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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 403 di lunedì 29 novembre 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 15.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 9 novembre 2010.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Barbieri, Berlusconi, Bocchino, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brunetta, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, D'Amico, Donadi, Dozzo, Gianni Farina, Fassino, Fitto, Franceschini, Frattini, Galati, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Mantini, Maroni, Martini, Antonio Martino, Mecacci, Meloni, Miccichè, Migliori, Leoluca Orlando, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Romani, Saglia, Stefani, Tremonti, Vito e Zacchera sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza, con lettera in data 26 novembre 2010, il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VIII Commissione (Ambiente):
«Conversione in legge del decreto-legge 26 novembre 2010, n. 196, recante disposizioni relative al subentro delle amministrazioni territoriali della regione Campania nelle attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti» (3909) - Parere delle Commissioni I, V, XI, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 12 novembre 2010, n. 187, recante misure urgenti in materia di sicurezza (A.C. 3857-A) (ore 15,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 12 novembre 2010, n. 187, recante misure urgenti in materia di sicurezza.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 3857-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali. Pag. 2
Avverto che il Presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto altresì che le Commissioni I (Affari costituzionali) e II (Giustizia) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Il relatore per la I Commissione, onorevole Santelli, ha facoltà di svolgere la relazione.

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, come da lei ricordato, il decreto-legge in esame è stato esaminato congiuntamente dalle Commissioni I (Affari costituzionali) e II (Giustizia). Io riferirò sugli articoli 2, 4, 5, 8 e 10 del provvedimento in oggetto che, più precisamente, fanno riferimento alle materie rientranti nella competenza della I Commissione.
L'articolo 2 reca misure per migliorare i controlli di ordine pubblico nelle manifestazioni sportive. In particolare, il comma 1 prevede che «Ferme restando le attribuzioni e i compiti dell'autorità di pubblica sicurezza, al personale di cui al comma 1 (steward) possono essere affidati, in aggiunta ai compiti previsti in attuazione del medesimo comma, altri servizi, ausiliari dell'attività di polizia, relativi ai controlli nell'ambito dell'impianto sportivo, per il cui espletamento non è richiesto l'esercizio di pubbliche potestà o l'impiego operativo di appartenenti alle forze di polizia.».
La disposizione non specifica direttamente quali dovranno essere le nuove mansioni degli steward i quali, in base alla normativa vigente, svolgono già attività di controllo all'interno degli impianti sportivi. Le Commissioni hanno però approvato un emendamento con il quale è stato previsto che le nuove mansioni degli steward siano individuate con decreto del Ministro dell'interno, già previsto dal comma 2, per la determinazione «delle condizioni e delle modalità» per l'affidamento dei compiti in questione. Tale decreto, «da adottare entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto», sarà sottoposto preliminarmente al «parere delle Commissioni parlamentari competenti».
I commi 3 e 4 dell'articolo 2 del provvedimento in esame estendono agli steward alcune disposizioni penali già previste dall'ordinamento a tutela dei pubblici ufficiali che svolgono servizi di ordine pubblico in occasione delle manifestazioni sportive.
Per capire il contenuto dell'innovazione, va ricordato che l'articolo 6-quater della legge 13 dicembre 1989, n. 401, già stabiliva che «chiunque commette nei confronti degli steward, purché riconoscibili e nell'esercizio delle loro mansioni, uno degli atti previsti dagli articoli 336 e 337 del codice penale»- vale a dire violenza, minaccia o resistenza nei confronti di un pubblico ufficiale - «è punito con le stesse pene ivi previste per chi commette i predetti atti contro un pubblico ufficiale». L'articolo 2, terzo comma, del decreto in discussione ha integrato questa previsione con l'aggiunta dell'aggravante prevista dall'articolo 339, comma 3, del codice penale.
Per effetto di tale innovazione, le pene previste dagli atti anzidetti sono aggravate quando il fatto è commesso mediante il lancio o l'utilizzo di corpi contundenti o altri oggetti atti ad offendere, compresi gli artifici pirotecnici, in modo da creare pericolo alle persone.
Il comma 4 dell'articolo 2 del decreto-legge, a sua volta, ha inserito nella legge n. 401 del 1989 l'articolo 6-quinquies, ai sensi del quale chi causa lesioni personali gravi o gravissime a uno steward, purché questi sia riconoscibile e nell'espletamento delle sue mansioni, in occasione di manifestazioni sportive, è punito con le stesse pene previste per chi causa lesione a un pubblico ufficiale in servizio d'ordine in occasione di manifestazioni sportive. La modifica apportata dalle Commissioni al comma 4 ha carattere formale.
L'articolo 4 integra la composizione della Commissione centrale consultiva per l'adozione delle misure di protezione e vigilanza, ossia dell'organismo di consulenza Pag. 3dell'Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale (UCIS), posto all'interno del dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, a capo del sistema di protezione delle persone ritenute a rischio. In particolare, la Commissione consultiva si esprime, su richiesta del direttore dell'ufficio centrale, sull'adozione, la modifica e la revoca delle misure di protezione e di vigilanza, nonché in materia di dotazioni strumentali e su ogni altra questione connessa alle misure di protezione e di vigilanza che il direttore dell'ufficio ritenga di sottoporle.
Nell'attuale composizione, la Commissione è presieduta dal direttore dell'UCIS ed è composta da un rappresentante per ciascuna delle forze di polizia, di cui all'articolo 2 del decreto-legge n. 83 del 2002, da un rappresentante della Agenzia informazione e sicurezza interna e da un rappresentante dell'Agenzia informazione e sicurezza esterna di particolare esperienza, rispettivamente nei settori della protezione delle persone esposte a rischio e dell'analisi sui fenomeni criminali e terroristici interni e internazionali.
Con la novella prevista dall'articolo 4 del decreto-legge, tutte le volte che la Commissione si esprime su questioni di sicurezza relative a magistrati, essa è integrata con un magistrato designato dal Ministero della giustizia. Con un emendamento è stato precisato che il magistrato designato dal Ministro della giustizia deve essere scelto fra quelli già collocati fuori ruolo, con incarico presso il Ministero della giustizia.
L'articolo 5 prevede la predisposizione di urgenti linee di indirizzo strategico per rafforzare l'attività del personale delle forze di polizia all'estero attraverso la massima valorizzazione del patrimonio informativo disponibile e dello scambio info-operativo. Con un emendamento è stato precisato che le linee di indirizzo devono essere adottate entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione al decreto-legge. Il compito di predisporre le linee di indirizzo strategico è affidato ad un organismo appositamente costituito presso il Ministero dell'interno e presieduto dal direttore centrale della polizia criminale, ossia il comitato per la programmazione strategica e per la cooperazione internazionale di polizia. È precisato che la partecipazione al comitato non dà luogo ad alcun compenso.
L'articolo 8, che le Commissioni non hanno modificato, prevede che il prefetto quale autorità provinciale di pubblica sicurezza disponga le misure che ritiene necessarie per il concorso delle forze di polizia all'attuazione delle ordinanze dei sindaci adottate ai sensi dell'articolo 54 del testo unico sull'ordinamento degli enti locali. Resta fermo che il prefetto può disporre ispezioni per accertare il regolare svolgimento dei compiti affidati, nonché per l'acquisizione di dati e notizie interessanti altri servizi di carattere generale.
L'articolo 10 prevede il collocamento in disponibilità dei viceprefetti e dei viceprefetti aggiunti per l'espletamento di incarichi di gestione commissariale e straordinaria, nonché per specifici incarichi connessi a particolari esigenze di servizio o a situazioni di emergenza. Più precisamente il testo iniziale dell'articolo 10 prevedeva che, per l'espletamento degli incarichi di gestione commissariale e straordinaria, nonché per specifici incarichi connessi a particolari esigenze di servizio o a situazioni di emergenza, i viceprefetti e i viceprefetti aggiunti, fino al 3 per cento della dotazione organica, fossero collocati in posizione di disponibilità per un periodo non superiore al triennio. Con un emendamento delle Commissioni è stato previsto, da una parte, che la disposizione riguarda anche i prefetti e, dall'altra, che il collocamento in disponibilità costituisca una facoltà e non un obbligo.
Il collocamento in disponibilità è disposto con decreto del Ministro dell'interno, su proposta del capo del Dipartimento delle politiche del personale dell'amministrazione civile per le risorse strumentali e finanziarie del Ministero dell'interno ed è prorogabile con provvedimento motivato per non più di un anno. È precisato che i funzionari collocati in disponibilità non occupano posto nella qualifica a cui appartengono e, nella qualifica Pag. 4iniziale della carriera prefettizia, devono essere resi indisponibili, per ciascun funzionario collocato in disponibilità, un numero di posti equivalenti dal punto di vista finanziario.
Viene infine rimessa alla contrattazione collettiva la determinazione del trattamento economico accessorio, spettante ai funzionari in disponibilità in relazione alle funzioni esercitate.
Prima di concludere, vorrei precisare che nel corso dell'esame in Commissione referente, con il collega Sisto, abbiamo espresso parere favorevole su alcune proposte emendative che ritenevamo migliorative del testo, invitando i colleghi a ritirare altre proposte su cui era necessaria - a nostro parere - una riflessione ulteriore su argomenti particolarmente delicati, sui quali credo che l'Assemblea dovrà oggettivamente esprimersi al meglio.
In particolare, ciò riguarda alcune tematiche come quelle relative all'Agenzia per i beni confiscati e alle norme interpretative in materia di tracciabilità. Infine, i relatori si sono riservati di verificare l'opportunità di tracciare, in qualche modo, alcuni limiti per la nuova previsione di quell'articolo 9 del decreto-legge in materia di confisca amministrativa, che si applica in presenza di violazioni gravi o reiterate in materia di tutela del lavoro, di igiene sui luoghi di lavoro e di prevenzione degli infortuni di lavoro. Su tutti questi temi ed altri che sono di più specifico riferimento del collega Sisto credo che il dibattito in Aula potrà portare ad ulteriori modifiche.

PRESIDENTE. Il relatore per la Commissione giustizia, onorevole Sisto, ha facoltà di svolgere la relazione.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, di seguito alla puntuale relazione della collega Santelli, che ha evidenziato la ratio del decreto-legge in esame, mi occuperò degli articoli 1, 3, 6, 7 e 9, che attengono più da vicino alle competenze della II Commissione (Giustizia), alla quale appartengo.
Si tratta di norme che afferiscono alla sicurezza negli impianti sportivi (l'articolo 1), all'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (l'articolo 3), alla tracciabilità dei flussi finanziari (articoli 6 e 7) e alla disciplina della confisca amministrativa (articolo 9).
Le Commissioni riunite hanno mantenuto sostanzialmente l'assetto del decreto-legge, vi hanno apportato alcune modifiche, rinviando all'esame dell'Assemblea quelle modifiche che possono richiedere un maggiore approfondimento (i nostri tempi, notoriamente sono ristretti).
Debbo dire, signor Presidente, che le scelte si collocano in perfetta assonometria con il perseguimento di un bene, quale quello della sicurezza, che il Governo ha sempre mantenuto come primario nei suoi assetti e nelle sue scelte, sicurezza sia di tipo preventivo, sia di tipo repressivo. In questo decreto-legge troviamo delle prove abbastanza evidenti di come questa politica sia stata seguita, non soltanto - ripeto - secondo queste due direttrici fondamentali classiche del diritto penale (ma anche del rito penale), ma anche secondo talune terapie di carattere amministrativo, e soprattutto in modo multimediale - se mi fate passare questo termine -, cioè con attenzione ai diversi beni giuridici che possono in sinergia garantire un maggiore assetto di sicurezza attivo e passivo: attivo per quanto concerne la capacità dello Stato di garantire; passivo per quanto concerne il diritto di ciascun cittadino a vedersi garantito nelle sue attività economiche e nella sua attività nel senso più puro e fondamentale del termine.
A questo afferisce l'articolo 1, che si compone di due commi (non modificati in sede di Commissioni I e II riunite). Il primo estende fino al 30 giorno del 2013 la vigenza delle disposizioni in materia di arresto in flagranza differita. Si tratta di una deroga assolutamente ragionevole: poter ritenere flagrante il comportamento del tifoso nelle 48 ore (secondo la modifica apportata) che venga videoripreso come capace di non far il tifoso ma di essere un soggetto che pone in essere dei reati, a me Pag. 5sembra correttissimo per garantire al tifoso di poter continuare ad esserlo e per evitare che le manifestazioni sportive diventino un ricettacolo di delinquenza, più o meno autorizzato in determinati contesti, impedendo, dunque, che certi reati intollerabili possano essere in qualche maniera, nella folla, nel magma indistinto dei soggetti, garantiti da forme di un'impunità (che è, appunto, intollerabile).
Introdotte nel 2003, queste norme di deroga all'arresto in flagranza differita, e in vigore fino al 30 giugno 2010, sono state prorogate sino al 30 giugno del 2013.
Si tratta di un istituto che ha dato importantissimi risultati - e non mi riferisco soltanto a parole, ma a numeri - e ha consentito l'arresto di soggetti violenti con un'ipotesi di flagranza nelle 48 ore dal compimento del fatto qualora vi fosse stata, appunto, la videoripresa o delle foto che attestino la commissione del reato.
Nella relazione di accompagnamento al disegno di legge, si può apprezzare che gli incontri con feriti sono diminuiti ben del 40,87 per cento, mentre il numero dei feriti è diminuito del 47,05 per cento per i civili e del 63,14 per cento per quanto concerne le forze di polizia. L'aumento del numero dei denunciati è del 10,85 per cento, mentre il numero degli arrestati è diminuito del 40,91 per cento.
L'unico dato, in ovvia controtendenza, perché vi è l'introduzione di questi ruoli, è che le aggressioni riportate dai cosiddetti steward, nel 2010, hanno registrato un incremento del 107 per cento, perché le aggressioni di tifoserie violente si sono ovviamente incrementate. Questo è anche il motivo per cui sono state introdotte, dall'articolo 2, alcune disposizioni volte a tutelare la sicurezza degli steward.
Sempre in materia di steward, è stata introdotta, molto opportunamente ad avviso di chi parla - articolo 1, comma 2 -, una sanzione amministrativa nei confronti delle società sportive che impiegano steward in numero inferiore a quello previsto. Anche qui siamo nell'ambito di quella fascia di prevenzione e, al tempo stesso, repressione che consente una maggiore efficacia di queste norme. Gli steward rappresentano un importante strumento per contrastare la violenza negli stadi, anche se, naturalmente, non possono dichiararsi sostitutivi delle forze di polizia, benché abbiano compiti nuovi e, almeno quoad poenam, siano stati equiparati alle forze di polizia, poiché agiscono in modo rilevante in determinati e particolari contesti.
L'articolo 3: seconda pista di strategia è l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, la quale può autofinanziarsi attraverso i proventi derivanti dall'utilizzo dei beni immobili confiscati. È stato audito il prefetto Mario Morcone, direttore dell'Agenzia medesima, che ha fornito ulteriori spunti per poter migliorare il testo, anche con riferimento a successivi interventi normativi. Sono stati approvati alcuni emendamenti ed è stato rinviato, per l'esame in Assemblea, l'emendamento Bressa 3.4 relativo all'assegnazione dei beni sequestrati.
L'articolo 3 prevede, oltre all'autofinanziamento, la possibilità, per l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, di disporre, con delibera del consiglio direttivo, l'estromissione di singoli beni immobili dell'azienda e il loro trasferimento al patrimonio degli enti territoriali che ne facciano richiesta, qualora, però, si tratti di beni che gli enti territoriali medesimi già utilizzavano a qualsiasi titolo per finalità istituzionali.
Il comma 3 dello stesso articolo 3 potenzia ancora l'attività istituzionale e rafforza lo sviluppo organizzativo dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, attraverso la stipula di contratti di lavoro a tempo determinato, in deroga alla vigente legislazione, per una durata non superiore al 31 dicembre 2012. In proposito, è stato approvato un emendamento con il quale si prevede la possibilità di avvalersi di personale proveniente dalle pubbliche amministrazioni e dalle agenzie, compresa l'Agenzia del demanio, e dagli enti territoriali, Pag. 6assegnato all'Agenzia medesima anche in posizioni di comando o di distacco.
È fatta salva l'applicazione del principio dell'estinzione dei crediti erariali per confusione, ai sensi dell'articolo 1253 del codice civile nell'ipotesi di confisca dei beni ad aziende o società sequestrate alla criminalità organizzata, già introdotto dall'articolo 2, comma 11, della legge 15 luglio 2009 n. 94 - uno dei pacchetti sicurezza che il Governo ha introdotto nel nostro sistema - escludendo, perciò, l'applicazione del divieto di autocompensazione, introdotto, in via generale, dalla recente manovra finanziaria, con l'articolo 31 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito dalla legge 30 luglio 2010, n. 122.
Gli articoli 6 e 7 hanno un'estrema rilevanza. Sono contenuti nel capo terzo e si occupano delle disposizioni sulla tracciabilità dei flussi finanziari, indispensabili per fornire un'univoca interpretazione e specifici chiarimenti. È un intervento normativo resosi indispensabile ed utile per chiarire alcuni dubbi applicativi su talune norme sulla tracciabilità introdotte con il Piano straordinario contro le mafie di cui alla legge 13 agosto 2010, n. 136: uno dei punti più delicati, sia per l'importanza della tracciabilità in un'ottica di trasparenza dei finanziamenti degli appalti pubblici, sia sotto il profilo della complessità della relativa disciplina.
Unico l'emendamento approvato. Si è rinviato all'Assemblea l'esame più approfondito di alcuni emendamenti identici, Vitali 6.13 e Tassone 6.14, sulla nozione di filiera delle imprese.
Detto questo sul piano generale, l'articolo 6 fornisce finalmente un'univoca interpretazione dell'articolo 3 della legge n. 136 del 2010 riguardante il piano straordinario contro le mafie, la cui applicabilità ai contratti già stipulati al momento dell'entrata in vigore del piano (7 settembre 2010) non sembrava ben chiara ad alcuni. Da un lato si chiarisce che la nuova disciplina sulla tracciabilità si applica ai contratti sottoscritti successivamente alla data di entrata in vigore della legge e ai contratti di subappalto e ai subcontratti da essa derivanti. Dall'altro si prevede per i contratti stipulati precedentemente alla legge n. 136 e per i contratti di subappalto e subcontratti da essi derivanti un termine di adeguamento alle nuove regole di centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge. Il termine, secondo un emendamento approvato in Commissione, non decorre dal vigore della legge 13 agosto 2010, n. 136 e, quindi, dal 7 settembre 2010, bensì dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge. Questo ovviamente per consentire la più ampia capacità di adeguarsi ai meccanismi innovativi. Si tratta di una scelta certamente condivisibile sulla scorta di due esigenze che avrebbero rischiato di essere astrattamente inconciliabili: la certezza dei rapporti contrattuali che non consentirebbe l'applicazione della nuova normativa ai contratti già stipulati e quella di consentire la tracciabilità anche di quei contratti che, seppure stipulati prima del 7 settembre 2010, avranno un'esecuzione che si svilupperà in fasi temporali successive all'entrata in vigore della legge n. 136 del 2010. Ricordo che la tracciabilità dei flussi finanziari in materia di appalti rappresenta uno strumento molto efficace nella lotta alla criminalità di stampo mafioso, ma questa definizione può rischiare di essere una tautologia.
Sempre in chiave interpretativa si chiariscono i concetti di filiera delle imprese - vi è un emendamento che certamente va approfondito - e di conto dedicato anche in via non esclusiva: è anche questo un dato che meritava questo approfondimento. Si precisa che cosa si intende con possibilità di eseguire pagamenti anche con strumenti diversi dal bonifico bancario o postale, specificando che gli strumenti devono comunque essere idonei ad assicurare la piena tracciabilità della transazione finanziaria. La filiera delle imprese, di cui ai commi 1 e 9 dell'articolo 3 della legge 13 agosto 2010, n. 136, si intende riferita ai subappalti come definiti all'articolo 118, comma 11, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, nonché ai subcontratti stipulati per l'esecuzione anche, non esclusiva, del contratto. Pag. 7L'espressione quindi «anche in via non esclusiva» di cui al comma primo dell'articolo 3 della legge 13 agosto 2010, n. 136 si interpreta nel senso che ogni operazione finanziaria relativa a commesse pubbliche deve essere realizzata tramite uno o più conti correnti bancari o postali, utilizzati anche promiscuamente per più commesse purché per ciascuna commessa sia effettuata la comunicazione circa il conto o i conti utilizzati, nel senso che sui medesimi conti possano essere effettuati movimenti finanziari anche estranei alle commesse pubbliche comunicate. Quindi, non una strettoia ma uno strumento di certificazione all'interno anche di conti correnti diversi, della trasparenza, della genesi, della provenienza, della destinazione di quell'operazione.
L'articolo 7 interviene sempre nella materia dei flussi finanziari, apportando necessarie modifiche e integrazioni agli articoli 3 e 6 sempre del piano straordinario contro le mafie, la legge n. 136 del 2010. Sono stati approvati alcuni emendamenti che hanno migliorato senza stravolgere la disposizione in esame mentre per altri emendamenti si è preferito rimandare la loro eventuale approvazione all'esame approfondito dell'Assemblea. Con le prime modifiche all'articolo 3, lettera a) vengono ammessi altri sistemi di pagamento oltre al bonifico bancario o postale purché idonei ad assicurare la piena tracciabilità finanziaria delle operazioni. Il tentativo è quello di rendere più duttile, più rapido, più capace, più operativo il modo di gestire la propria attività da parte delle imprese senza - ripeto - che la tracciabilità possa costituire un appesantimento di quest'attività. Abbiamo necessità delle imprese in un momento così difficile e c'è necessità di trasparenza. Trasparenza che sia non un appesantimento ma una facilitazione verso operazioni di mercato che siano assolutamente sicure. Con un emendamento approvato dalle Commissioni si è specificato che la tracciabilità deve essere assicurata anche per gli strumenti di incasso.
Il comma 2 è stato sostituito con il comma 1 e sono stati così ammessi altri mezzi di pagamento oltre al bonifico bancario e postale purché idonei - si diceva - a garantire la piena tracciabilità delle operazioni per l'intero importo dovuto, anche per i pagamenti degli stipendi destinati ai dipendenti dell'appaltatore e dei consulenti e dei fornitori di beni e servizi rientranti tra le spese generali nonché quelli destinati alla provvista di immobilizzazione tecniche.
Si è introdotto il numero 2-bis per rendere più elastica la normativa sulla tracciabilità, portando da 500 a 1.500 euro il limite di spese giornaliere oltre il quale è applicabile la disciplina sulla tracciabilità dei pagamenti. Sempre in quest'ottica, si è previsto che l'eventuale costituzione di un fondo cassa a cui attingere per spese giornaliere, salvo obbligo di rendicontazione ovviamente, deve essere effettuata tramite bonifico bancario o postale o altro strumento di pagamento idoneo a consentire la tracciabilità delle operazioni in favore di uno o più dipendenti.
Gli strumenti di pagamento idonei a tracciare i flussi finanziari devono riportare, in relazione a ciascuna transazione, il codice identificativo gara (cosiddetto CIG) attribuito dall'autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture e, ove obbligatorio ai sensi dell'articolo 11 della legge n. 3 del 16 gennaio 2003, anche il codice unico di progetto (cosiddetto CUP).
Si sancisce espressamente che il mancato utilizzo del bonifico bancario o postale ovvero degli altri strumenti idonei a consentire la piena tracciabilità delle operazioni comporti la risoluzione del contratto, non precisando, come invece faceva il testo originario, che si tratta di una risoluzione di diritto.
In relazione alle sanzioni amministrative in materia di tracciabilità dei flussi finanziari si prevede che le sanzioni amministrative pecuniarie siano applicate dal prefetto della provincia ove ha sede la stazione appaltante o l'amministrazione concedente, in deroga a quanto stabilito dal quinto comma dell'articolo 17 della legge n. 689 del 24 novembre 1981 e in deroga all'articolo 22, primo comma, della stessa Pag. 8legge e successive modificazioni, e in caso di opposizione il giudice competente è quello del luogo dove ha sede l'autorità che ha applicato la sanzione.
Quale ultima norma rientrante in maniera più diretta fra le competenze proprie della Commissione giustizia, segnalo l'articolo 9, che andrebbe ad integrare l'articolo 20 della legge n. 689 del 24 novembre 1981, recante modifiche al sistema penale. In particolare, in presenza di violazioni gravi o reiterate in materia di tutela del lavoro, igiene sui luoghi di lavoro e prevenzione degli infortuni sul lavoro, viene prevista la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere la violazione e delle cose che ne sono il prodotto, anche se non venga emessa l'ordinanza-ingiunzione di pagamento, qualora sia stato effettuato il pagamento della sanzione pecuniaria in misura ridotta. Tale disposizione è estremamente delicata e le Commissioni non l'hanno modificata non perché non sia stato ritenuto opportuno modificarla, ma perché la delicatezza dell'oggetto meritava degli approfondimenti, anche in merito a questioni occupazionali.
Tra gli emendamenti presentati ve ne è uno che a mio parere meriterebbe una particolare valutazione: è quello presentato dal collega Contento, che prevede come causa di esclusione della confisca l'ipotesi in cui siano stati comunque applicati correttamente dall'ente i modelli di cui al decreto legislativo n. 231 del 2001 in materia di responsabilità amministrativa degli enti. Qualora ricorra tale ipotesi, infatti, appare davvero eccessiva la disposizione della confisca amministrativa degli strumenti funzionali all'attività di impresa: in alcuni casi si tratterebbe di macchinari il cui valore potrebbe superare anche il milione di euro. Vorrei aggiungere, a questo proposito che, se vi deve essere una logica di sistema, è evidente una considerazione: se l'impresa è stata adempiente ed ha investito per rendersi più trasparente all'interno e all'esterno, ciò dovrebbe essere un viatico affinché, alla luce di una logica di minima premialità, per l'impresa che sappia stare sul mercato, approfittando di questi strumenti di controllo, vi possa essere un esonero di questo tipo di sanzione a carico, come ripeto, di chi sia capace di rispettare la norma e in qualche modo meritare un trattamento di tipo diverso proprio per questa capacità di trasparenza interna ed esterna.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente e signor rappresentante del Governo, ormai state procedendo solo con decreti-legge, che ormai hanno raggiunto un numero per noi insopportabile. Noi dell'Italia dei Valori lo abbiamo più volte denunciato, anche se voi non ne tenete conto. Siamo stanchi di dovervi ogni volta chiedere quali sono le ragioni eccezionali di necessità e di urgenza. Purtroppo state stravolgendo persino le regole della prassi costituzionale. Il fatto è che ogni volta affastellate materie diverse: alcune sono accettabili, altre no.
Così facendo ci impedite di esprimere un giudizio globalmente positivo o negativo, costringendoci a distinguere ciò che va bene da ciò che proprio non va bene. È il caso anche di questo ennesimo decreto-legge, del quale illustrerò dapprima gli argomenti che potremmo condividere.
Il primo di essi riguarda il Capo I, che reca misure per gli impianti sportivi. Ci trova d'accordo l'estensione fino al 30 giugno 2013 della vigenza delle disposizioni in materia di arresto in flagranza differita che sono state introdotte nel 2003 e che sono rimaste in vigore sino al 30 giugno 2010. Siamo d'accordo con il relatore che si tratta di un istituto che ha dato risultati nel contrasto alla violenza negli stadi, in quanto ha consentito di arrestare i soggetti violenti, come se si trattasse di un'ipotesi di flagranza di reato, entro 48 ore dal compimento del fatto qualora questo fosse stato ripreso da immagini televisive o fotografiche. Come riportato nella relazione di accompagnamento Pag. 9al disegno di legge, gli scontri con feriti sono diminuiti del 40,87 per cento e tra questi il numero dei feriti è diminuito del 47,05 per cento per quanto concerne i civili e del 63,14 per cento per quanto concerne le forze di polizia; inoltre, il numero dei denunciati è aumentato del 10,85 per cento mentre quello degli arrestati è diminuito del 40,91 per cento.
Concordiamo anche con l'aspetto sanzionatorio di cui al comma 2 che punisce con il pagamento della somma da 20 mila a 100 mila euro le società sportive che impiegano i cosiddetti steward in numero minore rispetto a quanto stabilito dal Piano approvato dal gruppo operativo di sicurezza.
Ci trova d'accordo anche la previsione dell'articolo 2 con la quale si attribuiscono ai cosiddetti steward ulteriori compiti, poteri e funzioni rispetto a quelli attualmente previsti, definiti come servizi ausiliari dell'attività di polizia per i quali non è richiesto l'esercizio di pubbliche potestà o l'impiego imperativo di appartenenti alle forze di polizia.
Lo stesso può affermarsi in merito al comma 3 che dispone l'applicabilità ai reati di violenza e minaccia nei confronti degli steward dell'aggravante di fatto commesso mediante il lancio o l'utilizzo di corpi contundenti o altri oggetti atti ad offendere, compresi gli artifici pirotecnici, in modo da creare pericolo alle persone.
La norma sul potenziamento dell'Agenzia per i beni confiscati, invece, è condivisibile in linea di massima, ma comincia a presentare luci ed ombre. Condividiamo, infatti, che sia potenziata, ma con le precisazioni di cui dirò. È accettabile che il potenziamento passi attraverso l'autofinanziamento e che sia previsto l'aumento delle risorse umane e finanziarie, tuttavia abbiamo delle riserve da avanzare. La prima è che la messa a profitto dei beni sequestrati deve servire innanzitutto per le finalità sociali indicate nella legge istitutiva. Occorre vigilare per evitare che i beni disponibili non siano utilizzati per gonfiare la struttura e mantenerla, come spesso accade a tutte le strutture organizzate, che prima di tutto pensano a se stesse.
Sotto questo profilo rivolgiamo una prima raccomandazione: vi diffidiamo dall'aprire altre sedi - quattro ulteriori, secondo notizie di stampa - perché non servirebbero ad altro se non a reperire posti che potrebbero prestarsi ad una loro gestione clientelare. Riteniamo, inoltre, che il potenziamento del personale non debba passare attraverso il ricorso a personale nuovo, ma attraverso il ricorso a personale precario o vincitori di concorsi delle amministrazioni dell'Interno o della Giustizia che non abbiano trovato capienza e che non siano stati chiamati, ad esempio perché vi è stato il taglio dei finanziamenti, oppure perché è venuta meno l'esigenza pubblica. Si tratta di profili professionali e di persone che culturalmente sono vicini ai compiti dell'Agenzia e che pertanto potrebbero essere utilmente occupati, invece che pensare a chiamarne degli altri. Ritengo che su questo punto ci dobbiate fornire delle risposte senza le quali è difficile pensare che possiamo esprimere una valutazione complessivamente positiva.
Nessuna osservazione avanziamo in merito all'articolo 4 che integra la composizione della Commissione centrale consultiva, compreso l'emendamento con il quale il magistrato designato viene scelto tra quelli già collocati fuori ruolo con incarico presso il Ministero della giustizia. Riteniamo, infatti, che i magistrati debbano restare a svolgere le loro funzioni ed essere occupati il meno possibile in funzioni che possano distoglierli dai loro compiti di istituto.
Siamo d'accordo anche sull'articolo 5 che istituisce presso il Ministero dell'interno il Comitato per la programmazione strategica e per la cooperazione internazionale di polizia.
Ugualmente favorevoli ci trovano le disposizioni che riguardano la tracciabilità dei flussi finanziari, ma su questo tema ci troverete sempre d'accordo nella filosofia, anche se, poi, bisogna vedere se concretamente Pag. 10l'applicazione pratica verrà incontro alle esigenze dei cittadini più che delle banche.
L'articolo 6 reca norme di interpretazione e attuazione dell'articolo 3 della legge n. 136 del 2010 concernente la tracciabilità dei flussi finanziari in materia di appalti. Accanto a norme che delineano l'efficacia temporale di suddette disposizioni, si precisano le modalità di utilizzo dei conti correnti dedicati alle pubbliche commesse, specificandosi, inoltre, che per alcune ipotesi di pagamenti in favore di soggetti pubblici e/o di soggetti qualificati, nonché per spese di modesta entità, l'uso di strumenti di pagamento diversi dal bonifico sia autorizzata a condizione che siano idonei ad assicurare la piena tracciabilità della transazione finanziaria.
Ugualmente d'accordo ci trova l'articolo 7, con alcune modifiche all'articolo 3 e all'articolo 6 della legge n. 136 del 2010, dettando norme interpretative su alcuni dei punti più complessi relativi alla tracciabilità dei flussi finanziari negli appalti.
L'ultima disposizione che ci trova d'accordo è quella che prevede che, in presenza di violazioni gravi e reiterate in materia di sicurezza sul lavoro, è sempre disposta la confisca amministrativa delle cose che servirono o furono destinate a commettere la violazione e delle cose che ne sono il prodotto anche se non venga emessa l'ordinanza-ingiunzione di pagamento.
Ma il nostro insanabile dissenso riguarda l'articolo 8: con esso voi subordinate i prefetti e i sindaci in nome di un modello di sicurezza che ha già fallito; con esso voi depotenziate le forze di polizia nazionali e trasferite sul piano locale i poteri di polizia. Il vostro modello svilisce le forze di polizia che operano sulle grandi indagini che richiedono un coordinamento nazionale. È un modello che opera surrettiziamente un federalismo della sicurezza che è controproducente e non in linea con l'esigenza di concentrare le forze di polizia sulla grande criminalità organizzata, nazionale e transnazionale. L'avete già fatto con il ridicolo provvedimento sulle «ronde», con il quale avete preso un micidiale granchio, considerato che neppure i sindaci leghisti ne avevano usufruito. Con questo provvedimento all'esame vi mettete in contrasto con tutti i prefetti, che rappresentano un corpo di eccellenza dello Stato, senza neppure portare vantaggio ai sindaci.
Il Ministro leghista ritiri questa norma leghista, inutile e pericolosa, che gli farà fare un'altra brutta figura. Lo «sceriffismo» non ci ha mai convinto, men che meno ci convince questa disposizione. L'Italia dei Valori vuole la sicurezza e proprio per questo ne combatte ogni controfigura e non vuole che sia contrabbandata per tale una «burletta» come quella che riguarda l'attribuzione dei poteri ai sindaci-sceriffi, sottraendone ai garanti della sicurezza nazionale la sua unitarietà. Perciò il nostro voto favorevole al provvedimento in esame è subordinato alla eliminazione o meno di questa norma.
Infine, ci trova assai perplessi, se non contrari, la disposizione dell'articolo 10, piuttosto pasticciata e dalle finalità palesi che rimangono oscure, ma dalle finalità occulte che risultano chiare, cioè la rimozione di personale scomodo. Ma la norma non può essere emanata senza garanzie e le garanzie non possono essere rappresentate dal fatto che essa sia applicata con più o meno intelligenza.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN. Signor Presidente, questo decreto-legge in materia di sicurezza giunge a compimento di un percorso attuato dal Governo Berlusconi fin dal maggio 2008, con il primo «pacchetto» sicurezza che prese vita in un Consiglio dei Ministri a Napoli. Il Governo Berlusconi ha agito con fermezza negli ultimi due anni in alcune materie che erano non soltanto all'origine del nostro programma elettorale, ma che erano, a nostro parere e secondo quello dei cittadini italiani, materie cogenti, pertanto assolutamente sentite dai nostri cittadini.
Quindi ci siamo mossi, in un primo momento, con una serie di norme in materia Pag. 11di sicurezza urbana e di nuovi poteri ai sindaci, che ho visto qui criticare dall'onorevole Palomba, ma su cui poi vorrei tornare. Ricordo a tutti le misure contro l'immigrazione clandestina e per l'integrazione degli stranieri regolari; tutta una serie di nuovi strumenti investigativi messi a disposizione delle forze dell'ordine; le misure anticontraffazione che fanno parte del pacchetto «made in Italy»; le aggressioni ai patrimoni mafiosi; la sicurezza stradale; la sicurezza negli stadi; le nuove norme contro le infiltrazioni mafiose negli appalti.
Questo primo pacchetto, del maggio 2008, ha trovato il suo completo percorso di attuazione nell'agosto 2010: quindi, in poco più di un anno e mezzo, in seguito ai decreti attuativi realizzati dal Governo, abbiamo visto l'attuazione pratica di una misura corposa di leggi, inserite nel primo pacchetto.
Nel gennaio 2010 arriva il secondo pacchetto, dove adottiamo un Piano straordinario contro le mafie, che vedrà, poi, nel febbraio 2010, l'istituzione dell'Agenzia per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e, nell'agosto 2010, il Piano straordinario contro le mafie, che viene approvato definitivamente in Parlamento.
Perché faccio questa disamina generale? In quanto, soltanto così si possono capire le misure adottate in questo nuovo pacchetto, che sono complementari ad un'azione strategica già messa in atto dal Governo.
Si tratta di un'azione strategica che ha portato, cari colleghi, ad un successo senza pari, fortunatamente, nei confronti della criminalità organizzata, e che ha segnato un aumento del 53 per cento negli arresti dei mafiosi catturati, che arrivano a 6.483; dei superlatitanti, nell'ambito della famosa classifica dei trenta latitanti più pericolosi, ne sono stati arrestati ben ventinove. Si tratta, dunque, di un'azione fortissima anche sotto un altro aspetto: non solo quello che ha colpito le persone mafiose, ma anche quello che ha colpito il tesoro della mafia, con un totale - tra beni sequestrati e confiscati - di circa 14,9 miliardi di euro. Si tratta di cifre che la dicono lunga sull'azione sinergica che c'è stata tra i vari comparti dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata.
Per questo motivo si è intervenuti con un'azione fatta dal Governo - e mi rivolgo all'onorevole Palomba - che ha visto, nell'opera di questi decreti che hanno dato vita al pacchetto sicurezza, la possibilità di intervenire in modo chirurgico ad eliminare alcuni aspetti. Ricordo, ad esempio, che gli sbarchi via mare in Italia sono stati ridotti dell'88 per cento, dopo il famoso provvedimento che ha visto la lotta senza quartiere agli sbarchi a Lampedusa e nelle altre coste italiane. Allo stesso modo, si è intervenuti con un'azione più complessiva che va dalla lotta alla criminalità, alla mafia e alle organizzazioni criminali, ai pacchetti sicurezza nei confronti delle persone - ricordiamoci tutto il pacchetto antistupro - dove abbiamo visto un'azione del Governo anche molto forte nella persecuzione e nell'inasprimento delle pene per i reati contro la persona, abbiamo così potuto operare in un'azione concordata e sinergica.
Oggi ci troviamo qui - e speriamo che questo provvedimento trovi il più ampio consenso dell'Aula - a fare un'operazione di «limatura» e anche di «cesellatura» di alcuni provvedimenti che avevamo già adottato e che sono stati citati dai relatori, come ad esempio il provvedimento sugli steward. Ricordiamoci che la violenza negli stadi italiani è un fenomeno, purtroppo, tristemente noto, quasi sociologico, che bisogna combattere mettendo in campo una strategia anche più complessa. Gli steward sono una realtà in molti Paesi europei, come ad esempio in Inghilterra e nei Paesi che prima di noi hanno adottato questo strumento responsabilizzando anche le società sportive.
In questo caso, noi abbiamo addirittura una sanzione che va dai 20 ai 100 mila euro, qualora gli steward non siano in numero sufficiente. Tuttavia, siamo intervenuti dando anche una tutela giuridica a questo personale, in modo che possa avere gli strumenti e le coperture per offrire un servizio così delicato: ciò, anche per sgravare Pag. 12le forze dell'ordine da compiti che le vedono assorbite - in modo anche preponderante - rispetto alle normali azioni di polizia giudiziaria.
L'altro aspetto già sollevato dai colleghi concerne l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità: si tratta di un'operazione assai complessa che riguarda non soltanto il potenziamento dell'Agenzia, e lo voglio dire sinceramente anche all'onorevole Palomba che ha sollevato la questione. Non si fa speculazione sui beni della mafia: si sottrae questa enorme quantità di denaro alla mafia e la si rimette in circolo in modo virtuoso, anche attraverso l'utilizzazione dei beni - laddove possibile - da parte degli enti territoriali, i quali si trovano, così, a disposizione, beni immobili che erano un simbolo della lotta alla mafia e che possono utilizzare sui propri territori.
Inoltre, nello stesso momento sono stati potenziati quegli aspetti che permettono a quelle società, a quelle aziende che creano lavoro sul territorio di essere private del vulnus mafioso ma di avere la possibilità, attraverso i contratti di lavoro, attraverso quella che è la normativa, di poter continuare a garantire occupabilità sui territori di riferimento. Questo perché la lotta alle organizzazioni criminali, soprattutto in alcune aree del nostro territorio, è una lotta complessa, complanare, che vede integrarsi vari aspetti, da quello più propriamente giudiziario a quello economico, a quello dell'occupazione. Abbiamo quindi pensato, e il Governo l'ha fatto in modo egregio, ma anche con l'umiltà di poter testare continuamente questo meccanismo e di poterlo rivedere laddove necessario, a come fare un'azione sinergica e tout court di contrasto alle criminalità organizzate.
L'altro aspetto, non meno importante, che se andiamo a vedere è collegato da un filo rosso a questa azione, è quello della tracciabilità dei flussi finanziari. È evidente che abbiamo la necessità di contrastare la criminalità organizzata in loco, di contrastarla nelle azioni criminali che mette in atto, di poter confiscare i beni, ma di poter anche seguire in modo perentorio quello che è il flusso del denaro, perché seguendo il flusso del denaro si scoprono le nuove forme di riciclaggio e i fili conduttori che collegano le organizzazioni mafiose.
Ultimo aspetto, non meno importante, riguarda la sicurezza urbana e l'attuazione delle ordinanze dei sindaci con il coordinamento, ovviamente, delle prefetture. Questo non è uno svilimento del ruolo dei prefetti, che sono un'eccellenza dello Stato, ma è l'integrazione totale tra lo Stato e gli enti territoriali, soprattutto alla luce dei cambiamenti dei fenomeni criminali e dei fenomeni di sicurezza pubblica nelle città e nelle grandi città italiane. Ricordo per tutti, a titolo di esempio, la collaborazione che c'è stata a Roma, la mia città, nella lotta contro la prostituzione su strada. Se non ci fosse stata una cooperazione vera tra il prefetto, il sindaco e le forze dell'ordine questo tipo di contrasto non avrebbe potuto attuarsi. Non dobbiamo quindi guardare con paura e con sospetto alle nuove forme di collaborazione e di cooperazione tra forze dello Stato ed enti diversi, ma dobbiamo invece auspicare un sempre maggior coordinamento e una visione integrata dei sistemi di polizia.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, con questo intervento vorrei attenermi alla parte del provvedimento che riguarda più particolarmente la Commissione giustizia, in seguito il collega Naccarato si occuperà di altri argomenti. Il decreto-legge n. 187 del 2010 affronta alcune tematiche in materia di sicurezza e si pone un po' come complementare rispetto ad altri provvedimenti già assunti. In particolare, sulla sicurezza degli impianti sportivi mira a una serie di disposizioni che tendono a rafforzare la tutela penale degli steward come personale incaricato dei servizi di controllo, di accesso agli impianti sportivi, dell'instradamento degli spettatori, della verifica del regolamento d'uso degli impianti sportivi medesimi. Il Pag. 13rafforzamento della tutela penale sostanzialmente ci vede favorevoli e comunque su questa strada bisogna fare molta attenzione che non si dilatino in maniera abnorme i poteri di queste figure, nate con determinati ambiti e poteri amministrativi che non devono sconfinare in ambiti appartenenti alla polizia giudiziaria. Ho sentito dire adesso, dalla collega Lorenzin, che, per non gravare particolarmente le forze di polizia si potrebbero dare più poteri a questo personale. Riteniamo che proprio la genericità di questa delega che viene data sostanzialmente in bianco al Ministro con decreti ministeriali rasenti profili di incostituzionalità (articolo 25 della Costituzione).
Infatti, nel momento in cui si parla di tutela penale e di equiparazione ai pubblici ufficiali - sia pure al fine della configurazione del reato lesioni personali gravi e gravissime - è necessario che sia definita in tutti gli elementi la condotta, quindi, anche le mansioni effettivamente svolte, che devono essere determinate per legge.
In questo decreto mancano perfino i criteri, in base ai quali il decreto ministeriale dovrebbe individuare gli ulteriori servizi, ausiliari da affidare agli steward di supporto alle attività di polizia giudiziaria. Credo quindi che, su questo punto, in sede di esame degli emendamenti bisognerà correggere questo testo, perché non si devono creare momenti di confusione e commistione di attività e di ruoli, perché in uno Stato democratico bisogna che le funzioni pubbliche e le responsabilità rimangano ben distinte.
Esaminerò più approfonditamente la questione riguardante l'Agenzia per i beni sequestrati e confiscati. Istituita con decreto-legge n. 4 del 2010, ha avuto una disciplina più meditata nella legge di conversione, la n. 50 del 31 marzo 2010, cui il nostro gruppo ha dato in Commissione giustizia un forte contributo costruttivo, proprio nella convinzione che l'aggressione dei patrimoni, unitamente alla rapidità ed effettività del loro utilizzo, costituisca lo strumento più efficace di lotta alla mafia.
Non può quindi che guardarsi positivamente l'istituzione di un organismo finalizzato ad assicurare unità di interventi e programmazione già durante la fase dell'amministrazione giudiziaria dei beni sequestrati in previsione della confisca; quello che bisognava adeguare, e che con questo decreto-legge si cerca in qualche modo di fare attraverso alcuni correttivi che verranno presentati in Aula - e che già in parte sono stati concretizzati in Commissione - è dare una forza operativa a questo organismo, perché sappiamo tutti che quest'Agenzia nasce con un'unica sede, con soltanto trenta persone in dotazione e con delle dotazioni finanziarie modeste.
Voglio precisare che, nel momento in cui il Governo si fa grande per i risultati conseguiti nella lotta alla criminalità organizzata, con dei dati e dei numeri che ho sentito di nuovo snocciolare, quì dalla collega Lorenzin dobbiamo sapere tutti che il fatto che le forze di polizia abbiano potuto catturare dei latitanti e portare a termine delle operazioni lunghissime nella ricerca dei latitanti medesimi, certamente non deriva dall'approvazione dei pacchetti sicurezza di questo Governo e nemmeno dall'approvazione di questo decreto-legge, ma deriva dall'attività costante e dall'impegno delle nostre forze dell'ordine e della magistratura; sicuramente vi è una responsabilità politica positiva del Ministro, ma questo decreto-legge non c'entra assolutamente nulla, perché la materia su cui interviene è altra.
Per quanto invece concerne le risorse e il personale dell'Agenzia, noi abbiamo già cercato di correggere e potenziare quella parte del decreto in particolare. L'Agenzia potrà stipulare contratti a tempo determinato di durata fino a due anni. Inoltre potrà utilizzare, a seguito di mobilità dalle altre amministrazioni, in particolare dall'Agenzia del demanio, personale che aveva maturato professionalità specifiche (l'Agenzia del demanio si occupava infatti della gestione dei beni confiscati prima dall'Agenzia).
Secondo noi, la cosa importante che deve maturare, che non si è ancora potuta definire nelle Commissioni, è la questione Pag. 14del cosiddetto autofinanziamento: questo decreto-legge, in maniera condivisibile, prevede delle forme di autofinanziamento per l'Agenzia, che derivano dalla gestione dei beni immobili e che, tramite il Fondo unico per la giustizia, dovrebbero poi transitare a finanziare l'Agenzia.
Con la nostra proposta emendativa - che, tra l'altro, non ha nulla di originale, ma tiene conto delle esigenze fatte presenti in Commissione, durante l'audizione, dal prefetto Morcone - che attualmente è il direttore dell'Agenzia ed è quindi la persona che, a distanza di qualche mese, ha avuto la possibilità di monitorare le esigenze effettive per l'operatività dell'Agenzia medesima -, si propone di prevedere che l'Agenzia stessa si autofinanzi, anche con la gestione dei patrimoni aziendali confiscati o sequestrati alla mafia: questo, forse, è uno degli aspetti più importanti della realtà economica delle organizzazioni criminali e rappresenterebbe, da un lato, una via di finanziamento importante e, dall'altro, anche un modo per conoscere la gestione contabile delle aziende che sono proprie del patrimonio delle organizzazioni criminali. Costituirebbe inoltre un modo per dare visibilità e utilità all'azione dello Stato e un messaggio certo alle organizzazioni che gestiscono le imprese economiche che andrebbero a finanziare proprio l'Agenzia nata per la lotta contro la criminalità organizzata.
Il terzo punto - terzo soltanto in ordine per cronologico, perché forse è uno dei punti principali del provvedimento in esame - riguarda la tracciabilità dei flussi finanziari. Questo meccanismo è stato messo a punto nella legge n. 136 del 2010, votata all'unanimità dal Parlamento, che ha visto un'attività di costruzione operosa nell'ambito della Commissione di riferimento, la Commissione giustizia: essa prevede una delega al Governo per l'emanazione di un codice delle misure di prevenzione nei confronti della mafia, ma pone anche norme immediatamente precettive riguardanti proprio la tracciabilità dei flussi finanziari.
Con il provvedimento in esame, sostanzialmente, si mettono a punto norme interpretative e chiarificatrici che tengono conto anche delle sollecitazioni che su tale aspetto avevano rappresentato alcune forze dell'opposizione: in particolare, una nostra risoluzione, presentata in Commissione giustizia, mirava a richiedere una delucidazione o norme integrative, soprattutto per la disciplina transitoria, con riferimento agli appalti e ai contratti stipulati prima dell'entrata in vigore della legge n. 136 del 2010.
Questo pacchetto di norme è l'elemento qualificante del cosiddetto piano straordinario contro la mafia e del provvedimento in esame. Su tali norme, insieme ad altre che poi, come dicevo prima, svilupperà meglio il collega Naccarato, si gioca anche la posizione del Partito Democratico nei confronti del provvedimento al nostro esame: le norme sulla cosiddetta tracciabilità, pur essendo state messe a punto nella normativa anche per le opere riguardanti l'Abruzzo dopo il terremoto, in realtà non hanno trovato operatività perché la loro entrata in vigore era stata rinviata all'emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio, mai emanato.
Questa volta la legge ha tracciato una strategia di contrasto al crimine organizzato che vuole captare i flussi di denaro pubblico, anche attraverso imprese e prestanomi: è stato messo a punto un meccanismo che consente di ricostruire il percorso del denaro pubblico. Non vorremmo che attraverso le proposte emendative presentate in Commissione da deputati della maggioranza - poi ritirate, perché mi sembra vi sia stato il parere non favorevole del Governo e dei relatori, ma delle quali è stata anticipata, con un comunicato di qualche giorno fa, la ripresentazione in Aula -, il piano straordinario di lotta alla mafia e il procedimento di tracciabilità dei flussi finanziari venissero messi nel nulla e svuotati di effettivo significato, dietro il cosiddetto paravento dell'operatività delle imprese.
Infatti, ritengo che il sistema di contrasto alla mafia e alle organizzazioni criminali - ove sia affidato prevalentemente o soltanto alla repressione penale - sia inadeguato. D'altro canto le distorsioni Pag. 15del mercato recano pregiudizio alla libera iniziativa economica, consentendo agli operatori economici che violano i doveri verso la collettività di precostituirsi posizioni di indebito vantaggio.
Gli imprenditori onesti - piccoli o grandi che siano - non hanno paura di un «conto dedicato anche in via esclusiva», secondo la formula che è stata coniata, insieme alla maggioranza e al Governo proprio in sede di approvazione della legge entrata in vigore nel settembre 2010.
Il conto dedicato non deve mettere paura: si tratta di un conto dedicato alla gestione, in entrata e in uscita, di fondi pubblici che, quindi, finanziano l'opera pubblica, l'appalto, il contratto, la consulenza ma che può essere utilizzato anche per la gestione di appalti non pubblici. Quando c'è denaro pubblico è ovvio che gli oneri di rendicontazione e di trasparenza debbono necessariamente essere più stringenti ma, non per questo, devono limitare l'operatività delle imprese.
Questo è per noi un cardine, un punto di equilibrio che riteniamo, attraverso la normativa primaria del Piano straordinario antimafia e attraverso questo decreto-legge, che ha tenuto conto anche delle nostre osservazioni nella richiesta di risoluzione avviata in Commissione giustizia, sia stato raggiunto, consentendo così di valorizzare le strategie di contrasto al crimine organizzato.
In chiave di ordine pubblico economico ciò presuppone obblighi di trasparenza, suscettibili di adeguati riscontri in modo che venga data la massima visibilità a tutte le informazioni afferenti al finanziamento pubblico e ai soggetti che vi hanno accesso, e la totale disponibilità a dirette informazioni da parte dell'autorità di pubblica sicurezza e dei soggetti legittimati ad esercitare l'azione di prevenzione antimafia personale e patrimoniale.
Quando si parla di tracciabilità dei flussi finanziari si intende far riferimento, in primo luogo, ad una disciplina del sistema di pagamento suscettibile di adeguate e tempestive verifiche, che non intralci l'attività dell'impresa, ma che presupponga un'organizzazione contabile efficace, efficiente, in grado di assicurare la corrispondenza effettiva degli altri gestori con le finalità del progetto beneficiario delle agevolazioni.
Aspettiamo quindi lo svolgimento del dibattito in Aula e la riunione del Comitato dei diciotto per comprendere l'orientamento effettivo del Governo e dei relatori su punti qualificanti di questo decreto-legge in materia di sicurezza, che vede arrivare quasi all'operatività effettiva un sistema che è partito da lontano e che ci auguriamo possa essere il punto di convergenza tra maggioranza e opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.

GIORGIO CONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è inutile nascondere come il provvedimento in esame rivesta oggi un'importante centralità negli impegni assunti dal Governo e nelle attese del Paese. Trattiamo infatti un tema sempre attuale, presente nel dibattito politico e, senza falsa retorica, in ogni programma elettorale, anche dei nostri rispettivi partiti. Proprio il comune impegno su uno dei temi di maggiore attenzione ed apprezzamento da parte dell'opinione pubblica ci vede lavorare, anche in questa discussione, con concretezza e disponibilità, eventualmente, ad accogliere ogni proposta migliorativa.
Il gruppo Futuro e Libertà per l'Italia valuta positivamente il testo del Governo ed il lavoro svolto nelle Commissioni di merito, quale ulteriore tassello di un percorso legislativo lungo, ma sul quale si è impegnata la maggioranza di Governo.
Senza timore di essere frainteso, Futuro e Libertà per l'Italia è tra coloro che hanno sempre sostenuto questo percorso.
La sicurezza è un impegno primario che abbiamo assunto con tanti elettori che nel 2008 hanno scelto con chiarezza il centrodestra quale garanzia di legalità nel significato più ampio del termine. L'oggettiva eterogeneità delle disposizioni oggi all'esame richiede però qualche sottolineatura e anche qualche ulteriore riflessione. Pag. 16
La sicurezza negli stadi mantiene ancora profili di criticità, basti pensare alle allucinanti immagini di quel tifoso serbo che, in quella che doveva essere una giornata di festa per la partita della nostra nazionale di calcio, ha messo a dura prova la tenuta del sistema sicurezza dello stadio di Marassi, o alle numerose e settimanali scene di guerriglia urbana che accompagnano le cronache sportive.
Viene rafforzato, attraverso la previsione di una adeguata sanzione, l'impegno delle società sportive per garantire l'adeguato numero di addetti alla sicurezza, disposto dal Gruppo operativo sicurezza. A tutela degli stessi operatori di sicurezza all'interno degli stadi viene estesa anche a questa figura professionale l'applicazione delle pene previste dal reato di lesioni a pubblico ufficiale, attraverso un'equiparazione degli steward ai pubblici ufficiali in servizio di ordine pubblico in occasione di manifestazioni sportive. È una scelta condivisibile e necessaria, sulla falsariga della strategia adottata con successo in Gran Bretagna per avviarci a una sempre maggior responsabilizzazione e coinvolgimento delle società sportive.
In merito alla lotta alla criminalità organizzata, i risultati conseguiti dal Governo, dalle forze dell'ordine e dalla magistratura nella lotta alle mafie, confermati anche dalle cronache delle ultime settimane, sono sicuramente importanti. Malgrado ciò, in questo specifico e delicato settore interviene l'articolo 3, che rafforza l'operatività e l'organizzazione dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Oltre alla previsione di possibili assunzioni con rapporti a tempo determinato, merita una sottolineatura anche l'individuazione di una forma di autofinanziamento, con finalità destinate al potenziamento dell'Agenzia stessa. Importante è anche la previsione che l'Agenzia possa trasferire direttamente al patrimonio degli enti territoriali che ne facciano richiesta singoli beni immobili già in uso a qualsiasi titolo per finalità istituzionali; un segnale questo atteso da tante comunità locali.
La sicurezza di persone sottoposte a misura di protezione riveste anch'essa una figura centrale nella garanzie democratiche del Paese. All'articolo 4 viene prevista la partecipazione di un magistrato, designato dal Ministero della giustizia, ai lavori della commissione preposta all'adozione delle misure di protezione proprio di un magistrato.
La cooperazione internazionale tra le forze di Polizia riveste un carattere strategico, soprattutto nella lotta a fenomeni criminosi, sempre più spesso di dimensione sovranazionale. L'articolo 5 prevede l'istituzione di un Comitato per la programmazione nell'ambito della cooperazione tra forze di Polizia, a supporto del lavoro del personale di Polizia già dislocato all'estero.
Attiene sempre alla lotta alla criminalità organizzata il dispositivo di cui agli articoli 6 e 7. È noto come la lotta alle organizzazioni criminali passi anche attraverso il controllo dei movimenti finanziari. Le norme in esame dispongono la corretta interpretazione delle disposizioni in materia di tracciabilità dei flussi finanziari, di cui all'articolo 3 della legge 13 agosto 2010, n. 136, che aveva posto però alcuni problemi interpretativi ad amministrazioni, imprese e professionisti interessati. La chiarezza su questo punto aiuta ad applicare in modo efficace un importante strumento di lotta alla criminalità.
Tema di stretta attualità politica è sicuramente l'attribuzione di nuove funzioni di ordine pubblico ai sindaci, attraverso la previsione di ordinanze specifiche. L'articolo 8 prevede che il prefetto disponga tutte le misure necessarie per il concorso delle forze di Polizia al fine di attuare le ordinanze disposte dai sindaci ai sensi dell'articolo 54 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali. Questo passaggio è sicuramente delicato ed ha sollevato non poche osservazioni da parte delle stesse forze di Polizia.
Il gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia, pur condividendo l'indirizzo generale che prevede l'intervento di specifiche ordinanze dei sindaci, evidenzia come vi sia comunque un progressivo indebolimento Pag. 17del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, e delle funzioni operative e gestionali in capo alle questure. Ciò attraverso una generica disposizione per cui il prefetto deve collaborare all'attuazione di ordinanze del sindaco, a volte - ne abbiamo viste - «fantasiose» da parte di alcuni cosiddetti «sindaci sceriffo» e di fatto pericolose per la stessa operatività delle forze dell'ordine.
È una norma che non mi permetto di criticare con pregiudizio, ma che merita l'approfondimento parlamentare, per evitare che si traduca in un semplice omaggio politico ad alcuni sindaci di una precisa parte politica, che utilizzano questi nuovi poteri solo a fini propagandistici.
L'articolo 9 introduce la confisca, anche in assenza di ordinanza e ingiunzione, per eventuali violazioni reiterate delle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro. È un segnale di ulteriore attenzione verso una vera e propria emergenza nazionale. È un provvedimento che non esitiamo a definire sacrosanto.
Anche l'articolo 10, che mi permetto di tratteggiare appena, si inserisce nella riorganizzazione operativa del Ministero dell'interno, attraverso la disciplina della disponibilità di prefetti, viceprefetti e viceprefetti aggiunti. Ho voluto espressamente effettuare una breve analisi perché, come anticipato, le finalità generali e l'impianto complessivo delle norme in esame non possono che vedere la piena condivisione del nostro gruppo.
In conclusione, segnalo, con soddisfazione la presentazione di misure, sotto forma di emendamenti, che dopo anni di promesse dovrebbero trovare finalmente adeguata copertura alla cosiddetta, più volte citata, specificità. Si tratta, in buona sostanza, dell'adeguamento delle retribuzioni per gli operatori delle forze dell'ordine e di polizia. È un riconoscimento che si può condividere all'unanimità per il significato politico che rappresenta, perché va oltre il mero valore economico della norma. Come è noto, si tratta di un riconoscimento al valore, al lavoro e ai sacrifici di donne e uomini che, ogni giorno, lavorano in silenzio per garantire la sicurezza di tutti e per conseguire quei risultati nella lotta alle mafie, che ho già avuto modo di ricordare anche in questo intervento.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Pastore. Ne ha facoltà.

MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, stiamo discutendo del decreto-legge n. 187 del 12 novembre 2010, che reca disposizioni in materia di sicurezza. Si tratta di misure che si inseriscono - anche io vorrei sottolinearlo - in un percorso che in questa legislatura, grazie all'iniziativa di questo Governo, ha visto il Parlamento convertire in legge altri decreti-legge di grandissima importanza.
Per questo motivo, vorrei ricordare: il decreto-legge n. 92 del 2008, che riguarda un complesso di disposizioni in materia di sicurezza pubblica, con riferimento anche ai temi dell'immigrazione e del concorso delle Forze armate al controllo del territorio; il decreto legge n. 151 del 2008, che reca misure in materia di prevenzione e accertamento di reati, di contrasto alla criminalità organizzata e all'immigrazione clandestina; il decreto-legge n. 11 del 2009, in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori; da ultimo, il decreto-legge n. 4 del 2010, che ha istituito un'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
Tutto questo a dimostrazione dell'attenzione che questo Governo, in particolare il Ministero dell'interno, ma anche questo Parlamento, hanno nei confronti di un tema, quello della sicurezza, sentito dai cittadini, ma non solo. Grazie a questi provvedimenti abbiamo messo le forze dell'ordine e i magistrati in condizione di meglio agire per perseguire quegli obiettivi, che sono necessari affinché il nostro Paese possa definirsi un Paese civile.
Arrivando al provvedimento che oggi è in discussione, condividiamo le disposizioni che esso contiene: in particolare, le disposizioni contenute all'articolo 2, relative Pag. 18agli ulteriori compiti attribuiti agli steward, quindi alla sicurezza negli stadi; quelle all'articolo 4, che integrano la composizione della Commissione centrale consultiva per l'adozione delle misure di sicurezza personale, in modo che un magistrato possa essere presente nel momento in cui vengono vagliate le richieste di protezione che possono riguardare magistrati; l'articolo 5, che istituisce il Comitato per la programmazione strategica per la cooperazione internazionale di polizia; l'articolo 8, che riguarda l'articolo 54 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali; l'articolo 10, che prevede il collocamento in disponibilità dei viceprefetti e dei viceprefetti aggiunti, per l'espletamento di incarichi di gestione commissariale straordinaria, nonché per specifici incarichi connessi a particolari esigenze di servizio o a situazioni di emergenza.
Ciò riguarda le materie strettamente attinenti alla I Commissione della quale faccio parte, ma vorrei evidenziare anche l'importanza dell'articolo 3, concernente misure di sostegno all'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, che prevede la possibilità di utilizzare i singoli beni immobili e di trasferirli agli enti territoriali che ne facciano richiesta e che li utilizzino a fini istituzionali.
Vorrei sottolineare inoltre l'importanza degli articoli 6 e 7 che riguardano la tracciabilità dei flussi finanziari in materia di appalti: per combattere la criminalità, per combattere le associazioni mafiose abbiamo bisogno di questa trasparenza, e quindi di iniziative che, senza mettere in difficoltà le imprese e gli imprenditori, consentano però di capire esattamente da dove proviene il denaro e dove questo denaro andrà a finire.
L'obiettivo di questo decreto-legge, così come di tutte le disposizioni di legge che questo Parlamento ha approvato in materia di sicurezza, è quindi quello di attuare una seria e rigorosa politica della sicurezza, di dotare la magistratura e le forze dell'ordine di tutti gli strumenti utili affinché ci sia davvero una lotta seria e concreta alla criminalità organizzata e alle associazioni mafiose e si possa dimostrare la presenza dello Stato che si estrinseca anche attraverso i patti territoriali che il Ministro Maroni ha approvato in tante città in questi ultimi due anni e mezzo, e che si manifesta, inoltre, nell'attenzione agli enti locali, quindi agli amministratori, e in particolare ai sindaci.
Vorrei quindi soffermarmi, molto brevemente, su alcune osservazioni che sono state svolte dai colleghi che mi hanno preceduto. L'onorevole Palomba ha espresso alcune riserve, alcune obiezioni, che forse nascondono dei timori relativi alle disposizioni concernenti l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Credo che sia interesse di tutti, ma in primo luogo del Ministro dell'interno e dell'intero Governo, che questa Agenzia sia davvero operativa, snella, efficace, che davvero i beni sequestrati e confiscati abbiano un utilizzo immediato sul territorio, con un ritorno anche in termini economici, che consenta non solo la migliore operatività dell'Agenzia stessa, ma anche di evitare che i beni rimangano abbandonati a se stessi e che diventino poi obsoleti e non più utilizzabili.
L'altra osservazione che mi ha colpito particolarmente come componente della I Commissione, ma anche come persona che ha avuto esperienza negli enti locali, riguarda l'articolo 8, e quindi l'integrazione all'articolo 54 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali che al momento rappresenta la principale legge in materia di autonomie locali.
Su questo sono state svolte delle osservazioni serie da parte di alcuni colleghi che vedono forse con sospetto la possibilità che il prefetto disponga tutte le misure necessarie al concorso delle Forze di polizia per dare attuazione alle ordinanze adottate dai sindaci ai sensi del citato articolo 54. Vorrei ricordare che questo Parlamento aveva già approvato una disposizione che ampliava il potere di ordinanza dei sindaci disponendo che i sindaci Pag. 19possono adottare non solo ordinanze contingibili ed urgenti «ampliandone il panorama» ma anche quali cittadini eletti e primo riferimento del territorio, di adottare provvedimenti a tutela della sicurezza, della vivibilità e della tranquillità.
Credo che la sostituzione del comma 9 attuata dal decreto-legge in discussione possa e debba essere letta come espressione della volontà di dare vita ad un coordinamento efficace tra chi è emanazione territoriale del Ministero dell'interno, ossia il prefetto, tra i sindaci, che sono il primo riferimento dei cittadini, e tra tutte le forze dell'ordine. Non vedo nella suddetta modifica un ruolo subalterno del prefetto rispetto ai sindaci. Credo, invece, che si voglia attuare una maggiore cooperazione e collaborazione.
Quanto all'osservazione che è stata fatta circa il favore ai cosiddetti «sindaci-sceriffi», ritengo si debba sottolineare come il potere di ordinanza è riconosciuto a tutti i sindaci e non solo ad alcuni, così come tutti i sindaci meritano dignità e considerazione, visto che sono stati eletti dai propri concittadini; forse l'epoca dei «sindaci-sceriffi» è davvero passata. Tutti noi abbiamo interesse a dimostrare serietà, onestà, concretezza e rispetto per i ruoli, quindi anche per quelli dei prefetti e delle forze dell'ordine.
In particolare, vorrei auspicare che in sede di lavori d'Aula e di Comitato dei nove si possa arrivare ad una riflessione più completa su questi temi.
Per concludere, vorrei ringraziare, come sempre in modo sentito, il Ministero dell'interno, il Governo e anche le forze di polizia e la magistratura per tutto quello che stanno facendo per la sicurezza del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge n. 187, pur contenendo alcune norme condivisibili e più volte auspicate dall'opposizione, ha il grande limite di affrontare la questione della sicurezza con la logica emergenziale alla quale il Governo ha ormai abituato il Parlamento e non affronta i due temi più importanti che aspettano risposte da anni: la necessità di aumentare le risorse per la sicurezza per riconoscere sul serio la specificità delle forze dell'ordine; una riforma del comparto sicurezza per attuare pienamente la legge n. 121 del 1981, legge fondamentale che ha prodotto risultati molto importante, e gli articoli 117 e 118 della Costituzione che hanno delineato un sistema integrato di sicurezza che coinvolge diversi soggetti istituzionali con funzioni differenziate.
In questo mio intervento sul decreto in esame proverò ad indicarne i limiti sui quali abbiamo presentato alcuni emendamenti, le lacune che andrebbero colmate con apposite leggi ordinarie e gli errori che, a nostro parere, andrebbero cancellati.
In due anni e mezzo il Governo ha presentato tre decreti-legge ed un disegno di legge in materia di sicurezza. Il numero così elevato di interventi sulla stessa materia dimostra che è necessario predisporre un provvedimento legislativo organico se si vuole superare la gestione emergenziale dei problemi. Il Governo finora ha rincorso le questioni con intenti il più delle volte propagandistici. Basti ricordare due esempi: le ronde e l'utilizzo dei militari per il controllo del territorio. Nel primo caso, come dimostrato dallo scarsissimo numero di ronde attive, si è trattato di un fallimento clamoroso; nel secondo, a distanza di due anni e mezzo, si può facilmente constatare che sarebbe stata molto più efficace, meno costosa per le casse dello Stato e più utile sul piano della professionalità e della capacità operative l'assunzione di nuovo personale. Non si può andare avanti con proclami e slogan soltanto per lucrare qualche voto approfittando della paura dei cittadini.
Nel corso del tempo si sono create strutture con funzioni e compiti che spesso si sovrappongono, determinando confusione e sprechi di risorse. La riorganizzazione ed il riordino del sistema di Pag. 20prevenzione e repressione del crimine devono partire dal riconoscimento che forze di polizia e Forze armate devono svolgere funzioni diverse e non sovrapponibili né intercambiabili. In questo quadro è possibile razionalizzare l'impiego di risorse economiche, umane e strumentali ed eliminare gli sprechi e doppioni.
Il Governo deve prendere atto che non basta procedere con i pacchetti sicurezza attuati mediante decreto-legge e che proseguendo così non si risolvono i problemi. L'emergenza che il Governo prova ad affrontare con i continui decreti è determinata anche e soprattutto dai tagli di risorse che lo stesso Governo ha inflitto alle forze dell'ordine e al comparto sicurezza, che ha invece bisogno di maggiori strumenti e di investimenti per aumentare la capacità operativa, l'efficienza e la professionalità.
A causa dei tagli e del mancato rispetto delle promesse e degli impegni assunti dal Governo tutti i sindacati di polizia, delusi dall'incontro con il Ministro dell'interno di venerdì scorso, 26 novembre, hanno proclamato lo stato di mobilitazione per ottenere il pagamento degli arretrati, il riconoscimento economico e giuridico delle promozioni e degli adeguamenti retributivi per il triennio 2011-2013 e l'istituzione di forme di previdenza complementare.
Questa è la realtà, che è ben distante dai proclami che sentiamo fare spesso dal Governo e dai rappresentanti della maggioranza. L'aumento della sicurezza si ottiene se si riconosce con fatti concreti la specificità e se si migliorano le condizioni di lavoro della forze dell'ordine. Se non si risolvono questi aspetti, l'emergenza diventerà la consuetudine e non si affronteranno in maniera seria le questioni.
Peraltro, la conferma che lo strumento del decreto-legge è usato a sproposito dal Governo è contenuta nell'articolo 5 del provvedimento, dove viene istituito un nuovo comitato per la programmazione strategica e la cooperazione internazionale di polizia nell'ambito del Ministero dell'interno. Al comitato viene affidato il compito di elaborare linee di indirizzo strategico, definite urgenti, senza stabilire un termine per adottarle e senza dare alcuna indicazione sulla composizione del comitato stesso. Queste lacune purtroppo significano o che non c'è l'urgenza o che, se pure c'è, non verrà soddisfatta.
Il decreto-legge si occupa di quattro temi principali: la sicurezza urbana, l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, la tracciabilità dei flussi finanziari, sui quali è intervenuta in maniera puntuale l'onorevole Ferranti, e la sicurezza delle manifestazioni sportive.
Il primo punto è la parte peggiore del decreto-legge e, a parere del gruppo del Partito Democratico, andrebbe ritirata. L'articolo 8 risponde a criteri propagandistici e non aiuta la sicurezza urbana, né aumenta l'efficienza del funzionamento delle forze dell'ordine. Questa parte ricorda la questione delle ronde, con un'aggravante, che rischia di determinare confusione e conflittualità tra i diversi livelli istituzionali competenti in materia di sicurezza. L'articolo 8 stravolge il sistema di sicurezza pubblica. Rovescia, infatti, e capovolge il rapporto tra il sindaco, che diventa l'autorità che decide, e il prefetto, che diventa l'autorità che esegue senza nemmeno margini di discrezionalità, visto che la norma dice che il prefetto «dispone» - e non che «può disporre» - le misure ritenute necessarie per il concorso delle forze di polizia per assicurare l'attuazione delle ordinanze dei sindaci. In questo modo si sovverte il rapporto decisionale tra sindaci e prefetti: ai primi spetta il compito di decidere e condizionare l'impiego delle forze di polizia statali, ai secondi spetta il ruolo di esecutori.
La norma introdotta con l'articolo 8 mette in discussione la terzietà della funzione di polizia, che oggi è assicurata da prefetti e questori. Se i sindaci, cariche elettive che devono fare i conti con i voti dei cittadini, avranno il potere di decidere, utilizzando i prefetti, l'impiego delle forze di polizia, c'è il rischio che la funzione di polizia diventi strumento di consenso elettorale. Si pensi a quali conflitti si scateneranno nei comuni dove i sindaci decideranno Pag. 21di utilizzare le forze di polizia per eseguire ordinanze contestate dallo schieramento politico rivale. In quelle circostanze non ci sarà più un soggetto terzo al quale rivolgersi per ricomporre il conflitto, perché il prefetto sarà sottoposto al sindaco. Oppure - situazione ancor peggiore - si pensi a cosa accadrà nei comuni dove c'è una pesante infiltrazione della criminalità organizzata. In un Paese dove ogni anno, grazie all'azione di controllo e di verifica dei prefetti, decine di consigli comunali vengono sciolti per infiltrazioni mafiose, il decreto-legge rischia di produrre disastri. Nei comuni infiltrati, il sindaco colluso o peggio con la criminalità organizzata, anziché preoccuparsi dei controlli del prefetto, potrà obbligare proprio il prefetto a disporre l'impiego delle forze di polizia per eseguire l'attuazione delle sue ordinanze, che magari sono tese a favorire l'attività delle organizzazioni criminali.
Inoltre il decreto-legge contrasta con la Costituzione. L'articolo 117, infatti, assegna allo Stato la competenza esclusiva nelle materie ordine pubblico e sicurezza e pertanto l'autorità che deve decidere e disporre sull'uso delle forze dell'ordine in queste materie deve essere lo Stato e, quindi, il prefetto e il questore.
È urgente attuare la Costituzione che stabilisce che l'ordine e la sicurezza pubblica sono materie di competenza statale e la polizia amministrativa locale è di competenza regionale. Non si può andare avanti con interventi confusi e contraddittori: devono essere attuati al più presto gli articoli 117 e 118 e serve una legge statale che disciplini le forme di coordinamento tra Stato e regioni, che stabilisca in modo uniforme a livello nazionale gli ambiti amministrativi della polizia locale.
Tutti i soggetti istituzionali devono essere coinvolti per evitare sovrapposizioni e confusioni di ruoli, che hanno peggiorato la sicurezza dei cittadini e l'efficienza degli interventi delle forze dell'ordine e delle polizie locali: l'obiettivo è costruire un sistema integrato di sicurezza. Per la sicurezza urbana servono maggiori risorse alle autonomie locali e alle forze dell'ordine per aumentarne la presenza sul territorio.
Con il decreto-legge il Governo commette un grave errore, perché per ragioni di propaganda e di consenso rischia di scardinare l'assetto della sicurezza, producendo danni incalcolabili e una grande confusione; per nascondere le inadempienze e le insufficienze della propria azione, e i tagli pesantissimi alle autonomie locali (altro che attenzione ai poteri dei sindaci) il Governo ricorre alla propaganda e si inventa per i sindaci funzioni e compiti nuovi, e impossibili da esercitare. Un anno fa ci fu la presa in giro delle ronde; ora tocca ai sindaci sovraordinati ai prefetti. Sarebbe molto più serio e molto più utile destinare ai comuni i soldi che spettano loro (penso ad esempio allo sblocco del Patto di stabilità) per svolgere le funzioni che la legge attribuisce a legislazione vigente ai comuni (penso alle materie sul sociale dove si può fare davvero la prevenzione), che non inventarsi nuovi poteri senza poi far corrispondere le risorse per poterli esercitare. Sul secondo punto servono dei correttivi per far funzionare al meglio e potenziare l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Nei comuni con meno di 15 mila abitanti i beni sequestrati e confiscati devono poter essere destinati direttamente in concessione per finalità sociali agli organismi privati che assicurano la maggiore garanzia per il perseguimento dell'interesse pubblico. In questo modo si risolverebbe una delle maggiori difficoltà incontrate dall'Agenzia: la presenza di beni sequestrati e confiscati che non riescono ad essere assegnati perché nei comuni piccoli, dove c'è un forte inquinamento della criminalità organizzata, i sindaci subiscono pressioni che non consentono loro di procedere nell'assegnazione dei beni. Il terzo punto è condivisibile ma può essere migliorato e rafforzato, mentre, al contrario, alcuni emendamenti presentati da deputati del Popolo della Libertà in Commissione peggiorano il testo e ne vanificano gli obiettivi. Infatti in Pag. 22Commissione abbiamo visto proposte emendative della maggioranza che rendono incerti i modi e i tempi di entrata in vigore dell'obbligo di tracciabilità per gli appalti in corso e limitano la tracciabilità alle operazioni superiori ai 60 mila euro. Questi emendamenti devono essere ritirati, altrimenti la lotta alle mafie subirà un durissimo colpo d'arresto. Attenzione, perché questo è un tema molto delicato e molto importante. Dopo l'approvazione del piano mafia bisogna proseguire con determinazione e rigore nella lotta alla criminalità organizzata. La tracciabilità dei flussi finanziari per gli appalti può e deve diventare uno strumento efficace di prevenzione e contrasto delle infiltrazioni criminali nel tessuto economico legale, soprattutto in questa fase di crisi economica. La tracciabilità deve essere affiancata da nuovi interventi legislativi, come, ad esempio, l'introduzione del reato di autoriciclaggio del denaro proveniente da attività criminali. Per rendere più incisivo il decreto in esame è necessario introdurre una norma per far assumere gli obblighi sulla tracciabilità dei flussi finanziari anche ai subappaltatori e ai subcontraenti a pena della nullità dei contratti. Infine, sul quarto punto condividiamo il ripristino delle disposizioni contenute nell'articolo 8 commi 1-ter e quater della legge n. 401 del 1989: l'arresto in flagranza per reati commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive e l'applicazione dell'arresto differito. In sostanza, quando non è possibile eseguire immediatamente l'arresto per ragioni di sicurezza o di incolumità pubblica, viene considerato in stato di flagranza chi, sulla base della documentazione videofotografica, risulta autore di un reato inerente alle manifestazioni sportive. Si tratta di norme utili, introdotte e confermate dagli ultimi due Governi, che hanno rafforzato gli strumenti di prevenzione e contrasto a disposizione delle forze dell'ordine. Mentre nei commi 1 e 2 dell'articolo 2 sono contenute norme indefinite e imprecise sugli steward che devono essere assolutamente precisate, il decreto prevede che al personale addetto agli impianti sportivi possono essere affidati altri servizi, ausiliari dell'attività di polizia, e che sarà un successivo decreto del Ministro dell'interno a stabilire le condizioni e le modalità per l'affidamento dei suddetti servizi. Gli ulteriori servizi da affidare devono essere definiti per rendere efficace la gestione degli impianti sportivi e perché nel decreto vengono previste delle disposizioni - sulle quali tutti concordiamo - di tutela penale per gli steward. Se si vuole concretizzare il modello di gestione degli impianti che responsabilizza le società sportive - e noi siamo per proseguire su questa strada, che condividiamo - bisogna determinare da subito, correggendo il decreto, quali sono gli altri servizi da affidare agli steward. In assenza di queste precisazioni necessarie è più serio stralciare i commi 1 e 2 e adottare un apposito provvedimento. Sulla sicurezza nelle manifestazioni sportive servono anche altri strumenti di legge che nel decreto non ci sono (e sui quali abbiamo presentato degli emendamenti). Bisogna migliorare, rendendole più incisive e più efficaci, le misure di prevenzione e contrasto dei comportamenti violenti di coloro che usano come pretesto le manifestazioni sportive per commettere gravi reati e causano seri pericoli per i tifosi e per gli sportivi. È necessario estendere il campo applicativo dell'articolo 6 della legge n. 401 del 1989 che stabilisce interventi a tutela della correttezza nello svolgimento delle manifestazioni sportive.
In particolare, si tratta di allargare la tipologia di condotte per le quali il questore può disporre il divieto di accesso ai luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive o ai luoghi interessati alla sosta, al transito o al trasporto di chi assiste o partecipa alle manifestazioni. Bisogna estendere la possibilità di vietare l'accesso alle persone condannate per i reati di cui all'articolo 380 del codice di procedura penale o sottoposte alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale della pubblica sicurezza. In questo modo, il questore potrebbe vietare l'accesso ai colpevoli di delitti contro la personalità dello Stato, contro l'incolumità pubblica, di devastazione e saccheggio, agli appartenenti Pag. 23all'organizzazione di tipo mafioso e agli autori di reati connessi all'illegale fabbricazione e detenzione di armi ed esplosivi. L'estensione del divieto sarebbe molto utile per prevenire, in contesti dove sono diffuse pratiche violente, il radicamento di soggetti con un'accertata pericolosità sociale. Per rendere più sicure le manifestazioni sportive e prevenire e contrastare i comportamenti violenti, è necessario, inoltre, aumentare i limiti sanzionatori per le persone che non rispettano il divieto di accesso ai luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive. Infatti, l'esperienza di questi anni dimostra che, in molti casi, avviene una frequente e sistematica ripetizione delle condotte trasgressive e le attuali sanzioni non consentono l'esecuzione di misure di custodia cautelare che sono le uniche in grado di contrastare la reiterazione dei reati.
Per questi motivi, è opportuno che il Governo passi dalla propaganda all'azione concreta ed inizi ad affrontare in modo serio i problemi. Il Partito Democratico è pronto a confrontarsi sulla sicurezza, come dimostrano le nostre proposte emendative sul decreto-legge in discussione, e indica, come priorità d'intervento, l'aumento delle risorse per il comparto sicurezza e la creazione di un sistema di sicurezza integrato in attuazione degli articoli 117 e 118 della Costituzione e non le scorciatoie alle quali il Governo ci ha abituato nel corso di questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Follegot. Ne ha facoltà.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, in questi due anni e mezzo di legislatura sono stati approvati numerosi provvedimenti inerenti la sicurezza, anzi la sicurezza, in tutte le sue declinazioni, è diventata un obiettivo dominante riguardando essa la vita sociale e la qualità della vita di ciascuna persona. La fermezza con cui il Governo ha agito, e la determinazione del Ministro Maroni, hanno consentito di raggiungere risultati rilevanti, sia nel contrasto all'immigrazione clandestina, sia nella lotta alla malavita organizzata, sia, infine, nel garantire sicurezza a tutti i cittadini. Un'azione ad ampio raggio che ha coinvolto tutte le istituzioni, gli enti locali, in particolare i sindaci, la magistratura, le forze dell'ordine, ma anche gli stessi cittadini. Un'attenzione che ha avuto il merito di considerare la sicurezza una priorità; un lavoro quotidiano che è riuscito a rompere gli indugi nella lotta contro ogni tipo di mafia.
Nel contrasto all'immigrazione clandestina va dato atto che i respingimenti hanno ridotto drasticamente gli sbarchi sulle coste meridionali ponendo fine ad un fenomeno che rischiava di diventare ingovernabile. Gli accordi con la Libia, prevedendo il pattugliamento congiunto delle acque del Mediterraneo, hanno avuto il merito di impedire che, dal suo territorio, continuassero a partire «carrette» del mare stracariche di persone, spesso truffate dagli organizzatori della traversata. Tra i provvedimenti più significativi nella lotta contro la clandestinità, ricordiamo l'introduzione, nel nostro ordinamento, del reato di ingresso e soggiorno illegale, l'inasprimento delle pene per i datori di lavoro che assumono stranieri irregolari, la possibilità di trattenere gli immigrati irregolari nei Centri di identificazione ed espulsione fino a centottanta giorni, consentendone l'identificazione e la successiva espulsione. Una rete normativa nata con l'obiettivo di impedire che il nostro Paese diventi il luogo dove ognuno può entrare in modo illegale e restare poi nell'illegalità. Nelle carceri italiane oltre un terzo dei reclusi è immigrato e la gran parte di questi sono clandestini, segno evidente che chi è clandestino, proprio per la sua situazione, è portato più degli altri a delinquere.
Ma è nella lotta alla criminalità organizzata che l'azione del Governo e, in particolare, del Ministro Maroni ha avuto particolare efficacia. La malavita organizzata può essere efficacemente definita come Mafia Spa, soggetto economico che movimenta Pag. 24capitali illegali ingentissimi. La sua presenza non è relegata solo ad alcune regioni del sud, ma è presente anche al nord con un'invisibilità maggiore nelle aree economicamente più vivaci. Neppure il nord-est ne è indenne e vi sono stati episodi malavitosi, seppure in numero limitato, anche in Friuli-Venezia Giulia, un tempo considerata, sotto questo aspetto, un'isola felice. L'Expo 2015, la TAV, la terza corsia autostradale in Friuli-Venezia Giulia ed altre importanti opere infrastrutturali fanno gola.
Per impedire che aziende legate alle cosche mafiose possano inserirsi nelle procedure di appalto o intervenire nei lavori in subappalto sono state approvate dal Parlamento normative particolarmente stringenti ed efficaci ma i clan mafiosi non sono soltanto presenti nella realizzazione di opere pubbliche: la crisi economica, infatti, favorisce l'espandersi del crimine anche in altri settori. Le aziende in crisi corrono il rischio di essere acquistate a prezzi stracciati e imprenditori in difficoltà o più semplicemente a corto di liquidità sono facile preda degli strozzini attivi più che mai in questo momento in cui le banche, anziché accompagnare le aziende fuori dalle difficoltà, stringono i cordoni delle borsa, giustificando il fatto con l'introduzione di nuovi e più gravosi parametri sovranazionali per l'accesso al credito. Ma non sono soltanto queste le aree operative: droga, prostituzione, commercio di armi, gestione dei rifiuti sono realtà che garantiscono ingenti risorse e con cui si alimentano i grandi patrimoni mafiosi, non dimenticando infine che all'interno di un sistema finanziario globale la malavita organizzata si trova a suo agio. Per contrastare la criminalità organizzata sono state approvate numerose leggi. Tra le principali ricordiamo il piano straordinario antimafia e l'istituzione dell'Agenzia per la gestione dei beni sequestrati confiscati alla criminalità organizzata. Tale Agenzia ha tra i suoi compiti il censimento dei beni confiscati e sequestrati, l'amministrazione, la custodia e la destinazione degli stessi beni. Tali beni attualmente o sono mantenuti al patrimonio dello Stato per finalità di giustizia o di ordine pubblico e di protezione civile o sono trasferiti per attività istituzionali e sociali e al patrimonio del comune dove si trova l'immobile. Per ultimo, ove non fossero possibili altre soluzioni, sono destinati alla vendita ma bisogna stare attenti: infatti i beni in vendita non devono finire nuovamente nelle mani della mafia tramite prestanome. La complessa normativa approvata, la più omogenea sinora adottata e la più coerente, ha permesso di conseguire risultati importanti. È doveroso ricordare che, negli ultimi due anni e mezzo, 28 dei 30 latitanti più pericolosi, appartenenti alle cosche mafiose sono stati arrestati, negli ultimi due anni e mezzo sono stati catturati mediamente otto mafiosi al giorno, negli ultimi due anni e mezzo sono stati sequestrati beni per un valore di circa 18 miliardi di euro: un patrimonio enorme costituito da case, condomini, terreni ed aziende è stato sottratto alle varie mafie, un risultato mai ottenuto prima. La sottrazione dei beni alle mafie - cito un pensiero di Maroni - ha un valore simbolico, lo Stato c'è e va fino in fondo, e un valore economico, perché toglie risorse ai clan che hanno bisogno di denaro per governare l'antistato.
È indubbio che, se le mafie esistono, questo avviene perché c'è collusione tra la malavita organizzata e la politica e perciò è assolutamente necessario recidere il cordone ombelicale che tiene insieme le due realtà: gli appalti pubblici truccati dove si muovono enormi interessi economici. Rendere trasparente il mercato è la priorità. Ma ritornando all'Agenzia nazionale, il decreto-legge all'esame della Camera crea le condizioni affinché possa svolgere il suo ruolo in maniera efficiente. La gestione di migliaia e migliaia di immobili, oltre 35 mila, su molti dei quali gravano ipoteche o il frazionamento della proprietà richiede risorse economiche ed umane: la nuova normativa prevede che l'Agenzia possa autofinanziarsi attraverso il reddito prodotto dalla gestione di immobili, utilizzando gli stessi per finalità economiche. Si tratta Pag. 25di locare alcuni immobili attraverso una gestione diretta oppure mediante una società presente nel mercato.
In secondo luogo, vengono messe a disposizione risorse per l'assunzione di personale a tempo determinato. Un emendamento approvato in Commissione prevede, peraltro, che per lo sviluppo organizzativo della struttura l'Agenzia possa avvalersi di personale proveniente dalle pubbliche amministrazioni, dalle agenzie, compresa l'Agenzia del demanio, e dagli altri enti territoriali. Per far fronte all'ingente lavoro sarà aperta una sede secondaria a Roma. Gli immobili devono essere assegnati nel più breve tempo possibile: più rapida è l'assegnazione e più efficace sarà il servizio. Si eviterà così la perdita di valore dovuta al deperimento e ai costi di manutenzione elevati. Se questo vale per gli immobili, la gestione delle aziende necessita di ancora maggiore attenzione. Se un'azienda chiude non è solo una perdita economica ma anche una perdita di posti di lavoro. Servono quindi professionalità e managerialità e un coordinamento costante tra attività giudiziaria e azione amministrativa.
Per governare gli appalti ed impedire l'accesso di aziende mafiose e colluse con la mafia, la legge n. 136 del 13 agosto 2010 ha previsto la tracciabilità dei flussi finanziari. Il decreto-legge in esame interviene con alcune integrazioni e chiarimenti, al fine di rendere più chiara e stringente la normativa, la quale, ora integrata, obbliga i soggetti interessati ad utilizzare i conti correnti dedicati alle pubbliche commesse dove effettuare i pagamenti con modalità tracciabili, tramite bonifico bancario o postale ovvero con altri strumenti di incasso e di pagamento idonei a consentire la piena tracciabilità delle operazioni.
Il comma 2 dell'articolo 6 del decreto-legge in esame prevede inoltre che i contratti stipulati precedentemente alla data di entrata in vigore della legge n. 136 del 2010 e i contratti di subappalto e i subcontratti da essi derivanti sono adeguati alle disposizioni di cui all'articolo 3 della legge n. 136 del 2010 e quindi ai flussi finanziari, mentre i commi successivi danno l'interpretazione autentica ad alcune espressioni di cui alla legge citata. Se da un lato la tracciabilità dei flussi finanziari costituisce un ulteriore onere a carico delle aziende, dall'altro è uno strumento assolutamente necessario. Se vogliamo sradicare la malavita organizzata ognuno deve fare la propria parte. È necessario quindi un forte senso di responsabilità e la partecipazione di tutte le parti istituzionali e sociali interessate.
Anche l'articolo 7 interviene con alcune norme integrative o interpretative sugli articoli 3 e 6 della legge n. 136 del 2010, regolando in maniera puntuale la tracciabilità dei flussi finanziari, al fine di controllare il territorio e difendere le imprese che rispettano le leggi e le regole.
Il Governo poi, in più occasioni, si è attivato per garantire la sicurezza negli stadi, per impedire che gli stessi, anziché essere un luogo di divertimento, diventino campi di battaglia dove si scontrano le opposte tifoserie. Impedire gli incidenti e gli scontri è una strada obbligata, ma anche una scelta necessaria se non si vuole un forte calo delle presenze. La gran parte degli spettatori infatti intende guardare la partita senza correre rischi per la propria incolumità. La tessera del tifoso va nella giusta direzione e l'allontanamento del tifoso violento per un periodo di tempo è un deterrente necessario. Gli incidenti dentro e fuori gli stadi, con devastazioni di auto e di vetrine di negozi, non sono più accettabili e non sono più accettati dalla stragrande maggioranza dei cittadini.
Nel decreto-legge in esame viene previsto che l'istituto della cosiddetta flagranza differita e l'applicazione della custodia cautelare e degli arresti domiciliari in deroga ai presupposti generali siano prorogati fino al 30 giugno 2013. Nel primo caso, in particolare, si prevede che quando non sia possibile procedere immediatamente all'arresto per ragioni di sicurezza o di incolumità pubblica l'arresto sulla base della documentazione videofotografica possa essere compiuto entro le 48 ore dal fatto. Pag. 26
Altra norma che costituisce deterrente è la sanzione che viene prevista a carico delle società sportive che non impiegano gli steward nel numero stabilito nel piano approvato dal gruppo operativo sicurezza. Per garantire maggiore sicurezza vengono inoltre ampliati i compiti degli steward, ai quali possono essere affidati altri servizi ausiliari dell'attività di polizia relativi ai controlli all'interno dell'impianto sportivo, riconoscendo nel contempo agli stessi una particolare posizione giuridica, equiparando la violenza o minaccia agli steward alla violenza o minaccia a pubblico ufficiale.
Per quanto concerne i poteri ai sindaci in materia di sicurezza, anche su questo tema la Lega Nord si è fatta sentire: ritiene infatti che il comune, l'ente locale più vicino ai cittadini, sia in grado di dare risposte immediate ai problemi di sicurezza presenti sul territorio. Numerose sono state le norme approvate. Ricordo che il sindaco può, quale ufficiale del Governo, adottare provvedimenti anche contingibili ed urgenti nel caso in cui si renda necessario prevenire ed eliminare gravi pericoli non solo per l'incolumità pubblica, ma anche per la sicurezza urbana.
L'articolo 8 del decreto-legge in esame stabilisce che il prefetto dispone le misure ritenute necessarie per il concorso delle forze di polizia ai fini dell'attuazione delle ordinanze adottate dal sindaco e anche questa norma rafforza i poteri del sindaco al fine di garantire maggiore sicurezza.
Vorrei ricordare, infine, che l'articolo 5 del decreto-legge prevede il potenziamento della cooperazione internazionale di polizia al fine di contrastare più efficacemente la criminalità organizzata attraverso la predisposizione di linee di indirizzo strategico volte a rafforzare l'attività del personale delle forze di polizia dislocate all'estero, valorizzando il patrimonio informativo e lo scambio info-operativo.
I risultati ottenuti in materia di sicurezza sono il frutto di un'ampia condivisione degli obiettivi da parte delle istituzioni e della società civile: Parlamento, Governo, forze dell'ordine e magistratura fanno squadra, ognuno per la propria parte, e stanno dando il massimo per sconfiggere quello che rappresenta l'antiStato cioè la malavita organizzata. Su questo fronte si attestano anche le associazioni di categoria e i cittadini. È da notare che su alcune leggi fondamentali, sul Piano straordinario contro le mafie e sull'istituzione dell'Agenzia nazionale, vi è stata la condivisione delle forze politiche e il decreto-legge oggi in discussione, recante misure urgenti in materia di sicurezza, costituisce un ulteriore tassello nella lotta contro la criminalità organizzata.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ringrazio per la possibilità che mi viene data di esprimere qualche mia valutazione su questo provvedimento. I relatori, che hanno fatto una narrazione puntuale sul disegno di legge di conversione, e i colleghi che mi hanno preceduto mi danno la possibilità di andare oltre la perlustrazione delle norme, che già sono state illustrate ed evidenziate dalle varie posizioni e orientamenti assunti rispetto al provvedimento e ai suoi contenuti più importanti e significativi.
Il collega Naccarato faceva riferimento ai precedenti provvedimenti in materia di sicurezza: tre decreti-legge e un disegno di legge. Questo è l'ennesimo provvedimento che esaminiamo e affrontiamo su un tema estremamente delicato e importante. Quando si verificano questi momenti bisognerebbe coglierli in tutta la loro portata e in tutta la loro peculiarità, rispetto anche alla gravità delle situazioni; anche la discussione sulle linee generali dovrebbe rappresentare quanto meno un'occasione non in un'Aula che (come a volte accade) è quasi deserta, ma in un'Aula che vede partecipazione e coinvolgimento. È per questo motivo che ringrazio i colleghi che sono presenti, ma ringrazio soprattutto la relatrice per la I Commissione e il relatore per la II Commissione che hanno illustrato il provvedimento.
Non è che abbia ben compreso questo provvedimento (mi rivolgo al sottosegretario, Pag. 27che saluto con molta cordialità). Certamente vi si trovano dei percorsi importanti con riferimento ai quali andiamo a fronteggiare situazioni di pericolosità. È stato evidenziato l'aspetto relativo alla violenza negli stadi e alla collocazione degli steward, con una specificazione ulteriore del loro compito, così come delle responsabilità delle società sportive. Ritengo che questi aspetti debbano essere valutati in termini esaustivi.
Infatti, l'approccio sugli stadi - ovviamente ricordo che il Ministro Pisanu affrontò a suo tempo questa problematica - è sempre stato un po' timido, perché, come sempre accade, soprattutto, quando si devono assegnare responsabilità alle società sportive, c'è sempre il timore di potere andare contro a non si sa che cosa. Invece, in questo caso si evidenziano come elementi più importanti la sicurezza pubblica, la tutela dei cittadini, il buon svolgimento delle attività e delle gare agonistiche.
Questo provvedimento, per dire la verità, si intrattiene molto di più su quelle che sono le attività antagonistiche, ma, come evidenziava anche qualche collega, ritengo che qualche valutazione in più poteva essere fatta per quanto riguarda la prevenzione e il coinvolgimento sempre maggiore delle società sportive nella prevenzione, perché ci sono alcuni club che sono veramente un concentrato di violenze, che sfociano, molte volte, in fatti ed atti inconsulti e non controllati. Questo è un aspetto che voglio evidenziare con estrema tranquillità.
Certamente, è importante il mantenimento in vigore, fino al 30 giugno 2013, della disposizione in tema di flagranza differita: questo è un aspetto che è stato sottolineato e che è stato marcato con molta enfasi sia durante le sedute delle Commissioni riunite, sia in quest'Aula.
Poi vi è un aspetto da sottolineare, e chiudo anche su questo argomento: relativamente alla parte del provvedimento in cui si legge che, con decreto del Ministro dell'interno, sono stabilite le condizioni e le modalità per l'affidamento dei compiti di cui al comma 1 - parliamo sempre degli steward -, abbiamo tentato di dare un contributo affinché vengano individuati i servizi, le condizioni e le modalità per il loro espletamento. Infatti, non si comprende la dicitura «le condizioni e le modalità»: già, a volte, i compiti degli steward rientrano in un'area grigia, impalpabile, molto dubbia e imprecisata, per cui ritengo che il decreto del Ministro dell'interno dovrebbe definirne i servizi, i compiti ed il ruolo preciso.
Oltre a questo, abbiamo contribuito anche relativamente all'ultima parte del comma 2 dell'articolo 2, dove si prevede che «il decreto è sottoposto al parere delle Commissioni parlamentari competenti che vi provvedono entro trenta giorni. Decorso tale termine il decreto può essere egualmente adottato». Il Parlamento già non gode di tantissima salute e non è nella centralità del pensiero, anche se formalmente il Parlamento è un'istituzione centrale nella vita politica, sociale e civile di questo Paese. Però, su un aspetto che riguarda la sicurezza, prevedere il silenzio-assenso che si perfeziona dopo 30 giorni, che è un termine perentorio e non ordinatorio, sembra essere, se non una forzatura, la riproposizione di uno schema di norme che valgono per altre fattispecie. Io avrei reso questo aspetto molto più solenne, senza il parere del Parlamento e delle Commissioni ma con un termine se vogliamo ordinatorio. Bisogna anche avere rispetto e, soprattutto, fiducia nelle Commissioni di merito, che sembra siano alla stregua di un ufficio. È come se in questo caso paragonassimo le Commissioni del Parlamento ad un ufficio, ad una gestione amministrativa: se l'autorità amministrativa non dà il parere, il provvedimento si intende andato a buon fine (la fattispecie del silenzio-assenso). Ma ciò vale per l'attività amministrativa e non per quella che si collega all'impegno legislativo del Parlamento.
Il Governo non emana un provvedimento qualsiasi: è un provvedimento che ha una sua configurazione e una sua importanza, dove il concorso del Parlamento Pag. 28non può essere eventuale, perché in questa norma si configura un concorso eventuale da parte del Parlamento.
Per passare ad altri temi e ad altri problemi che sono stati evidenziati, vorrei intrattenermi un po' sull'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. I colleghi e la mia amica Jole Santelli sanno che questo provvedimento ha avuto il consenso unanime dell'Aula: lo sanno tutti, non soltanto l'onorevole Jole Santelli, faccio riferimento a lei perché è stata brava e ottima relatrice di questo provvedimento.
Con l'approvazione di quella norma che introduceva l'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, abbiamo rotto una situazione che sembrava sempre più sfilacciarsi e non rispondere alle esigenze per un contrasto reale alla criminalità organizzata. Vi sono state polemiche. Il demanio riteneva di avere espresso e di aver fatto tutto il proprio dovere.
In Commissione antimafia più volte siamo ritornati su questa problematica, perché non si poteva accettare che, tra il sequestro o, meglio ancora, la confisca e l'utilizzazione dei beni, passassero tredici-quattordici anni. Era una situazione un po' strana, se non paradossale, iperbolica. Infatti, quando passano tredici-quattordici anni, manca lo scopo. Dunque, l'Agenzia del demanio diventava un puro organo di gestione di questi beni, di un volume di beni sequestrati.
Oggi abbiamo un provvedimento che avrebbe dovuto richiamare altri provvedimenti che rispondevano alle esigenze a suo tempo manifestate. Ve lo dico con estrema chiarezza e non per amor di polemica: per come è costruita la norma, c'è una qualche confusione. Ve lo dico seriamente. Mi assale il dubbio: tutto quello che è stato inserito, va in direzione degli obiettivi che la legge fondamentale sull'introduzione dell'Agenzia chiedeva, o vi sono altri tipi di esigenze dove prevalgono più l'amore e l'interesse della pura gestione amministrativa, rispetto all'obiettivo di fondo di una gestione forte dei beni sequestrati?
Io l'avevo già vista a suo tempo o, almeno nella mia mente, avevo immaginato che l'Agenzia dovesse gestire - anche in collegamento e in raccordo con i comuni - questi beni per la loro utilizzazione e, quindi, dare un respiro diverso. Dunque, un'ulteriore normativa avrebbe dovuto dare un impulso diverso. Questo, invece, è un semplice provvedimento, un tentativo di assestamento amministrativo dell'Agenzia stessa. Ve lo dico con estrema chiarezza.
Signor Presidente, signor sottosegretario, porto un esempio: noi avevamo già detto che il personale era insufficiente. Lo avevamo già detto. Ci si disse di «no», che era sufficiente, come primo avvio. Ma che significa, al di là del personale comandato, che si possono fare contratti a tempo determinato in un'Agenzia così delicata? Che significa questo? Il personale dovrebbe essere non dico attrezzato, ma dovrebbe almeno dare garanzie. Veramente non l'ho capito, non sono riuscito a capirlo, se non in un discorso molto largo. E se qualcuno pensa, signor Presidente e signor sottosegretario, di fare dell'Agenzia una succursale di associazioni private, io non ci sto. Non ci sto!
Questo «diritto di prelazione», che presuppone che l'Agenzia sia un'emanazione di qualcos'altro, al di fuori delle agenzie, al di fuori delle istituzioni, non credo dia un significato alto di espressività, ovviamente rispetto ai compiti dell'Agenzia. Vi è poi la questione del personale raccomandato e la questione del significato di questa dotazione ulteriore all'Agenzia: per farne che cosa? Altre sedi? Qui dobbiamo chiarirci, signor Presidente e signor sottosegretario. Quando fu scelta e indicata Reggio Calabria come sede dell'Agenzia fu fatto un grande battage pubblicitario. Ci furono dichiarazioni molto forti, ci fu molta enfasi, e invece noi stiamo facendo, prima, una sezione distaccata dell'Agenzia a Roma, cosa peraltro prevista anche dalla normativa principale, e adesso si prevedono altre quattro o cinque sedi distaccate. Che cosa vogliamo farne delle Agenzie? Che cos'è l'Agenzia? Perde sempre più la sua natura, quando vi Pag. 29sono grossi problemi, anche rispetto ad accordi con i comuni, perché il problema non risolto è quello dell'utilizzazione a fini sociali dei beni da parte dei comuni. I beni, che, come si dice, possono essere estrapolati dalle aziende, che sono già in dotazione ai comuni, quelli che sono già a disposizione dei comuni, possono essere utilizzati. Ma se i comuni non hanno disponibilità di risorse? Noi parliamo invece di un autofinanziamento dell'Agenzia rispetto ai proventi dei beni sequestrati e confiscati, mi pare che questo dica la norma. Le utilizzazioni come vengono fuori? È possibile lasciare tutto al volontariato oppure all'eventualità che ci siano delle associazioni? Io ritengo che questo debba essere un processo che accompagni anche il provvedimento che riguarda l'Agenzia per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
Per quanto riguarda la lotta alla criminalità organizzata, e questo credo sia di comune convincimento, questa non ha nella norma semplicemente un fulcro, fondamentale o esaustivo. Ce lo diciamo continuamente, in questi giorni ci sono degli scritti che ripetono cose che noi sappiamo. Se non c'è una grande mobilitazione, se non c'è una grande presa di coscienza certamente la lotta alla criminalità non sarà mai efficace, mai esaustiva, mai forte, mai incidente. Se burocratizziamo anche le Agenzie, e utilizziamo le risorse di queste ultime, non per i fini previsti dalla normativa, ovviamente decade tutto e ci sarà sempre una diffusa sfiducia al nostro interno. Già sappiamo che la lotta che stiamo facendo è quella di far prevalere lo Stato sull'anti-Stato, tanto per utilizzare una parola comune, abusata a volte. Anche il provvedimento sul Mezzogiorno emanato l'altro giorno dal Governo, non credo ci aiuti molto, o aiuti le regioni deboli, le regioni che sono indicate come ricettacolo di criminalità organizzata; dato, tra l'altro che credo sia stato superato, vista l'espansione della criminalità organizzata su tutto il territorio nazionale; è una cosa questa che esisteva in passato.
Questo modesto intervento sul Mezzogiorno, cento miliardi di euro, nonostante gli annunci che sono seguiti, sono risorse, parte delle quali ricordo essere rimasugli di quando facevo io stesso l'esperienza al Ministero degli interventi straordinari per il Mezzogiorno nel 1982 e negli anni successivi con i fondi FAS. Certo che ci vuole una qualificazione della classe dirigente regionale e quindi un coinvolgimento, una responsabilizzazione delle regioni, che devono essere messe in condizione di spendere; certo che ci deve essere un coinvolgimento da parte di tutti, ma questo coinvolgimento non riguarda semplicemente il Ministero dell'interno e il Ministero della giustizia. La lotta alla criminalità e lo sviluppo che bisogna innestare ed innescare nel nostro Paese devono riguardare tutto il Governo, nel suo complesso.
Non è una materia di parte, non è una materia di settore, ma una materia complessiva, perché con questo provvedimento stiamo parlando di criminalità organizzata, come parliamo di violenza, di terrorismo, di atteggiamenti o, soprattutto, di manifestazioni forti e violente.
Signor Presidente, mi avvio a concludere, rispettando quindi l'invito e la sollecitazione fatti da lei, che stimo. Per quanto concerne l'articolo 4, con il quale si integra la composizione della commissione consultiva per l'adozione di misure di sicurezza, quando si prevede che questa commissione dovrebbe essere integrata da un magistrato designato dal Ministro della giustizia per le questioni di sicurezza relative a magistrati, io sono contrario.
Possiamo discutere; se il Governo ci spiega perché quando vi è una questione che riguarda i magistrati deve esserci un magistrato. Perché? Vi è problema di scorte o di automobili? Qual è il problema? Che significa questo discorso? Un magistrato deve avere un suo tutore perché è un cittadino di diverso livello, che ha una sua specificità rispetto agli altri cittadini che hanno bisogno di tutela? Stiamo attenti su questo, come anche sul potenziamento della cooperazione internazionale di polizia trattato all'articolo 5. A Pag. 30questo comitato per la programmazione strategica per la cooperazione internazionale di polizia io sono contrario.
Vi è gente che è all'estero, e qui ritorna sempre il problema dell'organizzazione, seria, anche a livello internazionale: non è con un comitato che noi risolviamo i problemi! Risolviamo forse i problemi di qualcuno, ma nella lotta alla criminalità organizzata - l'ho detto più volte, signor Presidente, anche in quest'Aula - abbiamo varie sigle che non sono coordinate tra di loro, e non si raccordano e non si integrano fra di loro. Molte volte queste sigle sono donatori di rendite quasi parassitarie, diciamocelo con estrema chiarezza. Che significa il comitato? Perché devo riprendere e riorganizzare tutto? Quando noi sappiamo che bisogna ancora capire cosa fa l'Europol, l'Interpol, le varie sigle e i gruppi dei reparti specializzati all'interno delle forze di polizia tradizionale. Come si raccordano? Che c'entra questo comitato? Quante organizzazioni interforze abbiamo? Abbiamo una selva di organizzazioni interforze, e se qualcuno, in sede di replica, alla fine della discussione e dell'esame di questo provvedimento, ci dicesse chiaramente quante sigle ci sono per il contrasto alla criminalità organizzata, ci evidenziasse chiaramente che se vi è una certa realtà nelle istituzioni preposte al contrasto della criminalità organizzata, questa è più «professionalismo» che un'organizzazione ben funzionante, intelligente e razionale rispetto a quelli che devono essere gli obiettivi che bisogna perseguire.
Siamo inoltre molto perplessi per quanto riguarda i sindaci e il concorso delle forze di polizia per dare attuazione alle ordinanze adottate dai sindaci ai sensi dell'articolo 54 del TUEL, si prevede infatti che il prefetto dispone tutte le misure necessarie al concorso delle forze di polizia locale per dare aiuto al sindaco.
Anche su questo bisognerebbe chiarire - l'abbiamo anche evidenziato - perché ho qualche perplessità; come ci sono delle perplessità - e concludo signor Presidente - quando si parla, all'articolo 10, dell'aliquota del 3 per cento nella dotazione organica per quanto riguarda i viceprefetti e i viceprefetti aggiunti, che sono collocati in posizione di disponibilità con decreto del Ministero dell'interno su proposta del capo dipartimento, quando questi devono andare a gestire, per esempio, comuni sciolti per mafia.
Che significa il 3 per cento? E se abbiamo bisogno di più? E perché sono collocati fuori ruolo? Anche questo aspetto dovrebbe essere un po' studiato, perché abbiamo avuto molti prefetti e qualche viceprefetto che hanno chiesto la proroga del commissariamento: non vi è dubbio che qualcosa non funziona.
Sul problema dello scioglimento dei comuni ho le mie idee: rispetto al funzionamento di questo istituto, affrontiamo tale problematica a margine, perché la norma riguarda i prefetti, i viceprefetti ed i viceprefetti aggiunti collocati fuori ruolo entro l'aliquota del 3 per cento. Se questa aliquota del tre per cento non è sufficiente che facciamo? Riduciamo lo scioglimento dei comuni per infiltrazione mafiosa?
Concludo, signor Presidente. Ritengo che temi e argomenti vi siano. Ovviamente noi ci saremmo attesi un provvedimento diverso. In merito agli altri provvedimenti abbiamo assunto una posizione collaborativa: in questa occasione, ovviamente, noi siamo disponibili a collaborare, come abbiamo già dimostrato nelle Commissioni congiunte, attraverso una serie di proposte emendative, alcune delle quali sono state accolte: in materia di tracciabilità, vi è stata una certa apertura e una certa attenzione da parte dei relatori sul mio emendamento 6.14. Passeremo all'esame degli emendamenti stessi e vedremo che tipo di accoglienza avranno questi contributi, ma avremo anche una visione di carattere generale.
Anticipo un'opinione, che non è mia, ma è soprattutto una posizione: siamo molto delusi per un provvedimento come questo, che interviene su aspetti specifici e particolari, forse per soddisfare più esigenze parziali: ciò che sfugge, però, è la complessità di una problematica che forse avrebbe avuto bisogno di maggiore attenzione e, soprattutto, di misure più organiche Pag. 31e più concentrate rispetto a lacune ed insufficienze che abbiamo riscontrato.
Svolgo realmente l'ultima considerazione, rispondendo ad un interrogativo, ossia se il provvedimento in esame sia applicabile. Abbiamo approvato giorni fa il provvedimento che impone il divieto ai sorvegliati speciali di fare propaganda elettorale. Qualcuno, oggi, dice che quella legge è inapplicabile. Dobbiamo pure pensarci, come è stato scritto anche su riviste specializzate: questo è un interrogativo che ci poniamo. Noi approviamo le leggi e se non sono applicabili le leggi che approviamo ci dicessero perché. È compito del Governo, quindi (ovviamente, chi ha la responsabilità non è soltanto il Governo ma anche i magistrati), venire in Parlamento e proporre modifiche. Ritengo, però, che questo sia un quesito ed un interrogativo molto forte, anche perché sappiamo che molte norme non sono state rispettate ed applicate, ma se andiamo su questa china forse rischiamo di scivolare su un percorso e su una strada sdrucciolevole, che privilegia l'aspetto dell'annuncio più che i fatti concreti. Vogliamo, invece, che la lotta alla criminalità organizzata esca fuori dalle ipocrisie e soprattutto dai proclami e sia un costume e un fatto culturale che parta da questo Parlamento e coinvolga tutto il Paese.

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, grazie sia per la stima che, come sempre, lei esprime nei confronti della Presidenza, sia perché lei ci ha concesso tre minuti dei suoi trenta. Lei è bravissimo, quindi le rivolgo i miei complimenti. È iscritta a parlare l'onorevole Mariarosaria Rossi. Ne ha facoltà.

MARIAROSARIA ROSSI. Signor Presidente, uno degli impegni fondamentali assunti dal PdL nell'ambito della campagna elettorale per le elezioni politiche del 2008 è stato quello relativo alla garanzia della sicurezza dei cittadini ed alla tutela della legalità.
Peraltro, tale linea d'azione aveva caratterizzato anche il III Governo Berlusconi nella XIV legislatura ed anche allora i frutti erano stati evidenti. Tutto questo deve fare giustizia delle allusioni, non troppo velate, della sinistra e di certa stampa, circa una presunta debolezza della maggioranza di centrodestra nei confronti della grande criminalità organizzata.
Questo non è assolutamente vero, in quanto mai come in questi ultimi due anni e mezzo sono stati così consistenti i sequestri e le confische di beni della criminalità organizzata, tanto da far divenire la gestione e la dimensione di questi beni un importante cespite per la finanza pubblica, prevalentemente impiegato per rafforzare le azioni delle forze dell'ordine contro la criminalità organizzata e comune.
Il presente provvedimento, che si iscrive nella linea delle altre misure varate dal quarto Governo Berlusconi contro la criminalità organizzata, è perfettamente coerente ai fini del perseguimento degli obiettivi di rafforzamento della legalità e della garanzia della sicurezza dei cittadini. Non a caso, uno degli elementi portanti del decreto è costituito dall'affinamento della normativa già varata, per rendere più agevole e funzionale la gestione dei beni sequestrati e confiscati alle varie mafie.
Al riguardo, va sottolineato che colpire mafia, camorra, `ndrangheta e sacra corona unita nei beni che sono riusciti ad accumulare con le azioni criminali, significa colpirle in un punto per loro vitale e quindi, questa azione, rappresenta un utilissimo corollario della repressione diretta delle attività criminose e della cattura dei tanti boss che, in questi ultimi due anni, sono stati assicurati alla giustizia grazie all'azione delle forze dell'ordine, adeguatamente promossa e sostenuta dal Governo.
Purtroppo, dobbiamo constatare che i mezzi di comunicazione di massa non danno sufficiente spazio ai successi delle forze dell'ordine nella cattura dei boss criminali e nei sequestri e nelle confische di quantità enormi di beni in possesso della criminalità organizzata. Su questo campo occorre cambiare registro, anche perché altrimenti i cittadini, che hanno solo notizia di fatti criminali, non sono Pag. 32sufficientemente informati di quanto la malavita, organizzata e non, sia duramente colpita dalle forze dell'ordine, il che evidentemente determina un aumento del livello medio di sicurezza per la cittadinanza nel suo complesso.
Voglio ricordare in particolare quanto sia stato importante localizzare proprio a Reggio Calabria l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata come sfida alla `ndrangheta che rappresenta, in questo momento, una delle mafie più pericolose e feroci anche perché nel suo ambito, per la sua struttura familistica, non si è determinato il fenomeno del pentitismo, che tanto è stato di aiuto per combattere mafia e camorra.
La presenza attiva dello Stato, anche in un contesto così difficile, rappresenta un chiaro monito per le mafie ed un segnale di rassicurazione e sostegno per i cittadini onesti.
Un altro elemento, solo apparentemente di secondaria importanza, del provvedimento al nostro esame, è costituito dal capo I, che reca misure per gli impianti sportivi. È infatti del tutto inammissibile che ingenti forze di polizia debbano essere destinate ogni domenica a tutelare l'ordine e la sicurezza negli stadi, per contenere e contrastare le azioni violente di teppisti che non possono certamente essere considerati dei tifosi.
Tale impiego comporta vari effetti negativi: in primo luogo, espone i tutori dell'ordine al pericolo di essere feriti o addirittura uccisi per tumulti originati da ragioni banali, in secondo luogo, distoglie migliaia di poliziotti e carabinieri dai compiti primari di tutela della sicurezza della generalità dei cittadini e, infine, comporta, con il pagamento degli straordinari, notevoli costi aggiuntivi a carico della finanza pubblica.
Per tali ragioni è oltremodo opportuno che le società di calcio, soprattutto quelle di serie A, che spendono e spandono centinaia di milioni di euro in spese folli per l'acquisto ed il pagamento degli stipendi dei calciatori, si facciano carico, anche finanziariamente, di assicurare l'ordine all'interno degli stadi.
Lo strumento individuato in precedenti provvedimenti è quello dell'utilizzo degli steward, sull'esempio di quanto avviene all'estero e, in particolare, in Inghilterra. Tale esperimento, pur con tutte le buone intenzioni, non ha dato finora i risultati sperati in quanto queste figure non avevano un'adeguata protezione giuridica.
Il presente provvedimento colma tale grave lacuna, conferendo agli steward una tutela simile a quella dei pubblici ufficiali, per cui chi compirà in futuro delle violenze nei loro confronti, sarà perseguito penalmente in modo molto più efficace rispetto al passato.
Resta fermo, ovviamente in capo alle forze dell'ordine, il compito di reprimere eventuali comportamenti penalmente perseguibili ed accertati dagli steward.
L'importanza di queste specifiche misure deriva dal fatto che il principio di legalità deve essere tutelato in tutti gli ambiti e non devono esistere zone franche tollerate, come sono state finora troppe volte, le curve degli stadi di calcio.
Passando ad un altro tema, è di grande importanza l'integrazione della Commissione centrale consultiva per l'adozione delle misure di sicurezza personale, quando tale Commissione deve occuparsi di questioni di sicurezza relative a magistrati. Si tratta di un chiaro segnale di fermezza dello Stato contro la malavita organizzata, anche alla luce dei gravissimi recenti episodi intimidatori perpetrati dalla 'ndrangheta contro magistrati di Reggio Calabria.
Nella stessa direzione va la norma riguardante l'istituzione del Comitato per la programmazione strategica per la cooperazione internazionale di polizia, diretto a contrastare la malavita organizzata, i cui affari hanno spesso dimensioni internazionali, quindi, devono essere contrastati mediante la collaborazione con le forze di polizia dei Paesi esteri e, in particolare, di quelle degli Stati dell'Unione europea.
Sempre per contrastare la criminalità organizzata, il presente decreto-legge contiene Pag. 33significative disposizioni sulla tracciabilità dei flussi finanziari, al fine di potenziare la possibilità di individuare pratiche criminose che, nella maggior parte dei casi, hanno risvolti finanziari e per contrastare anche l'infiltrazione delle varie mafie negli appalti e, soprattutto, nei subappalti di opere pubbliche. L'esempio negativo della massiccia infiltrazione della camorra e della `ndrangheta negli appalti e nei subappalti per la realizzazione del raddoppio, o meglio, del rifacimento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, recentemente sottolineato dal presidente dell'ANAS Ciucci, rende evidente quanto norme come quelle contenute in questo provvedimento siano assolutamente indispensabili e necessarie.
Vorrei anche sottolineare l'importanza di quelle che solo apparentemente sono misure di contorno, e cioè le misure introdotte per dare attuazione alle ordinanze dei sindaci per quanto riguarda il contrasto di fenomeni di illegalità diffusa. Spesso, le ordinanze dei sindaci antiprostituzione di strada e antiaccattonaggio molesto sono rimaste lettera morta in quanto non sufficientemente supportate dalle forze di polizia, spesso impegnate in altri compiti. Con questo articolo 8, si colma tale lacuna.
Rilevante è poi la norma diretta a potenziare il contrasto delle violazioni gravi e reiterate in materia di tutela del lavoro, d'igiene nei luoghi di lavoro e di prevenzione di infortuni nel medesimo ambiente. Tale rafforzato contrasto viene attuato attraverso la confisca amministrativa delle strutture e dei mezzi che sono stati utilizzati per commettere tali violazioni e dei prodotti che ne sono derivati; su tale norma è però necessario un ulteriore approfondimento.
Come si vede da questo rapido excursus, il provvedimento al nostro esame, pur avendo una struttura variegata, persegue nel suo insieme gli obiettivi fondamentali, che rappresentano uno degli impegni programmatici del Popolo della Libertà, di garanzia della sicurezza dei cittadini e di rafforzamento della legalità.
Per tali ragioni auspico che questo disegno di legge di conversione sia approvato dal Parlamento con la maggior convergenza fra i gruppi ed al più presto.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, come sempre accade quando un provvedimento contiene materiale eterogeneo e affastellato dentro la tenue ragione di un comune riferimento, il decreto-legge 12 novembre 2010, n. 187 alla nostra attenzione propone insieme profili condivisibili e aspetti incoerenti, il tutto incastonato all'interno di un'epifania decretale che non trascura di strizzare l'occhio all'opinione pubblica, immaginando che il richiamo ai temi della sicurezza si proponga sempre come un efficace tonico elettorale.
Del resto, questa legislatura si è aperta con un pacchetto sicurezza che celebrava nel luglio del 2008 la vittoria elettorale del centrodestra e torna oggi a smuovere le stesse issues, in una stagione però radicalmente mutata, per lo stato di salute del Governo e per i presagi del prossimo tempo che non si lasciano interpretare come particolarmente lusinghieri. Insomma, il pacchetto sicurezza come alfa e omega del Governo Berlusconi.
Questo decreto, però, ha dentro molto, forse anche più del necessario: contrasto ai mafiosi, flussi finanziari, tracciabilità, sindaci sceriffi, sicurezza negli stadi, non manca quasi nulla salvo quegli agganci che l'altro disegno di legge - quello che faceva riferimento al wi-fi ed a qualche altro tema stravagante - avrebbe proposto per connessione di materia, o per sconnessione di materia.
Il punto è che questa vasta rassegna di interventi, anche quando appare ispirata dalle migliori intenzioni, rischia di scivolare nel mal mostoso terreno del proclama ad uso mediatico, senza la forza e l'efficacia necessaria. È il caso, per esempio, delle norme antiriciclaggio nel settore degli appalti pubblici. L'intento, da noi con Pag. 34diviso, è quello di salvare gli appalti pubblici dalle infiltrazioni di capitali mafiosi, con l'adozione di una serie di norme sulla tracciabilità dei pagamenti. L'innovazione concretamente consiste in questo: oggi una ditta può adottare per i pagamenti un numero illimitato di conti correnti, celando in questo modo l'identità di chi paga. L'intento del decreto-legge è quello di costringere le ditte appaltatrici e i subappaltanti ad indicare, entro 180 giorni, il codice unico di progetto, il cosiddetto CUP, assegnato a ciascun investimento pubblico per ogni transazione relativa all'opera da realizzare. Va da sé che l'efficacia della norma è legata all'immediata operatività, senza esclusione alcuna per i cantieri già aperti. Questa importante previsione, che noi condividiamo, rischia però di venire inficiata da taluni emendamenti che qualche collega della maggioranza ha formulato e che tendono ad annacquarla, allungando di un anno i tempi di regolarizzazione dei precetti di tracciabilità o diminuendo la soglia degli importi degli obbligati. Quest'Aula allora sarà chiamata a valutare la coerenza del Governo e della maggioranza su un punto assai qualificante del provvedimento che, se venisse modificato secondo quelle proposte, perderebbe tutta la sua efficacia anticrimine. C'è poi un capitolo strettamente connesso agli interventi anticrimine, che avremmo voluto vedere nel pacchetto sicurezza e che invece non c'è. Riguarda l'agibilità in favore delle forze di polizia del Fondo unico giustizia, istituito nel 2008, il cosiddetto salvadanaio - uso le parole che sono state utilizzate opportunamente dal Ministro Alfano - per le opere di giustizia e di polizia.
Si tratta di una somma cospicua, se non sbaglio è stato il Ministro Maroni a contabilizzarla. Alla fine di quest'anno saranno 2.259 milioni di euro, sequestrati alla criminalità organizzata e messi a disposizione del Ministro della giustizia e delle forze dell'ordine, in cronico e risaputo deficit di risorse per le dotazioni essenziali. Per intenderci, nel 2009, 79 milioni di euro provenienti da risorse mafiose sono stati utilizzati per venire incontro ad alcune tra le più drammatiche sofferenze delle forze di polizia, come l'acquisto di automezzi o di natanti. In questo caso, cito il sottosegretario Mantovano. Perché dunque quest'anno i soldi sequestrati alla mafia non sono ancora stati spesi? Chi deve autorizzare questa spesa e perché non l'ha ancora fatto? Perché non si utilizza questo veicolo legislativo, caratterizzato dalle ragioni di urgenza, per intervenire? Forse la mancanza di carburante per le volanti non è un motivo sufficiente di necessità e urgenza? È certamente più urgente della dotazione della stella di sceriffo che questo decreto-legge sembra attribuire al sindaco, che vede rafforzati i suoi poteri di ordinanza con il concorso delle forze di polizia, che spereremmo di non vedere stressate in stravaganti arruolamenti nelle battaglie più fantasiose, già ampiamente adottate dai nostri sindaci, contro per esempio le minigonne selvagge o gli schiamazzi sulle spiagge. Anche perché, come è stato opportunamente osservato, schierare a presidio delle ordinanze dei sindaci le forze di polizia pone problemi seri che riguardano il rapporto tra istituzioni e il rischio di sovrapposizione di ruoli e di funzioni, ma anche il pericolo concreto di distrarre risorse già insufficienti dalla difesa dell'ordine pubblico.
Meglio sarebbe, forse, definire gli ambiti entro cui le forze dell'ordine possono essere chiamate a presidiare le ordinanze sindacali descrivendo la casistica, che è stata individuata con riferimento all'igiene pubblica, all'edilizia, alla sicurezza urbana, all'incolumità pubblica e ad altre ipotesi.
Il decreto-legge è articolato e propone ancora altri profili suscettibili di destare elementi di perplessità, ne richiamo uno per tutti: l'indeterminatezza dei «servizi ausiliari» - cito testualmente - all'attività di polizia cui sarebbero chiamati gli steward negli stadi in base all'articolo 2. Escludendo che possa trattarsi di pubbliche potestà che non possono essere affidate agli steward, di quali attività si tratta, allora, visto che quella di controllo è già prevista dalla normativa vigente? Non è dato Pag. 35comprenderlo, forse sarà esplicato e saremo ben felici di renderci conto che non l'abbiamo capito noi. Il nostro, tuttavia, non è un atteggiamento ispirato da pregiudizialità ideologica o da strumentalità, valutiamo le insufficienze di questo provvedimento, ma non restiamo insensibili alle novità.
Concludendo, onorevole Presidente, staremo a vedere e a valutare se il Ministro sarà in grado di difendere l'impostazione originaria di contrasto all'infiltrazione mafiosa negli appalti pubblici o se sarà costretto a soccombere sotto i colpi di maglio di emendamenti della maggioranza volti ad illanguidirne la portata. Sapremo valutare e giudicare di conseguenza (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia, Partito Democratico e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 3857-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la I Commissione, onorevole Santelli.

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, intervengo brevemente innanzitutto con riferimento all'aspetto, a mio avviso più delicato, sollevato specialmente dai colleghi dell'opposizione. Nell'intervento dei relatori, ma credo già nell'ambito della discussione svolta dalle Commissione riunite I e II, è emersa l'indisponibilità tanto del Governo, quanto della maggioranza, a modificare l'impianto sulla tracciabilità dettato da questo decreto-legge. Credo che la previsione di un approfondimento eventuale su alcuni meri profili tecnici, frutto dell'intesa con l'opposizione, insieme alla quale abbiamo deciso di appurare se stavamo fornendo delle indicazioni che potevano essere effettivamente verificate, fosse necessaria perché il legislatore non può che prevedere degli adempimenti che un'impresa può e ha il dovere di fare, se ne sussistono le condizioni, ma l'impianto normativo è questo, e ritengo che sia un vanto per questo Governo, per questa maggioranza e per l'intero Parlamento aver compiuto un passo così decisivo nella lotta alla criminalità, da un lato, ma, dall'altro, anche nei confronti di un ben diverso modello finanziario e fiscale di riferimento in questo Paese.
Il secondo aspetto delicato riguarda l'Agenzia. Il modello dell'Agenzia previsto dal cosiddetto piano antimafie, dunque un modello snello, di un'Agenzia che deve essere di servizio, con sede operativa nelle prefetture e finalizzata effettivamente al servizio da svolgere, è quello che rimane come esigenza prioritaria tanto del Governo, quanto di tutte le forze parlamentari. Poi siamo tutti pronti ovviamente ad intervenire in corso d'opera, se ci sono delle necessità pratiche, ma immagino che nessuno di noi abbia intenzione di formare un «carrozzone».
Nello specifico, un aspetto che mi interessa particolarmente perché è stato già sollevato dal collega Naccarato, concerne la previsione dell'assegnazione diretta dei beni da parte dell'Agenzia alle associazioni saltando i comuni. Personalmente, come ho già detto qui in Aula nel mio intervento in qualità di relatore, ritengo che sia una cosa negativa. Allo stato, secondo la legge istitutiva, l'Agenzia già indica ai comuni le associazioni che possono essere intenzionate ad usufruire del bene ed è nostro dovere coinvolgere in questo percorso culturale le amministrazioni comunali, specialmente nelle zone di maggiore delicatezza dal punto di vista criminale, altrimenti, significherebbe determinare una situazione politica a nostro parere non corretta, ma su questo credo che ci possa essere condivisione.
Infine, anche allo scopo di evitare delle possibili polemiche inutili ed anche per chiarirci, mi soffermo sul famoso articolo 8.
Ricordo un dato: la normativa vigente prevede che il sindaco invii l'ordinanza al prefetto affinché questo ne valuti la legittimità. Pag. 36Una volta che l'ordinanza ritorna al sindaco, questo può rinviarla esclusivamente affinché il prefetto verifichi la necessità di intervenire anche con delle forze di polizia, valutazione che non può che essere affidata al prefetto. Ciò prescrive la norma in oggetto e questa è l'interpretazione che bisogna dare. Credo che altra interpretazione non possa esistere all'interno del sistema della sicurezza pubblica, così come delineato nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore per la II Commissione, onorevole Sisto, rinuncia alla replica.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, registro che, in tutti gli interventi ascoltati finora, si è riconosciuta la necessità di norme che, pur apparendo eterogenee tra di loro in quanto intervengono su diversi aspetti, abbiano un comune denominatore, ossia quello di assicurare efficacia ed effettività ad una serie di prescrizioni che sono entrate nel nostro ordinamento a volte per mezzo di provvedimenti in materia di sicurezza di questa legislatura, a volte attraverso interventi addirittura precedenti.
Certamente, il provvedimento che è stato licenziato dal Consiglio dei ministri ha già avuto delle correzioni utili, a mio avviso, nelle Commissioni riunite. Mi riferisco al comma 2 dell'articolo 2, che è stato riscritto eliminando ogni dubbio interpretativo su quello che era il decreto del Ministro dell'interno sotto il profilo dell'identificazione dei compiti degli steward. Così, a proposito della tracciabilità dei flussi di denaro, l'emendamento delle Commissioni è stato non solo utile, ma in grado di chiarire definitivamente che anche ai contratti in corso si applicano, anzi sono integrate, le clausole di cui all'articolo 3 della legge in materia di tracciabilità, in modo da togliere quella distinzione che aveva caratterizzato l'interpretazione immediata del decreto-legge, a volte non del tutto coerente con tale finalità.
Anche l'onorevole Ferranti ha sottolineato la necessità di garantire all'Agenzia per la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata e alla mafia l'autofinanziamento. Questo viene assicurato dalle norme in esame delle quali, ovviamente, continueremo a discutere se vi fosse un'ulteriore possibilità di correzione e di modifica, così come già vi è stata la disponibilità dei relatori, peraltro ribadita in questa sede, e del Governo a valutare eventuali emendamenti nelle Commissioni. Non conosco ancora gli emendamenti che sono stati presentati - scadeva oggi alle ore 14 il termine per la presentazione - ma valuteremo quale possibilità vi è.
Esiste poi la questione dei rapporti tra i sindaci ed i prefetti. Credo che specialmente quelli della mia generazione debbano fare uno sforzo di carattere culturale perché la visione dei prefetti come espressione dell'organizzazione centrale dello Stato è dura a morire per far posto ad una nuova fisionomia di Stato che si basa sulle autonomie locali raccordate tra loro da un federalismo fiscale istituzionale compiuto. Oggi, anche in base agli articoli 117 e 118 della Costituzione, certamente abbiamo una nuova fisionomia degli enti locali che devono, per quanto concerne la sicurezza, lavorare di concerto con le autorità centrali.
Mi rendo conto che è difficile concepire il prefetto che dà esecuzione, o meglio, garantisce l'efficacia dell'ordinanza del sindaco del piccolo centro. Dobbiamo però trovare una soluzione, perché quelle ordinanze, che sono previste dall'articolo 54 e che tutti riteniamo utili, devono avere un'efficacia. Sarà forse il prefetto a dare l'ordine alla polizia o sarà forse direttamente il questore, dopo che l'ordinanza sia stata verificata sotto il profilo della legittimità dal prefetto nel momento dell'emanazione, ma certamente occorre una garanzia di effettività e di efficacia: non si può pensare di lasciare la situazione così com'è, senza possibilità di un intervento che assicuri quell'efficacia.
Badate a quello a cui si è fatto riferimento, mi pare da parte dell'onorevole Naccarato, sotto il profilo delle ronde e del Pag. 37fatto che non hanno avuto effetto: non è così, perché in alcune città, come Milano, dei city angels assicurano a tutta la zona al di là dell'aeroporto di Linate una garanzia di controllo. La questione dipende quindi dagli enti locali, dalla utilizzazione, dalla capacità di attuare le norme che vengono approvate. Pertanto, se vi sono problemi in questa norma, valuteremo con proposte emendative se riusciremo a trovare una soluzione alternativa, che abbia però la stessa finalità di garantirne l'efficacia.
Da ultimo, onorevole Tassone, posso condividere con lei la questione sulla disponibilità, di cui all'articolo 10, se siano o meno interventi sufficienti. Vorrei però solo ricordare che per i dirigenti generali dello Stato, compresi quelli delle forze di polizia e dei vigili del fuoco, sono previste quelle stesse norme che collocano in disponibilità chi occupa determinati servizi e funzioni, e che, finora, hanno trovato di fatto un'efficacia. Probabilmente si tratta di aggiungere una norma, che in situazioni eccezionali garantisca la possibilità di sforare i tetti che sono indicati.
Sotto il profilo dei magistrati necessari nella commissione centrale consultiva, non saprei risponderle, onorevole Tassone, se non con il parallelismo che si è voluto creare tra l'organismo del comitato provinciale per la sicurezza, del quale fa parte il procuratore generale e la presenza di un magistrato in questo organismo nazionale. Probabilmente non è necessario inserire un magistrato solo per l'attività che riguarda i magistrati, ma per tutto. Valuteremo però ciò in base alle proposte emendative.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Martedì 30 novembre 2010, alle 10:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1905 - Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario (Approvato dal Senato) (C. 3687-A).

e delle abbinate proposte di legge: TASSONE ed altri; GHIZZONI ed altri; BARBIERI; GRIMOLDI ed altri; BARBIERI; MARIO PEPE (PdL); NARDUCCI ed altri; GRASSI ed altri; PICIERNO; FUCCI ed altri; GARAGNANI ed altri; GARAVINI ed altri; FIORONI ed altri; GOISIS; CARLUCCI; LA LOGGIA ed altri; LORENZIN ed altri; ANNA TERESA FORMISANO (C. 591-1143-1154-1276-1397-1578-1828-1841-2218-2220-2250-2330-2458-2460-2726-2748-2841-3408).
- Relatori: Frassinetti, per la maggioranza; Nicolais, di minoranza.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 12 novembre 2010, n. 187, recante misure urgenti in materia di sicurezza (C. 3857-A).
- Relatori: Santelli, per la I Commissione; Sisto, per la II Commissione.

3. - Seguito della discussione della proposta di legge:
ANTONINO FOTI ed altri: Interventi per agevolare la libera imprenditorialità e per il sostegno del reddito (C. 2424-A).

e dell'abbinata proposta di legge: JANNONE (C. 3089).
- Relatore: Antonino Foti.

4. - Seguito della discussione della mozione Di Pietro ed altri n. 1-00475 Pag. 38concernente revoca di deleghe al Ministro per la semplificazione normativa, senatore Roberto Calderoli.

5. - Seguito della discussione delle mozioni Bocchino ed altri n. 1-00436, Giulietti, Zaccaria, Tabacci, Evangelisti, Nicco ed altri n. 1-00441, Sardelli ed altri n. 1-00496, Lo Monte ed altri n. 1-00503 e Cicchitto ed altri n. 1-00504 concernenti iniziative per la tutela della qualità e del pluralismo dell'informazione nel servizio pubblico radiotelevisivo, con particolare riferimento al contratto di servizio.

6. - Seguito della discussione delle mozioni Bersani ed altri n. 1-00471, Borghesi ed altri n. 1-00497, Cicchitto ed altri n. 1-00499, Galletti ed altri n. 1-00500, Reguzzoni ed altri n. 1-00501, Commercio ed altri n. 1-00502, Sardelli ed altri 1-00505, Tabacci ed altri n. 1-00507 e Bocchino ed altri n. 1-00509 concernenti iniziative in materia di riforma del sistema fiscale.

7. - Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:
DONADI ed altri: Modifiche agli articoli 114, 117, 118, 119, 120, 132 e 133 della Costituzione, in materia di soppressione delle province (C. 1990).

e delle abbinate proposte di legge costituzionale: CASINI ed altri; PISICCHIO (C. 1989-2264).
- Relatore: Bruno.

La seduta termina alle 17,55.