Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute >>

XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 412 di mercoledì 22 dicembre 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9,40.

LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Antonione, Bocchino, Brunetta, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Cicchitto, Colucci, Cossiga, Crimi, D'Alema, Dal Lago, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Lamorte, La Russa, Lo Monte, Lusetti, Martini, Meloni, Migliavacca, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pagano, Paglia, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione delle mozioni Bersani ed altri n. 1-00471, Borghesi ed altri n. 1-00497, Cicchitto ed altri n. 1-00499, Galletti ed altri n. 1-00500, Reguzzoni ed altri n. 1-00501, Commercio ed altri n. 1-00502, Sardelli ed altri 1-00505, Tabacci ed altri n. 1-00507 e Bocchino ed altri n. 1-00509 concernenti iniziative in materia di riforma del sistema fiscale (ore 9,44).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Bersani ed altri n. 1-00471, Borghesi ed altri n. 1-00497, Cicchitto ed altri n. 1-00499, Galletti ed altri n. 1-00500, Reguzzoni ed altri n. 1-00501, Commercio ed altri n. 1-00502, Sardelli ed altri 1-00505, Tabacci ed altri n. 1-00507 e Bocchino ed altri n. 1-00509 concernenti iniziative in materia di riforma del sistema fiscale (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta del 22 novembre 2010, sono state presentate le mozioni Tabacci ed altri n. 1-00507 e Bocchino ed altri n. 1-00509, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, onorevole Casero, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere sulle mozioni necessita di un brevissimo intervento su una serie di elementi che si raggruppano e che sono unitari all'interno delle stesse mozioni. Il parere verrà espresso sulle parti Pag. 2dell'impegno che si chiede al Governo, considerando le parti iniziali delle mozioni come un cappello di introduzione alle parti dell'impegno e non come parti determinanti delle mozioni stesse. I dispositivi contengono infatti alcuni elementi unitari che il Governo ritiene importanti, fondamentali e che danno luogo a un giudizio favorevole sulle mozioni stesse. Innanzitutto esse contengono tutte, e chi non l'ha inserito, dovrebbe farlo per poter avere il parere favorevole, un vincolo di compatibilità con la finanza pubblica; le mozioni parlano di compatibilità con i vincoli della finanza pubblica ed il Governo ritiene questo un punto sicuramente di favore. In secondo luogo, le mozioni contengono tutte, e anche su questo il Governo dà il proprio consenso, la necessità che queste azioni debbano essere concordate in sede europea, dove esiste la necessità di politiche unitarie comuni, per poi chiedere, sempre in sede europea, una deroga per interventi di vantaggio su particolari territori o su particolari settori che si ritiene utili allo sviluppo del Paese stesso. Il fatto di cercare di stabilire in sede europea che esiste anche la necessità di politiche fiscali comuni oltre che di politiche di bilancio è un altro degli elementi che il Governo ritiene importante. In terzo luogo, queste mozioni propongono, e anche questo riteniamo sia un elemento importante, che nel Paese debba essere condotta un'azione comune di lotta all'evasione fiscale e che questa azione debba essere concordata con le parti sociali e con i contribuenti. È necessario che venga cambiato il clima culturale di lotta all'evasione fiscale, cercando di seguire l'orientamento maggioritario, quasi totalmente maggioritario del Paese, che prevede minori tasse, minore burocrazia e minore lotta all'evasione. Questo è il quadro su cui le politiche fiscali devono essere condotte.
In questo quadro, le mozioni contengono alcuni elementi positivi come, ad esempio, la riduzione del primo scaglione fiscale al 20 per cento, la necessità di affrontare il problema degli incapienti ed il fatto che il nucleo familiare debba essere posto come nuovo elemento basilare nelle politiche fiscali: tutte le mozioni contengono questo elemento su cui si sta lavorando ed il Governo deve tenerne conto.
Ulteriori elementi positivi consistono nella riduzione dell'IRAP sul costo del lavoro, nel fatto che si debba lavorare per la detassazione degli utili reinvestiti, nel fatto che ci debba essere una diversa tassazione tra reddito di impresa - non solo di società di capitali, ma tutto il reddito di impresa - ed i redditi delle persone fisiche.
Inoltre è positivo il riferimento al fatto che gli studi di settore non debbano diventare una minimum tax, ma un elemento di verifica fiscale dei contribuenti e che si debbano utilizzare gli studi di settore nel modo migliore possibile. Il fatto che si debba utilizzare la leva fiscale - anche questo, dicevo, è necessario concordarlo in sede europea - per fare azioni di ricerca e sviluppo.
È positivo, poi, il fatto che il federalismo fiscale, l'autonomia impositiva fiscale e la verifica fiscale svolta dagli enti locali possa e debba diventare un nuovo strumento molto forte a supporto della lotta all'evasione, nonché il fatto che la semplificazione degli adempimenti sia un altro elemento fondamentale di cui il fisco italiano necessita e che vi sia molto più bisogno di una lotta all'evasione fondata su elementi certi e non su elementi procedurali. Allo stesso modo la difesa del contribuente dovrebbe essere basata su elementi certi ossia su una verifica effettiva su quanto evaso o non evaso e non su elementi procedurali dilatori del processo di riscossione.
Deve diminuire la tassazione del lavoro a fronte di un incremento della tassazione dei capitali e si devono utilizzare nuovi strumenti di verifica come il redditometro potenziando questi strumenti e la tecnologia (quindi controllo elettronico della fatturazione, transazione dei pagamenti e via dicendo). La tecnologia può sicuramente far fare grandi passi avanti nella lotta all'evasione. Pag. 3
Infine, si è invocata la necessità di una riforma complessiva della giustizia tributaria che riduca ancora i tempi e garantisca la certezza dell'operatività della giustizia tributaria.
A fronte di questi elementi su cui quasi tutte le mozioni presentate concordano e su cui il Governo esprime un parere positivo, formulerò ora il parere sulle singole mozioni.
In relazione alla mozione Bersani ed altri n. 1-00471, il Governo propone che alla lettera b) della parte motiva, dove si parla dell'unificazione delle detrazioni fiscali e degli assegni al nucleo familiare, si elimini il termine «minori», mantenendo solo la parola «figli». In questo momento, infatti, le detrazioni sono per tutti i figli a carico e ricordiamoci che i figli che studiano all'università e che sono a carico delle famiglie hanno diritto ad una detrazione. Quindi la proposta di eliminare il termine «minori» consentirebbe di continuare ad usufruire di questa detrazione per tutti i figli a carico.
Per quanto riguarda la lettera c) essa rischia di essere in contrapposizione con alcune sentenze della Corte di giustizia europea che prevedono la parità di tassazione tra i sessi; pertanto il Governo propone di inserire, prima della parola: «l'introduzione», le parole: «verificare in sede europea la possibilità di concordare».
Allo stesso modo alla lettera i) con riferimento alla riduzione delle aliquote IVA, essendo questa un'imposta ormai disciplinata da direttive europee è necessario inserire all'inizio del paragrafo il riferimento alla necessità di una verifica in sede europea.
Alla lettera p), riguardante il financial transaction tax, occorre inserire, all'inizio, le parole: «valutare la possibilità di verificare nei vertici europei ed internazionali la fattibilità di una proposta di», mantenendo invariato il seguito del paragrafo; con queste modifiche il parere sulla mozione Bersani ed altri n. 1-00471 è favorevole.
Il Governo esprime parere contrario sulla mozione Borghesi ed altri n. 1-00497, per una serie di elementi che concorrono a determinare, complessivamente, il parere contrario, mentre esprime parere favorevole sulla mozione Cicchitto ed altri n. 1-00499.
Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Galletti ed altri n. 1-00500 purché riformulata sempre introducendo all'inizio del dispositivo un riferimento alla compatibilità con i vincoli complessivi di finanza pubblica, che si ricollega al ragionamento fatto precedentemente, che penso possa essere accettato. In particolare, alla lettera d) del dispositivo, dopo le parole «spostare il carico fiscale »dal lavoro alle cose«, attraverso», introdurre la seguente: «anche» e alla lettera e), dove si parla di IVA, inserire all'inizio le parole: «compatibilmente con una verifica in sede europea». Con queste modifiche il parere è favorevole.
Il Governo esprime inoltre parere favorevole sulla mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00501, purché riformulata introducendo all'inizio del dispositivo un riferimento alla compatibilità complessiva con i vincoli di finanza pubblica, sempre ricollegandomi al ragionamento fatto precedentemente.
Il Governo esprime favorevole sulla mozione Commercio ed altri n. 1-00502, purché riformulata, anche in questo caso, introducendo all'inizio del dispositivo un riferimento alla compatibilità complessiva con i vincoli di finanza pubblica.
Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Sardelli ed altri n. 1-00505 ed esprime parere favorevole sulla mozione Tabacci ed altri n. 1-00507 purché riformulata nel modo seguente: alla lettera c) togliere le parole «per importo fino a 100.000 euro»; alla lettera f) sostituire le parole «19 per cento» con le seguenti: «20 per cento» e riscrivere la lettera l) nel modo seguente: «elaborare misure più stringenti per definire la tracciabilità dei pagamenti», togliendo quindi le cifre. Con queste modifiche il parere è favorevole.
Il Governo esprime inoltre parere favorevole sulla mozione Bocchino ed altri n. 1-00509.

Pag. 4

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor sottosegretario, prendo atto delle dichiarazioni che lei ha testè reso e in particolare della disponibilità manifestata ad accogliere gli orientamenti emersi dalla nostra mozione.
Accolgo le riformulazioni alle lettere c), f) ed l), da lei proposte, perché vanno comunque nella direzione delle indicazioni che abbiamo suggerito.
Mi sembra che il ragionamento che lei ha fatto oggi dà l'impressione di un Governo che è disponibile ad aprire un dialogo parlamentare su queste tematiche così delicate come quelle fiscali. Mi auguro che alla discussione delle mozioni subentri una effettiva disponibilità a trasferire nel Parlamento la traduzione concreta di iniziative in materia fiscale, anche perché, con riguardo al nostro «trattenere in tasca l'euro», l'Europa ha una moneta unica ma dovrà avere degli atteggiamenti politici sempre più stringenti, come è emerso dal recente Ecofin, fino alla materia fiscale. Credo che se finora questa materia è stata riconosciuta come di pertinenza dei singoli Stati, nel futuro, se si vorrà dare davvero una difesa all'euro, sarà necessario che anche le politiche fiscali siano maggiormente coordinate.
In tale contesto emerge la particolare condizione dell'Italia che ha un carattere di economia sommersa che è incompatibile non solo con questi parametri europei, ma anche con l'equilibrio della vita civile. In Italia chi paga le tasse ne paga troppe, ma vi è un'area dell'economia molto vasta, oltre un quarto, che è del tutto indifferente al peso delle aliquote fiscali. Come emerge dalle recenti indagini dell'ISTAT, vi è circa un 18 per cento di economia irregolare, a cui però l'ISTAT dice che occorre aggiungere la voce dell'economia informale (che è quella più minuta), che è un altro 5 per cento, e poi vi è il fatturato dell'economia malavitosa, valutato in circa 5 per cento. Se sommiamo queste tre voci, vediamo che la dimensione dell'economia sommersa è stratosferica: siamo ben oltre il 25 per cento, vicini al 28 per cento. Il significato pratico di questa realtà è che ogni quattro esercizi, un intero PIL finisce nell'area grigia del sommerso economico. Ciò determina effetti devastanti: la distorsione della concorrenza, l'ingiustizia nel rapporto tra i cittadini, la caduta della razionalità e dell'equità nell'imposizione dei tributi, tutte cose a cui bisognerebbe porre rimedio con una risoluta azione di Governo e anche parlamentare.
Ovviamente noi abbiamo formulato delle proposte, che sono proprie anche di altre mozioni sulle quali l'onorevole Casero ha espresso testé un parere positivo. Penso che la decisione più importante che il Governo dovrebbe assumere è quella, oltre che di approfondire il tema della tracciabilità dei pagamenti, di decidere di utilizzare l'incrocio dei dati raccolti dalle diverse agenzie: la casa, l'auto, le barche, i viaggi, il redditometro, i valori immobiliari.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

BRUNO TABACCI. Concludo, signor Presidente. Penso che, se siamo in condizione di avere una lettura quotidiana attraverso questi strumenti tecnologici, basterebbe che il Ministero dell'economia e delle finanze utilizzasse le nuove tecnologie attraverso una tecnica di incrocio dei dati che vengono raccolti per avere automaticamente una fotografia molto precisa della situazione reale del Paese. Quello che oggi diventa inaccettabile per tanti cittadini italiani è di vedere magari che il vicino di casa finge di non capire quali sono i suoi doveri fiscali mentre invece loro si trovano ad essere tartassati. L'equità fiscale richiede che tutti i cittadini siano posti in maniera paritaria di fronte al fisco (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia). Pag. 5

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, se ho inteso bene, il Governo ha espresso parere contrario solo su una mozione, che è la nostra. Noi naturalmente prendiamo atto che siamo in presenza di una mera ed esclusiva dichiarazione pregiudiziale politica, perché il sottosegretario non ha espresso un solo motivo, uno solo, per il quale la nostra mozione dovrebbe essere respinta. Pertanto, provo a ripassare brevemente gli impegni che chiedevamo al Governo.
Signor sottosegretario Casero, vorrei ricordare che, quando si è trattato di discutere il documento per l'Unione europea, non è stato il Governo a chiedere che fosse contenuta l'armonizzazione delle politiche fiscali europee. In quell'occasione è stato il gruppo dell'Italia dei Valori a chiederlo, perché il Governo se ne sarebbe completamente dimenticato. Quindi, attenzione anche alle dichiarazioni che ha rese poco fa in quest'Aula e che non rispondono al vero. Comunque andiamo avanti.
Noi chiediamo, ovviamente nei limiti delle possibilità date dai vincoli della finanza pubblica, una progressiva riduzione dell'imposizione. Quindi, deduco che al Governo una cosa del genere non sta bene? Chiediamo l'intervento a favore dei carichi familiari, quindi sotto forma di detrazioni, ma evidentemente va bene anche in qualunque altra forma. Dunque, il Governo è contrario ad interventi che rendano il reddito familiare più equo in termini tassabilità? Abbiamo chiesto l'adozione di disposizioni fiscali per sostenere il lavoro delle donne. Dunque, il Governo è contrario a sostenere il lavoro femminile? Abbiamo chiesto di sostenere lo sviluppo, in particolare delle piccole e medie imprese, con una serie di interventi a favore di queste. Dunque, il Governo è contrario all'adozione di misure fiscali che favoriscano lo sviluppo delle piccole e medie imprese? Ne debbo prendere atto, perché se non va bene la nostra mozione e non mi dice un solo motivo e poi la passo in rassegna e ci trovo queste cose...
Abbiamo chiesto il ripristino delle norme introdotte dal Governo Prodi per contrastare l'evasione fiscale: questo Governo prima le ha tolte, adesso le sta ripristinando (come quelle che riguardano la tracciabilità dei pagamenti), ma comunque non accetta la nostra mozione che chiede queste stesse cose. Abbiamo chiesto l'introduzione di meccanismi sintetici di determinazione del reddito, cioè il redditometro: prima ci hanno risposto negativamente, poi il Governo lo ha fatto. Noi per la verità chiedevamo un redditometro ad effetto pressoché immediato, ma con gli ultimi interventi si è così ridotta l'area di risposta del contribuente che sostanzialmente stiamo andando proprio in quella direzione. E il Governo non accetta la nostra mozione?
Abbiamo chiesto una serie di interventi che sostanzialmente sono anche ripresi dalle altre mozioni, ma capisco che evidentemente siamo di fronte ad un atteggiamento pregiudiziale nei confronti dell'Italia dei Valori. Ne prendiamo anche atto, ma vorrei anche ricordare che in questi due anni noi abbiamo fatto parecchie proposte in materia fiscale, anche per recuperare le risorse necessarie in una situazione così grave per il Paese. Vorrei ricordare che richiedemmo la messa all'asta delle frequenze del digitale terrestre un anno fa. Poi il Governo lo ha fatto adesso. Voglio dire che abbiamo fatto parecchie proposte sulle quali poi gradualmente anche il Governo si è portato.
Tuttavia, resta un Governo che ha compiuto degli atti a favore degli evasori fiscali e basti lo scudo fiscale per ricordarne uno. Quindi, è inutile che ora venga a dirci, attraverso le mozioni presentate dalla maggioranza, che farà tutte queste cose. Ma con quale credibilità, dopo aver percorso per due anni una strada che andava in senso esattamente contrario, con atteggiamenti ondivaghi che prima toglievano le misure e favorivano l'evasione e dopo ripristinavano le misure Pag. 6per contrastare l'evasione, cioè prima facevano scappare i buoi e dopo intervenivano e andavano a chiudere la stalla con delle altre misure?
Vorrei ricordare anche ciò che ha scritto o ha detto in un'intervista di qualche giorno fa rilasciata al Corriere della Sera Mario Sarcinelli, ex vicegovernatore della Banca d'Italia, ex ministro e docente universitario in materia di economia monetaria. Egli, commentando i dati sulla ricchezza in Italia pubblicati dalla Banca d'Italia, rilevava una situazione davvero unica nel panorama europeo, vale a dire il rapporto tra ricchezza immobiliare e redditi che vengono dichiarati in un Paese. Poiché l'evasione fiscale finisce quasi sempre in investimenti di tipo immobiliare, Sarcinelli rilevava che a fronte di un rapporto medio da uno a quattro esistente nel resto d'Europa, nei Paesi che più lavorano contro l'evasione fiscale, noi, invece, siamo ad un rapporto che è quasi il doppio, uno a otto o uno a nove, a testimoniare di quanto grave sia, in questo Paese, il fenomeno dell'evasione fiscale.
Non voglio neanche utilizzare tutto il tempo a disposizione ma non posso che concludere osservando questo atteggiamento di totale pregiudizio. Abbiamo predisposto - e siamo stati gli unici a farlo in questo Parlamento - una contromanovra alla manovra di luglio del Governo, completa e formulata come proposta di legge, con al suo interno una serie di interventi e di azioni specifici. Pertanto, che vi sia un atteggiamento di pregiudizio di questo tipo per noi è inaccettabile.
Per questo motivo esprimeremo sicuramente voto contrario, perché al pregiudizio dobbiamo rispondere con altrettanto pregiudizio. Voteremo sicuramente contro le mozioni proposte dalla maggioranza e, invece, voteremo sicuramente a favore della mozione Bersani ed altri n. 1-00471. Per il resto, ovviamente, ci atterremo ad un giudizio di reciprocità.
Infine, ci rivolgiamo a coloro che vogliono guardare anche all'Italia dei Valori non in modo pregiudizievole ma con un atteggiamento legato alle soluzioni concrete che abbiamo proposto in questi due anni e chiediamo loro, anche in questa materia, di valutare con la dovuta attenzione anche la nostra mozione che in molti casi non è dissimile dalle altre che sono state proposte (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, questa legislatura si era avviata bene sulle questioni fiscali, nel senso che la campagna elettorale aveva, in qualche modo, portato da una parte Silvio Berlusconi e dall'altra Walter Veltroni ad assumere un impegno comune. Si trattava di ridurre prima le aliquote e poi di essere credibili per condurre un'efficace lotta all'evasione fiscale. Questo lo disse Veltroni al Lingotto, rievocando il famoso «un terzo» spesso citato da Silvio Berlusconi.
La legislatura si era aperta bene e con buone premesse in campagna elettorale ma sta proseguendo male, visto che i dati della settimana scorsa rilasciati dall'OCSE evidenziano come la pressione fiscale complessiva in Italia cresce rispetto al PIL in un momento in cui un sistema fiscale progressivo dovrebbe, invece, determinare una diminuzione delle entrate complessive più che proporzionale, nei due anni precedenti, rispetto al calo del PIL. Pertanto, se la pressione fiscale cresce nonostante la riduzione del PIL vi è qualcosa che non va. Potrebbe essere che la pressione fiscale cresca per gli straordinari meriti della lotta all'evasione. È una possibilità.
Potrebbe essere che la pressione fiscale cresca nonostante la diminuzione del PIL perché ci sono state entrate straordinarie. Ciò potrebbe essere, ma non ci risulta. In realtà, la pressione fiscale sta crescendo. Questo è un dato di fatto di cui il Governo deve tenere conto e che scompare - mi dispiace dirlo - dalla mozione presentata dai colleghi del PdL e anche dalla mozione della Lega. Qui bisogna evitare di continuare Pag. 7ad affrontare le questioni di politica economica e finanziaria attraverso racconti che prescindono dalla realtà.
Così anche con riguardo al debito pubblico credo che oramai bisognerebbe fare una moratoria sul linguaggio. Non si può - lo dico al sottosegretario Casero - continuare a dire che il debito pubblico lo abbiamo ereditato perché negli anni Ottanta è esploso. È vero, negli anni Ottanta il debito pubblico è esploso, però poi negli anni Novanta e negli anni che vanno dal 2000 al 2010 il debito pubblico non è diminuito, ma continua a crescere. La nostra unica responsabilità è quella di non essere capaci di incidere sul debito pubblico. Altri Paesi l'hanno fatto, nel programma elettorale di PdL e Lega c'è, tra gli altri, un punto centrale totalmente disatteso, concernente il grande Piano di valorizzazione, nell'ambito del quale la parte di patrimonio pubblico che potrebbe essere con profitto messa sul mercato è stata cifrata addirittura fino a 700 miliardi di euro. Quindi, con riferimento al debito pubblico non è più tollerabile dire che l'abbiamo ereditato, bisogna piuttosto dire perché non siamo riusciti a fare nulla e anzi abbiamo consentito che la situazione si deteriorasse ulteriormente, con grave pregiudizio sul futuro del Paese e anche sulla possibilità di manovrare in termini fiscali. Queste sono le responsabilità del Governo.
Anche per quanto concerne le tasse possiamo invocare la congiuntura internazionale, ma dobbiamo prendere atto che, nonostante l'eccellente proposito all'inizio del 2001, in questi ultimi dieci anni, durante i quali il centrodestra ha governato per 8 anni, le tasse non sono diminuite, anzi sono aumentate. Si può provare a dare delle spiegazioni, si può rinviare, buttare la palla in tribuna, a quello che succederà con la riforma federale, sapendo tuttavia benissimo che nei primi anni, se non nei primi lustri della riforma federale compiuta, del federalismo fiscale non ci sarà alcuna diminuzione del fisco.
Quindi, bisogna prendere atto della realtà anche per quanto riguarda il fisco delle famiglie. Il nostro è un Paese in cui, soprattutto il centrodestra, ogni volta che interviene politicamente, dà voce alla retorica della famiglia, con annessi giudizi di carattere antropologico come spesso capita di ascoltare anche da autorevoli ministri. Ci si pone il problema della nuova antropologia o dello sconfiggere la nuova antropologia attraverso i vecchi paradigmi, ma non si fa assolutamente niente dal punto di vista fiscale per le famiglie.
La nostra mozione contiene l'impegno del Governo a passare dalla retorica della famiglia ai fatti concreti di un fisco che aiuti le famiglie con figli, che favorisca la natalità, che dia una mano alle famiglie - di fatto o no - nelle quali vi sono dei figli. Ciò non è successo e anche di questo in qualche modo bisognerebbe rendere conto.
La mozione del PdL sembra scritta dopo 15 anni di Governi avversi, non dopo 10 anni di Governo, di cui tutti noi - compresi, per il pregresso, noi di Futuro e Libertà per l'Italia - ci dobbiamo fare carico. Circa l'elevata pressione fiscale, l'idea - circolata dove si prendono le decisioni di investimento - che l'Italia ha una pressione fiscale crescente è quanto di peggio possa capitare ad un Paese che avrebbe bisogno, come mai in passato, di attrarre investimenti stranieri. Se leggiamo il «Paying taxes 2011», una recentissima pubblicazione della Banca mondiale, si stigmatizza il peso del fisco e degli adempimenti burocratico-fiscali sulle imprese come potente disincentivo agli investimenti esteri in Italia.
Di queste cose, negli ultimi dieci anni, avremmo dovuto farci carico noi del centrodestra e, se non è successo niente e se la situazione peggiora anche rispetto non ai dati quantitativi ma ai dati ordinamentali, significa che c'è qualcosa che non va, che la politica non è adeguata. Si parla di altro, si butta la palla in corner, si dà la colpa agli anni Ottanta o alla congiuntura internazionale e ci si sottrae alle responsabilità dirette che invece andrebbero affrontate. Pag. 8
Ci sono nelle mozioni presentate alcuni punti, come nella mozione Bersani ed altri n. 1-00471 relativa alla tassa sulle transazioni finanziarie internazionali, da valutare con estrema prudenza, così come è da valutare con estrema prudenza la questione della cosiddetta tassazione delle rendite, che a parole sembra l'uovo di Colombo, tassiamo le rendite e sistemiamo i bilanci dello Stato. Ovviamente non è così, si tratta del risparmio delle famiglie italiane.
Nella mozione Galletti ed altri n. 1-00500, su cui sicuramente noi voteremo favorevolmente così come sulla mozione Tabacci ed altri n. 1-00507, c'è una specifica che in qualche modo delimita il potenziale campo di intervento solo agli investimenti finanziari con durata inferiore ai dodici mesi. Quanto meno si dà un argine perché altrimenti il rischio è davvero quello di finire per dare una batosta al risparmio delle famiglie italiane.
Chiudendo, a mio avviso c'è un problema di fondo nella mozione Cicchitto ed altri n. 1-00499, cioè che dopo dieci anni, di cui otto passati al Governo, non ci si può più permettere di rimanere nel campo delle petizioni di principio, bisogna fare i conti con quello che siamo riusciti a fare, rivendicare eventuali meriti, ma poi proporre punti concreti di intervento e non evocare principi generici e quindi genericamente condivisibili.
Chiudo, signor Presidente, sollevando un punto: il fisco per le famiglie. Parliamo meno in termini retorici di famiglia, proviamo a inserire davvero concretamente alcuni elementi fiscali a favore delle famiglie, comunque definite, dove ci sono figli. Facciamo una scelta di priorità, lì investiamo e togliamo da qualche altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,20).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, le mozioni che stiamo discutendo questa mattina nascono da una esigenza comune, da un'esigenza che tutti abbiamo rilevato, quella di fare una forte riforma fiscale. Tutti ci rendiamo conto che l'attuale sistema fiscale è inadeguato al Paese; è un sistema fiscale effettivamente vecchio, l'ultima riforma fiscale vera fu fatta nel 1972, quindi è una riforma che ormai ha quarant'anni, ha dimostrato tutti i suoi limiti, l'ha dimostrato nelle disuguaglianze che ha creato in questo Paese e nel tasso di evasione fortissimo che caratterizza la nostra economia. Non c'è dubbio quindi che ci sia la necessità fondamentale di rivisitare interamente tutto il sistema fiscale.
La prima domanda che io rivolgo ai colleghi, soprattutto di maggioranza, è come si pensa però di fare una riforma fiscale e nel contempo portare avanti il federalismo fiscale?
È chiaro che queste due esigenze, queste due riforme, in qualche modo si devono intrecciare. Se diciamo che con il federalismo fiscale vogliamo spostare molta parte della tassazione dal centro alla periferia, contemporaneamente dobbiamo andare a rivisitare anche la tassazione a livello centrale; ciò va fatto contemporaneamente, non lo possiamo fare in due fasi successive. Infatti, se lo facciamo in fasi successive, è chiaro che il sistema sarà frastagliato e probabilmente anche incompleto. Pag. 9
Quindi, la prima cosa, se si vuole fare davvero una riforma fiscale vera, è quella di unire questi due momenti, quello della riforma fiscale centrale con la riforma fiscale del federalismo, che vuol dire la riforma fiscale periferica.
Altra considerazione: non andiamo più avanti facendo dei provvedimenti spot, che in qualche modo indeboliscono ancora quel sistema fiscale su cui dobbiamo andare a interagire. Vi faccio un esempio: uno dei primi atti di questo Governo è stato quello di abolire l'ICI sulla prima casa. Ci ricordiamo tutti che l'ICI sulla prima casa, dopo gli interventi del Governo Prodi, di fatto interessava solo i redditi medio-alti, cioè coloro che avevano degli appartamenti di dimensioni elevate, mentre tutti gli altri erano già stati esentati dall'ICI sulla prima casa. Ciò vuol dire che con quel provvedimento abbiamo destinato 3 miliardi 300 milioni di euro - tanto è costata l'abolizione dell'ICI - ai redditi medio-alti.
Noi ci siamo permessi - anche a costo di essere un po' impopolari in quel momento - di dire: state attenti a togliere l'ICI sui redditi medio-alti, perché, togliendo l'ICI, dopo quei soldi dovete andare a prenderli da altre parti e li prenderete sempre agli stessi soggetti, cioè a coloro che continuano a pagare le imposte, che sono, in particolare, le famiglie e le famiglie dei lavoratori dipendenti. Li togliete da una parte, ma li dovete andare a prendere da un'altra. Vi avevamo detto allora - andate a leggere i resoconti - di fare attenzione, di non andare a prenderli in quella maniera scorretta, cioè andando ad aumentare le tariffe, perché le tariffe, cioè il costo dei servizi comunali (asili nido, autobus, trasporti, assistenza domiciliare agli anziani) non sono progressive. Le tariffe colpiscono i redditi bassi nella stessa misura in cui colpiscono i redditi alti, mentre le imposte se non altro, nella loro antipatia e nella loro scomodità, hanno un aspetto positivo, quello della progressività.
Quindi, voi state spostando la tassazione da un cespite progressivo ad un cespite che invece, bene che vada, riesce ad essere proporzionale. Bene che vada, è un errore. Tutto questo passò inosservato all'interno di questo Parlamento, anzi dicendo che eravamo quelli che volevano aumentare le tasse.
Vi porto un esempio di quello che sta capitando in questi giorni in una città a caso, guarda caso proprio la mia, Bologna. Prendo ad esempio Bologna, perché oggi è gestita da un commissario straordinario, quindi da un funzionario dello Stato nominato dal Governo, che non fa politica né di destra né di sinistra, e neanche di centro. Il commissario si è trovato a gestire un bilancio impossibile. Cosa ha fatto? Ha aumentato il costo dei servizi, facendo in modo che una famiglia bolognese di reddito medio con due figli spenderà, nell'anno 2011, 1.450 euro in più per usufruire dei servizi del comune, quindi asili nido, autobus, scuola materna, assistenza domiciliare per gli anziani.
Si è quindi verificato esattamente quello che noi avevamo detto: abbiamo spostato la tassazione dall'ICI per i redditi medio-alti verso le famiglie, soprattutto quelle con reddito basso e con figli. Come si concilia questo - lo dico ai deputati di maggioranza - con tutto quello che avete scritto nei vostri programmi, cioè con una fiscalità a favore della famiglia? Questa è una fiscalità contro la famiglia, non a favore della famiglia.
Allora, è chiaro che noi voteremo le mozioni all'ordine del giorno che hanno evidenziato in particolare il problema della famiglia, cioè la risorsa della famiglia. Vogliamo spostare la tassazione dalle rendite finanziarie, dall'IRPEF, da tutti i cespiti tassabili a favore della famiglia. Vogliamo mettere al centro del sistema fiscale e tributario che andremo a costruire in questo Parlamento la famiglia. Come? Attraverso il fattore familiare.
Ciò vuole dire cominciare a detassare quella parte di reddito della famiglia più basso, la famosa no tax area, cioè quello che viene tassato oggi al 23 per cento, in maniera che, anche applicando il fattore famiglia, comunque continuiamo ad avere una progressività del reddito in capo alla famiglia, Pag. 10facendo venire meno la critica, che si fa sempre al quoziente familiare, di privilegiare i redditi medio-alti.
Abbiamo, quindi, prospettato un sistema che aiuta la famiglia, in particolare quelle con più figli e, guarda caso, quelle con reddito medio e medio-basso. Questo sarà al centro della nostra politica fiscale.
Abbiamo detto un'altra cosa: cominciamo a spostare il reddito non dalle persone alle cose, come propone il Ministro Tremonti. Noi proponiamo di spostare il reddito dal lavoro alle cose. Diciamo questo perché, se cominciamo a detassare, cioè ad agire, in particolare, sul cuneo fiscale sia per quanto riguarda l'INPS sia per quanto riguarda l'IRPEF, aiutiamo i lavoratori, in particolare il lavoratore dipendente, che è l'unico in questo Paese che continua a pagare le tasse.
Spostiamo la tassazione in questo senso e, insieme, diamo più competitività alle imprese, perché, abbassando il cuneo fiscale, abbassiamo il costo del lavoro. Diamo, quindi, più competitività alle imprese italiane rispetto ai loro concorrenti stranieri. Dove prendiamo i soldi per fare questa operazione? Certo, li prendiamo da un aumento dell'IVA: diciamo appunto di spostare la tassazione dal lavoro alle cose.
Oggi la normativa europea ancora ci permette di aumentare l'IVA: in sintonia con quello che hanno fatto molti Paesi europei, cominciamo ad agire su questo aspetto, sapendo che, aumentando il costo dei consumi, andiamo attorno, anche in questo caso, alle famiglie, però andiamo attorno a tutte le famiglie. Privilegiamo il lavoro, da una parte, per aumentare il costo dei consumi dall'altro. Non ci nascondiamo: sappiamo cosa stiamo facendo e lo diciamo in maniera chiara, perché per noi questa è un'altra priorità.
Abbiamo segnalato nella nostra mozione la necessità di arrivare in tempi brevi ad una revisione delle rendite finanziarie. È inaccettabile che, in questo Paese, il lavoro continui a scontare una tassazione tripla o quadrupla rispetto a quella delle rendite finanziarie; chiediamo almeno un ravvicinamento tra le due.
In tutti i Paesi d'Europa le rendite finanziarie sono tassate al 20 per cento. Noi siamo, sotto questo aspetto, ancora un paradiso fiscale: siamo al 12,5 per cento. Bisogna che vi sia un riallineamento, chiaramente escludendo BOT e CCT, perché in quei cespiti vi sono i risparmi delle famiglie italiane e in più sappiamo che, per il meccanismo di aumento dei tassi, questo non si rivelerebbe che una partita di giro per lo Stato.
Su questi temi chiediamo che poggi la nuova riforma fiscale: solo così potremo dare una prospettiva alle famiglie italiane e più competitività alle nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo oggi a parlare di riforma fiscale. Leggendo le mozioni che sono state presentate siamo anche un po' imbarazzati, perché, nella mozione presentata dai parlamentari del Partito democratico, ci pare di essere quasi in un libro dei sogni. Ci viene da chiedere che film abbiano visto negli ultimi quattro o cinque anni i colleghi del Partito Democratico.
Infatti, il primo firmatario di questa mozione, l'onorevole Bersani, crediamo non sia un omonimo di colui che ha sottoscritto il famoso decreto Visco-Bersani solo tre o quattro anni fa, che ha fatto tutto il contrario di quello che c'è scritto in questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Crediamo, colleghi, che qui vi sia un problema principale di credibilità: non potete venire a raccontare in questa mozione di fare certe cose quando, meno di tre o quattro anni fa, avete fatto il contrario. Vi diciamo velocemente cosa avete fatto.
Con il decreto Visco-Bersani avete introdotto norme sulle compravendite immobiliari, dove avete sbagliato i conti di sessanta volte; avete aumentato le tasse Pag. 11sulle Panda degli anziani; avete chiesto il controllo preventivo per l'apertura delle partite IVA; volevate il «grande fratello» fiscale; avete corretto verso l'alto gli studi di settore, così tutti i settori produttivi erano arrabbiati; avete creato la possibilità di compilare il modello F24 on-line per cui un artigiano, per una fattura, doveva comprarsi il computer; avete introdotto la lotta al contante, per cui non può essere usato il denaro liquido per spese al di sopra di 100 euro, quindi la signora anziana che va dal dottore deve avere il Bancomat o la carta di credito; avete aumentato i contributi per i lavoratori autonomi, e via dicendo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Questo siete stati voi quando avete governato.
Oggi proponete l'opposto: una serie di proposte anche interessanti, che quasi ci verrebbe da votarle, se non aveste un problema di credibilità. Volete tagliare gli adempimenti, la pressione fiscale, le tasse sui lavoratori e sugli autonomi e quant'altro; però, siccome fuori da questo Parlamento le persone sanno cosa avete fatto, scusate, non avete la benché minima credibilità.
Vi sono due aspetti in questa mozione che vogliamo sottoporre all'attenzione di quest'Aula. La solita questione per cui bisogna aumentare l'aliquota per le rendite finanziarie - lo abbiamo sentito anche adesso dal collega Galletti del gruppo Unione di Centro - e portarla al 20 per cento, equipararla a quella di altri Paesi. Attenzione, perché vi sono molte famiglie, anche le meno abbienti, che hanno titoli di Stato, BOT e CCT, e con la mozione in esame si vanno a colpire proprio queste categorie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! E voi ci venite a dire che quei titoli volete lasciarli fuori, ma, allora, quanto credete di incassare attraverso questa riforma se i titoli di Stato vengono esclusi? Non è facile trovare le risorse, perché l'unica forma di finanziamento della proposta che voi avanzate è questa. Siete fortunati che le mozioni non hanno un problema di copertura, vi si può scrivere tutto e il contrario di tutto, ma se doveste presentarla in Commissione bilancio per verificarne la copertura finanziaria non entrerebbe neanche dalla porta! È qui che manca il progetto credibile.
Poi vi è una chicca nel testo della mozione in esame e noi della Lega Nord, ragazzi, ci riconfermiamo come il partito che per primo vede le cose in prospettiva. Non lo sapete, ma alla lettera p) della vostra mozione volete introdurre i dazi! Alla lettera p) della vostra mozione volete introdurre i dazi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Noi, che da quindici anni veniamo accusati di essere retrogradi, medievali e persone che non conoscono il bene della globalizzazione dell'economia moderna, ci sentiamo rinfrancati perché nella mozione in oggetto - magari non l'avete letta, andate a leggerla - proponete l'introduzione dei dazi.
Cosa abbiamo fatto finora? Cosa ha fatto questo Governo durante una crisi economica importante? In questi due anni abbiamo tagliato l'ICI sulla prima casa; abbiamo operato una grande riforma degli ammortizzatori sociali secondo un'impostazione laburista, che voi sicuramente non avete; abbiamo proceduto alla detassazione dei contratti e della produttività e introdotto la cedolare secca sugli affitti e la moratoria sui mutui nei momenti di difficoltà; abbiamo previsto il pagamento dell'IVA solo dopo l'incasso della fattura; abbiamo adottato la Tremonti-ter, che ha dato e darà ancora respiro alla nostra economia e, comunque, in un momento di crisi economica non abbiamo aumentato le tasse e non abbiamo chiesto più soldi agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
La questione della pressione fiscale, che ha sollevato l'onorevole Della Vedova, è una barzelletta, perché la pressione fiscale è un rapporto: se al denominatore non cresce il PIL, perché non cresce in tutto il mondo, è chiaro che cresce la pressione fiscale. Se, però, andiamo a guardare i dati - mi dispiace che non vi sia l'onorevole Della Vedova - il dato minimo della pressione fiscale dall'anno 2000 all'anno 2010 si è avuto nel 2005 con il 40,4 per cento, alla fine del nostro quinquennio di Pag. 12legislatura, in un momento in cui l'economia, anche all'epoca, non tirava perché vi fu la crisi dovuta all'attacco delle torri gemelle. Poi, nel 2006, arrivò il centrosinistra, venne adottato il decreto Visco-Bersani e la pressione fiscale schizzò al 43 per cento, malgrado quando governavate voi l'economia tirasse tra l'1,5 per cento e il 2 per cento. La pressione fiscale l'avete aumentata voi.
Questi sono i dati che negano quanto è stato detto dai colleghi del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia su quanto ha fatto questo Governo.
Cosa bisogna fare? Sicuramente occorre andare avanti e mantenere saldo il controllo dei conti pubblici, come ha fatto questo Governo. Se avessimo ascoltato tutte le proposte che arrivavano dall'opposizione nel momento in cui si discuteva della finanziaria, sicuramente oggi non avremmo avuto la stabilità sui mercati finanziari per i nostri titoli di Stato. Infatti il differenziale dei titoli di Stato italiani rispetto a quelli tedeschi, comunque, sta tenendo, nonostante che abbiamo il terzo debito pubblico al mondo: noi paghiamo 80 miliardi di euro ogni anno per interessi sui titoli di Stato. Questo occorreva fare e questo il Governo finora ha fatto.
Crediamo che serva poi un allineamento (occorrerà andare anche in Europa) tra la libera circolazione delle merci e la tutela dei diritti ambientali e sociali. Non possiamo farci invadere da prodotti fatti in Paesi dove non ci sono regole, mentre noi dobbiamo comunque rispettarle. Crediamo che, nel medio e lungo periodo, si debba spostare la tassazione dalle persone alle cose, dal reddito al consumo, sempre però tenendo conto della linearità dei conti pubblici.
Crediamo serva una moratoria legislativa per avere meno burocrazia - e questo sta facendo anche il Ministro Calderoli -, per avere meno norme tributarie.
Il calo della pressione fiscale, colleghi, arriverà solo con la responsabilizzazione della spesa pubblica in capo agli enti locali. Nel momento in cui il federalismo partirà e ci sarà la responsabilizzazione in capo agli enti locali, la pressione fiscale arriverà realmente a calare (in quel momento è chiaro che servirà anche la ripresa).
Quanto al quoziente familiare, siamo stati i primi a chiederlo e adesso lo chiedono tutti. Va benissimo, ma noi siamo stati i primi e vogliamo prenderci questo merito.
Cito alcuni dati, signor Presidente, per concludere e per dire quanto ha fatto questo Governo rispetto agli altri Paesi. Abbiamo avuto un calo del PIL - è vero - nel 2009 del 5 per cento, ma l'area euro non è andata molto distante: oltre il 4 per cento (la Germania è calata del 4,7). Il nostro tasso di disoccupazione è al 7,8, ma l'area euro è al 9,4, e qui interviene la politica del Governo in tema di lavoro. Il nostro rapporto deficit/PIL, che è un po' il campanello d'allarme, è in linea, anzi è stato migliore, per esempio, nel 2009 rispetto alla Francia.
Se guardiamo le prospettive per il 2010, è vero che - come si dice - la Germania è un grande Paese (la locomotiva) e cresce ed è vero che la Germania cresce più di noi (noi cresceremo dell'1 per cento abbondante mentre la Germania del 3 per cento), ma l'area euro non è molto distante dall'Italia. Se andiamo a vedere, nel 2011 per la nostra crescita le previsioni indicano un'equiparazione a quella della Germania.
Crediamo dunque di avere fatto bene, crediamo che la riforma fiscale vada fatta secondo le linee che abbiamo descritto e crediamo che questo Governo stia portando avanti le politiche giuste sia in tema economico che fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, alla mozione fiscale - come il sottosegretario Casero sa - avevamo dato un'importanza profonda e tutto speravamo tranne che poi, alla fine, questo dibattito in qualche modo venisse derubricato, Pag. 13più o meno, come quelli che riguardano spesso in quest'Aula gli ordini del giorno. Comunque abbiamo il dovere in Aula in sede di dichiarazione di voto sulle mozioni fiscali (che in qualche modo rappresentano la carta d'identità dei gruppi parlamentari sulle politiche fiscali e quindi anche sulle politiche economiche) fino in fondo di dirci tutta la verità.
Allora, vorrei tornare al concetto di credibilità richiamato dall'onorevole Fugatti, che probabilmente ha letto la mozione sbagliata, anzi sicuramente ha fatto riferimento alla lettera b) che non è certamente del Partito Democratico. Siccome l'onorevole Fugatti ha bisogno di un bagno di credibilità, gli ricordo alcune dichiarazioni del Ministro Tremonti.
Nel 2001 Tremonti annunciava urbi et orbi, al Paese intero, che il Governo, di lì a qualche mese, avrebbe seguito il modello tedesco, soprattutto su IRPEG e IRAP, e avrebbe utilizzato esattamente il modello di fiscalità che, in quel momento, la Germania proponeva. Era il 2001 ed a quella proposta di riforma fiscale il Paese reagì, come spesso è accaduto anche negli anni successivi, con un plauso ed un'attesa che era caratterizzata da buoni auspici.
Nel 2002, sempre il Ministro Tremonti, annuncia il varo di una rivoluzione fiscale che, il 7 aprile 2003, si trasforma in una delega; addirittura, il Parlamento approva quella delega che, però, muore nel Parlamento stesso. Nel 2004, in realtà, di quella riforma fiscale non resta nulla tranne un condono che chiude il primo ciclo Tremonti. Vi è una parentesi, nel 2005, in cui non ci sono tracce di riforme fiscali annunciate e, nel 2006, a margine della finanziaria 2006 approvata nel 2005, si ritorna a parlare di una riforma fiscale che mai arriverà.
Arriviamo, così, al 2008 quando il Parlamento italiano scopre il legame tra Robin Hood e le leve fiscali; le proposte del Ministro Tremonti finiscono per essere quelle che conosciamo tutti e, cioè, la cosiddetta Robin Hood tax. Di riforme neanche a parlarne. Nel 2009, poi, arriva lo scudo fiscale e oggi, nel 2010, dopo dieci anni, le promesse di riforme annunciate non si traducono in nessun atto normativo.
Per questo motivo, sottosegretario Casero, abbiamo apprezzato i suoi sforzi, li abbiamo anche accettati, ma temiamo che quegli sforzi non facciano altro che derubricare le mozioni ad ordini del giorno, ad una discussione interna al Parlamento che non si traduce in nessun decreto, in nessun provvedimento per il Paese. Il fisco è al centro di un dibattito ideologico dominato, purtroppo, dall'idea che il sistema fiscale migliore sia quello più circoscritto, nel presupposto errato - ed è emerso anche dal dibattito di oggi sulle mozioni - che, in qualche modo, il prelievo fiscale sia esclusivamente vincolo alla crescita e fonte di alimentazione della spesa pubblica. Una discussione del genere - lo ribadiamo ancora qui - non solo è asfittica, ma prescinde da qualunque riflessione a monte sul tipo di società da sviluppare e sul livello della qualità dei servizi e poco senso ha - lo dico ai colleghi della Lega Nord Padania - richiamare il federalismo prima ancora di una riforma fiscale nemmeno discussa. Lo sanno molto bene Calderoli e i colleghi della Lega Nord Padania che continuare ad anticipare pseudoriforme, che si trasformano molto spesso in «toppe», non fa altro che allontanare qualsiasi tipo di confronto su una riforma profonda del fisco.
Tassare, in questo caso, non è mettere le mani nelle tasche degli italiani come spesso si afferma in sede di propaganda elettorale - che, purtroppo per noi, è permanente -, non è contribuire, in qualche modo, alla scucitura ed alla ricucitura delle tasche degli italiani. Tassare, in qualche modo, è contribuire alla costruzione di beni collettivi. Il tema di fondo è in quali tasche mettete le mani; non intervenendo, le mettete sempre e comunque nelle stesse tasche.
In base ai dati circa la pressione fiscale certificati dall'ISTAT quest'anno - e questi non sono dati del Partito Democratico, né di un altro gruppo di opposizione - nel 2001, anno che, in qualche modo, vi dirà qualcosa, la suddetta pressione era pari al 41,3 Pag. 14per cento mentre, oggi, nel 2010, è pari al 43,2 per cento. Inoltre, la spesa primaria corrente, oggetto di tante campagne e di tanta propaganda, soprattutto del Ministro Brunetta negli ultimi due anni, è passata, che piaccia o no, dal 37,6 per cento del 2001 al 43,5 per cento. Questi sono i numeri, sono incontrovertibili e la fonte non è il Partito Democratico, ma l'Istituto nazionale di statistica.
Questi numeri non possono essere nascosti dalla propaganda e lo dico soprattutto ai colleghi della Lega: non anteporre un ragionamento serio, un confronto serio sul fisco rispetto alla tenuta del federalismo fiscale significa vanificare gli sforzi congiunti che abbiamo fatto sul federalismo fiscale, sulla delega non casualmente modificata dal Partito Democratico. Abbiamo modificato la delega nelle «viscere» come quest'Assemblea conosce molto bene. Quella delega era entrata in aula utilizzando l'IRPEF come imposta di perequazione del federalismo. E, invece, dopo la discussione fatta in aula, con il contributo del Partito Democratico abbiamo concordato insieme che dovesse essere l'IVA a perequare in qualche modo le differenze e su quel modello abbiamo continuato a lavorare.
Poi, all'improvviso, vi siete fermati ma vi siete fermati sull'altare di questa propaganda che dura da dieci anni, sull'annuncio di una riforma fiscale che non c'è mai, sull'annuncio di un'IRAP che sarà abolita e non viene mai abolita, sull'annuncio di un'IRAP che sarà alleggerita del costo del lavoro e non viene mai alleggerita, sull'annuncio a volte anche timoroso di promettere che gli speculatori saranno tassati ma in realtà tutte le vostre proposte non soltanto sono scritte nella mozione ma erano contenute anche all'interno degli emendamenti del Partito Democratico, quelli che ribadivano con chiarezza il principio portante di questa mozione e cioè che un euro prodotto dal lavoro o da un'impresa debba essere tassato meno di un euro prodotto dalla speculazione finanziaria e voi ci avete sempre votato contro. Ecco perché non è credibile questa apertura di credito, ecco perché continuiamo a ribadirvi che, per essere efficaci, gli interventi fiscali devono essere certi e di una durata consistente e invece non è mai stato così in questi dieci anni.
La Tremonti-ter tanto propagandata è stata in vigore per gli investimenti effettuati dal 1o luglio 2009. Fugatti - lo dico a voi e alla Lega - conosce qualche imprenditore in grado di fare programmazione economico-finanziaria per sei mesi, per otto mesi o per dodici mesi? Noi non ne conosciamo. Gli imprenditori vogliono certezze, vogliono chiarezza programmatica, vogliono tempi certi, vogliono sapere che le norme legate al fisco non cambiano in ogni legge finanziaria in funzione degli interessi diretti di un gruppo o dell'altro. Invece è quello che è accaduto con la Tremonti-ter; è quello che è accaduto con i crediti di imposta per le aree sottoutilizzate, cancellati completamente da questo Governo; è quello che è accaduto sul credito di imposta per la ricerca e sviluppo non soltanto per il Mezzogiorno che è stato completamente cancellato ma anche per le aree del nord. La discussione sulla mozione fiscale aveva e ha questa finalità, signor Presidente.
Per questa ragione chiediamo a tutta l'Aula, compreso il PdL, di votare a favore della mozione del Partito Democratico e per questa ragione voteremo contro le mozioni del Popolo della Libertà e della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, trovo che le dichiarazioni fatte dal collega Boccia quest'oggi siano obiettivamente ingenerose. Ritengo che siamo di fronte ad una svolta epocale poiché di riforma fiscale si parla da molto. Tuttavia il discorso di Boccia, che ha fatto anche richiami ad alcune dichiarazioni del Ministro Tremonti, è obiettivamente ingeneroso perché è decontestualizzato e si riferisce a periodi in cui evidentemente c'erano altri scenari e si Pag. 15poteva prevedere di fare interventi che, ahimé, questioni di carattere internazionale ci hanno impedito di fare. Dimentica, onorevole Boccia, che nel frattempo c'è stato un Governo Prodi, dimentica che questi ritardi sono imputabili anche ad una crisi internazionale che morde sempre più l'Unione europea.
Tuttavia oggi la svolta epocale sta nel fatto che ci sono state molte discussioni su questo argomento ma c'è un dato di fatto importante. Il sottosegretario Casero ha accettato sostanzialmente tutte le mozioni presentate ad esclusione di quella dell'Italia dei Valori perché in tutte ci sono elementi di ragionevolezza.
La ragionevolezza ci deve spingere soprattutto a considerare che oggi le ricette della riforma fiscale sono condivise da una larga parte di questo Parlamento e siamo nelle condizioni - lo abbiamo già fatto e lo sta facendo il Governo anche con l'apertura dei tavoli istituzionali sulla riforma fiscale - di intervenire.
Abbiamo dei vincoli, questo sia ben chiaro. Io ho partecipato recentemente ad una riunione dei presidenti delle Commissioni finanze di tutti i Paesi europei e non ho trovato un collega che avesse le stesse idee sul fisco. Vi è un «problema Europa», in considerazione del fatto che non si riesce a ragionare intorno ad una riforma condivisa, che sposti naturalmente la tassazione più sulla parte delle rendite che sulla parte del lavoro dipendente. Non si riesce a trovare un accordo minimo su una tax flat. I Paesi nuovi entrati nell'Unione europea continuano a dire che il dumping fiscale è per loro necessario (lo abbiamo visto anche con la vicenda che ha riguardato l'Irlanda), non rinunciano alle proprie utilità e si mettono di traverso su un piano di riforma europea.
A questo va aggiunto che abbiamo vincoli di stabilità importanti e questi vincoli di stabilità ci mettono nella condizione di garantire, a entrate invariate, una maggiore solidarietà. Il tema che è stato rappresentato, cioè quello del passaggio dai redditi da lavoro alle rendite è un tema pienamente condiviso e infatti nelle prossime operazioni che verranno sviluppate e portate avanti dal Governo questo tema è ben tenuto presente, così come quello della ricerca e quello della tassazione sulla produttività: sono tutti temi centrali che noi seguiremo con attenzione. Dobbiamo guardare però al contesto nel quale ci muoviamo.
Qualcuno ha sostenuto che vi sono stati degli errori e si è poco guardato alla famiglia, peraltro nelle mozioni vi sono stati anche degli «svarioni» di tipo legislativo: vi sono interventi che non si possono realizzare perché ci sono impediti dall'Unione europea. Vi è da dire però una cosa: il nostro Paese, a livello europeo, è considerato con attenzione proprio perché ha avviato una serie di percorsi che porteranno a rivedere complessivamente le entrate del nostro Paese e a garantire la stabilità.
Su una cosa dobbiamo essere chiari: è arrivato il momento per tutti della responsabilità, perché se ognuno di noi continuerà a portare avanti ricette poco realizzabili per vincoli esterni, è chiaro che non riusciremo mai a realizzare una vera riforma fiscale. Abbiamo però una grande opportunità e l'accettazione delle mozioni presentate rappresenta un punto di partenza dal quale noi partiremo e d'altra parte voglio confermare qui che anche in Commissione finanze vi è condivisione di tutti i temi rappresentati quest'oggi.
Si può fare di più sulla famiglia, certo, e questo è uno dei temi che dovremo affrontare. Si può spostare sul piano delle rendite, certo, si può fare e lo faremo. Ora però è arrivato anche il momento di passare dalle parole ai fatti. Noi abbiamo la convinzione che riusciremo a farlo e per questo abbiamo presentato una mozione nella quale condividiamo l'azione del Governo e diciamo anche che il Governo deve fare obiettivamente di più, ma io credo che quest'oggi noi abbiamo la rappresentazione di un Parlamento che è pronto alla riforma, riforma che spero faremo tutti insieme.
Per queste ragioni voteremo senz'altro a favore della mozione presentata a favore del Governo e ahimè, in considerazione delle critiche che ci sono e ci vengono Pag. 16ancora mosse e che noi non condividiamo ci asterremo su quella del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'ultimo intervento per dichiarazione di voto è quello dell'onorevole La Malfa, a titolo personale. Ne ha facoltà, le ricordo che ha un minuto di tempo a sua disposizione.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, non sono iscritto a titolo personale, sono iscritto come esponente di questo Parlamento.

PRESIDENTE. È un fatto tecnico, lo sa, onorevole La Malfa.

GIORGIO LA MALFA. Ho esaminato con molta attenzione le mozioni, in particolare quella dei colleghi della maggioranza, a firma Cicchitto ed altri n. 1-00499 e vorrei fare alcune brevissime osservazioni.
L'impegno alla riforma fiscale costituiva il punto centrale del programma elettorale e di governo della coalizione che si riunì attorno a Berlusconi nel 2001, esattamente nove anni or sono. Ebbi l'onore di essere presidente della Commissione finanze nel 2002, quando l'allora Ministro del tesoro presentò una legge delega la cui sorte ha ricordato, adesso, l'onorevole Boccia. Siamo al termine del 2010, onorevole colleghi, e in Parlamento affrontiamo l'esame di mozioni di indirizzo sulla riforma fiscale, provvedimenti che sono stati nell'impegno del Governo di dieci anni fa e che sono stati ripetuti nel 2006 e nel 2008. Che cosa si intende fare, signori della maggioranza, di questo documento, il Governo che cosa farà? Farà una legge delega nel 2011, che verrà approvata nel 2012? Che cosa si intende fare del tema della riforma fiscale? Un regalo elettorale nelle elezioni del 2013 o addirittura una riforma...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIORGIO LA MALFA... molto costosa per le finanze che verrà lasciata in eredità ai Governi della legislatura successiva. Questa è la ragione per la quale io voterò «no» alla mozione di maggioranza e mi asterrò su tutte le altre.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bersani ed altri n. 1-00471, accettata dal Governo nel testo riformulato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Giammanco, Centemero, Russo Paolo, Paolini, Fluvi, Golfo, Tabacci, Barani, Barbareschi, Fogliato, Grimaldi, Fogliato non riesce a votare? Arriva il tecnico, abbiate pazienza, è il primo voto della giornata... Onorevoli Savino, Siliquini, Romele, Stagno d'Alcontres....
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) (Vedi votazioni).

(Presenti 538
Votanti 240
Astenuti 298
Maggioranza 121
Hanno votato
230
Hanno votato
no 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Borghesi ed altri n. 1-00497, per le parti non assorbite, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 17

Onorevole Patarino? Bene, ha votato. Onorevoli Moffa, Pizzolante, Calearo, Ghiglia, Traversa, Rampi, Porfidia, Cesa, Margiotta, Marini Cesare, Di Stanislao, Valentini. L'onorevole Ghiglia ancora non riesce a votare. L'onorevole Marini ha votato? L'onorevole Valentini ha votato? L'onorevole Ghiglia ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 537
Votanti 529
Astenuti 8
Maggioranza 265
Hanno votato
207
Hanno votato
no 322).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cicchitto ed altri n. 1-00499, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calearo Ciman, Traversa, Aprea, Cesa, Galletti, Goisis, Villecco Calipari, Conte Gianfranco, Bosi, Evangelisti, Migliori. Onorevole Brandolini? Ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 538
Votanti 479
Astenuti 59
Maggioranza 240
Hanno votato
268
Hanno votato
no 211).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Galletti ed altri n. 1-00500, per le parti non assorbite, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Luciano Rossi, Galletti, Cesa, Strizzolo. L'onorevole Cesa ha votato? L'onorevole Strizzolo ancora non è riuscito? Ora sì.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 537
Votanti 338
Astenuti 199
Maggioranza 170
Hanno votato
317
Hanno votato
no 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00501, per le parti non assorbite, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Patarino, Barani, Cristaldi, Mazzuca, Sardelli, Cesa, Galletti, Caldaro, Cesaro, Marini Cesare.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Vedi votazionia ).

(Presenti 540
Votanti 536
Astenuti 4
Maggioranza 269
Hanno votato
273
Hanno votato
no 263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Commercio ed altri n. 1-00502, per le parti non assorbite, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Margiotta, Sardelli, Rosato, Calgaro, Boniver, Girlanda Desiderati, Rosato. Pag. 18Onorevole Anna Teresa Formisano? Ha votato. Onorevole De Micheli? Ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 542
Votanti 345
Astenuti 197
Maggioranza 173
Hanno votato
322
Hanno votato
no 23).

Prendo atto che il deputato Tocci ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sardelli ed altri n. 1-00505, per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gava, Marini Cesare, Pizzolante, Mazzuca, De Girolamo, Granata, Moffa, Sardelli, Sanga, Capano, Toto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 542
Votanti 294
Astenuti 248
Maggioranza 148
Hanno votato
273
Hanno votato
no 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Tabacci ed altri n. 1-00507, per le parti non assorbite, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gava, Scilipoti, Tabacci, Galletti, Sanga, Mosca, Anna Teresa Formisano, Ceroni, Golfo, Rota, Messina, Gnecchi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 543
Votanti 329
Astenuti 214
Maggioranza 165
Hanno votato
328
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bocchino ed altri n. 1-00509, per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ceroni, Lupi, Calearo Ciman, Moffa, Porcino, Cesare Marini, Causi, Margiotta, Barbi, Granata, Golfo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 544
Votanti 340
Astenuti 204
Maggioranza 171
Hanno votato
308
Hanno votato
no 32).

Seguito della discussione della mozione Di Pietro ed altri n. 1-00475 concernente revoca di deleghe al Ministro per la semplificazione normativa, senatore Roberto Calderoli.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Di Pietro ed altri n. 1-00475 concernente revoca di deleghe al Ministro per la semplificazione normativa, senatore Roberto Calderoli.
Avverto che nella seduta di lunedì 22 novembre 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.

Pag. 19

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla mozione all'ordine del giorno.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, il Governo esprime parere contrario sulla mozione Di Pietro ed altri n. 1-00475, e cercherà di darne motivazione.
Considerato che sono stato reiteratamente accusato da una parte politica di aver mentito al Parlamento in sede di question time, per confermare la mia buona fede e l'assoluta correttezza che ha sempre improntato, anche nella vicenda in esame, la mia attività istituzionale, prima di ricostruire analiticamente e documentalmente i fatti richiamati nella mozione, non posso far altro che recitare, di fronte al Parlamento, la formula processuale di giuramento: consapevole delle responsabilità morali e giuridiche che assumo, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto a mia conoscenza. Lo giuro.
In questa vicenda, sono stato accusato di aver abrogato con premeditazione una norma allo scopo di favorire dei militanti leghisti in un processo, norma che, come documenterò, io stesso avevo salvato dalla soppressione automatica prevista dal «taglia leggi». Il codice dell'ordinamento militare discende da una delega risalente al novembre del 2005 ed è il frutto di un lavoro intrapreso dal precedente Governo, che ha deciso di incaricare della redazione un comitato tecnico, istituito con decreto del 29 novembre 2007 dal Ministro della difesa pro tempore. Tra i suoi componenti non vi era, né all'epoca vi poteva essere, alcun rappresentante del sottoscritto, quale Ministro per la semplificazione normativa, per il semplice fatto che allora non esisteva. Detto comitato, insediatosi in data 31 gennaio 2008, è stato confermato senza modifiche dall'attuale Ministro della difesa con decreto del 3 dicembre 2008.
Il testo del provvedimento è stato predisposto dal comitato tecnico; il suo elaborato è stato ufficialmente consegnato al Ministro della difesa in data 21 aprile 2009 nell'ambito di una cerimonia aperta anche alla stampa ed è stato trasmesso lo stesso giorno, alle ore 19,24, dall'ufficio legislativo del Ministero della difesa, a mezzo posta elettronica e istituzionale, al Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei ministri. Per documentare tale ultimo invio, nella seduta del 22 novembre, ho depositato presso la Presidenza della Camera la ricevuta elettronica di avvenuta trasmissione del testo, l'estratto del testo, il verbale della riunione in cui il comitato scientifico ha presentato e consegnato ufficialmente al Ministro della difesa, il 21 aprile 2009, lo schema preliminare del codice dell'ordinamento militare, così da fugare ogni dubbio in ordine alla veridicità delle mie affermazioni.
In quel primo schema di codice era già presente, nell'ambito dell'elenco delle disposizioni da abrogare espressamente, il decreto legislativo n. 43 del 1948. Risulta pertanto per tabulas che l'inserimento della disposizione da abrogare è stato compiuto dal comitato tecnico che ha predisposto lo schema del codice. Ma neppure l'evidenza dei fatti ha fermato l'onorevole Donadi che, con la lettera del 17 dicembre, inviata al Presidente della Camera e al sottoscritto (deve aver ampiamente riflettuto, visto che la discussione sulle linee generali si è svolta il 22 novembre e la lettera è stata poi inviata solo il 17 dicembre, cioè pochi giorni fa), torna a sostenere che l'inserimento del decreto legislativo n. 43 del 1948 non è imputabile al comitato stesso e mi invita a depositare i verbali delle riunioni del comitato nelle date del 18 febbraio 2009 e del 28 marzo 2009. Pur nella consapevolezza che neppure ciò sarà sufficiente a convincere l'onorevole Donadi, ho provveduto ad acquisire dal Ministero della difesa i due verbali indicati dall'onorevole Donadi che metto a disposizione della Presidenza della Camera se avrò l'autorizzazione del Presidente, ovviamente.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, come potrete constatare personalmente, dai Pag. 20due verbali si evince che, in data 18 febbraio 2009, il comitato ha fissato il calendario di incontri e che, in data 28 marzo 2009, il comitato ha effettuato il controllo delle fonti abrogate. Pertanto, per dirla in parole povere, il comitato se l'è cantata e suonata tutta da solo. Quale sia il risultato del controllo effettuato dal comitato è evidente a tutti: il suo primo testo, prima che chiunque altro potesse vederlo, testo da me depositato nella seduta del 22 novembre con tanto di ricevuta informatica di trasmissione, contiene già, tra le tante abrogazioni, quella del decreto legislativo n. 43 del 1948.
Questo testo, formalmente consegnato dal comitato al Ministro della difesa il 21 aprile 2009 è stato sottoposto a svariate riunioni di coordinamento tra le amministrazioni interessate. L'elenco delle abrogazioni è stato più volte modificato in altre parti nel corso del successivo iter, ma l'abrogazione del decreto legislativo n. 43 del 1948 non è stata mai - lo sottolineo - posta in discussione ed è rimasta una costante di tutte le successive versioni trasmesse dal Ministero della difesa alle amministrazioni coproponenti e concertanti.
Lo schema è stato nuovamente diramato con posta certificata dal DAGL a tutti i ministeri il 25 novembre 2009 alle ore 10,56 - mi scuso con l'Assemblea della necessità di dare precisazioni così specifiche, ma mi è stato richiesto - ed stato approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri in data 11 dicembre 2009. L'indicazione soppressiva del decreto legislativo n. 43 del 1948 non ha subìto modifiche neppure nel seguito dell'iter approvativo, né sullo specifico punto sono state formulate osservazioni da parte delle competenti Commissioni parlamentari, ovvero la 4a Commissione (Difesa) del Senato con parere del 27 gennaio 2010 e la Commissione bicamerale per la semplificazione con parere a doppia firma di maggioranza e opposizione (quindi, sottoscritto anche dall'esponente del Partito Democratico nella sopraddetta Commissione bicamerale) non votato per mancanza del numero legale, ma trasmesso il 3 marzo 2010. Né specifiche osservazioni sono state rese dal Consiglio di Stato nel parere reso dalla Commissione speciale difesa del 10 febbraio 2010.
Vale la pena di leggere, al fine di confermare la correttezza dell'attuazione della delega legislativa e il rispetto della Carta costituzionale, il parere rilasciato dal Consiglio di Stato nell'adunanza del 10 febbraio 2010 al paragrafo 15 con riferimento alle disposizioni contenute nel libro IX degli schemi di codice di regolamento che osserva testualmente: «Le disposizioni racchiuse in entrambi gli schemi costituiscono il logico corollario del riassetto operato nei precedenti libri. Nel merito, appaiono rispettose degli specifici criteri direttivi in materia di abrogazione e codificazione sanciti dall'articolo 14 della legge n. 246 del 2005 e coerenti rispetto ai contenuti delle disposizioni sostanziali riassettate nei libri dal I all'VIII». Non per polemica, ma per amore di verità, va ricordato che in una delle commissioni citate è presente uno dei firmatari della mozione in oggetto che avrebbe potuto proporre la modifica e il salvataggio del decreto legislativo n. 43 del 1948, ma nessuno proferì alcuna richiesta al riguardo.
Lo schema di codice, previa ultima diramazione dell'8 marzo 2010, alle ore 20,02 è stato finalmente approvato. In tale testo era e resterà presente l'abrogazione del decreto legislativo n. 43 del 1948. Quindi, il 12 marzo 2010 vi è stata l'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri definitiva e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'8 maggio 2010 n. 106. Dall'analitica ricostruzione qui effettuata emerge un unico inequivoco dirimente elemento di fatto: l'inclusione tra le abrogazioni espresse del decreto legislativo n. 43 del 1948 risponde ad una scelta effettuata dal comitato tecnico incaricato della redazione dello schema di codice dell'ordinamento militare. Tale scelta non risulta mai più essere stata modificata.
Pertanto, è di evidenza solare che la volontà di procedere a tale abrogazione non appartiene all'ufficio di cui sono responsabile quale Ministro per la semplificazione normativa. Sono stato accusato Pag. 21di aver mentito al Parlamento, ma i fatti sin qui analiticamente e documentalmente ricostruiti dimostrano che a mentire è stato qualcun altro. Il presidente del comitato tecnico ha scritto una lettera il 15 ottobre 2010. A tal proposito, mi chiedo per quale ragione il presidente del comitato tecnico del Ministero della difesa non abbia scritto, per esempio, al Ministro della difesa ovvero al Presidente della Camera o al presidente del Consiglio di Stato e mi chiedo perché abbia scritto a me o, ancor più impropriamente, all'onorevole Donadi, utilizzando la carta intestata del Consiglio di Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ebbene, quando ha candidamente affermato che nessun componente del comitato scientifico ha proposto e inserito nel relativo elenco l'abrogazione del decreto legislativo n. 43 del 1948 o ignorava cosa fosse avvenuto durante i lavori del comitato o - e questo è molto più grave - ha voluto scientemente attribuire ad altri responsabilità che erano e non possono che rimanere proprie. Auspico che queste sue responsabilità siano accertate nelle sedi competenti - il Consiglio di Stato e la procura della Repubblica - con lo stesso zelo che è stato utilizzato nei miei confronti.
Ma vi è un'altra circostanza che dimostra la mia assoluta buona fede e la correttezza del mio comportamento. Nel corso dell'iter di perfezionamento del Codice dell'ordinamento militare, entro la fine del 2009, doveva essere emanato, sotto la mia esclusiva competenza, un decreto legislativo che individuasse tutte le disposizioni legislative statali da mantenere in vigore e da sottrarre all'effetto cosiddetto ghigliottina, previsto all'articolo 14, comma 14-ter, della legge n. 246 del 2005. Ebbene, questo provvedimento, tempestivamente adottato (decreto legislativo 1o dicembre 2009, n. 179), aveva espressamente salvato anche il decreto legislativo n. 43 del 1948 ritenendolo, alla stregua di tutte le centinaia di provvedimenti poi definitivamente abrogati con il Codice dell'ordinamento militare, una normativa ancora oggetto di valutazioni. Difatti, lo specifico riferimento compare al n. 1001 dell'allegato 1 al suddetto decreto legislativo che elenca le normative da mantenere in vigore. Per dirla molto chiaramente: io il decreto legislativo n. 43 del 1948 lo avevo salvato nel dicembre 2009. Le indagini del processo di Verona richiamate erano iniziate nel 1996 e se avessi voluto abrogare la norma in vista di tale processo lo avrei potuto già fare. Pertanto, appare veramente offensivo attribuirmi oggi una qualunque responsabilità in merito alla sua abrogazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Il testo, predisposto dal Ministero della difesa, è stato approvato successivamente al mio decreto legislativo, secondo gli ordinari principi di successione delle leggi nel tempo, e ha operato un preciso, espresso e consapevole cambiamento di rotta rispetto alla conservazione, in via cautelativa, della norma da me effettuata con il decreto del 1o dicembre 2009. Questi sono i fatti ricostruiti alla luce delle risultanze documentali, senza retrospettive e illazioni fantasiose.
Di fronte a questa evidenza non si poteva sostenere poi che dopo l'approvazione definitiva del Consiglio dei ministri e addirittura dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il Governo avrebbe potuto salvare da abrogazione il decreto legislativo n. 43 del 1948 con una semplice rettifica sulla stessa Gazzetta Ufficiale. Tale rettifica è stata richiesta per la prima volta soltanto il 1o ottobre 2010, dopo quasi cinque mesi dalla pubblicazione del Codice in Gazzetta Ufficiale e dopo un anno e mezzo dall'iniziale inserimento del decreto legislativo n. 43 del 1948 tra le norme da sopprimere.
Detta richiesta non poteva, comunque, avere seguito perché la rettifica, disciplinata dagli articoli da 14 a 17 del decreto del Presidente della Repubblica 14 marzo 1986, n. 217, recante il regolamento di esecuzione del Testo unico delle disposizioni sulla promulgazione delle leggi, sull'emanazione dei decreti del Presidente della Repubblica e sulle pubblicazioni ufficiali della Repubblica italiana, può riguardare: in primo Pag. 22luogo, gli errori di stampa influenti sul contenuto normativo degli atti pubblicati (articolo 14); in secondo luogo, gli errori occorsi nella promulgazione delle leggi o nella emanazione dei decreti del Presidente della Repubblica per difformità tra il testo pubblicato e quello effettivamente approvato dai competenti organi legislativi (articolo 15); in terzo luogo, ancora, gli errori non influenti sul contenuto normativo degli atti pubblicati (articolo 17).
Nel nostro caso, come ho ampiamente dimostrato e documentato, il testo pubblicato recante l'abrogazione in questione non conteneva errori di stampa - il riferimento normativo è corretto - né errori dovuti e riferimenti privi di contenuto normativo.
Il riferimento è giuridicamente rilevante poiché dispone l'abrogazione espressa di una normativa, né tanto meno conteneva errori di promulgazione perché era identico all'ultimo testo approvato dal Consiglio dei ministri conformemente ai pareri del Parlamento e del Consiglio di Stato.
Chiunque altro invochi ora strumentalmente una mancata rettifica invoca una palese violazione di legge e un ribaltamento delle competenze istituzionali nel processo legislativo. Su un dato non possono esservi dubbi: chiunque intenda oggi emendare la scelta sostanziale sottesa ad un'abrogazione espressa disposta dal Codice dell'ordinamento militare non può prescindere dall'unica via istituzionale conforme alla legge di delega approvata dal Parlamento, un iter legislativo identico a quello percorso per approvare il codice, ai sensi della legge n. 246 del 2005, ovvero l'adozione di un decreto correttivo o integrativo del decreto che ha approvato il codice.
Per quanto mi riguarda, ho già formalmente manifestato la mia piena disponibilità innanzi alle Commissioni parlamentari a presentare, in accordo con il Ministro della difesa, uno schema di decreto correttivo che reintroduca il contenuto del decreto legislativo n. 43 del 1948.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi sembra di aver ampiamente dimostrato e provato in questa sede in primo luogo di non avere mentito mai al Parlamento; in secondo luogo, che nel caso in esame la semplice rettifica con il bianchetto di un testo approvato definitivamente dal Consiglio dei ministri e pubblicato in Gazzetta Ufficiale sarebbe stata una violazione di legge e un indebito esproprio del potere legislativo consumati ai danni delle istituzioni, a cui lo attribuisce in via esclusiva la nostra Carta costituzionale; in terzo luogo, che chiunque voglia tornare a far rivivere il decreto legislativo n. 43 del 1948 può farlo nell'appropriata sede parlamentare e non con una lettera o attraverso un articolo di stampa.
Il mio impegno nell'esercizio delle deleghe di Ministro per la semplificazione normativa è testimoniato dal lavoro di questi due anni per l'abbattimento del numero di leggi e regolamenti in Italia, che ha consentito di fornire tempestiva esecuzione alle deleghe «taglia leggi» e «taglia regolamenti», che nessuno, due anni fa, riteneva possibile attuare in concreto.
Con gli ultimi tre provvedimenti adottati nei giorni scorsi - il decreto legislativo n. 212 del 13 dicembre 2010, e il decreto, approvato nello stesso giorno, n. 213, entrambi pubblicati in Gazzetta Ufficiale il 15 dicembre, nonché il regolamento già firmato dal Presidente della Repubblica - si è completato il percorso di drastica riduzione dello stock normativo, che ha consentito di abrogare esplicitamente o implicitamente oltre 410 mila provvedimenti, portando a sole 10 mila le leggi vigenti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà). L'operazione è stata considerata un modello virtuoso dall'ultimo rapporto OCSE sull'Italia ed è portata ad esempio per tutti i Paesi del mondo su come abbattere la burocrazia, anche se resta tanto lavoro da fare. Essa comporterà rilevanti vantaggi per i cittadini e le imprese e indurrà risparmi di spesa, stimati in centinaia di milioni di euro. Questi qui detti sono i fatti.

Pag. 23

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,30).

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in quasi venti anni di attività parlamentare ho fatto il Presidente di Commissione cercando sempre la massima condivisione sui provvedimenti. Sono stato Vicepresidente del Senato, sia di maggioranza che di opposizione, e credo di poter dire di essere stato apprezzato per la mia conduzione dell'Assemblea. Ho fatto il Ministro dialogando e confrontandomi con il Parlamento e per questo sono stato anche criticato, visto che qualcuno avrebbe preferito forse procedere solo con la maggioranza. Dopo tanto lavoro, ciò che mi sta a cuore più di ogni altra cosa non sono certo le mie deleghe, ma il rispetto reciproco nei confronti di chi ha sempre considerato il Parlamento e non il Governo, né tanto meno le stanze del potere, il vero luogo dove si costruiscono le riforme nell'esclusivo interesse del Paese e non di una sola parte politica (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, penso si debba prendere atto della puntuale ricostruzione che su questa vicenda specifica, oggetto della mozione, è stata fatta dal Ministro Calderoli. Naturalmente, sarebbe stato anche utile e opportuno che altri membri del Governo, a nome dell'intero Consiglio dei ministri, confermassero la fiducia nel Ministro e assumessero la responsabilità di questo atto nei confronti della Camera, non lasciando solo, al banco del Governo, il Ministro Calderoli a difendersi. È una scena un po' inopportuna direi, signor Ministro, ed anche la sua solitudine non è un bello spettacolo.
Ciò detto, nel prendere e nel dare atto al Ministro Calderoli di essere tra quei ministri che ha avuto nel corso dell'azione di Governo un atteggiamento di rispetto nei confronti del Parlamento, con una costante interlocuzione, credo che invece diverso debba essere il giudizio politico, che non riguarda solo il Ministro Calderoli, ma l'intero Governo, nei confronti dell'attività di semplificazione.
Signor Ministro, lei ha deciso di seguire questo metodo, molto scenografico e propagandistico, del «taglia leggi», con cui ha tagliato le leggi che ha citato, anche con qualche infortunio come ricorderà, perché ha tagliato leggi fondamentali che poi si sono dovute ripristinare a tutta velocità, ma questa operazione, che lei ha scenograficamente rappresentato con il falò dei codici, è andata forse a beneficio degli operatori del diritto, ma non a beneficio dei cittadini e delle imprese, perché lei ha tagliato le leggi che non vengono utilizzate, che già sono lettera morta, mentre non ha tagliato le leggi che opprimono la vita dei cittadini e l'attività delle imprese e che, come testimoniano tutti i rapporti di Confindustria e delle associazioni imprenditoriali, continuano a gravare come dei macigni sull'attività economica.
Questo è il giudizio negativo che diamo, giudizio che riguarda sia il metodo di semplificazione da lei adottato, sia il metodo di legiferazione adottato da tutti gli altri suoi colleghi, nei cui confronti lei appare assolutamente impotente, perché il Ministro dell'economia per la parte fiscale, dello sviluppo economico per l'attività di impresa, della salute, il Ministro Brunetta che avrebbe dovuto semplificare, nulla hanno fatto in questo settore. Da questo punto di vista, quindi, il giudizio è sicuramente e drasticamente negativo, non è dunque una questione di carattere personale nei confronti del Ministro Calderoli, ma un giudizio nei confronti del Governo, che ha fallito su uno di quelli che erano gli impegni dell'agenda liberale, quello di ridurre la burocrazia e liberare cittadini e Pag. 24imprese da pesi e macigni che sono un handicap per l'attività economica e per la crescita.
Non solo nei confronti dell'azione dei ministri ma, Ministro Calderoli, lei che è Ministro anche per il federalismo, con il Ministro Fitto nulla ha fatto per semplificare la legislazione regionale, che sta diventando un altro dei fattori che opprimono l'attività economica, moltiplicando livelli normativi insieme a quelli degli altri livelli istituzionali, che lei non ha ridotto e non ha semplificato.
Dunque, non le questioni specifiche della mozione, ma altre ragioni, più profonde e strutturali che attengono alla qualità dell'azione del Governo e all'impatto che questo ha sulla crescita dell'economia, sarebbero le ragioni del nostro giudizio negativo su tutta l'agenda di semplificazione.
Nel merito quindi, apprezzando la persona, prendendo atto delle risposte che sugli addebiti specifici ha fatto, ma confermando il nostro giudizio negativo sull'attività di Governo in materia di semplificazione, su questo documento ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Allenza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà, per nove minuti.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, mi permetto di fare soltanto una considerazione.
Abbiamo ascoltato l'intervento del Ministro Calderoli, vorremmo conoscere la posizione del Governo. Non mi attesto su questa affermazione, dico che questa nostra mozione, n. 1-00475, a firma dell'onorevole Di Pietro e di tutto il gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori, ha una finalità molto precisa: la nostra finalità è rispettare le regole nei rapporti che esistono tra il Parlamento e il Governo e soprattutto nell'esercizio da parte del Governo del potere legislativo delegato.
Non è in discussione, Ministro Calderoli, la sua buona fede. La buona fede non è in discussione, perché si presume. Non siamo chiamati a giudicare i suoi sentimenti. Ci consentirà, però, di giudicare i sui comportamenti. Vorrei ricordare che ciò che maggiormente ha motivato la presentazione di questa mozione, a seguito del nostro intervento durante il question time, è stato esattamente il suo comportamento. Anche l'espressione di attacco nei confronti del comitato tecnico-scientifico che lei ha ripetuto - «che se la canti e che se la suoni» - non mi sembra che sia rispettosa del ruolo di un comitato tecnico-scientifico, lo stesso vale per gli attacchi che lei ha formulato e ripetuto nei confronti del presidente di quel comitato.
Veniamo ai fatti ed ai comportamenti. Voglio ricordare che non stiamo parlando di un argomento secondario, ma dell'attuazione nel nostro Paese dell'articolo 18 della Costituzione, che vieta le organizzazioni di tipo militare per scopo politici. Questa è la norma che voi avete abrogato, che lei, Ministro Calderoli, ha abrogato. Questa norma finisce con l'essere abrogata e il comitato scientifico ha detto e ripetuto - poi verrò ovviamente a contestare la sua ricostruzione - che non ha mai inserito l'abrogazione del decreto legislativo n. 43 del 1948 nell'elenco delle norme primarie da abrogare. Non l'ha mai inserito con una motivazione molto semplice, ratione materiae, perché non era quella la sede in cui ciò poteva avvenire ed anche per esigenze logico-giuridiche.
Vorrei però tornare ai comportamenti del Ministro, quando il 13 ottobre, in occasione del question time, abbiamo sollevato il caso rappresentando al signor Ministro che si era ancora in tempo, con un semplice rigo pubblicato in Gazzetta Ufficiale, a correggere un errore. Non si è proceduto alla correzione di questo errore.
Inoltre, abbiamo letto il comunicato stampa del Ministro della difesa, che dichiarava di essere d'accordo con la correzione dell'errore. Abbiamo anche letto e appreso la posizione assunta dal sottosegretario Letta con riferimento a questa posizione, ritenendo incongruo andare a collocare l'abrogazione di questa norma in quel provvedimento. Ciò nonostante si è Pag. 25insistito sostanzialmente con la permanenza in vita di una abrogazione di una norma. Mai come in tempi come questi c'è il rischio che ci possano essere organizzazioni di tipo militare per fini politici. Credo che ieri come oggi dobbiamo evitare che questo possa accadere. Dunque, il Ministro, anziché procedere all'atto dovuto di cancellare questa abrogazione, quindi di correggere l'errore commesso, ha insistito. Noi siamo preoccupati, signor Ministro, perché noi dell'Italia dei Valori abbiamo votato la delega al Governo per il federalismo fiscale e non vorremmo trovarci nei confronti del federalismo fiscale con quegli stessi atti di scorrettezza che abbiamo denunciato con riferimento a questa vicenda.
Vorrei anche raccontare cosa questo significa. Vi è un processo a Verona, iniziato quattordici anni fa, per banda armata a carico di esponenti della Lega. Mentre gli esponenti parlamentari, gli onorevoli Bossi, Calderoli e Maroni, sono stati esclusi da questo processo, il processo continua nei confronti degli altri. Sono circa venti che restano indagati. Il 2 ottobre si è tenuta a Verona un'udienza, nel corso della quale bisognava procedere alla conclusione del processo. I legali degli imputati hanno detto di aspettare perché stava entrando in vigore l'abrogazione della norma penale che configurava la fattispecie in oggetto e si è proceduto al rinvio. In questo comportamento c'è - insisto - una mancanza di rispetto per il comitato scientifico e dobbiamo dire, Ministro Calderoli, che lei purtroppo ha detto delle inesattezze. Non so se chiamarle menzogne o bugie, ma sono certamente delle inesattezze. Non so se l'abbia fatto in buona o cattiva fede, ma restiamo ai fatti e ai comportamenti.
La prima inesattezza: il comitato tecnico-scientifico, riunitosi fino al 28 marzo 2009, non ha inserito l'abrogazione di questa norma. L'abrogazione risulta il 21 aprile, senza che il comitato, medio tempore, si sia mai riunito. Possiamo chiedere all'onorevole Ministro qual è la «manina» che ha inserito questo provvedimento tra il 28 marzo e il 21 aprile, posto che nei verbali del comitato risulta apertamente che non vi era questa norma, che risulta invece inserita il 21 aprile, successivamente?
Come lei, su questo chiederemo che la magistratura accerti quale «manina» ha inserito questo testo. E non è corretto - mi consenta, signor Ministro - dire che lei e il Ministero non avete partecipato ai lavori del comitato tecnico-scientifico. Leggo dai verbali del comitato che vi sono stati un grande interesse e una partecipazione viva e fondamentale del Ministero della difesa e del sottosegretario Brancher, che, pur riconoscendo l'errore, non ha fatto nulla perché questo errore venisse corretto.
Credo che siamo di fronte sostanzialmente ad una bugia - mi consenta - e anche ad un falso. Come lei, anche noi chiediamo che la magistratura accerti i fatti, per il rispetto anche della sua funzione, signor Ministro, perché lei avrebbe potuto tranquillamente procedere alla correzione di quell'errore con la pubblicazione di un rigo sulla Gazzetta Ufficiale, nei termini ancora non scaduti della delega, eliminando il problema.
La circostanza che lei non lo abbia fatto ci consente di dire che non sappiamo quale «manina» abbia inserito questa norma - chiediamo che sia accertato - ripeto, tra il 28 marzo del 2009 e il 21 aprile del 2009; chi abbia inserito questa abrogazione che non era prevista, ovviamente approfittando del fatto meritorio - insisto, meritorio - che è stato abrogato un numero enorme di leggi.
Ma abrogare un numero enorme di leggi non significa consentire a qualche furbo di trasformare questo provvedimento di semplificazione in una legge ad personas. Non siamo soltanto in presenza di una legge ad personas, ma, come se non bastasse, vi è la circostanza che siamo in assenza di un intervento correttivo e in presenza di insulti al comitato scientifico.
Per questo abbiamo chiesto, con questa mozione, il ritiro delle sue deleghe, anche perché, Ministro Calderoli, per l'attenzione che abbiamo per il federalismo, è evidente che lei non andrà da nessuna parte nel caso Pag. 26in cui dovesse tentare di fare approvare decreti delegati che recano un testo quando vengono presentati per il parere e che vengono modificati da qualche «manina» quando vengono pubblicati nella Gazzetta Ufficiale. Non possiamo consentire che questo accada e per questo motivo insistiamo per la votazione della nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.

GIORGIO CONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, la mozione presentata dal gruppo dell'Italia dei Valori costituisce indubbiamente una censura politica alla condotta del Ministro per la semplificazione normativa, senatore Calderoli.
A tale mozione di censura ci associamo certamente. Essa non individua, però, a nostro avviso, una sua responsabilità esclusiva, indipendente da quella del Governo e dei ministri che, al suo pari, hanno approvato il decreto legislativo «incriminato», secondo le modalità previste dagli articoli 76 e 77 della Costituzione.
Il fatto stesso che nel giugno del 2009 si ritenesse indispensabile da parte del Governo la permanenza in vigore del decreto legislativo n. 43 del 1948 e che il suo contenuto sia stato, invece, abrogato dal decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, evidenzia, innanzitutto, la responsabilità istituzionale del Governo, e non del solo Ministro, anche ammettendo, indubbiamente, il suo ruolo politico e la sua influenza per condurre l'Esecutivo ad una determinazione che, per i modi in cui essa è stata esercitata, contrasta, a nostro avviso, con i principi e i criteri della delega legislativa.
In questa sede non stiamo discutendo dell'opportunità di ripristinare una norma che punisca chi, testualmente, «promuove, costituisce, organizza o dirige associazioni di carattere militare, le quali perseguono, anche indirettamente, scopi politici (...) costituite mediante l'inquadramento degli associati in corpi, reparti o nuclei, con disciplina ed ordinamento gerarchico interno analoghi a quelli militari, con l'eventuale adozione di gradi o di uniformi, e con organizzazione atta anche all'impiego collettivo in azioni di violenza o di minaccia»; non stiamo neppure giudicando le conseguenze della sua abrogazione sui procedimenti giudiziari in corso e di cui non ci sfugge nulla. Stiamo valutando, invece se e quanto l'azione del Ministro contrasti con i doveri connessi all'esercizio corretto delle responsabilità ministeriali. Da questo punto di vista, la censurabilità politica dell'operato del Ministro Calderoli rimane distinta rispetto alle responsabilità dirette con riferimento ad un atto il cui schema e contenuto sono definiti e quindi, dopo il vaglio anche delle competenti commissioni parlamentari, approvato dall'intero Esecutivo.
È necessario precisare che non siamo soddisfatti dell'operato del Ministro Calderoli, né della sua opera di coordinamento dei dicasteri interessati all'azione di semplificazione normativa che gli è stata delegata dall'Esecutivo.
Vi è più di una ragione per ritenere deplorevole l'abrogazione delle norme che proibiscono e puniscono la costituzione di associazioni politiche di carattere militare e non ci sembra esistano troppi dubbi sulle pressioni, a nostro avviso opportunistiche, e sulle indicazioni interessate di parte leghista per giungere a questo risultato.
Nondimeno, proprio perché riteniamo che non debbano essere confuse le responsabilità politiche con quelle istituzionali e che la fiducia ad un Ministro possa essere legittimamente sottratta, come quella di cui beneficia politicamente il Governo, solo nel caso in cui egli sia mancato gravemente ai propri doveri istituzionali, non riteniamo di poter condividere la richiesta di sfiducia individuale al Ministro Calderoli, al quale abbiamo sempre riconosciuto un'opera di mediazione e di collegamento utile al Parlamento e importante anche per il superamento di diverse situazioni critiche, anche tra forze politiche di maggioranza e di minoranza. Mi Pag. 27sembra che questo sia stato ampiamente riconosciuto dal Parlamento nella discussione di quest'oggi.
Non riteniamo, altresì, di poter condividere e, quindi, difendere la sua condotta, signor Ministro, certamente definibile come interessata e volta a conseguire un risultato utile non certo al Paese, ma al partito e all'area politica di cui lei è un autorevole rappresentante.
Per queste ragioni il gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia si asterrà sulla votazione della mozione che impegna il Governo alla revoca delle deleghe al Ministro della semplificazione normativa, senatore Calderoli (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, abbiamo ascoltato con molta attenzione le valutazioni e le considerazioni fatte dal Ministro sulla mozione in esame, concernente la revoca delle sue deleghe, presentata dal gruppo Italia dei Valori. In particolar modo, l'ho seguita nel suo ragionamento e, per quanto mi riguarda, non credo vi possa essere da parte nostra una posizione preconcetta che coinvolga o metta in discussione la sua correttezza istituzionale e la sua buona fede.
Il Ministro deve, però, convenire con noi che, proprio dalle esposizioni che sono emerse, vi è stato anche all'interno dell'apparato istituzionale qualche elemento di confusione, qualche discordanza, qualche scarso funzionamento proprio in una materia così delicata come quella della semplificazione normativa e dei provvedimenti che passano sotto il nome di «taglia-leggi».
Il tema è certamente importante, fondamentale, e anche i colleghi che hanno parlato prima di me si sono riferiti alle questioni che riguardano la semplificazione e gli aspetti più significativi di questa mozione. Se c'è un problema che riguarda l'organizzazione governativa e se c'è un dato che riguarda anche i comportamenti e la responsabilità del Ministro, noi abbiamo detto che ovviamente, in questo momento (per quello che ci ha detto il Ministro Calderoli) non c'è una valutazione negativa. Che cosa c'è dunque in questa mozione? Cosa raccolgo in questa mozione? Ci sono le giuste preoccupazioni per questo fiorire di associazioni paramilitari sul piano politico.
La vicenda in discussione «forte», al centro della nostra attenzione, non è solo l'analisi fatta nella mozione stessa, o un insieme di discorsi, sul mantenimento o meno dell'articolo 43, che è certamente legato all'intangibilità e alla sacralità dell'articolo 18 della Costituzione. Mi riferisco infatti a questo nascere delle associazioni paramilitari in un momento di grande incertezza che in questo settore esiste.
Noi ci siamo opposti in questa Aula per quel che riguarda le ronde, che non possono rappresentare un elemento «forte» in materia di sicurezza e di controllo del territorio. Erano quelle le preoccupazioni che noi avanzavamo, perché le organizzazioni di cittadini, fatte in questa maniera, invitano certamente a rivestire le divise e a riunirsi per scopi che oltrepassano le intenzioni manifestate e dichiarate, che possono essere di grande e buona volontà, di difesa delle istituzioni e delle libertà. Quando esistono, però, queste organizzazioni, certamente devono essere condannate con forza.
Anche una parola in più, signor Ministro, di condanna di queste associazioni di carattere militari con scopi politici doveva essere detta con forza (anche in questo momento), visto e considerato che anche in questi giorni c'è stato qualche segnale preoccupante. Mi riferisco agli incidenti dell'altro giorno (quelli ricordati sotto il nome di black block) e a queste organizzazioni che si stanno diffondendo anche sul territorio nazionale. Non c'è dubbio che questa è la vera preoccupazione. Se c'è oggi una mozione fatta in questo modo e per come è articolata, non è per infierire - per quanto ci riguarda - su un Ministro, ma per recuperare da parte del Governo e da parte del Parlamento un'attenzione Pag. 28diversa, e non un dibattito di maniera (come molte volte avviene in queste occasioni), infiorettato di belle argomentazioni, ma che non va al cuore del problema, che invece dovrebbe essere sviscerato con forza, considerato che vengono messi in discussione i diritti inviolabili dei cittadini e i cardini fondanti su cui si regge la nostra Costituzione e la nostra Repubblica.
È questo il dato che deve essere riproposto e recuperato. Ecco perché qualche collega rivendicava una corresponsabilità del Governo, una presa d'atto del Governo nel suo complesso, una diversa manifestazione di volontà e - diciamocelo con chiarezza - anche qualche cedimento su questo terreno, che c'è stato e che noi abbiamo intravisto e dovuto verificare quando abbiamo affrontato i temi e i problemi relativi alla sicurezza nel nostro Paese.
Ritengo che questo sia il dato su cui certamente andremo a confrontarci anche nel prossimo futuro. Mi auguro che ci si possa tornare in termini più distesi e più sereni. Non si tratta ovviamente - lo ripeto - della condanna o dell'esclusione di un Ministro, oppure di dare luogo ad una mozione che dia una qualche «lezione» ad un Ministro.
Ritengo che vada recuperata la buona fede e la correttezza istituzionale del Ministro, ma va anche recuperato il centro del problema, che riguarda li fatto che qualcuno forse ha qualche responsabilità nel momento in cui esprime solidarietà ai gruppi eversivi.
Quando nelle manifestazioni ci sono delle tolleranze e delle concentrazioni di attestati di stima e, soprattutto, di solidarietà e quando vi è questa visione un po' manichea, per cui chi è contro il Governo, chi manifesta, chi rompe, chi va avanti nelle manifestazioni con il passamontagna, ha sempre ragione, allora siamo di fronte al dato forte su cui ci si deve concentrare; al di là di ciò, vi è semplicemente una posizione di parte per condannare una parte del Governo o un Ministro, ma si perde l'insieme di una problematica e di un tema che, invece, dovrebbero essere portati avanti con grande consapevolezza, concentrazione e, soprattutto, determinazione.
Vi è una grande ipocrisia; molte volte sembra il gioco delle parti, sembra un gioco così articolato e confuso che non restituisce dignità e decoro alle istituzioni, ma, soprattutto, non restituisce dignità e decoro al lavoro parlamentare.
Per questi motivi, signor Presidente, il gruppo dell'UdC si astiene, ma, soprattutto, lo fa con le suddette sollecitazioni e raccomandazioni, perché tutti quanti dobbiamo assumerci grande responsabilità, caro amico Leoluca Orlando, senza nessuna tolleranza, da nessuna parte. Condanniamo in nuce forse qualche tentativo, qualche giochetto che si è fatto, tra i forse della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale o meno, del giorno o meno - tutto quello che vogliamo - ma nel momento in cui condanniamo le violenze, lo dobbiamo fare con grande oggettività, anche le violenze che, molte volte, trovano nei motivi politici qualche tolleranza e qualche condivisione in più. Ritengo che questo sia l'impegno che dobbiamo manifestare in questo momento, una rinnovata manifestazione. La mozione va, forse, in questa direzione, basta guardarla, però, in termini molto larghi, molto realistici e, soprattutto, veritieri (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, ritengo che l'ottimo intervento del Ministro Calderoli, ben documentato e preciso, sia servito a chiarire eventuali dubbi e perplessità sulla vicenda. Confesso che avevamo dei dubbi tecnici sulla mozione, perché si tratta di una fattispecie un po' anomala, però sono dubbi che abbiamo superato in quanto riteniamo che prima di tutto venga sempre la sovranità dell'Aula e, quindi, ben venga anche questo dibattito. Nel merito, dunque, dobbiamo dire che giudichiamo molto bene il lavoro svolto dal Ministro Calderoli Pag. 29- direi ottimo - per l'opera di mediazione su tanti temi molto importanti per il futuro del Paese, per l'azione del Governo e per la riforma del nostro sistema. Ma anche nel merito si tratta di un ottimo lavoro, svolto eliminando leggi, abrogando norme inutili, abrogando norme che sono a volte dannose per la vita di tutti noi. È certamente un lavoro titanico perché si scontra contro una burocrazia che, da anni, ormai, si continua ad accumulare, che asfissia, rischia di danneggiare e danneggia la vita di tutti noi e delle nostre famiglie, che ci complica l'esistenza ed è contro, soprattutto, il sistema competitivo delle nostre imprese che, da un eccesso di normativa, ricevono sicuramente un danno e non un vantaggio.
Per questo motivo, perché giudichiamo il lavoro svolto dal Ministro Calderoli un buon lavoro, perché riteniamo che ci sia anche molto altro da fare, la Lega Nord Padania voterà convintamente contro questa mozione. Bisogna proseguire lungo la strada intrapresa, bisogna andare oltre. Le faccio un esempio concreto, Ministro Calderoli, che, però, è uno tra tanti: tutti noi vediamo le comunicazioni che riceviamo dalle banche, dagli istituti bancari, sui nostri conti correnti. Si tratta di una documentazione veramente indecifrabile anche per gli addetti ai lavori, che è fonte di una modulistica talmente complicata da essere incomprensibile. A volte si fanno comprare dei derivati a dei poveri pensionati che non sanno neanche il rischio che stanno correndo, perché non possono leggere migliaia di righe scritte in carattere molto piccolo.
Su questi temi, come anche sulla telefonia, sulla vita di tutti i giorni, sulle cose concrete che interessano la gente, credo che il Governo debba fare molto e debba andare avanti, con la determinazione ed i risultati che ha fin qui mostrato. Giudichiamo, quindi, il lavoro del Ministro Calderoli molto utile e fondamentale. Si tratta, inoltre, di un lavoro che non costa nulla al Paese, anzi fa risparmiare e in questi tempi di grave crisi economica riteniamo che l'esercizio delle deleghe del Ministro Calderoli sia strategico per la vita di tutto il Paese. Pertanto, votiamo convintamente contro la mozione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Forgia. Ne ha facoltà.

ANTONIO LA FORGIA. Signora Presidente, signor Ministro, colleghi, poiché l'onorevole Amici ha già esposto in sede di discussione sulle linee generali gli argomenti con cui noi valutiamo il senso della mozione che stiamo discutendo, mi atterrò strettamente alle dichiarazioni del Ministro Calderoli, sia quelle formulate al termine della discussione sulle linee generali sia quelle riproposte nella giornata di oggi.
Mi piace poter dire, iniziando il mio intervento, che nei miei confronti il Ministro Calderoli sfonda una porta aperta. Posso dimostrarglielo leggendo gli appunti che mi ero preparato ieri per questa dichiarazione di voto. Mi ero annotato che si sarebbe potuto pensare male perché l'abrogazione di cui stiamo discutendo fa cadere il capo di imputazione nei confronti di una ventina di appartenenti alla guardia nazionale padana sotto processo a Verona. Però, continuavo, che non essendoci ragione di dubitare di un'affermazione così impegnativa del Ministro si può essere soddisfatti che non siamo di fronte ad un'abrogazione ad personas ma siamo di fronte a - io dico - un errore. Lo ripeterò, un errore grave e pesante; mi pare che non così grave e non così pesante lo consideri il Ministro Calderoli. È questione di sfumature e di tono. Lo ribadisco: lo considero grave e pesante. Quindi non c'è questione sulla non responsabilità del Ministro Calderoli nell'inserimento di questa norma.
Altrettanto, Ministro Calderoli, devo dirle che non ho alcuna ragione di dubitare delle parole del presidente del comitato scientifico e devo dire che, come lei, mi sento parte lesa essendo io quel deputato del Partito Democratico al quale lei ha fatto riferimento che, insieme al Pag. 30senatore Garavaglia, ha avuto l'onore di essere relatore in Commissione per la semplificazione sul codice militare. Non ce ne siamo accorti. Non se ne sono accorti gli uffici studi della Camera che sorreggono il lavoro delle Commissioni. Non se ne è accorto lei, non se ne sono accorti i suoi uffici. Tuttavia la questione - e qui comincio a dissentire dalle sue dichiarazioni, Ministro Calderoli - non è che qualcuno si occupi di capire come sia potuto accadere.
La questione per me è che lei o il Ministro La Russa o tutti e due insieme meglio ancora o il Governo avvii un'azione di indagine per scoprire chi, quale mano, quale «manina» - ha detto Leoluca Orlando - ha inserito questa abrogazione nel codice militare. Speravo che questa mattina lei ci potesse portare i primi risultati di questa indagine e, invece, mi pare di capire che molta strada sia ancora da compiere.
Ma, seconda questione, e vengo al tema di merito che purtroppo è rimasto un po' ai margini del nostro dibattito, non si tratta soltanto di comprendere chi ha commesso l'errore, chi è responsabile ma si tratta di correggerlo. Bisogna correggerlo per ragioni di principio, per ribadire che le leggi della Repubblica non si abrogano con destrezza ma si abrogano alla luce di un dibattito pubblico; e per ragioni di merito bisogna correggerlo. È vero che dal 1948 sono trascorsi più di sessant'anni ed è vero che la guardia nazionale padana almeno in me suscita più tenerezza che paura. Però temo che molti dati ci dicano che la sicurezza della Repubblica ha ancora bisogno del divieto di perseguire fini politici ricorrendo ad organizzazioni armate o paramilitari.
Sulla possibilità di correggere l'errore ho sentito opinioni diverse, importantissima la sua. Anche se le cose stanno come lei dice, lei ha anche affermato, e in qualche modo ribadito anche oggi, che chiunque intenda emendare quella abrogazione debba seguire la via regia dell'iniziativa legislativa.
Lei ha dichiarato la sua disponibilità, ma io dico di più e chiedo di più, signor Ministro: non chiunque intenda, ma lei che è responsabile del processo politico e forse persino prima ancora di lei il Ministro dell'interno, perché la tutela della sicurezza che deve garantire a tutti noi ha bisogno di uno strumento come quello del 1948. Comunque i ministri prima di chiunque altro, il Governo prima di chiunque altro.
Anche per questo, anzi vorrei dire, soprattutto per le due considerazioni che ho esposto, noi voteremo a favore della mozione che chiede al Presidente del Consiglio di ritirarle le deleghe. Mi rendo conto che il testo è un po' sgarbato, ma proprio per questo, in piena sincerità, la prego di credermi, signor Ministro, con simpatia le do un consiglio: si dimetta lei da questo incarico. Lei è un uomo d'azione, ha un pensiero creativo, lo dico seriamente, probabilmente ritiene di fatto il suo compito attuale un po' grigio, burocratico, per eccitarsi ha dovuto organizzare un falò con le leggi abrogate.
Rimetta le deleghe, lasci stare e troverà sicuramente un ruolo più utile a tutti noi e più importante e di maggiore soddisfazione per lei (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernini Bovicelli. Ne ha facoltà.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI. Signor Presidente, signori Ministri, onorevoli colleghi, vorrei anticipare da subito la nostra dichiarazione di voto convintamente contraria a questa mozione che anche noi abbiamo ascoltato con attenzione durante la discussione sulle linee generali, i temi che sono stati esposti, e da ultimo l'intervento dell'onorevole la Forgia che ha svolto la dichiarazione di voto del più grande partito di opposizione di allineamento politico ai promotori di questa mozione sul ritiro delle deleghe.
Dicevo che ho ascoltato con attenzione e noi da subito, convintamente, dichiariamo la nostra contrarietà ad una mozione che troviamo totalmente destituita di fondamento Pag. 31anzi surreale nei contenuti. Non me ne vogliano i colleghi dell'Italia dei valori, è parca ed anche inutilmente abrasiva nella forma e nei termini e caratterizzata da una strumentalizzazione politica che non ha bisogno di spiegazioni.
La vicenda è stata ampiamente espressa sia nelle dichiarazioni di voto di oggi che, dopo la analitica spiegazione del ministro Calderoli, hanno evidenziato i punti salienti di questa vicenda. Il Ministro stesso, in linea con la sua disponibilità conclamata nei confronti delle aule parlamentari e nei confronti dei provvedimenti che hanno caratterizzato le sue deleghe, in particolare la semplificazione normativa e burocratica ed il federalismo fiscale, si è ripetutamente presentato a dare spiegazioni a quest'Aula sia in forma scritta, sia oralmente e lo ha fatto anche quest'ultima volta.
Io ho preso visione, come immagino tutti i colleghi, anche dei documenti che sono stati prodotti dal Ministro Calderoli all'attenzione del Parlamento ed è per questo che, ascoltando la dichiarazione di voto dell'onorevole Orlando, mi domandavo dove si evidenziasse la «manina» di cui l'onorevole Orlando parla a fronte di testi di posta certificata che sono stati trasferiti direttamente dal comitato tecnico, radicato a partire dal 2007 - questo è corretto - dall'allora Governo Prodi presso il Ministero della Difesa, successivamente...

PRESIDENTE. Onorevole Bernini, le chiedo scusa ma chiederei al gruppo dell'Unione di Centro e al Ministro Tremonti di evitare di fare capannello e soprattutto di voltare le spalle alla Presidenza. Prego, onorevole Bernini, può continuare.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI. Parlavo del testo prodotto dal comitato tecnico radicato, dall'allora Governo Prodi, presso il Ministero della difesa e successivamente confermato dall'attuale Governo che ha lavorato e prodotto nel 2009 un testo direttamente inviato - mi si consenta di fare questo riferimento al percorso che è stato attuato dal codice dell'ordinamento militare, operato secondo l'ordinario iter di formazione della legge, in particolare di questa legge, che ha un'importanza fondamentale in un più ampio percorso di semplificazione normativa - dal Dipartimento affari giuridici e legislativi a tutte le amministrazioni competenti per un coordinamento e inviato, dopo l'approvazione preliminare del Consiglio dei ministri, alle competenti Commissioni parlamentari monocamerali e alla Commissione bicamerale, essendo, come è stato ricordato, sempre presente tra le abrogazioni anche l'abrogazione del decreto- legislativo n. 43 del 1948.
Nonostante siano state formulate, e questo è un dato che il Ministro ha giustamente evidenziato, ulteriori osservazioni sul testo del codice dell'ordinamento militare, mai alcuno, e non possiamo sapere se per disattenzione o per mancanza di contestazione sul punto, in Commissione, neanche gli stessi colleghi dell'Italia dei Valori che ne sono componenti, alcuni anche con ruoli di rilievo, in particolare presso la Commissione bicamerale per la semplificazione normativa, ha evidenziato quelle patologie che ora i colleghi dell'Italia dei Valori evidenziano all'interno della loro mozione.
Vorrei ricordare che il codice dell'ordinamento militare appartiene ad un più ampio percorso di riforma del nostro assetto normativo, un percorso che, è stato ricordato anche dagli interventi che mi hanno preceduto, rappresenta, a partire dal 2005, una vera rivoluzione copernicana nella gestione del nostro ipertrofico apparato ordinamentale, un disboscamento di tutte quelle norme inutili, perché implicitamente o tacitamente abrogate, perché incapaci di realizzare la loro funzione, perché non più dotate di valenza normativa, perché obsolete o perché, come dicevo, semplicemente inutili. Tali norme sono state, sono e saranno tagliate sulla base della loro inutilità e successivamente riassettate e ricodificate per gruppi o per macroaree.
Questo è il senso del codice dell'ordinamento militare, questo è il senso dell'operazione di semplificazione che questo Pag. 32Governo, con il Ministro Calderoli, con la disponibilità del Ministro Calderoli nei confronti di questo Parlamento, sta attuando. È un senso forte, significativo, che deve prevalere sulla strumentalità politica, deve prevalere sulle polemiche pretestuose e soprattutto nell'ambito di un tema, quale quello della semplificazione della complessità a vantaggio della certezza del diritto, a vantaggio della fruibilità delle norme ad opera di tutti i potenziali utenti, siano essi operatori giuridici, operatori economici, possibili investitori stranieri, spesso disincentivati a portare il loro capitale nel nostro Paese da una selva, da una torma, come è stato giustamente ricordato dai colleghi che mi hanno preceduto, di norme inutili che rappresentano un inutile e pernicioso allungamento nei tempi della loro applicazione.
Tutto questo fa sì che un tema così capitale, così sensibile non debba rappresentare uno strumento di pretestuosa polemica politica, non debba rappresentare un tema di accusa abrasiva e senza costrutto, bensì un tema in cui si uniscono le responsabilità di tutte le forze politiche, un tema unificante per far sì che ciò che si sta attuando per il bene del Paese, nell'interesse dei cittadini, nell'interesse di tutti gli utilizzatori dell'ordinamento giuridico, ovvero di tutti noi, si realizzi nel modo migliore.
Ho sentito parlare anche di un ulteriore punto contestato all'interno della mozione a firma dei colleghi dell'Italia dei Valori ovvero la possibilità, nonostante il percorso chiaramente identificato dal Ministro lo rendesse impossibile, di una reviviscenza dell'abrogazione del decreto legislativo n. 43 del 1948 attraverso una rettifica a posteriori in Gazzetta Ufficiale. Mi stupisce che fini esegeti e sinceri cultori della legalità come i colleghi dell'Italia dei Valori possano anche solo adombrare un percorso così palesemente incostituzionale.
La rettifica è in se stessa uno strumento burocratico, uno strumento di correzione di una discrasia casuale tra quanto approvato e quanto pubblicato o promulgato o di errori testuali, di errori e riferimenti normativi ad altri testi richiamati. Mai e poi mai una rettifica potrebbe essere dotata o arricchita di una valenza normativa, perché questo significherebbe attribuire ad un burocrate, al capo di un ufficio legislativo il potere di prevaricare sul processo di formazione della legge e di privare delle proprie prerogative istituzionali i soggetti che a questo processo di formazione della legge partecipano.
Il Ministro l'ha detto molto chiaramente: l'unico modo per emendare un testo normativo è non già una rettifica a posteriori, bensì, secondo il percorso indicato dalla legge n. 246 del 2005, un decreto integrativo e correttivo. Vi è stato oggi, lo abbiamo sentito, una manifestazione di disponibilità da parte del Ministro in ordine a questa modifica di cui noi prendiamo atto, posto che - e mi avvio alla conclusione - noi riteniamo che una norma come il decreto legislativo 14 febbraio 1948, n. 43, che ha avuto un'emivita particolarissima in un contesto particolarissimo - quello del secondo dopoguerra in cui si voleva fortemente contenere il rischio della violenza politica e si voleva evitare la possibile costituzione di bande e gruppi paramilitari configurati politicamente - ecco la ratio di una norma del genere sia ampiamente assistita dopo più di sessant'anni di vita democratica in cui fortunatamente questa norma ha avuto una scarsissima applicazione e ha avuto quindi una parziale obsolescenza, sia sufficientemente assistita non solo dall'articolo 18 della Costituzione, che l'onorevole Orlando ricordava, ma da tutto l'apparato costituzionale e in particolare dalla disciplina penalistica e processual-penalistica che prevede anticorpi sanzionatori sufficientemente forti per eventuali reati posti in essere da bande o gruppi militarizzati contro la sicurezza o l'ordine pubblico.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI. Cerchiamo, quindi, in questo momento di valorizzare non già la pretestuosa polemica politica, bensì la responsabilità unificante soprattutto, come dicevo, su un tema Pag. 33così significativo ed importante per lo sviluppo e la crescita del nostro Paese e di non fare, quindi, di questo tema...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI. ...un grimaldello per colpire un Ministro e un Governo che hanno lavorato con impegno, lavoreranno e stanno lavorando con impegno per rendere questo Paese più moderno e competitivo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, sono stato eletto nelle liste del Partito Democratico sotto un simbolo, perché degli elettori hanno dato fiducia a quel simbolo; gli organi dirigenti del gruppo del Partito Democratico hanno adottato un orientamento e, per quanto mi riguarda, resterò fedele all'orientamento del gruppo del Partito Democratico, nonostante sia in totale dissenso con la decisione che stiamo per prendere.

MARIO PEPE (PdL). Vieni con noi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Onorevole Pepe, per cortesia.

ROBERTO GIACHETTI. Vorrei dire all'onorevole Pepe che la pochezza dei metodi che probabilmente ha utilizzato in altre occasioni con me non funziona (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Vorrei rapidamente spiegare perché, signor Presidente. Credo che non solo il Ministro Calderoli, ma l'intero Governo che siede in quest'Aula e tutti i colleghi della maggioranza, oltre che dell'opposizione, sanno bene che in dieci anni di attività parlamentare non ho mai fatto sconti al Governo, qualche volta neanche ai Governi espressione della maggioranza di cui facevo parte.
Quindi non credo che alcuno possa pensare che la mia sia una tentazione di fare sconti al Ministro Calderoli. Tuttavia, penso, signor Presidente - proprio in ragione della distanza che marco nei confronti di un partito come la Lega che ieri, secondo me, ha compiuto un'operazione indegna, pubblicando sul quotidiano La Padania una lettera razzista nei confronti del collega Touadi, cancellando anche la firma, perché si è usato lo strumento della lettera per poter fare un attacco razzista ad un deputato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori, Futuro e Libertà per l'Italia, Misto-Alleanza per l'Italia e di deputati del gruppo Popolo della Libertà) - che tanto più questo accade, tanto più ciascuno di noi, anche nella piccola possibilità che ha, in quest'Aula, deve dare un segnale inverso rispetto all'utilizzo che si fa delle istituzioni, dei ruoli che si ricoprono e rispetto anche al maneggiare quegli strumenti che in qualche occasione sono utili per la lotta politica.
Signor Presidente, capisco bene che questo ragionamento, in quest'Aula, a difesa dell'istituto e anche del ruolo e della responsabilità di un Ministro della maggioranza, svolto da me che sono dell'opposizione, e di fronte a quello che è stato capace di dire ancora ieri, il Presidente del Consiglio, fuori da quest'Aula, nei confronti di organi di garanzia, possa apparire un po' anacronistico, per usare un eufemismo.
Eppure credo che nella responsabilità di ciascuno di noi tanto più, dall'altra parte, fuori o dentro di qui, con i comportamenti, con le parole e con le azioni, si mina la forza delle istituzioni, tanto più il nostro compito non è quello di adeguarci, ma quello di saper scindere la lotta politica dal rispetto delle istituzioni, nella fattispecie rispetto a quanto ci troviamo a discutere oggi nei confronti del Ministro Calderoli.
Non entro nel merito, perché in realtà noi non dovremmo parlare del merito. Pag. 34Chiedo anche al Ministro di risparmiarci l'ipocrisia con la quale ci comunica che, volendo, quella norma si potrebbe rimettere. Il Ministro dica la verità perché in ordine all'oggetto per il quale quella norma è stata inserita, o comunque alla ragione per cui viene contestato l'inserimento di quella norma, è del tutto evidente che non c'è più rimedio, perché nel momento in cui quella norma è stata abrogata quel processo è comunque salvaguardato da qualunque tipo di seguito giudiziario.
Magari vi sarà una norma che riguarderà altri, diciamolo, ma questa è una mia personalissima opinione, che credo meriti rispetto, e io rispetto molto quella dell'onorevole Orlando.
Forse dovremmo anche interrogarci sull'effettiva utilità di alcune norme, ma certo è difficile farlo quando nel nostro codice abbiamo ancora norme sui reati di opinione relative al codice Rocco. Sarà sicuramente complicato, quindi, fare una discussione finalmente libera su quello che serve o non serve per regolare i rapporti giuridici anche all'interno del nostro Paese nel 2010.
Ma non stiamo discutendo di questo, signor Presidente, perché stiamo discutendo di una mozione che parte da un assunto, ossia che un Ministro della Repubblica, a prescindere da chi egli sia e a prescindere da quale Governo in questo momento governa, ha mentito al Parlamento.
Penso che in qualunque Parlamento e in qualunque democrazia questa sia la più grave affermazione, perché penso che si possano chiedere le dimissioni del Ministro per incapacità e per mille altri motivi, ma affermare che ha mentito al Parlamento è qualcosa di grave, che deve essere, quanto meno, corroborato da prove altrettanto rispondenti alla gravità delle affermazioni che si fanno.
Quali sono le accuse che vengono mosse al Ministro Calderoli? Che egli, durante un question time (mi sono intrigato in ordine a tale questione e sono andato a rivedere ciò che è stato detto) avrebbe detto: l'abrogazione del decreto legislativo n. 43 del 1948 non aveva nulla a che fare con la delega contenuta nel cosiddetto «taglia leggi», ma fa parte della realizzazione del codice dell'ordinamento militare.
Non si può negare che è così. Penso che qualche aiuto, affinché questa operazione si compiesse, da parte del Ministro Calderoli, vi sia stato, ma è una mia opinione. Se chiedo le dimissioni o la revoca delle deleghe del Ministro Calderoli devo dimostrare che dall'opinione si passa a qualcosa di concreto. Gli atti che il Ministro Calderoli ha portato in quest'Aula, prima della replica del 22 novembre e oggi, dicono chiaramente che così è accaduto: cioè un comitato scientifico che non interveniva su questo provvedimento, ma sul codice militare, ha tolto una cosa che il Ministro Calderoli e il Governo avevano addirittura reinserito prima.
Ci sono stati dei passaggi, ma questa cosa non è stata mai cambiata. Innanzitutto, è difficile ritenere, a meno che non decidiamo che questi banchi sono verdi anziché marroni, che questa cosa non sia stata fatta da un altro soggetto. In secondo luogo, il suo inserimento nell'elenco delle leggi da abrogare era stato deciso da un comitato scientifico. Anche questo, signor Presidente, dalla ricostruzione che viene fatta un po' da tutti risponde in qualche modo alla realtà, cioè si tratta di un comitato scientifico in seno al Ministero della difesa che ha deciso che fosse questa la scelta di fronte a decisioni diverse che erano state prese prima dal Ministro e poi dal Consiglio dei ministri.
Il Ministro Calderoli dice poi che non era stato possibile correggere. A tal proposito, a mio avviso - e mi avvio alla conclusione, signor Presidente - abbiamo due cose diverse. Penso che se il Ministro avesse voluto esercitare la sua moral suasion, per fare in modo che questa norma fosse recuperata dentro il decreto legislativo, in corso d'opera avrebbe sicuramente trovato gli strumenti per farlo. Tuttavia sono d'accordo con l'onorevole Bernini, e vi prego tutti di riflettere su cosa vuol dire quando noi per poter colpire qualcosa rischiamo di mettere in discussione delle Pag. 35questioni che sono fuori dalla grazia di Dio. Pensare che consegniamo ad un Governo, a cui si è oggi contrari, la possibilità di dire che attraverso una errata corrige si modifica una decisione del Consiglio dei ministri è una cosa aberrante. Se non ci rendiamo conto che dobbiamo preservare per noi, che domani magari governeremo, il rispetto delle regole, mettiamo in campo dei mostri, delle cose fuori dalla grazia di Dio.
So bene che il Ministro Calderoli non ha certo pianto - e lo sa anche il Ministro Calderoli - per il fatto che questa norma sia stata abrogata. So bene che probabilmente ciò è avvenuto in un contesto quanto meno confuso, ma noi oggi stiamo votando una mozione che chiede la revoca delle deleghe al Ministro Calderoli. Peraltro il Partito Democratico su tante altre questioni nei confronti del Ministro Calderoli ha dimostrato sicuramente di avere la schiena più dritta di molti altri, non votando e non facendo conferenze stampa insieme al Ministro Calderoli. Vi è una coerenza migliore (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)!
Tuttavia, detto questo, oggi ci troviamo ad affrontare un voto che chiede la revoca delle deleghe al Ministro Calderoli perché egli avrebbe mentito al Parlamento. Ecco, signor Presidente, io voto con il mio gruppo a favore di questa mozione, ma voglio che rimanga agli atti per quel che vale - magari per i figli così quando tornerò a casa glielo spiego - che sto facendo una cosa che penso nasca da una scelta sbagliata. Penso che questa mozione nasca da una motivazione sbagliata, quindi ogni tanto, al fine di tutelare le nostre istituzioni, il valore delle nostre istituzioni, il valore di ciò che noi rappresentiamo qui dentro - infatti, oltre ad essere uomini e donne di partito, siamo anche uomini e donne delle istituzioni -, bisognerebbe pensare prima a quello che si fa, e se si è fatto qualche cosa di sbagliato, avere il coraggio di riconoscerlo e porvi rimedio (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà per un minuto.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, mi rivolgo all'intero Governo, ma soprattutto al Ministro Maroni. Da lei e dalla maggioranza sono venute assurde proposte di arresti preventivi nei confronti degli studenti che partecipano a cortei nel rispetto di principi costituzionali (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, se deve fare un intervento sull'ordine dei lavori mi chieda la parola come ordine dei lavori, se deve intervenire sulla materia si attenga alla materia.

FEDERICO PALOMBA. La prego di non esercitare un controllo preventivo su ciò che dirò, vedrà che sono pienamente in tema. Li avete assolutamente trattati come movimenti insurrezionali, ma oggi con l'improvvida abrogazione ammettete che possano essere organizzate associazioni armate di tipo militare per scopi politici contrarie alla Costituzione, come le camicie verdi sotto processo (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
In tal modo esercitate due violenze e due misure: forti con gli studenti, deboli nei confronti delle forze paramilitari! Per tale motivo, nei confronti del terzo polo, mentre ravvisiamo abilità negli equilibrismi per sostenere il Governo, riscontriamo però debolezza sui valori costituzionali. Le manifestazioni studentesche sono presenti in altri Paesi civili d'Europa, ma la legittimazione delle organizzazioni paramilitari assimilerà l'Italia alla Colombia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, è davvero difficile in un minuto poter spiegare le ragioni di un voto su un tema così importante come quello della richiesta Pag. 36di dimissioni di un Ministro. Ringrazio molto il collega Giachetti per aver portato in quest'Aula delle ragioni pregnanti con il nostro mandato.
Vorrei sommessamente rivolgere soltanto una richiesta al Ministro Calderoli. L'onorevole Bernini Bovicelli nel suo intervento ha riportato la volontà del Ministro (ovvero quella di presentare lui personalmente il decreto di rettifica e di ripristino di quanto si è detto erroneamente cancellato). Quindi, signor Ministro, penso che sarebbe opportuno che, se ciò corrisponde alla sua volontà, oltre all'accenno vi sia una parola affinché resti anche agli atti e a verbale di questa Assemblea quanto lei ha manifestato palesemente come sua volontà.
Quindi, a seguito di quello che ha detto l'onorevole Giachetti, saremo conseguenti nel nostro voto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Pietro ed altri n. 1-00475, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Galletti, Giancarlo Giorgetti, Sardelli, Migliori, Cossiga, Monai, Luongo, Barbaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 545
Votanti 481
Astenuti 64
Maggioranza 241
Hanno votato sì 188
Hanno votato no 293.

(La Camera respinge - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Vedi votazionia ).

Seguito della discussione della proposta di legge: Antonino Foti ed altri: Interventi per agevolare la libera imprenditorialità e per il sostegno del reddito (A.C. 2424-A) e dell'abbinata proposta di legge: Jannone (A.C. 3089) (ore 12,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge di iniziativa dei deputati Antonino Foti ed altri: Interventi per agevolare la libera imprenditorialità e per il sostegno del reddito e dell'abbinata proposta di legge di iniziativa del deputato Jannone.
Ricordo che nella seduta del 22 novembre 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che ha avuto luogo la replica del relatore, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 2424-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge nel testo della Commissione.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 2424-A).

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2424-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle relative proposte emendative (Vedi l'allegato A - A.C. 2424-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ANTONINO FOTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Damiano 1.10.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.100.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Santagata 1.5.

Pag. 37

PRESIDENTE. Il Governo?

LAURA RAVETTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Prego i colleghi di prendere posto... anche i colleghi della Lega, magari dopo che hanno festeggiato il Ministro possono votare... grazie... appena vedo un po' di assestamento comincio a chiamare le postazioni incerte... onorevole Calderisi, non riesce proprio a votare... adesso ha votato... onorevole Barani, ha votato... Ministro Meloni... onorevole Mondello... presidente Casini, se poi non aspetto tutti... siccome mi chiamo Rosy anche io, vorrei evitare...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 517
Votanti 515
Astenuti 2
Maggioranza 258
Hanno votato
203
Hanno votato
no 312).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.100 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, state tranquilli, sono il parlamentare più veloce del west. Tuttavia, su questo emendamento va evidenziato che ci troviamo dinanzi al problema più grande che abbiamo incontrato nel discutere questo disegno di legge, ossia il problema dei finanziamenti. In Commissione abbiamo cominciato con l'idea di avere un centinaio di milioni a disposizione per promuovere nuove imprese. Ci troviamo ora a discutere di un provvedimento dotato di un finanziamento di tre milioni e centomila euro. Credo che proprio qui stia tutto il problema. Il Governo non è riuscito o non ha voluto trovare risorse significative e per questo motivo sull'emendamento in esame preannunzio la nostra astensione in sede di votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, sarò veloce. Tuttavia, anche io su questo emendamento devo dire un paio di cose. Ricordo che questo è il tema essenziale. Faccio presente che inizialmente in Commissione eravamo favorevoli a questo provvedimento, perché avevamo pensato che si volesse fare qualcosa di interessante nei confronti delle aziende e di quei lavoratori che vogliono mettere su un'impresa. Poi, però, abbiamo constatato, nell'andare avanti, l'esiguità delle risorse che sono state stanziate in questo provvedimento che fanno ridere. Praticamente se facciamo il calcolo con riferimento alla cifra di tre milioni e calcolando 10 mila, come dite voi, vengono 300 imprese. Pertanto, questo provvedimento è veramente ridicolo. Costa di più la parte amministrativa che il provvedimento intero.
Se voleva essere un inizio di semplificazione credo si inizi nella maniera peggiore. Pertanto, preannunzio che non ci asterremo ma esprimeremo voto contrario proprio perché è un provvedimento che non ha alcun significato, non serve a nessuno ed è solo uno spot e noi non vogliamo vedere gli spot.

Pag. 38

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Migliori, Misiani, Scanderebech, Germanà...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 328
Astenuti 183
Maggioranza 165
Hanno votato
307
Hanno votato
no 21).

Prendo atto che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Causi ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo all'emendamento Santagata 1.5.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento.

GIULIO SANTAGATA. No, signor Presidente, non accediamo all'invito al ritiro dell'emendamento e pertanto insistiamo per la votazione. Questo emendamento, insieme al successivo emendamento riferito all'articolo 2 e relativo ai finanziamenti, è un tentativo, purtroppo reso vano dall'esiguità delle risorse, di dare un senso più compiuto a questo provvedimento. Pertanto, chiediamo il voto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Santagata 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Migliori, Sardelli, Goisis, Rampelli, Monai...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 508
Astenuti 3
Maggioranza 255
Hanno votato
205
Hanno votato
no 303).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Migliori, Traversa, Veltroni, Sardelli, Togni, Guido Dussin, Fassino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 516
Votanti 330
Astenuti 186
Maggioranza 166
Hanno votato
308
Hanno votato
no 22).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2424-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2424-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ANTONINO FOTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita al ritiro degli identici emendamenti Santagata 2.2 e Paladini 2.6 per motivi di bilancio espressi dalla V Commissione. La Commissione invita altresì al ritiro degli articoli aggiuntivi Santagata 2.01 e 2.02.

Pag. 39

PRESIDENTE. Il Governo?

LAURA RAVETTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti Santagata 2.2 e Paladini 2.6.
Prendo atto che i presentatori non accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a tal proposito avevamo pensato, visti gli esigui fondi, di inserire questo emendamento al fine di aumentare le percentuali. Se vogliamo perlomeno dare veramente un minimo senso - anche se il concetto è giusto - a questo provvedimento credo che qualche soldo in più bisogna trovarlo. Infatti, ribadisco il concetto: con 3 milioni di finanziamento suddivisi, nella migliore delle ipotesi, non si riescono a favorire neanche 300 imprese per una costruzione articolata, così come prevede la legge, in tutta Italia.
Stiamo veramente parlando del nulla, credevamo con un 25 per cento, portandolo qui al 50 per cento, di avere almeno un minimo di riscontro in questo contesto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Santagata 2.2 e Paladini 2.6, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bocciardo, Conte, Sardelli, Mondello, Galletti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 511
Astenuti 2
Maggioranza 256
Hanno votato
205
Hanno votato
no 306).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Latteri, Leo, Pittelli, Pisicchio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 514
Votanti 326
Astenuti 188
Maggioranza 164
Hanno votato
305
Hanno votato
no 21).

Passiamo all'articolo aggiuntivo Santagata 2.01. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

GIULIO SANTAGATA. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, chiediamo il voto su entrambi gli articoli aggiuntivi, 2.01 e 2.02. Con l'articolo aggiuntivo in esame avevamo tentato di ripristinare, rifinanziandola, la norma che prevedeva la possibilità per i lavoratori delle aziende in crisi di acquisire l'azienda o rami di azienda sotto forma cooperativa e, con l'articolo aggiuntivo 2.02, di ripristinare e rifinanziare i prestiti d'onore a ciò finalizzati. È sempre il solito problema, le «nozze con i fichi secchi» si fa Pag. 40fatica a farle, questo è il vizio vero di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Santagata 2.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gava, Boniver, Mussolini, Calderisi, Leo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 519
Votanti 517
Astenuti 2
Maggioranza 259
Hanno votato
207
Hanno votato
no 310).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Santagata 2.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Migliori, Pizzolante, Sardelli, Lo Monte, Scanderebech, Codurelli, Zamparutti, Stefani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 515
Votanti 513
Astenuti 2
Maggioranza 257
Hanno votato sì 206
Hanno votato
no 307).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2424-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2424-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pizzolante, Traversa, Sardelli, Giulietti, Margiotta, Bratti, Vaccaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 521
Votanti 322
Astenuti 199
Maggioranza 162
Hanno votato
321
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata Motta ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi.

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 2424-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 2424-A), al quale era riferito un emendamento, che risulta precluso dall'approvazione dell'emendamento 1.100 della Commissione.
Passiamo, dunque, alla votazione dell'articolo 4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosca. Ne ha facoltà.

ALESSIA MARIA MOSCA. Signor Presidente, semplicemente annunciamo il nostro voto contrario sull'articolo 4. Avevamo presentato l'emendamento Damiano 4.1, soppressivo dell'articolo, perché riteniamo che inserire una possibile riduzione Pag. 41delle tutele sulla sicurezza per il lavoro non possa essere considerato un incentivo. Per questo, avevamo tentato di modificare la norma. Essendo stata preclusa la proposta emendativa, esprimeremo un voto contrario sull'articolo 4.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Tommaso Foti, Sbai e Zamparutti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 508
Astenuti 5
Maggioranza 255
Hanno votato
313
Hanno votato
no 195).

Prendo atto che il deputato Calvisi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 2424-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 2424-A), al quale era riferito l'emendamento Damiano 5.1, che risulta precluso dall'approvazione dell'emendamento 1.100 della Commissione.
Passiamo, dunque, alla votazione dell'articolo 5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, questo articolo, che tra l'altro è stato inserito all'ultimo minuto, riguarda una delle questioni abbastanza spinose che ci hanno visto discutere a più riprese sia attraverso interventi in Aula, sia con atti di sindacato ispettivo riguardo all'applicazione del Sistri e di tutta la normativa sulla certificazione del trasporto dei rifiuti.
Crediamo che non si possa reintrodurlo in questo modo, dopo che c'è stata una discussione complessa e complicata. Tra l'altro, eravamo anche in attesa di capire, rispetto a tutta una serie di problemi di carattere sanzionatorio, cosa sarebbe capitato e cosa stia capitando nel Paese. Quindi, ci attendevamo nel decreto-legge milleproroghe anche una proroga riguardo all'applicazione di sanzioni assolutamente pericolose per i nostri imprenditori, soprattutto per gli imprenditori corretti.
Su questo articolo 5 esprimiamo notevoli perplessità anche per il modo in cui è stato introdotto. Riteniamo che la materia, soprattutto per quanto riguarda i rifiuti pericolosi, meriti una discussione assolutamente più approfondita, soprattutto rispetto al comma 1, in cui si parla di probabili proroghe. Noi siamo assolutamente contrari a queste eccezioni. Crediamo che tutto il tema della tracciabilità dei rifiuti meriti un approfondimento anche in questa Aula. Abbiamo più volte detto che questo provvedimento sul tema della tracciabilità deve essere assolutamente applicato.
Abbiamo anche più volte chiesto che vi fosse un anno sperimentale in cui poter vedere i pro e i contro di questa nuova normativa. Insomma, introdurre in maniera surrettizia un pezzo di provvedimento non ci trova assolutamente d'accordo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, anche noi non capiamo come sia stato inserito all'ultimo momento questo articolo 5 che riguarda l'ambiente, una materia molto importante, e soprattutto le disposizioni in materia di tutela dell'ambiente.
Da una parte si fa vedere che vi è molta attenzione verso questo argomento, dall'altra, Pag. 42invece, inserendo questo articolo all'ultimo minuto, vengono meno i principi riguardanti le certificazioni sul trasporto dei rifiuti; soprattutto, vengono meno i problemi di carattere sanzionatorio di questa norma.
Invece di inserire migliori tutele dell'ambiente, con questo provvedimento le diminuiamo. Soprattutto, con provvedimenti analoghi che esaminavamo l'altro giorno in quest'Aula, mettiamo, da una parte, dei diktat e, dall'altra, li togliamo, soprattutto quello della tracciabilità.
Qui si parla di interventi per agevolare la libera imprenditorialità e per il sostegno del reddito; invece, troviamo l'articolo 5 che riguarda disposizioni in materia di tutela dell'ambiente. Credo che siamo completamente al di fuori della materia; soprattutto, mentre da una parte si cerca di inserire provvedimenti, dall'altra, con un'altra mano, si cerca di ovviare a tutte le problematiche della tutela dell'ambiente.
Oggi siamo in presenza di una brutta pagina: credo che dobbiate rivedere questo articolo 5, soprattutto quelli che in questi giorni avevano manifestato attenzione per l'ambiente, perché quello che sta accadendo oggi in Aula è un fatto veramente grave. Vi pregherei di rivedere l'articolo 5, perché credo sia un tema fondamentale ed essenziale che non può essere affrontato in un minuto, con l'indifferenza di tutto il Parlamento.
Signor Ministro, chiedo di rivedere e di mettere da parte questo articolo, perché credo sia impossibile andare avanti e votare una disposizione su questa materia in un secondo, senza un approfondimento chiaro e senza sapere su quali temi andrà ad incidere questo articolo. Come vi ho detto, invece di risolvere il problema dell'ambiente, lo andiamo a dequalificare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, anche questo articolo dimostra la strana idea per cui si contrabbandano come incentivi degli abbassamenti delle tutele: nel caso dell'articolo 4 tutele sulla sicurezza, nel caso di questo articolo tutele nei confronti dell'ambiente.
Crediamo che l'articolo in esame vada espunto da questo provvedimento perché rischioso, non tanto per il numero di imprese che direttamente toccherà, ma come esempio di una modalità di intervenire sull'impresa che riteniamo assolutamente sbagliata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, vorrei chiedere perché vi è un articolo di questo tipo nel provvedimento in esame. La proposta di legge è inerente a interventi per agevolare la libera imprenditorialità e per il sostegno del reddito. L'originario articolo 5 prevedeva una proroga in materia di trattamento dei rifiuti per quelle attività che sarebbero nate in seguito a questo provvedimento.
Qui siamo di fronte ad uno stravolgimento completo dell'articolo 5 e si va a normare una materia sulla quale la Commissione attività produttive, ma penso anche alla Commissione ambiente, non ha avuto modo di valutare l'impatto per le attività imprenditoriali.
Credo davvero che qui si vada oltre e vi sia un problema di forma, oltre che di sostanza, che ritengo non possa essere trascurato nella valutazione della medesima proposta.
Chiedo, quindi, alla Presidenza il motivo per cui si proceda alla votazione di un articolo che non ha nessuna attinenza con la norma in questione e che non è stato possibile valutare nelle Commissioni di merito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, un conto è essere attenti alle semplificazioni Pag. 43nella vita delle imprese - e noi lo siamo molto, tanto è vero che anche il Ministro Prestigiacomo sa che abbiamo proposto in Commissione un rinvio dell'applicazione del Sistri, perché ci pare che questo sistema non sia ancora a regime e possa rappresentare un problema per le imprese, soprattutto per le piccole e medie imprese - un altro conto è concedere una licenza del tutto incontrollata per aggirare le normative sui rifiuti, che sono molto delicate e che non hanno nulla a che vedere con il sistema della nascita di nuove imprese.
Francamente, qui siamo di fronte ad un «cavallo di Troia» del tutto immotivato. Prego i presentatori della proposta di legge e il presidente della Commissione di ritirare l'articolo in esame perché altrimenti il problema del disegno di legge in oggetto non diventa solo l'inadeguatezza dei finanziamenti, ma anche il fatto che serve ad altro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, darò una breve interpretazione.
In questo settore con il provvedimento in esame diciamo ai lavoratori di tentare alternative alla propria prospettiva di lavoro creando impresa e, cara Ministro Prestigiacomo, di mettersi a fare gli straccivendoli con le regole di prima, che forse avrete un futuro. Mi sembra esagerato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mosca. Ne ha facoltà.

ALESSIA MARIA MOSCA. Signor Presidente, l'articolo in esame introduce una modalità iniqua e pericolosa. Ribadisco tutte le nostre perplessità, già espresse da diversi colleghi, e chiedo che si possa avere modo di riflettere maggiormente e più approfonditamente sulla norma in oggetto e, quindi, di tornare in Commissione per trovare una soluzione a questa situazione.

ANTONINO FOTI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONINO FOTI, Relatore. Signor Presidente, su questo argomento ho intenzione di fare solo due precisazioni: una sulla tempistica e l'altra sul merito.
Per quanto riguarda la prima, vorrei ricordare che l'Aula si è riunita per la discussione sulle linee generali il 22 novembre scorso, ossia circa un mese fa, e ha trattato l'argomento in oggetto. Ricordo che nelle numerose riunioni, anche del Comitato dei nove, non abbiamo mai affrontato in termini problematici questo argomento, tanto che il parere contrario all'emendamento Damiano 5.1 non è mai stato contestato neanche dai presentatori e, quindi, volere sollevare ora tale questione, a pochi minuti dall'approvazione dell'articolo 5, mi sembra più che mai intempestivo.
Per quanto riguarda, invece, il merito della questione, signor Presidente, vorrei far notare che l'oggetto dei miei interventi sull'argomento in discussione, appena richiamati, anche in sede di discussione generale del 22 novembre scorso era diretto, innanzitutto, al parere della XIV Commissione, che indicava un intervento soppressivo dell'articolo 5.
Sul punto ho fatto notare - e lo ripeto oggi - che, in realtà, tale articolo risulta sufficientemente valido nella sua attuale formulazione, come dimostra, peraltro, il parere espresso dall'VIII Commissione (Ambiente) competente nel merito della materia, la quale si è limitata a formulare due osservazioni circoscritte, con ciò incoraggiando a valutare in termini positivi - e, ripeto, positivi - la riscrittura dell'articolo in questione, avvenuta successivamente, come sapete, con il nuovo testo della proposta di legge.
Che cosa dice il parere della VIII Commissione (Ambiente)?
Questo è il contenuto del parere: considerato - cito anzitutto la premessa - che la nuova formulazione dell'articolo 5 recante disposizioni in materia di tutela Pag. 44dell'ambiente sembra tener conto delle perplessità sollevate sulla precedente formulazione, in particolare relativamente alla mancata delimitazione temporale del regime transitorio dell'esonero dagli obblighi posti dalle norme del codice ambientale e all'esonero dall'obbligo di iscrizione all'albo dei gestori ambientali, vengono formulate due osservazioni: a) all'articolo 5, comma 2, valuti la Commissione l'opportunità di prevedere nel testo modalità, seppure semplificate, di comunicazione dei dati relativi ai rifiuti pericolosi, anche ai fini della pianificazione delle attività di gestione dei rifiuti; b) all'articolo 5, comma 3, valuti la Commissione l'opportunità di esplicitare il senso del riferimento ivi contenuto ai «casi di cui al comma 8 dell'articolo 212 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152» alla luce dell'obbligo di iscrizione all'albo dei gestori ambientali previsto in forma semplificata.
Mi sembra quindi evidente che, alla luce di questo parere, la Commissione lavoro non poteva ritenere che vi fosse l'indicazione di sopprimere l'articolo 5 e dunque l'articolo è stato mantenuto nel presupposto che le osservazioni espresse nel parere consentissero un sostanziale via libera.
Pertanto, cari colleghi e rappresentanti del Governo, insisto perché si voti contro la soppressione di questo articolo.

GIOVANNI PALADINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Paladini, lei è già intervenuto e il relatore con il suo intervento non riapre la discussione.

ROBERTO TORTOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO TORTOLI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per chiedere di sottoscrivere l'emendamento soppressivo.

PRESIDENTE. Onorevole Tortoli, siccome l'emendamento soppressivo è precluso, lei può eventualmente votare contro l'articolo 5, ma non sottoscrivere l'emendamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, a volte venire in Aula e confrontarsi tra tutti i colleghi serve anche a cogliere aspetti che forse nella Commissione lavoro su una materia come questa possono essere sfuggiti.
Semplicemente è inapplicabile questa norma, perché il Sistri - come è stato ricordato dall'onorevole Bratti - è un sistema informatico già applicato ai mezzi di trasporto rifiuti e a tutte le imprese e agli imprenditori. Il sistema è già stato licenziato dal Ministero dell'ambiente e la proroga che è stata concessa è legata alle difficoltà di distribuzione e di applicazione del sistema.
Qui voi prevedete di applicarlo modificandolo, il che comporta dei costi enormi. Lo ripeto: sono dei costi enormi! Si tratta di modificare un sistema informatizzato già in atto.
Poi ci si chiede: abbiamo finito di discutere all'inizio di questa settimana dei rifiuti della Campania, ma il tema dei rifiuti deve essere diventato un'ossessione. Come è possibile pensare che aiutiamo le nuove imprese sottraendole alla normativa ordinaria sui rifiuti? Come potete pensare che qui nascano, con questo provvedimento, nuove imprese di trasporto dei rifiuti pericolosi, come se fosse una cosa che qualsiasi cassaintegrato domani mattina può fare? Vi invito tutti a votare contro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere di fare attenzione a questo articolo, come viene segnalato anche da esponenti della maggioranza. Abbiamo più volte sottolineato in Commissione ambiente il tema della tracciabilità Pag. 45dei rifiuti e abbiamo fatto numerose richieste al Ministro perché venisse migliorata l'applicabilità di questa norma, fino a chiedere se nel decreto «milleproroghe» si fosse deciso di inserire un'ulteriore dilazione dei tempi di applicazione.
Ci meraviglia molto che oggi, da quello che appare, forse neanche il Ministero dell'ambiente fosse al corrente dell'inserimento di questo articolo nel provvedimento che stiamo discutendo. A questo proposito vorremmo conoscere anche l'intenzione del Ministro dell'ambiente, che per fortuna oggi è in Aula.
Questo argomento, molto delicato e complesso, dovrebbe essere trattato interamente da quel Ministero e vorremmo tutti insieme condividere un percorso per cui possano essere inseriti anche eventuali correttivi, ma non con un blitz e in un provvedimento che non c'entra niente con tali argomenti. Nella nostra Commissione si è chiesto più volte di riorganizzarci in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, i colleghi hanno già spiegato nel merito tutti i motivi per i quali siamo a favore della soppressione di questo articolo. Aggiungo che l'onorevole Tortoli, vicepresidente della Commissione ambiente, nello sposare le nostre ragioni, ha evidenziato, a sua volta, quanto questo tema stia a cuore anche a larghi settori della maggioranza.
Sono convinto che il Ministro, presente in Aula - così come la scorsa settimana, dando un suo parere favorevole ad un nostro emendamento, ha consentito di apportare alcune modifiche al testo del decreto-legge sull'emergenza rifiuti in Campania -, possa anche questa volta intervenire a sostegno delle nostre ragioni, consentendo così di cancellare un articolo che, per la verità, è veramente fuori posto, nel merito e nel metodo. Esso interviene, infatti, in un testo assolutamente estraneo alla materia ambientale.
Rinnovo, quindi, l'appello al Ministro Prestigiacomo perché ci consenta di correggere un'ulteriore aberrazione che questa mattina potrebbe essere messa in atto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, credo che, in quest'Aula, non ci sia un parlamentare che non sia d'accordo sulla questione della tracciabilità dei rifiuti. Sfido chiunque, però, in quest'Aula, a dire che il Sistri - che non è una parolaccia, ma sta diventando un incubo per gli imprenditori, perché non riescono più a lavorare - non sia argomento, oltre che della Commissione ambiente, anche della Commissione attività produttive, di cui mi onoro di far parte, e della Commissione lavoro.
Questa normativa, infatti, che aveva un'intenzione eccezionale, è diventata la complicazione quotidiana di milioni di imprenditori. Approfitto di questo momento per fare appello al Ministro Prestigiacomo affinché, se vuole aiutare chi lavora, conceda una proroga al Sistri perché, con questo meccanismo che non funziona, si stanno paralizzando intere aziende.
La carta e le norme sono una cosa, la pratica e la carenza di lavoro un'altra. Scendiamo dai piedistalli, andiamo in mezzo alla gente e ascoltiamo gli imprenditori onesti che vogliono lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Damiano. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, l'articolo 5 è stato modificato, ma noi, come Partito Democratico, non abbiamo ritenuto sufficiente questa modifica, tant'è che abbiamo mantenuto il nostro emendamento soppressivo, che - vorrei anche qui Pag. 46una spiegazione - ci è stato precluso. Naturalmente, di fronte a queste situazioni, in ogni caso, voteremo contro l'articolo.

PRESIDENTE. Onorevole Damiano, il suo emendamento interamente soppressivo 5.1 è stato precluso perché, con l'approvazione dell'emendamento 1.100 della Commissione si è modificata parte dell'articolo 5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, credo che questo articolo sia giusto, perché non esclude l'applicazione di una norma, ma semplicemente tiene conto delle dimensioni delle imprese di cui parliamo. Non possiamo pensare che una microimpresa sia come un ospedale o come un grande stabilimento petrolchimico.
Continuiamo ad emanare norme in questo Paese che sono a taglia unica sulle imprese, tutte tarate sulle grandi. Un imbianchino non è un trasportatore di sostanze tossico-nocive: è un imbianchino! Di questo dobbiamo tenere conto. Una cosa è rispettare l'ambiente e far sì che certe situazioni nel trasporto delle sostanze tossiche-nocive non si verifichino più e su questo meritano tutti i controlli, un'altra è far sì che si facciano norme che consentono di essere virtuosi anche ai piccoli. Quando si inaspriscono troppo le norme e le si rende a taglia unica per tutti, in realtà si aumenta solo l'elusione della norma. Bisogna dare dei percorsi che consentano a tutte le imprese, comprese le piccole, che ignoriamo sempre, di essere virtuose. Questo mi sembra un articolo che attua un principio fondamentale che ci chiede l'Unione europea nello Small Business Act: il principio di proporzionalità delle norme in relazione alle dimensioni delle imprese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Velo. Ne ha facoltà.

SILVIA VELO. Signor Presidente, mi rivolgo anche al Governo e, in particolare, al Ministro Prestigiacomo. Nelle Commissioni parlamentari ambiente e trasporti più volte abbiamo espresso la nostra preoccupazione rispetto al modo in cui è stato attivato il Sistri in Italia. C'è una discussione in corso sulla sua entrata in vigore, c'è una trattativa del Governo - mi risulta - con le imprese anche di autotrasporto per differire l'entrata in vigore. Questa trattativa non ha avuto ancora, come dire, il suo esito normativo certo perché ancora il «milleproroghe» non c'è. Votare oggi una proroga di termini probabilmente con tempistiche diverse da quelle che prevedrà il «milleproroghe», su imprese diverse dalla generalità delle imprese, con il rischio di un pasticcio (perché si creerà una normativa differenziata da impresa a impresa), mi sembra un tantino azzardato. Ritengo che rispetto all'intento meritorio dichiarato dalla collega Anna Teresa Formisano, anziché semplificare, in questo modo complichiamo la vita alle imprese.
Chiedo al Ministro Prestigiacomo, se possibile, di dare una risposta chiara in merito alle intenzioni del Governo su questo tema.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, intervengo perché effettivamente è un caso abbastanza strano che in un provvedimento che riguarda ben altra materia e che compete alla Commissione lavoro sia apparso un articolo sul quale era stato espresso un parere contrario da parte del Governo nel corso dei lavori della Commissione e su un tema che nulla ha a che fare con il provvedimento e con gli altri articoli.
Prendo atto che c'è un forte interesse da parte dei parlamentari di approfondire tutta la questione che riguarda il Sistri, ma ciò deve essere fatto nelle sedi competenti, Pag. 47come confermano anche gli interventi dei parlamentari che fanno parte della Commissione ambiente. È stato fatto tanto che, come diceva l'onorevole, è in corso un accordo con tutte le categorie che produrrà nelle prossime ore un decreto ministeriale che posticiperà l'entrata in vigore del Sistri, che verrà stabilita quindi non con norma primaria ma con decreto ministeriale, di cinque mesi. L'accordo è sottoscritto da Confindustria, da Confcommercio e da tutte le altre categorie.
Ho anche consultato il Ministro Sacconi, che è competente per la Commissione lavoro, il quale nulla sa dell'articolo 5 e mi dice che avrebbe tempestivamente fatto pervenire al Parlamento un parere contrario. Il problema del Sistri è un problema che possiamo serenamente affrontare e su cui la Camera ha pieno titolo, a prescindere dai parlamentari della Commissione ambiente. Però francamente affrontarlo in questa sede, senza aver avuto un confronto con quella parte del Governo che si occupa di Sistri da due anni, che ha risposto a ripetute interrogazioni e che è intervenuta più volte in Commissione su tale tema (che è molto complesso e ha bisogno di approfondimento, invece di essere trattato in Aula con interventi che, magari, non hanno piena conoscenza di tutti gli aspetti, perché vanno considerati e ponderati tutti), rischia di condurre l'Aula verso un voto che forse non è esattamente quello che si voleva.
Il Sistri è il sistema di tracciabilità dei rifiuti che è stato pensato durante il precedente Governo e che questo Governo ha voluto mandare avanti. Si cifra in migliaia di miliardi il business dell'ecomafia nel settore dei rifiuti e la tracciabilità dei rifiuti attraverso un sistema moderno, informatico consente finalmente al Governo e al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di poter seguire in tempo reale la movimentazione dei rifiuti. Peraltro, nella nuova direttiva sui rifiuti che abbiamo da poco approvato e che è già in vigore, è prevista la tracciabilità dei rifiuti.
Si tratta di mettere a punto un sistema che può essere complesso, che ha un'informatizzazione che è forse la più imponente perché riguarda circa un milione di soggetti ma che è sicuramente un passo in avanti rispetto all'attuale sistema cartaceo costituito dal MUD, dal registro di carico scarico, dal formulario dei rifiuti, adempimenti molto onerosi per le imprese che addirittura spesso richiedono l'assunzione di personale ad hoc, dedicato esclusivamente alla compilazione di questi moduli. Peraltro tutto questo sistema cartaceo arriva al centro, cioè al Ministero, che deve poi effettuare la vigilanza e il controllo, con due anni di ritardo; quindi, se oggi il Parlamento mi chiede qual è la situazione dei rifiuti in Italia, io posso portare i dati di due anni fa, perché non c'è nessuna possibilità di fare un controllo in tempo reale.
Il Sistri ovviamente consente questa tracciabilità in tempo reale; sul Sistri è coinvolto il nucleo dei carabinieri ecologici che gestisce le apparecchiature. Credo che un dibattito sul Sistri, se la Camera è interessata, si debba fare, ma in maniera appropriata, con i giusti approfondimenti; trovo che sia un metodo francamente per me inaccettabile affrontare la questione in una Commissione parlamentare che non è competente. Sono disponibile al confronto con tutti i parlamentari che hanno proposto suggerimenti e d'altro canto abbiamo accolto tutte le proroghe richieste perché siamo stati consapevoli che erano presenti delle difficoltà; quando parte un sistema nuovo è possibile che vi siano delle difficoltà, è possibile che vi siano dei difetti nel suo funzionamento.
Il nostro interesse non è certo quello di vessare il mondo delle imprese e dei trasportatori, però bisogna anche comprendere che controllare in tempo reale, attraverso questo sofisticato sistema, la movimentazione dei rifiuti, dal momento della loro produzione fino al conferimento in discarica, forse non è qualcosa di molto gradito al sistema delle imprese, perché effettivamente noi facciamo un controllo, attraverso una centrale che poi riceve tutti i segnali in tempo reale. Dobbiamo mettere in campo e approfondire le richieste che vengono dal mondo delle imprese; quelle giuste sono sempre state approfondite e accolte, quelle che puntano a dire Pag. 48che il sistema va rinviato semplicemente perché non si vuole essere controllati non sono accettabili e non sono sostenibili.
Peraltro, il procedimento del Sistri è stato coperto dal segreto. Ho più volte risposto in Parlamento sulla questione del segreto, dicendo che occorreva eliminare questo segreto perché non vi erano più le ragioni che avevano portato il precedente Governo a una secretazione della procedura e, quindi, ho chiesto alla Presidenza del Consiglio di potere mettere a disposizione tutti gli atti che fanno parte della gara e che hanno portato alla definizione di questo sistema. Ho anche mandato tutta la documentazione alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, gestita dall'onorevole Pecorella.
Sono francamente colpita da un tentativo di cui onestamente non posso capire le motivazioni ma veramente mi appello al presidente Moffa che è persona responsabile. Questa non è la sede, questo provvedimento non è la sede per trattare questo argomento. In ogni caso si tratta di un disegno di legge, onorevole presidente Moffa, che non produrrebbe nessun effetto poiché il Sistri entra in vigore il 1o gennaio 2011 e l'atto che noi stiamo facendo con decreto ministeriale prorogherà la sua entrata in vigore; quindi si tratta di una articolo che apre il dibattito sul problema ma non risolve nulla.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che ancora una volta stiamo dimostrando che, quando il Parlamento lavora, vi è la possibilità di rivedere decisioni che, eventualmente, riguardo ad alcuni testi che sono stati discussi in Commissione e poi presentati in Aula, possono in qualche modo essere migliorate. Penso che, a maggior ragione, in una situazione come questa, sull'articolo 5, in presenza di una proposta abrogativa dell'articolo, e in presenza anche di una discussione che mi pare si sia aperta non solo tra opposizione e maggioranza, ma anche all'interno della maggioranza e del Governo, sarebbe opportuno, a nostro modo di vedere, prendere atto della situazione e non produrre decisioni affrettate.
Non essendo un provvedimento urgente, mi appello alla sensibilità del presidente della Commissione, del relatore e della Presidenza, affinché si verifichi l'opportunità di prendere un opportuno momento di riflessione, magari offerto anche dalla situazione per la quale riprenderemo i nostri lavori dopo le ferie, in modo che il provvedimento possa essere, non dico rinviato in Commissione, ma rivisto dal Comitato dei nove. La nostra discussione, alla ripresa dei lavori dopo le ferie, potrebbe riprendere dall'articolo 5 in poi.
Pertanto, le formulo anche la proposta di passare al punto seguente dell'ordine del giorno.

SILVANO MOFFA, Presidente della XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA, Presidente della XI Commissione. Signor Presidente, ho chiesto di parlare perché credo che, dopo l'intervento del Ministro, nei confronti del quale nutro grande rispetto per il lavoro che sta portando avanti, sia però necessario fare qualche puntualizzazione.
Signor Ministro, credo che lei, con la stessa naturalezza con la quale difende, giustamente, il lavoro del Governo, deve anche rispettare il lavoro del Parlamento (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Lo deve fare perché il provvedimento è arrivato in quest'Aula dopo un lavoro di un anno e mezzo, e nel corso di questo lavoro abbiamo cercato, in qualche misura, di affrontare tutte le tematiche. Lei sa meglio di me che quando vi è un provvedimento molto articolato, è evidente che le Commissioni deputate ad esprimere pareri sono quelle che poi sostanzialmente orientano la strada per arrivare a concludere un iter. Pag. 49
In questo caso le voglio ricordare che il Governo e la Commissione, su esplicita richiesta del relatore, in merito alla soppressione dell'articolo 5, hanno espresso un parere conforme, quindi noi non abbiamo non rispettato il parere del Governo.
Aggiungo inoltre che, siccome il Parlamento si articola in numerose Commissioni, la Commissione ambiente, nei nostri confronti, e nei confronti di questo provvedimento, ha dato, come è stato ricordato poc'anzi dal relatore, una serie di indicazioni di merito rispetto alla quale non ha mai detto che questo articolo andava soppresso, ma ha indicato esattamente le questioni che dovevano essere poste all'attenzione della Commissione, per renderlo conforme.
Quanto al merito della questione, visto che stiamo parlando di procedure semplificative per le microimprese, rimando le mie considerazioni a quanto hanno espresso prima l'onorevole Formisano e, in particolar, l'onorevole Vignali. Stiamo parlando di qualcosa che modifica la struttura dell'ammortizzatore sociale, per cercare di renderlo produttivo e non più improduttivo.
È evidente che parliamo di microimprese artigianali, che non possono essere soffocate da una burocrazia che non tutela l'ambiente ma che, semmai, non le mette in condizioni di operare. Dopo di che, del Sistri potremo discutere quanto volete, ma insisto perché il provvedimento vada avanti (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Il presidente Moffa ha dato un'esplicita risposta non solo al Ministro, ma anche alla richiesta dell'onorevole Quartiani.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, presidente della Commissione, mi dispiace ma intanto devo dire una cosa: il 25 novembre 2009, la VIII Commissione permanente ha espresso il parere favorevole, è vero, ma con la seguente condizione: «vengano soppresse, per le ragioni esposte in premessa, le disposizioni di cui all'articolo 5 della proposta di legge in esame». Quindi è meglio che facciate bene attenzione a cosa dite.
In secondo luogo, credo che il Ministro abbia ragione e spiego il perché. Mi rivolgo al presidente Moffa, che è una persona di legge, una persona naturalmente calma, pacata e, soprattutto, capace e responsabile. È una sola la realtà: noi con questo articolo 5, così come è formulato - e lo dice la Commissione permanente (Ambiente) proprio perché lo aveva ben valutato, poi è chiaro che i pareri si cambiano -, esoneriamo in via transitoria le nuove imprese.
Quindi, abbiamo le imprese che fanno cosa? Le imprese vecchie non sono esonerate e devono praticamente prevedere tutta la loro articolazione, la loro struttura, il loro lavoro, basato sugli articoli 189, 190 e 212 del decreto legislativo n. 152 del 2006, il cosiddetto codice ambientale, il quale deve garantire la conoscenza completa e aggiornata della situazione dei rifiuti nel Paese, assicurare un controllo e una vigilanza su tutte le operazioni di trasporto, sul trattamento e lo smaltimento dei rifiuti stessi, compresi quelli pericolosi, dettandone le norme, rispettivamente, in materia di iscrizione al catasto dei rifiuti (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ebbene, noi, con questo articolo (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)... Comprendo che per voi possa non essere interessante, ma noi, oggi, con l'articolo 5 istituiamo una deroga per le nuove imprese (cioè, queste trecento imprese), consentendo loro di fare quello che vogliono e di non essere sottoposte e soggette ad alcun tipo di vincolo ambientale (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questo è quello che facciamo oggi, noi, in questa sede. Questo è quello che fate voi, oggi, in questa sede. Se poi non vi interessa, fate quello che vi pare, però oggi, approvando l'articolo 5, praticamente consentite ciò alle nuove aziende: date loro 3000 euro per la costituzione e non avranno personale; sono i lavoratori che dovrebbero costituire un'azienda. Pag. 50
Vi è, dunque, un problema di ammortizzatori sociali. Noi costituiamo nuove aziende, con riferimento ad esse inseriamo l'articolo 5 e diciamo: caro amico, fatti un'azienda, puoi operare in deroga alla norma sui rifiuti! Io credo che domani, in Campania, in Sicilia, in altri posti, nel centro dell'Italia, nel nord d'Italia, possiamo agevolare coloro che vogliono delinquere (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) in questo contesto, proprio perché violiamo il codice etico dell'azienda. Dunque, se lo volete fare, fatelo, però vi assumete una grande responsabilità: questo ve lo dobbiamo dire (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, io non metto in discussione la questione e mi riferisco alle parole pronunciate prima dal collega Vignali. È chiaro che, da questo punto di vista, nulla quaestio: siamo tutti per evitare che le normative «a taglia unica» finiscano per penalizzare chi lavora. Tuttavia, chiederei al presidente della Commissione, Moffa, un surplus di responsabilità e di riflessione. Infatti, è vero che il Parlamento è sovrano, ma, come ben sa il presidente Moffa, c'è anche da sostenere il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
Pertanto, credo che dopo l'intervento del Ministro Prestigiacomo (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). ..

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Prego, onorevole Della Vedova.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Non voglio immischiarmi in questioni che non mi riguardano più, però credo che - in questa fase, a quest'ora di questo giorno - non sia bene passare ad uno scontro su un tema sul quale credo che siamo tutti d'accordo. Siamo d'accordo con l'onorevole Vignali.
Io sottoscrivo dalla prima all'ultima parola la riflessione che faceva l'onorevole Vignali. Ho ascoltato la risposta del Ministro Prestigiacomo che mi sembrava a suo modo convincente sul fatto che il Governo ha ben presente tale questione. Lo dico e mi affido al senso di responsabilità del presidente Moffa: forse è meglio davvero, come ha suggerito l'onorevole Quartiani, prenderci qualche giorno in più di riflessione e arrivare su un provvedimento su cui vi è il consenso unanime senza determinare una spaccatura tra maggioranza e Governo, tra il Ministro Prestigiacomo ed il Parlamento proprio su questo punto. Per cui chiedo al presidente Moffa di rivedere la sua posizione (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Colleghi, vi sono molte richieste di intervento e chiedo a tutti di usare il tempo in relazione alla giornata, all'ora e a tutto quanto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, vorremmo continuare a ribadire una questione semplice, ossia che l'articolo 5 non riteniamo sia attinente rispetto al provvedimento che stiamo votando. Ci sarebbe gradito conoscere la posizione del Governo alla conclusione di questa discussione interessante in sede di Parlamento. Aggiungiamo che non solo non vi è l'attinenza, ed il ministro Romani anche in quest'Aula oggi potrebbe confermare la coerenza della richiesta che viene posta, tuttavia, rifacendomi all'intervento dell'onorevole Vignali, pur condividendo il problema delle piccole e medie imprese, la questione delle piccole e medie imprese va discussa nella disponibilità qui resa intorno alla ridiscussione del SISTRI, perché la struttura dell'«incompetente» articolo 5 rischia di diventare un esonero per una parte inconsistente di imprese non qualificate sotto il titolo di nuova imprenditorialità. Questa è l'unica vera sostanza di una norma che è «incompetente» e su cui auspichiamo che il Governo esprima parere Pag. 51contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, la questione è stata già spiegata bene. Voglio spiegarla ai colleghi. Ho sentito l'intervento del collega Vignali, il quale - come egli sa - ha sensibilità in parte analoghe alle mie. Tuttavia, cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando. Sul SISTRI da tempo chiediamo che vi sia un rinvio, lo abbiamo chiesto con una risoluzione in Commissione. Chiediamo inoltre che il SISTRI venga semplificato per le piccole imprese perché non si può mettere sullo stesso piano il barbiere, l'imbianchino e un'impresa che ha invece livelli ben differenti. Ma questo non c'entra nulla, nel senso che il Ministro oggi ci ha assicurato - lo ha detto in una sede solenne - che vi sarà un rinvio di cinque mesi su questa vicenda. Non so se ciò sarà sufficiente, penso che bisogna parlare con le imprese coinvolte, con le istituzioni, mettere a regime quella macchina e farla partire quando non può creare danni, ma anzi risolve i problemi per cui è stata creata. Questa è una partita. Qui si fa una cosa diversa - lo dico anche alla collega Formisano -, si offre una libertà di aggirare le leggi ad un numero ridotto di imprese (si dice 300) nate da cassintegrati.
È chiaro quale sia il rischio: non solo che si usi una sede impropria, ma che queste imprese divengano il cavallo di Troia per adottare meccanismi che, in un campo delicatissimo come la gestione dei rifiuti, aprono uno spazio all'illegalità. È questo il problema: la sede ci sembra impropria ed il provvedimento ci sembra sbagliato! Insomma, se siamo d'accordo con lo spirito di tener conto le esigenze delle piccole e medie imprese nella messa a regime del SISTRI, perché vogliamo creare questa oasi di opacità che può essere pericolosa per tutti in un provvedimento improprio? O stralciamo l'articolo o rinviamo l'esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANTONINO FOTI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONINO FOTI, Relatore. Signor Presidente, se il Governo insiste, proporrei di fare votare l'articolo 5 anche perché abbiamo altri articoli molto interessanti e stiamo per terminare l'esame del provvedimento. Quindi, propongo di fare votare l'articolo 5.

PRESIDENTE. Sì, di conseguenza devo fare parlare chi ha chiesto di intervenire.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intervengo brevemente per dire che, anche come Lega Nord Padania, riteniamo che non si possa il giorno prima dire che vogliamo agevolare i piccoli imprenditori per renderli produttivi e snellire le procedure burocratiche e poi dire esattamente il contrario in Assemblea.
Anche per questo, invito il gruppo di Futuro e Libertà a cercare di mettere in ordine le proprie idee e capire il lavoro svolto in Commissione al riguardo con l'appoggio anche di Futuro e Libertà. Occorre proseguire su una cosa che giustamente, come è stato detto dai colleghi, riguarda soltanto le imprese nate dopo l'entrata in vigore di questa legge. Quindi, non si va a rivedere il sistema generale. Se successivamente, come si diceva giustamente, bisognerà contrattare con le varie imprese, ben venga. Tuttavia, questo è un provvedimento fine a se stesso che ha l'obiettivo di aiutare chi ha ammortizzatori sociali ad attivare una attività imprenditoriale. Aprire il tema in generale mi sembra fuori luogo e fuori dal contesto del quale stiamo discutendo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 52

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, mi pare evidente che abbiamo assistito ad una discussione, a seguito dell'intervento del Ministro, che ha riaperto la discussione nel Governo e in Assemblea. Se lei lo ritiene opportuno, vorrei avanzare una proposta di carattere procedurale, ossia di passare al successivo punto all'ordine del giorno per consentire che vi sia un tempo di riflessione congruo per poter tornare in Assemblea, sapendo esattamente quali sono le posizioni di tutto il Governo e in modo tale che ciascuno di noi e ciascun gruppo possa poi prendere la propria decisione di voto. Detto questo, se lei lo ritiene opportuno, credo che la procedura abbia la precedenza sulla discussione di merito.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, quindi lei propone un rinvio?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, propongo di passare al successivo punto all'ordine del giorno e, quindi, di non procedere più nell'esame di questo provvedimento, rinviandolo ovviamente, come di prassi, come primo punto all'ordine del giorno alla prossima seduta.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, considero la sua richiesta come formale e la porrò ai voti. Su tale proposta darò la parola ad un oratore a favore e ad uno contro.

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, prima di dichiarare se siamo favorevoli o contrari a quanto ha proposto l'onorevole Quartiani, occorre capire se la maggioranza ha un'intesa. In caso di risposta positiva, ha un senso andare avanti, se dobbiamo dire di «no» a Quartiani per poi trovarci paralizzati perché non c'è un'intesa nella maggioranza tanto vale sospendere. Se mi consentite, in altre parole, il problema è di sostanza. Al limite sospendiamo un minimo di tempo per capire e affinché si chiariscano le idee loro (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Onorevoli colleghi, noi andiamo avanti, ma se non sappiamo se c'è un'intesa all'interno di chi propone il provvedimento, di che cosa stiamo discutendo? Del nulla! Mi sembra una cosa elementare. Confesso che non so cosa votare, perché non riesco a capire di cosa stiamo parlando (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Futuro e Libertà per l'Italia)!
Scusate: se c'è un provvedimento sul quale la maggioranza ha un'intesa, allora ha un senso dire di «no» a Quartiani, altrimenti ha ragione lui e tanto vale aggiornarsi a gennaio su questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico, Futuro e Libertà per l'Italia e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, il Presidente Casini ha capito perfettamente che c'è sicuramente una differenza tra il relatore, la Commissione e il Ministro. Ciò risulta evidente.

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare a favore del rinvio.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, intervengo per dire che sono ovviamente a favore della proposta di rinvio. A me pare che la risposta al Presidente Casini l'abbia data, prima che lui intervenisse, il Ministro che è espressione della maggioranza e che ha chiesto sostanzialmente di non procedere nell'approvazione di questo articolo.
Capisco che c'è un clima di responsabilità, però di fronte ad una maggioranza in cui il gruppo di maggioranza applaude contro l'intervento del Ministro, vogliamo farci carico della responsabilità? Rinviamo questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 53
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio del seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.
Se state seduti posso vedere meglio quelli che non riescono a votare...l'onorevole Calearo Ciman non riesce a votare...onorevole Di Girolamo, Presidente Leone... onorevoli De Girolamo, Zamparutti, Graziano, Vassallo, Boccia...bene...ancora l'onorevole Di Girolamo, non riesce a votare...ha votato, ha votato...per cortesia...che succede...onorevole Jannone...i colleghi hanno votato...presidente Giancarlo Giorgetti...se i colleghi hanno votato...onorevole Borghesi, a chi sta facendo le fotografie? Va bene...

(È respinta).

La Camera respinge per 3 voti di differenza (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Dai banchi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà si grida: Dimissioni!).

Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevoli Margiotta, Benamati, Madia, Golfo... colleghi per cortesia... onorevoli Cicchitto, Boniver, Lo Monte, De Micheli... ancora l'onorevole Madia... l'onorevole Comaroli ha votato... i colleghi hanno votato? Onorevole Madia, ancora non riesce a votare? Onorevole Madia...
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 481
Votanti 480
Astenuti 1
Maggioranza 241
Hanno votato
281
Hanno votato
no 199).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 2424-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2424-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ANTONINO FOTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Damiano 6.2.

PRESIDENTE. Il Governo?

LAURA RAVETTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Damiano 6.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, siamo di fronte ad un evidente errore di stesura legislativa.
L'articolo 6, al comma 2, concernente le forme imprenditoriali ammesse a godere dei benefici di questo provvedimento, afferma : «(...) ovvero in forma di società cooperativa di cui all'articolo 2522 del codice civile».
Al comma 4, invece, si afferma: «In ogni caso il numero massimo di addetti complessivamente occupati o comunque impegnati nelle imprese di cui al presente articolo non può essere superiore a tre unità (...)». C'è un limite minimo per la formazione di una società cooperativa che è ben superiore a tre unità. Con il nostro emendamento chiediamo di ripristinare il limite di 9 per consentire di dare concretezza alla previsione che si possono costituire società anche in forma cooperativa.

Pag. 54

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 6.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pizzolante, Pugliese, Simeone, Stanca, Goisis, Sardelli, Mondello, Ferranti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 478
Votanti 475
Astenuti 3
Maggioranza 238
Hanno votato
188
Hanno votato
no 287).

Prendo atto che la deputata Zamparutti ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scandroglio, Di Virgilio, Rosso, Mazzarella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 483
Votanti 482
Astenuti 1
Maggioranza 242
Hanno votato
290
Hanno votato
no 192).

(Esame dell'articolo 7- A.C. 2424-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2424-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ANTONINO FOTI, Relatore. La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Damiano 7.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

LAURA RAVETTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Avverto che, poiché è stato presentato un unico emendamento interamente soppressivo dell'articolo 7, porrò in votazione il mantenimento di tale articolo.
Passiamo quindi alla votazione dell'articolo 7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, anche l'articolo 7 in realtà non c'entra assolutamente niente con la legge che stiamo discutendo in quest'Aula. Esso tocca un tema molto delicato, che è quello dei soci lavoratori di cooperative artigiane e del loro trattamento ai fini previdenziali.
Non neghiamo che vi sia un problema; sono sorti anche numerosi contenziosi nel merito. Sappiamo che molte organizzazioni di categoria guardano con favore a questa soluzione e che il tema del socio lavoratore di cooperativa è un tema delicato che non ha ancora trovato piena e definitiva sanzione o chiarezza nella legislazione.
Anche in questo caso, come prima, siamo in grande difficoltà perché affrontiamo temi delicati e complessi in maniera del tutto estranea al provvedimento. Il massimo che possiamo fare è chiedere di votare l'emendamento soppressivo e di portare Pag. 55in altra sede la discussione su questo tema, altrimenti voteremo contro l'articolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione il collega Santagata. Ci dobbiamo occupare, lo voglio dire con grande franchezza e con forza, dei problemi del Paese e del mondo della cooperazione. In questo caso, troviamo con questo articolo soluzione ad una questione che, come ha detto il collega Santagata, è annosa e che da anni si discute, anche con interpretazione rispetto alla normativa vigente, diversificata sul nodo territoriale.
Quindi il Parlamento, a nostro avviso, ha il dovere di fare una norma interpretativa, con chiarezza, per dire come devono essere regolamentati, sotto il profilo previdenziale, i soci lavoratori.
Questa norma lo fa, esprimiamo piena soddisfazione per il lungo lavoro e la lunga analisi fatte in Commissione, non sarà - e lo dico al collega Santagata - magari una risposta perfetta, ma certamente viene oggi a dare risposte ripetutamente rappresentate al Parlamento, a tutte le forze politiche. Per cui noi siamo totalmente d'accordo e naturalmente voteremo contro la soppressione di questo articolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, sono molto sorpreso, lo devo dire con molta chiarezza, perché sento affrontare temi veri come questo sollevato dall'articolo 7 e dall'articolo 5, e li si affronta in una logica di deroga, che significa di fatto costruire situazioni di differenziazione dei diritti e dei doveri nella platea dei piccoli imprenditori artigiani.
Voglio sapere come farete a spiegare agli imbianchini che operano da due mesi o alle parrucchiere che operano da un anno che loro sono esclusi da questi provvedimenti. Così come, in merito alla questione delle cooperative e dei soci artigiani, non si può affrontare questo tema in questi modi. Altro che semplificazione, voi fate confusione, date un messaggio alla società italiana che è quello di una incertezza della regola, perché le regole sono basate sulle deroghe.
Questo è un provvedimento che farà solo confusione, rischierà di premiare qualche furbo, speriamo che qualche organizzazione criminosa non ne approfitti e, per piacere, smettetela di fare propaganda, perché così aiutate il Paese ad andare indietro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Se volete risolvere i problemi della semplificazione del Sistri e delle cooperative dei soci artigiani, legiferate. Il Governo si muova e non permetta un atteggiamento di deroga che significa complicare la vita alle persone perbene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ricordo che, si vota per il mantenimento dell'articolo. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Migliori, Mura, Sarubbi, Cicchitto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 485
Votanti 484
Astenuti 1
Maggioranza 243
Hanno votato
290
Hanno votato
no 194).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 2424-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A.C. 2424-A).Pag. 56
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ANTONINO FOTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 8.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).

PRESIDENTE. Il Governo?

LAURA RAVETTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Martinelli, Sardelli... Colleghi, faccio notare che chi non riesce a votare di solito sta telefonando. Se date una mano... È così! Onorevole Fallica...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 485
Votanti 483
Astenuti 2
Maggioranza 242
Hanno votato
290
Hanno votato
no 193).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, normalmente a quest'ora si concludono i lavori antimeridiani. Credo che, data l'eccezionalità della situazione, la Presidenza possa chiedere o predisporre l'Aula a lavorare ulteriormente, cosa a cui noi non ci opponiamo, a condizione che tutti i gruppi mantengano l'impegno preso dalla Conferenza dei presidenti di gruppo di proseguire sull'ordine del giorno, vale a dire di concludere, dopo le dichiarazioni di voto e il voto finale, questo provvedimento e di proseguire con la mozione seguente. Questo era l'impegno e chiedo alla Presidenza se siamo in grado di osservarlo, diversamente sarebbe meglio interrompere il tempo necessario e riprendere nel pomeriggio o domani, come si preferisce.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, se siamo d'accordo nel chiudere con la mozione Zamparutti ed altri n. 1-00508, ci mettiamo tutti d'impegno per chiudere ragionevolmente entro pochi minuti.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Codurelli, Scanderebech, Calearo, Ferranti e Maran...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 481
Votanti 479
Astenuti 2
Maggioranza 240
Hanno votato
289
Hanno votato
no 190).

Prendo atto che la deputata Zamparutti ha segnalato che non è riuscita a votare.

Pag. 57

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 2424-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (vedi l'allegato A.C. 2424-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Migliori, Foti, Traversa, Pizzolante, Lo Monte, Scanderebech e Damiano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 478
Votanti 289
Astenuti 189
Maggioranza 145
Hanno votato
285
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che il deputato Toto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Gnecchi ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2424-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2424-A).
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

LAURA RAVETTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo accetta gli ordini del giorno Cazzola n. 9/2424-A/1, Cosenza n. 9/2424-A/2 e Di Stanislao n. 9/2424-A/3.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Cazzola n. 9/2424-A/1, Cosenza n. 9/2424-A/2 e Di Stanislao n. 9/2424-A/3, accettati dal Governo.

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per una precisazione. Avevamo pensato che l'uscita dall'Aula del Ministro Prestigiacomo fosse dettata da una reazione al voto, poiché ella ha votato assieme ai gruppi di opposizione. Invece, apprendiamo adesso che il Ministro è uscito dal gruppo del Popolo della Libertà informando di essere però rimasta all'interno della compagine governativa. Nemmeno di fronte a questo fatto vi è la consapevolezza della situazione di degrado nella quale si trova la maggioranza (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della libertà): continuate ad andare avanti facendo finta di non vedere!

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2424-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, come Alleanza per l'Italia annunciamo il voto favorevole sul provvedimento. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Mosella, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, su questo provvedimento voteremo contro, proprio perché è un provvedimento Pag. 58che consta di più per la parte amministrativa che per il provvedimento stesso, perché mancano i soldi. Hanno ragione alcuni colleghi deputati che hanno detto che, invece di essere un inizio di semplificazione, è un inizio per creare confusione.
Non si è risolto il problema delle aziende in crisi: non si è voluto risolvere e si premiano i furbi. Legiferare così è sbagliato, quindi è una pura propaganda. Non vi sono i soldi e noi voteremo contro. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Paladini, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, annuncio il nostro voto favorevole sul provvedimento e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Di Biagio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Poli. Ne ha facoltà.

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, anche noi, come abbiamo già fatto sugli articoli, esprimeremo il nostro voto favorevole sul provvedimento, anche se non vi sono stati grandi impegni da parte del Governo, ma è sempre meglio fare qualche cosa che non fare niente.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Poli, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Munerato. Ne ha facoltà.

EMANUELA MUNERATO. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole della Lega Nord e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Munerato, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, non ho scritto un intervento e sono contento di non averlo fatto, perché quello che è successo questa mattina in quest'Aula modifica, credo, anche l'atteggiamento che noi avevamo faticosamente elaborato in questi mesi di lavoro in Commissione.
Questo è un provvedimento che nasce con delle buone intenzioni, dicendo che sono stati trovati 100 milioni aggiuntivi da mettere sul piatto di una nuova forma di ammortizzatore sociale (chiamiamola così), e che all'inizio ci ha visto guardarlo con favore.
Poi, pian piano, il provvedimento è stato svuotato dal Ministero dell'economia e delle finanze, che lo ha privato di qualsiasi riforma, salvo poi trovare quasi 11 milioni di euro per chiudere un contenzioso in maniera frettolosa e, secondo noi, affrettata e non chiara. Questo provvedimento, come abbiamo visto, si è caricato di norme che - lo dico ancora una volta - fanno pensare che la nostra impresa possa stare al mondo ed esistere solo se può aggirare o alleggerire i carichi normativi a cui è sottoposta.
È un modello che non condividiamo, in particolare quando si va su problemi come la sicurezza sui luoghi di lavoro o la tutela dell'ambiente. Il fatto di volere, ancora una volta, forzare, anziché guardare con più calma e maggiore trasparenza, anche politica, nei rapporti tra Governo e maggioranza Pag. 59e tra maggioranza e opposizione, ci porta a dover modificare in voto contrario un voto che all'inizio avevamo pensato potesse essere di astensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del Popolo della Libertà a questo provvedimento, che rappresenta un passo importante perché trasforma risorse destinate all'assistenza e alla tutela del lavoro in una possibilità di svolgere un'attività imprenditoriale.
Mi fermo qui, ringraziando il relatore, il presidente della Commissione e tutti i colleghi che hanno lavorato per un anno e mezzo a questo testo. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Cazzola, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 2424-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2424-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2424-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Calearo Ciman, Lo Monte, Scanderebech, Biasotti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: «Interventi per agevolare la libera imprenditorialità e per il sostegno del reddito.» (2424-A):

Presenti 475
Votanti 473
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato 283
Hanno votato no 190
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Pierdomenico Martino e Favia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Dichiaro così assorbita la proposta di legge n. 3089.
Onorevoli colleghi vi è ancora una votazione. Vi prego di non abbandonare l'Aula.

Seguito della discussione della mozione Zamparutti ed altri n. 1-00508: Iniziative volte a garantire la produzione e la vendita all'estero di sodio tiopentale esclusivamente per scopi medici (ore 14,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Zamparutti n. 1-00508 (Ulteriore nuova formulazione) concernente iniziative volte a garantire la produzione e la vendita all'estero di sodio tiopentale esclusivamente per scopi medici.
Ricordo che nella seduta di martedì 21 dicembre 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il Pag. 60rappresentante del Governo, che ha espresso parere favorevole sulla mozione all'ordine del giorno.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calgaro. Ne ha facoltà.

MARCO CALGARO. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del mio gruppo sul provvedimento in esame.
Chiedo che la presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Calgaro, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, mi rifaccio all'intervento svolto in sede di discussione sulle linee generali per confermare il voto favorevole del gruppo Italia dei Valori sottolineando soltanto che, se pur piccola come questione, ha un grande significato come atto contro la pena di morte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Di Biagio, la Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stefani. Ne ha facoltà.

STEFANO STEFANI. Signor Presidente, intervengo per annunciare, con la coerenza che il nostro partito ha sempre dimostrato - non potrebbe essere diversamente visto l'argomento in questione - il voto favorevole del gruppo della Lega Nord e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Stefani, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, la ringrazio davvero per questa disponibilità.
Il voto di oggi, peraltro, avviene a poche ore dal voto dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, per la terza volta, sulla risoluzione per la moratoria riguardante l'abolizione della pena di morte; si è registrato un aumento dei Paesi a favore di questa risoluzione che sono stati ben 109. Anche su questa iniziativa, in sede multilaterale, era stato importante il voto di quest'Aula il 10 ottobre scorso. Quindi, i pronunciamenti dell'Assemblea sono importanti su questo tema ed è importante, come atto di coerenza sul piano interno, che siano posti, come è avvenuto in Inghilterra, dei controlli sulla possibilità di produrre e di esportare una sostanza come il pentothal che serve alle iniezioni letali negli Stati Uniti.
Ringrazio i colleghi ed il Governo a cui chiedo un'integrazione, ossia che questi vincoli siano estesi, oltre al pentothal, anche alle altre sostanze previste nei protocolli americani riguardanti l'iniezione letale. È una questione che ho discusso informalmente con il Ministro degli esteri Frattini, con il sottosegretario Craxi, con il Ministro Romani e mi auguro che sia formalizzato il consenso a questa piccola, ma fondamentale modifica.
Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della Pag. 61seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, voglio dire che il Popolo della libertà è favorevole a questa mozione e ribadisce la contrarietà alla pena di morte con qualsiasi sistema provocata (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Di Virgilio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zamparutti ed altri n. 1-00508 (Ulteriore nuova formulazione) come testé ulteriormente riformulata con l'assenso del Ministro Romani..
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Rampi, onorevole Cesa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 449
Votanti 443
Astenuti 6
Maggioranza 222
Hanno votato 442
Hanno votato no 1.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che l'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno avrà luogo in altra seduta, secondo quanto convenuto dai gruppi. Ricordo che alle ore 15 avrà luogo lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, voglio formulare, anche a nome del mio gruppo, gli auguri per le festività natalizie e l'anno nuovo che verrà alla Presidenza, anzitutto, e ai colleghi. Ma prima ancora vorrei ringraziare tutti i dirigenti, i funzionari, i dipendenti della Camera, di tutti gli uffici (dell'Aula, delle Commissioni, del Servizio Studi) e gli addetti amministrativi. Quindi mi riferisco a tutto il personale, che ancora una volta, anche in questa occasione, vogliamo ringraziare per la dedizione e per la professionalità con la quale si applica per rendere i nostri lavori il più possibile utili per il Paese e per i cittadini italiani.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, grazie per gli auguri alla Presidenza, che ricambia. Mi unisco invece agli auguri e ai ringraziamenti formulati da lei a tutto il personale che ci ha assistito in questo anno.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, anzitutto mi associo anch'io - credo a nome di tutti colleghi - agli auguri a lei personalmente, agli uffici e a tutti i funzionari. Volevo sottolineare - ne parlavamo e credo che ne parlerà anche l'onorevole Marantelli - una situazione di disagio che si vive in provincia di Varese, e che vivono i lavoratori dell'azienda Pag. 62Livingston, azienda in stato di commissariamento, con 500 famiglie che sono in cassa integrazione e che vedono in queste ore positivamente recepite alcune delle loro istanze che mirano a trovare un acquirente della società. Il problema nasce proprio in queste ore perché l'ENAC sembra abbia avviato una procedura per la revoca di alcuni slot, cioè di alcuni diritti di atterraggio e di decollo che sono fondamentali per il patrimonio dell'azienda, per salvaguardare l'occupazione nel futuro e per salvaguardare e rilanciare l'aeroporto di Malpensa. Noi abbiamo già sollecitato per le vie brevi il presidente dell'ENAC, Riggio affinché possa essere immediatamente sospesa qualsiasi tipo di azione nei confronti di questa società, però siamo a chiedere l'attenzione del Governo, del Ministro Romani in particolare, affinché possa essere decisa e puntuale l'azione, come lo è stata finora. A tutti loro, a tutte le famiglie coinvolte in questa procedura di cassa integrazione che - ricordo - sono oltre 500, tutte in area Malpensa, va sicuramente la nostra solidarietà e il più caro e sentito augurio di un felice Natale.

PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, ci uniamo agli auguri.

DANIELE MARANTELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELE MARANTELLI. Signora Presidente, sono portato a intervenire su un tema, che anche lei personalmente conosce bene, in considerazione della sua urgenza. Cinquecento lavoratori della compagnia aerea Livingston rischiano di trascorrere con le loro famiglie le prossime feste con l'incubo di non trovare, nell'anno nuovo, la soluzione alla crisi della più antica compagnia low cost del nostro Paese. Il Governo ha nominato un commissario straordinario nella persona dell'avvocato Discepolo per rilanciare la compagnia aerea, posta in amministrazione straordinaria secondo la procedura prevista dalla legge Marzano dal 21 ottobre 2010.
L'avvocato Discepolo, che sta bene operando, ha ricevuto per iscritto concrete manifestazioni di interesse da parte di investitori, che, a quanto so, sono in corso di valutazione, interessati ad acquisire il pacchetto di asset in dismissione, tra cui rientrano, appunto, i diritti di traffico e gli slot. Il nostro Ente nazionale per l'aviazione civile, come diceva l'onorevole Reguzzoni, ha disposto la scorsa settimana la revoca dei diritti di traffico, tra cui quelli su Cuba per Livingston. Tale decisione può costituire un colpo mortale per la soluzione della crisi di questa azienda. È ragionevole sospendere i diritti di traffico sino a quando nuovi operatori privati rileveranno e, auspicabilmente, rilanceranno l'attività. È invece irragionevole revocare i diritti. Tra sospensione e revoca c'è una differenza decisiva.
Chi conosce il settore sa perfettamente che, in una fase delicata delle trattative, per gli investitori l'interesse è rivolto principalmente ai diritti di traffico verso Cuba. La decisione di ENAC, probabilmente illegittima, sicuramente burocratica e improvvida, comunicata il 16 dicembre scorso al commissario, va annullata. Mai nel recente passato, penso ad Air Europe e ad Alitalia, ENAC ha revocato i diritti di traffico acquisiti dalle compagnie nel periodo transitorio necessario per completare l'iter di ristrutturazione societaria.
Allora, per concludere, noi chiediamo al Governo - e questo tema così delicato e urgente non sta a cuore solo al Partito Democratico, ma ho visto che anche le altre forze politiche sono sensibili su questo - che la decisione di ENAC sia annullata. Piloti, hostess di Livingston e tantissimi lavoratori dell'indotto si aspettano che, nel caso in cui un problema possa essere risolto, si debba risolverlo! Invito tutti, quindi, il Governo, l'ENAC e il commissario ad affrontare rapidamente e a risolvere questo problema con mente fredda e cuore caldo, anche perché, in provincia di Varese dove opera Livingston, quest'anno si sono persi cinquemila posti di Pag. 63lavoro e oltre duemila piccole imprese hanno fatto domanda di cassa integrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ARTURO IANNACCONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, chiedo scusa se la costringiamo ad un supplemento di pazienza, però, anche a nome della componente Misto-Noi Sud, Libertà e Autonomia, i Popolari di Italia Domani, voglio formulare gli auguri di buon Natale e per l'anno nuovo a lei e a tutti coloro che collaborano per il corretto andamento dei lavori in quest'Aula.
Ho letto con molto stupore, signor Presidente, il resoconto dell'intervento dell'onorevole Barbato pronunciato in quest'Aula ieri e voglio ricordare a tutti quanti noi - ma in modo particolare ci affidiamo a lei e, attraverso lei, al Presidente della Camera - che occorre riportare in quest'Aula un sereno e corretto svolgimento dei lavori, soprattutto facendo rispettare gli articoli 59 e 60 del nostro Regolamento, che prevedono che un deputato non può pronunciare parole sconvenienti nei confronti di altri colleghi o componenti del Governo o nei confronti delle istituzioni.
Pare che l'ufficio di Presidenza si sia bloccato - mi sia consentito dirlo - in un atteggiamento un po' pilatesco, perché ritiene che si potrebbe inficiare la libertà di espressione dei parlamentari e quindi bisognerebbe fare una sottile distinzione linguistico-semantica per stabilire se un'espressione possa essere ritenuta ingiuriosa oppure no.
Invito lei e, attraverso lei, il Presidente della Camera, a rileggere le espressioni che sono state utilizzate in quest'Aula dall'onorevole Barbato nei nostri confronti e nei confronti della componente di Noi Sud-PID. Anche uno studente della terza o seconda elementare saprebbe distinguere che quelle espressioni sono offensive, ingiuriose e sconvenienti, sia nei nostri confronti sia nei confronti di altri parlamentari.
Io non conosco l'onorevole Barbato e mi ritengo fortunato per non averlo conosciuto, però ho ascoltato in giro tante cose sul suo conto, le potrei riferire in quest'Aula, ma scadrei al suo livello, quindi ritengo opportuno non farlo. Dico soltanto questo a lei: non tollereremo altri interventi offensivi nei nostri confronti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) e chiediamo che l'Ufficio di Presidenza faccia correttamente rispettare gli articoli 59 e 60 del nostro Regolamento per non costringerci a difenderci e a tutelarci in altro modo.
Mi auguro, quindi, signor Presidente, che questo sia l'ultimo episodio sconveniente, perché non si può consentire a nessuno - e tanto meno a chi è abituato ripetutamente a utilizzare espressioni offensive - di far scadere il livello della discussione in quest'Aula.
Io qui tutelo la correttezza, la serietà e l'onestà dei rappresentanti e degli esponenti parlamentari del gruppo Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani e pertanto chiedo a lei che si rispettino gli articoli 59 e 60 del Regolamento.
Tra l'altro, come risulta dal resoconto, il Presidente per ben due volte ha richiamato l'onorevole Barbato a utilizzare un linguaggio corretto. Da questo doppio richiamo non è disceso però il provvedimento che si sarebbe dovuto assumere, cioè l'allontanamento dell'onorevole Barbato dall'Aula, proprio per aver utilizzato espressioni sconvenienti e per non aver rispettato, dopo il primo, il secondo richiamo del Presidente.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ad integrazione di quanto appena detto dal collega Iannaccone, sottolineo anche che esiste una circolare del Presidente della Camera, che invita i vicepresidenti di turno, nel caso in cui si pronunciassero parole sconvenienti, a poter togliere la Pag. 64parola al collega che le pronunciasse, anche in mancanza dei due richiami precedenti.
Ma, al di là dell'augurio del collega Iannaccone - che condivido - che l'Ufficio di Presidenza verifichi il contenuto di quelle parole, in realtà, signor Presidente, ho chiesto la parola per unirmi a un altro augurio, precedentemente formulato anche dagli onorevoli Quartiani, Reguzzoni e da altri colleghi, per un Natale sereno e un buon anno nuovo, a tutto il personale della Camera, che permette a quest'Assemblea, alle Commissioni e all'espletamento di tante funzioni e servizi di questo ramo del Parlamento, di essere svolti con competenza e continuità.
Rivolgo un augurio anche all'Ufficio di Presidenza, ai gruppi parlamentari e ai colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Baldelli, per gli auguri, che naturalmente ricambio.
Per quanto riguarda l'argomento dell'intervento dell'onorevole Barbato, ricordo che la parola gli è stata tolta e ci sono stati da parte mia un richiamo e una sottolineatura. Onorevoli colleghi, mentre invito sempre - lo farò anche adesso con l'onorevole Barbato, concedendogli la parola - a rispettare tutti gli articoli del Regolamento, e in maniera particolare gli articoli 59 e 60, in base ai quali sono state inferte anche molte sanzioni all'onorevole Barbato - vi è una riflessione che dovremo fare naturalmente e i colleghi che partecipano all'Ufficio di Presidenza ben sanno che dovrà essere dedicato un ulteriore approfondimento all'applicazione di questi articoli - ricordo che dobbiamo ovviamente salvaguardare sempre e comunque due diritti fondamentali in quest'Aula: il rispetto e la dignità dei parlamentari e del Governo, ma anche la possibilità di esprimere le proprie opinioni e i propri pareri e di farlo nelle forme (Commenti del deputato Iannaccone)...
Onorevole Iannaccone, sono molto sensibile a questo argomento; la inviterei però a leggersi - magari, se non sa l'inglese come non lo so io, facendosi aiutare da un interprete - i dibattiti dei Parlamenti a tradizione anglosassone, per capire che cosa si riesce a dire per esprimere la critica politica. Non amo quello stile parlamentare, però stiamo anche molto attenti (e lo dico mentre sto dando la parola all'onorevole Barbato, pregandolo di ascoltare il mio invito): penso davvero che dobbiamo anche ritenere che in questa sede (Commenti del deputato Barbato)... no, no! In questa sede vi è anche un diritto di espressione che deve essere salvaguardato.
Onorevole Barbato, per cortesia! Le do la parola (Commenti del deputato Belcastro).

LEOLUCA ORLANDO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, vorrei pregarla di chiedere al collega di ripetere cosa ha detto adesso all'onorevole Barbato. Ha detto: «La prossima volta ti do botte».

PRESIDENTE. È evidente che...

ELIO VITTORIO BELCASTRO. È vero!

LEOLUCA ORLANDO. Conferma che è vero! Credo che sia opportuno rimettere...

PRESIDENTE. Non avevo la macchina fotografica e la cinepresa oggi, per vedere alcuni gesti compiuti da alcuni colleghi che mi hanno letteralmente...

LEOLUCA ORLANDO. Chiedo formalmente che venga rimessa all'attenzione dell'Ufficio di Presidenza l'affermazione del collega, da lui stesso confermata.

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 65

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, intervengo (e la ringrazio della parola), benché alle mie spalle vi sia un deputato che continua a dirmi: «La prossima volta te le suono, la prossima volta ci son botte, la prossima volta te le do».
Avevo chiesto di intervenire, deputato Presidente, per la seguente ragione: volevo sollecitare e far rilevare alla Camera dei deputati, nella quale mi trovo seduto, che esiste un'emergenza in questo Paese. Esiste un'emergenza in Campania, di cui questo Parlamento non si è accorto; ovvero, la maggioranza di questo Parlamento non si è accorta, ovvero il Governo non si è accorto. Oggi leggiamo ancora sui giornali il grido di allarme che lanciano gli amministratori onesti e perbene della regione Campania, che fanno rilevare, insieme alle categorie di albergatori, di ristoratori, di operatori turistici, che quest'anno i napoletani ed i campani passeranno il Natale sommersi dai rifiuti.
Non è giusto, signor Presidente, che tale trattamento venga riservato ai napoletani ed ai campani. Per quale ragione i napoletani ed i campani, a differenza del resto d'Italia, a differenza del mondo civile, debbono vivere nei rifiuti? Per quale ragione i pedoni che sono a Napoli devono camminare sui marciapiedi a fianco di montagne di rifiuti? Per quale ragione i napoletani devono respirare i miasmi e la puzza derivanti da cumuli di montagne di rifiuti che stanno per le strade di Napoli e della provincia di Napoli? Per quale ragione bisogna arrecare danno e creare condizioni di invivibilità in una città, Napoli, la più bella città del mondo? Perché essa dev'essere trattata, anzi maltrattata così, da questa politica, da una certa politica, da questa maggioranza, da questo Governo?
Questo volevo segnalare: vi è un'emergenza, e vi è un fallimento del Governo Berlusconi rispetto a tale emergenza, rispetto a tale dramma, rispetto a tale invivibilità che oggi - ripeto, oggi - si continua a vivere a Napoli, che è sommersa, oggi, da 2 mila tonnellate di rifiuti, mentre la provincia di Napoli è sommersa da 10 mila tonnellate di rifiuti, signor Presidente.
Allora, rispetto a tutto ciò, non vi è stata una risposta da parte delle istituzioni, da parte del Governo, da parte della regione, da parte di chi è tenuto a farlo ed è pagato per offrire delle risposte e per consentire vivibilità ai napoletani.
Anzi, oggi, signor Presidente, i napoletani e i campani - ed io voglio portare la loro voce in quest'Aula - vi vogliono dire una cosa, ossia che, oggi, hanno visto confezionato in questo Parlamento anche l'ultimo regalo di Natale. Infatti, signora deputata Presidente, oggi è stato fatto un regalo ai criminali ed ai trafficanti di rifiuti illeciti perché, con questo famoso articolo 5, si deroga, esonerandole, alle normative attinenti il cosiddetto codice ambientale, consentendo l'eliminazione dei registri di carico e scarico dei rifiuti, l'iscrizione all'albo dei gestori ambientali, nonché l'iscrizione al catasto dei rifiuti.
Signora deputata Presidente, dovete sapere che la sola prefettura di Napoli, tra il 1999 ed il 2007, ha applicato 32 interdittive antimafia ad imprese che operavano nella raccolta e nel trasporto dei rifiuti. Insomma, il 46 per cento delle imprese interdette per mafia, perché erano colluse con la criminalità organizzata, sono state sciolte a Napoli ed in Campania. Stamattina, qui, questo Parlamento, ha fatto il regalo di Natale alla camorra ed alla criminalità organizzata.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Barbato.

FRANCESCO BARBATO. Un'ultima cosa vorrei dire, signor Presidente, per fatto personale, poiché sono stato attaccato e criminalizzato in quest'Aula. In questo Parlamento non si vogliono far chiamare le cose con il loro vero nome. Chiedo, a nome dei cittadini italiani, che dal nostro Parlamento vengano allontanati i condannati, quelli che sono legati alla camorra. Ecco la ragione per la quale vengo attaccato e minacciato.

RENATO FARINA. Chiedo di parlare.

Pag. 66

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, il mio intervento vuole essere, nello stesso tempo, un allarme ed un augurio. L'allarme è dato dalla situazione in cui versano, in molte parti del mondo, e, in particolare, in questo momento, nel Sinai e in Iraq, alcune comunità cristiane, alcune famiglie, che, di certo, sono a rischio di una celebrazione del Natale orribile.
Ieri, abbiamo ascoltato, in sede di Comitato dei diritti umani della Commissione affari esteri, la testimonianza di don Mosé Zerai, un sacerdote eritreo che ha scoperto, attraverso una telefonata ricevuta, che circa duecentocinquanta eritrei, sono prigionieri di una banda di beduini. Otto di essi sono già stati uccisi e alcuni sono stati, poi, ulteriormente vessati perché hanno lanciato l'allarme sulla loro situazione. Una volta c'erano dei santi, dei padri, che compravano gli schiavi per liberarli; adesso siamo nella condizione che pure questo è impossibile perché il Governo egiziano nega ostinatamente anche la sola esistenza di tali persone sequestrate. Vi è una impressionante intervista, uscita oggi sulla prima pagina del quotidiano Avvenire, che, invece, mostra il tragitto tremendo di queste persone. Se ne escono dall'Eritrea, con la promessa di essere portati, in questo caso, in Israele e, verso il confine di Gaza, sono infilati in container e sottoposti a vere e proprie torture.
La richiesta che arriva da loro è prima di tutto che noi lo sappiamo, che ce ne accorgiamo, mentre la richiesta che voglio fare io è quella che il nostro Governo cerchi un'ingerenza umanitaria pacifica, affinché si individui almeno, attraverso i cellulari, il luogo da cui partono le chiamate e così si possa fornire al Governo egiziano la prova, se non altro, dell'esistenza di questi schiavi.
L'augurio è che la loro liberazione avvenga prima di Natale, anche se tutto questo è molto difficile, e che comunque ci si accorga di questa situazione da parte di tutti, evitando strumentalizzazioni politiche pro o contro il Governo.
Le testimonianze che giungono oggi dicono di persone che non sono state respinte in mare mentre fuggivano dalla Libia, ma che sono state tradotte direttamente dall'Eritrea e dal Sudan in questa situazione. Pertanto, questa vicenda riguarda veramente tutti ed è un compito che anche il Papa ha affidato al mondo in un appello recente.
Il secondo augurio ed appello è rivolto ai cristiani presenti in Iraq. Sono una minoranza che è fondante della cultura irachena e della cultura mesopotamica: la minoranza irachena che è a rischio di pulizia etnica, come si è potuto appurare anche durante il recente viaggio del Ministro Frattini in quelle terre. Di queste esperienze credo che si debba tener conto in questo periodo e spero che il nostro Parlamento, nell'anno che verrà, abbia un occhio di maggiore attenzione, di riguardo ed efficacia e anche di sostegno per situazioni come queste.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,45, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Castagnetti, Cicchitto, Colucci, Cossiga, Crimi, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Lo Monte, Mantovano, Maroni, Martini, Meloni, Migliavacca, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Pag. 67Tabacci, Tremonti e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'interno ed il Ministro per l'attuazione del programma di Governo.

(Interventi del Ministero della salute in materia di ristorazione ospedaliera - n. 3-01375)

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01375, concernente interventi del Ministero della salute in materia di ristorazione ospedaliera (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor Ministro, nell'interrogazione in oggetto prendo in considerazione la somministrazione del cibo negli ospedali, nelle RSA e nelle pediatrie.
In alcune regioni, soprattutto in quelle «rosse», le cucine interne sono state chiuse per far lucrare le cosiddette cooperative rosse, affidando loro, esternamente, il servizio dei pasti per gli ammalati. Ciò al fine di far guadagnare tali cooperative e poi, magari, avere degli storni in campagna elettorale, facendo assumere direttamente il personale con la giusta tessera, fra l'altro, senza alcuna qualifica né esperienza nel campo della ristorazione.
Il cibo distribuito, inoltre, risulta essere di pessima qualità, precotto, non personalizzato, privo di vitamine, di oligoelementi, di amminoacidi nobili, senza grassi polinsaturi e con costi di gran lunga maggiori, dal 25 al 50 per cento.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCIO BARANI. Signor Ministro, negli ospedali vengono somministrati pasti cosiddetti spazzatura, a mo' di rancio di militare memoria.
Quindi, cosa intende fare il signor Ministro affinché la ristorazione torni ad essere quella di un tempo, valida e al servizio del degente?

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole Barani, rispondo volentieri all'interrogazione in oggetto, in quanto recentemente, il 16 dicembre, presso la Conferenza Stato-regioni, sono state approvate le linee di indirizzo nazionale per la ristorazione ospedaliera ed assistenziale. Tali linee di indirizzo sono rivolte a tutti gli operatori e focalizzano l'attenzione su alcuni aspetti sostanziali, in particolare, sull'aspetto nutrizionale.
È noto, infatti, che la malnutrizione, che spesso è già presente all'inizio del ricovero, specialmente in persone anziane, aumenta durante la degenza; questo avviene, in particolare, come dicevo, negli anziani e nei lungodegenti.
In Italia, in ordine all'approccio a questo problema, vi è una marcata disomogeneità tra le regioni e, talvolta, anche nell'ambito di ciascuna regione.
Le citate linee di indirizzo indicano innanzitutto le strategie gestionali da adottare per la prevenzione e la cura della malnutrizione, ma anche le modalità organizzative della ristorazione, proprio al fine di rendere efficaci tali attività e migliorare il rapporto dei pazienti ricoverati con il cibo. In particolare, ogni struttura di Pag. 68ricovero dovrà dotarsi di un prontuario dietetico che preveda, oltre al vitto comune, anche delle diete standard, cioè schemi adatti a specifiche patologie con caratteristiche bromatologiche precodificate. Com'è noto, la bromatologia è la scienza che studia l'alterazione e la conservabilità delle sostanze alimentari.
Quindi, per garantire che la ristorazione negli ospedali diventi un momento di educazione alimentare - direi, anzi, in certi casi, di cura - bisogna sensibilizzare anche la formazione del personale.
Oltre all'aspetto relativo alla formazione del personale, un ulteriore aspetto riguarda il monitoraggio del grado di soddisfazione del paziente. Il Ministero, infatti, per assicurare questo, intende attivare una rete di monitoraggio attraverso le regioni e le province autonome.
Crediamo, quindi, che questa iniziativa consentirà al Ministero di collaborare, come per una serie di altri aspetti, attivamente con le regioni per migliorare la qualità del servizio, ma soprattutto la soddisfazione e lo stato di salute del paziente.

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di replicare.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor Ministro, finalmente! Ovviamente siamo già soddisfatti ma la invitiamo a fare di più. Come non rimpiangere la vecchia mensa ospedaliera, quando al mattino gli addetti preparavano la lista dei pasti su indicazione dei medici di reparto e sulle scelte dei degenti. Il cibo veniva cucinato al momento con l'utilizzo di prodotti freschi. Il degente, sia esso un anziano, come ha detto lei, o un lungodegente, un bambino, un operato, essendo già in una situazione di vulnerabilità fisica, avrebbe bisogno di cibo sano, con la presenza del giusto quantitativo di vitamine, aminoacidi, sale iodato, antiossidanti, tutte sostanze che il cibo precotto distribuito possiede in piccola parte o delle quali ne è, ovviamente, a volte, totalmente privo.
Da indagini sui costi è inoltre possibile dire che gli stessi non sono diminuiti, anzi in alcune realtà sono pagati pasti in numero superiore al numero dei ricoverati. Mi chiedo se il gestore sanitario non utilizzi il sistema che aiuta le ditte amiche per poi averne un ritorno politico economico, visto che soprattutto nelle regioni rosse, Toscana in testa, gli appalti del servizio mensa vengono vinti quasi sempre dalla stessa impresa, naturalmente del gruppo delle cooperative.
Come da me più volte prospettato, signor Ministro, sarebbe auspicabile un ritorno al vecchio sistema di cucina ospedaliera, sia per il bene del degente sia per interrompere l'intreccio fra le imprese, le cooperative rosse e il partito padre-padrone, legati ovviamente a doppio filo.
Signor Ministro, lei che viene dalla nobile università di Pisa può ben capire come la ristorazione ospedaliera ormai sia terapia e dovrebbe essere inserita nei LEA, nei livelli essenziali di assistenza, perché è parte integrante, fondamentale della terapia clinica.
Signor Ministro, concludo dicendo che si guarisce anche grazie a un cibo salutare.

(Chiarimenti in merito alle cause dei gravi disagi verificatisi sulla rete stradale e ferroviaria in occasione della recente ondata di maltempo e iniziative per un piano di prevenzione - n. 3-01376)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01376, concernente chiarimenti in merito alle cause dei gravi disagi verificatisi sulla rete stradale e ferroviaria in occasione della recente ondata di maltempo e iniziative per un piano di prevenzione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Ministro, la ringrazio della sua presenza che dimostra la sua sensibilità. Ciononostante, non possiamo sottovalutare quanto accaduto, onorevole Ministro, e credo che lei convenga con me nel riconoscere che quello che si è verificato nelle ultime ore in Italia - Pag. 69autostrade bloccate, convogli fermi in mezzo alla neve, passeggeri e automobilisti a rischio di assideramento - rappresenti un episodio grave e preoccupante su cui qualcuno è chiamato a rispondere.
Non mettiamo in discussione il carattere straordinario del maltempo in questi giorni, ma da qui ad abbandonare migliaia di cittadini in mezzo alla neve ce ne passa. Non ci sono giustificazioni, tutto ciò che si è verificato dimostra una difficoltà di gestione e una altrettanto scarsa tendenza al coordinamento tra enti e corpi.
Per questo le chiedo se intenda o ha già provveduto a individuare le cause dell'impasse ferroviario e delle autostrade e se intenda predisporre, con il concorso delle autorità competenti, un piano puntuale di prevenzione che definisca precise attribuzioni di responsabilità al fine di evitare, in futuro, ulteriori paralisi della rete di trasporto nazionale.

PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, ha facoltà di rispondere.

ALTERO MATTEOLI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, onorevole interrogante, onorevoli colleghi, negli ultimi giorni le temperature notevolmente sotto le medie stagionali, i notevoli flussi di traffico stagionale e le perduranti precipitazioni nevose, anche a bassa quota, hanno contribuito a generare una situazione di crisi delle principali infrastrutture di collegamento stradale e ferroviario nel centro Italia, così come, d'altra parte, è avvenuto in tanti Paesi europei con conseguenti gravi difficoltà e disagi per i cittadini.
Ciò è accaduto nonostante i ripetuti allarmi lanciati, nelle ore immediatamente precedenti le circostanze di cui trattasi, da tutti gli organi di comunicazione di massa, i quali facevano esplicito riferimento a condizioni meteorologiche avverse, che sconsigliavano ai cittadini di mettersi in viaggio, se non per inderogabili motivi, su tutto il versante tirrenico del Paese.
Al fine di evitare o mitigare gli effetti prodotti dal possibile ripetersi di condizioni di assoluta eccezionalità come quelle verificatesi in questi giorni, ho convocato, nella giornata del 20 dicembre, un incontro con i massimi vertici delle società responsabili della gestione delle infrastrutture, nonché con i responsabili delle competenti strutture ministeriali. Dall'incontro con loro è emersa una non adeguata valutazione degli eventi climatici che incombevano e ciò ha determinato disfunzioni nelle azioni di intervento e di soccorso. Allo stesso modo ho ritenuto importante procedere ad una sensibilizzazione dei vari soggetti competenti per un maggiore coordinamento di tutte le azioni volte a prevenire ed evitare le situazioni di congestione verificatesi.
Poiché sarà possibile che nei prossimi giorni e nei prossimi mesi si ripetano fenomeni analoghi, abbiamo chiesto, sia ad ANAS che a Ferrovie dello Stato, di rivisitare i piani di emergenza, mentre, per quanto concerne la rete stradale, alla luce della peculiare singolarità del tratto appenninico Firenze-Bologna, abbiamo chiesto ad ANAS se non sia opportuno rivedere le logiche seguite sulla chiusura di determinati ingressi o sull'identificazione di assi viari alternativi. Si tratta di interventi pianificatori che vanno affrontati su scala nazionale, evitando, d'altra parte, che il trasferimento su percorsi alternativi generi ulteriori blocchi della rete ordinaria.
Alle Ferrovie dello Stato abbiamo chiesto di approfondire il loro piano di emergenza, in modo da garantire adeguata assistenza nei nodi-stazione, soprattutto per assicurare adeguata funzionalità ed efficienza al trasporto pendolare e, al tempo stesso, verificare se sia possibile, attraverso adeguamenti tecnologici, superare gli inconvenienti prodotti dalla formazione di ghiaccio sulla linea di contatto.
Abbiamo infine chiesto ad ANAS, a Ferrovie dello Stato, alle concessionarie autostradali, alla Protezione civile, alla stessa polizia stradale e alle direzioni competenti del mio Dicastero, una rivisitazione integrale dei sistemi di comunicazione in favore dell'utenza.

Pag. 70

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di replicare.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro: mi preme, per prima cosa, ringraziarla per la relazione articolata. Mi rendo conto che in questa complessa circostanza possono emergere difficoltà di coordinamento, ma questa non può considerarsi una giustificazione. La complessità nel coordinamento è da configurarsi, essa stessa, come una responsabilità di ciascuno dei soggetti che compongono la rete che dovrebbe operare in queste circostanze.
Sarebbe auspicabile, pertanto, che il Ministro monitorasse, nella maniera più adeguata e nei limiti delle proprie competenze, proprio la definizione di un rinnovato meccanismo di coordinamento tra enti, corpi e società concessionarie.
Quello a cui abbiamo assistito nei giorni scorsi merita attenzione, signor Ministro. È il caso che i manager di società partecipate si assumano le proprie responsabilità ed è opportuno e doveroso, per questo Governo, garantire che il Paese non si fermi in maniera così drammatica per qualche centimetro di neve.

(Elementi in merito ai disagi in occasione della recente ondata di maltempo, con particolare riferimento alla situazione verificatasi nel sistema della mobilità della regione Toscana - n. 3-01377)

PRESIDENTE. L'onorevole Mariani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01377, concernente elementi in merito ai disagi in occasione della recente ondata di maltempo, con particolare riferimento alla situazione verificatasi nel sistema della mobilità della regione Toscana (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, signor Ministro, in questi ultimi anni abbiamo assistito ad un insostenibile paradosso: il Governo ha ridotto drasticamente le risorse dedicate ai servizi essenziali per i cittadini e, contestualmente, ha aumentato il costo della mobilità, sia con l'incremento delle tariffe autostradali e l'introduzione di nuovi pedaggi (faccio riferimento al tratto Firenze-Siena), sia con la riduzione del budget destinato, in particolare, al trasporto ferroviario regionale, che richiederà sacrifici e nuovi esborsi ai pendolari.
In tale contesto, basta una situazione metereologica del tutto naturale nella stagione invernale, che in Italia il sistema della mobilità va in tilt e migliaia di cittadini rimangono intrappolati al gelo per un'intera nottata su strade, autostrade e ferrovie.
Questo è successo nella regione Toscana nei giorni del 17 e 18 dicembre, giorni in cui in la nevicata, peraltro già annunciata e prevista, ha spaccato in due il Paese per oltre trenta ore. La situazione che si è determinata è stata gravissima, come è stato descritto dalla stampa, signor Ministro.
Noi ci chiediamo perché non abbia funzionato un centro di coordinamento nazionale per la viabilità istituito dopo un evento simile sulla Salerno-Reggio Calabria nel 2005, e ci chiediamo perché nel coordinamento tra i vari gestori non si è trovato il modo di comunicare, informare e aiutare più celermente i cittadini bloccati.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

RAFFAELLA MARIANI. Siamo convinti anche, signor Ministro - e speriamo convenga con noi - che questa volta è necessario applicare sanzioni, indicare velocemente le responsabilità, dare ai cittadini la soddisfazione... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mariani. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, ha facoltà di rispondere.

ALTERO MATTEOLI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. La ringrazio, signor Presidente. Onorevole interrogante, va Pag. 71innanzitutto precisato che il centro di coordinamento nazionale per fronteggiare le crisi in materia di viabilità - già attivato dal 14 dicembre per l'ondata di maltempo nelle Marche, Abruzzo e Calabria - si è riunito il 16 dicembre alle ore 17,30 a seguito dell'emanazione dell'avviso di condizioni meteorologiche avverse del Dipartimento della protezione civile. Nel corso della riunione, che si è protratta sino al termine della situazione emergenziale, il presidente del centro ha sensibilizzato tutte le componenti della struttura per allertare le articolazioni territoriali per gli interventi di rispettiva competenza.
A seguito della riunione sono state informate le associazioni di categoria degli autotrasportatori sulle condizioni metereologiche avverse previste per il 17 dicembre, trasmettendo il medesimo avviso del Dipartimento della protezione civile per diffondere le predette indicazioni presso le proprie articolazioni.
Il centro di coordinamento ha quindi provveduto ad emanare successive comunicazioni con le quali è stato rinnovato l'invito, a chi si apprestava a mettersi in viaggio, ad informarsi sulle condizioni della viabilità delle strade ed autostrade ed è stata data comunicazione in ordine a provvedimenti attuati per dirottare il traffico su itinerari alternativi.
Va rilevato che l'attività della Protezione civile è stata resa difficoltosa a causa dell'elevato numero dei mezzi pesanti «trasversati» nella sede stradale, i quali impedivano l'accesso ai mezzi di soccorso. Per implementare l'attività di assistenza alla popolazione coinvolta, il Dipartimento ha attivato direttamente le organizzazioni nazionali di volontariato operative sul territorio regionale toscano. La polizia stradale ha impiegato nell'area interessata dalla criticità duecento pattuglie, ha portato a termine un centinaio di interventi di soccorso ed è intervenuta in decine di incidenti stradali.
Per quanto riguarda specificatamente la regione Toscana, sulle strade di competenza dell'ANAS è stato garantito il traffico con catene o pneumatici da neve attivando tempestivamente la procedura prevista dal piano neve a seguito dell'allerta meteo, iniziando le operazioni di spargimento di sale sulle strade interessate già nella serata del 16 dicembre.
Per quanto attiene invece ai disagi occorsi sulle autostrade non gestite direttamente da ANAS, ed in particolare le tratte di A1, A11, A12 e A24 l'ANAS ha aperto la procedura di verifica ispettiva nei confronti delle tre società concessionarie interessate: Autostrade per l'Italia, Società autostrada tirrenica, Strade dei parchi.
Qualora fossero accertate responsabilità delle società concessionarie si procederà all'applicazione delle misure sanzionatorie previste dalle vigenti convenzioni nonché, qualora ricorrano tali estremi, all'avvio di accertamento di grave inadempimento.

PRESIDENTE. L'onorevole Ventura, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

MICHELE VENTURA. Signor Ministro, la ringrazio. Vi è da dire che, storicamente, in inverno le temperature si abbassano, e talvolta nevica anche, perché così accade. Cosa voglio dire? Lei ha fatto riferimento alla riunione che si sarebbe tenuta del centro di coordinamento nazionale. Il punto è che noi abbiamo assistito ad una situazione di disfunzione totale.
Questo ha riguardato - come ha detto la collega Mariani - la regione Toscana, ma ha interrotto i collegamenti nazionali perché si è introdotto lì un blocco, sia ferroviario che autostradale, che ha interrotto per trenta ore i collegamenti nord-sud. Noi ci chiediamo: è possibile che non si faccia un passo innanzi sul piano della prevenzione? Questo evento era atteso, c'era stata un'allerta della Protezione civile. Si sparga il sale sulle autostrade, o ci affidiamo soltanto ai singoli e la responsabilità ricade su quegli autotrasportatori che non montano le catene? Aggiungo che se il problema è questo si dovrebbero fare i controlli ai caselli, come avviene ad esempio in Trentino, in modo tale che si verifichi se le dotazioni invernali sono a bordo dei vari automezzi. Pag. 72
Vi è poi il problema delle ferrovie. Non è possibile - e concludo - che tutte le volte vi siano gli scambi che si gelano ed il trasporto ferroviario che si blocca. Vorrei dare un consiglio: prima di pensare ad interventi di pedaggio o altro, ci dovrebbe essere un piano straordinario di ammodernamento infrastrutturale che mi sembra anche questa volta abbia dimostrato di essere uno dei maggiori problemi che abbiamo di fronte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative per garantire un adeguato servizio di trasporto ferroviario in Sicilia - n. 3-01378)

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Monte ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01378, concernente iniziative per garantire un adeguato servizio di trasporto ferroviario in Sicilia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, signor Ministro, il 9 novembre sono stato il primo firmatario di una interpellanza con la quale chiedevamo di sapere quali iniziative il Governo intendeva prendere nei confronti di Ferrovie dello Stato che, a partire dal 13 dicembre, aveva deciso di tagliare i treni da e per la Sicilia. Il Governo garantì in quell'occasione che i treni non sarebbero stati soppressi e che i cittadini siciliani potevano stare tranquilli. Era una menzogna! I treni non sono stati soppressi interamente, ma sono stati ulteriormente ridotti proseguendo la politica di tagli continui nel corso degli ultimi tre anni. Dei nuovi treni a lunga percorrenza ne sono stati riconfermati solo sette, con una riduzione di posti disponibili in termini di quantità e di qualità.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CARMELO LO MONTE. Adesso scopriamo - concludo, signor Presidente - che non era neppure una conferma parziale, ma era soltanto una iniziativa natalizia, destinata a scomparire subito dopo le feste. Da fine gennaio vi sarebbe un'ulteriore riduzione di treni e carrozze da e per la Sicilia.
Vogliamo sapere, signor Ministro, se ciò risponde al vero e come intende procedere il Governo per bloccare queste scelte.

PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, ha facoltà di rispondere.

ALTERO MATTEOLI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, onorevole interrogante, nella definizione della nuova offerta per il 2011 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha inteso adottare soluzioni volte ad assicurare il diritto alla mobilità nelle relazioni della Sicilia con il centro-nord, garantendo nel contempo l'equilibrio economico del contratto di servizio, che è uno dei presupposti essenziali del contratto stesso. A questi criteri risponde pertanto la riorganizzazione di alcuni servizi della Sicilia, prevista con il nuovo orario del 12 dicembre 2010, attuata intervenendo su treni che rappresentavano volumi di passeggeri di insufficiente consistenza e mantenendo comunque il collegamento su tutte le relazioni già servite.
Tenendo conto dell'andamento del mercato e coerentemente con le procedure espressamente previste dal contratto di servizio stesso, la riorganizzazione del servizio ferroviario di media e lunga percorrenza da e per la Sicilia ha riguardato, in particolare, la fusione delle coppie di intercity notte Roma-Siracusa, intercity notte Roma-Palermo e l'espresso notte Roma-Agrigento in un'unica coppia di intercity notte Roma-Messina, con sezioni da e per Palermo, Siracusa e Agrigento. La restante offerta commerciale di lunga percorrenza interessante il territorio siciliano è rimasta invariata rispetto al precedente orario.
Per quanto riguarda gli ulteriori specifici rilievi avanzati dagli interroganti, si evidenzia che non sono al momento previste ulteriori modifiche all'offerta ferroviaria di media e lunga percorrenza della Sicilia e tutti i treni programmati sono attualmente disponibili per la prenotazione Pag. 73e l'acquisto anche dopo il 23 gennaio prossimo.
Relativamente agli investimenti per il mantenimento del servizio di trasporto ferroviario in Sicilia, si sottolinea che per il materiale rotabile impiegato nei collegamenti di media e lunga percorrenza non è prevista una specifica destinazione territoriale, ma lo stesso viene utilizzato su tutta la rete nazionale, tenendo conto della tipologia del servizio cui è destinato e delle caratteristiche dell'infrastruttura su cui circola.
Va, infine, osservato che gli investimenti per il materiale rotabile dei servizi a carattere regionale sono disciplinati nell'ambito del contratto di servizio con la regione Siciliana attualmente in corso di definizione. Relativamente, infine, agli investimenti in opere infrastrutturali, non essendo disponibile il dato contabile sull'ultimo triennio, si precisa che gli investimenti finanziati in corso in Sicilia ammontano a circa 3,6 miliardi di euro, mentre quelli programmati e da finanziare ammontano a 13 miliardi di euro.

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Monte ha facoltà di replicare.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, signor Ministro, devo manifestarle tutta la mia completa insoddisfazione. Infatti, lei oggi ha riferito in Aula la posizione che ormai da cinque anni va sviscerando l'amministratore delegato Mauro Moretti, quello che resiste a tutti gli spoil system e mette d'accordo tutti, tranne prendere in considerazione una seria politica per il Mezzogiorno. Lui parte dall'assunto - e lei lo ha ribadito ancora in quest'Aula - che l'ente FS sia un'azienda e, pertanto, ci sono tratte che hanno mercato e tratte che non ne hanno. Signor Ministro, non mi sorprende che dica ciò l'ingegner Moretti, ma lei piuttosto perché non si pone questo tipo di domanda: perché mai qualcuno dovrebbe salire sugli immondi treni che fate circolare al sud?
Al nord le Ferrovie spendono l'equivalente di una mezza dozzina scarsa di ponti sullo Stretto per l'alta velocità e per guadagnare mezz'ora sulla linea Milano-Roma. In Calabria gli unici investimenti consistono nell'eliminazione di una mezza dozzina di passaggi a livello. Il «numero uno» delle Ferrovie dello Stato, questo amministratore delegato intoccabile (il cui requisito primo per diventarlo è non avere il senso della vergogna, altrimenti non potrebbe dire certe cose senza una faccia di riserva) spiega che lui investe soldi dove rendono (al centro nord), ma non dice che i soldi li prende da tutti: dal nord e dal sud.

(Iniziative per la proroga dei contratti stipulati dal Ministero dell'interno in relazione alla procedura concorsuale indetta nel settembre 2007 riguardante 650 coadiutori amministrativi - n. 3-01379)

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01379, concernente iniziative per la proroga dei contratti stipulati dal Ministero dell'interno in relazione alla procedura concorsuale indetta nel settembre 2007 riguardante 650 coadiutori amministrativi (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, signor Ministro, prima di presentare questa interrogazione a risposta immediata ho aspettato per rispetto di questa situazione difficile a livello nazionale e per non speculare sulle difficoltà che già ci sono e sono troppe, per non cavalcare i disagi come sarebbe facile fare in questo momento politico. Infatti, ritengo che in questo momento serva la responsabilità.
Pertanto, nella interrogazione a risposta immediata che sto illustrando, le chiedo se c'è stata l'attuazione di quell'impegno preso dal Governo in quest'Aula rispetto ai vincitori di concorso, tutti giovani, in servizio presso le questure e le prefetture e gli uffici immigrazione, che svolgono un ruolo importante, ma soprattutto perché questi giovani si vedono scadere il contratto alla fine di questo mese e questo Governo aveva preso un impegno a prorogarlo per altri dodici mesi. Pag. 74
Questo è il motivo per il quale ho aspettato, non avendo notato fino ad ora nessuna risposta in questo senso e, quindi, con la preoccupazione di chi pensa che questo Governo potrebbe non mantenere un impegno preso in quest'Aula su un ordine del giorno a mia firma.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, sin dal suo insediamento questo Governo ha dedicato particolare attenzione all'esigenza di garantire l'operatività degli sportelli unici delle prefetture e degli uffici immigrazione delle questure. Le iniziative adottate hanno fatto registrare risultati significativi. Nel 2008 sono stati rilasciati 169 mila permessi di soggiorno e 242 mila nel 2009, con un incremento del 43 per cento. Per quanto riguarda i rinnovi, nel 2008 sono stati 386 mila e nel 2009 ben 528 mila, con un incremento di oltre il 50 per cento, a dimostrazione che le iniziative che abbiamo preso in materia di organizzazione degli sportelli unici funzionano. Dal 1o gennaio al 15 dicembre 2010 sono stati definiti favorevolmente 1.347.779 procedimenti relativi a titoli di soggiorno, rinnovi e rilasci. Nello stesso periodo sono stati emessi 4.640 provvedimenti di diniego.
I tempi medi di produzione dei titoli di soggiorno nel 2010 risultano attestati intorno ai 40- 45 giorni ed è un termine che vogliamo ulteriormente ridurre. Infatti il trend di questi dati è suscettibile di ulteriori miglioramenti fino al raggiungimento dell'obiettivo previsto dalla legge che, come è noto, è di 20 giorni. Stiamo lavorando per ottenere questo risultato.
In questa direzione va l'assunzione temporanea che venne fatta di 650 unità di personale interinale che ha consentito, fino ad oggi, la definizione di oltre l'80 per cento delle istanze. Proprio questa mattina il Consiglio dei Ministri ha approvato nel decreto-legge milleproroghe, appunto, la proroga per questi 650 interinali, autorizzando il Ministero dell'interno a prorogare i loro contratti per sei mesi e non per dodici mesi, che era il termine previsto in origine ma, appunto, per sei mesi. Ovviamente prevediamo che nel corso dei prossimi sei mesi il lavoro di definizione degli arretrati possa essere concluso. Se così non sarà ovviamente faremo in modo che si possa procedere all'ulteriore proroga, dopo i sei mesi previsti dal decreto-legge proroga termini di quest'oggi, fino alla completa definizione dell'arretrato.

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di replicare.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, signor Ministro, mi auguro che non si sia preso un granchio nel decreto-legge che avete varato oggi, perché la mia interrogazione a risposta immediata riguardava non gli interinali assunti dopo ma i 650 assunti a tempo indeterminato tramite concorso, trasformato poi in assunzione a tempo determinato. Spero che questa faccenda venga chiarita subito. Comunque, tenendo conto che si tratta di tutti i 650 che erano stati assunti credo che la cosa migliore sia dire la verità. Troppe volte sentiamo dire che sulla sicurezza il Ministro Maroni è disponibile ma il Ministro Tremonti non dà la disponibilità economica. Questo è il motivo di fondo. Ma sappiamo che il Ministro Maroni sta nello stesso Governo del Ministro Tremonti e che i Ministri Maroni e Tremonti sono sostenuti, nello stesso Governo, da una maggioranza che in questo momento probabilmente ha deciso di dare una disponibilità diversa rispetto alle risorse economiche.
Pertanto, non sono insoddisfatto ma preoccupato di questa situazione. La nostra opposizione repubblicana è uguale a responsabilità. Non è una questione di essere o no all'interno di questo Governo, ma di essere a disposizione di questa maggioranza se la stessa accetta le proposte che servono. Ricordo che si tratta di giovani ai quali è stato fatto capire che potevano essere tranquilli e, dunque, assunti a tempo indeterminato. Ora non si è data una risposta precisa. Non so cosa succederà, perché immaginavo che i 650 fossero anche gli altri. Pag. 75
Mi riservo, signor Ministro, come rappresentante del gruppo dell'UdC, di verificare, in sede di discussione in quest'Aula del decreto, non solo il mantenimento degli impegni presi per 12 mesi, ma anche che ci siano i 650 interinali assunti dopo i 650 frutto del concorso. In questo caso - lo ripeto - come gruppo dell'UdC siamo felici di questa prima risposta - comunque accettabile - ma non completa e ci impegneremo affinché questo Governo osservi fino in fondo gli impegni assunti in quest'Aula rispetto alla proroga dei 12 mesi.

(Iniziative per garantire l'effettività delle espulsioni non eseguite con accompagnamento coattivo in relazione ad una recente sentenza della Corte costituzionale - n. 3-01380)

PRESIDENTE. L'onorevole Reguzzoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01380, concernente iniziative per garantire l'effettività delle espulsioni non eseguite con accompagnamento coattivo in relazione ad una recente sentenza della Corte costituzionale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, signor Ministro, la Corte costituzionale, con una sentenza della settimana scorsa, ha dichiarato l'incostituzionalità dell'articolo 14, comma 5-quater, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, nella parte in cui non dispone che l'inottemperanza all'ordine di allontanamento impartito dal questore all'immigrato clandestino sia punita nel solo caso in cui abbia luogo senza giustificato motivo. La Corte costituzionale, in pratica, indica lo stato di indigenza che sarebbe tale da rendere non punibile la condotta dell'immigrato che si trattiene nel territorio dello Stato nonostante sia destinatario di un provvedimento di espulsione anche reiteratamente. La norma che viene censurata dalla Corte costituzionale era già presente nella cosiddetta legge Bossi-Fini, ed è stata modificata proprio dal cosiddetto pacchetto Maroni nel luglio del 2009 proprio al fine di assicurare la piena efficacia delle espulsioni effettuate mediante intimazione a lasciare il territorio dello Stato.
La nostra preoccupazione, signor Ministro, concerne il rischio che sentenze come questa possano avere un impatto negativo sull'azione del Governo, che finora è stata ferma e molto positiva, di contrasto all'immigrazione clandestina.
Si chiede quali iniziative il Governo intenda assumere

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, non c'è dubbio che la lotta all'immigrazione clandestina è una delle priorità nell'azione del Ministero dell'interno e del Governo, che intendiamo continuare a portare avanti senza tentennamenti, nella convinzione che essa è strettamente collegata alla sicurezza dei cittadini. Sono stati bloccati gli sbarchi di clandestini sulle coste meridionali dell'Italia, ridotti di oltre il 90 per cento lo scorso anno. Anche sul versante delle espulsioni è stato fatto molto: nel 2008 sono stati rimpatriati quasi 57 mila cittadini extracomunitari irregolari.
Sulla sentenza citata, il problema dello stato di indigenza dello straniero a cui è stata intimata l'espulsione in realtà era stato già affrontato dal Governo. Avevamo tenuto conto di questa situazione proprio nella legge n. 94 del 2009, il cosiddetto pacchetto sicurezza. Infatti, tale normativa ha già previsto che l'ordine di allontanamento del questore possa essere accompagnato dalla consegna all'interessato della documentazione necessaria per raggiungere gli uffici della rappresentanza diplomatica del suo Paese in Italia al fine di ricevere adeguata assistenza o ausilio per rientrare nel proprio Paese ovvero nel Paese di provenienza.
La sentenza della Corte, pur non facendo venir meno formalmente il reato di immigrazione clandestina, tuttavia pone dei limiti all'attuazione del contrasto all'immigrazione clandestina, limiti ai quali la Pag. 76magistratura dovrà attenersi nel valutare la punibilità del reato di permanenza clandestina nei casi di reiterata inosservanza dell'ordine di lasciare il territorio nazionale.
Questo comporta una serie di problemi e di questioni che il Ministero dell'interno sta già studiando per definire le opportune misure legislative che dovessero servire, da inserire già nel disegno di legge cosiddetto sicurezza che è in discussione al Senato, approvato dal Consiglio dei ministri poche settimane fa. Si tratta di adeguate contromisure che devono servire per evitare che la sentenza della Corte costituzionale possa incidere negativamente sul meccanismo delle espulsioni amministrative degli stranieri irregolari e quindi sull'efficienza dell'azione di contrasto all'immigrazione clandestina che il Governo proseguirà senza sosta e senza tentennamenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Reguzzoni ha facoltà di replicare.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, mi ritengo soddisfatto della risposta del Ministro, perché è una risposta che ci rasserena circa la volontà del Governo di proseguire lungo l'ottima strada intrapresa. Ovviamente, le misure opportune sono ben attese, ben volute da parte nostra, se possiamo cogliere l'occasione del decreto che è in discussione al Senato è ancora meglio.
Credo che la lotta all'immigrazione clandestina rappresenti un punto di forza del nostro programma di Governo, un programma che ha avuto il voto popolare e che ha tuttora il consenso della stragrande maggioranza dei cittadini.
L'immigrazione deve andare di passo con l'integrazione e con la legalità e, per avere entrambe però, è necessaria una mano ferma, il rispetto delle regole, il rispetto delle leggi. Non esiste alcuno spazio per l'immigrazione clandestina.
La sua risposta però ci rasserena perché vuol dire che finché c'è questo Governo non riprendono gli sbarchi, vuol dire che finché c'è questo Governo non riprendono gli arrivi di illegali clandestini, finché c'è questo Governo la legalità non è una parola vuota ma è un valore che tutti noi dobbiamo difendere.
Lascio in conclusione una valutazione però, perché la sentenza della Corte costituzionale, che è sicuramente da accettare ma che è l'ennesimo atto che può mettere a rischio un provvedimento di tipo governativo, fa sorgere delle considerazioni, ad esempio sul vulnus della nostra Costituzione, che prevede che l'unica forma inappellabile è la sentenza della Corte costituzionale. Chiunque può essere messo in discussione tranne la Corte costituzionale.
Questa è una anomalia del nostro diritto costituzionale, ma è un'anomalia su cui, senza alcuna proposta concreta, invito tutte le forze politiche a riflettere, perché l'unico giudizio supremo, in qualsiasi Costituzione di Paesi democratici, è sempre il popolo, perché è il voto popolare che può essere l'unica parola definitiva (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Anche le Corti supreme di altri Paesi hanno la possibilità di poter essere soggette al giudizio del popolo, ce l'ha il Presidente della Repubblica che è soggetto al Parlamento, ce l'ha qualsiasi legge del Parlamento che è soggetta al Presidente della Repubblica, c'è un sistema incrociato ed è bene che su questi fatti si rifletta, ma per il momento avanti così (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Elementi in ordine a recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in occasione di un incontro con parlamentari europei del Popolo della Libertà - n. 3-01381)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01381 concernente elementi in ordine a recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in occasione di un incontro con parlamentari europei del Popolo della Libertà (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, mi rivolgo al Presidente del Consiglio Pag. 77Berlusconi, anche se non c'è, perché vorremmo sapere da lui le ragioni per cui il 20 dicembre, di fronte a più persone, ha accusato pubblicamente i magistrati di essersi messi d'accordo illecitamente con il Presidente della Camera Fini, dicendo che da una parte i magistrati si sarebbero impegnati a non procedere penalmente nei suoi confronti e dall'altra che il Presidente della Camera, attraverso il presidente della Commissione giustizia Bongiorno, avrebbe garantito il blocco della legge sulle intercettazioni.
Non ci dica, Presidente del Consiglio che non c'è, che non è vera questa sua affermazione, perché ci sono testimoni e documenti, e allora delle due l'una, o lei prova quel che afferma o lei ha commesso un fatto riprovevole, immorale, incostituzionale, illegale, eversivo. Ci dica la verità, una volta per tutte (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, onorevole Di Pietro, il question time non è stato istituito per commentare di fronte agli italiani gli articoli di giornale, perché, se così fosse, potremmo collezionare molti argomenti, ma in questo caso si tratta di dichiarazioni, come frequentemente avviene, virgolettate ed attribuite, e poi smentite, dal Premier. Questa è una sede istituzionale, dove si commentano, evidentemente, e si risponde solo su fatti precisi ed ufficiali, che in questo caso mancano.
Peraltro, nell'interrogazione vengono attribuite al Premier delle dichiarazioni, ripeto smentite, che non sono neppure eclatanti, e non sarebbe eclatante nemmeno quello che è avvenuto, perché si dice che il Presidente della Camera ha dato assicurazioni circa il fatto che finché ci sarà lui nel ruolo di Presidente non verrà fatta alcuna legge contro i magistrati. Questo è un caso raro, in cui il Presidente della Camera esprime la stessa opinione del Governo e della maggioranza che l'ha eletto, perché nessuno di noi intende realizzare una riforma della giustizia contro i magistrati, ma semmai in accordo con i magistrati per far funzionare la giustizia al servizio dei cittadini.
Quindi, non vi è nulla di eclatante né in quello che avrebbe detto Fini, che non ha detto, né in quello che avrebbe detto Berlusconi, che non ha detto. Leggo ancora nell'interrogazione che vi sarebbe un accordo tra il Presidente della Camera Fini e l'Associazione nazionale magistrati, in base al quale l'Associazione nazionale magistrati assicura non belligeranza a Fini. Anche in questo caso sarebbe il sogno di un Paese normale, dove generalmente i magistrati non sono belligeranti contro il Presidente della Camera o il Presidente del Consiglio o una parte politica, ma semplicemente amministrano imparzialmente la giustizia nei confronti di tutti e senza realizzare disegni di carattere politico. Quindi, anch'io come lei non mi sottraggo alla tentazione di commentare l'interrogazione e il fatto di cronaca, ma ribadisco che a questo Governo non compete alcuna risposta. Pertanto, non vi è nulla di ciò che è stato citato nell'interrogazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, noi avevamo chiesto e chiediamo spiegazioni al Presidente nel Consiglio non al Ministro Rotondi, il cui pensiero differisce totalmente da quello del Presidente del Consiglio, il quale invece ha accusato espressamente i magistrati di aver commesso una corruzione, un abuso, un'omissione, d'accordo con il Presidente della Camera, e questa è una scelleratezza. Quanto invece poi al fatto che Berlusconi non avrebbe detto quelle parole, mi preme farle presente quanto segue: Berlusconi ancora una volta dice bugie, come al solito e come sempre. D'altronde, come ricorda anche Sant'Agostino ci sono bugie buone e bugie cattive. Posso capire le bugie buone di Rotondi, non posso accettare le bugie cattive Pag. 78di Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Sono almeno quattro le bugie cattive di cui parla Sant'Agostino. Vi sono le bugie che servono per convertire qualcuno e Berlusconi ha mentito sapendo di mentire o di smentire, come vuole lei, quando ha detto di non aver comprato nessuno per il voto di fiducia alla Camera, invece ha comprato qualcuno politicamente e non solo. L'altra bugia cattiva di cui parla Sant'Agostino è quella di chi mente per fare del male e Berlusconi ha assicurato che i rifiuti di Napoli in tre giorni sarebbero stati tutti smantellati.

PRESIDENTE. Questo, però, esula dalla sua interrogazione.

ANTONIO DI PIETRO. L'altra bugia che Sant'Agostino qualifica cattiva è quella di chi mente per provare piacere. Dire che Ruby è la nipote di Mubarak forse è un piacere inconscio del vecchio Berlusconi. Infine, la quarta delle bugie cattive di cui parla Sant'Agostino è quella per fare un favore a qualcuno ai danni di altri. Qui potremmo fare un vocabolario: dai favori della P3, al caso Calipari, al caso Abu Omar, al caso amicizia con Gheddafi e Putin. Insomma, l'appello che rivolgo a tutti è quello di liberarsi al più presto di un bugiardo nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

In morte dell'onorevole Filomena Delli Castelli.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduta l'onorevole Filomena Delli Castelli, già membro dell'Assemblea Costituente e della Camera dei deputati nella I e II legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 23 dicembre 2010, alle 9:

1. - Informativa urgente del Governo sugli incidenti avvenuti a Roma il 14 dicembre 2010.

2. - Svolgimento di una interpellanza urgente.

La seduta termina alle 15,50.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI DONATO RENATO MOSELLA, ALDO DI BIAGIO, NEDO LORENZO POLI, EMANUELA MUNERATO E GIULIANO CAZZOLA SULLA PROPOSTA DI LEGGE N. 2424-A

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la considerazione da cui non possiamo prescindere nel considerare questo provvedimento è che la crisi economica che morde il Paese è reale e produce effetti concreti.
Con avvilente puntualità le rilevazioni e dati statistici evidenziano che l'economia italiana sta arretrando nel contesto internazionale. È sempre più evidente che la realtà dei fatti non è quella di un'Italia immune da problemi e rischi. Il nostro è un Paese fermo, che non cresce.
In Europa tra luglio e settembre si è registrato un aumento medio del PIL dello 0,4 per cento. Quello dell'Italia è stato della metà: 0,2 per cento.
L'Ocse ha di recente ribadito la centralità della questione occupazionale e l'urgenza di mettere mano a riforme del mercato del lavoro, sottolineando che la crisi Pag. 79non è ciclica ma strutturale e dunque richiede soluzioni strutturali. Sempre l'Ocse evidenzia che il lavoro è «importante dal punto di vista umano e sociale, ma anche economico» tanto che «un punto percentuale in meno di disoccupazione equivale ad un miglioramento del bilancio pari allo 0,8 per cento del PIL».
Personalmente, come i colleghi di Alleanza per l'Italia e, ne sono certo, la stragrande maggioranza degli uomini e delle donne che siedono in quest'Aula, ritengo che il lavoro sia un diritto basilare, il principio generatore di una vita (individuale, familiare, sociale) decorosa e sicura. La centralità del lavoro è insomma una questione prioritaria, che va ben oltre i profili economici, in quanto le sue ricadute investono quasi ogni sfera della socialità.
Perdere il lavoro è di per sé un trauma, una prova complessa e difficile da superare, anche in quanto nell'attuale modello sociale si tende a pensare che colui che non produce e guadagna semplicemente non è, non esiste. In questa difficile situazione del mercato del lavoro, restare senza occupazione viene visto - purtroppo con buone ragioni - come imboccare un tunnel senza via di uscita per sé e per la propria famiglia.
Cresce il numero di coloro che vedono a rischio il futuro, in ragione di una situazione generale i cui dati sono ampiamente noti. Come sono noti i dati, a più riprese ricordati in quest'Aula, sull'aumento impressionante, dall'inizio dell'anno ad oggi, del ricorso alla cassa integrazione e sulla quantità di lavoratori coinvolti.
Sarebbero allora necessari interventi complessi, strutturali, decisivi. Il provvedimento al nostro esame non ha purtroppo tali caratteristiche, ma le sue finalità sono condivisibili.
Il testo - all'esame della Commissione Lavoro dal 23 giugno 2009 al 6 ottobre 2010 - è stato integrato e modificato nel corso del suo iter e via via migliorato (anche ponendo mano, da ultimo, alla variazione dell'entità dei finanziamenti e al periodo cui sono riferiti).
In questo senso, auspicando che il provvedimento produca effetti nella direzione di aiuto ai più «deboli», i più esposti agli effetti della crisi, affinché abbiano una opportunità per uscire dal guado e riguadagnare speranza, annunciamo il voto favorevole di Alleanza per l'Italia.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il provvedimento in esame- come ampiamente delineato dai colleghi che mi hanno preceduto - ha come priorità quella di tracciare delle misure rilevanti e pragmatiche per il sostegno dei lavoratori.
Che, fruendo dei trattamenti di sostegno al reddito, in seguito alla perdita del posto di lavoro, abbiano intenzione di avviare in proprio una attività d'impresa.
Ci tengo a ricordare che questo provvedimento è frutto di una proposta di legge dell'onorevole Foti, che anche io ho sottoscritto come secondo firmatario ed è stata condivisa e firmata da più di cento colleghi.
Segnale di una sinergia operativa tutta proiettata al sostegno all'occupazione ed al recupero delle professionalità.
A monte vi è un lavoro condiviso da ulteriori attività di approfondimento e di confronto con gli esperti oltre che con la società civile per richiamare l'attenzione su quelle che sono le misure innovative introdotte dal testo.
Senza dimenticare il potenziale che queste disposizioni lascerebbero emergere soprattutto sul versante della promozione delle imprese artigiane, come valente attività imprenditoriale su cui investire.
Condividere queste disposizioni, il loro portato e le dinamiche che andrebbero ad innescare rappresenta un atto di pragmatismo e di concretezza da parte di chi è chiamato a legiferare.
Si tratta dunque di un lungimirante percorso legislativo, che ha l'ambizione di partire da un problema serio - quale quello della disoccupazione e della crisi - per approdare a nuovi scenari di crescita e di promozione economica su cui orientare Pag. 80il bagaglio professionale di chi rimane senza lavoro.
Questo orientamento è testimonianza del fatto che quando le proposte arrivano dal Parlamento, dall'analisi del singolo o del gruppo di parlamentari riescono pienamente ad intercettare un bisogno comune.
Un' esigenza che sia allo stesso tempo sociale e allo stesso tempo economica.
E sappiamo bene che in questa fase complessa sotto più profili vi è bisogno proprio di questo: pragmatismo e concretezza per far fronte alle esigenza di una società che cambia ma che vuole farlo nel modo migliore.
Con questa proposta abbiamo voluto individuare una soluzione nuova e concreta al crescente e drammatico fenomeno della cassa integrazione e della disoccupazione.
Attraverso la piena valorizzazione del lavoro individuale, dell'imprenditorialità, oltre che dell'artigianato e del piccolo commercio, questo rappresenta un punto di vista diverso da cui osservare il tessuto economico e sociale che cambia.
Anche perché - e questo è sotto gli occhi di tutti - l'alternativa per tanti cassintegrati altrimenti sarebbe, nel prossimo futuro, la disoccupazione o nella migliore delle ipotesi il lavoro nero.
Non ci sono dubbi sul carattere ampio ed innovativo di questo provvedimento in una fase così critica sotto più profili come quella attuale.
In ragione di tali non trascurabili aspetti, mi preme ribadire il voto favorevole del gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia con l'auspicio che quanto tracciato possa essere approvato in tempi rapidi per riconoscere in maniera ufficiale uno strumento di sostegno realmente innovativo in favore dei nostri lavoratori e della nostra economia.

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i dati di questi ultimi giorni rendono sempre più evidente l'emergenza di intervenire con strumenti puntuali e strutturati sull'emergenza occupazione.
I numeri della crisi, ormai noti a tutti mostrano chiaramente come sia inderogabile intervenire, su un percorso di riforma in grado di sostenere le diverse categorie di lavoratori che hanno maggiormente risentito di questa congiuntura economica negativa e di frenare il sempre maggiore ricorso al lavoro in nero, fenomeno che conosce una maggiore diffusione proprio in questi contesti drammatici.
Il provvedimento che l'Aula si appresta a votare si è posto sin dalla sua formulazione iniziale l'obiettivo di intervenire a supporto dei lavoratori che, fruendo dei trattamenti di sostegno al reddito in seguito alla perdita del posto di lavoro, abbiano intenzione di avviare un'attività d'impresa.
A tale scopo è previsto il trasferimento di parte delle risorse attualmente destinate agli ammortizzatori sociali a favore di specifici interventi idonei all'avvio di nuova imprenditorialità e di nuova occupazione, soprattutto nel settore delle imprese artigiane e delle micro-imprese.
È individuata, nel testo, la corresponsione, per i lavoratori dipendenti già destinatari degli specifici trattamenti di integrazione del reddito e che avviino una nuova attività di impresa, di un'indennità mensile pari al 50 per cento dell'importo del trattamento al quale hanno diritto i lavoratori che accedono agli ammortizzatori sociali in deroga. L'ammissione a tale trattamento è valida in via sperimentale e in deroga alle disposizioni vigenti, per il biennio 2011-2012.
Riteniamo come Unione di Centro che il testo così formulato possa contribuire in maniera significativa al rilancio economico e produttivo del Paese in un momento storico di particolare crisi economico-finanziaria. Inoltre, non bisogna trascurare il fatto che il provvedimento offre soluzioni alternative al probabile mancato ricollocamento sul mercato dei lavoratori interessati dai trattamenti di sostegno al reddito.
Il testo è in linea con gli impegni presi a livello europeo, il Consiglio, tra l'altro, ritiene che con l'Atto sulle piccole imprese per l'Europa e con il principio «pensare anzitutto Pag. 81in piccolo», gli Stati membri dovrebbero continuare a migliorare il clima imprenditoriale, ad esempio, sostenendo le piccole e medio imprese, migliorandone il loro accesso al mercato unico, sostenendone l'internazionalizzazione e stimolandone l'innovazione anche attraverso gli appalti pubblici.
Nello specifico, il Consiglio dell'Unione europea invita a sostenere l'occupazione, aiutando le imprese ad applicare formule diverse dal licenziamento, come forme di lavoro flessibili, la riorganizzazione temporanea dell'orario di lavoro ed altre misure di flessibilità interna nell'ambito delle imprese, oltre che a rafforzare le misure per un adeguato sostegno al reddito, mediante l'utilizzazione di sistemi moderni di protezione sociale conformi a principi di flessicurezza, sussidiarietà e sostenibilità delle finanze pubbliche.
Purtroppo il numero dei cassaintegrati non sembra diminuire, sono quasi 650 mila i lavoratori coinvolti nei processi di cassa integrazione da inizio anno, con riflessi pesanti in busta paga pari a un taglio netto del reddito per oltre 3,1 miliardi di euro, più di 4.900 euro per ogni singolo lavoratore.
Così come ha anche ricordato il Governatore della Banca d'Italia, il lavoro è importante perché «allo sviluppo economico serve il contributo della domanda interna per creare quel circolo virtuoso che da consumi evoluti e investimenti lungimiranti porta a redditi alti e diffusi e ancora a consumi e benessere».
Il provvedimento che stiamo votando risponde in parte a queste esigenze, anzi riteniamo sia molto propositivo in merito, dal momento che offre uno strumento alternativo e più produttivo rispetto alla cassa integrazione, che spesso porta come conseguenza negativa il ricorso al lavoro in nero.
A nostro avviso, stiamo votando un provvedimento che dispone in merito non soltanto a misure di sostegno al reddito, ma anche di contrasto alla disoccupazione, considerato che, quanti, lavoratori in cassa integrazione diventassero imprenditori potrebbero essere una valida risorsa, oltre che una fonte di lavoro per altri.
Riteniamo molto positivo l'impegno e lo sforzo profusi per le finalità del provvedimento che giudichiamo per tanto condivisibile.
Esprimiamo, come già espresso in XI Commissione, apprezzamento in merito all'articolo 7 del testo in esame, che ha evidenziato la necessità di definire con chiarezza una norma che disciplinasse, una volta per tutte, l'inquadramento previdenziale dei soci lavoratori delle cooperative, ponendo fine al contenzioso in corso e alle incertezze interpretative sorte nel contesto delle diverse zone territoriali del Paese. La norma introdotta in XI Commissione ha permesso di superare il requisito della titolarità dell'impresa artigiana comportante l'assunzione diretta del relativo rischio d'impresa, consente l'iscrizione del socio di cooperativa artigiana alla gestione speciale degli artigiani, sul solo presupposto che lo stesso abbia stabilito con la cooperativa un rapporto di lavoro autonomo. Inoltre, è individuata nel compenso (per l'attività di lavoro autonomo) percepito dal socio la base imponibile ai fini del versamento della contribuzione nella gestione speciale degli artigiani, fatta salva in ogni caso l'applicazione del cosiddetto minimale contributivo.
Le modifiche apportate, grazie anche al contributo del nostro gruppo, non solo permetteranno di prevenire o di comporre numerosi contenziosi in tutta Italia, alleggerendo le preoccupazioni del mondo del lavoro, ma soprattutto vanno incontro alle esigenze di quella gran parte dei lavoratori che con insistenza hanno chiesto che gli venisse riconosciuta la possibilità di pagare i contributi come autonomi.
Siamo d'accordo con quanto evidenziato dal collega Foti nella replica che, in realtà, si tratta solo di questioni previdenziali le quali, oltre a riconoscere una situazione di fatto diffusa sul tutto il territorio nazionale, attribuiscono maggiori benefici al lavoratore stesso che verserà alla gestione artigiani solo se lo vorrà e Pag. 82nulla cambierà sull'assetto del contratto di lavoro all'interno della società cooperativa.
Il testo risultante dall'esame delle Commissioni e giunto qui in Aula è, a nostro giudizio, condivisibile, anche se avremmo auspicato una maggiore disponibilità di risorse finanziarie.
Il gruppo Unione di Centro ha partecipato al confronto sul provvedimento, con l'obiettivo di trovare soluzioni anche concomitanti con i pareri espressi dalle diverse Commissioni permanenti di merito e con le osservazioni di tutti i colleghi che hanno partecipato al dibattito.
Per quanto evidenziato, considerata l'importanza che l'approvazione del provvedimento potrebbe assumere nell'ottica di investimenti produttivi utili per lo Stato attraverso il lavoro offerto dal mondo imprenditoriale; nel ritenere lo strumento proposto attraverso il testo in esame in grado, se adeguatamente usato, di creare nuovi posti di lavoro con effetti positivi anche sull'emersione del sommerso e la regolarizzazione del lavoro nero, esprimiamo il nostro voto favorevole.

EMANUELA MUNERATO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci accingiamo ad approvare persegue l'obiettivo di ottimizzare la spesa, che lo Stato sostiene per gli interventi di sostegno al reddito dei lavoratori, che hanno perso il posto di lavoro, prevedendo interventi volti all'avvio di nuova imprenditorialità. In particolare prevede -in via sperimentale ed in deroga alle disposizioni vigenti, per il biennio 2010-2011 - la corresponsione per i lavoratori dipendenti (già destinatari degli specifici trattamenti di integrazione del reddito, e che avviino una nuova attività di impresa) la corresponsione di una indennità mensile pari al 50 per cento dell'importo del trattamento al quale hanno diritto i lavoratori che accedono agli ammortizzatori sociali in deroga.
Il testo che stiamo per licenziare è frutto di un lungo e laborioso lavoro da parte della XI Commissione, che ha tenuto conto dei problemi di copertura finanziaria, dei rilievi delle altre Commissioni coinvolte nel parere, nonché delle osservazioni e preoccupazioni emerse nel corso del dibattito, come la nostra.
La Lega Nord Padania, infatti, temeva, sulla base della stesura iniziale del provvedimento, che gli incentivi previsti per l'avvio di nuova imprenditorialità da parte di soggetti beneficiari di trattamenti di sostegno al reddito potessero creare una qualche forma di concorrenza sleale nei confronti delle piccole imprese già avviate e che, in un momento di particolare crisi economica e finanziaria quale quello attuale, stentano a sopravvivere sul mercato.
Ringrazio il relatore e la Commissione tutta per averci dato ascolto, limitando l'intervento in un periodo temporale circoscritto ed introducendolo nel nostro ordinamento quale misura sperimentale correlata al periodo di crisi economica che il Paese sta attraversando.
Oltretutto grazie alla posizione espressa dalla Lega durante l'iter del provvedimento abbiamo anche previsto la restituzione dei finanziamenti percepiti nel caso in cui i beneficiari decidano di cessare l'attività di impresa, affinché non venga fatto un uso distorto della legge stessa.
Ciò detto, ribadisco a nome del mio gruppo la condivisione delle finalità dell'iniziativa legislativa. Voglio ricordare che la Lega è sempre stata per una revisione del sistema degli ammortizzatori sociali, che superi la logica della mera sussidiarietà e del puro assistenzialismo e persegua lo scopo di incoraggiare il lavoratore nel processo di reinserimento lavorativo, e riprendendo le parole del Ministro Maroni quando era ministro del welfare «realizzando un circolo virtuoso tra sostegno al reddito, orientamento e formazione professionale, impiego e autoimpiego» (parole di Maroni, Ministro del welfare 2001).
Per questi motivi annunzio il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Padania al provvedimento.

GIULIANO CAZZOLA. Annunzio il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà. Pag. 83
Un voto che dipende da tanti motivi, ne ricordo i due principali: il testo deriva dalla unificazione di alcuni progetti di iniziativa parlamentare; è largamente condiviso ed è arrivato in porto in quest'Aula per la determinazione del relatore, onorevole Foti; la validità delle idee-forza che stanno alla base dei progetti che tendono a trasformare una prestazione a sostegno del reddito in un capitale utile a costituire un'impresa.
È questo un segnale importante perché fare impresa oggi - soprattutto in talune aree del Paese - può diventare la premessa per creare, oggi, più lavoro autonomo, più lavoro dipendente domani.
Le cifre sono modeste, ma si tratta di una strumentazione dotata di un finanziamento.
Di una breccia - se vogliamo di carattere sperimentale - che può dare buona prova di sé e quindi crescere ed ampliarsi, nelle risorse e negli utenti.
Soprattutto in certe aree del Paese, una rete di microimprese può contribuire alla costruzione di un tessuto economico più solido e qualificato.
Vanno altresì sottolineati altri aspetti del progetto: l'istituzione di una attività imprenditoriale, nel testo, è sostenuta da misure di carattere fiscale e contributivo; la previsione di un bonus fiscale per la partecipazione a corsi di formazione attinenti alla professione che si vuole intraprendere, la semplificazione - pur nel rispetto della normativa comunitaria - nella gestione dei rifiuti; diverse opportunità per quanto riguarda il profilo giuridico della governance dell'impresa; sburocratizzazione degli adempimenti per quanto riguarda l'acquisizione delle risorse da parte degli enti previdenziali pubblici; sperimentazione/monitoraggio, la relazione periodica del Governo al Parlamento.
Ringrazio l'onorevole Foti e confermo pertanto il voto favorevole del gruppo Popolo della Libertà auspicando che sul testo si realizzi una convergenza, la più ampia possibile.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO GIOVANNI PALADINI SULLA PROPOSTA DI LEGGE N. 2424-A

GIOVANNI PALADINI. In XI Commissione ho annunciato il voto favorevole del gruppo Italia dei Valori nella votazione per il conferimento del mandato al relatore, Ho ritenuto, peraltro, doveroso sottolineare l'inadeguatezza delle risorse stanziate per l'intervento in esame, che giudico senz'altro importante, soprattutto in questo delicato momento di crisi.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO DEI DEPUTATI MARCO CALGARO, STEFANO STEFANI, ELISABETTA ZAMPARUTTI E DOMENICO DI VIRGILIO SULLA MOZIONE N. 1-00508

MARCO CALGARO. Sono trascorsi esattamente tre anni da quando l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la moratoria contro la pena di morte; si è certamente trattato di una svolta epocale e della conclusione di una lunga battaglia, che ha visto il nostro Paese sempre in prima fila come promotore dell'iniziativa. L'Italia ha avuto il coraggio, la volontà e il merito di farsi carico di una incessante azione diplomatica e di civiltà per la tutela e per la chiara riaffermazione del bene fondamentale della vita, a fronte di una pratica inumana, crudele e degradante, quanto di più lontano da quelli che sono i principi costituzionali su cui poggia il nostro sistema democratico. Si pensi al fine rieducativo cui deve tendere la pena e alla sostanziale inutilità, invece, della pena capitale come deterrente contro i reati più gravi; si pensi all'osservanza di alcuni essenziali principi umanitari nell'applicazione della sanzione penale e nelle diverse modalità di esecuzione della pena tutte volte al fondamentale rispetto della dignità della persona.
Ebbene, su questi principi, tre anni fa il nostro Paese si è espresso con una sola voce, con un'unica azione corale che ha trovato Pag. 84un consenso trasversale e che ha visto unire le forze di tutto il Parlamento, senza dimenticare l'unità a livello europeo e l'impegno costante della società civile italiana.
A distanza di tre anni da quei successi, tuttavia, siamo di nuovo qui a confrontarci su un tema fondamentale e la ragione per cui ora ci troviamo a discutere stride fortemente con gli obiettivi che ci eravamo prefissati, contraddice quanto di buono era stato fatto non molto tempo addietro.
Oggi si discute della vendita di un prodotto farmaceutico, il Sodio Tiopentale, da parte di una società farmaceutica milanese, impegnata ad esportare il prodotto, a partire dal 2011, negli Stati Uniti, dove il farmaco viene utilizzato essenzialmente nei protocolli di iniezione letale per la pena capitale, combinato con altri farmaci, o usato anche da solo. Sembrerebbe, inoltre, che già in passato la società milanese sia stata utilizzata per la produzione di Pentothal da destinare ai penitenziari americani.
Ed ora che, a seguito di una vittoriosa azione legale attivata dalla organizzazione Reprieve nel Regno Unito, si è arrivati a sospendere l'export inglese di questo farmaco verso gli Stati Uniti, l'Italia sembra essere il fornitore principale se non l'unico di Pentothal per le iniezioni letali per le esecuzioni. La fonte per eccellenza.
Ci si domanda come sia possibile che un paese abolizionista come l'Italia, così radicato nei suoi principi ispiratori, nei suoi valori costituzionali, possa poi nei fatti collaborare alla pratica della pena di morte, sia pure in modo indiretto, perché è proprio questo ciò che appare, ciò che la società civile vede accadere sotto i suoi occhi. Ed è ciò che questo Parlamento oggi deve assolutamente evitare. Dobbiamo prendere le distanze da una simile interpretazione dei fatti e dobbiamo farlo con interventi risolutivi, con parole chiare, con gesti ed azioni concrete. Apprendiamo con soddisfazione che il Governo si sta muovendo in questa direzione.
Solo due giorni fa è stata diffusa la notizia di un incontro svoltosi alla Farnesina cui hanno preso parte i vertici italiani della società Hospira, che pare abbiano accettato che la produzione e la vendita di Pentothal siano autorizzate esclusivamente per scopi medici, impegnandosi a non vendere il prodotto ad istituti penitenziari all'estero e ad inserire nei contratti con i distributori una clausola che specifichi che la distribuzione del prodotto non è consentita per la pratica dell'iniezione letale, pena la risoluzione degli accordi.
Prendiamo atto di questo impegno del Governo e lo consideriamo un piccolo passo in avanti nella lotta contro la pena di morte, uno dei nostri maggiori impegni nella difesa dei diritti umani, una strada di civiltà, che non abbiamo alcuna intenzione di smarrire e che deve vederci impegnati nella tutela e nella promozione della vita e della qualità della vita di ogni uomo in qualunque fase della sua esistenza, soprattutto nelle situazioni di maggiore fragilità e debolezza.
Ribadiamo quindi con forza la nostra posizione di fronte ad una pratica inumana quale quella della pena di morte, ricordando i valori fondanti della nostra democrazia, le idee di fondo su cui si è costruito il nostro ordinamento e che costituiscono un patrimonio comune, rendendo necessaria una nuova riflessione, libera da precompressioni ideologiche, che ci faccia riscoprire quel bene fondamentale e costituzionalmente garantito che è la vita.
Se sapremo fare questo sforzo saremo molto più forti e credibili nella lotta contro la pena di morte e la sospensione delle esecuzioni capitali nei Paesi che ancora le praticano, in questa battaglia di civiltà e per la civiltà di cui vogliamo continuare ad essere protagonisti.

STEFANO STEFANI. La presentazione di questa mozione, per iniziativa dei colleghi radicali, è stata quanto mai opportuna, tempestiva e all'insegna della coerenza. Il nostro Paese ha rischiato di diventare dall'inizio del nuovo anno il solo fornitore di sodio tiopentale (pentotal) negli Stati Uniti, dopo che la magistratura britannica ne ha bloccato l'esportazione.
Questa sostanza è infatti divenuta la principale somministratrice della pena capitale Pag. 85in tutti gli Stati della federazione nordamericana che ancora prevedono tale condanna e che, purtroppo sono la maggioranza, nonostante alcune recenti prese di posizione in senso abolizionista come quella del Nuovo Messico. Una scelta tanto più significativa se si considera l'elevato tasso di criminalità derivante in quel territorio di confine dall'influenza dei narcotrafficanti messicani.
A questo proposito, vorrei ribadire ancora una volta, rivolgendomi proprio agli amici statunitensi, che l'abolizione della pena di morte non è solo un'affermazione di civiltà giuridica e di coscienza morale, ma si giustifica anche sul piano della prevenzione e della repressione criminale: il carcere a vita è un deterrente assolutamente più efficace!
È noto che gli Stati Uniti costituiscono una delle poche eccezioni alla circostanza per cui la quasi totalità dei Paesi che ancora applicano la pena capitale non siano retti da regimi democratici compiuti. È questa una ragione in più per continuare nella campagna di sensibilizzazione internazionale nei loro confronti.
Sono certo che il blocco dell'esportazione del pentotal dall'Europa, che è peraltro in linea con la legislazione nazionale e comunitaria in vigore, possa avere un impatto simbolico oltre Atlantico e favorire una nuova riflessione da parte dei Governi e dei Parlamenti degli Stati che, per la penuria di tale sostanza, hanno dovuto sospendere o rinviare le esecuzioni previste, essendo costretti ad una sorta di moratoria di fatto.
Dopo la decisione britannica e la nostra odierna presa di posizione, mi auguro che tutta l'Unione europea possa trovare lo strumento giuridico più idoneo per mettere la parola fine a questo «commercio letale» - come è stato definito - che rischia di diventare complicità! Il Regolamento comunitario n. 1236 del 2005 deve essere rafforzato soprattutto in tema di controlli e di sanzioni.
Proprio in queste ore, a New York, l'Assemblea generale dell'ONU vota per la terza volta la moratoria universale della pena di morte che l'Italia è riuscita a far adottare alla comunità internazionale. Ricordo bene lo scetticismo che ha a lungo accompagnato questa nostra battaglia anche da parte di qualche Paese europeo pur tradizionalmente impegnato nella tutela dei diritti umani. Fu in particolare il nostro Parlamento a far sentire alta la sua voce in quell'occasione, dando prova della sua capacità di conseguire un orientamento unanime a fronte di un valore indisponibile come è quello della vita e della dignità della persona umana.
Anche di recente, non abbiamo mancato di ribadire tale orientamento nel caso della condanna dell'ex Vicepresidente iracheno Tareq Aziz, di cui pure non ci sfuggono evidentemente le gravi responsabilità. La Commissione Esteri da me presieduta ha tempestivamente proceduto all'audizione di Marco Pannella, leader storico della campagna abolizionista di cui nessuno può discutere la dirittura morale delle sue battaglie, per sottolineare l'esigenza di una riconsiderazione del caso stesso che sembra sia stata raccolta a Bagdad.
È poi motivo di grave allarme e frustrazione che l'Europa abbia ancora un Paese in cui anche quest'anno la pena capitale sia stata eseguita. Mi riferisco alla Bielorussia, il cui Presidente è stato appena rieletto per un ennesimo mandato e non ha peraltro rinunciato a soffocare il diritto alla protesta delle forze di opposizione. Organizzazioni come l'OSCE, il Consiglio d'Europa, la stessa Unione europea che ha varato il Partenariato orientale dovrebbero agire congiuntamente su Minsk per l'abolizione della pena di morte. Non si può voler far parte della famiglia europea e mantenere una norma che contrasta così platealmente con il comune sentire dei popoli del nostro continente.
Tornando alla questione oggi in discussione, mi fa piacere segnalare la determinazione della posizione immediatamente assunta dal nostro Ministro degli esteri, Franco Frattini, il quale, come suo costume, non ha esitato a parlare chiaro e ad agire di conseguenza. Il suo impegno incisivo e costruttivo ha fatto sì che gli stessi vertici della filiale italiana della Pag. 86società Hospira abbiano avuto un atteggiamento responsabile e collaborativo, riconoscendo il principio della vendita a soli scopi medici.
Dopo aver sottoscritto con sincera convinzione la mozione Zamparutti in occasione della sua presentazione, annuncio quindi il voto favorevole del mio gruppo che sottolinea, ancora una volta, la sua coerenza.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Votiamo questa mozione a poche ore dall'approvazione da parte dell'Assemblea Generale dell'ONU, per la terza volta, della risoluzione per la moratoria delle esecuzioni capitali e l'abolizione della pena di morte che ha registrato un sostegno crescente con ben 109 paesi a favore.
E la questione oggi al voto dell'Aula è un atto di coerenza con questo grande risultato umano e civile che ha visto da sempre il nostro Paese protagonista in ambito multilaterale, un risultato per il quale, sempre quest'Aula, aveva impegnato il 10 ottobre scorso il Governo.
L'oggetto della mozione riguarda la produzione di pentotal da parte di una filiale, con sede a Liscate in provincia di Milano, dell'Hospira, multinazionale che gode negli USA dell'autorizzazione da parte della «Food and Drug Administration» a distribuire il farmaco negli USA anche ai fini dell'iniezione letale. È questa infatti la sostanza prescritta dai protocolli in alcuni casi nella prima fase per sedare il condannato a morte, ma in alcuni Stati, come nell'Ohio e nello Stato di Washington, direttamente come unica sostanza letale.
Dopo la decisione del Governo inglese di porre dei controlli all'esportazione di pentotal, ci troviamo ad essere l'unico Paese a poter rifornire, attraverso la produzione nella filiale dell'Hospira a Liscate, gli Stati Uniti di questa sostanza già da gennaio.
Sarebbe quindi un paradosso che proprio il nostro Paese che ha abolito la pena di morte, che ha vinto all'ONU sulla moratoria e che sul piano dell'ordinamento interno, anche in base a sentenze della Corte Costituzionale, non può concorrere all'esecuzione di pene non previste dalle nostre leggi, si rendesse complice di una serie di esecuzioni in America. Ecco perché è necessario un intervento del Governo affinché nell'autorizzazione all'immissione in commercio sia precisato che l'utilizzo del prodotto sia consentito solo nelle strutture ospedaliere e che nei contratti di compravendita sia chiaramente specificato che Hospira non consente la distribuzione del prodotto per la pratica dell'iniezione letale.
Va anche detto che l'associazione britannica Reprieve ed avvocati americani ci segnalano che Hospira produce altre sostanze previste dai protocolli per l'iniezione letale per cui, chiedo un'integrazione del testo della mozione oggi al voto in modo che le restrizioni alla produzione e vendita all'estero del pentotal siano estese anche alle altre sostanze previste dai protocolli per le iniezioni letali negli Stati Uniti e su questo ho già avuto informalmente l'assenso del Ministro degli esteri Frattini, del Sottosegretario Craxi e del Ministro Romani.
Con il voto di oggi sigliamo un importante contratto e sappiamo che la parte più difficile è quella che segue la firma di un accordo e che attiene all'esecuzione dei contenuti dello stesso e su questo vigileremo.
Lo abbiamo saputo fare rispetto agli impegni per l'iniziativa all'ONU, sapremo farlo anche rispetto a questo perché, come ha detto ieri il sottosegretario Stefania Craxi «con le amministrazioni competenti continuiamo a verificare tutti i risvolti giuridici ed eventuali altre possibili opzioni relative alla questione».
Sappiamo ad esempio che ci sono ospedali negli USA gestiti dagli Stati e che quindi il Pentotal là destinato potrebbe essere devoluto alle strutture penitenziarie. Per questo è importante predisporre atti stringenti che poi possano essere usati anche da avvocati americani per contestare e bloccare esecuzioni se le sostanze necessarie provengono dall'Italia.
Noi stiamo mettendo un granello in quel meccanismo che è la pena di morte Pag. 87americana, al momento inceppata per l'assenza di pentotal tant'è che si sono sospese molte esecuzioni. Certo possono modificare i protocolli dell'iniezione letale ma questo richiede tempo perché la procedura è molto lunga, ma in questo modo si guadagna tempo, tempo di vita per i condannati a morte ma anche tempo perché l'opinione pubblica americana rifletta, e sappiamo quanto in America l'opinione pubblica effettivamente conti, sull'assurdità di una pena che non conosce metodo civile od umano perché uno Stato continui ad essere Caino.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, annunciando con convinzione il voto favorevole del gruppo Popolo della Libertà desidero fare alcune rapide osservazioni sia mediche che politiche sull'argomento della mozione che io ho sottoscritto a prima firma onorevole Elisabetta Zamparutti.
Da sempre la medicina è rivolta ad alleviare le sofferenze e a salvare quanto più possibile la vita di qualsiasi individuo affetto da patologie. Mi sbalordisce apprendere in modo documentato che un farmaco, in particolare il «Sodium Thiopental» (Pentotal), un potente barbiturico prodotto in Italia da un'azienda multinazionale sita nella provincia di Milano venga esportato negli Stati Uniti per una sua incongrua e assurda utilizzazione e precisamente come iniezione letale negli Stati della Federazione americana dove sussiste la pena di morte.
Ora il Pentotal è indicato per uso anestetico per addormentare i pazienti durante un qualsiasi intervento chirurgico. È sempre meno utilizzato perché soppiantato da altri anestetici, ma quando utilizzato, avviene sempre sotto assistenza diretta dell'anestesista, perché questo farmaco oltre a deprimere il respiro del paziente è anche cardio-tossico.
Voglio ribadire che noi siamo sempre stati e siamo convintamente contro la pena di morte in qualunque modo provocata e quindi vediamo come assurdo e speculativo che la casa produttrice di questo farmaco lo esporti verso gli Stati Uniti d'America per il suo assurdo utilizzo; destinato cioè alla pena di morte. Siamo pertanto totalmente d'accordo con la mozione presentata che va a confermare il ruolo di primissimo piano dell'Italia contro la pena di morte come da noi sostenuto più volte sia nella sede ONU che al Consiglio d'Europa.
In conclusione è riprovevole che un'azienda farmaceutica produca nel nostro Paese il suddetto farmaco, in spregio a una norma europea che vieta espressamente «l'esportazione di merci che non hanno nessun utilizzo pratico se non quello per la pena capitale, tortura o atti crudeli e inumani». Auspichiamo inoltre fermamente che venga previsto in modo tassativo che nell'autorizzazione nell'ammissione in commercio del Pentotal sia precisato che l'utilizzo di questo prodotto sia consentito solo in strutture ospedaliere e che nei contratti di compravendita sia chiaramente specificato che l'azienda farmaceutica Hospira non consenta mai la distribuzione del prodotto per la pratica dell'iniezione letale.
Plaudiamo anche alla posizione espressa a tal proposito dal nostro Ministro degli esteri onorevole Franco Frattini che ha annunciato la convocazione nei prossimi giorni alla Farnesina dei vertici dell'azienda farmaceutica Hospira e siamo oltremodo soddisfatti che lo stesso Ministro degli esteri abbia annunciato di voler sollevare la questione esposta dalla presente mozione in sede europea.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Bersani ed a. n. 1-471 rif. 538 240 298 121 230 10 37 Appr.
2 Nom. Moz. Borghesi ed a. n. 1-497 537 529 8 265 207 322 36 Resp.
3 Nom. Moz. Cicchitto ed a. n. 1-499 538 479 59 240 268 211 36 Appr.
4 Nom. Moz. Galletti ed a. n. 1-500 rif. 537 338 199 170 317 21 37 Appr.
5 Nom. Moz. Reguzzoni ed a. n. 1-501 rif. 540 536 4 269 273 263 37 Appr.
6 Nom. Moz. Commercio ed a. n. 1-502 rif. 542 345 197 173 322 23 36 Appr.
7 Nom. Moz. Sardelli ed a. n. 1-505 542 294 248 148 273 21 36 Appr.
8 Nom. Moz. Tabacci ed a. n. 1-507 rif. 543 329 214 165 328 1 36 Appr.
9 Nom. Moz. Bocchino ed a. n. 1-509 544 340 204 171 308 32 36 Appr.
10 Nom. Moz. Di Pietro ed a. n. 1-475 545 481 64 241 188 293 16 Resp.
11 Nom. Pdl 2424-A - em. 1.10 517 515 2 258 203 312 17 Resp.
12 Nom. em. 1.100 511 328 183 165 307 21 17 Appr.
13 Nom. em. 1.5 511 508 3 255 205 303 17 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 1 516 330 186 166 308 22 17 Appr.
15 Nom. em. 2.2, 2.6 513 511 2 256 205 306 17 Resp.
16 Nom. articolo 2 514 326 188 164 305 21 17 Appr.
17 Nom. articolo agg. 2.01 519 517 2 259 207 310 17 Resp.
18 Nom. articolo agg. 2.02 515 513 2 257 206 307 17 Resp.
19 Nom. articolo 3 521 322 199 162 321 1 17 Appr.
20 Nom. articolo 4 513 508 5 255 313 195 17 Appr.
21 Nom. articolo 5 481 480 1 241 281 199 17 Appr.
22 Nom. em. 6.2 478 475 3 238 188 287 17 Resp.
23 Nom. articolo 6 483 482 1 242 290 192 17 Appr.
24 Nom. articolo 7 mantenimento 485 484 1 243 290 194 17 Appr.
25 Nom. em. 8.300 485 483 2 242 290 193 17 Appr.
26 Nom. articolo 8 481 479 2 240 289 190 17 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 29)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 9 478 289 189 145 285 4 17 Appr.
28 Nom. Pdl 2424-A - voto finale 475 473 2 237 283 190 17 Appr.
29 Nom. Moz. Zamparutti ed a. n. 1-508 449 443 6 222 442 1 18 Appr.