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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 294 di giovedì 4 marzo 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 10,50.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Saluto i ragazzi della scuola media Vittorio Alfieri di San Damiano d'Asti, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Casini, Malgieri, Palumbo e Stefani sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni (ore 10,55).

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge:
FRANCESCO DI PASQUALE, da Cancello ed Arnone (Caserta), chiede:
l'abrogazione delle sanzioni previste per chi non porta con sé la patente mentre si trova alla guida di un autoveicolo (918) - alla IX Commissione (Trasporti);
interventi per la realizzazione di nuovi spazi verdi e per la riforestazione delle montagne (919) - alla VIII Commissione (Ambiente);
misure contro la violenza sulle donne (920) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);
nuove norme in materia di incompatibilità per i parlamentari e per chi ricopre altri incarichi pubblici (921) - alla I Commissione (Affari Costituzionali);
misure per favorire una maggiore equità fiscale (922) - alla VI Commissione (Finanze);
l'istituzione della Giornata a difesa della Terra e di tutti i popoli (923) - alla VIII Commissione (Ambiente);
l'istituzione della Giornata a difesa di tutti i popoli (924) - alla III Commissione (Affari esteri);
norme per favorire una più stretta collaborazione tra istituzioni e organizzazioni rappresentative dei lavoratori (925) - alla XI Commissione (Lavoro);
la rateizzazione dei contributi previdenziali dovuti dai liberi professionisti e dalle imprese (926) - alla XI Commissione (Lavoro);
provvedimenti a tutela dei fiumi (927) - alla VIII Commissione (Ambiente);
norme per la tutela dei prodotti italiani di origine controllata e protetta (928) - alla XIII Commissione (Agricoltura); Pag. 2
l'istituzione di un premio per coloro che si sono distinti per le proprie qualità morali nella vita pubblica (929) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
norme in materia di responsabilità giuridica dei partiti politici (930) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
provvedimenti per la creazione di luoghi di incontro e di strutture per favorire l'aggregazione dei cittadini (931) - alla XII Commissione (Affari sociali);
il pieno inserimento dei farmaci omeopatici e naturali tra i medicinali erogati dal Servizio sanitario nazionale (932) - alla XII Commissione (Affari sociali);
PAOLO EUGENIO VIGO, da Genova, chiede iniziative per l'adozione di una convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità sovranazionale (933) - alla III Commissione (Affari esteri);
RODOLFO ROMANO, da Napoli, chiede norme per il conferimento dell'onorificenza di cavaliere della Patria e per la concessione di un vitalizio agli ex combattenti della seconda guerra mondiale e della guerra di liberazione (934) - alla IV Commissione (Difesa);
SALVATORE FRESTA, da Palermo, chiede nuove norme in materia di incompatibilità per i parlamentari e per i consiglieri regionali, provinciali e comunali (935) - alla I Commissione (Affari Costituzionali);
ALESSANDRO ROCCHI, da Roma, chiede:
misure per il potenziamento dei controlli sull'operato degli incaricati di pubbliche funzioni (936) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
misure per rendere più funzionale l'utilizzo dei «body scanner» all'interno degli aeroporti (937) - alla IX Commissione (Trasporti);
interventi per agevolare la verifica dell'identità dei rappresentanti diplomatici e consolari e per migliorare i controlli sui loro bagagli (938) - alla III Commissione (Affari esteri);
MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede:
l'abolizione della circoscrizione Estero (939) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'istituzione di una Commissione di inchiesta per verificare la regolarità delle operazioni di voto nella circoscrizione Estero nelle ultime elezioni politiche (940) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'istituzione, presso ciascuna prefettura, di un osservatorio per il monitoraggio della corruzione nella pubblica amministrazione (941) - alla I Commissione (Affari costituzionali).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 2, recante interventi urgenti concernenti enti locali e regioni (3146-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3146-A: Conversione in legge del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 2, recante interventi urgenti concernenti enti locali e regioni.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti o articoli aggiuntivi, dell'emendamento Dis 1.1 del Governo (Vedi l'allegato A - A.C. 3146-A), interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame e che si Pag. 3sono conclusi gli interventi per l'illustrazione degli emendamenti a norma dell'articolo 116 del Regolamento (per l'articolo unico del disegno di legge di conversione vedi l'allegato A al resoconto stenografico della seduta di ieri - A.C. 3146-A, per il testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni vedi l'allegato A al resoconto stenografico della seduta di ieri - A.C. 3146-A e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni vedi l'allegato A al resoconto stenografico della seduta di ieri - A.C. 3146-A).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 3146-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ricordo che la Conferenza dei presidenti di gruppo ha disposto la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà. Ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, i Repubblicani voteranno la fiducia, e voteranno anche a favore del provvedimento in esame. Tuttavia, devono sottolineare che sarebbe stata necessaria una decisione più drastica su una questione che a loro sta molto a cuore, e sulla quale hanno condotto una battaglia da oltre un quarantennio, da quando sono state istituite le regioni e hanno considerato le province come enti del tutto inutili; peraltro, nel programma di Governo della coalizione che ha vinto le elezioni vi era anche questo codicillo sull'abolizione delle province.
Serve a poco o a niente ridurre il numero dei consiglieri provinciali! Il Governo ha la possibilità di valutare al centesimo quante risorse finanziarie si risparmierebbero se si abolissero le province, e contemporaneamente potrebbe stabilire quante e quali tasse tagliare, in parte o del tutto, visto che il carico fiscale nel nostro Paese è tra i più alti del mondo.
Noi crediamo che nel provvedimento si intraveda qualche timido segno di riduzione della spesa pubblica, e tuttavia riteniamo che sono timidi tentativi, e lo stato in cui si trova la finanza italiana non ha bisogno di timidi tentativi: ha bisogno di cure ben più drastiche, ben più efficaci e ben più sostanziose. Abbiamo bisogno di ben altri tentativi che non di quello che pensano di fare con il provvedimento in esame! Prendiamo atto che qualche cosa si fa: per esempio, la riduzione o l'eliminazione dei consigli di circoscrizione nei comuni che non abbiano una popolazione superiore ai 250 mila abitanti.
Noi pensiamo anche, e cogliamo l'occasione per dirlo al Governo nella sua interezza, che quest'ultimo deve avere una linea di coerenza rispetto ai provvedimenti che approva il Parlamento con il consenso del Governo: non si possono istituire le città metropolitane - che si presume, per chi capisce un poco di urbanistica e di assetto territoriale, che abbiano bisogno di più servizi di quanto non ne abbia una città normale - e poi procedere alla spoliazione dei servizi di quelle che vengono indicate dal Parlamento e dal Governo come città metropolitane, che dovrebbero sostituire addirittura le province di riferimento, spogliarle di servizi, come succede in Calabria con le Poste Italiane e con Trenitalia. È veramente difficile attuare la mobilità della popolazione italiana, così come prevede la Costituzione, in territori come la Calabria, dove si viaggia in aereo e dove vengono aboliti i treni, signor Presidente.

PRESIDENTE. Il suo tempo è terminato, onorevole Nucara.

FRANCESCO NUCARA. Voteremo, quindi, a favore del provvedimento; avremmo voluto che non fosse stata posta la fiducia, per meglio discuterlo.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà. Tre minuti anche per lei, onorevole.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la richiesta di voto di fiducia ha un ruolo essenziale nel nostro sistema: serve a garantire tempi di approvazione certi di un provvedimento, e soprattutto ad assicurare che un decreto-legge, una proposta di legge considerati fondamentali per l'attività di Governo non vengano modificati in maniera sostanziale. Ma proprio a causa di ciò, tale prerogativa del Governo, a nostro avviso, deve essere usata con moderazione, come modalità straordinaria e quindi non come meccanismo ordinario.
Nel caso che stiamo esaminando la richiesta di fiducia ci appare francamente non necessaria e lo diciamo come forza politica che appartiene alla maggioranza, anche se notoriamente considerata troppo incline alla franchezza e, per questo, spesso ostacolata e non coinvolta.
Quanto al merito del provvedimento non vi è dubbio che molte misure di razionalizzazione e di contenimento della spesa siano condivisibili; ve ne sono però altrettante che suscitano perplessità, soprattutto riguardo ad un criterio che riduce le spese attraverso una riduzione della rappresentanza e non già, ad esempio, attraverso una riduzione dei compensi. La rappresentanza e la salvaguardia del pluralismo sono altrettanto importanti e la loro compressione certamente non aiuta la democrazia.
Il provvedimento, che va nella giusta direzione di una riduzione dei costi della politica, ha il limite di circoscrivere tale riduzione nell'ambito degli enti locali, che in questi anni hanno dato un grande contributo in termini di sacrifici e a tutti i livelli: il Governo e la pubblica amministrazione, caro Ministro Vito, hanno fatto altrettanto?
Il problema principale risiede nel fatto se il Governo fa o meno del federalismo una scelta prioritaria, se riesce cioè a stabilire un rapporto con i comuni, con le province e con le regioni, se riesce ad interloquire con essi, se questi sono considerati soltanto come articolazioni democratiche dello Stato oppure no.
Certo mi domando se ci si affida al furore del Ministro Fitto, che sembra cercare a tutti i costi di sollevare conflitti di attribuzione anche dove palesemente non vi sono, oppure se si tende ad un sereno equilibrio tra gli enti territoriali dello Stato.
Il provvedimento in oggetto non scioglie questi nodi fondamentali: facendo parte della maggioranza di Governo malgrado tutto, signor Presidente, come deputati del Movimento per le Autonomie voteremo la fiducia pur ritenendo che essa non andava posta, ma per correttezza abbiamo voluto esprimere - con chiarezza e come sempre - la nostra posizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà, per tre minuti.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la componente Noi Sud del gruppo Misto voterà a favore della questione di fiducia posta dal Governo e pertanto voterà a favore del decreto-legge sugli enti locali, utile per contenere la spesa pubblica, ammodernare le istituzioni, dare risposte ai cittadini.
Ancora una volta, rispetto ad un provvedimento necessario l'opposizione ha assunto un atteggiamento ostruzionistico per rallentare l'attività del Parlamento che è sempre di più, onorevoli colleghi, come un treno che trova i binari occupati.
Un'opposizione che vive solo di ostruzionismo, di manifestazioni di piazza, e che trae ossigeno dalle iniziative ad orologeria di una certa parte politicizzata delle procure non andrà lontano, non costruirà una reale alternativa politica al centrodestra.
Al Governo del fare, immagine cara al Presidente Berlusconi, si contrappone un'opposizione del disfare, del rallentare, del bloccare, del paralizzare, insomma del tanto peggio tanto meglio.
Il nostro Paese non si evolverà se non si porrà mano ad una grande riforma Pag. 5della giustizia e delle istituzioni che consenta all'Italia di avere Governi efficienti, nel rispetto dei ruoli di maggioranza ed opposizione e dell'autonomia reciproca della politica e della magistratura.
Noi Sud ritiene che la questione meridionale si risolverà solo in un contesto istituzionale nuovo che va dal federalismo fiscale a quello istituzionale e ad una maggiore incisività dell'Esecutivo e dei poteri di controllo del Parlamento.
Questo decreto-legge che riguarda gli enti locali è un primo piccolo, necessario, tassello e per questo il gruppo Misto-Noi Sud voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia).

PRESIDENTE. Pregherei i colleghi dell'Unione di Centro di non volgere le spalle alla Presidenza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillota. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, Alleanza per l'Italia voterà contro questo decreto-legge e contro la fiducia, perché ancora una volta si rinuncia ad affrontare la crisi profonda della finanza locale, un sistema che rischia ormai di collassare e di soffocare i comuni e le province, stretti da una parte da un meccanismo che, con buona pace del federalismo, sempre più assomiglia alla vecchia finanza derivata e, dall'altra, è bloccato da un Patto di stabilità che comprime l'autonomia amministrativa, gli incentivi al buon governo e la valorizzazione del ruolo che gli enti locali potrebbero giocare in un periodo di pesante crisi economica per il sostegno dell'economia territoriale.
Questo sistema non regge più e deve essere, ormai, riformato, razionalizzando e semplificando, anche per eliminare quegli oneri burocratici che ormai il sistema multilivello fa gravare sui cittadini e le imprese.
Ma questo decreto-legge è una sorta di suk del Patto di stabilità, un mercato in cui vincono i più forti, i comuni raccomandati, che avendo potenti sponsor nel Governo e in Parlamento vengono autorizzati a derogare, e in cui, invece, soccombono i comuni virtuosi nella gestione amministrativa e finanziaria, quelli che hanno risparmiato sulle spese di personale e non hanno fatto derivati.
Questo decreto-legge consente anche di derogare al Patto praticamente senza limiti ai comuni nei quali si realizzano opere su che rientrano nei grandi eventi. Si tratta di una previsione non solo iniqua, ma che distorce il sistema perché spingerà i comuni ad avere sempre più grandi eventi e a trasmigrare verso la straordinarietà e l'eccezionalità; è esattamente il contrario di quello che per molti giorni abbiamo detto si dovrebbe fare nel corso della discussione sul decreto-legge della Protezione civile. Si tratta di un sistema che rischia di diffondere a macchia d'olio le degenerazioni amministrative che sono sotto gli occhi di tutti.
Infine, questo provvedimento contiene alcune norme per il comune di Roma. Prendiamo atto che, grazie anche al nostro intervento, è stato modificato il testo approvato in Commissione, e che evidentemente grazie alla resipiscenza del Ministero dell'economia e delle finanze, sono state cassate norme che, sospendendo sia le garanzie patrimoniali che la delegazione di pagamento sul debito del comune di Roma, avrebbero avuto effetti destabilizzanti sull'intero sistema, con un rischio di ripercussioni sui mercati finanziari, anche per il debito sovrano; norme assolutamente irresponsabili che il Governo aveva avallato in Commissione.
Tuttavia, nonostante queste modifiche, il quadro è assai preoccupante, il Parlamento deve sapere cosa sta avvenendo: è stato approvato un piano che è totalmente privo di copertura. I 600 milioni del 2010 sono coperti con i redditi dei fondi immobiliari costituiti con il patrimonio conferito della Difesa; è un'operazione che nel 2010 non darà un euro. Allora chi pagherà?
Il testo affida al nuovo commissario un compito dal quale viene sollevato il sindaco di Roma, il che induce a ritenere che Pag. 6fino ad oggi il sindaco di Roma non ha fatto nulla, visto che a tutt'oggi manca la ricognizione delle passività relative alla gestione straordinaria e che non si riusciranno ad approvare il bilancio e il rendiconto entro i termini stabiliti per tutti gli altri comuni.
Cosa ha fatto allora il sindaco? Il nuovo commissario sarà una personalità indipendente capace di garantire trasparenza e affidabilità nella gestione del piano di risanamento? Su questo punto non avete accettato di mettere alcuna garanzia nel decreto-legge e questo è molto grave.
La finanza pubblica si sta assumendo un pesante carico per risanare Roma ed è giusto che ciò si faccia per la capitale, a patto però che tutto avvenga nella massima chiarezza e a condizione che anche il comune di Roma, con il suo patrimonio e con una gestione amministrativa sana e rigorosa, si assuma le proprie responsabilità. Ed è singolare che nella maggioranza su questo punto non si sollevi alcun interrogativo, neppure da parte della Lega.
Per tutti questi motivi noi voteremo «no» sul decreto-legge in discussione e sulla fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, Signor Ministro, Tito Livio scriveva duemila anni fa: Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur. La sua traduzione attuale potrebbe essere: mentre a Roma il centrodestra discute, l'Italia viene espugnata.
Mentre a Roma un Governo allo sbando perde tempo per porre rimedio all'incapacità organizzativa della sua maggioranza, persino nel presentare le liste elettorali, l'Italia viene espugnata dalla disoccupazione che continua a crescere (600 mila posti persi nell'ultimo anno e mezzo), e numerosi lavoratori cedono alla disperazione di non riuscire più a sfamare la loro famiglia, togliendosi persino la vita. Mentre a Roma un Governo allo sbando perde tempo con un decreto-legge enti locali come questo per correggere norme scritte, solo due mesi fa, nella legge finanziaria, l'Italia viene espugnata dal continuo aumento dei fallimenti delle imprese (9 mila nel 2009, più 23 per cento), e da piccoli e medi imprenditori che, anche essi provati dalla vergogna di non riuscire più a pagare i loro dipendenti, abbandonati e lasciati soli, scelgono il suicidio come alternativa alla riprovazione sociale (13 nel nordest nelle ultime settimane). Ha detto il presidente della Confartigianato di Treviso: politica, media e società si accorgono dei piccoli solo quando succede la tragedia; chiediamo più attenzione al Governo che invece emana provvedimenti sempre a favore dei soliti grandi gruppi; con quello che spendono per sostenerli le banche potrebbero salvare migliaia di piccoli, ma noi nei salotti e nei talk show che contano non ci siamo, per noi c'è la famiglia e c'è l'impresa, facciamo da banca e da magazzino ai grandi, e ora affrontiamo da soli il disastro; ci vuole una politica organica mirata altrimenti non ne usciamo, ma se perde i piccoli la nostra economia è finita; alla politica chiediamo accesso al credito, sburocratizzazione, formazione.
Mentre a Roma un Governo allo sbando perde continuamente tempo con provvedimenti - l'illegittimo impedimento non è che l'ultimo della serie - per evitare che il Presidente del Consiglio Berlusconi sia finalmente giudicato da un tribunale per la corruzione di Mills, l'Italia viene espugnata dalle multinazionali che, non trovando più adeguate condizioni, di operatività se ne vanno non solo nel settore industriale ma nel campo delle attività di ricerca e di innovazione, lasciando sul campo migliaia di cervelli che forse saranno costretti a fuggire all'estero, depauperando ulteriormente la ricerca e l'innovazione, che sono gli unici veri mezzi per la strategia di uscita dalla crisi.
Mentre a Roma un Governo allo sbando finge di perseguire la corruzione, ma nello stesso tempo vara provvedimenti come il decreto intercettazioni per impedire di farle e quindi di scoprire tale reato, Pag. 7o come con il decreto sul processo breve per impedire di fare i processi, dunque anche quelli di corruzione, l'Italia viene espugnata dai continui scandali di bande politicamente protette che imperversano spartendosi appalti che, complice il Governo, vengono assegnati senza gare, come è avvenuto attraverso il sistema criminale sviluppatosi attorno alla Protezione civile lasciata senza controlli. Mentre a Roma un Governo allo sbando cerca di imbavagliare l'informazione per permettere a giornalisti prezzolati come Minzolini di dire agli italiani che Mills è stato assolto, e non che è stato corrotto da Berlusconi pur non scontando la pena perché il reato è prescritto, l'Italia viene espugnata da quasi tre milioni di famiglie che si trovano in condizioni di povertà (più dell'11 per cento delle famiglie, otto milioni di persone). Al supermercato Conad di via Larga, a Bologna, negli ultimi tempi i furti di generi alimentari ad opera di anziani sono cresciuti enormemente; spesso l'anziano confessa, tira fuori il Grana o il prosciutto, chiede scusa, spesso si mette a piangere, dice che è solo con l'affitto e le bollette da pagare, che i figli non si fanno vivi; dicono i dirigenti dell'azienda: chi ruba per fame, se non è recidivo, non viene denunciato, facciamo pagare ciò che è stato sottratto e spieghiamo che non sarà perdonato una seconda volta.
Mentre a Roma un Governo allo sbando favorisce grandi evasori fiscali, corruttori, mafiosi, prolungando la validità dell'ignobile scudo fiscale, senza neppure che i capitali rientrino per essere investiti come pure ci avevano garantito Berlusconi e Tremonti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), e spende tempo in continuazione per tentare di salvare i manager dai reati di natura fallimentare (compresi i criminali come Tanzi e Cragnotti che hanno derubato migliaia di piccoli risparmiatori), l'Italia viene espugnata da giovani per i quali è diventato più difficile trovare il primo lavoro, anche se precario, anche se sottopagato, anche se non era quello che sognavano da piccoli. Nel 2005, ad un anno dalla laurea, aveva trovato posto il 57 per cento di essi, nel 2007 il 47 per cento, e oggi, con la crisi che non molla, non è più del 25 per cento.
Solo il 3 per cento dei figli degli operai riesce a salire qualche gradino della scala sociale per diventare dirigente, libero professionista o imprenditore e la disuguaglianza aumenta. L'Italia viene espugnata dal fatto che nel 2010 scade la cassa integrazione ordinaria per 400 mila lavoratori, aumentano la disoccupazione, il livello di povertà, le sperequazioni dei redditi e le prospettive sono per l'ulteriore chiusura di fabbriche e la perdita di posti di lavoro. Questo Governo e questa maggioranza non hanno un progetto, non hanno un'idea di come tirare fuori il Paese dal buco nero nel quale lo hanno lasciato sprofondare con la loro deplorevole, anzi colpevole inerzia perché preferivano dedicarsi agli interessi personali loro e dei loro amici anziché a quelli di tutti gli italiani. Noi chiediamo ai cittadini, ai lavoratori, ai pensionati, ai giovani, ai piccoli imprenditori, agli artigiani che oggi vivono in condizione di sofferenza di aiutarci a salvare Sagunto-Italia assediando questo Governo e questa maggioranza, noi di Italia dei Valori dentro il Parlamento e loro facendo sentire la loro voce sulle piazze d'Italia affinché la nuova guerra punica porti alla vittoria sul malaffare, sulla furbizia, sulla speculazione, sull'evasione fiscale e si possa dire che non è più vero che dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur. La fiducia si dà alle cose serie e questo Governo non è una cosa seria (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cesa. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

LORENZO CESA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, non tutti i voti di fiducia sono uguali e questo di oggi è sicuramente molto diverso da quelli che lo hanno preceduto. Finora la maggioranza, con l'obiettivo di esaltare il mito del Governo del fare, ha usato scientificamente la fiducia per dare l'impressione di poter approvare rapidamente Pag. 8qualsiasi provvedimento per far balenare agli occhi del Paese un'immagine di celerità ed efficienza, svuotando di fatto il Parlamento delle sue prerogative e facendolo apparire agli occhi degli italiani come un ente inutile. Insomma: a Palazzo Chigi si lavora, alla Camera e al Senato, invece, si perde tempo. Questo è stato il messaggio che il Governo ha voluto dare nei primi due anni di legislatura. Forse era il metodo Protezione civile il vero fulcro di questo mito del Governo del fare. Ma le vicende delle ultime settimane hanno quando meno dimostrato che l'idea di non attenersi alle regole, di forzare le procedure è pericolosa e sbagliata. Ci si sarebbe aspettato uno stop, un cambio di rotta e, invece, oggi ci troviamo di fronte all'ennesimo voto di fiducia di questo Governo: una patologia sempre più grave che già si era manifestata con il precedente Governo di centrosinistra. È il segno sempre più evidente della crisi di questo sistema bipolare. Un sistema che non produce nulla, non produce riforme istituzionali, non produce la riforma della giustizia da quindici anni, non modernizza il Paese. Un bipolarismo che è arrivato il momento di abbandonare senza rimpianti. Tornando al decreto-legge, qui non c'è alcuna necessità e urgenza. Il testo sugli enti locali sarebbe scaduto tra tre settimane, le opposizioni hanno presentato pochi emendamenti finalizzati a migliorare in modo mirato un provvedimento insufficiente e si erano impegnate a chiudere la discussione entro le 12 di oggi. Non vi sono nemmeno ragioni di propaganda. Siamo nel pieno della campagna elettorale, ma a differenza dei voti di fiducia precedenti, il voto su questo decreto-legge non occuperà le prime pagine dei giornali. Non potrà essere strombazzato come l'ennesima grande riforma del Governo, a meno di non voler considerare il taglio di qualche centinaio di consiglieri comunali come una straordinaria rivoluzione della politica italiana. Se c'è un provvedimento grigio, incolore di cui si è parlato poco sinora e di cui non si parlerà in futuro perché non lascia alcun segno tangibile nell'assetto dei nostri enti locali e delle nostre regioni è proprio questo. Dunque, qual è il senso di questo nuovo voto di fiducia? Per avere la risposta, cari amici, basta leggere i giornali di questi giorni: il partito di maggioranza relativa, il PdL non è più uno e non sono più nemmeno due, com'erano prima che Berlusconi salisse sul predellino per fondarlo.
Le divisioni interne stanno facendo implodere il Popolo delle Libertà a tutti i livelli e per tenerlo insieme non basta certo una lettera congiunta dei tre coordinatori al Corriere della Sera. La stessa cosa sta capitando dall'altra parte, in un Partito Democratico in cui l'anima democristiana e quella postcomunista viaggiano su binari paralleli senza incontrarsi mai, in cui gli stessi ex diessini sono lacerati fra correnti giustizialiste e riformiste. In questo clima il bipolarismo non può che reggersi su voti di fiducia e blindature: bisogna insomma sprangare le porte per evitare che il malcontento si manifesti definitivamente. Così ogni provvedimento, anche il più grigio e insipido come questo, diventa una mina. Ma così non si governa un Paese, ci si lascia trascinare dalla corrente degli eventi quotidiani, così si tira a campare. Eppure proprio il decreto-legge in esame, se davvero vi fosse una briciola di coraggio riformatore nella maggioranza, avrebbe potuto rappresentare un'occasione per dare qualche risposta ad alcuni dei problemi più sentiti ed urgenti dei cittadini.
Vi è una forte e giustificata esigenza nel Paese di maggiore moralità nella politica a tutti i livelli: ci si chiede di ridurre i costi della politica, di rendere più efficienti i controlli e meno clientelare la pubblica amministrazione. Il provvedimento in esame risponde tagliando qualche posto da consigliere comunale. Il risultato sono risparmi simbolici e un'ulteriore riduzione degli spazi per gli eletti a favore dei nominati, il che significa ancora meno controlli, perché i consigli comunali, attraverso la dialettica tra maggioranza e minoranza, rappresentano la prima forma di controllo sugli atti delle giunte, mentre gli assessori o i dirigenti non rispondono agli elettori, ma solo a chi ha dato loro il Pag. 9posto. Si voleva risparmiare davvero, caro Governo? Era facile: sarebbe bastato abolire le province. Due anni fa, sull'onda del tormentone della «casta», tutti i partiti erano d'accordo, oggi invece nessuno si ricorda le promesse. I posti di potere fanno troppo gola per eliminarli, fanno gola a tutti, a partire dalla Lega Nord. Noi invece non abbiamo dimenticato e non abbiamo cambiato idea: chiediamo che le province vengano abolite e che sia affrontata seriamente, una volta per tutte, la riforma del codice delle autonomie (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e del deputato Versace).
Oggi nel Paese vi è una forte e giustificata esigenza di dare una spinta alla nostra economia incagliata dalla crisi: le imprese hanno un bisogno di lavorare per non essere costrette a licenziare, le famiglie hanno bisogno di reddito per non ridurre ancora i consumi. Avevate sbandierato, a proposito, il quoziente familiare in campagna elettorale: ma dov'è finito questo quoziente familiare?
Il provvedimento di cui discutiamo oggi non fa nulla per rendere meno rigida l'interpretazione del Patto di stabilità interno per i comuni, anzi peggiora la situazione, perché tagliando 10 miliardi di euro di trasferimenti di risorse agli enti locali non so come potranno gestirsi i comuni nei prossimi anni. In Italia abbiamo comuni che hanno poi in cassa le risorse per spendere, per rilanciare quelle piccole e grandi opere infrastrutturali che darebbero lavoro a migliaia di piccole e medie imprese: sono soldi che servirebbero a rimettere in moto l'economia, l'occupazione e invece vengono tenuti bloccati, congelati, in attesa di non si sa che cosa. È l'ennesima dimostrazione che sul federalismo come minimo avete le idee confuse.
Intanto, sempre col provvedimento in esame, vengono assegnate nuove risorse al comune di Roma per coprire il debito pregresso. Impedire il dissesto della capitale d'Italia è comprensibile, e lo dico da ex consigliere comunale di questa grande città, ma se contemporaneamente non si fa nulla per aiutare i comuni più virtuosi, quelli che non hanno debito, anzi hanno risorse disponibili che però vengono paralizzate, allora ancora una volta si dà la sensazione di usare due pesi e due misure. Forse è anche per questo, per evitare che si parli troppo dei soldi assegnati a Roma e di quelli non dati agli altri comuni, che la Lega è favorevole a questo ennesimo voto di fiducia.
Avremo voluto fare, con pochi emendamenti, di questo decreto-legge inutile e dannoso un provvedimento utile al Paese. Questa possibilità ci è stata negata per le vostre beghe interne: ne prendiamo atto con grande rammarico per l'Italia. Ecco perché il nostro voto non può che essere contrario (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dal Lago. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, ero ancora giovane quando sentivo parlare di riforma della Costituzione e delle regole di questo Paese, di sburocratizzazione e di revisione del funzionamento del Parlamento e del Senato. In proposito, ricordo la prima Commissione bicamerale, presieduta da un grande liberale, che si chiamava Bozzi. Oggi, siamo qui e ancora stiamo discutendo di riforme: esse, infatti, ancora non sono state avviate, né sono giunte in porto.
Signor Presidente, credo che la prima domanda che dobbiamo porci, e a cui dobbiamo dare risposta, sia la seguente: dobbiamo ricominciare, come una volta, il grande iter delle riforme in modo complessivo, eliminare questo provvedimento, rivedere la riforma degli enti locali attraverso il codice delle autonomie, trovarci, riunirci, parlare, chiacchierare, o dobbiamo iniziare - così come il Governo sta facendo - a produrre, finalmente, qualche atto concreto? Sicuramente, sono per la seconda soluzione.
A tale proposito, devo dare atto a questo Governo di aver cercato una strada diversa rispetto al passato: meno chiacchiere e più fatti. Meno chiacchiere vi Pag. 10sono state con l'attuazione della legge sul federalismo fiscale; meno chiacchiere vi sono oggi con il decreto-legge in oggetto, concernente il riordino degli enti locali, che è il prosieguo ed il compimento della legge finanziaria appena approvata. Certamente, esso non risolve tutti i problemi, ma rappresenta un inizio inatteso del codice delle autonomie e della grande riforma costituzionale, che ci attendiamo sia portata alla nostra attenzione subito dopo lo svolgimento della campagna elettorale appena iniziata. È un inizio di fatti, finalmente, concreti. Proviamo a vederli nello specifico e come ci si è mossi con essi.
In questi giorni - anche oggi nel corso delle dichiarazioni di voto - abbiamo sentito molti dire che il decreto-legge in oggetto fa poco, che opera pochi tagli e che potrebbe incidere di più; abbiamo sentito altri dire che esso opera troppi tagli e che non si deve agire così; abbiamo sentito altri ancora dire che è tutto sbagliato, perché, invece, bisognava eliminare le province.
Vorrei iniziare da questo punto. Abbiamo contato che, in questo Paese, oggi, vi sono circa 37 mila enti inutili, di sottogoverno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), che si muovono all'interno di enti democraticamente eletti. La nostra Costituzione, invece, prevede cinque enti eletti, tra cui le regioni, le province, i comuni e le città metropolitane. Pertanto, non credo che il problema sia eliminare le province - come qualcuno ha detto in questa sede - né questo era scritto nell'accordo di programma siglato fra Lega Nord e Popolo della Libertà. Eventualmente, era scritto di eliminare le province assolutamente inutili, che sono state istituite dal passato Governo Prodi: penso, ad esempio, a qualche provincia nata in Sardegna, che non ha più di 50 mila abitanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Ma penso... quando avete parlato, non mi sono intromessa. Non ho l'abitudine...

RENATO CAMBURSANO. È una falsità!

PRESIDENTE. Onorevole Cambursano, la prego, non disturbi. Continui, onorevole Dal Lago.

MANUELA DAL LAGO. Dopo, casomai, mi rispondi!

GIANLUCA BUONANNO. Cambursano, stai zitto!

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, inizi lei a stare zitto!

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, ha ragione!
Credo che si debba restituire al cittadino la sua competenza, la sua possibilità di verificare e controllare ciò che i propri eletti fanno, di poter verificare se i sindaci e i consiglieri comunali, così come i presidenti di provincia, si comportano bene, se attuano il programma che hanno proposto, e di poter in questo modo decidere - in piena scienza e coscienza - se alle prossime elezioni elettorali questi sindaci e presidenti di provincia possano essere rieletti.
Tutto ciò si può fare solamente «sfoltendo» questo grande bosco di sottogoverno che negli anni si è creato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania); si può fare restituendo a chi è eletto la potestà di gestire e controllare; si può fare anche andando incontro a quelle che, in questi ultimi anni, sono le richieste dei vari consiglieri comunali e provinciali di avere più potere all'interno dei loro consigli sia provinciali che comunali: ossia, più potere di controllo e di verifica, che certamente non possono avere se siamo inondati di 300 mila consorzi e 300 mila enti intermedi, i quali decidono poi, alla fine, al posto di un sindaco o di un presidente di provincia. E il decreto-legge al nostro esame va esattamente in questa direzione.
Questo decreto-legge va nella direzione di eliminare i consigli di circoscrizione almeno fino a un certo numero di abitanti: Pag. 11si tratta di consigli di circoscrizione - chi ha fatto il consigliere comunale lo sa perfettamente - che sono enti inutili e non funzionanti, i quali servono solamente per dare qualche prebenda in più a qualche politico che non è riuscito a entrare in un consiglio comunale o provinciale.
Questo decreto-legge va, altresì, nella direzione di eliminare i difensori civici, ancorché esso preveda che possano essere istituiti difensori civici a livello provinciale o eventualmente territoriale. Dobbiamo dire la verità, è buona l'idea, è buono il principio, ma poi nella realtà essi non hanno alcun potere di incidere sulla pubblica amministrazione; meglio attuare in maniera più diretta e più concreta la legge n. 241 del 1990, che è la legge sulla trasparenza.
Questo decreto-legge va anche nella direzione di eliminare - e lo ritengo molto positivo - il numero dei consiglieri comunali e provinciali presenti nel territorio: infatti, non si fa democrazia semplicemente aumentando i numeri, ma la si fa attribuendo una corretta rappresentatività e corretti poteri a coloro che devono rappresentare i cittadini; non è certo attraverso un numero maggiore o minore di essi, che si toglie qualche diritto al cittadino, non è quello che ci chiede il cittadino.
Inoltre, ritengo che l'aver posto oggi la questione di fiducia abbia un suo significato. È vero: come dice qualcuno, in questo Parlamento si abusa spesso della richiesta del voto di fiducia, tuttavia credo che oggi, finché non procederemo alla revisione delle funzioni di Camera e Senato, questo alla fine sia un atto dovuto, per andare incontro alle reali esigenze del cittadino, il quale ci chiede anche celerità nelle nostre decisioni, ci chiede di decidere e di approvare decreti e leggi che abbiano una loro oggettività, un loro legame con le cose che si vogliono fare, una loro logica. Questa logica non può che essere interpretata dalla maggioranza, la quale è stata chiamata in questa sede a governare e a decidere, per poi andare a sottoporsi, un domani, di fronte al parere degli elettori.
C'è una cosa che in questo decreto-legge, indubbiamente, è stata fatta in maniera molto minore: la revisione del patto di stabilità. Qualcosa è stato fatto: si poteva fare di più, si poteva fare meglio, viene chiesto da tutti di fare di più. Anche a noi sarebbe piaciuto - e in questo senso presentiamo ordini del giorno - poter fare di più.
Anche noi ci rendiamo conto - figuriamoci: noi veneti, noi lombardi abbiamo comuni che si sacrificano e che hanno i soldi per fare, ma oggi non li possono spendere - che i nostri comuni non ce la fanno più. Anche noi ci rendiamo conto che potremmo aiutare le piccole imprese, se potessimo togliere perlomeno gli investimenti dal patto di stabilità.
Tuttavia, ci rendiamo conto anche di un'altra cosa: abbiamo il terzo debito pubblico al mondo - che non abbiamo fatto noi e che dobbiamo sanare - e siamo in un grave periodo di crisi economica. Ci rendiamo conto, quindi, che abbiamo dovuto chiedere e stiamo chiedendo sacrifici ai nostri enti locali. Si tratta di sacrifici che ci auguriamo - ed in questo senso invitiamo il Governo e il Ministro Tremonti - possano essere quanto prima eliminati e tagliati, perché sono, indubbiamente, assolutamente pesanti, e in questo senso voglio ringraziare gli enti locali.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MANUELA DAL LAGO. Per tutte queste ragioni, signor Presidente - e mi avvio a concludere - noi daremo convintamente questo voto di fiducia, convinti come siamo che oggi, in questa situazione politica e parlamentare, le grandi riforme si possano e si debbano fare a piccoli passi, così come sta facendo il nostro Ministro Calderoli, al quale chiediamo di proseguire su questa strada, perché è la strada che vogliono i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.

Pag. 12

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, colleghi, mi chiedo che opinione si possano fare i cittadini, gli elettori, a cominciare da coloro che ci ascoltano, di una legge come questa che affronta in modo improvvisato e parziale una materia così importante per la loro vita di tutti i giorni qual è il funzionamento degli enti locali.
Il Governo ricorre ancora una volta ad un decreto-legge che si giustifica solo se c'è urgenza. Ma cosa c'è di urgente in questo provvedimento? Forse il fatto che a venti giorni dal voto, mentre i cittadini assistono esterrefatti al caos che state producendo, volete decidere a Roma, centralmente e con il voto di fiducia, quanti debbano essere gli assessori e i consiglieri dei comuni e delle province? Non credete che i cittadini interessati avrebbero avuto il diritto di dire la loro in proposito? Perché decidere sempre con decreto-legge che spariscono i difensori civici o le circoscrizioni nei comuni sotto i 250 mila abitanti, che vuol dire la stragrande maggioranza delle città italiane? Dov'è l'urgenza? Qual è la logica, i conti pubblici? I costi della politica?
Guai a non risanare la finanza pubblica, anche se i vostri risultati sono ben magri, visto che il deficit continua ad aumentare. Ma allora perché non avete proposto di fissare un tetto di spesa e poi lasciato ai cittadini dei singoli territori, comuni, province e regioni, di decidere come tagliare ed organizzare la loro rappresentanza? Guai a non risparmiare e la politica in particolare deve dare l'esempio. Bene, allora, anziché buttare del fumo negli occhi per far vedere che fate qualcosa, perché non volete affrontare proposte più impegnative, come ad esempio la riduzione del numero dei parlamentari e la riforma elettorale, sulle quali noi insistiamo da tempo, anche con proposte di legge?
Con questo decreto-legge, emanato mentre aspettiamo ancora la Carta delle autonomie, affermate l'idea sbagliata che tutte le comunità d'Italia sono uguali, grandi o piccole che siano, situate in zone urbane o di campagna o isolate in montagna, che abbiano risorse o siano in difficoltà economica. La verità è che ci troviamo di fronte ad un provvedimento che va nella direzione opposta al tanto sbandierato federalismo. Questo del federalismo è un discorso serio, è urgente realizzarlo e i ritardi non sono più giustificati.
Mi chiedo ancora cosa possano pensare i nostri concittadini del fatto che si procede con provvedimenti tampone come questo; viene il dubbio che la vita dei comuni, dei territori degli enti locali, che come ho detto vuol dire buona parte della vita degli italiani, non sia evidentemente al centro del vostro vero interesse.
La dimostrazione di quanto affermo è che in questo decreto-legge che vuole parlare di enti locali vi siete rifiutati di discutere del problema principale che li riguarda, cioè il fatto che sono bloccati dalle regole ormai sterili imposte dal Ministro dell'economia e delle finanze, che impediscono ai sindaci, anche a quelli che dispongono di risorse economiche e che hanno i bilanci in attivo, di fare, ad esempio, la manutenzione straordinaria delle scuole quando i muri sono decrepiti o quando il tetto non tiene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), oppure impediscono di pagare, sia pure in ritardo, i debiti che tutta la pubblica amministrazione ha accumulato verso chi ha fatto o fa ancora i necessari lavori per mantenere efficienti i servizi ai cittadini.
Eppure i sindaci protestano da tempo, protestano perché i cittadini sono in difficoltà. Questa crisi è difficile: le persone, le famiglie, gli artigiani, i piccoli imprenditori, i lavoratori, gli anziani e i giovani sono in difficoltà. Calano i redditi, aumentano le tariffe, il lavoro è a rischio e i mutui pesano. Sempre più spesso sono la famiglia e il comune i luoghi nei quali si tenta di far fronte all'emergenza, di tamponare e di guardare avanti.
Sono i sindaci di tutti gli schieramenti politici ad essere i nuovi assistenti sociali. Lasciando soli loro, lasciate soli i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Pag. 13
Devo dire che a me pare stupefacente che i colleghi della Lega, che riempiono con tanto impegno le piazze dei paesi, con le tende e i gazebo, nei quali si racconta delle inefficienze di Roma, che ci sono, quando poi sono qui, a Roma, se ne stanno comodamente seduti nelle stanze dei bottoni ma non ne premono uno che serva a migliorare la vita in periferia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Direte che queste sono affermazioni strumentali, ma non è così. È solo la cruda realtà ed è ora che i cittadini siano messi in condizione di valutare il comportamento e le coerenze di tutti, anche di chi governa - soprattutto di chi governa -, perché in politica non si può né si deve vivere di rendita.
Infine, non possiamo tacere sul fatto che siete ritornati ad adoperare il voto di fiducia, l'ennesima fiducia che interrompe la normale vita parlamentare, fatta di proposte di legge, di emendamenti da discutere, da approvare o respingere, di salutari confronti tra il Governo e il Parlamento, tra la maggioranza e l'opposizione, fatta persino di qualche intesa che renderebbe il clima più sereno e più rapidi i lavori parlamentari. Certamente, non fingiamo di non saperlo, perché i cittadini ci chiedono questo. Invece, decidendo di porre la questione di fiducia avete voluto ricordare - ma non tanto a noi dell'opposizione quanto a tutto il Parlamento e soprattutto alla vostra parte politica - che siccome la vostra barca sta cominciando a ballare troppo non volete, in questi giorni nei quali il mare è più agitato del solito, che la democrazia parlamentare interferisca con le vostre preoccupazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Il ricorso alla questione di fiducia è troppo spesso un atto di sfiducia verso il Parlamento, massimamente quando se ne abusa, come avete fatto voi in questi due anni di legislatura. Ciononostante, avete voluto un voto di fiducia tutto politico, sbagliato e controproducente, una fiducia per nulla necessaria ed obbligata perché questo decreto-legge non scade stasera, ma il 26 marzo.
Cosa c'è, dunque, di così pericoloso in questo vostro testo da giustificare il ricorso alla questione di fiducia? Non certo il nostro comportamento. Vi era stato annunciato che non avevamo intenzione di allungare il brodo anzi, al contrario, avevamo assicurato un rapido svolgimento del voto degli emendamenti. Riflettete. Questo è l'esito paradossale della vostra sfiducia nel Parlamento. Con il ricorso alla questione di fiducia avete allungato i tempi, anziché accorciarli.
Signor Presidente, così non va. Questo modo di governare è sempre più logoro ed inefficace. Signori del Governo, se ci riuscite provate a concentrarvi sul Paese e a cambiare registro, provate ad agire con criterio, intelligenza politica e buonsenso. Sono doti semplici ed essenziali, ma che non dovrebbero mai mancare a chi ha la responsabilità di governare l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, il provvedimento che stiamo per approvare con le caratteristiche di necessità e urgenza e, contestualmente, la fiducia al Governo, è stato arricchito di importanti integrazioni, frutto del confronto aperto e approfondito nelle Commissioni bilancio e affari costituzionali. Esso conferma, ove mai fosse stato necessario, il livello sempre alto di attenzione posto dal Governo nel rapporto decisivo con il sistema delle autonomie locali, un rapporto che ha il suo snodo nella legge finanziaria, strumento utilizzato quest'anno per l'ultima volta, ma che si sviluppa nel corso dell'anno attraverso altri provvedimenti, come questo che abbiamo esaminato, la cui natura, di volta in volta correttiva o integrativa, li rende indispensabili per alimentare il rapporto tra Governo e autonomie locali, sottraendolo al singolo episodio del passato. Pag. 14
L'abolizione totale dell'ICI sulla prima casa, decisa per onorare un preciso impegno assunto davanti agli elettori, è stata la prima di una serie di misure volute dal Governo Berlusconi in epoca ante crisi ...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Osvaldo Napoli. Prego i colleghi del Partito Democratico, che non intendono ascoltare, di uscire dall'Aula.

OSVALDO NAPOLI. Per salvaguardare il potere d'acquisto di molte famiglie il Governo Berlusconi ha stanziato, per il 2008, 3 miliardi e 20 milioni di euro e, dal 2009, ha consolidato a copertura integrale 3 miliardi e 364 milioni perché (non credo proprio di sbagliare), la manovra triennale non ha fatto che confermare le regole del centrosinistra, ma forse ai colleghi del Partito Democratico questo non interessa. Anzi, aggiungo che nel 2009, dati alla mano, ha migliorato in qualcosa i trasferimenti degli enti locali. Oltre all'ICI, infatti, sono stati sbloccati parecchi miliardi (ricordo i residui), ai quali si è aggiunto il decreto-legge a favore di comuni virtuosi.
Un altro problema, da sempre preso in considerazione, è quello del Patto di stabilità. Credo che la strada da percorrere finalmente sia quella della valutazione su una base quinquennale, ossia facendo riferimento ad una media che elimini i picchi e in tal modo credo che possano essere di meno le realtà che vengono penalizzate.
Per quanto riguarda le province, onorevole Cesa, ho sempre sostenuto che prima di affrontare cento realtà bisognerebbe occuparsi - ha detto bene l'onorevole Dal Lago - dei 34 mila soggetti intermedi che svolgono in maniera inopportuna determinate funzioni e, dopo aver ripulito questo sottobosco non chiaro di costi e di burocrazia, allora si dovranno prendere in considerazione le province, ma tali enti, come soggetto intermedio, credo debbano restare ovviamente correttamente dimensionate e non di dimensioni poco compatibili anche rispetto ai comuni.
Non possono esserci certamente province di 150 mila abitanti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà ), ma non si tratta di sopprimere qualcosa per crearne un'altra per lo svolgimento di una certa funzione. Bisogna fare in modo che tutte quelle funzioni che oggi vengono svolte da altri siano ricondotte allo sviluppo di un sistema di rete.
L'accoglimento delle richieste avanzate anche dall'ANCI di estendere anche per i prossimi anni l'esclusione del Patto di stabilità delle risorse originate dalla cessione di azioni o quote di società operanti nel settore dei servizi pubblici locali, nonché quelle derivanti dalla distribuzione dei dividendi determinati da operazioni straordinarie, significa riconoscere situazioni specifiche che motivano una deroga ai vincoli generali.
Lo scorso anno il Governo ha già operato consentendo un incremento della spesa per investimenti che ha permesso agli enti di investire un importo pari al 4 per cento dei residui passivi accumulati fino al 2007 fuori dai vincoli del Patto di stabilità, liberando circa 1 miliardo e 650 milioni.
Con correttezza e al di là dell'appartenenza mi rivolgo al Viceministro Vegas dicendo che occorre fare attenzione all'eliminazione delle sanzioni nei confronti dei comuni virtuosi che sono usciti dal Patto di stabilità. Credo che il Governo se ne farà carico. Qualcuno dice che tagliamo troppo, qualcuno troppo poco, forse la strada giusta è a metà.
Continuerò a sostenere i nostri circa 8.100 comuni anche in qualità di vicepresidente dell'ANCI, però francamente non penso che un Paese possa essere una nazione di consiglieri. Lo dico in riferimento al precedente intervento del Partito Democratico: oltre 120 mila consiglieri nel Paese mi sembrano un po' troppi, così come mi sembrano troppi 35 mila assessori.
Questo non vuol dire ridurre la qualità e la rappresentatività democratica, ma ragionare con il buonsenso che mi fa ad esempio sostenere che non può esistere, come esiste oggi, un paese di 32 abitanti con 25 potenziali elettori nel quale votano 15 persone e in cui è costituito un consiglio Pag. 15comunale di 12 consiglieri e una giunta di 5 assessori, per cui ci sono 17 tra eletti e nominati con 15 votanti. Non credo che andando a ridimensionare quel numero di consiglieri e di assessori si danneggi la rappresentatività democratica, ma si va a correggere una realtà inverosimile che stava in piedi prima.
Credo che il direttore generale abbia senso al di sopra dei 100 mila abitanti, ma non in una realtà di 5 mila o 10 mila abitanti, così come non credo che abbia senso avere circoscrizioni con riferimento a realtà di 25-30 mila abitanti, mentre credo sia corretta una loro previsione al di sopra dei 250 mila abitanti.
Credo, inoltre, che non si riducono gli strumenti di controllo se si sopprime il difensore civico in determinate realtà, in quanto il difensore civico è nominato dall'amministrazione stessa che dovrebbe controllare.
Permettetemi, lo dico anche al Governo come consiglio: sarebbe utile affrontare la questione originata dal riconoscimento della natura tributaria della TIA derivante dalla sentenza della Corte costituzionale del luglio 2009. Si tratta di una questione urgente, che rischia di paralizzare l'azione amministrativa e fiscale.
Giustamente si è deciso di anticipare l'entrata in vigore di alcune previsioni che comportavano conseguenze di carattere finanziario. Bene ha fatto il Governo ad accogliere il rinvio al 2011, introdotto con il provvedimento in discussione, dell'efficacia della previsione relativa alla riduzione dei consiglieri. Ciò evidenzia la volontà che entro quella data l'intera materia trovi la sistemazione finale nel codice delle autonomie.
Per quanto riguarda l'ulteriore stralcio della parte del codice delle autonomie relativa ai controlli e inserita nel disegno di legge anticorruzione, fermo restando che si tratta di previsioni che introducono alcune nuove norme di controllo sulla qualità ed efficienza dei servizi, effettivamente rivedono la disciplina dei controlli interni dopo i numerosi tentativi falliti in questi dieci anni. Ciò rappresenta il segnale della volontà del Governo di procedere con le riforme necessarie.
Voglio, altresì, credere che un'altrettanto stragrande maggioranza di noi condivida l'esigenza di avere organi di governo locali responsabili in un rapporto equilibrato e proporzionato tra consiglio, in cui restano concentrati i poteri di controllo, e la giunta, che conserva il potere di governo e di indirizzo.
Voglio, inoltre, credere che tutte le forze responsabili presenti in quest'Assemblea al di là del colore politico, egregio Presidente, condividano il richiamo del Presidente Napolitano a ridurre i livelli di governo e i centri di spesa e sentano su di sé la responsabilità di fare scelte concrete in coerenza con quel richiamo. In questo senso, diamo volentieri meriti e onore al Governo di aver agito con assoluta coerenza nella rivisitazione delle situazioni locali, dando un segnale netto per il superamento delle comunità montane a favore della gestione associata infracomunale nella forma dell'unione dei comuni, così come nell'aver soppresso i consorzi di funzioni, riportando in capo ai comuni, alle loro forme associative e alle province lo svolgimento delle funzioni istituzionali, nonché a limitare i casi di decentramento infracomunale con la previsione delle circoscrizioni solo nei grandi comuni.
Lo dico ai colleghi dell'opposizione: sentivo i loro interventi. Signor Presidente, regioni, province, comuni, comunità montane, circoscrizioni, unione di comuni, unioni collinari, consorzi, ATO, aree metropolitane, parchi locali, chi più ne ha più ne metta: crea burocrazia e i costi della politica. Bene fa il Governo a rivedere questa massa di enti che, in buona parte, diventano inutili Ritorniamo a dare ai comuni le loro responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Osvaldo Napoli, la prego di concludere.

OSVALDO NAPOLI. Mi piace inoltre pensare che tutti i colleghi, a qualunque parte dell'emiciclo siano collegati, condividano Pag. 16l'esigenza di superare forme di rappresentanza politica nate decenni fa.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, concludo. Stiamo affrontando un tornante della storia politica dell'Italia che si è rivelato più lungo di tanti altri. Dobbiamo vincere la stanchezza generata da una transizione infinita e dalla quale non si intravede la tentazione di scendere o di tornare indietro.

PRESIDENTE. Onorevole Osvaldo Napoli, la prego di concludere.

OSVALDO NAPOLI. Non possiamo né l'una, né l'altra cosa. Lungo la strada possiamo avere perduto qualche illusione. Tuttavia, oggi è indispensabile modificare. Dobbiamo rendere l'Italia più moderna ed efficiente. Significa voler...

PRESIDENTE. Onorevole Osvaldo Napoli, concluda. Il suo tempo è ampiamente scaduto.

OSVALDO NAPOLI. ...Votiamo perciò convintamente la fiducia con ferma e leale convinzione, consapevoli che adesso in concomitanza con il provvedimento legislativo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Osvaldo Napoli.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Poiché la votazione sulla questione di fiducia avrà inizio alle ore 12.10, sospendo la seduta che riprenderà a tale ora.

La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle 12,10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

(Votazione della questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 3146-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Indico la votazione per appello nominale sull'emendamento Dis 1.1 del Governo, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Prima di procedere alla chiama, avverto che la Presidenza ha autorizzato a votare per primi alcuni membri del Governo e alcuni deputati che ne hanno fatto espressa e motivata richiesta con congruo anticipo. Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Ceccuzzi.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'emendamento Dis 1.1 del Governo interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 2, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti e votanti 550
Maggioranza 276
Hanno risposto 305
Hanno risposto no 245

(La Camera approva - Vedi votazioni).

Si intendono conseguentemente precluse tutte le restanti proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:
Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano Pag. 17
Antonione Roberto
Aprea Valentina
Aracu Sabatino
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbieri Emerenzio
Beccalossi Viviana
Bellotti Luca
Berardi Amato
Bergamini Deborah
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bianconi Maurizio
Biava Francesco
Bitonci Massimo
Bocchino Italo
Bocciardo Mariella
Bonaiuti Paolo
Bonciani Alessio
Bonino Guido
Boniver Margherita
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brambilla Michela Vittoria
Brancher Aldo
Brigandì Matteo
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Buonanno Gianluca
Buonfiglio Antonio
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Callegari Corrado
Caparini Davide
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Cassinelli Roberto
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Cazzola Giuliano
Centemero Elena
Ceroni Remigio
Cesaro Luigi
Chiappori Giacomo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Comaroli Silvana Andreina
Commercio Roberto Mario Sergio
Consiglio Nunziante
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Cosentino Nicola
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Cota Roberto
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
De Angelis Marcello
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Nichilo Rizzoli Melania
Desiderati Marco
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Divella Francesco
Di Virgilio Domenico
Dussin Guido
Fallica Giuseppe
Farina Renato
Fava Giovanni
Fedriga Massimiliano
Fitto Raffaele
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio Pag. 18
Forcolin Gianluca
Formichella Nicola
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Fucci Benedetto Francesco
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Germanà Antonino Salvatore
Ghedini Niccolò
Ghiglia Agostino
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gibelli Andrea
Gibiino Vincenzo
Gidoni Franco
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Goisis Paola
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Granata Benedetto Fabio
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Grimoldi Paolo
Holzmann Giorgio
Iannaccone Arturo
Iannarilli Antonello
Iapicca Maurizio
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzarin Manuela
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Leo Maurizio
Lisi Ugo
Lo Monte Carmelo
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Lussana Carolina
Maccanti Elena
Mancuso Gianni
Mannucci Barbara
Mantovano Alfredo
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Giulio
Maroni Roberto
Marsilio Marco
Martinelli Marco
Martini Francesca
Martino Antonio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Migliori Riccardo
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Montagnoli Alessandro
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Munerato Emanuela
Murgia Bruno
Mussolini Alessandra
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Nastri Gaetano
Negro Giovanna
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nola Carlo
Nucara Francesco
Orsini Andrea
Pagano Alessandro Saro Alfonso
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Paniz Maurizio
Paolini Luca Rodolfo
Papa Alfonso
Parisi Massimo Pag. 19
Paroli Adriano
Pastore Maria Piera
Patarino Carmine Santo
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario (PdL)
Perina Flavia
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pionati Francesco
Pirovano Ettore
Piso Vincenzo
Pittelli Giancarlo
Pizzolante Sergio
Polidori Catia
Polledri Massimo
Porcu Carmelo
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Rainieri Fabio
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Reguzzoni Marco Giovanni
Repetti Manuela
Rivolta Erica
Rixi Edoardo
Roccella Eugenia Maria
Romani Paolo
Romele Giuseppe
Rondini Marco
Rossi Luciano
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Russo Paolo
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Santelli Jole
Sardelli Luciano Mario
Savino Elvira
Sbai Souad
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scandroglio Michele
Scelli Maurizio
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Simonetti Roberto
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Stucchi Giacomo
Taddei Vincenzo
Taglialatela Marcello
Terranova Giacomo
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Traversa Michele
Urso Adolfo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vanalli Pierguido
Vegas Giuseppe
Vella Paolo
Ventucci Cosimo
Verdini Denis
Versace Santo Domenico
Vessa Pasquale
Vignali Raffaello
Vitali Luigi
Vito Elio
Volpi Raffaele
Zacchera Marco
Zorzato Marino

Hanno risposto no:
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Argentin Ileana
Bachelet Giovanni Battista
Barbato Francesco
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa Pag. 20
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Bucchino Gino
Buttiglione Rocco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carra Enzo
Carra Marco
Castagnetti Pierluigi
Causi Marco
Cavallaro Mario
Ceccuzzi Franco
Cera Angelo
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Ciccanti Amedeo
Cimadoro Gabriele
Ciocchetti Luciano
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colombo Furio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
Delfino Teresio
De Micheli Paola
De Pasquale Rosa
De Torre Maria Letizia
Di Giuseppe Anita
D'Incecco Vittoria
Di Stanislao Augusto
Donadi Massimo
Drago Giuseppe
Duilio Lino
Esposito Stefano
Evangelisti Fabio
Fadda Paolo
Farina Gianni
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fassino Piero
Favia David
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fluvi Alberto
Fontanelli Paolo
Formisano Anna Teresa
Franceschini Dario
Froner Laura
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Gozi Sandro
Grassi Gero
Graziano Stefano
Guzzanti Paolo
Iannuzzi Tino
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lenzi Donata
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Lolli Giovanni Pag. 21
Lo Moro Doris
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Marrocu Siro
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mecacci Matteo
Melandri Giovanna
Melis Guido
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Messina Ignazio
Meta Michele Pompeo
Miglioli Ivano
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mogherini Rebesani Federica
Monai Carlo
Morassut Roberto
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mura Silvana
Murer Delia
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nicco Roberto Rolando
Nicolais Luigi
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Parisi Arturo Mario Luigi
Pedoto Luciana
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pes Caterina
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Piffari Sergio Michele
Pisicchio Pino
Pistelli Lapo
Pizzetti Luciano
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porfidia Americo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Quartiani Erminio Angelo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Romano Francesco Saverio
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossomando Anna
Rota Ivan
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Ruvolo Giuseppe
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Sarubbi Andrea
Sbrollini Daniela
Scarpetti Lido
Schirru Amalia
Scilipoti Domenico
Sereni Marina
Siragusa Alessandra
Sposetti Ugo
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno Pag. 22
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Tidei Pietro
Tocci Walter
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Maurizio
Vaccaro Guglielmo
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventura Michele
Verini Walter
Vico Ludovico
Viola Rodolfo Giuliano
Volontè Luca
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zazzera Pierfelice
Zinzi Domenico
Zunino Massimo

Sono in missione:
Berlusconi Silvio
Brugger Siegfried
Carfagna Maria Rosaria
Casini Pier Ferdinando
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
De Biasi Emilia Grazia
Leone Antonio
Malgieri Gennaro
Melchiorre Daniela
Miccichè Gianfranco
Migliavacca Maurizio
Milanato Lorena
Palumbo Giuseppe
Prestigiacomo Stefania
Ronchi Andrea
Saglia Stefano
Stefani Stefano
Tremonti Giulio

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di conversione di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3146-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3146-A).
Avverto che gli ordini del giorno Cota n. 9/3146-A/37, Conte n. 9/3146-A/62 e Leone n. 9/3146-A/101 sono stati ritirati dai presentatori. Avverto, inoltre, che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno Compagnon n. 9/3146-A/16.
Avverto, infine che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estranei rispetto al contenuto del provvedimento, gli ordini del giorno Patarino n. 9/3146-A/3, relativo al crollo di un edificio a Castellaneta, e Germanà n. 9/3146-A/25, concernente l'applicazione degli studi di settore in alcuni comuni colpiti da dissesto idrogeologico.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo per annunciare a lei e all'Assemblea - ringraziando i colleghi del gruppo Partito Democratico che avevano sottoscritto degli ordini del giorno - che ritiriamo sostanzialmente tutti gli ordini del giorno tranne uno, l'ordine del giorno Franceschini n. 9/3146-A/11, che in qualche modo riprende i temi che sono stati trattati in modo specifico da ciascuno degli altri ordini del giorno.
Quindi - lo ripeto - a nome del gruppo, tutti gli ordini del giorno sono ritirati eccetto quello testé indicato a prima firma dell'onorevole Franceschini.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 23

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, a nome del gruppo Unione di Centro, avevamo presentato sette ordini del giorno, fra i quali anche l'ultimo a mia prima firma che era stato riformulato.
Li ritiriamo tutti quanti, e chiediamo l'apposizione della firma dell'onorevole Cesa e di chi vi parla all'ordine del giorno Franceschini n. 9/3146-A/11, che - come è stato appena spiegato dal collega Giachetti - concerne in maniera molto approfondita il Patto di stabilità.
Dico questo perché è l'ennesima dimostrazione di responsabilità e serietà di questo gruppo, e mi pare di quasi tutta l'opposizione, rispetto alla posizione della questione di fiducia che, nonostante tutto, è stata decisa da parte della maggioranza.
Mi auguro che questo ennesimo segnale di grande responsabilità possa portare ad un futuro senza posizioni di questioni di fiducia, soprattutto se ingiustificate come quella posta su questo provvedimento.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, anche il gruppo Popolo della Libertà, vista l'intesa raggiunta insieme agli altri gruppi, annuncia il ritiro degli ordini del giorno presentati dai propri deputati, fatti salvi quelli sottoscritti dai colleghi Garagnani n. 9/3146-A/2, Gioacchino Alfano n. 9/3146-A/27 e Marinello n. 9/3146-A/26.

MANUELA DAL LAGO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente intervengo per comunicare a nome della Lega Nord che ritiriamo tutti gli ordini del giorno, escluso quello a prima firma dell'onorevole Simonetti n. 9/3146-A/36 che riguarda il Patto di stabilità interno sul quale ci auguriamo - sottosegretario Vegas - che in un futuro quanto più prossimo si possa trovare una coerente soluzione per gli enti locali.

PRESIDENTE. Sta bene. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il Governo accetta gli ordini del giorno Garagnani n. 9/3146-A/2 e Brugger n. 9/3146-A/5, mentre accetta l'ordine del giorno Lo Monte n. 9/3146-A/9, a condizione che il dispositivo sia preceduto dalle parole: «a valutare l'opportunità».
Il Governo, altresì, accetta l'ordine del giorno Franceschini n. 9/3146-A/11, se riformulato nella prima parte del dispositivo con le seguenti parole: «impegna il Governo a riferire al Parlamento sulle questioni esposte in premessa al fine di valutare iniziative che, compatibilmente con le risorse pubbliche disponibili, consentano di ottenere i seguenti obiettivi». Rimane immutata la restante parte del dispositivo.
Il Governo, inoltre, accetta gli ordini del giorno Borghesi n. 9/3146-A/21, Piffari n. 9/3146-A/22, nonché l'ordine del giorno Favia n. 9/3146-A/23, a condizione che il dispositivo sia preceduto dalle parole: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cambursano n. 9/3146-A/24; il Governo accetta gli ordini del giorno Marinello n. 9/3146-A/26 e Gioacchino Alfano n. 9/3146-A/27 purché siano riformulati premettendo le parole «a valutare l'opportunità di». Infine il Governo accetta gli ordini del giorno Di Stanislao n. 9/3146-A/31; Zazzera n. 9/3146-A/32; Monai n. 9/3146-A/33; Cimadoro n. 9/3146-A/34 e Simonetti n. 9/3146-A/36.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse, il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di martedì prossimo, 9 marzo 2010.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,40).

FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare.

Pag. 24

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intervengo per denunciare un fatto che ritengo abbia leso l'autorevolezza e l'autonomia del Parlamento. Nei giorni scorsi l'INPS ha convocato tutti i collaboratori dei parlamentari, sottoponendoli ad interrogatori veri e propri, entrando nel merito dell'orario di lavoro, dell'attività svolta, delle motivazioni che sono alla base del loro impegno con i parlamentari in modo direi del tutto inusuale ed anomalo. Tutti noi abbiamo stipulato contratti regolari, che la Camera può verificare. La convocazione dei nostri dipendenti continuerà anche nei prossimi giorni. Ripeto che non si tratta di una convocazione sulla base di una richiesta di regolarità del rapporto di lavoro, ma basata anche su particolari dell'attività politica svolta dal parlamentare e delle modalità con cui viene svolta la collaborazione. Ritengo che tale convocazione leda l'autonomia del Parlamento, che già gode di scarso prestigio per effetto di tutta una serie di condizionamenti esterni ed anche interni, e chiedo alla Presidenza di farsi carico di questo problema cercando di evidenziare nei confronti di questo ente previdenziale che si è mosso su un input esterno - una trasmissione televisiva - che noi non siamo delinquenti, i nostri dipendenti sono in regola e la Camera ha sue strutture interne che sono in grado di vigilare sul fatto che un parlamentare intrattenga un regolare rapporto di lavoro con i propri dipendenti. Personalmente sono offeso per questo modo di procedere e desidero sottoporre la questione all'attenzione dei colleghi, i quali tutti potranno verificare presso i loro collaboratori quanto è accaduto o accadrà. Pertanto le chiedo di farsi carico del problema, ringraziandola.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, sono perfettamente al corrente e la mia assistente andrà la prossima settimana al colloquio richiesto dal Ministero del lavoro. Ritengo che dovrebbe essere nostro compito - non me ne voglia l'onorevole Garagnani - non rivendicare sempre dei privilegi per il Parlamento, per i deputati, per i suoi collaboratori e via dicendo. Il Ministero del lavoro credo che stia facendo né più né meno quello che fa in molte altre occasioni e per molte altre situazioni e cioè verificando, diciamocelo chiaramente, se, considerato che dopo tanti anni - questo non fa onore alla Camera - siamo finalmente arrivati a decidere che i collaboratori dei parlamentari non debbono lavorare in nero, non debbono lavorare con sotterfugi, ma devono lavorare con contratti che regolarizzano la loro posizione e la nostra...

FABIO GARAGNANI. Lo può fare la Camera!

ROBERTO GIACHETTI. Garagnani, stai calmo! Abituati anche ad alzare le mani. Ritengo che vada molto bene che vi sia questo intervento perché nel popolo italiano spesso si avverte quella convinzione «fatta la legge, trovato l'inganno» e diciamo che si è stabilito un obbligo per i parlamentari di stipulare un contratto e poi invece qualcuno di noi - non sarà certo il caso dell'onorevole Garagnani, non è certo il caso mio, non è certo il caso di nessuno e così siamo tranquilli che non riguarderà nessuno - ha forse trasformato una collaborazione, che come è risaputo ha una sua tipicità di contratto, in altro. Ovviamente, è giusto che, come accade per qualunque altro tipo di istituzione, di società, per qualunque altro tipo di situazione, vi sia una verifica da parte degli ispettori del lavoro sul fatto che il contratto che è stato stipulato con il dipendente risponda effettivamente alle mansioni svolte del dipendente. Ritengo che sia una verifica molto utile soprattutto perché è a difesa dei dipendenti e dei nostri collaboratori affinché questa volontà, che a parole spesso noi invochiamo, di fare in modo che vi sia regolarità nel lavoro dipendente - dovremmo essere noi i primi Pag. 25a dare il segnale buono in questa situazione - sia concretizzata anche attraverso i controlli che normalmente, ordinariamente effettua il Ministero del lavoro. Non mi sento dunque minimamente offeso da quanto sta accadendo e penso che sia utile perché ritengo che in questo modo avremo una fotografia con la quale potremo dire senza problemi a tutti i nostri elettori e a tutti i cittadini che alla Camera dei deputati le cose funzionano in modo limpido e normale, come accade e come è giusto che sia.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, sono veramente stupefatto da questo intervento dell'onorevole Garagnani dopo quello che si è visto in questi tre anni: situazioni che sono al limite dell'offensivo, ma non per i parlamentari, bensì per coloro che i parlamentari hanno fatto lavorare come assistenti al di fuori di qualunque regola e delle regole che qualunque cittadino italiano è obbligato a rispettare quando assume un lavoratore. Ben venga l'intervento degli enti previdenziali, dell'ispettorato e di chi deve effettuare questi controlli, in modo che finalmente si sappia chi si comporta regolarmente come tutti gli altri cittadini e chi invece, trincerandosi dietro la casta, cerca sotterfugi per evitare di comportarsi in modo regolare e corretto nei confronti dei propri dipendenti.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo anch'io sull'ordine dei lavori e sullo stesso argomento. Io non sono meravigliato dell'intervento dell'onorevole Garagnani, anche perché in questi giorni mi pare che il rispetto delle regole sia distante da quella che invece dovrebbe essere la concezione primaria, soprattutto per chi fa il parlamentare. Io credo invece che sarebbe opportuno che fosse sollecitato o sensibilizzato nei confronti di tutti parlamentari il comportamento corretto rispetto ai collaboratori. Noi viviamo un momento delicatissimo a livello nazionale, con grandi problemi di occupazione, figurarsi se il controllo rispetto ai collaboratori dei parlamentari dovesse essere un peso o qualcosa che dà fastidio: anzi, i primi a dare il buon esempio dovremmo essere noi, deve essere la Camera, deve essere il Parlamento. Pertanto credo che se qualcuno, attraverso questo controllo, dovesse rendersi conto di non essere in perfetta regola, mi pare una cosa buona mettersi in regola. Dunque, ben vengano i controlli, come li facciamo fare attraverso le leggi che noi facciamo in quest'Aula rispetto a tutti cittadini italiani. Quindi, prima di tutto il buon esempio credo debba venire da noi e su questo non ho alcun dubbio (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Grazie, naturalmente io non potrò fare altro che rappresentare agli organi competenti gli interventi che sono stati testé svolti.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 8 marzo 2010, alle 14,30:

1. - Discussione del disegno:
Conversione in legge del decreto-legge 4 febbraio 2010, n. 4, recante istituzione dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (3175).
- Relatori: Santelli, per la I Commissione; Contento, per la II Commissione.

Pag. 26

2. - Discussione della proposta di legge:
BINETTI ed altri; POLLEDRI ed altri; LIVIA TURCO ed altri; FARINA COSCIONI ed altri; BERTOLINI ed altri; COTA ed altri; DI VIRGILIO ed altri; SALTAMARTINI ed altri: Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato) (624-635-1141-1312-1738-1764-ter-1830-1968-ter-B).
- Relatore: Palumbo.

3. - Discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione del Memorandum d'Intesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica indonesiana concernente l'apertura dell'Ufficio «Indonesian Trade Promotion Center» (ITPC), fatto a Jakarta il 10 marzo 2008 (3082).
- Relatore: Stefani.

Ratifica ed esecuzione della Dichiarazione di intenti tra i Ministri della difesa di Francia, Italia, Olanda, Portogallo e Spagna relativa alla creazione di una Forza di gendarmeria europea, con Allegati, firmata a Noordwijk il 17 settembre 2004, e del Trattato tra il Regno di Spagna, la Repubblica francese, la Repubblica italiana, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica portoghese per l'istituzione della Forza di gendarmeria europea, EUROGENDFOR, firmato a Velsen il 18 ottobre 2007 (3083).
- Relatore: Malgieri, per la III Commissione; Ascierto, per la IV Commissione.

La seduta termina alle 13,45.