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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 428 di mercoledì 2 febbraio 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 10.

LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bocchino, Brugger, Casero, Cicchitto, Colucci, Gianfranco Conte, Crimi, Crosetto, Dal Lago, Donadi, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Lamorte, Lucà, Lusetti, Martini, Migliavacca, Leoluca Orlando, Reguzzoni, Sanga, Sardelli, Stefani e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni (ore 10,03).

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

LORENA MILANATO, Segretario, legge:
MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede:
nuove norme in materia di rappresentanza e rappresentatività delle organizzazioni sindacali dei lavoratori (1119) - alla XI Commissione (Lavoro);
interventi per evitare diseguaglianze di trattamento tra residenti e non residenti in materia di pedaggi stradali (1120) - alla IX Commissione (Trasporti);
nuove norme in materia di intercettazioni telefoniche e ambientali (1121) - alla II Commissione (Giustizia);
MARINO SAVINA, da Roma, chiede modifiche alla legge 30 dicembre 2010, n. 240, recante norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario (1122) - alla VII Commissione (Cultura);
MICHELE VECCHIONE, da Alatri (Frosinone), chiede:
misure per favorire l'ingresso nel mercato del lavoro di precari e disoccupati (1123) - alla XI Commissione (Lavoro);
nuove norme in materia di assegni familiari (1124) - alla XI Commissione (Lavoro);
modifiche alla normativa concernente il calcolo del coefficiente ISEE per le famiglie che danno in usufrutto un'abitazione di proprietà ai propri figli (1125) - alle Commissioni riunite V (Bilancio) e VI (Finanze); Pag. 2
UGO FRADDOSIO, da Roma, chiede provvedimenti urgenti per affrontare il dissesto idrogeologico nel nostro Paese, anche promuovendo il ritorno dei giovani allo svolgimento di attività agricole (1126) - alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e XIII (Agricoltura);
MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede:
misure per disincentivare il passaggio di deputati e senatori da un Gruppo parlamentare a un altro (1127) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui contributi pubblici percepiti dalla Fiat nel corso degli anni (1128) - alla X Commissione (Attività produttive);
RENATO LELLI, da San Floriano (Verona), chiede:
nuove norme in materia di diritto di famiglia e modifiche alla legge sulla responsabilità civile dei magistrati (1129) - alla II Commissione (Giustizia);
ANDREA POGGI, da Carmignano (Firenze), chiede che le pubbliche amministrazioni siano tenute a rendere pubblico in maniera dettagliata il consuntivo relativo all'anno precedente (1130) - alla V Commissione (Bilancio);
PAOLA TONONI, da Poggio Berni (Rimini), chiede interventi per semplificare il sistema istituzionale e amministrativo della provincia di Rimini (1131) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
FRANCESCO DI PASQUALE, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede:
l'istituzione della «Giornata nazionale della Patria» (1132) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
modifiche al «piano casa» predisposto dalla regione Campania (1133) - alla VIII Commissione Ambiente);
la soppressione del pubblico registro automobilistico, con trasferimento delle sue funzioni all'Agenzia delle entrate (1134) - alla IX Commissione (Trasporti);
nuove norme in materia di tassazione dei terreni (1135) - alla VI Commissione (Finanze);
maggiore trasparenza nell'erogazione e nella gestione dei finanziamenti pubblici ai partiti (1136) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
criteri equi nell'assegnazione del reddito di cittadinanza nelle regioni in cui è previsto (1137) - alla XII Commissione (Affari sociali);
misure per contrastare il fenomeno dell'inquinamento acustico (1138) - alla VIII Commissione (Ambiente);
provvedimenti contro l'occupazione abusiva dei suoli demaniali (1139) - alla VI Commissione (Finanze);
la sospensione del fermo amministrativo nel procedimento di riscossione delle imposte sul reddito in caso di ricorsi in atto (1140) - alla VI Commissione (Finanze);
iniziative per ridurre i disagi nel recapito della corrispondenza (1141) - alla IX Commissione (Trasporti).

Seguito della discussione delle mozioni Oliverio ed altri n. 1-00513, Fogliato ed altri n. 1-00542, Delfino ed altri n. 1-00545, Beccalossi ed altri n. 1-00547, Di Giuseppe ed altri n. 1-00548 e Tabacci ed altri n. 1-00557, concernenti iniziative in materia di riforma della politica agricola comune (PAC) (ore 10,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Oliverio ed altri n. 1-00513 (Nuova formulazione), Fogliato ed altri n. 1-00542, Delfino ed altri n. 1-00545 (Nuova formulazione), Beccalossi ed altri n. 1-00547, Di Giuseppe ed altri n. 1-00548 e Tabacci ed altri n. 1-00557, concernenti iniziative in materia Pag. 3di riforma della politica agricola comune (PAC) (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta del 31 gennaio 2011, è stata presentata la mozione Tabacci ed altri n. 1-00557, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Laura Ravetto, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

LAURA RAVETTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole, nel loro complesso, sulle mozioni Oliverio ed altri n. 1-00513 (Nuova formulazione), Fogliato ed altri n. 1-00542, Delfino ed altri n. 1-00545 (Nuova formulazione) e Beccalossi ed altri n. 1-00547.
Per quanto riguarda la mozione di Giuseppe ed altri n. 1-00548, il Governo esprime parere favorevole sulla parte motiva e sul dispositivo, a condizione tuttavia che il primo capoverso del suddetto sia riformulato nei termini seguenti: Sostituire le parole: «ad eliminare le incongruenze, iniquità ed inefficienze dell'attuale politica agricola comune, facendo in modo che da semplice politica di sostegno al reddito diventi una vera e propria politica di promozione di beni pubblici e di processi innovativi (...)», con le seguenti: «ad eliminare le incongruenze, iniquità ed inefficienze dell'attuale politica agricola comune, facendo in modo che ferma la politica di sostegno al reddito diventi anche una vera e propria politica di promozione di beni pubblici e di processi innovativi (...)».
Il Governo esprime parere favorevole, nel suo complesso, sulla mozione Tabacci ed altri n. 1-00557.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, prendo favorevolmente atto della sobrietà con la quale il Governo ha espresso i suoi pareri ed anche della positività degli stessi e, quindi, mi manterrò sulla stessa linea. L'invito è che il Governo utilizzi questa occasione per aprire un dibattito con tutti i soggetti della filiera agro-alimentare interessati alla riforma della politica agricola comune. Vorrei aggiungere che l'Italia, in questi anni della politica agricola comune, ha avuto il vantaggio di trovarsi all'interno di un mercato più ampio e più vasto e, quando si sono aperte delle polemiche con la comunità europea, erano tutte impostazioni un po' dietrologiche.
Pertanto, credo sia necessario che il Governo abbia presente le questioni legate ai principi di lealtà comunitaria. La questione delle quote latte non ha deposto certamente a favore di tale rapporto: credo che, per gli spazi che ancora vi sono, si dovrebbe intraprendere ogni iniziativa possibile per correggere il tiro.
Mi sembra che l'Europa ci richiami ad un dibattito davvero ampio e che ci ponga di fronte a tre sfide: le sfide economiche, le sfide ambientali e le sfide territoriali. Esse devono essere colte, perché l'agricoltura dell'oggi è molto diversa da quella dell'immediato dopoguerra e, soprattutto, la sfida ambientale è una delle sfide che accompagnano le motivazioni della grande trasformazione che ha riguardato l'habitat umano.
Tra l'altro, devo ricordare che, nell'arco di soli quarant'anni - dal 1970 al 2010 - la popolazione mondiale è più che raddoppiata: siamo passati dai 3 miliardi del 1970 ai quasi 7 miliardi del 2010. Ciò vuol dire che la terra, tutto sommato, si è rimpicciolita, perché ha dovuto far posto a molti più esseri umani. Pag. 4
Credo che l'Europa non possa non porsi il problema, regolando la sua politica agricola comune, di questa condizione mondiale, che è una condizione data dalla quale non possiamo prescindere (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, la presentazione di queste mozioni accolte anche dal Governo - ne prendiamo atto - dà l'occasione a questo ramo del Parlamento di poter svolgere alcune riflessioni che ritengo importanti.
Va fatta qualche considerazione a partire dall'inizio dell'istituzione della PAC. In quell'epoca erano stati individuati due obiettivi principali, che erano due principi ispiratori: il primo consisteva nell'intervento sul prezzo per poter sostenere il reddito degli agricoltori; l'altro, quello di orientare le imprese agricole. Questo secondo obiettivo avrebbe dovuto significare indirizzare verso le produzioni che potessero dare reddito. Purtroppo, ancora la domanda che circola nel mondo agricolo è sempre la stessa da 60 anni. Cosa possiamo produrre per avere miglior reddito? A questa domanda ancora non c'è una risposta. Quindi, l'obiettivo principale è stato mancato, c'è stato solo un intervento sul prezzo e non sull'orientamento delle imprese e possiamo dire, di fatto, che non si è ottenuto un grande risultato, per non dire che è stato forse anche un fallimento.
Negli anni Novanta si è tornati al sistema delle quote, che garantisce un livello minimo dei prezzi dei prodotti agricoli, ma rimane sempre invariata la solita domanda. Qual è il prodotto che può dare più reddito all'agricoltura? Ancora questa domanda è inevasa.
Nel 2003 si è avuta la riforma sostanziale della PAC che ha messo in linea sostanzialmente un principio significativo e, ovviamente, adeguato ai tempi, cioè quello di dare reddito all'agricoltura, quello di garantire i consumatori sul piano della sicurezza alimentare e di confrontarsi con il mercato globale.
Quindi, la politica comune europea si è diversificata fin dalla partenza e ha puntato sostanzialmente - ecco la ragione di questa importante mozione e delle altre, ovviamente tutte condivise, peraltro - all'alimentazione, alla gestione dei territori e alla protezione dell'ambiente. Questa è la novità. È la sfida entro la quale il mondo agricolo si deve confrontare.
Non so se è la soluzione o comunque vi è la possibilità finalmente di avere una risposta, ma, come tutte le grandi riforme, ha dei lati positivi e anche dei lati ancora oscuri. Per questo ancora si chiede nell'intervento finale del 2020 qualcosa che riesca a dare concretezza finalmente a quelle che sono le ragioni degli agricoltori, del mondo agricolo, ma anche dell'ambiente e della sicurezza alimentare. Questi sono gli obiettivi entro i quali ci dobbiamo muovere anche attraverso questa sollecitazione che viene dalle mozioni. Ciò per dare soprattutto al Governo titolarità e autorevolezza nel tavolo europeo, per poter far sì che finalmente si possa puntare alla qualità e non alle superfici. Cosa avviene adesso, signor Presidente e signor sottosegretario? Avviene, sostanzialmente, che il reddito degli agricoltori è consentito anche da una compensazione sulla superficie.
Quest'ultima fa a pugni con chi produce regolarmente e quotidianamente - se vogliamo rilanciare il made in Italy - una qualità eccellente per poter far sì che la nostra agricoltura, quella mediterranea, possa decollare.
Per poter fare ciò, occorre soprattutto puntare sui due pilastri fondamentali: sicurezza e qualità, occupazione e ambiente. Queste sono le caratteristiche con le quali si deve contraddistinguere il Governo e lo deve fare con forza e autorevolezza, perché queste sono, forse, le risposte concrete che possiamo dare al mondo dell'agricoltura.
Dunque, perché riformare? Perché aggiustare? Perché modificare? Perché non sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati negli anni precedenti. Pag. 5
Pertanto, occorre più reddito per gli agricoltori, che oggi vivono in una situazione alquanto difficoltosa. Non sto qua a ripetere il fatto che tante volte ci siamo battuti proprio per il comparto agricolo, per poter avere, finalmente, un'attenzione maggiore e particolare, sia da parte del Governo nazionale, ma anche e soprattutto al tavolo europeo.
Occorre, soprattutto, puntare sul deficit commerciale. Occorre un'azione molto forte che consenta finalmente di dare, oltre ai prodotti di qualità, derrate alimentari in sicurezza ma anche in quantità. Occorre, dunque, migliorare, adeguare e riprogrammare quello che è stato il sistema della PAC fino ad ora.
Vorrei ricordare al rappresentante del Governo che il budget destinato al comparto agricolo in sede europea, oltre che servire a dare qualche remunerazione in più agli agricoltori, deve tutelare, salvaguardare e mantenere soprattutto il budget europeo.
Signor sottosegretario, la invito ad ascoltarmi, anche per prenderne nota. Da vent'anni a questa parte, noi subiamo una riduzione del budget europeo dal 65 al 35 per cento: il mondo dell'agricoltura europea, ma soprattutto quella italiana, non se lo può più permettere.
Occorre che il Governo introduca al tavolo europeo un'azione forte. Non vogliamo assistenzialismo, vogliamo soprattutto mettere in condizione l'agricoltura di produrre e creare reddito, perché l'agricoltura è salvaguardia dell'ambiente e della sicurezza alimentare. Questi sono i punti essenziali per i quali ci dobbiamo battere in sede europea.
Pertanto, noi diciamo «sì» ad una proposta che possa migliorare il valore aggiunto degli agricoltori produttori, e non degli agricoltori che sfruttano gli altri agricoltori. Ciò non deve mai più accadere. Questa è l'azione forte che il Governo deve inserire, come prioritaria, nella propria agenda europea: migliorare il funzionamento della filiera.
Occorre sostenere i soli agricoltori in attività: questo è un punto importante ed essenziale della politica agricola europea. Non è possibile dare sostegno a chi non fa, dell'agricoltura, un'attività o un'impresa. Oggi occorre puntare, soprattutto, ai soli agricoltori che fanno davvero agricoltura, i quali servono il Paese anche in termini ambientali e alimentari. Occorre, dunque, individuare un criterio di riconoscimento degli agricoltori attivi, ai quali riconoscere una serie di benefici. Questo è quello che vogliamo fare.
Occorre, inoltre, aggiungere - anche e soprattutto - ricambio generazionale, perché è essenziale e importante per poter dare una mano forte all'agricoltura e al suo mondo. Peraltro, vi sono emendamenti già approvati nell'ambito dell'esame del disegno di legge A.C. 2260, che sono stati congelati. Il Governo può riprendere un'azione molto forte per dare possibilità alle nuove generazioni di investire in agricoltura. Questo è uno dei valori essenziali ed importanti. Tante attività possono essere sviluppate, ma sull'agricoltura occorre puntare ad attrarre nuove energie, soprattutto con nuove misure per attrarre nuovi agricoltori.
E ancora: valorizzare e sostenere le organizzazioni di produttori. È un altro tema importante.
È necessario, tuttavia, rendere le procedure di adesione strumenti snelli. Oggi le OP (Organizzazioni di Produttori) sono sempre in grande difficoltà perché hanno addosso un macigno: il macigno della burocrazia, sia quella nazionale sia, soprattutto, quella europea. Questo deve fare il Governo per tentare di rivitalizzare questo strumento che è stato sperimentato molto positivamente nell'ambito dell'agricoltura italiana.

PRESIDENTE. Onorevole Ruvolo, deve concludere.

GIUSEPPE RUVOLO. Volevo aggiungere una cosa riguardo agli strumenti assicurativi: noi abbiamo una bella esperienza. Con la legge n. 256 del 2002 abbiamo introdotto un meccanismo di garanzia e di tutela sui rischi in agricoltura che deve essere recepito anche dall'Unione europea. Pag. 6
Solo per concludere, mi auguro che queste mozioni, che il Governo ha peraltro approvato e che sono tutte di grande spessore, di grande livello, diano forza al Governo e a coloro i quali in sede europea si devono battere perché la partita è straordinariamente importante e perché l'agricoltura ha bisogno di questo sostegno e di un Governo che porti al tavolo dell'Europa le istanze vere degli agricoltori italiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor sottosegretario, noi chiaramente accettiamo la riformulazione proposta dal Governo anche perché non è una modifica del contenuto, anzi, forse, rafforza il contenuto stesso del nostro primo capoverso.
È un argomento importante quello della politica agricola comune; infatti, per rispondere alle sfide dell'alimentazione, dell'ambiente e del territorio, il 18 novembre 2010 la Commissione europea ha presentato un proprio documento di indirizzo generale sul futuro della politica agricola comune. La stessa Commissione europea ha tuttavia ammesso che la PAC deve essere migliorata, deve essere modificata, perché occorre innanzitutto che la stessa sia indirizzata ad una politica equa per tutti gli Stati membri, ad una agricoltura che abbia il sostegno dell'Unione europea in eguale misura.
Secondo il gruppo dell'Italia dei Valori ci sono dei punti cruciali che non sono ancora stati risolti e che riguardano innanzitutto la necessità di salvaguardare il budget comunitario complessivo destinato al settore agricolo e, poi, la necessità di incentrare i meccanismi di ripartizione delle somme su criteri di tipo qualitativo e non soltanto in base all'estensione del suolo del territorio; questo penalizzerebbe soprattutto la nostra agricoltura, che è una agricoltura di qualità. Appare quindi evidente che la PAC debba dare sostegno agli agricoltori su comportamenti che gli stessi adotteranno in futuro, per progetti che hanno intenzione di portare avanti, anche tutelando l'ambiente, perché la tutela dell'ambiente è uno dei ruoli svolti dagli stessi agricoltori.
Questo sistema di ripartizione delle somme non può essere basato soltanto sul titolo di possesso dei fondi e dei diritti che sono stati acquisiti in passato, perché si creerebbero così delle discriminazioni soprattutto nei riguardi dei giovani. L'agricoltura, al contrario, deve fare in modo che i giovani si avvicinino al settore, anche considerando che ormai la disoccupazione giovanile, in Italia soprattutto, è vicina al 30 per cento. Da questo punto di vista la lacuna che presenta la politica agricola comunitaria è evidente.
La mozione del nostro gruppo dell'Italia dei valori è intesa a offrire dei consigli, dei suggerimenti per quelli che possono essere i miglioramenti alle incongruenze presentate dalla PAC stessa e infatti abbiamo chiesto che il Governo si faccia promotore di alcuni criteri.
Fra questi quello di assicurare, innanzitutto, il mantenimento del budget della PAC in modo che gli agricoltori di tutti gli Stati membri, ma soprattutto quelli italiani - sono un po' di parte - possano usufruire dei benefici economici, sociali e rurali di bassa portata, incentrati, come dicevo prima, soprattutto sul valore della produzione piuttosto che sul solo criterio dell'estensione delle superfici.
In secondo luogo, occorrerebbe introdurre, in relazione agli interventi di mercato, un'effettiva rete di sicurezza anche predisponendo un fondo anticrisi per tutti i comparti dell'agricoltura.
Inoltre, bisognerebbe fare in modo che venga garantita la sicurezza alimentare e la tracciabilità. In Italia abbiamo fatto un passo avanti: abbiamo approvato in quest'Aula un provvedimento sull'etichettatura, ma non basta che solo l'Italia abbia fatto questo passo avanti, adesso è l'Europa stessa che deve garantire sia i produttori che i consumatori.
Infine (sono dodici i punti, ma esporrò solo quelli più importanti secondo il gruppo di Italia dei Valori), l'Unione europea Pag. 7deve assumere iniziative per individuare, nell'insieme della politica agricola comunitaria, degli strumenti che siano volti soprattutto a tutelare i comparti che sono stati penalizzati dall'ultima riforma della politica agraria comune. Penso, ad esempio, al settore del tabacco e a quello della barbabietola da zucchero, fortemente penalizzata.
Poiché la posta in gioco è molto alta perché riguarda tutti gli agricoltori, ci auguriamo, signor sottosegretario, che il Ministro Galan si faccia portavoce di queste iniziative che daranno sicuramente, a nostro avviso, un aiuto concreto a tutti gli agricoltori dell'Unione europea.
È chiaro che la politica agricola comune deve risultare più efficiente e più efficace anche per dare ossigeno a questo settore dell'economia. Il Governo deve quindi insistere con tutti i mezzi possibili per difendere l'agricoltura nazionale. I fondi necessari per il rilancio del comparto agricolo - che, dobbiamo anche dirlo, non sempre sono stati presenti nelle varie sezioni di bilancio del Governo e anzi c'è stata una politica non molto interessata verso l'agricoltura nazionale e quindi regionale - devono essere sicuramente ricercati a questo punto in ambito comunitario. È quindi rilevante l'importanza della PAC per tutti gli agricoltori ed è fondamentale, a questo punto, anche il ruolo del Governo.
Per questo motivo, noi dell'Italia dei Valori vi invitiamo a farvi portavoce soprattutto nei confronti del Ministro Galan di tutte le iniziative che l'Italia dei Valori ha suggerito con questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bellotti. Ne ha facoltà.

LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, la politica agricola comunitaria impegna circa il 34 per cento del bilancio dell'Unione europea. Essa è stata l'elemento fondante del processo di integrazione comunitaria e ha rappresentato per anni l'unica vera politica europea come dimostra il peso da sempre ricoperto nel bilancio generale dell'Unione europea stessa.
È proprio l'imponenza dello sforzo comunitario in materia di agricoltura che ha messo sul tavolo, sempre con maggior urgenza, la necessità di una sua riforma.
La politica agraria comune nasce per dare una garanzia di autosufficienza alimentare al continente europeo ed è evidente che questo sarà un tema che ritornerà sui tavoli europei.
Il settore primario contribuisce per il 4 per cento al PIL comunitario e, in un clima di austerità finanziaria e di mutamento di priorità e di interesse, il dibattito sulla struttura del budget si è inasprito. La competizione tra i flussi monetari del bilancio è aumentata e i fondi destinati alla PAC sono quelli a maggior rischio di tagli in occasione della revisione di tutte le spese comunitarie.
L'ex articolo 33 del Trattato europeo indica le finalità della politica agricola sottolineando i vantaggi che si sarebbero voluti ottenere.
Ancora questi obiettivi restano attuali: in primo luogo, incrementare la produttività agricola; in secondo luogo, assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola grazie al miglioramento del reddito di coloro che lavorano nel settore; in terzo luogo, stabilizzare i mercati; in quarto luogo, garantire la sicurezza degli approvvigionamenti; in quinto luogo, assicurare prezzi ragionevoli ai consumatori. Pag. 8
I principi fondamentali su cui si basa la PAC sono: in primo luogo, il mercato unificato, inteso come libera circolazione dei prodotti agricoli fra gli Stati membri; in secondo luogo, la preferenza comunitaria, ovvero le priorità negli scambi per i prodotti agricoli dell'Unione europea; in terzo luogo, la solidarietà finanziaria, ovvero il sostenimento di tutte le spese conseguenti all'incremento della PAC.
Vi è da chiedersi quante di queste finalità siano state effettivamente raggiunte e fino a che punto tali principi siano stati applicati nei fatti. Mi trovo perfettamente d'accordo con la valutazione della collega Oliverio, quando sostiene, nella sua mozione, che tali obiettivi, ribaditi peraltro nel trattato di Lisbona, sono stati raggiunti solamente in parte.
Qual è oggi lo stato della situazione? I pagamenti diretti sono diventati la componente principale del primo pilastro, che ha perso la sua tradizionale caratteristica di strumento a sostegno dei mercati dei singoli prodotti con il progressivo pushing out delle misure di intervento dei sussidi alle esportazioni e il controllo dell'importazione.
Tale cambiamento ha generato un sistema assai rigido con una scarsa capacità di contrastare gli andamenti negativi del mercato. Il secondo pilastro, sviluppo rurale, è stato rafforzato in termini finanziari, ma allo stesso tempo è aumentato il ventaglio di misure e di obiettivi ad esso affidato cosicché il bilancio complessivo non è necessariamente positivo.
Inoltre, il secondo pilastro resta connotato come strumento di accompagnamento alle misure del primo pilastro e mantiene inalterata la sua triplice composizione corrispondente agli assi prioritari di intervento: settore, ambiente e territorio.
Che servisse una riforma per quanto detto era ormai chiaro da diverso tempo; ciò che si contesta, tuttavia - giustamente, a mio avviso, negli atti presentati dai colleghi -, è il fatto che tali carenze poco riguardano, di fatto, la quantità della spesa, ma la sua qualità.
Il Governo deve prestare particolare attenzione su questo tema, perché su tali problemi si gioca probabilmente il futuro stesso dell'agricoltura italiana. Il mantenimento degli stanziamenti all'agricoltura è fondamentale al mantenimento del settore primario italiano, ma la conservazione delle quote di bilancio è indispensabile anche per garantire la tenuta delle casse. Come ha ricordato non molto tempo fa il Ministro Galan, l'Italia contribuisce per il 13,6 per cento al bilancio della PAC, ma beneficia solo di un 10 per cento della quota.
Se dovessimo sopportare un'ulteriore riduzione sarebbe molto più conveniente, per il nostro Paese, abolire del tutto la politica agricola comunitaria e provvedere noi stessi a remunerare i nostri agricoltori. Di fronte a un bilancio solo parzialmente positivo delle politiche agricole comuni, che non sono riuscite a determinare l'innalzamento del reddito per il settore primario, né a garantire un aumento della produttività, l'unico beneficio - che non è da poco - ricavato dall'agricoltura italiana è il mantenimento dei vincoli protezionistici, che ci tutela dall'assalto delle produzioni extracomunitarie che, in una corsa al ribasso dei prezzi, non avrebbe più garantito l'obiettivo della sicurezza alimentare.
Questo è il pregio più grande della PAC, certo non quello di avere innalzato i redditi per gli agricoltori o di avere abbassato i prezzi al consumo. Oggi si apre uno spazio di riflessione su questo strumento e ha fatto bene il Commissario europeo, Dacian Ciolos, a ricordare ciò che cito: «La politica agricola europea non è un dominio riservato solo ai soli agricoltori. È la società intera a beneficiare di questa politica comune europea, che investe aree come l'alimentazione, la gestione dei territori e la protezione dell'ambiente».
A seguito di queste parole, il Commissario ha persino che creato un sito Internet dove il pubblico, in generale, ma anche le organizzazioni agricole possono mandare i loro contributi. Ha aperto inoltre un dibattito proficuo con le associazioni di categoria Pag. 9per studiare i possibili cambiamenti da introdurre nella politica agricola comune.
Ciò che tuttavia il commissario sembra essersi scordato è di progettare in modo chiaro le riforme sul budget, la qualcosa, se vogliamo, rappresenta un caso abbastanza atipico nella gestione delle politiche europee che solitamente disegnano con anni di anticipo i cambiamenti a venire.
Ciò che sappiamo essere possibile è un taglio che viene chiesto con forza dai Paesi del nord Europa al bilancio agricolo comunitario che attualmente garantisce ai produttori oltre 56 miliardi di euro ogni anno tra aiuti diretti e sviluppo rurale. La quota che spetta all'Italia è poco più di 6 miliardi di euro.
Vi è, inoltre, la richiesta da parte dei nuovi partner dell'Est di un pagamento forfetario a livello europeo, riconoscendo a ogni ettaro lo stesso importo. Questa impostazione va respinta con forza: i Paesi del nord Europa dovrebbero ricordare che anch'essi beneficiano della qualità e della sicurezza alimentare, che è caratteristica tipica delle produzioni provenienti dall'area europea. Ai Paesi dell'Est invece andrebbe semplicemente fatto notare che, secondo l'approccio che propongo, non avrebbe neppure senso il mantenimento di una politica agricola comune.
Quello che sosteniamo è una migliore definizione ai fini dell'erogazione dei pagamenti diretti degli agricoltori attivi. Ciò servirebbe pertanto a rispondere alle critiche della Corte dei conti europea, che in passato aveva rilevato come una parte degli aiuti PAC fossero finiti a beneficio dei circoli di equitazione, campi da golf, scarpate ferroviarie e non al mondo agricolo.
Questa proposta si è dimostrata tanto valida da essere stata rilanciata anche da un documento comune delle associazioni agricole, che propongono di restringere la platea dei beneficiari della PAC ai soli agricoltori professionali. Un'impostazione di questo tipo è certamente volta ad indirizzare gli aiuti verso chi fa impresa, chi fa reddito e chi produce.
Credo che dobbiamo essere risoluti: dobbiamo presentarci in sede europea senza timori reverenziali, né lasciarci schiacciare dalle accuse di chi sostiene che siamo forti beneficiari degli aiuti stessi. La protezione europea, infatti, ha assistito le agricolture continentali, mentre non ha riguardato le colture mediterranee.
Mentre l'agricoltura mediterranea è caratterizzata dalla prevalenza di terreni arabili e coltivazioni permanenti, quella dell'Europa settentrionale è orientata all'allevamento. Dunque, l'Italia si presenta in Europa per tutelare il suo ruolo, la sua agricoltura e non per chiedere assistenza.
Dicevo, però, che all'inizio non basta puntare sul bilancio, ma serve soprattutto puntare sulle politiche agricole, che vanno certamente a braccetto con il bilancio, ma che sono drammaticamente mancate, limitandosi solo a riforme dell'organizzazione comune del mercato che hanno spesso penalizzato l'Italia, ma difettando nello sviluppo di una filosofia dell'agricoltura che andasse oltre il protezionismo.
Infatti, ciò che appare drammaticamente vero è che manca, in Italia come in sede comunitaria, un'idea di un'agricoltura che porti a termine riforme strutturali e nuove opportunità di cui il primario ha drammaticamente bisogno e l'Italia anche.
Il nostro Paese non è riuscito in alcuni settori a sfruttare adeguatamente le grandi opportunità; pensiamo solo a quella dei biocombustibili e ad altre questioni sulle quali molto spesso sorvoliamo, come quella degli organismi geneticamente modificati.
Il gruppo Futuro e Libertà si associa nel dare il proprio voto favorevole a tutte le mozioni che sono state presentate, perché l'agricoltura diventa un'emergenza per il nostro Paese. Una buona agricoltura è alla base della serenità di un popolo e quindi riteniamo utile anche dare indicazioni al Ministro che, nonostante la pochezza delle risorse finanziarie, vi sono delle riforme strutturali a zero soldi che potrebbero intervenire ed essere messe sul campo al più presto.
Mi riferisco solamente per capitoli a quelle dell'agricoltura biologica, alla riforma Pag. 10della distribuzione dei prodotti agricoli, nonché a una politica seria delle scorte alimentari (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, la qualità del nostro dibattito parlamentare meriterebbe a mio avviso - me lo consenta la sottosegretaria presente - di avere qui con noi il Ministro dell'agricoltura, perché sono poche le occasioni nelle quali l'Aula affronta temi così decisivi per il nostro Paese.
Quindi, esprimo questo con un senso di rammarico, un profondo disagio, anche perché da sempre do atto personalmente - ma non solo io, anche il mio gruppo - dell'impegno con cui il Ministro Galan segue i problemi dell'agricoltura.
Oggi siamo ad un tempo nel quale il dibattito sulla riforma della PAC è entrato veramente nel vivo e impegnerà nei prossimi mesi il Parlamento europeo e il Consiglio dei ministri dell'Unione europea, insieme alle altre istituzioni deputate ad esprimersi. Ritengo, quindi, di grande interesse avere svolto questo dibattito sulle mozioni relative alla PAC perché ha offerto l'occasione di esprimere un indirizzo - come è apparso anche dai pareri espressi dal Governo - largamente condiviso sulle linee di riforma che il nostro Paese ha bisogno di ottenere in sede europea. Ricordo che una recente indagine documenta che il 90 per cento delle persone interpellate afferma che l'agricoltura, la nostra agricoltura, è un settore importante o molto importante per il futuro del nostro Paese e dell'Europa, perché è il settore economico che più direttamente incide sulla vita di ognuno di noi a partire dalla nostra salute, e lo diciamo per il grande dibattito e il grande contributo che l'Italia ha dato in questo settore con le nostre proposte sulla sicurezza alimentare.
Evidentemente l'agricoltura informa e modella la nostra società, disegna l'ambiente in cui viviamo, il paesaggio che sovente ammiriamo, quel paesaggio rurale splendido, dai vigneti a tutte le altre produzioni. Sappiamo che il settore agricolo è stato coinvolto in questi ultimi anni dalla crisi mondiale, ma soffre di alcune peculiarità. La prima che voglio ricordare è la lentezza con cui storicamente il settore si adegua al mutamento del mercato, la grande frammentarietà produttiva e la complessità dei suoi legami con i consumatori. Questi elementi hanno determinato per i nostri produttori agricoli, nel 2009 e nel 2010, flessioni significative di redditività e di sviluppo (è pari a meno 3,2 per cento il valore aggiunto, in termini reali attuali, patito dei nostri produttori agricoli).
Per questo è necessaria una riforma che si orienti a superare alcuni dei limiti cronici dell'agricoltura italiana e che richiamo per titoli: la frammentarietà delle nostre aziende agricole (il 73 per cento ha una superficie utilizzata inferiore ai cinque ettari e la dimensione media è di 7,6 ettari di superficie agricola utilizzata); il problema del ricambio generazionale (ricordo che solo il 36 per cento ha un capo azienda, il conduttore principale dell'azienda, con meno di 35 anni); il calo costante dei redditi agricoli che ha interessato sì tutta l'Unione europea, ma il nostro Paese in modo molto incisivo (ricordo che tra il 2000 e il 2009 il calo del reddito agricolo reale per occupato è stato di oltre il 36 per cento, superato solo dal calo di reddito dei produttori agricoli della Danimarca). Questa riduzione di redditività ha causato un forte appesantimento della struttura patrimoniale e finanziaria delle nostre aziende agricole, sempre più vulnerabili anche a causa della volatilità dell'andamento dei prezzi.
Allora, la PAC nella nostra mozione - ma, con soddisfazione registriamo, in tutte le mozioni - deve mettere al centro questo tema, ossia il tema dei veri produttori agricoli, quelli attivi, quelli che fanno l'agricoltura, quelli che si impegnano quotidianamente nei campi. Pag. 11
Infatti, questo è un tema centrale della questione che deve affrontare la PAC 2014-2020.
Nel nostro documento, noi chiediamo che la dotazione finanziaria della PAC, elemento fondante e condizionante della riforma, sia mantenuto ai livelli della precedente riforma, perché altrimenti, con le accresciute nuove presenze di produttori agricoli dei nuovi Stati membri, evidentemente le sfide che abbiamo davanti in Italia non potremmo vincerle e affrontarle adeguatamente.
Dobbiamo per questo preservare, attraverso lo strumento fondamentale della PAC, il potenziale economico della nostra agricoltura, valorizzando la qualità della nostra produzione agricola, che è uno di quegli elementi determinanti del made in Italy di cui noi andiamo certamente orgogliosi nel nostro Paese. Per fare questo, occorre che in sede europea si diano strumenti utili per interventi decisivi nella sburocratizzazione di tutti gli aiuti comunitari, nell'incentivazione di investimenti innovativi, nella disponibilità di risorse con misure gestite direttamente dai produttori per quanto riguarda la commercializzazione sia interna che esterna.
È necessario un forte impegno - questa è una misura che noi vogliamo assolutamente che venga perseguita dal nostro Governo - per contrastare l'agro-pirateria e le sofisticazioni dei nostri prodotti di qualità. Occorre, in una parola, dare credibilità al sistema agricolo europeo ed italiano e, quindi, creare una rete di sostegno ai redditi agricoli e, proprio per l'importanza che il Governo dice sempre di attribuire alla questione del Mezzogiorno, restituire speranza con misure specifiche al recupero e al rilancio di una vera produttività e competitività agricola nel nostro Mezzogiorno.
Queste sono alcune linee che abbiamo inserito nella nostra mozione, perché vogliamo un'agricoltura orientata al mercato e capace di raggiungere quegli obiettivi, come abbiamo scritto e detto in sede di discussione sulle linee generali, che da sempre sono alla base della PAC. In particolare, oggi i produttori agricoli soffrono molto per la mancanza di una relazione equa lungo tutta la filiera agroalimentare. È indubbio che i soggetti deboli - mi avvio a concludere - sono i produttori agricoli e i consumatori.

PRESIDENTE. Onorevole Delfino, la prego di concludere.

TERESIO DELFINO. Noi vogliamo rispetto a questo un atteggiamento forte e credibile del nostro Governo. Vogliamo che in sede europea si sviluppi un confronto serio e leale. Dobbiamo mettere in campo la massima determinazione, ma anche la massima correttezza. Per questo noi diciamo al Governo che, mentre da un lato vogliamo essere credibili in Europa, dall'altro non possiamo prolungare la vicenda oramai inaccettabile e insopportabile di ulteriori proroghe per le quote latte! Lo abbiamo sempre detto.
Concludo, signor Presidente. Il mondo dell'agricoltura è fondamentale per l'Europa e per il nostro Paese, il primo protagonista dell'agricoltura. Dobbiamo lavorare a questa riforma per mantenere forte e competitiva la nostra agricoltura italiana, mettendo a disposizione gli strumenti per consentire ai nostri produttori agricoli di vincere le sfide del futuro. Naturalmente noi esprimeremo un voto convinto e favorevole alle diverse mozioni presentate perché vanno nella direzione che noi auspichiamo di un forte confronto italiano nel percorso di riforma che ci attende nei prossimi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fogliato. Ne ha facoltà.

SEBASTIANO FOGLIATO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il gruppo della Lega Nord Padania partecipa a questo dibattito sul futuro della politica agricola comune in modo attivo e propositivo, come del resto è sempre attiva e propositiva la nostra azione politica in questo Parlamento e nei nostri territori. Pag. 12
La gente ci chiede di occuparci di cose serie e concrete e se vi è una cosa seria e concreta ebbene questa è l'agricoltura. Ce ne stiamo occupando con una nostra mozione che è già stata illustrata durante la discussione sulle linee generali dal collega Rainieri nella giornata di lunedì. Il nostro gruppo ha voluto sottolineare con forza la nostra vicinanza e la nostra attenzione verso tale problematica, consapevoli che l'agricoltura non è una parte del nostro Paese ma è il nostro Paese. Difatti, il territorio nazionale è costituito per il 76,8 per cento da aree collinari e montane e per più dell'80 per cento da aree rurali dove l'agricoltura, anche quando non è in grado di svolgere un ruolo economicamente decisivo, contribuisce, comunque, a determinare le caratteristiche sociali, ambientali e paesaggistiche.
Il forte legame dell'agricoltura con il territorio non ha solo implicazioni ambientali in quanto l'agricoltura è la componente centrale di un sistema socio-economico complesso che include l'insieme delle attività economiche, che vanno dalla fornitura dei fattori produttivi agricoli al consumo finale dei prodotti agroalimentari e che vale circa 240 miliardi di euro, pari al 15 per cento del prodotto interno lordo.
L'agricoltura nel nostro Paese è la seconda in Europa per valore della produzione, ma la prima nel mondo per il valore delle sue produzioni, in termini di valore aggiunto ad ettaro. Inoltre, è la prima in Europa per prodotti di qualità e per produzioni biologiche, per le quali il nostro Paese è anche il quarto produttore a livello mondiale.
Il ruolo che l'agricoltura svolge sul territorio è, pertanto, un motivo già di per sé sufficiente a giustificare l'impegno pubblico nel settore e, pertanto, un eventuale disimpegno sul fronte degli aiuti comunitari si tradurrebbe in un danno collettivo irreversibile di portata ben superiore al contributo che il settore agricolo reca ogni anno alla determinazione del PIL nazionale.
Voglio dire questo perché potrebbe indurre qualcuno, specie tra i colleghi che normalmente non si occupano di agricoltura, a pensare che il settore primario sia un settore assistito e che vive di contributi. Occorre, invece, considerarlo per il ruolo che merita e che, di fatto, ha e per quello che crea in termini di esternalità positive. Ad esempio, se non vi fosse l'agricoltura, che con il proprio lavoro mantiene vivi e prosperi i nostri territori, che ne sarebbe di una parte rilevantissima del nostro turismo?
La Lega Nord Padania da sempre mantiene vivo il legame con i nostri territori e con i bisogni della nostra gente e lo fa anche alla luce del sole e a rischio di subire accuse strumentali e ingenerose. Sì, proprio ingenerose. Mi riferisco, infatti, alle infelici ed ennesime dichiarazioni di qualche collega dell'opposizione in merito all'annosa questione delle quote latte. Voglio chiarire una volta per tutte che la Lega Nord Padania e il nostro segretario federale, Umberto Bossi, in prima persona, difendono coloro che producono latte nel nostro Paese. Sappiamo, invece, che i colleghi che hanno sollevato - e dico a sproposito - tale vicenda stanno difendendo i mercanti di quote latte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), questa nuova categoria professionale venutasi a creare negli ultimi anni nel nostro Paese per speculare sulla fatica e sul duro lavoro di altri. Noi siamo per difendere le nostre produzioni e i nostri produttori di latte. Voi difendete, invece, i mercanti di quote latte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Con questa mozione vogliamo impegnare il Governo ad adottare tutte quelle iniziative necessarie affinché nell'ambito delle prospettive finanziarie per il 2014-2020 il livello di sostegno all'agricoltura e alle politiche di sviluppo rurale non subisca ridimensionamenti e, rispetto al recente passato, sia maggiormente finalizzato al perseguimento degli obiettivi dichiarati.
Chiediamo altresì al Governo di elaborare un documento di posizione da presentare e sostenere in sede comunitaria, ove siano chiaramente delineate le linee strategiche che si ritengono prioritarie affinché Pag. 13la nuova PAC possa sostenere lo sviluppo futuro del nostro sistema agroalimentare. Ancora, chiediamo di definire le linee strategiche in riferimento alle caratteristiche ed alle potenzialità della nostra agricoltura, in particolare al rapporto con il territorio ed alle altre componenti socio economiche, alle peculiarità del modello di sviluppo del nostro sistema agroalimentare, fondato sulla qualità e non sulla quantità delle proprie produzioni e al ruolo multifunzionale dell'agricoltura, in specie, ai servizi che può rendere alla collettività e alle funzioni che può svolgere nell'ambito della politica energetica.
Nell'annunciare il voto favorevole del gruppo della Lega Nord sulla nostra mozione, che stiamo discutendo, vogliamo che tutti siano consapevoli che, da questo negoziato in sede comunitaria, dipenderanno le sorti della nostra agricoltura nel prossimo futuro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Agostini. Ne ha facoltà.

LUCIANO AGOSTINI. Signor Presidente, intanto siamo rammaricati per l'assenza del Ministro perché, una delle poche volte che in questa legislatura abbiamo l'occasione in quest'Aula di parlare di agricoltura, ci sembrava opportuno che il Ministro seguisse il dibattito e le risoluzioni di queste mozioni. Comunque, prendiamo positivamente atto del parere favorevole del Governo sulla nostra mozione e sulle mozioni che sono state discusse.
In questi giorni abbiamo svolto una discussione molto importante, voluta ostinatamente dal gruppo del Partito Democratico, perché su un argomento tanto importante, quale quello della riforma della politica agricola comune, non vogliamo far mancare le nostre proposte ed il nostro sostegno alla trattativa. La stessa proposta - poi peraltro accolta dal Ministro - di convocare un forum nazionale del mondo agricolo è stata una nostra richiesta.
Vogliamo incalzare il Governo ed il Ministro, che in questi anni ci sono sembrati distanti dai problemi delle imprese agricole e, più in generale, dai problemi di tutto il comparto agroalimentare.
Da poco, a livello dell'Unione europea è iniziato il confronto sul nuovo documento della riforma della PAC e - come riconosciuto oramai da tutti - questo risulta essere uno degli strumenti più importanti della politica dell'Unione europea, sia per quantità di risorse, sia per l'impatto che esso avrà per il destino dell'agricoltura degli Stati membri.
Questo confronto avviene in un momento di eccezionale crisi economica generale che, come è noto, si è scaricata con particolare violenza proprio sui settori strutturalmente più deboli della nostra economia e, tra essi, certamente va incluso il settore agroalimentare. Tra l'altro, il perdurare della crisi ha visto aumentare nel settore agricolo il divario tra i diversi Stati, in particolare tra quelli che hanno investito risorse pubbliche per contenere i devastanti effetti della crisi, come Francia e Germania e chi invece, come il nostro Paese non si è occupato minimamente del settore.
Il nostro Governo si è addirittura dimenticato del comparto agricolo: nei parziali ed insufficienti provvedimenti anticrisi costruiti dal Governo non è mai esistita addirittura la parola «agricoltura». Per tutti, basti ricordare la miserevole fine del provvedimento sulla competitività agricola, partito con il sostegno ed il clamore del Ministro Zaia - il quale evidenziò come quel provvedimento fosse costruito per rilanciare il settore agricolo - ma poi divenuto con il Ministro Galan solo il pur importante quanto inapplicabile provvedimento sulla etichettatura.
Oggi la PAC rappresenta forse l'ultima e unica occasione per salvare l'agricoltura italiana dal baratro di una crisi irreversibile, sottovalutarla sarebbe un errore imperdonabile.
Per questo, con la mozione presentata dal Partito Democratico, chiediamo che il Governo ed il Ministro assumano impegni all'altezza della sfida che ci attende. Pag. 14
In questi anni la PAC, pur essendo considerata uno strumento fondamentale per il sostegno del settore, ha però evidenziato limiti che oggi in fase di revisione chiediamo siano analizzati e corretti. Riaffermare il principio della sussidiarietà come elemento di partecipazione teso a cogliere tutti quegli aspetti di fragilità, di forza e di diversità delle tante agricolture europee ci sembra un aspetto importante; occorre una maggiore equità nella distribuzione delle risorse tale da costruire azioni armoniche tese a rafforzare la competitività delle nostre aziende.
In questi anni l'agricoltura dell'Unione europea si è standardizzata su modelli statici che non hanno incentivato il protagonismo dell'azienda agricola, anzi spesso essa è stata assistita. Tutto ciò ci ha portato ad un blocco oramai insostenibile della redditività dell'impresa agricola ed alla totale impreparazione della stessa a competere in un mercato globalizzato, i cui prezzi hanno andamenti ed oscillazioni sempre più repentini ed imprevedibili.
Oggi più che mai quindi si rende necessaria una revisione organica di tutta la PAC con particolare riferimento alle politiche di mercato così come a quelle dello sviluppo rurale, riaffermando comunque la positiva articolazione dei due pilastri.
I principi generali ispiratori del documento sono certamente condivisibili, la sicurezza alimentare come elemento di produzione qualitativa e garanzia di reddito soddisfacente per l'impresa, l'agricoltura come presidio insostituibile nella gestione delle risorse naturali e il mantenimento dei beni pubblici non remunerati dal mercato, sviluppo del territorio rurale equilibrato e mantenimento dell'impresa agricola e dell'occupazione.
Accanto al cosiddetto pagamento diretto che, come dicevo prima, deve essere sempre più improntato a principi di equità, vanno introdotte misure di sostegno in grado di condizionare il mercato, come gli strumenti recentemente introdotti con le diverse forme assicurative contro la perdita del prodotto, interventi di semplificazione burocratica, la creazione di un fondo anticiclico in grado di intervenire nelle situazioni di crisi di mercato, affiancato questo anche da strumenti assicurativi.
Ulteriori importanti misure dovranno essere rappresentate dall'assicurazione dei crediti alle esportazioni del comparto agricolo - in analogia con quanto avviene negli altri settori produttivi - in grado di fornire garanzie sui pagamenti delle merci vendute sui mercati esteri.
Sul secondo pilastro invece, quello dello sviluppo rurale, dobbiamo continuare ad insistere perché siano considerate sempre di più azioni di politica territoriale e di competitività. Rafforzare la competitività nel settore agricolo significa soprattutto accorciare la filiera, promuovere le innovazioni tecnologiche e produttive capaci di valorizzare le specificità territoriali e le produzioni di qualità, favorire l'adeguamento dei processi produttivi al cambiamento climatico - anche attraverso l'incentivazione delle energie rinnovabili - e individuare misure che consentano con maggiore facilità il ricambio generazionale.
Un altro punto su cui si è soffermato il dibattito in sede di discussione sulle linee generali così come nelle dichiarazioni di voto è l'entità del fondo complessivo da destinare alla nuova PAC. Noi del Partito Democratico siamo convinti che, data la situazione, andrebbe incrementato e comunque sicuramente non diminuito. Questo è certamente uno degli obiettivi su cui tener duro, una politica agricola imperniata sui tagli sarebbe nefasta per il comparto e da ciò risulterebbero ridimensionati nella loro potenzialità i comparti agricoli più fragili e tra questi sicuramente quelli del nostro Paese.
Ecco perché il Governo italiano avrà nella trattativa il compito anche di individuare soluzioni e proposte che tengano conto della particolarità dell'agricoltura italiana, caratterizzata da produzioni ad alto valore aggiunto, in modo da evitare un drastico ridimensionamento dei pagamenti diretti che in base all'attuale proposta della Commissione europea rischiano di essere distribuiti solo sulla base del parametro della superficie. Questo sarà l'altro grande Pag. 15nodo da sciogliere, decisivo e vitale per il settore agroalimentare italiano. Si tratta dei meccanismi di ripartizione finanziaria, che dovranno avvenire su criteri di tipo qualitativo incentrato sul valore delle produzioni piuttosto che sull'ormai vetusto criterio delle estensioni delle superfici che risulterebbero tra l'altro essere fortemente penalizzanti per il settore agricolo italiano.
Altro punto su cui prestare molta attenzione sarà quello di quante e quali misure mettere in atto per riequilibrare la filiera. Infatti, quella del settore agricolo è quella dove esistono maggiori differenze tra la prima fase, quella della produzione, e l'ultima, quella della distribuzione.
L'impegno che dobbiamo assumere è che, sia nel primo che nel secondo pilastro, possano concretamente esprimersi azioni volte a rafforzare le prime fasi della filiera. Ecco, signor Ministro, il gruppo del Partito Democratico ha voluto presentare questa mozione per ribadire ancora una volta la serietà con cui affrontiamo il confronto di merito. Siamo consapevoli che la posta in gioco nella trattativa per la revisione della PAC è molto alta. Per questo anche di fronte alla vostra superficialità noi assumiamo un atteggiamento di grande responsabilità, perché per il settore agricolo italiano questa potrebbe essere l'ultima occasione. Ma questa occasione può essere colta solo se il Governo italiano saprà esprimere forza, coraggio e autorevolezza nelle sedi europee. Sono tutti requisiti che fino ad oggi sono mancati al Governo italiano e, in particolare, ai Ministri dell'agricoltura. Già, signori del Governo, l'Europa! In questa Europa bisogna crederci e non essere quelli che nella sede nazionale cavalcano - concludo - le facili demagogie di interessi particolari, perché, come è facile intuire, questo ci rende più deboli e poco credibili, soprattutto quando ci si siede ai tavoli della Commissione europea.
In sostanza, se si scambiano proroghe per i furbi, come nel caso delle quote latte, con gli interessi generali a favore dell'agricoltura internazionale si è deboli e si rende debole il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Per questo auspichiamo e saremo vigili affinché non si percorrano strade già percorse nel recente passato, ma per una volta ci si attenga alla regola della serietà. La nostra agricoltura ne ha veramente bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dima. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DIMA. Signor Presidente, ringrazio il Governo e soprattutto il Ministro e il sottosegretario presenti in Aula. Sarò brevissimo. Voglio dare a questo mio intervento un taglio di ringraziamento soprattutto al Parlamento italiano e a tutti i gruppi che hanno favorito questa giornata.
Sostanzialmente, accade raramente che il Parlamento voti all'unanimità, in questo caso una serie di mozioni, proposte dal Partito Democratico, dalla Lega, dall'Italia dei Valori, dall'Unione di Centro, dal Popolo della Libertà, cioè da tutto l'arco costituzionale, quindi da tutto il Parlamento italiano. È un fatto che voglio sottolineare con forza, non fosse altro perché questo elemento, proprio in relazione al merito della discussione, non potrà che favorire l'Italia, e quindi il Governo, nel momento in cui il Ministro Galan sarà in Europa a difendere gli interessi dell'agricoltura italiana.
Questo non è un fatto secondario, ma importante. Gli altri Paesi europei ci hanno lungamente insegnato che, nei momenti in cui bisogna difendere l'interesse nazionale, c'è prima la necessità di coesione sul piano interno, per poi fare le battaglie forti in sede comunitaria che oggi richiede la PAC.
Dunque, amici e soprattutto colleghi del Parlamento nazionale, credo che questo sia un momento da sottolineare ulteriormente, perché rappresenta non solo un'occasione forte per il nostro Paese, ma anche una continuità, quando il Parlamento nazionale, soprattutto in materia di agricoltura, trova una sintesi sui provvedimenti da votare. Pag. 16
Proprio di recente questo Parlamento ha licenziato una legge importante sull'etichettatura, sulla tracciabilità dei nostri prodotti. Anche in quel caso c'è stato un voto unanime. Pertanto, anche qui voglio riconoscere al Ministro Galan una forte azione di coesione delle forze politiche nel momento del dibattito, soprattutto in Commissione.
Anche qui qualche considerazione. Abbiamo sentito, di sfuggita, alcuni aspetti numerici e finanziari che vorrei, per qualche istante, ricordare a quest'Aula.
Abbiamo detto che il bilancio dell'Europa incide nel settore dell'agricoltura nella misura del 34 per cento, ma sappiamo anche bene che l'Italia, in questo campo, contribuisce con una percentuale altissima, pari al 13,5 per cento e ricava da questa contribuzione solo il 10 per cento.
A fronte di questi dati vorrei sottolineare anche un altro aspetto: l'Italia, per quanto riguarda il contesto europeo, incide per il 12,5 per cento sul prodotto lordo venduto e, addirittura, questa percentuale sale al 17 per cento se, per un solo istante, immaginiamo di considerare questo tipo di approccio italiano in termini di valore aggiunto.
L'agricoltura italiana è di qualità, d'avanguardia, capace di essere una sorta di vetrina non solo per il nostro Paese, ma anche per il contesto europeo. Dunque, per procedere in questa direzione, credo che dobbiamo favorire quello che, nel merito, dicono tutte le mozioni in oggetto, dobbiamo far prevalere le specificità italiane, l'avanguardia del settore agroalimentare rappresentata da questo grande paniere di prodotti che l'Italia offre al mondo e, quindi, all'Europa, la capacità di dire che l'Italia, con la sua specificità e le sue caratteristiche territoriali e con la sua specificità identitaria, rappresenta sicuramente un valore aggiunto per l'Europa, soprattutto, oggi, alla luce degli scenari di carattere internazionale e della concorrenza con i Paesi emergenti, come Cina ed India, che vanno anche attenzionati non solo sulla crescita complessiva di carattere industriale, ma anche nel prossimo futuro sulla sfida di carattere agricolo.
Signor Presidente, il nostro gruppo - e concludo - nel raccogliere questo momento significativo della giornata di oggi, dichiara di votare a favore delle mozioni in esame perché questa sintesi e questa coesione rappresentano appunto un valore aggiunto per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della mozione Oliverio ed altri n. 1-00513 (Nuova formulazione).
Avverto che, ove venisse approvata tale mozione: il secondo capoverso del dispositivo della stessa assorbirebbe il secondo capoverso del dispositivo della mozione Delfino ed altri n. 1-00545 (Nuova formulazione); il terzo capoverso del dispositivo della stessa assorbirebbe il quarto capoverso del dispositivo della mozione Delfino ed altri n. 1-00545 (Nuova formulazione) ed il terzo capoverso del dispositivo della mozione Tabacci ed altri n. 1-00557; il quarto capoverso del dispositivo della stessa assorbirebbe il quinto capoverso del dispositivo della mozione Delfino ed altri n. 1-00545 (Nuova formulazione); l'ottavo capoverso del dispositivo della stessa assorbirebbe il primo capoverso, lettera n), del dispositivo della mozione Di Giuseppe ed altri n. 1-00548; il decimo capoverso del dispositivo della stessa assorbirebbe il primo capoverso, lettera m), del dispositivo della mozione Di Giuseppe ed altri n. 1-00548 e il sesto capoverso del dispositivo della mozione Tabacci ed altri n. 1-00557; l'undicesimo capoverso del dispositivo della stessa assorbirebbe il settimo capoverso del dispositivo della mozione Tabacci ed altri n. 1-00557; il quindicesimo capoverso del dispositivo della stessa assorbirebbe il nono capoverso del dispositivo della mozione Tabacci ed altri n. 1-00557.
Passiamo ai voti. Pag. 17
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Oliverio ed altri n. 1-00513 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Concia, Gentiloni, De Micheli, Antonione, Boccia, De Camillis, Zunino, Misiti, Callegari, Paladini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 498
Maggioranza 250
Hanno votato
498).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Zinzi e Tassone hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fogliato ed altri n. 1-00542, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Bernardini, Zunino, Palmieri, Marsilio, Galati... Onorevoli Cesa, Tassone, Zinzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato
504).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Delfino ed altri n. 1-00545 (Nuova formulazione), per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Pizzolante, Di Girolamo Di Pietro, Nizzi, Zunino, Scanderebech, Miotto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 503
Maggioranza 252
Hanno votato
503).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Beccalossi ed altri n. 1-00547, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Stradella, Mondello, Zunino, Toto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato
504).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Giuseppe ed altri n. 1-00548, per le parti non assorbite, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calearo Ciman? Onorevole Scilipoti? Onorevole Scanderebech? Onorevole Granata? Onorevole Bernardo?
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 18
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti e votanti 502
Maggioranza 252
Hanno votato
502).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Tabacci ed altri n. 1-00557, per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti? Onorevole Leo? Onorevole Sposetti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 503
Maggioranza 252
Hanno votato
502
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Berruti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione della proposta di legge: Barbieri ed altri: Concessione di contributi per il finanziamento della ricerca sulla storia e sulla cultura del medioevo italiano ed europeo (A.C. 2774-A) (ore 11,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa dei deputati Barbieri ed altri: Concessione di contributi per il finanziamento della ricerca sulla storia e sulla cultura del medioevo italiano ed europeo.
Ricordo che nella seduta del 31 gennaio 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 2774-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 2774-A).
Avverto che la Presidenza, ai sensi degli articolo 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento, non ritiene ammissibili gli articoli aggiuntivi Ghizzoni 4.01 e 4.02, non previamente presentati in Commissione, volti a prevedere finanziamenti in favore di istituzioni operanti in diversi ambiti culturali, laddove il provvedimento in esame si limita ad erogare contributi per la ricerca sulla storia e sulla cultura del medioevo.
Avverto altresì che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 2774-A).
In particolare, il parere favorevole reso dalla Commissione bilancio sul testo del provvedimento reca, quale condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, che sia approvato l'emendamento 4.5 Lusetti.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2774-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2774-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 11,31)

PRESIDENTE. Onorevoli Fallica, Scilipoti, Zazzera, Landolfi, Bergamini, Zaccaria, Parisi, Baccini, Luongo, Sarubbi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 19
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 491
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato
491).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2774-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2774-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Barani, Migliori.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 491
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato
491).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2774-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2774-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Moles, Mazzuca, Capodicasa.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 491
Votanti 489
Astenuti 2
Maggioranza 245
Hanno votato
489).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 2774-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2774-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, vorrei solo preannunziare il voto favorevole sugli emendamenti presentati dal collega Lusetti, trattandosi di emendamenti di carattere tecnico, che non vanno a modificare la norma.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 4 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

EMERENZIO BARBIERI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti Lusetti 4.1, 4.2, 4.3, 4.4, 4.5 e 4.6.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCESCO MARIA GIRO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lusetti 4.1, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Pizzolante. Pag. 20
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato
495).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lusetti 4.2, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calearo Ciman, Scilipoti, Cesario, Della Vedova, Centemero, Leo, Ravetto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 500
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato
500).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lusetti 4.3, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calearo Ciman, Landolfi, Mazzuca, Carlucci.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 491
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato
491).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lusetti 4.4, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Fallica, Paglia, Calearo Ciman, Pili, Girlanda, Di Virgilio, Golfo, De Micheli, Nicolais, Colaninno, Centemero.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato
495).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lusetti 4.5, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Ricordo che la Commissione bilancio ha subordinato il parere favorevole alla sua approvazione.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Petrenga, Scanderebech, Barbi, Bergamini, Garagnani.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 503
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato
503).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lusetti 4.6, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 21

Onorevoli Moles, Mazzuca, Pelino, Cesa, Mondello, Carlucci, Strizzolo, Parisi, Sposetti, De Micheli, Agostini, Rosato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 501
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato
501).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Galati... onorevole Della Vedova.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 500
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato
500).

Prendo atto che la deputata Zampa ha segnalato che non è riuscita a votare.
Ricordo che gli articoli aggiuntivi Ghizzoni 4.01 e 4.02 sono inammissibili.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 2774-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 2774-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti... onorevole Cimadoro... onorevole Marantelli... onorevole Scanderebech... onorevole Grimaldi... onorevole Agostini... onorevole Di Pietro.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 299
Astenuti 203
Maggioranza 150
Hanno votato
299).

Prendo atto che il deputato Borghesi ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che la deputata Mariani ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 2774-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 2774-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Perina... onorevole Traversa... onorevole Ravetto... onorevole Simeoni... onorevole Mazzuca... onorevole Della Vedova... onorevole Antonino Russo... l'onorevole Della Vedova ha votato... onorevole Di Pietro.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 490
Astenuti 14
Maggioranza 246
Hanno votato
490). Pag. 22

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2774-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2774-A).
Invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

FRANCESCO MARIA GIRO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Il Governo accetta gli ordini del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/2774-A/1, Ghizzoni n. 9/2774-A/2, Lulli n. 9/2774-A/3 e Zacchera n. 9/2774-A/4.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/2774-A/1, Ghizzoni n. 9/2774-A/2, Lulli n. 9/2774-A/3 e Zacchera n. 9/2774-A/4, accettati dal Governo.

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, desidero semplicemente ringraziare il Governo per aver accettato il mio ordine del giorno. Siamo nel centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia e, con il mio ordine del giorno, chiedevo, appunto, al Governo di sollecitare gli enti che verranno beneficiati da questa legge, affinché mettano a disposizione il proprio patrimonio storico a favore di manifestazioni che, anche se ovviamente parliamo del medioevo, sono comunque propedeutiche alla crescita del Paese attraverso la conoscenza di quel periodo del Risorgimento.

PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/2774-A/2: ne condividiamo lo spirito e il principio, in quanto riteniamo che occorra estendere i finanziamenti previsti per i quattro enti di ricerca, anche ad altri enti che hanno subito tagli da parte della manovra finanziaria voluta da questo Governo.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2774-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo provvedimento che oggi portiamo al voto dell'Aula parlamentare è un'iniziativa certamente lodevole, che va apprezzata perché tutto ciò che investe nella cultura, nei beni culturali e nella conservazione della nostra storia e identità è denaro speso bene.
Tuttavia, questo provvedimento non può non risentire della crisi politica che attanaglia questo Governo e, in modo particolare, della politica inesistente per i beni culturali del Ministro Bondi. Questo provvedimento arriva pertanto in Aula nel momento sbagliato, ovvero dopo la mozione di sfiducia respinta dalla maggioranza nei confronti del Ministro e quindi, non si può prescindere da quel clima.
Il Ministro Bondi è per l'Italia dei Valori il responsabile del dissesto culturale del nostro Paese, responsabile di non avere dato una linea politica culturale autorevole e credibile, responsabile perché non ha saputo valorizzare il grande patrimonio che il nostro Paese possiede. Il 70 per cento del patrimonio monumentale si trova nel nostro Paese e rappresenta una risorsa economica e di sviluppo non utilizzata, anzi, male utilizzata. Il nostro Paese possiede beni culturali materiali, ma anche un enorme patrimonio di beni culturali Pag. 23immateriali, fatto di tradizioni, di espressione orale, della lingua quale veicolo del patrimonio culturale immateriale, di arti rappresentative, di pratiche sociali, di rituali, di conoscenze pratiche riguardanti la natura e l'universo, di abilità artistiche tradizionali. Tutto questo peraltro viene tutelato dalla convenzione di Parigi del 1970 sui beni culturali immateriali. Penso pertanto che la cultura medievale rientri certamente tra i beni culturali immateriali da tutelare, ma ciò non significa abbandonarli a se stessi, significa valorizzarli e metterli al servizio della crescita del Paese, cosa che fino ad oggi non c'è stata e meno che mai c'è stata con il Ministro Bondi.
Non possiamo parlare pertanto di questo provvedimento senza sottolineare il comportamento del Governo e le scelte sbagliate fatte fino ad oggi sulla politica culturale nel Paese. È questo pertanto un provvedimento che rischia di restare isolato all'interno di un quadro desolante.
Mi permetto di mettere in guardia il Governo da un'ulteriore porcheria che potrebbe accadere a danno proprio del nostro patrimonio culturale: vi sarebbe una proposta emendativa al decreto-legge cosiddetto milleproroghe di prossima discussione in quest'Aula, da parte di alcuni deputati, finalizzata ad un condono edilizio che possa aggirare i vincoli dei beni culturali e paesaggistici, comportamento questo che, se fosse vero, dimostrerebbe la vostra irresponsabilità e la scelte che avete fatto, ovvero, di non investire nei beni culturali.
Quando parliamo di beni culturali la mente corre al recente crollo di Pompei, agli innumerevoli episodi di incuria dei beni, di devastazione e di malagestione; queste condizioni richiamano l'attenzione dell'opinione pubblica e del mondo politico sulla situazione dei beni culturali in Italia; accendono il dibattito sui problemi della loro tutela e chiamano in causa non soltanto il comportamento dell'amministrazione preposta alla salvaguardia di questo insostituibile patrimonio nazionale, ma anche e soprattutto quello della politica fino ai più alti livelli governativi.
Ogni volta che fatti così gravi si sono verificati, non abbiamo mancato di denunziarne le responsabilità e di chiederne conto con atti politici conseguenti. I problemi della tutela dei beni archeologici sono noti ed evidenti e richiedono urgentemente soluzioni, che non possono essere trovate se non attraverso un ampio progetto dotato di risorse finanziarie adeguate, ingenti, commisurate alle dimensioni del patrimonio storico artistico interessato, probabilmente il più vasto nel mondo. Esistono, tuttavia, anche altri settori colpevolmente trascurati dalla politica culturale del Governo. Basti ricordare i continui allarmi che provengono dalle biblioteche nazionali e dagli archivi di Stato; le continue riduzioni dei finanziamenti e del personale mettono ormai a rischio la stessa funzionalità di queste istituzioni e la possibilità di utilizzazione da parte degli studiosi, mentre i loro fondi bibliografici e archivistici richiedono un costante impegno di conservazione per il quale mancano, sovente, le risorse, con il rischio di irreparabili perdite.
Mi viene in mente l'Archivio di Stato de L'Aquila e il lavoro immane che è stato fatto dai vigili del fuoco per salvare il patrimonio documentale cartaceo. Mi viene in mente la mobilitazione dei giovani e della cultura durante l'alluvione di Firenze per salvare il patrimonio documentale del nostro Paese. Questo Paese è fatto da persone che amano la propria storia ed identità, che custodiscono il patrimonio culturale del Paese, ma c'è una distanza abissale tra il popolo e la sua classe dirigente politica inadeguata al compito.
Nel settore delle istituzioni culturali l'ultima manovra finanziaria ha imposto una drastica riduzione dei finanziamenti, già falcidiati negli anni precedenti. L'impatto dell'operazione è stato devastante, sconvolgendo le previsioni di bilancio di numerosi istituti che ora rischiano per il futuro la paralisi operativa e l'interruzione delle loro attività.
La politica ha grandi responsabilità sulla gestione dei beni culturali, ha privilegiato in questi anni la quantità rispetto alla qualità con finanziamenti a pioggia Pag. 24spesso concessi a molti enti senza una vera valutazione delle finalità dell'operato e del reale valore culturale e scientifico delle iniziative da loro promosse.
È decisivo, pertanto, riflettere sul metodo di distribuzione delle risorse, sia sul piano amministrativo, sia, ove risulta necessario, su quello della disciplina legislativa con l'obiettivo di assicurare che le somme disponibili non siano disperse con scelte casuali o peggio clientelari, ma indirizzate verso soggetti che assicurano buona gestione ed efficace utilizzazione dei contributi in vista di un effettivo interesse pubblico.
È fondamentale che questo provvedimento non resti un'iniziativa isolata dando l'impressione di favorire solo alcuni enti, mentre in giro per l'Italia altri vivono nella disperazione assoluta dopo la mannaia del Governo. Attenzione: questa proposta di legge deve rappresentare un'opportunità per comprendere che va finanziato ciò che è utile al Paese, ma che va fatto attraverso una programmazione organica e complessiva. Tuttavia, quando si utilizzano risorse pubbliche vanno garantiti due elementi: certezza del metodo di assegnazione dei fondi e controllo sulla spesa dei fondi.
Non è più possibile ricevere soldi senza sapere come vengono spesi, con quali risultati, con quale beneficio al Paese.
La proposta di legge oggi in discussione interviene, quindi, in un settore specifico, seppure con un complesso di interventi sia finanziari sia ordinamentali riguardanti alcuni specifici istituti che tuttavia rappresentano sostanzialmente il tessuto della ricerca di un intero ambito disciplinare, quello appunto della cultura medievale.
Questo provvedimento può aprire la strada ad un metodo di attribuzione dei fondi fuori da regole clientelari e nepotistiche. Il fatto che si sia scelto di finanziare i centri di ricerca per il medioevo non deve escludere le innumerevoli presenze sul territorio di enti di ricerca di uguale eccellenza, ma che restano fuori da questo privilegio.
È opportuno pertanto che il Governo - speriamo che il prossimo sia di centrosinistra - si occupi di una nuova politica dei beni culturali valorizzando quegli enti che li tutelano realmente.
Certo, forse i centri di ricerca del medioevo si sono fatti sentire di più, hanno alzato la voce e sicuramente in tal senso ha contribuito l'iniziativa di adesione alla campagna «Medioevo negato» da parte di qualificati esponenti del mondo della cultura promossa dal presidente dell'Istituto storico italiano per il Medioevo.
Rimane francamente l'amaro in bocca per la sorprendente decisione del Governo, che ha pervicacemente rifiutato di acconsentire all'esame in sede legislativa. Tuttavia, questo ci permette oggi di discutere pubblicamente in Aula di un provvedimento che testimonia l'attenzione della Camera verso il mondo della cultura e del sapere, nonostante il Governo.
L'Italia dei Valori, pur apprezzando ogni iniziativa che va nella direzione di valorizzare la cultura nel nostro Paese, non può esprimere al riguardo un voto pienamente favorevole, perché questo provvedimento è comunque figlio di una politica del Governo fallimentare nella gestione dei beni culturali e di un Ministro che dovrebbe andare a casa. Pertanto l'Italia dei Valori si asterrà dal voto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto tecnico industriale «Pacinotti» di Scafati (SA), impegnati nel programma «Giornata di formazione a Montecitorio», che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbaro. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BARBARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di legge che accingiamo a votare è stata rielaborata profondamente nel corso dell'esame presso la Commissione cultura. L'originaria iniziativa, riguardante un solo istituto di ricerca, è così divenuta provvedimento organico volto a sostenere quattro istituzioni di rilevanza nazionale attive nel Pag. 25settore degli studi medievali, che vado sinteticamente a ricordare: l'Istituto storico italiano per il medioevo, che è l'ente pubblico istituito per curare le pubblicazioni delle fonti della storia d'Italia; il Centro italiano di studi sull'alto medioevo, che è un ex ente pubblico operante nella promozione della ricerca sulla storia altomedievale, trasformatosi in Fondazione nell'ambito del riordinamento del sistema degli enti pubblici nazionali; la Società internazionale per lo studio del medioevo, che è un'associazione tra studiosi del settore che promuove ricerche e pubblicazioni nei diversi campi delle discipline medievistiche; la Fondazione Ezio Franceschini, che è una fondazione privata che cura la ricerca bibliografica anche attraverso la conservazione e la valorizzazione delle biblioteche e degli archivi lasciati da eminenti studiosi italiani come Ezio Franceschini e Gianfranco Contini
Si è provveduto, inoltre, ad organizzare la cooperazione tra questi istituti in una prospettiva interdisciplinare e si è regolata l'attività di un'edizione nazionale dei testi latino-medievali d'Italia, in cui potranno essere pubblicate con metodo scientifico e critico opere che spesso hanno avuto il ruolo fondamentale nella formazione della cultura europea.
Si tratta di un provvedimento di ampia prospettiva la cui istruttoria si è svolta nell'arco di un anno intero: è stata acquisita la documentazione relativa all'attività degli enti e delle istituzioni interessate e alle loro pubblicazioni; si è proceduto all'audizione dei loro rappresentanti; si sono individuate le condizioni alle quali subordinare l'intervento per assicurarne l'efficacia e l'organicità.
Tale elaborazione è stata possibile grazie all'impegno della Commissione e del suo relatore, onorevole Barbieri, e alla disponibilità del Governo che, nei limiti delle scarse risorse disponibili in questo momento, ha riconosciuto il valore di questa iniziativa, accordando ad essa il suo assenso. Si tratta di un lavoro collegiale svolto egregiamente da tutti i componenti della Commissione.
Per tali motivi dichiaro il voto favorevole dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia, con l'auspicio che la bontà del risultato ottenuto favorisca un celere iter di approvazione anche presso l'altro ramo del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, stiamo per approvare un provvedimento che riguarda un settore molto ampio e molto importante nel panorama della cultura italiana ed europea in generale, anche se, troppo spesso, è relegato tra le attività ritenute secondarie nel dibattito culturale.
Prima di entrare nel merito del provvedimento mi sia consentita una breve premessa ed un ringraziamento.
Pur comprendendo le ragioni che hanno portato questo provvedimento in Aula, vorrei esprimere il mio vivo rammarico perché si è negato alla Commissione di varare questo provvedimento in sede legislativa, così come si stava per fare. Si trattava di una questione di tempo, ma anche sarebbe stato un messaggio che avremmo mandato al Paese: quando si tratta di questioni importanti e di provvedimenti che vanno nella direzione giusta, una Commissione è in grado di esprimere un voto in sede legislativa e, quindi, di esprimere una convergenza di pareri e di opinioni. Ciò avrebbe rappresentato un messaggio positivo per il Paese.
Detto ciò, siamo in Aula e speriamo che le cose vadano come molti auspicano, anche fuori da questa sede, perché vi sono persone che aspettano questo provvedimento da tempo, e non sono solo gli addetti ai lavori.
Il ringraziamento riguarda il collega Barbieri che con grande impegno ha voluto questa proposta di legge, senza sottrarre risorse al Ministero dei beni culturali. Pag. 26
L'esame di questa proposta ci ha permesso di trattare un tema importante, che è il sostegno e la promozione della cultura e della ricerca, che trova spesso risonanza nel dibattito pubblico nel quale è urgente che si torni ad attribuire adeguato rilievo anche all'azione politica. La politica spesso è distratta da altre cose. Qui stiamo tornando a riappropriarci di questioni che riguardano proprio normative importanti per il futuro del Paese.
Abbiamo affrontato un aspetto particolare, ma tutte le grandi realtà sono composte di aspetti particolari e concreti. L'iniziativa della Commissione cultura - si tratta di un provvedimento di iniziativa parlamentare, uno dei pochi che approdano in quest'Aula e quindi questo aspetto va sottolineato - ci ha portato infatti a rivolgere l'attenzione a un settore importante della ricerca nell'ambito umanistico.
È stato detto (non lo ripeterò) quanto sia importante lo studio del Medioevo per la comprensione della nostra civiltà e del percorso attraverso il quale essa si è formata come la conosciamo. Il relatore, nell'introdurre la discussione, ha evocato la grande figura di Quintino Sella, ricordando come egli si dedicò negli ultimi anni della sua vita allo studio dei documenti pubblici medievali della città di Asti (il famoso codice Malabaila pubblicato nel 1886, dopo la sua morte).
Ricordo che fu Quintino Sella a promuovere nel 1874 il riordinamento dell'Accademia dei Lincei, a dimostrazione di un'attenzione verso l'esigenza della cultura cui non era mai venuto meno nella sua attività politica e di Governo. Nel 1865, parlando proprio alla Camera dei deputati a Firenze, mentre iniziava la dolorosa opera di risanamento finanziario a cui è legato il suo nome, così si esprimeva, e vorremmo che ancora oggi i Ministri si esprimessero così: «Non debbo nascondere che quando viene il Ministro dei lavori pubblici a proporre nuove opere o il Ministro dell'istruzione pubblica a proporre nuove spese per l'istruzione, specialmente elementare, stento a ricordarmi di essere Ministro delle finanze».
Vorremmo che il Ministro Tremonti ogni tanto ci dicesse questa frase in Aula; è un criterio che, ogni volta che le circostanze lo consentono, dovrebbe ispirare la condotta di chi, a giusto titolo, si onora di sedere alla scrivania che fu di quel grande uomo di Stato e di scienza.
Questa iniziativa costituisce un riconoscimento e un aiuto per alcuni istituti culturali pubblici e privati che hanno dimostrato nel tempo la validità del loro impianto scientifico e la serietà della loro gestione. I contributi concessi andranno a favorire la programmazione ordinata e costante delle attività esercitate che, come tutte le attività scientifiche, necessita di un lungo impegno e di organizzazione, a volte collettiva, per raggiungere risultati validi e durevoli.
Accanto alla previsione di contributi - è bene sottolinearlo in questa sede - vi è l'istituzione di un'edizione nazionale degli scrittori latini e medievali d'Italia. Si tratta di un intervento molto significativo, che conferisce stabilità a un'iniziativa che è partita nel 2001, ma che necessitava di una normativa specifica, avendo assunto caratteristiche completamente diverse e oggetto assai più vasto rispetto alle edizioni nazionali disciplinate con la lontana legge del 1997.
Questa nuova edizione si affiancherà all'edizione nazionale dei classici greci e latini che opera presso l'Accademia nazionale dei Lincei e quindi ne costituisce in qualche modo la prosecuzione e la proiezione oltre i limiti dell'età antica.
La produttività registrata nei primi dieci anni di funzionamento di questa edizione nazionale, che ha pubblicato finora venticinque opere, fa ben sperare circa la prosecuzione dell'iniziativa e la qualità scientifica di essa sarà parimenti assicurata dalla partecipazione degli studiosi italiani di filologia latina medievale che in massima parte sono già presenti a titolo gratuito nel suo comitato scientifico.
A questo riguardo, richiamo l'attenzione sull'esigenza di assicurare il mantenimento dell'autonomia raggiunta dagli studi di lingua e letteratura latina medievale nell'ambito accademico. Si tratta di Pag. 27un'autonomia assolutamente decisiva e occorrerà che di ciò tenga conto il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca nella configurazione dei settori scientifico-disciplinari che, in base alle nuove norme, saranno determinanti per la selezione e il reclutamento di docenti e ricercatori.
Concludo dicendo che gli studi sul Medioevo possono sembrare di secondaria importanza e non vengono evocati quando si parla del patrimonio artistico italiano. È vero che il nostro patrimonio artistico fa impallidire quello di tutti gli altri Stati del pianeta. È vero che per salvaguardarlo a vantaggio di tutta l'umanità occorre un impegno proporzionale alla straordinarietà di quanto possediamo e, dunque, serve un compito di straordinaria importanza, oneroso e difficile, ma occorre anche rammentare che il nostro patrimonio non è costituito solo da monumenti, chiese, siti archeologici, gallerie d'arte e musei.
Il nostro patrimonio è eccezionale anche per quanto riguarda le biblioteche, gli archivi, le raccolte di libri, di documenti, di pubblicazioni antiche, che ricordano e rappresentano la storia del nostro passato quanto, e a volte più, delle opere d'arte più famose e visitate. Non solo, ma questo enorme patrimonio è la chiave per comprendere il nostro passato e capire la nostra storia, sapere chi siamo, comprendere le nostre radici cristiane e avere la consapevolezza del nostro presente e della nostra identità, compresa l'unità nazionale di cui festeggiamo i centocinquanta anni.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Non possiamo prescindere dal Medioevo per avere un senso compiuto e vero della nostra storia e per avere un'identità condivisa e convinta.
Ebbene, un'interpretazione parziale dell'epoca del Medioevo l'ha definita come l'epoca dei secoli bui, secoli di barbarie, di decadenza, di violenza e di notte del pensiero. Noi siamo qui anche per asserire il contrario e questa proposta di legge si inserisce nel solco della salvaguardia della nostra tradizione, rappresentata in quei libri e in quei documenti, cercando di superare problemi finanziari, organizzativi o strutturali che quelle istituzioni devono affrontare.
Tutto ciò premesso, noi riteniamo di dover dare il nostro voto favorevole e convinto a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, ci si può domandare perché l'Assemblea debba impegnarsi oggi nell'esame di una proposta di legge volta a organizzare, promuovere e sostenere la ricerca sulla storia e sulla cultura del Medioevo italiano ed europeo. Credo che a questa domanda abbia già risposto l'attenzione riservata dai colleghi in Commissione e ora in Aula all'oggetto di questo provvedimento.
La ricerca storica è un argomento molto serio, come è serio tutto ciò che appartiene alla civiltà dei popoli. Nell'incontro di culture che caratterizza la nostra come, del resto, tutte le epoche della storia, un popolo che non abbia un forte senso di identità, una consapevolezza profonda della propria cultura radicata nel passato, vitale nel presente e capace di proiettarsi fiduciosamente verso il futuro, rischia di perdere il senso e le ragioni storiche della propria esistenza, di non partecipare al continuo divenire delle civiltà del mondo ma, al contrario, di dissolversi in esso e di scomparire.
L'identità è frutto di memoria e di tradizione; tradizione non ripetitiva e chiusa in se stessa ma consapevole perché fondata sulla conoscenza critica delle realtà passate e sulla comprensione del presente.
Gli studi storici - comprendenti in senso lato anche la storia della cultura e della letteratura - contribuiscono a formare e sviluppare tale consapevolezza. Bisogna guardarsi dal sottovalutare la Pag. 28forza delle idee. Se c'è un movimento che per le sue vicende non sottovaluta tale forza, esso è proprio la Lega Nord Padania.
Il provvedimento al nostro esame è volto a sostenere quattro istituti di ricerca di importanza internazionale nel settore degli studi medievali. La VII Commissione (Cultura) ha effettuato un attento esame delle loro caratteristiche, della specificità che distingue ognuno di essi, della vastità della loro produzione scientifica e delle esigenze che ne conseguono per assegnare i contributi destinati a fornire ad essi una base stabile per articolare progetti di ricerca in un orizzonte temporale adeguato.
Gli importi sono ridotti all'essenziale in questo momento di generale difficoltà: altro potrà provenire dalle risorse che l'attività di questi enti saprà mobilitare attraverso l'intelligente valorizzazione delle capacità e le iniziative di ciascuno. Il provvedimento è stato elaborato con una visione complessiva dell'intero settore di studi interessato all'intervento in una prospettiva che rispetta l'autonomia degli istituti, ma prefigura uno scambio di informazioni e una cooperazione scientifica che potrà razionalizzare l'impiego delle risorse e accrescere la qualità e il valore di risultati in esse contenuti.
Si è richiesta anche mediante annuali rendiconti un'assunzione di responsabilità rispetto all'impiego dei contributi concessi per assicurare la loro effettiva destinazione alle attività istituzionali e l'efficacia del loro impiego. Il provvedimento sul quale chiediamo il voto oggi è pienamente condiviso dalla Lega Nord Padania e ci porta inevitabilmente a fare un breve, ma significativo, excursus storico del periodo medievale.
L'impero romano aveva unito civiltà e popoli diversi nel segno di un'autorità riconosciuta: secoli di guerre e di conquiste avevano creato un'entità territoriale amplissima, comprendente gran parte dell'Europa, dell'Africa settentrionale e del Medio Oriente, sottoposta alla sovranità di Roma. Tale territorio, diviso in una molteplicità di culture, di religioni e di lingue, era unificato dall'organizzazione amministrativa, politica e giuridica romana e dall'impiego di un'unica lingua, usata in tutte le province romane: la lingua latina.
Con la crisi dell'impero romano, perciò, si sgretola non solo un solido organismo statale, ma anche l'unità linguistica incentrata sul latino che, soprattutto nei documenti scritti, costituiva la lingua ufficiale dell'impero. Per questo con la cosiddetta caduta dell'impero romano d'Occidente si fa convenzionalmente coincidere la nascita di una nuova fase storica, di durata millenaria: il Medioevo.
Pur nella rete intricata degli spostamenti di popoli diversi, l'Europa medievale mantiene l'impronta marcatamente mediterranea propria dell'impero romano da cui deriva; il rapporto con l'Oriente, con Bisanzio e con gli arabi è assai intenso al di là delle fratture politiche e delle guerre territoriali e la cultura islamica è fortemente presente nella cultura e nella letteratura medievali, specie nei territori di confine, come la Spagna e l'Italia meridionale.
Gli avvenimenti storici che coinvolgono il territorio europeo sono di tale portata da incidere profondamente sull'immaginario e sull'evoluzione culturale. Per questo occorre fermarsi sui momenti più significativi di questa fase storica.
Tra l'VIII e il X secolo una nuova e potente dinastia conquista gran parte dell'Europa occidentale: i Franchi. Sotto l'autorità del loro re Carlo Magno si viene formando una nuova entità politica indipendente, ormai, dall'impero bizantino e contrapposta al mondo islamico: l'impero carolingio. Con il grande movimento di riforma religiosa e culturale, promosso dallo stesso imperatore, comincia a delinearsi una rinnovata identità europea, che si riconosce, in primo luogo, nel cristianesimo cattolico.
Nei primi secoli del Medioevo, successivamente alla disgregazione dell'impero, si interrompono i normali canali di trasmissione della cultura (scuola, amministrazione, vie di comunicazione). La distruzione di molte biblioteche provoca la perdita di numerose opere classiche custodite fino a quel momento e arresta, di Pag. 29conseguenza, la conoscenza del passato. Diminuisce il numero di coloro che sanno leggere e scrivere e si determina una crisi dell'istruzione che raggiunge il suo culmine intorno al VI secolo.
Anche in seguito alla progressiva ruralizzazione della società, la cultura popolare diventa prevalentemente orale. Ma il fenomeno di analfabetismo non riguarda solo le masse rurali, gli artigiani e i lavoratori delle città, ma coinvolge anche i ceti medio-alti, la cui preparazione è sempre più povera. Buona parte dell'aristocrazia laica - ossia non ecclesiastica - e del basso-clero, infatti, ha una conoscenza molto limitata del latino. È in questa fase di decadenza che si inserisce la riforma culturale di Carlo Magno, che imprime una svolta fondamentale nella storia culturale europea. Si intuisce, infatti, la gravità delle conseguenze civili, politiche e spirituali dell'arretramento culturale di questi secoli.
Carlo Magno comprende che la decadenza dei saperi avrebbe minato, nel tempo, la solidità del suo vasto impero. Decide, così, di promuovere una politica di rinnovamento scolastico e una riforma della Chiesa, che divengono i capisaldi della formazione della cultura medievale. La Chiesa ha, infatti, una funzione centrale nella storia della nostra letteratura, perché per mezzo delle nuove istituzioni ecclesiastiche radicate nel territorio, come le abbazie e i monasteri, per un verso promuove la cultura e, per un altro, si apre alla realtà popolare e contadina, mantenendo un rapporto solidale con la massa dei fedeli. E da Assisi proviene il più antico componimento poetico in volgare, diretto a un pubblico umile e cristiano: è il Cantico delle creature, la prima poesia del territorio italiano di cui si conosca l'autore, Francesco d'Assisi.
Ma l'ingresso delle prime prove scritte in volgare non produce affatto la morte del latino, ma segna piuttosto una separazione marcata tra un nuovo tipo di latino (il latino medioevale o mediolatino), ancora vivo tra gli uomini di cultura, e le lingue volgari, parlate dal vulgus, cioè dal popolo. Il latino medievale, insomma, resta una lingua universale, in cui persino la classe dirigente sceglie di esprimersi nei documenti ufficiali. È, in definitiva, la lingua del cristianesimo, fattore primo di coesione tra gli uomini di chiesa in Europa e strumento linguistico principale di tutta la cultura medievale. Infine, è la lingua comune e unitaria in cui si esprimono i letterati di ogni parte d'Europa, che con le loro opere di filosofia, di teologia, di scienza e di giurisprudenza pongono i fondamenti della cultura mediolatina (cioè medievale e latina). D'altra parte, anche i primi testi scritti in volgare delle letterature romanze sono strettamente connessi alla cultura mediolatina, poiché nella loro stesura agisce il modello linguistico del latino classico, studiato e praticato dalle stesse classi colte, che scrivono i testi. La cultura scritta dell'alto medioevo, quindi, si forma e si sviluppa sull'eredità della lingua di Roma e sulla nuova lingua latina del cristianesimo, della Bibbia, della Chiesa e di tutti gli auctores di epoca classica e medievale, che contribuiscono a formare un robusto paradigma culturale, alla base di tutto il mondo europeo.
Fatte queste necessarie premesse e, quindi, alla luce dei sopraccitati riferimenti storici, concludo il mio intervento affermando che l'istruttoria svolta ha accertato la qualificazione delle istituzioni destinatarie del provvedimento, verificato la loro produzione scientifica, individuato le specifiche esigenze del settore disciplinare, elaborando le conseguenti misure.
Questo lavoro - e concludo, signor Presidente - il cui merito va riconosciuto alla Commissione e al relatore, onorevole Barbieri, ha permesso di creare le condizioni tecniche e politiche per un risultato largamente apprezzato, che ha trovato anche l'assenso del Governo.
Per questi motivi preannunzio il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli Pag. 30colleghi, permettetemi una considerazione preliminare. Nel corso di questa legislatura l'Assemblea non sia è mai occupata di politica culturale e di provvedimenti strategici a sostegno del settore culturale. Lo ha fatto, semmai tangenzialmente, in occasione delle manovre finanziarie che, l'una dopo l'altra, hanno compresso ai minimi storici gli investimenti pubblici nel settore culturale e hanno semmai disposto provvedimenti episodici e microsettoriali, invece che mettere in campo e dispiegare visioni di medio e lungo periodo per il rilancio della creatività, della produzione artistica, delle ricerche e della fruizione dei beni culturali.
Al Parlamento italiano negli ultimi due anni e mezzo è stato di fatto impedito di discutere di riforme strutturali e di investimenti strategici. Mi dispiace che in questo momento il rappresentante del Governo se ne sia andato perché mi sarebbe piaciuto che avesse ascoltato questo mio rammarico. Questo Parlamento - come dicevo - non ha potuto discutere di riforme strutturali e di investimenti strategici in favore delle attività culturali e dell'industria culturale del nostro Paese che, solo un Esecutivo impreparato ed inadeguato come il nostro, può ritenere un capitolo di spesa invece che una fonte di reddito, oltre che di crescita economica e sociale. Faccio riferimento - così i colleghi potranno capire il senso delle mie parole - ad esempio alla tanto attesa legge sullo spettacolo dal vivo, che ha trovato un'importante convergenza in Commissione, ma che ora è ferma al palo perché mancano le risorse; stessa sorte è toccata alla legge di riforma delle attività cinematografiche e ancor di più - e questo stupisce oltre a farci rammaricare - alla legge-quadro sulla qualità architettonica sostenuta direttamente dal Ministro Bondi.
Allora varrebbe veramente la pena di chiedersi perché tra bilancio e cultura soccombe sempre la cultura, come se non fosse possibile mettere in campo strade alternative in grado di porre in sintonia le ragioni di bilancio con quelle del patrimonio e della produzione culturale. Ovviamente occorrerebbe una capacità programmatica innovativa e condivisa che - a mio avviso - manca alla politica italiana, in particolare a chi porta la responsabilità di questa politica nel nostro Paese. Anche per questi motivi noi abbiamo presentato la nostra mozione di sfiducia nei confronti del Ministro Bondi, un atto che sì, ormai è consegnato alla storia politica italiana, ma il cui giudizio - che sarà espresso sui dati della realtà - non si conformerà a quello espresso dall'Aula.
È in questo deserto progettuale e programmatico che noi oggi siamo chiamati a pronunciarci nel merito di una proposta di legge dell'onorevole Barbieri che, nonostante il fatto che non mi stia ascoltando, voglio ringraziare per la tenacia con la quale ha accompagnato l'iter del provvedimento. Non mi dilungo ovviamente - questa non è la sede per farlo - sui contenuti del provvedimento, anche se mi preme ricordare, perché è importante sottolinearlo, che la Commissione ed il Comitato ristretto hanno proficuamente lavorato per predisporre un testo base molto diverso da quello iniziale. Con esso siamo passati da un sostegno all'autorevole società internazionale per lo studio del medioevo latino e dalla istituzione dell'edizione nazionale dei testi mediolatini d'Italia ad un intervento legislativo di più ampio respiro a favore dell'organizzazione delle attività di ricerca, svolte da quattro istituzioni pubbliche e private di reputazione internazionale, che si occupano di studi medievali e che rappresentano, al contempo, la tradizione medievistica italiana ed il futuro della ricerca nelle discipline medievalistiche. Si tratta oltre della SISMEL, che ho citato, della Fondazione Ezio Franceschini, dell'Istituto storico italiano per il medioevo e del Centro italiano di studi sull'alto medioevo. Neppure posso soffermarmi sulle ragioni che raccomandano e legittimano lo Stato a sostenere gli studi sul medioevo, così come fanno da tempo la Francia e la Germania: mi limito a dire che quei mille anni di storia fondano le radici dell'identità culturale e istituzionale dell'Europa e in essi si ritrovano i caratteri originali in Italia - per riprendere un'espressione della storiografia Pag. 31di qualche decennio fa - ai quali dobbiamo rivolgerci se vogliamo comprendere il nostro Paese nelle sue strutture attuali e celebrare con consapevolezza, come veniva anticipato dal collega del PdL, i centocinquanta anni della nostra unità nazionale.
Mi soffermo invece su alcuni elementi che attengono all'approvazione di questa proposta di legge e che hanno destato stupore e rammarico. Si tratta di due elementi che non costituiscono categorie politiche, ma che hanno comunque rilievo politico e su questi mi soffermo anche perché orienteranno il nostro voto finale. Stupisce e rammarica, ad esempio, che il Governo abbia negato il trasferimento della proposta di legge in sede legislativa, benché il Governo stesso avesse precedentemente espresso parere favorevole sia in Commissione sia alla Commissione bilancio. Si tratta di una decisione che potrebbe anche essere interpretata come una mancanza di fiducia soprattutto nei confronti della Commissione ed è stata determinata - e avanzo due ipotesi - o dal fatto che non ci sono altri provvedimenti in quota alla maggioranza pronti per la calendarizzazione in Aula, e questo sarebbe davvero molto grave se pensiamo a tutti i problemi che deve affrontare il Paese e che dovrebbero trovare una risposta nelle decisioni di questo Parlamento
Oppure è dovuta alla necessità di vincolare il Governo alla decisione dell'Aula per un provvedimento su cui evidentemente è stato espresso un giudizio favorevole più di circostanza che convinto. Comunque sia, a me pare che il Governo non ci faccia una bella figura.
Stupisce e rammarica poi - e questo è un punto centrale - che nella proposta di legge le risorse siano state disposte a favore delle istituzioni culturali che ho citato solo dal 2012, dal prossimo anno, nonostante l'encomiabile tenacia dell'onorevole Barbieri nel recuperare queste risorse obiettivamente aggiuntive rispetto al bilancio del Ministero per i beni e le attività culturali.
È un segno questo - e cioè che le risorse non siano disposte a partire da quest'anno, e siamo solo all'inizio del 2011 - negativo, davvero ancora di debolezza. Se poi pensiamo e ricordiamo - e credo che sia necessario farlo in questo momento - al taglio draconiano del 50 per cento che la manovra dell'estate scorsa ha imposto ai contributi che lo Stato devolve in favore di istituzioni, enti e altri organismi culturali, ci viene rappresentato un quadro molto diverso.
È un taglio tra l'altro che i nostri emendamenti, purtroppo dichiarati inammissibili, tentavano di cancellare e per far comprendere il significato di questa scelta del Governo che noi contestiamo voglio richiamare - e prendo ad esempio - proprio l'Istituto storico italiano per il medioevo, noto con la sigla Isime, che molti colleghi della maggioranza lunedì nel corso della discussione sulle linee generali hanno valutato come meritevole, per la reputazione dell'attività svolta, di essere finanziato con legge dello Stato. Questo Istituto, che è un ente pubblico non economico vigilato dal Ministero per i beni e le attività culturali, riceve un contributo ministeriale ma, a causa dei tagli imposti dalla manovra estiva per quest'anno in corso, tali risorse non saranno più sufficienti nemmeno per retribuire il personale dipendente e l'Istituto sarà costretto quest'anno a rivedere il proprio funzionamento, i servizi erogati e anche la pianta organica.
Lunedì tanti colleghi si sono prodigati a tessere le lodi di questo Istituto, a riconoscerne il valore culturale e sociale, senza però preoccuparsi di garantirne la funzionalità e la piena operatività anche per quest'anno. Onorevoli colleghi, non deve sfuggire alla nostra attenzione il fatto che nelle stesse condizioni in cui si trova l'Istituto storico italiano per il medioevo si trovano anche tutti quegli istituti, enti e organismi nazionali che, pur a fronte di una meritoria, lodevole e apprezzata attività culturale che qualifica la civiltà del nostro Paese, si vedono decurtato il contributo statale per una percentuale che oscilla tra il 20 e il 50 per cento.
Pertanto, in occasione del voto su questa proposta di legge in favore della ricerca Pag. 32e della cultura del medioevo, non possiamo non parlare della scelta assunta dal Governo e non lo facciamo per amore di sterili polemiche come qualcuno ha suggerito nel corso della discussione sulle linee generali. È il desiderio di verità che ci impone di espungere ogni ipocrisia dal nostro dibattito. Qualche minuto ancora credo di averlo, signor Presidente, e mi avvio alla conclusione.

PRESIDENTE. Onorevole Ghizzoni, ha ancora trenta secondi a disposizione.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, in base a quale regolamento ho meno di dieci minuti per la dichiarazione di voto finale?

PRESIDENTE. Onorevole Ghizzoni, ha dieci minuti a disposizione, in base al Regolamento.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, non penso di averli esauriti.

PRESIDENTE. Onorevole Ghizzoni, sono rimasti 30 secondi.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, benissimo, mi avvio a concludere dicendo che quindi di fronte a un taglio generalizzato agli istituti culturali nei cui confronti non vediamo l'intenzione del Governo di recedere, non possiamo quindi che confermare le nostre critiche al Governo solo in parte compensate dalle buone intenzioni contenute nella proposta di legge in parola di iniziativa parlamentare. Pertanto il nostro voto non potrà che essere di astensione, un'astensione vigile, di pungolo al Governo e alla maggioranza, per convincerli ad un passo indietro sui tagli e ad un passo avanti di disponibilità verso le istituzioni culturali, che ne hanno molto più bisogno di quanto possiamo immaginare. Chiudo, me lo consenta signor Presidente...

PRESIDENTE. Deve proprio concludere!

MANUELA GHIZZONI. ...rievocando un ricordo personale. Poco meno di un anno fa, insieme alla collega Frassinetti e al Presidente Fini, andammo all'Istituto storico italiano per il medioevo in occasione di una giornata di studi sulla lotta politica nel medioevo.
Una giornata densa di suggestioni per comprendere l'Italia di oggi: infamare chi sta criticando (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Voglio solo dire una cosa: «Infamare per dominare» era il titolo di una relazione sull'uso strumentale della forza nel contrasto tra Pistoia e Firenze. In questi giorni in cui la politica convive con la macchina del fango (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Onorevole Ghizzoni, la ringrazio.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Ghizzoni, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, noi non voteremo questo provvedimento, nonostante apprezziamo il valore culturale degli enti che sono destinatari dei contributi, perché riteniamo che il modo di legiferare con questo provvedimento sia del tutto inaccettabile. Nel momento in cui la ricerca scientifica viene messa in ginocchio, nel momento in cui il Parlamento non ha di cosa discutere e non affronta i temi fondamentali dello sviluppo, dell'innovazione, della ricerca e della tecnologia in Italia, oggi approviamo una «legge mancia» che dà 2 milioni di euro a enti sicuramente di valore, che operano nel settore della cultura medievale, ma che non possono essere estrapolati Pag. 33da un provvedimento di carattere generale nel settore del sostegno alla ricerca.
Riteniamo che gli enti, evidentemente, sono stati beneficiati da una particolare protezione politica, originariamente dedicata solo a due, e per avere il consenso generale dell'Aula il contributo è stato poi esteso ad altri enti evidentemente altrettanto protetti politicamente. Noi - lo ripeto - non discutiamo il valore scientifico e culturale di questi soggetti, ma riteniamo questo metodo inaccettabile e offensivo per la ricerca (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carlucci. Ne ha facoltà.

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, mi dispiace molto che l'onorevole Zazzera e l'onorevole Ghizzoni abbiano trasformato la loro dichiarazione di voto in una arringa antigovernativa, perché questo provvedimento - ringraziamo l'onorevole Barbieri per averlo proposto alla Commissione cultura e insieme alla Commissione cultura averlo fatto firmare, e quindi condividere, da tutti i gruppi di maggioranza e di opposizione - ci salva dalla dilagante incultura politica di cui parlava l'onorevole Carra in sede di presentazione di questo provvedimento in Aula.
Esso dimostra, invece, innanzitutto una grande attenzione per un aspetto molto importante della nostra cultura, per le nostre origini e la nostra cultura latina. La discussione svolta sia dall'onorevole Zazzera che dall'onorevole Ghizzoni è abbastanza sterile. In questi giorni e in questi mesi si è parlato del finanziamento alle attività culturali e di spettacolo. Facendo da relatrice alla proposta di legge quadro sullo spettacolo dal vivo, abbiamo potuto comparare le leggi di altri Paesi del mondo dove le attività culturali e i beni culturali vengono finanziati dai privati. Si è capito chiaramente che l'investimento in cultura non è più solo e principalmente effettuato da parte del pubblico, da parte dello Stato, ma che dovunque nel mondo vengono coinvolti i privati. La vostra obiezione naturalmente è che il Governo in questo senso non sta facendo molto. È vero, anche se ci stiamo provando. Voi sapete che in Commissione cultura siamo arrivati ad un testo condiviso, che prevede proprio quegli incentivi fiscali che aiuterebbero l'investimento dei privati nella cultura. Però, voglio proporre una riflessione a tutti noi: dal 2001 nel nostro Paese esiste una legge che nessuno conosce e soprattutto che nessuno applica. Si tratta della legge sulle erogazioni liberali, che permette la deduzione del 100 per cento dal reddito di impresa di ciò che viene investito in attività culturali, o anche in restauri e in quant'altro riguardi la cultura, e la detrazione dal reddito della persona fisica del 100 per cento di quello che si investe in beni e attività culturali.
Allora mi viene da pensare che, nel Paese dove l'evasione fiscale è lo sport più praticato, probabilmente, pochissime conoscono e usano questa legge che, lo ripeto a me stessa e all'Aula, esiste da dieci anni. Evidentemente, le innovazioni fiscali, ossia le deduzioni e le detrazioni maggiori, diverse o quelle che noi, ad esempio, abbiamo individuato nella nostra proposta di legge sullo spettacolo dal vivo, non interessano ai più perché a nessuno interessa dichiarare il proprio reddito e, di conseguenza, detrarre dal proprio reddito d'impresa o di persona fisica quanto si investe in cultura. Nessuno sa che in Italia, con il primo Governo Berlusconi del 2001, fu approvata la suddetta legge relativa alle erogazioni liberali.
A questo punto dico che le discussioni fatte in quest'Aula sono strumentali e che noi, come Commissione cultura e come gruppo Popolo della Libertà, con l'aiuto del gruppo Lega Nord Padania, non abbiamo ancora perso la speranza di trovare finanziamenti per il provvedimento in esame già da quest'anno. È vero che i 500 milioni di euro trovati, ad esempio, per il SISMEL partono dal 2012, ma abbiamo ancora delle fondate e ragionevoli speranze Pag. 34di riuscire ad ottenere questo finanziamento già con il provvedimento in discussione.
Ringrazio l'onorevole Barbieri perché la proposta di legge in votazione pone l'Italia all'avanguardia nell'attività di ricerca storica, filologica e bibliografica sulla cultura latina del medioevo italiano ed europeo e, quindi, nella difesa di un patrimonio storico-culturale di inestimabile valore che trova in Italia testimonianze fondamentali.
La lingua e la cultura latina costituiscono la comune radice dalla quale nascono nel medioevo le nuove comunità nazionali europee. Lo studio e la comprensione di questo patrimonio sono indispensabili per non perdere di vista una parte fondamentale delle nostre origini.
In Italia esistono da anni diverse istituzioni che si occupano di analizzare con grande rigore e sotto molteplici aspetti la cultura latina del medioevo italiano ed europeo ed è a queste istituzioni che la legge in oggetto si rivolge per offrire loro il sostegno indispensabile per portare avanti l'attività di ricerca.
La Società internazionale per lo studio del medioevo, e poi ancora il Centro italiano di studi dell'alto medioevo e la Fondazione Ezio Franceschini sono istituzioni di grande prestigio riconosciute dal Ministero per i beni e le attività culturali e gestiscono un patrimonio bibliografico e documentale di grandissimo valore per storici, ricercatori, studenti e per tutti coloro che sono interessati ad approfondire la cultura medievale.
Le istituzioni citate conducono ricerca scientifica, formazione scientifica, promozione degli studi in ambito medievalistico, diffusione dei risultati ottenuti, un importante servizio al pubblico garantendo l'apertura di biblioteche, di archivi, di sale dotate di strumentazione tecnica e tecnologica, e mettendo a disposizione bollettini in stampa sulle novità librarie.
Il ventaglio di attività che la legge in oggetto finanzia attraverso i contributi a questi istituti è, quindi, molto vasto e comprende anche il sostegno all'edizione nazionale dei testi mediolatini d'Italia, ossia la pubblicazione in edizione critica dei testi composti in Italia in lingua latina fra il V ed il XV secolo.
Quello in votazione è dunque un provvedimento sì dal limitato impegno economico, ma di cui riteniamo necessaria l'approvazione visti il grande valore storico e culturale della cultura latina nel medioevo italiano ed europeo ed il prestigio e la competenza degli istituti che vengono finanziati dal provvedimento stesso. Questi istituti infatti hanno come propria ed esclusiva ragione d'essere lo studio, la protezione e la valorizzazione di questo enorme patrimonio italiano ed europeo.
Nel dichiarare il voto favorevole al provvedimento in esame riconduco di nuovo l'Aula e la Commissione cultura all'individuazione del perché i privati che in Italia potrebbero investire, già da oggi, attraverso la legge che ho citato prima, non lo fanno. Questa forse è una riflessione che nell'ambito della Commissione cultura dovremmo suscitare e cercare di approfondire perché, ripeto, oggi, in questo momento, chiunque volesse investire in attività culturali e in erogazioni liberali lo potrebbe fare avendo la possibilità di dedurre e detrarre dal proprio reddito di imposta al 100 per cento il proprio investimento.
Ringrazio quindi ancora la Commissione cultura, la presidente Aprea e l'onorevole Emerenzio Barbieri per aver lavorato così alacremente e messo insieme tutte le forze politiche per portare a buon fine questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giacomelli. Ne ha facoltà per due minuti.

ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, ho molto apprezzato l'intervento della collega Goisis e, immagino, il rammarico che avrà il Ministro Tremonti per esserselo perso, il fondatore della nota scuola di pensiero: «con la cultura non si mangia».
Motivo il mio dissenso rispetto alla proposta di legge in oggetto con il fatto che si Pag. 35tratta di un provvedimento che interviene, come ha detto bene la collega Ghizzoni, su una cultura già maltrattata da troppi tagli.
È un provvedimento che interviene in un ambito molto ristretto ed allora, se è così, è evidente che dovrebbero essere ispirato ad un criterio di selezione e di scelta di vere eccellenze.
Siccome in questo provvedimento non si fa cenno ad una delle più prestigiose e importanti istituzioni di ricerca e di studio del periodo medievale, ovvero l'istituto «Francesco Datini», il più importante riferimento a livello europeo di ricerche e di studio di storia medievale, a me pare che, anziché una lunga dissertazione su Carlo Magno, sarebbe stato meglio ascoltare una più succinta e prosaica spiegazione sui criteri di scelta.
In ogni caso a me pare che i criteri mancanti e alcune esclusioni facciano dubitare delle finalità e della bontà delle scelte fatte. Tuttavia è pure evidente che in periodi come questi in cui ogni provvedimento sulla cultura, in questi tempi bui, non può non essere valutato con attenzione, la scelta e la decisione del gruppo di astenersi credo che trovi un modo sufficiente per esprimere la non convinta partecipazione all'impostazione di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

VALENTINA APREA, Presidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, intervengo solo per ringraziare l'onorevole Barbieri, che ha proposto alla Commissione cultura l'intervento a favore dell'attività di ricerca sulla cultura latina del medioevo europeo e tutte le forze politiche, rappresentate nella Commissione, ma soprattutto le forze di opposizione, gli onorevoli Ghizzoni, Capitanio Santolini e l'onorevole Zazzera, che hanno, come si è visto, lavorato all'unanimità su questo argomento, dimostrando che ci riconosciamo nei valori della nostra civiltà. Grazie, ringrazio anche l'Aula per avere oggi partecipato a condividere questi nostri impegni (Applausi).

(Coordinamento formale - A.C. 2774-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2774-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 2774-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Pianetta, Scalera, Cicu, Scandroglio, Angeli, Ravetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: «Concessione di contributi per il finanziamento della ricerca sulla storia e sulla cultura del medioevo italiano ed europeo» (A.C. 2774-A):

Presenti 485
Votanti 295
Astenuti 190
Maggioranza 148
Hanno votato 291
Hanno votato no 4
(La Camera approva - Applausi - Vedi votazioni).

Pag. 36

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi e che la deputata Laura Molteni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Sono così esauriti gli argomenti all'ordine del giorno, per i quali sono previste votazioni.

Sull'ordine dei lavori (12,45).

GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, onorevoli colleghi, su ordine di un PM romano la giornalista Anna Maria Greco ha subito il gratuito oltraggio di una perquisizione personale addirittura nelle sue parti intime (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Gli agenti cercavano niente meno che verbali del CSM nelle mutandine di Anna Maria Greco.
Vorrei dire - e comincerei dagli agenti che hanno effettuato quest'operazione violenta e oltraggiosa - che il processo di Norimberga ha sentenziato per sempre che, davanti a ordini insensati e disumani e comunque offensivi per la dignità umana, si può e si deve disobbedire.
Credo che questi agenti dovrebbero essere chiamati a rispondere del fatto di non aver avuto il coraggio di disobbedire ad un ordine insensato e disumano.
A questo punto, pur comprendendo la logica di casta, chiedo ufficialmente che tutti gli atti della sezione disciplinare del CSM, che non sono segreti di Stato, siano resi hic et nunc pubblici. Tutti i cittadini italiani devono sapere che nel CSM, nella sezione disciplinare del CSM, non vige il garantismo ma l'innocentismo, quand'anche i magistrati abbiano agito in maniera non solo scorretta, ma vergognosa (basterebbe citare i casi di pedofilia ed ebofilia che sono stati condonati dalla sezione disciplinare del CSM).
Chiunque abbia a cuore la libertà di questo Paese credo debba essere solidale con Annamaria Greco e concordare con me che gli atti del CSM, tutti gli atti del CSM, devono essere resi pubblici per far conoscere a questo Paese il senso della casta togata e faraonica che abbiamo in Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile).

SOUAD SBAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante SOUAD SBAI. Signor Presidente e onorevoli colleghi, è di questi giorni la notizia più che preoccupante dell'arresto di tre maghrebini della provincia di Catanzaro, con l'accusa di scaricare e diffondere materiale web sulla realizzazione di attentati terroristici. Tra loro vi è addirittura anche un Imam di una locale moschea e la cosa deve fare riflettere molto a fondo.
Non è nuova, almeno a chi come me monitora costantemente l'andamento di certi fenomeni, la prolificazione di quelle che sono solita definire «mosche fai da te», ovvero centri di culto improvvisati, all'interno dei quali si possono verificare situazioni a dir poco pericolose, soprattutto in questo periodo di grande tumulto nel quadrante mediorientale e nordafricano e quando trattasi di centri lontani dalla realtà metropolitana e difficili da seguire costantemente.
Proprio qualche giorno fa il comitato per l'islam italiano del Viminale si è pronunciato, avanzando una proposta sull'emersione delle moschee dalla clandestinità. Non è più accettabile che dalla mancata distinzione fra cittadini onesti e fanatici estremisti e fondamentalisti possa derivare un rischio così grande per l'intera comunità musulmana residente in Italia. Occorre un provvedimento univoco e capace di interpretare esigenze di sicurezza e allo stesso tempo di libertà. Sulla scorta di queste considerazioni, vi è la necessità di mettere mano una volta per tutte ad una normativa certa in materia. Pag. 37
Voglio sensibilizzare la Presidenza della Camera dei deputati e la Conferenza dei presidenti di gruppo alla mia proposta, già presentata qualche tempo fa, sul censimento delle moschee nel nostro Paese. È una proposta che va nel senso dell'intesa di tutti i cittadini e di chi liberamente e pacificamente vuole professare la sua religione nel nostro territorio. Faccio appello alla sensibilità e all'intelligenza di tutti i componenti dell'Assemblea, al fine di porre un argine ad un rischio che potrebbe profilarsi, viste le condizioni geopolitiche mediorientali, come drammatico per il nostro Paese, ovvero quello di avere a che fare con certe cellule jihadiste e di fratellanza musulmana nate dall'impossibilità di chiudere tempestivamente realtà «fai da te» come è successo a Catanzaro.
Non è più accettabile tenere aperte alcune moschee «fai da te»: ormai, si aprono dei piccoli centri non controllati. Vorrei invitare il signor Ministro Maroni a provvedere anche alla chiusura di questi centri cosiddetti culturali, che sono anche centri terroristici (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
SOUAD SBAI. Signor Presidente e onorevoli colleghi, è di questi giorni la notizia più che preoccupante dell'arresto di tre maghrebini della provincia di Catanzaro, con l'accusa di scaricare e diffondere materiale web sulla realizzazione di attentati terroristici. Tra loro vi è addirittura anche un Imam di una locale moschea e la cosa deve fare riflettere molto a fondo.
Non è nuova, almeno a chi come me monitora costantemente l'andamento di certi fenomeni, la prolificazione di quelle che sono solita definire «moschee fai da te», ovvero centri di culto improvvisati, all'interno dei quali si possono verificare situazioni a dir poco pericolose, soprattutto in questo periodo di grande tumulto nel quadrante mediorientale e nordafricano e quando trattasi di centri lontani dalla realtà metropolitana e difficili da seguire costantemente.
Proprio qualche giorno fa il comitato per l'islam italiano del Viminale si è pronunciato, avanzando una proposta sull'emersione delle moschee dalla clandestinità. Non è più accettabile che dalla mancata distinzione fra cittadini onesti e fanatici estremisti e fondamentalisti possa derivare un rischio così grande per l'intera comunità musulmana residente in Italia. Occorre un provvedimento univoco e capace di interpretare esigenze di sicurezza e allo stesso tempo di libertà. Sulla scorta di queste considerazioni, vi è la necessità di mettere mano una volta per tutte ad una normativa certa in materia. Pag. 37
Voglio sensibilizzare la Presidenza della Camera dei deputati e la Conferenza dei presidenti di gruppo alla mia proposta, già presentata qualche tempo fa, sul censimento delle moschee nel nostro Paese. È una proposta che va nel senso dell'intesa di tutti i cittadini e di chi liberamente e pacificamente vuole professare la sua religione nel nostro territorio. Faccio appello alla sensibilità e all'intelligenza di tutti i componenti dell'Assemblea, al fine di porre un argine ad un rischio che potrebbe profilarsi, viste le condizioni geopolitiche mediorientali, come drammatico per il nostro Paese, ovvero quello di avere a che fare con certe cellule jihadiste e di fratellanza musulmana nate dall'impossibilità di chiudere tempestivamente realtà «fai da te» come è successo a Catanzaro.
Non è più accettabile tenere aperte alcune moschee «fai da te»: ormai, si aprono dei piccoli centri non controllati. Vorrei invitare il signor Ministro Maroni a provvedere anche alla chiusura di questi centri cosiddetti culturali, che sono anche centri terroristici (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sbai, vorrei rammentarle che può presentare atti di sindacato ispettivo.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, vorrei iniziare con l'esprimere la solidarietà, ma anche l'indignazione, da parte delle donne parlamentari per ciò che è accaduto ad una giornalista che - voglio ricordarlo - non è indagata: è una giornalista che, semplicemente, ha scritto un articolo sul quotidiano Il Giornale. Ebbene, non vi è stata un'insurrezione, né una reazione, né un'indignazione da parte delle colleghe, delle donne del centrosinistra.
Vorrei anche ricordare che gli agenti - in questo caso, i carabinieri - che hanno perquisito la giornalista non hanno colpe, perché eseguono degli ordini. Tuttavia, il fatto politico che va rimarcato oggi, alla vigilia di un voto, che si terrà domani, importante e delicato, è che, ancora una volta, sono uscite delle intercettazioni - nel caso specifico, un verbale di un interrogatorio che era stato secretato - ed è stato pubblicato un titolo enorme su un noto quotidiano, anche per influenzare - perché no - il voto di domani. Questa è una cosa incredibile.
Peraltro, voglio anche ricordare - perché non è noto ai più - che i pezzi parziali delle intercettazioni, che noi leggiamo su tutti i quotidiani, sono della pubblica accusa, dei pubblici ministeri. Non è assolutamente la verità. L'intercettazione, infatti, non crea la prova, ma è il processo. Quindi, è tutto molto strumentale ed è gravissimo che su un giornale - diciamolo, sul Corriere della Sera - sia uscito, proprio oggi, un pezzo relativo ad un verbale, ad un interrogatorio che è stato secretato. E lo hanno detto tutti. Questa è una cosa molto grave. Continuiamo a leggere queste intercettazioni, che non dovrebbero essere pubblicate (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

CAROLINA LUSSANA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, intervengo anch'io sul tema sollevato dai colleghi Lehner e Mussolini, esprimendo, questa volta, la solidarietà mia personale e del gruppo Lega Nord Padania al nostro ex collega, onorevole Matteo Brigandì.
Riteniamo veramente un fatto spropositato e sconcertante che, per la prima volta, i carabinieri abbiano messo i sigilli in un ufficio del Palazzo dei marescialli, nei confronti del nostro ex collega Brigandì, il quale, comunque, fa parte dell'organo di autogoverno della magistratura.
Ci saranno degli accertamenti, al di là comunque delle responsabilità. Non possiamo non sottolineare, ancora una volta, l'applicazione Pag. 38di «due pesi e due misure» (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà), di quella giustizia che, in modo molto celere, indaga Matteo Brigandì e, invece, si dimentica di indagare quando le fughe di notizie riguardano altri personaggi e, soprattutto, quando atti segreti e secretati, o comunque atti importanti di indagine, vengono violati e li troviamo pubblicati su tutte le pagine dei quotidiani. Riteniamo che questo sia un fatto estremamente grave, sul quale il Parlamento non può non esprimere delle riflessioni (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 12,55, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bocchino, Brugger, Colucci, Dal Lago, Donadi, Franceschini, Giro, Lamorte, Lo Monte, Palumbo, Ravetto, Reguzzoni, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro della salute e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Intendimenti in merito ai provvedimenti attuativi del Piano nazionale per il Sud n. 3-01428)

PRESIDENTE. L'onorevole Latteri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01428, concernente intendimenti in merito ai provvedimenti attuativi del Piano nazionale per il Sud (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FERDINANDO LATTERI. Signor Presidente, il 26 novembre 2010, il Consiglio dei ministri ha varato il Piano nazionale per il Sud, un documento programmatico che dovrebbe liberare risorse per un valore complessivo di 100 miliardi di euro e che rappresenta un atto di impegno politico e di indirizzo strategico avente come scopo la riduzione del divario territoriale tra il Nord e il Sud del nostro Paese. Gli indicatori economici e sociali, a partire da quelli occupazionali, delle regioni meridionali oggi sono allarmanti e impongono al Governo una accelerazione politica, legislativa, finanziaria e culturale per far fronte alle problematiche del Mezzogiorno.
Il Ministro Fitto, il 26 gennaio 2011, dichiarava testualmente: «Febbraio sarà il mese nel quale i primi importanti provvedimenti del Piano per il Sud troveranno una loro approvazione finale». Le chiedo, signor Ministro di abbandonare le dichiarazioni generiche e di dichiarare in quest'Aula quali sono questi concreti provvedimenti che troveranno una loro approvazione finale nelle prossime quattro settimane, il loro contenuto e le risorse con le quali saranno finanziate.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, Raffaele Fitto, ha facoltà di rispondere.

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RAFFAELE FITTO, Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale. Signor Presidente, ho già avuto modo, la scorsa settimana, durante lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, di indicare quelli che sono i punti sui quali il Governo si sta muovendo per l'attuazione del Piano nazionale per il Sud. Com'è noto, il Governo non ha varato solamente questo strumento, ma ha varato altri tre provvedimenti, che sono: una delibera CIPE con la quale si verificano e si monitorizzano le risorse non utilizzate negli anni passati; un decreto ministeriale che ha affrontato e affronta il tema della perequazione infrastrutturale e un decreto legislativo in attuazione dell'articolo 16 della legge sul federalismo che indica in modo specifico le modalità che cambiano sostanzialmente il modello di governance nell'utilizzo di queste risorse. L'obiettivo del Piano è quello di concentrare l'uso delle stesse risorse su alcuni grandi obiettivi strategici e quindi realizzare su questo un percorso di attuazione che possa dare risposte precise. Ribadisco e confermo che, nei prossimi giorni, avendo concluso l'iter approvativo della delibera con il parere all'interno della Conferenza Stato- regioni e con l'attesa valutazione della Corte dei conti, saremo nelle condizioni di potere affrontare specificamente l'attuazione dei singoli temi. Sono in atto con i Ministeri competenti dei tavoli specifici e una verifica costante anche nel rapporto con le regioni.
Nei giorni scorsi, peraltro, abbiamo avuto la visita del Commissario europeo per le politiche regionali, con il quale abbiamo non solo condiviso - e di questo penso che vi sia da prendere atto positivamente - l'impianto complessivo del Piano, ma abbiamo anche indicato la tempistica precisa che possa affrontare un altro rischio, che è quello della messa in discussione delle risorse da rendicontare entro il 31 dicembre di quest'anno.
Il mese di febbraio vedrà una prima approvazione di provvedimenti fondamentali, a partire dalla voce sulla quale si sta lavorando in modo diretto, che è quella delle infrastrutture. Il nostro obiettivo è di farlo in piena sintonia con le regioni e su questo stiamo lavorando. Avremo nelle prossime giornate dei momenti di confronto e di verifica e su questo penso che sarà anche possibile verificare concretamente l'attuazione e l'avanzamento dell'uso di queste risorse, considerato che in passato abbiamo avuto la possibilità di verificare con il monitoraggio al quale ho fatto cenno che gran parte delle risorse disponibili, ad oggi, non sono ancora state utilizzate.
Il problema, insisto, non è quello di rivendicare ulteriori e maggiori risorse, ma è quello di migliorare la qualità della spesa pubblica e concentrare l'uso delle stesse risorse su interventi che realmente possano dare una prospettiva di cambiamento e incidere concretamente sul territorio. Nel mese di febbraio - e concludo - il Governo proporrà i primi atti concreti in questo senso, rispettando la tabella di marcia indicata nell'approvazione del piano, nei mesi scorsi.

PRESIDENTE. L'onorevole Latteri ha facoltà di replicare.

FERDINANDO LATTERI. Signor Presidente, signor Ministro, la storia del nostro Paese, e soprattutto quella del Sud, sono piene di provvedimenti annunciati e di annunci di provvedimenti. Purtroppo lo stesso non si può dire a proposito della realizzazione effettiva degli stessi. Se fossero stati realizzati gli impegni che lei oggi ha riassunto in quest'Aula, sicuramente questo rappresenterebbe un notevole passo in avanti.
In tanti hanno avanzato il sospetto che l'improvvisa ripresa di attenzione nei confronti del sud, avvenuta in questi giorni, abbia ragioni opportunistiche. Io preferisco attenermi al merito delle questioni e aspetto di vedere, quindi, il testo delle proposte e la loro concreta approvazione. Non posso però fare a meno di ricordare che in questi tre anni di legislatura l'attesa di iniziative concrete a favore del Mezzogiorno non ha ancora avuto sostanziali risposte.
Il Paese resta ancora diviso in due dopo 150 anni di unità d'Italia. Nel recente rapporto Pag. 40Eurispes emerge un quadro che conferma il forte disagio e il persistente disequilibrio territoriale Nord-Sud. Il 35 per cento delle famiglie meridionali ha dichiarato che arrivare alla fine del mese è uno scoglio insormontabile. L'alto tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile, le difficoltà maggiori per il credito, la presenza di una radicata criminalità organizzata, una debolezza infrastrutturale persistente (strade, autostrade, ferrovie, porti e aeroporti), le enormi difficoltà nel campo della sanità, della scuola e dell'università hanno bisogno di immediati provvedimenti strutturali.
La fiscalità di vantaggio ne è un esempio evidente, ma fino ad oggi essa non è stata perseguita. Se vi saranno provvedimenti positivi i deputati del Movimento per le Autonomie le voteranno senz'altro. Se si riveleranno invece soltanto annunci saremo presenti per contestare fortemente il proseguimento di una politica lontana dai bisogni del Sud (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

(Misure a favore dei lavoratori collocati in cassa integrazione o in mobilità che hanno maturato l'età pensionabile - n. 3-01429)

PRESIDENTE. L'onorevole Fedriga ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni ed altri n. 3-01429, concernente misure a favore dei lavoratori collocati in cassa integrazione o in mobilità che hanno maturato l'età pensionabile (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, signor Ministro, abbiamo deciso, come gruppo della Lega, di presentare questa interrogazione a risposta immediata perché siamo particolarmente attenti alla situazione critica in cui si potrebbero trovare i lavoratori collocati in cassa integrazione o in mobilità alla luce dell'approvazione, con i recenti interventi normativi, delle cosiddette finestre mobili e, quindi, una decorrenza maggiore prima di avere, concretamente, il trattamento pensionistico.
Come lei sa - considerato che ha partecipato con attenzione e costantemente a questo dibattito, anche in Commissione lavoro -, abbiamo approvato una risoluzione che impegna il Governo, nell'ambito dell'intesa Stato-regioni, a cercare di affrontare l'argomento e tutelare questa categoria di lavoratori. Le chiediamo quindi, con questa interrogazione, quali ulteriori misure intenda prendere il Governo per andare a risolvere questa situazione.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, il Governo ha già avuto modo di dire in Commissione quanto condivida le preoccupazioni espresse dall'onorevole Fedriga e dagli altri suoi colleghi circa la necessità di proteggere adeguatamente il reddito di coloro che si trovano in condizione di mobilità non voluta, nel momento in cui non hanno ancora maturato il momento dell'effettivo percepimento della prestazione previdenziale, anche se hanno maturato l'età di pensione. Ci si riferisce, cioè, alle cosiddette finestre, che c'erano anche prima, ed ora sono state portate da due ad una. Il Governo ha deciso di proteggere con un diritto esigibile tutti coloro che hanno accettato percorsi di mobilità frutto di accordi tra le parti sociali prima dell'entrata in vigore della nuova disciplina previdenziale.
Il numero di 10 mila appare più che sufficiente; le stime sono, allo stato, di circa 6 mila persone, ma in ogni modo c'è una clausola di salvaguardia destinata a proteggere anche gli eventuali lavoratori in numero superiore ai 10 mila. Esistono poi quei lavoratori, cui l'onorevole Fedriga ha fatto anche riferimento, che si trovano in una condizione o di cassa integrazione o di mobilità anche se definitasi successivamente all'entrata in vigore della nuova disciplina previdenziale. Pag. 41
Per costoro, che hanno maturato l'età di pensione, ma non ancora l'effettività della prestazione previdenziale, abbiamo insieme convenuto, nell'ambito della Commissione parlamentare, di affrontare il problema dell'accordo Stato-regioni, affinché l'uso degli ammortizzatori sociali in deroga sia con attenzione rivolto a coloro che si trovano in questa condizione di attesa di alcuni mesi dell'effettività della prestazione previdenziale.
Il negoziato con le regioni se ne sta occupando; c'è già una condivisione espressa anche dalle regioni, oltre che ovviamente dal Governo. Confido che nell'arco di pochi giorni si arrivi a definire il testo dell'accordo formale sulla gestione degli ammortizzatori sociali in deroga che, come ho detto e promesso nell'ambito della seduta di Commissione, considererà con particolare attenzione queste situazioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Fedriga ha facoltà di replicare.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per il lavoro fin qui svolto e per la risposta, che ci vede soddisfatti. Siamo consapevoli delle difficoltà che il Governo sta affrontando per garantire la tenuta dei conti pubblici ed, al contempo, gli sforzi per garantire e tutelare i nostri lavoratori.
Se infatti l'Esecutivo non avesse percorso una strada che andasse a mettere come priorità la tenuta dei conti, saremmo in una situazione come purtroppo altri Paesi europei - faccio l'esempio di Spagna, Irlanda, Portogallo - e l'alternativa a una serietà della politica economica non sarebbero stipendi più alti o pensioni più alte, ma sarebbe semplicemente che pensioni e stipendi non sarebbero più pagati. Quindi, su questo capiamo l'impegno del Governo. Al contempo, però, ovviamente le saremo vicini ed anzi le ricorderemo con forza che le categorie più deboli devono essere seguite e tutelate, in special modo in un periodo di crisi economica internazionale che ovviamente vede l'esasperazione di situazioni che invece in altri periodi riuscivano ad essere assorbite facilmente dal tessuto lavorativo del nostro Paese. Quindi su questo anche la Lega collaborerà e cercherà di risolvere tale situazione nel rispetto dei conti, ma anche dei diritti dei nostri lavoratori.

(Iniziative del Governo in materia di lotta alla disoccupazione giovanile - n. 3-01430)

PRESIDENTE. L'onorevole Calabria ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01430, concernente iniziative del Governo in materia di lotta alla disoccupazione giovanile (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

ANNAGRAZIA CALABRIA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, nell'ultima rilevazione ISTAT il tasso di disoccupazione rimane fermo all'8,6 per cento, indicando una stabilizzazione degli effetti della crisi economico-finanziaria sull'occupazione.
Rimane, invece, alto il tasso di disoccupazione giovanile, che si attesta al 29 per cento, con un aumento dello 0,1 per cento rispetto al mese precedente e del 2,4 per cento rispetto a dicembre 2009, raggiungendo così un livello record.
Il Governo ha recentemente presentato alla stampa le nuove prospettive del piano per l'occupabilità dei giovani, su iniziativa del Ministro interrogato e dei Ministri Gelmini e Meloni. Chiediamo, dunque, di sapere quali iniziative il Governo sta intraprendendo per rispondere al problema della disoccupazione, con particolare riferimento a quella giovanile.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, ha ragione l'onorevole Calabria che si tratta di una vera e propria emergenza anche se di carattere strutturale, cioè viene Pag. 42da lontano. In parte, la dimensione percentuale è influenzata anche dall'andamento demografico, nel senso che sono minori i disoccupati che nel passato, ma sono ancor più contratte le coorti giovanili, la quantità di giovani, e quindi la percentuale, anche per questa ragione, è particolarmente elevata. Come ho detto, si tratta di un dato cronico, che viene da lontano. Abbiamo avuto percentuali anche superiori, pure nel non lontano passato e le ragioni sono, a nostro avviso, essenzialmente due: da un lato, c'è stata, anche recentemente, una forte protezione degli adulti nel mercato del lavoro, che si è realizzata anche con la regolazione del lavoro - lo stesso articolo 18 tende a scaricarsi sui più giovani e sulle modalità contrattuali con cui vengono assunti -; dall'altro, c'è stata una protezione realizzata attraverso gli ammortizzatori sociali, che si è rivolta soprattutto ai capifamiglia, alle persone più adulte, che ha quindi conservato nella crisi coloro che erano già occupati. Vi è poi un forte disallineamento di competenze tra quelle chieste dal mercato del lavoro e quelle prodotte da un sistema educativo i cui limiti sono stati più volte considerati e sono all'origine delle riforme.
Noi abbiamo varato un piano, l'abbiamo monitorato nei giorni scorsi, la spesa in corso è di circa un miliardo di euro (circa 2 mila miliardi di vecchie lire, per capirci), che sono risorse rivolte in modo particolare a monitorare ogni tre mesi, su base provinciale, le competenze che sono chieste dal mercato del lavoro, a monitorare continuamente le effettive conoscenze che hanno i nostri giovani e a fare in modo di avvicinare di più, attraverso le scelte educative e l'orientamento ad esse, attraverso i servizi di incontro domanda-offerta, il modo con cui allineare e avvicinare ciò che chiedono le imprese e ciò che possono offrire i nostri giovani.

PRESIDENTE. Ministro Sacconi, la prego di concludere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Soprattutto attraverso i contratti di apprendistato e un investimento in essi, favorire l'ingresso nel mercato del lavoro con contratti che contengano l'integrazione tra esperienza lavorativa e apprendimento; apprendimento che integri quelle deboli competenze che spesso sono state acquisite nel sistema educativo. C'è molto altro ancora, ma il tempo non mi consente dire di più (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Calabria ha facoltà di replicare.

ANNAGRAZIA CALABRIA. Signor Ministro, mi dichiaro molto soddisfatta dal suo intervento che dimostra come, ancora una volta, le nuove generazioni siano al centro dell'intervento e dell'azione del Governo Berlusconi. È evidente che il grave periodo di crisi internazionale che investe tutti i Paesi prevalentemente incide sulle fasce più deboli della popolazione, tra cui i giovani. È ancora più evidente però la pronta e determinata risposta del Governo, contrariamente a quanto qualcuno vorrebbe far credere, perché infatti con gli strumenti disponibili e, quindi, attraverso la costituzione di una cabina di regia, come lei stesso ricordava testé, abbiamo fatto tramite i Ministri del lavoro, dell'istruzione e della gioventù uno stanziamento di un miliardo e 82 milioni di euro, come lei ricordava, che è uno stanziamento enorme per affrontare questa esigenza necessitata e questo bisogno incalzante.
È un piano di occupabilità nazionale che si rivolge all'investimento sulle competenze e si consolida poi attraverso gli ammortizzatori sociali per i rapporti di lavoro in essere. È soprattutto un piano di occupabilità che si snoda attraverso delle linee di azione che mirano a contemperare diverse esigenze. Queste esigenze sono quelle del mercato e della domanda, delle risorse disponibili e dell'orientamento delle scelte formative, l'integrazione scuola-università-lavoro, rivalutando la valenza culturale e formativa del lavoro stesso, i contratti di primo impiego, l'auto imprenditorialità, Pag. 43la cultura della previdenza e della sicurezza sul lavoro, il contrasto al lavoro giovanile, a quello irregolare ed a quello sommerso.

PRESIDENTE. Onorevole Calabria, la prego di concludere.

ANNAGRAZIA CALABRIA. Io credo fermamente che il grado di civiltà di un Paese si misuri soprattutto dall'attenzione rivolta alle nuove generazioni e credo soprattutto che questo sia un Governo rivolto al futuro e proiettato per dare speranza e soprattutto futuro ai nostri giovani.
Credo soprattutto che gli sforzi di questo lavoro posto in essere dalla cabina di regia e da lei, signor Ministro, porteranno assolutamente in fretta i frutti sperati. Sicuramente noi avremo la possibilità di vedere gli effetti positivi di questi provvedimenti recentemente posti in essere (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Misure volte a sostenere la natalità e le politiche familiari e per favorire la conciliazione dei tempi di lavoro e di cura - n. 3-01431)

PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01431, concernente misure volte a sostenere la natalità e le politiche familiari e per favorire la conciliazione dei tempi di lavoro e di cura (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevole Ministro, i dati appena emersi dall'ISTAT ci dicono che sono nati solamente 12.200 figli negli scorsi anni. Si tratta di un dato drammaticamente debole. Bisogna tornare al 2005 per avere una così bassa crescita e oggi l'ISTAT ci ripete che si è ridotto anche il reddito disponibile delle famiglie.
In Francia avviene esattamente il contrario: le politiche familiari ammontano a 80 miliardi ogni anno, c'è una crescita straordinaria della nuova popolazione francese, mentre nel nostro Paese il nostro Governo ha tagliato il Fondo per le politiche della famiglia di 130 milioni di euro solo nell'ultimo anno. Siccome questo tema della natalità è legato alla crescita, vorrei sapere dal nostro Governo quali sono i provvedimenti e i finanziamenti che si vogliono dare alle famiglie per poter accogliere i nuovi nati.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, il Governo conviene senza dubbio circa la necessità di favorire il riequilibrio demografico e di farlo attraverso la promozione della famiglia e della vita e, quindi, della stessa cultura della vita e dell'accoglienza della nuova vita. Credo che lei convenga con me che la natalità è spesso dipendente anche da un fattore culturale, tanto che talora si produce più agevolmente in condizioni anche di minore reddito e si produce meno in condizione di opulenza, come è accaduto nella nostra stessa società.
Tuttavia, si tratta di agire anche nella dimensione pubblica per far sì che molti giovani si rendano conto che la natalità è un compimento di sé e non, invece, un limite allo sviluppo della persona. Dal punto di vista delle politiche che hanno una dimensione finanziaria, ricordo che queste, secondo una recente indagine presentata dal mio stesso Ministero nelle giornate della statistica, ammonterebbero, in favore della famiglia, a circa 65 miliardi di euro, dei quali 14,8 nel 2009 per cosiddetta spesa fiscale, cioè per agevolazioni fiscali rivolte alla famiglia.
Di questa dimensione ci dobbiamo occupare e non di piccoli interventi al margine o sui piccoli «fondini» come quello che lei ha citato, perché questo volume è cresciuto negli ultimi anni e innanzitutto deve essere scomposto e ricomposto sia nella dimensione fiscale sia della spesa per prestazioni, per favorire di più il nucleo familiare Pag. 44e la sua composizione. In altre parole, più numeroso è il nucleo familiare, più deve essere favorito. Questo è il senso della stessa riforma del sistema fiscale e dei gruppi di lavoro che stanno adoperandosi per essa e che hanno adottato il parametro della famiglia come uno di quelli fondamentali.
A ciò aggiungo la necessità di modulare i tempi di lavoro. Abbiamo promosso un tavolo tra le parti sociali perché tra di loro ci sia un avviso comune di tipo interconfederale per rendere gli orari più flessibili attraverso formule disponibili da parte dei datori di lavoro.

PRESIDENTE. Signor Ministro, la prego di concludere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Presto convocheremo il tavolo anche con il Forum delle famiglie per renderle partecipi di questo negoziato e, infine, vogliamo promuovere i servizi di cura anche attraverso i cosiddetti «nidi familiari» e le cosiddette «mamme di giorno», per le quali la remunerazione potrebbe essere semplificata attraverso i buoni prepagati, cosiddetti voucher, in modo da indurre una crescita esponenziale di servizi di cura, che nella dimensione, invece, più strutturata e più tradizionale trovano limiti anche nella dimensione di finanza locale.

PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, signor Ministro, convengo con lei su tutto, ma non convengo sui fatti perché delle due l'una, caro signor Ministro: noi spendiamo - lei dice - un volume di 65 miliardi, eppure abbiamo uno dei dati più bassi di natalità rispetto alla nostra recente storia. La Francia spende 15 miliardi in media più di noi e ha uno dei dati più alti di natalità: vi sono 828 mila nuovi nati rispetto ai nostri 557 mila. Quindi, possiamo spendere tanto, ma ovviamente spendiamo male ed evidentemente c'è qualcosa che non funziona.
In secondo luogo, convengo con lei sul fatto che dobbiamo educare i giovani ma a lei non sfuggirà - come non sfugge a me - che ricerche indipendenti, non di istituti comunisti, dimostrano che i giovani italiani desiderano avere più di due figli, quindi vuol dire che questo desiderio c'è ed evidentemente è il Governo che non riesce ad incontrare questo desiderio: è un dato purtroppo e non un'opinione personale.
In terzo luogo, ricordo a me stesso - non c'è bisogno di ricordarlo a lei - che il 13 maggio 2008, il Presidente del Consiglio qui, in quest'Aula, era stato molto apprezzato per aver detto che il Governo voleva varare un grande piano nazionale per la vita e a tutela dell'infanzia, destinando nuove e consistenti risorse al fine di incrementare lo sviluppo demografico. Le buone intenzioni sono belle, signor Ministro, ma bisognerebbe passare dalle buone intenzioni alle buone azioni. Tra dieci anni - come lei sa - saremo nel pieno di un disastro demografico, noi le abbiamo chiesto più di una volta in questi anni di aprire un dibattito serio, finanziato, per aiutare le famiglie e la maternità nel nostro Paese. Siamo qui a convenire con lei sulle sue buone intenzioni, ma purtroppo rimaniamo ancora oggi a mani vuote (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

(Iniziative di competenza per il contenimento dei costi e il miglioramento del servizio liquidativo relativo all'assicurazione per la responsabilità civile auto - n. 3-01432)

PRESIDENTE. L'onorevole Cesario ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01432, concernente iniziative di competenza per il contenimento dei costi e il miglioramento del servizio liquidativo relativo all'assicurazione per la responsabilità civile auto (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

BRUNO CESARIO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, lo scorso Pag. 4529 dicembre 2010 l'Isvap ha segnalato la necessità di adottare interventi normativi nel settore RC-auto, volti a ridurre i costi del sistema, garantendo nel contempo elevati standard di qualità del servizio offerto ai cittadini.
Le scelte ormai non sono più procrastinabili: la problematica dell'RC-auto è di scottante attualità per i forti aumenti dei premi, che gravano su situazioni familiari già di grande difficoltà, dovuti alle inefficienze della liquidazione dei sinistri, al problema dei fenomeni fraudolenti e del contenzioso accumulatosi presso le strutture dell'amministrazione della giustizia. Attendiamo di conoscere le iniziative del Governo in questa materia e siamo disponibili ad un confronto costruttivo per risolvere definitivamente le problematiche del settore RC-auto.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, ha facoltà di rispondere.

PAOLO ROMANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, i dati e le considerazioni esposte dagli onorevoli interroganti sono corretti ed ampiamente condivisibili.
Come ha sottolineato anche l'Isvap, il premio medio dell'assicurazione RC-auto in Italia è il doppio di quello pagato in Francia, in Germania e in Spagna. Inoltre, vi sono carenze nella liquidazione dei sinistri, con un incremento dei reclami e delle sanzioni irrogate e, allo stesso tempo, sussistono rilevanti fenomeni di frode, con prevalente concentrazione nelle regioni meridionali. Ritengo assolutamente prioritario affrontare questi problemi.
Il 4 gennaio scorso ho incontrato una delegazione delle imprese assicurative dell'ANIA e dell'Isvap, il 13 gennaio mi sono confrontato con una delegazione della Commissione finanze della Camera sul testo recante misure di contrasto alle frodi assicurative, che è in fase di elaborazione da parte del Comitato ristretto. Ritengo che attraverso quel testo possano essere introdotti alcuni interventi efficaci.
Gli ambiti su cui intervenire sono diversi: innanzitutto condivido l'iniziativa parlamentare di istituire uno specifico organismo antifrode, che si occupi anche dei compiti di coordinamento delle diverse banche dati esistenti, inclusa la nuova «banca dati sinistri». L'organismo, in collaborazione con un apposito nucleo di polizia, dovrebbe favorire le attività di contrasto alle frodi, nonché supportare le doverose attività di verifica e di denuncia delle imprese di assicurazione.
Potranno essere valutate anche eventuali innovazioni sulla dematerializzazione del contrassegno assicurativo e la sua gestione informatica. Ricordo che, ad esempio, su 45 milioni di automobili circolanti, 42 milioni sono quelle che hanno l'assicurazione, quindi, abbiamo 3 milioni di automobili senza assicurazione oppure, addirittura, in alcuni casi, con il contrassegno contraffatto. Come pure potrà essere valutata la proposta di imporre all'assicurato di tenere a disposizione il veicolo danneggiato per un certo numero di giorni, al fine di consentire ispezioni e perizie e l'eventuale prolungamento dei termini per la liquidazione dei sinistri con sospetto di frode.
Secondo le valutazioni dell'Isvap, simili interventi potrebbero contribuire a contenere il costo della RC-auto in una misura pari al 15-18 per cento, riportandolo in linea con i livelli tariffari applicati nei principali Paesi europei. Al tempo stesso, dobbiamo tener presente la maggiore incidenza in Italia dei risarcimenti per danni alle persone, di incerta quantificazione in sede giudiziaria. L'incertezza dell'esito e la lunghezza dei procedimenti porta, infatti, le compagnie ad aumentare i premi assicurativi. Per le macrolesioni è necessaria l'adozione di un regolamento, fortemente sollecitato dal nostro Ministero, presso le altre amministrazioni competenti. Per le microlesioni occorre, invece, rendere operative le commissioni regionali miste, recentemente istituite. Quindi, per concludere velocemente, ribadisco agli onorevoli interroganti che, come Governo, ci stiamo muovendo. Quello in discussione presso la Commissione finanze probabilmente è un testo sul quale possiamo tranquillamente lavorare. Mi auguro che il Parlamento, con Pag. 46il supporto del Governo e con di tutti i gruppi parlamentari, anche di quelli di opposizione, possa arrivare velocemente ad una conclusione.

PRESIDENTE. L'onorevole Cesario ha facoltà di replicare.

BRUNO CESARIO. Signor Presidente, signor Ministro, grazie per la semplificazione fornita dalla sua risposta, che chiarisce in maniera netta il problema anche a coloro che ci ascoltano. È un problema che noi sentiamo molto forte sulle nostre spalle perché, malgrado l'introduzione dell'indennizzo diretto, vi è stato un costante aumento. Il rapporto dell'Isvap dice chiaramente che c'è qualcuno che, malgrado tutte le leggi, va da solo e non segue nulla.
Noi vogliamo contrastare questo fenomeno. Già una volta sono intervenuto in Aula su questo argomento, perché è un argomento molto sentito da parte dei nostri cittadini. Parlo, in particolare, del territorio meridionale che è ancora più penalizzato. Nella provincia di Napoli ci sono premi che hanno costi abnormi per i cittadini e il fenomeno delle truffe aumenta. Il fenomeno dei bollini falsi viene citato anche dall'Isvap come fatto non più occasionale, ma con una quota del 30 per cento, che ormai è diventata insostenibile. C'è addirittura la truffa per necessità. I cittadini non ce la fanno a reggere il peso di tariffe insostenibili e noi vogliamo dare una mano e tutto il supporto possibile al Governo, affinché da subito si intervenga a porre rimedio a questo disastro, perché i cittadini onesti non devono pagare per coloro che utilizzano questo strumento per fare truffe (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile).

(Chiarimenti e iniziative in merito ai controlli sugli emoderivati - n. 3-01433)

PRESIDENTE. L'onorevole Palagiano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01433, concernente chiarimenti e iniziative in merito ai controlli sugli emoderivati (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, l'Agenzia italiana del farmaco ha sospettato e quindi ipotizzato un possibile rischio degli emoderivati commercializzati in Italia, perché non verrebbero fatti tutti i controlli che sono indispensabili per escludere la presenza di virus. Per questa ragione, Guido Rasi, il direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco, ha suggerito di togliere dal commercio e di sequestrare i lotti a rischio. Di parere opposto, invece, è Enrico Garaci, il presidente dell'Istituto superiore di sanità, secondo il quale i rischi sarebbero minimi - come se questo bastasse e ci garantisse la salute - e pertanto possono essere commercializzati. Per questa ragione, chiediamo al Ministro come intenda risolvere questa querelle tra l'Istituto superiore di sanità e l'Agenzia italiana del farmaco e, soprattutto, quali iniziative intenda intraprendere per garantire la salute degli italiani.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, in merito alla questione sollevata ribadisco, come già riferito il 27 gennaio ultimo scorso, rispondendo ad analoga, anzi, praticamente identica interrogazione dello stesso onorevole Palagiano nella XII Commissione affari sociali, che non vi è stata alcuna querelle, non vi è alcun rischio per la salute pubblica e il plasma raccolto in Italia è sicuro.
Quindi, non si ritiene opportuno avviare ulteriori iniziative per la questione in esame. Per la limitatezza dei tempi consentiti, rinvio alle predette valutazioni tecniche, già rese e riportate nei resoconti della XII Commissione del 27 gennaio ultimo scorso. Per quanto attiene, invece, alla circostanza oggetto dell'altra parte dell'interrogazione, e cioè che il presidente dell'Istituto superiore di sanità sia anche presidente del Consiglio superiore della sanità, mi riferisco al vigente quadro normativo, cioè al decreto ministeriale del 6 agosto 2003, n. 342, che reca la composizione Pag. 47e l'ordinamento del Consiglio superiore di sanità.
Segnalo, innanzitutto, che il Consiglio superiore di sanità prevede tra i componenti di diritto anche il presidente dell'Istituto superiore di sanità. Questa è un'inequivoca dimostrazione della necessità che nel massimo organo di consulenza tecnico-scientifica dello Stato in materia di salute, cioè il Consiglio superiore di sanità, sia presente anche un esponente del più importante istituto di salute pubblica e ricerca sanitaria dello Stato, cioè l'Istituto superiore di sanità.
In secondo luogo, il presidente del Consiglio superiore di sanità è eletto dall'adunanza generale del Consiglio. Quindi, si tratta di una carica elettiva, nella specie conferita al professor Garaci all'unanimità per acclamazione dei componenti dell'organo, e non di una nomina ministeriale.
Infine, osservo che, con riferimento alla deliberazione dei pareri, il presidente del Consiglio superiore di sanità presiede l'assemblea generale, mentre le singole sezioni in cui l'organo collegiale, cioè il Consiglio, è articolato sono presiedute dal presidente di sezione, anche lui eletto dal Consiglio, ossia dalla sezione stessa. Nelle sezioni si articolano, di fatto, i pareri e la quinta sezione, quella presieduta dal professor Albertini, è quella che ha trattato l'argomento in esame.
Riferisco, infine, che il Consiglio superiore di sanità è un organo consultivo. Come tale, rende pareri di natura scientifica, e quindi appare impropria l'evocazione del concetto di controllo dell'operato di questo consesso su questioni parimenti tecniche affrontate dall'Istituto superiore di sanità.

PRESIDENTE. L'onorevole Palagiano ha facoltà di replicare.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Ministro, lei ha risposto in politichese, dicendo quelle che sono le prerogative del Ministero. In realtà, però, alla fine ha detto che il Consiglio superiore di sanità ha un carattere consultivo. In questa querelle fra Agenzia italiana del farmaco e Istituto superiore di sanità ha chiesto un parere al Consiglio superiore di sanità, che è presieduto dallo stesso Garaci. Siamo, quindi, in presenza di una doppia figura di controllato e controllore.
Signor Ministro, trovo grottesco - questo è il senso della mia interrogazione - che in Italia, nella Kedrion Spa, che detiene il monopolio degli emoderivati, il pacchetto di maggioranza sia detenuto dalla famiglia Marcucci, che era quella che deteneva gli emoderivati all'epoca dello scandalo di Poggiolini. Quindi, non solo vi sono stati in Italia 70 mila persone infettate e 2.605 morti, ma lei consente in Italia un monopolio alla stessa famiglia che gestiva il sangue quando vi è stato lo scandalo. Trovo questo fatto veramente grottesco. Ricapitolando: doppio incarico per Garaci e stessa casa farmaceutica che detiene il monopolio dei farmaci. Questi sono i fatti!
Signor Ministro, mi sarei aspettato una risposta precisa e circostanziata. La Kedrion Spa non fa indagini sul sangue che viene commercializzato in Italia per quanto riguarda il virus dell'epatite B e il virus dell'AIDS. Questo è un fatto gravissimo ed intollerabile!
Per quanto riguarda i rischi infettivi, saranno anche bassi, ma vogliamo un rischio zero. Infatti, se soltanto un cittadino italiano si dovesse infettare, credo che lei sarebbe corresponsabile nel mantenere questa condizione vergognosa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Misure a tutela dei pazienti in relazione alla consegna domiciliare dei farmaci - n. 3-01434)

PRESIDENTE. L'onorevole Moroni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01434, concernente misure a tutela dei pazienti in relazione alla consegna domiciliare dei farmaci (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

CHIARA MORONI. Signor Presidente, premesso che Farmindustria ha stipulato Pag. 48un accordo con Poste italiane per la consegna domiciliare di farmaci destinati ai pazienti affetti da particolari patologie, che devono oggi ritirarli presso le farmacie ospedaliere, l'accordo presenta molteplici profili di rischio per i malati, per i conti pubblici e per l'efficienza del mercato farmaceutico.
La consegna domiciliare dei farmaci non può, infatti, essere esposta agli inconvenienti ricorrenti nei servizi di recapito che Poste italiane gestisce direttamente o affida ad operatori terzi.
Un farmaco non può, come un qualsiasi altro pacco, finire non consegnato per assenza del destinatario, smistato in un magazzino decentrato difficilmente raggiungibile e inadatto a conservarlo o, infine, magari recuperato fuori tempo massimo con possibili rischi di interruzione della terapia.
La consegna a domicilio non verrebbe comunque effettuata da operatori sanitari e la privacy dei pazienti non sarebbe salvaguardata; i portieri degli stabili, i vicini di casa, i corrieri e chiunque altro potrebbero essere coinvolti dalle procedure di consegna dei prodotti farmaceutici e sarebbero di fatto informati delle condizioni di salute del destinatario.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Moroni.

CHIARA MORONI. Concludo signor Presidente. Se i costi delle consegne fossero a carico dei produttori ciò comporterebbe un'illegittima integrazione verticale del mercato dei farmaci.
Chiediamo al Ministro se intenda intervenire in merito ai profili del suddetto accordo.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole Moroni, il progetto di consegna domiciliare oggetto del protocollo d'intesa tra Farmindustria e Poste italiane è un'iniziativa sperimentale, ancora in fase di sviluppo, che ha l'intenzione di verificare la possibilità, per particolari e gravi patologie, di evitare ai pazienti colpiti da patologie invalidanti il disagio di doversi recare in ospedale. Per tale servizio Poste italiane metterebbe a disposizione una rete di personale dedicato ed appositamente addestrato.
In linea di principio, onorevole Moroni, l'iniziativa è da condividere per l'utilità del servizio offerto con particolare riferimento alle persone che sono in condizioni disagiate per infermità permanente o età avanzata, e va vista anche con riguardo ad una ricerca realizzata lo scorso anno da Federfarma e Assofarma su incarico ed in collaborazione con il Ministero della salute da cui emerge il valore e l'importanza della consegna a domicilio dei farmaci.
Ciò premesso e considerato prioritario interesse la tutela dei cittadini, ogni considerazione e valutazione sull'utilità del progetto non può prescindere - e su questo punto il Governo conviene interamente con lei - né pregiudicare ogni necessario ed idoneo controllo circa la sicurezza della consegna dei medicinali a domicilio.
In questo senso ed in linea con le sue richieste chiederò che siano fornite tutte le necessarie assicurazioni da parte degli operatori del servizio postale e porremo in essere la necessaria vigilanza del Ministero affinché siano scongiurati i profili di rischio evidenziati dall'onorevole interrogante, ivi incluso quello relativo alle modalità di consegna e alla tutela della privacy dei pazienti.
Per quanto attiene all'impatto generato dei costi, fermo restando che l'accordo è un atto contrattuale intercorso tra Farmindustria e Poste italiane, quindi non è destinato ad avere impatto sul Servizio sanitario nazionale, mi riservo comunque di avviare, appena sarà diventato concretamente operativo, ogni utile valutazione al riguardo con l'ausilio, naturalmente, dei competenti organi tecnici del Ministero.

PRESIDENTE. L'onorevole Moroni ha facoltà di replicare.

CHIARA MORONI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la sua risposta e Pag. 49sono sicura che il Ministero della salute vigilerà con attenzione.
Vorrei, però, permettermi di sottoporre alla sua attenzione alcune questioni che lei stesso ha sottolineato. La prima: se si tratta, come è, di farmaci che riguardano gravi patologie, a maggior ragione questi dovrebbero essere sottoposti ad un meccanismo di vigilanza, di sicurezza e ad un monitoraggio superiore ad altre tipologie di farmaco.
Peraltro, come lei sa benissimo, molti di questi farmaci sono rimborsati dal Servizio sanitario nazionale sulla base della valutazione dell'efficacia terapeutica. È evidente che un meccanismo di distribuzione come quello che potrebbe fare Poste italiane rende molto più complessa, e probabilmente inapplicabile, qualsiasi forma di monitoraggio sull'efficacia degli stessi farmaci.
L'altra questione concerne la consegna domiciliare e mi vede perfettamente d'accordo, tanto che ho promosso nel disegno di legge delega 1441-bis, approvato un anno fa dopo molti ping-pong tra Camera e Senato, una delega al Governo per disciplinare le convenzioni con le farmacie e la possibilità che queste...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Moroni.

CHIARA MORONI. ...svolgano servizi territoriali, tra cui la consegna domiciliare dei farmaci che certamente potrebbero fare molto meglio, più accuratamente e con maggiore sicurezza per i cittadini.
Chiudo con l'ultima questione: lei dice che, se non è carico del Servizio sanitario nazionale, la distribuzione tramite posta è a carico dei produttori; allora, esiste un'integrazione verticale del mercato dei farmaci, già censurata dalla stessa Corte di giustizia europea (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

(Chiarimenti in merito alle risorse pubbliche e private destinate alla social card per l'anno 2011 - n. 3-01435)

PRESIDENTE. L'onorevole Lenzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01435, concernente chiarimenti in merito alle risorse pubbliche e private destinate alla social card per l'anno 2011 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

DONATA LENZI. Signor Presidente, signor Ministro, la domanda è: dove è finita la social card? Oggi l'ISTAT ha denunciato un calo di reddito delle famiglie pari al 2,7 per cento. Era 15 anni che questo dato non vedeva un calo così rilevante. Se ciò è avvenuto per tutte le famiglie italiane, è legittimo pensare che le famiglie in condizione di povertà relativa e, ancor più, quelle in condizione di povertà assoluta - che hanno quindi una capacità di spesa minima - si trovino in una condizione ancora peggiore e il loro numero sia complessivamente aumentato.
L'unico provvedimento del Governo di lotta alla povertà è stata la social card, che risale al 2008.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Lenzi

DONATA LENZI. Noi abbiamo sempre fatto rilevare che è molto limitata, sia nel numero dei beneficiari che nella certezza dei finanziamenti, e siamo qui a chiederne conto.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signora Presidente, rispondo all'interrogazione dell'onorevole Lenzi e degli onorevoli del suo gruppo che replicheranno, che è rivolta al Ministero dell'economia e delle finanze.
Il Ministero dell'economia e delle finanze fa presente che le risorse per l'attuazione del Programma Carta acquisti, oltre allo stanziamento iniziale di 170 milioni di euro, sono state determinate da vari provvedimenti legislativi e consistono nelle seguenti fonti di finanziamento: una Pag. 50quota parte del Fondo è alimentata dall'importo dei conti correnti dei rapporti bancari definiti dormienti (queste risorse non sono ancora disponibili); quanto destinato sulla base di specifiche condizioni dalle cooperative a mutualità prevalente (le risorse così affluite ammontano ad un importo superiore a dieci milioni di euro); ulteriori somme che in base all'articolo 83, comma 22, del decreto-legge n. 112 del 2008 saranno versate alle entrate del bilancio dello Stato per la successiva assegnazione al Fondo Carta acquisti (non ancora disponibili); le somme derivanti dal recupero di determinati aiuti di Stato da versare alle entrate del bilancio dello Stato per essere riassegnate al Fondo per la Carta acquisti (le risorse così affluite ammontano a un importo superiore a 485 milioni di euro); l'integrazione del Fondo Carta acquisti stabilita dall'articolo 24 della legge n. 88 del 2009 (con 6 milioni di euro per l'anno 2009 e 15 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010, per un totale di 21 milioni di euro affluiti al Fondo); ulteriori risorse che l'articolo 24, comma 1, della legge n. 99 del 2009 ha destinato per incrementare il Fondo Carta acquisti (queste risorse sono integralmente affluite per un importo superiore a 259 milioni di euro).
Successivamente allo stanziamento iniziale di 170 milioni di euro, è stato poi versato nel Fondo ed erogato, attraverso la Carta acquisti, l'importo di due milioni di euro, destinati al rimborso delle spese occorrenti per l'acquisto di latte in polvere e pannolini, ai sensi dell'articolo 19, comma 18, del decreto-legge n. 185 del 2008.
Per quanto riguarda, invece, le risorse versate al Fondo da soggetti privati, sono da segnalare esclusivamente i contributi versati in esito alle convenzioni con i soggetti che sono appunto richiamati nell'interrogazione dell'onorevole Lenzi.
A fronte delle erogazioni già effettuate alla data del 31 dicembre 2010, restano disponibili risorse per un ammontare complessivo di circa 680 milioni di euro che, al netto della somma di circa 193 milioni di euro (residua dalla donazione destinata esclusivamente ai beneficiari della Carta acquisti utilizzatori di gas naturale o GPL), portano gli stanziamenti complessivi ancora disponibili per il programma Carta acquisti a circa 487 milioni di euro.
In conclusione, onorevoli interroganti, a normativa vigente, con le citate risorse disponibili nel Fondo Carta acquisti, il Ministero dell'economia e delle finanze stima che il programma potrebbe proseguire per tutto l'esercizio finanziario 2012.

PRESIDENTE. L'onorevole Vannucci, che ha testé firmato l'interrogazione, ha facoltà di replicare.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, avevamo rivolto l'interrogazione al Ministero dell'economia e delle finanze ma oggi in quest'Aula abbiamo svolto otto interrogazioni a risposta immediata: per sette di queste c'è stata la risposta dei Ministri competenti, invece per l'ottava è stato delegato il Ministro per i rapporti con il Parlamento che ringrazio, ma questo segnala l'imbarazzo del Ministro dell'economia e delle finanze, il quale, su questo tema, non viene in Aula. Le risposte fornite, signor Ministro, sono molto vaghe: lei ha fatto riferimento ad un elenco di cifre non sempre disponibili e non certe. Le faccio notare, invece, che l'ISTAT, fonte citata dall'onorevole Lenzi, ha recentemente stimato in 7,8 milioni gli individui sotto la soglia di povertà, socialmente esclusi e di essi 3.100.000 si trovano in stato di povertà assoluta. Faccio notare che con la social card, che noi non abbiamo condiviso per gli eccessivi costi di gestione, sono stati raggiunti 640 mila individui, ovvero soltanto un ventesimo di quelli sotto la soglia di povertà. Le faccio presente che questa è l'unica misura per il contrasto alla povertà che voi avete messo in atto in trenta mesi di governo. Non siamo convinti di quelle cifre perché abbiamo assistito al rinnovo per l'esenzione del ticket per soli cinque mesi, mentre altre norme sono state prorogate per soli pochi mesi, nonché al mancato rispetto degli impegni relativi al 5 per mille verso Pag. 51associazioni che lavorano per il contrasto alla povertà. Segnalo inoltre la recente «rapina» ai danni dei malati di SLA, a favore dei quali avevamo deliberato qui in Aula alcune misure di sostegno.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Vannucci.

MASSIMO VANNUCCI. Verrà il tempo dei fatti e della verità. Tutto ciò farà, purtroppo, la fine del bonus famiglia: lo avevate annunciato in pompa magna per 8 milioni di persone, è arrivato a poco più di un milione di famiglie e si è interrotto dopo un anno. Avevate annunciato la social card per un 1.300.000 persone: è arrivata a 600 mila persone, contro 3.100.000, lo ripeto, di poveri assoluti. Arriverà il momento della verità. Continuate a navigare a vista e vi rifiutate di dire la verità al Paese.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Saluto gli studenti dell'Istituto comprensivo Griselli di Montescudaio e del plesso scolastico di Castellina marittima, in provincia di Pisa, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Modifica nella costituzione di una Commissione permanente.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta odierna la V Commissione (Bilancio) ha proceduto all'elezione del deputato Marcello De Angelis a segretario, in sostituzione del deputato Massimo Corsaro, dimissionario dalla carica.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 3 febbraio 2011, alle 9.

1. - Informativa urgente del Governo sugli sviluppi della situazione in Egitto.

2. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

(ore 15)

3. - Discussione della domanda di autorizzazione ad eseguire perquisizioni domiciliari nei confronti del deputato Berlusconi (Doc. IV, n. 13-bis-A).
- Relatori: Leone, per la maggioranza; Samperi, Palomba e Mantini, di minoranza.

La seduta termina alle 15,50.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO MANUELA GHIZZONI SULLA PROPOSTA DI LEGGE N. 2774-A

MANUELA GHIZZONI. Una giornata densa di suggestioni per comprendere il nostro passato e valutare il nostro presente rispetto ai temi dell'identità nazionale, della coesione nazionale, della libertà civica, e, soprattutto, della conflittualità politica.
«Infamare per dominare» è il titolo di un contributo di quella giornata: uno studio dell'uso politico e strumentale dell'infamia, nel contrasto tra Pistoia e Firenze. E in questi giorni in cui la politica italiana convive con la macchina del fango, viene da pensare che la lezione di chi ci ha preceduto non sia stata adeguatamente intesa.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Oliverio e a. n. 1-513 n. f. 498 498   250 498   49 Appr.
2 Nom. Moz. Fogliato e a. n. 1-542 504 504   253 504   49 Appr.
3 Nom. Moz. Delfino e a. n. 1-545 n. f. 503 503   252 503   49 Appr.
4 Nom. Moz. Beccalossi e a. n. 1-547 504 504   253 504   49 Appr.
5 Nom. Moz. Di Giuseppe e a. n. 1-548 rif. 502 502   252 502   49 Appr.
6 Nom. Moz. Tabacci e a. n. 1-557 503 503   252 502 1 49 Appr.
7 Nom. Pdl 2774-A - articolo 1 492 491 1 246 491   48 Appr.
8 Nom. articolo 2 492 491 1 246 491   48 Appr.
9 Nom. articolo 3 491 489 2 245 489   48 Appr.
10 Nom. em. 4.1 496 495 1 248 495   48 Appr.
11 Nom. em. 4.2 501 500 1 251 500   48 Appr.
12 Nom. em. 4.3 492 491 1 246 491   48 Appr.
13 Nom. em. 4.4 496 495 1 248 495   48 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 19)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 4.5 504 503 1 252 503   48 Appr.
15 Nom. em. 4.6 502 501 1 251 501   48 Appr.
16 Nom. articolo 4 501 500 1 251 500   48 Appr.
17 Nom. articolo 5 502 299 203 150 299   48 Appr.
18 Nom. articolo 6 504 490 14 246 490   48 Appr.
19 Nom. Pdl 2774-A - voto finale 485 295 190 148 291 4 47 Appr.