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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 407 di lunedì 13 dicembre 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 16.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 29 novembre 2010.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, Dal Lago, Donadi, Fitto, Franceschini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giro, La Russa, Mantovano, Maroni, Martini, Meloni, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Saglia, Stefani, Tremonti, Vegas e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente trentasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio dell'elezione del Presidente e della nomina del Vicepresidente della Corte costituzionale.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 10 dicembre 2010, il Presidente della Corte costituzionale ha inviato al Presidente della Camera la seguente lettera: «Illustre Presidente, ho l'onore di comunicarle, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 87 del 1953, che la Corte costituzionale, oggi riunita nella sua sede del palazzo della Consulta, mi ha eletto Presidente. Con viva cordialità e stima. Firmato: Ugo De Siervo» (Applausi).
Informo inoltre che, in pari data, il Presidente della Corte costituzionale ha comunicato di aver nominato vicepresidente della Corte il giudice costituzionale professor Paolo Maddalena.

Modifiche nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Domenico Scilipoti, già iscritto al gruppo parlamentare Italia dei Valori, con lettera pervenuta in data 9 dicembre 2010, ha chiesto di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto. Comunico, altresì, che, con lettera in data 9 dicembre 2010, il deputato Antonio Razzi, già iscritto al gruppo parlamentare Italia dei Valori, ha aderito al gruppo Misto e, al suo interno, alla componente politica Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani. Con lettera in pari data il rappresentante di tale componente ha accolto la richiesta.

Discussione della mozione Franceschini, Donadi ed altri n. 1-00492, di sfiducia al Governo (ore 16,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Franceschini, Pag. 2Donadi ed altri n. 1-00492 di sfiducia al Governo, presentata a norma dell'articolo 94 della Costituzione (Vedi l'allegato A - Mozioni). Avverto che tale mozione è stata sottoscritta anche dall'onorevole Giulietti.
Avverto, inoltre, che in data 3 dicembre 2010 è stata presentata la mozione Adornato ed altri n. 1-00511 di sfiducia al Governo (Vedi l'allegato A - Mozioni), che è in distribuzione e che sarà discussa e votata congiuntamente alla precedente.
Avverto infine che l'organizzazione dei tempi per l'esame delle mozioni è pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta del 1o dicembre 2010.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare l'onorevole Enrico Letta, che illustrerà anche la mozione Franceschini, Donadi ed altri n. 1-00492, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

ENRICO LETTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la crisi infinita del Governo arriva finalmente nel suo luogo naturale: il Parlamento. È qui che oggi è rappresentata la sovranità popolare. È la nostra Costituzione che assegna a tutti noi che siamo qui - che domani voteremo - l'onore, e soprattutto la responsabilità, di decidere le forme con le quali il nostro Paese dovrà essere guidato al termine di questa crisi.
Qui c'è la prima differenza tra la nostra mozione di sfiducia e il suo discorso di stamane, signor Presidente del Consiglio, che richiama una Costituzione che non c'è, in cui il Parlamento e il Presidente della Repubblica sono ridotti al ruolo di «passacarte» di fronte al leader e al rapporto diretto con il suo popolo.
Siccome l'attuale Governo trascina il Paese da otto mesi nell'inconcludenza e nella rissa politica quotidiana, è anche nostra responsabilità dire, qui in Parlamento, basta, e concorrere, insieme a tutti coloro per i quali la parola responsabilità ha un valore, a far uscire l'Italia da questo marasma.
Sfiducia quindi, perché questo Governo è partito con la più grande forza politica che un Governo abbia mai avuto in Italia, e si ritrova oggi a mendicare, con mezzi che non fanno onore alle nostre istituzioni, una fiducia minima per promettere di realizzare, con un voto di margine, quello che - come ha detto stamane al Senato il senatore Marcello Pera - non ha fatto con cento voti in più.
L'ha fatto stamane, signor Presidente del Consiglio, con parole che suonano come una provocazione: cosa vuol dire, detto da lei, moderazione? Soprattutto, cosa c'entra lei con la moderazione? È moderazione attaccare, magari all'estero, di fronte alla comunità internazionale, la Corte costituzionale come luogo dell'eversione?
È moderazione che il vertice del suo partito dica: «ce ne freghiamo del Presidente della Repubblica» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? È moderazione questa deriva finale verso la personalizzazione e il populismo, che sono tutt'uno con il suo modo di concepire la politica?
No, lei e la moderazione siete come il sole e la luna e non è un caso che, dopo aver collaborato con lei, tanti moderati veri abbiano deciso oggi di presentare e votare una mozione di sfiducia. Per noi votare la sfiducia è naturale. Per altri oggi lo è un po' di meno e comprendiamo i timori che stanno dietro alle scelte di questi mesi.
Ma per noi è naturale e siamo fieri, in questi 16 anni, di essere stati sempre dalla parte giusta, di aver sempre interpretato una politica che - ovviamente rispettando lei, i suoi elettori e i rappresentanti dei suoi Governi - ha però costantemente interpretato l'alternativa rispetto ai suoi modelli e ai suoi comportamenti.
Ma il fatto nuovo è che non siamo più soli oggi in questo Parlamento. Due anni fa le hanno espresso la sfiducia i moderati dell'Unione di Centro; oggi le esprimono la sfiducia anche i moderati di Futuro e Pag. 3Libertà. È il suo tempo, il tempo del centrodestra berlusconiano, che finisce qui, ma il Paese, per fortuna, non finisce qui, ecco perché dalla crisi dovrà uscire una soluzione nell'interesse dell'Italia.
La prendiamo sul serio sulla sfida riguardante il concetto di sfiducia costruttiva, intanto per dimostrare le solite contraddizioni: lei ci critica sul tema della sfiducia costruttiva e dell'incertezza che, a suo dire, porterebbe la nostra vittoria domani. Ma lei stesso stamani ha detto: datemi una fiducia qualsiasi, che poi cambiamo tutto, cambiamo maggioranza, cambiamo programma e cambiamo squadra di Governo.
Verrebbe da dire che è una vera e propria «fiducia distruttiva» quella che lei chiede al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sappiamo tutti che il «Capo di questo Governo», il senatore Umberto Bossi, ha già detto che, con una fiducia di un voto, si va alle urne.
Noi, invece, diciamo al Parlamento che la nostra sfiducia non porta né ad elezioni, né ad un Governo tecnico, ma ad un Governo di responsabilità nazionale, un Governo di tutti coloro che in questo Parlamento vogliono bene all'Italia prima che a se stessi, un Governo di respiro europeo che aiuti l'Europa, un Governo per riforme che ci facciano uscire dalla «crescita zero» alla quale siamo inchiodati.
Senza crescita non c'è prospettiva e su questo tema dovrà concentrarsi il Governo che nascerà, accanto all'essenziale tenuta dei conti pubblici e della coesione sociale. Nel 1993, di fronte ad una crisi meno dura di quella di oggi, il Paese si affidò a Carlo Azeglio Ciampi che tirò fuori l'Italia dalla crisi.
Oggi il debito pubblico è tornato ai livelli di allora - mi faccia dire, rispetto alla replica che ha fatto oggi al Senato, che purtroppo le sue repliche sono sempre più gustose di quando legge i suoi interventi scritti - e nemmeno nella prima Repubblica il ritmo di crescita in due anni del debito pubblico è stato pari a quello della crescita in questo biennio: 16 punti di crescita in due anni.
Lasci perdere, signor Presidente del Consiglio, l'eredità: quella che lascerà a chi verrà dopo di lei sarà la più pesante di tutte le eredità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ENRICO LETTA. Dicevo che oggi il debito pubblico è tornato ai livelli di allora. Oggi questo Parlamento deve dare la fiducia ad una personalità autorevole e rispettata come fu Ciampi allora.
Ognuno dei parlamentari - concludo, signor Presidente - del Partito Democratico che sfilerà davanti alla Presidenza domani dirà il suo «sì» convinto alla mozione di sfiducia. Quel «sì» alla sfiducia ciascuno di noi lo pronuncerà, pensando nella sua testa alla frase con cui termina una bella canzone che si chiama Venderò: «ogni cosa ha il suo prezzo, e nessuno lo sa quanto costa la mia libertà», la libertà di chi domani le voterà convintamente la sfiducia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Adornato, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00511, e a cui ricordo che ha cinque minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, ho l'onore e l'onere, in quanto primo firmatario, di illustrare la mozione di sfiducia di una nuova area di moderati che si va formando nel Paese e in questo Parlamento. Magari il Presidente del Consiglio volesse davvero l'unione dei moderati in Italia! Tuttavia, per raggiungerla ci vogliono fatti, non parole; ci vogliono atti politici che finora il Presidente del Consiglio si è rifiutato di compiere. Del resto, come può essere credibile questo appello quando il Presidente del Consiglio va disperatamente cercando due o tre deputati in più, anche a sinistra, pur di tirare a campare e rimane invece sordo, chiuso, impermeabile alle opinioni e alle richieste e anche alle vie di uscita suggerite da ottantacinque deputati moderati che in Pag. 4gran parte si riconoscono nel Partito Popolare Europeo? È evidente allora che questo è un appello solo di circostanza.
Lei, signor Presidente del Consiglio, dopo aver acceso tante speranze, ormai da tempo non propone più alcun disegno politico al mondo dei moderati. È facile per lei attaccare la sinistra, ma fa e farà più fatica a fare i conti con questa nuova area che dall'attuale sinistra è distinta per valori e programmi. Noi non pensiamo che tutti i problemi dell'Italia si chiamino Silvio Berlusconi. Pensiamo una cosa più precisa, ossia che Silvio Berlusconi non si stia più occupando dei problemi dell'Italia! Il nodo è semplice: di fronte alla crisi mondiale ed europea, non basta più solo contenere la spesa (lo dicono tutti gli osservatori più autorevoli): ci vuole una grande stagione di rilancio, di riforme e di crescita economica e morale, altrimenti il declino aggredirà l'Italia. Ebbene, per riuscirci occorre un Governo innovatore, solido, dalla base parlamentare assai ampia. Lei ce l'ha, signor Presidente del Consiglio? No, non ce l'ha più, eppure fa finta di niente! Ha fatto stamani un inno alla stabilità politica, ma lei potrebbe garantirla questa stabilità politica con un pugno di voti in più? E non si faccia illusioni, perché la nostra posizione non cambierà dopo il voto. Non puntiamo e non ci interessa un rimpasto, ma una svolta politica che passa per le sue dimissioni.
Allora, se è così, non è la crisi ad essere al buio, ma è la fiducia che lei chiede ad essere al buio, anche perché lei la chiama fiducia ma in realtà è solo il grimaldello per il voto anticipato, come Umberto Bossi ha ben capito. Eppure, a proposito di responsabilità lei sa benissimo che nuove elezioni non garantirebbero nuova stabilità. Lei dunque parla di stabilità, ma produce continuamente instabilità. Adesso, ora, subito l'Italia ha bisogno di un Governo solido e sicuro, e ci sono in Parlamento forze responsabili, disposte a dargli vita, solo che lei non vuole riconoscerlo, non vuole rendersi conto della necessità di una svolta politica. Poteva promuoverla lei, mesi fa, gli era stato proposto, non ha voluto, e forse oggi si rende conto che ha sbagliato. Parla dei vecchi vizi della politica, ma le assicuro che non è affatto un vizio nuovo quello di tirare a campare piuttosto che proporre al Paese una svolta di innovazione. Lei ha parlato di leader e di popolo, lo ha fatto in modo corretto, solo che, piccolo particolare, si è dimenticato del Parlamento. È questa, signor Presidente del Consiglio, la sede della sovranità popolare e anche nei sistemi presidenziali il cuore della democrazia sta nelle assemblee (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)!
Ecco perché il voto di domani richiama un giudizio ancora più generale che è solo sul suo Governo, ossia se quest'Aula debba diventare un ente inutile e corrotto o se noi, cari colleghi, noi tutti saremo capaci di restituirle dignità anche come sede responsabile di formazione dei Governi e di direzione del Paese. È questo il bivio cui siamo di fronte! A proposito di responsabilità, signor Presidente del Consiglio, provi a non dire sempre che la colpa è degli altri. Lei aveva la maggioranza più forte del dopoguerra, non è stato capace di tenerla insieme e non c'è stato nessun complotto. Allo stesso modo, non è stato capace di tenere unito il partito che, con tanta enfasi, aveva lanciato, e in fondo per garantire l'unità di questo partito bastava garantirne la democrazia interna, non una cosa incomprensibile per un liberale come lei dice di essere.
Ecco la domanda che noi poniamo a lei e agli italiani: chi non è stato e non è capace di tenere unito il proprio partito, può essere capace di tenere unito il Paese? Questo è il punto che è oggi di fronte alla crisi dell'Italia. Noi pensiamo di «no», e per questo le chiediamo per una volta di non sentirsi Silvio Berlusconi, l'«unto del Signore», ma più umilmente il cittadino Berlusconi Silvio che si dimette per amore del suo Paese, che si dimette per aprire una svolta politica (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro - Congratulazioni).

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 5

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, le chiedo scusa, ma capisco che il Presidente del Consiglio si trovi un po' a disagio nell'Aula di Montecitorio e ne tema le valutazioni. Tuttavia, vorrei sapere come è possibile affrontare un dibattito su una mozione di sfiducia al Governo senza che il Presidente del Consiglio sia in Aula, come suo dovere, ad ascoltare gli interventi dei parlamentari. Vorrei sapere se sta utilizzando anche questi minuti per convincere qualche parlamentare incerto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori e di deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Franceschini, il Presidente del Consiglio ha comunicato alla Presidenza della Camera che raggiungerà l'Aula intorno alle 16,30 non appena avrà adempiuto ad altri impegni istituzionali.

FURIO COLOMBO. È un legittimo impedimento!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Nicco. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, onorevoli colleghe ed onorevoli colleghi, oggi prendiamo atto del fallimento politico del centrodestra e domani verificheremo se sarà anche numerico. I conflitti interni al Popolo della Libertà, politici e personali, sono degenerati in un desolante spettacolo ed hanno portato alla crisi attuale di cui avete tutta la responsabilità, tanto più grave in un momento di turbolenze finanziarie internazionali.
Signor Presidente, in questi anni di Governo del centrodestra la questione giustizia è stata pesantemente condizionata dalle norme «salva Premier» (lodo Alfano e legittimo impedimento). Non abbiamo visto i miracoli tanto annunciati né a Napoli né all'Aquila e la colpa ovviamente è sempre degli altri. Abbiamo, invece, constatato la persistenza negli apparati dello Stato di un sistema affaristico di cui è emblematica la cricca costituita attorno al gentiluomo di Sua Santità Valducci.
Per quanto concerne i rapporti tra Stato e minoranze linguistiche, il vostro cosiddetto federalismo fiscale ha significato per noi solo tagli considerevoli di risorse, mentre sul piano istituzionale nessun passo è stato compiuto: niente Camera delle regioni, niente intesa per la modificazione degli statuti, niente parlamentare europeo. A ciò si aggiunge, per quanto concerne le infrastrutture, lo stop al protocollo trasporti della convenzione alpina e per la mia regione, la Valle d'Aosta, «zero euro» per l'ammodernamento della linea ferroviaria che la collega al resto del Paese.
Quanto poi alle singolari vicende che, secondo la stampa, ruoterebbero attorno alle residenze del Premier, non possiamo non condividere il giudizio della Conferenza episcopale italiana comparso su L'Avvenire: su ogni uomo di Governo - e a maggior ragione sul Capo del Governo - grava inesorabile un più alto dovere di sobrietà e di rispetto per ciò che si rappresenta.
Per queste ragioni, concludo, riteniamo che occorra voltare pagina e confidiamo nella provata saggezza del Capo dello Stato per imboccare la strada di una nuova fase politica di effettiva stabilità e di coesione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Misto-Alleanza per l'Italia).
ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, onorevoli colleghe ed onorevoli colleghi, oggi prendiamo atto del fallimento politico del centrodestra e domani verificheremo se sarà anche numerico. I conflitti interni al Popolo della Libertà, politici e personali, sono degenerati in un desolante spettacolo ed hanno portato alla crisi attuale di cui avete tutta la responsabilità, tanto più grave in un momento di turbolenze finanziarie internazionali.
Signor Presidente, in questi anni di Governo del centrodestra la questione giustizia è stata pesantemente condizionata dalle norme «salva Premier» (lodo Alfano e legittimo impedimento). Non abbiamo visto i miracoli tanto annunciati né a Napoli né all'Aquila e la colpa ovviamente è sempre degli altri. Abbiamo, invece, constatato la persistenza negli apparati dello Stato di un sistema affaristico di cui è emblematica la cricca costituita attorno al gentiluomo di Sua Santità Balducci.
Per quanto concerne i rapporti tra Stato e minoranze linguistiche, il vostro cosiddetto federalismo fiscale ha significato per noi solo tagli considerevoli di risorse, mentre sul piano istituzionale nessun passo è stato compiuto: niente Camera delle regioni, niente intesa per la modificazione degli statuti, niente parlamentare europeo. A ciò si aggiunge, per quanto concerne le infrastrutture, lo stop al protocollo trasporti della convenzione alpina e per la mia regione, la Valle d'Aosta, «zero euro» per l'ammodernamento della linea ferroviaria che la collega al resto del Paese.
Quanto poi alle singolari vicende che, secondo la stampa, ruoterebbero attorno alle residenze del Premier, non possiamo non condividere il giudizio della Conferenza episcopale italiana comparso su L'Avvenire: su ogni uomo di Governo - e a maggior ragione sul Capo del Governo - grava inesorabile un più alto dovere di sobrietà e di rispetto per ciò che si rappresenta.
Per queste ragioni, concludo, riteniamo che occorra voltare pagina e confidiamo nella provata saggezza del Capo dello Stato per imboccare la strada di una nuova fase politica di effettiva stabilità e di coesione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà per tre minuti e trenta secondi.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori voterà convintamente la sfiducia a questo Governo e ad un Presidente del Consiglio che sta cercando disperatamente di avere all'interno di quest'Aula, comprandola, quella fiducia che ormai ha perso nei confronti di una parte assolutamente maggioritaria dei cittadini italiani. È da otto anni, negli ultimi dieci, che siete al Governo. In questi dieci anni avete soltanto approvato leggi che hanno tutelato gli interessi di pochi e Pag. 6del Presidente del Consiglio che, ancora oggi, resta abbarbicato alla sua poltrona non perché abbia a cuore gli interessi dell'Italia, che ha in ogni modo dimostrato, nel corso di questi anni, di non tenere in alcuna considerazione.
Il Presidente del Consiglio odia l'Italia e gli italiani (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Con le sue azioni, cerca pervicacemente di tutelare soltanto interessi personali. Il vostro Governo e la vostra maggioranza si reggono sullo scambio di connivenze politiche come sono state le mille leggi ad personam votate dalla vostre maggioranze, così come è stata la norma «salva leghisti» che il ministro Calderoli ha fatto approvare: è un altro frutto di una politica fatta di scambi e di ricatti reciproci. Questa è la cifra morale!
Quando il Presidente del Consiglio disse che era sceso in politica per portare una nuova moralità qualcuno ha sorriso. Oggi quella nuova moralità ce l'abbiamo davanti agli occhi. È una moralità fatta di mutui da pagare.
È una moralità fatta di debiti da appianare e di quei famosi 30 denari di Giuda che in politica possono prendere tante forme, tanti aspetti e tante strade diverse e che, comunque, che voi otteniate o non otteniate domani il voto di fiducia, vi condannano al disprezzo delle persone oneste di questo Paese, perché questa è l'unica cosa che meritate anche per il modo in cui avete governato. Infatti, avete massacrato la sanità, la scuola e la ricerca.
Lei, Ministro Tremonti, ha scaricato su comuni e province quasi interamente il peso della vostra incapacità di fare riforme strutturali nell'interesse di questo Paese. Avete tirato a campare con mezzucci, con tagli lineari e con piccoli provvedimenti di modesto cabotaggio che servivano soltanto a coprire, come una modesta foglia di fico, l'interesse unico e primario che in questi due anni - e qualunque parlamentare ne è testimone - è stato l'unico che avete portato davvero avanti con indefessa attenzione. Non le voglio neanche ricordare le mille leggi o i mille tentativi di leggi e leggine ad personam.
Questa sarebbe la grande idea della giustizia di cui il Ministro Alfano ci ha ormai assordato i timpani parlando da ogni possibile trasmissione televisiva. Si tratta di un'idea di giustizia che ha trovato via via corpo nel lodo Alfano, nel processo breve, nella legge sulle intercettazioni, in una rivisitazione delle immunità parlamentari, nel legittimo impedimento e poi nel lodo Alfano costituzionalizzato. Invece, alla giustizia, a quella vera che interessa i cittadini, avete dedicato soltanto le briciole e brandelli di tempo. Il vostro è un Governo che si è meritato la sfiducia di tutti i cittadini perbene, la sfiducia di chi lavora, di chi produce...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Donadi.

MASSIMO DONADI. ...e che si è visto, in questi due anni, totalmente (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Donadi.
È iscritto a parlare l'onorevole Cesa. Ne ha facoltà per otto minuti.

LORENZO CESA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Presidente Berlusconi, abbiamo seguito questa mattina il suo intervento. Le debbo una risposta. Perché un appello ai moderati sia credibile deve essere costruito sui fatti e non sulle chiacchiere. Lei ha un solo modo per dimostrare che fa sul serio: evitare una ridicola conta parlamentare che, nella migliore delle ipotesi, le consentirà di «vivacchiare». Le sue dimissioni, prima del voto alla Camera, sono il test di onestà della sua proposta. Tutto il resto non ci interessa (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Il suo discorso al Senato è stato condivisibile, quanto meno nei toni. È stato senza polemiche e per questo è apprezzabile, ma non tanto da risultare credibile, perché contiene al suo interno tutte le Pag. 7contraddizioni di questi due anni e mezzo. Vi è il solito elenco dei presunti successi del Governo senza un briciolo di autocritica e, soprattutto, senza tenere conto di una maggioranza divenuta esigua - per non dire inesistente - e, quindi, virtualmente non in grado di mantenere vecchie e nuove promesse. È il solito film in onda da 16 anni e che da tempo non ci appassiona più.
FLI e MpA sono uscite dell'Esecutivo ma, come al solito, lei attribuisce le responsabilità agli altri e non accenna ad un minimo di autocritica. Vorrei ricordarle che l'espulsione di Fini dal Popolo della Libertà non l'abbiamo certo decretata noi. Come tutti, penso di non avere la sfera di cristallo, né di prevedere come si concluderà questo passaggio parlamentare sulla sfiducia. Al netto dello spettacolo indegno che ancora una volta si è voluto dare in questi giorni, al netto delle scandalose compravendite di queste ore, che offendono e mortificano le nostre istituzioni, al netto degli insulti e dei tradimenti quello che so è che domani il Governo Berlusconi uscirà da quest'Aula duramente sconfitto, anche se dovesse ottenere la fiducia.
Signor Presidente del Consiglio, lei è entrato qui alla Camera due anni fa e il primo giorno della legislatura aveva una maggioranza che nemmeno De Gasperi aveva mai avuto. Era una maggioranza di 65 deputati. Se domani è fortunato, prevarrà per uno o due voti. Ma questo ormai era chiaro da mesi, almeno per noi dell'Unione di Centro. Infatti, eravamo stati i primi ad indicarle l'unica via di uscita possibile nell'interesse del Paese, la via dell'ammissione delle difficoltà in cui si trova l'Italia per ragioni interne ed internazionali e un appello al senso di responsabilità di tutte le forze politiche presenti in quest'Aula.
L'apertura della crisi formale sarebbe stato l'unico atto capace di dare credibilità ai propositi di coinvolgimento dell'opposizione. La nascita conseguente di un Governo di unità nazionale, capace di assumere decisioni anche impopolari, sarebbe stata l'unica via seria per fermare il declino (All'ingresso in Aula del Presidente del Consiglio dei ministri applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Lei, signor Presidente, avrebbe potuto essere il protagonista principale di questa nuova stagione e noi eravamo pronti a riconoscerle questo ruolo. È per questo che il discorso di oggi è anche colpevolmente tardivo; se lo avesse pronunciato in quel momento, onorevole Berlusconi, oggi si troverebbe in una situazione ben diversa, invece ha preferito rinchiudersi nel suo fortino, incatenarsi alla sua poltrona e obbligare un Paese, sempre più sfibrato e distante, a seguirla fin qui.
La verità è che lei oggi è qui non per il bene dell'Italia, ma solo per mostrare i muscoli, ancora una volta; vuole ottenere la fiducia per cantare vittoria e scatenare le sue potenti fanfare. È anche possibile, caro signor Presidente, che lei ottenga questa fiducia risicata, ma tolti i fronzoli della propaganda, uscirà da questa prova non come un gigante, ma gravemente ridimensionato e incapace di assumere qualsiasi decisione.
Guardi che gli italiani affrontano tutti giorni una realtà ben diversa da quella che lei ama raccontarci! Tra pochi giorni si chiuderà il primo decennio del 2000, è tempo dunque di «tirare qualche bilancio». Lei, signor Presidente, non è qui di passaggio, ha governato per otto di questi dieci anni e dunque questo sarà ricordato come il decennio di Berlusconi. I risultati? Dal 2000 al 2010 l'Italia è il Paese che, in tutto il mondo, è cresciuto meno di Haiti. Siamo al 179o posto su 180 Paesi...

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Cesa, pregherei l'onorevole Lupi e l'onorevole Lo Presti di non voltare le spalle alla Presidenza e di ascoltare l'onorevole Cesa.

LORENZO CESA. Il nostro debito pubblico è cresciuto di quasi 20 punti percentuali sul prodotto interno lordo, per cui quando afferma che senza di lei ci sarebbe stato il ritorno ai Governi del debito della prima Repubblica dimentica di dire che il suo è un Governo da prima Repubblica. Piuttosto, da quegli anni dovrebbe trarre Pag. 8qualche utile insegnamento: impari da Fanfani, che non esitò a dimettersi quando si trovò in situazioni analoghe alle sue.
Tornando ad oggi, la disoccupazione investe un giovane su tre, il 5 per cento delle famiglie non riesce a pagare il mutuo, fasce consistenti di ceto medio scivolano sotto la soglia di povertà, i poliziotti assediano anche oggi la Camera, stufi di pagare sulla propria pelle l'ingiustizia dei tagli lineari, i disabili restano sempre più soli per via del diniego del Governo di ratificare i livelli essenziali di assistenza, cui pure aveva dato l'assenso il Ministro Fazio.
Dobbiamo continuare? Dobbiamo parlare di bonus famiglie, social card, piano case e banca del sud? Siamo alla frutta, signor Presidente, e continuiamo a elevare inni al «dio bipolarismo», che in due legislature ha dimostrato l'impossibilità di guidare questo Paese. L'unico alleato che le è rimasto, la Lega, in questi due anni e mezzo ha riempito il Paese di slogan come le ronde, e di provvedimenti populisti, preoccupandosi magari di riempire qualche poltrona.
L'Italia di oggi dunque soffre e sta peggio dell'Italia di dieci anni fa. Non poteva essere altrimenti del resto, con un Presidente del Consiglio attento più agli interessi particolari, che a quelli degli italiani. Ecco dunque perché non ci stanchiamo di dire che l'Italia ha bisogno di un Governo più ampio, più autorevole, un Governo di pacificazione e di responsabilità nazionale - per mettersi al sicuro dai rischi della speculazione internazionale e per tornare a crescere poiché siamo tra i Paesi che in Europa crescono di meno - altro che minacciare nuove elezioni! Ecco perché, con coerenza, domani voteremo per la trentottesima volta la sfiducia al Governo Berlusconi. Ecco perché, se il Governo cadrà domani, saremo ancora una volta i primi a fare appello a tutte le forze responsabili in questo Parlamento perché mettano in secondo piano gli interessi di parte e pensino solo a quelli del Paese.
Se il Governo invece si salverà per il rotto della cuffia, continueremo con la nostra opposizione repubblicana, non ideologica ma responsabile, attenta al contenuto dei singoli provvedimenti, convinti che i nodi siano comunque venuti al pettine.
Vede, Presidente Berlusconi, gli italiani due anni e mezzo fa, dopo il fallimento del disastroso Governo Prodi, non chiedevano altro che un Governo ed un Presidente del Consiglio autorevoli. Lei, promettendo - come sempre - qualcosa di più, si era dipinto come l'uomo della provvidenza. Oggi parla come un marziano, arrivato in Italia l'altro ieri, invece governa da sedici anni.
Oggi i fatti dimostrano che non può essere questo Governo a portarci fuori dalla crisi; noi lo sappiamo da tempo, gli italiani se ne sono resi conto sulla loro pelle; domani o fra poche settimane dovrà prenderne atto anche lei (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, sono uno di quelli che i suoi giornali prima e lei poi hanno definito un traditore. Vede, lei sa che da radicale ho scommesso sul suo centrodestra moderato e liberale in un momento critico per lei, l'estate del 2005. L'ho fatto per convinzione politica, non certo perché non avessi alternative. Glielo dico con chiarezza, non sono e non mi sento traditore di nulla. Se i voti del Popolo della Libertà erano in maggioranza suoi, allora lo erano anche, in misura decisiva per la vittoria, i voti di Gianfranco Fini.
La verità è che quei voti non sono proprietà privata di nessuno. Se siamo in questa situazione oggi, è anche perché è fallito il Popolo della Libertà. Lei si è preso la responsabilità di dire che le nostre idee erano - cito - assolutamente incompatibili con la sua idea del Popolo della Libertà. Così ha spezzato quel progetto. Pag. 9
Lei oggi ha detto una frase al Senato che mi ha colpito: deve tornare a prevalere il senso della misura. Un opportuno richiamo alla saggezza latina di Orazio, «Est modus in rebus», c'è una giusta misura nelle cose, ci sono giusti confini al di là dei quali non può sussistere la cosa giusta.
Le chiedo, che giusta misura c'è in un Governo che nel pieno di una crisi economica resta cinque mesi senza Ministro dello sviluppo economico?
Che giusta misura c'è nel lesinare qualche decina di milioni di euro che noi di Futuro e Libertà per l'Italia abbiamo infine strappato per finanziare la riforma dell'università e nel promettere, il giorno dopo, l'ennesimo piano per il Sud con 100 miliardi di finanziamento?
C'è una giusta misura nell'affermare che in Italia il tasso di disoccupazione sarebbe inferiore a quello degli altri Paesi, quando risultano formalmente occupate centinaia di migliaia di persone in cassa integrazione straordinaria e il tasso di attività dei giovani e delle donne è eccezionalmente basso?
Che giusta misura c'è nel sottolineare il peso del debito pubblico ereditato dagli anni Ottanta ed evitare di chiedersi se si è fatto abbastanza negli ultimi dieci anni per ridurlo, ben sapendo che, nonostante le ponderazioni, nei prossimi mesi saremo chiamati a presentare a Bruxelles un severo piano di rientro dal debito pubblico?
Che giusta misura c'è nel trattare Gheddafi non come uno scomodo ma necessario partner nel Mediterraneo, ma come un eroe cui concedere licenze e tributare onori che nessun Capo di Stato e di Governo democratico ha mai ricevuto in Italia?
Vede, io non penso certo che i problemi dell'Italia siano imputabili a lei, penso però che dopo anni di Governo bisogna interrogarsi sull'efficacia delle soluzioni proposte e di quelle praticate, e penso anche che non può bastare dire in modo apodittico che la sinistra ha fatto o farebbe peggio.
Pensiamo da tempo che ci siano problemi, politici nel centrodestra che è andato in pezzi, problemi di immagine del Governo in Italia e all'estero, problemi economici che riguardano la crescita e la capacità di ripresa dell'occupazione, problemi di finanza pubblica che non sono superati e che potrebbero acuirsi nei prossimi mesi.
Non abbiamo detto, come dice l'opposizione di sinistra: la colpa è sua. Abbiamo responsabilmente offerto una soluzione ai problemi. Le abbiamo chiesto di mettere un punto e di ripartire.
Le abbiamo chiesto, un mese fa, di dimettersi non per andare a casa, ma per formare un nuovo Governo che potesse ripartire ritrovando autorevolezza, basato sulla compattezza di una maggioranza allargata a quanti nell'opposizione di oggi avevano costruito con lei il centrodestra italiano, con un nuovo programma che non fosse un libro dei sogni, ma contenesse un numero limitato di riforme economiche realizzabili, che concludesse l'iter del federalismo con la dovuta attenzione ai nuovi scenari di finanza pubblica in Europa, che preparasse una legge elettorale diversa da questa, che non piace a nessuno e ha dato e ridarebbe cattiva prova di sé. Abbiamo provato fino alla zona Cesarini, fino all'ultimo minuto dei supplementari. La risposta è stata: traditori, pifferai, alleati della sinistra. Mi spiace, signor Presidente del Consiglio, non siamo traditori di nulla, non siamo noi i pifferai e men che meno siamo alleati della sinistra. Siamo una forza di centrodestra che lavora per una destra moderata e liberale davvero, una destra riformatrice e tollerante. Prima ci ha cacciato dal Popolo della Libertà, oggi ci costringe fuori dalla maggioranza. Ma un Governo che non riconosce i problemi e per pura testardaggine rifiuta di cercare soluzioni forti, un Governo che vuole solo durare, anziché governare l'Italia, non può avere la nostra fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, Presidente del Consiglio, onorevoli deputati, Pag. 10la verifica più importante per una maggioranza di Governo è il legame che essa ha con i cittadini elettori. Vorrei ricordarlo: alle elezioni politiche del 2008 abbiamo avuto una buona maggioranza e un buon consenso, che è stato riconfermato alle europee del 2009 e alle regionali di pochi mesi fa, del 2010, nonostante la crisi in atto che sta attanagliando un po' tutti i Governi dei Paesi più industrializzati. Vale la pena ricordare che le maggioranze in essere in questi periodi di solito sono contrastate dall'opinione pubblica. Se questo in Italia non è avvenuto, vorrà pur dire qualcosa.
Se i cittadini ci sono vicini, è ingiusto che nel Parlamento non si riconoscano le cose che sono state fatte in questa legislatura e che i più nel Paese hanno apprezzato, perché questi sono i numeri.
La vincente lotta contro l'anti-Stato è il più grande aiuto che si poteva dare alle regioni del sud. Questa è stata una grande iniziativa, con un piano straordinario di lotta contro la criminalità organizzata che non ha mai avuto precedenti in questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà). Con l'approvazione dei pacchetti sicurezza, votati e voluti fortemente da questa maggioranza, i reati in genere sono diminuiti nel Paese. Anche questa è stata una grande azione politica di avvicinamento alle attese di chi ci ha eletto. Nonostante qualcuno dica il contrario, con questo Governo la Guardia di finanza ha ottenuto contro l'evasione risultati che non sono mai stati raggiunti prima (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Al collega Donadi, che continua a vedere come criminali i militanti della Lega, voglio ricordare che almeno noi possiamo vantarci di non avere un segretario di partito che si è fatto prestare da magistrato soldi da inquisiti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà), perché in qualsiasi altro Paese in cui la magistratura fa la magistratura e non politica, un magistrato così sarebbe stato interdetto da tutto.

FABIO EVANGELISTI. Duecento milioni!

LUCIANO DUSSIN. Sono state fatte scelte estremamente coraggiose in linea con altri Paesi industrializzati, come ad esempio quella di cercare di dare sicurezza in merito al problema dell'energia del nostro Paese. La scelta di ritornare al nucleare, che può anche essere difficile e antipopolare, è stata fatta con assunzione di responsabilità e potrà creare solo risparmi e prospettive per il nostro mondo industriale, senza dimenticarci interventi ambientali altrettanto importanti. Basti ricordare che con questo Governo siamo secondi in Europa per la produzione di energia solare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Le riforme federaliste dello Stato - anche questo è un passaggio fondamentale e apprezzato dai cittadini - serviranno per liberare risorse.
Il passaggio dalla spesa storica alla spesa standard dovrebbe liberare almeno 30 miliardi di euro l'anno, che potranno essere investiti per rilanciare l'economia e, soprattutto, per dare respiro a chi sta perdendo il posto di lavoro, finanziando gli ammortizzatori sociali.
Il Senato delle regioni e la riduzione dei parlamentari sono iniziative di modifica costituzionale non più rinviabili. Bisogna crederci: non è più possibile fare finta di niente, perché il debito pubblico che abbiamo - ormai viaggiamo intorno a 30 mila euro di debito a testa - non ci consente di perdere tempo e continuare ad alimentare dei servizi che sono i più costosi in Europa, ma anche primi in classifica per inefficienza.
Questi sono i regali della prima Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), che è riuscita a regalarci addirittura le baby pensioni, cose che non si immaginavano nemmeno di fare i multimiliardari, in euro, ad Hollywood. La prima Repubblica è riuscita a mandare in pensione gente con 35 anni di età anagrafica, non contributiva. Guarda caso, sono quelli che si agitano sempre di più quando c'è da mandare a casa un Governo che sta facendo le cose serie Pag. 11(Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Le scelte coraggiose premiano: chi non decide non ottiene consenso elettorale, non per colpa degli altri, ma per la propria politica attendista. Voglio mandare un messaggio agli amici dell'UdC: il loro progetto politico ormai è datato più di dieci anni. Se 94 cittadini italiani su 100 non vi votano, probabilmente potreste considerare anche voi la possibilità di essere partecipi del cambiamento di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Altrimenti, a non scegliere, si è penalizzati proprio dai cittadini, che non credono a questa politica attendista. È un'opportunità vostra, più che nostra, quella di contribuire a migliorare questo Paese.
Si sa che il momento è difficile per l'occupazione e richiede serietà e compattezza sia nel nostro Paese sia per gli altri Governi dell'Unione europea. Dobbiamo, infatti, affrontare una crisi legata alla produzione globalizzata, ancora senza regole comuni sulla concorrenza e con enormi problemi di sovrapproduzione di beni di consumo, che creano disoccupazione a piene mani; ad oggi, la ricetta non è stata ancora trovata.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUCIANO DUSSIN. Bisogna quindi essere pronti in qualsiasi momento per cogliere le opportunità necessarie che l'Unione europea dovrà darsi. Potrebbe trattarsi del rilancio delle infrastrutture o di un secondo Piano Marshall, ma il nostro Paese ha bisogno di gente che faccia politica in maniera seria, costruttiva e, soprattutto, che rispetti l'accordo con i cittadini elettori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Alema. Ne ha facoltà per nove minuti.

MASSIMO D'ALEMA. Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, colleghi deputati, vorrei ringraziare il Presidente del Consiglio per averci risparmiato in questo ramo del Parlamento il suo discorso di questa mattina al Senato, anche perché la parte dello statista, per di più moderato, non gli si addice: la recita malvolentieri e solo per l'insistenza di collaboratori il cui impegno, certamente, non è invidiabile. Si capisce, si vede e chi lo ascolta lo comprende. Già la replica è stata più ruspante e ci aspettiamo questa sera qualcosa di simile.
D'altro canto, l'unica preoccupazione che sembra dominare in questo momento il Presidente del Consiglio è quella di posizionarsi in vista di un'auspicata - da parte sua e, più apertamente, da parte dei suoi alleati - campagna elettorale.
Si tratta, dunque, in questo momento, di usare toni adeguati per scaricare su altri la responsabilità di una crisi che, invece, è innanzitutto la crisi di un Governo, certo, ma anche di una leadership, che non appare più in grado di coalizzare intorno a sé, non solo il Paese, ma neppure quella maggioranza che sin qui l'ha sostenuta.
Si chiude non solo l'esperienza di questo Governo, smentendo clamorosamente quella difesa d'ufficio di un bipolarismo e di una legge elettorale che debbono, come lei ha affermato questa mattina, garantire stabilità - anche se è talmente evidente che ciò non accade -, ma si chiude anche un'esperienza più lunga, un ciclo almeno decennale, che termina con un esito profondamente deludente per il nostro Paese.
Il fatto grave è che, in questo momento, lei non sappia indicare altra prospettiva che lo scontro: lo scontro di questa inutile conta, perché quando sorge un problema politico così grave, come quello che ha lacerato la maggioranza, lo si affronta in termini politici e non attraverso la forzatura numerica; lo scontro di una prospettiva elettorale, poiché è evidente che con un voto o mezzo voto in più (si pensi alla collega in maternità) non si governa il Paese; lo scontro di una prospettiva elettorale non responsabile per l'Italia, dato che non è difficile prevedere che la campagna elettorale sarebbe, forse, una delle Pag. 12più drammatiche della storia del Paese e, certamente, non risolutiva, visto che l'attuale legge elettorale non consentirebbe di avere una maggioranza con tre poli alla Camera e al Senato, con il rischio - aggiungo - che il premio di maggioranza favorisca un risultato fortemente minoritario nel Paese. Mi domando quindi con quale responsabilità si possa pensare di guidare l'Italia, con i problemi che abbiamo, senza avere il consenso della maggioranza degli italiani.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Invece il Governo tecnico!

MASSIMO D'ALEMA. Il Paese ha bisogno davvero di riforme profonde: ne ha bisogno per sciogliere, dopo sedici anni, il nodo irrisolto del funzionamento di un sistema democratico bipolare, irrisolto perché lei non volle risolverlo attraverso un nuovo patto costituzionale. Siamo così rimasti sospesi tra presidenzialismo e parlamentarismo, tutte le volte a battagliare su chi sia il depositario della sovranità popolare, se il Presidente del Consiglio, come pensa lei, o il Parlamento, come stabilisce la Costituzione. Del presidenzialismo e parlamentarismo abbiamo i mali peggiori dell'uno e dell'altro sistema: concentrazione di potere e i mali di un parlamentarismo che si offre oggi al Paese persino con il suo volto più deteriore della corruzione (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Vere riforme sono necessarie per far uscire l'Italia dalla stagnazione; riforme difficili, in grado di rimettere in movimento il Paese e le sue energie vitali. Ciò, certamente, non è possibile senza affermare la dignità del lavoro e ridurre le diseguaglianze sociali. Occorre un nuovo patto tra le generazioni, tra le forze fondamentali della società; occorre una politica in grado davvero di coniugare accoglienza e sicurezza, in un'Europa nella quale l'immigrazione appare come una risorsa preziosa per lo sviluppo, oltre che un problema.
Vede, Presidente del Consiglio, perché la Germania, in fondo, è uno dei Paesi in Europa che sembrano in grado di affrontare meglio la sfida della crisi? Anche perché, malgrado il bipolarismo, in quel Paese, in certi momenti, le fondamentali forze politiche sono in grado di compiere uno sforzo convergente. Credo che questo sarebbe il momento per l'Italia di affrontare con un impegno convergente almeno alcuni di questi grandi problemi, per dare un senso a questa legislatura e per cercare di fare in modo che la politica riguadagni almeno un po' di quella credibilità che in questi giorni rischia disastrosamente di perdere.
Rispetto a tale prospettiva - questa sì possibile, altro che crisi al buio! - le sue dimissioni e la crisi di questo Governo aprirebbero la strada ad un confronto vero, nel quale si misurerebbe la possibilità di ricostituire su basi più solide un centrodestra o l'opportunità di dare vita ad un Governo di responsabilità nazionale che veda l'impegno delle principali forze politiche.
Ma questo processo limpido, questo confronto chiaro, questa assunzione di responsabilità, tutto ciò è ostacolato dalla pretesa da parte sua di trasformare lo scontro politico semplicemente nella difesa di una posizione personale, in una conta su Berlusconi, come se ancora di questo, dopo sedici anni, avesse bisogno il Paese! Vede, in momenti come questi, la statura di un uomo di Stato si misura non solo nel recitare discorsi moderati: si misura nella capacità di assumersi delle responsabilità e sarebbe generoso da parte sua, dopo aver avuto molto da questo Paese, dando (a mia opinione) assai poco, che lei in questo momento aiutasse l'Italia ad uscire da questa impasse e, facendosi da parte, consentisse alle forze politiche di assumere le proprie responsabilità di fronte al Paese.
Se, invece, lei pretenderà di andare avanti - non so, non abbiamo la sfera di cristallo, non partecipiamo a trattative segrete e non sappiamo come finirà il gioco dei numeri (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), ma mi permetto di dire che è persino irrilevante e che sarebbe più umiliante per il Governo Pag. 13uscirne con un voto in più (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! -, vorrei sapere in che modo si presenterebbe un Governo di questo genere all'appuntamento europeo e quali impegni potrebbe prendere per il futuro!
Non è questo che conta: in questo momento ben altri sono i segnali che il Paese vorrebbe. Su quella strada temo ci sarebbero le elezioni: noi non ne abbiamo paura (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Vi prego, onorevoli.

MASSIMO D'ALEMA. Lei suscita di questi sentimenti e noi lo possiamo anche comprendere. Sono sentimenti calcistici, però, non politici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) e in questo momento credo dovrebbe prevalere la responsabilità. Se sfida sarà, sono persuaso...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole D'Alema.

MASSIMO D'ALEMA. Ho concluso. Presidente Berlusconi, lei le elezioni le ha perse già due volte, il che dimostra che non è invincibile. In un Paese democratico un leader democratico avrebbe dovuto lasciare la propria funzione. Ciò che la contraddistingue è che lei non è il leader del centrodestra: ne è stato a lungo il proprietario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Credo che oramai lei non lo sia più ed è questa la novità che a partire da questa crisi gli italiani hanno di fronte a sé (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Come deciso dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, ricordo che i tempi sono rigorosamente contingentati. È la ragione per la quale il minuto in più utilizzato dall'onorevole D'Alema sarà defalcato dal tempo a disposizione del successivo oratore del Partito Democratico. Ciò vale ovviamente per tutti i colleghi e per tutti i gruppi.
È iscritto a parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà per cinque minuti.

FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, colleghi deputati, signori ministri, signor Capo del Governo, il PdL affronta con serenità questa fase. Ci rimettiamo, ovviamente, al voto del Parlamento e, se sarà necessario - ci auguriamo di no -, a quello degli italiani, certi comunque di non esserci risparmiati.
Nessuna paura: intorno a noi nazioni pluricelebrate crollano d'improvviso, mentre l'Italia resta in piedi, seppure gravata da un debito pubblico gigantesco, figlio degli scempi della prima Repubblica. Proprio in queste ore, tutti gli organismi internazionali certificano come l'Italia sia affidabile e in crescita. L'Europa ci chiede di aiutare l'Irlanda e la Spagna; solo qualche mese fa dovevamo sorbirci lezioni su quanto fosse illuminata la politica di Zapatero. Abbiamo visto: noi ad aiutare loro e loro a chiedere il nostro aiuto.
Nessuna paura: in questi mesi abbiamo difeso l'interesse nazionale e pazienza se abbiamo urtato la suscettibilità di qualche alleato. L'Italia ha tanti amici, ma per quel che ci riguarda non ha padroni.
Mica siamo andati noi a prendere i rubli a Mosca! È avvilente che l'opposizione utilizzi qualche diplomatico innervosito dall'attivismo dell'Italia, per fini di lotta interna: quando la smetterà di chiedere aiuto agli stranieri per provare a vincere a casa sua? Ce li vedete i laburisti in Inghilterra, i socialisti in Francia o anche i repubblicani negli Stati Uniti usare le parole di un diplomatico italiano che insulta il loro capo del Governo? Sono cose che accadono solo qui, perché qui c'è una sinistra che ama la propria parte più di quanto ama la propria Patria.
Nessuna paura: in poco più di due anni abbiamo messo in ginocchio la mafia, lasciando parlare quegli uomini dello Pag. 14Stato che sono i veri protagonisti della lotta alla criminalità. Abbiamo risposto così ai presunti teoremi sulle trattative tra Stato e mafia. A un certo punto è uscito fuori che ad aver tentato di scendere a patti con la mafia sarebbero stati alcuni autorevoli esponenti di un Governo di centrosinistra, quando Presidente della Repubblica era un certo Oscar Luigi Scàlfaro. Da quel giorno non si è parlato più di nulla (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), mentre aspettiamo che Roberto Saviano batta un colpo.
Nessuna paura: abbiamo azzerato la tratta di immigrati clandestini e difeso il principio per il quale se qualcuno sceglie di venire in Italia, ci aspettiamo che ami la terra che lo ospita e abbia rispetto per le sue tradizioni e le sue regole, perché se qualcuno si sente offeso da ciò che siamo, nessuno lo obbliga a venire qui. Qualcuno fa finta di non capire che nella gestione dei flussi migratori l'integrazione è fondamentale, ma nell'era della globalizzazione, sconfitta la furia ideologica razzista del Novecento, l'emergenza vera, signor Presidente, diventa la difesa e la promozione della cultura occidentale, prima che scompaia.
Nessuna paura: abbiamo fermato quella cultura sessantottina che ha devastato il principio del merito, al pari di quello dell'eguaglianza. Noi siamo fieri di aver rotto meccanismi di potere, privilegi e sprechi che hanno impoverito il nostro sistema dell'istruzione. Vi rendete conto che in Italia abbiamo dovuto fare una legge per obbligare chi ha una cattedra a tenere lezione, per dire che c'è qualcosa che non va, se ci sono 327 facoltà con 15 iscritti e 37 corsi di laurea con un unico studente? Addirittura, a Forlì, c'è un poveraccio che studia da solo mediazione linguistica: ma con chi media, se è solo?
Nessuna paura: non so se il Governo resisterà alla congiura, ma a chi lavora a questo chiedo di avere almeno pietà per la nostra intelligenza. Non chiamate quello con cui vorreste sostituire Berlusconi «Governo di responsabilità»: non c'è alcuna responsabilità nel rimuovere un Governo scelto dai cittadini, oltretutto in un periodo di crisi, per sostituirlo con un Governo di sconfitti, così eterogeneo che non sarebbe d'accordo nemmeno nell'annunciare l'ora esatta.
In una società così mutevole, penso sia comunque bello sapere che qualcuno è sempre dalla stessa parte, non dalla parte di una persona o di un partito, ma dalla parte delle proprie idee, della sicurezza, quale strumento principale per difendere i più deboli, e di una giustizia neutrale e responsabile, mai politicizzata...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO RAMPELLI. ...dalla parte di una democrazia che significhi davvero potere del popolo, anche quando può risultare scomodo; dalla parte di chi difende la vita, non un dogma religioso, ma una legge naturale, antica come il mondo. Ci troverete sempre dalla stessa parte, ovvero dalla parte della famiglia naturale, senza se e senza ma.
Onorevoli colleghi, ministri, signor Presidente...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO RAMPELLI. ...ognuno vada dove vuole: noi restiamo qui, dalla stessa parte, dalla parte dell'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà per tre minuti e trenta secondi.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente della Camera, vorrei provare a sgombrare il campo da argomenti finti e «drogati» e vorrei provare a fare un elenco di fatti che, come qualcuno ci insegna, sono argomenti testardi.
Il primo fatto è che l'Italia dei Valori, insieme al Partito Democratico, ha presentato una mozione di sfiducia e il dibattito su tale mozione di sfiducia - è un altro fatto - si tiene qui a Montecitorio, che è circondato dalle forze dell'ordine, non per ragioni di sicurezza, ma perché Pag. 15protestano per il disprezzo di questo Governo per la loro funzione e per la loro attività.
Domani avremo una grande manifestazione nazionale del mondo della scuola, mortificata dalla controriforma Gelmini, e ogni giorno assistiamo alle conseguenze - anche questi sono fatti - dell'aumento dell'evasione fiscale, dell'aumento del debito pubblico e dell'aumento della disoccupazione.
Un altro fatto, ancora, è che non vi è più maggioranza. Qualunque discorso si faccia è certo che non vi è più maggioranza. E, soprattutto, la maggioranza che si riconosceva intorno al Presidente del Consiglio non si riconosce più intorno al Presidente del Consiglio. È una sfiducia aperta nei confronti di una persona e non soltanto nei confronti di un partito. Ma tant'è, siccome la posizione «padronale» del Presidente del Consiglio è nota, non c'è differenza tra lui e il partito che dovrebbe rappresentare.
Un altro fatto - è noto a tutti - è che un mese fa il Presidente del Consiglio e gli esponenti del Governo e della maggioranza (della ex maggioranza) hanno preso atto che non vi era più una maggioranza, e hanno dichiarato - basta leggere i giornali - che avrebbero utilizzato il mese che li separava dal 14 dicembre per comprare parlamentari dell'opposizione. Non siamo in presenza di singoli atti di corruzione, siamo in presenza di una vera e propria associazione a delinquere ai sensi dell'articolo 416 del codice penale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
È organizzata una scientifica richiesta di corruzione. Questo Governo ormai assomiglia alla coda di una lucertola che è staccata dal corpo della sua maggioranza, dal corpo del Parlamento, dal corpo dei problemi del Paese, e continua nervosamente ad agitarsi come in questo momento nervosamente si agita il Presidente del Consiglio. Siamo in presenza, ancora, di un altro fatto, siamo in presenza, cioè, di un progetto di eversione istituzionale ma anche di un possibile progetto criminale. Per questo ci siamo rivolti alla procura della Repubblica che accerterà se i fatti accertati o da accertare costituiscono reato, ma intanto è bene che l'opinione pubblica conosca i fatti che sono stati perpetrati e che continuano, in queste ore, ad essere perpetrati.
Siamo convinti, ancora, che la sfiducia comunque domani sarà l'elemento prevalente di questa votazione, e non sarà un parlamentare comprato in più o un parlamentare comprato in meno a fare la differenza. Voi non siete più il Governo legittimo di questo Paese, ed è per questo che voteremo convintamente la mozione di sfiducia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Latteri. Ne ha facoltà per tre minuti.

FERDINANDO LATTERI. Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, la vicenda politica in corso, a prescindere dai suoi eventuali esiti, evidenzia una situazione particolarmente delicata e mette a nudo in tutta la sua profondità la crisi dei sistemi di rappresentanza dell'attuale modello, la mancanza del senso dello Stato e l'espressione di una crisi di valori istituzionali, di reale coscienza democratica, di forti e radicate relazioni tra le varie sedi di formazione dell'indirizzo politico, e della cooperazione civica. Il senso dello Stato dovrebbe imporre a tutti noi di considerare l'attuale situazione con attenzione, rigore, spirito di responsabilità, e di riuscire a superare interessi, considerazioni e livori personali, ma così purtroppo non è. In questo quadro è, dunque, difficile immaginare che un sistema di oligarchia sempre più ristretto possa cogliere il senso dello Stato.
Noi, come Movimento per le Autonomie, siamo molto preoccupati di questo. Nella funzione di rappresentanti del popolo, di tutto il popolo italiano, non possiamo fare a meno di avvertire tutto il peso della responsabilità che ci compete per l'unità della nazione, per la tenuta delle istituzioni repubblicane, per il rispetto degli impegni politici assunti. Pag. 16
Ritengo in particolare che lo Stato, con tutte le sue istituzioni, abbia la grave responsabilità di non essere riuscito ad esprimere lungo tutto l'arco della seconda Repubblica alcun progetto minimo di sostegno all'economia delle regioni meridionali, lasciando che gli elementi di crisi già presenti aumentassero. La logica dell'intervento straordinario non era certo più riproponibile a partire dagli anni Novanta, ma tale difficoltà culturale e progettuale, tuttavia, non poteva e non doveva abbandonare il Mezzogiorno all'anarchia di mercati irresponsabili.
Oggi, davanti a una crisi globale di portata mondiale, che attraversa l'Europa rimettendo spaventosamente in discussione i livelli di cittadinanza e le acquisizioni di equità della moneta unica, il Mezzogiorno si trova ancora più esposto e fragile.
Di questioni di tale dimensione dovrebbero occuparsi una maggioranza ed un'opposizione responsabili. Di questo dovremmo occuparci come intera classe politica, al di là dell'esito odierno, ma, per farlo, occorre un cambio di paradigma. Saremo capaci? Questo Parlamento, espressione del popolo, deve essere il vero attore della ricostruzione dello Stato, dell'identità nazionale, del senso di appartenenza, dell'etica dei doveri e della responsabilità che dà valore ai diritti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà per quattro minuti.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, il berlusconismo rappresenta uno stile di vita e un modello di società che è la negazione dei valori che stanno alla base dello sviluppo morale e materiale di una nazione. Il modello Berlusconi è quello della «cricca» che si spartisce i soldi pubblici destinati ai terremotati. Il modello Berlusconi è quello del Ministro Scajola, che scopre che altri gli hanno pagato la casa a sua insaputa. Il modello Berlusconi è quello del sottosegretario Cosentino su cui pende la richiesta di arresto per i suoi rapporti con la camorra. Il modello Berlusconi è quello del sottosegretario Brancher promosso Ministro per farlo sfuggire alla giustizia. Il modello Berlusconi è quello del Ministro Fitto, rinviato a giudizio per peculato, concussione, corruzione e falso. Il modello Berlusconi è quello delle leggi ad personam, come il cosiddetto lodo Alfano, il legittimo impedimento, il processo breve, fatte per sfuggire all'inevitabile condanna per corruzione in atti giudiziari del processo Mills. Il modello Berlusconi è quello delle leggi pro Mediaset fatte apposta per favorire le sue aziende, come il cosiddetto decreto Romani. Il modello Berlusconi è quello di tutti i «berluschini» sindaci ed amministratori locali che usano l'ente locale per i loro affari e, in particolare, per le speculazioni immobiliari. Il modello Berlusconi è quello delle leggi illiberali che favoriscono monopoli ed oligopoli a scapito della libera concorrenza o, quello dello scudo fiscale, tutte leggi emanate per favorire i poteri forti dell'economia, gli evasori fiscali, la criminalità organizzata. Il modello Berlusconi è quello delle donne considerate solo in quanto oggetto del piacere del principe, come le escort e le prostitute di casa in via Grazioli o delle serate del «bunga-bunga» ad Arcore (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, la prego di usare un linguaggio consono a quest'Aula.

ANTONIO BORGHESI. Il modello Berlusconi è quello del porcile creato a Roma dal sindaco Alemanno dove il merito per essere assunti è quello di essere parenti di qualche amico suo o di qualche amico di un suo amico: duemila in due anni (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Il modello Berlusconi è quello del Ministro Bondi che fa assumere il figlio della sua compagna e dà una consulenza al suo ex marito dicendo che sono casi umani. Ma non sono casi più umani i 500 mila lavoratori che hanno già perso il Pag. 17posto di lavoro e i 600 mila cassa integrati che stanno per perderlo dopo aver visto i loro redditi ridursi di 8 mila euro all'anno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)?
Il modello Berlusconi è quello della nuova loggia P3 (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) di Flavio Carboni, del giudice Lombardi, dell'imprenditore Martino, ma anche del deputato e coordinatore del PdL Verdini, del sottosegretario Caliendo, del magistrato Marconi, del capo degli ispettori del Ministero della giustizia Miller. Il modello Berlusconi è quello dove i forti vengono aiutati a danno dei deboli, i furbi a danno di chi rispetta le regole, i disonesti a danno degli onesti, i mediocri a danno di coloro che meritano.
Insomma, il modello Berlusconi è quello della società feudale dove il principe e la sua corte gozzovigliano succhiando il sangue ai cittadini novelli servi della gleba. E siccome il termine feudo deriva dal latino feudum, che a sua volta riprende la radice germanica , che significa bestiame, si capisce come si tratti di un principe che ha nel suo DNA il mercato delle vacche e che, quindi, sa bene come muoversi nella vergognosa compravendita di parlamentari grazie alla quale forse otterrà la fiducia. Sicuramente, però, non avrà quella del gruppo dell'Italia dei Valori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Pregherei i colleghi che non sono interessati di uscire dall'Aula e di non fare capannello nell'emiciclo. Grazie, onorevole Pescante. Onorevole Aprea, la prego.
È iscritto a parlare l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà per sette minuti.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, qualche anno fa, quando facevo un altro mestiere, mi è capitato di tenere un corso all'università su di un libro di Spengler, noto anche in Italia, dal titolo Il tramonto dell'Occidente.
È un libro in cui Spengler negli anni Venti tratteggiava la fine dell'Occidente, la morte dell'Europa, l'emergere di nuove civilizzazioni, l'invasione della Cina verso l'Europa. Non pensavo di vivere nella mia vita le situazioni descritte in quel libro. Devo dire, invece, che negli ultimi anni le stiamo vivendo: non in forma di confronto militare ma certo in forma di straordinaria emergenza - sì, devo ammettere, che il libro di Spengler è un po' razzista - come emergenza di nuovi grandi poteri economici che occupano spazi che una volta erano nostri, in forma di decadenza di grandi potenze economiche di ieri compresa l'Italia.
Oggi questi fenomeni si verificano nel mondo, oggi c'è una crisi mondiale la quale altera drammaticamente i rapporti di forza, di potere, ma anche la possibilità di acquisire risorse e anche i livelli di benessere delle diverse popolazioni del mondo. È una crisi che colpisce con violenza l'Europa, una crisi nella quale l'Europa può emergere più forte, più consapevole, con un passo avanti verso un'unità sempre più perfetta o può sfociare invece nella fine, la distruzione del sogno europeo.
Mentre nel mondo accadono tutte queste vicende, di cosa si occupa la politica italiana? Riconosciamolo: abbiamo dato al mondo uno spettacolo miserevole. Lo spettacolo miserevole di una classe politica avvitata sui propri interni problemi di potere, chiusa alle grandi prospettive internazionali e chiusa anche a vedere la disperazione, la miseria, la preoccupazione di centinaia, di milioni di italiani. Abbiamo 162 tavoli di crisi aperti in Italia: 162 aziende nelle quali non si sa se i posti di lavoro rimarranno o se verranno cancellati (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Abbiamo 600 mila equivalenti disoccupati. Sapete che cos'è un «equivalente disoccupato»? Sono un milione e duecentomila persone che lavorano metà del tempo e che sanno che prima o poi metà di loro verrà licenziata. Come abbiamo reagito, signor Ministro Tremonti? Abbiamo reagito prolungando gli ammortizzatori sociali. Bene, abbiamo bisogno di Pag. 18nuovi posti di lavoro, abbiamo bisogno di nuovi posti di lavoro ad alto contenuto tecnologico, non esposti alla competizione di questi Paesi emergenti. Abbiamo bisogno di una politica economica che non metta «pannicelli caldi» sulle ferite, ma indichi come si esce dalla crisi. Non l'abbiamo avuta grazie alla maestria dal punto di vista tecnico della gestione del debito pubblico, di cui volentieri le do atto.
Abbiamo avuto un Governo che, mentre in Europa si parla di tali questioni, tace, contento soltanto del fatto che non si parli del suo debito pubblico con un'eccezione: qui di nuovo dò volentieri atto al Ministro Tremonti per la giusta, opportuna e tempestiva iniziativa della proposta Juncker a cui immediatamente lei, signor Ministro, si è adeguato. Il primo segnale vero, forte di una presenza italiana nelle questioni europee.
Dentro questo dramma la politica italiana si occupa di altro. Abbiamo dato uno spettacolo miserevole, aggravato da una stampa di parte che ha puntato alla crisi del parlamentarismo. Leggete i giornali attorno a noi, soprattutto certi giornali che non voglio nominare per non sporcarmi la lingua, nei quali voi ritrovate tutti gli elementi della polemica antidemocratica e antiparlamentare che prima della prima guerra mondiale hanno preparato l'Italia al trionfo del fascismo. Inoltre, dato che dovrebbe preoccupare tutti in quest'Aula, quando alcuni deputati danno anche soltanto l'impressione di mettere all'asta il proprio voto dal punto di vista morale, non parlo dell'aspetto giuridico, è un attentato contro la dignità del Parlamento, è un attentato contro la libertà del popolo italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).
Siamo qui, signor Presidente, a chiedere le sue dimissioni non per astio personale, non farò - me ne scuso con qualche settore dell'opposizione - un'arringa personale, non rientra nelle mie corde, non ci crederei. Dico che è fallito un progetto politico, è fallita la famosa «svolta del predellino». Nel 2008 lei avanzò un progetto politico di grandi dimensioni, un progetto politico che doveva dare al Paese la stabilità, un Governo forte capace di affrontare i nodi strutturali che bloccano lo sviluppo dell'Italia, un Paese che cresce ogni anno un punto meno dei Paesi europei paragonabili.
Era un grande progetto e questo progetto chiedeva la soppressione del centro politico, la morte dell'UdC, la formazione di un grande partito e il passaggio dal bipolarismo al bipartitismo.
Diciamoci la verità: quel progetto è fallito. È un'evidenza che è fallita la svolta del «predellino» e che è fallito anche il Popolo della Libertà. Tra l'altro: perché mai chiamarlo «Popolo della Libertà » e non «partito»? Fa forse schifo la parola «partito»? Guardate che tutti i movimenti autoritari cominciano con il denunciare i partiti, dimenticando la fondamentale funzione democratica che è propria dei partiti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Vi sono tanti partiti senza democrazia; nella storia non vi è mai stata una democrazia senza partiti.
Ma a parte questo, gettare tutte le contraddizioni del Paese in due grandi contenitori, pensando che lì vengano poi amalgamate ed emergano due progetti politici: non funziona così. Perlomeno, l'Italia non funziona così. Non ha funzionato. Dietro ad ogni Governo vi è una formula politica. La formula politica del Popolo della Libertà è una formula politica esaurita e come la formula politica è esaurita, così è esaurito anche il Governo e così è esaurito il programma.
Non ci dica, signor Presidente, che siete legati al programma del 2008. In questi due anni sono successe più cose che nei venti anni precedenti: tanta gente che nel 2008 era felice e guardava con sicurezza al futuro oggi è disperata, perché è cambiato il mondo. C'è bisogno di un nuovo programma, c'è bisogno di una nuova formula politica e c'è bisogno di un nuovo Governo. Per questo noi chiediamo le dimissioni di questo Governo, non per animosità personale, ma per ragioni chiaramente e limpidamente politiche.

PRESIDENTE. Onorevole Buttiglione...

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ROCCO BUTTIGLIONE. Mi sta avvisando che il mio tempo è terminato, signor Presidente?

PRESIDENTE. Sì onorevole Buttiglione.

ROCCO BUTTIGLIONE. Allora mi avvio rapidamente alla conclusione. Perché è fallito il partito o Popolo della Libertà? Probabilmente per ragioni di democrazia interna. Qualcuno ha chiesto di fare una corrente, gli è stato risposto «no» ed è stato costretto ad uscire e a fare un altro partito. È un problema di non scarsa rilevanza, ma non tocca a me svilupparlo.
Ultima osservazione: stiamo vivendo come in un sogno, un benessere che si prolunga dopo che si sono esaurite le basi di quel benessere.

PRESIDENTE. La prego, onorevole Buttiglione.

ROCCO BUTTIGLIONE. Spero che il risveglio non sia troppo duro, che non ci capiti come a quel personaggio di Eliot, di scoprire improvvisamente di trovarsi tra le onde del mare, di cadere giù e di affogare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Barbareschi. Ne ha facoltà, per tre minuti.

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, sottosegretari e ministri, sono contento finalmente di poter esprimere la mia opinione davanti al Presidente del Consiglio, certo che ascolterà, forse per una volta, dopo aver tentato per due anni di rivolgergli la parola e ricordandogli che io ho scelto di fare politica non per arricchirmi o per fare altro: vengo da una tradizione familiare che ha fondato questo Parlamento, più di un secolo fa, di economisti che hanno fondato le cooperazione femminili e di partigiani che hanno rischiato vita e deportazione per il bene di questo Paese. È con questo spirito che sono venuto nel Parlamento.
Ho dato fiducia, le ho dato fiducia, ho sperato, le ho dato fiducia la prima volta e anche la seconda, ma non ci credo più e credo che sia sciocco non cambiare idea, quando uno ha delle ferme convinzioni.
Le dirò perché voterò sì alla sfiducia: proprio perché amo la democrazia e sono convinto che i partiti debbano essere il primo luogo dove è possibile esprimere pareri, confrontare opinioni e manifestare anche il dissenso.
Perché lei ha sostituito al detto «l'erba del vicino è sempre più verde» lo slogan «stanno peggio di noi». In entrambi i casi si chiudono gli occhi sulla nostra difficile situazione e lei ci sta abituando a scambiare la finzione con la realtà. Però vede, la realtà non è uno di quei reality imbecilli che ci propinano in televisione tutti i giorni: la realtà è un'altra cosa, è una realtà che va affrontata con fatica, con sacrificio e con anche la voglia a volte di rinunciare a qualcosa, a una ubris costante che però poi prevede una nemesi su una fine, della quale io credo che lei sia in questo momento vittima.
Perché credo che la cultura e l'arte siano una risorsa per il nostro Paese e non una voce di spesa residuale e credo che anche in questo caso non solo abbia dimostrato insensibilità in generale, ma non ha avuto neanche in qualche modo la sensibilità di scegliere qualcuno che avesse a cuore i temi della cultura di questo Paese.
Perché le sue nomine non sono state basate sul merito ma sul grado di asservimento ai suoi voleri, ai suoi desiderata.
Perché disprezza - glielo dico sinceramente - il Parlamento, svilito in questa legislatura e ridotto troppo spesso a svolgere solo adempimenti formali.
Perché vorrei chiarezza sui suoi viaggi in Russia e a Tripoli, spesso senza che la Commissione esteri ne sia informata. Perché mi piace immaginare un futuro per le mie figlie: la sua politica ha contribuito a dare fiducia a dei vecchi spaventati, ma toglie opportunità e speranze nei più giovani, e questo lo sanno le centinaia di migliaia di piccole aziende che non si Pag. 20riescono a muovere, perché tale e grande è il controllo su tutto da non riuscire a svolgere la loro attività.
Perché credo che il rigore dei conti sia necessario, ma non sufficiente a rilanciare il Paese. Perché dal caso Englaro ai tagli alla ricerca, dalle cellule staminali per finire alla legge n. 40 del 2004, rischiamo di perdere la laicità dello Stato. Perché nonostante tutte le promesse sulle nuove tecnologie non abbiamo fatto ancora nulla.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Perché sono mortificato nel vedere ridotto - e termino - il Fus, bistrattato l'intero mondo del teatro, della cultura, del cinema, e vedere il Paese ridotto a quello che è.
Lei è responsabile di questo ritardo e ne trarrà le conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà per sei minuti.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, è indiscutibile che, come rappresentanti della Lega Nord, non avremmo voluto trovarci quest'oggi in Aula a dibattere su delle mozioni di sfiducia a questo Governo presentate dall'opposizione, ma anche, con un atto che noi abbiamo bollato da subito come un gravissimo errore politico, da chi fino ad oggi ha fatto parte di questa maggioranza, che ha vinto le elezioni e a cui è stato dato incarico dai cittadini di governare il Paese.
Per noi la politica è prima di tutto attività pratica, volta a parlare di cose concrete, a risolvere i problemi e i bisogni concreti dei cittadini. Avremmo senz'altro preferito di trovarci oggi ad esaminare uno dei tanti provvedimenti che attendono di essere discussi nell'interesse dei cittadini, i quali, due anni e mezzo fa, ci hanno incaricato, con una netta espressione della loro volontà, di riformare il Paese.
Allora, da questa discussione vogliamo, ancora una volta, cogliere l'opportunità di riconfermare la nostra piena fiducia a questo Esecutivo, che nonostante quanto si affanni a far credere un'opposizione preconcetta ed ideologica, ha operato bene, e nella direzione indicata dalla volontà popolare.
Lo scorso 29 settembre, infatti, questo Parlamento ha riconfermato il proprio sostegno al Governo sulla base di un programma, la cui concreta attuazione è sotto gli occhi di tutti. Oggi, quel sostegno è messo nuovamente in discussione, e di fronte a ciò non rimane che prendere atto delle responsabilità di chi oggi vorrebbe creare condizioni di instabilità, mettendo di fatto a serio rischio il completamento del processo riformatore avviato.
Il vero motivo per cui oggi siamo qui a discutere queste mozioni di sfiducia è il timore del cambiamento: chi vuole far concludere anticipatamente questa esperienza di Governo non vuole il cambiamento, non vuole le riforme. In questi due anni abbiamo avviato la più importante riforma incompiuta da oltre cinquant'anni: il federalismo fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
L'approvazione della legge n. 42 del 2009 ha posto le basi per il completamento di un progetto ipotizzato già al tempo della Costituzione, sempre riproposto e sistematicamente fallito per aver disgiunto il potere di spesa da quello di riferimento delle risorse, cosa che, con il tempo, ha degradato il profilo dello Stato sociale a Stato assistenziale, barattando come solidarietà quello che in realtà è rendita, clientela politica, illegalità.
Abbiamo avviato una riforma improcrastinabile, perché destinata ad attivare il circuito della responsabilità, mettendo fine ad un sistema di finanza derivata e restituendo agli elettori il controllo democratico.
Con il federalismo e la responsabilità finalmente gli amministratori incapaci potranno essere mandati a casa dai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).Pag. 21
Ma veniamo alle cose fatte, alla sicurezza. Riteniamo che l'Esecutivo possa vantare risultati nella lotta al crimine senza alcun dubbio eccezionali, al contrario di quello che l'ha preceduto, il quale non risulta aver lasciato dietro di sé particolare nostalgia.
I dati relativi all'andamento della criminalità, con un sensibile calo della delittuosità generale e i successi riportati nel contrasto alla criminalità organizzata, sono dati che parlano chiaro. Altri e di diverso colore politico sono stati i Governi che hanno portato avanti la trattativa fra Stato e mafia (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
Questo è stato il Governo che più di tutti ha portato avanti la lotta contro le mafie: 661 operazioni di polizia giudiziaria, 6.754 mafiosi arrestati, 28, su un elenco di 30, latitanti di massima pericolosità arrestati, quasi 15 miliardi di euro il valore dei beni sequestrati alle mafie, 3 miliardi di euro confiscati e il codice unico antimafia, che ha fatto finalmente diventare legge le proposte di due eroi dell'antimafia come Falcone e Borsellino (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questa è la legalità dei fatti e non delle parole (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
Veniamo ad un altro fronte caldo, quello della giustizia. La riforma della giustizia deve essere realizzata e portata a compimento, perché è questo che ci chiedono i cittadini sia in ambito civile sia in ambito penale.
Nel penale, oltre alle nuove norme per contrastare la criminalità organizzata e la violenza alle donne - ricordo l'importanza di avere introdotto il nuovo reato di stalking - occorre adesso realizzare una più ampia riforma che non sia a favore o contro qualcuno, ma nell'interesse dei cittadini che meritano un processo breve, certo e di ragionevole durata.
Concludo, signor Presidente, riconfermando il pieno sostegno della Lega Nord a questo Esecutivo, sostegno basato su un'alleanza politica e vincolato al rispetto del patto sottoscritto con gli elettori e al conseguimento di precisi obiettivi programmatici.
Auspichiamo che già da domani, incassata la fiducia, si possa tornare a lavorare alle tante proposte in cantiere. Il percorso delle riforme non deve e non può interrompersi. Riteniamo - lo dico ai colleghi di Futuro e Libertà - che in democrazia il confronto sia un valore aggiunto. Il confronto è sempre vero.
Sono sempre possibili interpretazioni e prospettive rispetto a ciò che è stato e a ciò che deve essere, ma una cosa sola non può essere tollerata: la slealtà nei confronti degli elettori, i quali sapranno giudicare (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà per sette minuti.

PIERO FASSINO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, nel 2008 toccò a me fare il primo intervento dell'opposizione nella seduta che si apprestava a darle la fiducia. Nel riconoscerle la vittoria elettorale - riconoscimento che suscitò anche qualche malumore su questi banchi - la invitai tuttavia a non sottovalutare le aspettative che quel consenso le caricava addosso, ad essere consapevole della responsabilità che quella vittoria le imponeva e a fare i conti, senza propaganda e senza illusioni, con i tanti problemi che il Paese aveva davanti.
Non so se lei abbia mai riflettuto su quelle parole. Quello che so per certo è che lei, in questi due anni, questa capacità non l'ha avuta. Oggi è qui a chiederci la fiducia per una maggioranza che non c'è più e per un Governo che non ha più la credibilità che gli elettori gli avevano riconosciuto.
Anche oggi, anziché fare i conti con la realtà, ha preferito affidarsi, come spesso accade, alla regola aurea della pubblicità - cosa di cui lei si intende - ossia che non è importante che una cosa sia vera, ma che sia creduta vera. Lei ha applicato tale regola questa mattina nel suo discorso al Pag. 22Senato, in cui sostanzialmente ha detto che il Governo ha fatto bene, fa bene e continuerà a fare bene e che è irresponsabile fermarlo per litigi e ambizioni personali, facendo credere, come è accaduto spesso in queste settimane anche nella pubblicistica, che la crisi di questa maggioranza sia in fondo l'effetto di un litigio politico nella sua leadership tra lei e l'onorevole Fini, rovesciando così la causa e l'effetto.
Infatti, la lite tra lei e il Presidente della Camera non è la causa di questa crisi, ma la sua conseguenza. Questa crisi, che l'ha portata qui a mendicare una maggioranza che non ha, ha delle ragioni di fondo. Le radici di questa crisi stanno nel fatto che l'Italia ha l'11 per cento di disoccupazione, il più alto livello di disoccupazione degli ultimi 16 anni.
Questa crisi ha le sue radici nel fatto che la crescita è una crescita zero, la più bassa crescita tra i Paesi industrializzati. La crisi che l'ha portata qui ha le sue radici in un debito pubblico che è cresciuto costantemente e sottolineo che, ogni qual volta governate voi, cresce, dopo che i governi di centrosinistra quel debito pubblico lo hanno ridotto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Questa crisi ha le sue radici nel fatto che a Napoli, nonostante le sue promesse, l'immondizia continua ad essere lì e che a L'Aquila...

ALESSANDRA MUSSOLINI. La colpa è della Iervolino!

PRESIDENTE. Onorevole Mussolini, la prego, se non è interessata esca.

ROLANDO NANNICINI. Mussolini sindaco!

PIERO FASSINO. Onorevole Mussolini, l'onorevole Carfagna l'ha già definita egregiamente, quindi la smetta.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Vergognati! Signor Presidente, questa è una cosa che non si deve fare (Si avvicina al banco del deputato Fassino, trattenuta dagli assistenti parlamentari)!

PRESIDENTE. Onorevole Mussolini, si fermi, la prego. Onorevole Fassino, continui.

PIERO FASSINO. Mi scuso con l'onorevole Mussolini.

PRESIDENTE. Onorevole Mussolini, l'onorevole Fassino si è scusato con lei.

PIERO FASSINO. Sono sicuro che l'onorevole Mussolini non si scuserà con me per le sue intemperanze. In ogni caso, la crisi che ci ha condotto qui affonda le sue radici nel fatto che, nonostante i proclami e la propaganda, a L'Aquila si continua ad aspettare una ricostruzione che non comincia. La crisi che l'ha portata qui affonda le sue radici nel sommovimento che da due anni scuote la scuola e l'università italiana, oppure nel clima devastante che si è via via accumulato nel mondo della giustizia o nella condizione di disagio e di malessere che vive la cultura italiana, come ha ricordato qualche minuto fa il collega Barbareschi.
Insomma, le ragioni della crisi sono ragioni di fondo ed è per questo che lei non ha più i consensi che aveva due anni fa. L'onorevole Dussin ha detto che siamo qui a discutere di una crisi di un Governo che ha vinto tutto quello che poteva vincere in questi due anni. Ecco, forse bisogna guardare dentro quelle vittorie! Forse le cifre dicono qualcosa, ossia che nel 2008 lei ha raccolto il 37 per cento del voto degli italiani ma che nel 2009, alle elezioni europee, quel 37 per cento era già diventato 35 per cento, che nelle elezioni regionali, parlo di cifre e di voti veri... (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
È inutile che urliate, la matematica non è un'opinione! Nei turni elettorali regionali 2009-2010, quel consenso ha realizzato - voti alla mano calcolati - una cifra che si è ridotta al 31 per cento e in tutti i sondaggi - cosa a cui lei è particolarmente Pag. 23attento - lei sa che oggi il suo partito è dato abbondantemente sotto la soglia del 30 per cento. Allora questo continuo décalage di voti dati, di cifre che sono verificate negli andamenti elettorali... (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Signor Presidente, chiederei di poter parlare.

PRESIDENTE. Continui, onorevole Fassino. Prego i colleghi di ascoltare o, se non sono interessati, di uscire dall'Aula.

PIERO FASSINO. Capisco che quando si citano fatti e cifre che sono scomode si è intemperanti, ma la matematica non è un'opinione! Le cifre sono lì, studiatele e vedrete che sono esattamente come ve le ho date e indicano un continuo e costante décalage, una riduzione dei consensi di cui lei stesso è preoccupato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Per tali motivi c'è questa crisi e lei ha perso un pezzo di maggioranza per strada, non perché vi è stato un litigio incomprensibile o tra persone irresponsabili, ma perché non è stato in grado di realizzare gli obiettivi ambiziosi su cui lei aveva raccolto il consenso nelle elezioni del 2008. Il Paese ha sempre di più consapevolezza di ciò e ne ha consapevolezza anche una parte di quello schieramento politico che pure le aveva dato la fiducia e che oggi non gliela dà più.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIERO FASSINO. Per questa ragione - concludo - lei potrà anche prendere domani un voto in più che le consenta di salvarsi per il rotto della cuffia, dopodiché la crisi rimarrà esattamente la stessa non solo perché con un voto in più lei non sarà in grado la prossima settimana qui di far approvare alcunché perché non avrà i voti per far approvare decreti e leggi, ma perché con un voto in più non si governa il Paese e tutte le ragioni che lo hanno portato in questa crisi saranno ancora davanti a lei. Per questo, sarebbe un atto di responsabilità prenderne atto e rassegnare le dimissioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole De Girolamo. Ne ha facoltà.

NUNZIA DE GIROLAMO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, tutto avrei potuto immaginare il 29 aprile 2008 tranne che, nel bel mezzo della legislatura, mi sarei ritrovata ad intervenire in Assemblea contro una mozione di sfiducia al mio Governo ideata, voluta e pretesa dal Presidente della Camera. Un Presidente votato dalla maggioranza parlamentare che ha vinto le elezioni del 2008 e non votato dai gruppi parlamentari di opposizione, che, invece, oggi appongono la firma sulla mozione di sfiducia.
Per la prima volta nella storia della Repubblica ci troviamo di fronte ad una mozione di sfiducia del Presidente della Camera al Presidente del Consiglio. Mi chiedo e vi chiedo, signori della sinistra, signori delle garanzie istituzionali, della morale a senso unico e della verità assoluta, è corretto tutto questo? Sono amareggiata come i 14 milioni di elettori del Popolo della Libertà che ci hanno chiesto di cambiare il nostro Paese.
Signor Presidente Fini, noi giovani eravamo dentro Forza Italia e dentro Alleanza Nazionale, ma soprattutto eravamo nel Paese quando per strada montavamo i gazebo della Casa delle Libertà e sognavamo un grande partito liberale, moderno e riformatore, un partito di tutti e in grado di andare oltre gli orizzonti dei partiti di provenienza. Si tratta di un partito che non è nato solo per la generosità sua e del Presidente Berlusconi, ma di decine e decine di migliaia di nostri militanti, uniti da un grande sogno: un'Italia unita nel popolarismo europeo. Ho sentito spesso in questi giorni alcuni deputati di Futuro e Libertà (eletti nel Popolo della Libertà) dire che Fini era cofondatore del Popolo della Libertà, quasi a rivendicare il diritto di sfasciare, rompere e distruggere. No, signor Presidente Fini, quel diritto lei non ce l'ha perché il partito è di tutti. Lei è Pag. 24stato fondatore come lo sono stati tutti gli iscritti di Forza Italia e di Alleanza Nazionale. Oggi sono orgogliosa di difendere questo progetto politico con migliaia di ex militanti di Alleanza Nazionale.
Il Popolo della Libertà è un partito dei doveri, ha il compito di aprirsi alla società italiana, di renderla contendibile là dove la sinistra l'ha sempre chiusa tra le corporazioni, fra i potentati economici, fra i baroni e fra gli ordini superati dal tempo. Dov'è oggi l'università nella quale il figlio dell'operaio può diventare notaio con pari diritti rispetto al «figlio di»? Il nostro è un progetto riformatore: porre tutti nelle stesse eguali ed identiche condizioni di partenza. Questo si ottiene non facendo uguali tra diseguali come la sinistra vorrebbe, ma facendo della democrazia... Scusate (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI. Signor Presidente, la collega si è emozionata!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà per tre minuti.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, le confermo che la componente politica del gruppo Misto Alleanza per l'Italia le voterà domani la sfiducia. Le vorrei qui offrire il consiglio di evitare un'inutile conta, di dimettersi subito, di aprire una fase politica positiva e responsabile per il Paese.
Ciò detto, colgo l'occasione per svolgere alcune riflessioni in particolare sulla politica estera italiana. Come bene può confermare il Ministro Frattini, lei ha goduto di un vantaggio indubbio nel 2008: quello di trovarsi, dopo le elezioni del 2008, di fronte ad un'opposizione responsabile, che ha sostanzialmente sostenuto le scelte fondamentali di politica estera di questa amministrazione. Le ha votato le scelte più importanti, come le missioni militari all'estero. Si tratta di un'opposizione responsabile, che ha saputo fare della solidarietà atlantica ed europea la stella polare della propria azione.
Credo però che lei, anziché capitalizzare e valorizzare tale patrimonio di consenso e di fiducia, ha in questi due anni costruito e promosso una politica estera sovente in distonia con il mandato ricevuto dal Parlamento. Non ci voleva certo Wikileaks per percepire tale clamoroso «disassamento». Penso in particolare alla rottura della solidarietà atlantica ed europea sulle questioni energetiche e sui diritti umani.
Signor Presidente del Consiglio, lei non si è comportato da moderato, ma spesso è stato spregiudicato e distante dall'Europa e dai nostri alleati. Il problema non è tanto il rapporto personale con Putin o con Gheddafi, ma quanto il rischio che tale rapporto abbia provocato un mutamento radicale negli indirizzi della nostra politica estera, creando spesso imbarazzo tra i nostri alleati dentro e fuori il Paese.
Penso che sulla geopolitica delle forniture petrolifere lei non solo si è occupato di sicurezza degli approvvigionamenti, ma ha collocato l'Italia in una inaccettabile posizione di subalternità nei confronti della strategia del governo russo e di Gazprom.
Ma non sarebbe stato forse meglio sostenere con maggior convinzione ciò che ci chiedeva l'Unione europea e ciò che ci chiedevano gli alleati (penso al progetto Nabucco)? Ma non sarebbe forse stato meglio anche prendere le distanze, posizionando e riallineando l'Italia con l'Europa, da una Russia sempre più assertiva, che usa la leva energetica come ricatto e come arma geopolitica, Paese i cui standard di libertà fondamentali si sono via via drammaticamente ridotti?
Penso, inoltre, al rapporto con Gheddafi. Credo che normalizzare i rapporti con la Libia sia un fatto importante e certamente una priorità della politica estera italiana. Tuttavia, forse non avremmo dovuto normalizzare i rapporti con la Libia - e concludo - senza dimenticare che abbiamo a che fare con un regime che viola i fondamentali diritti Pag. 25umani. Detto ciò, l'Italia deve aprirsi sul serio ad una nuova fase di vera moderazione, serietà, solidità e affidabilità internazionale.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pionati. Ne ha facoltà, per due minuti.

FRANCESCO PIONATI. Signor Presidente, colleghi, attraverso le mozioni di sfiducia si viola la logica, cercando di spiegare che gli incendi si spengono con la benzina e che in un momento di difficoltà la cosa migliore per il Paese è far cadere il Governo e lanciarsi nel vuoto. Tutto questo, ovviamente, nel nome della governabilità. Certo per i firmatari delle mozioni questo Governo sta facendo male, al punto tale che per succedere a Berlusconi gli stessi firmatari indicano il suo Ministro più importante, quello dell'economia e delle finanze, che invece sta facendo bene. Presidente Fini, per ricordare una delle sue frasi più celebri, a me pare davvero che siete alle comiche finali.
Ovviamente a Berlusconi è stata offerta una via d'uscita, una crisi lampo di 72 ore dopo di che tutto è risolto. Mi domando cosa può cambiare in 72 ore. Arrivano gli alieni? Ritorna Gesù sulla terra? Delle due l'una: o la crisi è drammatica e richiede tempi adeguati o sarebbe solo una pagliacciata.
Bene ha fatto il Presidente del Consiglio a tenere duro, a non cedere alle richieste di dimissioni, che sono solo pretestuose, e a mettere ognuno dinanzi alle proprie scelte e alle proprie responsabilità.
Domani Repubblicani e Alleanza di Centro voteranno convintamente la fiducia. Poi, Presidente Berlusconi, nelle sue mani ci sarà una grande responsabilità: costruire un nuovo centrodestra senza più bombe ad orologeria e a prova di sgambetti, in grado di realizzare le riforme che servono al Paese. Alleanza di centro e Repubblicani ci saranno.
Poco fa un giornalista mi ha chiesto perché i moderati di Futuro e Libertà per l'Italia e dell'Unione di Centro non rispondono all'appello lanciato ai moderati da Berlusconi. Perché, ho risposto, sono moderati solo di facciata.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pionati.

FRANCESCO PIONATI. Per dimostrare responsabilità e coerenza, se voteranno contro il Governo, dovrebbero lasciare le posizioni che hanno acquisito in nome all'alleanza con il Popolo della Libertà.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Montagnoli. Ne ha facoltà, per sette minuti.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, colleghi, siamo qui per decidere se questo Governo e questa maggioranza devono andare avanti. Riteniamo prima di tutto che bisogna fare un po' di chiarezza e prendere in considerazione quello che è stato fatto dal 2008 ad oggi, tenendo conto dell'azione politica, economica e finanziaria. È fondamentale, se vogliamo essere onesti, considerare che il Governo appena entrato in carica ha subìto gli effetti della gravissima crisi internazionale, la più grande dopo il 1929, che partita dagli Stati Uniti ha toccato tutti i Paesi europei e, quindi, anche il nostro. In quel periodo gli altri Paesi ingrossavano il debito pubblico per salvare soprattutto le grandi banche, principali responsabili della situazione, e anche i banchieri europei non capivano la situazione e piuttosto che diminuire i tassi li aumentavano.
Invece, grazie a un Ministro geniale come Giulio Tremonti, abbiamo varato una manovra triennale che ha salvato i conti pubblici senza mettere le mani nelle tasche dei cittadini come voi della sinistra avete sempre fatto, con Visco in testa. Voi avete sempre messo le mani nelle tasche dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Agli italiani avevamo promesso che non avremmo aumentato le tasse e abbiamo compiuto delle scelte impegnative e coraggiose perché siamo consapevoli che è obbligatorio Pag. 26ridurre l'enorme spesa pubblica. Grazie a ciò oggi il nostro Paese ha una tranquillità finanziaria, nonostante i gufi che speculano. Inoltre, ha garanzie sul debito pubblico che, è bene ricordare, è il più grande d'Europa e il terzo al mondo. È merito vostro se paghiamo ogni anno 80 miliardi di interessi.
Se non riconoscete questi dati, debito pubblico e manovra salva conti pubblici, siete in malafede. Tutti gli organismi internazionali ci hanno riconosciuto questo merito.
Vicino a noi ci sono Paesi come la Grecia, l'Irlanda, il Portogallo e la Spagna, che hanno conti molto peggiori dei nostri. Se avessimo seguito le vostre pochissime idee, saremmo al disastro. Nel 2008, caro Bersani, lei aveva proposto di aumentare il debito pubblico; se l'avessimo ascoltata oggi il nostro Paese sarebbe in bancarotta.
Abbiamo garantito in questo periodo - cosa che non tutti hanno fatto - i giusti ammortizzatori sociali a chi oggi è senza lavoro - più di 30 miliardi di euro - garantendo così la pace sociale. Ciò è merito di questo Governo e delle parti sindacali più responsabili, non della vostra CGIL. Anche in questo settore, l'unica idea pervenuta da parte vostra - dall'onorevole Franceschini - è stata quella di assumere 100 mila giovani al sud, a carico dello Stato solo per propaganda politica. Il sud si cambia e si migliora attivando gli impegni che il Governo sta portando avanti, in primis con riferimento alla legalità. Ci voleva un Ministro della Lega, Roberto Maroni, per fare un po' di ordine e pulizia: i 18 miliardi di euro confiscati alla criminalità sono la miglior risposta e speranza che il sud possa cambiare, scelte sagge e coraggiose nella tenuta dei conti, nel sostenere chi è in difficoltà, salvaguardando i nostri cittadini e anche i loro risparmi.
Nelle ultime settimane ho sentito la proposta di congelamento dei titoli del debito pubblico, ma la Lega non consentirà di rubare soldi ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Oltre alla crisi economica mondiale, il Governo nel suo percorso ha anche incrociato dei disastri, come il terremoto de L'Aquila, su cui è prontamente intervenuto, i rifiuti di Napoli - la cui unica e vera responsabilità è del vostro sindaco Jervolino - lei sì che si dovrebbe dimettere - e, da ultimo, l'alluvione in Veneto. Il Governo ha prontamente stanziato 300 milioni e, a tal proposito, chiedo tuttavia di accelerare nell'erogazione dei fondi a favore dei cittadini e delle imprese. Prendiamo esempio dal Veneto e dai veneti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), si sono rimboccati le maniche a testa bassa e non hanno aspettato nessuno; questa è la forza del nostro Paese.
Oggi, in questa situazione ancora difficile abbiamo bisogno di un Governo stabile, che vada avanti con il percorso di riforme di cui ha bisogno il Paese, in primis il federalismo, che cambierà radicalmente il nostro sistema, dando la responsabilità agli amministratori e la giusta autonomia. Finalmente i soldi resteranno nel territorio in cui si producono.
Noi tutti abbiamo un obbligo: nel 2008 i cittadini ci hanno eletto per cambiare il Paese, ci hanno riconfermato la fiducia nel 2009 e nel 2010. Delle beghe dei palazzi romani la gente è stufa, abbiamo l'obbligo morale di cambiare questo Stato burocrate e inefficiente in un moderno Stato federale. Molte cose sono state fatte e molte sono ancora da fare: la riforma fiscale, che deve cambiare il rapporto tra fisco e contribuente, con l'obiettivo dell'abbassamento delle imposte e una rimodulazione degli incentivi alle imprese. Dobbiamo inoltre continuare nella sburocratizzazione dello Stato, come stanno facendo i Ministri Calderoli e Brunetta, portare avanti la sfida a livello europeo per la definitiva approvazione del made in Italy nel tessile - battaglia storica a favore dei nostri prodotti - dare risposte agli enti locali nella modifica del Patto di stabilità, soprattutto privilegiando gli enti virtuosi e chi rispetta le regole, continuare la lotta contro l'evasione fiscale e i falsi invalidi - cosa fatta benissimo da questo Governo - Pag. 27e mettere al centro dell'attività politica le piccole e medie imprese, il nostro valore aggiunto invidiato a livello mondiale.
La Lega è qui per questo, sempre presente, chi si assume la responsabilità, tradendo gli elettori, di stare con Di Pietro e la sinistra ne pagherà il conto di fronte al popolo sovrano. Voi volete fermare le riforme e il federalismo, non proponete nulla a favore dei cittadini, volete cambiare Governo non per migliorare l'economia, ma per cambiare la legge elettorale.
Concordo nella modifica, una è utilissima: chi tradisce il mandato popolare deve andare a casa, subito. Onorevole Presidente Berlusconi, lei ha la responsabilità di guidare questo Governo, ha la fortuna - e concludo, signor Presidente - di avere con lei l'uomo politico più lungimirante, Umberto Bossi, colui che vuole cambiare veramente questo Paese, lo segua!
Qualche giorno fa una signora anziana mi ha detto: «Voi dovete credere e combattere».

LUDOVICO VICO. E obbedire?

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Noi della Lega crediamo nei nostri valori, nella difesa del nostro territorio e della nostra storia.

PRESIDENTE. Onorevole Montagnoli, la prego di concludere.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Combattiamo per questo, per la libertà della Padania. Avanti Presidente Berlusconi, avanti Ministro Bossi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Veltroni. Ne ha facoltà, per nove minuti.

WALTER VELTRONI. Signor Presidente, Signor Presidente del Consiglio, nell'ultimo intervento che svolse in quest'Aula, nel gennaio del 1954, Alcide De Gasperi disse che la sua politica, la politica come lui la intendeva, non si ispirava alle ambizioni di una persona...

PRESIDENTE. Onorevole Veltroni, attenda un attimo. Pregherei i colleghi che non sono interessati di uscire dall'Aula.

WALTER VELTRONI.... non si ispirava alle ambizioni di una persona che passa, ma si fondava sul sentimento della responsabilità nazionale, che è al di sopra di ogni tendenza. Qualora questo principio fosse stato spezzato, com'è il desiderio di chi si preoccupa solo del proprio interesse di parte, della democrazia in Italia non sarebbero rimasti che i relitti sul mare agitato della sovversione.
Sono le ultime parole di un grande statista, di un uomo che ha segnato con le sue idee la storia della Repubblica italiana, un uomo al quale talvolta, in maniera del tutto inspiegabile, il Presidente del Consiglio si è richiamato.
Credo, Presidente Berlusconi, che lei, assumendo la linea che ha assunto in questa crisi, stia decidendo di fare esattamente il contrario di ciò a cui De Gasperi ci richiamava, cioè al concetto della responsabilità nazionale, della priorità degli interessi generali del Paese su quelli di parte.
Lei ha deciso di affrontare questa crisi cercando di creare le condizioni per favorire i due elementi di continuità della storia politica italiana da qualche anno a questa parte: uno scontro frontale, se possibile caricato di quei termini - il tradimento, l'ideologia - che appartengono a un vocabolario del quale credo il Paese è stanco e, inevitabilmente, il conseguente immobilismo.
Penso che lei rischi, magari consigliato dai suoi più estremi consiglieri, di cadere nel comma 22 del codice militare degli Stati Uniti, che come lei sa, recita: chi non è sano di mente può chiedere l'esenzione dal servizio militare, ma chi chiede l'esenzione dal servizio militare non è insano di mente.
Infatti, nella condizione politica nella quale lei ora si trova, quale può essere Pag. 28l'esito di questa discussione? Lei può trovarsi domani nella condizione di avere un voto negativo da parte della Camera dei deputati, di doverne prendere atto e di dimettersi. Oppure, può trovarsi nella condizione di avere, grazie al lavoro che è stato fatto, anche un po' in contraddizione con tutti i discorsi che ho ascoltato sui tradimenti del consenso elettorale e del mandato che è stato affidato dagli elettori, nella condizione di avere uno o due voti con i quali pensare di andare avanti in una situazione come quella nella quale ci troviamo.
Lei sa benissimo dall'esperienza di questo Parlamento in cui, anche quando c'era una maggioranza di cento parlamentari, è capitato spesso alla maggioranza stessa di andare sotto, che un Paese come il nostro non si governa - lo diciamo anche sulla base dell'esperienza che noi abbiamo vissuto in un altro momento - con uno o due voti di maggioranza. Quindi, lei è in un vicolo cieco, dal quale si potrebbe uscire solo con una capacità di interpretare il senso di responsabilità nazionale, che però allo stato delle cose non mi sembra che lei sia nelle condizioni di fare.
Due anni fa lei disse in quest'Aula, nel suo primo discorso: fate funzionare le istituzioni della Repubblica come ci hanno ordinato gli elettori, riducete l'area della vanità, realizzate quanto avete promesso di realizzare e fate in fretta perché una cosa è sicura, Italia non ha tempo da perdere. Sono passati due anni, anzi due anni e mezzo, guardiamo oggi com'è il nostro Paese, guardiamo cosa è cambiato rispetto al tempo nel quale lei ha pronunciato questo discorso. Abbiamo perso un'altra legislatura. Si poteva in questa legislatura, visto il mandato che avevate avuto dagli elettori, cogliere questa occasione, per affrontare quelle riforme istituzionali delle quali il Paese ha disperatamente bisogno, perché se noi non metteremo la democrazia italiana in condizioni di funzionare, se non daremo alla democrazia italiana l'efficienza e la trasparenza necessarie per governare una società veloce e complessa come questa, tutti noi rischieremo di essere travolti in una crisi del sistema democratico.
Lei ha ancora una volta impedito che questo potesse avvenire, come è accaduto per la Commissione bicamerale, non solo così ha tradito un impegno preso qui in Parlamento, ma ha fatto male al Paese perché il Paese ha bisogno di avere meno deputati, di chiarire i ruoli dell'Esecutivo e del Parlamento, di una politica più lieve.
Lei ha fatto di questa legislatura l'ennesima legislatura nella quale ha saputo esercitare la sua principale - vorrei dire quasi esclusiva - virtù: lei è bravissimo a fare campagne elettorali, ma governare è un'altra cosa rispetto a fare la campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). L'Italia è da quindici anni in una interminabile campagna elettorale, fatta di rissa e di immobilismo. Sembra davvero il trionfo di Tomasi di Lampedusa: tutto si cambi per non cambiare nulla. Rissa ideologica, polemica, sensazione di essere sempre sull'orlo di una crisi di nervi, ma poi sostanziale immobilismo.
Presidente del Consiglio, vorrei fare appello al suo senso di responsabilità: il segnale che lei dà è di concepire il potere non come un mezzo, come è giusto, ma come un fine e, per fare questo, lei ha travolto anche ciò a cui dice di tenere, cioè il bipolarismo. Il bipolarismo non è quello della compravendita del voto o dell'inseguimento del consenso dell'uno o dell'altro, il bipolarismo è la sanzione, certo attraverso il voto degli elettori, della scelta di un Governo e poi l'alternarsi in una fisiologia di confronto democratico. Resto convinto che i Governi in condizioni normali debbano essere scelti dai cittadini.
Lei sa che la storia del debito pubblico italiano, che stamattina ha improvvidamente riferito ai Governi del compromesso storico - le ricordo, per sua memoria, che sono tre anni di Governo tra il 1976 e il 1979 - è molto più lunga, prima e dopo. Io considero il bipolarismo un valore, ma non questo bipolarismo, costretto nella gabbia, da una parte, da una santa alleanza, la vostra, contro la sinistra concepita Pag. 29come un demone e, dall'altra, da uno schieramento che inevitabilmente si costituisce contro. Questo è l'alibi per l'immobilismo. Noi non siamo oggi in una condizione normale per quello che succede in Europa. Davvero si può pensare di andare avanti con uno o due voti? Questa prospettiva si è conclusa anche oggi con le dichiarazioni dell'onorevole Bossi, che ha detto di non essere disponibile per una prospettiva di questo genere. Dunque, il Paese prima di tutto.
Io la sento parlare, Presidente del Consiglio, e registro - e potrebbe sembrare un fatto positivo - che lei usa gli stessi toni e gli stessi linguaggi nei discorsi di partito e nelle cerimonie ufficiali, ma questo è il più grave errore che possa compiere un uomo investito di una responsabilità pubblica. Si può legittimamente voler attuare il proprio programma, ma poi chi ha un ruolo come il suo deve cercare di unire il Paese, di tenerlo insieme, di rispettare le diverse opinioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Voglio fare un riferimento in maniera - credo - del tutto insospettabile: ho molto apprezzato il sindaco della Lega di un piccolo comune del bergamasco, di Brembate, che nel corso di questi giorni ha saputo interpretare la sua comunità e respingere il rischio di una devastazione del tessuto civile attraverso il dilagare di fenomeni di intolleranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Per lei invece dividere sembra essere il tema centrale: nord e sud, giovani e anziani, garantiti e non garantiti. Lei governa questo Paese da otto anni, il tempo più lungo dopo Mussolini, e dunque deve rispondere di come sta il Paese. Deve rispondere della condizione nella quale l'Italia si trova. Per questo, concludendo, vorrei soltanto dire una cosa ad un Paese, Ministro Tremonti, che ha svolto in Europa una funzione molto importante - e potrebbe testimoniarlo - che si trova in una condizione molto difficile: più disoccupazione, più spesa pubblica, più tasse, più debito, più deficit, meno crescita, meno produttività. Questo Paese non può stare senza Governo e non può andare verso elezioni anticipate dall'esito incerto. Questo Paese ha bisogno di un Governo che non sia un Governo del ribaltone, ma un Governo che esprima la concordia e la solidarietà di forze responsabili che hanno a cuore il destino del Paese. È questa - credo - la sfida verso la quale, girando pagina, domani mattina il nostro Paese si può e si deve incamminare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà, per quattro minuti.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, come diceva l'onorevole Veltroni, questo Paese ha bisogno di un Governo, ma questo Paese un Governo ce l'ha e ce l'avrà, ed è quello del Presidente Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Pochi mesi fa, anche se sembrano tanti, nel marzo 2010, che sembrava il D-day di questa legislatura, si sono svolte le elezioni regionali, che dovevano segnare la svolta di questa legislatura e dire se essa era la legislatura delle riforme, se Berlusconi avesse vinto, o la legislatura del cambiamento politico, se Berlusconi avesse perso.
Forse qualcuno, signor Presidente del Consiglio, anche nella sua maggioranza, a quella vittoria non ci credeva, ma c'è stata. Con quella vittoria si poteva dare il via al percorso di riforme che, forse, in questo Paese era finalmente auspicato, che si dovevano fare e che si dovevano al Paese: riforme istituzionali e tante di quelle riforme di modernizzazione di cui il Paese aveva bisogno.
Cosa è capitato da allora? È capitata una crisi che è soprattutto artificiale: è artificiale una crisi di una maggioranza che comincia proprio dopo una vittoria elettorale e con una guerriglia politica finalizzata a mettere in crisi un percorso riformatore e la stabilità stessa del Governo. Strano, soprattutto per un Governo che vince per tre volte di seguito le elezioni e le vince in un momento di crisi economica, quando tutti gli altri Governi Pag. 30europei venivano puniti nelle urne dal proprio elettorato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ecco perché questa crisi politica è un artificio; ecco perché, nonostante che il Governo abbia proseguito la sua azione, purtroppo, questa opera e i successi di questo Governo sono stati in parte oscurati dal tentativo di una discussione politica che, troppo spesso, è parsa poco comprensibile dall'elettorato e dai cittadini (devo dire che spesso è stata poco comprensibile per noi che siamo in Parlamento, figuriamoci per gli altri).
Ma soprattutto - questo credo sia fonte di grande responsabilità - si è bloccato quel percorso riformatore di cui, come dicevo, avevamo necessità. Troppe volte, signor Presidente, si è avuta l'impressione che fosse forte in questo Parlamento, per tante forze politiche, la tentazione di un ritorno al passato, di cancellare 16 anni di questo berlusconismo.
Sa cos'è questo berlusconismo, signor Presidente? È la scelta degli elettori, la possibilità che il popolo decida chi governi, non il palazzo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Espropriare la piazza e far decidere a qualcuno è un'oligarchia!
Allora, cancelliamo questi 16 anni e torniamo indietro verso giochi diversi. È per questo che bisogna continuare e andare avanti; è per questo che, forse, siamo ancora in tempo, con tutte le forze responsabili di questo Parlamento, per riprendere questo percorso riformatore.
Ma vorrei, soprattutto, segnalare una riforma, che personalmente mi sta particolarmente a cuore. Si tratta di uno dei temi che spesso viene scagliato contro questo Governo: il tema della giustizia.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

JOLE SANTELLI. Concludo velocemente, signor Presidente. Uno dei temi è quello della giustizia, signor Presidente del Consiglio e signor Ministro della giustizia. Signor Ministro, porti avanti questa riforma della giustizia, che trasformi finalmente l'Italia in una democrazia. Portiamola avanti, spieghiamola al Paese senza infingimenti. Possiamo camminare a testa alta, perché, al di là del gioco fra politica e giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Santelli.
È iscritto a parlare l'onorevole Romano. Ne ha facoltà per quattro minuti.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, oggi, a distanza di due mesi e mezzo, questo Parlamento è nuovamente chiamato ad esprimere un voto di fiducia al suo Governo. A differenza del 29 settembre, la Camera dei deputati viene sollecitata da ben tre mozioni di sfiducia, che, al netto delle questioni che, ivi poste, sono diverse tra loro, ne raccolgono una comune: l'antiberlusconismo. Quest'ultimo ha caratterizzato la vocazione minoritaria del Partito Democratico, ha dato ragione di vita al partito di Di Pietro e in passato è stata la ragione di distinguo tra Casini e le altre opposizioni. È quello stesso antiberlusconismo che un tempo era stigmatizzato dai tanti colleghi di Futuro e Libertà come unica cifra delle opposizioni. Oggi diventa comune denominatore di una forza parlamentare vasta, ma politicamente contraddittoria.
Si tratta di una forza parlamentare che non esiste unitariamente nel tessuto sociale del nostro Paese e che per questo è priva di una proposta politica unitaria ed al contempo alternativa a Berlusconi e alla sua maggioranza, una forza parlamentare che omette le premesse dell'attuale crisi politica perché trova comodo individuarne le cause nell'incapacità del Presidente del Consiglio di gestire non già la virulenta crisi economica - abbiamo letto degli apprezzamenti fatti a questo Governo e al ministro Tremonti -, non già alle emergenze che il nostro Paese ha dovuto sopportare - e con questo anche gli apprezzamenti alla protezione civile a Bertolaso -, non già l'azione del Governo stesso nelle più diverse iniziative - pochi giorni Pag. 31fa abbiamo approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza a stragrande maggioranza in quest'Aula -, ma la gestione di un rapporto personale e politico con una parte del suo stesso partito.
La caduta del bipartitismo immaginato nel 2008, vera premessa della crisi politica, nel nostro Paese non ha trovato pronti coloro i quali ne avevano contestato la bontà e auspicato il fallimento. Non sono stati pronti perché intenti a costruire in provetta un progetto politico che, lungi dal superare il bipolarismo malato, con la suggestione del terzo polo sposta un pezzo di classe politica prima e un pezzo di elettorato poi nell'alveo dell'opposizione: opposizione che si fa maggioranza in Parlamento attraverso la dinamica del ribaltone, o nel Paese con i cosiddetti accordi di desistenza, vanificando così il principio sacrosanto secondo il quale chi vince le elezioni governa, chi perde sta all'opposizione; esempio plastico quello che è già avvenuto in Sicilia.
Signor Presidente, due mesi e mezzo fa lei ha chiesto alle opposizioni responsabili un voto di fiducia per realizzare un programma di rilancio che, prima di salvare il Governo o la legislatura, salvasse il Paese. Il gruppo Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-I Popolari di Italia Domani ha risposto sì a quell'appello. Ci saremmo aspettati che già allora tanti altri, senza negozio o trattativa alcuna, colta la difficile transizione economica, facessero un gesto in quella stessa direzione: un appoggio esterno al Governo che non significa una nuova maggioranza ma rinnovata responsabilità.
L'ambiguità di una parte del suo partito stesso, che oggi emerge con tutta la sua dirompenza, ci obbliga oggi ad un atteggiamento diverso, non nella sostanza dell'oggi, Presidente del Consiglio, perché rinnoveremo il nostro voto di fiducia, ma nella prospettiva che lei stesso ha evocato anche nel suo discorso al Senato della Repubblica. Infatti, per quanto ci riguarda, ciò che è accaduto oggi e che accadrà domani destruttura definitivamente l'assetto politico che fino ad oggi avevamo conosciuto e pone lei nella responsabilità di fare alcuni passi avanti, senza per questo dover ridiscutere e passare attraverso vecchi riti logoranti e trattative...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Romano.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. ... sto concludendo, con vecchie logiche da parte di chi oggi vorrebbe sfiduciarla. Allargare la base di maggioranza, a nostro avviso, significa...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Romano, il tempo è terminato.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, mi dia altri 30 secondi dell'onorevole Iannaccone per le dichiarazioni di voto.

PRESIDENTE. Allora prego, onorevole Romano, prosegua per altri trenta secondi.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Allargare la base di maggioranza, a nostro avviso, significa valorizzare un'aria di responsabilità che nel Paese è apprezzata e che in Parlamento cresce ogni giorno di più, costruendo al contempo le basi per un'iniziativa politica di forze democratiche che nel popolarismo sturziano trovano riferimento e ne intendono realizzare il disegno (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia - I Popolari di Italia e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Romano, senza polemica le faccio notare che l'onorevole Iannaccone non risulta iscritto, quindi le ha ceduto trenta secondi di cui non disponeva.
È iscritto a parlare l'onorevole Menia. Ne ha facoltà per sette minuti.

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, questo non è un intervento che pronuncio a cuor leggero. Lo dico anche con sofferenza intima, perché ho iniziato questa legislatura, come tanti altri, con Pag. 32grandi speranze e con grande entusiasmo; ho condotto, partecipato e vissuto la mia stagione e l'esperienza di Governo fino a poco tempo fa, fino a quando l'ho interrotta con dimissioni volontarie, che sono un istituto quasi sconosciuto in Italia, o meglio un istituto che viene utilizzato spesso per porlo come moneta sonante per ottenere qualcos'altro. Questo per dare, semplicemente, un segno di coerenza, di correttezza e di moralità.
Per me e per noi di Futuro e Libertà per l'Italia è già stata una scelta non facile quella di creare un gruppo parlamentare autonomo alcuni mesi fa; questo, come lei sa, è avvenuto all'indomani dell'inspiegabile espulsione, da quello che doveva essere il grande partito plurale dei moderati italiani, di colui che l'aveva fondato con lei solo un anno prima, sostanzialmente perché aveva osato sostenere opinioni difformi. Credo che il delitto di lesa maestà non sia ammissibile in democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
Noi abbiamo posto e poniamo questioni reali, alle quali un centrodestra moderno e responsabile deve saper dare risposte: la legalità, l'etica pubblica, la solidarietà, l'economia e il momento difficile dell'economia globale, la coesione sociale, l'unità nazionale. Si trattava di proposte e punti del programma di Governo, certo, e soprattutto nella prima parte il Governo ha operato bene, poi, mano a mano, si è perso e tante cose sono rimaste indietro.
Penso, per esempio, al quoziente familiare, alla riduzione della spesa pubblica attraverso interventi strutturali che erano stati promessi, come per esempio l'abolizione delle province (ma siccome all'alleato maggiore non stava bene, non si è fatta); alla difesa dell'identità nazionale, tema a noi caro e che spesso viene messo in discussione da qualcuno che pare avere la golden share del Governo; alle questioni della giustizia e della certezza della pena, tutte questioni che sono rimaste spesso senza seguito per soddisfare le esigenze dell'alleato che si considera principale o, magari, per questioni particolari che attengono a qualcuno.
Lei afferma, Presidente: abbiamo portato la moralità nella politica. Lo ha dichiarato l'altro ieri, polemizzando con quelli che lei chiama «traditori». Le devo dire in tutta sincerità che anche quando stavo al Governo spesso ero stato tentato di dimettermi autonomamente (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Sa perché? Perché trovavo imbarazzante, come trovo imbarazzante, il coinvolgimento di uomini di Governo e del PdL, di cui facevo parte sino a poco tempo fa, in vicende giudiziarie che, oltre ad avere portato ad una serie continua di dimissioni, che sono innegabili - credo -, ha dato anche il quadro di una disdicevole commistione tra politica e affari (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia e Italia dei Valori). E sorvolo, guardi, per carità di patria su altre e ben note vicende da basso impero che non hanno certo giovato all'immagine internazionale dell'Italia.
Lei ha anche affermato che esiste un'unione tra la sinistra e i traditori del mandato elettorale: saremmo diventati improvvisamente tutti comunisti. Lei ha affermato anche che qualcuno dovrà guardarsi nel futuro allo specchio senza vergogna. Ha detto che chi oserà votarle la sfiducia, in ipotesi, sarà un traditore e sarà per sempre fuori dal recinto del centrodestra. Le chiedo: può decidere lei chi è nel centrodestra e chi non lo è (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia)? Il centrodestra è una categoria della politica, non è una proprietà privata!
Le racconterò la mia stupida, piccola, insignificante storia personale. Sono italiano e sono nato da questa parte del confine, perché mio nonno irredentista e mia madre se ne andarono dalla dolce terra italiana dell'Istria per essere italiani e liberi, perché di là c'erano i comunisti. Sono geneticamente anticomunista e patriota (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia). Le voglio citare, perché è molto bello, quello che diceva papa Wojtyla. Scriveva che l'amore per la Patria discende direttamente dal IV comandamento, onora tuo padre e tua Pag. 33madre, e dunque la terra che ti hanno lasciato, con la sua natura e le sue bellezze, i suoi monumenti e la sua arte, le realizzazioni dell'ingegno e dello spirito che ti hanno preceduto.
Lei dice: seminiamo amore e libertà. Sempre piccola e insignificante storia personale: trent'anni fa mi era capitata più o meno la stessa cosa, fotografia e indirizzo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia), però era un giornale di estrema sinistra: ai tempi si teorizzava che uccidere un fascista - non era perché di quelli ero - non era reato.
Oggi un giornale che si intitola «Libertà» (esibisce una copia del giornale Libero) mette nome, cognome, indirizzo e fotografia, perché si fanno le liste di proscrizione, come sotto Stalin (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Venti anni fa - eravamo sotto Natale come adesso, anzi era il 21 dicembre - ero a Timisoara, con la fascia del tricolore rumeno a fare la rivoluzione anticomunista. Sono diventato comunista? Può espellermi dal centrodestra? Non credo.
In quell'unica volta, signor Presidente, in cui noi ci siamo parlati un poco più approfonditamente del solito, lei mi disse: non riesco ad entrare in sintonia con alcuni di voi perché avete una passione politica e un modo di ragionare che io non capisco. Analogamente, io spesso invece non capisco il suo modo di ragionare, non perché io voglia dare pagelle a nessuno - né mi permetterei mai -, ma non capisco perché tutto debba essere un referendum perenne, o con lei o contro di lei. Lo disse una volta Gesù Cristo «O con me o contro di me», ma era il figlio di Dio, era un'altra cosa (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). È vero, lo riportano i vangeli, leggetevi il vangelo di Luca e di Matteo.
Io non capisco, per esempio, perché a proposito della politica internazionale italiana vi sia questo doppio filo con l'ex capoccia del KGB Putin, che sarà pure un grande amatore - come lei dice - ed esercita il potere in maniera solida e strutturata, ma non mi pare sia un grande esempio. Chiederei alla Politkovskaya, se potesse parlare. Oppure non capisco le cerimonie con cui abbiamo accolto il dittatore libico Gheddafi, quello che fece dissotterrare dai cimiteri i nostri morti, perché gli italiani inquinavano la grande terra di Jamahiriya (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia). Sono tutte cose vere.
Si rende conto - le chiedo, signor Presidente del Consiglio - che fra quelli che hanno sottoscritto la mozione di sfiducia (no quelli della sinistra, ma gli altri 80-85), ci sono uomini che vengono da destra? Quanti ne ha persi che stavano con lei? Erano intellettuali, poeti, pensatori, grandi cervelli che si sono sentiti soli, perché gli ha preferito invece altro.
Io a lei, signor Presidente del Consiglio, riconosco una grande cosa: lei 17 anni fa ha messo insieme il centrodestra italiano. Ma come lo ha unito quella volta, in questo momento invece lo divide, nella logica del perenne referendum. E questa non è logica.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO MENIA. Concludendo, signor Presidente del Consiglio, le vorrei porre tale questione con estrema responsabilità: da questa parte, non ci sono traditori e non c'è gente che ha portato il cervello all'ammasso, non c'è nessuno che ha intenzione di cambiare campo...

PRESIDENTE. Ha 15 secondi, onorevole Menia.

ROBERTO MENIA. Semplicemente, signor Presidente, noi non vogliamo ribaltoni di alcun tipo. Le chiedo, signor Presidente del Consiglio, quella responsabilità che chiede ad ognuno di noi, credo la dovrebbe assumere anche lei. Lei sa - e lo ha detto nel suo discorso - che arrivare all'ingovernabilità sarebbe irresponsabile per tutti e sa che comunque finisse questa conta, vincente o perdente, sarebbe ingovernabile il Paese. Allora, non è più facile lasciar perdere questa conta, salire al Pag. 34Quirinale, fare quel passo indietro che le è stato chiesto e poi insieme ridescrivere (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Menia. Onorevole Santelli, si accomodi.

ROBERTO MENIA. ... la seconda stagione del centrodestra. In questo Parlamento c'è un centrodestra allargato, che deve essere unito... (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia e di deputati del gruppo Unione di Centro - Congratulazioni - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. La ringrazio.
È iscritto a parlare l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, quanto tempo ho a disposizione?

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, ha a disposizione sei minuti.

MAURIZIO TURCO. Intervengo a nome dei deputati radicali e lo farò a partire dalle evocazioni di alcune persone e di una lotta, la nostra, che affonda le radici tra i confinati democratici, federalisti europei antifascisti, sull'isola di Ventotene.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 18,25).

MAURIZIO TURCO. Su quell'isola, mentre nel Paese e in buona parte del continente europeo si imponeva il nazifascismo, i confinati Ernesto Rossi ed Altiero Spinelli e, per altro verso, Gaetano Salvemini pensavano e lottavano per la democrazia, arrivando a scrivere allora il manifesto di Ventotene per gli Stati uniti di Europa, che in quel momento era più di un'utopia, ma che ancora oggi rappresenta il punto più alto di elaborazione teorica e di necessaria organizzazione politica ed istituzionale, per l'Europa e non solo.
Dopo il ventennio del regime fascista, fatta salva la bellissima parentesi costituente, siamo passati a quello che da un sessantennio è il regime partitocratico e antidemocratico, la cui cifra è da una parte l'unanime definizione della Costituzione («bellissima»), e dall'altra l'altrettanto unanime azione nel tradirla, disapplicarla, contraddirla, violarla. I padri costituenti avevano, tra l'altro, previsto nella «bellissima» Costituzione che i cittadini disponessero di una seconda scheda elettorale, quella referendaria, scheda attraverso la quale, fin quando la si è potuta usare, si sono fatte le grandi riforme sociali in questo Paese. Per evitare che la via referendaria riformatrice e popolare prendesse piede in questo Paese sono intervenuti, da una parte, le alte corti impedendone la tenuta, e poi il Parlamento tradendo ripetutamente il voto.
Gli italiani votano il referendum radicale contro il finanziamento pubblico ai partiti? Il regime dei partiti lo ridefinisce «rimborso elettorale» e moltiplica per dieci le proprie entrate. Gli italiani votano i referendum radicali di Enzo Tortora per riformare la giustizia? La partitocrazia tradisce quella decisione popolare, e non è un caso se da allora il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa afferma che in Italia l'eccessivo ritardo nell'amministrazione della giustizia costituisce un significativo pericolo, in particolare, per il rispetto dello Stato di diritto.
Consentitemi oggi, in questa occasione, di evidenziare il nostro urlare soffocato dal vostro unanime silenzio sulle pratiche con le quali l'attuale presidente della regione Lombardia, nell'anno sedicesimo del suo governo, ha presentato la sua candidatura, e di cui le firme false sono solo l'epilogo, direi quasi naturale, di un quasi ventennale regime di occupazione della regione Lombardia.
Voterete, probabilmente a stragrande maggioranza, una qualsiasi legge elettorale, purché non sia quella semplice e chiara con la quale in un piccolo collegio il candidato eletto è quello che ottiene più voti, cioè eletto con il sistema elettorale uninominale. Oggi i cittadini non conoscono Pag. 35nemmeno i nomi di noi parlamentari, che siamo stati nominati. Noi invece vogliamo che conoscano anche l'indirizzo di casa.
Convocherete elezioni ancora una volta antidemocratiche senza aver ripristinato un minimo di informazione, di dibattito, di confronto politico, dopo sessant'anni nei quali avete attentato costantemente a diritti civili e politici dei cittadini. Ed oggi siamo passati dalla sistematica violazione del diritto dei cittadini di conoscere per deliberare (che dovrebbe essere un fondamentale della democrazia), al diritto del giornalista, soprattutto se del sistema pubblico, di stabilire l'agenda politica e decidere lui chi può governarla o invece opporsi. Financo il Presidente della Repubblica, che in occasione delle elezioni europee del 2009 registrò la cortina di silenzio che aveva nascosto agli elettori anche la presenza delle liste dei radicali, di Marco Pannella in particolare, per quanto in suo potere agì con decisione. Il regime partitocratico è il regime che ha puntato sulla spartizione della RAI, dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, e di tutte le cosiddette autorità indipendenti.
Signor Presidente, cerco di concludere brevemente. Luca Coscioni parlava di una lotta che doveva andare dal corpo del malato al cuore della politica. Un malato non è solo colui che ha problemi di salute, ma, più in generale, colui a cui è negato il diritto di conoscere i propri diritti che può e deve esigere, così impedendo a chiunque altro di decidere al posto suo tutto ciò che lo riguarda, sino a cosa fare o non fare della propria vita.
Per quanto riguarda il voto di domani, rileviamo e ribadiamo che il bilancio del sessantennale regime partitocratico ed antidemocratico è disastroso e, per molti versi, perfino peggiore di quello del precedente infame regime fascista. Questa è la nostra analisi ed a questo regime sessantennale va la nostra sfiducia che, oggi, si esprime necessariamente nello specifico istituzionale dello sfiduciare il Governo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, cercherò di seguire davvero il Regolamento della Camera dei deputati che prevede che l'oratore si rivolga al Presidente della Camera. Nel caso specifico, per la sua autorevole ed onorevole interposta persona, Presidente Leone, mi rivolgo al Presidente della Camera, onorevole Fini, perché credo che per fare giustizia di quello che stiamo celebrando oggi in quest'Aula si debba finalmente dire qualche parola di verità e si debba dire che non siamo qui per le questioni che sono state trattate da molti degli interventi dei colleghi dell'opposizione che hanno parlato fino ad oggi, ma siamo qui per una scelta deliberata e specifica, ancorché incomprensibile, non per noi, ma per gli italiani, del Presidente della Camera dei deputati, onorevole Gianfranco Fini (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Basterebbero le due ore di dibattito che abbiamo appena vissuto per segnalare la gravità dell'atteggiamento del Presidente Fini che ha consentito che, oggi, alla Camera, come stamattina al Senato della Repubblica, la sinistra, incapace di respirare nelle Aule parlamentari, assente nelle piazze, incapace di trovare un leader, senza voti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) avesse questa opportunità di esprimersi e di avere una vetrina come se davvero avesse una capacità di esprimere un progetto politico alternativo a quello del centrodestra.

TERESA BELLANOVA. Sei un disperato!

MASSIMO ENRICO CORSARO. Il Presidente Fini si è dimenticato di leggere la realtà, ha finto di non vedere che, in questi anni, pur nelle difficoltà di carattere internazionale che hanno colpito l'Italia maggiormente che le altre realtà, perché partivamo da una situazione deficitaria Pag. 36dei conti pubblici che gli altri Paesi comunitari non avevano, abbiamo avuto un Governo che ha saputo gestire la crisi economico-finanziaria tenendo i conti pubblici, difendendo il credito e, quindi, le imprese e le opportunità di sviluppo del lavoro, la forza lavoro, garantendo una quantità di risorse, per gli ammortizzatori sociali, non conosciuta dagli altri nostri competitori. E nel fare questo ha avviato - certo che le ha avviate - quelle riforme che, anche questa mattina, il Presidente Berlusconi ha voluto puntualmente richiamare nel suo intervento al Senato, in materia di pubblica amministrazione, di scuola, di processo civile. Ha avviato una riforma delle pensioni senza che in Italia vi sia stata un'ora di sciopero. Andate a vedere che cosa è successo nelle altre parti d'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Sta portando a compimento la riforma dell'università, il federalismo, ha rimesso l'Italia, anzi ha messo l'Italia, per la prima volta, al centro del ruolo delle diplomazie internazionali. Prima i Presidenti del Consiglio italiani, i Ministri degli esteri della Repubblica italiana, leggevano sulle veline quello che succedeva nel mondo, per essere informati, perché l'Italia non era mai coinvolta nei tavoli decisionali (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). E che dire dei risultati conseguiti nella lotta alla mafia, garantendo alle patrie galere la stragrande maggioranza dei capi delle cosche mafiose della 'ndrangheta e della camorra...

TERESA BELLANOVA. Tranne uno!

MASSIMO ENRICO CORSARO.... senza scendere a patti con la mafia come in queste ore stiamo scoprendo essere avvenuto 15 anni fa quando il Presidente della Repubblica era il peggior Capo di Stato che in Italia vi sia stato dai tempi dell'imperatore Nerone in poi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)?
Tutto questo è avvenuto mentre ce lo riconoscevano gli italiani che hanno continuato a concedere al centrodestra ed al Governo Berlusconi continui successi elettorali mentre gli altri, come ha detto l'onorevole Santelli, perdevano, in tutta Europa e in tutto il mondo, fino alle ultime elezioni regionali. In queste ultime il Presidente Fini ha gettato la maschera, perché, fino a quel momento, il ruolo istituzionale è stato un valido scudo per dire che non poteva neanche partecipare alle campagne elettorali di quei candidati presidenti che aveva scelto lui (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Da quel momento, invece, è diventato sì, eccome, un soggetto politico che ha operato sulla base di ambizioni e di livori personali gestendo un'operazione in totale malafede nei confronti dei tanti amici che hanno inteso seguirlo non perché ne condividevano le idee ma per un affetto che è dato da una vita familiare che ci ha visto insieme per anni e anni assolutamente difficili e irripetibili e che li ha portati a condividere una scelta anche quando non la comprendevano e verso i quali, qualunque sia la loro decisione nella votazione di domani, andrà totalmente domani la mia solidarietà personale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ha detto in quella fase di rottura che non avrebbe voluto mai fare un partito ma che avrebbe costituito gruppi parlamentari a parte. Ha detto tuttavia che quel gruppo parlamentare non avrebbe mai votato la sfiducia al Governo, ha detto che non si sarebbe mai posto contro il Governo. C'è un periodo virgolettato del Corriere della Sera, non smentito, in cui le parole attribuite al Presidente della Camera sono le seguenti: «FLI non voterà mai la sfiducia al Governo Berlusconi. Sappiamo cos'è la lealtà verso i nostri elettori» (20 settembre 2010: meno di 75 giorni fa) (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Il suo percorso è un ritorno alla vecchia politica delle consorterie e delle segreterie dei partiti di cui l'Italia non ha nostalgia e soprattutto di cui gli italiani non hanno più bisogno. Voglio lasciar perdere le fumisterie e i bizantinismi ai quali siamo stati abituati in queste settimane e in questi giorni perché impiegherei Pag. 37troppo tempo. Tuttavia voglio ricordare come adesso l'oggetto del contendere per risollevare l'Italia dalla crisi, la priorità delle priorità sia la riforma della legge elettorale. Giro per l'Italia e trovo italiani che si strappano i capelli - io non lo posso fare perché li ho già persi per strada - perché non stiamo riuscendo a cambiare la riforma elettorale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Che cosa c'è dietro, che cosa c'è dietro questa richiesta di riforma elettorale? C'è la volontà di togliere ai cittadini il diritto di scegliere da chi essere governati. E c'è soprattutto il tentativo di disarcionare il Governo, chiedendo però al Capo dello Stato di non fare la cosa più politicamente legittima cioè quella di rimandarci a votare per la paura che si ha di non prendere un voto in Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Si governa solo se si ha il consenso e questo viene misurato dall'unico strumento che è stato individuato per misurarlo: le elezioni. Sapete chi lo ha detto? Lo ha detto Gianfranco Fini: era il 21 dicembre 1994. Mercoledì prossimo, saranno sedici anni che ha detto queste parole. Oggi siamo al paradosso di un Presidente della Camera dei deputati, della terza carica dello Stato, uno dei massimi rappresentanti delle istituzioni che auspicava che questo dibattito non si tenesse perché voleva che venisse celebrata una crisi extraparlamentare. Ci sarebbe da ridere se non fosse da piangere (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani)!
L'ultima tentata truffa è quella di provare a vendersi comunque come protagonisti del centrodestra. «Qualunque cosa succeda noi saremo all'opposizione» - lo ha detto ieri in televisione - «ma saremo un'opposizione di centrodestra». Troppo lunga è la lista delle conversioni sospette. Lei, Presidente Fini - e la conosco da tanto tempo - è passato da Le Pen a Rutelli, dal più grande statista del secolo al male assoluto, è passato dall'etica delle responsabilità alla rivalutazione del Sessantotto, è passato dalla lotta alla droga agli spinelli fumati in Giamaica, dai gay che non possono insegnare alle famiglie omosessuali, dalla legge Bossi-Fini al voto agli immigrati, dal presidenzialismo all'abolizione del premio di maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), dalla battaglia per il merito alla scalata sui tetti delle università: già, a proposito, Presidente Fini, lei è passato da Tatarella a Granata (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Se lo lasci dire, onorevole Menia Roberto, lei ha detto: «Il centrodestra è una categoria della politica»: Roberto, Presidente Fini, ve lo dico con le parole del vostro nuovo compagno Di Pietro: ma voi con la destra adesso che ci azzeccate più? Altro che OPA sul centrodestra. Lei, Presidente Fini, da questa parte non è più credibile nemmeno quando declina le sue generalità (Commenti dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
Oggi il livore che la acceca la porta a coartare la volontà di tanti dei suoi che non vorrebbero sfiduciare il Governo, dando un'ennesima dimostrazione - e chi parla l'ha conosciuto sulla sua pelle - di come per davvero lei intende la democrazia all'interno dei partiti che governa: non le va bene come funziona solo quando non è lei l'unico imperatore che gestisce le sorti e i destini di questo e di quello (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Concludo, signor Presidente, sommessamente, con un ricordo personale: io in Alleanza Nazionale da tempo e per molti anni sono stato tra quelli che in modo pubblico ha contestato le linee politiche che il Presidente Fini stava per assumere e quindi sono da tempo lontano culturalmente ed eticamente da lui. Ciò nondimeno il 30 aprile di due anni fa, quando l'ho visto salire sullo scranno più alto di Montecitorio ed accingersi a svolgere il discorso di insediamento, mi sono commosso, perché ho visto passare sotto gli occhi trent'anni della nostra vita e mi è Pag. 38sembrato che quello fosse plasticamente il momento in cui si affermava il fatto che avevamo vinto, che le nostre idee erano resistite a mille attacchi e che si affermavano come in grado di poter gestire la cosa pubblica e di poter governare l'Italia.

PRESIDENTE. Deve concludere.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Forse avete ragione, non sarà corretto che i giornali vi diano dei traditori per le vostre scelte politiche, ma una cosa è certa, Presidente Fini: lei ha tradito le emozioni e questo gli italiani non glielo potranno mai perdonare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ieri mattina, domenica, ero fra gli operai di una fabbrica: la Eaton di Massa Carrara (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

FABIO EVANGELISTI. Si tratta di 350 capifamiglia che domani saranno licenziati, perché scade loro la cassa integrazione e il suo Governo, signor Berlusconi, non è stato nemmeno capace di costringere l'azienda a presentare la domanda per la cassa integrazione in deroga, anche se soltanto per sei mesi. Quella della Eaton è soltanto una delle mille crisi aziendali del nostro Paese: vi sono 600.000 lavoratori in cassa integrazione in questo momento, 600.000 lavoratori che non trovano risposte, ma nemmeno attenzione da parte sua e dei suoi ministri.
Già, ma per lei la crisi non esiste, tutto va per il meglio, tutto è nel migliore dei modi possibili. La ragione è che lei, lo sappiamo, è in tutt'altre faccende affaccendato. Lei, per i suoi guai giudiziari e per la sua vita sregolata, ha finito per piegare ai suoi personalissimi e non sempre leciti interessi la vita politica e la sua stessa funzione di Presidente del Consiglio e reca un'offesa perpetua alle istituzioni. Lei, da presidente del Milan, dopo avere tuonato tanto, ha portato qua dentro il metodo Moggi: ha comprato i giocatori e talvolta anche gli arbitri, ha corrotto le coscienze e non soltanto quelle (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Ciò forse le permetterà domattina di vincere questa, che è una partita truccata, ma non vincerà più il campionato (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Collega Evangelisti...

FABIO EVANGELISTI. Quelli che lei ha comprato oggi non valgono un'unghia di Ibrahimovic.
Leonardo Sciascia, ne Il giorno della civetta, fa dire a don Mariano Arena, con una cifra linguistica che lei ha sempre mostrato di comprendere e gradire: «Quella che diciamo l'umanità la divido in categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi e i quaquaraquà. Pochissimi gli uomini, i mezz'uomini pochi, che mi contenterei l'umanità si fermasse ai mezz'uomini e invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi e infine ai quaquaraquà, che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, che la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre» (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Mi permetta, signor Presidente, ogni riferimento non è puramente casuale: a lei, Presidente Berlusconi, i traditori e i voltagabbana piacciono molto, le sono sempre molto piaciuti, soprattutto quando le torna conto e comodo. Lei divide i buoni e i cattivi: questi ultimi sono quelli che compiono una certa politica alla luce del sole e la sfidano sul piano delle idee; buoni sono soltanto quelli che si «appecoronano» al suo interesse e piacere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Dunque, non Ronaldinho ed Ibrahimovic, ma dei quaquaraquà, anche se portano oggi la sua stessa cravatta con il Pag. 39tricolore. Lei, domani, per questi quaquaraquà, magari non sarà licenziato, ma sappia che è scaduta la sua cassa integrazione. Lei è stato messo in mobilità come gli operai della Eaton, le resta quindi poco tempo per decidere cosa fare da grande, se mai crescerà.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 18,45).

FABIO EVANGELISTI. Mi faccia dire che ho apprezzato molto la sofferenza dell'intervento del collega Menia, al quale mi sento di rispondere: io non sono geneticamente, ma razionalmente antifascista, per questo oggi dico «no» al Governo di Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, credo di interpretare, questa sera, un sentimento abbastanza comune in milioni di italiani, che è il sentimento della indignazione. Sono realmente e sinceramente indignato soprattutto per l'ipocrisia diffusa che, qui dentro, e anche fuori purtroppo, vedo in giro.
Penso ad esempio all'onorevole Bersani, al quale mi permetto di dire che non è organizzando poco riuscite presunte feste di piazza che si prepara e presenta un progetto politico (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). La verità è, onorevole Bersani, che lei un progetto politico non ce l'ha, perché per scelta o costrizione fa di tutte le erbe un fascio, solo per un voto in più: sull'etica, coppie di fatto e famiglia, difesa della vita ed eutanasia, fino all'elegia della morte e del suicidio, come è accaduto qualche giorno fa per Monicelli, dalla difesa degli embrioni alla ricerca scientifica, ma anche alla politica, tentando di mettere insieme da Vendola a Casini, da Di Pietro a Diliberto; sì, quel Ministro della giustizia che accolse in Parlamento Ocalan e poi andò ad accogliere in aeroporto la Baraldini, compromettendo, lui sì, la credibilità dell'Italia dinanzi agli Stati Uniti e a tutto il mondo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Tutto è relativo per voi, tutto è ammissibile, accettabile, tutto pur di estromettere Berlusconi. Tutto, onorevole Bersani, per potersi iscrivere a quell'associazione un po' strana che si nota in questi giorni, che viene definita del TTB: tutto tranne Berlusconi. Questo francamente è il trionfo dell'ipocrisia, è il trionfo del modo con il quale ingannate gli italiani e il popolo che vi ha scelto e votato, anche il vostro popolo, quello che forse si è già pentito di avervi mandato in Parlamento.
Se avesse governato lei, onorevole Bersani, oggi staremmo certamente peggio della Grecia: non è con proposte demagogiche che si governa un Paese, ma soltanto avendo i piedi per terra e la concretezza che hanno dimostrato il Presidente Berlusconi e il suo Governo.
Allora, quando le ho sentito dire ieri, per ben quattro volte, con atteggiamento teatrale, la parola vergogna, ebbene, mi consenta, molto pacatamente e serenamente, come direbbe il suo sodale Veltroni, si vergogni lei, onorevole Bersani, si vergogni, si vergogni, si vergogni (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
Ancora la fiera delle ipocrisie, quando ho sentito ancora oggi dal senatore Zanda, ricordare l'applauso fatto alla Scala sulla citazione della Costituzione da parte di Barenboim, tanto applaudita la Costituzione quanto a sproposito, anche perché totalmente misconosciuta.
Forse sarebbe il caso di chiedere a Barenboim, noto costituzionalista internazionale, qual è l'articolo 1 della Costituzione che sta a fondamento del nostro sistema democratico, laddove è scritto che è il popolo che ha la sovranità in questo Paese, che la esercita nei modi previsti dalla legge, e le leggi, caro onorevole Bersani, le fa questo Parlamento, il Parlamento della Repubblica (Applausi dei Pag. 40deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Inoltre, a proposito di ipocrisie, onorevole Fini - non la chiamo Presidente per rispetto di questa istituzione alla quale sono molto affezionato -, lei è partito per fare una corrente e ha imbarcato un gruppo di amici in questa avventura; poi ha proposto di fare dei gruppi parlamentari separati, poi un nuovo partito, poi l'uscita dal Governo, poi ancora la mozione di sfiducia.
Bene, ma quale centrodestra immagina di potere costruire e con chi di lanciare l'OPA alla quale solo ieri faceva riferimento? Con quali protagonisti? Intanto oggi è schierato con la sinistra, con il TTB, del quale fa anche lei ovviamente parte.
Direbbero i latini post hoc, propter hoc, ma per chi non ha dimestichezza con questa lingua posso ripeterlo in italiano: dopo di ciò, a causa di ciò. Lei è fuori dal centrodestra, perché «ribaltone» non è soltanto prendere parlamentari di uno schieramento per aggiungerli a chi ha perso le elezioni per fare un nuovo Governo - in questo sono molto esperti quelli delle sinistre -, «ribaltone» è anche e soprattutto minare alla base il consenso popolare che ha determinato la scelta di una maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà ), di un programma, di un Governo, di un Presidente del Consiglio!
Per tutto questo lei è imperdonabile. Mi fa pensare a padre Dante, che metteva coloro i quali hanno tradito la fiducia altrui in un girone dell'inferno: l'Antenora, citando il Cardinal Ruggieri. Oggi Fini, ieri Ruggieri.
Consenta anche a me di fare, come il collega Corsaro, una sua citazione, perché abbiamo dovuto anche documentarci su questioni sulle quali lei si cimentava soltanto qualche anno fa: gli italiani oggi avvertono che vi è un pericolo, che votare non serve assolutamente a nulla, che il voto è una sorta di optional in una regia che vede protagonisti unicamente i partiti, che le elezioni possono essere annullate (era sempre lei a parlare), non ricorrendo ad altre elezioni, ma per volontà di alcuni segretari di partito e di alcuni maggiorenti della partitocrazia.
Complimenti, onorevole Fini (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), mi sembra che il percorso dal Movimento sociale alla piena maturità istituzionale si sia definitivamente concluso.
Sono indignato - voglio concludere riprendendo da dove ho iniziato - anche per il modo di fare di un Presidente di un ramo del Parlamento, confermando ciò che ha detto l'amico Massimo Corsaro e ricordare anche a lei, onorevole Fini, che da Presidente della Camera patrocinare una crisi extraparlamentare è quanto di meno costituzionalmente legittimo si possa immaginare.
Allora, caro Silvio, vai avanti! Vai avanti in politica interna con i successi veri in economia, grazie ai quali oggi il Paese è al riparo dalla crisi mondiale; vai avanti con la lotta alla mafia; vai avanti con la politica estera, con i successi veri da cui sei circondato, conquistati nei rapporti con gli Stati Uniti, con la Russia, con l'Europa, nella NATO, in Medio Oriente, in Turchia, in Nordafrica. I fatti, caro Leoluca Orlando, quelli sì, sono argomenti testardi e questi sono argomenti testardi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!
Vai avanti con le riforme: il federalismo, che stiamo completando in Commissione, da integrare con il codice delle autonomie, la riforma fiscale, la riforma costituzionale del Senato, la riforma del sistema di Governo con l'elezione diretta del Presidente del Consiglio.
Vai avanti con il piano per il Sud: non soldi a pioggia, non più spese clientelari per riempire segreterie politiche, come hanno fatto in tanti governi le sinistre, ma lotta alla mafia, infrastrutture e servizi per far crescere ogni regione, seguendo le vocazioni di ciascuna di esse.
Vai avanti, chi è come me al tuo fianco dall'inizio ti sosterrà convinto e leale per continuare a cambiare questo Paese insieme Pag. 41ai 15 milioni di italiani che ti hanno votato per governare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bindi. Ne ha facoltà.

ROSY BINDI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, membri del Governo, vedo che il Presidente del Consiglio ha di nuovo degli impegni istituzionali perché ha lasciato l'Aula. Mi auguro che questo non dimostri la volontà di selezionare gli interventi da ascoltare, anche perché personalmente so bene che le mie parole, anche in altre circostanze, non gli sono state gradite. Ma non importa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Care colleghe e cari colleghi, domani siamo chiamati non soltanto a votare la sfiducia a questo Governo, ma a mettere fine ad una lunga crisi politica della maggioranza che ha sostenuto questo Governo, che da mesi non c'è più e che ha determinato un galleggiamento dell'Esecutivo. Mentre i problemi del Paese aumentavano drammaticamente, aumentava l'incapacità del Governo, fiaccato dalla crisi politica, screditato dagli scandali, bloccato da un crescente conflitto di interessi che si è trasformato in un abuso di potere permanente. Domani si mette fine non soltanto a questo Governo e a questa maggioranza, ma ad un'intera fase. Siamo chiamati a sancire un ciclo che si è chiuso. La nostra manifestazione di sabato è stato il cartellino giallo, domani ci sarà quello rosso. Comunque vada, si chiude un ciclo. Si chiude il ciclo del Presidente Berlusconi.
Riconosco a Silvio Berlusconi di essere stato un protagonista vero di questi quindici anni. È stato un protagonista politico e culturale, e negli ultimi dieci anni - vale la pena ricordarlo - ha governato il Paese per ben otto anni. La sua era si era aperta all'insegna dei sogni e delle promesse: il Paese sarebbe diventato più ricco, era stata promessa persino più moralità, l'Italia sarebbe stata più libera, avrebbe avuto più opportunità. Tutto questo sarebbe successo liberandosi dai partiti, dal Parlamento, dal fisco, dalle regole, dai magistrati, dall'Europa, dalla Costituzione, dalle responsabilità pubbliche nella scuola, nella salute, nel rispetto dei diritti della persona perché tutto veniva progressivamente sostituito da un modello plebiscitario, populistico e leaderistico.
Tutto questo, colleghi, comunque vada, domani non ci sarà più. Domani siano chiamati a sancire il fallimento di questo modello che il Presidente Berlusconi ha incarnato in questi anni. Infatti, in questi anni l'Italia non è diventata più libera, più ricca, più felice. In questi anni il nostro Paese ha visto crescere i suoi problemi: la crescita economica è a zero, le disuguaglianze sono aumentate, la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 25 per cento, abbiamo superato un miliardo di ore di cassa integrazione, le risorse più importanti della cultura, della scuola, della ricerca sono state umiliate. L'Italia occupa le ultime posizioni in tutte le classifiche più importanti del mondo e tutto ciò in un Paese sempre più diviso insieme al mondo del lavoro. Ma soprattutto questo Paese è indebolito nel suo tessuto culturale e morale perché mentre avete tentato di dividere gli italiani in buoni e cattivi, strumentalizzando anche la chiesa, il sentimento e i valori religiosi del nostro popolo, avete distribuito illegalità, tanti vizi privati e nessuna virtù pubblica.
Questa è la situazione che ci viene lasciata. Voi pensate davvero che da domani con un voto un più, in questa situazione e in un'Italia con queste difficoltà, il Governo possa trovare soluzioni? Pensate che con un voto in più riuscirete a fare quello che non siete riusciti a fare con la più grande maggioranza della storia repubblicana? Pensate davvero di dare una risposta ai poliziotti che hanno manifestato oggi qui fuori, di risolvere la situazione dei rifiuti di Napoli, di dare una risposta al problema de L'Aquila, di far scendere i ricercatori dai tetti sui quali li avete mandati? Sapete benissimo che ciò non accadrà, perché chi voterà per il Presidente Berlusconi domani voterà per le elezioni anticipate. Non c'è nessun'altra Pag. 42cosa all'orizzonte. Sicuramente non c'è la possibilità di rimettere insieme questa maggioranza perché lo sapete bene. Avete sentito la risposta: avete fatto l'appello ai moderati e vi è stato detto che siete fuori tempo massimo. Bossi lo ha già ricordato: si va a votare.
Davvero il Paese ha bisogno di elezioni? Noi non crediamo che il Paese abbia bisogno di un'altra lunga propaganda berlusconiana. Noi crediamo, come in altri momenti difficili della vita del Paese, che ci siano le prerogative costituzionali del Presidente della Repubblica che possa affidare una responsabilità ad una personalità autorevole che non sia compromessa con la vostra inazione di Governo e che - sostenuta da tutte le forze più responsabili dell'Italia - possa aiutarci ad uscire da questa difficile fase. Non ci venite a dire che questo è il tradimento della sovranità popolare e della Costituzione.

PRESIDENTE. Onorevole Bindi, la prego di concludere.

ROSY BINDI. Forse vale la pena di rileggere il comma 2 dell'articolo 1 della Costituzione: «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Sì, «nelle forme e nei limiti», che si chiamano Parlamento e democrazia parlamentare, che nessuna legge incostituzionale può modificare.
Il «limite» è una parola chiara ai moderati e alla moderazione, ma così tanto dimenticata e ignorata. La legge elettorale non ha cambiato la Costituzione. Dalle vostre parole dimostra di essere una legge elettorale che va cambiata.

PRESIDENTE. Onorevole Bindi, concluda...

ROSY BINDI. Ho concluso, signor Presidente. La Costituzione è ancora lì perché gli italiani non hanno permesso a Berlusconi e alla sua maggioranza di cambiare la Carta costituzionale. È ancora lì a sentinella della nostra libertà, a sentinella della nostra democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà per dieci minuti.

MAURIZIO LUPI. Signor Presidente, ho assistito con molta attenzione a tutto il dibattito che si è svolto oggi, così come ebbi modo di assistere al dibattito che si svolse in quest'Aula solo due mesi e mezzo fa, il 28 e il 29 settembre. Mentre ascoltavo gli interventi dei colleghi, ho continuato a domandarmi che cosa fosse accaduto di diverso dal 28 e 29 settembre ad oggi. Allora, dopo un'estate fatta di immagini negative che le istituzioni e la politica hanno dato, si arrivò in Parlamento per chiedere una svolta e dire che l'Esecutivo doveva rilanciare fortemente l'azione di Governo e sottolineare cinque punti per affrontare i problemi di questo Paese e per chiedere la fiducia a questo Parlamento.
Ciò è accaduto addirittura con una maggioranza più ampia, eppure che cosa è cambiato per cui siamo dopo due mesi di nuovo esattamente al punto di partenza? Forse non è cambiato nulla, o meglio il problema del 29 settembre - lo dico con molto dispiacere e con molta amarezza - non era, come oggi non è, il rilancio dell'azione di Governo. Il problema del 28 e del 29 settembre non era e non è avere a cuore la politica economica del Paese, pensare che abbiamo necessità di continuare a governare bene come abbiamo fatto per rispondere insieme alla crisi economica mondiale. Il problema del 28 e 29 settembre - l'ho capito, e mi dispiace, anche dagli interventi dell'opposizione e di una parte degli amici di Futuro e Libertà - è uno solo ed è il problema che da sedici anni affligge questo Paese.
Non si tratta di democrazia, di democrazia parlamentare o di rispetto della democrazia, si tratta, purtroppo, di due concezioni della politica che si contrappongono. La prima ha nell'avversario il nemico da abbattere e in questo caso da 16 anni il nemico Berlusconi, che viene Pag. 43ritenuto come il male assoluto perché è stato considerato l'anomalia che non doveva accadere ma, purtroppo, nella vita e nella realtà accadono gli imprevisti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Invece, il potere aveva progettato che questo Paese doveva essere governato, dal 1994 ad oggi, in un certo modo ma è accaduto un imprevisto. La gente e il popolo, che sono il fondamento della democrazia, hanno scelto e scelgono da 16 anni un certo tipo di maggioranza e un certo tipo di progetto politico.
Vede, onorevole Bindi, lei ebbe modo un po' di risentirsi quando le dissi che ogni volta che interviene - e interviene anche ogni tanto in tono un po' sprezzante anche il collega D'Alema - colgo sempre molto pregiudizio. Un premio Nobel, Albert Einstein, diceva che «è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio», oppure che «il pregiudizio vede ciò che gli pare e non vede ciò che è evidente». Se vuole le faccio alcuni esempi: lei pochi minuti ha fatto notare che non era presente il Presidente del Consiglio. Pertanto, come al solito, il Presidente del Consiglio sceglie chi ascoltare e chi non ascoltare. La differenza, forse di stima di queste e di tutte le altre istituzioni, è che non mi sognerei mai di dire che il Presidente Fini si è allontanato dall'Aula perché non voleva sentire l'onorevole Corsaro (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Il Presidente Fini aveva un impegno così come ce l'ha il Presidente del Consiglio e porta lo stesso rispetto a quest'Aula, così come lo dobbiamo portare tutti noi.
Si è sentito parlare della legge elettorale oppure della compravendita dei parlamentari. Credo che tutti noi qui abbiamo un dovere, tutti, dal vicepresidente della Camera, al Presidente della Camera, a tutti i parlamentari; di difendere la dignità di questo Parlamento e di difendere la dignità di tutti i parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), sia che facciano, nella loro libertà, una scelta non condivisa di uscire dal Popolo della libertà o dal Partito Democratico oppure di accogliere l'appello alla responsabilità del Presidente del Consiglio per rispondere a un appello che crediamo giusto, ossia che questo Paese ha bisogno di essere governato.
Il doppiopesismo, la doppia moralità o il pregiudizio sta esattamente in questo. La dignità è per tutti, per tutti. È inaccettabile che si possa invadere la sfera privata di una donna di 91 anni solo perché suo figlio, un parlamentare, ha deciso di fare una scelta piuttosto che un'altra (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Credo che questo sia inaccettabile.
Così come, onorevole D'Alema, non ho sentito nulla nel 2008 e nel 2007. Non sono un parlamentare di lungo corso, ma ho avuto la fortuna di essere presente quando al Senato il Governo Prodi governava con due voti di maggioranza, pur avendo perso le elezioni in termini numerici, grazie a quella legge che oggi voi volete cambiare. Ebbene, non ho sentito dire che era un insulto alla democrazia governare per soli due voti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Onorevole D'Alema, non ho sentito parlare con scandalo del famoso emendamento Pallaro, di 42 milioni di euro, che dette per tre anni 14 milioni di euro agli italiani all'estero (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Vede, il doppiopesismo, la doppia morale o il pregiudizio stanno esattamente in questo. O la politica serve il bene comune - e quindi serve la persona - o la politica usa la persona e il bene comune per affermare il proprio potere. Quello che accade - e lo dico all'onorevole Bindi che sembra quasi abbia fatto il funerale del Presidente Berlusconi - è che qui in Aula si usano legittime azioni costituzionali e istituzionali e pertanto una maggioranza e un parlamentare si spostano da una parte all'altra. Invece, la sinistra è incapace di costituire e di costruire un'alternativa veramente riformista (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Quando si vuole costruire un'alternativa si va dal popolo e gli si dice: «Ci Pag. 44hanno governato male, non hanno tradotto i loro ideali e i loro valori e sono stati incapaci di rispondere ai problemi del Paese. Invece, noi vogliamo proporre questo. Votateci». Qual è la ragione per cui se abbiamo lo stesso rispetto del popolo da 16 anni i cittadini non vi votano? Qual è la ragione per cui anche adesso una notizia dell'ANSA (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) riporta che secondo Mannheimer se si votasse a marzo Berlusconi vincerebbe, sia alla Camera sia al Senato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)?
Abbiamo una responsabilità. La nostra responsabilità, quella di tutto il centrodestra, non è di chiedere le elezioni ma la responsabilità che a noi è data è di continuare a governare facendo quello che abbiamo fatto.
Qual è l'anello che congiunge - caro Menia, te lo dico con tutta la stima e il rispetto che ho di te - esattamente una posizione non solo in apparenza, ma anche umanamente - anche io vengo dalla vostra storia - comprensibile? Quello che accade è che questa posizione personale anche comprensibile diventa un particolare che si usa per abbattere e distruggere il bene comune, per fare ciò che non è possibile fare in altro modo nella democrazia: abbattere Berlusconi, sconfiggere Berlusconi e cambiare il Governo. In democrazia ci si fa votare o non votare dai cittadini, per cui qual è l'anello di congiunzione? Guardate plasticamente l'ho visto - lo dico agli amici di Futuro e Libertà per l'Italia - esattamente in due gesti che tutti hanno visto: D'Alema che sale le scale sui tetti della riforma universitaria. È la sconfitta del Partito Democratico riformista (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Bersani, scusate volevo dire Bersani, D'Alema va in barca (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Bersani che sale le scale dei tetti dell'università e l'università - lo dico agli amici del Partito Democratico - era ed è la grande occasione di scommettere sul cambiamento di questo Paese, sul fatto che il capitale umano è la vera risorsa di questo Paese. Perché non ci siamo confrontati su questo? Perché avete «movimentato» gli studenti, strumentalizzati, li avete messi a dimostrare che questo Governo non era in grado di governare la piazza e di portare la pace sociale?
Ecco, parallelamente a quel gesto - e questo, Menia, dovrebbe farci riflettere tutti - ancora più grave è stato il gesto con cui l'onorevole Granata, non so se per emulare Bersani o per dimostrare che era dalla parte dell'opposizione, ha salito anche lui quelle scale. Eppure, onorevole Granata, il relatore al Senato di quella riforma universitarie non era un senatore a cui noi tutti portiamo molto rispetto, il senatore Valditara, peraltro attualmente responsabile di Futuro e Libertà per l'Italia in Lombardia? Allora che cos'è accaduto? Interessa il particolare o il bene comune? Interessa il bene comune e cioè risolvere i problemi dell'università, di questo Paese, lanciare insieme la sfida di cambiamento al Paese o solo piegare tutto ai personalismi siccome si deve battere Berlusconi e non si riconosce più la sua leadership, non si sa quale sia la ragione per cui Berlusconi rappresenti il male assoluto, ma non interessa assolutamente nulla?
Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, con un appello che dovremmo avere tutti a cuore, che anche il presidente della CEI, Bagnasco, ha rivolto a tutti noi, alla classe politica (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Lupi, la prego di concludere.

MAURIZIO LUPI. Siamo angustiati per l'Italia, che scorgiamo come un Paese inceppato nei suoi meccanismi decisionali, mentre il Paese appare attonito e guarda disorientato. L'appello che il Presidente del Consiglio ha rivolto al Senato credo sia l'appello a tutti noi, istituzioni e uomini politici, se abbiamo a cuore la responsabilità e il bene comune e cioè che abbiamo bisogno di tutto tranne che di personalismi. Abbiamo bisogno di governare, di Pag. 45grande responsabilità, questa è la sfida a cui siamo chiamati (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani).

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi a titolo personale. Ricordo ai colleghi che hanno un minuto a disposizione. È iscritto a parlare l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.

GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, due considerazioni brevissime: In primo luogo agli incerti e agli amici di Futuro e Libertà per l'Italia dico che votare la sfiducia a questo Governo significa regalare la più grossa opportunità di speculazione ai mercati finanziari, mettere in grossa difficoltà il debito pubblico italiano e mettere a repentaglio l'esistenza stessa dell'euro.
In secondo luogo, mi rivolgo a lei, signor Presidente del Consiglio: 17 anni fa, allora ventenne, le ho dato la fiducia per la prima volta, aderendo al suo progetto politico di Forza Italia. Anche oggi, da cinque anni in Parlamento, rappresentando tutti quegli italiani, l'altra Italia che vive fuori dai confini nazionali, che tutti i giorni eccelle e rende illustre il nostro Paese, nel campo scientifico, economico, culturale e sociale, anche oggi vogliamo dire che siamo con lei senza se e senza ma. Noi siamo con lei, ma lei non ci lasci soli (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Laboccetta. Ne ha facoltà, per un minuto.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, io ho ripensato oggi alle ragioni del mio impegno politico, e mai avrei immaginato, caro Presidente Fini, che alcuni di coloro che condivisero le battaglie della destra politica, ora sono qui a fare da sponda a quella sinistra sconfitta dalla storia. Tutto questo non può essere dimenticato, e lei, Presidente Fini, soprattutto lei non dovrebbe dimenticarlo.
Vede, vedete cari colleghi di Futuro e Libertà per l'Italia, noi siamo stati eletti da cittadini che ci hanno votato perché alternativi alla sinistra, perché portatori di una visione ideale e culturale moderata, antagonista di una sinistra ancora impregnata di giacobinismo.
Votare la sfiducia significa abiurare ai propri valori, significa sfregiare la sovranità popolare, significa non avere rispetto di milioni e milioni di italiani.

PRESIDENTE. Onorevole Laboccetta, la invito a concludere.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Per noi l'onore, la coerenza, la lealtà e la dignità sono ancora un valore, ed è per questo che sosteniamo il Governo Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani).

SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, vorrei ricordare ai deputati del Popolo della Libertà che avendo un'età «catacombale» questi applausi potrebbero farmi male (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Signor Presidente, onorevoli deputati, ho seguito con attenzione i numerosi interventi e ringrazio tutti quei deputati, sia della maggioranza che dell'opposizione, che hanno portato un contributo costruttivo di cui faremo tesoro. Non voglio Pag. 46rispondere, come invece ho fatto questa mattina al Senato, alle tante critiche ispirate tutte da un costante pregiudizio negativo su tutto. La voglia è tanta ma me la tengo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Voglio rivolgermi invece, in particolare, ai parlamentari che nel 2008 sono stati eletti nelle liste del Popolo della Libertà, ai parlamentari che hanno più volte votato la fiducia a questo Governo, ai parlamentari che hanno fatto parte di questo Governo e sanno bene quali e quante cose buone abbiamo fatto insieme. Mi rivolgo in particolare a tutti voi che avete aderito ad altri gruppi parlamentari, che ora insieme all'intera opposizione avete presentato la mozione di sfiducia al Governo, al Governo eletto dagli stessi elettori che hanno eletto voi.
Sono certo che in questo momento nessuno di voi può aver dimenticato la lunga strada che abbiamo percorso insieme dal 1994 ad oggi, non potete aver dimenticato le battaglie che abbiamo condotto insieme e anche i risultati positivi del nostro impegno comune.
Sono altrettanto certo che nessuno di voi intende gettare via così, frettolosamente, tutto ciò che in questi anni abbiamo costruito insieme, dal bipolarismo alla nascita del partito unitario dei moderati, dall'alternativa alla sinistra italiana alla guida di un Governo riformatore. Sono certo che ciascuno di voi nel proprio intimo, nella propria coscienza, sa che l'attuale Governo non ha affatto demeritato e che non ha affatto tradito il mandato del popolo sovrano. Ognuno di voi sa che ciò che abbiamo fatto in questi due anni è stato tanto, soprattutto se pensiamo alle condizioni difficili e impreviste che abbiamo dovuto affrontare.
Non è certo casuale che l'apprezzamento del popolo italiano nei confronti del Presidente del Consiglio sia di gran lunga il più alto di ogni altro Premier europeo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Lo so che vi fa male, ma ahimè per voi è così (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Siamo anche l'unico Governo ad aver vinto le elezioni di medio termine. E questi sono fatti, non sono opinioni. Sono assolutamente convinto, infine, che ciascuno di voi sa che qualunque dissenso è legittimo, che qualunque critica è possibile, ma non la rottura, ma non la sfiducia al Governo, ma non la divisione nel campo dei moderati (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Tutto si può dire, tutto si può fare, ma non progettare un'alleanza con la sinistra in questa legislatura, camuffata magari con un Governo di transizione, e neppure unire i propri voti a quelli dell'opposizione, sommando grottescamente i voti sottratti al Popolo della Libertà a quelli del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani).

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, non interrompa.

SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Tutto si può fare, ma non si può tradire il mandato ricevuto dai nostri elettori.

FURIO COLOMBO. Ha presente la Costituzione?

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, la prego.

SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Chi persegue questi obiettivi lo può fare ad una sola condizione: che si torni dagli elettori e che si spieghi a loro perché si è cambiata opinione, presentando al popolo italiano le proprie idee, le proprie critiche, i propri programmi e le alleanze politiche attraverso cui si ritiene di poterli realizzare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo Pag. 47della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani).
Se, invece, è sincera e reale la preoccupazione per la situazione difficile in cui si trova l'Italia, al pari di tutti gli altri Paesi europei, allora l'unica strada possibile è quella di rinnovare la fiducia all'attuale Governo, di rinnovarla perché il Governo ha lavorato bene e di rinnovarla per senso di responsabilità nazionale. Un voto contro la sfiducia così motivato sarà testimonianza di realismo e di saggezza politica. Un voto contro la sfiducia così motivato consentirà di evitare una crisi al buio, di cui l'Italia non ha alcun bisogno, e potrà aprire una fase politica nuova. Un voto contro la sfiducia così motivato consentirà di completare, entro la fine della legislatura, le cinque azioni strategiche sancite dal Parlamento il 29 settembre con la più ampia fiducia mai ottenuta dal nostro Governo, azioni tra l'altro già realizzate in grandissima parte da questo Esecutivo (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Da qui in avanti, dopo aver seguito la linea del rigore, che ha messo l'Italia al riparo dai contraccolpi derivanti dalle crisi finanziarie internazionali che si sono succedute dal 2008 ad oggi, e tenendo conto di questo quadro, riprenderemo il dialogo con le parti sociali - come, d'altronde, abbiamo sempre fatto in passato - e lo riprenderemo anche sulla base delle proposte recentemente avanzate insieme da Confindustria e sindacati, cercando di coniugare il necessario rigore con gli interventi per la crescita. Su questo punto terremo anche conto dei suggerimenti e delle proposte di tutti, comprese quelle degli amici liberali in ordine alle privatizzazioni (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il nostro è da sempre il Governo dell'ascolto e dell'apertura a quanto di meglio propone la società civile, perché vogliamo perseguire il bene comune di tutta l'Italia e di tutti i suoi cittadini, senza alcuna distinzione sociale o geografica. Riprenderemo con vigore anche l'azione per portare avanti le riforme istituzionali. C'è già un'intesa sui principi fondamentali riguardanti tre questioni: l'aumento dei poteri del Presidente del Consiglio (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), la riduzione del numero dei parlamentari, il superamento del bicameralismo.
In rapporto a questa azione riformatrice si pone anche il problema di una modifica della legge elettorale, che per noi ha un solo limite che consideriamo invalicabile: la difesa del bipolarismo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) perché vogliamo che il cittadino sappia in anticipo chi sarà il Presidente del Consiglio, quale sarà l'alleanza di Governo, quale il programma di modernizzazione del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Questa è la nuova moralità che abbiamo portato in politica: un programma sottoscritto dai cittadini con il loro voto, che il Governo si impegna ad attuare.
Onorevoli colleghi, come vedete, la nostra è una posizione chiara e questo è il momento della responsabilità. Per parte mia, considero mia responsabilità non trascurare ogni possibilità di dialogo con l'opposizione (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). È mia responsabilità ricomporre e rinnovare l'alleanza di tutte le forze moderate che sono state all'origine del nostro impegno politico (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani).
L'unità dei moderati italiani è un patrimonio storico e politico inestimabile e nessuno può essere così irresponsabile da distruggerlo volontariamente o involontariamente. Non dobbiamo mai dimenticare che il popolo dei moderati è davvero un popolo unito, che condivide gli stessi valori e la stessa visione del futuro, che condivide la stessa visione della libertà, della persona umana, della Patria, della famiglia, del lavoro, dell'impresa.
Sono convinto che le difficoltà e le divisioni interne che sono insorte non Pag. 48siano affatto insormontabili. Deve tornare a prevalere il buon senso e il senso di responsabilità. Questo è quanto il popolo dei moderati, il nostro popolo, ci chiede: non ci chiede di dividerci, ci chiede di unirci per il bene dell'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani).
A tutti i moderati di questo Parlamento propongo, quindi, un patto di legislatura per garantire coerenza e continuità con il programma elettorale e con le scelte che abbiamo condiviso, rinnovando quel che c'è da rinnovare nel programma e anche nella compagine di Governo. Decidiamo insieme quale sia la strada e quale sia lo strumento più indicato.
Onorevoli colleghi, oggi non è in gioco la persona del Presidente del Consiglio (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Non lo è (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani)! Oggi è in gioco la scelta tra il proseguimento di un progetto di cambiamento e la restaurazione, ovvero il ritorno all'indietro, il ritorno a quei vizi tradizionali della politica che sono all'origine dei problemi di cui oggi soffre l'Italia. Il nostro Paese ha bisogno di stabilità e di governabilità, che sono le condizioni indispensabili per realizzare le riforme di cui vi è urgente necessità.
Garantire oggi la stabilità è la prima condizione per mettere al sicuro gli interessi del Paese e per cercare di ricomporre l'area moderata. Se la mozione di sfiducia - come credo - sarà respinta, da domani lavoreremo per ricomporre l'area moderata (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), lavoreremo per allargare quanto più possibile l'attuale maggioranza a tutti coloro che condividono i valori ed i programmi dei moderati, a partire da chi si richiama alla forza politica più forte, alla grande famiglia della democrazia e della libertà, che è il partito dei popoli europei (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lavoreremo anche per rafforzare la squadra di Governo.
Ripeto ciò che ho affermato questa mattina in Senato.
Sono fermamente convinto che alla fine la ragionevolezza e la responsabilità vincono sempre sull'irragionevolezza e sulla irresponsabilità. Sono convinto che il bene comune prevale sempre sugli egoismi interessati e, per questo, sono convinto che noi andremo avanti e continueremo a lavorare nell'interesse di tutti.
Se questo non dovesse avvenire, sono certo che il popolo italiano, dal quale questo Governo e questa maggioranza hanno avuto un chiarissimo mandato ed una piena legittimazione a guidare il Paese, quando verrà il momento, saprà valutare con buon senso (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) e con giustizia i meriti e le responsabilità. Vi ringrazio (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-I Popolari di Italia Domani).

PRESIDENTE. Il seguito della discussione delle mozioni Franceschini, Donadi ed altri n. 1-00492 e Adornato ed altri n. 1-00511 di sfiducia al Governo avrà luogo nella seduta di domani a partire dalle ore 10,30, per lo svolgimento, con ripresa televisiva diretta, delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto e per la votazione per appello nominale (Il deputato Evangelisti espone un cartello recante la scritta: «Parlamento, no al mercato delle vacche» - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Onorevole Evangelisti, la prego di togliere immediatamente quel cartello. Onorevole Evangelisti, la richiamo all'ordine!

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, poiché questo potrebbe essere l'ultimo Pag. 49intervento che il Presidente del Consiglio ha fatto in questa funzione in quest'Aula, avrebbe almeno potuto avere l'accorgimento e l'eleganza di non leggere il testo letto questa mattina al Senato, ignorando completamente quattro ore di dibattito! Poteva almeno farsi scrivere un altro intervento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Proteste dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Una voce dai banchi del gruppo Popolo della Libertà: Scemo, scemo!)!

Sull'ordine dei lavori (ore 19,28).

MARIO PEPE (PdL). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (PdL). Signor Presidente, in queste ore le vite private di alcuni parlamentari sono passate al setaccio da un'inchiesta per reati non ancora consumati. Questo è un atto di intimidazione sul voto libero di domani (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Mario Pepe, la prego.

MARIO PEPE (PdL). C'è un clima di tensione. Domani verranno dei pullman per far cadere il Governo dal basso. Per cui, signor Presidente, le chiedo di convocare, sulla base dell'articolo 64 della Costituzione, il Parlamento in seduta segreta al fine di garantire l'incolumità dei parlamentari.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Martedì 14 dicembre 2010, alle 10,30:

Seguito della discussione delle mozioni Franceschini, Donadi ed altri n. 1-00492 e Adornato ed altri n. 1-00511 di sfiducia al Governo.

La seduta termina alle 19,30.