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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 409 di mercoledì 15 dicembre 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 10,05.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Berlusconi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, Dal Lago, D'Alema, Donadi, Fitto, Franceschini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Leo, Leone, Lo Monte, Lombardo, Mantovano, Maroni, Martini, Melchiorre, Meloni, Migliavacca, Migliori, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Ravetto, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Romani, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Valducci e Vegas sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantotto come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che i deputati Silvano Moffa e Catia Polidori, con lettera pervenuta in data 14 dicembre 2010, hanno reso noto di essersi dimessi dal gruppo parlamentare Futuro e Libertà per l'Italia e risultano pertanto iscritti al gruppo parlamentare Misto.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 26 novembre 2010, n. 196, recante disposizioni relative al subentro delle amministrazioni territoriali della regione Campania nelle attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti (A.C. 3909-A) (ore 10,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 26 novembre 2010, n. 196, recante disposizioni relative al subentro delle amministrazioni territoriali della regione Campania nelle attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei procedere ad un richiamo al Regolamento a proposito del provvedimento all'ordine del giorno. Vorrei porre due questioni e anche avere, se possibile, precisazioni da lei.
Innanzitutto, a noi risulta che il termine per la presentazione degli emendamenti Pag. 2al provvedimento in esame fosse fissato per la giornata di ieri, dopo di che pare che vi sia stata «un'entità», non si sa bene quale, che ha deciso di prorogare il termine per la presentazione dei suddetti emendamenti ad oggi alle ore 12. La comunicazione di ciò è pervenuta con fax - abbiamo anche la ricevuta - al gruppo del Partito Democratico circa dieci minuti fa.
Intanto vorrei sapere, atteso che, normalmente, la formalizzazione della proroga del termine per la presentazione degli emendamenti viene ufficialmente comunicata ai gruppi parlamentari per tempo, chi ha deciso circa la possibilità di avere del tempo ulteriore per presentare altri emendamenti e, soprattutto, qual è il criterio attraverso il quale la suddetta proroga viene comunicata ai gruppi parlamentari, visto che il nostro gruppo, se è stato deciso già da ieri, l'ha saputo soltanto alcuni minuti fa.
Inoltre, sappiamo perfettamente che sul provvedimento in oggetto vi è il parere di due Commissioni che pongono delle condizioni - alcune delle quali sono poste dalla Commissione Affari costituzionali e hanno un valore, un rilievo, del quale sarebbe utile che la Commissione di merito tenesse conto - e, contemporaneamente, siamo a conoscenza del fatto che la Commissione competente non intende modificare il testo, assumendo le condizioni che sono state fornite dalle due Commissioni a cui ho fatto riferimento. Il risultato di questa situazione è che non abbiamo, almeno al momento, a disposizione un testo definitivo fornito dalla Commissione. Questa è la situazione nella quale ci troviamo.
Quindi, prima di procedere formalmente all'apertura della discussione sulle linee generali del testo in oggetto, le chiederei chiarimenti sulla fase che riguarda la presentazione degli emendamenti e qual è il testo su cui stiamo discutendo perché, come detto, oltre a quanto discusso nella Commissione competente, vi sono anche dei provvedimenti che hanno una loro forza, una loro cogenza e che pongono esplicitamente delle condizioni alla Commissione competente.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, per quanto riguarda la presentazione degli emendamenti, mi informano che il termine era fissato nella giornata di ieri, nel presupposto che l'esame del provvedimento terminasse appunto ieri. Poiché l'esame si è invece concluso oggi, la Presidenza ha fissato un nuovo termine.

ROBERTO GIACHETTI. Quando?

PRESIDENTE. La Presidenza ha fissato un nuovo termine questa mattina, comunicandolo tramite gli uffici nelle forme ordinarie. È in corso la Conferenza dei presidenti di gruppo, e in quella sede si potrà affrontare tale questione. Il termine è stato comunque fissato alle ore 12 di oggi, e il testo è disponibile in archivio.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, non vuole sentire prima quello che ha da dire la Commissione rispetto al problema...

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ho altre richieste da avanzare alla Commissione, così il presidente o il relatore possono rispondere per interezza alle questioni che noi poniamo.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Oltre alle questioni che ha formulato il collega Giachetti, ne pongo altre due.
La prima è relativa al fatto che, in questo caso, non si tratta di emendamenti che sono sottoposti ai termini per i quali è la Commissione che dispone degli emendamenti medesimi, al fine poi di presentare un testo per l'Aula: stiamo invece parlando di emendamenti per l'Aula. Va da sé che per prassi gli emendamenti per l'Aula vanno presentati entro 24 ore dall'inizio Pag. 3dell'esame del provvedimento. Ciò significherebbe allora che qualcuno ha già deciso in anticipo che la discussione è esclusivamente sulle linee generali, e non si entra nel merito delle votazioni del provvedimento, il che non risponde all'ordine del giorno che è stato fissato; e quindi, da questo punto di vista, non ci si è attenuti alla prassi regolamentare e alla lettera del Regolamento.
In secondo luogo, è del tutto evidente che, in via strumentale, la presidenza della Commissione ha inteso rinviare le proprie decisioni, che era possibile assumere ieri, in modo tale che si procedesse regolarmente alla discussione sulle linee generali e poi all'esame con votazioni del provvedimento in Aula oggi: ciò è avvenuto strumentalmente, adducendo il fatto che la Commissione bilancio non aveva ancora esaminato il provvedimento e approvato i relativi pareri.
Poiché nello stesso momento oggi in Aula non si dispone di tale parere, che sicuramente non può essere espresso prima delle 13, ora di convocazione della Commissione bilancio, delle due l'una. O vale la regola che si accede alla discussione del provvedimento in presenza solo del parere della Commissione bilancio, regola comunque del tutto astrusa, che è stata assunta ieri come se fosse data per sempre dalla prassi, e ciò non è vero: essa vale per la Commissione e non vale per l'Aula. Oppure, se non poteva valere per la Commissione ieri e non vale per l'Aula oggi, significa che siamo oggi in grado di proseguire nella discussione e nella votazione del provvedimento, e non solo nell'esame per quanto riguarda la parte della discussione sulle linee generali.
Siccome tale questione è contemporaneamente posta anche nella sede della Conferenza dei presidenti di gruppo, ma qui siamo in Aula, ed è evidentemente in questa sede che proseguiamo la nostra discussione, salvo decisioni diverse della stessa Conferenza dei presidenti di gruppo, le chiedo, signor Presidente, di avere chiarimenti relativamente alle due ulteriori questioni che le ho posto.

PRESIDENTE. Per quanto riguarda le risposte che le sono dovute da parte della Presidenza, la inviterei ad aspettare che si concluda la Conferenza dei presidenti di gruppo, in cui tali questioni vengono poste, e quello è il luogo proprio anche per fornire le risposte in materia. Per quanto riguarda invece le scelte e le competenze proprie della Commissione, inviterei il presidente della Commissione ad illustrarci quali sono le procedure che hanno deciso di adottare.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi richiamo all'articolo 75, comma 2, del Regolamento, che espressamente recita: «I pareri espressi dalla Commissione affari costituzionali e dalla Commissione lavoro sono stampati e allegati alla relazione scritta per l'Assemblea. Qualora la Commissione che procede in sede referente non abbia adeguato il testo del progetto di legge alle condizioni formulate nei pareri, deve indicarne le ragioni nella relazione per l'Assemblea».
Ora vorrei sapere se possiamo tollerare in quest'Aula che il presidente o la Commissione decida di non adeguarsi senza motivare (e vi sarebbe anche un dovere di rispetto parlamentare tra istituzioni, quali sono le due Commissioni). Nel momento in cui la Commissione affari costituzionali dà un proprio parere condizionato, ovvero con delle condizioni che hanno una cogenza evidente, la Commissione ambiente deve almeno dichiarare per iscritto per quale ragione non intende seguire le condizioni che sono state date «casualmente» dalla Commissione affari costituzionali e dalla Commissione lavoro. Non credo che possiamo proseguire nei nostri lavori semplicemente accettando il fatto - lo sapevo anch'io signor Presidente - che c'è un testo, che è depositato, peraltro da poco, da parte della Commissione. La Commissione deve motivare per quale ragione non Pag. 4prende atto e quindi non modifica il suo testo, in ragione delle condizioni che sono state poste dalla Commissione affari costituzionali e dalla Commissione lavoro. In questo senso e poiché è anche in corso la Conferenza dei presidenti di gruppo - alla quale magari sarebbe utile far sapere anche quanto sta accadendo in quest'Aula - suggerirei segnatamente di sospendere i lavori e di attendere le decisioni della Conferenza dei presidenti di gruppo. Infatti, a mio avviso, in base al Regolamento, noi non siamo in grado di procedere, perché manca una motivazione essenziale da parte della Commissione competente del perché non accetta le condizioni delle Commissioni a cui ho fatto riferimento.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Giachetti, prima di decidere in merito alla sua proposta, ascoltiamo i rappresentanti della Commissione competente in modo che spieghino che cosa hanno fatto, cosa intendono fare e come vedono la situazione. Prego, onorevole Alessandri, ha facoltà di parlare.

ANGELO ALESSANDRI, Presidente della VIII Commissione. Signor Presidente, ieri vi è stato un momento di riflessione, in cui abbiamo raccolto anche l'invito da parte del relatore di poter avere una chiarificazione, proprio in base anche alle condizioni che venivano date da altre Commissioni, su un particolare emendamento che era passato durante l'esame in Commissione, relativo al nuovo comma 2-bis, se non ricordo male, che riguardava forme di stabilizzazione, con problemi anche di copertura e legati alla competenza delle Commissioni lavoro e affari costituzionali. Proprio per questo avevamo chiesto, correttamente, di convocare immediatamente l'ufficio di presidenza, dove tutti abbiamo preso atto che questa richiesta poteva essere fondata e che sarebbe stato opportuno attendere un attimo per capire quali potevano essere anche le variazioni da apportare al testo.
Visto e considerato che la Commissione bilancio si sarebbe riunita oggi pomeriggio e che il provvedimento era già calendarizzato in Aula per oggi, stamattina abbiamo ugualmente dato, nei tempi, mandato al relatore alle 9,30; poi c'è stato lo «spostamento» del mandato al relatore e siamo venuti in Aula alle 10; per le 14, le 15 è convocata la Commissione bilancio che esprimerà il parere, in seguito al quale, con il Comitato dei nove, credo si modificherà il testo con la votazione degli emendamenti presentati. È sembrata quindi una prassi abbastanza corretta, nel rispetto dei tempi che dovevamo rispettare.

SERGIO MICHELE PIFFARI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, è vero che l'iter in Commissione si è svolto come descritto dal presidente Alessandri, ma è stato evidenziato, proprio in sede di Commissione, che forse sarebbe stato opportuno procedere senza interruzioni e quindi dare un mandato al relatore già ieri, e non stamattina, in modo da avere tempi certi.
Già ieri in Commissione era stata sollevata da parte dell'Italia dei Valori la questione dei tempi per presentare eventuali emendamenti o subemendamenti in Aula, perché il termine era inizialmente fissato per le 10 di ieri. Questa mattina apprendiamo dalla comunicazione, resa qui poco fa dal Presidente dell'Assemblea, che i termini sono stati spostati a mezzogiorno e che però dobbiamo ancora aspettare l'esito della Conferenza dei presidenti di gruppo, che eventualmente detterà le ulteriori scadenze o scalette.
Io credo che per procedere con serenità e con i tempi necessari e dovuti per valutare questi emendamenti, che danno forse un po' di corpo e sostanza al provvedimento in esame, e che invece rischiano, almeno alcuni, di devastare qualsiasi atto legislativo o di programmazione imbastito in questi anni, forse sarebbe opportuno che l'Assemblea venga aggiornata nei modi che poi la Conferenza dei presidenti di gruppo ci dirà.

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PRESIDENTE. Mi informano del fatto che la Conferenza dei presidenti di gruppo ha terminato i suoi lavori e ha deciso di fissare l'inizio delle votazioni alle ore 16,30, dando il via libera alla discussione sulle linee generali a partire dal momento presente. Vi sono 17 iscritti a parlare.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, a prescindere da quello che ha deciso la Conferenza dei presidenti di gruppo, rimangono alcuni rilievi che abbiamo sollevato e in relazione ai quali aspettiamo una risposta. In particolare, le ribadisco quanto riferito in relazione all'assenza di motivazione da parte della Commissione competente sulla ragione per la quale non recepisce le condizioni della Commissione affari costituzionali. Visto che la informano, vorrei anche che lei potesse essere così gentile da informare noi se la Commissione bilancio, che il presidente della Commissione ambiente ci ha comunicato si riunisce alle 13, ha all'ordine del giorno l'esame di questo punto. Infatti i miei colleghi in Commissione bilancio hanno ricevuto ancora degli SMS di convocazione fino a ieri e mi comunicano che il punto di cui si parla non è neanche all'ordine del giorno dell'esame della Commissione bilancio. Ora, poiché stiamo parlando anche di questioni di un certo rilievo, vorrei sapere se stiamo «facendo finta che» oppure se in realtà ci troviamo effettivamente nelle condizioni di poter esaminare un provvedimento. Infatti - e concludo, signor Presidente - noi siamo di fronte ad un provvedimento che ha due pareri con condizioni da parte di due Commissioni competenti (la Commissione affari costituzionali e la Commissione lavoro) che si sono riunite, hanno espresso un parere, hanno posto delle condizioni che non vengono recepite e non si prevede, come per Regolamento, la motivazione e ci si comunica che riprenderemo a votare alle 16,30 perché alle 13 - ci comunica il presidente della Commissione ambiente - si dovrebbe riunire la Commissione bilancio per esaminare il provvedimento in esame; tuttavia la Commissione bilancio non lo ha neanche all'ordine del giorno per la giornata di oggi.
Lei capisce che, al di là della nostra fiducia e buona volontà - e come è noto la buona volontà è tanta, la fiducia è molto poca nella maggioranza - è difficile non immaginare che si stia facendo per così dire la finta di voler fare qualcosa per poi, come è spesso accaduto in quest'aula, appigliarsi alla mancanza di una riunione della Commissione piuttosto che a qualcos'altro per non andare avanti.
Resta il fatto che io, al di là del fatto che ci troviamo in sede di discussione sulle linee generali, le chiedo come si può andare avanti senza né la convocazione della Commissione bilancio sul punto in questione né una risposta alle richieste che le ho fatto rispetto alle altre questioni.

PRESIDENTE. Lei ha posto questioni di grande rilevanza, le quali attengono però alla fase di votazione del provvedimento. È ovvio che se per le ore 16,30 non saranno adempiute le condizioni che consentono di procedere alla fase di votazione, non si passerà alla fase di votazione. Adesso gli uffici si occuperanno di accertare se è all'ordine del giorno della Commissione l'esame del provvedimento ed eventualmente di chiedere che esso venga inserito. Tutto ciò però non attiene alla fase di discussione, perché, a termini di Regolamento, le condizioni devono essere adempiute nel momento in cui inizia la fase di votazione.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà... Mi scusi onorevole Quartiani, c'era l'onorevole Cambursano che lo aveva chiesto precedentemente e io colpevolmente, ma non dolosamente, lo avevo dimenticato. Prego, onorevole Cambursano, ha facoltà di parlare.

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RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, non mi vuole bene ma la perdono lo stesso.

PRESIDENTE. Io le voglio bene, ma quandoque dormitat bonus Homerus.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, meglio scherzarci su un po', visto quello che sta capitando in questo Paese e soprattutto nelle aule parlamentari. Parto di qui, signor Presidente, non a caso, perché credo sia noto a tutti quello che sta avvenendo all'interno della cosiddetta maggioranza rispetto al provvedimento al nostro esame: sanno benissimo di essere sotto, di non avere i numeri e per lo più di essere in dissenso al loro interno. Chi ha seguito i lavori in Commissione questo lo sa bene.
Tuttavia, si vogliono scaricare sulla gestione dell'opposizione le contraddizioni interne. Mi accingo a spiegarne il motivo, perché qualcuno, probabilmente, parla dando fiato soltanto ai denti e non già, invece, al ragionamento.
Faccio parte della Commissione bilancio e posso dire questo problema, questo argomento, questo provvedimento non è all'ordine del giorno né nelle convocazioni ufficiali cartacee, né in quelle mandate via mail o via sms. A meno che non venga aggiornata immediatamente detta convocazione della Commissione, così stanno le cose.
Pertanto, credo che, anche alla luce del provvedimento in sé e, soprattutto, delle proposte emendative che hanno già avuto il consenso da parte della maggioranza e che sconquassano le casse dello Stato, che sono già sconquassate di proprio, sarebbe bene fermare i lavori in attesa di capire cosa abbia mente la maggioranza e come intenda approvare il provvedimento in oggetto.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cambursano. Chiedo scusa all'onorevole Quartiani, ma vedo in Aula l'onorevole Giancarlo Giorgetti. Credo che sarebbe opportuno, se lo ritiene, che egli prenda la parola per fornire le chiarificazioni richieste in merito all'operato della Commissione che presiede. In questo modo, onorevole Quartiani, potrà intervenire in seguito avendo una maggiore base informativa. Prego, presidente Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di parlare.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, la Commissione bilancio, com'è noto, lavora nelle condizioni e nei tempi dell'Assemblea, in primo luogo, anche attraverso il contributo dell'opposizione, che, poi, magari, non rispetta esattamente i pareri della Commissione stessa o l'operato delle altre Commissioni.
Avevamo ragionevolmente ipotizzato di riunire la Commissione alle ore 13 per poter esaminare il testo e le proposte emendative. In base all'evoluzione della situazione ed anche al lavoro svolto dalla Commissione competente di merito in ordine al provvedimento in oggetto, ritengo che la Commissione possa riunirsi alle ore 16 per valutare tutte le proposte emendative, che devono essere presentate, a quanto mi risulta, entro le ore 12. Ciò, quindi, in tempo utile, eventualmente, per la ripresa delle votazioni alle ore 16,30, naturalmente, se l'Assemblea deciderà di proseguire con questo punto all'ordine del giorno.
Vorrei, quindi, rispondere anche all'onorevole Cambursano e tranquillizzare tutti i colleghi - in particolare i membri della Commissione bilancio, ma anche tutta l'Assemblea - comunicando che la Commissione si riunirà alle ore 16. Quando riceverà il materiale, la Commissione esprimerà il proprio parere e la propria valutazione in tempo utile per la ripresa dei lavori. Questo è ciò che deve fare la Commissione bilancio e questo è ciò che intendo proporre in ordine all'organizzazione dei suoi lavori.

PRESIDENTE. Grazie, presidente. Posso chiederle se lei ritiene che trenta minuti siano sufficienti per svolgere questo lavoro?

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, Pag. 7trenta minuti potrebbero essere sufficienti, nel senso che il tempo per valutare le proposte emendative - che intercorre tra le ore 12 e le ore 16 - dovrebbe essere tale per cui gli uffici della Commissione e quelli del Ministero dell'economia e delle finanze dovrebbero produrre quanto necessario per quell'ora.
È evidente che, all'interno della Commissione, si sviluppano un dibattito politico ed una dialettica che, date le condizioni politiche, non so quanto tempo potrebbero richiedere. Signor Presidente, ragionevolmente, in tempi normali, la mezz'ora potrebbe essere sufficiente; in tempi difficili, onestamente, non può chiedere a me quanto potrebbe richiedere il lavoro in Commissione.

PRESIDENTE. La ringrazio, presidente Giorgetti. La sua risposta mi sembra chiara ed onesta.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, anche io ringrazio l'onorevole Giancarlo Giorgetti, anche se capisco la difficoltà di lavorare in una condizione che già era difficile in precedenza per la maggioranza e per il Governo. Il presidente della Commissione dovrà tenere conto che, sempre di più, in futuro, dovrà lavorare ad horas con riferimento ai vari provvedimenti.
È inutile che ci nascondiamo dietro ad un dito: nonostante le ragioni addotte dal presidente Alessandri, che altrettanto ringrazio per le risposte che ha dato, è del tutto evidente che il provvedimento in oggetto, già un'ora dopo la votazione della mozione di sfiducia di ieri, presentava e ha continuato a presentare durante la notte - può darsi che la notte abbia portato consiglio - contraddizioni molto forti. Ciò non solo all'interno della maggioranza che ieri ha confermato la fiducia al Governo per tre voti, ma all'interno del principale partito della maggioranza, cioè del Popolo della Libertà, in ordine ad un provvedimento così importante, come quello concernente la questione dei rifiuti a Napoli e in Campania.
Signor Presidente, penso che non si possa utilizzare in maniera impropria il Regolamento, come è stato fatto nella giornata di ieri e fino a questa mattina, per nascondere questo dato politico. Occorre, invece, avere - da parte della maggioranza e dei colleghi della maggioranza - la capacità di raccontare e di dire all'Aula esattamente quali sono le condizioni nelle quali si sta lavorando.
Il collega Alessandri ci ha detto che la Commissione bilancio era convocata sul punto all'ordine del giorno prima della decisione, ricevuta quasi in presa diretta, relativa alla definizione dei nostri lavori da parte della Conferenza dei presidenti di gruppo, ossia di iniziare le votazioni a partire dalle ore 16,30. Ebbene, sappiamo tutti che la Commissione bilancio era convocata per le ore 13, prima della convocazione della Conferenza dei presidenti di gruppo, senza recare all'ordine del giorno l'esame del provvedimento che, in quest'Aula, dovremmo votare a partire dalle ore 16,30.
Pertanto, il presidente Giorgetti dovrebbe aggiungere - glielo suggerisco - che la convocazione della Commissione bilancio dovrà aggiornare l'ordine del giorno in relazione alle decisioni della Conferenza dei presidenti di gruppo, e non dire che era già prevista la convocazione della Commissione bilancio prima delle decisioni della Conferenza dei presidenti di gruppo, perché ciò non risponde alla verità.
La verità è che tutti apprezziamo il fatto che la Conferenza dei presidenti di gruppo abbia deciso di procedere alle votazioni a partire dalle ore 16,30. Di conseguenza, occorre dare corso a tutto il percorso regolamentare che precedentemente è stato «pasticciato» utilizzando il Regolamento, ritardando anche la presentazione degli emendamenti, senza sapere su quale testo bisognasse discutere e non essendo in grado di fare proprie le condizioni poste dalle Commissioni affari costituzionali Pag. 8e lavoro: in altre parole, è un «pasticcio», che vorrei che si evitasse d'ora in avanti e anche per i prossimi provvedimenti. Infatti, dopo questo decreto-legge, ve ne sarà uno ancora più complicato, annunciato dal Governo, il «proroga termini», il quale rischia di essere un treno al quale si aggiungono tanti e tanti di quei vagoni per cui, se non si è chiari ed espliciti, questa maggioranza non sarà in grado di garantire alcun elemento di governabilità e renderà difficile anche la prosecuzione dei lavori parlamentari, che, invece, devono andare avanti.
Non possiamo pensare di esaminare adesso questo provvedimento e di licenziarlo rapidamente perché è stato, in qualche modo, noctu, trovato un accordo all'interno del partito principale della maggioranza, per poi andare avanti come se niente fosse successo. Non è così, non potrà essere così e noi, dall'opposizione, faremo fino in fondo il nostro lavoro.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, le valutazioni che lei ha esposto, ovviamente, eccedono le decisioni che si debbono prendere adesso in materia di conduzione e di organizzazione dei lavori dell'Assemblea. Per la parte di competenza, provvederò a riferire al Presidente della Camera. Per il resto, si tratta di valutazioni politiche che rimangono affidate alla riflessione di ciascuno di noi.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 3909-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che i presidenti dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore per la maggioranza, onorevole Ghiglia, ha facoltà di svolgere la relazione.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge in esame è volto a stabilire le misure necessarie a consentire il subentro, da parte degli enti territoriali campani, nelle attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti, al fine di risolvere alcune criticità che si ritiene indispensabile affrontare con somma urgenza.
Com'è noto, per superare la cronica situazione emergenziale relativa alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti, che durava fin dal 1994 nel territorio della regione Campania, il Governo Berlusconi è intervenuto sin dall'inizio della legislatura attraverso la decretazione d'urgenza. Da ultimo, il decreto-legge n. 195 del 2009 aveva introdotto una serie di disposizioni per la cessazione dello stato di emergenza, con l'attribuzione delle competenze agli enti territoriali interessati.
Tuttavia, considerato il ripresentarsi di una situazione di elevata criticità nella regione, il Governo ha ritenuto necessario tornare ad intervenire per definire, con urgenza, misure atte ad assicurare lo smaltimento dei rifiuti urbani senza soluzione di continuità, anche in considerazione della straordinaria necessità ed urgenza di emanare disposizioni per accelerare la realizzazione di impianti di termovalorizzazione dei rifiuti e di incrementare i livelli della raccolta differenziata.
In particolare, l'articolo 1 espunge tre siti di discarica dall'elenco delle discariche da realizzare ai sensi dell'articolo 9, comma 1, del decreto-legge n. 90 del 2008. Il comma 2 prevede la possibilità, per il presidente della regione Campania, sentite le province e gli enti locali interessati, di nominare commissari straordinari che abbiano adeguate competenze tecnico-giuridiche, secondo il testo modificato nella Commissione di merito, con potere di agire in deroga alla legislazione vigente in materia di appalti pubblici e di valutazione di impatto ambientale. Tutto ciò, al fine di garantire la realizzazione urgente, secondo le modifiche approvate nel corso dell'esame in Commissione, dei siti da Pag. 9destinare a discarica, nonché degli impianti di trattamento o di smaltimento dei rifiuti destinati al recupero, produzione o fornitura di energia mediante trattamenti termici dei rifiuti nella regione Campania. È inoltre esplicitata la procedura semplificata relativa alla valutazione di impatto ambientale (VIA), in luogo dell'originario richiamo all'analoga procedura prevista dal decreto-legge n. 90 del 2008.
I commi da 3 a 6, attraverso novelle dei precedenti decreti-legge n. 90 del 2008 e n. 195 del 2009, intervengono sulla gestione del ciclo dei rifiuti sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista istituzionale. Essi stabiliscono, in particolare, che nel caso di mancato rispetto, da parte dei comuni, degli obiettivi minimi di raccolta differenziata, il prefetto diffidi il comune inadempiente a provvedere entro sei mesi, trascorsi i quali attivi le procedure per la nomina di un commissario ad acta.
Il comma 7 prevede la possibilità per il Governo di promuovere, nell'ambito di una seduta della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome, convocata su richiesta della regione, un accordo interregionale volto allo smaltimento dei rifiuti campani anche in altre regioni.
L'articolo 1-bis, introdotto nel corso dell'esame presso la Commissione di merito, proroga al 31 dicembre 2011 il regime transitorio previsto dall'articolo 11 del decreto-legge n. 195 del 2009, che attribuisce alla competenza dei comuni l'attività di raccolta, spazzamento e trasporto dei rifiuti e di smaltimento o recupero, inerente alla raccolta differenziata. In tale ambito, tuttavia, la regione Campania può deliberare, su richiesta della provincia, la cessazione di tale regime transitorio. È inoltre prorogato al 31 dicembre 2011, il regime transitorio introdotto dal medesimo articolo 11 sulle modalità di calcolo e riscossione della Tarsu e della TIA.
L'articolo 2, comma 1, proroga la disposizione di cui all'articolo 13, comma 2, del decreto-legge n. 195 del 2009, che aveva previsto l'applicazione degli ammortizzatori sociali in favore del personale non collocato nella dotazione organica dei consorzi operanti nella regione Campania nel settore dei rifiuti.
Il comma 2, prevede che le funzioni del consorzio unico di bacino delle province di Napoli e di Caserta, istituito dal decreto-legge n. 90 del 2008 unificando i consorzi delle due province, siano esercitate separatamente su base provinciale. Nel corso dell'esame presso la Commissione di merito, è stato introdotto un nuovo comma 2-bis che, attraverso l'aggiunta del comma 3-bis all'articolo 13 del decreto-legge n. 195 del 2009, obbliga le società provinciali delle province della regione Campania a riassorbire il personale proveniente dai disciolti consorzi e le pubbliche amministrazioni e a riassorbire il personale in esubero o in sovrannumero rispetto alle esigenze delle predette società.
L'articolo 3 reca disposizioni finanziarie di sostegno alla gestione regionale del ciclo dei rifiuti, nonché misure volte alla copertura finanziaria degli accordi operativi per l'attuazione delle misure di compensazione ambientale.
Al fine di consentire la complessiva gestione del ciclo regionale dei rifiuti, anche adottando le misure di esercizio del potere sostitutivo, il comma 1 autorizza la regione Campania a disporre di risorse finanziarie nel limite di 150 milioni di euro a valere sul Fondo per le aree sottoutilizzate per la raccolta, lo spazzamento e il trasporto dei rifiuti, nonché l'incremento della raccolta differenziata attraverso iniziative di carattere strutturale.
Il comma 2 prevede che per gli interventi di compensazione ambientale e di bonifica, di cui all'accordo di programma dell'8 aprile 2009 sottoscritto dai comuni della regione Campania interessati con il Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare, si provvede entro il limite massimo di 282 milioni di euro a carico del Fondo per le aree sottoutilizzate.
Tali somme sono complessivamente reperite a valere sulle risorse del FAS destinate alla programmazione regionale a carico della quota assegnata alla regione Pag. 10Campania dalla delibera CIPE n. 1 del 2009 (3,896 miliardi di euro per il periodo dal 2007 al 2013). Complessivamente dunque, considerando gli interventi autorizzati dall'intero articolo in esame, la quota del FAS regionale destinato alla Campania viene utilizzata per complessivi 432 milioni di euro: 150 milioni ai sensi del comma 1 e 282 milioni ai sensi del comma 2.
L'articolo 4 dispone l'entrata in vigore del provvedimento il giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
Ricordo che la Commissione politiche dell'Unione europea, preso atto che la Corte di giustizia ha giudicato inadempiente l'Italia con sentenza 4 marzo del 2010 per non aver creato una rete adeguata di impianti di smaltimento di rifiuti nella regione Campania e valutato che il provvedimento in esame è volto a rispondere a questioni sollevate in sede europea, favorendo in particolare il subentro delle amministrazioni territoriali della regione Campania nell'attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti, ha espresso il proprio parere favorevole.
Infine, faccio presente che la Commissione Bilancio non ha espresso il parere di competenza nel corso dell'esame in sede referente. Tale aspetto, pur non costituendo un'anomalia, oggettivamente non ha consentito alla Commissione di valutare appieno gli effetti finanziari del provvedimento, come risultante dall'approvazione degli emendamenti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza, onorevole Piffari, ha facoltà di svolgere la relazione.

SERGIO MICHELE PIFFARI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, il decreto-legge n. 196 del 2010 oggi al nostro esame, presentato dal Governo al Parlamento per la sua conversione in legge, rappresenta un'ennesima occasione mancata per intervenire in modo credibile, serio e strutturale sull'emergenza dei rifiuti in Campania. È il sesto decreto che questo Parlamento si trova ad affrontare sulla questione dei rifiuti.
A nostro parere è un provvedimento inadeguato, che non è in grado di fornire risposte convincenti, non solo all'emergenza che è ancora presente e non si vuole neanche prenderne atto, ma soprattutto perché non pone le basi per avviare finalmente una politica strutturale, corretta ed efficiente di gestione dei rifiuti. È un decreto-legge, insomma, che non si discosta minimamente dal solco avviato negli anni più o meno recenti e dimostratosi del tutto fallimentare, miope ed antieconomico (ultima la questione sul personale, ma è nel suo complesso che va analizzato attentamente).
Questo provvedimento riproporrà nel prossimo futuro gli stessi problemi, perché continua ad ignorare gravemente quello che ci chiede l'Unione europea, e in definitiva non fa altro che spostare un po' più in là nel tempo una nuova emergenza rifiuti (siamo troppo abituati a nascondere sotto il tappeto la polvere). Se il Governo non interverrà con un piano serio di investimenti infrastrutturali, strettamente funzionali al ciclo completo dei rifiuti, uscire dall'emergenza sarà solo illusorio.
In Campania, ma certamente non solo in questa regione, perché abbiamo buona parte d'Italia che rischia di entrare in default, a partire dalla regione Lazio, finora i piani preposti si sono sostanzialmente basati sull'utilizzo delle discariche e su un trattamento dei rifiuti per produrre combustibile, laddove, al contrario, il ciclo dei rifiuti si dovrebbe affrontare con un ciclo industriale vero e proprio.
È innegabile che la crisi della regione ha radici lontane nel tempo, e trova storicamente responsabilità politiche in entrambi gli schieramenti, sia a livello delle amministrazioni locali che di Governo centrale; questo non può essere una giustificazione.
Purtroppo, a un errato sistema di gestione dei rifiuti in questa regione si aggiunge in particolare il perverso cronico intreccio tra l'azione di chi ha la responsabilità politica e amministrativa della gestione Pag. 11del sistema di smaltimento e le imprese appaltatrici, in particolare la criminalità organizzata ben presente sul territorio.
In Campania ci sono dieci clan che si conoscono bene ed operano con business a loro vantaggio. Tra l'altro, le ecomafie e i traffici legati alla gestione illecita dei rifiuti trovano maggiore spazio proprio in assenza del rispetto chiaro e determinante da parte delle istituzioni e del mondo politico. Se il problema si affronta con i decreti-legge, che scavalcano il rapporto con le comunità locali, che scavalcano ogni giorno il lavoro che bisogna fare con trasparenza e quotidianità, come ci insegnano le formiche, giorno per giorno, la soluzione non la troveremo mai.
Questa nuova ennesima crisi a Napoli e nella regione, con tonnellate di rifiuti in strada, mette in luce ancora una volta come in realtà il problema rifiuti non sia mai stato risolto, come invece ha sempre dichiarato questo Governo, e che il piano messo a punto da Berlusconi e Bertolaso due anni e mezzo fa ormai si è rivelato per quello che è: un insieme di soluzioni provvisorie di mera propaganda.
Esemplari sono, in questo senso, le promesse del Presidente del Consiglio esternate in quest'ultimo periodo, da quando, cioè, è tornata a farsi più acuta la crisi dei rifiuti in Campania. Il 28 ottobre scorso, il Presidente Berlusconi, contro ogni evidenza dei fatti, annunciava che il problema rifiuti sarebbe stato risolto entro tre giorni e che dopo tre giorni a Napoli non ci sarebbero stati più rifiuti. La nuova emergenza rifiuti sarebbe più o meno un inconveniente causato, a sua detta, da facinorosi che pare siano anche organizzati.
È stato detto, inoltre, che in dieci giorni il fenomeno si sarebbe risolto: «siamo già molto avanti, il fenomeno è stato risolto al 90 per cento». «Il puzzo che arriva da cava Sari è solo al 10 per cento» - è un bell'indice di misurazione del puzzo quello di utilizzare delle percentuali, come con nuovi nasi elettronici - «rispetto a quello di alcuni giorni fa in tre o quattro giorni; entro il limite di dieci giorni che ci eravamo dati, sparirà completamente». Infine, il 26 novembre scorso, in occasione di una riunione tecnica in prefettura a Napoli, Berlusconi, in totale sprezzo del ridicolo, ribadiva che in meno di due settimane sarebbe stata risolta l'emergenza rifiuti a Napoli. Queste sono alcune delle affermazioni urlate con il megafono.
Credo sia necessaria una breve cronistoria sulla emergenza dei rifiuti durante il Governo Berlusconi: dopo pochi giorni dal suo insediamento il Governo adotta il decreto-legge n. 90 del 2008 (siamo nel mese di maggio) sull'emergenza rifiuti in Campania. Il piano rifiuti, che avrebbe dovuto risolvere il problema dei rifiuti campani, l'unica cosa che è riuscito ad ottenere è stata quella di mettere per un po' di tempo sotto il tappeto tutto.
È utile ricordare, peraltro, che il lavoro di rimozione di tonnellate di rifiuti dalla strada ha origine con il precedente Governo Prodi. Fu infatti Gianni De Gennaro, commissario straordinario all'emergenza, con l'ultimo atto del Governo Prodi dell'8 gennaio 2008, a usare l'esercito per cominciare a togliere l'immondizia, riuscendo ad aprire due nuove discariche in un solo mese: Sant'Arcangelo Trimonte e Savignano Irpino.
Nel maggio 2008, quando si insedia l'attuale Governo Berlusconi, per strada restano circa 17 mila tonnellate di rifiuti, un'inezia rispetto al gennaio 2008, quando in Campania ve ne erano sulle strade circa 300 mila tonnellate. Finita la fase dell'emergenza, il decreto-legge n. 90 del 2008 resta sostanzialmente lettera morta. Mancano chiare istruzioni su chi e, soprattutto, su come ci si debba dare da fare per raggiungere il 50 per cento nel 2011 della raccolta differenziata, ma intanto si chiudono 7 impianti di CDR addetti alla separazione dei rifiuti.
Stiamo tornando alla normalità, se per normalità si intende tutto il danno fatto in precedenza, tant'è vero che l'emendamento approvato in Commissione ieri, a firma di Paolo Russo, comporta l'immediata stabilizzazione (anche se la parola stabilizzazione non compare) di tutti quegli addetti che sono in esubero e sono Pag. 12stati assunti solo per questioni di raccomandazioni, di correnti, di clan o per acquisizione di voti.
Torniamo in quella normalità, superiamo l'emergenza garantendo a tutti il pane però diciamo di tenere i rifiuti in strada. Questo non va assolutamente bene! Il medesimo decreto-legge prevede anche lo scioglimento dei comuni inadempienti nella gestione dei rifiuti e il 30 gennaio 2009 il Ministro dell'interno rimuove i sindaci di Maddaloni, Castel Volturno e Casal di Principe. Con riguardo alla questione dello scioglimento dei consigli comunali, il provvedimento prevedeva lo scioglimento anche per quei comuni che si rifiutavano di trasferire alle province la raccolta differenziata dei rifiuti. Solo ad agosto, il Ministro Maroni scioglie il consiglio comunale di Camigliano, in provincia di Caserta, dove il sindaco ha raggiunto ormai la quota di quasi l'80 per cento di raccolta differenziata. La motivazione, signor Ministro, è stata quella di procedere allo scioglimento perché il comune non trasferiva alle province la raccolta differenziata dei rifiuti, di competenza delle province, sapendo che esse non erano in grado di farlo.
Adesso, in questo decreto-legge, torniamo a dire che i comuni devono fare la raccolta sul proprio territorio. Se così è, forse non è il caso di ripristinare un po' di giustizia e dire a questo sindaco e a questo consiglio comunale di operare in continuità e quindi ripristinare la legalità, e non portarli al voto solo per questo motivo, visto che il decreto-legge in esame prevede invece che chi non farà la raccolta differenziata non verrà più sciolto, ma avrà un'ulteriore proroga di sei mesi per la diffida e poi interverrà eventualmente il commissario ad acta? Non possiamo procedere in una direzione e poi fare altri passi in senso contrario, indipendentemente da chi ha subito una procedura o un'altra.
Nella gestione dei rifiuti - come dicevo prima - sono stati sciolti anche dei consigli comunali. Tuttavia, il commissariamento non avviene in altre città che non si avvicinano neppure ai requisiti minimi di raccolta differenziata fissati per legge. Quindi, quando si danno delle linee bisogna avere anche la forza e il coraggio di mantenerle in modo da rendere credibili i provvedimenti che si approvano.
Dei nuovi termovalorizzatori, previsti uno per provincia, non vi è alcuna traccia. L'unico funzionante è quello di Acerra che ha sempre operato nei suoi circa 620 giorni di vita a regime ridotto. Come sapete, un buon inceneritore, un ottimo inceneritore, deve al massimo sospendere la sua attività un mese all'anno per la manutenzione delle linee, dei camini, per la sostituzione di eventuali pezzi. Purtroppo tale impianto va spesso fuori esercizio, le tre linee non lavorano, si è arrivati anche ad avere due linee spente, con grave situazione di disagio. Infatti, trovarsi da un momento all'altro 650 tonnellate in più, che ogni linea è in grado di smaltire al giorno, da portare in discarica dove le discariche non ci sono naturalmente crea situazioni di crisi non da poco.
Sulla carta l'emergenza si è conclusa il 31 dicembre 2009. Ricordo qui quando anche la Lega approvò un emendamento dell'Italia dei Valori, a firma Piffari, dove si chiedeva di interrompere al 31 dicembre 2009 le assunzioni straordinarie che avevano un costo allora di 40 milioni di euro, perché se l'emergenza doveva finire bisognava tornare alla normalità anche sui costi di gestione. Infatti, questo è un altro dei problemi, le aziende sono andate in crisi perché appena cessato l'intervento di Bertolaso, che aveva la liquidità della Protezione civile, in realtà esse non hanno più avuto i soldi per pagare gli stipendi. Non possiamo inventare stipendi solo in funzione di se stessi e non di una raccolta differenziata e di un efficiente servizio di gestione e raccolta dei rifiuti. Invece ieri abbiamo fatto un qualcosa che è andato non al 31 dicembre 2009, ma ormai al 31 dicembre 2010 e, a distanza di un anno, rischiamo di stabilizzare non più i 450 esuberi che Bertolaso ha indicato, ma probabilmente qualche migliaio di esuberi in barba ai patti di stabilità, ai comuni efficienti, a quanto altro abbiamo invocato in più occasioni in questa sede. Dal 3 Pag. 13ottobre, di fatto, l'unità stralcio, organizzata da Bertolaso come momento di transizione sulle competenze dalla Protezione civile alla regione, cessa il suo ruolo.
Tuttavia, in questa data lasciano la gestione ad un solo funzionario della regione Campania. Da quel momento il sistema torna ad essere in crisi. Forse era necessario affiancare il funzionario della regione, istruire personale adeguato, ma lo stacco non poteva essere così scoordinato e, infatti, ha prodotto tutti gli effetti che oggi vediamo.
Quindi, il decreto-legge n. 196 del 2010 al nostro esame nasce rapidamente nell'approvazione da parte del Governo. Ciò anche per evidenziare maggiormente quali e quanti interessi in gioco si celino troppo spesso dietro l'affare «emergenza rifiuti in Campania». Ci teniamo a ribadire alcuni particolari, partendo dal 18 novembre scorso quando il Consiglio dei ministri lo approvava «salvo intese» (cioè con un testo non ancora definito e, quindi, suscettibile di ulteriori modifiche prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale). Quindi, questo decreto-legge è nato in «ombra», con alcuni omissis.
Il decreto-legge in esame è volto a superare l'ennesima emergenza rifiuti. Di fatto, ha una gestazione tribolata. Si è detto che «salvo intese» stava ad indicare che andavano prima sciolti alcuni nodi, il principale dei quali era sicuramente quello legato ai termovalorizzatori e, soprattutto quello relativo a chi affidare la gestione della loro costruzione. Sembra che i ragionamenti che gli enti locali debbono maturare nella loro autonomia non possono funzionare. Dobbiamo risolvere dall'alto queste competenze con dei decreti-legge. Così facendo, disfacendo e rifacendo, non diamo mai certezze su chi deve operare. È vero che in tante altre regioni o province d'Italia le questioni sono state affrontate in modo diverso: a volte con le province, a volte con i comuni, a volte con i consorzi, si è arrivati alla soluzione con un ampio dibattito e confronto all'interno degli enti locali. Ma ciò non sempre succede. La posta in gioco, infatti, è molto alta. Ci sono altri 300 milioni di euro legati al business e poteri decisionali legati ai progetti su questi termovalorizzatori.
Il Ministro per le pari opportunità Mara Carfagna ha sostenuto, arrivando a minacciare le proprie dimissioni, la necessità che fosse il presidente della regione il soggetto incaricato di gestire appalti e procedure, nonché la gestione commissariale ai fini della realizzazione di termovalorizzatori, sicuramente in netto contrasto con le personalità istituzionali più vicine ai coordinatori regionali del PdL, Nicola Cosentino, ossia il presidente della provincia di Napoli, Luigi Cesaro, e il presidente della provincia di Salerno, Cirielli, i quali erano, invece, interessati a mantenere in capo alle province la gestione dei medesimi termovalorizzatori. Tuttavia, da parte di questi non si è registrato nessun tentativo di dialogo territoriale con le comunità, ma esclusivamente avere un interesse per il monopolio sul business.
La prima stesura del decreto-legge affidava tutti i poteri al presidente della regione per la realizzazione di questi inceneritori, in particolare a Napoli e a Salerno. Successivamente però si arrivava ad una seconda stesura del decreto-legge che metteva i termovalorizzatori nelle mani sia della regione che delle province. Il testo si riferiva, infatti, a poteri del presidente della regione, che doveva operare però in raccordo con le province o meglio rispettoso del veto delle province. Si tratta di una formulazione che aveva però poco convinto lo stesso Presidente della Repubblica.
Il 22 novembre - ben quattro giorni dopo l'approvazione del decreto-legge in Consiglio dei ministri - il Presidente Napolitano non aveva ancora potuto visionare il testo votato, tanto che con un secco comunicato stampa il Quirinale ci faceva sapere che il «Presidente non ha ricevuto e non ha potuto, quindi, esaminare il testo del decreto-legge sulla raccolta dei rifiuti e la realizzazione termovalorizzatori». È, dunque, stato lo stesso Presidente della Repubblica nei giorni immediatamente successivi a sollecitare il Governo, affinché modificasse alcuni passaggi del decreto-legge, Pag. 14e, solo dopo aver verificato puntuali cambiamenti, ha deciso di firmare il provvedimento. I dubbi di Napolitano erano concentrati su alcuni passaggi del testo del decreto-legge, tra i quali proprio quel termine presente nella prima versione (il citato «raccordo»), il Presidente non era convinto della formulazione giuridica della norma.
Alla fine Palazzo Chigi accoglie i rilievi del Presidente della Repubblica e conseguentemente modifica le parole «in raccordo con le province» con le parole «sentite le province». In pratica, i presidenti delle province verranno ascoltati, ma il loro parere non potrà condizionare le decisioni del governatore della regione. Ci sono le province, ci sono le comunità locali che sono quelle che si ribellano agli abusi e ai dinieghi che gli abbiamo fatto subire in questi anni. Alla fine il decreto-legge viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 27 novembre, nove giorni dopo la sua approvazione (e siamo in uno stato di emergenza).
Nel Consiglio dei Ministri - ed è il fatto che certamente colpisce in tutta questa vicenda - vi è la pressoché totale e imbarazzante assenza - e mi dispiace dirlo - del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Sull'emergenza rifiuti in Campania il Ministro non ha avuto nulla da dire. Lo stesso decreto-legge, infatti, porta la firma di Tremonti e del Ministro Maroni.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Piffari.

SERGIO MICHELE PIFFARI, Relatore di minoranza. Quanti secondi mi rimangono?

PRESIDENTE. Poco più di un minuto.

SERGIO MICHELE PIFFARI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, ci sono diverse criticità che rimangono agli atti. C'è la questione della Comunità europea. La Comunità europea ci chiede di rispettare alcuni parametri. Intanto, ci chiede di garantire la salute ai cittadini, la qualità dell'ambiente e nello stesso tempo di evitare di bruciare nei termovalorizzatori i rifiuti organici, che devono essere smaltiti con altre tecnologie che ancora ci rifiutiamo di utilizzare. Questo comporta il blocco eventualmente di risorse europee (sono circa 150 milioni di euro). Forse è opportuno valutare attentamente le osservazioni che la Comunità ci rivolge e non nasconderci dietro il fatto di dire che forse ci sono conseguenti precedenze. Certamente ve ne sono, ma spetta a noi e al Governo affrontare queste situazioni e dare, in modo serio, le giuste risposte alla Comunità europea, perché legato a questo problema vi è quello dell'immagine dell'Italia intera.
Abbiamo proposto - e concludo, signor Presidente - una serie di emendamenti concreti, compreso quello di non toccare le risorse per la valorizzazione al sud delle risorse FAS, che sono altrettanto necessarie in situazione di crisi come questa. Bisogna avere il coraggio di dire che il ponte sullo stretto di Messina forse può aspettare e, quindi, prendere da quella sede i 400 milioni di euro che servono per affrontare questa emergenza. Sono le risorse necessarie, che sono pari a sei mesi di guerra in Afghanistan. Forse è bene avere il coraggio di vedere con serenità gli impegni che prendiamo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio i parlamentari che sono intervenuti nella discussione sulle linee generali. Già in Commissione ambiente abbiamo discusso approfonditamente con i colleghi il testo e accolto suggerimenti, sia della maggioranza sia dell'opposizione, che hanno consentito di migliorare il testo oggi in discussione.
L'obiettivo di questo provvedimento - lo voglio ribadire in Aula - è di operare dei correttivi che si sono resi necessari al Pag. 15decreto-legge che il Governo ha varato nel 2008 e che ha affrontato l'emergenza dei rifiuti a Napoli e in Campania, definendo un percorso per attivare nella regione un ciclo moderno dei rifiuti in linea con le norme europee.
Il decreto-legge in esame, quindi, non modifica la strategia individuata dal Governo, grazie alla quale sono stati attuati importanti interventi, dal completamento del termovalorizzatore di Acerra all'apertura di siti per lo smaltimento dei rifiuti, all'incremento importante della raccolta differenziata che ha consentito - e i numeri ce ne danno atto - la possibilità di dimezzare la quantità dei rifiuti conferiti giornalmente nelle discariche. È, però, evidente che dopo 14 anni di emergenza il ritorno alla gestione ordinaria, da parte della regione, è stato complesso ed è del tutto fisiologico che si registrino dei ritardi non imputabili al Governo nazionale, specie in procedure complesse come quelle della realizzazione dei termovalorizzatori che non sono complesse soltanto in Campania ma anche in altre parti d'Italia, dal sud al nord.
Per supportare la regione, nella convinzione dunque che il ritorno alla gestione ordinaria sia la precondizione per un sistema che responsabilizzi finalmente gli enti territoriali della regione abbiamo varato questo decreto-legge, il cui cuore politico è il conferimento dei poteri al presidente della regione di nominare commissari straordinari per accelerare la costruzione di quegli impianti che sono strategici ed essenziali per attivare il corretto ciclo integrato dei rifiuti.
Per quanto invece concerne l'esclusione di alcuni siti tra cui cava Vitiello e Terzigno, che erano stati individuati ed autorizzati come possibili aree per la realizzazione di discariche, si è trattato di una scelta adottata dallo stesso Presidente Berlusconi per venire incontro alle esigenze delle comunità locali, al fine di consentire una gestione più serena di questa fase di transizione. È però evidente che la mancata apertura di tre discariche comporti, nelle more che si costruiscano i termovalorizzatori, una diversa programmazione delle soluzioni per lo smaltimento dei rifiuti, soprattutto nell'area napoletana.
In questa prima fase stiamo verificando positivamente la solidarietà da parte delle province e di alcune regioni ad accogliere parte dei rifiuti del napoletano. Il tavolo tecnico che è stato aperto presso il Ministero dell'ambiente sta lavorando bene e in un clima di generale disponibilità. Sono iniziati i trasferimenti dei rifiuti verso la Puglia e analoga disponibilità è stata manifestata da altre regioni, con le quali stiamo definendo aspetti tecnici. Si tratta evidentemente di soluzioni temporanee, fermo restando il principio secondo il quale in prospettiva ogni ambito territoriale dovrà provvedere autonomamente allo smaltimento dei rifiuti.
È stato anche indicato un percorso di transizione per il passaggio alle province delle competenze sui rifiuti, passaggio in linea con quanto previsto dalla giunta regionale della Campania nel 2007 e poi confermato nel 2008. Si tratta di una scelta dettata da ragioni certamente non politiche, bensì tecniche, essendo l'ambito territoriale e provinciale più adeguato per una razionalizzazione degli interventi.
Voglio ribadire qui in Aula che non si intende in alcun modo penalizzare o emarginare i comuni, soprattutto in considerazione del fatto che in Campania, se esistono criticità, ci sono anche aree di eccellenza, che hanno ad esempio percentuali di raccolta differenziata da record. In questa ottica, abbiamo accolto in Commissione favorevolmente emendamenti di entrambi gli schieramenti, che chiedevano una proroga di dodici mesi nel passaggio delle competenze dai comuni alle province e, conseguentemente, del diritto di riscossione della tassa sui rifiuti, che rimarrà in capo ai comuni fino al 31 dicembre 2011.
Non voglio in questa sede alimentare polemiche sull'esistenza o meno di una nuova emergenza, ma voglio solo ricordare - così come ho fatto in Commissione - alcuni dati, che credo parlino chiaro. Nel 2008, nelle strade di Napoli e della Campania c'erano oltre 200 mila tonnellate di rifiuti, oggi meno di cinquemila. A Napoli oggi ci sono 500 tonnellate di rifiuti sulle Pag. 16strade - che si sono accumulati a seguito delle proteste delle scorse settimane - meno della metà di quanto si produce giornalmente nel capoluogo campano. Nel 2008, quando è scoppiata l'emergenza, venivano conferite in discarica circa seimila tonnellate di rifiuti al giorno, oggi grazie al lavoro che è stato fatto i rifiuti che vengono conferiti in discarica sono circa 3500 tonnellate e questa quantità è destinata ulteriormente a diminuire grazie all'incremento della raccolta differenziata e in attesa della realizzazione dei termovalorizzatori. Credo quindi che i dati parlino chiaro e confermino come sia profondamente diversa e non paragonabile la situazione odierna rispetto a quella di due anni fa.
Esistono certamente, come dicevo prima, ritardi nella road map definita dal Governo, ma questi riguardano essenzialmente le procedure di realizzazione dei termovalorizzatori. È per questo che siamo intervenuti con questo provvedimento.
Abbiamo anche stanziato 150 milioni di euro delle risorse FAS per realizzare tutti quei piccoli impianti di trattamento dei rifiuti utili in questa fase di transizione, per ridurre ulteriormente i volumi conferiti in discarica e promuovere piani più capillari e diffusi di raccolta differenziata. Abbiamo finalmente sbloccato le compensazioni ambientali che erano fortemente attese dal territorio e che erano state assicurate ai comuni che si sono fatti carico, in questi mesi, di contribuire al superamento dei problemi più urgenti.
L'avere trattato anche la situazione del personale dei consorzi, con la prospettiva di un riassorbimento delle unità nei futuri impianti, testimonia inoltre l'attenzione da parte del Governo anche con riferimento alle istanze sociali, fortemente sollecitate dal territorio.
La regione infine è al lavoro, lo dico perché anche qui, in Aula, è stato sollecitato un intervento della regione per adeguarsi agli adempimenti cui devono ottemperare tutte le regioni, cioè definire un piano regionale dei rifiuti urbani e dei rifiuti speciali, ma io aggiungo anche un piano delle bonifiche, un piano della tutela delle acque, un piano della qualità dell'aria, di cui la regione è priva da troppo tempo e che rappresentano gli strumenti essenziali per la pianificazione ambientale del territorio.
Concludo quindi ribadendo la massima disponibilità del Governo, come già accaduto in Commissione, a valutare emendamenti e ulteriori proposte migliorative del provvedimento, nel comune obiettivo di consentire a Napoli e alla Campania di avviare al più presto un ciclo di smaltimento dei rifiuti moderno, in linea con quanto accade in Europa e in tante altre parti d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dionisi. Ne ha facoltà.

ARMANDO DIONISI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, ci troviamo a dover affrontare una questione che credevamo risolta, cioè l'emergenza dei rifiuti in Campania, questione affrontata nel passato direi più in termini di propaganda politica da parte della maggioranza e del Presidente del Consiglio.
Oggi, a distanza di due anni e mezzo dal primo provvedimento adottato per fronteggiare le gravissime difficoltà in cui si ritrovava la gestione del ciclo dei rifiuti in Campania, dobbiamo constatare che il piano di fuoriuscita dall'emergenza, nel territorio campano, non trova ancora un'adeguata soluzione.
Il gruppo dell'Unione di Centro due anni fa aveva tenuto un comportamento responsabile di fronte al piano presentato dal Governo, avevamo segnalato che non era solo con «norme spot» che si poteva risolvere un'annosa questione che deteriora l'immagine della città di Napoli, della Campania, del sud e credo anche dell'intero Paese. La responsabilità della cattiva gestione del ciclo dei rifiuti di oggi, in Campania, appartiene a diversi Governi che si sono alternati nella guida del nostro Paese. La responsabilità che oggi invece ricade su questo Governo è la capacità di dare una risposta definitiva all'attuale condizione di emergenza. Pag. 17
Ci troviamo di fronte a discariche praticamente sature e a impianti promessi non ancora realizzati, se non ad Acerra, dove comunque il termovalorizzatore non funziona a pieno regime.
Per quanto riguarda i livelli di raccolta differenziata, come ricordava il Ministro, vi sono delle eccellenze, ma vi sono anche delle criticità per quel che riguarda in particolare la raccolta differenziata troppo bassa in alcune aree di quella regione. Infine, in merito alle norme previste per i commissariamenti dei comuni non virtuosi, tentiamo ancora di prevedere un'ulteriore proroga, con la sensazione che poi, di fatto, non interveniamo in maniera rigorosa e rigida rispetto a quei comuni che non ottemperano alla raccolta differenziata.
Oggi Napoli è di nuovo invasa dai rifiuti: sono passati quasi due anni e mezzo, in cui tutto doveva essere risolto, e la fase di emergenza è stata da voi conclusa, mentre l'intero ciclo è ancora in ginocchio e si deve chiedere alle altre regioni, in funzione di un principio giusto e legittimo di solidarietà e di unità del Paese, l'accoglimento di una cospicua quota di immondizia proveniente dalla Campania, per risolvere il problema nell'immediato.
È una solidarietà che molte regioni hanno espresso e che altre hanno negato: ad esempio la mia regione, il Lazio, che ha dato una propria disponibilità. Al riguardo, invito il Ministro a procedere a una verifica: al di là delle disponibilità che il Lazio ha dato, credo che anche questa regione abbia delle criticità molto forti. L'impossibilità del comune di Roma di individuare un sito alternativo a Malagrotta è evidenziata sui giornali di oggi. Non vorrei che, nel 2011, ci trovassimo ad affrontare un'emergenza nel Lazio come quella della Campania. Vi sono termovalorizzatori che non vengono realizzati, ma, soprattutto, vi è bisogno di discariche alternative rispetto alla chiusura di Malagrotta, che è la più grande discarica europea. Invito il Ministro a vigilare rispetto alla questione.
Tuttavia, abbiamo sempre sostenuto, con senso di responsabilità, le proposte che sono venute dal Governo e abbiamo proposto soluzioni che ponessero fine all'emergenza a Napoli e in Campania. Vogliamo, anche qui, dare un nostro contributo sostanziale per risolvere il problema.
Il Governo ha presentato un piano che modifica, in qualche modo, le disposizioni previste dai precedenti provvedimenti, che nel complesso - lo abbiamo già detto in Commissione e lo ripetiamo in quest'Aula - valutiamo positivamente, anche se abbiamo ancora qualche perplessità e qualche riserva. Ripresenteremo alcuni emendamenti in Aula, con lo scopo di dare un contributo sostanziale al miglioramento di questo testo, così come il Ministro ci invitava a fare.
Abbiamo posto alcune questioni in Commissione che riguardano un'attenzione più rigorosa sul tema delle deroghe, sulle gare per la realizzazione dei termovalorizzatori, in ordine ai commissariamenti degli enti locali che non hanno ottemperato agli obiettivi di raccolta differenziata, soprattutto per cercare di individuare, anche qui, con coraggio, la possibilità di avere alternative alle discariche, in attesa che si completi il ciclo integrato moderno dei rifiuti con la costruzione di altri termovalorizzatori.
Siamo certi della possibilità di un confronto serio, senza scivolare nella propaganda su un tema di questa natura, che coinvolge, sì, un fatto di vivibilità, anche sanitaria, per la popolazione di Napoli e della sua provincia, ma credo che vada ricercata anche una posizione comune, per dare una risposta definitiva a un problema che affligge la Campania, questo territorio, che viene mortificato, e, soprattutto, credo che sia necessario adottare un provvedimento che sia capace di restituire credibilità alle stesse istituzioni.
È il tempo di dire basta alla propaganda e di passare ad una soluzione rapida dei problemi che affliggono questo territorio. I punti di partenza imprescindibili sono il rigoroso rispetto delle regole, Pag. 18una programmazione strategica degli impianti, una gestione ed un controllo trasparenti.
Le misure che approviamo devono restituire credibilità alle istituzioni e devono anche coinvolgere, a mio avviso, con un'attenta informazione, le popolazioni di quei territori perché una corretta informazione serve ad incrementare un meccanismo virtuoso che agevoli, aumenti la raccolta differenziata e serve anche a capire che, per un ciclo integrato, vi è anche bisogno di costruire dei termovalorizzatori.
Riteniamo che oggi, cari colleghi, sia un tempo di scelte. Il nostro gruppo, come sempre ha fatto all'interno di quest'Aula, sul provvedimento in esame e anche su altri provvedimenti che interessano il Paese e i cittadini, è pronto, responsabilmente, a fare la sua parte. Abbiamo riproposto degli emendamenti e ci auguriamo attenzione da parte del relatore, della maggioranza e del Ministro perché credo che il provvedimento in questione debba essere migliorato nell'interesse soprattutto delle popolazioni che vivono in quella regione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Guido Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, l'impianto normativo che ci apprestiamo a votare non fa altro, come sottolineato poc'anzi dal Ministro Prestigiacomo, che modificare, a mo' di correttivo, un impianto che rimane tale e quale, ossia quello impostato nel 2008 per risolvere l'emergenza.
Con il provvedimento in esame vengono date le giuste competenze: il presidente della regione Campania avrà l'opportunità di nominare commissari straordinari o, eventualmente, auto nominarsi, al fine di risolvere le diatribe che subentrano tra comuni e province. Queste sono diatribe, più che altro, di natura politica alle quali non si trova soluzione proprio perché una parte politica di quel territorio non funziona dal punto di vista amministrativo. Se andiamo a vedere in concreto ci accorgiamo che il comune principale della regione Campania, con alla guida il suo sindaco, non dà una soluzione, ad esempio, per quanto riguarda la raccolta differenziata. I numeri non tornano e le risposte non vi sono.
Una parte dell'opposizione parla di emergenza, in modo anche speculativo, anche se solo una parte, non posso coinvolgere tutti i colleghi. Abbiamo, infatti, appena sentito il collega Dionisi, al quale posso già fin d'ora confermare che le richieste e le modifiche che propone sono considerate positivamente dal nostro gruppo in quanto cercano di trovare una soluzione al problema, non sono dirette a creare «condizioni speculative» sul provvedimento in oggetto.
Si vuole mantenere a vita l'emergenza in quanto si vogliono far cadere le relative responsabilità su questo Governo - che, invece, ha trovato delle soluzioni e che è in dirittura d'arrivo per le soluzioni principali - in modo tale che su questo tema si possa fare una speculazione politica criticando il Governo Berlusconi e il Presidente in modo particolare. I numeri che ha citato prima il Ministro sono ben diversi da quelli del 2008 relativi ai rifiuti sulle strade e, sicuramente, questo ulteriore disegno di legge in esame fornirà la soluzione finale.
Il provvedimento in questione trova la soluzione direttamente all'interno della regione Campania e questa volta si vanno ad utilizzare, lo dico al collega Piffari, i fondi FAS.
Ciò serve per responsabilizzare quella regione, che è molto diversa dalle altre, dal Veneto, dalla Lombardia o quant'altro. Attingendo i fondi dalla regione si capirà, e capiranno anche tutti i consiglieri regionali, che i fondi delle opere pubbliche ora vengono spesi invece per smaltire rifiuti; rifiuti che, nelle altre regioni (faccio degli esempi, ovviamente i più virtuosi: parlo di Veneto, Lombardia che hanno modalità diverse di smaltimento), vengono invece eliminati, senza attingere ad alcun fondo, statale o quant'altro, ma tramite una tariffa o una tassa (da noi ciò avviene grazie ad una tariffa già da parecchio tempo). Pag. 19
Tale emergenza non si può dunque imputare ad un Governo che invece ha fornito in questa fase delle soluzioni. Vi sono quattordici discariche che sono state contestate in questo periodo: con il decreto-legge in esame tre di esse vengono private della possibilità di smaltire rifiuti, ma alcune rimangono aperte; così come si attribuisce maggiore autorevolezza alle province, al fine di decidere degli impianti termovalorizzatori, in modo particolare tramite i commissari che il presidente della regione nominerà.
Viene concesso ancora un anno di proroga per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, mantenendo la tassa e la tariffa nei vari comuni: si tratta quindi di una proroga che, da un lato, responsabilizza, ma che deve, dall'altro, rappresentare anche un termine ultimo, in modo tale che questi bacini provinciali prendano corpo e diano una soluzione definitiva.
Noi abbiamo valutato positivamente il provvedimento in discussione, anche se nutriamo alcune perplessità. Abbiamo detto che in questa fase, nella fase dell'alluvione in Veneto, non siamo disponibili - lo abbiamo manifestato attraverso un emendamento - alla raccolta dei rifiuti, perché un impianto di lavorazione dei rifiuti degli RSU nel comune di Padova, che smaltisce sia il secco che l'umido, e che tra l'altro la Commissione ha avuto modo di vedere, è andato completamente allagato. Vi è quindi un'indisponibilità almeno per 60 giorni di tale impianto; così come è andata sott'acqua una discarica, e credo che nei momenti di emergenza non si possa pretendere che il Veneto fornisca una soluzione alla regione Campania, che per anni non ne ha fornita alcuna.
A questo impianto vengono conferiti rifiuti che arrivano dai comuni e dalle province di Treviso, Padova ed altre: la raccolta differenziata in tali comuni è pari all'80 per cento. In esso, tra l'altro, lavoriamo l'umido e diventa compost, mentre il secco viene trattato con una serie di macchinari, che sono appunto i macchinari e gli impianti che si vogliono favorire con i 150 milioni di risorse FAS di cui il Ministro parlava. Anche in Campania devono dotarsi da un lato degli impianti di trattamento del rifiuto secco, e dall'altro di lavorazione dell'umido; ma sul secco si può lavorare anche a valle, dopo la raccolta differenziata porta a porta oppure nelle case con i cassonetti, sulle strade; dipende dalla modalità di raccolta. Si può lavorare tale rifiuto e ridurlo ulteriormente, prima dell'arrivo in discarica.
La nostra sintesi è che comunque vorremmo verificare le disponibilità finanziarie, e che sarà quindi la V Commissione che chiarirà se tale stabilizzazione è fattibile. Noi abbiamo manifestato fin da subito in Commissione una contrarietà, perché capiamo che ciò è di difficile attuazione. Sarà quindi la V Commissione che fornirà una soluzione a tale problema di copertura finanziaria, per quanto riguarda la stabilizzazione prevista con la modifica apportata da parte di alcuni parlamentari campani, in modo particolare persone che avevano già fatto parte della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Mi pare che la soluzione a suo tempo non fosse stata ottimale, ma senza voler polemizzare dico che su ciò ci confronteremo con tale parere; parere che a nostro avviso non può che essere negativo, in quanto non vi può essere una copertura.
Per quanto riguarda la copertura finanziaria di questo provvedimento, gli ulteriori 282 milioni di euro sono sempre previsti da fondi FAS regionali e non possiamo non prevedere solo questi fondi regionali. Al collega Piffari faccio presente che è inutile che lo Stato stanzi risorse per le opere pubbliche, come lo stretto di Messina o quant'altro, e poi, per quanto riguarda i rifiuti regionali e le rimanenti opere, la regione agisca con i fondi dello Stato. È giusto che vi sia una responsabilizzazione. Insistiamo quindi su questo punto.
Un altro aspetto riguarda altri trenta milioni di euro di finanziamento, che in totale sono 462 milioni. Questi trenta milioni sono dati dal Fondo sociale, per quanto riguarda quell'anno di garanzia sociale che viene garantita con gli ammortizzatori. Pag. 20A tal proposito avevamo e abbiamo presentato un emendamento per dire che questi trenta milioni non possono essere attinti dal Fondo nazionale, ma devono essere attinti dai fondi specifici della regione Campania. La Commissione lavoro, al riguardo, ha espresso parere negativo e sarà l'Aula ad esprimersi su questo punto. Noi abbiamo già dato un'ulteriore indicazione, proponendo appunto di togliere questi trenta milioni dal Fondo nazionale.
Le considerazioni finali su questo disegno di legge per noi sono positive e, quindi, alla fine valuteremo i vari emendamenti, sia dell'opposizione che nostri, e daremo comunque una indicazione positiva per l'approvazione di questo provvedimento, che non fa altro che confermare l'impianto già impostato due anni e mezzo fa. Si tratta di operare ed è pertanto una questione prettamente amministrativa, che spetta solamente alla regione Campania, che oggi dispone di tutti gli strumenti. Il nuovo presidente Caldoro ha quindi tutti gli strumenti normativi per ben operare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, la regione Campania, in particolare l'area fra Napoli e Caserta, vive ormai da diversi anni una situazione di crisi profonda, legata alla gestione dei rifiuti urbani.
Dopo due anni di promesse ed illusioni, di decreti-legge, ben cinque, e numerosissime ordinanze di protezione civile, l'emergenza rifiuti non è stata risolta, non solo sul piano pratico, visto che le infrastrutture continuano ad essere insufficienti, ma neanche sotto il profilo delle cause che l'hanno determinata. Questo Governo ha avviato, come è stato più volte ricordato dagli interventi che mi hanno preceduto, una serie di misure straordinarie per affrontare l'emergenza rifiuti, con il decreto legge 23 maggio 2008, n. 90, poi convertito in legge n. 123 del 2008, che ha appunto istituito il sottosegretario di Stato per la gestione dell'emergenza rifiuti in Campania.
Il sistema delle discariche e l'inceneritore di Acerra, che sono il perno di questo provvedimento, avrebbero dovuto consentire, secondo il Governo, un periodo di transizione sicura di circa quattro anni, che avrebbe potuto permettere l'entrata a regime della gestione dei rifiuti attraverso l'aumento della raccolta differenziata e la costruzione dei rimanenti termovalorizzatori. A fronte poi di questa scelta, il Governo si era impegnato in prima battuta a definire un accordo di programma con la regione Campania in data 18 luglio 2009, che prevedeva uno stanziamento di 526 milioni di euro, di cui 263 milioni a carico del Governo e i rimanenti a carico della regione Campania, per opere di compensazione ambientale, da erogare ai comuni ospitanti gli impianti di trattamento rifiuti. Tale importo poi, in seguito ad altre riunioni, si sarebbe ridotto, ma di fatto, come noto, non è mai stato erogato.
Va ricordato che il decreto-legge n. 90 del 2008 imponeva inoltre l'obiettivo minimo di raccolta differenziata, pari al 35 per centro entro il 31 dicembre 2010, e pari al 50 per cento entro il 31 dicembre 2011. I dati sulla raccolta differenziata, se verranno confermati - dirò infatti successivamente che ci troviamo sempre di fronte a cifre contrastanti - evidenziano certamente un lieve incremento del valore percentuale, che è passato in Campania dal 15,5 al 22,19 per cento nel 2008 e che è un dato però molto distante dagli obiettivi stabiliti per legge.
Tra l'altro, come dicevo, i dati sono sempre stati poco certi e spesso comunicati all'esterno dagli organi competenti con una grandissima superficialità. Faccio solo due esempi assolutamente eclatanti. Il primo riguarda le dichiarazioni dell'assessore alla provincia di Napoli, Caliendo, che in Commissione bicamerale ecomafie riportava il 14 luglio 2009 una serie di valori che prevedevano la provincia di Napoli al 30 per cento circa, percentuali di diversi comuni napoletani assolutamente improponibili (per dirne una: Pompei); riportava Pag. 21in un documento il 30 per cento, mentre il sottosegretario, cinque minuti prima, ci diceva che si era al 2 per cento. Oppure cosa ancora più grave, signor Ministro, è quello che diceva lei in data 14 aprile 2010, sempre nella seduta della Commissione bicamerale ecomafie; lei così dichiarava: «Possiamo affermare con soddisfazione che l'anno 2010 rappresenta davvero un importante traguardo per la regione Campania, perché è l'anno in cui viene sancita definitivamente la chiusura della fase emergenziale». E ancora: «Occorre ricordare che nel 2007 la produzione di rifiuti era di 2 milioni e 600 mila tonnellate e che oggi il dato fornito dalla Protezione civile ci dice che si producono meno di 2 milioni di tonnellate annue», mentre ribadiva qualche giorno fa in Commissione ambiente che in realtà la produzione è, così come certificato dalla relazione della Corte dei conti sull'emergenza campana, di 2 milioni e 700 mila tonnellate annue, contraddicendo di nuovo ciò che è scritto nella relazione finale al Parlamento di Bertolaso, che ci è stata consegnata recentemente e che riporta una riduzione da 2 milioni e 600 mila tonnellate a 2 milioni. Vorrei dire che stiamo parlando non di un valore di poco conto, non di una cosa da poco. Vorrei sottolineare che con questo dato è come se voi aveste costruito un impianto nuovo da 600 mila tonnellate, cioè un altro inceneritore di Acerra.
Ma ritornando a questioni più recenti, vorrei ricordare che l'assessore regionale della Campania Giovanni Romano, ascoltato in merito alla nuova emergenza rifiuti, dichiarava il 6 luglio 2010 (quindi prima delle manifestazioni a Terzigno) in Commissione ecomafie che l'Unione europea, al fine di erogare i 135 milioni di euro per l'impiantistica a supporto del ciclo integrato di rifiuti, richiedeva tre cose fondamentali: il piano regionale di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, il piano regionale dei rifiuti speciali e il piano regionale delle bonifiche. Lo stesso assessore, in merito alla realizzazione della terza vasca a Terzigno, detta cava Vitiello, dichiarava che, dati i rilievi mossi dalla Commissione europea per le petizioni nel mese di maggio 2010, questa discarica si poteva anche non fare, contraddicendo di fatto e smontando completamente il piano della Protezione civile approvato dalla legge n. 123 del 2008, che riteneva tale impianto - come ho ricordato prima - indispensabile per affrontare la fase di transizione.
La stessa Commissione europea per le petizioni, nel documento di lavoro che è stato pubblicato il 25 giugno 2010, nelle conclusioni e raccomandazioni, pur riconoscendo il lavoro della Protezione civile, sottolineava che alcune decisioni prese sotto la sua supervisione - si riferiva alla Protezione civile -, segnatamente la localizzazione delle discariche, sono state assunte in modo frettoloso, senza le debite consultazioni e in molti casi frutto di consigli incauti, con visibili ripercussioni.
A scanso di equivoci occorre chiarire che la crisi dei rifiuti in Campania non è finita e a proposito della discarica di Terzigno, allo stato attuale, essa non risponde né ai requisiti della direttiva sulle discariche, in particolare all'articolo 11 sulle procedure di ammissione dei rifiuti, né a quelli della direttiva habitat. L'imminente pericolo di ampliamento della cava Sari e dell'apertura del secondo sito Vitiello è inaccettabile in questa situazione ed occorre individuare con urgenza delle alternative adeguate che rispettino la normativa europea.
Quindi le rassicurazioni che a più riprese ci erano state date in Commissione da Bertolaso in merito ai contatti avuti a Bruxelles sulla rassicurazione appunto del suo operato evidentemente non erano così vere.
Ma veniamo ad un altro capitolo: l'inceneritore di Acerra, l'unico inceneritore realizzato. Questo inceneritore, che rappresenta un impianto chiave sia per la gestione transitoria sia anche nel piano definitivo, ha delle problematiche tecniche che hanno costretto a fermarne il funzionamento per interventi che, come lei ben sa, vanno oltre la manutenzione ordinaria. Lo evidenzia il fatto che nel rapporto del comando dei carabinieri per la tutela Pag. 22dell'ambiente, gruppo di Napoli, alla Commissione bicamerale ecomafie del 4 ottobre 2010, si parla di interventi alla camera di combustione e della sostituzione di valvole.
Si parla, inoltre, di corrosione dovuta ai fumi acidi di due forni dell'impianto. La Fisia Babcock, che per conto di Impregilo ha costruito l'impianto, non avrebbe provveduto alle adeguate protezioni rispetto alle superfici interne dell'inceneritore e i forni, quindi, sarebbero forati.
Il rapporto dei carabinieri riporta, inoltre, che Partenope Ambiente, il soggetto gestore attuale, sta pensando di intervenire prima con «rattoppi» che verrebbero a costare oltre 12 milioni di euro. Lo stesso generale Morelli, responsabile dell'unità stralcio e dell'unità della struttura di Governo per l'emergenza rifiuti in Campania, ha dichiarato, sempre in sede di Commissione bicamerale, a proposito della recente défaillance dell'impianto, che l'inconveniente che è capitato alla seconda linea - quando se ne sono fermate due su tre - ha lasciato molti tecnici perplessi e che esso consiste nella crepatura delle pareti del forno - quindi, non si tratta di manutenzione ordinaria - e che si spera non si manifesti nella terza linea. Molto probabilmente, ogni sette, otto mesi vi saranno importanti investimenti straordinari, se si vuole far funzionare quell'impianto.
Addirittura, la regione Campania, in previsione di eventuali difficoltà future dell'inceneritore, aveva indetto, nel mese di settembre 2010, un avviso pubblico per la raccolta di manifestazioni di interesse da parte di operatori economici, in forma singola o associata, disponibili a fornire servizi di smaltimento fuori regione e in territorio comunitario della frazione secca tritovagliata prodotta dagli impianti STIR, che è il combustibile che dovrebbe andare ad Acerra.
Pertanto, l'inceneritore in oggetto, a causa delle molte mani tecniche che vi hanno lavorato e della fretta finale, sempre in deroga alle normative vigenti, come volete riproporre nel provvedimento in discussione, ha dei difetti strutturali importanti che ne possono compromettere il funzionamento.
È curioso, inoltre, che il presidente della commissione di collaudo, che ha dovuto certificare che tutti i lavori fossero svolti a regola d'arte, oggi sia il direttore generale dell'ARPA Campania, che è l'organismo preposto al controllo. Chiunque lo abbia nominato non ha sicuramente compiuto, a mio parere, una scelta avveduta.
Vi sono inchieste importanti presso le procure competenti in ordine ai diversi aspetti che riguardano l'inceneritore e siamo in attesa di sapere come si concluderanno. Ci piacerebbe, inoltre, capire, dopo aver determinato il valore dell'impianto per legge in 355 milioni di euro, chi oggi ne è il proprietario. Degli altri impianti, poi, non vi è traccia e il provvedimento in discussione dovrebbe accelerare, si dice, la partenza di quelli di Napoli e di Salerno. Nulla si dice che fine abbia fatto quello di Santa Maria La Fossa, né come si intendano smaltire le cosiddette ecoballe.
La discussione concernente gli appalti per i due inceneritori di Napoli e Salerno ha provocato uno scontro all'interno della maggioranza e del Popolo della Libertà, che ha visto come protagonisti il Ministro Carfagna e i due presidenti delle province di Salerno e Napoli. Si è aperto, dunque, uno scontro su chi deve gestire gli appalti dei primi due inceneritori.
Nel caos normativo che avete contribuito a costruire - non ultima la soppressione delle agenzie d'ambito, che dovrebbero essere, istituzionalmente, le stazioni appaltanti del servizio integrato dei rifiuti - riteniamo che sia più corretto che, in attesa della costituzione delle agenzie d'ambito regionali, se mai si faranno, il soggetto preposto agli appalti sia la regione e, di certo, non le province. Infatti, secondo l'ultimo decreto legislativo n. 205 del 2010, di recepimento della direttiva europea 2008/98/CE - in particolare, mi riferisco all'articolo 19, che modifica l'articolo 197 del codice dell'Ambiente - esse hanno compiti di controllo e di pianificazione, Pag. 23se questi vengono demandati dalle regioni e, non certo, di gestione, come avete fatto in Campania.
Stesso ragionamento vale anche riguardo al tema della cosiddetta provincializzazione nella gestione dei siti e degli impianti di trattamento dei rifiuti, nonché per la riscossione dei tributi TARSU o TIA, così come sancito dal decreto-legge n. 195 del 2009. Noi abbiamo ampiamente contestato questo provvedimento, considerandolo una vera e propria aberrazione giuridica, a cui voi, oggi, tentate di mettere una pezza, che rischia o potrebbe rischiare di creare ancora più confusione. Non si comprende, se l'obiettivo, come noi crediamo debba essere, è il rientro nell'ordinarietà, il motivo per il quale agli enti, regioni, province e comuni, non si attribuiscano le funzioni proprie, così come accade nelle altre parti del Paese.
Ma veniamo alla raccolta differenziata, di cui molto si è parlato. Qualcosa si è fatto. Come più volte ricordato, la situazione non è la medesima in tutta la Campania: i problemi permangono nella zona Napoli-Caserta, anche a causa dell'assenza di impianti a supporto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 12).

ALESSANDRO BRATTI. La percentuale di raccolta differenziata, secondo i dati raccolti dall'ARPA, porterebbe questi valori attorno al 28-30 per cento nella regione, con un 19 per cento circa a Napoli. Tali dati andrebbero seriamente verificati rispetto allo stato attuale: gli ultimi dati ISPRA ufficiali sono fermi all'anno 2007.
Di fatto, ancora oggi ci sono città - lo voglio ricordare - come Palermo che sono assolutamente distanti da questi valori. Complessivamente Sicilia, Calabria e Lazio hanno percentuali di raccolta differenziata che non si discostano molto da quelli campani. Anzi, quelli della Sicilia e della Calabria sono molto al di sotto.
Molto ancora si può fare. Noi come Partito Democratico su questo aspetto, anche in un recente progetto di legge che abbiamo presentato, stabiliamo delle percentuali da raggiungere sulla scia di quelle sancite dalla direttiva europea. Relativamente alla normativa proposta, quella vigente, rispetto all'eventuale scioglimento delle giunte dei comuni inadempienti, compreso appunto il fatto di non impegnarsi a raggiungere i livelli previsti di raccolta differenziata, a suo tempo il sottosegretario Bertolaso aveva proposto al Ministro Maroni, presentando la documentazione sempre alla Commissione bicamerale, lo scioglimento di undici comuni. Pare, credo, che ne siano stati sciolti solo due, tra l'altro veniva ricordato anche questo caso assolutamente anomalo di Comigliano. Ci interesserebbe capire quali siano stati i criteri per cui non si è proceduto poi successivamente.
Riguardo, poi, a un grande tema, signor Ministro, come quello delle bonifiche su cui il Governo aveva promesso di stanziare risorse importanti, anche qui è interessante quello che dice Bertolaso il 29 luglio 2009 in Commissione bicamerale: i danni economici e di immagine - dice Bertolaso - oltre che ambientali, che si stanno producendo dopo la vicenda spazzatura con la questione bonifiche sono impressionanti. Francamente, credo che nessuno abbia ancora avuto il coraggio o la capacità di quantificarli.
Mi sembrano affermazioni di una gravità inaudita a cui, dopo due anni di totale assenza di risorse messe a disposizione da parte del Governo, in questo decreto-legge si propone, in base all'accordo dell'aprile 2009, il finanziamento di 282 milioni di euro, che a mio parere dovrebbero essere, in buona parte, impegnati per le bonifiche dell'area vesuviana.
Altra questione delicatissima di cui tratta l'articolo 2 del decreto-legge in discussione, riguarda il tema delicato dei consorzi, con particolare riguardo al consorzio unico Napoli e Caserta. Ricordo, anche qui, che l'articolo 11, comma 8, del decreto-legge n. 90 del 2008, ha previsto che questi consorzi di bacino delle province Pag. 24di Napoli e Caserta fossero sciolti e riuniti in un unico consorzio attraverso la costituzione di società provinciali.
Nell'audizione dell'allora commissario prefettizio della provincia di Caserta Biagio Giliberti del 31 marzo 2010, veniva spiegata la grande difficoltà economica e finanziaria in cui versa il consorzio unico, con l'articolazione di Napoli che presenta circa 850 dipendenti e Caserta 1.180 dipendenti.
Va ricordato che queste due articolazioni erano divise in precedenza in numerose sottoarticolazioni, tra cui il famoso consorzio CE4, oggetto di pagine oscure di un intreccio profondo tra la camorra e la politica. In definitiva Gilberti sostiene che, testualmente: «Le organizzazioni sindacali e la struttura amministrativa del consorzio (unico) purtroppo hanno ecceduto dai loro compiti e sono avvenute una serie di promozioni e di aumenti di livelli, che ha portato l'esigenza economica per soddisfare tali provvedimenti a somme molto pesanti», quantificando un'esigenza mensile per gli stipendi di 8-9 milioni di euro al mese. Tra l'altro, sempre Giliberti ammetteva l'assenza di un bilancio di questa struttura e quindi che la spesa era totalmente fuori controllo. Poi, lo stesso commissario ha più volte ricordato, nel corso dell'audizione in Commissione bicamerale, la presenza della malavita organizzata che avrebbe avuto collusioni con l'allora direzione del consorzio. Quindi una situazione veramente grave e problematica.
All'articolo 2, riguardo agli esuberi, ci troviamo anche qui di fronte a cifre diverse: secondo la relazione tecnica, come viene riportato nello studio effettuato in Commissione, sono circa 700 unità; la relazione della Corte dei conti riporta 500 unità in esubero. Addirittura, si dice che, se non riconfermate, prevedrebbero una riduzione di spesa per il personale da 87 milioni di euro all'anno a 57 milioni di euro, con una riduzione del 35 per cento dei costi.
In ogni caso, questo personale - si diceva tutto il personale - sempre secondo le dichiarazioni del generale Morelli in Commissione ecomafia nel mese di settembre, non è stato pagato, e non sarà pagato fino a dicembre di quest'anno.
Lo stesso generale ha riferito che, da riunioni fatte con i prefetti di Napoli e Caserta con i due presidenti delle province di Napoli e Caserta, nonché con il commissario liquidatore, è stato ribadito che nelle casse del Consorzio non vi sono risorse per pagare le maestranze e che si è arrivati ad un punto di collasso.
Al di là di una precisazione sull'articolazione del Consorzio su Napoli e Caserta in modo distinto e di un prolungamento delle disposizioni in materia di ammortizzatori sociali, in questo decreto-legge non vi è una proposta seria per risolvere definitivamente il problema. Noi, come Partito Democratico, sempre nella proposta di legge che indicavo prima e anche attraverso un emendamento, proponiamo un percorso meno «populista» e più garantista delle regole ordinamentali.
In conclusione, riteniamo che questo decreto-legge, così come formulato, oltre a sancire - come ho detto prima - il fallimento delle politiche per risolvere le emergenze in Campania, contraddicendo di fatto il Piano di Bertolaso, rispetto al tema della provincializzazione della gestione, «pasticci» il quadro esistente; inoltre, rispetto a chi avrà la titolarità delle stazioni appaltanti, esso non risolve in maniera netta a chi spetta il compito di realizzarle, lasciando aperta la possibilità di un ruolo importante delle province - come ricordavo prima - assolutamente non pertinente.
Sarebbe irresponsabile - come è avvenuto in passato - limitarsi alla facile propaganda e a mettersi medaglie immeritate. Noi crediamo che sia necessario avviare un'azione comune nell'interesse della Campania e del Paese, in un quadro in cui strumenti, risorse, procedure, responsabilità, sanzioni e tempi siano chiari e condivisi.
Allo stato attuale, dopo due anni e mezzo di gestione emergenziale e con l'ausilio di poteri straordinari, non si hanno garanzie sul funzionamento dell'inceneritore di Acerra. Sulla gestione delle discariche vi sono state carenze e approssimazioni. Pag. 25Sulla realizzazione degli impianti, a partire da quelli per la frazione organica, non si è razionalizzato il sistema per la raccolta, anzi si è creata un'ulteriore confusione di competenze tra comuni e province, con aggravio di costi, rendendo praticamente impossibile la programmazione e lo sviluppo della raccolta differenziata in molti comuni. In sostanza, a mio avviso, il Governo nazionale non ha mantenuto i suoi impegni, alimentando di fatto l'emergenza di questi giorni.
Inoltre, come ricordato, nonostante gli impegni presi, non è stata effettuata alcuna operazione di bonifica delle aree e dei territori interessati dalle discariche, rendendo meno credibile qualsiasi ipotesi successiva di localizzazione di nuovi impianti.
Niente si dice, poi, su eventuali nuove discariche da realizzare in una situazione di emergenza. In maniera del tutto superflua ci si richiama alla possibilità di trasferire i rifiuti della Campania in altre regioni: operazione che oggi è già possibile tramite accordi regionali, senza però volere, di fatto, dichiarare lo stato di emergenza, che sicuramente, invece, faciliterebbe tale operazione.
Va inoltre ricordato, tra l'altro, che fino ad ora le uniche regioni che hanno risposto all'appello del Governo sono quelle guidate dal centrosinistra. Solo ad Imola arriveranno, a breve, 4.000 tonnellate di rifiuti. Su quei territori, all'opposizione, chi sta creando problemi siete voi del centrodestra, che non volete raccogliere questi rifiuti.
Ci piacerebbe sapere, signor Ministro, cosa faranno la Lombardia e il Veneto, che hanno una dotazione impiantistica - come ricordava prima il collega Dussin - che potrebbe sicuramente aiutare a risolvere, in questa fase, una parte del problema. Ci piacerebbe anche sapere se verranno portati i rifiuti all'estero, chi pagherà tutto questo e come si organizzeranno tutte queste operazioni.
Noi riteniamo che la Campania, così come tante altre regioni - purtroppo ve ne sono diverse, nel nostro Paese, in condizione di criticità rispetto alla gestione integrata dei rifiuti - debbano adeguarsi gradualmente alla normativa comunitaria, così come stabilito dal decreto-legislativo 3 dicembre 2010, n. 205, che abbiamo appena recepito e che di fatto rende applicativa la direttiva europea n. 98 del 2008. Quest'ultima impone una precisa scala gerarchica delle azioni da porre in essere per una corretta gestione dei rifiuti: in primo luogo, sono necessarie politiche di prevenzione e di riduzione della produzione; al secondo posto, si pone l'esigenza del riutilizzo e riciclo dei prodotti e dei materiali; in terzo luogo, si chiede il recupero dei materiali e, solo come ultima istanza, si individua l'incenerimento e il conferimento in discarica. Questa è la strada che ci obbliga a seguire l'Europa e che crediamo che anche le regioni oggi in crisi debbano seguire.
Crediamo anche che questo Governo debba svolgere un ruolo più forte di coordinamento per le politiche integrate di gestione dei rifiuti e di promozione della raccolta differenziata, nonché nella realizzazione impiantistica, che, fino ad oggi, come Governo, vi siete rifiutati di fare, da un lato propagandando risultati non ottenuti, dall'altro lato, quando avevate dei problemi, addossando i fallimenti della vostra politica al sistema degli enti locali.
Occorre, credo, più serietà e senso di responsabilità, occorre finirla di promettere miracoli che puntualmente non si realizzano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto la rappresentanza dei giovani industriali di Prato, che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
È iscritto a parlare l'onorevole Tommaso Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, sentendo le parole del collega che mi ha preceduto, l'onorevole Bratti, verrebbe quasi spontaneo ritenere che la colpa di tutta la situazione, per l'ennesima volta, sia, tanto per cambiare, di questo Governo. Pag. 26
In realtà il problema si è posto per la prima volta nel 1994. Essendo in quest'Aula dal 1996 e, sempre dal 1996, componente della Commissione ambiente, posso assicurare al collega Bratti che le cose non stanno in questi termini. L'emergenza, al contrario, si è vieppiù aggravata nonostante che nel corso degli anni si siano succedute amministrazioni dello stesso colore all'interno della regione Campania e di molti enti locali della regione Campania; alcuni di questi enti avevano addirittura sui banchi del Governo un Ministro, il Ministro Bassolino, che per un certo periodo ha ricoperto anche l'incarico di Ministro del lavoro e di sindaco di Napoli allo stesso tempo. Non posso quindi pensare che il Partito Democratico, oggi, dimentichi questa situazione e dimentichi il fatto che neppure il Ministro-sindaco riuscì mai a muovere qualcosa di concreto per risolvere una questione che, piaccia o non piaccia, questo Governo, con i due decreti-legge precedenti, ha affrontato di punta. Mi dispiace che non si vogliano riconoscere i meriti e le circostanze.
Devo aggiungere che sarebbe veramente grave se il Parlamento si dovesse occupare sistematicamente dei rifiuti di questa o di quella provincia perché, essendo ormai oltre 110 le province italiane, ogni giorno avremmo un decreto-legge da convertire per fare fronte ad una qualche emergenza. Fortunatamente non è così, perché evidentemente vi sono territori virtuosi, amministrazioni che si sono preoccupate del ciclo dei rifiuti per tempo, amministrazioni che hanno proceduto, per tempo, alla costruzione degli impianti di termovalorizzazione.
Penso di potere e dover dire, al collega Bratti, che vi è un dato che dimostra l'attività che questo Governo ha fatto e i risultati che ha ottenuto. Nella regione Campania, rispetto ad una produzione annua di rifiuti indifferenziati che nell'anno 2007 si attestava su circa 2 milioni e 600 mila tonnellate annue, oggi vengono prodotti meno di 2 milioni di tonnellate annue (Commenti del deputato Bratti). Meno di 2 milioni! È nella relazione depositata in Parlamento, collega Bratti; è una relazione depositata! Io capisco che quando si toccano nervi scoperti ci si irriti, ma i numeri sono numeri, come quelli di ieri, quando si perde non si ha che prenderne atto.
Penso quindi di poter dire, in tutta onestà e tranquillità che, piaccia o non piaccia, dovreste pensarci ai numeri, amici. Avevate in mano la regione Campania, avete fatto un monopolio di questa regione e l'avete persa con un risultato clamoroso, avete perso la provincia di Napoli. Ci sarà un motivo se ciò è capitato; forse un po' di autocritica, quella che voi consigliate sempre agli altri, non vi guasterebbe, se non altro perché potreste trarne qualche elemento di giovamento, non soltanto politico.
Penso allora di poter dire che questo decreto-legge ha un pregio: non riapre la fase emergenziale, che si intende chiusa. Anche sotto questo profilo, nonostante la propaganda che si è voluta mettere in piedi, non vi sono le stesse situazioni di due anni fa, ma situazioni profondamente diverse, nelle quali - tutti dobbiamo prenderne atto - il sistema degli enti locali, ad esempio in Campania, ha effettivamente grandi difficoltà di recepimento delle norme dell'ordinamento generale. Questo è un primo discorso che va fatto, una prima riflessione che va fatta.
Non a caso questo decreto-legge oggi sposta l'attenzione anche su alcuni enti locali, mettendo in capo, ad esempio, al presidente della regione, ma anche alle province, il compito di concorrere, attraverso la nomina dei commissari, all'attività di realizzazione dei termovalorizzatori. Infatti, non è che nelle altre parti d'Italia abbiano inventato chissà che cosa: si sono semplicemente adeguati a quello che la tecnica oggi consiglia come i migliori strumenti per la riduzione o la trasformazione dei rifiuti.
Questo è l'argomento di fondo, e penso di poter sostenere che oggi dovremmo essere concordi, pur nell'attività giusta e doverosa dell'opposizione nel sottolineare le differenze, nello spingere verso la conversione di un decreto-legge che, peraltro, Pag. 27in questo momento, come è noto a tutti, sta già esplicando pienamente i suoi effetti. Ciò per dare nel più breve tempo possibile una certezza definitiva a coloro i quali saranno i destinatari del provvedimento.
Per quanto concerne la raccolta differenziata, penso che se passi avanti sono stati fatti, questi risultano però a macchia di leopardo, è già stato sottolineato, ed abbiamo bisogno, indipendentemente dal dividere e fare l'elenco delle amministrazioni di centrodestra e di centrosinistra, di far crescere in quelle zone una cultura che, se mi permettete, è stata poco recepita anche nel nome della demagogia.
Quando infatti si applica la tassa dei rifiuti, ed è consentito agli enti locali di poter subentrare pesantemente attraverso una predeterminazione dei costi effettivi, sostenendo che ciò che costa 100 in realtà, ai cittadini, costa 70 perché 30 lo mette l'ente locale, non si responsabilizzano i cittadini per far fronte ai reali costi dello smaltimento. Questo è un problema fondamentale, e non a caso tale sistema venne scelto a suo tempo in molte zone, fin da quando si poté inserire a livello sperimentale la tariffa, perché quest'ultima aveva il grosso pregio di quantificare in termini di costi ciò che ognuno doveva pagare in relazione alla produzione dei rifiuti, e questo porta ad una responsabilizzazione che prima non c'era.
Vorrei anche ricordare, in quanto a suo tempo membro della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, che non è un caso che gran parte di queste attività abbiano nella Campania un suo epicentro; dobbiamo cercare maggiormente di portare lì la legalità dei fatti e non delle parole, le opere e non gli slogan, le iniziative atte a risolvere definitivamente la questione, la qual cosa non si è verificata negli ultimi sedici anni, e sedici anni non sono uno spazio temporale limitato: si sono succeduti Governi, ministri, sindaci, presidenti di province e di regione, ma soltanto a partire dal 2008 un'inversione di tendenza vera e significativa si è verificata.
Queste sono le ragioni che, penso, si possano sicuramente sostenere - senza tema di smentita - che dimostrano come, il Governo Berlusconi, il Ministro Prestigiacomo, e tutti coloro che della materia si sono occupati, l'abbiano fatto con il preciso impegno e preciso obiettivo di risolvere in via definitiva il problema.
Certo, sappiamo che vi sono delle difficoltà, anche in ordine, tanto per essere chiari, ai luoghi a suo tempo identificati come discariche. Noi viviamo in un Paese dove vi sono numerose discariche tuttora aperte, e molto spesso il vero problema dell'opposizione alle discariche medesime non è legato alla loro struttura, quanto al fatto che diventerebbero di fatto dei ricettacoli di tutti i rifiuti regionali; questo è uno degli obiettivi che va evitato.
Così come va evitata, peraltro, una parzializzazione del numero delle discariche, perché i controlli, se si vogliono fare seriamente, non possono essere diffusi su un territorio sterminato, laddove, ovviamente, l'operazione di controllo medesima diventerebbe più difficile.
Pertanto, siamo convinti che questo decreto-legge segni un'altra pagina importante e positiva per quanto riguarda la risoluzione del problema dei rifiuti di Napoli e, più in generale, della Campania. È un'ennesima azione del buon Governo, del buon Governo del fare, del buon Governo di cui il Popolo della Libertà è sicuramente motore.
Proprio per questo faccio un appello e auspico un esame sereno di questo provvedimento che porti alla conversione in legge del medesimo nel più breve tempo possibile (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor deputato Presidente, signori deputati, come Italia dei Valori oggi riteniamo di portare un simbolo che nel secolo scorso e fino agli anni Ottanta circa si portava per testimoniare un lutto, la perdita di qualcosa. A Napoli ed in Campania si usava tenere una Pag. 28fascia nera al braccio per dichiarare il lutto per la perdita di qualche caro, per evidenziare un dolore, una sofferenza.
Ed è questa la ragione per la quale oggi, a nome dell'Italia dei Valori, rappresento il lutto in quest'aula di Montecitorio portando una fascia nera al braccio. Questo è il lutto di una regione, questo è il lutto dei campani e dei napoletani che ad oggi continuano a soffrire, continuano a pagare un prezzo troppo alto e continuano a vivere in una regione invivibile per come l'avete messa.
Lo facciamo qui, nell'aula del Parlamento, perché riteniamo di essere così i moderati di questo Paese. Sì, siamo moderati per una ragione molto semplice: perché avvertiamo - l'Italia dei Valori vive nei territori, tra la gente e respira i problemi dei cittadini italiani delle italiane - proprio in virtù di questo che, come vi diciamo da tanto tempo, non rispondete alle esigenze vere degli italiani . Pertanto, siete responsabili delle tensioni, degli scontri e di questa guerra civile che questo Governo e questa maggioranza o pseudomaggioranza stanno determinando nel nostro Paese. Allora, da moderati, cerchiamo di portare quelle tensioni, quelle preoccupazioni e quelle paure degli italiani e delle italiane dalla piazza e dalle strade in questo luogo ed evitare che ci siano uno scontro e una guerra civile tra i cittadini.
Per questa ragione investiamo il più alto consesso della Repubblica che è il Parlamento e per questa ragione siamo moderati, perché vogliamo che il Parlamento si interessi, parli, discuta e risolva i problemi degli italiani: qui bisogna scaricare le tensioni e le difficoltà del nostro Paese, cercando di dare anche risposte e di proporre soluzioni, come ad ogni piè sospinto e anche in questa occasione fa l'Italia dei Valori.
Guardate, da tanto tempo vi stiamo dicendo che sui rifiuti state riproponendo proprio quella che è la vostra visione della politica, perché per voi la politica è fare affari, la politica significa essere legati solo alla realizzazione di affari (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Ed è per questa ragione che da sedici anni esiste il problema dell'emergenza rifiuti. Insomma, già è paradossale che per sedici anni si tenga in piedi una emergenza rifiuti. È una contraddizione in termini, perché se già c'è un'emergenza...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, mi raccomando con l'uso del linguaggio, come lei sa.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, è una censura preventiva?

PRESIDENTE. No, è un giudizio su ciò che ha detto, è diverso. Prego, vada avanti. Non le ho tolto la parola e infatti l'ho solo richiamata ad usare un linguaggio, come lei sa, consono all'Aula e alle istituzioni.

ALESSIO BONCIANI. È successiva per quello che hai detto prima!

FABIO EVANGELISTI. Era un linguaggio di verità.

PRESIDENTE. Questo poi non spetta al Presidente stabilirlo. Prego, vada avanti, onorevole Barbato.

FRANCESCO BARBATO. Deputato Presidente, le stavo ricordando che da sedici anni esiste un'emergenza rifiuti in Campania. Da sedici anni la gestione di questa emergenza rifiuti, neanche a farlo a posta, inizia con il primo Governo Berlusconi perché è in capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri che si fa risalire il commissariato straordinario per l'emergenza rifiuti. Quindi nasce nel 1994 questa emergenza rifiuti. Dopo sedici anni, cosa si è fatto? Si sono semplicemente divorati più di due miliardi di euro. Il risultato è che dopo sedici anni c'è ancora munnezza che arriva ai primi piani delle case e l'emergenza rifiuti esiste ancora.
Vero è, per l'amore della verità che noi dell'Italia dei valori siamo abituati sempre a rappresentare, che il Presidente Berlusconi, nella qualità di Presidente del Consiglio e quindi responsabile per la nomina dei commissari che di volta in volta sono Pag. 29stati designati in Campania, ha trovato un compagno di viaggio, e mi riferisco a Bassolino. Non a caso, nel 2008, in quest'Aula vi dicemmo che le «due B» più inquinanti ed inquietanti della Campania erano Berlusconi e Bassolino.
Accertato che vi è anche questa responsabilità di Bassolino, il quale tra l'altro sta pagando il suo conto perché è sotto processo da parte del tribunale di Napoli per quanto riguarda la cattiva gestione dei rifiuti in Campania, Berlusconi è rimasto l'unico responsabile. Infatti, oggi vi sono delle responsabilità del Governo centrale e vi sono delle responsabilità dei livelli locali, vi è un livello regionale che è in capo ad una maggioranza di centrodestra e vi è un livello provinciale che è in capo ad una maggioranza di centrosinistra, perché l'altra norma demenziale che ha usato questo Governo e questa maggioranza è quella della provincializzazione per la gestione e per lo smaltimento dei rifiuti.
Ma vi pare mai possibile prevedere ciò in una provincia come Napoli che ha 3 milioni 100 mila abitanti, che ha una densità di popolazione di 2600 abitanti per chilometro quadrato, insomma che ha la superficie più piccola in Campania? Infatti, mentre Napoli ha 1171 chilometri quadrati di superficie, le altre quattro province (a cominciare da quella di Salerno che ne ha circa 5 mila, Avellino 2800, Caserta 2600 e la città più piccola, Benevento, ne ha addirittura 2000) hanno comunque più superficie di Napoli.
Benché la provincia di Napoli abbia la superficie più piccola con la più alta densità di popolazione, si fa la provincializzazione dei rifiuti, cioè le discariche si devono fare provincia per provincia. Su Napoli, per questa forma di conurbazione esasperata che vi è, non c'è soluzione di continuità tra un comune e l'altro, non c'è un palmo di territorio che non è vissuto o abitato. È ovvio che qualsiasi discarica, come quella di Chiaiano, la andate a fare a trecento metri dall'ospedale Monaldi e dal nuovo policlinico, a cento metri dalle abitazioni, allo stesso modo quella di Terzigno. Ecco perché è una scelta demenziale quella di aver provincializzato i rifiuti in Campania.
Rispetto a queste scelte sbagliate, puntualmente, ogni volta, vi abbiamo detto che bisognava cambiare registro e fare delle scelte che potessero dare delle risposte soprattutto per tutelare la salute e per difendere l'ambiente.
Questi sono gli interessi che l'Italia dei Valori rappresenta nelle piazze e nelle istituzioni. Non a caso di volta in volta vi abbiamo fornito delle indicazioni alternative. Vi abbiamo detto di non fare una discarica a Chiaiano, dal momento che ci sono degli scienziati, dei geologi che hanno individuato in Campania dei siti dove è possibile realizzare le discariche.
Ad esempio, in provincia di Avellino ci sono dei terreni argillosi, quindi impermeabili e, pertanto, idonei per essere adattati a discariche. Benedetto Iddio, tutto ciò è stato anche rappresentato al sottosegretario Bertolaso due anni fa. Non siamo stati ascoltati: orecchie da mercante. Infatti, la politica del Governo di centrodestra e della maggioranza berlusconiana deve privilegiare gli affari, deve andare a cercare delle buche a Chiaiano, dove ce n'è una che è stata acquistata a pochi centesimi da un anziano signore ultraottantenne. Guarda caso poi pare che sia un'operazione controllata dal clan dei Nuvoletta e allora lì bisogna andare a trovare la discarica (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
C'è sempre una politica che deve privilegiare gli affari, non le scelte che debbono essere fatte nell'interesse dei territori e della salute dei cittadini, ma gli affari. Le discariche rappresentano una scelta affaristica che state facendo, come nel caso dei termovalorizzatori. State facendo un utilizzo improprio dei fondi CIP6: anziché utilizzare questi fondi per l'energia rinnovabile alternativa la utilizzate per i termovalorizzatori che sono un'altra cosa. Quindi, ecco la vostra politica affaristica ed il fallimento della politica berlusconiana!

Pag. 30

ALESSIO BONCIANI. Basta!

FRANCESCO BARBATO. È stata completamente saltata in questi due anni e mezzo una politica sana e giusta che era possibile fare sui rifiuti. Occorreva, infatti, spingere verso una raccolta differenziata fino a «rifiuti zero», perché occorre recuperare e riciclare tutto. Questo è il tipo di politica che bisognava cercare di mettere in campo. Invece ciò non è accaduto: l'emergenza rifiuti serve e non viene risolta strumentalmente dal Governo Berlusconi, viene mantenuta in Campania e a Napoli. Vogliono le montagne di munnezza per le strade, perché questa situazione emergenziale porta naturalmente ad una conclusione: o discariche o termovalorizzatori, scavalcando a piè pari, invece, il percorso più naturale, salutare ed ambientalista che si dovrebbe fare.
Ecco la ragione per la quale non si realizzano le fasi intermedie. Le fasi intermedie sono la realizzazione di impianti di compostaggio. Queste sono le operazioni che si debbono realizzare. O gli impianti di rifiuti «biostabilizzati» ovvero quell'umido che porta dentro la parte liquida che, quindi, può dare origine al percolato, alla puzza e ai miasmi. Questa parte poteva essere riutilizzata prima per coprire i vari strati delle discariche stesse e poi per «risagomare» tutte le cave presenti sul territorio campano e specialmente in provincia di Caserta, dove il territorio è una vera groviera. Qui si potevano utilizzare i rifiuti per riempire, per risagomare, per restituire all'ambiente e alla natura un territorio ricomposto che, invece, voi continuamente sfregiate. Questa è l'attività del Governo Berlusconi: continui sfregi. State sfregiando l'Italia, state sfregiando l'ambiente, state sfregiando la natura, state sfregiando la salute dei napoletani e dei campani!
Rispetto a queste vicende, puntualmente come Italia dei Valori siamo stati lunedì scorso con il presidente Di Pietro e tutto il gruppo parlamentare a Chiaiano per stare vicino a quella gente. Il sabato precedente ero stato a due fiaccolate che partivano dai comuni di Mugnano e Marano che in linea d'aria distano 700 metri dalla discarica di Chiaiano.
Signor Ministro Prestigiacomo, non può immaginare la puzza che si sentiva al centro di Mugnano. I cittadini, le donne e gli uomini mi dicevano: «Possiamo mai vivere, o meglio, convivere con questa puzza nauseabonda?» Ma le pare possibile e normale che, in un Paese europeo e civile come ci definiamo, dobbiamo tenere i cittadini a vivere in uno stato di puzza insopportabile? Si faccia una passeggiata verso le sette o le otto di sera a Chiaiano, a Mugnano o a Marano e sentirà che aria si respira, a quell'ora, nelle piazze di quelle città. Andate a vivere i problemi degli italiani, andate nei territori, cercate di conoscerli e di capirli. Così forse si riusciranno a dare delle risposte.
È questa la ragione per cui Italia dei Valori oggi vi fornisce delle proposte e delle soluzioni anche rispetto al decreto-legge in esame, il n. 196 del 2010. Caro Ministro, ho apprezzato la mancanza della sua firma sul provvedimento e mi rincuora che non vi sia la firma del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Ricordo il decreto-legge n. 90 del 2008 con il quale, invocando sempre un'emergenza, si stabilì che si poteva derogare alle norme europee e comunitarie per lo sversamento dei rifiuti. Dunque, nelle discariche potevano andare anche i rifiuti industriali, i rifiuti nocivi e quelli velenosi. Insomma, le discariche non dovevano essere utilizzate per i rifiuti domestici, ma vi finiva tutto il veleno e di tutto. È questa la ragione per cui oggi in Campania vi è un altissimo grado di avvelenamento delle falde acquifere e del territorio e i tassi di inquinamento e di avvelenamento in quel territorio sono altamente superiori a quelli previsti per legge.
Ebbene, nel 2008 invocaste questa emergenza per derogare alle norme che tutelano l'ambiente e la salute. Ebbene, ora cosa fate? In questo provvedimento, a distanza di due anni e mezzo, ci parlate ancora di sversare quel talquale nelle discariche, ancora così inquinante, avvelenato e nocivo. I rifiuti industriali e tutta Pag. 31quella robaccia - il talquale - deve essere ancora sversata nelle discariche e così si continua ad avvelenare. Dunque, volete premeditatamente avvelenare quei territori e premeditatamente state avvelenando quei cittadini. Ecco perché li avete condannati a morte. Ecco perché vi è il più alto tasso di morte per malattie tumorali e cancerogene nelle zone dove sorgono le discariche. Mi riferisco a Chiaiano, a Giugliano e a Taverna del Re, dove sono stato il mese scorso e dove ho visto un'altra scelleratezza del presidente della provincia di Napoli, di centrodestra, che, con la sua ordinanza, ha consentito che venissero smaltiti i rifiuti su una piattaforma che era adibita a stabilizzare materiali ingombranti. Ebbene, non vi era alcuna protezione né vi erano teloni e i rifiuti venivano scaricati sul suolo. Non vi era alcuna protezione e nell'aria usciva di tutto.
Insomma, deliberatamente si inquina il territorio e addirittura a Taverna del Re questa piattaforma si trova nell'ambito delle cosiddette ecoballe. Signor Ministro, ci sono 6 milioni di ecoballe che stanno lì da dieci anni. Inoltre, ho visto che su quelle ecoballe non ci sono neanche le fiammelle che possono bruciare il biogas che fuoriesce e, pertanto, il biogas fuoriesce allo stato libero. Inoltre, signor Ministro, le voglio aggiungere un'altra cosa. Il suo Presidente Berlusconi, che è abituato a prendere impegni scritti, cioè dà garanzie formali, come a qualche mio collega ha dato la garanzia di soldi ed eventualmente di ricandidature...

ALESSIO BONCIANI. Presidente, basta!

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, onorevole Barbato!

FRANCESCO BARBATO. ...aveva preso, invece, un impegno con i comitati civici di Giugliano e di Taverna del Re. Se vuole le farò avere la copia di un provvedimento a firma del suo Presidente del Consiglio che si impegnava a bonificare, nel 2009, Giugliano e Taverna del Re. «Prenderò a cuore e vi risolverò la questione di Taverna del Re», disse.
C'è una firma di Silvio Berlusconi che vi farò vedere, colleghi deputati, per dimostrarvi come prende in giro gli italiani questo signore, li prende in giro soprattutto scherzando sulla loro pelle, sulla loro vita e sulla loro salute perché stiamo parlando di un territorio che viene chiamato la «Terra dei fuochi» perché la materia inquinante in quei territori è così tanta, che la sera da questa si vedono alzarsi dei fumi provenienti da tutta la roba che brucia sottoterra. Insomma, questo è lo scenario drammatico dell'emergenza rifiuti in Campania, a cui voi non date risposte ancora una volta, neanche oggi. Continua la tarantella di questa maggioranza di centrodestra che ha tenuto il Parlamento chiuso per due settimane perché si dovevano fare altre cose; riapre solo oggi, dopo che hanno fatto fare un'attività fannullona alla politica. Pertanto, oggi riteniamo - come Italia dei Valori - che su questo argomento, dove è in gioco la vita e la salute degli italiani e delle italiane, dobbiamo continuare con forme dure e forti a rappresentare i sani interessi degli stessi.
Ricordo che, a inizio anno, il primo atto che compii in questo Parlamento fu quello di occuparlo perché non si parlava dei lavoratori della FIAT che stavano perdendo il lavoro e pretesi che, nella prima seduta utile, si parlasse degli stessi. Penso che oggi l'Italia dei Valori e tutti gli altri parlamentari che intendano dare risposte e proporre una politica alternativa al berlusconismo, cominciando da una cosa concreta come i rifiuti, debbano veramente insediarsi in questo Parlamento, occuparlo e non lasciarlo più fin quando non si daranno delle risposte, cioè dobbiamo riportare qui questo Governo che non pensa agli italiani, dobbiamo dare delle scosse forti a questa politica di centrodestra che non dà risposte agli italiani. Ho ancora dieci minuti, signor Presidente, vero?

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, ha ancora 8 minuti e 12 secondi.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, naturalmente voglio essere rispettoso delle regole.

Pag. 32

PIERGUIDO VANALLI. Facci ridere.

FRANCESCO BARBATO. Si, ridi dell'emendamento che per esempio è stato presentato... (Commenti di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, si rivolga al Presidente.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, mi rivolgo a lei ricordando le mosse che farà adesso la Lega insieme al PdL. Sa di quali mosse si tratta? Glielo dico subito: l'onorevole Paolo Russo ha presentato un emendamento per la stabilizzazione. Questo parlamentare - oltre ad essere stato incriminato dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli per associazione camorristica, mai derubricata - è stato posto sotto inchiesta per voto di scambio. Ebbene, questo emendamento presentato dal suddetto deputato incriminato per voto di scambio, oggi viene accolto perché oggi anche per la Lega va bene così, il voto di scambio va bene, questa roba funziona. Ecco le barzellette di questo centrodestra, che si adegua purtroppo - fate qui una bella mossa - anche ad avallare una politica di voto di scambio perché questo è quello che è successo sui rifiuti in Campania.
È successo, ad esempio, che il presidente di un consorzio in provincia di Caserta, al quale si andavano a rivolgere quei lavoratori che cercavano la stabilizzazione, il presidente Scialdone - perché noi siamo abituati sempre a fare nomi e cognomi e dire la verità - diceva: «ma che cazzo ve ne importa di andare a lavorare ...» (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, per cortesia!

FRANCESCO BARBATO. Le dico quello che mi è stato riferito...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, le chiedo di non utilizzare queste parole.

FRANCESCO BARBATO. Ebbene, Scialdone invitava questi dipendenti dei rifiuti - anziché ad andare a raccogliere i rifiuti in provincia di Caserta - ad andare a procurargli i voti per la sorella candidata alle regionali di marzo scorso: tu devi andarmi a trovare i voti per mia sorella che è candidata alle regionali di marzo scorso.
Ma tu pensi ai rifiuti? Pensi a pulire le strade? Ma non hai capito che mia sorella è candidata con Caldoro, con il centrodestra, e deve essere eletta, e dobbiamo fare politica, affari, dobbiamo gestire gli appalti?
Allora, questa era la politica sui rifiuti che si faceva in Campania, così operavano gli uomini in Campania, come quando si dovevano individuare i termovalorizzatori, l'ex sottosegretario Cosentino, rivolgendosi a uno dei pentiti, Vassallo, diceva: guarda, il termovalorizzatore non si può fare a Santa Maria La Fossa, perché quel territorio è passato in mano ad un altro clan, non sta più in mano al clan precedente, adesso ci sta Sandokan, comanda lui, e quindi non ti posso far realizzare il termovalorizzatore a Santa Maria La Fossa. Eventualmente, vi dò delle compensazioni, ti dò altri appalti, altra roba, insomma questa era la gestione dei rifiuti in Campania, così funzionano i rifiuti in Campania, così sono stati divorati oltre due miliardi di euro in Campania.
Allora, ritorniamo alla politica degli affari, la solita politica, il termovalorizzatore, ve l'ho detto l'anno scorso, vi ricordate? Voi siete stato il primo Governo che ha liquidato il termovalorizzatore di Acerra, senza aver avuto la certezza che funzionasse, la regolare esecuzione, e addirittura avete determinato voi la cifra da liquidarsi. Non era mai successa, nella storia della Repubblica, una roba del genere, che il Governo quantificasse. È normale, perché si devono aiutare gli amici, Fibe, Impregilo, mica Berlusconi e la Moratti che andarono a fare lì l'inaugurazione erano interessati alla salute dei campani, mica erano interessati al fatto che le colonnine che erano fuori dal termovalorizzatore di Acerra, dicevano che le nanocellule Pag. 33avevano determinati valori, che c'era un tasso di inquinamento che superava i limiti consentiti! Insomma, che quello era un ferro vecchio, il termovalorizzatore di Acerra! Allora, altro che soldi, i costruttori - la Fibe, Impregilo - bisognava prenderli a calci nel sedere, altro che liquidare e dare i soldi, perché era prioritario difendere la salute dei cittadini che abitano intorno ad Acerra, a Nola, a Marigliano, dove c'è un altissimo tasso di morte per tumori.
Ma a voi non interessano queste cose, a voi interessa dare i 180 milioni a Fibe e Impregilo, questa è la ragione per la quale c'è Berlusconi a governare...

MAURO PILI. L'hanno votato i cittadini!

FRANCESCO BARBATO. ...questa è la ragione per la quale è ancora in piedi questo Governo, perché a voi non interessa la salute degli italiani, la difesa dell'ambiente, un ciclo perfetto di rifiuti, rifiuti a tasso zero, incrementare la raccolta differenziata, avviare impianti di compostaggio, avviare degli impianti di biostabilizzazione dei rifiuti, insomma, tutto quello che non fa avere la necessità di avere termovalorizzatori, perché se ci fossero questi processi intermedi nella gestione dei rifiuti, partendo da una raccolta differenziata a rifiuti zero, arrivando a impianti di compostaggio, che non ci sono oggi in Campania, si va a portare il compost in Sicilia e in Piemonte, perché non ci stanno gli impianti di compostaggio. Perché? Perché ritorniamo allo stesso discorso, a voi interessa la politica degli affari, a voi interessa far finire i rifiuti o nelle discariche o nel termovalorizzatore. Questa è la politica del Governo Berlusconi, della Lega Nord Padania e del Popolo della Libertà, perché non ha a cuore una politica ambientalista, sana, che protegga i nostri territori, che difenda i nostri cittadini.
Per questa ragione, e concludo signor Presidente, l'Italia dei Valori sarà ancora più determinata e più convinta che deve continuare a difendere la salute, la vita degli italiani, l'ambiente, i nostri territori. L'Italia dei Valori resta a fianco dei cittadini ogni giorno, con iniziative concrete, con fatti seri e con una politica pulita (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, non l'ho interrotta, tuttavia ritengo sia doveroso ricordare - com'è noto a tutti i deputati - che esistono regole di comportamento, che includono evidentemente anche il divieto di ostentare distintivi o altri segni o simboli di particolare evidenza all'interno dell'Aula, che sono rivolte ad evitare che sia turbato l'ordine delle sedute e a garantire la correttezza dello svolgimento dei procedimenti e la parità di condizioni tra i deputati e tra i gruppi.
È del tutto evidente che tenere tali comportamenti, quali che ne siano le motivazioni, finisce con lo strumentalizzare il procedimento parlamentare per fini diversi da quelli che gli sono propri e con l'alterarne le regole.
La Presidenza, nel solco degli specifici precedenti di questa e delle scorse legislature, ferma restando la libertà di manifestazione del pensiero di ciascun parlamentare, non può che stigmatizzare tali comportamenti in funzione di garanzia del procedimento e delle prerogative di ciascun deputato e di ciascun gruppo parlamentare.
Onorevole Barbato, la prego pertanto di togliere la fascia nera al suo braccio.

FRANCESCO BARBATO. Obbedisco, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene, la ringrazio. È iscritto a parlare l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, signor Ministro, con il decreto-legge n. 196 del 2010 siamo al sesto decreto-legge. Per la sesta volta si ricorre alla decretazione d'urgenza in questa legislatura per affrontare la questione così delicata e, per tanti versi, drammatica della gestione dell'emergenza dei rifiuti in Campania. Pag. 34
Non possiamo non partire da una premessa su quello che è accaduto in questi due anni e mezzo di legislatura, che è anche un giudizio politico doveroso: con il decreto-legge n. 195 del 2009 il Governo, in particolare il Presidente del Consiglio, ritenne di scegliere la strada di dichiarare, per decreto, terminata e conclusa l'emergenza nel campo della gestione dei rifiuti in Campania.
Fu scelta, quindi, la strada di decretare la cessazione dell'emergenza attraverso una norma, senza confrontarsi con la concretezza e anche la drammaticità della realtà. Infatti, l'emergenza è esplosa di nuovo con cumuli di tonnellate di rifiuti per le strade di Napoli e di tanti centri della provincia napoletana. Per cui, è evidente che i proclami, gli annunci trionfali di risoluzione del problema da parte del Premier e il miracolo, più volte annunciato e propagandato in tutta Italia, anche con tanto impegno mediatico e tanta enfasi, dal Presidente Berlusconi, sono stati clamorosamente smentiti dalla realtà dei fatti che ogni giorno si verificano concretamente nei centri e per le strade della Campania.
Di qualche settimana fa è il giudizio grave, impietoso, negativo e tranciante del commissario dell'Unione europea per l'ambiente, che ha definito la situazione registrata attraverso sopralluoghi specifici nella realtà campana come una situazione che è ferma, paralizzata e statica a marzo 2010; da allora, nessun intervento concreto e nessuna azione risolutiva o migliorativa è stata posta in essere. È un giudizio chiaro e netto!
Oggi discutiamo in quest'Aula il decreto-legge n. 196 del 2010, un decreto inadeguato, verso il quale il Partito Democratico, fin dall'inizio del confronto in Commissione, ha espresso un giudizio motivato, articolato, negativo e fortemente critico. Innanzitutto, non volete prendere atto di quello che i presidenti di diverse regioni, a cominciare dal presidente della Conferenza Stato-regioni, Errani, hanno più volte dichiarato: in questa situazione occorre, anche formalmente e ufficialmente da parte del Governo, dichiarare lo stato di emergenza e prendere atto di una situazione che nei fatti è esplosa di nuovo ed è evidente.
Noi, come Partito Democratico, ci siamo mossi fin dal primo momento con un atteggiamento di grande serietà e di grande responsabilità, attraverso un numero di proposte emendative circoscritte, ma molto precise e definite, che vanno al cuore di grandi ed irrisolte questioni di merito. Non ci siamo fermati a giudizi politici pregiudiziali, per i quali pure sussistono tutte le condizioni per indicare e porre in evidenza la responsabilità e i limiti dell'azione del Governo in questi due anni, ma ci vogliamo tuttora confrontare unicamente su problemi precisi, che abbiamo posto all'attenzione del Governo e della maggioranza.
Del resto, il Partito Democratico, nelle settimane scorse, ha anche presentato una proposta di legge, avente come primo firmatario il nostro capogruppo, onorevole Franceschini, che indica in maniera precisa, netta e compiuta tutte le nostre proposte su tutti gli argomenti, anche quelli più spinosi, che si legano alla gestione del ciclo integrato dei rifiuti in Campania. Dobbiamo dire che non ci siamo sottratti anche ad un giudizio politico chiaro e netto sulla vicenda dell'emergenza rifiuti.
L'emergenza rifiuti integra una grande tragedia non solo per la Campania, ma per l'intero Paese, una tragedia nazionale.
Noi, in particolare chi parla, anche a causa delle responsabilità politiche che ha avuto in quella regione all'interno del Partito Democratico, abbiamo sempre detto che questa vicenda chiama in causa gli errori, i limiti, le responsabilità, i rinvii, i ritardi e le scelte incompiute della politica e delle istituzioni. Rispetto a questo giudizio nessun partito, nessuno schieramento e nessuna coalizione può tirarsi fuori o ritenere di essere immune da errori e da limiti. Certo, abbiamo sempre detto e confermiamo che siamo consapevoli che tali limiti, errori e queste scelte incompiute sono dovute anche, innanzitutto, al centrosinistra e al Partito Democratico Pag. 35per le responsabilità ed i ruoli rilevanti che abbiamo avuto nel Governo e nelle istituzioni.
Detto questo, è però innegabile che voi, con un'operazione fortemente mediatica e propagandistica, vi siete ascritto il merito di aver realizzato un autentico miracolo, ossia la risoluzione definitiva di una questione che, invece, è ancora drammaticamente, pienamente, in atto ed è riesplosa in tutta la sua virulenza, con l'insieme di preoccupazioni molto serie che viene a determinare.
Andiamo al merito delle questioni. Abbiamo sottolineato innanzitutto che nel disegno di legge in esame non si vuole affrontare una scelta sbagliata, irragionevole e nefasta che è stata compiuta con il decreto-legge n. 195 del 2009, nel quale fu sancito, soltanto per la Campania, il principio secondo cui le competenze per l'organizzazione e la gestione del servizio delle attività di raccolta, di trasporto dei rifiuti, di spazzamento e di raccolta differenziata dovessero essere trasferite alle province, spogliando i comuni di ogni competenza e vulnerando il loro ruolo legislativo e costituzionale.
La vostra scelta, con il decreto-legge n. 195 del 2009, è stata quella di creare in ogni provincia delle megasocietà, delle megastrutture, dei carrozzoni burocratici ingestibili che già nella concreta esperienza applicativa del suddetto decreto-legge hanno fallito e dimostrato di non poter assicurare un servizio di gestione dei rifiuti di qualità e di adeguati standard e livelli. Avete addirittura pensato di trasferire, soltanto per la regione Campania, la competenza per la gestione e la riscossione della TARSU e della TIA alle province, esautorando, svuotando e colpendo le attribuzioni e le funzioni dei comuni quando poi, per la concreta organizzazione del servizio rifiuti in ciascun territorio comunale, i cittadini, la gente e le comunità guardano e chiedono la risoluzione del problema al primo cittadino, al sindaco, e all'amministrazione comunale.
Avete fatto ciò, ossia questa scelta verso il trasferimento di tutte le competenze anche in ordine alla riscossione della TARSU e della TIA alle province, non a caso, nel momento in cui nei passaggi elettorali quattro amministrazioni provinciali su cinque in Campania sono state investite dal voto degli elettori con presidenti e amministrazioni di centrodestra. Non avete operato questo ridisegno delle competenze per una scelta di politica istituzionale dettata dall'obiettivo di garantire efficienza, qualità, economicità e standard decorosi ed idonei del servizio rifiuti, ma lo avete fatto per un mero calcolo politico ed elettorale. Ne deriva la mortificazione e la sanzione inaccettabile per i comuni virtuosi - guardate che in Campania sono tanti - che hanno prodotto nell'organizzazione della raccolta differenziata o nelle attività di gestione del servizio rifiuti esperienze di eccellenza e di qualità che oggi verrebbero ad essere azzerate e annullate in capo a carrozzoni burocratici presenti in ciascuna provincia e che produrranno, inevitabilmente, inefficienza, disservizi, sprechi ed impossibilità di garantire un'attività di raccolta di rifiuti degna di una comunità moderna.
Noi abbiamo anche sottolineato come non ascoltiate la posizione e le preoccupazioni espresse dall'ANCI e dai sindaci della Campania, di centrodestra o di centrosinistra, che evidenziano come i comuni vogliano continuare a gestire questo servizio e non possano essere spogliati del loro ruolo; mentre, soprattutto per quello che riguarda la TARSU e la TIA, nel momento in cui dite che si torna alla gestione ordinaria in Campania, prefigurate un vero e proprio mostro legislativo, perché soltanto per la Campania, tornando al sistema ordinario delle competenze, si svuotano le competenze, i ruoli e le attribuzioni dei comuni in favore delle province, cosa che non avviene in questo campo in nessuna parte d'Italia.
Vi è poi la questione, così delicata e rilevante, dei termovalorizzatori, che sono indispensabili per un ciclo moderno, integrato e funzionale dei rifiuti. A proposito del termovalorizzatore di Acerra, abbiamo assistito in questi mesi a continue incertezze sul suo funzionamento, a continui «stop and go»: non si sa ancora bene oggi Pag. 36quanto grande sia effettivamente la capacità di smaltimento del termovalorizzatore di Acerra, e quali sono i problemi affrontati o ancora da affrontare.
Per gli altri termovalorizzatori e gli altri impianti, dall'emanazione del decreto-legge n. 195 del 2009 è passato un anno, e con la scelta di attribuire ai presidenti di province tale competenza, dobbiamo dire a distanza di un anno che si è perso soltanto tempo. Del termovalorizzatore di Santa Maria La Fossa si è perduta ogni traccia; di quello del Giuglianese, anche con riferimento alla gestione e smaltimento delle ecoballe non si sa nulla; pochi sono i riferimenti certi per il termovalorizzatore di Napoli.
Passi avanti concreti e specifici erano stati fatti per il termovalorizzatore di Salerno, a proposito del quale vorrei ricordare che ordinanze della Presidenza del Consiglio dei ministri, dal Governo Prodi al Governo Berlusconi, avevano conferito poteri commissariali al sindaco di Salerno. Il sindaco di quella comunità ha prodotto una serie di atti concreti per la costruzione del termovalorizzatore, rispetto al quale è stata la città di Salerno a candidarsi e a chiedere autonomamente la realizzazione dell'impianto a fronte di tutta una serie di realtà territoriali che, ogni qual volta in Campania si ipotizzava la localizzazione di una struttura o di un impianto legato al ciclo dei rifiuti, mostravano resistenze ed opposizioni. Quali sono questi atti concreti? È stata definita la localizzazione dell'area; sono state definite le procedure espropriative; sono stati definiti la progettazione e lo studio di fattibilità ambientale; è stata realizzata la viabilità di accesso. Si è anche svolta la gara, che nella corretta applicazione delle regole legislative che disciplinano tale materia, ha portato ad un esito negativo, non essendovi un concorrente (l'unico che era rimasto in gara) in grado di produrre un'offerta, che potesse dar luogo ad aggiudicazione.
A questo punto, invece di continuare su tale strada, che ha già prodotto una serie di atti e consente di ripartire praticamente dalla gara, si è pensato di spogliare con il decreto-legge n. 195 del 2009 il sindaco di Salerno dei poteri commissariali per attribuirli al presidente della provincia, e in un anno le cose sono rimaste sostanzialmente ferme.
Noi sottolineiamo anche come tutto ciò è accaduto rispetto ad una comunità, la città di Salerno, che ha raggiunto il 72 per cento della raccolta differenziata, ponendosi all'avanguardia rispetto a tutti i capoluoghi di provincia in Italia; e che, al di là dei giudizi politici e degli schieramenti, ha prodotto in questi anni, con quell'amministrazione e con il sindaco De Luca, un'esperienza di buongoverno e di buona amministrazione che è riconosciuta e apprezzata in tutto il Paese, e che si è soprattutto segnalata nella capacità di realizzare con efficienza e puntualità infrastrutture ed opere pubbliche.
Avete deciso (dopo un conflitto all'interno del PdL, sviluppatosi anche in seno al Consiglio dei ministri, e una redazione faticosissima e lunghissima delle norme del comma 2 dell'articolo 1) di varare alla fine una soluzione normativa che è un autentico pasticcio: una norma confusa ed incerta, rispetto alla quale non si sa bene quali siano i poteri attribuiti al presidente della giunta regionale, visto che il presidente Caldoro sarebbe destinatario di una mera facoltà, e non di un obbligo di nomina di commissari investiti dei poteri di cui disponeva il sottosegretario di Stato.
Noi invece abbiamo sottolineato che se la scelta deve essere quella del presidente della giunta regionale, il suo ruolo deve essere chiaro e preciso, pieno e senza incertezze. Addirittura, per noi, è un ruolo che gli può essere assegnato in prima persona. Se si vuole prevedere la nomina di un commissario, questa nomina deve essere doverosa e obbligatoria, naturalmente affidata a persone che diano garanzie di competenza tecnico-amministrativa, ben lontane e ben distanti dallo scontro e dal conflitto politico e quindi dai ruoli politici elettivi in corso.
Abbiamo anche sottolineato come, a questo punto, la competenza e la responsabilità al presidente della giunta regionale, attraverso l'obbligatoria nomina di Pag. 37un commissario, vadano affidate dall'inizio al termine della procedura, proprio per identificare un riferimento, una competenza e un centro di imputazione giuridica e di responsabilità chiara e netta.
Sottolineiamo come in Campania continua a tardare l'approvazione del piano regionale dei rifiuti, nonostante i tanti annunci dell'assessore regionale all'ambiente, che continua a fare annunci a destra e a manca, ma che non ha nemmeno ancora adottato il piano. L'Unione europea vi ha riconfermato in queste settimane la necessità dell'approvazione rapida del piano regionale dei rifiuti, nel quale, di intesa con il ruolo fino ad oggi non esercitato dai presidenti delle province, vanno identificati anche i siti per le discariche, che servono e serviranno, naturalmente con un metodo di serietà e di rigore scientifico. Dobbiamo giungere alla cancellazione dei siti che frettolosamente e superficialmente avevate introdotto nel decreto-legge n. 90 del 2008: il secondo sito a Terzigno di Cava Vitiello, nel cuore del parco del Vesuvio e di un'area protetta, con la minaccia dell'Unione europea di non erogare i finanziamenti, già stanziati per gli impianti legati al ciclo dei rifiuti, ove fosse realizzata una discarica nel cuore del parco del Vesuvio; a Serre, località Valle della Masseria, quando a Serre abbiamo già la discarica di Macchia Soprana e già una discarica saturata e mai bonificata a Persano e ad Andretta.
Occorrono discariche, occorre un piano regionale dei rifiuti e occorre che i presidenti delle province su questo terreno, in raccordo con il presidente della regione, attivino le decisioni, i procedimenti, le verifiche e le scelte necessarie, sempre secondo un criterio di rigore, di serietà scientifica e di approfondimento dovuto.
Su tutti questi temi noi non interveniamo oggi: abbiamo svolto in Commissione ambiente, soltanto per considerare gli ultimi mesi, ben due volte, con i colleghi Bonavitacola e Bratti, un'attività istruttoria, estremamente articolata e approfondita, con due interrogazioni. Con quella del 29 luglio abbiamo sottolineato tutti i pericoli che incombevano: la saturazione delle discariche esistenti, la necessità di provvedere all'identificazione di nuovi siti, la situazione di paralisi e di stasi dei termovalorizzatori.
Vi è poi il ritardo gravissimo nell'erogazione dei fondi per le bonifiche e le compensazione ambientali. Al riguardo vi sono stati accordi tra Governo, regioni e ben 37 comuni campani, che risalgono, il primo, al 18 luglio 2008 e il secondo all'8 aprile 2009. Ebbene sono passati quasi due anni e ancora i fondi non sono stati concretamente erogati e posti a disposizione per progetti e interventi mirati di bonifica e di compensazione ambientale.
Tutto ciò integra una lesione grave del patto di fiducia e di credibilità dello Stato e delle istituzioni, nei confronti non solo degli enti locali, ma nei confronti delle comunità, dei cittadini e dei territori. Se infatti due intese, due accordi di programma, in oltre due anni non hanno ancora sortito l'erogazione dei finanziamenti, è evidente che lo Stato non è in grado - e lo ha dimostrato nei fatti - di onorare gli impegni assunti e che quindi la sua volontà viene clamorosamente contraddetta, smentita e travolta da comportamenti di inerzia, voluti anche dal Ministro dell'economia e delle finanze Tremonti, che si è assunto una gravissima responsabilità su tanti fronti, ma in particolare anche su questo della Campania, creando obiettivamente una condizione di sfiducia, di disorientamento e di reazione, molte forte, critica e motivata nei confronti delle istituzioni e delle comunità locali.
Rimane troppo bassa e inadeguata, pur con tante realtà piccole, medie e medio-grandi, importanti e significative, la percentuale complessiva della raccolta differenziata, con un ritardo grave ed intollerabile, sul quale occorre intervenire. Anche qui, soltanto ora con questo decreto-legge dovrebbero essere erogati 150 milioni di euro, tutti soldi derivanti dal fondo FAS e dalla quota riservata alla Campania e, quindi, non un euro attinto dai fondi nazionali. Ebbene, questi fondi avrebbero potuto e dovuto essere erogati Pag. 38tempestivamente, ben prima, proprio per andare incontro, con progetti precisi, alla raccolta differenziata.
Infatti i 150 milioni devono servire innanzitutto ad implementare e a sviluppare verso percentuali adeguate ed alte la raccolta differenziata. In Commissione ci siamo confrontati con queste nostre proposte e lo abbiamo fatto con molta chiarezza e con molta responsabilità. Il lavoro in Commissione è stato francamente confuso. Nel giorno di lunedì, senza l'approfondimento delle questioni che nel dibattito delle settimane precedenti e negli emendamenti avevamo posto, si è realizzata soltanto una modifica che riguarda l'introduzione di una norma transitoria che, come era accaduto nel decreto-legge n. 195 del 2009, anche in questo caso conserva per tutto il 2011 le competenze dei comuni per le attività legate al servizio e alla gestione del ciclo integrato dei rifiuti e per la gestione e la riscossione della TARSU e della TIA. Oggi anche su questo piccolo passo in avanti che era stato fatto è intervenuto un emendamento del Popolo della Libertà che sostanzialmente, nel regime transitorio che per il 2011 conferma le competenze dei comuni, prevede però - assurdamente e irragionevolmente - che il presidente della provincia possa richiedere al presidente della giunta regionale di far cessare lo stato di competenza transitoria dei comuni prima del 31 dicembre 2011: così magari iniziamo il 2011 con le competenze dei comuni e nel corso dell'anno, improvvisamente, fermiamo la macchina e il presidente della provincia chiede al presidente della regione di avere avocate a sé tutte le competenze, creando una situazione anche in questo caso di totale disastro e di totale confusione di competenze, quindi con danni e pregiudizi devastanti per le comunità e i territori.
Noi insistiamo su questo terreno: questa è la sede (quale se non questa?) per definire, come accade in tutta Italia, che le competenze per le attività di raccolta dei rifiuti nel proprio territorio vanno assegnate ai comuni, in forma singola o associata, come pure la competenza per la riscossione e la gestione di TARSU e TIA, come avviene in tutta Italia, deve essere assegnata ai comuni. Non è più il tempo neanche di una mera norma transitoria: sanciamo la competenza permanente, stabile, definitiva e a regime dei comuni e non già, come avete voluto voi con il decreto-legge n. 195 del 2009, delle province.
Sulla questione dei termovalorizzatori, riteniamo che vada chiarito e definito senza incertezze che cosa accadrebbe, con la formulazione attuale, se il presidente della giunta non nominasse i commissari straordinari, che cosa accadrebbe e di chi sarebbe la competenza, magari con il riemergere delle norme del decreto-legge n. 195 del 2009 su questo fronte. Ed allora diciamo che se questa è la strada che volete scegliere per noi sarebbe giusto attribuire la competenza ai comuni nei cui territori ricadono gli impianti e fare dei comuni i soggetti attuatori. Se così non è, se la strada scelta è quella del presidente della giunta regionale, si stabilisca una norma chiara che definisca l'obbligo per il presidente della regione di nominare commissari straordinari, ovviamente con un meccanismo di intesa con il comune o meglio con i comuni nei cui territori dovranno realizzarsi gli impianti. Infatti è impensabile poter realizzare impianti di questa dimensione, di questa mole e di questa portata, senza un meccanismo giuridico di intesa e di coinvolgimento decisionale effettivo e vincolante del comune nel cui territorio l'impianto andrà a realizzarsi.
Abbiamo poi ripresentato un emendamento per porre in capo al presidente della giunta regionale poteri straordinari, gli stessi che aveva già Bertolaso per l'individuazione di nuove discariche, anche prevedendo un procedimento con termini e modalità stringenti per giungere rapidamente alla definizione delle scelte e abbiamo presentato un emendamento, con il collega Realacci, che prevede misure stringenti per la raccolta differenziata, misure stringenti operative anche per sanzionare i comuni nell'arco di tempo prefigurato e con un meccanismo che dia tutte le garanzie di contraddittorio e di coinvolgimento Pag. 39dei comuni interessati nel procedimento e anche uno spazio temporale per rispettare gli obblighi di raggiungimento delle percentuali fissate dalla raccolta differenziata, ma che comunque consenta di avere norme che premano e diano una chiara scelta del legislatore su questo terreno.
Con riferimento a tutti questi aspetti, come oggi ha puntualmente indicato in sede di dichiarazione di voto sul conferimento del mandato al relatore, Raffaella Mariani, il nostro capogruppo in Commissione, noi abbiamo sollevato le questioni, le abbiamo argomentate e motivate con molta serietà e non abbiamo dato luogo ad alcuna strumentalizzazione. Eppure, ci sia consentito dire che, sul fronte dei rifiuti, l'emergenza che si era determinata è stata utilizzata a 360 gradi per evidenziare i limiti e gli errori che erano stati compiuti, in molti casi, anche in maniera faziosa. Noi abbiamo registrato questo aspetto, che appartiene già ad una storia che è alle nostre spalle.
Proprio perché veniamo da un giudizio che è stato sempre onesto e chiaro, anche critico ed autocritico, oggi, nel sottolineare che l'operazione di risoluzione della emergenza rifiuti in Campania non è riuscita e che, anzi, è pienamente e drammaticamente in corso, riproponiamo le questioni di fondo e le questioni di merito, tutte puntualmente tradotte nelle nostre proposte emendative. Con riferimento ad esse, vorremmo che, al di là degli accordi che si tentano di realizzare in seno al Popolo della Libertà, vi sia un confronto serio e di merito; ciò anche perché, rispetto alle questioni da noi poste, non vi è stato alcun argomento di merito per dire che non erano fondate e che andavano, quindi, respinte.
Questo confronto in Commissione, sostanzialmente, non vi è stato. Pertanto, sul provvedimento in oggetto, così come licenziato dalla Commissione, esprimiamo il nostro giudizio critico e molto preoccupato. Ci avviamo al confronto che dovrebbe iniziare oggi in quest'Aula, chiedendo, però, al relatore, al signor Ministro e alla maggioranza uno sforzo reale di confrontarci su grandi questioni irrisolte, nella direzione dell'interesse pubblico generale della Campania e del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, sarò breve, non svolgerò l'intero intervento che avevo preparato, sia perché l'ora consiglia di comportarsi in questo modo, sia perché gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto - in particolar modo quelli del collega Bratti e del collega Iannuzzi - hanno toccato tutti gli argomenti possibili. Pertanto, a me è consentito sorvolare sugli stessi e, magari, sintetizzare alcuni punti politici della discussione in atto, rinviando, ovviamente, gli approfondimenti più puntuali all'intero iter di esame del provvedimento in oggetto.
Non tacerò sulla particolarità del momento politico in cui cade questa discussione. Ieri, il Governo ha dimostrato di avere la fiducia in quest'Aula per soli tre voti. Il nostro segretario nazionale l'ha definita una «vittoria di Pirro»: infatti, già in occasione del primo provvedimento che l'Assemblea intende affrontare, come sta facendo in queste ore, riteniamo che il Governo avrà difficoltà; già ieri in Commissione abbiamo assistito, ad un certo punto, ad una sorta di "melina ostruzionistica" fatta dalla maggioranza verso se stessa. Vedremo nelle prossime ore quale sarà l'iter del provvedimento.
La ragionevolezza delle nostre proposte, oltre che la debolezza numerica del Governo, dovrebbero indurre maggioranza e Governo ad una valutazione attenta dei nostri emendamenti, in modo tale da poter accogliere alcune delle nostre proposte. Speriamo che sarà così.
Il provvedimento in discussione, come vedremo, è insufficiente, in molti casi, inutile e, in altri casi dannoso. Dal mio punto di vista, esso ha un solo merito: fa cadere brutalmente il velo di falsità e di ipocrisia che ha nutrito la propaganda Pag. 40berlusconiana in questi due anni. Quante volte ci è stato detto, tra rulli di tamburo e suoni di gran cassa, che il problema rifiuti era stato risolto? Quante volte Berlusconi, con il fido sottosegretario Bertolaso - saluto con favore il fatto che dell'argomento dei rifiuti tornino ad occuparsi direttamente il Ministero dell'ambiente e il Ministro Prestigiacomo, espropriato, negli ultimi mesi, dal sottosegretario Bertolaso - si sono recati a Napoli per annunciare in conferenza stampa i mirabolanti risultati ottenuti? Invece, come prova l'ennesimo decreto-legge, ma come dimostrano, ancora di più, le tonnellate di rifiuti sulle strade di Napoli, il problema è ben lungi dall'essere risolto.
Né pensiamo che le responsabilità siano tutte di questo Governo. Abbiamo onestà intellettuale e correttezza politica per sapere che in quindici anni sono stati compiuti errori da questo Governo, da amministratori locali anche del centrosinistra. Lo abbiamo sempre riconosciuto e lo abbiamo denunziato. Ma quello che ci indigna è la propaganda fine a se stessa, tronfia, analoga a quella che avete sviluppato in relazione al terremoto de L'Aquila: ancora rulli di tamburo, ancora grancasse, ma le macerie sono nelle strade de L'Aquila esattamente come i rifiuti sono in quelle di Napoli.
Né ci attendevamo miracoli, che non potevano essere compiuti. Ben sappiamo che l'emergenza rifiuti sarà conclusa solo quando i termovalorizzatori saranno completati e la raccolta differenziata avrà raggiunto le percentuali virtuose a cui bisogna mirare, ma a maggior ragione ci auguravamo e ci aspettavamo sobrietà e onestà nel commentare la vera emergenza. Ci attendevamo realismo innanzi ad una situazione oggettivamente difficile che dura da quindici anni.
Ecco perché in uno degli emendamenti, anche provocatoriamente, noi del Partito Democratico chiediamo di dichiarare nuovamente lo stato di emergenza. Capiamo che non lo vogliate fare per non smentire la propaganda di questi due anni, ma ciò sarebbe coerente con una serie di previsioni normative contenute nel decreto-legge, soprattutto in materia di procedure di affidamento di appalti, che si giustificano solo nel caso in cui vi sia un'emergenza.
Né il decreto-legge affronta in alcun modo il tema della criminalità organizzata, che prospera attorno all'affare rifiuti. Troppe volte, come risulta dagli atti giudiziari, essa è intimamente connessa alla politica, locale e non solo. Lunedì, l'onorevole Realacci ci ha ricordato un suggestivo elenco di cognomi che incrociano tutte le azioni giudiziarie che riguardano l'affare rifiuti in Campania: Alfieri, Bidognetti, Casalesi, Grimaldi, Galasso, La Torre, Marfella, Moccia, Mazzoni, Nuvoletta. Questi sono i nomi e i cognomi che si incontrano in materia di rifiuti in Campania. Totale sottovalutazione di tutta questa materia viene da parte del Governo.
Abbiamo assistito ad una lite tra un Ministro di questo Governo, il Ministro Carfagna, e il segretario regionale del partito maggiore che sostiene il Governo, l'onorevole Cosentino, esattamente in relazione a chi dovesse gestire gli appalti. È sembrato, leggendo gli articoli sui giornali, che il Ministro Carfagna non si fidasse della trasparenza dei propri amministratori locali in tale materia, tanto da annunciare dimissioni, ovviamente poi rientrate. Dico «ovviamente» perché non abbiamo creduto neanche un attimo che le dimissioni fossero concrete e reali. Però, si tratta di questioni gravi ed è gravissimo che questo sia l'oggetto del contendere su questi temi.
Molte cose avrei da aggiungere ma lo farò durante l'esame dei singoli emendamenti. Vado allora alle conclusioni. Nonostante l'insufficienza, la dannosità e l'erroneità di alcune previsioni contenute in questo decreto-legge, com'è costume del gruppo del Partito Democratico, svolgeremo in Aula un'opposizione costruttiva, mirata solo e unicamente a migliorare il testo. Avevamo fatto la stessa cosa in Commissione. Lo diceva bene il collega Iannuzzi: ancora una volta abbiamo trovato chiusura, una chiusura di intensità Pag. 41esattamente pari - e questo ci stupisce - alla debolezza della maggioranza in questo momento in quest'Aula.
Speriamo che in Aula cambi l'atteggiamento del Governo. Abbiamo sentito il Ministro, nelle sue conclusioni, annunziare che presterà attenzione ai nostri emendamenti. Temiamo che così non sarà e sarebbe ancora l'ennesima occasione sprecata per lavorare insieme bene, non nel nostro interesse, ma nell'interesse supremo delle popolazioni e dei territori della Campania e degli italiani tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Togni, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare l'onorevole Bonavitacola. Ne ha facoltà.

FULVIO BONAVITACOLA. Signor Presidente, molte cose sono state dette dai miei colleghi di gruppo; altre le riprenderemo nella discussione sul complesso degli emendamenti e poi sui singoli emendamenti a questo decreto-legge.
In questa sede è opportuno, innanzitutto, dire una cosa che serve a fare chiarezza, altrimenti, visto che da troppi anni si discute dell'emergenza rifiuti in Campania, si può quasi diffondere l'idea che sia un problema irrisolvibile o che appartenga ad una sfera che sfugge al controllo delle istituzioni e degli uomini. In realtà, si tratta di un problema umano, ordinamentale e risolvibile, che mi permetterei di riassumere facendo il paragone con una figura geometrica, nel senso che è un problema, alla fine, anche semplice. Questa figura geometrica può essere un triangolo e i tre vertici sono una virtuosa raccolta differenziata, la realizzazione di termovalorizzatori e le discariche.
Ebbene, i tre vertici di questo triangolo, nel decreto-legge che avete presentato per la conversione, sono totalmente assenti. Facevano bene i miei colleghi di gruppo a ricordare che, dalle mirabolanti promesse, nella prima metà del 2008, di una miracolosa soluzione del problema dell'emergenza rifiuti in Campania, siamo tornati al punto di partenza. Siamo ancora qui, per l'ennesima volta, a discutere di come far partire la raccolta differenziata, come realizzare i termovalorizzatori e come trovare le discariche. I tre vertici del triangolo si ripropongono plasticamente davanti a noi, come nulla fosse accaduto.
È vero, lo ha detto il Presidente del Consiglio nelle scorse settimane: si era intervenuti per togliere l'immondizia accumulata per strada e il fatto che se ne accumuli altra non significa che l'impegno a rimuovere quella di prima non sia stato mantenuto. Tuttavia, il nostro problema non consiste nel rimuovere il sacchetto che la cittadina del quartiere di Napoli ha lasciato ieri mattina sul marciapiede in assenza di alternative, ma è quello di evitare che quel sacchetto torni, di nuovo, domani. È questo che manca.
In questo decreto-legge, quindi, clamorosamente nulla si prevede in relazione ai tre punti critici di cui sto parlando, se non formule abbastanza raffazzonate, che dimostrano come la stesura di questo testo, più che espressione di una strategia, condivisibile o meno, per affrontare il problema, è una tradizionale risultanza di mediazioni politiche neanche particolarmente dignitose, che incrociano spinte e controspinte di varie anime delle forze della maggioranza e di vari livelli istituzionali coinvolti nell'argomento.
Lo dimostra la clamorosa vicenda delle competenze comunali: ma dove mai si è visto e dove sta scritto nell'ordinamento che i comuni debbano essere estromessi da un servizio primario, quale la raccolta dei rifiuti? In questa Italia federalista, che afferma i princìpi della sussidiarietà e dell'autonomia locale, i comuni non possono neanche raccogliere la spazzatura? Vi sembra una cosa normale? Vi sembra una cosa seria?
Perché, poi, questa menomazione dovrebbe avvenire in Campania, diversamente dall'ordinamento delle autonomie locali e dei servizi pubblici essenziali sanciti dal testo unico sull'ambiente - il decreto legislativo n. 152 del 2006 - che è norma statale, tra l'altro norma di princìpi Pag. 42e che, quindi, prevale anche su altre norme di rango primario che non la derogano esplicitamente?
Per quale ragione i comuni della Campania devono essere trattati come comuni in qualche modo minoritari, incapaci di svolgere il loro lavoro e la loro funzione, come fossero comuni non da raccolta differenziata, ma da trattamento differenziato?
Ebbene, non c'è ragione di questo e non si capisce perché le province della Campania debbano dare vita a società provinciali con il compito di gestire l'intero ciclo dei rifiuti nei loro territori, dallo spazzamento dei marciapiedi fino allo smaltimento, in una regione dove ci sono province di dimensioni limitate sul piano geografico e della popolazione.
Penso alla provincia di Avellino e di Benevento. Ci sono però province che hanno delle dimensioni geografiche e un carico insediativo rilevantissimo: la provincia di Napoli, la provincia di Salerno o di Caserta, dove si dovrebbe dar vita a dei carrozzoni con il compito di gestire un servizio in luogo di quello che normalmente dovrebbe spettare ai comuni.
Ecco perché voi smentite in radice quello che dichiarate nel titolo di questo provvedimento, cioè che si vuole consentire il subentro degli enti territoriali nelle funzioni ordinarie. Alla fine, a dimostrazione di questo compromesso che sottende all'intero testo, prevedete un regime di proroga. Ma vogliamo uscire dall'emergenza con le proroghe? La proroga è il contrario dell'uscita dall'emergenza. Dovete avere il coraggio di dire che in Campania lo spazzamento e la raccolta dei rifiuti e il ciclo di gestione dei rifiuti spetta ai comuni a regime ordinario, altrimenti non si esce dall'emergenza. Che poi i comuni possano, in forma singola o associata, avvalersi di altri livelli istituzionali per determinati segmenti del ciclo, si tratta di una facoltà prevista dall'ordinamento delle autonomie locali.
Facciamo un altro esempio per capire perché questo testo non esprime una strategia di approccio al problema: vi pare normale che, in questo momento in cui ancora ci sono rifiuti per strada, certo non nelle dimensioni delle scorse settimane e neanche in quelle del 2008 - naturalmente questo ci fa piacere, non è motivo di rammarico, non siamo per la politica tanti rifiuti tanto meglio -, in questo decreto-legge non ci sia una sola parola sul tema delle discariche? Una sola parola! Si prevede soltanto, giustamente - lo abbiamo anche noi richiesto -, di togliere dall'elenco delle discariche attivabili quelle di Cava Vitiello a Terzigno, di Valle della Masseria nel comune di Serre, e di Formicoso ad Andretta in provincia di Avellino. Dopodiché è finito il tema delle discariche. Invece, sappiamo bene - e lo sapete pure voi - che se volessimo utilizzare in Campania le residue attività di smaltimento, unitariamente considerate per l'intera regione (andando a sversare indifferentemente dall'origine dei rifiuti e dalla loro destinazione), si può sopravvivere per otto o nove mesi.
In particolare, sapete bene che per la provincia di Napoli, 2 milioni e 600 mila abitanti, la capacità ricettiva delle ultime due discariche attive, Chiaiano e Terzigno Cava Sari, è destinata ad esaurirsi fra tre o quattro mesi al massimo. Voi di fronte a questo non dite niente! Pensate forse davvero di portare a spasso i rifiuti della Campania attraverso autocompattatori che sfreccino - si fa per dire - sulle autostrade nazionali o di inviarli via nave, o attraverso altre forme, all'estero? Pensate di continuare ad utilizzare l'Esercito, sostituendo al ciclo di gestione dei rifiuti il ciclo militare dei rifiuti? È questa l'ipotesi con la quale voi volete galleggiare fino a tre anni? Non occorrono infatti meno di tre anni per realizzare un livello adeguato di raccolta differenziata, che si attesti mediamente intorno al 50 per cento, sui 2 milioni e 700 mila tonnellate annue, e i tre termovalorizzatori necessari per realizzare una gestione equilibrata. Veramente quindi per i prossimi tre anni pensate di poter portare a spasso i rifiuti per l'Italia?
Credo che da questo punto di vista - e mi avvio a concludere - le proposte emendative che abbiamo presentato siano assolutamente migliorative e correttive del Pag. 43testo e mi auguro che le forze politiche, al di là delle rispettive collocazioni, nella votazione delle singole proposte emendative possano trovare la necessaria convergenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Domenico De Siano.

PRESIDENTE. Comunico che in data 14 dicembre 2010 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera dell'onorevole Domenico De Siano:
«Onorevole Presidente, in risposta alla sua comunicazione con la quale ella mi invitava ad optare tra la carica di parlamentare e quella di consigliere regionale, le comunico di optare per la carica di consigliere regionale, e rassegno le mie dimissioni da parlamentare a far data dal 15 dicembre 2010.
In fede, Domenico De Siano».

Trattandosi di un caso di incompatibilità, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione del deputato De Siano dal mandato parlamentare.

Si riprende la discussione (ore 13,25).

(Ripresa della discussione sulle linee generali - A.C. 3909-A)

PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Osvaldo Napoli e Zamparutti, iscritti a parlare: s'intende che vi abbiano rinunziato.
È iscritto a parlare l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, quello oggi in esame è un decreto-legge utile e risolutorio, perché affronta in modo moderno la crisi di queste ore.
Non a caso dico crisi e non emergenza, perché la crisi ha una topicità di ragione, l'emergenza ha una condizione di sistema. La crisi in queste ore vede la presenza di alcune migliaia di tonnellate di rifiuti per le strade della città di Napoli, prevalentemente, e un po' in provincia di Napoli. Questa crisi, come i colleghi sanno, non ha sostanzialmente coinvolto le altre province: vi sarà una ragione se ciò è accaduto? Non me ne voglia alcun collega, ma se l'obiettivo deve essere quello di arrivare fra tre anni a fare una raccolta differenziata degna di questo nome c'è davvero da avere perplessità e dubbi sulla capacità amministrativa degli amministratori locali in quella regione.
Noi aspiriamo e auspichiamo che nei prossimi mesi e nelle prossime settimane si mettano in campo una sorta di iniziativa bipartisan e una sollecitazione forte verso quei comuni particolarmente lenti da questo punto di vista. Non voglio fare la solita polemica col comune di Napoli, ma se quest'ultimo avesse fatto un po' di raccolta differenziata degna di questo nome - non negli ultimi dieci anni, lungi da avere questa speranza - come nelle altre città d'Italia e d'Europa, e come si fa raccolta differenziata in gran parte della provincia di Salerno e in gran parte della stessa provincia di Napoli, probabilmente non avremmo avuto nemmeno questa condizione di criticità nelle ultime settimane. Probabilmente non avremmo dovuto rincorrere la crisi, perché in sé una raccolta differenziata degna di questo nome, in una città come Napoli, che produce poco meno di un terzo dei rifiuti della regione, avrebbe rappresentato, di fatto, la disponibilità di due discariche. Come a dire che comportamenti virtuosi delle piccole amministrazioni rappresentano non solo un modello etico, ma rappresentano un esercizio concreto di tutela ambientale, non essendo più necessarie in tal caso altre discariche. È allora evidente che la criticità è tutta relativa a quella realtà urbana, a quelle incapacità gestionali, a quella carenza di prospettive ed a quella sottovalutazione. Pag. 44
Inoltre, mi pare fuori di dubbio che avere impianti di trattamento finale, come i programmati termovalorizzatori, e averli nel più breve tempo possibile, possa essere un'altra azione risolutoria.
Allo stesso modo, sarebbe stata un'azione risolutoria se Nembo Kid, fantomatico sindaco preso ad esempio per le straordinarie sensibilità e pratiche di efficienza ambientale, sindaco di Salerno, avesse esercitato compiutamente la propria delega - era delegato con poteri straordinari per la indizione della gara e per l'assegnazione della stessa - e se non si fosse - ma questo capita a tutte le stazioni appaltanti - invischiato in una sorta di mai finita querelle con il TAR, con il Consiglio di Stato e con aziende che talvolta sembravano gradite, talaltra viceversa ad libitum venivano ritenute non gradite.
Dico questo per precisare con estrema chiarezza che, se la criticità di queste ore è rappresentata da qualche migliaio di tonnellate di rifiuti per la strada, la ragione è ben chiara e nulla ha a che vedere con tre anni fa. Tre anni fa 200 mila tonnellate e oltre di rifiuti invadevano l'intera regione senza un minimo di prospettiva, né di carattere industriale, né di carattere di progetto.
Allora non si aveva nemmeno idea di come cominciare; oggi abbiamo una grande fortuna, abbiamo un impianto importante, che è il termovalorizzatore di Acerra, che funziona e che funziona bene e risponde in modo adeguato ad una esigenza - se volete, in modo parziale rispetto all'esigenza complessiva della regione - ma ci evita il disastro degli anni scorsi.
La raccolta differenziata - avremo modo in quest'Aula di ragionare anche di questo - deve essere fatta per quantità, ma non deve essere questa la prospettiva. Sarebbe forse utile cominciare anche qui a ragionare di quale raccolta differenziata: quella che fa costare di più questo modello al cittadino? Quella etica a prescindere? Quella ambientalista ideologica? O quella, per esempio, che misurata in modo ragionevole ci consente di spendere meno energie di quante non se ne ricavino?
Sapete meglio di me - vedo troppi colleghi avveduti - che gran parte di quello che si raccoglie in modo differenziato non viene poi utilizzato in modo differenziato. Sarei curioso di cominciare a comprendere le ragioni di una raccolta differenziata misurata per capacità e per qualità.
Mi taccio su quanto la raccolta differenziata, così com'è fatta male, talvolta produca in termini di CO2 e se il bilancio energetico, da una parte, e il bilancio di CO2, dall'altra, indichino sempre e soltanto quella come soluzione, ma non v'è dubbio che gli scarsi livelli della raccolta differenziata - nella città di Napoli in modo prevalente, ma anche in altre città di quella regione - abbiano rappresentato un elemento di criticità inequivoca.
La partita che riguarda questo decreto-legge è una partita importante. Finalmente quella regione potrà utilizzare 150 milioni di euro - della regione stessa, sia ben chiaro, quindi non risorse sottratte ad alcunché, non risorse sottratte a chicchessia - che finalmente potranno essere utilizzate, per come è stato utilmente modificato il decreto-legge in questa fase di conversione, non solo per supporto alla raccolta differenziata, ma anche per tutta l'impiantistica intermedia, utilizzando magari anche poteri derogatori e straordinari che consentano finalmente di avere quegli impianti intermedi, a cominciare dai digestori anaerobici, dai produttori di biogas, insomma da tutta quella filiera impiantistica indispensabile e necessaria in Campania.
Nel concludere, consentitemi di ringraziare davvero le province diverse da quella di Napoli per l'atto di solidarietà forte che hanno manifestato in questi giorni, ma anche le altre regioni che hanno voluto aiutare la città di Napoli ad uscire da una condizione di difficoltà.
Mentre concludo, non so tacermi su un altro elemento di criticità che ho già sollecitato al Governo e al relatore e per il quale desidero un ulteriore approfondimento. Pag. 45Vi è una normativa che abbiamo approvato in quest'Aula, peraltro recependo una direttiva europea, che impone alle società pubbliche che gestiscono servizi in house di porre sul mercato il 40 per cento della loro proprietà. Invito questo Parlamento a riflettere su questa norma per quanto riguarda la regione Campania. Invito a riflettere, sapendo che la soluzione che affronta le criticità sul fronte dell'emergenza criminale è il mercato. Tuttavia, quando i comuni mettono a gara i propri servizi e non partecipa nessuna azienda nazionale o men che mai internazionale, ma partecipano le solite aziende, peraltro in grandissima parte nella black list, interdette per la più gran parte, mi chiedo se è quello il mercato a cui facciamo riferimento e se non determiniamo una condizione paradossale, per la quale costringiamo le poche società pubbliche intercomunali a mettere sul mercato una parte rilevante della loro quota societaria, determinando così non l'ingresso di privati di qualità, di grandi aziende di carattere nazionale e internazionale, ma rischi significativi per quei territori, per quelle aziende, per questa materia.
Inviterei il Governo e il relatore a riflettere su questo. Peraltro tali sollecitazioni non sono di un collega, ma vengono anche dopo aver ascoltato i magistrati in Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti che ci indicano come chiaramente la prossima appetibilità in questo settore è rappresentata esattamente, nel mondo criminale, dall'entrare in modo diretto in queste società. Quindi, è necessario trovare strumenti e formule che rendano impermeabili quelle società pubbliche onde evitare di verificare che ciò che è andato fuori dalla porta possa poi rientrare dalla finestra.
Poi - e concludo davvero - per la vicenda che non riguarda questo decreto-legge, ma le bonifiche, è necessario un «Piano Marshall» di bonifiche in quella regione magari utilizzando sensibilità, vivacità, anche tecnologie innovative che non consentano un eccessivo dispendio di risorse, magari coinvolgendo le università, gli atenei, le migliori esperienze nazionali e internazionali in un'area così vasta (caso unico probabilmente nel mondo). Infatti, non siamo al cospetto di Porto Marghera o di Priolo, siamo al cospetto di un'area così vasta, significativamente inquinata, che necessita anche di un modello di intervento dal punto di vista tecnico, capace di incidere significativamente e quindi di dare una prospettiva non solo ad una terra, ma ad un territorio, una prospettiva che abbia il senso di una speranza e che riconcili quei territori alle pubbliche amministrazioni.
Intanto ringrazio il Governo per la sensibilità che ha avuto nell'emanare questo decreto-legge, che davvero potrà aiutare a mettere a sistema e a regime una condizione di criticità e di crisi delle ultime ore (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Come preannunciato, lo svolgimento degli ulteriori interventi in discussione generale avrà luogo nel pomeriggio, permettiamo così anche al Comitato dei nove di riunirsi. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, e alle ore 16 con il seguito della discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante disposizioni in materia di rifiuti nella regione Campania. Inizieremo con l'intervento dell'onorevole Bossa.

La seduta, sospesa alle 13,40 è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro degli affari esteri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del Pag. 46mare, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e il Ministro dello sviluppo economico.

(Elementi che riguardano la politica estera dell'Italia nei confronti della Russia - n. 3-01368)

PRESIDENTE. L'onorevole Tempestini ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-01368, concernente elementi che riguardano la politica estera dell'Italia nei confronti della Russia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, signor Ministro, come lei sa bene, abbiamo sempre ispirato la nostra posizione di politica estera ad un approccio di carattere bipartisan perché abbiamo sempre pensato che questo corrispondesse all'interesse generale del Paese. Naturalmente, nel corso di questi anni abbiamo più volte osservato che c'era un elemento che confliggeva con questa impostazione e che alcune notizie di stampa e il cosiddetto dossier WikiLeaks hanno evidenziato: un eccesso di personalizzazione nella conduzione della nostra politica internazionale.

PRESIDENTE. Onorevole Tempestini, la prego di concludere.

FRANCESCO TEMPESTINI. Noi siamo convinti che per «tenere» in un mondo in cui si vanno ridisegnando le gerarchie internazionali occorra fare sistema fra tutti i soggetti della politica estera e che contribuiscono alla proiezione esterna dell'Italia, in principal modo naturalmente le democrazie.

PRESIDENTE. Onorevole Tempestini, dovrebbe concludere.

FRANCESCO TEMPESTINI. Concludo dicendo che questo, a nostro giudizio, confligge con alcuni aspetti ed elementi di questi mesi e di questi anni che alcune notizie di stampa - lo ripeto - hanno messo in evidenza. Sarò più specifico nella replica.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Tempestini, dura lex, sed lex...
Il Ministro degli affari esteri, Franco Frattini, ha facoltà di rispondere.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, il Governo italiano, così come quello americano e tutti gli altri Governi del mondo interessati dalla vicenda WikiLeaks, non commenta nel merito notizie sottratte da archivi dell'amministrazione americana commettendo tra l'altro un reato grave per il quale il responsabile è oggetto di indagini in numerosi paesi. Come ricordato spesso anche dagli estensori, si tratta di notizie redatte riproducendo articoli di giornali, compresi meri retroscena mai verificati né verificabili.
Recentemente il Segretario di Stato Clinton, la cui parola ovviamente ha un ben diverso peso rispetto a quello di documenti attribuiti a funzionari diplomatici, ha detto con chiarezza e pubblicamente che la valutazione degli Stati Uniti è quella che si desume dalle dichiarazioni pubbliche del Presidente Obama, del Segretario di Stato e degli altri esponenti di Governo.
Tale valutazione per l'Italia, per il suo Primo Ministro e per il suo Governo è positiva, come di recente pubblicamente affermato dal presidente Obama durante i lavori del vertice NATO di Lisbona. Gli Stati Uniti hanno pubblicamente riconosciuto che non vi è miglior amico dell'Italia. Anche il ruolo dell'Italia e del Presidente del Consiglio nell'avvicinamento della Russia all'Europa e alla NATO ha corrisposto ad aspettative europee e della stessa amministrazione Obama. Lo spirito di Pratica di mare - dove nel 2002 Berlusconi tenne a battesimo il consiglio NATO-Russia - è stato rilanciato all'ultimo vertice di Lisbona con il convinto ed importante ruolo dell'Italia e dei partner della NATO. Pag. 47
La politica energetica italiana ci vede come il Paese europeo con il più alto grado di diversificazione, ovviamente riconoscendo alla Russia un ruolo importante. È il frutto del lavoro che Governi di centrodestra e di centrosinistra hanno compiuto negli anni e che il Presidente Berlusconi ha rafforzato, in collaborazione con la Farnesina, con l'ENI e con i partner europei. Ho personalmente curato colloqui approfonditi con il segretario Clinton e con l'inviato del Presidente Obama ambasciatore Morningstar. Ad entrambi, in più occasioni ho illustrato le linee della politica di sicurezza energetica dell'Italia che corrispondono all'interesse nazionale del Paese. Mai, né direttamente, né indirettamente il Presidente del Consiglio si è occupato di politica energetica per motivi estranei all'esclusivo interesse all'indipendenza energetica dell'Italia.

PRESIDENTE. Ministro Frattini, la prego di concludere.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. I miei interlocutori americani hanno, anche pubblicamente, espresso apprezzamento per le mie informazioni, accogliendo la nostra idea di un gruppo di lavoro tra Italia e Stati Uniti di riflessione sulla sicurezza energetica europea. Tale gruppo è già al lavoro.

PRESIDENTE. L'onorevole Tempestini ha facoltà di replicare.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, come ho già detto non sono in discussione notizie di stampa relative a dossier sui quali vi è una valutazione complessivamente concorde, nel senso che si tratta di un grave vulnus alle relazioni diplomatiche internazionali. Non è questo il punto. Il punto, che abbiamo evidenziato e che torniamo ad evidenziare è il fatto che in un Paese che ha bisogno di fare sistema una certa e accentuata forma di personalizzazione della presenza nei rapporti internazionali del Presidente del Consiglio può condurre a risultati diversi da quelli auspicati. Si tratta, innanzitutto, di un rischio di sovraesposizione che è evidente a tutti. Si tratta, poi, del modo con il quale questi rapporti si inseriscono nel più complesso quadro della politica europea.
A me ha colpito il fatto che qualche sera fa dalla dacia del presidente Putin il Presidente del Consiglio abbia dato l'assenso all'apertura dell'azionariato di South Stream ad una componente privata tedesca, quasi che quella fosse la sede per poter determinare simili intese e simili accordi. Vi è qualcosa che stona e che, a nostro avviso, ha a che fare con la sostanza, e non soltanto con la forma.
Penso che da questo punto di vista ne trae danno e nocumento il punto essenziale della nostra politica nei confronti della Russia, che è una politica che abbiamo sempre incoraggiato, una politica che deve portare ad avere un rapporto ad Est non solo pacifico, ma anche importante e che viene danneggiata se questa non entra dentro un contesto europeo e in questo contesto europeo trova fino in fondo la sua legittimazione.

(Elementi in ordine ai rischi connessi alla situazione del sistema fognario in alcuni comuni della provincia di Taranto, anche in relazione al rispetto della normativa comunitaria in materia - n. 3-01373)

PRESIDENTE. L'onorevole Patarino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01373, concernente elementi in ordine ai rischi connessi alla situazione del sistema fognario in alcuni comuni della provincia di Taranto, anche in relazione al rispetto della normativa comunitaria in materia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, onorevole Ministro, la questione sottoposta all'attenzione del Governo attiene a una gravissima situazione di emergenza igienico-sanitaria che riguarda la cittadina di Sava, laboriosa comunità di circa 17 mila abitanti in provincia di Taranto, che risulta ancora oggi Pag. 48assolutamente priva di un impianto per la depurazione delle acque nere. Questo significa che nel terzo millennio, in un territorio in cui insistono due delle tre discariche fra Gragnano e Grottaglie che stanno per ricevere i rifiuti provenienti dalla Campania, vi è un centro abitato in cui le acque reflue non depurate vengono convogliate in fosse asettiche e in pozzi neri i quali spesso - è inutile nasconderlo - tutto sono tranne che asettici e impermeabili, ma assolutamente liberi e capaci di determinare lo scarico delle acque direttamente nel terreno, con conseguente ed ovvio inquinamento delle falde acquifere e del sottosuolo.
Ho voluto interessare il Governo perché gli enti interessati, a loro volta, facciano il proprio dovere.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Patarino per avere posto un problema reale, che riguarda la tutela dell'ambiente e della salute pubblica del nostro Paese. Si tratta di un problema che è stato di recente proposto con forza anche dalla Commissione europea, che ha segnalato il mancato adeguamento alle normative comunitarie degli impianti di raccolta e di depurazione dei reflui urbani di oltre 500 comuni.
Ci troviamo davanti a una situazione che, soprattutto al sud, presenta aspetti di criticità. Infatti, la maggior parte degli agglomerati messi sotto accusa si trova proprio nelle regioni del Mezzogiorno.
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non ha, come è noto, competenze dirette nella realizzazione degli impianti, che devono essere realizzati dalle regioni. Peraltro, i ritardi riscontrati in questo caso non sono addebitabili, come anche nella maggioranza dei casi, a carenze di risorse ma, piuttosto, alle complessità delle procedure e ad un'elevata conflittualità locale che induce contenziosi amministrativi sovente paralizzanti.
Il Ministero dell'ambiente svolge in questo campo esclusivamente un'attività di indirizzo e di coordinamento e ha avviato già dal maggio scorso un serrato confronto con le regioni interessate al fine di accelerare la realizzazione delle opere necessarie. Per ciascuna regione sono state valutate le problematiche relative ad ogni singolo agglomerato, identificate le priorità di intervento ed è stato richiesto alle regioni stesse l'assunzione di impegni programmatici ed economici nonché l'immediata risoluzione delle pendenze ancora esistenti e comunque necessarie a fornire un chiaro segnale di impegno alla Commissione europea.
Onorevole Patarino, con particolare riferimento alle questioni che lei ha sollevato, il comprensorio di Manduria è il classico esempio di una realtà dotata di risorse economiche, dotata di un progetto e, ciononostante, rimasta senza depuratore e dove quasi la metà delle famiglie scarica senza depurazione. La realizzazione del depuratore è stata - come lei ben sa - bloccata dai ricorsi proposti dai comuni di Avetrana, Manduria e Sava e il TAR di Lecce ha accolto il loro ricorso, annullando l'autorizzazione ambientale rilasciata dalla regione.
La regione Puglia - che era la destinataria del ricorso - ha deciso di ripetere la procedura di valutazione di impatto ambientale e ci ha assicurato che questa procedura dovrebbe concludersi entro il gennaio del 2011. Se entro tale termine la procedura non sarà ultimata senza valide ragioni valuteremo - visto il pericolo per la salute pubblica e per l'ambiente - di subentrare con poteri sostitutivi.

PRESIDENTE. L'onorevole Patarino ha facoltà di replicare.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Ministro, la ringrazio sia per la tempestività che per la completezza delle informazioni e - aggiungo - anche per l'impegno che assume il Ministero di intervenire Pag. 49nei confronti della regione nel caso in cui non dovesse ottemperare entro i termini che lei ha detto.
Signor Ministro, come lei ha detto, purtroppo questi problemi accadono sovente molto di più nel Mezzogiorno che altrove e la mia interrogazione non aveva certamente il compito di denigrare i cittadini incolpevoli, quanto invece di sollecitare le istituzioni perché sorveglino e intervengano quando è il momento e soprattutto in questo caso, trattandosi di una cosa di estrema gravità. Pertanto, la ringrazio e mi dichiaro assolutamente soddisfatto.

(Iniziative volte al superamento della doppia imposizione contributiva a carico di agenti e rappresentanti di commercio - n. 3-01369)

PRESIDENTE. L'onorevole Munerato ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01369 concernente iniziative volte al superamento della doppia imposizione contributiva a carico di agenti e rappresentanti di commercio (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

EMANUELA MUNERATO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, il presente atto di sindacato ispettivo scaturisce dalle preoccupazioni di migliaia di agenti e rappresentanti di commercio circa il loro futuro previdenziale. È a tutti nota la presente crisi nella quale l'ente di riferimento della categoria, l'Enasarco, si è ritrovato al punto che, nel settembre 2008, il management ha deciso di dismettere l'intero patrimonio immobiliare per conseguire la soglia minima di sopravvivenza prevista per gli enti previdenziali privatizzati, ovvero la sostenibilità finanziaria trentennale. I dubbi che questa operazione non basti comunque a garantire le prestazioni in capo agli iscritti permangono. Costoro per legge si ritrovano a dover pagare una doppia contribuzione sia all'INPS che all'Enasarco, senza alcuna certezza sulla propria pensione. L'1 per cento che viene versato all'Enasarco può considerarsi a fondo perduto visto che non consente agli iscritti di maturare alcunché.
La questione della doppia contribuzione è peraltro al vaglio della suprema Corte a sezioni unite e ricordo che, sulla stessa, già nel novembre 2009 la Commissione lavoro aveva impegnato il Governo a promuovere un'azione di indirizzo nei confronti dell'INPS, una volta acquisita la decisione assunta dalla suprema Corte.
Chiediamo dunque al Governo come si stia muovendo per superare le criticità del sistema pensionistico degli agenti e rappresentanti e degli intermediari del commercio.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, per quanto riguarda il primo punto sollevato dall'interrogante, devo fare rinvio all'articolo 12, comma 11, del decreto-legge n. 78 del 2010 convertito dalla legge n. 122 del 2010, che recita che l'articolo 1, comma 208, della legge 23 dicembre n. 662 si interpreta nel senso che le attività autonome per le quali opera il principio di assoggettamento all'assicurazione prevista per l'attività prevalente sono quelle esercitate in forma di impresa dai commercianti, dagli artigiani e dai coltivatori diretti, i quali vengono iscritti in una delle corrispondenti gestioni dell'INPS. Restano pertanto escluse dall'applicazione dell'articolo 1, comma 208, della legge n. 662 del 1996 i rapporti di lavoro per i quali è obbligatoriamente prevista l'iscrizione alla gestione previdenziale, di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995 n. 335.
In merito poi alla questione dei cosiddetti silenti, coloro cioè che non hanno maturato i requisiti minimi utili al conseguimento delle prestazioni previste, Enasarco ha recentemente deliberato le linee di indirizzo per apportare aggiornamenti al regolamento delle attività istituzionali e adottare misure idonee nell'ambito Pag. 50del trattamento degli iscritti che si trovano in questa situazione.
Con riferimento poi all'ultimo quesito, si rappresenta che l'Enasarco, già ente di diritto pubblico, trasformato ai sensi del decreto legislativo n. 509 del 1994 in persona giuridica privata, nella specie della fondazione, gestisce forme obbligatorie di previdenza e assistenza in favore degli agenti e rappresentanti di commercio. Con la legge n. 613 del 1966 fu istituita presso l'INPS l'assicurazione generale obbligatoria per gli esercenti attività commerciale e, nel contempo, l'articolo 38 della stessa legge riconobbe la natura integrativa della previdenza Enasarco.
Pertanto, le prestazioni previdenziali dell'ente sono prestazione integrative di quelle che gli agenti percepiscono dall'INPS come primo pilastro. Possiamo affermare che si anticipò di cinquant'anni circa l'avvio di quel pilastro integrativo che oggi è così necessario per l'equilibrio complessivo del sistema previdenziale. In base al regolamento delle attività istituzionali, i trattamenti previdenziali erogati dall'Enasarco consistono in prestazioni pensionistiche di vecchiaia e di invalidità ai superstiti, prestazioni assistenziali di vario genere, che potrebbero essere suscettibili di ulteriore sviluppo, indennità di risoluzione del rapporto, liquidate agli agenti a seguito della cessazione dei rapporti di agenzia.
Le amministrazioni vigilanti sono in attesa di ricevere dagli enti previdenziali privati i bilanci tecnici al 31 dicembre 2009, di cui all'articolo 2, comma 2, del decreto legislativo n. 509 del 1994, redatti secondo i criteri di cui al decreto ministeriale 29 novembre 2007. In tale occasione, sarà possibile verificare se Enasarco, valutata la garanzia della sostenibilità finanziaria delle proprie gestioni in relazione all'orizzonte temporale richiesto dalla normativa vigente, cioè non inferiore ai trent'anni, abbia adottato provvedimenti di modifica del rapporto previdenziale al fine di salvaguardare l'equilibrio finanziario di lungo termine. A quel giorno devo rinviare la risposta decisiva.

PRESIDENTE. L'onorevole Munerato ha facoltà di replicare.

EMANUELA MUNERATO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la risposta, convinta che sia una priorità di questo Governo e di questa maggioranza tutelare i lavoratori autonomi, che rappresentano una delle spine dorsali dell'economia del nostro Paese. Tengo a sottolineare che stiamo parlando di un problema molto serio, poiché incide sia sulla vita contributiva degli agenti e rappresentanti di commercio, sia sulla loro futura garanzia previdenziale. È necessario far sì che ci sia equità tra i lavoratori nel versamento di contributi e, al contempo, monitorare con attenzione gli enti gestori, affinché l'amministrazione dei soldi dei lavoratori sia fatta con massima oculatezza e con l'unico fine di garantire adeguate prestazioni previdenziali. Ci dichiariamo soddisfatti della risposta del Governo, auspicando un'azione di attenta vigilanza sulla questione posta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative per modernizzare l'attuale sistema normativo del diritto del lavoro - n. 3-01370)

PRESIDENTE. L'onorevole Cazzola ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01370 concernente iniziative per modernizzare l'attuale sistema normativo del diritto del lavoro (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, signor Ministro, nell'anno in corso lo statuto dei lavoratori, la legge n. 300 del 1970, ha compiuto quarant'anni. Si è trattato sicuramente di una legge importante, che ha cambiato la qualità dei rapporti tra impresa e lavoratori e tra associazioni imprenditoriali e organizzazioni sindacali. Si è trattato di una legge che è tuttora un caposaldo del diritto del lavoro, ma ormai tutti condividono l'esigenza di innovare in questa materia, in modo da tener conto Pag. 51delle profonde trasformazioni intervenute nel mercato del lavoro. C'è sicuramente la necessità di allargare i confini delle tutele a soggetti che ora ne sono privi o non ne dispongono in maniera adeguata, ma c'è anche il problema di saper cogliere le differenze che esistono al di là della nostra volontà e della nostra visione della realtà. Ciò premesso, l'interrogazione è volta a conoscere quali siano le intenzioni del Governo in questa materia.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, ricordo sommariamente che la disciplina basica del rapporto di lavoro è contenuta nello statuto dei lavoratori del 1970, complesso di norme che ha certamente tutelato il lavoratore nel contesto del rapporto di lavoro, ma che ha anche concorso a determinare bassi tassi di occupazione, soprattutto nei giovani, nelle donne e negli anziani, cronicamente in tutto il periodo successivo, alti investimenti in misura abnorme nelle tecnologie di processo a risparmio di lavoro e alti livelli di lavoro sommerso.
Le leggi Treu e Biagi - tutte e due ispirate, in verità, da Marco Biagi - hanno corretto in parte questa disciplina, in modo anche significativo, visti gli effetti di circa 3 milioni di posti di lavoro nel decennio che può essere riferito a questa legislazione, cioè fino al 2007, fino al momento precedente la crisi. Oggi il punto è di individuare una regolazione idonea a sostenere la propensione ad assumere, a tradurre in posti di lavoro, quanto più stabili e di qualità, la crescita dell'economia, superando lo storico «rattrappimento» nell'impiego della forza lavoro che ha caratterizzato il nostro mercato del lavoro.
Questo è il senso dello Statuto dei lavori nei termini e nei contenuti lasciatici da Marco Biagi, che ha un intento semplificatorio - ridurre circa del 50 per cento le 15 mila disposizioni in materia di lavoro; non, come qualcuno ha detto, ridurre del 50 per cento i diritti nel lavoro, sono due cose un po' diverse - e vuole, allo stesso tempo, allargare le tutele ai collaboratori a progetto, estendere gli ammortizzatori sociali su base assicurativa e individuare un corpo di norme che non attengono ai diritti fondamentali nel lavoro, che come tali devono essere universali, e quindi inderogabili.
Si tratta di un corpo di norme, invece, riferite a tutele che possono essere messe a disposizione delle parti sociali per gli accordi che duttilmente, fra di loro, le parti possono realizzare nella dimensione del settore, del territorio e dell'azienda, per adattare quelle disposizioni alle concrete circostanze, in modo che ne risulti un livello ancora più evoluto di intesa tra le esigenze del lavoro e le esigenze della produzione e della competitività.
Questo è anche il senso della richiesta che abbiamo fatto alle parti sociali di un avviso comune in materia, al quale abbiamo condizionato la stessa presentazione del disegno di legge, perché quella riforma, una volta varata dal Parlamento, sarà affidata soprattutto alle parti sociali, che sono quelle che, in questi due anni difficili, hanno saputo assumere responsabilità e concorrere a governare il Paese attraverso la difficile transizione.

PRESIDENTE. L'onorevole Cazzola ha facoltà di replicare.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Ministro, la ringrazio e mi dichiaro soddisfatto, insieme al collega Baldelli, soprattutto perché ha chiarito un punto importante. Lo Statuto dei lavori, nel documento che lei ha presentato alle parti sociali e alla stampa, è stato accusato di essere generico. Lei oggi ci ha detto che questa genericità è voluta, ancorché si trovi all'interno di linee e di idee-forza molto definite, chiare e condivisibili, perché si vuole dare alle parti sociali un ruolo fondamentale e decisivo, attraverso un avviso comune, per completare e dare un'anima a questo processo legislativo, senza il quale il Governo valuterà se procedere o meno. Pag. 52
Spesso questo Governo viene accusato di non avere attenzione verso le parti sociali. Lei ha confermato, invece, di tenere molto al rapporto con le parti sociali proprio su uno strumento delicato come lo Statuto dei lavori, che vuole rappresentare una nuova forma di tutela, più larga, ma, nello stesso tempo, anche capace di cogliere le differenze di un mercato del lavoro profondamente diverso (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ringraziamo il Ministro Sacconi, che adesso ci lascia.

(Chiarimenti in merito ai tempi di erogazione delle risorse a favore delle zone alluvionate del Veneto - n. 3-01371)

PRESIDENTE. L'onorevole De Poli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01371, concernente chiarimenti in merito ai tempi di erogazione delle risorse a favore delle zone alluvionate del Veneto (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO DE POLI. Signor Presidente, signor Ministro, nei giorni seguenti ai tragici eventi alluvionali che hanno colpito duramente il Veneto il Presidente del Consiglio, insieme ai Ministri Bossi e Tremonti, ha assicurato al presidente della regione Veneto, ma in modo particolare a tutte le famiglie e alle imprese, un intervento immediato e sostanzioso, annunciando 300 milioni di euro da destinare subito (entro il 12 dicembre, avevano anche detto).
Altrimenti diventa l'alluvione delle carte e non delle risorse.
Ad oggi tali risorse, purtroppo, ancora non sono state versate nelle casse della nostra regione e sembra addirittura che per erogare un contributo dal 30 per cento al 10 per cento ai nostri territori l'istituzione regionale debba contrarre un mutuo in banca.
Vogliamo sapere dal Ministro quali sono, concretamente, i tempi per avere queste risorse e se vi sono o se esistono solo, come abbiamo visto tante volte, sulla carta.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, nella sua interrogazione l'onorevole De Poli si chiede se e quando verrà dato seguito al trasferimento delle risorse a favore della popolazione colpita dalla recente alluvione verificatasi in Veneto dal 31 ottobre all'8 novembre scorso e, in particolare, fa riferimento allo stanziamento immediato di 300 milioni di euro promesso dal Presidente del Consiglio dei ministri nei giorni successivi all'evento alluvionale.
Al riguardo, il Ministero dell'economia e delle finanze fa presente che, ai sensi dell'articolo 10 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 novembre 2010 n. 3906, il Fondo della protezione civile è stato appositamente integrato dal Ministero stesso per il citato importo di 300 milioni di euro per far fronte alle misure arrecate dalla stessa ordinanza.
A tal proposito, il Dipartimento della protezione civile comunica che, a seguito del provvedimento di assegnazione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, le predette somme sono state acquisite al bilancio del Dipartimento stesso in data 10 dicembre 2010. Inoltre, il Dipartimento della protezione civile precisa che il relativo titolo di spesa di 300 milioni di euro è stato prontamente inoltrato nella stessa data all'ufficio bilancio e ragioneria che, nonostante le chiusura dell'esercizio finanziario, su espressa richiesta dello stesso Dipartimento, provvederà a validarlo e renderlo esecutivo nei prossimi giorni.
Infine, onorevole De Poli, posso aggiungere un ulteriore elemento comunicato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: il Ministero ha già avviato una serie di incontri per la predisposizione di un accordo di programma Pag. 53che verrà a breve stipulato con la regione Veneto. L'accordo prevede il finanziamento da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di un importo pari a 56 milioni di euro per la realizzazione di interventi per la prevenzione del rischio idrogeologico.

PRESIDENTE. L'onorevole De Poli ha facoltà di replicare.

ANTONIO DE POLI. Signor Presidente, signor Ministro, spero e credo - la speranza è sempre l'ultima a morire - che queste risorse effettivamente arrivino in Veneto. Sarebbero dovute arrivare in tempi brevissimi.
Lei ha citato forse sette, otto o dieci uffici ai quali è pervenuta la somma attesa e dove la prassi ha fatto il percorso previsto, però, ad oggi, tutte le nostre aziende, tutti i nostri cittadini e tutti i nostri comuni hanno visto solamente quei volontari - che voglio ringraziare anche in questa sede - che sono andati ad aiutarli direttamente, non per realizzare la solita «passeggiata di spot» come ha fatto qualcuno del Governo, e che hanno lavorato tirandosi su le maniche in mezzo alla melma per dare una mano a queste persone.
Altrettanto riguarda la proposta di prorogare almeno di sei mesi la scadenza delle tasse (IRPEF, IRAP, IVA e così via) prevista entro dicembre che questo Parlamento ha approvato all'unanimità attraverso un ordine del giorno. Non abbiamo visto nulla! È stato approvato fino al 20 dicembre, quindi una presa in giro ulteriore! Non solo non sono arrivate le risorse attese - che sono poi 300 milioni rispetto ad un calcolo fatto dal Commissario, presidente della regione, di più di un miliardo di euro - ma non sono state prorogate - come invece è successo a L'Aquila e in altre parti in caso di calamità - malgrado il voto di questo Parlamento e le promesse fatte, di almeno sei mesi le scadenze delle tasse per le nostre aziende che sono nettamente in ginocchio e che non ce la fanno più. Credo che almeno questa piccola parte...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole De Poli.

ANTONIO DE POLI. ...spero che arrivi nel più breve tempo possibile, ma ricordo che vi sono anche tutte le altre promesse fatte dal Governo e votate all'unanimità da questo Parlamento rispetto alle quali, ad oggi, non abbiamo nessuna risposta concreta (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

(Chiarimenti in merito ad una transazione tra la SACE Spa e il Governo di Antigua e Barbuda - n. 3-01372)

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01372, concernente chiarimenti in merito ad una transazione tra la SACE Spa e il Governo di Antigua e Barbuda (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, sono passate poco più di ventiquattr'ore dalla grottesca sfilata di colombe e voltagabbana che ha confermato una presunta fiducia nei confronti del Presidente del Consiglio, e ci troviamo di nuovo come prima, più di prima, a dover discutere delle ombre, dei segreti e dei misteri del signor Berlusconi Silvio. Così torniamo a parlare di quel Berlusconi e dei suoi affari privati che inquinano la vita pubblica: mi riferisco appunto al caso di Antigua, al castello, per dirla con i locali, del Premier, e all'oscura vicenda che ruota intorno alle società off-shore e al Governo dell'isola caraibica.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Evangelisti.

FABIO EVANGELISTI. In particolare, vogliamo sapere perché la SACE, all'epoca agenzia pubblica di assicurazione al credito per l'esportazione, abbia accettato la decurtazione di un debito del Governo di Antigua di 73 milioni su 84, uno sconto Pag. 54dell'87 per cento nemmeno in tempi di svendita alla Standa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Vorrei invitare a non impedire ai membri del Governo di svolgere il proprio compito di ascolto verso gli interroganti.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Evangelisti sulla base degli elementi forniti dal Ministero dell'economia e delle finanze, al quale è rivolta l'interrogazione.
Il Ministero fa sapere che la risposta alle domande da lei formulate è contenuta nella nota di SACE, trasposta per intero nelle premesse dell'interrogazione. Il Ministero comunica inoltre che la finalità dell'operazione di SACE era il recupero, nella misura massima possibile e nel minor tempo possibile, di un credito «incagliato» da oltre 20 anni dopo che precedenti tentativi, citati dagli stessi onorevoli interroganti, si sono rivelati infruttuosi. Tutto ciò - rileva il Ministero dell'economia e delle finanze - nell'interesse del patrimonio aziendale, secondo le procedure previste dallo statuto, previ gli opportuni pareri, all'unanimità dell'organo deliberante.

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di replicare.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, magari recupero anche il minuto che ci ha lasciato il Ministro, che ringrazio per l'imbarazzata risposta.

PRESIDENTE. No, quello è del Ministro!

FABIO EVANGELISTI. Di tale vicenda, come appare evidente, nessuno vuol mai parlare in maniera approfondita: la stessa SACE ha rifiutato l'invito a partecipare a Report, mentre il solito Ghedini se l'è cavata con i bofonchi che abbiamo ascoltato in TV.
Ciò detto, mi preme rimarcare, rivendicare e proseguire a denunciare una vicenda vergognosa, proprio da «furbetti del quartierino». Parliamoci francamente: bonifici per 22 milioni, una fideiussione di altri 10 milioni, e ancora la voce degli amici a Report e dei soci che parlano di Silvio come partner dell'operazione. Il cerchio intorno ai reali proprietari della società off-shore Flat Point, costruttrice dell'albergo di lusso e delle ville ad Antigua, si stringe sempre di più: chi sia il vero proprietario della Flat Point non si sa, ma il dubbio che dietro lo schermo dei prestanomi, vista l'imponente esposizione finanziaria, si celi lo stesso Silvio Berlusconi, aumenta sempre di più; corroborato fra l'altro dalle dichiarazioni del commercialista Mario Caizzone a Report, che chiunque può riascoltare e giudicare su Internet: «Se vengono risolti i problemi della SACE con il Governo di Antigua, avremo le porte aperte per portare avanti l'operazione immobiliare». E in effetti, guarda caso, a dicembre 2004 è il Governo Berlusconi a risolvere i problemi tra Antigua e SACE; a Natale del 2004 avviene lo scambio dei regali: la SACE accetta di ricevere da Antigua 11 milioni anziché 84, quindi uno sconto dell'87 per cento, pagati anticipatamente alle imprese italiane; l'anno dopo, nel 2005, inizia a decollare l'attività immobiliare della Flat Point.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Evangelisti.

FABIO EVANGELISTI. Il Presidente stavolta, però, ha costruito un castello di sabbia: la marea sta montando, e presto sommergerà lui e il suo castello (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Iniziative normative per la proroga dei termini limite fissati dal decreto-legge n. 105 del 2010 in materia di denuncia di inizio attività per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili - n. 3-01374)

PRESIDENTE. L'onorevole Sardelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione Pag. 55n. 3-01374, concernente iniziative normative per la proroga dei termini limite fissati dal decreto-legge n. 105 del 2010 in materia di denuncia di inizio attività per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, onorevole Ministro, una direttiva comunitaria, la n. 28 del 2009, prevede che si raggiunga, entro il 2020, il 17 per cento di energia da fonti rinnovabili per il nostro Paese.
Rispetto ad una legislazione farraginosa e lenta, alcune regioni, soprattutto regioni del sud quali la Puglia ed altre, hanno favorito lo snellimento delle procedure per gli impianti fino a un megawatt di energia rinnovabile, favorendo anche al tempo stesso investimenti, aumento del reddito agrario, posti di lavoro importanti in questo settore. Sennonché, nel marzo 2010, la Corte costituzionale ha annullato queste norme regionali, dichiarandole incostituzionali.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Sardelli.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Per porre rimedio a questo problema, il Governo, ad agosto ha approvato una «sanatoria», che salvava gli impianti e le iniziative imprenditoriali già iniziate.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole Sardelli.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, il minuto a mia disposizione non è ancora passato, sta passando in questo momento.
Ora chiediamo al Ministro se sono prossime le pubblicazioni di una circolare, che permetta di salvare questi investimenti, soprattutto per le iniziative imprenditoriali in corso.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, ha facoltà di rispondere.

PAOLO ROMANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, l'interrogazione in esame si riferisce all'articolo 1-quater del decreto-legge n. 105 del 2010, convertito con modificazioni, dalla legge n. 129 del 2010, che fa salve le procedure per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica, avviate mediante denuncia di inizio attività - la famosa DIA - sulla base di leggi regionali, che prevedevano soglie di potenze più elevate di quelle stabilite a livello statale.
La dichiarazione di illegittimità costituzionale della legge regionale in questione ha reso necessario l'intervento normativo, con cui è stata garantita la validità delle iniziative intraprese, a condizione però che gli impianti entrino in esercizio nel termine di centocinquanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge, vale a dire entro il 16 gennaio 2011.
La disposizione adottata ha sollecitato numerose richieste, in primo luogo da parte degli operatori, volte a ricevere chiarimenti sulle modalità con cui sarebbe stata applicata. Anche nell'interrogazione in esame si invita il Governo a chiarire i limiti fissati dal decreto-legge n. 105 del 2010. L'esigenza di un chiarimento è ben comprensibile, tanto più se si considerano le ricadute che la norma in esame determina sugli investimenti in corso e sull'occupazione. Nel rispondere, circa un mese fa, ad un'interrogazione sullo stesso tema, avevo fatto presente che le competenti strutture del Ministero stavano predisponendo una circolare esplicativa. Posso oggi dire che la circolare è stata definita e che proprio nella giornata odierna, stamattina, è stata firmata.
La circolare chiarisce che le disposizioni dell'articolo 1-quater si applicano: alle procedure avviate sulla base di denuncia di inizio attività che prima della pubblicazione della sentenza della Corte costituzionale non si erano ancore perfezionate, in quanto non era ancora trascorso il termine di trenta giorni per la maturazione del silenzio-assenso; alle procedure, che sempre prima della pubblicazione della sentenza della Corte costituzionale non erano ancora definitive perché Pag. 56impugnabili; alle procedure per le quali prima della pubblicazione della sentenza della Corte la denuncia di inizio attività è stata impugnata.
L'articolo 1-quater, come precisa la circolare, non si applica invece ai rapporti giuridici cosiddetti esauriti, vale a dire a quelle denunce di inizio attività che, alla data di pubblicazione della sentenza della Corte, erano già divenute definitive. Ritengo dunque che la circolare fornisca elementi importanti per chiarire la portata dell'articolo 1-quater.
Gli interroganti però chiedono anche di valutare l'opportunità di un ulteriore intervento normativo, finalizzato oltre che a chiarire i limiti di quanto disposto dal decreto-legge n. 105 del 2010, a prevedere il rinvio del termine di entrata in esercizio degli impianti, almeno al giugno 2011. Il Ministero, una volta verificati gli effetti delle indicazioni contenute nella circolare, valuterà se sia necessario un intervento normativo, che si configuri con una definizione di un termine più ampio per l'entrata in esercizio degli impianti che sono salvaguardati.

PRESIDENTE. L'onorevole Sardelli ha facoltà di replicare.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, sono ampiamente soddisfatto della precisa e puntuale risposta del Ministro che fa salvi diritti acquisiti ed iniziative imprenditoriali importanti, però non posso non segnalare per il futuro, e per un approfondimento al Ministro stesso, la situazione che riguarda il recepimento della direttiva comunitaria concernente le energie rinnovabili.
Ebbene, in questo recepimento della direttiva, in discussione presso le Commissioni camerali, si pone un limite di 50 chilowatt per ogni ettaro di terreno al fine di limitare l'impatto stesso di queste strutture fotovoltaiche e di energia rinnovabile a terra.
Noi dobbiamo fare una scelta. Abbiamo l'obbligo, entro il 2020, di avere il 17 per cento delle fonti di energia rinnovabile. Se utilizzassimo - così come vogliamo - al massimo la possibilità di realizzare i 3 mila megawatt di energia rinnovabile da fonti fotovoltaiche impiegheremmo non più dello 0,04 per cento della superficie agricola per un settore che ha una potenzialità di crescita enorme, che viene particolarmente valorizzato dai Paesi industriali più avanzati (quali gli Stati Uniti e la Cina), e quindi per un settore che, invece, deve essere favorito e incentivato.
Tra l'altro - affido al Ministro questa riflessione - non è possibile che questo Paese per le lobby ambientaliste non possa utilizzare il nucleare, non possa ricercare gli idrocarburi nel mare, e non possa, alla fine, neanche realizzare l'energia rinnovabile.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Presidente - mi permetto - lei mi ha interrotto nell'intervento precedente dopo venti secondi e adesso è passato solo un minuto e trentacinque secondi. Quindi, controlli bene il tempo, e non si permetta più di porre in questa maniera impropria il suo...

PRESIDENTE. Onorevole Sardelli, mi permetterò di farlo ogni volta che lo riterrò opportuno, ovviamente, e la invito a prendere atto del fatto che in questa Aula è consuetudine dare un preavviso di 20-25 secondi in modo che il deputato possa concludere, altrimenti dovremmo interromperlo a metà del suo intervento e questo non sarebbe cortese.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Presidente, la ringrazio di questa precisazione, e la invito, allora, ad una maggiore attenzione, almeno pari a quella del Ministro che è stata straordinaria.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16,10.

Pag. 57

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Antonione, Casini, Fallica, Renato Farina, Frattini, Lusetti, Mussolini, Palumbo e Prestigiacomo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che le votazioni sul disegno di legge n. 3909 - Conversione in legge del decreto-legge 26 novembre 2010, n. 196, recante disposizioni relative al subentro delle amministrazioni territoriali della regione Campania nelle attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti (da inviare al Senato - scadenza: 25 gennaio 2011) avranno luogo a partire dalle ore 16,30 di oggi, con prosecuzione nelle giornate di giovedì 16, martedì 21, mercoledì 22 (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni) ed eventualmente giovedì 23 dicembre (antimeridiana) (con votazioni).
A partire da domani, dopo il disegno di legge di conversione, saranno inseriti gli argomenti previsti nell'ultima settimana del calendario di novembre e non conclusi.
Si tratta di:
proposta di legge n. 2424 ed abbinata - Interventi per agevolare la libera imprenditorialità e per il sostegno del reddito (seguito dell'esame);
mozione Di Pietro ed altri n. 1-00475 concernente revoca di deleghe al Ministro per la semplificazione normativa, senatore Roberto Calderoli (seguito dell'esame);
mozioni Bocchino ed altri n. 1-00436, Giulietti, Zaccaria, Tabacci, Evangelisti, Nicco ed altri n. 1-00441, Sardelli ed altri n. 1-00496, Lo Monte ed altri n. 1-00503 e Cicchitto ed altri n. 1-00504 concernenti iniziative per la tutela della qualità e del pluralismo dell'informazione nel servizio pubblico radiotelevisivo, con particolare riferimento al contratto di servizio (seguito dell'esame);
mozioni Bersani ed altri n. 1-00471, Borghesi ed altri n. 1-00497, Cicchitto ed altri n. 1-00499, Galletti ed altri n. 1-00500, Reguzzoni ed altri n. 1-00501, Commercio ed altri n. 1-00502, Sardelli ed altri 1-00505 e Tabacci ed altri n. 1-00507 concernenti iniziative in materia di riforma del sistema fiscale (seguito dell'esame);
proposta di legge costituzionale n. 1990 ed abbinate - Modifiche agli articoli 114, 117, 118, 119, 120, 132 e 133 della Costituzione, in materia di soppressione delle province (seguito dell'esame);
mozione Ghizzoni, Zazzera ed altri n. 1-00491 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del regolamento, nei confronti del Ministro per i beni e attività culturali, senatore Sandro Bondi (esame).

Nel mese di gennaio i lavori dell'Assemblea riprenderanno lunedì 10, con la discussione sulle linee generali dei seguenti disegni di legge di ratifica:
n. 2326-B - Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, fatta a Lanzarote il 25 ottobre 2007, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato);
n. 3835 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Azerbaigian per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte Pag. 58sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali (Approvato dal Senato);
n. 3836 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Canada per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali (Approvato dal Senato);
n. 3827 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Slovenia sulla cooperazione transfrontaliera di polizia;
n. 3356-B - Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa allo sdoganamento centralizzato, concernente l'attribuzione delle spese di riscossione nazionali trattenute allorché le risorse proprie tradizionali sono messe a disposizione del bilancio dell'UE (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato);
n. 3881 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Moldova per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione);
n. 3882 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica federativa del Brasile in materia di cooperazione nel settore della difesa (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione).

Il seguito dell'esame avrà luogo nei giorni successivi.
La Conferenza dei presidenti di gruppo sarà convocata martedì 11 gennaio per definire il programma dei lavori dell'Assemblea per il periodo gennaio-marzo 2011 ed il calendario relativo al mese di gennaio.
L'organizzazione dei tempia per la discussione degli argomenti previsti sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Proclamazione di un deputato subentrante (ore 16,13).

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito della presa d'atto, nella seduta odierna, delle dimissioni del deputato Domenico De Siano, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, in data odierna - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del Testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 - che il candidato che, nell'ordine progressivo della lista n. 9 - Il Popolo della Libertà, nella medesima XIX circoscrizione Campania 1, segue immediatamente l'ultimo degli eletti, risulta essere Luigi Muro.
Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la XIX circoscrizione Campania 1, Luigi Muro.
Al collega Muro i migliori auguri di buon lavoro.
Si intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Modifiche nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Luigi Muro, proclamato in data odierna, ha dichiarato di aderire al gruppo Popolo della Libertà.
Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Giampiero Catone, già iscritto al gruppo parlamentare Futuro e Libertà per l'Italia, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto. Pag. 59
Comunico, altresì, che la deputata Maria Grazia Siliquini, con lettera pervenuta in data odierna, ha reso noto di essersi dimessa dal gruppo parlamentare Futuro e Libertà per l'Italia. La deputata Maria Grazia Siliquini risulta pertanto iscritta al gruppo parlamentare Misto.

Si riprende la discussione (ore 16,15).

(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 3909-A)

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bossa. Ne ha facoltà.

LUISA BOSSA. Signor Presidente, colleghi deputati - non vedo il Ministro, ma va bene - quando abbiamo letto il testo del decreto-legge, il primo pensiero, prendendo a prestito il titolo di un vecchio film, è stato...

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, dov'è il Governo?

PRESIDENTE. Abbiamo con noi il sottosegretario Saglia e anche il Ministro Romani: ad abundantiam. Prego, onorevole Bossa, scusi l'interruzione.

LUISA BOSSA. Ricomincio: quando abbiamo letto il testo del decreto-legge il primo pensiero, prendendo a prestito il titolo di un vecchio film, è stato: Tanto rumore per nulla. Perché di fatto sull'emergenza rifiuti in Campania, al di là di qualche sporadico pannicello caldo, nulla di nuovo è stato fatto. Emergenza era ed emergenza resta.
Vorrei sottolineare pochissimi punti non ripetendo naturalmente quello che hanno detto questa mattina i colleghi del mio partito.
Anzitutto, non si può far finta di non sapere che la Campania vive di per sé una situazione complessa. È stata fatta oggetto nei decenni, ad opera delle ecomafie, di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi e anche industriali che ne hanno minato alle fondamenta i territori soprattutto tra Napoli e Caserta. Un piano serio deve investire, dare sicurezza alla gente. Non si possono chiedere soltanto sacrifici. Bisogna anche risarcire chi per decenni, a causa anche della mancanza di un serio controllo del territorio da parte dello Stato, ha subìto lo sversamento di vernici, polveri tossiche, rifiuti pericolosi provenienti da tutta l'Italia industriale, soprattutto dall'Italia del nord.
Bastano le misure di cui all'articolo 3 del decreto-legge intraprese anche grazie e, soprattutto, grazie ai finanziamenti FAS? Non credo.
E per quanto riguarda le discariche abusive? Che diciamo delle discariche abusive specie nel casertano? Qualcuno della maggioranza lo sa bene che inquinano le campagne circostanti e, dunque, provocano la contaminazione dei prodotti agricoli coltivati in quelle terre fertili e generose.
Signor Presidente, è stato spesso detto dal Primo Ministro e anche in quest'Aula non più tardi di questa mattina dal collega Paolo Russo, con un'evidente volontà di scaricare la responsabilità politica su altri, che la colpa dell'emergenza rifiuti sia dei sindaci: non è vero, non è così. Chi ha fatto il sindaco sa bene che la sua responsabilità si esaurisce nell'organizzazione della raccolta; allo smaltimento devono provvedere altri soggetti istituzionali.
Nel caso campano, fino a pochi mesi fa, doveva provvedere un commissariato di Governo mentre da quando sono cessati i poteri straordinari devono provvedere provincia e regione. Il sindaco di Napoli e quelli dei comuni del napoletano sono perfettamente in grado di fare la raccolta che sia o meno differenziata. Nella mia città si è arrivati, ad esempio, al 65 per cento di differenziata. Non siamo brutti, sporchi e cattivi. Il problema è che, una volta raccolti i rifiuti, non si sa dove scaricarli perché non ci sono impianti. Questo è il nodo della crisi e si sa bene. Lo sanno tutti.
Perciò questo testo è scadente e deludente, perché confuso nella parte in cui mescola le competenze tra provincia e Pag. 60comuni. Perché rilancia le funzioni commissariali, anche qui, con una certa confusione di ruoli.
Non dice una parola sulle prossime emergenze già annunciate, non programma nulla di serio sulla differenziata, se non fissare tetti e oneri a carico degli enti locali, non dispone alcuna forma di coordinamento e di finanziamento e rilancia l'idea di costruire alcuni termodistruttori, né più né meno di come aveva fatto due anni fa.
Allora ecco, restano tutte le preoccupazioni di cui abbiamo parlato. Si pulisce Napoli se si ha la capacità di mettere in campo una strategia seria e responsabile, se si mantengono le promesse, se si fanno i passi giusti, sostenibili, come ci chiede l'Europa, come ci chiede il mondo civile, come si fa in tutto il mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 3909-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, onorevole Piffari.

SERGIO MICHELE PIFFARI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, la prassi e la regola direbbero che dovremmo discutere di ciò che abbiamo sentito sugli emendamenti, ma vorrei prima accennare a quello che sta succedendo in Commissione, perché in questo momento la calendarizzazione delle scadenze non è stata molto regolare, tant'è che siamo ancora incartati nell'esprimere i pareri sui vari emendamenti che sono arrivati in Aula, pur avendo avuto la presenza costante, questa volta, del Ministro e del suo staff in Commissione.
Tuttavia, questo non ha aiutato ad accelerare i tempi di lavoro dell'Aula e ad analizzare serenamente gli emendamenti.
Detto questo, comunque ci riserveremo di sicuro successivamente di valutare nel dettaglio i nostri emendamenti.
Io credo che dalla discussione sulle linee generali sia emersa in modo chiaro e forte l'esigenza di ascoltare le comunità locali della Campania, di ascoltare gli amministratori di buona volontà della Campania - e sono tanti - e di ascoltare credo quelle proposte emendative avanzate dai vari gruppi che tendono a tracciare una linea concreta di continuità, come ho già detto stamattina, che va dall'emergenza con il Governo Prodi del gennaio 2008 alla situazione di oggi.
Otto milioni di tonnellate di ecoballe, caro collega Barbato, un po' di più di quelle che ha enunciato nel frattempo: sono più di tre anni di rifiuti dell'intera Campania rinchiusi in cellophane che sicuramente nel frattempo sono stati rosicchiati, non dico naturalmente da chi, perché oltre ai topi nella Campania si trova un bel gruppo di clan camorristici che fanno affari con queste situazioni; e siamo riusciti a leggere relazioni orrende dove ci dicono che addirittura questo è un patrimonio da valorizzare in termini di risorse energetiche.
Non voglio andare oltre, dicendo poi i tentativi che abbiamo fatto negli anni per smaltire questi rifiuti. Ancora oggi nelle discariche, proprio perché siamo in emergenza, ci portiamo rifiuti pericolosi - definiti tali anche dalla legge - e purtroppo la pericolosità è confermata da dati allarmanti in termini di aumenti di mortalità per cancro, tumori che non sono riconducibili all'ordinaria esistenza umana, ma a quei tipi di inquinanti che vi sono.
Ancora oggi, non abbiamo il fascicolo degli emendamenti. E noi dovremo discutere su questi! In Commissione siamo privilegiati perché gli uffici ci forniscono almeno l'elenco degli emendamenti, ma su che cosa deve lavorare il resto dell'Aula? Io credo che il Governo e la maggioranza...
Il fascicolo è arrivato in questo momento! Dovevo fare l'appello qualche ora fa! Ringrazio, però vorrei che l'avessero tutti gli altri componenti, perché non c'era ai banchi tre minuti fa, grazie. Si tratta di strumenti assolutamente necessari affinché i singoli gruppi possano riflettere su Pag. 61queste proposte. L'atteggiamento, che abbiamo notato in Commissione, di affrontare con superficialità i problemi che sono emersi anche durante la discussione sulle linee generali non ci rasserena, e comunque l'Italia dei Valori annuncia, sin da ora, un dibattito concreto, emendamento per emendamento, perché rimanga traccia delle osservazioni sollevate e delle risposte che il Governo e la maggioranza hanno dato.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la maggioranza, onorevole Ghiglia.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, rinuncio alla replica.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo, altresì, atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire successivamente.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,29).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, nonché per consentire al Comitato dei nove di riunirsi, secondo quanto richiesto per le vie brevi alla Presidenza dal relatore per la maggioranza, sospendo la seduta.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, volevo chiedere di autorizzare il Comitato dei nove a riunirsi nella sala del piano Aula, per accelerare i tempi.

PRESIDENTE. Certamente, nessun problema.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17.

La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 17,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Sull'ordine dei lavori.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola. Intervengo in merito a quanto comunicato all'Assemblea dal Vicepresidente Buttiglione sui provvedimenti calendarizzati dalla Conferenza dei presidenti di gruppo che si è tenuta questa mattina.
Trovo grave che non si sia deciso di calendarizzare una mozione che abbiamo presentato con il sostegno di parlamentari di tutti i gruppi, e che riguarda una vicenda che dobbiamo risolvere entro il mese di dicembre. Si tratta della produzione, praticamente ormai solo in Italia, di un barbiturico, il Pentothal, che se dovesse venir esportato negli Stati Uniti consentirebbe la ripresa delle iniezioni letali.
Mi auguro che vi sia la possibilità di un'integrazione del calendario dei lavori dell'Assemblea della prossima settimana, in quanto questo sarebbe contrario a quanto la nostra Costituzione prevede, perché vieta il concorso a pene non previste e vietate dal nostro ordinamento, come la pena di morte, e anche perché questa esportazione altrimenti avverrebbe proprio nel momento in cui il nostro Paese è protagonista alle Nazioni Unite di quella Pag. 62grande battaglia per la moratoria universale delle esecuzioni capitali e l'abolizione della pena di morte.
Signor Presidente, la ringrazio davvero, e confido nella possibilità di integrazione del calendario dei lavori (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Zamparutti, effettivamente, alla riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di oggi è stata segnalata anche la mozione da lei sollecitata, ma il calendario era già definito. Ovviamente quanto prima, nella prossima riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, valuteremo come fare, a meno che non vi fosse un accordo unanime di tutta l'Aula. Lei sa, infatti, che l'Aula, rispetto al calendario dei lavori, è sovrana, e quindi può decidere se eventualmente inserire all'ordine del giorno una mozione che vede, a quanto lei dice, l'unanimità di tutti i gruppi.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, credo non sia successo solo a me, ma è tutto il giorno che ricevo nella casella di posta elettronica una serie di messaggi di chi chiede chi fosse l'uomo che ieri, con un giubbotto, e prima ancora con una pala e dei bastoni in mano, è stato prima individuato come un black bloc, poi come un poliziotto con un manganello, e poi come uno studente arrestato dalla polizia con estremo garbo.
Sarebbe utile che il Governo, in particolare il Ministro dell'interno, informasse il Parlamento su chi effettivamente fosse quella persona che si aggirava all'interno di una manifestazione, la quale, come abbiamo visto, non era priva di infiltrati e di provocatori.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, sarà ovviamente premura della Presidenza sottolineare il suo intervento. Come lei sa la Presidenza ha chiesto al Ministro per i rapporti con il Parlamento di attivarsi presso il Ministero dell'interno per verificare, quanto prima, la possibilità che il Ministro dell'interno riferisca all'Assemblea su quanto accaduto nella giornata di ieri.

Si riprende la discussione (ore 17,10).

PRESIDENTE. Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 1.201, che è in distribuzione e con riferimento al quale il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato per le ore 18 (Vedi l'allegato A - A.C. 3909-A).
Avverto che è in distribuzione la versione corretta dell'emendamento Barbato 1.50, che assume la numerazione 1.02 (Vedi l'allegato A - A.C. 3909-A).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, in quanto non strettamente attinenti alla materia del decreto-legge, le seguenti proposte emendative, con riferimento alle quali già in sede referente sono stati rilevati profili di inammissibilità: Zamparutti 1.27, recante norme di carattere generale sulle modalità di coinvolgimento delle popolazioni nei processi decisionali relativi nella gestione dei rifiuti; Fava 1.48, che reca una norma di carattere generale che prevede il divieto di trasporto di rifiuti all'estero ai fini dello smaltimento, salvo che non sia dichiarato lo stato di emergenza ambientale per il territorio della regione da parte del Presidente della regione medesima; Cosenza 1.06, recante disposizioni modificative del comma 7 dell'articolo 238 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 in materia di determinazione della tariffa per l'igiene ambientale; Cosenza 1.07,relativo al termine per l'emanazione da parte del Ministro dell'ambiente del regolamento in materia di tariffa per l'igiene ambientale di cui al comma 6 dell'articolo 238 del codice ambientale; Cosenza 3.8, recante una norma di carattere generale che istituisce un meccanismo automatico di compensazioni ambientali per i territori in cui, a seguito delle emergenze sulla gestione Pag. 63dei rifiuti, sia prevista l'apertura di nuove discariche; Guido Dussin 3.10, che reca un'autorizzazione di spesa per la messa in sicurezza e il ripristino degli impianti relativi ai rifiuti situati nelle aree interessate dall'emergenza ambientale della regione Veneto; Cosenza 3.02, relativo all'immediato avvio nelle scuole della regione Campania dei corsi di educazione ambientale di cui all'articolo 7-bis del decreto-legge 6 novembre 2008, n. 172; Bratti 3.070, analogo all'articolo aggiuntivo Bratti 3.06 presentato in Commissione, recante una norma di carattere generale circa il coordinamento fra le regioni per la predisposizione di un programma strategico di interesse nazionale per la gestione dei rifiuti.
La Presidenza, ai sensi degli articoli 86, comma 1 e 96-bis, comma 7, del Regolamento, non ritiene altresì ammissibili le seguenti ulteriori proposte emendative, non previamente presentate in Commissione e non strettamente attinenti alla materia del decreto-legge: Rubinato 1.071, recante una novella all'articolo 142 del testo unificato in materia di enti locali, in materia di rimozione e sospensione di amministratori locali; Beccalossi 2.70, che prevede l'incremento di risorse in favore dell'imprenditorialità giovanile e femminile; Bonavitacola 3.072, ai sensi del quale la Cassa depositi e prestiti diviene cessionaria dei crediti vantati dai consorzi di bacino e dagli organismi aventi causa nei confronti dei comuni per servizi resi nella gestione del ciclo dei rifiuti; Bonavitacola 3.073, relativo al rimborso del debito residuo degli enti locali della regione Campania per servizi garantiti dalle strutture commissariali e connessi allo smaltimento dei rifiuti.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3909-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 3909-A) nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 3909-A).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 3909-A).
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 3909-A).
Avverto che il parere reso dalla Commissione Bilancio reca alcune condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento.
Avverto che prima dell'inizio della seduta l'emendamento Fedriga 2.2 è stato ritirato dal presentatore.
Prendo atto che l'onorevole Mario Pepe (PD) che aveva chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative vi rinunzia.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, in realtà la discussione che stiamo facendo su un provvedimento che tocca da vicino i cittadini della Campania ha qualcosa di surreale. A me basterebbe citare la relazione di minoranza fatta dal collega Piffari stamattina per dimostrare quali sono le incongruenze anche di fronte a chi, si badi bene, si è messo a lavoro su questo provvedimento con spirito collaborativo.
Sarebbe comodo, e vale la pena forse farlo, ricordare tutta la propaganda che è stata fatta sulla vicenda rifiuti in Campania. Sarebbe comodo, e forse vale la pena farlo, ricordare tutte le promesse che il Presidente del Consiglio è venuto a fare in Campania, tutte puntualmente disattese. Le ultime, in ordine di tempo, si sono scaglionate in tre giorni, sette giorni, dieci giorni, ma la realtà è che a Napoli vi sono ancora 10 mila tonnellate di rifiuti per terra.
Tuttavia, ciò che più è strano nella discussione su questo provvedimento è che, nonostante ci sia stato da parte dei parlamentari dell'Italia dei Valori in Commissione Pag. 64spirito collaborativo, non vi è stata una, dico una, presa in considerazione di alcuno degli emendamenti che abbiamo presentato, a cominciare da quello che il buonsenso oramai fa ritenere essere una cosa giusta da parte di tutti i cittadini della Campania e credo da parte di tutti gli italiani: la regionalizzazione e quindi il rifiuto testardo di arrivare ad una deroga secondo la quale si potesse prevedere la provincializzazione.
In tutte le sedi si è dimostrato, ed è emerso anche nel dibattito qui in Aula stamattina, quale sia la situazione in cui gli abitanti della Campania sono costretti a produrre rifiuti. Il 52-53 per cento della popolazione campana insiste sull'8-9 per cento del territorio della Campania, tre milioni ed oltre di abitanti insistono sull'8-10 per cento del territorio, altri tre milioni sul 90 per cento del territorio. Va da sé che il buonsenso avrebbe previsto, in mancanza di una regolamentazione più articolata, più puntuale e più precisa, la sospensione di un provvedimento che di per sé sta provocando soltanto danni e sta oggettivamente causando quel che sta avvenendo nella città di Napoli.
Sembrava di aver riscontrato, in qualche modo, su tale questione, la disponibilità a ragionare, ma purtroppo in Commissione e poi anche in Aula vi è stata una chiusura totale su un provvedimento che reputo di buonsenso e che veniva presentato dall'Italia dei Valori unicamente ed esclusivamente con spirito collaborativo. Evidentemente altri interessi si nascondono dietro la necessità di mantenere la provincializzazione.
Allo stesso modo sulla discarica di Terzigno, che è stata oggetto di una nostra visita per sensibilità manifestata verso quel problema da parte di tutti i parlamentari d'Italia dell'Italia dei Valori, perché su queste questioni o si prende cognizione diretta e personale o si finisce col discuterne per sentito dire o per aver visto o letto giornali.
Vi è una situazione non più sostenibile a Terzigno. Avevamo pensato di collaborare proponendo anche in tal caso non la chiusura tout court della discarica di Terzigno (a cui prima o poi si arriverà per fatti naturali perché la discarica è quasi piena e quindi, nel giro di pochi mesi, probabilmente la chiusura sarà forzata), ma avevamo previsto e proposto al Governo di adottare per quella discarica una soluzione intermedia che in qualche modo garantisse le popolazioni prevedendo per Terzigno che si potesse scaricare in discarica solo la frazione secca. Anche su questo vi è stata una netta chiusura e nessun accoglimento, come peraltro su un altro emendamento di buon senso.
Colleghi, ad un certo punto, per quanto riguarda i commissari, avevamo pensato di suggerire al Governo di indicare nella scelta quelle persone che per loro competenza diano garanzia di indipendenza da qualunque appartenenza o condizionamento politico. Una scelta di buonsenso, una scelta sulla quale probabilmente doveva essere naturale che ci si ritrovasse tutti quanti. Neanche su questo emendamento vi è stata la sensibilità di capire che probabilmente questi sono i segnali che occorrono sul ciclo dello smaltimento dei rifiuti in Campania. Fino a quando ci sarà chi potrà pensare che dietro le scelte - e non lo diciamo noi dall'opposizione, ma lo dice qualcuno anche dal Governo - che si fanno in emergenza si nascondono interessi poco chiari, fino a quando si potrà pensare ciò, probabilmente sarà inutile insistere con i cittadini nella richiesta di collaborazione.
È da qui che deve venire l'esempio. Tuttavia, ma anche su queste cose alquanto ovvie, scontate e di buonsenso, vi è stata una chiusura netta perché probabilmente l'assetto e l'impianto che avete dato a questo provvedimento non è suscettibile di modifiche, ovvero qualunque modifica va ad intaccare equilibri sottostanti che probabilmente ai più non sono noti e che non devono essere conosciuti.
Nel corso dei lavori faremo opposizione, illustreremo dettagliatamente e cercheremo di far capire la bontà dei nostri emendamenti, ma lo faremo con spirito costruttivo e di collaborazione. Siamo infatti convinti che sulla vicenda dei rifiuti non c'è chi vince o chi perde. Sulla Pag. 65vicenda dei rifiuti, in particolare per quelli della Campania, perde tutta la politica se non è in grado di dare risposte all'altezza dei tempi.
Credo di poter dire che stia perdendo tutta la politica, se è vero, come è vero, che il Presidente del Consiglio (il Presidente del «Governo del fare») ripetutamente prende impegni temporali che poi sistematicamente sono smentiti dai fatti.
Concludo. Lavoreremo su ogni singolo emendamento per spiegarvene la bontà. Ci auguriamo che in un sussulto di orgoglio e di resipiscenza operosa qualcuno dei nostri suggerimenti venga accolto per migliorare un provvedimento che di per sé non può meritare il sostegno da parte dell'Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, il punto che come radicali abbiamo voluto porre rispetto a questo provvedimento con i nostri emendamenti è relativo innanzitutto alla proposta che abbiamo avanzato con il professor Aldo Loris Rossi in tutti i dibattiti sulla gestione dei rifiuti in Campania. Questa nostra proposta è stata inizialmente condivisa anche da Bertolaso che si impegnò già nel 2008 con degli ordini del giorno a procedere in questo senso, senza però poi darvi seguito. Sto parlando della necessità di introdurre un obbligo a trattenere gli imballaggi all'interno delle pubbliche amministrazioni, delle imprese commerciali o di servizi di qualsiasi dimensione, nei mercati pubblici o privati all'ingrosso o al minuto, consapevoli come siamo che gli imballaggi costituiscono il 60 per cento in volume e il 40 per cento in peso del complesso dei rifiuti.
Credo che anche un bambino possa ben capire che, così facendo, si dimezzerebbe il quantitativo di rifiuti da portare in discarica o all'incenerimento riducendo drasticamente i costi e i tempi di trasferimento. Peraltro, nei nostri emendamenti abbiamo anche indicato le aree nelle quali potrebbero essere trasferiti: le aree di insediamento produttivo che abbiamo indicato. Sono circa 120, diffuse in tutta la regione Campania, in gran parte libere, attrezzate, urbanizzate e immediatamente disponibili per realizzare, oltre che lo stoccaggio, anche impianti di compostaggio e di selezione differenziata. Per dare un'idea dello spazio rappresentato da tali aree posso dire che nella sola provincia di Napoli, dove peraltro si concentra la maggior parte delle problematiche, esse costituiscono ben 320 ettari.
Voglio dare atto di una novità contenuta in questo provvedimento che è la decisione di aver soppresso le nuove discariche di Andretta, di Cava Vitiello e di Serre e anche della novità relativa alla decisione di spostare in altre regioni i rifiuti. Tuttavia, questa novità consentirebbe anche di guadagnare del tempo, che temo non venga poi giustamente impegnato per ridurre i rifiuti, come proponiamo, ma soprattutto per elaborare un piano regionale dei rifiuti che preveda la chiusura del ciclo tramite l'impiantistica necessaria e in conformità con le norme europee.
Ecco perché proponiamo di dare un mandato chiaro al presidente della regione Campania perché elabori in tempi certi un piano regionale dei rifiuti che rispetti le direttive comunitarie, invece di limitarsi - come fa il disegno di legge al nostro esame - a porre al centro dell'azione sostanzialmente un mandato a Caldoro ad attuare norme emergenziali - quelle che avete introdotto dal 2008 in poi - che attraverso poteri speciali vanno contro il Testo unico dell'ambiente e contro le direttive europee.
Il testo, stando così le cose, ci pare che ponga come unica priorità quella di costruire inceneritori per bruciare qualsiasi cosa. Non a caso i tempi per le autorizzazioni si dimezzano, si possono nominare commissari per la localizzazione e per individuare il soggetto aggiudicatario nel perdurare del sistema perverso del CIP6. Tant'è che, anche laddove si parla di raccolta differenziata, non si comprende bene quali percentuali dovrebbero raggiungere i comuni e nemmeno attraverso Pag. 66quali strumenti tecnici, legislativi e finanziari la regione possa favorire i comuni a raggiungere tale obiettivo.
Questo può avvenire, per noi, solo tramite l'approvazione di un piano regionale sui rifiuti la cui predisposizione preveda - e noi lo abbiamo proposto, ma poi l'emendamento è stato cassato perché addirittura non attinente alla materia oggetto della discussione - un coinvolgimento delle popolazioni e forme di trasparenza di ogni atto amministrativo, in modo da dare la possibilità ai cittadini di verificare se quanto comunicato corrisponda poi a quanto progressivamente deliberato e attuato (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, credo che questo emendamento sia uno di quelli che il Governo, con un po' di buona volontà, avrebbe potuto accogliere. Si tratta di un emendamento migliorativo e ragionevole...

PRESIDENTE. Prego, onorevole Palagiano.

ANTONIO PALAGIANO. Credo che il problema sanitario, che non è stato molto affrontato negli emendamenti non accettati dal Governo, meriti una particolare attenzione da parte dello stesso Governo. Sicuramente la soluzione dei problemi dei rifiuti...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Palagiano. Forse siamo incorsi in un equivoco e le chiedo scusa. Stiamo discutendo sul complesso degli emendamenti. La sua iscrizione è su un emendamento o sul complesso degli emendamenti? Su cosa vuole intervenire?

ANTONIO PALAGIANO. Sul mio emendamento, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Palagiano, le chiedo scusa ma se interviene adesso successivamente non può più intervenire sul suo emendamento.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dalla lettura degli emendamenti si evince non soltanto una serie di valutazioni tecniche che vale la pena approfondire ma anche una volontà politica che mi porta a svolgere alcune riflessioni. Innanzitutto, in via preliminare voglio ringraziare il Governo per aver affrontato l'emergenza rifiuti di due anni fa provocata dal Governo precedente e dall'incapacità della regione Campania e dei comuni che hanno avuto la responsabilità dei guai che si sono provocati. Tra questi mi sia consentito di citare innanzi tutto il comune di Salerno che, oltre a quello di Napoli, ha avuto per oltre due anni la responsabilità di realizzare un termovalorizzatore. È gioco forza che se oggi avessimo avuto un secondo termovalorizzatore in Campania, la stessa Campania non sarebbe colpita da questa emergenza rifiuti. Il comune di Napoli ha una responsabilità preminente per il passato e la conserva tuttora perché le discariche si esauriscono rapidamente in quanto il comune di Napoli non effettua, di fatto, la raccolta differenziata.
Il Governo, invece, ha accelerato la realizzazione del termovalorizzatore di Acerra, ha aperto delle nuove discariche e ha consentito per due anni alla Campania di andare avanti ma, come ho già detto, le discariche si sono esaurite perché il comune di Napoli ancora oggi non effettua una raccolta differenziata degna di un Paese civile e perché il comune di Salerno, altra grande città della Campania, ha iniziato la raccolta differenziata solo nell'estate del 2008, contribuendo quindi in maniera decisiva a saturare la discarica di Macchia Soprana anzitempo. Pertanto, dobbiamo ringraziare il Governo che ha fatto il suo dovere.
Veniamo poi al dato successivo. Il decreto-legge in esame doveva servire ad accelerare le procedure di realizzazione dei termovalorizzatori, per sancire in maniera chiara le competenze, le responsabilità e l'organizzazione finanziaria del Pag. 67ciclo dei rifiuti. Per la verità, mi sembra che poi ci si sia attardati essenzialmente sul problema delle competenze relative alla realizzazione del termovalorizzatore.
Pertanto, dalla nomina di un commissario che doveva servire ad accelerare le pratiche e le procedure laddove fosse stato necessario, si è passati a commissari che di fatto dovevano commissariare le province. Credo che tutto possa avvenire, ma ci deve essere una motivazione. Certo non posso credere che il Governo possa procedere a questo commissariamento perché c'è stata qualche illazione - espressa anche oggi in Aula nel corso della discussione sulle linee generali da tanti colleghi - su presunte infiltrazioni camorristiche, o comunque sul malaffare, perché se così fosse penso che noi oggi dovremmo chiedere al Ministero dell'interno anche il commissariamento di questi enti. Credo piuttosto che invece ci sia un gioco, uno scontro di diversa natura, sicuramente anche uno scontro di natura affaristica; è chiaro che c'è qualcuno che ha disegni diversi e, dalla lettura attenta degli emendamenti presentati, vedendo anche chi ha presentato gli emendamenti, si capisce quali sono i deputati che hanno un interesse specifico nella gestione dei rifiuti, poi affronteremmo in altra sede anche questo aspetto.
Voglio dire che l'emergenza in Campania si è determinata innanzitutto perché mancavano le discariche e poi perché c'è un solo termovalorizzatore; c'è peraltro un'altra motivazione di fondo che è importante ricordare: i comuni campani non soltanto sono seppelliti dai debiti per effetto del commissariamento dei rifiuti, del trasporto dei rifiuti all'estero o della frazione umida nel resto dell'Italia, pagando anche tre volte le cifre necessarie, ma molti di questi - per la verità in maniera bipartisan - usano i soldi della TARSU non per i rifiuti, ma per altro. Per esempio, nella mia provincia la società provinciale costituita un anno fa, ha avuti solo 6 dei 24 milioni di euro che doveva avere dai comuni della provincia e quindi in meno di un anno ha già 18 milioni di euro di debiti, per non parlare dei consorzi, dei quattro consorzi, che da soli negli anni precedenti e anche oggi hanno accumulato già oltre 20 milioni di euro ciascuno e ciò significa oltre 80 milioni di euro.
Si può fare qualunque cosa, si può prorogare la situazione attuale anche per dieci anni, la si può affidare ai comuni, si può fare in qualunque maniera, ma certo non si può consentire perché magari alcuni comuni fanno delle belle feste o luminarie che i dipendenti dei consorzi non vengano pagati - alcuni da oltre dieci mesi - perché è una vergogna che ci siano operai che lavorano nonostante tutto, senza essere pagati. Infatti, i comuni fanno le feste, le luminarie e non pagano i soldi che devono, raccogliendoli dalla TARSU.
Quindi, per quanto mi riguarda, ho una visione laica, dico quello che penso e ritengo che ai comuni debba essere tolta la TARSU, a tutti i comuni di destra e di sinistra perché hanno dimostrato di non essere seri, perché non pagano i loro debiti e usano la TARSU per cose diverse dalla gestione dei rifiuti. Non lo si vuol fare, lo andrete a spiegare voi ai dipendenti dei consorzi che giustamente tra poco sciopereranno, paralizzando la Campania, poiché non vengono pagati da mesi!
Credo che bisognerebbe prevedere in questo decreto-legge anche il commissariamento di tutti i comuni che non pagano i loro debiti e usano la TARSU per cose diverse da quelle che attengono al ciclo dei rifiuti.
Rispetto alle competenze del termovalorizzatore, voglio solo dire che un anno fa il Parlamento a larga maggioranza ha deciso di nominare come commissario per la realizzazione del termovalorizzatore di Salerno il presidente della provincia, che coincide con chi vi parla. Per quanto mi riguarda, ho trovato una situazione di 15 milioni di euro già spesi, due gare predisposte, una non presentata che è costata 800 mila euro per pagare la commissione aggiudicatrice, un'altra andata deserta e giudicata infruttuosa da parte del commissario, che ha esposto il Governo a una causa di 80 milioni di euro.
Per quanto mi riguarda, in trenta giorni ho posto in essere gli atti che hanno Pag. 68consentito al Governo di non essere più esposto a questa causa. Ho avviato una lunga trattativa con il sindaco di Salerno per individuare una società comune che potesse fare la gara d'appalto. Quando a settembre mi sono reso conto che, come si dice dalle parti nostre, «ero mandato a comprare il pepe», ho avviato le fasi per realizzare la gara e in un solo mese la provincia di Salerno, a costo zero, ha emanato un bando che è tuttora vigente. Dunque, adesso non capisco per quale motivo ci sono alcuni colleghi che vorrebbero restituire la competenza al sindaco, che è stato per due anni e mezzo commissario, non ha realizzato neanche una gara valida ed ha speso 15 milioni di euro, di cui solo 5 milioni già spesi per un esproprio molto sospetto di un immobile che da solo coprirà 10 milioni di euro dell'intero cespite di 32 milioni di euro, che andranno riferiti agli espropri dei terreni. Per quanto mi riguarda, la provincia ha fatto il suo dovere. Oggi la gara può essere gestita da qualunque ente - ci mancherebbe - tranne il comune di Salerno perché, altrimenti, si tratterebbe della stessa stazione appaltante che ha fallito ben due gare e ha speso 15 milioni di euro, di cui oltre un milione per consulenze e altri studi. Penso che non fossero soldi del comune, ma del Governo.
È strano vedere l'accanimento contro le province senza spiegarne le ragioni. Penso che se ci sono motivazioni specifiche vadano motivate in maniera seria. Se qualcuno è a conoscenza di fatti e affari - mi riferisco anche a persone del Governo - svolti in maniera illecita, ha il dovere di denunciarle non genericamente alla stampa, per fare la parte di chi si batte per la legalità, ma nelle sedi competenti. Voglio anche aggiungere, per quanto mi riguarda, che in questo mese mi sono dovuto difendere da accuse legate anche all'eventuale appartenenza a clan camorristici, senza neanche essere indagato. È strano che questo possa accadere in un Paese democratico. Tutto ciò solo per un rapporto politico con il coordinatore regionale della Campania che - lo ricordo anche ad autorevoli esponenti del Governo - non ho nominato io, ma il Presidente del Consiglio. Quindi, penso che le motivazioni politiche di chi vuole associare camorra, Campania e rischio rifiuti non siano quelle volte a colpire un singolo deputato, ancorché coordinatore regionale, bensì il Presidente del Consiglio. Allora, delle due l'una: o queste cose sono vere e quindi vanno dimostrate nelle sedi competenti, oppure sono false e si farebbe meglio a tacere, perché è semplicemente una vergognosa e sporca calunnia, anche se proveniente da esponenti del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, intervengo solo per un minuto. Credo che questi amministratori locali, che si rimpallano la responsabilità a destra e a sinistra, tra la provincia, la città o il Paese, abbiano qualche responsabilità. Penso sia il risultato della politica, che al sud sta dimostrando tutta la sua inefficienza. Non c'è nessuna difficoltà. Noi al nord non abbiamo nessuna difficoltà. Mi spiace fare la parte del leghista in questo momento, ma credo che se il sud è in queste condizioni - soprattutto quelle province - sia proprio a causa del rimpallo di responsabilità che ci è stato tra le varie amministrazioni locali, provinciali e regionali.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione. Siccome il relatore deve prendere posto, chiedo all'onorevole Mantini di non distrarlo.

SERGIO MICHELE PIFFARI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, c'è anche il relatore di minoranza.

PRESIDENTE. Ovviamente poi c'è il relatore di minoranza che non vogliamo assolutamente sottovalutare.

Pag. 69

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Margiotta 1.1, Barbato 1.4 e sugli identici emendamenti Picierno 1.2 e Barbato 1.72.
Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Mario Pepe (PD) 1.70 e chiede di accantonare l'emendamento Bocchino 1.88. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Libè 1.6, Piffari 1.5, Bonavitacola 1.87, Piffari 1.3, Zamparutti 1.7, Bonavitacola 1.9, mentre invita i presentatori al ritiro dell'emendamento Bocchino 1.79, perché si doveva accantonare, ma vi è il parere contrario della V Commissione. Chiedo poi ai colleghi di esprimersi su questo.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Piffari 1.11, Bratti 1.12, Barbato 1.13 e Iannuzzi 1.14, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti Margiotta 1.15 e Libè 1.80, perché vi è parere contrario della I e della V Commissione. La Commissione chiede di accantonare l'emendamento Bocchino 1.74 e raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 1.201.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Libè 1.81, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Piffari 1.26, Bonavitacola 1.17, Libè 1.18, Mariani 1.75, Piffari 1.19, Iannuzzi 1.20, Mario Pepe (PD) 1.71, sugli identici Piffari 1.21 e Mariani 1.86 e sull'emendamento Piffari 1.22.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Libè 1.82, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Bratti 1.23 e Margiotta 1.32. L'emendamento Zamparutti 1.27 è inammissibile, mentre la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Mariani 1.33, Piffari 1.34...

PRESIDENTE. Onorevole Ghiglia, torniamo un attimo indietro. Dovrebbe dare un parere anche sulla condizione espressa dalla Commissione bilancio, emendamento 1.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, il parere è favorevole. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Margiotta 1.32, Mariani 1.33, Piffari 1.34, Piffari 1.35, Zamparutti 1.28, Bratti 1.85 e Bratti 1.29.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 1.301 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Lo Monte 1.83, Zamparutti 1.38, Barbato 1.77 e Libè 1.31. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Libè 1.39, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Piffari 1.40, Piffari 1.78, Mariani 1.41, Piffari 1.42, Bratti 1.43, Bratti 1.84, Piffari 1.45, Iannuzzi 1.46 e Paolo Russo 1.47. L'emendamento Fava 1.48 è inammissibile.
La Commissione esprime parere contrario sugli articoli aggiuntivi Iannuzzi 1.01, Barbato 1.02, sugli identici articoli aggiuntivi Iannuzzi 1.05 e Lo Monte 1.070 e sugli articoli aggiuntivi Mariani 1.03 e Rubinato 1.072. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Bocchino 1-bis.70, mentre esprime parere favorevole sugli emendamenti 1-bis.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) e Mariani 1-bis.71.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 2.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) e sugli identici emendamenti Togni 2.73 e 2.301 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento). La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Bonavitacola 2.71, Piffari 2.72, Bratti 2.6, Piffari 3.1, Iannuzzi 3.70, Realacci 3.71, Piffari 3.6 e Mariani 3.9. L'emendamento Guido Dussin 3.10 è inammissibile.
La Commissione esprime parere contrario sugli articoli aggiuntivi Iannuzzi 3.01, Lo Monte 3.074, Cosenza 3.03, Cosenza 3.04 e Realacci 3.071.

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PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza ad esprimere i pareri.

SERGIO MICHELE PIFFARI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, probabilmente nella fretta il relatore per la maggioranza ha dato pareri ad alcuni emendamenti che non abbiamo nel fascicolo in nostro possesso e non so se sono in distribuzione, quindi la prego di seguirmi e correggermi.

PRESIDENTE. Onorevole Piffari, gli emendamenti sono quelli della Commissione, ossia le condizioni stabilite dalla V Commissione (Bilancio), o quelli del Comitato dei nove che sono stati presentati. Altri non possono esservi. Non sono nel fascicolo perché, ovviamente, sono stati presentati successivamente. Come lei sa, esiste un fascicolo cosiddetto «fuori sacco».

SERGIO MICHELE PIFFARI, Relatore di minoranza. Come lei sa, signor Presidente, stando qui nel banco del Comitato dei nove, non sono in grado di andare a raccogliere i fascicoli prodotti nel frattempo.

PRESIDENTE. Dovrebbe averli, onorevole Piffari.

SERGIO MICHELE PIFFARI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sugli emendamenti Margiotta 1.1 e Barbato 1.4, nonché sugli identici emendamenti Picierno 1.2 e Barbato 1.72.
Il parere è, altresì, favorevole sull'emendamento Mario Pepe (PD) 1.70.
Sull'emendamento Bocchino 1.88, per il quale è stato richiesto l'accantonamento da parte della Commissione, mi riservo di esprimere il parere successivamente.
Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Libè 1.6, Piffari 1.5, Bonavitacola 1.87, Piffari 1.3, Zamparutti 1.7, Bonavitacola 1.9, Bocchino 1.79, Piffari 1.11, Bratti 1.12, Barbato 1.13, Iannuzzi 1.14.
Il parere è, altresì, favorevole sugli identici emendamenti Margiotta 1.15 e Libè 1.80 e sull'emendamento Bocchino 1.74.
Esprimo invece parere contrario sull'emendamento 1.201 della Commissione.
Il parere è favorevole sugli emendamenti Libè 1.81, Piffari 1.26, Bonavitacola 1.17, Libè 1.18, Mariani 1.75, Piffari 1.19, Iannuzzi 1.20, Mario Pepe (PD) 1.71.
Esprimo parere favorevole anche sugli identici emendamenti Piffari 1.21 e Mariani 1.86.
Il parere è favorevole anche sugli emendamenti Piffari 1.22, Libè 1.82, 1.300 della Commissione e Margiotta 1.32.
Ricordo che l'emendamento Zamparutti 1.27 è inammissibile.
Il parere è altresì favorevole sugli emendamenti Mariani 1.33, Piffari 1.34 e 1.35, Zamparutti 1.28, Bratti 1.85 e 1.29, sull'emendamento 1.301, da votare ai sensi dell'articolo 86 comma 4-bis del Regolamento, e sugli emendamenti Barbato 1.50, Lo Monte 1.83, Zamparutti 1.38, Barbato 1.77, Libè 1.31 e 1.39.
Il parere è favorevole sugli emendamenti Piffari 1.40, Piffari 1.78, Mariani 1.41, Piffari 1.42, Bratti 1.43, Bratti 1.84, Piffari 1.45 e Iannuzzi 1.46, mentre è contrario sull'emendamento Paolo Russo 1.47.
Esprimo, altresì, parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Iannuzzi 1.01, sugli identici articoli aggiuntivi Iannuzzi 1.05 e Lo Monte 1.070 e sull'articolo aggiuntivo Mariani 1.03. Esso è invece contrario sugli articoli aggiuntivi Cosenza 1.06, Cosenza 1.07, Rubinato 1.071 e Rubinato 1.072.
Il parere è inoltre favorevole sugli emendamenti Bocchino 1-bis.70, 1-bis.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento e Mariani 1-bis.71.
Esprimo ancora parere favorevole sugli emendamenti Togni 2.73, Bonavitacola 2.71, Piffari 2.72 e Bratti 2.6.

PRESIDENTE. Per un'economia dei lavori, la prossima volta possiamo organizzarci un po' meglio. Prego.

SERGIO MICHELE PIFFARI, Relatore di minoranza. Lo so, signor Presidente: Pag. 71dovrebbe dirlo ai presidenti di Commissione e ai relativi relatori, in modo che ci diano il tempo di prepararci ai lavori d'Aula.

PRESIDENTE. Onorevole Piffari, le ho dato l'opportunità di segnalare ciò. Vada avanti: siamo all'articolo 3.

SERGIO MICHELE PIFFARI, Relatore di minoranza. La ringrazio, Signor Presidente, ma vorrei ribadirlo, perché forse prima era stato già detto. Non è stato attento.
Il parere è poi favorevole sugli emendamenti Piffari 3.1, Iannuzzi 3.70, Realacci 3.71, Piffari 3.6, Mariani 3.9. Esso è infine favorevole sugli articoli aggiuntivi Iannuzzi 3.01, Lo Monte 3.074, Cosenza 3.02, Cosenza 3.03, Cosenza 3.04 e Realacci 3.071.

PRESIDENTE. Il Governo?

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza. Formuliamo un invito al ritiro soltanto sull'emendamento Paolo Russo 1.47, e un invito all'onorevole Paolo Russo a trasformarlo in un ordine del giorno.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vorrei rivolgere una richiesta di delucidazione al relatore per la maggioranza, ed eventualmente al Governo, perché in maniera un po' inusuale vi sono due emendamenti, Bocchino 1.88 e Bocchino 1.74, dei quali il relatore per la maggioranza ha chiesto l'accantonamento: in genere, succede che l'accantonamento venga deciso dopo la fase di discussione sull'emendamento medesimo. Peraltro, bisognerebbe valutare che cosa comporta l'accantonamento di un emendamento, che precede un'altra proposta emendativa, l'emendamento Libè 1.6, che, se messo ai voti, precluderebbe la possibilità di votare l'emendamento accantonato.

PRESIDENTE. È vero.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. L'emendamento infatti di cui si chiede l'accantonamento, se approvato, precluderebbe l'emendamento seguente, su cui dovremmo votare.
Quindi, siccome la medesima condizione si pone anche per l'emendamento Bocchino 1.74 rispetto al seguente emendamento Libè 1.81, chiederei le delucidazioni su quanto ne consegue.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, credo che delle delucidazioni gliele debba l'Ufficio di Presidenza, nel senso che le sue osservazioni sono molto puntuali e devo dire, da questo punto di vista, corrette. Pertanto, data innanzitutto la prassi, per cui si accantona ovviamente quando si arriva al punto in esame, e in ogni caso siccome è già stata espressa una propensione per l'accantonamento da parte del relatore per la maggioranza e anche da parte del relatore di minoranza, è evidente che oltre l'emendamento accantonato dovremmo accantonare gli emendamenti correlati tanto per il precedente che per il successivo. Leggerò poi il relativo speech, nel momento in cui arriveremo all'esame degli emendamenti in oggetto.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, faccio appunto un richiamo al Regolamento e la pregherei, se possibile, di avere la pazienza di ascoltarmi, perché vorrei porre un problema di procedura, che francamente credo non riguardi maggioranza e opposizione, ma la correttezza dei rapporti all'interno della Camera anche Pag. 72tra le Commissioni, e da cui scaturisce anche un chiarimento che io chiedo al Governo.
Questa mattina, facevo riferimento al secondo comma dell'articolo 75 del Regolamento, che espressamente recita: «I pareri espressi dalla Commissione affari costituzionali e dalla Commissione lavoro sono stampati e allegati alla relazione scritta per l'Assemblea. Qualora la Commissione che procede in sede referente non abbia adeguato il testo del progetto di legge alle condizioni formulate nei pareri, deve»- quindi non è un'opportunità, ma è un obbligo - «indicarne le ragioni nella relazione (...)» scritta.
A questa mia osservazione, la Presidenza stamattina ha risposto che il problema si sarebbe posto al momento della discussione degli emendamenti. Intanto mi permetto di sottolineare che tale risposta - ovviamente è una mia valutazione - è impropria, perché invece il Regolamento specifica che queste motivazioni devono essere inserite nella relazione per l'Aula, il che significa che devono essere antecedenti a qualunque discussione che avviene in Aula.
Quindi già è accaduto - e approfitto anche della presenza del presidente della I Commissione - che la Commissione competente, nella fattispecie la Commissione ambiente, ha proceduto alla predisposizione della documentazione per l'Aula in modo difforme da quanto prevede il Regolamento, perché avrebbe dovuto inserire nella relazione per l'Aula le ragioni per le quali non considerava le condizioni poste dalla Commissione affari costituzionali e dalla Commissione lavoro. Vi è quindi già, a mio avviso, una censura da fare nei rapporti, non tra maggioranza e opposizione, ma tra istituzioni interne alla Camera, ovvero tra la Commissione competente e la Commissione affari costituzionali, perché era un dovere della Commissione competente spiegare perché nella sua proposta non considerava le condizioni date.
Ora però sappiamo che solo grazie al fatto che vi è stato, come noto in base all'articolo 81 della Costituzione, un intervento della Commissione bilancio - che pone a sua volta delle condizioni - la condizione della Commissione affari costituzionali viene di fatto assorbita dall'emendamento presentato in corso d'opera dal Comitato dei nove per risolvere, non già il problema della Commissione affari costituzionali, ma quello posto dalla Commissione bilancio, la quale, abolendo il comma 2-bis, sostanzialmente risolve il problema. A mio avviso, non risolve però il problema - e in questo chiedo un chiarimento a lei e anche al relatore - rispetto alla condizione posta dalla Commissione lavoro, che vive sotto lo stesso regime della Commissione affari costituzionali.
Infatti la Commissione lavoro fa sì riferimento nel suo parere al comma 2-bis, ma fa riferimento anche al comma 1. Gli emendamenti presentati dalla Commissione competente, recepenti le condizioni poste dalla Commissione bilancio, che fanno riferimento al comma 1, a mio avviso, non recepiscono tutte le condizioni poste dalla Commissione lavoro, ma visto che lei è garanzia di correttezza nelle votazioni, la pregherei di verificare che gli emendamenti presentati dalla Commissione ambiente, nel recepire le condizione della Commissione Bilancio, ex articolo 81 della Costituzione, sanino anche quella parte di condizioni previste dalla Commissione lavoro, che riguardano il comma 1. Essi risolvono tali condizioni per il comma 2-bis, così come per quanto posto dalla Commissione affari costituzionali, ma, a mio avviso, rimane scoperta la condizione posta dalla Commissione lavoro che fa riferimento al comma 1. La ringrazio.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti. In parte - come lei ha ricordato - stamattina la Presidenza le ha risposto.
Per quanto riguarda le osservazioni più puntuali che lei ha svolto, riferite all'articolo 2, mi riservo di approfondirle e di darle...

ROBERTO GIACHETTI. Presidente, all'articolo 1.

PRESIDENTE. No, all'articolo 2.

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ROBERTO GIACHETTI. Ha ragione.

PRESIDENTE. Penso di aver ragione. Perfetto. La Presidenza, quindi, si riserva di darle una risposta puntuale.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Margiotta 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, come abbiamo avuto modo di affermare questa mattina - insieme ai colleghi del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori - nel corso della discussione sulle linee generali, questo decreto-legge (il sesto in materia di rifiuti in Campania da quando è iniziata questa legislatura) è molto debole, per certi versi inutile, per molti altri versi dannoso. Ha un solo merito dal nostro punto di vista: cade brutalmente il velo di falsità e di ipocrisia che ha nutrito la propaganda del Presidente del Consiglio Berlusconi e del Governo sino ad oggi sulla soluzione del problema dell'emergenza rifiuti in Campania.
È un problema ovviamente irrisolto, nonostante per molte volte abbiamo dovuto ascoltare in televisione o leggere sui giornali il Presidente del Consiglio inneggiare alla soluzione del problema. Quante volte abbiamo visto le parate, ancora una volta di Berlusconi e dell'ex sottosegretario Bertolaso, che si recavano a Napoli per conferenze stampa, bagni di folla o altre manifestazioni, e per segnalare che finalmente le magnifiche sorti progressive di questo Governo avevano risolto un problema che pure aveva fatto perdere la faccia al Paese di fronte al mondo!
Adesso vediamo che la propaganda è smascherata. C'è bisogno di un nuovo decreto, ma soprattutto ci sono e permangono i rifiuti nelle strade di Napoli. Rulli di tamburo, suono di grancassa per dire che si era voltata pagina, e invece siamo ancora alle solite!
D'altra parte, non poteva essere diversamente. Fino a che non saranno in funzione i termovalorizzatori e fino a che la raccolta differenziata non darà i frutti desiderati in termini di percentuali virtuose, comune per comune, il problema non potrà mai essere risolto e saranno, invece, necessarie le discariche.
Non potevano esserci miracoli, non ci attendevamo miracoli. Chiedevamo solo che non ci si dicesse che miracoli erano stati fatti. Non volevamo questa propaganda tronfia, vuota, fine a se stessa.
La stessa cosa è stata fatta per il terremoto a L'Aquila: anche lì grandi proclami, e nel frattempo, come nelle strade di Napoli ci sono i rifiuti, nelle strade de L'Aquila permangono le macerie.
Per questo motivo, anche un po' provocatoriamente, noi che da sempre siamo perché si ritorni all'ordinaria amministrazione con questo emendamento abbiamo chiesto che sia proclamato nuovamente lo stato di emergenza, visto che dall'emergenza non si è usciti.
Poche ore fa presso la Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti (così mi ha riferito il capogruppo del PD, onorevole Alessandro Bratti) il presidente della regione Caldoro ha parlato di crisi strutturale: altro che «risolveremo il problema in dieci giorni!».
Peraltro, la proclamazione dello stato di emergenza consentirebbe di dare valore ad alcune norme, soprattutto - badate bene - in materia di appalti; si tratta di alcune norme contenute nel decreto-legge che si giustificano solo ed unicamente se c'è emergenza, altrimenti si procede attraverso le forme ordinarie per appaltare le opere e non certo si ricorre a forme straordinarie.
Capiamo che non vogliate accogliere questo emendamento - e concludo, signor Presidente. Lo capiamo. Accoglierlo significherebbe smentire voi stessi, smentire la propaganda che avete svolto in questi mesi. Però, accoglierlo equivarrebbe ad affermare una verità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, intendo intervenire su questo Pag. 74emendamento, chiaro, che non entra nel merito del decreto-legge stesso, ma che dice semplicemente che è dichiarato lo stato di emergenza nella regione Campania nel settore dello smaltimento dei rifiuti (cosa evidente purtroppo da un po' di anni).
Prendo spunto dalle dichiarazioni del Ministro rese in Commissione.
Questo provvedimento intende precisare che il decreto-legge in esame non modifica la strategia adottata dal Governo sin dal primo atto d'urgenza varato all'inizio della legislatura. Non la modifica, eppure ci troviamo ancora con i rifiuti per le strade, anche se qualcuno, poi, minimizza dicendo che le tonnellate sono 1.500 o 3000, quando, in realtà, tra Napoli e le altre città e popolazioni nei dintorni, quelle che risultano ancora per le strade sono più di 10 mila.
Vi è un problema da non sottovalutare: 8 milioni di tonnellate di ecoballe che sono lì, che più giorni passano e più degenerano. Sono quasi tre anni e mezzo di rifiuti prodotti da tutta la Campania e capite, quindi, che non possiamo far finta che non esistano.
In questo passaggio, invece, non prendiamo atto che non abbiamo fatto nessun passo avanti in funzione dello smaltimento di tali ecoballe; anzi, ci siamo resi conto che non rendono quel potere calorico che qualcuno ha venduto, sostenendo che esse avrebbero reso in termini di produzione di kilowatt, di corrente o di acqua calda. Non è così: anzi, le ecoballe sono inquinanti, non sappiamo esattamente quanto di pericoloso ci sia dentro tali imballaggi, nei cellophane che contengono quelli che una volta si chiamavano rifiuti solidi urbani, ma che mi limiterei a chiamare «porcheria». Ve ne sono di tutti i tipi.
In particolare, il provvedimento in esame ribadisce che la priorità del Governo è costituita dalla realizzazione di infrastrutture - e ciò lo condividiamo - adeguate per l'efficiente gestione del ciclo dei rifiuti ad oggi non completate per fisiologici ritardi. Oggi, se fossero fisiologici i ritardi, non avremmo bisogno di accelerare le procedure di VIA in una settimana o dieci giorni, non avremmo bisogno di ulteriori deroghe e di versare in discarica anche i rifiuti pericolosi e non avremmo bisogno, sicuramente, di derogare a quei richiami che la Comunità europea ormai da alcuni anni continua a farci. Sono richiami non solo economici, in termini di risorse che la Comunità europea stessa ha messo a disposizione e che non ci fornisce, ma sono richiami in materia di salute pubblica e di salvaguardia ambientale.
Se questo non è importante, se questo non bisogna affrontarlo con un provvedimento che dichiara lo stato di emergenza, non si giustifica il perché dobbiamo ricorrere ancora ai commissari e a poteri speciali al presidente della regione.
C'è stato detto, inoltre, che la questione delle discariche era un'esplicita soppressione dell'elenco precedentemente definito, affinché si potesse rasserenare il clima di tensione che aveva caratterizzato i territori interessati.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Piffari.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, concludo. Non è un problema di clima di tensione sul territorio, ma un problema reale di salute pubblica e di salute del nostro territorio. Facendo così non risolviamo questi problemi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, intervengo solo perché resti agli atti che l'UdC ha già annunciato, anche pubblicamente, la propria disponibilità ad aiutare, non il Governo, ma il Paese, la Campania, a risolvere un problema che è annoso e lungo.
Su questo emendamento ci asterremo perché è chiaro che lo riteniamo non strumentale, ma, forse, pleonastico, perché, poi, la sostanza dimostra quello che andiamo a fare. Siamo convinti che la Pag. 75situazione sia ancora questa perché la crisi è reale, i rifiuti sono presenti e quello che mi preoccupa di più sono i costi che abbiamo sostenuto e che ancora oggi non riusciamo a quantificare per il futuro.
Per questo la nostra disponibilità è a costruire insieme, signor Ministro, e ad evitare le battaglie sulle singole parole.
Però, una cosa dobbiamo dircela chiara: da oggi dobbiamo veramente cambiare passo perché avevamo scelto un sottosegretario con i fiocchi, un commissario con i fiocchi che era il commissario Bertolaso; era stato preso un impegno forte di avviare in tempi rapidissimi la realizzazione dei termovalorizzatori perché sia chiaro che, se non si parte con questo, il problema Campania non si risolverà mai. Dicevo che si erano assunti degli impegni chiari. Ci troviamo oggi con nessuna scelta e con l'impianto di Acerra che, al di là della propaganda, viaggia con una linea, l'altra è in manutenzione e un'altra è distrutta e va rifatta completamente.
Dunque, noi andiamo avanti, non ostacoliamo, cambiamo passo e cerchiamo di non dividerci sulle singole parole. Tuttavia, chiediamo al Governo che la nostra disponibilità sia accolta per fare il bene di una regione che sicuramente presenta sacche di illegalità, che sicuramente presenta aree oscure, ma ha anche moltissima gente onesta che vuole vivere in un Paese civile come il resto d'Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, consideriamo questo emendamento molto rilevante. Proponiamo di dichiarare lo stato di emergenza e lo consideriamo la conseguenza di quanto è scritto nel decreto-legge. Qui sono previste deroghe alla normativa sanitaria e ambientale che vale per tutti i comuni italiani. Le deroghe si giustificano se c'è l'emergenza. Qui ci sono proroghe alle deroghe fatte nei cinque decreti-legge precedenti. Si giustificano se c'è l'emergenza.
Ma mi rivolgo in particolare all'UdC: qui c'è scritto «aiuto» rivolto alle altre regioni italiane. Vi chiedo: i governatori delle altre regioni d'Italia che sono chiamati a raccogliere e ad accettare questi rifiuti in nome di cosa lo devono fare se non si riconosce che c'è l'emergenza?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Martinelli... onorevole Centemero... onorevole Rampi... Ministro Alfano... onorevole Borghesi... onorevole Valentini... facciamo votare il Ministro Alfano per cortesia... onorevole Scanderebech... onorevole Vella... l'onorevole Valentini ha votato? L'onorevole Valentini ha un problema con la tessera. Il Ministro ha votato? Bene. Ci segnali quando ha votato, onorevole Valentini. Aspettiamo... Chiedo pazienza agli altri colleghi... Onorevole Valentini? Non ha proprio la tessera. L'onorevole Valentini non riesce a votare ed è un suo diritto votare: non è che posso toglierglielo! Se non riesce a votare, poi lo registriamo. Ci sono altre votazioni, quindi se poi non funziona il terminale... ecco, ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 552
Votanti 501
Astenuti 51
Maggioranza 251
Hanno votato
213
Hanno votato
no 288).

Prendo atto che la deputata Melandri ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole. Pag. 76
Passiamo alla votazione dell'emendamento Barbato 1.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonavitacola. Ne ha facoltà.

FULVIO BONAVITACOLA. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico si astiene sull'emendamento in esame perché, pur condividendo l'intento lodevole di tutelare la zona della cinta vesuviana, d'altro canto però coglie i possibili effetti negativi che deriverebbero dalla sua approvazione.
Allo stato la discarica di Terzino, Cava Sari, è utilizzata dai comuni di quell'area, della cosiddetta zona rossa della cinta vesuviana, e la sua chiusura determinerebbe una grave criticità per quei comuni; l'altra discarica oggi attiva nella provincia di Napoli, che è quella di Chiaiano, dovrebbe poi sostenere dei costi, in termini di smaltimento, superiori a quelli che riesce già a sopportare per soddisfare il fabbisogno degli altri comuni della provincia, a partire dal comune capoluogo.
Quindi, la nostra astensione è motivata dalla presentazione di un emendamento, sul quale poi non interverrò successivamente, con il quale noi spieghiamo l'opportunità di garantire - e quindi chiedo fin d'ora, senza dover intervenire dopo, il voto favorevole - che questa discarica sia utilizzata soltanto dai comuni della zona rossa e che l'attività di smaltimento venga accompagnata da un costante monitoraggio dell'ARPAC, ai fini della verifica di non sussistenza di infiltrazioni nelle falde acquifere e di non effetti gravi sul sistema ecoambientale ed igienico-sanitario del territorio.
Inoltre, proponiamo che queste attività siano accompagnate finalmente dalla concreta attuazione dei famosi interventi di compensazione ambientale e di bonifica dei siti inquinati che fin qui sono rimasti lettera morta.
Ecco perché ci asteniamo sull'emendamento in esame, mentre preannuncio il voto favorevole sull'emendamento successivo, che tratta la stessa materia.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola media Eleonora D'Arborea di Iglesias, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente e signori deputati, qualche mese fa, quando all'improvviso si decise di riaprire la discarica Cava Sari a Terzigno vi fu un vero sommovimento di comitati civici. Un comitato era chiamato delle «mamme vulcaniche», perché erano mamme che abitavano nei pressi della discarica di Terzigno, cioè nel Parco nazionale del Vesuvio, che ritenevano ingiusto continuare a vivere con i loro figli respirando un'aria fetida, da quando era entrata in funzione questa discarica.
Questa mamme volevano difendere soprattutto i loro figli, i loro bambini, e con i loro figli e i loro bambini organizzarono un comitato, un presidio di fronte alla discarica di Cava Sari, anche perché sostenevano che era la seconda discarica che si apriva lì a Cava Sari: non è questa la prima volta, è la seconda volta. Anzi, addirittura vi era un impegno ben preciso di Bertolaso sul dovere fare solo bonifica di quel territorio e, soprattutto, non si doveva danneggiare il Parco nazionale del Vesuvio, perché era davvero incredibile far marciare sulle strade, lungo gli itinerari turistici del Parco del Vesuvio, i compattatori insieme ai bus dei turisti.
E allora, rispetto a questa scelta folle non solo si ribellarono i comitati civici e le mamme vulcaniche, ma, a loro capo, si misero i sindaci delle due città che affacciano sulla discarica Cava Sari, il sindaco di Boscoreale e il sindaco di Terzigno. Il sindaco di Terzigno, lo ricordo, è quello che ha regalato il simbolo del Popolo della Libertà a Berlusconi. Addirittura, il sindaco di Boscoreale compì un gesto estremo: si chiuse in una tenda fuori la discarica e iniziò uno sciopero della fame, perché riteneva giuste e sacrosante le ragioni dei suoi cittadini che bisognava chiudere questa cava di Terzigno. Poi, che Pag. 77succede? I due sindaci del Popolo della Libertà di Boscoreale e di Terzigno vengono ricevuti a palazzo Grazioli e ricompare il solito cliché: il sindaco di Boscoreale, che aveva fatto uno sciopero della fame, che aveva protestato contro questa assurda scelta, all'improvviso che cosa dice? Ma no, le mamme vulcaniche sono comuniste e di sinistra, le mamme vulcaniche fanno politica, i comitati civici stanno strumentalizzando.
Ecco, allora, il solito cliché della politica berlusconiana, dove si fa solo propaganda e non si fanno delle scelte serie a difesa del territorio e della salute dei cittadini.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Barbato.

FRANCESCO BARBATO. Ecco perché noi dell'Italia dei Valori diciamo in modo fermo e categorico che questa discarica deve essere chiusa e non deve essere più versato neanche un grammo di rifiuti nel parco nazionale del Vesuvio. E così come l'abbiamo presidiata già la settimana scorsa con i gruppi parlamentari dell'Italia dei Valori, ci ritorneremo per difendere quei territori e quei cittadini (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbato 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Aspettiamo il Ministro Fitto... onorevole Moroni, l'aspettiamo... onorevole Rampi... onorevole Castagnetti... onorevole Di Virgilio... onorevole Verdini, ha votato? Meno male!... onorevole Versace... onorevole Ronchi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 539
Votanti 301
Astenuti 238
Maggioranza 151
Hanno votato
20
Hanno votato
no 281).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Picierno 1.2 e Barbato 1.72.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Graziano. Ne ha facoltà.

STEFANO GRAZIANO. Signor Presidente, questo è il sesto decreto-legge sui rifiuti, con una struttura - mi pare - abbastanza debole.
In più vorrei dire che relativamente a questo emendamento c'è un dato paradossale perché riguarda l'apertura di cava Mastroianni, che è sostanzialmente al centro della città di Caserta, e quindi richiede un'attenzione particolare, perché è divisa da un muro da cava Lo Uttaro dove sono stati trovati rifiuti tossici.
Chiedo al Ministro dell'ambiente, in particolare, se sa esattamente dov'è la cava. Chiedo e faccio un appello forte ai parlamentari di centrodestra del territorio campano. Significa portare rifiuti nel centro della città di Caserta. Attenzione! È un fatto gravissimo, soprattutto per una provincia - attenzione, lo voglio dire con chiarezza - che, in questo momento mentre noi stiamo parlando, sta ricevendo anche i rifiuti di Napoli e dove si trova la cava San Tammaro. Attenzione a quello che si fa! Perché questo significa non solo non conoscere il territorio, ma creare un'ulteriore difficoltà per un territorio fortemente già inquinato.
Ecco perché chiedo forte attenzione su questo emendamento e ovviamente rivolgo un forte appello a tutti i parlamentari del territorio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, noi chiediamo che venga soppressa anche la discarica denominata...

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PRESIDENTE. Onorevole Barbato, se toglie quello che già oggi le avevo chiesto di rimuovere, è meglio.

FRANCESCO BARBATO. È un segnalibro.

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, è un po' lungo come segnalibro...

FRANCESCO BARBATO. Lo accorciamo.

PRESIDENTE. Comunque, le ho già detto che non è possibile portare queste cose.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, io obbedisco sempre.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato, so che lei obbedisce al Presidente.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, devo riconoscere che il Presidente Berlusconi, un miracolo, l'ha fatto davvero, perché ormai in Campania ci siamo talmente abituati a convivere con i sacchetti della monnezza che usciamo, andiamo a lavoro, e ci sono sacchetti di monnezza, stiamo nelle case e sentiamo il «profumo» dei sacchetti della monnezza (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
I ragazzi vanno a scuola e non portano più le borse, ma i sacchetti della monnezza. Berlusconi ci è riuscito, il miracolo l'ha fatto davvero, e per questa ragione utilizzo come segnalibro un sacchetto della monnezza. Questo è il miracolo che ha fatto Berlusconi, bravo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Detto ciò, deputato Presidente, noi riteniamo che la Cava Mastroianni debba essere soppressa per una ragione molto precisa e anche molto grave: essa è confinante con un'intera area già utilizzata a discarica, quella Lo Uttaro. Io ho visitato personalmente quelle discariche, ed insieme ai cittadini organizzammo una marcia, una protesta.
Noi viviamo nei territori, l'Italia dei Valori cerca anzitutto di rendersi conto dei problemi, di capirli, e in quella discarica ho visto personalmente la strutturazione morfologica del terreno, la quale presenta una parte sottostante costituita da tufo, e noi conosciamo benissimo la permeabilità delle parti tufacee, e come esse riescono a far penetrare il percolato, pericoloso per l'inquinamento. Tanto è vero che la discarica di Lo Uttaro è stata sequestrata per disastro ambientale, vista la pericolosità e il danno igienico-ambientale che si è costituito in quel territorio.
Le discariche di Lo Uttaro delimitano su tre lati la Cava Mastroianni, che il Governo, ancora una volta, vuole utilizzare a discarica. Allora, se vi è un inquinamento in corso, vi sembra mai il caso che, signor Ministro dell'ambiente, anziché bonificare, si realizzi un'altra discarica in un territorio già avvelenato, inquinato ed usato dai Casalesi in lungo e in largo per scaricarci rifiuti, negli anni passati?
Signor Ministro dell'ambiente, voglio ricordarle un'ultima cosa: a confine, a soli 480 metri dalla discarica Mastroianni, lo sa cosa si sta costruendo e realizzando? Il nuovo policlinico di Caserta. Mettere un policlinico a 400 metri di distanza da una discarica, non le sembra una scelta scellerata? Ecco perché noi dell'Italia dei Valori difendiamo, e vi proponiamo delle soluzioni alternative - come diremo in seguito - rispetto a questa scelta scellerata della Cava Mastroianni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Picierno 1.2. e Barbato 1.72, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Patarino, Ministro Fitto, onorevole Mazzuca, onorevole Di Virgilio, onorevole Pizzolante, onorevole Deodato Scanderebech, onorevole Fogliardi, onorevole Pili, onorevole Morassut, onorevole Piffari... Pag. 79
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 542
Votanti 494
Astenuti 48
Maggioranza 248
Hanno votato
211
Hanno votato
no 283).

Prendo atto che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Ricordo che il relatore, se me lo conferma, ha proposto l'accantonamento dell'emendamento Bocchino 1.88 riguardante la materia dell'individuazione delle aree da destinare a discarica. Poiché gli emendamenti Mario Pepe (PD) 1.70 e Libè 1.6 riguardano la medesima materia, se non vi sono obiezioni, le dette proposte emendative, unitamente all'emendamento Bocchino 1.88, secondo quanto aveva prospettato anche l'onorevole Quartiani, si intendono accantonate.
Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento Piffari 1.5. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, a me dispiace dover intervenire dopo l'onorevole Barbato con riferimento al Ministro dell'ambiente Prestigiacomo. Sono stato molto sorpreso nel leggere il disegno di legge atto Camera 3909-A che presenta ovviamente la firma del Presidente del Consiglio Berlusconi, del Ministro dell'interno (perché tutti i depositi di immondizia sono protetti dalle forze dell'ordine) e del Ministro dell'economia e delle finanze Tremonti. Non ho trovato, invece, la firma che avrei avuto piacere di leggere, ossia quella del Ministro Prestigiacomo, perché ritengo che in questa materia un ruolo predominante lo meritava sicuramente il Ministro dell'ambiente, anche per vedere i risvolti per la salute, perché ormai è documentato che, dove c'è un ambiente poco salubre, le malattie aumentano.
Ma entro nel merito. Credo che questa proposta emendativa debba essere presa in considerazione dal Governo perché è un emendamento di buonsenso, che credo sia condivisibile e che riguarda l'abrogazione di una norma che prevede, proprio in nome dell'emergenza rifiuti, la possibilità di scaricare nelle nostre cave (quelle che stanno nei centri abitati) e nelle nostre discariche anche materiali tossici, rifiuti pericolosi, ceneri pesanti, fanghi contenenti sostanze tossiche.
A sostegno di questa tesi vorrei fornire alcuni numeri a tutti i colleghi, che non sono dell'Italia dei Valori, ma del CNR, dell'ordine dei medici di Napoli e anche di un lavoro commissionato dalla Protezione civile (dal vostro Bertolaso). Si tratta di numeri che devono far riflettere. Secondo l'ordine dei medici della provincia di Napoli il 24 per cento delle malattie oncologiche della Campania dipendono proprio da una causa ambientale.
Ministro Prestigiacomo, il 24 per cento dei tumori ha una causa ambientale e questo deve far riflettere. L'indagine del CNR è stata fatta nel 2004, cioè ancora prima di questa emergenza rifiuti. Ancora oggi, purtroppo, vengono segnalati carichi tossici con materiale proveniente da ospedali e materiale radioattivo e questo incute la paura nelle popolazioni che vivono nei pressi delle discariche. Non è il cartone pressato, non sono le bottiglie, non è l'alluminio: quello che fa paura, ovviamente, sono le sostanze incontrollate.
Qui c'è purtroppo una responsabilità del Ministro dell'ambiente che non si è imposto di avere un ruolo predominante in questo provvedimento. Secondo questo studio del CNR del 2004 si vede che c'è un incremento della mortalità nella popolazione che abita nei pressi delle discariche del 12 per cento tra la popolazione femminile e del 9 per cento tra la popolazione maschile. Sono dati incontrovertibili. Ma c'è stato un altro studio, quello della Protezione civile, commissionato a trenta ricercatori universitari, secondo cui i tumori del fegato sono aumentati del 7 per cento, quelli dello stomaco del 5 per cento e poi c'è un problema molto serio legato Pag. 80alla concentrazione della diossina nel latte materno: si tratta di 15 volte i valori massimi.
La concentrazione di queste sostanze ha portato secondo lo studio della Protezione civile, non quindi secondo l'Italia dei Valori, ad un aumento delle malformazioni fetali al cervello dell'8 per cento e nell'apparato urogenitale del 15 per cento. Con questo emendamento, signor Ministro, chiediamo soltanto che si possa abrogare questa norma evitando così che, in virtù dell'emergenza oramai cronica dei rifiuti a Napoli, tali sostanze tossiche, i fanghi, le ceneri pesanti, vadano a finire in queste discariche, troppo vicine ai centri abitati.
Il Governo deve dare un segnale, dimostrando che è sensibile alla salute dei cittadini e che, anche in un momento di emergenza, le sostanze tossiche devono essere messe in un altro posto. Per tale motivo, chiedo a tutti i colleghi di votare a favore dell'emendamento in esame come segno di sensibilità del Governo e di tutto Montecitorio alla salute dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Barbaro, Sposetti, Vaccaro, Dal Lago...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 536
Votanti 534
Astenuti 2
Maggioranza 268
Hanno votato
254
Hanno votato
no 280).

Prendo atto che il deputato Fadda ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonavitacola 1.87, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Follegot, Braga, Girlanda, Mura, Petrenga, Zinzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 538
Votanti 536
Astenuti 2
Maggioranza 269
Hanno votato
211
Hanno votato
no 325).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 1.3. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, questo emendamento è in linea con i richiami fatti anche prima dal collega Palagiano, che tendono a tutelare prima di tutto la salute di quei cittadini, signor Ministro, che sono scesi in piazza a protestare non perché erano facinorosi pilotati, tanto è vero che lo stesso Presidente del Consiglio Berlusconi è corso a tranquillizzare tutti dicendo che queste discariche verranno chiuse. (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Qui si chiede semplicemente di garantire che la frazione secca venga conferita non, come prima abbiamo chiesto, a chiusura, ma quantomeno che ci si limiti, da qui alla sua chiusura totale, a conferire solo la frazione secca e lasciare fuori la organica proprio per evitare quanto meno i problemi legati ai miasmi, che sappiamo non sono purtroppo i principali perché il vero problema è la salute e quindi non è Pag. 81solo quanto si sente all'odore e all'olfatto, ma purtroppo è quanto di tali sostanze entra nella terra e nell'acqua di quei territori. Quindi, chiedo anche al relatore per la maggioranza di rivedere il suo parere su tale questione, in funzione di quei cittadini e di quei territori.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Giachetti... Onorevole Gozi... Onorevole Stasi... Onorevole De Angelis... Presidente Leone... Onorevole Scanderebech... Onorevole Rossa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 532
Votanti 351
Astenuti 181
Maggioranza 176
Hanno votato
27
Hanno votato
no 324).

Prendo atto che la deputata D'Antona ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zamparutti 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Luca... Onorevole Pili... Onorevole Vignali... Onorevole Bossa... Onorevole Sanga... Onorevole Alfano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 533
Votanti 484
Astenuti 49
Maggioranza 243
Hanno votato
202
Hanno votato
no 282).

Prendo atto che i deputati Oliverio e Galletti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bonavitacola 1.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonavitacola. Ne ha facoltà.

FULVIO BONAVITACOLA. Signor Presidente, entriamo nel vivo del provvedimento. Lei, che è una persona di cultura e anche mentalmente elastica, sono convinto che rimarrebbe un po' perplesso se la invitassi al cinema a vedere Biancaneve e i sette nani e poi ci trovassimo di fronte a un documentario sulla seconda guerra mondiale. Il titolo del provvedimento che ci sottoponete, infatti, recita «subentro delle amministrazioni territoriali della regione Campania nelle attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti». Un titolo del genere sta a significare che si chiude una fase emergenziale e si ripristina l'assetto ordinario delle competenze. Altrimenti, si tratterebbe di un titolo che non avrebbe alcun altro significato. Dopo aver letto questo titolo, scorgiamo che di rientro nel sistema ordinario delle competenze non c'è nulla.
In primo luogo, vengono «fatti fuori» i comuni anche da attività come lo spazzamento e la raccolta che sono tra le prerogative essenziali nell'ambito dei servizi pubblici locali spettanti agli enti locali in Italia. Non si tratta di una norma che possa essere interpretata come di carattere localistico. Questa normativa dovrebbe avere un carattere generale e il Testo unico sull'ambiente la prevede. Andando avanti, per quanto riguarda le discariche, è previsto - con gli emendamenti approvati in Commissione - che il presidente della regione Campania assuma poteri derogatori. Per la verità, prima vi eravate Pag. 82proprio dimenticati il tema. Infatti, il decreto-legge, così come è arrivato in conversione, non diceva nulla sulle discariche.
Andando ancora avanti, per quanto riguarda i termovalorizzatori, anche in questo caso doppio commissariamento. Il presidente della regione può nominare dei commissari che assumono le funzioni di amministrazioni aggiudicatrici. Voglio dire che a questo punto non occorre dilungarsi oltre per rilevare in maniera abbastanza inequivoca che di subentro degli enti territoriali nelle competenze non c'è nulla. Rimane un regime commissariale, emergenziale e speciale per la Campania.
Venendo alla questione specifica dell'emendamento, debbo anche dire che è volto a ripristinare una normativa di giustizia rispetto ad una normativa punitiva che voi avete previsto prima con il decreto-legge n. 195 del 2009 e successivamente intendete confermarla con questo decreto-legge.
Veniva poc'anzi ricordato in Aula che i comuni di Salerno e Napoli non hanno realizzato i termovalorizzatori.
Vorrei ricordare, per ciò che concerne in primo luogo il comune di Napoli, che le competenze sono poste, ai sensi dell'articolo 8 della legge 14 luglio 2008, n. 123, in capo al sottosegretario capo della Protezione civile, il quale in una certa fase ha inteso delegarle all'amministrazione comunale. Tuttavia, la normativa prevedeva che in caso di inadempimento il delegante sì riappropriasse delle sue prerogative e procedesse, cosa che invece non è stata fatta.
Devo anche dire che, per quanto riguarda il comune di Salerno, nella fase in cui il sindaco ricopriva le funzioni di commissario per l'emergenza, limitatamente a questo adempimento, è stato realizzato l'esproprio, lo studio di fattibilità, la localizzazione dell'area e la gara. Non si è proceduto all'affidamento dei lavori perché il commissario non è stato messo in condizione di poter garantire il conferimento dei rifiuti che occorrevano per far funzionare l'impianto e, nonostante egli abbia più volte richiesto garanzie su questi conferimenti, né il Governo né la regione li hanno mai dati. Quindi, la gara è andata deserta perché è giunta una sola offerta, che non era valida perché pretendeva di reperire autonomamente i rifiuti speciali da conferire presso l'impianto. Bene ha fatto il sindaco a non procedere all'aggiudicazione. È stata una prova di trasparenza. Quindi, riteniamo che abbia dimostrato di meritare le prerogative che gli sono state ingiustamente tolte e che noi vogliamo riassegnargli con questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonavitacola 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Menia e Barani. Non riesce a votare onorevole Colaninno? Onorevoli Capitanio Santolini, Soro, Braga, Sposetti, Mattesini, Fitto, Pizzolante... ancora l'onorevole Capitanio Santolini.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 539
Votanti 537
Astenuti 2
Maggioranza 269
Hanno votato
206
Hanno votato
no 331).

Prendo atto che il deputato Galletti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bocchino 1.79.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Bocchino 1.79 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 83Bocchino 1.79, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Fogliardi, Strizzolo, Pistelli, Sbai.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 543
Votanti 510
Astenuti 33
Maggioranza 256
Hanno votato
225
Hanno votato
no 285).

Prendo atto che il deputato Galletti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei ricordarle che gentilmente dovrebbe esprimere anche il parere del relatore di minoranza.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, dato che il relatore di minoranza ha espresso - devo dire anche con molta puntualità - il proprio parere su ogni emendamento, abbiamo dato per assunto, anche per un normale svolgimento dei lavori, che per sinteticità esprimiamo solo il parere del relatore per la maggioranza, che si intende opposto a quello del relatore di minoranza.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 1.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, questo emendamento, che di fatto cerca di utilizzare l'impostazione che il decreto-legge ha dato per accelerare delle procedure, intende specificare che le procedure da accelerare sono quelle finalizzate a realizzare impianti in compostaggio e di biostabilizzazione.
Sono impianti in questo momento totalmente assenti, abbiamo ricordato anche nella discussione sulle linee generali la chiusura dei tre tritovagliatori. Di fatto, stiamo esportando l'umido raccolto in Campania, in Sicilia o in altre regioni a 200 euro alla tonnellata contro i normali 70 euro, quindi stiamo anche buttando via risorse. Questa è una delle attività che può essere utilizzata veramente in brevi tempi e quindi riteniamo - come gruppo dell'Italia dei Valori - che sia opportuno impostare l'accelerazione anche per queste strutture o perlomeno specificarlo in modo preciso e determinato.
Riteniamo anche che realizzare non quattro inceneritori in più in Campania, ma - come in questo caso - due sia esagerato. Sarebbe già sufficiente avere un inceneritore e riuscire a puntare tutte le attenzioni su questo in modo mirato perché ci vorrà comunque qualche anno al fine di utilizzarlo. A proposito di inceneritori, mi sarebbe piaciuto sentire in quest'Aula anche l'intervento di un ex collega, che sicuramente tutti abbiamo presente quando si parla di danni alla salute e di danni che impianti come gli inceneritori producono. Credo che in queste cose non sia un problema di schieramenti, ma bisogna dimostrare lealtà e sincerità quanto meno con le proprie idee professate in tutti questi anni. Sto parlando di un ex collega di gruppo.
Non siamo riusciti a realizzare questi impianti di compostaggio e non ne capiamo il perché, se non per il fatto che sicuramente in uno Stato così degradato la criminalità organizzata - come abbiamo già più volte detto - non solo fa il business sullo smaltimento dei rifiuti pericolosi della Campania, ma accoglie in questi rifiuti pericolosi e non controllabili anche quelli di altre regioni d'Italia e probabilmente d'Europa. È quindi opportuno accelerare in modo semplice e chiaro - Pag. 84come già altre regioni hanno fatto - affinché la questione rifiuti non sia più un'emergenza, come quella che viviamo tutti giorni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Ricordo che il relatore di minoranza ha espresso parere favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 1.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sbai, Frassinetti, Di Virgilio, Goisis, Romano, Cesario, Rampi, Laganà Fortugno, Pili, Raisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 535
Votanti 532
Astenuti 3
Maggioranza 267
Hanno votato
208
Hanno votato
no 324).

Prendo atto che il deputato Galletti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bratti 1.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, prima di esaminare in maniera specifica la motivazione dell'emendamento, vorrei svolgere un paio di considerazioni di carattere generale anche perché questo è probabilmente uno dei commi più importanti di tutto l'articolato.
Credo che l'importanza vera di questo decreto-legge - che, come veniva ricordato prima, è il quinto o sesto a seconda di come si considerino due, se insieme o meno - è quella, di fatto, di sancire politicamente la fine del progetto emergenziale, proposto dal Governo con il decreto-legge n. 90, convertito nella legge n. 123.
Di fatto, non procedendo alla realizzazione delle discariche di Cava Vitiello, di Valle della Masseria e di Andretta, si distrugge il progetto di Bertolaso che, pensando di accumulare soprattutto nella discarica di Cava Vitiello circa tre milioni di tonnellate di rifiuti, aveva considerato un periodo di transizione che andasse fino ai quattro anni. A questo si abbina il fatto che stiamo parlando di quattro impianti, di cui due sono stati ricordati, Salerno e Napoli, che sono oggetto di questo decreto-legge, di cui tra l'altro oggi in Commissione bicamerale il presidente della regione Caldoro ci ha spiegato le grandi difficoltà che ci sono state da un punto di vista procedurale per innescare la gara d'appalto. In questo decreto-legge però scompare d'improvviso - nessuno ne parla più - l'inceneritore di Santa Maria la Fossa. Poi non si dice nulla di un altro impianto, che sempre oggi il presidente Caldoro ci ha detto che sarà un nuovo inceneritore, che è probabilmente quello nel giulianese, che dovrebbe servire a termodistruggere le 5 milioni 800 mila ecoballe.
Tra l'altro, anche qui non si dice nulla. Di queste 5 milioni 800 mila ecoballe - è bene che si sappia - metà sono sequestrate dalla magistratura e metà sono oggi di proprietà di una ditta privata. Quindi, il tema delle ecoballe, della loro pericolosità e della loro distruzione rimane ancora appeso ad un grande punto interrogativo. Dicevo che di fatto con questo provvedimento si sancisce la fine del progetto Bertolaso. Bertolaso non c'è più, era facile eliminarlo.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, sicuramente anche qui vengono sparacchiati numeri al lotto, come quando si parla e ci vengono presentati i dati sulla produzione annuale di rifiuti in Campania. Su quest'ultimo punto - badate bene, non è un dettaglio - siamo in presenza di due relazioni: una finale di Bertolaso, che dice che da 2 milioni 700 mila tonnellate in un anno la Campania passa a 2 milioni di Pag. 85tonnellate, cioè di fatto vi sarebbero 700 mila tonnellate in meno, che equivalgono alla presenza di un impianto nuovo di incenerimento; l'altra è della Corte dei conti che dice che la quantità di rifiuti prodotta dalla Campania non è diminuita di un grammo. Quindi, ci piacerebbe sapere come in realtà questi dati sono supportati.
Lo stesso vale per la raccolta differenziata. Badate bene, noi abbiamo presentato anche un progetto di legge e siamo convinti che la vera soluzione sia più che la raccolta differenziata il recupero della materia. Però, nella situazione purtroppo drammatica in cui oggi è l'Italia, e soprattutto sono tante città grandi del sud, il 19 per cento, se questo è il dato di Napoli, è un dato assolutamente in linea con quello di Roma, molto più alto rispetto a quello di Palermo, rispetto a quello di Reggio Calabria, rispetto ad una quantità importante di città del sud.
Concludo dicendo che in questo emendamento, signor Presidente, si cercava solo di essere più chiari. Se si deve andare in deroga a tutto, qui si usa una dicitura che, sebbene venga non so da dove, forse da qualche provvedimento di carattere europeo, non è chiara. Si chiede che, se si tratta di procedure emergenziali ed urgenti, queste riguardino solo i due inceneritori. Quindi, noi chiediamo di utilizzare la dizione termodistruzione di rifiuti con produzione di energia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bratti 1.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Tommaso Foti, Mazzuca, Palmieri, Giro, Reguzzoni, Scanderebech, Mariarosaria Rossi, Verdini, Mantini, Velo, Cicchitto e Federico Testa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 527
Votanti 524
Astenuti 3
Maggioranza 263
Hanno votato
204
Hanno votato
no 320).

Dovremmo adesso passare agli emendamenti riferiti al comma 2. Considerato che è stato chiesto da parte del relatore per la maggioranza l'accantonamento dell'emendamento Bocchino 1.74, dobbiamo ora considerare quali emendamenti correlati devono essere accantonati. Chiedo al relatore per la maggioranza quali siano gli emendamenti che, secondo lui, devono essere accantonati.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione chiede di accantonare, oltre all'emendamento Bocchino 1.74, gli emendamenti Piffari 1.19, Iannuzzi 1.20, Mario Pepe (PD) 1.71, Piffari 1.22 e Bratti 1.23.

PRESIDENTE. Sta bene. Se non vi sono obiezioni, questi emendamenti sono accantonati in quanto correlati all'emendamento Bocchino 1. 74, che è il primo che abbiamo nominato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Barbato 1.13. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, con questo emendamento vogliamo trattare la vexata quaestio dei termovalorizzatori. Parlo del più grosso affare che, attualmente, attrae soprattutto la camorra e che sta per realizzarsi in Campania: il miliardo di euro che riguarda i termovalorizzatori.
Su questo argomento, per la verità, ci potrebbe dare qualche spunto interessante e qualche chiarimento il Ministro Carfagna, perché su questa vicenda del termovalorizzatore di Salerno e degli altri ci sono stati dei momenti cruciali e dirompenti, al punto da portarla a volersi dimettere dal PdL e da Ministro. Infatti, pare che il PdL campano, un po' a trazione Pag. 86camorristica, avesse grandi appetiti su questo affare (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Ci farebbe piacere sapere come è andata a finire, quali sono le ragioni del rientro.
Mentre il presidente della provincia di Salerno ci dice che va tutto bene, noi, invece, pensiamo che a Salerno, presidente Cirielli, vi sia una cappa pitreista e camorristica, di cui vi verremo a parlare, come Italia dei Valori, nei prossimi giorni.
Vi verremo a dire, lì a Salerno, nomi e cognomi delle persone con le quali trafficate, fate affari, fate politica, fate voti. Sono d'accordo...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato...

FRANCESCO BARBATO. ...a commissariare la provincia di Salerno. Su questo provvedimento, forse, a buona ragione è presente il Ministro dell'interno, perché, probabilmente, si deve far luce sulle procedure, sugli intrecci e sullo snodo che sui rifiuti trova veramente il punto cruciale tra politica, affari e camorra. Lì a Salerno, presidente Cirielli, vi verremo a dire gli affari che lei con la sua amministrazione...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, lei si deve rivolgere al Presidente.

FRANCESCO BARBATO. .... con la camorra e con la mala politica. Vi diremo nomi e cognomi, soprattutto per evitare questo tipo di politica, che non ci piace (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato.

EDMONDO CIRIELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, lei non può consentire all'onorevole Barbato, anche se è incapace di intendere e di volere, di dire queste cose. Lo deve interrompere (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
Sappiamo che non è imputabile, perché non sta bene con la testa, però... (Commenti dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Cirielli, anche lei non può dire queste cose all'onorevole Barbato. La Presidenza ha richiamato l'onorevole Barbato e richiama anche lei sul tono, ovviamente, che bisogna avere per rispetto verso tutti i deputati.

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, non va bene, assolutamente.
L'altra volta lei ha derubricato la mia richiesta di applicare il Regolamento con lo scherzoso modo di dire «bisognerebbe applicarlo moltissimo quell'articolo».
Oggi le dico che, se la Presidenza intende mantenere uno stato di tranquillità per non dover ricorrere a situazioni sgradevoli e per sedare risse o cose di questo genere, applichi in maniera costante e precisa il Regolamento quando ci si trova a sentire insultati colleghi e membri del Governo. Glielo chiedo con grande serietà (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

FILIPPO ASCIERTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, è un'offesa nei confronti dei parlamentari che hanno a cuore la legalità e l'onestà accusare, così come ha fatto l'onorevole Barbato, l'onorevole Cirielli di avere rapporti con la camorra, visto quello che ha detto, sapendo perfettamente chi è l'onorevole Cirielli, ossia un colonnello dei carabinieri. Mi sembra un insulto all'intelligenza Pag. 87di ogni parlamentare (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Direi che tutti i Presidenti hanno ricevuto un mandato molto chiaro dal Presidente della Camera per non tollerare, da parte di nessuno, l'uso di un linguaggio che non rispetti la dignità dei parlamentari, delle istituzioni, del Governo e di tutti coloro che sono rappresentati. Con un po' di responsabilità possiamo andare avanti, altrimenti bisognerà, come è stato giustamente richiamato dalla Presidenza, essere con tutti assolutamente ineccepibili.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbato 1.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli D'Antoni, Lenzi, Razzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 530
Votanti 523
Astenuti 7
Maggioranza 262
Hanno votato
201
Hanno votato
no 322).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Iannuzzi 1.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente con gli emendamenti in esame siamo nel cuore del disegno di legge in oggetto perché evidenziamo la questione così delicata e rilevante delle competenze e delle procedure per la realizzazione dei nuovi termovalorizzatori in Campania.
Il Governo Berlusconi, nei diversi decreti-legge che si sono susseguiti in questi due anni, aveva progettato di realizzare altri quattro termovalorizzatori. Di quello di Santa Maria la Fossa oramai si è perduta ogni traccia, di quello nel giuglianese per lo smaltimento delle ecoballe abbiamo un titolo senza alcun contenuto concreto, faticosamente si è attivata ed è partita la procedura per la realizzazione dell'impianto nella città di Napoli e poi vi è l'impianto previsto per la città di Salerno, rispetto al quale penso che sia giusto ricordare un dato, per rispettare la realtà e i patti che si sono susseguiti. Per quest'ultimo impianto sono stati fatti i passi avanti più significativi e rilevanti che oggi consentono di ripartire e di riprendere la procedura. Ciò è accaduto perché con le ordinanze della Presidenza del Consiglio dei ministri che si sono susseguite dal Governo Prodi al Governo Berlusconi il sindaco di Salerno è stato investito dei poteri commissariali per la realizzazione dell'impianto stesso e ha compiuto una serie di atti estremamente rilevanti: la localizzazione dell'area, la progettazione, le infrastrutture di accesso. Si è anche svolta la gara che ha avuto esito negativo, come è già stato ricordato, come accade tante volte nella realtà degli appalti e continuerà ad accadere. A questo punto che cosa si è pensato di fare? Si è pensato di dare vita con quel decreto-legge n. 195 - che, ricordo, è datato 30 dicembre 2009 - alla sottrazione delle competenze commissariale al sindaco di Salerno e all'attribuzione delle stesse al presidente della provincia.
Penso che in questa sede vada anche ricordato che la città di Salerno è una delle città che si pone all'avanguardia nazionale per la percentuale di raccolta differenziata, il 72 per cento, e che, al di là dei giudizi politici, tutti condivisibili, degli schieramenti e delle appartenenze, la città di Salerno si caratterizza per un'amministrazione comunale che è riconosciuta e apprezzata anche a livello nazionale, soprattutto sul fronte dell'efficienza e della capacità realizzativa delle infrastrutture e delle opere pubbliche.
Ad un anno dal decreto-legge n. 195 del 2009 (si è infatti perso un altro anno), ritornate sulla questione delle competenze Pag. 88e delle procedure. Lo fate dopo un conflitto violento che vi è stato all'interno del Consiglio dei ministri, che vi è stato nel PdL e tra esponenti del Governo e il rappresentante politico regionale del PdL campano; e lo fate con una norma che disegna una competenza del presidente della regione assolutamente vaga, confusa ed incerta, perché voi al presidente della regione attribuite una mera facoltà: può procedere alla nomina di commissari. Quindi non un obbligo, non una scelta chiara e netta, ma una mera facoltà che pone naturalmente un interrogativo: che cosa accadrebbe se tale facoltà non fosse esercitata? Che cosa succederebbe in questa condizione di incertezza e di vaghezza normative, inaccettabili in una materia così delicata ed importante? Rivivrebbe il decreto-legge n. 195 del 2009, con la competenza del presidente della provincia, o si scatenerebbero altri conflitti?
Se voi scegliete questa via (noi ne avevamo indicata un'altra: riteniamo che sarebbe stato giusto proseguire nella via commissariale in capo al sindaco di Salerno), perseguitela in maniera netta e chiara, attribuite al presidente della regione una competenza decisa, precisa, attribuitegli una competenza ed una responsabilità dall'inizio alla fine. È serio, è corretto, è responsabile in una materia così delicata come quella della realizzazione dei termovalorizzatori, indispensabili per un ciclo completo dei rifiuti in Campania, procedere con questa confusione? Non è né serio, né corretto e né responsabile, ma, signor Presidente, in linea con un Governo che in questo campo continua a fare proclami e messaggi di trionfo, annuncia miracoli smentiti dalla realtà dei cumuli di rifiuti che si ammucchiano nelle strade e nelle comunità di Napoli e della sua provincia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzarella, per un minuto. Ne ha facoltà.

EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, l'emendamento che ha illustrato il collega Iannuzzi è assolutamente decisivo. Spero che nel disinteresse vociante (se capisco bene) dell'Aula, qualcuno se ne renda conto; e chiedo quindi di apporre la mia firma, e di considerarlo un attimo con attenzione da parte del Governo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Iannuzzi 1,14, non accettato dalla Commissione né dal Governo, sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Girolamo, Paniz, Pionati, Sanga, Di Stanislao, Rao, Fitto e Berardi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 530
Votanti 527
Astenuti 3
Maggioranza 264
Hanno votato
210
Hanno votato
no 317).

Prendo atto che il deputato Nunzio Francesco Testa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro degli identici emendamenti Margiotta 1.15 e Libè 1.80 formulato dal relatore.

SALVATORE MARGIOTTA. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, l'emendamento in esame è fondamentale, ed interviene esattamente al cuore del decreto-legge, che, come ho provato a dire in precedenza, è debole; e mostra tutta la propria debolezza esattamente Pag. 89nella formulazione del comma 2 dell'articolo 1, che è rivolto a decidere le competenze: sostanzialmente esso è rivolto a definire chi fa cosa in materia di realizzazione di discariche, di termovalorizzatori, e in genere delle infrastrutture necessarie al completamento del ciclo dei rifiuti in Campania.
Abbiamo assistito, leggendole sui giornali, alle forti polemiche che hanno attraversato la maggioranza, e in particolar modo il PdL, in relazione a tale argomento. Abbiamo assistito a polemiche non da poco, ad una contrapposizione forte tra un Ministro di questo Governo, il Ministro Carfagna, e il segretario regionale del partito di maggioranza più importante in Campania, l'onorevole Cosentino. Abbiamo assistito alle polemiche tra il Ministro Carfagna e il presidente della provincia, il nostro collega, onorevole Cirielli, di cui abbiamo avuto un assaggio non banale anche questa sera in Aula.
Sono, dicevo, polemiche non da poco, per il carattere dei protagonisti e per l'oggetto. Si tratta infatti di ragionare su chi gestirà sostanzialmente gli appalti di questa importante partita, rilevante anche dal punto di vista economico.
Abbiamo in pratica toccato con mano la diffidenza del Ministro sulla trasparenza di atti amministrativi, da mettere in campo da parte di enti locali, peraltro ancora amministrati dal centrodestra; vi è stata una minaccia di dimissioni, che poi è rientrata, sicché il Ministro è al banco del Governo; vi è stato sull'argomento - lo ricorderete - anche un intervento diretto del segretario nazionale del mio partito sul Ministro Maroni.
Il frutto di tutte queste polemiche è stata una mediazione davvero al ribasso, che non soddisfa nessuno e con la quale si prevede - leggo dal comma 2 - che «il presidente della regione (...) può procedere (...) alla nomina di commissionari straordinari». Adesso delle due prospettive ne può andare una: o è necessario che vi siano questi commissari straordinari e allora non esiste il «può procedere», ma semplicemente «procede», come noi abbiamo individuato in questo facile emendamento, come per dire: se si deve fare, si faccia - ecco perché su tale emendamento insistiamo moltissimo - e non con un «si può» procedere; se invece non è necessario nominare i commissari, allora si dovrebbe cancellare questa previsione normativa dal testo.
Abbiamo sperato nell'accoglimento dell'emendamento e questa sera il Comitato dei nove aveva fatto anche uno sforzo in tale direzione. Abbiamo saputo poi che, in virtù di alcune osservazioni - una delle quali, francamente, incomprensibile dal mio punto di vista - delle Commissioni I e V, questa sostituzione delle parole «può procedere» con «procede» non può essere fatta. A me sembra una cosa assolutamente irragionevole, per cui non ritiro il mio emendamento e anzi insisto: se vogliamo che questo decreto-legge passi dall'essere acqua fresca, versata a piene mani, ad una cosa un poco più seria, almeno si sostituisca la dizione «può procedere» con quella più netta e chiara «procede» e avremo salvato almeno la dignità, non solo del Governo, ma anche del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà, per un minuto.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, vorrei rafforzare quanto ora detto dal collega Margiotta.
Oggi, visto che il presidente Caldoro ha affermato di non avere nessuna intenzione di esercitare direttamente alcun potere, se non quello di nominare commissari, è evidente che la dizione «può procedere» indebolisce molto questa situazione. Il dubbio poi che ci possano essere altri enti che fungano da stazione appaltante credo sia da togliere e da evitare. D'altronde non esiste in Italia nessuna provincia che ha bandito appalti per impianti di questo genere.
Condividendo quindi, ovviamente, l'emendamento, chiediamo di rafforzare le disposizioni dell'articolo, così come detto dall'onorevole Margiotta.

Pag. 90

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, su questi identici emendamenti, correggo il parere espresso dal Governo, che era stato conforme a quello del relatore per la maggioranza, perché il parere del Governo diventa favorevole, così come avevamo detto in Commissione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il relatore per la maggioranza?

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, per noi non ci sono problemi, avevamo già espresso un orientamento favorevole. Vi erano però i pareri contrari della I e della V Commissione e per questo si era formulato un invito al ritiro. Pertanto, anche la Commissione esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Margiotta 1.15 e Libè 1.80, accettati dalla Commissione e dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Rampelli, Maggioni, Verdini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 531
Votanti 512
Astenuti 19
Maggioranza 257
Hanno votato
456
Hanno votato
no 56).

Ricordo che l'emendamento Bocchino 1.74 è stato accantonato. Passiamo alla votazione dell'emendamento Libè 1.81. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il parere su questo emendamento è favorevole, ma vogliamo anche dire che l'ottimo lavoro fatto dal collega Libè in Commissione e, in generale, il confronto utile che c'è stato hanno migliorato in diversi punti questo provvedimento che riteniamo - a differenza dei colleghi dell'Italia dei Valori, che sembrano rimpallare questo gioco dei rifiuti fino a portarceli qui in Parlamento - tratti di un tema grave del Paese da risolvere con misure anche emergenziali ma razionali.
Naturalmente ci intratterremo dopo sul tema della scelta dei commissari straordinari, cioè sulla figura professionale più indicata per gestire i compiti di scelta dei siti e delle procedure di gara da svolgere, però deve essere chiaro che c'è troppa confusione nel nostro ordinamento tra sistemi straordinari dipendenti da calamità ed eventi (e dunque normazione di Protezione civile), commissari straordinari con poteri straordinari ma senza la previa dichiarazione di emergenza e di stato di calamità, e una serie di deroghe che creano una confusione notevolissima.
Quindi i commissari straordinari - dal nostro punto di vista - devono esercitare questi poteri in un termine determinato che non a caso abbiamo stabilito non superiore ai 12 mesi, proprio perché le deroghe ai principi di concorrenza non possono durare a lungo. Mi auguro che questo emendamento sia anche accompagnato da una consapevolezza diffusa sul fatto che le deroghe ai principi ordinari in materia di concorrenza devono essere delle deroghe, e non invece delle norme ordinarie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, l'Italia dei Valori si asterrà su Pag. 91questo emendamento. Il problema non è enunciare con enfasi il fatto che i commissari durano solo 12 mesi, dopo ormai un ventennio di straordinarietà. Il problema è tornare nell'ordinario tutti i giorni, rispettando le autonomie territoriali, quindi gli enti locali e le popolazioni, non certo dicendo che poi tra 12 mesi si nomina un altro commissario, andando così avanti per un altro anno. Siamo abituati a troppe «mille proroghe» anche in altri campi. Questo non ci serve, e pertanto ci asterremo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Libè 1.81, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Baldelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 520
Votanti 313
Astenuti 207
Maggioranza 157
Hanno votato
313).

Onorevole relatore Ghiglia, intende chiedere l'accantonamento dell'emendamento 1.201 della Commissione? È corretto?

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore per la maggioranza. Sì, signor Presidente, e, ovviamente, anche dei due relativi subemendamenti.

PRESIDENTE. Quali sono i due subemendamenti relativi?

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore per la maggioranza. Sono i subemendamenti Mariani 0.1.201.1 e Anna Teresa Formisano 0.1.201.2.

PRESIDENTE. Perfetto. Non li avevamo ancora indicati. Sono accantonati.
A questo punto, deve intendersi accantonato l'esame degli emendamenti Piffari 1.26 e Bonavitacola 1.17, mentre prendo atto che i presentatori dell'emendamento Libè 1.18 lo ritirano.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 1.75.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, abbiamo presentato questo emendamento per chiedere al Governo di volere riscrivere la norma che fa riferimento al codice degli appalti, al comma 2, dove, appunto, si cita la necessità di realizzare dei siti da destinare a discarica, nonché al trattamento o allo smaltimento dei rifiuti, attraverso una procedura negoziata.
Ci siamo posti un problema: se veramente (come è stato sottolineato più volte nell'arco del dibattito in questo pomeriggio) vi deve essere normalità e dobbiamo evitare le deroghe, che sono il retaggio di passati decreti - e, perciò, dovrebbero essere ridotte al minimo -, allora, per quale motivo non è possibile affrontare il tema rispettando le procedure ordinarie del codice degli appalti?
Cari colleghi, questo argomento riguarda, oltre che legalità, trasparenza e concorrenza, di cui ci riempiamo sempre tutti la bocca, anche una procedura sicuramente più snella circa l'individuazione di una gara che, come dimostrano i tentativi passati, ha evidenziato molti problemi nell'arco degli anni, indipendentemente da chi fosse il gestore.
Vorremmo che, attraverso la procedura ordinaria e con la riduzione dei tempi di autorizzazione, come previsto nel decreto-legge, si possa restituire maggiore facilità alla partecipazione ad una gara.
D'altronde, la procedura negoziata, come è noto a chi si intende di appalti - e mi riferisco a numerosi presidenti di province e sindaci, che, in quest'Aula, sono presenti, soprattutto a quelli della Campania, molti interessati -, riduce sì l'obbligo di chiamare un determinato numero Pag. 92di imprese, ma riduce anche la possibilità di dar luogo ad una concorrenza leale e trasparente.
Credo che a noi occorrerebbe che, proprio in quella regione, vi fosse la garanzia che questa concorrenza venga rispettata e che vi sia il maggior numero possibile di imprese che abbiano la disponibilità a concorrere alle gare, in modo da garantire, con l'efficienza della pubblica amministrazione, nella regione, negli enti e tra i commissari che verranno indicati, una facilità di autorizzare e di intraprendere percorsi come devono essere fatti.
Questo significa soltanto applicare la procedura ordinaria (ossia quello che avviene in tutte le altre regioni del nostro Paese) ed evitare scorciatoie che, come sappiamo, molto spesso comportano un allungamento dei tempi e sicuramente un contenzioso ed una spesa, per la pubblica amministrazione, superiore a quello che si pensa generalmente.
Dar luogo, quindi, ad una procedura negoziata e alla riduzione delle imprese chiamate potrebbe anche essere un modo per ridurre la concorrenza: dico ciò anche per rispondere ad alcune affermazioni del Presidente del Consiglio che, più volte, sulla stampa, ha citato un'unica e sola impresa che potrebbe risolvere tutti i problemi della Campania.
Credo che un segnale di questo tipo sarebbe importante, anche nella direzione di uscire da quell'emergenza che voi dite non esserci più, ma che, solo nel caso vi fosse, potrebbe anche comportare deroghe ad argomenti così delicati.
Qui si dice che non c'è più l'emergenza, ma si continuano a prevedere deroghe così come il Comitato per la legislazione ha segnalato, in maniera molto accurata, nella relazione che ha prodotto per i pareri delle Commissioni.
Insomma, vi sono molte incongruenze tra quello che si dice e quello che si fa, non si vuole l'emergenza, ma poi si attuano deroghe. E sul codice degli appalti, siccome abbiamo visto assalti di tutti i tipi, in tutti i provvedimenti, speravamo che, almeno in riferimento alla regione Campania, si avesse il coraggio di non ricorrere ad ulteriori scorciatoie. E, comunque, questo sarà uno degli argomenti rispetto ai quali continueremo a tenere d'occhio quanto sta avvenendo circa la parte più interessante del decreto-legge in materia di rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, intervengo per chiedere di sottoscrivere l'emendamento Mariani 1.75.

PRESIDENTE. Onorevole Piffari, aveva spaventato tutti!
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 1.75, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Girolamo... onorevole Napoli... onorevole Nizzi... l'onorevole Fitto ha votato? Non si vede se ha votato. Hanno votato tutti? Il tre che cosa intende? Deve votare per tre, onorevole Stradella?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).
Onorevole Stradella, vincere tre a zero con il Congo non è il massimo!... La Corea, la Corea!

(Presenti 516
Votanti 513
Astenuti 3
Maggioranza 257
Hanno votato
201
Hanno votato
no 312).

Prendo atto che il deputato Milo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Onorevole relatore per la maggioranza, poiché sono stati accantonati numerosi emendamenti, volevo chiederle se il Comitato Pag. 93dei nove ha necessità di riunirsi. Le rivolgo questa domanda in relazione all'orario di inizio della seduta di domani, vorrei evitare che stabilissimo un'ora per poi immediatamente sospendere la seduta perché il Comitato dei nove non ha finito il suo lavoro. L'ipotesi della seduta era alle 9,30 di domani mattina. Chiedo al relatore se ritiene le 9,30 sufficienti oppure no.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore per la maggioranza. Sì, signor Presidente, ritengo che vada bene alle 9,30.

PRESIDENTE. Perfetto: alle 9,30 mi raccomando.
In relazione alle obiezioni sollevate dall'onorevole Giachetti circa i pareri delle Commissioni affari costituzionali e lavoro dovevo una risposta. Desidero far presente che, ai sensi del Regolamento, l'unico parere che comporta un effetto immediato e diretto sul procedimento è il mancato adeguamento da parte della Commissione di merito al parere espresso dalla Commissione bilancio. Infatti ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento quando un progetto di legge contenga disposizioni su cui la Commissione bilancio abbia espresso parere contrario o parere favorevole condizionatamente a modificazioni specificamente formulate e la Commissione non vi si sia adeguata si intendono presentate come emendamenti, come avviene nel caso odierno, le corrispondenti proposte di soppressione o di modificazione del testo motivate con esclusivo riferimento all'osservanza dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione.
Viceversa, in relazione ai pareri delle altre Commissioni e segnatamente delle Commissioni affari costituzionali e lavoro, l'articolo 75, comma 2, del Regolamento prevede che qualora la Commissione che procede in sede referente non abbia adeguato il testo del progetto di legge alle condizioni formulate nei suddetti pareri deve indicarne le ragioni nella relazione per l'Assemblea. Al riguardo ricordo che la relazione è stata svolta oralmente, essendo stata in tal senso autorizzata in sede di conferimento del mandato al relatore, nel corso dell'odierna discussione generale e che, in caso, la Presidenza, com'è evidente, non può effettuare un sindacato specifico sui singoli aspetti della medesima. Resta fermo che in caso di specifica richiesta avanzata in tal senso il relatore potrà fornire all'Assemblea tutti gli elementi necessari circa l'adeguamento da parte della Commissione referente ai pareri delle Commissioni affari costituzionali e lavoro.
In tal senso sta la risposta alle richieste ovviamente puntuali che ha fatto l'onorevole Giachetti. Intendo infine incidentalmente precisare che quando il Presidente di turno, nel corso della seduta antimeridiana, in presenza di numerosi rilievi procedurali ha affermato che alcuna delle questioni sollevate attenevano alla fase di votazione del provvedimento si riferiva evidentemente ad altri profili rispetto a quelli relativi ai pareri delle Commissioni.
Sono stati, infine, sollevate obiezioni con riferimento alla dichiarazione di inammissibilità dell'articolo aggiuntivo Rubinato 1.071 non previamente presentato in Commissione.
Al riguardo ricordo che, con riferimento alla valutazione di ammissibilità degli emendamenti, il Regolamento, all'articolo 86, comma 1, prevede che le proposte emendative presentate direttamente per l'esame in Assemblea debbano riguardare gli argomenti già considerati nel testo degli emendamenti giudicati ammissibili in Commissione.
Con riferimento ai decreti-legge, l'articolo 96-bis, comma 7, stabilisce inoltre che siano dichiarati inammissibili gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi non strettamente attinenti alla materia del provvedimento (sul punto si veda, da ultimo, l'allegato alla seduta della Giunta per il Regolamento del 28 febbraio 2007).
Ai sensi della circolare del Presidente del 10 gennaio 1997, la materia deve essere valutata con riferimento ai singoli oggetti e alla specifica problematica affrontati dall'intervento normativo.
È ben vero che la proposta emendativa in questione, riguardando il rispetto da parte dei comuni del termine per la trasmissione Pag. 94alla provincia dei dati concernenti la raccolta dei rifiuti solidi urbani, alla luce dei criteri di ammissibilità adottati in Commissione avrebbe potuto essere considerata ammissibile, se previamente presentata in quella sede. Tuttavia, poiché essa è stata presentata direttamente per l'esame in Assemblea e concerne uno specifico profilo, non trattato dal provvedimento in esame, non può esser considerata ammissibile alla luce dei richiamati parametri regolamentari.
Né rileva, ai fini della valutazione di ammissibilità, la circostanza che l'articolo aggiuntivo in questione si riferisca ad un precedente decreto-legge in materia di emergenza rifiuti in Campania, poiché il parametro a cui la Presidenza fa, per prassi assolutamente costante, riferimento, è quello, come ricordato, della stretta attinenza ai singoli oggetti e alla problematica affrontati dallo specifico intervento normativo e non già la serie dei decreti-legge adottati in materia.
Alla luce di tali considerazioni, la Presidenza non può che confermare la propria valutazione circa l'inammissibilità dell'articolo aggiuntivo Rubinato 1.071.

Annunzio delle dimissioni di un sottosegretario di Stato.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato in data odierna la seguente lettera: «Onorevole Presidente, la informo che il Presidente della Repubblica, con proprio decreto, in data odierna ha accettato su mia proposta le dimissioni rassegnate dal sottosegretario dell'economia e delle finanze, onorevole Giuseppe Vegas. Firmato: Presidente Berlusconi».

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di un disegno di legge (ore 19,36).

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, del seguente disegno di legge, del quale la sotto indicata Commissione, cui era stato assegnato in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:

alla XII Commissione (Affari sociali):
«Istituzione del registro nazionale e dei registri regionali degli impianti protesici mammari, obblighi informativi alle pazienti, nonché divieto di intervento di plastica mammaria alle persone minori» (3703).

(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

A tale disegno di legge sono abbinate le proposte di legge: LUSSANA: «Disposizioni in materia di sicurezza degli impianti protesici mammari» (670) e MANCUSO ed altri: «Istituzione del Registro nazionale degli impianti protesici mammari» (1179).

Sull'ordine dei lavori (ore 19,40).

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, intervengo per chiederle di voler verificare la rispondenza ai fatti del nostro resoconto stenografico della seduta antimeridiana di ieri. Infatti, signor Presidente, a pagina 33 del resoconto stenografico, dopo aver dato conto dei voti dei singoli deputati, si riferisce del Presidente che prende la parola e che dice: «Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani...» e in quel momento vi è un'interruzione e si scrive che dai banchi del gruppo Popolo della Libertà si esibiscono bandiere tricolori e si grida reiteratamente: «Vittoria!». Pag. 95
Ora, siccome io ero presente in Aula ed ero tra i banchi del Popolo della Libertà, ho sentito e ho anche pronunciato la parola, che non era «vittoria» ma «dimissioni».
Ciò è anche specificato ulteriormente dal resoconto stenografico stesso di ieri. Infatti, dopo la sospensione della seduta a seguito di questa manifestazione del nostro gruppo e anche del gruppo della Lega Nord Padania, lei ha assunto la Presidenza - proprio lei, onorevole Lupi - e l'onorevole Giachetti, nel parlare sull'ordine dei lavori, ha detto: «Le manifestazioni che abbiamo visto, all'urlo di "dimissioni! dimissioni!" nei confronti del Presidente della Camera devo dire francamente che hanno qualcosa che mi fa paura», credo sia questo il termine esatto. Ora, poco importa cosa ha detto l'onorevole Giachetti, anche se ha fatto riferimento alla corte di disciplina, ma questo è un problema ovviamente che non voglio portare in quest'Aula.
Ora, che cosa c'è in questo resoconto? Mentre si attribuisce ai deputati del gruppo del Popolo della Libertà la parola «vittoria», si dice che l'onorevole Giachetti ha detto che dicevamo la parola «dimissioni», e in questo caso aveva ragione l'onorevole Giachetti.
Allora le chiedo di accertare e verificare, dato che abbiamo anche la disponibilità delle immagini e della registrazione audio-video, che cosa esattamente dicevamo, visto che la testimonianza dei colleghi è per la parola «dimissioni» e non per la parola «vittoria».

PRESIDENTE. Ovviamente lei sa, onorevole Stracquadanio, che questo tipo di intervento, per prassi, doveva essere fatto in sede di approvazione del verbale di seduta, che ovviamente è stato approvato dall'Assemblea e quindi è già stato messo agli atti.
Quello che lei chiede può essere ovviamente visionato da tutti, visto che le immagini delle nostre sedute, anche di quelle passate, sono disponibili a tutti coloro che vi vogliano accedere via Internet sul sito della Camera, e quindi è possibile altrettanto per quanto riguarda la seduta di ieri.
Rimarrà, ovviamente, agli atti il suo intervento, altro la Presidenza non potrà fare.

EUGENIO MAZZARELLA. Chiedo di parlare.

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Dopo, onorevole Zacchera.

MARCO ZACCHERA. Perché non mi dà la parola?

PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, non è che non le do la parola! L'aveva chiesta l'onorevole Mazzarella. Per prassi, alla fine della seduta possono intervenire tutti. Adesso c'è l'onorevole Mazzarella e lasciamolo intervenire.
Onorevole Mazzarella, ha facoltà di parlare.

EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, solo per chiedere alla sua cortesia di farsi interprete presso il Ministro Tremonti delle preoccupazioni che suscitano in Campania le notizie riportate oggi da alcuni organi di stampa relative ad una colossale truffa - così almeno si legge - posta in essere da una compagnia di assicurazioni maltese, ma operante, pare, illegalmente in Italia, la European Insurance Group, che ha portato a dodici ordinanze di custodia cautelare, di cui dieci eseguite, e a sequestri di immobili e quote societarie, che individuano un raggiro di almeno 30 milioni di euro.
La questione è se, in altri termini, il Ministero ha, ex ante, assolto alla sua funzione di controllo, insieme anche agli altri Ministeri competenti, per non dover poi scoprire, eventualmente ex post dalle notizie della magistratura e dai giornali, se in realtà questa attività truffaldina sia limitata ai soggetti che l'hanno posta essere; e, inoltre, se non ci sia, quanto meno sul piano delle omissioni, una assenza di Pag. 96controlli su fattispecie su cui anche il direttore dell'ACI partenopea, in realtà, richiama l'attenzione come un ambito di rilevanza sociale, dove i profili di legalità sono spesso carenti e anche questa volta gli organi di stampa ce ne danno notizia.

PRESIDENTE. Onorevole Mazzarella, sarà premura, ovviamente, della Presidenza segnalare quanto da lei evidenziato.
Prima di dare la parola all'onorevole Zacchera, l'Assemblea saluta una delegazione del Partito Popolare spagnolo che è in visita alla Camera dei Deputati guidata dal Professor Xavier Ortega (Applausi).
L'onorevole Zacchera ha facoltà di parlare.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, chiedevo prima la parola solo perché il mio intervento era strettamente collegato a quello del collega Stracquadanio. Vorrei infatti sottolineare che non solo si urlava - vi ero anch'io - «Dimissioni, dimissioni», ma è stato poi ritmato ben chiaramente, si sentiva in televisione: «Fini, Fini, dimissioni». Per la precisione: «Fi-ni, Fi-ni, di-mi-ssio-ni». Strano che non sia stato sentito al tavolo dei nostri validissimi stenografi.

PRESIDENTE. Mi preme solo fare riferimento, anche per correttezza, che ovviamente il resoconto stenografico si riferisce a tutto ciò che accade durante la seduta, e la seduta è stata sospesa alle 13,40 ed è ripresa alle 14,05.

SOUAD SBAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, alcuni giorni fa il Corriere Fiorentino ha riportato la notizia secondo cui nel comune di Reggello, da oltre un anno, una quindicenne segue le lezioni di musica con i tappi alle orecchie. Così ha voluto suo padre, Omar, di origine marocchina, che considera la musica impura, una roba da infedeli (è arrivato dalle caverne, secondo me).
L'uomo, che dirige, appunto, una moschea «fai da te», che abbraccia l'interpretazione integralista di un certo Islam, rappresenta la punta avanzata del naufragio di un certo modello multiculturale, che vorrebbe far passare il messaggio che in questo Paese, in nome del buonismo e della falsa tolleranza, tutto debba essere accettato e compreso.
Noi oggi diciamo «no», e denunciamo un fatto gravissimo avvenuto ai danni di una minorenne costretta dal padre a restare isolata, imprigionata nella sordità di cuffie imposte così come viene imposto il volere maschile con il burqa, la sottomissione, le percosse, gli sgozzamenti e così via.
Nonostante la preside della scuola abbia avvertito il sindaco di Reggello, nessuno, tranne il consigliere Costantino Ciari, ha sollevato il tema. Nessuno ha allertato i servizi sociali. La minore è stata dunque sottoposta ad un violento atto di prostrazione psicologica ed a una forma di odiosa discriminazione razzista, avallato, ahimé, dalla decisione del giudice di pace - udite, di pace - di Pontassieve, in contrasto al diritto superiore del fanciullo, che ha fatto passare questo grave episodio come compromesso al fine di evitare che i genitori della minore le impedissero di andare a scuola.
Oggi vogliamo denunciare quanto accaduto come atteggiamento teso a giustificare una diversità culturale, in palese contrasto con la Costituzione, in nome di una comprensione che, anziché favorire l'integrazione, la annichilisce.
Chiediamo dunque perché l'ufficio scolastico regionale non è stato avvisato tempestivamente di quanto accaduto alla bambina. Qual è la posizione dell'amministrazione di Reggello, del giudice di Pontassieve e dell'amministrazione scolastica, rispetto al tema dell'attenuante culturale?
Mi sono fatta, tempo addietro, promotrice di un'iniziativa legislativa tesa ad aggiungere al codice penale l'aggravante per i reati e le violenze commesse per ragioni o consuetudini etniche, religiose o Pag. 97culturali, che oggi chiediamo di portare con urgenza all'esame di questo Parlamento.
Le istituzioni - noi, cari colleghi - debbono evitare di giungere al paradosso di un crimine giustificato da interpretazione di dettami culturali ipocriti e faziosi, che le prostra all'abuso, all'ideologia e al nichilismo. I drammatici casi di Hina Saleem, Sanaa Dafani e Begam Shanhaz e tante altre donne, sono un esempio lampante e triste di come i ghetti comunitari creino dei mostri.
Il padre della minore ha dichiarato qualche giorno fa: la nostra religione obbliga a non studiare la musica, è scritto nei testi sacri.
Ma, come ho detto prima, questo signore arriva dalle caverne, perché nei Paesi arabi non è proibito nulla del genere. Urgono, dunque, seri provvedimenti al fine di salvaguardare l'integrità fisica e psicologica delle donne di cultura arabo-musulmana che vivono nel nostro Paese.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SOUAD SBAI. Per questo ritengo urgente l'esame della proposta di legge presentata e l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta - concludo - sulla condizione delle donne di origine extracomunitaria che vivono nel nostro Paese. Per garantire - e concludo veramente - l'integrità del nostro Stato di diritto dobbiamo denunciare ogni singolo episodio con coraggio, con tenacia e senza alcuna paura in nome della emancipazione, dell'autodeterminazione, della libertà e dei diritti umani (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà ).

ANGELO CERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Signor Presidente, alla fine di questo mese molti ospedali pugliesi (piccoli ospedali che per moltissimi anni, decenni e in alcuni casi secoli) verranno dismessi perché il presidente Vendola, dopo aver riempito la Puglia di debiti a causa della sanità e dopo aver vinto le elezioni regionali, nelle quali aveva promesso addirittura di riaprire reparti chiusi precedentemente dal vecchio presidente Fitto, non solo non ha riaperto i reparti promessi in campagna elettorale, ma addirittura oggi chiude ospedali.
Alla fine di questo mese chiuderanno gli ospedali di San Marco in Lamis, di Monte Sant'Angelo, Torre Maggiore e tanti altri ospedali pugliesi. Intervengo perché non so quale sarà il ruolo nella prossima legislatura del presidente della regione Puglia, però voglio che questo mio intervento faccia giustizia per i tanti operatori della sanità che con dignità in tanto tempo hanno fatto la loro parte per tenere in vita questi ospedali e che non possono essere dimenticati.
Intervengo in questa sede perché il presidente Vendola, signor Presidente me lo lasci dire, venga inseguito anche in quest'Aula in tutte le funzioni che avrà per tutte le cose che una persona normale gli può dire in questi momenti. Sono di San Marco in Lamis e posso dire che mai nella storia di una campagna elettorale si è defraudato l'elettore e si è rubato il consenso come è successo con il «Pinocchietto» Vendola.
Vengo a denunciarlo qui perché possa ricordarsi, qualsiasi sia il ruolo che svolgerà - se lo farà - in quest'Aula, che le bugie alla fine non pagano. Pertanto, concludo dicendo a tutti gli operatori che con dignità hanno svolto la loro parte in Puglia, nella sanità pugliese, che non solo chiuderanno gli ospedali, ma per merito del presidente Vendola ci ritroveremo - di questo non mi dispiaccio, perché è nel cuore dei pugliesi la solidarietà - a doverci sobbarcare quintali e quintali di immondizia provenienti da Napoli per chiudere il bilancio della sanità.
Non me ne dispiaccio perché il popolo pugliese è solidale, ma la storia di Niki Vendola va raccontata agli italiani alla fine di quest'anno (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cera. Non intervengo sul contenuto politico del Pag. 98suo intervento, mi preme solo ribadire che l'autonomia regionale ovviamente è assoluta e la Camera non può assolutamente intervenire in queste materie.

ANDREA ORSINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI. Signor Presidente, intervengo su una materia meno seria, ma poiché notoriamente la cultura in Italia è tutta di sinistra e quindi anche in questa Aula siede tutta sui banchi alla sua sinistra, signor Presidente, mentre notoriamente il centrodestra è noto per la rozzezza culturale e per la cultura solo televisiva e quant'altro, ho ascoltato oggi la collega Bossa che è un deputato del Partito Democratico e che nella sua biografia si definisce laureata in lettere classiche e professore ordinario di lettere, esordire nel suo intervento così: «Signor Presidente, colleghi deputati, quando abbiamo letto il testo del decreto-legge il primo pensiero, prendendo a prestito il titolo di un vecchio film, è stato Tanto rumore per nulla.
Pregherei i colleghi del Partito Democratico presenti, che certamente lo sanno molto meglio di me, di avvisare la collega che William Shakespeare non è un vecchio sceneggiatore di Hollywood e neanche un produttore della Endemol, e che forse un approfondimento in questa materia potrebbe esserle utile. Anche su Amleto è stato girato qualche film e anche Totò ha fatto Antonio e Cleopatra, però non è proprio la stessa cosa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

SABRINA DE CAMILLIS. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SABRINA DE CAMILLIS. Signor Presidente, solo per ringraziare e condividere le cose dette in precedenza dalla mia collega Sbai rispetto alle preoccupazioni per la questione relativa alla minorenne, figlia di un musulmano, che non può ascoltare e fare musica a scuola. A questo proposito, ci terrei ad evidenziare e a ringraziare anche l'associazione «La Martinella» e la Consulta per i valori fondamentali di Firenze, presieduta da Magda Menchini, che proprio oggi a Firenze hanno tenuto una manifestazione per sollecitare le istituzioni a farsi carico di questa problematica.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 20)

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, mi dispiace che trovo di nuovo lei Presidente, ma sono costretto a sollecitare per la settima o ottava volta una risposta ad una interrogazione presentata più di un anno fa insieme ad altri colleghi circa i fatti preoccupanti, seri e gravi che continuano a verificarsi all'interno del CIE di Gradisca d'Isonzo. Non più tardi di qualche giorno fa si sono verificati nuovamente scontri e incidenti. Richiamo l'attenzione del Ministro dell'interno, per il suo tramite, signor Presidente, perché non solo dia una risposta a questa interrogazione, ma faccia anche luce su come viene gestito questo centro, com'è all'interno l'organizzazione e quali sono i rapporti perché effettivamente non passa mese che non accadono dei fatti a danno sia degli immigrati che sono in quel luogo ospitati, ma anche in danno delle forze dell'ordine, di polizia e delle persone addette alla gestione dei servizi.
Pertanto, per l'ennesima volta, signor Presidente, per il suo tramite sollecito una risposta del Governo, non senza aver ribadito, anche per quanto mi riguarda, la totale condanna dei gravissimi fatti che si sono svolti ieri nella città di Roma, dove con atti di violenza e di teppismo si è messa in ombra una manifestazione pacifica e legittima da parte di migliaia di studenti che protestavano contro la condizione delle scuole e delle università italiane.

Pag. 99

PRESIDENTE. Posso testimoniare che più volte lei ha richiamato quanto appena detto. L'impegno a questo punto non è solo della Presidenza, ma anche mio personale: chiederemo ai nostri uffici di sollecitare il Ministero competente affinché finalmente possa arrivare una risposta ad un atto importante di sindacato ispettivo, che è ovviamente una delle prerogative fondamentali di noi parlamentari.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 16 dicembre 2010, alle 9,30:

1. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa del disegno di legge C. 3703 ed abbinate.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 26 novembre 2010, n. 196, recante disposizioni relative al subentro delle amministrazioni territoriali della regione Campania nelle attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti (C. 3909-A).
- Relatori: Ghiglia, per la maggioranza; Piffari, di minoranza.

3. - Seguito della discussione della proposta di legge:
ANTONINO FOTI ed altri: Interventi per agevolare la libera imprenditorialità e per il sostegno del reddito. (C. 2424-A).
e dell'abbinata proposta di legge: JANNONE (C. 3089).
- Relatore: Antonino Foti.

4. - Seguito della discussione della mozione Di Pietro ed altri n. 1-00475 concernente revoca di deleghe al Ministro per la semplificazione normativa, senatore Roberto Calderoli.

5. - Seguito della discussione delle mozioni Bocchino ed altri n. 1-00436, Giulietti, Zaccaria, Tabacci, Evangelisti, Nicco ed altri n. 1-00441, Sardelli ed altri n. 1-00496, Lo Monte ed altri n. 1-00503 e Cicchitto ed altri n. 1-00504 concernenti iniziative per la tutela della qualità e del pluralismo dell'informazione nel servizio pubblico radiotelevisivo, con particolare riferimento al contratto di servizio.

6. - Seguito della discussione delle mozioni Bersani ed altri n. 1-00471, Borghesi ed altri n. 1-00497, Cicchitto ed altri n. 1-00499, Galletti ed altri n. 1-00500, Reguzzoni ed altri n. 1-00501, Commercio ed altri n. 1-00502, Sardelli ed altri 1-00505, Tabacci ed altri n. 1-00507 e Bocchino ed altri n. 1-00509 concernenti iniziative in materia di riforma del sistema fiscale.

7. - Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:
DONADI ed altri: Modifiche agli articoli 114, 117, 118, 119, 120, 132 e 133 della Costituzione, in materia di soppressione delle province (C. 1990).
e delle abbinate proposte di legge costituzionale: CASINI ed altri; PISICCHIO (C. 1989-2264).
- Relatore: Bruno.

8. - Discussione della mozione Ghizzoni, Zazzera ed altri n. 1-00491, presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro per i beni e le attività culturali, senatore Sandro Bondi.

(al termine delle votazioni)

9. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

Pag. 100

DISEGNO DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

XII Commissione (Affari sociali):
«Istituzione del registro nazionale e dei registri regionali degli impianti protesici mammari, obblighi informativi alle pazienti, nonché divieto di intervento di plastica mammaria alle persone minori» (C. 3703).
(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

A tale disegno di legge sono abbinate le proposte di legge:
LUSSANA: «Disposizioni in materia di sicurezza degli impianti protesici mammari» (C. 670)
e MANCUSO ed altri: «Istituzione del Registro nazionale degli impianti protesici mammari» (C. 1179).

La seduta termina alle 20,05.

Pag. 101

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Pdl n. 2424 e abb. - Interventi per agevolare la libera imprenditorialità e per il sostegno del reddito

Seguito dell'esame: 8 ore.

Relatore 30 minuti
Governo 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 50 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 6 minuti (con il limite massimo di 13 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 54 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 15 minuti
Partito Democratico 1 ora e 9 minuti
Lega Nord Padania 35 minuti
Unione di Centro 30 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 29 minuti
Italia dei Valori 27 minuti
Misto: 29 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia,
I Popolari di Italia Domani
9 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro 3 minuti
Pag. 102

Mozione n. 1-00475 - Revoca di deleghe al Ministro per la semplificazione normativa, sen. Calderoli

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 12 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 6 minuti
Partito Democratico 1 ora
Lega Nord Padania 32 minuti
Unione di Centro 27 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 26 minuti
Italia dei Valori 24 minuti
Misto: 25 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia,
I Popolari di Italia Domani
10 minuti
Alleanza per l'Italia 5 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro 2 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 22 novembre 2010.

Pag. 103

Mozione n. 1-00436 e abb. - Tutela della qualità e del pluralismo dell'informazione nel servizio pubblico radiotelevisivo

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 12 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 6 minuti
Partito Democratico 1 ora
Lega Nord Padania 32 minuti
Unione di Centro 27 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 26 minuti
Italia dei Valori 24 minuti
Misto: 25 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia,
I Popolari di Italia Domani
10 minuti
Alleanza per l'Italia 5 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro 2 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 22 novembre 2010.

Pag. 104

Mozione n. 1-00471 e abb. - Riforma del sistema fiscale

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 12 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 6 minuti
Partito Democratico 1 ora
Lega Nord Padania 32 minuti
Unione di Centro 27 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 26 minuti
Italia dei Valori 24 minuti
Misto: 25 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia,
I Popolari di Italia Domani
10 minuti
Alleanza per l'Italia 5 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro 2 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 22 novembre 2010.

Pdl cost. n. 1990 e abb. - Soppressione delle province

Seguito dell'esame: 9 ore.

Relatore 30 minuti
Governo 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 50 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 17 minuti (con il limite massimo di 16 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 43 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 27 minuti
Partito Democratico 1 ora e 20 minuti
Lega Nord Padania 41 minuti
Unione di Centro 35 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 34 minuti
Italia dei Valori 32 minuti
Misto: 34 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia,
I Popolari di Italia Domani
12 minuti
Alleanza per l'Italia 7 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 6 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro 3 minuti
Pag. 105

Mozione n. 1-00491- Sfiducia Ministro per i beni e attività culturali, sen. Bondi

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 12 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 6 minuti
Partito Democratico 1 ora
Lega Nord Padania 32 minuti
Unione di Centro 27 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 26 minuti
Italia dei Valori 24 minuti
Misto: 25 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia,
I Popolari di Italia Domani
10 minuti
Alleanza per l'Italia 5 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 106

Ddl n. 2326-B - Ratifica della Convenzione di Lanzarote

Discussione generale: 6 ore.

Relatori 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 56 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 14 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 3 minuti
Partito Democratico 33 minuti
Lega Nord Padania 38 minuti
Unione di Centro 30 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 30 minuti
Italia dei Valori 30 minuti
Misto: 30 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia,
I Popolari di Italia Domani
10 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro 3 minuti
Pag. 107

Testo sostituito con errata corrige volante Ddl di ratifica nn. 2835, 3836, 3827, 3356-B, 3881 e 3882
Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.
Relatore 5 minuti Governo 5 minuti Richiami al Regolamento 5 minuti Tempi tecnici 5 minuti Interventi a titolo personale 18 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) Gruppi 1 ora e 22 minuti Popolo della Libertà 19 minuti Partito Democratico 21 minuti Lega Nord Padania 11 minuti Unione di Centro 7 minuti Futuro e Libertà per l'Italia 7 minuti Italia dei Valori 5 minuti Misto: 12 minuti Noi Sud Libertà e Autonomia,
I Popolari di Italia Domani
2 minuti Alleanza per l'Italia 2 minuti Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti Liberal Democratici - MAIE 2 minuti Minoranze linguistiche 2 minuti Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro 2 minuti
Ddl di ratifica nn. 3835, 3836, 3827, 3356-B, 3881 e 3882

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 18 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 22 minuti
Popolo della Libertà 19 minuti
Partito Democratico 21 minuti
Lega Nord Padania 11 minuti
Unione di Centro 7 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 7 minuti
Italia dei Valori 5 minuti
Misto: 12 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia,
I Popolari di Italia Domani
2 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro 2 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3909 - em. 1.1 552 501 51 251 213 288 24 Resp.
2 Nom. em. 1.4 539 301 238 151 20 281 22 Resp.
3 Nom. em. 1.2, 1.72 542 494 48 248 211 283 22 Resp.
4 Nom. em. 1.5 536 534 2 268 254 280 22 Resp.
5 Nom. em. 1.87 538 536 2 269 211 325 22 Resp.
6 Nom. em. 1.3 532 351 181 176 27 324 22 Resp.
7 Nom. em. 1.7 533 484 49 243 202 282 22 Resp.
8 Nom. em. 1.9 539 537 2 269 206 331 22 Resp.
9 Nom. em. 1.79 543 510 33 256 225 285 22 Resp.
10 Nom. em. 1.11 535 532 3 267 208 324 22 Resp.
11 Nom. em. 1.12 527 524 3 263 204 320 22 Resp.
12 Nom. em. 1.13 530 523 7 262 201 322 22 Resp.
13 Nom. em. 1.14 530 527 3 264 210 317 22 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 16)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.15, 1.80 531 512 19 257 456 56 22 Appr.
15 Nom. em. 1.81 520 313 207 157 313 22 Appr.
16 Nom. em. 1.75 516 513 3 257 201 312 22 Resp.