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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 406 di giovedì 2 dicembre 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 10,10.

LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bindi, Bocchino, Brugger, Caparini, Cirielli, De Biasi, Donadi, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Giro, Lamorte, Maroni, Mura, Mussolini, Leoluca Orlando, Ravetto, Reguzzoni, Sardelli, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 12 novembre 2010, n. 187, recante misure urgenti in materia di sicurezza (A.C. 3857-A) (ore 10,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 12 novembre 2010, n. 187, recante misure urgenti in materia di sicurezza.
Avverto che, dopo la conclusione della seduta di ieri, l'articolo aggiuntivo Lorenzin 10.055 è stato ritirato dalla presentatrice e, pertanto, non figura nel fascicolo degli emendamenti. Avverto inoltre che, prima dell'inizio della seduta, sono stati ritirati l'emendamento Bressa 3.3, il subemendamento Tassone 0.8.100.2 nonché l'articolo aggiuntivo 10.0100 delle Commissioni.
Avverto, inoltre, che è stato presentato dalle Commissioni l'emendamento 3.500, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 3857-A).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,15).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 10,15, è ripresa alle 10,40.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Ricordo che nella seduta di ieri sono stati accantonati gli Pag. 2emendamenti Di Pietro 3.51 e 3.52 ed è iniziato l'esame delle proposte emendative riferite all'articolo 8.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,41).

CESARE DAMIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, vorrei portare a conoscenza di tutta l'Aula un fatto sociale rilevante di cui il Parlamento deve farsi carico. Qui davanti, manifestano i lavoratori del settore degli appalti di pulizia degli istituti scolastici; sono 25 mila lavoratrici e lavoratori che rischiano il posto di lavoro a causa dei tagli sulle risorse finanziarie del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Per i cosiddetti lavoratori socialmente utili sono ventidue le ditte che hanno inviato alle organizzazioni sindacali la comunicazione dell'apertura delle procedure di mobilità corrispondenti alla totalità della manodopera impiegata, quasi 14 mila addetti, nelle pulizie delle scuole di ogni ordine e grado. Stanno vivendo la stessa situazione altri 12 mila lavoratrici e lavoratori impiegati negli appalti e servizi di pulizia o attività ausiliarie, sorveglianza e custodia, i cosiddetti appalti storici impiegati anche nei nidi d'infanzia e nelle scuole materne. L'incontro al MIUR del 17 novembre scorso, non ha prodotto la chiarezza e le risposte concrete in grado di garantire la continuità occupazionale e di reddito dei 25 mila lavoratori degli appalti di pulizia per le scuole. Credo che un argomento che riguarda 25 mila lavoratori e le loro famiglie meriterebbe più rispetto da parte di quest'Aula, che quando si parla di lavoro si riempie la bocca demagogicamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e quando ci sono lavoratori che rischiano concretamente di perdere il loro lavoro, volta le spalle a quelli che sono i problemi concreti delle persone (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Sto parlando di lavoratori, mi hanno consegnato questa mattina una busta paga, che guadagnano meno di 900 euro al mese e devono portare avanti una famiglia e corrono il rischio di perdere anche questo reddito.
Come Partito Democratico, chiediamo che lei, signor Presidente, si faccia interprete presso il MIUR, perché si abbiano risposte in merito alle risorse economiche indispensabili per dare continuità occupazionale e di reddito alle lavoratrici e ai lavoratori ex LSU impiegati negli appalti storici che diano, come immediato risultato, il ritiro delle procedure di licenziamento collettivo, la garanzia delle proroghe degli attuali appalti sino all'effettuazione di nuove gare, l'assicurazione che i dispositivi delle nuove gare abbiano contenuti e modalità in grado di tutelare l'occupazione e il reddito di tutti i lavoratori attualmente occupati e la garanzia del puntuale e regolare pagamento degli stipendi a questi lavoratori. Vorrei anche aggiungere che per una parte di questi lavoratori, ormai dal mese di agosto, non viene erogata alcuna retribuzione. Vorrei anche ricordare che alla Commissione lavoro abbiamo votato una risoluzione unitaria che sollecitava il Governo a stanziare i fondi necessari per la prosecuzione del lavoro per queste 25 mila persone. Credo sia un problema di tutti e credo che il Parlamento debba farsi carico di questo grave problema sociale che colpisce in particolare le lavoratrici e coloro che hanno bassi redditi e rapporti di lavoro estremamente deboli come quelli che caratterizzano il settore delle pulizie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Damiano, voglio assicurarle che al di là della fisiologica disattenzione dell'Aula in un momento di inizio seduta, il problema drammatico dei lavoratori che lei ha citato sta a cuore a tutti membri di questa Assemblea. Mi farò interprete delle richieste da lei avanzate presso il Ministro competente e speriamo che si possa trovare una soluzione soddisfacente.

Pag. 3

GIULIO SANTAGATA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente non le sarà sfuggito che questa mattina molti organi di stampa titolano sulle «vacanze» dei parlamentari e sui parlamentari fannulloni. Ciò in merito alla decisione presa ieri dalla Conferenza dei presidenti di gruppo di tenere chiusa la Camera la prossima settimana. Credo che per evitare di portare ulteriore acqua al mulino dei fautori del Parlamento inutile e dei parlamentari fannulloni la Presidenza dovrebbe dar conto all'Aula e ai cittadini italiani delle reali motivazioni organizzative che hanno portato ad una decisione di questo tenore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto, onorevole Santagata, delle sue parole. D'altronde queste sono decisioni che ha preso la Conferenza dei presidenti di gruppo.

ROBERTO OCCHIUTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente intervengo per richiamare l'attenzione dell'Aula e anche del Governo su una vicenda paradossale e gravissima che sta riguardando un comune italiano. Si tratta del comune di Gioia Tauro, sciolto per mafia per ben due volte dove, dopo la fase di commissariamento, si è insediata una nuova amministrazione.
In questo comune accade che le banche, che prima, quando il comune era controllato dalla mafia, erogavano il servizio di tesoreria ora si rifiutano di erogare questo servizio. Per ben due volte la commissione straordinaria insediata dalla prefettura, dal Ministero dell'interno ha emanato un bando per affidare il servizio di tesoreria e per ben due volte le banche hanno risposto «picche». Dopo le ultime elezioni che hanno visto eletta un'amministrazione, che sta operando in rottura con il modo tradizionale di amministrare di quel comune, per altre due volte si è tentato di affidare il servizio di tesoreria e per altre due volte le banche si sono rifiutate.
Oggi il sindaco di questo comune, Gioia Tauro, e mi rivolgo anche al ministro Maroni che ha sempre mostrato grande sensibilità verso questi problemi, sarà costretto ad emanare un'ordinanza di chiusura delle scuole perché non può pagare l'energia elettrica ed il riscaldamento.
I cittadini che hanno a che fare col comune non ricevono alcun pagamento e i dipendenti non sono pagati con il risultato che i cittadini di Gioia Tauro oggi rischiano di dover dire che quando c'era il sindaco mafioso tutto andava bene ed ora che c'è un sindaco che mafioso non è le cose non vanno più come prima, i loro servizi non sono garantiti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).
Vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula perché in questo Paese non può accadere che le banche si dimostrino disponibili nei confronti delle amministrazioni mafiose e poi non abbiano la stessa disponibilità quando a quelle amministrazioni succedono nuove giunte comunali, nuovi sindaci che vogliono rompere col passato (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Occhiuto. Ho dato precedentemente la parola all'onorevole Damiano perché all'inizio della seduta non avevamo ancora il numero legale. Adesso io ho sul quodlibetales cioè de omnibus rebus et de quibusdam aliis, argomenti vari, cinque colleghi che hanno chiesto di parlare. Mi sembra opportuno a questo punto rimandare le successive richieste di parola a fine seduta, per dare corso all'esame del provvedimento anche perché nel frattempo il numero legale mi sembra che sia stato raggiunto.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 4

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, desidero far presente che occorre avere tutte le condizioni per comprendere su quale base la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito il calendario dei lavori. Il mio intervento, quindi, non è sull'ordine dei lavori, ma per un richiamo al Regolamento.
Vorrei che fosse chiaro a tutti - quindi anche alla stampa e all'opinione pubblica - che la decisione della Conferenza dei presidenti del gruppo di non lavorare la prossima settimana è stata assunta dalla maggioranza e dalla Presidenza, con il parere contrario di tutti i gruppi dell'opposizione: del Partito Democratico, dell'Italia dei Valori e dell'Unione di Centro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Essi hanno proposto di proseguire i lavori la prossima settimana secondo l'ordine del giorno, lavorando, se necessario, anche giovedì 9 e venerdì 10 dicembre, perché da questa seduta erediteremo certamente la mozione concernente revoca di deleghe al Ministro Calderoli, il seguito delle discussioni delle mozioni che riguardano il pluralismo dell'informazione nel servizio radiotelevisivo, le mozioni relative alla riforma del sistema fiscale, la discussione della proposta di legge costituzionale e la discussione sulla mozione di sfiducia al Ministro Bondi.
Grazie al fatto che la maggioranza - già maggioranza o presunta tale - ha deciso di non proseguire i lavori nella prossima settimana, questi punti all'ordine del giorno non saranno discussi e votati dal Parlamento italiano. Se c'è qualcuno che alimenta l'antipolitica contro il Parlamento non è certo l'opposizione, ma sono i gruppi della maggioranza di centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, la ringrazio per questa precisazione. Ovviamente la Presidenza non può entrare nelle ragioni politiche di ciò che è stato deliberato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo. Lei ha toccato un argomento bruciante.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, assodato che la Conferenza dei presidenti di gruppo ha facoltà di deliberare in autonomia, essendo espressione, insieme alla Presidenza, della massima sovranità di questa Assemblea, e ha tutto il diritto di disciplinare come crede i lavori dell'Assemblea stessa, vorrei sottolineare che forse trasuda un complesso di colpa nel fatto di doverci giustificare se l'Assemblea decide di sospendere o meno i lavori per una settimana.
La ragione, politica e non vacanziera, per la quale la maggioranza ha richiesto di non lavorare la prossima settimana (visto che nella coda dei lavori c'erano le mozioni importanti di sfiducia al Ministro Bondi, di revoca di deleghe al Ministro Calderoli, la mozione sul servizio radiotelevisivo e altri argomenti molto importanti) è stata una richiesta precisa del gruppo del Popolo della Libertà, condivisa da tutti gruppi di maggioranza, perché si è ritenuto che in pendenza di una questione molto più importante, vale a dire la questione di fiducia che attende questa Camera e anche l'altro ramo del Parlamento nelle date del 13 e 14 dicembre, fosse opportuno evitare di sottoporre l'Assemblea ad ulteriori sconquassi e ad ulteriori fibrillazioni politiche. Se mi si permette, ciò rientra anche in un accordo più generale con il Capo dello Stato, con il quale si è scelto di procedere ad una verifica politica sulla fiducia successivamente all'approvazione della legge di stabilità. Questa precisa richiesta politica è stata sostenuta dalla maggioranza dei presidenti di gruppo e anche dalla Presidenza.
Signor Presidente, c'è una ragione di natura politica che è sindacabile sul piano del merito, ma non lo è sul piano del complesso di inferiorità o della volontà di questa maggioranza di fare vacanza. Si è deciso - e la Conferenza dei presidenti di gruppo in questo è sovrana - di non dar luogo a sedute di questa Assemblea con votazioni di qualsivoglia genere, perché in pendenza Pag. 5della questione di fiducia si è ritenuto opportuno aggiornare la seduta del Parlamento ad un momento così importante e solenne come sarà la seduta del 13 dicembre, quando si svolgerà la discussione sulle linee generali, e del 14, con le dichiarazioni di voto in diretta televisiva e il voto sulla mozione di sfiducia presentata dai gruppi di opposizione.
Signor Presidente, credo che una classe dirigente possa avere un forte complesso e senso di inferiorità rispetto a certe campagne stampa. Lo capisco ed è anche comprensibile, perché spesso e volentieri, rispetto ai lavori di quest'Aula, la stampa esagera con un piglio assolutamente populista. Tuttavia, credo che bisogna avere la consapevolezza delle ragioni politiche, e anche parlamentari, se un Parlamento decide di non convocarsi, anziché rinfacciarsi l'un l'altro la responsabilità di una settimana senza lavori.
Signor Presidente, oltre a ciò, ricordo per l'ennesima volta che un ordine del giorno approvato, a mia prima firma, e relativo al bilancio, richiede alla Presidenza della Camera e agli uffici di fare presente - anche al di là di questo specifico episodio - i dati e i numeri delle convocazioni, dei lavori di questa Assemblea, delle Commissioni e di tutte le cose che questa Assemblea svolge.
Spesso in pendenza di una demagogia e di un atteggiamento assolutamente distruttivo, e, se si vuole, in qualche modo anche lesivo del nostro funzionamento democratico, alcuni organi di stampa equiparano la funzione di rappresentanza della nazione a quella di un lavoro precario a tempo determinato e anche privilegiato e tendono a mettere sullo stesso piano queste due funzioni; ovviamente dipingendo il Parlamento come luogo del fannullagine, mentre quest'ultimo - ce lo dobbiamo ricordare tutti, a partire dalla Presidenza - è il luogo dove si esercita la democrazia. E di questa democrazia dobbiamo continuare ad essere orgogliosi, anche se qualche giornale pensa di poter vendere qualche copia in più dicendo che siamo fannulloni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Considerato che il tema sollevato ha evidentemente un interesse generale, attinente ai nostri lavori, darò la parola ad un rappresentante per ciascun gruppo che ne faccia richiesta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, l'onorevole Baldelli ha dichiarati un'assunzione di responsabilità su questo tema, ma lo inviterei a non tirare in ballo il Capo dello Stato, che sul calendario dell'Aula non c'entra assolutamente nulla. L'Italia dei Valori, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, si è opposta all'interruzione dei lavori per un così lungo tempo.
Capiamo che è solo un problema che attiene alla vostra crisi, ma per la vostra crisi - così come questo Parlamento è impantanato da mesi e non riesce a procedere - ora pretendete addirittura il silenzio per una settimana! Noi ci siamo opposti, perché ritenevamo che si potesse continuare a lavorare secondo il calendario che già era stato predisposto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Borghesi. Ovviamente il Capo dello Stato non ha esercitato alcuna pressione sulla definizione dei lavori della Camera dei deputati.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, senza demagogia, credo che sia stato un errore, da parte della maggioranza, scaricare le proprie tensioni sui lavori di questo ramo del Parlamento.
Avevamo tutte le possibilità di lavorare la prossima settimana, nell'interesse del Paese, approvando un provvedimento che ci vede favorevoli all'unanimità.
Si tratta oltretutto di un provvedimento, proposto dalla maggioranza stessa, che riguarda la libera imprenditorialità e il sostegno del reddito. Sono due anni che questo Parlamento sta discutendo di questo tema: potevamo tranquillamente affrontarlo Pag. 6giovedì prossimo, dando così un segnale di tranquillità e di attenzione al Paese, senza far venir meno le preoccupazioni della maggioranza, e avremmo risolto il problema.
La verità è che non si è voluto farlo, ma abbiamo ancora tempo: volendo possiamo convocare in tempi brevi la Conferenza dei presidenti di gruppo, riapriamo le serrande di questo Parlamento giovedì prossimo e affrontiamo questo tema, dando un segnale positivo al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Onorevole Galletti, ovviamente mi farò interprete della sua proposta presso il Presidente della Camera.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, credo che le critiche e le polemiche della stampa vadano ascoltate e lette con attenzione, ma senza farci condizionare, nel senso che la situazione anomala in cui ci troviamo è quella di una mozione di sfiducia che resta sospesa nel tempo. Sappiamo benissimo che è stata una scelta consapevole quella di procrastinare un voto che - nella fisiologia di una Repubblica parlamentare - avrebbe dovuto aver luogo ad horas, dopo la presentazione della mozione. Abbiamo, invece, scelto, per unanime senso di responsabilità, di procrastinare il voto dopo la votazione definitiva del bilancio del Stato. D'altra parte, stiamo approvando oggi un provvedimento; se concluderemo l'esame del decreto sicurezza, avremo tempo anche per la proposta di legge d'iniziativa dell'onorevole Foti per oggi, ma dobbiamo anche prendere atto con serenità che c'è una mozione di sfiducia, che non c'è più una maggioranza parlamentare in questa Camera e che, quindi, è fisiologico che si arrivi prima al voto di fiducia anziché proseguire a stento con votazioni di provvedimenti come se nulla fosse accaduto.
Prendiamo tutti atto, senza polemizzare, che il tempo di sospensione dei lavori serve per chiudere il bilancio dello Stato e poi si farà quello che si deve fare. Si passerà alla mozione di sfiducia e vedremo quello che ne conseguirà.
Per cui, credo che - per senso di responsabilità - non abbia senso respingere con sdegno le polemiche, ma collocarle nel loro giusto ambito e prendere atto che non stiamo perdendo tempo, ma stiamo procrastinando un voto, altrimenti immediato, per complessivo senso di responsabilità sul bilancio dello Stato.

Si riprende la discussione (ore 11,05).

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3857-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 3857-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 3857-A).
Ricordo che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modifiche apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 3857- A).
Chiedo al relatore se proponga all'Assemblea di riprendere l'esame a partire dalle proposte emendative accantonate, ovvero di proseguire l'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 8.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, possiamo ripartire dalle proposte emendative accantonate con riferimento all'articolo 3.

PRESIDENTE. Sta bene, la invito ad esprimere i pareri delle Commissioni.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la II Commissione. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti gli emendamenti tranne che sull'emendamento 3.500 delle Commissioni, di cui do lettura : «Al comma 1, lettera a), dopo il numero 1), Pag. 7aggiungere il seguente: "1-bis) al comma 2, alla lettera b), è aggiunto, infine, il seguente periodo: 'Alla scadenza di sei mesi il sindaco invia al direttore dell'Agenzia una relazione sullo stato della procedura"». Questo è l'emendamento 3. 500 delle Commissioni, sul quale viene espresso parere favorevole.
Con riferimento alle proposte emendative riferite all'articolo 8, le Commissioni esprimono parere favorevole sul subemendamento Bressa 0.8.100.1 e raccomandano l'approvazione del loro emendamento 8.100. Le Commissioni invitano al ritiro di tutte le altre proposte emendative riferite all'articolo 8, altrimenti il parere contrario.
Per quanto concerne gli emendamenti riferiti all'articolo 9, le Commissioni esprimono parere favorevole esclusivamente sull'emendamento Contento 9.4, invitando al ritiro di tutti gli altri emendamenti, altrimenti il parere contrario.
Con riferimento agli emendamenti riferiti a all'articolo 10, le Commissioni raccomandano l'approvazione dei loro emendamento 10.100 e 10.101 ed esprimono parere favorevole sull'emendamento Duilio 10.50. Ricordo inoltre che l'articolo aggiuntivo 10.0100 delle Commissioni è stato ritirato.

PRESIDENTE. Onorevole Sisto, avevamo già dato avviso del ritiro dell'articolo aggiuntivo 10.0100 delle Commissioni.
Invito il Governo ad esprimere il parere sulle proposte emendative.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
Devo fare una sola precisazione. Il Governo propone una riformulazione dell'emendamento Contento 9.4, nel senso di aggiungere dopo le parole: «risulta effettuata» le seguenti: «, secondo le disposizioni vigenti».

PRESIDENTE. Qual'è il parere del relatore sulla proposta di riformulazione avanzata dal Governo sull'emendamento Contento 9.4?

FRANCESCO PAOLO SISTO. Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Ricordo che, ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative per le quali vi è un invito in tal senso, la Presidenza le porrà in votazione.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.500 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesare Marini, Girlanda, Martella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 488
Maggioranza 245
Hanno votato
488).

Prendo atto che i deputati Mazzocchi e Ruvolo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Pietro 3.51.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, il comma 3 dell'articolo 3, come riformulato, prevede che l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata possa non solo avvalersi del personale proveniente dalle pubbliche amministrazioni, ma anche ricorrere alla stipula di contratti di lavoro a tempo determinato di durata non superiore a due anni. Pag. 8
Proponiamo - mi riferisco anche all'emendamento Di Pietro 3.52, sul quale non interverrò - che l'Agenzia si avvalga, per la stipula di tale contratti, dei vincitori di concorsi banditi dal Ministero dell'interno e dal Ministero della giustizia.
Della questione abbiamo discusso anche in Commissione e il sottosegretario ci ha fatto presente che si preferirebbe assumere persone esperte in materia ma, poiché di questo non c'è traccia nella norma, o viene previsto nella norma oppure, a nostro giudizio, c'è il rischio di assumere persone non adeguate, come afferma il sottosegretario. Più esperti di costoro sarebbero i vincitori dei concorsi banditi proprio dal Ministero dell'interno, le cui funzioni mi sembrano piuttosto attinenti con quelle di questo organismo.
Con l'emendamento Di Pietro 3.52 chiediamo altresì di guardare ai precari della scuola, altra categoria da tutelare. Ci rendiamo conto che la preferenza, ovviamente, potrebbe essere data ai soggetti di cui all'emendamento 3.51 (cioè i vincitori di concorso). Faccio appello nuovamente sia ai relatori sia al Ministero per non abbandonare questa categoria di persone e faccio appello all'Aula perché si voti a favore di questo emendamento, perché mi sembra una risposta giusta in un momento in cui i problemi del lavoro nella nostra Nazione sono enormi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula e del Governo sull'emendamento Di Pietro 3.51. Riteniamo che sia una richiesta giusta - come abbiamo detto anche in sede di discussione sulle linee generali - assorbire i vincitori dei concorsi banditi dal Ministero dell'interno e dal Ministero della giustizia.
Credo che tale percorso offra delle garanzie, anche perché quest'Aula ha approvato una serie di atti, anche di indirizzo parlamentare attraverso gli ordini del giorno, che andavano in questa direzione. Sappiamo che molte volte gli ordini del giorno non forniscono grandi certezze di incidenza, ma svuotare sempre di più il Parlamento della sua volontà anche di indirizzo, ritengo sia quanto meno un azzardo e soprattutto costituisca un rischio ed un pericolo per il sistema istituzionale di garanzie democratiche nel nostro Paese.
Poi abbiamo detto un'altra cosa. Mi rivolgo anche al Ministro Maroni: come si fa, nel momento in cui si parla di Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, a prevedere la stipula di contratti di lavoro a tempo determinato? Con i privati? Con chi? Con qualche associazione? Esiste una situazione di rischio e di difficoltà, perché l'Agenzia gestisce una materia delicatissima.
Posso capire che gli emendamenti vengano bocciati, che il Governo non parli e non chiarisca - non è obbligato a dare chiarimenti in Aula -, ma questo è un punto delicato. Che significa contratti privati? Con chi? Con quale associazione? Con quale personale? Con quali responsabilità? Con quali diritti e con quali doveri? (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Potete anche arrabbiarvi tranquillamente, ma questa è una situazione veramente difficile. Credo che moltissimi in quest'Aula sappiano di chi e di cosa parlo e quali siano i rischi, perché gli affari attraverso i beni sequestrati e confiscati alla mafia non li facciamo fare a nessuno. Non c'è nessuno che può fare il professionista antimafia all'interno di questo nostro Paese.
Ecco perché chiedo al Governo di valutare attentamente questo emendamento. Ho qualche perplessità rispetto all'approvazione dell'emendamento Di Pietro 3.52, mentre sull'emendamento Di Pietro 3.51 preannunzio il voto favorevole del nostro gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

Pag. 9

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, credo che questo emendamento sia molto delicato, e abbisogna di una riflessione in Aula. Sappiamo che, tra l'altro, quello dei concorsi banditi ed espletati, per i quali non si procede alle assunzioni, è un problema sociale. Il Ministero della giustizia e il Ministero dell'interno, soprattutto il Ministero della giustizia, hanno fatto svolgere dei concorsi per cui non vi è stata assunzione. Si dice che non ci sono i soldi. A parte il fatto che la copertura dovrebbe essere contemporanea al bando del concorso, questo è un problema più generale che attiene anche alla serietà dell'amministrazione nel momento in cui bandisce il concorso.
Qui abbiamo sostanzialmente - su questo anticipo la nostra astensione sull'emendamento Di Pietro 3.52, ma il voto favorevole convinto sull'emendamento Di Pietro 3.51 - persone che hanno vinto dei concorsi pubblici nazionali nell'ambito di materie comunque attinenti anche all'attività e alla formazione specifica riguardante l'Agenzia. Certamente avranno bisogno di aggiornamenti, ma offrono maggiori garanzie rispetto a persone assunte con un contratto a termine, della durata di due anni e che devono essere totalmente formate.
Mentre abbiamo compreso e gradito che il Ministro e il sottosegretario Mantovano abbiano accolto i nostri emendamenti in Commissione, consentendo la mobilità di personale specializzato, soprattutto dell'Agenzia del demanio e di altre amministrazioni, non riusciamo a comprendere perché, nel momento in cui c'è un'apertura a nuove assunzioni, non si cerchi di giungere ad una conclusione cui si è obbligati anche moralmente nei confronti di giovani che hanno superato concorsi pubblici nazionali e che sono in attesa di assunzione.
Credo che su questo punto ci dovrebbe essere una riflessione. Certamente, l'emendamento potrebbe anche essere in parte riformulato se ci fosse questa apertura, cioè non prevedendo tutti. Eventualmente si potrebbe verificare la possibilità di avvalersi di un contingente e di che tipo di contingente. Non si può gravare l'Agenzia di tutti i concorsi espletati e per cui non vi è stata l'assunzione - questo lo capisco - però si tratta di pescare nell'ambito di quei concorsi per cui c'è stata la valutazione di una congruità di requisiti sia morali sia dal punto di vista della preparazione. È gente che ha superato prove nazionali.
Anche io ho paura di un certo il tipo di contrattazioni e di assunzioni attraverso agenzie territoriali. Attenzione, perché si stanno creando non solo delle aspettative ulteriori nei confronti di giovani che vengono assunti per periodi di tempo determinato, che quindi poi mirano - è fisiologico - ad una stabilizzazione, ma bisogna anche capire come si arriva a determinate individuazioni in una materia così delicata e in territori così delicati.
Su questo punto aspettavamo, in sede di Comitato dei diciotto, una valutazione più attenta, più ponderata, forse anche una riformulazione che non vi è stata, mentre invece è stato eliminato tout court tutto ciò che può portare ad una riflessione più seria riferita all'operatività effettiva di questa Agenzia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Pietro 3.51, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Patarino, Baretta, Sardelli, Cesare Marini, Cesario, Cicchitto, Messina, Ghedini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 495
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato
231
Hanno votato
no 264). Pag. 10

Prendo atto che il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Pietro 3.52, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sereni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 288
Astenuti 207
Maggioranza 145
Hanno votato
25
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.

GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, annuncio il ritiro dell'emendamento Naccarato 8.51 e anche del mio, 8.7.

PRESIDENTE. Sta bene. Il suo emendamento 8.7 sarebbe stato comunque precluso.

GIORGIO CONTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CONTE. Signor Presidente, annuncio il ritiro del mio subemendamento 0.8.100.3.

PRESIDENTE. Sta bene.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, annuncio il ritiro dei miei emendamenti 8.53, 8.52 e 8.6 e del mio subemendamento 0.8.100.2.

PRESIDENTE. Sta bene.

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, annuncio il ritiro degli emendamenti Bernardini 8.4 e Bernardini 8.5.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione del subemendamento Bressa 0.8.100.1
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, intervengo per dichiarare la nostra soddisfazione e per riconoscere al Ministro Maroni di avere svolto in questo caso un lavoro molto importante, perché il testo del provvedimento possa uscire in una forma che soddisfi completamente, non solo e non tanto l'Aula, ma anche il ruolo dei sindaci e dei prefetti.
Diamo atto della serietà con cui è stato trattato il tema, ci compiacciamo di avere contribuito, per parte nostra, ad ottenere un risultato positivo e ringraziamo ancora, per il lavoro svolto, il Ministro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Bressa 0.8.100.1, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Romele, Duilio, Calderisi...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 11
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 493
Astenuti 2
Maggioranza 247
Hanno votato
493).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 8.100 delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, intervengo solo per dire che voteremo a favore di questo emendamento.
Siamo soddisfatti che, anche grazie al nostro emendamento soppressivo e alla nostra opposizione, ha visto la luce una norma equilibrata, svuotata dei suoi eventuali e pericolosi significati iniziali, che contempera i poteri del sindaco, ai sensi dell'articolo 54, e quelli del prefetto. Siamo quindi soddisfatti che il contenuto, che poteva leggersi nel vecchio articolo, sia stato di molto ridimensionato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, anche noi votiamo a favore di questo emendamento ed esprimo qualche soddisfazione anche se c'è voluto un poco di tempo per far capire quale fosse il significato dell'emendamento, presentato dal nostro gruppo, Tassone 8.53, ai punti 4 e 5.
Questo emendamento delle Commissioni recepisce lo spirito del nostro emendamento. Lo abbiamo detto in sede di discussione sulle linee generali e nelle riunione del Comitato dei diciotto, in un confronto molto acceso. Finalmente, ieri sera, se ne è capito lo spirito, anche rispetto alla situazione dell'Aula, certamente non favorevole nei confronti della maggioranza e del Governo.
Molte volte l'azione di forza è più persuasiva dei ragionamenti - occorre dire con estrema chiarezza anche le cose più lampanti - e questo testo va certamente ad equilibrare il ruolo dei sindaci, che bisogna sempre più incoraggiare ed apprezzare nel loro lavoro, e quanti rappresentano il Governo nelle province, i prefetti, attraverso un coordinamento e un raccordo nella difesa delle istituzioni e della libera convivenza dei cittadini.
Esprimiamo parere favorevole, avendo ritirato, come si è detto, i nostri emendamenti, che da più tempo riproponevano una materia importante e fondamentale, che oggi trova una sua accettazione e accoglienza da parte della maggioranza e, mi auguro, anche dell'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, vorrei tanto che questo traguardo che è stato raggiunto convincesse anche il Ministro Maroni.
Vi è infatti bisogno, obiettivamente, di un più stretto livello di integrazione tra le ordinanze in materia di sicurezza urbana, emesse dai sindaci in funzione di ufficiali di Governo, e l'azione del prefetto, quando è necessario integrare, per particolari casi e misure, le forze dell'ordine che non risultano sufficienti.
Ma questo è un punto, mentre altra cosa sarebbe tornare alla teoria dei sindaci sceriffi, del predominio o della posizione sovraordinata dei sindaci nella gestione delle forze dell'ordine a livello locale. Siccome quello che è stato raggiunto è un buon punto di equilibrio, mi auguro che il Ministro, magari anche intervenendo, voglia darci anche il suo parere soddisfatto per questo che è un delicato tema istituzionale, che non vorrei fosse aggirato da ordinanze o da altre misure che naturalmente sono sempre nei suoi poteri.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento Pag. 12elettronico, sull'emendamento 8.100 delle Commissioni, come subemendato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Paolo Russo, onorevole Granata, onorevole Sereni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 491
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato
490
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Fiano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.

Sull'ordine dei lavori.

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, è difficile immaginare che in quest'Aula noi si proceda tranquillamente a lavorare ignorando ciò che riguarda direttamente il ruolo del Governo e le relazioni internazionali del nostro Paese.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,30)

DARIO FRANCESCHINI. Oggi su diversi quotidiani italiani e stranieri sono riportate (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, prego, prosegua onorevole.

DARIO FRANCESCHINI. Aspettate - potete farcela - che finisca di parlare (Proteste dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Presidente, le chiederei di calmare questi animi che si sono scaldati preventivamente.

PRESIDENTE. Scusate...

DARIO FRANCESCHINI. Sono riportate sui giornali, e può dare fastidio ai colleghi di maggioranza...

PRESIDENTE. Onorevole Franceschini, parli al Presidente.

DARIO FRANCESCHINI. Ma qua non siamo sulla luna, siamo in Italia, e siamo il Parlamento di questo Paese...

MAURIZIO BIANCONI. Smettila!

DARIO FRANCESCHINI. Vengono riportate delle frasi dell'ambasciatore americano in Italia (ambasciatore americano della Presidenza Bush) che sono di una gravità assoluta. In una frase si dice: si riferisce che il Presidente del Consiglio (Proteste dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)... continuo a parlare anche se urlate.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Franceschini...

DARIO FRANCESCHINI. Sta minacciando la credibilità di Berlusconi e sta diventando irritante per le nostre relazioni...

NICOLÒ CRISTALDI. Vergogna!

PRESIDENTE. Per cortesia!

DARIO FRANCESCHINI. E sostiene gli sforzi russi di danneggiare la Nato. In una seconda frase l'ambasciatore americano (Proteste dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

FABIO RAMPELLI. Basta! Smettila!

Pag. 13

PRESIDENTE. Mi scusi. Quando i colleghi hanno finito, permettano alla Presidenza di ascoltare l'intervento dell'onorevole Franceschini sull'ordine dei lavori.

DARIO FRANCESCHINI. Non capisco se sono irritati per il metodo o per il merito, e comunque vorrei informare i colleghi che le loro urla non coprono la mia voce trasmessa nei circuiti interni, nei circuiti televisivi, quindi perdete tempo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). In una seconda frase l'ambasciatore americano scrive queste parole: l'ambasciatore della Georgia a Roma ci ha detto che il Governo georgiano ritiene che Putin ha promesso a Berlusconi una percentuale di profitto da ogni gasdotto sviluppato dall'ENI insieme a Gazprom...

FABIO RAMPELLI. Basta! Smettila!

DARIO FRANCESCHINI. Allora poiché noi speriamo che queste parole non siano vere - e lo speriamo per il nostro Paese - chiediamo che il Presidente del Consiglio venga in Aula a smentire, se è in condizione di farlo, queste frasi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Proteste dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), e magari, dato che c'è tutta la settimana prossima a disposizione, venga la prossima settimana a riferire in Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

GIACOMO CHIAPPORI. A fine seduta!

PRESIDENTE. Chiedo scusa, l'intervento si è concluso con una richiesta sull'ordine dei lavori. C'è una richiesta da parte del capogruppo del Partito Democratico - dopo ognuno può opinarla nel merito - ma la Presidenza non può che recepire la richiesta del presidente del gruppo del Partito Democratico, con la quale si chiede al Governo e al Presidente del Consiglio di venire a riferire riguardo alle questioni internazionali. Perdonatami, la Presidenza recepisce questa richiesta.

FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, vedo che i colleghi del Partito Democratico seguono con attenzione ogni dispaccio dell'ambasciata degli Stati Uniti d'America. Innanzitutto, dovrebbero fare i conti con il loro passato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), che era un passato nel quale il punto di riferimento era proprio l'Unione Sovietica e, in secondo luogo, vedo che non fanno i conti con quello che ha detto ieri il Segretario di Stato degli Stati Uniti d'America perché a loro dà un enorme fastidio. Inoltre, reputano che la loro azione contro il Presidente del Consiglio debba riguardare anche il prestigio dell'Italia. Credo che ci troviamo di fronte ad un caso singolare di autolesionismo dal punto di vista nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, sono sicuro che lei mi garantirà la possibilità di esprimere il mio pensiero e la inviterei...

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, non è mai successo il contrario, quindi perché non devo farlo. Immagino che anche lei si assocerà alla richiesta del Partito Democratico su questo tema.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, lei è lungimirante e perspicace, però mi lasci dire che non è possibile che ogni qual volta, qui, in quest'Aula, qualcuno si alza e pone questioni non gradite, un ululato o un muggito si levi dall'altra parte (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) a conferma...

Pag. 14

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, purtroppo è una cattiva abitudine da una parte e dall'altra. Credo che il diritto da parte di tutti...

FABIO EVANGELISTI. Soltanto che poi i provvedimenti sono a senso unico...

PRESIDENTE. Questo lo dice lei nel senso che il provvedimento viene portato in Aula e lei ha il diritto di votare a favore o di votare contro. Non tiriamo le istituzioni...

FABIO EVANGELISTI. Mi riferivo alle sanzioni.

PRESIDENTE. Alle sanzioni, ho capito. Anche qui, però, devo dire che non si contestano le sanzioni prese dall'Ufficio di Presidenza. Prego, vada avanti nel merito.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, questa volta ha peccato di perspicacia. Le volevo dire che non solo, appunto, ci associamo alla richiesta del Partito Democratico e dell'onorevole Franceschini, ma anticipo e sollecito la risposta ad un'interrogazione che il sottoscritto e l'onorevole Leoluca Orlando, proprio questa mattina, abbiamo depositato su questo stesso argomento, ossia i rapporti tra Berlusconi e Putin, tra l'Italia e la Gazprom (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

GIAN LUCA GALLETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, sono davvero allibito dalla discussione che si è sviluppata in questo momento. Siamo in un momento di una difficoltà particolare, sappiamo tutti i rischi che stiamo correndo e diamo l'immagine di un Parlamento che ancora discute dell'ex Unione Sovietica (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro) o prova a strumentalizzare ancora vicende che devono essere affrontate con la massima serietà e che possono riguardare Commissioni di inchiesta. Vi richiamo veramente alla responsabilità nazionale, a farvi carico dei problemi dell'Italia e non a litigare su questioni che pensavamo davvero appartenessero alla storia italiana (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Si riprende la discussione (ore 11,35).

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3857-A)

PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti Tassone 9.1 e Contento 9.2.

MANLIO CONTENTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro formulato dal relatore per quanto riguarda l'emendamento soppressivo a mia firma, il 9.2, dal momento che il Governo ha recepito le preoccupazioni su un'applicazione indiscriminata del presente articolo 9, dando parere favorevole all'emendamento, come riformulato, 9.4, sempre a mia firma. Posso già anticiparle, quindi, che accetto la riformulazione proposta dal relatore sull'emendamento Contento 9.4.
La preoccupazione, signor Presidente, è che un'applicazione indiscriminata di questo testo potesse comportare gravi danni alle imprese italiane, anche di fronte a violazioni amministrative di contenuto minimo, che avrebbero fatto scattare, come conseguenza, l'obbligo di confisca.
Le correzioni che verranno accolte consentono quindi di mediare la lotta corretta e giusta a certe attività del tutto illegali che devono essere punite con il rispetto delle norme già vigenti che consentono agli imprenditori italiani di poter regolarizzare eventuali violazioni nel rispetto della legge e del lavoro italiano.

Pag. 15

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Contento 9.2 lo ritira.
Onorevole Tassone, accede all'invito al ritiro dell'emendamento 9.1 di cui è primo firmatario?

MARIO TASSONE. Signor Presidente, anche noi ritiriamo l'emendamento 9.1 di cui sono primo firmatario. In sede di discussione del Comitato dei diciotto alcuni percorsi li abbiamo chiariti ed i pericoli e le difficoltà che avevamo intravisto in ordine alla norma stessa sono stati in parte, non del tutto, fugati. Forse, bisogna legiferare successivamente per sistemare una materia così articolata e complessa.

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Vignali 9.51 formulato dal relatore.

RAFFAELLO VIGNALI. Sì, signor Presidente, ritiro l'emendamento 9.51 di cui sono primo firmatario, anche perché ritengo che l'accoglimento dell'emendamento dell'onorevole Contento 9.4 possa tutelare le imprese oneste.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori degli identici emendamenti Tassone 9.3 e Bianconi 9.52 se accedano all'invito al ritiro, formulato dal relatore.

MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, ritiro gli emendamenti 9.52 e 9.53 di cui sono primo firmatario.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, anche io ritiro l'emendamento 9.3, di cui sono primo firmatario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Di Pietro 9.5 e Ferranti 9.54, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Fallica... onorevole Cesare Marini... onorevole Calgaro... onorevole Sardelli... onorevole Palumbo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato
227
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 9.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, chiederei alle Commissioni, dal momento che in un primo momento era stato espresso parere favorevole, di tornare a quel parere. Se mi consente, signor Presidente, vorrei rivolgermi, direttamente al Governo e al Ministro Maroni in particolare. Ministro Maroni, nella presentazione di questo decreto-legge sicurezza, lei ha detto, anche in relazione all'articolo 9, di essersi ispirato al caso Prato. Ora voglio dare atto al Ministro Maroni, quando è venuto in visita nella mia città, di aver avuto un comportamento istituzionalmente corretto e credo si sia potuto rendere conto dei problemi che riguardano quella realtà in materia di illegalità economica. Ora l'articolo 9 è certamente complesso. Non voglio nascondere che la materia non è semplice. Tuttavia, mi permetto di far rilevare che l'avere inserito nell'articolo 9 e lasciare la disposizione, secondo la quale «la disposizione non si applica se la cosa appartiene a persona estranea alla violazione amministrativa», è un passo indietro rispetto alla normativa attuale. Infatti, già oggi, con sentenza della Cassazione, non si è mai ritenuta estranea la persona che presta un macchinario o che dà lavoro ad un'azienda terzista.

Pag. 16

Le vorrei far rilevare, signor Ministro, che, se vogliamo combattere l'illegalità economica - e credo che sia un punto irrinunciabile - e se vogliamo aiutare le imprese che, anche in questa situazione di crisi, combattono per mantenere e sviluppare la propria attività, non si può non prendere in considerazione il fatto che questa dicitura esclude sostanzialmente il committente dal sequestro non solo dell'eventuale macchinario, ma anche della merce prodotta. Se questo accade, è del tutto evidente che la norma rischia di non avere alcuna efficacia, anzi rischia di premiare quelle aziende che danno lavoro ad aziende terziste di cui conoscono non solo gli illeciti amministrativi, ma in alcuni casi anche vere e proprie illegalità diffuse e, siccome sanno che il ricarico sul loro prodotto consente loro di aspettare tempo, in questo modo lasciamo mano libera a chi usa impunemente la rete e il reticolo di aziende illegali perché sa poi di guadagnare lo stesso.
Allora io mi appello: era stato espresso parere favorevole sull'emendamento in esame e non capisco perché vi sia un passo indietro. Signor Ministro, l'articolo privato di questo emendamento rischia di essere una norma manifesto inapplicabile nella realtà e che sostanzialmente dà mano libera a chi utilizza il circuito illegale dell'economia per avere i propri risultati. Quindi, le faccio un appello affinché sia coerente con la sua impostazione e affinché vi possa essere un parere positivo in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, abbiamo apprezzato nelle Commissioni l'obiettivo che si intende raggiungere, ma riteniamo che questo obiettivo possa essere perseguito in modo ancora più corretto e coerente con la legislazione attuale, con il testo entrato in vigore con il decreto-legge, che è un testo che contiene una terminologia omogenea rispetto a disciplina analoga, per esempio a quella relativa alle sanzioni amministrative anche reali e al codice della strada. Pertanto riteniamo di non dover introdurre disomogeneità rispetto ad interventi di sequestro e di confisca amministrativa.
Quanto alle preoccupazioni relative all'efficacia, proprio ieri, al Ministero dell'interno, si è tenuta una riunione del cosiddetto tavolo Prato, con la presenza - come certamente saprà il collega - dei rappresentanti del territorio a tutti i livelli, inclusa l'autorità giudiziaria, ed il prefetto di Prato ha fatto stato che solo nel territorio di quella provincia, in applicazione dell'articolo 9, finora sono stati sequestrati 3.038 capi di abbigliamento e 213 rotoli di tessuto adoperati abusivamente. Quindi in 20 giorni mi sembra, per la sola provincia di Prato, un risultato soddisfacente, che nei fatti viene incontro alle preoccupazioni sollevate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, ringrazio della spiegazione il sottosegretario e siamo lieti che la norma abbia già consentito questi successi. Tuttavia, non possiamo dimenticare che all'emendamento in esame, che anche noi abbiamo sottoscritto in quanto assorbente un nostro emendamento analogo, era stato dato parere favorevole e non possiamo sottacere che la giurisprudenza della Cassazione ha chiarito che il proprietario della cosa che è servita a commettere la violazione amministrativa non può considerarsi persona estranea alla stessa violazione, nell'ipotesi in cui sussista un suo obbligo solidale con quello dell'autore della violazione. Quindi, la Cassazione dice che il proprietario pertanto non resta assoggettato alla confisca obbligatoria solo se prova che la cosa fu utilizzata contro la sua volontà.
Noi non crediamo che questa aggiunta faccia venir meno la validità degli atti compiuti sulla base del provvedimento in Pag. 17oggetto; chiaramente, anche le confische effettuate, essendo atti amministrativi, dovranno, eventualmente, passare il vaglio del tribunale amministrativo.
Pertanto, pensiamo che nel cambiamento dell'orientamento favorevole e, quindi, nella probabile bocciatura dell'emendamento in oggetto, vi sia soltanto la volontà, ovvero il rischio non calcolato oppure l'accettazione di correre il rischio, di una diminuzione del livello di guardia nei confronti di chi opera borderline, tenendo i lavoratori e i luoghi di lavoro al di sotto della normativa vigente.
Per questo motivo, chiediamo un ripensamento e che venga espresso un voto favorevole sull'emendamento in oggetto, che condividiamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, intervengo soltanto per utilizzare gli argomenti dei colleghi a sostegno di un voto contrario sull'emendamento in esame.
Infatti, i colleghi hanno affermato che, in occasione dell'applicazione di applicazione di norme analoghe a quella che vogliamo confermare, la Corte di cassazione ha espresso esattamente il principio richiamato in base all'estraneità della persona a cui non appartiene il bene rispetto al reato di cui hanno parlato o alla violazione amministrativa. Questo significa che dell'emendamento in oggetto non vi è alcun bisogno, perché saranno gli organi preposti a valutare, attraverso un accertamento di merito, se sussiste o meno l'estraneità di questa persona.
Se, al contrario, approvassimo l'emendamento in oggetto, si avrebbe un paradosso: non sarebbe più l'organo accertatore a svolgere tale valutazione, ma vi sarebbe una presunzione di responsabilità, e il cittadino sarebbe costretto a difendersi dando una prova che, sostanzialmente, è impossibile.
Pertanto, ritengo che, almeno a nome del Popolo della Libertà, non si possa accedere ad una richiesta giuridicamente assurda ed improponibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, voteremo a favore dell'emendamento Bressa 9.6. Ho ascoltato l'onorevole Contento e possiamo anche discutere, tuttavia, credo che sia necessario tenere presente anche l'evoluzione della materia in oggetto.
Quando si parla di confisca - faccio riferimento al tema trattato nell'articolo 9 - di beni sottratti alla criminalità organizzata, si parla, ormai, di pericolosità del bene anche rispetto alla responsabilità del soggetto.
Non capisco perché, con riferimento all'emendamento in esame, inizialmente, era stato espresso un orientamento favorevole. Quella in oggetto rappresenta un'ulteriore garanzia nella direzione di un'incidenza nel contrasto a quell'area di illiceità che può rinvenirsi nel settore degli infortuni sul lavoro e quant'altro. Non capisco perché si debba dire di «no».
Nell'articolo 9, è espressa una posizione molto chiara: «La disposizione non si applica se la cosa appartiene a persona estranea alla violazione amministrativa». Questo è già un presupposto e un principio, tuttavia, deve essere prevista anche una prova, qualora ci si trovi in una situazione di illiceità e di illegalità: bisogna dimostrare che quella persona è estranea alle vicende criminose.
Credo che queste siano delle garanzie opportune che tutti dobbiamo prevedere, soprattutto, in un provvedimento concernente la sicurezza, che va nella direzione del contrasto alla criminalità organizzata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, il collega Lulli ha già detto quali sono le motivazioni anche politiche e sociali Pag. 18sottostanti all'emendamento in oggetto, con riferimento al quale, tra l'altro, inizialmente, era stato manifestato un orientamento favorevole da parte del Governo e dei relatori. È, dunque, inspiegabile questo passo indietro «a bocce ferme», senza nessun'altra situazione diversa.
Inoltre, con riferimento a questo nostro emendamento, vorrei rappresentare un fatto che è stato sostenuto non solo dal collega Bressa in sede di Comitato dei diciotto, ma anche dalla collega Lo Moro, la quale si è fatta promotrice, tra l'altro, di una nuova versione e formulazione dell'emendamento in oggetto, proprio per sottoporlo alle Commissioni e al Governo.
Noi in questo caso non ci possiamo comportare, sottosegretario Mantovano, come si fa per le automobili e per la responsabilità civile per i danni derivanti dalla circolazione stradale, perché vi è qualcosa di diverso sottostante. Non possiamo utilizzarne soltanto la terminologia, perché le problematiche sono più complesse.
Il problema riguardante la posizione del committente, del proprietario, di chi ha ordinato o, comunque, ha dato causa a quel comportamento, anche se non giuridicamente provato o comunque così certo, potrà avere delle problematiche in sede di definitività di quelle confische. È come un giudice che pensa soltanto all'arresto: il giudice deve pensare a che la sentenza diventi definitiva, non al primo impatto. E così un prefetto, così un'autorità amministrativa deve fare in modo, attraverso una norma chiara e certa, che quel provvedimento amministrativo regga. Nella tipologia dei casi in questione, esistono delle realtà così incerte nei loro sistemi, dove non si rispettano le condizioni di lavoro, le condizioni di igiene e nemmeno le condizioni previdenziali e ne fanno le spese - vorrei dirlo all'onorevole Contento - l'imprenditore onesto, il cittadino onesto; ne fa le spese chi, poi, quelle regole, le rispetta.
Voi vi riempite un po' la bocca dicendo che bisogna tutelare l'impresa. Ma quale impresa vogliamo tutelare? Tuteliamo l'impresa, piccola o grande, che rispetta le regole previdenziali e quindi di mercato, e diamo delle regole certe! Altrimenti vi saranno interpretazioni e, al riguardo, sono d'accordo con voi: si tratta di una pronuncia della Cassazione, vale quello che vale; noi non siamo nel diritto del precedente. Dobbiamo produrre norme chiare perché vi sia poi una condotta chiara anche da parte degli imprenditori, e quindi consentire che lo sfruttamento del lavoro non porti al ribasso dei prezzi e quindi della manodopera e crei anche uno squilibrio nella concorrenza e nel mercato.
Questo è un problema di cui noi ci siamo fatti carico. Avevate dato parere favorevole, poi avete fatto un passo indietro. Avevamo proposto in sede di Comitato dei diciotto - lo dico perché resti agli atti dei lavori dell'Aula - una nuova formulazione, che la collega Lo Moro si era fatta carico di predisporre, in cui si dice: «la disposizione non si applica», quindi la confisca amministrativa, «se la cosa appartiene a persona diversa dall'autore della violazione amministrativa, sempre che non sussista un obbligo solidale. In tale ultimo caso il proprietario o il committente non resta assoggettato alla confisca obbligatoria se non prova che la cosa fu utilizzata o prodotta contro la sua volontà».
Noi vogliamo arrivare al fatto che quelle confische reggano nei tribunali amministrativi. Non basta confiscare, ma bisogna proiettare il provvedimento cautelare nella sua definitività, per dare certezza del diritto e certezza anche del mercato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, vorrei rivolgermi all'onorevole Mantovano. Onorevole, quello che lei ha detto è esattamente il problema, perché bisogna mettersi d'accordo su un punto. L'illegalità Pag. 19economica non si realizza soltanto nel momento della produzione di chi produce direttamente per il mercato. Il problema vero è chi dà il lavoro alle aziende contoterziste, sapendo di poter strappare prezzi stracciati perché evidentemente non sono in regola.
Allora, mi domando: vogliamo colpire solo le ultime ruote del carro, o vogliamo davvero mettere all'ordine del giorno la questione che riguarda chi specula su questa struttura produttiva così fragile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 9.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Corato, Granata, Moroni, Paroli, Traversa, Trappolino, Ministro Vito...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato
230
Hanno votato
no 260).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Contento 9.4.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 9.4, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calgaro, Foti, Sardelli, Pizzolante, Di Caterina...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 491
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato
485
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che l'emendamento Contento 9.55 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.100 delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'articolo 10 mi sta particolarmente a cuore, al di là dell'aspetto delle disposizioni per la funzionalità del Ministero dell'interno e le disposizioni per assicurare le gestioni commissariali straordinarie nei comuni sciolti per infiltrazione mafiosa e altri incarichi speciali. Ieri, era stato presentato un articolo aggiuntivo, il 10.055, da parte naturalmente della maggioranza, che inizialmente aveva avuto dei problemi di ammissibilità poi successivamente risolti. Purtroppo, nella giornata di ieri, fuori dalla Camera, in quello che è il rapporto parlamentare, questo articolo aggiuntivo è stato ritirato. C'è chiaramente forte preoccupazione per questa proposta emendativa.
Signor Presidente, vorrei rivolgermi a lei ma anche al Ministro presente, per sottolineare la fortissima preoccupazione da parte dei sindacati di polizia, da parte delle forze dell'ordine per questo ritiro, da parte della maggioranza, che riguarda la specificità tanto paventata della legge n. 122 del 2010 relativamente proprio alle forze dell'ordine. Vi pregherei di riflettere su questo tema; al di là delle volte che in quest'Aula si evidenziano i percorsi delle forze dell'ordine e si esprime loro la solidarietà, non più tardi di ieri, c'è sempre Pag. 20qualcuno che si alza da questi banchi per esprimere solidarietà alle forze dell'ordine, mentre poi vediamo come da questi banchi invece, dei loro problemi, dei loro temi e delle loro affezioni, ci si dimentica immediatamente il giorno dopo. Ritirando questa proposta emendativa avete creato un grosso problema, come l'avete creato, come già dicevo, con la legge n. 122 del 2010. Ecco, signor Ministro, questo emendamento era volto ad escludere espressamente dall'ambito di applicazione dell'articolo 9, comma 1, del decreto-legge n. 78 del 2010, poi convertito dalla legge n. 122 del 2010, le peculiari indennità e gli istituti di progressione economica correlati allo status e alla specificità del personale del comparto sicurezza e difesa nonché del Corpo nazionale dei vigili del fuoco che rientrano tra gli eventi straordinari della dinamica retributiva.
Ma questo riguarda anche e purtroppo la specificità, le indennità operative, l'assegno di funzione, l'assegno di valorizzazione dirigenziale, l'anzianità di servizio, le indennità di trasferimento, le missioni, gli straordinari, la presenza qualificata in servizio, le indennità perequative e di posizione.
Credo sia un tema molto importante che non può essere dimenticato e lasciato cadere in questo contesto. Questo intervento si rendeva necessario ma soprattutto urgente - lo ripeto, urgente - per evitare che a decorrere dal 1o gennaio 2011 questi istituti che ho citato potessero ricadere nell'ambito del divieto di superare, per il triennio 2011-2013, il trattamento economico complessivo corrisposto al personale interessato nel 2010. Mi riferisco a quel personale di polizia a cui lei, signor Ministro, tiene tanto, e lo vedo come ci tiene! Avete ritirato questo emendamento importante per le sue forze dell'ordine, come dice lei, signor Ministro. In televisione lei è molto bravo a parlare, ma quando si tratta di passare ai fatti dimostra quanto è bravo, quant'è capace e questo le forze dell'ordine lo stanno capendo, specialmente i sindacati e vedrà cosa accadrà visto che sono fortemente preoccupati! Vede, signor Ministro, nel citato comma 1 si potrebbero determinare queste difficoltà applicative ai fini dell'erogazione dei trattamenti economici connessi...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Paladini.

GIOVANNI PALADINI....al peculiare sistema retributivo. Infatti quello delle forze dell'ordine è un sistema retributivo peculiare, fondamentale e diverso dal sistema di dinamica perequativa delle forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini, il tempo per lo svolgimento del suo intervento è terminato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente siamo di fronte alla clamorosa conferma di quello che noi diciamo da tempo. Signor Ministro, mi rivolgo a lei perché so che è sensibile a questa questione e anche al signor sottosegretario. Viene ritirato l'articolo aggiuntivo Lorenzin 10.055, che implementava un impegno che il Governo aveva assunto di fronte a diversi ordini del giorno approvati da quest'Aula nel luglio scorso. Voglio leggerle, signor Ministro, il testo di quell'ordine del giorno, a mia prima firma e a seconda firma della collega Villecco Calipari e che è stato approvato anche da voi, dalla maggioranza. Il testo diceva: «(...) questa manovra economica penalizza enormemente il comparto sicurezza e difesa. Tra gli aspetti particolarmente penalizzanti sotto il profilo del trattamento economico risultano essere l'articolo 9, comma 21, l'articolo 8, comma 11-bis, il quale recita: »al fine di tener conto della specificità del comparto sicurezza e delle peculiari esigenze del comparto del soccorso pubblico (...) è istituito un fondo con dotazione di 80 milioni di euro l'anno per ciascuno degli anni 2011 e 2012, destinato al finanziamento di misure perequative per il personale Pag. 21di tutti questi comparti« (...)». Detto ordine del giorno impegnava il Governo «a fornire formale interpretazione della norma prevista dall'articolo 8, comma 11-bis, al fine di un esaustivo chiarimento».
Abbiamo visto comparire una proposta emendativa per l'implementazione di quell'impegno che quest'Aula aveva preso con l'approvazione da parte del Governo di quell'ordine del giorno (che era stato presentato insieme ad un altro ordine del giorno della maggioranza che diceva che il Governo avrebbe messo finalmente i soldi per determinare cosa sia la specificità del comparto sicurezza e difesa di questo Paese). Non si può dare una cosa con la mano sinistra e poi, quando c'è bisogno di mettere soldi, toglierla con la mano destra.
Voi avete proposto un articolo aggiuntivo, avete illuso i rappresentanti delle forze di polizia, che oggi avrebbero visto i soldi con una proposta emendativa scritta dalla maggioranza, approvata dal Governo e votata dall'Aula. Una proposta, che reca le stesse identiche e letterali parole di quell'ordine del giorno nostro che voi avete approvato a luglio, uguale all'ordine del giorno presentato dalla maggioranza, e che termina facendo riferimento alle misure perequative di cui all'articolo 8 comma 11-bis del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito nella legge n. 122 del 2010. Quindi, quello che avete detto a luglio, voi lo smentite a dicembre, perché ancora oggi, alla fine di questa seduta, dovremmo dire alle forze di polizia, alle forze del comparto di sicurezza e difesa di questo Stato, che voi, che lei, Ministro Maroni, non ha avuto da Tremonti i soldi da mettere nel comparto sicurezza e difesa.
Sono due anni che sul tema dei soldi per le forze dell'ordine la destra e la Lega, in Italia, prendono in giro i tutori dell'ordine pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, mi rivolgo al collega: dovresti un po' riflettere sul passato del tuo partito e dei Governi precedenti (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Detto questo, la specificità - che è un termine abbastanza generico - è, in realtà, la divisione delle forze dell'ordine e delle Forze armate dal pubblico impiego, perché i loro appartenenti non possono essere considerati dei semplici impiegati dello Stato e perché i rischi, i disagi e le limitazioni sono diversi rispetto a quelli di tutto il comparto del pubblico impiego.
Ebbene, questa battaglia, che ricordo di aver già condotto anche con il collega Paladini in epoche passate, prima ancora di condurla in Parlamento, è diventata una realtà proprio quest'anno. Nella realtà determinata da qualcosa di nuovo, possiamo oggi dire che se vi è la necessità di tagliare possiamo evitare i tagli per le forze dell'ordine. Tale realtà, però, è successiva alla legge emanata a luglio, quindi vi è bisogno di ricalcolare in modo assai preciso quali sono i costi reali per stabilire quanto quelle indennità che oggi figurano come trattamento accessorio stipendiale delle forze dell'ordine possano effettivamente avere in termini di capienza e di quantità di fondi.
È chiaro che in momenti come questo, con un'esigenza generale di bilancio, occorre approfondire questo discorso. Mi sembra di aver ben compreso che tutto ciò non viene cassato perché non è condiviso, ma viene spostato nel prosieguo dell'iter di questo provvedimento che si svolgerà presso l'altra Camera, cioè al Senato.
È fondamentale, però, riconoscere questa esigenza delle forze dell'ordine e ne sono convinto dal fatto che nella precedente legge, approvata a luglio, a differenza che nel pubblico impiego (e penso che chi ha seguito il provvedimento me ne possa dare atto), sono stati stanziati per le forze dell'ordine e per le Forze armate 160 milioni di euro, che devono essere adesso ricollocati - proprio per evitare questi tagli - sotto le voci che avevamo elencato nell'articolo aggiuntivo che anch'io avevo sottoscritto, ma che è stato ritirato.

Pag. 22

GIOVANNI PALADINI. Quelle sono le code contrattuali, lo sai benissimo! Non dire scemate!

PRESIDENTE. Onorevole Paladini, lei è già intervenuto, mi perdoni! Onorevole Paladini, cosa le succede?

FILIPPO ASCIERTO. Mi dispiace che tra me e l'onorevole Paladini vi debba essere discordanza su alcune questioni. L'attenzione il Governo l'aveva posta non solo allora con quello stanziamento, ma anche attraverso gli impegni assunti con gli ordini del giorno. Considerato che il Governo non sta facendo marcia indietro, ma vuole approfondire e capire bene a quanto ammontano tali costi, mi sembra quantomeno opportuno dargli la possibilità di farlo e quindi di modificare in Senato ciò che si può fare a favore delle forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, in questo momento del dibattito bisogna avere la possibilità di un brevissimo chiarimento, perché personalmente ho anche perso un po' il ritmo, ho perso alcuni aspetti che mi hanno creato delle difficoltà e della confusione.
L'articolo aggiuntivo Lorenzin 10.055 era stato, come si suol dire, «socializzato» e quindi aveva ricevuto il consenso e l'adesione da parte di tutti i gruppi.
Tanto è vero che, precedentemente, questa proposta emendativa era stata dichiarata non ammissibile da parte della Presidenza, e poi è stata rimessa in distribuzione, e ho anche fatto rilevare la discrepanza esistente tra quell'ammissione ed il rifiuto ad un nostro emendamento sulla polizia locale. Tuttavia, pure in presenza di questi fatti abbiamo detto che avremmo accolto il contenuto e tutto l'articolo aggiuntivo 10.055, dell'onorevole Lorenzin.
Ciò anche perché ponevo una questione importante e fondamentale, che era quella della specificità, che più volte noi inseguiamo e evochiamo, prendendo e assumendo impegni nei confronti delle forze dell'ordine.
Non voglio sollevare polemiche nei confronti di nessuno, ma il problema della specificità delle forze di polizia c'è, anche perché noi attribuiamo loro una serie di compiti, e ogni volta che adottiamo un provvedimento, questo si accompagna ad un maggiore onere di competenze rispetto a quella che è l'attività e l'azione che le forze di polizia devono svolgere.
Non è semplicemente un problema di soldi in più, ma di riconoscimento della peculiarità e della specificità del ruolo delle forze dell'ordine, che certamente va considerato e anche compensato dal punto di vista economico.
Su questo problema non ci siamo, perché il mio amico, onorevole Ascierto, che fa quel discorso, smentisce la sua storia e anche la storia dell'attività parlamentare che lui ha portato avanti nei confronti delle forze dell'ordine. Bisogna ovviamente dire, con molta chiarezza, che non vi è la volontà di dare un soldo e un riconoscimento alle forze dell'ordine, diciamocelo con molta chiarezza, perché è un problema di volontà politica. E non ci si venga a dire che vi è un problema di bilancio, di Ecofin, che salta tutto e che ci sarebbero le dimissioni del Ministro dell'economia e delle finanze. Non è possibile che ogni volta ci troviamo di fronte a queste minacce; ci troviamo di fronte a delle politiche molto deboli, che certamente debbono essere sottolineate, marcate e ovviamente denunciate.
Detto questo, come abbiamo capito dal parere espresso dai relatori sulle proposte emendative, compreso il 10.0100 delle Commissioni, si era fatto uno sforzo per dare un riconoscimento e un potenziamento alla funzionalità del Ministero dell'interno. Nelle Commissioni, al riguardo, era stato anche presentato un emendamento dall'onorevole Stasi: avevamo discusso su questo, ed eravamo d'accordo per quanto riguarda il potenziamento di Pag. 23questi uffici, ma nei lavori d'Aula nemmeno questo dato viene ad essere acquisito in questo particolare momento, perché vi è sempre la mannaia del Ministero dell'economia e delle finanze: ci sono problemi di bilancio.
Ma se ci sono problemi di bilancio evitiamo di fare decreti-legge ed evitiamo di adottare provvedimenti e misure urgenti per il contrasto alla criminalità organizzata.
Tuttavia, ritengo che una riflessione forte bisogna farla, perché questo dato è certamente mortificante e non esalta le forze di polizia, che sono chiamate a far rispettare ed applicare le norme che noi poniamo in essere e approviamo in quest'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rugghia. Ne ha facoltà, per un minuto.

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, l'onorevole Ascierto ci prova, ma non riesce ad arrampicarsi sugli specchi. Noi abbiamo approvato una legge sulla specificità, ed è stato anche ricordato cosa significa: il riconoscimento del lavoro speciale che le forze dell'ordine fanno rispetto a tutti gli altri dipendenti del pubblico impiego, e il riconoscimento delle loro attività per lo straordinario, il riconoscimento del trattamento accessorio, le indennità e le integrazioni del reddito.
Abbiamo detto che questo decreto-legge è una scatola vuota, perché non si può parlare di specificità se poi non si mettono le risorse per renderla efficace ed operativa. L'onorevole Ascierto ha provato più volte appunto ad arrampicarsi sugli specchi insieme ad altri colleghi della maggioranza. Lo scorso anno questo provvedimento è stato salutato come epocale, e ogni volta che vi è una finanziaria, una manovra economica, e si discute di sicurezza, vi è qualche tentativo - che poi rimane frustrato - di presentare emendamenti, che non vengono accolti.
La verità è solo una, signor Presidente - e concludo -, il Governo ai lavoratori delle forze dell'ordine e del comparto difesa e sicurezza ha fatto tante promesse che non è in grado di mantenere. Quindi, questa specificità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, credo sia superfluo ricordare, in ordine ai vari interventi che si sono succeduti, quello che è conosciuto a tutti e cioè che - in presenza di tagli necessitati, che hanno interessato tutti i settori dello Stato - è stata rivolta da parte del Governo un'attenzione particolare al sistema sicurezza in sede di manovra economica, con l'istituzione di quel Fondo per il quale, per l'esercizio finanziario 2011-2012, è previsto uno stanziamento di 80 milioni di euro e, prima ancora, con l'istituzione del Fondo unico giustizia che, proprio due giorni fa, ha conosciuto in sede di Presidenza del Consiglio un passo significativo in avanti con un riparto delle risorse che, in questo momento, quanto a cash e a liquidità, ammontano a 2 miliardi e 200 milioni di euro e sono destinate per il 49 per cento al Ministero dell'interno, per il 49 per cento al Ministero della giustizia e per il 2 per cento al bilancio dello Stato. Queste del FUG sono risorse aggiuntive che puntano a integrare ciò che non costituisce spesa strutturale.
Credo sia altrettanto superfluo ricordare che la specificità è stata introdotta in questa legislatura, su impulso del Governo e con il concorso della maggioranza, e siamo ben consapevoli di aver accolto, al momento della discussione della manovra, l'ordine del giorno che andava nella direzione di destinare risorse per l'impegno relativo alle specificità aggiuntive rispetto agli 80 milioni di euro previsti per l'esercizio 2011-2012. Sono necessari in questo momento degli approfondimenti tecnici che non mancheranno di esserci nelle prossime settimane - è questa la posizione Pag. 24del Ministero dell'interno - e quindi il nostro impegno è volto a far si che, nel seguito dell'esame, ci sia una coerenza con gli impegni assunti in quell'ordine del giorno.
Certamente saremmo stati molto lieti di vivere tre o quattro anni fa, quando le entrate del bilancio pubblico furono superiori alle aspettative e, nonostante questo, ci fu un taglio di 1 miliardo e 600 milioni di euro per le risorse della sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Infatti, in quel momento non si spiegavano i tagli, che oggi invece sono stati necessitati dal quadro complessivo e rispetto ai quali si sta facendo l'impossibile per ripianare e per trovare risorse aggiuntive.
Il Governo nei confronti delle forze di polizia si sente impegnato in modo particolare, è grato del lavoro che svolgono quotidianamente per tutelare l'interesse di tutti e la funzionalità delle istituzioni, come è avvenuto perfino qualche giorno fa nella capitale in presenza di manifestazioni di piazza, ha una sola parola nei confronti delle forze di polizia e intende mantenerla fino in fondo, avendo le risorse disponibili.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Minniti. Ne ha facoltà.

MARCO MINNITI. Signor Presidente, ho ascoltato naturalmente con grande attenzione il sottosegretario Mantovano - sono abituato ad ascoltare -, ma mi dispiace che il sottosegretario Mantovano, essendo impegnato, non abbia la possibilità di ascoltare me.
Su tali questioni dovremmo seguire un principio di grande rigore e di grande serietà. Il sottosegretario Mantovano ha fatto una sequenza di affermazioni purtroppo non precise e in alcuni casi non vere. La prima è questa:
la «specificità», come lei sa, sottosegretario Mantovano, e come penso sappia quest'Aula, non è stata introdotta dal suo Governo. È stata introdotta, con un largo voto parlamentare, nel 1999, attraverso una larga convergenza, da un Governo di centrosinistra.
L'onorevole Ascierto - che in questo momento sta giocando con il cellulare - lo ricorderà tuttavia, perché egli stesso ebbe modo in quest'Aula, allora, dall'opposizione, di riconoscere che era un successo portato a compimento da un Governo che, a suo avviso, appariva non molto attento ai problemi di quel comparto, ed ebbe a riconoscere che quello era un successo.
Lo fece addirittura l'onorevole Gasparri, richiamandosi il merito di aver portato un Governo di centrosinistra a fare quella legge fondamentale, una scelta fondamentale.
D'altro canto, come sanno perfettamente il sottosegretario Mantovano e anche l'onorevole Ascierto, quella legge è stata applicata. Non è un caso che nelle finanziarie precedenti, soprattutto quelle in cui c'era il Governo di centrosinistra, si è messa una posta di bilancio per la specificità dei contratti del comparto sicurezza e difesa, che, non appena arrivato il Governo di centro-destra, è stata cancellata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Vorrei anche ricordare che in questa legislatura sono stati fatti contratti per quanto riguarda le forze di polizia, che hanno avuto tuttavia la possibilità di essere pagati per una ragione semplicissima, sottosegretario Mantovano, perché c'erano le poste in bilancio per i contratti previste dal Governo Prodi. Voi avete fatto i contratti con i soldi del Governo Prodi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), con i soldi che abbiamo messo noi!

MARCO MARIO MILANESE. Ma noi stiamo pagando!

MARCO MINNITI. Non avete messo una lira in questa legislatura!

MARCO MARIO MILANESE. Sei un bugiardo!

MARCO MINNITI. Dovreste sinceramente un po' arrossire per il fatto che di fronte alle difficoltà venite in Parlamento e raccontate clamorose bugie. Pag. 25
Capisco che c'è un problema grande come una casa, e cioè che nel 2008 avete promesso che avreste investito nel comparto sicurezza e difesa. Ricordo a memoria il programma del Popolo della Libertà, che parlava di significativi e certi investimenti nel comparto sicurezza e difesa. Non abbiamo visto né la certezza né i significativi investimenti! Abbiamo avuto soltanto la certezza dei tagli che avete operato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Infine, mi si consenta di sottolineare un'ultima questione. Posso sapere, rispetto ai 2 miliardi cash previsti per il Fondo unico, quanti sono i soldi immediatamente spendibili? Avete diviso le quote tra i Ministeri, ma la cosa più singolare è che non fate sapere a questo Parlamento quanti sono i soldi che vi dividete. Non so se è chiaro, perché ho la strana sensazione che ancora una volta fate il gioco delle tre carte, ci dite quanti miliardi di euro sono a disposizione, ma la cosa vera è che per far camminare le macchine della polizia, dei carabinieri e della guardia di finanza e per dare un sostegno ai militari impegnati in missioni delicatissime in Italia e all'estero, non c'è «veramente una lira».
Capisco che tutto questo per voi costituisca un elemento di vergogna, ma la cosa peggiore è quella di rovesciare la vergogna sulle spalle degli altri. Nel momento in cui un Governo non rispetta gli impegni presi, dovrebbe soltanto venire qui e dire: ci scusiamo, ma non ce l'abbiamo fatta.
Ho la sensazione, tuttavia, che il 14 dicembre questa notizia delle scuse e che non ce l'avete fatta e che per questo anche «toglierete il disturbo», diventerà una buona notizia anche per le forze di polizia e per le Forze armate italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, non ne faremo una questione ancora una volta polemica, anche se i fatti hanno una loro forza.
Il problema non è la gara a chi ha fatto meglio in passato o nel presente. Il problema di oggi è che il Governo sta facendo una brutta figura rispetto agli impegni assunti con gli stessi sindacati e le organizzazioni delle forze dell'ordine e dell'Esercito, ed anche con le forze parlamentari, perché su questo tema era stata raggiunta un'intesa in Commissione, smentita dal Ministero dell'economia e delle finanze, e ciò ha fatto fare una brutta figura anche ai colleghi che hanno presentato questo emendamento, in buona fede.
Oggi dovreste davvero chiedere scusa per un impegno non mantenuto e per una scelta sbagliata. Escludere dalla dinamica retributiva le indennità operative delle Forze armate, l'indennità pensionabile, gli assegni funzionali, l'assegno di valorizzazione dirigenziale, le indennità di trasferimento e missione, e così via, vuol dire non tenere in alcun conto il lavoro delle forze dell'ordine e della Forze armate al servizio del nostro Paese, nonostante la retorica delle parole, che ci vede sì uniti, ma non nelle politiche e nelle risposte.
Il vero problema dei tagli alle Forze armate e alle forze dell'ordine sta nelle scelte di politica economica sbagliate di questo Governo. Avreste dovuto garantire le risorse per la formazione, per la sicurezza, per le Forze armate e non la retorica delle ronde e dei sindaci sceriffo.
Forse avreste dovuto fare scelte a monte un pochino più previdenti: ridurre le province, ridurre il capitale pubblico nelle società pubbliche locali, magari ridurre i privilegi delle rendite finanziarie: altre scelte per dare al Paese le risposte che oggi non riuscite a dare.
Queste sono le ragioni della vostra crisi, che in questo momento confermate con questa brutta figura e sono anche le motivazioni della crisi profonda che attraversa il Paese, cui voi non riuscite a dare risposta (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volpi. Ne ha facoltà.

Pag. 26

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, ci tengo a chiarire una cosa all'onorevole Minniti: innanzitutto i contratti non si fanno con i soldi del Governo Prodi, ma con i soldi degli italiani - magari questa cosa la chiariamo subito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) - e qualche volta anche con i soldi della Padania, dove si pagano le tasse.
Le vorrei ricordare anche un'altra cosa: a me dispiace molto che la sua esperienza non viene mai ad esprimerla in Commissione, dove potrebbe benissimo raccontarci tutte queste cose quando si discute della finanziaria per le parti che riguardano la I Commissione o quando si discute del decreto-legge sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non basta venire in Commissione a votare e poi venire in Aula a fare i concioni politici. Si venga anche in Commissione e si discuta. Mi dispiace veramente di questo fatto. Senza fare retorica, non ricorderò i risultati di questo Governo contro la criminalità, perché dovreste conoscerli ormai a memoria anche voi e riconoscerli (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, noi nella scorsa legislatura abbiamo duramente contestato la politica del vecchio Governo. Abbiamo contestato una politica di tagli, nel momento in cui il vecchio Governo, in crescita economica, dividendo i tesoretti, tagliava i soldi alle forze dell'ordine. A questo l'allora Viceministro Minniti non ha risposto. Di quella politica oggi paghiamo le conseguenze, perché questo Governo sta pagando i debiti da allora accumulati. Però, non è alla maggioranza di allora e a questa opposizione che ci si rivolge, ma alle forze dell'ordine. Noi abbiamo assunto degli impegni in un momento di grave crisi economica. Per quello che possiamo fare, cerchiamo di rispettarli. Allo stato, rispetto agli altri elementi del pubblico impiego, le forze dell'ordine sicuramente hanno avuto un diverso trattamento e migliorativo. Siamo noi che vogliamo dare maggiore contenuto a questa specificità e su questo il Ministro Maroni, in primo luogo, è impegnato. Ricordo a tutti - perché poi alcune cose forse si dimenticano - che la specificità in termini ordinamentali è stata inserita in questa legislatura da questo Governo e da questa maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, mi collego al discorso che faceva adesso l'onorevole Santelli.
Questa norma non è stata introdotta soltanto in questa legislatura da questa maggioranza, ma, con la previsione della specificità delle Forze armate, delle forze di polizia, del Corpo forestale e del Corpo dei vigili del fuoco, è già contenuta nell'articolo 19 della legge n. 183 del 2010, il collegato lavoro. Quest'ultimo è stato promulgato il 4 novembre di quest'anno ed è entrato in vigore il 24 novembre scorso. Oggi è il 3 dicembre. Mi sembra giustificato un Governo che in sette giorni non è riuscito a finanziare una norma di legge entrata in vigore proprio sette giorni fa.
Questi elementi vanno tenuti presenti. La specificità esiste per legge dal 24 novembre di quest'anno e questa è la verità dei fatti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, credo che di fronte al problema delle forze dell'ordine italiane non ci sia necessità di interrogarsi sulla supremazia del Governo Prodi o del Governo Berlusconi. Qui è in gioco la sicurezza degli italiani.
Ritengo necessario - pur recependo gli interventi sicuramente positivi realizzati malgrado Pag. 27la ristrettezza economica esistente in tutti i settori italiani - impegnarsi maggiormente per reperire le risorse occorrenti a garantire tutte le forze dell'ordine. Nel momento in cui il Governo, anche su sollecitazione di tutte le forze politiche, si batte per garantire la sicurezza in Italia, è altrettanto giusto che vengano forniti tutti gli elementi utili a chi è chiamato a garantire e ad attuare la sicurezza sui territori.
Non vi è alcun dubbio che esistano, per le forze dell'ordine, delle difficoltà. Quindi, credo che in questo momento, da parte di tutti noi, anche come forma di gratitudine per il lavoro che le forze dell'ordine espletano quotidianamente sul nostro territorio, serva davvero formulare una richiesta, un appello, a questo Governo perché trovi tutte le forme possibili per garantire le forze dell'ordine, senza distinzione alcuna (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà, per un minuto.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, credo che il Governo dovrebbe ascoltare l'appello dell'onorevole Angela Napoli, perché su tali questioni non si dovrebbe speculare.
Onorevole Cazzola, lei induce in errore in quanto polizia, Forze armate, vigili del fuoco hanno sempre avuto le risorse per la loro specificità durante i governi di centrosinistra, mentre con questo Governo non ne dispongono perché voi le avete cassate (Commenti del gruppo Popolo della Libertà)!
Onorevole Santelli, lei induce in un altro errore: quando noi siamo arrivati al Governo nel 2006 la Corte dei conti ha certificato che voi avete lasciato i debiti. Ricordo personalmente 80 milioni di euro di debito solo per il dipartimento dei vigili del fuoco! Abbiamo fatto uno sforzo grande, importante, per riportare in ordine i conti di quel Ministero e la vostra disattenzione sui temi della legalità, che non sia fatta solo di comunicati stampa, si accerta nella mancanza della previsione di risorse per un comparto strategico per il nostro Paese!
Credo che dobbiate fare un esame di coscienza sulle dichiarazioni rilasciate, sugli impegni assunti in campagna elettorale e i dati che ne sono conseguiti. La vostra disattenzione totale si dimostra anche con il provvedimento in esame e con le dimenticanze di questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ricordo che dobbiamo ancora votare alcuni emendamenti, procedere con le dichiarazioni di voto per poi arrivare alla votazione finale.
Giustamente, dopo le dichiarazioni del Governo, si è riaperta la discussione sul provvedimento in esame, ma credo che ognuno, compresa la Presidenza, debba tenere conto dell'organizzazione dei lavori.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo soltanto per dire alla collega Angela Napoli, che ha fatto un intervento assolutamente condivisibile, che però dalle parole bisognerebbe passare ai fatti, perché è grazie al voto del FLI se l'emendamento ora non è più votabile ed è stato ritirato.
Perciò noi diciamo che vogliamo meno parole e più fatti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Barbareschi, De Girolamo, Vassallo, Fogliardi, Viola....
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 28
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 478
Votanti 477
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato
477).

Prendo atto che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.101 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Traversa, Golfo, Tommaso Foti, Granata, Goisis...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 480
Maggioranza 241
Hanno votato
480).

Prendo atto che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Duilio 10.50, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis, Vignali, Mazzuca, Boccuzzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 482
Maggioranza 242
Hanno votato
482).

Ricordo che l'articolo aggiuntivo 10.0100 delle Commissioni è stato ritirato.
Avverto che, poiché il disegno di legge consiste in un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5 del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3857-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3857-A).
Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno n. 9/3857-A/6 e che lo stesso deve intendersi a prima firma Ferrari.
L'onorevole Crosio ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/3857-A/10, di cui è cofirmatario.

JONNY CROSIO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno il gruppo Lega Nord intende ribadire la propria condivisione e la volontà, pressoché unanime, di abrogare l'articolo 7 del decreto-legge n. 144 del 2005, cosiddetto decreto Pisanu, che di fatto limitava l'accesso alle reti wi-fi.
Credo che tutti condividiamo che un Paese moderno e attento alle sfide del nuovo millennio debba comunque avere una rete sempre più performante e libera, considerata l'enorme importanza del ruolo della rete nella società futura e consapevoli del fatto che la rete è un patrimonio fondamentale per il Paese e che, come tale, deve essere tutelata e valorizzata.
La stessa comunità europea dichiara, nei principi fondamentali dell'Agenda digitale che - cito testualmente - «Gli europei non adotteranno una tecnologia di cui non si fidano» - e ancora - «l'era digitale non è sinonimo di Grande Fratello né di cyber far west».
È sempre l'Unione europea che chiede a tutti gli Stati membri di coordinare un'azione comune a sostegno di un'agenzia europea per la sicurezza delle reti. Concludo, ribadendo che vigilare e tutelare la rete non vuol dire limitare l'espansione della rete, ma al contrario garantire alla stessa, Pag. 29come programmato nell'Agenda digitale europea, un futuro per la rete libero ma di qualità e soprattutto in sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, chiedo al Governo il parere sugli ordini del giorno presentati.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo accetta l'ordine del giorno Pini n. 9/3857-A/1, mentre accetta gli ordini del giorno Di Biagio n. 9/3857-A/2 e Giovanelli n. 9/3857-A/3 limitatamente ai dispositivi (si chiede di stralciarne le parti relative alle motivazioni). Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Cazzola n. 9/3857-A/4 limitatamente al dispositivo, purché sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità, nel quadro delle esigenze di finanza pubblica, di iniziative volte a consentire l'applicazione di una tipologia di retribuzione snella, efficace e regolare» (rimane la parte residua a partire da questo punto fino alla fine del dispositivo). Il Governo, inoltre, accetta l'ordine del giorno Bocci n. 9/3857-A/5, mentre accetta gli ordini del giorno Ferrari n. 9/3857-A/6 e Naccarato n. 9/3857-A/7 purché riformulati nel senso di espungere dalla parte motiva entrambi i primi due paragrafi. Il Governo inoltre accetta gli ordini del giorno Caparini n. 9/3857-A/8, Vignali n. 9/3857-A/9, Reguzzoni n. 9/3857-A/10, Giorgio Conte n. 9/3857-A/11, Buonfiglio n. 9/3857-A/12 e Palomba n. 9/3857-A/13, mentre non accetta l'ordine del giorno Paladini n. 9/3857-A/14. Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Favia n. 9/3857-A/15 limitatamente al dispositivo, mentre accetta l'ordine del giorno Ascierto n. 9/3857-A/16. Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Della Vedova n. 9/3857-A/17 limitatamente al dispositivo, mentre accetta l'ordine del giorno Lulli n. 9/3857-A/18. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Messina n. 9/3857-A/19, in quanto non rientra nella competenza del Governo (si tratta di una materia che riguarda esclusivamente il Parlamento, in modo particolare la Commissione antimafia), mentre accetta gli ordini del giorno Vannucci n. 9/3857-A/20, Fiano n. 9/3857-A/21, Mantini n. 9/3857-A/22 e Tassone n. 9/3857-A/23.

PRESIDENTE. Scusi onorevole Mantovano, per quanto riguarda l'ordine del giorno Ferrari n. 9/3357-A/6 vi è una nuova formulazione.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, l'ordine del giorno viene accolto negli stessi termini, a condizione che vengano eliminati i primi due paragrafi della parte motiva.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pini n. 9/3857-A/1, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Di Biagio n. 9/3857-A/2, Giovanelli n. 9/3857-A/3 e Cazzola n. n. 9/3857-A/4, accettati dal Governo, purché riformulati. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bocci n. 9/3857-A/5, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Ferrari n. 9/3857-A/6 (Nuova formulazione) e Naccarato n. 9/3857-A/7, accettati dal Governo, purché riformulati. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Caparini n. 9/3857-A/8, Vignali n. 9/3857-A/9, Reguzzoni n. 9/3857-A/10, Giorgio Conte n. 9/3857-A/11, Buonfiglio n. 9/3857-A/12 e Palomba n. 9/3857-A/13, accettati dal Governo.
Passiamo all'ordine del giorno Paladini n.9/3857-A/14.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 30

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo accetta il presente ordine del giorno nella parte dispositiva.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Paladini n. 9/3857-A/14, accettato dal Governo limitatamente al dispositivo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Favia n. 9/3857-A/15, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ascierto n. 9/3857-A/16, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Della Vedova n. 9/3857-A/17, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lulli n. 9/3857-A/18, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Messina n. 9/3857-A/19, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Messina n. 9/3857-A/19, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Presidente Bruno... onorevole Bianconi... onorevole Savino... onorevole Franceschini... onorevole Barbareschi... onorevole La Loggia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 451
Votanti 450
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato
198
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che la deputata Samperi ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Vannucci n. 9/3857-A/20, Fiano n. 9/3857-A/21, Mantini n. 9/3857-A/22 e Tassone n. 9/3857-A/23, accettati dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3857-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, onorevole Ministro, nel dibattito in Aula tenutosi lunedì scorso avevamo già avuto modo di esprimere la nostra attenzione sugli aspetti qualificanti di questo decreto-legge ed anche le nostre preoccupazioni e le nostre attese. La nostra attenzione è stata rivolta, in particolare, al capitolo relativo alle norme antiriciclaggio, volte a contrastare le infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti pubblici. Si tratta, come emerso e come è stato dettagliatamente rilevato nel corso degli interventi, di una serie di norme sulla tracciabilità dei pagamenti. Valutiamo positivamente, dunque, un'innovazione che costringe le ditte appaltatrici e subappaltanti ad indicare, entro centottanta giorni, il codice unico di progetto, destinato a rendere leggibile ogni transazione relativa all'opera da realizzare. E abbiamo legato la nostra valutazione positiva all'immediata operatività della norma, senza esclusione per i cantieri già aperti. E, anche in questo senso, abbiamo apprezzato la difesa, da parte del Governo, della filosofia condivisa di questo provvedimento, difesa anche dal fuoco amico, Pag. 31non, evidentemente, dell'opposizione, tendente, con qualche emendamento, ad illanguidire la portata della norma aprendo pericolosi varchi.
Avevamo anche rilevato che, all'interno di un materiale normativo - e questo vogliamo ancora consegnarlo come elemento di riflessione - alquanto eterogeneo, dove trovano spazio provvedimenti di contrasto alla criminalità organizzata, ma anche altri aspetti, come gli accresciuti poteri ai sindaci o nuove norme sulla sicurezza negli stadi, avremmo valutato positivamente norme chiarificatrici sul Fondo unico giustizia, il cosiddetto salvadanaio per la giustizia e la polizia.
Perché - ci domandiamo a tutt'oggi - non si ha notizia dell'impiego delle risorse provenienti dai patrimoni mafiosi sequestrati? Per intenderci nel 2009 si trattò di 79 milioni di budget che fu destinato alle forze di polizia per l'acquisto di automezzi e natanti. Quale migliore occasione allora se non un decreto-legge per sovvenire alle necessità delle forze dell'ordine quando manca persino il carburante per le volanti? Noi abbiamo guardato a questo provvedimento con atteggiamento improntato a costruttività, senza pregiudizialità ideologiche e abbiamo inteso esprimere valutazioni di merito. Con attenzione al merito, dunque, e con sensibilità rivolta alle urgenze del Paese, Alleanza per l'Italia si predispone a votare questo provvedimento, apprezzando il fatto che l'importante concorso delle opposizioni ....

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pisicchio.

PINO PISICCHIO. .... ha determinato un assetto finale totalmente condivisibile e anche una metodologia nuova cui spero quest'Aula possa ispirarsi anche per il futuro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo Noi Sud-Popolari per l'Italia di domani. Questo Governo, in questi ultimi mesi, dal mese di luglio sino ad ora, ha dato ancora una volta la prova di esserci con fatti concreti. Un Governo che nel suo percorso, nel suo agire oggi, si contrappone più che mai alla politica delle chiacchiere che ha sempre caratterizzato l'attività di un'opposizione certamente non costruttiva. Certo una politica del chiacchiericcio che si muove in alcuni ambienti anche importanti, potenti come la Confindustria che con puntualità ci ricordano qualunquisticamente che le cose potrebbero andare meglio senza però darci una soluzione alternativa. Anche perché loro non si sono mai confrontati né con gli elettori né con la gestione della cosa pubblica, ma avendo a cuore soltanto gli interessi propri e gli interessi privati. Ebbene, cari colleghi, siamo stati costretti ad assistere in queste ultime settimane ad atti di grande irresponsabilità con dichiarazioni che hanno minato l'azione di questo Governo che in un contesto fortemente segnato dalla difficile congiuntura economica ha saputo garantire la stabilità dei conti raccogliendo il plauso dei nostri partner europei. E non è cosa da poco. Lo ritengo un risultato molto significativo e importante. Se poi lo coniughiamo al provvedimento che abbiamo approvato qualche giorno fa, cioè la riforma dell'università, dà concretezza e certamente anche speranza a un Paese che tutti i giorni viene devastato mentalmente da dichiarazioni inopportune di coloro i quali vogliono rendere sempre più debole la forza e l'attività di questo Governo.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, con la conversione in legge del decreto-legge recante misure urgenti in materia di sicurezza, il centrodestra compie un atto assolutamente importante, un passo avanti nella direzione del cambiamento alla lotta alla malavita organizzata. Va dato pubblicamente atto al Ministro Maroni e al Governo di quello che oggi hanno saputo fare e soprattutto di dare speranza a coloro i quali combattono giorno dopo giorno l'attività criminosa e criminale della mafia. Pag. 32
Questi sono i fatti importanti e oggi avere varato un pacchetto di strumenti che aiutano ancora di più penso sia un fatto di grande responsabilità. Fino a qualche mese fa e fino a qualche anno fa era inimmaginabile poter fare un resoconto così importante e positivo della lotta alla criminalità: quanti soggetti sono stati tradotti nelle patrie galere e finalmente fanno respirare i territori e fanno respirare soprattutto coloro i quali oggi, avendo fatto sempre una grossa battaglia nei confronti della mafia, ottengono questo grande e straordinario risultato!
Questo è il motivo per il quale ancora oggi siamo fortemente convinti che il decreto-legge in esame abbia tutti gli strumenti necessari per sopportare e supportare un'azione importante a favore della cooperazione internazionale, assolutamente necessaria ed urgente per rafforzare l'attività del personale delle forze di polizia dislocato all'estero e lo scambio informativo ed operativo attraverso linee di indirizzo strategico.
Il miglioramento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata recentemente è chiamato a svolgere un ruolo altresì cruciale alla luce dell'enorme mole di beni sottratti alle cosche. Quindi, parliamo di provvedimenti tangibili, dunque sollecitati da un'Italia che lavora, che spera, che opera nell'interesse del Paese e che nulla ha a che vedere con la politica irresponsabile delle chiacchiere. Cari amici, concludo.

PRESIDENTE. È scaduto il tempo.

GIUSEPPE RUVOLO. Alle forze dell'ordine va un ringraziamento e non solo, perché occorrono ancora di più risorse e l'impegno del Ministro e del Governo in questa direzione ci dà tanta serenità. Noi siamo quindi convinti e favorevolmente disponibili ad accogliere il provvedimento in esame in maniera assolutamente positiva e concreta (Applausi dei deputati del gruppo Misto - Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, il provvedimento in esame a nostro avviso è un'occasione mancata, è un provvedimento poco coraggioso, che avrebbe potuto introdurre normative veramente interessanti ed alle quali avremmo contribuito molto volentieri (abbiamo tentato di farle introdurre, ma con poco successo). È tuttavia un provvedimento, nella sua quasi inutilità, che non fa danni e questo è il motivo per cui, anche se siamo molto critici, voteremo favorevolmente.
Sicuramente l'impianto più importante è quello dei primi articoli, quello relativo alla violenza sportiva, agli steward, alla conferma dell'arresto in flagranza o semiflagranza nelle prime 48 ore per i reati connessi alle violenze in occasione di manifestazioni sportive.
Condividiamo ovviamente anche l'attività dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata, ma già su questo siamo critici, perché non è stato votato, veramente con poca lungimiranza, con poco coraggio e forse anche con qualche retropensiero non simpatico, il nostro emendamento relativo all'utilizzo dei vincitori di concorso presso il Ministero dell'interno ed il Ministero della giustizia.
Con riferimento agli articoli 4 e 5 vengono inserite norme sulla Commissione per le misure di sicurezza e costituito un organismo sulla cooperazione internazionale che non crediamo aggiungano più di tanto alla situazione attuale.
Importante è la normativa - che trova la nostra condivisione - degli articoli 6 e 7 sulla tracciabilità dei flussi finanziari negli appalti, ma anche in questo caso siamo critici, perché è stato bloccato il nostro subemendamento relativo all'imposizione delle stesse norme sulla tracciabilità per quanto riguarda i subappalti: non capiamo perché debba essere lasciata questa zona grigia.
L'articolo 8, sul quale originariamente eravamo molto contrari, concernente i Pag. 33«sindaci sceriffi» e la sottoposizione dei prefetti ad essi, grazie alla nostra opposizione - cioè all'opposizione dell'opposizione - è stato completamente smontato. Ora, vi è un equilibrio di poteri tra i prefetti e i sindaci: anzi, vi è un coordinamento dei sindaci, pur nel mantenimento dei poteri dei prefetti e dei sindaci stessi.
Pertanto, abbiamo partecipato e votato a favore della proposta emendativa che ha smontato tale articolo; tuttavia, non nascondiamo che esso è stato frutto di una mediazione politica, in quanto il Governo, a seguito della pressione di Futuro e Libertà per l'Italia, non è voluto «andare sotto» sull'articolo in oggetto.
Allo stesso modo, con riferimento all'articolo 9, è stata persa l'occasione di ragionare sull'introduzione di una normativa che raccogliesse l'orientamento giurisprudenziale della Cassazione. Infatti, è stato lasciato alla magistratura il potere di intervenire in questi casi, ma non è stato chiarito - come ha affermato la Cassazione - che il terzo deve provare la propria estraneità in ordine all'utilizzo del bene con riferimento alla commissione di reati o di violazioni amministrative. Anche in questo siamo stati poco coraggiosi.
Sull'articolo 10, che dire: ha detto tutto il collega Paladini. Era un'occasione storica per concedere le remunerazioni che erano state sottratte alle forze dell'ordine e per sistemare le manchevolezze amministrative nei confronti della carriera prefettizia. Tuttavia, ancora una volta, sotto il giogo di Tremonti e sotto la minaccia delle sue dimissioni, quelle parti della maggioranza che avevano con noi condiviso tali provvedimenti hanno fatto marcia indietro. Infatti, vi è continuamente il ricatto finanziario del Ministro Tremonti: non si capisce come voglia utilizzare i danari che sono a disposizione, se non per remunerare i servitori dello Stato, che sono veramente in affanno.
Pertanto - lo ripeto - pur con le criticità espresse nei confronti di questa occasione mancata, per il fatto che non si producono danni importanti, se non il poco coraggio e, soprattutto, per la normativa sugli impianti sportivi e sulla tracciabilità dei flussi finanziari, voteremo a favore del provvedimento in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, questa mattina, i lavori dell'Assemblea si sono aperti con un intervento del mio collega Occhiuto sulla vicenda di Gioia Tauro. Credo che questo tema rientri nel quadro della sicurezza e dell'impegno che deve essere portato avanti in questo settore in termini sostanziali e con una grande forza. Ciò con riferimento ai poteri dislocati all'interno del nostro Paese, i grandi «condizionamenti» e, quindi, nel caso in oggetto, le banche, potentati molto forti. Il collega Occhiuto ha fatto riferimento a tutto questo.
Il provvedimento in oggetto si inserisce nella filiera dei provvedimenti d'urgenza sulla sicurezza: ve ne sono stati tre e ora vi è il disegno di legge di conversione in oggetto. Sono stati approvati anche altri provvedimenti, come quello che fa divieto a coloro che sono sottoposti a misure di prevenzione e ai sorvegliati speciali di fare propaganda elettorale.
Questo provvedimento è stato voluto dal Centro studi «Lazzati» di Lamezia Terme e ha avuto un iter molto lungo in Parlamento. Il provvedimento, certo, evidenzia delle situazioni, a mio avviso, importanti, ma vi sono anche delle lacune vistose che abbiamo evidenziato anche attraverso la nostra attività emendativa.
Per quanto riguarda l'articolo 1, quello degli incidenti negli stadi è un tema del quale si dibatte da molto tempo. Manca una forte azione di prevenzione, questo lo dobbiamo dire con estrema chiarezza, nonché il coinvolgimento delle società sportive e dei club, e quindi un controllo anche rispetto ad alcune attività, altrimenti sarà sempre di più un peso e vi sarà un appesantimento. Certamente non potrà mai esserci una sicurezza al 100 per cento, ma Pag. 34credo che alzarne il livello debba essere un impegno ed una costante da parte dei Governi attraverso l'azione che gli stessi vanno conducendo mediante gli strumenti a loro disposizione.
Ma l'altro aspetto sul quale ci siamo soffermati è l'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati. Vorrei esprimere una raccomandazione con estrema tranquillità: stiamo attenti a come portiamo avanti questo provvedimento con riferimento all'Agenzia. Mi riferisco al primo provvedimento e certamente questo ne è il seguito. Per alcuni aspetti sembra che vi sia un tentativo di aggiustamento gestionale e burocratico. Non ho capito le ragioni, ad esempio, di questa dotazione dell'Agenzia per l'istituzione di altre sedi oltre quella di Reggio Calabria, la principale, e quella di Roma - e dobbiamo capire che tipo di sede verrà istituita nella capitale. Ma questa non è mica una rendita di posizione!
Ritengo che anche il tema dell'alimentazione del personale di questa Agenzia così come è stato evidenziato debba essere rivisto. Non so perché il Governo ha respinto i nostri emendamenti e perché si sono voluti dei contratti per precari, anziché far scorrere le graduatorie dei concorsi per posti presso il Ministero della giustizia e il Ministero dell'interno.
Vorrei capire se esistono tentativi di condizionamento dell'attività della stessa Agenzia e su tutto questo dobbiamo veramente essere chiari. Il problema dell'Agenzia non è semplicemente del Governo, è di tutti. I Governi sono passeggeri e ciò che rimane certamente è l'azione di contrasto alla criminalità organizzata, che va colpita certamente sulla ricchezza e se le agenzie dimostreranno limiti per quanto riguarda l'impiego a fini sociali dei beni sequestrati e soprattutto dei beni confiscati, certamente anche l'obiettivo dello Stato di condurre l'azione contro la criminalità organizzata si affievolisce e si svuota.
Quella che dobbiamo fare è una considerazione di fondo: in questa occasione si è detto che per l'articolo 8 si è raggiunto un equilibrio. Ma l'equilibrio non deve essere costruito a fatica come abbiamo fatto in questi giorni. Permangono forti dubbi e perplessità di ordine politico per quello che riguarda il ruolo dei prefetti, l'unità del Paese, il ruolo dei sindaci, anche per quanto riguarda il loro status di ufficiale di governo e di ufficiale di pubblica sicurezza quando non esistono le stazioni dei carabinieri e i commissariati. Non significa far prevalere una figura sull'altra. Bisogna trovare un equilibrio in base al quale le istituzioni siano garantite e dove il fluire delle vicende e, soprattutto, delle garanzie costituzionali e democratiche all'interno del nostro Paese sia garantito.
Soprattutto ritengo che, quando si muove un'offensiva nei confronti della criminalità - e non soltanto quella organizzata, signor Presidente, signor Ministro dell'interno e signor sottosegretario dell'interno, ma anche quella dei colletti bianchi, di quelli che sono infiltrati e che si addensano all'interno delle istituzioni, al di sopra di ogni sospetto e al di sopra di ogni indagine -, si debba agire in questa direzione, perché tanti temi e tanti problemi che sono stati recuperati nell'articolo 9 non sono stati certamente costruiti e collocati nel loro giusto posto.
Alcuni emendamenti andavano in quella direzione, ma non bisogna ovviamente sorvolare sui contributi che vengono fuori anche sulla base di esperienze costruite e alimentate da una serie di fatti e di vicende, perché non c'è dubbio che, a volte, tutta la nostra azione sembra essere sempre più di facciata che non sostanziale. Le norme di per se stesse non sono esaustive per quanto riguarda la lotta alla criminalità organizzata; ci deve essere un retroterra culturale. Se noi oggi esprimiamo una posizione favorevole su questo provvedimento, non è perché lo consideriamo perfetto, ma perché ovviamente nasce da un retroterra culturale, da una serie di atti e di impegni a livello parlamentare, e noi siamo coerenti, come gruppo dell'Unione di Centro, nel dare un «sì» ad un provvedimento volto ad un'azione di intervento per salvaguardare i principi della convivenza civile, del contrasto alla criminalità organizzata e quindi Pag. 35per dare sempre più efficacia all'azione dello Stato. Se si tratta di un «sì» che si inserisce in questo contesto, certamente possiamo dire che è un'apertura di credito nei confronti di un Governo e nei confronti di una maggioranza che quasi non c'è più. Non vi è dubbio che alcuni provvedimenti, come la nuova sistemazione dell'articolo 8, che creava una grande confusione e un grande equivoco, è stata fatta grazie al venir meno di una realtà di maggioranza all'interno del nostro Parlamento.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARIO TASSONE. Detto questo, signor Presidente, ho già fatto cenno alla specificità dell'impegno dell'impiego delle forze dell'ordine, dei vigili del fuoco e delle Forze armate. Anche su questo aspetto non ci siamo trovati d'accordo. Voglio capire se esistono provvedimenti in materia, come ricordava l'onorevole Cazzola, ma di specificità si parlava da moltissimo tempo, perché il Ministero dell'economia e delle finanze ha detto di «no», ma la specificità non è soltanto una medaglia; bisogna essere consequenziali anche con le risorse. Signor Presidente, concludo, ma voglio brevemente evidenziare un dato, ossia la vicenda della proposta emendativa dell'onorevole Lorenzin che indica la confusione di una maggioranza e, a volte, l'inanità del Governo. Detto questo, come dicevo poc'anzi, votiamo a favore del provvedimento con questo tipo di valutazione, con queste riserve, ma con la speranza di andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.

GIORGIO CONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il dibattito che si è svolto in questi giorni ha confermato ancora una volta l'assoluta centralità del tema della sicurezza nel dibattito politico. Come ho avuto modo di anticipare anche in sede di discussione sulle linee generali, la sicurezza è fra i principali impegni assunti dal Governo e tra i principali impegni assunti anche dal nostro gruppo parlamentare. Noi abbiamo sostenuto il percorso svolto fin qui dal Governo in materia di sicurezza; i risultati nel campo della lotta alla criminalità organizzata sono stati rilevanti e ampi i successi, anche in termini di confisca dei beni. Sono risultati importanti e, con ogni probabilità, sono i risultati più importanti che questo Governo può rivendicare e che certamente il Paese apprezza. È del tutto evidente che la lotta alla mafia può quindi essere vinta, grazie anche al lavoro che le forze di polizia e la magistratura compiono quotidianamente.
A questo percorso, Futuro e Libertà per l'Italia non ha mai fatto mancare il suo apporto e il suo sostegno, convinto, positivo e anche migliorativo, mi riferisco alle misure per la sicurezza urbana, alla sicurezza stradale e negli stadi, alla lotta all'immigrazione clandestina, alla lotta al degrado morale e materiale rappresentato dal mercato degli stupefacenti, alla lotta alla criminalità organizzata con investigazioni premiate da grandi successi e sostenuta anche attraverso il piano straordinario contro le mafie approvato nel febbraio di quest'anno. Un percorso lineare e continuo che dovrebbe rappresentare l'esempio positivo di quell'azione incisiva che, purtroppo, il Governo Berlusconi non ha saputo esercitare in altri importanti ambiti.
Su tanti, troppi altri temi questa maggioranza non ha saputo invece spingere sull'acceleratore delle riforme; temi importanti, attesi, necessari e in queste settimane sembra evidentemente che i nodi vengano al pettine.
Mi sia consentita una parentesi, tutta politica, su questo specifico aspetto. L'impegno e il sostegno di Futuro e Libertà non è mai venuto meno su ciascuna di quelle riforme condivise, a partire dal programma con cui nel 2008 tutti insieme, nel centrodestra, ci siamo presentati agli elettori. Prova ne sia il voto di ieri sulla riforma universitaria o quello sulla legge di stabilità. Purtroppo - e lo sottolineo, Pag. 36purtroppo - è stato proprio il Governo tante, troppe volte a venire meno agli impegni assunti con gli elettori attraverso quel programma.
Il giudizio di Futuro e Libertà al testo oggi in esame - lo abbiamo anticipato in sede di discussione sulle linee generali - è positivo e lo è ancora di più a seguito di alcuni miglioramenti emendativi e, soprattutto, a seguito della mancata introduzione di norme che, come ampiamente annunciato, non ci avrebbero permesso di condividere il testo. Una proposta, in particolare, mi sento di stigmatizzare. L'emendamento surreale di alcuni colleghi, dichiarato per fortuna inammissibile, con il quale si sarebbero eventualmente estese le misure preventive di polizia - dal foglio di via obbligatorio, all'obbligo di soggiorno - ai mendicanti, a coloro che mendicano - leggo il testo dell'emendamento «in modo ripugnante». Ci opponiamo all'idea stessa che qualcuno, in questa maggioranza, pensi ancora una volta a giocare al ruolo della guardia contro i più deboli, come è accaduto con i medici spia, con le ronde e con il reato di clandestinità. Si sarebbe reintrodotto in modo surrettizio il reato di mendicità, cassato dalla Corte costituzionale nel 1995 e figlio di una concezione del diritto per fortuna superata. Noi dobbiamo essere garantisti con tutti, non solo con i potenti, e non possiamo essere giustizialisti solo con i «pezzenti» e scusate la forzatura del termine.
Abbiamo poi contribuito a correggere l'articolo 8. La maggioranza e il Governo hanno accolto le nostre preoccupazioni su un articolo che nella sua forma originaria, a nostro avviso, sviliva il ruolo e le prerogative dei prefetti e dei comitati per l'ordine e la sicurezza pubblica. Con l'emendamento proposto - e ringrazio il Governo per questo - è stata accolta la proposta di spostare dai sindaci ai prefetti la centralità degli interventi di polizia e degli interventi di coordinamento delle forze di polizia di supporto alle ordinanze dei sindaci stessi. Saranno i prefetti a valutare, ove lo ritengano necessario, come e se accompagnare alle decisioni dei primi cittadini il supporto delle forze pubbliche. Con la nuova versione dell'articolo 8 non ci saranno sindaci-sceriffo, di cui non c'era e non si sente alcuna necessità, ma un serio coordinamento tra gli enti locali e i rappresentanti territoriali del Governo. Abbiamo indotto la maggioranza a più miti consigli; in caso contrario avremmo prodotto un progressivo indebolimento delle competenze delle questure, a favore di un demagogico ricorso alle ordinanze dei sindaci, più fantasiose e pericolose sotto il profilo della gestione operativa, ordinanze spot, magari ad uso e consumo di qualche tornata elettorale.
Il giudizio sostanzialmente positivo sul testo non cancella, invece, un giudizio negativo sulla gestione dei dossier. Questo è successo, in particolare, tra ieri sera e questa mattina sui fondi per le polizie e lo riteniamo grave dal punto di vista politico. È stato gravissimo il ritiro dell'articolo aggiuntivo Lorenzin 10.055, frutto di un'intesa di maggioranza che ci aveva persuaso a ritirare e non ripresentare altre proposte emendative di analogo contenuto; ciò è tanto più grave per il contenuto di quell'articolo aggiuntivo, senza il quale il provvedimento sulla sicurezza che stiamo oggi discutendo resta monco. Di quale politica per la sicurezza discutiamo se non investiamo risorse sulle forze dell'ordine? Tutto questo è paradossale e svilente per l'intera maggioranza di centrodestra che del sostegno alle forze di polizia fa spesso vanto, ma evidentemente non dà concretezza a tale affermazione.
Il ritiro di tale proposta emendativa ha trascinato con sé anche il ritiro dell'articolo aggiuntivo 10.0100 delle Commissioni, che andava incontro ad altre richieste dei prefetti. Il riconoscimento della specificità delle forze di polizia è una priorità e come tale va trattata all'esame in Senato, così almeno auspichiamo.
Ci soddisfa pienamente, invece, la parte che vede rafforzata la capacità incisiva dell'Agenzia per i beni sequestrati e confiscati alle mafie.
Futuro e libertà per l'Italia, quindi, garantirà il voto favorevole al provvedimento, ma con molte riserve e con qualche perplessità. Pag. 37
Esistono certamente elementi interessanti e condivisibili: la tracciabilità dei flussi finanziari è argomento di per sé rilevante, il tema delle società sportive, degli stadi e degli steward è altrettanto condivisibile, ma è del tutto evidente anche che riguardo alle risorse stanziate per questi provvedimenti sono riemersi i soliti e noti problemi: vi è un Governo che fatica a dialogare al proprio interno, una maggioranza che fatica a individuare le priorità e a finanziarle, un atteggiamento parlamentare che denota una difficoltà oramai radicata, che può trovare un superamento solo aprendo una nuova fase politica.
È per senso di responsabilità che offriamo il voto positivo a questo provvedimento, che per noi chiude, alla Camera, questa fase della legislatura, perché dal 14 dicembre, comunque vada, se ne aprirà un'altra, speriamo con un Governo con idee più chiare e con i giusti e necessari propositi riformatori (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, il provvedimento che ci apprestiamo a votare cerca di migliorare ancor di più l'azione di governo rivolta al contrasto della criminalità in genere: si parla quindi di sicurezza.
Invece di essere orgogliosi dei grandi risultati ottenuti dal Governo e dall'attuale maggioranza in questo biennio, e che hanno portato a delle positività insperate per quanto riguarda il controllo e la tutela della sicurezza dei cittadini, oggi, all'interno di quest'Aula, vi sono stati motivi di scontro.
Se anche di fronte ad azioni estremamente positive come quelle che ho appena ricordato, non si riesce a trovare un elemento di dialogo comune per il bene del Paese, va da sé che in queste ore si continua a parlare di governi di solidarietà nazionale per il bene comune, ma oggi abbiamo visto che i fatti smentiscono queste iniziative. Purtroppo all'interno del nostro Paese vi è chi continua a lavorare positivamente e chi continua a fare il politicante di mestiere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ovviamente i cittadini si accorgono di questo, perché le positività che emergono - anche dai sondaggi di queste ultime ore - premiano chi lavora e chiacchiera poco, soprattutto non chiacchiera a vanvera.
Giusto per ricordare alcuni numeri - perché qui vi è chi fa opposizione per mestiere e cita numeri a caso - ricordiamo pure qual è stato l'impegno di questo Governo, paragonandolo a quello del centrosinistra nel biennio 2007-2008.
Il Governo Prodi, nel 2007, ha tagliato al comparto sicurezza la bellezza di un miliardo di euro, nel 2008 si è fermato a tagliarne 800, attestando i finanziamenti del centrosinistra a questo comparto a 24,9 miliardi di euro. Nel 2009, il Governo dell'attuale maggioranza, ha aumentato i fondi per il comparto sicurezza, portandoli a 27,2 miliardi, e, nel 2010 a 28,6 miliardi di euro.
Questo vuol dire che chi prima critica, non ricorda, o nessuno glielo ha spiegato che, con il Governo di centrosinistra, al comparto sicurezza sono stati tagliati 1,8 miliardi di euro, mentre nel biennio di governo di questa maggioranza gli stanziamenti sono cresciuti di 3,3 miliardi di euro.
Questo giusto per ricordare alcune cifre, poi ognuno lancia gli spot che vuole, ma i cittadini non si lasciano imbrogliare così facilmente, e, andando a misurare anche l'esito delle consultazioni elettorali, i dati dimostrano che - nonostante il disfattismo speso a piene mani - nel 2008 questa maggioranza ha avuto un buon consenso elettorale, confermato nel 2009 alle elezioni europee e, per l'ennesima volta, sei mesi fa alle amministrative.
Quindi, chi gioca allo sfascio sfascia i propri movimenti, ma lascia inalterato il rapporto di questo Governo con i cittadini elettori.
Eurostat ricorda che l'Italia per il comparto sicurezza spende più della Germania, della Francia e della Spagna. I risultati Pag. 38sono sotto gli occhi di tutti: i reati sono diminuiti dell'11 per cento, sono stati inferti colpi durissimi alla mafia, sequestrati beni per 11 miliardi e arrestati i 5.303 mafiosi più pericolosi. Questi sono dati che si possono anche contrastare con le bugie, ma - come ricordavo prima - i cittadini sono avvezzi anche a parare questi colpi. Preoccupa un fatto: mentre il Governo e le forze dell'ordine si impegnano, parte della magistratura collabora poco, molto poco perché impegnata a far politica e non a dar seguito ai provvedimenti o al pacchetto sicurezza che abbiamo approvato di recente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). È una magistratura che si autogoverna - in virtù anche di norme costituzionali, che mi auguro qualcuno prima o poi modificherà - e che non riesce a fare autocritica. Essa viene collocata - nella graduatoria mondiale per l'efficienza della magistratura - al 156o posto su 186 Paesi. Siamo quindi ultimi, come sempre (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questo evidenzia la necessità di cambiare le cose, ma per farlo bisogna anche che i membri di questa maggioranza siano consapevoli e, al posto di farsi imbrogliare e coinvolgere in giochi distruttivi, nei rapporti con i cittadini elettori, proposti dal centrosinistra, si uniscano per continuare a portare avanti azioni positive di Governo, come ampiamente dimostrato - lo ricordo ancora - sei mesi fa con il voto dei nostri cittadini elettori.
In questo provvedimento - per farla breve, perché a me interessava soprattutto riportare, in un alveo di serietà e correttezza, i numeri - si interviene a sostegno dell'Agenzia per i beni sequestrati ai criminali e quindi si potenzia ulteriormente questo servizio. Vi è un potenziamento nel contrasto alla criminalità e maggiore cooperazione con la polizia a livello internazionale. Nonostante molti si lamentino con riferimento ai fondi per il rilancio del sud e per creare occupazione per i giovani del sud Italia, va dato atto a questo Governo, a questa maggioranza e al Ministro dell'interno di aver posto in essere un'azione che va molto oltre la finalità di garantire i finanziamenti a pioggia in quelle aree del Paese. Infatti, per creare occupazione al sud bisogna estirpare quella cancrena che, finora, nel sud ha creato i disagi occupazionali che conosciamo. Chi non riesce a capire che le tante aziende del nord, che hanno delocalizzato andando a produrre a migliaia di chilometri, avrebbero potuto benissimo delocalizzare nelle regioni del sud a parità di costi ed incentivi, creando mezzo milione di posti di lavoro in più, ma era necessario l'intervento di un Ministro con i «controattributi» per sconfiggere la mafia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e quindi creare terreno fertile per l'insediamento di nuove attività, non ha capito assolutamente nulla.
Si interviene anche su cose più semplici, ma che hanno impatto sociale rilevante: maggior controllo su quello che succede all'interno degli stadi perché è brutto vedere da casa che quattro facinorosi mettono in ginocchio lo Stato, la polizia, la magistratura perché nessuno interviene. Cerchiamo di dare maggiore propulsione per arrivare ad arginare anche questi atteggiamenti.
Da ultimo, i sindaci: chi non capisce il ruolo determinante del sindaco nel territorio significa che non ha eletto neanche un sindaco nel suo movimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e non serve aggiungere assolutamente nient'altro. Un movimento come il nostro, legato alle esigenze del territorio - e mi avvio alla conclusione signor Presidente - se si presenta da solo riesce comunque ad eleggere dei sindaci; chi invece viene qui a parlare di ronde, delle quali non ha capito assolutamente niente, se si presenta da solo non riesce ad eleggere non solo il sindaco, ma neanche un consigliere comunale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nonostante i passi Pag. 39avanti che sono stati compiuti con il passaggio in Commissione e in Aula, è impossibile prescindere dalle caratteristiche di questo provvedimento e per questo annuncio il voto di astensione del gruppo del Partito Democratico.
Le caratteristiche sono definite da una forma e da un contenuto. La forma l'abbiamo denunciata, quella di un decreto-legge. Ancora una volta si interviene in via emergenziale in un contesto che andrebbe disciplinato in modo organico. Il contenuto è eterogeneo, frammentato. Sia forma che contenuto non sono il riflesso di un accidente, ma sono il riflesso di un'esigenza precisa, ovvero quella di porre rimedio a una legislazione che nel tempo si è susseguita sull'impulso più dell'esigenza di fare delle conferenze-stampa, piuttosto che di affrontare in modo meditato i problemi di questo settore, cioè una legislazione ampiamente dettata dalla propaganda.
Manca insomma una visione di insieme. È stato detto durante la discussione sulle linee generali. Manca una visione di insieme e questo si riflette sul tema, oggi più volte sollevato, delle risorse, poche - anche i passi avanti che si potevano fare con questo provvedimento non sono stati compiuti - e male utilizzate - nel comparto e nel rapporto tra altri ambiti della pubblica amministrazione.
Vorrei fare un esempio: gli uomini delle forze dell'ordine, in questi giorni, in gran parte d'Italia, sono utilizzati come sempre per funzioni di polizia giudiziaria. Eppure, una parte di questi nei fatti svolge funzioni di carattere amministrativo, per coprire una carenza di organico che in molte procure e molti tribunali raggiunge il 40-50 per cento, proprio mentre il collega del Ministro Maroni, il Ministro Brunetta, denuncia gli esuberi in altri comparti della pubblica amministrazione.
Insomma, anche ciò che si potrebbe fare a risorse invariate non si fa per la carenza di un disegno strategico, di una visione. Si fanno dei passi avanti, ma non con la decisione necessaria. Condividiamo le misure che riguardano gli steward all'interno degli stadi, la responsabilità delle società sportive, però vorrei sottolineare come, signor Ministro, questo decreto-legge potesse essere l'occasione per rompere il rapporto che si è instaurato in molte realtà fra criminalità organizzata e tifoserie organizzate. Non si è avuto il coraggio di affrontarlo, abbiamo proposto degli emendamenti dichiarati inammissibili, ma ci auguriamo che si tenga fede agli ordini del giorno accettati che vanno in questa direzione.
Non si può che condividere inoltre l'orientamento che riguarda il tema della lotta alle mafie. Anche qui passi avanti, ma anche qui timidezze. Questa poteva essere l'occasione per introdurre il reato di autoriciclaggio che - non si sa perché - ancora non esiste nel nostro ordinamento giuridico.
La tracciabilità, lo scioglimento dei comuni, le misure sull'Agenzia - lo dicevo - vanno nella direzione giusta, ma non mi esimono dall'esprimere due considerazioni di carattere generale.
La prima riguarda il modo in cui si legifera. Perché, anziché imbarcarvi in una polemica contro chi vi diceva che la norma sulla confisca e la vendita dei beni prevista dalla legge di stabilità era sbagliata, non avete subito colto i rilievi posti sulla questione dalle associazioni e dalle opposizioni? Perché sui temi della tracciabilità non avete colto da subito le questioni che vi sono state poste? Non vogliamo la medaglietta perché ci si dica che avevamo ragione: siamo preoccupati di uno Stato che avanza a zig-zag in un territorio così delicato.
Anche le misure migliorative, che pure ci sono, rientrano in un contesto propagandistico al quale non è possibile non riferirsi. Le norme contenute in questo decreto stanno al racconto che fate della lotta alla mafia come il soggetto di un documentario sta a quello di un film.
Con questo decreto-legge voi parlate di tracciabilità, parlate di rapporto tra mafia e politica, parlate giustamente di come affrontare il tema del contrasto alla mafia e al suo patrimonio. Ma non è questo il racconto Pag. 40che fate al Paese, non è questo il racconto che il Governo sta facendo al Paese.
Non mi preoccupa la propaganda per il vantaggio che può dare alla maggioranza; mi preoccupa perché questa propaganda riduce il fenomeno mafioso esclusivamente ad un fenomeno militare e criminale, inducendo il Paese a sottovalutare gli altri fronti che pure lo caratterizzano. Ridurre la mafia ad un fatto di arresti, che pure sono importanti e sono realizzati anche grazie al concorso delle forze dell'ordine e della magistratura - a proposito, signor Ministro, vorrei sapere se condivide le valutazioni del collega Luciano Dussin sulla magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) -, non deve far cancellare gli altri fronti che vanno richiamati: il fronte economico, il fronte dei rapporti con la politica e quello, ancora aperto, delle intimidazioni della mafia nei confronti degli enti locali.
Poiché siamo di fronte ad una retorica che continuamente richiama - cito le parole del Ministro Alfano - una «mafia alle corde», vorrei ricordare che sono tornati prepotentemente i fenomeni di intimidazione sulle amministrazioni locali. Penso alla provincia di Palermo (Una voce dai banchi del gruppo Lega Nord Padania: oh oh!). Ecco questo «oh oh!» è il modo in cui lo Stato lascia soli gli amministratori onesti, quelli che rischiano la vita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Da questo punto di vista, credo che sia stata provvidenziale la modifica che è stata compiuta riguardo al rapporto tra prefetture e comuni, per una ragione: perché in terra di mafia quelle norme, come erano scritte originariamente, rischiavano di sovraesporre gli onesti a rischi ulteriori e di consentire ai collusi di influenzare decisioni che riguardano l'ordine pubblico e la sicurezza nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Credo che in questo senso si sia compiuto un passo avanti, ma l'impianto complessivo che emerge - la invito, signor Ministro - deve consentire anche a lei di superare la campagna propagandistica che si sta facendo.
Credo che lei, signor Ministro, abbia meritato prestigio per due ragioni: la prima è che, a differenza dei suoi colleghi, non crede di essere Gabriele D'Annunzio e, quindi, non lancia volantini su Casal di Principe piuttosto che su Gioia Tauro; la seconda è che non è rimasto totalmente ostaggio della propaganda che pure lei pratica. È vero che dice che ci vogliono le ronde, ma poi si guarda bene dal promuovere la loro realizzazione e si affida più seriamente ai prefetti e alle forze di polizia. Tuttavia, noi la invitiamo a rendere questa complessità della lotta alla mafia e non a subirla. Soltanto rendere la complessità della lotta alla mafia è la condizione perché ci sia una grande riscossa nazionale, perché si possa fronteggiare il fenomeno mafioso al sud come al nord, che è il vero fronte aperto in questo momento. Lo dico perché implica un'operazione di verità.
Signor Ministro, ci saremmo aspettati che, di fronte alla richiesta della Commissione antimafia alle prefetture italiane di far arrivare i dati che riguardavano il rapporto tra candidati e organizzazioni criminali alle ultime elezioni amministrative, il Ministero dell'interno si facesse parte attiva per sollecitare questo tipo di lavoro e non coprisse, invece, le prefetture che sono state reticenti per troppe settimane.

PRESIDENTE. Onorevole Andrea Orlando, la prego di concludere.

ANDREA ORLANDO. Siccome le riconosciamo un'onestà intellettuale che ha dimostrato in altre occasioni, su questo fronte la invitiamo a rendere al Paese l'effettiva complessità della battaglia che abbiamo di fronte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, prendo la parola a nome del gruppo Pag. 41del Popolo della Libertà per annunciare il voto favorevole sul provvedimento al nostro esame.
Voglio, però, approfittare di questa occasione anche per rispondere ad alcune delle critiche che sono state mosse nei confronti del Governo e della maggioranza da parte dell'opposizione. Una delle accuse più ingiuste, almeno a mio giudizio, è che non vi sia, in relazione agli argomenti di cui si occupa il provvedimento in oggetto, una strategia da parte della maggioranza e del Governo. Mi sembra di poter tranquillamente obiettare a questa eccezione che, in verità, è la sinistra che non comprende la strategia del Governo e della maggioranza nella lotta contro la mafia, perché, probabilmente, il centrodestra è abituato a fare meno convegni, ma più provvedimenti legislativi per combattere quei fenomeni criminali (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
Il primo provvedimento con cui si è presentato questo Governo, nel momento in cui la sua volontà si è espressa con la composizione che tutti ricordiamo, è stato dedicato a due grandi questioni: quella relativa ai conti pubblici e all'economia nazionale e quella riguardante la sicurezza. Per chi lo avesse dimenticato, venivamo da due anni in cui avevate governato e nei quali la parola «sicurezza» non era stata oggetto di troppa attenzione da parte dei vostri provvedimenti! Che le mie parole trovino corrispondenza nei fatti è dimostrato dai dati pubblicati.
Onorevole Franceschini, mi dispiace, probabilmente nei dispacci diplomatici non sono presenti questi dati, ma glieli possiamo ricordare: 6.500 arresti di soggetti mafiosi o associati ad organizzazioni criminali da quando sono entrati in funzione questa maggioranza e questo Governo; circa 29 dei 30 superlatitanti arrestati grazie alle forze dell'ordine, al lavoro della magistratura e - non dimentichiamolo - ai provvedimenti che sono stati adottati da questa maggioranza; miliardi di beni sequestrati, alcuni dei quali già confiscati definitivamente sulla base della continuazione di un'intuizione felice che ebbero due grandi magistrati, Falcone e Borsellino, che voi onorate oggi, ma che non onoravate ieri (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e del deputato Consolo), mentre noi, che non ci schieravamo nei convegni, li abbiamo onorati nei provvedimenti, rendendo quei provvedimenti necessari e applicabili alla lotta contro la criminalità! Abbiamo aggredito i patrimoni e aumentato le sanzioni penali. I risultati cominciano ad arrivare e ci inducono a non abbassare la guardia.
Permettetemi di rivolgere una considerazione affettuosa ai colleghi del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia, che contestano a questo Governo di non avere sufficiente forza propulsiva riformista. Credo che i provvedimenti in materia di sicurezza, come ricordato dal mio amico Giorgio Conte, si possano tranquillamente definire - ed egli stesso lo ha fatto - dei successi, dal momento che il numero dei reati è diminuito. L'attenzione riservata dalla maggioranza e dal Governo al tema della violenza sulle donne, attraverso l'introduzione di nuove fattispecie di reato, sta dando i frutti che per molto tempo erano stati auspicati dalla sinistra, ma che abbiamo realizzato noi assumendoci la responsabilità e la forza di quei provvedimenti, che prima non erano stati portati alla nostra attenzione.
Se vogliamo uscire, cari colleghi, dalla questione della sicurezza, non dimentichiamo che interrompere questo Governo significa anche dimenticare interventi riformisti in altri settori, come, ad esempio, quello dei conti pubblici. Non fu un'intuizione di questo Governo e del Ministro dell'economia e delle finanze quella di anticipare, come ho ricordato in apertura, con un provvedimento su base triennale la difesa dei conti pubblici per non esporre il Paese a quanto sta accadendo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)?
In altre parole, onorevoli amici della sinistra, andate a rileggervi i conti pubblici e le spese finali negli anni in cui avete governato voi. Prendiamo come riferimento il 2006, il 2007 e il 2008, un anno quest'ultimo, in cui le spese finali sono Pag. 42aumentate di oltre il 9 per cento rispetto all'anno precedente. Li avete dimenticati (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e del deputato Consolo - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
Quando citate, come doveroso, il fatto di aver stanziato somme dei contribuenti a favore del comparto sicurezza, come facciamo noi, ricordate anche in che modo le avete spese, alimentando il debito pubblico, come avete fatto nella scuola, amici di Futuro e Libertà, che abbiamo riformato nel primo ciclo, nelle scuole superiori e adesso nell'università, per porre rimedio ad un sistema scolastico che non formava e non funzionava (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e del deputato Consolo).
Fermare questa volontà riformatrice, anche in relazione a quanto è accaduto e oggi sta esponendo i Paesi dell'Europa a gravi pressioni speculative, secondo me è una questione vitale per la sopravvivenza di questo Paese. Quando si parla, come giustamente avete fatto, criticando anche il Governo e la maggioranza in relazione ad alcune promesse, che ancora non sono state onorate - lo sottolineo: «ancora» non sono state onorate - non dimenticate che, per quanto riguarda la specificità professionale delle forze dell'ordine, come bene è stato ricordato, per il 2011 e il 2012 sono già stanziati 80 milioni di euro e, come sempre abbiamo fatto, troveremo le risorse senza mettere in discussione l'equilibrio del bilancio dello Stato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e del deputato Consolo -Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) per dare alle forze di sicurezza quello che meritano nella nostra considerazione.
Se volessi poi fare una battuta polemica, potrei concludere dicendo: guardate alle vostre alternative, quando immaginate governi tecnici o futuri governi. Come? Magari imbarcando quelli, che fino a non molto tempo fa erano amici vostri, che si trovano in piazza in prima fila ad aggredire le forze dell'ordine, senza dire una parola che ponga fine e, in modo da emarginare queste persone, metta un punto fermo tra le forze riformiste e quelle che vogliono distruggere o colpire le forze dell'ordine e delle istituzioni.
Credo che questo Governo, con tutte le difficoltà che deve incontrare e che vuole affrontare, non abbia finito il suo percorso riformista. La destra politica, il centrodestra di questo Paese è rappresentato dalle riforme cui ho fatto cenno. Chi fermerà queste riforme e questo percorso riformatore, per dare vita a governi tecnici, sappia che i governi tecnici non risolvono i problemi dei conti pubblici e non risolvono i problemi delle situazioni economiche. Serve la forza della politica e soprattutto il coraggio di mantenere fede politicamente agli impegni che si sono assunti con il popolo italiano, ciò che noi continueremo a fare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e del deputato Consolo - Congratulazioni).

RENATO CAMBURSANO. Duce! Duce!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà, per un minuto.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, stiamo votando per caso la questione di fiducia? Lo chiedo perché l'intervento dell'onorevole Contento mi pare un poco fuori dalle righe.
Per il contrasto alla criminalità comune e politica, noi avremmo una ricetta che da sessanta anni, purtroppo, in questo Paese non è possibile somministrare, ovvero quella della legalità, del rispetto, innanzitutto della Costituzione e delle leggi, e non già delle interpretazioni e della prassi. Noi voteremo contro questo provvedimento, come votammo già nella scorsa legislatura, perché siamo contro le leggi emergenziali. Ancora una volta dal 2003 si ripropone il provvedimento emergenziale della flagranza differita. È una cosa inaccettabile, che denuncia però anche un altro fatto: l'incapacità di governare e quindi la necessità di ricorrere ancora una volta all'emergenza. Pag. 43È un'emergenza dettata unicamente dalla volontà di non riuscire a risolvere i problemi, perché non si ha il coraggio e la capacità di affrontarli alla radice.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MAURIZIO TURCO. Non si ha la capacità di essere fino in fondo rispettosi delle leggi scritte e della Costituzione, la capacità di non rifarsi ogni volta a interpretazioni e prassi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 3857-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3857-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3857-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Stradella, onorevole Saltamartini, onorevole Vernetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 12 novembre 2010, n. 187, recante misure urgenti in materia di sicurezza» (3857-A):

Presenti 467
Votanti 308
Astenuti 159
Maggioranza 155
Hanno votato 299
Hanno votato no 9.
(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Vernetti ha segnalato di aver erroneamente votato contro, mentre avrebbe voluto votare a favore. Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 13,55).

DORIS LO MORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, per la verità non contavo di intervenire in un clima di questo genere, ma mi sembrava doveroso riprendere il discorso su Gioia Tauro soprattutto se a sentire sono non solo i colleghi ma anche il Ministro dell'interno e i sottosegretari presenti. Questa mattina l'onorevole Occhiuto ha parlato delle difficoltà del comune di Gioia Tauro. Non ritornerò sulle cose già dette, sul fatto che si tratti di un comune sciolto due volte per mafia, sulle difficoltà di tesoreria e sulle ragioni di queste difficoltà. Vorrei fare un passo in avanti. Vorrei ricordare al Ministro dell'interno, con il quale tra l'altro ho colloquiato sull'argomento, e anche al sottosegretario Davico che si tratta di un caso che per la verità è stato portato all'attenzione del Governo da quasi tutti i gruppi parlamentari. Su questa materia, su questo argomento, ho presentato un'interrogazione parlamentare da tempo, che è stata sottoscritta anche da Roberto Occhiuto e da Angela Napoli, ma poi sono intervenuti Pag. 44anche altri colleghi di altri gruppi. Qual è il punto della discussione? È che qui c'è una difficoltà di tesoreria che si può trasformare e che può incidere sulla democrazia di un comune. Il pericolo che abbiamo di fronte - vi vedo distratti ma è un pericolo al quale dovremmo prestare molta attenzione - è che si finisca per commissariare un'altra volta un comune non questa volta per infiltrazioni mafiose ma per difficoltà di normale amministrazione.
So bene che l'argomento è all'attenzione del Ministro dell'Interno e soprattutto all'attenzione del sottosegretario Davico, e so anche che oggi pomeriggio il sottosegretario riceverà il prefetto di Reggio Calabria e il sindaco di Gioia Tauro su questo argomento. Però voglio che rimanga traccia di questo intervento negli atti parlamentari, perché se il problema non si dovesse risolvere sarebbe una sconfitta di tutti noi oltre che dei Ministeri competenti (il Ministero dell'economia e delle finanze e quello dell'interno), perché su questo argomento probabilmente saremo impegnati se il problema non sarà risolto nelle prossime ore. Una soluzione, questo Parlamento, sia pure nelle sedi competenti, in sede legislativa, la dovrà trovare. Non è accettabile che il comune finisca per non avere un'amministrazione perché le banche che hanno sostenuto le amministrazioni mafiose oggi si rifiutano di svolgere il ruolo di tesoreria.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Lo Moro, sarà compito della Presidenza sollecitare la risposta all'interrogazione da lei presentata.

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, intervengo per analoga interrogazione, quindi già molte delle cose che dovevo dire le ha già dette l'onorevole Lo Moro, che ringrazio per aver portato all'attenzione del Parlamento e del Governo questa vicenda assurda.
È la prima volta, nella storia della Repubblica, che assistiamo ad un fatto davvero incredibile: mentre lo Stato può sciogliere i comuni per infiltrazioni mafiose, se vi sono infiltrazioni democratiche e le banche tentano di sciogliere il comune, lo Stato non può nulla. Devo davvero ringraziare molto il sottosegretario Davico per quello che ha fatto, ma ha tanto fatto che si è dovuto arrendere di fronte all'evidenza che non siamo in grado, come Paese, come Stato di diritto, di poter far nulla di fronte ad un evento come questo. Il comune è obbligato ad avere la tesoreria, le banche si rifiutano di consentire a questo comune di operare. Non possiamo assolutamente accettare e rimanere passivi di fronte al fatto che delle banche decidano di sciogliere un consiglio comunale legittimamente eletto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per fatto personale, con riferimento ad una parte delle dichiarazioni svolte dall'onorevole Cicchitto sulla polemica succeduta all'intervento del capogruppo del Partito Democratico Franceschini. Mi riferisco a quando l'onorevole Cicchitto si è rivolto al gruppo dei deputati del Partito Democratico dicendo che essi hanno avuto come riferimento politico l'Unione Sovietica e via dicendo. Allora, a questo proposito, respingo al mittente questa affermazione - penso di non parlare, in questo caso, solo a titolo personale -, ricordando, tra l'altro, che il pulpito dell'onorevole Cicchitto forse non è il più adatto a fare quell'accusa posto che egli ha militato per anni nella sinistra socialista sostenendo e supportando, in quegli anni, tutte le posizioni che andavano contro l'Alleanza Atlantica e l'alleanza con gli Stati Uniti d'America. Queste lezioni, quindi, dal signor Cicchitto, dall'onorevole Cicchitto, non le accettiamo e, anzi, potrei continuare ad andare oltre e, magari, Pag. 45arrivare alla lettera «p». Volevo affermare questo, signor Presidente, e mi dispiace...

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo, fermiamoci alla lettera «o», che è meglio.

IVANO STRIZZOLO. ... che l'onorevole Cicchitto non sia qui presente, ma spero che qualcuno gli riferisca queste precisazioni...

PRESIDENTE. Leggerà sicuramente gli atti parlamentari.

IVANO STRIZZOLO. ...che, quindi, respingono al mittente quelle considerazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANGELA NAPOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare questa mattina subito dopo l'intervento dell'onorevole Occhiuto perché, apparentemente, il problema di Gioia Tauro è esente dal contenuto del provvedimento che quest'Aula ha appena approvato, ma, in realtà, si tratta di una situazione creatasi per responsabilità, sicuramente, delle banche. Nel precisare che sono anch'io firmataria dell'interrogazione per la quale è stata sollecitata la risposta da parte dell'onorevole Lo Moro, ribadisco che sono le banche che fanno trovare oggi l'amministrazione comunale in queste condizioni, ma c'è anche - e mi dispiace che non sia presente il Ministro dell'interno, ecco perché avevo chiesto la parola subito dopo l'onorevole Occhiuto - una responsabilità a monte di una commissione straordinaria che è stata nominata dal Ministero dell'interno per lo scioglimento di quel comune per infiltrazione mafiosa. È stata una commissione straordinaria che ha visto alternarsi i suoi componenti, alcuni dei quali sono stati anche intaccati da vicende giudiziarie.
Sicuramente l'attività della commissione straordinaria non è stata efficiente al punto tale da risanare il bilancio.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Napoli.

ANGELA NAPOLI. Concludo subito, signor Presidente. Dunque credo che la situazione di Gioia Tauro non possa essere dissociata anche da un'attenta valutazione che il Ministro dell'interno è chiamato a fare nel momento in cui nomina i commissari straordinari in un comune sciolto per infiltrazione mafiosa.

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. È l'ultimo iscritto.

GABRIELE CIMADORO. L'ultimo, Signor Presidente? Mi sono iscritto due ore e mezzo fa...

PRESIDENTE. Gli ultimi saranno i primi!

GABRIELE CIMADORO. Speriamo!

PRESIDENTE. Si è iscritto tardi.

GABRIELE CIMADORO. Queste vicende evangeliche...

PRESIDENTE. Prego, onorevole Cimadoro.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, forse lei non è al corrente ma questa mattina, nelle Commissione riunite, VIII e X, si è consumata una importantissima votazione, anche in modo reiterato. Infatti, la prima bocciatura si è avuta quando il Ministro Prestigiacomo aveva candidato il suo capo di gabinetto a componente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare. La seconda bocciatura questa mattina, molto più clamorosa della prima avvenuta ieri, registra secondo me un fatto politico di una certa rilevanza.
Mi risulta - io sono membro della Commissione attività produttive - che il Ministro Prestigiacomo - non perché brilli di presenza continua - ma ha presenziato Pag. 46a tutte e due le votazioni che si sono svolte ieri e questa mattina alle otto e mezzo. Ritengo questo fatto politico abbastanza grave e tale da poter o dover indurre il Ministro stesso ad assumersi responsabilità politiche e istituzionali nel caso specifico. Nella vicenda politica, a mio avviso, sarebbe bene, sarebbe da parte sua un gesto abbastanza comprensibile, un atto di dignità che potrebbe essere quello delle dimissioni o potrebbe sicuramente portare un po' di chiarezza e un po', per dir così, di onestà intellettuale in un momento nel quale ne esiste molto poca.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Cimadoro.

GABRIELE CIMADORO. Un secondo appunto, signor Presidente, due secondi ancora. Ieri si è svolta una bellissima manifestazione fuori da Piazza Montecitorio. Tutto il comparto edile che sta soffrendo in questo periodo e oramai ha perso 250 mila addetti ai lavori sta ancora aspettando un sostanzioso cosiddetto piano casa o comunque interventi nel settore che sta morendo. Questo Governo non sta ponendo alcuna attenzione al comparto, che è stato per anni il volano della nostra economia. Ritengo che se continueremo così, se questo Governo continuerà su questa china, questo settore, nell'ambito del quale noi siamo un'eccellenza in tutta Europa, in tutto il mondo, probabilmente si troverà rovinosamente al traguardo.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bocchino, Boniver, Brugger, Brunetta, Caparini, Casero, Cicchitto, Crimi, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Lo Monte, Maroni, Martini, Mura, Leoluca Orlando, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Sardelli, Stefani e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Orientamenti del Governo in merito all'apertura nell'area vesuviana della discarica di cava Vitiello - n. 2-00879)

PRESIDENTE. L'onorevole Mazzarella ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00879, concernente orientamenti del Governo in merito all'apertura nell'area vesuviana della discarica di cava Vitiello (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro per essere qui in persona a rispondere all'interpellanza urgente che abbiamo proposto, anche se a dire la verità questa risposta arriva un mese dopo che è stata proposta l'interrogazione, il 2 novembre, a ridosso di una situazione che si è oggettivamente incancrenita rispetto a quando proponemmo l'interpellanza urgente in esame, che nasceva da un sopralluogo di alcuni nuovi deputati campani presso i siti di cava Vitiello e Terzigno, dal quale emerse in modo evidente la sofferenza delle popolazioni, tanto è vero che in realtà ci facemmo interpreti e ci siamo fatti interpreti, con l'interpellanza urgente in esame, di un disagio manifestato all'unanimità Pag. 47anche dai primi cittadini di ogni orientamento politico dei comuni della zona.
Abbiamo in effetti trascritto nell'interpellanza urgente in esame la richiesta che veniva dai sindaci dei comuni interessati, sia del Popolo della Libertà, sia del Partito Democratico, sia di altri partiti. Infatti doveva essere un richiamo ad una comune responsabilità istituzionale a tutti i livelli nella soluzione della questione, anche se in realtà l'interpellanza urgente in esame sottolinea solo un pezzo del problema, quello di immediata evidenza e immediatamente pertinente al sopralluogo che a suo tempo abbiamo fatto. Mi riferisco alla necessità di non aprire, in dispregio peraltro alle norme europee, un altro sito di discarica in un parco naturalistico di grande pregio, recando pregiudizio ovviamente sia al tessuto produttivo, sia all'abitabilità e sia alla vivibilità dei luoghi, come è emerso poi anche quando il Presidente Berlusconi si è recato in zona.
Quello che noi chiedevamo e che chiediamo al Governo è non solo l'esclusione di cava Vitiello dalle previsioni legislative di ricorso alla discarica, ma anche che questo sia contestuale ad un ragionamento più generale, cioè un ragionamento sulla validità dello strumento legislativo in essere, che prevede per la Campania la provincializzazione del ciclo dei rifiuti, che è probabilmente l'errore tecnico e politico che è alla base di molti dei disagi che sono emersi in questa faccenda, due anni dopo una presunta sua soluzione. Infatti è del tutto evidente che in un'area dove nell'8 per cento della superficie territoriale della provincia di Napoli insiste il 60 per cento della popolazione, a rigore di norme e a rigore di logica non ci dovrebbero essere discariche, mentre invece a Napoli, proprio nel tessuto abitativo della città, a Chiaiano e a Pianura, funzionano da anni discariche. È come se qui, in un quartiere periferico di Roma, vi fosse una discarica attiva.
Da questo punto di vista Napoli e la provincia «hanno dato» al ciclo dei rifiuti, non è vero che c'è un egoismo nella gestione del ciclo. Il problema vero è che l'impianto tecnico e l'indirizzo politico della gestione non ha retto: il problema è di tornare, come anche oggi si fa sulla questione, rigettando alcuni aspetti del decreto, che pure avete dopo molto travaglio - limitiamoci a dire questo - fatto uscire dal Consiglio dei Ministri; infatti ancora oggi l'Unione europea stigmatizza l'eccesso di provincializzazione in qualche misura nella gestione del problema e il bisogno di regionalizzazione.
Sia chiaro: questo non significa escludere le province dall'impegno diretto nella produzione e nello smaltimento dei rifiuti che vi si producono, tuttavia, è evidente che, in realtà, soprattutto in un territorio come quello campano, non può esservi una previsione che non valorizzi la dimensione regionale della soluzione, ordinaria in parte, ma soprattutto, straordinaria del problema, quando emerga.
Peraltro, rappresenta un unicum un provvedimento sullo smaltimento dei rifiuti in Campania che determina a priori i siti dove si smaltiranno i rifiuti. Questa dovrebbe essere, invece, una scelta tecnica dell'operatore sul terreno dell'indirizzo politico. Nella vecchia legge, infatti, erano determinati i siti che si potevano e si dovevano aprire.
Cosa vuol dire? È mai possibile che una legge preveda di aprire quel sito e non altri che sarebbero più idonei? È come decidere per legge che, qui a Roma, il giorno 16 dicembre, si arriva alla stazione Termini passando per via del Corso. E se il giorno 16 dicembre vi è una voragine per cui non si può passare in via del Corso, cosa si fa? Non si arriva alla stazione Termini? Non so se sono riuscito a far capire alcune incongruenze del dispositivo.
Pertanto, ciò che chiediamo non è soltanto la chiusura di cava Vitiello, ma anche dei provvedimenti politicamente e tecnicamente efficaci per risolvere la questione, una volta per tutte, con anni di lavoro, e non più promettendo che i problemi si risolveranno dopo sei giorni, sei mesi o dodici mesi. Chiediamo, quindi, come il Governo intenda affrontare la questione.

Pag. 48

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Mazzarella per la sua interpellanza urgente. A dire il vero, onorevole Mazzarella, abbiamo preparato tempestivamente la risposta, che abbiamo dovuto aggiornare proprio perché l'intervento del Governo che lei invocava nell'interpellanza urgente in oggetto, di fatto, è avvenuto. Lei aveva la possibilità di utilizzare il question time se desiderava avere una risposta urgente al suo quesito. Come sa, non è colpa del Governo se vi sono migliaia di atti di sindacato ispettivo: noi siamo sempre pronti a venire a rispondere.
Comunque, non ho problemi a dirle che il Governo ha mostrato quell'attenzione che veniva richiesta da lei e da tanti altri parlamentari alle istanze rappresentate dalle comunità locali dell'area vesuviana, sia sulla corrente gestione della discarica cava Sari nel comune di Terzigno, sia in merito alla prevista realizzazione dell'ulteriore discarica cava Vitiello nello stesso comune.
Con i diciotto comuni dell'area vesuviana interessata è stato sottoscritto un accordo che prevede la sospensione dei conferimenti nella discarica cava Sari al fine di ripristinarne le condizioni di sostenibilità sociale, per poi riprendere i conferimenti limitatamente ai rifiuti prodotti dai comuni vesuviani.
Il Governo, inoltre, come è noto, si è fatto carico, lo scorso 18 novembre - è già iniziato l'esame da parte di questo ramo del Parlamento - di apportare alcune modifiche al precedente decreto-legge n. 90 del 2008, attraverso un nuovo decreto-legge che, appunto, prevede la soppressione, tra le altre cose, della discarica cava Vitiello.
Il decreto-legge approvato si inserisce in una strategia, che è sempre quella contenuta nel provvedimento precedente, che rappresenta la road map del Governo per affrontare un'emergenza che - voglio ricordarlo - è stata conclusa nemmeno dodici mesi fa, dopo quattordici anni. È anche normale che rientrare nella gestione ordinaria possa comportare, in alcuni casi, dei problemi specifici che, comunque, il Governo non ha mancato di affrontare, supportando l'azione della regione Campania.
Inoltre, vorrei ricordare che quest'anno si sono svolte le elezioni regionali e che, quindi, si è verificato un cambio ai vertici della regione Campania. Anche questo, quindi, ha comportato, in una certa fase, un rallentamento, sebbene oggi la regione sia totalmente impegnata, supportata dal Governo, ad affrontare i problemi a tutti noti.
Per quanto riguarda le iniziative di carattere impiantistico, il Governo, attraverso il decreto-legge, ha voluto accelerare le procedure attualmente in corso.
Quindi è sbagliato dire che nulla è stato fatto in questi mesi per avviare la costruzione degli impianti che sono assolutamente necessari per fare cessare la gestione del ciclo dei rifiuti in Campania attraverso il ricorso alle discariche.
Inoltre, ed è questo un aspetto che mi sta particolarmente a cuore come Ministro dell'ambiente, sono stati finalmente resi immediatamente disponibili i fondi per le compensazioni ambientali e bonifica di cui all'accordo di programma che, come ricorderete, avevamo sottoscritto nell'aprile del 2009. Si tratta di 282 milioni di euro che ci permetteranno di onorare gli impegni assunti nell'accordo di programma e di avviare una serie di infrastrutture, che sono assolutamente richieste dai comuni che ospitano queste discariche e che sono necessarie e urgenti.
Infine, è stato attivato, proprio nei giorni scorsi, un tavolo tecnico presso il Ministero dell'ambiente, conformemente a quanto deliberato dalla Conferenza Stato-regioni, per affrontare il problema contingente, che è quello non soltanto di far sì che la Campania possa smaltire i rifiuti giornalieri prodotti, ma anche di andare a rimuovere tutto quello che si è accumulato nei giorni scorsi. È in corso, in questo momento, Pag. 49una consultazione con tutte le regioni che hanno dato la loro disponibilità a poter accogliere una parte dei rifiuti della Campania e noi ci auguriamo di potere concludere questo confronto positivamente con tutte le regioni, per potere, nelle prossime ore o al massimo nei prossimi uno o due giorni, cominciare a far arrivare parte di questi rifiuti accumulati nelle regioni che hanno dato la disponibilità.
Inoltre è stata avviata nelle strade del napoletano una raccolta straordinaria di rifiuti, che si erano accumulati negli ultimi giorni, e noi contiamo davvero, nell'arco al massimo di una decina di giorni, di poter finalmente vedere Napoli pulita, fermo restando che tutto il problema della gestione resta assolutamente vincolato agli impegni, che devono essere rispettati, previsti dal precedente decreto-legge e dall'attuale provvedimento, che è in corso di esame da parte del Parlamento, che prevedono una serie di atti che devono essere posti in essere, altrimenti si rischia nuovamente di trovarci con i rifiuti per strada.
Io credo che con senso di responsabilità tutti voi potete comprendere che, dopo 14 anni di emergenza, il rientro alla normalità e all'ordinario, è un qualcosa di molto complicato, anche perché negli uffici competenti si lamenta che la regione non ha ancora un piano dei rifiuti. Negli uffici competenti che, in questi anni, avrebbero dovuto trattare la corretta gestione dei rifiuti, di fatto mancano anche le professionalità, e quindi il compito del Governo, al quale non ci si vuole minimamente sottrarre, è quello di supportare e accompagnare la regione Campania, affinché possa finalmente in maniera autonoma gestire, come avviene in molta parte d'Italia, un ciclo corretto e integrato dei rifiuti.

PRESIDENTE. L'onorevole Bonavitacola, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

FULVIO BONAVITACOLA. Signor Presidente, noi avvertiamo in modo razionale l'imbarazzo e la difficoltà del Ministro su un argomento che ormai si trascina da troppi anni e che non vogliamo certamente addossare sulle sue spalle. Mi viene da ricordare - lei, signor Presidente, è un fine intellettuale e lo ricorderà meglio di me - l'imbarazzo di Alcide De Gasperi quando alla Conferenza di Parigi disse: «tutto è contro di me tranne la personale simpatia vostra». Mi viene in mente questo perché, fatta salva la personale simpatia per il Ministro, tutto è contro ciò che il Governo ha fatto e continua a non fare su questo delicato argomento.
Ciò non per una ragione, ormai banale e inefficace, di polemica politica. La parte politica, che io qui rappresento, insieme al collega Mazzarella, ha fatto serie riflessioni, anche rigorosamente autocritiche, su un'intera stagione di gestione del problema dell'emergenza rifiuti in Campania, ma abbiamo anche espiato le responsabilità e pagato un prezzo.
Oggi, occorre chiudere una fase di pagelle e dedicarsi alla fase delle cose da fare. Da questo punto di vista, signor Ministro, il problema non è togliere il sacchetto che ieri la signora Esposito ha lasciato all'angolo di via Toledo, perché, come ha detto il Presidente del Consiglio quel sacchetto era stato tolto, ma poi ne è arrivato un altro. Quindi, l'impegno a togliere il sacchetto della signora Esposito era stato mantenuto. Il problema è che la signora Esposito, dopodomani, quel sacchetto dove lo metterà? Pensiamo di gestire la fase dell'emergenza con tre anni di autocompattatori che sfrecciano, si fa per dire, sulle autostrade d'Italia? Oppure pensiamo di sostituire il ciclo di gestione ordinario dei rifiuti con il ciclo di gestione militare dei rifiuti? In questo caso nei prossimi tre anni finiremo per avere poco a che fare con il Ministro Prestigiacomo e la dovremo sostituire con il Ministro La Russa. La cosa per varie ragioni non ci entusiasma.
Il problema reale è come affrontare questa emergenza, che non è l'emergenza del sacchetto della signora Esposito, ma è la fase transitoria fino al raggiungimento di quella che abbiamo definito, in una proposta di legge depositata in questi Pag. 50giorni alla Camera e al Senato, l'ora «x» e cioè il punto di equilibrio della gestione regionale dei rifiuti in Campania. Il punto di equilibrio è il momento nel quale si riuscirà a combinare in modo virtuoso un'adeguata raccolta differenziata, in una misura non inferiore al 50 per cento dell'ammontare complessivo dei rifiuti che, ricordo, in Campania è di due milioni settecentomila tonnellate, con una impiantistica industriale efficiente, che significa almeno integrare la dotazione costituita dal termovalorizzatore di Acerra con almeno altri due impianti. Noi condividiamo la necessità di avere un impianto a Napoli e un impianto a Salerno, dirò poi qualcosa su questo.
Fino a quando non raggiungeremo questa ora «x», avremo bisogno di un fabbisogno di smaltimento alternativo. Non siamo il partito delle discariche, né pensiamo che i rifiuti, in una società avanzata, debbano essere smaltiti in discarica, ma la prospettiva concreta è che noi riproponiamo il tema drammatico che avevamo immaginato di lasciare alle nostre spalle, quello cioè di avere continui accumuli per strada. Questo perché, signor Ministro, lei lo sa molto meglio di me, il fabbisogno ricettivo delle discariche oggi attive in Campania, se volesse essere considerato unitariamente, avrebbe la possibilità di far sopravvivere per non più di un anno, e se guardiamo al fabbisogno ricettivo delle discariche che esistono nella provincia di Napoli a fronte dei rifiuti prodotti nella provincia di Napoli, abbiamo una possibilità di gestire l'emergenza per non più di cinque mesi. Le alternative a questo non possono essere né gli autocompattatori che vanno nelle altre regioni italiane, né l'esercito; l'alternativa a questo è una scelta seria, e quindi non spot propagandistici, per gestire la fase transitoria.
Il decreto-legge 26 novembre 2010, n. 196, che avete emanato con una qualche difficoltà e che discuteremo nei prossimi giorni, paradossalmente tace su questo punto strategico. Non dice nulla, e sempre paradossalmente, vi è una maggiore attenzione a definire i poteri di carattere emergenziali e comunque derogatori rispetto a quello che riguarda la realizzazione dei nuovi termovalorizzatori e si parla di impianti per la termovalorizzazione dei rifiuti ma non si dice quali, perché in Campania ne sono previsti più d'uno, e bisognerebbe anche mettere un punto fermo su questa cosa. Paradossalmente, mentre per questi impianti, che si sa bene per ragioni amministrative, procedurali e tecniche non possono realizzarsi in meno di tre anni e avranno una gestazione attuativa lunga, sono previsti poteri derogatori, invece, per le discariche, che rappresentano un problema di, diciamo così, domani mattina, non si prevede nulla.
I poteri derogatori previsti nel decreto-legge n. 90 del 2008 sono spariti, perché spettanti al sottosegretario capo della Protezione civile, il quale oggi non esercita più queste funzioni, e, mentre per i termovalorizzatori si ha la cura di precisare che i poteri derogatori spettanti in capo al sottosegretario sono trasferiti al presidente della regione - o ai suoi aventi causa, ove nominati commissari straordinari -, sulle discariche si tace. Questo non può non destare serie preoccupazioni.
Sappiamo che questo è un tema delicato e siamo naturalmente per il rispetto delle normative comunitarie e nazionali, a partire dal decreto legislativo n. 36 del 2003 in materia di localizzazione dei siti di discarica. Non vogliamo fare accumuli di immondizia sversati in modo estemporaneo, così come si sono cumulati, purtroppo, sei milioni di tonnellate di ecoballe nell'area a nord di Napoli. Tuttavia, su ciò, il decreto-legge n. 196 del 2010 non dice nulla.
Noi proponiamo un metodo - ne parleremo in sede di discussione parlamentare - per affrontare questo tema, ed è un metodo serio: dà carico alla regione di stabilire dei criteri rigorosi e alle province di applicarli, prevede dei poteri sostitutivi in caso di inadempienza e dei criteri rigorosi per la raccolta differenziata, giungendo anche a sanzionare, con lo scioglimento, i consigli comunali inadempienti. Se queste proposte non sono condivise, se ne facciano delle altre. Pag. 51
Ciò che non è possibile è oscillare tra spot pubblicitari e la omissione totale di affrontare il tema così come state facendo in queste settimane e in questi mesi.
Un'ultima osservazione riguarda i comuni: nell'illusione di risolvere il problema con un colpo di teatro, cioè con l'invenzione delle società provinciali, si è creata una situazione dal punto di vista istituzionale, e anche della finanza locale, assolutamente ingestibile. In Campania, e sottolineo, solo in Campania, è previsto che l'intero ciclo di gestione dei rifiuti, dallo spazzamento della strada allo smaltimento finale, debba essere posto in capo a un unico soggetto: una società provinciale.
Abbiamo idea di cosa significhi questo per province come Napoli e Caserta? Mi riferisco al carrozzone patologico cui daremmo vita e anche al livello di permeabilità - perché purtroppo in questi territori vi è anche questo - alle infiltrazioni da parte della criminalità organizzata, o comunque all'altissimo potere di ricatto che strutture di questa dimensione possono avere.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FULVIO BONAVITACOLA. Signor Ministro, mi appello a lei perché in sede di conversione del decreto-legge si abbia un'attenzione alla tutela del ruolo dei comuni, in particolare per quanto riguarda l'accertamento della riscossione della tariffa, perché i comuni della Campania - unici in Italia, perché questo non avviene in nessun'altra parte d'Italia - non sanno come fare i bilanci per l'anno 2011, perché non sanno su quali entrate fondare le loro previsioni.

(Dichiarazioni del sottosegretario Giovanardi concernenti le cause della strage del DC 9 Itavia sui cieli di Ustica il 27 giugno 1980 - n. 2-00895)

PRESIDENTE. L'onorevole Vassallo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00895, concernente dichiarazioni del sottosegretario Giovanardi concernenti le cause della strage del DC 9 Itavia sui cieli di Ustica il 27 giugno 1980 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, avrò bisogno di poco tempo per illustrare questa interpellanza urgente. L'argomento si riferisce, come lei ha ricordato e come è noto, ad una delle ferite più dolorose della nostra storia nazionale: l'abbattimento - secondo molti - nei cieli di Ustica il 27 giugno 1980 di un aereo che trasportava 81 civili, tutti morti in questa circostanza. Costituisce una ferita dolorosa per la nostra storia nazionale innanzitutto per la perdita di queste vite umane, di civili innocenti, e anche per la mancanza di chiarezza, trasparenza e verità che circonda questo avvenimento.
Com'è noto, nel corso del tempo sono state avanzate diverse ipotesi circa le cause di questo disastro. Fu, innanzitutto, introdotta da ambienti militari dell'aeronautica l'ipotesi del cedimento strutturale, che si dimostrò abbastanza presto del tutto priva di fondamento e di plausibilità. Successivamente, da parte di ambienti dello stesso tipo è emersa l'ipotesi dell'esplosione interna, anche questa rivelatasi non credibile a seguito delle verifiche effettuate in sede giudiziale. Invece, ci sono montagne di evidenze, indizi ed elementi che hanno indotto a ritenere che in quel momento fosse in atto nei cieli di Ustica un'azione militare di intercettamento. Ciò ha consentito al giudice Priore nell'ordinanza del 1999 di assumere questa ipotesi come la più probabile. Da allora le indagini - che molti ritengono tra le più credibili - si muovono tra le altre due ipotesi in campo e, cioè, tra quella della quasi collisione e quella del missile.
È palese che esistono legittimi dubbi e possibilità di avanzare in sede storiografica e naturalmente in sede giudiziaria evidenze a sostegno di ipotesi alternative, ma sta di fatto che, al momento, le interpretazioni prevalenti nel campo delle indagini condotte dalla magistratura sono certamente quelle della quasi collisione e del missile, ulteriormente rafforzate dalle Pag. 52affermazioni, naturalmente da verificare, dell'ex Presidente Francesco Cossiga, le quali hanno anche indotto la magistratura - in particolare la procura di Roma - a riaprire l'indagine e a richiedere rogatorie che il Governo italiano ha sollecitato e fatto sue.
Dunque, al momento, tra le quattro ipotesi una appare più accreditata e in relazione a questa il Governo si è anche impegnato, seguendo le richieste della magistratura.
Il sottosegretario Giovanardi ha notoriamente un'altra posizione al riguardo e così anche altri parlamentari, che sottoscrivono peraltro un'interpellanza che avrò interesse a seguire. Tuttavia, l'interpellanza che le sottoponiamo non riguarda le opinioni del sottosegretario Giovanardi riguardo a quale sia la versione più credibile, ma concerne una circostanza molto più specifica. Infatti, il senatore Giovanardi ha esposto le sue opinioni in una conferenza stampa che si è tenuta presso la prefettura di Bologna e poi ha richiesto - in una maniera che non è tanto usuale, o forse lo è in base ad una certa interpretazione dei ruoli pubblici - che il luogo nel quale viene conservato il DC9 fosse aperto per una sua visita privata, nel corso della quale ha ulteriormente espresso le sue opinioni alla presenza di altri interlocutori.
Quindi, l'interpellanza è molto più circoscritta e mira a sapere se il sottosegretario Giovanardi ha preso questa iniziativa presso la prefettura di Bologna in quanto componente del Governo e, in questo caso, chiediamo di sapere se il Governo in quanto tale - e non il sottosegretario Giovanardi a titolo personale - stia perseguendo una particolare linea di indagine o sostenga una particolare tesi, mentre la stessa materia è all'oggetto del lavoro della magistratura, peraltro assistita da rogatorie che il medesimo Governo ha fatto proprie. Quindi, si tratterebbe di capire quale sia la posizione del Governo al riguardo oppure se il sottosegretario Giovanardi stesse, in quel caso, facendo un'azione politica del tutto legittima, ma come parlamentare a titolo individuale.
Pertanto, si chiede di sapere se le sedi delle prefetture italiane sono disponibili a ospitare conferenze stampa di parlamentari italiani che vogliano esporre le loro posizioni politiche personali riguardo a vicende che sono all'attenzione della magistratura o a qualsiasi altra materia che ritengano opportuno esaminare.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, onorevole Carlo Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, la mia risposta non sarà breve, ma sarà ampia e circostanziata. Naturalmente parlo a nome del Governo, come ho già fatto più volte in quest'Aula quando ho riferito sulle vicende di Ustica, e parlo soprattutto per rispetto delle 81 vittime di quel tragico evento ed anche a nome di altre vittime, cioè coloro che per decenni sono stati ingiustamente perseguiti, a cui sono state addossate responsabilità dalle quali sono usciti totalmente puliti, con sentenze passate in giudicato. Parlo anche per rispetto della verità, così come emerge dagli atti.
Allora, procediamo con ordine. Nel merito delle principali questioni che sono state sollevate in questa interpellanza, ma lo dirò dopo, lascio stare le amenità perché il membro del Governo, quando va a parlare, lo fa nella sede della prefettura, che è la sede decentrata del Governo, così come il sindaco tiene la conferenza stampa in municipio, il Presidente della regione la tiene nella sede della regione. Quindi, lasciamo perdere. Un membro del Governo non va alla bocciofila, al bar o al caffè a parlare.

SALVATORE VASSALLO. Ma a nome di chi?

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Va a parlare nella sede decentrata del Governo che è la prefettura. Pag. 53
Detto questo, veniamo al merito delle questioni. Nell'interpellanza, in qualche modo, si giudica negativamente la Commissione tecnica internazionale presieduta dall'onorevole Aurelio Misiti che è qui presente, che al tempo era preside della facoltà di ingegneria aerospaziale dell'università La Sapienza. Si parla della sentenza-ordinanza del giudice istruttore Rosario Priore, delle conclusioni a cui sono pervenuti la Corte d'assise (con sentenze di primo grado e di appello), la Corte di cassazione e la Commissione stragi, e naturalmente si parla di questa conferenza stampa.
Iniziamo a parlare della Commissione Misiti. La Commissione Misiti era formata da undici personalità tecnico-scientifiche, le più qualificate non in Italia ma al mondo, perché il giudice Priore volle una Commissione fatta non da esperti francesi o statunitensi - Paesi sui quali all'epoca gravavano dei sospetti - ma da inglesi, tedeschi, svedesi (tra cui il professor Taylor, che scoprì la bomba libica sull'aereo che scoppiò a Lockerbie) e le conclusioni di questa Commissione tecnica, votate all'unanimità, 11 su 11, decisero per lo scoppio di una bomba nella toilette di bordo.
I professori Casarosa ed Held, che votarono all'unanimità insieme agli altri le conclusioni sulla bomba esplosa a bordo, aggiunsero un'ovvietà, cioè che l'alta probabilità dell'ipotesi di un'esplosione interna non doveva portare ad escludere categoricamente altre ipotesi, la cui coerenza dipendeva tuttavia dall'eventuale acquisizione di nuovi elementi circa la presenza in volo di altri veicoli in quella notte, ma poi vedremo.
A riprova ancora del fatto che la nota in argomento non sminuisce le conclusioni della Commissione, merita di venire citato quello che Casarosa scrisse in sede di risposta ai quesiti posti dal giudice istruttore: «Il lavoro effettuato ha portato certamente ad un risultato utile: il relitto ricostruito nell'hangar non porta alcun segno di abbattimento mediante missile. Pertanto l'ipotesi che il velivolo possa essere stato abbattuto da uno o più missili, che per oltre 10 anni ha suscitato le ben note discussioni e polemiche, deve essere abbandonata. Questo è un risultato oggettivo che si può osservare sul relitto e deve pertanto essere accettato. Esso è talmente importante che da solo potrebbe giustificare l'impegno profuso». Quattro anni ha lavorato questa Commissione tecnica. Quattro anni! «Ci si rende conto come sia difficile accettare l'esclusione di una ipotesi che, presso molti ambienti (non tecnici), risultava ormai quasi consolidata e rivestiva inoltre una certa attrattiva. Ma a questo punto occorre avere il coraggio morale e civile di accettare un risultato che attualmente, in assenza di nuove e stravolgenti informazioni, possiede il grado di certezza quasi assoluto». Bomba a bordo.
Se, inoltre, si vuole andare al merito delle conclusioni della Commissione peritale, vale a dire dell'ipotesi che considerava l'esplosione interna al DC 9 come causa della sua caduta, non si può di certo affermare che essa fu ritenuta inutilizzabile dai magistrati inquirenti, dal momento che - basta andare a vedere gli atti - i pubblici ministeri, Giovanni Salvi, Settembrino Nebbioso e Vincenzo Rosselli, accettarono in pieno tale ipotesi. Accettarono in pieno tale ipotesi! E anche le altre Commissioni precedenti, perché non c'è soltanto la Commissione Misiti.
Il giorno successivo all'incidente, il Ministero dei trasporti nominò una commissione presieduta dal dottor Carlo Luzzatti che, dopo due anni di lavoro, concluse scrivendo che la deflagrazione era avvenuta per un ordigno esplosivo all'interno dell'aviojet. Il 21 novembre 1984, il giudice istruttore nominava una seconda commissione, presieduta dal professor Massimo Blasi, incaricata fra l'altro di accertare la natura esterna o interna del fenomeno esplosivo. La commissione, non avendo ancora a disposizione l'insieme del veicolo, che non era stato ancora prelevato interamente dal fondo del mare, ma solo in piccola parte, ha confermato l'ipotesi dell'esplosione, considerandola prima esterna e, successivamente, approfondendo l'esame del relitto che man mano veniva riportato Pag. 54in superficie, si è divisa fra chi propendeva per l'esplosione interna e chi per quella esterna.
Il Consiglio dei ministri nel 1988 nominò una propria commissione non peritale, detta Pratis, per esaminare la documentazione esistente e riferire al Governo. La commissione accolse l'ipotesi di esplosione interna dovuta ad azione terroristica, resa possibile dalla scarsa efficienza dei sistemi di sorveglianza dell'aeroporto di Bologna. Sono tutti elementi agli atti.
Passando ora alla sentenza-ordinanza del giudice istruttore, ricordo agli sprovveduti, che continuano a dire che c'è una sentenza, che la sentenza-ordinanza del giudice Priore non è affatto una sentenza: è un atto procedimentale previsto nel vecchio codice con il quale egli assolse alcuni e chiese il rinvio a giudizio di altri. Quindi, era l'inizio di un processo, non una sentenza della corte giudicante. Era un atto dovuto alla fine di una fase inquirente.
Affinché ci capiamo o qualcuno mi capisca: a chi verrebbe in mente di considerare colpevole un imputato che sia stato prosciolto da una sentenza passata in giudicato sulla base della richiesta di rinvio a giudizio fatta da un pubblico ministero al termine delle indagini? È chiaro che vale la sentenza passata in giudicato, non la richiesta iniziale del pubblico ministero. La sentenza-ordinanza di Priore, in realtà, è un'ordinanza di rinvio a giudizio nei confronti di alcuni indagati e poi una sentenza nei confronti di chi ha prosciolto.
Dico questo perché, dopo quell'atto interno, è cominciato un processo. Dunque, dire che il contenuto della citata sentenza-ordinanza non sia stato mai smentito nell'iter del processo precedente è una falsità totale e assoluta. Se è vero che Priore disse che, secondo lui, l'incidente del DC 9 occorse a seguito di azione militare di intercettatamento, è altrettanto vero che già nelle motivazioni di primo grado, confermate in appello e in Cassazione nel 2006, si esclude che i movimenti di aerei militari abbiano interessato il volo del DC 9, essendo stato dimostrato in dibattimento - lo vedremo anche dopo - che nell'ora e nel luogo dell'incidente non c'era traccia di velivoli militari nei pressi di quell'aereo. Ciò ovviamente si pone in chiaro contrasto con l'ipotesi iniziale di Priore, dovendo considerare che, una volta accertato il predetto scenario, di fatto si nega che l'incidente sia avvenuto a seguito di un'azione militare di intercettatamento.
Ad avvalorare ancora di più il parere della corte d'assise di primo grado c'è poi quanto scritto a pagina 116 della sentenza della corte d'appello. In tale documento si afferma che «le ipotesi dell'abbattimento dell'aereo ad opera di un missile non hanno trovato conferma» e che «tutto il resto, non essendo provato, era solo nelle congetture della stampa» la quale - si sostiene ancora - «si era sbizzarrita a costruire scenari di guerra calda e fredda», facendo nascere quell'immaginario collettivo da cui ancora oggi è condizionato questo dibattito.
Come ulteriore conferma del tutto è da evidenziare ancora che i tre pubblici ministeri, come già accennato, si erano già chiaramente espressi all'interno del processo sull'argomento, ponendosi in netto contrasto con il giudice istruttore, dando nel contempo pieno credito alle risultanze del collegio Misiti. A pagina 404 della loro requisitoria è testualmente scritto: «l'esplosione all'interno dell'aereo, in zona non determinabile, di un ordigno è dunque la causa della perdita del DC 9, per la quale sono stati individuati i maggiori elementi di riscontro». Prosegue affermando che «certamente, invece, non vi sono prove dell'impatto di un missile o di una testata». Del resto, lo stesso Priore ha già ammesso da tempo che di missili non si parla più. Adesso si parla di quasi collisione.
Prendiamo ora in considerazione un'altra istituzione che dal 1990 al 2001 si è interessata della vicenda, vale a dire la Commissione di inchiesta sulle stragi presieduta dal senatore Giovanni Pellegrino che, come noto, ha una sua idea politica ben precisa. Pellegrino, nella prefazione a sua firma al saggio «Ustica: assoluzione dovuta, giustizia mancata»Pag. 55di Vincenzo Ruggiero Manca, che era il vicepresidente della Commissione stragi, mette a fuoco i seguenti punti. Scrive Pellegrino: «Al 'partito' della bomba sull'aereo, in Commissione stragi hanno progressivamente aderito componenti dell'organismo che, in fasi anteriori, avevano offerto alla riflessione comune, e in termini di certezza, personali ricostruzioni dell'evento bellico che avrebbe generato l'esplosione di un missile e provocato la caduta dell'aereo. I fautori dell'ipotesi bellica hanno considerato 'minimalista' l'ipotesi della bomba con un atteggiamento di assoluta rigidità e di assoluta indifferenza verso un'ipotesi diversa, benché l'inchiesta nel suo progredire desse riscontri sempre più labili all'ipotesi del duello aereo. I pubblici ministeri hanno dato atto che gli indizi di un'esplosione interna prevalevano sugli indizi di un evento esterno, escludendo l'ipotesi che il DC9 fosse stato colpito da un missile.
Le conclusioni - scrive sempre Pellegrino - cui il giudice istruttore Rosario Priore era pervenuto, svelano un'evidente fragilità di tutto l'impianto investigativo derivante non solo dall'intrinseca opinabilità dei dati radar, ma soprattutto dall'assunto di una anormalità della situazione del ciclo italiano nell'intera giornata del 27 giugno 1980, giudizio di anormalità che mancava però di dati di riscontro, essendo quella situazione del ciclo non suffragata da alcuna verifica in altri giorni dell'anno». Continua Pellegrino: «un evento bellico nel cielo di Ustica, infine, non poteva essere un segreto di poche persone e quindi un segreto impenetrabile così come nella realtà si è verificato».
E, ancora più in particolare, nella requisitoria del pubblico ministero al processo del 31 luglio 1998 si legge, tra l'altro, quanto segue: «nessun frammento o segni di penetrazione, riconducibile a missile - testata o altre sue componenti - sono stati dunque rinvenuti.
E ancora, dice il pubblico ministero: «ora è pacifico, non essendo affermato il contrario da nessuno, ad eccezione di quanto appresso si dirà a proposito degli elaborati dei consulenti della parte civile Itavia, che sulle parti recuperate del DC9 non vi è alcun segno di impatto di schegge di testata da guerra o di fenomeni di esplosione (blast)». Ancora, a pagina 198, si legge: «da un esame molto attento di ogni singolo pezzo del DC9 a disposizione non risulta alcun foro di entrata o uscita di frammenti nella fusoliera e nelle ali». Poi, a pagina 204, il pubblico ministero afferma: «non sono state trovate tracce di danni provocati da un missile sui frammenti visibili nella ricostruzione del relitto». Passando alle risultanze emerse in sede dibattimentale, occorre ricordare che la ricostruzione dei pubblici ministeri è stata sostanzialmente confermata dalle corti che hanno giudicato. Vi è di più, ossia il fatto che queste ultime hanno anche prosciolto da ogni accusa i quattro generali dell'Aeronautica militare imputati di alto tradimento, così come va rilevato che, per giungere a tale risultato, nei processi si sono dovuti esaminare tutti gli aspetti pertinenti alla supposta battaglia aerea, a sua volta collegabile, ove fosse stata dimostrata (cosa che naturalmente non è avvenuta) ad un possibile depistaggio dei vertici dell'Arma Azzurra.
Il risultato finale è stato quindi una completa smentita delle tesi del giudice istruttore, smentita ampiamente dimostrata dalle frasi che seguono e che sono tratte dalle motivazioni relative alle sentenze. Ora il senatore Giovanardi, membro del Governo, legge pezzi delle sentenze passate in giudicato (nel 2006 primo grado, poi secondo grado e appello), ossia delle uniche sentenze sul caso di Ustica passate in giudicato, e non i passaggi procedimentali di 15 anni prima smentiti nello stesso processo.
Leggo dalla sentenza di primo grado: «(...) il segno di esplosione assai importante e determinante per l'ipotesi in esame era costituito dall'esame dettagliato del relitto ricostruito che aveva consentito di individuare prove oggettive, consistenti in particolari deformazioni e improntature di frammenti tutti provenienti dalla zona della toilette e certamente determinatesi al momento del collasso in volo della parte di Pag. 56struttura adiacente alla toilette, le quali erano spiegabili solo con elevati valori di pressione generatisi nella zona in esame».
Leggo ora dalle motivazioni della sentenza di appello, a pagina 68: «l'esistenza di un velivolo che volava accanto al DC9 era supportata solo da ipotesi, deduzioni, probabilità e da basse percentuali e mai da una sola certezza».
E ancora: «Non è stato raggiunto, cioè, un risultato di ragionevole certezza su un presunto velivolo che avrebbe volato accanto o sotto il DC9 Itavia anche successivamente con mezzi di ricerca certamente più completi ed esaurienti di quelli in essere nel 1980, ma sono emerse solo mere probabilità di significato, quindi, dichiaratamente neutro».
Ancora, a pagina 86 si legge: «È un ragionamento giuridicamente inaccettabile in quanto da una conclusione (presenza di plot non identificati) si deduce la presenza di aerei per giustificare la quale si ipotizza la presenza di una portaerei in navigazione».
Ancora, a pagina 114 si legge quanto stabilito dalla Corte d'appello: «L'accusa non è altrimenti dimostrabile se non affermando come certo quanto sopra ipotizzato, ma non è chi non veda in esso la trama di un libro di spionaggio ma non un argomento degno di una pronuncia giudiziale».
Leggo dalla sentenza definitiva della Corte di Cassazione, anno 2006: «Non si è, pertanto, in presenza di una prova incompleta, poiché all'esito di una lunga e complessa istruttoria formale da parte del giudice istruttore, seguita da un dibattimento durato 272 udienze, è stata acquisita un'imponente massa di dati dai quali peraltro non è stato possibile ricavare elementi di prova a conforto della tesi dell'accusa, relativa alla battaglia aerea».
Naturalmente, non era sufficiente il fatto della sentenza passata in giudicato e ciò che hanno scritto i giudici o le Commissioni d'inchiesta composte da tecnici. La valanga mediatica, che parlava di un duello aereo tra velivoli NATO e velivoli nascosti, mi imponeva di cercare doverosamente, come rappresentante del Governo, ulteriori riscontri. Quindi, visto che si parlava sempre di NATO, come Governo abbiamo chiesto, attraverso rogatorie internazionali, tutta la documentazione e tutto ciò che era contenuto nelle risposte date dal centro di programmazione NATO presso il quartier generale di Glons (Bruxelles) alle rogatorie stesse presentate dal giudice Priore.
Dallo specifico confronto tra quanto richiesto dal giudice istruttore e quanto risposto nell'ottobre 1997 dalla NATO è risultato che il quartier generale dell'Alleanza, in ordine a 21 tracce per le quali il giudice Priore aveva richiesto una decodificazione di appartenenza dei velivoli ai vari Paesi NATO, aveva fornito i seguenti elementi: «diciassette delle ventuno tracce sono state riconosciute e attribuite a velivoli dei reparti operativi della NATO, con orari ed aree interessate non riconducibili al disastro aereo; le rimanenti quattro non sono state identificate come appartenenti alla NATO in quanto due appartenevano a velivoli realmente in volo contemporaneamente al DC9 Itavia. Essi comunque erano già stati identificati dallo stesso giudice Priore e sono due velivoli F104, aerei di addestramento non armati dall'alleanza militare italiana, che al momento esatto del disastro erano atterrati a Grosseto, rispettivamente 25 e 15 minuti prima del momento in cui è caduto il DC9 Itavia a 800 chilometri di distanza».

SALVATORE VASSALLO. Non è l'oggetto dell'interpellanza!

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Erano i famosi aerei guidati da due ufficiali che poi hanno perso la vita a Ramstein. quindi tali velivoli non c'entrano assolutamente nulla con Ustica. Naturalmente questa documentazione è agli atti, verificata e vagliata, pronta ad ogni tipo di confronto con esperti radaristici di tutto il mondo.

SALVATORE VASSALLO. Lei sta rispondendo ad altro.

Pag. 57

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Ho il dovere di dare un'informazione completa di tutti gli atti su Ustica e sull'abbattimento di quell'aereo.

SALVATORE VASSALLO. La prego di rispondere all'interpellanza.

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sto rispondendo in maniera organica, precisa e certosina.

PRESIDENTE. Il regolamento non prevede scambi di battute continue tra il rappresentante del Governo e i deputati.

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Una traccia risultava essere sintetica, ossia simulata in esercitazione, attivata presso i radar di Marsala per scopi addestrativi, mentre la quarta (LG054) era stata rilevata dal radar di Mortara, in Piemonte, che è posizionato ad 850 chilometri di distanza dallo spazio aereo di Ustica. Quindi quel rilevamento, collocabile dopo le ore 20, è stato effettuato quando il disastro si era già verificato un'ora prima. Questa traccia, tra l'altro, era già presente nella rogatoria del giudice Priore ed era stata dallo stesso stralciata.
A completamento di tutto non soltanto vi è una sentenza passata in giudicato, ma merita osservare ancora di più che l'ipotesi di una caduta del DC9 Itavia per una "quasi collisione" con un missile - della quale non si parla più, anche lo stesso giudice Priore lo ammette - non sussiste, hanno esaminato la carlinga e non vi è nessuna traccia di collisione. Questa ipotesi, da qualche parte sostenuta, è improponibile perché sia in dibattimento, sia da queste risultanze, è stata esclusa la presenza di aerei militari nel luogo e nell'ora dell'incidente e, se volete, anche perché nella storia dell'aviazione un aereo che sia caduto per una quasi collisione non è mai esistito, non vi è un precedente in circa cento anni di storia dell'aviazione.
Ho svolto finora alcune considerazioni tecniche, ma c'è di più. Si dice che il Governo italiano ha presentato nuove rogatorie. È vero, il Governo italiano è obbligato, perché nel momento in cui la magistratura chiede di presentare rogatorie, il Governo italiano non può fare altro che aderire.
Però a chi sostiene che Francia e Stati Uniti, fino a prova contraria nostri alleati, non hanno mai risposto, ricordo che è posto agli atti - basta andare a consultarli - che alle rogatorie su Ustica hanno risposto rispettivamente la Francia 13 volte e gli Stati Uniti 63 volte. Ma non hanno solo risposto alle rogatorie. C'è una lettera scritta di pugno personalmente da Bill Clinton a Giuliano Amato: «Washington 24 ottobre 2000. Caro Giuliano, sono stato veramente felice di incontrarti a Washington. Apprezzo le tue capacità (...).» - seguono espressioni di cordialità e continua - «Poiché non avemmo la possibilità, nel corso della visita, di discutere il contenuto delle tue lettere sul disastro aereo di Ustica del 1980 (...) vorrei farne oggetto di attenzione adesso. Per quanto riguarda il disastro del DC9 Itavia, gli Stati Uniti hanno fornito assistenza alle autorità giudiziarie italiane per molti anni nello sforzo che esse hanno condotto per far luce su questo incidente. Noi abbiamo dato risposta a tutte le richieste provenienti dai magistrati italiani. Noi abbiamo anche fornito tutte le informazioni atte a fornire ogni possibile indizio sul tragico episodio dell'aereo Itavia e non siamo a conoscenza di ulteriori informazioni che possano spiegare cosa sia avvenuto (...). Io confermo la mia convinzione che non vi sia stato alcun coinvolgimento americano di nessun tipo nel disastro del DC9 Itavia (....). Distinti saluti, Bill Clinton».
Poi ancora una lettera anch'essa rivolta a Giuliano Amato: «Signor Presidente e caro amico, ho avuto un gran piacere nel riceverLa a Parigi il 19 settembre. In quella occasione lei ha sollevato la questione di Ustica» - perché i Governi che si sono succeduti hanno sempre tenuto vivo anche con i Paesi esteri questo tipo di pressione - «in relazione al fatto che è Pag. 58imminente l'apertura del relativo processo penale dinanzi alla VI Corte di Assise di Roma. La verità su questa tragedia deve essere conosciuta. E io le confermo il sostegno della Francia per aiutare la giustizia italiana a fare piena luce. Quattordici Commissioni rogatorie internazionali sono state indirizzate all'autorità giudiziaria francesi dal 6 luglio 1990 al 18 dicembre 1997. Queste Commissioni rogatorie hanno ricevuto risposte che sono state indirizzate al magistrato richiedente; l'ultima trasmissione data 29 gennaio 1999. Pertanto tutte le Commissioni rogatorie sono state eseguite. La Francia è pronta a continuare la sua cooperazione piena ed intera. (...)».
Ciò che dunque, se permettete, mi indigna è che si continui a sentir dire da qualcuno, anche a Bologna, che Francia e Stati Uniti non hanno mai risposto a nessuna rogatoria. Se vogliamo essere seri, parliamo di quanto è agli atti ed è documentato. Le rogatorie quindi ci sono.
Come ricordavo abbiamo già detto queste cose a Bologna presso la prefettura - mi permetto di dire - doverosamente e doverosamente ci siamo indignati e sono indignato del fatto che venga distribuito in quel museo un depliant con il timbro del comune di Bologna, ma che non è ancora chiaro chi l'abbia stampato. In questo depliant è scritto che chi parla di bombe a bordo è un depistatore (quindi tutte le Commissioni di inchiesta tecniche, gli esperti inglesi, svedesi, tedeschi, il professor Misiti e le altre Commissioni di inchiesta sono tutti depistatori, così come tutti i magistrati che hanno scritto ciò a cui mi riferivo prima). In quel depliant che viene dato ai ragazzi c'è poi scritto che lo Stato e l'Aeronautica militare sono felloni, sostanzialmente, perché hanno preferito le alleanze al servizio e all'amore della loro patria. Giustamente oggi l'Aeronautica militare e le Forze armate hanno scritto chiedendo di ritirare quel depliant diffamatorio, e non solo diffamatorio, ma totalmente falso, perché si continua a scrivere questa menzogna spacciando un'ordinanza-sentenza, che come ho detto prima è un atto interno, con le vere sentenze di cui ho letto i contenuti, che sono sentenze passate in giudicato. In uno Stato di diritto sono le sentenze passate in giudicato, fino a prova contraria, che fanno stato.
Per quanto riguarda i familiari delle vittime, il Ministro Giovanardi è andato a Bologna e ha parlato della questione e io leggo una lettera che la signora Giuliana De Faveri Tron, la cui mamma, una delle vittime, era sull'aereo, ha scritto al Presidente del Consiglio e anche a me per conoscenza. «Bologna 23 novembre 2010. Sono figlia di una delle vittime del disastro aereo di Ustica e desidero esprimere la mia gratitudine all'onorevole Giovanardi per la conferenza stampa di ieri presso la prefettura di Bologna, che per me è stata una voce di chiarezza e punti fermi in mezzo a tutte le chiacchiere astiose che sento e leggo da anni. Gratitudine anche per la visita con cui l'onorevole Giovanardi e altri autorevoli esperti hanno voluto onorare il museo della memoria.
Non ho partecipato alla visita però perché mi sento offesa dalle immagini e dalle parole della brochure che illustra il museo. Da persona razionale penso che la ricerca della verità non possa mai passare attraverso tesi preconcette, oltretutto in assoluto dispregio agli unici dati di fatto indiscutibili, che in questo caso sono sentenze della magistratura italiana e perizie tecniche mai smentite. Al contrario, sono convinta che voler imporre come verità tesi precostituite sia il modo migliore per sviarla, la ricerca della verità. Mi auguro che questa visita a Bologna possa inaugurare una nuova stagione di chiarezza e onestà intorno a questa vicenda».
Rimane solo l'amarezza perché di fronte a questa montagna di dati, non solo non si accetta il confronto ma si cerca di criminalizzare chi diffonde una verità giudizialmente accertata. Purtroppo è vero che mentre venivano svolte decine e decine di udienze nessun giornalista si è mai presentato, nessuno ha mai seguito la certosina ricostruzione della verità, nessuno ha avuto la pazienza di verificare, man mano che venivano esaminate, le questioni che venivano scartate perché Pag. 59assolutamente fuori dalla realtà, ma questo è l'esito delle perizie e delle sentenze.
In ultimo, le dichiarazioni di Cossiga. Io ho già fornito, il 4 agosto scorso, per il Governo, una risposta scritta all'onorevole Maurizio Turco nella quale ho evidenziato che è vero che Cossiga ha fatto quelle affermazioni ma è anche vero che dopo le ha smentite. Il giorno dopo, infatti, ha negato che la Francia avesse mai sostenuto certe tesi e nel suo libro Fotti il potere Cossiga si dilunga anche su una sua certa concezione relativa alla possibilità e il dovere, per un uomo politico, di cambiare idea. In quell'occasione Cossiga faceva un'altra chiamata in causa, quella di Giuliano Amato che, interpellato poi tranquillamente, non soltanto ha smentito di aver mai parlato di missile ma che a lui era stato riferito di una bomba e che l'ammiraglio Martini, quando gli parlò della vicenda di Ustica, gli aveva dato un'indicazione sulla prevalenza dell'ipotesi che l'aereo fosse precipitato a causa di una bomba.
Questa è una sincera e onesta esposizione dei fatti. C'è qualcuno che a livello tecnico sia in grado di contestare questo tipo di documentazione vagliata dalle Commissioni di inchiesta e nei gradi del processo fino alla sentenza passata in giudicato? Lo so anch'io, seguirà un'altra interpellanza dell'onorevole Misiti alla quale dovrò rispondere. È un po' difficile 30 anni dopo accertare se e chi possa aver messo quella bomba, lo capisco anch'io, tuttavia c'è indagine aperta. Benissimo, auspico che i magistrati che hanno riaperto il caso indaghino a 360 gradi e possano arrivare a dei risultati positivi e che, anche se con trent'anni di ritardo, ci possa essere una speranza per le prime vittime ovvero le ottantuno persone che hanno perso la vita a Ustica ma anche per le successive ovvero coloro ai quali è stata rovinata totalmente la vita con dei processi ingiusti poi conclusi con un'assoluzione totalmente piena.
Quello che non posso accettare, che il Governo non può accettare è che persone che hanno avuto rovinata la vita dai processi e che ne sono uscite a testa alta e in maniera cristallina possano continuare a essere infamate, infangate e vilipese, a prescindere dalle evidenze accertate e passate in giudicato della loro innocenza.

PRESIDENTE. L'onorevole Vassallo ha facoltà di replicare.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, l'esposizione del sottosegretario è stata molto estesa ma totalmente vuota rispetto al quesito per il quale è stato interpellato, che non riguardava - come ho sottolineato anche introducendo l'interpellanza - le diverse tesi riguardo alle cause del disastro, ma un suo preciso comportamento. D'altro canto, riguardo a tutta l'esposizione del sottosegretario Giovanardi basterebbe richiamare le ultime cose che ha detto, le parole finali, le poche cose comprensibili cioè che c'è un'indagine aperta che peraltro sta lavorando su una tesi diversa da quella che il sottosegretario Giovanardi predilige. Al riguardo c'è certamente un ampio dibattito storiografico che ha anche valore pubblico e naturalmente tesi controverse e differenti, come ho detto nell'introduzione.
Nel corso di questi anni sono state accumulate prove pro e contro molte di queste tesi. Sappiamo con certezza che molti di questi elementi sono stati portati non per disvelare ma per occultare la verità, e il sottosegretario Giovanardi, con la cospicua assistenza dei suoi uffici, evidentemente mescola un po' confusamente tanti di questi elementi a sostegno della tesi che predilige, ma l'interpellanza non riguardava affatto questo argomento. L'interpellanza riguardava specificamente l'uso che egli ha fatto dei locali della prefettura di Bologna.
A questo riguardo il sottosegretario Giovanardi ha dato due risposte diverse, perché - introducendo la sua risposta - ha dato ad intendere che lui ritiene che un sottosegretario, quale siano le ragioni per le quali usa questi locali, può farlo perché praticamente in prefettura è casa sua. Quindi, sarebbe ovvio che un sottosegretario, per il fatto stesso di essere tale, Pag. 60svolga la sua attività, anche se si tratta di attività politica, presso quelle sedi (come se la prefettura di Bologna fosse il suo pied-à-terre personale), e che intenda l'uso delle risorse dello strutture dello Stato come quei parlamentari o componenti del Governo che usano le auto blu per accompagnare la sera le loro fidanzate.
Evidentemente i locali della prefettura di Bologna possono essere usati dal sottosegretario Giovanardi solo se svolge delle funzioni che attengono al suo ruolo di sottosegretario. A questo riguardo, lui dice ripetutamente di parlare a nome del Governo, ma c'è una cosa abbastanza imbarazzante: il fatto stesso che sia stato lui in questa occasione, come in qualsiasi altra circostanza, a esprimere questa posizione e che a mia conoscenza non esista una dichiarazione di un qualsiasi altro componente del Governo che, in quanto componente del Governo, riconosca che ciò che dice il sottosegretario Giovanardi sia fatto a questo titolo e non a suo titolo personale.
In altri termini, non c'è alcuna occasione (e neanche questa, purtroppo, è stata l'occasione) per avere chiarezza al riguardo, perché non c'è alcuna conferma né alcuna smentita che il sottosegretario Giovanardi non stia semplicemente facendo una sua battaglia personale, ciò dimostra la situazione caotica nella quale si trova l'attuale Governo, l'ambiguità e l'imbarazzo che il Governo vuole reiterare anche in questa occasione, lasciando che il sottosegretario Giovanardi continui a fare la sua personale battaglia, né confermando né escludendo che lo faccia a nome del Governo per intero.

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Io di argomenti ne ho sentiti in questi venti anni, ma uno come questo mai!

SALVATORE VASSALLO. La risposta del sottosegretario Giovanardi è in larga misura coincidente con l'argomento dell'interpellanza che ci apprestiamo ad ascoltare. Il mio interesse per questa interpellanza è di molto diminuito avendo praticamente già ascoltato dal sottosegretario quanto è già scritto nell'interpellanza, e quindi mi astengo dal partecipare al duetto che seguirà.

(Problematiche concernenti le cause della strage del DC9 Itavia sui cieli di Ustica il 27 giugno 1980 e iniziative a favore dei parenti delle vittime - n. 2-00899)

PRESIDENTE. L'onorevole Misiti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00899, concernente problematiche concernenti le cause della strage del DC9 Itavia sui cieli di Ustica il 27 giugno 1980 e iniziative a favore dei parenti delle vittime (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente...

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Bravo, offendi anche i colleghi! Bel bolscevico! Analfabeta!

DONATELLA FERRANTI. Ma insomma, calma!

MARIO CAVALLARO. Non può permettersi di dire analfabeta!

PRESIDENTE. Scusate, il dibattito in Aula è regolato da norme precise. Vorrei pregare di astenersi da altri dibattiti collaterali. Prego, onorevole Misiti...

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, mi faccia parlare!

PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, lei in questa Aula prende la parola quando io gliela do, e in questo momento non gliel'ho data perché l'ho già concessa all'onorevole Misiti...

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Pag. 61Allora le chiedo di farmi parlare a fine seduta. Il Governo può parlare o no?

PRESIDENTE. Certo, il Governo può parlare...

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Io non sono qui come semplice cittadino! Io parlo a nome del Governo!

PRESIDENTE. Il Governo può parlare in qualunque momento lo chieda, salvo quando la parola è stata già data ad un altro oratore. Prego, onorevole Misiti.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, la ringrazio di avermi dato la parola per parlare di una questione che, ovviamente, come è noto, ho trattato parecchi anni fa e su cui ho mantenuto un rigoroso silenzio per tanti anni. In tutto questo tempo, infatti, ho ascoltato ed ho sentito una manipolazione della verità, ma, oggi, avendo un altro ruolo nella società italiana, credo sia giusto dare il mio contributo alla chiarezza ed alla verità, non fosse altro per onorare le ottantuno vittime di Ustica e anche tutti coloro che hanno sofferto per questa tragedia, a partire dagli ufficiali dell'Aeronautica, dal Capo di Stato maggiore della Difesa, fino al novantesimo ufficiale che è stato colpito e indagato per questo evento.
È chiaro che la propagazione di notizie tendenziose, diverse, diversificate e via dicendo, è stata sempre notevole su questo punto. Perché? Me lo sono sempre domandato. Il motivo fondamentale della questione, come mi hanno spiegato alcuni amici che si occupano di economia, è relativo a qualcosa di concreto, ai soldi, non perché c'è qualcuno che vuole per forza cambiare le cose per ragioni ideali. Questo veramente me l'aveva già accennato il giudice istruttore Bucarelli, che era quello che mi ha scelto come presidente del collegio peritale internazionale e che, poi, è stato sostituito dal giudice Priore, il quale ha confermato la scelta del predecessore. Mi era stato detto, da Bucarelli, di stare attento, perché si trattava non solo di avere a mia disposizione i migliori esperti - mi aveva pregato di non suggerirgli gli esperti della Francia, degli Stati Uniti d'America e dell'Unione Sovietica, perché qualcuno sosteneva il coinvolgimento di tali Paesi - di tutte le altre nazioni, ma di stare attento che, oltre ad essere esperti, fossero molto coraggiosi, in quanto si trattava di una questione che riguardava circa 10 mila miliardi di lire. Questo è stato l'input che mi ha dato il giudice istruttore.
Il giudice Bucarelli aveva tutta la ragione di questo mondo per dirmi così perché altre sciagure, in seguito, proprio in quegli anni, hanno avuto un valore di 15-20 mila miliardi di lire. Naturalmente, la perizia tecnica che, dopo quattro anni, è stata consegnata al giudice, il quale, in un primo tempo, aveva cercato di fare obiezione perché aveva altre ipotesi in testa, ha fornito ulteriori venticinque quesiti ai periti. Evidentemente, è stato dopo questi quesiti che il giudizio si è modificato, perché non vi stata, successivamente al deposito di quella perizia, nessuna perizia tecnica che ha determinato scelte diverse da quelle che vi erano state per effetto dello studio del citato collegio internazionale formato dai migliori periti in campo aeronautico.
La questione è stata sempre seguita, ovviamente, anche dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, ma, al di là di quello che si può leggere dai lavori di quest'ultima, ricordo pure che - ed è per questo che un mio riconoscimento va anche a chi di indagini si è occupato proprio in quella fase, subito dopo - è stato consulente della Commissione medesima, per tre mesi e mezzo, un certo Antonio Di Pietro. In quei tre mesi e mezzo, egli ha studiato tutti gli atti e, in quel poco tempo, così come aveva scoperto tante cose nel periodo di Tangentopoli, è arrivato sostanzialmente ad affermare le stesse cose che avanzavamo noi come tecnici. Pag. 62
Quindi il risultato di quel lavoro che poi è stato alla base delle sentenze di primo, secondo e terzo grado nell'ingiusto processo ai militari dell'Aeronautica, anche se è stato fatto bene, è che sono stati non soltanto ascoltati ma la perizia è stata illustrata dettagliatamente ai giudici e questi, sulla base della perizia, hanno emesso la loro sentenza di assoluzione dei militari restituendo l'onore a quei militari. Infatti c'era stato anche un errore grave del Governo di allora che si era costituito parte civile contro gli stessi militari dell'Aeronautica. Questo era veramente un episodio che ha pesato anche sulla coscienza dell'Aeronautica.
Ho esaminato questi resti con grande dispiacere, perché immaginate l'effetto sul mio stato d'animo quando dovevo parlare di braccia tagliate, di corpi trovati a dieci chilometri di distanza dall'evento e quant'altro per poter arrivare ad una soluzione. È chiaro che sono convinto che è bene conoscere tutto, per poter poi parlare. Nel nostro Paese evidentemente c'è una verità e anche la percezione della verità e ci si basa un po' troppo sulla percezione della verità perché così i mass media possono condurre in errore anche persone in buonissima fede, come io ritengo anche gli interlocutori di quest'oggi e anche coloro i quali hanno riportato la tesi balzana di una guerra aerea di cui non ci siamo mai accorti, che ci sarebbe stata sul cielo tra Grosseto e Ustica. È un'invenzione che non ha alcun supporto di alcun genere come chiaramente anche il ricorso alla cosiddetta quasi collisione perché vi sarebbe stata una guerra aerea: non è avvenuto neanche nelle guerre aeree vere perché la quasi collisione avrebbe portato quell'aereo ad essere distrutto in modo assolutamente diverso.
Quell'aereo si è aperto e ha purtroppo espulso dei corpi che erano persone. Questi corpi sono usciti in tre folate e si sono collocati a dieci chilometri di distanza, perché c'era il vento e purtroppo ho dovuto calcolare anche la traiettoria di questi poveri corpi e capire perché erano arrivati a quella distanza. È evidente che se vi fosse stata la quasi collisione dovevano esserci gli aerei vicino al DC9 ma non ci sono stati. Quindi, la presenza di questi corpi in quella posizione dimostrano chiaramente che sono usciti molto prima dell'impatto con il mare perché si trovavano a dieci chilometri di distanza, dieci miglia marine di distanza dall'impatto con il mare.
Ora che cosa si può dire di più? Anzitutto gli ottantuno erano guidati da quattro membri dell'equipaggio molto esperti. L'equipaggio era effettivamente assolutamente esperto. Il velivolo era in regola con le prescrizioni di aeronavigabilità relativa ad ogni suo componente (la struttura, il motore, l'impianto), le ispezioni di transito presso l'aeroporto di Bologna si sono svolte come prescritto dalle norme secondo quanto riportato in tutte le perizie che sono state esposte e sono enumerate nella mia interpellanza, il volo fino al momento dell'incidente si è svolto con regolarità mantenendo regolari contatti con gli organi di controllo e secondo la rotta programmata.
Voglio dire, era tutto normale: c'è stato ovviamente il fatto che questo aereo a Bologna aveva avuto due ore di ritardo e tutta la storia del volo. Questa aereo aveva due ore di ritardo e in ventisette minuti è stato preparato per il successivo volo.
In questi 27 minuti purtroppo, considerato l'aeroporto di Bologna di allora, si poteva benissimo entrare nell'aereo con molta più facilità di adesso e, quindi, quello è stato l'intervallo fatale che evidentemente avrà permesso l'entrata di colui il quale poi ha sistemato l'esplosivo all'interno della toilette. Ecco perché io ho rivolto queste domande. Che domande ho fatto? Intanto, i morti sono soprattutto siciliani. Io ho parlato con tantissimi dei loro parenti e non sono stati mai interpellati per costituire l'associazione dei parenti delle vittime. Quindi, sono per lo più siciliani e l'incidente è avvenuto ad Ustica, che rientra nel comune di Palermo. Io mi sono pure meravigliato che il museo sia stato fatto a Bologna, perché mi sembra una cosa un po' strana. Diciamo pure che la proprietà dell'aereo dell'Itavia era calabrese, quindi non ho capito perché si è Pag. 63portata a Bologna una cosa di questo genere. Poi è stato ricostituito l'aereo in modo un po' artistico e non corrispondente a quello che era l'aereo dell'Itavia, tant'è vero che una delle ali è sottosopra.
Comunque, al di là di tutte le questioni particolari, io capisco che qualcuno sia interessato che vi sia l'aeronautica di mezzo, che qualcuno sia interessato che vi sia la Francia di mezzo, è chiaro. Infatti, se è vero come è vero, come hanno detto la Cassazione ed anche altri, che è stata una bomba, come dimostra anche la perizia, è chiaro che è un atto terroristico di quel periodo. A 36 giorni di distanza poi, il 2 agosto, è avvenuta la strage di Bologna, dunque una strage su un treno, quindi è chiaro che vi era qualcosa di diverso.
È chiaro anche in questo caso che, se non si trova il colpevole o il mandante, questi 10.000 miliardi di lire di allora non possono essere pagati. Ecco perché io ho rivolto queste domande, perché è ovvio che, se si dimostrasse che è stata l'aeronautica militare, l'aeronautica militare e lo Stato dovrebbero pagare questi soldi. Essendo dimostrato che è un'esplosione, questi soldi non li paghiamo finché non sappiamo chi ce l'ha messo l'esplosivo. È evidente che qualcuno vorrebbe invece arrivare a chi deve pagare. E che cosa deve pagare? Dovrebbe pagare non un indennizzo come è stato finora (almeno io credo che vi sia stato un indennizzo, perché lo Stato italiano lo fa sempre), ma un risarcimento ben più consistente, non solo ai parenti delle vittime, ma alle assicurazioni, alla società che sia fallita e quant'altro. Quindi vi è una questione economica, come diceva Bucarelli.
Quindi, io chiedo al Governo, intanto, se sia d'accordo che la cosa fondamentale in questo momento è continuare sì ad indagare (ed io sono convinto che è giusto indagare), ma indagare per trovare i colpevoli, per trovare i mandanti, per trovare quelli che hanno provocato questa enorme tragedia che ha colpito tante famiglie, in particolare ragazzi innocenti e bambini che erano su quell'aereo.
Inoltre, vorrei sapere se essi sono stati indennizzati e se il Governo ha intenzione di pagare ulteriori indennizzi, ove questi indennizzi fossero insufficienti.

PRESIDENTE. Vorrei precisare che il rappresentante del Governo, può chiedere di intervenire in qualunque momento nel dibattito parlamentare. Peraltro, nel dibattito che è in corso di svolgimento adesso e che riguarda le interpellanze urgenti, il Regolamento della Camera prevede una ben determinata sequenza di interventi, nella quale, come peraltro anche in ogni altra occasione, è l'interpellante, cioè il parlamentare, ad avere l'ultima parola, come ha sempre l'ultima parola alla Camera rispetto al Governo.
È per tale ragione che ho ritenuto di non dare precedentemente la parola al rappresentante del Governo, anche perché, in ogni caso, anche nei dibattiti usuali, quando la parola è data ad un deputato, prima che possa prendere la parola un altro deputato o un rappresentante del Governo si attende che quel deputato abbia esaurito il proprio intervento.
Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Carlo Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, poiché nella mia esperienza ho anche presieduto la Camera - infatti, ho ricoperto la carica di Vicepresidente per tre anni - e sono stato Ministro per i rapporti con il Parlamento, conosco benissimo le regole. Tuttavia, non era mai capitato che un deputato, dopo aver interpellato il Governo, nel momento in cui il Governo invia un proprio rappresentante, che si è sempre interessato ad Ustica da due legislature a questa parte e che, a tale proposito, è intervenuto, più volte, sia in Aula che fuori, non riconoscesse - così ha detto - in chi risponde colui che porta la voce del Governo.
Vorrei solo precisare che è inaudito - e credo che questo possa interessare anche la Presidenza - che un parlamentare si permetta di dire che il senatore Giovanardi che risponde, lo fa come semplice Pag. 64cittadino e non in rappresentanza di un Governo che lo ha esplicitamente incaricato di venire a riferire al Parlamento gli orientamenti o la risposta che il Governo dà ad un'interpellanza urgente. Volevo precisare soltanto questo.
È anche vero, però, onorevole Misiti, rispondendo a lei, che ormai sono abbastanza vecchio per sapere che il vecchio detto marxista-leninista che recita che se la realtà non rientra nello schema ideologico, peggio è per la realtà. C'è poco da fare in un confronto nel quale, invece, si portano elementi, dati, perizie e sentenze passate in giudicato e non ho capito bene perché la polemica consisterebbe nel fatto che un membro del Governo non possa recarsi presso la prefettura di Bologna, come se Bologna fosse di proprietà personale di quel parlamentare che ha parlato. Penso che Bologna sia una città che fa parte della Repubblica italiana. Oltretutto, credo che, oggi, Bologna non abbia neanche un sindaco, ma un commissario governativo. Quindi, ritengo che il Governo abbia agibilità di parlare anche a Bologna.
Se, poi, l'onorevole Misiti sottolinea - cosa che mi era anche sfuggita - che le vittime sono per la maggior parte siciliane e che l'avvenimento si è verificato, come sappiamo, in una località vicina alla Sicilia, faccio fatica a capire questa prerogativa per cui Bologna, o una sua determinata parte politica, dovrebbe avere una sorta di totalitario interesse a quel fatto.
Lo ripeto: vi sono delle verità che, ormai, sono consolidate. L'onorevole Misiti chiede della presunta azione di guerra e anche di quanto riportato nel dépliant. Ebbene, nel dépliant si legge: «L'incidente al DC9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento, il DC9 è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un'azione, che è stata propriamente di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto». Nemmeno nella sentenza, ordinanza è scritto questo. Quindi, non riesco a capire chi e come, a nome del comune di Bologna, abbia potuto scrivere queste cose. Peggio: sono stati accusati tutti coloro che - lo ripeto - si sono interessati della vicenda e hanno concluso tecnicamente, spiegando la bomba. Ebbene, non si capisce perché vi sia scritto che essi sono dei depistatori.
Anch'io avrei voluto ascoltare oggi qualche elemento in più e che mi avessero spiegato dove, quando e come sarebbe apparso questo aereo, dove nascerebbe la quasi collisione e quali elementi verrebbero portati per assumere atteggiamenti così spietatamente offensivi nei confronti di chi, in buona fede, cerca di dare una risposta oggettiva a quel tragico evento.
Per quanto riguarda, invece, l'indennizzo ai parenti delle vittime, vorrei sottolineare che esso, fortunatamente, vi è stato. Infatti, oltre ai risarcimenti assicurativi connessi al titolo di viaggio, è toccata ai parenti l'elargizione, di cui alla legge 20 ottobre 1990, n. 302, sulla base della legge 8 agosto 1995, n. 340, che ha previsto specificamente l'estensione di tale beneficio anche alle famiglie di coloro che hanno perso la vita proprio nel disastro aereo del 27 giugno 1980 sull'aeromobile DC9 Itavia. Inoltre, è stato previsto, in forma risarcitoria, quanto spettante in base alla legge n. 206 del 2004, recante «Nuove norme in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice». Solo che un conto è l'indennizzo e un conto è il risarcimento, che dipende dal fatto di arrivare a scoprire chi ha determinato quell'evento.
Comunque, per completezza di informazione, sono ancora in corso dei procedimenti civili, e quindi non penali. È in corso un procedimento civile relativo agli azionisti dell'Itavia, del quale si è concluso il processo di primo grado nel 2003 presso il tribunale di Roma, favorevole all'ottenimento del risarcimento con provvisionale, il processo di appello nel 2007 presso la Corte di appello di Roma che li ha visti soccombenti, e il ricorso in Cassazione che ha disposto un nuovo processo tuttora pendente.
Poi c'è il procedimento che riguarda l'avvocato Davanzali, fideiussore unico della fallita società Itavia e i suoi eredi, Pag. 65con processi di primo grado nel 2004 presso il tribunale di Roma, che li ha visti soccombenti, e successiva sentenza di appello nel 2010 presso la Corte di appello di Roma favorevole agli eredi solo per quanto attiene alla compensazione delle spese processuali in corso di giudizio, non le precedenti al giudizio.
Ancora, c'è un gruppo di familiari delle vittime siciliane, per i quali l'azione giudiziaria di primo grado, unificando le cause, ha espresso accoglimento delle istanze degli attori, che hanno visto confermata tale pronuncia nel giudizio di secondo grado presso la Corte di appello di Palermo. Gli stessi sono comunque ricorsi in Cassazione per la determinazione dell'effettivo risarcimento e si è tuttora in attesa del pronunciamento della suprema Corte.
Per quanto riguarda, infine, l'invito a individuare gli autori e i possibili mandanti del disastro aereo di Ustica, come noto - l'ho detto prima -, la procura di Roma ha affidato l'incarico ai pubblici ministeri Amelio e Monteleone a far data dal giugno 2008.
Non posso far altro che associarmi all'auspicio dell'onorevole Misiti che, nella riapertura di queste indagini, si faccia tutto il possibile per approfondire e valutare tutti gli elementi che sono agli atti, per cercare di arrivare, anche se dopo tanti anni, trenta anni - e mi rendo conto che non è un'impresa facile -, a stabilire non soltanto la verità di quanto accaduto, che, dagli elementi esposti, mi sembra sia abbastanza chiaro, ma chi è responsabile dell'abbattimento di quell'aereo e della perdita delle ottantuno persone che erano a bordo.

PRESIDENTE. L'onorevole Misiti ha facoltà di replicare.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, ho ascoltato con rispetto tutte le citazioni che ha fatto il senatore Giovanardi e concordo sostanzialmente con quanto ha affermato a nome del Governo. Devo dire che questo mi porta sollievo, poiché ero molto rattristato dal fatto che il Governo, a suo tempo, fosse stato anch'esso coinvolto dalle notizie che, evidentemente, venivano portate ad arte sui mass media in tutto quel periodo e che lo stesso Governo avesse addirittura fatto la scelta di costituirsi parte civile contro i propri militari nel processo.
Fortunatamente, non solo il Governo precedente e il Governo attuale, ma anche il Governo ancora precedente, quello di Amato, per la verità, come giustamente citato dal rappresentante del Governo, hanno anche loro compreso la realtà dei fatti e non si sono più prestati a queste, diciamo pure, invenzioni. Come diceva il giudice Bucarelli, per una cifra di quel genere si faceva di tutto.
Ci sono stati certamente dei vantaggi per molti di coloro che hanno portato avanti queste notizie false, che ancora interessano l'opinione pubblica. Lo stesso nostro povero Presidente emerito Cossiga ne è stato un po' influenzato per qualche giorno, anche se poi ha smentito come risulta anche a me, perché diceva che proprio il sottosegretario Amato, che non era Presidente del Consiglio come all'epoca delle missive di Chirac e Clinton, fosse a conoscenza di questi fatti. L'onorevole Amato che è persona molto seria e che io stimo moltissimo, in tutta questa vicenda di Ustica ha avuto una parte importante e fondamentale fin dalle prime battute.
Egli è un conoscitore profondo della materia e sa benissimo di che si tratta; appunto per questo io sono stato contento che anche l'attuale Governo abbia preso di petto la situazione e abbia cercato di portare la verità a disposizione dell'opinione pubblica. Tutti coloro i quali cercano altre conferme, senza basarsi su ulteriori perizie tecniche, sono, a mio avviso, in malafede. Se non c'è una perizia tecnica non si può andare avanti, nemmeno nell'indagine. Le indagini o partono da quella perizia che è l'unica sintetica di tutto quello che è avvenuto in precedenza, e ha emesso i suoi giudizi, oppure se ne fa un'altra con un collegio peritale dello stesso livello e non con leggi settoriali che magari possono dire qualcosa sul radar o sul volo o su qualunque altra cosa. Pag. 66
Qui il problema è di sistema, e quindi quel lavoro va affrontato da una commissione di esperti come quella che io ho avuto l'onore di presiedere. Lavoro che è stato riconosciuto in tutto il mondo in quel momento e che ha destato la meraviglia degli inglesi, la meraviglia degli svedesi e dei tedeschi, di persone di altissimo livello nei loro Paesi, io stesso occupavo posizioni importanti dal punto di vista tecnico. In pratica tutto il mondo tecnico aveva letto le risultanze di quella perizia e ne era un po' orgoglioso perché era stata dipanata una matassa molto complicata dal punto di vista tecnico-scientifico.
Non capisco tutti coloro i quali sono interessati a un'altra causa di morte; io andrei a vedere chi è stato, non a cercare di sapere se l'esplosione è avvenuta in un modo o nell'altro. Il problema vero lo abbiamo trattato noi, e abbiamo detto le cose che si possono dire su quella vicenda. Naturalmente su questa base la magistratura ha svolto la sua opera e ha emanato una sentenza definitiva.
Quello che la magistratura, le Commissioni parlamentari, i tecnici (i quali non possono sapere queste cose) non hanno ancora saputo dire è che l'indagine dovrebbe essere fatta per risalire a coloro i quali hanno messo l'esplosivo e a coloro i quali hanno ordinato di mettere quell'esplosivo. Quelli erano tempi caratterizzati da questioni di questo tipo, non erano incidenti, ma eventi caratterizzati proprio da una volontà terroristica presente nel nostro Paese. È chiaro che la situazione dell'aeroporto di Bologna di quel tempo poteva consentire benissimo il deposito di un esplosivo nella toilette di quello o di qualsiasi altro aereo.
In questa direzione si dovrebbero condurre le indagini che spero porteranno a risposte definitive per queste vittime innocenti, risposte definitive per gli accusati innocenti e anche, perché no, corresponsione di risorse finanziarie maggiori per quelli che hanno subito questi torti. Ecco perché questa volta ho pensato di poter parlare, prima di oggi non ho mai detto nulla sulla vicenda per rispetto alla magistratura, ho parlato solo davanti ai magistrati, invece questa volta mi pregio e ho l'onore di parlare davanti a un rappresentante del Governo che ha, insieme agli altri Governi precedenti, perché questa non è una questione di colore politico, riconosciuto la nostra lealtà verso lo Stato italiano. L'unico che poteva corrompere, me e gli altri periti, era lo Stato italiano, ma questa accusa non può che essere restituita al mittente perché è ridicola.

(Problematiche riguardanti la gestione e la ripartizione del fondo unico giustizia - n. 2-00878)

PRESIDENTE. L'onorevole Melis ha facoltà di illustrare l'interpellanza Ferranti n. 2-00878 concernente problematiche riguardanti la gestione e la ripartizione del fondo unico giustizia (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti) di cui è cofirmatario.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, restiamo nel campo dei misteri, anche se in questo caso, naturalmente, si tratta di misteri molto meno tragici - per fortuna - sebbene di una certa rilevanza, come vedremo. L'oggetto di questa interpellanza urgente è il fondo unico giustizia, istituito ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge n. 143 del 2008, o, per meglio dire, quella parte del fondo che dovrebbe essere nella disponibilità del Ministero della giustizia.
Vi è una serie di punti che prego il sottosegretario - se possibile - di chiarirmi. Comincio dalla cifra complessiva e dai dati che nel testo della nostra interpellanza sono espressi con più linearità e più diffusione; io sarò più sintetico. Stando ad una fonte ufficiale quale il rendiconto generale dello Stato per il 2009, al 31 dicembre 2009 risultavano confluiti in questo fondo unico giustizia oltre 1.592 milioni di euro, di cui 613,4 milioni disponibili per la rassegnazione pro quota a ciascuno dei Ministeri della giustizia e dell'interno. Tornerò poi su questa cifra per chiedere un chiarimento.
Vi è poi un accordo, auspice - e forse non solo - la Ragioneria generale dello Stato, in base al quale si fissa al 25 per cento Pag. 67la quota effettivamente da ripartire, al fine di cautelarsi da potenziali restituzioni agli aventi diritto a seguito dell'esito dei procedimenti giudiziari. Vi è poi un decreto-legge, il n. 143 del 2008 appunto, che consentiva al Presidente del Consiglio, con suo decreto, di modificare, in certi casi ben definiti, questa quota. In base a questa facoltà il Presidente del Consiglio emana un decreto, il 29 aprile 2010, che tiene conto delle entrate affluite nell'esercizio 2009 e determina in 158 milioni di euro (che rappresenta il 25 per cento dei soldi disponibili) la quota delle risorse del fondo unico giustizia da ripartire ai due Ministeri citati: dell'interno e della giustizia.
Questo decreto del Presidente del Consiglio è oggetto di rilievi da parte della Corte dei conti in relazione a due diversi profili: il possibile innalzamento dal 25 al 50 per cento previsto in questo decreto, e la mancata specifica determinazione delle esigenze di sicurezza cui è finalizzata la spesa del Ministero dell'interno.
Interviene allora un decreto interministeriale, se non è errata la mia ricostruzione, ma anch'esso cade sotto gli strali - se non capisco male - della Corte dei conti, per cui anch'esso, che assegnava al Ministero della giustizia 79 milioni di euro, sostanzialmente si blocca. Siamo in una curiosa via crucis dove emergono due dati: il primo è una disponibilità apparente e virtuale di somme che non vengono spese, e infatti, a tutto il 2008, questo fondo, sostanzialmente, non eroga alcuna cifra, nonostante i bisogni vitali del nostro sistema giustizia che non starò qui ad illustrare, ma che il sottosegretario conosce meglio di me. Insomma, a quanto pare, non si osservano le regole contabili, non si ottempera a quelli che sono gli indirizzi della Corte dei conti e si resta sostanzialmente bloccati.
Vi è un difetto di cultura amministrativa in questo? Qual è la ragione per cui non si riesce a sbloccare queste somme? La seconda domanda è suggerita dalla prima: è solo per ragioni formali, o dietro le ragioni formali si celano difficoltà sostanziali? Ciò perché noi siamo stati abituati, anche in altri settori della spesa dello Stato, in questi due anni, a un curioso gioco per cui, cifre che apparivano virtualmente disponibili, sono poi, di fatto, indisponibili, esercitandosi su quelle cifre un potere di controllo (un vero e proprio blocco) che è determinato dal Ministero dell'economia e delle finanze.
Bisognerebbe capire se dietro la non spesa di queste cifre non vi sia una vera e propria scelta politica perché, se così fosse, naturalmente ci troveremmo di fronte ad un clamoroso rovesciamento in sede di attuazione dei buoni propositi che vengono espressi dal Governo in sede di programmazione.
C'è poi un mistero nel mistero determinato dalle cifre stesse perché questa mattina sono stato colpito mentre assistevo al dibattito alla Camera - questo è un elemento, signor sottosegretario, e me ne scuso, che non è contenuto nell'interpellanza, ma che mi preme di sottoporlo alla sua attenzione - dal fatto che il sottosegretario Mantovano nel corso di uno dei tanti interventi della mattinata ha detto : « (...) L'istituzione del Fondo unico giustizia che, proprio due giorni fa, ha conosciuto, in sede di Presidenza del Consiglio, un passo significativo in avanti, con un riparto delle risorse che in questo momento, quanto a cash e a liquidità, ammontano a 2 miliardi e 200 milioni di euro (...) » - ha indicato questa cifra - «e sono destinate per il 49 per cento al Ministero dell'interno, per il 49 per cento al Ministero della giustizia e per il 2 per cento al bilancio dello Stato»; questa proporzione già la conoscevamo. Questa cifra, fornita stamani dal sottosegretario Mantovano, non corrisponde alle altre cifre, né tanto meno a quella presente nel rendiconto dello Stato che ho citato in precedenza.
Dunque, sarebbe opportuno - se il sottosegretario fosse in grado - fornire un chiarimento anche su questo aspetto. Infine, ci piacerebbe sapere qual è il contenuto della recente convenzione con Equitalia Giustizia, stipulata - se non erro Pag. 68- nel settembre 2010, quali sono i poteri, gli obiettivi, le garanzie di efficienza e il ruolo reale che Equitalia Giustizia giocherà.
Infatti, signor Presidente, siamo in presenza, come sempre qui, di uno di quei soggetti istituzionali nuovi, nei confronti dei quali nutro - forse a ragione di un mio conservatorismo di fondo rispetto alle istituzioni - una certa diffidenza. Equitalia giustizia è parte - l'ho letto su Internet, la mia fonte di questa mattina, e mi scuso di non aver approfondito altrimenti - della società gruppo Equitalia, interamente posseduta da Equitalia Spa, a sua volta partecipata per il 51 per cento dall'Agenzia delle entrate e per il 49 per cento dall'INPS.
Si tratta di un gioco ad incastri, di bambole russe, all'interno delle quali qualche volta la contabilità di Stato si smarrisce.
Mi piacerebbe dunque sapere quali sono esattamente i compiti di Equitalia giustizia e le sue politiche in questo momento e soprattutto per quale ragione il Fondo giustizia è in questo momento inerte. Di fronte ai drammatici bisogni del sistema giustizia - come ho detto - non vi è un'adeguata utilizzazione di questo Fondo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Carlo Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, do la risposta, che poi metterò a disposizione della Presidenza, perché la materia non è tra quelle più facilmente spiegabili. Ad ogni modo ci proverò.
Le risorse del Fondo unico giustizia, provenienti dai sequestri, prese in considerazione per l'utilizzo ai sensi del comma 7 dell'articolo 2 del decreto-legge n. 143 del 2008, sono quelle ammontanti, a fine 2009, a 631,4 milioni di euro, così come affermato dal Ministero dell'economia e delle finanze. Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 aprile 2010 aveva stabilito le percentuali di riparto delle risorse nella misura del 50 per cento al Ministero dell'interno e del 50 per cento al Ministero della giustizia.
Il predetto decreto è stato restituito alla Corte dei conti con osservazioni e, in data 28 settembre 2010, il Ministero dell'economia e delle finanze ha inviato alla Corte dei conti i necessari chiarimenti.
Da notizie riferite l'1 dicembre, ieri, dal Ministro dell'economia si rileva che è pervenuto al suddetto Dicastero il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in questione a seguito delle osservazioni della Corte dei conti, in cui si stabiliscono le percentuali delle quote delle risorse intestate al Fondo unico giustizia al 31 dicembre 2010.
Tali percentuali, rispetto a quelle previste nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 aprile, sono state modificate nei seguenti termini per accogliere le osservazioni della Corte dei conti del 28 settembre 2010: il 49 per cento al Ministero dell'interno per la tutela della sicurezza pubblica e del soccorso pubblico, il 49 per cento al Ministero della giustizia per assicurare il funzionamento degli uffici giudiziari ed altri servizi istituzionali, nonché per assicurare la copertura degli oneri connessi all'applicazione del decreto legislativo n. 28 del 4 marzo 2010 sulla mediazione civile; infine, in misura pari al 2 per cento all'entrata del bilancio dello Stato. Il predetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, nelle premesse, in ben due considerata, ha esplicitato adeguatamente le motivazioni sottese all'assegnazione delle predette quote al Ministero dell'interno, riconducendole sia alle ragioni della sicurezza pubblica che a quelle del soccorso pubblico.
Come specificato, infatti, le prime si inseriscono nel quadro di un complessivo e straordinario intervento di contrasto alla criminalità, finalizzato a garantire una maggiore tutela della sicurezza sull'intero territorio nazionale; le seconde si ricollegano Pag. 69a iniziative straordinarie atte a fronteggiare le ricorrenti situazioni di gravi ed eccezionali emergenze nazionali.
Va chiarito che la Corte dei conti non aveva mosso alcun rilievo specifico sulla presunta carenza di motivazioni riguardanti le particolari esigenze del Ministero dell'interno, ma aveva formulato rilievi di carattere generale sul provvedimento: sulla mancanza di esplicitazione di quelle «circostanze gravi ed eccezionali che hanno indotto la Presidenza ad attivare la deroga (...)» e continua «senza riferimenti ai riflessi di emergenza finanziaria che le necessità di deroga presuppongono».
Inoltre, lo stesso Ministero dell'economia e delle finanze aveva inteso evidenziare, a titolo esemplificativo, a sostegno delle motivazioni di emergenza finanziaria richieste, lo sforzo particolarmente significativo che, nel corso del 2010, è stato richiesto al Ministero dell'interno nell'azione di prevenzione e contrasto delle infiltrazioni criminali nelle opere pubbliche ovvero in quelle di ricostruzione, in primis quelle dell'Abruzzo.
Ulteriori linee di intervento, che impongono un forte coinvolgimento del Ministero dell'interno, sono state delineate con il piano straordinario antimafia, al quale si è dato avvio lo scorso mese di gennaio a Reggio Calabria.
Sempre a sostegno delle motivazioni di emergenza finanziaria, lo stesso Dicastero dell'economia e delle finanze ha richiamato - per quanto riguarda il Ministero della giustizia - la necessità di sostenere le esigenze della digitalizzazione degli atti processuali, quelle del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria connesse all'abnorme incremento della popolazione detenuta, quelle relative alle inderogabili ed urgenti necessità di dotare gli uffici giudiziari particolarmente impegnati nella lotta al crimine organizzato delle ulteriori risorse necessarie.
Per quanto riguarda l'incidenza sul Fondo della copertura economico-finanziaria relativa alla legge 18 giugno 2009, n. 69, in materia di mediazione finalizzata alla conciliazione delle controversie civili e commerciali, si fa presente che l'articolo 17 del decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28, attuativo della legge 18 giugno 2009, n. 69, in materia di risorse, regime tributario e indennità, ha previsto un onere, a valere sulla quota spettante al Ministero della giustizia, del riparto del Fondo unico giustizia di 5,9 milioni di euro per l'anno 2010 e 7,018 milioni di euro per l'anno 2011, conseguenti alle esenzioni dall'imposta di bollo e di registro dei verbali di conciliazione.
Per ciò che attiene, invece, alla copertura delle agevolazioni fiscali previste, consistenti nel riconoscimento di un credito di imposta regolato dall'articolo 20 del citato decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28, è stato misurato un onere massimo di 62,4 milioni di euro.
Le somme valutate sono da ritenersi indicative e prudenzialmente stimate in eccesso in quanto, ai sensi del comma 2 dell'articolo 20 del decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28, l'ammontare delle risorse del Fondo unico giustizia di spettanza del Ministero della giustizia, da destinare alle agevolazioni fiscali, verrà stabilito a decorrere dall'anno 2011 con decreto del Ministro della giustizia da emanarsi entro il 30 aprile di ciascun anno.
Per quanto, infine, attiene il quesito riguardante il contenuto della convenzione sulla base della quale sarebbe affidata ad Equitalia Giustizia Spa la gestione delle risorse del Fondo unico, si rileva che detta gestione è attribuita a Equitalia Giustizia Spa non su base convenzionale, ma per diretta previsione di legge (articolo 2, comma 1 del decreto-legge 16 settembre 2008, n. 143); inoltre, in ottemperanza a quanto stabilito dal decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 ed in particolare il suo articolo 61, comma 23, le modalità con le quali tale gestione deve essere effettuata sono state dettagliatamente disciplinate in via regolamentare, attraverso il regolamento 30 luglio 2009, n. 127, successivamente integrato dal regolamento 15 giugno 2010, n. 119.
Ciò premesso, si evidenzia che l'unica convenzione prevista in materia di Fondo Pag. 70unico giustizia è quella che, ai sensi dell'articolo 6, comma 6, lett. f), del citato decreto ministeriale n. 127 del 2009, deve essere stipulata tra il Ministero dell'economia e delle finanze ed Equitalia Giustizia Spa per la determinazione delle spese di gestione del Fondo; tale convenzione è tuttora all'attenzione del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato per la formalizzazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Ferranti ha facoltà di replicare.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, leggeremo bene la risposta, poiché sicuramente, riguardando la finanza e i numeri, abbisogna di una lettura approfondita. Da una prima immagine che questa risposta dà, ritengo però che non possiamo ritenerci soddisfatti, non perché non riteniamo congrui od esatti i dati forniti, ma perché sostanzialmente non era questa la nostra richiesta e l'esigenza di fondo. Il problema è che il Fondo unico giustizia, istituito per legge nel 2008, avrebbe dovuto essere già ripartito nelle percentuali stabilite per legge nell'aprile 2009, a seguito di un decreto del Presidente del Consiglio, e quindi per il 2010.
Dunque, sono già due anni che in pratica il Fondo unico giustizia, questo fantasma, viene continuamente richiamato in tutti gli interventi dei Ministri della giustizia e dell'interno come la fonte e la riserva sostanziosa di impegno per risolvere i problemi delle risorse riguardanti sia le forze di polizia sia l'organizzazione giudiziaria. Sicuramente, anche la nostra interpellanza - di questo siamo contenti - ha sollecitato la definizione almeno di quel decreto, che è stato sbloccato dalle osservazioni della Corte dei conti. La Corte, infatti, aveva chiesto lumi sul perché quelle percentuali, riguardanti il 50 per cento per il Ministero dell'interno e il Ministero della giustizia, fossero poi state definite nella misura del 25 per cento per ciascun Ministero e il resto, per quelle ragioni attinenti alla Presidenza del Consiglio, fosse stato distratto sia pure nella ripartizione.
Ecco che, dovendo il Governo anche dare una risposta alla nostra interpellanza, oggi ci viene a dire che il decreto del Presidente del Consiglio conferirà il 49 per cento al Ministero della giustizia ed il 49 per cento al Ministero dell'interno.
È sicuramente già un passo avanti, però dobbiamo constatare il ritardo di un sistema, compresa l'operatività effettiva e il funzionamento di Equitalia, che non ha funzionato e che, invece, è stato millantato come un sistema che consentiva quelle risorse, nonostante i tagli operati in maniera lineare, sostanziosi e ripetuti per ciascun anno, sul bilancio della giustizia e dell'interno. Però, poi c'era sempre una clausola di riserva, che veniva riportata in tutti i discorsi dei Ministri e in tutte le relazioni, secondo la quale c'era comunque il Fondo unico giustizia.
Riporto, perché l'ho conservata all'epoca, un'intervista dell'agosto 2008 al Ministro Maroni su Libero, in cui il Ministro racconta che «la mafia mi dà un miliardo». Questa, infatti, è l'ingente somma da investire nella sicurezza proprio tramite il Fondo unico giustizia. Così su Libero, il 5 agosto 2008, Alfredo Mantovano sostiene che c'è un fondo sicurezza di un miliardo.
Oggi, sempre il sottosegretario Mantovano dice in Aula, quando ci si lamenta nuovamente del fatto che vengono promessi e poi mai mantenuti dei riconoscimenti economici alle forze di polizia, che il Fondo unico giustizia proprio due giorni fa ha conosciuto, in sede di Presidenza del Consiglio dei ministri, un passo significativo. Lo dobbiamo sicuramente all'interpellanza del Partito Democratico, che ha chiesto finalmente lumi sulla procedura e l'entità di questo fondo. Però, anche oggi ci viene detto che cash e liquidità ammontano a 2 miliardi 200 milioni di euro, di cui il 49 per cento al Ministero dell'interno ed il 49 per cento al Ministero della giustizia.
Invece, la cifra non è questa ma quella dei circa 613 milioni di euro indicati nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che ci auguriamo verranno finalmente ripartiti (al 49 per cento). Richiamo Pag. 71inoltre un'altra incongruenza, nel senso che vorremmo capire quale programma il Governo ha in mente con riferimento appunto alla destinazione di queste risorse quando esse finalmente arriveranno (si tratta infatti delle risorse relative al 2009 che dovevano essere ripartite in quell'anno e che invece saranno assegnate, più che ripartite, forse nel 2010).
L'altra questione, cui aveva già accennato in sede di illustrazione il collega Melis, che ci sconcerta e non appare chiara è quella relativa ad Equitalia. È vero infatti che per legge nel 2008 è stata prevista la gestione del Fondo unico da parte di Equitalia ma ci chiediamo: come ha operato Equitalia fino al 23 settembre 2010, data in cui è stata stipulata la convenzione? Peraltro, signor sottosegretario, questa convenzione - di cui abbiamo avuto anche il testo - ci risultava ad oggi un atto compiuto, mentre lei ci ha detto che è ancora al visto e al vaglio della Ragioneria generale dello Stato. Anche questo è un aspetto molto controverso, perché si tratta di un'istituzione che nasce da buoni propositi, quello cioè del Fondo unico giustizia ossia della giustizia che alimenta o contribuisce ad alimentare se stessa attraverso il recupero delle somme che riguardano i libretti di deposito, la gestione dei beni immobili, le confische di denaro.
Vi è dunque una necessità di chiarezza nelle procedure e di rendiconti chiari che, detratte le spese di Equitalia, facciano capire con certezza, attraverso cifre univoche e non gonfiate a seconda del momento e di ciò che si deve rappresentare, quanto effettivamente Equitalia è stata capace di recuperare, quanto non si è potuto invece recuperare e quali sono le difficoltà incontrate. Questo è ciò che in ogni Stato - nella gestione, privata o pubblica che sia - si vuole ottenere e questo sembrava dovesse essere il passo in avanti. Allo stato però ci troviamo ancora in un'atmosfera molto fumosa e generica, nella quale non si riesce a far partire una formula che sembrava vincente, che è stata rappresentata come tale ma che attualmente non ha prodotto nulla di concreto, tant'è vero che non sappiamo nemmeno cosa è effettivamente presente nel Fondo.
È vero che a valere sul Fondo è stata disposta anche una parte del finanziamento della mediazione civile e delle misure contenute in un altro provvedimento che abbiamo indicato con i nostri atti di sindacato ispettivo, ma in ogni caso è importante anche la destinazione e la programmazione delle risorse che verranno finalmente collocate, poche o tante che siano.
Smettiamola di dire quanto siamo stati bravi a recuperare le somme quando purtroppo quei soldi non ci sono: comunichiamo piuttosto le cifre, restiamo contenuti nel rappresentare ciò che siamo stati in grado di realizzare e rendiamo infine conto di quale destinazione avranno quelle risorse.
Ad esempio, nel settore della giustizia occorre realizzare l'informatizzazione su tutto il territorio nazionale prendendo spunto dalle prassi e dai modelli virtuosi già realizzati in alcuni uffici giudiziari, ed occorre altresì realizzare procedure che riescano a colloquiare tra di esse e non siano monadi, ognuna delle quali priva dei programmi necessari ad interloquire con le altre.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DONATELLA FERRANTI. Infine, occorre verosimilmente realizzare una spesa che sia razionale, intelligente, trasparente e che non rappresenti soltanto una forma demagogica di fare politica sulla giustizia perché non è questo che serve ai cittadini.

(Iniziative volte a rafforzare la disciplina sanzionatoria del testo unico bancario in materia di nullità degli interessi «uso piazza» - n. 2-00898)

PRESIDENTE. L'onorevole Scilipoti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00898, concernente iniziative volte a rafforzare la disciplina sanzionatoria del testo Pag. 72unico bancario in materia di nullità degli interessi «uso piazza» (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, cercherò di essere il più chiaro possibile nel mio intervento, provando ad utilizzare un linguaggio, il più popolare possibile, per far comprendere alcuni passaggi che, a nostro giudizio, sono dovuti a comportamenti tenuti dalle banche che avrebbero dovuto tutelare e salvaguardare le nostre imprese, mentre, invece, hanno agito in un modo non corretto.
Signor rappresentante del Governo, spesso sentiamo parlare di usura e pensiamo all'usura criminale. Oltre a questa, però, con grande difficoltà sia mia, sia dei cittadini, esiste un altro tipo di usura, quella bancaria. Che cosa significa usura bancaria? Significa che i tassi di interesse che vengono applicati dalle banche molte volte non corrispondono a quelli legalmente previsti, ma sono dei tassi ultralegali, ossia usurari. Quando affermiamo ciò - e l'abbiamo fatto diverse volte - qualcuno sostiene che stiamo dicendo cose che non corrispondono alla realtà. Proprio per questo motivo, oggi, è opportuno che parli un linguaggio il più popolare possibile per farmi comprendere e per cercare di capire se effettivamente le banche, che avrebbero dovuto comportarsi in modo corretto nei confronti dei cittadini, si sono comportate invece in maniera scorretta.
Che cosa è successo negli anni passati? Prima del 1993 le banche applicavano dei tassi di interesse che venivano definiti «uso piazza»: se, ad esempio, la banca di Vercelli prevedeva un tasso di interesse del 10 per cento, la banca di Sondrio poteva applicarne uno dell'8 per cento e le altre banche, quelle di Milano o di Bologna, del 12 per cento. Il termine «uso piazza» stava ad indicare, quindi, un tasso di interesse che le banche stabilivano arbitrariamente. Ma esistevano dei parametri da rispettare che, invece, le banche non osservavano.
Partiamo dal presupposto che le banche fossero comunque in buona fede. Può darsi che i funzionari - e non la struttura muraria - impiegati presso le banche stesse e che avrebbero dovuto applicare i suddetti parametri, per una serie di motivi, siano stati disattenti o non abbiano recepito la modifica del testo unico bancario avvenuta con il decreto legislativo n. 385 del 1993. Questo affermava che non era più possibile utilizzare gli interessi «uso piazza», quindi - ripeto per essere ancora più chiaro - le banche non potevano fissare arbitrariamente i tassi di interesse, ma dovevano uniformarsi a dei parametri che erano stabiliti dalla legge.
In base al suddetto decreto legislativo veniva detto alle banche italiane: attenzione avete usato dei tassi di interesse «uso piazza» arbitrari e con modalità non corrette. Vi preghiamo dunque, immediatamente, di rinegoziare i rapporti con i vostri clienti e, di conseguenza, nel caso in cui aveste applicato dei tassi non previsti dalla legge, restituite ciò che avete tolto e utilizzate parametri completamente diversi e che devono essere rapportati ai BOT e ai CCT.
Ebbene, signor rappresentante del Governo, se sin qua possiamo anche presupporre la buona fede, nel momento in cui avviene un fatto eclatante, rappresentato dall'emanazione del decreto legislativo citato, che impone alle banche di uniformarsi, di rinegoziare e di prendere atto del comportamento precedentemente attuato e queste non lo fanno, possiamo presumere che non si tratti più di un comportamento di correttezza. A nostro giudizio, vi è un dolo vero e proprio perché le banche non solo non procedono alla rinegoziazione dei tassi di interesse applicati sullo scoperto, ma continuano ad applicare dei tassi d'interesse non previsti.
Allora, signor rappresentante del Governo, diventa opportuno fare una riflessione, attenta e garbata, ma cominciando a capire se effettivamente esiste un cartello da parte delle banche, che ha come obiettivo, non l'interesse di creare un'economia sana e forte in Italia, dando aiuto alle piccolo-medie industrie e agli artigiani, che forse pagano tassi superiori alla media, ma ha lo scopo di utilizzare il più Pag. 73possibile un sistema per dissanguare coloro i quali hanno reso questa nazione Italia forte e che dovrebbero continuare a farla forte.
Ma ritorniamo un attimo indietro. Che cosa succede? Interviene una modifica e il decreto legislativo invita le banche - non le banche intese come struttura muraria, ma i funzionari - a prenderne atto e ad applicare quanto stabilito con il decreto legislativo n. 385 del 1993. Ma le banche non lo fanno. Qualche banca fa l'atto di mandare qualche raccomandata incomprensibile, e tutte le altre banche, invece, non intervengono, non chiamano i correntisti sul territorio nazionale per rinegoziare, ma continuano a comportarsi come si comportavano precedentemente.
A questo punto, signor rappresentante del Governo, sorge una riflessione che, come si suole dire in gergo popolare, è una riflessione spontanea. Ma cosa fanno queste banche? Solo una banca o tutte le banche sul territorio nazionale hanno assunto questo tipo di comportamento? Evidentemente, signor rappresentante del Governo, tutte le banche sul territorio nazionale hanno assunto un determinato comportamento.
E a questo punto c'è da fare, certamente, un'altra supposizione: se siamo un gruppo di 50 persone che fa una riunione e c'è qualcuno che non è perfettamente d'accordo e va a dire l'indomani mattina in giro che il nostro comportamento non è molto ligio al dovere, si scatena un grande putiferio. Nasce allora automaticamente una riflessione: ma se questi 50 o 60 o 70 - intendo queste rappresentanze di banche - si sono messe intorno a un tavolo per ragionare e hanno stipulato quasi un accordo - e vorrei, signor rappresentante del Governo, che ciò non corrispondesse alla realtà, perché nel caso in cui dovesse essere realtà è veramente terribile quello che è successo per gli anni passati e quello che sta succedendo ancora a tutt'oggi! - che cosa succede? Succede che si mettono intorno a un tavolo e dicono: c'è un decreto che modifica il testo unico bancario n. 385 del 1993. Dovremmo quindi rinegoziare, ovvero chiamare i nostri clienti per dire loro che arbitrariamente abbiamo utilizzato dei tassi di interesse, che non corrispondevano alla realtà e dobbiamo rifare i conteggi e restituire i soldi ai cittadini italiani, che sono stati derubati di un valore e di una loro proprietà. Qui nasce la riflessione. Può essere che le banche italiane si siano messe d'accordo e abbiano fatto un cartello come per dire: non diciamo niente a nessuno e, nel caso in cui qualcuno se ne dovesse accorgere, ci facciamo fare causa e a distanza di tempo restituiremo quello che spettava a questa ditta, o società, o cittadino.
Ebbene, dalle carte che noi abbiamo esaminato, la scelta fatta dalle banche è stata proprio questa: un cartello che ha deciso di non parlare con il cittadino, di non rinegoziare e di accettare, invece, la possibilità che qualche cittadino o impresa intervenisse o facesse causa e, conseguenzialmente, si facesse restituire il maltolto.
Ma facciamo un'altra considerazione, ancora più grave. Tutte le banche tengono questo comportamento, ma qualche imprenditore, che per una serie di circostanze è venuto a conoscenza della modifica del testo unico bancario e dell'articolo 117 in particolare, ha fatto causa alla banca. E, facendo causa la banca, cosa è successo? Cosa è successo, dicendo alla banca: attenzione mi avete preso dei soldi che non erano vostri ma erano miei?
Ma facciamo un passo indietro, perché per capire meglio dobbiamo fare un passo indietro e spiegarlo con chiarezza, per far capire cosa è successo nel periodo ante e dopo il 1993. Non si tratta solo ed esclusivamente del problema del danno materiale, che è stato arrecato e che è stato inflitto nei confronti di queste imprese: il danno più rilevante è quello morale che è stato creato nei confronti di queste imprese.
Un'impresa, dopo il 1993, viene richiamata a causa di un assegno di duemila euro che non è riuscita a pagare e quella stessa impresa fornisce della documentazione per dimostrare che la banca ha tenuto un atteggiamento di grande scorrettezza e dunque non è l'impresa debitrice Pag. 74di duemila euro verso la banca ma la banca debitrice verso la stessa impresa di 150 mila euro a causa dei tassi di interesse extralegali che ha applicato scorrettamente. Il cittadino si ribella all'impresa ma il magistrato, in base a una sola dichiarazione scritta su un pezzo carta - qui entra in discussione l'articolo 50 che si dovrebbe rivedere e ridiscutere, ma è altro argomento - immediatamente interviene, dispone la procedura e dopo qualche giorno anche l'immediata esecutività.
Dunque l'impresa, cui la banca ha rubato 100 mila euro, nega quanto affermato dalla banca ovvero di dover restituire duemila euro alla banca e afferma che, a giudizio suo e dei suoi periti, è la banca che deve dargliene 80 mila o 100 mila. Un funzionario della banca prepara un foglio di carta nel quale dichiara che l'impresa deve alla banca 5 mila euro e di conseguenza chiede l'atto aggiuntivo.
Non finisce qui perché l'impresario si ribella ma il magistrato ne respinge l'istanza perché la banca è un'istituzione forte, è qualcosa di sacro e perciò ha ragione e pertanto concede l'immediata esecutività e tutto ciò che ne viene a seguire: pignora la casa dell'impresario, la mette all'asta, lo distrugge e lo umilia davanti ai suoi concittadini dei quali per vent'anni, grazie all'industria creata, era stato punto di riferimento. La moglie lo lascia perché si vergogna, il figlio lo odia perché pensa che sia un truffaldino. Dopo sedici anni che cosa scopriamo? Che quel signore che aveva impugnato il decreto ingiuntivo aveva ragione.
Signor rappresentante del Governo, dobbiamo riflettere su argomenti seri di questo Paese e, oltre ad occuparci dell'opportunità o meno di andare a casa o restare all'interno di quest'Aula, il che è un fatto marginale, dovremmo lavorare seriamente e concretamente nell'interesse degli italiani. Facciamo altri discorsi, ma non ci occupiamo di quanti vengono giorno dopo giorno martoriati e distrutti.
Dopo sedici anni la giustizia ha riconosciuto che effettivamente quell'impresa aveva ragione e la banca le deve dare 70 mila euro, altri 20 mila per gli interessi e 10 mila infine per una serie di circostanze. Nel frattempo però la moglie dell'impresario è andata in ospedale per neoplasia e di conseguenza l'hanno accompagnata al cimitero, perché si vergognava a uscire, perché il comportamento di quelle banche, per tornare indietro, non è stato un comportamento corretto né distratto ma doloso. Infatti tutti insieme hanno stabilito di attuare una determinata procedura perché per loro la cosa fondamentale era quella di ottenere un ritorno economico, anche a costo di distruggere non solo l'economia di quella società e di quell'impresa, ma la famiglia di quei concittadini che avevano veramente creato una realtà e un punto di riferimento nell'area dove vivevano.
Voglio fornire qualche dato: oggi in Italia ci sono 25 milioni di cittadini. Si tratta di 25 milioni di cittadini e non di due milioni e mezzo che sono dichiarati «appestati» dalle banche. Nel 2008, si sono suicidate 1200 persone per atteggiamenti scorretti da parte delle banche e il 60 per cento - abbiamo fatto una statistica - alla fine aveva ragione e non torto.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. Allora quando noi chiediamo che s'intervenga energicamente, che s'intervenga veramente, non è che vogliamo creare un problema con il Governo, non è perché sono appassionato e accalorato nel mio intervento e voglio screditare qualcuno. Vorrei che si facesse veramente giustizia, ma più che giustizia vorrei che si mettessero delle regole. Queste regole dovrebbero essere anche rispettate dalle banche, perché le banche non possono pensare che tutto deve essere lucro, e che il lucro possa realizzarsi molte volte anche attraverso la distruzione dell'impresa e attraverso la distruzione della vita.

PRESIDENTE. Deve concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. Ecco perché oggi - concludo - poniamo alla sua attenzione questa nostra riflessione con grande calore. Ma la prenda come amore, Pag. 75come amore che viene dall'interno, per dire che c'è qualcosa che non funziona in questo nostro Paese, che andrebbe rivisto, e che è arrivato il momento di uscire dagli schieramenti di «maglietta» per prendere posizione nell'interesse vero e reale di questo Paese, e di avere il coraggio di non essere pecoroni l'uno dietro l'altro e di fare delle battaglie nell'interesse del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Carlo Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, davanti ad un intervento così appassionato e accalorato capisco che le risposte di tipo tecnico sono insufficienti. Del resto gli argomenti usati vanno al di là del Governo e del Parlamento e s'inseriscono all'interno di un meccanismo di costume - se vogliamo - culturale, economico, di rapporto tra banche e cittadini, che fortunatamente non è sempre così, perché nell'esperienza quotidiana ci sono banche e istituti che sono stati capaci in alcune aree del Paese di costruire un rapporto virtuoso con la piccola impresa, artigianato e commercio, banche molto vicine ai risparmiatori e agli investitori.
Ci sono state altre banche che invece non si sono comportate nella stessa maniera. C'è un problema principale che non è tanto quello delle regole perché l'interpellante riconosce che il Parlamento le regole le ha fatte, quindi le leggi ci sono.
Vi è l'annoso problema del rispetto delle leggi e soprattutto, se non vengono rispettate, di quale risposta la giustizia offre, rispetto alla violazione di norme e magari all'interesse del soggetto forte a farsi fare causa e a resistere in giudizio alle pretese giuste da parte dei clienti.
Mi posso solo limitare a dare una risposta di tipo tecnico, di tipo giuridico, perché la domanda è: quali iniziative normative siano volte a rafforzare la disciplina della trasparenza bancaria, anche con un adeguamento del sistema sanzionatorio, per questo comportamento denunciato delle banche che non rinegoziano i contratti bancari stipulati prima della legge del 1992. La segreteria del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio, sentita la Banca d'Italia, ha ribadito che per le banche è vietato il rinvio agli usi nella determinazione delle condizioni contrattuali (cosa che dovrebbe essere pacifica).
A tal fine, nell'ambito della più generale azione di controllo a salvaguardia dei diritti dei clienti bancari e finanziari, e di sensibilizzazione degli intermediari per un sostanziale miglioramento dei rapporti con la clientela, la Banca d'Italia provvede a verificare, tra l'altro, il rispetto della citata disposizione effettuando ispezioni presso le direzioni generali degli intermediari, effettuando ispezioni specifiche e mirate, svolgendo attività di vigilanza a distanza, nonché esaminando gli esposti che vengono presentati.
In particolare, nell'ambito delle verifiche a distanza svolte per accertare l'osservanza della disciplina in tema di trasparenza, la Banca d'Italia a partire del 2010 esamina anche i moduli contrattuali predisposti dagli intermediari per verificarne la conformità rispetto alla complessiva disciplina in materia. Uno specifico campo d'indagine riguarda proprio l'eventuale inserimento di clausole di rinvio agli usi per la determinazione dei tassi d'interesse.
In esito a tali controlli, qualora emergano profili d'anomalia, la Banca d'Italia interviene richiedendo ai soggetti vigilati l'adozione delle iniziative necessarie a ristabilire una sana e prudente gestione, nonché la correttezza dei comportamenti.
Sempre nell'ambito dell'azione di tutela dei diritti dei clienti bancari e finanziari opera l'arbitro bancario e finanziario quale strumento di veloce soluzione delle controversie. Inoltre la normativa in materia di trasparenza e correttezza dei comportamenti prevede, tra l'altro, che le banche si dotino delle procedura organizzative volte a garantire la tempestiva (sottolineo Pag. 76l'aggettivo «tempestivo») restituzione delle somme illecitamente addebitate al cliente al dettaglio.
Per quanto riguarda l'eventuale adozione di iniziative di carattere normativo, di cui si fa cenno nell'interpellanza, si fa presente che, a seguito della modifica introdotta all'articolo 144 del Testo unico bancario, dal decreto legislativo n. 141 del 2010, la Banca d'Italia può sanzionare l'inserimento nei contratti bancari di clausole nulle quali, ad esempio, quelle che rinviano agli usi.
Per quanto riguarda, infine, le considerazioni formulate nel documento parlamentare in merito all'articolo 50 del Testo unico bancario, la Banca d'Italia ha precisato che la finalità di tale disposizione può essere individuata nell'esigenza di dotare gli intermediari di strumenti volti ad agevolare il veloce recupero delle somme contenendo gli immobilizzi e le perdite sui crediti. La disposizione si basa sull'affidabilità delle procedure contabili e sulla correttezza dei comportamenti degli intermediari. In relazione a ciò, la disposizione esonera gli intermediari dalle formalità che sarebbero, altrimenti, necessarie per usare la contabilità di impresa ai fini dell'ingiunzione, quali il ricorso al notaio o ad altro pubblico ufficiale per la certificazione dell'estratto (l'articolo 643 del codice di procedura civile applicabile alle imprese in generale). Peraltro, l'autentificazione notarile, anche quando avviene, si limita a verificare formalmente la regolare tenuta delle scritture contabili, in quanto non compete una valutazione nel merito da parte del pubblico ufficiale.
Secondo la giurisprudenza, comunque, in caso di opposizione al decreto ingiuntivo da parte del debitore, l'estratto conto certificato dal dirigente della banca offre solo indizi sulla consistenza della pretesa della banca medesima, che dovrà essere avvalorata nel corso del giudizio attraverso ulteriori elementi. Ma ribadisco quello che ho detto all'inizio, ossia che, al di là della normativa e delle motivazioni tecniche dei controlli della Banca d'Italia, è importante un corretto rapporto fra il mondo degli intermediari, gli istituti di credito e la clientela, sia nell'ambito della raccolta del risparmio, sia nell'ambito del suo utilizzo, tenendo conto anche della complessità delle normative di Basilea e del modo in cui le banche oggi sono costrette a certificare gli incagli e delle difficoltà non soltanto a recuperare debiti, ma anche a dare credito laddove ve ne sia bisogno.
È indispensabile che il rapporto fra banche e imprenditori sia leale, corretto e costruttivo, affinché questo Paese possa avere anche la speranza di una ripresa economica robusta.

PRESIDENTE. L'onorevole Scilipoti ha facoltà di replicare.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, mi perdoni, voglio virgolettare questa mia riflessione, ma lo faccio veramente con il cuore. Lei è una persona squisita, una persona per bene, ma i funzionari che hanno preparato la risposta la prossima volta dovrebbero prepararla in maniera più dettagliata, più completa e più chiara, cioè dire quello che si suole dire in gergo popolare, con chiarezza, per far capire a chi ascolta.
Lei parla di arbitrato bancario e i suoi funzionari, «suoi» nel senso del Governo, si sono scordati di mettere un fatto importantissimo che è accaduto il giorno 2 novembre 2010 a Napoli. Nella seduta del collegio arbitrale, è stato esaminato un ricorso per l'accertamento dell'applicazione di interessi usurari a carico dell'azienda da parte della Banca popolare di Novara. Questo collegio, questo gruppo di persone che dovrebbe essere al di sopra delle parti, che dovrebbe garantire il cittadino, che dovrebbe essere quello che tutela il più debole, che dovrebbe essere quello che è un punto di riferimento della giustizia e della legalità, non soltanto nel campo delle banche, ma anche come un super partes, che cosa fa? Ascolti, signor rappresentate del Governo interpellato: nonostante la perizia e gli atti dimostrassero che la banca, con l'aggiunta delle commissioni di massimo scoperto, ha praticato tassi usurari, secondo la previsione Pag. 77dell'articolo 644, quarto comma, del codice di procedura penale e sentenze confermative della Corte di Cassazione, II sezione penale, n. 12028 del 19 febbraio 2010 e n. 28743 del 24 maggio 2010, il collegio è dissidente e non condivide quello che è stato detto dall'orientamento giurisprudenziale e tanto meno la prescrizione del quarto comma dell'articolo 644 del codice di procedura penale.
Cioè a dire, in sintesi, per farci capire, di fronte a quello che era stato detto da un magistrato che aveva accertato che erano stati praticati tassi usurari, che c'erano stati comportamenti maldestri da parte della banca, si chiama un collegio arbitrale per decidere, e quel collegio arbitrale dice in sintesi che quello che stabiliva il magistrato non aveva alcun significato e alcun ruolo, perché il magistrato poteva dire anche cose non corrette. Voglio dire: che senso ha avere un collegio arbitrale che viene «gestito» e «comandato» da coloro i quali dovrebbero essere invece d'altra parte della barricata? Per essere più semplici: non sono sicuro, ma la decisione presa dal collegio arbitrale significa che è una decisione di parte, perché sono persone che potremmo avere il dubbio che siano corrotte e pagate dalle banche, non per garantire ed essere superiori in una determinata questione ma per essere a servizio di alcuni che rappresentano lobby di potere.
Vengo ad un'altra riflessione: quando si parla e si citano tutte queste considerazioni, ci sono 1 milione 250 mila nuclei familiari che sono in procinto di vedersi espropriata la casa e sa perché? Per non aver pagato assegni o per non aver avuto la possibilità di pagare una rata del mutuo che avevano contratto. Vale a dire non aver pagato 5 mila, 6 mila, 7 mila euro e per questi 7 mila euro debbono poi pagarne 47 mila. La casa che avevano di proprietà va ad essere espropriata, venduta per un valore che effettivo sarebbe di 250-300 mila euro, ma che potrebbe essere venduta per 70-80 mila euro. Ma non abbiamo ancora finito. Ci sono ancora altri passaggi.
Sappia che 1 milione 300 mila piccole e medie imprese sono a rischio di fallimento. E sa perché? Perché sono state denunciate e segnalate come appestati da qualcosa che si chiama centrale rischi per 300 euro! Questo dovevano dirle i suoi funzionari e dovevano chiedere alla Banca d'Italia o a coloro i quali dovevano rispondere, per quale motivo se un operatore su questo territorio nazionale, dopo vent'anni di sacrifici, non ha pagato 300 euro, non avendone avuto la possibilità perché aveva la moglie ammalata, una banca o gli istituti di credito si permettono di denunciarlo, di segnalarlo alla centrale rischi, di farlo diventare appestato e consequenzialmente di farlo restare in quelle liste per trent'anni o per quarant'anni cioè a dire non uscirne mai o uscirne soltanto con una soluzione, di andarsi a suicidare come è accaduto ultimamente a Pescara dove una madre con due bimbi si è suicidata da un ponte, perché è stata vittima di alcune banche!
Quando viene riconosciuto da parte di un magistrato che quell'impresa o quel cittadino è stato vittima dell'usura bancaria e gli restituisce quello che gli ha preso con l'interesse del 10 o del 15 per cento, come puoi ridare la vita a ad una persona che si è suicidata? Come puoi ridare la vita a coloro i quali in precedenza ti avevano detto che non era così?
Per ritornare a quell'articolo 50, che i suoi funzionari non dovevano soltanto citare ma sul quale dovevano entrare nel merito, non si dovrebbe dare la possibilità ad un magistrato, senza entrare nel merito, di consentire alle banche con un foglio di carta e con una firma, facendo una dichiarazione degli ultimi tre mesi, di riavere i 2 o 3 mila euro di scopertura senza entrare nel merito e fare un'analisi attenta per verificare se nel passato ci sono stati comportamenti illegali.
Dunque, non bastano soltanto gli ultimi tre mesi ma si dovrebbe operare una verifica sugli ultimi dieci anni per vedere se i tassi di interesse sono stati corretti o scorretti. Nel caso in cui si dovesse verificare che sono stati scorretti, si dovrebbe immediatamente limitare e dare la possibilità Pag. 78al cittadino di difendersi e consequenzialmente prendere e assumere determinati atteggiamenti. Non come si fa oggi, applicando quell'articolo 50 che dà la possibilità di richiedere quanto non pagato attraverso una documentazione non documentata, vale a dire che basta un foglio di carta con gli ultimi tre mesi per dire che tu hai sforato di 2 mila euro.
Ti chiedono di rientrare immediatamente nel giro di qualche giorno, altrimenti passano la pratica immediatamente al magistrato e conseguenzialmente ti denunciano a quella associazione che ti dichiarerà appestato; il magistrato dice di rientrare; tu dici che non è vero, perché hai fatto un esame attento degli ultimi dieci anni attraverso i tuoi periti e i tuoi periti dicono che non è così, che non devi restituire i 2.000 euro, ma ne devi avere 20.000; il magistrato va avanti e cosa fa? Dà l'immediata esecutività, sequestra i beni, li mette all'asta, li vende e dopo 14 anni invece che cosa vediamo? Che quel cittadino e quell'impresa avevano perfettamente ragione. Allora come poi ripagare tu questi cittadini che sono stati massacrati sotto il profilo materiale, ma sono stati massacrati anche sotto il profilo umano e qualche volta hanno perso la vita?
Allora noi che cosa chiediamo, signor rappresentante del Governo (e la ringraziamo)? Di vedere attentamente questa situazione e di far sì che le leggi che vi sono vengano applicate seriamente e che la Banca d'Italia non sia una banca privata, ma sia una banca a tutela dei cittadini, a garanzia di quello che è lo Stato italiano! Oggi lei lo sa che la Banca d'Italia non è Banca d'Italia, ma è banca dei privati: ecco perché questo comportamento di grande scorrettezza. E qui dovremmo entrare nella discussione, sia a destra sia a sinistra, e parlare di argomenti seri, per riformare determinati atteggiamenti che sono atteggiamenti di scorrettezza nei confronti dei cittadini e non parlare per giorni, giorni e giorni di argomenti che non interessano i cittadini e che non sono sicuramente argomenti che potrebbero tutelare i miei figli.
Allora a questo la invito, signor rappresentante del Governo: ad intervenire energicamente su questi argomenti, ad entrare nel dibattito vero e reale e a far rispettare le regole a chi le deve rispettare, anche se dall'altra parte vi sono dei poteri forti. Infatti, si deve avere il coraggio di prendere consapevolezza e di scontrarsi, costi quello che costi. Oggi io, come parlamentare, sono disponibile a rischiare la mia sedia, ma per battermi per dei principi, nell'interesse del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Iniziative di competenza del Governo in merito alla situazione finanziaria del comune di Reggio Calabria - n. 2-00890)

PRESIDENTE. L'onorevole Minniti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00890, concernente iniziative di competenza del Governo in merito alla situazione finanziaria del comune di Reggio Calabria (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
Prendo atto che si riserva di intervenire in sede di replica.
Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Carlo Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, con l'interpellanza urgente di cui stiamo trattando, l'onorevole Minniti ed altri, nel segnalare che il comune di Reggio Calabria non avrebbe approvato il conto consuntivo 2009, nonostante sia scaduto il termine fissato dal decreto legislativo n. 267 del 2000, chiedono se il Governo sia a conoscenza della preoccupante situazione finanziaria del citato comune, nonché se lo stesso risulti beneficiario di un contributo erariale di 71 milioni di euro, e quindi se si intenda verificare, anche attraverso l'invio dei servizi ispettivi di finanza pubblica, la reale situazione di bilancio dell'ente in questione. Pag. 79
Al riguardo, il dipartimento della Ragioneria generale dello Stato ha comunicato di non essere a conoscenza di quanto evidenziato nel documento parlamentare in ordine alla situazione finanziaria del comune di Reggio Calabria e di non essere in grado di verificare, sulla base delle informazioni disponibili e in assenza di elementi più puntuali in proposito, l'eventuale previsione di un contributo erariale di 71 milioni di euro a favore dello stesso comune.
Per quanto riguarda, poi, la richiesta di effettuare specifici accertamenti a carattere ispettivo, si rappresenta che giungono all'amministrazione che risponde numerose segnalazioni su questioni riguardanti gli enti locali; conseguentemente, in sede di programmazione annuale, vengono selezionate quelle che presentano particolari criticità; peraltro, al fine di un eventuale inserimento nel programma ispettivo, occorre valutare se le problematiche segnalate siano compatibili con gli obiettivi fissati dalla direttiva ministeriale sull'azione amministrativa, cui la programmazione annuale si ispira. Si assicura, comunque, che verrà valutata la possibilità di inserimento del predetto ente nelle future programmazioni.
Sulla questione la prefettura di Reggio Calabria, ufficio territoriale del Governo, interessata dal Ministro dell'interno, ha comunicato che le prospettive di stabilità finanziaria dell'amministrazione comunale di Reggio Calabria risultano oggettivamente problematiche, in quanto nelle scorse settimane lo stesso ufficio di prefettura è stato interessato più volte dalle rappresentanze sindacali dei lavoratori in forza alle società partecipate Multiservizi e Leonia, che si occupano rispettivamente degli interventi di manutenzione e della raccolta dei rifiuti nel territorio del capoluogo, ai fini della tutela delle spettanze retributive.
L'attività di mediazione svolta dalla prefettura ha consentito di evitare la proclamazione di azioni di sciopero, che avrebbero potuto determinare pesanti ricadute sotto il profilo della continuità dei servizi di pubblica utilità.
Anche gli organismi rappresentativi delle aziende edili e di altre categorie imprenditoriali si sono rivolti alla prefettura per lamentare il grave disagio che soffrono numerose ditte associate per i ritardi accumulatisi nei pagamenti dei corrispettivi loro dovuti per l'esecuzione di lavori di appalto affidati dall'ente locale e l'impossibilità di continuare a far ricorso al credito bancario a causa delle politiche restrittive in atto nel settore.
La prefettura ritiene che, nell'immediato, la possibilità di ripristinare regolari flussi di cassa da parte del comune è essenzialmente legata alla disponibilità di nuovi trasferimenti provenienti dallo Stato o dalla regione Calabria. D'altra parte, le citate difficoltà finanziarie - che potrebbero avere delle ricadute sotto il profilo della coesione sociale, anche alla luce di più ampi interventi connessi alla riforma dei sistemi di assistenza finanziaria, finalizzata al rientro del deficit maturato dalla regione Calabria - non riguardano soltanto il capoluogo, ma la generalità dei comuni della provincia.
La prefettura ha precisato, infine, che il comune di Reggio Calabria non ha ancora trasmesso alla prefettura stessa la certificazione relativa al conto di bilancio per l'anno 2009 (il rendiconto del 2009), mentre risulta regolarmente prodotta la certificazione per gli anni 2007 e 2008.
Inoltre, risulta già trasmessa alla prefettura la certificazione al bilancio di previsione per l'anno 2010, i cui dati contabili sono stati regolarmente caricati nella banca dati del Ministero dell'interno - Direzione centrale per la finanza locale.

PRESIDENTE. L'onorevole Minniti ha facoltà di replicare.

MARCO MINNITI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta che, tuttavia, mi trova oggettivamente insoddisfatto per una ragione semplicissima: nella lettura della risposta, il signor sottosegretario ha di fatto confermato, anche attraverso la nota della prefettura, tutte le preoccupazioni e le denunce fatte da noi interpellanti. Pag. 80
La situazione del comune di Reggio Calabria è drammatica e mi auguro che, anche attraverso questo mio intervento, giunga alla Ragioneria generale dello Stato il quadro della situazione: 330 milioni di euro di debiti. Una situazione, tra l'altro, confermata anche dagli uffici della prefettura, di incapacità di rispondere a creditori, siano essi lavoratori dipendenti del comune, siano ditte che hanno cooperato e lavorato con il comune da lunghissimi anni.
La situazione risulta ancora più grave perché, anche attraverso la risposta che il sottosegretario Giovanardi ha dato, risulta evidente che, mentre la prefettura afferma che la situazione è oggettivamente problematica e che la stabilità non può essere garantita se non vi saranno nuovi interventi da parte dello Stato, la Ragioneria generale dello Stato nega che siano in previsione nuovi interventi per quanto riguarda il comune di Reggio Calabria.
Per questo motivo - mi rivolgo al sottosegretario Giovanardi di cui apprezzo la sensibilità - mi sembra che la richiesta avanzata dagli interpellanti, che vi sia, cioè, un'ispezione da parte degli uffici del Ministero dell'economia e delle finanze e della Ragioneria generale dello Stato nel comune di Reggio Calabria, sia del tutto fondata.
Se mi si consente, vorrei aggiungere alcuni elementi che, nel momento in cui si è stilata l'interpellanza urgente in oggetto, non erano noti, perché ancora non erano avvenuti, ma che, tuttavia, contribuiscono a creare un quadro ancora più grave. Un esempio: il dirigente dell'ufficio finanziario del comune di Reggio Calabria è stato sospeso dal sindaco facente funzioni per trenta giorni, perché, - questo è il giudizio che viene dato dal sindaco facente funzioni - in maniera non motivata, ha incassato 900 mila euro per pagamenti, tra virgolette, impropri. Il dirigente dell'ufficio finanziario è stato sospeso per trenta giorni dal sindaco facente funzioni: non da un rappresentante dell'opposizione, ma dal sindaco con il quale dovrebbe avere un rapporto fiduciario.
È di oggi, la notizia secondo la quale sembra che il comune di Reggio Calabria non abbia pagato, negli anni 2007, 2008 e 2009, i contributi IRPEF per i dipendenti, che non abbia pagato i contributi previdenziali per i dipendenti e che li avrebbe utilizzati per pagare altre cose.
Non abbiamo ancora il bilancio consuntivo. Penso che sia uno dei pochissimi comuni d'Italia, se non l'unico, a non avere ancora un bilancio analitico; e questa, come risulta evidente, è una grave violazione della legge.
Ci troviamo di fronte, quindi, ad una situazione che non può essere più occultata, anche perché, come giustamente veniva riferito dalla prefettura di Reggio Calabria, c'è il rischio che questa situazione finanziaria abbia una immediata ricaduta per quanto riguarda i livelli di vivibilità di quella città. C'è un problema che riguarda la raccolta dei rifiuti, c'è un problema che riguarda l'acqua, c'è un problema che riguarda l'energia, perché tutte quante le ditte e le società, anche compartecipate dal comune, che operano nei servizi in questa direzione, non vengono pagate.
Ora, la situazione è da allarme rosso e vorrei che su questa questione ci fosse un'iniziativa immediata da parte del Governo, che dica con chiarezza alla Ragioneria generale dello Stato, attraverso il Ministero dell'economia, che se non si interviene su questo, su che cosa si interviene?
Non si può dire che esistono altre situazioni analoghe in Italia, perché, se così fosse, la situazione dell'Italia sarebbe più drammatica.
Penso anche - e ho concluso, signor sottosegretario - che in un momento in cui c'è una iniziativa generale dell'Italia intesa al rigore, a garantire i principi che ci consentano di tenere sul terreno della stabilità i conti pubblici, l'idea che possa esserci una città che ha, invece, un rapporto con i conti pubblici assolutamente licenzioso e molto disinvolto non serve né alla stabilità degli stessi, perché è del tutto evidente che la crisi e il dissesto del bilancio di una città importante come Pag. 81Reggio Calabria ha riflessi sui conti pubblici generali, né serve alla credibilità della battaglia per il rigore e la stabilità che si fa a livello nazionale. Infatti, è del tutto evidente che quella stabilità e quel rigore, che noi chiediamo di rappresentare a livello nazionale, vengono messi in crisi da comportamenti sul territorio che sono del tutto in contraddizione con quelle che sono le regole più elementari della trasparenza e del rigore nei bilanci pubblici.
Per questo penso che le ragioni che ci avevano portato a chiedere l'invio della commissione ispettiva a Reggio Calabria vengano oggettivamente e, se mi consente, anche soggettivamente confermate e rafforzate dalla risposta che qui, oggi, il sottosegretario Giovanardi ci ha dato. Mi si consenta dire che bisogna passare dalle parole ai fatti: se le cose che lei ha detto qui, signor sottosegretario, sono vere - le ha dette lei, le ha dette il Governo - non c'è alcun dubbio che ogni giorno di ritardo nell'invio di quella commissione diventa un ritardo colpevole, di cui il Governo oggettivamente, da oggi in poi, diventa complice. E io non voglio che il Governo italiano sia complice di una situazione di dissesto di una città del nostro Paese. Mi consenta di dirlo, da calabrese e da uomo del Sud.
C'è bisogno che su questo terreno si manifesti e si rappresenti un'etica della responsabilità delle classi dirigenti. Lo dico perché, in questo momento, l'etica della responsabilità delle classi dirigenti è anche un veicolo per dare un segnale di tenuta unitaria del nostro Paese. Il Governo non può far finta di non sapere e di non vedere. Se prima non sapeva, da questo momento in poi sa e ha visto, e mi aspetto che agisca di conseguenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi, giovedì 2 dicembre 2010, la VI Commissione permanente (Finanze), ha approvato, in sede legislativa, il seguente progetto di legge:
Golfo ed altri: Modifica all'articolo 147-ter del testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, in materia di parità di accesso agli organi di amministrazione delle società quotate in mercati regolamentati (2426); Mosca ed altri: Modifiche al testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, concernenti la parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in mercati regolamentati (2956), in un testo unificato, con il seguente titolo: «Modifiche al testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, concernenti la parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in mercati regolamentati» (2426-2956).

Annunzio di una delibera dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con lettera in data 29 novembre 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 9, della legge 20 luglio 2004, n. 215, la delibera del 24 novembre 2010, con la quale l'Autorità ha dichiarato che, in relazione all'incarico di amministratore unico della società «Mino Giachino comunicazione S.r.l. studio di immagine e relazioni pubbliche», ricoperto dal sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti Bartolomeo Giachino, sussiste l'incompatibilità prevista dall'articolo 2, comma 1, lettera c), della citata legge n. 215 del 2004, a far data dall'assunzione dell'incarico di Governo. Pag. 82
La predette delibera è a disposizione degli onorevoli deputati presso gli Uffici della Segreteria generale.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 13 dicembre 2010, alle 16:

Discussione della mozione Franceschini, Donadi ed altri n. 1-00492 di sfiducia al Governo.

La seduta termina alle 17,50.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3857-A - em. 3.500 488 488 245 488 57 Appr.
2 Nom. em. 3.51 497 495 2 248 231 264 56 Resp.
3 Nom. em. 3.52 495 288 207 145 25 263 56 Resp.
4 Nom. subem. 0.8.100.1 495 493 2 247 493 56 Appr.
5 Nom. em. 8.100 492 491 1 246 490 1 56 Appr.
6 Nom. em. 9.5, 9.54 492 492 247 227 265 55 Resp.
7 Nom. em. 9.6 490 490 246 230 260 54 Resp.
8 Nom. em. 9.4 rif. 492 491 1 246 485 6 54 Appr.
9 Nom. em. 10.100 478 477 1 239 477 54 Appr.
10 Nom. em. 10.101 480 480 241 480 54 Appr.
11 Nom. em. 10.50 482 482 242 482 54 Appr.
12 Nom. odg 9/3857-A/19 451 450 1 226 198 252 53 Resp.
13 Nom. Ddl 3857-A - voto finale 467 308 159 155 299 9 48 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.