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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 337 di martedì 15 giugno 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 11,05.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 10 giugno 2010.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Antonione, Bindi, Boniver, Brancher, Brugger, Cirielli, Di Stanislao, Donadi, Lo Monte, Melchiorre, Meloni, Migliavacca, Migliori, Mura, Nucara, Pescante, Paolo Russo, Sardelli, Stucchi, Tabacci e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni (ore 11,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Rinvio delle interpellanze Garagnani nn. 2-00707 e 2-00432)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del presentatore e con l'accordo del Governo, lo svolgimento delle interpellanze Garagnani nn. 2-00707 e 2-00432 è rinviato ad altra seduta.

(Misure a favore dell'istituto d'arte «Fausto Melotti» di Cantù (Como), anche alla luce della nuova organizzazione del sistema dei licei - n. 3-00675)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Guido Viceconte, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Nicola Molteni n. 3-00675 concernente misure a favore dell'istituto d'arte «Fausto Melotti» di Cantù (Como), anche alla luce della nuova organizzazione del sistema dei licei (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

GUIDO VICECONTE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, come ben rappresentato dagli onorevoli interroganti l'Istituto statale d'arte «Fausto Melotti» di Cantù ha una storia plurisecolare; infatti fu fondato nel 1882 dal Ministero dell'agricoltura, industria e commercio e trasformato nell'anno 1924 in istituto d'arte alle dipendenze dall'allora Ministero della pubblica istruzione «per la sua tendenza artistica prevalente su quella professionale». Ricordo che tutti gli istituti d'arte, compreso l'istituto in questione, dal 1970 hanno avuto la possibilità di attivare il biennio sperimentale rivolto agli studenti che hanno conseguito il diploma di licenza di «maestro d'arte», corso di studi triennale. Il biennio si conclude con gli esami di Stato di arte applicata, titolo che dà accesso a tutte le facoltà universitarie oltre Pag. 2che alle istituzioni dell'alta formazione artistica. Di fatto tale opportunità ha dato inizio alla licealizzazione degli istituti d'arte che ha trovato la sua attuazione con il progetto sperimentale nazionale Michelangelo, fautore dell'unificazione dei due ordinamenti scolastici dell'istruzione secondaria di secondo grado: istituti e licei. Il progetto Michelangelo, prendendo atto della necessità di una indilazionabile rivisitazione dei curricoli, ha previsto un percorso quinquennale identico per tutte le sezioni, differenziato solo nelle materie caratterizzanti; sono stati introdotti, infatti, gli insegnamenti di lingua straniera, filosofia, diritto. Questa sperimentazione ha permesso agli studenti di avere una formazione, oltre che basata su una specifica manualità (disegno, manipolazione della creta ed altro), anche di un livello culturale più ampio. Gli istituti e i licei sono ora scuole di progetto, in cui la fase creativa trova nel laboratorio concretezza e verifica trasformando l'idea iniziale in un processo di realizzazione dell'idea stessa. L'articolazione del futuro liceo artistico prevede, a partire dal secondo biennio, sei indirizzi e non rischia, pertanto, di cancellare i percorsi innovativi introdotti negli ultimi decenni, anzi porta a compimento il percorso già da lungo tempo seguito. I sei indirizzi previsti sono: arti figurative, architettura e ambiente, design, audiovisivo e multimediale, grafica e scenografia e l'orario di lezioni ammonta a 34 ore di 60 minuti nel primo biennio e a 35 ore di 60 minuti negli anni successivi. Faccio presente che l'indirizzo riguardante il design risponde a molte delle esigenze rappresentate dall'Istituto statale d'arte Fausto Melotti di Cantù; infatti tale indirizzo potrà essere declinato seguendo i vari settori della produzione artistica: design del mobile, interior design, design del gioiello, design della moda, design della ceramica ed altro. Inoltre il sapiente utilizzo della flessibilità e della quota oraria riservata alle autonomie delle singole istituzioni permetterà alle scuole di modellare percorsi aderenti alle tradizioni locali, e agli studenti di maturare una creatività fondata su solide basi culturali e sostenuta da una efficace esperienza manuale. Per quanto riguarda gli istituti legati strettamente a produzioni artistiche locali, come gli istituti d'arte Ballardini di Faenza e Cellini di Valenza, citati dagli onorevoli interroganti, faccio presente che l'impianto previsto dalla riforma è condiviso dalle due scuole; infatti i rispettivi dirigenti scolastici fanno parte di un gruppo di lavoro ministeriale inteso ad accompagnare l'avvio della riforma stessa, e sono anzi tra i sostenitori del nuovo assetto vedendo nella trasformazione in liceo la possibilità di aprirsi ad una nuova e diversa utenza che permetterebbe loro di risalire dalla situazione di rapido decremento di studenti in cui si dibattono negli ultimi anni.
Attualmente, la scuola d'arte di Faenza ha 117 iscritti (oltre agli studenti del corso di specializzazione) e quella di Valenza Po ne ha 83. Preciso, inoltre, che per l'istituto professionale per la liuteria «Stradivari» di Cremona, proprio in quanto istituto professionale, non è prevista la sua confluenza nel liceo artistico. Ricordo, infine, che già attualmente le scuole, attraverso convenzioni ed accordi con gli enti locali e con altre agenzie educative, attivano ed ospitano, nelle proprie strutture, diversi percorsi formativi e che tale attività potrà essere perseguita anche in seguito.

PRESIDENTE. L'onorevole Nicola Molteni ha facoltà di replicare.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, esprimo la mia soddisfazione per la risposta del sottosegretario. Colgo semplicemente l'occasione per ricordare - ma penso che sia emerso chiaramente anche dalla risposta - l'importanza e l'interesse che questi tipi di istituti scolastici hanno per il territorio. Sono scuole, sono istituti, in modo particolare la scuola d'arte di Cantù, strettamente legati al territorio, strettamente legati all'attività economica di un territorio basata in modo particolare sull'attività artigianale e questo, in modo particolare, oggi, in un momento di crisi e di difficoltà. Mi auguro, quindi, che ci sia da parte del Governo un'attenzione particolare. Pag. 3Abbiamo bisogno di salvaguardare questi tipi di istituti tramite la flessibilità e l'autonomia scolastica. Questi tipi di scuole - che sono poche in Italia e hanno una valenza storica - sono profondamente legati alla tradizione, ma, in modo particolare, sono legati a dei tessuti economici e produttivi sani e, pertanto, hanno bisogno di essere mantenuti in vita proprio per poter dare una formazione e una specializzazione di alta qualità.
Concludo, invitando il sottosegretario a tenere presente che, nell'interrogazione, facevo anche riferimento alla necessità e alla volontà, da parte dell'istituto d'arte di Cantù, di avviare - cosa che tra l'altro è stata fatta - un percorso per poter giungere ad un corso post-diploma altamente specializzato di tre anni, che permetterebbe di rendere la scuola più idonea e più aderente rispetto a quelle che sono le esigenze del mercato. La scuola, unitamente alle associazioni di categoria, alle imprese, alle banche locali, ha formulato un progetto in tal senso, per poter giungere, rapidamente, quindi, ad un corso altamente specializzato. So che la documentazione verrà rapidissimamente presentata anche all'attenzione del Ministero e, quindi, mi auguro che ci sia da parte vostra, da parte del Governo - e non ho motivo di dubitare -, veramente grande attenzione, perché il mercato richiede specializzazione e - ripeto - stiamo parlando di un mercato, di un settore economico-produttivo che sta affrontando questa crisi economica con grande dignità. Cantù è la città del mobile; facciamo sì e facciamo in modo che possa rimanere tale, perché dà lustro, non solo alla Lombardia e alla Brianza, ma anche a tutto il Paese.

(Iniziative per l'istituzione di un istituto superiore ad indirizzo musicale e coreutico nella provincia di Catania - n. 3-00982)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Guido Viceconte, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Burtone n. 3-00982, concernente iniziative per l'istituzione di un istituto superiore ad indirizzo musicale e coreutico nella provincia di Catania (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

GUIDO VICECONTE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, va preliminarmente ricordato che l'articolo 6 del regolamento di revisione dei licei ha stabilito il numero delle sezioni musicali e coreutiche da istituire in prima attuazione, prevedendo l'attivazione di 40 sezioni musicali e 10 coreutiche. Infatti, la spesa finanziaria derivante dall'istituzione di una sezione musicale supera quella media per l'istituzione di altri licei, in considerazione della specificità degli insegnamenti di esecuzione e interpretazione individuali e di laboratori di musica insieme a piccoli gruppi. In questa prima fase, pertanto, dopo essere state individuate direttamente dal sistema informativo, sulla base dei codici meccanografici, alcune istituzioni scolastiche quali sedi dei futuri licei musicali, si è provveduto ad una ricognizione di quelle istituzioni scolastiche che, sulla base di consolidate esperienze, quali sperimentazioni avviate con apposito decreto, e di un rapporto già avviato e certificato con i conservatori, presentassero i requisiti di fattibilità.
Infatti la procedura di avvio di detti licei è complessa in quanto richiede tra l'altro intese con i conservatori e solo istituzioni scolastiche che abbiano già un percorso avviato sono in grado di portarla a termine in tempi utili per l'apertura del prossimo anno scolastico.
Nella regione Sicilia per la fase di prima attuazione sono stati individuati l'istituto magistrale «Regina Margherita» di Palermo e l'istituto di istruzione superiore «Giovanni Verga» di Modica (Ragusa).
Nel corso del corrente mese saranno convocate presso il Ministero tutte quelle istituzioni scolastiche che vogliano richiedere l'apertura di un indirizzo musicale e coreutico a partire dall'anno scolastico 2011-2012. Pag. 4
Appena le risorse finanziarie consentiranno di ampliare il numero delle istituzioni scolastiche ad indirizzo musicale e coreutico si provvederà ad esaminare con la massima attenzione anche le richieste che dovessero pervenire da altre istituzioni scolastiche della regione Sicilia.

PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di replicare.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, mi dichiaro parzialmente soddisfatto poiché il sottosegretario ha illustrato un'analisi corretta di quello che è lo stato delle cose. Tuttavia non posso che ribadire alcune considerazioni. La prima, signor sottosegretario, è la seguente: la Sicilia, se avrà soltanto questi primi due istituti a Modica e a Palermo, sarà fortemente penalizzata. È una grande regione con oltre cinque milioni di abitanti. Ritengo sia necessaria una distribuzione sul territorio, tra l'altro la proposta che emerge dalla mia interrogazione credo sia molto seria perché consiste nell'individuazione della città di Catania, una città centrale, uno snodo, un punto di riferimento per la provincia di Messina, di Siracusa, di Enna e di Caltanissetta.
Catania, inoltre, ha le carte in regola rispetto a questo tipo di indirizzo: già 3 mila alunni di ben 45 scuole medie hanno seguito l'indirizzo musicale. Catania è una città con grandi tradizioni nel mondo delle istituzioni artistiche e musicali: basti pensare al teatro Massimo Bellini. La proposta che facciamo, peraltro, si lega alla necessità di rivitalizzare un territorio che per tanti anni è stato marginalizzato e ancora oggi presenta tante difficoltà nella zona di Librino. Proprio lì incide un teatro Moncada che negli anni scorsi è stato costruito e, purtroppo, non viene utilizzato per le inadempienze, le insufficienze dell'attuale amministrazione comunale.
Ebbene noi, signor sottosegretario, facciamo questa ulteriore segnalazione e cogliamo questa occasione per dirle che i dirigenti scolastici di diverse scuole, tra cui la «Mangano», stanno interloquendo con la provincia di Catania, con l'istituzione provinciale, perché si possa realizzare questo obiettivo.
Ma arrivo all'ultimo punto. Lei ha parlato delle risorse ed è qui l'insoddisfazione che esprimo non nei suoi riguardi, ma nei riguardi del Governo. Infatti questo Governo, signor sottosegretario, si è caratterizzato per i tagli fatti al mondo della scuola (i tagli compiuti nel 2010 e quelli che si prevedono nel 2011): oltre 25 mila 600 precari perderanno il loro posto di lavoro. È una macelleria sociale che continua: anche il decreto-legge finanziario contiene alcune norme che determineranno difficoltà nel mondo della scuola. Quindi quando lei dice che faremo leva sulle risorse non posso che pensare alle difficoltà che ci sono. Difficoltà oggi riscontrate soprattutto dalla fascia più debole del mondo della scuola, i precari, a cui va la nostra solidarietà perché proprio da ieri hanno dato avvio a iniziative di lotta e noi siamo solidali con loro perché riteniamo che questo Governo abbia danneggiato pesantemente la scuola pubblica anzitutto colpendo i precari.

(Iniziative per la messa in sicurezza della strada statale n. 417 Catania-Gela - n. 3-00722)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Mario Mantovani, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Cardinale n. 3-00722 concernente iniziative per la messa in sicurezza della strada statale n. 417 Catania-Gela (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, con riferimento all'elevata incidentalità della statale n. 417 Catania-Gela, al mancato raddoppio dell'arteria in questione e all'attività di ANAS, si deve far presente che l'intervento di ammodernamento complessivo della strada statale n. 417 non è al momento inserito nella programmazione di ANAS che, pertanto, non ne ha avviato la progettazione. Pag. 5
Tuttavia, le rotatorie ubicate ai chilometri 36+000, 55+750, 62+800 e 66+500 sono state tutte aperte al traffico e risultano regolarmente dotate di illuminazione notturna, mentre per la rotatoria al chilometro 50+000 l'ENEL ha attivato la fornitura di energia solo in data 8 giugno. La rotatoria in questione sarà pertanto aperta al traffico, corredata di illuminazione, entro il prossimo mese di luglio.
L'ANAS precisa, infine, che è previsto un intervento riguardante l'adeguamento strutturale dei viadotti Crocitta, Castellazzo, Simeto e del viadotto al chilometro 41+600, per un importo complessivo di euro 4.600.000 con procedure concorsuali ed affidamento delle opere in corso. Per tali lavori, già all'inizio dello scorso mese di maggio è stata disposta l'aggiudicazione dell'appalto e l'avvio delle lavorazioni è previsto entro il mese di settembre.

PRESIDENTE. L'onorevole Burtone, cofirmatario, ha facoltà di replicare.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, anche sull'interrogazione in esame non posso per nulla dichiararmi soddisfatto. Noi abbiamo messo ancora una volta il dito nella piaga. Quella in oggetto è una delle strade della Sicilia in cui vi sono più incidenti, incidenti mortali, e vi è una disattenzione da parte del Governo e da parte dell'ANAS, anche perché questa è diventata un'importante arteria: collega la città di Catania, l'autostrada Catania-Palermo, con Gela e Caltagirone (Gela è una città industriale, Caltagirone è una città con grandi risorse turistiche). Tra l'altro incide in un territorio con una vocazione agricola, quindi è fortemente trafficata, signor sottosegretario. Non è stata costruita bene: gli unici interventi sono stati queste rotatorie, che probabilmente hanno la funzione di fare da snodo negli incroci più importanti, però il problema vero è quello del raddoppio delle carreggiate. Noi avevamo segnalato anche un aspetto, che lei ha qui confermato e che vedeva inadempiente l'ENEL e l'ANAS, cioè quello dell'illuminazione di una delle rotatorie. Lei sottosegretario dice che da luglio sarà attivato anche questo importante servizio per coloro i quali transitano in questa pericolosa arteria siciliana. Noi pensiamo che il Governo avrebbe fatto bene ad investire nella rete stradale e nelle ferrovie in Sicilia, invece di lanciare la solita proposta demagogica, quella del ponte, che non è una priorità per i siciliani. Per i siciliani la priorità è quella di avere una rete infrastrutturale seria dal punto di vista stradale, invece di avere queste strade, che pesantemente incidono nella vivibilità dei nostri territori. Infatti, signor sottosegretario - e concludo - noi abbiamo presentato l'interrogazione in esame perché vi era stato l'ennesimo incidente mortale. Ecco perché utilizziamo l'interrogazione in esame ancora una volta per sollecitare il Governo, affinché possa incidere sull'ANAS e far sì che questa strada, la Catania-Gela, possa essere cambiata radicalmente, perché è ormai fondamentale per un territorio dal punto di vista dello sviluppo economico.

(Iniziative per migliorare il trasporto ferroviario in Sardegna, con particolare riferimento alla linea Cagliari-Sassari - n. 3-00880)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Mario Mantovani, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Mereu n. 3-00880 concernente iniziative per migliorare il trasporto ferroviario in Sardegna, con particolare riferimento alla linea Cagliari-Sassari (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, a seguito dell'incidente ferroviario del 19 dicembre 2009, che ha causato l'interruzione della linea citata nell'interrogazione in esame, già dal 28 dicembre 2009, RFI ha provveduto a ripristinare le condizioni di binario e degli impianti tecnologici per rendere attiva la linea ferroviaria che, invece, è rimasta chiusa in attesa che venissero effettuati i Pag. 6necessari interventi di disgaggio massi e messa in sicurezza del costone roccioso, non di competenza di RFI.
Per quanto riguarda la riapertura della tratta alla circolazione ferroviaria, è stato attivato un tavolo tecnico a cui partecipano gli enti coinvolti: RFI, regione autonoma della Sardegna, comune di Muros, genio civile e provincia di Sassari.
Tra i suddetti organi è stato sottoscritto, lo scorso 4 febbraio, un protocollo d'intesa con le strategie e le azioni da attuare per la ripresa, in tempi brevi, della circolazione ferroviaria in sicurezza.
Tra tali interventi si ricomprendono gli interventi specializzati sulla parete rocciosa da cui è caduta la frana (a cura del comune di Muros); il ripristino delle infrastrutture ferroviarie danneggiate (a cura di RFI); la verifica giornaliera della strada ferrata prima del passaggio dei treni anche attraverso sistemi di monitoraggio (a cura di RFI) e, da ultimo, l'istituzione di regime di circolazione dei treni con rallentamento nel tratto interessato dalla frana.
Allo stato attuale, è in fase di svolgimento l'intervento di disgaggio massi e messa in sicurezza del costone roccioso da cui è caduta la frana, a cura del comune di Muros, con previsione di conclusione dei lavori entro metà giugno, alla quale seguirà l'immediato ripristino della circolazione ferroviaria con le cautele stabilite tramite l'ispezione delle linea e rallentamento.
Inoltre, per sistemare definitivamente la sede ferroviaria, per la protezione da eventuali eventi franosi e per poter esercitare la linea senza rallentamenti della circolazione, è in fase di studio la realizzazione, sulla tratta interessata, di opportuni sistemi di protezione e di una galleria artificiale di circa 400 metri o di analoghe opere di difesa passiva. L'intervento sarà finanziato per il 60 per cento da RFI e per il restante 40 per cento dalla regione autonoma della Sardegna.
Per quanto riguarda le condizioni di sicurezza di tutta la rete ferroviaria sarda, e quindi anche della tratta che ha subito l'evento franoso, si segnala che le stesse sono uniformate con gli standard della rete nazionale e accordate alle normative europee.
Il sistema di vigilanza e gli interventi di manutenzione delle linee avvengono secondo moderni criteri di gestione, nel rispetto di procedure rigorose e certificate in qualità in vigore su tutte le linee gestite da RFI.
Tutte le aree a rischio idrogeologico della rete nazionale - conosciute anche attraverso i Piani per l'assetto idrogeologico (PAI) regionali - sono oggetto di strategie di intervento e di attenti programmi per la salvaguardia e la difesa delle linee ferroviarie coordinate dalla sede centrale di RFI e coinvolgenti le sedi periferiche compartimentali le quali, mediante lo specifico settore geologia, provvedono all'attuazione delle iniziative individuate anche di concerto con le istituzioni locali interessate (regioni, province e comuni).
Si evidenzia che in passato eventi simili all'incidente del 19 dicembre scorso non si erano mai verificati.
Tuttavia, già nel 1984, Ferrovie dello Stato aveva provveduto a sistemare una barriera paramassi a difesa dell'infrastruttura nel tratto ferroviario a valle del costone roccioso. La barriera, di tipo rigido, era adeguata a sopportare l'urto di massi di piccole dimensioni ed infatti, durante l'evento franoso, alcuni massi di dimensioni inferiori al metro cubo sono stati trattenuti. Purtroppo, la barriera non ha retto l'urto del masso di circa trenta metri cubi che si è staccato dal costone e si è adagiato sulla sede ferroviaria.
Per quanto riguarda la vallata del rio Mascari, che interessa il versante luogo della recente frana, le Ferrovie hanno sempre mantenuto un attento presidio nei confronti della sicurezza della sede ferroviaria, indipendentemente dal fatto che i pericoli potessero provenire da zone di proprietà RFI o di altri enti. Un evento franoso era avvenuto nel 1995 a circa 4 chilometri di distanza, in località Ossi, senza causare incidenti ferroviari. In quel Pag. 7caso, si era provveduto a collocare dei sistemi di protezione con barriere paramassi.
Attualmente, per la valle del rio Mascari sono in corso di progettazione alcuni interventi, quali la sostituzione di un ponte a travata metallica vicino al cementificio Italcementi e il rifacimento della scarpata del rilevato ferroviario in parte eroso dalle acque del rio Mascari.
Inoltre, da tempo, Ferrovie dello Stato ha elaborato un progetto preliminare per la realizzazione di una variante di tracciato tra Campomela e Sassari, che prevede l'abbandono dell'attuale tratta interessante la valle del rio Mascari e per il quale si è in attesa del finanziamento da parte del CIPE.
Infine, si indicano di seguito gli interventi realizzati di recente per l'ammodernamento della rete RFI in Sardegna: in primo luogo, l'implementazione su tutta la rete sarda RFI - prima regione sul territorio nazionale - del sistema di sicurezza SSC (sistema di supporto alla condotta dei treni), che consente la guida in sicurezza del macchinista, proteggendo la marcia da eventi imprevisti, quali, ad esempio, il superamento a via impedita di un segnale o il superamento della velocità massima del treno; in secondo luogo, l'implementazione del sistema, tecnologicamente all'avanguardia, per la gestione della circolazione ferroviaria CTC (controllo centralizzato traffico), che consente il controllo della circolazione da un posto centrale ubicato alla stazione di Cagliari; in terzo luogo, la realizzazione del raddoppio di binario tra Decimomannu e San Gavino, che porta la tratta di doppio binario in Sardegna a complessivi 51 chilometri. Tale intervento, oltre ad aumentare la capacità e la regolarità del servizio ferroviario, ha permesso su quella tratta la soppressione ad oggi di ben ventiquattro passaggi a livello con vantaggi sulla sicurezza; in quarto luogo, l'adozione del rango C di velocità su tutta la rete RFT, che consente ulteriori riduzioni dei tempi di percorrenza e velocità massime di 150 chilometri orari (per sfruttare appieno la capacità di una linea si prevedono diversi valori massimi, raggiungibili a seconda della qualità del materiale rotabile utilizzato, della sua aggressività sull'infrastruttura e anche del comfort offerto ai passeggeri. La combinazione di questi parametri viene denominata rango. Sulla rete RFI sono previsti quattro ranghi); in quinto luogo, la realizzazione di tre nuove fermate metropolitane a Cagliari - Santa Gilla e due ad Assemini.
Tra gli interventi in fase di realizzazione si citano: l'ultimazione del nuovo centro intermodale di Carbonia; l'inizio lavori per la fermata dell'aeroporto; l'elaborazione di progetti per una serie di interventi finanziati dalla regione Sardegna, mirati alla velocizzazione della rete RFI; l'acquisto di otto convogli Minuetto di cui sei già in servizio; l'acquisto di una flotta di moderni convogli con sistema di pendolamento.
In relazione, infine, al servizio ferroviario nell'ambito della regione Sardegna, va rilevato, innanzitutto, che la programmazione dei collegamenti ferroviari a carattere regionale è di competenza delle singole regioni, i cui rapporti con Trenitalia sono regolati da specifici contratti di servizio, nell'ambito dei quali vengono stabiliti, fra l'altro, il volume e la tipologia dei collegamenti da effettuare, sulla base delle risorse economiche rese disponibili.
Nel caso della Sardegna, regione a statuto speciale, non essendo state ancora completate le procedure di trasferimento alla regione delle competenze in materia, i relativi servizi ferroviari sono ricompresi nel contratto di servizio con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.

PRESIDENTE. L'onorevole Mereu ha facoltà di replicare.

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, non so se la prassi lo consente ma, poiché vi è un'altra interrogazione a mia firma, potrei rispondere contestualmente a entrambe?

PRESIDENTE. Onorevole Mereu, prima deve dichiarare se è soddisfatto della risposta ricevuta a questa interrogazione; Pag. 8poi dovrà dichiararsi soddisfatto o meno per la risposta alla successiva interrogazione e, con l'occasione, potrà eventualmente svolgere un discorso più organico.

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, desidero ringraziare il signor sottosegretario perché mi farà diventare uno dei più grandi esperti dopo questa relazione in Sardegna. Mi ritengo, dunque, soddisfatto per quanto il signor sottosegretario in questo momento sta dichiarando, ma successivamente dirò che i problemi ci sono in Sardegna, e sono anche molto gravi.

PRESIDENTE. Dunque, facendo un passo per volta, lei si dichiara soddisfatto per la risposta ampiamente esauriente da parte del sottosegretario; adesso metteremo di nuovo alla prova il sottosegretario con la risposta alla successiva interrogazione e alla fine lei potrà tirare le somme.

(Iniziative per risolvere i disservizi sulla tratta ferroviaria Cagliari-Carbonia - n. 3-01054)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Mario Mantovani, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Mereu n. 3-01054, concernente iniziative per risolvere i disservizi sulla tratta ferroviaria Cagliari-Carbonia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, in relazione al servizio ferroviario sulla relazione Carbonia-Cagliari, Ferrovie dello Stato ricorda che - a seguito dell'interruzione della linea Chilivani-Porto Torres, causata da una frana che ha investito la sede ferroviaria nel dicembre 2009, e del conseguente isolamento dell'impianto manutentivo di Sassari - si sono, talvolta, determinate anomalie nella disponibilità e nei turni del materiale rotabile, con conseguenti ripercussioni sul servizio.
Attualmente sono in corso di completamento gli interventi necessari alla messa in sicurezza della zona interessata dalla frana, a seguito dei quali - eseguite le opportune verifiche sulla funzionalità degli impianti tecnologici e dell'armamento - si potrà disporre la riapertura al traffico della linea prevista nel corrente mese di giugno.
In tale contesto, il livello di puntualità dei treni sulla linea Carbonia-Iglesias-Cagliari, nel periodo aprile-maggio 2010, ha tuttavia evidenziato un progressivo miglioramento, con una percentuale di arrivi entro i 5 minuti dall'orario previsto che ha raggiunto in maggio il 90 per cento.
Anche per quanto riguarda la regolarità del servizio, si rileva che nel mese di aprile si è registrato un sensibile calo delle soppressioni rispetto al mese precedente (6 contro le 15 di marzo) giungendo nei primi 20 giorni di maggio ad una sola soppressione.
Relativamente, poi, ad alcuni specifici rilievi si fa presente quanto segue.
Circa la vendita dei titoli di viaggio ferroviari, Ferrovie dello Stato, interpellata in merito, fa conoscere quanto verificatosi nella stazione di Carbonia, il 2 maggio scorso, quando si sono registrate difficoltà nelle operazioni di acquisto; infatti, in occasione di una importante festività locale (la 354a sagra di Sant'Efisio a Cagliari), il giorno lo maggio, nel punto vendita del bar della stazione di Carbonia, sono stati emessi circa 2.000 biglietti.
Tale circostanza, unitamente alle numerose richieste di abbonamenti avanzate in coincidenza con l'inizio del mese, ha determinato nella giornata successiva una contingente saturazione della capacità di memoria della macchina emettitrice in dotazione al punto vendita di cui trattasi. L'inconveniente in questione è stato, comunque, risolto nel giro di alcune ore e, in ogni caso, l'acquisto dei titoli di viaggio è stato garantito dagli altri punti vendita cittadini (nel territorio di Carbonia ce ne sono quattro).
Per quanto riguarda le informazioni al pubblico, ed in relazione agli eventi riportati, Ferrovie dello Stato fa presente che in alcuni casi specifici di modifiche alla programmazione con soppressione di un servizio Pag. 9- ipotesi che prevede la necessità di gestire il servizio annunci in modalità automatica in contemporanea con l'intervento di un operatore dal posto centrale di Cagliari - è accaduto che si siano verificati occasionali disservizi nell'erogazione degli annunci, pur in presenza di un sistema concepito secondo i più moderni standard di RFI.
Sono state già adottate le azioni organizzative necessarie per assicurare una tempestiva e completa informazione al pubblico.

PRESIDENTE. L'onorevole Mereu ha facoltà di replicare.

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario perché - da parte sua - ha dato delle risposte. Vorrei far notare che questa è già la terza interrogazione che presento sul sistema ferroviario che interessa il tratto Carbonia-Cagliari. Ciò perché abito in quelle zone, vi sono più vicino e sono un po' più al corrente, ma esso è un emblema di tutto il sistema ferroviario sardo.
I giornali, un giorno sì e uno no, portano notizie di disservizi fondamentali - sia a livello di passeggeri che a livello di trasporto merci - tra Carbonia e Cagliari. Ho qui, addirittura, un giornale di qualche giorno fa nel quale si scrive che un passeggero è stato multato con una sanzione di 212 euro perché non trovato in possesso di biglietti; ciò, però, perché non poteva in nessun modo fornirsene.
Al di là della multa, perché magari vi saranno altre motivazioni per cui è così salata, però, di fatto, la stampa riporta continuamente e costantemente il fatto che mancano riferimenti precisi sia per quanto riguarda la biglietteria, sia per quanto riguarda gli orari di partenza e lo scalo dove qualche volta è necessario cambiare treno. Può accadere, per esempio, che uno studente universitario, che deve dare un esame, non possa usufruire del treno, perché, se lo fa, perde l'esame all'università, quindi le cose sono due: o si sposta un giorno prima e va tranquillamente in albergo a riposarsi o deve usare la macchina. Lo ripeto, questo è un problema che la stampa locale riporta spesso e volentieri.
Riguardo a quanto da lei prima affermato, sia per quanto concerne la mia prima interrogazione, sia con riferimento alla seconda, è chiaro che si nota la volontà del Governo, ma se poi si esprime in questo modo, noi nutriamo forti dubbi. Siamo convinti, purtroppo, che le ferrovie in Sardegna non raggiungano l'ottimo della loro efficienza. Quando il Governo si impegna finanziariamente, anche con determinati programmi, al fine di realizzare l'Alta velocità, perché giustamente l'Italia non può rimanere fuori dal contesto europeo, da sardi manifestiamo la volontà di non rimanere fuori dal contesto nazionale. Noi vogliamo rifarci e portare la Sardegna a livelli occupazionali e di efficienza superiori, ma per fare questo abbiamo anche la necessità che lo Stato eroghi i servizi che rientrano nelle sue responsabilità. Poi per quanto riguarda la Sardegna, i comuni, anche noi cittadini dobbiamo fare la nostra parte, ma è chiaro che dobbiamo avere dei servizi che diano garanzia della prestazione stessa.
Tra l'altro, Carbonia è un capoluogo di provincia; al di là della discussione a livello nazionale su questo, comunque rappresenta sempre attualmente un capoluogo di provincia che deve essere collegato a Cagliari in una maniera efficiente. Recentemente la Commissione trasporti ha approvato un documento all'unanimità, che ha quindi dei contenuti condivisi, nel quale si sostiene la necessità di porre fine a quelle richieste che, da sempre, emergono da più parti in ordine alla costruzione di aeroporti perché oggi i costi aeroportuali sono terribili in rapporto alla funzione del movimento dei passeggeri. Di questo ce ne rendiamo conto, però, nello stesso tempo, abbiamo anche sostenuto la tesi che, per far questo, occorre che tutti i luoghi siano collegati con gli aeroporti in una maniera soddisfacente, perché è chiaro che, ad esempio, se Carbonia non può essere collegata a Cagliari da alcun mezzo pubblico che garantisca una partenza, io chiedo di avere l'aeroporto sotto Pag. 10casa mia, perché lo devo raggiungere. Quindi, signor Presidente, queste interrogazioni sono ripetute, e lo ribadirò ancora una volta, per dimostrare al Governo che, nonostante enunci la volontà di porre fine a questo problema, in realtà, la questione è continuamente messa sotto accusa.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO MEREU. Concludo, Presidente, dicendo che dove lavoravo io, per parlare di orari e di scambi, ci voleva solo la buona volontà delle persone; non ci vogliono finanziamenti, occorre una presa di posizione da parte di chi ha la responsabilità per capire finalmente il motivo per cui oggi non si possa usufruire di quelle cose minime che devono garantire un servizio, di cui il cittadino deve essere certo di usufruire.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo pertanto la seduta che riprenderà alle 15.

La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Bocci, Caparini, Casini, Lombardo e Lucà sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2171 - Conversione in legge del decreto-legge 10 maggio 2010, n. 67, recante disposizioni urgenti per la salvaguardia della stabilità finanziaria dell'area euro. Ordine di esecuzione dell'accordo denominato «Intercreditor Agreement» e dell'accordo denominato «Loan Facility Agreement» stipulati in data 8 maggio 2010 (Approvato dal Senato) (A.C. 3505).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge del decreto-legge 10 maggio 2010, n. 67, recante disposizioni urgenti per la salvaguardia della stabilità finanziaria dell'area euro. Ordine di esecuzione dell'accordo denominato «Intercreditor Agreement» e dell'accordo denominato «Loan Facility Agreement» stipulati in data 8 maggio 2010.
Ricordo che nella seduta del 14 giugno 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,04).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,25.

La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 15,30.

Sull'ordine dei lavori.

MARIA GRAZIA GATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire per fare il Pag. 11punto della situazione su Agile (ex Eutelia). Quest'Aula avrà seguito sicuramente tutta la vicenda anche perché ne abbiamo parlato alcune volte. In questo momento, davanti a Montecitorio vi sono lavoratori in presidio permanente che stanno aspettando e chiedono con forza che vengano attivati i tavoli già istituiti dal sottosegretario Gianni Letta presso la Presidenza del Consiglio, relativi alle commesse e alle prospettive di questi lavoratori.
Nella fase iniziale della vicenda, il sottosegretario Letta, con un comunicato, si era impegnato ufficialmente ad attivare i tavoli non appena vi fosse stato il commissariamento dell'azienda. Signor Presidente, sono trascorsi due mesi dal commissariamento dell'azienda ma i tavoli non sono stati ancora attivati. In particolare, questi lavoratori sono impegnati - per una percentuale molto bassa di loro - a fornire servizi relativi a Schengen e al Ministero dell'interno, per il resto si trovano in cassa integrazione: hanno quindi bisogno di sapere che fine faranno, che prospettive vi sono.
Si tratta di risorse importanti per questo Paese proprio perché sono lavoratori molto qualificati, e non dimentichiamoci che Agile (ex Eutelia) è proprietaria di infrastrutture materiali molto significative per il nostro Paese (sto parlando di reti necessarie all'information technology). Signor Presidente, le chiedo pertanto di intervenire presso la Presidenza della Camera e chiedo al Governo di farsi carico del problema affinché i tavoli già istituiti presso la Presidenza del Consiglio vengano attivati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

RENATO CAMBURSANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, mi associo totalmente a quanto detto poco fa dalla collega Gatti. Ero presente alle precedenti manifestazioni a Roma e in tutta Italia, in particolare al nord, delle migliaia di lavoratori di Agile (ex Eutelia), i quali avevano avuto ampie assicurazioni da parte del Governo - oltre due mesi fa - di essere ricevuti per la costituzione di tavoli al fine di riavviare l'azienda nella sua attività di fornitura di servizi d'avanguardia innovativi alle pubbliche amministrazioni.
Purtroppo, a due mesi di distanza da quella data e da quell'impegno, e soprattutto a due mesi di distanza dalla data in cui è stato deciso il commissariamento dell'azienda, nulla è capitato: ciò sta a dimostrare quanta poca attenzione questo Governo, questa maggioranza e - aggiungo - anche alcune regioni di questo Paese abbiano rispetto ai lavoratori che rischiano di perdere il loro posto o che comunque, pur avendo lavorato, sono privi di emolumenti da parecchi mesi.
Signor Presidente, pertanto, la imploro davvero di farsi carico presso il Governo affinché i lavoratori e le organizzazioni sindacali della ex Eutelia vengano ricevuti e venga immediatamente costituito il tavolo per riattivare la loro attività (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Si riprende la discussione (ore 15,35).

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3505)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 3505).
Ricordo che non sono stati presentati emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge.
Avverto che è stata presentata una proposta emendativa riferita all'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 3505).
Ricordo che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 3505).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, parliamo oggi del cosiddetto decreto-legge «salva-Grecia» in un momento in cui Pag. 12l'attualità europea ci invita a dibattere in maniera ancora più approfondita sia sul rapporto fra noi e la Grecia sia sulla governance economica. Basta leggere le pagine dei giornali di questa mattina, relative alle posizioni che anche il nostro Governo ha tenuto all'ultimo Consiglio di Lussemburgo di ieri, e i comunicati delle agenzie, che non sono certamente rassicuranti rispetto alla situazione in Grecia e alla valutazione dello stato finanziario della stessa.
Vi sono due aspetti, signor Presidente, sui quali vorrei attirare l'attenzione dell'Aula: uno di ordine più generale e politico, propriamente legato alla questione dell'immediato e prossimo futuro, anzi presente, dell'Unione economico-monetaria e dei rischi che essa sta correndo; l'altro, quale questione specifica, relativa al modo in cui il Governo propone di recepire o meglio di introdurre nel nostro ordinamento l'accordo politico raggiunto dall'Ecofin proprio per salvare la Grecia.
Dal punto di vista generale, ritengo sbagliato quanto è stato dichiarato anche ieri da alcuni governi europei, secondo i quali, per fare un passo in avanti ed evitare un domani situazioni come quella che si è determinata in Grecia, occorrerebbe procedere attraverso la revisione dei trattati; credo sia un modo per non fare nulla, con il quale i governi, ed in particolare quello tedesco e francese, vogliono nascondere la loro incapacità di trovare un accordo, la loro assenza di volontà politica di fare ciò che sarebbe più naturale e nell'interesse di tutti gli Stati membri della zona euro, ovvero sfruttare pienamente le disposizioni del trattato di Lisbona, attribuendo poteri di reale governance economica all'Eurogruppo, cioè di gestione comune della politica economica, e mettendo in fase i processi di elaborazione delle scelte finanziarie fondamentali dei vari Paesi della zona euro.
Potremmo indicarlo come una sorta di documento di programmazione economica e finanziaria che tutti i Paesi della zona euro dovrebbero discutere insieme, nello stesso momento e a livello europeo, prima di sottoporre ai Parlamenti nazionali le specifiche scelte relative alle leggi di bilancio. È inoltre evidente oggi il rifiuto di dotarsi di veri strumenti di reale stabilità e crescita e lo riscontriamo nel caso della Grecia, in discussione, esemplare di come oggi il Patto di stabilità e di crescita non assicuri né stabilità né crescita. Occorrono nuovi strumenti di stabilità e noi non condividiamo l'atteggiamento riluttante e timido della Commissione europea e di vari governi di non considerare l'introduzione nel nostro sistema di nuovi veri strumenti di stabilità, come ad esempio il Fondo monetario europeo. Non abbiamo strumenti di crescita: è evidente che il Patto di stabilità e di crescita non ha assicurato neppure la crescita, altrimenti la zona euro non si troverebbe nella situazione in cui si trova oggi.
Anche da questo punto di vista vorremmo che il nostro Governo difendesse in maniera molto più convinta e convincente la necessità di dotare a livello europeo l'Unione economica e monetaria di reali strumenti di crescita, attraverso dei partenariati con la BEI o fra pubblico e privato, favorendo il ricorso ad obbligazioni del debito pubblico europeo, ovvero agli eurobond per avere, a livello integrato, quegli strumenti di crescita che oggi non abbiamo e che il Patto di per sé non può certo assicurare.
Con riferimento al contesto politico-generale, in cui si colloca il provvedimento in esame, si evidenzia anche la questione relativa alla revisione del bilancio comunitario. Al riguardo, signor Presidente, vorrei di nuovo stigmatizzare il fatto che ieri, in sede di discussione sulle linee generali dello stesso disegno di legge, il Ministro Tremonti ha ritenuto di non essere presente - e del resto vediamo che egli «brilla» per la sua assenza in Aula anche oggi - perché è evidente che tutte queste discussioni e anche uno specifico decreto-legge «salva-Grecia», come quello che stiamo discutendo, diventano inutili se in Parlamento non avremo la disponibilità di discutere con il Governo su quali siano le sue posizioni in materia di revisione del bilancio comunitario. Pag. 13
Esso andrebbe rivisto dal punto di vista qualitativo, per metterlo maggiormente al servizio degli obiettivi di crescita, competitività ed occupazione; ed andrebbe rivisto anche sotto il profilo quantitativo, perché è evidente che, nel momento in cui tutti i Governi adottano delle manovre restrittive a livello nazionale, qualsiasi analisi dell'efficacia della spesa pubblica dimostra che un euro speso in comune a livello europeo ha un impatto molto più efficace, molto maggiore di 27 centesimi di euro spesi a livello nazionale. È quindi evidente che, proprio nel momento in cui noi, sotto una fortissima influenza tedesca, sotto una fortissima influenza della politica economica decisa a Berlino più che a Bruxelles, adottiamo delle manovre particolarmente rigorose, e non adatte alla situazione economica in cui il nostro Paese si trova, a maggior ragione dovremmo poter discutere in Parlamento di come mettere meglio il bilancio comunitario al servizio degli obiettivi che l'Unione europea enuncia, che sono quelli della crescita, dell'occupazione e della competitività.
Ad ogni occasione che si presenta in Aula di dibattere su tali materie con il Ministro Tremonti, egli non si presenta e si segnala per la sua assenza. Ed è molto grave, anche perché stiamo discutendo di un decreto-legge «salva-Grecia», di cui noi condividiamo gli obiettivi ed il merito; riteniamo anzi che l'Europa abbia atteso sin troppo per intervenire a favore della Grecia. È mancata in questi mesi la tempestività dell'azione europea; è mancata la solidarietà nei confronti della Grecia. Quanto stiamo decidendo oggi e quanto è stato deciso dai Governi europei il 9 maggio avrebbe potuto essere deciso già in gennaio, e forse, se avessimo dato segnali molto più convincenti, solidali e tempestivi in gennaio a favore della Grecia, oggi le agenzie che leggiamo non sarebbero mai uscite, rispetto allo scetticismo che circonda le scelte del Governo Papandreou in materia di finanza pubblica. Tutto ciò deve spingerci a compiere un vero salto in avanti, per quanto riguarda l'integrazione a livello di Unione economico-monetaria.
Leggiamo questa mattina sui giornali che il Ministro Frattini ha affermato che non è stato tenuto conto delle proposte del Ministro Tremonti in sede di Consiglio Ecofin; e che il Ministro Frattini è stato obbligato a minacciare il veto per modificare un aspetto molto importante della materia che stiamo discutendo, cioè la necessità di considerare il debito in maniera integrata: non limitarsi solo, nella valutazione dello stato dei conti pubblici nazionali, al debito pubblico, ma integrare anche la componente del debito privato. Questo certamente trova il nostro appoggio; vorremmo però che questa volta alle minacce seguissero i fatti: non vorremmo che, dopo aver minacciato il veto, il Ministro Frattini o comunque i rappresentanti del Governo accettassero poi una soluzione a livello europeo che va contro l'interesse nazionale italiano. Ciò, d'altra parte, risponde ad una logica: il piano spagnolo ci insegna che si può avere anche un debito pubblico abbastanza basso, ma se poi il debito privato è molto elevato, si manifestano i problemi che conosciamo in quel caso.
Credo, signor Presidente, che sia arrivato il momento di dibattere in maniera molto più approfondita e più aperta (magari attirando di più l'attenzione dei vari gruppi e dei vari colleghi), su delle materie da cui veramente dipende il futuro del nostro Paese, e da cui dipende il futuro dell'Europa.
Un punto specifico, signor Presidente, è il modo in cui, all'articolo 1, comma 2, il Governo intende dare esecuzione all'Accordo in esame. Già l'espressione: «dare esecuzione» è profondamente sbagliata: abbiamo un Accordo politico, raggiunto sia in sede di Consiglio Ecofin e ancor prima in sede di Eurogruppo, in base al Protocollo n. 14, allegato al Trattato di Lisbona. Si tratta di un atto atipico di diritto comunitario, e quindi certamente non richiede un ordine di esecuzione. Se lo richiedesse, e se letteralmente il Governo intendesse dare esecuzione all'Accordo, attraverso un processo di ratifica ordinario, violerebbe innanzitutto delle prerogative parlamentari, perché è evidente che non si Pag. 14può utilizzare un decreto-legge per ratificare un Accordo internazionale, in base all'articolo 72, comma quarto, della Costituzione; ma soprattutto creerebbe un precedente molto pericoloso, perché, se dovessimo ricorrere agli strumenti di ratifica ogni qual volta l'Aula è chiamata ad esaminare degli Accordi atipici con contenuto politico raggiunti a livello comunitario, faremmo un salto indietro di più di cinquant'anni.
È infatti dal 1957 che è chiaro che quanto si fa a livello comunitario, quanto si fa a livello europeo, non ha bisogno di autorizzazione alla ratifica, salvo si tratti di modifica dei Trattati fondamentali. Tutto quello che è prodotto del sistema, tutti gli atti tipici o atipici, regolamenti, direttive o accordi politici dell'Ecofin, che vengono raggiunti a livello europeo, non hanno assolutamente bisogno né di ordine di esecuzione, né ovviamente di autorizzazione alla ratifica. Ritengo che sia molto grave l'errore che il Governo ha fatto, e che riveli l'assenza di coordinamento in politica europea da parte dell'Esecutivo. Su questo il nostro gruppo ha presentato anche delle proposte di revisione legislativa, perché è evidente che è interesse nazionale nel nostro Paese coordinare meglio la politica europea dell'Italia. Oggi invece l'Amministrazione degli Esteri non sa cosa fa quella del Tesoro, e quest'ultima non sa cosa fa il Dipartimento politiche comunitarie della Presidenza del Consiglio. Non faccio carico al Governo di questo problema, ma voglio farmene carico come parlamentare, vogliamo farcene carico come gruppo, perché è evidente che il modo di fare politica europea dell'Italia è assolutamente inadeguato. Questo errore che è stato fatto, specifico (dare ordine di esecuzione e richiedere la ratifica di un accordo Ecofin) è il frutto dell'assenza vera di coordinamento, del fatto che non vi è un vero coordinamento presso la Presidenza del Consiglio della politica europea e che ogni amministrazione procede per il suo binario. Sarebbe bastato un contatto, una riunione tra il Dipartimento politiche comunitarie, l'Amministrazione del Tesoro e l'Amministrazione degli Esteri per evitare di cadere in questo errore.
Questo deve essere tenuto presente nel momento in cui noi e tutti i gruppi hanno presentato proposte di legge di revisione della legge n. 11 del 2005 (la legge che disciplina i rapporti tra Italia e Europa). Usiamo questo precedente negativo per produrre qualcosa di positivo, per rivedere i meccanismi di coordinamento e per seguire dei modelli più efficaci. Penso, ad esempio, al modello francese, in cui certamente questi errori non accadono perché vi è un coordinamento molto forte presso il Primo Ministro, che secondo noi dovrebbe essere replicato in Italia presso la Presidenza del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La Presidenza e l'Assemblea salutano la delegazione in visita alla Camera dei deputati del presidente della Commissione esteri del Parlamento ellenico, Konstantinos Vrettos, che sta assistendo ai nostri lavori (Applausi).
Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento Gozi Dis. 1.1.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO, Relatore. Signor Presidente, abbiamo ascoltato l'intervento dell'onorevole Gozi che per certi versi, tra l'altro, ripercorre quanto detto da un nostro collega ieri durante la discussione sulle linee generali. Possiamo semplicemente ribadire che gran parte delle sue osservazioni sono state considerate in I Commissione dal comitato pareri; il comitato pareri, tra l'altro con voto unanime, ha valutato quelle osservazioni in materia assolutamente difforme da quanto sostenuto dal collega Gozi. Pertanto la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Gozi Dis. 1.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, Pag. 15sicuramente con un mezzo decibel di meno di rumore di fondo si sarebbe potuto apprezzare di più l'ottimo discorso dell'onorevole Gozi. Sarei anch'io per invitare l'onorevole Gozi a ritirare l'emendamento a sua prima firma Dis. 1.1. Eventualmente, visto che ha presentato un ordine del giorno, potrebbe far confluire quest'ultimo (con delle possibili modifiche che io stesso potrei proporre) nell'ordine del giorno del relatore. In tal modo credo che l'evidenza sottolineata dal presentatore dell'emendamento possa restare a futura memoria soprattutto (perché di questo di tratta) senza implicare la necessità di modifica di un testo, e anche tenendo conto di quanto sta avvenendo proprio adesso con riferimento al rating per la Repubblica ellenica. Sarebbe opportuno approvare il più rapidamente possibile il presente provvedimento. In conclusione, chiedo al presentatore se sia d'accordo a ritirare l'emendamento in esame e a far confluire parte del suo ordine del giorno in quello del relatore, che potrebbe essere accolto favorevolmente dal Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Gozi, accede all'invito al ritiro dell'emendamento Dis. 1.1 da lei presentato?

SANDRO GOZI. Signor Presidente, anzitutto ringrazio il Governo per avere condiviso alcune mie riflessioni. Sarei d'accordo a ritirare l'emendamento in questione proprio per le ragioni indicate dal Governo: il fatto che è necessario andare avanti in maniera molto rapida e la tempestività che è mancata sino adesso non dobbiamo farla mancare noi, proprio alla luce di quanto si legge sulla situazione greca dalle agenzie delle ultime ore. Tuttavia, anche per chiarezza con il relatore, vorrei sottolineare alcuni aspetti che a mio parere dovrebbero confluire in un ordine del giorno integrato e rivisto e che riprendono alcuni punti.
Anzitutto, il primo aspetto: «la disposizione di cui al richiamato comma 2, configurando un ordine di esecuzione, sia pure atipico, di accordi internazionali non appare adeguata alla natura giuridica degli accordi in base all'ordinamento dell'Unione europea». Se la maggioranza ha presentato un ordine del giorno, significa che parte da questa considerazione, ma sarebbe opportuno renderlo molto più esplicito per evitare proprio di creare precedenti pericolosi per il funzionamento di questo Parlamento, in futuro.
In secondo luogo: «in ogni caso, la presenza dell'ordine di esecuzione non appare appropriata dovendo gli accordi menzionati dal comma 2 essere qualificati non come accordi internazionali, ma più correttamente come atti atipici, strettamente strumentali al funzionamento dell'Unione economica e monetaria Tale ultima qualificazione è confermata anche dal fatto che gran parte degli altri Stati contraenti ha dato attuazione ai medesimi accordi con norme di legge ordinaria, senza fare ricorso allo strumento della ratifica» e questa è la ragione principale per cui noi abbiamo presentato questo emendamento. Altri Stati membri non hanno usato strumenti di diritto internazionale «sia per il primo dei due accordi firmato dai rappresentanti dei Governi dell'Eurogruppo sia per il secondo, che ne costituisce un'attuazione, ed è sottoscritto in loro nome dalla Commissione europea: danno diretta ed espressa esecuzione a decisioni di natura politica dell'Eurogruppo e dei Capi di Stato e di Governo dell'area euro. In particolare, il 2 maggio 2010 gli Stati membri dell'Eurogruppo hanno concordato all'unanimità di contribuire mediante prestiti bilaterali ad un programma triennale di sostegno finanziario alla Grecia per un importo massimo complessivo di 80 miliardi di euro. Dando seguito a tale accordo con la dichiarazione del 7 maggio 2010 dei Capi di Stato e di Governo della zona euro, ciascuno dei medesimi Stati si è impegnato a partecipare immediatamente al prestito in favore della Grecia (....)». A mio parere poi è molto importante il seguente capoverso «gli accordi costituiscono dunque un'esplicazione delle competenze dell'Eurogruppo espressamente riconosciute dal Protocollo n. 14 allegato al Trattato di Lisbona». È la Pag. 16ragione fondamentale per la quale non dobbiamo procedere alla ratifica. Se queste proposte si ritrovano nell'ordine del giorno come rivisto sono disposto a ritirare l'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Pertanto lei, onorevole Gozi, ritira il suo emendamento Dis. 1.1 e poi il Governo ha già detto in precedenza, durante la fase di espressione del parere, che è d'accordo nel far convogliare le sue proposte, che adesso lei ha anticipato in questa fase, in un unico ordine del giorno presentato dal relatore e da lei, onorevole Gozi, in modo che questi contenuti possano essere riconosciuti anche da lei e approvati dell'Assemblea.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3505)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3505).
Avverto che l'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/3505/7 è stato ritirato dal presentatore.
Nessuno chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, per quanto riguarda l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/3505/1, teniamo presente che si tratta di ordini del giorno tutti che invitano in qualche modo il Governo ad adottare misure in materia dell'attuale crisi. Si tratta - ed è questo il motivo per il quale non posso esprimere pareri favorevoli tranne che per l'ordine del giorno presentato dal relatore che concerne esclusivamente la materia oggetto del decreto-legge -, di temi molto delicati, che involgono anche una responsabilità e una decisione comune europea.
Sotto questo profilo non mi sento in grado di esprimere un parere favorevole all'accoglimento della maggioranza degli ordini del giorno, perché quel minimo di cautela imposto dalla circostanza fa sì che sia opportuno lasciare una maggiore libertà d'azione non tanto al Governo in se stesso, ma alle decisioni che verranno adottate in sede europea. Detta questa premessa, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/3505/1, l'ordine del giorno Cambursano n. 9/3505/2, l'ordine del giorno Messina n. 9/3505/3 (anche se questo ovviamente è ancor più delicato rispetto ai precedenti), l'ordine del giorno Borghesi n. 9/3505/4 (tenendo presenti tutte le disposizioni che contiene) ed accetta l'ordine del giorno Marinello n. 9/3505/5 nella nuova formulazione, che recepisce parte dell'ordine del giorno Gozi n. 9/3505/6 (così come illustrato dal presentatore), mentre l'ordine del giorno Gozi n. 9/3505/6, se ho ben capito, è ritirato.

PRESIDENTE. La riformulazione mi sembra che il Governo l'abbia esplicitata, nel senso che accoglie i suggerimenti proposti dall'onorevole Gozi nel suo intervento precedente, quindi l'ordine del giorno Marinello n. 9/3505/5 si intende così riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/3505/1, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cambursano n. 9/3505/2, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Messina n. 9/3505/3, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/3505/4, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del Pag. 17giorno Marinello n. 9/3505/5, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Gozi n. 9/3505/6 è ritirato, in quanto parte del contenuto è confluita nell'ordine del giorno Marinello n. 9/3505/5, così come riformulato nel senso di recepire le integrazioni illustrate dall'onorevole Gozi nel corso del suo intervento, quando ha ritirato l'emendamento Gozi Dis. 1.1.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3505)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calearo Ciman. Ne ha facoltà.

MASSIMO CALEARO CIMAN. Signor Presidente e onorevoli colleghi, oggi parliamo di misure a sostegno della finanza della Grecia. Quando parliamo di euro, anche all'interno di quest'Aula e non solo, qualcuno a suo tempo non era d'accordo che diventasse moneta unica. Chi vi parla fa l'imprenditore e fino a poco tempo fa girava il mondo, lo girava anche quando non c'era l'euro e si ricorda quando doveva girare con più monete e con cambi di continuo. Stiamo parlando di un Paese, la Grecia, che possiamo considerare, a livello di indebitamento, fratello del nostro Paese, visto che del 115,1 per cento del PIL è l'indebitamento percentuale della Grecia e del 115,8 per cento del PIL è quello del nostro Paese.
A proposito del nostro Paese, ultimamente alcuni economisti dicono che i nostri conti pubblici non sono veri. Mi auguro che, essendo questi economisti degli stranieri, siano illazioni e non sia vero, visto che molto spesso, specialmente da oltreoceano, sentiamo parlare di PIGS e non sappiamo se con una o due «i», nel senso che oltre al Portogallo, alla Grecia e alla Spagna, la «i» dell'Irlanda molto spesso è considerata anche la «i» del nostro Paese. Aiutare la Grecia credo che possa essere di grande esempio anche per il nostro Paese. Faccio riferimento a quando l'Europa - l'Europa forte, l'Europa della Germania, l'Europa dell'Italia - aiuta un Paese più debole come la Grecia e lo aiuta con rigore, con pugno di ferro in guanto di velluto. Credo che questo, come italiani, lo dobbiamo ricordare quando parleremo di federalismo, perché quando parleremo di federalismo dovremo ricordarci quello che abbiamo fatto come Paese forte nei confronti della Grecia, Paese debole, ricordare che il nostro Paese ha più velocità e fare in modo che il nord ricco possa aiutare, con un federalismo di sussidiarietà, la parte più debole del Paese.
A tale proposito, vorrei ricordare che l'euro non dà fastidio solo ad una parte dell'Europa, ma, in particolare, anche oltreoceano: dà fastidio un euro debole, come dà fastidio un euro forte, perché esiste un'altra moneta che, a differenza dell'euro, viene gestita in modo costante.
Dobbiamo veramente essere vicini ai più deboli e fare in modo che la Grecia sia non soltanto un esempio, ma anche un monito, affinché il nostro Paese ritrovi un vero rigore, che, però - come dicevo in precedenza - deve essere anche dal volto umano. Ieri, ero presente ad un'assemblea di Confindustria a Vicenza e ho visto il modo di vedere il volto umano del federalismo: erano presenti il «governatore» Zaia e il «governatore» Vendola.
Credo che dovremmo imparare anche dalla crisi degli altri, anche da quella della Grecia e da quella dell'euro, che è necessario essere un Paese unito, in modo da rappresentare un esempio: impariamo a fare quanto abbiamo fatto in Europa anche con riferimento al federalismo nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, in occasione della discussione sulle linee generali abbiamo già espresso tutte le perplessità e le preoccupazioni che Pag. 18il gruppo dell'Italia dei Valori nutre rispetto al provvedimento in oggetto, sul quale ci accingiamo ad esprimere, tra pochi istanti, il voto finale, che, come ha anticipato il collega Borghesi, sarà contrario.
Vorrei motivare ulteriormente le ragioni del nostro «no». Esse sono confortate soprattutto - al di là dei tentativi di sminuirne le conseguenze - dalle dichiarazioni rilasciate, non più tardi di ieri l'altro, dal Ministro dell'economia del Governo greco. Egli, infatti, ha dichiarato che, molto probabilmente, la Grecia dovrà provvedere alla ristrutturazione del suo debito, anche se, in realtà, parlava di una ristrutturazione soft.
Tutti sappiamo cosa significhi ristrutturare un debito; lo sanno tanti italiani che, a suo tempo, avevano sottoscritto, per esempio, bond argentini: sappiamo a quanto è ammontata la perdita secca a seguito della ristrutturazione del debito che quel Paese ha operato. Questa volta, a sottoscrivere il prestito che verrà utilizzato a sostegno alla Grecia sono ancora le istituzioni finanziarie internazionali, le banche, ma anche i privati cittadini. In buona sostanza, viene emesso un prestito per 5 miliardi e mezzo di euro e, contemporaneamente, la Grecia dichiara di essere sul punto di ristrutturare il suo debito. In altri termini, vi sarà una perdita secca.
Pertanto, la domanda che ci poniamo è la seguente: era l'unica soluzione possibile? La risposta è «no». Infatti, illustri economisti di fama anche mondiale hanno dichiarato che non era l'unica strada possibile. È vero che l'altra strada sarebbe stata, almeno come impatto originale, forse, ancora più dirompente; tuttavia, temo che, alla lunga, invece, possano avere ragione coloro che privilegiavano la strada del default, per poi consentire al Paese di riprendersi, come hanno fatto altre nazioni che sono passate per questa strada.
Pertanto, mi corre l'obbligo di chiedermi perché siamo arrivati a questo punto. L'Italia - lo ricordavo già ieri - è come un treno, sul quale vi è un capotreno, rappresentato dal Presidente del Consiglio. Egli cerca di tranquillizzare i viaggiatori, dicendo loro che tutto va bene, che la crisi non c'era, che la crisi non c'è, che è stata superata, che «va tutto bene, madama la marchesa». Ma non è così, e lo sa anche lui, solo che è abituato a vendere fumo e a fare l'intrattenitore, anziché il Presidente del Consiglio che risolve i problemi.
Inoltre, sul treno - anzi, davanti a tutti - vi è il macchinista, che dovrebbe condurre il Paese sui binari che qualcun altro ha tracciato. Ebbene, questo qualcun altro è la Grecia.
Il macchinista deve guardare i segnali (se sono rossi o verdi), vedere gli scambi, seguire il percorso che dovrebbe portare l'Italia fuori dalle secche in cui si trova. Ma il tracciato dei binari - come dicevo - è stato fatto dalla Germania, la quale ci ha indicato una strada molto dolorosa, che temo né la Grecia, né il Portogallo e nemmeno l'Italia riusciranno a soddisfare.
Sicuramente i colleghi sanno a cosa mi riferisco: da una parte, alla costituzionalizzazione - cioè all'inserimento nella Carta costituzionale tedesca - dell'impossibilità di sforare il deficit annuale, a far data dal 2016, nella misura dello 0,35 per cento. Quando mai l'Italia - soprattutto con questi governanti che abbiamo di fronte a noi - riuscirà a fare così tanto? Verremo quindi cacciati dal contesto europeo perché non riusciremo a soddisfare i nuovi parametri di Maastricht che stanno riscrivendo.
Ma la Germania ha adottato anche un altro provvedimento: una manovra pesantissima di 80 miliardi di euro in quattro anni! Al contrario, noi a cosa abbiamo assistito? Il 6 maggio il Ministro dell'economia e delle finanze è venuto in Aula per riferire della situazione della Grecia e non ha citato neanche una volta la situazione del nostro Paese. Era il 6 maggio. Peccato che solo quattro giorni dopo, il 10 maggio, in due momenti diversi, di fronte a Confindustria da una parte, e alle organizzazioni sindacali CISL e UIL, dall'altra, abbia detto che, invece, per rimanere dentro i binari che qualcun altro aveva tracciato, al nostro Paese sarebbe occorsa una manovra Pag. 19da 25 miliardi di euro (che è quella all'esame del Senato della Repubblica).
Sapete qual è stata la reazione dei mercati? Da una parte, vi è stata la verifica del differenziale di rendimento sui titoli di Stato, dall'altra parte, del differenziale sullo spread tra i titoli tedeschi e quelli italiani. Se il Portogallo e l'Irlanda fotografavano, a quella data, 270 punti base sui titoli di quei due Paesi, e la Spagna 220 punti base, l'Italia era immediatamente a ruota con 180 punti. In altre parole, cosa vuol dire questo? Vuol dire che ormai gli investitori stanno rivolgendo la loro attenzione ai titoli tedeschi, perché il flight to quality - cioè il rendimento e la sicurezza dei titoli tedeschi - sicuramente offre maggiori garanzie.
Mi viene, dunque, in mente quanto ha detto il dottor Panetta della Banca d'Italia in un'audizione recente presso la Commissione bilancio: egli ci ricordava che solo in Europa ci sono 1.400 miliardi di titoli di Stato in scadenza, di cui 760 sono di titoli di Stato del debito italiano che scadono nel 2010. Se le attenzioni degli investitori sono rivolte altrove e non già al nostro Paese, il rischio di default non riguarda solo la Grecia, ma dovrebbe iniziare a preoccupare anche il nostro Paese.
Mi viene in mente quanto diceva il consulente del Presidente della Commissione europea Barroso, il quale sosteneva che i mercati fanno classifiche mentali, avendo in evidenza quali sono, da una parte, i Paesi dell'Europa del sud, rispetto ai Paesi dell'Europa del nord, ed iniziano ad attaccare i Paesi più deboli iniziando proprio dal Mediterraneo, la Grecia, il Portogallo e la Spagna, per poi arrivare, purtroppo, al nostro Paese.
L'Italia rischia, dunque, di non essere esente da questo attacco ai suoi titoli di Stato e ciò accade per tre ragioni, innanzitutto per il suo altissimo debito pubblico: è di oggi la comunicazione della Banca d'Italia, secondo la quale il debito pubblico italiano ha raggiunto i 1.812 miliardi di euro. Stiamo parlando del debito pubblico ufficiale, al quale sarebbe interessante aggiungere anche quello non ufficiale, che non ci è dato di conoscere e sul quale abbiamo chiesto notizie.
In altre parole, a che punto siamo rispetto agli swap sui derivati che hanno fatto gli enti locali?
Quante operazione di swap ha fatto il Ministero dell'economia sui titoli dello Stato italiano? Non ci è dato di conoscere questi dati e nel momento in cui li sapremo probabilmente scopriremo anche che il debito italiano ha superato di gran lunga il 120 per cento del rapporto con il PIL.
C'è una decrescita in atto del 5 per cento dalla quale non si riesce ad uscire e c'è, soprattutto, un aumento della spesa pubblica, che il decreto all'esame del Senato non riuscirà sicuramente a smuovere.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, in occasione della discussione sulle linee generali abbiamo già espresso tutte le perplessità e le preoccupazioni che Pag. 18il gruppo dell'Italia dei Valori nutre rispetto al provvedimento in oggetto, sul quale ci accingiamo ad esprimere, tra pochi istanti, il voto finale, che, come ha anticipato il collega Borghesi, sarà contrario.
Vorrei motivare ulteriormente le ragioni del nostro «no». Esse sono confortate soprattutto - al di là dei tentativi di sminuirne le conseguenze - dalle dichiarazioni rilasciate, non più tardi di ieri l'altro, dal Ministro dell'economia del Governo greco. Egli, infatti, ha dichiarato che, molto probabilmente, la Grecia dovrà provvedere alla ristrutturazione del suo debito, anche se, in realtà, parlava di una ristrutturazione soft.
Tutti sappiamo cosa significhi ristrutturare un debito; lo sanno tanti italiani che, a suo tempo, avevano sottoscritto, per esempio, bond argentini: sappiamo a quanto è ammontata la perdita secca a seguito della ristrutturazione del debito che quel Paese ha operato. Questa volta, a sottoscrivere il prestito che verrà utilizzato a sostegno alla Grecia sono ancora le istituzioni finanziarie internazionali, le banche, ma anche i privati cittadini. In buona sostanza, viene emesso un prestito per 5 miliardi e mezzo di euro e, contemporaneamente, la Grecia dichiara di essere sul punto di ristrutturare il suo debito. In altri termini, vi sarà una perdita secca.
Pertanto, la domanda che ci poniamo è la seguente: era l'unica soluzione possibile? La risposta è «no». Infatti, illustri economisti di fama anche mondiale hanno dichiarato che non era l'unica strada possibile. È vero che l'altra strada sarebbe stata, almeno come impatto originale, forse, ancora più dirompente; tuttavia, temo che, alla lunga, invece, possano avere ragione coloro che privilegiavano la strada del default, per poi consentire al Paese di riprendersi, come hanno fatto altre nazioni che sono passate per questa strada.
Pertanto, mi corre l'obbligo di chiedermi perché siamo arrivati a questo punto. L'Italia - lo ricordavo già ieri - è come un treno, sul quale vi è un capotreno, rappresentato dal Presidente del Consiglio. Egli cerca di tranquillizzare i viaggiatori, dicendo loro che tutto va bene, che la crisi non c'era, che la crisi non c'è, che è stata superata, che «va tutto bene, madama la marchesa». Ma non è così, e lo sa anche lui, solo che è abituato a vendere fumo e a fare l'intrattenitore, anziché il Presidente del Consiglio che risolve i problemi.
Inoltre, sul treno - anzi, davanti a tutti - vi è il macchinista, che dovrebbe condurre il Paese sui binari che qualcun altro ha tracciato. Ebbene, questo qualcun altro è la Germania.
Il macchinista deve guardare i segnali (se sono rossi o verdi), vedere gli scambi, seguire il percorso che dovrebbe portare l'Italia fuori dalle secche in cui si trova. Ma il tracciato dei binari - come dicevo - è stato fatto dalla Germania, la quale ci ha indicato una strada molto dolorosa, che temo né la Grecia, né il Portogallo e nemmeno l'Italia riusciranno a soddisfare.
Sicuramente i colleghi sanno a cosa mi riferisco: da una parte, alla costituzionalizzazione - cioè all'inserimento nella Carta costituzionale tedesca - dell'impossibilità di sforare il deficit annuale, a far data dal 2016, nella misura dello 0,35 per cento. Quando mai l'Italia - soprattutto con questi governanti che abbiamo di fronte a noi - riuscirà a fare così tanto? Verremo quindi cacciati dal contesto europeo perché non riusciremo a soddisfare i nuovi parametri di Maastricht che stanno riscrivendo.
Ma la Germania ha adottato anche un altro provvedimento: una manovra pesantissima di 80 miliardi di euro in quattro anni! Al contrario, noi a cosa abbiamo assistito? Il 6 maggio il Ministro dell'economia e delle finanze è venuto in Aula per riferire della situazione della Grecia e non ha citato neanche una volta la situazione del nostro Paese. Era il 6 maggio. Peccato che solo quattro giorni dopo, il 10 maggio, in due momenti diversi, di fronte a Confindustria da una parte, e alle organizzazioni sindacali CISL e UIL, dall'altra, abbia detto che, invece, per rimanere dentro i binari che qualcun altro aveva tracciato, al nostro Paese sarebbe occorsa una manovra Pag. 19da 25 miliardi di euro (che è quella all'esame del Senato della Repubblica).
Sapete qual è stata la reazione dei mercati? Da una parte, vi è stata la verifica del differenziale di rendimento sui titoli di Stato, dall'altra parte, del differenziale sullo spread tra i titoli tedeschi e quelli italiani. Se il Portogallo e l'Irlanda fotografavano, a quella data, 270 punti base sui titoli di quei due Paesi, e la Spagna 220 punti base, l'Italia era immediatamente a ruota con 180 punti. In altre parole, cosa vuol dire questo? Vuol dire che ormai gli investitori stanno rivolgendo la loro attenzione ai titoli tedeschi, perché il flight to quality - cioè il rendimento e la sicurezza dei titoli tedeschi - sicuramente offre maggiori garanzie.
Mi viene, dunque, in mente quanto ha detto il dottor Panetta della Banca d'Italia in un'audizione recente presso la Commissione bilancio: egli ci ricordava che solo in Europa ci sono 1.400 miliardi di titoli di Stato in scadenza, di cui 760 sono di titoli di Stato del debito italiano che scadono nel 2010. Se le attenzioni degli investitori sono rivolte altrove e non già al nostro Paese, il rischio di default non riguarda solo la Grecia, ma dovrebbe iniziare a preoccupare anche il nostro Paese.
Mi viene in mente quanto diceva il consulente del Presidente della Commissione europea Barroso, il quale sosteneva che i mercati fanno classifiche mentali, avendo in evidenza quali sono, da una parte, i Paesi dell'Europa del sud, rispetto ai Paesi dell'Europa del nord, ed iniziano ad attaccare i Paesi più deboli iniziando proprio dal Mediterraneo, la Grecia, il Portogallo e la Spagna, per poi arrivare, purtroppo, al nostro Paese.
L'Italia rischia, dunque, di non essere esente da questo attacco ai suoi titoli di Stato e ciò accade per tre ragioni, innanzitutto per il suo altissimo debito pubblico: è di oggi la comunicazione della Banca d'Italia, secondo la quale il debito pubblico italiano ha raggiunto i 1.812 miliardi di euro. Stiamo parlando del debito pubblico ufficiale, al quale sarebbe interessante aggiungere anche quello non ufficiale, che non ci è dato di conoscere e sul quale abbiamo chiesto notizie.
In altre parole, a che punto siamo rispetto agli swap sui derivati che hanno fatto gli enti locali?
Quante operazione di swap ha fatto il Ministero dell'economia sui titoli dello Stato italiano? Non ci è dato di conoscere questi dati e nel momento in cui li sapremo probabilmente scopriremo anche che il debito italiano ha superato di gran lunga il 120 per cento del rapporto con il PIL.
C'è una decrescita in atto del 5 per cento dalla quale non si riesce ad uscire e c'è, soprattutto, un aumento della spesa pubblica, che il decreto all'esame del Senato non riuscirà sicuramente a smuovere.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

RENATO CAMBURSANO. Concludo Presidente, visto che lei mi invita a farlo. Vorrei citare una dichiarazione del professor Guarino pubblicata qualche giorno fa su un quotidiano, nella quale afferma che il provvedimento che l'Europa sta adottando non può che aggravare la situazione economica. Dice, inoltre, che la preoccupazione maggiore del nostro Paese - e concludo davvero - non è tanto quella del debito, ma quella della disoccupazione, della quale questo Governo non si sta preoccupando minimamente.
Ecco perché il nostro voto sarà convintamente contrario (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, signor viceministro Vegas, onorevoli colleghi, chiariamo un punto preliminare: la crisi finanziaria della Grecia non c'entra niente con la manovra finanziaria del Governo.
Chiariamo un secondo punto: la crisi greca non è stata determinata dalla speculazione, Pag. 20ma da una crisi di liquidità dovuta all'inaffidabilità dei conti pubblici e dalla crisi di fiducia dei mercati finanziari nei confronti della stessa Grecia.
Terza considerazione: la crisi greca non è un'altra crisi rispetto a quella del settembre 2008, ma la sua prosecuzione, così come ha ricordato a quest'Assemblea il Ministro Tremonti lo scorso 6 maggio.
La crisi greca ha peggiorato la crisi finanziaria del 2008, perché la Goldman Sachs, nel 2001, ha comprato il debito sanitario greco riconoscendo in cambio non un credito, ma uno strumento finanziario confezionato come operazione monetaria. Per pagare la Goldman Sachs, la Grecia ha concesso diritti di riscossione sulle tasse aeroportuali e gli incassi sulle lotterie per l'avvenire, limitando la flessibilità del proprio bilancio.
La peggiore operazione, però, la Grecia l'ha fatta piazzando obbligazioni per 300 miliardi di dollari, di cui 235 dovuti ad istituti finanziari europei. Di fronte a tale autolimitazione delle entrate per soddisfare il rientro con la Goldman Sachs e all'ulteriore indebitamento dovuto all'emissione di nuove obbligazioni per mantenere i livelli di spesa pubblica in corso, vi è stata la caduta di credibilità di fronte ai mercati finanziari - soprattutto europei - dovuta ai conti pubblici truccati.
Questa mattina, in Commissione, abbiamo audito il presidente dell'ISTAT. Certamente non è possibile ignorare la collusione esistente fra chi doveva controllare per conto dell'EUROSTAT e gli stessi rappresentanti dell'ISTAT greco per una serie di combinazioni. Un maggiore rigore e una maggiore trasparenza avrebbero portato a capire prima che i conti pubblici erano, in qualche modo, manomessi.
Dal 2004 la Grecia aveva il cosiddetto cartellino giallo - che l'Italia ha avuto per tre anni - dovuto alla procedura di deficit eccessivo, nonostante che avessero truccato i conti e manomesso le cifre e i dati comunicati ad EUROSTAT. La rideterminazione del disavanzo dal 3 al 13 per cento in rapporto al PIL nel 2009 e il debito pubblico schizzato al 120 per cento hanno determinato la crisi con rischio di default. Quanta parte dei prodotti derivati sono nelle casse delle banche europee?
Quali sono le banche più esposte? L'insolvibilità del debito sovrano greco avrebbe creato una catena di contagio e di tensione peggiore di quella conseguente al fallimento della Lehman Brothers. È vero che la Grecia pesa nell'Unione europea poco più del 2 per cento, ma sicuramente pesa più della Lehman Brothers. Considerando i guai che ha creato a tutto il mondo finanziario la Lehman Brothers, ben si capisce quale pericolo avrebbe rappresentato la crisi finanziaria greca.
Da non dimenticare c'è, poi, che in questo contesto l'esposizione delle banche tedesche e francesi, già elevata, è aumentata rispettivamente da 25 miliardi e 600 milioni a 31 miliardi e 200 milioni di euro per quelle tedesche e da 41 miliardi e 300 milioni a 52 miliardi e 200 milioni di euro per quelle francesi.
Alla fine del 2009 l'esposizione dei sistemi bancari di questi due Paesi nei confronti della Grecia era pari ad un terzo del PIL greco. L'interesse di Francia e Germania a chiudere la partita nel migliore dei modi, ridando fiducia ai mercati finanziari, era più sentito di altri Paesi dell'eurozona. Sicuramente l'Italia era la meno interessata. Alla fine del 2009 vantava un'esposizione complessiva del proprio sistema bancario nei confronti di tutti i settori dell'economia greca - pubblica amministrazione, banche, famiglie e imprese - di circa 5 miliardi di euro.
Qual era l'interesse dell'Italia? Rafforzare un sistema di protezione europea che salvaguardasse la stabilità finanziaria dei Paesi dell'area euro a rischio di tensioni. In tale disegno strategico generale, i primi ad essere tutelati siamo stati proprio noi italiani, che siamo tra i cinque Paesi PIIGS (oltre a Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna) che sono i Paesi più a rischio per il combinato disposto dell'alto disavanzo e dell'alto debito pubblico. Il rischio per questi Paesi nasce dalle tensioni che i mercati finanziari generano sui rispettivi titoli di Stato.
All'inizio dell'anno la crescita dei tassi sui titoli pubblici è stata accentuata e Pag. 21rapida per il Portogallo, mentre per la Spagna e l'Irlanda la crescita si è manifestata solo nelle ultime settimane. Anche il differenziale di rendimento dei titoli italiani ha mostrato una tendenza all'aumento, passando da 70 punti base all'inizio del 2010 a circa 180 punti base in questi giorni. Ciò comporta un aumento dei tassi di interesse che sono maggiori nei Paesi a più alto debito pubblico, come l'Italia.
Tale preoccupazione aumenta se si considera che gli investitori nei prossimi mesi saranno chiamati a sottoscrivere 1.440 miliardi di euro di titoli a medio e lungo termine e 800 miliardi di euro a breve termine. Dentro questo pacchetto l'Italia deve rifinanziare il 20 per cento della consistenza complessiva del proprio debito pubblico, perché va in scadenza nel 2010. Se poi si aggiunge anche il rifinanziamento del proprio fabbisogno, ben ci si rende conto delle difficoltà che abbiamo.
L'ombrello protettivo dell'Unione europea, volto a preservare la stabilità finanziaria dei Paesi membri qualora si dovessero trovare in difficoltà, scoraggia tentativi di speculazione nei confronti dell'euro e, soprattutto, nei confronti del collocamento dei titoli pubblici riguardanti il debito sovrano italiano. La decisione dell'Ecofin del 9 maggio scorso di istituire un Fondo di 500 miliardi di euro per assistere il finanziamento di uno Stato membro in difficoltà è un rafforzamento della coesione europea.
Inoltre, va ricordato che sulla crisi greca l'Italia partecipa ad un finanziamento europeo di 80 miliardi di euro con una quota del 18,42 per cento, ossia 14 miliardi e 800 milioni di euro nel triennio 2010-2012. Già quest'anno saranno erogati 5 miliardi di euro (2,9 miliardi sono stati erogati il 18 maggio scorso). Abbiamo fatto bene, abbiamo condiviso e condividiamo l'azione del Governo italiano che con questo decreto-legge viene riassunta.
Concludendo, voteremo a favore del provvedimento per due motivi principali. Il primo è perché si rafforza la coesione europea in una fase di sbandamento e di solitudine che non lasciava sperare niente di buono.
Il secondo è perché l'Italia è un Paese a rischio nelle tensioni dei mercati finanziari. L'UdC - lo abbiamo ripetuto più volte - non esercita un'opposizione pregiudiziale di tipo politico. La nostra è un'opposizione repubblicana a tutela degli interessi dell'Italia, e non di una parte politica, e non ha conflitti di interessi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

AMEDEO CICCANTI. Ecco perché - vado alla conclusione, signor Presidente - votiamo a favore del decreto-legge n. 67 del 2010, recante disposizioni urgenti per la salvaguardia della stabilità finanziaria dell'area euro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola parrocchiale San Bernardino da Siena di Luzzana in provincia di Bergamo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Saluto il Ministro per i diritti umani dell'Iraq, che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune e che ringrazia (Applausi). Ricordo che il Ministro ritirerà un premio per i diritti umani della Fondazione Bellisario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci accingiamo a votare è sicuramente di grande importanza, perché è frutto di un accordo che il Governo ha assunto in sede europea per stabilizzare una situazione monetaria e finanziaria che rischiava di finire fuori controllo.
Ebbene, per comprendere la portata di questo accordo, credo che dobbiamo tornare ai giorni in cui, prima dello stesso, la crisi della Grecia (la crisi di liquidità di questo Stato membro) stava per contagiare tutta l'Unione monetaria, rischiando di mandare in crisi il sistema della nostra moneta unica. Pag. 22
Quindi, si tratta di un accordo di fondamentale importanza, perché senza di esso saremmo arrivati ad una crisi finanziaria che si sarebbe poi riverberata sui listini di borsa dei mercati finanziari europei e mondiali, con un grave danno per la nostra economia e per la nostra credibilità internazionale.
La stabilità finanziaria è frutto di quell'accordo, un accordo serrato, non semplice. L'accordo, che questo Governo ha voluto fortemente e raggiunto, ha portato quella stabilità che attualmente ci garantisce di poter guardare al futuro in modo più roseo e di poter mirare ancora a possibilità di crescita e di sviluppo per le nostre imprese e per il nostro apparato produttivo.
Quindi è oggi con soddisfazione che possiamo guardare alla Grecia con una grande distanza dal punto di vista finanziario, perché, grazie a questo Governo, abbiamo garantito quella credibilità internazionale che è indispensabile al nostro Paese per generare sviluppo e crescita nel prossimo futuro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
L'Europa ci ha chiesto una politica di bilancio rigorosa, che questo Governo persegue fin dall'inizio di questi anni.
Una politica rigorosa che non viene imposta oggi, ma che questo Governo - e per ciò dobbiamo ringraziare il Presidente Berlusconi e il Ministro Tremonti - porta avanti fin dal suo insediamento.
In questi giorni è stata adottata la manovra conseguente a queste richieste in sede europea. Si tratta di una manovra che finalmente non ha messo le mani nelle tasche dei cittadini aumentando le tasse, ma che ha scelto la strada di un taglio alla spesa dello Stato.
È chiaro che si tratta una manovra che serve a tamponare una situazione ben più complessa che non può che trovare la soluzione tramite il federalismo fiscale, che porterà ad un taglio netto degli sprechi e permetterà di raggiungere quell'efficienza nei conti pubblici indispensabile per il nostro Paese. Il federalismo fiscale non è un costo ma un'opportunità, e sicuramente consentirà di conseguire quei risultati che saranno fondamentali per il nostro Paese se vuole guardare al proprio futuro con un occhio positivo e con fiducia.
È per tutti questi motivi che la Lega Nord Padania voterà a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il voto del gruppo del Partito Democratico sarà favorevole a questo provvedimento. Sosterremo il nostro Paese rispetto agli accordi che ha sottoscritto in sede europea.
Abbiamo dimostrato ciò anche con il ritiro dell'emendamento dell'onorevole Gozi - che ringrazio - che, seppure opportuno e legittimo, poteva lasciare qualche ombra in questa direzione. Però diamo il nostro sostegno con un altro spirito, con altre convinzioni, con proposte alternative alla politica economica che ha seguito il nostro Governo.
Ieri, signor Presidente, ne abbiamo dato conto nella discussione sulle linee generali. Abbiamo rilevato che il caso Grecia che oggi affrontiamo ha aperto uno squarcio su questa nostra Europa, sulla sua essenza, sul modo di essere, sul meccanismo di costruzione dell'euro.
Il caso Grecia riguardava un Paese di non grandi dimensioni: 10 milioni di persone, un prodotto interno lordo 7-8 volte inferiore al nostro, ed un peso nel panorama europeo di circa il 2 per cento. Tuttavia il rischio del contagio è stato forte.
Il decreto-legge che oggi siamo chiamati a convertire ci impone - e ieri lo abbiamo fatto - di fare alcune valutazioni sulla crisi che ormai ci attanaglia da oltre due anni. La prima constatazione riguarda la sottovalutazione che c'è stata di questa crisi nel nostro Paese e che oggi è davanti agli occhi di tutti. È questo che imputiamo al Governo, non ci stancheremo mai di addebitare questa sottovalutazione al Presidente Pag. 23del Consiglio per i messaggi non sempre responsabili che ha inviato, e imputiamo al Ministro Tremonti l'attendismo eccessivo.
Oggi l'entità della crisi è davanti a tutti noi. Si poteva dire che quel che è successo rispetto all'euro è stato ed era imprevisto, ma certamente il provvedimento che l'Europa ha assunto e il concerto che poi vi è stato con una serie di norme condivisibili fra Unione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale è stato senz'altro tardivo.
Noi, signor Presidente, abbiamo audito i rappresentanti della Banca d'Italia i quali, nel farci la cronistoria, hanno detto che il 13 gennaio 2010 erano già presenti tutti i segnali: un differenziale di due punti tra i rendimenti dei titoli greci e quelli tedeschi.
Dal 13 gennaio siamo arrivati al 12 maggio: alcuni mesi che hanno pesato sull'immagine dell'euro e sui cittadini europei, ma anche sui cittadini greci. Ci sono stati - se vi ricordate - anche alcune vittime. Abbiamo visto la fragilità di una moneta che non può essere appesa, signor Presidente, all'esito di una elezione regionale, in qualunque Paese esso sia.
Le misure prese sono condivisibili, anche se, rispetto all'attacco speculativo che c'è stato senza precedenti e senza proporzione, abbiamo assistito ad un crescendo di comportamenti negativi scollegato dalla realtà. Il comportamento dei mercati andava oltre questo e, appunto per questo, occorrono a nostro parere ulteriori misure in tema di regolamentazione dei mercati finanziari e lotta alla speculazione. Occorre maggiore trasparenza e vigilanza nei mercati dei derivati: da qui è partita la crisi e ben poco a nostro giudizio è stato fatto; così come è rimasta appesa senza decisioni stringenti la questione del ruolo delle agenzie di rating del credito.
Colleghi, sono necessarie azioni forti perché tutti capiscano nel mondo che l'euro, la moneta unica non ha alternative. Non torneremo indietro, anche perché non possiamo farlo e nemmeno possono esserci diverse velocità nell'area della moneta unica. Questa crisi e la necessità di questo provvedimento ci consegnano, quindi, un'immagine dell'Europa al di sotto delle necessità, delle sue potenzialità e delle sue possibilità, troppo debole nello scenario internazionale soprattutto perché divisa e impaurita. Sembra ed è sembrata spesso non convinta di se stessa.
Ieri il Ministro Frattini ha posto in sede europea la questione di fondo, che ripetiamo da tempo, del debito aggregato (la somma di debito pubblico, delle famiglie e delle imprese). Da questa crisi è emerso che molti Paesi avevano avuto una crescita del loro prodotto interno lordo gonfiato dalla crescita del debito delle imprese e delle famiglie. È evidente che più famiglie e più imprese si indebitano, più il prodotto tende a crescere. Poi i PIL gonfiati sono scoppiati e gli investimenti necessari su banche, famiglie e imprese hanno aumentato i debiti sovrani. Questo da noi non è successo. Forse un giorno rivaluteremo e riabiliteremo le autorità monetarie del nostro Paese che hanno garantito questo assetto.
Al Ministro Frattini vogliamo dire questo: questo ragionamento, oltre che con riferimento ai 27 Paesi, va fatto in chiave globale, perché i fondamentali dell'euro sono migliori rispetto a quelli del dollaro e della sterlina. Se parliamo di debito aggregato, in Giappone abbiamo debiti molto più alti, così come quelli della sterlina o degli Stati Uniti; questi ultimi, però, registrano una previsione di crescita tripla rispetto alla nostra.
Ci vuole un'Europa più forte che sappia imporsi nel mercato internazionale e non permettere, invece, le aggregazioni che stiamo vedendo in questi giorni e in questi mesi dettate soprattutto dall'egoismo. Noi diciamo subito che non ci convince una politica europea che non punti con forza allo sviluppo e che non si ponga l'obiettivo primario di aumentare la propria competitività nei mercati internazionali.
Dobbiamo fare dell'export la strada di uscita dalla crisi. Credo che oggi il punto essenziale e prioritario per noi e per tutti i Paesi europei sia il tema dell'occupazione e, soprattutto, dell'occupazione giovanile. Pag. 24
Vogliamo quindi un'Europa che ritrovi la forza e torni a credere in se stessa per imporsi di fronte allo scenario internazionale e per definire meglio i rapporti che esistono oggi fra i nuovi attori che si sono imposti nella scena economica internazionale. Vorremmo, ad esempio, che l'Europa, con riferimento a Basilea 3 di cui stiamo discutendo, non riproponesse gli stessi errori di Basilea 2; in particolare, commetterebbe un errore se non trasformasse la leva finanziaria in leva di sviluppo, sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale.
Il tema riferito solo ai conti pubblici ci farebbe tornare indietro rispetto a grandi conquiste europee, prima fra tutte quella dello Stato sociale, che hanno bisogno, sì, di essere riformate: penso al welfare, soprattutto in un Paese come il nostro dove ne beneficiano anche i furbi che invece tengono il 30 per cento dell'economia in nero e non la fanno emergere.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MASSIMO VANNUCCI. Concludo, Presidente. Ebbene, un nuovo sistema sociale è necessario, ma semmai un'Europa forte deve offrire al mondo modelli sociali da imitare con diritti e garanzie irrinunciabili, se si vuole stare nel consesso internazionale; non è accettabile competere con chi spesso non rispetta la dignità dell'uomo. Serve dunque un'Europa che abbia una diversa armonizzazione sociale.
Quindi, Presidente, è con questo spirito, con queste convinzioni, con questo impegno per il nostro progetto, il nostro modello alternativo, che diamo un sostegno a questo provvedimento, perché va nella direzione dell'interesse europeo, e di conseguenza va nella direzione dell'interesse nazionale, ma vogliamo impegnare il nostro Governo per un'Europa più forte e determinata che creda in se stessa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marsilio. Ne ha facoltà.

MARCO MARSILIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'illustrare le ragioni che portano il gruppo del Popolo della Libertà ad esprimere con convinzione, ed anche con una punta di orgoglio, il proprio voto favorevole su questo provvedimento, voglio svolgere alcune considerazioni. Nei mesi scorsi ci siamo trovati di fronte ad una crisi inaudita che stava investendo un piccolo Paese dell'Europa, ma, attraverso questo piccolo Paese, poteva infettare l'intero sistema economico e finanziario europeo, soprattutto dei Paesi dell'area della moneta unica.
La Grecia è un Paese che ha degli indicatori economici che abbiamo conosciuto anche nella nostra cosiddetta Prima Repubblica: cioè un debito pubblico esponenziale, che veniva coperto con un ulteriore indebitamento, in maniera da arrivare ad un punto di non ritorno, pensioni facili, posti di lavoro distribuiti in maniera irresponsabile, fino a che si è arrivati addirittura a conti truccati, a bilanci dello Stato non credibili e veritieri che hanno portato alla definitiva perdita di credibilità sui mercati finanziari e alla impossibilità di far fronte agli oneri assunti con il resto del mondo e con i creditori.
Di fronte a questa crisi l'Europa per troppo tempo ha sottovalutato il fenomeno; se è esistita una sottovalutazione è stata esattamente questa e non è stata assolutamente responsabilità dell'Italia, che anzi nel panorama europeo ha assunto un ruolo di leadership nell'affrontare questa crisi. Abbiamo visto Paesi molto più solidi dell'Italia, come la Germania, che magari per ragioni di politica interna, di politica elettorale interna, traccheggiava, perdeva tempo, non assumeva decisioni e sembrava non voler affrontare questa crisi esponendo l'intera Europa ad un rischio tremendo.
Abbiamo assistito ad un'iniziativa molto forte del Governo italiano, del Presidente Berlusconi e del Ministro Tremonti che alla fine hanno avuto ragione di tutti questi tentennamenti; hanno avuto ragione degli egoismi nazionali, hanno riportato l'Europa alla propria funzione, e soprattutto hanno fatto capire ai Paesi europei Pag. 25che l'Europa non può essere soltanto un sistema di contabilità, di regole e di egoismi nazionali che si confrontano sui tavoli, ma deve essere soprattutto un luogo più elevato, dove la politica deve tornare al centro e deve indirizzare le politiche finanziarie ed economiche.
Il più grande risultato di questo provvedimento non è stato soltanto quello di riuscire a tamponare la falla e di fornire alla Grecia gli strumenti per uscire dalla crisi, e quindi di dare stabilità e solidità economica e finanziaria a tutto il sistema della moneta unica, ma anche quello di avere ridiscusso con i Paesi europei un sistema di governance economico-finanziaria che mette al riparo l'Europa e il sistema economico e produttivo dalle ondate speculative.
È questo, principalmente, quello che dobbiamo fare: dare un'anima politica all'Europa, fare in modo che quest'ultima possa governare i processi, riportare al centro dell'economia l'economia reale e la produzione, che è quello che abbiamo saputo fare e impostare con le riflessioni rese necessarie da questa crisi.
Quando sento parlare i partiti dell'opposizione di sottovalutazione da parte del Governo italiano della crisi mondiale, vorrei capire di quale sottovalutazione parlano e di quali strumenti e di quali cose stiano discutendo, visto che, se c'è un Governo in Europa che ha saputo porre l'allarme rispetto a quello che stava avvenendo e che ha saputo trainare altri Paesi, ripeto, anche più solidi e più economicamente attrezzati del nostro, verso la soluzione di questa crisi europea, è stato proprio quello italiano.
Noi, come italiani e come partito di maggioranza che ha espresso il Governo italiano, siamo orgogliosi del fatto che il nostro Governo abbia saputo svolgere fino in fondo questa funzione, anche perché credo che un Esecutivo debba essere valutato, al di là della quotidianità, soprattutto nei momenti di crisi e di emergenza.
Infatti, a nulla servirebbe fare politiche di piccolo cabotaggio e anche di buona amministrazione ordinaria, se, nel momento critico, nel momento in cui si è di fronte ad un rischio che mette a repentaglio gli interessi supremi della nazione, il Governo non fosse capace di assumere decisioni, di prendere l'iniziativa, di saper vincere anche confronti difficili e duri nel rapporto con i partner europei e portare a casa il risultato di rendere stabile la nostra economia, mettere al riparo i risparmi delle famiglie e delle imprese e dare una prospettiva di crescita e di futuro per la propria nazione e per tutta l'Europa.
Il nostro Governo è stato capace di fare ciò; lo ha saputo fare in questa occasione e questo dimostra, ancora di più, l'assoluta adeguatezza del nostro Governo a guidare l'Italia, l'indispensabilità, oggi, della nostra maggioranza per dare all'Italia una prospettiva e un futuro di crescita e di sviluppo e l'assoluta inadeguatezza, al contrario, di opposizioni che non sanno di cosa parlano e continuano ad agitare problemi che non esistono.
Abbiamo voluto sostenere, nel corso dell'esame di questo provvedimento, l'azione del Governo, e lo faremo, a maggior ragione, con la manovra da 24 miliardi di euro, che è la diretta conseguenza, al contrario di quello che altri hanno ritenuto di dover dire nelle dichiarazioni di voto che mi hanno preceduto, delle decisioni assunte a livello europeo e del nuovo patto che si è stabilito nel rapporto con gli altri Paesi dell'area euro, che, non a caso, stanno tutti quanti adottando delle manovre economiche molto importanti, in alcuni casi anche molto più pesanti, il doppio o il triplo, di quella che sta adottando il nostro Paese.
Infatti, si tratta delle misure che l'Europa chiede agli Stati membri per mettere in sicurezza le proprie economie e i bilanci, per contrastare la speculazione e per rilanciare lo sviluppo e l'economia reale dei propri Paesi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Pag. 26

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3505)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 3505, di cui si è testè concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Latteri, Sbai, Marinello, Mura, Boccia, Gasbarra...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 2171- «Conversione in legge del decreto-legge 10 maggio 2010, n. 67, recante disposizioni urgenti per la salvaguardia della stabilità finanziaria dell'area euro. Ordine di esecuzione dell'accordo denominato «Intercreditor Agreement» e dell'accordo denominato «Loan Facility Agreement» stipulati in data 8 maggio 2010» (Approvato dal Senato) (3505):

Presenti 520
Votanti 519
Astenuti 1
Maggioranza 260
Hanno votato 496
Hanno votato no 23

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che l'onorevole Ferranti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione delle mozioni Oliverio ed altri n. 1-00366, Di Giuseppe ed altri n. 1-00385, Ruvolo ed altri n. 1-00386, Reguzzoni ed altri n. 1-00387, Mosella ed altri n. 1-00388, Beccalossi ed altri n. 1-00389 e Misiti ed altri n. 1-00390 concernenti misure di sostegno per i settori agricolo ed agro-alimentare (ore 16,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Oliverio ed altri n. 1-00366 (Nuova formulazione), Di Giuseppe ed altri n. 1-00385 (Nuova formulazione), Ruvolo ed altri n. 1-00386, Reguzzoni ed altri n. 1-00387, Mosella ed altri n. 1-00388, Beccalossi ed altri n. 1-00389 e Misiti ed altri n. 1-00390 concernenti misure di sostegno per i settori agricolo ed agro-alimentare (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta del 14 giugno 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che è stata presentata una nuova formulazione della mozione Beccalossi ed altri n. 1-00389, il cui testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A - Mozioni).

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Antonio Buonfiglio, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

ANTONIO BUONFIGLIO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il Governo esprime parere contrario sulle mozioni Oliverio ed altri n. 1-00366 (Nuova formulazione), Di Giuseppe ed altri n. 1-00385 (Nuova formulazione) e Ruvolo ed altri n. 1-00386. Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00387 e parere contrario sulla mozione Mosella ed altri n. 1-00388, mentre esprime parere favorevole sulla mozione Beccalossi ed altri n. 1-00389, nella nuova formulazione, e parere contrario sulla mozione Misiti ed altri n. 1-00390.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

Pag. 27

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, già nella discussione sulle linee generali abbiamo messo in rilievo la situazione critica che attraversa il settore dell'agricoltura, soprattutto nel Mezzogiorno. Abbiamo ritenuto di intraprendere l'iniziativa di presentare una mozione perché ci rendiamo conto che gli effetti della crisi finanziaria si riflettono nel settore dell'agricoltura, nel Mezzogiorno, in particolare, in modo drammatico. Nonostante questi scenari negativi abbiamo notato che proprio nel Mezzogiorno le nuove imprese agricole sono risultate molto numerose, il doppio di quelle industriali.
Per tale ragione è necessario, a nostro avviso, sostenere questo sforzo dove si concentrano i due terzi delle coltivazioni biologiche nazionali, con quasi la metà delle imprese agricole di tutto il Paese. È per questo che il carattere multidimensionale dell'agricoltura nel Mezzogiorno e la sua centralità nell'equilibrio delle società delle economie dell'Europa e del Mediterraneo pongono le prospettive di sviluppo del binomio Mezzogiorno-agricoltura in una condizione che possiamo anche definire privilegiata.
Riteniamo quindi che la domanda dei prodotti agricoli costituisce una grande opportunità strategica per l'agricoltura meridionale. Per dare proprio un'iniezione di vitalità a questo nostro sud dove la disoccupazione giovanile supera il 30 per cento è necessario che anche il sistema agricolo dia il suo contributo. Per questo chiediamo impegni al Governo affinché possa stanziare con urgenza, alla stregua di altri Paesi europei anch'essi in crisi, come la Francia e la Spagna, risorse finanziarie aggiuntive per sostenere il mancato reddito di quelle aziende, agricole e zootecniche soprattutto, che registrano questo forte indebitamento dovuto proprio alla crisi generale.
Chiediamo inoltre che il Governo adotti provvedimenti normativi che prevedano la proroga per altri tre anni delle agevolazioni contributive per le aziende che assumono manodopera agricola e che operano in aree svantaggiate, come le zone montane e le regioni dell'ex obiettivo 1. Ciò significherebbe dare una possibilità di aumento della spesa delle famiglie nel Mezzogiorno, dove riteniamo sia più necessario che altrove.
Vorremmo poi che si aprisse con urgenza un tavolo di confronto con le associazioni degli agricoltori, al fine di individuare misure condivise proprio per fronteggiare la crisi di questo settore e le sue prospettive future: adottare quindi provvedimenti normativi che prevedono la sospensione dei pagamenti contributivi a carico delle aziende, nonché la copertura finanziaria al piano assicurativo nazionale e la facilitazione dell'accesso al credito, che nel Mezzogiorno si ottiene con un tasso di interesse doppio rispetto alla media dei Paesi, anche al fine di scongiurare lo stato di crisi di tutto il settore, dell'intero comparto agricolo.
Per tali motivi abbiamo presentato la nostra mozione e chiediamo che l'Aula la approvi, perché riteniamo anche che sia sostanzialmente, quanto al contenuto, simile e in qualche modo omogenea alle altre presentate dai gruppi maggiori di questo Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, desideriamo esprimere con grande fermezza, come componente Alleanza per l'Italia del gruppo Misto, il nostro disappunto per la cecità di questo Governo, che dimostra ancora una volta, con il parere negativo sulla nostra mozione così come sulle altre dell'opposizione, di voler fare passare l'opposizione come una sorta di insieme di visionari incapaci di vedere un benessere che esiste però solo nella vostra fantasia, onorevoli colleghi.
Tutto ciò, esaltando oggi un Ministro - come avete fatto ieri in sede di discussione sulle linee generali - e forse lo farete ancora, secondo la convenienza di una propaganda che sempre più spesso assume toni e adotta argomenti che nulla hanno a che vedere con la realtà. Pag. 28
Oggi voi avete sciupato una buona occasione per mettere in fila i problemi che affliggono le aziende e i lavoratori del mondo agricolo, cercando insieme a noi dell'opposizione le proposte più idonee ad invertire una rotta sbagliata: lo avete fatto con il disincanto di sempre.
Siamo convinti che se vogliamo una agricoltura capace di stare al passo con l'Europa, dobbiamo avere il coraggio di dare inizio ad una rivoluzione culturale, considerando il settore agricolo né più né meno come gli altri settori, con imprese, necessità organizzative e ritardi infrastrutturali - che bisogna ammettere senza spirito di parte, perché hanno, per così dire, un percorso storicamente definito - ed infine come una realtà che come tutte sta sopportando una crisi fuori dall'ordinario.
Solo un esempio: i prezzi dei prodotti che subiscono una caduta senza precedenti del 20-30 per cento, con costi di produzione, dall'energia ai concimi, che sono rimasti alti, comportando quindi una forte caduta della competitività.
Non serve invocare l'Europa - come pure è stato, e lo si può leggere negli atti della discussione sulle linee generali - perché l'Europa non prevede lo stato di crisi e quindi ogni Paese deve risolvere i suoi problemi per proprio conto. Un pacchetto di misure, da qualcuno evocato per la politica agricola che Bruxelles sta esaminando, arriverà, se arriverà, ma non ha nulla a che vedere con le urgenze di questo momento.
Sappiamo che soffriamo la crisi più di altri in Europa, per alcuni fattori storici di arretratezza della nostra agricoltura, ma anche perché non abbiamo fatto nulla. Vi piaccia o no, questa è la verità: non abbiamo fatto nulla, almeno a livello di iniziative del Governo, per affrontare la crisi di mercato.
Nel febbraio 2006, definendo gli orientamenti comunitari per lo sviluppo rurale relativi al periodo 2007-2013, il Consiglio dell'Unione europea chiariva che le politiche di sviluppo rurale devono tendere ad uno sviluppo sostenibile, mostrando particolare riguardo alla promozione di prodotti sani e di qualità elevata, di metodi produttivi sostenibili dal punto di vista ambientale, incluse la produzione biologica, le materie prime rinnovabili e la tutela della biodiversità. Tali orientamenti sono stati condivisi dai cittadini europei: per otto su dieci, dei quali l'83 per cento nell'Unione e l'84 per cento in Italia, l'agricoltura riveste un valore primario; tanto che si dichiarano favorevoli ad accordare un aiuto finanziario agli agricoltori, per evitare che tale attività venga abbandonata, e particolarmente oggi in tempi di crisi.
Nonostante il rilievo dato all'agricoltura e le intenzioni che ne sono scaturite a livello europeo, il settore agricolo vive ormai da alcuni anni continue difficoltà, rese oggi più aspre dalle conseguenze della crisi economica, con una contrazione del prodotto interno lordo che nel 2009 è stata pari a meno 0,8 per cento a livello mondiale, e a meno 4,8 per cento in Italia. Per l'agricoltura italiana il 2009, cari amici della maggioranza, si è chiuso con un bilancio di 40 mila imprese costrette a cessare le attività; e ciò va ricordato all'ex Ministro Zaia, oggi governatore del Veneto. La produzione è calata del 3,8 per cento, come pure gli investimenti; nonostante il fatto che gli indicatori congiunturali indichino che il punto più basso del ciclo economico è stato toccato a maggio dello scorso anno, le conseguenze in termini reali sono tuttora evidenti, ed anzi il peggio in termini occupazionali, con l'ulteriore riduzione dei redditi e dei consumi che ne deriva, si sta manifestando proprio quest'anno.
Nell'analizzare tali aspetti della crisi, si è dato grande risalto ai problemi dell'industria e dei servizi, trascurando quelli dell'agricoltura, considerata generalmente in grado di assorbire tutti gli shock macroeconomici, sia in un senso che nell'altro; e questo credo che sia, a memoria dell'Aula, un fatto veramente inconcepibile. L'impatto della crisi sul settore agricolo è aggravato dal fatto che si innesta in un quadro preesistente già problematico, ma che il Governo in carica ha pregiudicato; e non si capisce, e gli italiani dovrebbero Pag. 29chiedersi, perché è sembrato il contrario: per una falsa manipolazione!
Ecco perché i punti che noi avevamo messo nel nostro atto di indirizzo erano punti di mediazione, che riguardavano il contrasto di evidenti anomalie presenti sul mercato, il sostegno del made in Italy, la messa in pratica di iniziative necessarie a rendere efficiente l'attuale sistema di certificazione, a combattere le mafie che nell'agricoltura imperversano: in fondo erano iniziative di buonsenso, si poteva mediare, ed insieme addivenire ad un momento di azione reale atta a spingere in avanti il mondo dell'agricoltura.
Non è stato fatto. Ne prendiamo atto con rammarico; voteremo a favore delle nostre mozioni e di quelle dell'opposizione, e ci comporteremo di conseguenza con il testo della maggioranza che voi avete predisposto, votando contro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, sottosegretario, il gruppo dell'Italia dei Valori ha presentato la mozione a mia prima firma con l'intento di proporre delle misure che dessero forza all'intero comparto agricolo; eppure voi avete bocciato la nostra mozione. Sapete bene che il settore agricolo da tempo sollecita soluzioni che siano in grado di sostenere i redditi, ridurre gli onerosi costi produttivi, burocratici e contributivi, e chiede il rilancio della competitività e la valorizzazione del made in Italy: ce lo siamo sempre detti in Commissione, nelle varie discussioni sulle linee generali, però non si sta approdando a nulla.
Con l'ultima legge finanziaria, poi, l'agricoltura si è vista togliere un miliardo di euro; e nella manovra finanziaria approvata dal Governo non vi è un solo intervento mirato alla ripresa del settore agricolo. Altri carichi di carattere fiscale ricadranno quindi sugli agricoltori, che non avranno la benché minima speranza di una ripresa economica del loro intero settore. Non dobbiamo dimenticare che il calo complessivo per i prezzi agricoli all'origine ad aprile 2010 è stato del 4,5 per cento: sono dati certi questi, sottosegretario.
Si tratta quindi di una caduta libera che, sommata ai costi produttivi, contributivi e burocratici, ha determinato un taglio netto dei redditi degli agricoltori: meno 20,6 per cento solo nell'anno 2009. È evidente allora che nel nostro Paese questo settore è in piena emergenza. Infatti con il Fondo di solidarietà nazionale, così com'è stato sottofinanziato dalla legge finanziaria 2010, non si copre neanche il 30 per cento delle necessità.
La filiera bieticolo-saccarifera è interessata da una gravissima crisi, e noi dell'Italia dei Valori abbiamo fatto presente molte volte questa problematica, ed è una crisi che rischia di compromettere definitivamente il futuro di questo settore. Malgrado gli impegni assunti dal Governo non è stato fatto nulla in tal senso, perché mancano gli 86 milioni di euro che l'Esecutivo si era impegnato a reperire.
Inoltre, come si stanno trovando i fondi per altri settori dell'economia italiana, anche per l'agricoltura occorrono le risorse necessarie, altrimenti migliaia di imprese, soprattutto quelle che operano nelle zone montane e nelle zone svantaggiate, saranno costrette a chiudere i battenti. Allora sono utili, sono necessarie politiche e strategie economiche di ampio respiro, che rimuovano gli eccessi burocratici di cui sono vittime le imprese agricole, e che aiutino l'agricoltura italiana a gestire il cambiamento. Insomma, l'agricoltura deve essere al passo con i tempi.
La mozione del gruppo Italia dei Valori era tesa proprio ad impegnare il Governo ad affrontare seriamente questa problematica, a tenere in forte considerazione il settore agricolo del Paese, settore nel quale vi è anche bisogno di rafforzare le politiche di tutela e di controllo della qualità dei prodotti agricoli, e di contrasto quindi alla contraffazione e all'agropirateria. Non dobbiamo poi dimenticare che determinate aree regionali e subregionali Pag. 30meridionali sono fortemente influenzate dalla criminalità organizzata, anche se la criminalità organizzata ormai ha le sue infiltrazioni anche nei mercati del centronord. È necessario, a nostro avviso, anche sostenere la filiera agricola, in particolare la competitività del settore agro-alimentare per i prodotti del made in Italy.
Nella nostra mozione abbiamo voluto anche impegnare il Governo ad emanare uno specifico provvedimento che renda obbligatoria l'indicazione di origine in etichetta. Purtroppo oggi in Commissione agricoltura il presidente Paolo Russo ci ha comunicato che quel provvedimento, il n. 2260, che era un provvedimento contenente le misure idonee a rafforzare la competitività del settore agricolo ma anche norme sull'etichettatura, per il momento non arriverà in Assemblea. Bisogna dire che quindi gli effetti della manovra finanziaria si sono fatti sentire anche nel settore agricolo. Non ci sono le coperture addirittura per la parte del provvedimento approvato in Assemblea in prima lettura. Avete agito senza considerare le difficoltà che avreste potuto incontrare nel percorso. Avete agito in maniera molto superficiale. È stato inutile portare avanti un provvedimento per il quale non vi erano le coperture. È stata una presa in giro, non tanto per noi quanto per gli agricoltori stessi.
Mancano le coperture anche per un altro provvedimento per il quale era stato prodotto in Commissione agricoltura un testo unico dopo due anni; era un provvedimento indirizzato alla tutela degli agrumeti caratteristici, che sarebbe dovuto arrivare in Aula la prossima settimana: ma anche questa volta nulla. Quindi, sottosegretario, c'è solo una cosa da considerare: tutto ciò che si fa in Commissione agricoltura viene poi vanificato dal Governo. È come se questi provvedimenti che la Commissione produce fossero neve messa nelle tasche; vale a dire che poi non si giunge a nulla di positivo.
Abbiamo chiesto, inoltre, di incentivare l'aggregazione delle imprese agricole. Dicevo proprio ieri che l'aggregazione facilita la commercializzazione diretta delle produzioni, la gestione dei servizi, la valorizzazione delle produzioni e anche la gestione associata della manodopera. Riteniamo che sia molto importante facilitare l'ingresso dei giovani nell'imprenditoria del settore. Infatti si sta verificando nel nostro Paese in maniera palese che il 45 per cento delle imprese è condotto da imprenditori con oltre 65 anni. Occorre infine rilanciare l'agricoltura del Mezzogiorno che sta morendo. Bisogna sostenere i settori ortofrutticoli, vitivinicolo, cerealicolo e bisogna individuare misure che siano a sostegno delle produzioni del Mediterraneo. Anche il settore della pesca a lei tanto caro, sottosegretario, deve essere preso in seria considerazione perché sta vivendo momenti veramente difficili. Il vostro parere sulla nostra mozione è stato negativo ma voglio ricordare che, nel luglio 2009, l'Italia dei Valori presentò una mozione che fu accolta, ma i frutti di quell'accoglimento non sono stati mai - ripeto, mai - colti dagli stessi agricoltori.
Forse questa volta avete capito che è difficile mantenere gli impegni che vi abbiamo richiesto e che quindi è meglio non accettare le nostre mozioni. La mozione del 2009 ha avuto lo stesso valore della carta straccia: è come dire che, con o senza mozioni, le cose rimangono allo stesso modo.
Voglio ricordare al Ministro Galan, che oggi non è in Aula, che all'inizio del suo mandato ha detto che avrebbe avuto bisogno di un po' di tempo per capire meglio le problematiche di questo settore e che era soltanto all'inizio, era soltanto ancora al giardinaggio: è un'attività che piace ma è ora di finirla perché dobbiamo interessarci fortemente delle difficoltà che l'agricoltura italiana sta presentando. Dunque, il gruppo dell'Italia dei Valori - qui termino, signor Presidente - voterà contro le mozioni del PdL e della Lega e a favore di tutte le altre mozioni dei gruppi parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

Pag. 31

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, onorevoli colleghi, da tempo gli agricoltori e le loro organizzazioni segnalano la necessità e l'urgenza di trovare strumenti adeguati per affrontare e superare la crisi economica che ha colpito il settore agricolo nel nostro Paese. Il Governo sino ad oggi si è dimostrato incapace di trovare soluzione alcuna e quello che è più grave è che c'è veramente poca attenzione nei confronti dell'agricoltura e soprattutto nel confronti di una crisi ormai palese, che solo questo Governo non vede.
In altri Paesi come la Francia si è consapevoli che la crisi non è affatto congiunturale bensì strutturale, che essa colpisce tutti i settori del comparto agricolo e che quest'ultimo rappresenta un elemento fondamentale dell'economia e dell'identità nazionale. Qui da noi, invece, si procede attraverso provvedimenti di rilanci competitivi del settore agroalimentare che rimangono solo esercizi nominali di buona volontà senza adeguate coperture finanziarie.
Il settore agroalimentare rappresenta in Italia un tessuto produttivo di più di un milione di imprese. Il comparto agroalimentare industriale conta più di 70 mila imprese e vale oltre 220 miliardi di euro. Nel made in Italy è il secondo comparto dopo quello manifatturiero in termini di contributo dell'economia nazionale. Tuttavia le imprese agricole e agro-alimentari soffrono delle gravissime conseguenze della crisi internazionale economico-finanziaria, i cui effetti ormai non si possono certo negare. Tali imprese, costrette sempre più ad indebitarsi, incontrano difficoltà sempre maggiori in termini occupazionali e di accesso al credito. Moltissime aziende agricole operanti nelle zone montane svantaggiate sono state costrette a chiudere negli ultimi dieci anni.
Durante i primi mesi del 2009 i prezzi all'origine sono precipitati, soprattutto quelli dei cereali, della frutta, del latte e dei derivati, dell'olio, del vino e degli ortaggi. Se sommiamo poi questi dati con un costante aumento dei costi produttivi, con un costante abbassamento dei redditi, con un inadeguato finanziamento del Fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali, con l'incertezza sulle agevolazioni fiscali e previdenziali, soprattutto per quelle imprese che operano in territori disagiati di montagna, se sommiamo tutte queste situazioni, ecco dimostrato che il comparto agricolo è veramente in pericolo.
I vari provvedimenti economici del Governo hanno poi portato finora ad una riduzione di ben 682 milioni di euro già previsti a sostegno dell'agricoltura, pari a circa il 26 per cento delle risorse a disposizione del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. I nostri agricoltori e operatori del settore si aspettano - da sempre, ma ancor più da adesso in poi - una maggiore attenzione e considerazione, affinché dalla crisi che stiamo attraversando emerga un dato chiaro, che è costituito dal fatto che bisogna difendere l'agricoltura, bisogna difendere i suoi valori, che non sono solo quelli economici.
Noi, come gruppo dell'Unione di Centro, nella mozione più articolata abbiamo voluto dire questo, fotografando quella che è la drammatica realtà del nostro Paese.
A fronte di queste considerazioni inconfutabili questo Governo, alla nostra mozione come ad altre, ha detto «no». Secondo noi, lo ha detto in maniera prevenuta, preconcetta, oserei dire senza leggere le mozioni in esame, perché se le ha lette non è in buona fede. Mi aspettavo uno sforzo: soprattutto dal nuovo Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, che ha sostituito il propagandista Zaia, mi aspettavo uno sforzo per poter riunire tutte queste mozioni in un'unica mozione che fosse veramente una risposta alle difficoltà di questo comparto.
Così non è stato, così non si è voluto agire e allora i voti del nostro gruppo, che voglio qui illustrare, saranno però articolati. Infatti, esprimeremo un voto favorevole alle mozioni Oliverio ed altri n. 1-00366, Di Giuseppe ed altri n. 1-00385, Ruvolo ed altri n. 1-00386, la nostra, e alla mozione Mosella ed altri n. 1-00388, perché le riteniamo tutte positive. Esprimeremo un voto contrario alla mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00387, perché non è altro che la continuazione della propaganda Pag. 32oserei dire costosa del già Ministro Zaia. Voglio esprimere un voto diversificato - e mi rivolgo al partito di maggioranza relativa - sulla mozione del Popolo della Libertà, chiedendo alla Presidenza innanzitutto il voto per parti separate: un voto sulle premesse e un voto sul dispositivo. Mi rivolgo al partito di maggioranza relativa affinché ascolti il Governo, perché penso che ogni tanto, per non dire quasi sempre, esistendo in tutta la maggioranza, ma soprattutto nel partito di maggioranza relativa, persone serie, che hanno fatto anche in questa mozione un'azione seria (penso all'onorevole Gottardo e all'onorevole Beccalossi), questa maggioranza e questo partito subiscano in silenzio ordini che vengono dal Governo e che nei contenuti certamente non rappresentano il parere o il pensiero di tutta la maggioranza.
A dimostrazione che l'Unione di Centro guarda al contenuto delle proposte e non guarda da che parte provengono, se dalla maggioranza o dall'opposizione, noi esprimeremo un voto contrario alle premesse della mozione del Popolo della Libertà, ma per i contenuti, che sono i nostri - ed è il motivo per cui ancora maggiormente chiediamo al Governo di rivedere, se vuole, il parere sulla nostra mozione -, noi esprimeremo un voto favorevole sulla parte dispositiva della mozione presentata dal Popolo della Libertà. Ciò a dimostrazione della serietà, ma soprattutto non tanto per dire che questo gruppo o questo partito è più serio di altri, ma perché siamo preoccupati della crisi vera, che sta attraversando un comparto delicato e fondamentale come quello dell'agricoltura (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Negro. Ne ha facoltà.

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, in primo luogo, desideriamo esprimere la nostra soddisfazione per il fatto che, in un momento così difficile e denso di problemi, sia stato ricavato uno spazio per una discussione parlamentare sullo stato e sulle prospettive della nostra agricoltura. È un segno che interpretiamo come importante e che, a nostro giudizio, rende conto dell'acquisita consapevolezza del ruolo che l'agricoltura svolge nel nostro sistema socio-economico. Tale ruolo - giova ricordarlo - porta la nostra agricoltura ad assolvere a molteplici funzioni, che vanno dal presidio dell'84 per cento del territorio nazionale all'essere il perno di un sistema come quello agro-alimentare che, nel suo complesso, vale il 15 per cento della ricchezza nazionale.
Se oggi questa consapevolezza è più forte che in passato, lo dobbiamo anche all'opera svolta nei primi due anni di legislatura dal Ministro Zaia che, come mai in passato, è riuscito a restituire centralità ad un settore che, a causa delle politiche non agricole, ma agro-industriali del precedente Governo di sinistra, sembrava destinato ad essere posto in liquidazione.
Mai come in questa legislatura, le tematiche agricole sono state considerate nell'ambito di provvedimenti economici generali; mai, seppure in contesti meno difficili rispetto a quello attuale, si erano trovati così tanti spazi da dedicare espressamente alla soluzione di problemi specifici. Ci riferiamo, ad esempio, ai problemi del consolidamento dell'aliquota agevolata dell'IRAP e del finanziamento del Fondo di solidarietà nazionale, entrambi definitivamente risolti, nonostante le indubbie difficoltà finanziarie.
Per questi motivi, riteniamo che il Governo, oggi, debba essere impegnato, soprattutto, con riferimento ad un obiettivo: proseguire con lena sulla strada già tracciata dal Ministro Zaia. Per questi stessi motivi, annunciamo il voto favorevole del gruppo della Lega Nord sulla mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00387 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Oliverio. Ne ha facoltà.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, l'agricoltura è la cenerentola Pag. 33dell'economia italiana: Galan e Zaia si sono scambiati le poltrone di presidente del Veneto e di Ministro dell'agricoltura, ma la politica agricola del Governo è rimasta immutata, cioè assente. A guardare il comportamento dei due padani viene in mente l'amara osservazione del siculo Tomasi di Lampedusa: tutto cambia, perché nulla cambi.
Il nostro giudizio negativo sulla recente manovra e sul più generale disinteresse della maggioranza e dell'Esecutivo nei confronti dell'agricoltura non è frutto di un nostro giudizio politico, ma rispecchia la realtà dei fatti. Gli ultimi provvedimenti sono unicamente improntati ai tagli e all'inasprimento fiscale; di riforme strutturali, nessuna traccia. Questo non lo dice solo il Partito Democratico: organizzazioni agricole, agricoltori e operatori dei comparti sono concordi ed anche Confindustria non ha lesinato precise riserve.
La finanziaria per il 2010 ha tolto agli agricoltori riserve per oltre un miliardo di euro, cancellando il cosiddetto bonus gasolio e penalizzando ulteriormente i fondi FAS. Inoltre, a luglio, verranno cancellate le agevolazioni previdenziali a favore degli agricoltori delle zone montane svantaggiate. Tutto ciò, in un quadro di recessione economica, che ha causato in Italia una perdita di sei punti e mezzo del PIL nel biennio 2008-2009. E la crisi è tutt'altro che conclusa.
L'agricoltura, il cui valore aggiunto è diminuito del 5 per cento, è stata pesantemente interessata dalla crisi, con quattro effetti principali: la riduzione dei prezzi agricoli e del fatturato delle imprese; il peggioramento del margine di filiera; l'allargamento della forbice tra prezzi al consumo e prezzi agricoli alla produzione; la diminuzione dei redditi.
Ieri, i colleghi hanno espresso bene quali sono i significati di questa nostra mozione. Il settore del frumento è in forte contrazione, sia sul fronte dei prezzi che su quello della produzione; consistenti flessioni nei listini si sono registrate per il latte, il vino, la frutta, l'olio; il reddito reale per il lavoratore ha subito una drastica contrazione: nel 2009, è calato di oltre un quarto rispetto al 2008 e la contrazione dei redditi in Italia è più del doppio di quella europea.
L'Italia è il secondo Paese in Europa in questa speciale classifica, preceduto solo dall'Ungheria. Il margine di filiera - cioè la differenza tra i prezzi al consumo e quelli alle aziende - è aumentato del 13,9 per cento per l'insieme dei prodotti agricoli, con punte del 60 per cento per cereali e derivati, del 27 per cento per frutti e agrumi, e del 25 per cento per i vini. La situazione del credito è peggiorata. La crisi ha colpito tutta l'agricoltura, ma in particolare i settori cerealicolo, tabacchicolo, oleicolo, frutticolo, lattiero-caseario, suinicolo e ultimamente anche vitivinicolo.
L'agricoltura contribuisce sempre più a frenare l'inflazione, ma le aziende agricole sono in grande difficoltà. Il quadro è chiaro: il mondo agricolo è in piena emergenza. Ecco perché il Partito Democratico ha presentato questa mozione. Qualcuno ha osservato che è troppo lunga e forse ha ragione, ma ai tanti problemi vecchi se ne sono aggiunti di nuovi e nessuno è stato affrontato e risolto dall'Esecutivo, che gira lo sguardo altrove. «Arrangiatevi» è il messaggio di Berlusconi, Tremonti e Galan ai lavoratori e alle imprese agricole, tant'è vero che oggi la maggioranza, nell'Ufficio di presidenza della Commissione, ha chiesto di rinviare l'esame dell'atto Camera n. 2260 e di quello sugli agrumeti.
La nostra posizione non è frutto di un arroccamento pregiudiziale. Per responsabilità istituzionale, fin dall'inizio della legislatura, avevamo adottato uno spirito di collaborazione, ma a nulla è servito. Anche oggi ci saremmo augurati che il Governo e la sua maggioranza avessero proposto una mozione unificata. Saremmo stati anche disponibili ad individuare alcune delle priorità contenute nelle mozioni. La crisi profonda che morde l'agricoltura richiede massima convergenza ed unità, e non un «accordicchio» su qualche ente che si era molto attivato in campagna elettorale, ma il Governo ha disatteso la responsabilità politica ed istituzionale. Il Ministro è addirittura assente in questo Pag. 34dibattito e poteva essere la sua prima prova parlamentare. Ciò è molto grave.
Eppure, più volte abbiamo lanciato un grido d'allarme insieme alle organizzazioni. Soltanto nello scorso anno, oltre quarantamila imprese hanno chiuso i battenti e altrettante lo faranno quest'anno. L'agricoltura necessita di politiche strutturali e di imprese che compiano scelte imprenditoriali e strategiche anche coraggiose.
L'applicazione nazionale dell'health check e della PAC, in particolare l'articolo 68, è stata attuata in totale assenza di un quadro strategico, con dieci tipologie di misure e una distribuzione a pioggia delle risorse.
Nel settore lattiero-caseario, il Governo si è limitato ad interventi ad personam, attribuendo le nuove quote latte ai produttori irregolari, ai «furbetti», anziché alle imprese che avevano rispettato la legge, provocando il crollo del prezzo del latte alla stalla; nel settore tabacchicolo, non è riuscito ad ottenere dalla Commissione europea quanto aveva promesso in merito alla misura agro-ambientale; nel settore ortofrutticolo, non ha compiuto alcun intervento per contrastare la caduta dei prezzi alla produzione, né per ottenere dalla Commissione europea misure di gestione della crisi di mercato; nel settore vitivinicolo, non ha avanzato alcuna proposta strategica di contrasto al calo dei consumi e alle difficoltà nell'esportazione; in tutti gli altri settori, si è limitato ad attuare le decisioni comunitarie.
Signor Presidente, manca un disegno organico di rilancio e di sviluppo, a differenza degli altri Paesi europei come la Francia, la Spagna e la Germania, che hanno predisposto una pianificazione strategica nazionale e stanziano ingenti risorse.
Per rispondere alle tante emergenze e rilanciare la competitività del comparto, il Governo dovrebbe attivare nell'immediato un pacchetto di politiche per assicurare il potenziamento dei controlli, per migliorare il funzionamento dei mercati e la definizione di un patto interprofessionale che coinvolga l'intera filiera; un urgente piano di gestione per la pesca, che affronti le emergenze e che insegni le nuove condizioni per l'effettivo esercizio di un'attività responsabile; l'adozione degli aiuti di Stato; la proroga delle fiscalizzazioni degli oneri sociali per le aziende che operano in territori svantaggiati; il credito di imposta per nuovi investimenti produttivi, con priorità per quelli che mirano all'aggregazione dell'offerta; un programma speciale per affrontare lo squilibrio di mercato nel settore vitivinicolo; una maggiore efficienza nei sistemi di certificazione, etichettatura e controllo della qualità e dell'origine dei prodotti; il ricambio generazionale e il sostegno all'internazionalizzazione delle imprese; lo stanziamento del Fondo di solidarietà e l'accesso al credito, e non impegni generici così come enunciano alcune mozioni.
Il Ministro Galan dovrebbe farsi un giro - non dico di sporcarsi le scarpe, come qualche suo illustre predecessore affermava - in tutte nelle nostre campagne: quelle venete, quelle lombarde, quelle pugliesi, quelle calabresi, per parlare con gli agricoltori e comprendere i gravosi problemi con i quali ogni giorno sono costretti a confrontarsi. Probabilmente egli apprezzerebbe l'iniziativa politica del PD che è fortemente impegnato per tutelare gli interessi di tantissime famiglie che vivono di agricoltura e che rischiano di ripiombare nel baratro più profondo.
La crisi non aspetta, e non si risolve con parole e giudizi, e men che meno con i sorrisi. L'agricoltura attende finalmente i fatti.
Non ci resta che prendere atto della vostra latitanza politica e per questo voteremo contro le mozioni di PdL e Lega e voteremo a favore delle altre mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Beccalossi. Ne ha facoltà.

VIVIANA BECCALOSSI. Signor Presidente, intervengo per ringraziare il Governo e annunciare il voto favorevole sulla Pag. 35mozione presentata dal Popolo della Libertà.
Abbiamo presentato questa mozione per spiegare che anche il settore agricolo ha pagato il prezzo di una crisi economica che ha toccato tutti i Paesi del nostro continente e non solo. Tale settore, infatti, non poteva non pagare il prezzo della crisi economica che vi è stata.
Tuttavia, va detto che, nel frattempo, la nostra agricoltura - pur essendo penalizzata da una crisi economica - rappresenta un'economia agricola sicuramente forte. Per quanto riguarda l'export, infatti, l'Italia rappresenta, a livello mondiale, oltre il 5 per cento e può sicuramente tener testa a Paesi come la Cina, la Spagna o il Canada.
A questo si aggiunga che noi abbiamo - per quanto riguarda il mercato internazionale - un disavanzo strutturale della bilancia commerciale dell'agroalimentare che è andato riducendosi da 9,5 a 6,5 miliardi di euro.
Mi rifiuto di condividere quanto alcuni esponenti dell'opposizione hanno detto, ovverosia che questo Governo - prima con il Ministro Zaia e oggi con il Ministro Galan - nulla hanno fatto per favorire e difendere il nostro sistema agricolo.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Beccalossi. Onorevoli colleghi, se permettete alla collega di svolgere il suo intervento e «liberate» i banchi del Governo, la Presidenza vi sarebbe molto grata.

VIVIANA BECCALOSSI. Lo ha fatto, infatti, e lo hanno fatto bene, sia difendendo il made in Italy in Europa e, finalmente, ponendo fine a quello che è un fenomeno assai diffuso quale quello dell'agro-pirateria.
Il Governo molto si è speso per denunciare questo tipo di danni che il settore agricolo ha subìto nel corso degli ultimi dieci anni. Esso ha dato delle risposte - come è stato sottolineato anche dall'onorevole Negro, che mi ha preceduta - per quanto riguarda il fondo di solidarietà. Quest'ultimo era un tema che, noi tutti sappiamo, era stato chiuso - anche dal Governo che ci ha preceduto - in un cassetto per anni, ma proprio questo Governo è riuscito a trovare - per quanto riguarda gli anni 2010, 2011 e 2012 - ben 120 milioni di euro per ciascuna delle annualità; tali risorse non sono sufficienti ma si è cominciato a dare una risposta certa a quella che era, ormai, una soluzione che sembrava destinata ad essere dimenticata.
Inoltre, per quanto riguarda i fondi strutturali è bene ricordare che la legge finanziaria per il 2010 ha destinato, attraverso il CIPE, oltre 100 milioni di euro per le esigenze del settore agricolo. Sono stati fatti provvedimenti riguardanti gli incentivi a favore dell'acquisto di macchinari agricoli e, in più, si è intervenuti per inserire - per quanto riguarda il decreto-legge «milleproroghe», grazie proprio all'apporto del Governo - il consolidamento delle agevolazioni per la piccola proprietà contadina.
Non solo, per quanto riguarda l'annosa questione della pesca la legge finanziaria per il 2010 ha prorogato il programma nazionale triennale della pesca, ed il decreto-legge n. 162 del 2008 ha stanziato oltre 30 milioni di euro.
Infatti, si tratta di un settore fortemente in crisi anche grazie - a volte spiace dirlo - a direttive comunitarie che certamente non aiutano un comparto che per noi è straordinariamente importante. Faccio, inoltre, presente che il Governo è impegnato, proprio in queste settimane, a confrontarsi con l'Europa su alcune tematiche - anche queste dimenticate nel cassetto da troppo tempo - affrontandole in maniera seria e senza chiedere deroghe.
Ho apprezzato molto ciò che sia il Ministro Zaia sia il Ministro Galan hanno fatto nel corso degli ultimi due anni, diventando autorevoli a Bruxelles e interrompendo quel comportamento che si è riscontrato, per esempio, sulla questione dei nitrati, dove si è continuato a chiedere deroghe all'applicazione di direttive senza mai, invece, presentarsi in maniera seria a chiedere, eventualmente, di cambiare il contenuto di alcune direttive che in effetti vanno a penalizzare fortemente il nostro settore se applicate tout court. Dunque, va Pag. 36elogiato questo cambiamento di atteggiamento della politica del Governo italiano a Bruxelles, laddove si chiede certamente l'applicazione delle direttive ma anche il cambiamento delle stesse quando queste non sono assolutamente idonee. La serietà e l'autorevolezza che nel corso degli ultimi due anni ha conquistato il Governo Berlusconi anche a livello di politica comunitaria è, secondo me, fondamentale.
Al nostro mondo agricolo si deve avere il coraggio di dire, una volta per tutte, ciò che si può e ciò che non si può fare. Per oltre vent'anni il mondo agricolo è stato un serbatoio di voti per deputati e ministri che hanno fatto promesse che spesso non hanno mantenuto. Il Governo Berlusconi ha avuto, sia con il primo Ministro, sia con il secondo Ministro e prima ancora con il Ministro Alemanno, la sincerità di dire al mondo agricolo ciò che si poteva e ciò che non si poteva fare a partire, ad esempio, dalla nuova politica agricola comune che ha visto il ruolo del mondo agricolo certamente cambiato.
Oggi agli agricoltori non si chiede più solo di allevare capi in stalla o di coltivare i campi, ma anche di aprire agriturismi, di tutelare il territorio, di produrre energia. Sono tutti ruoli che devono essere certamente tutelati e appoggiati anche dalle amministrazioni regionali. In tal senso, forse perché la mia esperienza politica proviene proprio dalle regioni, credo che dobbiamo avere anche l'onestà mentale di sapere che non siamo epicentrici rispetto alla politica agricola. A chi oggi in quest'Aula - ma anche negli ultimi anni - ha criticato il Governo Berlusconi per quanto riguarda la politica agricola, rispondo che la materia agricola come quella sanitaria (se non di più) è materia sostanzialmente delegata alle regioni e, quindi, bisogna avere anche qui la coerenza di fare ciò che si può fare.
Pertanto, se è vero che sul Fondo di solidarietà spetta a noi dare delle risposte vi sono altre tematiche dove le regioni hanno il dovere - e non sempre lo hanno fatto - di adoperarsi. Faccio un esempio per tutti, visto che tale questione sarà sicuramente oggetto del question time di domani e che è anche oggetto di un dibattito forte fra il mondo sindacale agricolo e questo Governo, in particolare con il Ministro Galan. Ebbene, si parla tanto di crisi e di risorse che mancano ma abbiamo oltre un miliardo di euro che sono stati stanziati dall'Europa e che rischiano di non essere spesi entro il 31 dicembre di quest'anno, perché le regioni non hanno saputo fare una programmazione economico-finanziaria dei loro piani di sviluppo rurali. Queste sono risorse che ci sono, che l'Europa ha dato al nostro Paese e che rischiano di non essere spese perché ancora nel precedente Governo qualche assessore regionale, facendo finta di essere federalista, ha preferito dividere in venti i progetti e i piani di sviluppo rurale non consentendo di applicare quel principio (mi spiace ma devo usare una parola non italiana) di overbooking, che garantiva sostanzialmente alle regioni più virtuose di spendere le risorse che le regioni meno virtuose non avevano speso.
Rischiamo di pagare oggi questa scelta scellerata del Governo di centrosinistra che ci ha preceduto. Oggi il Ministro Galan si sta impegnando per cercare di andare a recuperare queste risorse e consentire - anzi obbligare - le regioni a spenderle.
Quindi credo sia importante sottolineare come il Governo Berlusconi si stia impegnando innanzitutto per mantenere gli impegni presi nei confronti del mondo agricolo, avendo il coraggio di dire ciò che si può fare ed anche di dire alle regioni che ci sono alcune competenze che riguardano anche e soprattutto loro.
Pertanto, ad alcuni deputati del centrosinistra che fanno della difesa del mondo agricolo giustamente un manifesto elettorale - oggi li abbiamo sentiti in quest'Aula, così come ieri - rispondo che bisogna lavorare insieme sul sistema regionale. Infatti, il Ministro Galan vuole potenziare il sistema delle regioni. Ad esempio, bisogna impegnarsi per la sburocratizzazione dell'agricoltura, che è impegnata troppo spesso a compilare moduli di presentazione di piccoli contributi, mentre la politica agricola si può e si deve programmare meglio. Pag. 37
In ultimo, ritengo che anche nelle prossime scelte che farà quest'Aula bisognerà tenere presente che anche nel mondo agricolo vi sono alcuni enti che necessitano di essere rivisitati.

PRESIDENTE. Deve concludere.

VIVIANA BECCALOSSI. Si rischia, infatti, che i costi dello stesso siano più onerosi rispetto al mondo agricolo che ci ha chiesto di sostenerli. Per questo motivo il mio gruppo voterà a favore della mozione presentata del gruppo Popolo della Libertà (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Oliverio ed altri n. 1-00366 (Nuova formulazione), non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca, onorevole Oliverio, onorevole Codurelli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 532
Maggioranza 267
Hanno votato
260
Hanno votato
no 272).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Giuseppe ed altri n. 1-00385 (Nuova formulazione), non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Micheli, onorevole Nizzi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 530
Maggioranza 266
Hanno votato
257
Hanno votato
no 273).

Prendo atto che il deputato Duilio ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ruvolo ed altri n. 1-00386, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca, onorevole Duilio, onorevole Mario Pepe (PdL), onorevole Miglioli, onorevole Colucci.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 533
Maggioranza 267
Hanno votato
260
Hanno votato
no 273).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00387, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pionati, onorevole Miglioli, onorevole Calearo Ciman, onorevole Oliverio, onorevole Mondello, onorevole Cicchitto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 534
Votanti 531
Astenuti 3
Maggioranza 266
Hanno votato
274
Hanno votato
no 257). Pag. 38

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mosella ed altri n. 1-00388, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca... onorevole Miglioli... onorevole Castellani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 532
Maggioranza 267
Hanno votato
260
Hanno votato
no 272).

Ricordo che, con riguardo alla mozione Beccalossi ed altri n. 1-00389 (Nuova formulazione), il gruppo dell'Unione di Centro ha chiesto la votazione per parti separate nel senso di votare distintamente la parte motiva dal dispositivo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla parte motiva della mozione Beccalossi ed altri n. 1-00389 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Della Vedova... onorevole Mazzuca... onorevole Calearo Ciman... onorevole Galletti... onorevole Goisis... onorevole Oliverio... onorevole Borghesi... onorevole Aniello Formisano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 533
Votanti 531
Astenuti 2
Maggioranza 266
Hanno votato
274
Hanno votato
no 257).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della mozione Beccalossi ed altri n. 1-00389 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Oliverio... onorevole Mazzuca... onorevole Martino... onorevole Pugliese... onorevole Duilio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 531
Votanti 528
Astenuti 3
Maggioranza 265
Hanno votato
303
Hanno votato
no 225).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Misiti ed altri n. 1-00390, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Duilio... onorevole Mazzuca... onorevole Palagiano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 530
Votanti 529
Astenuti 1
Maggioranza 265
Hanno votato
261
Hanno votato
no 268).

Sull'ordine dei lavori (ore 17,45).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 39

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi permetto di chiedere un minimo di attenzione a lei e a tutti i colleghi.
Poche ore fa è uscita una dichiarazione che testualmente recita così all'inizio: «Oggi abbiamo avuto notizia che si è suicidato un mafioso, un ex 41-bis detenuto nel carcere di Catania. Certo che se altri pedofili e mafiosi facessero la stessa cosa non sarebbe affatto male, anzi fanno parte tutti della stessa risma».
Questa dichiarazione è stata rilasciata da un nostro collega, l'onorevole Buonanno della Lega. Credo che non ci sia bisogno di aggiungere nulla, signor Presidente, e non voglio fare speculazione politica.
Penso però che il nostro ruolo di parlamentari sia quello di dare anche l'esempio alla gente e al popolo di quello che significa rilasciare certe affermazioni, tanto più in un momento nel quale sappiamo che la situazione nelle carceri è esplosiva e drammatica. Penso che sarebbe molto utile se da parte soprattutto dei colleghi della Lega (penso a cosa dovrebbe dire il Ministro Maroni) vi fosse una presa di distanza da questa dichiarazione.
Credo che sarebbe importante per la Lega, per la politica e anche per il nostro Parlamento. Infatti, credo che in questo senso abbiamo il dovere di dare senso alle parole che diciamo e, soprattutto, di guidare il popolo italiano sulla linea di una vita democratica e non sulla base di queste affermazioni indecenti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).

Rinvio del seguito della discussione del disegno di legge: Individuazione delle funzioni fondamentali di Province e Comuni, semplificazione dell'ordinamento regionale e degli enti locali, nonché delega al Governo in materia di trasferimento di funzioni amministrative, Carta delle autonomie locali. Riordino di enti ed organismi decentrati (A.C. 3118-A); e delle abbinate proposte di legge Stucchi; Stucchi; Urso; Mogherini Rebesani ed altri; Angela Napoli; Garagnani; Giovanelli ed altri; Borghesi ed altri; Di Pietro ed altri; Ria e Moffa; Mattesini ed altri; Reguzzoni; Garagnani (A.C. 67-68-711-736-846-1616-2062-2247-2471-2488-2651-2892-3195).

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare al seguito della discussione del disegno di legge, collegato alla manovra di finanza pubblica, relativo alla Carta delle autonomie locali.
Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il relatore, nonché presidente della I Commissione (Affari costituzionali), onorevole Donato Bruno. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, intervengo soltanto per chiedere a lei e all'Assemblea se sia possibile rinviare alla giornata di domani il prosieguo dell'esame del provvedimento, atteso che la Commissione ha ricevuto solo alle ore 14,45 un parere della V Commissione (Bilancio) abbastanza complesso.
Pertanto, in accordo con i componenti del Comitato dei nove si è ritenuto di chiedere questo slittamento per dare la possibilità alla V Commissione di rivedere eventualmente il proprio parere e anche alla I Commissione (Affari costituzionali) di vedere come dare rispetto all'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, dal momento che in tanta parte ne è stato fatto uso in questo provvedimento.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vorrei semplicemente comprendere se il presidente Bruno stia chiedendo il rinvio dell'esame a domani per consentire al Comitato dei nove di valutare giustamente in merito alle condizioni e al riferimento all'articolo 81 tardivamente posti dalla V Commissione, e questo è un conto. Altra cosa è che il Pag. 40presidente Bruno chieda alla V Commissione di rivedere il suo parere: in tal caso direi che, se questo rientra nella proposta del presidente Bruno, ci vorrebbe un minimo di discussione in Assemblea.
Infatti, il parere della V Commissione è effettivamente complesso e avrebbe bisogno di un ragionamento di carattere politico ove la Commissione e il presidente dovessero ritenere che si tratti non solo di un esame del Comitato dei nove, ma di una richiesta di revisione del parere della V Commissione. Ciò può sempre avvenire, ma alla luce della riunione del Comitato dei nove e non preventivamente richiesto in Aula. Infatti, a questo punto non ho alcun problema a chiedere (penso anche il presidente Bruno, se si tratta di ciò) di discutere in Aula del problema.

DONATO BRUNO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, al fine di evitare equivoci, ho chiesto un rinvio a domani mattina per proseguire nell'esame del provvedimento, al fine di consentire al Comitato dei nove di lavorare. Eventualmente, se la V Commissione dovesse ritenere di rivedere il proprio parere è libera di farlo, altrimenti il Comitato dei nove della I Commissione lavorerà per portare il provvedimento al voto domani mattina.

PRESIDENTE. Mi sembra molto chiaro. Quindi, se non ci sono obiezioni da parte di nessuno, penso che sia utile che il Comitato dei nove possa riunirsi e valutare con molta attenzione il parere della Commissione bilancio per riprendere poi domani ed esaminare unitariamente tutto il provvedimento.
Quindi, il seguito della discussione si intende rinviato alla seduta di domani.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo.

RITA BERNARDINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare una delle interrogazioni che ho presentato al Ministro della giustizia e che, come le altre, non ha avuto risposta e si tratta di decine e decine di interrogazioni.
In particolare, questa interrogazione riguarda l'uso delle manette. Ho visto che in molti ieri, compreso il Garante della privacy, sono intervenuti per deprecare quello che abbiamo visto nei telegiornali e sui giornali, ossia il fatto che l'ingegner De Santis, che rientra dell'inchiesta in corso sugli appalti della «cricca», è stato ripreso con le manette.
L'interrogazione a cui mi riferisco risale al 2 febbraio 2009, quindi è stata presentata un anno e mezzo fa, e richiamava proprio questo mancato rispetto da parte dei mezzi di informazione dell'articolo 114, comma 6-bis, del codice di procedura penale, che recita: «È vietata la pubblicazione dell'immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all'uso di manette ai polsi ovvero ad altro mezzo di coercizione fisica, salvo che la persona vi consenta».
Non vorrei, signor Presidente, che in questo Paese si consentano alcune violazioni del codice quando ad essere ammanettati sono i rumeni - e magari poi si scopre che non sono gli autori degli stupri -, oppure che nessuno reclami il rispetto della legge quando ad essere ammanettato è un marocchino, mentre tutti si levano per protestare e gridano allo scandalo quando si tratta di un manager, tanto che interviene anche il Garante della privacy. Sollecito dunque il Governo a fornire una risposta a questa interrogazione (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 41

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, la Presidenza si farà carico di sollecitare la risposta del Governo alla interrogazione da lei richiamata.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 16 giugno 2010, alle 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Individuazione delle funzioni fondamentali di Province e Comuni, semplificazione dell'ordinamento regionale e degli enti locali, nonché delega al Governo in materia di trasferimento di funzioni amministrative, Carta delle autonomie locali. Riordino di enti ed organismi decentrati (C. 3118-A)

e delle abbinate proposte di legge: STUCCHI; STUCCHI; URSO; MOGHERINI REBESANI ed altri; ANGELA NAPOLI; GARAGNANI; GIOVANELLI ed altri; BORGHESI ed altri; DI PIETRO ed altri; RIA e MOFFA; MATTESINI ed altri; REGUZZONI; GARAGNANI (C. 67-68-711-736-846-1616-2062-2247-2471-2488-2651-2892-3195).
- Relatore: Bruno.

(ore 15)

2. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 17,50.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 9)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3505 - voto finale 520 519 1 260 496 23 59 Appr.
2 Nom. Moz. Oliverio ed a 1-366 n.f. 532 532 267 260 272 55 Resp.
3 Nom. Moz. Di Giuseppe ed a 1-385 n.f. 530 530 266 257 273 55 Resp.
4 Nom. Moz. Ruvolo ed a 1-386 533 533 267 260 273 55 Resp.
5 Nom. Moz. Reguzzoni ed a 1-387 534 531 3 266 274 257 54 Appr.
6 Nom. Moz. Mosella ed a 1-388 532 532 267 260 272 54 Resp.
7 Nom. Moz. Beccalossi ed a 1-389 nf I p 533 531 2 266 274 257 54 Appr.
8 Nom. Moz. Beccalossi e a 1-389 nf II p 531 528 3 265 303 225 54 Appr.
9 Nom. Moz. Misiti ed a 1-390 530 529 1 265 261 268 54 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.