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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 320 di mercoledì 12 maggio 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 10,15.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Brancher, Buttiglione, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Franceschini, Granata, Lamorte, Leo, Lusetti, Mazzocchi, Mecacci, Menia, Mura, Mussolini, Nucara, Pescante, Ravetto, Reguzzoni, Stefani, Urso, Vietti e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 10,22).

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, intervengo brevemente per sollecitare il Governo affinché venga a rispondere in Aula ad una nostra interrogazione che ha come riferimento il contratto di programma, previsto per il rilancio della StMicroelectronics e della Numonyx di Catania. Vi sono ritardi inspiegabili da parte del CIPE che ancora non ha deliberato e proprio ieri al Ministero dello sviluppo economico si è tenuta una riunione in riferimento alla necessità di rilanciare questo importante settore (tra l'altro, l'azienda ha dichiarato che il mercato è in condizioni migliori di crescita).
Diventa dunque fondamentale - mi rivolgo in questo senso al Governo - che il CIPE deliberi subito il contratto di programma. Purtroppo - e lo dico senza vena polemica - il Governo è recidivo, perché già negli anni scorsi vi doveva essere una deliberazione importante per rilanciare la StMicroelectronics a Catania, ma ciò non è stato fatto e l'azienda è entrata in crisi. Oggi vi è una nuova opportunità ed è necessario dunque che il Governo faccia la propria parte, soprattutto nei riguardi di un territorio che è in grande difficoltà in termini occupazionali.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,24).

RAFFAELLA MARIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Mariani saluto i docenti e gli allievi della scuola media «Giorgio Arcoleo» di Caltagirone, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Prego onorevole Mariani, ne ha facoltà.

Pag. 2

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, volevo sollevare in Aula, così come ho fatto ieri in Commissione ambiente, un problema che riguarda moltissime piccole e medie imprese (circa 600 mila), in relazione alla dichiarazione unificata dei rifiuti per il 2009, il cosiddetto MUD.
A distanza di dodici, forse tredici, giorni dall'emanazione di un decreto che doveva appunto risolvere una scadenza, cioè la proroga di due mesi rispetto alla presentazione della dichiarazione unificata dei rifiuti, assistiamo ad un atteggiamento del Governo che - forse per una diatriba tra la Ragioneria generale dello Stato, il Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare ed il Ministero dell'economia e delle finanze - ha impedito ancora la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto.
Ci stiamo domandando quanto occorrerà attendere ed interpretiamo anche il disagio di moltissime piccole e medie imprese che spesso non solo le forze di maggioranza, ma anche il Governo, in quest'Aula vogliono difendere, dichiarando che è necessario dimostrare anche negli atti legislativi una maggiore efficienza ed efficacia che sia in consonanza con il loro modo di lavorare.
Vogliamo allora chiedere al Governo quanto dovremo ancora attendere per la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto, sottolineando che in questo momento, sotto la sua responsabilità, circa 600 mila imprese (sottolineo, 600 mila) non hanno ancora presentato la loro dichiarazione.
Questo fatto di per sé è molto grave e non chiarisce quello che deve essere l'atteggiamento nei confronti della pubblica amministrazione. Credo che ciò vada sottolineato anche perché assistiamo continuamente alle prediche di un Ministro che parla di efficienza della pubblica amministrazione riferendosi al territorio, ai comuni e alle regioni, e vorremmo allora che questa efficienza e chiarezza appartenessero anche ai nostri Ministeri.
Abbiamo a che fare con un Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare che all'ultimo minuto adotta decreti molto rilevanti per la vita delle nostre imprese ed aziende e che stabilisce proroghe in corner nell'ultimo giorno delle scadenze.
Vorremmo che con la stessa efficienza che si richiede al sistema della pubblica amministrazione e che giustamente ci deve essere, anche all'interno dei Ministeri fosse presente quella che è una responsabilità nei confronti delle aziende e dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 2131 (ore 10,28).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge della quale la VII Commissione (Cultura) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
alla VII Commissione (Cultura):
S. 572. - Senatori CAFORIO ed altri: «Abrogazione dell'articolo 1-septies del decreto-legge 5 dicembre 2005, n. 250, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 febbraio 2006, n. 27, in materia di equipollenza di diploma di laurea in scienze motorie al diploma di laurea in fisioterapia» (Approvata dalla 7a Commissione permanente del Senato) (2131). (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Per consentire alla stessa Commissione di procedere all'abbinamento richiesto dall'articolo 77 del Regolamento sono quindi trasferite in sede legislativa anche le proposte di legge SILIQUINI ed altri: «Abrogazione dell'equipollenza del diploma di laurea in scienze motorie al Pag. 3diploma di laurea in fisioterapia» (1192); EVANGELISTI ed altri: «Abrogazione dell'articolo 1-septies del decreto-legge 5 dicembre 2005, n. 250, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 febbraio 2006, n. 27, in materia di equipollenza del diploma di laurea in scienze motorie al diploma di laurea in fisioterapia» (2317), attualmente assegnate in sede referente alla medesima Commissione e vertenti sulla stessa materia.

Seguito della discussione delle mozioni D'Antoni ed altri n. 1-00362, Messina ed altri n. 1-00363 e Bernardo ed altri n. 1-00364, concernenti iniziative per l'istituzione della Banca euro-mediterranea (ore 10,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni D'Antoni ed altri n. 1-00362, Messina ed altri n. 1-00363 e Bernardo ed altri n. 1-00364, concernenti iniziative per l'istituzione della Banca euro-mediterranea (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta dell'11 maggio 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che le mozioni all'ordine del giorno sono state ritirate dai presentatori e contestualmente è stata presentata la mozione D'Antoni, Bernardo, Messina, Stefani, Occhiuto, Commercio, Iannaccone ed altri n. 1-00365 (Vedi l'allegato A - Mozioni), il cui testo è in distribuzione.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Luigi Casero, che esprimerà altresì il parere sulla mozione presentata.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, nell'esprimere parere favorevole sulla mozione presentata, vorrei ringraziare, a nome del Governo, tutti coloro che hanno lavorato per definire tale mozione unitaria.
In una difficile fase, come quella che sta attraversando l'Europa, è sicuramente utile e molto importante una volontà unitaria del Parlamento e, conseguentemente, presentarsi in sede europea con la volontà unitaria del Parlamento e dello Stato italiano. Sicuramente ciò dà maggiore forza, anche per cercare di ottenere un risultato favorevole per lo sviluppo di questo tema, che riteniamo importante ed utile non solo per il nostro Paese, ma per l'intera Europa.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la componente politica del gruppo Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia voterà a favore della mozione concernente l'istituzione della Banca euro-mediterranea. Avevamo sottoscritto la mozione Bernardo ed altri n. 1-00364; sottolineiamo positivamente - e ringraziamo il rappresentante del Governo per averla accettata - l'impostazione che, poi, è stata data alla mozione unitaria.
I dati recentemente diffusi dai più prestigiosi istituti di studio e di ricerca hanno evidenziato le enormi opportunità che il Mediterraneo offre ai Paesi e alle economie che ruotano intorno a questi mercati.
Se si pensa che circa il 26 per cento dell'export meridionale extracomunitario si dirige verso questi Paesi, che il principale mercato di sbocco è la Turchia e che interessanti appaiono anche quelli di Libia, Tunisia, Siria, Egitto ed Israele, possiamo renderci conto della necessità di sostenere progetti di sviluppo che si intrecciano con i flussi economici derivanti dalla crescita dei mercati succitati. Pag. 4
Prendiamo ad esempio i dati che riguardano la sola regione Calabria, la quale tra il 2007 e il 2008 ha registrato una crescita significativa delle importazioni - passando da 8,2 milioni di euro a 9,4 milioni di euro - oltre che delle esportazioni - passando da 63,7 milioni di euro del 2007 al 72,8 milioni di euro del 2008. Si tratta evidentemente di un trend significativo che costituisce l'indicazione del fatto che gli imprenditori meridionali guardano con sempre maggiore attenzione ai mercati dell'area del Mediterraneo.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il 13 luglio 2008 quarantotto Capi di Stato riuniti a Parigi per il vertice per il Mediterraneo hanno esortato la Presidenza dell'Unione europea ad impegnarsi a sostegno della proposta di trasformare il Fondo euro-mediterraneo d'investimento e partenariato in un nuovo istituto di credito incaricato di finanziare progetti tesi allo sviluppo e alla convergenza dell'area euro-mediterranea.
A tal fine vale la pena sottolineare l'insufficienza del lavoro svolto dal Fondo il quale, in uno spazio di tempo circoscritto agli ultimi sei anni, è stato capace di finanziare solo 125 progetti. È del tutto evidente che in questo modo non si garantisce agli imprenditori e agli Stati di cogliere le innumerevoli opportunità offerte dal mercato euro-mediterraneo. Pertanto, alla luce dei dati ai quali ho fatto riferimento, la componente politica del gruppo Misto-Noi Sud/ Lega Sud Ausonia si dice favorevole all'approvazione della mozione così come è stata concordata da tutti i gruppi presenti in quest'Aula, consapevole dell'opportunità che il nostro Paese, in particolare il Mezzogiorno, potrà cogliere dalla trasformazione del FEMIP in istituto bancario.
Chiaramente ci auguriamo che il Governo si impegni affinché la sede della Banca sia nel nostro Paese e in modo particolare in una delle regioni del Mezzogiorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, credo che questa mattina si sia raggiunto un obiettivo importante: la condivisione su un tema di straordinaria importanza per tutto il bacino dell'area del Mediterraneo.
Non mi dilungherò, volevo solo evidenziare che la presa di posizione e quindi l'approvazione, da parte del Parlamento nella sua totalità, di una mozione che preveda una filiale specializzata - quindi di fatto l'istituzione di una Banca - dedicata al bacino euro-mediterraneo è un fatto di straordinaria importanza.
Vogliamo sottolineare però quelle che debbono essere le funzioni, le specializzazioni che questa Banca deve avere. Riteniamo infatti che sia essenziale una loro specificazione, considerato che - e lo diciamo da subito - non siamo interessati a creare un nuovo carrozzone, o, comunque, un istituto di credito, un istituto finanziario che possa essere destinato esclusivamente alle grandi aziende. Queste ultime già operano in maniera più o meno positiva su tutto il bacino del Mediterraneo, a dispetto delle piccole e medie imprese che invece non riescono a essere presenti.
Allora proprio in questa logica di cooperazione dobbiamo anche dire che il bacino del Mediterraneo, negli ultimi anni, è sempre meno punto di attrazione degli investimenti esteri. Ciò a dimostrazione che o si creano delle condizioni di sviluppo vere all'interno del Mediterraneo oppure, dall'altra parte, non è possibile creare sviluppo al nostro interno.
Ecco perché crediamo che l'istituzione di una banca, di una filiale specializzata che si occupi certamente di grandi opere pubbliche e private, ma che si occupi anche di fornire un ufficio studi specializzato per le piccole e medie imprese affinché possano, in sinergia e in collaborazione tra loro, partecipare dall'interno a questi grandi progetti di sviluppo, sia la vera novità.
Inoltre, la rivendicazione, condivisa da tutti, che la sede di questa banca, di questa filiale specializzata della BEI, sia comunque in Italia, credo sia un altro elemento che esprime grande unità. In un momento in cui tutti noi sentiamo l'unità Pag. 5d'Italia, rivendicare oggi per il nostro Paese, unitariamente, un ruolo anche all'interno del bacino del Mediterraneo è un fatto politicamente rilevante.
Siamo abituati - purtroppo al sud più che al nord, ma anche al nord sicuramente non se ne è esenti - all'incidenza di criminalità organizzata, di mafia e di poteri che nulla hanno a che vedere con lo sviluppo vero del nostro Paese. Al contrario, creare le condizioni affinché un'economia sana possa venire alla luce nell'area del Mediterraneo e cercare di lavorare con la massima serenità credo possa creare sviluppo, occupazione e il rilancio di un territorio che, soprattutto per quanto riguarda l'Italia, in quest'ultimo periodo è stato definito dalla stampa estera in modo sicuramente indegno. Da questa indegnità dobbiamo uscire dimostrando con i fatti che l'Italia è un Paese che vuole lavorare, vuole combattere la mafia e vuole garantire un'impresa e un'economia sane.
Infine, la selezione, attraverso questo strumento, di imprese sane che garantiscano i propri capitali, nel senso che sappiamo da dove provengono, credo che rappresenti un altro elemento che tale banca dovrà assumere come punto di riferimento per poter attuare pienamente l'intento che appartiene all'Italia dei Valori, ma sicuramente a tutto questo Parlamento, di non creare un nuovo carrozzone che finanzi ciò che non serve; al contrario, l'intento è quello di trovare uno strumento virtuoso che garantisca quelle imprese che con grande serietà, difficoltà e coraggio, all'interno del bacino del Mediterraneo, continuano a svolgere il proprio lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, intervengo brevemente per dichiarare il voto favorevole del mio gruppo, dell'Unione di Centro, su questa mozione e dico subito che non abbiamo le preoccupazioni testè rappresentate, invece, dai colleghi dell'Italia dei Valori. Noi siamo convinti che battersi per l'istituzione della Banca euro-mediterranea significhi battersi per un'istituzione importante, non per il solito carrozzone.
Vorrei segnalare semplicemente che l'istituzione di tale banca rappresenterebbe la creazione di un istituto emanazione della Banca europea per gli investimenti, la quale nel corso degli anni passati ha saputo ritagliarsi grande prestigio e autorevolezza per la sua capacità di assistere investimenti importanti nella direzione dello sviluppo.
È vero invece che, nonostante gli impegni assunti in Europa nel corso degli anni, dal processo di Barcellona in poi, gli interventi per lo sviluppo dell'area del Mediterraneo sono stati circoscritti a pochi casi, per esempio quelli relativi al FEMIP, al Fondo euro-mediterraneo d'investimento e partenariato. Vi sono stati 125 interventi in sei anni, quindi pochi e spesso poco significativi.
In questa mozione si chiede, in sostanza, di trasformare il FEMIP in una vera e propria banca partecipata al 51 per cento dalla Banca europea per gli investimenti. Noi siamo favorevoli all'istituzione della Banca euro-mediterranea, siamo favorevoli a che questa mozione possa essere di qualche utilità per il Governo, anche in sede europea, per avviare e promuovere questo processo, ma siamo favorevoli anche perché questa mozione, di fatto, recupera l'interesse del Parlamento e della Pag. 6comunità politica nei confronti di un tema che spesso è sottovalutato, se non addirittura ignorato, non solo in Europa, ma anche in Italia: il tema del rapporto tra l'Europa e l'area del Mediterraneo.
Eppure quest'area potrebbe essere di grande interesse, per l'Europa e per l'Italia, perché comprende 900 milioni di abitanti e sta sperimentando in questi anni importanti occasioni di crescita; mi riferisco, per esempio, a quanto sta avvenendo nel distretto di Tangeri in Marocco, in Tunisia, nei poli dell'agro-alimentare e della meccanica, del tessile di Monastir, e laddove, sempre nell'area del Mediterraneo, si stanno sviluppando dei poli di tutto rispetto anche nel campo delle biotecnologie e delle energie rinnovabili.
Non possiamo stare a guardare. Abbiamo il compito di candidarci a ciò che di fatto la natura ci ha candidati ad essere: una piattaforma logistica naturale tra l'Europa e i Paesi dell'area del Mediterraneo. È una grande opportunità soprattutto per il nostro Paese, il quale potrebbe utilizzare, in questa direzione, il vantaggio competitivo che avrà ancora per qualche anno - non sappiamo ancora per quanti - nei settori della logistica, della dotazione infrastrutturale, del know-how e delle tecnologie, che ancora i Paesi dell'area del Mediterraneo non posseggono come l'Italia.
Sono particolarmente contento - e così mi avvio a concludere - che nella mozione, che reca la firma di tutti i gruppi parlamentari, si chieda all'Unione europea di stabilire la sede della Banca euro-mediterranea in una grande città del Mezzogiorno. Si prevede, quindi, all'unanimità di dare al Mezzogiorno questa opportunità: è un approccio diverso rispetto al modo tradizionale di rivolgersi ai problemi dello sviluppo del Mezzogiorno. In questo modo si considerano le regioni del Mezzogiorno delle aree che possono offrire un potenziale di crescita a tutto il Paese, se solo avessero le capacità di affacciarsi nell'area del Mediterraneo, in maniera intelligente, diventando il corridoio naturale tra l'Europa e questi Paesi, dove si potrà verificare, nei prossimi anni, un maggiore incremento del prodotto interno lordo.
Se l'Europa e anche il nostro Paese avessero la capacità - come io mi auguro che abbiano - di sviluppare una vera e concreta politica industriale, che guardi a questa opportunità inespressa dei Paesi del Mediterraneo e del loro rapporto con le regioni del Mezzogiorno, noi potremmo dare una grande occasione di crescita alle regioni del sud e quindi al Paese, il quale cresce solo se crescono le regioni del sud.

PRESIDENTE. Onorevole Cicchitto, per cortesia!

ROBERTO OCCHIUTO. Potremmo partecipare in maniera virtuosa, esprimendo con azioni concrete il nostro impegno alla discussione che c'è stata in questi giorni in Europa, la quale ha dimostrato di sapersi porre a difesa dell'euro, rappresentando, altresì, anche ai Paesi che compongono l'Europa la necessità di guardare ai problemi della crescita. Noi spendiamo più di quello che produciamo: questo è il problema del debito pubblico nei Paesi occidentali e in Europa.
La strada è certamente quella di mettere in sicurezza i conti, ma anche di tentare di esprimere quelle potenzialità che sono rimaste inespresse fino ad ora e che possono essere un'occasione di crescita ulteriore per l'Europa. Quest'ultima ha infatti la necessità di far crescere il suo prodotto interno lordo, magari individuando altri percorsi, guardando, oltre che al nord dell'Europa, anche al sud, e rivolgendosi ai Paesi del Mediterraneo, i quali, insieme al Mezzogiorno d'Italia, possono dare tanto al nostro Paese e all'Europa intera (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, già ieri durante l'illustrazione della mozione abbiamo chiarito il senso e Pag. 7la prospettiva entro cui la mozione si inquadra. Penso che oggi, leggendo i giornali e ascoltando tutti i commentatori, anche quelli che sono apparsi in televisione, sia evidente che il tasto su cui tutti battono, dopo le vicende della crisi dell'euro e della Grecia e della creazione del Fondo per fronteggiare la situazione, sia la crescita: tutti affermano che la via di uscita è, appunto, la crescita.
Sicuramente per l'Europa vi saranno tempi duri e difficili, con prospettive non semplici. Il rischio che corriamo è che questa situazione, complessivamente pesante, si scarichi sulla parte debole dei singoli Paesi e che abbia un impatto sociale che potrebbe essere non solo non accettato, ma anche profondamente ingiusto. Quindi, il problema vero che tutti i Paesi europei hanno - e che ha anche l'Italia come protagonista di questo processo - è di puntare alla crescita.
Vi sono tanti modi per puntare alla crescita e per mettere in moto un processo di sviluppo e di creazione della ricchezza. Tutti i debiti degli Stati potranno essere pagati solo se si crea nuova ricchezza. Dunque, ora dobbiamo puntare agli strumenti di crescita e a quegli elementi che possono innescare lo sviluppo, a partire dalle aree deboli, e, a seguire, l'insieme di ogni Paese dovrà essere coinvolto. Dobbiamo puntare sulla piccola e media impresa come strumento per creare lo sviluppo e sulle infrastrutture, sia tradizionali sia quelle tecnologicamente avanzate, in grado di mettere in moto questo processo virtuoso.
La mozione in esame si muove in questo schema. Avevamo preparato tale strumento prima che la crisi travolgesse l'Europa e prima che questa vicenda ci riguardasse così da vicino. Ora, rispetto al tema in esame, ci inseriamo in un momento di grande attualità. Se l'Europa deve puntare alla crescita, deve guardare al Mediterraneo e ad un'area vasta che può benissimo assorbire quantità di prodotti in rapporto allo sviluppo di quelle aree. Quindi, è una vera e propria scommessa, una grande sfida che l'Europa e anche l'Italia, all'interno dell'Europa, assumono.
Sicuramente credo che questa mozione sia opportuna, anche perché vede protagonista il Parlamento. Infatti, il significato vero di questa mozione è che il Parlamento sia in campo. Non è solo una trattativa tra i Governi, ma è un impegno che il Parlamento nella sua interezza assume e, in un certo senso, affida al Governo nel corso della discussione e della trattativa che si svolgerà con gli altri Governi per raggiungere questo risultato.
Se tutto questo è vero, dobbiamo fare in modo che la priorità dell'Europa sia la crescita e che l'Europa abbia gli strumenti perché la crescita possa verificarsi. Stiamo parlando di uno degli strumenti, non il solo, ma almeno uno degli strumenti. Rivolgersi al Mediterraneo potrebbe costituire uno strumento che aiuti la crescita delle piccole e medie imprese complessivamente considerate, soprattutto di quelle comprese nell'area del Mediterraneo.
È questa la sfida della nostra insistenza. Il FEMIP, che è stato lo strumento di cui la BEI (la Banca europea per gli investimenti) si è dotata per curare l'area del Mediterraneo, non è stato sufficiente. Dobbiamo quindi convincere i Paesi europei puntando anche a quelli del nord, che in questo momento vedono con difficoltà questa nostra insistenza e guardano più ad est, dove ritengono che vi possa essere maggiore sviluppo.
Riteniamo invece che non ci sia una alternatività tra est e Mediterraneo, ma sia da considerare un insieme di prospettive, se vogliamo fronteggiare, come dicevamo ieri, la Cina, l'India e tutti i Paesi emergenti.
In questo senso, si pone la nostra insistenza per trasformare il FEMIP in una banca, che non sia una banca qualunque, ma che abbia già le professionalità adeguate al fine di non creare nuovi carrozzoni e nuovi strumenti. Puntiamo quindi sulla BEI e, per questo, puntiamo ad una banca in cui la BEI abbia il 51 per cento e che, di conseguenza, abbia la garanzia, la guida e la possibilità di mettere Pag. 8in moto un vero e proprio strumento di intervento agile, che sia in grado di dare ai Paesi del Mediterraneo un'ulteriore capacità di determinare sviluppo.
Per questa ragione, credo e sostengo con forza - e la mozione fa parimenti - il fatto che l'Italia si batta, proprio come dice la mozione, a partire dai prossimi appuntamenti (vale a dire la riunione dell'ECOFIN a maggio e il vertice a Barcellona di tutti i Capi di Stato a giugno), affinché questo punto sia posto all'ordine del giorno e affinché il FEMIP venga trasformato in banca. Nel caso in cui venga presa quella decisione, che è la più importante, cioè di istituire la banca, l'Italia deve battersi - e il voto di oggi darà al Governo un grande supporto politico - affinché la sua sede sia fissata in Italia e, in particolare, in una grande città del Mezzogiorno.
Quindi, in questo senso, l'aver trovato in questo Parlamento un momento unitario che sia espressione di tutti i gruppi è il segno più forte che possiamo dare su un argomento che sembra minimale e che invece, a mio giudizio, minimale non è. Infatti, se l'Europa punta all'area del Mediterraneo e se l'Italia in questo senso è protagonista, avremo qui uno spaccato possibile di sviluppo tale che entrino in campo milioni di persone, ed in tal modo vi sarà una possibilità di crescita e quindi di superare la crisi.
Ecco perché è importante questo voto, che nella sua semplicità ed unità dà un segnale all'Europa e ai Paesi del Mediterraneo, dove l'Italia ha un buon rapporto ed è vissuta bene. Infatti, ovunque si vada nei Paesi del Mediterraneo, l'Italia trova una grande accoglienza. Con questo strumento dimostriamo anche a questi Paesi che teniamo al loro sviluppo, perché teniamo ad una integrazione profonda tra le aree. Già molte imprese italiane sono presenti ed esportano i loro prodotti in questi Paesi. Pertanto, l'avere un rapporto positivo con loro può solo aiutare e dare un contributo alla crescita e tutti noi sappiamo che l'Italia ha grande bisogno di crescita.
Ecco perché, nel sottolineare che il Partito Democratico voterà a favore della mozione, avendo contribuito in maniera forte a questa decisione unitaria che il Parlamento assume con il consenso del Governo, affermiamo in maniera adeguata e veramente forte che questa volta il Governo deve battersi e ottenere il risultato di avere e di trasformare il FEMIP in una banca e di portarne la sede in Italia.
Temiamo che altri Paesi, come hanno già fatto in altre occasioni, possano, secondo logiche di scambio tra di loro, avere prevalenza sull'Italia. Vogliamo dare questa volta, come Parlamento intero, una forte spinta e un appoggio al Governo affinché ciò non succeda. Penso che in tal modo facciamo il nostro dovere di rappresentanti del popolo per il benessere delle aree deboli del nostro Paese, ma soprattutto per dare un segnale complessivo di crescita dell'Italia nell'area del Mediterraneo e di forza di questo Parlamento nel proiettarsi come strumento vera di rappresentanza popolare in grado di affrontare i problemi di questa epoca (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, ieri abbiamo avuto modo di entrare nel merito della discussione sulle linee generali e sui contenuti che le diverse mozioni riprendono. Il tema è estremamente delicato e ci porta, da una parte, ad argomenti di grande attualità che riguardano lo sviluppo del Paese, dall'altra, a quegli strumenti finanziari necessari soprattutto in una logica che veda gli Stati membri che compongono l'Unione europea e l'area di sviluppo, quale potrebbe essere quella del Mediterraneo, immaginare un percorso già iniziato diversi decenni fa.
Credo che oggi da quest'Assemblea venga un segnale importante, ossia l'essere riusciti, con le diverse esperienze e con momenti anche di forte contrasto su temi Pag. 9rilevanti, a lanciare un messaggio su un argomento come questo. Siamo reduci dal ruolo così importante che ha giocato il nostro Paese nei giorni scorsi nel dare una risposta unitaria e uniforme da parte di questo Governo e del Ministro dell'economia per mettere insieme le diverse sensibilità nell'affrontare una crisi che non riguarda noi, ma un altro Paese.
È importante dunque dare un segnale unitario al di fuori del palazzo nei riguardi dei nostri concittadini. Costituisce una forma di attenzione per il nostro Paese dire che ci sono momenti nei quali siamo uniti su questioni e argomenti importanti che riguardano la vita delle famiglie italiane, il mondo delle piccole e medie imprese - quel sistema che regge l'Italia -, adottando strumenti finanziari adeguati e pensando a formule anche diverse che vadano ad integrare quanto già è stato fatto.
Quindi, il primo dato certamente importante è l'unità di questa Assemblea, che approverà questa mozione la quale darà un sostegno importante al Governo italiano e al Ministro dell'economia in occasione dell'incontro del 18 maggio all'ECOFIN e dell'incontro dei Capi di Stato a Barcellona a giugno. È importante anche per quel metodo adottato recentemente di percorrere una strada che veda - forse come ha visto per la prima volta - una unità di intenti di un sodalizio nato decenni fa, ma che poi si è andato ad esplicitare in quello che è accaduto nel corso dei giorni scorsi e negli ultimi anni: mi sembra un dato fondamentale.
Ecco perché credo che vedere con favore una mozione come questa e, quindi, con l'unanimità che si è andata ad esplicitare nei contenuti, debba essere un motivo di compiacimento per tutti.
In conclusione, noi siamo convinti che lo sviluppo del Paese attraverso organismi finanziari verso quell'area del Mediterraneo per quella parte d'Italia, ossia il Mezzogiorno, sia importante. Infatti, alla BEI riconosciamo la grande autorevolezza e l'importanza del ruolo svolto e di quello che potrebbe svolgere in seguito alla istituzione della Banca euromediterranea, considerando ciò che potrebbe fare per mettere ancora di più in circolazione le risorse necessarie per un rilancio che riguardi ovviamente il nostro Paese e, soprattutto, quell'area del Mediterraneo con cui già nel corso degli anni precedenti sono stati firmati protocolli importanti.
Ecco perché - e concludo - oggi la mozione che andiamo ad approvare assieme forse aprirà anche una stagione nuova su temi che riguardano le politiche economiche importanti per come quell'area viene rappresentata di fronte al nostro Paese in momenti come questo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione D'Antoni, Bernardo, Messina, Stefani, Occhiuto, Commercio, Iannaccone ed altri n. 1-00365, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Latteri... onorevole Romele... onorevole Vitali... onorevole Della Vedova... onorevole Traversa... onorevole Bindi... onorevole De Camillis... onorevole Brandolini... onorevole Galati... onorevole Lo Presti... onorevole Zazzera... onorevole Rampelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 483
Votanti 478
Astenuti 5
Maggioranza 240
Hanno votato 478
Contrari nessuno.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Pag. 10

Prendo atto che i deputati Ruben, Bachelet, Golfo, Misuraca, Lo Moro, Tanoni, Pionati e Laganà Fortugno hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, lei ha appena letto il risultato della votazione, e mi sembra che abbia detto che c'era un voto contrario, mentre è apparso sul tabellone che non c'erano voti contrari. Vorrei capire.

PRESIDENTE. Confermo che non vi sono voti contrari.

Deliberazione sulla richiesta di stralcio relativa al disegno di legge n. 3291.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la deliberazione su una richiesta di stralcio.
La II Commissione (Giustizia) nel corso dell'esame del disegno di legge A.C. 3291, recante: «Disposizioni relative all'esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno e sospensione del procedimento con messa alla prova», ha deliberato di chiedere all'Assemblea lo stralcio degli articoli da 3 a 9, in materia di sospensione del procedimento penale con messa alla prova.
Su tale proposta di stralcio darò la parola ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ad un deputato contro e ad uno a favore, che ne faccia richiesta per non più di cinque minuti.

RITA BERNARDINI. Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, devo dire che ieri sono stata l'unica in Commissione giustizia a pronunciarmi contro lo stralcio di una misura che, con gli opportuni aggiustamenti...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

RITA BERNARDINI. ...avrebbe potuto segnare una nuova misura alternativa. Questo è il Paese nel quale si risponde esclusivamente con il carcere, con la lunghezza dei processi, con le prescrizioni ad un'esigenza di giustizia che è sempre più forte.
Mentre in altri Paesi europei le misure alternative sono applicate in misura molto più consistente che in Italia, nel nostro Paese siamo passati, nel 2005, da 40 mila misure alternative applicate, alle 10 mila di oggi e poi c'è il carcere, che è l'unica risposta offerta: un carcere incivile, un carcere incostituzionale, un carcere dove chi vi viene «ristretto», spesso innocente, è privato di ogni dignità.
Noi, come delegazione radicale - aggiungo questo dato - siamo stupefatti di fronte alla reazione di tutte le forze politiche ad un disegno di legge, quello presentato dal Ministro Alfano, che, se non altro, dimostrava di voler andare in una direzione giusta, cioè di non dare come unica risposta il carcere. Siamo in una situazione in cui, su 43 mila posti letto, ammassiamo 67 mila e 500 detenuti; arriveremo nell'estate a 70 mila detenuti: altro che illegalità! E questo Stato pretende dai cittadini il rispetto delle leggi? Ma se per primo non è in grado di far rispettare le sue stesse leggi!
Credo che tutto questo sia una vergogna, che debba far vergognare il nostro Parlamento che non riesce a dare risposte concrete di fronte ad uno stato di degrado, di inciviltà, di inumanità delle galere italiane. Non posso dire di augurarmi un ripensamento, perché ho ben visto che si è formata un'unità nazionale che ci riporta a vecchi tempi: l'importante è fare fuori, letteralmente, i diritti umani essenziali. È per questo che, insieme ai miei colleghi della delegazione radicale, voterò contro questa proposta di stralcio (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, intervengo soltanto per dire che questo stralcio è importante proprio perché consente di andare nella direzione che lo stesso oratore che mi ha preceduto ha indicato. Infatti, è proprio dalla preoccupazione che i gruppi parlamentari rappresentati in Commissione giustizia hanno espresso circa la discussione della seconda parte del provvedimento, che è nata questa iniziativa, la quale è sostenuta per fare in modo che, sulla prima parte del provvedimento, quella che cerca di dare una risposta immediata alla situazione difficile che c'è oggi nel sistema carcerario, si possa deliberare con maggiore urgenza.
Il Parlamento non si deve vergognare di questo, perché la scelta che sta compiendo è una scelta per accelerare i suoi tempi; semmai vi è la responsabilità, in questo momento, dei gruppi parlamentari di trovare, magari in sede legislativa, il necessario consenso per accelerare ulteriormente una proposta che, pur con sfumature diverse, è largamente condivisa dai gruppi parlamentari.
Ecco perché ritenevo giusto riportare all'Assemblea l'esatta dimensione di questo stralcio che va, appunto, nella direzione di accelerare una risposta, che noi del PdL condividiamo, rispetto alla difficile situazione del sistema carcerario (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Poiché vi sono altre richieste di intervento, darò la parola ad un rappresentante per ciascun gruppo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, lo stralcio che si propone è relativo alle disposizioni in ordine all'esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno e alla sospensione del procedimento con messa alla prova. L'altro ieri, sul giornale Il mattino, leggevo che il neo-governatore della Campania Caldoro ha predisposto e previsto un ufficio presso la regione Campania per la signora Sandra Mastella, che ha subito un provvedimento di arresto domiciliare. Si è quindi cercato di mutuare ciò che avviene alla Camera per gli ex presidenti, per cui la signora Mastella, quale ex presidente del consiglio regionale, può beneficiare di una struttura, di un ufficio o di una stanza presso il consiglio regionale della Campania.
Sull'argomento e sulle questioni concernenti la moralizzazione della politica non servono leggi. Il provvedimento cosiddetto anticorruzione, che volete approvare, non serve ad eliminare la corruzione e la mala politica dalla politica, fin quando vi saranno ancora questi comportamenti, secondo i quali in Aula ci muoviamo in un certo modo e poi, nella politica e nelle attività quotidiane della politica, in un altro. Così ha fatto il neo-governatore Caldoro, che ha iniziato proprio male il suo lavoro in Campania, perché dare una stanza o un ufficio ad un'affiliata del clan Mastella...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, ci parla dello stralcio, per cortesia?

FRANCESCO BARBATO. ...una stanza a un affiliato del clan Mastella la si deve dare nel carcere di Poggioreale (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, lo stralcio che adesso ci apprestiamo a votare riguarda una parte del provvedimento Alfano che non attiene alla detenzione domiciliare e al problema del sovraffollamento delle carceri.
Noi abbiamo votato lo stralcio in quanto vogliamo non affossare, ma approfondire e cercare di migliorare, anche all'esito delle audizioni che si sono svolte in Commissione, un testo riguardante una Pag. 12misura alternativa, la messa alla prova con lavoro di pubblica utilità, prevista per reati puniti fino a tre anni di pena massima. Comprendiamo tutti, quindi, che la norma non riguarda assolutamente chi sta in carcere, perché, con la pena fino a tre anni, in carcere non ci si sta (parliamo di pene massime, quindi di pene edittali).
La messa alla prova è un istituto nuovo, già sperimentato in altri Paesi, come quelli anglosassoni, nei quali vi è anche un investimento di risorse, di mezzi e di personale che devono garantire, sul territorio, attraverso i servizi sociali del Dipartimento della giustizia e attraverso convenzioni con gli enti territoriali, l'operatività di tale istituto. Credo, pertanto, che sia una responsabilità di chi approva le leggi creare non norme manifesto, ma norme che possano avere un'applicazione concreta. È questa la motivazione sottesa all'approvazione da parte nostra dello stralcio di questa parte del provvedimento Alfano, che nulla ha a che vedere con il sovraffollamento delle carceri, perché riguarda chi sarà sottoposto ad un procedimento e lo vuole sospendere per mettere in opera una misura alternativa.
Anzi, è un qualcosa che non attiene per niente ai diritti umani e al sovraffollamento delle carceri, che invece abbiamo a cuore in maniera particolare e su questa linea abbiamo lavorato e stiamo lavorando anche oggi in Commissione giustizia, per risolvere il problema della detenzione domiciliare per chi ha da scontare un anno di pena.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente questo stralcio è figlio di un lavoro parlamentare intenso e contiene numerosi elementi positivi; però, diciamo la verità, avevamo iniziato questo percorso con una serie di annunci del Ministro Alfano, ossia come se si trattasse di un provvedimento volto alla deflazione carceraria, a risolvere in parte i problemi del sovraffollamento. Invece, inserendo alcune garanzie, pur necessarie, la delibazione, per esempio, almeno del magistrato di sorveglianza sulla condotta ed anche sulle caratteristiche del beneficiario ed altri accorgimenti, questo provvedimento si ridurrà ad essere una misura più equilibrata, ma sicuramente poco utile ai fini che erano stati annunciati. Si rischia insomma di non avere ancora misure utili dinanzi al gravissimo tema del sovraffollamento delle carceri, soprattutto nel mese di agosto, che è il mese notoriamente più brutto. Proprio in un momento in cui quotidianamente segniamo suicidi in misura assolutamente straordinaria nelle nostre carceri, abbiamo degli annunci a cui non corrispondono politiche efficienti e anche questa occasione temo lo confermerà. Dunque, abbiamo bisogno di più politiche per le carceri ma anche di più politiche contro le carceri. Abbiamo bisogno di misure di depenalizzazione attese e proposte anche dal nostro gruppo sui banchi di questo Parlamento da più tempo, misure che francamente non sono contenute neanche in questo provvedimento oggi all'esame, ai fini dello stralcio. Credo pertanto che il richiamo che dobbiamo farci in termini pressanti ed urgenti è quello di porre mano e mente e anche un po' di cuore alle necessità che provengono dalla popolazione carceraria, che è fatta da cittadini e non da soggetti destinati a pene straordinarie, contrarie alla nostra Costituzione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di stralcio degli articoli da 3 a 9 del disegno di legge n. 3291.
(È approvata).

La Camera approva per 456 voti di differenza.
Il disegno di legge risultante dallo stralcio dei suddetti articoli, con il n. 3291-ter e con il titolo: «Disposizioni relative alla sospensione del procedimento penale con messa alla prova», è assegnato alla II Commissione (Giustizia), in sede referente, con il parere delle Commissioni I, V, XI e XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali. Pag. 13
La restante parte della proposta di legge, con il n. 3291-bis e con il titolo: «Disposizioni relative all'esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno», resta assegnata alla II Commissione (Giustizia), in sede referente, con il parere delle Commissioni I, V e XII.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 11,25).

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, colleghi, voglio far presente all'Aula un increscioso episodio che si sta reiterando tutti i giorni. A noi parlamentari la mattina vengono notificate delle violazioni al codice della strada per aver fatto ingresso nella zona riservata di Montecitorio, pur essendo dotati del contrassegno recante la «x». Ritengo che questo sia un atteggiamento pretestuoso da parte degli uffici competenti del comune e prego lei, signor Presidente, di farsi interprete del disagio che questo causa a tutti noi parlamentari, che veniamo qui alla Camera con il contrassegno per lavorare e non per bighellonare.

ENRICO PIANETTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, Guillermo Fariñas potrebbe morire entro pochi giorni, forse ore. Da oltre ottanta giorni sta offrendo la sua vita per la libertà del popolo cubano. Non mangia né beve dal 24 febbraio, dal giorno in cui la polizia cubana gli ha impedito di partecipare ai funerali di Orlando Zapata, detenuto politico morto dopo ottantacinque giorni di digiuno, anche egli immolatosi per la libertà a Cuba. Fariñas ha deciso di prendere il suo posto per testimoniare contro l'oppressione di un regime comunista, quello cubano, che opprime le libertà e detiene in carcere decine di prigionieri politici.
Fariñas ha dichiarato: «Lo sciopero della fame è l'unico mezzo che ho per oppormi al Governo brutale e tirannico dei Castro; non voglio morire, ma sono disposto a farlo in nome della democrazia del mio Paese». Di fronte a questa testimonianza e a queste parole così nobili e alte, la nostra opinione pubblica sta rispondendo attivamente attraverso la trasmissione Zapping condotta da Aldo Forbice, che sta svolgendo una campagna in favore di Fariñas. Di fronte a queste testimonianze e a queste parole così nobili e alte, come libero Parlamento, dobbiamo reagire e chiedere al nostro Governo di intervenire ancora, come ha già fatto. La collega, onorevole Margherita Boniver, ha presentato già da tempo, insieme ad altri colleghi, una mozione su questo argomento.
Signor Presidente, dobbiamo fare in modo che, come Parlamento, si esprima con forza la nostra voce, per impedire che questo omicidio di Stato possa avvenire. Non stiamo interferendo negli affari di un altro Paese, ma contribuiamo in maniera forte e con grande volontà all'affermazione della libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PIERO FASSINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO. Signor Presidente, desidero unire la voce del nostro gruppo all'intervento del collega Pianetta, che ha sollevato una questione che da settimane è all'attenzione dell'agenda politica internazionale: la situazione critica nella quale si trova Fariñas, un detenuto politico nelle prigioni cubane. Ma il suo è solo il caso limite di una situazione più grave, che riguarda la condizione di oppressione e di repressione nei confronti dei dissidenti politici, che credo non possiamo che denunciare e considerare intollerabile, perché la libertà è un bene indivisibile sotto qualsiasi cielo e in qualsiasi Paese. Pag. 14
Quindi, unisco la voce del nostro gruppo a quella del collega Pianetta e del suo gruppo nel chiedere al Governo, in particolare al Ministro Frattini, di porre in essere tutte le iniziative possibili di pressione e di persuasione delle autorità cubane, perché si adottino finalmente provvedimenti di libertà per i prigionieri politici e i dissidenti cubani oggi detenuti (Applausi).

DOMENICO DI VIRGILIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, mi associo alla richiesta e alla segnalazione fatta dall'onorevole Consolo, però vorrei sottolineare che il comune di Roma ha emesso un'ordinanza per dire ai vigili di non fare contravvenzioni e di permettere ai deputati che raggiungono l'Aula di Montecitorio di passare a via del Tritone. Essi persistono, però, nel farci contravvenzioni, aggravando il lavoro dei nostri uffici; quindi, evidentemente, i vigili non tengono presente l'ordinanza del comune. La prego di intervenire.

GABRIELLA CARLUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, mi associo alle segnalazioni dell'onorevole Consolo e dell'onorevole Di Virgilio, perché succede esattamente quello che è stato detto: le automobili dei deputati, pur avendo il permesso per il centro, vengono regolarmente multate nell'accesso di via del Tritone.
Dopodiché è ovvio che noi andiamo all'ufficio delle competenze parlamentari e segnaliamo che questo è un disguido (è ovvio). Come dicevamo prima, è un aggravio di lavoro per i nostri uffici. Preghiamo di segnalare questa difficoltà anche ai questori della Camera, affinché si facciano portavoce del nostro disappunto con il comune di Roma.

MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, volevo tornare brevemente all'argomento di prima. È sicuramente giusto quello che è stato detto dall'onorevole Fassino e dal collega del PdL che mi hanno preceduto. Credo, però, che la richiesta al Ministro degli affari esteri, una richiesta in tema meramente sanzionatorio, sarebbe monca per due ordini di motivi: primo, sarebbe «simpatico» capire e chiedere un eventuale ingresso a Cuba per verificare questa situazione e fino a quale punto essa sia vera; una volta che abbiamo la certezza che sia vera, evidentemente, dovremo adottare tutte le sanzioni possibili e immaginabili.
La seconda questione, che credo non sia da poco e per la quale il Governo ha già risposto a delle interpellanze, è che noi dobbiamo fare di tutto perché si riporti il popolo cubano in una posizione di democrazia, e quest'ultima non può essere quella che emerge dall'embargo, cioè non possiamo pensare a un embargo che ancora vincoli questo popolo.
Per cui, anche su questo punto, credo che il Governo si dovrebbe impegnare. Basta andare dietro a delle ipocrisie che sono solo americane, perché, se è vero che la mancanza di diritti civili comporta l'embargo, bisognerebbe avere la forza di applicare questo embargo anche alla Cina (Applausi del deputato Renato Farina).

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, a proposito delle contravvenzioni di cui si parlava prima, voglio ricordare a tutti i colleghi parlamentari che noi veniamo qui in Parlamento per lavorare, e quindi siamo dei lavoratori.
Come tutti i lavoratori, abituati a rispettare le regole e a non lasciare le Pag. 15macchine in divieto di sosta, anche noi parlamentari, forse più dei cittadini normali, dovremmo rispettare le regole e il divieto di sosta. Per cui, il sindaco di Roma ha fatto male, se ha predisposto un'ordinanza o ha dato una direttiva al Corpo dei vigili urbani nel senso di non fare contravvenzioni alle auto che espongono il cartellino della Camera dei deputati.
Io invece dico che, con riferimento alle macchine dei deputati che sono in divieto di sosta, i vigili non solo devono fare le contravvenzioni, ma, addirittura, devono chiamare il carro attrezzi e farle portare via, perché noi per primi dobbiamo dare l'esempio, il buon esempio, e non dobbiamo rifugiarci in questi privilegi da casta. Chi rivendica questi privilegi da casta e chi pretende di avere un trattamento diverso rispetto a tutti gli altri cittadini sbaglia e ha un atteggiamento «castale», che noi riproviamo.

GABRIELLA CARLUCCI. Ma quale casta!

GIOVANNI DIMA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Ancora su questo argomento, di alto livello politico?

GIOVANNI DIMA. No, signor Presidente, intervengo per sottolineare la necessità, che avverto in Aula da più tempo, di sollecitare i Ministeri a dare risposta scritta alle interrogazioni, signor Presidente. Credo che un deputato, di maggioranza o di opposizione, abbia necessità di trasmettere a propria volta delle risposte, soprattutto per le interrogazioni che riguardano i territori e anche realtà specifiche.

LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, vorrei precisare, dopo l'intervento in Aula del collega Barbato, che nel consiglio regionale della Campania, su proposta dell'Italia dei Valori e da essa votato, è stato approvato un regolamento consiliare che prevede che gli ex presidenti abbiano una stanza. L'Italia dei Valori, quindi, propone e vota un regolamento consiliare, e poi viene in Aula a contestare e a dare la colpa al neopresidente Caldoro, il quale tra l'altro è alle prese col primo consiglio regionale e si trova l'eredità di Bassolino, con lo sforamento di tutti conti, dal Patto di stabilità interno al disavanzo in campo sanitario. Mi sembra assurdo quanto si sta svolgendo in Aula (Commenti del deputato Barbato).
Il deputato Barbato, prima di parlare di Caldoro, si deve sciacquare la bocca, perché è una persona pulita, e noi non abbiamo votato De Luca! Noi no, lui sì! Quindi si dovrebbe vergognare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

SETTIMO NIZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SETTIMO NIZZI. Signor Presidente, intervengo ancora una volta sul sistema di votazione, sullo strumento arcaico a cui i deputati devono rifarsi per votare. Non è possibile che non si sia concluso nulla, dopo tutte le nostre proteste, dopo aver raccolto 250 firme per modificare un sistema elettronico da quattro soldi, in cui ancora oggi siamo costretti a votare con le palline, spostando le palline all'interno del sistema elettronico.
Abbiamo chiesto di cambiarlo (lo abbiamo fatto in tutte le lingue) con un piccolo sistema da cinque euro, in cui una volta che il deputato preme il bottone verde, bianco o rosso, può modificare il voto fino a quando non è chiusa la votazione. Spero che, dopo questo ennesimo richiamo, si faccia qualcosa. È una vergogna!

PRESIDENTE. Votare con l'utilizzo di palline è una scelta personale, non è obbligatorio.

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GAETANO NASTRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Sullo stesso argomento? Se vi sono altri che intendono parlare, potranno farlo alla ripresa pomeridiana della seduta.

GAETANO NASTRI. Signor Presidente, vorrei sollecitare la risposta ad un'interrogazione che ho presentato il 27 marzo, in cui ho segnalato la grave situazione di tensione che esiste oggi all'interno del carcere di Novara; ne avevamo già parlato con il collega Mancuso. Purtroppo per giovedì 13 maggio vi sarà una clamorosa forma di protesta, anche con conseguenze chiaramente non belle. Chiedo quindi che il Ministro Alfano venga in Aula, o replichi al più presto alla mia interrogazione, proprio per dare una risposta a tale grave problema.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 11,35, è ripresa alle 15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Abrignani, Bongiorno, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Migliavacca, Mura, Nucara, Pescante, Ravetto, Reguzzoni, Sardelli, Stefani, Vietti e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro del lavoro e delle politiche sociale ed il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Chiarimenti in ordine agli effetti della cosiddetta «pillola dei cinque giorni dopo» - n. 3-01058)

PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01058, concernente chiarimenti in ordine agli effetti della cosiddetta «pillola dei cinque giorni dopo» (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto di tempo.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la sua presenza qui oggi. Come è stato detto, la nostra interrogazione riguarda la cosiddetta pillola dei cinque giorni dopo, che è stata commercializzata in Europa sotto il titolo di contraccettivo di emergenza. Tuttavia, risulta che il principio attivo di questa pillola sia in grado di modulare il progesterone che, com'è noto, ha il compito di impedire l'annidamento dell'embrione. Essa agisce, quindi, in realtà come la RU486 e dunque sarebbe un contraccettivo.
Siccome deve essere commercializzata, abbiamo la preoccupazione di chiarire senza dubbi la differenza tra la RU486, la cosiddetta «pillola del giorno dopo» o Norlevo, e questa nuova pillola cosiddetta «dei cinque giorni dopo», e con la nostra interrogazione chiediamo al Ministro se è in grado di escludere in maniera tassativa e chiara se esiste differenza tra questi farmaci e se questo farmaco non agisca contro il concepimento.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), nella seduta del 23-24 marzo 2010, ha sottoposto all'esame della Pag. 17commissione tecnico-scientifica il farmaco EllaOne. Ogni decisione da parte dell'Aifa in ordine a questo farmaco è stata sospesa in attesa di acquisire il parere degli esperti su due quesiti preliminari e vincolanti. Nello specifico, il primo riguarda il giudizio sulla sicurezza del farmaco in caso di uso ripetuto e individuazione delle modalità di controllo per evitare la ripetibilità dell'uso nel caso in cui costituisca fattore di rischio per la salute, il secondo riguarda un approfondimento in merito al meccanismo di azione del prodotto finalizzato alla valutazione di compatibilità con la legislazione vigente in tema di contraccezione ed aborto.
Preciso, inoltre, che, una volta acquisita la valutazione della commissione tecnico-scientifica dell'Aifa, anche a seguito dell'interrogazione odierna e quindi dei quesiti posti dagli onorevoli interroganti, provvederò a chiedere al consiglio superiore di sanità il parere circa la compatibilità dell'uso del farmaco in esame con la normativa vigente, che sia chiarita la differenza tra «pillola del giorno dopo» e «pillola dei cinque giorni dopo» e, da ultimo, se è possibile escludere con certezza che il farmaco EllaOne agisca dopo il concepimento.

PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di replicare, per due minuti.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, sono delusa da questa risposta per la ragione che l'Aifa ha sospeso questa decisione, ma si sa già che il farmaco agisce sul progesterone: viene data quindi una risposta di tipo tecnico, quando mi aspettavo invece una risposta più concreta e più immediata nel senso che il Parlamento deve sapere di che cosa si tratta e lei si è impegnato a farcelo sapere.
Abbiamo però il dovere di essere molto attenti e presenti perché l'Aifa è in grado ed ha la competenza, già da ora, per affermare una cosa o l'altra.
Quindi, non vorrei che si rinviasse continuamente il problema e che si cercasse di evitare il fatto che questa pillola (quasi sicuramente, almeno per quello che ne posso sapere io) è un farmaco contraccettivo che rientra nella legge n. 194 del 1978. Pertanto, non si può sottrarre il Parlamento ad una valutazione e ad una conoscenza che non deve essere solamente di tipo scientifico e tecnico; certamente, ciò deve avvenire, ma poi il Parlamento dovrà compiere una valutazione di tipo politico e legislativo. Mi auguro davvero che lei, Ministro, sia molto attento a queste procedure e che solleciti l'AIFA a fornire delle risposte chiare che non siano semplicemente risposte un po' complicate di tipo tecnico.
Il Parlamento, che non è un farmacologo, deve semplicemente valutare e controllare la bontà di ciò che si sta facendo in Italia, per evitare quanto è successo con la RU486, e per tutto quello che è derivato da questa commercializzazione. Io incalzerò - se lei mi consente, Ministro - lei e l'AIFA perché vorremmo delle risposte più chiare di quelle che ci sono state date in questa occasione.

(Iniziative per la previsione di un meccanismo di rivalutazione automatica dell'indennizzo del danno biologico derivante da infortuni sul lavoro e malattie professionali - n. 3-01059)

PRESIDENTE. L'onorevole Forcolin ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01059, concernente iniziative per la previsione di un meccanismo di rivalutazione automatica dell'indennizzo del danno biologico derivante da infortuni sul lavoro e malattie professionali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, signor Ministro, l'interrogazione in esame riguarda le prestazioni relative al danno biologico nell'ambito dell'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Riguarda altresì la cristallizzazione dei risarcimenti e degli incentivi e indennità relativi che sono fermi dal 2000, senza Pag. 18un'automatica rivalutazione degli importi, se non per effetto di un decreto del 2009, con il quale si attribuiva un aumento dell'8,68 per cento per gli indennizzi in capitale, con le ovvie conseguenze ovviamente per gli infortunati.
Le chiedo se non convenga sull'opportunità di accelerare, con provvedimenti di propria competenza, la previsione di un meccanismo di rivalutazione automatica di questi importi, garantendo nel contempo un ancor maggior rigore nelle verifiche concernenti le malattie professionali, al fine di evitare un utilizzo distorto della tutela assicurativa a scapito di coloro che regolarmente - ovviamente - ne hanno diritto.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, convengo senza dubbio con l'onorevole interpellante sul fatto che il periodico aggiornamento delle prestazioni indennitarie erogate dall'INAIL costituisce uno dei principi cardine del sistema di tutela antinfortunistica, perché in questo modo solo si può rendere davvero effettiva e costante la garanzia di quelli che vengono chiamati mezzi adeguati alle esigenze di vita, secondo quanto dispone la stessa Carta costituzionale. Lei ha ricordato che, purtroppo, oggi non abbiamo questa rivalutazione automatica perché la stessa riforma del 2000 (mi riferisco al decreto legislativo n. 38) non l'ha prevista, anche se ha compreso quale suo oggetto la tutela del danno biologico. Ora non è possibile procedere in via amministrativa perché occorre senza dubbio una novazione legislativa, e una prima approssimazione ci porta a stimare gli oneri in circa 110 milioni nel primo anno fino ai 370 milioni nell'anno 2020 (perché - come è noto - occorre una copertura a proiezione decennale per provvedimenti di questa natura). Nel frattempo - lei lo ha ricordato - noi abbiamo adottato in via straordinaria un decreto ministeriale (ho avuto modo di adottarlo io) il 27 marzo del 2009, per cui, in attesa di questo meccanismo automatico, abbiamo prodotto un parziale reintegro di questa tutela attraverso l'aumento dell'8,68 per cento dei relativi indennizzi. Qual è il problema che ora quindi si pone? Certamente quello di prestare attenzione ai provvedimenti legislativi che sono all'esame del Parlamento; di individuare per essi - se è possibile - le coperture, perché devo dire con franchezza che, nel momento in cui stiamo parlando (proprio in giorni come questi), non possiamo non guardare all'obiettivo primario di stabilità della finanza pubblica come precondizione per la stabilità dell'intero sistema Paese.
Oltretutto è anche vero che il tema non riguarda solo la rivalutazione del danno biologico ma, più in generale, le prestazioni che sono a carico dell'INAIL, dalle quali questo stesso segmento potrebbe essere difficilmente estrapolabile. Comprensione e condivisione, quindi, da parte del Governo, che avverte questo problema, ma viviamo in tempi di forti restrizioni di finanza pubblica legate alla necessaria disciplina di bilancio per le ragioni ben note ed è entro questi limiti che potrà essere individuata una risposta.

PRESIDENTE. L'onorevole Forcolin ha facoltà di replicare.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la risposta. Si sapeva, ovviamente, che il Parlamento poteva adoperarsi sin dal 2000 con un provvedimento specifico, però la copertura finanziaria è molto importante (il Ministro parlava di 110 milioni da subito e 370 milioni nel 2020). Capiamo, quindi, la situazione difficile però crediamo che il Governo possa, nell'ambito delle sue competenze, fare anche un sacrificio in questo senso perché dal 2000 molte categorie e molti lavoratori infortunati non ricevono questo adeguamento.
Crediamo che i lavoratori che hanno subito menomazioni anche importanti - un esempio per tutti l'amputazione di un arto - e oggi percepiscono 300 o 400 euro Pag. 19al mese, siano difficilmente reinseribili poi nell'ambito lavorativo e diventa, quindi, difficile dal 2000 non dare risposte concrete. Per questo motivo chiediamo che il Governo si possa comunque adoperare per trovare una soluzione.
Il secondo aspetto della mia interrogazione, altrettanto meritevole, è quello legato alle malattie professionali: anche in questo caso occorre compiere delle verifiche e delle indagini mirate. Chiedo che il Governo tenga la barra dritta nella verifica dei cosiddetti furbetti. Dicevo prima che ci sono dei lavoratori che hanno subito menomazioni e percepiscono delle rendite veramente irrisorie e ci sono delle malattie professionali - una per tutte lo stress da lavoro - che magari fanno percepire ai lavoratori 700-800 euro al mese e questo è veramente discriminante nei confronti del vero lavoratore infortunato.
Chiediamo anche, quindi, oltre all'adeguamento di queste risorse importanti per il Governo, nell'ambito della rivalutazione automatica di tale danno biologico, un segnale forte nei confronti appunto di chi non ottiene il giusto risarcimento rispetto al danno che ha subito nell'espletamento del proprio lavoro.
Ringrazio il signor Ministro, ma chiedo un maggior rigore soprattutto riguardo al secondo aspetto, che è molto significativo per i nostri concittadini e tutti i giorni i telegiornali ci dicono di questi «furbetti» che devono essere fermati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Chiarimenti in merito alle linee guida e al regolamento relativo all'accordo di integrazione degli immigrati - n. 3-01060)

PRESIDENTE. L'onorevole Antonino Foti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01060, concernente chiarimenti in merito alle linee guida e al regolamento relativo all'accordo di integrazione degli immigrati (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ANTONINO FOTI. Signor Presidente, signor Ministro, sappiamo che i flussi migratori verso l'Italia sono in aumento negli ultimi tempi e, naturalmente, incidono molto anche sull'assetto socio-economico del nostro Paese. Sappiamo che il Governo ha già adottato, nel corso dell'ultimo biennio, interventi legislativi integrativi, non solo della legge Bossi-Fini, ma anche integrazioni che riteniamo fossero urgenti. Le chiediamo, quindi, se è ancora urgente promuovere ulteriori politiche di integrazione a salvaguardia proprio della sicurezza sociale e della legalità.
Nei mesi scorsi, signor Ministro, ha annunciato a mezzo stampa - mi sembra ci fosse insieme a lei il Ministro Maroni - l'emanazione anche delle linee guida e del regolamento proprio dell'accordo di integrazione di cui parliamo oggi. Un accordo che prevede, per gli immigrati, una serie di adempimenti...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONINO FOTI. ...fra cui la conoscenza della lingua italiana, l'iscrizione alla scuola dei figli e così via. Chiediamo, pertanto, quali siano, all'interno di questo regolamento, i contenuti, le modalità e, soprattutto, le tempistiche che avete previsto.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, confermo, innanzitutto, all'interrogante che il Governo, nella sua collegialità, e in modo particolare su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, da un lato, e del Ministro dell'interno, dall'altro, sta varando dei provvedimenti. Mi riferisco al Piano nazionale per l'integrazione nella sicurezza e all'accordo di integrazione quale disposto dalla legge n. 94 del 2009. Questi due Pag. 20strumenti sono, ovviamente, correlati tra di loro. Il piano nazionale si chiamerà «identità e incontro» e come ho detto è un Piano nazionale per l'integrazione nella sicurezza, perché l'integrazione e la sicurezza sono due facce della stessa medaglia che si sostengono reciprocamente. Questo piano rifiuta, in una certa misura, l'idea del cosiddetto «assimilazionismo», perché sarebbe un atteggiamento arrogante da parte del Paese di accoglienza, ma rifiuta anche l'idea del cosiddetto multiculturalismo indifferente, per cui tutto è uguale. Queste due teorie portano ad un conflitto. Quello che abbiamo visto nella Tube di Londra è stata un'espressione del multiculturalismo indifferente o quello che abbiamo visto nelle banlieue è stata un'espressione dell'«assimilazionismo» arrogante. «Identità e incontro» significa sottolineare la nostra identità, tanto più che la nostra identità è un'identità aperta di per sé (la nostra cultura ci porta all'apertura, alla curiosità verso l'altro). Dobbiamo sottolineare la nostra identità e non togliere il crocifisso dalle pareti, perché la parete bianca, alla fine, genera il conflitto. Per questo, prevediamo nel piano «identità e incontro» non solo l'inserimento nel mercato del lavoro, e la promozione di un lavoro di qualità, ma la conoscenza della lingua, dei valori del Paese ospitante. Vogliamo lavorare per un alloggio dignitoso, per una pianificazione urbanistica che eviti il formarsi dei ghetti da cui nascono le violenze. Vogliamo lavorare per l'accesso ai servizi socio-sanitari-assistenziali, per dare ai minori non accompagnati una protezione, magari in sussidiarietà, attraverso le pratiche di affido realizzate da famiglie generose. Infine, vogliamo occuparci delle seconde generazioni.
Che cos'è l'accordo? L'accordo è, invece, lo strumento più immediato. Verrà anche questo varato presto, dovrà essere firmato all'atto della richiesta del permesso di soggiorno e dovrà comportare un impegno a conseguire, nei due anni che precedono il rinnovo dello stesso permesso, la conoscenza elementare della lingua italiana, la frequenza di un corso di educazione civica, per conoscere i principi della Carta costituzionale e della legislazione italiana. Ma l'accordo servirà anche per conoscere gli usi e costumi della nostra vita civile, il rispetto del diritto-dovere dell'educazione dei figli nell'età della scuola dell'obbligo, evitando ovviamente di perdere questi crediti magari per condanne a pene detentive, ma consentendo anche la possibilità di accumulare punteggi positivi, come ad esempio partecipando ad attività di volontariato, realizzando una forma di autoimpiego dai quali potrebbe arrivare un premio, un voucher formativo, un credito formativo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Questa è la politica del Governo: tenere insieme integrazione e sicurezza. Solo nella sicurezza si costruisce un percorso di integrazione autentica; fuori dalla sicurezza vi è solo il disordine e la disintegrazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Foti ha facoltà di replicare.

ANTONINO FOTI. Signor Ministro, ci sembra che già le parole che lei ha usato riguardo a questo accordo «identità e integrazione» diano il senso dell'accoglienza. Siamo certi, quindi, che il percorso intrapreso dal Governo si inserisce nelle iniziative che affrontano in modo efficace e adeguato una problematica così importante che investe non solo la nostra nazione, ma l'intera Europa. Peraltro, questi aspetti che lei indicava, che riguardano le peculiarità, gli elementi essenziali dell'accordo, come la conoscenza della lingua italiana per almeno un biennio, l'iscrizione dei figli alla scuola obbligatoria, la conoscenza di norme fondamentali, della cosiddetta educazione civica, della nostra Costituzione, insieme agli aspetti comportamentali (ad esempio quello che lei ha definito il voucher di premialità), si inseriscono molto bene nella cultura di accoglienza nel nostro Paese.

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(Iniziative per la trasparenza nel settore degli appalti e per impedire l'ingerenza della criminalità organizzata nella realizzazione di impianti di energia eolica - n. 3-01061)

PRESIDENTE. L'onorevole Palomba ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01061, concernente iniziative per la trasparenza nel settore degli appalti e per impedire l'ingerenza della criminalità organizzata nella realizzazione di impianti di energia eolica (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, nell'interrogazione che illustro l'Italia dei Valori ha dettagliato la profondità delle infiltrazioni delle mafie economiche negli impianti eolici in molti territori italiani. Sono notizie tratte da indagini giudiziarie e da misure cautelari già eseguite. Sardegna, Sicilia e Puglia risultano finora i territori prescelti dalla criminalità economica per operazioni di infiltrazione malavitosa, spesso in combutta con faccendieri e pezzi di amministrazione e di politica. Decine di migliaia di pale eoliche off-shore, cioè nei nostri mari più belli e in altri territori di suggestiva bellezza, avrebbero deturpato e depredato le nostre ricchezze ad esclusivo profitto di affaristi senza scrupoli.
Siamo anche così all'interno degli scandali politico-economici che stanno coinvolgendo pezzi sempre più grossi della maggioranza e stanno facendo vacillare il vostro Governo sotto il peso dei fardelli giudiziari. Italia dei Valori denuncia da tempo il clima di illegalità, che le indecenti leggi di salvaguardia del Capo del Governo e di sanatorie per evasori e riciclatori stanno producendo: in quel clima si annida la spregiudicatezza e l'arroganza degli affaristi.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, come ha ricordato l'onorevole Palomba, nella sua interrogazione sono esposte alcune notizie riportate dagli organi di stampa sulle infiltrazioni della criminalità organizzata in connessione alla realizzazione di impianti di energia eolica in diverse parti del territorio del nostro Paese. Il Ministero della giustizia ha interessato della questione le procure della Repubblica di Roma, Bari, Cagliari e Palermo, competenti per i fatti segnalati.
Le prime tre procure hanno evidenziato l'attualità degli accertamenti in corso e la necessità di mantenere il vigente segreto investigativo. La procura di Palermo ha confermato il forte interesse dei gruppi mafiosi per gli investimenti nel settore dell'energia eolica. In particolare, ciò è emerso in un procedimento definito con giudizio abbreviato nei confronti di alcuni imputati in data 3 marzo 2010 e per altri imputati pendente con rito ordinario presso il tribunale di Marsala. Un ulteriore procedimento sulla tematica eolica è iscritto nei confronti di soggetti della provincia di Agrigento.
Ulteriori elementi in ordine ad iniziative poste in essere per contrastare tali fenomeni sono stati forniti dal Ministero dell'interno. Nell'operazione «Eolo», ricordata anche nell'interrogazione dell'onorevole Palomba, sono state emesse ordinanze cautelari nei confronti di otto persone, ritenute tra l'altro responsabili di reati anche di carattere mafioso nel settore della produzione di energia elettrica e in particolare nella realizzazione di un parco eolico. Per i reati contestati sono state pronunciate varie condanne con rito abbreviato.
Va poi ricordato che nel marzo 2008 la direzione distrettuale antimafia di Lecce ha concluso l'operazione «Canali» e nel corso dell'indagine sono state eseguite 24 ordinanze di custodia cautelare.
Relativamente all'ipotizzato interesse della criminalità organizzata nella realizzazione di impianti eolici in Sardegna, una delega di indagine è stata conferita dalla procura della Repubblica di Cagliari al nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, concernente accertamenti sulla Pag. 22regolarità della concessione di un'area per la realizzazione di impianti eolici, nonché sulle compagini societarie coinvolte.
Tutto ciò quindi per confermarle, onorevole Palomba, che il Governo segue con attenzione le problematiche che lei ha segnalato.

PRESIDENTE. L'onorevole Palomba ha facoltà di replicare.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, siamo profondamente insoddisfatti e delusi per una risposta formale, che è inadeguata alla gravità degli intrecci tra politica e criminalità economica e soprattutto non sa vedere gli intrecci che sono al di sotto di essi.
A Roma la procura sta indagando sul vostro coordinatore nazionale e sui suoi legami con faccendieri e sulle propaggini sarde preposte ai presidi amministrativi. In Sicilia l'operazione «Eolo», con le numerose misure cautelari eseguite, ha svelato la profondità delle infiltrazioni mafiose in un colossale affare miliardario. Abbiamo citato nomi e cognomi, pezzi da novanta collegati con Cosa Nostra. In Puglia da severe indagini analoghe sono emersi collegamenti persino con elementi coinvolti nell'operazione «Eolo», segno di un'unica grande regia malavitosa.
Sta emergendo un quadro torbido di collegamento tra la politica che conta e che può determinare le scelte, le cricche affaristiche, la criminalità mafiosa e pezzi dell'amministrazione. Vi vantate che state colpendo qualche pezzo di vecchia mafia perdente ed abbandonata, ma non colpite le nuove, quelle degli affari loschi, dell'arroganza che sa di farla franca e che nuota nelle speculazioni finanziarie.
L'impunità elevata a sistema costituisce il brodo di cultura che incoraggia a delinquere. Corruzione e collegamento tra politica ed affari stanno corrodendo il nostro tessuto civile e stanno insegnando ai giovani che tutto è permesso e stanno facendo perdere ai cittadini la fiducia nella politica: peggio di Tangentopoli perché questi comportamenti adesso godono di compiacenza.
L'Italia dei Valori non ci sta e per fortuna una magistratura e forze dell'ordine leali alla Costituzione stanno mettendo impietosamente a nudo le collusioni tra politica e affarismo criminale. Questo Governo vuole tagliare le unghie all'unico presidio ormai rimasto di moralità pubblica. Ora sappiamo anche perché e ne comprendiamo le ragioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Elementi in merito alla vicenda del ferimento del giovane Stefano Gugliotta da parte di alcuni agenti di polizia - n. 3-01062)

PRESIDENTE. L'onorevole Fiano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01062 concernente elementi in merito alla vicenda del ferimento del giovane Stefano Gugliotta da parte di alcuni agenti di polizia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, signor Ministro, mi permetta, prima di svolgere il compito ispettivo che è affidato al mio mandato parlamentare, di premettere, oltre ogni possibile strumentalizzazione del pensiero mio e del Partito Democratico, che noi oggi come ogni altro giorno vogliamo anzitutto ringraziare quelle centinaia di migliaia di agenti delle forze di polizia, dei carabinieri e della guardia di finanza che ogni giorno, rispettosi del diritto della Costituzione, difendono la sicurezza nostra e del Paese tutto.
Ma è proprio a partire da questa convinzione, forti di questa convinzione, che chiediamo al Governo di fare rapida luce sulle scene raccapriccianti, drammatiche che tutto il Paese ha visto riprodotte in un video amatoriale e riportate da un telegiornale e da altre trasmissioni che riprende l'episodio di cui è oggetto Stefano Gugliotta, oggi incarcerato nel carcere di Regina Coeli a Roma, che proprio da quest'Aula saluto.
Noi abbiamo visto e sentito e così tutto il Paese il pestaggio di un ragazzo...

Pag. 23

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Fiano.

EMANUELE FIANO...e su questo episodio grave chiediamo al Governo spiegazioni dettagliate.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, vorrei anzitutto esprimere a nome di tutto il Governo la più ferma condanna di ogni forma di violenza da qualsiasi parte provenga.
In merito ai fatti che sono oggetto dell'interrogazione sono in corso indagini giudiziarie ed un'inchiesta interna disposta dal Capo della Polizia per individuare ogni eventuale responsabilità che verrà perseguita senza riserve. Il Governo auspica una rapida conclusione degli accertamenti ma, tenuto conto che la responsabilità penale è personale, sono da evitare processi sommari e attacchi indiscriminati alle forze dell'ordine che svolgono quotidianamente il difficile compito della gestione dell'ordine pubblico con professionalità e sacrificio.
Dalla ricostruzione dei fatti della questura di Roma emerge che, al termine dell'incontro di calcio Roma-Inter di mercoledì 5 maggio scorso, un folto gruppo di tifosi romanisti all'uscita dallo stadio ha dato luogo a disordini attaccando ripetutamente le forze dell'ordine con lanci di oggetti contundenti, pietre, bottiglie di vetro e razzi illuminanti.
In una delle fasi di disordini, in via del Pinturicchio, dove poco prima si erano radunati altri tifosi, venivano individuati due giovani che si stavano allontanando senza casco a bordo di un motorino. All'intimazione dell'alt il giovane alla guida del motorino non si fermava, dicendo che non c'entrava nulla e cercando di spingere l'operatore. Uno dei due giovani veniva identificato nella persona di Stefano Gugliotta, nei cui confronti risultano denunce e segnalazioni per rapina, lesioni personali e guida in stato di alterazione psico-fisica per l'uso di sostanze stupefacenti.
Come dicevo, sono in corso un'indagine giudiziaria e un'inchiesta interna per la ricostruzione dei fatti, ma il ragazzo veniva comunque accompagnato al posto di polizia presso lo stadio Olimpico ove veniva visitato da un medico del 118.
Al termine degli accertamenti di rito e delle cure mediche il giovane veniva accompagnato presso il carcere di Regina Coeli, ove tuttora è detenuto, poiché su richiesta del pubblico ministero di turno il giudice per le indagini preliminari ne convalidava l'arresto.
Secondo le informazioni fornite dal procuratore della Repubblica di Roma e al Ministero della giustizia risulta che all'esito dei primi accertamenti l'ufficio requirente ha prospettato nella competente sede giudiziaria che si versi nell'ipotesi di reazione ad atto arbitrario di pubblico ufficiale con conseguente iscrizione di reato di lesione a danno del Gugliotta e con richiesta di scarcerazione del medesimo. Lo stesso procuratore ha inoltre precisato che le indagini proseguono per la più precisa ricostruzione dei fatti e l'accertamento della responsabilità.
Al fine di chiarire esattamente le fasi dell'arresto e verificare ogni comportamento illecito sono stati individuati tutti gli appartenenti alla Polizia di Stato che hanno partecipato alle varie fasi del fermo e le loro annotazioni sono state trasmesse all'autorità giudiziaria per le valutazioni di competenza.
Qualora venissero accertate, al termine delle indagini, responsabilità penali nei confronti di uno o più appartenenti alle forze dell'ordine, il Ministero dell'interno si costituirà parte civile.

PRESIDENTE. L'onorevole Fiano ha facoltà di replicare.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro. Colgo con favore, esprimendo una soddisfazione solo parziale, l'ipotesi di costituzione di parte civile del Ministero. Ricordo, comunque, che è in carcere un ragazzo che è stato pestato e che riporta sul suo corpo - ho visto pochi minuti fa Stefano Gugliotta - i segni di un pestaggio senza motivo. Pag. 24
Ancorché fossero vere le ipotesi supposte di reato e l'idea del fermo di questa persona, non è ammissibile nel nostro Stato di diritto, vigente la nostra Costituzione, che quale ne sia la causa il fermo di una persona avvenga con le modalità che tutto il Paese ha visto in un video che è stato riprodotto su innumerevoli organi di informazione.
Parliamo qui oggi e domandiamo al Governo, non solo in nome di Stefano Gugliotta, ma degli «altri» Stefano Gugliotta che ieri o domani potrebbero cadere nel medesimo episodio di cui è stato oggetto Stefano Gugliotta. Crediamo, proprio a nome di quelle innumerevoli decine e centinaia di migliaia di agenti delle forze dell'ordine che ogni giorno fanno il loro dovere come tutori della legge e nel rispetto della legge, che proprio nel rispetto loro e degli «altri» Stefano Gugliotta, che eventualmente oggi siano nelle carceri italiane reclusi senza colpa o che siano stati oggetto di pestaggi senza colpa, che il Governo vigili attentamente e che coloro che hanno sbagliato vengano puniti secondo la legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Compatibilità della riforma del federalismo fiscale con l'attuale situazione economico-finanziaria - n. 3-01063)

PRESIDENTE. L'onorevole Nucara ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01063 concernente compatibilità della riforma del federalismo fiscale con l'attuale situazione economico-finanziaria (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, con l'interrogazione presentata si chiede di sapere i costi del federalismo fiscale e, in particolare, visto che il federalismo demaniale è già in discussione nelle Commissioni della Camera, se il Governo ritenga giusto che il federalismo demaniale sia fatto a titolo gratuito a favore di comuni, province e regioni, anche in virtù di quello che il Ministro Tremonti ha dichiarato alla Camera la settimana scorsa: «non è una seconda crisi che è arrivata; è solo la stessa crisi che è continuata e si è trasformata, passando dai debiti privati ai debiti pubblici e, così, scalandosi su scala globale».
Ora, se questo è vero, regalare beni dello Stato complessivamente alle regioni, ai comuni e alle province credo sia un errore, anche perché le cose regalate sono senza valore e non sappiamo l'uso che ne faranno regioni, province e comuni. Se lo Stato da questi regali che vuole fare ricavasse introiti, probabilmente la crisi che coinvolge tutto il Paese sarebbe meno grave.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in via preliminare voglio dire all'onorevole Nucara che la delega per il federalismo fiscale si inserisce in una riforma complessiva che è stata già avviata, dal punto di vista delle funzioni amministrative con le leggi Bassanini e di quelle legislative con la riforma del Titolo V della Costituzione.
Si deve intervenire, quindi, sul fronte del finanziamento ancorato ad un modello di finanza derivata che ha provocato una forte dissociazione della responsabilità impositiva da quella di spesa, dando luogo ad un'anomalia strutturale. Mantenere un modello sostanziale di finanza derivata in un Paese che con la riforma costituzionale del 2001 ha decentrato forti competenze legislative, crea gravi confusioni, dissocia la responsabilità impositiva da quella di spesa, favorisce la duplicazione di strutture.
La possibilità di rivedere questa situazione è riportare l'Italia sulla strada della trasparenza e dell'efficienza, che non è naturalmente né semplice, né immediato. Proprio per questi motivi la legge delega sul federalismo fiscale ha assunto il carattere bipartisan di riforma condivisa.
L'attuazione della delega sul federalismo fiscale presuppone l'esistenza di informazioni dettagliate e precise sul mondo dei governi locali, i loro sistemi tributari, la struttura e la composizione della loro spesa. Pag. 25
Certamente la complessità della legge non è l'unica difficoltà con cui il Governo deve confrontarsi. Sebbene la Costituzione ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera r), assegni la competenza in via esclusiva allo Stato in materia di coordinamento informativo statistico e informatico dei dati dell'amministrazione statale, regionale e locale, la maggiore trasparenza dei conti pubblici deve costituire patrimonio comune, utile non solo allo Stato, ma anche alle regioni e agli enti locali.
In linea con quanto esposto, quindi, pur ritenendo condivisibili le preoccupazioni prospettate in ordine alla crisi finanziaria in atto a livello europeo e che sono, come dimostrano gli eventi degli ultimi giorni, alla massima attenzione del Governo, si fa presente che la commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale continua a lavorare alacremente per promuovere la realizzazione della riforma. Questa riforma è finalizzata ad un miglioramento della finanza pubblica italiana rendendo i centri di spesa maggiormente responsabili e valorizzando le risorse a disposizione degli enti territoriali.

PRESIDENTE. Saluto una delegazione di emeriti membri del National Management College del Pakistan, accompagnati dai funzionari dell'ambasciata, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
L'onorevole Nucara ha facoltà di replicare.

FRANCESCO NUCARA. Ringrazio il signor Ministro, lo ringrazio di cuore, però la riforma sul federalismo non è bipartisan perché lei sa che, due giorni prima che scadesse la legislatura 1996-2001, è stata approvata la riforma del Titolo V e poi il Governo - si è detto - ha fatto un'altra riforma diversa, che poi è stata bocciata dal referendum. Quindi sono due riforme diverse, cioè la visione che l'attuale maggioranza aveva del federalismo era diversa da quella approvata, e tuttora vigente, dal Governo presieduto dal Presidente Prodi.
Lei, signor Ministro, è troppo giovane per sapere quello che è successo nel 1951 con l'alluvione del Polesine. In quell'occasione fu tassata tutta l'Italia: io, quando ero ragazzino, andavo al cinema e il biglietto costava di più, perché c'era una tassa per l'aiuto agli alluvionati del Polesine.
Quindi, stiamo attenti a dire che le regioni devono gestire i conti in modo da pareggiarli, perché c'è una solidarietà nazionale che non va dimenticata. Pertanto, il problema è diverso da quello che vogliamo affrontare. Le parla uno che, se mi è consentito con un po' di immodestia, è erede di Mazzini e di Cattaneo, che litigavano sul federalismo e sull'unità d'Italia. Cattaneo non voleva il federalismo per dire «ognuno faccia i conti a casa propria e non sia solidale con gli altri», voleva l'unità italiana federata, come la Svizzera o gli Stati Uniti, che è cosa diversa dal federalismo che leggiamo sui giornali.
Quindi, su questo dobbiamo lavorare. Le infrastrutture nel «suo» e nel «mio» Mezzogiorno qualcuno le deve fare! Non le possono fare le regioni, le deve fare lo Stato! La mia salute, se non modifichiamo la prima parte della Costituzione, è compito dello Stato italiano non della mia regione. Ci vuole un federalismo solidale che consenta a tutti i cittadini italiani di essere uguali di fronte alla Costituzione italiana, non di essere diversi perché si è nati in un posto invece che in un altro.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 13 maggio 2010, alle 9,30:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 15,40.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. D'Antoni,Bernardo e a. 1-365 483 478 5 240 478 68 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.