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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 327 di martedì 25 maggio 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 11,30.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 20 maggio 2010.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brancher, Brugger, Cirielli, Donadi, Lo Monte, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Nucara, Pescante, Ravetto, Sardelli e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 11,33).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Relazione sullo stato delle tossicodipendenze in Italia relativa all'anno 2008 - n. 2-00451)

PRESIDENTE. L'onorevole Bernardini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00451, concernente la relazione sullo stato delle tossicodipendenze in Italia relativa all'anno 2008 (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, mi rivolgo naturalmente a lei, ai colleghi presenti e al sottosegretario Carlo Giovanardi. Credo che lo stesso sottosegretario potrà riconoscere alla delegazione radicale di aver prestato la massima attenzione sulla relazione che egli ha presentato a giugno dello scorso anno sullo stato delle tossicodipendenze; certo la risposta giunge con un po' di ritardo, infatti l'interrogazione fu presentata il 14 settembre del 2009, mentre ad oggi ci troviamo a maggio 2010. Quindi, mentre il sottosegretario Giovanardi credo stia per presentare la prossima relazione ci troviamo a porre tutta una serie di domande e soprattutto ad ascoltare la risposta che ci verrà fornita. Le abbiamo anche riconosciuto, sottosegretario Giovanardi, che la relazione che lei ha presentato è sicuramente una delle migliori che sono state prodotte sinora per dovizia, completezza e accuratezza dei dati, dei grafici che vi ha inserito, le analisi e le interpretazioni. Quindi partiamo da questo dato che è sicuramente positivo - ne voglio dare soprattutto atto a un dirigente del partito radicale, Giulio Manfredi - e che consente ai deputati e ai cittadini di poter valutare il problema delle tossicodipendenze in Italia. Quali Pag. 2sono le questioni che abbiamo sottoposto alla sua attenzione e all'attenzione del Parlamento? Nella relazione è scritto che dal 2006 si evidenzia una forte riduzione del numero dei soggetti inviati al programma terapeutico e un aumento delle sanzioni applicate. Il fenomeno è sostenuto dalla mancata sospensione delle sanzioni in caso di accettazione del programma. Quindi abbiamo la riduzione del numero dei soggetti inviati al programma terapeutico e un aumento delle sanzioni applicate. Inoltre, nella sua relazione si legge che il numero dei controlli per fondato sospetto di guida sotto l'effetto di alcol e/o droghe svolti dalle forze dell'ordine nel 2008 è ulteriormente cresciuto - è questo un dato positivo - del 76 per cento rispetto all'anno precedente, anno in cui comunque si era già registrato un aumento. Ciò ha portato ad un effetto deterrente cui è corrisposto un forte calo della percentuale di positività per alcol: 15 per cento nel 2006, 6 per cento nel 2007, 4 per cento nel 2008. Similmente si è abbassata anche la positività per droga: 1,4 per cento nel 2006, 0,6 per cento dal 2007 e 0,3 per cento nel 2008.
Sempre nella sua relazione si informa sui consumi, come stanno andando in Italia, e si legge che a fronte di una diminuzione dell'uso di eroina come sostanza primaria, si registra un incremento consistente del consumo di cocaina che è passato dall'1,3 per cento ad oltre il 15 per cento, tanto da superare anche la cannabis come sostanza prevalente.
Nella sua relazione si legge, inoltre, che nell'anno 2007 il numero degli incidenti nei quali è stata rilevata la presenza di alcool o droga in almeno un conducente/pedone è pari a 6.904 (rispettivamente, 6.031 e 873), pari a quasi il 3 per cento degli incidenti totali. Le persone complessivamente decedute sono 237 (189 per alcool e 48 per droga), pari al 4,62 per cento, ed il numero di feriti è di 10.716 (9.292 per alcool e 1.424 per droga), pari al 3,29 per cento.
Sempre nella sua relazione, si parla di un aspetto a cui, come radicali, siamo interessati particolarmente, vista l'attenzione che poniamo sulle carceri: mi riferisco agli adulti tossicodipendenti ristretti in carcere. Informazioni maggiormente dettagliate sono disponibili solo per una minima parte - solo per 3.700 soggetti - per i quali è possibile definire un profilo dal punto di vista demografico ed epidemiologico sull'uso di sostanze e clinico per quanto riguarda la presenza di malattie infettive. Rispetto all'anno precedente, il contingente di detenuti consumatori di sostanze per i quali le autorità giudiziarie dispongono di informazioni dettagliate sullo stato di tossicodipendenza è stato sensibilmente ridotto (oltre la metà), in seguito alla fase transitoria di applicazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 19 marzo 2008, concernente il trasferimento delle competenze in tema di medicina penitenziaria al Servizio sanitario nazionale.
La relazione in oggetto tratta, inoltre, dei quattro obiettivi del Piano italiano d'azione sulle droghe attinenti alle politiche di riduzione del danno (ad esempio, la sperimentazione per migliorare il trattamento delle dipendenze in carcere). Ci rendiamo conto che la stragrande maggioranza delle amministrazioni regionali e delle province autonome non ha raggiunto l'obiettivo, nemmeno in parte.
Nella relazione si parla, inoltre, delle amministrazioni che sono state contattate, che sono, in tutto, quindici. Di queste, sette (cioè, il 46,7 per cento) hanno rinviato il questionario, pertanto le azioni valutate sono 53 sulle 106 totali. Questa percentuale molto alta di mancate risposte rappresenta sicuramente un punto critico, perché non permette di effettuare una valutazione apprezzabile delle azioni che compongono il Piano italiano d'azione sulle droghe.
Con riferimento al personale addetto ai servizi per le tossicodipendenze, ben nove amministrazioni regionali, e le due province autonome, non hanno fornito il dato relativo al personale dei Sert presenti nel 2008, rendendo del tutto ipotetico il dato totale e la percentuale relativa a raffronto con i dati del 2000. Pag. 3
Nella relazione in oggetto, si parla, inoltre, di misure alternative alla detenzione: signor sottosegretario, credo che questo sia un tema che anche a lei sta particolarmente a cuore, viste le dichiarazioni degli ultimi giorni. Le regioni che hanno realizzato l'obiettivo conformemente alle indicazioni del Piano sono state il 5,9 per cento, quelle che hanno perseguito l'obiettivo con azioni non conformi sono state il 29,4 per cento e le regioni inattive sono state il 64,7 per cento. Sembrano poche le regioni (almeno quattro) che mostrano esperienze all'avanguardia documentate in normative regionali. Il decreto legislativo n. 230 del 1999 ha indiscutibilmente introdotto variabili che, a noi, sembra sfuggano sia al controllo delle regioni sia a quello del Ministero della giustizia. Il picco degli eventi fatali e di quelli criminali causati da tossicodipendenti alla fine della loro detenzione avviene in concomitanza con il termine della permanenza nella struttura e con il ritorno alla vita ordinaria.
È in questo momento, come ricorda anche lei, che il detenuto ha il maggiore bisogno di cure che impongono un supporto dei servizi e la presa in carico individualizzata per i rispettivi percorsi di inclusione sociale.
Parleremo poi ancora del sito che è stato istituito: www.politicheantidroga.it quale forma istituzionale e privilegiata di informazione-formazione sia per gli esperti del settore che per la cittadinanza.
A distanza di nove anni, si legge sempre nella sua relazione, dal passaggio delle competenze al Servizio sanitario nazionale, è possibile constatare che l'assenza di linee guida univoche e concordate in materia di gestione della tossicodipendenza in carcere ha determinato la non uniformità di trattamento nei penitenziari italiani tra regioni e regioni e, all'interno della stessa regione, tra ASL e ASL. Inoltre, i vari servizi, a causa delle note limitazioni di bilancio della sanità pubblica, facendosi carico dell'assistenza delle persone detenute con dipendenza patologica, nella generalità dei casi non hanno registrato incrementi rispetto agli organici, incrementi che erano stati già predisposti dall'amministrazione penitenziaria prima del 2000.
Con riferimento alle domande che le poniamo, signor sottosegretario, dopo aver fatto queste premesse, chiediamo se quanto da lei riportato nella relazione non evidenzi in modo esaustivo che gli effetti delle modifiche introdotte dalla legge n. 49 del 2006, cosiddetta Fini-Giovanardi, si pongono palesemente in contrasto con l'asserito intento del Governo di privilegiare il recupero dei soggetti segnalati alle prefetture rispetto alla mera applicazione delle sanzioni amministrative.
Chiediamo ancora se il Governo intenda convenire con gli interpellanti sul fatto che il fattore decisivo per la diminuzione del numero di guidatori, fermati per abuso di alcool o stupefacenti, sia stato non l'allarmismo veicolato dai mass media, bensì l'aumento esponenziale dei controlli stradali, aumento peraltro già iniziato sotto il Governo precedente.
Chiediamo ancora se il Governo non rilevi una palese discrepanza fra l'incontestabile aumento del consumo di cocaina nel nostro Paese e le reiterate dichiarazioni del dottor Antonio Costa (direttore esecutivo dell'Agenzia ONU per le droghe) sulla diminuzione della produzione, vendita e consumo di cocaina nel mondo; non si spiega quindi tanto bene questo fenomeno così in crescita in Italia.
Chiediamo altresì come il Governo giustifichi l'evidente discrasia fra la martellante campagna mediatica tendente ad accreditare la convinzione che una grande percentuale degli incidenti stradali sia dovuta all'abuso di alcool e/o altre droghe e le piccole percentuali realmente rilevate.
Chiediamo ancora, signor sottosegretario, quale sia il motivo dell'esiguità del numero dei soggetti adulti tossicodipendenti ristretti in carcere di cui si è in possesso di informazioni dettagliate, parlavamo di poco più di tremila persone; quale sia il nesso fra tale esiguità e l'attuazione della riforma della medicina penitenziaria; quale sia lo stato di attuazione di tale riforma e se il Governo non ritenga opportuno, rispetto alla relazione Pag. 4del prossimo anno, introdurre anche un altro indicatore e cioè la «percentuale di attuazione della riforma della sanità penitenziaria».
Chiediamo inoltre, signor sottosegretario, se il fallimento dell'attuazione degli obiettivi inerenti alla riduzione del danno da parte delle amministrazioni regionali e delle province autonome non sia dovuto anche alla pervicace non considerazione, quando non denigrazione, delle politiche di riduzione del danno da parte del Governo centrale.
Chiediamo altresì quali siano, vorremmo sapere i loro nomi, le otto amministrazioni che non hanno rinviato il questionario venendo meno al principio di leale collaborazione fra amministrazioni dello Stato e Stato centrale; se il Governo intenda, nelle prossime relazioni, fornire l'elenco analitico delle amministrazioni inadempienti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

RITA BERNARDINI. Riteniamo che sia veramente importante porre l'attenzione sulla sanità penitenziaria. Ad esempio, sull'uso del metadone in carcere, credo che ci sia molto da riflettere: infatti, si è andata notevolmente riducendo e non migliorando l'integrazione dei tossicodipendenti, i quali poi escono dal carcere ed hanno una recidiva molto, molto alta. Pertanto, chiediamo se il Governo intenda spendere maggiori energie per il sito che abbiamo citato e quali siano gli intendimenti del Governo per superare la difformità di trattamento fra i detenuti in campo penitenziario.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Carlo Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, cercherò di rispondere a tutte le domande così articolate e precise che sono state rivolte al Governo, naturalmente con la soddisfazione di avere avuto questo riconoscimento sulla relazione annuale (quella del 2009, dati relativi al 2008) sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, la quale - come ha detto l'interpellante - è tra le migliori prodotte per dovizia, completezza e accuratezza di dati, grafici, analisi e interpretazioni.
Infatti, il confronto parlamentare, fuori dal Parlamento, va fatto sui dati, sui fatti e non sulle visioni ideologiche, entrando nel merito di tutta una serie di questioni molto complesse che riguardano la droga, le tossicodipendenze e la cura dei tossicodipendenti. Occorre fare tutto ciò, partendo naturalmente da un punto fermo, ossia i danni che la droga produce (e mi rivolgo anche alle scolaresche presenti a Montecitorio e che stanno assistendo a questa seduta). Ormai, evidenze scientifiche delle neuroscienze dimostrano che tali sostanze - ciò vale per la cannabis, la cocaina e l'eroina - purtroppo producono danni cerebrali: in termini brutali, «buchi» nel cervello, in termini raffinati, neuroni che si spengono. Insomma, si tratta di danni irreversibili, specialmente se l'uso delle sostanze è precoce: chi comincia a tredici anni a «spinellare», arriva a diciotto anni con danni irreversibili.
Pertanto, quello della droga è un problema drammatico, che va risolto con la prevenzione, l'educazione, l'informazione e, naturalmente, anche con la repressione delle bande criminali, le quali, attraverso lo spaccio della droga, stanno dietro alla mafia, alla 'ndrangheta, alla camorra e anche al terrorismo internazionale. Si tratta di un fenomeno planetario su cui tutta la comunità internazionale si interroga.
All'interno di queste tematiche generali, vi sono le tematiche più particolari che l'interpellante ha chiesto al Governo di chiarire. Innanzitutto, il contrasto tra le modifiche introdotte con la legge di riforma del testo unico n. 309 del 1990 e l'intento del Governo - che in questa sede riconfermo - di voler privilegiare il recupero dei soggetti segnalati alle prefetture. Ne abbiamo parlato a lungo a Trieste nel Pag. 5corso della V Conferenza nazionale sulle politiche antidroga ed è stato costituito un tavolo tecnico di lavoro, composto da esponenti di diverse amministrazioni, per approfondire tale problema e predisporre una modifica del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 in materia di sostanze stupefacenti.
Tale gruppo di lavoro, da un lato, ha il compito di ottimizzare alcuni aspetti procedurali e di valorizzare i programmi di recupero delle persone tossicodipendenti e, dall'altro lato, si propone di reintrodurre la sospensione del procedimento sanzionatorio amministrativo nel caso in cui il tossicodipendente trasgressore aderisca all'invito di sottoporsi a programma di recupero e, naturalmente, non lo abbandoni durante il programma stesso.
Veniamo ad una materia molto delicata, controversa e discussa, ossia gli incidenti stradali: un deterrente è determinato dal costante aumento dei controlli per l'accertamento di guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Ricordo - dati ANIA recenti - che solo l'anno scorso l'Italia ha pagato, per incidenti stradali, il numero di un milione di feriti, di cui 80 mila con lesioni superiori ai nove punti (quindi, con lesioni gravi), quasi 30 mila tra paraplegici e stati vegetativi permanenti (quindi, con lesioni gravissime) e 5 mila morti: dunque, il fenomeno degli incidenti stradali costa tantissimo al Paese.
All'interno di questo meccanismo, c'è il problema degli incidenti che avvengono con persone che guidano o avendo abusato di alcol o sotto l'effetto degli stupefacenti.
È vero, c'è un dato: la diminuzione del numero di persone colte alla guida di veicoli sotto l'effetto di alcool e di droghe trova, certamente, una spiegazione nella massiccia campagna di controlli che sono stati effettuati dalle forze dell'ordine, soprattutto in coincidenza con il fine settimana, ma anche nella capillare opera di prevenzione avviata, a qualsiasi livello, dalle istituzioni con iniziative e progetti mirati, nonché nella maggiore attenzione riservata al tema delle stragi del sabato sera dai media e dalle principali agenzie sociali.
Attenzione, però, i dati di tale fenomeno, purtroppo, vanno aggiornati continuamente: dopo due anni di sensibile calo della mortalità e dei traumi, i primi tre mesi di quest'anno hanno mostrato un nuovo aumento vertiginoso degli stessi, soprattutto i venerdì e sabato notte; le cause di tale fenomeno sono da indagare e da verificare.
Quello che noi abbiamo voluto verificare - ed è un'altra risposta alle domande dell'interpellante - è se solo il 3 per cento degli incidenti sono causati dall'alcool e dalla droga. Anche se così fosse, ciò sarebbe un fatto assolutamente preoccupante, considerate le centinaia di morti e le migliaia di feriti provocati da chi guida in queste condizioni.
In realtà, avere la certezza che il sinistro sia derivante dall'uso di alcool o di droga richiede un capillare controllo del territorio, come si fa nel programma drugs on street che il dipartimento politiche antidroga ha lanciato a Verona. Drugs on street è un meccanismo per cui tutte le forze dell'ordine, carabinieri, polizia e vigili urbani, con il coordinamento del prefetto e con l'aiuto dei medici e dei volontari, sono in grado, specialmente nelle notti del venerdì e del sabato, di controllare il territorio con strutture mobili e, immediatamente, in queste strutture, fare il test sia dell'alcol sia della droga.
Altrimenti, ordinariamente, per controllare se una persona guida sotto l'effetto della droga, bisognerebbe portarla in ospedale e fare due o tre controlli per notte. Con drugs on street, programma partito a Verona ed estesosi oggi a quasi 40 città italiane (le quali stanno ripetendo questa esperienza), siamo stati in grado di fare una sperimentazione scientifica su piccoli campioni.
Per esempio, quando sono stato a Verona per seguire una di queste nottate, dalla mezzanotte alle sei del mattino, su 800 automobilisti fermati all'uscita delle discoteche nella zona del lago di Garda, 80 sono stati effettivamente controllati (quelli Pag. 6che le forze di polizia vedevano guidare in uno stato di alterazione) e 34 sono risultati o oltre i limiti di abuso di alcool, o che guidavano sotto l'effetto di sostanze, oppure che erano sia ubriachi che sotto l'effetto di sostanze stupefacenti; 34 su 80 è un numero spaventoso che si avvicina al 50 per cento.
Tale dato media fra i dati generali e questi specifici controlli mirati che dimostrano che la percentuale e i dati, soprattutto in determinate situazioni (penso alla notte e al fine settimana), degli incidenti provocati sotto l'effetto dell'alcool e delle sostanze stupefacenti, sono assolutamente alti e chiedono di alzare la guardia nuovamente, con una serie di fatti educativi prima, e repressivi dopo, per fermare questa vera e propria strage.
Ricordo che, negli ultimi vent'anni, circa 9 mila ragazzi italiani hanno perso la vita nelle stragi del sabato sera: un fenomeno che ci è costato tanti ragazzi morti quanti militari degli Stati Uniti nella guerra in Iraq; numeri veramente tragici.
La statistica va sempre vista con attenzione. Quando l'ONU (ossia il direttore Costa) parla del fenomeno mondiale, è chiaro che si dice che la cocaina è diminuita a livello mondiale da un dato che loro hanno accertato, ed è un dato veritiero. Ciò, però, non contrasta con il fatto che in un Paese dei 180 Paesi del mondo, quale l'Italia, nello stesso periodo, possa esserci stato un aumento del consumo della cocaina, magari a scapito dell'eroina. Sono dati che vedono, nei vari Paesi del mondo, atteggiamenti e consumi differenziati anche se, complessivamente, a livello mondiale, l'anno scorso, si è registrato questo calo dell'uso della cocaina.
Cerco di rispondere ora a tutte le domande che sono state poste. In ordine all'immediato fallimento dell'attuazione degli obiettivi inerenti alla cosiddetta riduzione del danno, credo che sia giusto chiarire, ancora una volta, quale sia la posizione di questo Governo circa questo tema. Poiché riteniamo che obiettivo imprescindibile degli interventi di prevenzione e contrasto delle tossicodipendenze sia quello di fare uscire le persone tossicodipendenti dalla propria condizione di dipendenza, qualsiasi altro tipo di intervento che si ponga in maniera alternativa e non complementare a quello della cura non riteniamo possa essere accettato.
In quest'ottica si riconoscono talune misure di prevenzione secondaria delle patologie correlate alle tossicodipendenze, quali la infezione da HIV, le epatiti, le morti droga correlate. Tuttavia, tutti questi interventi devono essere indispensabili e in maniera irrinunciabile devono mirare, da un lato, a prevenire e ridurre i rischi e i danni per la salute delle persone tossicodipendenti derivanti da comportamenti caratteristici delle dipendenze e, dall'altro, a ridurre le condizioni sociali devianti di discriminazione e di stigmatizzazione o il rischio di criminalità.
Gli interventi di prevenzione delle patologie correlate devono, dunque, essere sempre considerati integrativi e non sostitutivi dell'intervento terapeutico e riabilitativo, e tesi a recuperare totalmente la persona, ad affrancarla dall'uso di qualsiasi sostanza stupefacente e a reinserirla nella società e nel mondo del lavoro.
Questa impostazione italiana ha trovato riscontro e sostegno in ambito internazionale e, non a caso, nel suo rapporto del 2009, presentato nel marzo scorso a Vienna nel corso dei lavori della 53a sessione della CND, l'International narcotics control board delle Nazioni Unite, con la formale raccomandazione n. 32, ha richiamato i Governi che hanno allestito le cosiddette camere per le iniezioni di droghe a chiudere queste facilitazioni o altre soluzioni similari e a promuovere l'accesso dei consumatori di droga ai servizi sanitari e sociali, compresi i servizi per il trattamento dell'abuso di droga, in conformità con le disposizioni dei trattati internazionali di controllo sulla droga.
In sostanza, noi non contestiamo metodologie di accesso alla cura che passano anche attraverso soluzioni temporanee - e mi riferisco alla discussione sull'uso o meno del metadone - ma queste metodologie Pag. 7devono essere finalizzate al pieno recupero del tossicodipendente e non alla sua cronicizzazione.
Ciò detto si ritiene, comunque, di poter affermare che le cause più probabili del fallimento dell'applicazione degli interventi - stanze del buco o riduzione del danno inteso sostanzialmente come cronicizzazione - da parte delle regioni e delle province autonome risiedono proprio in scelte di politica regionale.
Mi preme sottolineare che, sul fronte della prevenzione secondaria delle patologie correlate alle tossicodipendenze, in Italia, negli ultimi anni, si è registrata una costante diminuzione dei quattro indicatori epidemiologici principali correlati alle malattie infettive e alle morti per overdose, osservando una riduzione dei casi di epatite C, di epatite B e di infezioni da HIV, nonché un dimezzamento del numero dei decessi per overdose.
Questo sta a indicare che, al di là della discussione ideologica che si è registrata sulle stanze del buco o sulla riduzione del danno, i dipartimenti delle dipendenze sul territorio hanno, comunque, messo in atto interventi alternativi in grado di ridurre e prevenire le patologie correlate, naturalmente insieme alle attività che hanno svolto le comunità di recupero.
Ricordo che quando si parla di regioni e di province - e lo dirò anche dopo per quanto riguarda la sanità penitenziaria - parliamo sempre di venti regioni e di diverse province. Quindi, la Sicilia è un conto, la Lombardia un altro e, ad esempio, le Marche rappresentano ancora un altro discorso; vi è chi manda i dati e chi non li manda, chi collabora e chi non collabora. Il nostro è un sistema molto faticoso da gestire, anche a livello di conoscenza dei problemi. Per esempio - e questa è una questione importante che vale non solo per le regioni - alla domanda «quali sono le amministrazioni che non hanno dato seguito al questionario di autovalutazione del 2008», quello che allora dipendeva da Ferrero, l'ex Ministro della solidarietà sociale (ma questo piano, predisposto dal Governo Prodi, è in via di superamento), si può rispondere che non diedero seguito al questionario di autovalutazione le seguenti amministrazioni: il Ministero dell'interno, il Ministero dell'università e della ricerca, quello della salute, il coordinamento delle regioni e delle province autonome, il Ministero dell'economia e delle finanze, gli uffici dell'ex Ministro per gli affari regionali ed autonomie locali e l'ex Ministero della solidarietà sociale.
Ma perché questo è accaduto? Esiste anche una ragione per cui questo Governo ha subito posto rimedio. Infatti, il Governo Prodi aveva cancellato il Dipartimento per le politiche antidroga presso la Presidenza del Consiglio e, avendo cancellato tale dipartimento, mancava il luogo - il Dipartimento è diretto oggi dal dottor Serpelloni - nel quale porre in essere una politica sulle droghe che tenesse conto dei suoi riflessi internazionali.
Bisogna andare a Lisbona, a Vienna, avere un collegamento con le Nazioni Unite e con le istituzioni europee, collaborare a livello planetario con tutti i Paesi che si interessano di droga. Bisogna, inoltre, mantenere un collegamento con tutte le regioni italiane che hanno competenze primarie. Vi sono 9 milioni di euro da stanziare per far fronte a tutto quello che il Dipartimento può fare, da drug on streets al sistema di allerta rapido sulle nuove droghe sul territorio, al progetto «non è mai troppo presto» per anticipare i tempi di individuazione di quando un ragazzino incomincia a drogarsi, a tutta l'attività promozionale, ai portali presso le scuole, e così via.
L'altro giorno sentivo dire all'assessore del Veneto che ha illustrato il programma del Veneto sulle tossicodipendenze: «sono veneto, stanzio 60 milioni di euro». Ma questo vale per tutte le regioni, per il semplice motivo che il fondo, una volta gestito dallo Stato (fino al 2001), è stato totalmente trasferito alle regioni. Lo Stato fa un'azione di coordinamento, ma le risorse oggi sono gestite dalle 20 regioni.
Pertanto, non c'è solo il problema dei rapporti internazionali, ma anche quello del rapporto con ognuna delle singole regioni che sostanzialmente sono auto Pag. 8nome nel decidere come allocare questi fondi. Noi a Trieste abbiamo cercato - lo faremo con la nuova Conferenza delle regioni - di dire che, pur riconoscendo l'autonomia costituzionale delle regioni, si potrebbe tuttavia riconoscere convenzionalmente che le regioni si impegnino a spendere l'1 o il 2 per cento della spesa sanitaria trasferita alle stesse nella direzione del recupero delle tossicodipendenze, altrimenti oggi, a macchia di leopardo, ogni regione si muove come ritiene opportuno.
Naturalmente, quando dico che il Dipartimento mantiene i contatti a livello internazionale e regionale, devo ricordare che li mantiene anche per quanto riguarda, per esempio, il nuovo rapporto che faremo, grazie ad una certa autorevolezza di interlocuzione (perché si tratta della Presidenza del Consiglio) con il Ministro dell'interno, con il Ministro della sanità, con il Welfare, attraverso uno scambio di informazioni che provengono dal territorio.
Quando, per esempio, abbiamo parlato delle morti per overdose a Torino, ci siamo attivati in Piemonte non appena da tale regione ci è arrivata la prima segnalazione di una di queste morti per overdose. Se nessuno ci segnala dal territorio, visto che tutte le competenze sono regionali, che è in corso una epidemia di questo genere, è chiaro che il nostro sistema di allerta rapida, se non ha sensori sul territorio, non può attivarsi. Infatti, appena si è attivato, in poche settimane il fenomeno è stato messo sotto controllo - si trattava di una partita tagliata male (non ricordo esattamente) di eroina - e siamo stati in grado di fare fronte alle conseguenze.
Quindi, è importantissimo che vi sia un luogo di coordinamento ed una leale collaborazione di tutti i soggetti che sul territorio si impegnano in tema di droga. Le poche risorse a disposizione, di intesa con le comunità, le stiamo spendendo proprio anche in direzione (ci interessa moltissimo) di un programma di reinserimento del tossicodipendente nella società. Infatti, non ci sfugge che chi esce dal carcere ed ha ancora problemi - perché non è stato recuperato - finisce per delinquere di nuovo; quindi, vi è il nostro assoluto favore nei confronti di un percorso alternativo a quello delle carceri che possa portare al recupero.
Per quanto riguarda i rilievi che riguardano il sito istituzionale del Dipartimento antidroga, confermo che tale piattaforma informativa è stata progettata con la finalità di fornire agli utenti della rete uno strumento di consultazione utile ad approfondire i temi delle tossicodipendenze e ad aumentare le conoscenze sui rischi e sui danni per la salute connessi all'uso delle droghe.
Si tratta di uno strumento formativo e informativo di facile ed immediata consultazione, liberamente accessibile a chiunque senta vicino il problema della diffusione delle sostanze stupefacenti e desideri saperne di più. In quest'ottica, anche per il futuro, sarà compito del responsabile del Dipartimento curare scrupolosamente la veste grafica e i contenuti del portale in argomento, perché possa risultare sempre più rispondente alle esigenze dei visitatori.
Quanto all'asserita mancanza on line di un elenco delle comunità terapeutiche operanti in Italia, nonostante una difficoltà, che ho anche io ogni tanto, ad accedere al sito, confermo invece l'esistenza di tale elenco, perché le comunità sono tutte catalogate, unitamente a quelle che riguardano il servizio pubblico, e sono regolarmente presenti all'interno del portale istituzionale www.politicheantidroga.it. In realtà c'erano già quando è stato sollevato il problema, probabilmente erano collocate su Internet in maniera tale che fosse più difficile accedervi, ma erano già presenti e oggi credo che la consultazione sia assolutamente facile per chi voglia entrare nel sito.
Concludendo, veniamo ai tre quesiti che riguardano il tema delle persone tossicodipendenti responsabili di reati. Al riguardo, ricordo per la milionesima volta che l'Italia è un Paese nel quale la sanzione penale è prevista soltanto per chi commette reati sotto effetto della droga, Pag. 9ovvero per chi spaccia, rapina, commette furti o per chi tiene comportamenti definiti dal codice penale come reati.
Il semplice consumatore di droga e chi ne fa uso personale rischia soltanto sanzioni amministrative: il ritiro della patente, il sequestro del motorino, il ritiro del porto d'armi; nulla di più. Certo, abbiamo moltiplicato con questo Governo le iniziative. Si pensi al regolamento, che ormai ha attuazione quasi dappertutto nei luoghi di lavoro, per controllare che gli autisti dei pullman, i camionisti e i piloti di aerei non svolgano la loro funzione sotto l'effetto delle sostanze stupefacenti. Abbiamo previsto per i ragazzi, anche nella proposta in discussione al Senato, il test obbligatorio per chi vuole prendere il patentino o la patente affinché i giovani sappiano, se ci tengono al patentino e alla patente, che se sono in grado di guidare prenderanno la patente, se invece risultano tossicodipendenti andranno a piedi, per salvaguardare loro stessi e le terze persone.
Ricordo sempre che stiamo parlando di persone che sono in carcere perché hanno commesso dei reati, però sappiamo che tantissimi sono in carcere perché hanno commesso più volte gli stessi reati, per esempio il piccolo spaccio. Quindi, il riferimento è ai reati di lieve entità, che richiedono la possibilità, anziché di espiare la pena in carcere, di entrare in una comunità di recupero per poter essere completamente ristabiliti nel momento in cui usciranno dal carcere.
Qui c'è un problema, su cui stiamo lavorando insieme all'amministrazione penitenziaria, che è quello di rivisitare e standardizzare, basandole su rigorosi criteri scientifici, le modalità di diagnosi della tossicodipendenza, atteso che quelle adottate finora sembrano talvolta non tenere effettivamente conto della reale esistenza di tale condizione. Pertanto, insieme ad un gruppo di lavoro del Ministero della giustizia e dell'amministrazione penitenziaria, stiamo proprio verificando le modalità con le quali chi entra nelle carceri italiane viene classificato come tossicodipendente, se lo è veramente, se non lo è e se ha diritto ad accedere ai percorsi di riabilitazione.
Per quanto ci riguarda, riconfermiamo i dati che abbiamo pubblicato relativamente al metadone e ai trattamenti sostitutivi in carcere, però a giugno, tra poco più di un mese, sarà pubblicato il nuovo rapporto e vedremo se tali dati saranno o meno confermati.
Faccio presente che il tema della tossicodipendenza all'interno del carcere e l'attuazione della citata riforma della sanità penitenziaria sono attualmente oggetto di discussione e concertazione fra amministrazioni centrali e regionali. Qui rientriamo nel discorso fatto prima. La sanità penitenziaria trasferita alla competenza regionale può essere un'opportunità, però attualmente, nel momento del passaggio e nel momento in cui ci sono venti interlocutori diversi, oltre alle province di Trento e di Bolzano, diventa un problema molto complesso da affrontare.
In proposito, l'unica cosa da fare - e lo stiamo facendo - è avviare un confronto con la partecipazione di associazioni e istituzioni, con il Ministero della giustizia e con il Dipartimento antidroga, per individuare, studiare e rendere operativi interventi, modifiche legislative, progetti (come il vecchio DAP Prima), cioè l'idea di poter sospendere un processo nella fase iniziale, senza neanche arrivare alla condanna, se il piccolo spacciatore tossicodipendente accetta di andare in comunità.
Si tratta di interventi tutti utili a consentire lo svolgimento della pena in contesti alternativi al carcere che possano favorire un efficace percorso di recupero.
Si decongestionano le carceri e si dà la possibilità al piccolo spacciatore che ha commesso piccoli reati di curarsi nel frattempo e quando avrà scontato la pena nella comunità di recupero potrà uscire senza il rischio di commettere nuovamente reati.
Concludendo sento infine la necessità di ribadire con forza la volontà del Governo di superare criticità e difformità di trattamento delle persone tossicodipendenti nell'ambito penitenziario, potenziando Pag. 10il ricorso alle misure alternative che favoriscono opportunità di cura e trattamento. Per la verità nella legge Fini-Giovanardi ci sono già: i giudici possono condannare il piccolo spacciatore a lavori di pubblica utilità e non a stare in carcere, ma ci sono problemi legati alle risorse, in particolare quelle che le regioni dovrebbero mettere a disposizione per i corsi di recupero. Pertanto occorre favorire opportunità di cura e trattamento in tutte le situazioni in cui non sussistono motivazioni di eccezionale rilevanza per la prosecuzione della detenzione in carcere. Si tratta di un obiettivo ormai irrinunciabile, di sensibile impatto per la salute pubblica e di grande valore sociale, soprattutto alla luce dei problemi di sovraffollamento delle carceri italiane.
Come ricordavo poc'anzi un importante ruolo potrà essere svolto dal tavolo di concertazione tra lo Stato e le regioni, ma è del tutto evidente che un tale ambizioso progetto richiederà il concorso e il fattivo apporto di tutti i soggetti che sono competenti in questa materia: i Ministeri di settore, la magistratura di sorveglianza, le regioni, gli enti e le associazioni del privato sociale. Il fatto che per tre anni non ci siano elezioni in vista, almeno ufficialmente è così, mi fa ben sperare che in tutti questi soggetti istituzionali ci sia la volontà di mettersi attorno ad un tavolo, perché solo assemblando le competenze di tutti, soprattutto per quanto riguarda oggi le carceri, ci sarà la possibilità di dare uno sbocco positivo a questo problema.

PRESIDENTE. L'onorevole Bernardini ha facoltà di replicare.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, sottosegretario Giovanardi, per quanto riguarda la prima parte della sua risposta, dove ha ribadito la sua idea sulle evidenze scientifiche dei danni provocati dalle sostanze stupefacenti, mi permetta di dire che questo dibattito scientifico non è così univoco, soprattutto quando da parte del Governo si mettono tali sostanze stupefacenti tutte sullo stesso piano con lo stesso grado di pericolosità. Sarebbe veramente interessante approfondire questo tipo di dibattito, così come sarebbe interessante per noi Radicali affrontare il tema delle politiche proibizionistiche, perché mi sembra indubbio - e anche qui mi riferisco ai dati che lei stesso ha fornito - che questo fenomeno del consumo di sostanze stupefacenti è purtroppo, nonostante le politiche proibizionistiche, in netto aumento.
Sono ormai milioni i consumatori di sostanze stupefacenti, soprattutto se includiamo tra essi coloro che consumano sostanze oggi vietate come l'hashish e la marijuana, a differenza dell'alcol che non è vietato. Quindi, stiamo parlando di milioni di italiani che sono considerati potenzialmente dei criminali, perché questo dicono le leggi. Certo lei ha ribadito che per i consumatori non ci sono le sanzioni di tipo penale ma solamente quelle di tipo amministrativo, però sappiamo benissimo che quando ci si rifornisce di queste sostanze non è poi molto difficile passare dall'amministrativo al penale. Quindi ci sarebbe tutto un discorso da fare, e noi continuiamo a farlo, sarebbe bello e interessante poterlo fare sui mass media che invece, a quanto pare, si interessano di un altro tipo di dibattito.
Venendo ad una questione che mi interessa molto, che ci interessa molto, che è quella della riduzione del danno, è chiaro che l'approccio può essere diverso. Sicuramente il nostro è diverso perché lei ci dice che il vostro obiettivo - che devo dire sembra difficile da raggiungere, come si evince anche dalla sua risposta - è quello di far uscire le persone definitivamente dalla tossicodipendenza.
Ci si dovrebbe chiedere se sia efficace una politica così indirizzata perché ci sono sicuramente esperienze che dimostrano che lo stato di tossicodipendenza, della persona che quindi consuma determinate sostanze, non è così nettamente in conflitto con la società. Mi riferisco, in tale contesto - voglio ribadirlo - alle sostanze vietate perché, come lei sa, altre droghe - parliamo di alcool e tabacco - sono ammesse pienamente alla politica di riduzione del danno. Ma c'è un altro aspetto della sua risposta che mi interessa molto; Pag. 11prendendo spunto proprio dalla sua dichiarazione di questi ultimi giorni: «via i tossicodipendenti dalle carceri», credo che, da questo punto di vista, si possa trovare una unità di intenti.
Nelle carceri, in questo momento, ci sono quasi 68 mila detenuti, tuttavia i posti letto sono 43 mila. Risale proprio a questa mattina la notizia che, a Sanremo, un altro detenuto, di poco più di quarant'anni, è morto perché è caduto dal letto - sembra incredibile - ma, trovandosi al terzo piano di un letto a castello, è caduto durante la notte ed è morto.
Tornando al problema della tossicodipendenza ritengo sia necessario prevedere un intervento deflattivo. Sembra, tuttavia, che noi Radicali - io in particolare - siamo divenuti gli unici sostenitori del primo disegno di legge varato dal Ministro Alfano. Ormai questo provvedimento è stato totalmente stravolto dalla Commissione giustizia e credo sarà approvato in sede legislativa; con quel disegno di legge credo che non uscirà più nessuno di galera per scontare l'ultimo anno della pena agli arresti domiciliari.
Signor sottosegretario, secondo il sesto rapporto sulle carceri, redatto dall'associazione «Antigone», il numero dei tossicodipendenti, che annualmente transitano nelle carceri italiane, è di 26.646 nel 2006 e di 24.371 nel 2007; non ho dati più recenti. Questo numero è decisamente superiore a quello di coloro che transitano nelle comunità terapeutiche: infatti sono stati 17.042 nel 2006 e, ancora di meno, 16.433 nel 2007.
Tali dati stanno a dimostrare come l'approccio terapeutico, per questo tipo di detenuti, sia stato concretamente dismesso. Mi risulta che oggi sono addirittura diminuiti i tossicodipendenti che accedono alle comunità terapeutiche, e che sulle stesse siano stati fatti dei tagli che giudico addirittura vergognosi.
Per quanto concerne il sistema delle misure alternative per la presa in carico dei tossicodipendenti, previsto dal citato testo unico sulle droghe e successive modifiche, va purtroppo segnalato come l'accesso a queste misure sia fermo ad un quinto di quello che era prima dell'indulto.
Signor sottosegretario, vorrei ricordarle (perché sicuramente lo sa) che a gennaio in Aula vi è stato un dibattito su delle mozioni relative proprio alle carceri. Vi sono stati degli impegni che il Governo si è assunto, dei quali lei si può fare forte: non so che fine abbiano fatto i suoi emendamenti e se ha intenzione di ripresentarli; tuttavia, mi preme ricordare che nella lettera g) della mozione presentata dai Radicali - uno dei dodici impegni della nostra mozione che sono stati accolti - si dice che il Governo è impegnato nella creazione di istituti a custodia attenuata per tossicodipendenti, realizzabili in tempi relativamente brevi, anche ricorrendo a forme di convenzioni e intese con il settore privato e del volontariato, che già si occupa dei soggetti in trattamento.

PRESIDENTE. La invito di concludere.

RITA BERNARDINI. Siccome le mozioni diventano in genere dei talk show in cui si dibatte senza poi, alla fine, applicarle, credo che lei si potrebbe far forte di tale impegno approvato dal Governo per cominciare ad agire. Nelle carceri italiane i tossicodipendenti sono infatti il 30 per cento; e, per come vi stanno oggi, l'unico loro destino, giacché non sono curati in alcun modo, è uscire e commettere altri reati. Si tratta di una spirale perversa, che credo dobbiamo assumerci la responsabilità di interrompere.

(Ritiro dell'interrogazione Vietti n. 3-00409)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interrogazione Vietti n. 3-00409, riguardante problematiche concernenti il riconoscimento della voce stipendiale «diritti di segreteria» a favore dei segretari comunali.
Avverto che l'interrogazione in oggetto è stata ritirata in data odierna dai presentatori, Pag. 12che contestualmente hanno presentato un'interrogazione a risposta scritta di analogo contenuto.

(Misure a favore dei lavoratori dello stabilimento della ex Keyes italiana Spa, sito nel comune di Fiumefreddo (Catania) - n. 3-00883)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Pasquale Viespoli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Burtone n. 3-00883, concernente misure a favore dei lavoratori dello stabilimento della ex Keyes italiana Spa, sito nel comune di Fiumefreddo (Catania) (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, con riferimento all'atto ispettivo dell'onorevole Burtone, inerente la situazione occupazionale degli ex lavoratori della cartiera Keyes italiana Spa di Fiumefreddo (Catania), passo ad illustrare gli elementi informativi acquisiti presso i competenti uffici dell'amministrazione che rappresento, nonché quelli forniti dall'INPS.
Preliminarmente, pare opportuno precisare che, nell'ambito del Programma «PARI», di competenza dell'amministrazione che rappresento, è stato approvato il finanziamento degli «Interventi di reimpiego degli ex lavoratori della cartiera Keyes e Aurora Confezioni».
L'intervento prevedeva, in particolare, l'erogazione di un sostegno al reddito, pari ad euro 450 mensili, nei confronti di 43 ex dipendenti della Keyes, per il periodo dal 1o dicembre 2006 al 30 settembre 2007, oltre alla possibilità di beneficiare delle azioni di ricollocazione previste dal programma medesimo.
Successivamente, una volta conclusosi l'intervento, 38 ex dipendenti Keyes hanno beneficiato del trattamento di mobilità in deroga per i mesi di ottobre, novembre e dicembre 2007, sulla base di apposito accordo ai sensi dell'articolo 2, comma 36, della legge n. 203 del 2008. In conformità a quanto stabilito dall'articolo 19, comma 9, del decreto-legge n. 185 del 2008, il predetto trattamento è stato oggetto di proroga in favore di 32 ex dipendenti nel corso del 2008 e di 26 ex lavoratori nel corso del 2009.
Tanto premesso, informo che lo scorso 23 marzo, presso l'Ufficio provinciale del lavoro di Catania, le rappresentanze sindacali dei lavoratori e quelle delle istituzioni locali hanno sottoscritto un accordo per la concessione di un'ulteriore proroga della mobilità in deroga per 24 ex lavoratori Keyes ancora facenti parte del bacino, per il periodo dal 1o gennaio 2010 al 31 dicembre 2010.
Faccio, inoltre, presente che Italia Lavoro, in qualità di ente strumentale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ha garantito la propria assistenza tecnica nei confronti dei soggetti interessati dal provvedimento di concessione, nell'ambito delle azioni di politica attiva del lavoro previste all'interno della «Azione di Sistema Welfare to Work per le politiche di reimpiego».

PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di replicare.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, mi dichiaro parzialmente soddisfatto perché il sottosegretario ci ha dato notizia della procedura per la concessione della cassa integrazione in deroga per i lavoratori della ex Keyes anche per il 2010. Mi permetto di sollecitare il sottosegretario affinché questa concessione si realizzi in tempi brevissimi. I lavoratori infatti aspettano: ricordo che a marzo è stato firmato l'accordo con le forze sindacali e l'ufficio provinciale del lavoro e mi auguro che i lavoratori possano ottenere al più presto quanto loro dovuto, anche perché si tratta di lavoratori Pag. 13che speravano in una ricollocazione. Vi era stato in tal senso un impegno da parte del comune e della provincia ma il programma Pari/azioni non ha dato i frutti sperati, tranne che per la concessione dell'indennità in deroga (i lavoratori hanno ottenuto finora un minimo di contributo per poter sopravvivere).
Questa, signor sottosegretario, è una vicenda drammatica che vede lavoratori che - come tanti in Sicilia e nel Mezzogiorno - perdono il lavoro e non trovano una ricollocazione.
Abbiamo un tasso di disoccupazione giovanile del 40 per cento (uno su due giovani nel sud, in Sicilia in modo particolare, non lavora) ma rimane il problema degli over 40 e degli over 50, di coloro i quali cioè perdono il lavoro e non trovano poi la possibilità di reinserimento. Per tale motivo ci permettiamo di avanzare questa ulteriore sollecitazione affinché i lavoratori possano ottenere subito quanto stabilito da questi programmi.
Mi permetto in conclusione, signor Presidente, di utilizzare la presente occasione per sollecitare il Governo a deliberare il contributo del CIPE. Altre volte ho chiesto di parlare in quest'Aula su questo tema: un'importante azienda multinazionale a Catania, la STMicroelectronics, attende da tempo la concessione di questo contratto di programma per poter realizzare il fotovoltaico. Il Governo ha fatto ripetutamente alcune promesse che poi non sono state mantenute ma vi sono lavoratori - oltre l'azienda - che attendono questo segnale, anche perché dovrà poi essere predisposto un piano industriale preciso da parte dell'azienda per il mantenimento dei posti di lavoro sia della STMicroelectronics sia della Numonyx ad essa collegata.
Utilizzo quest'opportunità per dire che bisogna fare presto non solo per i lavoratori dell'ex Keyes, ma anche per quei tanti lavoratori che nel Mezzogiorno aspettano interventi che possono essere importanti per la ripresa produttiva della comunità.

(Misure a tutela dei lavoratori della società Trenitalia-Cargo in relazione al piano di chiusura di alcuni scali merci, con particolare riferimento alla regione Toscana - n. 3-01016)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Pasquale Viespoli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Bosi n. 3-01016 concernente misure a tutela dei lavoratori della società Trenitalia-Cargo in relazione al piano di chiusura di alcuni scali merci, con particolare riferimento alla regione Toscana (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, con riferimento all'atto ispettivo dell'onorevole Bosi inerente la situazione occupazionale dei lavoratori di Trenitalia-Cargo passo ad illustrare gli elementi informativi acquisiti presso i competenti uffici dell'amministrazione che rappresento.
In linea con analoghe iniziative da parte di imprese europee, la società Trenitalia-Cargo ha avviato - a decorrere dallo scorso 1o aprile - un processo di ristrutturazione industriale del settore merci che ha previsto, tra l'altro, la trasformazione del traffico diffuso (a carro singolo o gruppi di carri) in treni completi.
Tale processo, in particolare, risulta ispirato all'esigenza di realizzare un modello industriale più snello e flessibile che consenta di abbattere i costi operativi e, nel contempo, di migliorare l'efficacia, la qualità e l'affidabilità del servizio di trasporto.
La predetta riorganizzazione ha riguardato anche gli impianti dislocati nella regione Toscana per i quali Trenitalia ha manifestato la volontà di favorire forme di aggregazione tra più imprese al fine di organizzare treni completi multiclienti.
La società in parola ha inoltre comunicato l'intenzione di gestire le eventuali ricadute sul piano occupazionale della riorganizzazione attraverso tutti gli stru- menti Pag. 14previsti dalla vigente normativa, ricorrendo ad azioni di mobilità all'interno del gruppo FS e a corsi di riqualificazione professionale.
Tanto premesso, con specifico riferimento alle problematiche evidenziate nell'atto parlamentare sono in grado di informare che, nel periodo dal 1o gennaio 2009 al 28 febbraio 2010, il numero dei lavoratori impiegati presso gli impianti della regione Toscana ha subito una diminuzione di 194 unità.
Informo, inoltre, che, a decorrere dallo scorso 1o aprile, Trenitalia-Cargo ha proceduto alla chiusura degli uffici commerciali presenti negli impianti di Empoli, Arezzo e San Giovanni in Valdarno e che, a decorrere dallo scorso 1o maggio, la stessa ha proceduto alla chiusura degli impianti a terra di produzione treni di Grosseto, Chiusi ed Empoli. Da ultimo, informo che, ad oggi, non risulta avanzata ai competenti uffici dell'Amministrazione che rappresento alcuna istanza di ammissione al trattamento di integrazione salariale.
In relazione ad eventuali più recenti sviluppi della situazione occupazionale, manifesto in tal senso la disponibilità a valutare ogni possibile iniziativa diretta a tutelare la posizione dei lavoratori e delle loro famiglie.

PRESIDENTE. L'onorevole Bosi ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, francamente avrei avuto il piacere di potermi dichiarare soddisfatto, purtroppo così non è. Non è possibile perché il danno che si sta provocando attraverso la forte riduzione, la contrazione e talvolta la chiusura di questi scali merci rappresenta una follia in termini assoluti, dal momento che in questo Paese si è per anni lavorato e predicato per poter trasferire il traffico merci dalla strada alle linee ferroviarie, mentre con tale linea si sta procedendo in senso diametralmente opposto.
Credo che dovrebbe essere stabilita una strategia anche per questi centri di alloggiamento delle merci e dei materiali da trasferire sui treni, pure attraverso rapporti con le regioni; possiamo infatti dismettere centri che sono stati creati e che oltretutto hanno costituito oggetto di grandi investimenti?. Quale è il danno che si crea così per l'economia nazionale?
Abbiamo la sensazione che vi sia un'ottica miope da parte di Trenitalia-Cargo nel valutare i propri problemi in termini aziendali, senza preventivare alcuna ricaduta da parte del sistema Italia, che sicuramente soffre di tali decisioni.
Forse questa interrogazione doveva essere valutata anche dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dal Ministero dell'economia e delle finanze, non solo sotto l'aspetto della questione dei dipendenti: se è vero che ha una sua rilevanza, forse però essa è addirittura marginale rispetto all'importanza del problema.
Mi ritengo dunque insoddisfatto della risposta perché manca un'indicazione di strategia rispetto a questo settore e, anche per quanto riguarda le questioni più particolari che concernono il personale, la risposta è, come dire, «interlocutoria».
Non ho da aggiungere altro, magari riproporrò ai Ministeri competenti una nuova forma di interrogazione.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno. La seduta è sospesa, riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 12,35, è ripresa alle 15,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Caparini, Gregorio Fontana, Leo, Lusetti e Mura sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Pag. 15

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 2713 ed abbinata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di una proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la XII Commissione (Affari sociali) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

alla XII Commissione (Affari sociali):

S. 392-550-918. - Senatori BASSOLI e altri; senatore COSTA; senatori NESSA e altri: «Misure per il riconoscimento dei diritti delle persone sordocieche» (Approvata, in un testo unificato, dalla 11a Commissione permanente del Senato) (2713).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Per consentire alla stessa Commissione di procedere all'abbinamento richiesto dall'articolo 77 del Regolamento è quindi trasferita in sede legislativa anche la proposta di legge VANNUCCI ed altri: «Norme per il riconoscimento della sordocecità quale disabilità unica» (1335), attualmente assegnata in sede referente alla medesima Commissione e vertente sulla stessa materia.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 28 aprile 2010, n. 63, recante disposizioni urgenti in tema di immunità di Stati esteri dalla giurisdizione italiana e di elezioni degli organismi rappresentativi degli italiani all'estero (A.C. 3443-A) (ore 15,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 28 aprile 2010, n. 63, recante disposizioni urgenti in tema di immunità di Stati esteri dalla giurisdizione italiana e di elezioni degli organismi rappresentativi degli italiani all'estero.
Ricordo che nella seduta del 24 maggio 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed ha avuto luogo la replica del relatore, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3443-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 3443-A).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferiti agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 3443-A).
Ricordo altresì che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 3443-A).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,09).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 15,10, è ripresa alle 15,30.

Pag. 16

Sull'ordine dei lavori.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, senza alcuna vena polemica, considerato che, così com'è giusto che sia, l'importo delle nostre indennità è su tutti i giornali e si tratta di un'operazione di trasparenza molto importante soprattutto in questa fase, questa mattina ho provato a telefonare, per informarmi, agli uffici di competenza rivolgendo loro questa semplice domanda: quanto prende di indennità un Ministro e un sottosegretario? A questa semplice domanda non è stata data risposta. Dunque, credo che per ragioni di trasparenza, così come tutti conoscono giustamente le nostre indennità, si debba sapere quanto guadagna un Ministro parlamentare ed un sottosegretario. Visto che non siamo riusciti a conoscere le cifre, vorrei un outing ministeriale per sapere qual è realmente la cifra.

PRESIDENTE. Onorevole Mussolini, la Presidenza prende atto della sua richiesta; se posso, vorrei aggiungere una semplice precisazione: a dire il vero, quanto circola sugli organi di stampa non sempre è così esatto per quanto ci riguarda. Forse bisognerebbe fare un'operazione di trasparenza e di verità completa.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3443-A)

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

STEFANO STEFANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Narducci 2.3, nonché sull'emendamento Evangelisti 2.5.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore. Tuttavia mi sia consentito - anche perché la risposta deve avere un minimo di significato - di prendere atto che sono stati presentati alcuni ordini del giorno, di cui uno relativo all'articolo 1 e uno relativo all'articolo 2. Nell'esprimere parere contrario su tutti gli emendamenti presentati, devo tuttavia aggiungere che il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno presentato dall'onorevole Barbi in merito all'articolo 1: infatti, l'onorevole Barbi, nel chiedere che il Governo si impegni ad avviare la procedura di sottoscrizione e di ratifica...

PRESIDENTE. Sottosegretario, la prego, gli ordini del giorno saranno presi in esame successivamente.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Era per dare un senso alla risposta.

PRESIDENTE. Ho capito. Il parere sugli emendamenti è contrario?

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Sì, il Governo esprime parere contrario sugli emendamenti presentati.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Narducci 2.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, questo è uno dei due emendamenti sulla seconda parte del provvedimento in esame che riguarda la proroga dell'elezione dei Comites e del Consiglio generale degli italiani all'estero su cui sia il relatore sia Pag. 17il Governo hanno espresso parere contrario proprio per il fatto che vi sarebbe una concomitanza sostanziale con i provvedimenti che sono già in itinere al Senato e che potrebbero giungere a compimento e trasformarsi in legge; quindi, ciò sostanzialmente vanificherebbe la proroga.
Di fatto vi è un impegno del Governo, come in parte era già stato anticipato dal senatore Mantica parlando degli ordini del giorno, nel senso di iniziare il processo di rinnovo elettivo di questi incarichi non appena vi fosse una legge, approvata dal Senato e da quest'altro ramo del Parlamento, che desse nuove normative di rappresentanza dei Comites, che ricordo sono a titolo assolutamente volontario. Credo che sarebbe opportuno valutare, da parte dell'opposizione, un'ipotesi di invito al ritiro dell'emendamento in esame, perché esso, se approvato, snaturerebbe la seconda parte del provvedimento.
Ritengo sia assolutamente di buon senso respingere l'emendamento in esame, che abolisce la proroga delle elezioni dei Comites e sarebbe opportuno, anche come segnale di responsabilità, un ritiro dello stesso, proprio a fronte dell'impegno del Governo di approvare presto una legge. Questo chiaramente non è compito del Governo, ma è l'auspicio dello stesso che, di fronte ad una rapida approvazione di una legge che riordini le rappresentanze degli italiani all'estero (Comites e CGIE), si possa immediatamente procedere al rinnovo degli organi. È chiaro che questo comporta di fatto un impegno di tutti i gruppi ad accelerare il processo legislativo; come sappiamo, non siamo agli albori di questo processo, ma già al Senato esso ha preso, in qualche modo, corpo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA. Signor Presidente, signor sottosegretario e colleghi, tutti avete ben chiaro cosa stiamo votando: parliamo dei Comites, cioè del sistema di rappresentanza di tutti gli italiani che vivono all'estero. Questi organismi territoriali, che sono al centro della democrazia di base dei nostri territori all'estero, hanno subìto una proroga già di un anno, dal 2009 al 2010. Parliamo di organismi eletti per la prima volta con una legge nel 2003 e nel 2004. Non vi era nessuna urgenza di riformarli. Noi parlamentari eletti all'estero abbiamo un assoluto bisogno che la democrazia, non solo in Italia ma anche tra i nostri connazionali, continui a funzionare. Non si sospende con un decreto-legge la democrazia. Gli italiani all'estero sono altrettanto portatori di diritti, quanto gli italiani che vivono in Italia. Chiedo quindi a tutti i colleghi, dopo aver dato tanti schiaffi ai nostri connazionali con i tagli e con la sospensione dei programmi di assistenza di lingua e cultura, di non dare loro un ulteriore schiaffo, sacrificando e mortificando i loro diritti democratici e di partecipazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Narducci 2.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sardelli? Onorevole Mazzuca? Onorevole De Poli? Onorevole Cicchitto? Onorevole Lupi? Onorevole Bossa? Onorevole Maran? Onorevole D'Antoni? Onorevole Jannone? Onorevole Mussolini?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge
(Vedi votazionia ).

(Presenti 470
Votanti 469
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato
222
Hanno votato
no 247). Pag. 18

Prendo atto che i deputati Cesa Monai e Nunzio Francesco Testa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Berardi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Evangelisti 2.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il 23 aprile 2009 il gruppo dell'Italia dei Valori ha presentato una proposta di legge, a prima firma dell'onorevole Razzi, per l'abrogazione della legge 6 novembre 1989, n. 368, che reca l'istituzione del Consiglio generale degli italiani all'estero e disposizioni sull'impiego delle somme già destinate al suo funzionamento. Pertanto, a mio avviso, è sufficiente dare lettura dell'illustrazione di questa proposta di legge per spiegare i motivi che ci hanno portato oggi a presentare questo emendamento.
Quella legge vide la luce alla fine degli anni Ottanta, individuando nel Consiglio l'organismo di riferimento per i connazionali all'estero. Successivamente, nell'anno 2003, è stata approvata la legge n. 286, disciplinante i Comitati degli italiani all'estero, ossia i Comites. Nel dicembre 2001 è stata approvata, dai due rami del Parlamento, la legge n. 459 che attribuisce il diritto di voto ai cittadini italiani all'estero. Quest'ultima legge è senza dubbio per sua natura la manifestazione del principio espresso dall'articolo 67 della Costituzione, per il quale «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato».
La normativa vigente, quindi, individua nel parlamentare in genere - e in quello eletto nella circoscrizione Estero, in particolare - il sommo rappresentante delle comunità italiane presenti fuori dai nostri confini e tale rappresentanza è ovviamente la massima espressione di piena democrazia di cui il nostro sistema si è dotato, eliminando la disparità di trattamento tra i cittadini italiani residenti in Italia e quelli residenti all'estero, che si protraeva fin dalla nascita dello Stato repubblicano.
Pertanto, il funzionamento dell'apparato del CGIE, che costa al contribuente italiano qualcosa come 6 milioni di euro circa all'anno, è basato su risorse che possono e devono essere, invece, destinate al potenziamento dei compiti e delle funzioni dei Comites e delle stesse strutture consolari allo scopo delegato. Lo spirito che ci deve animare è quello dell'assoluta responsabilità nell'ottimizzazione dell'utilizzo dei finanziamenti sempre più ridotti a disposizione, evitando inutili sprechi perché di questo si è trattato. Infatti, in passato abbiamo assistito a veri e propri sperperi di denaro pubblico a fini clientelari. Basti pensare ai circa sei milioni di euro dei contributi destinati nella passata legislatura al finanziamento per la formazione professionale nel cantone di Zurigo, mentre sappiamo che questo compito è svolto per legge dalle autorità locali svizzere. Si comprende, quindi, come spesso l'utilità pratica per i nostri connazionali all'estero venga solo pubblicizzata ma sia di fatto inesistente. Per questo motivo abbiamo presentato questo emendamento che vuole, in buona sostanza, ridurre il tempo della prorogatio dal 31 dicembre 2012 al 30 giugno 2011. Pertanto, invitiamo per tali ragioni l'Assemblea ad esprimere un voto favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Evangelisti 2.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevoli Sardelli, Mazzuca, Gasbarra... i colleghi hanno votato? Onorevole Rampelli...
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 19
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge
(Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 486
Maggioranza 244
Hanno votato
233
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che i deputati Nunzio Francesco Testa e Cesa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che il deputato Mosella ha segnalato che non è riuscito a votare.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3443-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3443-A).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, riguardo all'ordine del giorno Garavini n. 9/3443-A/1, devo dire innanzitutto che la materia indicata non ha nulla a che vedere con l'articolo 1 che abbiamo testé trattato. In ogni caso, al di là del merito, il Governo accoglie come raccomandazione tale ordine del giorno, anche perché è storicamente un impegno della diplomazia italiana quello di operare nei confronti del Governo della Repubblica federale di Germania affinché non si perda la memoria di una storia tragica e soprattutto affinché si arrivi ad un gesto significativo che possa mantenere viva e costante la storia degli anni 1943-1945. Quindi, l'ordine del giorno Garavini n. 9/3443-A/1 è accolto come raccomandazione.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/3443-A/2, perché esso interpreta esattamente lo spirito dell'articolo 2. Infatti, il Senato sarà impegnato in Aula nelle prossime settimane per l'approvazione, in prima lettura, di un testo di riforma della materia che sarà probabilmente condiviso, oltre che dagli esponenti della maggioranza, anche da quelli dell'opposizione. Inoltre si tratta di un testo di iniziativa parlamentare che il Governo ha accettato. Pertanto, il Governo ribadisce che le elezioni per i COMITES si terranno non appena sarà approvata questa articolata riforma, evidentemente, anche da parte della Camera. La data indicata all'articolo 2 è solo cautelativa, ma l'auspicio del Governo è che si possa arrivare a svolgere queste elezioni molto prima.
Per quanto riguarda gli ordini del giorno Barbi n. 9/3443-A/3 e Leoluca Orlando n. 9/3443-A/4...

PRESIDENTE. Onorevole Mantica, dovrebbe esprimere il parere su un ordine del giorno per volta.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Gli ordini del giorno dicono più o meno la stessa cosa. Il Governo accetta l'ordine del giorno Barbi n. 9/3443-A/3, perché esso indica al Governo una delle opportunità che si presentano per affrontare in maniera organica l'argomento trattato dall'articolo 1 del decreto-legge in maniera provvisoria. In altri termini, l'onorevole Barbi invita il Governo a sollecitare la procedura di sottoscrizione della ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sulle immunità giurisdizionali degli Stati e dei loro beni, fatta a New York nel 2004.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/3443-A/4, che dice la stessa cosa del precedente. Esso impegna il Governo ad attivarsi in tutte le sedi per accelerare il processo di sottoscrizione della Convenzione ONU sulle immunità giurisdizionali degli Stati. Quindi il parere è esattamente uguale a quello di prima, e cioè il Governo accetta l'ordine del giorno.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/3443-A/5. Al riguardo, francamente devo dire che, avendo accettato gli ordini del giorno Barbi n. 9/3443-A/3 e Leoluca Orlando n. 9/3443-A/4, Pag. 20avendo già indicato una scelta del Governo per quanto riguarda una soluzione definitiva e tenendo conto che, a nostro giudizio, la sentenza della Corte de L'Aja verrà pronunciata in linea di massima nel secondo semestre del 2011, riteniamo di arrivare prima con la sottoscrizione e quindi in questo caso quanto viene indicato verrebbe assolutamente superato. Quindi il Governo non accetta questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Garavini n. 9/3443-A/1, accolto dal Governo come raccomandazione.
Onorevole Di Biagio, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3443-A/2, accettato dal Governo?

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, voglio ringraziare il Governo per aver accettato il mio ordine del giorno. L'articolo 2 del provvedimento che oggi ci accingiamo a votare prevede il rinvio delle elezioni per il rinnovo dei Comitati degli italiani all'estero e, conseguentemente, del Consiglio generale degli italiani all'estero, in attesa del generale riordino della materia al momento oggetto di analisi e discussione presso le sedi parlamentari.
Infatti, è all'esame del Senato un testo unificato di iniziativa parlamentare per la riforma di tali organismi rappresentativi degli italiani all'estero, sul quale tutte le forze politiche - e soprattutto gli eletti all'estero - stanno partecipando attivamente. Voglio ricordare a quest'Assemblea che il rinnovo delle cariche negli organi rappresentativi è stato previsto nel 2010 e che in questa discussione si prevede un'ulteriore proroga che estenderebbe il mandato dell'attuale composizione a 8 anni. Le nostre comunità nel mondo sono ben consapevoli che questo ulteriore rinvio potrebbe intaccare l'operatività e le dinamiche procedurali di questi organismi, ma sono altrettanto consapevoli del fatto che un rinnovo a breve delle istituzioni indicate mal si concilierebbe con il progetto di riforma degli organismi...

PRESIDENTE. Onorevole Di Biagio, le chiedo scusa, ma questo suo intervento sarebbe andato benissimo se lo avesse svolto in sede di illustrazione degli ordini del giorno. Adesso, mi deve soltanto dire se, avendo il Governo accettato il suo ordine del giorno, lei insiste per la votazione oppure - come è normale - si accontenta di questo.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, ringrazio e chiedo che la Presidenza comunque autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Di Biagio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Barbi n. 9/3443-A/3 e Leoluca Orlando n. 9/3443-A/4, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/3343-A/5, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/3443-A/5, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Martella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 486
Astenuti 6
Maggioranza 244
Hanno votato
234
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che i deputati Bachelet e Cesa hanno segnalato non sono riusciti ad Pag. 21esprimere voto favorevole e che i deputati Antonio Pepe, Cesaro e Cosenza hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3443-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, già ieri, in sede di discussione sulle linee generali, ho avuto modo di esprimere tutte le riserve e le critiche del gruppo dell'Italia dei Valori rispetto a questo provvedimento, per cui non mi resta altro che confermare il voto contrario del nostro gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, noi ci asterremo. Le ragioni sono state esposte molto bene nell'intervento, in sede di discussione sulle linee generali, del mio collega Rao. Cerco di riassumerle il più brevemente possibile.
La prima ragione è lo strumento utilizzato: a qualche giorno dall'ulteriore richiamo del Capo dello Stato sull'utilizzo un po' smodato dei decreti-legge, stiamo ancora discutendo di un provvedimento per il quale viene scelta per l'ennesima volta lo strumento della decretazione d'urgenza, laddove non ce ne sarebbe stato bisogno in questa materia.
In secondo luogo, l'articolo 1 poteva essere più chiaro e andare incontro meglio alle ragioni della sentenza citata. In particolare, dobbiamo ricordare che tale sentenza è di alto valore morale e giuridico proprio perché tiene conto di tutti coloro che con coraggio, lealtà e sacrificio scelsero di non obbedire al comando nazista nel famoso contenzioso degli internati coatti tra Germania e Italia nel secondo conflitto mondiale.
La terza ragione è che, anche per valutare l'articolo 2, avremmo preferito che ci fosse stata più chiaramente una proroga non oltre il 31 dicembre 2010, tenuto conto che nel 2009 questi organismi (COMITES e CGIE) erano già scaduti e nella formulazione, che pure ha visto il Governo fare un passo avanti con l'approvazione dell'ordine del giorno (con l'impegno riferito alla scadenza: «non appena approvata la riforma»), ci sembra un po' troppo generica e certamente non va incontro pienamente alle osservazioni che avevamo fatto presente durante la discussione sulle linee generali.

PRESIDENTE. Colleghi, desidero rivolgere un caloroso saluto ed esprimere i più vivi voti augurali della Camera dei deputati all'ambasciatore di Argentina Norma Nascimbene de Dumont, che è in tribuna, accompagnata dal Presidente Fini, dal presidente del gruppo di amicizia bilaterale senatore Zanda e da alcuni collaboratori dell'ambasciata, in occasione della celebrazione del duecentesimo anniversario della Rivoluzione di maggio, che aprì la strada al processo di indipendenza e alla nascita dello Stato argentino (Generali applausi a cui si associano i membri del Governo).
In duecento anni di storia le opportunità offerte dall'Argentina hanno attirato migliaia di italiani che, grazie anche allo spirito di generosità e all'apertura con cui sono stati accolti, sono divenuti parte integrante della società contribuendo all'identità stessa del Paese. La loro integrazione nella realtà argentina nel mantenimento dei legami con l'Italia, così come i profondi sentimenti di amicizia fra le nostre Assemblee parlamentari, è significativamente testimoniata anche dai ben 93 parlamentari argentini di origine italiana attualmente in carica e dai 4 parlamentari italiani eletti all'estero, due deputati e due senatori, provenienti dall'Argentina.
La vicinanza temporale dell'odierno anniversario con i centocinquant'anni della Pag. 22nascita dello Stato unitario italiano deve costituire una grande occasione per ricordare assieme il passato per meglio costruire il nostro futuro nel nome della salda amicizia e dei fraterni vincoli che legano i nostri due Paesi. Ancora grazie e un saluto da parte di tutta l'Assemblea (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, premettendo che la Lega Nord voterà a favore di questo provvedimento, vorrei innanzitutto fare presenti all'Aula le importanti modifiche che questo decreto-legge ha subito anche dal punto di vista della tecnica legislativa, visto che prima lasciava un po' a desiderare dato che c'erano dei riferimenti normativi sbagliati.
Vorrei anche ricordare che questo decreto-legge consta di due articoli nettamente differenti tra di loro. Circa il primo articolo, dove si parla della sospensione dell'efficacia dei titoli per quanto riguarda il ricorso pendente presso la Corte di giustizia dell'Aja da parte di uno Stato straniero, dato che a me personalmente, ma penso anche a tanti altri colleghi, sono arrivate delle e-mail, vorrei ricordare che questa sospensione riguarda esclusivamente la specifica questione dei lavoratori internati coatti durante il secondo conflitto mondiale. Nelle e-mail tra l'altro qualcuno fa riferimento ad altre problematiche, che non riferisco per amor di patria, dato che abbiamo fatto una commemorazione due minuti fa e non voglio intervenire. Quindi, stiano ben certi tutti coloro che hanno altre pendenze che non sono certamente queste ad essere sospese.
Vorrei ricordare anche che la Lega già da dieci anni si è impegnata per quanto riguarda i giusti riconoscimenti delle richieste fatte da questi lavoratori. La Lega voterà quindi a favore di questo provvedimento considerando che, per quanto riguarda l'articolo 2, al Senato è allo studio una riforma che riguarda i Comites e il Consiglio generale degli italiani all'estero e che con gli emendamenti votati in Commissione affari esteri si è posta una data ben precisa oltre la quale non si può andare per quanto riguarda il blocco di queste elezioni. Considerati questi due interventi il nostro voto sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Narducci. Ne ha facoltà.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, nel dibattito generale, il nostro gruppo del Partito Democratico è intervenuto ampiamente per illustrare le proprie posizioni su questo decreto-legge, sia sull'articolo 1, sia sull'articolo 2, quindi sarò molto breve.
Rispetto all'articolo 1 abbiamo apprezzato - e lo abbiamo anche sostenuto in Commissione affari esteri - il fatto che sia stata introdotta una data certa, quella del 31 dicembre 2011, per quanto riguarda l'effettività di questo provvedimento. Naturalmente permangono tutti i dubbi e tutti gli interrogativi di carattere giuridico attinenti al diritto internazionale e quindi noi coerentemente anche sull'articolo 1 ribadiamo le nostre posizioni che sono state espresse, in particolare, dall'onorevole Barbi e dall'onorevole Melis.
Per quanto riguarda l'articolo 2, comprendo e apprezzo lo sforzo che sta compiendo il sottosegretario Mantica, gliene do atto e non dipenderà sicuramente dalla sua volontà, ma resta il fatto che questo decreto-legge potrebbe prolungare ancora di un anno, un anno e mezzo la vita dei Comites, che oramai sono veramente ad un grado di affaticamento tale che è difficile che possano sopravvivere.
Ribadiamo quindi la nostra contrarietà e preannuncio che il gruppo del Partito Democratico voterà contro questo decreto-legge, confermando le ragioni che abbiamo ripetutamente espresso in questi ultimi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

Pag. 23

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, intervengo per preannunciare il voto favorevole del nostro gruppo con la consapevolezza, comunque, che per quanto riguarda l'elezione dei Comites non si deve arrivare alle ultime date limite indicate dal provvedimento, ma piuttosto lavorare celermente, in tutte le sedi, per giungere sostanzialmente ad un sistema elettorale che permetta l'ottimizzazione del controllo dei voti, nel senso della regolarità delle elezioni, e anche per poter permettere la più ampia partecipazione dei cittadini italiani residenti all'estero.
Nel contempo, bisogna anche trovare dei sistemi semplici che permettano alla nostra rete diplomatica di poter intervenire senza una spesa eccessiva per svolgere appunto queste elezioni.
L'auspicio è che in tutte le sedi il Parlamento non perda tempo, che dalle numerose proposte di legge che sono già state presentate acquisisca elementi comuni di raffronto e di controllo, e che quindi, al più presto possibile, forse anche prima del 2012, si possa procedere all'elezione dei Comites, a una riforma del CGIE e credo anche ad una riforma seria del sistema elettorale in vista delle prossime elezioni politiche. Da queste ragioni discende il voto favorevole del nostro gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire perché io non voterò questo decreto-legge, per la semplice ragione che sono l'avvocato che ha assistito le persone cui si è fatto riferimento a titolo meramente gratuito, considerato l'alto valore morale e sociale della questione affrontata presso la Suprema Corte.
La sentenza di riferimento e le sentenze che poi sono seguite sono importantissime perché antepongono il principio dei diritti umani all'eventuale efficacia di trattati bilaterali. Capisco che ci possano essere motivazioni relative ai rapporti internazionali che consentono queste sospensioni e do atto con molta obiettività che quanto meno è stato introdotto un termine; non dimentichiamoci, però, che queste sentenze travalicano il fatto meramente venale, ma danno il riconoscimento alle sofferenze e ai patimenti non solo dei lavoratori deportati, ma anche alle numerosi morti che si sono verificate in casi che anch'io ho assistito. Pertanto mi asterrò.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 3443-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3443-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3443-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: «Conversione in legge del decreto-legge 28 aprile 2010, n. 63, recante disposizioni urgenti in tema di immunità di Stati esteri dalla giurisdizione italiana e di elezioni degli organismi rappresentativi degli italiani all'estero» (3443-A):

Presenti 489
Votanti 451
Astenuti 38
Maggioranza 226
Hanno votato
249
Hanno votato
no 202
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Pag. 24

Prendo atto che i deputati Mosella e Calgaro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione della proposta di legge Letta ed altri: Incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia (2079-A) (ore 16,07)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa del deputato Letta ed altri: Incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia.
Ricordo che nella seduta del 24 maggio 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed hanno avuto luogo le repliche della relatrice e del Governo.

(Esame degli articoli - A.C. 2079-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 2079-A).
Avverto, inoltre, che il parere della Commissione bilancio reca tre condizioni sul testo, volte ad assicurare il rispetto dell'articolo 81, comma 4, della Costituzione, che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento e che sono in distribuzione.
Avverto, altresì, che la Commissione ha presentato gli emendamenti 2.200, 2.201 e 3.200 (Vedi l'allegato A - A.C. 2079-A).
Avverto infine che, per un mero errore materiale, all'emendamento Pugliese 1.23, in luogo delle parole «di cui alla presente legge anche» sono riportate le parole «di cui alla presente legge». La versione corretta di tale proposta emendativa è in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2079-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2079-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di legge atto Camera n. 2079-A, recante incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia, è sicuramente un'iniziativa legislativa davvero nobile, perché, in buona sostanza, vuole consentire a questo Paese di far rientrare e di recuperare i suoi figli dall'estero, da altre nazioni. Meglio ancora, essa è stata definita come il rientro dei cervelli in Italia: si tratta, come dicevo, di un'iniziativa nobile, ma che comunque rappresenta alcune stridenti criticità.
In primo luogo, a mio avviso, ciò avviene laddove il provvedimento riserva i benefici fiscali solo a coloro che sono nati nell'Unione europea. Pertanto, secondo noi dell'Italia dei Valori, vi sono profili che fanno trasparire un certo razzismo, perché il provvedimento si pone diversamente rispetto ai cittadini, arreca diseguaglianze ed è altrettanto evidente come un provvedimento del genere vada addirittura in contrasto sia con l'articolo 3 della nostra Costituzione sia con le norme comunitarie, il che addirittura potrebbe farci subire successivamente procedure di infrazione.
Per quanto riguarda la riduzione dell'imponibile con aliquote diverse tra gli uomini e le donne - gli uomini possono beneficiarne calcolando imponibile del 30 per cento, mentre le donne un imponibile del 20 per cento - non riesco a comprendere come ancora oggi si seguano questi modelli, questa sorta di quote rosa, di protezionismo femminista. Questa è «roba superata», oggi siamo tutti uguali, «maschietti» e «femminucce», non è possibile fare ancora questi distinguo e meno che mai questo provvedimento vuole avere come ratio lo sviluppo e l'incentivo all'avviamento Pag. 25al lavoro per le donne. Quindi, questa è un'altra criticità che registriamo.
Per non parlare addirittura dell'eliminazione di ogni riferimento ai maggiori benefici per le aziende che occupano soggetti rientranti nelle regioni meridionali. Sul punto addirittura la Commissione, con il suo parere condizionato, ha chiesto di omologare la misura dei benefici al fine di trattare in maniera eguale tutte le posizioni. Per la verità, secondo me qui «casca l'asino», perché bisogna davvero respirare i problemi del nostro Paese e conoscerli. Nell'aprile scorso, in Commissione finanze, la Svimez ci ha segnalato in modo molto preciso i percorsi migratori. Vero è che c'è un saldo negativo tra gli italiani che sono andati a lavorare all'estero e gli italiani che dall'estero sono venuti in Italia nell'ultimo decennio, pari a 8.500 unità, ma è altrettanto vero che nell'ultimo decennio c'è stato un altro saldo negativo tra i 43 mila laureati che sono andati all'estero a lavorare e i 38 mila venuti dall'estero in Italia. Insomma, aumentano la scolarità e l'emigrazione, soprattutto per due motivi: in primo luogo, in Italia non abbiamo un tessuto produttivo adeguato a poter intercettare e poi ospitare i cervelli; in secondo luogo, nel nostro Paese non abbiamo livelli professionali adeguati.
Andando poi a scavare meglio nei percorsi migratori, bisogna verificare e registrare un altro percorso migratorio, che è quello più diffuso, sul quale il presente provvedimento riuscirà ad incidere in misura non più alta del 9 per cento. Tra il 1997 e il 2007, ben 600 mila cittadini hanno dovuto lasciare il Mezzogiorno d'Italia per trovare un lavoro. Nell'ultimo decennio, invece, dal nord verso il sud sono venute solo 65 mila persone, perché si avviavano alla pensione o erano pensionati che ritornavano nei loro paesi di origine. In questo percorso migratorio, abbiamo visto soprattutto che nel biennio 2004-2005 ci sono stati 120 mila giovani che hanno lasciato il Mezzogiorno per andare verso le regioni del centro-nord.
Addirittura il 31 dicembre 2008, si arrivava a ben 280 mila unità che lasciavano il Mezzogiorno. La politica dovrebbe essere capace di «attenzionare» e di porre sotto i suoi riflettori il fenomeno veramente preoccupante della «fuga dei cervelli» dal sud. Infatti dei 280 mila che sono andati via, il 40 per cento dei laureati del Mezzogiorno che hanno trovato una chance, un'opportunità di lavoro nelle regioni del centro-nord, è laureato con 110 o 110 e lode.
Insomma va via dal Mezzogiorno la «meglio gioventù», è in atto nel Mezzogiorno d'Italia una desertificazione. Con il nostro provvedimento è come se volessimo togliere con un guscio di noce l'acqua di un'alluvione che ha allagato un Paese perché è vero che in modo nobile diamo la possibilità agli italiani all'estero di ritornare in Italia, ma non ci rendiamo conto che il Paese sta bruciando, che la casa sta bruciando, che 280 mila persone nell'ultimo biennio hanno seguito un percorso migratorio e hanno lasciato non il sud per l'estero ma per il centro-nord.
Soprattutto a questa gioventù dobbiamo porre attenzione, alla gioventù che sta andando via e sta abbandonando il Mezzogiorno d'Italia. Questo provvedimento riesce ad influenzare la gioventù che va via soltanto nella misura del 9 per cento delle persone interessate.
È vero che questo provvedimento favorisce i rientri dall'estero, ma non è più urgente, più importante, più attuale stoppare l'emorragia di questo percorso migratorio che dal sud si avvia al centro-nord? In questo momento, da legislatore, mi sento come un medico che sta in un pronto soccorso davanti ad una persona che è stata investita, con la milza spappolata, nel pieno di un'emorragia di sangue, e si preoccupa di ricostruirgli il dente che ha perduto. Noi viviamo una situazione drammatica, assistiamo ad un'emorragia in corso, che dovremmo stoppare. A questo dovremmo dedicarci, perché la casa che si sta incendiando sta determinando un'emigrazione. Proprio l'altro giorno si è tenuta anche la Conferenza dei vescovi che ha affrontato il problema demografico. Certamente ci sarà un problema demografico, soprattutto al sud perché lì i giovani stanno andando via tutti. L'ISTAT Pag. 26ha dichiarato che, con l'attuale tendenza, nel prossimo ventennio, passeremmo dall'attuale popolazione del Mezzogiorno d'Italia, che è di 20 milioni 800 mila «cristiani», a 19 milioni 300 mila cittadini. Insomma è in corso una vera e propria desertificazione. Penso che sia opportuno «attenzionare» la politica e portarla soprattutto a costruire dei percorsi attraenti, così si attirano non solo i talenti e le intelligenze ma si attirano anche i capitali esteri, gli investimenti esteri.
L'Italia intercetta solo il 6,6 per cento dei capitali esteri contro il 14 per cento della Francia ed il 32 per cento della Gran Bretagna, ed il Mezzogiorno intercetta solo lo 0,7 per cento degli investimenti e dei capitali esteri, cioè nulla. Questo perché non c'è l'humus adatto. Per questo la politica ed il Governo dovrebbero essere attenti soprattutto a rivitalizzare il tessuto industriale e il tessuto produttivo. E il Governo non lo fa perché manca un provvedimento complessivo, nel quale anche quello di oggi potrebbe integrarsi, ma occorrerebbe una politica industriale, cosa che non verifichiamo perché i cervelli, le capacità e le competenze si realizzano soprattutto in questi segmenti dell'industria, delle attività produttive.
Altrimenti, significa che ci si vuole dedicare solo a fare spesa pubblica. Per la verità, lo abbiamo visto soprattutto in un settore strategico: la chimica. Abbiamo visto, in Italia, che si tratta di un settore industriale multidisciplinare, perché prevede chimica, elettronica, meccanica di precisione, sistemi di gestione. Ebbene, il Governo e la maggioranza stanno dismettendo e cancellando un settore strategico, qual è quello della chimica.
Per questa ragione l'Italia dei Valori è presente sulle cose vere, concrete e reali che interessano il Paese; per questa ragione, giovedì scorso, Di Pietro è stato a Porto Torres, incontrando i lavoratori della Vinyls, del petrolchimico. Io ho fatto la stessa cosa sabato e domenica, perché si stanno mettendo da parte e mortificando le professionalità e le competenze che abbiamo nel settore chimico. Infatti, si sta mettendo la Vinyls Italia Spa in condizione di chiudere, perché l'ENI vuole dismettere la chimica. L'ENI ha chissà quali altri interessi!
Non si riesce a fare sistema, perché vi è bisogno di entrambe le strategie industriali convergenti verso l'unico fine; non è possibile, infatti, lasciare in mano all'ENI il cloro e l'etilene e in mano alla Vinyls il pvc.
Vi sono anche degli studi di ricerca dai quali emerge che vi è un mercato ricco, che addirittura non riusciamo a soddisfare. Per quanto riguarda la gomma che si produce, chi di noi non ha le classiche scarpette di gomma, le scarpe da ginnastica? Noi, addirittura, con la Vinyls producevamo 350 mila tonnellate annue, che non riescono neanche a soddisfare il fabbisogno nazionale, che è di 980 mila tonnellate.
Malgrado vi sia questo interesse specifico e preciso, malgrado vi siano un mercato e le condizioni economiche e industriali - ad oggi, la nostra bilancia dei pagamenti in Italia in questo settore registra un segno negativo ed una perdita per 11 miliardi di euro - malgrado queste condizioni, non è giustificabile la mancanza di una politica industriale nel settore chimico; se non interveniamo oggi in questo settore, avremo altre persone che andranno via, all'estero.
Infatti, mentre noi stiamo abbandonando la chimica, altri Paesi stanno avanzando e ci stanno togliendo fette di mercato. Il più grande produttore sta diventando la Germania, che proprio sul settore chimico ha potuto realizzare la riunificazione delle due Germanie. Quest'anno si festeggia l'anniversario della riunificazione delle due Germanie, che avvenne nel 1990: la riunificazione è stata realizzata proprio sulla chimica. Questo è il motivo per il quale la Germania riesce a tenere all'interno i talenti e i cervelli: riesce a far sviluppare quei settori che sono strategici e attuali. Ecco perché la Germania perde ogni anno solo lo 0,3 per cento dei cervelli, mentre l'Italia, ad oggi, ne perde il 2,3 per cento. Pag. 27
La Germania ha una politica industriale che li intercetta e che è l'humus adatto; invece, qui vi è la politica dei furbetti. Il Governo fa scappare anche gli investitori della Ramco del Qatar, che erano venuti qui in Italia; sarebbe, invece, necessario che un Governo serio e rigoroso stesse attento soprattutto a recuperare queste offerte che vi sono oggi sul mercato. Tra poco, infatti, l'amministrazione straordinaria della Vinyls chiuderà. Non hanno più risorse, sono allo stremo! Avremo tante altre persone che andranno via!
Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, ricordando questo signore, Pietro, che è uno dei cassintegrati presso l'ex carcere dell'Asinara. Ricordatevi di Pietro, questo cassintegrato che sta perdendo il lavoro nel settore chimico!

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, chiuda la giacca!

FRANCESCO BARBATO. Pietro, come tanti altri, perderà il lavoro. Io e l'Italia dei Valori cerchiamo di dare voce a questi cassintegrati, ai nuovi disperati del terzo millennio. In questo Governo di centrodestra, invece, vi era un Ministro dello sviluppo economico che, forse, era più impegnato a fare l'inventario delle case che gli regalavano, che a pensare all'industria e al lavoro per il nostro Paese. Occorre veramente cambiare testa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pugliese. Ne ha facoltà.

MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, credo che la proposta di legge che oggi discutiamo in Aula, al di là di quello che precedentemente diceva l'onorevole Barbato, sempre molto critico su quanto fa il Parlamento, tocchi un tema molto delicato, un tema nazionale, che è quello dell'emigrazione.
Il fenomeno dell'emigrazione esiste in Italia da tempi molto lontani: basti pensare al primo e al secondo dopoguerra per rendersi conto di quanti italiani, indipendentemente dalla loro estrazione sociale, dal nord al sud del Paese emigrarono all'estero in cerca di fortuna. Dalla Svizzera al nord Europa, attraversando oceani fino ad arrivare nelle Americhe; è proprio oggi infatti che abbiamo ricevuto in Parlamento l'ambasciatore dell'Argentina insieme al Presidente Fini, e ci ricordava i milioni di cittadini italiani che vivono in Argentina. Hanno contribuito, questi ultimi, alla crescita sociale ed economica dei loro rispettivi Paesi di adozione.
Apro anche una parentesi personale, signor Presidente: anch'io sono figlio di emigrati. I miei genitori subito dopo il loro matrimonio, negli anni Cinquanta, emigrarono nel Sudamerica, in particolare in Venezuela: lì, oltre a condividere il loro matrimonio e a creare la loro famiglia, trovarono anche la loro fortuna; e soprattutto trovarono il lavoro, quel lavoro che permise loro di concretizzare i loro sogni e far rientro in Italia dopo quindici anni.
Ma tornando al fenomeno dell'emigrazione attuale, le statistiche ci dicono che purtroppo oggi in Italia il fenomeno è in crescendo: spesso il Governo italiano, il Parlamento italiano - ma non solo quelli italiani, anche quelli comunitari - parlano di immigrazione, dimenticando però che vi è anche il problema dell'emigrazione. Infatti i dati che conferma oggi l'AIRE, l'anagrafe degli italiani residenti all'estero, dicono che più di 4 milioni di giovani laureati, con alto grado di scolarizzazione, cercano le loro fortune all'estero.
Oggi ad emigrare infatti non sono più i «disperati», ossia i cosiddetti nullatenenti, ma sono i giovani con alto grado di scolarizzazione, che dal sud al nord del Paese si spostano all'estero, magari in Paesi dove la new economy offre più opportunità di gratificazione per i loro studi, e garantisce facilitazioni di inserimento nel mercato del lavoro. Praticamente oggi si registra un'emigrazione legata alla globalizzazione.
Tutto questo crea nel Paese Italia un disinvestimento di risorse umane, di cervelli, che non avendo l'opportunità di mettere a frutto i propri studi, applicando Pag. 28le proprie conoscenze nei settori tecnologicamente avanzati, come il campo della ricerca scientifica e del lavoro di alta qualità, si spostano all'estero, mettendo la propria professionalità al servizio della crescita e dello sviluppo dei Paesi adottivi.
In questo contesto di emigrazione - quindi, di emigrazione attuale, di emigrazione giovanile - si inserisce l'iniziativa legislativa in esame: iniziativa che vede come promotore il deputato del PD Letta insieme al vicepresidente del PdL Lupi, ma anche colleghi deputati di schieramenti politici differenti, anche indipendentemente dalla loro estrazione politica e dalla loro appartenenza.
Essa credo che assuma un contenuto normativo di altissimo spessore sociale per l'interesse del Paese. La presente legge infatti, al fine di valorizzare le esperienze umane, culturali e professionali maturate dai cittadini italiani e comunitari che risiedono da più di due anni all'estero, ne agevola le assunzioni e gli investimenti, prevedendo la concessione di incentivi fiscali.
Così come ho avuto modo di approfondire in questi giorni su alcuni quotidiani di carattere economico, in particolar modo con un articolo uscito su Il Sole 24 Ore, attualmente il 2,3 per cento dei laureati italiani lavora all'estero mentre noi ospitiamo soltanto lo 0,3 per cento di laureati stranieri. Ciò dimostra che la grave carenza di prospettive lavorative nel nostro Paese non soltanto spinge le nostre giovani menti a cercare realizzazione e gratificazione altrove, ma soprattutto scoraggia l'arrivo di risorse umane qualificate dall'estero, a tutto svantaggio del nostro livello di avanzamento scientifico e tecnologico.
A tal proposito, insieme a tutti i promotori di questa proposta di legge e in seno alla VI Commissione finanze, presieduta dall'onorevole Conte, si è deciso di incentivare, unitamente alla creazione di un Fondo ministeriale - il cosiddetto Fondo di rotazione - ed al cofinanziamento delle regioni, il rientro delle nostre giovani eccellenze, la cui immissione nel tessuto lavorativo verrà ammortizzata e facilitata da questa manovra.
Ad usufruire di queste agevolazioni non saranno soltanto i cittadini italiani e, quindi, comunitari che rientreranno in patria e decideranno di svolgere un'attività autonoma, ma anche alcuni datori di lavoro, ossia le imprese che assumeranno con un contratto di lavoro a tempo indeterminato tali soggetti.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa proposta di legge a mio avviso rappresenta un grande passo verso la modernizzazione dello Stato ed è espressione di un forte senso civico: il lavoro che abbiamo svolto nelle settimane scorse in seno alla Commissione insieme a tutti i colleghi - lo ripeto, di estrazione politica diversa - ed il fattivo impegno della relatrice, l'onorevole Mosca che ringrazio, hanno rappresentato un forte senso di collaborazione bipartisan rispetto alla soluzione parziale di questo grave problema, quello dell'emigrazione. Ed è per tale motivo che insieme ai colleghi chiediamo il sostegno di tutta l'Assemblea della Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Nessuno altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALESSIA MARIA MOSCA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Borghesi 1.20 e Nizzi 1.21, mentre esprime parere favorevole sugli emendamenti Pugliese 1.22 e 1.23, nel testo corretto.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 1.20. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

Pag. 29

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per spiegare all'Assemblea la ragione di questo nostro emendamento. A noi pare che il fatto che per fruire di questi incentivi sia sufficiente una residenza continuativa di 24 mesi in Italia costituisca un limite eccessivamente modesto quanto al requisito richiesto; riteniamo piuttosto che chi intenda usufruire di queste agevolazioni debba dimostrare un periodo di residenza in Italia pari almeno a cinque anni.
A noi sembra che ciò corrisponda maggiormente al fatto che quelli previsti sono incentivi ed agevolazioni concessi dal nostro Paese, che quindi dovrebbero essere riservati a chi nel nostro Paese può vantare una residenza continuativa sufficientemente ampia e non limitata a due anni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Narducci. Ne ha facoltà.

FRANCO NARDUCCI. Signora Presidente, intervengo per illustrare la posizione della Commissione affari esteri, che ha espresso un parere contrario sulla proposta di legge in esame basando il proprio giudizio sulla prima bozza della proposta medesima, quella che conteneva vincoli territoriali rispetto alle regioni del sud ed alcune riserve espresse dal Governo in merito al tipo di sollecitazioni che la proposta di legge pone alla rete diplomatico-consolare.
Osservo che soprattutto le modifiche che sono state introdotte, sia rispetto ai vincoli territoriali e geografici sia rispetto alle sollecitazioni poste alla rete consolare, sono state cambiate e in parte accolte.
Vi sono dunque delle modifiche sostanziali per cui ritengo che debba essere reso noto ai colleghi che il parere contrario della Commissione affari esteri in tale modo risulta meno rilevante - anche se già non vincolante evidentemente - e sicuramente non così contrario alla proposta di legge come potrebbe risultare dal parere espresso in sede referente dalla Commissione affari esteri.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 1.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Rivolta, Granata, Corsini, La Loggia, Gnecchi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 474
Votanti 473
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato
18
Hanno votato
no 455).

Prendo atto che i deputati Rao e Bosi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nizzi 1.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Melandri, Boccia, Veltroni, Costa, Moffa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 485
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato
18
Hanno votato
no 467).

Prendo atto che la deputata Samperi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario. Pag. 30
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pugliese 1.22, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sanga, Strizzolo, Sardelli, Castagnetti, Paniz, Cuomo, Albonetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 496
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato
495
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pugliese 1.23 (versione corretta), accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio, Calearo Ciman...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato
492).

Prendo atto che il deputato Fadda ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bossa, onorevole Giammanco, onorevole Rosso, onorevole Ciccioli, onorevole Miglioli, onorevole Mazzuca, onorevole Ferranti, onorevole Marchi, onorevole Narducci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 497
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato
497).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2079-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2079-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALESSIA MARIA MOSCA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Borghesi 2.21, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Del Tenno 2.23. La Commissione inoltre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.201, mentre ricordo che l'emendamento Del Tenno 2.24 sarebbe assorbito dall'emendamento 2.200 della Commissione, di cui raccomanda l'approvazione. La Commissione formula altresì un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Nizzi 2.26, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Del Tenno 2.25.
La Commissione inoltre formula un invito al ritiro dell'emendamento Nizzi 2.27, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento 2.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

Pag. 31

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Borghesi 2.21 formulato dal relatore.

ANTONIO BORGHESI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, chiedo all'Assemblea, in particolare ai colleghi dell'opposizione di valutare un attimo questa questione, perché siamo in presenza non so se di una illegittimità costituzionale, ma sicuramente di una grande irragionevolezza. Vorrei capire se esistono cittadini europei, e quindi anche italiani, di serie A e di serie B in funzione del fatto che questa cittadinanza l'abbiano avuta dalla nascita o l'abbiano acquisita successivamente. Veramente mi pare irragionevole e incostituzionale dire che questi diritti spettano soltanto ai cittadini europei che sono tali dalla nascita e non a coloro che l'hanno acquisita successivamente. Invito caldamente l'Assemblea ad una riflessione su questo punto. Ho capito che c'è un partito dentro quest'Aula che pretende che si tratti di cittadinanza dalla nascita e che chi l'ha acquisita successivamente - quindi, un immigrato - non possa farla valere in parità con gli altri cittadini, tuttavia credo che non sia possibile distinguere, su un provvedimento come questo, tra chi è cittadino da prima e chi lo è diventato dopo. Per questi motivi invito l'Assemblea ad una riflessione su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare il voto favorevole del gruppo Unione di Centro su questo emendamento, perché anche a noi pare illogico in sostanza che in una legge si preveda che tra i beneficiari di un intervento vi siano i cittadini dell'Unione europea dalla nascita e non semplicemente i cittadini dell'Unione europea. Peraltro la ratio di questa proposta - ne abbiamo parlato più volte in Commissione - è quella di determinare delle positive contaminazioni, affinché lavoratori stranieri - anche non italiani - possano ritornare, dopo esserci stati per qualche tempo, in Italia per arricchire dei loro saperi e dei loro talenti il nostro sistema economico e produttivo. La norma prevista nel testo oggi posto in discussione di fatto impedisce, per esempio, ad un cittadino americano, diventato cittadino dell'Unione europea dieci anni fa, di accedere ai benefici della legge pur nella condizione di essere laureato e di aver dimostrato di possedere particolari talenti.
Tutto ciò mi pare illogico. Peraltro, l'unica motivazione utile a contestare questo emendamento dovrebbe risiedere in un presupposto motivo di carattere tecnico in ordine al fatto che non tutti i Paesi dell'Unione europea si determinano allo stesso modo nel conferimento del diritto di cittadinanza. Quando si fa una legge, però, si stabiliscono dei principi e, quindi, il legislatore o risolve tecnicamente le questioni o non può inserire in una legge un principio che non ha titolo ad esserci.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, ritengo che le obiezioni sollevate dal collega Borghesi siano condivisibili, perché è evidente che, nel momento in cui stabiliamo che una norma è a favore dei cittadini dell'Unione europea, non possiamo, poi, esporci al rischio di effettuare delle discriminazioni in base alla legge sulla cittadinanza dei singoli Stati membri. In alcuni Stati, solo i figli di coloro che hanno la cittadinanza di uno Stato membro dell'Unione europea sono cittadini dell'Unione europea; in altri Stati membri, invece, si può diventare cittadino dell'Unione europea magari diventando tedesco o francese. Nel momento in cui attribuiamo Pag. 32dei benefici fiscali, o di altro tipo, utilizzando l'espressione: «cittadini dell'Unione europea», non possiamo, poi, distinguere a seconda della legge nazionale che regola la cittadinanza, cioè che regola il modo in cui quei soggetti diventano cittadini dell'Unione europea.
Credo che non solo vi siano delle ragioni politiche evidenti per sostenere l'emendamento del collega Borghesi, ma occorre assolutamente evitare di esporsi a dei possibili ricorsi innanzi alla Corte di giustizia dell'Unione europea, perché è evidente che, se sono divenuto cittadino di un altro Stato membro - non lo ero dalla nascita, ma lo sono divenuto a 18 anni, ad esempio -, e non mi viene riconosciuto il beneficio fiscale che questo provvedimento vuole riconoscere a tutti i cittadini dell'Unione europea, posso fare ricorso alla Corte di giustizia dell'Unione europea e ho buone probabilità di vincerlo, perché si possono creare delle discriminazioni. È evidente il rischio di discriminazioni; non si possono creare due categorie di cittadini dell'Unione europea a seconda del modo in cui lo sono divenuti e, quindi, ritengo che sia da sostenere l'obiezione, l'emendamento del collega Borghesi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà, per 1 minuto.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, con questa dichiarazione di voto preannunzio il voto favorevole sull'emendamento in esame; sono d'accordo con l'onorevole Gozi perché sono convinta che sia necessaria una regolazione e una mobilitazione che, altrimenti, questa legge impedirebbe e, in qualche modo, andrebbe a limitare i diritti di chi, ormai da tanti anni, vive nel Paese e, soprattutto, in Europa.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi pare di capire che sul merito vi è una certa condivisione; forse qualche problema si era riscontrato nell'esame del provvedimento per fare in modo che una cosa che nel merito è giusta sia applicabile in termini tecnici e pratici. Pertanto, vorrei chiedere al relatore se sia possibile accantonare l'emendamento in esame piuttosto che porlo in votazione e magari fare una verifica in seno al Comitato dei nove per capire se si può trovare il modo per cui una cosa, giusta sul piano del merito, come è del tutto evidente, sia anche possibile inserirla all'interno del provvedimento; ciò per evitare di bocciare una misura su cui, secondo me, tutti siamo quasi praticamente d'accordo e che sarebbe bocciata solo perché, probabilmente, non si è avuta la possibilità di trovare una «quadra» tra l'esigenza del merito e quella tecnica. Le chiedo pertanto se ciò è possibile, altrimenti saremmo evidentemente favorevoli all'emendamento.

GIANFRANCO CONTE, Presidente della VI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO CONTE, Presidente VI Commissione. Signor Presidente, forse è bene riflettere su tale emendamento: se lo accantoniamo, poi potremmo ridiscuterne alla fine.

PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, deve intendersi accantonato l'esame dell'emendamento Borghesi 2.21.
Invito a riflettere se non sia il caso di accantonare anche l'emendamento Del Tenno 2.23.

ALESSIA MARIA MOSCA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSIA MARIA MOSCA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione propone di accantonare anche l'emendamento Del Tenno 2.23, per poi valutarli contestualmente Pag. 33dopo aver risolto il problema tecnico dell'emendamento Borghesi 2.21.

PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, deve inoltre intendersi accantonato l'esame dell'emendamento Del Tenno 2.23.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.201 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Granata... onorevole Sardelli... onorevole Vella... onorevole Martinelli... onorevole Cenni... onorevole Narducci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato sì 492).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.200 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca... onorevole Della Vedova... onorevole Divella... onorevole Scilipoti... onorevole Agostini... onorevole Narducci... onorevole Palagiano... onorevole Garavini... onorevole Piso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 495
Maggioranza 248
Hanno votato sì 495).

Prendo atto che il deputato Narducci ha segnalato che non è riuscito a votare.
Avverto che la votazione dell'emendamento 2.24 Del Tenno è preclusa dall'approvazione dell'emendamento 2.200 della Commissione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nizzi 2.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Osvaldo Napoli? Onorevole Traversa? L'onorevole Narducci naturalmente viene registrato perché è sprovvisto di strumento.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 487
Astenuti 6
Maggioranza 244
Hanno votato
52
Hanno votato
no 435).

Prendo atto che i deputati Realacci, Narducci e Mannino hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Del Tenno 2.25, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Nicolucci? Onorevole Traversa? Onorevole Sardelli? Onorevole Mondello? Onorevole Bossa? Onorevole Narducci?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 494
Maggioranza 248
Hanno votato
494).

Pag. 34

Passiamo alla votazione dell'emendamento Nizzi 2.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, in verità non sono intervenuto su un emendamento molto simile a quello in esame e lo faccio allora sull'emendamento Nizzi 2.27. Non sono intervenuto sull'emendamento del collega Nizzi 2.26, quasi identico a quello in discussione ora, e che riguarda in sostanza la possibilità di inserire nella legge una norma semplicemente di indirizzo, che possa impegnare il Ministero dell'economia, quando dovrà fare il decreto di attuazione, per così dire, di questa legge, a stabilire delle priorità per il rientro di questi lavoratori che volessero ritornare nel Mezzogiorno d'Italia. Mi sono stupito del fatto che sull'emendamento simile appena votato, a parte il voto dell'Unione di Centro e di qualche altro deputato, non vi sia stata, da parte dei deputati del PdL e del PD e anche di quelli del Mezzogiorno, l'attenzione forse dovuta.
Vorrei richiamare l'Aula sul fatto che stiamo approvando una legge che vuole contrastare legittimamente la cosiddetta fuga dei cervelli. Se vi è una parte del Paese dove questo problema è avvertito in maniera tragica, questa parte del Paese è il Mezzogiorno. La Svimez ha detto in più occasioni che tantissimi laureati ogni anno lasciano il Mezzogiorno verso le regioni del nord e verso i Paesi dell'Unione europea; 700.000 cittadini negli ultimi dieci anni dal Mezzogiorno si sono spostati fuori dal Mezzogiorno per lavorare. Ebbene, con l'emendamento in esame si stabilisce semplicemente di individuare nel Mezzogiorno una sorta di priorità, quando il Ministero dell'economia e delle finanze dovrà redigere il regolamento di attuazione. Credo che sia qualcosa di assolutamente condivisibile, non perché questo incontri la sensibilità di chi proviene dal Mezzogiorno, ma perché i dati sull'immigrazione intellettuale e sui saldi legati all'immigrazione intellettuale ci dicono che proprio quella parte del Paese ha più necessità di interventi come quelli che oggi siamo qui ad approvare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, nonostante il mio vicepresidente mi dica di «no», devo dire qualcosa su questa vicenda che ritengo assolutamente discriminante, perché credo che il provvedimento non sia fatto per incentivare il lavoro al nord o al sud, al meridione, ma è fatto per incentivare lavoratori, ricercatori, persone plurilaureate e con titoli postlaurea e altro ancora per tornare sul nostro territorio. Credo che la dignità di un emigrante lombardo, che sia andato a lavorare in Belgio, in America o in qualsiasi altro posto gli sia capitato di andare, sia la stessa dignità del cittadino siciliano che è andato a lavorare nello stesso territorio. Non capisco perché debba esserci un trattamento diverso per quelli che sono partiti dalla Sicilia e per quelli che sono partiti dalla Liguria, dalla Lombardia o dal Piemonte. Credo che tutto debba essere equiparato e che non vi debbano essere distinzioni territoriali (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nizzi 2.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? Onorevole La Malfa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 491
Votanti 483 Pag. 35
Astenuti 8
Maggioranza 242
Hanno votato
50
Hanno votato
no 433).

Prendo atto che il deputato De Poli ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevoli Moles, Scilipoti, Vico, Repetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato
492
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che il deputato De Poli ha segnalato che non è riuscito a votare.
Avverto che non si può procedere alla votazione dell'articolo 2 perché gli emendamenti Borghesi 2.21 e Del Tenno 2.23 sono stati accantonati.

GIANFRANCO CONTE, Presidente della VI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO CONTE, Presidente della VI Commissione. Signor Presidente, ho provveduto a svolgere una consultazione rapida sulla questione anche con il Governo e siamo in grado di esprimere immediatamente il parere sugli emendamenti accantonati in modo da poter procedere nei nostri lavori (Applausi).

PRESIDENTE. Sta bene. L'efficienza è molto apprezzata, come vede, presidente Conte. Invito, dunque, il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALESSIA MARIA MOSCA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti Borghesi 2.21 e Del Tenno 2.23.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.21, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 483
Astenuti 7
Maggioranza 242
Hanno votato
481
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato De Poli ha segnalato che non è riuscito a votare.
Avverto che l'emendamento Del Tenno 2.23 è precluso perché di fatto assorbito dall'approvazione dell'emendamento Borghesi 2.21.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Pag. 36

Onorevoli Granata, Mazzuca, Martinelli, Cesario...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato
495).

Prendo atto che il deputato De Poli ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2079-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2079-A).
Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALESSIA MARIA MOSCA, Relatore. Signor Presidente, La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 3.200. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Messina 3.21. Il parere è favorevole sull'emendamento D'Antoni 3.20, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dei successivi emendamenti Nizzi 3.22 e 3.23.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore, tranne che per l'emendamento D'Antoni 3.20, su cui il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, rilevando questioni che attengono al rischio di infrazione comunitaria, senza entrare quindi nel merito della proposta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.200 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Bocciardo... onorevole Lenzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 498
Maggioranza 250
Hanno votato sì 498).

Prendo atto che il deputato Marantelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato De Poli ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Messina 3.21 non accedono all'invito al ritiro formulato dalla Commissione e dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Messina 3.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca... onorevole Martinelli... onorevole Cesario...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 499
Astenuti 2
Maggioranza 250
Hanno votato
20
Hanno votato
no 479). Pag. 37

Prendo atto che il deputato De Poli ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento D'Antoni 3.20. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, volevo soltanto chiarire al Governo che la motivazione addotta per l'invito al ritiro non è fondata, perché nell'emendamento 3.20 si fa riferimento alle aree di convergenza, proprio quelle previste dalla Comunità europea. Abbiamo molti precedenti legislativi che hanno differenziato, proprio in rapporto alla previsione della Comunità europea sulle aree di convergenza, laddove è possibile entro il de minimis, fare questi interventi.
Quindi è assolutamente normale l'emendamento e la questione sollevata dal sottosegretario Giorgetti - che peraltro è persona che stimo - in questo caso non è confacente né pertinente, perché è proprio una delle previsioni che la Comunità europea fa in rapporto alle aree di convergenza.
Quindi, in questo senso non accedo all'invito al ritiro formulato dal Governo. Ritengo che sia giusto dare un segnale - in un provvedimento che costituisce appunto un segnale, data la copertura - alle aree di convergenza, favorendo il rientro di cervelli che sono andati via da queste aree. È una proposta di buonsenso e credo che l'Aula dovrebbe accettarla, perché penso che sia giusto dare questo segnale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Antoni 3.20, accettato dalla Commissione e non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Vico... onorevole Miglioli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 508
Maggioranza 255
Hanno votato
249
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che l'onorevole Nizzi non accede all'invito al ritiro del suo emendamento 3.22, formulato dalla Commissione e dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nizzi 3.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Sardelli... Onorevole Barani... Onorevole Di Virgilio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 500
Astenuti 4
Maggioranza 251
Hanno votato
51
Hanno votato
no 449).

Prendo atto che il deputato Scalia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Buonfiglio ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che l'onorevole Nizzi non accede all'invito al ritiro del suo emendamento 3.23, formulato dalla Commissione e dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nizzi 3.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Pag. 38

Onorevole Di Virgilio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 499
Astenuti 2
Maggioranza 250
Hanno votato
45
Hanno votato
no 454).

Prendo atto che i deputati Moffa e Scalia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Bellanova... Onorevole Moffa... Onorevole Di Virgilio... Onorevole Miotto... Onorevole Cesaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 506
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno votato
501
Hanno votato
no 5).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 2079-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2079-A).
Nessuno chiedendo di parlare, prendo atto che il relatore e il Governo esprimono parere favorevole sull'emendamento 4.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Vella... Onorevole Nizzi... Onorevole Scilipoti... Onorevole Calearo Ciman...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 503
Maggioranza 252
Hanno votato
502
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Galletti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Di Virgilio... Onorevole Scilipoti... Onorevole Mazzuca... Onorevole Moffa...
Onorevole Nizzi... Onorevole Lisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 509
Astenuti 1
Maggioranza 255
Hanno votato
509).

Pag. 39

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 2079-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 2079-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Simeoni... Onorevole Nizzi... Onorevole Foti... Onorevole Strizzolo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 506
Astenuti 4
Maggioranza 254
Hanno votato
506).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 2079-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 2079-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Di Caterina... Onorevole Di Virgilio... Onorevole Colucci... Onorevole Cesario... Onorevole Paladini... Onorevole Duilio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 508
Astenuti 2
Maggioranza 255
Hanno votato
507
Hanno votato
no 1).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 2079-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2079-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALESSIA MARIA MOSCA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Barbato 7.20 ed esprime parere favorevole sull'emendamento Del Tenno 7.21.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 17,15)

PRESIDENTE. Il Governo?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore sull'emendamento Barbato 7.20, mentre per quanto riguarda l'emendamento Del Tenno 7.21, essendo un intervento che di fatto va ad escludere l'applicazione delle sanzioni in caso di carenza dei benefici, francamente in questa congiuntura anche su questo emendamento c'è un invito al ritiro da parte del Governo, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Barbato 7.20 lo ritirano.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Del Tenno 7.21, formulato dal Governo.

MAURIZIO DEL TENNO. Signor Presidente, vorrei ben specificare questo Pag. 40emendamento, perché già si prevede, nel caso ci sia il rientro da parte di questi lavoratori entro cinque anni, la restituzione delle agevolazioni più eventuali interessi. Quindi non riesco a capire perché, visto che si restituisce tutto anche con gli interessi, dobbiamo per forza prevedere anche una sanzione. Infatti, potrebbe trattarsi anche di forza maggiore, cioè non dovuta alla volontà del lavoratore. Pertanto, lo trovo francamente non comprensibile.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Del Tenno 7.21, accettato dalla Commissione e non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Lanzillotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Commenti - Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 503
Astenuti 3
Maggioranza 252
Hanno votato
251
Hanno votato
no 252).

La Camera ha respinto l'emendamento: per un voto o per dieci il risultato è lo stesso. Non potevo leggere una cosa diversa.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 500
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato
499
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 2079-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2079-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALESSIA MARIA MOSCA, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 8.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 508
Maggioranza 255
Hanno votato
508). Pag. 41

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Giammanco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 502
Maggioranza 252
Hanno votato
502).

Prendo atto che i deputati Paladini e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 2079-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 2079-A).
Qual è il parere del Governo?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/2079-A/1.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/2079-A/1, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2079-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche nel corso dell'esame di questo provvedimento torna forte la vexata quaestio che affligge il nostro Paese.
Con la proposta di legge in esame ci attrezziamo per far rientrare cervelli dall'estero, come si suol dire, però, l'emergenza vera del Paese è soprattutto la fuga attuale di cervelli, ma soprattutto di lavoratori. Da un'analisi sui percorsi migratori emerge, infatti, che questi ultimi dal Mezzogiorno d'Italia più che all'estero si spostano soprattutto nelle regioni del centro-nord. Gli stessi laureati, che rappresentano il 38 per cento di questa grande massa che si sposta, cercano nuove chance soprattutto nelle regioni del centro-nord; tra questi il 41 per cento si è laureato con 110 o con 110 e lode e si sposta sempre nelle regioni del centro-nord.
Esiste allora una questione meridionale che non rappresenta un problema dei cittadini e delle cittadine del Mezzogiorno d'Italia, ma riguarda il Paese. Rispetto ad essa occorre che oggi si arresti questa emorragia che sta avvenendo nel Mezzogiorno d'Italia di questa parte del Paese che è in fuga, soprattutto perché non c'è un tessuto produttivo idoneo, non ci sono le condizioni, non c'è l'humus adatto. Oggi si sta realizzando tutto questo, oggi abbiamo questa emergenza e per tale ragione, cogliendo l'occasione dell'esame di questo provvedimento, l'Italia dei Valori vuole richiamare l'attenzione del Governo e della maggioranza perché, in realtà, occorreva intervenire già da ieri sulla vicenda per risanare questa piaga che affligge il nostro Paese.
Solo così si riuscirà a mettere il Paese su una lunghezza di marcia nella quale sia il nord sia il sud d'Italia possono stare nelle stesse condizioni, perché oggi non lo sono. I cittadini del Mezzogiorno non vengono rispettati, come invece recita l'articolo 3 della Costituzione, che stabilisce che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge. Per questa ragione, invitiamo il Governo a riconsiderare una politica industriale Pag. 42di contesto: serve una manovra economica che soprattutto dia slancio al Paese.
Torno sulla questione della politica industriale nel settore della chimica, dove in questo momento le intelligenze e le competenze che sono presso il Petrolchimico di Porto Torres, in provincia di Sassari, o di Assemini, in provincia di Cagliari, stanno perdendo il lavoro. Dovete pensare, cari amici del Governo, che ci sono 1.200 aziende che traggono spunto e lavoro da questo settore della chimica, che è stato fin troppo criminalizzato sino ad oggi e che, invece, in futuro può dare prospettive e lavoro, per non pensare ai 24.800 lavoratori che sono impegnati nel settore della chimica.
Occorre pensare ad una politica industriale e ad una vera politica per l'economia del nostro Paese. Allora, mutuando un termine che in economia è molto diffuso, soprattutto nelle politiche industriali, occorre un momento di change of mind, ossia di cambiamento delle teste, al fine di invertire la rotta. Occorre, come direbbero gli industriali, un change of mind, soprattutto per rilanciare il settore industriale e in particolare, in questo momento, quello che sta morendo, quello della chimica. Constatiamo, però, in ordine a questa voglia di cambiare, di voltare pagina e di dare una marcia in più a questo Paese, l'assenza del Governo, che è troppo impegnato e troppo interessato alle logiche da cricca.
Il Ministero dello sviluppo economico, in questo momento e in tale settore, dovrebbe farla da leone, perché occorre rilanciare il settore industriale e il tessuto produttivo del nostro Paese. In tal modo si eviterebbe non solo la fuga di lavoratori all'estero, ma anche l'obbligo di rimpatriare quei lavoratori che sono andati via per trovare nuove chance all'estero. Occorrerebbe però anche una politica industriale vera e concreta, una politica industriale per i lavoratori e per il lavoro, cosa che il Governo non ha fatto e men che mai fa oggi, in un momento in cui è addirittura scoperto il Ministero dello sviluppo economico. Oggi non c'è più il Ministro Scajola, coinvolto con la «cricca» e con gli appartamenti (che sta scoprendo e reinventariando, per vedere chi glieli ha regalati).
Il Ministero è addirittura ad interim nelle mani del Presidente Berlusconi: il massimo del conflitto di interessi. Può mai pensare il Presidente del Consiglio, anche Ministro dello sviluppo economico, a una politica industriale seria e autentica, che rilanci il lavoro, salvaguardi i livelli occupazionali e dia fiato alla nostra economia? Abbiamo visto finora che il Presidente del Consiglio bada ad altro: oggi ha fatto un'accelerazione sulle questioni giudiziarie, con il provvedimento sulle intercettazioni telefoniche, e non bada, pertanto, agli interessi veri e reali del Paese.
Ecco perché, onorevoli colleghi, signor Presidente, noi insistiamo per una politica economica, perché è lì che sta fallendo il Governo Berlusconi: è necessaria una politica industriale, per il lavoro e per l'occupazione, soprattutto per dare una possibilità a tutti i lavoratori che oggi si stanno disperando e stanno soffrendo, come Pietro, Antonio e tutti gli altri lavoratori dell'isola dei cassintegrati che stanno a Porto Torres nell'ex carcere dell'Asinara, che stanno protestando e manifestando il loro sdegno, la loro rabbia e la loro disperazione.
Probabilmente, questi lavoratori, che stanno lavorando al petrolchimico di Porto Torres e da centinaia di giorni sono rinchiusi nell'ex carcere dell'Asinara, ce li troveremo a lavorare in Germania, in Francia, perché è lì che si sta sviluppando il settore industriale della chimica, è lì che vanno i nostri talenti, le nostre intelligenze e le nostre competenze nel settore chimico. Così faranno anche i lavoratori che stanno ad Assemini in provincia di Cagliari, a Ravenna e a Porto Marghera. Insomma, si sta facendo saltare un intero comparto industriale e non si parla di tutto ciò. Ecco il motivo del nostro grido di dolore e del nostro invito a cambiare marcia, perché è il Paese che ha bisogno di cambiare.
Allora, change of mind, signor Presidente: cambiamo teste, cambiamo modo di Pag. 43ragionare, di fare industria e di governare e cambiamo modo di fare politica. Pensiamo agli italiani e al lavoro. Change of mind! Penso, però, che con questo Governo e con questa maggioranza ciò non sia possibile: dovremmo cambiare questo Governo per poter salvare l'Italia e il lavoro e dare sviluppo alle nostre generazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è vero che la mobilità territoriale risulta essere una delle caratteristiche che connota le nuove generazioni, ma è anche vero che molti giovani italiani che varcano i confini nazionali alla ricerca di lavoro si sentono costretti ad andarsene, perché il nostro Paese riconosce meno le loro capacità o, se le riconosce, appare meno in grado di valorizzarle rispetto ad altri.
Nel nostro Paese l'entrata nel mercato del lavoro è in generale ritardata di circa tre anni rispetto al resto d'Europa, così come i giovani arrivano più tardi a stabilizzare il proprio percorso professionale e a conquistare posizioni di rilievo. Come evidenziato da vari studi, entrare tardi e male nel mercato del lavoro compromette sensibilmente le prospettive future. A parità di altre condizioni, si ottiene una riduzione persistente delle opportunità di carriera, con inevitabili effetti negativi che si ripercuotono anche sul trattamento pensionistico, che con il sistema contributivo attuale risente molto del valore degli stipendi. Esiste, inoltre, una motivazione aggiuntiva a spendersi per chi si sente inserito in un percorso virtuoso, in un sistema nel quale la valorizzazione del singolo diventa ricchezza per tutti. Tutto questo suggerisce come sia assolutamente necessario rimettere in piedi un circuito virtuoso, che consenta all'Italia di crescere e diventare competitiva.
Ben vengano allora interventi legislativi come questo, volti a favorire il rientro dei cervelli, che tuttavia non si limitino in via principale a strumenti di incentivazione fiscale rivolti a singoli individui, ma piuttosto provvedano a ricollocare questi ultimi all'interno di una strategia di intervento mirato all'adeguamento strutturale e alla modernizzazione dei territori, soprattutto più sfortunati, come quelli meridionali, per rendere il nostro territorio attraente non solo per i talenti, italiani o stranieri che siano, ma anche per investimenti e capitali, unitamente a politiche credibili, che riescano a favorire un incremento dell'occupazione nel Mezzogiorno d'Italia.
È vero che gli incentivi a tornare da soli possono non bastare. È cruciale agire anche sulle condizioni per rimanere con successo, cosa che implica necessariamente la riduzione degli squilibri che incentivano all'uscita. È per tutte queste ragioni, comunque, che il Movimento per le Autonomie giudica positivo questo provvedimento. Pertanto, anche se riteniamo che sia un intervento ancora parziale, noi voteremo a favore della proposta che ci è stata sottoposta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, il mio collega Roberto Rao, intervenendo ieri nella discussione sulle linee generali, ha anticipato l'orientamento del mio gruppo, l'Unione di Centro, su questo provvedimento. Ed è un orientamento favorevole in verità più che sulla lettera del provvedimento sulla questione che questo testo di legge vuole porre all'attenzione della politica e delle istituzioni. È la questione della necessità di investire nel nostro Paese, realmente ed effettivamente, sulla valorizzazione del capitale umano, creando le condizioni affinché possano invertirsi i saldi della emigrazione intellettuale, che troppe volte vedono il nostro Paese ultimo nelle graduatorie internazionali. È giusto, allora, esprimere soddisfazione per un provvedimento che arriva in Pag. 44Aula con il consenso bipartisan, che tutti approveranno fra qualche minuto attraverso l'espressione del voto.
È un provvedimento, però, che - sia chiaro - non è da leggere come un intervento in favore dei giovani talenti, che volessero ritornare in Italia per arricchire il nostro Paese delle loro competenze e dei loro saperi.
Quando si interviene sul tema dei saperi, delle conoscenze, delle intelligenze, si ha l'obbligo di considerare che si interviene non per assistere una categoria - quella, spesso definita in modo orribile, dei cervelli in fuga - ma per determinare, attraverso queste competenze, condizioni di sviluppo per i territori.
Un tempo si riteneva che il più importante tra i fattori della produzione fosse il capitale oppure il possesso dei mezzi della produzione; oggi, invece, è idea consolidata che il più importante, il più prezioso, dei fattori della produzione sia proprio il capitale umano. Eppure il nostro Paese sconta un ritardo straordinario, proprio in ordine alla capacità di valorizzare questo importante fattore dello sviluppo territoriale.
Pertanto dichiariamo il nostro voto favorevole sulla questione che la legge ha il merito di porre, più che sulla lettera del testo. Infatti - lo diciamo fuori da ogni ipocrisia - così come riteniamo un valore il fatto che su questo testo ci sia stato un orientamento largamente condiviso in Parlamento, allo stesso modo non vorremmo che un testo così minimale - perché il testo presentato in Commissione aveva ben altri obiettivi rispetto al testo da essa licenziato - potesse alimentare soverchie aspettative anche tra tanti giovani che, delusi dal loro Paese negli anni passati, lo hanno abbandonato per recarsi in qualche altro Paese d'Europa.
Abbiamo contestato più volte il Governo, quando poneva troppa enfasi su alcune iniziative che a volte si manifestavano in realtà, nella concretezza, solo come iniziative spot, iniziative manifesto. Ebbene, anche per questo testo, abbiamo avuto la forte preoccupazione che si potesse rappresentare come un intervento troppo ambizioso, rispetto alla reale e concreta portata della norma.
Ci rendiamo conto, peraltro, che una legge non può da sola affrontare alla radice il problema della emigrazione intellettuale o della necessità di intervenire perché giovani talenti anche non italiani, che hanno sperimentato la valenza dei propri saperi e delle proprie conoscenze fuori dall'Europa, possano tornare in Italia. Ci rendiamo conto che non si possa fare con una legge, nemmeno con un'ottima legge.
È per questo che non ce la sentiamo di esprimere un giudizio negativo, ma anzi esprimiamo apprezzamento per chi ha proposto questo testo perché ha avuto il merito di porre, con decisione, l'attenzione della politica sulla questione che oggi discutiamo. È necessario, però, che la politica e le istituzioni, abbiano contezza del fatto che il problema dell'emigrazione intellettuale si risolverà solo se sapranno rendere davvero il nostro Paese più attraente per i giovani, che ogni anno delusi, lasciano l'Italia, se riusciranno, cioè, a porre in essere davvero quell'opera di ammodernamento del nostro tessuto economico e produttivo, a fare in modo che si possano realizzare quelle riforme che sono utili a rendere conveniente, a quanti si formano in Italia o in Europa, la possibilità di spendere queste conoscenze nel nostro Paese.
Il nostro è un Paese vecchio, che ha un gruppo dirigente estremamente vecchio: il 90 per cento delle grandi idee che circolano oggi nel mondo sono state prodotte negli ultimi 15 anni; però, ai posti apicali dei giornali nazionali, delle grandi imprese e della politica spesso troviamo persone che non hanno alcuna dimestichezza con quanto è stato prodotto negli ultimi anni.
Questa proposta di legge ha valore nella misura in cui, attraverso questo testo, la politica e il Parlamento si fanno carico di recuperare attenzione sulla necessità di fare dei giovani talenti una risorsa economica e sociale di sviluppo per l'Italia.
Signor Presidente, concludo evidenziando l'attenzione che, in Commissione, Pag. 45la relatrice e il Governo hanno posto sulle nostre proposte emendative, accogliendole quasi tutte, ma evidenziando, questa volta con un po' di insoddisfazione e di delusione, che proprio in Assemblea alcune proposte emendative, che riguardavano il Mezzogiorno, sono state licenziate, bollandole con un voto negativo, quasi unanime, da parte di tutti o quasi i gruppi politici presenti in quest'Aula.
Lo dico da dirigente politico del Mezzogiorno: capisco che a volte vi sia un pregiudizio, che proprio le classi dirigenti politiche del Mezzogiorno hanno consolidato nella pubblica opinione nazionale, in ordine all'inutilità di investire risorse in territori che, a causa dell'insufficienza politica, hanno sprecato quelle loro attribuite.
Ma le proposte emendative che oggi discutevamo non assegnavano risorse a questi territori, bensì assegnavano loro la possibilità di attrarre i cervelli, le intelligenze e i talenti che volessero impegnarsi per far recuperare, proprio al Mezzogiorno d'Italia, quel gap di competitività che è necessario che esso recuperi perché possa concorrere compiutamente alla crescita del prodotto interno lordo del nostro Paese.
Ci dispiace e ci è dispiaciuto questo atteggiamento dell'Assemblea su tali proposte, ma votiamo comunque a favore di questo provvedimento, con l'auspicio che possa servire a recuperare attenzione sulla questione dell'emigrazione intellettuale, ma soprattutto, e concludo, signor Presidente, sulla necessità, che la politica e le istituzioni hanno, di fare dell'Italia un Paese capace davvero di valutare il merito e di farlo diventare un capitale economico e sociale di sviluppo per i territori delle diverse regioni d'Italia. Solo in questo modo, solo rendendo, attraverso la valorizzazione del merito, più attraente il nostro Paese, riusciremo a fare in modo che quanti in passato se ne sono andati, delusi dalla politica e dalle istituzioni italiane, possano recuperare speranza e possano accettare di investire i propri saperi e le proprie competenze per costruire lo sviluppo di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Comaroli. Ne ha facoltà.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il dibattito sul rientro del capitale umano è sentito e attuale, soprattutto laddove il ritorno coinvolga persone di elevata qualificazione, e si parli, quindi, di rientro di cervelli.
Spesso si legge sui giornali di brillanti connazionali che, fuori dall'Italia, hanno trovato fama e successo: gli incentivi fiscali, di cui tratta la presente proposta di legge, sono un aspetto importante, in quanto le migliori professionalità, che faranno rientro nel nostro Paese, genereranno un circolo virtuoso di crescita e sviluppo.
Il fenomeno dell'espatrio dei giovani italiani dai confini nazionali è favorito dalla spiccata competenza verso le nuove tecnologie, dal fatto di sentirsi una generazione permanentemente connessa e globalizzata e dallo scarso rinnovamento della classe dirigente.
Esiste poi anche un divario di remunerazioni a discapito dei giovani, conseguenza di un sistema che premia più l'anzianità che le capacità individuali.
Secondo il rapporto Italiani nel mondo del 2009, gli italiani residenti all'estero sono circa 4 milioni, e per la maggior parte - circa l'84 per cento - il motivo della permanenza all'estero è il miglioramento delle condizioni economiche. I flussi di uscita non sono più ai livelli della storia passata, ma vari studi hanno messo in evidenza che vi è una differenza importante, ovvero il tasso di espatrio delle persone con alta qualificazione è oggi in Italia maggiore rispetto al tasso generale di espatrio, e tale crescente mobilità avviene anche per una naturale conseguenza delle opportunità aperte dalla globalizzazione, dalle offerte delle nuove tecnologie di comunicazione e di collegamento in tempi rapidi e a costi ridotti. Ma essa è anche Pag. 46conseguenza del fatto che il capitale umano di qualità è sempre più considerato una risorsa strategica per la crescita economica: esiste quindi anche una competizione internazionale per l'accaparramento dei cervelli migliori.
Un altro aspetto da considerare è che purtroppo a volte sono gli stessi cervelli in fuga che non vogliono saperne di tornare a casa: più di metà dei laureati italiani che vivono e lavorano con successo all'estero non considerano come probabilità concreta quella di tornare in Italia. Con il trascorrere del tempo, infatti, l'ipotesi di un rientro diventa sempre meno probabile; anzi, a cinque anni dalla laurea sono 52 su 100 i laureati occupati all'estero che considerano questa possibilità molto improbabile.
È questo uno dei dati contenuti nel rapporto Italiani nel mondo curato dalla Fondazione Migrantes, secondo il quale si conferma il fenomeno della fuga di cervelli, dovuta al fatto che l'Italia, a seguito di carenze ben note, non è in grado di esercitare una forza attrattiva per il loro ritorno, né di utilizzare ad un livello più elevato i laureati italiani. Le lauree più ricorrenti, tra quanti lavorano all'estero, sono quelle del ramo letterario, linguistico, ingegneristico ed economico-statistico; la laurea in giurisprudenza invece - sottolinea il dossier - è maggiormente finalizzata alle esigenze del contesto nazionale.
Si tratta insomma di un'emigrazione d'élite: la fuga all'estero, cioè, di migliaia di laureati che riescono a trovare oltre confine un lavoro qualificato e ben retribuito. Queste persone partono nella maggior parte dei casi con l'idea di rimpatriare presto, ma finiscono per stabilirsi nel Paese d'arrivo. Va meno bene in realtà per le italiane laureate, le quali godono di una situazione sensibilmente peggiore, perché sono sottorappresentate a livello dirigenziale e percepiscono retribuzioni inferiori, anche se comunque più soddisfacenti rispetto agli standard nazionali.
Di fatto, sbaglia chi ancora pensa all'emigrante italiano con i capelli bianchi, in una condizione lavorativa e sociale di ripiego ed emarginata: non è così! Più della metà dei connazionali residenti all'estero - si parla di oltre 2 milioni di persone - ha meno di 35 anni, una vita lavorativa e relazioni sociali gratificanti; gli ultrasessantacinquenni sono circa un quinto del totale dei residenti all'estero. Sempre il rapporto segnala - e questo è molto importante, a mio avviso - che il nuovo tipo di emigrato all'estero ha rotto con l'assistenzialismo del passato, e reclama prospettive innovative.
La proposta di legge in esame è volta, tramite agevolazioni fiscali, a far rientrare le persone espatriate con notevoli capacità professionali, ma questo è solo un aspetto che caratterizza le scelte di vita ed il ritorno nel nostro Paese: pensiamo alle maggiori risorse nel campo della ricerca e sviluppo, pensiamo al miglioramento, all'ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture nazionali, pensiamo alle opportunità professionali, e non solo in termini economici. Tali opportunità devono garantire prospettive di carriera e di sviluppo delle abilità personali.
Siamo consapevoli della crisi che ha investito il nostro insieme ad altri Paesi, della necessità di sopportare sacrifici e di condurre una lotta agli sprechi, ma questi sono ulteriori motivi affinché la politica realizzi al più presto le riforme, alleggerisca il carico burocratico, cambi il sistema e faccia innovazione.
Sappiamo che le resistenze al cambiamento sono notevoli: l'assistenzialismo è comodo per alcuni ma se non ci diamo una mossa finiremo per essere il fanalino di coda rispetto agli altri Stati. La Lega Nord voterà a favore di questa proposta di legge, migliorata grazie anche al contributo fattivo del nostro gruppo nel corso del dibattito in Commissione, ma ciò che veramente farà la differenza - per avere migliori professionalità affinché si generi un circolo virtuoso di crescita e di sviluppo con una migliore qualità di vita per tutti - è la capacità di innovare e fare le riforme da parte di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in più di un'occasione Noi Sud-Libertà e Autonomia ha posto all'attenzione di quest'Assemblea e del Governo il problema dell'emigrazione dei giovani laureati che, in particolare dal sud, lasciano il nostro Paese alla ricerca di un'occupazione.
Il fenomeno, già di per sé grave, ha assunto negli ultimi tempi una dimensione ancora più preoccupante rispetto alla quale non possiamo - non potevamo - restare indifferenti: un Paese che non garantisce il futuro ai suoi giovani, e in modo particolare a coloro che hanno dimostrato grandi capacità nello studio, è destinato ad un inesorabile declino.
Dall'analisi dell'ultimo censimento ISTAT tra il 1996 ed il 2000 - sono questi gli ultimi dati disponibili - l'Italia ha perso più di 2.700 laureati l'anno. Il numero assoluto dei laureati emigrati - in media, 3.200 l'anno nel quinquennio - ha superato quello di coloro che hanno ripreso la residenza in patria (un numero che è andato sempre crescendo, con l'eccezione del 1997, toccando un massimo di oltre 4 mila nel 1999).
Dai registri dell'AIRE emerge che al 31 dicembre 2001 risultavano residenti all'estero 2.842.450 cittadini italiani, di cui 39.013 classificati come laureati; al 29 settembre 2004 il totale degli iscritti all'AIRE era salito a 3.443.768, ma non sono accessibili dati disaggregati per titolo di studio (tutto fa pensare però che anche in questo caso il numero dei laureati sia sensibilmente aumentato). La percentuale di laureati che lascia l'Italia è dunque quadruplicata tra il 1990 ed il 1999. Dai dati emerge ancora che ad andarsene non sono solamente i giovani che da poco hanno concluso gli studi: negli anni Novanta, infatti, la percentuale di laureati emigrati di età superiore a 45 anni è più che quadruplicata. Se si considera che nel 1999 la percentuale di laureati tra la popolazione italiana di età tra i 25 e i 64 anni consisteva in un misero 9 per cento, ci rendiamo ben conto che ci troviamo dinanzi ad un'indiscutibile carenza di risorse umane qualificate.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, la fuga dei cervelli dall'Italia esiste ed è un'emergenza, specie perché la perdita non è compensata dall'afflusso di risorse dall'estero. Alla luce dei dati che ho esposto, appare evidente che la proposta di legge all'ordine del giorno costituisce per Noi Sud un primo passo in avanti nella direzione di un'incentivazione al rientro in Italia di tanti nostri laureati e nella volontà di porre un freno a quella che comunemente chiamiamo «fuga dei cervelli». Il gruppo Noi Sud pertanto voterà a favore dell'approvazione di questa proposta di legge, che introduce nel nostro ordinamento una serie di incentivi fiscali tesi ad agevolare il rientro di quei lavoratori che hanno trovato all'estero opportunità di lavoro o stipendi adeguati alla preparazione scientifica maturata nel nostro Paese durante gli anni di studio universitario e post-universitario.
Esprimiamo il nostro apprezzamento per la natura bipartisan della proposta di legge e per l'attenzione che noi vogliamo rimarcare verso le peculiarità del Mezzogiorno, che paga un prezzo più elevato, per la difficile situazione economica nella quale versa e per via del divario economico e sociale che lo separa dal resto del Paese, un sud che in questi ultimi anni - e ora ancor più, per via della difficile congiuntura economica - assiste impotente al fenomeno dell'emigrazione dei suoi giovani che oggi, come nel passato, sono costretti a fare le valigie per lavorare altrove.
Il gruppo Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia auspica pertanto che all'approvazione della presente proposta di legge il Governo voglia far seguire rapidamente l'approvazione del piano di rilancio per il Mezzogiorno, che i cittadini meridionali - e, in modo particolare, i giovani meridionali - aspettano con impazienza ormai da anni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Letta. Ne ha facoltà.

ENRICO LETTA. Signor Presidente, credo che oggi sia un momento importante per quest'Aula affrontare il tema che ci sta portando, in un clima incredibilmente bipartisan, all'approvazione di un provvedimento che ha avuto una lunga gestazione e un esame notevolmente approfondito e importante in Commissione lavoro e nelle altre Commissioni parlamentari. Voglio ringraziare la relatrice, l'onorevole Mosca, e i rappresentanti del Governo che hanno seguito il provvedimento, passo passo, con attenzione.
Il fatto che nel nostro Paese vi sia sempre stata mobilità con rilevanti spostamenti da un'area all'altra, che si sia andati a studiare in altre città o all'estero e nei decenni scorsi - penso al dopoguerra - a lavorare fuori o all'estero ha sempre avuto degli aspetti positivi, che hanno consentito sicuramente una maggiore crescita e capacità di mettere in campo competenze, nonché di aumentare il livello di informazione e di esperienze che si sono fatte. Tutto questo ha aiutato a internazionalizzare e sprovincializzare i nostri giovani e a creare maggiore scambio ed esperienza. Ma quello che capita - ed è cominciato a capitare da alcuni anni a questa parte - esula da tali dinamiche, che pure hanno avuto sempre degli aspetti positivi.
Dagli anni Novanta, infatti, il trend che porta fuori dal nostro Paese tanti giovani è un trend i cui aspetti positivi sono chiaramente e rapidamente superati dagli aspetti negativi. Perché negativi? Innanzitutto per un problema oggettivo. Come è stato detto in questa discussione parlamentare, estremamente viva e vivace e piena di spunti molto interessanti, il nostro Paese esporta il quadruplo di laureati rispetto agli altri grandi Paesi europei - Francia, Gran Bretagna, Germania - dai quali si esce, ma in numeri e condizioni molto diverse. Ma soprattutto il dato, diventato rilevante dagli anni Novanta in poi, è che dal nostro Paese si esce, ma non vi si ritorna. Questo è stato l'elemento che più di tutti ha condotto e spinto ad una riflessione, facendo sì - così come sta accadendo - che l'attenzione attorno a questo tema si sia concretizzata, come abbiamo visto, in una proposta e si stia concretizzando ancora in queste ore.
C'è intanto un dato economico che è stato citato da molti in questa discussione, una discussione - credo - molto vivace e molto importante. L'onorevole Del Tenno ha illustrato tante cifre nella discussione di ieri, e lo ringrazio anche per questo, ma ciò che più colpisce è il rapporto tra i costi. Mi riferisco a quanto costa al nostro Paese laureare un giovane. È un costo che i dati dell'OCSE cifrano in circa 100 mila euro, e voglio far notare che il quadruplo rispetto agli altri Paesi è la cifra dei nostri laureati che escono e che non rientrano. Questa cifra naturalmente riguarda il nord, ma riguarda soprattutto il sud del Paese. Molti sono stati quelli che si sono giustamente occupati della questione del Mezzogiorno (l'onorevole Misiti prima, il collega Occhiuto, l'onorevole D'Antoni e tanti altri). Ebbene, questo punto è sicuramente uno di quelli che ci ha toccato con maggiore attenzione. Il motivo per il quale oggi, in modo bipartisan, cerchiamo di porci in maniera significativa e concreta è proprio questo: non possiamo più assistere a questo esodo senza cercare di fare niente perché questo esodo abbia termine. Non perché crediamo che chi è nato qui debba studiare qui, a casa sua, e debba studiare e lavorare a casa sua. Infatti, crediamo che lo scambio di esperienze sia importante e fondamentale, ma pensiamo che chi all'estero ha trovato la possibilità di una formazione e di un'occupazione, e il terreno giusto per riuscire ad impiantare una sua propria iniziativa imprenditoriale, debba trovare l'attenzione del Paese dal quale è partito. Infatti, oggi noi siamo accusati più di tutto proprio di non prestare questa attenzione. Quando, nelle settimane scorse, abbiamo discusso di questo provvedimento e di questa iniziativa, per esempio nei blog - penso a quello di Beppe Severgnini - e sulla rete, su Internet, c'è stata un'attenzione profonda attorno Pag. 49a questa discussione, è venuto fuori un senso di rancore profondo da parte dei tanti che sono andati fuori. Si tratta di un rancore nei confronti di un Paese che amano, ma che non riconoscono più, di un Paese al quale guardano con attenzione, nel quale vorrebbero rientrare, ma i tanti motivi che li spingono a rimanere fuori finiscono per essere prevalenti. Noi oggi cerchiamo di superare - signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi - quel «benaltrismo» che è una delle logiche più rilevanti nel nostro Paese per non fare niente, il «benaltrismo» con il quale si guarda, si alzano le spalle, e si dice che c'è bisogno di ben altro per risolvere i problemi. Si, è vero, c'è bisogno di ben altro, e d'altronde la discussione lo ha dimostrato, e tanti interventi di ieri - penso agli interventi in sede di discussione sulle linee generali da parte dei colleghi Rao e De Micheli - sono proprio in questa direzione. Ma noi vogliamo superare questo «benaltrismo» con un passo concreto e importante. Vogliamo poter dire a noi stessi e agli altri che stiamo affrontando questo tema. Vogliamo poter dire ai tanti che ci guardano da lontano che il Parlamento italiano - che viene visto così lontano e così ingrato, e viene guardato con tanta disattenzione - ha cercato oggi, concretamente, di guardare lontano, di dare una prima risposta, un primo segnale. Credo - e voglio ringraziare anche il mio gruppo parlamentare, il gruppo Partito Democratico, che ha usato gli strumenti a sua disposizione per riuscire a portare questo provvedimento sin qui, e per cercare di far sì che l'approvazione parlamentare sia un fatto concreto - che ciò che all'inizio è stata un'idea di alcuni parlamentari - l'onorevole Guglielmo Vaccaro in primis - oggi qui trovi un'attenzione che io spero anche fuori da qui riesca a bucare il tasso di indifferenza e di cinismo con il quale spesso e volentieri ci approcciamo a tutti questi temi.
Questo è il senso del nostro impegno, questo è stato il senso dell'impegno con cui abbiamo seguito questa materia e dell'impegno per cui il voto che stiamo per esprimere - lo voglio dire a tutti coloro che, magari, via Internet ci stanno guardando o ci guarderanno - non farà terminare questa attenzione. La nostra attenzione nei confronti di tali soggetti, per fare dell'Italia un Paese che sa riconoscere i meriti e i talenti di tanti che se ne vanno, ma che continuano ad essere parte integrante della nostra comunità nazionale, signor Presidente, continuerà. Oggi, il Parlamento sta scrivendo una pagina importante e di questo noi la ringraziamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI. Signor Presidente, nel preannunziare, a nome del gruppo del Popolo della Libertà, il voto favorevole su questa proposta di legge, vorrei sottolineare l'importanza della sua approvazione. Prima di tutto mi permetto, signor Presidente, di sottolineare il fatto che, in queste due settimane, il Parlamento ha approvato e sta approvando insieme, in maniera bipartisan, due importanti proposte di legge. La settimana scorsa, il provvedimento che riguardava i lavoratori che assistono i familiari gravemente disabili (ed è un'iniziativa legislativa del Parlamento) e questa settimana, questa proposta di legge che prevede un aiuto al ritorno dei talenti nel nostro Paese. Credo sia significativo il fatto che, nel ribadire il proprio ruolo di legislatore, il Parlamento, approvando proposte di legge che provengono dalla maggioranza o dall'opposizione insieme, abbia voluto dare un segnale, in queste due settimane, di un'attenzione importante a due temi che mettono al centro la persona.
Circa questa proposta di legge mi preme sottolineare due aspetti, dopo aver ringraziato il Governo, il relatore onorevole Mosca, i colleghi del Popolo della Libertà che vi hanno lavorato, il collega onorevole Del Tenno, l'onorevole Pugliese, e tutti gli altri colleghi che hanno lavorato nel Comitato dei nove per far sì che questa proposta di legge giungesse all'approvazione dell'Assemblea. Il primo aspetto è il Pag. 50seguente: si pone al centro della proposta di legge una parola che troppo spesso è dimenticata, ma che, invece, è la vera risorsa di questo Paese, come ha sottolineato l'onorevole Letta ed i colleghi intervenuti prima di me. La parola: «talenti». Qual è la vera risorsa di un Paese? E qual è la vera risorsa di un Paese come l'Italia, tanto più in un momento di crisi come questo? O meglio, da dove possiamo ricostruire la nostra casa, partendo da fondamenta più solide? Occorre investire sul talento, sul capitale umano. D'altra parte, la nostra è certamente la storia di un Paese che non aveva materie prime e non ha materie prime e che è uscito sconfitto da una guerra, la II Guerra mondiale; eppure, nel giro di pochi anni, è riuscito a diventare la quinta e sesta potenza mondiale. Come ha fatto a vincere questa scommessa? Proprio perché ha puntato sul suo vero patrimonio, sul capitale umano, sulla sua risorsa, che è propria di tutti i nostri cittadini, che è fatta di cuore, di intelligenza, di lavoro, di sacrificio. E questo è quello che, tra l'altro, stiamo sottolineando anche in questo periodo di crisi. Perché il nostro Paese, l'Italia, va meglio di fronte alla crisi, si è riscoperto con una positività maggiore rispetto agli altri Paesi e ciò perché vi sono degli assets, dei fondamenti che altri Paesi non hanno: la piccola e media impresa, la famiglia come punto di solidità del nostro sistema, il capitale umano e la persona come frutto della tradizione di una storia culturale che ha visto l'intrecciarsi di diverse passioni, ideali e valori, di diverse storie che hanno sempre posto al centro il tema del talento e del capitale umano. La seconda parola che è importante e che ci ha sempre visto - in particolare penso al nostro gruppo - combattere per il suo affermarsi come principio, che una volta sembrava una bestemmia in questo Paese e che, oggi, è diventata di attualità, a destra come a sinistra, è: «merito», è il fatto che la persona viene valorizzata se nel nostro Paese, in Italia, iniziamo a riconoscere il merito e le capacità di ognuno.
Merito e capacità non vuol dire discriminazione ma valorizzazione di ciò che la persona ha; proprio partendo dalla valorizzazione di ciò che la persona ha e che è, si permetterà con solidarietà ad un Paese di diventare e di tornare ad essere protagonista. Talento e merito sono alla base di questo provvedimento che certamente rappresenta un primo piccolo segnale. Qualcuno lo ha già detto - lo voglio ribadire - nella legge finanziaria del Ministro Tremonti, la legge finanziaria per il 2009; vi era stato un importante segnale che vedeva, ad esempio, un contributo fiscale per il ritorno dei ricercatori nel nostro Paese.
Già nella legislatura 2001-2006 sempre il nostro Governo e il Ministro Tremonti avevano ed hanno sempre scommesso sul principio dei talenti ma oggi abbiamo fatto un passo in più: non è merito solo del Governo e di una maggioranza, ma è un segnale unitario e di forza del Parlamento nella sua integrità; si potrebbe fare di più, certo, si potrebbero stanziare più risorse, certamente, vi sono tanti aspetti che non vanno, ma noi ripartiamo da qui. In questo momento di crisi, alla vigilia di una manovra che certamente richiamerà ancora responsabilità da parte di tutti, vogliamo ancora dire da dove ripartire. È il frutto del lavoro del presidente della Commissione finanze, della Commissione intera, dell'intergruppo parlamentare per la sussidiarietà e di tutti noi, che abbiamo voluto dare un segnale che andasse in questa direzione.
Alcuni dati sono già stati forniti e ripetuti da tutti i colleghi che mi hanno preceduto. Vale la pena di ripeterlo. È vero, c'è una particolare sensibilità da parte degli amici e dei colleghi del sud che hanno visto in questi decenni una forte emigrazione di talenti e di risorse. Il talento non è solo ovviamente quello che deriva dalla capacità intellettuale ma è anzitutto il talento che appartiene alla libertà, al sacrificio di ogni persona e di ogni cittadino che fa parte di questo Paese. Tuttavia - lo devo dire anche ai colleghi del sud - questo è un provvedimento che vale per tutto il nostro territorio: infatti, a fronte del 2 per cento di emigrazione di talenti che provengono dal Sud verso gli Pag. 51altri Paesi, il 7 per cento di studenti che si laureano nel nord in questo Paese, allo stesso modo, hanno la necessità o non trovano sbocchi e vanno all'estero per mettere a frutto il proprio talento e la propria capacità. Noi dobbiamo dare un segnale nel senso che è opportuna ed utile questa circolazione nel mondo moderno e nel mondo della globalizzazione: costituisce certamente un momento di crescita professionale. Tuttavia, ci deve essere anche un segnale nel senso che questo grande Paese che è l'Italia è capace di dire ai talenti che si sono formati all'estero, che hanno vissuto la loro professionalità, che sono cresciuti, che è in grado di riconoscere la loro capacità attraverso un riconoscimento concreto, non astratto. I costi sono stati sottolineati anche dall'onorevole Letta. Quanto investiamo? Quanto le famiglie investono? Quanto un sistema Paese investe in capitale umano? Ne discuteremo nei prossimi giorni con la manovra che si sta preparando. Vi sono già alcune indiscrezioni. Ma già un segnale mi sembra importante: le dichiarazioni del Ministro Tremonti che dicono e sottolineano che i tagli non devono riguardare l'università, non devono riguardare la ricerca, non devono riguardare il capitale umano. Mi sembra che, ancora una volta, si voglia sottolineare una strada su cui confrontarsi ed è altrettanto importante che questa legge indichi un segnale nella direzione di un'inversione di tendenza: i nostri laureati sono quattro volte i laureati che abbandonano la Germania, l'Inghilterra e la Francia. Anche questo è un dato ed è quello che ci può far preoccupare di più: infatti, l'Italia ha sempre vinto la scommessa della competitività in un sistema globale e nel sistema europeo proprio perché ha puntato sulla propria capacità, sulle proprie qualità e sulle proprie risorse umane. È per questo che, ringraziando veramente di cuore tutti coloro, dal Governo ai colleghi parlamentari, che hanno contribuito a far sì che questo provvedimento giungesse all'approvazione dell'Assemblea, e ribadendo ancora una volta che il ruolo del Parlamento, in un dialogo sano e serio con il Governo, può essere e deve essere affermato attraverso iniziative di questo genere, preannunzio che il gruppo del Popolo della Libertà voterà convintamente a favore di questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, non posso consegnare il testo del mio intervento, perché dalla dichiarazione di voto dell'onorevole Barbato non abbiamo capito se il nostro gruppo deve votare contro o a favore, pertanto è meglio chiarire la posizione e sapere che dovremo comportarci in un certo modo (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Inoltre, vorrei anche rispondere alla retorica quasi da ventennio dell'onorevole Lupi su questa vicenda. Credo che il provvedimento in esame abbia partorito di fatto un topolino: è una montagna che partorisce un topolino. Ascoltando le parole dell'amico Maurizio, credo che non abbiamo risolto il problema della crisi: credo che avremo qualcosa di diverso da affrontare e di più duro probabilmente. Il provvedimento in esame ha avuto da parte nostra una criticità già quando è arrivato nella nostra Commissione per il parere di competenza. Credo che serva solo intanto a finire sui giornali e a dare pochissime risorse.
Sono già intervenuto sull'emendamento relativamente al territorio: non ritenevo opportuno distribuire al Sud e non al Nord, perché chi va dal Nord o dal Sud a cercare lavoro all'estero credo che debba essere trattato con la stessa dignità. Credo anche che, di fronte ad una crisi come quella che stiamo affrontando noi, ma soprattutto una crisi di posti di lavoro, dovremmo prima tutelare i nostri cittadini all'interno. Infatti, se qualcuno dei nostri cittadini, all'esterno del nostro Paese, ha già trovato una sistemazione, credo che quello sia già, come si dice dalle nostre e dalle vostre parti, in grazia di Dio.
L'altro giorno c'è stato un concorso a Napoli, dove vi erano 530 posti di lavoro: si Pag. 52sono presentati 110 mila giovani, credo anche in gran parte laureati. Credo che dovremmo cercare le risorse, non cercare di portare all'interno una crisi che è già evidente. A Verona, qualche mese fa, ha chiuso la Glaxo: 500, 600 o 700 ricercatori sono da domani mattina in cerca di lavoro. Ma cosa stiamo cercando? Non abbiamo ottenuto niente. Credo che con il provvedimento in esame non facciamo una bella figura. Siamo di fronte ai flussi che dovremmo regolarizzare, mentre ci dimentichiamo che dobbiamo prima organizzare e dare lavoro ai nostri, che sono sul nostro territorio. È la stessa identica situazione. Voteremo comunque a favore, anche perché il primo firmatario della proposta è un nostro serio alleato, ma sicuramente siamo molto perplessi.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

ALESSIA MARIA MOSCA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSIA MARIA MOSCA, Relatore. Signor Presidente, voglio solo prendere un minuto di tempo per alcuni doverosi ringraziamenti. Prima di tutto vorrei ringraziare tutti i firmatari che hanno creduto nella proposta di legge in esame, a partire dei primi firmatari (ne citerò solo alcuni): gli onorevoli Letta, Saglia, Lupi, Moffa e un ringraziamento particolare va al primo ispiratore di questa proposta di legge, l'onorevole Guglielmo Vaccaro. Voglio poi ringraziare il presidente Conte della Commissione finanze e tutti i componenti della Commissione finanze, che ha lavorato approfonditamente sulla proposta di legge in esame, le Commissioni che hanno espresso il loro parere, tutti i funzionari e i collaboratori che ci hanno supportato nel lavoro di queste settimane, i rappresentanti del Governo e tutti i membri dell'intergruppo sussidiarietà, che ha appoggiato e approvato la proposta di legge in esame. Vorrei poi ringraziare i colleghi del Comitato dei nove, con i quali abbiamo in qualche modo fatto un patto generazionale e particolarmente significativo per l'oggetto che il provvedimento in esame tratta: mi riferisco al fatto che si rivolge ai ragazzi under 40.
Signor Presidente, mi permetta di esprimere particolare soddisfazione, perché il Parlamento oggi vota una proposta di legge che è un segnale e che spero sia la prima di una serie di proposte che possano andare in questa direzione, cioè che investano sui tanti giovani, che sono i nostri talenti sui quali dobbiamo investire per il nostro futuro (Applausi).

(Coordinamento formale - A.C. 2079-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2079-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 2079-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori In Italia.» (2079-A):

Presenti 490
Votanti 485
Astenuti 5
Maggioranza 243
Hanno votato 485.

(La Camera approva - Vedi votazionia )

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Prendo atto che i deputati Monai e Berruti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Sull'ordine dei lavori (ore 18,20).

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Presidenza della Camera, d'intesa con la Conferenza dei presidenti di gruppo, aveva calendarizzato per l'Aula in questa settimana un provvedimento che reca il titolo «Piano straordinario contro le mafie, nonché delega al Governo in materia di normativa antimafia». Credo non sia necessario dilungarmi per spiegare la straordinaria rilevanza di questo argomento e di questa materia.
Ebbene, la Commissione giustizia, oggi riunitasi per licenziare il provvedimento per l'Aula, non ha potuto farlo perché non vi era il parere della Commissione bilancio. Tuttavia, una volta tanto dobbiamo dire che non vi sono responsabilità della Commissione bilancio al riguardo, perché la Commissione bilancio a sua volta non ha potuto esprimere il parere per la mancanza della relazione tecnica del Governo.
Signor Presidente, la scorsa settimana ci siamo lamentati in quest'Aula e nella Conferenza dei presidenti di gruppo per il fatto che la Commissione bilancio già esercita una sorta di filtro preventivo e, in qualche caso, anche discutibilmente discrezionale, almeno a nostro modo di vedere, sull'attività legislativa che compete all'Assemblea, ma in quel caso siamo sempre di fronte a una dialettica interna tra gli organi del potere legislativo. Quando, però, è il Governo che non fornisce nei tempi previsti alla Commissione bilancio gli elementi perché questa possa esprimere il parere sul provvedimento già calendarizzato per l'Aula e questo, come nel caso di specie, avviene su una materia di tale rilievo e comporta lo slittamento dei nostri lavori e l'impossibilità per la Camera di legiferare sul punto, mi pare che siamo di fronte a un'ulteriore involuzione rispetto a quella dichiarata la scorsa settimana ossia quella che lei stesso, signor Presidente, ha definito un'oggettiva maggiore difficoltà a legiferare rispetto al passato.
Mi permetto di rappresentarle questa difficoltà e la rilevanza che questa censura che muovo, a nome del nostro gruppo, comporta perché lei, signor Presidente, voglia adottare i provvedimenti conseguenti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

DONATELLA FERRANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, certamente è un episodio e un fatto grave anche perché va inquadrato nell'ambito di un'attività di Commissione che ha avuto dei tempi molto stretti per esaminare un disegno di legge di delega al Governo che ha un nome ridondante: «Piano straordinario contro le mafie, nonché delega al Governo in materia di normativa antimafia».
In tale provvedimento tutta la Commissione giustizia si è impegnata a esaminare e a richiedere informazioni e vi sono stati anche dei tempi forzati sulle audizioni, perché una delega di questo genere doveva essere riscontrata con gli interlocutori necessari. Devo dire che quando abbiamo sentito il Procuratore nazionale antimafia, il Procuratore Grasso, questi ha affermato che stranamente in questo disegno di legge di delega non si era nemmeno avuta l'accortezza di tener conto o, comunque, di sentire anche coloro che con la mafia ci lavorano tutti i giorni, mettendo a rischio anche la propria incolumità e parlo, appunto, non solo dei magistrati ma anche di tutte le forze di polizia.
Noi, in Commissione giustizia - grazie anche a un clima, a uno sforzo, a una volontà comunque di non tirarci indietro Pag. 54rispetto ad un tema così importante, anche in concomitanza con altri provvedimenti ugualmente rilevanti e pressanti, riguardanti, tra l'altro, il sovraffollamento delle carceri - abbiamo rispettato i nostri tempi nella presentazione degli emendamenti, nella discussione, nella calendarizzazione ed oggi, anzi domani, eravamo pronti per discutere in Assemblea.
Quindi, certo che sapere oggi, quando eravamo convocati alle 15 per votare il mandato al relatore, che mancava solo il parere della Commissione bilancio - perché non sono stati forniti gli elementi tecnici dal Ministero della giustizia e dal Ministero dell'economia e delle finanze per formulare appunto la relazione che doveva servire al parere - è un avvenimento sconfortante. Quanto accaduto pone un quesito: è una disattenzione del Ministero della giustizia nei confronti della mafia e quindi di quello che si dice tutti i giorni, ossia che si vuole portare avanti un piano di lotta alla mafia? Così come è forse una disattenzione anche il fatto che, con la disciplina sulle intercettazioni che si sta portando avanti al Senato, in realtà questa lotta alla mafia forse si vuole perseguire soltanto in apparenza? Oppure è un qualcosa di più profondo per cui in realtà un Ministro, ossia una parte del Governo, non interviene su un provvedimento che ci è stato rappresentato come un testo che doveva andare avanti con urgenza (perché d'urgenza doveva essere la risposta)? Tra l'altro, in questo provvedimento si tira fuori e si parla della tracciabilità dei flussi finanziari (questa è la parte del provvedimento che sarebbe immediatamente precettiva). Quindi c'è anche un aspetto molto importante ed incidente sulla gestione degli appalti pubblici. Ecco, come mai c'è stata questa disattenzione? Come mai vi sono state una simile carenza e una simile mancanza? Anche noi, dunque, chiediamo una risposta importante e non certamente fatta soltanto di parole e di apparenza.

ENRICO COSTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA. Signor Presidente, devo dire che probabilmente il palcoscenico dell'Aula fa distorcere la verità dei fatti all'onorevole Ferranti, perché la collega - che tra l'altro stimo perché abbiamo collaborato su molti provvedimenti - dovrebbe ricordare che questo argomento era all'ordine del giorno dell'Assemblea per la giornata di lunedì e, su richiesta del gruppo del Partito Democratico, è stato posticipato l'esame dell'Assemblea da lunedì a mercoledì. Infatti, questa richiesta appariva fondata e opportuna per arrivare ad avere il massimo di condivisione su un testo che non è né di destra né di sinistra. Si tratta di un testo importante, che deve essere sviscerato nel merito, che deve essere oggetto di riflessione, che deve essere oggetto di attenzione nei singoli emendamenti.
Ebbene, la maggioranza ha accettato tale richiesta e la presidente della Commissione, proprio in questo spirito, ha chiesto alla Presidenza della Camera di spostare la discussione generale di due giorni. Ciò è stato ottenuto e oggi ci sentiamo rimproverare perché vi è stato un ritardo semplicemente per un parere che non inciderà sul complesso del provvedimento, visto che domani la Commissione giustizia sarà in condizione di dare il mandato al relatore e di far procedere il testo per l'Assemblea.
Auspichiamo che questi aspetti e queste, diciamo pure, strumentalizzazioni non incidano su un percorso e su un tema che deve essere approfondito con serenità e soprattutto con maturità. Auspico veramente che il palcoscenico dell'Aula non dia spazio a queste polemiche e consenta la continuità del lavoro, che è stato svolto diligentemente in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Mi permettano i colleghi, e in particolar modo l'onorevole Costa: lungi da me il desiderio di intervenire nel merito della questione, ma faccio presente, in particolar modo al rappresentante del Governo, che la questione posta dall'onorevole Vietti e dall'onorevole Ferranti, Pag. 55che nulla incide sulle questioni di merito poste dall'onorevole Costa, è una questione, ad avviso della Presidenza, fondata, in quanto al momento il Governo non ha ancora fatto pervenire la indispensabile relazione tecnica, necessaria alla Commissione bilancio per il parere di merito.
Pregherei i rappresentanti del Governo, se sono in grado, di fornire alla Presidenza e all'Assemblea qualche indicazione al riguardo.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, la ringrazio dell'indicazione e della valutazione. Abbiamo già rappresentato oggi in Commissione lo stato dell'arte e i problemi aperti. Stiamo lavorando per cercare di dare tutti i dati che servono alla Commissione per poter svolgere al meglio, ovviamente, il proprio lavoro. Speriamo nella giornata di domani di avere già gli elementi conclusivi.

PRESIDENTE. Sta bene.

Seguito della discussione della proposta di legge Meta ed altri: Concessione di un contributo per la realizzazione di un programma per il rinnovo del materiale rotabile della società Ferrovie dello Stato Spa e altre disposizioni in materia di trasporto ferroviario (A.C. 2128-A) (ore 18,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa del deputato Meta ed altri: Concessione di un contributo per la realizzazione di un programma per il rinnovo del materiale rotabile della società Ferrovie dello Stato Spa e altre disposizioni in materia di trasporto ferroviario.
Ricordo che nella seduta del 24 maggio 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali, che il relatore è intervenuto in sede di replica, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunziato.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il presidente della IX Commissione (Trasporti), onorevole Valducci.
Ne ha facoltà.

MARIO VALDUCCI, Presidente della IX Commissione. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere che si possa riunire il Comitato dei nove, dal momento che dobbiamo approfondire vari temi. Ricordo che la Commissione bilancio non ha ancora espresso il parere. Quindi, abbiamo la necessità di riunirci e di riconvocarci poi domani mattina, alle ore 10.

PRESIDENTE. Mi sembra una richiesta più che ragionevole.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, anche a me sembra una richiesta assolutamente ragionevole. Non per aggiungere della ragionevolezza, conoscendo un po' come vanno le nostre cose, atteso che mi pare di capire che ci sia la volontà da parte del Governo, oltre che della Commissione, di trovare una soluzione, una composizione della materia (che probabilmente abbisognerà di un certo lavoro già a partire da questa sera), suggerirei, per evitare che poi ci troviamo qui magari domani a buttare un'altra ora, come è successo altre volte, di prenderci un'ora in più. Infatti, alle 11 siamo sicuri di tornare in Assemblea, evitiamo di stare qui a buttare tempo, magari le Commissioni possono riunirsi per lavorare e tutti noi impiegare un po' meglio il nostro tempo.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, lei ha delle doti di preveggenza: se non avesse chiesto la parola, avrei domandato al presidente Valducci a che ora ritiene necessario fissare l'inizio della seduta domattina.
Prendo atto che l'onorevole Valducci conviene sull'orario delle 11. Pag. 56
Rinvio pertanto il seguito del dibattito alla seduta di domani, con inizio alle ore 11.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 26 maggio 2010, alle 11:

(ore 11 e ore 16).

1. - Seguito della discussione della proposta di legge:
META ed altri: Concessione di un contributo per la realizzazione di un programma per il rinnovo del materiale rotabile della società Ferrovie dello Stato Spa e altre disposizioni in materia di trasporto ferroviario (C. 2128-A).
Relatore: Meta.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della Pubblica Amministrazione con cittadini e imprese e delega al Governo per l'emanazione della Carta dei doveri delle amministrazioni pubbliche e per la codificazione in materia di pubblica amministrazione (Testo risultante dallo stralcio degli articoli 14, 25 e 27 del disegno di legge n. 3209, disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 2 marzo 2010) (C. 3209-bis-A/R).
Relatore: Orsini.

(ore 15).

3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 18,35.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO ALDO DI BIAGIO IN SEDE DI ESAME DEGLI ORDINI DEL GIORNO RIFERITI AL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 3443-A

ALDO DI BIAGIO. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che oggi ci accingiamo a votare prevede all'articolo 2 il rinvio delle elezioni per il rinnovo dei Comitati degli italiani all'estero (COMITES) e, conseguentemente, del Consiglio generale degli italiani all'estero (CGIE) in attesa del generale riordino della materia, al momento oggetto di analisi e di discussione presso le sedi parlamentari. Infatti è all'esame presso il Senato un testo unificato di iniziativa parlamentare per la riforma di tali organismi rappresentativi degli italiani all'estero, sul quale tutte le forze politiche e soprattutto gli eletti all'estero stanno partecipando attivamente.
Voglio ricordare a quest'aula che il rinnovo delle cariche degli organi rappresentativi è stato previsto nel 2010 e che quella in discussione è un'ulteriore proroga, che estenderebbe il mandato dell'attuale composizione a otto anni.
Le nostre comunità nel mondo sono ben consapevoli che questo ulteriore rinvio potrebbe intaccare l'operatività e le dinamiche procedurali di questi organismi.
Ma sono altrettanto consapevoli del fatto che un rinnovo a breve delle suindicate strutture mal si concilierebbe con il progetto di riforma degli organismi di rappresentanza delle comunità italiane. È bene ricordare che mentre le risorse destinate alla gestione ordinaria dei COMITES e del CGIE sono già previste, quelle afferenti al finanziamento delle procedure elettorali potranno essere quantificate una volta individuate le dinamiche di esercizio del voto, nell'ambito proprio dei suindicati progetti di legge.
In questa sede dunque è opportuno mantenere un approccio pragmatico alla questione in oggetto, invocando certo il rispetto della rappresentatività e della libertà operativa degli organismi, ma in una Pag. 57cornice di chiarezza normativa che soltanto il testo unificato di riforma può dare. Alla vigilia di una già complessa manovra finanziaria, sarebbe poco auspicabile indire elezioni magari pochi mesi prima che entri in vigore la riforma degli stessi organismi di rappresentanza. E di queste evidenze i nostri connazionali sono pienamente consapevoli.
In ragione di tali aspetti ho voluto rivolgere una richiesta di impegno al Governo, affinché vi sia la certezza che le elezioni per il rinnovo degli organismi di rappresentanza degli italiani all'estero possano tenersi non appena verrà approvata dal Parlamento la riforma della normativa vigente sui COMITES e sul CGIE. Fermo restando che il termine del 31 dicembre 2012 - per l'indizione di elezioni - sia di natura prettamente cautelativa, l'auspicio condiviso da tutti è che si approdi alla conclusione dell'iter normativo di riforma entro breve per consentire un corretto quanto adeguato svolgimento delle attività e delle iniziative a sostegno dei nostri connazionali.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3443-A - em. 2.3 470 469 1 235 222 247 59 Resp.
2 Nom. em. 2.5 486 486 244 233 253 58 Resp.
3 Nom. odg 9/3443-A/5 492 486 6 244 234 252 58 Resp.
4 Nom. ddl 3443-A - voto finale 489 451 38 226 249 202 57 Appr.
5 Nom. Pdl 2079-A - em. 1.20 474 473 1 237 18 455 54 Resp.
6 Nom. em. 1.21 487 485 2 243 18 467 54 Resp.
7 Nom. em. 1.22 497 496 1 249 495 1 54 Appr.
8 Nom. em. 1.23 492 492 247 492 54 Appr.
9 Nom. articolo 1 498 497 1 249 497 54 Appr.
10 Nom. em. 2.201 492 492 247 492 54 Appr.
11 Nom. em. 2.200 495 495 248 495 54 Appr.
12 Nom. em. 2.26 493 487 6 244 52 435 54 Resp.
13 Nom. em. 2.25 494 494 248 494 54 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 2.27 491 483 8 242 50 433 54 Resp.
15 Nom. em. 2.100 496 495 1 248 492 3 54 Appr.
16 Nom. em. 2.21 490 483 7 242 481 2 54 Appr.
17 Nom. articolo 2 496 495 1 248 495 54 Appr.
18 Nom. em. 3.200 498 498 250 498 54 Appr.
19 Nom. em. 3.21 501 499 2 250 20 479 54 Resp.
20 Nom. em. 3.20 508 508 255 249 259 52 Resp.
21 Nom. em. 3.22 504 500 4 251 51 449 52 Resp.
22 Nom. em. 3.23 501 499 2 250 45 454 53 Resp.
23 Nom. articolo 3 508 506 2 254 501 5 52 Appr.
24 Nom. em. 4.100 503 503 252 502 1 52 Appr.
25 Nom. articolo 4 510 509 1 255 509 52 Appr.
26 Nom. articolo 5 510 506 4 254 506 52 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 32)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 6 510 508 2 255 507 1 52 Appr.
28 Nom. em. 7.21 506 503 3 252 251 252 53 Resp.
29 Nom. articolo 7 501 500 1 251 499 1 53 Appr.
30 Nom. em. 8.100 508 508 255 508 53 Appr.
31 Nom. articolo 8 502 502 252 502 53 Appr.
32 Nom. Pdl 2079-A - voto finale 490 485 5 243 485 52 Appr.