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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 340 di lunedì 21 giugno 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 16.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 14 giugno 2010.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Angelino Alfano, Antonione, Barbi, Berlusconi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brunetta, Buonfiglio, Carfagna, Casero, Cicchitto, Colucci, Corsini, Cosentino, Cossiga, Craxi, Crimi, Crosetto, Dal Lago, Dozzo, Gianni Farina, Renato Farina, Fassino, Fitto, Franceschini, Frattini, Galati, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Malfa, La Russa, Lupi, Malgieri, Mantovano, Maroni, Martini, Meloni, Miccichè, Leoluca Orlando, Pianetta, Pini, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Stucchi, Tremonti, Urso, Vegas, Vitali, Vito, Volontè e Zacchera sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione della Giunta per il Regolamento.

PRESIDENTE. Comunico che in data odierna il Presidente della Camera ha chiamato il deputato Nicola Molteni a far parte della Giunta per il Regolamento, ai sensi dell'articolo 16, comma 1, del Regolamento, in sostituzione del deputato Roberto Cota, cessato dal mandato parlamentare.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 20 maggio 2010, n. 72, recante misure urgenti per il differimento di termini in materia ambientale e di autotrasporto, nonché per l'assegnazione di quote di emissione di CO2 (A.C. 3496-A) (ore 16,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 20 maggio 2010, n. 72, recante misure urgenti per il differimento di termini in materia ambientale e di autotrasporto, nonché per l'assegnazione di quote di emissione di CO2.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 3496-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento. Pag. 2
Avverto, altresì, che la VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente. Il presidente della Commissione Ambiente, onorevole Alessandri, ha facoltà di svolgere la relazione in sostituzione del relatore.

ANGELO ALESSANDRI, Presidente della VIII Commissione. Signor Presidente, a nome del relatore, impossibilitato oggi a prendere parte ai lavori dell'Assemblea, ricordo che il decreto-legge in esame reca misure urgenti per il differimento dei termini in materia ambientale e di autotrasporto, nonché per l'assegnazione di quote di emissione di anidride carbonica CO2. In particolare, l'articolo 1 proroga al 30 giugno 2010 il termine, scaduto il 30 aprile 2010, per la presentazione del modello unico di dichiarazione ambientale (MUD) relativo all'anno 2009, aggiornato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 aprile 2010. Lo stesso comma fa salve le dichiarazioni per l'anno 2009 presentate sulla base del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 dicembre 2008.
L'esigenza della proroga in esame discende dal fatto che il decreto del Presidente del Consiglio pubblicato lo scorso aprile, con cui il MUD è stato modificato, non ha potuto modificare il termine di presentazione, essendo questo stabilito da fonte primaria. C'è da notare che richieste di semplificazione del MUD, secondo modalità analoghe a quelle stabilite dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 dicembre 2002, sono state avanzate dagli operatori del settore e dalla stessa VIII Commissione (Ambiente) della Camera attraverso l'approvazione della risoluzione n. 8-00065.
La norma in esame consente quindi ai soggetti obbligati di predisporre in tempi certi la dichiarazione dovuta, avvalendosi delle semplificazioni previste dal MUD allegato al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 27 aprile 2010.
Ricordo, al riguardo, che dal 2011 il MUD non dovrà più essere presentato, per la maggior parte dei soggetti obbligati, in quanto le informazioni in esso contenute saranno ricavate automaticamente dal nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti (Sistri) che dovrà essere operativo dal mese di luglio 2010. Si tratta di un sistema integrato per il controllo e la tracciabilità dei rifiuti ai fini della prevenzione e repressione dei gravi fenomeni di criminalità organizzata nell'ambito dello smaltimento illecito dei rifiuti. Il Sistri è stato disposto con la legge finanziaria del 2007, e successivamente istituito e disciplinato con il decreto ministeriale del 17 dicembre 2009.
Ricordo, al riguardo, che sul Sistri la VIII Commissione (Ambiente) con la citata risoluzione n. 8-00065, approvata il 28 aprile 2010, ha, tra l'altro, impegnato il Governo a costituire il comitato di vigilanza e controllo da utilizzare come sede di incontro a livello nazionale delle associazioni imprenditoriali interessate, per valutare le criticità del sistema, anche attraverso il confronto con le regioni, al fine di individuare le opportune correzioni nella direzione della migliore operatività e semplificazione, nonché a tenere in considerazione i costi dell'introduzione del Sistri per le imprese, con particolare riguardo a quelle medio-piccole.
Il comma 2 dell'articolo 1 prevede l'ulteriore proroga al 16 giugno del termine per il versamento dei premi assicurativi all'INAIL da parte delle imprese di autotrasporto di merci in conto terzi, relativi all'anno 2009, versamento che deve tenere conto delle riduzioni previste dalla legge finanziaria per il 2010. Tale termine, la cui scadenza annuale è fissata al 16 febbraio, era stato già prorogato al 16 aprile 2010 e ulteriormente prorogato con il presente decreto-legge per permettere l'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di attuazione.
Il secondo periodo del comma 2 è stato modificato dalla Commissione al fine di chiarire meglio la formulazione originaria della norma, secondo un'indicazione formulata dal Comitato per la legislazione.
Viene, quindi, previsto che le imprese che non hanno provveduto al pagamento dei premi assicurativi alle scadenze previgenti alla data di entrata in vigore del presente decreto, o hanno corrisposto somme Pag. 3inferiori a quelle dovute, sono considerate in regola ai fini degli obblighi contributivi e, ad esse, non si applicano le sanzioni civili previste dalla normativa, fermo restando l'obbligo in ordine al versamento di tali contributi per il 16 giugno.
L'articolo 2 detta misure per l'assegnazione gratuita di quote di emissione di CO2 ai nuovi impianti entrati in esercizio, che si rendono necessarie a fronte dell'esaurimento della «Riserva nuovi entranti» prevista dalla Decisione di assegnazione delle quote di CO2 per il periodo 2008-2012. La dotazione della citata riserva, pari a 21,7 milioni di tonnellate di CO2, è stata sufficiente a soddisfare le sole richieste degli impianti avviati fino all'aprile 2009, restando esclusi tutti gli impianti avviati successivamente.
Ricordo che l'articolo 15, comma 7, del decreto legislativo n. 216 del 2006, con cui è stato recepito, nell'ordinamento nazionale, il sistema di emission trading, dispone che il gestore di ciascun impianto è tenuto a restituire, entro il 30 aprile di ciascun anno, le quote di emissione corrispondenti alle quantità di emissioni rilasciate dall'impianto nell'anno solare precedente, al fine di non incorrere nelle sanzioni, pari a 100 euro per ogni tonnellata di CO2 non restituita, fermo restando l'obbligo di adempiere, comunque, alla restituzione delle quote corrispondenti alle missioni indebitamente rilasciate. In mancanza di un'assegnazione gratuita ai nuovi entranti rimasti esclusi dalla citata riserva, tali soggetti sarebbero costretti ad acquistare tutte le quote di CO2 emesse sul mercato, con conseguenze molto pesanti sull'equilibrio economico-finanziario, soprattutto delle piccole e medie imprese, e sul mercato dell'energia elettrica, per il riverberarsi di tali oneri aggiuntivi sui prezzi finali dell'energia.
L'intervento recato dall'articolo 2 si muove, quindi, nella linea indicata dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato che, nella sua segnalazione al Parlamento del 14 aprile 2010, ha espresso le sue preoccupazioni - peraltro ribadite nel corso dell'audizione svoltasi il 3 giugno presso l'VIII Commissione -, in merito ai possibili effetti distorsivi della concorrenza derivanti dal prossimo esaurimento della riserva di quote gratuite di emissioni di CO2. L'Autorità, nella medesima segnalazione, ha ricordato, inoltre, la mancata attuazione delle disposizioni recate all'articolo 2, comma 554, lettera e), della legge finanziaria 2008, che aveva previsto l'istituzione di un apposito Fondo per la gestione delle quote di emissione di gas serra di cui alla direttiva 2003/87/CE, da destinarsi all'acquisto di quote di CO2 con cui assicurarne la disponibilità per i nuovi entranti.
Ricordo che l'Unione europea, con l'emanazione della direttiva 2003/87/CE, ha inteso anticipare la piena entrata in vigore dell'emission trading, previsto a livello internazionale solo dal 2008. Tale direttiva, recepita nell'ordinamento nazionale con il decreto legislativo 4 aprile 2006, n. 216, ha, infatti, previsto l'istituzione di un mercato delle emissioni su scala europea già a partire dal 2005, da affiancare all'emission trading previsto su scala globale dal Protocollo.
La procedura prevista dall'articolo 2 può essere schematizzata come segue: determinazione, da parte del Comitato per la gestione della direttiva 2003/87/CE, del numero di quote di CO2 spettanti ai nuovi entranti rimasti esclusi dalle quote di riserva (comma 1); definizione, da parte dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, dei crediti per i citati soggetti esclusi (comma 2); determinazione, entro il 31 marzo di ciascun anno, delle partite economiche da rimborsare con riferimento alle quote relative all'anno precedente; liquidazione dei crediti, comprensivi degli interessi maturati nella misura del tasso legale, sulla base e nei limiti dei proventi della vendita all'asta delle quote di CO2 prevista dall'articolo 10 della direttiva prima citata (comma 3). Tale liquidazione deve avvenire entro 90 giorni dal versamento dei citati proventi.
Nella relazione tecnica viene indicato un fabbisogno complessivo di quote, per soddisfare le richieste di impianti di nuovi entranti, avviati dopo l'aprile del 2009, pari a 42 milioni di tonnellate di CO2. Ciò Pag. 4comprende 26,5 milioni di tonnellate di CO2 di impianti nuovi entranti 2009-2010, per i quali è stato già effettuato il calcolo delle quote di emissione spettanti, ma non è stato possibile effettuare l'assegnazione per esaurimento della riserva, e 15,5 milioni di tonnellate di CO2 di quote relative agli impianti che verranno avviati fino al 2012 (gruppo 2 della centrale a carbone di Torrevaldaliga, nord di Civitavecchia; centrale turbogas Modugno, provincia di Bari, e di Scandale, provincia di Crotone; impianti di altri settori produttivi, compresi piccoli impianti termoelettrici).
Tale fabbisogno comporterà un esborso monetario pari a 756 milioni di euro, che nella relazione tecnica vengono calcolati assumendo un prezzo di mercato di 18 euro per tonnellata. A tale somma vanno poi aggiunti gli interessi previsti dal comma 3, stimati dalla medesima relazione in circa 22,48 milioni di euro, per un totale di circa 780 milioni di euro.
Ricordo, in proposito, che l'articolo 10 della direttiva prima citata (recentemente modificata dalla direttiva 2009/29/CE) prevede che a decorrere dal 2013 gli Stati membri mettano all'asta tutte le quote che non sono assegnate gratuitamente e consente agli Stati stessi di stabilire l'uso dei proventi, utilizzando almeno il 50 per cento di questi per una serie di scopi ambientali, ivi indicati, di riduzione delle emissioni e di incremento dell'efficienza energetica.
La relazione illustrativa sottolinea che tali aste, in realtà, dovrebbero essere operative già dal 2011. Infatti, l'attuale bozza di regolamentazione delle citate aste, che la Commissione UE deve pubblicare entro il 30 giugno 2010, prevede la possibilità di anticipare le aste per il periodo di scambio 2013-2020.
Relativamente alla liquidazione dei crediti, lo stesso comma 3 prevede che avvenga senza aggravi per l'utenza elettrica e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Viene altresì disposta, in attuazione del principio di invarianza degli oneri a carico dell'utenza elettrica, l'abrogazione dei commi 18-19 dell'articolo 27 della legge n. 99 del 2009.
Ricordo, al riguardo, che il comma 18 dell'articolo 27 di questa legge prevedeva che, a partire dal 2011, termine poi prorogato al 2012 dall'articolo 7, comma 2-bis, del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, il calcolo della quota obbligatoria di energia prodotta da fonti rinnovabili da immettere nella rete elettrica, prevista dal meccanismo dei certificati verdi, fosse effettuato sul consumo e non più in base alla produzione e all'import come attualmente previsto. Pertanto, veniva previsto che, a decorrere dal 2012, l'obbligo di immissione sarebbe passato dai produttori e importatori ai soggetti che concludono con Terna Spa uno o più contratti di dispacciamento di energia elettrica in prelievo, vale a dire i distributori o i venditori di energia. Tale meccanismo si aspettava che potesse produrre la riduzione degli oneri a carico della componente A3 della tariffa elettrica, con conseguenti risparmi per i consumatori. L'abrogazione dei citati commi 18 e 19 lascia invariato il meccanismo attuale.
I commi 4 e 5 demandano a successivi decreti interministeriali la determinazione delle procedure di gestione dei proventi della vendita all'asta delle quote di CO2.
La Commissione VIII ha apportato alcune modifiche di carattere formale al testo dell'articolo 2.
L'articolo 3 disciplina l'entrata in vigore del decreto-legge.
Ricordo, infine, che sul provvedimento hanno espresso i prescritti pareri il Comitato per la legislazione, la cui condizione è stata recepita, come precedentemente ricordato, con una modifica al secondo periodo del comma 2 dell'articolo 1; le Commissioni I, X, XI e XIV che hanno espresso parere favorevole; la II Commissione che si è espressa nel senso del nulla osta e la Commissione per le questioni regionali che ha espresso parere favorevole con condizioni.
Esprimo quindi, a nome del relatore, un apprezzamento per il provvedimento in esame, con riserva di verificare, anche personalmente, gli elementi che emergeranno nel corso del dibattito e di valutare gli eventuali emendamenti presentati.

Pag. 5

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, a me pare assolutamente soddisfacente quanto ha dichiarato nel corso della sua relazione il presidente Alessandri. Mi limito a far presente che tutte le condizioni poste dalla Costituzione per la decretazione d'urgenza sono ampiamente rispettate. Si tratta oggettivamente di interventi urgenti. Quello più qualificante, che riguarda la riserva delle quote per i nuovi entranti, costituiva una questione che rischiava di mettere palesemente in difficoltà le aziende cosiddette nuove entranti ed era un fattore evidentemente che attiene al sostegno della competitività nazionale. Mi limito adesso ad ascoltare gli interventi che seguiranno alla relazione e, quindi, il seguito del dibattito.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, come si sarà capito siamo di fronte ad un provvedimento composito che contiene misure differenti e vorrei provare a parlare anche delle due misure «minori», benché il cuore del provvedimento sia sicuramente la questione che riguarda le quote di emissione di CO2, di anidride carbonica, per i nuovi entranti.
Come ricordava prima il presidente della Commissione, nell'articolo 1 è prevista una proroga dei termini per la presentazione del MUD, modello unico di dichiarazione ambientale, al 30 giugno. Questa proroga era stata chiesta dalla Commissione con una risoluzione approvata all'unanimità, tra i firmatari della quale era compresa la capogruppo del PD, onorevole Mariani. Tale proroga era stata chiesta in relazione alla difficoltà ancora esistente di mettere a regime il procedimento che porta alla creazione del Sistri che nasce da ottime intenzioni. Il Sistri - lo dico per coloro che ci ascoltano e non sono ovviamente obbligati a conoscere tutte le sigle che adoperiamo nei nostri ragionamenti parlamentari - è un sistema di tracciabilità dei rifiuti.
Messo a regime, dovrebbe permettere di seguire l'andamento dei rifiuti e quindi di contrastare l'illegalità. Quindi, le intenzioni sono sicuramente buone, ma la maniera in cui si è predisposto il Sistri è francamente discutibile, perché il confronto con le regioni e le amministrazioni locali è stato scarso e, soprattutto, è stato del tutto insufficiente il confronto con gli operatori del settore. Pertanto, così com'è la situazione rischiava di essere confusa e costosa, lo ricordava anche il presidente, soprattutto per il sistema delle piccole e medie imprese. Mi auguro che questo spostamento in avanti, come era stato chiesto anche dalla risoluzione della Commissione, serva anche ad attivare quei tavoli di confronto, per far sì che il sistema risulti effettivamente utile.
Non posso peraltro tralasciare di ricordare che se l'obiettivo è combattere - ed è ovviamente un tema che ci sta molto a cuore - anche lo smaltimento illegale di rifiuti, le ecomafie e la criminalità organizzata, appare contraddittorio che in questo momento sia all'attenzione del Parlamento un provvedimento sulle intercettazioni telefoniche, che rende molto più difficile contrastare le ecomafie e lo smaltimento illegale di rifiuti pericolosi, che avvelenano l'ambiente e il territorio, anche di rifiuti radioattivi. In quella parte il provvedimento va sicuramente cambiato, altrimenti abbiamo «pochi Sistri» da fare: la situazione peggiorerà dal punto di vista del contrasto a questa illegalità che, come sappiamo, avvelena interi territori ed è una tassa per il nostro Paese.
Da questo punto di vista - e mi pare che in questo senso andasse anche l'auspicio della Commissione per gli affari regionali - è importante che vi sia un confronto con le regioni, perché una buona parte di questo sistema è sotto il controllo regionale, e le agenzie regionali per l'ambiente, in maniera tale da far sì che il passaggio sia effettivamente utile al Pag. 6Paese, sia efficace e sia praticabile, perché vi è stato un confronto ampio con tutti gli operatori.
Colgo anche l'occasione per dire che questa maniera di legiferare va un po' cambiata. Sta scadendo - e credo che dovremmo esserne tutti felici - l'ennesima proroga per la delega al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per emanare provvedimenti su una serie molto vasta di materie. Sono tre legislature - quindi è un problema che ha attraversato maggioranze diverse - che questo provvedimento sostanzialmente impedisce al Parlamento di fare il suo lavoro e produce brutte leggi: è accaduto nella legislatura dal 2001 al 2006, è accaduto nella legislatura più breve in cui ha governato il centrosinistra e accade in questa legislatura. Infatti, quando si tratta di mettere mano a materie delicate, il confronto con il Parlamento non è un appesantimento: consente di fare leggi migliori e consente di incrociare meglio gli interessi del Paese, consente insomma di fare bene il nostro mestiere.
Quindi lo dico da subito, siccome corrono voci che io ritengo pessime su un'ulteriore ennesima proroga di tale delega (che in questa legislatura è stata ulteriormente peggiorata, perché almeno nelle due legislature precedenti prevedeva due letture parlamentari): un'ulteriore proroga non è assolutamente giustificata e sicuramente sarebbe un danno per il Paese, perché non ha prodotto, come ripeto, né semplificazioni, né buone leggi e ha affastellato provvedimenti in maniera assolutamente confusa.
Ne approfitto anche per dire che per questo è importante che vi sia un confronto costante fra Ministero e in generale Parlamento e da questo punto di vista, mentre do atto al sottosegretario Menia della serietà e della continuità del rapporto con il Parlamento, devo dire che, tranne occasioni sociali esterne all'attività parlamentare, in Commissione abbiamo avuto pochissime occasioni per confrontarci con il Ministro Prestigiacomo. Siamo ancora in attesa di risposte a domande che sono state formulate nel novembre scorso e che dovevano avere risposta in Commissione la settimana successiva. Capisco che il tempo a volte viene segnato da percezioni soggettive, ma mi sembra che sia passata un po' più di una settimana.
Il comma 2 è un comma ancora più semplice; peraltro gli effetti del comma - ma questo lo chiedo al Governo - sono scaduti: il comma 2 di questo provvedimento prevedeva effetti che sono stati ulteriormente prorogati?

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Sì, è così.

ERMETE REALACCI. Questo mi mancava, diciamo così. Comunque questo è un comma sostanzialmente legato anche a inadempienze del Governo nell'emanare un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che doveva servire ad accompagnare il sistema dell'autotrasporto, in una situazione che è difficile per tanti settori economici e anche per l'autotrasporto.
Si tratta di una previsione anche comprensibile, concernente la proroga dei premi assicurativi dell'INAIL; tuttavia, nel testo in discussione, tale proroga sostanzialmente si è già esaurita, perché è fissata al 16 giugno. Pertanto, non so come, in seguito, evolveranno le vicende.
Infine, vi è la norma più delicata, che impatta fortemente, da un lato, con il sistema produttivo italiano e, dall'altro lato, con gli impegni che l'Italia ha assunto in sede internazionale ed europea, in particolare, con riferimento al contenimento delle emissioni di CO2. Tale norma - lo dico subito - ha un suo fondamento reale. Vediamo cosa è accaduto (e in questo, vi è una responsabilità anche del Governo precedente).
Dopo una lunga trattativa, l'Italia ha sottoscritto con l'Unione europea una serie di impegni, che riguardavano i maggiori emettitori di CO2. Sappiamo che l'anidride carbonica è emessa non solo da numerosi impianti industriali, ma anche da diverse altre fonti (dal settore del trasporto, a quello domestico); pertanto, vi sono molti modi per ridurre le emissioni di CO2. Pag. 7Tuttavia, in Europa si è avviato un ragionamento specifico sui grandi emettitori: per ogni Paese, sono stati fissati un limite di emissioni ed una tempistica in base alla quale, da un certo momento in poi, i soggetti che emettevano quantità di CO2 in eccesso dovevano pagare una multa, o comunque, un contributo, volto a sostenere le politiche di innovazione tecnologica, di ricerca e di riduzione delle emissioni di CO2.
Nel momento in cui l'Italia ha siglato questo patto con l'Unione europea, anche su pressione degli interessi industriali, le quote di emissione lasciate per i nuovi entrati erano effettivamente troppo ridotte. In altri termini, i soggetti che già ne facevano parte avevano «mangiato» quasi tutta la quantità di CO2 che l'Italia poteva emettere, lasciando poco spazio per i nuovi entrati. Si tratta di un problema vero, perché non credo che la questione sia delle dimensioni che il Governo propone nel provvedimento in esame. Infatti, si parla di cinquecento nuovi impianti: mi sembra un po' troppo, perché tale cifra rappresenta, praticamente, il 50 per cento degli impianti che, adesso, esistono in Italia e che sono sottoposti a questa normativa. Tuttavia, è un problema che esiste.
Vorrei, inoltre, dire che questo problema, come tanti altri, non andrebbe guardato dal buco della serratura, perché è necessario anche realizzare una politica più complessiva. A tale proposito, segnalo che, in questo momento, per esempio, nella manovra finanziaria, vi sono alcune misure estremamente pericolose dal punto di vista degli impegni assunti dall'Italia in ordine alla riduzione dell'emissione di CO2 e della nostra stessa economia. Infatti, l'articolo 45 della manovra mette a forte rischio il ricorso alle fonti rinnovabili nel nostro Paese, un settore che, finalmente, si sta mettendo in movimento, che, ovviamente, va accompagnato anche da una riduzione degli incentivi programmata e coordinata nel tempo.
Al contrario, se passasse il citato articolo 45, così com'è, tale settore verrebbe mortalmente ferito, in particolar modo, limitando di molto per i privati, per i singoli cittadini ed anche per gli enti locali, la possibilità di vedere finanziati dalle banche meccanismi che si reggono sulla certezza degli introiti futuri. Tali meccanismi, invece, vengono messi a rischio dall'articolo 45, che elimina l'obbligo, da parte della rete, di assorbire l'energia prodotta da fonti rinnovabili. Pertanto, è necessario eliminare tale previsione dalla manovra finanziaria e produrre una normativa diversa.
Al tempo stesso, è a rischio un altro provvedimento di grandissima importanza, sia dal punto di vista ambientale e della riduzione di CO2 che dal punto di vista economico del Paese (in questo senso, il Partito Democratico presenterà una proposta emendativa al provvedimento in esame): mi riferisco alla previsione del 55 per cento di credito d'imposta.
Tale provvedimento ha permesso, negli anni passati, di attivare una grande quantità di interventi sul fronte del risparmio domestico. Ricordo, infatti, che nelle case e negli edifici si consuma una buona parte dell'energia e che, quindi, si emette una buona parte di CO2 del nostro Paese. Vi sono abitazioni con livelli di efficienza energetica pari alla metà rispetto, ad esempio, alle abitazioni tedesche, irlandesi o svedesi.
Il credito di imposta pari al 55 per cento ha consentito, in questi anni, di attivare qualcosa come seicentomila interventi in abitazioni private, mettendo in moto un giro di affari di circa 9 miliardi di euro, producendo decine di migliaia di posti di lavoro per migliaia di imprese nell'edilizia e nell'indotto e, quindi, svolgendo, oltre che un'importantissima azione di contenimento dei consumi energetici e delle emissioni di CO2, anche una fondamentale azione di rianimazione di un settore ad alta intensità occupazionale come quello dell'edilizia.
Se questo provvedimento non venisse rifinanziato sarebbe un ulteriore colpo alla direzione di un Paese che scommette, come fattore anche competitivo, sull'innovazione tecnologica, sul risparmio energetico, sull'utilizzo delle fonti rinnovabili. Pag. 8
Infine - ma sempre in relazione all'emissione di CO2 - nella manovra in discussione al Senato vi è un colpo mortale dato al trasporto pubblico locale, mortale: i fondi per il trasporto pubblico locale, per i treni pendolari che sappiamo già oggi sono sottofinanziati, che spesso sono dei carri merci, che costringono milioni di cittadini italiani a una vita al di sotto delle condizioni elementari di qualità, vengono più che dimezzati. Questo è paradossale perché, proprio in Parlamento, in una delle Camere, in questi giorni si è votata una risoluzione approvata all'unanimità fra la Commissione ambiente e la Commissione trasporti in cui, in risposta alle richieste che venivano dai sindaci del Nord, della pianura padana per quanto riguarda le polveri sottili emesse nelle città, si prevedono una serie di misure con al centro, ovviamente, come in tutto il mondo, un forte rilancio del trasporto pubblico e una riduzione delle emissioni nel settore dei trasporti. Ebbene, la manovra, invece, va in direzione opposta, dico questo per dire che l'insieme di queste misure andrebbero coordinate, ci vorrebbe una politica, non bisogna guardare tutte queste azioni soltanto con gli occhi delle competenze e, a volte, anche dei capricci di questo o quel Ministero, ma avendo l'interesse del Paese come bussola.
Venendo al provvedimento in questione esso, come ha ricordato correttamente il Presidente prima, prevede che sostanzialmente tutti coloro che entrano - i cosiddetti nuovi entranti in gergo tecnico - avranno gratis le quote di CO2, perché le quote a disposizione degli entranti sono state quasi tutte esaurite, peraltro in gran parte esaurite dall'ENEL con la centrale a carbone di Civitavecchia, per fare dei nomi e cognomi, in quanto, come è noto, il carbone emette molta più CO2 delle altre fonti e Civitavecchia è una grande centrale. Queste quote verranno concesse gratis con un pagherò, cioè, sostanzialmente, prendendo le risorse per queste quote dai futuri introiti delle aste per la CO2 che dovranno, fra qualche anno, essere messe in atto anche nel nostro Paese.
Così com'è il provvedimento ha due grandi problemi. Innanzitutto elimina quella che era la finalità della normativa europea cioè spingere a emettere meno CO2 ed, anzi, utilizza in questo senso i fondi che, come veniva correttamente ricordato prima, entrando dalla vendita di questi permessi di emissione di CO2 dovevano essere destinati proprio a misure di risparmio energetico, di promozione delle fonti rinnovabili, al raggiungimento dell'obiettivo 20-20-20, al loro contrario cioè al raggiungimento di un obiettivo che semplifica le emissioni di CO2.
Il secondo elemento è strettamente connesso alla normativa europea: così come si configura, questo provvedimento è sostanzialmente un aiuto di Stato perché non vi è una finalità che lo giustifica, è semplicemente una facilitazione data in maniera indifferenziata a tutte le imprese che si trovano ad operare nel nostro Paese.
Noi, con le due proposte emendative, proponiamo innanzitutto di leggere meglio la situazione che si è venuta a creare perché, se è vero che la quota dei nuovi entranti era bassa, era ridotta, è anche vero che, per effetto della crisi, quindi non per un elemento positivo, però le quote che avevamo a disposizione non sono state utilizzate tutte. Ci sono almeno 22-23 milioni di tonnellate di CO2 che potevano essere emesse e non sono state emesse, queste 22-23 milioni di tonnellate di CO2 peraltro configurano, per le imprese che avevano diritto a quelle quote, anche un introito non marginale: tranne tre impianti, che peraltro scaricano sul CIP 6, cioè sulla bolletta, i loro eventuali extracosti, tutti gli impianti che avevano delle quote nazionali di CO2 oggi sarebbero in credito se vendessero queste quote di CO2, credo che quello che abbia il credito più importante sia l'acciaieria di Taranto, che da sola vanta un credito di quasi 100 milioni di euro. L'insieme di questi crediti da parte delle imprese italiane è di circa 250 milioni di euro, quindi siamo in una situazione molto diversa da quella da cui eravamo partiti qualche tempo fa. Pag. 9
Pertanto, noi diciamo sostanzialmente due cose: in primo luogo, recuperiamo queste quote, facciamo di questo una riserva su cui incidere per i nuovi entranti e, quindi, rispetto all'Unione europea, non ci presentiamo - se mi è consentito - con la solita furbizia degli italiani che firmano le cose per poi fare il contrario il giorno dopo o trovare stratagemmi che, peraltro, hanno spesso poca strada davanti a sé. Ritengo, infatti, che, così com'è, questo provvedimento non sia accettabile in base alla normativa comunitaria.
Il secondo punto riguarda il fatto di stabilire in qualche maniera dei criteri per l'accesso ai nuovi entranti, ad esempio attraverso un bonus: oggi infatti - e sono in molti, per la verità - chi costruisce un impianto, automaticamente e indipendentemente dalle normative, realizza un impianto mediamente più efficiente, il quale consuma percentualmente meno CO2 rispetto agli impianti precedenti. Stabiliamo dunque, o diamo mandato al Governo di stabilire, dei criteri di accesso a queste quote gratuite di CO2, i quali facciano capire a tutti - al sistema delle imprese, a tutti noi, alla politica, alle istituzioni, ma soprattutto all'Unione europea - che noi abbiamo capito che la strada è quella, e che quella è anche la strada per la competitività del Paese.
È chiaro, infatti, che l'Italia sarà forte in futuro, se farà l'Italia, se scommetterà sulla qualità, sull'innovazione e sulla conoscenza, e se, in qualche maniera, accetterà questa sfida della green economy anche come un grande fattore competitivo dell'Italia stessa. Non è truccando le carte o rinviando continuamente gli esami che faremo un grande Paese: al contrario, dobbiamo essere un grande Paese che esce dalla crisi, se possibile, più forte di come vi è entrato.
Queste sono le proposte emendative principali che presenteremo: è chiaro che una loro mancata approvazione renderebbe impossibile un nostro parere favorevole a questo provvedimento, anche se - ripeto - i temi posti in questo provvedimento sono reali, alcuni dei quali (penso al rinvio per quanto riguarda il MUD) sollecitati da noi stessi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dionisi. Ne ha facoltà.

ARMANDO DIONISI. Signor Presidente, nell'accingerci ad esaminare questo provvedimento - che il Governo ha proposto giustificandolo con la necessità ed urgenza di sanare aspetti di criticità presenti in alcuni settori del nostro tessuto produttivo e dei servizi, anche in considerazione della crisi che continua a frenare l'economia del nostro Paese - a nome del gruppo dell'Unione di Centro esprimo in linea di massima la condivisione del testo in esame e non posso fare a meno di rilevare che alcuni profili controversi, che le disposizioni presentano, limitano la portata e l'effettiva efficacia del provvedimento stesso.
Per quanto concerne il primo dei tre interventi normativi contenuti nel decreto-legge, ossia la proroga del termine per la presentazione del MUD, esprimo un giudizio positivo, sempre che il Governo sappia utilizzare il periodo di proroga per apportare tutte le iniziative necessarie per mettere a regime il sistema, che necessita di un intervento strutturale in modo da consentirne il completo rilancio.
L'esigenza della proroga in esame discende dal fatto che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, pubblicato lo scorso aprile, con cui è stato modificato il MUD, va nella direzione di accogliere le richieste di semplificazione avanzate dagli operatori del settore, ma non ha potuto, di fatto, modificare il termine di presentazione. La norma in esame consente, quindi, ai soggetti obbligati di predisporre in tempi certi la presentazione della dichiarazione, avvalendosi delle semplificazioni previste al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 aprile 2010. Credo di poter affermare serenamente che la norma si può sostenere sia nel merito, sia nella sostanza.
Quanto al secondo intervento, il quale dispone un'ulteriore proroga del termine per il versamento dei premi assicurativi Pag. 10all'INAIL da parte delle imprese di autotrasporto di merci in conto terzi, ritengo - ancora una volta alla luce del momento di crisi eccezionale che stiamo attraversando - che non sia possibile opporsi a disposizioni che danno respiro a categorie che stanno soffrendo fortemente. Tuttavia, considero che la norma presenta aspetti controversi, in quanto prevede disposizioni solo ad esclusivo vantaggio di una categoria, lasciando nelle difficoltà l'intero settore che, invece, potrebbe godere dell'effettiva estensione dei benefici previsti.
Al riguardo ricordo, inoltre, che il Servizio bilancio ha osservato come - sebbene il trasferimento avvenga nell'ambito dello stesso anno 2010 - andrebbe chiarito se la norma possa determinare oneri conseguenti al costo di provvista per il periodo in cui si verificano le minori entrate e che, in aggiunta - riguardo alla mancata applicazione di sanzioni per il pagamento di somme inferiori a quelle dovute - appare necessaria una conferma circa la persistenza dell'obbligo in capo alle imprese di regolarizzare il versamento dei premi assicurativi e previdenziali per l'intero ammontare.
Per ciò che concerne, invece, la misura che, probabilmente, risulta essere di portata più ampia ed importante - relativa alla assegnazione gratuita di quote di emissione CO2 ai nuovi impianti entrati in esercizio - ritengo che, se è giusto escludere ogni barriera di accesso alle nuove imprese, è altrettanto necessario perseguire con determinazione e coerenza gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2, i quali sono, invece, probabilmente messi a rischio dalle disposizioni previste in questo decreto-legge. Lo scopo dell'intervento può ritenersi condivisibile solo se inteso come misura temporanea di sostegno di un settore economico che risente particolarmente degli effetti negativi della crisi economica in corso. Riconoscendo, infatti, l'insufficienza dell'iniziale riserva di quote a disposizione delle imprese italiane, è doveroso denunciare che si arriva a tale situazione attuale per la miopia delle scelte industriali del Governo che hanno prodotto, di fatto, l'esaurimento della citata riserva.
La quota di 21,7 milioni di tonnellate di CO2 è stata sufficiente a soddisfare le sole richieste degli impianti avviati fino all'aprile 2009, restando, purtroppo, così esclusi tutti gli impianti avviati successivamente. Tra l'altro, è necessario denunciare l'assoluta incoerenza delle posizioni assunte dal Governo, il quale, da un lato, ha pienamente confermato in sede europea gli impegni per la lotta ai cambiamenti climatici e la riduzione delle emissioni di gas serra e, dall'altro, presenta questa misura, che va in una direzione completamente opposta al mantenimento degli obiettivi stessi.
Inoltre, vorrei soffermarmi sulla possibilità che la soluzione normativa adottata con il decreto-legge in esame possa presentare taluni aspetti di distruzione dell'impianto normativo comunitario. Quest'ultimo vincola i proventi delle future aste delle quote CO2 al finanziamento delle politiche di riduzione delle emissioni di CO2, e non al pagamento delle emissioni prodotte dagli impianti in esercizio; si espone così con probabilità, il nostro Paese, al rischio che l'Unione europea qualifichi come aiuti di Stato la misura di cui stiamo discutendo e che questa scelta si traduca, alla fine, in un'occasione mancata di rafforzamento delle politiche ambientali e di maggiore efficienza del sistema produttivo italiano.
È assolutamente veritiero che si sta intervenendo in merito ad alcune questioni urgenti ed indifferibili per il settore ambientale, ma è altrettanto vero come difficilmente si potrà evitare il ripetersi di situazioni di emergenza - quali quelle relative all'emissione di quote CO2 - se non si affronta seriamente la questione degli interventi strutturali e di sostegno al sistema, e non con misure tampone.
Sarebbe il caso - come tra l'altro condiviso da vari colleghi che hanno esposto le proprie tesi durante il dibattito in Commissione - di attivarsi per mettere in atto un reale piano energetico nazionale che permetta all'Italia di dotarsi di uno Pag. 11strumento efficace di programmazione e di attuazione per il presente e soprattutto per il futuro.
In questa sede non posso non fare un richiamo al nucleare: noi lo abbiamo sempre sostenuto e ne siamo convinti assertori. Tuttavia, siamo realistici e, obiettivamente, dobbiamo comprendere che nella situazione attuale le probabilità che tale scelta sia di immediata approvazione sono estremamente ridotte. In tal caso il nostro Paese si troverà, a breve, a dover discutere nuovamente soluzioni di emergenza per far fronte alla richiesta degli operatori economici di poter avere a disposizione nuove quote di emissioni di CO2.
Concludo affermando che oggi, in virtù anche del particolare momento economico che stiamo vivendo, abbiamo il dovere di sostenere i provvedimenti che hanno lo scopo di dare una boccata d'ossigeno ai settori economici che soffrono più di altri la stagnazione economica. Tuttavia, nello stesso tempo denunciamo che non possono essere misure correttive ed emergenziali a risollevare le sorti del nostro Paese.
Invitiamo, pertanto, il Governo ad affrontare l'ammodernamento dell'Italia con più coraggio, in particolare nel settore e nelle attività ambientali ed energetiche, approntando politiche strutturali e concrete che permettano la possibilità di guardare con più ottimismo al futuro della nostra economia e delle nostre imprese.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, stiamo affrontando la conversione in legge di un decreto-legge adottato dal Governo che sulla carta sembrerebbe semplice e a prima lettura ovvio. Ma già nel titolo traspare un po' di confusione, perché si tratta della conversione in legge di un decreto-legge recante misure urgenti sia per il differimento di termini in materia ambientale e di autotrasporto - quindi ambiente e autotrasporto che nel caso di specie vengono accorpati come se fossero una materia unica - nonché per l'assegnazione di quote di emissioni di CO2.
In realtà, si tratta di un provvedimento composto da due articoli e così letto sembrerebbe normale ed ovvio. Ma dovremmo andare a vedere perché, di fatto, siamo arrivati a questa situazione. Intanto, si deve sottolineare la questione dell'articolo 1, il cui primo comma di fatto va a prorogare i termini dell'utilizzo del modello unico per la trasmissione dei dati da parte delle aziende che producono e trasportano rifiuti. Si tratta di un documento necessario, in quanto conosciamo gli effetti prodotti dalle ecomafie e dalla criminalità che gira intorno al business dei rifiuti. In tal senso, abbiamo avuto elementi di riscontro anche sui provvedimenti che lo Stato ha adottato d'urgenza in ordine alla pulizia della Campania o, meglio, di Napoli. Abbiamo trovato l'esercito a Napoli che caricava i camion di rifiuti e i casalesi - o chi vicino a loro - che nascondevano di notte, nel terreno fra il Lazio e la Campania, questi rifiuti, con un danno ingente alle risorse economiche e soprattutto all'ambiente.
Sappiamo di quello che è successo negli anni passati con le navi dei veleni, fatte affondare nei nostri mari. A tal proposito abbiamo presentato parecchie interrogazioni, anche in quest'Aula, affinché si tentasse di trovare una soluzione e perché quelli che vivono in quella terra e vicino a quel mare - e soprattutto i pescatori che devono lavorare con quel mare - ancora oggi hanno moltissimi dubbi e sopportano danni economici alle loro attività.
Ecco perché abbiamo apprezzato con fermezza lo sforzo di passare ad un sistema di tracciabilità dei rifiuti - il Sistri - da parte del Governo. Abbiamo, inoltre, rivendicato il fatto che la prossima estate - fra luglio e agosto e, quindi, nel giro di un mese o di un mese e mezzo - possa partire effettivamente questo nuovo sistema, che in tempo reale permetterà di seguire il percorso dei rifiuti dalla produzione all'effettivo smaltimento o collocazione a riposo, se così vogliamo chiamarlo. È un sistema che ha creato naturalmente già di per sé preoccupazione in questo mondo di imprese - si tratta di circa 600 mila imprese - che devono sopportare dei Pag. 12costi perché, al di là della pacca sulle spalle a queste imprese, né il Governo né il Parlamento per adesso hanno trovato soluzioni.
Si tratta di un aggravio, oltre che burocratico, anche economico (si va dai 100-700-800 a un migliaio di euro circa di costo in più).
Ci auguriamo che entri a regime e speriamo che i provvedimenti presi siano di sostegno alle imprese anche dal punto di vista economico, poiché chiediamo alle imprese uno sforzo, ma il provvedimento non tratta naturalmente di questo. In ragione di ciò, si è fatta un po' di confusione e vi è stata una sovrapposizione di impegni che sono stati chiesti alle imprese sull'utilizzo del modello unico (o modello cartaceo) di trasmissione dei dati che di fatto elabora e quindi censisce e trasmette dati su quanto prodotto e trasportato nel 2009.
C'è già stata una proroga e abbiamo chiesto più volte che, se fosse stato necessario, forse, anziché fissare il termine a giugno - visto che era già stato prorogato - sarebbe stato opportuno prorogarlo di qualche mese. Abbiamo apprezzato il fatto che, invece, il Governo ha risposto in senso negativo, dicendo che siamo allo stretto necessario, perché vi è la sicurezza che quest'anno entrerà a regime il nuovo sistema di tracciabilità e quindi di controllo del traffico di rifiuti.
Però, di fatto, il Governo ha più volte annunciato questo decreto-legge e ha lasciato le imprese per giorni e settimane nell'oblio, senza avere indicazioni chiare, e senza sapere cosa fare; alcune si sono cimentate sul nuovo modello e quindi hanno affrontato ulteriori costi (quando si cambiano sistema e metodo di lavoro è chiaro che in una impresa si affrontano costi nuovi). Il provvedimento non ha lo scopo di semplificare i loro processi e quindi ridurre i loro costi, ma semplicemente di garantire allo Stato e a tutti gli enti pubblici massima trasparenza e quindi possibilità di controllo su dove finiscono questi rifiuti.
Forse era il caso di dare certezze già quando si prevedevano le proroghe, per cui sarebbe stato opportuno arrivare magari un momento prima con il provvedimento. Siccome i provvedimenti sembrano simili e si accumulano, di fatto poi si inciampa su qualche articolo o su qualche comma. Pare che in questo caso si sia inciampati non sulla questione dei rifiuti, ma su quella successiva relativa alle emissioni di CO2 e sull'articolo 2, perché la Ragioneria dello Stato non riusciva bene a capire la copertura effettiva di questi ulteriori costi.
Tornando al tema in esame, credo che in particolare l'Italia dei Valori, ma tutte le forze di opposizione in Parlamento, ed anche la maggioranza, si siano pronunciate con ordini del giorno e quindi con alcune prese di posizione, invitando il Governo alla proroga. Lo abbiamo fatto più volte in Commissione e ringraziamo il sottosegretario perché è stato sempre presente nell'ascoltare le imprese ed i parlamentari sulle proposte che si facevano e almeno su questo il confronto c'è stato e abbiamo avuto anche idee un po' più chiare sul perché le questioni si complicassero.
Ci auguriamo che effettivamente si tratti dell'ultima proroga, perché anche continuare a portare provvedimenti in Parlamento ha dei costi e, in particolare (lo ripeto), nei confronti delle imprese, anche perché le sanzioni coinvolgono anche chi poi deve operare sul territorio, come le forze dell'ordine. Queste ultime non vengono «accantonate» in attesa che il Governo faccia qualcosa; ci sono pubblici ufficiali che giustamente applicano alla lettera la legge e quindi poi obbligano le imprese a fare ricorsi su eventuali sanzioni che sono state emanate.
Quindi su questa questione siamo fiduciosi e speriamo che quel 10 per cento (quindi quelle 14 o 15 milioni di tonnellate classificate come rifiuti pericolosi fra i rifiuti speciali) vengano controllate. Ce lo auguriamo, perché abbiamo su questo tanti dubbi; speriamo che il monitoraggio sull'avviamento di questa procedura funzioni seriamente sin dall'inizio, in modo che si possano prevedere correttivi in Pag. 13tempo reale, se eventualmente la macchina dell'avvio di questo sistema non dovesse funzionare.
Il secondo comma dell'articolo 1 entra invece come provvedimento palliativo, come una tisana a un settore a cui è stato promesso molto di più.
Intanto rappresenta un'anomalia eccezionale perché rinviare o prorogare al 16 giugno (quindi all'altro ieri) significa che anche in questo caso stiamo discutendo di qualcosa che poi non ci dà spazio di intervenire perché abbiamo prorogato per la seconda volta il pagamento per una categoria, quella degli autotrasporti per conto terzi, dei canoni riferiti all'INAIL. Si tratta dei premi assicurativi che garantiscono naturalmente la lotta alla mortalità sui luoghi di lavoro, ma nello stesso tempo garantiscono i premi qualora purtroppo le disgrazie sul lavoro avvengano.
Tuttavia abbiamo prorogato semplicemente di alcuni mesi il pagamento del premio INAIL, mentre era stato promesso per il 2010, attraverso la finanziaria approvata l'anno scorso per l'anno 2010, di utilizzare 400 milioni di euro provenienti dallo scudo fiscale (e sappiamo quanti capitali sono entrati dallo scudo fiscale e quanti sono stati effettivamente accertati), ma già allora si sapeva che era necessario approvare un decreto-legge per assegnarne le quote e poi ulteriori decreti-legge del ministro competente per riassegnarle e ridistribuirle.
Era stata promessa la riduzione del pagamento del premio INAIL effettivamente per l'anno 2010, non la proroga del pagamento di tre o quattro mesi. Molte imprese hanno comunque pagato nel dubbio di finire in sanzioni che sono molto pesanti quando si paga in ritardo, anche se oggi nel decreto-legge leggiamo che comunque sono sanati anche eventuali ritardi nei pagamenti dei premi alla scadenza prevista per il 16 aprile 2010.
Insomma, se vogliamo aiutare le imprese dobbiamo farlo concretamente e seriamente. Quando si prende un impegno, si mantiene. Se non si è in grado di farlo, è meglio essere chiari dall'inizio. Questo vale un po' con tutto il mondo delle imprese. Qui si parla di parecchie piccole imprese perché l'autotrasporto per conto terzi vede delle imprese di una certa dimensione, ma la maggior parte sono piccole o piccolissime imprese.
Credo sia necessario che al mondo delle imprese in genere sia data certezza su ciò che mettiamo a loro disposizione e sul campo nell'ambito del quale possono operare.
Quindi, noi dell'Italia dei Valori abbiamo anche proposto l'abrogazione di tale disposizione non per mancanza di rispetto verso questo mondo, ma perché così li prendiamo in giro. Un conto è dire non pagate il premio perché ve lo paga lo Stato, e un conto è dargli la camomilla e dire di passare il mese prossimo in banca a pagare. Il problema rimane, perché spostandolo di un mese non viene risolto.
Vorremmo che in questa discussione, magari approfittando dell'occasione data dall'approvazione di questo provvedimento, il sottosegretario ci rispondesse indicando gli effettivi termini sulla base dei quali verranno erogati questi 400 milioni di euro al settore in oggetto.
Questa cifra non è servita per pagare i premi del 2010, potrebbe servire per pagare i premi del 2011, però diciamolo e diamo i tempi, non annunciamolo solo sui giornali facendo capire al resto dei cittadini che abbiamo dato tanti soldi a questi signori, e poi passano i mesi, questi soldi non li prendono e tuttavia sono tra quelli fortunati perché gli abbiamo dato tanti soldi.
Questo è il motivo per cui abbiamo proposto addirittura l'abrogazione di questo comma, affinché il Governo esca allo scoperto e mantenga i suoi impegni nei confronti di questi imprenditori.
L'articolo 2 contiene l'effettiva giustificazione di questo decreto-legge, ossia l'assegnazione gratuita di quote di CO2, cioè di autorizzazione a emettere nell'ambiente e nell'aria questo gas classificato come quello che ha contribuito maggiormente agli stravolgimenti climatici che abbiamo più volte letto e annunciato.
Adesso ad ogni previsione del tempo e ad ogni cambiamento anche solo mensile Pag. 14ci si richiama sempre a quegli effetti. Può esserci una parte sovraccaricata di attenzione da parte della stampa, magari non preparata, ma sicuramente gli scienziati qualcosa di concreto ci hanno ormai dimostrato e c'è una certezza anche sugli effetti negativi di questo gas.
Tutti gli Stati occidentali hanno preso degli impegni su questo, in particolare in Europa, dove abbiamo più volte discusso di questi obiettivi (20-20-20) e, quindi, vi è stata una azione concertata per raggiungere l'obiettivo di emettere meno gas nell'ambiente. Intanto, vi sono sicuramente una riduzione dal punto di vista dell'efficienza in questi impianti CO2, una maggiore efficienza sulle macchine che consumano energia dagli elettrodomestici alle abitazioni e in qualsiasi luogo (come l'autotrasporto). Insomma, più efficiente è qualsiasi macchina che produce energia, meno CO2 emettiamo. Nello stesso tempo, ci si è posti l'obiettivo di arrivare almeno al 20 per cento anche di produzione di energia rinnovabile.
In Europa questo passaggio è chiaro e probabilmente lo è anche agli italiani. È un po' meno chiaro agli italiani perché si arrivati ad una situazione di questo tipo. Quindi, governi diversi di centrosinistra e di centrodestra negli anni passati hanno commesso qualche peccato. In questo caso è stato accusato il Governo Prodi (in particolare i ministri Bersani e Pecoraro) di aver sbagliato o mal calcolato il piano di assegnazione di queste quote nazionali che dal 2008 al 2013 dovevano essere sufficienti. Però sappiamo che in un quadro europeo di redistribuzione di queste quote non è colpa del singolo ministro che non porta a casa la quota in più perché il taglio di fatto è stato fatto anche ad altre industrie in altri stati europei. Però questo è l'impegno che abbiamo preso.
Stavo dicendo prima che le conseguenze di questa situazione però pesano anche su scelte cattive che non erano in linea con questi obiettivi: la distribuzione del contributo del CIP 6 che ricade sulla bolletta elettrica per sostenere produzioni di energia elettrica che non avevano nulla a che fare con le fonti rinnovabili, il recupero dei liquami, il cascame delle raffinerie (come nel caso di quel catrame che oggi vediamo più facilmente in televisione sulle coste del golfo del Messico). Il recupero di quella porcheria è stato classificato come energia pulita e rinnovabile e, quindi, gli abbiamo dato pure i contributi utilizzando la bolletta.
Nello stesso tempo abbiamo di fatto redistribuito ad un settore perché questo piano di assegnazione delle quote CO2 è transitorio, perché dovremmo arrivare ad un mercato libero da questi sistemi truccati e dovrebbe essere quindi il mercato che, attraverso la compravendita delle quote, rende giustizia. Qualcosa è successo nel frattempo: c'è stata una crisi e di fatto tutta la produzione industriale è calata. Abbiamo consumato meno energia e di conseguenza abbiamo prodotto molta meno CO2.
Se avessimo il coraggio di fare nuovamente oggi quello che hanno fatto nel 2008 potremmo utilizzare quella parte di quote che fanno «cassetta» per alcune imprese. Sarebbero ridistribuite al sistema e, quindi, andremmo incontro a quell'esigenza e a quel richiamo di legittima concorrenza tra le imprese. Così facendo soddisferemmo anche quelle nuove che di fatto dal 2009 a tutto il 2012 saranno costrette ad avviare i nuovi impianti e, quindi, non sono in condizione di avere quote di CO2 e sono pertanto costrette a comprare sul mercato.
È un provvedimento che incide per 800 milioni di euro circa, non dimentichiamolo. Si tratta di risorse che era necessario stanziare alla luce degli impegni assunti dallo Stato italiano nei confronti dell'Europa nel recepire le direttive europee, ma, nel momento in cui il mercato andrà a regime in modo naturale e limpido, il 50 per cento di esse dovrebbe essere utilizzato per quelle finalità cui accennavo prima che si riferiscono all'obiettivo del 20-20-20, quindi per raggiungere il massimo sistema di efficienza di tutto il ciclo di consumo di energia, dalla produzione al consumo. Invece, in questo caso, togliamo risorse a questo mercato. Pag. 15
Se a ciò abbiniamo quanto abbiamo letto nel provvedimento che contiene la manovra finanziaria di riallineamento dei conti pubblici, dove di fatto si incide anche sui certificati verdi per 5 o 6 miliardi di euro (anche questi «sballati» sempre a causa di quegli errori compiuti anni fa), in sostanza andiamo a togliere risorse ad un sistema che non è solo quello del mondo che produce energia, cioè chi costruisce centrali solari, idroelettriche, geotermiche o altro con fonti rinnovabili, ma ad una filiera che oggi si è attivata. Infatti, molte industrie in Italia e non solo in Lombardia stanno investendo molto per produrre questi impianti, queste macchine, queste nuove modalità di produzione di energia, ma a loro andiamo a togliere la materia prima, cioè il cliente, che è appunto la materia prima della loro azienda, perché diciamo che non ci interessa più questo modo di fare energia attraverso le fonti rinnovabili.
Credo, però, che gli ultimi avvenimenti accaduti purtroppo nel Golfo del Messico insegnino qualcosa anche a noi. Nei prossimi giorni ascolteremo in Commissione i dirigenti di Saipem, che è una ditta italiana che fa le maggiori trivellazioni per la ricerca di petrolio e di gas nel mondo, e considerato che opera anche in Italia sarà l'occasione per capire le condizioni di salute sul territorio italiano. Magari, caro sottosegretario, vale anche la pena di valutare l'opportunità di rispondere a quelle interrogazioni che abbiamo presentato in relazione alle nuove trivellazioni per le quali si stanno dando le concessioni al largo di Gela, quindi della Sicilia.
Quindi, tornando al provvedimento in esame sull'assegnazione di quote di emissioni di CO2, credo che se leggessimo attentamente gli emendamenti che abbiamo proposto, che si possono anche modificare e correggere, ed in particolare due di essi che cercano di recuperare questa parte di riserva di CO2 che si è creata in funzione del crollo della produzione, un fattore non calcolato sicuramente due o tre anni fa, ma che si è verificato, e se riuscissimo a collocare sul fondo che la legge prevede una parte di queste risorse, noi rispetteremmo le direttive europee. Eviteremmo così di essere richiamati tra un paio d'anni dalla Comunità europea per un'ulteriore infrazione dovuta al fatto che abbiamo utilizzato in modo scorretto queste risorse solo perché avevamo necessità di rendere giustizia ad alcune imprese non solo del mondo della produzione di energia, perché sappiamo che anche le imprese del cemento, le cartiere e tutte quelle che consumano più di 20 MW di energia, e che quindi producono molta CO2, sono penalizzate. Rendiamo sicuramente la necessaria giustizia, con equità di mercato, a queste imprese, ma operiamo in modo tale che comunque ciò non vada ad arrecare ulteriore danno a tutto il settore nei prossimi anni.
Quindi, su questo aspetto, come abbiamo già fatto in Commissione, invitiamo di nuovo il Governo a valutare attentamente la possibilità di realizzare questa correzione. Capisco che è un po' più complicato perché ad alcuni andiamo a togliere e perché bisogna togliere con il bisturi per non danneggiare troppo il settore, ma in tal modo renderemmo più giustizia a tutto il sistema industriale italiano, perché alla fine andiamo a sottrarre ancora a quelle imprese quegli 800 milioni di euro.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo in sede di discussione sulle linee generali di questo provvedimento, che mi è parsa molto pacata e serena, come, peraltro, sono stati anche la discussione e il lavoro in Commissione, con una premessa, che ritengo doverosa: nessun decreto-legge, men che meno questo, che affrontiamo oggi in quest'Aula, in questa materia, ha la pretesa di affrontare, ricostruire, ridisegnare e riformare settori o risolvere in maniera strutturale problemi molto ampi e complessi, che sono stati all'attenzione delle Commissioni competenti e di tavoli di confronto tra il Governo, le parti sociali e gli operatori dei diversi settori. Pag. 16
Ciò che questo decreto-legge ha l'ambizione di fare è risolvere questioni che sono state, ad avviso del Governo e secondo il rispetto del dettato costituzionale, giudicate e valutate di necessità ed urgenza.
In questo caso, vi sono tre questioni specifiche: due che riguardano proroghe di termini in alcuni settori e un'altra che non riguarda di per sé una proroga dei termini, ma, più specificamente, un intervento in ordine all'emissione di quote di anidride carbonica.
La prima questione in materia di proroga di termini è in relazione alla proroga dal 30 aprile al 30 giugno del termine per la presentazione del MUD, il modello unico di dichiarazione ambientale, che riguarda l'argomento dei rifiuti in un quadro nel quale si sta dando la possibilità alle imprese di adeguarsi alle semplificazioni introdotte dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 aprile 2010; ciò, per altri aspetti, nella consapevolezza che a luglio entrerà in vigore il Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti, un nuovo sistema, e considerando anche il fatto che la stessa Commissione si è espressa su questo con atto di indirizzo, che ha riguardato principalmente il Sistri e che ha previsto nel proprio dispositivo questo genere di proroga in ordine al MUD.
Su questo vi è stato un intervento del Governo, che è stato - e questo dibattito lo ha sottolineato - anche auspicato e richiesto dagli operatori del settore, ma anche da molti settori dell'opposizione; in ordine a ciò, anche nel corso di questa discussione sulle linee generali, non vi è stato motivo di scontro o contesa.
L'altra questione relativa alla proroga di termini è quella in ordine al premio INAIL per le imprese di autotrasporto merci in conto terzi. Essa si rende necessaria proprio in attesa dell'emanazione dei decreti attuativi della norma della legge finanziaria; non si tratta, come diceva il collega Piffari, di promesse che sono state fatte al settore dell'autotrasporto, ma di norme e deleghe inserite nella legge finanziaria per il 2010. Dovendo dare attuazione a queste deleghe e a questi decreti legislativi, è evidente che si crea, in questo momento, una fase per la quale è stato necessario un secondo differimento dei termini, poiché il primo differimento era già stato inserito nell'ambito del cosiddetto decreto di proroga termini.
Per quanto riguarda, invece, il terzo punto, su cui vi è stato anche un intervento di merito principalmente da parte del collega Realacci, quello relativo alle quote di CO2 e all'esaurimento anticipato della riserva per i nuovi entranti, quindi per le nuove imprese, la scelta che è stata fatta dal Governo è coerente anche con un intervento esplicito (che coloro i quali fanno parte della Commissione ambiente conoscono bene e da vicino) dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, e credo sia, di fatto, quella più aderente non solo al rispetto, in generale, dei principi di concorrenza e di mercato, ma anche a eventuali questioni che possono sorgere a livello europeo in ordine a questa disciplina, cioè la garanzia di quote gratuite, coperte dai proventi delle aste future di CO2.
In questa sede è ovvio e naturale che abbia luogo un confronto anche di merito e ritengo di dover sottolineare l'aderenza sostanziale di questa norma ai rilievi, alle osservazioni e alle indicazioni svolte dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Sarebbe forse inutile - come è stato comunque rilevato anche nel corso del dibattito - stare qui ad attribuire colpe, rinfacciarsi responsabilità e sottolineare come la contrattazione nel 2007 da parte del vecchio Governo Prodi non sia stata all'altezza di immaginare una quantità di quote utili a soddisfare i bisogni dei nuovi entranti, ma credo che francamente in questa fase sia più necessario, visto che attualmente è in vigore il decreto-legge e quindi si è già data una risposta in questo senso, entrare eventualmente nel merito del problema e della questione per cercare di risolverla nella maniera migliore.
In questo senso credo che il Governo abbia dato un segnale di grande responsabilità cercando di ottenere quella tra le soluzioni che meno di tutte andava a turbare Pag. 17i meccanismi lineari della concorrenza e del mercato seguendo le indicazioni dell'Autorità competente di questo Paese.
In questo senso l'attenzione del sottosegretario Menia, la sua presenza ai lavori della Commissione ed anche quanto già anticipato in sede di replica nella prima fase del dibattito in Commissione valgono come elemento di riferimento in questo dibattito ed in ogni caso preannunzio, ovviamente, il sostegno a questo decreto-legge da parte del gruppo del Popolo della Libertà.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 3496-A)

PRESIDENTE. Prendo atto che il presidente della Commissione ambiente, onorevole Alessandri, che è intervenuto in sostituzione del relatore, ed il rappresentante del Governo rinunziano alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Sospendo la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo per la lettura della relativa comunicazione e dell'ordine del giorno.

La seduta, sospesa alle 17,15, è ripresa alle 18,25.

Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea e conseguente aggiornamento del programma.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3552 - Conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2010, n. 64, recante disposizioni urgenti in materia di spettacolo e attività culturali (Approvato dal Senato - scadenza: 29 giugno 2010), già prevista per oggi, avrà luogo domani, martedì 22 giugno (pomeridiana, al termine delle votazioni), dopo il seguito dell'esame del disegno di legge n. 3118 ed abbinate - Individuazione delle funzioni fondamentali di Province e Comuni, semplificazione dell'ordinamento regionale e degli enti locali, nonché delega al Governo in materia di trasferimento di funzioni amministrative, Carta delle autonomie locali. Riordino di enti ed organismi decentrati (collegato), che inizierà dalle ore 14.
Il seguito dell'esame, con votazioni, del disegno di legge di conversione n. 3552 avrà luogo a partire da mercoledì 23 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), prima degli altri argomenti già previsti in calendario, e proseguirà nei giorni successivi sino alla scadenza del decreto-legge stesso (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).
Domani, alle ore 18,30, avrà luogo l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge di conversione del decreto-legge.
Non avrà, invece, luogo su richiesta della competente Commissione il seguito dell'esame del disegno di legge n. 2260-A/R ed abbinate - Disposizioni per il rafforzamento della competitività nel settore agroalimentare e della proposta di legge n. 209 ed abbinate - Disposizioni in materia di interventi di ripristino, recupero, manutenzione e salvaguardia degli agrumeti caratteristici del territorio insulare e delle fasce costiere di particolare pregio paesaggistico e a rischio di dissesto idrogeologico, già previsto a partire da domani, martedì 22 giugno.
L'organizzazione dei lavori dell'Aula per la settimana in corso sarà pertanto così rimodulata:

Martedì 22 giugno (antimeridiana):

Attività delle Commissioni, con particolare riferimento al decreto-legge in materia di spettacolo e attività culturali (A.C. 3552).

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Martedì 22 giugno (dalle ore 14, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 3118 ed abbinate - Individuazione delle funzioni fondamentali di Province e Comuni, semplificazione dell'ordinamento regionale e degli enti locali, nonché delega al Governo in materia di trasferimento di funzioni amministrative, Carta delle autonomie locali. Riordino di enti ed organismi decentrati (collegato).

Alle ore 18,30 avrà luogo l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge di conversione n. 3552.

Al termine delle votazioni:

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3552 - Conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2010, n. 64, recante disposizioni urgenti in materia di spettacolo e attività culturali (Approvato dal Senato) (scadenza: 29 giugno 2010).

Mercoledì 23 giugno e giorni successivi fino alla scadenza del decreto-legge in materia di spettacolo e attività culturali (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):

Seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 3552 - Conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2010, n. 64, recante disposizioni urgenti in materia di spettacolo e attività culturali (Approvato dal Senato) (scadenza: 29 giugno 2010);
n. 3496 - Conversione in legge del decreto-legge 20 maggio 2010, n. 72, recante misure urgenti per il differimento di termini in materia ambientale e di autotrasporto, nonché per l'assegnazione di quote di emissione di CO2(da inviare al Senato - scadenza: 20 luglio 2010).

Potrà altresì avere luogo il seguito dell'esame del disegno di legge n. 3118 ed abbinate - Individuazione delle funzioni fondamentali di Province e Comuni, semplificazione dell'ordinamento regionale e degli enti locali, nonché delega al Governo in materia di trasferimento di funzioni amministrative, Carta delle autonomie locali. Riordino di enti ed organismi decentrati (collegato), ove non concluso nella giornata di martedì 22 giugno.

Lunedì 28 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge n. 2505 ed abbinata - Norme in materia di riconoscimento e sostegno alle comunità giovanili;
proposta di legge n. 2011 ed abbinate - Modifiche al codice di procedura penale, alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e al testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori (ove concluso dalla Commissione);
proposta di legge n. 1090 - Delega al Governo per la riforma della disciplina delle persone giuridiche e delle associazioni non riconosciute, di cui al titolo II del libro primo del codice civile.

Discussione sulle linee generali della mozione Carlucci ed altri n. 1-00261 sulla prevenzione e cura del carcinoma al seno.

Martedì 29, mercoledì 30 giugno e giovedì 1o luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 2 luglio) (con votazioni):

Eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti per la settimana precedente Pag. 19e non conclusi (potrebbe trattarsi del decreto-legge in materia di spettacolo e attività culturali (Approvato dal Senato - scadenza 29 giugno 2010) (A.C. 3552), del disegno di legge Carta delle autonomie locali (A.C. 3118 ed abbinate) e del decreto-legge in materia ambientale (da inviare al Senato - scadenza 20 luglio 2010) (A.C. 3496).

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 2505 ed abbinata - Norme in materia di riconoscimento e sostegno alle comunità giovanili;
proposta di legge n. 2011 ed abbinate - Modifiche al codice di procedura penale, alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e al testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori (ove concluso dalla Commissione);
proposta di legge n. 1090 - Delega al Governo per la riforma della disciplina delle persone giuridiche e delle associazioni non riconosciute, di cui al titolo II del libro primo del codice civile.

Seguito dell'esame della mozione Carlucci ed altri n. 1-00261 sulla prevenzione e cura del carcinoma al seno.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Martedì 22 giugno 2010, alle 14:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Individuazione delle funzioni fondamentali di Province e Comuni, semplificazione dell'ordinamento regionale e degli enti locali, nonché delega al Governo in materia di trasferimento di funzioni amministrative, Carta delle autonomie locali. Riordino di enti ed organismi decentrati (C. 3118-A).

e delle abbinate proposte di legge: STUCCHI; STUCCHI; URSO; MOGHERINI REBESANI ed altri; ANGELA NAPOLI; GARAGNANI; GIOVANELLI ed altri; BORGHESI ed altri; DI PIETRO ed altri; RIA e MOFFA; MATTESINI ed altri; REGUZZONI; GARAGNANI (C. 67-68-711-736-846-1616-2062-2247-2471-2488-2651-2892-3195).
- Relatore: Bruno.

(ore 18,30)

2. - Discussione del disegno di legge (per l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali presentate):
S. 2150 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2010, n. 64, recante disposizioni urgenti in materia di spettacolo e attività culturali (Approvato dal Senato) (C. 3552).

(al termine delle votazioni)

3. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
S. 2150 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2010, n. 64, recante disposizioni urgenti in materia di spettacolo e attività culturali (Approvato dal Senato) (C. 3552).

La seduta termina alle 18,30.