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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 432 di mercoledì 9 febbraio 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 10,05.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Brugger, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Dal Lago, Gregorio Fontana, Franceschini, Franzoso, Gelmini, Jannone, Lamorte, Meloni, Migliavacca, Mura, Leoluca Orlando, Pini, Ravetto, Roccella, Saglia, Sardelli, Stucchi, Tabacci, Vitali e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione della proposta di legge Giancarlo Giorgetti ed altri: Modifiche alla legge 31 dicembre 2009, n. 196, conseguenti alle nuove regole adottate dall'Unione europea in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri (A.C. 3921-A) (ore 10,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, d'iniziativa dei deputati Giancarlo Giorgetti ed altri: Modifiche alla legge 31 dicembre 2009, n. 196, conseguenti alle nuove regole adottate dall'Unione europea in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri.
Ricordo che nella seduta del 7 febbraio 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e ha avuto luogo la replica del rappresentante del Governo mentre il relatore vi ha rinunziato.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,08).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 10,35.

Si riprende la discussione.

(Esame degli articoli - A.C. 3921-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 7.100, che è in distribuzione, con riferimento al quale risulta Pag. 2alla Presidenza che i rappresentanti di tutti i gruppi abbiano rinunziato alla fissazione del termine per la presentazione delle proposte subemendative.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 3921-A).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento, l'emendamento Mario Pepe (IR) 7.31, non previamente presentato in Commissione, volto a novellare lo Statuto del contribuente, nel senso di integrare l'ipotesi in cui le disposizioni dal medesimo recate possano essere derogate, laddove invece il provvedimento in esame è volto a novellare la disciplina in materia di contabilità e finanza pubblica, recata dalla legge n. 196 del 2009, esclusivamente con riferimento alle nuove regole adottate dall'Unione europea in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,37).

ALESSANDRA MUSSOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, ieri è accaduta una cosa vergognosa a Ballarò (sulla televisione pubblica) dove Maurizio Crozza - visto che ci sarà una manifestazione di donne in difesa della dignità - ha mimato una «cosa» pubblicamente. Enrico Letta e tutto il pubblico fazioso di sinistra hanno sogghignato!
È una cosa vergognosa che offende tutte le donne! Non si può fare in RAI! In una televisione pubblica non si deve arrivare a questo! Questa è una vergogna! È inutile che fate le manifestazioni contro una persona (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)! Fatelo realmente in difesa delle donne! Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

Si riprende la discussione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 3921-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3921-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo alla votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, l'articolo 1 detta l'obiettivo di questo provvedimento, che è quello di mettere in coerenza la programmazione finanziaria dell'Italia con quella dell'Unione europea. È evidente che questo provvedimento si collega al nuovo semestre europeo e al lavoro che si sta facendo a Bruxelles in tema di governance economica europea. Per l'Italia si tratta di un altro passo in avanti, necessario, anche se ancora insufficiente, per fare entrare pienamente questo Parlamento nell'Europa del «dopo Lisbona». Per l'Europa è un altro passo necessario, ma anche per l'Europa sufficiente, per un vero governo economico.
Il nodo politico fondamentale sul quale abbiamo lavorato nelle varie commissioni è che le procedure del semestre europeo e il nuovo sistema di governance economica pongono in capo agli Stati membri non soltanto l'obbligo di rispettare i vincoli di finanza pubblica previsti dal Patto di stabilità e crescita, ma anche di perseguire con risorse finanziarie adeguate gli obiettivi di crescita, di competitività e di occupazione. Parliamo, infatti, non solo di un adattamento delle nostre procedure di bilancio al Patto di stabilità e di crescita, ma di un adattamento anche alla cosiddetta strategia Europa 2020, cioè quel programma nazionale di riforma che dovrebbe aumentare crescita, occupazione e competitività del nostro Paese.
Allo stesso tempo, non si può ignorare che le proposte di riforma della governance economica imporranno in tempi brevi un'ulteriore revisione della legge n. 196 del 2009. Il punto politico fondamentale Pag. 3di questo articolo 1 è introdurre e sottolineare con forza la necessità di aumentare il dialogo politico tra Governo e Parlamento in materia di governance economica e dare la possibilità al Parlamento di adottare atti di indirizzo e orientamento politico rispetto al Governo, con riferimento a quanto succede in Europa in materia di finanza pubblica, di crescita e di occupazione.
È evidente che la distrazione, signor Presidente, con cui ogni volta in quest'Aula esaminiamo provvedimenti di politica europea mi fa sperare ben poco che finalmente la classe politica italiana compia un salto per uscire dal suo provincialismo e metta un po' più di attenzione sulle questioni politiche vere da cui deriva il nostro futuro. Ma ormai, purtroppo, mi ci sto abituando.
Qual è lo spirito di Lisbona? Lo spirito di Lisbona è quello di, appunto, aumentare i rapporti fra Parlamento e Governo anche attraverso l'adattamento delle procedure di bilancio. Si tratta di un adattamento molto importante. Il punto è che l'articolo 1 e questo provvedimento introducono maggiori rapporti, dialogo, scambio di informazioni e invio a questo Parlamento dei programmi di stabilità e di crescita e del programma nazionale di riforma in un tempo congruo, prima che si avvii formalmente la procedura a livello comunitario. Questo è importante perché dobbiamo avere la possibilità di esaminare nel merito - e non solo fare un esame affrettato - le scelte di politica economica e finanziaria che l'Italia propone all'Europa e dobbiamo avere la piena consapevolezza dei grandi orientamenti di politica economica e di sviluppo che vengono stabiliti a livello europeo.
È evidente che la traduzione interna di queste regole deve portare ad un'assunzione di responsabilità politica. Questo è evidente, ma tale problema non può essere risolto dalla revisione della legge n. 196 del 2009, ma occorrerà, soprattutto con l'entrata in vigore del semestre europeo, uscire dalla logica dei tagli lineari e assumersi la responsabilità politica per compiere delle scelte che privilegino la stabilità, la crescita e l'occupazione. Ma questo problema, appunto, dovrà essere risolto dalla politica, non con la revisione della legge n. 196 del 2009.
Arrivo, signor Presidente, al punto fondamentale sul quale vorrei concludere il mio intervento. Tuttavia, se vi fosse l'attenzione del Governo sarebbe utile, dato che non abbiamo di nuovo il privilegio di avere oggi in Aula il Ministro Tremonti. Stiamo discutendo della revisione della legge n. 196 e del semestre europeo e il Ministro dell'economia e delle finanze non pensa di presentarsi in Aula, né il Governo pensa di ascoltare il relatore. Veramente il quadro della deriva italiana rispetto all'Europa è fotografato, in maniera plastica, da ciò che avviene in questo momento in Aula.
Perché dico che il Governo dovrebbe essere presente e perché dico che con l'approvazione di questo provvedimento a maggior ragione il Governo e il Ministro dovrebbero presentarsi in Aula per informare questo Parlamento? Perché tenuto conto della correlazione fra semestre europeo e il nuovo quadro di governance economica, tra semestre europeo, il provvedimento che stiamo adottando oggi e negoziato in corso a Bruxelles, è evidente, infatti, che le indicazioni che emergono sono molto preoccupanti. Sarebbe quindi stato utile che, in occasione di questo dibattito in Aula, il Ministro Tremonti ci avesse informato, ad esempio, su come si sta svolgendo il negoziato su quella governance economica e su quel nuovo pacchetto legislativo che inciderà e che richiederà un'ulteriore riforma della legge n. 196. Infatti, emergono indicazioni molto preoccupanti da Bruxelles, in questi giorni, sulla riforma del Patto di stabilità e di crescita, con particolare riguardo alla correzione del debito eccessivo.
Vorrei ricordare che, se l'isolamento certificato dall'ultima riunione del Comitato dei rappresentanti permanenti dell'Italia sulla riduzione del debito eccessivo fosse confermato, è evidente che l'Italia dovrà attenersi a una regola vincolante di riduzione del debito pubblico di un ventesimo. È altrettanto evidente che il Ministro Pag. 4Tremonti non solo dovrebbe essere presente qui questa mattina, ma dovrebbe in questi giorni correre in Parlamento...

PRESIDENTE. Onorevole Gozi, devo invitarla a concludere.

SANDRO GOZI. Concludo, signor Presidente. Dicevo che dovrebbe correre in Parlamento a informare sul pessimo andamento dei negoziati per l'Italia sulla riforma della governance europea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione elettronica mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli colleghi, abbiamo appena aperto la votazione. Lasciate che prendano posto i colleghi e che possano votare.
Onorevoli Concia, Brandolini, Martella, Mondello, Scanderebech, Scilipoti, Goisis, Tidei, Amici, Siliquini, Ferranti...È più facile indicare i colleghi i cui sistemi per il voto funzionano che quelli che non funzionano, questa volta.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 447
Maggioranza 224
Hanno votato
447).

Prendo atto che i deputati Pierdomenico Martino, Pes, Lo Moro, De Poli e Cesa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Barbato e Rigoni hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3921-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3921-A).
Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 2.100, che è in distribuzione e con riferimento al quale risulta alla Presidenza che i rappresentanti di tutti i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione del termine per i subemendamenti.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PIER PAOLO BARETTA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Cambursano 2.1. La Commissione invita al ritiro degli emendamenti Cambursano 2.31, perché quanto richiesto è già compreso nella lettera d), comma 2, dell'articolo 10, e Cambursano 2.34, perché il testo prevede già che il DEF sia costantemente adeguato al codice di condotta. La Commissione formula altresì un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Armosino 2.36, perché la legge, come modificata dal presente provvedimento, comprende questa richiesta, e Cambursano 2.33, perché la trimestralità sembra sufficiente, mentre i dati mensili costituiscono forse un eccessivo aggravio. La Commissione invita infine al ritiro dell'emendamento Cambursano 2.32, perché, anche se il concetto in esso espresso è interessante, non è questa la sede nella quale realizzare un cambiamento di tempistiche.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Cambursano 2.1.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro formulato Pag. 5dal relatore, anche se evidentemente questi emendamenti avevano l'obiettivo di migliorare ulteriormente il testo. In particolar modo, l'emendamento a mia firma 2.1 per quanto riguarda le scadenze, si prefiggeva di anticiparle per consentire al Parlamento di entrare meglio nel merito delle proposte della Decisione di finanza pubblica e della legge di stabilità.
Per quanto riguarda gli emendamenti a mia firma 2.31 e 2.34, accedo all'invito al ritiro perché, anche se in forma meno evidente, quello che viene proposto dagli emendamenti è già in qualche modo inserito nel testo della Commissione.
Preannuncio invece l'intenzione di trasfondere il contenuto dell'emendamento a mia firma 2.32 in un ordine del giorno, con la speranza che il medesimo venga accettato dal Governo.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo all'emendamento Armosino 2.36. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

MARIA TERESA ARMOSINO. Signor Presidente, ritiro l'emendamento a mia firma 2.36, il cui contenuto verrà trasfuso in un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.100 della Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevoli Morassut, Margiotta, Calearo Ciman, Osvaldo Napoli, Pezzotta, Sani...
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti e votanti 473
Maggioranza 237
Hanno votato
473).

Prendo atto che i deputati Iannaccone, De Poli e Cesa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo 2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, nell'annunciare il voto favorevole del Partito Democratico sull'articolo 2 di questo provvedimento, voglio ricordare a tutti che con questo articolo stiamo riscrivendo il ciclo decisionale della finanza pubblica italiana. Per effetto delle regole europee, la riforma che avevamo approvato appena tredici mesi fa con la legge 31 dicembre 2009, n. 196, migliora ancora una volta nella nostra storia il vincolo europeo, la spinta europea ci fa migliorare.
Facciamo oggi tre passi avanti. In primo luogo, diamo più respiro in questo ciclo alla programmazione a medio termine, il nuovo Documento di economia e finanza verrà presentato ad aprile, alcuni mesi prima della legge di stabilità e quindi sarà un documento propriamente programmatico. In secondo luogo, la programmazione a medio termine sarà meno schiacciata dalla decisione di bilancio, quindi questo darà la possibilità al Governo e al Parlamento di occuparsi del medio termine. In passato, sia prima che dopo l'approvazione della legge 31 dicembre 2009, n. 196, la programmazione a medio termine era troppo schiacciata sulle decisioni finanziarie. In terzo luogo, con questo provvedimento in questo articolo coordiniamo in modo molto più razionale le tre «gambe» delle politiche, la politica di coordinamento macroeconomico europeo incardinata nel Patto di stabilità e crescita, la politica delle riforme, anch'essa coordinata a livello europeo e incardinata nel piano nazionale di riforma, e la politica di finanza pubblica italiana incardinata nel nuovo Documento di economia e finanza.
Certo, in ogni passaggio di questo ciclo - cioè sia ad aprile con il nuovo Documento di economia e finanza, sia a Pag. 6settembre e ottobre con la sua Nota di aggiornamento e con la legge di stabilità - i tempi sono più stretti, sono tempi «europei», un ciclo più lungo e un ciclo più coordinato ma decisioni più rapide a cui il Governo e il Parlamento saranno tenuti. Dentro queste decisioni ci sarà però molta più forza alle prospettive triennali della finanza pubblica e più attenzione agli obiettivi di riduzione del debito pubblico.
Certo anch'io spero, come tutti noi, che le regole che risulteranno dall'attuale trattativa europea sul debito pubblico non siano - come il Presidente Prodi disse qualche anno fa - «stupide», ma in ogni caso, qualunque sia la regola europea - speriamo non troppo «stupida» - che dovremo poi applicare, il nostro Paese deve avere pienamente la consapevolezza che la riduzione del debito pubblico è una priorità obbligatoria per il nostro Paese, indipendentemente anche dalle regole europee.
In questo articolo inoltre, grazie al lavoro del relatore, dei capigruppo e di tutti i gruppi parlamentari in Commissione bilancio, vengono incardinate le procedure multilivello e quindi di consultazione e di intesa fra Stato, regioni, province e comuni, ai sensi della legge 5 maggio 2009, n. 42, sul federalismo fiscale, con un incardinamento che vale sia nel DEF che nella sua Nota di aggiornamento.
Anche per i contenuti dei documenti di programmazione e di bilancio c'è una maggiore ricchezza informativa, aumenta il ruolo e il peso del Programma nazionale di riforma, esiste e viene incardinata con più chiarezza una circolarità dei documenti di bilancio, perché siamo abituati a discutere - anche a litigare - molto appassionatamente sull'ex ante, sul bilancio di previsione, e siamo meno abituati a discutere sull'ex post, cioè sulla valutazione ex post degli interventi, ad imparare da quello che è stato realizzato e dalla sua valutazione.
Nella nuova procedura europea, l'indagine annuale sulla crescita che viene emanata a gennaio ha al suo interno una valutazione di ciò che è stato fatto l'anno prima e da quello si parte per gli indirizzi per l'anno successivo. Questa circolarità dovremmo impararla anche noi e da questo punto di vista è importante, come propone il nuovo articolo 2, che dentro il Documento di economia e finanza ci siano maggiori informazioni sulla valutazione dei programmi infrastrutturali, dei programmi per le aree sottoutilizzate e dei programmi per l'ambiente.

PRESIDENTE. Onorevole Causi, la prego di concludere.

MARCO CAUSI. Infine - concludo - c'è un complessivo rafforzamento, richiesto dall'Europa, delle procedure di consultazione parlamentare delle forze sociali. Il Parlamento, con questa nuova legge, esce rafforzato: in vari momenti dell'anno potrà discutere di programmazione e di bilancio.
Sulla questione delle forze sociali, invece, c'è sicuramente ancora da lavorare. L'obiettivo politico della riforma della legge n. 196 del 2009 è chiaro: stiamo cercando di rendere l'Italia uno dei primi Paesi che annette nella sua legislazione il semestre europeo. Stiamo cercando di essere fra i primi, perché su questo si gioca anche un elemento di credibilità dell'assetto della finanza pubblica italiana. Poi, però, questa legge bisogna attuarla, questi nuovi vincoli e queste nuove procedure bisogna attuarli. Purtroppo, quello che è successo nel 2010 non depone bene.
Nel 2010 il Governo ha mandato il Documento di finanza pubblica fuori tempo massimo, ha continuato ad usare la decretazione d'urgenza e non ha fatto un buon PNR. Il Piano nazionale di riforme che l'Italia ha mandato in Europa è anzi, nella valutazione comparativa fatta nell'indagine sulla crescita, uno dei peggiori e dei più modesti dal punto di vista dei contenuti. Quindi, è bene che questo Parlamento, oggi, in modo unitario dia il segnale che l'Italia è fra i primi ad adeguarsi all'Europa. Attenzione, però: non si può più ripetere quanto avvenuto nel 2010. Da adesso in poi, non si può più sbagliare, Pag. 7dobbiamo restituire a questo provvedimento un respiro a medio termine.

PRESIDENTE. Onorevole Causi, deve concludere.

MARCO CAUSI. Non so se questa maggioranza e questo Governo lo potranno fare, ma è urgente che qualcuno ci provi: occorre restituire un respiro a medio termine al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, interverrò solo per pochi secondi per sottolineare con soddisfazione che la Commissione bilancio ed il relatore hanno accolto delle osservazioni della Commissione ambiente, sicché ai commi 8 e 9 si prevede che il Documento di economia e finanza contenga gli allegati infrastrutture e l'allegato sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. Ciò conferisce al Documento di economia e finanza maggior peso, maggiore importanza e maggior rilievo e fa di questo articolo, e in genere della legge, un esempio di buon lavoro sviluppato in Parlamento tra le varie Commissioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Rampi, Porfidia, Antonione e Castellani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 485
Maggioranza 243
Hanno votato
485).

Prendo atto che i deputati De Poli e Cesa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 3921-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3921-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico su questo articolo. Le modifiche alla legge n. 196 del 2009 - una legge recente, della fine del 2009, che ha l'ambizione di sostituire per un lungo periodo la precedente normativa, la legge n. 468 del 1978, che, pur con varie modifiche, è stata la legge di riferimento per trent'anni - che oggi discutiamo a poca distanza di tempo dall'approvazione della legge n. 196 del 2009, sono determinate da un fatto sostanzialmente positivo: la consapevolezza, maturata in sede europea, che è necessario fare un salto di qualità nell'integrazione delle politiche economiche, fiscali e di bilancio europee e che non basta la moneta unica affinché l'Europa sia in grado di competere da protagonista nell'economia globalizzata, che aveva già visto, prima della crisi, emergere nuovi soggetti e nuove aree del mondo, e che, dopo il biennio 2008-2009, li vede ancora più protagonisti.
Nessun Paese europeo, da solo, può competere con i Paesi del cosiddetto BRIC e con gli Stati Uniti. Anche altri Paesi, ad esempio dell'Africa, oltre che dell'Asia e dell'America, sono tra quelli che stanno determinando la crescita economica a livello internazionale, mentre l'Europa cresce molto più lentamente e contemporaneamente deve affrontare diverse crisi nazionali sul piano del debito pubblico. La nuova governance economica europea è un processo quindi importante, da condividere. Comporta, però, anche un'assunzione più forte della necessità di affrontare Pag. 8problemi già presenti in passato, ma che oggi hanno oggettivamente un maggior rilievo.
Tra questi, senz'altro vi è quello del debito pubblico, del suo contenimento, della riduzione del rapporto tra debito pubblico e PIL e del contenimento della spesa pubblica. È un problema particolarmente acuto nel nostro Paese, dove viaggiamo verso una situazione in cui il rapporto tra debito e PIL è il doppio, quasi il 120 per cento, rispetto ai parametri europei del 60 per cento (ne parlava prima l'onorevole Gozi).
Non voglio qui affrontare il tema del rapporto tra debito e crescita, se non per dire che, senza politiche per la crescita, è del tutto illusorio pensare di ridurre il rapporto tra debito e PIL. Vi è quindi, innanzitutto, un problema di politiche economiche, industriali e fiscali, che sono state assenti in questa legislatura. Vi è un problema di contenimento della spesa, che deve aggredire la spesa di funzionamento della pubblica amministrazione e non quella fondamentale per la crescita, come la spesa per la conoscenza, il sapere, la ricerca e la formazione, contenimento che non si attua con tagli lineari, ma con la spending review.
Non si può, però, al tempo stesso, sottovalutare un problema di regole della finanza pubblica. È questo aspetto che affronta l'articolo 3 della proposta di legge oggi al nostro esame, relativo proprio a disposizioni in materia di stabilità finanziaria. Si interviene su tre aspetti, con scelte politiche importanti. Una prima scelta riguarda l'utilizzo di eventuali miglioramenti del risparmio pubblico. Con la legge n. 196 del 2009 essi potevano essere utilizzati per la copertura finanziaria della legge di stabilità, quindi anche per maggiori spese.
Ora questo utilizzo viene limitato alle riduzioni di entrate. Nel testo originario nemmeno questo era consentito. Crediamo che sia, invece, importante avere uno spazio per politiche fiscali, che, se assunte a favore delle famiglie, del lavoro, dell'impresa, dell'economia verde e della mobilità sostenibile, possono favorire la crescita.
Quindi, manteniamo qui un rapporto tra crescita, riduzione del debito e stabilità finanziaria. Poi vi è un comma, che si aggiunge alla legge n. 196 del 2009, che prevede un'altra scelta significativa: le maggiori entrate rispetto alle previsioni derivanti da variazioni degli andamenti a legislazione vigente sono utilizzate per il miglioramento dei saldi di finanza pubblica, non per nuove e maggiori spese o riduzioni di entrate. È una norma giusta, di rigore nella condizione data, che lascia spazio, però, come è condivisibile, ad usi più articolati per entrate straordinarie.
Infine, signor Presidente, vi è una correzione ai principi della delega, prevedendo che i criteri relativi alla determinazione dei limiti riguardino tutte le spese del bilancio dello Stato, comprese quelle non rimodulabili, pur tenendo conto della loro peculiarità.
Qui vi è un delicato problema relativo sia ai diritti soggettivi sia alle norme di salvaguardia, posto con un emendamento dell'onorevole Duilio, poi ritirato, ma che sarà ripreso in un ordine del giorno, che consideriamo particolarmente significativo come atto di indirizzo per l'azione di Governo. Riteniamo, quindi, che questo articolo sia importante, positivo ed equilibrato ed esprimiamo il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Palagiano, Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 494
Maggioranza 248
Hanno votato
494).

Prendo atto che le deputate Goisis e De Nichilo Rizzoli hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.

Pag. 9

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 3921-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 3921-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cesare Marini. Ne ha facoltà.

CESARE MARINI. Signor Presidente, i colleghi sanno che stiamo discutendo una proposta di legge che attua il coordinamento delle politiche economiche di bilancio degli Stati membri dell'Unione europea.
L'articolo 4 che ci accingiamo a votare, come hanno già sostenuto in maniera chiara i firmatari della suddetta proposta di legge, si propone il rafforzamento delle procedure parlamentari di controllo sulla finanza pubblica. Il contenuto riguarda una maggiore forza del coordinamento tra l'attività delle due Camere e prevede, altresì l'accordo tra i Presidenti di Camera e Senato per raggiungere un'intesa al fine di ottenere l'integrazione delle attività delle strutture di supporto.
La riscrittura dell'articolo in esame, con il ricevimento delle osservazioni della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) e con l'apporto decisivo del gruppo al quale appartengo, ha ampliato i tempi, più ristretti nella formulazione iniziale, per consentire maggiore spazio all'approfondimento da parte del Parlamento.
Il nuovo testo, pertanto, è apprezzabile perché ripristina la sovranità del Parlamento e, sebbene in forma ancora lieve, corregge una tendenza, emersa negli ultimi due anni, alla riduzione della sovranità del Parlamento e ad un lento, ma inesorabile, trasferimento delle funzioni decisionali al Governo. La politica economica dell'attuale Ministro dell'economia si è caratterizzata per un eccesso di decisionismo a scapito delle Assemblee elettive. Questo è un nodo che dobbiamo sciogliere; la democrazia non può scivolare verso il monocratismo per le esigenze legate alla rapidità delle decisioni.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di legge che stiamo per approvare discende dagli accordi assunti in sede europea e riflette, purtroppo, la prevalenza assoluta della stabilità economica sugli altri problemi presenti all'interno dell'Unione europea quali la crescita, il riequilibrio dei territori a ritardo di sviluppo ed il debito pubblico particolarmente elevato in alcuni Paesi, l'Italia ne sa più di ogni altro.
È prevalsa, però, all'interno dell'Unione europea la linea del Cancelliere Merkel, con l'appoggio del Presidente Sarkozy e di alcuni Paesi dell'Europa dell'est. L'Italia, per la debolezza evidente del Governo, oramai inesistente, è stata assente e non ha svolto il ruolo primario storicamente riconosciutole. Questo è il grande problema che abbiamo in questo momento che i gruppi presenti in Parlamento sono chiamati a risolvere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Landolfi, Scilipoti, Sposetti, Leone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato
495).

Prendo atto che i deputati Reguzzoni e De Nichilo Rizzoli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 3921-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 3921-A).Pag. 10
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PIER PAOLO BARETTA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 5.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Migliori, Sardelli, Goisis, De Girolamo, Pes...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato
500).

Prendo atto che la deputata De Nichilo Rizzoli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Moles, Scilipoti, Sardelli, Romano, Malgieri, Ventura...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 501
Maggioranza 251
Hanno votato
501).

Prendo atto che la deputata De Nichilo Rizzoli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 3921-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 3921-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Antonino Russo, Scilipoti, Sardelli, Goisis, Menia, Giorgio Conte... L'onorevole Sardelli ancora non riesce a votare...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 505
Maggioranza 253
Hanno votato
505).

Prendo atto che le deputate Lussana e De Nichilo Rizzoli hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 3921-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3921-A).
Nessun chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PIER PAOLO BARETTA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Armosino 7.32, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 7.100.

Pag. 11

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Armosino 7.32.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro, formulato dal relatore.

MARIA TERESA ARMOSINO. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro dell'emendamento, trasfondendone il contenuto in un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesa, Sposetti, Antonino Russo, Goisis, Antonino Foti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Onorevole Barbi, mi dispiace per la sua segnalazione, ma ormai la votazione era stata già dichiarata chiusa.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 498
Maggioranza 250
Hanno votato
498).

Prendo atto che la deputata De Nichilo Rizzoli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Moles, Scilipoti, Nirenstein, Scalera, Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato
504).

Prendo atto che la deputata De Nichilo Rizzoli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 3921-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A - A.C. 3921-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Scanderebech, Pes, Mantini, Galati, Leo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 501
Maggioranza 251
Hanno votato
501).

Prendo atto che i deputati Losacco e De Nichilo Rizzoli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3921-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3921-A).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, Pag. 12il Governo, nel sottolineare, in particolar modo, l'ordine del giorno unitario che rappresenta una sintesi del bel lavoro svolto - e per questo li ringraziamo - dalla Commissione e dal relatore, accetta tutti gli ordini del giorno presentati. Per quanto riguarda gli ordini del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/3921-A/1 e D'Ippolito Vitale n. 9/3921-A/8, Il Governo li accetta, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di realizzare con ogni urgenza le opere essenziali programmate per il Sud, in modo da superare il gap del lento sviluppo e degli squilibri socio-economici, attuando la perequazione infrastrutturale ai sensi della legge 5 maggio 2009 n. 42».

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/3921-A/1, accettato dal Governo, purché riformulato.
Onorevole D'Ippolito Vitale, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3921-A/8, proposta dal Governo?

IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, accetto sicuramente la proposta di riformulazione, ma voglio cogliere l'occasione per sottolineare che il richiamo specifico, all'interno del piano per il sud, alla Calabria non era certamente legato a ragioni di carattere campanilistico, piuttosto alla necessità avvertita di richiamare, all'interno dell'impegno più complessivo per il Mezzogiorno, l'attenzione del Governo su una regione che appare tra quelle in maggiore ritardo sul fronte dello sviluppo.
Sono comunque convinta che il piano per il sud, impegno prioritario del nostro Governo, risulterà vincente anche e soprattutto se capace di una visione strategica complessiva e integrata del territorio. Con questo spirito accolgo naturalmente la richiesta di riformulazione e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori degli ulteriori ordini del giorno, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3921-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor sottosegretario, desidero esprimere una prudente soddisfazione nel verificare che le modifiche alla legge 31 dicembre 2009, n. 196 hanno visto una iniziativa di quest'aula anziché un disegno di legge governativo. In questo senso vorrei dare atto del lavoro svolto dal relatore, onorevole Baretta. Da questo dibattito estraggo due elementi fondamentali: il primo, in riferimento al quale è interesse del Parlamento adeguare quanto prima le procedure nazionali in modo da poter utilmente interagire con le dinamiche europee che si prospettano come altamente innovative delle forme e dei contenuti delle fondamentali decisioni in materia economico-finanziaria. Il secondo, con il quale la Commissione europea raccomanda che a questa governance economica rafforzata dell'Unione europea siano strettamente associati in una fase precoce i Parlamenti nazionali e che sia inoltre rafforzato il dialogo con il Parlamento europeo. Nei giorni scorsi è uscita una indagine del Censis, spesso la si usa per qualche citazione colorita. Emerge che quasi il 71 per cento degli italiani ritiene che, nell'attuale situazione socio-economica, la scelta di dare più poteri al Governo e/o al Capo del Governo non è adeguata per risolvere i problemi del Paese. In altri termini, il Censis ne ricava un segnale di evidente stanchezza rispetto ad un lungo ciclo della politica italiana iniziata negli anni Ottanta dove, con la voglia di più governabilità Pag. 13e decisionismo, in realtà si andava verso un'estrema personalizzazione della politica. Ritengo che questa iniziativa restituisce al Parlamento il suo ruolo centrale in una materia così delicata come quella della politica economica. Penso ad un Parlamento fortemente rappresentativo, figlio di un sistema elettorale non distorsivo che non elargisce premi di maggioranza a raggruppamenti temporanei di ventura elettoralistica e questa può essere la modalità con la quale il Parlamento italiano diventa interlocutore principe delle politiche europee adottate dalle istituzioni europee. Noi ci accingiamo a varare una legge di aggiustamento della legge di contabilità e finanza pubblica che ci costringerà in maniera virtuosa a misurarci nella sede della trasparenza istituzionale, quella parlamentare, per dire ai cittadini italiani se il complesso delle scelte politico-economiche di bilancio pubblico consentirà loro di mantenere intatta l'originaria cittadinanza europea. Credo - e concludo esprimendo un voto favorevole - che la centralità parlamentare integra la forza elaborativa del Governo nei cinque pilastri che sono disciplina di bilancio, sorveglianza economica, coordinamento delle politiche economiche, meccanismi di risoluzione delle crisi finanziarie, istituzioni più forti in un processo decisionale efficace. Su questa materia il nostro voto favorevole è assolutamente convinto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cesario. Ne ha facoltà.

BRUNO CESARIO. Signor Presidente, onorevole colleghi, aggiungo la mia firma alla proposta di legge di modifiche alla legge 31 dicembre 2009, n. 196, conseguenti alle nuove regole adottate dall'Unione europea in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri. Il Governo, mettendo al riparo i nostri conti pubblici, ha anticipato già a luglio la manovra di finanza pubblica per gli anni 2011-2013. In un periodo di crisi c'è la necessità di mettere sotto controllo la spesa pubblica.
È un provvedimento importante, che vede un coinvolgimento di tutti i gruppi parlamentari al fine di coordinare la nuova sessione di bilancio europea con la definizione degli obiettivi di finanza pubblica e l'individuazione degli stessi tra il livello territoriale e la pubblica amministrazione. Questa riforma è fondamentale per un Paese che necessita di provvedimenti rigorosi e che devono vedere la partecipazione convinta del Parlamento, così come è accaduto con il provvedimento in esame. Quindi ringrazio i parlamentari che oggi hanno prodotto un provvedimento importante, con uno spirito diverso, che può aiutare il Paese ad uscire da una situazione di crisi economica difficile. Pertanto, il nostro voto è favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, è con qualche imbarazzo che prendo la parola per dichiarare il voto favorevole non tanto sul testo del provvedimento che andiamo ad approvare questa mattina, perché come gruppo abbiamo collaborato a scriverlo, ma perché il testo di questo provvedimento, che non ha una valenza esclusivamente tecnica ma politica, riguarda il come sta il nostro Paese nell'ambito dell'Unione europea, se vuole o meno rispettare le regole del vivere civile all'interno dell'Unione che l'Italia, mi riferisco a qualche anno fa, ha collaborato a formare ed ha fortemente voluto, all'indomani della seconda guerra mondiale, il grande conflitto che aveva visto l'Europa scannarsi al proprio interno.
Dicevo che svolgo con imbarazzo questa dichiarazione di voto perché questo Governo, che, da un lato, ha dimostrato un'apertura di credito nei confronti del Parlamento, approvando e convenendo su questo testo, dall'altra parte, però, come lei sa signor Presidente, è da tre mesi Pag. 14quasi che non ha il Ministro per le politiche europee, a seguito delle dimissioni del già Ministro Ronchi. Quindi noi stiamo parlando di regole, di come il nostro Paese sta in Europa in assenza del Ministro per i rapporti con l'Unione europea. Mi verrebbe e mi viene in mente l'inutilità di questo Governo, così come abbiamo potuto constatare nei mesi scorsi, quando per cinque, quasi sei mesi continuativi, siamo stati senza un governo delle politiche attive e produttive di questo Paese. È vero che adesso formalmente abbiamo il Ministro per lo sviluppo economico, ma mi permetterà di dire che è quasi come non ce l'avessimo, perché si occupa molto di più di frequenze televisive e di interferire nei rapporti relativi ai canali della televisione pubblica anziché occuparsi delle tante crisi produttive che vi sono nel nostro Paese.
Dico questo, signor Presidente, perché quella che noi andiamo ad approvare fra pochi minuti è una delle poche proposte di iniziativa parlamentare approdate in quest'Aula e mi permetto di dire che il provvedimento in esame, anche se la disattenzione è alta da parte dei colleghi, non è solo tecnico, ma ha un ampio ed alto valore politico, se è vero come è vero che qui stiamo scrivendo le ragioni del nostro stare in Europa alle condizioni di chi crede per davvero all'Europa.
Come lei sa, signor Presidente, l'iniziativa è del presidente della Commissione bilancio, che voglio pubblicamente ringraziare perché ha avuto la sensibilità non solo di proporre il provvedimento in esame, ma di coinvolgere per intero la Commissione e quindi il Parlamento nella riscrittura insieme del provvedimento in esame. Allo stesso modo, ringrazio il relatore, il collega Baretta, per aver dimostrato sensibilità nell'accogliere gli apporti che tutti i gruppi parlamentari andavano producendo. Abbiamo audito una serie di istituzioni: dalla Ragioneria generale dello Stato alla Banca d'Italia, alla direzione generale del Tesoro, all'ANCI, all'UPI e alla conferenza delle regioni.
Da tutti abbiamo avuto contributi per formulare una proposta di legge degna di questo Paese e adeguata, almeno nelle regole scritte, a come vorremmo stare in Europa. Lei però, signor Presidente, mi insegna che non basta scrivere le leggi, ma occorre anche applicarle e rispettarle pertanto mi sono fatto consegnare - non più tardi di stamane - la relazione, la comunicazione della Commissione europea circa la verifica dei piani nazionali di riforma.
I colleghi ricorderanno che nel mese di dicembre, in modo molto affrettato, molto approssimativo, in questo Parlamento, facendo proprio un confronto anche con le istituzioni, è stato approvato un Programma nazionale di riforma. Ebbene invito tutti i colleghi a leggerlo, così da verificare che il programma nazionale italiano di riforma è una delle ultime proposte in termini di obiettivi e di contenuti.
Questa è la prova provata che non basta formulare le leggi anche se in modo bipartisan, ma bisogna poi rispettarne i tempi e soprattutto i contenuti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,30)

RENATO CAMBURSANO. Con questa riforma noi allineiamo quindi il nostro Paese ai tempi e agli strumenti della programmazione di bilancio nazionale e al semestre europeo.
Questa riforma di contabilità ci dovrà portare finalmente all'introduzione di limiti non solo per le spese rimodulabili o non rimodulabili, ma dovrebbe anche farci stare dentro ai nuovi parametri che verranno riscritti tra pochi giorni in Europa sul deficit, l'indebitamento e soprattutto sul debito.
Oggi con la crisi del debito la scelta di relativa autonomia fiscale, così come ci ha condotto in questi anni, non è più possibile perché i comportamenti di alcuni Stati membri hanno generato esternalità negative in tutti gli altri Paesi dell'area euro. Tale nuovo atteggiamento si è tradotto nella richiesta, in sede europea, di programmi precisi di riforma del Patto di stabilità e di crescita. Pag. 15
La seconda ragione è che occorre far fronte alla crisi finanziaria, dei mercati finanziari, dalla quale peraltro il nostro Paese è rimasto indenne più per l'arretratezza del suo sistema finanziario e bancario che non per quanto accaduto in altre realtà.
Il coordinamento fiscale risulta quindi oltremodo fondamentale per risolvere problemi del differenziale di competitività dentro l'area euro. Dunque, o l'Unione europea monetaria diventerà presto anche fiscale o non ci sarà più Unione.
Il vertice dell'eurozona di venerdì scorso, signor Presidente, ha sancito, come ha scritto qualche giornale, la germanizzazione dell'Unione europea nonostante le molte resistenze, tra le quali non risultano però esserci quelle italiane perché noi siamo totalmente assenti nel dibattito che si tiene in Europa e che verrà tradotto nelle nuove regole nel prossimo mese di marzo.
Cosa prevede la proposta tedesco-francese del nuovo Patto di convergenza economica rafforzata? Prevede che in cambio del via libera ad un più efficace fondo di stabilizzazione della zona euro - cioè quel fondo dal quale attingere per far fronte alle crisi del debito sovrano di alcuni Stati - si debba mettere mano ad una stretta disciplina sui conti pubblici cui ora si aggiungerà anche un governo economico europeo su pensioni, fisco e salari.
Questo patto, questo accordo, si basa su una dichiarazione e su alcuni punti fondamentali che ci vincoleranno in modo molto stretto. L'aggregazione annuncia tre indicatori: un indicatore di competitività, un indicatore della stabilità dei conti pubblici ed anche una percentuale di PIL che dovremmo destinare ad alcuni settori che noi abbiamo sempre, questo Paese ha sempre, soprattutto in questi tre anni, considerato marginali, mentre invece dall'Europa vengono, guarda caso, considerati come trainanti per la crescita e per lo sviluppo, e cioè la ricerca, l'educazione e le infrastrutture.
Ci sono poi le serie riforme, che ci obbligheranno a prendere provvedimenti seri - come stamane ricordava anche il collega Gozi -, e che ci obbligheranno molto presto a rimettere mano a questo provvedimento che oggi approveremo, la definizione cioè di una base di imposizione unica per le imprese, tema sul quale l'Italia dei Valori sta insistendo da tempo, così come per il contenimento al tetto inderogabile dell'indebitamento pubblico.
Se questo dovesse essere tradotto in regolamento vincolante per il nostro Paese - cosa molto probabile - noi dovremmo prevedere delle finanziarie pesantissime. Si pongono allora due obiettivi: in primo luogo, queste regole sono sufficienti oppure dobbiamo, per davvero, pensare a qualcosa di straordinario, che non sarà la patrimoniale, ma sarà sicuramente qualche cosa che farà sì che questo Paese cambi radicalmente il proprio atteggiamento nei confronti degli altri Paesi e di se stesso: una rimeditazione complessiva dello stare in Europa. Mi auguro che questo sia un primo passo a cui ne dovranno seguire tanti altri, che, ahimè, saranno di lacrime e sangue (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Consiglio Ecofin del 7 settembre 2010 - in attuazione di un indirizzo espresso dal Consiglio europeo - ha stabilito in via definitiva l'introduzione di un nuovo meccanismo per il coordinamento ex ante delle politiche economiche nazionali. Tale meccanismo è stato fin ad ora affidato ai vincoli meno stringenti derivanti dall'adozione del metodo di coordinamento aperto, e ha deciso l'avvio, a partire del mese di gennaio 2011, del semestre europeo. Ciò consiste, in pratica, nell'introduzione di una procedura organica volta alla realizzazione di un coordinamento comunitario preventivo più ampio delle politiche economiche di bilancio degli Stati membri.
Si tratta di un programma da realizzare attraverso una discussione a livello europeo sulle politiche nazionali e sui Pag. 16principali interventi di riforma con effetti economici e finanziari. Per tale ragione, nell'ambito del semestre europeo, sono previste: la presentazione contestuale degli Stati membri, la valutazione simultanea da parte della Commissione europea dei programmi di stabilità e di convergenza e dei programmi nazionali di riforma, destinati a divenire gli atti fondamentali della programmazione economico-finanziaria degli Stati membri.
La nuova procedura di coordinamento rappresenta un'opportunità fondamentale per realizzare una piena coincidenza tra programmazione europea e programmazione nazionale, ma va anche evidenziato che la Commissione europea raccomanda che a questa governance economica - rafforzata dall'Unione europea - prendano parte attiva, nella fase iniziale, proprio i Parlamenti nazionali, e che sia inoltre rafforzato il dialogo con il Parlamento europeo.
In quest'ottica - considerando che è interesse del Parlamento favorire ogni iniziativa, anche normativa, volta ad incentivare l'integrazione europea, soprattutto alla luce della recente crisi globale che ha colpito l'intera economia europea - si pone con urgenza la necessità di un intervento regolatore e tempestivo. È doveroso armonizzare e allineare quanto prima il sistema nazionale delle decisioni di bilancio alle nuove regole adottate dall'Unione europea in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri, in modo da poterlo efficacemente integrare con le dinamiche europee in materia economica e finanziaria. Infatti, solo fornendo una risposta rapida ed efficace sarà possibile contrastare i rischi di esclusione delle Assemblee parlamentari dai processi istituzionali avviati dall'Unione europea in seguito alle varie crisi economiche.
Alla luce di tali considerazioni esprimiamo il voto favorevole del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia alla proposta di legge in esame, che è stata sottoscritta dai rappresentanti di tutti i gruppi presenti in Commissione bilancio in uno spirito unitario di condivisione tra le diverse parti politiche.
Si tratta di una proposta diretta ad aggiornare la legge di contabilità e di finanza pubblica - legge 31 dicembre 2009, n. 196 - per adeguarla alle innovative procedure europee nella prospettiva di rafforzare l'Unione europea politica e garantire una vera e propria democrazia di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, nella discussione generale noi dell'Unione di Centro abbiamo fatto una puntuale ricognizione del provvedimento in esame, insieme all'onorevole Occhiuto, valutandone tutti gli aspetti dal punto di vista tecnico e dal punto di vista sostanziale.
In questa dichiarazione di voto vogliamo inquadrare tutto il provvedimento in un contesto più ampio e di più stretta relazione con la normativa europea. Il 28 gennaio scorso il Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio europeo ha discusso delle proposte legislative per la riforma della governance europea.
Dopo il vertice dei Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea del 17 dicembre scorso, che si è concluso con un accordo intergovernativo per la costituzione di un fondo salva-Stati per i Paesi dell'eurozona, è tornato il silenzio sulle proposte di un meccanismo di sorveglianza fiscale delle economie nazionali, un silenzio che non giova all'Italia perché sarà la nazione più penalizzata dai meccanismi di rientro del debito pubblico.
Infatti, al ricordato incontro del Coreper del 28 gennaio scorso, la posizione italiana è risultata isolata; soltanto la Grecia si è associata alla richiesta di revisione dell'indice numerico stabilito dalla proposta di modifica del regolamento 1467/97 per la riduzione del debito pubblico. Pag. 17
Il prossimo vertice dell'Unione europea, previsto per il 24 e 25 marzo, dovrà decidere tre grandi questioni che riguardano direttamente la nostre finanze: la prima è la modifica del Trattato di Lisbona per introdurre il Fondo di stabilizzazione anti-crisi; la seconda è l'approvazione dei 6 Regolamenti comunitari per una nuova governance della finanza pubblica nazionale; la terza è rappresentata dalle linee guida per gli Stati membri sulle quali anche l'Italia dovrà definire il programma di stabilità e il piano nazionale delle riforme che è oggetto delle modifiche alla legge n. 196 del 2009, oggetto di discussione.
Sono tre nodi fondamentali per la nostra storia politica, economica e finanziaria dei prossimi 20 anni e lo dico senza enfasi, con la umile quanto convinta consapevolezza che i futuri Governi e alleanze politiche saranno condizionati dalla posizione delle forze politiche rispetto alle soluzioni da adottare per il coordinamento della spesa pubblica e del debito pubblico.
Tra le questioni aperte del prossimo vertice di marzo ci sono da definire cinque questioni che sono cruciali per l'Italia: la prima è il ruolo della spesa pubblica nella valutazione annuale dell'Ecofin durante il percorso di aggiustamento verso l'obiettivo di medio termine, che è il pareggio di bilancio. La seconda è il ruolo dei cosiddetti fattori rilevanti nella valutazione del debito pubblico. La terza riguarda le sanzioni finanziarie da applicare ai Paesi sottoposti a procedura di disavanzo eccessivo. La quarta è la frequenza di trasmissione dei dati locali e di cassa nei confronti degli organismi ed istituzioni europee e la quinta è la responsabilità dei Paesi membri per la determinazione dei dati macroeconomici, che devono essere veritieri e trasparenti per evitare le difficoltà che la stessa Grecia ha creato nella crisi finanziaria che l'ha riguardata.
Come si comprende, le questioni aperte richiedono un forte impegno degli Stati nazionali verso un processo di integrazione fiscale sempre più stretto. Il Parlamento italiano, la Camera in questo caso, sta compiendo la propria parte perché il Presidente Berlusconi possa presentarsi al vertice del 24 e 25 marzo con un sistema di regole di contabilità pubblica che non solo mirano a rendere trasparente il meccanismo di ricerca e determinazione dei dati macroeconomici che servono a leggere l'evoluzione finanziaria del nostro Paese, ma anche a controllare meglio i meccanismi di formazione della spesa pubblica per poter correggere, se del caso, gli andamenti finanziari e macroeconomici. Abbiamo quindi fatto la nostra parte, soprattutto come Commissione bilancio, e adesso vogliamo conoscere quella del Governo.
Posto che l'Italia dovrà discutere come unico pacchetto le ricordate questioni aperte; posto che la parte preventiva prevede dal 2015 un rientro del debito pubblico pari ad un ventesimo del PIL nell'arco di un ventennio, ossia di circa 45 miliardi di euro l'anno rispetto ai dati del 2010; posto che l'indebitamento netto al 2010 si attesta sul 4,7 per cento rispetto alla soglia europea del 3 per cento, al di sotto della quale scenderemo soltanto nel 2014, dobbiamo chiedere al Governo di riferire all'Aula con quale strategia si presenterà a Bruxelles per scardinare la blindatura del pacchetto deciso dalla Commissione europea e dalla task force di Van Rompuy e, in tal senso, abbiamo anche presentato un ordine del giorno.
La mitigazione del rigore delle sanzioni con la valutazione dei fattori rilevanti, come quelli del debito privato, ha trovato finora d'accordo con l'Italia al Coreper soltanto la Grecia: un po' poco in una sede dove si vota a maggioranza qualificata. Certo, l'inserimento dei potenziali rischi del debito pubblico derivanti dal sistema bancario sarebbe un fattore rilevante da far prendere in considerazione, ma ciò vale solo ad attenuare il ritmo di rientro. Sta di fatto, per come siamo messi oggi, che la somma dei sacrifici per il rientro dei disavanzi eccessivi e per il rientro Pag. 18indicizzato del debito pubblico, a partire dalla fine del prossimo triennio, diventa per l'Italia una miscela esplosiva.
Abbiamo un triennio di tempo per prepararci all'evento e bisogna, fin dal 2011, cioè dal corrente anno, porre in essere politiche di controllo e riduzione della spesa pubblica. Abbiamo due filosofie di riduzione che si confrontano: quella di Tremonti, dei tagli lineari, e quella nostra, dell'Unione di Centro, dei tagli selettivi e di riqualificazione della spesa pubblica attraverso una nuova stagione di riforme dei maggiori comparti di spesa pubblica (regioni ed enti locali, sanità, pubblica amministrazione e previdenza). Abbiamo però bisogno soprattutto di abbassare la pressione fiscale, facendo pagare le tasse a tutti, soprattutto a quegli evasori che, secondo l'ISTAT, sottraggono 400 miliardi di euro l'anno alla base imponibile del nostro fisco. La lotta all'evasione fiscale deve servire per ridurre le tasse alle famiglie e alle imprese: alle famiglie per migliorare il loro sistema di welfare e avere più disponibilità di reddito per i consumi e alle imprese per migliorare la loro competitività, riducendo il cuneo fiscale e il costo del lavoro. Questa riforma della legge n. 196 del 2009 adatta le regole della nostra contabilità pubblica al semestre europeo, ma i numeri dentro le regole li deve mettere questo Governo, se ne ha la capacità e la voglia, altrimenti si deve cambiare per il bene dell'Italia, e noi dell'Unione di Centro lo stiamo chiedendo da anni, soprattutto in questa fase difficile del nostro Paese.
Quindi, meditate, meditate, meditate, gente (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bitonci. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, alla luce della grave crisi economica e finanziaria che ha colpito l'Europa, seppure in modo differenziato tra i vari Stati, l'Unione europea ha reso necessario definire una serie di interventi volti al rafforzamento delle politiche di pianificazione e coordinamento tra i vari Stati membri.
Tali concetti sono stati rimarcati dalla relazione finale del Presidente del Consiglio europeo e dai ministri dell'economia dei Paesi membri dell'Unione europea. In tale occasione, infatti, il tavolo tecnico ha individuato i cinque pilastri per il rafforzamento della governance dell'Unione europea. La relazione presentata al Consiglio europeo del 28 e 29 ottobre 2010 auspica un maggiore coordinamento delle politiche economiche, una disciplina di bilancio attraverso l'applicazione più rigorosa del Patto di stabilità e crescita. Il consolidamento dei meccanismi di risoluzione, anche attraverso una maggiore sorveglianza economica, non potrà, quindi, che rappresentare un rafforzamento delle istituzioni nel processo decisionale volto a creare un naturale meccanismo permanente di gestione della crisi per la stabilità finanziaria.
In tal senso, il mese di gennaio raffigura il primo importante step del cosiddetto semestre europeo, che, di fatto, rappresenta un percorso condiviso delle politiche economiche e di bilancio dei vari Stati europei. La finalità del semestre europeo è, quindi, duplice. Se, infatti, da un lato appare chiaro come l'intenzione prioritaria sia quella di creare un maggior coordinamento tra i diversi Governi, dall'altro appare altrettanto chiaro come il rispetto delle diverse tappe previste dal semestre europeo passi inesorabilmente da una preventiva analisi delle politiche nazionali a livello economico-finanziario.
Ecco, quindi, come, nel corso dei mesi da gennaio (allorché la Commissione europea presenta al Parlamento un'indagine annuale sulla crescita) a dicembre (quando gli Stati membri approveranno le rispettive manovre economiche), il semestre europeo rappresenta una sorta di road map lungo la quale e sulla quale inevitabilmente gli Stati dovranno confrontarsi per condividere le principali scelte in campo economico. Sarà la stessa Unione europea che, per mezzo della Pag. 19Commissione europea attraverso l'indagine conoscitiva che verrà presentata nei mesi appena successivi all'approvazione delle manovre economiche nazionali, analizzerà i risultati conseguiti dai Paesi membri nell'attuazione delle raccomandazioni imposte.
Tali raccomandazioni dovranno necessariamente tenere conto sia della situazione economica del rispettivo Paese, sia delle congruità tra la stessa e gli obiettivi di crescita e sviluppo attraverso l'attuazione delle riforme.
Nel corso delle scorse settimane la V Commissione (Bilancio) ha provveduto, quindi, ad analizzare in modo analitico le diverse novità introdotte in quest'ambito dai nuovi dettami europei, procedendo all'elaborazione di una proposta di modifica della legge n. 196 del 2009 a firma del presidente Giancarlo Giorgetti.
Un ringraziamento va ai componenti della V Commissione (Bilancio), ma soprattutto al relatore onorevole Baretta. Si tratta di una collaborazione che ha portato ad una importante proposta condivisa, dimostrando anche come - anche per altri importanti riforme come quella federalista - se si vuole, cari colleghi del centrosinistra, si possono approvare importanti riforme strutturali tutti assieme a favore dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Diventa importante ricordare come la proposta richiami al principio della coerenza tra la programmazione finanziaria delle amministrazioni pubbliche con le procedure e i criteri stabiliti dall'Unione europea. Vengono, inoltre, definiti i vari effetti normativi dell'entrata in vigore del semestre europeo dalla presentazione, entro il 10 aprile di ogni anno, del Documento di economia e finanza (nel quale confluisce lo schema del programma di stabilità e lo schema di programma nazionale di riforma) alla presentazione della nota di aggiornamento e al rafforzamento del coinvolgimento delle autonomie territoriali nelle procedure di programmazione economica e finanziaria, allo scopo di aumentare la partecipazione degli enti territoriali nel processo decisionale.
È un principio, quest'ultimo, assolutamente rilevante anche in ragione della fondamentale riforma federalista in fase di attuazione nel nostro Paese e che, di fatto, rappresenta un esempio chiaro ed evidente dell'applicazione e del coinvolgimento degli enti periferici nella partecipazione alle scelte politiche ed economiche internazionali.
Logica conseguenza di quanto descritto sarà l'inevitabile rafforzamento delle politiche volte al contenimento della spesa e alla riduzione del debito, proposta che consente di utilizzare il risparmio pubblico per la copertura finanziaria della legge di stabilità precludendo l'utilizzo, durante l'anno e con finalità di copertura, di eventuali avanzi derivanti dal miglioramento delle previsioni di entrata rispetto a quanto previsto a legislazione vigente. E ancora, vi saranno il rafforzamento delle politiche di coordinamento tra le Camere, allo scopo di rendere più efficienti le procedure parlamentari in materia di controllo sulla finanza pubblica e il passaggio dalla redazione del bilancio in termini di competenza e di cassa a quello di sola cassa, per il raggiungimento dell'obiettivo proposto dall'Unione europea.
Il quadro complessivo che emerge evidenzia, in modo chiaro, come nel prossimo futuro si renda necessario rafforzare maggiormente il coordinamento e il controllo tra le varie politiche nazionali in materia di programmazione economica, soprattutto in un momento come questo di estrema difficoltà per l'Europa. In un momento di crisi profonda abbiamo subito la grave crisi greca e stiamo attraversando la bufera economica irlandese, dove la tigre celtica sta lottando per evitare la bancarotta, con un deficit che si avvicina al 30 per cento del PIL. Inoltre, vi è la Spagna di Zapatero che, con un livello di disoccupazione del 20 per cento, rischia di andare incontro ad una lunga e dolorosa deflazione.
Impossibile, allora, guardando la situazione in cui versano gli altri Paesi europei, Pag. 20non vedere quanto importante sia stata l'attività di contenimento dei costi operata da questo Governo, che ha permesso all'Italia di assorbire le ripercussioni della crisi in modo meno impattante rispetto alle altre nazioni.
Si è trattato di una politica stringente, è vero, ma necessaria, assolutamente necessaria. Non è un caso, infatti, che nonostante le falsità sollevate dal centrosinistra italiano, l'Europa abbia riconosciuto la capacità del nostro Paese e del Governo di saper reagire meglio di molti altri Paesi alla grave situazione economica internazionale senza richiedere ulteriori manovre aggiuntive.
Oggi, con l'inizio del semestre europeo, l'Europa di fatto rimarca ai suoi Paesi come diventi inderogabile iniziare un processo di riforme ad ampio respiro che tenga conto di una maggiore sinergia tra i vari Governi nazionali, per permettere una crescita e uno sviluppo coerenti e un rafforzamento della condivisione alle politiche di controllo sulla gestione della spesa pubblica.
Abbiamo detto del rafforzamento delle sinergie tra diversi enti per un migliore controllo dei costi e un maggiore contenimento della spesa pubblica. Se non sapessimo, signor Presidente, che stiamo parlando di linee guida dell'Europa, a noi tutti verrebbero certo in mente i principi della riforma federalista in via di attuazione in Italia. Le stesse parole per un identico obiettivo, ossia gestire meglio e in modo più coordinato le proprie risorse ed uscire, con efficienza e responsabilizzazione di tutti, dalla crisi e da un sistema di gestione della finanza pubblica non più in grado di sorreggersi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo circa trent'anni, con la legge n. 196 del 2009, abbiamo modificato la nostre regole di contabilità e di finanza pubblica e l'abbiamo fatto meritoriamente insieme. Qual era la proposizione e qual è stato lo scopo? Dare miglior comprensione al bilancio dello Stato, agevolarne la lettura, semplificarlo e avere la possibilità di report periodici per monitorare l'andamento dei conti. L'onorevole Baretta ha parlato di democrazia del bilancio e di maggiore trasparenza.
Cosa non manca, però? Vorrei proporvi un'idea che possiamo realizzare anche senza la legge. Pubblicherei i dati essenziali del nostro bilancio nei principali giornali e negli organi di informazione. Pubblicherei le entrate spiegando da dove provengono e, così, scopriremmo che nelle tre principali voci di entrata - i redditi, le rendite e il patrimonio - vi è uno squilibrio, perché le maggiori entrate vengono dai redditi, dalle buste paga, dalle pensioni e dalle imprese.
Scopriremmo invece nelle uscite la dinamica del nostro debito pubblico, che ci costa 80 miliardi all'anno per oneri ed interessi. Nelle uscite scopriremmo quanto spendiamo per la scuola, la sicurezza, la sanità e la giustizia. Se parametrassimo questi dati a quelli europei, in molti casi, scopriremmo che spendiamo male e che per i settori fondamentali, per i settori-chiave dello Stato, ossia scuola, sicurezza e sanità, spendiamo meno degli altri. Servirebbe a responsabilizzare l'opinione pubblica, aiuterebbe un'operazione-verità che non avete avuto il coraggio di fare.
Conoscenza approfondita, dati certi, andamento di entrate e spese nei tempi giusti per poterle correggere, analisi di ogni voce di spesa e di entrata sono le condizioni essenziali per le scelte che siamo chiamati a fare, che sono - come sappiamo - dolorose. Non voglio fare una graduatoria, ma certamente voglio mettere in cima insieme il debito pubblico e la crescita. Sono obiettivi che vanno posti sullo stesso piano perché c'è una forte correlazione tra gli stessi: non si è mai vista nessuna impresa, nessuna famiglia, nessuna persona onorare i propri debiti Pag. 21senza crescere. Questo vale ancora di più per uno Stato, come diceva l'onorevole Marchi.
Tuttavia, è anche vero che non è facile aiutare la crescita con questa «palla al piede», ossia con un debito che oggi ammonta a 1.870 miliardi. Permettetemi un inciso: il debito era di 1.650 miliardi solo trenta mesi fa, quando avete iniziato la vostra avventura di Governo ed oggi ammonta a 220 miliardi in più. L'altro anno abbiamo speso 80 miliardi in più delle entrate, il nostro deficit segue un trend drammatico. Non possiamo lasciare questa eredità, non è giusto! I giovani l'hanno capito: non possono riceverla, altro che le retoriche sulle politiche giovanili di Ministri non strettamente necessari!
Il primo problema è il controllo della spesa. Diciamocelo chiaro: i tagli lineari hanno fallito, non potete negarlo! La spesa corrente è in costante aumento per decine di miliardi, mentre la spesa per investimenti cala di 24 miliardi.
Quindi, attraverso regole contabili più stringenti, possiamo seriamente affrontare il tema di selezionare i tagli, che devono riguardare ciò di cui si può fare a meno. Troviamo il coraggio di scegliere? Facciamo o no la rivisitazione della spesa, la spending review, come direbbero quelli più bravi? Vogliamo convincerci, una buona volta, che se non si agisce su meccanismi automatici di crescita della spesa e ci si basa sulla spesa storica o tendenziale, non avremo significativi effetti?
In ogni caso, credo si possa dire oggi che sulle regole di contabilità e finanza pubblica, sui modi, sui tempi e sugli impegni da rispettare con l'Unione europea, il Parlamento italiano è concorde, perlomeno sulle regole scritte e non su quelle sostanziali, che spesso non rispettate, come poi dirò.
Certamente - e mi dispiace - questa concordia non sussiste sulle linee di politica economica, ma questo è un altro discorso. Anche su questo tema abbiamo cercato una convergenza, vi abbiamo proposto per mesi i «tavoli di crisi», ma l'adesione è arrivata maldestramente dal Presidente del Consiglio fuori tempo massimo, nel punto più basso della sua azione di Governo. Onorevole Ferrara, le colombe si sono messe in volo troppo tardi, obiettivamente non potevamo raccogliere l'invito.
Oggi siamo chiamati a riformare la legge n. 196 del 2009 dopo un anno, per adeguarci alle nuove regole europee. Il Consiglio europeo ha fissato cinque pilastri per la governance economica, li ricordava l'onorevole Gozi: disciplina di bilancio, maggiore sorveglianza economica, maggiore coordinamento delle politiche economiche, più forti meccanismi di risoluzione, istituzioni più forti, con maggiore capacità decisionale.
Non serve ribadire come il Partito Democratico sia interessato a rafforzare l'unione politica e l'integrazione europea: queste sono al centro della nostra azione, della nostra visione e della nostra elaborazione.
Del resto ormai anche per i tanti scettici - che certo non siedono fra i nostri banchi - l'orizzonte minimo per affrontare i temi dell'economia è quello di un'economia globale, è quello europeo. Siamo stati protagonisti nell'esame del Programma europeo 2020 con questo spirito.
Nell'ultimo periodo non sempre siamo d'accordo sulle iniziative e sulle politiche europee, ed anche nel rapporto con l'Europa, nel momento in cui discutiamo ed approviamo le nostre risoluzioni - soprattutto quelle con i pareri della Commissione bilancio sulla governance europea, sulle politiche di bilancio e sulle modifiche delle direttive europee -, cerchiamo di produrre documenti condivisi per dare più forza al nostro Paese nel negoziato europeo, che sappiamo complicato e complesso.
Non siamo sempre molto d'accordo con l'Europa: l'abbiamo detto per gli eurobond e gli investimenti per i maggiori impegni che chiediamo, ed anche adesso - l'abbiamo fatto recentemente - avendo la capacità ciascuno di noi di rinunciare a qualche cosa per privilegiare una visione condivisa. Devo dire però che la vostra maggioranza è troppo timida nel rapporto Pag. 22con l'Europa, mentre le nostre proposte trovano maggiore ascolto in Europa. Possiamo dirlo - ed è agli atti - che il centrodestra in Europa è più avanzato delle forze di Governo del nostro Paese. L'abbiamo visto in occasione della discussione sulla tassazione delle transazioni finanziarie: le nostre idee e proposte trovano migliore ascolto e condivisione oltre i confini che da noi. Pensateci, guardate gli atti, confrontate i documenti, siete una retroguardia, confrontatevi con l'Europa, dove non si fa il tifo, ma si guardano i fatti!
Ho detto all'inizio che non sempre gli impegni scritti vengono rispettati e lo abbiamo visto con il piano nazionale delle riforme presentato dal nostro Paese all'Europa, senza un dibattito, senza un confronto, un documento generale e generico, sostanzialmente vuoto. Oggi sappiamo quanto siano indispensabili per la crescita le riforme strutturali. Oppure lo abbiamo visto con la prima legge di stabilità, sulla quale si doveva iniziare - a giugno, se non sbaglio - il confronto con le autonomie locali, cosa che non vi è mai stata, e potrei continuare. I contenuti stessi che la legge di stabilità doveva avere non sono stati rispettati. Era il primo anno, vedremo nel futuro, vedremo dopo queste modifiche.
Il voto del Partito Democratico su questa proposta di legge è favorevole, ma invitiamo a un maggiore rispetto delle regole. Siamo convinti che questa sia una buona proposta di legge, quello del relatore, l'onorevole Baretta, è stato un grande lavoro, che ci ha tenuti insieme e che ci ha coinvolto. Il progetto di legge nasce soprattutto da una grande attività conoscitiva.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Ringrazio anche il presidente Giorgetti perché il nostro lavoro è partito da un buon testo. Il Governo è stato più spettatore che attore e oggi il Ministro Tremonti ancora una volta è assente, ma vogliamo comunque confermare il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, torniamo ad occuparci, dopo poco più di un anno dall'approvazione della riforma di contabilità e finanza pubblica attuata con la legge 31 dicembre 2009, n. 196, di programmazione economica e finanziaria.
Sembrerebbe un po' anomalo, perché è trascorso poco tempo - non si dovrebbe mettere mano ad una norma se prima gli effetti non vengono monitorati -, però che nel caso di specie, a rendere necessario ed urgente l'intervento del legislatore in materia di finanza pubblica è l'introduzione, a livello di Unione europea, di una nuova procedura volta a coordinare ex ante le politiche economiche nazionali, denominata «semestre europeo».
Come è stato bene evidenziato dal relatore, onorevole Baretta, che ringrazio per il lavoro che ha svolto, si pone a questo punto l'esigenza di rivedere innanzitutto la tempistica della programmazione finanziaria nazionale, al fine di armonizzarla con le innovazioni introdotte in sede europea. In secondo luogo, per evitare inutili duplicazioni di carattere procedurale e per sintonizzare l'azione del Parlamento e del Governo in chiave europea, si rivela opportuno realizzare la più ampia convergenza possibile tra strumenti della programmazione nazionale e strumenti della programmazione europea, rafforzando tra l'altro in questo modo l'azione di indirizzo e controllo del Parlamento.
In concreto, ciò comporta che il programma di stabilità da presentare in sede europea, in precedenza trasmesso alle Camere a latere ed in una fase successiva all'adozione degli strumenti della programmazione nazionale, divenga l'asse portante della programmazione economica e finanziaria che il Parlamento Pag. 23esamina e valuta prima dell'invio alle istituzioni comunitarie. Il Programma di stabilità prende in buona sostanza il posto della Decisione di finanza pubblica, presentata alle Camere per la prima volta in occasione dell'ultima sessione di bilancio e che a sua volta aveva sostituito il Documento di programmazione economico-finanziaria.
Nuovo, almeno nella configurazione ora proposta, è invece un secondo strumento della programmazione europea: il Programma nazionale di riforma, in precedenza presentato dal Governo alle Camere, in attuazione della strategia di Lisbona e poi, più di recente, della strategia Europa 2020 ed al quale il codice di condotta europea attribuisce invece adesso una assai maggiore concretezza, innestando le riforme finalizzate allo sviluppo e alla crescita dell'economia nella programmazione finanziaria. Entrambi tali documenti, il Programma di stabilità e il Programma di riforma, confluiranno nel Documento di economia e finanza, che sarà completato da una terza sezione, volta a fornire alle Camere una più approfondita analisi degli andamenti tendenziali della finanza pubblica, con il riferimento al successivo triennio relativo al conto economico ed al conto di cassa delle amministrazioni pubbliche.
La tempistica definita in sede europea ha comportato la necessità di collocare ad aprile l'esame parlamentare del Documento di economia e finanza e di prevedere, inoltre, che il relativo esame si svolga in un tempo relativamente breve, pari a venti giorni. Tale tempistica è l'unica compatibile con la disponibilità, all'atto della predisposizione di tale documento, di dati di finanza pubblica completi ed aggiornati. Quindi, vi è proprio la necessità di tenere questa tempistica.
Il Parlamento avrà, pertanto, un compito gravoso da svolgere entro un lasso di tempo limitato nel rispetto della cronologia propria del semestre europeo, al fine di consentire al Governo di presentare, entro il 30 aprile, il Programma di stabilità ed il Programma nazionale di riforma in sede europea.
Tuttavia, sin dall'inizio del semestre europeo, quindi dal mese di gennaio, le Camere e, in particolare, le Commissioni bilancio avranno ripetute occasioni di interlocuzione e confronto con le istituzioni europee e, in particolare, con il Parlamento europeo e con il Governo, nel corso delle quali si chiariranno gli indirizzi politici di fondo e cominceranno a prendere forma i contenuti degli atti di programmazione. Al riguardo, ricordo come il testo al nostro esame preveda che prima e dopo il Consiglio europeo, che tra febbraio e marzo dovrà definire le linee guida di politica economica e di bilancio a livello dell'Unione europea, il Governo venga in Parlamento a riferire e a chiarire i propri orientamenti.
Spetterà, quindi, alle Camere e, in particolare, alle Commissioni adottare il nuovo metodo di lavoro più sistematico, incentrato sull'attività di controllo e di indirizzo e strettamente coordinato con i processi decisionali dell'Unione europea, in modo da poter seguire ed orientare l'attività di programmazione economica e finanziaria.
Va sottolineato al riguardo come, attraverso il semestre europeo, l'Unione europea non persegua esclusivamente l'obiettivo, peraltro fondamentale, di assicurare un più stretto controllo sui conti pubblici degli Stati membri e di una più rigorosa disciplina fiscale, ma anche quello di influire e di esercitare un più incisivo coordinamento sulle scelte fondamentali di politica economica e sulle riforme strutturali, con effetti in termini di crescita economica, rafforzamento della competitività ed incremento dell'occupazione. Per tale aspetto, le procedure del semestre europeo ed i loro riflessi a livello nazionale potranno consentire al Parlamento di disporre di una sede di valutazione delle politiche dell'Esecutivo organica, unitaria e sostenuta da dati, previsioni e stime del relativo impatto economico e sociale.
Altro elemento di novità per il Parlamento è rappresentato, come ho già accennato, dal moltiplicarsi delle occasioni di confronto in materia economico-finanziaria Pag. 24con il Parlamento europeo e con i Parlamenti degli altri Stati membri dell'Unione europea, ma anche dall'opportunità di potersi misurare in maniera più immediata e diretta con le decisioni assunte dalla Commissione, dal Consiglio europeo e dal Consiglio Ecofin.
Va ricordato, tra l'altro, come a settembre, in sede di esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, le Camere dovranno valutare le raccomandazioni espresse dal Consiglio europeo nel mese di luglio in sede di esame del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma. L'introduzione del semestre europeo è connessa alla recente crisi economica globale, che ha colpito anche l'economia europea.
Occorre, tra l'altro, considerare come la Commissione abbia presentato un pacchetto di sei proposte legislative, volte al rafforzamento della governance europea in due direzioni: lo sviluppo della sorveglianza macroeconomica, includendo meccanismi di allerta e di sanzione, e l'applicazione più rigorosa del Patto di stabilità e crescita. Il semestre europeo fornisce, in qualche misura, la cornice entro la quale dovranno trovare attuazione una nuova disciplina di bilancio e un più stretto coordinamento delle politiche economiche.
Anche per questo è opportuno un tempestivo intervento parlamentare volto a modificare le procedure previste dalla legge n. 196 del 2009, il cui impianto conserva, per il resto, piena validità e si ritiene in sintonia con le più recenti scelte dell'Unione europea. Il provvedimento oggi al nostro esame, sottoscritto da tutti i rappresentanti dei gruppi in Commissione bilancio, dimostra come questo Parlamento sia ben in grado di operare quando si concentra sulle priorità del Paese e sui problemi veri che si riflettono sulla vita dei cittadini e delle imprese.
Dimostriamo in questo modo di saper fornire risposte immediate ed efficaci alle sollecitazioni dell'Unione europea, che per il nostro Paese, in considerazione delle peculiari condizioni della finanza pubblica, rappresentano una sfida da affrontare con determinazione nell'interesse generale della comunità nazionale. Su questo terreno, così come in merito alle grandi questioni istituzionali delle riforme economiche che il nostro Paese attende e che ci vengono raccomandate da tutte le istituzioni internazionali, non dovrebbero esserci divisioni tra le forze politiche, ma una convinta convergenza di intenti e di comportamenti.
Il prossimo passo sarà quello di adeguare i nostri Regolamenti parlamentari proprio alla riforma operata dalla legge n. 196 del 2009 e anche a questa miniriforma adottata oggi con il provvedimento in esame. Per la verità, il lavoro è stato già avviato: di qui a poco porteremo in Aula il risultato ed il prodotto in relazione a quello che abbiamo già approvato.
Nell'esprimere, quindi, il pieno sostegno del gruppo del Popolo della Libertà al provvedimento oggi al nostro esame e il ringraziamento - devo farlo necessariamente, perché è così - a tutti i componenti della Commissione bilancio e anche agli uffici della Camera dei deputati, mi auguro che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi siano possibili momenti altrettanto sereni, come questo, e proficui di confronto e di lavoro parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 3921-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Pag. 25

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3921-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 3921-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevoli Calearo Ciman, Gioacchino Alfano, Capitanio Santolini, Colaninno, Calderisi, Vernetti, Goisis...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Modifiche alla legge 31 dicembre 2009, n. 196, conseguenti alle nuove regole adottate dall'Unione europea in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri) (3921-A):

(Presenti e votanti 506
Maggioranza 254
Hanno votato
506).

Rinvio del seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Brugger e Zeller; Bernardini ed altri; Ferranti ed altri: Modifiche al codice di procedura penale e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e altre disposizioni a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori (A.C. 52-1814-2011-A) (ore 12,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Brugger e Zeller, Bernardini ed altri; Ferranti ed altri: Modifiche al codice di procedura penale e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e altre disposizioni a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori.
Ricordo che nella seduta del 7 febbraio 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che hanno avuto luogo le repliche della relatrice e del rappresentante del Governo.
Ha chiesto di intervenire la relatrice, onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI, Relatore. Signor Presidente, vorrei comunicare a lei e ai deputati che non è ancora pervenuta la relazione tecnica che il Governo si è impegnato a trasmettere e, quindi, la Commissione bilancio ha sospeso l'espressione del parere. Per questa ragione, per consentire al Governo di depositare la suddetta relazione, tecnica vorrei chiedere un rinvio alla prossima settimana del punto in oggetto.

PRESIDENTE. Prendo atto che non vi sono obiezioni sulla proposta di rinvio avanzata dalla relatrice.
Si intende, quindi, che il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato ad altra seduta.

Rinvio del seguito della discussione della proposta di legge Lussana: Modifica all'articolo 442 del codice di procedura penale. Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo. (A.C. 668) e dell'abbinata proposta di legge D'Antona ed altri (A.C. 657) (ore 12,22).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa della deputata Lussana: Modifica all'articolo 442 del codice di procedura penale. Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo e dell'abbinata proposta di legge d'iniziativa della deputata D'Antona.
Ricordo che nella seduta del 7 febbraio 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che hanno avuto luogo le repliche della relatrice e del rappresentante del Governo. Pag. 26
Ha chiesto di intervenire la relatrice, onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA, Relatore. Signor Presidente, vorrei riferire all'Aula la proposta unanime della Commissione di rinviare l'esame in Aula della proposta di legge in oggetto alla prossima settimana, senza un ritorno in Commissione.

PRESIDENTE. Prendo atto che non vi sono obiezioni sulla proposta di rinvio avanzata dalla relatrice.
Si intende, quindi, che il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato ad altra seduta.
Si è così concluso l'esame dei punti all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 12,23).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare un atto del Ministero dell'economia e delle finanze, un atto non di sindacato ispettivo, ma a cui il Ministero è tenuto per legge.
La legge a cui faccio riferimento è la n. 209 del 2000, strumento normativo che ha consentito al nostro Paese di cancellare più di 6 miliardi di euro di debiti ai Paesi in via di sviluppo, rappresentando una delle poche aree dove la politica di cooperazione allo sviluppo ha, in qualche modo, le carte in regola.
L'articolo 6 della legge cui ho fatto riferimento prevede che annualmente, entro il 30 settembre, venga trasmessa al Parlamento una relazione sullo stato di attuazione della stessa che indichi dettagliatamente i crediti cancellati ed i risultati prodotti dalle cancellazioni stesse in termini di riduzione della povertà.
Sino al 2009 la relazione prodotta dal Dipartimento del tesoro è stata regolarmente trasmessa entro il mese di ottobre. La relazione di attuazione per il 2010, invece, non è ancora stata inviata al Parlamento, sebbene risulti che gli uffici abbiano da tempo ultimato il documento.
La mancanza della trasmissione di atti, oltre a pregiudicare la funzione di indirizzo e di controllo del Parlamento, contrastando con una ben precisa norma di legge, impedisce la pubblicazione dell'atto che, quindi, non può essere condiviso con l'opinione pubblica e, soprattutto, con le organizzazioni non governative interessate.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, la Presidenza si attiverà in merito alla richiesta da lei avanzata.

SANDRO GOZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare un fatto accaduto durante la seduta di questa mattina. Abbiamo fatto un lavoro importante in un Parlamento che non si prende sul serio. Credo che il discredito della classe politica italiana, quando si vivono episodi come quello di stamattina, sia totalmente meritato. Non sorprendiamoci se anche a livello europeo non abbiamo nessuna rilevanza.
Inviterei tutti i colleghi che oggi hanno addirittura impedito agli oratori di fare sentire la propria voce al Governo, il quale era assolutamente disinteressato ad ascoltare, a guardare il video con cui il Bundestag ha trattato la stessa materia. Se poi i tedeschi non ci prendono sul serio non sorprendiamoci.
È veramente inaccettabile - lo dico anche a lei, signor Presidente, che era in tutt'altro indaffarato - che un Parlamento tratti di un tema così importante come la revisione del bilancio e del futuro del nostro Paese nel modo in cui è stato trattato questa mattina.
Inviterei quindi la Presidenza ad assicurare che nelle prossime discussioni su questi temi ci sia un comportamento più Pag. 27consono e più degno da parte di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Gozi, preciso che la Presidenza ha seguito con attenzione gli interventi di dichiarazione di voto finale.

LUCIA CODURELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, mi rivolgo ancora una volta a lei affinché ci sia rispetto verso gli atti parlamentari, con il venire a rispondere agli atti di sindacato ispettivo, presso alcune Commissioni in particolare. Credo di aver sollecitato ciò in quest'Aula almeno quattro volte e per lettera altrettante. In numerose occasioni, presso la Commissione affari costituzionali, il Ministero dell'interno e la Presidenza del Consiglio non vengono a rispondere agli atti. Ritengo questo grave e credo che lei abbia il dovere, assolutamente, di sollecitare tali risposte.
È il non rispetto minimo del Parlamento. Allora si dica chiaramente che per qualcuno il Parlamento si deve sciogliere perché è un impiccio.

PRESIDENTE. Onorevole Codurelli, lei ha ragione. La Presidenza si deve attivare e si attiverà ancora una volta per ottenere non un piacere, da parte ovviamente del Governo, ma il rispetto di una sua precisa responsabilità, che è quella di rispondere agli atti di sindacato ispettivo di tutti i colleghi parlamentari presenti in quest'Aula, sia nell'Assemblea che nelle Commissioni. Ci attiveremo certamente come Presidenza - e in particolare il Presidente Fini - nella direzione da lei indicata.

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, è solito verso fine seduta avanzare delle critiche o delle richieste. Una tantum, vorrei oggi significarle due lodi.
La prima voglio rivolgerla all'ufficio del sindacato ispettivo dell'Assemblea, perché - forse perché io lo avevo anche richiesto - ha svolto un lavoro egregio nel recuperare tutte le interrogazioni che erano in sospeso e, congiuntamente, ministero per ministero, mandare un sollecito in base al tempo di attesa. Da tale lavoro per esempio si vede che - come peraltro avevo segnalato anch'io - il Ministero dell'economia e delle finanze è quello che sostanzialmente non risponde.
La seconda lode, tramite la Presidenza della Camera, voglio rivolgerla al Dipartimento della funzione pubblica del Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione, per come ha risposto ad un atto di sindacato ispettivo. Molto spesso quando ci sono delle interrogazioni per così dire imbarazzanti, la risposta è prettamente in politichese, invece, in un caso specifico, ho ricevuto, come raramente ho visto, una risposta così dettagliata come quella sulla validità dei titoli degli odontotecnici conseguiti all'estero, che mi ha dimostrato come il Ministero, a seguito di quell'interrogazione, abbia condotto un'analisi precisa della situazione, relazionando poi certo all'interrogante, ma soprattutto prendendo delle posizioni, una volta tanto a dimostrazione che, se si svolge bene il lavoro, si portano anche a casa dei risultati. Tramite quindi la Presidenza esprimo qui il mio compiacimento.

FRANCO NARDUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, intervengo perché desidero segnalare alla Presidenza della Camera quanto sta accadendo a Lilla, la popolosa città capoluogo della regione Nord Pas de Calais in Francia, che ospita una numerosa comunità italiana, che, al pari di tante Pag. 28altre comunità italiane, signor Presidente, ha dato tantissimo all'Italia e che da ieri ha occupato pacificamente gli uffici consolari di Lilla per protestare contro la chiusura della sede consolare prevista per il 1o luglio prossimo.
Signor Presidente, la chiusura degli uffici consolari a Lilla rappresenta l'ennesimo atto che io vorrei definire di disattenzione, se non proprio di ostilità, nei confronti dei nostri connazionali residenti all'estero. È anche un segnale di cedimento ulteriore, perché significa che, continuando con lo smantellamento delle nostre presenze all'estero, si rinuncia a sfruttarle meglio, come invece le opportunità che offre la globalizzazione vorrebbero suggerire.
Cosa chiede la comunità italiana di Lilla, signor Presidente? Chiede semplicemente di declassare il consolato e di mantenere la presenza della nostra amministrazione.
Possibile che non si consideri che lì c'è una comunità, la prima, quella del grande esodo, che non possiede le capacità, le competenze e gli strumenti dell'informatica di oggi? Inoltre, ancora non funzionano, in quella zona, i servizi digitali. Vorrei veramente appellarmi a lei, signor Presidente, affinché segnali al Governo e al Ministero degli esteri questa richiesta di una numerosa comunità che là risiede, al fine di mantenere una presenza per i servizi primari alla nostra comunità.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Narducci. Come lei sa, ha a disposizione anche gli atti di sindacato ispettivo per sollecitare il Governo ad intervenire ed interessarsi della materia.

FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, è dieci volte che segnalo di voler intervenire, evidentemente c'è stata...

PRESIDENTE. Onorevole Garagnani, non c'è alcun pregiudizio nei suoi riguardi, conosce l'affetto e la stima che c'è.

FABIO GARAGNANI. Sì, signor Presidente, ma è mezz'ora che sto alzando le mani. Voglio semplicemente rivolgere un appello a lei e all'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati per tutelare adeguatamente il diritto di iniziativa legislativa dei parlamentari. Mi rendo conto che ci sono spazi riservati alle minoranze che devono essere tutelati, però credo che pure i componenti della maggioranza abbiano il diritto, quando le loro proposte di legge sono suffragate anche da un consenso significativo nel proprio collegio elettorale o nel territorio nazionale, di vederle esaminate tenendo conto delle priorità del Governo. Faccio presente che, da tempo, ho inoltrato alla Commissione cultura della Camera dei deputati una proposta di legge sottoscritta ed appoggiata da tutti i consiglieri comunali della mia regione, l'Emilia-Romagna, a favore del diritto allo studio e della parità scolastica. Nonostante abbia inoltrato lettere a tutti i componenti ed alla Presidenza, ottenendo anche soddisfazioni verbali, a tutt'oggi registro che questa proposta di legge, in un momento in cui sono già stati approvati provvedimenti più significativi del Governo, sui quali concordo pienamente, ancora non ha avuto la possibilità di essere incardinata. Siccome, oltre che rappresentare una maggioranza, faccio riferimento ad un elettorato che si è espresso in termini significativi su un vuoto legislativo, condivisibile o meno, che riguarda il diritto alla libertà di scelta dei genitori nella mia regione - e ripeto sono 800 consiglieri comunali espressione di una realtà, da Piacenza a Rimini, passando per Bologna -, credo che un minimo di attenzione su questa, come su altre materie, debba essere posto, nel rispetto - e lo ripeto - delle priorità del Governo e della minoranza, ma tutelando anche il diritto del singolo parlamentare, che appartenga o meno a maggioranza o minoranza, a veder accolta almeno la discussione o l'incardinamento della propria proposta di legge. Sulla base di questi presupposti, ovviamente, le chiedo di interessarsi proprio per fare in modo Pag. 29che almeno una voce così significativa possa essere ascoltata e udita, tenendo presente che questa proposta di legge fu già votata dalla Camera e dalle Commissioni nella legislatura dal 2001 al 2006. Mi trovo di fronte ad un ostruzionismo inspiegabile.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Garagnani. Ovviamente, la Presidenza deve tutelare le prerogative di tutti i parlamentari; lei è un parlamentare esperto, sempre attento, responsabile e sa benissimo che, sia in Commissione che in Aula, attraverso i suoi rappresentanti di gruppo, sia in sede di Conferenza dei rappresentanti di gruppo che nell'ufficio di presidenza della Commissione, il gruppo a cui lei appartiene può chiedere l'iscrizione della sua proposta di legge all'ordine del giorno dei lavori della Commissione competente. Sospendiamo, quindi, la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 12,35, è ripresa alle 15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Brugger, Casero, Dal Lago, Donadi, Gregorio Fontana, Jannone, Lombardo, Lo Monte, Melchiorre, Mura, Ravetto, Reguzzoni, Sardelli, Stucchi, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro per le pari opportunità e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Iniziative a sostegno dei pazienti affetti da polineuropatia cronica infiammatoria demielinizzante, con particolare riferimento al reperimento del relativo farmaco - n. 3-01447)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01447 concernente iniziative a sostegno dei pazienti affetti da polineuropatia cronica infiammatoria demielinizzante, con particolare riferimento al reperimento del relativo farmaco, per un minuto (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, mi limiterò a intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, rispondo all'onorevole interrogante chiarendo che esistono diversi tipi di difficoltà di accessibilità e disponibilità riguardo a questo problema. Per quanto attiene alla non disponibilità nei prontuari regionali comunico che è stata recentemente approvata in Conferenza Stato-regioni una norma di adeguamento dei prontuari regionali all'AIC dell'AIFA e che il problema quindi da questo punto di vista si ritiene superato. In alcune regioni ci possono essere difficoltà di approvvigionamento ma all'AIFA non risultano per l'anno 2010 carenze nel recepimento di immunoglobuline se non quelle del Varitec che serve per curare la varicella. Se comunque il problema dovesse essere dovuto a specifiche carenze di approvvigionamento in alcune regioni occorre specificare, per approfondire la questione con le regioni stesse, il farmaco carente e le relative regioni. È vero che in alcuni Pag. 30casi i pazienti si sentono minacciati dalle restrizioni in atto nell'uso di IVIg in quanto non è ancora universalmente accettato l'utilizzo di questi prodotti in particolare per la CIDP. Da questo punto di vista recentemente è stata curata una guida Ema a livello dell'Unione europea circa proprio l'aggiornamento delle indicazioni terapeutiche e delle immunoglobuline per uso endovenoso e questo documento entrerà in vigore il 1o maggio 2001. Se questo documento, a cui rinvio l'onorevole interrogante, non dovesse essere sufficiente a risolvere la questione si può pensare di istituire un tavolo tecnico per approfondirla ed eventualmente pensare di introdurre con le opportune indicazioni le IVIg nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza.

PRESIDENTE. L'onorevole di Biagio ha facoltà di replicare.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro per l'illustrazione completa e articolata. La delicata situazione da me sottoposta chiama in causa uno degli obiettivi centrali del dicastero che lei rappresenta nonché il dettato costituzionale che riconosce la tutela della salute quale fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività. I pazienti affetti da CIDP portano quotidianamente il peso di una rara patologia fortemente invalidante con il suo carico di disagio non solo fisico ma anche psichico. Alla luce di quanto esposto vedono quotidianamente disatteso un loro fondamentale diritto e questo costituisce una gravissima e inaccettabile violazione della loro dignità di persona e di cittadini. Parlare di difficoltà di reperimento del farmaco per coloro che versano in condizioni già critiche corrisponde ad un aggravamento doloroso e sofferto. E noi abbiamo la responsabilità e il dovere di tutelare questi pazienti attraverso strumenti più diretti e efficienti della nostra democrazia. In virtù di tali aspetti, è doveroso da parte del Governo orientare un'iniziativa valida, diretta su questo tema e la ringrazio per la disponibilità del tavolo tecnico: un approccio che non si celi dietro la maschera di un elenco di buone intenzioni alle quali però non corrisponde l'effettiva capacità di raggiungere lo scopo che in questo caso è anche rispetto di un diritto inderogabile. Questo è tanto più inaccettabile se si considera che la soluzione c'è, è accreditata e operativa in Europa e nei Paesi all'avanguardia nella ricerca scientifica.
Non possiamo dunque limitarci a questa posizione, perché dobbiamo sempre ricordare che dietro le nostre discussioni in Aula ci sono persone che affrontano la progressiva paralisi agli arti e rischiano l'insufficienza respiratoria e vi sono famiglie che dolorosamente partecipano al loro dolore - e concludo - ma anche perché a monte delle nostre discussioni vi è la dignità della persona umana, che interessa tutti noi come deputati, come cittadini e come persone.

(Iniziative volte ad accertare il pieno rispetto del piano di rientro dai disavanzi sanitari della regione Sicilia - n. 3-01448)

PRESIDENTE. L'onorevole Gianni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01448, concernente iniziative volte ad accertare il pieno rispetto del piano di rientro dai disavanzi sanitari della regione Sicilia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

PIPPO GIANNI. Signor Ministro, lei sa sicuramente che con la legge regionale n. 5 del 14 aprile 2009 il legislatore siciliano ha voluto fare una rimodulazione dell'utilizzo della sanità in Sicilia. Nell'approvare le norme di riordino sanitario di cui sopra ha espresso con chiarezza la volontà di potenziare l'offerta ospedaliera nelle aree considerate ad alto rischio ambientale.
Nettamente in contrasto con questo appare la decisione di procedere, sostanzialmente, al declassamento dell'ospedale «Muscatello» di Augusta, che rischia di diventare esclusivamente un presidio per la lunga degenza, in seguito alla decisione Pag. 31di azzerare, annullare e chiudere il pronto soccorso e di trasferire il reparto di pediatria e di ginecologia.
Concludo, signor Presidente: ora, sia nella legge regionale n. 5 del 14 aprile 2009, ma anche nell'accordo sottoscritto con il Ministro della sanità non si è mai parlato di sopprimere, chiudere o eliminare ospedali, specialmente nelle zone industriali, con tutto quello che ne consegue in termini di malattie oncologiche e bambini nati malformati.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Onorevole Gianni, il Governo sta compiendo uno sforzo importante per trasferire gran parte dell'attività attualmente svolta negli ospedali sul territorio. Nel 2050 nel nostro Paese vi sarà un 35 per cento di persone sopra i 65 anni, ognuna delle quali ha una probabilità su due di avere due o più malattie croniche. Le malattie croniche vanno e andranno trattate per consentire sostenibilità sul territorio e non potranno essere trattate negli ospedali.
Il problema delle regioni - non voglio dire del Sud, anche se sono molto concentrate al Sud - che hanno una sanità non efficiente e di quelle regioni che hanno un piano di rientro in grande misura è dovuto ad un eccesso di ospedalità acuta. Noi più volte ci siamo rivolti proprio con un appello al Parlamento e alle popolazioni per cercare di convincere il Parlamento, le popolazioni e le amministrazioni regionali che stanno operando in questo senso del fatto che è necessario ridurre l'ospedalità acuta, ma non ai fini di fare delle economie, bensì di fornire un migliore servizio ai cittadini.
Vorrei ricordare che la sanità è profondamente cambiata: oggi in ospedale si può andare soltanto per indicazioni estremamente stringenti, per indicazioni in cui il ricovero in ospedale è assolutamente necessario e per tempi molto brevi. Gli ospedali devono essere molto tecnologici, con team multidisciplinari e l'ammalato cronico non si può più curare in ospedale. Tutto il resto va curato sul territorio.
Le regioni seguono attualmente queste indicazioni dei tavoli di monitoraggio del Ministero dell'economia e della salute, che si prendono evidentemente la piena responsabilità di questo nell'interesse dei cittadini italiani. Vorrei solo ricordare che questa azione di razionalizzazione - che è in atto e che deve essere messa in atto nelle regioni che attualmente non hanno un piano sanitario di integrazione sufficiente ospedale-territorio - è stata fatta nelle regioni virtuose, ossia quelle in cui la mobilità passiva dalle altre regioni, come risulta dal sottopiano di rientro, è stata fatta negli anni Settanta e negli anni Ottanta. Gli ospedali marginali sono stati tagliati in Lombardia, in Veneto, in Toscana ed Emilia-Romagna. Adesso è il momento di tagliarli nel resto d'Italia. È un reale appello che faccio alla comprensione di tutti i parlamentari e di tutte le forze politiche.

PRESIDENTE. L'onorevole Gianni ha facoltà di replicare.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, signor Ministro, lei sa quanto io la stimi: lei non può non tenere conto del tentativo di disattendere la legge da parte del Governo regionale. Signor Ministro, lei sa che la regione siciliana, ogni anno, spende più di 350 milioni di euro in emigrazione sanitaria.
Se dovessimo chiudere anche gli ospedali delle zone industriali, dove i malformati e i malati oncologici hanno un punto di riferimento, si aggraverebbe ancora di più il bilancio regionale, oltre a quello che succede ai pazienti e ai loro parenti, che devono affrontare necessariamente viaggi della speranza, che noi non vogliamo affrontare.
Signor Ministro, le chiedo soltanto non di istituire nuovi ospedali, ma di mantenere quelli che vi sono, anche in ordine ad una legge regionale che abbiamo posto in essere, cioè la n. 5 del 2009 che, all'articolo 6, comma 3, prevede che gli ospedali Pag. 32delle zone industriali vadano potenziati. Quindi, le sarei grato, signor Ministro, se volesse intervenire, anche in maniera sostitutiva, per fare applicare la legge.

(Iniziative volte a garantire maggiore trasparenza in merito alla provenienza dei principi attivi contenuti nei medicinali - n. 3-01449)

PRESIDENTE. L'onorevole Laura Molteni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01449, concernente iniziative volte a garantire maggiore trasparenza in merito alla provenienza dei principi attivi contenuti nei medicinali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, il principio attivo è il componente chimico responsabile dell'attività curativa del medicinale. Molti medicinali immessi nel nostro Paese non presentano indicazione del luogo di produzione del principio attivo associato al farmaco, né sulla confezione né sul foglio illustrativo.
In base ad uno studio dell'università di Würzburg per conto del Ministero tedesco, dal 2002 al 2003, un terzo dei principi attivi importati da Paesi terzi - mi riferisco a Cina e India - risulta contraffatto. I produttori di principi attivi, in India e in Cina, sono intorno ai 10-15 mila. Da tutto ciò può derivare un possibile danno non solo per i consumatori per mancanza di garanzie, ma anche per le nostre imprese.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LAURA MOLTENI. La qualità dei nostri prodotti, sempre in tema di principi attivi, è certificata dalle norme «GMP» (Good manufacturing practices) - vi è, quindi, un certificato ad hoc -, da un sistema di qualità che prevede il rispetto degli standard di sicurezza, da un certificato ISO 9000 e dalla verifica del Ministero della salute del rispetto di tali norme.

PRESIDENTE. Deve concludere.

LAURA MOLTENI. Le imprese europee che esportano in USA rispettano due condizioni: primo, sottoporre ad ispezioni i propri laboratori; secondo, soddisfare i criteri di gradimento della Food and drug administration...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Laura Molteni. Ora deve interrompere, poi, avrà la facoltà di replicare per altri due minuti.
Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole Laura Molteni, in Italia abbiamo circa 160 aziende autorizzate alla produzione di materie prime farmacologicamente attive. Per dare delle cifre, nel 2010, sono state sottoposte a controllo e rilasciate 426 autorizzazioni relative a officine farmaceutiche produttrici di materie farmacologicamente attive.
Noi condividiamo le preoccupazioni sugli Active pharmaceutical ingredients (API) importati da altri Paesi al di fuori dell'Unione europea, tuttavia, bisogna considerare che abbiamo un sistema abbastanza rigido di autorizzazioni all'importazione di queste materie prime. Infatti, tali autorizzazioni vengono adottate dall'AIFA sulla base di verifiche ispettive condotte da persone qualificate nel sito importatore - la persona qualificata è una figura giuridica -, di controlli analitici eseguiti su ogni lotto di API importato e del certificato di conformità delle norme di buona fabbricazione; inoltre, possono essere acquistati anche in base ad informazioni aggiuntive circa la qualità del prodotto.
Dal 1o gennaio 2012, ogni API importato da Paesi extracomunitari - questa è una novità - dovrà essere accompagnato anche da un certificato «GMP», cioè un certificato di buona fabbricazione (Good manufacturing practices), emesso da un'agenzia regolatoria europea. Per esempio, vorrei ricordare che, nel 2010, il sistema di controllo AIFA, attraverso i Pag. 33NAS, ha determinato il sequestro di alcune tonnellate di materie farmacologicamente attive.
A livello normativo, il 21 dicembre 2010 è stata approvata una modifica ad una direttiva della Comunità europea, che stabilisce l'obbligo di implementare i controlli sulla produzione e importazione di API.
In sede di recepimento, verranno implementate tutte le innovazioni previste, ossia le registrazioni di produttori, il controllo sulla tracciabilità, il controllo sugli importatori e l'aumento dei controlli per il contenimento del rischio.
Dunque, la materia è sicuramente di rilevanza, ma è attualmente all'attenzione dell'Unione europea e del nostro Paese, e, in particolare, per quanto ci riguarda, dell'AIFA.

PRESIDENTE. L'onorevole Laura Molteni, ha facoltà di replicare.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, desidero ricordare che, in merito a tali questioni, esiste anche il principio della tutela del consumatore, che è disciplinata da una dichiarazione del Parlamento europeo del 5 dicembre 2006 ed è volta ad assicurare la tracciabilità dei princìpi attivi nei medicinali. Quindi, ogni etichetta del farmaco dovrebbe anche contenere il luogo di provenienza e le modalità di produzione dei princìpi stessi.
Da un lato si pone un problema reale sulla tracciabilità documentale all'interno della filiera produttiva dei farmaci con riferimento ai princìpi attivi, ma da un altro si pone il problema, che riguarda le nostre imprese e la competitività delle stesse.
Ritengo che l'emissione di princìpi attivi da parte di Paesi terzi, con costi bassi di produzione, visto l'elevato livello di contraffazione, costituisca un possibile danno non solo per i consumatori, ma anche per le imprese, poiché si ingenera un rischio di perdita di competitività per queste ultime.
Per questo motivo, a mio avviso, ci deve essere non solo la protezione brevettuale, ma anche il rispetto della tutela della proprietà intellettuale, in quanto detta tutela porta alla tutela dell'innovazione.
In merito alle produzioni di Paesi terzi, la Lega Nord ha più volte segnalato ed evidenziato la concorrenza sleale di questi Paesi - come, ad esempio, la Cina - i quali, con una produzione industriale senza regole, hanno di fatto minato la competitività d'impresa delle nostre aziende, danneggiandole. Più volte i prodotti di questi Paesi si sono rivelati fuori dal rispetto delle normative europee e dannosi per la salute dei cittadini.
Credo che occorra assicurare ai consumatori la possibilità di accedere alle informazioni di natura qualitativa, legate alla produzione di princìpi attivi, anche in riferimento alle indicazioni relative ai possibili effetti indesiderati e dannosi di alcuni farmaci.

PRESIDENTE. Onorevole Molteni, la invito a concludere.

LAURA MOLTENI. L'obiettivo deve essere anche quello di sostenere un mercato di produzione nazionale dei farmaci di qualità, a garanzia della salute dei cittadini e a tutela e protezione del made in Italy.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Molteni.

LAURA MOLTENI. Il nostro Paese, che oggi è leader mondiale nella produzione di princìpi attivi, ha un fatturato dell'85 per cento da esportazione, ma, affinché esso resti competitivo rispetto a Paesi terzi, è importante interagire sinergicamente, come ha detto anche prima il Ministro, di concerto con altri Paesi europei.

(Iniziative per contrastare la pratica delle mutilazioni genitali femminili - n. 3-01450)

PRESIDENTE. L'onorevole Sbai ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01450, concernente iniziative per contrastare Pag. 34la pratica delle mutilazioni genitali femminili (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, signor Ministro, con questa interrogazione vogliamo sapere quali siano le iniziative del Governo per combattere la pratica delle mutilazioni genitali femminili, premesso che, secondo stime UNICEF, si calcola che nel mondo 140 milioni di donne e ragazze sono colpite da pratiche di mutilazione genitale, di cui circa 35 mila donne e bambine tra le immigrate che vivono in Italia.
Questa pratica viola i diritti umani fondamentali delle donne e minaccia gravemente la loro salute, viste le condizioni igieniche pressoché inesistenti nelle quali essa viene praticata.
Il 6 febbraio si è celebrata in tutto il mondo la giornata mondiale contro l'infibulazione e le mutilazioni genitali femminili.

PRESIDENTE. Onorevole Sbai, la invito a concludere.

SOUAD SBAI. La tematica richiama un forte allarme sociale, dal momento che spesso le giovani perdono la vita durante l'esecuzione dell'infibulazione. Si sta facendo strada la cosiddetta reinfibulazione, o ricostruzione pratica, dietro la quale occorre indagare visto che potrebbe nascondere altre realtà ancora più preoccupanti.

PRESIDENTE. Il Ministro per le pari opportunità, Maria Rosaria Carfagna, ha facoltà di rispondere.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto ringrazio gli onorevoli interroganti per aver deciso di affrontare un tema così delicato. Questo mi dà la possibilità di aggiornarvi su quelli che sono gli ultimi passi intrapresi dal Governo per combattere una battaglia contro un fenomeno che costituisce una delle più gravi violazioni dei diritti umani delle donne e dei bambini, una grave lesione della dignità femminile, con gravi ripercussioni sulla salute delle donne. Consapevoli della gravità e della diffusione del fenomeno, dovuto anche all'intensificarsi dei flussi migratori, tante sono state e sono le iniziative poste in essere dal Ministero per le pari opportunità. In particolare, sottolineo la ricostituzione della Commissione per la prevenzione e il contrasto delle pratiche delle mutilazioni genitali femminili; l'attivazione del numero verde gratuito 800-300558, gestito dalla direzione generale anticrimine del dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'interno; la campagna informativa «Nessuno Escluso» realizzata dal Dipartimento per le pari opportunità, il cui scopo è quello di sensibilizzare soprattutto le famiglie che provengono da Paesi a tradizione scissoria affinché non sottopongano a tale pratica le loro figlie.
Vorrei ricordare che l'Italia sta lavorando per promuovere, insieme ad altri Paesi, soprattutto africani, l'adozione di una nuova risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite dedicata proprio alla pratica delle mutilazioni genitali femminili. In occasione della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, celebratasi il 25 novembre scorso, ho presentato, insieme alla senatrice Emma Bonino, la campagna di raccolta firme EndFGM promossa in Italia da Aidos e da Amnesty International e che ha raggiunto già ventimila firme. Nei prossimi giorni si svolgerà l'annuale appuntamento della Commissione sulla condizione femminile nel mondo presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite in cui, ancora una volta, avrò l'onore di guidare la delegazione italiana. In quella sede verrà affrontata anche la problematica concernente le mutilazioni genitali femminili e ricordo che, proprio in quella sede, lo scorso anno, l'Italia ha organizzato insieme al Senegal, al Burkina Faso e all'Egitto un side event dedicato proprio alle mutilazioni genitali femminili e concentrato sulla necessità di promuovere, nei Pag. 35Paesi interessati, ogni azione capace di condurre al superamento delle consuetudini sociali e delle norme sociali che sono alla base di queste pratiche.
Infine, sul versante legislativo, l'attuale testo del disegno di legge di ratifica della Convenzione di Lanzarote per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, attualmente all'esame del Senato, introduce, all'articolo 583-bis del codice penale che già sanziona penalmente le mutilazioni genitali femminili, delle pene accessorie nel caso in cui la pratica sia compiuta dal genitore o dal tutore della vittima. Queste sono le azioni poste in essere negli ultimi mesi dal Governo, Governo che intende proseguire con determinazione e impegno nella sua battaglia per l'eradicazione delle mutilazioni genitali femminili e più in generale la sua battaglia per la tutela e la protezione dei diritti delle donne (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Sbai ha facoltà di replicare.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, nel dichiararmi soddisfatta delle risposte, desidero inoltre porgere un sentito ringraziamento al Ministro Carfagna per l'impegno profuso relativamente alla tematica della donna e per le risposte sempre tempestive. Mi permetto, ribadendo ancora l'importanza della giornata contro le mutilazioni, di lanciare eventualmente altre due proposte per accrescere ancora di più il significato della giornata del 6 febbraio. La prima proposta riguarda la realizzazione di una campagna comune che coinvolga le scuole nella speranza di poter instillare nei giovani la giusta coscienza su questi temi e coinvolgendo anche il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca con un testo apposito per gli studenti. La seconda proposta riguarda un incontro tra le ONG nazionali e internazionali che si occupano del tema delle mutilazioni genitali femminili, in modo che la loro esperienza concreta e fattiva sul campo sia di aiuto per continuare sempre più fattivamente nell'interesse per la tematica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative del Ministro dell'interno in riferimento alla liberalizzazione dell'accesso alla rete wi-fi - n. 3-01451)

PRESIDENTE. L'onorevole Lanzillotta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01451 concernente Iniziative del Ministro dell'interno in riferimento alla liberalizzazione dell'accesso alla rete wi-fi (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, signor Ministro, nel decreto milleproroghe, adottato alla fine di dicembre, il Governo ha inserito una norma, che ha avuto ampi consensi e il plauso di tutto il popolo della rete, per abrogare le norme del cosiddetto decreto Pisanu, che limitavano l'accesso all'utilizzo della rete wi-fi e all'accesso dagli Internet point.
Si tratta di una misura considerata ormai inefficace e comunque ritenuta non necessaria anche dall'allora Ministro dell'interno Pisanu, e che, infatti, nessun Paese occidentale, pur facendo politiche molto stringenti in materia di sicurezza e antiterrorismo, ha adottato. Essa costituisce però una barriera molto seria all'utilizzo e alla diffusione delle tecnologie e all'utilizzo dei servizi on line. Il Ministro Maroni anche la sottoscritta lo ha sinceramente applaudito per aver anticipato la conclusione dell'iter di una proposta di legge adottata da esponenti di vari partiti, ma, ad oggi, la rete è ancora inaccessibile: non vorremmo che anche questo si risolva in uno spot e vorremmo sapere quali sono le misure per rendere effettivo l'accesso libero alla rete.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Lanzillotta, le rispondo sulla base di Pag. 36elementi forniti dal Ministero dell'interno che ha affrontato con determinazione e risolutezza un settore così nevralgico per la società moderna quale quello della comunicazione elettronica e della tecnologia senza fili.
Il Governo ha mantenuto l'impegno, rendendo libero e gratuito l'accesso alla rete. Sono state immediatamente eliminate tutte le restrizioni imposte dalla normativa vigente all'accesso al wi-fi previste dal decreto-legge n. 144 del 2005, cosiddetto decreto Pisanu, e attuato con decreto ministeriale il 16 agosto 2005. Infatti, nel decreto-legge approvato dal Consiglio dei ministri il 29 dicembre dello scorso anno, sulla proroga dei termini, è stata inserita una disposizione, articolo 2, comma 19, che proroga fino al 31 dicembre del 2011, ed esclusivamente per gli Internet point, cioè per gli esercizi pubblici che forniscono l'accesso ad Internet in via principale, l'obbligo della preventiva richiesta della licenza al questore. Per il Ministero dell'interno, quindi, non è più necessaria la licenza per tutte quelle attività che mettono a disposizione il collegamento ad Internet quale servizio meramente accessorio.
È pertanto evidente che tutte le iniziative e i provvedimenti che sono rimessi alla competenza del Ministero dell'interno sono stati adottati. Gli altri adempimenti, invece, cioè la completa attuazione della disposizione nel senso auspicato dal legislatore, che è quello della liberalizzazione, spettano agli operatori e gestori, sia pubblici che privati, che dovranno adottare le misure per consentire l'accesso gratuito alle postazioni della rete wi-fi. Il Ministero dell'interno ribadisce che sono abrogate le disposizioni per l'identificazione degli utenti, il monitoraggio delle operazioni e l'archiviazione dei dati e non è intenzione del Governo ripristinare le restrizioni all'utilizzo e all'accesso della rete wi-fi abolite con la disposizione del decreto-legge.

PRESIDENTE. L'onorevole Lanzillotta ha facoltà di replicare.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, prendiamo atto delle rassicurazioni del Governo, di cui ci compiaciamo, ne ricaviamo quindi che sono prive di fondamento le voci circa l'inserimento di norme che introdurrebbero altre restrizioni di accesso alla rete, che sarebbero in corso di adozione con la legge di conversione del decreto milleproroghe. In questo senso riteniamo che vi sia una posizione in senso negativo del Governo e, per quanto riguarda il resto, evidentemente, vi è qualche blocco che non è ancora rimosso.
A questo punto la competenza passerà all'Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni, perché non riteniamo possibile che operatori e gestori della rete facciano in qualche modo barriera, costituendo un'ulteriore restrizione alla liberalizzazione, che è una condizione per la diffusione di servizi on-line. In tempi in cui bisogna fare crescita e PIL senza spese pubbliche, credo che questa dovrebbe essere per il Governo una preoccupazione, perché lo sviluppo dell'agenda digitale, tra cui, appunto, rientra la condizione dell'accesso libero alla rete, dovrebbe essere innanzitutto preoccupazione del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Contenuti di un accordo di collaborazione tra la polizia postale e il social network Facebook per l'attivazione di controlli in relazione all'uso del sito - n. 3-01452)

PRESIDENTE. L'onorevole Zazzera ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01452, concernente contenuti di un accordo di collaborazione tra la polizia postale e il social network Facebook per l'attivazione di controlli in relazione all'uso del sito (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, noi dell'Italia dei Valori chiediamo al Ministro e al Governo di chiarire se corrisponde al vero la notizia pubblicata sul settimanale L'espresso il 28 ottobre Pag. 37secondo cui ci sarebbe stato un accordo, un patto sottoscritto tra la polizia postale italiana e il servizio di sicurezza di Facebook.
I termini di questo accordo in pratica prevedono che la polizia postale italiana può accedere ai dati riservati dei profili di Facebook ovvero del social network, che in Italia interessa 17 milioni di utenti, senza che vi sia la preventiva autorizzazione della magistratura e senza che vi sia interessato l'utente e il profilo.
Riteniamo che in questo caso vi siano davvero gli estremi della violazione di diritti costituzionalmente sanciti, tanto è vero che alcuni esponenti interni, come viene detto nell'articolo de L'espresso, gli stessi esponenti delle forze dell'ordine parlano di violazione della privacy.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, anche in questo caso, onorevole Zazzera, le rispondo sulla base degli elementi forniti dal Ministero dell'interno. Il Ministero, tramite il servizio di polizia postale e delle comunicazioni assicura il costante monitoraggio della rete Internet segnalando all'autorità giudiziaria le fattispecie penalmente rilevanti riscontrate nelle comunicazioni on-line e negli spazi web, anche ai fini del loro oscuramento.
Spetta all'autorità giudiziaria, infatti, avviare apposita rogatoria internazionale nel caso in cui i siti siano allocati all'estero e non sia stata raggiunta una fattiva collaborazione con i proprietari degli spazi web che ospitano i contenuti illeciti.
Da diverso tempo la polizia postale e delle comunicazioni ha avviato proficui contatti con i rappresentanti di Facebook, il cui portale è attestato su server che hanno sede in California, alla luce dei quali si è resa operativa la possibilità di ottenere i dati relativi agli utenti e ai gruppi senza la necessità di ricorrere alla rogatoria internazionale.
Pertanto, per il Ministero dell'interno, qualora vi siano ipotesi che coinvolgano cittadini italiani, per ottenere i dati è sufficiente, ma comunque è necessario, inoltrare un provvedimento di acquisizione emesso dall'autorità giudiziaria italiana secondo procedure concordate.
Per rendere più efficace tale collaborazione, il Dipartimento della pubblica sicurezza ha sottoscritto con Facebook un accordo finalizzato alla realizzazione di un canale di comunicazione tra la polizia postale e delle comunicazioni e la citata società per l'inoltro di segnalazioni di abusi di varia natura presenti nel social network, nonché per veicolare le richieste investigative avanzate dall'autorità giudiziaria.
Secondo il Ministero dell'interno tale accordo, composto da linee guida elaborate nel pieno rispetto delle garanzie previste dall'ordinamento vigente, non consente in alcun modo di accedere illegalmente ai profili e ai dati riservati degli utenti italiani in assenza di specifici provvedimenti dell'autorità giudiziaria.

PRESIDENTE. L'onorevole Zazzera ha facoltà di replicare.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Vito perché ci vuol dare un messaggio rassicurante, ma rassicurante non è, perché lo invito a leggere le dichiarazioni di un ufficiale dei carabinieri che parla di violazioni della legge sulla privacy che avvengono con disinvoltura e di esponenti della polizia postale e delle telecomunicazioni, i cui nominativi non sono citati nell'articolo, che parlano chiaramente di un accordo che prevede la possibilità di accedere alle chiavi di accesso riservato dei profili senza avere la preventiva autorizzazione della magistratura e senza neppure informare preventivamente l'utente interessato.
Credo che questo sia il segnale, Ministro, della paura che avete e che il potere ha della rete. Oggi la rete, nei regimi che controllano l'informazione e il sistema radiotelevisivo, resta l'ultimo strumento di libertà attraverso il quale comunicare, scambiarsi informazioni e dare quelle notizie che voi, da regime, non riuscite a Pag. 38dare e non volete dare. Avete paura perché, esattamente come è successo in Egitto, come è successo in Tunisia, il popolo, attraverso la comunicazione della rete, attraverso i social network, si è mobilitato e la risposta del regime, la risposta di Mubarak, amico di Silvio Berlusconi, è stata quella di chiudere la rete dei social network, Internet. Ministro Vito, ciò è quello che voi state tentando di fare da anni attraverso il disegno di legge sulle intercettazioni e attraverso il provvedimento Romani, ministro Vito (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Chiarimenti in merito ai criteri di riduzione dei trasferimenti erariali alle province da parte del Ministero dell'interno - n. 3-01453)

PRESIDENTE. L'onorevole Occhiuto ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01453, concernente chiarimenti in merito ai criteri di riduzione dei trasferimenti erariali alle province da parte del Ministero dell'interno (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, con la manovra dell'estate scorsa sono state tagliate, come tutti sanno, ingenti risorse alle regioni, ai comuni e alle province. Per quanto riguarda le province, successivamente il Governo ha ripartito il taglio, riducendo i trasferimenti in modo lineare e determinando però un notevole squilibrio tra i cittadini. Basti pensare che alcuni cittadini hanno subito un taglio di 3 euro pro capite e in altre province i cittadini hanno subito un taglio di 18 euro pro capite. Bene, nella nostra interrogazione chiediamo che si riveda il criterio, auspicandone uno più equo - dico, per inciso, che il più equo per noi sarebbe quello di ridurre il numero delle province - e chiediamo soprattutto se il taglio sia intervenuto anche sui fondi per la perequazione e sulle spettanze relative alle funzioni trasferite alle province, che in questo caso sarebbero difficilmente espletabili.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Occhiuto sempre sulla base degli elementi trasmessi dal Ministero dell'interno, al quale era rivolta l'interrogazione. Il Ministero precisa in primo luogo che non vi è alcun contrasto tra i principi contenuti nell'articolo 14, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, e la sua applicazione, in quanto il decreto ministeriale del 9 dicembre 2010 richiama, a fini del chiarimento esplicativo, nelle premesse del provvedimento, tutti gli elementi e le modalità assunti a base di calcolo. Per favorire la più ampia conoscenza della normativa da parte degli enti locali, il decreto è stato anche divulgato mediante la pubblicazione di un comunicato sul sito Internet della direzione centrale della finanza locale del Ministero dell'interno, con il quale sono stati forniti ulteriori chiarimenti.
Sono stati esclusi dalla riduzione di trasferimenti per l'anno 2011 gli enti locali dissestati che versano nelle condizioni di cui al comma 1 dell'articolo 265 del Testo unico sugli enti locali, ossia quelli che, ai fini del risanamento finanziario, hanno redatto l'ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato tra l'esercizio finanziario 2007-2009 o hanno provveduto alla redazione dell'ipotesi stessa per l'esercizio finanziario 2010, entro la data prevista per l'emanazione del decreto ministeriale di applicazione della riduzione. In definitiva, secondo il Ministero dell'interno, l'operazione lamentata dagli onorevoli interroganti è stata effettuata nel rispetto delle indicazioni di legge e ha distribuito fra tutte le province il recupero complessivo di 300 milioni di euro, attribuendo ad ogni singolo ente un peso proporzionato ai trasferimenti erariali in godimento nel 2010.
L'importo determinato sulla base di tali criteri sarà portato in detrazione dalle assegnazioni dovute al Ministero Pag. 39dell'interno per l'anno 2011, decurtando in primo luogo l'importo del contributo ordinario e, ove tale importo risulti insufficiente, gli altri contributi (contributo consolidato, contributo perequativo di fiscalità locale, e così via). Proprio per le amministrazioni provinciali vi è poi l'espressa statuizione di includere nella base di calcolo anche la compartecipazione IRPEF, così da comprendere ogni trasferimento erariale effettuato dallo Stato e quindi anche quelli relativi alle funzioni trasferite ai sensi del decreto legislativo n. 112 del 1998.

PRESIDENTE. L'onorevole Occhiuto ha facoltà di replicare.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, non posso dirmi soddisfatto della risposta del Ministro, che è una risposta meramente burocratica. Per carità, nessuno ha sostenuto che ci sia stato un contrasto con la legge. Noi abbiamo voluto però porre un problema politico attraverso questa interrogazione, che è il problema dei tagli lineari e dell'ingiustizia dei tagli lineari. Il caso che abbiamo sollevato è emblematico in questa direzione. Per carità, ciascuno di noi è convinto che le province debbano concorrere al risanamento della funzione pubblica, forse le province più di altri enti.
Per questo abbiamo chiesto, per esempio, più volte che si riducesse il numero delle province determinando in questo modo una riduzione degli sprechi senza diminuire il livello dei servizi per i cittadini.
Invece, avete deciso di procedere allo stesso modo di sempre, riducendo i trasferimenti attraverso tagli lineari. Ma questa volta - questo è il punto - avete fatto peggio, perché avete anche ridotto i fondi per la perequazione. Avete tagliato anche quei fondi che servono per assicurare gli stessi diritti e gli stessi servizi ai cittadini di parti diverse del territorio, in ragione della differenza della base fiscale. I tagli, infatti, sono localizzati soprattutto in una parte del Paese, onorevole Vito, e anche nella parte del Paese che lei rappresenta, perché ci sono 19 milioni di euro di tagli per la provincia di Napoli, 11 milioni per la provincia di Salerno, 8 milioni per la provincia di Caserta e 11 milioni per la provincia di Cosenza. Il risultato è che in alcune province non sarà possibile assicurare ai cittadini alcuni servizi come, per esempio, la manutenzione delle strade perché la perequazione, appunto, serve a quello.
Ebbene, voglio concludere dicendo che se queste sono le prove generali del federalismo che avete in mente di praticare auguri ai cittadini italiani che, però, devono sapere che il federalismo che avete in mente non taglia gli sprechi ma taglia i diritti, non aumenta la qualità dei servizi ma aumenta le tasse e le distanze tra le parti del Paese.

(Iniziative per il prosieguo dello scavo archeologico delle «navi antiche di Pisa» e per l'inserimento del relativo sito tra i beni tutelati dall'Unesco - n. 3-01454)

PRESIDENTE. L'onorevole Realacci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fontanelli n. 3-01454, concernente iniziative per il prosieguo dello scavo archeologico delle «navi antiche di Pisa» e per l'inserimento del relativo sito tra i beni tutelati dall'Unesco (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, signor Ministro, nel 1998 vi è stato a Pisa, all'esterno delle mura medievali, un ritrovamento di straordinario valore: sedici reperti lignei, le navi antiche di Pisa. Si valutò, allora, che servisse, per gli scavi e per la realizzazione del museo delle navi, uno stanziamento di 25 milioni di euro.
Con un'efficace campagna stampa il quotidiano Il Tirreno, spingendo appunto per il riconoscimento come sito UNESCO del luogo di questo ritrovamento, ha ricordato che oggi vi è uno stanziamento di 300 mila euro e, addirittura, quest'anno sono previsti soltanto 20 mila euro, chiaramente insufficienti. Pag. 40
Il Ministro, quando si è discusso sulle mozioni di sfiducia, ci ha ricordato l'importanza - e siamo d'accordo - del patrimonio storico-culturale del nostro Paese. Aggiungo che non è solo un problema turistico. In questa circostanza abbiamo uno scavo che ha tecniche d'avanguardia uniche al mondo, così come è stato quando si trattò di stabilizzare la Torre pendente di Pisa. Vi chiediamo, dunque, quanto è previsto di investimento per questo sito di straordinario valore.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in questo caso rispondo all'onorevole Realacci sulla base degli elementi trasmessi dal Ministero per i beni e le attività culturali.
Per l'esplorazione e la valorizzazione del sito archeologico delle «navi antiche di Pisa» lo Stato ha investito molto e ha reso possibile, in questi anni, non solo estendere lo scavo, garantendo anche con sistemi innovativi il restauro e la conservazione dei materiali lignei, ma anche predisporre la realizzazione del museo delle navi.
Il rallentamento dei finanziamenti negli ultimi anni, legato alla crisi finanziaria in atto, non ha messo a rischio la conservazione dei beni né interrotto il percorso di valorizzazione intrapreso. La locale soprintendenza ha confermato che i reperti archeologici rinvenuti sono attualmente ben conservati e sotto il costante controllo di personale.
La limitata disponibilità di risorse sulla programmazione ordinaria è stata compensata con la richiesta di rimodulazione, per un importo pari a 200 mila euro, di un intervento precedentemente previsto per la prosecuzione dei lavori della sede della direzione regionale di Firenze. Per le ulteriori necessità si è provveduto ad attivare le necessarie richieste nell'ambito della programmazione relativa a progetti speciali di recupero e valorizzazione, in modo da sostenere le attività ordinarie del cantiere.
Per quanto attiene ai lavori del museo delle navi, il Ministero per i beni e le attività culturali fa presente che le opere corrispondenti al primo settore sono interamente finanziate e i relativi lavori in corso di ultimazione. L'inaugurazione di tale area è prevista per la tarda primavera. Il Ministero per i beni e le attività culturali sottolinea, inoltre, che il forte interesse dello Stato per una migliore valorizzazione del sito è stato condiviso dalle autonomie territoriali e, in particolare, dalla regione Toscana e dal comune di Pisa. Ne è riprova la stipula di un apposito accordo sottoscritto nel gennaio 2010 tra il Ministero, la regione Toscana, il comune di Pisa e la consulta delle fondazioni bancarie anche se ad oggi, anche per talune difficoltà gestionali, non si è ancora riusciti a pervenire alla fase operativa.
Pertanto, ad eccezione delle risorse statali già impiegate, nessun ulteriore contributo è pervenuto dagli altri soggetti firmatari. Relativamente alla proposta di candidare il sito delle navi antiche come sito UNESCO, il Ministero dei beni culturali fa sapere che sinora nessuna iniziativa ufficiale risulta essere stata attivata in tal senso e che la locale Soprintendenza ha evidenziato che la proposta non sarebbe ancora matura. Infatti, il sito ad oggi consiste essenzialmente in un cartiere, in un centro di restauro e in un progetto museale, che comunque sarà aperto solo per un singolo settore.
Il Ministero ritiene dunque condivisibile l'opinione degli uffici tecnici, secondo cui tali caratteristiche ancora non soddisfano i presupposti di paesaggio stabile e storicizzato richiesti dall'UNESCO.
Da parte del Ministero dei beni culturali, onorevole Realacci, vi è comunque la massima disponibilità ad approfondire questi aspetti nelle sedi competenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Fontanelli ha facoltà di replicare.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, non ho difficoltà a dichiararmi, anche a nome del mio gruppo, profondamente Pag. 41insoddisfatto di questa risposta e anche molto dispiaciuto. Sono dispiaciuto innanzitutto per l'assenza del Ministro e insoddisfatto per il merito, perché nell'interrogazione chiedevamo di capire che cosa si stesse facendo per provvedere ad una situazione di reale ed effettiva emergenza del cantiere. L'interrogazione partiva dalla denuncia contenuta in un'intera pagina di un giornale nazionale, la Repubblica del 13 dicembre, dalla quale, anche attraverso le dichiarazioni dei responsabili del cantiere e quindi del Ministero dei beni culturali, si riferiva di una situazione gravissima, ossia che il finanziamento annuale, necessario per il mantenimento dello scavo, di circa 300-350 mila euro, era «saltato» ed erano previsti per l'anno in corso solo 20 mila euro, che non bastano nemmeno per il mantenimento del cantiere. Infatti, si tratta di un cantiere che per essere mantenuto asciutto ha bisogno di un funzionamento costante, altrimenti si riempie d'acqua e quindi diventa del tutto impraticabile.
A questa denuncia chiedevamo di dare una risposta, nel senso di dire che cosa si possa fare per l'emergenza. Non è stata data a questa domanda una risposta convincente.
Poi, chiedevamo anche se il Ministero non ritenesse utile farsi parte attiva per l'inserimento del sito di questa importante scoperta - straordinaria dal punto di vista archeologico e culturale - tra i beni tutelati dall'UNESCO: su questo tema c'è un'iniziativa promossa dagli «Amici dei Musei» di Pisa, sostenuta dal giornale Il Tirreno, che ha raccolto migliaia di firme, che chiede questo perché attraverso un inserimento nei siti dell'UNESCO si può ottenere una maggiore possibilità di reperire risorse esterne o di carattere europeo, tenendo conto che questa scoperta, che è stata definita a suo tempo una vera e propria «Pompei del mare», è una tra le scoperte più straordinarie dal punto di vista archeologico, con particolare riferimento alla navigazione e alle navi di epoca romana.
Quindi, la risposta non ci soddisfa. Voglio solo dire un'ultima parola: ci dispiace molto per l'assenza del Ministro.

PRESIDENTE. Onorevole Fontanelli, deve concludere. Il tempo è scaduto.

PAOLO FONTANELLI. Tutti i Ministri dei Governi precedenti sono venuti a Pisa, ci dispiace che non venga questo.

PRESIDENTE. Sul suo dispiacere per l'assenza del Ministro chiudiamo la sua replica al Ministro Elio Vito. Ovviamente il dispiacere non è inteso nei confronti del Ministro Vito, che è qui presente, ma nei confronti del Ministro per i beni e le attività culturali..
È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 10 febbraio 2011, alle 9,30:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 15,50.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 6)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz.Bosi, De Angelis e a. n. 1-559 535 532 3 267 526 6 40 Appr.
2 Nom. Ddl 3994 - articolo 1 532 531 1 266 531   40 Appr.
3 Nom. articolo 2 542 539 3 270 539   39 Appr.
4 Nom. articolo 3 545 542 3 272 542   39 Appr.
5 Nom. articolo 4 543 540 3 271 540   39 Appr.
6 Nom. Ddl 3994 - voto finale 539 533 6 267 533   37 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.