sarebbe avvenuto in tutto silenzio, si osserva che la società ha comunque emesso un apposito comunicato stampa. Forse si è mancato un pochino di eleganza nei confronti di coloro che hanno costruito la nave.
Segnalo, infine, che la Marina militare ha proceduto all'assegnazione di importanti ordini e Fincantieri è riuscita ad acquisire significative commesse internazionali riguardo, ad esempio, alle quattro fregate FREMM e probabilmente due sommergibili della classe U212. Ci sono poi in pista possibili contratti con l'India, con il Brasile dei quali forse avremo notizie nei prossimi giorni.
Il Governo è quindi fortemente impegnato a garantire una riorganizzazione della cantieristica italiana compatibile con l'evoluzione degli scenari internazionali. In questo ambito stiamo ponendo una particolare attenzione ai problemi di riposizionamento aziendale e industriale e di riqualificazione produttiva degli stabilimenti liguri, confermando in questo modo il ruolo centrale che questo settore ha nella regione.

PRESIDENTE. L'onorevole Mondello ha facoltà di replicare.

GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, apprezzo la risposta che è stata data perché dimostra sicuramente conoscenza delle problematiche già emerse nell'incontro svoltosi tempo fa presso il Ministero dello sviluppo economico. Auspico, naturalmente, che questo lavoro di confronto prosegua e possa anche essere allargato, come si era preannunciato, a tavoli di lavoro regionale. Colgo l'occasione per dire che nell'ambito dei finanziamenti reperiti, con non poca fatica, auspico che si trovi anche la possibilità di un investimento, non eccessivo, sui 3 milioni di euro, per ripristinare la gru dello stabilimento di Riva Trigoso, danneggiata nel 2008 e non più ripristinata. Sarebbe un segnale veramente forte, che dimostrerebbe l'intenzione di dare ancora vigore a questo cantiere che ha una tradizione storica e che, inoltre, rappresenta l'unica grande industria, di carattere anche pubblico, di una vasta area che diversamente sarebbe fortemente penalizzata.

(Interventi di competenza in relazione al campo nomadi abusivo di Colunga a San Lazzaro di Savena (Bologna) - n. 3-01464)

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01464 concernente interventi di competenza in relazione al campo nomadi abusivo di Colunga a San Lazzaro di Savena (Bologna) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ENZO RAISI. Signor Presidente, a San Lazzaro di Savena, c'è un campo nomadi abusivo che è occupato da un clan familiare che ha già creato molti problemi al territorio. Ci sono stati, da parte loro, diversi ricorsi per mantenere questo campo nomadi abusivo e tutte le sentenze sono state loro sfavorevoli, ci sono delle sentenze passate in giudicato in cui la magistratura chiede lo sgombero.
Nella scorsa estate è stato fatto un primo tentativo; le forze dell'ordine del comune hanno desistito perché c'è stato un impegno da parte dell'avvocato di procedere allo sgombero, dopodiché chiaramente Pag. 39questo impegno non è stato mantenuto e dopo sette mesi le forze dell'ordine del comune si sono ripresentate in questo campo nomadi.
Invece di procedere - fra l'altro avendo anche chiesto un presidio molto ingente di forze dell'ordine - ad attuare quello che la magistratura ha, in qualche modo, chiesto, ancora una volta ci si è accontentati dell'ennesima intenzione di sgombero da parte degli occupanti. Credo che questa sia una situazione non più tollerabile e attendo una risposta da parte del Ministero per quanto di sua competenza, ringraziando il Ministro per essere qui presente.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, il 4 febbraio scorso il sindaco del comune di San Lazzaro di Savena chiedeva al prefetto di Bologna di voler disporre l'assistenza della forza pubblica per il successivo 7 febbraio al fine di poter dare esecuzione all'ordinanza di demolizione e rimozione di alcune opere abusive emessa nel settembre 2008 e confermata prima dal TAR e successivamente dal Consiglio di Stato. Il provvedimento sanzionatorio era stato adottato nei confronti di tre nuclei familiari «Sinti», proprietari di un terreno agricolo in via Colunga di quel comune, sul quale gli stessi avevano realizzato alcune opere abusive in violazione dei vigenti strumenti urbanistici e continuato a dimorarvi stabilmente.
Il prefetto ha accolto l'istanza del sindaco e ha invitato il comandante provinciale dei carabinieri a provvedere alla richiesta di assistenza della forza pubblica. Il 7 febbraio personale dipendente del comune, del comando di polizia municipale del comune, assistito da nove militari dell'Arma, si presentava in via Colunga. In quell'occasione gli occupanti si dichiaravano disponibili a lasciare volontariamente l'insediamento abusivo qualora fosse stata individuata una soluzione alternativa nel comune capoluogo, dove gli stessi avevano in precedenza soggiornato. A fronte della disponibilità manifestata, il sindaco del comune riteneva opportuno sospendere lo sgombero.
Per verificare la sussistenza dei presupposti per il trasferimento a Bologna dei 3 nuclei familiari il sindaco chiedeva al prefetto di convocare un apposito incontro. Il 10 febbraio, tre giorni dopo, nel corso della riunione in prefettura, il comune di Bologna ha manifestato la disponibilità ad accogliere i tre nuclei familiari e sono attualmente in corso i contatti tra le due amministrazioni comunali per definire le modalità tecniche di trasferimento.
Infine, per uno dei tre capifamiglia sarà tuttavia necessario acquisire il parere dell'autorità giudiziaria, in quanto egli è sottoposto alla misura degli arresti domiciliari.

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di replicare.

ENZO RAISI. Signor Presidente, la cosa simpatica - il Ministro lo sa - è che questi Sinti sono residenti a Bologna. Quindi hanno un campo abusivo, ma sono residenti a Bologna. Sono, peraltro, un clan familiare che purtroppo ha anche terrorizzato quell'area e la cosa grave è che è stato mobilitato un ingente quantitativo di forze dell'ordine.
A tal proposito ringrazio i carabinieri, che sono stati bravissimi però, ancora una volta, in modo inutile, perché ci atteniamo a delle promesse. Tra l'altro il fatto che un comune chieda a un altro comune di mantenere le promesse è una cosa sostanzialmente - scusatemi - ai limiti del ridicolo.
Inoltre, poteva essere fatto senza mobilitare e senza distrarre le forze dell'ordine, che immagino siano state anche abbastanza arrabbiate per come si è conclusa la giornata, perché non sono state utilizzate, sono state distolte dalla loro attività e questo non è bello, alla luce anche del fatto che c'è un precedente dell'impegno da parte di questi Sinti di andarsene, con il loro legale che aveva firmato un accordo, poi non rispettato. Pag. 40
Comunque, ringrazio il Ministro e mi ritengo soddisfatto, perché egli ha fatto il suo dovere e lo ringrazio per l'informativa. Lascio, giusto per la cronaca, l'indicazione che vigilerò su questa cosa e può darsi che fra qualche mese torneremo qui a discuterne.

(Misure in merito all'«emergenza sbarchi», con particolare riferimento alla situazione dell'isola di Lampedusa - n. 3-01465)

PRESIDENTE. L'onorevole Mosella ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01465, concernente misure in merito all'«emergenza sbarchi», con particolare riferimento alla situazione dell'isola di Lampedusa (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per essere presente. La drammatica situazione nella quale versano i Paesi del Nord Africa come l'Egitto, l'Algeria, ma soprattutto la Tunisia, ha spinto migliaia di persone a fuggire dalle proprie terre in rivolta per affrontare viaggi estenuanti per mare su imbarcazioni il più delle volte di fortuna, mettendo a rischio la propria incolumità.
Quello che colpisce principalmente di questa drammatica vicenda sono i numeri: le imbarcazioni arrivate, ma soprattutto le persone, che sono sbarcate a Lampedusa sono migliaia in pochi giorni e in poche ore.
Vorremmo capire come debba essere gestita, in concreto, l'accoglienza e l'assistenza di queste persone una volta che sono ormai giunte a terra e come debba essere affrontata l'assistenza in mare, per evitare tragedie e per evitare anche che qualcuno spari addosso a qualche innocente.
Un altro punto su cui è necessario soffermarsi riguarda la circostanza per cui gran parte delle persone sbarcate chiede lo status di rifugiato politico. Pertanto, appare necessario avviare procedure stabilite dalla legge per valutare il riconoscimento della protezione internazionale, evitando polemiche in ambito europeo che francamente in queste ore ci sembrano superflue.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, la situazione descritta di instabilità politica che caratterizza tutto il Nord Africa e, in particolare, i recenti avvenimenti che hanno interessato la Tunisia hanno effettivamente causato una massiccia ondata di sbarchi sulle coste italiane e, in particolare, sull'isola di Lampedusa. Sono stati oltre 5 mila gli immigrati arrivati nel giro di un mese, di cui circa 3 mila tra l'11 e il 14 febbraio.
È un'emergenza umanitaria, una vera e propria emergenza umanitaria che il Governo ha affrontato con soluzioni concrete e immediate. Il dispositivo di prima accoglienza, che è stato subito predisposto sull'isola di Lampedusa, ha consentito che tutti gli immigrati siano stati adeguatamente assistiti. Ad oggi risultano ancora presenti nel centro 1.923 immigrati tunisini, tutti maschi adulti, mentre nella struttura messa a disposizione dal comune risultano alloggiate 30 donne. A partire dal 9 febbraio le imponenti dimensioni del fenomeno hanno reso necessario garantire continui ponti aerei per il trasferimento dei cittadini tunisini in altri centri, ubicati su tutto il territorio nazionale. Sono stati anche organizzati trasferimenti a mezzo nave verso Porto Empedocle, dove è ubicata una tendo-struttura gestita dalla protezione civile regionale. È stata assicurata l'adeguata assistenza in particolare ai minori, collocati nelle 21 strutture di accoglienza ubicate nella provincia di Agrigento e autorizzate dalla regione siciliana.
È una situazione grave e di crescente instabilità politica nei Paesi. Abbiamo lanciato l'allarme soprattutto rivolto all'Unione europea e alle istituzioni europee, rivolgendo una richiesta pressante di intervento non tanto e non solo per gestire l'emergenza umanitaria, che stiamo gestendo a costi elevati ma con tutti i mezzi Pag. 41adeguati, ma sollecitando anche l'intervento politico della Commissione europea e delle istituzioni europee nei confronti di ciò che sta succedendo nei Paesi del Maghreb. È impensabile che di fronte a questa crisi, che è politica e sociale prima di essere un'emergenza umanitaria, l'Unione europea, la Commissione e le istituzioni europee stiano solo a guardare e ad aspettare quello che succede. La Tunisia dista dall'Italia 70 chilometri e il Maghreb dista dall'Europa 70 chilometri, ossia la distanza che vi è tra Milano e Bergamo - poco di più - ed è francamente incredibile che finora nessuno si sia mosso. La richiesta rivolta dal sottoscritto, dal Presidente del Consiglio e dal Presidente della Repubblica ieri alle istituzioni europee di mettere a fuoco la situazione è stata accolta e nei prossimi giorni, a cominciare dalla prossima settimana, vi saranno riunioni specifiche su questo punto, a cominciare dal consiglio GAI del 24 febbraio.
Concludo affermando che l'obiettivo nostro, oltre quello dell'assistenza adeguata, è di valutare l'eventuale status di rifugiato di questi immigrati, di rimpatriare quelli che non hanno lo status di rifugiato e di sistemare adeguatamente i rifugiati come avviene per tutti quelli che hanno chiesto e ottenuto l'asilo in Italia.

PRESIDENTE. L'onorevole Mosella ha facoltà di replicare.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, la situazione che si sta delineando in queste ore, con profili sempre più drammatici, mette in evidenza come la politica dei respingimenti in mare, che limitava l'arrivo dei barconi sulle coste italiane, si sia rivelata un ennesimo spot del Governo e - mi consenta, signor Ministro - anche della Lega, che su questo punto ha giocato un ruolo molto, ma molto rilevante.
La crisi del Nord Africa dilaga a macchia d'olio e ci trova completamente impreparati. Si tratta di una sottovalutazione che riteniamo colpevole da parte del Governo, che ha cercato anche in queste ore - e anche lei, signor Ministro, pochi minuti fa - di scaricarla su organismi sovranazionali e sull'Europa. Tuttavia, penso che gli italiani a questo non abboccheranno.
Il centro di Lampedusa è stato aperto il 13 febbraio, a dimostrazione del fatto che non c'era nessuna comprensione di ciò che stava accadendo in quella parte dell'Africa.
Lei ha usato il termine «esodo biblico», ebbene, com'è possibile non aver capito nel tempo - sono almeno otto anni che vi occupate di questa materia - che 850 milioni di africani sono per l'Europa - e non solo per la Cina - una grande opportunità, fatta per il 60 per cento di giovani under 25, molto più del doppio rispetto all'Europa?
Le polemiche tra lei e l'Unione europea a noi sono sembrate un pretesto, quasi una scusa per non aver compreso, per non aver capito che bisognava disegnare altro in questi anni. La risposta non può essere quella del respingimento o dell'affidamento a Gheddafi, che è diventato lo sceriffo, oppure i Trattati della Libia o della Tunisia, che dimostrano di avere veramente un buco enorme con riferimento a quello che sta accadendo.
Noi ci auguriamo che lei voglia avere l'umiltà in questi giorni e in queste settimane di capire che il fenomeno va al di là delle reali possibilità di questo Governo e di coinvolgere l'opposizione per maturare una linea forte e condivisa in grado di affrontare un tema che francamente vi ha colti impreparati cosa per cui non vi sono giustificazioni.

(Chiarimenti e iniziative in merito agli aiuti offerti dalla Commissione europea per fronteggiare l'«emergenza sbarchi» a Lampedusa - n. 3-01466)

PRESIDENTE. L'onorevole Livia Turco ha facoltà di illustrare l'interrogazione Franceschini n. 3-01466, concernente chiarimenti e iniziative in merito agli aiuti offerti dalla Commissione europea per fronteggiare l'«emergenza sbarchi» a Pag. 42Lampedusa (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

LIVIA TURCO. Signor Presidente, signor Ministro, l'emergenza che si è determinata con gli sbarchi dalla Tunisia dimostra quanto sia necessaria una politica europea sull'immigrazione e quanto il Governo italiano debba essere protagonista di una coerente e costante iniziativa europea.
Per questo, ci ha preoccupato e sorpreso la sua polemica con il commissario europeo e vorremmo chiedere e sapere quali impegni il Governo italiano ha sollecitato nei confronti dell'Europa, quando tali impegni sono stati sollecitati, quali misure la Commissione europea ha dimostrato di voler promuovere nei nostri confronti e se il Governo italiano non ritenga necessario promuovere una conferenza regionale con tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo perché il tema fondamentale è quello del rilancio di una forte politica di cooperazione.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, da parte mia non c'è stata assolutamente nessuna polemica con la Commissaria Malmström, che ho anzi più volte citato come esempio di cooperazione e di collaborazione. C'è stata una richiesta di intervento della Commissione europea e delle istituzioni europee, ribadita ieri dal Presidente del Consiglio e dal Capo dello Stato e finalmente accolta per cui verrà convocato un Consiglio europeo su questo tema.
Con la Commissaria Malmström sabato vi è stata una telefonata nella quale l'ho informata della lettera che lo stesso giorno le avevo inviato per chiederle di inserire urgentemente all'ordine del giorno del Consiglio GAI, che si terrà la prossima settimana, il punto di discussione su quello che stava avvenendo. Ho chiesto alla Commissaria di darmi una mano per fare inserire tale punto all'ordine del giorno perché la Presidenza europea aveva risposto che, essendo la richiesta stata inviata oltre i 15 giorni precedenti la riunione del Consiglio, non era previsto che fosse inserita all'ordine del giorno. La commissaria Malmström mi ha detto che si sarebbe attivata per farlo.
Le richieste che noi abbiamo avanzato - non ieri o l'altro ieri, ma a partire da due anni fa - sono state risollecitate e riassunte in un'altra lettera che ho inviato nei giorni scorsi alla Commissione europea, ma sono richieste - lo ripeto - che avanziamo da almeno due anni e sono otto. La prima consiste nell'elaborazione da parte di Frontex di un rapporto di analisi dei rischi sull'attuale situazione di instabilità nel Paese del Nordafrica e sugli scenari immigratori, da presentare già nel prossimo consiglio GAI. La seconda consiste nella verifica della possibilità di costituire pattuglie congiunte con gli altri Stati membri a ridosso delle acque tunisine per intercettare le imbarcazioni degli immigrati e garantirne in piena sicurezza, e con il consenso della Tunisia, il rientro nei porti di partenza.
La terza è l'applicazione del principio del burden sharing tra tutti gli Stati membri, ovvero la suddivisione degli oneri e dei pesi relativi alla gestione sia dei rifugiati, sia dei richiedenti asilo e sia dei clandestini. La quarta è la realizzazione di un sistema unico di asilo a livello europeo entro il 2012. La quinta è l'attivazione di programmi regionali di assistenza mirati, con l'adeguato coinvolgimento dell'UNHCR. La sesta è l'intensificazione degli sforzi finalizzati all'applicazione del memorandum Unione europea-Libia, firmato nell'ottobre del 2010 ma ancora rimasto nei cassetti. La settima è il coinvolgimento di Europol per sviluppare specifiche analisi su infiltrazioni criminali e terroristiche favorite dalla crisi del Nord Africa. L'ultima è l'erogazione di un contributo finanziario straordinario di almeno cento milioni di euro per l'emergenza in atto.

PRESIDENTE. Signor Ministro, la invito a concludere.

Pag. 43

ROBERTO MARONI. Signor Presidente, concludo. Comunico che si svolgerà a Napoli il 12 e il 13 aprile prossimi la ministeriale esteri «cinque più cinque»: Francia, Italia, Malta, Spagna e Portogallo da una parte, e Algeria, Libia, Marocco, Mauritania e Tunisia dall'altra. La co-presidenza è affidata proprio all'Italia e alla Tunisia. Questo sarà un momento importante di confronto.

PRESIDENTE. L'onorevole Franceschini ha facoltà di replicare.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Ministro, noi siamo assolutamente insoddisfatti della risposta. Quando si incrociano delle politiche così delicate come quelle sull'immigrazione con la propaganda si preparano inevitabilmente guai, e potrei semplicemente leggere l'intervista dell'ex Ministro Pisanu, attuale senatore del Popolo della Libertà.
Il vostro obiettivo non appena siete arrivati è stato dire «siamo arrivati noi, sono finiti gli sbarchi, non c'è più immigrazione clandestina», dimenticando che l'80 per cento degli immigrati arrivano in Italia via terra. Quindi, colpi di immagine, primi respingimenti in mare, violando proprio la legge del mare, dimenticando che i diritti dell'uomo impongono prima di salvare una persona e poi di andare a vedere chi è. Oggi si evocano esodi biblici per coprire delle responsabilità specifiche. Si è usata Lampedusa come una bandiera in più direzioni; prima avete trattenuto gli immigrati tutti lì - io sono stato a Lampedusa in quell'emergenza, dall'inizio del 2009 - poi li avete mandati tutti via e avete chiuso il centro d'accoglienza - indicato dall'Europa per molto tempo come un modello - e oggi si nasconde o non si vede la nuova emergenza.
Era tutto prevedibile, non soltanto la crisi tunisina, ma dal 16 gennaio al 10 febbraio ci sono stati 950 sbarchi, in Italia. Il direttore dei servizi il 3 febbraio - abbiamo letto - ha detto al Copasir dell'emergenza in arrivo, la guardia costiera è stata spostata verso sud, eppure non si è fatto nulla, fino a domenica. La crisi non è per i 5 mila che sono arrivati - è capitato altre volte - ma perché il centro è stato chiuso, ed anche oggi dopo la riapertura non è ancora possibile fare quello che si faceva bene a Lampedusa, cioè identificare lì e mandare i richiedenti asilo in alcuni centri e gli immigrati da respingere in centri differenti.

ROBERTO MARONI. Ma non è vero!

DARIO FRANCESCHINI. È giusto chiedere l'aiuto dell'Europa, quella richiesta il Commissario dell'Unione Europea ha detto che non è mai arrivata. Ma non risolverà i problemi. Solo strutture efficienti e rispetto delle regole risolveranno i problemi al posto di una propaganda troppo facile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Intendimenti del Governo con riguardo alla festa nazionale per la celebrazione del 150o anniversario della proclamazione dell'Unità d'Italia - n. 3-01467)

PRESIDENTE. L'onorevole Favia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Donadi ed altri n. 3-01467 concernente intendimenti del Governo con riguardo alla festa nazionale per la celebrazione del 150o anniversario della proclamazione dell'Unità d'Italia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, i simboli per le nazioni, come sappiamo, sono importantissimi. Il 17 marzo 1861 si riunì a Torino il primo Parlamento e venne proclamato il Regno d'Italia, il primo Parlamento d'Italia. Il 17 marzo 2011 saranno decorsi centocinquant'anni da quella data, il 17 marzo dal 2011 in poi sarà sempre festa nazionale, ma ad oggi non sappiamo come questa festa nazionale sarà celebrata. Molti nella maggioranza sono contrari a che sia una festa vera e propria, Pag. 44importante, «di serie A», di gran rango, come dovrebbe essere, come quella del 2 giugno. È veramente una vergogna.
Noi vogliamo sapere dal Governo se ha intenzione di declinare questa festa in modo che il 17 marzo sia una giornata festiva a tutti gli effetti oppure no.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Favia, le rispondo sulla base degli elementi forniti dalla Presidenza del Consiglio. Il Governo ha inteso ed intende celebrare in modo solenne e con la massima partecipazione dei cittadini la storica ricorrenza dei centocinquanta dell'Unità d'Italia. Sotto gli auspici del Presidente della Repubblica, il Comitato dei Ministri ed il Comitato dei garanti hanno elaborato un vasto programma di eventi e manifestazioni diffusi sull'intero territorio nazionale, che culmineranno nelle date del 17 marzo, 2 giugno e 4 novembre.
La normativa varata nel giugno scorso dal Parlamento ha dichiarato festa nazionale il giorno 17 marzo 2011. Sui connessi effetti civili si è sviluppata una discussione tra chi li considera conseguenza naturale della predetta dichiarazione e chi, viceversa, oppone che in tale caso occorresse un'apposita copertura finanziaria. Quest'ultima tesi trova conforto nella discussione in sede di parere da parte della Commissione bilancio della Camera, nella quale il rappresentante del Governo si è espresso in tal senso. Il Governo, quindi, onorevole Favia, ha doverosamente approfondito i vari aspetti del problema e si riserva di assumere quanto prima una posizione definitiva.

PRESIDENTE. L'onorevole Favia ha facoltà di replicare.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signor Ministro, l'Italia dei Valori non è assolutamente soddisfatta di questa risposta che è fredda, ministeriale, come si potrebbe dire. Lei parla di celebrazioni solenni, di afflusso di cittadini, di eventi e di manifestazioni: ma come potranno essere in piazza i cittadini per celebrare questa festa se in quella giornata non sarà possibile non lavorare o non andare a scuola? Il Ministro Sacconi, i Ministri Gelmini, Bossi e Calderoli si sono espressi per il «no». Solo alcuni altri Ministri si sono espressi per il «sì». I soldi ci sarebbero risparmiando sui costi della politica. Il nostro onorevole Borghesi, qui presente, lo ha detto il 23 giugno in Commissione e ha aggiunto che la scarsa copertura finanziaria era proprio indicazione di non voler celebrare opportunamente questa festa. L'ex Presidente della Repubblica, ora Presidente emerito, Ciampi, ha detto che: «non è su queste cose che si possono fare rinunce». Ebbene, vediamo ancora una volta che il Governo è spaccato su un evento determinante per la nostra storia nazionale. Il 17 marzo è festa nazionale, prendo atto che il Governo vuole celebrarla in modo solenne, con la presenza di tanti cittadini, ma ci dovete spiegare, se questa giornata non sarà festiva per i lavoratori e per gli studenti, come potranno esserci tanti cittadini in piazza per poter celebrare opportunamente e degnamente questa giornata importantissima per la storia della nostra Nazione. Non è possibile che per condizionamenti politici di una forza di Governo, ma anche di alcuni elementi di questo Governo, la nostra nazione perda un'occasione così importante e veda declassata una giornata fondamentale per la nostra storia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

SERGIO MICHELE PIFFARI. Viva l'Italia!

(Politiche del Governo a favore dei giovani - n. 3-01468)

PRESIDENTE. L'onorevole Mannucci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01468, concernente politiche Pag. 45del Governo a favore dei giovani (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

BARBARA MANNUCCI. Signor Presidente, gentile Ministro, onorevoli colleghi, il Governo ha riposto grande attenzione alle tematiche giovanili, tanto che ha delegato ad hoc il Ministro della gioventù ad esercitare le funzioni e i compiti, ivi compresi quelli di indirizzo e coordinamento di tutte le iniziative, anche normative, nelle materie concernenti le politiche giovanili ed a promuovere e coordinare le azioni di Governo volte ad assicurare l'attuazione delle politiche in favore dei giovani.
Chiediamo di conoscere quali siano le iniziative del Governo, e in particolare del Ministro della gioventù, per sostenere ed orientare i giovani nelle possibili scelte volte alle maggiori opportunità occupazionali, all'autoimpiego, alla possibilità di acquisto di una prima casa, nonché al proseguimento degli studi universitari.

PRESIDENTE. Il Ministro della gioventù, Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.

GIORGIA MELONI, Ministro della gioventù. Signor Presidente, voglio ringraziare l'onorevole Mannucci perché mi dà la possibilità di trattare in quest'Aula una questione che è di estrema rilevanza per l'operato del Ministero della gioventù, ma per il Governo nel suo complesso, anche se l'onorevole Mannucci, che è attenta a queste questioni, sa bene come sia quasi impossibile in tre minuti relazionare su un'attività estremamente complessa e su un problema rispetto al quale l'intero operato del Governo si pone il quesito su come garantire un futuro migliore alle giovani generazioni.
Pochi giorni fa abbiamo presentato, insieme ai Ministri Sacconi e Gelmini, le attività connesse al Piano per l'occupabilità dei giovani e i relativi investimenti, che ammontano a oltre un miliardo di euro. Ma, se volessimo fare un quadro complessivo delle iniziative che il Governo porta avanti per un futuro migliore delle giovani generazioni, dovremmo citare la riforma della scuola, la riforma dell'università, l'avere investito 9 miliardi di euro per garantire per la prima volta una forma di ammortizzazione per tanti lavoratori atipici che sono soprattutto giovani ed altro.
Chiaramente non mi è dato, per il tempo che ho, di fare questo, e quindi mi limiterò a citare alcuni provvedimenti specifici del Ministero della gioventù, partendo dal pacchetto di iniziative che abbiamo presentato lo scorso dicembre, che si chiama «Diritto al futuro».
È un investimento complessivo di 300 milioni di euro tra risorse pubbliche e cofinanziamenti pubblici e privati, che porta con sé 5 iniziative per offrire nuove opportunità ai ragazzi italiani, ma rifiutando la logica del generalizzato assistenzialismo.
Ci siamo posti il problema di come, da una parte, rimuovere barriere e costruire uguaglianza, dall'altra, garantire meritocrazia, cioè che tutti possano misurarsi ad armi pari. Così, tra questi provvedimenti, abbiamo, per esempio, stanziato 50 milioni di euro per permettere a giovani genitori, disoccupati o precari, di portare con sé una dotazione di 5 mila euro all'azienda che li dovesse stabilizzare, e quindi assumere a tempo indeterminato, perché vogliamo riconoscere la scelta coraggiosa, che oggi fa chi, magari, ha un lavoro atipico, di mettere al mondo un bambino. Riconosciamo, quindi, il valore di quella scelta.
Abbiamo investito 50 milioni di euro sul Fondo di garanzia sull'accesso al mutuo per l'acquisto della prima casa per dare la possibilità anche alle giovani coppie che hanno una maggioranza di reddito derivante da lavoro atipico o precario di poter comunque accendere un mutuo per comprare una casa, perché non è giusto che, in un mercato del lavoro che va sempre più verso la flessibilità, chi ha un contratto di lavoro flessibile venga trattato come il figlio di un dio minore.
Abbiamo investito quasi 20 milioni di euro per dare la possibilità a ragazzi meritevoli, come accade in quasi tutte le Pag. 46grandi democrazie occidentali, di portare avanti i loro studi, anche se non hanno alle spalle una famiglia facoltosa, accedendo ad un prestito che potranno restituire quando saranno nelle condizioni di farlo. Abbiamo mobilitato 100 milioni di euro sul talento giovanile, cofinanziando al 40 per cento i privati che investono risorse proprie per l'avvio di nuova impresa tecnologica, per favorire lo start up e lo spin-off universitario.
Cito brevemente un dato e poi mi avvio alla conclusione, signor Presidente: in Italia, dal 2000 a oggi, sono stati depositati qualcosa come 104 mila brevetti, a partire dalla ricerca universitaria; di questi sono diventati attività commerciali o produttive meno di 700. È possibile che ci siamo persi qualche occasione. Abbiamo investito risorse anche su questo.
Nei prossimi tre anni daremo vita a 20 campus su tutto il territorio nazionale, che coinvolgeranno 20 mila ragazzi in attività di job placement. Nel progetto sperimentale il 77 per cento dei ragazzi coinvolti è stato assunto entro un anno. Nei prossimi tre anni coinvolgeremo 20 mila ragazzi.
Poi vi è tutto il lavoro che abbiamo fatto...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIORGIA MELONI, Ministro della gioventù.. ..sulla valorizzazione della cultura di impresa, particolarmente con il portale www.giovaneimpresa.it, che consente a ragazzi che vogliano avere un'impresa di avere tutte le informazioni necessarie. Questa è solo una piccola parte del lavoro che abbiamo fatto.

PRESIDENTE. L'onorevole Mannucci ha facoltà di replicare.

BARBARA MANNUCCI. Signor Ministro, mi dichiaro soddisfatta della sua risposta, malgrado, come lei ha giustamente detto, il tempo sia poco per dire tutto quello che è stato fatto in questi anni. Ritengo che la scelta di istituire una cabina di regia anche con il Ministero del lavoro e il Ministero dell'università e il relativo stanziamento di un miliardo di euro da dedicare al Piano per l'occupabilità giovanile costituiscano un'iniziativa molto importante, che mette in evidenza quanto il Governo Berlusconi sia attento alle tematiche che riguardano il mondo giovanile.
I progetti che lei ha appena descritto - penso, ad esempio, al Piano casa per le giovani coppie, che permetterà anche ai lavoratori atipici o con contratto a tempo determinato di poter accedere al credito bancario, o al Fondo che consentirà agli studenti meritevoli di poter proseguire gli studi universitari - ritengo siano un bel segnale di fiducia e di incoraggiamento per tutti quei ragazzi che hanno voglia di mettersi in gioco, ma che purtroppo, molto spesso, hanno problemi puramente pratici.
La ringrazio, quindi, per la grande attenzione che ha dimostrato e sono certa che questi innovativi provvedimenti daranno in brevissimo tempo i loro frutti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,50 è ripresa alle 16.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Antonione, Brugger, Buttiglione, Caparini, Casero, Colucci, Crimi, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Fallica, Franceschini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Lo Monte, Lucà, Lusetti, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Mura, Ravetto, Reguzzoni, Stucchi, Tabacci, Vitali, Vito e Zeller sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta Pag. 47dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Brugger e Zeller; Bernardini ed altri; Ferranti ed altri: Modifiche al codice di procedura penale e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e altre disposizioni a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori (A.C. 52-1814-2011-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Brugger e Zeller; Bernardini ed altri; Ferranti ed altri: Modifiche al codice di procedura penale e alla legge 26 luglio 1975 n. 354, e altre disposizioni a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori.
Ricordo che nella seduta del 15 febbraio scorso il seguito dell'esame del provvedimento è stato rinviato alla seduta odierna.
Ha chiesto di parlare il Vicepresidente della Commissione giustizia, onorevole Follegot. Ne ha facoltà.

FULVIO FOLLEGOT, Vicepresidente della II Commissione. Signor Presidente, chiedo che la ripresa dei lavori dell'Assemblea sia posticipata di 45 minuti per consentire alla Commissione giustizia di esprimere il parere sulle proposte emendative presentate, alla luce del parere che a breve la Commissione bilancio esprimerà sul testo in esame oltre che sulle proposte emendative presentate.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le chiedo scusa per il mio intervento, ma penso che vi sia una prima cosa che è necessario sapere, atteso che forse non tutti conoscono l'iter di questo provvedimento, e cioè che siamo in attesa da alcuni giorni e settimane della relazione tecnica da parte della Ragioneria per consentire alla Commissione bilancio di esprimere un parere, da inviare quindi alla Commissione giustizia ai fini di un eventuale recepimento dello stesso.
Non ho nulla in contrario a rinviare l'inizio dell'esame del provvedimento, affinché si riunisca la Commissione giustizia, ma prima che la Commissione giustizia si riunisca - diversamente, come ovvio, a termini di Regolamento, ho altre richieste da fare - è necessario e indispensabile sapere quale sia la posizione della Commissione bilancio in relazione al provvedimento, atteso che quest'ultima per esprimersi attende la relazione tecnica da parte della Ragioneria. Ciò significa che, se la Commissione bilancio ha espresso il parere senza la relazione tecnica della Ragioneria, io non capisco bene che cosa stiamo a fare, visto che allora si poteva esprimere tale parere anche dieci, cinque, quattro o tre giorni fa.
Ritengo opportuno, quindi, che prima di qualunque interruzione e prima che si riunisca la Commissione giustizia - ed è questa la richiesta formale che le avanzo - sia riferito in Aula, da parte del presidente della Commissione bilancio o da chi altro ritenga a nome della Commissione bilancio, circa - ripeto - l'assenza di un elemento propedeutico al prosieguo dei nostri lavori, vale a dire la relazione tecnica della Ragioneria, ovvero sulla base di quali elementi la Commissione si esprime su un provvedimento che ovviamente ha bisogno di una copertura finanziaria.

ANGELA NAPOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, credo sia giunto il momento di fare chiarezza sulle attività dell'Aula e su determinati lavori.
Ricordo che sui due provvedimenti, che sono calendarizzati oggi, si era raggiunto un accordo affinché camminassero e fossero Pag. 48approvati congiuntamente, anche perché sono entrambi di iniziativa parlamentare: uno delle opposizioni e l'altro della maggioranza.
Occorre anche considerare che sono due provvedimenti di notevole importanza e non sono inseriti così semplicemente nell'ordine del giorno: uno riguarda la situazione delle detenute madri - e non credo che sia un discorso di poca importanza - e un altro riguarda l'abolizione del rito abbreviato per le pene che prevedono l'ergastolo.
Poiché la V Commissione in questo momento non è ancora in grado di assicurare - se per qualche responsabilità non mi interessa, dovrà dirlo chi è responsabile all'interno della medesima Commissione - la copertura finanziaria del provvedimento relativo alle detenute madri, adesso, in cinque minuti, si stanno cercando tutti gli accorgimenti che non saranno sicuramente utili per prevedere e consentire la copertura finanziaria del provvedimento indicata dalla maggioranza, pur di farlo passare.
Non prendiamoci in giro, dobbiamo essere seri in questo particolare momento della vita del Paese, si tratta di due argomenti che non possono essere messi così sul bilancino. Facciamo i seri e smettiamola di accontentare l'uno e l'altro in pochi secondi! Credo che anche ciò rientri nella dignità di questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia e Partito Democratico).

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, vorrei fare una premessa. Abbiamo già detto, anche ieri e altre volte, che questo Parlamento non è messo nella condizione di lavorare seriamente e portare avanti provvedimenti nell'interesse del Paese. Non è neanche giusto, però, che la maggioranza tenga in sospeso lo stesso Parlamento per poi non lavorare.
È già da una settimana che si rimanda la discussione di questi due provvedimenti, sempre per mancanza di quella relazione tecnica e di quel parere della V Commissione che sono fondamentali e necessari per poter produrre poi in Aula il dibattito e anche il licenziamento dei medesimi provvedimenti.
Sono d'accordo con la collega che mi ha preceduto, nel senso che questi due provvedimenti camminano di pari passo: approvato l'uno si può approvare tranquillamente l'altro. Pertanto, se oggi ci fossero la relazione tecnica e il parere della V Commissione potremmo tranquillamente concludere i lavori.
Quello che mi preoccupa è una continua lungaggine ad arte per poi, alla fine, nemmeno iniziare i lavori su questi provvedimenti.
Ritengo, pertanto, che il Parlamento abbia bisogno di lavorare e debba essere messo nella condizione di poterlo fare. Non può essere colpa dell'opposizione se questo non avviene. Ci sono tanti altri provvedimenti, anche di iniziativa parlamentare, che potevano essere inseriti nell'ordine del giorno da parte della maggioranza e del Governo, ma ora abbiamo davanti questi due. Ci sono le condizioni per poter iniziare questo dibattito? Se non ci sono diciamolo subito e facciamo qualcos'altro.
Adesso ha chiesto di parlare anche l'onorevole Marinello, ma poteva parlare prima, caro collega. Lo abbiamo detto anche stamattina che, se ci sono le condizioni, possiamo andare avanti. Se ci saranno la relazione tecnica e il parere della V Commissione ritengo che questo Parlamento, oggi, possa proseguire e completare tutti e due i provvedimenti, non soltanto uno o qualcosa a metà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO, Vicepresidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 49

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO, Vicepresidente della V Commissione. Signor Presidente, arrivo dalla V Commissione (Bilancio) ed è di tutta evidenza che non intervengo in questo momento soltanto per il piacere e il gusto di consentire che in Aula avvenga una discussione di questo genere.
In sede di Commissione bilancio ci siamo riuniti, abbiamo lavorato e stiamo lavorando. Sono arrivati una relazione tecnica e anche il parere della Ragioneria, ma poiché sono piuttosto articolati abbiamo bisogno, in sede di Commissione, di un ulteriore ragionevole periodo di tempo che ci consenta di predisporre un provvedimento utile, al fine di poter arrivare, in Aula, a definirlo in giornata.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, prendiamo atto del fatto che in Commissione bilancio si è raggiunto un sostanziale accordo. Si tratta adesso di trovare la definizione tecnica, però vi è un accordo nel reperire i fondi.
Prendiamo atto del fatto che l'opposizione, in particolare il Partito Democratico, vuole portare in porto questo provvedimento. Mi pare che vi sia un gentlemen's agreement tra maggioranza e opposizione sul fatto di decidere di esaminare tra oggi e domani anche il provvedimento richiesto dall'opposizione.
Intanto, proprio per non perdere tempo e per non correre il rischio di rimanere senza entrambi i provvedimenti (arrivando a domani senza aver concluso), mi pare che le argomentazioni poste dalla collega Napoli siano serie. Siamo già tutti qua e si tratta semplicemente di discutere il provvedimento e di approvarlo, o di non approvarlo.
Non perdiamo ulteriormente tempo, e in questo senso l'Italia dei Valori esprime un parere favorevole a cominciare subito da quello che è pronto, con l'impegno di tutti. Credo che il Presidente possa farsene carico e che tra oggi e domani si possano discutere entrambi i provvedimenti.

PRESIDENTE. Colleghi, accedendo alla richiesta dell'onorevole Follegot, sospendo per quarantacinque minuti la seduta, che riprenderà alle ore 17.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 17,05.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e V (Bilancio):
S. 2518 «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e di interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle imprese e alle famiglie» (Approvato dal Senato) (4086) - Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dall'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Pag. 50

Si riprende la discussione (ore 17,06).

(Esame degli articoli - A.C. 52-1814-2011-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
Avverto che, prima dell'inizio della seduta, l'emendamento Di Pietro 3.30 è stato ritirato dal presentatore.
Avverto, altresì, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 52-A ed abbinate). Al riguardo, avverto che, nel parere della Commissione bilancio, sono contenute alcune condizioni riferite al testo del provvedimento volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione e che, pertanto, verranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 52-1814-2011-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 52-A ed abbinate).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, vorrei sottolineare una situazione molto particolare che si sta creando in questo provvedimento ed alla quale si ispirano molti degli emendamenti che sono stati presentati. Si tratta del fatto che, molto spesso, queste donne detenute, che hanno con loro bambini con età inferiore ai tre anni, sono anche, nello stesso tempo, recidive nei reati che hanno commesso. Si tratta spesso di persone di etnia rom, come mi è capitato di verificare personalmente in una visita recente al carcere di Rebibbia. Sono persone, cioè, che, nonostante la rilevanza ridotta di ognuno dei reati commessi, nella sommatoria di questi reati si troveranno nella condizione di non poter di fatto accedere alle agevolazioni che il provvedimento prevede.
È fondamentale che, nella riformulazione degli emendamenti, prevalga l'atteggiamento di comprensione di quello che è il diritto del minore. Il minore, infatti, si trova, in un certo senso, a nascere quasi già in carcere e, comunque, a passare i primi anni della propria vita in carcere in una condizione che, indubbiamente, struttura stati d'animo, emozioni, reazioni e comportamenti che non possono che influire pesantemente nella sua vita, come dimostrano la scienza del comportamento tutta ed i fondamenti della psicologia dell'età evolutiva in cui si afferma proprio che i primi tre anni di vita del bambino rappresentano una costruzione di modalità di reazioni che saranno permanenti per il resto della sua vita.
Riuscire a rendere accessibili queste agevolazioni a tutte le mamme che hanno quei bambini in questa età, attraverso la possibilità di creare gli ICAM, con le case protette o le case famiglia, in cui questi bambini possano trascorrere del tempo, mi sembra un fatto determinante.
Non vorrei che stessimo lavorando ad una legge che possa rimanere in gran parte disattesa per i vincoli che, dal punto di vista della tutela della sicurezza, noi stessi abbiamo posto, ma che, di fatto, la rende inutilizzabile come è accaduto precedentemente con la normativa in vigore fino ad oggi.
Credo che dobbiamo accogliere gli emendamenti perché soltanto in questo modo riusciamo a fare nostro lo spirito della legge che è di garanzia prevalente del minore e, soltanto in luogo subordinato, serve ad agevolare le condizioni di vita della madre (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente e onorevoli colleghi, il nostro giudizio sul Pag. 51testo unificato in esame, che viene sottoposto all'esame dell'Aula, è un giudizio molto negativo. Noi crediamo, come delegazione radicale, che il celeberrimo ed alfaniano «mai più bambini in carcere» diventerà una pia illusione. Questo nuovo testo crediamo che rappresenti un compromesso al ribasso, ma così al ribasso che credo si sia toccato il fondo.
In Commissione giustizia abbiamo avuto numerose audizioni ed abbiamo ascoltato soprattutto quelle associazioni che in tutti questi anni, quando la politica era molto disattenta a questo problema, hanno cercato di fare il possibile per andare incontro alle esigenze soprattutto del bambino.
Credo che, mentre discutiamo il provvedimento in esame, il problema che ci dobbiamo porre - lo ricordava un po' anche l'onorevole Binetti - sia soprattutto quello del diritto e dei diritti dei bambini, che in Italia sono praticamente costretti ad essere detenuti con le loro madri.
Queste associazioni che abbiamo consultato che cosa ci hanno detto nella sostanza? Ci hanno detto che è importante seguire un percorso anche familiare e stare vicini alle madri ed ai bambini, affinché poi non vi sia quella recidiva che li porti alla stessa detenzione e ad una detenzione molto prolungata, soprattutto nei primissimi anni di vita del bambino.
Sono da notare le osservazioni che sono state fatte dalla Commissione bilancio sulla proposta in esame: perché la Commissione bilancio, che si deve pronunciare evidentemente solo nel merito della copertura finanziaria, ha espresso dubbi di copertura su alcuni emendamenti della delegazione radicale? Perché semplicemente questi emendamenti cercavano di allargare la platea a tutte quelle madri detenute con i loro bambini che effettivamente entrano in carcere. E di chi stiamo parlando? Stiamo parlando - ce lo ricordava l'onorevole Binetti - soprattutto dei bambini di madri rom, che entrano ed escono dal carcere. Stiamo parlando dei figli di donne tossicodipendenti e sappiamo quanto sia alta per le donne tossicodipendenti e per i tossicodipendenti in generale la recidiva.
Allora, la discrezionalità che si lascia nel provvedimento in esame fa sì che in realtà molti bambini, i più sfortunati, quelli che non vengono seguiti come si dovrebbe dalle istituzioni legali, continueranno ad essere detenuti.
Credo che quello che è successo in questi giorni nella città di Roma - che dovrebbe suonare veramente come uno scandalo per le nostre coscienze, se ancora siamo in grado di scandalizzarci - con la morte di quei quattro bambini rom, dovrebbe farci riflettere sul fatto che le istituzioni considerano quello dei rom come un problema da nascondere e da allontanare dalla cosiddetta società civile. Erano stati sgomberati da non so quanti campi, fino a che si sono trovati in quello ed erano stati addirittura identificati nel mese di dicembre; quindi, si sapeva che stavano lì, in quelle condizioni di indigenza e di insicurezza, ma nulla si è fatto.
Allo stesso modo, continuerà a verificarsi il problema delle madri recidive che continueranno ad entrare in carcere, alimentando, quindi, la situazione per cui i bambini sono detenuti con le proprie madri.
Un altro punto di riflessione è il seguente. Sicuramente, vi è un dato positivo - e concludo - cioè, quello relativo alla costruzione di nuove ICAM: in questo caso, è stata identificata la copertura finanziaria e il bilancio attinge al Piano straordinario delle carceri. Tuttavia, credo che sia sbagliato considerare solamente questa soluzione, se non vi è un rapporto diretto con le istituzioni, le quali devono farsi carico di tali problematiche, utilizzando soprattutto quelle associazioni di volontariato che conoscono questi temi e queste situazioni e che li seguono da sempre.
Pensate ad un bambino che vive in queste strutture per alcuni anni. Mi dicono che la ICAM di Milano sia qualcosa di straordinario, che non si ha la sensazione di essere in carcere. Il problema, però, sorge quando il bambino passa da Pag. 52questa realtà, praticamente quasi dorata, alla realtà della sua vita di tutti i giorni: evidentemente, è tutto un altro discorso che, poi, molto probabilmente, da completo innocente, potrebbe riportarlo nelle carceri italiane.
Ecco perché sono molto delusa dal provvedimento in oggetto, in cui si utilizzano - voglio citarlo in conclusione di questo mio intervento per farvi capire come, in realtà, questo problema continuerà ad esistere - i seguenti termini. Per esempio, con riferimento al pronunciamento che deve fare il magistrato di sorveglianza, si utilizzano formule come «può», oppure «ove istituite» (e, in questo caso, il termine va molto, molto al di là nel tempo, quando si parla delle case famiglia), «ove non ricorrano determinati requisiti», oppure, «ove non sussistano». Credo che tutte queste formule non renderanno assolutamente agevole l'uscita delle detenute madri dal circuito carcerario.
Ritengo che il Parlamento, con questo compromesso al ribasso che ha visto tutti i gruppi mettersi d'accordo, non renda un servizio alla soluzione di un problema che riguarda fondamentalmente i diritti umani e, in primo luogo, i diritti umani di persone completamente innocenti come i bambini (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MARILENA SAMPERI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Bernardini 1.2, nonché sull'emendamento Rao 1.1, poiché su di essi vi è anche il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Di Pietro 1.6 e 1.30.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Bernardini 1.3, poiché su di esso vi è anche il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 1.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'articolo aggiuntivo Bernardini 1.01.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardini 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Testa, Chiappori, Mondello, Fiorio, Siliquini, Giachetti, Zamparutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 443
Votanti 441
Astenuti 2
Maggioranza 221
Hanno votato
7
Hanno votato
no 434).

Prendo atto che il deputato Nunzio Francesco Testa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato De Poli ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Rao 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, in questo caso - come lei sa e come i colleghi Pag. 53che hanno seguito questo provvedimento in Commissione sanno - siamo rimasti, come al solito, fermi in attesa del parere della Commissione bilancio, dello schema da parte del Governo e così via. Per molti giorni e molte ore, abbiamo impegnato l'aula e i colleghi che sono venuti qui; poi siamo tornati, si è riunito il Comitato dei nove e così via. Alla fine, è arrivata la solita, aspettata e ormai prevedibile mannaia della Commissione bilancio - la quale ha espresso parere contrario su una serie di emendamenti, tra cui il nostro - su cui, ovviamente, non siamo d'accordo.
È chiaro che resta l'impostazione favorevole nei confronti del provvedimento, ma se ogni volta che si tocca un minimo impegno di spesa - ed in questo caso è minimo, come adesso spiegherò brevemente -, abbiamo sempre il parere contrario della Commissione bilancio, diventa difficile, poi, per il Parlamento esprimere in serenità il proprio punto di vista e cercare di migliorare un testo che, secondo noi, pur condividendolo (e lo dico in premessa, non abbiamo presentato altri emendamenti, figuriamoci!), è ancora migliorabile.
Con questa proposta emendativa, ferma restando l'esigenza primaria della tutela della libertà della donna in stato di gravidanza, prevedevamo, esclusivamente in caso di esigenze di eccezionale rilevanza, la soluzione intermedia della custodia cautelare della donna in gravidanza presso una casa famiglia protetta.
Non ci sembrava una questione particolarmente difficile da accogliere, né un impegno di spesa eccessivo, pertanto chiediamo la votazione su questo nostro emendamento e, come al solito, ci troviamo a stigmatizzare un intervento abbastanza unilaterale da parte della Commissione bilancio, che è sempre pronta a «cassare» qualsiasi iniziativa propositiva.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rao 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Moles, Pescante, Della Vedova, Cicu, Capitanio Santolini, Fiorio.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 450
Votanti 291
Astenuti 159
Maggioranza 146
Hanno votato
62
Hanno votato
no 229).

Prendo atto che il deputato Nunzio Francesco Testa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato De Poli ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Di Pietro 1.6.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore e insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Pietro 1.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Scanderebech, Veltroni, Mondello, Gasbarra, Paglia, Fiorio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 453
Votanti 290
Astenuti 163
Maggioranza 146
Hanno votato
47
Hanno votato
no 243).

Pag. 54

Prendo atto che il deputato Nunzio Francesco Testa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato De Poli ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Di Pietro 1.30.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore e insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Pietro 1.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Girolamo, Mantini, Cesario, Fiorio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 454
Votanti 449
Astenuti 5
Maggioranza 225
Hanno votato
46
Hanno votato
no 403).

Prendo atto che il deputato La Loggia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario, che il deputato Nunzio Francesco Testa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato De Poli ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardini 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scandroglio, Mazzuca, Scanderebech, Nirenstein, Granata...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 456
Votanti 454
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato
10
Hanno votato
no 444).

Prendo atto che il deputato Nunzio Francesco Testa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato De Poli ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Rossi, Codurelli, Cesario, Testa Nunzio, Sardelli, Raisi, Codurelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 458
Votanti 453
Astenuti 5
Maggioranza 227
Hanno votato
451
Hanno votato
no 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cesario, onorevole Sardelli, onorevole Veltroni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 55
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 465
Votanti 460
Astenuti 5
Maggioranza 231
Hanno votato
459
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il presentatore dell'articolo aggiuntivo Bernardini 1.01 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Bernardini 1.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cesario, onorevole Donadi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 463
Maggioranza 232
Hanno votato
7
Hanno votato
no 456).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 52-1814-2011-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 52 ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MARILENA SAMPERI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Di Pietro 2.30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 17,30)

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'emendamento Di Pietro 2.30.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Pietro 2.30.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Pietro 2.30, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Luciano Rossi, onorevole Mazzuca, onorevole Antonino Russo, onorevole Raisi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 456
Votanti 452
Astenuti 4
Maggioranza 227
Hanno votato
451
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca, onorevole Lo Presti, onorevole Cesario, onorevole Ruggeri, onorevole Motta, onorevole Strizzolo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 462
Maggioranza 232
Hanno votato
462).

Pag. 56

Prendo atto che il deputato Sardelli ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 52-1814-2011-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C.52 ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MARILENA SAMPERI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Bernardini 3.2, sul quale anche la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario, nonché sui successivi emendamenti Bernardini 3.3 e 3.5.
Ricordo che l'emendamento Di Pietro 3.30 è stato ritirato.
Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Bernardini 3.4.
La Commissione raccomanda l'approvazione dell'emendamento 3.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento.
Il parere è contrario sull'emendamento Bernardini 3.6, sul quale anche la Commissione bilancio ha espresso parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardini 3.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sardelli... all'onorevole Paglia stanno cambiando il terminale... onorevoli Pizzolante, Paolo Russo, Dal Moro, Strizzolo, Lovelli... ha votato... onorevole Cenni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 457
Votanti 456
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato
12
Hanno votato
no 444).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardini 3.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Cesario, Veltroni, Barbaro, Paglia... aspettiamo l'onorevole Paglia, che forse questa volta ce la fa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 466
Votanti 465
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato
5
Hanno votato
no 460).

Prendo atto che i deputati Paglia e Brandolini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardini 3.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 57

Onorevoli Luciano Rossi, Moroni, Simeoni, Sardelli, Cesario, Morassut, Scanderebech...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 465
Maggioranza 233
Hanno votato
7
Hanno votato
no 458).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardini 3.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, De Girolamo, Luciano Rossi, Biasotti... ancora l'onorevole Mazzuca... onorevoli Goisis, Ruvolo, Fioroni... ancora l'onorevole Biasotti... onorevole Simeoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 462
Maggioranza 232
Hanno votato
7
Hanno votato
no 455).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Girolamo, Scilipoti, Cesario, Pionati, Paolo Russo, Lorenzin... di nuovo l'onorevole De Girolamo... da questa parte che succede? Tutto a posto... l'onorevole Giorgio Merlo ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 464
Votanti 459
Astenuti 5
Maggioranza 230
Hanno votato
452
Hanno votato
no 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardini 3.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Goisis, Lorenzin, Cazzola, Sardelli, Mondello, Borghesi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 463
Votanti 460
Astenuti 3
Maggioranza 231
Hanno votato
12
Hanno votato
no 448).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Veltroni, Codurelli, Golfo, Landolfi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 466
Maggioranza 234
Hanno votato
458
Hanno votato
no 8).

Pag. 58

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 52-1814-2011-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 52-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MARILENA SAMPERI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 4.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
Il parere è, invece, contrario sugli articoli aggiuntivi Bernardini 4.010 e 4.011, sui quali anche la Commissione bilancio ha espresso parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Brandolini, Migliori, Cesario, Paolo Russo, Fogliardi, Farina Coscioni, Benamati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 466
Votanti 461
Astenuti 5
Maggioranza 231
Hanno votato
461).

È così preclusa la votazione sull'articolo 4 perché l'emendamento approvato è interamente sostitutivo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Bernardini 4.010, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Lorenzin...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato
13
Hanno votato
no 450).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Bernardini 4.011, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Codurelli, Sardelli, Farina Coscioni, Rampelli ...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 467
Votanti 466
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato
8
Hanno votato
no 458).

Pag. 59

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 52-1814-2011-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 52-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MARILENA SAMPERI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 5.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lorenzin, Sardelli, Cesario, Rosato, Rampelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 465
Maggioranza 233
Hanno votato
459
Hanno votato
no 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ghiglia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 464
Maggioranza 233
Hanno votato
464).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 52-1814-2011-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 52-A ed abbinate). Nessuno chiedendo di parlare, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Boffa n. 9/52-A/1, Zacchera 9/52-A/2, Frassinetti 9/52-A/3, Rao 9/52-A/4 e Nicola Molteni 9/52-A/5.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 52-1814-2011-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Constato l'assenza dell'onorevole Brugger, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, annunciamo subito il voto favorevole sul provvedimento come gruppo Misto-Alleanza per l'Italia. In sede di discussione sulle linee generali ci siamo soffermati sul senso e il significato del Pag. 60testo, frutto di una mediazione attenta, di cui abbiamo dato atto alla Commissione giustizia. Occorreva superare le criticità della legge 8 marzo 2001, n. 40, individuando - come ha evidenziato opportunamente la stessa relatrice - alcuni rimedi legislativi.
Il testo che ci apprestiamo a votare va in questa direzione, introducendo novità che riteniamo condivisibili. I tempi dilatati del suo iter e le difficoltà poste sino all'ultimo dall'impossibilità per la Commissione bilancio di esprimere parere favorevole hanno già penalizzato a sufficienza il provvedimento, che pure è il risultato di un lavoro di sintesi che ha trovato concordi opposizione e maggioranza, e sul quale non dovremmo soffermarci oltre.
L'obiettivo prioritario infatti è far uscire i bambini dalle carceri. Licenziare il provvedimento è un atto di umanità, oltre che di giustizia, in nome di chi, pur totalmente innocente, è condannato all'assurdità di espiare le colpe della madre, crescendo dietro le sbarre in una condizione che nega tutti i diritti riconosciuti all'infanzia, dalla Convenzione ONU alla Convenzione europea sui diritti del fanciullo.
Lungi da noi soprassedere sulle esigenze di sicurezza legate ai comportamenti delle madri, ma dobbiamo tenere gli occhi bene aperti su una realtà che è inaccettabile per un Paese civile. Ci sono bambini che nascono e crescono dietro le sbarre, vivendo il trauma della carcerazione. Sono piccoli costretti per i primi tre anni della loro esistenza in un ambiente che mortifica il loro diritto ad un sano ed equilibrato sviluppo psicofisico, per vivere poi l'altro trauma di essere allontanati da quelle madri che sono state il loro unico punto di riferimento affettivo. In Italia ci sono diversi centri sperimentali che hanno dimostrato, sia sotto il profilo economico, sia sotto il profilo dell'efficacia pedagogica ed educativa, di poter fare un buon lavoro. Abbiamo il dovere verso ciascuno degli oltre cinquanta bambini, che poi generano migliaia di casi di disagio sociale, ai quali oggi viene di fatto negata l'infanzia, di fare quello che è in nostro potere affinché possano avere le stesse opportunità dei loro coetanei.
Dobbiamo riaffermare - e con questo provvedimento lo stiamo facendo - l'importanza di mettere al centro la persona in ogni contesto, principio che, fuor di retorica, si traduce qui nell'attenzione ai bisogni e alle esigenze dei più piccoli. Certo, la legge e il regolamento penitenziario sono riferimenti precisi, ma spetterà a noi fare opera di vigilanza, affinché quello che stiamo decidendo insieme in quest'Aula sia già da domani applicato e possa trovare sbocco a tutti i livelli (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Siliquini. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci accingiamo a votare una norma di straordinaria importanza. Questo provvedimento, infatti, è molto apprezzabile perché, oltre a tutelare in via principale l'interesse all'armonico sviluppo psicofisico del minore, si colloca nel solco di quegli interventi che mirano ad attribuire dignità giuridica alle misure alternative alla detenzione. Il problema delle detenute con figli è infatti quello di salvaguardare il benessere dei bambini che vengono separati dalla madre, considerando che la necessità di tutelare il rapporto tra detenute madri e figli minori venga valutata anche alla luce delle esigenze di socialità e di relazione con l'esterno del minore.
Vi segnalo che maternità e reclusione sono due condizioni obiettivamente in conflitto tra loro e la seconda, comunque, sembra negare la possibilità alla prima di esprimersi, se non in situazioni di estremo disagio. Queste condizioni di difficoltà legate alla carcerazione si vanno a sovrapporre a quelle sociali, ambientali ed affettive già presenti e dalle quali risulta oltremodo difficile potersi staccare. Pertanto, è di tutta evidenza che si tratta di una materia sulla quale è necessario intervenire Pag. 61assolutamente con la massima attenzione.
Bisogna ricordare che nel nostro ordinamento è già presente la legge del 2001, recante misure alternative alla detenzione. In base al predetto provvedimento, tutte le detenute, anche se hanno commesso reati gravi, possono chiedere e ottenere la detenzione domiciliare speciale ad alcune condizioni: aver scontato un terzo della pena e, nei casi dell'ergastolo, i quindici anni. Anche per questo motivo, però, la legge risulta essere oggi in larga parte disapplicata, senza considerare il fatto che la stessa può applicarsi solo nei confronti di chi è stato condannato con sentenza definitiva e non di chi è ancora in attesa di giudizio. Di talché molte mamme, in particolare straniere, non avendo spesso una abitazione dove scontare gli arresti domiciliari, sono costrette a tenere i bimbi in strutture di detenzione sino al compimento dei tre anni, per poi soffrire l'ulteriore trauma della separazione. Questo è un problema che chi ha svolto e svolge attività professionale in carcere ha avuto la possibilità di verificare e riscontrare di persona. Vi dico che stringe veramente il cuore vedere questi bambini piccoli chiusi dietro le sbarre giocare con quattro vecchi giocattoli che gli sono consentiti in spazi ristretti.
Inutile ribadire che la coabitazione dei bambini nei luoghi di pena travalica qualsiasi ragionamento giuridico o posizione ideologica e rappresenta un'aberrazione da cancellare. È consolidato l'orientamento che per lo sviluppo psicologico del bambino - chi è madre, e tante tra di noi lo sono, lo sa - il rapporto tra madre e figlio è di primaria importanza.
Privare un bambino della figura materna in quanto figlio di una detenuta è una violenza che contraddice prima la coscienza e poi la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia.
Impedire a tante madri detenute di vivere la propria condizione di madre è un ostacolo anche alla riabilitazione, a cui da sempre è finalizzata la pena.
Le principali novità recate dal provvedimento che oggi ci accingiamo a votare riguardano l'applicazione della detenzione domiciliare per le madri condannate con bambini sotto i dieci anni, la limitazione delle ipotesi in cui è possibile sottoporre a custodia cautelare in carcere una madre e l'istituzione di case famiglia protette, dove le detenute madri, in specifiche e residuali ipotesi, possono scontare la custodia cautelare e l'esecuzione della pena.
In merito alle case famiglia vorrei sottolineare come esse siano di fondamentale importanza dal momento che esse possono aiutare la donna a ricostruire un percorso di autonomia individuale, attivare occasioni e risorse che facilitino la formazione e l'inserimento sociale e lavorativo e sostenerle in quel recupero dei legami affettivi e familiari che sono molto importanti nella grave situazione in cui si viene a trovare chi deve scontare una pena.
Avviandomi alla conclusione, credo che il lavoro svolto e l'esame di questo testo da parte delle Commissioni e dell'Assemblea vada assolutamente sottolineato come un lavoro di grande pregio. Credo che il filo logico che unisce questo provvedimento ad altri che abbiamo già votato in altre occasioni in favore dei minori si possa tranquillamente riconoscere nella piena tutela delle figure più deboli.
Il lavoro rende così più completa la tutela nei confronti dei minori come patrimonio del nostro Paese, soprattutto con un'attenzione a quelle norme che siano tali da proteggere la crescita dei nostri bambini, in modo da renderci sempre più vicini alla tutela dei minori.
Con questa convinzione e con questi argomenti il gruppo di Iniziativa Responsabile annuncia il voto finale favorevole nei confronti del provvedimento all'esame dell'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole dell'Italia dei Valori su questa proposta di legge. Vi abbiamo contribuito con convinzione e Pag. 62siamo sicuri che, rispetto al testo originario, con il lavoro di tutta la Commissione e con la passione della relatrice Samperi, siamo riusciti a bilanciare due interessi che erano molto importanti: il primo era quello della tutela dei bambini. Ai sensi dell'articolo 31 della Costituzione, la Repubblica tutela la maternità e l'infanzia.
Siamo riusciti, con questo provvedimento, a garantire il più possibile il diritto del bambino a vivere con la madre più che quello della madre a vivere con il bambino. Infatti, da qualche decennio a questa parte, la moderna psicologia ha messo in evidenza l'importanza dell'attaccamento tra la mamma e il bambino e quali sono i rischi del distacco, della «sindrome abbandonica», anche per la strutturazione del senso di sicurezza nei bambini.
Crediamo, quindi, di aver fatto un buon lavoro tutti insieme. Veramente la Camera può ascrivere a proprio merito, a merito di tutti i gruppi e di un lavoro trasversale, questo risultato. È il segno che, quando si vuole, si riesce a trovare un accordo sui problemi importanti.
Da una parte, quindi, vi è la tutela del diritto del bambino; dall'altra parte, abbiamo ritenuto tutti insieme - noi lo abbiamo proposto, come altri gruppi: tutti insieme siamo arrivati a questa determinazione - che occorresse coniugare tale diritto con le esigenze di sicurezza.
Abbiamo ottenuto questo attraverso il non automatismo dei provvedimenti alternativi alla detenzione in favore delle detenute madri, cioè attraverso un passaggio della magistratura che deve decidere, da una parte, e, dall'altra, salvaguardando comunque le ipotesi in cui esistano delle eccezionali esigenze di sicurezza.
Con soddisfazione, quindi, noi del gruppo Italia dei Valori possiamo annunciare il nostro voto favorevole sul provvedimento in oggetto ed esprimere compiacimento perché la Camera, oggi, segna una giornata davvero importante (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, sarò breve. Il provvedimento che oggi siamo chiamati a votare è sì molto delicato, però, così come definito dall'Aula, anche alla luce degli emendamenti che sono stati appena approvati, emerge come qualcosa di molto approfondito. Mi sento di dire che questo è il frutto di un lavoro che ha accomunato tutti i gruppi, soprattutto all'interno della Commissione giustizia, che hanno inteso predisporre il suddetto provvedimento con la consapevolezza che non può più essere sottovalutata la situazione dei bambini dietro le sbarre.
Si tratta di un tema molto delicato perché deve contemperare la condizione del bambino in carcere con quella della detenuta madre la quale, resasi responsabile di reati, avrebbe l'obbligo di espiare la pena inflittale.
Oltre al tema di per sé delicato, non va sottaciuto il fatto che il provvedimento in oggetto ha incontrato notevoli difficoltà di natura tecnica e finanziaria che oggi, alla luce della presentazione della relazione tecnica, sono state in parte sopperite dalla Commissione bilancio. Non va inoltre sottaciuto che il provvedimento in esame, comunque, viene sì approvato in questa sede, ma la sua completa attuazione è prevista a decorrere dal 1o gennaio 2014.
Voglio anche ricordare che la valutazione della situazione relativa alle detenute madri era stata assunta come impegno dal Ministro della giustizia Alfano nella sua relazione programmatica iniziale. Quindi, che si arrivi dopo due anni e mezzo a varare un provvedimento che dobbiamo considerare accettabile è già qualcosa di positivo.
Il testo del suddetto provvedimento che, peraltro, proprio alla luce delle difficoltà tecniche e finanziarie incontrate è diventato snello, ha ampliato la portata applicativa del comma 4 dell'articolo 275 del codice di procedura penale applicabile anche al caso di bambini con età non superiore a sei anni rispetto ai tre oggi previsti.
Inoltre, attraverso l'introduzione dell'articolo 285-bis viene specificato che la custodia, qualora non possa essere disposta Pag. 63presso il domicilio, debba essere prevista presso un istituto a custodia attenuata per detenute madri. Tali istituti sono altamente innovativi ed importanti per le condizioni psicologiche del bambino e, comunque, mantengono la situazione giuridica di istituti penitenziari.
Il gruppo Futuro e Libertà per l'Italia è consapevole dell'importanza dell'argomento trattato, avrebbe sperato che i finanziamenti fossero reperiti in maniera adeguata, però comprende le esigenze di bilancio, in particolare di quello del Ministero della giustizia.
Accettiamo, quindi, il provvedimento così come viene fuori ed emerge anche dall'approvazione delle proposte emendative, che sono state pressoché presentate dalla Commissione bilancio, ed esprimiamo il nostro voto favorevole, augurandoci però che con questo voto e con questo provvedimento non si precluda il costante esame, che reputiamo necessario, sulla situazione dei bambini in carcere e delle detenute madri (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, preciso in premessa che l'Unione di Centro voterà a favore di questo provvedimento, che riteniamo uno dei più importanti e anche qualificanti della legislatura. Certamente non si mette mano a quella famosa ristrutturazione e riforma della giustizia, da tanti auspicata, ma almeno si mette una toppa su un grave fenomeno, che è quello dei bambini nelle carceri.
Chi, come me e come tanti colleghi, ha visitato le carceri italiane, sa cosa significa vedere un bambino dietro le sbarre ed è stato ricordato prima di me da tanti colleghi. È un argomento emerso in Commissione tante volte e bisogna dare atto alla relatrice Samperi di un lungo e faticoso percorso per la formazione di questo provvedimento, che poteva essere probabilmente approvato prima. C'è stato un contributo importante anche da parte dei partiti di maggioranza e cito il contributo dell'onorevole Contento per tutti.
Ricordo che questa è una proposta di iniziativa parlamentare, propriamente di iniziativa dell'opposizione, ma non andiamo a sottolineare questo aspetto. Vi è stata grande collaborazione in Commissione ed in Aula a dimostrazione ulteriore che, quando c'è la possibilità di lavorare con serenità e senza pregiudizi, con intensità, con la competenza, che hanno tanti colleghi in Commissione, e senza partigianeria (lo abbiamo già visto in materia di stalking, di norme contro la violenza sessuale e in tanti provvedimenti per la sicurezza e contro la mafia che abbiamo votato all'unanimità, in Commissione giustizia e poi in Aula), quando si favorisce un confronto tra tutte le parti politiche, insomma, quando non ci dividiamo e non litighiamo sui processi di Berlusconi, allora riusciamo ad arrivare all'approvazione di testi e leggi utili, che vanno nell'interesse del cittadino utente, delle persone e, nel caso in esame, di chi vive questa straordinariamente negativa esperienza delle carceri italiane che, come tutti sanno, sono a un grado di sovraffollamento talmente alto, da rendere inumane le condizioni non solo di chi vive, ma anche di chi opera all'interno di tali strutture.
Il nostro pensiero va a tanti operatori, come psicologi, medici e soprattutto agenti penitenziari, che prestano il loro lavoro, spesso al di sopra e al di fuori delle strette competenze che gli vengono assegnate, per cercare di rendere più vivibili le condizioni di tanti detenuti in Italia. In particolare penso a coloro che operano a contatto con detenute madri e soprattutto con i loro bambini, perché a volte basta un piccolo addobbo nella cella, un piccolo disegno o un colore in più accanto al lettino, per vedere gli occhi dei bambini dietro le sbarre che forse per un attimo si illuminano.
Abbiamo visto questa condizione, che conoscono molti colleghi, visitando già normalmente le carceri, poi i reparti femminili e, in particolare, quelli con questi Pag. 64bambini detenuti che sicuramente, tra quanti sono in carcere, sono coloro che non hanno commesso niente, non hanno neanche una colpa che può essere loro inflitta e attribuita. Possiamo dire che questo è un gesto significativo di attenzione del Parlamento verso chi è più nascosto, più dimenticato e più debole. Ogni tanto dovremmo ricordarci anche di loro - forse dovremmo farlo più spesso - e credo che questo provvedimento sia un buon viatico anche per il prosieguo dei lavori della nostra Commissione.
Sappiamo che il carcere sottrae all'individuo la cura di se stesso, privandolo della sua autonomia, della libertà e degli affetti. Figuriamoci quale effetto può avere su delle giovani o giovanissime madri e soprattutto sui loro bambini.
Pensiamo che la condanna di un innocente alla carcerazione rappresenti una grandissima aberrazione e quindi abbiamo lavorato insieme per cercare di rendere le condizioni delle donne che si trovano già nell'ultimo periodo della gravidanza e dei bambini fino a tre anni le migliori possibili in questa tristissima situazione.
Considero il carcere per i propri figli l'ultima delle soluzioni che qualunque delle madri, anche la peggiore delinquente, vorrebbe ed è quella che si vive sicuramente con più inquietudine perché significa esporre il bambino a qualcosa di cui non solo non conosce ancora esattamente le dinamiche ma a una realtà che gli resterà legata addosso per tutta la vita.
Pensiamo a cosa significhi per un bambino essere nato in carcere o aver vissuto i primi anni dietro le sbarre. Molti interventi - lo ha ricordato in sede di discussione sulle linee generali il collega Ria - vanno nella direzione di alleviare le condizioni per le madri in carcere. Alcune misure sono state promosse dall'allora Ministro per le pari opportunità, Anna Finocchiaro, e vanno ricordate. Si tratta delle misure alternative alla detenzione, a tutela del rapporto tra le detenute e i figli minori, che hanno segnato il primo cambiamento culturale, a partire dal 2001, nei confronti delle detenute madri: per la prima volta sono stati anteposti l'interesse del minore, la salvaguardia del rapporto tra genitore e figlio e la difesa dell'unità familiare, per quanto possibile, a valutazioni sull'entità del reato commesso dai genitori e quindi è venuto prima il soggetto più debole, la vittima innocente di questa situazione.
Preannunzio fin d'ora che se, la Presidenza me lo consente, alla fine, consegnerò una parte del mio intervento. Aggiungo soltanto che, alla luce delle considerazioni che ho svolto, condividiamo le principali novità di questo provvedimento. Mi riferisco all'applicazione, come regola generale, della detenzione domiciliare per le madri condannate con bambini di età inferiore a dieci anni, all'ulteriore limitazione delle ipotesi in cui è possibile sottoporre a custodia cautelare in carcere le madri con prole di età inferiore a tre anni, all'istituzione di case famiglia protette dove le detenute madri, in specifiche e residuali ipotesi, possano scontare sia la custodia cautelare che l'esecuzione della pena detentiva.
Nell'ambito di questo grande dolore che è la genitorialità vissuta in carcere, una delle problematiche più sentite e ricorrenti per le madri detenute è rappresentata dall'impossibilità di assistere il proprio figlio malato durante il ricovero in ospedale e nel corso delle visite specialistiche alle quali il minore viene periodicamente sottoposto e chiunque di noi è padre o madre sa cosa significhi stare vicini ai bambini in queste situazioni.
L'articolo 2 del presente testo intende proprio ovviare a questa ulteriore crudeltà attraverso un sistema agile e privo di lungaggini burocratiche, ferma restando l'esigenza primaria di tutelare la libertà della donna in stato di gravidanza con conseguente disposizione della custodia cautelare esclusivamente in caso di esigenze di eccezionale rilevanza. Avevamo ritenuto che fosse opportuno proporre una soluzione intermedia - lo ricordavo prima in sede di votazione degli emendamenti - nell'applicazione della misura presso case famiglia protette, ma anche su questo è caduta la mannaia della Commissione bilancio: qualsiasi piccola spesa in più viene Pag. 65considerata in maniera negativa e immediatamente troncata e non ci è data la possibilità di intervenire con piccole misure mirate e significative per migliorare anche di poco leggi già buone.
Riteniamo dunque - sto per concludere, signor Presidente - che la coabitazione di bambini nei luoghi di pena travalichi qualsivoglia ragionamento giuridico o posizione ideologica, rappresentando una vera e propria aberrazione da cancellare e questa legge rappresenta un passo in questa direzione. Pertanto l'Unione di Centro intende esprimere il proprio voto favorevole all'approvazione del provvedimento che è frutto, lo ricordo, di un positivo compromesso e di una positiva volontà comune in sede di Commissione. È stato raggiunto lo scopo essenziale che è quello, anche in questo caso, di tutelare l'interesse del minore e dei soggetti più deboli come dovrebbe avvenire sempre nella sede della nostra Commissione in particolare e in Aula quando discutiamo di giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Signor Presidente, come anticipato, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Rao, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, garantire la libertà e la dignità del minore è un principio di civiltà imprescindibile e meritevole di tutela. Si tratta di un principio di rispetto e di garanzia nei confronti dei bambini, del rapporto tra figli e genitori, della crescita e dello sviluppo educativo del minore che devono avvenire in contesti sani e non negativi come può essere l'ambiente del carcere. L'affermazione di questi principi basilari e fondamentali non poteva però determinare o semplicemente far passare quel senso di impunità nei confronti delle madri che si siano macchiate di reati anche particolarmente efferati. Signor Presidente, non nascondo, anzi, rivendico che il gruppo della Lega Nord, in Commissione giustizia, aveva, all'inizio dell'iter del provvedimento, manifestato - a mio avviso giustamente - grandi perplessità e anzi una contrarietà di fondo circa la proposta di legge così come era stata inizialmente formulata.
Non volevamo, infatti, che un provvedimento con un fine nobile e condivisibile a tutela della dignità dei bambini potesse tramutarsi, anche in buona fede o magari involontariamente, nell'ennesimo tentativo mascherato di garantire clemenza e impunità nei confronti di chi si era macchiato di reati non pagando con la società e con la collettività il proprio debito di giustizia.
Infatti, se è vero che nessuno bambino deve vivere e crescere in carcere per colpa della madre o per responsabilità dei propri genitori, è altrettanto vero che occorre garantire sicurezza ai cittadini onesti e alle persone perbene.
Tutte le volte in cui abbiamo dovuto affrontare in questa Aula (tanto nel passato quanto durante questa legislatura) provvedimenti che toccassero il tema delle carceri, dei detenuti, del sovraffollamento degli istituti di pena, e quindi, in sintesi, del principio della certezza della pena la linea della Lega non è mai mutata, anzi si è sempre voluta confermare e contraddistinguere come una posizione rigorosa e rigida nell'affermazione del principio per cui chi sbaglia paga e sconta la pena interamente nel carcere.
Anche relativamente a questo provvedimento la Lega ha chiesto e ottenuto garanzie chiare sulla salvaguardia del principio della sicurezza. Quindi - per essere chiari, signor Presidente - sarà il magistrato di sorveglianza a decidere come fare espiare la pena, non vi sarà alcun automatismo nell'applicazione della misura cautelare e della pena stessa, e il provvedimento può continuare a prevedere il carcere per i reati di maggiore allarme sociale, per garantire straordinarie esigenze Pag. 66di cautela, e qualora sussista il concreto pericolo di commissione di nuovi reati e il concreto pericolo di fuga.
Credo che il risultato ottenuto grazie alla disponibilità e alla sensibilità del relatore, onorevole Samperi (cui diamo atto di aver ascoltato e trovato una sintesi delle varie posizioni, e di aver condiviso anche le nostre perplessità soprattutto sul tema della sicurezza, insieme alle altre forze politiche e al Governo), sia un risultato importante e significativo per la dignità di questo Parlamento.
Infatti, sul modello già esistente dell'ICAM di Milano (quindi un modello che c'è, che tocchiamo con mano, che vediamo e che funziona), noi con questo provvedimento e con le modifiche apportate (molte delle quali volute dalla Lega) anche grazie al collega Contento, otteniamo, da un lato, quanto voluto e rivendicato anche dal Ministro Alfano più volte in questi anni (ovvero non assistere mai più alla visione deplorevole di bambini in carcere) e, nel contempo, grazie alle modifiche apportate con fatica ma con grande convincimento da parte di tutta la Commissione, riusciamo a salvaguardare la sicurezza dei cittadini senza concedere sconti o benefici o premi a chi non se li merita semplicemente per il fatto di essere madri di minori.
Credo che questo sia un provvedimento importante, un provvedimento frutto del lavoro condiviso delle forze politiche, dove la linea di rigore, la linea di determinazione della Lega non ha trovato l'abdicazione da parte degli altri componenti della Commissione.
È per tutti questi motivi che il gruppo della Lega Nord, oggi al termine dell'iter di questo provvedimento, voterà convintamente a favore del testo unificato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melis. Ne ha facoltà.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è con particolare soddisfazione che annuncio, a nome del gruppo del Partito Democratico, il voto favorevole su questo provvedimento.
È una legge che abbiamo fortemente voluta. Voglio ricordare qui che l'inserimento nel novero delle proposte di legge in esame è avvenuto su nostra richiesta (come si usa dire: in quota opposizione).
È un provvedimento che abbiamo costantemente seguito e difeso in Commissione, anche adattandoci - come era giusto che fosse - a quei cambiamenti del disegno originario suggeriti dalla necessità di trovare sul testo un largo consenso. Consenso che abbiamo trovato, e ci accingiamo infatti a votare tutti uniti con piena convinzione.
Siamo qui di fronte, signor Presidente - lo hanno sottolineato la relatrice, onorevole Samperi, a cui va il mio ringraziamento, e, intervenendo a nome del Partito Democratico nella discussione sulle linee generali, i colleghi Tidei e Touadi -, ad un deciso adeguamento del nostro ordinamento ai sistemi giuridici più avanzati dell'Europa comunitaria.
Voglio ricordare solo un documento europeo, la raccomandazione n. 2006/2 del Comitato dei Ministri del Consiglio europeo agli Stati membri sulle regole penitenziarie europee, adottata l'11 gennaio del 2006 che tracciava le linee guida. Le autorità - diceva quel testo - devono porre particolare attenzione ai bisogni fisici, professionali, sociali e psicologici delle donne detenute. Devono esercitare sforzi per permettere l'accesso ai servizi specialistici. Le donne devono essere autorizzate a partorire fuori dal carcere e, quando questo non avvenga, il bambino che nasce nell'istituto deve usufruire di tutta l'assistenza possibile e immediata. I bambini in tenera età - aggiungeva - possono restare con il genitore detenuto solo se è nell'interesse del bambino. Si devono, in questi casi, allestire nidi d'infanzia con personale specializzato.
Non è necessario che dica, anche sulla base dell'esperienza personale che molti di noi fanno visitando le carceri italiane, che Pag. 67queste condizioni non si presentavano e non si presentano nell'esperienza attuale del nostro sistema penitenziario.
Dirò di più: si compie, con quest'atto di oggi, un percorso complesso e graduale che è iniziato nel 1975 quando si introdusse la prima disciplina a favore delle madri con minori condannate e già in fase di espiazione di pena detentiva; un percorso che è proseguito con la legge 8 marzo 2001, n. 40, che fu fortemente voluta dall'allora Ministro per le pari opportunità Anna Finocchiaro, con l'adesione, anche allora, di pressoché tutte le forze rappresentate in Parlamento e che, oggi, si completa, alla luce dell'esperienza fatta, per migliorare ed eliminare alcune delle contraddizioni emerse nella pratica di questi anni.
Il DAP, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ci ha fornito recentemente, in Commissione giustizia, i dati numerici del problema: le donne in carcere costituiscono una percentuale del 4 per cento dell'intera popolazione carceraria; questa percentuale è, inoltre, caratterizzata da una bassa presenza di reati in genere con minor tasso di pericolosità sociale.
Alla data dello scorso 7 settembre, le donne detenute nelle carceri italiane erano 2.969 e le regioni con maggiore densità la Lombardia (632), il Lazio (434) e la Campania (283).
A fronte di questi numeri, che sono compatibili con una risposta in termini di specifico trattamento del problema, a quella data, gli istituti penitenziari attrezzati per ospitare donne con prole, secondo la vecchia norma che ora siamo sul punto di modificare, ossia con bambini sino ai tre anni, erano 23, dei quali 2 (Roma-Rebibbia e Venezia-Giudecca) esclusivamente femminili.
A quella data, solo 11 di quei 23 istituti ospitavano le donne con prole, mentre il numero complessivo dei bambini ospitati era, all'epoca, 55.
Questi erano i numeri, parliamo però sempre di istituti penitenziari, cioè di ambienti non adatti alla permanenza di bambini nell'ambito di complessi penitenziari già esistenti dedicati alla funzione dell'istituto penitenziario.
Onorevoli colleghi, bisogna aver visitato le carceri dove sono custodite queste madri per avere l'esatta percezione dello stato delle cose. A Sassari, in quello che, forse, è, a mio avviso, il peggior carcere della Repubblica, l'istituto ottocentesco di San Sebastiano, per fortuna in via di essere sostituito da una struttura moderna da tempo in costruzione, mi è capitato di recente di trovare una bambina nigeriana - si chiamava Debora - intenta a giocare da sola in una stanza abbastanza squallida, con pochi giocattoli ammucchiati in un angolo, in un ambiente con le sbarre alle finestre, poca aria, pochissima luce. Ne ho tratto la convinzione che, tra le cifre delle statistiche carcerarie e la condizione umana di chi dentro questi luoghi vive e soffre, passa una differenza che noi, qui, trattandole da legislatori, non dovremmo mai dimenticare.
La concezione che questo provvedimento introduce, rispetto alla realtà degli istituti penitenziari cosiddetti attrezzati per le detenute madri, è radicalmente nuova ed opposta e, cioè, si basa sul principio di allontanare, di separare, il bambino detenuto senza sua colpa e sua madre dal luogo dell'espiazione normale della pena, rafforzando e diffondendo sul territorio nazionale quegli istituti a custodia attenuata, gli ICAM appunto, o, meglio ancora, le case famiglie protette, che, presenti in molte situazioni all'estero, in Europa ed altrove, nell'attuale nostro ordinamento costituiscono un'assenza o una rarissima eccezione.
Si tratta di istituti a custodia attenuata, che simboleggiano - lo ha detto bene Marilena Samperi nella sua relazione - un modo innovativo di concepire la privazione della libertà per le detenute madri e i loro incolpevoli bambini e che - uso ancora le parole dell'onorevole Samperi - replicando le condizioni di vita dell'ambiente libero, permettono di non far ricadere il bambino nella negatività della condizione detentiva. Pag. 68
Non mi servono molte parole per sostenere l'opportunità di questa linea, oggi decisamente imboccata e speriamo in futuro rinforzata con ulteriori interventi, di vera e propria civiltà giuridica.
Il minore è finalmente sottratto all'ambiente ristretto del carcere, al clima, agli odori, ai rumori della detenzione. Solo chi è stato in carcere può raccontare i rumori della notte, ad esempio, in un carcere italiano: le chiavi che aprono le porte dei corridoi, i passi delle guardie di custodia, i colpi alle sbarre per il controllo di routine, le voci, talvolta le urla dei detenuti che stanno male e gridano di notte.
Al contrario, qui il bambino viene immesso con altri minori come lui in ambienti senza apparenti restrizioni, assistito da un personale non in divisa, anzi preparato appositamente per trattare simili casi. È troppo ottimistico pensare che un simile cambiamento possa produrre effetti benefici innanzitutto sul piano della psicologia del bambino, che gli si possa evitare il trauma derivante dalla forzata permanenza nel carcere degli adulti? Certo, poiché oggi abbiamo in Italia soltanto un istituto con simili caratteristiche, a Milano, questo è un provvedimento che richiede di essere gestito. Ci vorranno finanziamenti, checché ne dica la Commissione bilancio, anche al di là di quelli sin da oggi individuati e dei quali ci ha informato la relatrice. Ci vorrà, da parte del Governo e delle autorità del dipartimento, una puntuale programmazione del tempo, tanto più che elevando, come stiamo facendo con il provvedimento in esame, ai 6 anni l'età dei bambini oggetto dell'intervento (noi del Partito Democratico l'avremmo portata anche a 10, ma qui ci siamo adeguati, come in altri punti, alla necessità dell'intesa unitaria raggiunta in Commissione) avremo presumibilmente una domanda più elevata di quello che è stato in passato.
Il sottosegretario Caliendo ha parlato in Commissione di Torino, Venezia, Firenze, Roma, Villarosa di Enna, Cagliari. Mi pare una discreta distribuzione sul territorio per cominciare, ma non va dimenticato il principio della territorialità della pena, che suggerisce di non allontanare troppo queste madri e questi bambini dal contesto sociale nel quale vivevano e presumibilmente torneranno a vivere e dalle reti esterne parentali ed amicali che le assistono. Ci vorrà soprattutto una costante presenza del magistrato di sorveglianza, al quale la legge affida compiti molto delicati, tra i quali la definizione della tipologia delle case famiglia, anche in relazione alle perduranti esigenze di sicurezza.
Tuttavia, abbiamo adesso uno strumento normativo agile, moderno ed efficace, perfettibile certo, ma intanto da domani in vigore ed è un bel passo avanti.
Signor Presidente, concludo subito: dal mio punto di vista - lo riconosco, un punto di vista parziale - il bilancio dell'attività legislativa di questa prima parte di legislatura non è stato particolarmente brillante: poche leggi, moltissimi decreti approvati con la fiducia, alcuni settori, ad esempio quello della sicurezza, affrontati con una linea che giudichiamo francamente sbagliata, puramente repressiva e di aggravamento delle pene. Mi lasci dire, però, che con questo testo unificato, maturato in un iter dialettico di per sé virtuoso, la Camera ed il Parlamento scrivono oggi una buona pagina, una pagina che mi auguro resterà tra le migliori scritte in questa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signora Presidente, poche parole saranno sufficienti e vorrei riallacciarmi proprio alle ultime affermazioni che il collega ha testé pronunciato. Si tratta di un provvedimento di iniziativa parlamentare, che aveva come oggetto diretto l'interesse e la tutela dei minori nel rapporto con le detenute madri.
Per chi, come il Popolo della Libertà, ha una concezione di rispetto della persona e della famiglia, si trattava e si tratta di un provvedimento che lanciava una sfida, non soltanto perché venendo dalle Pag. 69fila dell'opposizione sarebbe stato facile forse far prevalere la forza dei numeri, ma anche perché intendevamo dimostrare che in questo Parlamento, su questioni che riguardano la giustizia - infatti il provvedimento in esame riguarda soprattutto e anche la giustizia - si può trovare spesso un'intesa, quando ci si spoglia delle posizioni di parte e si guarda all'obiettivo che comunemente si può raggiungere.
Con molta probabilità, se questo testo fosse stato scritto integralmente dai banchi dell'opposizione, sarebbe stato diverso; altrettanto può dirsi se il provvedimento in oggetto fosse stato scritto integralmente dai banchi della maggioranza.
Credo che il lavoro che è stato svolto non renda solo un servigio al Parlamento, onorandolo, ma dimostri soprattutto la capacità di dialogo che può esservi in quest'Aula, a cominciare dal lavoro che si svolge nelle Commissioni.
Ritengo, quindi, di dover ascrivere al merito dell'Assemblea, a cui sicuramente è giunto anche il contributo del Popolo della Libertà, il risultato finale di questa nostra iniziativa legislativa, che può effettivamente dare una risposta, magari non esaustiva, ai problemi che, purtroppo, vi sono nel mondo carcerario. Ciò, soprattutto, in relazione a quei minori che sono coinvolti in scelte a cui, naturalmente, non hanno partecipato, ma che subiscono molto spesso a causa di condotte poste in essere dai loro genitori e, purtroppo, in alcuni casi, dalle loro madri.
Come è stato detto, non sarebbe giusto che la pena venga applicata a chi non ha responsabilità dirette, come in questo caso i minori, ma non sarebbe neanche giusto che, in forza della presenza dei minori, non vi sia la presenza dello Stato per ribadire che violare le sue leggi comporta delle conseguenze.
Dunque, l'equilibrio che è stato raggiunto consente di vedere come protagonista diretto di queste disposizioni il minore, ma, nel contempo, di riaffermare la potestà punitiva dello Stato, pur all'interno di nuove figure e di nuove attribuzioni. Da un lato, l'istituto di custodia attenuata, dall'altro lato, l'individuazione e l'inserimento delle case famiglia protette a tutela di questi soggetti.
Ritengo, quindi, di poter concludere, signora Presidente, affermando che, oggi, il voto dell'Assemblea sarà molto probabilmente - come ci auguriamo - unanime: questo, infatti, è stato un lavoro che, come è stato brillantemente detto, appartiene tutto intero al Parlamento. Il Popolo della Libertà è fiero di aver contribuito con il suo lavoro, in Commissione e in Aula, alla riuscita di questo provvedimento e lo farà anche adesso esprimendo un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, credo che dobbiamo dirci una verità, soprattutto dopo aver ascoltato tutti i vostri interventi. La verità è che, in realtà, con il provvedimento che ci accingiamo ad approvare, diversi, numerosi bambini continueranno a rimanere in carcere. Credo che sia possibile dedurre ciò anche dall'ultimo intervento che è stato svolto.
Infatti, quando si dice che in Italia vi è una sola ICAM - quella di Milano - e che dobbiamo attendere la costruzione di quelle nuove; quando si dice che non esistono - infatti, nel provvedimento si scrive «laddove istituite» - le case famiglia protette, e non esistono sul territorio nazionale; quando si pone tutta una serie di limitazioni per la detenzione o per gli arresti domiciliari, sappiamo che, in realtà, vi saranno da domani, da oggi - in questo momento, vi sono - decine e decine di bambini che continueranno a rimanere in carcere.
Desidero ringraziare le decine di deputati che, all'inizio di questa legislatura, hanno voluto sottoscrivere una proposta di legge presentata dalla delegazione radicale. Si trattava di deputati di tutti gli schieramenti politici. Se oggi avessimo approvato quella proposta di legge, sicuramente Pag. 70lo svolgimento del tema del Ministro Alfano «Mai più bambini in carcere» sarebbe stato effettivamente attuato. Così non lo è.
Naturalmente, dichiaro il voto di astensione, in quanto, comunque, qualcosa è previsto per il futuro. Tuttavia, questo provvedimento, così com'è, dopo il lavoro che è stato fatto in Commissione e dopo la mannaia della Commissione bilancio, non risolve alla radice il problema di fare in modo che i bambini non tornino ad essere detenuti con la propria madre.
Devo dire che questo è accaduto altre volte in questa legislatura. Pensate a quando, attraverso l'approvazione di una mozione, qui in Aula, avevamo deciso di porre fine alla risposta unica, che viene data oggi in Italia, della detenzione in carcere, in strutture oltremodo sovraffollate e dove, costantemente, anche nel momento in cui sto parlando, sono violati diritti umani essenziali.
Se vogliamo rimanere sul tema dei bambini, posso dirvi, ad esempio, che in pochissime carceri italiane, delle 206 attualmente in funzione, sono presenti le cosiddette aree verdi, che dovrebbero essere luoghi obbligati dalla legislazione vigente. Di conseguenza, i colloqui dei bambini che sono fuori dalle carceri e che si recano a visitare i propri genitori detenuti, avvengono in luoghi di uno squallore unico, addirittura con il muretto divisorio. Andate a vedere a Poggioreale come avvengono i colloqui dei bambini con i loro genitori detenuti.
Pertanto, le risposte che stiamo dando in questa legislatura sono assolutamente inadeguate al tema fondamentale del mancato rispetto della Costituzione, delle leggi (come l'ordinamento penitenziario), delle norme europee a tutela dei diritti umani e anche delle norme ONU in materia.
Questo è quello che ci dobbiamo dire. Pertanto, la strada imboccata a me non sembra quella giusta. Tra l'altro, noi Radicali non abbiamo mai giocato al «tanto peggio, tanto meglio» e, a proposito dei cosiddetti istituti a custodia attenuata per detenute madri (ICAM) e delle cosiddette case famiglia protette, vi do una buona notizia: la regione Lazio, grazie ad un emendamento presentato dai deputati della lista Bonino-Pannella, ha previsto uno stanziamento consistente per la costruzione di questi istituti a custodia attenuata o case famiglia protette.
Quindi, sicuramente vi è il nostro contributo fattivo, ma, ripeto, riflettete quando ci troviamo ad essere legislatori e quando, spesso, le risposte che diamo non sono adeguate alle esigenze - che dovremmo tutti sentire come prioritarie - del rispetto dei diritti umani (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, volevo richiamare l'attenzione, nella complessità delle situazioni previste dalla legge, su una situazione invece molto concreta come quella del carcere romano di Rebibbia, in cui c'è uno spazio, già costruito, già preparato e già adeguato che potrebbe diventare l'ICAM romano, un luogo concreto per le madri rom, che non possono godere di questa legge semplicemente perché la loro casa, il loro campo non sono riconosciuti come dimora fissa. Sono queste madri che potrebbero, in qualche modo, anche godere di soluzioni positive, di una possibilità di professionalizzazione, di acquisizione di competenze insieme anche ad altre madri che costituiscono quel sottomondo di persone immigrate che non hanno potuto godere nemmeno delle condizioni di riconoscibilità dell'applicazione della legge. Tutto ciò purché si risolvano quelle che noi possiamo chiamare molestie burocratiche; la costruzione c'è, è pronta, è accessibile, si trova in quello spazio verde e grande che fa, tutto sommato, del carcere di Rebibbia, una struttura, a modo suo, migliore di molte altre. Eppure non si riesce, per una serie di cavilli burocratici, a rendere operativa tale soluzione. Vorrei che questa legge potesse davvero rimuovere anche questo tipo di ostacoli, che non sono ostacoli economici, di progettazione, di Pag. 71programmazione, sono realtà già presenti sul territorio e dove basterebbe davvero quella buona volontà che è stata invocata ripetutamente in questo dibattito come segno di una volontà condivisa dell'intero Parlamento, come segno di una sensibilità trasversale per i problemi materno-infantili. Vorrei davvero che questa legge segnasse lo sblocco di questa situazione e che noi potessimo, nel giro di poco tempo, trovarci a dire: questa legge è servita proprio per quei casi che non avrebbero potuto avere altra soluzione perché non offrono quelle garanzie che la legge chiede alle madri perché possano usufruire di una sorta di arresto domiciliare. Mi auguro con tutto il cuore, in questo senso mi rivolgo al Governo, che possa davvero rendere effettiva, là dove possibile, là dove le difficoltà sono minime e sono consegnate alla buona volontà di chi governa, la possibilità di dare una risposta positiva e concreta (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

MARILENA SAMPERI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI, Relatore. Signor Presidente, vorrei ringraziare i colleghi per le parole di apprezzamento. Vorrei ringraziarli a titolo personale anche per il lavoro che è stato fatto in Commissione. Questa non è la migliore delle leggi possibili però è l'unica legge possibile per migliorare le condizioni di bambini innocenti che sono costretti a stare insieme alle madri detenute in carcere. Volevo ringraziare in modo particolare gli uffici che con grande competenza ci hanno assistito e volevo fare un ringraziamento particolare alla Commissione Bilancio che ha atteso pazientemente per mesi, prima di esprimere un parere che avrebbe messo una pietra tombale su questa proposta di legge, che arrivasse la relazione tecnica tanto attesa quanto sospirata.

(Coordinamento formale - A.C. 52-1814-2011-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 52-1814-2011-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 52-1814-2011-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Girolamo, Moroni, Parisi Massimo, Giorgio Conte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Modifiche al codice di procedura penale e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e altre disposizioni a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori» (52-1814-2011-A):

Presenti 465
Votanti 460
Astenuti 5
Maggioranza 231
Hanno votato 460
(La Camera approva - Applausi - Vedi votazionia ).

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Testo sostituito con errata corrige volante Seguito della discussione della proposta di legge Lussana: Modifica all'articolo 442 del codice di procedura penale. Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo (A.C. 668) e delle abbinate proposte di legge D'Antona ed altri (A.C. 657) (ore 18,45). Seguito della discussione della proposta di legge Lussana ed altri: Modifica all'articolo 442 del codice di procedura penale. Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo (A.C. 668) e delle abbinate proposte di legge D'Antona ed altri (A.C. 657) (ore 18,45).

Testo sostituito con errata corrige volante PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 668: Modifica all'articolo 442 del codice di procedura penale. Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo e dell'abbinata proposta di legge n. 657.
Ricordo che nella seduta del 15 febbraio scorso il seguito dell'esame del provvedimento è stato rinviato alla seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge Lussana ed altri n. 668: Modifica all'articolo 442 del codice di procedura penale. Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo e dell'abbinata proposta di legge n. 657.
Ricordo che nella seduta del 15 febbraio scorso il seguito dell'esame del provvedimento è stato rinviato alla seduta odierna.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 668)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico della proposta di legge e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C.668).
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, non previamente presentate in Commissione, in quanto estranee rispetto al contenuto del provvedimento, che si limita a disporre circa l'inapplicabilità del rito abbreviato ai reati puniti con la pena dell'ergastolo: D'Antona 1.11 e Ferranti 1.12 volti a novellare gli articoli 65 e 67 del codice penale, riguardanti la diminuzione di pena ove ricorrano una o più circostanze attenuanti.
Avverto che prima dell'inizio della seduta è stato ritirato dalla presentatrice l'articolo premissivo D'Antona 01.014.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti perché vorrei chiarire subito, anche rispetto ai subemendamenti a mia firma che abbiamo presentato, quale può essere il margine o il grado di attenzione da parte della relatrice e anche da parte del Governo sulle proposte emendative stesse.
Dico questo perché nel corso dell'esame del provvedimento sia in Commissione, ma anche in sede di discussione sulle linee generali, abbiamo in effetti rimarcato la nostra posizione di diffidenza, se non di contrarietà, nei confronti di un provvedimento che a tutti costi, e senza valutarne le effettive conseguenze, vuole sopprimere la possibilità di accedere al giudizio abbreviato per coloro i quali sono imputati di delitti punibili con la pena dell'ergastolo.
Noi diciamo che questa premialità processuale concede, ad oggi, anche sulla base dei pochi dati statistici che abbiamo potuto raccogliere e che non è stato possibile raccogliere in maniera più completa perché in Commissione non si è voluto procedere a delle audizioni su questo provvedimento..., signor Presidente, capisco che a quest'ora l'attenzione diminuisce, però...

PRESIDENTE. Quella riunione di gruppo, o intragruppo, davanti ai banchi del Governo disturba l'onorevole Ria. Colleghi, vi prego di uscire o di mettervi da un'altra parte.

LORENZO RIA. Dicevo che questa premialità processuale ad oggi, sulla base dei pochi dati che abbiamo potuto raccogliere, non concede certo ingenti sconti di pena, ma semplicemente la conversione in una pena di trent'anni o - lo voglio qui ricordare e rimarcare - in caso di ergastolo con isolamento diurno, di usufruire di un esonero da tale isolamento.
È inutile esplicitare casi concreti che chi ha seguito l'iter di questo provvedimento conosce molto bene.
Pertanto, secondo noi il testo originario - e anche alla luce degli emendamenti presentati - complessivamente non realizza Pag. 73quella perfetta parità tra accusa e difesa nel processo, parità che spesso - ma evidentemente solo a parole - campeggia nei proclami del Governo come obiettivo primario in tema di giustizia. Piuttosto, con questo provvedimento non si fa altro che creare un ulteriore squilibrio tra imputato e accusa senza, tra l'altro, apportare conseguenze benefiche al sistema in termini di maggiore sicurezza pubblica, perché proprio l'applicazione del rito abbreviato garantisce un esito immediato del processo in tempi, dunque, brevi e garantiti e assicura anche una condanna certa, anche se mitigata in minima parte in ragione della scelta processuale dell'imputato.
Abbiamo tentato un approccio diverso che, devo ammettere, è stato compreso in parte ma non sino in fondo e non è stato accolto rispetto a due modifiche che, se vogliamo, non sono sostanziali dal punto di vista dell'impianto complessivo del provvedimento ma che, a nostro avviso, potevano andare nella direzione di una maggiore apertura da parte della maggioranza, da parte dei presentatori di questo provvedimento e anche da parte del Governo. A tale proposito faccio riferimento al primo dei miei subemendamenti che, in apparenza, non sembra introdurre alcuna modifica sostanziale al comma 1-bis perché effettivamente una successiva proposta emendativa, quella a prima firma del collega Contento, prevede la stessa possibilità, cioè la possibilità per l'imputato di riformulare la domanda o di formularla subordinandola a una diversa qualificazione del fatto. Ciò può andare bene perché l'emendamento presentato, anche su nostra iniziativa, prevede questa possibilità.
Tuttavia, avremmo voluto evidenziare e specificare sin da subito che l'esclusione della richiesta di giudizio abbreviato, per i delitti puniti con la pena dell'ergastolo, non è assoluta e, come dicevo prima, noi saremmo addirittura contrari. Per questo avremmo voluto sottolineare nel primo comma, appunto, dell'articolo 438 del codice di procedura penale che questa esclusione non è assoluta, ma viene mitigata dalla possibilità per l'imputato di proporre la domanda subordinandola a una diversa qualificazione del fatto, ai sensi del comma 5-bis dell'articolo 438 del codice di procedura penale. Mi si potrebbe obiettare che questo è già previsto. Tuttavia, affermiamo che tale previsione può essere rafforzata prevedendola, appunto, nel primo comma dell'articolo 438 del codice di procedura penale.
Vengo al secondo dei subemendamenti che, invece, assume un'importanza anche maggiore ed è più significativo dal punto di vista delle modifiche che poi vengono introdotte con i successivi emendamenti e su cui pure è stato espresso parere favorevole. Infatti, la proposta emendativa Contento 01.018, su cui è stato espresso parere favorevole, non tiene conto della fase processuale in cui interverrebbe la richiesta. Pregherei anche il sottosegretario, visto che non c'è il collega Contento, di prestare attenzione.
Il termine indicato per rinnovare la domanda di giudizio abbreviato è testualmente «prima della dichiarazione di apertura del dibattimento». Come abbiamo detto, anche in sede di Comitato dei nove, l'impostazione di fondo è esatta e si innesta nel solco della pronuncia della Corte costituzionale n. 169 del maggio 2003 che naturalmente il sottosegretario conosce molto meglio di me.
In effetti, con tale sentenza la Corte costituzionale aveva dichiarato l'incostituzionalità del comma 6 dell'articolo 438 del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che, in caso di rigetto della richiesta di giudizio abbreviato, subordinato ad un'integrazione probatoria, l'imputato possa rinnovare la richiesta prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado e il giudice possa disporre il giudizio abbreviato. Ciò nonostante il subemendamento Ria 0.01.018.1 non tiene conto del fatto che l'imputato, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento, è stato già rinviato a giudizio dal giudice per l'udienza preliminare e si trova già di fronte alla corte d'assise, presumibilmente nella fase in cui si propongono le questioni pregiudiziali e preliminari al giudizio ordinario. Pag. 74Naturalmente, nulla quaestio per il caso in cui la corte d'assise con ordinanza rigetti la richiesta dell'imputato, tuttavia, signor sottosegretario, allorquando la corte d'assise decidesse di accoglierla non potrebbe giudicare con rito abbreviato essa stessa. L'impossibilità per la corte d'assise di decidere allo stato degli atti con rito abbreviato è dovuta alla presenza dei giudici popolari e questi ultimi non sono in grado di giudicare allo stato degli atti, ma necessitano di assistere alla formazione della prova in dibattimento per poter creare il proprio convincimento sulla colpevolezza o meno dell'imputato.
Infatti, la corte d'assise come organo giudicante, per la sua composizione, non è compatibile con le caratteristiche del giudizio abbreviato, tant'è che per questo motivo - almeno credo - è stato dichiarato inammissibile l'articolo premissivo 01.014, a firma dell'onorevole D'Antona. Quindi, a mio modesto modo di vedere, la corte d'assise dovrà rinviare gli atti al giudice dell'udienza preliminare che, per legge, è competente a giudicare con rito abbreviato sulla base degli elementi di prova raccolti durante le indagini preliminari.
Naturalmente, tutto questo avrebbe dovuto far sorgere la necessità di prevedere una causa di incompatibilità a giudicare per quel giudice delle indagini preliminari, inteso come persona fisica e non come organo, che in passato si sia già pronunciato sullo stesso fatto, tuttavia non è stato possibile affrontare questo problema perché - è inutile tornare sugli aspetti polemici di questa vicenda - si è voluti venire in tutta fretta in Aula, senza rinviare il provvedimento in Commissione e quindi nell'ambito del Comitato dei nove non è stato possibile affrontare in maniera sistematica questo provvedimento.
Pertanto, torno alla valutazione di carattere generale per dire che abbiamo tentato di collaborare alla stesura di un testo migliore, ma evidentemente anche per le ragioni che ho esposto da ultimo non c'è stata e non c'è - mi sembra - la volontà di attuare quell'impegno di condivisione e di collaborazione che è stato assunto più volte davanti a questo Parlamento.
Per cui, noi ci riserviamo di valutare in seguito: il Governo e la relatrice hanno ancora la possibilità di affrontare le questioni su cui mi sono soffermato. Al momento, confermiamo la nostra posizione espressa in Commissione nell'ambito della discussione sulle linee generali, ossia in linea di massima siamo contrari all'approvazione di questa proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tidei. Ne ha facoltà.

PIETRO TIDEI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, diversi indizi ci portano a pensare che la proposta in discussione oggi sul rito abbreviato per i reati puniti con la pena dell'ergastolo contenga qualcosa come un vizio di forma o un difetto di fabbrica, diremmo noi.
Lo dico innanzitutto guardando il suo iter, la sua precipitosa iscrizione all'ordine del giorno di quest'Aula, la facilità con la quale ha eluso i tempi di un approfondimento, di un arricchimento di contributi diversi - l'ordine degli avvocati, il Consiglio superiore della magistratura - e la cui sede naturale sarebbe stata la Commissione giustizia, alla quale non è stato concesso il tempo materiale per il dibattito. Quindi, un tempo strozzato che non ha consentito sicuramente, di fronte ad una esigenza legittima, di poter approfondire l'argomento. Lo dico anche registrando che questa proposta arriva in Aula con il parere negativo della Commissione affari costituzionali, che avverte con chiarezza sui rischi di incostituzionalità, insiti nella proposta stessa, di abrogare il rito abbreviato per i reati che prevedono l'ergastolo. Sta di fatto che la maggioranza presenta oggi in Aula questo testo per così dire già macchiato da questa omissione e marchiato dal voto negativo della I Commissione.
Ammetterete che ciò ci lascia ovviamente perplessi e che questa perplessità possa diventare un sospetto politico, e nel mio piccolo credo di aver indovinato qual Pag. 75è il sospetto: questa maggioranza sta rispondendo ad un preciso ordine dall'alto - come spesso è solita fare - e l'ordine stavolta è quello che veniva impartito ai fantoccini dell'esercito borbonico, imparate: facit' a' faccia feroc'. Facit' a' faccia feroc' oggi perché domani sul tema giustizia, e magari su un tema a caso - dico il processo breve, parlo delle intercettazioni telefoniche - saremo bonari, indulgenti e manderemo a carte quarantotto una montagna di procedimenti scaduti come il latte al supermercato.
Accantoniamo per ora la questione del mancato dibattito in Commissione giustizia, saltiamo a piè pari il parere negativo della Commissione affari costituzionali e spostiamo il ragionamento sul tema, mettendo in fila tre semplici questioni.
In primo luogo, il nuovo codice di procedura penale, nato nel 1989 si fonda proprio sul principio che devono coesistere i procedimenti speciali, quindi i riti speciali come questo. Il rito abbreviato prevede uno sconto su tutte le pene, è un fatto ineludibile che fra queste pene ci sia l'ergastolo, che è la pena massima ovviamente. Tentare di aggirarlo sollevando eccezioni è un tentativo che ha le gambe corte, anzi direi cortissime. La ratio del giudizio abbreviato consiste nel fatto che il legislatore permette all'imputato di vedere scontata la pena rinunciando al dibattimento, e che lo sconto automatico della pena è legato proprio a questa rinuncia da parte dell'imputato. Un vero e proprio diritto soggettivo dell'imputato che, se non riconosciuto, costituirebbe una vera e propria discriminazione soprattutto alla luce del fatto che l'imputazione viene effettuata dal pubblico ministero e non da un verdetto finale, che è quello del giudice. Oltretutto, c'è l'articolo 176 del codice penale e in realtà noi vediamo che sia pure nel caso di ergastolo, l'imputato può avere benefici tali per cui potrà arrivare al massimo a ventisei anni di pena effettiva, ma noi - e qui è noto - non stiamo riformando il codice penale, articolo 176 compreso.
In quest'ambito non riesco a capire francamente come da una parte questa maggioranza affermi che si voglia la certezza della pena, che si vogliano processi ragionevolmente più brevi e poi dall'altra parte si prepari ad accantonare, in base ad indirizzi di politica criminale, un rito abbreviato, che comunque consente un risparmio di tempo e di risorse. Sappiamo infatti che con il rito ordinario e in casi particolari e complicati i processi diventano lunghi, con dispendio notevole di risorse umane e finanziarie, proprio per questo l'introduzione del rito abbreviato si prefigge il compito di consentire processi brevi, meno costosi e realmente deflattivi, anche se non è sempre avvenuto. Parlo di risparmio di tempo, si badi che un risparmio dei tempi non solo nei processi in questione, ma anche sugli altri processi che inevitabilmente deriverebbero da questo.
Nella gran parte degli uffici giudiziari di piccole e medie dimensioni, dove non ci sono corti di assise stabilmente insediate, affidare la totalità dei procedimenti per reati che prevedono l'ergastolo alle corti d'assise per così dire tailor made, determinerebbe in concreto un rallentamento di tutti gli altri processi. Non stiamo parlando della riforma del codice penale, non stiamo parlando della riforma della giustizia, non stiamo nemmeno parlando della riforma delle circoscrizioni.
In secondo luogo, non esistono solo gli imputati e i loro diritti, ma anche le vittime, che hanno diritto alla giustizia. Questa giustizia deve prevedere anche il massimo della pena, ovvero l'ergastolo con isolamento diurno. Domanda: il rito abbreviato ha cancellato questa pena? L'ha resa di fatto impraticabile? Ha vietato di fatto alle vittime dei reati più efferati di vedersi resa giustizia con il massimo della pena? La risposta è «no», assolutamente «no». Lo abbiamo sentito in quest'Aula, lo ha detto il collega Follegot, lo ha ricordato la collega Ferranti, confermando che in appello poi, sia pur con il rito abbreviato, è stato dato l'ergastolo senza isolamento diurno. Quindi, la pena dell'ergastolo comunque è stata data. Oltretutto, il rito Pag. 76abbreviato anche in questi casi ha accorciato i tempi e, quindi, rafforzato il diritto delle vittime ad avere giustizia.
In terzo luogo, bisogna che il diritto risponda alla sensibilità del corpo sociale, che lo rappresenti e ne tuteli l'integrità, che esprima nella pena anche lo sdegno sociale per i reati più gravi, più insidiosi e più pericolosi per il corpo sociale stesso, reati che suscitano grande allarme sociale. Parlo, ad esempio, di quelli connessi alla criminalità organizzata, che minano la vita democratica, che inquinano irrimediabilmente la vivibilità di interi territori e tuttavia non prevedono automaticamente l'ergastolo. Dunque, per questi pur gravissimi reati continua a valere il rito abbreviato e lo sconto di pena. Dunque, l'allarme sociale e lo sdegno popolare in quale considerazione sono tenuti in questo provvedimento? Risposta: nessuna, non c'è traccia, non c'è accenno a questo tipo di reati. Mi pare che la differenza sia notevole. Menti ragionevoli, onorevoli colleghi, inizierebbero a questo punto a credere che il problema non sia intervenire sul rito abbreviato, ma ben altro.
Un'ulteriore obiezione, che già veniva sollevata dall'onorevole Lo Moro e dall'onorevole Ferranti, è quella relativa al fatto che ad un imputato viene praticamente impedito di accedere ad un processo celere e meno costoso soltanto perché il pubblico ministero gli contesta un'aggravante per la quale è prevista la pena dell'ergastolo, senza offrirgli alcuna possibilità di controbattere o dimostrarne l'inesistenza, che solo il giudice e non altri potranno definitivamente accertare. Questa circostanza non solo determinerebbe un assurdo giuridico, ma violerebbe palesemente il dettato costituzionale, determinando una disparità di trattamento tra gli imputati ed una conseguente palese ingiustizia.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho tentato di tracciare sono alcune linee di questo provvedimento e credo di aver dimostrato come queste si intreccino in maniera contraddittoria anziché indicare chiaramente la soluzione. Una soluzione migliorativa può, ed anzi dovrebbe, essere cercata dal legislatore, perché parlando di rito abbreviato siamo di fronte non certo ad un istituto perfetto, ma ad un istituto di emergenza che - va ricordato - nasce appunto dall'emergenza operativa in cui versano i tribunali e con essi ovviamente i processi.
Nella fattispecie dei reati che prevedono la pena dell'ergastolo, il rito abbreviato rinasce alla fine del 1999, quando il legislatore decise, con la legge Carotti, di ripristinarlo. A sostenere quella legge ci furono soprattutto considerazioni legate alla parità di trattamento tra imputati - quella che oggi non ci sarebbe - quanto alla possibilità di accedere ad un automatico sconto di pena. Solamente un anno dopo, tuttavia, il legislatore, sulla spinta di alcuni casi giudiziari, dovette nuovamente intervenire sul tema, questa volta per precisare, con una norma di interpretazione autentica, che la possibilità di ottenere una riduzione della pena a trenta anni a seguito della scelta del rito abbreviato si collegava esclusivamente ai casi di ergastolo senza isolamento diurno. Contestualmente, Governo e Parlamento stabilirono che, quando la pena irrogabile fosse quella dell'ergastolo con isolamento diurno, l'imputato era comunque ammesso al rito abbreviato, ma in questo caso la pena non sarebbe stata ridotta a trent'anni, bensì alla specie dell'ergastolo senza isolamento. Insomma, questo per dire che sul limite dei trenta anni non è stato apposto il cartello «limite invalicabile», non fosse altro perché scelto dal legislatore, tentando ciò che è materialmente impossibile, cioè come calcolare quanto è un terzo di una pena perpetua. Non esiste. Si sarebbero potuti fare anche su questo ben altri ragionamenti solo se la maggioranza stessa in Commissione giustizia lo avesse consentito, valutando ad esempio l'ergastolo per quello che è, cioè non una pena perpetua, ma una condanna a vita. In quel caso, si sarebbe potuto ragionare mantenendo per esempio i trent'anni come limite minimo e applicando la riduzione di un terzo della pena considerando la differenza tra l'aspettativa media di vita e l'età del condannato. Pag. 77
Questo avrebbe potuto, per esempio, aumentare progressivamente la pena massima con il rito abbreviato anche oltre i 30 anni per condannati grosso modo con meno di 40 anni di età. Un altro punto di riflessione interessante, su cui riflettere, proviene dal lavoro della Commissione Riccio per la riforma del codice di procedura penale, che nella direttiva sulla celebrazione del giudizio abbreviato per i reati di maggiore gravità prevedeva l'intervento di un collegio giudicante in sostituzione del giudice monocratico, e questo è anche il senso della proposta emendativa che abbiamo presentato.
Stiamo parlando di reati di competenza della corte di assise e di altri gravi delitti di criminalità organizzata e per finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico, ma anche per questo spunto non vi è stato il tempo di dibattere e di approfondire. Il nostro contributo propositivo come forza di opposizione lo affidiamo ad alcune proposte emendative, che credo si facciano efficacemente carico delle esigenze emerse nel corso del dibattito, incidendo sui limiti di dimensione della pena, così da evitare di ridurre la condanna all'ergastolo a dieci o più anni.
Un'altra proposta emendativa specifica riguarda, come ho già detto, il giudice collegiale competente a giudicare con il rito abbreviato nel caso di reati puniti con l'ergastolo. Signor Presidente, concludendo, credo che menti ragionevoli, a questo punto, non avrebbero difficoltà ad ammettere l'evidenza, e cioè che il problema non è intervenire sul rito abbreviato, che è uno dei pochi che forse ha funzionato. Semmai, il problema del legislatore oggi è trovare il coraggio di verificare in modo sistemico i meccanismi da applicare con il rito abbreviato nei reati di gravissima entità: la pena minima e la pena massima, le circostanze attenuanti e quelle aggravanti. Insomma, l'albero della giustizia, e qui sicuramente vi è chi lo sa meglio di me, ha rami intricati, spesso malati, e non è che dando una spuntatina alla gemma apicale con forbici maldestre si cura la pianta o si mette ordine o si serve la causa della giustizia. Non è con questo provvedimento che si risolvono i problemi della giustizia.
Voglio semplicemente affrontarne tre o quattro velocemente. Abbiamo oggi una carenza paurosa di magistrati, una carenza paurosa di personale amministrativo e tecnico. Vi sono sentenze scritte che rimangono nei cassetti degli armadi perché non vi è il cancelliere e perché non si possono notificare al condannato, con il rischio che chi è dentro possa rapidamente uscire per decorrenza dei termini.
Abbiamo una necessità di depenalizzazione di molti reati di tipo amministrativo, che sarebbe la vera possibilità deflattiva dei processi, dei grandi processi. Si parla di nove milioni di procedimenti pendenti: poi saranno otto o nove e mezzo, ma sono nove milioni di procedimenti pendenti. La depenalizzazione, un processo verso di riforma radicale, consentirebbe effettivamente di ridurre il carico giudiziario. Una vera politica deflattiva non vi è mai stata per i processi. Abbiamo detto che i processi sono lunghi e costosi, il che danneggia milioni di cittadini che aspettano giustizia per anni.
Abbiamo anche proposto, però, come minoranza, l'ufficio del processo; non si è mai fatto, non si è attuato. Abbiamo proposto concretamente questioni risolutive che sono legate alle risorse, perché se, oltre che migliorare, depenalizzare e fare riforme, non si mettono risorse vere, la giustizia non funziona. E se la giustizia non funziona, non sono questi pannicelli caldi, come non sono altri, quelli che risolveranno i problemi. Abbiamo parlato adesso delle detenute madri. Pensiamo al problema delle carceri: il Governo ha dichiarato l'emergenza carceraria e ha già proposto per ben tre volte il piano di riforma delle carceri. Eppure, proponiamo piani ai quali costantemente non si dà attuazione.
Per un piano che doveva costare un miliardo e 600 milioni si sono trovati 600 milioni: manca ancora un miliardo. Ovviamente, le carceri non si costruiranno, non si miglioreranno, la condizione dei detenuti sarà sempre peggiore e molti di Pag. 78loro continueranno a soffrire ed a uccidersi all'interno delle carceri. Abbiamo il 37 per cento di tossicodipendenti. Quella è la riforma vera che dovevamo fare! Oggi, con la legge Cirielli e con le leggi che sono state fatte per i tossicodipendenti, in caso di recidiva mettiamo in galera un giovane che per due volte ha distribuito sostanze stupefacenti e molto spesso sappiamo come si esce dal carcere, come un giovane può uscire dal carcere.
Anche su questo, devo dire, non abbiamo minimamente prodotto niente, e siamo al 37 per cento. Abbiamo il 47 per cento di detenuti che è in attesa di giudizio, ripeto, in attesa di giudizio! Quasi il 50 per cento non sa se è colpevole o meno!
Dunque, concludendo, anche su questo punto credo che forse la giustizia potrebbe e deve essere riformata su questioni serie. Il Governo l'aveva e l'ha promesso più volte, ma la soluzione non è il processo breve, non sono le intercettazioni telefoniche che sono invece quelle che hanno consentito di mandare in galera centinaia di mafiosi! Noi dobbiamo, viceversa, lavorare seriamente nel ridurre il carico giudiziario attualmente esistente riformando il sistema, ma inserendovi risorse.
Sappiamo tutti che la Lega Nord oggi vuole che si approvi la proposta di legge in esame perché, in un certo senso, vuole i titoli sui giornali che dicano: «Ripristinato l'ergastolo per i reati più gravi. Niente più sconti e rito abbreviato!». Queste sono le frasi ad effetto che domani scriveranno sui giornali. Andare a caccia di titoli e di facili consensi oggi è uno sport che sta diventando pericoloso.
Dico però, in conclusione, di fare attenzione perché oggi si potrebbe inciampare anche in un altro genere di titoli che raccontano, con altrettanta efficacia, la triste verità che si è affacciata in quest'Aula non solo con la proposta di legge in esame, ossia: "Ecco come il Popolo della Libertà e la Lega Nord allungano i processi anziché abbreviarli!".
Con l'approvazione del provvedimento in esame si tratterebbe di allungare i processi anziché abbreviarli e, di fronte allo sfascio del sistema giudiziario - ovviamente, non per colpa della minoranza, che ha fatto in tal senso tante proposte, ma per colpa vostra -, si potrebbe, a maggior ragione, dire: Ecco come il Popolo della Libertà e la Lega Nord affossano la giustizia in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, provo a riprendere alcuni argomenti che ha appena sviluppato il collega Tidei e che condivido, ponendo maggiore attenzione sugli aspetti che sono stati affrontati dalla I Commissione (Affari costituzionali) dove, come è già stato ricordato anche in altri interventi, alla fine si è assunto un parere all'unanimità, ponendo una condizione molto forte che, per ora, non ha però condizionato come avrebbe dovuto le intenzioni dei proponenti il provvedimento in esame. Alcuni emendamenti presentati dal gruppo Partito Democratico provano, invece, a riprendere quelle considerazioni e mi auguro che vengano valutati con l'attenzione dovuta.
La proposta di legge in oggetto intende rendere inapplicabile il rito abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo mediante la soppressione del secondo e del terzo periodo del comma 2 dell'articolo 442 del codice di procedura penale.
Il rito abbreviato è stato introdotto nell'ordinamento con un obiettivo: lo Stato riconosce un effetto premiale perché intende ridurre il carico giudiziario e perché, dove vi siano i presupposti ed una richiesta dell'imputato, si può procedere e giungere a sentenza senza dibattimento. In pratica il giudizio abbreviato mitiga le pene previste in funzione delle scelte procedurali effettuate dall'imputato e, soprattutto, in funzione del suo contributo all'accelerazione del processo rinunciando al dibattimento.
La possibilità di accedere al rito abbreviato ed al conseguente sconto di pena a legislazione vigente costituisce un diritto Pag. 79soggettivo dell'imputato e, pertanto, sarebbe problematico e discriminatorio consentire soltanto ad alcuni imputati, quelli per reati non puniti con la pena dell'ergastolo, di accedere al rito abbreviato escludendone altri. Inoltre, escludere il giudizio abbreviato per i delitti punibili con la pena dell'ergastolo equivale a consegnare la scelta al pubblico ministero perché l'ammissione al rito dipende dalle scelte accusatorie contenuta nella richiesta di rinvio a giudizio.
L'effetto della proposta di legge in discussione rischia, perciò, di realizzare una irragionevole disparità di trattamento tra imputati legata alle decisioni dei rappresentanti dell'ufficio del pubblico ministero.
Il rito abbreviato previsto nella nostra legislazione è coerente con l'ordinamento e con la Costituzione anche per i processi per gravi reati e ogni limitazione al ricorso al rito abbreviato può introdurre elementi di contrasto con il principio di uguaglianza stabilito dall'articolo 3 della Costituzione.
Infatti, l'attuale formulazione del giudizio abbreviato consente comunque la condanna alla pena dell'ergastolo: ciò accade nel caso di condanna per delitti puniti con la pena dell'ergastolo e l'isolamento diurno, circostanza che si verifica quando la pena dell'ergastolo si aggiunge a quella per un altro delitto concorrente. In questi casi il ricorso al rito abbreviato riduce la pena dell'ergastolo e l'isolamento diurno con la condanna all'ergastolo semplice.
La Corte costituzionale è già intervenuta sulla materia con la sentenza n. 176 del 1991 ed ha chiarito che esiste una connessione inscindibile tra il giudizio abbreviato e la riduzione della pena e ha riconosciuto che la caratteristica fondante del rito abbreviato è l'incentivo della riduzione della pena per ridurre la durata del processo.
Appare evidente, allora, che la proposta di legge in esame presenta aspetti potenziali di contrasto con la Costituzione, perché, in base alla norma che si vuole introdurre, il rito abbreviato è ammesso, ma quando il giudice stabilisce di dovere applicare la pena dell'ergastolo non vi è più la concessione dello sconto di pena. Questo elemento contrasta con la sentenza appena ricordata e, infatti, la I Commissione ha espresso all'unanimità un parere ponendo una condizione molto precisa che vorrei qui riprendere nella parte che ci interessa.
La I Commissione ha, per così dire, sottolineato che è necessario che la Commissione di merito - nel caso la Commissione giustizia - riveda alla luce dei principi sanciti dall'articolo 111 della Costituzione la disciplina relativa ai presupposti per l'accesso al rito abbreviato, con particolare riguardo alla valutazione relativa alla qualificazione del reato, dalla quale in base alle modifiche contenute nella proposta in esame discende la possibilità di ricorrere o meno al suddetto rito.
Questa condizione appunto posta all'unanimità - ciò, tra l'altro, non accade frequentemente - dalla I Commissione finora non è stata esaminata, a mio parere, con la dovuta attenzione. Tale condizione è stata posta per un motivo preciso e condiviso da tutti e cioè che escludere per i reati punibili con l'ergastolo il giudizio abbreviato altera l'equilibrio e la parità delle parti davanti al giudice terzo (principio stabilito dall'articolo 111 della Costituzione, che prevede che il processo si svolga in condizione di parità e in contraddittorio davanti ad un giudice terzo).
Infine, deve essere assolutamente considerato un aspetto importantissimo, ovvero la ricaduta pratica della proposta di legge sul funzionamento del sistema giudiziario. Vi è un'enorme contraddizione, qui e nel dibattito che si è tenuto finora in Aula, tra la richiesta della certezza della pena e la palese necessità di abbreviare la durata dei processi da un lato e la proposta di accantonare e limitare il giudizio abbreviato dall'altro. In moltissimi uffici giudiziari - direi nella quasi totalità - affidare alle corti di assise i processi per i procedimenti compresi nella proposta di legge provocherebbe un rallentamento pesante del funzionamento del servizio giustizia. Infatti, nella maggior parte dei casi, i membri della corte d'assise sono gli stessi magistrati impegnati nei collegi penali o nei ruoli del giudice monocratico. Si corre Pag. 80pertanto il rischio, onorevoli colleghi, per realizzare una norma che vorrebbe, per così dire, inasprire la pena e assicurare la certezza della stessa, in realtà, appesantendo ulteriormente il nostro ordinamento giudiziario e il sistema giustizia, di allontanare la certezza della pena e i tempi per la conclusione dei processi in qualche modo si allungherebbero ulteriormente.
Su questo aspetto, in particolare, secondo me è necessaria una riflessione attenta e vanno prese in seria considerazione le modifiche costruttive, che ha proposto il Partito Democratico in sede emendativa. Abbiamo infatti presentato una modifica risolutiva alla proposta di legge con la nostra proposta emendativa, che prevede che per tutti i delitti di competenza della corte d'assise - e non solo, dunque, per quelli puniti con la pena dell'ergastolo - il giudizio abbreviato si debba svolgere davanti al tribunale in composizione collegiale.
Mi auguro, in conclusione, che la nostra proposta venga accolta, perché consentirebbe di migliorare la legge in discussione e di venire incontro anche allo spirito originario dei proponenti o, almeno, di alcuni dei proponenti della proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, la proposta di legge, che ci accingiamo ad esaminare, è stata presentata dalla relatrice, onorevole Lussana, ma anche dal Partito Democratico e sottoscritta dall'Italia dei Valori. Almeno sulla carta, quindi, sembra essere una proposta bipartisan o, comunque, la sua ratio ispiratrice nasce da una volontà che, almeno in teoria, non avrebbe un preciso colore politico.
Per quanto riguarda noi Liberal Democratici, all'inizio abbiamo salutato con favore tale proposta di legge. Perché? Ci è sembrato, innanzitutto, molto importante che dopo circa vent'anni dall'entrata in vigore del codice Vassalli, che ha introdotto il rito abbreviato nel processo penale, si potesse fare un discorso che, per quanto non organico in materia di processo in generale e tanto meno in materia di rito abbreviato, andasse comunque in qualche maniera a parlare del tema, creando un dibattito sul rito abbreviato.
Noi ci saremmo aspettati anche una maggiore attenzione proprio al dibattito ed eventualmente anche all'esame di quella che sarebbe potuta essere una ricaduta in termini processuali di un'eventuale modifica del rito abbreviato (perché in questo caso effettivamente quello che si tende a fare è escludere la possibilità per i reati puniti con la pena dell'ergastolo di accedere a questo rito premiale). Purtroppo questo non è avvenuto, perché comunque c'è stata una certa velocità nell'esame del provvedimento in Commissione, nonché poi nell'esame finale in Aula.
Vi è anche questo aspetto più generale che riguarda, secondo me, proprio la cosiddetta tecnica legislativa e, quindi, l'importanza del ruolo del Parlamento che è chiamato a legiferare.
Vorrei proprio muovere da questa considerazione, cioè dal ruolo del legislatore, perché noi Liberal Democratici abbiamo presentato degli emendamenti a questa proposta di legge proprio perché ne condividevamo la ratio.
La ratio ispiratrice di questa proposta muove da una considerazione di cosiddetto allarme sociale, di constatazione a seguito anche di fatti noti saliti alla ribalta delle cronache e riguardanti delitti particolarmente efferati (omicidi particolarmente efferati, quindi omicidi aggravati), che poi si sono risolti con il rito abbreviato e con pene basse rispetto alla pena perpetua, generando in questo modo anche una sorta di indignazione nella pubblica opinione.
Muovendo, quindi, dalla comprensione della ratio ispiratrice di questa proposta abbiamo fatto anche un'altra considerazione. Dal momento che avevamo presentato una proposta in materia di usura ed estorsione volevamo avere la possibilità e l'occasione, quanto meno, di discutere in maniera diffusa di altri due reati (quelli appunto di usura e estorsione) affini e Pag. 81spesso collegati e connessi con quelli di stampo mafioso che generano un grandissimo allarme sociale. Quindi, si tratta di una sorta di coincidenza dal punto di vista del reato, chiaramente, e non della pena, tale per cui per entrambe le tipologie di reato (sia i reati di estorsione e di usura, sia quelli per cui è prevista la pena dell'ergastolo) si poteva proporre il non ricorso o comunque l'esclusione dell'accesso al rito abbreviato.
Mi sono stati opposti più volte problemi di incostituzionalità, censure eventuali di questo tipo, perché il problema non si considerava dal punto di vista della pena bensì da quello del reato. Più volte ho sottolineato, intanto, che non ci sono sentenze della Corte costituzionale che, a mio avviso, possano escludere la possibilità che il legislatore discrezionalmente decida di operare delle scelte (che fanno parte delle sue prerogative) in materia di politica criminale, e quindi di prevedere l'esclusione dall'accesso al rito di alcune tipologie di reati (sempre per motivi di allarme sociale o comunque per motivazioni che non siano irragionevoli, che è l'unico vero limite - se vogliamo - posto dalla Consulta).
Mi sono state opposte censure di questo tipo, quando poi in realtà - è inutile nascondersi dietro un dito - tutti sappiamo che dietro la previsione della pena dell'ergastolo ci sono dei reati, reati aggravati ma anche reati semplici. Prendiamo, ad esempio, i delitti contro la personalità dello Stato, contro la personalità interna dello Stato. Ci sono comunque varie tipologie di reati semplici, in questo caso anche puniti con la pena dell'ergastolo, per cui sarebbe inibito l'accesso al rito premiale.
Su questo punto non ci siamo trovati d'accordo e la sensazione è stata quella di voler fare, più che un discorso circa l'effettiva possibilità di escludere certi tipi di reato, un discorso forse un po' meno nobile, probabilmente originato dalla volontà di non allargare eccessivamente il campo onde evitare che diventasse poi difficile il passaggio rapido, come ho detto in premessa, del provvedimento nelle nostre Camere.
Questa è una sensazione, ma credo che sia una realtà confutabile anche da un altro fatto. Infatti, ieri, in Commissione, è stato votato un emendamento, presentato dalla maggioranza, che prevedeva l'inapplicabilità del rito abbreviato ai reati puniti dall'articolo 416-bis del codice penale. È passato questo emendamento, è stato votato in Commissione dalla maggioranza, mentre dalla maggioranza non è stato votato quello che prevedeva l'esclusione con riferimento ai reati che, spesso, sono connessi ai reati di cui all'articolo 416-bis.
Si tratta di un'anomalia che evidenzio in questo momento perché, appunto, fa sì che quel sospetto che ho avuto diventi sempre più ragionevole e, forse, possa anche corrispondere ad una realtà.
Ho presentato, a questo punto, sperando in un ulteriore ragionamento da parte dell'Aula, un subemendamento che prevede la possibilità che il giudizio abbreviato non venga applicato per i reati di usura ed estorsione, muovendo da dati allarmanti su questi due tipi di reati, ma anche da dati confortanti che ci sono forniti, ormai da circa 2-3 anni a questa parte, proprio da alcune corti di appello, per esempio quella di Palermo (anche altre, ma adesso non vorrei fare un'elencazione per non escludere nessuno), dove si è registrato un aumento di denunce di reati di usura ed estorsione grazie ad una politica che evidentemente è stata fatta in questa direzione perché si è cercato di investire molto nel sostegno alle vittime di tale tipo di reati.
Tuttavia, chiaramente, se non completiamo l'opera, se non facciamo in modo che l'estorto o l'usurato - che, grazie a Dio, magari non è diventato a sua volta usuraio, come spesso accade - non possa ritrovarsi il suo aguzzino fuori, una volta denunciato o una volta che si è arrivati alla definizione della posizione incriminata dell'aguzzino, e, se al termine del giudizio abbreviato, il condannato riesce ad avere una riduzione sensibile della pena, evidentemente andiamo a vanificare tutta quella politica che sta a monte delle denunce effettuate dall'usurato e dall'estorto. Pag. 82
Non mi sembra, quindi, un argomento di poco conto; è vero che, parimenti, abbiamo, dall'altra parte, reati e delitti, alcuni particolarmente efferati puniti con la pena dell'ergastolo, oggetto di questo provvedimento, ma è anche vero che si tratta di una casistica alquanto limitata e che, quindi, investe un numero alquanto limitato di persone che non è assolutamente paragonabile all'allarme sociale che viene generato, invece, dai reati di usura ed estorsione.
Posto che sussiste in capo al legislatore - cioè a tutti noi e, quindi, alla politica - una possibilità, una discrezionalità, un diritto-dovere da esercitare responsabilmente in queste Aule, questa mi sembrava un'occasione da cogliere proprio per allargare il raggio di esclusione dall'accesso al rito abbreviato posto che, comunque, si tratta di un rito premiale, di una possibilità, di una facoltà che viene lasciata all'indagato imputato.
Ebbene, questo mi sembra che non sia stato preso in considerazione: non vi è stato su questo un dibattito sufficiente. Non vorrei adesso insistere magari anche sulla leggerezza con cui si sono trattati alcuni subemendamenti, tra cui appunto questo. Dico soltanto che in questo momento mi sembra che ci si stia nascondendo, si stia tagliando la testa alla verità, si voglia raggiungere un risultato in poco tempo, forse perché si vuole fare del provvedimento in esame uno spot, forse perché dietro al provvedimento in esame vi è la parola «ergastolo», senza contare, ripeto, tutte le ricadute sul processo che da tutto ciò scaturirebbero.
Riguardo a questo sappiamo - lo ha ricordato prima qualche collega - che vi è stato anche un parere espresso dalla Commissione affari costituzionali, che chiedeva in sostanza che fosse rispettato il principio del giusto processo sancito dall'articolo 111 della Costituzione e in virtù di questo è stata approvata, almeno in Commissione, la proposta emendativa, 01.016, che fa riferimento al fatto che la richiesta possa essere subordinata ad una diversa qualificazione giuridica del fatto per un reato per il quale la legge non prevede la pena dell'ergastolo. Si è pensato in questo modo di applicare un correttivo a quella censura o a quel parere condizionato, chiamiamolo così, che comunque era stato espresso dalla Commissione affari costituzionali, dimenticando a mio avviso un altro aspetto fondamentale, cioè quello che non è chiarito esattamente, in questo comma 5-bis, qual è anche il compito o comunque la funzione del giudice che deve ammettere o meno al rito abbreviato, ma anche la funzione intrinseca del rito abbreviato.
È per questa ragione che ci è sembrato opportuno presentare una proposta emendativa in cui si sottolineasse in maniera chiara quale fosse il ruolo del giudice. Sappiamo che l'imputato lo può chiedere e che comunque è una valutazione che viene fatta allo stato degli atti e che, quindi, venga fatta dal giudice una valutazione sulla congruenza dell'imputazione con i fatti risultanti allo stato degli atti. Perché lo abbiamo voluto sottolineare? Perché questo è l'unico tipo di giudizio, chiamiamolo così, o di valutazione effettuato dal giudice in prima battuta per ritenere se sussistano o meno questi presupposti e perché vanno a caratterizzare quella che è l'effettiva natura del rito abbreviato, che, in questo contesto, mi sembra essere venuta meno.
Più volte ho sentito dire in quest'Aula che ci deve essere un'effettiva coincidenza - lo ha detto anche la Consulta - tra ciò che lo Stato concede in cambio di una riduzione di pena. In sostanza cos'è che lo Stato riceve? Il fatto di poter effettivamente abbreviare i tempi. I tempi si abbreviano se la decisione viene presa allo stato degli atti.
Quando però purtroppo mi ritrovo una proposta emendativa, dove si dice invece che nel caso in cui la richiesta di rito abbreviato, proposta ai sensi del comma 5-bis dell'articolo 438 del codice di procedura penale, sia stata rigettata, la pena che il giudice determina, tenendo conto di tutte le circostanze, è diminuita di un terzo, quando il procedimento poteva essere definito allo stato degli atti - posto che questa norma secondo me andava Pag. 83rivista e rimeditata: credo che la fretta sia l'unica sua compagna -, posso dire che qui si viene a snaturare quello che è il rito abbreviato, perché significa comunque impiegare del tempo, fare modo in che lo Stato comunque paghi anche delle spese, che sappiamo essere i costi del processo, per arrivare comunque ad una riduzione della pena. Allora spiegatemi qui qual è la coincidenza tra i due interessi, quello dell'imputato da una parte e quello dello Stato dall'altro, che sono alla base della natura e della ratio ispiratrice del rito abbreviato.
Sottolineo quelle che mi sono sembrate anomalie, ho sottolineato anche quella che mi è sembrata un'incongruenza di fondo, perché allora dobbiamo capire come mai il proponente del provvedimento in esame si sia posto il problema di poter introdurre una simile norma.
È questa la ragione della mia perplessità, della constatazione che, evidentemente, forse, anche per le modalità con cui si sono svolti i lavori del Comitato dei nove, della Commissione in generale e quelli che si svolgeranno tra adesso e domani mattina, tutta questa fretta non ci fa capire bene cosa stiamo facendo.
Si è parlato anche della necessità o meno di introdurre l'articolo 416-bis e delle perplessità che sono state sottolineate dal sottosegretario Caliendo in merito al fatto che eventualmente, in questo modo, potremmo anche creare un grosso problema: infatti, se qualcuno dovesse proporre un ricorso per incostituzionalità della norma, non si sospenderebbero i tempi per la custodia cautelare e, quindi, rischieremmo di fare un favore ai boss.
Questo può essere condiviso, ma cosa testimonia? È la spia di che cosa? Della fretta. A mio avviso, soltanto di questo. Mi riferisco ad un emendamento che è stato posto in essere in fretta e furia, magari anche in perfetta buona fede: infatti, quando si discuteva se allargare o meno la possibilità di includere altri tipi di reati che prevedessero l'esclusione dell'accesso al rito abbreviato, si è pensato, addirittura, anche a quelli.
Tuttavia, rimane sempre la mia domanda iniziale: come mai a quella misura è stato dato un parere favorevole da parte della Commissione nonostante quel pericolo e, invece, purtroppo, non lo si è dato ad altri due tipi di reati? Mi riferisco ai reati di usura e di estorsione, che non incorrono in quel limite, che non incorrerebbero in quel pericolo e che potrebbero essere - io dico anche, forse, più serenamente - valutati in quest'Aula; sempre che la fretta non sia cattiva compagna di un provvedimento.
Ebbene, lo ripeto: riconosco e ringrazio anche la proponente e coloro che hanno lavorato intensamente a questo, per cercare di giungere ad una soluzione condivisa e anche per aver riportato sul tavolo una discussione sul rito abbreviato. Avrei sperato, però, di svolgere una discussione in termini più sereni e più ampi, e anche di comprendere le motivazioni per cui, evidentemente, vi sono state certe esclusioni.

PRESIDENTE. Si sono così conclusi gli interventi sul complesso degli emendamenti.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani a partire dalle ore 9,30.

Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea e conseguente aggiornamento del programma (ore 19,40).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che la prossima settimana, a partire da martedì 22 febbraio e nelle giornate successive (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni), avrà luogo l'esame in Aula del disegno di legge n. 4086 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e di interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle imprese e alle famiglie (Approvato dal Senato - scadenza: 27 febbraio 2011).
Pag. 84Non avrà, invece, luogo, su richiesta della Commissione, l'esame del disegno di legge n. 3915 ed abbinate - Delega al Governo per la revisione della normativa in materia di filiazione e, sulla base delle posizioni espresse in seno alla Conferenza dei presidenti di gruppo, non avrà altresì luogo l'esame della proposta di legge n. 2350 ed abbinate - Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento (Approvata dal Senato), già previsti in calendario a partire da lunedì 21 febbraio. Tali argomenti potranno essere presi in considerazione ai fini della predisposizione del calendario di marzo.
È stato altresì stabilito che la prossima settimana, dopo il disegno di legge di conversione n. 4086 ed eventualmente dopo gli argomenti previsti per la settimana in corso e non conclusi, l'Assemblea procederà all'esame della mozione Franceschini ed altri n. 1-00565 concernente iniziative relative alla celebrazione del 150o anniversario dell'Unità d'Italia nella giornata del 17 marzo 2011.
Lo svolgimento degli atti di sindacato ispettivo avrà luogo secondo le consuete cadenze.
L'organizzazione dei tempia per la discussione della mozione n. 1-00565 sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 17 febbraio 2011, alle 9,30:

1. - Seguito della discussione della proposta di legge:
LUSSANA ed altri: Modifica all'articolo 442 del codice di procedura penale. Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo (C. 668).
e dell'abbinata proposta di legge: D'ANTONA ed altri (C. 657).
- Relatore: Lussana.
(al termine delle votazioni)

2. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,45.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO ROBERTO RAO SUL TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE NN. 52-1814-2011-A

ROBERTO RAO. Occorre prendere coscienza della attuale situazione delle carceri femminili, dove i bambini sono costretti a vivere reclusi con le madri (ad oggi, nelle sezioni nido delle carceri italiane sono ospitati 55 bambini da 0 a tre anni di età: numero probabilmente destinato ad aumentare perché risultano 14 le mamme detenute in stato di gravidanza), a condividere con le stesse le problematiche del sovraffollamento e della carenza di organico che rendono ancora più dura la condizione della detenzione.
Bisogna tener presente che piccoli incolpevoli porteranno per sempre i segni di questa violenza psicologica e, per questo, dobbiamo farci carico dell'urgenza di trovare soluzioni diverse e dignitose.
Il carcere per i propri figli è l'ultima delle soluzioni che una qualunque madre ricerca ed è quella che vive con più inquietudine, poiché significa esporre il bambino a qualcosa di cui non solo non conosce esattamente le dinamiche, ma della cui realtà percepisce l'assoluta precarietà e mancanza di diritti sia come persona che come madre.
Ulteriori interventi, come ha ricordato in discussione generale il collega Ria, in tale direzione sono stati introdotti dalla legge n. 40 del 2001, promossa dall'allora Ministro per le pari opportunità Anna Finocchiaro, misure alternative alla detenzione a tutela del rapporto tra detenute e Pag. 85figli minori, che ha segnato il primo cambiamento «culturale» in un sistema ancora connotato dall'ideologia tradizionale nei confronti delle madri detenute: per la prima volta si è anteposto l'interesse del minore, la salvaguardia del rapporto genitore - figlio, la difesa dell'unità familiare a valutazioni sull'entità del reato commesso dai genitori.
La normativa suddetta, anche in attuazione del principio sancito dall'articolo 31 della Costituzione che riconosce il valore sociale della maternità, ha inteso perseguire l'obiettivo di assicurare al bambino un sano sviluppo psicofisico, permettendo alla madre di vivere i primi anni dell'infanzia del minore al di fuori delle mura carcerarie, attraverso l'estensione dell'ambito di operatività degli istituti del differimento dell'esecuzione della pena e della detenzione domiciliare.
Secondo quanto emerge dall'ultimo rapporto Antigone sulle condizioni di detenzione in Italia, sono 4.692 i casi di detenzione domiciliare: una cifra questa che seppur rilevante, non è intervenuta però in maniera significativa sulle presenze in carcere di madri con minori.
La concessione della misura prevista dall'articolo 21-bis dell'ordinamento penitenziario (assistenza all'esterno dei figli minori) ha avuto un'applicazione del tutto marginale.
In base al citato provvedimento, tutte le detenute, anche se hanno commesso reati gravi, possono chiedere e ottenere la detenzione domiciliare speciale ad alcune condizioni (aver scontato un terzo della pena, e nei casi di ergastolo, aver scontato almeno quindici anni).
Per essere ammesse alle misure, però, non ci deve essere pericolo di commettere ulteriori delitti, condizione questa che mal si adatta a reati connessi all'uso di sostanze stupefacenti ed alla prostituzione (che tipicamente presentano un alto tasso di recidiva e per i quali sono incriminate la maggior parte delle detenute madri). Anche a causa di questo motivo la legge 40 risulta essere oggi in larga parte disapplicata, senza considerare il fatto che la stessa vale solo nei confronti di chi è stato condannato con sentenza definitiva e non di chi è ancora in attesa di giudizio.
I bambini in carcere soffrono di disturbi legati al sovraffollamento (68.527 detenuti stipati in 44.612 posti letto regolamentari: un record tutto italiano, superiore a tutti i Paesi d'Europa, Russia compresa), alla mancanza di spazio emotivamente utile che incide non solo sulla loro crescita complessiva, tanto da limitarne lo viluppo attinente alla sfera emotiva e cognitiva, ma provoca anche molta irrequietezza.
Impedire a tante detenute di affrontare la propria condizione di madre fuori dagli istituti penitenziari costituisce un grave ostacolo alla riabilitazione della donna, oltre a precludere ai bambini la possibilità di vivere in un ambiente più confortevole del carcere e più idoneo alla loro crescita.
Alla luce di queste considerazioni, condividiamo le principali novità recate dal provvedimento. Mi riferisco all'applicazione, come regola generale, della detenzione domiciliare per le madri condannate con bambini di età inferiore a 10 anni; all'ulteriore limitazione delle ipotesi in cui è possibile sottoporre a custodia cautelare in carcere le madri con prole di età inferiore a tre anni; alla istituzione di case-famiglia protette, dove le detenute-madri, in specifiche, residuali ipotesi, possono scontare sia la custodia cautelare che l'esecuzione della pena detentiva.
Nell'ambito del grande dolore che la genitorialità vissuta in carcere porta con sé, una delle problematiche più sentite e ricorrenti per le madri detenute è rappresentata dall'impossibilità di assistere il proprio figlio malato durante il ricovero in ospedale e nel corso delle visite specialistiche alle quali il minore viene periodicamente sottoposto.
L'articolo 2 del presente testo intende proprio ovviare a questa ulteriore crudeltà attraverso un sistema agile e privo di lungaggini burocratiche.
Ferma restando l'esigenza primaria di tutela della libertà della donna in stato di gravidanza, con conseguente disposizione della custodia cautelare esclusivamente in caso di esigenze di eccezionale rilevanza, Pag. 86abbiamo ritenuto che fosse opportuno proporre la soluzione intermedia dell'applicazione della misura presso case-famiglia protette: strutture queste capaci di considerare, insieme alla sicurezza, anche le necessità dei bambini, così da garantire a questi ultimi, per quanto possibile, un corretto e sano sviluppo psico-fisico.
Riteniamo dunque che la coabitazione dei bambini nei luoghi di pena travalichi qualsivoglia ragionamento giuridico o posizione ideologica, rappresentando una vera e propria «aberrazione» da cancellare.
Per questo, il gruppo Unione di Centro esprime il proprio voto favorevole all'approvazione del provvedimento frutto di un positivo compromesso che a nostro avviso riesce a raggiungere lo scopo essenziale: la tutela e l'interesse dei minori.

Pag. 87

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA MOZIONE N. 1-00565

Mozione n. 1-00565 - Iniziative relative alla celebrazione del 150o anniversario dell'Unità d'Italia
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 5 minuti
Partito Democratico 59 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro 24 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 24 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Iniziativa Responsabile 21 minuti
Misto: 17 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. T.U. 41-A - em. 1.100 473 473 237 473 44 Appr.
2 Nom. articolo 1 479 479 240 479 43 Appr.
3 Nom. em. 2.100 489 488 1 245 488 43 Appr.
4 Nom. em. 2.10 495 439 56 220 22 417 43 Resp.
5 Nom. articolo 2 495 495 248 475 20 43 Appr.
6 Nom. em. 3.12 496 439 57 220 6 433 43 Resp.
7 Nom. em. 3.11 503 502 1 252 29 473 42 Resp.
8 Nom. em. 3.100 502 502 252 500 2 42 Appr.
9 Nom. em. 3.13 502 502 252 10 492 41 Resp.
10 Nom. em. 3.101 501 501 251 500 1 41 Appr.
11 Nom. em. 3.14 505 505 253 11 494 41 Resp.
12 Nom. em. 3.10 504 503 1 252 501 2 41 Appr.
13 Nom. articolo 3 502 501 1 251 501 41 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 4.100 504 504 253 503 1 41 Appr.
15 Nom. em. 4.10 rif. 510 510 256 510 41 Appr.
16 Nom. em. 4.11 501 500 1 251 500 41 Appr.
17 Nom. articolo 4 506 506 254 506 41 Appr.
18 Nom. articolo 5 506 505 1 253 505 41 Appr.
19 Nom. articolo 6 505 505 253 505 41 Appr.
20 Nom. em. 7.100 510 510 256 510 40 Appr.
21 Nom. articolo 7 512 512 257 512 40 Appr.
22 Nom. articolo 8 510 510 256 510 40 Appr.
23 Nom. em. 9.10 rif. 507 507 254 506 1 40 Appr.
24 Nom. articolo 9 502 502 252 502 40 Appr.
25 Nom. em. 10.100 507 507 254 507 40 Appr.
26 Nom. articolo 10 509 509 255 509 40 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 11 506 506 254 506 40 Appr.
28 Nom. articolo 12 510 510 256 510 40 Appr.
29 Nom. articolo 13 510 510 256 510 40 Appr.
30 Nom. T.U. 41-A - voto finale 502 497 5 249 497 32 Appr.
31 Nom. T.U. 52-1814-2011-A - em. 1.2 443 441 2 221 7 434 53 Resp.
32 Nom. em. 1.1 450 291 159 146 62 229 52 Resp.
33 Nom. em. 1.6 453 290 163 146 47 243 52 Resp.
34 Nom. em. 1.30 454 449 5 225 46 403 52 Resp.
35 Nom. em. 1.3 456 454 2 228 10 444 52 Resp.
36 Nom. em. 1.300 458 453 5 227 451 2 52 Appr.
37 Nom. articolo 1 465 460 5 231 459 1 52 Appr.
38 Nom. articolo agg. 1.01 463 463 232 7 456 52 Resp.
39 Nom. em. 2.30 456 452 4 227 451 1 52 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. articolo 2 462 462 232 462 52 Appr.
41 Nom. em. 3.2 457 456 1 229 12 444 51 Resp.
42 Nom. em. 3.3 466 465 1 233 5 460 51 Resp.
43 Nom. em. 3.5 465 465 233 7 458 51 Resp.
44 Nom. em. 3.4 462 462 232 7 455 51 Resp.
45 Nom. em. 3.300 464 459 5 230 452 7 51 Appr.
46 Nom. em. 3.6 463 460 3 231 12 448 51 Resp.
47 Nom. articolo 3 466 466 234 458 8 51 Appr.
48 Nom. em. 4.300 466 461 5 231 461 51 Appr.
49 Nom. articolo agg. 4.010 464 463 1 232 13 450 51 Resp.
50 Nom. articolo agg. 4.011 467 466 1 234 8 458 51 Resp.
51 Nom. em. 5.300 465 465 233 459 6 51 Appr.
52 Nom. articolo 5 464 464 233 464 51 Appr.
INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 53)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. T.U. 52-1814-2011-A - voto finale 465 460 5 231 460 48 Appr.