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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 335 di giovedì 10 giugno 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9,05.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brancher, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Crimi, Crosetto, Dal Lago, Donadi, Gregorio Fontana, Franceschini, Gelmini, Alberto Giorgetti, La Russa, Leo, Lucà, Lusetti, Martini, Mazzocchi, Meloni, Migliavacca, Milanato, Palumbo, Pescante, Ravetto, Reguzzoni, Stefani, Tabacci, Urso, Vegas, Vietti e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sull'uccisione in Turchia del vescovo monsignor Luigi Padovese, Vicario apostolico in Anatolia (ore 9,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sull'uccisione in Turchia del vescovo monsignor Luigi Padovese, Vicario apostolico in Anatolia.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del sottosegretario di Stato per gli affari esteri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Stefania Craxi.

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, monsignor Luigi Padovese, nato a Milano il 31 marzo 1947, dal 2004 Vicario apostolico dell'Anatolia, residente a Iskenderun, è stato assassinato intorno alle ore 13 di giovedì 3 giugno 2010 davanti alla villetta sul mare utilizzata dal vicariato, a pochi chilometri dal centro di Iskenderun.
La polizia, immediatamente accorsa sul posto a seguito della segnalazione di alcuni operai che lavoravano nelle vicinanze, ha prontamente tratto in arresto Murat Altun, che si trovava a pochi metri dal cadavere con un coltello insanguinato in mano. Nato il 1o febbraio 1984, Altun era da 4 anni e mezzo autista e uomo di fiducia del sacerdote.
Dal contenuto del verbale di primo esame esterno della salma e dal referto autoptico iniziale, emerge che la causa del decesso di monsignor Padovese è da imputare all'emorragia causata dalle ferite, Pag. 2provocate da arma da taglio e riportate alle arterie del collo e al midollo spinale.
Le autorità inquirenti ritengono che l'aggressione sia avvenuta in due fasi distinte. In un primo momento, l'omicida avrebbe assalito il sacerdote all'interno dell'abitazione, inferendogli con un'arma da taglio di piccole dimensioni 8 tagli di modesta profondità sul lato sinistro del torso. Dopo la prima aggressione, le macchie di sangue sulla scena del delitto indicherebbero un tentativo di fuga della vittima verso la porta di ingresso, appena superata la quale avrebbe subito una seconda aggressione con un'arma più grande, che ha provocato tagli alla gola talmente profondi da far sì che il capo rimanesse attaccato al torso solo per la presenza delle vertebre.
L'avvocato del vicariato ha confermato che il signor Altun ha confessato il delitto nel corso di un interrogatorio durato più di sei ore, durante il quale avrebbe dato segni inequivocabili di disturbo mentale: a tratti addolorato dell'atto compiuto, arrivando a minacciare il suicidio e a porre in essere atti di autolesionismo; in altri momenti, invece, determinato nell'affermare di essere stato «inviato da Dio» per uccidere un «diavolo», ovvero «colui che gli inviava i diavoli».
Altre fonti sentite a Iskenderun hanno, inoltre, confermato che l'imputato avrebbe cominciato, già da qualche tempo, a dare segni di squilibrio mentale, aggravatisi nei giorni scorsi, tanto da preoccupare lo stesso monsignor Padovese, che espresse ai suoi collaboratori, a più riprese, il timore di vivere in casa da solo con il signor Altun.
Anche le autorità inquirenti, allo stato attuale delle indagini, attribuiscono l'omicidio a un raptus di follia dell'imputato e ritengono che non vi siano, per ora, elementi tali da attribuire il folle gesto a motivazioni di ordine ideologico o religioso. Benché musulmano - e non convertito al cristianesimo, contrariamente a quanto reso pubblico da alcuni organi di stampa turchi e ripreso in parte dai media italiani -, Altun appartiene, infatti, a una famiglia da moltissimi anni legata alla chiesa di Iskenderun e alla persona di monsignor Padovese. Lo stesso padre dell'imputato è stato impiegato presso il vicariato per oltre vent'anni e monsignor Padovese ha sempre trattato l'imputato come un figlio.
A prescindere da quelli che saranno gli esiti delle indagini sul movente dell'omicidio, si può per ora ragionevolmente escludere che il tragico assassinio del sacerdote, maturato in un ambiente quasi familiare, possa rappresentare un indice di deterioramento delle condizioni di sicurezza per i cristiani di Turchia.
Le autorità governative turche danno infatti prova di una certa sensibilità sul fronte della tutela dei diritti religiosi dei non musulmani: basti pensare, da ultimo, alla specifica circolare emanata dal Primo Ministro lo scorso 13 maggio. L'Italia non manca, comunque di incoraggiare la Turchia a compiere ulteriori sforzi su questo fronte, nel quadro del progressivo avvicinamento agli standard dell'Unione europea.
Appresa la notizia del decesso di monsignor Padovese, il console onorario a Iskenderun, competente territorialmente, si è rapidamente recato sul luogo del delitto, vigilando sullo svolgimento preliminare dei rilievi da parte delle autorità giudiziarie e di polizia che hanno fornito la massima collaborazione, fin dai primi contatti formali, a fronte della richiesta italiana di rapide indagini.
Il vice capo missione ad Ankara e il console d'Italia a Smirne sono giunti a Iskenderun il 7 e l'8 giugno per acquisire informazioni e partecipare alla funzione commemorativa.
La tragica vicenda è stata discussa dal nostro ambasciatore ad Ankara con il Primo Ministro Erdogan nel corso di un colloquio svoltosi lo scorso 8 giugno in occasione del suo commiato dalla Turchia.
L'ambasciata d'Italia ad Ankara si è mantenuta e si mantiene in costante raccordo con la Nunziatura Apostolica e, per il tramite del consolato d'Italia a Smirne e del vice consolato onorario a Iskenderun, con le autorità giudiziarie e di polizia, Pag. 3garantendo alla stessa Nunziatura, al Vicariato di Iskenderun e al Vescovado di Smirne ogni possibile assistenza.
Le esequie di monsignor Padovese si sono svolte a Iskenderun lunedì 7 giugno alle 16. Il servizio funebre si è svolto in un'atmosfera di generale partecipazione e grandissima commozione. La chiesa era colma di fedeli ed erano presenti alti prelati di ogni confessione provenienti dalla Turchia e dalla Siria: cattolici, siriaci, ortodossi, protestanti, armeni, maroniti, ebrei e musulmani. Hanno tenuto inoltre a partecipare a tutta la funzione, ricordando dal pulpito la figura di monsignor Padovese, le autorità civili regionali e cittadine: il governatore della Provincia di Hatay, il sindaco di Iskenderun, il procuratore capo che sta seguendo le indagini e il locale deputato del partito di opposizione CHP al Parlamento di Ankara. Erano infine presenti rappresentanti del corpo diplomatico. Oltre all'Italia, anche la Francia e l'Ungheria hanno inviato il vice capo missione da Ankara.
Le spoglie di monsignor Padovese sono giunte a Milano alle 10 di mercoledì 9 giugno. I funerali dovrebbero aver luogo lunedì 14 giugno.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Renato Farina. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Craxi per la puntualità della comunicazione. Mi ha molto colpito la precisione della descrizione anatomica con cui si è sottolineato l'omicidio di monsignor Padovese.
Vorrei svolgere, a nome del Popolo della Libertà, due osservazioni che non sono sentimentali, ma che rappresentano una considerazione della realtà. In primo luogo, ci sono delle persone al mondo disposte a dare la vita per degli ideali, ad andare lontano e a rischiare di versare il proprio sangue. In secondo luogo, queste persone sono spesso italiane e tutto questo credo che debba costituire non un motivo di orgoglio del nostro Paese, ma una causa di riflessione sulla nostra identità profonda. Non siamo nati per chiuderci nel nostro piccolo orto e cercare di risolvere i problemi considerando gli altri uomini nel mondo un problema, ma abbiamo qualcosa di importante da testimoniare nel mondo.
Queste persone che si sono sacrificate ce lo chiedono con grande urgenza. Oggi qual è l'urgenza? Vi è l'urgenza della persecuzione dei cristiani nel mondo e della libertà religiosa. Questa è un'urgenza politica e non vale, a mio avviso, attenersi semplicemente ai rapporti di polizia che parlano di follia o di raptus.
Occorre guardare le cose nel loro complesso e riconoscere un fatto evidente: siamo dinanzi ad una cristianofobia dilagante. Ricordo alcune cifre: negli ultimi dieci anni nel mondo sono state assassinate, tra vescovi e sacerdoti, 263 persone. Tale dato è aggiornato alla fine del 2009, adesso ne abbiamo qualcuno in più. Circa l'80 per cento dei casi di persecuzione religiosa nel mondo è compiuto contro cristiani e anche questo è un fatto che stupisce tutti noi.
Dico un'altra cosa molto piccola: noto che tantissimi politici vanno tutti gli anni alle Maldive. Nessuno però ha mai sollevato il problema che quello è uno dei Paesi dove la persecuzione contro i cristiani è più forte. Evidentemente c'è anche una vacanza della coscienza, per cui si protesta giustamente contro la Cina per il Tibet, si fanno proteste (secondo me ingiuste) contro Israele, ma esistono Paesi dove non si deve parlare di questo aspetto.
Vorrei sottolineare che non possiamo dare per scontato che la Turchia oggi sia totalmente con noi nella lotta contro la discriminazione religiosa. È un fatto che esistano delle circolari e la Costituzione formale che garantiscono la libertà religiosa. È un altro fatto che tutto questo non accade nella pratica. L'OSCE parla in questo senso di discriminazione non intenzionale, però è un fatto sociale, che registra una recrudescenza terrificante.
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Posso leggere l'elenco degli avvenimenti accaduti negli ultimi anni confezionato dall'onorevole Mario Mauro, che è il responsabile dell'OSCE per la lotta contro la discriminazione religiosa nel mondo, in particolare dei cristiani. In tale documento, si sottolinea che, a partire dall'omicidio di Don Santoro a Trebisonda, molti altri fatti si sono susseguiti e dice che quello che accade in Turchia vede i cristiani tra l'incudine del nazionalismo laicista e il martello del fondamentalismo. Il nazionalismo laicista, pur essendo nemico del fondamentalismo, ha la caratteristica di non tollerare altri che non siano musulmani sunniti turchi. Tutto questo genera una situazione intollerabile.

PRESIDENTE. Onorevole Renato Farina, la prego di concludere...

RENATO FARINA. Quindi, credo che il nostro Governo non debba accettare facilmente la spiegazione della follia. Proviamo a pensare: in Turchia ci saranno venti sacerdoti italiani. Negli ultimi anni ne sono stati ammazzati due da folli e nell'altro caso due sono stati accoltellati (uno di questi è Padre Franchini). Quindi, la statistica impone di non passare sopra una cosa del genere. Si tratta di una statistica che dice che questa follia ha molto raziocinio ed è anche molto raziocinante il fatto che il Governo turco la consideri come causa determinante di questi omicidi.

PRESIDENTE. Onorevole Renato Farina, dovrebbe concludere...

RENATO FARINA. Non è possibile che il negato consenso all'ingresso della Turchia in Europa si trasformi in una sorta di ricatto verso di noi attraverso una tollerata persecuzione religiosa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sanga. Ne ha facoltà.

GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, anch'io a nome del Partito Democratico vorrei ringraziare il Governo per essere venuto in Aula a riferire, così come avevamo richiesto una settimana fa, su una vicenda che ci ha sconvolti e profondamente colpiti: l'uccisione efferata di monsignor Padovese. Ci ha colpito questa brutale e orribile violenza su un uomo, un sacerdote, un diplomatico, mite, affabile, di grande statura e altrettanto rigore morale, come è stato ampiamente riconosciuto e sottolineato in questi giorni.
La vicenda ci ha colpito anche in relazione al lavoro che monsignor Padovese stava svolgendo con grande intelligenza, intensità, rispetto, apertura e coraggio. Monsignor Padovese era largamente conosciuto come un uomo del dialogo e viveva ed operava in una realtà difficile. Era un vescovo che sosteneva da sempre il valore del vivere insieme, delle diverse appartenenze religiose, storie e culture.
Potremmo dire che in Turchia il vescovo Padovese seguiva le orme del suo grande predecessore delegato apostolico Angelo Giuseppe Roncalli, poi Giovanni XXIII.
A una settimana da questi gravi fatti sappiamo che l'omicidio è avvenuto ad opera del suo autista. Sembrava trattarsi di un gesto inconsulto e avventato di un malato di mente. Tuttavia, in questi ultimi giorni si sono affacciate anche altre ipotesi, che vanno oltre la malattia e la schizofrenia di Altun. Per il bene di tutti, dunque, occorre fare luce fino in fondo e noi siamo certi che da parte del Governo turco non mancheranno gli sforzi e la determinazione necessari per arrivare alla verità.
La Turchia è un importante Paese, è una potenza regionale che ha in corso trattative con l'Unione europea. Il Ministro della giustizia della Turchia davanti alla chiesa dell'Annunciazione listata a lutto diceva nei giorni scorsi: «Non ci saremmo mai aspettati un crimine del genere in una provincia storicamente culla della pacifica convivenza tra le religioni. La vita è sacra e chiunque in qualsiasi momento la tolga ad un altro va accusato senza mezze Pag. 5misure». Concludeva il Ministro: «Condividiamo il vostro dolore per la perdita di un uomo di Dio».
Signor Presidente, oltre che esprimere la nostra partecipazione al dolore per l'uccisione di un uomo costruttore di pace, vogliamo sollecitare il nostro Governo affinché si attivi ad ogni livello per consentire che il lavoro fin qui svolto da monsignor Padovese non sia stato vano e non venga abbandonato e disperso. Facciamo sì che le relazioni che con fatica sono state promosse e sostenute in questi anni possano continuare a svilupparsi in modo fecondo, con l'affermazione della libertà religiosa, il rispetto delle diverse identità e del pluralismo culturale, anche in quelle aree dove le tensioni geopolitiche si sommano a quelle religiose.
Possiamo ben dire con il Presidente Napolitano che il rispetto per la presenza del cristiani, così come per ogni altra confessione religiosa, deve essere un impegno dell'intera comunità internazionale. Questo è l'insegnamento più prezioso che uomini come monsignor Padovese, don Andrea Santoro e tanti altri ci hanno lasciato: lavorare per il dialogo, superare ogni forma di intolleranza, testimoniare con la vita l'amore per la libertà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefani. Ne ha facoltà.

STEFANO STEFANI. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole sottosegretario Craxi per l'esauriente informativa su un caso che ha scosso l'opinione pubblica, non solo per la violenza perpetrata, ma anche per la straordinaria personalità di monsignor Luigi Padovese.
Il quotidiano del mio partito ha già ricordato con commozione la figura del coltissimo sacerdote, che sapeva andare controcorrente e professava in terra di missione la fede maturata nella chiesa ambrosiana e alimentata nell'ordine francescano. Desidero ribadire il valore di alta testimonianza della sua presenza nella regione mediorientale, dove il cristianesimo è nato, ma dove vive oggi in condizioni di estrema pericolosità. Non è un caso che un'altra volta la violenza si sia indirizzata verso un esponente del dialogo fra le religioni, così come era stato - ed è stato più volte citato in quest'Aula - per don Andrea Santoro, i cui funerali - lo voglio ricordare - erano stati celebrati proprio da monsignor Padovese. Sono evidentemente proprio gli uomini del dialogo a fare paura e a suscitare maggiore reazione nell'integralismo.
Mi preme comunque sottolineare che il nostro Ministro degli esteri Franco Frattini è immediatamente intervenuto per condannare il gesto e mobilitare la nostra rappresentanza diplomatica. Dal canto loro, le autorità turche hanno manifestato non solo efficacia nell'immediata azione di polizia, ma anche solidarietà nel lutto che ha colpito la comunità cristiana.
Negli ultimi giorni, tuttavia, si sono levate da parte di alcune realtà del mondo missionario voci preoccupate su una possibile premeditazione dell'omicidio, che non possono essere ignorate.
Una simile vicenda esige che nessuna pista sia tralasciata e che nessuna ombra permanga; la coincidenza con la visita del Pontefice a Cipro può essere stata fortuita, ma offre, in ogni caso, uno spunto di amara riflessione sulla condizione dei cristiani nei Paesi islamici. Questa Camera si è più volte occupata del tema sia in atti di indirizzo, sia in atti di sindacato ispettivo; il Ministero degli affari esteri è impegnato attivamente in tutte le sedi internazionali per l'affermazione universale della libertà religiosa non solo in termini teorici, ma nella pratica dell'esercizio del culto. È noto, al riguardo, che la legazione turca non è ancora adeguata agli standard europei, anche se sono stati compiuti dei passi avanti. Occorre continuare a richiamare Ankara alla necessità di ultimare il processo avviato pur nella consapevolezza che si va a toccare un punto nevralgico nella storia di quel Paese.
La Turchia è un grande alleato strategico dell'Italia e dell'Europa occidentale, al di là delle note valutazioni sull'opportunità Pag. 6o meno del suo ingresso nell'Unione europea; non sono però in discussione i sentimenti di amicizia, di lealtà e di cooperazione tra il popolo italiano e il popolo turco. Pur tuttavia, episodi come l'omicidio di monsignor Padovese, indipendentemente dall'accertamento giudiziario in corso, sono rilevatori di un clima sempre più diffuso di ripiegamento verso l'orgoglio identitario che prima o poi può sfociare nell'intolleranza.
È significativo come il dibattito sulla vicenda di Gaza, svoltosi proprio ieri con il Ministro Frattini presso le Commissioni affari esteri di Camera e Senato, abbia più volte fatto riferimento al problema della nuova collocazione internazionale della Turchia che secondo molti osservatori vivrebbe una stagione di cosiddetto neo-ottomanesimo. Basti pensare allo sconcerto per l'inatteso avvicinamento a Teheran sulla questione del nucleare e proprio al voto di ieri all'ONU, che ha visto la Turchia schierata con il Brasile contro le sanzioni richieste e votate da tutti gli altri Paesi.

PRESIDENTE. Onorevole Stefani, la prego di concludere.

STEFANO STEFANI. In conclusione, nel rinnovare il nostro cordoglio per la tragica fine di monsignor Padovese, auspichiamo che sia fatta piena luce sulla vicenda fino in fondo e che si colga l'occasione del suo martirio - lo sottolineo: del suo martirio - per un definitivo miglioramento delle condizioni della Chiesa cattolica in Turchia, realizzando l'obiettivo a cui ha sacrificato la sua vita (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, anch'io ringrazio il Governo, devo dire, però, che mi aspetto dei passi avanti nell'attività del nostro Esecutivo. Il nostro Governo è amico della Turchia, il nostro Presidente del Consiglio è il primo e il più grande sponsor della Turchia in Europa, diversamente dall'opinione mia e dei miei colleghi, certamente è possibile che il nostro Governo lavori assiduamente con il Governo turco per far sì che la Turchia possa introdurre non solo formalmente, ma anche sostanzialmente il rispetto della libertà religiosa all'interno di tutte le regioni di questo grande Paese.
La Turchia è un Paese - diciamolo con grande chiarezza - che è stato preso in giro dall'Europa, non dal nostro Governo, ma dall'Europa, che gli ha fatto balenare l'idea che l'entrata nell'Unione europea sarebbe stata cosa di qualche settimana e poi gli ha sbattuto le porte in faccia per tre volte con grande nettezza, senza nemmeno aprire un partenariato serio, e che si comporta di conseguenza. Tutto ciò rappresenta un contesto che ci deve far capire come il martirio di don Santoro e di don Padovese siano profondamente legati.
All'interno di questo Paese, che oggi avrà 80 milioni di abitanti e tra qualche anno più di 100 milioni, che ha una crescita economica incredibile, ci sono un Governo, il Governo Erdogan, e un partito di governo, che stanno cercando, nonostante tutto, di ammodernare e introdurre il vero rispetto dei diritti umani all'interno del proprio Paese. Non possiamo pensare che questo non sia contrastato soprattutto all'interno da quelle spinte e da quei movimenti islamisti che esistono e persistono in quel Paese dai tempi di Atatürk, non da oggi.
Se perdiamo l'orizzonte di questo contesto e delle tensioni profonde che sono all'interno di quel Paese, diventa difficile capire perché queste vicende accadono. Come ho detto, queste vicende devono trovare innanzitutto il nostro Governo ancora più impegnato in questa direzione. Un nostro collega, che è presidente del Consiglio d'Europa, il collega Mevlut Cavusoglu, nelle ore successive alla morte di Don Padovese, ha espresso pubblicamente, e non privatamente al sottoscritto, sui quotidiani turchi e presso le sedi diplomatiche del Vaticano la sua più completa solidarietà. È uno dei leader del partito di Pag. 7Erdogan e con questo suo impegno e questa sua determinazione dimostra quanto sia sincera la volontà da parte dell'Esecutivo di implementare, di rispettare e di creare le condizioni perché la libertà religiosa in quel Paese sia rispettata.
Eppure, la Turchia deve essere aiutata da tutti a far sì che queste buone intenzioni si trasformino sempre di più, ovunque nei propri territori, nella prassi secondo la quale il cristiano non è l'ultimo arrivato da incaprettare, come è capitato a coloro che sono stati così trattati qualche anno fa, o da sgozzare, com'è capitato a don Santoro e a Monsignor Padovese. Dobbiamo mantenere e rafforzare i nostri rapporti e anche il nostro sdegno, perché è lo sdegno anche di molti dei loro leader politici, affinché questi passi avanti nel rispetto della libertà e della diversità religiosa, nel rispetto dei cristiani, siano compiuti.
L'ha detto molto bene il Santo Padre a Cipro: il problema dell'Islam innanzitutto, al di là delle questioni teologiche, che dipendono dalla fede cui si appartiene, è quello della perfetta identità tra lo Stato e la religione islamica. Cesare è uguale a Dio: Cesare è colui che dà le regole e che mantiene l'ordine di Dio. Questo è il problema e questa è una riforma importante per gli Stati islamici. È una sfida importante che dobbiamo insistere che la Turchia faccia, non per dismettere le proprie radici, ma per far sì che attraverso queste riforme possa finalmente trovare piena attuazione quella libertà religiosa che, invece, fa parte del contesto di tutte le nazioni che si richiamano al rispetto dei diritti umani. Per questa ultima affermazione, che ci richiama alla prima, il nostro Governo può fare molto. Il nostro cordoglio nei confronti di Monsignor Padovese sarà tale che ci porterà di cuore, non per ragioni politiche, ai suoi funerali milanesi, ma il Governo deve e può fare, anche con il conforto di questo dibattito parlamentare, molto di più per aiutare la Turchia in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor sottosegretari, vorrei innanzitutto esprimere il cordoglio del gruppo dell'Italia dei Valori a tutta la chiesa ed ai familiari di Monsignor Padovese. Vorrei anche restare, però, ancorato ai dati di fatto fin qui acquisiti, che sono stati ripercorsi in modo molto puntuale dal sottosegretario Craxi. Vorrei ricordare che anche il nostro ambasciatore in Turchia, Carlo Marsili, immediatamente dopo i fatti, ha rilasciato delle dichiarazioni per ricordare che l'assassino era sotto cura psicologica, cosa che, come ha ricordato il sottosegretario, si è dimostrata anche successivamente, al momento dell'interrogatorio, nel corso del quale vi sono stati momenti in cui ha parlato di aver avuto una rivelazione e di averlo ucciso. Inoltre, come ha ricordato il suo avvocato, il suo assistito soffre di turbe mentali.
Mi pare giusto anche ricordare che Monsignor Padovese, la settimana prima di essere ucciso, era a Milano, dove aveva incontrato i suoi familiari e con loro - come riportato dalle cronache - si era confidato. Egli era preoccupato per la salute mentale del suo autista, Murat Altun, che stava male e che dimostrava segni di disagio fisico. Aveva perfino confessato di avere paura di stare in casa con lui, per cui, in qualche modo, probabilmente, se si fosse espresso di più e avesse rappresentato di più questa situazione, avrebbe potuto anche essere salvato.
Va ricordato che Murat Altun era, da quattro anni, il factotum del prelato, viveva a casa sua ed il Monsignore si era sempre fidato ciecamente di lui e - come dicono le cronache - gli voleva molto bene.
Vorrei anche sgombrare il campo da interpretazioni diverse, quale quella di un complotto per l'uccisione del Monsignore. Pag. 8È vero che ci sono interpretazioni diverse, ma allo stato, restano delle pure illazioni. Vorrei ricordare che a tre anni dall'uccisione di don Santoro, Monsignor Padovese aveva anche rilasciato un'intervista, nella quale ricordava che, in generale, non si riscontrava un rapporto altamente conflittuale tra mondo musulmano e mondo cattolico in Turchia e che il vero problema fosse una sorta di nazionalismo, che vedeva il cristianesimo come un fenomeno estraneo alla cultura turca.
Vorrei ricordare quello che ha detto il Papa dopo il tragico episodio, cioè che non si è trattato di un assassinio politico a sfondo religioso, che non può essere attribuito alla Turchia e ai turchi e non deve oscurare il dialogo.
C'è sempre il pericolo, ha detto il Papa - e concludo - che si perda la pazienza, che si dica «adesso basta» e che non si voglia più cercare la pace. Invece, ogni giorno, dobbiamo imitare Dio nella sua pazienza; dopo tutti i casi di violenza non bisogna perdere la pazienza e bisogna avere il coraggio di ricominciare.
Credo che queste siano le parole migliori per onorare la memoria di un uomo, che ha vissuto ed è morto per i suoi ideali (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà per due minuti.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, anch'io mi unisco al ringraziamento al Governo ed al sottosegretario di Stato Craxi, per essere venuto in Aula a riferire, mentre esprimo, anche a nome del mio gruppo, il sentito cordoglio a tutta la Chiesa, alla famiglia, e alla comunità di Monsignor Padovese.
L'assassinio di Monsignor Padovese - quali che siano le motivazioni ultime che l'abbiano ispirato - lascia inorriditi, per le modalità brutali con cui è stato eseguito. C'è stato un accanimento che si può definire inquietante e non può non suscitare interrogativi. In particolare, è inevitabile chiedersi quanto possa avere influito sull'episodio e sulle sue connotazioni il clima di intolleranza verso le comunità cattoliche, che va lievitando in tutto il Medio Oriente ed in parte anche in Turchia.
Non vi può essere convivenza civile, libertà, democrazia, se non si garantisce a tutti, ed in particolare alle minoranze, il diritto di scelta religiosa, il diritto di poter esprimere pubblicamente la propria fede, di frequentare i propri luoghi di culto in piena sicurezza.
L'intolleranza religiosa opprime varie parti del mondo. Chiediamo al Governo di impegnarsi, presso la comunità internazionale, perché si facciano prevalere ovunque le ragioni del dialogo e del rispetto interreligioso.
A maggior ragione, essendo la Turchia - è stato detto questa mattina - un Paese membro dell'Unione europea, chiediamo che il Governo italiano intervenga presso quello turco, affinché le minoranze religiose, che lì esistono, siano del tutto riconosciute e maggiormente tutelate, contrastando ogni cultura portatrice di fanatismo e di intolleranza.
Un forte segnale in questo senso sarebbe l'accelerazione delle trattative, in corso da tempo, per il riconoscimento della religione cattolica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà, per due minuti.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Stefania Craxi per la puntuale esposizione di quello che è accaduto in Turchia. Questa violenza contro i cristiani avviene nel Paese che più ha dimostrato in passato di essere un Paese laico e di avere nella propria Costituzione la libertà religiosa, cosa rara nei Paesi musulmani.
Tuttavia, la difficoltà di professare la fede cristiana in tutto il Medio Oriente, ma in Turchia in particolare, in questi ultimi tempi è diventata sempre maggiore. Questo delitto non è l'unico ed avviene in Anatolia; la Turchia è divisa, come spesso avviene in questi Paesi, in tante Turchie.
L'Anatolia è proprio la provincia della Turchia più tollerante: i musulmani dell'Anatolia Pag. 9convivono bene con i cristiani, e questo, evidentemente, suscita reazioni nelle minoranze fanatiche, che non vogliono la convivenza e non hanno rispetto per chi è diverso da loro.
Esprimiamo, a nome del Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud, il cordoglio alla famiglia, alla comunità ecclesiale ambrosiana e al cardinale Tettamanzi, che sicuramente officerà lunedì i funerali di monsignor Padovese.
Chiediamo, quindi, al Governo che continui a lavorare alacremente perché la Turchia non vada in braccio ai Paesi più intolleranti e non si colleghi sempre più da quella parte. È necessario, invece, che la Turchia, che ha il 90 per cento della popolazione, forse più, che guarda all'Europa come a un punto di riferimento importantissimo, sia aiutata ad estirpare queste forme di razzismo, che alcuni, anzi, il vice di monsignor Padovese ha paragonato alle Brigate Rosse nel nostro Paese.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Proclamazione di un deputato subentrante.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito della presa d'atto, nella seduta del 9 giugno 2010, delle dimissioni della deputata Elisabetta Gardini, comunico che, in pari data, la Giunta delle elezioni, ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, ha accertato che il candidato che, nell'ordine progressivo della stessa lista n. 6-Popolo della Libertà nella VII circoscrizione Veneto 1, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Giorgio Conte.
Il Presidente della Camera dà atto alla Giunta di questo accertamento e pertanto proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la VII circoscrizione Veneto 1, Giorgio Conte. Si intende che da oggi decorre il termine di 20 giorni per la presentazione di eventuali ricorsi. Auguri all'onorevole Conte.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Farina Coscioni ed altri; Angela Napoli; Livia Turco ed altri; Di Virgilio e Palumbo; Mura ed altri; Minardo ed altri; Di Pietro ed altri; Scandroglio ed altri; Zazzera; De Poli ed altri: Principi fondamentali in materia di governo delle attività cliniche per una maggiore efficienza e funzionalità del Servizio sanitario nazionale (A.C. 278-799-977-ter-1552-1942-2146-2355-2529-2693-2909-A) (ore 9,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge d'iniziativa dei deputati Farina Coscioni ed altri; Angela Napoli; Livia Turco ed altri; Di Virgilio e Palumbo; Mura ed altri; Minardo ed altri; Di Pietro ed altri; Scandroglio ed altri; Zazzera; De Poli ed altri: Principi fondamentali in materia di governo delle attività cliniche per una maggiore efficienza e funzionalità del Servizio sanitario nazionale.
Ricordo che nella seduta di ieri è stata respinta la questione pregiudiziale di costituzionalità Lenzi ed altri n. 1.

(Esame degli articoli - A.C. 278-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 278-A ed abbinate).
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai Pag. 10sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazione a scalare.
A tal fine il gruppo Italia dei Valori ed il gruppo Misto (per le componenti politiche delle Minoranze linguistiche e Alleanza per l'Italia) sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,52).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

GIUSEPPE PALUMBO, Presidente della XII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PALUMBO, Presidente della XII Commissione. Signor Presidente, vorrei far presente all'Aula che, nella riunione del Comitato dei nove che si è svolta questa mattina alle 9, sono stati riformulati degli emendamenti, alcuni, formalmente, della Commissione ed altri su cui il relatore ha cambiato il parere con una riformulazione, che sono stati inviati alla Commissione bilancio. Non si riferiscono all'articolo 1: si riferiscono ad altri articoli, su cui noi evidentemente aspettiamo il parere.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, avanzo solo una richiesta, per comprendere di cosa si tratti: la prego di verificare con il presidente della Commissione se si tratti di pura riformulazione, oppure se si debbano dare i tempi per subemendare emendamenti che debbono essere considerati ex novo della Commissione.
Vorrei poi svolgere una considerazione: credo che, come è stato chiesto dal presidente della Commissione, non vi sia nessuna difficoltà a proseguire nella discussione, salvo che, quando è necessario assumere il parere della Commissione bilancio, è chiaro che a quel punto qualsiasi decisione si debba prendere da parte della Presidenza, in ordine alle modalità del lavoro dell'Aula, questa sarà da noi considerata adeguata alla necessità sottolineata dal Comitato dei nove.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, non siamo ancora in grado di risponderle, perché gli emendamenti non sono stati formalmente presentati; appena li avremo, verificheremo quello che lei giustamente chiede.
Per consentire il decorso del termine di preavviso, sospendo comunque la seduta, che riprenderà alle 10,15.

La seduta, sospesa alle 9,55, è ripresa alle 10,20.

PRESIDENTE. Invito i colleghi a sciogliere gli assembramenti e a prendere posto.
Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 2.100, 3.101, 4.100, 6.100 e 7.100 che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 278-A ed abbinate).
Avverto altresì che l'emendamento Costa 2.30 è stato ritirato dal presentatore.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 278-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 278-A ed abbinate). Pag. 11
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il testo unificato delle proposte di legge in esame affronta un tema di grande rilievo come il governo clinico. In particolare il testo approvato dalla Commissione affari sociali, trasformando il collegio di direzione in uno degli organi costitutivi dell'azienda sanitaria e ospedaliera e attribuendogli tutta una serie di funzioni, riequilibra in parte la governance all'interno delle strutture sanitarie.
Una parte del potere oggi in capo al direttore generale viene trasferita ai medici: ciò in linea di principio è certamente positivo, si può discutere sulle forme di applicazione ma nella sostanza è condivisibile. Per l'Italia dei Valori però la questione centrale è un'altra, che purtroppo il testo nella forma attuale non affronta. Signor Presidente, le chiedo scusa ma è un po' difficile parlare in queste condizioni.

PRESIDENTE. Onorevole Mura, lei ha ragione. Onorevole Di Virgilio, onorevole Barani, onorevole Cicchitto, per cortesia... Prego, onorevole Mura, prosegua pure il suo intervento.

SILVANA MURA. Mi riferisco alle modalità di nomina dei direttori generali delle aziende ospedaliere e delle ASL poiché, anche qualora venisse approvato il testo unificato delle proposte di legge in esame, i direttori generali continuano a mantenere gran parte del potere che oggi già hanno dunque continuerebbero a svolgere il ruolo di dominus nella struttura sanitaria. Riteniamo che se davvero si vogliono cambiare le cose e si vuole riformare una volta per tutte la sanità italiana, si deve troncare il legame che unisce i direttori generali con la politica, chiaramente in un rapporto di subordinazione.
L'Italia dei Valori ha presentato una serie di emendamenti che vanno proprio in questo senso e che, qualora venissero approvati, realizzerebbero una vera e propria rivoluzione copernicana nella nostra sanità, ponendo probabilmente anche le basi per ridurre quella montagna di spesa che affligge i bilanci delle regioni italiane.
Serve a poco - come fa il testo nella forma attuale - modificare in parte i requisiti che un candidato deve avere per accedere al ruolo dei direttori generali senza però agire sui meccanismi di nomina, svincolandoli una volta per tutte dal controllo dei partiti.
Tutti sappiamo che attualmente esiste un rapporto di natura fiduciaria e discrezionale tra il direttore generale e la regione e che è la regione che nomina e revoca i direttori generali. Questo sistema produce la figura di un dirigente che è subordinato ai politici che lo nominano ma che all'interno della ASL o dell'ospedale ha un potere ampiamente discrezionale, non solo nella gestione ma anche nella nomina di altre figure apicali quali i direttori amministrativi, i direttori sanitari e, sulla base della normativa vigente, anche dei primari.
È evidente che finché perdura questo rapporto di subordinazione sarà impossibile che un direttore generale guidi la struttura che gli viene affidata esclusivamente in base ai principi dettati dalla propria professionalità e da quelli della buona amministrazione. Tutti sappiamo che di fronte alle scelte più disparate che la guida di un'azienda richiede, se la politica che lo ha nominato lo impone, tali scelte verranno adottate dal direttore generale o dalle figure direttamente nominate da lui esclusivamente sulla base di criteri politici, pena l'immediata rimozione.
Tutto ciò ha già prodotto e continuerà a produrre nomine effettuate non in base al merito, a discapito del livello della qualità del servizio offerto, e scelte amministrative assunte non in base a criteri economico-qualitativi, a discapito delle casse delle regioni e di conseguenza delle tasche dei cittadini.
La riforma che viene proposta dagli emendamenti presentati dall'Italia dei Valori prevede di tagliare i legami con la Pag. 12politica attraverso la costituzione di un'autorità regionale indipendente, alla quale spetterà di realizzare vere e proprie selezioni pubbliche per titoli ed esami, dalle quali emergerà una graduatoria. Le regioni potranno attingere proprio a tale graduatoria per le nomine dei direttori generali.
Proponiamo di introdurre una procedura concorsuale al posto della designazione diretta anche per le nomine dei direttori sanitari amministrativi. Oggi tali figure sono nominate direttamente dal direttore generale, che a sua volta è emanazione diretta della regione. L'emendamento propone, come già rilevato, un vero e proprio concorso, da un lato, per fare emergere il merito e, dall'altro, per rendere più indipendenti queste figure fondamentali alla direzione dell'azienda. Si propone dunque l'istituzione di una commissione di quattro membri, di cui uno sia interno all'azienda sanitaria e gli altri tre esterni, individuati tramite sorteggio. A tale commissione spetterà esaminare le candidature e individuare il vincitore.
Proponiamo un criterio più stringente anche per quanto riguarda la selezione dei direttori di strutture complesse, stabilendo che sia la stessa commissione esaminatrice ad individuare il vincitore effettivo del concorso, lasciando al direttore generale esclusivamente il compito di ratificare tale scelta.
Solo facendo in modo che le figure che dirigono una ASL siano chiamate a quel ruolo sulla base delle proprie capacità e non in base alla tessera politica che hanno in tasca, si può trarre che queste non assumeranno decisioni in base a criteri politici, ma esclusivamente professionali.
Su tale punto ruota l'esigenza del sistema sanitario italiano e mi auguro che quest'Aula abbia il coraggio di riconoscerlo e di porvi rimedio. Per l'Italia dei Valori tali punti costituiscono una pregiudiziale assolutamente invalicabile, al punto che non potremmo mai approvare una legge che non li comprende (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

DOMENICO DI VIRGILIO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Fucci 1.30, parere contrario sull'emendamento Livia Turco 1.31, parere favorevole sull'emendamento Farina Coscioni 1.32, parere contrario sugli emendamenti Livia Turco 1.33 e 1.34 e chiede l'accantonamento dell'emendamento Livia Turco 1.35.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCESCA MARTINI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Fucci 1.30.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fucci 1.30, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Luciano Rossi, onorevole Corsaro, onorevole Ria, onorevole Minniti, onorevole Bocciardo, onorevole Casini, onorevole Traversa, onorevole Lovelli, onorevole Bernardini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 478
Maggioranza 240
Hanno votato
266
Hanno votato
no 212).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 13Livia Turco 1.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Luciano Rossi, onorevole Mazzuca, onorevole Grassi, onorevole Ciccioli, onorevole Traversa, onorevole Veltroni, onorevole Pedoto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 476
Votanti 475
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato
211
Hanno votato
no 264).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Farina Coscioni 1.32, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pini, onorevole Calgaro, onorevole Di Pietro, onorevole Damiano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato
474).

Prendo atto che i deputati Peluffo e Galletti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Livia Turco 1.33.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, negli anni scorsi forte è stato l'impegno a costruire un sistema sanitario universale e solidaristico, capace di garantire il diritto alle cure e l'accessibilità alle strutture indipendentemente dalle condizioni sociali ed economiche. I risultati raggiunti, ma anche i limiti legati per esempio alle differenze territoriali, hanno aperto nuove sfide, hanno sollecitato un rinnovato impegno nel mondo sanitario per il miglioramento dei servizi. Sono state queste le motivazioni che ci hanno visti impegnati nel lavoro di rivisitazione del sistema sanitario.
Non ci siamo sottratti, abbiamo lavorato in questa proposta di legge per un riequilibrio dei poteri nella gestione delle aziende. Innanzitutto non più un potere assoluto ai direttori generali: con alcune modifiche - che abbiamo introdotto anche noi - i direttori generali manterranno ancora un significativo potere, derivante dal rapporto fiduciario con la giunta regionale, ma non potranno fare il bello e il cattivo tempo.
Dovranno fissare obiettivi più precisi, altrimenti saranno sostituiti senza appello. La loro stessa nomina sarà condizionata da norme più trasparenti. La seconda scelta, quella strategica, è l'integrazione del collegio di direzione come organo dell'azienda sanitaria. Si tratta di un ritorno della partecipazione dei sanitari nei processi decisionali. I medici, dunque, metteranno la loro competenza, le loro conoscenze per guidare la sanità, per ridurre la portata economicistica e per restituire la centralità della salute. In questo complesso impegno, però, riteniamo vi sia un'insufficienza: il non coinvolgimento dei territori. Abbiamo presentato in tal senso un emendamento e pensiamo che la figura del sindaco per la programmazione del sistema sanitario nei territori sia fondamentale intanto come segno di democrazia, ma anche perché il sindaco è direttamente a conoscenza dei problemi e può determinare quell'integrazione socio-sanitaria fondamentale determinata dai cambi anche epidemiologici delle nostre malattie. C'è bisogno di seguire di più il territorio e per questo non comprendiamo l'indicazione negativa sul nostro emendamento del relatore e del Governo e chiediamo Pag. 14all'Assemblea di votare un emendamento importante per una riforma maggiormente legata ai principi di universalità ed uguaglianza nella sanità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Livia Turco 1.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Caterina, Vannucci, Corsaro, Dal Lago, Melandri, Stefani, Zaccaria, Paladini, Tassone, Tenaglia, Mistrello Destro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori - Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 489
Maggioranza 245
Hanno votato
247
Hanno votato
no 242).

Prendo atto che i deputati Brigandì e Bongiorno hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Livia Turco 1.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa, Follegot, Mura, Ravetto, Ferranti, Iannuzzi, Rampelli, Lulli, Aracri, Ceccacci Rubino, Paolo Russo, Guido Dussin...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori - Dai banchi del gruppo del Partito Democratico si grida: «dimissioni»! - Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 496
Maggioranza 249
Hanno votato
251
Hanno votato
no 245).

Prendo atto che il deputato Bellotti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Livia Turco 1.35.
Onorevole Di Virgilio, è da accantonare?

DOMENICO DI VIRGILIO, Relatore. Signor Presidente, chiedo dieci minuti circa di sospensione dei nostri lavori per una valutazione sull'emendamento Livia Turco 1.35.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, poiché era già stato chiesto di accantonare l'emendamento Livia Turco 1.35, è chiaro che possiamo soprassedere alla votazione dell'articolo 1 ed, eventualmente, procedere sugli altri emendamenti che riguardano l'articolo 2. Tuttavia, è chiaro che, se vi è un orientamento unanime del Comitato dei nove, siamo disponibili a prendere in considerazione la sospensione. Diversamente, le chiedo di procedere, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole relatore, dobbiamo sospendere? Il Comitato dei nove è d'accordo sulla richiesta di sospensione dei lavori?

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, mi scusi, ma non ho Pag. 15capito; non ho fisicamente udito l'intervento del collega Quartiani: mi può ricapitolare, per cortesia, la richiesta che è stata avanzata? Grazie, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Di Virgilio, per cortesia, vogliamo riprendere le fila? Prego, onorevole Di Virgilio.

DOMENICO DI VIRGILIO, Relatore. Signor Presidente, ho chiesto la sospensione dei lavori per 15 minuti in relazione all'emendamento Livia Turco 1.35.

PRESIDENTE. Le chiedo se la richiesta di sospensione è condivisa dal Comitato dei nove.

DOMENICO DI VIRGILIO, Relatore. Signor Presidente, è condivisa a maggioranza, non all'unanimità.

PRESIDENTE. Se non c'è condivisione nel Comitato dei nove, porrò ai voti la richiesta di sospensione, sulla quale darò previamente la parola ad un deputato a favore e ad uno contro.
Ha chiesto di parlare il presidente Palumbo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PALUMBO, Presidente della XII Commissione. Signor Presidente, la richiesta di sospensione in relazione all'emendamento Livia Turco 1.35, è necessaria, perché questo emendamento, praticamente, si contrappone, in parte, all'ultimo emendamento che è stato approvato, per cui, se non sospendiamo, non possiamo andare avanti con il provvedimento, perché molti articoli vengono inficiati dall'approvazione o meno della modifica proposta da questo emendamento. Per cui, chiedo nuovamente di sospendere i nostri lavori.

PRESIDENTE. La richiesta, quindi, di sospensione dei lavori è stata avanzata per valutare ciò che è accaduto in seguito all'approvazione di alcuni emendamenti, non soltanto per accantonare l'emendamento Livia Turco 1.35.

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non stiamo giocando ai bussolotti. La maggioranza è andata sotto su due emendamenti - e vorrei far notare a qualcuno, alla mia destra, che il mio gruppo, come sempre, è decisivo ogni volta che il Governo va in maggioranza, se non se ne fosse reso conto -, ma a prescindere da questo, se chiedono la sospensione, anche per un corretto funzionamento, è giusto accordargliela, perché altrimenti non sappiamo come andare avanti.
È inutile che giochiamo a dividerci non si sa più su che cosa. Visto che questi due emendamenti sono stati bocciati, è giusto concedere la sospensione, magari anche più lunga del quarto d'ora richiesto.

PRESIDENTE. Ho messo in risalto il motivo per cui è stata riformulata la richiesta, la quale non è legata solo all'accantonamento dell'emendamento Livia Turco 1.35.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, secondo la nostra valutazione, si tratta di emendamenti che non modificano sostanzialmente il testo, ma è del tutto evidente che, se il Presidente ritiene che la modifica sia tale per cui è necessario che si riunisca la Commissione ...
Mi vorrei rivolgere all'onorevole Casini che ha avuto un piccolo lapsus: lui ha detto che sono determinanti quando la maggioranza vince; in questo caso, sono stati determinanti quando la maggioranza è andata sotto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. A parte l'essere determinanti o meno, ritengo che vada accolta la richiesta di sospensione.

Pag. 16

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, so bene che è prassi di quest'Aula, quando per una volta - in questo caso per due - la maggioranza va sotto, riunire il Comitato dei nove per vedere cosa produce in fatto di conseguenze per il provvedimento.
Proprio perché ce ne diciamo di tutti i colori io e l'onorevole Casini, credo di capire il retropensiero dell'onorevole Casini, che però mi pare di condividere: l'onorevole Casini ci fa capire, senza dirlo, che il fatto politico che la maggioranza sia andata sotto due volte, l'abbiamo ottenuto. Sperare di ottenerlo tre volte - fra cinque minuti arriverà qualcuno per coprire la maggioranza -, scusami se mi permetto di dirlo chiaramente, è inutile. Non cerchiamo di stravincere: abbiamo vinto, mandiamo il provvedimento in Commissione e prendiamoci in mano questo risultato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta per 30 minuti.

La seduta, sospesa alle 10,50, è ripresa alle 11,20.

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione è stato da ultimo approvato l'emendamento Livia Turco 1.34.
Ha chiesto di parlare il presidente della XII Commissione (Affari sociali), onorevole Palumbo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PALUMBO, Presidente della XII Commissione. Signor Presidente, vorrei farle rilevare che nel Comitato dei nove è stato evidenziato che, anche alla luce degli emendamenti approvati e per favorire il successivo e naturale prosieguo del provvedimento, si ritiene opportuno rinviare il provvedimento in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia dei Valori), in modo che il provvedimento possa essere esaminato nel migliore dei modi.

PRESIDENTE. Visto il grande successo ottenuto e non essendovi obiezioni, il testo unificato delle proposte di legge n. 278-A ed abbinate si intende rinviato in Commissione.
(Così rimane stabilito).

Seguito della discussione delle mozioni Reguzzoni, Bernardo ed altri n. 1-00375, Lulli ed altri n. 1-00377, Borghesi ed altri n. 1-00378, Misiti ed altri n. 1-00380 e Vietti ed altri n. 1-00382 concernenti il rafforzamento del contrasto all'evasione contributiva e fiscale, con particolare riferimento al settore del commercio ambulante (ore 11,21).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Reguzzoni, Bernardo ed altri n. 1-00375, Lulli ed altri n. 1-00377, Borghesi ed altri n. 1-00378, Misiti ed altri n. 1-00380 e Vietti ed altri n. 1-00382 concernenti il rafforzamento del contrasto all'evasione contributiva e fiscale, con particolare riferimento al settore del commercio ambulante (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta del 7 giugno 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

Pag. 17

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sulle mozioni Reguzzoni, Bernardo ed altri n. 1-00375, Lulli ed altri n. 1-00377, Borghesi ed altri n. 1-00378, Misiti ed altri n. 1-00380 e Vietti ed altri n. 1-00382.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Prendo atto che l'onorevole Borghesi, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, non è presente in Aula; si intende che via abbia rinunciato.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non mi permetterei mai, ma vorrei suggerirle che, considerato che è stato così immediato il passaggio a questo punto all'ordine del giorno, forse sarebbe opportuno non ritenere subito decaduti i colleghi perché stanno arrivando in Aula.

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Giachetti. Il solo problema è che non mi sembra vi sia nessuno di coloro che avevano chiesto di parlare per dichiarazioni di voto...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, ringrazio il Governo per il parere favorevole espresso sulla mozione n. 1-00377, di cui sono primo firmatario. Vorrei solo svolgere alcune brevi osservazioni. È particolarmente importante per noi che la lotta contro l'illegalità economica sia fondata sulla presentazione del documento unico di regolarità contabile e in questa direzione auspichiamo che il Governo si faccia parte attiva, insieme alla Conferenza Stato-regioni, per individuare dei criteri minimi omogenei su tutto il territorio nazionale per procedere all'applicazione precisa del documento di regolarità contabile.
Se questa iniziativa raggiungerà gli effetti desiderati, è chiaro che si porrà un freno al prosperare del commercio sleale, della illegalità e anche, in parte, della contraffazione, e si potrà arrivare anche a un recupero dell'evasione fiscale e contributiva.
In questo quadro, il secondo impegno che abbiamo inserito nella mozione è che una quota del recupero che si dovrà realizzare sul piano dell'evasione fiscale sia destinato al miglioramento dei mercati, quindi alle amministrazioni locali per migliorare i siti in cui si svolgono i mercati, che sono un elemento molto importante ai fini del controllo del territorio e che costituiscono un contributo alla civilizzazione delle nostre città, soprattutto dei quartieri che hanno subito un certo degrado negli ultimi anni.
Allo stesso tempo, è previsto che si vincoli l'iniziativa delle regioni, attraverso il recupero dell'evasione contributiva e soprattutto dell'evasione fiscale, affinché si incentivi l'ambulante alla modernizzazione e al miglioramento della propria struttura produttiva. Pensiamo, infatti, che questa attività economica abbia una particolare importanza anche se insiste su un solo segmento dell'economia, ma si tratta di un segmento molto importante, non solo perché va incontro alle fasce di reddito meno abbienti, ma anche perché - come ho già ricordato - svolge una funzione importante per la coesione sociale e per il controllo del territorio in modo molto positivo, e non con criteri di polizia, ma con l'idea che più riusciamo a suscitare attività nelle nostre piazze e nei nostri quartieri, più la vivibilità aumenta.
Quindi, siamo soddisfatti del parere favorevole che il Governo ha voluto esprimere su questa mozione e, considerato che le altre mozioni sono sostanzialmente abbastanza simili a quella che abbiamo presentato, penso che possiamo tranquillamente, almeno per quanto riguarda il Pag. 18dispositivo, avere un atteggiamento positivo. (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Forcolin. Ne ha facoltà.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, l'impegno di questo Governo e del Parlamento nella lotta all'evasione fiscale è evidente. I dati del 2008 e del 2009 dimostrano che l'erario ha recuperato più di 9 miliardi di euro rispetto al 2008, mentre l'INPS da parte sua ha recuperato crediti per oltre 4,5 miliardi di euro, con un incremento di ben il 65 per cento rispetto al 2008.
Anche l'ultima manovra del 2010 (il decreto-legge n. 78 del 2010) contiene numerose norme che vanno verso il recupero di somme non versate all'erario. Cito la maggiore partecipazione dei comuni all'attività di accertamento e contrasto all'evasione fiscale con un'importante compartecipazione dei comuni, fino al 33 per cento...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Forcolin. Per cortesia, onorevole Baccini, onorevole Giro onorevole Vannucci, onorevole Moroni...

GIANLUCA FORCOLIN. Grazie, signor Presidente. Dicevo dell'importante compartecipazione del 33 per cento dei comuni per l'ente locale, che potrà dare anche una boccata di ossigeno ai propri bilanci, ma nello stesso tempo potrà monitorare sul territorio quei fenomeni di irregolarità ed evasione così evidenti.
Inoltre, sono previsti: l'emersione degli immobili non registrati, il monitoraggio nel 2011 degli immobili non censiti, la comunicazione telematica delle operazioni rilevanti ai fini IVA, le nuove modalità di determinazione sintetica del reddito, le imprese che cessano l'attività nello stesso anno in cui aprono (si controllano quindi queste anomalie), oltre alle imprese che dichiarano perdite per più esercizi.
Ma nello specifico del commercio ambulante, che è oggetto della mozione, fra i tanti provvedimenti adottati in tema di contrasto all'evasione, ha introdotto un ulteriore strumento per combattere il fenomeno, il DURC, ossia il documento unico di regolarità contributiva, già obbligatorio per tutti gli appalti e i subappalti dei lavori pubblici, per i lavori privati soggetti al rilascio di concessione edilizia o alla DIA e per le attestazioni SOA. Ora può essere richiesto anche dalle regioni nell'esercizio della potestà legislativa in tema di commercio ai soggetti che richiedono l'autorizzazione all'esercizio del commercio su aree pubbliche.
Già con un mio emendamento recepito dal relatore al decreto-legge n. 78 del 2009 era stato introdotto l'obbligo di presentazione del DURC, anche per le autorizzazioni all'esercizio del commercio su queste aree pubbliche. L'emendamento prevedeva la revoca dell'autorizzazione nel caso di mancata presentazione iniziale o nel caso di concessione in essere, entro il mese di gennaio di ogni anno. Lo scopo evidente era quello di arginare il fenomeno dell'abusivismo tra i commercianti ambulanti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,30).

GIANLUCA FORCOLIN. La norma poi è stata rivista e corretta durante la discussione della legge finanziaria per il 2010 e ora è prevista piena autonomia alle regioni per subordinare l'autorizzazione all'esercizio del commercio su aree pubbliche e la presentazione dello stesso DURC.
Il DURC, vista l'efficacia che ha avuto nel settore dell'edilizia e degli appalti pubblici, è sicuramente un valido strumento per combattere la crescente evasione contributiva nel settore del commercio ambulante. Il fenomeno, già presente con la componente italiana, si è diffuso a seguito della massiccia immigrazione marocchina, pachistana, senegalese e cinese, che ha ingrossato le fila dei commercianti ambulanti nel nostro Paese. Pag. 19
Chiediamo che l'applicazione del DURC, per l'effetto territoriale in cui viene a cadere, produrrà un drastico ridimensionamento del commercio ambulante irregolare con le revoche immediate delle autorizzazioni amministrative da parte delle varie polizie locali per chi non si adegua al pagamento dell'INPS e delle imposte regionali e comunali, di fatto concedendo - questo è il punto importante - maggiori margini di competitività per le nostre imprese e per chi, invece, rispetta le regole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). In un momento così delicato e così selvaggio, privo di normative puntuali, spesso l'azienda non riesce più a garantire l'efficienza della propria attività autonoma. È proprio per questi commercianti onesti che dobbiamo lavorare perché l'equità e l'omogeneità delle regole sia garantita in un momento difficile come questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
A tutela dei nostri territori, bene stanno facendo anche i sindaci con ordinanze mirate a tutela dei propri commercianti sia in sede fissa che ambulanti.
Nella lotta a questo abusivismo manca il contrasto della vendita delle merci contraffatte. Si tratta di un altro tema importante, che produce solo lo sfruttamento di immigrati disperati e alimenta le casse delle organizzazioni criminali e mafiose. Il fenomeno avviene soprattutto nelle località balneari del nord, dove in questo periodo vi è una vera e propria invasione, senza regole e senza confini. Anche a loro dobbiamo dare un segnale forte affinché questi primi cittadini trovino norme certe da applicare al contrasto del commercio abusivo in piena sintonia con gli uffici amministrativi di controllo e con le forze dell'ordine presenti.
Gli obiettivi di questa mozione sono, quindi, semplici, ma allo stesso tempo ambiziosi: promuovere la cultura del rispetto delle regole tra gli operatori economici attraverso campagne di sensibilizzazione e prevenzione di questi fenomeni di evasione e di elusione fiscale; favorire un rapporto più collaborativo tra fisco e contribuente, basato su reciproca fiducia, nel quale l'amministrazione finanziaria è al servizio del contribuente e non viceversa; stimolare il Governo a proseguire l'azione di prevenzione, di controllo e di repressione del fenomeno dell'evasione sia fiscale sia contributiva, rafforzando l'impegno già profuso nella seconda parte del 2008 e per tutto il 2009 che citavo; migliorare il coordinamento sul territorio di tutti gli attori che concorrono al raggiungimento dell'obiettivo, ossia le agenzie territoriali delle entrate, l'INPS, le società concessionarie e la guardia di finanza stessa, in modo da ottimizzare le risorse ed eliminare le sovrapposizioni tra enti; concentrare gli sforzi del Governo nel prevenire e contrastare i fenomeni di evasione contributiva nel settore del commercio, in particolare tra gli ambulanti, favorendo l'introduzione della richiesta del documento unico di regolarità contributiva (DURC) da parte degli organismi competenti (INPS, regioni e comuni), quale documento obbligatorio al fine del permanere della licenza di commercio in essere.
Per questi motivi e per quanto espresso, il gruppo della Lega Nord Padania voterà convintamente a favore della mozione in esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, è ora presente in Aula. Ha facoltà di parlare.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, abbiamo presentato una mozione che in parte impegna il Governo in modo un po' diverso dalle altre, ma comunque sempre per raggiungere lo stesso obiettivo. È inutile ricordare che il commercio ambulante è una delle tradizioni del commercio italiano che davvero si perde nella notte dei secoli, ma che spesso viene oggi confuso con un'attività che non è il vero commercio ambulante, ma è quel commercio irregolare che spesso viene svolto da chi non riesce a trovare altre forme di lavoro ed è quindi un'attività che va colpita perché irregolare e sprovvista di autorizzazione. Pag. 20
D'altra parte, è prevalentemente in questo commercio illegale che si annida anche la vendita di materiale contraffatto, specie nel settore dell'abbigliamento e delle borse, anche se qualche fenomeno di vendita di materiale contraffatto si riscontra talvolta anche presso coloro che hanno l'autorizzazione.
Bisogna sottolineare che la legge nazionale ha previsto l'uso del documento unico di regolarità contributiva (DURC) come strumento discriminante per il mantenimento di questa autorizzazione. Ho sentito anche il collega della Lega che, intervenendo adesso, ha rafforzato l'importanza di questo strumento, devo dire però che fino ad oggi la legislazione nazionale è resa vana dal fatto che poche regioni, alle quali compete di legiferare in merito, lo hanno realmente fatto: mi sembra che lo ha fatto la Lombardia, ma non altre regioni.
Il vero impegno che dobbiamo chiedere al Governo, a parte quello generale per la lotta all'evasione fiscale e contributiva, è quello di farsi promotore presso le regioni, anche attraverso la Conferenza Stato-regioni, affinché intervengano, così come oggi la legge consente loro, per far sì che il DURC diventi condizione necessaria per poter mantenere nel tempo l'autorizzazione.
Noi abbiamo anche chiesto al Governo nel dispositivo della nostra mozione di sostenere il diritto dei consumatori alla salute e dei produttori europei alla tutela dalle frodi commerciali, specie per i prodotti contraffatti o che contengono sostanze nocive alla salute, anche attraverso un rafforzamento dei controlli alle frontiere. Riteniamo, peraltro, che tutte le mozioni che sono state presentate siano degne di attenzione e quindi di voto favorevole. In questo senso dunque preannuncio il voto favorevole dell'Italia dei Valori sulle mozioni presentate.

PRESIDENTE. Anche l'onorevole Misiti, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, è presente in Aula. Ha facoltà di parlare.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, già nella discussione generale abbiamo espresso la nostra opinione e siamo veramente soddisfatti del fatto che tutte le mozioni sono indirizzate allo stesso obiettivo della riduzione dell'evasione fiscale.
Questo strumento - il DURC -, che è stato molto utile in precedenza sugli appalti, si è dimostrato efficace e può essere utile anche in questo settore.
Nella nostra mozione abbiamo messo in evidenza non solo la necessità di colpire coloro i quali praticano l'abusivismo nel commercio ambulante, ma anche di intensificare i controlli sulle aziende che producono le merci per il commercio ambulante, quindi anche le merci contraffatte. Questo allargamento a coloro i quali forniscono le merci ci sembra, infatti, indispensabile.
Allo stesso modo, ci sembra indispensabile non fermarci al confronto tra Stato e regioni, come sostengono altre mozioni, ma affrontare la questione in sede di Conferenza unificata al fine di coinvolgere non solo le regioni, ma anche le province (ovviamente finché resteranno nell'ordinamento) e i comuni, perché per l'introduzione del DURC è necessario coinvolgere, oltre alle regioni, anche le province e i comuni.
Ciò premesso, voteremo a favore di tutte le mozioni perché il Movimento per le Autonomie crede molto a questa impostazione di ridurre in modo totale e di azzerare l'evasione fiscale in questi settori: così si difendono i lavoratori onesti, le piccole aziende oneste e anche gli ambulanti onesti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, innanzitutto occorre fare una premessa. Il commercio ambulante è un aspetto fondamentale in alcune aree del Paese; pensiamo, infatti, alle aree più disagiate, alle Pag. 21molte zone del nostro Paese nelle quali, senza il commercio ambulante, evidentemente regolare, sarebbe impossibile provvedere all'accorciamento della filiera, da un lato, e, dall'altro, all'approvvigionamento alimentare per tutti i nostri concittadini.
Nel corso dell'ultimo biennio, tuttavia, si è registrato un calo del gettito IVA per due ragioni molto evidenti a tutti: la prima è la diminuzione dei consumi, la seconda è l'impennata dell'evasione fiscale. Secondo un principio assolutamente ragionevole, possiamo immaginare che questi due fenomeni, purtroppo, tenderanno in qualche modo ad aumentare la tentazione del cittadino in questa direzione, in un periodo di crisi così grave, le cui conseguenze sociali si vedranno nei prossimi mesi, e in cui, da un lato, si stringerà la cinghia, e, dall'altro, laddove si potrà, si cercherà appunto di non pagare e di aumentare la propria evasione fiscale.
Secondo la stima più recente, sarebbe di 25-26 miliardi di euro la cifra d'affari di mercati fissi e itineranti, chioschi e fiere, e di 24 milioni di consumatori il numero dei cittadini italiani che vi si recano una volta a settimana e vi effettuano almeno un acquisto. Questi dati servono per riflettere con chiarezza sugli elementi del fenomeno di cui stiamo parlando, in un contesto in cui l'evasione fiscale e contributiva avrebbe toccato ben più del 16 per cento del prodotto interno lordo, ossia una cifra francamente poco tollerabile per un Paese come il nostro, perché rappresenta un freno ineludibile alla crescita e alla spesa delle amministrazioni pubbliche e del Governo, oltre ad essere un fatto di un'ingiustizia sociale evidente.
La regione Lombardia, con una sua legge molto importante, a nostro avviso, negli scorsi anni ha introdotto alcuni obblighi per i comuni e per gli operatori commerciali sull'area pubblica attraverso due strumenti: la carta di esercizio, da un lato, e l'attestazione di verifica annuale, dall'altro. Entrambi gli strumenti sono volti a contrastare il dilagante fenomeno dell'abusivismo e dell'irregolare esercizio dell'attività commerciale su area pubblica, tenendo conto dell'attuale impianto normativo generale e delle competenze delle diverse amministrazioni.
Senza facili slogan anche noi abbiamo presentato una nostra mozione su questo tema, perché chiediamo di mettere nelle condizioni più favorevoli gli organi preposti alla vigilanza delle aree pubbliche, per identificare rapidamente gli operatori in regola rispetto a quelli che, per un motivo o per un altro, non lo sono e continuano, nonostante tutto, a svolgere il proprio commercio ambulante.
L'impegno che chiediamo al Governo è di promuovere, in sede di Conferenza Stato-regioni, l'adozione di strumenti simili o analoghi a quelli introdotti dalla regione Lombardia, finalizzati al contrasto del fenomeno dell'evasione fiscale e contributiva e dell'abusivismo nel settore del commercio ambulante, nonché a rafforzare i controlli, diretti ed incrociati, da parte degli organi preposti.
Queste ci sembrano le uniche strade, reali e assolutamente urgenti, per contrastare un fenomeno che danneggia, per la qualità dei prodotti, chi è onesto e svolge l'attività secondo le leggi del nostro Stato e che, nello stesso tempo, non consente ai produttori italiani di avere un mercato attento alle proprie produzioni.
In questo senso, apprezziamo molto l'indicazione del Governo, che ha espresso un parere favorevole nei confronti dell'argomento in quanto tale, avendo accettato tutte le mozioni presentate ed espresso parere favorevole nei confronti del nostro tentativo, che riteniamo assolutamente importante, di indicare non solo la tematica generale, ma anche i due strumenti concreti che possano portare il nostro Parlamento e l'azione del Governo a contrastare il fenomeno, non solo davanti a eccezionali spot televisivi, ma anche nella quotidianità e nell'interesse degli ambulanti e dei commercianti onesti e dei cittadini che vogliono pagare le proprie tasse (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

Pag. 22

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, svolgo alcune brevissime considerazioni sulla mozione Reguzzoni, Bernardo ed altri n. 1-00375, che mette in risalto un primo dato, ossia che il Governo, in una giusta continuità, sottolineando l'aspetto riferito all'attualità, sta conducendo una battaglia per la giusta legalità anche dal punto di vista fiscale e della lotta all'evasione. Ciò mette in risalto, in queste mozioni e, in particolar modo, in quella condivisa anche con la Lega, numeri importanti e crescenti riferiti ad alcune iniziative, che - come verificheremo prossimamente nella manovra che discuteremo nei due rami del Parlamento - mettono in evidenza i risultati importanti nell'interesse dell'economia del nostro Paese e della tutela che vogliamo dare ai nostri concittadini e al mondo delle imprese.
Credo che i dati che vengono riportati oggi - riguardanti l'Agenzia delle entrate, l'INPS e il ruolo importante ricoperto da un organismo come la guardia di finanza - un corpo di élite - e il fatto di avere avuto la capacità di mettere assieme e coordinare più organismi per la lotta all'evasione, portando a casa risultati importanti e facendo rientrare ingenti somme nelle casse dell'erario, siano i primi dati in virtù dei quali abbiamo deciso di condividere e sottoscrivere la mozione menzionata. Si tratta, quindi, di dati che ci incoraggiano rispetto ad un'iniziativa che dobbiamo ovviamente continuare a tenere ben desta.
Inoltre, nella mozione Reguzzoni, Bernardo ed altri n. 1-00375 mettiamo in luce uno dei segmenti del sistema produttivo (in particolar modo, parliamo del commercio degli ambulanti): sia tratta di un aspetto di legalità nei riguardi di coloro che arrivano da altri Paesi e producono effetti negativi, per un verso, sotto l'aspetto contributivo e, per un altro verso, mettendo in risalto il cosiddetto lavoro nero.
Ecco perché è importante riuscire a coniugare le esperienze che tanto hanno dato come risultato alla lotta all'evasione, utilizzando passaggi e momenti importanti, applicati anche in altri contesti: mi riferisco ai livelli locali e al ruolo che anche le regioni possono ovviamente ricoprire, con una giusta attenzione in termini di trasparenza, che noi chiediamo sia nei confronti del lavoro sia, soprattutto, in termini di lotta all'evasione come passaggio compiuto. Pertanto, anche ricorrere ad ulteriori sistemi può essere un aspetto aggiuntivo importante, se ciò va nella direzione che prima ricordavo.
Ecco perché, a questo proposito, l'accoglimento da parte del Governo della nostra mozione e la decisione delle diverse forze politiche di esprimere il sostegno e l'impegno alla lotta all'evasione, sulla base di ciò che abbiamo evidenziato, credo che sia un fatto fondamentale.
Ecco perché mi pare che sia importante il richiamo ad alcuni passaggi di metodo, riconoscendo i grandi meriti che ha avuto e ha questo Governo, come vedremo anche ovviamente nella manovra finanziaria. Sottolineiamo la nostra condivisione, esprimendo voto favorevole su questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Reguzzoni, Bernardo ed altri n. 1-00375, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sposetti, Calgaro, Lo Monte, Ghizzoni, Aracu, Sani, Viceministro Urso e Verini...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 23
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato
499
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lulli ed altri n. 1-00377, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Lo Monte e Porcino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti 501
Votanti 498
Astenuti 3
Maggioranza 250
Hanno votato
495
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Borghesi ed altri n. 1-00378, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Casini, Colucci, Lisi, Alessandri, Bosi e Agostini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti 501
Votanti 495
Astenuti 6
Maggioranza 248
Hanno votato
489
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che i deputati Razzi, Oliverio e La Loggia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Misiti ed altri n. 1-00380, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Andrea Orlando, Veltroni, Agostini, Damiano, Lo Monte e Portas...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti 500
Votanti 497
Astenuti 3
Maggioranza 249
Hanno votato
497).

Prendo atto che i deputati Oliverio, Razzi e Servodio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vietti ed altri n. 1-00382, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Damiano, Servodio, Mondello, Buttiglione...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 501
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato
500
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Razzi e Catanoso hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Pag. 24

Seguito della discussione delle mozioni Boniver ed altri n. 1-00338, Mecacci ed altri n. 1-00344, Evangelisti ed altri n. 1-00376, Misiti ed altri n. 1-00379, Tempestini ed altri n. 1-00381 e Vietti ed altri n. 1-00383, concernenti iniziative per la tutela dei diritti umani a Cuba, con particolare riferimento ai dissidenti politici e ai detenuti per reati di opinione (ore 12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Boniver ed altri n. 1-00338, Mecacci ed altri n. 1-00344 (Nuova formulazione), Evangelisti ed altri n. 1-00376, Misiti ed altri n. 1-00379, Tempestini ed altri n. 1-00381 e Vietti ed altri n. 1-00383, concernenti iniziative per la tutela dei diritti umani a Cuba, con particolare riferimento ai dissidenti politici e ai detenuti per reati di opinione (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta del 7 giugno 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni presentate.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, onorevole Ravetto, ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno (Commenti).
Le sembra questo il modo di rivolgersi ad una signora?

LAURA RAVETTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo accetta la mozione Boniver ed altri n. 1-00338, accetta la mozione Mecacci ed altri n. 1-00344, purché riformulata nel senso di sopprimere il secondo capoverso del dispositivo, altrimenti il Governo si rimette all'Assemblea. Il Governo accetta le mozioni Evangelisti ed altri n. 1-00376 e Misiti ed altri n. 1-00379. Accetta, altresì, la mozione Tempestini ed altri n. 1-00381, purché riformulata nel senso di sopprimere nell'ultimo capoverso del dispositivo le parole da «di questi atti» fino alla fine, altrimenti il Governo si rimette all'Assemblea. Il Governo accetta, altresì, la mozione Vietti ed altri n. 1-00383.

PRESIDENTE. Sottosegretario Ravetto, potrebbe ripetere il parere sulla mozione Tempestini ed altri n. 1-00381?

LAURA RAVETTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Si signor Presidente, la mozione Tempestini ed altri n. 1-00381 è stata accettata, purché riformulata nel senso di sopprimere al terzo capoverso del dispositivo le parole da «anche considerato che il compimento di questi atti» fino ad «embargo», altrimenti il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Quindi, sottosegretario Ravetto, le parole da «anche considerato» fino alla fine dovrebbero essere soppresse?

LAURA RAVETTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, signor Presidente.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, dirò soltanto poche parole, perché il dibattito generale ci aveva portato a una conclusione quasi totalmente unitaria, anzi, vi era stata una proposta di unificare le mozioni in una sola proposta, trattandosi di mozioni che riguardavano politiche internazionali.
Avevamo accettato questa idea con entusiasmo, perché ci sembrava che i contenuti delle diverse mozioni fossero tutti convergenti. Se ciò non è stato possibile, anche con le riformulazioni, pensiamo di votare a favore, come Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud, di tutte le mozioni. Pag. 25
Metto in evidenza il fatto che l'iniziativa che era stata presa aveva una finalità limitata ai dissidenti politici e ai detenuti per reati di opinione a Cuba, mentre, evidentemente, il dibattito e il contenuto delle mozioni hanno allargato questo concetto e hanno insistito anche su un altro punto, che può essere considerato non strettamente legato al primo, ma che ha molta attinenza con esso.
Si tratta del fatto che Cuba è sottoposta, oggi, ancora, dopo tanti decenni, ad un embargo molto grave, che tiene i cittadini di Cuba in una condizione, anche economica e sociale, molto negativa, perché, chiaramente, l'embargo non colpisce quelli che stanno bene, ma i poveri e i lavoratori di Cuba.
Abbiamo insistito su due questioni: abbiamo insistito sia sulla libertà di opinione, i diritti umani e la scarcerazione dei detenuti politici, che è un dovere per noi chiedere a tutte le nazioni, ma abbiamo contemporaneamente detto che è necessaria la fine dell'embargo a Cuba, per risolvere completamente i problemi di questa isola caraibica.
Su queste due richieste abbiamo trovato anche un ampio consenso all'interno della discussione dell'altro giorno. Vorremmo, quindi, che questo Parlamento, alla fine, si orientasse verso un unico indirizzo e che ci potessimo presentare nel consesso internazionale con queste due richieste contemporanee, anche se le due cose non vengono evidenziate in tutte le mozioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mecacci, al quale chiedo, durante il suo intervento, di esprimersi anche sulla richiesta di riformulazione della sua mozione n. 1-00344, che è stata avanzata dal rappresentante del Governo.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, quanti minuti ho?

PRESIDENTE. Onorevole Mecacci, ha dieci minuti.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, glielo chiedo perché credo che sia opportuno, visto che abbiamo un po' di tempo, ricostruire questa mattina anche come siamo arrivati a questa discussione in Parlamento. Infatti, lo scorso 25 febbraio - alcuni colleghi lo ricorderanno - a Cuba è morto un detenuto politico, che era imprigionato dal 2003. Si chiamava Orlando Zapata Tamayo ed è morto a seguito di uno sciopero della fame durato oltre 80 giorni, con il quale faceva una richiesta precisa alle autorità cubane, e cioè di vedersi migliorate le condizioni di detenzione all'interno del carcere dove si trovava. Quella richiesta rimase inascoltata: le autorità cubane non prestarono l'assistenza sanitaria che era dovuta in quelle condizioni, anche nonostante le pressioni internazionali che ci furono, e Orlando Zapata Tamayo è morto. In quei giorni, in particolare con la collega Boniver, decidemmo di presentare una mozione in questo Parlamento, affinché si potesse discutere di questa vicenda, che segnava, purtroppo, un epilogo tragico di una lotta dell'opposizione cubana che va avanti da decenni e che ha visto questo ennesimo sacrificio.
Signor Presidente e colleghi, il 6 aprile scorso il Ministro degli affari esteri Frattini ha rilasciato un'ampia intervista al Corriere della Sera, nella quale si diceva (questo è il titolo dell'intervista) stupefatto del silenzio in Italia sulla vicenda del dissenso cubano. Era il 6 aprile, ora siamo quasi alla metà di giugno: ci sono voluti più di due mesi per poter calendarizzare in Aula una discussione sulla situazione a Cuba. Credo allora che vi sia un minimo di moralità politica da far valere in Parlamento, in base alla quale quando gli esponenti del Governo si espongono e fanno presente all'opinione pubblica del nostro Paese quali sono gli indirizzi della politica nel nostro Governo, vi sia un'opportunità per il Parlamento di discuterne insieme: non che il dibattito politico si faccia solo sui giornali, e si lasci poi invece alla discussione parlamentare una stanca Pag. 26ripetizione o analisi di quanto è già noto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
Mi consenta, signor Presidente (l'ho fatto anche in altre occasioni, in occasione di discussioni generali su trattati o su mozioni che riguardavano la politica estera): anche oggi il Governo, che il 6 aprile si diceva stupefatto per il silenzio in Italia, è rappresentato in Aula non da un sottosegretario per gli affari esteri, giammai dal Ministro, che raramente abbiamo visto a discutere in Aula di politica estera, ma dal sottosegretario per i rapporti con il Parlamento.
Non è molto facile allora spiegarci e convincerci che il Governo ritenga questo tema una questione prioritaria; tant'è che il sottosegretario, come vede, è impegnata in una discussione, immagino, relativa a questo argomento...

PRESIDENTE. Pregherei l'onorevole Gozi di non impedire al rappresentante del Governo di ascoltare l'intervento dell'onorevole Mecacci.

MATTEO MECACCI. Lasci perdere, signor Presidente, tanto è lo stesso.
Nell'intervista del 6 aprile, con riferimento al punto che è stato sollevato dal Governo e dalla mia mozione, che si ritiene di non condividere, ad una domanda sulle sanzioni e sull'embargo nei confronti di Cuba, l'onorevole Ministro degli affari esteri Frattini rispondeva: «Ho sempre sentito questi ragionamenti: le sanzioni finiscono con il rafforzare i regimi, che a loro volta si isolano ancora di più. C'è sempre chi le mette in discussione, ma quali leve abbiamo noi Paesi democratici, noi europei, gli Stati Uniti, se non quelle delle sanzioni? Non credo che si sarebbero potute immaginare misure diverse, così come non ho creduto a misure alternative per la Birmania o in questi giorni per l'Iran. Non si trovano idee alternative perché non ce ne sono».
Stiamo parlando di una discussione che avverrà nei prossimi giorni a livello di Unione europea, perché ogni anno essa è chiamata a rivedere la posizione comune su Cuba. Tale posizione comune fu infatti assunta a seguito di un evento accaduto il 18 marzo 2003, quando 75 tra dissidenti, intellettuali, sindacalisti e persone che criticavano il Governo furono incarcerate non per aver commesso reati o per accuse di terrorismo o violenza contro il regime, ma semplicemente perché esprimevano opinioni contrarie a quelle del mantenimento di uno Stato a partito unico e di un sistema autoritario.
L'Unione europea, in quell'occasione, decise di applicare delle sanzioni; il che significa negare i visti ai rappresentanti del Governo cubano, cercare di limitare individualmente le possibilità per fare affari per gli esponenti di questo regime. Si parla tanto dell'embargo nei confronti dei cittadini cubani, che è per loro un problema, ma non c'è nessun embargo per gli esponenti di un regime e dei sistemi autoritari: noi sappiamo benissimo che quando gli embarghi commerciali sono di carattere generale, sono i cittadini a soffrirne, e non le classi dirigenti.
Con la mozione in esame, e seguendo le parole pubblicate sul Corriere della Sera dal Ministro degli affari esteri Frattini, noi chiediamo che quanto meno si discuta in sede di Unione europea di rifare quello che è stato già fatto. Non stiamo inventando niente.
È opportuno riaprire la discussione su questo punto perché sappiamo che negli anni scorsi vi è stato l'avvicendamento tra Fidel Castro ed il fratello Raul, vi sono state aperture da parte della comunità internazionale, l'Unione europea ha tolto le sanzioni e si sono auspicate riforme democratiche ma sappiamo che tutto questo non è accaduto, tant'è che dei 75 detenuti politici che furono arrestati nel 2003 oggi ancora 54 - secondo i dati di Amnesty International - si trovano nelle carceri cubane.
Se questo è il tema, se queste sono le posizioni che il Governo presenta all'opinione pubblica italiana, credo che non vi sia motivo di non condividere questo tipo di dispositivo e questo suo paragrafo in Pag. 27particolare, e non posso pertanto accogliere la richiesta che è stata avanzata dal Governo.
L'importanza di questa discussione e del fatto di farla oggi è che a Cuba continua questa lotta non violenta. Un altro filosofo, un altro intellettuale, Guillermo Farinas, è giunto ormai ad oltre cento giorni di sciopero della fame e adesso si trova all'interno di un ospedale a Cuba in uno stato di grave difficoltà di salute, sebbene pare che le autorità cubane - a differenza di quanto è avvenuto lo scorso febbraio - stiano prestando le cure adeguate. Tuttavia Guillermo Farinas sta continuando lo sciopero della fame perché chiede che almeno 25 di questi 54 detenuti politici presenti nelle carceri cubane, che sono affetti da gravi malattie, possano essere liberati o quanto meno posti in strutture che ne possano garantire il rispetto della salute.
Nei giorni scorsi si è registrato un fatto positivo: per la prima volta l'arcivescovo de L'Avana, il cardinal Ortega, è stato ricevuto da Raul Castro e vi è stata una discussione che ha riguardato anche le sorti di questi detenuti politici perché il Vaticano si è fatto carico di portare avanti questa iniziativa, devo dire senza un supporto - quanto meno pubblico ed evidente - da parte né del nostro Governo né di altri Governi. Come primo risultato si è avuto il trasferimento di sei di questi detenuti politici in carceri più vicine a quelle delle loro famiglie.
Se cerchiamo di occuparci di questi temi, abbiamo il dovere di ascoltare chi sul terreno sta cercando di portare avanti questa lotta e la richiesta di Farinas, insieme a tutti i movimenti di opposizione (da Oscar Chepe a tanti altri che adesso stanno parlando pubblicamente), è quella di fare pressione sulle autorità cubane per riuscire ad ottenere che quanto meno abbia luogo la liberazione di questi detenuti politici.

PRESIDENTE. Onorevole Mecacci, la invito a concludere.

MATTEO MECACCI. Quando si parla di politica estera si fa riferimento spesso alla necessità - e concludo, signor Presidente - che vi sia una posizione comune del Parlamento, una voce unica del Paese: penso che non debba essere sempre così, che vi sia una moralità anche nel fare opposizione e chiedere al Governo di rispettare quelli che sono gli impegni pubblici che ha assunto.
Se il Ministro degli affari esteri Frattini dice sui giornali che le sanzioni sono uno strumento utile per portare avanti questo tipo di politiche, credo che sia doveroso chiedere anche al Governo di rispettare questo tipo di impegni, altrimenti si ha un malinteso senso dello Stato e di unità che vede purtroppo spesso anche l'opposizione sostenere provvedimenti di politica estera del nostro Governo che violano palesemente i diritti umani (è stato il caso, ad esempio, del Trattato con la Libia e degli accordi con la Russia di Putin).

PRESIDENTE. Onorevole Mecacci, deve concludere.

MATTEO MECACCI. Noi su questo non siamo d'accordo e chiediamo - e speriamo - che il Parlamento esprima un voto favorevole sulla nostra mozione (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Mecacci, dal suo intervento deduco che non accetta la proposta di riformulazione avanzata dal Governo e dunque procederemo alla votazione della sua mozione così com'è.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, normalmente ha luogo un dialogo tra il Parlamento ed il Governo: io ho svolto delle considerazioni che quanto meno riterrei fossero oggetto di valutazione da parte del Governo.
Però, signor Presidente, succede sempre così, quando si parla di politica estera e di diritti umani...

PRESIDENTE. Va bene, solleciteremo la sottosegretario Ravetto a interloquire con lei, ma se non intende farlo non Pag. 28possiamo costringerla. Il sottosegretario, se lo riterrà, potrà comunque intervenire.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signora Presidente, ovviamente a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, esprimo soddisfazione per il parere favorevole del Governo sulla nostra mozione, che differisce soltanto, o meglio sostanzialmente, su due punti.
Anche noi siamo sensibili al tema dei diritti umani a Cuba e anche noi rivendichiamo libertà e democrazia sull'isola, al pari dei nostri colleghi; in più però abbiamo messo in evidenza due elementi: il primo è il ruolo che sta svolgendo la Chiesa cattolica nei confronti del regime e del Governo di Cuba per favorire un necessario progresso verso le affermazioni dei diritti civili; l'altro riguarda la necessità di porre fine a un embargo, che sta soffocando la popolazione civile e non il regime, come avviene ad ogni latitudine e in ogni Paese in cui non vi è libertà. L'embargo penalizza le popolazioni civili, non i Governi. In tal senso ho apprezzato, fra le tante, anche la mozione dell'onorevole Misiti, che propone almeno di sospendere l'embargo per un anno. Noi vorremmo rimuoverlo del tutto.
Oggi pongo il problema e questo elemento di soddisfazione, a maggior ragione dopo avere incontrato, proprio questa mattina, due donne: una si chiama Adriana Perez, l'altra Olga Salanueva. Sono rispettivamente le mogli di Gerardo Hernandez e di René Gonzalez, due dei cinque cubani prigionieri e condannati negli Stati Uniti per attività sovversiva.
Credo che non abbiamo niente da insegnare agli Stati Uniti per quanto riguarda la democrazia, tuttavia sentire dire da queste donne che non vedono i mariti imprigionati negli Stati Uniti da dodici anni, fa da pendant e corrisponde ad una limitazione di un diritto umanitario, prima ancora che civile.
Allora ben vengano queste nostre mozioni di attenzione alla situazione di Cuba e dei diritti civili sull'isola, ma dovremmo essere capaci di proporre questa nostra stessa attenzione a trecentosessanta gradi, continuando in questo nostro impegno di civiltà giuridica, di tutela dei diritti, di lavoro a favore della democrazia perché possa operare ad ogni latitudine e in ogni Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, in questa nostra epoca che è di grande globalizzazione dell'informazione e che l'anno scorso ha ricordato sessanta anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, ciò che sorprende è che vi sia ancora bisogno di martiri della libertà, per richiamare l'attenzione di tutti su quello che resta il diritto prioritario di ogni uomo ovvero il diritto nella sua libertà, di poter esprimere quello che pensa, quando lo pensa e come lo pensa, nel pieno rispetto degli altri, ma soprattutto di se stesso e della propria coscienza.
La condizione di Orlando Zapata Tamayo, morto poco meno di due mesi fa, a cui non è affatto seguita una politica di inclusione e dunque anche di liberalizzazione nei confronti di quelli che sono considerati 58 prigionieri di coscienza, è un caso che richiama davvero la nostra attenzione sulla responsabilità degli organismi internazionali, sia che si tratti dell'ONU, sia che si tratti dell'Unione europea.
C'è davanti a questi temi, davanti a questi regimi, una sorta di complicità fatta di ambiguità, di silenzio e di ipocrisie, qualcosa che dovrebbe far appellare a un valore più alto. Ricordo, per tutti, l'indimenticabile viaggio di Giovanni Paolo II a Cuba di pochi anni fa, e la richiesta incalzante e pressante del Santo Padre perché veramente fossero liberati i prigionieri e perché a questi prigionieri potesse essere concesso il diritto ad esprimersi. Fu uno degli eventi mediatici a più alto impatto a favore della libertà, della libertà Pag. 29d'espressione, della libertà che riguarda anche le condizioni umane con cui debba e possa essere concessa ad un uomo la prigione.
Anni fa Valladares scrisse un libro straordinario nella descrizione delle prigioni di Cuba e di quel libro potremmo dire per analogia quello che si disse del nostro libro Le mie prigioni di Silvio Pellico: aveva fatto più male al regime austriaco quel libro di quanto non ne avesse fatto un'intera guerra di indipendenza. Valladares ci descriveva allora (ma sono ormai oltre venti anni) condizioni inimmaginabili per la società occidentale, una società che era vissuta forse in una sorta di mito di quello che poteva essere l'ideologia comunista cubana.
Noi oggi ci troviamo davanti a un'espressione che rivela come questi Governi, questi regimi, siano non migliorabili e richiedano invece un cambiamento radicale. Il passaggio da Fidel Castro a suo fratello Raul Castro dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, come non si possa parlare di miglioramento ma si debba parlare di cambiamento radicale. È questo quello che la società occidentale, qualunque società che si costruisca intorno al valore del lavoro, al valore della libertà, al valore del rispetto della vita umana, deve oggi chiedere con voce ferma e forte, utilizzando tutti gli strumenti democratici, che sono gli strumenti della non violenza, ma anche strumenti concreti e reali dell'accoglienza, tutti strumenti concreti e reali del voler sentire la voce libera.
Ricordo per tutti anche le pressioni e le oppressioni subite dalla blogger che aveva utilizzato gli strumenti più tipici, più light della nostra cultura (come sono quelli della comunicazione per via informatica e via etere), nonché l'impossibilità a lasciare il Paese. Oggi abbiamo bisogno del fatto che la voce libera dei popoli perlomeno si possa alzare perché nessuno possa dire «io non sapevo», perché nessuno si possa giustificare davanti alla propria coscienza del fatto di essere diventato complice, sia pure involontario, di questi grandi delitti contro l'umanità.
Per questo noi chiediamo ovviamente il voto a favore da parte di tutta l'Assemblea sulla mozione da noi presentata e ci impegniamo a sostenere le mozioni che su questi punti sono chiare, ferme e determinate, e che nulla concedano all'ambiguità (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, chiedo di poter apporre la mia firma, sia quella ideale e solidale a nome di tutto il gruppo della Lega Nord, sia quella mia personale alla mozione Boniver n. 1-00338.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Reguzzoni, d'intesa con gli altri sottoscrittori, diventa secondo firmatario della mozione testé indicata.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, il 23 febbraio 2010 è la data in cui è morto il detenuto operaio Orlando Zapata Tamayo. Una persona che aveva iniziato lo sciopero della fame per protestare contro le condizioni inumane alle quali alcuni dissidenti politici (circa 200) sono sottoposti a Cuba. È una data importante, una data che ha fatto aprire, ancora una volta, gli occhi di tutti noi sulla situazione di un regime dittatoriale che da anni imperversa in quell'isola.
Inoltre occorre ricordare gli altri detenuti che in questo momento stanno conducendo con estrema lucidità fino alle estreme conseguenze quello sciopero della fame e della sete per protestare.
Oggi ci accingiamo a votare delle mozioni che prevedono degli obiettivi e sulle quali il Governo prende degli impegni tra cui, innanzitutto, quello di coinvolgere tutta una serie di organizzazioni internazionali affinché si possa, in qualche maniera, ottenere delle condizioni carcerarie Pag. 30più umane per questi cosiddetti - come li chiama il regime castrista - mercenari al soldo degli Stati Uniti. Non solo, in alcune mozioni si chiede anche la fine dell'embargo, della restrizione economica imposta tanti anni fa. Ora mi chiedo, dati i pareri espressi dal Governo, se il Governo italiano abbia cambiato posizione per quanto riguarda l'embargo, dato che in alcune mozioni se ne richiede l'abolizione e non mi sembra che nel parere espresso dal Governo sia stato chiesto di eliminare questo impegno. Allora, se è così, dobbiamo rivedere la nostra posizione e il gruppo della Lega Nord non la rivedrà affatto, perché se vogliamo imporre - termine che uso tra virgolette - altre possibilità di sanzioni, non vedo perché si debba in questo momento abolire l'embargo, che certamente non è compito del nostro Governo italiano. È un impegno che questo Parlamento, secondo il nostro parere, non deve assolutamente prendersi. È per questo che sono rimasto un po' sorpreso da questa posizione.
Noi della Lega Nord voteremo a favore della mozione Boniver ed altri n. 1-00338, a cui il nostro presidente di gruppo ha aggiunto la propria firma, ma certamente non voteremo a favore di altre mozioni che prevedono la fine dell'embargo.
È interessante che, comunque, la mozione Tempestini ed altri n. 1-00381, del Partito Democratico, preveda di esercitare delle pressioni sul Governo cubano affinché decida l'immediata scarcerazione dei dissidenti attraverso l'immediata ratifica degli accordi internazionali sui diritti civili. Penso che questa debba essere una misura che doveva essere recepita; mi sembra che così non è stato, chiedo lumi al Governo e al collega Tempestini.
Ho la netta sensazione, quindi, che vi sia un po' di confusione sotto questo aspetto e gradirei che vi fosse una maggiore conseguenzialità per quanto riguarda la mozione presentata a nome della maggioranza e le posizioni espresse dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini, al quale chiedo anche di esplicitare se accetta o meno la riformulazione proposta dal Governo. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, voglio dire subito che avremmo potuto percorrere un altro tratto di strada insieme, arrivando ad una formulazione più complessiva, come era innanzitutto nel mio auspicio, ma anche - mi è parso - di altre componenti politiche sia della maggioranza sia dell'opposizione. Siamo al punto in cui siamo e, quindi, voteremo la nostra mozione ed esprimeremo un giudizio sulle altre.
Voglio dire subito che respingo la richiesta di riformulazione della mia mozione e vengo subito al punto.
La nostra è una mozione che si è sforzata considerevolmente di assumere una posizione di grande equilibrio, non perché questa ricerca dell'equilibrio sia fine a se stessa, ma perché pensiamo che, riguardo alla particolare e gravissima situazione in cui versano i detenuti politici a Cuba - e sulla quale non dirò nulla perché abbiamo già detto e su tale punto, naturalmente, siamo tutti d'accordo in questo Parlamento -, dobbiamo esprimere, non soltanto un auspicio, ma, nei limiti del possibile, fare politica nel modo migliore del termine.
Per far politica nel modo migliore del termine, per fare cioè un'azione di Governo circa questa questione, dobbiamo tenere conto di entrambi i punti dai quali dobbiamo partire: da un lato, dobbiamo far sentire alta, forte, la voce del Parlamento democratico di questo Paese e far sentire questa voce alta e forte attraverso il Governo del Paese in tutti i consessi internazionali dove la sua voce, e quella dell'Unione europea, possono contare. Questo è il primo punto: dobbiamo, quindi, assumere posizioni nette, precise, che non si prestino a nessun equivoco, ma che, soprattutto, abbiano la caratteristica di essere credibili per la loro forza di convinzione e per la loro determinazione. Pag. 31
Dall'altro lato, naturalmente, questo si deve accompagnare anche ad una capacità di stare sul terreno diplomatico, per cercare di cogliere tutte le possibilità e tutte le condizioni possibili perché, da parte del Governo cubano, oggi e non domani, nelle prossime settimane, non nei prossimi mesi, si possa fare qualche passo avanti, incoraggiati in questa direzione da ciò che ha fatto la Chiesa cattolica cubana, la quale ha ottenuto qualche piccolo, ma importante, significativo, passo avanti, come la traduzione, in località più vicine alle famiglie, di alcuni dei condannati per motivi politici in quel Paese.
Onorevole Presidente e onorevoli colleghi, siamo alla vigilia di alcuni importanti statement, alcune importanti decisioni dell'Unione europea, la quale ha, nel suo percorso, una trattativa avviata, portata avanti, e ancora, naturalmente, in corso, con il Governo cubano proprio su questo argomento. Penso, quindi, che con l'avvicinarsi della scadenza di fine mese, nella quale l'Unione europea procederà ad una definizione di posizioni e di politiche rispetto al tema, da una parte - ripeto - dobbiamo far sentire forte la nostra voce e, dall'altra, mantenere aperta una forma di dialogo.
Ecco perché sui due punti più immediati di riflessione politica (uno è quello della fine dell'embargo, che unanimemente giudichiamo, ormai, una sorta di macigno preistorico che sbarra un po' la strada ad una possibile evoluzione dei rapporti politici con Cuba), abbiamo, nella nostra mozione, posto una questione di buon senso. Ci siamo rivolti, infatti, al Governo italiano chiedendogli, a sua volta, di rivolgersi a quello cubano, per dire, sostanzialmente, che passi avanti significativi, sul terreno dei diritti umani, con l'immediata liberazione dei detenuti politici, potrebbero spingere, fortemente e credibilmente, l'Unione europea, facendo sentire la sua voce, per convincere il Governo degli Stati Uniti d'America. Siamo convinti che da quella parte ci sarebbero orecchie attente, disposte all'ascolto, per chiudere questo capitolo dell'embargo.
Non si tratta di posizioni, quindi, puramente «declamatorie». Poniamo, in qualche modo, sul tappeto l'idea di un trade-off che vada nella direzione auspicata da tutti e, cioè, quella di una forte risposta del Governo cubano alla questione dei detenuti politici e ad una apertura conseguente, possibile, sulla questione dell'embargo.
Per la stessa ragione noi diciamo «no» all'idea che l'Unione europea ponga sanzioni individuali nei confronti del Governo e del regime cubano, perché in questa fase politica l'imposizione di sanzioni individuali non ci porterebbe lontano: rischierebbe soltanto di irrigidire ulteriormente la situazione e non condurrebbe all'esito che unanimemente tutti vogliamo, che è quello di determinare alcuni significativi fatti positivi sulla questione della libertà personale dei detenuti a Cuba. Sono queste le ragioni che mi hanno spinto, signor Presidente, a parlare di buonsenso e di posizione equilibrata che abbiamo voluto assumere per dare e per cercare di imprimere a questo dibattito una torsione che andasse verso il terreno di soluzioni praticamente positive. È per questo che noi ci regoleremo sostanzialmente così: voteremo a favore della nostra mozione ed esprimeremo una posizione di astensione sulle altre, salvo quella dell'onorevole Vietti, la n. 1-00383 che ci pare colga largamente la stessa nostra ispirazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della Villanova University della Pennsylvania (Stati Uniti), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, la collega onorevole Boniver ha ampiamente illustrato le considerazioni, i motivi e gli elementi che caratterizzano la mozione di cui la stessa Boniver è prima firmataria. Non v'è dubbio che il regime comunista cubano - anche se è stato più volte detto in quest'Aula da parte di molti Pag. 32- non ha modificato minimamente il suo grado di illiberalità e il suo atteggiamento dispotico. In quell'isola ormai da troppo tempo non c'è più libertà: non c'è libertà e nessuna libertà per tutto il popolo cubano.
Proprio perché questo regime viola i diritti umani, vi è un atteggiamento di ribellione: molti sono i detenuti politici, che tra l'altro subiscono nelle carceri cubane, inospitali e disumane, trattamenti particolarmente duri e inaccettabili, prima di tutto per la stessa dignità della persona umana. Molti di loro non riescono a sopportare questi disumani trattamenti. Gli appelli lanciati in sede internazionale da più parti (dal nostro Paese, dall'Europa, dagli Stati Uniti) non hanno ottenuto risultati concreti. Neanche quegli auspici che si potevano immaginare dopo la visita del Papa Giovanni Paolo II, alcuni anni fa, hanno avuto esito. La durezza di questo regime si è fatta sentire e continua ad essere molto dura. Addirittura anche per gli stessi dissidenti: a loro è negata la possibilità di avere una difesa indipendente; la difesa diventa una farsa ed è un atteggiamento che la comunità internazionale e i popoli liberi non possono accettare. Qualche giorno fa, in questa stessa Aula, alcuni di noi sono intervenuti per evidenziare un gesto emblematico di questa dissidenza.
È il gesto che può portare alle estreme conseguenze della stessa vita da parte di Guillermo Farinas, un caso umano di un dissidente che sta immolando la propria esistenza per la libertà del proprio Paese e del proprio popolo.
Il Governo italiano si è sempre disposto con molta determinazione e certezza nei confronti di atteggiamenti che, innanzitutto, non sono oggetto di condivisione ma di contrasto, perché, quando si nega la libertà di un popolo, si nega la libertà della stessa persona. Pertanto, mi sembra che sia un atteggiamento ingeneroso quello citato poco fa nei confronti del nostro Governo e dello stesso nostro Ministro degli affari esteri; ritengo, quindi, che tale atteggiamento debba essere rigettato in ragione del fatto che vi è sempre stata una grande determinazione e una grande disposizione contraria e collaborativa, invece, nei confronti di tutti i soggetti internazionali che collaborano costruttivamente per fare in modo che la disumanità di questo Stato e di questo regime possa essere ridotta e alleviata e si possa fare in modo che il popolo cubano ritorni alla libertà.
In conclusione, credo utile questa nostra giornata in cui vi sono tante mozioni che con molto equilibrio affrontano questi temi. Non ultimo ricordo, per esempio, l'intervento del collega Tempestini che indubbiamente ha espresso nella mozione n. 1-00381, di cui è primo firmatario, un insieme di elementi equilibrati e condivisibili.
Concludo il mio intervento, preannunziando che il nostro gruppo voterà a favore delle mozioni Boniver ed altri n. 1-00338 e Vietti ed altri n. 1-00383. Proprio in ragione di questa volontà di attenzione e di equilibrio, noi, come gruppo del Popolo della Libertà, ci asterremo sulle restanti mozioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baccini. Ne ha facoltà.

MARIO BACCINI. Signor Presidente, intendo portare un piccolo contributo al nostro dibattito soprattutto perché mi convince la mozione Boniver ed altri n. 1-00338 sugli aspetti riguardanti la repubblica di Cuba, oggetto ormai di un dibattito politico in questi ultimi anni. Mi convincono i pareri del Governo - e tra questi la prima risposta è venuta dal Ministro Frattini e lo ricordo ai colleghi che sono intervenuti - in quanto il Governo ha fornito la propria disponibilità a dare risposte positive volte ad aprire un dibattito in Parlamento. Pertanto, avendo espresso il proprio parere favorevole su molte mozioni, si è avuta la prima risposta del Ministro degli affari esteri circa la rottura del muro del silenzio, ossia quella denuncia che lo stesso Ministro ha compiuto in difesa dei diritti umani in quanto penso che i diritti umani stiano a cuore a Pag. 33tutti i parlamentari che compongono questa Assemblea.
Ricordo che sui diritti umani si sono cimentati in questi decenni non solo la Chiesa e le organizzazioni internazionali ma anche i gruppi politici. In ordine alla questione che oggi affrontiamo, vorrei soltanto ricordare che il punto non è denunciare in ogni occasione la lesione di questi diritti. Il punto, a mio avviso, non è difenderli in ogni occasione ma, piuttosto, tentare, in questo momento, di evitare che possano essere calpestati anche in futuro. Credo che il compito della politica sia proprio quello di andare oltre.
Allora non limitiamoci a denunciare oggi con l'ennesimo ordine del giorno o mozione una manifestazione di stato d'animo. Ormai ne abbiamo viste tante di queste manifestazioni.
L'iniziativa dell'onorevole Boniver e ciò che ho ascoltato dall'onorevole Pianetta vanno oltre l'intenzione politica, nella direzione di andare oltre le sanzioni (almeno secondo quello che ho capito oggi in apertura di questo dibattito), per evitare che gli embarghi possano diventare un impedimento per il popolo cubano e per i popoli oppressi.
Quindi, è necessaria un'azione politica di diplomazia preventiva. Se non vogliamo soltanto arricchirci delle nostre considerazioni, può essere utile invitare il Governo ad esercitare un'azione di diplomazia ulteriore, oltre alle sanzioni e ai fori internazionali, per difendere veramente, attraverso la cooperazione internazionale, i diritti umani non soltanto con la denuncia, ma con l'arte della politica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, colleghi, su questo argomento e su quello delle missioni di pace sono sempre un po' dissidente rispetto alle correnti generali. Sicuramente mi allineo con tutti coloro che hanno condannato la mancanza di esercizio dei diritti civili e politici. Altrettanto sicuramente, però, vorrei proporre all'Assemblea due brevissime considerazioni.
Gli assunti devono essere verificati. Le autorità cubane hanno dato delle giustificazioni che necessitano di verifica e, quindi, è evidente che sarebbe stato opportuno proporre una verifica. In alcune di queste mozioni la verifica viene data dalla Croce Rossa e quindi questo è un dato positivo che intendo sottolineare.
La seconda questione, signor Presidente, è che non è simpatico essere forti con i deboli e debole con i forti. Se un principio è giusto, è giusto sempre. Se i diritti civili e i diritti umani vanno rispettati, vanno rispettati in tutte le Nazioni, quindi vanno rispettati certamente con forza a Cuba, ma vanno rispettati altrettanto certamente e con forza in Cina.
Quindi, credo che la logica debba essere unica per tutto il mondo. La vita e il rispetto della vita e della libertà personale è uguale per tutti gli esseri umani. Ci dobbiamo battere per Cuba come ci dobbiamo battere per la Cina e non possiamo pensare che, soltanto perché abbiamo degli interessi di carattere economico, possano essere sacrificate delle vite e i diritti dei bambini, dei malati eccetera.
L'ultima questione, che però non è ultima, è che una di queste mozioni dice pressoché: «se voi fate i buoni noi agiremo affinché venga ovviamente posta fine all'embargo». In quest'Aula ci sono state delle sollecitazioni al Ministro Frattini, il quale ha detto in maniera chiara che per l'Italia l'embargo a Cuba deve cessare.
Questo è un meccanismo che non può esser sottoposto a condizioni, perché l'embargo è stato disposto sessant'anni fa per problemi di carattere politico che la maggior parte delle persone non ricorda più e non può essere giustificata la sofferenza di un popolo per il fatto che non ha i diritti civili. Infatti - lo ricordo ancora una volta - i diritti dell'uomo sono uguali per tutti e in tutto il mondo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Pag. 34

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Ravetto, che sta svolgendo una azione di supplenza, ma non esiste - scandisco: «non esiste» - che davanti ad un dibattito così importante su un tema rilevante per l'opinione pubblica, il Governo si permetta di non essere presente e la Presidenza si permetta di accettare un dibattito senza la presenza del Ministro o del sottosegretario competenti (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Non mi interessa continuare una polemica, infatti siamo qua e votiamo tranquillamente, ma le chiedo di farsi carico che questo fatto non costituisca precedente, perché parliamo tutti dello scadimento del Parlamento, ma questo è un contributo significativo a determinarne un ulteriore scadimento qualitativo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ALESSANDRO MARAN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, intervengo soltanto per associarmi alla richiesta avanzata qualche istante fa dal collega Casini. Gran parte delle difficoltà che si stanno manifestando dipendono dalla circostanza, del tutto inusuale, che a trattare un argomento di così grande rilevanza (si sta addirittura parlando delle potenziali sanzioni a Cuba) sia dedicata l'attenzione con la supplenza - come giustamente sottolineava il collega Casini - di un membro del Governo, che deve cercare di mediare come può ad una questione che non domina completamente.
Ringraziamo la collega Ravetto, ma è inaccettabile che una questione del genere venga sottoposta al Parlamento con questa sciatteria.
Signor Presidente, le chiediamo di farsi interprete dell'esigenza di consentire al Parlamento un dibattito appropriato e di affrontare questioni così rilevanti in maniera adeguata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, abbiamo già affrontato in altra sede la questione relativa alla rappresentanza del Governo in ordine alle mozioni, ai pareri e a tutto quanto attiene al compito del Governo nella dialettica con il Parlamento.
La Presidenza, in occasione di questioni analoghe a quella sollevata dal presidente Casini, che possono essere valutate relativamente all'opportunità politica, ma non certo a questioni regolamentari, ha sancito e spiegato in altra sede, anche recentemente, che ciascun componente del Governo, essendo l'Esecutivo un organo collegiale, rappresenta il Governo in quanto tale.
Quindi, credo che, al di là della sottolineatura dell'onorevole Casini, che può essere più o meno condivisa, la legittimità del Governo ad essere rappresentato da qualsivoglia esponente (in particolare, in questo caso dal sottosegretario per i rapporti con il Parlamento, che, in quanto tale, è chiaramente delegato ai rapporti con l'Assemblea) sia assolutamente legittima. Credo si debba ringraziare per il lavoro svolto l'onorevole Ravetto, che ha rappresentato così bene le posizioni del Governo in quest'Aula.
Aggiungo anche che questa mattina, su richiesta dell'opposizione, il Governo nella persona del sottosegretario per gli affari esteri, onorevole Craxi, è stato qui in Aula a riferire su un'informativa che l'opposizione stessa ha chiesto. Quindi, non si può certo dire al Governo che non sia presente in tutte le proprie competenze. È vero anche, come l'onorevole Casini sa bene, che le dinamiche dell'Assemblea sono tali che si è deciso all'ultimo momento di rinviare in Commissione il testo di un Pag. 35provvedimento che aveva 140 emendamenti e, quindi, era credibile che il relativo esame sarebbe andato avanti per tutta la giornata. Pertanto, ci si è trovati ad affrontare queste mozioni in una situazione nella quale il Governo ha avuto un preavviso relativo. Quindi, credo che si debba ringraziare il sottosegretario Ravetto e non contestarla (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei dire attraverso di lei con grande franchezza all'onorevole Baldelli che, se avesse ascoltato quello che hanno detto i colleghi Casini e Maran, avrebbe capito - e una volta tanto non sarebbe male che ne prendessimo atto in quest'Aula - che non si pone un problema regolamentare, ma si sta ponendo un problema politico: abbiamo davanti a noi delle mozioni che hanno una rilevanza politica enorme, onorevole Baldelli, non solo per l'opposizione - se ne faccia una ragione! - ma anche per la maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
Quindi, forse, al di là del grande merito dell'onorevole Ravetto, se vogliamo avere un ruolo positivo c'è un problema politico di interlocuzione politica, e non regolamentare! Ci vuole poco a capirlo e sarebbe molto utile che si corresse ai ripari in questo senso (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Credo che si possa sicuramente aderire alle osservazioni dell'onorevole Baldelli quando sostiene che, dal punto di vista regolamentare, la presenza del Governo è assolutamente assicurata e anche la Presidenza ringrazia in maniera particolare il sottosegretario Ravetto.
È anche vero che gli interventi del presidente Casini, dell'onorevole Giachetti e dell'onorevole Maran hanno sollevato una questione politica che dalla sede politica deve trovare una risposta.

Da questo punto di vista, credo che le richieste vadano assolutamente prese in considerazione da parte della Presidenza.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boniver, Reguzzoni ed altri n. 1-00338, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Oliverio, Dal Moro, D'Ippolito Vitale, Antonino Russo, Lanzillotta, Palumbo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 296
Astenuti 199
Maggioranza 149
Hanno votato
285
Hanno votato
no 11).

Onorevole Compagnon, ha chiesto di parlare?

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, rinuncio.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mecacci ed altri n. 1-00344 (Nuova formulazione), su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 36

Onorevoli Della Vedova, Paniz, Di Stanislao, Lanzillotta, Ciccioli, Grassi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 380
Astenuti 109
Maggioranza 191
Hanno votato
27
Hanno votato
no 353).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Evangelisti ed altri n. 1-00376, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 130
Astenuti 365
Maggioranza 66
Hanno votato
47
Hanno votato
no 83).

Prendo atto che il deputato Ascierto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Ventura e Franceschini hanno segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimerne uno favorevole.
Passiamo alla votazione della mozione Misiti ed altri n. 1-00379.
Avverto che il primo capoverso del dispositivo di tale mozione risulta parzialmente assorbito dal dispositivo della mozione Boniver ed altri n. 1-00338. Tale mozione sarà pertanto posta in votazione per le parti non assorbite.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Misiti altri n. 1-00379, per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ricordo all'Assemblea che il Governo ha accettato questa mozione. I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 77
Astenuti 420
Maggioranza 39
Hanno votato
51
Hanno votato
no 26).

Prendo atto che il deputato Andrea Orlando ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Tempestini ed altri n. 1-00381, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Della Vedova, Russo, Ghiglia, Madia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 491
Votanti 249
Astenuti 242
Maggioranza 125
Hanno votato
225
Hanno votato
no 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vietti ed altri n. 1-00383, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Martinelli...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 37
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 417
Astenuti 72
Maggioranza 209
Hanno votato
417).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 13,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Brigandì n. 2-00731)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Brigandì n. 2-00731 è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative in merito all'offerta del Governo della Repubblica argentina nei confronti dei detentori di titoli argentini finiti in default nel 2001 - n. 2-00744)

PRESIDENTE. L'onorevole Lusetti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00744, concernente iniziative in merito all'offerta del Governo della Repubblica argentina nei confronti dei detentori di titoli argentini finiti in default nel 2001 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

RENZO LUSETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, sottosegretario Casero, la ringrazio per l'attenzione su un tema molto importante. L'oggetto della mia interpellanza urgente n. 2-00744 è l'ormai famosissima questione dei cosiddetti tango bond, un tema che ha messo in grande difficoltà tantissimi risparmiatori italiani.
Lo dico perché si tratta sicuramente di un tema che riguarda il Governo dell'economia italiana e il Ministro dell'economia e delle finanze, ma anche il Ministero degli affari esteri, sottolineando in questo modo l'intervento che in precedenza l'onorevole Casini ha svolto, lamentando l'assenza del Ministero degli affari esteri in ordine all'importantissima mozione sul rispetto dei diritti umani a Cuba: si trattava di un'importante mozione, che ha visto un approfondito dibattito in quest'Aula, ma che, purtroppo, ha visto l'assenza sia del Ministro sia dei sottosegretari agli affari esteri del nostro Governo. Lo dico perché vediamo spesso latitante il Governo in materia di politica estera, soprattutto in quest'Aula.
Si tratta di un tema di carattere economico, ma che riguarda i rapporti tra il nostro Paese e l'Argentina. Come è noto, riguardo ai cosiddetti tango bond, vi sono dodici giorni in più - in realtà sono quindici, ma ora ne sono rimasti dodici - per aderire alla nuova offerta che il Governo argentino ha avanzato in ordine ai cosiddetti tango bond, per aderire allo swap.
Onorevole Casero, il Governo della Repubblica argentina ha reso pubblica la nuova offerta nei confronti dei detentori di titoli argentini finiti in default nel 2001. L'offerta di concambio del Governo argentino non sta andando bene rispetto alle aspettative ed è per questo motivo che vi è una richiesta di quindici giorni in più per aderire allo swap: ne è una prova il fatto che questa scadenza, che inizialmente è stata fissata per il 7 giugno 2010, quindi tre giorni fa, è stata prorogata al 22 giugno 2010. La nuova offerta - mi rivolgo ai colleghi presenti in Aula e anche a lei, ma lei lo sa già, onorevole sottosegretario - prevede due nuovi titoli: il primo è il Discount, con scadenza 2033 (quindi tra molti anni), che prevede un taglio pari al 66,3 per cento del valore nominale; il secondo è il cosiddetto Par, che scade cinque anni dopo, ossia nel 2038 (tra moltissimi anni), per un valore pari al 100 per cento del valore nominale di quello posseduto, ma solo per crediti fino a cinquantamila dollari e per un ammontare complessivo non superiore a due miliardi di dollari. Pag. 38
È posta a carico dei risparmiatori la commissione dello 0,4 per cento sul valore di scambio dei bond e non vengono riconosciuti gli interessi tra il 2001 e il 2003.
Secondo la task force argentina, che è un'associazione promossa dalle banche italiane per tutelare gli investitori italiani - mi rivolgo a lei, signor sottosegretario, e ai colleghi presenti in Aula - sono circa 180 mila i possessori italiani di bond argentini: questi investitori sono cittadini, generalmente sono pensionati, casalinghe, lavoratori, persone che hanno investito i risparmi di una vita in questi bond.
In qualche modo, questo valore di 4 miliardi di dollari è andato in fumo. Ci sono tanti risparmiatori italiani in grosse difficoltà per aver creduto anche alle offerte che le banche italiane hanno fatto qualche anno fa nei confronti di titoli così importanti. Questi risparmiatori hanno affidato un mandato alla task force argentina e non hanno accettato le condizioni proposte dal Governo argentino nel 2005. Onorevole sottosegretario, ci sono anche altri obbligazionisti che hanno bond per circa 1 miliardo di dollari che hanno seguito la task force argentina e non hanno aderito allo swap del 2005. Onorevole sottosegretario, le chiedo di avere qualche informazione in più, anche in virtù di un lavoro che il Ministro dell'economia e delle finanze ha fatto e di una risposta che ieri il Governo, durante il question time, ha dato all'onorevole Gozi, che ringrazio anche per la sua presenza in Aula, a nome del Partito Democratico. Onorevole sottosegretario, le dico la verità: ieri la risposta è stata affidata al Ministro per l'attuazione del programma di Governo, verso il quale abbiamo grande rispetto, però mi sembrava forse giusto, per un tema così importante, che riguarda tanti investitori nel nostro Paese, che il Ministro dell'economia e delle finanze - capisco i problemi che ha oggi - fosse presente in Aula o comunque concertasse con il Ministro degli affari esteri una presenza per dare una risposta concreta a quei tanti risparmiatori che in Italia chiedono un intervento anche del Governo su un tema così importante.
Però, onorevole Casero, mi consenta: non possiamo accettare una risposta collegata a quella che ieri il Ministro Rotondi ha fornito all'onorevole Gozi. Questo è un problema di rapporto tra il Governo argentino e i risparmiatori. Noi siamo in Italia e i risparmiatori sono italiani. In questo momento di grosse difficoltà per le casse dello Stato e di grosse difficoltà economiche in cui versano tanti cittadini italiani, noi chiediamo che ci sia un impegno forte del Governo a difesa del risparmio degli italiani e a tutela del risparmio di quei tanti cittadini che ci hanno creduto. Onorevole Casero, credo che il Governo non possa lavarsene le mani o fare la figura di Ponzio Pilato. Il Governo ha il dovere di intervenire e di indicare linee politiche serie di governo di questa situazione. Mi auguro che da parte sua ci sia una risposta forte, che vada incontro agli interessi di tanti italiani e di tanti risparmiatori che hanno investito tutti i loro risparmi nei tango bond, nei cosiddetti bond argentini. Mi auguro che lei, onorevole sottosegretario, possa dare una risposta concreta non a me, non al gruppo dell'Unione di Centro, al Partito Democratico o all'onorevole Gozi, ma ai tanti italiani che attendono un segnale forte dal Governo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Luigi Casero, ha facoltà di rispondere.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, come l'interpellante, onorevole Lusetti, ha appena menzionato nel suo intervento, il tema dei tango bond è molto importante per molti risparmiatori italiani, specialmente piccoli risparmiatori, che hanno investito in questi sistemi obbligazionari in misura notevole nel nostro Paese, negli anni passati. È un tema che in Italia, a differenza di altri Paesi, colpisce molto di più i piccoli risparmiatori, mentre in altri Paesi, che sono colpiti allo stesso modo in termini quantitativi, colpisce più istituti finanziari e grosse società finanziarie. Pag. 39
Quindi, è un tema molto sensibile per le politiche economiche del Governo e trova la sua attenzione. Come giustamente è stato detto, la soluzione - poi presenterò nel dettaglio lo stato attuale dei fatti - deve essere trovata in chiave politica, attraverso un'azione congiunta del Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero degli affari esteri. Parliamo di uno Stato estero totalmente autonomo, ma vi è un rapporto positivo tra il nostro Governo e quello argentino.
Al riguardo, si fa presente che il Governo italiano ha operato sempre attivamente nei confronti del Governo argentino, per rappresentare e difendere le esigenze dei risparmiatori. Ci sono stati degli incontri da parte del Ministro dell'economia e delle finanze, nel novembre del 2009 e nel gennaio del 2010, con il Ministro e il Segretario delle finanze dell'Argentina, proprio per svolgere un'azione di stimolo.
Il Governo italiano, nell'ambito delle proprie decisioni di politica internazionale, non ritiene, però, opportuno indicare alle Autorità argentine quali fondi debbano impiegare per rimborsare i propri debiti - esiste autonomia nell'intervento finanziario di un Governo estero - né intende, con riferimento alle recenti vicende, prendere posizione sulla possibile utilizzabilità delle riserve ufficiali, stanziate a tale scopo. È stato detto che il Governo argentino avrebbe dovuto utilizzare le riserve ufficiali per rimborsare i propri debiti, tuttavia noi riteniamo che debba essere una scelta del Governo argentino. Pertanto le autorità di Buenos Aires devono rinegoziare con i risparmiatori, con i loro rappresentanti, la soluzione della vicenda.
Il contenuto di tale soluzione ed i mezzi per farvi fronte devono venire, rispettivamente, da quel negoziato e dalle decisioni del Governo argentino. Quindi, quella del Governo italiano è un'azione di forte stimolo ma le scelte spettano al Governo argentino.
Sulla questione il Ministero degli affari esteri, nel precisare di aver colto ogni occasione di incontro bilaterale o nel quadro multilaterale, per esercitare azioni di moral suasion, che facilitassero una soluzione confacente alle aspettative dei risparmiatori italiani, ha comunicato quanto segue.
Nel novembre 2009, l'ambasciatore italiano a Buenos Aires ha incontrato il Ministro dell'economia argentino e successivamente il presidente della Citibank, al fine di raccogliere elementi sul negoziato con le Autorità argentine in tema di riapertura del concambio.
Dal colloquio sono emersi segnali che confermerebbero la ricerca di una soluzione da parte argentina. All'inizio del mese di dicembre 2009, lo staff del Fondo monetario internazionale ha comunicato i possibili termini dell'offerta del Governo argentino ai creditori holdouts. L'offerta dovrebbe riguardare 20 miliardi di dollari di titoli in default e 10 miliardi di past due interest.
Lo scorso 14 dicembre, la Presidente argentina aveva varato un decreto di necessità ed urgenza, con il quale aveva disposto, senza consultare il Governatore della Banca Centrale e senza l'approvazione del Congresso, che si utilizzassero più di 6 miliardi e mezzo di dollari per rifinanziare il debito pubblico in scadenza nel 2010. Ciò ha portato ad uno scontro politico-istituzionale, con la conseguente destituzione del Governatore della Banca Centrale argentina.
All'inizio del mese di marzo, sono stati emanati due nuovi decreti governativi, con i quali viene disposto il trasferimento di una parte delle riserve in dollari della Banca Centrale, da destinare al pagamento di istituzioni finanziarie internazionali e di titoli pubblici in scadenza. In data 24 marzo 2010, a cinque anni dall'ultima offerta di cambio, il Governo argentino ha depositato alla Consob una nuova offerta rivolta a tutti gli investitori. Analoghi documenti sono stati depositati in Lussemburgo ed alla SEC, l'Autorità statunitense di vigilanza della Borsa. Il 27 aprile, la Consob e l'Authority del Lussemburgo hanno fatto pervenire al Governo argentino Pag. 40la loro autorizzazione per il nuovo swap, che ha ufficialmente avuto inizio il 3 maggio.
I piccoli risparmiatori, titolari di buoni fino a 50.000 dollari, sono destinatari di un titolo par, con il medesimo valore nominale di quello dei buoni in default, con scadenza nel 2038, come ha detto l'interpellante. Riceveranno, inoltre, il pagamento in contanti degli interessi scaduti. I grandi investitori riceveranno un buono discount, con un taglio del valore nominale del 66,3 per cento e scadenza nel 2033. Gli interessi saranno pagati con un buono discount, con scadenza nel 2017 e un tasso cedolare dell'8,75 per cento.
Entrambe le categorie riceveranno un warrant legato alla crescita del PIL argentino. I buoni par verranno emessi fino ad un ammontare massimo di 2 miliardi di dollari. Oltre a quel tetto, i richiedenti dovranno accettare buoni discount, secondo l'offerta formulata per i grandi investitori. L'offerta per i grandi investitori si è chiusa dopo trenta giorni, mentre quella destinata ai piccoli risparmiatori doveva chiudersi il 7 giugno. Il Governo argentino ha, però, accolto, la richiesta delle banche italiane di prorogare di due settimane, e dunque fino al 22 giugno, la scadenza per i piccoli risparmiatori.
Finora il Governo argentino avrebbe incassato poco più del 50 per cento dei titoli in circolazione, contro un obiettivo prefissato del 60 per cento. Da proiezioni effettuate risulta che per ogni dollaro cambiato i piccoli risparmiatori riceveranno 56 centesimi, contro i 51 dei grandi investitori. L'offerta sarebbe, dunque, leggermente peggiorativa rispetto a quella del 2005, in cui per ogni dollaro cambiato si ottenevano circa 60 centesimi.
L'Argentina avrebbe così rispettato il vincolo legislativo che le impediva di effettuare una nuova operazione di cambio a meno che non fosse espressa in termini peggiorativi rispetto a quella del 2005. Mentre l'Aduc - Associazione a tutela dei consumatori - ha subito consigliato di aderire all'offerta, la task force Argentina, rappresentata da Nicola Stock, che raggruppa 360 istituti bancari italiani, ha lasciato che l'opportunità di aderirvi venga valutata singolarmente dai risparmiatori.
Dal comunicato ufficiale della task force Argentina si legge: «La decisione riguardo alla convenienza dei termini e delle condizioni contenute nel documento di offerta è interamente ed unicamente rimessa all'investitore destinatario dell'offerta. La task force Argentina, pertanto, non assume alcuna responsabilità in ordine alle scelte che saranno assunte, in piena libertà, dall'investitore».
Sul fronte giudiziale, il giudice USA Griesa, autore di numerose sentenze in favore dei detentori di titoli in default, ha recentemente respinto un ricorso collettivo cui avevano aderito anche alcuni italiani. Il 16 aprile si è invece chiusa la fase istruttoria del tribunale arbitrale dell'International Centre for Settlement of Investiment Disputes (ICSID), le cui sentenze sono esecutive in 154 Paesi, la cui decisione sulla propria competenza è attesa per il prossimo 14 giugno.
Con riferimento agli aspetti di competenza della Consob, quest'ultima ha comunicato che, ai sensi dell'articolo 102 del Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, la stessa dispone l'approvazione del documento di offerta se esso è idoneo a consentire ai destinatari di pervenire ad un fondato giudizio sull'offerta, mentre non rientra fra le sue potestà respingere un'offerta.
L'offerta in corso di svolgimento in Italia è parte di un più ampio invito globale, rivolto contestualmente e a parità di condizioni a tutti i titolari di obbligazioni argentine in numerosi Paesi, sulla base di appositi prospetti, contenenti informazioni sostanzialmente equivalenti al documento di offerta sottoposto all'esame della Consob e approvati rispettivamente dalla Securities and Exchange Commission (SEC) statunitense, dalla Commission de Seurveillance des Services Financières (CSSF) lussemburghese e dalla competente autorità giapponese.
L'offerta di cui trattasi è un'offerta volontaria, il cui prezzo viene determinato unilateralmente dall'offerente, senza possibilità Pag. 41di intervento nel merito da parte della Consob o delle altre autorità competenti.
Sempre in relazione al prezzo dell'offerta, la Consob ha precisato che la Repubblica argentina, nel corso dell'offerta di scambio effettuata nel 2005, aveva adottato alcuni provvedimenti formali in base ai quali veniva vietato all'Esecutivo di riaprire l'offerta del 2005 senza l'approvazione del Parlamento e veniva proibita ogni transazione relativa alle obbligazioni oggetto dell'offerta medesima.
Gli stessi regolamenti dei prestiti emessi nel 2005 contenevano talune clausole che garantivano agli obbligazionisti alcuni diritti su eventuali offerte future (la cosiddetta clausola RUFO). Nel dicembre 2009, tenuto conto dei limiti stabiliti dalla legge passata e dalla clausola Rufo, il Congresso della Repubblica argentina ha approvato la legge n. 26547, con cui, al fine di consentire la promozione di una nuova offerta, è stata sospesa fino al 31 dicembre 2010 l'efficacia di alcuni articoli della predetta legge, ma è stato ribadito il divieto di formulare un'offerta economicamente analoga o migliorativa rispetto a quella del 2005.
La Consob ha infine precisato che il documento di offerta riporta la relazione annuale in inglese della Repubblica argentina per l'esercizio conclusosi il 31 dicembre 2008, il Rapporto Annuale 2008, depositato presso la SEC, nonché alcune informazioni sintetiche tratte da tale rapporto annuale.
Tale documento, che in una prima versione conteneva esclusivamente i dati riferiti al 31 dicembre 2008, anche a seguito di richieste da parte della Consob, è stato aggiornato con i dati economico-finanziari della Repubblica argentina al 31 dicembre 2009. Nel documento in questione, inoltre, viene ampiamente descritto il contenzioso conseguente alla decisione del 31 dicembre 2001 della Repubblica argentina di sospendere i pagamenti del proprio debito.
Questa è la situazione contrattuale e giuridica esistente sui tango bond argentini.
Il Governo italiano, come dicevo, porterà avanti la propria azione di stimolo al Governo argentino per proseguire in una politica di attenzione ai possessori dei tango bond. Dichiara inoltre che il fatto che questa offerta, che è peggiorativa rispetto a quella del 2005, ma conforme a quanto stabilito dalla legge n. 266 del 2005, e che però prevede un'offerta duplice e migliore per i piccoli risparmiatori, è anche un successo di queste pressioni, che hanno portato il Governo argentino a privilegiare una soluzione migliorativa nei confronti dei piccoli risparmiatori. Ricordiamoci che i piccoli risparmiatori sono fondamentalmente in tutti i Paesi, ma soprattutto in Italia.

PRESIDENTE. L'onorevole Lusetti ha facoltà di replicare.

RENZO LUSETTI. Signor Presidente, colleghi, onorevole sottosegretario, vedo che nel giro di ventiquattr'ore il Governo ha leggermente migliorato la sua posizione. Siamo infatti passati da un atteggiamento più o meno «pilatesco», come annunciato ieri dal Ministro Rotondi, ad una posizione in base alla quale lei dice, a nome del Governo, di voler compiere un'azione di stimolo. È già qualcosa, però non mi consente di dirle che sono soddisfatto: vi è ancora molto da fare, forse bisogna coinvolgere un po' di più la Farnesina in un'azione diplomatica, per le ragioni che sto per dire.
Gli italiani stanno dimostrando in molti casi più coraggio di chi li governa. Penso che il fatto che vi sia stata una richiesta di dilazione di 15 giorni vuol dire che i risparmiatori che hanno tenuto un atteggiamento un pochino più rigido, hanno forse costretto il Governo argentino a chiedere una dilazione di 15 giorni. Vorrei quindi più coraggio anche da parte del Governo italiano, proprio in un momento come quello odierno di profonda crisi economica e finanziaria, con pesantissimi tagli a settori strategici dello sviluppo, della ricerca e della cultura, le cui ripercussioni Pag. 42non si manifestano solamente oggi, ma si manifesteranno nel tempo. L'Italia non può secondo me lasciare nelle mani del Governo argentino la questione, con tutto il rispetto che abbiamo nei confronti di esso.
Lei ha parlato giustamente di rapporti positivi tra il Governo italiano e quello argentino, ed è giusto che sia così. Il Ministro dell'economia Boudou è venuto recentemente in Italia ad effettuare una sorta di road show, a spiegare quali sono le condizioni nuove dell'offerta, ed è giusto che si mantengano rapporti forti; però è anche vero che l'Argentina ha comunque superato la sua fase di crisi, è un Paese in profonda crescita, come altri Paesi dell'America Latina, ha ripianato il suo deficit con il Fondo monetario internazionale. È quindi evidente che ci vuole anche un «di più» di responsabilità.
Tra l'altro, onorevole sottosegretario, il debito residuo ancora in mano ai 180 mila risparmiatori di cui parlavamo nella premessa, e anche lei nel suo intervento, vale grosso modo l'1 per cento del PIL italiano, comprendendo anche gli interessi non pagati dal momento del default ad oggi ed i mancati versamenti all'erario: ciò sarebbe un fatto molto importante, per la manovra economica che il Governo di cui lei fa parte sta programmando e proponendo al Parlamento e agli italiani.
Credo allora che vi debba essere un di più di attenzione verso queste centinaia di migliaia di italiani che si sono visti privati dei risparmi di una vita; adesso vanno aggiunti anche gli interessi che il gettito del sistema Italia si è visto sottrarre dal 2001 ad oggi. Devo dire che in questi quasi dieci anni ne abbiamo avuti otto di Governo Berlusconi, lo stesso Governo di cui lei oggi fa parte: credo quindi che questo sia un interesse anche del nostro Paese, delle casse del nostro Stato, per fronteggiare in maniera più serena la grave crisi economica che oggi sta affrontando il Governo.
Chiediamo quindi al Ministro Tremonti - lo dico anche a lei nella mia replica, in cui mi dichiaro insoddisfatto - di impegnarsi ad aprire un nuovo negoziato con il Governo di Buenos Aires, assieme alla Farnesina, e quindi al Ministero degli affari esteri, prima di domandare nuovi sacrifici agli italiani. Secondo me, infatti, se l'esito di questo negoziato fosse positivo, ciò aiuterebbe anche gli italiani, ed il Governo ad affrontare la manovra economica in maniera diversa rispetto ad oggi.
Sappiamo che l'Argentina oggi ha in qualche modo le risorse per restituire quanto sottratto qualche anno fa, quindi l'Italia deve avere un maggior peso internazionale, altrimenti non si capisce perché ci troviamo ad avere questa difficoltà.
Concludo, onorevole sottosegretario, dicendo che il Ministro Tremonti ed il Governatore Draghi hanno tutto il nostro supporto quando chiedono nuove regole per la finanza globale: rispetto a un tema così importante, come il Governo lo ha posto in tempi non sospetti, vi è un impegno sicuramente da parte dell'UdC ma anche dell'opposizione, però parte di queste regole saranno scritte prossimamente dal G20 di cui fa parte anche l'Argentina (e per questo chiediamo un impegno maggiore da parte del Governo anche a livello di diplomazia).
Credo che un Paese come l'Argentina debba rispettare gli investitori e debba rispettare anche il lavoro che l'Italia svolge: chiediamo pertanto una maggiore azione e che il Governo italiano sia più forte, più intenzionato ad intensificare sicuramente i rapporti con l'Argentina anche in termini di scambio commerciale e di cooperazione, facendo però in modo che vi sia anche un ritorno per quegli investitori che ci hanno creduto e che vogliono andare avanti fino in fondo per ottenere il riconoscimento dei propri risparmi. Se finanza, economia e politica sono una cosa seria, onorevole sottosegretario, chiediamo al Ministro Tremonti ed al Governo di intervenire immediatamente: gli strumenti ci sono, ma ci vuole volontà politica, serietà e rispetto per i propri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

Pag. 43

PRESIDENTE. Il seguito dello svolgimento delle interpellanze urgenti avrà luogo a partire dalle ore 15.

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Giorgio Conte, proclamato in data odierna, ha dichiarato di aderire al gruppo Popolo della Libertà. Diamo a lui il benvenuto.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 13,30).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, rilevo quella che trovo essere una vera e propria bizzarria. L'onorevole Brigandì ha presentato un'interpellanza urgente per la quale credo che oggi il Governo fosse qui pronto per rispondere ma, per la seconda volta, chiede il rinvio di questa interpellanza.
Siccome si tratta di un'interpellanza che ci interessa molto, perché riguarda il nostro partito e l'uso dei finanziamenti pubblici da parte del nostro partito, siamo davvero stupiti che l'onorevole Brigandì, così interessato alla materia da aver presentato un'interpellanza urgente e da volerla mantenere (non ne chiede infatti il ritiro), al momento del dunque non sia interessato a sentire la risposta ma la voglia perennemente rinviare a data successiva.
Da un lato, a noi piacerebbe tanto - ma penso che il Regolamento della Camera non lo consenta - sentire comunque la risposta del Governo; dall'altro lato, non possiamo che rilevare - e crediamo che questo sia davvero un fatto grave - come un partito presenti un'interpellanza che riguarda un altro partito non per sapere la risposta del Governo, ma semplicemente per poter dire che così questa sorta, mi permetto di dire, di risibile spada di Damocle continua ad esistere. Credo che sia una cosa che non fa onore né a questo Parlamento, né al gruppo, né al parlamentare che ha presentato l'interpellanza urgente in questione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

MARILENA SAMPERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, sollecito la risposta ad un'interpellanza urgente che abbiamo depositato nel marzo del 2010 e che chiedeva al Ministero della giustizia di conoscere le intenzioni del Governo in merito alla dequalificazione e al demansionamento del personale della giustizia e quindi ai disservizi ed al pregiudizio che al sistema avrebbe comportato la stipula di un contratto integrativo che il Ministero della giustizia sta conducendo con rappresentanze sindacali che non sono rappresentative della maggioranza dei lavoratori. Questa interpellanza a tutt'oggi è rimasta senza risposta da parte del Governo, in un momento in cui tutti i lavoratori della giustizia e tutto il personale giudiziario hanno intrapreso e stanno conducendo una serie di lotte e di iniziative proprio per denunciare le gravissime condizioni in cui versa il servizio della giustizia.
Siamo inoltre a conoscenza che l'amministrazione, dopo avere stipulato una bozza di intesa per la firma del contratto integrativo solo con la minoranza delle rappresentanze sindacali, ad horas ha convocato al Ministero tali rappresentanze sindacali per dare seguito alle trattative e perfezionare tale contratto. La maggioranza delle rappresentanze sindacali, nonostante abbiano chiesto incontri, non è stata ricevuta.
Va bene che tale procedura si può iscrivere tra le innovazioni un poco bizzarre e creative di questo Governo, quale il definire un numero limitatissimo di rappresentanze sindacali e stipulare con Pag. 44loro contratti integrativi, ma ciò determinerà un grave colpo per le risorse umane: più di 8 mila cancellieri e di 1.700 ufficiali giudiziari verranno demansionati e ciò non potrà non provocare conseguenze sul sistema complessivo e sul cattivo funzionamento della giustizia, già precario.
Per tutti questi motivi e perché noi vogliamo affrontare tali temi con il Ministro, chiedo e sollecito affinché si svolga la trattazione dell'interpellanza urgente n. 2-00651, depositata il 16 marzo scorso e rivolta al Ministro della giustizia.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Samperi, naturalmente il Presidente verrà informato della sua sollecitazione perché interessi il Governo.

GIANLUCA BENAMATI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, anche io intervengo per sollecitare, ovviamente per suo tramite, la risposta del Governo su due atti di sindacato ispettivo.
Nel primo caso mi riferisco all'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-02105, depositata il 12 novembre 2009, un'interrogazione quindi piuttosto «anziana», per così dire «vecchia», che riguarda gli intendimenti del Governo in materia di indennizzo per gli ex azionisti Alitalia. Al di là del giudizio di merito su quella che è stata l'operazione Alitalia e sul suo impatto sui conti pubblici, permane ancora la questione del trattamento riservato ai piccoli azionisti e risparmiatori che hanno investito in questa compagnia. Sono stati compiuti - ed è onesto riconoscerlo - molti passi avanti con il decreto-legge n. 78 del luglio dello scorso anno, con il quale si è stabilito un parziale rimborso di questi azionisti per una quota del 50 per cento, pari al valore medio delle azioni possedute al momento del blocco, con un concambio in titoli di Stato.
Peraltro il Governo ha accolto un mio ordine del giorno, depositato nella seduta n. 158 e un ordine del giorno dell'onorevole Narducci, depositato nella seduta n. 209, entrambi tesi a migliorare tali situazioni.
Oggi sarebbe bene capire se tali misure adottate sono ritenute definitive o quali misure ancora il Governo abbia in animo di adottare per migliorare il trattamento riservato a questa platea di concittadini, che conta diverse decine di migliaia di nostri connazionali. Solleciterei pertanto, per suo tramite, signor Presidente, una risposta a tale interrogazione.
La seconda interrogazione, di cui intendo perorare la risposta, riguarda invece il problema della conoscenza del piano industriale e delle prospettive di sviluppo del gruppo Saeco International, che è stato acquisito dalla multinazionale francese Philips. Si tratta dell'atto n. 4-03253, depositato quasi un anno fa, come interrogazione con richiesta di risposta scritta.
La questione in questo caso, Presidente, è quella delle acquisizioni internazionali di gruppi tecnologicamente importanti e rilevanti nel nostro Paese, e delle ricadute di queste acquisizioni sul tessuto industriale e occupazionale nei nostri territori. In questo caso stiamo parlando di un'azienda che è tecnologicamente avanzata, leader mondiale nella progettazione e distribuzione di macchine da caffè per uso domestico e professionale, e che ha sede in provincia di Bologna a Gaggio Montano. Questa azienda è stata - come dicevo - acquisita da questo gruppo internazionale, e sarebbe opportuna - lo chiedo al Governo - la conoscenza del piano strategico a lungo termine che tale multinazionale sta riservando agli stabilimenti italiani.

PRESIDENTE. Onorevole Benamati, il Presidente verrà informato anche delle sue sollecitazioni.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, intervengo semplicemente perché intendo lasciare agli atti che ero Pag. 45presente durante il secondo dei voti in occasione dei quali la maggioranza è stata oggi battuta. Forse il Vicepresidente Leone ha tenuto la votazione aperta troppo a lungo, ed io ho tolto anticipatamente il dito dal tasto. Ci tenevo a dirlo perché ero presente.

PRESIDENTE. Ne prendo atto.

MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, vorrei sapere se la Presidenza ha risolto il problema sull'utilizzabilità in Aula della parola «fottuto».

PRESIDENTE. Onorevole Brigandì, lei sa che esiste una norma del Regolamento che chiede a tutti di usare un linguaggio consono all'Aula. Quindi mi pare che la sua domanda sia in un certo senso retorica.

MATTEO BRIGANDÌ. Allora, gradirei che la Presidenza prendesse atto che a pagina 16 del resoconto stenografico della seduta di ieri, al primo capoverso, tale parola è stata usata senza che la Presidenza abbia eccepito alcunché.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Brigandì.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il seguito dello svolgimento delle interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Brancher, Brugger, Caparini, Casero, Castagnetti, Cicchitto, Colucci, Crimi, Dal Lago, Donadi, Franceschini, Giro, Lo Monte, Martini, Mazzocchi, Milanato, Leoluca Orlando, Pescante, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Stefani, Tabacci, Urso, Vegas e Volontè sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende lo svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,06).

PRESIDENTE. Riprendiamo lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Lehner n. 2-00736)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente Lehner n. 2-00736, riguardante gli esiti degli accertamenti relativi a procedimenti giudiziari concernenti il regime applicato dalla regione Piemonte agli eventi alluvionali del 2000.
Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Lehner n. 2-00736 è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative di competenza del Ministro della giustizia in merito ad un presunto parere fornito dal procuratore della Repubblica di Torino all'ex presidente della regione Piemonte Mercedes Bresso in relazione a ricorsi giurisdizionali aventi ad oggetto le recenti elezioni regionali - n. 2-00745)

PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina ha facoltà di illustrare l'interpellanza Lehner n. 2-00745, concernente iniziative di competenza del Ministro della giustizia Pag. 46in merito ad un presunto parere fornito dal procuratore della Repubblica di Torino all'ex presidente della regione Piemonte Mercedes Bresso in relazione a ricorsi giurisdizionali aventi oggetto le recenti elezioni regionali. (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

RENATO FARINA. Signor Presidente, le elezioni regionali in Piemonte - come si sa - sono state molto «battagliate». I risultati che si sono determinati, dopo lo spoglio delle schede, danno la vittoria al centrodestra, ma in misura tale da indurre il soccombente, cioè il presidente uscente, Mercedes Bresso, con la sua coalizione, a fare ricorso. Fa ricorso in due modi: il primo, per via amministrativa. Che cosa succede? Una rivista riferisce che prima di partire con i ricorsi, Mercedes Bresso avrebbe addirittura richiesto un parere informale a Giancarlo Caselli il quale, non volendosi, ovviamente, sbilanciare, ha spiegato che, a suo avviso, un fumus di ragione potevano averla. Poi, la signora Bresso è andata anche sul penale e non si capisce se questo parere, dato dal procuratore Caselli, sia avvenuto prima o dopo questa presentazione di esposto-denuncia. E anche lì è entrata ancora più direttamente nel campo proprio del procuratore di Torino. Allora, chiediamo se tutto questo, visto che non è stato smentito, non configuri elementi idonei per procedere disciplinarmente contro il procuratore Caselli.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, in risposta all'interpellanza, intendo preliminarmente precisare che sono stati immediatamente attivati i competenti dipartimenti del Ministero della giustizia. È sulla base, quindi, delle notizie che sono state acquisite da fonti ufficiali, che posso far chiarezza, in questa sede, su tutte le circostanze segnalate, sottoponendo all'attenzione degli astanti quella che è risultata essere la versione corretta dei fatti. C'è stata segnalata una notizia di stampa, riportata sulla rivista Però, in base alla quale il procuratore della Repubblica di Torino, dottor Giancarlo Caselli, avrebbe espresso un parere, sia pure informale, circa la possibile fondatezza delle ragioni avanzate da Mercedes Bresso in un ricorso dalla stessa presentato contro Roberto Cota nell'ambito delle recenti competizioni elettorali del marzo 2010. Da qui i successivi rilievi conseguenti al comportamento, asseritamente tenuto dal magistrato, da ritenersi, a parere degli onorevoli interpellanti, non compatibile con la funzione svolta e, per ciò stesso, suscettibile di verifiche ed iniziative ministeriali. A fronte di quanto pubblicato, mi corre l'obbligo di opporre la netta smentita del procuratore Caselli e, in conseguenza, di far rilevare la totale inconsistenza della notizia pubblicata dalla rivista Però, oltre che, per ovvia ricaduta, di qualsivoglia censura o addebito nei confronti del predetto procuratore.
Rappresento, infatti, come stentoreamente dichiarato dal dottor Caselli, che mai vi fu un incontro con l'ex presidente della regione Piemonte Mercedes Bresso volto a sollecitare un parere del magistrato, sia pure informale, su qualsivoglia argomento o materia, ancorché di attinenza elettorale. Del tutto falso anche l'aspetto riguardante il supposto «giudizio» richiesto al procuratore, in via preventiva, in merito ad iniziative o progetti riguardanti la presentazione di esposti da parte della Bresso.
Alla luce di quanto emerso, non credo vi sia spazio per ulteriori disquisizioni su quella che, a tutt'oggi, resta una questione confusa. Ritengo, però, di poter convenire che si tratta, di una notizia non attendibile, né veritiera, che ha legittimamente tratto in inganno anche gli onorevoli interpellanti e per la quale il procuratore Caselli, così come comunicato dallo stesso, si è già riservato tutte le possibili iniziative, anche legali, volte a ristabilire la verità e a darle il giusto risalto. Resta, ovviamente, ferma l'attenzione di questo Pag. 47Ministero ad eventuali ulteriori sviluppi della vicenda che possano trasformare il quadro istruttorio come evidenziato.

PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina ha facoltà di replicare.

RENATO FARINA. Signor Presidente, sono soddisfatto per la risposta data dal sottosegretario specialmente laddove dice che la richiesta degli onorevoli interpellanti è legittima, perché il procuratore Giancarlo Caselli, che è un «querelatore» formidabile, in questo caso, per un giornale che esce nella sua Torino, non si è premurato in tempo utile né di dare adeguata smentita né di sporgere querela che in questo caso è solo timidamente annunciata, essendosi egli riservato di far conoscere la verità. Una notizia che non è stata nemmeno smentita dall'interessata, la signora Bresso, e ciò fa pensare che questo appartenga a quel tipo di incontri che ci sono ma non ci dovrebbero essere, ci sono ma non vengono confermati ufficialmente e, sino a quando vengono lasciati nel novero dei «si dice» e non vengono in qualche modo presi per le corna, ecco che li si lascia diffondere senza smentite perché forse la smentita metterebbe in rilievo delle anomalie.
Qui voglio ricordare un episodio che mi tocca personalmente, perché è giusto così e lo dico in questa sede perché è una cosa che ho in mente di dire da undici anni.
Nel 1999 ero a Belgrado ed eravamo in piena guerra, la nota guerra del 1999, la guerra del Kosovo. Ero lì come giornalista. Mi telefona precipitosamente mia moglie dicendo che mi convocano dalla procura di Monza. Io, temendo non so bene che cosa, ho più paura delle procure che delle bombe, come chiunque vive in Italia. Vado di corsa in procura e parlo con il maresciallo che mi aveva convocato e apprendo che era per una querela che aveva sporto contro di me il procuratore Caselli.
A questo punto entra il procuratore Cusumano di Monza al quale dico che ero a Belgrado e lui mi risponde: ma, guardi, ho letto le sue corrispondenze molto interessanti ma sa il procuratore Caselli mi chiama tutti i giorni per sollecitare questo mio interrogatorio, questa mia mossa.
Naturalmente non ho detto niente ma sono sicuro che, se lo avessi scritto, mi avrebbe immediatamente querelato e avrebbe fatto il diavolo a quattro. Tuttavia, «approfittando volgarmente» dell'insindacabilità di quest'Aula, mi permetto di dirlo chiamando eventualmente anche fuori di qui il procuratore Cusumano a confermarlo (anche se, dopo essergli sfuggita questa indiscrezione, mi tolse il saluto e finse di non riconoscermi più).
Questo per dire che in Italia il potere dei procuratori è veramente immenso e anche solo il far trapelare una notizia e non smentirla, far sì che si creda che un ricorso in materia elettorale sia appoggiato dal punto di vista giuridico e da un'alta cattedra come quella che è rappresentata da Caselli è di fatto una gravissima interferenza nella democrazia.
Tanto più che, essendo Caselli militante di Magistratura democratica, non si risentirà del fatto che io, citando proprio i documenti costitutivi di questo movimento, credo che sia tranquillo dire che Magistratura democratica ha teorizzato il principio della partecipazione dei giudici alla funzione di indirizzo politico. Questi sono documenti ufficiali di Magistratura democratica.
Detto questo ribadisco la mia fiducia nel Governo, specialmente laddove il Presidente Berlusconi considera quest'Italia un po' troppo in mano ai procuratori, e la mia profonda sfiducia, invece, nei procuratori che fanno politica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo delle Libertà).

(Elementi in merito ai lavori di restauro del teatro grande dell'area archeologica di Pompei e costi sostenuti per il progetto complessivo di restauro di tale area archeologica - n. 2-00740)

PRESIDENTE. L'onorevole Bossa ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00740, concernente elementi in merito ai lavori di restauro del teatro grande Pag. 48dell'area archeologica di Pompei e costi sostenuti per il progetto complessivo di restauro di tale area archeologica (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUISA BOSSA. Signor Presidente, stasera, con il concerto del maestro Riccardo Muti e l'orchestra giovanile Cherubini, si inaugurerà il teatro grande di Pompei, appena restaurato. Il restauro rientra in una più ampia operazione di interventi su Pompei, per circa 110 milioni di euro, e decine di cantieri aperti tra gli scavi. Secondo un'inchiesta del Corriere della Sera, sull'area del cantiere non sarebbero state rispettate le minime regole di sicurezza per la stabilità dei luoghi e per la tutela dei resti. Il cantiere è stato protetto - dice l'articolo - da una piccola recinzione, senza custode, con l'uso di mezzi pesanti come betoniere, bobcat, ruspe, levigatrici, martelli pneumatici, che hanno lavorato a pieno ritmo, per giorni, all'interno di quest'area tra le più importanti del mondo.
Secondo l'osservatorio del patrimonio culturale, gli interventi al teatro hanno stravolto l'assetto naturale dell'area: in particolare, secondo la denuncia del responsabile dell'osservatorio, «la cavea, che, rispetto ad una qualsiasi foto o disegno di diversi momenti della vita degli scavi, risulta completamente costruita ex novo con mattoni in tufo di moderna fattura».
Secondo alcuni esperti il restauro del teatro è stato decisamente invasivo, insomma più una ricostruzione che un recupero, in spregio ai vari documenti internazionali (come la carta di Siracusa) che stigmatizzano le ricostruzioni aggressive dei siti archeologici, che invece una visione manageriale vuole somiglianti a location commerciali e a bisogni economici.
Il progetto di rifacimento del teatro sembra che non sia stato oggetto di esame da parte di organismi superiori ministeriali e che si sarebbero addirittura fatti lavori non presenti nel progetto, come l'ampliamento del palcoscenico. Anche le tecniche usate sarebbero state poco rispettose del contesto: come, ad esempio, lo scavo a ruspa, invece che stratigrafico archeologico a mano, delle trincee per la posa dei cavi.
Secondo una denuncia della UIL, le gare d'appalto sarebbero state aggiudicate con ribassi anche del 40 per cento. Sempre dai sindacati è arrivata una denuncia pubblica rispetto al comportamento del commissario straordinario per l'area archeologica, che non avrebbe voluto fornire l'elenco dei lavori effettuati, delle forniture, delle consulenze, dei servizi.
Secondo una comunicazione che lo stesso direttore degli scavi di Pompei ha inviato al commissario straordinario, nell'area ecologica vi è «un notevole numero di edifici di Pompei antica che versa in condizioni di degrado statico e che per l'incolumità del pubblico si deve provvedere alle identificazioni di murature ad immediato pericolo di dissesto statico».
A fronte di questo allarme, i problemi statici sono ancora lì. In compenso, però, si sono spesi fondi pubblici per sistemare lungo le strade a ridosso di porta Stabia, cioè lungo la via delle tombe, allegri cartelli colorati con su scritto «friendly Pompei»; ci sono percorsi di visita agli scavi realizzati con colate di cemento lungo la strada archeologica e in alcuni punti non si vedono addirittura più le lastre antiche.
Dunque, chiedo al signor Ministro per i beni e le attività culturali se sia a conoscenza del modo con cui sono stati condotti i lavori presso il teatro grande; se sia stato informato sull'invasività di questi interventi, che avrebbero deturpato la conformazione originaria del sito archeologico; se e quali provvedimenti intenda prendere in merito; quali siano gli interventi, i lavori effettuati, le forniture, le consulenze, i servizi, insomma, il quadro dei costi sostenuti per il progetto complessivo di restauro dell'area archeologica di Pompei; e, infine, se intenda, per i prossimi interventi, garantire maggiore tutela e maggiore cura per un sito culturale conosciuto in tutto il mondo, che non appartiene Pag. 49solo a noi, ma che è patrimonio dell'umanità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro per i beni e le attività culturali, Sandro Bondi, ha facoltà di rispondere.

SANDRO BONDI, Ministro per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, rispondendo all'interpellanza urgente dell'onorevole Bossa, credo che chi si recherà questa sera a Pompei per ascoltare il concerto del maestro Muti e chi vi si recherà, anche nei prossimi giorni o nei prossimi mesi, per visitare una delle aree archeologiche più importanti del mondo si renderà conto, di persona, degli straordinari lavori che sono stati compiuti, grazie a questo Governo, dal momento in cui la stampa ha denunciato lo stato di degrado vergognoso in cui si trovava l'area archeologica di Pompei.
Tuttavia, per chiarire e per rispondere all'interpellanza urgente dell'onorevole Bossa, credo sia utile ripercorrere brevemente la storia del teatro grande, il percorso amministrativo e le motivazioni tecniche che hanno determinato la necessità degli interventi in discussione.
Il 18 luglio 2008 il consiglio di amministrazione della soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli ha approvato il progetto di «Restauro, valorizzazione e recupero per spettacoli del teatro grande, odeion e quadriportico dei gladiatori» negli scavi di Pompei, redatto a cura degli architetti Ruggero Morichi e Rosario Paone, docenti universitari e progettisti di fiducia della soprintendenza, che già nel 2001 avevano curato il rilievo del complesso dei teatri e ne avevano approfondito lo studio filologico, allo scopo, dopo un accurato restauro, di renderlo funzionale ad ospitare in forma stabile, così come per altri teatri dell'antichità, le rappresentazioni teatrali.
Peraltro, già nel 2003, il consiglio di amministrazione aveva avviato il procedimento per la realizzazione del progetto e contestualmente nominato il responsabile unico del procedimento.
Il complesso dei teatri, messo in luce tra il 1764 e il 1766, ha subìto nel corso degli ultimi duecento anni numerosi interventi di restauro, di natura diversa a seconda delle diverse visioni culturali che li hanno concepiti. Lo scavo definitivo della cavea del teatro grande è stato completato soltanto nel 1950, con la messa in evidenza dell'antica «rudine», che fungeva da piano di allettamento dei blocchi in tufo della cavea romana, prima della sistemazione marmo di epoca augustea.
Alla stessa epoca risale anche la sistemazione di appositi sostegni metallici, tuttora a vista, disposti in maniera filologica secondo l'originario andamento delle gradinate dell'intera cavea, quali elementi di appoggio per il tavolato ligneo destinato a ripristinare le sedute in funzione dell'utilizzo dell'edificio per le rappresentazioni teatrali.
Il progetto prevedeva una serie di interventi mirati, quali impianti e canalizzazioni elettriche ed idriche, servizi igienici, punti di ristoro, rifacimento del palcoscenico, prefabbricati per camerini e servizi collegati, oltre alla sistemazione di percorsi, accessi ed uscite di emergenza, in ossequio alla normativa vigente, allo scopo di adeguare l'intero complesso alle esigenze di fruibilità e di sicurezza, in analogia ad un moderno impianto di spettacoli, seppure nel rispetto dell'identità di un monumento storico ed antico.
Il progetto veniva, altresì, inserito nei finanziamenti previsti dal piano degli interventi del commissario delegato, approvato in data 6 novembre 2008 dalla commissione di cui all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 2008.
A seguito di gara d'appalto espletata dalla Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei vennero affidati i lavori per la realizzazione di un primo stralcio funzionale del progetto. Per tale motivo, nell'ambito delle attribuzioni previste dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 2009, in base alle quali il commissario delegato doveva provvedere per «l'apprestamento urgente di idonee iniziative volte a garantire la migliore fruizione dei siti archeologici da Pag. 50parte dei visitatori anche attraverso l'utilizzo delle più moderne tecnologie» venne disposta, d'intesa con la Soprintendenza, la redazione di un progetto di opere complementari, riguardanti prevalentemente gli allestimenti scenici e di servizio, atte a conferire al teatro grande un'effettiva funzionalità per manifestazioni artistiche.
L'integrazione del progetto, unitamente all'accordo con la Fondazione Teatro San Carlo di Napoli e altre istituzioni locali campane per l'organizzazione di manifestazioni permanenti di altissimo livello culturale, venne inserita nel piano degli interventi presentato dal commissario delegato ed approvato il 13 novembre 2009 dalla commissione generale di indirizzo e coordinamento prevista dall'ordinanza del 2008.
Segnalo, peraltro, che tutti gli interventi sono stati realizzati con elementi modulari prefabbricati e smontabili per garantirne la completa reversibilità e, in particolare, voglio sottolineare i seguenti elementi: nel rifacimento dei quadriportico non è stato dato corso ad alcuna colata di cemento, bensì è stata riproposta la pavimentazione in coccio pesto (come da progetto) secondo il sistema già in uso dal 1987 nell'ambito degli interventi finanziati con i fondi FIO-BEI ed eseguiti sotto la sorveglianza della commissione di alta vigilanza del Ministero. Tale pratica, peraltro, era già in uso per i marciapiedi di Pompei, tra i quali quelli di via di Mercurio; tutte le opere realizzate per l'organizzazione degli spettacoli (tavolato, palcoscenico, torri-luce, e così via) sono strutture autoportanti e rimovibili che a metà agosto, termine della stagione teatrale, saranno rimosse e smontate per il ricovero protettivo nei periodi di inattività teatrale e disponibili per essere impiegate in occasione di successive manifestazioni artistiche; inoltre, il posizionamento dei cavi e l'alloggiamento delle tubazioni è avvenuto, per la quasi totalità, al di sotto delle pavimentazioni o all'interno di integrazioni murarie di restauro, allo scopo di evitare canalizzazioni esterne che deturpassero il monumento, secondo il progetto originario e dietro sorveglianza degli archeologi della Soprintendenza; ciò consente di dotare l'area di impiantistica permanente rendendola immediatamente disponibile, senza la necessità di sostenere ulteriori costi di noleggio; infine, il progetto originario, approvato dalla Soprintendenza, che prevedeva il rifacimento delle gradinate della cavea del teatro grande con lastre di marmo di Carrara di 4 centimetri, è stato modificato in ottemperanza alle osservazioni formulate dalla commissione generale di indirizzo e coordinamento nella seduta del 13 novembre 2009. Pertanto, il marmo è stato sostituito con materiali che non traessero in inganno il visitatore e tali da consentire la distinzione fra i manufatti antichi e i recenti interventi, nel rispetto dell'articolo 179 del codice dei beni culturali, e la scelta di realizzare le gradinate in tufo è dipesa da un'attenta analisi delle fonti storiche che, prevalentemente, segnalano l'uso di tale materiale anche in epoca romana.
Voglio, altresì, precisare che all'interno del cantiere non sono state utilizzate ruspe, macchinari o attrezzature di grandi dimensioni o provocanti vibrazioni tali da recare danni, bensì solo qualche mezzo meccanico leggero, quali le motocarriole necessarie alla movimentazione e alla lavorazione dei materiali, come normalmente accade in numerosi cantieri all'interno degli scavi e non soltanto di Pompei. Ciò per garantire il pieno rispetto della normativa sulla sicurezza del lavoro che vieta il trasporto a mano, da parte delle maestranze, di pesi eccessivi.
Credo necessario, inoltre, sottolineare che il responsabile unico del procedimento e il direttore dei lavori sono, rispettivamente, un archeologo e un tecnico della Soprintendenza, a loro volta affiancati da un direttore operativo e da un ispettore di cantiere, anch'essi interni all'amministrazione dei beni culturali.
Per quanto concerne, poi, la procedura di affidamento per l'esecuzione dei lavori, faccio presente che la gara, alla quale hanno partecipato dodici imprese, è stata giudicata secondo il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, con un Pag. 51ribasso del 28 per cento, ai sensi dell'articolo 83 del decreto legislativo n. 163 del 2006.
Preciso, inoltre, che la segnalazione dell'allarme di pericolo derivante dalla presenza di situazioni di emergenza è stata effettuata dal commissario delegato e non dal direttore degli scavi, al quale, peraltro, in data 25 febbraio 2010, lo stesso commissario ha richiesto di provvedere ad una puntuale rilevazione di situazioni di pericolo per l'incolumità pubblica e per la salvaguardia del patrimonio archeologico, nonché di impartire disposizioni di ordine tecnico per garantire la messa in sicurezza dell'area. A seguito di tale segnalazione, il direttore degli scavi ha provveduto ad attivare l'ufficio tecnico per l'esecuzione di tali disposizioni e dall'attività ricognitiva sono emersi gli interventi successivamente inseriti nel piano commissariale approvato il 31 marzo 2010.
A tal proposito, rilevo che, d'altra parte, il 95 per cento dei fondi complessivamente messi a disposizione del commissario delegato è stato assorbito dalle attività di messa in sicurezza, restauro, recupero, conservazione e manutenzione del patrimonio archeologico.
Aggiungo, inoltre, che nel medesimo piano è stato approvato il progetto - avviato il 15 maggio scorso - per la realizzazione di un percorso di visita facilitato, destinato ai soggetti con ridotte capacità motorie, lungo il quale è stata installata apposita segnaletica concordata con la soprintendenza, esaustiva e chiara anche sotto il profilo informativo. A tal fine, voglio sottolineare che da un'indagine sul grado di soddisfazione dei turisti, condotta dall'università di Salerno nei mesi scorsi, la preesistente segnaletica veniva giudicata come il punto di maggiore criticità, proprio per la sua scarsa visibilità e carenza informativa.
Per quanto concerne, infine, i costi sostenuti per il progetto complessivo del restauro, voglio segnalare che ad un quadro economico iniziale dell'intervento, con una spesa di 2 milioni e 550 mila euro, si è aggiunta la spesa di ulteriori 2 milioni e 500 mila euro, derivante dalle attività da realizzare per dotare il teatro degli allestimenti e delle infrastrutture che saranno gestite d'intesa con il Teatro di San Carlo e di cui la soprintendenza è proprietaria (apparecchiature, illuminotecnica, attrezzature e camerini, completi di servizi). Questo, peraltro, consentirà alla soprintendenza, nei prossimi anni, una completa autonomia gestionale ed eviterà i ripetuti costi derivanti dal noleggio delle apparecchiature. Inoltre, credo estremamente importante rilevare che in tal modo si eviterà l'apposizione, di volta in volta, di apparecchiature, materiali e strutture di rete che potrebbero arrecare danni al patrimonio archeologico.
Sulla base di quanto rappresentato, voglio in conclusione affermare che il procedimento di restauro è stato finalizzato alla rifunzionalizzazione dell'edificio antico, quale luogo per far continuare ad essere vivo e presente nel mondo contemporaneo il messaggio culturale proprio del mondo romano, seguendo quanto già animava, nel 1951, il professor Amedeo Maiuri.
Per concludere, credo che quanto è stato fatto dovrebbe indurre non a polemiche (che in Italia scoppiano su tutto), ma ad un apprezzamento del lavoro svolto.

PRESIDENTE. L'onorevole Bossa ha facoltà di replicare.

LUISA BOSSA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Bondi, il quale ha voluto rispondere personalmente all'interpellanza che non ritengo sufficiente a cancellare i dubbi e le perplessità. Signor Ministro, io sono nata ad Ercolano, un altro sito archeologico patrimonio dell'umanità, e, quindi, conosco bene quei luoghi. È difficile spiegare agli studiosi che il peristilio e il quadriportico - che lei ha così ben citato - siano invasi da trapani elettrici, martelli pneumatici e levigatrici, e che i colonnati corinzi, gli archi e il reticolato romano diventino poi appendiabiti per giacche e giubbotti, magari con qualche chiodo inserito all'occorrenza dagli operai.
La questione mi è chiara (lo ha detto lei, poc'anzi, nella risposta): ci si comporta, Pag. 52in quella zona, come si farebbe in qualunque area di ristrutturazione. Insomma, in quel luogo si lavora, si ristruttura e si agisce con l'unico obiettivo di trasformare velocemente gli scavi in un business. Non siamo contrari al fatto di rilanciare l'area archeologica, anche in termini turistici e commerciali, ma ciò non può essere fatto a scapito della tutela di quei beni.
Il Teatro antico non è più il Teatro antico, è una nuova struttura.
Cosa c'entra questo con il rilancio degli scavi? Cosa c'entra questo con la tutela di quel bene straordinario che è il patrimonio culturale italiano?
Le foto pubblicate da giornali napoletani - che documentano lo scempio - sono state inviate alla procura della Repubblica che ha aperto un'inchiesta. Mi auguro - lo spero vivamente - che non si invochi il solito complotto o la congiura dei soliti magistrati. È una questione di regole e di tutela. Da quando gli scavi di Pompei sono stati commissariati, sembrano saltati tutti i meccanismi di un normale procedimento: non si capisce bene chi ha il diritto di entrare e di uscire dagli scavi e chi deve dare conto di che cosa.
Signor Ministro, è la logica dei commissariamenti che questo Governo ci ha fatto conoscere. Non è probabilmente un caso, infatti, che, a presiedere gli scavi, adesso, vi sia l'ex vice del sottosegretario alla Protezione civile, Bertolaso. Insomma, il solito meccanismo delle deroghe alle procedure, delle regole vissute come intralcio e delle misure di tutela sentite come ostacoli burocratici.
Nel caso, in particolare, poi delle aree archeologiche di Pompei, le regole sono tutt'altro che ostacoli bensì la sostanza della tutela di quel bene. La deroga a queste norme è uno sfregio alla cultura, alla storia e al nostro più importante patrimonio: quello archeologico e culturale. Dispiace molto - glielo dico con franchezza - che il suo Governo, secondo la visione «tremontiana» della cultura, consideri un orpello questo patrimonio per il quale - ahimé - i vostri tagli non finiscono mai.

(Revoca dell'incarico di dirigente dell'ufficio scolastico provinciale di Taranto - n. 2-00723)

PRESIDENTE. L'onorevole Franzoso ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00723, concernente la revoca dell'incarico di dirigente dell'ufficio scolastico provinciale di Taranto (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, illustro questa interpellanza per far comprendere meglio ciò che si è verificato nel rideterminare l'organico delle dirigenze provinciali nella regione Puglia a seguito del decreto del Presidente della Repubblica 20 gennaio 2009, n. 17.
La regione Puglia è composta da sei province (cinque più una di recente costituzione); essendo stato ridotto il numero dei dirigenti scolastici provinciali, si dovevano sopprimere due delle cinque dirigenze, atteso che ne erano determinate nel numero di tre, attribuendo questa facoltà al direttore generale dell'ufficio scolastico della regione.
La rideterminazione operata dal dirigente regionale, con decorrenza 3 maggio 2010, si immaginava - o per lo meno chi come me, misero mortale, immaginava - dovesse essere supportata da elementi di valutazione su diversi aspetti quali l'ampiezza del territorio e della popolazione scolastica, i curricula dei diversi dirigenti nonché le capacità degli stessi dirigenti, o le non capacità eventualmente dimostrate durante l'esercizio delle funzioni, che comunque sono state espletate. Di tutto ciò, però, mi pare che nulla sia avvenuto.
Il provvedimento emanato dal dirigente regionale rimanda il tutto, infatti, ad un motu proprio: mi riferisco alla determinazione dell'età pensionabile del dirigente scolastico provinciale, dottor Di Noi, che, per la verità, non viene contemplata dai Pag. 53dati di fatto che sono in mio possesso rispetto agli altri dirigenti delle province del territorio.
Ritengo che anche un dirigente, soprattutto quando si tratta di dover fare delle scelte discrezionali, deve tenere conto, per la credibilità che lo stesso deve avere, delle valutazioni di merito; la decisione, pertanto, non deve essere assunta a semplice discrezione del dirigente. Questo non è avvenuto e perciò - oltre a tutta una serie di altre considerazioni che sono riportate nell'interpellanza urgente - ho chiesto un'ispezione presso l'ufficio scolastico regionale, per verificare quali sono i fatti reali che hanno determinato la scelta discrezionale del dirigente scolastico regionale.
Sembra, sia a me, sia a tanti altri colleghi, che la scelta operata dal direttore generale dell'ufficio regionale della Puglia sia stata del tutto individuale. Tale scelta ha, fra l'altro, suscitato sulla stampa un clamore anche bipartisan sul piano politico e delle istituzioni e ha nuociuto al territorio della provincia di Taranto, che vive un momento difficile dal punto di vista sociale.
Pertanto, mi auguro di poter avere delle delucidazioni da parte del Governo in ordine ad un argomento che ritengo importante per il territorio, non fosse altro per le scelte operate dal direttore generale dell'ufficio regionale della Puglia.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, come riferito dall'onorevole interpellante con decreto ministeriale del 3 novembre 2009 è stato rideterminato il numero complessivo dei posti di livello dirigenziale da coprire ai sensi dell'articolo 19, commi 5-bis e 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, assegnati all'ufficio scolastico regionale per la Puglia, riducendo da tre a due i posti in applicazione del comma 5-bis e confermando il posto conferibile ai sensi del comma 6.
Sulla questione oggetto dell'atto in discussione il competente direttore dell'ufficio scolastico regionale ha comunicato che, dopo aver preso atto dell'intervenuta riduzione degli incarichi dirigenziali conferibili ad esterni - complessivamente tre - in considerazione del ridotto numero dei dirigenti amministrativi con contratto a tempo indeterminato e in servizio nell'ufficio scolastico regionale - cinque -, ha dovuto effettuare un'attenta valutazione dei dirigenti prima dell'assegnazione degli otto incarichi sugli undici uffici di livello dirigenziale istituiti con l'ultimo decreto ministeriale di riorganizzazione sopracitato.
Il medesimo direttore, pur volendo garantire la continuità degli incarichi precedentemente affidati sugli uffici dirigenziali di ambito territoriale, coperti prevalentemente da esterni, dovendo recuperare un incarico a causa della suddetta riduzione effettuata, ha dovuto non confermare un incarico e procedere alla restituzione al ruolo di provenienza del dirigente scolastico già incaricato del coordinamento dell'ufficio scolastico provinciale di Taranto.
Tale scelta è stata operata sulla base degli esiti della valutazione del servizio prestato nel corso del precedente incarico dirigenziale e in considerazione del fatto che il medesimo dirigente compirà, in data 19 novembre 2010, il sessantacinquesimo anno di età. Le motivazioni sono tutte esplicitate nel decreto direttoriale di restituzione del dirigente scolastico al ruolo di provenienza.
Il competente direttore dell'ufficio scolastico regionale ha precisato che tutti i provvedimenti adottati in conseguenza delle riorganizzazione sono adeguatamente motivati con argomentazioni di carattere oggettivo la cui scelta, ovviamente, attiene in modo esclusivo alla sfera di sua competenza.
Con la scelta operata non si è voluto penalizzare la provincia di Taranto in quanto la stessa è stata affidata in reggenza al dirigente preposto al coordinamento Pag. 54dell'ufficio territoriale di Brindisi che, ad avviso dello stesso direttore generale, è in grado di assicurare la regolare gestione amministrativa delle istituzioni scolastiche di entrambe le province.
Peraltro, atteso che gli incarichi dirigenziali conferibili complessivamente fra interni ed esterni sono otto e che gli uffici dirigenziali istituiti sono undici, il direttore regionale è dovuto ricorrere all'istituto della reggenza sia nella direzione generale (gli uffici secondo e quinto sono stati assegnati in reggenza) sia per gli uffici di ambito territoriale (gli uffici di Taranto e della nuova provincia di Barletta-Andria-Trani sono stati assegnati ad un unico dirigente già titolare per altro ambito territoriale).
Il titolare dell'ufficio scolastico regionale per la Puglia ha anche comunicato di aver accolto la domanda del dirigente scolastico, prodotta in data 10 maggio ultimo scorso, di essere utilizzato fino al 31 agosto 2010 presso l'ufficio scolastico regionale.
Il medesimo dirigente scolastico parteciperà alla mobilità ai fini dell'assegnazione della titolarità di una scuola per l'anno scolastico 2010-2011.

PRESIDENTE. L'onorevole Franzoso ha facoltà di replicare.

PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, caro sottosegretario, per la verità rimango un po' allibito nel sentire la risposta che ha letto. Non vorrei, però, che quella risposta fosse il frutto o scaturisse dal frutto di ciò che ha dettato il dirigente regionale, perché le debbo dire con tutta onestà che sono state riportate pedissequamente le stesse motivazioni, tra le quali quella principale attiene all'età. Credo, infatti, che nulla si possa rimproverare al dirigente provinciale di Taranto.
Il motivo per cui insisto e mi trovo un po' titubante nell'accettare una motivazione così esposta è la necessità che si vada in profondità per due ordini di ragioni.
Innanzitutto, c'è del falso - lo dico con molta franchezza - perché se dobbiamo parlare di età pensionabile, le voglio dire che, tra coloro che sono rimasti in carica, vi è addirittura chi, da quanto è dato sapere, ha 43 anni di contributi previdenziali, mentre il dottor Di Noi ancora ne avrebbe 39.
Per quanto riguarda l'età pensionabile, credo che qualche dirigente sia di pari passo con il dottor Di Noi, atteso che egli invece ha fatto - come lei sa, secondo le normative vigenti - domanda per essere trattenuto in servizio per ulteriori due anni. Pare che addirittura nel contesto regionale ci sia - non so se ancora oggi, ma risulterebbe guardando gli organici - qualcuno che esercita anche la funzione di assessore provinciale.
Per questi motivi, caro sottosegretario, quando mi si porta quella risposta che non corrisponde al dato di fatto di ciò che avviene in un territorio, e quando ascolto che il dirigente regionale rientra e rivendica la sfera di propria competenza, va precisato che stiamo parlando di un funzionario dello Stato che, seppure opera nell'ambito della propria sfera di competenza, non può sicuramente delegittimare la normale prassi secondo cui ogni decisione è il frutto consapevole di una valutazione di merito della fattispecie e dell'argomento del quale si intende parlare. Non si tratta di una semplice sfera personale per cui ritengo di fare quello che mi pare e piace (se è bello o brutto, se è o non è fotogenico, se è o non è simpatico).
Le dico con tutta franchezza ciò che è avvenuto in Puglia. Pertanto, vorrei insistere nell'invitarla e nel pregarla, insieme al Ministro, di verificare e di approfondire questo aspetto perché ne va non solo della credibilità della istituzione scolastica sul territorio, ma anche di quella di un ufficio e di una funzione demandata dal livello centrale, ossia dal Ministero, all'organo periferico del dirigente scolastico regionale.
Queste sono le motivazioni sulla base delle quali c'è una mia totale insoddisfazione per quanto riguarda ciò che lei mi ha riferito in Aula leggendo quella nota che evidentemente - lo dico senza voler Pag. 55offendere nessuno e con tutta franchezza - le è stata preparata da un ufficio che sicuramente ha voluto coprire qualche cosa. Infatti, i dati che sono a mia conoscenza (vivo sul territorio) non sono quelli esposti. Quindi, insisto perché il Ministero vada a fondo per un problema di legittimazione delle funzioni e di rispetto delle persone.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Di Pietro n. 2-00739)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Di Pietro n. 2-00739, riguardante elementi in ordine alla vicenda riportata da organi di stampa relativa alla diffusione di intercettazioni concernenti la scalata alla Banca nazionale del lavoro da parte di Unipol, è rinviato ad altra seduta.
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 14 giugno 2010, alle 15:

1. - Discussione del disegno di legge:
S. 2171 - Conversione in legge del decreto-legge 10 maggio 2010, n. 67, recante disposizioni urgenti per la salvaguardia della stabilità finanziaria dell'area euro. Ordine di esecuzione dell'accordo denominato «Intercreditor Agreement» e dell'accordo denominato «Loan Facility Agreement» stipulati in data 8 maggio 2010 (Approvato dal Senato) (C. 3505).
- Relatore: Marinello.

2. - Discussione delle mozioni Oliverio ed altri n. 1-00366, Di Giuseppe ed altri n. 1-00385, Ruvolo ed altri n. 1-00386 e Reguzzoni ed altri n. 1-00387 concernenti misure di sostegno per i settori agricolo ed agroalimentare.

3. - Discussione del disegno di legge:
Individuazione delle funzioni fondamentali di Province e Comuni, semplificazione dell'ordinamento regionale e degli enti locali, nonché delega al Governo in materia di trasferimento di funzioni amministrative, Carta delle autonomie locali. Riordino di enti ed organismi decentrati (C. 3118-A)
e delle abbinate proposte di legge: STUCCHI; STUCCHI; URSO; MOGHERINI REBESANI ed altri; ANGELA NAPOLI; GARAGNANI; GIOVANELLI ed altri; BORGHESI ed altri; DI PIETRO ed altri; RIA e MOFFA; MATTESINI ed altri; REGUZZONI; GARAGNANI (67-68-711-736-846-1616-2062-2247-2471-2488-2651-2892-3195).
- Relatore: Bruno.

La seduta termina alle 15,50.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. TU pdl 278-A ed abb. - em. 1.30 478 478 240 266 212 57 Appr.
2 Nom. em. 1.31 476 475 1 238 211 264 57 Resp.
3 Nom. em. 1.32 474 474 238 474 57 Appr.
4 Nom. em. 1.33 489 489 245 247 242 56 Appr.
5 Nom. em. 1.34 496 496 249 251 245 56 Appr.
6 Nom. Moz.Reguzzoni, Bernardo e a. 1-375 500 500 251 499 1 51 Appr.
7 Nom. Moz. Lulli ed altri 1-377 501 498 3 250 495 3 51 Appr.
8 Nom. Moz. Borghesi ed altri 1-378 501 495 6 248 489 6 51 Appr.
9 Nom. Moz. Misiti ed altri 1-380 500 497 3 249 497 51 Appr.
10 Nom. Moz. Vietti ed altri 1-382 502 501 1 251 500 1 51 Appr.
11 Nom. Moz. Boniver ed altri 1-338 495 296 199 149 285 11 48 Appr.
12 Nom. Moz. Mecacci ed altri 1-344 n.f. 489 380 109 191 27 353 48 Resp.
13 Nom. Moz. Evangelisti ed altri 1-376 495 130 365 66 47 83 48 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 16)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Moz. Misiti ed altri 1-379 497 77 420 39 51 26 48 Appr.
15 Nom. Moz. Tempestini ed altri 1-381 491 249 242 125 225 24 48 Appr.
16 Nom. Moz. Vietti ed altri 1-383 489 417 72 209 417 48 Appr.