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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 421 di giovedì 20 gennaio 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9,40.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Antonione e Bocci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato, con lettera in data 19 gennaio 2011, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VIII Commissione (Ambiente):
S. 2507. - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 novembre 2010, n. 196, recante disposizioni relative al subentro delle amministrazioni territoriali della regione Campania nelle attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti» (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (3909-B) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni) V, VI, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative in merito all'elezione del Consiglio dell'ordine nazionale dei biologi, con particolare riferimento all'eventuale nomina di un commissario straordinario - n. 2-00905)

PRESIDENTE. L'onorevole D'Anna ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00905, concernente iniziative in merito all'elezione del Consiglio dell'ordine nazionale dei biologi, con particolare riferimento all'eventuale nomina di un commissario straordinario (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, intendo evitare la pedissequa lettura dell'interpellanza in quanto tale, perché è doviziosa nei particolari e quindi, Pag. 2come tale, è abbastanza prolissa. Voglio solamente evidenziare al rappresentante del Governo una situazione che all'ordine nazionale dei biologi si ripete. Sono stato già interprete di un'altra interpellanza che riguardava la mala gestio che si era registrata presso questo ordine professionale, che - è bene ricordarlo - è un organo ausiliario della pubblica amministrazione, sotto l'alta vigilanza del Ministero della giustizia. Anche in quella circostanza, la risposta che ebbi a ricevere fu del tutto insufficiente, se non evanescente. Per quanto riguarda la fattispecie del rinnovo degli organi dell'ordine nazionale dei biologi, centinaia di biologi sono stati defraudati del diritto di esercitare il voto a causa di una particolarità che viene utilizzata nella fattispecie: questo ordine è tra i pochi, se non l'unico, che ha mantenuto ancora una sua organizzazione unicamente di tipo nazionale, senza articolazioni provinciali e regionali. Ha una sua tipicità perché, pur riguardando l'ordine dei biologi in prevalenza figure sanitarie, non è sotto l'egida del Ministero della salute, ma, come ricordato, sotto quella del Ministero della giustizia.
Questo consente o obbliga, per il rinnovo degli organi direttivi, a procedere unicamente alla indizione delle elezioni con la costituzione di un seggio unico nazionale, nella fattispecie presso la sede nazionale, che è in via Icilio, in Roma. Quindi, si capirà benissimo che gli oltre 40 mila biologi aventi diritto al voto possono esercitarlo solo ed esclusivamente attraverso il voto per corrispondenza, perché è inimmaginabile che da Trento a Trapani qualcuno debba esercitare il proprio voto sobbarcandosi un viaggio di queste dimensioni e i disagi che ne conseguono.
Questo dà modo a chi gestisce l'ordine di poter orientare, se non manipolare in maniera eclatante, così come da qui a poco tenterò di esporre e di documentare, l'esito delle elezioni, gestendo, in buona sostanza, l'invio delle schede elettorali ai biologi che ne fanno richiesta, sia evitando di recepire tutte le richieste da quelle regioni ove non si è presenti con propri candidati sia ritardando ad arte, in maniera studiata, scientifica ed oculata, l'invio delle schede, in modo tale che queste non possano essere votate nei tempi abbastanza ristretti - si tratta di appena 15 giorni, sabati e domeniche compresi - entro i quali queste schede, una volta votate, devono essere recapitate, per poter procedere allo spoglio delle medesime.
Non intendo, però, dilungarmi su come è stata posta in essere artificiosamente questa manfrina, perché di una manfrina vera e propria si parla, ed in queste ore il nucleo investigativo dei carabinieri sta procedendo al sequestro di tutti gli atti, dando corso ad una serie di esposti e denunce che sono state presentate presso la procura della Repubblica di Roma. Nella veste di parlamentare vorrei chiedere al rappresentante del Governo quello che chiesi la volta scorsa: quali sono i compiti, le funzioni e il senso proprio dell'alta vigilanza che il Ministero intende esercitare su questo ordine professionale.
L'articolo 20 della legge istitutiva, n. 396 del 1967, testualmente recita: il consiglio dell'ordine, se non è in grado di funzionare ovvero se chiamato all'osservanza dei propri doveri persiste nel violarli ovvero se ricorrono gravi motivi può essere sciolto. In caso di scioglimento del consiglio dell'ordine le sue funzioni sono esercitate da un commissario straordinario, il quale dispone, entro 90 giorni dalla data di scioglimento, la convocazione dell'assemblea degli iscritti per l'elezione del nuovo consiglio dell'ordine. Lo scioglimento del consiglio dell'ordine e la nomina di un commissario straordinario sono disposti con decreto del Ministro di grazia e giustizia, sentito il parere del consiglio nazionale dell'ordine dei biologi.
È bene chiarire qui un altro aspetto: la legge prevede l'esistenza di un foro interno, per cui coloro che lamentano violazioni alle procedure elettorali non possono far altro, in prima istanza, che rivolgersi ad un altro organo dell'ordine stesso, che è il consiglio nazionale, che chiaramente sarà dello stesso segno politico di coloro che hanno truccato le elezioni. Pag. 3
Per cui vi è l'esatta denegazione del diritto di voto e della verifica dei fatti fraudolenti che sono qui a denunciare, senza che il Ministero possa almeno intervenire per accertare le molteplici cose che sono state denunciate al Ministero medesimo. In buona sostanza, ho inteso, anzitutto, porre all'attenzione del Governo, dei rappresentanti del Ministero e del signor Ministro questa inaccettabile condizione, secondo la quale coloro che sono accusati di peculato orientano e manipolano le elezioni per rimanere in carica, in sella. Agli stessi, poi, in sede di prima istanza, i defraudati devono ricorrere per vedere se hanno ragione o se hanno torto.
Vero è che vi è un'altra giustizia, quella ordinaria, che, vivaddio, in queste ore è intervenuta, ma vorrei sapere, di grazia, come parlamentare della Repubblica, se, parafrasando il mugnaio di Sans-Souci, esista un giudice a via Arenula, nel senso che vorrei sapere se il Ministero della giustizia, che deve esercitare - sottolineo, deve esercitare - il potere di vigilanza, abbia o ritenga di avere compiti di verifica delle malefatte denunciate; se debba avere l'obbligo di intervenire nell'accertare le gravi e reiterate violazioni che credo giustifichino non tanto l'intervento di un commissario straordinario, ma almeno l'intervento di un ispettore che verifichi i fatti lamentati.
Infatti, lavandosene le mani e continuando a ritenere l'alta vigilanza solamente un fatto meramente formale, non si capisce coloro che sono stati defraudati del diritto di voto e vengono defraudati della facoltà finanche di poter ricorrere - tengo a ripetere che infatti il ricorso andrebbe presentato ad un foro interno, che è dello stesso segno politico di coloro che vincono le elezioni proprio in quanto manipolate - cosa altro potrebbero fare, questi biologi, se non rivolgersi alla magistratura ordinaria?
Allora, delle due cose una sola è possibile: o trasferiamo questo ordine professionale sotto l'egida di un altro Ministero, ovvero quello della salute, oppure il Ministero della giustizia non può pilatescamente continuare a lavarsene le mani, invocando la impossibilità di intervenire. Proprio di questo chiedo conto al Governo e al Ministro della giustizia.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha facoltà di rispondere.

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, l'attenzione dell'onorevole D'Anna alle problematiche riguardanti il rispetto da parte dell'ordine nazionale dei biologi dei principi di trasparenza, correttezza e buona amministrazione, è questione di rilevante importanza, che il Ministero della giustizia da sempre è impegnato a garantire.
È bene ricordare però che il controllo sull'ordine professionale non può e non deve significare ingerenza nell'autonomia e nelle scelte di stretta competenza degli organismi interni a ciò deputati, spettando all'onorevole Guardasigilli un potere di vigilanza e di eventuale scioglimento esclusivamente nel caso in cui il consiglio dell'ordine nazionale dei biologi si trovi nell'impossibilità di funzionare, ovvero sussistano quegli altri gravi motivi, a norma dell'articolo 20 della legge n. 396 del 1967.
Dico ciò per chiarire la ratio sottesa all'enunciazione dei dati storici, afferenti la vicenda oggetto del presente atto di sindacato ispettivo, e per esplicitare se ed entro quali termini sia normativamente consentito, nel caso di specie, trasfondere il potere di vigilanza conferito a questo Dicastero, in un più incisivo potere repressivo.
In primis faccio presente che le elezioni per il rinnovo dell'ordine nazionale dei biologi si sono concluse lo scorso 30 novembre. Durante il loro svolgimento sono pervenute a questa amministrazione diverse doglianze di iscritti all'ordine, che lamentavano difficoltà o irregolarità nello svolgimento della competizione elettorale. Lo stesso vicepresidente dell'ordine nazionale dei biologi, dottor Nicola Tafuri, ha investito della questione il competente ufficio del dipartimento per gli affari della Pag. 4giustizia civile, chiedendo indicazioni circa le modalità per ovviare alle problematiche che si andavano presentando. Inoltre, con missiva del 23 novembre 2010, lo stesso onorevole interpellante, nella sua qualità di iscritto al relativo ordine professionale, ha richiesto lo scioglimento del consiglio dell'ordine nazionale dei biologi e la nomina di un commissario straordinario, ai sensi dell'articolo 20, comma 1 della legge 24 maggio 1967, n. 396, in relazione ad una dedotta impossibilità del funzionamento del predetto consiglio, quale emergerebbe dalle modalità di gestione delle recenti elezioni per il rinnovo dell'ordine nazionale.
In ragione di tali doglianze, sono stati avviati i dovuti controlli di vigilanza e, all'esito degli stessi, sono stati acquisiti i seguenti elementi informativi. Segnalo infatti che le elezioni sono state indette in data 23 ottobre 2010; la prima votazione era prevista per il 9 novembre 2010, mentre le successive convocazioni, per l'eventualità di mancato raggiungimento del quorum, per date a seguire, erano state indicate per il 10 e il 19 novembre 2010.
Nelle more della scadenza del termine della prima votazione, in considerazione della possibilità per gli iscritti di esprimere il proprio voto a mezzo posta, sono pervenute alla direzione generale della giustizia civile di questo Ministero le doglianze di alcuni biologi, i quali rappresentavano la propria impossibilità di esercitare il diritto di voto in quanto, pur avendo fatto richiesta di ottenere le schede elettorali presso il proprio domicilio, non avevano ricevuto i relativi plichi, ovvero li avevano ricevuti in ritardo rispetto al tempo occorrente per farli nuovamente pervenire a Roma a mezzo posta.
Di tale situazione si è fatto portavoce lo stesso vicepresidente dell'ordine, il dottor Nicola Tafuri, il quale ha a sua volta interessato il Ministero della giustizia al fine di ottenere delucidazioni e suggerimenti per ovviare alle problematiche prospettate.
Sul tema specifico si è prontamente espressa la predetta direzione generale che, pur premettendo di non avere competenza in materia elettorale, ha comunque invitato il presidente, in un'ottica di generica vigilanza, a garantire il corretto esercizio del diritto di voto. Con nota del 23 novembre 2010 il vicepresidente dell'ordine ha comunicato che il Consiglio aveva prorogato il termine di accettazione delle schede votate, ritenendo validi, con delibera del 12 novembre 2010, i voti che, pur pervenuti dopo il 9 novembre, risultavano spediti in data anteriore.
Premesso ciò, faccio presente che tale decisione, così come evidenziato dallo stesso vicepresidente dell'ordine, non è stata presa all'unanimità ed anzi ha comportato ulteriori lamentele da parte di alcuni consiglieri che ne hanno contestato la legittimità, anche sulla base di un parere pro veritate espresso da un legale di fiducia.
Inoltre, sempre alla luce delle comunicazioni trasmesse, sembrerebbe che il presidente del seggio elettorale non abbia scrutinato le schede pervenute fuori termine, essendo stato rinvenuto nei locali adibiti al seggio elettorale un cospicuo numero di schede votate, pervenute a mezzo posta e non protocollate.
Comunico, infine, che la contestazione delle elezioni ha investito anche l'aspetto della segretezza dei voti espressi dai biologi. Proprio l'onorevole D'Anna, infatti, ha commissionato a un tecnico di sua fiducia una consulenza di carattere informatico in base alla quale sembrerebbe che il sistema di codici a barre apposti sulle buste e sulle schede elettorali permetta di collegare in modo univoco l'elettore e il voto espresso, non garantendo così un voto personale, anonimo e segreto.
Di tali problematiche, trasfuse in una denuncia presentata alla procura della Repubblica di Roma da uno dei biologi presenti presso il seggio elettorale, è stata interessata la competente magistratura inquirente, la quale ha iscritto sulla vicenda in disamina un procedimento penale, allo stato pendente nella fase delle indagini preliminari.
Chiudo questa ricognizione espositiva segnalando da ultimo che, con nota del 23 novembre 2010, il consigliere e segretario Pag. 5dell'ordine, il dottor Ermanno Calcatelli, ha ipotizzato che alcune delle richieste di trasmissione delle schede elettorali apparentemente provenienti da altrettanti iscritti all'ordine siano in realtà apocrife nella firma perché asseritamente diversa da quella apposta su altri atti. Orbene, alla stregua di quando sopramenzionato e tenuto conto delle complesse circostanze emerse, assicuro che il competente dipartimento del Ministero della giustizia continuerà a seguire l'evolversi delle vicende segnalate e provvederà ad intervenire nel dovuto rispetto della legge e dell'investitura istituzionale ove si evidenzino effettivi ostacoli a un concreto ed effettivo funzionamento dell'ordine professionale.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Anna ha facoltà di replicare.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, non posso dichiararmi soddisfatto anche se do atto al sottosegretario Casellati di avere doviziosamente e correttamente illustrato una parte degli accadimenti. Ovviamente non è stata data risposta al quesito di fondo che ho posto, ovvero fino a quando il Ministero può intervenire e se compete al Ministero accertare le gravi violazioni di legge.
Infatti, se si interviene sempre ex post e dopo che le cose sono state realizzate, perché si ritiene di non avere il compito di verificare la reiterata violazione di legge, ognuno farà il comodo proprio.
Io notizierò il Governo in ordine ai successivi accadimenti, con la speranza che chi in questo momento sta indagando, ovvero la magistratura ordinaria che ha sequestrato gli atti che noi abbiamo denunciato, possa giungere a delle conclusioni. Di fronte a queste conclusioni, inviterò il Governo, essendovi delle conclusioni tratte da un ente terzo, che è il magistrato inquirente, a procedere almeno all'applicazione della norma. Infatti, mi rendo conto che, essendo io denunciante, posso essere considerato di parte, ma ritengo che sarebbe compito del Ministero accertare la sussistenza dei fatti denunciati, soprattutto perché sono questioni che vanno a ledere il diritto fondamentale dei biologi ad esercitare il proprio voto.

(Iniziative ispettive in relazione allo svolgimento di un'indagine della procura della Repubblica di Napoli nella quale risulta coinvolto un deputato - n. 2-00912)

PRESIDENTE. L'onorevole Laboccetta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00912, concernente iniziative ispettive in relazione allo svolgimento di un'indagine della procura della Repubblica di Napoli nella quale risulta coinvolto un deputato (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, non è mia intenzione, anche interpretando e rendendomi portatore del pensiero dei parlamentari cofirmatari dell'atto di sindacato ispettivo del quale discutiamo, occuparmi del merito della vicenda processuale in relazione alla quale vengono asseritamente svolte indagini da parte di magistrati e del pubblico ministero di Napoli. In sostanza, si facciano tutte le indagini, ma si rispettino le regole e ovviamente si rispettino tutte le leggi.
Devo però sottolineare che da troppo tempo ormai nel nostro Paese si verificano accadimenti non più tollerabili, strettamente correlati al tentativo, da parte di alcuni magistrati, in verità ben individuati, di ingerenza e addirittura di gestione della vita politica italiana. Ciò avviene sistematicamente attraverso la divulgazione di atti e di documenti coperti dal segreto istruttorio, sapientemente e strumentalmente volta alla denigrazione dell'onorabilità dei soggetti politici, indipendentemente dall'esito delle indagini penali e in maggiore dismisura dell'eventuale giudizio sulla responsabilità.
Non devo ricordare a lei, signor rappresentante del Governo, ciò che è accaduto a Catanzaro, a Salerno, a Potenza, sia nel recente passato ad opera di un ben Pag. 6collaudato sistema che io definisco di rete inquirente, sia in queste ore a Milano, a Firenze o presso altre procure del Paese. Devo dire però che un gruppo di magistrati del pubblico ministero, certi di una sostanziale situazione di impunità assoluta, agiscono in spregio ad elementari disposizioni e norme costituzionali poste a garanzia non già soltanto del singolo parlamentare, ma dell'intera istituzione repubblicana, il Parlamento.
Tutto ciò non è più accettabile, non è più tollerabile. Tutto ciò accade perché nel tempo è mancata, dal mio e dal nostro punto di vista, l'idonea e doverosa risposta degli organi titolari dell'azione disciplinare, ogni qual volta si è verificata la denuncia di gravissime violazioni, come in questo caso, sanzionabili sotto il profilo disciplinare quando non anche dal punto di vista penale.
Apprendiamo dalla stampa, sapientemente informata e compulsata, che un nostro collega, l'onorevole Alfonso Papa, sarebbe stato sottoposto a pedinamenti, captazioni telefoniche e addirittura servizi fotografici financo all'ingresso della Camera dei deputati.
Se tutto ciò che i giornali hanno pubblicato dovesse rispondere al vero - e noi abbiamo motivo di dubitare delle fonti primarie -, le condotte descritte integrerebbero gli estremi della violazione ripetuta e dolosa delle prerogative parlamentari, che trovano tutela nell'articolo 68 della nostra Costituzione.
Per procedere a tale verifica inderogabile ed urgente, dal nostro punto di vista, occorre un intervento pronto e deciso, che tenda all'accertamento dei fatti. Qualora venissero confermate le denunciate violazioni, occorre un altrettanto pronto e deciso avvio di un procedimento disciplinare, preceduto dall'adozione di provvedimenti cautelari in vista dell'esito di esso.
Tutto ciò accade per l'inerzia ovvero i ritardi del Consiglio superiore della magistratura, organo in seno al quale si dibattono e si risolvono equilibri correntizi e spartitori.
In conclusione, signor rappresentante del Governo, mi auguro che, in questa circostanza, per le violazioni che abbiamo inteso ricordare nell'atto di sindacato ispettivo, il Ministero si attivi concretamente e pesantemente.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha facoltà di rispondere.

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, intervengo in questa sede per riferire sulla vicenda che, come sottolineato dagli stessi onorevoli interpellanti, ha ricevuto ampio risalto nelle cronache giudiziarie dell'ultimo periodo. Così come per analoghe e delicate questioni, anche in questa circostanza sono state attivate le competenti articolazioni ministeriali, al fine di acquisire, con completezza e ponderata attenzione, i dati informativi necessari a far luce sugli aspetti critici segnalati.
Data la molteplicità dei fatti dedotti e la gravità delle censure sollevate sull'operato della magistratura inquirente, è stata prontamente avviata una prima attività istruttoria, la cui complessità, tuttavia, mal si concilia con i tempi ristretti previsti per dare risposta alla presente interpellanza urgente.
Devo precisare, infatti, che, a tutt'oggi, gli elementi trasmessi dalla procura procedente sviluppano soltanto taluni degli aspetti menzionati nell'atto di sindacato ispettivo in discussione, primo fra tutti quello attinente il corretto esercizio dell'attività inquirente in relazione ad una dedotta violazione del segreto investigativo, in quanto correlato alla diffusione da parte degli organi di stampa di notizie non ostensibili.
Proprio in considerazione della complessità delle problematiche evidenziate e della necessaria ricostruzione dell'iter procedimentale seguito nell'attività di indagine, appare del tutto indispensabile un maggiore ed ulteriore approfondimento.
Il Ministro della giustizia ha, pertanto, disposto che sui fatti denunziati nell'interpellanza urgente in questione siano svolti accertamenti per il tramite della Pag. 7procura generale della Repubblica di Napoli, nell'esercizio dei poteri di vigilanza che a tali uffici competono ai sensi dell'articolo 16 del regio decreto legislativo n. 511 del 1946.
Soltanto all'esito di tale ulteriore attività conoscitiva, sarà possibile apprezzare se le censure avanzate dagli interpellanti, soprattutto con riferimento al contenuto delle determinazioni investigative adottate, possano ritenersi fondate e rilevanti sul piano deontologico.

PRESIDENTE. L'onorevole Laboccetta ha facoltà di replicare.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, interverrò molto brevemente.
Signor rappresentante del Governo, mi ritengo soddisfatto nell'apprendere dell'attenzione riservata e dimostrata per la vicenda oggetto dell'atto di sindacato ispettivo. Sono, invece, parzialmente soddisfatto perché temo che, nell'incertezza dei tempi e della loro inevitabile dilatazione, ci vorrà troppo tempo per pervenire all'accertamento di tutte le responsabilità. Detto questo, comunque, ringrazio il Presidente e il rappresentante del Governo.

PRESIDENTE. Poiché il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti Giachino è in Commissione e sta per scendere in Aula, potremmo anticipare, con l'accordo degli interessati, lo svolgimento dell'ultima interpellanza urgente a prima firma dell'onorevole Mario Pepe (PdL), poiché è presente anche il sottosegretario di Stato per la salute Viceconte.

(Orientamenti del Governo circa la previsione di un costo standard per l'assistenza post acuzie di patologie gravi, con particolare riferimento ai malati oncologici - n. 2-00922)

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (PdL) ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00922, concernente orientamenti del Governo circa la previsione di un costo standard per l'assistenza post acuzie di patologie gravi, con particolare riferimento ai malati oncologici (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO PEPE (PdL). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, vorrei richiamare la sua attenzione sul problema dei malati oncologici. I tumori rappresentano la seconda causa di mortalità della popolazione italiana dopo le malattie cardiocircolatorie. La ricerca farmacologica ha messo a punto alcuni farmaci innovativi, specifici per il contrasto delle patologie tumorali ed oncoematologiche, che si sono rivelati particolarmente efficaci. Si tratta di farmaci autenticamente salvavita, in quanto suscettibili di rappresentare per i pazienti che li assumono la differenza fra la sopravvivenza e la morte.
Per questi farmaci il concetto di salvavita va dunque considerato in senso letterale e non come termine utilizzato per indicare categorie di farmaci importanti, per i quali viene riconosciuto un più favorevole regime di assoggettamento al ticket. Come tutti i farmaci, anche questi prodotti subiscono un vigoroso processo di verifica e di accertamento a cura dell'Agenzia europea per i farmaci e successivamente, a richiesta delle aziende produttrici, a cura dell'Agenzia italiana del farmaco, organismo, quest'ultimo, nel quale sono rappresentate anche le regioni italiane.
Nel 2010 l'Osservatorio permanente sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, costituito dalla Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia, dal Ministero della salute, dall'Associazione medici oncologi, dall'Associazione italiana radioterapia oncologica, ha pubblicato il secondo rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, documentando la sostanziale trascuratezza del sistema sanitario pubblico per la fase successiva ai trattamenti terapeutici salvavita, i quali, mentre evitano la morte dei malati, producono effetti invalidanti che richiedono controlli continui, Pag. 8riabilitazione specifica, assistenza domiciliare, riconoscimenti di invalidità e sostegni di vario tipo.
Tale situazione interessa oltre 2 milioni e 200 mila malati. In questo campo le carenze sono gravi e le differenze fra regioni parimenti rimarchevoli e pregiudizievoli. Il rischio è che, con il federalismo incombente, la divaricazione tenda ad aumentare, in violazione del principio dell'eguaglianza dei trattamenti. Nel decreto di attuazione del federalismo si sta introducendo il principio dei costi standard per tipi definiti di prestazioni, così da stimolare tutte le regioni a confrontarsi con le buone pratiche delle regioni migliori.
Quindi, chiedo al Governo se non ritenga opportuno, in sede di determinazione dei costi standard, individuare, nell'ambito della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, uno specifico costo standard riferito all'assistenza post acuzie di patologie gravi, e se non ritenga opportuno che tale norma debba essere assistita da un monitoraggio a cura del Ministero della salute e dalla previsione dell'esercizio di un potere sostitutivo nei casi di inadempienza, trattandosi di comportamenti che incidono negativamente sulla condizione di salute ed esistenziale dei malati oncologici.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Guido Viceconte, ha facoltà di rispondere.

GUIDO VICECONTE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, in merito all'opportunità di individuare uno specifico costo standard riferito all'assistenza post acuzie di patologie gravi, con particolare riguardo alle patologie tumorali ed oncoematologiche, occorre far presente, preliminarmente, che la definizione dei costi standard utilizzata per la costruzione del fabbisogno standard, come descritto nel capo IV dello schema del decreto legislativo, attualmente in fase di elaborazione, attuativo della delega contenuta nella legge 5 maggio 2009, n. 42, in materia di federalismo fiscale, è diversa dal concetto teorico di costo standard.
In termini teorici, il costo standard corrisponde al costo di produzione di un bene o di un servizio in condizioni di efficienza ottimali, valutando come non ottimali i costi della produzione che si discostano dal costo standard. Proporsi l'obiettivo di valutare, per trarne uno di tipo standard, i costi effettivamente registrati nelle varie realtà osservate presuppone che i prodotti, per essere confrontabili sotto il profilo dei loro costi di produzione, siano omogenei in tutte le loro caratteristiche.
Ciò comporta che un'adeguata definizione dei costi standard presupponga che nelle singole regioni siano stati implementati sistemi di controllo e di contabilità analitica e colmata ogni eventuale carenza di dati sui flussi della produzione e dei sistemi gestionali.
Nonostante il fatto che il sistema di contabilità del servizio sanitario nazionale sia notevolmente evoluto e standardizzato rispetto ad altri settori della pubblica amministrazione parimenti caratterizzati da un forte decentramento, tali carenze, in molte realtà regionali, ancora oggi sono rilevanti e determinano, in alcune realtà, disallineamenti tra dati gestionali e registrazioni contabili, inficiando così la determinazione e l'applicazione del costo standard, per cui non è detto che i costi siano correttamente attribuiti allo specifico output che hanno generato e siano facilmente reperibili.
D'altra parte, un costo medio non permette di risalire alle singole funzioni cui si riferisce, ma alla prestazione sommariamente intesa.
Di ciò si è tenuto conto, quando si è ancorata la prima determinazione dei costi standard ai tre macroindicatori della prevenzione, dell'assistenza distrettuale e dell'assistenza ospedaliera, in modo da minimizzare quegli errori di stima che sarebbero stati inevitabili se si fossero, invece, scelti indicatori di maggiore dettaglio. Pag. 9
Peraltro, si deve far presente che i servizi sanitari vengono prodotti o garantiti in base a caratteristiche e modalità che, spesso, sono peculiari delle singole regioni, come interazione tra una specifica domanda sanitaria e le caratteristiche organizzative della struttura di offerta; le regioni, infatti, godono di ampia autonomia nella fissazione del modello organizzativo assistenziale.
Valutati i costi, nella definizione del fabbisogno finanziario delle singole regioni, occorre tenere conto, oltre che delle caratteristiche della popolazione, anche delle caratteristiche del territorio (contesto socio-economico e morfologia del territorio) e delle connesse peculiarità dei servizi offerti.
Tutto ciò premesso, il Ministero della salute intende precisare che l'attuale accezione di «costo standard» da utilizzarsi - in applicazione del citato decreto legislativo da perfezionare - a decorrere dal 2013, per parametrare il riparto delle risorse finanziarie del Servizio sanitario nazionale (definite dalla cornice finanziaria in coerenza con il quadro macroeconomico), è computato a livello aggregato per ciascuno dei tre macrolivelli di assistenza e non è calcolato per singola prestazione, ma per gruppi di prestazioni associabili ai predetti LEA.
Va evidenziato, inoltre, che la determinazione dei costi standard deve essere considerata come un processo. Ciò richiede che, nelle singole regioni e nelle singole aziende sanitarie, siano implementati sistemi di controllo e di contabilità analitica, e venga colmata ogni eventuale carenza di dati sui flussi di produzione e sui sistemi gestionali.
Allorché sarà disponibile una periodicità sistematica di ricezione dei dati relativi a tali indicatori, potrà essere rimodulata, con maggiore dettaglio, la definizione dei costi standard per singole aree prestazionali.
Al momento, peraltro, questo Ministero ritiene di poter rassicurare l'onorevole interpellante, Mario Pepe, in merito all'adozione di iniziative atte a garantire progressivi miglioramenti dei processi informativi, di programmazione e di controllo rispetto all'attuale quadro normativo, che, sebbene non definitivo e sicuramente perfettibile sulla base delle esigenze via via emergenti, appare già ora, nella sua complessiva impostazione, sufficientemente adeguato a soddisfare le esigenze di direzione del sistema.
Questo Ministero, infine, ritiene fondamentale che, per garantire la sostenibilità del sistema, occorra accompagnare le misure di determinazione del costo standard con manovre strutturali e di recupero dell'efficienza, soprattutto nelle realtà dove si registrano cospicui disavanzi.
Solo in questo modo si potrà ottenere che le risorse messe a disposizione dallo Stato restino vincolate ai fondamentali obiettivi di miglioramento del Servizio sanitario nazionale, individuati congiuntamente dallo Stato e dalle Regioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe ha facoltà di replicare.

MARIO PEPE (PdL). Signor Presidente, vorrei ringraziare il Governo nella persona del sottosegretario Viceconte per aver avuto sensibilità e attenzione verso questo problema.
Apprendo con soddisfazione che, mentre l'interpellanza era in itinere, la Conferenza permanente per i rapporti Stato-regioni ha stipulato un accordo per evitare la difformità di accesso ai farmaci innovativi.
Tuttavia, il problema dei farmaci è solo un aspetto della difformità di erogazione dei servizi essenziali tra regione e regione.
Vi sono delle regioni, come evidenzia il rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, che erogano, o non erogano affatto, dei servizi essenziali come l'assistenza domiciliare, come, per esempio, il ricovero in hospice dei malati terminali.
Questo rapporto ci fa capire che esistono due Italie: l'Italia felice dove i malati hanno rapido accesso a questi servizi e l'Italia della disperazione, delle liste di attesa, dei viaggi della speranza.
Rivolgo questo appello al Governo proprio alla vigilia dei decreti attuativi del Pag. 10federalismo, perché, con il federalismo fiscale, questi problemi potrebbero accentuarsi; chiedo allora al Governo se proprio i decreti non possano prevedere un organismo di garanzia che sorvegli sull'erogazione dei servizi essenziali e abbia poteri sostitutivi in caso di inadempienza, altrimenti il federalismo nascerà con i piedi gracili e non andrà lontano.

(Iniziative del Governo per il ripristino e la messa in sicurezza della diga di Montedoglio in provincia di Arezzo - n. 2-00921)

PRESIDENTE. L'onorevole Mattesini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00921 concernente iniziative del Governo per il ripristino e la messa in sicurezza della diga di Montedoglio in provincia di Arezzo (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, come lei ricordava, la nostra interpellanza urgente attiene al crollo dei tre conci dello sfioratore della diga di Montedoglio, che si è verificato in data 29 dicembre e la cui notizia, tra l'altro, è stata diffusa da tutti i mezzi di informazione, contribuendo a determinare un clima di allarme.
Infatti, il suddetto crollo ha generato, e genera tuttora, una forte preoccupazione sia nelle istituzioni locali, sia nelle popolazioni dei territori interessati, che sono preoccupati in primo luogo della sicurezza della diga, per la quale viene richiesto a gran voce di comprendere le ragioni e la responsabilità del crollo, ma anche un veloce ripristino per la messa in sicurezza delle stesse persone e dei territori.
Ricordo che i territori interessati sono gran parte della Valtiberina toscana ed umbra. Sottolineo inoltre che la necessità della messa in sicurezza, e quindi della riparazione tempestiva dello scarico di superficie, che svolge un ruolo insostituibile per la laminazione delle piene, è finalizzata alla salvaguardia dei territori a valle, che con l'incidente del 29 hanno subìto danni, mi riferisco soprattutto alle coltivazioni agricole. Tuttavia, la riparazione dell'invaso è necessaria anche per tornare in tempi rapidi alle quote di invaso consentite, tenendo conto che l'invaso svolge un ruolo determinante sia nell'approvvigionamento idropotabile che riguarda ben tre province umbro-toscane, sia per l'uso irriguo di un vasto comprensorio agricolo.
Inoltre, al problema del crollo e alla necessità di una rapida riparazione si aggiunge la necessità di definire le responsabilità della gestione dell'invaso, che attualmente appartiene all'ente irriguo umbro-toscano. Si tratta di un ente pubblico non economico nato nel 1961, ma che in base all'articolo 2, comma 4, del decreto-legge n. 194 del 2009 cessa la propria competenza nel mese di novembre di quest'anno.
Preciso che il futuro dell'EIUT, che, ricordo, già dal 2008, ha colmato in via definitiva il disavanzo storico di amministrazione, raggiungendo quindi il pareggio di bilancio, riguarda in questo caso specifico la diga di Montedoglio, ma va oltre, e lo dico come parlamentare di un territorio, per ribadire che il complesso delle opere eseguite e da eseguire, in parte già programmate con progetti esecutivi, ed alcune già appaltate, costituisce nel suo insieme la risorsa idrica più rilevante del centro-Italia e che adesso è strettamente legata ad alcune questioni di fondamentale importanza per le due regioni come, ad esempio, il piano regolatore degli acquedotti dell'Umbria, le previsioni programmatiche idropotabili di ben quattro ambiti territoriali umbro-toscani nonché l'equilibrio idrogeologico del lago Trasimeno e l'alimentazione a scopo irriguo di ampie aree dell'Umbria e della Toscana stessa.
Devo rilevare in modo favorevole che dopo il crollo vi è stato un tempestivo interesse di tutti i soggetti istituzionali interessati: comuni, province, regioni e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e che, conseguentemente anche ad una lettera di richiesta delle due regioni, si Pag. 11è tenuto proprio martedì un incontro con i responsabili del Ministero e con il commissario della diga stessa.
Sono state ribadite dalle regioni, in quella sede, le richieste che in qualche modo attengono alla nostra interpellanza urgente e vale a dire, in primo luogo, la rapida messa in sicurezza della diga e la certezza delle risorse necessarie a ciò. Sappiamo bene che la diga, conseguentemente al crollo, è sottoposta a sequestro giudiziario, anche allo scopo di addivenire alla definizione delle responsabilità.
La nostra richiesta - è un auspicio che rivolgiamo anche all'autorità giudiziaria - è che tali indagini possano essere chiuse nei tempi più rapidi possibili. La richiesta al Ministero è quella di non aspettare l'esito giudiziario, ma di accelerare il più possibile la definizione dei progetti esecutivi per la messa in sicurezza, attività di cui chiediamo lo svolgimento contemporaneamente alle indagini dell'autorità giudiziaria, in modo tale che si possa dare avvio al pronto ripristino in un momento successivo alla chiusura delle indagini.
Non possiamo permettere di tenere a rischio le popolazioni dei territori interessati per un tempo indefinito o di creare la non sufficiente fornitura idrica, considerate le stagioni a cui andiamo incontro. La nostra seconda richiesta - mi accingo a concludere - anch'essa in linea con la richiesta delle regioni è quella che la proprietà della diga, così come quella di tutte le altre infrastrutture in questo momento in gestione all'EIUT, rimanga di proprietà dello Stato, correggendo quindi anche quanto previsto dal decreto-legge n. 194 del 2009.
Occorre prevedere, quindi, la definizione di un percorso istituzionale da effettuarsi entro novembre (data per l'appunto in cui decadono l'incarico e la competenza dell'ente irriguo umbro-toscano, che appunto è il soggetto gestore) e la costituzione entro quella data di un nuovo soggetto non economico che possa gestire tutte le proprietà in questo momento in gestione all'ente irriguo.
Inoltre, tenendo conto anche delle richieste molto forti effettuate dagli enti locali dei territori interessati, chiediamo di prevedere nell'organizzazione di questo nuovo soggetto gestore anche la possibilità di un percorso istituzionale che preveda nell'attività di programmazione e di verifica dell'uso dell'invaso anche il coinvolgimento degli enti locali interessati.
La nostra ultima domanda (non per importanza) è quella di capire qual è l'intendimento da parte del Ministero interessato, quindi delle politiche agricole, circa la richiesta di risorse certe per il risarcimento dei danni subiti dagli agricoltori del territorio che appunto stanno pagando le conseguenze della rottura della diga del 29 dicembre.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, la diga di Montedoglio sul fiume Tevere è ubicata nei comuni Pieve Santo Stefano, Anghiari e Sansepolcro della provincia di Arezzo. L'utilizzo prevalente è irriguo ed è gestito dall'ente irriguo umbro-toscano, con sede in Arezzo, che è titolare di una concessione di derivazione settantennale a prevalente scopo irriguo (e parzialmente idropotabile) per 400 milioni di metri cubi annui dai bacini del Tevere e dell'Arno.
Le opere di sbarramento sono state realizzate, come stazione appaltante dall'ente autonomo per la bonifica, l'irrigazione e la valorizzazione fondiaria delle province di Arezzo, Perugia, Siena e Terni (poi divenuto dal 1991 Ente irriguo umbro toscano) su finanziamento del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
Il collaudo tecnico ai sensi dell'articolo 14 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1363 del 1959 è tuttora in corso. Nel giugno 1989, infatti, hanno avuto inizio gli invasi sperimentali del serbatoio, per livelli idrici progressivi regolarmente autorizzati dal servizio dighe, operante presso il Consiglio superiore dei lavori Pag. 12pubblici, sino alla quota di 390 metri sul livello del mare.
Nel marzo 2006 il registro italiano dighe (subentrato al servizio dighe) ha concesso l'autorizzazione al raggiungimento della quota 394 metri sul livello del mare (quota massima di regolazione) che è stata effettivamente raggiunta e superata di pochi centimetri con relativo sfioro il 27 dicembre 2010, mentre in precedenza la quota massima raggiunta nell'invaso è stata di 394,1 il 6 maggio del 2009.
Il raggiungimento della quota massima di regolazione è condizione espressamente prevista dal regolamento dighe all'articolo 14 quale prova di carico per poter procedere all'emissione del certificato di collaudo ai sensi di detta specifica normativa di settore, ciò di norma a seguito del mantenimento di detta quota idrica per un periodo congruo all'assestamento delle opere e dei livelli piezometrici nelle spalle dello sbarramento e nelle sponde del serbatoio per il controllo delle eventuali filtrazioni.
In merito all'incidente allo sfioratore di superficie va ricordato che, a seguito di regolari comunicazioni preventive, il concessionario ha provveduto al riempimento del serbatoio portandolo allo sfioro in data 27 dicembre 2010.
Il giorno successivo, 28 dicembre, tecnici del competente ufficio tecnico per le dighe di Perugia della direzione generale hanno effettuato una visita ispettiva, ai sensi del regolamento dighe, riscontrando un regolare comportamento delle opere, anche con il supporto della completa campagna di misurazioni strumentali avviata dal concessionario in occasione dello sfioro. Il giorno 29 dicembre, alle 20,30 circa, si è manifestato il dissesto strutturale di parte dello sfioratore di superficie, consistito nel crollo di tre conci, alti circa nove metri, per una lunghezza complessiva di circa trenta metri, che ha comportato il rilascio di una portata di circa 600 metri cubi di acqua.
Il concessionario ha diramato tempestivamente tutte le comunicazioni previste nel documento di Protezione civile allegato al foglio di condizioni per l'esercizio e la manutenzione dello sbarramento. In conseguenza si sono attivate tutte le autorità di Protezione civile (le prefetture, i vigili del fuoco), con la partecipazione diretta dei tecnici dell'ufficio tecnico per le dighe di Perugia. Il giorno seguente, 30 dicembre, i medesimi tecnici dell'ufficio tecnico per le dighe di Perugia hanno effettuato un sopralluogo in sito, riscontrando la stazionarietà del fenomeno instauratosi, senza aggravamenti. Il rilascio incontrollato di acqua attraverso la breccia è cessato in data 2 gennaio, alle prime ore del mattino, ed il concessionario ha proseguito ad abbassare il livello del serbatoio, di concerto con tutte le autorità preposte, mediante parziale apertura dello scarico di fondo.
Il giorno 3 gennaio 2011, in continuità con le indicazioni del Ministro, la struttura ministeriale competente ha disposto un sopralluogo di tecnici della sede centrale congiuntamente a tecnici dell'ufficio tecnico per le dighe di Perugia, che hanno provveduto ad effettuare specifici rilievi dimensionali delle strutture in calcestruzzo e delle armature della parte coinvolta nel dissesto, nonché mirati sopralluoghi geologici in alcune parti delle sponde. Durante tali sopralluoghi, si è riscontrata l'avvenuta cessazione dello sfioro dalla breccia ed un livello del serbatoio in progressiva diminuzione a seguito del rilascio di circa 50 metri cubi di acqua dallo scarico di fondo. Non appena terminate dette prime misurazioni degli elementi interessati dal dissesto e dai citati sopralluoghi, la zona dello sfioratore è stata posta sotto sequestro dalla procura della Repubblica di Arezzo.
Il giorno 4 gennaio, l'ufficio tecnico per le dighe di Perugia ha disposto, di concerto con la sede centrale della direzione, la riduzione del livello idrico autorizzato di invaso sperimentale del serbatoio da quota 394,60 sul livello del mare a quota 383 metri sul livello del mare, ritenuta allo stato quale quota atta a garantire sia la sicurezza del serbatoio, anche in periodo di avverse condizioni meteoriche, sia la conservazione di un cospicuo volume di risorsa idrica, pari a Pag. 13circa 80 milioni di metri cubi. Su disposizione del Ministro, la competente struttura ministeriale ha costituito, in data 11 gennaio, uno specifico gruppo di lavoro cui ha affidato il compito di accertare, in particolare, le cause tecniche del dissesto strutturale manifestatosi e, più in generale, approfondire le condizioni di sicurezza a lungo termine dell'opera di sbarramento, delle sponde dell'invaso e delle opere complementari.
Detto gruppo di lavoro ha avviato sul campo, in data 18 gennaio 2011, la propria attività: riferirà in primis, entro trenta giorni, relativamente alle cause del cedimento allo sfioratore e concluderà i lavori entro novanta giorni circa con gli ulteriori provvedimenti eventualmente da adottarsi.
Con riferimento all'ente gestore, si precisa che l'ente irriguo umbro-toscano non è stato mai dichiarato ente inutile, cosa impossibile a dirsi rispetto ad un ente che gestisce quattro dighe, trattandosi in realtà di un caso piuttosto raro di ente a termine. Infatti, l'articolo 3 della legge istituiva 18 ottobre 1961, n. 1048, aveva stabilito in trenta anni il limite di durata, termine più volte prorogato e definitamente compiuto il 7 novembre 2009. Proprio al fine di assicurare la continuità del servizio pubblico, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali pro tempore, all'indomani della scadenza, ha nominato un commissario per la gestione e la definizione dei rapporti giuridici pendenti sino all'effettivo trasferimento delle competenze (competenze regionali, secondo il dettato della Costituzione) al soggetto che sarà costituito o individuato con provvedimento delle regioni Umbria e Toscana.
Il commissario ha quindi riferito di avere incontrato in quattro occasioni i vertici regionali, ed il prossimo 8 febbraio è programmato un nuovo incontro, nel corso del quale dovrebbe essere esaminata una bozza di intesa tra le due regioni, il cui contenuto è in fase di elaborazione.
Con riferimento infine agli interventi a sostegno delle imprese agricole danneggiate, si fa presente che gli effetti prodotti a valle dall'onda di piena sono stati quelli generati da un evento idrologico di modesta entità, non essendosi verificati danni a persone né allagamenti in centri abitati o in zone produttive; le uniche zone che hanno subito modesti allagamenti hanno interessato aree agricole immediatamente adiacenti all'asta del fiume poste in zone esondabili. Potranno, comunque, essere attivati gli interventi del Fondo di solidarietà nazionale, qualora a conclusione dei rilevamenti da parte degli organi tecnici delle regioni Umbria e Toscana, territorialmente competenti, vengano accertati danni superiori al 30 per cento della produzione lorda vendibile ordinaria. Alla data odierna, ancora nessuna richiesta formale d'intervento è pervenuta al Ministero delle politiche agricole, che ha assicurato, non appena perverranno le proposte regionali, l'istruttoria di competenza per l'emissione dei decreti di declaratoria con i quali si dispone l'attivazione delle misure di aiuto.

PRESIDENTE. L'onorevole Verini, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

WALTER VERINI. Signor Presidente, l'illustrazione del sottosegretario è puntuale per quanto riguarda gli interventi che si sono succeduti all'indomani dell'incidente che si è verificato. In effetti c'è stata una iniziativa congiunta di tutte le istituzioni, di tutti i soggetti preposti (a partire dalle istituzioni locali e dalla Protezione civile), e da questo punto di vista la ricostruzione effettuata qui in Aula è puntuale. Tuttavia non possiamo dichiararci soddisfatti in relazione alla sostanza delle cose che la nostra interpellanza urgente poneva e che l'onorevole Mattesini ha illustrato. In sostanza chiediamo due cose e qualche risposta più puntuale al Governo.
La prima è la seguente: c'è un sequestro del sito perché è in corso un'inchiesta della magistratura. Noi rispettiamo sempre, ovviamente, la magistratura, e tra l'altro in questo caso vi sono anche da accertare eventuali responsabilità, perché la sicurezza delle popolazioni che insistono Pag. 14e che vivono all'interno dell'ampio comprensorio interregionale sul quale è situata la diga di Montedoglio chiedono risposte che sgombrino ogni possibile preoccupazione. Quindi noi aspettiamo l'inchiesta della magistratura, auspicando anche tempi brevi. Tuttavia la richiesta posta nell'interpellanza urgente era molto semplice. Nel frattempo occorre che il Ministero delle infrastrutture proceda alla progettazione, guadagnando tempo, in modo da poter aprire, subito dopo la fine dell'inchiesta e il dissequestro del sito, i lavori e avviare la cantierizzazione così da ripristinare la situazione che era nel sito prima dell'incidente.
Questo è importante perché le cautele, che gli attuali gestori della diga (il commissario che ha lavorato molto bene anche in questo frangente) hanno giustamente messo in atto a tutela della popolazione e dell'integrità dell'invaso (l'abbassamento del livello dell'acqua), possono - se non si ripristina la situazione precedente - creare problemi per l'uso plurimo delle acque, l'uso idropotabile, l'uso irriguo. Tra l'altro l'ente ha anche un attivo di bilancio derivante dalla produzione di energia elettrica originata da una parte dell'acqua del Tevere invasata a Montedoglio. Insomma occorrono lavori al più presto, un minuto dopo che il cantiere posto sotto sequestro sia stato liberato. Occorre avviare la progettazione, e questo significa guadagnare tempo, anche in termini di risposta alle istituzioni locali, le regioni innanzitutto e i comuni che hanno fatto queste richieste.
La seconda questione (l'ultima che pongo), per la quale non siamo soddisfatti della risposta, riguarda anche il futuro dell'ente. Non si tratta di capire in questa sede se l'ente sia classificato inutile o a termine, ma un dato è certo: la n. 194 del 2009 parla di liquidazione di questo ente. In iniziative parlamentari precedenti avevamo chiesto al Governo di dare risposte precise, di evitare questa liquidazione.
Sta di fatto che, a pochi mesi dalla scadenza del regime commissariale, vi è ancora un'incertezza su chi gestirà, al posto dell'ente, quelle importantissime competenze che il sottosegretario ricordava, ossia quattro dighe e tre province che usano quell'acqua che ha una grande potenzialità.
Dunque, anche in questo caso la richiesta delle regioni e degli enti locali è di procedere al più presto alla definizione da un lato della proprietà, che ragionevolmente può rimanere al demanio e, d'altro canto, della gestione attraverso un soggetto che un tavolo interistituzionale, composto da Governo e regioni, innanzitutto possa definire. Tutto questo deve avvenire in modo da accelerare i tempi ed arrivare non a ridosso della scadenza del commissariamento ma, fin dalle prossime settimane, alla definizione di un soggetto per il quale un percorso possa essere non solo avviato ma anche spedito e celere.
Per questi motivi, come dicevo, auspichiamo - e mi accingo a concludere - che il Governo sia un po' più puntuale e si affretti a definire il suo orientamento, lo comunichi al più presto alle regioni e si apra, da un lato, la progettazione per il ripristino e per l'integrità dell'invaso e del canale di sfioro e, dall'altro, si stabilisca che il tavolo istituzionale possa procedere spedito per definire il nuovo soggetto gestore. Tutto questo perché l'invaso di Montedoglio e quel grandissimo bacino possono avere delle grandi opportunità, ma è necessario avere quelle risposte che abbiamo chiesto interpretando questo punto, credo, in maniera anche bipartisan.
Aggiungo, infine, davvero l'ultima cosa. Due settimane fa, insieme alla collega Mattesini, abbiamo fatto un sopralluogo, anche con il collega Girlanda del Popolo delle Libertà, proprio perché riteniamo che su questi problemi vi sia da incalzare, stimolare ma non da sollevare «bandierine». Non le vogliamo sollevare e, tuttavia, credo che noi, le popolazioni e le istituzioni umbro-toscane meritino risposte più certe da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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(Iniziative normative volte a garantire maggiore sicurezza nella circolazione stradale delle microcar - n. 2-00933)

PRESIDENTE. L'onorevole Carlucci ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00933, concernente iniziative normative volte a garantire maggiore sicurezza nella circolazione stradale delle microcar (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, l'argomento di questa interpellanza urgente è lanciare un segnale di allarme nei confronti di queste microcar la cui pericolosità si evince di giorno in giorno dal numero elevato di incidenti che coinvolgono, purtroppo, i giovanissimi. Queste microcar sono, di fatto, omologate secondo il criterio del quadriciclo. Sottostanno, infatti, ad una direttiva europea del 2002 e, dunque, sono fragilissime in quanto sono fatte di plastica, pesano 400 chili al massimo a fronte, invece, dei mille chili delle macchine piccole (tipo le macchine da città). Inoltre, non ci sono sistemi di sicurezza come l'ABS e l'airbag, hanno il blocco motore fissato dentro il vano motore in maniera molto instabile e il piantone dello sterzo è bloccato con un solo bullone. Insomma, sono macchine fragili, estremamente delicate, costruite con materiali molto leggeri come la plastica e poiché sono omologate come quadricicli non hanno, appunto, bisogno di nessun sistema di sicurezza né possono diventare più pesanti e più consistenti visto che si attengono a questa norma europea del 2002.
Quello che chiedono, la sottoscritta e gli interpellanti, è che cosa si possa fare per indurre l'Unione europea ad un ripensamento. Chiaramente abbiamo attuato la direttiva europea e, anzi, aggiungiamo che il Governo italiano ha introdotto, per esempio per quanto riguarda la patente di guida, l'obbligo della prova pratica, che non era previsto anche se, anziché entrare in vigore adesso, dal 31 gennaio, l'obbligo della prova pratica è stato posticipato alla fine di marzo. Pertanto, quello che chiediamo è come il Governo possa intervenire a livello, appunto, di Governo nazionale e come si possa sottoporre all'attenzione dell'Unione europea il problema relativo alla pericolosità di queste microcar, visto che solo nell'ultimo anno si sono verificati 150 incidenti di cui alcuni mortali.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevole Carlucci, l'argomento di cui discutiamo è importante ed è già stato sottoposto all'attenzione del Governo e del Parlamento anche durante la discussione sul Codice della strada, con iniziativa dell'onorevole Mussolini.
Quindi, la risposta alla sua interrogazione è una risposta importante e pertanto sarà abbastanza articolata e completa.
Appare opportuno distinguere le problematiche relative alle cosiddette microcar in due profili: l'uno afferente alle caratteristiche costruttive del mezzo, l'altro concernente il titolo abilitativo alla loro conduzione. Entrambi i profili sono oggetto di distinte direttive comunitarie.
Per quanto riguarda le caratteristiche costruttive, va ricordato che con il termine «microcar» si indicano comunemente i quadricicli leggeri che, seppure morfologicamente hanno molta somiglianza con le piccole autovetture da città (city car), rientrano nella categoria internazionale dei veicoli a due e tre ruote, nettamente distinta da quella delle autovetture, categoria internazionale M1, nella quale rientrano ovviamente anche le predette city car.
Nel merito della regolamentazione, si specifica che i veicoli classificati quadricicli leggeri sono soggetti a precise norme armonizzate dalla Comunità europea: in particolare, la commercializzazione e la circolazione in ambito comunitario è subordinata all'obbligo dell'omologazione Pag. 16europea, ai sensi della direttiva 2002/24/CE. La direttiva qui citata rappresenta il quadro generale dei requisiti che i veicoli in parola debbono possedere per ottenere l'omologazione europea, mentre per la rispondenza tecnica rimanda alle singole direttive particolari che costituiscono, in tal modo, l'elenco delle prescrizioni tecniche alle quali tali veicoli debbono rispondere. Al riguardo, si specifica che nel suddetto quadro normativo comunitario non sono previste prove di sicurezza relative a stabilità e crash-test.
Tanto premesso, un'eventuale regolamentazione di diritto interno più rigorosa rispetto a quella comunitaria, dovrebbe in ogni caso essere previamente notificata alla Commissione europea e non potrebbe che espletare i suoi effetti nei riguardi della produzione nazionale di tali veicoli: non sarebbe infatti possibile in alcun caso applicare le eventuali norme nazionali più rigorose nei confronti dei veicoli che verrebbero ad essere importati da altri Paesi UE, senza incorrere in procedura di infrazione per violazione del principio dell'articolo 28 del Trattato, in tema di libera circolazione delle merci all'interno della UE.
Tanto premesso, atteso che il problema della sicurezza della circolazione di tutti i veicoli in generale, e di quelli in parola in particolare, è obiettivo primario del Governo e anche del Parlamento - come è stato dimostrato in questa legislatura con l'imponente lavoro attorno alla sicurezza stradale -, si è ritenuto opportuno assumere in ambito comunitario, in occasione di una rivisitazione della citata direttiva 2002/24/CE, iniziative in tal senso finalizzate. È stata infatti già proposta ai competenti organi comunitari una modifica della summenzionata direttiva, finalizzata all'aumento della massa a vuoto massima dei quadricicli leggeri, affinché tale incremento possa consentire il miglioramento delle dotazioni di sicurezza.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti si riserva di proporre nelle sedi comunitarie ulteriori iniziative intese a prevedere l'implementazione dei requisiti di stabilità e sicurezza dei veicoli in questione.
Per quanto riguarda quindi il titolo abilitativo alla guida dei ciclomotori, si rappresenta che, attualmente, i ciclomotori, nella cui categoria rientrano quelli a due e tre ruote, i cosiddetti L2e ed L3e, ed i quadricicli leggeri, L6e, ai sensi della summenzionata direttiva comunitaria, possono essere guidati da chi sia titolare almeno di certificato di idoneità del ciclomotore (CIGC) introdotto dall'articolo 116, comma 1-bis, del codice della strada: tale CIGC si consegue a seguito di un corso di formazione teorica ed un esame di teoria.
L'articolo 17, comma 2, della legge 29 luglio 2010, n. 120, recante «Disposizioni in materia di sicurezza stradale», ha previsto che, entro il 19 gennaio 2011, fosse data applicazione alle modifiche apportate dal comma 1 dello stesso articolo 17 all'articolo 116, comma 11-bis del codice della strada, intese ad introdurre una prova pratica, previa idonea attività di formazione, ai fini del conseguimento del predetto CIGC. In sede di predisposizione del decreto applicativo, tuttavia, si è manifestata l'inadeguatezza dell'impianto normativo codicistico del vecchio codice a garantire il risultato voluto dal legislatore nella legge n. 120, la nuova legge sul codice della strada.
Ed invero, posto che il CIGC non è giuridicamente da considerarsi patente, allo stesso non è possibile applicare la disciplina di cui all'articolo 122 del codice della strada in tema di autorizzazione ad esercitarsi alla guida: non è cioè possibile rilasciare, a colui che intenda conseguire un CIGC, il cosiddetto foglio rosa che gli consentirebbe di esercitarsi alla guida su strada.
La disciplina del foglio rosa, infatti, è strettamente collegata alla riconoscibilità del conducente che si esercita da parte degli agenti della Polizia stradale, in quanto - a fronte del rilascio di tale autorizzazione - il candidato al conseguimento di una patente di guida è acquisito nell'anagrafe nazionale dei conducenti, tenuta presso il CED della Motorizzazione e Pag. 17consultabile appunto dagli operatori di Polizia stradale in sede di controlli su strada.
Ribadito che tale sistema non è applicabile al CIGC perché giuridicamente altro rispetto ad una patente di guida, allo stato della normativa vigente l'unico modo di esercitarsi alla guida, per un candidato al conseguimento del CIGC, sarebbe quello di esercitarsi in aree private, sottratte alla disciplina codicistica della circolazione su strada. Invero, tale soluzione sembra tradire la finalità di una formazione adeguata, puntualmente prevista dal legislatore.
Pertanto, in sede di predisposizione del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225 (il cosiddetto milleproroghe), è stata richiesta una proroga del predetto termine del 19 gennaio 2011 alla data del 31 marzo 2011. La proroga richiesta ed ottenuta è stata funzionale alla proposizione, in sede di legge di conversione, di un emendamento, inteso a completare la disciplina sostanziale in materia de qua, colmando le lacune summenzionate.
L'emendamento prevederebbe infatti che con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, da emanarsi entro la data del 31 marzo 2011, sia disciplinata una procedura che consenta di rilasciare un'autorizzazione ad esercitarsi alla guida anche in favore del candidato al conseguimento del CIGC: si farebbe rinvio a tal fine alla disciplina prevista per le esercitazioni pratiche alla guida del candidato che voglia conseguire una patente di guida.
Alla stessa data del 31 marzo 2011 sarà altresì predisposto il decreto previsto dal comma 3 del citato articolo 17 della nuova legge sul codice della strada - la legge 29 luglio 2010, n. 120, che ha già dato dei risultati importanti sulla sicurezza stradale - inteso a definire i contenuti della prova pratica per il conseguimento del CICG e quelli di cui alla «lezione teorica di almeno un'ora, volta all'acquisizione di elementari conoscenze sul funzionamento dei ciclomotori in caso di emergenza», anch'essa introdotta dalla recente novella dell'articolo 116 del codice della strada di cui stiamo parlando.
Per completezza espositiva voglio comunicarle infine che, a far data dal 19 gennaio 2013, per la guida dei ciclomotori sarà necessario conseguire la patente di guida di categoria AM: vera e propria patente introdotta dalla direttiva 2006/126/CE. Il relativo decreto legislativo di recepimento, già approvato in sede preliminare dal Consiglio dei ministri in data 11 gennaio 2011, è attualmente all'esame delle Commissioni parlamentari. Tale schema di decreto legislativo, esercitando una facoltà prevista dalla direttiva stessa, prevede che con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti saranno dettati contenuti differenti per la prova pratica a seconda che essa sia sostenuta su ciclomotori a due ruote ovvero a tre o quattro ruote.
Si ritiene opportuno infine evidenziare che, per espresso parere reso dalla Commissione europea, non è possibile differenziare l'età minima necessaria per il conseguimento della patente AM a seconda che si tratti di ciclomotore a due ovvero a tre o quattro ruote nonché non è possibile dare applicazione alle disposizioni della direttiva stessa prima del 19 gennaio 2013.
Come vede, è stata una risposta un po' lunga e articolata ma è necessaria perché il tema è veramente importante e ci richiama tutti - soprattutto chi è genitore di figli in quell'età - ad un'attenzione massima per quanto riguarda la sicurezza stradale in questo specifico settore.

PRESIDENTE. L'onorevole Carlucci ha facoltà di replicare.

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario e il Governo e chiedo al Governo di impegnarsi a seguire questa vicenda a livello europeo, perché abbiamo capito come la burocrazia intralci le buone idee. Per esempio, l'attuazione della possibilità di fare la prova pratica che mi sembra fondamentale. Addirittura questi ragazzini di 14 anni non Pag. 18possono neanche esercitarsi, anche volendo e dovendolo fare. Alla base di questi incidenti c'è anche la scarsa confidenza con la strada e con il codice della strada, oltre che la difficoltà che implica il trovarsi in mezzo alle auto e lo stare nel traffico.
Quindi, ringrazio ancora il Governo e vi chiedo di impegnarvi su due fronti, quello europeo e quello interno, per limare questa incongruenza nel rilascio delle patenti di guida.

(Intendimenti del Governo circa la possibile realizzazione di un impianto per lo smaltimento e per il trattamento delle lastre di amianto nell'area di Villa Santa Lucia, in provincia di Frosinone - n. 2-00929)

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Anna Teresa Formisano rinuncia ad illustrare la sua interpellanza n. 2-00929, concernente intendimenti del Governo circa la possibile realizzazione di un impianto per lo smaltimento e per il trattamento delle lastre di amianto nell'area di Villa Santa Lucia, in provincia di Frosinone (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevoli interpellanti, per quanto indicato nell'interpellanza urgente n. 2-00929 presentata dall'onorevole Anna Teresa Formisano ed altri, riguardante il progetto per la realizzazione di un impianto termico per l'inertizzazione di lastre in Eternit a matrice cemento-amianto nel comune di Villa Santa Lucia, in provincia di Frosinone, nel premettere che la competenza per tale tipo di impianto è regionale, sulla scorta di quanto comunicato dalla regione Lazio, dalla provincia e dalla prefettura di Frosinone e dal comune di Villa Santa Lucia, si rappresenta quanto segue. In ordine al progetto di cui trattasi, il cui iter procedurale è iniziato nel 2010 su richiesta della Progetto immobiliare Srl, si comunica che proprio l'altro ieri, 18 gennaio, in un incontro tenutosi nella sede del consiglio regionale del Lazio, alla presenza di rappresentanti del comune di Villa Santa Lucia, della stessa regione Lazio, del comitato Villa No-amianto e della Progetto immobiliare Srl, è stato sottoscritto un protocollo di intesa con il quale la società proponente ha formalmente preso l'impegno di ritirare il progetto iniziale a seguito dei pareri negativi espressi dagli enti coinvolti, dai cittadini di Villa Santa Lucia e dal comitato Villa No-amianto. La società, con la firma del protocollo, ha condiviso la necessità di un nuovo progetto industriale di riconversione che preveda lo stoccaggio dei rifiuti pericolosi e non pericolosi e il trattamento dei soli rifiuti non pericolosi. Tale nuovo progetto, prima di essere inoltrato agli uffici competenti della regione Lazio, sarà illustrato ai cittadini di Villa Santa Lucia.

PRESIDENTE. L'onorevole Anna Teresa Formisano ha facoltà di replicare.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, ovviamente so bene, caro rappresentante del Governo, che la competenza è regionale però - mi fa piacere che stia entrando anche il Ministro Prestigiacomo - siccome parliamo di questioni che riguardano la salute dei cittadini e la tutela dell'ambiente, credo che sia anche compito del Governo vigilare adeguatamente se ci sono questioni che superano le logiche di competenza. A me fa molto piacere la dichiarazione che ha fatto il sottosegretario, perché se, onorevoli colleghi, voi oggi leggeste la stampa della mia provincia trovereste scritto che il progetto è stato ritirato in un accordo di programma fatto alla regione Lazio e che si tratta di altro tipo di processo produttivo. Il sottosegretario ha appena letto - ed io voglio ripeterlo - che si tratterebbe comunque di un impianto di stoccaggio di rifiuti pericolosi e non. L'italiano è una Pag. 19bella lingua: l'amianto rientra ovviamente tra questo tipo di rifiuti. A mio dire ed a mio avviso, non abbiamo risolto alcun problema e ricominciamo daccapo. Questo significa - lo voglio dire con molta franchezza - che le grandi dichiarazioni che sono apparse di esponenti della regione e delle amministrazioni provinciali e regionali, secondo cui tutto sarebbe tranquillo, non mi tranquillizzano affatto. Continuerò ad essere vigile e a seguire questa vicenda. Vorrei anche sommessamente evidenziare che, se per ottenere un intervento da parte del Governo, bisogna trasformare ogni volta un'interpellanza in interpellanza urgente, aboliamo le interpellanze e le interrogazioni normali, perché la mia interrogazione su questo argomento risale al marzo 2010.
Non ho voluto aspettare il compleanno di questa interrogazione, perché ci eravamo quasi, ma sono stata costretta a trasformarla in un'interpellanza urgente. Rivolgendomi ancora una volta al Ministro, che ringrazio per la presenza, e al sottosegretario, vorrei rivolgere un appello: comunichi alla regione Lazio, ferme restando le competenze, che quella è una zona dove vi sono falde acquifere a un metro di profondità.
Chiaramente, impianti di stoccaggio, riciclaggio e trattamento di rifiuti pericolosi non sono solo normalmente pericolosi, ma potrebbero andare ad inquinare le falde acquifere di quel territorio, che ha un bacino idrico addirittura tale da poter fornire l'acqua alla Campania.
Signor Ministro, la invito ad attenzionare insieme a me questa questione e a comunicare con una nota, se possibile, alla regione Lazio che noi siamo e saremo molto attenti e vigili sul futuro progetto di questa società. Infatti, quando ancora mi si parla di rifiuti pericolosi, ho le antenne dritte e non starò certamente a dormire (Applausi del deputato Piffari).

(Rinvio dell'interpellanza urgente Mosca n. 2-00926)

PRESIDENTE. Avverto che, per accordi intercorsi tra i presentatori ed il Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Mosca n. 2-00926 è rinviata ad altra seduta.
Secondo le intese intercorse, lo svolgimento dell'ulteriore interpellanza urgente Palagiano n. 2-00928 avrà luogo alle 15, dopo l'esame del decreto-legge recante disposizioni in materia di rifiuti della regione Campania.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 novembre 2010, n. 196, recante disposizioni relative al subentro delle amministrazioni territoriali della regione Campania nelle attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 3909-B) (ore 11,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 novembre 2010, n. 196, recante disposizioni relative al subentro delle amministrazioni territoriali della regione Campania nelle attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 3909-B)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Ghiglia, ha facoltà di svolgere la relazione.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge in esame, come sapete, è volto a definire misure atte ad assicurare lo smaltimento dei rifiuti urbani senza soluzione di continuità, accelerare la realizzazione di impianti di termovalorizzazione dei rifiuti, incrementare i livelli di raccolta Pag. 20differenziata e favorire il subentro delle amministrazioni territoriali della regione Campania, con particolare riguardo alle province, nelle attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti.
Il disegno di legge di conversione del decreto-legge è stato approvato in prima lettura alla Camera il 21 dicembre 2010 e trasmesso al Senato, che lo ha approvato ieri, con alcune modifiche. Mi soffermerò, pertanto, solo sulle nuove parti del provvedimento. Innanzitutto, tra i siti di discarica eliminati dall'elenco delle discariche da realizzare ai sensi dell'articolo 9, comma 1, del decreto-legge n. 90 del 2008 si prevede, altresì, la chiusura della discarica sita nella provincia di Caserta, località Torrione, cava Mastroianni.
Nell'ambito delle procedure per la realizzazione dei siti da destinare a discarica, con un emendamento introdotto al Senato viene precisato che l'individuazione di ulteriori aree da destinare a discarica potrà riguardare anche cave abbandonate o dismesse, con priorità per quelle acquisite al patrimonio pubblico.
Ai sensi del nuovo comma 2-bis, introdotto al Senato, il presidente della regione Campania, ovvero i commissari straordinari individuati ai sensi del comma 2 cui viene attribuita la funzione di amministrazione aggiudicatrice, provvede, in via di somma urgenza, ad individuare le aree per la realizzazione urgente di impianti destinati al recupero, alla produzione e alla fornitura di energia mediante trattamenti termici di rifiuti, in cui ricadono i termovalorizzatori, nonché a conseguire le autorizzazioni e certificazioni pertinenti i cui termini di rilascio sono ridotti alla metà.
Con una disciplina in parte diversa da quella prevista per le discariche e gli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti, già modificata nel corso dell'esame alla Camera, si prevedono, quindi, l'applicazione di una procedura semplificata per la valutazione d'impatto ambientale, sulla base di quanto già stabilito dall'articolo 9, comma 5, del decreto-legge n. 90 del 2008, la convocazione della Conferenza dei servizi e il rilascio del parere entro e non oltre sette giorni dalla convocazione, il potere sostitutivo del Consiglio dei ministri che si esprime entro i sette giorni successivi qualora il parere della Conferenza non intervenga nei termini previsti o sia negativo. A tal fine, il presidente della regione costituisce un'apposita struttura di supporto composta da esperti del settore con adeguate professionalità, nel numero massimo di cinque unità, alle cui spese di funzionamento si provvede, nel limite massimo di 350 mila euro, nell'ambito delle risorse di cui al successivo articolo 3.
Si fa notare che la differenza tra le due procedure riguarda, sostanzialmente, la previsione della struttura di supporto, introdotta esclusivamente per gli impianti destinati al recupero, alla produzione e alla fornitura di energia mediante trattamenti termici di rifiuti, mentre per le discariche e gli impianti di trattamento e smaltimento degli stessi il supporto all'attività del commissario è garantito dagli uffici della regione e delle province interessate.
Nel corso dell'esame al Senato è stato poi introdotto il nuovo comma 7-bis il quale, in considerazione della perdurante situazione di criticità e fino alla completa realizzazione dell'impiantistica necessaria per la chiusura del ciclo integrato dei rifiuti, autorizza il presidente della regione Campania ad adottare una o più ordinanze per la messa a punto, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, delle misure occorrenti a garantire la gestione ottimale dei rifiuti e dei relativi conferimenti per ambiti territoriali sovraprovinciali.
Il nuovo comma 7-ter, introdotto al Senato prevede l'applicazione dell'articolo 6 del decreto-legge n. 172 del 2008 fino al 31 dicembre 2011 in considerazione dell'accertata insufficienza del sistema di gestione dei rifiuti urbani in Campania. Il richiamato articolo 6 ha introdotto una disciplina speciale, applicabile esclusivamente nei territori in cui vige lo stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti, volta a rendere più rigoroso il sistema sanzionatorio in relazione ad una serie di condotte già vietate dal codice ambientale. Esso, in particolare, ha previsto Pag. 21la trasformazione di fattispecie contravvenzionali in fattispecie delittuose, la differenziazione tra condotte dolose e condotte colpose ed un significativo inasprimento delle pene.
L'applicabilità della citata disposizione alla regione Campania sino al termine del 31 dicembre 2011 ne conferma il carattere temporaneo ed eccezionale. Come rilevato anche dalla Commissione giustizia nel parere espresso sul decreto-legge n. 172 del 2008, l'articolo 6 rientra nella categoria delle norme eccezionali di cui agli articoli 2, comma 4, del codice penale, nonché 14 delle preleggi e trova la propria giustificazione, sotto il profilo della ragionevolezza, nella gravità della crisi del settore rifiuti in quei territori in relazione ai quali è stato dichiarato lo stato di emergenza.
Segnalo, infine, che con una modifica introdotta al Senato si prevede la riduzione della metà dell'importo delle garanzie finanziarie per i nuovi impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti previste dall'articolo 208, comma 11, lettera g), del codice dell'ambiente per le imprese con certificazione EMAS e del 40 per cento per le imprese con certificazione ambientale UNI EN ISO 14001. Nel valutare positivamente questa disposizione, che favorisce le imprese più avanzate del paese, ricordo che una modifica in tal senso era già stata promossa da più parti nel corso dell'esame dello schema di decreto correttivo al codice ambientale.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, stiamo intervenendo in terza lettura sul disegno di legge di conversione del decreto-legge 26 novembre 2010, n. 196, l'ennesimo decreto-legge sull'emergenza rifiuti in Campania.
Da un lato naturalmente va rilevato che non si tratta più di un decreto-legge di emergenza: non c'è una dichiarazione di disastro e quindi la necessità di intervenire con decreti-legge di urgenza. Dall'altro lato, però ripristiniamo ancora alcuni provvedimenti o suggerimenti che avevamo già visto nel 2008 e 2009.
In particolare - e non troviamo naturalmente né l'efficacia, né il nesso di continuità con questo provvedimento - si è inserito di nuovo un provvedimento che prevede un inasprimento di pene sanzionatorie nei confronti dei soli cittadini della Campania. I giornali l'avevano annunciata come una proposta emendativa necessaria, voluta dagli amministratori sul territorio della Campania e non c'è stata data la possibilità di capire quali amministratori della Campania abbiano chiesto ciò. Su questo punto poi noi avevamo posto anche la questione pregiudiziale di costituzionalità. Non vogliamo farlo un'altra volta, ma, posto che esiste l'emergenza, che abbiamo visto tutti, oltre che materialmente sul posto, anche attraverso giornali, TV, e che hanno visto in tutto il mondo, pensare che essa si possa risolvere esclusivamente vietando di buttare i rifiuti in strada, pena l'arresto per chi lo fa con volumi superiori al mezzo metro cubo, ci ha posto il problema del perché questo non avvenga eventualmente su tutto il territorio nazionale, un poco come la Costituzione prevede.
Ci dispiace che magari la sovrapposizione della discussione di questa settimana sulla relazione territoriale della Commissione bicamerale relativa alle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione siciliana, non abbia potuto permettere al Ministro di essere qui presente, visto che doveva essere nell'altra Aula. Forse però, in quella sede, avremmo magari compreso che il problema non è punire il cittadino, che da qualche parte comunque deve smaltire i rifiuti, perché non c'è ancora alcuno strumento che dimostri l'autodigestione dei rifiuti in casa, neanche per situazioni di emergenza. Nessuno vuole giustificare sicuramente l'abbandono dei rifiuti in strada, ma noi dobbiamo pensare assolutamente come rendere normale la gestione di rifiuti, come in tutta Europa e in tutto il mondo occidentale. Non è infatti sicuramente un Pag. 22fenomeno solo campano. Vorrei comunque sentire il parere del Governo sulle motivazioni di un ulteriore inserimento di questa disposizione, che tra l'altro non è prevista neanche da un provvedimento di decretazione d'urgenza sulla base di una dichiarazione di stato emergenza in Campania.
Queste osservazioni non provengono solo dal gruppo Italia dei Valori, perché la stessa Commissione permanente, la I Commissione ha evidenziato tale anomalia e anche il Comitato per la legislazione, che verifica la validità del provvedimento, l'ha riscontrata. Credo quindi che se i colleghi, lavorando sui provvedimenti, evidenziano situazioni così anomale, esse dovrebbero essere prese in considerazione.
L'altra anomalia forte che emerge anche chiaramente dalle evidenze raccolte dalle Commissioni competenti è il fatto che si inventi una deroga a un provvedimento che già prevede deroghe in materia di ordinanze che, naturalmente, i presidenti di regione, i presidenti delle giunte provinciali e i sindaci devono emettere quando ne ravvedano la necessità e l'urgenza. Tuttavia, prevedere una deroga la quale fa intendere che, di fatto, il sindaco, il presidente della provincia o, in questo caso, il presidente della regione diventa lo sceriffo, che non deve neanche tener conto delle emergenze ambientali, di salute o di igiene pubblica, mi pare un'assurdità e un obbrobrio.
Non possiamo concedere agli amministratori la licenza di uccidere, quindi va bene derogare in materia tecnica e per i tempi necessari per verificare, autorizzare e quindi intervenire, ma derogare anche alle norme in materia ambientale ci pare una forzatura. Altrimenti non si spiega perché sia stato inserito tale rafforzamento di deroghe, che non si riesce a capire a cosa si riferisca se non a questo, visto che già la legge-quadro di cui al decreto-legislativo 3 aprile 2006, n. 152, prevede una disciplina derogatoria in materia di ordinanze.
Ci sono, inoltre, altri piccoli aspetti in relazione ai quali abbiamo presentato alcune proposte emendative, sperando che vengano accolte. Non riusciamo a capire, ad esempio, che motivazioni ci siano per rendere generica la norma che individua le aree da destinare alla costruzione di impianti - dagli inceneritori a quelli per il compostaggio, la gestione della frazione umida o il trattamento di quanto recuperare nel secco - definendo «siti» questi luoghi, come se si trattasse di siti archeologici o di altra natura e rendendo ancora più confusa la situazione.
Non riusciamo a capire la necessità di evidenziare la possibilità di utilizzare le cave attraverso un decreto-legge come questo, con il quale si dà mandato al presidente della regione di individuare le aree per realizzare le discariche, gli impianti di compostaggio e gli inceneritori. È chiaro che le aree devono essere quelle idonee e che i tecnici che la struttura mette in campo provvedono ad individuarle con tutta la conoscenza in loro possesso. Le cave sono già oggetto di sfruttamento del territorio, dovrebbero essere oggetto di ripristino una volta che sono state esaurite, e quindi dovrebbero avere un loro percorso. Se una cava risulta un terreno idoneo per realizzare una discarica ben venga che a ciò sia destinata, ma far espresso riferimento ad essa e non ad un altro sito appare una forzatura.
Abbiamo visto altre situazioni analoghe. Cito ancora quella della Sicilia dove il possesso dell'area o accelerare l'individuazione di un'area piuttosto che un'altra ha favorito qualche business del crimine, che non c'entra niente con la soluzione del problema dei rifiuti in Campania. Se ci affidiamo a soluzioni a rischio - non voglio dire criminali - per il problema dei rifiuti in Campania, ne deriverà sicuramente un aggravamento della situazione. Ricordo che già in occasione dell'emergenza rifiuti 2008-2009, la criminalità organizzata faceva passare i camion caricati dal nostro Esercito attraverso il controllo dei Casalesi. Stiamo attenti, perché non c'è solo una situazione di emergenza per i cittadini, ma anche un'emergenza in riferimento a quello che probabilmente ha Pag. 23aiutato a far degenerare questa situazione, ovvero l'interesse della criminalità organizzata nella gestione dei rifiuti.
Il gruppo dell'Italia dei Valori è quindi davvero molto critico su questo provvedimento e si augura che le poche osservazioni tecniche che abbiamo fatto attraverso le proposte emendative vengano valutate attentamente dal Ministro, a partire - lo ripeto - da quella che riprende l'aggravamento delle pene sanzionatorie con l'arresto dei soli cittadini campani. Non vorrei che, magari, con il prossimo decreto-legge, che sicuramente verrà emanato sull'emergenza rifiuti in Campania, prevedessimo l'arresto su tutto il territorio italiano di soli cittadini campani che girano con i rifiuti a seconda del luogo in cui si trovano (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dionisi. Ne ha facoltà.

ARMANDO DIONISI. Signor Presidente, il decreto-legge che stiamo esaminando tende a definire le misure per assicurare lo smaltimento dei rifiuti urbani, accelerare la realizzazione degli impianti di termovalorizzazione dei rifiuti, nonché per incrementare la raccolta differenziata, ma soprattutto per favorire il subentro delle amministrazioni territoriali, in particolare la regione e le province, nell'attività del ciclo integrato dei rifiuti.
La Camera già si è occupata - e lo aveva sostanzialmente approvato - del decreto-legge in esame, che è arrivato dal Senato con alcune modifiche, talune delle quali sono significative, come la chiusura della discarica della provincia di Caserta, in località Torrione, cava Mastroianni, che ormai si trova all'interno del centro abitato fra Caserta e i comuni limitrofi.
L'altra modifica che ha fatto il Senato riguarda l'utilizzazione delle cave abbandonate o dismesse, dando priorità a quelle che sono già acquisite al patrimonio pubblico. Già nella fase di discussione del decreto-legge all'interno di questa Camera noi abbiamo espresso alcuni giudizi rispetto ad una fase, in Campania, che continua ad essere emergenziale e che non è terminata. Abbiamo bisogno di affrontare tale tema con meno propaganda politica e magari con maggiore intenzione di governare questo processo e di mettere in campo azioni più efficaci per risolvere un problema che riguarda non solo la popolazione di quel territorio, di una regione e di Napoli in particolare, ma l'Italia nel suo insieme (pensiamo ai danni che sul piano dell'immagine la questione dell'emergenza rifiuti in Campania ha prodotto in Europa e nel mondo).
Quindi, credo che serva grande responsabilità nell'affrontare questo tema. Le modifiche introdotte, come ricordavo, sono anche sostanziali e significative. Rispetto ad alcune abbiamo già espresso la nostra riserva nel corso dell'esame alla Camera del decreto-legge in questione. Mi riferisco al ricorso alla deroga come prassi ordinaria per governare un problema così complesso. Non ci dimentichiamo che si tratta di una regione con una presenza della criminalità organizzata molto forte, quindi la prassi di derogare alle norme ordinarie deve essere attuata con grande attenzione per evitare infiltrazioni negli appalti della criminalità organizzata. Infatti, la deroga riguarda questioni anche molto delicate: gli appalti da un lato, ma anche la gestione della VIA per la realizzazione dei siti da destinare a discariche per gli impianti di trattamento. In relazione a ciò, chiederei un maggiore senso di responsabilità e di riflettere sull'uso delle deroghe. Certo, serve una semplificazione di procedure per accelerare il processo non solo di individuazione dei siti, ma anche per realizzare gli impianti necessari per chiudere il ciclo integrato dei rifiuti.
Tuttavia, serve grande responsabilità e grande attenzione, che chiediamo anche alle amministrazioni locali, provinciali e regionali e, quindi, uno sforzo ulteriore al presidente della regione nel vigilare in ordine all'applicazione e alla gestione del provvedimento in oggetto.
Alcune misure introdotte dal Senato possono essere anche valutate positivamente, come quella di immaginare che la gestione ottimale dei rifiuti non si svolga Pag. 24solo nell'ambito dei bacini provinciali, ma anche attraverso ambiti territoriali sovraprovinciali.
Ritengo che lo stato di emergenza debba essere affrontato non solo con un inasprimento delle pene - che vada anche oltre quelle ordinarie del codice sanzionatorio, del codice ambientale - ma soprattutto, educando le popolazioni ed incentivando le amministrazioni locali a cercare di incrementare la raccolta differenziata in questa regione, che è abbastanza bassa. È necessario, quindi, svolgere anche un'opera di sollecitazione nei confronti delle amministrazioni, introducendo anche la possibilità di intervento per le prefetture. A tale proposito, se gli obiettivi di raccolta differenziata non vengono perseguiti, è stata introdotta la possibilità di intervenire e commissariare le amministrazioni locali inadempienti.
Al di là delle riserve - che pure più volte abbiamo espresso sia nell'ambito dell'esame del provvedimento in oggetto in Commissione ambiente, sia all'interno di quest'Aula -, riteniamo che questa emergenza vada superata ed affrontata e che possa consentire, al di là della propaganda, di risolvere un problema che interessa non solo questa regione e quelle popolazioni, ma anche, in generale, il nostro Paese.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,30).

ARMANDO DIONISI. Per consentire tutto questo, il gruppo dell'Unione di Centro ritiene di confermare in questa sede, con tutte le riserve che più volte abbiamo espresso, un voto di responsabilità, per consentire di porre fine ad uno scandalo in un settore come quello della gestione dei rifiuti e restituire tranquillità a quelle popolazioni e credibilità a questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, signora Ministro, deputate e deputati, è destino del provvedimento in oggetto quello di essere discusso in quest'Aula in momenti politici molto particolari. Lo approvammo, infatti, in prima lettura nel mese di dicembre, a partire dal giorno successivo al voto di fiducia che sembrò rafforzare, almeno momentaneamente, il Governo e la maggioranza; lo ridiscutiamo adesso in terza lettura, in un momento assolutamente differente.
Il Presidente del Consiglio e il Governo, infatti, sono travolti, sostanzialmente, da uno scandalo giudiziario e mediatico, che, come affermato dal segretario nazionale del nostro partito, dovrebbe indurre lo stesso Presidente a rassegnare le dimissioni e ad aprire una pagina nuova nella storia di questa legislatura (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Tuttavia, restiamo al tema.
Abbiamo già svolto in prima lettura le nostre considerazioni che ci hanno indotto a votare contro il provvedimento in discussione: farò riferimento ad esse soltanto in maniera molto sintetica. Vorrei, invece, soffermarmi sulle proposte emendative approvate dal Senato, che hanno condotto nuovamente il provvedimento all'esame della Commissione prima e dell'Aula dopo.
Il testo iniziale non è migliorato durante l'iter, se non per pochi emendamenti.
A mio parere, il più significativo emendamento fu approvato esattamente alla Camera, un emendamento del Partito Democratico, grazie al quale il presidente della regione, anziché avere la facoltà di nominare commissari straordinari per la realizzazione degli impianti, a questo punto ha l'obbligo di farlo. Do atto, anzi, che a proposito di tale emendamento il Ministro Prestigiacomo, con un proprio intervento, indusse il relatore a cambiare l'orientamento e il parere, che inizialmente era contrario, sicché l'Aula poté approvarlo.
Gli emendamenti introdotti dal Senato, invece, salvo alcuni su cui dirò, appaiono non migliorativi del testo.

Pag. 25

SOUAD SBAI. Dovevano arrestarla!

SALVATORE MARGIOTTA. Peraltro le osservazioni del Comitato per la legislazione, che abbiamo avuto modo di leggere oggi al riguardo, sono su questi emendamenti molto critici.

SOUAD SBAI. E lo abbiamo salvato noi!

PRESIDENTE. Onorevole Sbai, per favore, lasci parlare l'onorevole Margiotta.

SALVATORE MARGIOTTA. Onorevole Sbai, mi meraviglio molto di quello che sta dicendo.

PRESIDENTE. Onorevole Margiotta, lei si rivolga alla Presidenza. Ho già richiamato l'onorevole Sbai e lei può svolgere il suo intervento serenamente.

SALVATORE MARGIOTTA. Volevo precisare che non mi ha salvato nessuno. Se l'onorevole Sbai si riferisce ad un fatto personale molto doloroso per me, voglio precisare che mi ha salvato il tribunale del riesame, che ha annullato una richiesta da parte del pubblico ministero. Lo dico solo per precisione storica e mi dispiace molto che questi argomenti siano utilizzati a scopo di lotta politica, rispetto a un intervento con cui si cerca, positivamente e criticamente, di fare il mestiere per il quale siamo pagati.
Dicevo, ad esempio, che è certamente positiva l'introduzione da parte del Senato della previsione di abolire, tra i siti in cui sono previste le discariche, anche quello di Caserta. In tale senso si era espresso anche il gruppo del Partito Democratico. Lo diceva già l'onorevole Piffari: prevedere esplicitamente che le discariche possano essere realizzate anche in cave abbandonate è ovviamente positivo e aggiuntivo, ma non si conferiscono nuove competenze al presidente della regione, che, anche in assenza di tale precisazione, avrebbe potuto certamente scegliere le cave abbandonate quali luogo per la realizzazione delle discariche.
Per quanto riguarda il nuovo comma 2-bis, la prima parte è condivisibile e siamo d'accordo sulle funzioni attribuite al presidente della regione in relazione alla individuazione di aree per la realizzazione di termovalorizzatori. Non si capisce, però, la seconda parte di tale comma - dico al Ministro -, laddove si prevede l'obbligo per il presidente della regione di nominare una struttura di supporto in relazione alla procedura semplificata di valutazione di impatto ambientale, con, evidentemente, ulteriore esborso economico di 350 mila euro per il funzionamento di tale struttura. Non si capisce tale disposizione ed è criticabile - abbiamo presentato un emendamento in tal senso - per vari motivi: anzitutto, non si può imporre per legge al presidente della regione di avvalersi di una struttura quando egli può utilizzare gli uffici regionali ed enti pubblici come l'ARPA e l'ISPRA. Su tale osservazione ritornano tanto gli uffici della Camera quanto il comitato pareri della I Commissione che dice esattamente che c'è anche un dubbio profilo di costituzionalità, in quanto non può essere una legge a decidere come il presidente della regione debba affrontare una procedura di tipo tecnico-amministrativo.
Così criticabile è il nuovo comma 7-bis, molto poco chiaro. Peraltro, diceva bene anche in questo caso il collega Piffari, si chiede una deroga rispetto all'articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006, che è già articolo di deroga rispetto alla normativa vigente. Anche su questo nuovo comma 7-bis il comitato pareri della I Commissione ha espresso in maniera netta l'osservazione che ho provato ad esplicitare or ora.
Il comma 7-ter evidenzia, ancora una volta, la contraddizione evidente che non mancammo di notare già in prima lettura. Si parla di inasprimento di pene, o anche di sostituzione di contravvenzioni amministrative con pene, solo per la regione Campania e solo fino al 31 dicembre 2011. Quindi, si conferma il carattere temporaneo ed eccezionale della disposizione. Pag. 26
E veniamo dunque a uno degli aspetti su cui noi abbiamo sollevato già nel precedente dibattito le nostre critiche. È emergenza o no?
Noi diciamo che siamo ancora in emergenza e che la suddetta non si può dichiarare terminata attraverso un decreto-legge: infatti, il testo è infarcito di commissari straordinari, di procedure semplificate (ad esempio in materia di valutazione di impatto ambientale, così come in materia di assegnazione degli appalti), nonché addirittura - come ha detto oggi, in Commissione, con felice espressione, il collega Jannuzzi - di un federalismo dei reati e delle pene ad tempus, pene che funzionano solo in una regione del nostro territorio e solo per un certo intervallo di tempo. Se sono vere tutte queste cose, se vi è necessità di procedure semplificate per appalti per via di commissari straordinari e di inasprimento di pene ad tempus, è evidente che siamo ancora in piena emergenza. Dunque, lo si dica.
Positiva è, invece, la modifica dell'articolo 3, introdotta al Senato, la quale favorisce le aziende in possesso di certificazioni ambientali, riducendo l'importo delle garanzie fideiussorie. Ciò vale sull'intero territorio nazionale ed è un segnale positivo per quelle aziende che sono perfettamente in regola con tali procedure.
Rimangono alcuni punti deboli di questa legge, che già avemmo modo di evidenziare. Ripeto: vi è l'errore di dichiarare la cessazione dell'emergenza. E poi vi sono le discariche.
Quanto a discariche, il decreto-legge abolisce alcuni siti, ma non ne individua di nuovi. Serietà avrebbe richiesto, nell'indicare le discariche da non fare, di segnalare anche quelle con le quali le si vuole sostituire. Tuttavia, ci rendiamo conto che sarebbe stato chiedere troppo, in termini di chiarezza, ad un Governo che, su questo aspetto, ancora rimane assolutamente sul vago e non entra con precisione nel merito dei problemi.
Anzi, nel mese di dicembre, avevamo chiesto con una proposta emendativa che tale compito - ossia, l'individuazione dei siti - fosse chiaramente messa in testa al Presidente della regione, come è giusto che sia. È costui, in qualità di massima autorità politica sul posto, ad avere la responsabilità (nonché il dovere di esercitarla) di un atto di programmazione puro. Al contrario, il decreto-legge oggi prevede che anche la scelta dei siti sia demandata ai commissari straordinari, cosa che a noi non sembra congrua né opportuna, mentre, al contrario, sembra indebolire e rallentare il processo di individuazione dei siti.
Siamo stati, poi, molto critici sulla provincializzazione - prevista in questo decreto-legge - di alcune funzioni. Essa è sbagliata, anche in materia di raccolta differenziata. Abbiamo casi ben virtuosi di comuni amministrati dal centrodestra e dal centrosinistra - non ne faccio questione di colore politico - i quali si vedrebbero privati di un ruolo che hanno saputo interpretare molto bene. Anche in questo caso, qual è il motivo della provincializzazione, se non quello di attribuire funzioni e competenze alle province in questo momento amministrate dal centrodestra? Peraltro, riproporre l'esperienza di società provinciali è un errore, un'esperienza già vissuta ed ampiamente fallita.
Un'altra considerazione e poi concludo: il decreto-legge prevede, inoltre, un finanziamento, giusto e opportuno, di 150 milioni di euro. Sarebbe, intanto, interessante capire, in questi quindici anni, quante risorse finanziarie sono state complessivamente investite.
Inoltre, rilevo che, ancora una volta, le risorse sono attinte dai fondi FAS, classica abitudine di questo Governo. Ci conforta che i soldi destinati al Mezzogiorno, in questo caso almeno, rimangano al Mezzogiorno. Tuttavia, i fondi FAS hanno finalità ben diverse da quelle di fronteggiare l'emergenza rifiuti. Inoltre, non vi è alcuna indicazione in merito all'utilizzo di questi fondi, che chiediamo siano prioritariamente indirizzati al comparto della raccolta differenziata.
In conclusione, signor Presidente, sappiamo che i nostri emendamenti non saranno Pag. 27approvati, nonostante i nostri sforzi, in quanto avete timore di mettere a rischio la conversione del decreto-legge. Tuttavia - e mi rivolgo al Ministro Prestigiacomo - il testo risultante da queste tre letture, mi sembra davvero raffazzonato, confuso, se non dannoso e per molti versi inutile: una miscela di previsioni normative, che non risolvono il problema, non vanno al cuore delle questioni e rischiano di lasciare la regione campana ancora in emergenza, con i danni di immagine - non solo della Campania, ma dell'intero Paese - ben noti.
Lascio alla riflessione del Ministro e del Governo se, invece, non sarebbe esattamente il caso di lasciarlo decadere e di riscriverlo daccapo, in modo più attento, razionale e rispettoso di quello che sta accadendo in Campania e delle cose effettivamente da fare, anziché ostinarsi nella conversione di questo testo.
Chiediamo al Governo di uscire dalla propaganda che Berlusconi e Bertolaso hanno svolto nei mesi in cui hanno cercato di convincerci che il problema fosse risolto. Chiediamo di fare questo nel solo interesse del popolo campano e, in senso lato, dell'intera nazione che, dalla vicenda campana, sta subendo danni di immagine assolutamente rilevanti.
Con questo spirito affronteremo la discussione e, se non vi saranno sforzi nei nostri confronti, come poi sarà detto da chi interverrà in sede di dichiarazione finale, il voto del Partito Democratico non potrà che essere contrario su questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tommaso Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, torna il decreto-legge che la Camera aveva già esaminato, e debbo dire che è inutile ripetere sistematicamente gli stessi concetti. A me pare che questo decreto-legge abbia una sua importanza fondamentale nel momento in cui si preoccupa di superare la fase dell'emergenza, anzi, ha il pregio di dichiarare chiusa la fase dell'emergenza, perché questo è il nocciolo della questione.
Noi possiamo, o potevamo, continuare a procrastinare la fase dell'emergenza, dando l'idea di poter utilizzare anche strumenti forse eccezionali, ma sicuramente si sarebbe data l'idea che il potere politico non è capace di normalizzare una situazione che, francamente, non si spiega, perché, come ebbi già occasione di ricordare nelle precedenti discussioni, mi pare fin troppo evidente che, se questo Parlamento si dovesse occupare di tutte le emergenze rifiuti in Italia, probabilmente sarebbe in seduta continua.
Invece, le emergenze rifiuti sono delegate agli organi regionali, provinciali e comunali, che hanno, questi sì, il compito e il dovere di risolvere le questioni. Vi sono dei piani previsti che partono dal livello regionale, arrivano a quello provinciale e devono trovare attuazione da parte dei comuni. Vi sono delle tecniche e delle tecnologie sviluppate in questi anni che hanno praticamente messo in soffitta, in gran parte del Paese, il concetto di discarica, vecchia maniera. Vi sono addirittura dei termoutilizzatori che non soltanto sono in grado di smaltire la parte di rifiuto che viene ad essi conferita, ma producono energia. Vi sono cioè tutte le condizioni per poter dire che la situazione di emergenza non ha più ragion d'essere, se non artificiosamente creata.
È questo che sotto il profilo politico deve preoccupare; in questa occasione non è stato ribadito, perché le cose sono cambiate, ma non più tardi di quaranta giorni fa abbiamo svolto una discussione su questo decreto con l'opposizione che accusava addirittura il Governo per i rifiuti ancora presenti nella città di Napoli, quasi fosse il Governo che si dovesse preoccupare di intervenire e non gli enti locali interessati, a partire da quello del capoluogo di regione che ha un sindaco ormai più uscito che uscente, ma che, indubbiamente, di questo tema negli ultimi dieci anni non si è fatto mai carico.
Il senso di responsabilità vuole allora che si sia portato in questa sede un ulteriore provvedimento per tentare di Pag. 28risolvere definitivamente il tema e il problema, ma dobbiamo aggiungere anche una cosa fondamentale: non vi è norma di legge che possa risolvere la questione se poi non vi è la collaborazione positiva e vera, richiesta da parte di quegli enti cui i compiti vengono delegati e vengono conferiti. È questa la vera sfida di questo decreto-legge: vedere fino in fondo chi vorrà fare la propria parte per far sì che di questa emergenza rimanga soltanto un pallido ricordo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 3909-B)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Ghiglia.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, rinuncio alla replica.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, desidero in primo luogo ringraziare la Commissione ambiente, il presidente Alessandri, il relatore Ghiglia, i parlamentari di maggioranza e di opposizione che hanno contribuito ad un lavoro sereno svoltosi in Commissione.
Siamo giunti alla terza lettura di questo provvedimento, segno che il Governo ha voluto un confronto vero con il Parlamento. Sono state apportate modifiche importanti in entrambi i rami del Parlamento e siamo giunti alla terza lettura. Il relatore e gli onorevoli colleghi hanno ben illustrato le modifiche apportate dal Senato. Tutte le modifiche vanno a rafforzare le finalità di questo provvedimento e non hanno intaccato quelle approvate e discusse qui alla Camera.
Sono modifiche che tengono conto di una serie di istanze che aveva anche accolto la Presidenza del Consiglio in una serie di riunioni che si sono svolte durante il periodo delle festività natalizie. Abbiamo voluto accogliere la richiesta della chiusura di cava Mastroianni, una richiesta forte che proveniva da parte del territorio di Caserta, non soltanto dal suo presidente, ma anche dai parlamentari.
Abbiamo voluto introdurre una norma che prevede l'utilizzo delle cave abbandonate a fini di discarica. Sono moltissime le cave abbandonate acquisite al patrimonio pubblico in Campania, un territorio dove è difficile reperire siti per aprire discariche e certamente questi siti vanno tenuti in considerazione.
Abbiamo accolto una modifica che punta a semplificare ancora di più le procedure per la realizzazione degli impianti di termovalorizzazione che sappiamo essere la primaria finalità di questo provvedimento.
Abbiamo voluto reintrodurre l'inasprimento di alcune sanzioni penali in campo ambientale per reati ambientali che erano state introdotte durante la fase emergenziale e che avevano dato buoni risultati. Sappiamo che questa norma non può rimanere a lungo in Campania, ma per ulteriori 12 mesi in questa delicata fase di transizione, visti i buoni risultati, riteniamo che possa essere utile la sua reintroduzione.
Diciamo che l'obiettivo di questo provvedimento è quello di riportare la Campania ad una normalità efficiente nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti. Questo provvedimento punta al superamento delle conflittualità fra le istituzioni del territorio, fra regioni, province e comuni e, sebbene siano giunte ancora delle critiche da parte dell'opposizione, sappiamo che questo provvedimento è condiviso dal territorio e che in qualche modo segna uno spartiacque rispetto alle modalità di gestione del passato.
Purtroppo, essendo vicina la data di scadenza del decreto-legge, non potremmo accogliere ulteriori emendamenti, tuttavia mi sento di dire che il Governo terrà conto Pag. 29del dibattito che si svolgerà oggi in Aula nell'applicazione di questo provvedimento.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,49).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso e anche per consentire al Comitato dei nove di riunirsi, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 12,15.

La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 12,15.

Si riprende la discussione.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3909-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 3909-B), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 3909-B).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 3909-B).
Avverto, altresì, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V Commissione (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 3909-B), che sono distribuiti in fotocopia.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Piffari 1.4, nonché sugli emendamenti Piffari 1.5, Barbato 1.6 e Mariani 1.1
Il parere è, altresì, contrario sugli identici emendamenti Mariani 1.2 e Piffari 1.7, nonché sugli identici emendamenti Ferranti 1.3 e Piffari 1.8.

PRESIDENTE. Il Governo?

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 1.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, abbiamo presentato pochi emendamenti e abbiamo rinunciato ad intervenire sul complesso delle proposte emendative, però cerchiamo di motivare anche il perché abbiamo comunque insistito nel produrre degli emendamenti visto che i tempi ce lo permettono, anche perché il decreto-legge, già in vigore da novembre, dovrebbe già aver prodotto qualche beneficio in Campania, se così fosse.
Con questo emendamento, proponiamo, al comma 2, dell'articolo 1 dopo le parole «patrimonio pubblico», di aggiungere le parole «previe opportune ed adeguate verifiche e nel rispetto della normativa tecnica nazionale comunitaria», perché indicare ulteriori aree da destinare a discarica, da individuare in cave abbandonate o dismesse, sembra qualcosa di quasi inutile perché è chiaro che le discariche, in una situazione di emergenza, si vanno ad individuare laddove, dal punto di vista geologico, è più opportuno e nei luoghi che probabilmente non coincidono con il piano degli insediamenti provinciali.
Sembra quasi una forzatura, e non vorremmo che ci fosse la manina di qualcuno nell'individuare le cave per l'opportunità di sfruttarle per una questione di business. Le cave sono siti già sfruttati dal Pag. 30punto di vista geologico, ma dovrebbero avere anche le risorse per i ripristini e dovrebbero essere considerate né più né meno che come tanti altri siti che magari hanno invece basamenti di argilla, evitando l'inquinamento delle falde acquifere e che il percolato vada ad inquinare le acque ed il terreno attorno. Quindi, credo che il modo di scegliere le aree per le discariche non sia quello di individuare il segmento dal punto di vista legislativo. Ecco perché abbiamo proposto questo emendamento, non eliminando la questione delle cave, ma quanto meno salvaguardando prioritariamente le opportune verifiche nell'adeguatezza del sito da individuare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Barbareschi, onorevole Mattesini, onorevole Santelli, onorevole Bernardini, onorevole Lulli, onorevole Urso, onorevole Scalera, onorevole La Loggia, onorevole Zunino, onorevole Pagano, onorevole Laboccetta, onorevole Cimadoro, onorevole Sisto, onorevole Rotondi, onorevole Buonfiglio, onorevole Brancher...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 522
Votanti 514
Astenuti 8
Maggioranza 258
Hanno votato
192
Hanno votato
no 322).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole, e che il deputato Distaso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Calearo Ciman, onorevole Granata, onorevole Pizzolante, onorevole Giammanco, onorevole Giulietti, onorevole Trappolino, onorevole Benamati, onorevole Fassino, onorevole Ferranti, onorevole Boniver, onorevole Iannaccone, onorevole Stucchi, onorevole Distaso, onorevole Fucci, onorevole Corsaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 533
Votanti 525
Astenuti 8
Maggioranza 263
Hanno votato
195
Hanno votato
no 330).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Barbato 1.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, cercherò di essere breve, però su questa questione è bene che evidenzi all'Aula che cosa stiamo per votare con questo provvedimento. Si tratta della deroga alla deroga: di fatto stiamo per prevedere di derogare in materia ambientale rispetto ad un articolo nel quale è già prevista una deroga sui poteri di ordinanza.
Questo vale per i sindaci, per i presidenti di provincia e per il presidente della Pag. 31regione. Tuttavia, è chiaro che vi sono questioni che non possono essere derogate e, quindi, nel caso di specie non si capisce se ve ne sono o se si vuole derogare a tali questioni. Le questioni sono quelle relative alla salute pubblica e alla salvaguardia dell'ambiente. Derogare su queste materie sarebbe come dare la licenza per continuare a perpetrare un crimine. Credo che questo non sia possibile. È un'assurdità e l'emendamento in esame tenta di porre un rimedio a questa situazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbato 1.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevoli Iannuzzi, Scilipoti, Calearo Ciman, Giulietti, Scanderebech, Goisis, Pizzolante... ancora l'onorevole Scanderebech... qualcuno vada in aiuto dell'onorevole Scanderebech... Presidente Leone... i colleghi hanno votato? L'onorevole Scanderebech ancora non vota...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 534
Votanti 526
Astenuti 8
Maggioranza 264
Hanno votato
195
Hanno votato
no 331).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, entrerò poi nel merito specifico dell'emendamento ma, come veniva ricordato prima, stiamo sostanzialmente trattando questo decreto-legge come se fosse un decreto-legge ordinario quando, invece, in realtà è un decreto-legge che nei suoi contenuti è come se stabilisse un vero e proprio stato di emergenza perché le deroghe che vi sono all'interno di questo provvedimento in ordine ai poteri dei vari livelli istituzionali sono talmente straordinarie che descrivono, di fatto, un intervento di natura emergenziale. Questo - e lo spiegherò alla conclusione del mio intervento - deriva anche dal fatto che, a mio parere, la capacità decisionale ad oggi del governatore Caldoro è ancora molto limitata perché tantissimi poteri che qui vengono introdotti in realtà, nella normativa attuale, potrebbero già essere esercitati dal presidente della regione.
Abbiamo manifestato anche tutte le nostre preoccupazioni sul tema - come ricordava anche prima l'onorevole Piffari - delle deroghe alle procedure di valutazione di impatto ambientale e, eventualmente, di autorizzazione ambientale integrata, cioè tutte le norme di carattere ambientale. È vero che vi è necessità di abbreviare i tempi però ormai - e lo abbiamo visto anche nella discussione sulla Sicilia e lo vedremo tutte le volte che affronteremo discussioni che riguardano stati di emergenza pregressi - tutte le volte che si è agito in deroga alle tematiche, alle autorizzazioni e alle procedure di carattere ambientale, nel giro di pochi anni ci siamo trovati di fronte ad impianti con gravi problemi dal punto di vista dell'impatto ambientale, perché sono impianti che molte volte non rispettano i minimi criteri normativi e creano problemi di carattere ambientale e sanitario.
Inoltre, è stato fatto all'interno di questo decreto-legge qualcosa tra la confusione e il pasticcio. Infatti, non è vero che si è svolto un confronto vero in Parlamento ma, piuttosto, direi che è si è svolto un confronto vero tra le diverse anime della maggioranza a proposito della diversa disciplina con cui si affrontano le discariche, gli inceneritori e gli impianti di trattamento intermedi.
Sono tre discipline assolutamente diverse e, non a caso, si capisce che quella su cui c'è maggiore interesse è quella sugli appalti degli inceneritori che - com'è noto Pag. 32- presentano dei «conquibus» finanziari molto più elevati rispetto agli altri tipi di impianti. È per questo che, ad esempio - ed entriamo nell'oggetto del nostro emendamento e della richiesta della soppressione - non si capisce che senso abbia questa struttura di supporto, per la quale - lo ricordo - si buttano via, a mio parere, 350 mila euro. Si può dire che si tratta di poca cosa rispetto a quello che fino ad oggi si è sperperato in Campania per la questione emergenziale, ma in realtà questi soldi potrebbero essere indirizzati per fare qualcos'altro.
Infatti, non si capisce perché bisogna fare una struttura di supporto dal momento in cui sul versante ambientale il Ministero e la regione possono avvalersi dell'ISPRA, con quasi 1.200 dipendenti tutti qualificati, dell'Arpa Campania, con quasi 500 dipendenti, tra i quali vi è personale qualificato, e dell'Istituto superiore di sanità. Ciò per quanto riguarda le questioni ambientali e sanitarie; sul versante energetico più volte è stato utilizzato l'ENEA, che addirittura è stato trasformato proprio su richiesta della maggioranza in un'agenzia per l'energia, mentre per quanto riguarda le procedure d'appalto credo e spero che i funzionari regionali siano in grado di approcciare un tipo di appalti di quel genere. Non si capisce a cosa serva una struttura di supporto se non a spendere e a buttare via 350 mila euro.
Tra l'altro, voglio ricordare che anche noi nella nostra proposta di legge avevamo chiesto di istituire una struttura tecnico-scientifica a supporto della regione, ma una struttura costituita proprio da componenti di carattere istituzionale. Quindi, proponiamo di stralciare questa parte dell'articolo 2-bis, con un emendamento di carattere soppressivo.
L'intero decreto-legge - lo ripeto - sostanzialmente dà due risposte: una - come ho ricordato prima - è una sorta di pronto soccorso nei confronti di un presidente debole, l'altra mostra che le deroghe sono talmente tante che, di fatto, si ritorna ad uno stato di emergenza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione)

Onorevoli Patarino, Mario Pepe (PdL), Bobba, Mussolini, Minasso, Cesario, Granata...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 539
Votanti 532
Astenuti 7
Maggioranza 267
Hanno votato
194
Hanno votato
no 338).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Mariani 1.2 e Piffari 1.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonavitacola. Ne ha facoltà.

FULVIO BONAVITACOLA. Signor Presidente, non so se il Ministro Calderoli, nella sua attività volta alla semplificazione normativa, abbia avuto modo di leggere il testo del decreto-legge. Sarei curioso di capire cosa ne pensa perché è difficile immaginare un «papocchio» più intricato e incomprensibile di questo decreto-legge, in particolare delle norme che sono state riformulate dal Senato e che sono pervenute alla Camera questa mattina per la nostra definitiva approvazione.
Si sta consacrando una nuova organizzazione del sistema di gestione dei rifiuti che è la definitiva provvisorietà. A questo si sta aggiungendo anche un istituto sconosciuto, cioè la «superemergenza», che naturalmente richiede delle «superderoghe».
Con l'emendamento che noi sottoponiamo alla votazione intendiamo espungere dal testo una stranezza - per usare un eufemismo - davvero preoccupante. Si Pag. 33prevede, niente poco di meno, di attribuire al presidente della regione poteri derogatori al regime derogatorio previsto dall'articolo 191 del codice dell'ambiente. Quindi è vero che siamo usciti dall'emergenza, ma per entrare nella «superemergenza». Perché dovrebbero essere conferiti questi poteri?
Guardando l'articolo 191, non ci sono limitazioni particolari, può essere adottato un provvedimento d'urgenza in ambito sovraprovinciale, perché la competenza del presidente della regione naturalmente è sovraprovinciale, né ci sono limitazioni temporali, perché un provvedimento di sei mesi può essere reiterato per altri 18 mesi, cioè arriviamo a due anni. Allora qual è la ragione per la quale prevedere questa «superderoga»? Probabilmente la ragione è che l'articolo 191 ragionevolmente - perché esistono ancora delle norme nazionali nell'ordinamento giuridico - prevede che in presenza di misure straordinarie l'organo che esercita questi poteri debba attivare anche iniziative volte a superare le ragioni che hanno giustificato questo provvedimento straordinario. Evidentemente volete sottrarvi all'onere di indicare una strada per uscire dall'emergenza e volete semplicemente legittimare la gestione e il «galleggiamento» a tempo indeterminato in una situazione emergenziale.
In verità, fa anche un po' sorridere l'attribuzione al presidente della regione Campania di questi «superpoteri», in verità di questi «superpoteri» - o perlomeno della volontà di esercitare una funzione significativa - non ne abbiamo visto traccia in questi mesi, e d'altronde mi pare sintomatico che nello stesso testo in una materia delicata come quella delle discariche si prevede addirittura che il presidente della regione Campania deleghi l'individuazione delle discariche a non ben identificabili commissari straordinari. Cioè, il tema decisivo dell'emergenza rifiuti viene demandato al presidente della regione il quale poi lo attribuirebbe a dei commissari straordinari, i quali dovrebbero individuare le discariche, attivare le procedure per il loro attrezzaggio e così via.
Bene, è davvero inverosimile che poi lo stesso presidente della regione abbia bisogno di questi poteri «super extra ordinem» che voi prevedete.
Quindi noi chiediamo di togliere questa norma che è davvero - oserei dire - scandalosa e concludo facendo una previsione. Poiché i veri temi strutturali dell'emergenza rifiuti sono estranei al testo di questo decreto e alla sua ratio, avremo di qui a qualche settimana una situazione sempre più critica e ingovernabile, per cui non è escluso che veniate fra non molto ad emanare un ennesimo decreto. Vi segnalo il numero - a.C. 3886 - della proposta di legge del Partito Democratico per uscire dall'emergenza. Se la leggerete troverete qualche ispirazione utile per evitare un nuovo «papocchio» fra qualche mese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mariani 1.2 e Piffari 1.7, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevoli Patarino, Bianconi, Pizzolante, Farina Coscioni, Porcino, Gelmini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 542
Votanti 533
Astenuti 9
Maggioranza 267
Hanno votato
198
Hanno votato
no 335).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Ferranti 1.3 e Piffari 1.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

Pag. 34

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, il nostro emendamento in pratica cerca di intervenire su un modo di legiferare che sta sostanzialmente trasformandosi in una lesione dei principi costituzionali fondamentali. Qui si vuole estendere l'applicazione di una disciplina che è stata introdotta dall'articolo 6 del decreto-legge n. 172 del 2008, che è già di per sé un provvedimento temporaneo ed eccezionale, perché configura delle fattispecie di reato soltanto laddove certe condotte, riguardanti lo smaltimenti di rifiuti, siano poste in essere in una situazione in cui sia stato dichiarato lo stato di emergenza. Già quell'articolo 6 del decreto-legge n. 172 del 2008, che è stato convertito in legge dal Parlamento nel 2008, presenta caratteristiche di deroga nell'eccezionalità della situazione a regime generale. In questo caso, la violazione più forte, che riguarda il principio di eguaglianza su tutto il territorio nazionale, soprattutto con riferimento alle fattispecie incriminatrici, non ha a monte quella legittimazione che deriva dallo stato di emergenza. Quindi, sostanzialmente qui, attraverso nuove fattispecie di incriminazione penale, che tra l'altro hanno una durata addirittura temporanea - quindi si tratta di un provvedimento eccezionale e temporaneo - si prescinde dallo stato di emergenza. Vi sono situazioni di criticità che si vogliono risolvere come sempre - questo poi è il dato politico negativo - attraverso norme incriminatrici penali, quando poi sappiamo che non è questo il modo per risolvere il problema dei rifiuti di Napoli e della regione Campania e di altre regioni. Laddove ci sono incapacità delle amministrazioni, alla fine la bacchetta magica si vuole che l'abbia il giudice, perché poi abbia la sua responsabilità nell'incapacità di far fronte al fenomeno. Quindi, ci sono motivazioni politiche sottostanti in una legislazione che è sempre emergenziale, che non risolve mai il problema e che, pertanto, ci vede contrari. Poi ci sono soprattutto incongruenze e violazioni costituzionali del principio di uguaglianza, che non giustificano una logica di incriminazioni penali per fatti che sono già puniti dal codice dell'ambiente e che vengono ad avere un'efficacia meramente locale, definita dal punto di vista spazio-temporale, e, in quanto tale, non legittimata. Quindi, chiediamo la soppressione del comma 7-ter dell'articolo 1.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, cercherò di essere breve, perché dal punto di vista tecnico la collega Ferranti è stata precisissima nel motivare questo nostro emendamento, già tra l'altro oggetto - come abbiamo detto prima - di un'azione di contestazione, con la richiesta di incostituzionalità nella precedente valutazione. Chiedo, però, ai colleghi ed anche al Ministro... è l'ultimo emendamento...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, il Ministro non dovrebbe essere disturbato.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Chiedo al Ministro, poiché questa norma era già in vigore nel 2009, quanti campani abbiamo arrestato perché abbandonavano i rifiuti. O non li abbiamo arrestati perché non c'erano rifiuti abbandonati?
Non possiamo inventarci queste norme: non si tratta mica di una razza extracomunitaria che già si vuole ributtare nel mare. Sono cittadini italiani e come tali vanno trattati. Prenderci in giro con questi provvedimenti è assurdo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Ferranti 1.3 e Piffari 1.8, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Rosato, D'Antoni, Grassi...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 35
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 539
Votanti 531
Astenuti 8
Maggioranza 266
Hanno votato
195
Hanno votato
no 336).

Prendo atto che i deputati Palagiano e Realacci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3909-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3909-B). Qual è il parere del Governo?

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il Governo non accetta gli ordini del giorno Zaccaria n. 9/3909-B/1 e Iannuzzi n. 9/3909-B/2 ed accetta gli ordini del giorno Cosenza n. 9/3909-B/3 e Porfidia n. 9/3909-B/4.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Zaccaria n. 9/3909-B/1, non accettato dal Governo.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, prima ho ascoltato quello che il Ministro ha detto concludendo la discussione sulle linee generali. Qui si ha la sensazione che si dicano le cose giusto per dirle, perché il Ministro ha detto una cosa molto precisa. Ha detto: mi rendo conto che questo decreto-legge, siccome ha i giorni contati, non può, in questa fase, tenere conto delle osservazioni che vengono fatte dai colleghi. Però, cercheremo in ogni sede di far memoria e tesoro delle osservazioni che hanno un fondamento.
Questo è quello che ha detto il Ministro pochi minuti fa, ma non c'era nessuno in Aula. Questo ordine del giorno non è un mio capriccio personale: è firmato anche dagli onorevoli Lo Moro e Duilio. È una condizione - ripeto, condizione - del Comitato per la legislazione.
Vorrebbe dire che, in altri tempi, se vi fossero state le condizioni, la Commissione di merito e, penso, il Governo avrebbero dovuto prenderlo in seria considerazione. Mi rifaccio all'intervento molto chiaro che l'onorevole Bonavitacola ha fatto pochi minuti fa, che non so se tutti hanno ascoltato: qui non siamo solo in presenza di un potere derogatorio. Questo Parlamento, quest'Aula, sostanzialmente, sono molto indifferenti al fatto che approvano delle leggi e poi, ad un certo punto, qualcuno - commissari, ordinanze di protezione civile - può approvare norme in deroga a tutto.
Una volta si discuteva del principio di legalità: è un cardine dell'ordinamento; non le cose che sentiamo dire su Stato e diritto, più o meno a sproposito. Il principio di legalità vuole dire che il Parlamento dei rappresentanti del popolo approva delle leggi, pone delle garanzie sulla sicurezza, sulla tutela ambientale e su una serie di cose tutte molto importanti. Poi si stabiliscono norme derogatorie, perché vi sono situazioni di emergenza, che oggi vengono negate; però, i poteri derogatori continuano ad esserci. Signor Ministro, questo è un potere derogatorio al quadrato, perché non solo si deroga a quello a cui si poteva derogare prima, ma si deroga ancora di più.
Mi domando, eliminiamo il principio di legalità, ma eliminiamo anche - e ad alcuni potrà far piacere - il controllo giurisdizionale in questo modo. Questa è una cosa pericolosissima, vuol dire «licenza di uccidere», di fare tutto. L'ordine del giorno in oggetto è flebile e nasce da una condizione posta dal Comitato, che poteva essere firmata da colleghi che sono qui presenti, che per ragioni tecniche non lo hanno fatto e che impegna il Governo Pag. 36a «verificare che, in sede di attuazione della disposizione in questione, le ordinanze emesse dal presidente della regione Campania rispettino - attenzione, non è una cosa peregrina - le disposizioni vigenti in materia di tutela ambientale, sanitaria e di pubblica sicurezza, nonché le disposizioni sul potere di ordinanza» contenute in una legge ormai «antica», la n. 225 del 1992, ma che stabilisce quando si possono emanare norme ed intervenire con il potere di ordinanza.
Sinceramente, credo, signor Ministro che lei dovrebbe riconsiderare quel giudizio così perentorio, negativo, perché altrimenti dimostrate che in questo Parlamento il principio di legalità non ha alcun senso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo conferma il parere precedentemente espresso e che, quindi, il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Zaccaria n. 9/3909-B/1, non accettato dal Governo.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zaccaria n. 9/3909-B/1, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calearo Ciman, Migliori, De Luca, Cesa, Garofani, Tocci, Ruben...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 522
Maggioranza 262
Hanno votato
200
Hanno votato
no 322).

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, intervengo per modificare il parere già espresso dal Governo sull'ordine del giorno Iannuzzi 9/3909-B/2. Il parere è favorevole (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/3909-B/2, accettato dal Governo.
Prendo atto altresì che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Cosenza n. 9/3909-B/3 e Porfidia n. 9/3909-B/4, accettati dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3909-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, annuncio che il voto del mio gruppo sarà favorevole, ma è un voto amaro, come è stato amaro il capodanno dei napoletani e dei campani, che hanno accolto il nuovo anno con il cuore pesante per gli interrogativi senza risposta, le attese deluse, il bisogno di riscatto costantemente mortificato da una realtà che non cambia, non muta. È ancora tristemente emergenza la parola chiave dell'approccio alla questione dei rifiuti in Campania, una questione che si trascina da un lasso di tempo tanto lungo, da costituire motivo di vergogna per tutto il Paese e non solo per la Campania.
Non entriamo, volutamente, nel merito delle modifiche apportate al decreto in esame e sulle perplessità che suscitano in noi talune misure. Altro che fine delle ostilità tra le amministrazioni locali! Ne vedremo delle belle, purtroppo. Pag. 37
Vogliamo, però, rammentare al Governo, innanzitutto, che la Campania resta una sorvegliata speciale dell'Unione europea. Il Commissario all'ambiente ha detto recentemente, senza mezzi termini, che senza un piano regionale degno di questo nome l'Italia sarà nuovamente deferita alla Corte di giustizia europea con la richiesta di sanzioni pecuniarie.
Sa bene l'Unione europea che se pure l'ultima emergenza è stata bene o male tamponata, è solo questione di tempo prima che se ne aprano di nuove e certamente peggiori. Sarà interessante conoscere i rilievi, che eventualmente arriveranno da Bruxelles, alla bozza del cosiddetto piano rifiuti, che la regione ha inviato l'ultimo giorno utile.
Comunque vada, dobbiamo interrogarci ancora e molto sul perché non si riescono a trovare soluzioni alla tragica questione dei rifiuti, mirate al lungo periodo. Appena due giorni fa la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti ha lanciato proprio in quest'Aula un allarme sulla situazione in Sicilia. Pesano come macigni i passaggi sul disordine organizzativo - che appare assolutamente organizzato e voluto per giustificare le varie inefficienze del sistema, che si scaricano l'una sull'altra in un circolo vizioso senza fine e senza rimedio - sull'importanza di un'attività programmatica di controlli preventivi e sugli interventi emergenziali realizzati sulla base di un regime in deroga, che non solo non hanno risolto il problema, ma hanno aggravato la situazione.
La Sicilia non è ancora nella situazione della Campania, ma ne evoca gli scenari e richiama il Governo e le istituzioni al senso di responsabilità. Gestire i rifiuti nella normalità non dovrebbe essere una missione impossibile per un Paese civile, così come abbandonare le discariche, come chiede sostanzialmente l'Unione europea. Esempi virtuosi in tal senso ci sono, in Europa ma anche nel nostro Paese. E non si dica che è un problema culturale, come certa parte del Governo prova a farci credere! Propongo solo un esempio, piccolo forse, ma significativo: Massa Lubrense, in provincia di Napoli, manda a riciclare il 67,8 per cento dei suoi rifiuti e Giussano, in provincia di Monza-Brianza, il 59,6 per cento.
È lungi da noi stilare una classifica di buoni e di cattivi, come esemplificazioni becere e riduttive, quelle stesse che tanto danno stanno provocando all'Italia, sempre più divisa e ripiegata su se stessa. Ciò che ci preme evidenziare è che occorre che gli enti locali e il Governo esercitino un'azione programmatica di largo respiro, che siano superate l'inerzia e l'incapacità di certi amministratori locali, che si sensibilizzino i cittadini ad un atteggiamento responsabile, alimentandone il senso civico, che pure è vivo, se è vero come è vero, che in alcuni quartieri di Napoli, anche popolari, la raccolta differenziata funziona e consegue ottimi risultati.
In conclusione, come evidenziato a più riprese da autorevoli economisti ed esperti, occorre creare le condizioni per pianificare soluzioni alternative alle discariche, che sono una risorsa scarsa nella gestione dei rifiuti, programmando nel tempo raccolta differenziata e impianti industriali. Occorre contrastare quello che potremmo definire il partito dell'emergenza, che trae profitto a vari livelli dal permanere della situazione emergenziale e favorisce le infiltrazioni criminali. È necessario avviare un percorso che riallacci i nodi del tessuto sociale, allentati da troppi anni di inefficienze pubbliche e malaffare, favorendo la collaborazione attiva tra istituzioni, cittadini e aziende che si occupano a vario titolo dei rifiuti.
Vi è un bisogno profondo di dialogo autentico, di ricerca comune di soluzioni, di nuova solidarietà sociale. Su questo il Governo dovrebbe impegnarsi e, rispetto agli italiani, dire una parola chiara (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo il passaggio Pag. 38al Senato, che ha apportato alcune modifiche tecniche, ci approntiamo oggi ad approvare definitivamente il disegno di legge di conversione del decreto-legge adottato dall'Esecutivo per affrontare il problema dei rifiuti che, come abbiamo avuto modo di vedere, si è ripresentato di nuovo, soprattutto in un momento particolare, cioè durante le festività natalizie.
Occorre prendere atto che si tratta di un'emergenza, oggi per fortuna in via di risoluzione, ancora una volta, grazie all'intervento del Governo e dei militari dell'Esercito, che ringraziamo per l'importante ruolo che stanno svolgendo, non solo in Italia, ma anche in tutto il mondo.
Riteniamo comunque opportuno porre subito in evidenza il fatto che l'ultima emergenza - e lo dobbiamo dire per evitare che ciò accada ancora in futuro - è dovuta esclusivamente a inefficienza delle amministrazioni locali, soprattutto - lasciatemelo dire - a quella di Napoli e in particolare all'eredità che ci ha lasciato un'amministrazione che fino a poco tempo fa ha governato la regione Campania, ovvero l'amministrazione Bassolino.
È troppo facile l'opera di mistificazione e di strumentalizzazione posta in essere da alcune forze politiche, le quali tentano di addossare al Governo la responsabilità di quanto accade, fermo restando che si tratta di un problema di competenza degli enti locali e che solo in fase emergenziale viene affrontato dal Governo. Come è possibile, quindi, che si facciano ricadere le colpe su chi non ne ha?
Ebbene, cari colleghi, si tratta di un problema annoso, che l'amministrazione regionale - ma, lo ripeto, soprattutto quella di Bassolino - non solo non ha risolto, ma ha contribuito ad alimentare con scelte sbagliate, spesso scellerate e condizionate da forze politiche che ancora non sono al passo dei tempi, che hanno detto sempre di no e che hanno favorito anche alcuni affari loschi sui quali la magistratura per fortuna sta intervenendo.
Se la Campania due anni fa è stata ripulita, se finalmente è stato inaugurato il termovalorizzatore di Acerra e se altri sono in cantiere, lo dobbiamo - e va riconosciuto - soprattutto all'azione efficace di questo Governo che, con il sottosegretario Bertolaso - il quale, non lo dimentichiamo, con il Governo Prodi è stato costretto a rinunciare all'incarico - ha indicato, invece, in questo momento la strada da seguire per chiudere definitivamente questo capitolo.
Ultimamente è evidente, purtroppo, che la nuova emergenza è stata determinata esclusivamente dall'inadeguatezza degli amministratori della città di Napoli, incapaci di imporre la raccolta differenziata e di organizzare un servizio adeguato alle esigenze dei cittadini e alla complessità di quella realtà. Le responsabilità, dunque, vanno ricercate tra chi, a livello locale, non ha dato corso alle disposizioni del Governo. Lasciatemi dire - e me ne assumo tutte le responsabilità come sindaco - che è necessario continuare sulla strada che ha voluto tracciare il Ministro Maroni, cioè quella di chiedere formalmente, in caso di mancata attuazione del piano di raccolta differenziata, di sciogliere le amministrazioni inadempienti.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge che stiamo per convertire vuol preparare alcune misure necessarie a consentire ad alcuni enti territoriali campani di subentrare nell'attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti, alla luce delle criticità cui abbiamo accennato e che questi provvedimenti devono fronteggiare. Si definiscono, inoltre, le procedure, finalmente ristrette e accelerate, per giungere rapidamente alla realizzazione degli impianti di termovalorizzatore e di gassificazione dei rifiuti, fase finale di un ciclo integrato necessario insieme alla raccolta differenziata. In tal senso si è stabilito - su questo siamo d'accordo - che il presidente della regione Campania, sentite le province e gli enti locali, possa procedere alla nomina di commissari straordinari con funzione di amministrazioni aggiudicatrici e di agire in termini temporalmente veloci per la procedura di valutazione dell'impatto ambientale connessa alla realizzazione degli impianti medesimi.
Senza volere entrare troppo nello specifico, quindi, è evidente che l'Esecutivo Pag. 39con questo provvedimento, va ben al di là delle chiacchiere di chi sa solo opporsi senza proporre nulla di concreto.
Il gruppo Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani, voterà, pertanto, a favore dell'approvazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge del 26 novembre del 2010, n. 196, recante disposizioni relative al subentro delle amministrazioni territoriali della regione Campania nelle attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti. Siamo certi che con questo decreto-legge soprattutto le amministrazioni locali avranno più forza e strumenti affinché possano assolvere ai loro compiti e risolvere il problema.
In conclusione, tuttavia, ci auguriamo, signor Presidente, onorevoli colleghi, che il Governo non dimentichi il problema della bonifica della regione Campania. Si tratta di un problema di vecchia data, che deve essere risolto perché, se non agiamo alla base, non possiamo risolvere in toto il problema dei rifiuti e soprattutto non possiamo fare in modo che questa regione prenda davvero il volo così come merita, anche per le risorse naturali che essa possiede. Ci auguriamo, pertanto, che tutti gli amministratori locali facciano ben uso del provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani).

PRESIDENTE. Ha chiesto il parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, l'unica nota positiva che viene dalla terza lettura del provvedimento in esame è sicuramente l'eliminazione della discarica prevista a Lo Uttaro e quindi sono ben lieto di aver partecipato, nel lontano 2008, con i comitati civici, con le associazioni e con i cittadini alle iniziative, alle manifestazioni e all'occupazione fisica della discarica: io sono entrato fisicamente in quella discarica con i cittadini casertani, perché volevamo dimostrare tutta l'indignazione rispetto a questa scelta scellerata.
Infatti, questa discarica veniva localizzata a latere di altre discariche già utilizzate, per le quali vi era stato un sequestro da parte della magistratura, perché era stato dichiarato il disastro ambientale: il territorio era stato talmente inquinato che vi era stato addirittura un provvedimento della magistratura. Quindi bene ho fatto, nel 2008, a sostenere e a difendere le ragioni di quei cittadini per non far realizzare la discarica di Lo Uttaro, come bene ha fatto l'Italia dei Valori, da due anni, a predicare e ad indicarvi i percorsi da seguire, i percorsi virtuosi per la gestione del ciclo rifiuti in Campania. Vi abbiamo soprattutto indicato i siti alternativi da utilizzare come discarica in Campania, cioè quelli morfologicamente idonei, quelli con terreni argillosi, quelli adatti ad essere destinati a discarica. Vi abbiamo fatto una localizzazione precisa, ma voi nulla: avete fatto orecchie da mercanti.
Vi abbiamo indicato i processi intermedi da utilizzare per la fase dei rifiuti: la biostabilizzazione, impianti di compostaggio, poi la raccolta differenziata a rifiuti zero, come fanno in tutte le città civili, da Canberra a San Francisco, dalla California al Canada, dall'Australia alla Toscana. Invece voi no: questa maggioranza e questo centrodestra ancora oggi producono un provvedimento legislativo inutile per i bisogni e per l'esigenza campana in ordine ai rifiuti.
Allora, io darei un consiglio, come il mese scorso ho cercato di darvi una scossa con il sacchetto della mondezza qui in Parlamento, per dirvi che vi è una situazione gravissima per la salute e per l'ambiente di Napoli e della Campania. E voi nulla: orecchie da mercanti. Vi do un consiglio oggi: cercate di rendervi utili, voi deputati di centrodestra. Il governatore della Campania ha problemi a trovare discariche e siti dove portare i sacchetti della mondezza, dove andare a scaricare i rifiuti. Onorevoli parlamentari del centrodestra, mettete a disposizione le vostre poltrone, le vostre seggiole, fate scaricare lì i rifiuti! Sareste molto più utili così, piuttosto che stare ora seduti su questi banchi senza produrre un provvedimento Pag. 40legislativo utile per la Campania! Mettete invece i vostri banchi a disposizione dei sacchetti della Campania, così li portano qui, in questo Parlamento, negli spazi del centrodestra, di palazzo Chigi e del Ministero dell'ambiente (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Rendete utili queste istituzioni, mettetele a disposizione della munnezza e dei rifiuti della Campania. Sareste più utili, così potrebbe essere più utile il Governo di centrodestra, i banchi del centrodestra, le poltrone del centrodestra, le cariche del centrodestra, i Ministri del centrodestra (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
Così forse potrebbero essere più utili e dare una risposta più seria e concreta, mentre voi pensate solo alla politica degli affari, anche qui, con questo provvedimento per i rifiuti. Vi siete lambiccati il cervello solo per trovare quelle cose con cui potete fare qualche affaruccio e sistemare qualche altro amico o amico degli amici. Avete previsto che bisogna dare 350.000 euro ad un sedicente comitato che si deve fare a sostegno del governatore per l'individuazione delle discariche.
Questo è il provvedimento che fate: sperperare ancora denaro pubblico, cari colleghi della Lega, 350 mila euro verranno buttati dalla finestra solo perché si deve sistemare qualche amico in Campania, come hanno fatto da diciassette anni, divorando 2 miliardi di euro senza risolvere il problema dei rifiuti ai napoletani e ai campani (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Questa è la politica degli affari, come quella dell'individuazione delle cave. Perché volete individuare delle cave dove scaricare i rifiuti? Non solo già è stato fatto un danno al territorio prelevando degli inerti, ma, anziché andare a risanare quelle parti di territorio, poiché dovete far fare degli affari ad altri amici, avete parlato di cave da utilizzare come discarica.
Insomma, con questo provvedimento, nulla si fa per i campani, anzi: li mortificate, perché li fate diventare figli di un Dio minore. Per quale ragione deve essere previsto l'arresto per i cittadini campani che abbandonano nelle strade inerti, materiale di risulta e materassi? È una cosa ingiusta e deprecabile, ma perché l'arresto deve essere previsto solo per i campani e non per i lombardi? Anche nelle periferie di Milano vanno a scaricare i materassi e il materiale di risulta. Perché non devono essere arrestati anche i lombardi o i siciliani per analoghe attività e per analoghe azioni? Perché dovete creare trattamenti diversi? Voi infatti lo sapete bene: vi state abituando che la legge non è uguale per tutti. Voi state imparando bene dal vostro Presidente, il Presidente B... come si chiama... il Presidente B... il Presidente «bunga», il vostro Presidente «bunga bunga» (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

ALESSANDRA MUSSOLINI. Presidente, non è possibile!

PRESIDENTE. Onorevole Barbato...

FRANCESCO BARBATO. ...vi sta insegnando che la legge non è uguale per tutti, perché il vostro Presidente «bunga» sa benissimo - lo state vedendo in questi giorni - come per lui la legge non deve essere uguale (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

ALESSANDRA MUSSOLINI. Basta! Taci!

PRESIDENTE. Onorevole Barbato!

FRANCESCO BARBATO. Sto parlando della legge che deve essere uguale per tutti e, invece, noi siamo in un Paese dove...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, eviti appellativi impropri.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, non sto dicendo nulla di male a nessuno. Sto parlando dei fatti di questi giorni, di questo provvedimento che prevede l'arresto per i campani e non per il resto degli italiani. Questo significa che esiste un atto non solo incostituzionale, ma discriminatorio, e non è giusto perché così la legge non è uguale per tutti. Pag. 41
Capisco che il vostro percorso, la vostra linea politica e il vostro profilo discendono dal vostro Presidente «bunga», perché lui ritiene che deve funzionare così (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, per favore!

FRANCESCO BARBATO. ...perché deve funzionare così! Perché può violentare le minorenni, può fare queste porcherie denunciate dalla legge, ma per lui la legge non è uguale (Proteste dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

AGOSTINO GHIGLIA. Presidente, basta!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, il gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia, anche in occasione di questa terza lettura del disegno di legge concernente la conversione in legge del decreto-legge sulla gestione del ciclo integrato dei rifiuti in Campania, ribadisce il suo voto favorevole. Lo ribadisce, perché abbiamo dato un contributo all'impianto di questo provvedimento: credo, infatti, che attraverso due proposte emendative essenziali, che tornano inalterate, anzi rafforzate tecnicamente, dal Senato, abbiamo dato un apporto significativo.
Con la prima proposta, abbiamo individuato le categorie che dovrebbero creare una certa distanza da fenomeni di infiltrazione mafiosa, categorie di funzionari prefettizi, avvocati dello Stato e magistrati - il Senato ha aggiunto anche i docenti universitari con esperienza -, che dovrebbero sovraintendere (quindi, non la politica direttamente) a tutte le attività e le procedure di aggiudicazione degli appalti in materia di realizzazione dei termovalorizzatori.
Inoltre, siamo stati noi ad individuare il problema della necessità, ove occorresse e ove occorre, di chi debba localizzare i nuovi siti per le discariche. Anche in questo caso, abbiamo indicato funzionari della carriera prefettizia.
Il nostro è un atto di responsabilità verso il Paese. Non abbiamo voluto cedere a nessuna tentazione o a nessun pregiudizio. Ormai siamo un gruppo parlamentare all'opposizione, che certamente non ha abbandonato - e questo è un momento significativo di cui credo il Governo abbia preso atto - un aspetto di cultura e anche di prassi di Governo, che noi rivendichiamo pur essendo nel frattempo passati all'opposizione.
In questa occasione, però, signor Ministro, credo che bisogna prendere atto che il problema dei rifiuti ormai evade dai confini stretti della regione Campania, e in particolare di Napoli, che pure è diventata il simbolo, per molti mesi e per molto tempo negato, di un grave problema, direi di una delle gravi emergenze che il nostro Paese sta attraversando. Infatti, Napoli ormai vuol dire anche Palermo, perché Palermo vuol dire anche Roma. Dobbiamo prendere atto - il Governo ne prenda atto - che siamo seduti su una immensa polveriera, che è l'emergenza ambiente nel nostro Paese. Mentre vengono dedicati - sappiamo che la cronaca ha le sue esigenze - grandi spazi a problemi di altra natura, noi richiamiamo la responsabilità del Governo ad affrontare questo grave problema, questa bomba ecologica e sociale - perché ha degli effetti gravissimi sulla qualità della vita e sulla vivibilità delle nostre città -, che ormai investe diversi capoluoghi di regione e tante regioni del nostro Paese. Diciamolo chiaramente: questa è una grande emergenza anche sociale e noi speriamo che il Governo se la ponga come tale.
Si dovrà affrontare di petto la questione che investe la modernizzazione e la mancata modernizzazione del Paese. Noi, su questo tema, siamo pronti a dare il Pag. 42nostro contributo. Non possiamo pensare ancora di essere un Paese normale se reimpieghiamo in energia il 13 per cento dei rifiuti contro il 46 per cento della Francia - questi sono i raffronti -, o ancora buttiamo in discarica il 43 per cento dei rifiuti rispetto all'8 per cento della Francia e al 4 per cento della Germania. Quindi, quando diamo conto dei parametri e dei misuratori - non voglio dire del benessere, ma anche della civiltà del nostro Paese -, dobbiamo raffrontarci e rapportarci anche con questo tipo di indicatori.
Pertanto, vogliamo dare un segnale di sostegno a questo provvedimento. Lo vogliamo dare, lo vogliamo confermare e quindi voteremo a favore. Ma questo è anche un momento di sollecitazione forte al Governo. È cambiato - e concludo, signor Presidente, signor Ministro - anche, direi, l'estetica dei rifiuti. Quando eravamo ragazzi leggevamo Il gabbiano Jonathan Livingston, il famoso libro di Bach che ha affascinato intere generazioni di giovani.
Nel frattempo, sono cambiati anche i gabbiani, che sembrano più gli uccelli di Hitchcock. Essi non sono più un simbolo di libertà e di «affascinazione» giovanile, ma, poiché si nutrono ogni giorno di rifiuti (per essere chiari, li troviamo anche in piazza Montecitorio, con dimensioni diverse, ci offrono un passaggio diverso), sono diventati il simbolo di una mancata modernizzazione e di una inefficienza che rischia di pregiudicare anche il futuro di questo nostro Paese. Il Governo rifletta anche su questo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, arriviamo alla fine di questo iter: un iter lungo, che non riguarda solo la conversione di questo decreto-legge. Lo abbiamo detto all'ultimo passaggio alla Camera e lo abbiamo ribadito al Senato: è tempo di agire.
Ogni legge si può migliorare. Questo provvedimento avrebbe avuto ampi spazi di miglioramento. Tuttavia, riteniamo che si debba procedere e andare avanti spediti, per cambiare la linea di azione che si è tenuta sino ad oggi, la quale deve passare dalle parole ai fatti. Lo abbiamo detto e lo ribadiamo.
Lo ripeto: il Presidente della regione deve, in prima persona, agire con grande coscienza e con grande responsabilità, perché il Parlamento gli conferisce una delega importante e gli offre un'altra possibilità per cercare di risolvere un problema nazionale (oltre ai tanti che viviamo in questi giorni), che ci ha delegittimato agli occhi del mondo.
Abbiamo bisogno di riacquisire quel rapporto di fiducia con i cittadini. Questi ultimi, infatti, vogliono una soluzione reale e concreta, che è anche quella - e lo dico al signor Ministro, con il quale abbiamo intrattenuto rapporti costruttivi - della realizzazione dei termovalorizzatori, tanto annunciati e abusati anche negli annunci. Si è parlato di tre, quattro, cinque - ognuno dava i propri numeri - termovalorizzatori, ma di essi, ad oggi, vediamo poco o nulla. Più nulla, che poco.
Signor Ministro, le abbiamo dato sostegno, perché vogliamo darlo a questo Paese e perché noi, in questo Paese, crediamo realmente. Non siamo diversi da ieri, o da ieri l'altro. Continuiamo su questa strada, nonostante in Parlamento e nei luoghi della politica si faccia di tutto per non parlare delle cose concrete che interessano ai cittadini. Continuiamo a svolgere il nostro ruolo di responsabilità e a sostenere le cose che riteniamo debbano essere fatte. Questa è una di quelle.
Tuttavia, vorremmo - e lo dico annunciando il nostro voto favorevole - che anche il Governo, il quale si è reso disponibile durante tutta la discussione di questo provvedimento, continuasse a svolgere il proprio compito, non solo per quanto riguarda l'ambiente, ma iniziasse a farlo anche per quanto riguarda gli altri argomenti. Tuttavia, oggi ne abbiamo visto poco (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Togni. Ne ha facoltà.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, la Lega Nord Padania voterà a favore del provvedimento.
Chiedo, inoltre, che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Togni, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, signor Ministro, oggi, sulla base di un ulteriore passaggio svoltosi in Senato, torniamo ad esaminare in terza lettura questo decreto-legge.
Durante la prima lettura, abbiamo espresso e argomentato un articolato e motivato giudizio negativo, un «no» convinto. Questo giudizio rimane fermo dopo il secondo passaggio al Senato.
Questo decreto-legge rappresenta, infatti, un'occasione persa per identificare finalmente, da parte del Governo, in un quadro di regole legislative chiare, soluzioni vere ed effettive, stabili e permanenti, per uscire dall'emergenza e dalla crisi rifiuti, non a parole o con gli slogan, ma nei fatti che si vedono, ogni giorno, nelle strade delle comunità campane e, in particolare, delle città della provincia di Napoli.
Invece, il nostro sforzo di avere un confronto sereno, costruttivo e franco sulle proposte di merito è stato sostanzialmente rifiutato dal Governo e dalla maggioranza. Voi avete pensato e continuate a dire e ripetete in maniera ossessiva e non vera - dopo averlo scritto in un decreto-legge - che l'emergenza è finita. L'emergenza, in realtà, non è mai terminata ma continua, e in forme fortemente preoccupanti.
Vi è una nuova, grande e grave crisi che non è mai terminata: con ostinazione assurda, che potremmo definire cieca, invece voi negate l'evidenza. Ma che l'emergenza sia cessata è smentito dalla realtà, dalle tonnellate di cumuli di rifiuti che da novembre oramai si accumulano e permangono nella città di Napoli, e, ancora di più, in tanti centri della provincia napoletana.
Ma voi dite che l'emergenza è finita e cessata e anche in questo decreto-legge vi è una marea di procedure eccezionali, di poteri straordinari, di deroghe ad un complesso indistinto e vastissimo di normative. Anzi, voi create un vero e proprio ingorgo di procedure eccezionali e di poteri straordinari. Infatti, tra i commi 2 e 2-bis dell'articolo 1 si identificano sostanzialmente tre procedure straordinarie: per le discariche da un lato, per impianti intermedi dall'altro e per i termovalorizzatori. Voi, cioè, in un quadro in cui le regole legislative dovrebbero essere nette e chiare avete invece realizzato una incredibile ed irresponsabile confusione.
Inoltre, vi è il conferimento di tutta una serie di poteri in deroga: assolutamente grave è quello che avete previsto nel comma 7-bis dell'articolo 1, nel quale, sostanzialmente, attribuite al presidente della regione una deroga alla deroga, una deroga speciale ed eccezionale - se così si può dire - ad una deroga generale, che già avevate fissato. Ciò si riscontra quando stabilite che il presidente della regione, per realizzare una gestione ottimale dei rifiuti, possa andare in deroga all'articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006, che è già una norma che conferisce poteri in deroga, di carattere straordinario. Sono poteri previsti per l'adozione di ordinanze contingibili ed urgenti che possono già andare in deroga ad una serie di normative e di parametri legislativi, ovviamente sottoponendo il potere in deroga dell'articolo 191 ad una serie di vincoli di efficacia temporale, con riferimento alle ordinanze che si adottano, e di vincoli di procedimento. Si tratta soprattutto di ordinanze contingibili ed urgenti che debbono essere seguite dall'adozione dei provvedimenti definitivi per l'identificazione dei siti per le discariche. Pag. 44
Voi chiedete di andare in deroga alla deroga dell'articolo 191: una incredibile e illegittima super emergenza dell'emergenza, e poi continuate a dire che l'emergenza è cessata e non volete dichiararlo di nuovo anche normativamente e legislativamente, come sarebbe naturale premessa e corollario delle disposizioni e delle procedure che avete identificato.
È evidente che, attraverso la deroga dell'articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006 volete realizzare soluzioni assolutamente transitorie e contingenti scavalcando ogni normativa, scavalcando ogni garanzia e scavalcando ogni doverosa tutela dell'interesse pubblico, dalla incolumità delle persone alla sicurezza dei luoghi e alla tutela igienico-sanitaria e, quindi, dei primari e fondamentali interessi pubblici generali, e non volete poi nemmeno vincolarvi ad adottare provvedimenti definitivi che debbono identificare le discariche.
Del resto, la I Commissione, Affari costituzionali, è stata chiara e netta nel segnalarvi come questa norma andava eliminata, e l'ha fatto anche il Comitato per la legislazione, che ha richiamato la vostra attenzione sul comma 7-ter, che avete introdotto al Senato, dove si prevede, per undici mesi, la reintroduzione di un aggravamento delle previsioni penali, trasformando precedenti contravvenzioni in reati, ripristinando quello che già avevate stabilito allora, quando però, legislativamente, era stato dichiarato lo stato di emergenza. Oggi non vi è nemmeno il presupposto dello stato di emergenza, ma prefigurate questa fattispecie sanzionatoria penale per undici mesi.
Si tratta di una sorta di incredibile federalismo delle pene e dei reati, per di più ad tempus, perché scadrebbe tra undici mesi. Tutto questo non ha nulla a che vedere con un modo di governare ed anche di legiferare serio, oculato e responsabile per una vicenda così drammatica come quella dei rifiuti in Campania che ha tanti e pesanti riverberi negativi sull'intera comunità nazionale, anche per le implicazioni devastanti delle infiltrazioni della criminalità organizzata.
Dalla prima lettura al Senato è trascorso oltre un mese. In questo mese, naturalmente, non è arrivato alcun provvedimento concreto di identificazione dei siti per le discariche che sono e rimangono necessarie. Soltanto ipotesi buttate sui giornali puntualmente smentite dai vostri stessi amministratori e dalle vostre stesse responsabilità politiche nei territori.
Ecco, siamo di fronte ad un giudizio, che riconfermiamo, negativo su questo decreto-legge perché la crisi e l'emergenza non sono risolte. Ma, proprio perché siamo stati netti nell'assumerci anche doverose valutazioni e responsabilità critiche ed autocritiche per ciò che è accaduto in passato, ora deve essere chiaro che questa situazione non risolta e che continua ad aggravarsi chiama in causa quella filiera istituzionale di Governo che dal Governo nazionale al governo della regione Campania, al governo di quattro delle cinque province campane, è guidata già da tempo dal centrodestra.
Al di là della propaganda, questa è la realtà ed è una realtà nella quale soffocate, disconoscete e negate il ruolo centrale e primario dei comuni nelle attività di raccolta dei rifiuti, nella Tarsu e nella TIA e lo fate non per un disegno di politica istituzionale, non per una scelta legislativa, ma per un mero e meschino calcolo politico elettorale.
Infatti, negli ultimi anni quattro delle cinque province campane sono passate dalla guida del centrosinistra al centrodestra. Non avete adottato alcuna misura normativa stringente e vera, come abbiamo proposto, per incentivare e sviluppare la raccolta differenziata e per farla diventare applicazione concreta e generalizzata in tutti i comuni.
Gli unici miglioramenti che sono stati introdotti al testo derivano da battaglie del Partito Democratico. Abbiamo salvato, almeno per il 2011, le competenze dei comuni nella gestione delle attività dei rifiuti, per la gestione e la riscossione di Tarsu e TIA. Al Senato, dopo le battaglie già condotte in quest'Aula alla Camera abbiamo ottenuto la giusta esclusione del sito di cava Mastroianni a Caserta e abbiamo Pag. 45introdotto il riferimento alle cave per l'identificazione di nuove discariche.
Si tratta di battaglie che sono tutte di merito e che abbiamo condotto a viso aperto come Partito Democratico. Avremmo voluto concentrare molto di più la discussione sull'analisi vera delle ragioni per cui non si è usciti dall'emergenza, perché dall'emergenza non si può uscire con gli slogan, ma trovando soluzioni vere, definitive e stabili, rimuovendo le condizioni che sino ad oggi non l'hanno consentito.
Tutto questo non è stato possibile; voi preferite ancora scegliere un'altra strada, quella della propaganda dei miracoli annunciati e riannunciati in maniera ossessiva e dissennata dal Premier e Presidente del Consiglio. Tuttavia, la realtà è ben diversa ed è sotto gli occhi di tutti. Tentate di realizzare un complesso di norme che sono tutte straordinarie ed eccezionali anche in questa fase. Si è ben lungi dal far tornare la parola agli enti locali e ai comuni e vi ribadiamo il nostro «no», «no», «no» netto e chiaro. È giunta l'ora per il Governo di misurarsi con i fatti. È giunta l'ora di misurarsi con la realtà dell'emergenza rifiuti e di lasciare da parte gli slogan. Speriamo che almeno una volta starete a sentire quello che vi chiede l'interesse generale della comunità nazionale. Con questo decreto-legge avete proseguito una strada pessima che produrrà nuove crisi e nuovi disastri per la Campania e per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, ancora un passo in avanti, un passo in avanti positivo verso quel percorso di normalità che si ricerca da oltre quindici anni.
Un passo in avanti verso la definizione di un ciclo integrato dei rifiuti che sia ordinato, normale, che abbia le caratteristiche di ciclo industriale, in ciò aiutati da un Governo attento, sensibile, pronto a raccogliere le sollecitazioni che provengono da una realtà che aveva il compito di affrontare e risolvere questa questione. Vorrei che fosse chiara questa vicenda. In ogni parte del mondo sono le realtà territoriali, le comunità locali, che si occupano della gestione dei rifiuti (i comuni, le province). Noi siamo costretti a chiedere aiuto al sistema Paese, allo Stato, alle altre regioni perché, per quindici anni, una gestione insana ha governato questo fenomeno: infiltrazioni criminali, gestione insana, incapacità di Governo e anche gestione clientelare. Queste vicende hanno determinato il sovrapporsi di criticità sino a giungere ai giorni nostri. Quindi, si tratta di una crisi derivante da un'incapacità gestionale e politica dei Governi di quella regione negli ultimi anni.
Ma - come dicevamo - si tratta di un passo in avanti rispetto ad una crisi che anche in queste ore si va riassorbendo in modo diverso nei vari quartieri della città di Napoli. Questo elemento da solo potrebbe servire a comprendere - come è evidente - che non vi è una responsabilità del livello regionale e nemmeno del livello nazionale. È evidente che vi è tutta una responsabilità d'incapacità organizzativa di una azienda municipalizzata di un comune poco aduso a pratiche di un ambientalismo moderno. Non penso ad un piccolo comune della provincia di Napoli, né penso all'80 per cento dei comuni della provincia di Napoli che raggiungono performance interessanti di raccolta differenziata, superiore al 40 per cento. Mi riferisco alla città di Napoli, abbandonata a se stessa, dimenticata dagli amministratori, totalmente priva di guida e incapace di qualsivoglia politica ambientale degna di questo nome.
Questo provvedimento è stato migliorato al Senato nell'approfondimento critico, nel dibattito, nell'analisi e nelle soluzioni. Finalmente è stata introdotta una norma che individua la possibilità di utilizzare le cave sequestrate al fine di una sostanziale ricomposizione ambientale. Quindi, non danni su danni, ma semmai il tentativo di utilizzare le criticità come opportunità per i territori. Manca ancora qualcosa e l'attento Ministro lo sa. Manca Pag. 46la norma che proroga l'obbligo della cessione del 40 per cento al mercato delle aziende che lavorano in house per i comuni nel settore dei rifiuti, ma tenteremo di ragionare di questo su un altro fronte, quello del provvedimento cosiddetto milleproroghe. Manca anche - so, tuttavia, che è allo studio - un'appropriata e apposita commissione. Manca anche tutta la norma che meglio possa chiarire e determinare condizioni di certezza per i lavoratori dei bacini e dei consorzi.
Insomma, il Governo è attento alle prospettive di sistema e ad essere anche rispettoso delle autonomie locali. I comuni continueranno a fare ciò che sanno fare, talvolta anche bene. Se sottraiamo questa responsabilità al comune di Napoli, gli altri comuni lo fanno e lo fanno anche bene. Il provvedimento in esame consente alle province ciò che è naturale che sia, ossia la definizione di un piano, ed offre alla regione quel rispetto e quell'autonomia propria di una regione che si rispetti. Consentitemi però di riferire come questo provvedimento ha anche particolare tutela ed ha espresso anche un significativo rispetto nei confronti del lavoro dell'amministrazione provinciale di Salerno sul fronte della costruzione del termovalorizzatore.
Dopo più di un anno, quasi due anni di ritardi per le incapacità dell'allora commissario, sindaco di Salerno, nella realizzazione delle gare, nella messa in campo di ogni iniziativa sul fronte della gara per la realizzazione del termovalorizzatore di Salerno, finalmente, con piglio deciso la provincia di Salerno ha messo in campo iniziative, e quindi vedremo la fine di queste gare, vedremo finalmente affidato questo servizio e definitivamente costruito il necessario termovalorizzatore.
Questa norma inoltre consente di utilizzare risorse, non soltanto per implementare e migliorare la raccolta differenziata. Quale raccolta differenziata? Una raccolta differenziata che sia intelligente, che non sia «talebana», che non sia «cocciuta», che sia capace di raccogliere nelle nostre miniere esattamente quei prodotti che servono e che possono essere riutilizzati. Ma questo provvedimento consente anche un'impiantistica intermedia, che significa digestori anaerobici, significa luoghi di trasferenza, significa aree ecologiche, significa tutta quella filiera necessaria per ottenere un risultato efficiente.
Ma queste opere con quali soldi devono essere realizzate? Cari colleghi, non con i soldi e le risorse che vengono individuati per altre regioni, non con le risorse date a Catania, o al Veneto alluvionato, ma con risorse proprie della regione. Si tratta di risorse che sono della regione Campania e che vengono riallocate nella disponibilità della regione Campania. Credo che questo sia un atteggiamento etico, un comportamento corretto, serio, e che rappresenti un vero federalismo, il federalismo dei fatti. Si tratta di un buon lavoro insomma, un buon lavoro per il quale convintamente il gruppo del PdL voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, intervengo solo per ringraziare i membri della Commissione, il presidente, la signora Ministro e gli uffici per il lavoro proficuo e veloce di questa settimana.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3909-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3909-B, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 47

Onorevole Sardelli, onorevole D'Incecco, onorevole Vincenzo Fontana. Onorevole Ruben, almeno rimanga nei pressi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 novembre 2010, n. 196, recante disposizioni relative al subentro delle amministrazioni territoriali della regione Campania nelle attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti» (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (3909-B):

Presenti 519
Votanti 516
Astenuti 3
Maggioranza 259
Hanno votato 329
Hanno votato no 187
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che la deputata Goisis ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

Modifica nella composizione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica il deputato Marco Giovanni Reguzzoni, in sostituzione del deputato Maria Piera Pastore, dimissionaria.

Dimissioni del presidente e modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare d'inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale il deputato Giovanni Fava in sostituzione del deputato Giacomo Stucchi, il quale ha rassegnato in data di ieri le proprie dimissioni da presidente e da componente della Commissione medesima.
La Commissione è convocata mercoledì 26 gennaio 2011, alle ore 14,30, per procedere all'elezione del presidente.

Costituzione della Delegazione presso l'Assemblea parlamentare dell'Unione dell'Europa Occidentale (UEO).

PRESIDENTE. Comunico che la Delegazione presso l'Assemblea parlamentare dell'Unione dell'Europa Occidentale (UEO) ha proceduto, in data odierna, alla propria costituzione. Sono risultati eletti: presidente, l'onorevole Gianpaolo Dozzo; vicepresidenti, i senatori Pasquale Nessa e Pietro Marcenaro; segretari, i senatori Giacomo Santini e Patrizia Bugnano.

Costituzione della Delegazione presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

PRESIDENTE. Comunico che la Delegazione presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha proceduto, in data odierna, alla propria costituzione. Sono risultati eletti: presidente, l'onorevole Luigi Vitali; vicepresidenti, il senatore Federico Bricolo e l'onorevole Andrea Rigoni; segretari, l'onorevole Deborah Bergamini e il senatore Paolo Giaretta.

Integrazione nell'ufficio di Presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Popolo della Libertà ha reso noto, con lettera pervenuta in data 19 gennaio 2011, che il deputato Renato Farina è entrato a far parte del comitato direttivo del gruppo.

Pag. 48

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 13,50).

AMALIA SCHIRRU. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, onorevoli colleghi, si moltiplicano in questi giorni le sollecitazioni da parte di comuni cittadini, disabili e associazioni, sulle sempre più drammatiche condizioni delle persone con invalidità. Il piano straordinario di verifica, annunciato dall'INPS lo scorso novembre, sta infatti suscitando numerose polemiche riguardo al modo in cui si stanno svolgendo i controlli. La nuova legge contro le frodi in materia di falsi invalidi nella pratica sta contrastando prima di tutto i diritti di invalidi e disabili gravi. Sono numerosissime le segnalazioni che riceviamo sulle nuove procedure che sembrano partire dalla presunzione che tutti i beneficiari delle pensioni siano falsi invalidi. Le pratiche sono triplicate. Si possono perdere i sostegni economici anche solo per un ritardo e ci sono più disagi per i malati veri e per quelli con patologie gravi.
Non affermiamo che la severità non sia necessaria, ma ci hanno segnalato casi di vera e propria ferocia. Sono denunce che trovano riscontro nelle testimonianze raccolte dal presidente nazionale dell'Unione ciechi italiani, degli ipovedenti e da tutte le altre associazioni che denunciano disguidi e disagi sulla vicenda dei controlli per scovare i falsi invalidi.
Per questo le associazioni si sono impegnate a collaborare attivamente con l'INPS, ma a un anno dall'entrata in vigore delle norme contenute nell'articolo 20 del decreto-legge n. 78 del 2009 è il momento di fare chiarezza. Per contrastare queste frodi, infatti, l'articolo 20 prevede un triplo esame di tutte le pratiche e di tutte le domande da parte di tre commissioni mediche: le ASL, l'INPS e, non ultimo, l'accertamento della sovrintendenza medica nazionale a Roma, rendendo così l'esame di una domanda di invalidità civile, handicap o disabilità più lunga e più costosa rispetto al passato.
La sospensione dei sostegni economici parte automaticamente già da un ritardo nella trasmissione dei verbali. L'ASL di Lecco, per esempio, ha registrato addirittura due anni di ritardo da parte della commissione medica dell'ASL per la trasmissione del verbale all'INPS per la liquidazione della misera pensione. Molte volte si registrano ritardi addirittura per la visita di controllo, così che, anche nel caso di invalidità vera, può passare persino un anno prima che la magistratura dia ragione all'invalido in caso di ricorso. In questo nuovo quadro ad essere travolti sono anche tutti i diritti dei familiari dei disabili che, di conseguenza, rischiano di rimanere senza permessi e congedi per assistere il familiare invalido. Ricordo poi che ci sono malati che veramente vivono di soli 241 euro di pensione al mese perché a loro spesso sono chiuse anche le opportunità di lavoro.
Quindi, si stanno creando disguidi e disagi per il cambio delle sedi dove si effettuano le visite e, oltre ai disagi per raggiungere il luogo deputato, vi è anche l'aggravante di una comunicazione che spesso arriva in ritardo o attraverso sms. In molti casi, pur avendo sottoscritto apposito mandato di rappresentanza per le associazioni, tali comunicazioni non arrivano alle loro sedi, vanificando tutto il lavoro di assistenza fatto dagli impiegati. Le nuove regole quindi sono penalizzanti non solo nel momento della pratica della domanda di invalidità, ma anche nella fase dei controlli previsti per tutti coloro che hanno già acquisito il diritto ad un sostegno economico, compresi gli invalidi al 100 per cento.
Per questi motivi intervengo in Aula, ossia per sollecitare l'azione del Governo e di tutto il Parlamento prima che sia troppo tardi per migliaia di persone con vere invalidità. Chiedo al Governo di rispondere alle interrogazioni presentate dal PD, di cui sono prima firmataria: sia a quella riguardante la verifica delle visite effettuate tra il 2008 e il 2010, per capire Pag. 49per quali patologie sono state effettuate le ulteriori verifiche, che all'interrogazione che tende a capire e chiede di modificare e di integrare le attuali disposizioni riguardanti i soggetti con la sindrome di Down, specificando - come già previsto per legge - che queste patologie siano esenti dall'accertamento delle condizioni ulteriori di verifica dell'invalidità civile. Tutto ciò in attesa...

PRESIDENTE. Onorevole Schirru, la prego di concludere.

AMALIA SCHIRRU... in attesa che venga calendarizzata la proposta di legge Miotto ed altri, che tende a rivedere questo meccanismo infernale che è stato previsto per la verifica dell'invalidità civile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Schirru, la Presidenza la ringrazia per aver posto all'attenzione un tema così importante e si farà carico di sollecitare la risposta del Governo. Tuttavia le ricordo che ci sono anche altri strumenti di sindacato ispettivo, che danno una certezza maggiore di risposta da parte del Governo, al quale per un problema così serio si può ricorrere.

CHIARA BRAGA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, intervengo molto brevemente. Il 13 gennaio ho depositato un'interrogazione al Ministero dell'interno per fatti molto gravi che accaddero nel consiglio comunale di Bregnano, in provincia di Como. Un sindaco, la signora Grassi, pensa purtroppo che il comune sia cosa propria ed opera al di fuori delle regole basilari democratiche. In particolare, l'interrogazione è relativa ad un episodio che mi ha visto direttamente coinvolta, nella veste di consigliere comunale di minoranza.
Il sindaco mesi fa ha unilateralmente deciso di far cessare la registrazione delle sedute e, a fronte di verbalizzazioni redatte non fedelmente e spesso con grande ritardo, come consiglieri comunali di minoranza abbiamo dichiarato preventivamente che avremmo provveduto a registrare, a titolo di garanzia, le nostre dichiarazioni ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196.
In ben due occasioni il sindaco si è permesso di compiere un atto forzoso, di sequestrare beni personali, compiendo un palese abuso che noi abbiamo denunciato alla magistratura, chiedendo anche l'intervento del prefetto. Personalmente, ho anche subito - credo - un atto che somiglia molto a una violazione delle prerogative parlamentari e di cui ho informato, per doverosa conoscenza, il Presidente Fini.
Ritengo che questo operato del primo cittadino di Bregnano sia grave e si configuri come una violazione di legittimi diritti dei consiglieri comunali e sia il segnale di un degrado della vita istituzionale in un comune che soffre, come molti altri, dei tagli alle comunità locali di servizi fondamentali, di cui pare però il sindaco non accorgersi perché si è limitata a triplicarsi con un proprio atto lo stipendio.
Credo che quando si parla di legalità bisogna sapere che di essa c'è bisogno a tutti i livelli, quindi invito caldamente il Ministero dell'interno a rispondere quanto prima all'interrogazione e sono certa che il Presidente della Camera solleciterà la risposta a termini di regolamento.
Una cosa però è chiara, noi consiglieri di opposizione non ci lasceremo intimidire e continueremo a difendere nel nostro ruolo le regole fondamentali della democrazia all'interno dell'istituzione che rappresentiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Sull'ordine dei lavori (ore 13,55).

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo su un argomento Pag. 50già da me segnalato, cioè i disagi che stanno vivendo i dipendenti della compagnia aerea Livingston che ha base a Malpensa e che riguarda 500 famiglie. Intervengo per segnalare, per la seconda volta, e vorrei che il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ne prendesse debita nota, che è necessaria una collaborazione con il commissario nominato dal Ministero dello sviluppo economico perché è interesse del Paese fare in modo che l'attività di questa compagnia riprenda e che non venga disperso il patrimonio personale, economico e aziendale costituito dal know-how e dai lavoratori di quest'azienda.
Nelle prossime ore ci sarà un incontro con l'ENAC per la questione dei diritti degli slot, dei diritti di atterraggio e di decollo, nella tratta più redditizia per questa compagnia, Malpensa-Cuba. Questi diritti, patrimonio di questa società, non possono essere assegnati a soggetti terzi finché non verrà chiusa la procedura che riguarda il commissariamento di questa Livingston. Non possiamo permettere che venga depauperato un patrimonio che interessa la provincia di Varese, le aziende dell'indotto, il territorio di Malpensa ma soprattutto interessa il Paese, perché siamo impegnati nel rilancio dell'hub di Malpensa e questo impegno deve essere condiviso da tutti. Pertanto, se l'ENAC è di quest'avviso, bene. In caso contrario, intervenga il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti con decisione e determinazione, perché gli impegni presi vanno rispettati, ne va del rispetto dei cittadini, del rispetto delle politiche di sviluppo e del rispetto di tutta la Lombardia e di tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, in ordine alle parole usate dall'onorevole Barbato nel corso della dichiarazione di voto e che, chiaramente, avevano ben poco a che vedere con il provvedimento di cui ci stavamo occupando - tant'è vero che ella, signor Presidente, ha tolto la parola all'onorevole Barbato - vorrei invitare a una riflessione aggiuntiva anche l'ufficio di Presidenza sul contenuto, poiché dichiarazioni come quelle, nel momento in cui ha parlato l'onorevole Barbato non hanno sortito l'effetto provocatorio che credibilmente l'onorevole Barbato avrebbe auspicato, però sono dichiarazioni tali da essere evidentemente frutto di un intento provocatorio.
In questo senso, signor Presidente, ricordo la circolare del Presidente della Camera che dispone la possibilità che i Vicepresidenti di turno e la stessa Presidenza tolgano la parola anche immediatamente al collega che proferisce parole sconvenienti, proprio per evitare un effetto di provocazione rispetto al quale magari alcuni colleghi potrebbero avere delle reazioni verbali quanto meno altrettanto sconvenienti.
Quindi, signor Presidente, da questo punto di vista, credo che l'atteggiamento dell'onorevole Barbato sia da stigmatizzare e che l'Ufficio di Presidenza debba verificare se ci siano gli estremi per ulteriori provvedimenti, fermo restando, signor Presidente, che lo stesso atteggiamento della Presidenza, nell'aver tolto la parola all'onorevole Barbato, testimonia la sconvenienza delle parole utilizzate e molto probabilmente anche l'intento evidentemente provocatorio in animo allo stesso onorevole Barbato.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, riferirò al Presidente della Camera per quanto riguarda il ricorso all'Ufficio di Presidenza. Come lei giustamente ha ricordato, ho tolto la parola all'onorevole Barbato. Ricordo anche che la parola si può togliere immediatamente, ma non preventivamente.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per segnalare che domenica, Pag. 51presso il tempio-ossario di Cargnacco, comune di Pozzuolo del Friuli, vi sarà l'annuale incontro dei familiari dei caduti e dispersi nella seconda guerra mondiale in Russia. Desidero segnalare, a questo proposito, che da anni c'è una assoluta e inadeguata attenzione da parte del Ministero della difesa, nonostante i solleciti dell'amministrazione comunale di Pozzuolo, per un adeguato intervento per mantenere il decoro e il prestigio di quell'area, che è destinata a raccogliere i resti dei caduti in guerra.
Un anno e mezzo fa ho anche presentato un'interrogazione, alla quale mi è giunta risposta proprio ieri da parte del Ministro della difesa, ma è una risposta assolutamente inaccettabile che non va ad incidere sui problemi che sono stati più volte segnalati. Siccome ogni anno i rappresentanti del Ministro della difesa sono presenti alla cerimonia, assumono impegni, promettono e poi non mantengono, chiedo tramite lei, signor Presidente, di rappresentare al Governo, in particolare al Ministro della difesa, la necessità che vengano reperite le risorse necessarie per attrezzare e rendere agibile tutta l'area vicina al tempio-ossario di Cargnacco, costituendo finalmente un polo museale che possa essere visitato con decoro da parte delle migliaia di persone che, ogni anno, si recano a rendere omaggio al ricordo dei nostri caduti e dispersi nella campagna di Russia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non sta certo a me e non intendo neanche svolgere considerazioni in ragione del richiamo fatto dall'onorevole Baldelli, però, signor Presidente, siccome questo argomento è stato sollevato in corso e in coda di seduta, vorrei dire e lasciare agli atti proprio sull'ordine dei lavori - perché questo riguarda l'ordine dei nostri lavori - che penso che la circolare voluta dal Presidente della Camera, che a mio avviso saggiamente non produce modifiche alle attuali norme previste dal Regolamento, abbia voluto certamente focalizzare l'attenzione sul fatto che spetta a chi in quel momento presiede la Camera valutare il merito di quello che si dice e quanto questo sia compatibile, signor Presidente, non con i desiderata dell'una o dell'altra parte, perché questo evidentemente è un problema che riguarda valutazioni politiche che ognuno di noi ha il dovere di fare e censurare politicamente.
Ma il cuore della libertà di espressione e della libertà dell'attività parlamentare dentro quest'Aula - e ne è veramente il cuore - è la possibilità per ciascuno di noi di poter dire tutto quello che pensiamo e, se necessario, anche di ricorrere alle provocazioni. Noi ci facciamo carico degli strumenti che utilizziamo nel nostro linguaggio, purché compatibile con il linguaggio parlamentare. Signor Presidente, è del tutto evidente che quella compatibilità non si può stabilire attraverso una norma regolamentare, ma non può che essere richiamata all'interno di un dibattito in base al colore e alle sensibilità che si sono manifestate e ovviamente anche delle parole che si sono pronunciate.
Lo dico per dire, perché tutti noi - oggi siamo noi all'opposizione, domani potrebbe esserci qualcun altro - dobbiamo preservare fino in fondo il fatto che vi sia un solo giudice che, in quel momento, può stabilire se quella parola è compatibile, non, ripeto, per un problema di estetica, ma di sostanza (a mio avviso, se vi sono ingiurie, calunnie o altro), o se è altro.
Se è anche una provocazione - lo sa benissimo l'onorevole Baldelli: ce ne siamo fatte, probabilmente, migliaia fra di noi - è chiaro che vi sono provocazioni in continuazione e questo fa anche parte della logica politica.
Lo dico semplicemente - ho veramente finito, signor Presidente - perché lei sa che, magari, in qualche occasione, neanche io e lei siamo stati d'accordo sull'interpretazione delle norme regolamentari, ma credo che lei oggi abbia fatto bene, nel momento in cui si è resa conto che si stava Pag. 52eccedendo da quella che, magari, era una semplice provocazione, nello stigmatizzare l'intervento del collega Barbato.
Allo stesso tempo, credo lo stesso Vicepresidente Leone e tanti Vicepresidenti che hanno presieduto in altre occasioni, sono stati bene attenti, e fanno bene, a posizionarsi su un principio di equilibrio, che deve essere la compensazione tra l'esigenza e la libertà, che ciascuno di noi ha, di parlare e di dire quello che pensa attraverso gli strumenti parlamentari e - ha ragione l'onorevole Baldelli - il limite di non oltrepassare il rispetto dovuto agli altri.
Mi sembra che questo oggi sia avvenuto e che sia sempre più importante che chi siede lì si assuma questa responsabilità, che certe volte è difficile, ma certe volte è doverosa.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento dell'interpellanza urgente Palagiano ed altri n. 2-00928, rinviata questa mattina.

La seduta, sospesa alle 14,10, è ripresa alle 15,10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bocchino, Brugger, Brunetta, Caparini, Casero, Chiappori, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crosetto, Dal Lago, Donadi, Fallica, Gregorio Fontana, Franceschini, Garofani, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giro, Lo Monte, Mantovano, Martini, Melchiorre, Migliavacca, Leoluca Orlando, Prestigiacomo, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Romani, Rotondi, Sardelli, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,11).

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori solo per ricordare e segnalare all'Aula, che, per rendere omaggio al caporal degli alpini Luca Sanna, domani anche nel Friuli Venezia Giulia, ad Udine, vi sarà una cerimonia promossa dalla Brigata «Julia» per ricordare il suo sacrificio.
Ricordo, tra l'altro, che egli aveva scelto di vivere in Friuli, in una piccola località di montagna, la frazione di Micottis nel comune di Lusevera. Purtroppo, la tragedia che ha colpito lui ed anche l'intero Paese non gli consentirà di vivere questa esperienza.
Il ricordo commosso di questa figura di eroe sarà portata all'attenzione anche del nostro Friuli Venezia Giulia domani con una cerimonia presso la basilica della Beata Vergine delle Grazie di Udine.

Si riprende lo svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,13).

PRESIDENTE. Riprendiamo lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

(Elementi ed iniziative di competenza in relazione alla quotazione in borsa del Sole 24 Ore - n. 2-00928)

PRESIDENTE. L'onorevole Palagiano ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00928 concernente elementi ed iniziative di competenza in relazione alla quotazione in Borsa del Sole 24 Ore (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

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ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, sul giornale online Affari Italiani il 29 novembre 2010 è apparsa una lettera di un'azionista de Il Sole 24 Ore Spa, in cui «Contesta, bilanci alla mano, gli errori di gestione del gruppo. Dall'IPO, alle acquisizioni, alle scelte editoriali».
Il prospetto informativo di un IPO (initial public offering) è un documento che fornisce le informazioni necessarie «affinché gli investitori possano pervenire a un fondato giudizio sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria e sull'evoluzione dell'attività dell'emittente nonché sui prodotti finanziari e sui relativi diritti».
In linea di massima, si può ritenere che l'IPO sia un documento ispirato al rispetto dei principi di buona fede e correttezza, che consente una consapevole formazione della volontà contrattuale da parte dell'investitore, favorendo lo sviluppo di un clima di fiducia nel mercato finanziario da parte del pubblico dei risparmiatori-investitori.
All'epoca della quotazione in Borsa de Il Sole 24 Ore (secondo semestre 2007), il presidente del consiglio di amministrazione era il cavalier Giancarlo Cerutti che, alla vigilia dell'evento, assicurava che: «Il titolo Il Sole 24 Ore ha l'obiettivo di rappresentare un investimento tranquillo, solido, anche per investitori di lungo periodo, perché basa la propria forza sulla cultura dei fatti e dei risultati».
L'OPS (offerta pubblica di sottoscrizioni) del titolo venne curata da Mediobanca di cui lo stesso cavalier Cerutti era azionista aderente al patto di sindacato e membro di diversi organi sociali (prima del consiglio di amministrazione e poi del consiglio di sorveglianza).
Non vi era stato debutto in Borsa negli ultimi due anni che avesse avuto un tasso relativamente così basso di sottoscrizione da parte degli istituzionali.
In occasione della quotazione de Il Sole 24 Ore è stata rilevata un'assegnazione anomala delle azioni fra investitori istituzionali (come banche o fondi comuni) e piccoli risparmiatori. In particolare, si sono spostate azioni dal book degli istituzionali ai piccoli risparmiatori, a cui sono state travasate 7 milioni di azioni in più.
All'epoca, l'intervallo di prezzo dell'OPS de Il Sole 24 Ore era da 5,75 euro a 7,00 euro - questa era la forbice minimo-massimo - e fu ritenuto di dubbia congruità: Morgan Stanley, una delle più importanti banche d'affari del mondo, sostenne che: «Per rendere attraente il titolo sarebbe necessario collocarlo ad un prezzo vicino ai 4 euro». Sarà poi quotato a 5,75 euro.
L'andamento di tutti i comparable, ossia di tutti gli altri titoli editoriali quotati in Borsa nel periodo dall'apertura alla chiusura dell'IPO, cioè dal 3 settembre 2007 al 30 novembre 2007, era improntato al ribasso. Facciamo qualche esempio: RCS, da 4,1 euro a 3,17 euro; gruppo editoriale l'Espresso da 3,72 euro a 3,15 euro; Caltagirone editore da 5,65 euro a 4,52 euro; Mondadori editore da 6,96 euro a 5,71 euro.
Ciò avrebbe dovuto indurre diligentemente e in tutela dei risparmiatori a fissare il prezzo al di sotto del valore minimo della «forchetta», ma questo non fu fatto.
Il primo giorno di quotazioni, quando Il Sole 24 Ore arrivò a perdere l'8 per cento, furono scambiati 8 milioni di pezzi, pari al 23 per cento dei titoli in circolazione. Il secondo giorno di quotazione il titolo chiuse in negativo a 5,47 euro, segnando un meno 2,32 per cento. Dopo due giorni la perdita fu quasi del 5 per cento. Tutto ciò nonostante al momento di chiusura del collegamento non fossero sopraggiunte notizie negative sulla società. In seguito si è assistito ad una continua discesa del titolo che, a dispetto di tutti gli indici e panieri di riferimento, nella prima settimana di dicembre 2010 ha toccato l'ennesimo minimo storico: meno 80 per cento della quotazione.
Con l'OPS sono stati raccolti 210 milioni di euro, ma nei 42 mesi successivi il gruppo ne ha bruciati circa 203 milioni. In altri termini e in parità di condizioni, senza i soldi raccolti dai piccoli risparmiatori la società sarebbe andata in default. Durante il periodo nel quale il Pag. 54gruppo è caduto nella peggiore crisi economica della sua storia, lo stesso è stato abbandonato senza guida operativa. Infatti, il 14 dicembre 2009, l'allora amministratore delegato Claudio Calabi ha rassegnato le dimissioni per accettare un altro incarico, in un'altra società, e tale carica è rimasta scoperta fino al marzo 2010, cioè per ben tre mesi.
Altri dubbi si possono sollevare sulle condizioni e sulla gestione di alcune operazioni rilevanti. Per esempio il 10 settembre 2008, in piena crisi finanziaria, quando le società venivano comprate ad una frazione del patrimonio netto, il gruppo acquisisce il 70 per cento della Esa Software Spa, valutata in 60 milioni di euro, anzi 60,4 milioni per l'esattezza, ma aveva un patrimonio netto tangibile negativo. Inoltre, un soggetto collegato al venditore è titolare dei contratti di locazione per gli immobili nei quali è svolta in via esclusiva l'attività. Il consiglio di amministrazione grava per quasi 400 mila euro l'anno e risulta composto da ben nove membri. Nell'anno precedente alla quotazione, nel 2006, il gruppo editava il maggior quotidiano economico d'Europa, fatturava 511 milioni di euro ed aveva 1.505 dipendenti. Al 30 settembre del 2010, il fatturato crolla a 351 milioni di euro e i dipendenti diventano 2.202. Non possiamo non rilevare che, dopo il ciclo economico negativo nel 2010, tutti gli editoriali (RCS Mediagroup, gruppo editoriale L'espresso, Caltagirone editore, Mondadori editore) sono ritornati in utile.
Il Sole 24 Ore Spa, solo nel terzo trimestre, ha invece perso 13 milioni di euro e ne brucia altri 7,5 in liquidità. Il gruppo presenta alcune aree di business, come la radio ed il corporate, cronicamente deficitarie. Tale circostanza può risultare accettabile solo in un'ottica di gestione associativo-mutualistica, come era prima della quotazione in Borsa, ma non di apertura al mercato e soprattutto ai piccoli risparmiatori.
In ultimo, si segnala l'anomalo aumento di alcune voci di costo, come le consulenze e le collaborazioni, che nel 2009 hanno raggiunto i 30 milioni, senza che dai documenti contabili sia possibile risalire al dettaglio di tali voci. Allo stesso modo non è esposta la totalità degli emolumenti corrisposti per tutte le cariche sociali e per le società controllate. A tutto questo si aggiungono le preoccupanti tensioni dei rapporti sindacali della società, di cui leggiamo tutti i giorni.
Vorrei ricordare alcuni dati affinché si possa bene inquadrare la situazione che vede il crollo in Borsa del titolo Il Sole 24 Ore, cui tanti risparmiatori hanno dato fiducia. Per l'esattezza si tratta di 27 mila piccoli risparmiatori, che hanno acquistato il titolo il 19 novembre 2007, cui hanno fatto seguito altre migliaia di cittadini, che hanno creduto di fare un buon investimento quando il valore del titolo risultava più appetibile. Sappiamo bene che le operazioni in Borsa sono a rischio, ma sappiamo anche che è necessaria la trasparenza, la corretta informazione ed una giusta collocazione del titolo all'atto della sottoscrizione.
Passo ad alcuni dati. I crediti al bilancio sono calati di circa 29,5 milioni di euro. I proventi finanziari sono calati del 60 per cento, gli investimenti in attività materiali sono calati di oltre il 50 per cento.
Sono state cedute imprese controllate per 1,2 milioni di euro, e il risultato netto ha segnato una perdita di 24,6 milioni di euro. I ricavi del quotidiano Il Sole 24 Ore risultano in calo dell'8,2 per cento. La raccolta pubblicitaria è in netta flessione. Il numero delle copie del quotidiano economico registra una riduzione rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente pari al 7,8 per cento (oltre cinquantamila copie), si tratta cioè di tante copie, mentre gli abbonamenti hanno subito una contrazione di oltre il 27 per cento. Tutti questi dati sono estremamente allarmanti, non fanno trasparire niente di buono per il futuro degli investitori, soprattutto dei piccoli risparmiatori italiani, ed alimentano nell'opinione pubblica un atroce sospetto, cioè che lo svilimento del titolo era forse già programmato per fare cassa a danno del parco buoi dei piccoli investitori, forse per strapagare acquisti di aziende decotte Pag. 55in mano ad amici. Il sospetto è fortissimo, e purtroppo il Testo unico della finanza lascia irrisolte alcune questioni importanti, o le risolve in modo inefficace. Faccio riferimento all'irrisorietà e all'inutilità delle pene e delle sanzioni che si applicano a chi truffa i risparmiatori. Purtroppo la Consob, con la precedente gestione Cardia, non ha garantito i risparmiatori, ha omesso la vigilanza e si è macchiata di collusione. È indispensabile, onorevole sottosegretario, che s'inauguri una nuova era per una migliore e più efficace tutela dei risparmiatori, e per evitare altri crack finanziari come quelli avvenuti negli anni scorsi, e che hanno mandato in fumo i risparmi di una vita di migliaia di cittadini. Negli ultimi dieci anni sono stati colpiti più di un milione e 200 mila cittadini, con perdite e raggiri per complessivi 51,8 miliardi di euro. Il professor Giavazzi ha scritto sul Corriere della Sera che il mercato finanziario è il luogo in cui si incrociano le esigenze di finanziamento delle imprese e il risparmio delle famiglie, e siamo perfettamente d'accordo. Occorre perciò che la Consob tuteli davvero gli interessi dei risparmiatori, vietando la quotazione in borsa di società fittizie o non meritevoli, che vengono quotate ad un prezzo alto e poi si ritirano dal mercato quando il prezzo scende.
Sottosegretario, lei sa bene che il risparmio rappresenta il motore necessario all'avviamento globale del sistema finanziario e industriale, e pertanto va tutelato e protetto. La perdita di fiducia degli investitori blocca gli investimenti e paralizza l'economia. Sottosegretario, la tutela del risparmio va ricercata nella trasparenza e nel comportamento delle imprese. Le ricordo che il decreto-legge n. 95 del 1974, che istituisce la Consob, prevede all'articolo 1 che il Ministro dell'economia e delle finanze può formulare le proprie valutazioni alla Commissione informando il Parlamento, ed è questo che noi chiediamo a lei, affinché non si manifestino più casi di omessa vigilanza come documentato nella disastrosa e pregressa esperienza Cardia. Fatte queste premesse, con questa interpellanza l'Italia dei Valori chiede al Ministro se è a conoscenza dei fatti esposti, quali siano le sue valutazioni, e quali iniziative intenda adottare al fine di garantire i piccoli risparmiatori, evitando il ripetersi di episodi di operazioni truffaldine nei loro confronti (come nelle vicende delle società Cirio, Parmalat e altre), in considerazione di quanto stabilito dall'articolo 1 del decreto-legge n. 95 del 1974.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Sonia Viale, ha facoltà di rispondere.

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con l'interpellanza urgente n. 2-00928 l'onorevole Palagiano ed altri chiedono chiarimenti riguardo il titolo de Il Sole 24 ore. Per quanto di competenza, la Commissione nazionale per le società e la borsa riguardo alle affermazioni secondo cui «non vi era stato debutto in borsa negli ultimi due anni che avesse avuto un tasso relativamente così basso di sottoscrizione da parte degli istituzionali» e «in occasione della quotazione de Il Sole 24 Ore è stata rilevata un'assegnazione anomala delle azioni fra investitori istituzionali e piccoli risparmiatori. In particolare, si sono spostate azioni dal book degli istituzionali a piccoli risparmiatori, a cui sono state travasate 7 milioni di azioni in più», si rileva che secondo quanto emerge dal Prospetto informativo l'offerta pubblica globale di sottoscrizione in parola consisteva in un'offerta pubblica di sottoscrizione di un ammontare minimo di 7.018.298 azioni, pari al 20 per cento dell'offerta pubblica globale di sottoscrizione, rivolta al pubblico in Italia, e in un collocamento istituzionale di massime 28.073.192 azioni, pari all'80 per cento dell'offerta pubblica globale di sottoscrizione, rivolto ad investitori qualificati in Italia e all'estero.
Dal prospetto informativo emerge, altresì, che l'OPS in parola prevedeva la clausola di claw back secondo cui, ferma restando la quota minima di 7.018.298 azioni, riservata alle adesioni pervenute Pag. 56nell'ambito dell'offerta pubblica di sottoscrizione, la rimanente parte delle azioni, oggetto dell'offerta pubblica globale di sottoscrizione, sarebbe stata ripartita tra il Consorzio per l'offerta pubblica di sottoscrizione ed il Consorzio per il collocamento istituzionale, tenuto conto della quantità delle accettazioni pervenute al Consorzio per l'offerta pubblica di sottoscrizione e della quantità e qualità delle accettazioni pervenute al Consorzio per il collocamento istituzionale.
Al riguardo, secondo quanto riportato a pag. 566 del prospetto, nel caso di adesioni complessive all'offerta pubblica di sottoscrizione inferiori al predetto quantitativo minimo, le azioni residue potranno confluire nel collocamento istituzionale e viceversa, a condizione che la domanda generata nelle rispettive offerte sia in grado di assorbire tali azioni. Dall'avviso relativo ai risultati dell'OPS del 5 dicembre 2007, si ricava che, in base alle richieste pervenute nell'ambito dell'offerta pubblica globale di sottoscrizione, sono state assegnate 35.091.490 azioni rivenienti dall'aumento di capitale della società e 5.263.723 azioni rivenienti dall'integrale esercizio dell'opzione di over allotment, assegnando così 21.999.600 azioni nell'ambito dell'offerta pubblica di sottoscrizione e 18.355.613 azioni nell'ambito del collocamento istituzionale.
Gli esiti del collocamento sono stati, quindi, in linea con quanto previsto dal prospetto informativo. La bilateralità della clausola di claw back contenuta nel prospetto stesso consentiva, infatti, di attribuire al retail quote eccedenti il minimo indicato nel caso in cui la domanda avesse ecceduto l'offerta, circostanza che si è verificata durante il collocamento in parola. Con riferimento alla dichiarazione secondo la quale all'epoca, l'intervallo di prezzo dell'OPS de Il Sole 24 Ore fu ritenuto di dubbia congruità e Morgan Stanley, una delle più importanti banche d'affari del mondo, sostenne che per rendere attraente il titolo sarebbe stato necessario collocarlo ad un prezzo vicino ai 4 euro, si rileva che: non costituisce compito della Consob intervenire nella determinazione del prezzo dell'initial public offer. Detto prezzo è stato determinato dalla società d'intesa con lo sponsor e con il responsabile del collocamento per l'offerta pubblica (nel caso di specie Mediobanca-Banca di Credito Finanziario Spa); i criteri di determinazione del prezzo d'offerta sono riportati nella sezione seconda, capitolo 5, paragrafo 5.3 del prospetto. Poiché in conformità alla normativa vigente la determinazione del prezzo d'offerta sarebbe avvenuta solo al termine dell'offerta pubblica globale di sottoscrizione, il prospetto contiene evidenza dell'intervallo di prezzo compreso tra un valore minimo non vincolante pari a 5,75 euro per azione ed un valore massimo vincolante pari a 7 euro per azione.
Quanto alla dichiarazione secondo la quale si è assistito ad una continua discesa del titolo che, a dispetto di tutti gli indici e i panieri di riferimento, nella prima settimana di dicembre 2010, ha toccato l'ennesimo minimo storico (-80 per cento dalla quotazione), dal grafico dell'andamento del titolo Il Sole 24 Ore, in raffronto all'indice FTSE-MIB, si osserva che l'andamento del titolo risulta sostanzialmente correlato a quello di detto indice nel periodo che va dalla quotazione (6 dicembre 2007) fino al 6 luglio 2009 e che solo successivamente l'andamento del primo risulta under performing rispetto agli andamenti degli indici FTSE-MIB e FTSE-ITALIA MEDIA. Circa la doglianza secondo la quale con l'OPS sono stati raccolti 210 milioni di euro, ma nei 42 mesi successivi il gruppo ne ha bruciati circa 203 milioni (in altri termini. ed a parità di condizioni, senza i soldi raccolti dai piccoli risparmiatori, la società sarebbe andata in default), si rileva quanto segue: dal prospetto informativo emerge che l'emittente intendeva impiegare il ricavato derivante dall'aumento di capitale sociale a servizio dell'offerta, in coerenza con le attività che svolge e tenuto conto dei propri piani di sviluppo, nella realizzazione dei propri programmi strategici.
In particolare, dal prospetto si evince che i piani di sviluppo del gruppo sarebbero stati realizzati, sia valutando l'opportunità Pag. 57di crescita esterna, tramite acquisizioni di aziende operanti nello stesso settore in cui opera il gruppo od in settori contigui o complementari, sia attraverso la realizzazione di programmi di crescita interna.
Secondo quanto emerge dalla relazione sulla gestione relativa all'esercizio 2008, l'attività del gruppo Il Sole 24 Ore in tale esercizio è stata caratterizzata dalla realizzazione di alcune operazioni di acquisizione, «coerentemente con il piano industriale di sviluppo per linee esterne» (tra cui l'acquisizione del 70 per cento di Esa Software Spa e del 60 per cento di Newton Management Innovation Spa) e da talune iniziative di crescita interna quali il lancio di nuovi prodotti (in particolare nell'area professionale e nell'ambito dell'editoria elettronica e del software), nonché il rafforzamento della presenza del gruppo sui nuovi media (Internet mobile).
Si osserva tra l'altro che l'esercizio 2008 è stato caratterizzato da due fatti: un andamento gestionale del gruppo - ancorché positivo - in controtendenza rispetto al passato; ciò in considerazione della crisi economica che ha impattato sia il mercato «diffusionale» sia quello pubblicitario; il graduale processo di transizione dalle forme dell'editoria tradizionale a quelle dell'editoria elettronica online che ha interessato tutto il settore dell'editoria.
A fronte di 238 milioni 600 mila euro di disponibilità liquide del gruppo all'inizio dell'esercizio 2008 (i proventi complessivi rivenienti dall'OPS finalizzata alla quotazione ammontavano a 209 milioni 600 mila euro al lordo delle commissioni e delle spese), circa 72 milioni 400 mila euro sono stati assorbiti dagli investimenti di periodo e circa 21 milioni euro sono stati assorbiti dall'attività operativa (a causa della riduzione dell'utile netto e della variazione negativa del capitale circolante netto).
Dalla relazione sulla gestione relativa all'esercizio 2009 si evince che l'attività del gruppo nell'esercizio in parola è stata essenzialmente incentrata sull'obiettivo di contrastare il negativo andamento delle diverse linee di ricavo «attraverso un'incisiva azione di razionalizzazione e contenimento dei costi».
Infatti benché nell'esercizio 2009 risultino essere stati effettuati investimenti per circa 13 milioni 600 mila euro (a fronte di alcune operazioni di acquisizione, prevalentemente connesse con la rinegoziazione di impegni già sottoscritti), la parte prevalente delle risorse assorbite del periodo attiene all'attività operativa (26 milioni 700 mila euro), che ha risentito di una perdita netta di periodo di 46 milioni 400 mila euro.
Come emerge dal resoconto intermedio di gestione relativo ai primi nove mesi del 2010, i ricavi consolidati ammontano a 351 milioni 300 mila euro, con un decremento di 17 milioni 500 mila euro rispetto allo stesso periodo dell'esercizio precedente, principalmente a causa della contrazione dei ricavi diffusionali, mentre il risultato operativo consolidato - negativo per 29 milioni 300 mila euro - è in miglioramento di circa 2 milioni 300 mila euro rispetto allo stesso periodo del 2009.
Inoltre il flusso di cassa dell'attività di investimento nel suddetto periodo è risultato negativo per 6 milioni 600 mila euro (contro un valore negativo di 13 milioni 200 euro nel corrispondente periodo dell'esercizio precedente), mentre quello dell'attività operativa è negativo per 4 milioni 500 mila euro (-12 milioni 600 mila euro nel corrispondente periodo dell'esercizio precedente). Inoltre secondo quanto emerge dal suddetto resoconto intermedio di gestione «Con riferimento all'intero anno 2010, pur tenendo conto del significativo aggravio di costi determinato dai provvedimenti legislativi in materia di tariffe postali per l'editoria, è ragionevolmente prevedibile un miglioramento della redditività operativa rispetto all'esercizio 2009».

PRESIDENTE. L'onorevole Cambursano, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, signora sottosegretario, non me ne Pag. 58abbia ma mi verrebbe da dire che la risposta che lei ci ha fornito arriva da altro palazzo, ma non glielo dico per il rispetto delle istituzioni. Ho qui della documentazione, signor Presidente, da parte del gruppo Il Sole 24 Ore il quale rispondeva ad azionisti che si sono trovati nelle condizioni appena richiamate dal collega Palagiano e in queste risposte vengono date le stesse cifre, le stesse informazioni che sono state appena ripetute.
Ecco perché non lo dico ma posso anche pensarlo. Quando, signor Presidente, mi avvicino a Il Sole 24 Ore lo faccio sempre con grande rispetto perché è il «mio» giornale da un po' di anni.
Mi verrebbe da dire quasi 40, visti i capelli bianchi e la professione che facevo prima di arrivare in quest'aula parlamentare: me lo sono sempre portato appresso, era un testo obbligato. Quindi da un giornale come quello, il cui scopo principale è informare su materie economiche e finanziarie i cittadini - in particolare, coloro che hanno interesse ad investire i propri risparmi nelle svariate forme che ieri e oggi la finanza ci mette a disposizione -, ho sempre riscontrato una totale indipendenza, linearità di comportamento e un'autonomia di giudizio anche rispetto ad eventuali pressioni che potevano venire dall'esterno.
Quindi, quando il collega Palagiano mi ha informato della sua intenzione di presentare l'interpellanza urgente in esame e mi ha riferito cose che erano emerse, mi sono interrogato: ma è potuto accadere ciò a questo giornale? Dunque mi sono trovato di fronte ad un bivio, cioè delle due l'una: forse chi ha curato la valutazione del Il Sole 24 Ore lo ha fatto in modo non approfondito, uso un eufemismo. Credo sia noto chi è che lo ha fatto, ma se non lo fosse e non fosse stato detto lo ripeto comunque, si chiama Mediobanca, quindi un'istituzione importante da questo punto di vista. Ma è stato ricordato prima dal collega che un altro, altrettanto importante gruppo finanziario internazionale, la Morgan Stanley, ha affermato proprio in quei giorni che le valutazioni emergenti dal prospetto che si andava a delineare erano eccessive, con un differenziale notevole: l'uno ha detto - e poi è stato fatto proprio - con una forbice da 5,75 a 7 euro per azione, mentre dall'altro lato la Morgan Stanley diceva da 4 euro in giù. Come vede si tratta di una differenza sostanziale.
Non solo, ma con approfonditi studi, che sono stati fatti anche successivamente, vi era chi addirittura ha quantificato ben al di sotto dei 4 euro la valutazione dell'azione al momento della collocazione. Dunque per non citare un giornale di sinistra (il suo, pardon, anche il mio Presidente del Consiglio direbbe comunista) cito il Giornale, che credo sia ben noto a quale famiglia appartenga, il Giornale di quei giorni, quando scriveva: «I collocatori fecero fatica a piazzare le azioni agli investitori istituzionali, ai quali si attribuisce normalmente, come non condividere, superiore capacità di analisi e di giudizio». È proprio questo il problema.
È vero, signora sottosegretario, che sta dentro a tutte le regole previste dal prospetto informativo - e ci mancherebbe ancora che così non fosse -, ma è stato appena ricordato che lo scarto tra il quantitativo offerto e il quantitativo richiesto è di 1,4, cioè poco più dell'unità proposta.
Allora era presidente di Confindustria un signore che in contemporanea, ma ciò non c'entra assolutamente nulla con la questione che stiamo trattando, collocò anche un'altra importante azienda che sta andando alla grande e che produce le poltrone Frau. Ebbene, sa qual era il rapporto tra l'offerta e la domanda di azioni collocate sul mercato? Era di 1 a 20, quindi come vede molto più appetibili. Qualche dubbio può sorgere, questo ci è sorto, cioè come è possibile ciò a fronte di una proposta così allettante: stiamo parlando di un grande giornale, del quarto gruppo editoriale italiano, che aveva una storia e ce l'ha ancora, dove scrivono delle grandi firme e fanno dei servizi di grande utilità a tutto il Paese.
Perché è potuto accadere questo? Delle due cause l'una: o il gruppo editoriale Il Sole 24 Ore è parte lesa rispetto a chi ha quantificato il valore delle azioni - e Pag. 59qualche forte dubbio l'abbiamo, l'abbiamo dimostrato, o abbiamo la presunzione di averlo dimostrato con i ragionamenti precedenti -, oppure la sottoscrizione, che comunque non ha avuto quel gran ritorno da parte degli investitori istituzionali, è stata invece effettuata tra 23-24 mila cittadini italiani, che si sono trovati poi, nel giro di breve, non dico con della carta straccia ma poco ci manca, e, comunque, con una perdita sul prezzo iniziale di collocamento e di sottoscrizione del 70-77 per cento.
E non è vero che altri gruppi editoriali, in quell'arco temporale, soprattutto nei primi trenta giorni - ed eravamo prima della grande crisi finanziaria ed economica che poi è scoppiata in tutto il mondo e anche nel nostro Paese - abbiano avuto le stesse performance di quotazione.
Dico ciò perché nei trenta giorni immediatamente successivi all'IPO, il titolo, da 5,75 euro era già precipitato a 4,3 euro: cioè una perdita secca del 25 per cento, ed è da mesi ferma alla quotazione di 1,3 euro e qualcosa; sempre 1,3, e qualcosa che cambia, ma siamo sempre nell'ordine del meno 70-80 per cento.
A chi ci rivolgiamo, di fronte a queste valutazioni? Al Governo, il quale è l'interlocutore, non tanto rispetto al gruppo editoriale che, comunque, essendo un gruppo privato - lo dico convintamente - fa il proprio interesse, anche se può avere sicuramente sbagliato alcune operazioni di investimento nelle acquisizioni, come ci veniva ricordato, e non soltanto quella di Radio 24 che io seguo anche con attenzione, quando il tempo me lo consente, cioè in auto, o a società come ESA software, la cui perdita societaria ha causato, per l'appunto, l'andata in fumo di buona parte di quell'aumento di capitale che i privati cittadini vi avevano messo di proprio.
L'interlocutore qui non poteva che essere la Consob. Ecco perché - ricordava il collega Palagiano - è bene che questa istituzione, questa Authority, che ha cambiato il proprio presidente da qualche settimana e vede ora al suo vertice un nostro ex collega, davvero dia un segnale di cambiamento e non succeda come è successo in questa occasione: interpellata Consob, essa ha fatto la politica che ha fatto a suo tempo - stiamo parlando di duemila anni fa - un certo signore che si chiamava Pilato, lavandosene sostanzialmente le mani.
Se vogliamo, e concludo Presidente, che le nostre società - le quali, in un momento come questo, soprattutto quelle medie e piccole, hanno bisogno di denaro fresco di investitori privati ed istituzionali - non si trovino sorprese come Cirio e Parmalat - e come vede non parlo di queste società - ma vengano invogliate a mettere i pochi risparmi che ancora hanno a disposizione e non se li vedano andare in fumo, credo che l'istituzione Consob e chi ha il compito, per legge, di verificare quanto Consob le trasmette, faccia ciò nei dovuti modi e nei dovuti tempi.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera in data 19 gennaio 2011, il deputato Giorgio La Malfa, già iscritto alla componente politica del gruppo parlamentare Misto «Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro», ha chiesto di aderire alla componente politica del gruppo parlamentare Misto «Liberal Democratici-MAIE» (Movimento Associativo Italiani all'Estero).
Il rappresentante di tale componente con lettera in pari data, ha comunicato di aver accolto tale richiesta.

Annunzio della costituzione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Avverto, altresì, che in data odierna è pervenuta alla Presidenza la comunicazione circa la costituzione, ai sensi dell'articolo 14, comma 1, del Regolamento, Pag. 60del gruppo parlamentare «Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione)», cui hanno aderito i seguenti deputati, che cessano pertanto di far parte dei gruppi parlamentari e delle componenti politiche del gruppo Misto di precedente appartenenza: Elio Vittorio Belcastro, Massimo Calearo Ciman, Bruno Cesario, Vincenzo D'Anna, Pippo Gianni, Maurizio Grassano, Arturo Iannaccone, Antonio Milo, Silvano Moffa, Mario Pepe (già PdL), Francesco Pionati, Michele Pisacane, Catia Polidori, Americo Porfidia, Antonio Razzi, Francesco Saverio Romano, Giuseppe Ruvolo, Luciano Mario Sardelli, Domenico Scilipoti, Maria Grazia Siliquini e Giampiero Catone.
I deputati sopra elencati si riservano di comunicare i nominativi del presidente e degli altri organi del gruppo. Nelle more dell'elezione delle cariche direttive, la rappresentanza del gruppo è stata affidata all'onorevole Luciano Mario Sardelli.

Cessazione di componenti politiche del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che a seguito dell'adesione dei deputati Elio Vittorio Belcastro, Pippo Gianni, Arturo Iannaccone, Antonio Milo, Michele Pisacane, Americo Porfidia, Antonio Razzi, Francesco Saverio Romano, Giuseppe Ruvolo e Luciano Mario Sardelli al gruppo parlamentare «Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione)», la componente politica «Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani» è da ritenersi sciolta, essendo venuto meno il requisito minimo di tre deputati richiesto per la formazione di componenti politiche in seno al gruppo Misto.
Comunico infine che, a seguito dell'adesione del deputato Giorgio La Malfa alla componente politica del gruppo Misto «Liberal Democratici-MAIE» e dell'adesione del deputato Francesco Pionati al gruppo parlamentare «Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione)», la componente politica «Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro» è da ritenersi sciolta, essendo venuto meno il requisito minimo di tre deputati richiesto per la formazione di componenti politiche in seno al gruppo Misto.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 24 gennaio 2011, alle 12:

1. - Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 228, recante proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle forze armate e di polizia (C. 3996-A).
- Relatori: Dozzo, per la III Commissione; Cirielli, per la IV Commissione.

2. - Discussione delle mozioni Amici ed altri n. 1-00512 e Mura ed altri n. 1-00532 concernenti iniziative volte al contrasto di ogni forma di violenza nei confronti delle donne.

3. - Discussione della mozione Bocchino, Galletti, Vernetti, Lo Monte, Melchiorre ed altri n. 1-00531 concernente iniziative per il rispetto dei diritti civili e politici in Bielorussia.

4. - Discussione delle mozioni Ghizzoni, Zazzera ed altri n. 1-00491 e Buttiglione, Granata, Tabacci, Melchiorre ed altri n. 1-00533, presentate a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, Pag. 61nei confronti del Ministro per i beni e le attività culturali, senatore Sandro Bondi.

La seduta termina alle 15,50.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO RENATO WALTER TOGNI SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 3909-B

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, il gruppo della Lega Nord, con un con grande senso di responsabilità ha votato a favore del presente provvedimento sia al primo passaggio alla Camera, sia al Senato.
Riteniamo che questo decreto è un atto dovuto per porre rimedio ad una situazione che si protrae ormai da 17 anni, dovuta soprattutto alle mancanze e all'incapacità delle amministrazioni locali nella gestione del proprio territorio. Si tratta di una situazione anomala che rischia di mandare in rovina l'economia, il turismo e l'immagine non solo del territorio campano ma di tutto il Paese e rischia di compromettere i diritti fondamentali dei cittadini.
Secondo noi si tratta di una vera volontà di mantenere in vita un'emergenza continua, speculando sulla qualità della vita dei cittadini e sprecando le risorse pubbliche, per perseguire interessi che non favoriscono altro che la criminalità organizzata collegata al ciclo dei rifiuti.
Il Governo è intervenuto sin dall'avvio della legislatura, si è impegnato seriamente a risolvere l'emergenza rifiuti della regione Campania e questo decreto rappresenta un correttivo dei provvedimenti di urgenza già emanati, che definisce e conclude un percorso tracciato dal Governo per ristabilire nella Regione la gestione ordinaria dei rifiuti.
Il gruppo della Lega Nord Padania voterà pertanto a favore della conversione in legge del presente decreto, che non fa altro che confermare l'impianto già impostato due anni e mezzo fa dal nostro Governo, nell'obiettivo di consentire a Napoli e alla Campania di avviare al più presto un ciclo di smaltimento dei rifiuti moderno e in linea con quanto accade in altre parti del Paese e dell'Europa e in particolare nei nostri territori padani.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLE MOZIONI NN. 1-00512 E ABB., 1-00531 E 1-00491 E ABB.

Mozione n. 1-00512 e abb. - Iniziative volte all'eliminazione di ogni forma di violenza contro le donne

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 5 minuti
Partito Democratico 59 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro 24 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 24 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Iniziativa Responsabile 21 minuti
Misto: 17 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

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Mozione n. 1-00531 - Iniziative per il rispetto dei diritti civili e politici in Bielorussia

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 5 minuti
Partito Democratico 59 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro 24 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 24 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Iniziativa Responsabile 21 minuti
Misto: 17 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

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Mozione n. 1-00491 e abb. - Sfiducia Ministro per i beni e attività culturali, sen. Bondi

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 5 minuti
Partito Democratico 59 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro 24 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 24 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Iniziativa Responsabile 21 minuti
Misto: 17 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 8)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3909-B - em. 1.4 522 514 8 258 192 322 28 Resp.
2 Nom. em. 1.5 533 525 8 263 195 330 28 Resp.
3 Nom. em. 1.6 534 526 8 264 195 331 27 Resp.
4 Nom. em. 1.1 539 532 7 267 194 338 26 Resp.
5 Nom. em. 1.2, 1.7 542 533 9 267 198 335 26 Resp.
6 Nom. em. 1.3, 1.8 539 531 8 266 195 336 26 Resp.
7 Nom. odg 9/3909/1 522 522 262 200 322 26 Resp.
8 Nom. ddl 3909-B - voto finale 519 516 3 259 329 187 25 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.