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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 276 di martedì 2 febbraio 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9,40.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 28 gennaio 2010.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Fitto, Franceschini, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Molgora, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Paolo Russo, Saglia, Sardelli, Scajola, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Urso e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni (ore 9,43).

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.
GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge:
GIOVANNI BELLO, da Ferrara, chiede:
nuove norme in materia di prostituzione e di corruzione di minorenne (829) - alla II Commissione (Giustizia);
l'abolizione del divieto di riproduzione dei libri fuori commercio (830) - alla VII Commissione (Cultura);
l'abolizione dell'obbligo di accensione dei fari degli autoveicoli nelle ore diurne e di indossare il giubbotto catarifrangente in caso di incidente (831) - alla IX Commissione (Trasporti);
norme per vietare la costruzione di centrali nucleari (832) - alla X Commissione (Attività produttive);
misure per limitare l'uso delle auto di servizio e degli aerei di Stato alle più alte cariche istituzionali (833) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'abolizione della possibilità di avvalersi della collaborazione di associazioni di cittadini non armati per la tutela della pubblica sicurezza (834) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
la riforma della legge elettorale, con l'introduzione di un sistema proporzionale Pag. 2a doppio turno e la reintroduzione del voto di preferenza (835) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
norme per la riduzione dell'orario di lavoro (836) - alla XI Commissione (Lavoro);
norme per consentire la trasmissione televisiva di film e programmi pornografici nelle ore notturne (837) - alla VII Commissione (Cultura);
l'introduzione del divieto di installazione di pale eoliche (838) - alla X Commissione (Attività produttive);
norme per garantire la proprietà e la gestione pubblica dell'acqua (839) - alla VIII Commissione (Ambiente);
l'abrogazione delle disposizioni che consentono ai sindaci di adottare ordinanze contingibili e urgenti (840) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
misure per vietare ai minorenni la partecipazione a concorsi di bellezza e a sfilate di moda (841) - alla XII Commissione (Affari sociali);
l'interruzione delle relazioni diplomatiche con la Repubblica di San Marino e iniziative per promuoverne la riunificazione con l'Italia (842) - alla III Commissione (Affari esteri);
la depenalizzazione dei reati di opinione (843) - alla II Commissione (Giustizia);
l'abolizione dei difensori civici comunali e provinciali (844) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'abolizione dei finanziamenti pubblici all'editoria (845) - alla VII Commissione (Cultura);
misure per vietare ai magistrati l'assunzione di incarichi extragiudiziali (846) - alla II Commissione (Giustizia);
l'ineleggibilità a cariche politiche per chi abbia riportato sentenze definitive di condanna (847) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
la soppressione delle sedi universitarie decentrate e il riordino delle procedure di reclutamento dei docenti universitari (848) - alla VII Commissione (Cultura);
misure per limitare la costruzione di minareti in Italia (849) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
GABRIELLA CUCCHIARA, da Roma, chiede l'adozione di nuove norme in materia di tutela dei correntisti bancari in caso di sequestro disposto dall'autorità giudiziaria (850) - alla II Commissione (Giustizia);
MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede iniziative a tutela della corretta denominazione della marmellata (851) - alla XIII Commissione (Agricoltura);
MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede:
la reintroduzione della pena di morte nell'ordinamento italiano (852) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
la rivalutazione di tutti i trattamenti pensionistici (853) - alla XI Commissione (Lavoro);
ADRIANA ROSELLA PUCCIO, da Caltanissetta, e altri cittadini chiedono il rafforzamento dell'insegnamento della lingua inglese nella scuola secondaria di primo grado (854) - alla VII Commissione (Cultura);
FIORELLA CORINALDESI, da Falconara Marittima (Ancona), chiede nuove norme a tutela della Costituzione, dell'unità nazionale e delle istituzioni (855) - alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia);
LANFRANCO PEDERSOLI, da Roma, chiede che, in caso di sospensione temporanea della patente, sia sempre disposto il fermo amministrativo del veicolo (856) - alla IX Commissione (Trasporti).

Pag. 3

In morte dell'onorevole Adriano Biasutti.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Adriano Biasutti, già membro della Camera dei deputati nella XI legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, come ha ricordato lei adesso, l'onorevole Biasutti ci ha lasciato in questi giorni. Fu presente in quest'Aula in una sola legislatura, la XI, ma fu una presenza non come tante altre. Insieme a Sergio Coloni (anche lui scomparso poche settimane fa e qui ricordato dal Presidente Fini), a Michelangelo Agrusti, Luciano Rebulla e Giorgio Santuz, rappresentava la regione Friuli Venezia Giulia, quel pezzo d'Italia che funzionava, come scriveva allora Il Corriere della Sera.
Biasutti aveva cercato di allargare i confini politici di quella piccola regione verso la nuova Europa. Quando ancora l'ex Jugoslavia era presa dalle convulsioni post titine e l'Austria era prigioniera della sua illusione neutralista, promosse quei contatti con la Slovenia, la Croazia e la Carinzia che gettarono le basi per una vera Euregio e per la Pentagonale ideata dal Ministro De Michelis per accelerare l'allargamento dell'Unione europea verso est. In quella legislatura insieme a Biasutti entrò nel gruppo della DC, tra tanti altri, Rino Nicolosi, presidente di quell'altro pezzo d'Italia, la Sicilia della rinascita, che costruiva temerariamente i primi collegamenti con i Paesi del Maghreb, in particolare la Libia; ciò con lo stesso intento di dilatare i confini politici dell'Italia dalla parte opposta, verso il Mediterraneo.
Biasutti e Nicolosi entrarono in Parlamento non per godersi un fine carriera dignitoso, ma per portare dalla periferia dello Stato una ventata di rinnovamento politico e culturale, ma poi la fine della cosiddetta prima Repubblica travolse uomini e progetti. Biasutti, in particolare, proveniva da un'esperienza di governo regionale veramente modello a livello europeo; infatti, sotto la grande presidenza di Comelli, fu assessore ai lavori pubblici con delega alla ricostruzione del dopo terremoto. Possiamo dire, come ha riconosciuto in questi giorni l'onorevole Zamberletti, che Biasutti inventò il modello di protezione civile che ha fatto scuola e che ancora oggi è fonte di ispirazione e di paragone, non eguagliato, peraltro, per lo stesso Bertolaso.
Dopo Comelli sarà presidente lui stesso per sette anni, gli anni in cui la regione salvò la più grande industria di quel nord-est che cominciava a definirsi come locomotiva di sviluppo, ovvero la Zanussi, destinata a sicuro fallimento. Erano anni in cui nacque la comunità Alpe Adria e, soprattutto, un modello di governo caratterizzato dalla concretezza, dall'efficienza e dall'obiettivo di realizzare una qualità della vita eccellente. Mitico ed esemplare fu quel sistema sanitario regionale, pensiamo alla psichiatria e all'oncologia, fiori all'occhiello dell'Italia; così come quel sistema reticolare delle comunità territoriali, non solo montane, incentrate su un forte livello di umanizzazione dei legami sociali. Pag. 4
Biasutti tentò di portare la freschezza di una tale esperienza di primavera politica a livello nazionale. Non ci riuscì perché la cosiddetta prima Repubblica, come ho detto, immobilizzata dalla sua agonia, non era più in grado di recepire nessuna vera novità. Le disavventure e le sofferenze di quella stagione investirono ingiustamente anche lui, ma non cancellarono la grandezza di un'esperienza e di un'ambizione che, da sole, offrono a quel tempo le motivazioni storiche e il diritto ad un giusto riscatto, non solo morale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROBERTO ANTONIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO ANTONIONE. Signor Presidente, vorrei cogliere anche io questa occasione per ricordare Adriano Biasutti. Lo faccio a nome di tutti i parlamentari del Friuli Venezia Giulia, anche perché, avendo avuto la responsabilità di guidare quella regione alcune consiliature dopo il presidente Biasutti, credo sia un segno di riconoscimento che tutti i parlamentari, sia di maggioranza sia di opposizione, si sentono in dovere di dare nei confronti di un presidente che ha avuto modo di condurre la nostra regione, come è stato ricordato bene dal collega Castagnetti, da una situazione di emarginazione ad una situazione che, viceversa, le ha consentito di crescere, di farsi conoscere e apprezzare. Quindi, è una persona che ricordiamo con grande stima e con grande affetto. Purtroppo, oggi ci sono i funerali e per motivi d'ufficio non abbiamo la possibilità di essere presenti, ma era doveroso far sentire almeno la nostra partecipazione in quest'Aula.
Credo che in queste poche parole tutti i nostri colleghi possano riconoscersi e affettuosamente essere vicini a quelli che oggi saluteranno Adriano Biasutti ad Udine, in Friuli Venezia Giulia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico e Unione di Centro).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1755 - Disciplina sanzionatoria dello scarico di acque reflue (Approvato dal Senato) (A.C. 2966) (ore 10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Disciplina sanzionatoria dello scarico di acque reflue.
Ricordo che nella seduta del 25 gennaio 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed ha avuto luogo la replica del relatore, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunziato.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2966)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2966).
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2966).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, oggi si discute il disegno di legge n. 2966, in materia di disciplina sanzionatoria dello scarico delle acque reflue. Nel momento in cui ci si accinge ad affrontare questo argomento, sembra quasi un fatto fisiologico che all'interno del provvedimento siano previste delle penali per coloro i quali utilizzano un sistema di controllo non idoneo per l'eliminazione di alcune sostanze altamente tossiche all'interno delle acque reflue.
Queste acque reflue poi andranno a finire o si trasformeranno in acque superficiali o in acque che finiranno nelle fognature. All'interno di questo disegno di legge è stato previsto (è stato votato dalla maggior parte dei componenti della Commissione ambiente), perché si tratta di una cosa giusta, normale e fisiologica, che si Pag. 5possa comminare una sanzione a coloro i quali inquinano. Però, signor rappresentante del Governo e colleghi parlamentari in quest'Aula, come si può sanzionare una sostanza che è altamente tossica e potrebbe provocare danni irreversibili all'organismo? Come l'uomo può sanzionare o mettere dei limiti di emissione a sostanze come l'arsenico o il bario che, normalmente, creano danni irreversibili all'organismo, cioè malattie degenerative?
Dobbiamo capire, signor rappresentante del Governo e onorevoli colleghi, che è un meccanismo che non funziona. Ci dovrebbe essere una riflessione al riguardo che non dovrebbe portare a sanzionare; bisognerebbe invece riflettere su ciò che è innaturale. Non è legittimo, né legale o umano da parte di nessuno far sì che queste sostanze si possano trovare all'interno delle acque reflue.
Non è possibile né concepibile che una legge possa stabilire che percentuale di emissione queste sostanze dovrebbero avere nello scarico di alcune industrie. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, non vi sono sostanze che devono essere limitate, ma sostanze che negli scarichi industriali non dovrebbero essere presenti, perché, anche in piccolissima percentuale, creano dei danni irreversibili.
Voi, signor rappresentante del Governo, avete elaborato una tabella, nella quale avete inserito 18 sostanze altamente tossiche, ma vi dimenticate di aggiungere tra di esse una sostanza che si chiama bario che, in piccolissima quantità, è un veleno per il sistema nervoso centrale.
Come si fa - lo dico ai colleghi parlamentari che sono in quest'Aula - a deliberare su 18 sostanze altamente tossiche e scordarsi di una che è altamente tossica e lesiva per l'organismo, senza che nessuno se ne renda conto, né all'interno della Commissione né fuori di essa?
Dobbiamo svolgere una riflessione attenta sul fatto che vi è un sistema che non tutela l'essere vivente, ma solo ed esclusivamente alcuni gruppi di potere che hanno come interesse ed obiettivo solo un ritorno sotto il profilo economico.
Dobbiamo cominciare a riflettere e a domandarci se sia mai possibile che molti parlino di ambiente ed ecologia per poi fermarsi al primo passo, a quella che viene definita l'ecologia superficiale, ignorando il significato di ecologia profonda ed il fatto che il rispetto della natura è essenziale perché la natura è la nostra madre. La Terra è la nostra madre!
Signor Presidente, onorevoli colleghi, capisco che questo argomento non è di grande interesse: la natura e la vita umana non sono argomenti che possano sensibilizzare gran parte di coloro che sono all'interno di questo Parlamento, perché, per suscitare interesse all'interno di questo Parlamento, dovremmo parlare solo ed esclusivamente di come si possa guadagnare, di quali potrebbero essere i ritorni sotto il profilo economico e di quali potrebbero essere i nostri ruoli per «impettirci», permetterci una cravatta di lusso e diventare punti di riferimento in una società che ormai non ha alcun punto di riferimento sotto il profilo etico.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, non è un problema di destra o di sinistra, perché la responsabilità è trasversale all'interno di questo Parlamento (Commenti dei deputati dei gruppo Popolo della Libertà), perché, quando si legifera e si vota, mettendo dei limiti, imposti dall'uomo a sostanze che in natura potrebbero distruggere la vita umana, significa che vi è una responsabilità che va ben oltre la responsabilità politica, ma è anche una responsabilità morale ed etica.
Colleghi onorevoli, svolgo questa riflessione perché mi accorgo che coloro i quali dovrebbero essere pronti a sostenere la difesa e la tutela dell'essere vivente sono invece distratti e non hanno interesse a parlare di questo argomento, ma hanno interesse a parlare di altri argomenti, eccome se ce l'hanno, e lo vediamo giornalmente dalle pagine dei giornali, ciascuno di loro cerca di tirare acqua al proprio mulino, denigrando e distruggendo quello che di buono qualcuno cerca di costruire, giorno dopo giorno, all'interno di questo Parlamento. Pag. 6
Cari colleghi, quando parliamo delle diciotto sostanze che dovrebbero essere sanzionate quando sono presenti, parliamo anche di una sostanza che si chiama arsenico. Ritorno allora alla riflessione precedente, e dico questo: l'arsenico, ma sostanza altamente tossica, dev'essere sanzionata, ma non sarebbe stato più giusto che da parte del Governo e da parte dei colleghi parlamentari si prevedesse che negli scarichi industriali l'arsenico non dev'essere presente? Ma qualcun altro, onorevoli colleghi, sostiene che l'arsenico è presente in natura. È ovvio che sia presente in natura, ma non parliamo dell'arsenico presente in natura: parliamo dell'arsenico che è direttamente immesso nel suolo dagli scarichi industriali.
Quante altre sostanze vi sono, altamente tossiche e pericolose? Moltissime! E allora, dopo tale riflessione, dobbiamo fare una riflessione più grande, per dire che questo modo di vedere, la visione che sino ad oggi abbiamo avuto, il paradigma che sino ad oggi abbiamo invocato e abbiamo avuto come linea maestra, oggi sta cominciando a cambiare e attraverso tale cambiamento dovremmo avere una grande percezione: la necessità di trovare un sistema che sia più in equilibrio con la natura.
Molti dei colleghi spesso dicono: siamo tutti ambientalisti, siamo tutti ecologisti, come se l'argomento ambiente e l'argomento ecologia fossero scollegati dagli altri. Non sono scollegati: tutti gli argomenti, tutti i problemi che affliggono la società sono interconnessi e interdipendenti. E allora vi è un problema, che si chiama problema sistemico; vi è un problema che affligge l'umanità: è il problema più grande, quello di non rispettare la cosa più bella, la dignità umana e l'essere vivente. E viene dimostrato dai comportamenti, giornalmente, quando alcuni ecologisti, all'interno dell'Aula, si dichiarano antropocentrici, e non capiscono né il valore né il significato della parola stessa. Allora è arrivato il momento che noi, che ci occupiamo di tali argomenti, facciamo riflettere coloro i quali sono ecologisti, ma ecologisti della prima ora, cioè a dire ecologisti antropocentrici, per far sì che si diventi ecocentrici: per quello che dovrebbe essere un nuovo mondo, il mondo del terzo millennio.
Ma diventa difficile, onorevoli colleghi, parlare di tali argomenti. Molte volte ci dobbiamo sgolare all'interno dell'Aula, per far sì che ognuno di noi possa dire ciò che pensa su di essi. Diventa difficile, perché argomenti del genere danno quasi fastidio, per qualcuno sono quasi di una superficialità e di una banalità molto alte. Qualcuno, quando parliamo di essi, pensa che facciamo dei ragionamenti da ragazzi di otto o di dieci anni. Ma ci fa onore parlare questo linguaggio, ci fa onore essere «puliti» e far sì che questi problemi all'interno dell'Aula possano essere, o potrebbero essere in futuro, vicini ad essere affrontati e discussi, e cercare di trovare la giusta linea per un futuro migliore per tutti noi.
Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, la mia riflessione non vuole essere provocatoria, e vuole avere qualcosa di personale nei confronti di coloro i quali oggi gestiscono il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare; ma una riflessione va fatta: quando parliamo di cromo esavalente, quando parliamo di inquinamento da PM10, da PM5, da PM4, quando parliamo di inquinamento da ftalati, quando parliamo di inquinamento da diossina, quando parliamo di inquinamento da alghe rosse in otto laghi presenti sul nostro territorio nazionale, ci accorgiamo che non vi è la volontà di risolvere i problemi, ma solo la volontà di creare un tampone temporaneo per far sì che alcuni argomenti non vengano percepiti.
Quando facciamo questa riflessione desidereremmo trovare anche qualcuno che ci dica che le nostre preoccupazioni non sono reali, non a parole ma dimostrandolo nei fatti, facendo sì che il Governo legiferi in un modo concreto e reale.
Tornando al disegno di legge di iniziativa governativa al nostro esame approvato dal Senato ed oggi in discussione presso la Camera, ribadiamo con grande forza all'interno di questo ramo del Parlamento Pag. 7che non è possibile stabilire dei limiti ad alcune sostanze che di per sé sono altamente nocive e mortali: infatti non è possibile che l'uomo si sostituisca alla natura mettendo dei limiti a sostanze altamente tossiche, perché la natura non può essere controllata dall'uomo, e quando l'uomo pensa di controllare la natura non fa altro che distruggere un bene preziosissimo, quel bene che rappresenta la madre, il padre, la natura che dà la vita.
Noi affermiamo che non è possibile né concepibile porre dei limiti, ma è concepibile far sì che si realizzi un cambiamento ed un'inversione di pensiero rispetto ad alcuni concetti che sono essenziali e fondamentali per far sì che la vita continui ad essere presente su questo nostro pianeta. Allora a molti miei colleghi - in modo particolare mi rivolgo a coloro i quali siedono tra le fila del centrosinistra, ma anche a gran parte di coloro i quali siedono tra le fila del centrodestra e che, parlamentari di quest'Aula, sostengono ed utilizzano una parola come «sostenibile» - chiedo e domando: qual è il significato della parola «sostenibile»? Il significato della parola «sostenibile» è che si può cercare di dare dei vantaggi nell'interesse della collettività, ma ciò che viene fatto non dovrebbe pregiudicare il futuro dei nostri figli, vale a dire non dovrebbe compromettere la natura e, conseguentemente, la vita sul nostro pianeta.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi accorgo con grande difficoltà che queste parole non lasciano traccia in questo preciso momento, ma il mio obiettivo non è di oggi, non è quello di ottenere risultati immediatamente, bensì è quello di parlare all'interno e fuori dal Parlamento per cercare di sensibilizzare le coscienze dei parlamentari e dei cittadini in modo che avvenga veramente un atto di grande sensibilità che possa rappresentare l'inizio di un cambiamento.
Non ho difficoltà a sostenere queste tesi e mi accorgo che molte volte - sostenendole - resto isolato o quasi: molti infatti non le condividono ufficialmente, molti le condividono in parte. Questo non mi rammarica, ma mi dà la forza di andare avanti, non mi mette nella condizione di zittirmi bensì in quella di essere anima critica e pensiero critico all'interno di una società che ha scordato qual è il suo obiettivo principale, ossia il rispetto della vita.
Quando parliamo di ecologia e di ambiente e quando parliamo di questi argomenti molti ritengono - come dicevo prima - che si tratti di argomenti superficiali: ma sono veramente argomenti superficiali e disconnessi da tutto ciò che ci circonda o si tratta di argomenti interconnessi con l'economia di questo Paese? Molte volte le scelte sotto il profilo ambientale ed ecologico non vengono prese nel rispetto della natura, ma sono dettate solo ed esclusivamente dagli interessi delle lobby che sono al di sopra di noi (al di sopra, addirittura, di ciò che è rappresentato da quest'Aula parlamentare) che vengono portati all'interno delle varie Commissioni da gruppi che debbono rappresentare il potere e che hanno come obiettivo solo ed esclusivamente un ritorno sotto il profilo economico.
È un passaggio fondamentale. Vorrei citarvi, cari colleghi cattolici e cristiani presenti in quest'Aula, una riflessione del Papa: quali sono i valori e le regole a cui il mondo economico dovrebbe attenersi per porre in essere un uomo degno di sviluppo, più attento alle esigenze della solidarietà e più rispettoso della dignità umana? Sono parole affermate dal Pontefice, ma chi le ascoltava? Chi sono i parlamentari che ascoltano il linguaggio del capo della nostra religione? Chi sono coloro che hanno preso coscienza e hanno percepito il messaggio mandato dal Papa? Quanti sono i parlamentari cattolici che riescono a percepire questo linguaggio?

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. Sono molto pochi, e quei pochi che sentono questo messaggio non riescono a percepirlo e a trasformarlo, perché la mente ormai è solo, ed esclusivamente, indirizzata ad ottenere risultati sotto il profilo economico. Pag. 8
In conclusione, chiedo al Governo di legiferare e di prevedere norme più aspre per chi inquina, e allo stesso tempo, con questo disegno di legge, di stabilire non solo delle sanzioni per l'arsenico o per il bario, ma che negli scarichi industriali non sia consentita la presenza di arsenico e di altre sette sostanze altamente distruttive per l'organismo umano.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 10,15)

DOMENICO SCILIPOTI. Solo così potremo essere veramente coloro che difendono la vita umana, il nostro pianeta, la nostra amata terra (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GUIDO DUSSIN, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti e quattro gli emendamenti presentati.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Piffari 1.1 formulato dal relatore.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è vero che stiamo affrontando una legittima interpretazione di una norma che regola lo scambio...

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Piffari. Pregherei i colleghi di consentire al Presidente di intendere ciò che afferma l'onorevole Piffari.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Grazie Presidente. Con questo provvedimento stiamo affrontando una precisazione su un'interpretazione di una norma di legge. È vero, vista così, sembra una questione semplice: dobbiamo semplicemente chiarire i limiti di una sanzione penale. Il problema, però, per l'Italia dei Valori è un po' più complesso ed è il motivo che ci ha portato a presentare questi quattro emendamenti. È un po' più complesso perché i reati che vengono commessi violando queste norme, non sono solo limitati al danno ricevuto nel tempo all'ambiente e alle persone (purtroppo l'esperienza ci insegna che ancora oggi ci sono danni all'ambiente di natura ben più consistente).
Lo scarico di alcune di queste sostanze velenose nelle acque reflue o nelle acque di superficie ha creato danni ingentissimi, anzitutto dal punto di vista economico, obbligando intere comunità (decine se non centinaia di migliaia di abitanti) ad andare ad attingere a fonti di acqua per il fabbisogno umano (cioè per gli acquedotti comunali), in alcuni casi, anche a centinaia di chilometri di distanza. Di fatto per garantire un minimo di servizi alla cittadinanza abbiamo speso decine di milioni di euro. Potrei fare l'esempio - di alcuni anni fa - della pianura padana, in particolare della bassa bergamasca e bresciana, luoghi in cui l'atrazina aveva inquinato tutti i pozzi e quindi si è stati costretti a finanziare con ben oltre 100 miliardi di lire acquedotti che hanno spostato l'acqua dalla montagna alla pianura, impoverendo in tal modo anche i corsi dei fiumi. Poi corriamo a spendere per ottenere il minimo vitale nei fiumi, e sapete bene - cari colleghi - che il minimo deflusso vitale dei fiumi è, rispetto all'esigenza della natura, una vergogna, un qualcosa di oltraggioso nei confronti dell'ambiente.
Ecco perché con questo emendamento intendiamo specificare l'esigenza, qualora il danno sia molto più grave (quindi non c'è solo il problema di aver violato delle tabelle, ma esiste un danno consistente all'ambiente e alla popolazione), di intervenire con sanzioni più gravi. Naturalmente occorre differenziare tali sanzioni Pag. 9in funzione del danno e non solo della quantità di superamento di alcuni limiti nelle tabelle. Oltre al superamento delle tabelle vi è un problema di quantità di veleni distribuita nel tempo: un conto è superare il limite per trenta secondi, un altro è superarlo per mesi e mesi e accorgersene solo dopo, quando ormai il danno è fatto.
Pertanto con l'emendamento in esame proponiamo che chiunque, nell'attuazione di uno scarico di acque reflue industriali, superi i limiti fissati nella tabella 3 o, nel caso di scarico nel suolo, nella tabella 4, sia punito con l'arresto fino ad un anno e con l'ammenda da tremila euro a trentamila euro e, se lo scarico riguarda le sostanze indicate nella tabella 5 (le sostanze più velenose, le famose diciotto che si richiamavano), che la sanzione consista nell'arresto da sei mesi a tre anni e nell'ammenda da seimila a euro centoventimila euro. In questo modo - lo ripeto - si dà la possibilità a chi deve giudicare di quantificare anche il danno ambientale e il danno alla salute.

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Onorevole Giachetti, onorevole De Micheli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 309
Astenuti 204
Maggioranza 155
Hanno votato
17
Hanno votato
no 292).

Prendo atto che i deputati Narducci e Tabacci hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi, che il deputato Barbato ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole, che la deputata Laura Molteni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che i deputati Luciano Rossi e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Piffari 1.2 formulato dal relatore.

SERGIO MICHELE PIFFARI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, non ruberò tanto tempo, come prima. Questi emendamenti tendono a correggere le sanzioni previste dal provvedimento o quantomeno l'interpretazione delle sanzioni in funzione dell'enormità del danno. Quindi con l'emendamento in esame proponiamo che le previste sanzioni penali, in caso di scarico di sostanze o di acque reflue, siano aumentate se da detti scarichi derivati sia causato un danno importante e la compromissione dell'ambiente circostante per la fauna e per la flora.
Vorrei portare un altro esempio, più recente. Potrei parlare di quello che è successo nel Veneto, ma per quanto riguarda tale materia preferisco rimanere in casa.
Sempre nella terra bergamasca in questi mesi si sta tribolando e non si trova una via d'uscita, neanche dal punto di vista tecnico - e non è una questione di risorse - su come ovviare ad un inquinamento delle falde degli acquedotti di parecchi comuni, che hanno di 500-600 volte superato il limite di cromo esavalente, che come sapete è una sostanza altamente tossica e cancerogena. Di fronte a danni di questo tipo, di cui non riusciamo neanche ad individuare la fonte, eppure il danno è Pag. 10immenso, non possiamo limitarci a sanzioni così lievi. Il legislatore deve fornire idee chiare ai giudici affinché applichino le sanzioni giuste e si impediscano in futuro danni così rilevanti all'ambiente ed alle persone.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Castellani? Onorevole Turco? Onorevole Simeoni? Onorevole Scilipoti? Onorevole Migliori?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 525
Votanti 316
Astenuti 209
Maggioranza 159
Hanno votato
19
Hanno votato
no 297).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole, che i deputati Luciano Rossi, Barbareschi e Rampelli hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che la deputata Laura Molteni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Piffari 1.3 formulato dal relatore.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, con l'emendamento in esame cerchiamo di porre l'attenzione su una tipologia di reato che in questo caso dal legislatore non è rilevata. Le industrie, oltre che rispettare i limiti negli scarichi di superficie e fognari, hanno un obbligo di legge che impone loro anche un limite di emissioni di materia inquinante e di veleni nell'ambiente. In questo caso sia per aspetti di scarico in superficie e nelle fognature, sia per aspetti di produzione e quindi emissione nell'ambiente di materiale velenoso che supera ulteriori limiti che la legge dà, addirittura le stesse regioni potrebbero diminuire, ai sensi della direttiva europea, le quantità di veleni da poter immettere nell'ambiente. Noi diciamo che quando si superano questi limiti sanciti da norme diverse dalla legge italiana e da norme diverse da quelle delle singole regioni, nel rispetto della direttiva europea dovremmo differenziare anche le sanzioni. Ecco perché chiediamo anche in questo caso di valutare un aggravamento delle sanzioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cesa? Onorevole Colaninno? Onorevole Garagnani? Onorevole Polidori? Onorevole Repetti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 538
Votanti 327
Astenuti 211
Maggioranza 164
Hanno votato
19
Hanno votato
no 308).

Prendo atto che il deputato Rota ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole, che la deputata Laura Molteni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario, e che i deputati Luciano Rossi, Barbareschi e Rampelli hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Piffari 1.4 formulato dal relatore.

Pag. 11

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, l'emendamento in esame racchiude nella logica un po' anche quelli precedenti: evidenzia ed aggiunge l'aggravante del danno compromissorio nei confronti dell'ambiente e della salute pubblica e specifica solo in questo caso l'aumento della sanzione penale, nel rispetto dei limiti della Tabella 5.
Pertanto, credo che l'emendamento in oggetto potrebbe essere accolto, proprio perché limita la sanzione penale (compreso l'aspetto pecuniario), solo alle fattispecie in cui veramente si commette un danno che compromette l'ambiente e la salute, con perdita di vite umane.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Stagno d'Alcontres...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 539
Votanti 331
Astenuti 208
Maggioranza 166
Hanno votato
23
Hanno votato
no 308).

Prendo atto che i deputati Luciano Rossi e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che la deputata Laura Molteni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo, ma direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 2966)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 2966).
Nessuno chiedendo di intervenire, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'unico ordine del giorno presentato.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Bratti n. 9/2966/1, perché ne condivide sostanzialmente il contenuto, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente.
Al primo capoverso del dispositivo, sostituire le parole: «in accordo col Parlamento», con le seguenti: «con il contributo del Parlamento». Inoltre, il dispositivo deve essere riformulato nel senso di legare il primo capoverso al secondo, aggiungendo dopo le parole: «indebolire il sistema», le parole: «anche attraverso un confronto tra il gruppo di lavoro», il testo rimane inalterato fino alla parola «competenti», eliminando l'ultima parte.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Bratti n. 9/2966/1, accettato dal Governo, purché riformulato.

ALESSANDRO BRATTI. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2966)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, colleghi, rappresentante del Pag. 12Governo, quando si affronta un provvedimento correttivo come quello in oggetto, non dobbiamo solo pensare di peggiorare la norma.
Comprendiamo l'esigenza di chi opera sul territorio in modo giusto e corretto, anche in rapporto alle sanzioni e agli aspetti, a volte, penali. Non vogliamo pensare a tutti i costi che tutto ciò che avviene, a volte anche a causa di un errore umano, debba tradursi necessariamente in cellulari che conducono la gente in galera. Tuttavia, abbiamo cercato di evidenziare la gravità di tali violazioni, specialmente, non quando sono limitate ad alcuni elementi indicati nelle tabelle 3 o 4, o a periodi di tempo breve, ma quando la violazione di alcune norme causa veramente un danno irreversibile alla salute pubblica e all'ambiente.
Vi ricordo - e, in questo senso, vi rivolgo una preghiera - che le norme in oggetto derivano anche da direttive europee, che hanno imposto allo Stato italiano di essere più severo nei confronti di questi tipi di reati. Ecco, perché alcune regioni hanno legiferato sulla materia in modo più restrittivo di quanto fosse indicato nella normativa italiana. Infatti, anche nella normativa italiana è stato previsto che, con riferimento alla tabella 5 (che concerne le diciotto sostanze altamente velenose), neanche le regioni potessero aumentarne il limite, ma solo diminuirlo e renderlo più restrittivo.
Pertanto, abbiamo ritenuto, sia a livello europeo, sia a livello nazionale, sia a livello regionale, di intervenire anche diminuendo l'emissione di queste sostanze nelle acque reflue, nell'ambiente e nelle nostre fognature. Credo che sarebbe stato utile se avessimo riflettuto con un po' più di calma e avessimo utilizzato quest'occasione - rappresentata da questo disegno di legge - per approfondire tutta la materia del decreto legislativo in materia ambientale - il n. 152 del 2006 - mettendo a fuoco, quindi, la gravità di alcune violazioni, senza rimandarle nel tempo né aspettare che le conseguenze del danno all'ambiente, al territorio o alle persone ricadano con prepotenza su quest'Aula, perché in tal caso saremmo messi in croce o con le spalle al muro. Dunque, si tratta di un'occasione persa e ce ne rammarichiamo.
Comunque, l'Italia dei Valori ritiene che un provvedimento di questo tipo sia necessario per fare chiarezza sugli operatori sani e corretti e non intende assolutamente ricondurli tutti in una categoria di delinquenti. L'Italia dei Valori si asterrà su questo provvedimento, auspicando che in futuro venga presa in considerazione anche una serie di aspetti che abbiamo cercato di evidenziare sia in Commissione sia in Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mondello. Ne ha facoltà.

GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, egregi colleghi, intervenendo su questo semplice disegno di legge che consiste in un solo articolo, come è stato detto, tocchiamo però un argomento fondamentale che, purtroppo, ci sembra abbastanza assente dall'agenda di Governo. Infatti, si parla troppo poco in quest'Aula dell'importanza che la tutela dell'ambiente va ricoprendo sempre di più e vorremmo effettivamente che problemi come quello delle acque reflue - e non soltanto il dissesto idrogeologico del nostro Paese, che pure è un problema gravissimo - venissero portati all'attenzione. Quanti di voi ricordano, infatti, gli inquinamenti delle acque dei fiumi che hanno portato alla moria di moltissimi pesci e di altra fauna o anche l'inquinamento delle acque marine, che comporta naturalmente un danno gravissimo per l'attività economica e per lo sviluppo del turismo e della pesca?
Abbiamo approfondito in Commissione - congiuntamente con altre Commissioni - questo argomento. Ci accingiamo a varare un provvedimento composto da un solo articolo che modifica, appunto, l'articolo 137 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. Come è stato giustamente rilevato, è molto importante fare chiarezza sia modificando questo articolo sia stabilendo Pag. 13quali sono le sanzioni amministrative e quali, invece, quelle penalmente rilevanti. Infatti, da un lato, si provvede alla tutela dell'ambiente e, dall'altro, si dà anche una maggiore sicurezza nella valutazione dei danni eventualmente apportati dai gestori degli impianti, dando a chi opera in campo economico una certezza - come molte volte si ricorda in quest'Aula - della pena e distinguendo quali sono le sanzioni amministrative e quali, invece, quelle di carattere penale.
In questo contesto, pertanto, esprimiamo il nostro voto a favore, come gruppo dell'Unione di Centro, su questo disegno di legge, perché è certamente migliorativo e ha corretto un testo che inizialmente rivelava imperizia dal punto di vista giuridico. Successivamente discutendo, come ho detto, nelle varie Commissioni - e in un clima di grande collaborazione - si è registrato un accordo bipartisan che era contrario a qualsiasi alleggerimento, oltre a questo di tipo amministrativo e penale, delle sanzioni relative a illeciti in materia ambientale.
Dunque, preannunzio il voto favorevole del gruppo Unione di Centro e auspico anche che il Governo in futuro chiarisca, con un intervento in Parlamento, quali linee politiche si intendano seguire nell'esercizio dell'ampia delega ambientale che il Ministro ha a sua disposizione. Esprimeremo, dunque, come gruppo dell'Unione di Centro, voto a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Togni. Ne ha facoltà.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, il gruppo della Lega Nord vede molto favorevolmente il presente disegno di legge, che finalmente definisce un quadro di maggiore certezza giuridica per i cittadini in maniera molto attenta su una questione molto tecnica e complessa come quella degli scarichi di acque reflue industriali.
Ci tengo a precisare che il testo, che ha raggiunto una larga condivisione nelle due Camere, è quello proposto da un emendamento dalla Lega Nord al Senato, preventivamente concordato con il Ministero dell'ambiente e sottoscritto da esponenti sia del Popolo della Libertà che del Partito Democratico.
In pratica, visto che la norma riguarda le sanzioni penali, si definisce già dall'inizio del testo che si tratta delle sostanze indicate nella tabella 5 dell'allegato 5 alla parte III del decreto legislativo n. 152 del 2006. In questo modo la sanzione penale si circoscrive chiaramente ed esplicitamente alle ipotesi di violazioni più gravi per le diciotto sostanze più pericolose per la salute.
Al contrario, il superamento dei limiti fissati nelle tabelle 3 e 4 per gli altri elementi comporta l'applicazione delle sole sanzioni amministrative previste dall'articolo 133 del codice ambientale. Si tratta di sanzioni che sono comunque significative, in quanto vanno dai tremila ai trentamila euro, con un minimo di ventimila euro in caso di inquinamento di risorse idriche destinate al consumo umano o situate in aree protette.
Il nostro gruppo ritiene che la modifica al codice dell'ambiente proposta con il presente disegno di legge dal Governo sia necessaria per garantire certezza agli operatori e ai cittadini e per questo voterà con convinzione a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, stiamo discutendo di quella che sembra una modifica, ma che in realtà è una precisazione. Il testo in esame, infatti, precisa meglio quando si applicano le sanzioni amministrative previste dall'articolo 133 del decreto legislativo n. 152 del 2006, il cosiddetto codice ambientale, e quando invece si debbano applicare le sanzioni penali previste dall'articolo 137 del medesimo.
In questo senso - ci tengo a sottolinearlo - e solo in questo senso, il gruppo Pag. 14del Partito Democratico è favorevole. Non si tratta di un alleggerimento di pene, su cui saremmo decisamente contrari, ma semplicemente di precisazioni che si sono rese necessarie a seguito di alcune sentenze della suprema Corte di cassazione che, peraltro, seguono un indirizzo minoritario nell'applicazione dei predetti articoli 133 e 137 del decreto legislativo n. 152 del 2006.
Questo è il motivo del nostro voto. Non ci sfuggono i dubbi e le perplessità dei colleghi dell'Italia dei Valori e anche quelli manifestati dalla collega dell'UdC, anche perché - tengo anche qui a ribadirlo - rispetto alle modifiche del codice ambientale ci siamo sempre espressi in maniera negativa. Ma qui non siamo di fronte a una modifica dei provvedimenti di carattere penale nei confronti del superamento dei limiti per gli inquinanti pericolosi. Qui stiamo parlando di riportare a giusta pena il superamento dei limiti riguardo a sostanze non pericolose attraverso l'applicazione di sanzioni di carattere amministrativo.
Credo, infatti, che non sia sospettabile il nostro impegno per introdurre i reati ambientali nel codice penale e altre importanti proposte volte ad inasprire le sanzioni sia penali che amministrative per i delitti contro l'ambiente. Tra l'altro, ci tengo a dire anche questo: siamo al paradosso che chi non ha depuratori spesso non incorre in sanzioni penali (purtroppo esiste una situazione assolutamente critica in diverse regioni), mentre se un depuratore, per parametri non giudicati pericolosi, non rispetta i limiti è soggetto, con questa legislazione e in mancanza di un chiarimento, a sanzioni penali molto severe.
Anche questa volta però, ci tengo a dirlo, ci troviamo di fronte ad un'ulteriore modifica del codice ambientale. Non sto qui a fare l'elenco di tutti i decreti legislativi e dei disegni di legge, ma questi hanno interessato circa 15 volte dall'inizio della legislatura modifiche al codice ambientale.
La delega per la revisione del codice è, in questo momento, a disposizione del Ministro dell'ambiente. Questa è stata concessa sulla base della legge n. 69 del 2009 e su di essa noi, come Partito Democratico, abbiamo sempre espresso forti perplessità: avremmo preferito un pieno coinvolgimento della Commissione competente fin dall'inizio della revisione di questa importante norma. Il Ministro ha agito in un altro modo e questo noi lo consideriamo un gesto di arroganza inutile.
Vi sono numerose questioni da affrontare nella revisione del testo unico ambientale: dalla gestione dei rifiuti al tema delle bonifiche, al tema della gestione idrica integrata, a quello della qualità dell'aria. Proprio sulla qualità dell'aria e sui mancati provvedimenti rischiamo un'ulteriore infrazione comunitaria per non avere attuato un piano nazionale di coordinamento e per non aver rispettato, in diverse parti del territorio nazionale, i limiti degli inquinanti concordati a livello europeo. Proprio in questo caso dobbiamo sottolineare che non vi è soltanto un problema di carattere sanzionatorio, ma un rischio sanitario eccessivo per quelle popolazioni esposte a livelli di inquinamento così elevato.
Per concludere, signor Presidente, nel rinnovare al Governo la richiesta per un confronto interattivo rispetto alla definizione della revisione del codice ambientale, pur con tutte le riserve concordate, voteremo a favore di questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, una breve dichiarazione per esprimere il voto favorevole del Popolo della Libertà su questo disegno di legge. Trattiamo della modifica del codice ambientale. Si tratta di una modifica breve, ma estremamente importante per la certezza del diritto e soprattutto per la chiarezza con cui la norma deve e può essere utilizzata dagli operatori del settore, ma soprattutto interpretata in sede processuale. Pag. 15
Con questa modifica si chiarisce l'ambito di applicazione della sanzione penale e si circoscrivono in maniera esplicita le ipotesi di violazione più gravi, quelle che, oltre al superamento del valore limite previsto dalla norma, vedano interessate specifiche sostanze indicate con precisione come particolarmente nocive per la salute umana quali l'arsenico, il cadmio, il cromo, il mercurio e il rame. Per le altre sostanze si prevede invece una normale sanzione amministrativa, la quale, peraltro, molto spesso può avere, proprio per la sua estensività, un valore affatto maggiore rispetto alla semplice o alla apparentemente più grave sanzione penale.
Circoscrivendo le ipotesi di reato, si rende più chiara la norma e, quindi, la persecuzione dei crimini, perché di questo si tratta quando si diffondono sostanze nocive per la salute umana nell'ambiente. Chiarificando la norma e rendendo, quindi, la certezza del diritto maggiormente cogente, noi facciamo un grosso servizio alla collettività, ma anche e soprattutto agli operatori del settore.
Da questo punto di vista, vorrei respingere con fermezza le illazioni ignominiose e invereconde, che sono cadute nell'indifferenza dell'Assemblea - perché mi rendo conto che tre righe di modifica del codice ambientale non suscitano soverchie passioni fra chi ascolta - dell'onorevole Scilipoti, che paventava chissà quali interessi, chissà quali manovre e loschi intrighi dietro anche questo disegno di legge, questa modifica del codice ambientale. All'onorevole Scilipoti risponde il vecchio adagio della saggezza popolare: «Chi fa male, pensa male» (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2966)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2966, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cesa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1755 - «Disciplina sanzionatoria dello scarico di acque reflue» (Approvato dal Senato) (2966):

Presenti 554
Votanti 531
Astenuti 23
Maggioranza 266
Hanno votato 530
Hanno votato no 1.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Federico Testa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Consolo; Biancofiore e Bertolini; La Loggia; Costa e Brigandì; Vietti; Palomba; Paniz: Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza (A.C. 889-2964-2982-3005-3013-3028-3029-A) (ore 10,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Consolo; Biancofiore e Bertolini; La Loggia; Costa e Brigandì; Vietti; Palomba; Paniz: Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza.
Ricordo che nella seduta del 25 gennaio 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed hanno avuto luogo le repliche del relatore e del Governo.
Per quanto riguarda l'organizzazione dei nostri lavori ricordo che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, dopo l'esame delle questioni pregiudiziali avrà luogo il seguito dell'esame del progetto di legge che proseguirà nel pomeriggio e nella giornata di domani. Domani alle ore 17 avranno luogo le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti Pag. 16politiche del gruppo Misto, con ripresa televisiva diretta, cui farà seguito il voto finale.
Ricordo che i tempi per l'esame delle questioni pregiudiziali sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione sulle linee generali.

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 889-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Franceschini e altri n. 1 e Palomba e altri n. 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 889-A ed abbinate), non preannunciate in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo.
A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione nel corso della quale potranno intervenire, oltre ad uno solo dei proponenti di ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti, un deputato per ciascuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Chiusa la discussione, l'Assemblea deciderà con unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
L'onorevole Zaccaria ha facoltà di illustrare, per dieci minuti, la questione pregiudiziale Franceschini ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, illustro la questione pregiudiziale del Partito Democratico sulla proposta di legge che reca il titolo: testo unificato delle proposte di legge recante disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza. Se i colleghi permettono, vorrei far presente una cosa abbastanza conosciuta agli addetti ai lavori, ma che a qualche ascoltatore un po' distratto potrebbe risultare strana. In questa legislatura, signor Presidente, in venti mesi di attività di questa Camera...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Zaccaria. Pregherei i colleghi che non sono interessati di consentire all'onorevole Zaccaria di sviluppare il suo intervento.

ROBERTO ZACCARIA. Volevo dire che in questa legislatura, in venti mesi di attività, sono pochissime le leggi ordinarie che sono scaturite da iniziative parlamentari. È noto che in questi venti mesi sono stati approvati, o stanno per essere approvati, 55 decreti-legge; sono state approvate 53 leggi di ratifica, le quali, come i parlamentari sanno, per antica consuetudine non impegnano in maniera rilevante e significativa i lavori dell'Aula.
Se togliamo anche la legge finanziaria ed i provvedimenti collegati alla manovra di finanza pubblica, in venti mesi noi abbiamo approvato una ventina di leggi. È difficile fare una graduatoria, signor Presidente, ma non ho difficoltà a dire che non sono più di dieci le leggi che hanno un qualche significato: l'esordio è stato segnato proprio dal cosiddetto «lodo Alfano», poi hanno fatto seguito le leggi sul Parlamento europeo, sul referendum, sul distacco di comuni, sulla Commissione per l'infanzia. Ebbene, dieci leggi significative in venti mesi di legislatura è un po' poco per un Parlamento disciplinato come l'organo che produce le leggi fondamentali.
Noi su queste leggi abbiamo presentato poche questioni pregiudiziali, ma riguardo ad una di queste, il cosiddetto «lodo Alfano», vorrei ricordare che il collega Gianclaudio Bressa ha illustrato la questione pregiudiziale nella quale ha sostenuto l'incostituzionalità di quel provvedimento con delle motivazioni che ritrovate integralmente, se andate a leggerla, nella sentenza n. 262 del 2009 della Corte costituzionale. Quindi, cominciamo a vedere che alcune di queste pregiudiziali arrivano al giudizio della Corte e hanno un esito (questo sì) a voi ben noto.
Occorre considerare un po' più da vicino la sentenza n. 262 perché il testo unificato che oggi abbiamo di fronte, per chi si occupa di Costituzione e vuole valutare la costituzionalità del provvedimento, al nostro esame deve essere raffrontato prima di tutto con quella sentenza della Corte costituzionale. Ne ricordo alcuni passaggi. La Corte ha detto in maniera chiarissima che vi è la necessità che le prerogative degli organi costituzionali Pag. 17abbiano una copertura costituzionale, ma poi ha sottolineato un concetto che qui vorrei ricordare testualmente, che ha un carattere nevralgico: il problema di questa disciplina delle prerogative, degli impedimenti di questa natura assume una particolare importanza nello Stato di diritto perché, da un lato, alle origini della formazione dello Stato di diritto sta il principio della parità di trattamento rispetto alla giurisdizione e, dall'altro, questi principi, questi istituti non solo implicano necessariamente una deroga al suddetto principio - qui stiamo invocando i principi supremi - ma sono anche diretti a realizzare un delicato ed essenziale equilibrio tra i diversi poteri dello Stato, potendo incidere sulla funzione propria dei diversi organi.
Qui siamo al cuore, al centro del sistema costituzionale, ma se qualcuno non si accontentasse di queste riflessioni, va ricordato che la Corte ha già affrontato il problema del cosiddetto legittimo impedimento. Infatti, la Corte ha affermato che il legittimo impedimento a comparire ha già rilevanza, cioè è disciplinato nel processo penale, e non sarebbe stata necessaria la norma denunciata (in quel caso il lodo Alfano); la difesa dell'imputato è sostanzialmente un istituto che già trova tutela, «come questa Corte ha rilevato» - e soprattutto è importante che «la sospensione del processo per legittimo impedimento (...), contemperi il diritto di difesa con le esigenze dell'esercizio della giurisdizione (...)».
Credo che queste parole dovrebbero far riflettere su quello che la Corte potrà dire in seguito di fronte a questo provvedimento. La Corte già oggi ci dice chiaramente qual è la via maestra e ritengo che dobbiamo tenerla presente. La Corte parla di un bilanciamento, un bilanciamento tra ciò che è scritto nell'articolo 24 della Costituzione, che è il primo valore, ossia il diritto di difesa dell'imputato, del coimputato, delle persone offese dal reato, e il secondo valore, quello della giurisdizione, che è disciplinato nell'articolo 101 e seguenti, e in particolare nell'articolo 111 della Carta costituzionale.
Se bilanciamento deve essere tra due valori costituzionali, il codice del processo penale dice che questo giudizio lo deve dare il giudice, come lo ha sempre fatto. Quindi, lo spazio per un intervento del legislatore ordinario, come in questo caso, secondo la Corte è praticamente inesistente. Ma la cosa ancora più grave è che, di fronte a questo spazio strettissimo, la disposizione che stiamo esaminando sostanzialmente risolve il bilanciamento tra due interessi e valori costituzionali in un modo molto semplice: ne sopprime uno e ne esalta un altro. Questo non è bilanciamento costituzionale: questa è soppressione di un'esigenza costituzionale a beneficio di un'altra. Come hanno detto i professori auditi in Commissione giustizia, si tratta di una chiara prerogativa, di un'immunità (come dice la Corte), e le prerogative e le immunità devono essere disciplinate con legge costituzionale. Questo è estremamente chiaro e credo che lo dobbiate tenere ben presente.
C'è un altro punto sul quale vorrei soffermarmi in conclusione. Come hanno detto i colleghi durante la discussione sulle linee generali, non si tratta di un aspetto di secondaria importanza e non è un fatto solo di estetica normativa. Voglio esaminare il profilo della transitorietà: in attesa di una legge costituzionale che verrà, per diciotto mesi si consente un impedimento che schiaccia l'esigenza di diritto di difesa e che privilegia l'immunità prerogativa.
Colleghi, vi invito a riflettere sul fatto che, quando un Parlamento, con una legge propria, decide di azzerare un valore costituzionale e di esaltarne un altro, in questo modo sostanzialmente compie un'operazione pericolosissima. È un'operazione che si chiama di sospensione di una garanzia costituzionale. Vi invito a guardare alla nostra Costituzione e dirmi se c'è una sola norma costituzionale che dica che possono essere sospese temporaneamente le garanzie costituzionali: la Costituzione non lo prevede neppure in caso di guerra, dove è presumibile che si possa pensare a tutto ciò. Mi spiace che la Commissione affari costituzionali, di cui faccio parte, nel proprio parere abbia Pag. 18detto: «preso atto della transitorietà». Mi dispiace, questa è ipocrisia, in quanto non c'è nessuna norma costituzionale, nessuna norma nel nostro ordinamento che consente di sospendere i diritti costituzionali per diciotto mesi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO ZACCARIA. Concludo, signor Presidente. Questa è anche un'elusione dei controlli costituzionali: diciotto mesi non sono stati messi a caso, bensì per evitare che la Corte costituzionale possa intervenire. Ciò è gravissimo perché tocca gli equilibri fra gli organi costituzionali, in quanto la Corte difficilmente potrà intervenire prima dei diciotto mesi: lo potrebbe fare ma la si mette in una situazione di difficoltà. Alla luce di queste considerazioni, sarà meglio d'ora in poi chiamare questo istituto «illegittimo impedimento» (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. L'onorevole Palomba ha facoltà di illustrare, per dieci minuti, la sua questione pregiudiziale di costituzionalità n. 2.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, è sempre più difficile parlare in quest'Aula, soprattutto quando si trattano questioni molto serie. L'Assemblea, soprattutto la maggioranza, sa già come deve decidere; è irreggimentata e non vede più la funzione di controllo del Parlamento sulle leggi e sull'Esecutivo, quindi ognuno si fa gli affari suoi. Benissimo, nessuno pretende di essere ascoltato. Di conseguenza, fermo restando ciò che c'è scritto nella corposa questione di costituzionalità presentata dall'Italia dei Valori, non resta che parlare per coloro che ci ascoltano, per la Corte costituzionale e per il Presidente della Repubblica.
Ma ormai per la Corte costituzionale non è questo il caso, perché intanto una sapiente regia ha fatto in modo che fosse previsto un bonus, la cui introduzione è inammissibile con legge ordinaria, a favore del Capo del Governo, per diciotto mesi, tempo nel quale, prevedibilmente, la Corte costituzionale non potrà pronunciarsi. D'altra parte, trattandosi del tempo entro il quale la maggioranza pensa di approvare con legge costituzionale il cosiddetto «lodo Alfano» o un'immunità per tutti i parlamentari, allora è evidente che la Corte costituzionale non potrà intervenire in tempo per spazzare via, ancora una volta, una legge assolutamente incostituzionale.
Parlando del Presidente della Repubblica con molto rispetto, egli dovrà firmare e promulgare la legge, ma prima dovrà effettuare un esame di costituzionalità. Ci permettiamo, quindi, di sottoporre a lui e a chi ci ascolta i seguenti temi.
Il testo in esame viola mezza Costituzione, come abbiamo affermato nella questione pregiudiziale di costituzionalità presentata; scardina alla base il principio del pari rango costituzionale fra poteri dello Stato, nel senso che c'è un potere - quello esecutivo - che ha solo diritti e un altro potere - quello giurisdizionale - che non può esercitare la propria funzione sovrana. In tal senso, il provvedimento in esame sul legittimo impedimento ha tutto dell'impedimento - impedimento all'esercizio della funzione sovrana rappresentata dalla giurisdizione -, ma non ha assolutamente niente di legittimo. Crediamo, quindi, che il testo in esame costituisca un grave sfregio alla Costituzione: non si tratta, però, del semplice fatto tecnico che viene vulnerato il rapporto tra poteri dello Stato, ma del fatto che le proposte di legge in esame si inseriscono all'interno di un quadro complessivo volto ad alterare definitivamente il bilanciamento ed il pari rapporto tra i poteri dello Stato, la legge dei pesi e dei contrappesi, per volgere il potere esclusivamente in capo all'Esecutivo. Ciò è già avvenuto per il Parlamento, che ormai non esercita più una funzione di controllo sull'Esecutivo, perché la maggioranza e il Capo della maggioranza sono in condizioni, in un Parlamento nominato e non eletto, di imporre a tutti i loro parlamentari di votare in blocco. Il predominio del potere dell'Esecutivo vorrebbe Pag. 19imporsi anche nei confronti delle istituzioni di garanzia, la magistratura, la Corte costituzionale e, quando capita (perché no?), il Capo dello Stato.
Italia dei valori considera il testo in esame un disegno autoritario. Contro questo disegno insorgiamo e insorgeremo in ogni momento, per evitare che la nostra democrazia si trasformi, invece, in un regime autoritario.
Ora spiego brevemente i sei motivi di illegittimità costituzionale che abbiamo proposto. Il primo riguarda la violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione, in quanto prerogative, come quella istituita dal provvedimento in esame, in favore di membri del Parlamento o del Governo non possono essere imposte con legge ordinaria. Vi è stato detto tante volte della necessità di una legge costituzionale, quando è stato annullato il «lodo Schifani» e quando è stato annullato il «lodo Alfano», che - ricorderanno i colleghi - il 10 luglio 2008 è stato approvato dalla Camera in settantadue ore. Noi vi avevamo detto che era incostituzionale ed avevamo presentato anche allora una questione pregiudiziale di costituzionalità: voi l'avete respinta e la Corte costituzionale vi ha detto che avete sbagliato; oggi siete recidivi, perché ripetete lo stesso errore che consiste nell'istituire con legge ordinaria una prerogativa in capo al Presidente del Consiglio dei ministri che non potete introdurre con legge ordinaria.
Eppure, voi continuate ad andare avanti. Andate ancora una volta verso il baratro, sapendo che con un bonus di diciotto mesi la Corte costituzionale non vi potrà ancora sanzionare, ma in questo modo voi fate un'offesa e una provocazione anche alla Corte costituzionale. Ve lo hanno detto gli esperti, ve lo hanno detto tutti, ma lo sapete anche voi, lo ammettete tranquillamente e anche senza pudore, però dite che vi occorrono assolutamente i diciotto mesi di bonus. Questo è cinismo!
Il secondo rilievo di incostituzionalità è rappresentato dalla violazione dell'articolo 101, in relazione all'articolo 1 della Costituzione; dal combinato disposto di questi due articoli emerge che la giustizia è una funzione sovrana perché viene esercitata in nome del popolo italiano. Le sentenze vengono emesse in nome del popolo italiano, quindi è veramente una funzione che viene esercitata dal popolo. È quel popolo al quale il Presidente del Consiglio si appella per dire che il consenso gli consente di fare tutto quello che vuole, ma il popolo gli ha dato il consenso per governare e non per avere salvacondotti. È lo stesso popolo che vuole che ciascun cittadino sia sottoposto all'esame di chi per Costituzione è deputato a rendere giustizia, a ius dicere. Il popolo sovrano vuole che ciascun cittadino, compreso il Presidente del Consiglio, si presenti di fronte all'istituzione che, in suo nome, esercita la giurisdizione, cioè la magistratura. Ed è lo stesso popolo che ha dato il mandato, non so quanto grande, a governare e non ad avere lasciapassare di nessun genere.
Quindi, il Presidente del Consiglio non ci venga ancora a raccontare frottole, ad appellarsi al popolo che lo ha eletto, perché il popolo lo ha eletto per governare e non per sottrarsi alle funzioni sovrane indicate dalla Costituzione. D'altra parte, signori, c'è un fatto che dimostra chiaramente che il Presidente del Consiglio, quando vuole, non esercita la funzione di governo e si presenta in udienza. Lo ha fatto in questi giorni, nell'udienza della causa di separazione. Quindi, non è vero che il Presidente del Consiglio è sempre e continuamente per diciotto mesi impedito a presentarsi di fronte ai giudici. Questo lo può fare e lo deve fare anche nelle udienze penali.
Il terzo punto di incostituzionalità riguarda la violazione dell'articolo 3 della Costituzione per irragionevolezza. Dite che il motivo dell'impedimento è costituito dall'esercizio delle funzioni tipicamente previste dalla legge, poi fate riferimento anche alle attività conseguenti, successive e precedenti e ad ogni altra funzione connessa. Ovviamente, come vedremo, la connessione non è determinata dal giudice, ma discrezionalmente dal Presidente del Consiglio. In questo modo, voi riconducete Pag. 20esclusivamente all'arbitrio del Presidente del Consiglio la possibilità o meno di presentarsi in Aula.
C'è poi la violazione dell'articolo 101 della Costituzione in relazione all'articolo 104, cioè la violazione dell'indipendenza della magistratura. Nel comma 5 dell'articolo 1 del provvedimento, si dice che un funzionario dell'Esecutivo, con atto fidefacente e non controllabile da nessuno, attesta che il Presidente del Consiglio è permanentemente occupato in funzioni di governo.

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, la ringrazio.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, mi lascia concludere la frase?

PRESIDENTE. Certamente, onorevole Palomba, la stavo avvisando.

FEDERICO PALOMBA. La ringrazio, signor Presidente. Si tratta di un atto attraverso il quale un funzionario dell'Esecutivo, neanche il Capo del Governo, impone al giudice di astenersi dal compiere una valutazione. Pertanto, sostanzialmente, si viola l'articolo 104 della Costituzione, che afferma che la magistratura è un ordine indipendente rispetto ad ogni altro potere (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la componente del gruppo parlamentare Misto-Noi Sud voterà contro le pregiudiziali di costituzionalità presentate dal PD e dall'Italia dei Valori sulle disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza.
I provvedimenti all'esame dell'Aula sono del tutto conformi al dettato costituzionale e in nessun caso si configura una violazione del principio di uguaglianza dinanzi alla legge di cui all'articolo 3 della nostra Costituzione.
Infatti, la disposizione di cui all'articolo 1 del provvedimento garantisce al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri in carica il diritto-dovere di adempiere con serenità alle funzioni previste dalla stessa Carta costituzionale. Il provvedimento in esame, d'altronde, ha una «funzione ponte» in attesa del varo delle riforme costituzionali necessarie a regolare i rapporti tra magistratura e politica.
Le disposizioni in esame, inoltre, sono riconducibili alle materie «giurisdizione e norme processuali; ordinamento civile e penale; giustizia amministrativa», che l'articolo 117 della Costituzione attribuisce all'esclusiva competenza legislativa dello Stato.
Data la singolare intensità dell'attività contro il Premier di una certa magistratura, è evidente che si ponga all'attenzione del legislatore la necessità di garantire al Presidente del Consiglio dei ministri il diritto di svolgere senza interferenze le sue funzioni. L'obiettivo è quello di evitare che si verifichino nuove invasioni di campo, tese, come è accaduto nel 1994, a sovvertire la volontà popolare.
Non si può accettare che qualcuno metta in crisi l'Esecutivo attraverso pretestuose inchieste giudiziarie, che, nel recente passato, si sono tutte risolte con l'assoluzione di Berlusconi, compresa quella che nel 1994 comunque determinò la fine prematura del primo Governo da lui presieduto.
Pertanto, alla luce di quanto esposto, la componente del gruppo parlamentare Misto-Noi Sud voterà contro le pregiudiziali di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà per due minuti.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, la componente del gruppo Misto- Alleanza per l'Italia voterà a favore delle pregiudiziali di costituzionalità perché, ancora una volta, scorge dietro il fragile velo di una norma generale un provvedimento ritagliato Pag. 21su un caso, ma con l'effetto di eludere i normali meccanismi previsti dalla nostra Costituzione, che, per provvedimenti come questo, indica le procedure tipiche della legge costituzionale.
Colleghi della maggioranza, noi di Alleanza per l'Italia non siamo mossi da alcuna pregiudiziale ideologica e da alcun furore giustizialista. Abbiamo perfino desiderio di credere che sia vera la disponibilità, che avete dichiarato, di confrontarvi con l'opposizione sui temi cruciali della giustizia, per cercare le soluzioni più accettabili per il nostro sistema.
Avremmo anche una proposta da farvi: siamo disposti a discutere insieme su una riscrittura del sistema delle immunità, che serva da garanzia per lo svolgimento di una libera e autonoma espressione politica, a condizione, però, che si metta il giudizio nelle mani di un organo terzo, come la Corte costituzionale, e non delle maggioranze politiche in Parlamento.
La nostra proposta è di confrontarci e di lavorare insieme su quel terreno, ma lasciate le scorciatoie incostituzionali che avete intrapreso. Per questa ragione, noi dell'Alleanza per l'Italia voteremo compattamente «sì» alle pregiudiziali di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà per cinque minuti.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'UdC non rinnega la paternità del provvedimento sul legittimo impedimento; si rende conto che è una creatura un po' gracilina, ma non per questo pensa che debba essere strangolata nella culla, come vorrebbero le questioni pregiudiziali di costituzionalità.
Al di là dei tecnicismi, noi abbiamo voluto fare un'operazione politica di trasparenza. La difficoltà di gestione da parte del Presidente del Consiglio dei suoi processi viene invocata come un alibi permanente per non mettere mano ad una riforma organica della giustizia, e la mancata riforma organica della giustizia viene invocata come alibi per non fare le complessive riforme costituzionali di cui pure tutti dicono il nostro Paese abbia bisogno. Noi abbiamo preso un'iniziativa chiara, diretta ed esplicita: rimuoviamo l'impedimento del Presidente del Consiglio rispetto ai suoi processi, operiamo sul versante del legittimo impedimento, su cui la Corte costituzionale ha detto che già oggi nel processo le parti sono tenute alla leale collaborazione tra loro e tra gli organi costituzionali; individuiamo una soluzione provvisoria, temporanea in attesa di una modifica di rango costituzionale, anche in questo caso utilizzando un passaggio stretto che la Corte, con sentenze del 1999, del 2000 e del 2007 ha indicato come possibilità di intervento temporaneo.
Ancora una volta, al di là dei tecnicismi, politicamente, con questa iniziativa, vogliamo stanare la maggioranza ed il Governo sul terreno delle riforme costituzionali, sul versante delle immunità e delle prerogative o delle alte cariche o di tutti i parlamentari. Questo ponte, che noi abbiamo immaginato, è provvisorio, è per sua natura precario ed esile; è un ponte, il cui pilastro, da una parte, è il diritto-dovere del Presidente del Consiglio di governare, di farlo serenamente, nel rispetto del suo diritto di difesa (ci paiono elementi tutelabili anche dal punto di vista costituzionale), ma, dall'altra parte, vi è la necessità di una modifica di rango costituzionale. La maggioranza, possibilmente trovando un'intesa con l'opposizione, avanzi una proposta di modifica costituzionale sulle prerogative che interrompa la frizione permanente tra politica e giustizia, che tutti denunciano a parole ma rispetto alla quale nelle iniziative vi è una grande timidezza.
Diciamo però al Governo ed alla maggioranza, con la stessa franchezza con cui abbiamo messo sul tavolo la nostra proposta: attenzione, il ponte è esile, ha una portata limitata; non illudiamoci di farci transitare sopra qualche cosa di più dell'impedimento del Presidente del Consiglio, perché, se lo carichiamo di altri pesi o di altre ipotesi di impedimento, rischiamo di farlo crollare anche prima del tempo, cioè Pag. 22prima dei 18 mesi. Per cui, con la stessa gratuità con cui abbiamo offerto alla maggioranza il nostro contributo, diciamo: attenzione all'impedimento continuativo di cui al comma 5 dell'articolo 1, che indebolisce il carattere occasionale della norma; attenzione a prevedere ogni attività (apprezziamo l'emendamento della Commissione sulle attività coessenziali, perché indebolisce la tassatività); attenzione alla mancata previsione degli atti urgenti probatori; attenzione a pretendere di farci passare anche i Ministri, perché per il Presidente del Consiglio l'articolo 95 della Costituzione stabilisce prerogative peculiari e particolari, che pur rendendolo primus inter pares lo fanno comunque primo.
Attenzione, dunque. Ve lo diciamo con la preoccupazione istituzionale con cui abbiamo preso questa iniziativa senza alcun tornaconto: attenzione, perché, se si pretende di far passare su questo ponte stretto e fragile qualche cosa di più dell'impedimento del Presidente del Consiglio, il rischio è che il ponte cada e, ancora una volta, avremo perso una grande occasione per avviarci ad una soluzione del tema complessivo della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Saluto gli insegnanti, le ragazze e i ragazzi della scuola statale «Don Giuseppe Morosini» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sarò molto più pragmatico degli oratori che mi hanno preceduto in quanto affronterò telegraficamente e tecnicamente - dal momento che si tratta di un argomento tecnico cui la Camera presta poca attenzione - i punti delle due questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate.
Per ciò che riguarda la questione pregiudiziale Franceschini ed altri n. 1, occorre segnalare un dato importante. Tale questione pregiudiziale recita che «l'interessato dichiara sussistere un legittimo impedimento», lamentando poi il fatto che siano ivi comprese anche «le attività preparatorie e conseguenziali» nonché ogni altra «attività comunque connessa alle funzioni di governo». Tale fatto è falso perché l'interessato non certifica assolutamente nulla, in quanto la certificazione è effettuata ad opera di uffici di cui fanno ovviamente parte pubblici funzionari i quali, proprio perché sono pubblici funzionari, non possono che attestare l'esatta verità: non vi è quindi un interesse diretto del Premier, al massimo vi è interesse che viene valutato da un funzionario (e dunque, si tratta di un interesse mediato).
Ciò detto, ricordo di aver fatto il difensore - credo fossi con l'avvocato Ghedini - in una causa, durante lo svolgimento della quale membri del Governo erano impegnati ad una manifestazione che faceva riferimento agli incidenti o meglio agli eventi disastrosi dell'11 settembre. Erano presenti tutta l'Europa, i rappresentanti americani ed ovviamente anche i Ministri del nostro Governo: in quell'occasione i giudici ordinari dichiararono che il processo ben poteva andare avanti in quanto detta circostanza non costituiva un legittimo impedimento! Ma non si può pensare che il legittimo impedimento sia semplicemente il quarto d'ora o l'ora di riunione del Consiglio dei ministri e null'altro: l'attività non si esaurisce in quella sede e quindi evidentemente è fuorviante la questione pregiudiziale di costituzionalità presentata del PD.
Per quanto concerne la questione pregiudiziale Palomba ed altri n. 2 presentata dall'Italia dei Valori, abbiamo un insieme di questioni che debbono essere approfondite, e partirò dall'ultima. L'Italia dei Valori afferma che non si può esercitare l'azione penale per il periodo di sospensione sbagliando brutalmente sul criterio con cui la dottrina e la giurisprudenza hanno sempre individuato il concetto di azione penale. L'azione penale infatti è qualche cosa che si inizia punto e basta: una volta intrapresa l'azione penale si ha l'instaurazione di un processo e l'azione penale non viene iniziata di nuovo ad ogni Pag. 23udienza o ad ogni istanza. Un conto è l'inizio dell'azione penale che spetta evidentemente ai giudici, un conto è la prosecuzione del processo che è cosa totalmente diversa, e quindi evidentemente quanto prospettato dall'Italia dei Valori è completamente privo di ogni fondamento.
Si afferma inoltre che ciò andrebbe a costituire un vulnus nei confronti del diritto alla difesa delle controparti. In primo luogo, però, non necessariamente sono presenti delle controparti e questo contraddice con il criterio della legge ad personam (infatti quando parla di leggi ad personam la minoranza fa riferimento ad alcuni procedimenti dove le controparti non sono presenti).
In secondo luogo, il diritto di difesa delle parti, e l'esigenza di avere un giudizio in tempi brevi, evidentemente, non possono non essere comparati con le esigenze dell'attività di governo che presenta necessariamente la Presidenza del Consiglio. Nel momento in cui si decide che i processi devono essere più o meno brevi (come avviene con la cosiddetta legge Pinto), rappresenta un criterio di assoluta irrilevanza l'eventuale prosecuzione di sei mesi di un processo che alla fine durerà quindici anni. Per questo, ovviamente, voteremo contro le due questioni pregiudiziali di costituzionalità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.

GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, mi rivolgo particolarmente ai colleghi del Partito Democratico, perché nella vostra cultura, un tempo, non vi era spazio per il giustizialismo. Uomini dello spessore di Lussu e Terracini sostennero nell'Assemblea costituente la necessità dell'immunità parlamentare, perché se la magistratura deve essere indipendente dal potere politico, anche il potere politico deve essere tutelato da possibili atti persecutori della magistratura. Sono evidenti le ragioni per cui oggi perseguite con tenacia la via giudiziaria, alla ricerca disperata, ma inutile, di uno strumento per insidiare così la stabilità del Governo. Le vostre divisioni interne, i vostri errori, la precarietà dei vostri dirigenti,vi costringono a ricorrere a quei magistrati che da quindici anni cercano di ribaltare il voto popolare.
Allora, entrando nel merito, bisogna intendersi, innanzitutto, su come la transitorietà della norma incida rispetto alla questione costituzionale. Basti citare la sentenza n. 381 del 2001 della Corte costituzionale per rendersi conto che la norma transitoria è legittima perché costituisce un ponte tra il prius e il posterius, per cui la sua ragionevolezza è funzionale alla futura norma che regolamenterà la posizione del Presidente del Consiglio, e ha i tempi parlamentari per condurre in porto la riforma. Lo dice con chiarezza un costituzionalista di rango come il professor Zanon il quale scrive: essendo in approvazione una riforma costituzionale per la sospensione dei processi per le alte cariche, sarebbe irragionevole lasciare che nel frattempo continuino, ed arrivino magari a sentenza, processi di questa natura, iniziati o proseguiti durante l'iter della riforma. Ed ancora di recente la Corte costituzionale ha posto l'accento, cito testualmente, «sull'ampia discrezionalità di cui gode il legislatore nel regolare in via transitoria il passaggio tra sistemi normativi anche processuali».
Ma a prescindere da ciò, la legge è esente da profili di incostituzionalità. Partiamo da un dato: anche oggi gli impegni istituzionali e politici del Presidente del Consiglio costituiscono un legittimo impedimento riconosciuto da tutti i tribunali italiani o quasi. Qual è allora la novità? Che si deve introdurre una regola certa rispetto agli impedimenti del Presidente del Consiglio a causa di talune decisioni della magistratura secondo le quali sta al giudice valutare, caso per caso, la rilevanza dell'impegno del Capo del Governo. Così con queste decisioni, si è determinata una vera e propria interferenza della magistratura sull'attività dell'Esecutivo e sulle sue capacità operative. Il giudice nel conflitto tra funzionalità dell'Esecutivo e tempi del processo dovrà, da ora in poi, dare la prevalenza alla prima. Il bilanciamento tra il valore della governabilità e Pag. 24quello della celerità di un processo è definito ex lege, secondo un criterio lasciato alla discrezionalità del legislatore e, quindi, insindacabile in sede costituzionale.
Il che non toglie che il giudice abbia facoltà di accertare se effettivamente ricorre uno dei casi previsti dal comma 2 dell'articolo 1, tant'è che al comma 4 si legge: «quando ricorrono le ipotesi di cui ai commi precedenti il giudice, su richiesta di parte, rinvia il processo ad altra udienza» (dunque, «quando ricorrono le ipotesi»). Nulla cambia per il comma 5. L'impedimento in questo caso ha di diverso soltanto il carattere continuativo, ragion per cui il giudice, sempre in relazione alle funzioni svolte dal Presidente del Consiglio, rinvia per i tempi dell'impedimento. L'impegno può essere di un giorno o di un periodo più lungo ma le regole sono le stesse, così come uguali sono le facoltà del giudice. Anche di fronte ad uno o più impedimenti di lunga durata il giudice dovrà verificare se si è in presenza di uno dei casi previsti dal comma 2.
Vorrei ricordare, chiudendo questo intervento, che spetta soltanto al popolo decidere chi deve governare, e non a qualche magistrato o a quella parte della magistratura che, poche ore or sono, ha dimostrato con un atto politico la propria radicata inimicizia nei confronti del Governo e del Presidente del Consiglio. Per questo il Popolo della Libertà voterà contro le pregiudiziali presentate (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà per due minuti.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, noi Repubblicani votammo a favore del cosiddetto lodo Alfano ritenendo che fosse necessario eliminare o allontanare nel tempo questa interferenza tra i legittimi procedimenti giudiziari che investono il Presidente del Consiglio e il suo dovere oltre che diritto di governare, e il nostro diritto, come cittadini italiani, di avere un Esecutivo che si dedichi esclusivamente all'attività di governo di cui questo Paese ha bisogno. Questa legge viene presentata ed è una legge di preparazione alla riproposizione in via costituzionale del lodo Alfano, e questa è la ragione per la quale, essendo favorevoli al lodo Alfano, siamo anche favorevoli a questa legge e siamo quindi contrari alle pregiudiziali di costituzionalità presentate dai colleghi.
Tuttavia, onorevoli colleghi della maggioranza e signor Ministro della giustizia, le osservazioni fatte sia dall'onorevole Zaccaria sia dall'onorevole Vietti sono osservazioni precise e circostanziate e, quindi, nello stendere il testo di questa legge, per la quale noi voteremo, si deve prestare particolare attenzione affinché i profili costituzionali di questo provvedimento siano totalmente rispettati. Sarebbe molto grave se di nuovo la Corte costituzionale fosse costretta ad intervenire come è intervenuta sul lodo Alfano. Questa è la ragione per la quale noi voteremo contro le pregiudiziali di costituzionalità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità Franceschini ed altri n. 1 e Palomba ed altri n. 2.
(Segue la votazione).

Onorevole Sposetti, onorevole Mantovano non riesce... vogliamo dare assistenza all'onorevole Mantovano, per favore?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 583
Votanti 581
Astenuti 2
Maggioranza 291
Hanno votato 238
Hanno votato no 343
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Essendo state testé respinte le questioni pregiudiziali di costituzionalità, passiamo al seguito della discussione del testo unificato Pag. 25delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Consolo; Biancofiore e Bertolini; La Loggia; Costa e Brigandì; Vietti; Palomba; Paniz: Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito dell'esame è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Esame degli articoli - A.C. 889-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
Avverto che la I Commissione (Affari Costituzionali) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 889-A ed abbinate).
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
Constando il testo di due soli articoli, al fine di consentire una più ampia valutazione delle questioni poste dal provvedimento, la Presidenza ha ritenuto di ammettere alla discussione e al voto un numero maggiore di emendamenti, pari al doppio di quelli che sarebbero consentiti.
A tal fine i gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori, nonché la componente politica Liberal Democratici-MAIE del gruppo Misto sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque votazione.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento l'emendamento Ferranti 1.216, non previamente presentato in Commissione, che è volto a prevedere la priorità nella fissazione dei ruoli di udienza per i procedimenti penali a carico dei membri delle Camere. Tale proposta emendativa è da considerarsi estranea rispetto agli argomenti già considerati nel testo o negli emendamenti presentati e giudicati ammissibili in Commissione, che si riferiscono alla disciplina dell'impedimento a comparire in udienza applicabile al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri.
Avverto inoltre che la Presidenza, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, conferma l'inammissibilità, già dichiarata in Commissione, degli emendamenti Palomba 1.22, 1.24 e 1.70.
Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 1.400 e 1.401.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Levi. Ne ha facoltà.

RICARDO FRANCO LEVI. Signor Presidente, mi dispiace che sia stato considerato inammissibile l'emendamento che abbiamo presentato, un'inammissibilità valutata sulla base dell'estraneità rispetto all'oggetto del provvedimento che stiamo discutendo. Credo che se si fosse fatto riferimento piuttosto alla finalità che il nostro emendamento aveva, che è quella di disciplinare il rapporto tra sistema della politica e magistratura, rapporto dal quale non a caso è partito l'onorevole Pecorella nel proprio intervento, probabilmente lo avremmo potuto esaminare.
Si trattava di una proposta semplice: creare una corsia preferenziale, per così dire, per i processi in cui ad essere imputati siano i membri del Parlamento. Questa è una garanzia che, nella nostra ipotesi e nella nostra visione, corrisponde al dovere dei rappresentanti del popolo di rendere conto del proprio operato e al diritto dei cittadini di sapere con trasparenza chi li governa e chi li rappresenta, soprattutto se chi li governa e chi li rappresenta è o non è responsabile dei capi di imputazione che gli vengono rivolti. Parlo del diritto di questa Assemblea di agire nella pienezza del proprio mandato, perché ciò di cui si sta discutendo va al cuore e all'essenza stessa della democrazia parlamentare: il rapporto di fiducia tra i rappresentanti del popolo ed i cittadini, Pag. 26quell'onore in base al quale la Costituzione ci chiede di esercitare il nostro mandato, quell'onore in base al quale siamo chiamati onorevoli, quell'onore che purtroppo in questa fase della vita politica, rovinata troppo spesso dalla polemica contro la casta dei politici, sovente non ci viene riconosciuto.
Ebbene, l'emendamento in oggetto corrisponde ad una proposta di legge che esiste, che è stata firmata e che resta, ovviamente, nella sua interezza: mi auguro che di questa proposta il Parlamento potrà discutere in altra sede (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Levi, è evidente che, al di là delle valutazioni squisitamente politiche del suo intervento, la Presidenza, ai sensi del combinato disposto dell'articolo 86, comma 1, e dell'articolo 89, comma 1, non poteva che dichiarare inammissibile l'emendamento a prima firma dell'onorevole Ferranti.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 889-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 889-A ed abbinate).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, se dovessi dare un titolo a questo mio intervento, lo chiamerei «la legalizzazione dell'illegalità» (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Infatti, il provvedimento in esame, che concerne il legittimo impedimento, rappresenta un altro dei vari tentativi, dei vari provvedimenti, che hanno costellato la vita politica dell'onorevole Berlusconi, allo scopo di rendere legittimo ciò che è illegittimo, e di rendere legale ciò che è illegale.
Farò una panoramica di alcuni degli interventi, che sono stati destinati - come se si trattasse di un punto di riferimento o di una stella polare dell'azione politica di Berlusconi - a rendere legittimo ciò che è illegittimo, e a rendere legale ciò che è illegale. Il Presidente del Consiglio Berlusconi ha fatto ciò non solo quando è sceso in politica, ma anche quando era imprenditore, ed altri hanno agito in politica per suo conto.
Vorrei ricordare un provvedimento: il cosiddetto decreto Berlusconi. Esso non è stato realizzato da un Governo Berlusconi, ma da un Governo Craxi, che rese legittimo - sia pure temporaneamente - attraverso un decreto-legge, ciò che la Corte costituzionale aveva dichiarato illegale. Mi riferisco all'irradiazione su scala nazionale di trasmissioni televisive.
Il Presidente del Consiglio Berlusconi era, in realtà, dietro a quel politico e a quel Governo che realizzarono quel decreto-legge per rendere legittimo ciò che era illegittimo, e per rendere legale ciò che era illegale. A tale proposito, vorrei ricordare cosa scrisse allora il Presidente Berlusconi al Presidente Craxi. Egli scrisse: caro Bettino, grazie di cuore per quello che hai fatto. So che non è stato facile e che hai dovuto mettere sul tavolo la tua credibilità e la tua autorità, spero di avere il modo di contraccambiarti. Ho trovato giusto non inserire un riferimento esplicito al tuo nome nei titoli televisivi prima della ripresa, per non esporti oltremisura. Troveremo insieme, al più presto, il modo di fare qualcosa di meglio. Ancora grazie dal profondo del cuore. Con amicizia, tuo Silvio.

GIUSEPPE CONSOLO. Basta!

ANTONIO BORGHESI. Ricordo che, in quell'occasione, Craxi non scrisse un'altra letterina, dicendo: caro Silvio non dovevi disturbarti. Tuttavia - come a tutti è noto, e come è stato provato in modo inoppugnabile - dopo quel decreto-legge, dai conti esteri Fininvest, partirono miliardi di lire che finirono su conti esteri riferibili a Bettino Craxi.
Questo per aver trasformato in legittimo ciò che era illegittimo e per aver Pag. 27trasformato in legale ciò che era illegale. Infatti, successivamente, la Corte costituzionale dichiarò illegale il citato decreto-legge. Ma non importa.
Intanto si era creato un meccanismo che permetteva a Berlusconi di continuare a comportarsi in modo illegale. Credo che questo sia, in realtà, un file rouge che ha costellato la vita di Berlusconi anche dopo la sua entrata in politica. Che dire del fatto che è stato eletto nonostante una norma del nostro ordinamento lo impedisse? Voglio ricordare la legge dello Stato - la n. 361 del 1957 - che prevede la ineleggibilità in Parlamento dei titolari di concessioni pubbliche di rilevante interesse economico. Ebbene, anche in tale occasione vi fu un giudizio politico con il quale si rese legale ciò che era illegale e legittimo ciò che era illegittimo.

MAURIZIO DEL TENNO. Gli appartamenti!

ANTONIO BORGHESI. Questo è il percorso che costantemente hanno fatto i Governi del Presidente Berlusconi.
Ma voglio dire di più. Pensiamo alla cosiddetta legge sul conflitto di interessi, la legge 20 luglio 2004, n. 215, che di fatto ha reso legale il conflitto di interessi che di per sé è illegale. Pensate che se in una società commerciale un amministratore delibera in situazione di conflitto di interesse è passibile di essere penalmente giudicato e colpito. Abbiamo, invece, un Presidente del Consiglio che è in pieno e costante conflitto di interesse, come dimostrano tutte le leggi a cui abbiamo assistito in questi anni. Eppure - e nonostante questo - il conflitto di interessi, secondo questa legge, non esiste. Questo vuol dire che il conflitto di interessi da illegittimo è diventato legittimo, da illegale è diventato legale. Pertanto, siamo davvero in presenza di una situazione strana.
Ma che dire del lodo Schifani? Il lodo Schifani fu un'altra legge che mirava, come questo provvedimento, a rendere legittimo ciò che era illegittimo e legale ciò che era illegale. Questo è tanto vero che la Corte costituzionale lo dichiarò illegittimo.
Che dire del lodo Alfano? Ancora una volta anche questo provvedimento fu varato con l'idea di rendere legittimo ciò che era illegittimo e legale ciò che era illegale e anche in questo caso la Corte costituzionale lo dichiarò illegittimo.
Oggi siamo di nuovo di fronte a un provvedimento sull'illegittimo impedimento, perché anche questo è un provvedimento volto a stabilire un principio contrario alla nostra Costituzione, vale a dire che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge.
Per questo motivo, signor Presidente, noi dell'Italia dei Valori non possiamo che fare un'opposizione dura, completa e totale contro un provvedimento che è contro i cittadini italiani e a favore di qualcuno di potente e della casta. Signor Presidente, voteremo convintamente contro questo provvedimento.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Capano. Ne ha facoltà.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente, i nostri emendamenti tendono a meglio disciplinare la norma già esistente sul legittimo impedimento e a ridurre l'ambito di discrezionalità nel bilanciamento degli interessi tra esigenze della funzione pubblica ed esigenze della celerità del processo. Il complesso degli emendamenti, sia soppressivi sia modificativi, proposti dal Partito Democratico tende a riportare la disciplina del legittimo impedimento a una minima compatibilità con la Carta costituzionale e con le pronunzie della Corte su questa materia e, più in generale, alla possibilità di disciplinare con legge ordinaria trattamenti differenziati per coloro che svolgono funzioni di rango costituzionale, con particolare riferimento all'ultima sentenza, la famosa sentenza sul lodo Alfano, come ben illustrato dall'onorevole Zaccaria.
Ma credo che vi sia un equivoco sulla discussione che si è svolta sia in Commissione sia in Aula. Tale equivoco si basa su un passaggio della sentenza che, secondo gli esponenti della maggioranza, affermerebbe che la deducibilità del legittimo Pag. 28impedimento a comparire non costituisce prerogativa costituzionale.
È vero che la Corte dice così, ma fa esplicito riferimento all'attuale disciplina del legittimo impedimento, perché nell'attuale disciplina si riconosce questa facoltà alla generalità dei cittadini e quindi non è rivolta a un trattamento differenziato, ma a riconoscere una possibilità nei confronti di tutti.
Se si modifica l'ambito dei destinatari e la sua generale applicazione, è evidente che siamo nell'ambito della prerogativa e questo - non c'è bisogno di attendere una nuova sentenza della Corte costituzionale - è già scritto a chiare lettere e proprio a proposito di legittimo impedimento nella sentenza sul lodo Alfano.
Voi della maggioranza, che avete tra di voi illustri giuristi, lo sapete bene, ma avete paura. Avete paura dei tempi, avete paura dei numeri di una legge costituzionale, avete paura di un eventuale referendum e allora ecco che nasce una nuova figura giuridica: la cosiddetta legge ponte, un capolavoro. Si tratta di una legge ordinaria che anticipa gli effetti della legge costituzionale, ad efficacia limitata nel tempo. È come dire che è possibile, in Italia, cambiare gli articoli della Costituzione con una specie di procedura d'urgenza.
Applicate anche alla Costituzione la decretazione d'urgenza con cui ci avete deliziato intensamente per questi 22 mesi di Governo e immaginate una legge costituzionale che funziona come la legge di conversione del decreto-legge. Insomma, nasce il decreto-legge costituzionale, con cui evidentemente si consente che ci sia per 18 mesi nell'ordinamento una legge ordinaria che è contraria al dettato costituzionale.
È come se il Ministro Brunetta, che come sappiamo da un po' va dicendo che la Repubblica non è più fondata sul lavoro, decidesse di proporre una legge ordinaria in cui si dice che, nelle more della modifica degli articoli 1 e 36 della Costituzione, si autorizza il datore di lavoro a retribuire il lavoratore solo se soddisfatto della sua prestazione, con una specie di clausola soddisfatti o rimborsati. Ma vi sembra davvero possibile? Stiamo attenti.
So che chi propone questa formula transitoria - e ho sentito con interesse l'intervento dell'onorevole Vietti - vive l'imbarazzo di inserire questa norma nell'ordinamento e cerca di limitare gli effetti negativi. Lo so bene, ma con questa legge inseriamo un vulnus nel nostro stesso sistema delle fonti e modifichiamo la loro gerarchia.
Inseriamo nell'ordinamento una norma che potrà riguardare processi in cui, oltre ad essere coinvolti il Premier o i Ministri, vi potrebbero essere altri cittadini sia in veste di coimputati sia in veste di parti offese. Nella mia città ci sono già rinvii a giudizio che riguardano Ministri, per processi che vedono coimputati e parti lese, costringendo questi ultimi a subire tempi lunghissimi, un rinvio ad libitum.
Allora non vi sembra che questa legge apra una stridente contraddizione proprio con il cosiddetto processo breve, quel provvedimento che abbiamo in discussione in Commissione giustizia dove voi rivendicate il principio costituzionale dell'articolo 111 della ragionevole durata del processo (anche se non si tratta di durata, ma solo di una estensione automatica, come hanno detto non solo l'ANM e il Consiglio superiore della magistratura, ma le stesse camere penali con uno sciopero fatto solo qualche settimana fa e con una grande partecipazione)?
Volete dirci davvero che questi due provvedimenti hanno la stessa ratio? Eppure sono ontologicamente contrari tra loro. È vero, non è accettabile che un politico come l'onorevole Mannino debba aspettare 16 anni per vedere riconosciuta la propria innocenza, ma la tutela dell'onorevole Mannino e di tutti quelli che si trovano in quelle condizioni si può avere solo con la speditezza del processo e perciò proponiamo un emendamento che riconosce una corsia preferenziale ai processi in cui sono coinvolti soggetti che rivestono cariche pubbliche.
La incostituzionalità di questa norma è già scritta a chiare lettere in tante sentenze. Tuttavia, io vorrei solamente che, Pag. 29quando la Corte la pronunzierà, allora la maggioranza non se la prenda con i giudici di quella Corte, con il Capo dello Stato che li ha nominati, ma con sé stessa, abbia almeno questo barlume di onestà intellettuale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nicco. Ne ha facoltà.

ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, colleghe e colleghi, la giustizia è certamente uno dei settori più disastrati dello Stato. I dati contenuti nella relazione del Ministro Alfano alla Camera e quella del presidente della Corte di cassazione si commentano da soli. Dal numero complessivo esorbitante dei procedimenti pendenti, tanto nel settore civile che in quello penale (quasi 9 milioni complessivamente), ai dati sulla giacenza media degli stessi (2.526 giorni per le cause civili di cognizione ordinaria, tra primo grado ed appello), dall'incredibile 156o posto, dopo São Tomé e prima di Gibuti, in uno degli indicatori dell'efficienza del sistema (i tempi per il recupero di un credito), mentre i principali paesi europei, dalla Francia alla Germania, sono collocati nelle prime posizioni; al rapporto abnorme tra giudici ed avvocati (26,4 per ogni giudice, lontanissimo da quello di altri paesi europei); per finire con la sconfortante constatazione dell'intollerabile numero delle declaratorie di estinzione del reato per prescrizione.
Non possono essere questi i numeri di un Paese civile, per non parlare poi di una serie di sconcertanti sentenze e scarcerazioni che provocano inevitabilmente nei cittadini una crescente mancanza di fiducia nell'assieme della giustizia. Occorre evidentemente non un riordino, ma una rivoluzione copernicana di tutto sistema, pena il collasso dello stesso. Ma la riforma, colleghi, deve essere erga omnes. Norme volte a tutelare in modo specifico chi siede su questi scranni (con la prospettata reintroduzione dell'immunità) o per talune cariche dello Stato, come si ipotizza con un lodo Alfano bis, o in modo specifico il Presidente del Consiglio o il Governo, come nel provvedimento oggi in discussione sul cosiddetto legittimo impedimento, non possono che scavare ulteriormente il fossato tra le istituzioni e i cittadini.
I guasti e le inefficienze del sistema giudiziario toccano purtroppo direttamente tutti i cittadini e tutti hanno perciò diritto a quel sereno svolgimento delle proprie funzioni che con questa proposta di legge si vuole garantire al Presidente del Consiglio ed ai Ministri. Accantoniamo allora quei provvedimenti che introducono uno status di privilegio e discutiamo, invece, una riforma complessiva che sappia assicurare effettivamente giustizia a tutti i cittadini. Occorre una riforma che fissi tempi certi e ragionevoli per la conclusione dei procedimenti certamente, ma mettendo in campo risorse e strumenti affinché quei tempi possano effettivamente essere rispettati, e non si trasformi in una amnistia mascherata.
Come ha affermato recentemente il procuratore generale della Corte di cassazione, a ben vedere, oggi il problema della non ragionevole durata dei singoli procedimenti ha già ceduto il passo a quello, ben più radicale, del diniego di giustizia. Affrontiamo in tale contesto anche la questione dell'inappellabilità delle sentenze di assoluzione in primo grado. Si è chiesto lo stesso procuratore generale: possiamo ancora consentire il lusso di tre gradi di giurisdizione? Passiamo da una visione formalistica ad una visione sostanziale delle nullità; interveniamo sfrondando radicalmente il sistema processuale da tutto ciò che finisce per ingessarlo ed allontanarlo da quella salvaguardia dei diritti delle vittime che viene troppo spesso dimenticata e, soprattutto, garantiamo poi la certezza della pena. Il miglior deterrente, forse l'unico vero, contro il crimine è la certezza e l'ineludibilità della pena, ovvero l'esatto contrario di quanto avviene oggi in Italia, anche per responsabilità nostra.
L'indulto nella scorsa legislatura - un'offesa a tutti quei cittadini che sono stati direttamente colpiti - e lo scudo Pag. 30fiscale in questa - una medaglia agli evasori - sono lì a dimostrarlo. Inoltre, pare che nuove medaglie di questo genere - un nuovo condono per abusi edilizi - siano in preparazione.
Allora, quale cultura della legalità può mai esistere se queste sono le misure adottate dal Parlamento italiano? Una riforma che certo non può prescindere anche da un attento esame della situazione attuale della magistratura. Come non essere preoccupati nel sentire affermare ancora dal procuratore generale che in talune realtà territoriali si ha la sensazione che alcuni magistrati impegnino parte delle loro energie a contrastarsi reciprocamente, piuttosto che a contrastare la criminalità.
Credo che anche su questo punto la prospettiva sia stata delineata in modo esemplare dal Capo dello Stato nel suo discorso alle alte magistrature della Repubblica quando, nel ribadire gli intangibili principi di autonomia e di indipendenza della magistratura, ha ritenuto necessario sottolineare come essi comportino, da parte della magistratura, senso del limite, senza considerarsi investita di missioni improprie, scrupolo di riservatezza, cautela nel valutare gli elementi indiziari e sempre imparzialità non meno che rigore.
In conclusione diciamo «sì» a una riforma profonda del sistema giudiziario, ma «no» a provvedimenti, quale quello oggi in discussione, che rafforzano nei cittadini la convinzione che esista qui una casta privilegiata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo dell'Unione di Centro è per la conciliazione tra politica e giustizia, per questo abbiamo presentato coraggiosamente un testo con il collega Vietti che è molto diverso per il vero da quello che oggi la maggioranza ci presenta all'esame e al voto. Lo abbiamo fatto con il senso di responsabilità di chi sa che deve cessare questo conflitto lacerante tra politica, magistratura e istituzioni che devia l'attenzione del Governo e del Parlamento dai problemi reali e squassa le istituzioni. Lo abbiamo fatto non nella logica dell'impunità, ma nella logica della conciliazione, prevedendo la sospensione, attraverso la tipizzazione del legittimo impedimento, garantito ad ogni imputato nel processo, in relazione alle funzioni proprie del Presidente del Consiglio dei ministri e, dunque, alle funzioni previste dalla legge n. 400 del 1988 e dal decreto legislativo n. 303 del 1999, ovvero funzioni tipiche.
Il testo che invece ci viene riproposto dalla maggioranza è piuttosto diverso dalla nostra proposta ed ha anche uno spirito diverso. Per questo abbiamo presentato degli emendamenti, pochi e precisi, su punti essenziali. Gli emendamenti riguardano l'estensione che questo testo ha avuto nell'esame svolto presso le Commissioni. L'estensione temporale: avevamo proposto un periodo non più lungo di 12 mesi, ma sono diventati 18. L'estensione soggettiva di questa misura che viene estesa non solo alle funzioni del Premier ma anche a quelle svolte dai Ministri, configurando una vera e propria prerogativa. L'estensione oggettiva, che riguarda non solo le funzioni tipiche del Premier, che ha diritto al sereno esercizio del mandato, ma, con un'estensione ad libitum, si comprendono tutte le attività connesse, preordinate, coessenziali, come dice ora la nuova versione, che forse sarà proposta in sede di esame degli emendamenti, insomma sostanzialmente tutte le attività.
Contestiamo, rileviamo e vorremmo migliorare con i nostri emendamenti anche quel meccanismo di autocertificazione, prevedendo un'estensione temporale, anche qui, fino a sei mesi.
Manca completamente la logica del legittimo impedimento che correttamente, a nostro avviso, si colloca proprio nella dimensione della pacificazione volta a conciliare giustizia e politica, le esigenze del processo con le esigenze del mandato istituzionale; manca la logica, diciamo la possibilità stessa, da parte del giudice di Pag. 31valutare il legittimo impedimento pur così certificato e coperto da una tipizzazione fatta per legge.
Inoltre, consentitemi di dire che una «legge-ponte» deve avere almeno due pilastri che la sorreggano, mentre qui manca un pilastro. Si è detto che ciò accade in attesa della riforma costituzionale: ma dov'è questa riforma costituzionale? Nessuno ha avuto neppure il coraggio di presentare il «lodo costituzionale» alle Camere. Diciamo la verità, è un po' un'ipocrisia dire che si agisce nelle more, in via d'urgenza, per le esigenze temporanee e provvisorie: ma dov'è la proposta di legge di rango costituzionale su cui realizzare positive convergenze e, sulla base di questo fatto, porre l'esigenza della disciplina temporanea e provvisoria?
Insomma, per pavidità, per mancanza di coraggio si è tolto un presupposto essenziale perché questa «legge-ponte» possa stare in piedi. Per il vero, come gruppo UdC vi avevamo chiesto anche un altro atto, questa volta politico - sì, politico - ossia la sospensione inequivoca del cosiddetto processo breve o «legge Erode», volta cioè ad ammazzare migliaia di processi per ammazzarne uno. Vi avevamo chiesto un atto esplicito e francamente anche riguardo a questo le ipocrisie delle audizioni o di qualche tempo che si annuncia non soddisfano esattamente il senso della nostra proposta.
Il provvedimento sul processo breve va fermato, va sospeso. Se si sceglie la strada del legittimo impedimento in cui noi crediamo, con i miglioramenti che però riteniamo essenziali, vorremmo che fosse chiaro che il provvedimento sul processo breve o prescrizione breve o amnistia mascherata, come pure è stato definito, che incide su decine di migliaia di processi e che crea un grave danno alla giustizia, va rimosso dalle attività parlamentari. Mancano questi presupposti, noi con i nostri emendamenti speriamo ovviamente di migliorare il testo e di riportarlo allo spirito originario della proposta Vietti e del nostro gruppo.
L'UdC guarda a questo tema con molta chiarezza: siamo per garantire ad un tempo l'esercizio del mandato istituzionale, dato attraverso il voto democratico dal popolo a chi governa, e per garantire anche le esigenze di giustizia; perciò siamo per misure conciliative, non per misure di impunità. Siamo mossi non da rivincite sulla storia, nemmeno sulla storia della Prima Repubblica, guardiamo al futuro, appunto, con la certezza che occorra coraggio e responsabilità per trovare una misura condivisa di conciliazione che possa riportare il Governo e il Parlamento ad occuparsi dei problemi veri del Paese, del Paese che soffre, spesso anche per la distrazione di chi lo governa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Castagnetti. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa poteva essere, doveva essere l'occasione di una prova di dialogo fra maggioranza e opposizione, invece è un'altra prova di arroganza e di forza della maggioranza.
Poteva essere una prova di dialogo non perché il provvedimento presenti elementi di giustizia e di interesse generale, ma perché questa poteva essere la strada, pure ingiusta e personale, meno compromettente per l'ordinamento generale, posto che l'Italia si è data un Capo del Governo che non ne vuole sapere di mettere piede in tribunale come fanno tutti gli altri cittadini quando è necessario, e che per tale ragione da anni sta cercando di devastare l'ordinamento privatizzandolo e piegandolo alle sue esigenze personali.
Invece no, si è presentato questo provvedimento e contemporaneamente l'altro, quello del cosiddetto «processo breve», ma non è finita. Lo sappiamo tutti e ieri ce lo ha autorevolmente confermato il senatore Quagliarello, il quale ci ha fatto sapere che a fine mese la maggioranza, autonomamente, deciderà ancora se presentare un nuovo lodo costituzionalizzato o la riforma dell'immunità. Stamane addirittura si affaccia l'ipotesi di una modifica della normativa sui collaboratori di giustizia, peraltro anche questo un intervento «tempestivissimo» rispetto a ciò che Pag. 32le cronache ci raccontano. Chissà cos'altro partorirà la fantasia dei consiglieri giuridici del Premier nei prossimi giorni, con il Ministro guardasigilli sempre pronto a spiegare che in ogni caso si tratta della riforma della giustizia.
Cari colleghi della maggioranza, lo voglio dire anche all'onorevole Pecorella, liberatevi, almeno provvisoriamente e almeno per una volta, dall'idea che nelle opposizioni, in tutte le opposizioni, anche in chi sta parlando in questo momento, vi sia un atteggiamento giustizialista o un'ostilità pregiudiziale nei confronti del Capo del Governo. Accettate di ragionare, per una volta almeno, insieme a noi. C'è, infatti, un modo, una misura, una proporzione anche nella produzione legislativa protettiva di un interesse personale (o pressoché tale) senza dei quali è difficile anche potere discutere.
Noi siamo mossi solo - vogliamo assicurarvelo - da preoccupazioni di ordine generale. Vogliamo evitare, in primo luogo, la devastazione dell'ordinamento e chiederemmo una proporzione ragionevole anche nelle forzature. Insomma, ci interessa la volontà di non stressare ulteriormente la pazienza dei nostri concittadini alle prese, peraltro, con ben altri problemi e priorità. Sappiamo che, come ci insegna anche la storia del nostro Paese, al di là delle apparenze di quiete e financo di indifferenza, la pazienza potrebbe esaurirsi ed esplodere contro tutti: contro le istituzioni, il sistema e questa Repubblica. Cari colleghi, quando nell'ordinamento si introduce l'esigenza di assicurare la serenità al lavoro del Presidente del Consiglio e dei Ministri, si potrebbe fare della facile e, purtroppo, corrente ironia a tal proposito, ma è comunque certo che si può esprimere un'inquietudine squisitamente democratica. Qual è il prezzo collettivo di questa serenità privata? Dove ci può portare l'esigenza di non turbare la serenità di chi ci governa?
C'è dell'altro, cari colleghi, e non è meno grave. È noto, infatti, che l'esigenza di permettere l'esercizio di funzioni pubbliche da parte di organi costituzionali chiamati in un processo è già considerata dall'ordinamento causa di possibile legittimo impedimento, riconosciuto ovviamente dal giudice. Sarebbe, dunque, assolutamente legittimo un provvedimento che tendesse a definire ulteriormente la casistica, in modo da restringere anche la discrezionalità del giudice. Introdurre, invece, un'estensione pressoché generalizzata attraverso la certificazione delle ragioni di impedimento del Presidente del Consiglio di fatto a tutte le attività istituzionali, significa introdurre una prerogativa, una norma di status, un'alterazione profonda delle procedure giudiziarie che solo il legislatore costituzionale può fare, come la Corte costituzionale ha già detto in modo inequivocabile.
Allora, la questione diventa un'altra, cari colleghi: state approvando consapevolmente una legge inequivocabilmente incostituzionale, scommettendo sui tempi di dichiarazione di incostituzionalità da parte della Corte. «Le leggi le fa il Parlamento», ha più volte ripetuto in questi giorni il Ministro guardasigilli. D'accordo, ma cosa accade, signor Ministro? Come si trasforma il Parlamento, quando produce norme consapevolmente illegittime, se non nel luogo in cui si abusa di un potere e si profana la stessa funzione legislativa?
Le leggi le fa il Parlamento, d'accordo, ma quando le leggi sono illegittime è possibile e persino doveroso contestarle, o no? In tutte le sedi, non solo dentro il Parlamento, ovviamente utilizzando i mezzi costituzionalmente corretti. Di questo si tratta, e si è trattato anche delle manifestazioni della magistratura tenutesi in questi giorni. Ecco perché la questione, che pure nasce da una condizione personale del Presidente del Consiglio - non nascondiamolo - e forse di qualche altro membro del Governo, trascende ampiamente le persone interessate, signor Ministro, e pone problemi seri per la salute e la tenuta del nostro ordinamento legislativo e del nostro sistema istituzionale.
Sappiamo tutti bene, infatti, cari colleghi, che la democrazia e il funzionamento di un Paese civile sono assicurati da un intreccio complesso e semplice allo stesso tempo di pilastri e di tiranti, come Pag. 33per le arcate delle architetture più ardite, ognuno dei quali concorre e si contrappone all'altro, in un bilanciamento di forze tutte orientate a un solo scopo. Se ne salta uno, poi un altro e poi un altro ancora, allora l'equilibrio salta e le conseguenze, purtroppo, non sono poi così inimmaginabili. Cari colleghi, queste, e non l'antiberlusconismo, non il giustizialismo, sono le ragioni della nostra opposizione al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la prima questione che vorrei porre all'attenzione del Ministro della giustizia, onorevole Alfano, è che oggi leggiamo che ha preso il via l'iter per l'esame della proposta avanzata dal senatore Valentino relativamente ai pentiti. Vorremmo sapere, onorevole Ministro, quale sia l'opinione del Governo, perché secondo quanto emerge da una lettura di quella proposta, noi ci troveremmo di fronte, sostanzialmente, ad un azzeramento delle testimonianze anche per quanto riguarda i processi in corso. Ciò finisce per inquadrarsi in un lungo elenco di provvedimenti che non hanno niente di organico, ma che servono esclusivamente in una logica, in questo caso davvero miope, volta a non affrontare i nodi veri del funzionamento della giustizia.
Consentitemi, colleghi, di svolgere quest'osservazione iniziale: noi continuiamo ad essere prigionieri di questo lungo ed estenuante paradosso italiano. Chi difende l'autonomia e l'indipendenza della magistratura prima era indicato come un liberale, oggi è indicato come un giustizialista o, peggio, come un nemico della libertà e della democrazia. Credo che una riflessione sui principi liberali della separazione dei poteri e dell'autonomia nello svolgimento della propria funzione da parte della magistratura sarebbe cosa necessaria, non solo per l'opposizione, ma anche come consapevolezza da acquisire da parte di tutto il Parlamento.
Onorevole Angelino Alfano, ella ha liquidato la protesta dei magistrati all'inaugurazione dell'anno giudiziario, dicendo che i magistrati sono ciechi. Noi, rispetto alle vostre reali intenzioni, siamo contenti di essere riusciti a squarciare quella coltre di ipocrisia con la quale avete presentato provvedimenti in continuazione. Voi dite che le leggi spettano al Parlamento e questa, se mi consentite, è un'ovvietà. È chiaro che le leggi spettano al Parlamento; è del tutto evidente che, nell'ambito della separazione dei poteri e nei limiti fissati dalla Costituzione, il Parlamento deve esercitare la propria funzione con il massimo della sovranità. Non è questo in discussione. Il punto è come la politica diventa interlocutore, punto di mediazione, in grado di dirimere conflitti e non di incentivarli.
Colleghi, è chiaro che noi continuiamo a pensare che la politica sia un fatto straordinariamente importante quando è sorretta dalla passione: quando la politica è fatta con passione riesce a definire bene anche le priorità sulle quali ci dobbiamo muovere. Le vostre priorità non sono le nostre priorità. Questo voglio dirlo: ci troviamo qui a discutere di un provvedimento, come quello sul legittimo impedimento, che riguarda pochi, il Presidente del Consiglio e i Ministri.
Le nostre priorità, cari colleghi, non mi si accusi di fare demagogia, riguardano oggi le condizioni materiali e il disagio del mondo del lavoro e dei lavoratori, le questioni che attengono allo sviluppo. Le nostre priorità sono quelle che ci hanno ricordato ieri i dipendenti di Eutelia, che ci ricordano i lavoratori di Alcoa, della FIAT di Termini Imerese.
Collegi, guardate il paradosso: questa parte di società, per attirare un minimo di attenzione, deve ricorrere anche a forme di protesta clamorose. Questi lavoratori devono salire sui tetti, bloccare gli aeroporti, per ricordare a tutti noi che queste sono le cose vere e serie, delle quali ci dovremmo occupare. Invece, siamo qui ancora una volta a discutere dei problemi del Presidente del Consiglio e dei Ministri. Il legittimo impedimento, lo ha detto bene Pag. 34la collega Capano, è già previsto. Con questa norma si discrimina ulteriormente, perché riguarda pochi e non la totalità dei cittadini. Poi vi sarà il processo breve, poi probabilmente il lodo costituzionale.
Vorrei dire ai colleghi dell'UDC che quel ponte stretto e fragile è già minato, perché non ci troviamo con un Governo che, di fronte ad un provvedimento come quello sul legittimo impedimento, ritira quello sul processo breve. Avremo anche il processo breve. Non vi sarà un provvedimento relativo al complesso della riforma della giustizia, al funzionamento della stessa, per accelerare davvero e per dare certezze paritarie a tutti i cittadini. Ci troviamo di fronte ad una linea che continua ad essere limitata, con effetti positivi su pochi. Questo per noi risulta del tutto inaccettabile.
Per concludere, vorrei dire ai membri del Governo e alla maggioranza che, se guardiamo dall'inizio degli anni 2000 (siamo nel 2010), voi state governando questo Paese da otto anni. Voi non siete la novità.
In questi otto anni non abbiamo avuto alcun provvedimento organico, alcuna riforma seria. Voi portate questa responsabilità; noi cercheremo di farlo capire a tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO. Signor Presidente, ancorché la discussione in questo Parlamento sia sempre più difficile, perché in questa sede si entra sempre di più solo per ratificare decisioni che sono prese fuori dalla stessa, non rinuncio a provare a ragionare e chiedo al Ministro Alfano di ascoltare le ragioni dell'opposizione.
Voi presentate oggi un provvedimento di legge che, oltre alle considerazioni politiche che sono già state esposte precedentemente dagli onorevoli Castagnetti, Ventura e da altri nostri parlamentari, è un provvedimento che non si giustifica in sé, sulla base del diritto.
Vorrei richiamare lei, signor Ministro, ad essere consapevole della responsabilità che si sta assumendo, perché il legittimo impedimento, in realtà, nell'ordinamento del nostro Paese c'è già: il Presidente del Consiglio, in occasione della sua visita in Bielorussia - una visita, per altre ragioni, forse non del tutto felice - ha invocato il legittimo impedimento, o meglio, i suoi avvocati lo hanno invocato.
In occasione di alcune riunioni del Consiglio europeo a cui il Presidente del Consiglio doveva partecipare, i suoi avvocati hanno invocato il legittimo impedimento e ogni volta i magistrati hanno accolto le buone ragioni di quella richiesta e hanno aggiornato l'udienza.
Non è vero, quindi, che per tutelare l'esercizio della funzione del Presidente del Consiglio e non alterare la sua attività sia necessaria una modifica legislativa, perché l'esperienza di questi mesi ci ha dimostrato che, ogni volta in cui si apriva un conflitto tra l'esercizio dell'attività del Presidente del Consiglio e le udienze, i magistrati se ne sono fatti carico e hanno aggiornato l'udienza.
La realtà è che voi state proponendo un provvedimento che stravolge il concetto di legittimo impedimento, perché state proponendo un provvedimento che stabilisce che il Presidente del Consiglio, e non solo lui, per il solo fatto che è titolare di quell'incarico è in un permanente, continuo e costante legittimo impedimento.
Introducete, quindi, il concetto di legittimo impedimento, scindendolo dalla valutazione concreta dell'effettivo impedimento. In altro modo, fate un'operazione molto semplice: reintroducete il lodo Alfano, quel lodo che porta il suo nome, signor Ministro, chiamandolo con un altro nome, sapendo benissimo, tra l'altro, che questa operazione è incostituzionale.
La Corte costituzionale, infatti, ha detto una cosa molto semplice: si può anche considerare il fondamento di un provvedimento legislativo che sospenda le iniziative giudiziarie nei confronti di chi è titolare di certe cariche, ma non lo si può fare con legge ordinaria; lo si deve fare con legge costituzionale.
Voi state reintroducendo il lodo Alfano, chiamandolo in un altro modo, con una Pag. 35legge ordinaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). La riprova di questo sta nel fatto che la presentate come una «norma ponte», transitoria, di sei mesi, per avere il tempo di presentare il lodo Alfano con legge costituzionale, il che è la prova provata che, in realtà, state reintroducendo con legge ordinaria una norma che dovrebbe avere rango costituzionale; state facendo un strappo costituzionale.
Credo che questo sia grave, sia un errore. Tra l'altro, pur di scrivere un provvedimento a tutela di una persona, e non dei cittadini, avete presentato un provvedimento che è monco in parti essenziali. Per esempio, le persone che sono coimputate hanno diritto alla stessa tutela o no? Se il Presidente del Consiglio, nel periodo in cui è tale e, quindi, considerato sempre legittimamente impedito, è parte offesa, si può tutelare oppure no?
Le altre parti fondamentali del processo, che sono la parte civile e il pubblico ministero, in che condizioni si vengono a mettere nei confronti dell'imputato, nel momento in cui si altera l'equilibrio della collocazione delle parti in un procedimento?
Lei è Ministro della giustizia: di tutte queste cose non può non rendersi conto! E credo che sia molto grave che lei avalli un provvedimento, sapendo benissimo che è uno strappo costituzionale ed un vulnus allo stesso regolare funzionamento dell'ordinamento e delle procedure.
E questo ci porta a dire che non è accettabile il provvedimento in esame, perché esso in realtà non corrisponde ad un'esigenza di giustizia, non corrisponde ad un'esigenza di riforme...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Fassino. Pregherei il sottosegretario Crosetto di consentire... Grazie.

PIERO FASSINO. Non corrisponde ad un'esigenza di giustizia e di tutela dei cittadini nella generalità che deve avere una legge che ha valore erga omnes: serve soltanto a tutelare una persona e ad impedire che essa possa essere sottoposta ad un procedimento giudiziario; il che, per tante ragioni che sono state in questi anni troppe volte evocate, è inaccettabile.
Non solo: ancora una volta voi piegate l'ordinamento giudiziario alle esigenze di una persona e alle convenienze di parte. Nessuno nega - e non lo nego certamente io, che ho avuto la ventura prima di lei di fare il Ministro della giustizia - che la giustizia in Italia abbia gravi problemi e vi sia necessità di riforme, ma le riforme di cui ha bisogno la giustizia in Italia riguardano non una persona: riguardano le modalità di accesso alla giustizia, ed una più facile e rapida accessibilità, riguardano la celerità dei processi. Affronteremo questo tema quando discuteremo del processo breve, ma le ricordo fin da adesso che lei, sulla base dell'articolo 110 della Costituzione, è responsabile dell'organizzazione giudiziaria e del suo corretto funzionamento, e non può far approvare un provvedimento in Parlamento senza chiedersi quali sono le conseguenze sull'ordinamento giudiziario! E lei sa benissimo che l'approvazione di quel provvedimento, che stabilisce dei tempi certi per i procedimenti, senza che seguano immediatamente anche i provvedimenti ordinamentali e organizzativi necessari, significherà che molti processi non si faranno, e significherà negata giustizia per milioni e milioni di cittadini!
Voi ancora una volta non vi rendete conto che i problemi veri sono la certezza delle pene, la chiarezza delle sentenze, la loro esecutività, la riforma del sistema sanzionatorio. Vogliamo discutere di ciò? Noi siamo pronti, e non da oggi! E su tutto questo noi abbiamo avanzato proposte: non è vero che noi ci rifiutiamo di affrontare i problemi annosi e gravi che ha l'ordinamento giudiziario italiano, e siamo pronti a discutere tutte le riforme che sono necessarie; ma si tratta delle riforme che riguardano la giustizia che interessa i cittadini. Voi di tutto questo non discutete, o meglio: evocate questi temi, poi essi giacciono nelle Commissioni giustizia senza che vi sia nessun tempo certo per le riforme, e invece concentrate tutta l'attività Pag. 36del Parlamento unicamente su provvedimenti costantemente riferiti soltanto alla tutela di una persona, in spregio alla certezza del diritto e all'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
Sono queste le ragioni per cui noi vi chiediamo di riflettere, e vi chiediamo davvero di non votare in modo cieco e sordo un provvedimento che rappresenta un vulnus, che ridurrà ancora di più la credibilità e la fiducia dei cittadini nella magistratura e nella giustizia.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PIERO FASSINO. Perché voi, in questo modo, certo riducete la fiducia nella giustizia: quando il diritto non è più uguale per tutti, quando un cittadino non ha più la certezza che quello che si applica a lui si applica a tutti gli altri...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

PIERO FASSINO. Concludo subito. E quando anzi un cittadino vede che quel che si applica a lui non si applica a chi dovrebbe rappresentarlo, quel cittadino sarà molto meno tenuto al rispetto della legge, e non sarà certo portato ad avere maggiore fiducia nelle istituzioni, nella giustizia, nella magistratura e nello Stato.

PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.

PIERO FASSINO. Tutto questo è una responsabilità grave che voi vi assumete, e per questo vi chiediamo, prima di infliggere un vulnus così grave all'ordinamento, di riflettere ancora attentamente sulla necessità e l'opportunità di cambiare strada (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Letta. Ne ha facoltà.

ENRICO LETTA. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, corre due grandi rischi il confronto parlamentare che iniziamo oggi, e nel quale metteremo tutto il nostro impegno per convincere il Parlamento e l'opinione pubblica delle nostre ragioni.
Il primo è quello della ripetitività che genera assuefazione: come troppe volte in questi anni, si compie oggi un rito che, con il corso della politica dettata dai ritmi dei media e della spettacolarizzazione, rischia di non fare notizia, il rito di un'Aula oggi piena, a differenza del normale, e di una blindatura di un voto su un provvedimento che - lo sappiamo tutti, lo sapete tutti - trae origine solo dalle esigenze processuali del Presidente del Consiglio dei ministri.
Nessuno in quest'Aula potrebbe avere oggi il pudore di alzarsi e di motivare altrimenti la forzatura che è stata imposta ai lavori parlamentari. Ma siccome ormai lungo è l'elenco dei casi in cui il nostro Parlamento è stato usato come succursale operativa degli studi legali che lavorano a quei processi, il rischio - dicevo - è che la cosa non faccia più notizia. In un tempo dominato dalla rincorsa alla novità più spettacolare che copre domani l'emozione che ha fatto notizia oggi, sappiamo che il rischio dell'assuefazione è dietro l'angolo: la nostra battaglia - oggi e nel Paese - combatte innanzitutto questo rischio.
Il nostro rispetto per le istituzioni, la nostra passione per la politica vissuta come impegno a migliorare la convivenza della nostra comunità ci porta oggi qui a dirvi che sbagliate e ci porta qui a raccontare al Paese che noi non siamo corresponsabili di questi orrori, che un giorno la storia di questi anni verrà scritta, verrà analizzata ed il giudizio sui comportamenti diventerà inappellabile e che ai tanti errori che noi dall'opposizione abbiamo compiuto in questi anni non si aggiungerà, signor Presidente, quello di non avere qui oggi detto «no», quello di non avere con fermezza richiamato - ognuno, in quest'Aula - alla responsabilità nei confronti del proprio mandato di interpreti e servitori dell'interesse generale del Paese. Per dirla con una frase impegnativa: «Non nel nostro nome»!
Proprio per questo voglio richiamare un secondo rischio del nostro dibattito parlamentare. Siccome oggi parliamo di Pag. 37giustizia - verrebbe da dire, parliamo ancora una volta di giustizia - c'è da chiedersi perché questo Parlamento da anni a questa parte si occupa più di giustizia che di fisco, più di processi che di lavoro, più di «lodi» che di scuole o università, e perché contemporaneamente questo Paese vive sulla giustizia la sua Caporetto continua.
Perché tanta attenzione e tanta centralità, da una parte, e risultati così disastrosi, dall'altra? Sarebbe bene che uscissimo tutti dal gioco delle parti che troppo spesso impedisce di fare discorsi oggettivi sullo stato del Paese (l'hanno detto, prima di me, i colleghi Castagnetti e Fassino).
Lo dico perché non posso dimenticare che in questo Parlamento tutte le forze politiche qui presenti, noi compresi, hanno avuto responsabilità di Governo e quindi a nessuno è data la possibilità di chiamarsi fuori, di dire «io non c'entro», di dire «ho tutte le ragioni e la coscienza bianca e immacolata»: se la giustizia italiana è al collasso, il problema è di tutti e noi vogliamo farci parte attiva per trovare soluzioni.
La situazione della giustizia è una delle cause principali della scarsa competitività del sistema Paese. Parlare con imprenditori italiani o stranieri che ragionano sulla loro esperienza italiana è più istruttivo di qualunque analisi fattuale: 1.210 giorni di tempo per il recupero di un credito a fronte dei 331 della Francia e dei 394 della Germania o il fatto che sulle imprese si calcoli un peso di 2 miliardi di extra costi l'anno per le inefficienze del sistema sono piccoli accenni di una sfilza impressionante di dati che appunto qualunque imprenditore - piccolo o grande, italiano o straniero - potrebbe rendere meno aridi con mille storie, drammatiche spesso, sopratutto se declinate al Mezzogiorno.
L'assenza di una vera e totale certezza del diritto è uno dei principali vulnus alla competitività del Paese ed è inutile fare grandi discorsi sulla crisi che è alle nostre spalle, sul peggio che è passato, sulla ripresa che arriva: se la giustizia italiana rimane in queste condizioni la ripresa arriva per altri, arriva per quelli che hanno approfittato di questo tempo per fare le riforme, arriva per i Paesi che si sono guardati nel profondo dei propri problemi e che oggi possono guardare lungo.
Perché, signor Ministro, non usiamo queste giornate parlamentari a parlare di giustizia, di giustizia vera, di quelle riforme alle quali ci richiama incessantemente il Presidente della Repubblica? Quelle riforme necessarie per rendere equo e rapido il giudizio per ogni cittadino indistintamente uguale di fronte alla legge, le riforme per togliere arbitrii ed eccessi di discrezionalità, le riforme per rendere efficiente il lavoro degli operatori di giustizia, le riforme per fare dei nostri tribunali luoghi ai quali rivolgersi quando si ha un diritto negato, e non luoghi da frequentare quando si vuole, al contrario, reiterare la negazione di un diritto.
Signor Presidente, noi vogliamo partecipare a cambiare la giustizia italiana, perché sappiamo che il sistema non è difendibile e che l'altro rischio che tutti corriamo è quello di sorridere amaramente ogni volta che un «Gabon» viene citato, continuando come se niente fosse, alzando le spalle, pronti ognuno a salire stancamente sulla scena di una commedia in cui ci viene chiesto di recitare una parte.
Sappiamo tutti qui, nel profondo delle nostre coscienze, che questa commedia non è la vita degli italiani che ogni mattina alzano una saracinesca, reale o virtuale che sia, che si rimboccano le maniche e cercano di farcela, tentando di uscire dalla crisi e che quando ce la fanno sono orgogliosi di loro stessi e del loro Paese. Vorremmo, ma non è oggi questo giorno, che quegli italiani fossero anche orgogliosi di un Parlamento che lavora per loro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, penso Pag. 38che questa sia una brutta giornata per il nostro Parlamento e sento, per questo motivo, il dovere morale di esprimere un'opinione forte. Il legittimo impedimento è già disciplinato dalla legge, con questo testo diventa una prerogativa per il Presidente del Consiglio ed i suoi Ministri che modifica l'impianto costituzionale (l'articolo 68) e il rapporto di parità che vi dovrebbe essere tra gli eletti di questa Camera. Appare come un'affermazione di casta che non c'entra nulla con la riforma organica della giustizia realizzata nell'interesse del cittadino.
Non v'è dubbio che vi è una diffusa esigenza di giustizia per i cittadini, non solo penale, ma anche civile, amministrativa e fallimentare, ma la ragionevole durata del processo, la giustizia giusta, sono altre cose se viste nell'interesse del cittadino e collocate all'interno di questa discussione, appaiono come delle parole vuote, come una ripresa di concetti strumentali ai fini di ottenere altri risultati. Non si va nella direzione della conciliazione tra diversi interessi o dell'equilibrio dei poteri, ma dell'affermazione di un malinteso primato della politica.
Quando un buon politico richiama il suo primato, lo fa avendo cura di guardare all'interesse generale, non certo pensando ad un'affermazione di potere che stride e contrasta con l'interesse generale. Poiché gli elettori ci hanno votato, abbiamo il diritto di porci sopra la legge: questo è il concetto di fondo che viene evocato in maniera più o meno edulcorata negli interventi di molti colleghi.
Anche nelle settimane scorse vi sono stati dei richiami molto precisi al modello russo come quello più vicino al nostro modo di pensare. Ecco lì, siccome i cittadini russi hanno votato Putin e il suo collaboratore, questi possono mettersi al di sopra della legge. Questa impostazione politica non solo stride con la Costituzione, ma dà un'idea della democrazia molto diversa: è una malintesa concezione, una visione malata della democrazia, quella che fa originare questa interpretazione.
L'ossessione di Berlusconi per le questioni giudiziarie ha punteggiato le vicende di questi anni. Si cominciò nell'autunno del 2001 con la limitazione degli effetti delle rogatorie svizzere, perché quello che era accaduto nel 1994 era durato poco e ha consentito a Berlusconi di spiegare agli italiani che la vicenda giudiziaria e il rapporto politica-giustizia nasceva dopo che aveva ricevuto l'avviso di garanzia a Napoli. Ovviamente aveva messo in archivio il 1992-1993 che non lo riguardava, anzi quel periodo venne utilizzato...

PRESIDENTE. Scusi onorevole Tabacci, pregherei i colleghi di non fare capannello di fronte al banco... onorevole Tremonti, la prego.

FURIO COLOMBO. Presidente, anche il Ministro La Russa...

PRESIDENTE. Vale ovviamente per tutti i luoghi dell'Aula e per tutti i colleghi. Prego, onorevole Tabacci.

BRUNO TABACCI. Stavo dicendo che nel 1992-1993 queste questioni non riguardavano l'onorevole Berlusconi, anzi in qualche modo le ha cavalcate quando nel gennaio del 1994, annunciando la nascita di Forza Italia, diceva che questa avveniva nel campo della discontinuità con il sistema di potere che i partiti della prima Repubblica avevano gestito fino a poco tempo prima. Ecco quindi dal 2001 le rogatorie svizzere, e poi è stato un lungo percorso che inseguiva dei processi specifici, non si poneva il problema di una riforma organica della giustizia nell'interesse del cittadino.
Questo è il punto che dà poca credibilità perché insegue il processo in corso. Invece di una grande riforma liberale si è preteso di piegare le leggi agli interessi su misura del Presidente del Consiglio. L'obiezione che è stata da lui ribadita anche in questi giorni è che gode di una grande popolarità (il 68 per cento) e di un grande sostegno popolare. Dice che è una cosa persino imbarazzante. Io penso che Pag. 39invece sia imbarazzante come rappresenta questo consenso e il suo rapporto con il popolo.
Non vedete che è un Paese moralmente sfibrato, che non ha speranza, che è attanagliato in un miscuglio di incertezze sul suo futuro? Questo è il Paese che per rassegnazione sembra avere un atteggiamento di solidarietà rispetto ad un modo di gestire la politica che ne contraddice gli interessi più profondi. Non è l'esempio di rigore morale e istituzionale quello che oggi seminate.
Penso al dibattito attorno all'articolo 68 della Costituzione e al tentativo di una chiamata in correità per l'intero Parlamento. Vedete, nel 1993 io feci parte della Commissione speciale per la modifica dell'articolo 68. Ero indagato e consapevolmente sostenni la riduzione delle garanzie per i parlamentari e, quindi, anche per me. A distanza di sedici anni mi chiedo se davvero abbiamo bisogno di un di più di garanzie come singoli parlamentari o come Assemblea degli eletti. A me basta la tutela per le opinioni sostenute in questa Aula e per i voti espressi. Penso che un'interpretazione corretta e le garanzie date su questo punto siano sufficienti a mettere noi nella condizione di fare il lavoro di onesti legislatori. Io, per il resto, mi sento un cittadino come tutti gli altri.
Quello che voglio dire in particolare all'onorevole Vietti è che questo passaggio non è senza conseguenze. L'onorevole Vietti, che ha assunto la paternità dell'iniziativa specifica sul legittimo impedimento, deve considerare come quella iniziativa sia stata sostanzialmente stravolta. Non solo questo testo è profondamente diverso, ma l'inclinazione politica che si dà con questa iniziativa è del tutto difforme e segna un punto strategico all'interno di questa legislatura. Penso che questo elemento l'onorevole Vietti lo debba tenere in grande presenza. Concludo: si deve pure essere capaci di organizzare un'alternativa democratica, ma con l'esempio civico, con il rigore morale. Non penso che noi possiamo inseguire il Presidente del Consiglio sul suo terreno. È una distinzione netta di moralità, di civismo che dobbiamo portare, se vogliamo credere che il Paese possa davvero avere fiducia in un'alternativa possibile (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, in pochi minuti vorrei svolgere un brevissimo ragionamento. Credo che questa sia l'occasione anche per fare riflessioni molto più ampie, uscendo fuori da quello che è un percorso che a volte in quest'Aula si ripete, in termini anche rituali, come se qualcuno di noi dovesse svolgere il suo «compito».
L'onorevole Vietti, con la sua proposta, ha tentato insieme al gruppo dell'UDC di rimuovere degli ostacoli e delle difficoltà al percorso dell'attività sia legislativa sia di Governo. Credo che sia uno sforzo che è stato fatto, che va apprezzato e che va considerato con molta attenzione.
Certo questo è un momento di passaggio, perché il provvedimento in esame, come si è detto, dovrebbe fare da ponte ad un approdo verso una legge di rivisitazione costituzionale. Ma anche nella fase dell'esame delle questioni pregiudiziali riguardanti il profilo di costituzionalità del provvedimento ho ascoltato alcuni equivoci di fondo, sia per quanto riguarda la sovranità del Parlamento sia per quanto riguarda il ruolo della magistratura. Qui vi è confusione perché qualcuno pensa e vagheggia anche un livellamento ad un rango quasi eguale tra la sovranità del Parlamento e la sovranità della magistratura. Credo che questo sia un equivoco di fondo che debba essere eliminato, anche perché l'articolo 101 della Costituzione parla di giustizia gestita e amministrata in nome e per conto del popolo italiano. La sovranità del Parlamento viene ovviamente da un voto popolare e quindi anche l'Esecutivo è espressione di un'attività dove la sovranità popolare si esalta, si espande e si rafforza.
Ma vi è un altro dato: sul provvedimento in esame non v'è dubbio che vi sia Pag. 40un riscontro molto forte e molto intenso per dare un ruolo forte anche all'Esecutivo. Questo è il dato che è emerso anche nel dibattito e nella discussione non soltanto di questa mattina in quest'Aula, ma anche nella fase preparatoria, durante la quale si è discusso anche in Commissione. Ritengo che il ruolo del Parlamento debba essere tutelato.
Ricordo tranquillamente quando il Parlamento fu costretto dagli eventi - e lo dico con estrema chiarezza: avrei preferito che alcuni colleghi avessero ricordato questo dato - ed immediatamente approvò la rimozione dall'articolo 68 della Costituzione dell'immunità parlamentare. Vengo qui a ricordare che nel momento in cui il provvedimento in esame è un provvedimento ponte, che dà un ruolo forte anche all'Esecutivo rispetto alla sua attività, per alcuni versi anche giusta, ritengo che bisogna arrivare ad una rivisitazione dell'articolo 68 della Costituzione, reintroducendo l'immunità parlamentare con riferimento chiaro alla norma relativa al Parlamento europeo.
Questo Parlamento deve essere in condizione di fare queste proposte, uscire fuori anche molte volte dagli infingimenti, dai complessi di inferiorità: questo Parlamento deve esprimere chiaramente la sua sovranità, la sua indipendenza verso altri poteri e verso altri sconfinamenti che cercherebbero di condizionare la sua attività. Se noi discutessimo anche il provvedimento in esame avendo ben chiaro quello che è l'obiettivo, per dare dignità anche al ruolo del Parlamento, soprattutto un ruolo forte della politica, un equilibrio tra la magistratura e il Parlamento e la politica, ritengo che questo sarebbe un fatto estremamente serio, che andrebbe ad arricchire anche il nostro dibattito, per sottrarlo a quelli che sono le minuzie ed i condizionamenti, che possono riguardare il Presidente del Consiglio oggi, ma che riguardano certamente anche il Governo nel suo percorso come istituzione e come momento di riferimento nell'attività amministrativa.
Signor Presidente, ho concluso: ritengo che questo sia il senso di un confronto, di un'elaborazione e di una discussione che deve soprattutto porsi il tema della sovranità del Parlamento, del ruolo del Parlamento rispetto agli interessi superiori del Paese e alle attese dei cittadini, a cui noi ci riferiamo costantemente e continuamente, ma poi a questi riferimenti non seguono fatti e non seguono comportamenti coerenti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Papa. Ne ha facoltà.

ALFONSO PAPA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, credo che, in questa sede - e proprio in occasione degli interventi sul complesso sugli emendamenti - dobbiamo avere il coraggio di ricordare che il provvedimento in esame non è, e non può essere, una legge ad personam.
Il provvedimento in oggetto - come anche la mestizia e l'imprecisione di molti interventi che sono stati ascoltati - rappresenta l'inizio di un percorso che parte esattamente dal grande equivoco nel rapporto tra magistratura e politica, nato per colpa della politica, con la soppressione dell'articolo 68 della Costituzione.
Oggi, dobbiamo avere il coraggio di ricordare che quella norma - che faceva parte della migliore sintesi tra le varie anime della Costituzione italiana - a sua volta, bilanciava una serie di equilibri, che consentivano, all'interno di quella Costituzione, il riconoscimento, nei termini più alti (e cioè, in termini di fonte suprema), di altri valori. Mi riferisco, ad esempio, all'autonomia e all'indipendenza della magistratura (anche di quella requirente), che non aveva, e ad oggi non ha, equivalenti nel mondo occidentale.
Se non vogliamo nasconderci dietro un'ipocrisia, che sta scivolando sempre più nel demagogico, non possiamo non riconoscere un fatto. Non è vero che oggi in Italia chi ha vinto le elezioni pretende di governare senza sottoporsi al vincolo della legge. È vero, invece, che in Italia, ormai da oltre un decennio è, di fatto, assai difficile attuare un programma di Governo Pag. 41mettendosi al riparo dalla visibilità e dalla «debordanza mediatica» che la doverosa attività giudiziaria finisce, essa stessa, per avere, condizionando, allora come oggi, la vita del Parlamento e dei Governi che si sono succeduti.
Il provvedimento in oggetto riprende indicazioni provenienti da pronunce della Corte costituzionale e si colloca in un obiettivo di governabilità e nel progetto di ripristinare un equilibrio tra poteri. Ciò per rilanciare i contenuti di tutte le istituzioni di questo Paese, rispetto alle quali, spesso, anche l'opposizione parla, ma probabilmente con una scarsa consapevolezza in ordine alle finalità.
Oggi, lavoriamo per un provvedimento che prevede una non condizionabilità dell'Esecutivo e del Presidente del Consiglio, non dai processi (perché non impedisce la celebrazione dei processi), ma nell'espletamento del mandato che è stato conferito. In questo modo, esso consente, altresì, di riequilibrare i poteri, in vista delle riforme costituzionali a cui questa maggioranza sta lavorando e che, probabilmente, questa opposizione teme per la scarsezza dei contenuti che la contraddistinguono e che, in questa sede, sono emersi tutti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Avverto che sono stati presentati i subemendamenti Palomba 0.1.400.1 e 0.1.401.1, riferiti, rispettivamente, agli emendamenti 1.400 e 1.401 della Commissione.
Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ENRICO COSTA, Relatore. Signor Presidente, mi accingo a dare indicazione dei pareri favorevoli della Commissione.
La Commissione esprime parere favorevole sul subemendamento Contento 0.1.300.1 e raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 1.300.
La Commissione raccomanda altresì l'approvazione del suo emendamento 1.301 ed esprime parere favorevole sull'emendamento Ferranti 1.156.

Il parere è altresì favorevole sugli identici subemendamenti Contento 0.1.302.1 e Vietti 0.1.302.2.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.302.
La Commissione raccomanda altresì l'approvazione del suo emendamento 1.303.
La Commissione raccomanda poi l'approvazione del suo emendamento 1.400, che dovrebbe essere posto in votazione in quest'ordine, nonché del suo emendamento 1.401 (si tratta di un emendamento aggiuntivo).
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Ferranti 1.160.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.304.
La Commissione raccomanda infine l'approvazione del suo emendamento 1.305 ed esprime parere favorevole sull'emendamento Contento 1.363.

PRESIDENTE. Onorevole relatore, per tutti gli altri emendamenti il parere della Commissione è contrario?

ENRICO COSTA, Relatore. Per tutti gli altri emendamenti il parere della Commissione è contrario.

PRESIDENTE. Sta bene. Il Governo?

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore, con un'unica notazione, relativa all'emendamento 1.304 della Commissione. Il Governo ritiene sia meglio sostituire le parole: «se ricorrono» con le seguenti: «quando ricorrono». In realtà, ciò non muta affatto il significato del comma, ma sembra rispondere meglio alla tecnica legislativa.

PRESIDENTE. Sta bene. Quando passeremo all'esame di questo emendamento chiederemo il parere della Commissione.
Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.154. Pag. 42
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà per cinque minuti.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, questo emendamento soppressivo è per noi fondamentale. Vi chiediamo di abrogare o di sopprimere l'unico articolo di fondo di questo provvedimento che introduce un meccanismo automatico di rinvio dell'udienza quando un Presidente del Consiglio o un Ministro, anche sulla base di una mera autocertificazione, attesti un impedimento connesso alle sue funzioni e sostenga di essere, appunto, impegnato.
In realtà, con questo articolo 1 scardinate tutto il sistema processuale. Si tratta di una deroga gravissima e irragionevole alle regole comuni che valgono per tutte le altre parti. Tale articolo non dà luogo né possibilità a nessuna parte del processo di interloquire, né al pubblico ministero, né alle parti civili e neppure al giudice, che ha l'obbligo, anche previsto dall'articolo 101 della Costituzione, di governare il processo. Esso viola le regole comuni e crea un privilegio per gli uomini di Governo, sotto processo per reati comuni e non per reati funzionali. Di fatto, è un modo per reintrodurre dalla finestra ciò che è uscito dalla porta, sia con il lodo Alfano sia con la sentenza della Corte costituzionale.
In realtà, si prende a pretesto una norma processuale che è stata creata per consentire all'imputato di partecipare al processo e di fare in modo, appunto, che quel processo non si svolga senza la sua presenza. È una norma di alta garanzia e si realizza, invece, un'autorizzazione, utilizzando strumentalmente quella norma, per sospendere, anche a tempo indeterminato e di sei mesi in sei mesi, lo svolgimento di quel processo.
Ho sentito dire qui, anche da autorevoli giuristi, che la giurisprudenza è unanime nel riconoscere che l'impedimento di Governo sia un impedimento assoluto. Allora mi chiedo: a che serve questa legge e a chi? In realtà, è stato stravolto il sistema perché l'impedimento che oggi per unanime pronuncia dei giudici consente il rinvio è l'assoluto impedimento a comparire, quello appunto che legittima la possibilità di rinviare.
Qui invece si introduce una formula generica e vaga riferita alla poliedrica attività del Governo non tipizzabile in astratto, tant'è vero che avete dovuto fare un passo indietro - o un passo avanti, come preferite l'angolo di visuale - perché, rispetto al riferimento delle norme sul funzionamento del Governo, avete inserito una norma generica che fa riferimento comunque all'attività prevista dalle leggi e dai regolamenti.
Proprio perché quell'attività non è tipizzabile in astratto avete introdotto il privilegio per pochi di considerare a priori sempre legittimo ogni impedimento istituzionale, che di per sé pone l'obbligo del giudice di rinviare l'udienza che sarà poi rinviata a sua volta. Inoltre, basta produrre un'autocertificazione; magari in base alle nuove norme sulla digitalizzazione che verranno introdotte basterà mandare un messaggio sulla casella di posta certificata dalla Presidenza del Consiglio per sospendere di sei mesi in sei mesi quell'udienza e quindi non fare più il processo.
Che questo sia un obbrobrio giuridico credo vi sia la piena consapevolezza da parte di tutti, anche della maggioranza, tanto che è stata data vita ad una norma transitoria mai vista prima, una legge ponte, ossia una legge ordinaria che fa da ponte a una eventuale deroga della Costituzione. È tutto un programma: credo che non bisogna essere fior di costituzionalisti, ma basta aver superato l'esame di diritto costituzionale al secondo anno di università, per capire che è una norma che non sta in piedi.
Siete ancora in tempo per dare un segnale di civiltà giuridica, per far sì che gli italiani capiscano che le garanzie processuali - concludo, signor Presidente - non sono manipolabili a piacimento a seconda degli interessi in gioco, degli imputati o perché si voglia usare il polso duro con i deboli e il polso debole con i forti. Pag. 43
Ci si vuole nascondere - è stato detto poco fa - dietro un'ipocrisia, ma non siamo noi che ci vogliamo nascondere dietro l'ipocrisia, bensì voi che non avete il coraggio di presentarvi di fronte ai cittadini con una norma di riforma della Costituzione...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Ferranti, il suo tempo è terminato.

DONATELLA FERRANTI...che introduca nuovamente l'immunità parlamentare. Quindi vi chiediamo di votare a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà per cinque minuti.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo Italia dei Valori su questo emendamento soppressivo che si presenta come l'unico modo per spazzare via delle disposizioni che sono in palese e chiaro contrasto con la Costituzione. D'altra parte, voi stessi ne fate una confessione nell'incipit, quando dite che con legge ordinaria state cercando di precostituire una legge costituzionale che non c'è e questo è anticostituzionale.
Lo sapete, ve lo hanno detto in tutti i modi, eppure voi persistete e ne siete pienamente consapevoli. Vorrei dire, a nome del gruppo Italia dei Valori, a questa maggioranza di fermarsi di fronte a guasti, che possono essere irreversibili, alla Costituzione e al sistema.
Stiamo andando verso uno sconvolgimento totale degli assetti e dei rapporti tra i poteri dello Stato. Se andate avanti così, ci vorranno decenni per sanare i guasti che state producendo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà per un minuto.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, sabato scorso, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, ho abbandonato il salone dei busti di Castel Capuano a Napoli per seguire i 70 magistrati che sono andati via allorché ha preso la parola il rappresentante del Governo. Infatti, la protesta dei magistrati è fondata ed oggi ne abbiamo la riprova: anziché, come richiede la procura di Napoli, dare più mezzi, più dotazione, più polizia giudiziaria, più personale amministrativo per stroncare la criminalità e la delinquenza, oggi abbiamo la riprova che, invece, con questo provvedimento si attua una discriminazione in sede processuale.

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, la prego di concludere.

FRANCESCO BARBATO. Infatti, oggi abbiamo un trattamento diverso per il Presidente del Consiglio rispetto a tutti gli altri cittadini e questo lo si fa con una legge ordinaria che vuole predisporre un trattamento speciale tra il cittadino Berlusconi...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà per un minuto.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, sono davvero sconvolto dall'insieme dei provvedimenti che in questa legislatura, ma anche nelle altre, questo Governo e questa maggioranza riescono a mettere insieme per salvare quello che non è assolutamente salvabile rispetto alla giustizia con la G maiuscola. Provo ad elencarli: il illegittimo impedimento (che è quello che stiamo discutendo), il processo breve, il lodo Alfano (uno, due, tre, quanti saranno), la legge antipentiti, di cui si ha notizia proprio in questi momenti, e poi seguirà definitivamente l'immunità parlamentare, che altro non è che una impunità. Se questo non è un sopruso, se questo non è uno sconvolgimento della Pag. 44Carta costituzionale, mi chiedo, signor Presidente, dove vogliono andare questo Governo e la sua maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, intervengo anch'io a titolo personale, penso di averne diritto come gli altri...

PRESIDENTE. Certo, prego.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, vorrei semplicemente sfatare una leggenda metropolitana: noi possiamo benissimo contrapporci a questo provvedimento, che è discutibile come tutti gli altri, ma smettiamola di dire che mette in una condizione particolare una persona rispetto agli altri cittadini. Infatti, se diciamo questo - e lo possiamo dire - dobbiamo ammettere che noi, anche lei, onorevole collega, è in una condizione particolare rispetto ai cittadini, perché non può essere arrestato (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
È la Costituzione che pone e che ha posto tra le varie prerogative e guarentigie dei parlamentari il tema delle immunità, che rendeva di fatto una categoria di cittadini - cioè noi - con delle garanzie che altri non avevano, in base ad una specifica funzione pubblica. Allora, questo provvedimento è discutibile e detestabile. Chiamiamolo detestabile, anche se io non lo credo affatto, ma questo provvedimento ha il coraggio di prendere di petto una questione che esiste e di rimuovere questa questione nel rapporto tra politica e magistratura (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Casini, la prego di concludere.

PIER FERDINANDO CASINI. Noi possiamo far finta che la questione abbia solamente questa pietra di inciampo, ma poiché non facciamo esercizio di ipocrisia, preferiamo affrontare e prendere il toro per le corna (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà per un minuto.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per riprendere quello che ha detto adesso l'onorevole Casini ed è bene che i dibattiti avvengano alla luce del sole. È vero che in molti ordinamenti, compreso il nostro, esistono delle norme - diverse da paese a paese e anche nella storia del nostro ordinamento giuridico - che stabiliscono criteri diversi per tutelare chi ricopre funzioni pubbliche, a cominciare dall'immunità parlamentare, dalle norme che esistono per tutelare lo svolgimento di funzioni pubbliche.
L'anomalia - onorevole Casini, lei lo sa benissimo - sta nel fatto che non stiamo stabilendo una norma per il futuro per chiunque assumerà incarichi pubblici, ma stiamo approvando una norma, come molte altre in passato, per bloccare processi specifici già in corso! Questa è l'anomalia e la violazione che lei finge di non capire (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, nonostante la difesa d'ufficio dell'onorevole Casini con riferimento al Presidente del Consiglio, ci sono interessi personali, evidentemente, in quest'Aula che valgono più degli interessi del Paese. Un impedimento può ritenersi legittimo se si riferisce a circostanze definite in modo oggettivo dalla legge, laddove il provvedimento in esame di fatto rimette alla mera potestà del Presidente del Consiglio dei ministri, non sindacabile da alcuno, il diritto di eccepire il carattere di legittimo Pag. 45impedimento di una propria attività, anche non strettamente funzionale all'esercizio della carica.
Tuttavia è un controsenso ritenere legittimo un impedimento solo perché come tale lo considera il soggetto interessato, senza considerare che il Presidente del Consiglio è impegnato per le attività di governo a tempo pieno, con la conseguenza che una disposizione come quella in esame equivale di fatto ad una sospensione del processo fino alla scadenza della carica.
Ve lo avevamo detto con pacatezza al momento... (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cimadoro. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, Ministro, siete andati avanti nonostante la Corte costituzionale vi abbia ribadito l'illegittimità costituzionale e con la stessa sentenza vi abbia anche ricordato che il bilanciamento andava riproposto in termini di autonomia dei due poteri. Invece, qui oggi siamo di fronte ad un atto, come ricordavano anche i colleghi, dove non c'è bilanciamento, ma la prevalenza di un dato su un altro. E c'è qualcosa che va ben oltre: infatti, nel testo che avete disposto volete farci intendere che questo è un atto transitorio, in attesa della legge costituzionale. Non solo, c'è anche altro. Asserite che le attività del Presidente del Consiglio dei ministri e dei Ministri stessi debbano essere svolte nel sereno svolgimento delle funzioni loro attribuite dalla Costituzione. È chiaro che non si può essere sereni quando si è accusati di aver commesso un reato. Allora è meglio dimettersi, sicuramente si sarà più sereni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, intervengo per dire solamente che il testo in esame allarga a dismisura l'ambito della discrezionalità, infatti la nuova disciplina introduce un istituto che trova applicazione automatica ogni qual volta l'interessato dichiara che sussista un legittimo impedimento riconducibile alle ipotesi previste per legge. Questo, lo ricordo, è quanto ho detto in discussione generale e trova la nostra netta contrarietà, perché tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge e questa norma non li rende tali. Pertanto noi siamo assolutamente contrari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il Presidente del Consiglio Berlusconi si trova in viaggio ufficiale in Israele. Qualcuno gli ricordi che in quel Paese i Presidenti del Consiglio raggiunti da un avviso di garanzia, o comunque imputati, si dimettono, si sottopongono a processo e dichiarano di essere orgogliosi di vivere in un Paese, in una democrazia, che sottopone a giudizio i parlamentari e i primi ministri al pari di ogni cittadino (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Non c'è la vergogna che vi accingete ad introdurre ancora una volta con questo provvedimento, che serve soltanto ad una persona, al Presidente del Consiglio. Questa è la differenza che lei, onorevole Casini, questa mattina non ha saputo cogliere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, questa legge non deve essere approvata, questa legge è costituzionalmente illegittima: lo confessa candidamente il comma 1 dell'articolo 1, dove si dice che resta in Pag. 46vigore per un breve periodo, perché la normativa che essa reca dovrebbe essere invece prevista da una norma di rango costituzionale. Quindi, vi accingete ad approvare una legge incostituzionale, per vostra stessa ammissione.
Così come va rilevato che all'articolo 1, comma 2, si cerca di individuare l'esercizio delle attribuzioni del Presidente del Consiglio dei ministri che costituiscono legittimo impedimento tramite richiami normativi, ma poi se ne espande irragionevolmente l'ambito di applicazione tramite il riferimento alle attività preparatorie e consequenziali, nonché all'esercizio di ogni attività comunque connessa alle funzioni di governo. Queste norme costituiscono l'introduzione di una vera e propria prerogativa ...

PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà, per un minuto.

ANIELLO FORMISANO. La ringrazio, signor Presidente. Signor Ministro, credo che l'obiettivo che vi prefiggete di raggiungere con questo provvedimento è quello di ottenere un certo numero di mesi di moratoria per il Presidente del Consiglio dei ministri, perché questo presumibilmente è il tempo ritenuto necessario per varare un'analoga disciplina di rango costituzionale. Noi riteniamo che questo sia molto grave.
Riteniamo, altresì, che sia molto grave che la maggioranza consideri la questione del legittimo impedimento del Capo del Governo come una priorità in materia di giustizia e molto poco razionale sia l'incongruenza di voler approvare una «legge-ponte» di rango ordinario con dei ritmi serrati che sostanzialmente non consentono di affrontare in maniera adeguata la questione del delicato equilibrio tra i poteri.
Sulla vicenda del delicato equilibrio tra i poteri, giurisprudenza e dottrina sono concordi nell'affermare, sulla base di precedenti che già abbiamo nel nostro ordinamento, perché il legittimo impedimento è già normato ed è già operante, come hanno detto altri oratori prima di me ...

PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà, per un minuto.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, prima l'onorevole Casini diceva che questa norma è encomiabile perché affronta un problema. In realtà questa norma sotterra un problema, cioè impedisce che qualcuno possa essere sottoposto legittimamente all'azione giudiziaria.
Noi contestiamo anche il tipo di norma perché la transitorietà della norma in oggetto, prevista all'articolo 1, non può giustificare l'adozione per legge ordinaria di una disciplina dichiaratamente volta a stabilire una prerogativa, che eventualmente - lo sottolineiamo - solo una legge costituzionale potrebbe stabilire. Il testo in esame è volto ad introdurre nell'ordinamento, e ciò non può essere sottovalutato, delle prerogative connesse all'esercizio della funzione politica che conducono ad una sospensione automatica del processo, anche per chi è rimesso alla valutazione, senza alcuno spazio per una verifica in concreto della sussistenza del legittimo impedimento da parte del giudice. È per questo motivo che noi contestiamo la norma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mura. Ne ha facoltà, per un minuto.

SILVANA MURA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è incomprensibile: ci vuole davvero una bella faccia tosta a cercare ancora di dimostrare che tanto il provvedimento sul legittimo impedimento e tanto quello sul processo breve siano volti a tutelare l'interesse generale (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). È del tutto evidente che il vero beneficiario di questi provvedimenti è il Presidente del Consiglio.
A nostro avviso, ben altre sono le priorità in tema di giustizia. Tra queste Pag. 47ricordiamo quella estremamente grave della situazione delle carceri italiane resa drammatica non solo dal sovraffollamento, ma anche dalla mancanza di personale penitenziario, di personale amministrativo, e di polizia. A ciò si aggiunge anche una forte carenza di educatori penitenziari che rende ancora più difficile l'attuazione del principio costituzionale della funzione rieducativa della pena.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà, per un minuto.

CARLO MONAI. Signor Presidente, colleghi, di cosa stiamo parlando? Evitiamo di nasconderci dietro a un dito: questa norma parte da una premessa indimostrata, ed anzi confutata dai fatti, che ci sia un interesse del Presidente del Consiglio a partecipare attivamente a dei processi che lo vedono imputato, quando sappiamo, per la sua storia giudiziaria, che in tanti e tanti processi non è mai andato davanti ai giudici se non in un'unica occasione. Allora se questo è, evitiamo di mistificare la realtà, evitiamo di ripetere il lodo Alfano, il lodo Schifani, che sono stati già dichiarati incostituzionali ed affrontiamo il processo anziché fuggire di nuovo dal processo. Noi siamo contrari a questo sfregio alla Repubblica che viene fatto ulteriormente da questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà, per un minuto.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, anch'io vorrei ricordare che in questo momento il Presidente Berlusconi in Israele sta ricevendo una lezione di democrazia, che spero sarà memorabile per lui.
In queste ore sta conversando con il Ministro degli esteri di quel Paese, il quale trova il tempo di recarsi regolarmente agli interrogatori dell'autorità giudiziaria perché è sotto inchiesta. Sta conversando in questo momento con il Primo Ministro di quel Paese, che è tale perché il precedente Primo Ministro ha dovuto dimettersi, senza mai parlare di complotti, di assassini e di plotoni di esecuzione giudiziari, per il fatto di essere sotto inchiesta.
Credo che gli verrà in mente, poiché si tratta di ricevere una simile lezione democratica, la lezione americana. È vero che ha incaricato il futuro Ministro Bertolaso di denigrare gli Stati Uniti, ma nonostante ciò non potrà dimenticare che il Presidente Clinton ha affrontato... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà per tre minuti.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, ricordo che le parole dell'onorevole Casini hanno aperto una questione sull'origine dell'iniziativa legata al cosiddetto legittimo impedimento. Per quel che ricordo del dibattito di quelle settimane, ho avuto l'impressione che si trattasse di un'iniziativa tattica e che veniva legata ad un presupposto, ovvero la rinuncia da parte del Governo all'iniziativa scellerata sul processo breve.
Qual è l'esito? È che il Governo si tiene aperte tutte le strade: oggi utilizza questo strumento, ma annuncia che non ha rinunciato alla modifica sul processo breve. Ciò perché vuole dimostrare che Berlusconi è perseguitato: questo è il problema centrale dell'iniziativa del Governo. Ora io posso accettare tutto, ma che un Presidente del Consiglio, che dispone di poteri pressoché illimitati, come dimostrano gli assetti che sta prendendo la finanza sulla quale sarebbe bene che si dedicasse una qualche attenzione - vedo movimenti importanti e anche che c'è un silenzio assordante del Governo sul punto -, possa davvero far credere che è perseguitato, mi pare una cosa proprio eccessiva (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia e Partito Democratico).

Pag. 48

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, credo sia un dato di evidenza che i processi di Berlusconi costituiscono un problema politico. Ha sbagliato il Popolo della Libertà in passato a tentare di risolvere i processi di Berlusconi quasi in appendice ad improbabili norme per un processo breve o per la riforma generale del processo penale. Ma è altrettanto sbagliato far finta che il problema politico non ci sia. Quando una maggioranza ritiene che il proprio capo sia oggetto di persecuzione giudiziaria (non dico se è vero o sbagliato, ma se esiste il semplice sospetto di ciò) nella storia dei Parlamenti, da tempo immemorabile, la soluzione è una legge di immunità: immunità parlamentare, o ministeriale. Vorrei ricordare all'onorevole Colombo l'istituto tipicamente americano del perdono presidenziale.

FURIO COLOMBO. Dopo la condanna!

ROCCO BUTTIGLIONE. Questo opera in modo da impedire che la magistratura possa interferire con l'esercizio del potere politico. In una democrazia, infatti, nessuno è al di sopra di ogni sospetto, né il Presidente del Consiglio, ma nemmeno la magistratura.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ROBERTO GIACHETTI. Per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, la pregherei di considerare che noi stiamo affrontando una questione molto delicata (basta vedere la particolarità delle presenze in Aula). Sappiamo perfettamente che è un provvedimento importante e ed è sotto regime di contingentamento e anche questo ovviamente è un fatto che incide, soprattutto, sul diritto dell'opposizione. Sappiamo che in questa occasione ci sono dei partiti dell'opposizione contrari a questo provvedimento e altri con diverse posizioni. Signor Presidente, stiamo utilizzando soprattutto un tempo destinato agli interventi a titolo personale. Questo normalmente dovrebbe accadere quando c'è prima l'intervento di un membro che rappresenta la posizione del gruppo e, successivamente, interventi legittimi dei deputati che svolgono il loro intervento a titolo personale che, ovviamente, tolgono del tempo che, non è stabilito dal Regolamento, ma spetta innanzitutto a chi si oppone a questo provvedimento.
Nella fattispecie - siccome (forse mi è sfuggito) non ho sentito chi ha parlato a nome del gruppo UdC, che sta utilizzando ora il tempo per gli interventi a titolo personale -, la pregherei affinché, almeno quel po' di tempo che ci rimane per poter affrontare un argomento così importante, sia gestito facendo in modo che chi si esprime a titolo personale lo faccia dopo che qualcuno ha preso una posizione per il gruppo, altrimenti consumiamo il tempo per gli interventi a titolo personale senza che vi sia una presa di posizione da parte del gruppo.

PRESIDENTE. Certamente, onorevole Giachetti. Quando ha chiesto la parola l'onorevole Casini, se lei ha bene inteso, l'onorevole Casini stesso ha detto di parlare a titolo personale, quindi francamente non capisco il senso del suo discorso, o forse sono stato distratto io.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Onorevole Giachetti, si può scegliere di parlare per cinque minuti o per trenta secondi: l'importante è capirsi. Io vorrei che questa discussione potesse essere utile e non facessimo tutti come Alice nel paese delle meraviglie. Ognuno di noi può dire quello che pensa, ma non possiamo ignorare che Pag. 49in questo Paese, da quindici anni, è aperto un contrasto obiettivo fra sovranità elettorale e sovranità giudiziaria.
La domanda che ci siamo posti è questa, onorevoli colleghi: vogliamo continuare a proclamare gli uni la sovranità elettorale e gli altri la sovranità giudiziaria e a creare una rissa e una contrapposizione che paralizza il Paese o vogliamo cercare un disinnesco di questa bomba, che paralizza l'Italia da quindici anni (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Popolo della Libertà)? Questo è il punto. Noi, disperatamente - con qualche contraddizione, ovviamente -, ci muoviamo in questa logica per poter approvare la riforma della giustizia e per poter parlare di riforme, di economia e di modernizzazione del Paese. Ecco perché, rischiando qualche incomprensione, ci muoviamo per disinnescare questa contrapposizione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.154, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole La Malfa...Onorevole Conte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 590
Votanti 585
Astenuti 5
Maggioranza 293
Hanno votato 238
Hanno votato no 347
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.

La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Angelino Alfano, Bocci, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Fitto, Franceschini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Mantovano, Maroni, Martini, Melchiorre, Meloni, Molgora, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Urso e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 889-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato respinto l'emendamento Ferranti 1.154.
Passiamo quindi alla votazione dell'emendamento Di Pietro 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, mi hanno chiesto di rinunciare per poter votare subito. Siccome penso che l'opposizione sia attrezzata per non far votare subito, penso che sia giusto intervenire.

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, al di là di queste valutazioni, vuole intervenire?

Pag. 50

FEDERICO PALOMBA. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Palomba.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, con questo emendamento l'Italia dei Valori propone un patto di leale collaborazione tra poteri ed istituzioni dello Stato. Questo patto è fondato sulla considerazione del pari rango costituzionale tra funzione di governo e funzione giurisdizionale. È chiaro che questo provvedimento rompe questo rapporto e questo equilibrio di pari rango costituzionale esclusivamente a favore della funzione di governo. Invece, noi proponiamo che la magistratura non chieda conto al Presidente del Consiglio di come esercita la sua funzione di governo, ma nel contempo che il Presidente del Consiglio debba mettere a disposizione della giustizia uno, due o tre giorni al mese in cui egli possa rinunciare a svolgere la sua funzione di governo e presenziare alle udienze. In questo modo, noi riteniamo che non si violi alcuna norma costituzionale. Difatti, questa è l'unica cosa costituzionale in questo provvedimento. Perciò, vorrei dire al presidente Casini che moderazione è moderazione nei toni, ma non può essere moderazione nelle regole e nei principi costituzionali, che vanno osservati. Perciò, signor Presidente, a nome dell'Italia dei Valori, chiedo che l'Aula esprima un voto favorevole su questo emendamento.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Cimadoro, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale: s'intende che vi abbia rinunziato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, il fatto che questa sarà una legge di rango costituzionale, non eliminerà la violazione dell'articolo 3 della Costituzione. Se ricordiamo bene: tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Vi saranno garanzie per gli imputati o meglio tutte le garanzie per l'imputato e nessuna giustizia per le parti lese. Questo in fondo è uno dei cardini della vostra politica sulla giustizia. Di tutto ci si deve occupare meno che della giustizia, dell'interesse e dei diritti negati delle parti lese.
Già il provvedimento sulle intercettazioni si è rivelato una perla, una chicca della vostra pratica sulla giustizia: stronca le indagini, esattamente come il processo breve, che determinerà la fine di tutti i processi. Quindi, non avremo più processi brevi, ma la morte di tutti i processi. Purtroppo, signor Presidente, questo provvedimento si rivelerà...

PRESIDENTE. Onorevole Di Giuseppe, la ringrazio.
Constato l'assenza dell'onorevole Di Stanislao, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo solo per ribadire che la Costituzione è una cosa seria e va maneggiata con cura, ma soprattutto con rispetto. Proprio la Costituzione non parla mai di sereno svolgimento di una funzione: la funzione è data dalle regole e dalle leggi; la serenità è un fatto del tutto soggettivo, e a quella serenità e a quella discrezionalità voi, invece, volete affidare il valore di una legge assoluta. Se il Presidente del Consiglio non è sereno, si può dimettere, come succede in tutte le grandi e vere democrazie dell'Occidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, questo emendamento ci sembra estremamente di buonsenso, in quanto si chiede, senza Pag. 51sindacare sull'impedimento del Primo Ministro, che dallo stesso venga dato un calendario possibile. È una sorta di adesione alla proposta in cambio della possibilità di andare avanti con la giustizia e di rendere giustizia.
È noto che in tantissimi Paesi - si parlava questa mattina di Israele - i politici, i Ministri e i Primi Ministri convivono con la loro carica e con la giustizia, o meglio, provvedono prima a risolvere i loro problemi con la giustizia e poi, eventualmente, a riprendere una carriera politica.
Ci sembra che questo emendamento sia assolutamente accoglibile; introdurrò successivamente un secondo elemento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, voglio fare una riflessione iniziale: comincio a credere nelle fortunate congiunzioni astrali, perché, evidentemente, non può essere casuale che la maggioranza a sostegno del Governo abbia approvato una delle più brutte leggi della storia repubblicana, il cosiddetto «ammazzaprocessi».
È un provvedimento che, stando alla concorde lettura delle fonti di informazione e alle dichiarazioni di tutti gli interessati, è stato fortemente sostenuto dal Governo e dagli avvocati del Presidente del Consiglio e che, per i suoi molteplici profili di irragionevolezza e di palese incostituzionalità, si configura tale da infliggere al sistema giustizia nel suo insieme e a quello giurisdizionale in particolare un colpo catastrofico, se venisse approvato anche alla Camera.
È per questi motivi che voteremo contro questo articolo e a favore dell'emendamento Di Pietro 1.1.

PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli allievi del liceo scientifico Carlo Livi di Prato, che assistono ai nostri lavori (Applausi).
Constato l'assenza dell'onorevole Messina, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale. Si intende che vi abbia rinunziato.
Constato, altresì, l'assenza dell'onorevole Mura, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale. Si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, saluto anch'io i nostri amici ospiti del liceo scientifico di Prato. L'equilibrio che vorremmo trovare in questo Parlamento nella dialettica tra le esigenze del Governo e gli obblighi della magistratura è sostenuto da questo emendamento, che, anziché bloccare sconsideratamente i processi per il Premier, a prescindere dai suoi impegni a Villa Certosa piuttosto che in sede internazionale o nazionale, chiede semplicemente di rinviare l'udienza, concordando un'agenda che consenta al Presidente del Consiglio di partecipare ai suoi processi compatibilmente con i suoi impegni.
Questo è un emendamento ragionevole, che evita l'incostituzionalità di questa legge, che altrimenti è uno sconcio verso la Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, intervengo solo per far osservare che questo è un emendamento che dovrebbe essere accettato dalla maggioranza, perché viene in pace, è un emendamento di buonsenso, di pacificazione, in modo che si possa vedere che ciascuna delle parti viene riconosciuta integralmente nei propri diritti; più che nei propri diritti, che sarebbe prepotenza, ma dentro e a livello degli stessi, che si chiama Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

Pag. 52

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, intervengo solo per segnalare come da parte dell'opposizione sia stato formulato un emendamento che tecnicamente non è compatibile con i tipi del processo penale e sopratutto prende le mosse da una critica a quel concetto di serenità che, conoscendo la Costituzione e le sentenze della Corte costituzionale, bisognerebbe rapportare ad esempio alla fondamentale sentenza della Consulta sul «lodo Schifani», nella quale si cita espressamente il bene della serenità come pilastro fondamentale per potersi pronunciare sul punto.
Non è affatto vero, quindi, che la serenità non appartenga al patrimonio della Corte costituzionale, anzi in suddetta materia ne costituisce il presupposto. Aggiungo, e concludo, che in questo emendamento ricorre un errore macroscopico di carattere tecnico laddove si fa riferimento alla mancata presenza del soggetto all'udienza fissata in uno dei giorni previamente indicati come disponibili; mi chiedo pertanto, se quel soggetto non fosse presente per un impedimento assoluto sopravvenuto, che cosa ne sarebbe di questo circolo vizioso processuale che porterebbe all'ingovernabilità del processo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Pietro 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sbai...Invito i commessi a prestare assistenza all'onorevole Servodio...Onorevole Saltamartini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 509
Votanti 507
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno votato
217
Hanno votato
no 290).

Prendo atto che i deputati Antonio Pepe e Ciccanti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario, che il deputato Boccia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.155.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciriello. Ne ha facoltà.

PASQUALE CIRIELLO. Signor Presidente, il comma 1 dell'articolo 1 che questo emendamento si propone di sopprimere per un verso contiene una delle gemme di questa proposta di legge, per altro verso tradisce le preoccupazioni che al riguardo la stessa maggioranza avverte con ogni evidenza.
Nel sistema delle fonti del diritto, come definito nel nostro ordinamento, non si conoscevano sinora fonti di rango primario titolari di un contratto di legittimità costituzionale a tempo determinato. Evidentemente, in linea con l'evoluzione dei tempi e con l'andamento della legislazione sul lavoro, si è pensato di colmare questa lacuna: ed infatti qual è il senso di questa norma? In attesa dell'approvazione di una legge costituzionale che disciplini organicamente le prerogative del Presidente del Consiglio e dei Ministri (legge di cui peraltro allo stato non vi è traccia), se ne anticipano per intanto gli effetti. La copiosa ed univoca giurisprudenza costituzionale esistente sul punto ha in realtà evidenziato con chiarezza la linea di discrimine tra una legittima disciplina del processo e la regolamentazione inaccettabile di una prerogativa di status introdotta con legge ordinaria.
Occorrerebbe, prima di tutto, che l'accertamento in ordine alla sussistenza dell'impedimento fosse rimesso al giudice; questo è quanto chiede la Consulta. Poiché, Pag. 53invece, è proprio dalla decisione del giudice che qui si intende fuggire, si stabilisce che ciò che il giudice, per dettato costituzionale soggetto solo alla legge, non può fare, possa farlo un funzionario appartenente alla segreteria generale della Presidenza della Consiglio. Così, si arriva ad un'altra chicca del testo: sarà una persona gerarchicamente subordinata all'imputato a decidere sulla sussistenza dell'impedimento dell'imputato stesso a comparire in udienza.
Diciamo che, a parti invertite, qualcuno della maggioranza ci avrebbe già apostrofato con un elegante «ma va là». Ma è proprio qui che la maggioranza tradisce la sua preoccupazioni. Se, infatti, questa disposizione non fosse ad altissimo rischio di incostituzionalità, e adopero comunque un eufemismo, perché prevederne un termine di scadenza (nella specie, non più di 18 mesi)? Se la norma fosse corretta, tale resterebbe anche una volta trascorso il termine. In realtà, la maggioranza sa bene che sta introducendo in modo surrettizio, ma palesemente incostituzionale, una nuova prerogativa e, nel tentativo di lenire il danno, ne circoscrive temporalmente l'efficacia. Peccato che nella sostanza ciò non muti la natura del problema. La non conformità alla Costituzione o c'è, o non c'è, e qui c'è. Che possa scomparire in ragione della transitorietà della disposizione stessa è argomento di assoluta impalpabilità, che sarebbe ben difficile difendere dinanzi alla Consulta nel giudizio che l'eventuale approvazione di questa proposta dovesse innescare, tempi permettendo. Questo è il motivo per cui siamo per l'immediata cancellazione di questo comma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori preannunzio il voto favorevole all'emendamento Ferranti 1.155. Noi vorremmo che venisse «spazzata» via questa proposta di legge che registra un'occupazione della politica nei confronti della magistratura. È una beffa parlare di invadenza della magistratura nella politica. La magistratura fa soltanto il suo mestiere, fa quello che deve fare, quello che la Costituzione le assegna. Sono, invece, il Parlamento e la maggioranza che pretendono con questa proposta di legge di mettere un freno all'esercizio della giurisdizione per bloccarla, sostanzialmente, quindi, esercitando un'invadenza, un'occupazione politica della magistratura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, la maggioranza vuole introdurre con una legge ordinaria una prerogativa - così è stata chiamata in Commissione giustizia - che sottrae il Presidente del Consiglio e i Ministri ad un principio sancito dalla Costituzione ovvero che la legge è uguale per tutti. Si tratta di un testo palesemente, e scientemente, incostituzionale, un dispositivo legislativo ad orologeria che sarà dichiarato ufficialmente incostituzionale quando saranno scattati altri scudi giudiziari «salva Premier». È un truffaldino impedimento, altro che legittimo impedimento, che calpesta, sapendo di calpestarlo, il dettato costituzionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, ci venite a parlare, enfatizzandolo molto, di un dato, ossia che sono affluiti nel Fondo unico per la giustizia 1 miliardo e 590 milioni di euro, ovvero la somma portata da 682 mila libretti postali individuati dal precedente Governo Prodi attraverso la Commissione che era stata affidata al magistrato Greco. Si tratta sempre degli stessi soldi, signor Presidente, l'unica cosa che non abbiamo potuto completare nella scorsa legislatura, dopo aver Pag. 54individuati 682 mila libretti di deposito postale, è stata l'individuazione dei depositi bancari perché il Governo ha cessato di esistere. Adesso noi chiediamo: dato che la somma rimane ancora quella dei depositi postali, siete riusciti ad accertare i depositi bancari o le banche continuano a non rispondervi? Non ci venite a dire che si tratta di soldi che vanno alla giustizia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà per un minuto.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, vorrei chiedere al Governo che fine ha fatto quella politica annunciata da parte della maggioranza sui braccialetti elettronici. Vorrei chiedere se è vero che esiste un contratto con Telecom Italia per un braccialetto sperimentale che costa undici milioni di euro, e se è vero che questo contratto vale sia per il 2010 sia per il 2011. Anche queste sono risorse che dovrebbero essere dedicate alla giustizia. Allora, che fine ha fatto questa sperimentazione? È in corso? È abbandonata? Non è possibile per questioni tecniche? Non è possibile perché non investiamo sulla banda larga, quindi non possiamo fare controlli attraverso i sistemi di comunicazione? Dove abbiamo fallito? Dov'è che il Governo ha fallito in merito a questa sperimentazione?
Inoltre, vorremmo avere notizie in merito al fatto che più volte abbiamo recriminato in Commissione...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Piffari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, alcuni colleghi - gli onorevoli Zaccaria, Tabacci, Palomba - hanno parlato di «illegittimo impedimento». Io le proporrei questa lettura: darei dieci a chi fa i titoli di questi provvedimenti, e due all'estensore. Perché di legittimo c'è solo il titolo. È come se noi chiamassimo un provvedimento per la diffusione del vaiolo «pronta guarigione». Il titolo è bello, ma la conseguenza è pessima.
Signor Presidente, si tratta di un colpo alla divisione dei poteri, al principio di uguaglianza e all'autonomia del Parlamento, a tal punto che il richiamo alla disciplina in questa Aula è stato utilizzato non per le pensioni ma per un provvedimento come questo (un'idea proprietaria del Parlamento).
Però, Presidente Fini, mi consentirà - spero di restare in tema - di dirle che il contesto è peggiore del testo. In questo stesso ramo del Parlamento, signor Presidente, nelle Commissioni VII e IX si discute di un regolamento e di un parere che stravolgerà il sistema della comunicazione, che ha colpito a morte l'Autorità di garanzia, quella Autorità di garanzia che non è stata nominata da noi e che oggi scrive al Parlamento che è in corso un tentativo di riduzione dei suoi poteri, in un provvedimento che mette le mani anche su Internet, caro Presidente Fini.
Allora, le chiedo soltanto di ricordare le parole che lei ha pronunciato nei giorni scorsi: la maggioranza, anche se ha un consenso del 98 per cento, non ha il dominio, non può stravolgere gli ordinamenti. Le chiederei di acquisire quella relazione e di fare, nei modi e nelle forme che riterrà, una riflessione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.155, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Onorevole Della Vedova... onorevole Negro, proprio davanti a me, non posso far finta di nulla... onorevole Casini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 554
Votanti 552
Astenuti 2 Pag. 55
Maggioranza 277
Hanno votato
235
Hanno votato
no 317).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione del subemendamento Palomba 0.1.300.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà per cinque minuti.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, con questo subemendamento l'Italia dei Valori tende a ripristinare il corretto ruolo costituzionale di ciascuna delle istituzioni dello Stato. La giustizia è una funzione sovrana - lo abbiamo detto stamattina - esercitata in nome del popolo italiano. Se questo provvedimento restasse così com'è, significherebbe che il Parlamento si sta arrogando il potere di impedire ad un potere dello Stato, ad una funzione sovrana di essere esercitata.
Come lo si ottiene? Lo si ottiene con l'imposizione ai giudici che procedono di accettare qualunque valutazione che venga fatta sul legittimo impedimento, persino quella di un funzionario dipendente del Presidente del Consiglio dei ministri che, senza poter essere valutato né smentito, decide in effetti come si deve svolgere la funzione giurisdizionale.
Ebbene, noi con questo subemendamento intendiamo contrastare questo sbilanciamento tra funzioni sovrane e tra poteri dello Stato che, invece, secondo la Corte costituzionale deve essere esercitato in perfetta parità sulla base del riconoscimento del pari rango costituzionale e della leale collaborazione.
Per tale motivo, con questo subemendamento, sostituendo alla parola: deve l'espressione «può applicare le disposizioni di cui all'articolo 1», intendiamo restituire dignità e rango costituzionale alla giurisdizione e alla magistratura.
Il Presidente Casini dice che c'è un problema politico e questo problema politico va risolto: lo diciamo anche noi. Il problema è in quale modo. La sua proposta di risoluzione è una proposta assolutamente sbilanciata soltanto in favore della funzione di Governo e non tiene conto, invece, delle prerogative costituzionali della magistratura e dell'esercizio della giustizia. Egli dice, cioè, che poiché l'esercizio della giustizia turba personalmente il Presidente del Consiglio allora decidiamo che la giustizia si mette da parte e rimane in campo soltanto la funzione di Governo. Questo non è accettabile, ma voi della maggioranza lo sapete benissimo perché lo dite anche pubblicamente e senza pudore: ci servono 18 mesi di bonus per arrivare ad una legge costituzionale che ripristini le immunità o il lodo Alfano. È questo cinismo che a noi non piace perché noi siamo abituati a risolvere i problemi politici in termini costituzionali.
Questo testo unificato - lo ripeteremo nel corso del dibattito - si pone in contrasto con i doveri della Costituzione. Sappiamo benissimo che non abbiamo i numeri: c'è chi aveva detto che era titubante e chi ha dato una ciambella di salvataggio a questo provvedimento, come gli amici dell'UdC i quali prima hanno detto che l'avrebbero votato in un certo modo e che non l'avrebbero votato in un altro modo, poi che non l'avrebbero votato se fosse andato avanti il processo breve. Poiché queste condizioni risolutive si sono verificate ma di esse non si tiene conto, abbiamo capito che i nostri numeri sono a nostro sfavore. Ciò non ci impedisce di dire quella che, secondo noi, è la verità e quella che secondo noi è la correttezza costituzionale che bisogna osservare. Se voi ci dite che siamo giustizialisti noi vi rispondiamo che non cediamo di fronte agli ingiustizialisti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, ritengo sia utile rammentare quale sia la disciplina attuale del legittimo impedimento Pag. 56a comparire. In realtà, già oggi la disciplina che è stata introdotta con il nuovo codice di procedura penale del 1989 prevede che il giudice anche d'ufficio sospenda o rinvii il dibattimento quando risulta che l'assenza sia dovuta o appare probabile che sia dovuta a caso fortuito, a forza maggiore o ad altro legittimo impedimento. La novità fu proprio quella della non necessità di prova assoluta di esistenza: è sufficiente la semplice probabilità di impedimento ove questo sia assoluto. Con la proposta in esame, invece, si vuole stravolgere questo sistema che è già un sistema di ampia e sufficiente garanzia dell'imputato a partecipare, com'è giusto, al suo processo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, si individuano ipotesi astratte di legittimo impedimento legate all'assolvimento concomitante di funzioni istituzionali quali Presidente del Consiglio o Ministro, che per la loro genericità in riferimento all'attività politica, preparatoria, di governo, conseguente o comunque connessa, fanno sì che in realtà vi sia un automatismo rispetto alla deduzione del legittimo impedimento, ossia all'impedimento rispetto all'andamento del processo.
Questa materia non è nuova: vi è già stata una valutazione della Corte costituzionale, che nel risolvere i conflitti di attribuzione definì i limiti, ed i limiti sono proprio quelli per cui non si può individuare una soluzione automatica che poi fa derivare con un automatismo necessario il legittimo impedimento e, quindi, sospende il processo penale. È questo che noi contestiamo, perché difendiamo la Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, il subemendamento che noi voteremo chiede di ripristinare un minimo di discrezionalità da parte del giudice ordinario nel valutare il legittimo impedimento. Credo sarebbe il minimo approvare la proposta emendativa in esame, in quanto la legge - lo dite voi, nel comma 1 dell'articolo 1 - è palesemente incostituzionale, in quanto il legittimo impedimento dovrebbe essere coperto da una normativa di rango costituzionale.
Proprio la giurisprudenza della Corte ha valorizzato un altro elemento critico, che in passato si cercò di individuare proprio con riferimento al legittimo impedimento governativo e parlamentare: nella sentenza del 2001, infatti, proprio in relazione alla regola che suggeriva la Camera dei deputati all'epoca - mi sembra fosse il caso Previti - di configurare come legittimo impedimento la partecipazione del parlamentare alle sole votazioni in Assemblea, la Corte affermò che tale regola acquisirebbe sempre un'impropria valenza derogatoria ...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Favia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rossomando. Ne ha facoltà.

ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. Colleghi della maggioranza, a proposito di giustizialismo e di cultura liberale, qui si discute della possibilità del giudice di valutare in concreto.
Vorrei ricordare a noi che la prima conquista è stata quella di sottrarre alla soggezione del monarca assoluto, del principe, la decisione del giudice, con la prova legale. Ma la seconda grande conquista, con la rivoluzione francese e con Voltaire, è stata il superamento della prova legale. È una conquista della cultura delle garanzie, che è basata su tre principi: libero convincimento del giudice, formazione della prova davanti al giudice (diremmo oggi al dibattimento) e giuria popolare.
Dunque, vi chiedo, soprattutto colleghi della maggioranza che fate parte dell'avvocatura: quando vi siete separati da questa cultura liberale, alla quale tutti ci Pag. 57onoriamo di appartenere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Palomba 0.1.300.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Corsaro, Martinelli, Lussana...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 559
Votanti 558
Astenuti 1
Maggioranza 280
Hanno votato
232
Hanno votato
no 326).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione del subemendamento Giachetti 0.1.300.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole dell'Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, il provvedimento in esame cerca di individuare l'esercizio delle attribuzioni del Presidente del Consiglio dei ministri. Ciò è già previsto dalla legge.
La questione, infatti, non è che il Consiglio dei ministri, in sessant'anni di storia repubblicana, non abbia saputo quali fossero le proprie prerogative. La questione è che ora è necessario inventarsi di tutto e di più, anche con riferimento alle attività preparatorie e conseguenziali, che devono estendere la prerogativa in oggetto al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri stessi.
In realtà, stiamo inventando una norma che, di fatto, protegge qualsiasi status proprio dei Ministri o del Presidente del Consiglio dei ministri, indipendentemente dall'attività che svolgono. Noi saremmo contenti se un legittimo impedimento fosse dovuto al fatto che il Presidente del Consiglio viene a riferire in Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà, per un minuto.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, ritengo che qualora un membro del Governo sia chiamato in udienza come imputato o come parte offesa, dovrebbe essere per lui prioritario assicurarvi la presenza, anche considerando che il numero di udienze in un processo non è, poi, così elevato.
Esprimo, quindi, l'assoluta contrarietà del mio gruppo rispetto al testo in esame, in cui l'unico profilo di decenza è quello di prevedere la sospensione della prescrizione. Riteniamo che il provvedimento in oggetto sia solo una sfida ai giudici, per consentire diciotto mesi di sospensione dei processi, prima di una dichiarazione di incostituzionalità, che, a nostro avviso, è certa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà, per un minuto.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, è incomprensibile come si cerchi ancora di dimostrare che tanto il provvedimento sul legittimo impedimento, quanto il provvedimento sul processo breve, siano volti a tutelare l'interesse Pag. 58generale. È evidente, che il vero beneficiario di questi provvedimenti è il Presidente del Consiglio.
Ben altre sono, a nostro parere, le priorità in materia di giustizia, come la grave situazione delle carceri italiane, la mancanza di personale penitenziario e la carenza di educatori penitenziari. Il provvedimento in esame rappresenta una priorità per gli italiani, ma solo a vostro avviso: per gli italiani, infatti, le priorità sono ben altre.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Giachetti 0.1.300.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 562
Votanti 561
Astenuti 1
Maggioranza 281
Hanno votato
228
Hanno votato
no 333).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Andrea Orlando e Tullo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione del subemendamento Melchiorre 0.1.300.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, quella in esame è una delle proposte emendative che noi Liberal Democratici abbiamo presentato e che ha superato il taglio previsto dalla norma regolamentare sul contingentamento dei tempi. Ci sarebbe piaciuto poter affrontare il dibattito in quest'Aula anche in maniera distesa, parlando di tutte le proposte emendative che sono state presentate dall'opposizione. Questo, forse, avrebbe dato, maggiormente, il senso e la portata del provvedimento che oggi stiamo esaminando.
Indubbiamente, la norma in oggetto è curiosa, se non altro per la sua costruzione. Infatti, esiste già nel nostro codice di procedura penale l'articolo 420-ter, una norma che regola l'impedimento a comparire dell'imputato o del difensore. Si parla già di un impedimento quasi assoluto che potrebbe avere l'imputato e che dovrebbe, comunque, essere valutato dal giudice sulla base della propria discrezionalità (altro principio che sembra essere stato ignorato nel provvedimento in esame).
Si sarebbe potuta, tranquillamente, ampliare la disciplina dell'articolo 420-ter (anche se non era necessario) e si potevano, forse, ulteriormente specificare altre e nuove modalità. Questo sì che era possibile farlo attraverso una legge ordinaria!
Ci troviamo, invece, ad esaminare un provvedimento particolare, costruito evidentemente come una norma ad hoc. Parliamo chiaramente di una legge ad personam, forse la diciannovesima o la ventesima legge ad personam che il Parlamento, nel corso di vari anni, è stato costretto ad approvare. Vorrei chiedere, anche ai colleghi dell'opposizione, di prendere contatto ancora di più con quella che è una triste realtà del nostro Paese. Ci troviamo ormai ad un punto fermo, un punto in cui non si riesce più ad andare avanti, perché emerge con sempre maggiore forza il problema, che non è quello della giustizia.
È qui presente il Ministro della giustizia. Ebbene, dall'inizio di questa legislatura non si sono mai affrontati realmente i problemi legati alla giustizia. Sappiamo che, parallelamente al provvedimento in esame, ne sta andando avanti un altro sul processo breve, approdato ormai alla Commissione giustizia della Camera: quello sì che rappresenta la trave, quello sì è il problema. Stiamo rischiando seriamente Pag. 59di arrivare allo sfascio completo della giustizia e a mio avviso vi si arriva con quel provvedimento.
Il provvedimento oggi in esame è sicuramente una legge brutta e scomoda per quanti credono ancora che esista l'articolo 3 della Costituzione, per il quale la legge è uguale per tutti. Ma se ci soffermassimo soltanto sui principi costituzionali, che s'intendono comunque ignorati in questo provvedimento, sicuramente commetteremmo l'errore di non renderci conto della realtà.
Questa è una legge ad hoc per il Presidente del Consiglio, lo sappiamo...

PRESIDENTE. Onorevole Melchiorre, la invito a concludere, il suo tempo è scaduto.

DANIELA MELCHIORRE. Concludo signor Presidente. Credo che sia assurdo voler includere in questo provvedimento anche i Ministri o estenderlo, come è stato ventilato da alcuni, anche agli altri componenti del Governo. Riteniamo quindi che non sia accettabile...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Melchiorre.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Melchiorre 0.1.300.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Micheli... onorevole Cesa... ha votato
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 562
Votanti 560
Astenuti 2
Maggioranza 281
Hanno votato
262
Hanno votato
no 298).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Contento 0.1.300.1, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pionati... ha votato, onorevole De Micheli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 567
Votanti 564
Astenuti 3
Maggioranza 283
Hanno votato
336
Hanno votato
no 228).

Passiamo alla votazione del subemendamento Cuperlo 0.1.300.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bindi. Ne ha facoltà.

ROSY BINDI. Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, questo è un subemendamento molto semplice. Chiediamo di sopprimere la parola «sereno», essendo questo provvedimento volto ad assicurare il sereno svolgimento delle funzioni attribuite al Presidente del Consiglio e ai membri del Governo.
Anche se è molto semplice e di immediata comprensione sappiamo di chiedere ai membri della maggioranza e a quelli del Governo un atto di onestà intellettuale, un atto di verità o, più semplicemente, di sincerità o, ancora più semplicemente, il superamento di un'ipocrisia. Sappiamo di chiedere molto perché sappiamo bene - come lo sapete voi - che il diritto alla serenità di governare è stato posto alla base prima del lodo Alfano e adesso di questo provvedimento.
Ricordavamo il diritto al perseguimento della felicità nella dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America e qualche teoria politica che affidava alla politica stessa la felicità dei cittadini. La Pag. 60Costituzione italiana ha una visione più laica e temperata sia dei diritti di cittadinanza sia della funzione della politica e delle istituzioni. Essa si limita ad accontentarsi della realizzazione piena della persona e affida alle istituzioni il compito di rimuovere gli ostacoli che si frappongono affinché questo si possa realizzare.
Voi, invece, ci riportate al diritto alla serenità a governare. Lasciateci dire che questo uso mistificante, in una parola tanto impegnativa, non ci sembra utile a questo punto, tanto più vedendo i risultati delle votazioni. Risparmiateci almeno l'uso corretto delle parole. La serenità è uno stato permanente e profondo della persona che da niente viene turbato. La parola viene usata in momenti solenni. Si ricorda che Tommaso Moro e Bonhoeffer andarono verso il martirio sereni. Sandro Pertini colse la serenità nel volto di Bachelet ucciso dalle Brigate Rosse. Molto più semplicemente il salmista ricorda che un bambino è sereno come quando è nel grembo della propria madre o è affidato a lei. Ma lo stesso Epicuro ci ricorda che l'uomo sereno non chiede serenità ma la procura agli altri, così come Seneca ad un amico in cerca di superare il vuoto della vita gli dedica La tranquillità dell'animo. Credo che la serenità appartenga al foro interno e a chi è a posto con la propria coscienza, perché questa è la fonte della serenità. Non è il giudizio al quale si è esposti da un foro esterno.
Vi chiediamo di non usare questa parola e questo termine come l'ennesimo esempio - questa volta più spudorato di altri - di mischiare l'interesse pubblico con quello privato di chi governa, perché chi governa risponde alla legge e all'interesse generale. I suoi turbamenti interiori, le sue preoccupazioni personali, le fatiche e gli oneri di questa responsabilità non possono essere messi in conto ai cittadini. Qual è la serenità dei cittadini, quella di cui chi governa dovrebbe prendersi carico? Dove è finita questa preoccupazione? Cosa ci volete far credere, che la mancanza di serenità del Presidente del Consiglio, sottoposto a giudizi, ha impedito al Governo di affrontare la crisi economica? O di combattere la disoccupazione? Di riformare e di non tagliare le spese a favore della scuola? Di superare le disuguaglianze del Mezzogiorno? Di combattere la povertà? Pensate proprio di far credere ai cittadini che rischiano di perdere la serenità che tutto questo dipende da un Presidente del Consiglio che non è sereno per colpa dei magistrati? No. Tutto questo accade per due motivi: o perché non è presente la serenità profonda o perché non siete capaci.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROSY BINDI. Credo che siano presenti entrambi questi due motivi e non sarà questo provvedimento che restituirà serenità ai cittadini e nemmeno al Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, l'Italia dei Valori voterà a favore di questo emendamento. A dire la verità un emendamento con il medesimo contenuto era già stato presentato da noi in Commissione ma la «tagliola» delle segnalazioni ci ha impedito di ripresentarlo e abbiamo scelto di non ripresentarlo perché ve ne erano altri dello stesso tenore, il cui contenuto era lo stesso di quello testé magistralmente illustrato dalla collega Rosy Bindi.
Noi, a nostra volta, avevamo proposto che l'aggettivo «sereno» fosse espunto da una disposizione di legge perché la serenità è una connotazione soggettiva che non si adatta all'esercizio di funzioni pubbliche. Cosa vuol dire che una funzione pubblica deve essere esercitata con serenità? Può voler dire solo una cosa: che chi la esercita o è sereno o non è sereno, e con legge non si può né dare, né togliere la serenità.
Per questo ci ribelliamo e votiamo contro questa disposizione che è sostanzialmente Pag. 61ambigua perché con essa si vuole sottendere una cosa relativamente all'esercizio di un potere sovrano che la Costituzione attribuisce ad un altro potere dello Stato ai sensi degli articoli 1 e 101 della Costituzione.
Collega Brunetta, con te abbiamo una disputa, ma ce l'abbiamo anche con agli altri e i costituzionalisti sono abbastanza d'accordo su questo punto: cosa vuol dire il riferimento all'esercizio di una funzione sovrana, sovrana in quanto discende dal popolo, perché le sentenze vengono emesse nel nome del popolo italiano come dice l'articolo 101 della Costituzione? Si vuole forse dire che l'esercizio della giurisdizione toglie la serenità, ma a chi la toglie? A tutti o a nessuno; non la toglie certamente a chi ha la coscienza serena.
D'altra parte, mi pare che il problema della serenità non abbia impedito al Presidente del Consiglio di scegliere di presentarsi ad una udienza in questi giorni alla quale era interessato come parte. Dunque c'è una possibilità di contemperare i problemi dell'esercizio di una funzione di rilevanza costituzionale con l'esercizio di pari rango costituzionale di funzioni ugualmente sovrane e che la Costituzione prevede.
Ecco perché parlare di serenità con riferimento ad una funzione costituzionale è una cosa che veramente non sta né in cielo, né in terra, ed averla inserito qui significa strumentalizzare una affermazione della Corte costituzionale che era prevista a fini esattamente diversi da quelli per i quali, invece, la si vuole utilizzare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, sono davvero sorpreso dall'illustrazione fatta da alcuni colleghi dell'emendamento in esame e dal fatto che non rammentino o fingano di ignorare che questa espressione è esattamente quella che si rinviene nella sentenza della Corte costituzionale che si occupò allora del lodo Schifani.
In un passaggio che posso testualmente leggere la Corte ebbe ad affermare: «la situazione cui si riconnette la sospensione disposta dalla norma censurata è costituita dalla coincidenza delle condizioni di imputato e di titolare di una delle cinque più alte cariche dello Stato ed il bene che la misura in esame vuol tutelare deve essere ravvisato nell'assicurazione del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono a quelle cariche. Si tratta di un interesse apprezzabile che può essere tutelato in armonia con i principi fondamentali dello Stato di diritto, rispetto al cui migliore assetto la protezione è strumentale».
Capisco che ci si possa contraddire sostenendo che non guardiamo con attenzione alle sentenze della Corte costituzionale, ma una volta tanto in cui abbiamo recuperato un concetto che è stato espresso dalla Corte costituzionale e che è riferito esattamente alla riforma che vogliamo affrontare con legge costituzionale, ci si dovrebbe dare atto che ci muoviamo nel solco dell'insegnamento dei supremi giudici della Corte costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ROLANDO NANNICINI. Fatelo sempre!

MANLIO CONTENTO. Questo, se non altro, per serenità intellettuale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei intervenire su un dato che credo sia fondamentale nel nostro discorso, cioè dove la magistratura va a collocarsi. Il vecchio - credo che sia il più grande penalista d'Italia - Marcello Ignazio Gallo quando dice qualcosa di diritto prende il codice e lo legge prima. Pag. 62Secondo il criterio di sovranità, è sovrana quella cosa che non ha un elemento superiore che possa limitare la sua libertà. Quindi, è evidente che il Parlamento è sovrano, che, nell'espressione dei limiti dettati dalla Costituzione, in parte lo è anche il Governo e che lo è anche la Corte costituzionale. Infatti, se noi leggiamo le intestazioni che scrivono gli avvocati, quando scrivono alla Cassazione scrivono: Suprema Corte, quando scrivono alla Corte costituzionale scrivono: Sovrana Corte.
Noi abbiamo il secondo comma dell'articolo 1 della Costituzione che recita: «la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Questo articolo va letto in combinato disposto con il 104, in cui è scritto: «la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro ordine». O siamo disposti tutti quanti, amici del centrodestra e colleghi del centrosinistra, a dire che la sovranità si esercita per concorso o evidentemente chi vuole essere sovrano dovrà fare ricorso al popolo.
Per cui, per usare l'espressione dell'onorevole Ministro, di popolo ce n'è uno solo e non ce n'è uno che ci elegge e un altro che legittima la magistratura...

FURIO COLOMBO. La democrazia ha solo tre poteri!

MATTEO BRIGANDÌ. Noi avremo che la magistratura esercita in maniera ordinamentale il proprio mandato e non è sovrana, perché è sottoposta alla legge. Questo è il punto.

FURIO COLOMBO. Alla legge, come il Parlamento!

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, la prego...

MATTEO BRIGANDÌ. Quindi, la magistratura, in quanto sottoposta alla legge, non è di per sé sovrana e pronuncia in nome del popolo italiano per questo semplice motivo, perché il popolo italiano ha legittimato questa Camera e il Senato a fare le leggi e, essendo la magistratura sottoposta (quindi messa sotto) alla legge alla quale deve ubbidire e non a istanze delle proprie correnti interne, è evidente che la magistratura si pronuncerà come ordine che è sì indipendente dagli altri poteri.

FURIO COLOMBO. Quella era la Camera dei fasci e delle corporazioni!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Monai. Ne ha facoltà per un minuto.

CARLO MONAI. Signor Presidente, qui stiamo parlando del diritto del Presidente del Consiglio alla serenità nello svolgimento delle sue funzioni. Tuttavia, io ritengo che questo diritto, che possiamo anche individuare in sentenze della Consulta, debba conciliarsi con altrettanto diritto alla serenità nell'esplicazione della magistratura delle funzioni di giudizio, che, invece, vengono oltraggiate e intralciate dalla manovra del Governo non solo in questo momento, ma in tanti altri passaggi parlamentari. Occorre, inoltre, tutelare la serenità dei nostri cittadini che debbono essere capaci di capire se le accuse molto pesanti che attaccano il Presidente del Consiglio siano o meno fondate. Questa serenità, che è di tutti e non solo del Presidente del Consiglio, viene calpestata in onore di uno che oggi ha l'ambizione di essere sottratto alle leggi e di farsene a suo piacimento. Questo non va bene (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, nel momento in cui la maggioranza consente un trattamento processuale diverso tra il cittadino Presidente del Consiglio e tutti gli altri cittadini sta sfregiando la Costituzione. Per la verità, mi Pag. 63sorprendo soprattutto di come l'Unione di Centro possa far parte di questo tipo di maggioranza, visto che è un partito che predica di essere cristiano. Poi, come spiega di fronte a Dio e agli uomini che ci sono disuguaglianze nei trattamenti e diversità tra i cittadini (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)?
Ma poi capisco le affinità elettive dell'UdC quando si allea in Campania con il partito dei casalesi, con il PDL campano dei casalesi e della camorra. Ora capiamo le affinità elettive (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, intervengo solo per dire che l'onorevole Brigandì ha appena spiegato la Camera dei fasci e delle corporazioni, non ci ha parlato del Parlamento di un Paese democratico. In un Paese democratico i tre poteri sono allo stesso livello, altrimenti non c'è democrazia, è un fatto elementare. L'idea che ci sia il popolo, poi il Parlamento, poi la magistratura sottoposta alla legge mentre gli altri poteri non lo sono, il Presidente del Consiglio non è sottoposto alla legge, è incredibilmente assurda: è peronismo, è franchismo, è fascismo, ma non è democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Capano. Ne ha facoltà.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente, vorrei ricordare all'onorevole Contento che il fatto che la sentenza sul lodo Schifani dica che si tratta di un interesse apprezzabile che può essere tutelato in armonia con i principi fondamentali dello Stato di diritto, vuol dire una cosa diversa dal diritto costituzionalmente protetto. La serenità non è un diritto costituzionalmente protetto, può essere tutelata con una legge ordinaria, esattamente come fa l'articolo 420-ter del codice di procedura penale già vigente. È sempre un problema di rango delle fonti, dove la maggioranza dimostra una enorme confusione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Cuperlo 0.1.300.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 578
Votanti 574
Astenuti 4
Maggioranza 288
Hanno votato
233
Hanno votato
no 341).

Passiamo alla votazione del subemendamento Palomba 0.1.300.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intervengo anche per una garbata dialettica con gli altri colleghi. Visto che il precedente subemendamento è stato respinto, e quindi è stato confermato dalla maggioranza il diritto alla serenità nell'esercizio delle funzioni da parte del Governo, con questo subemendamento vorrei che la serenità fosse riferita anche all'esercizio della funzione giurisdizionale. Se il ruolo esecutivo di Governo deve essere esercitato con serenità, ritengo che lo stesso debba avvenire anche per la giurisdizione.
Questo è il senso del subemendamento. Si prevede che a parità di rango costituzionale, a parità di atteggiamento nei confronti Pag. 64dell'esercizio della rispettiva funzione, il diritto alla serenità deve essere garantito anche all'esercizio della funzione giurisdizionale. Ripeto, la giustizia è una funzione sovrana ai sensi degli articoli 1 e 101 della Costituzione. L'articolo 1 dice che la sovranità appartiene al popolo che la esercita nei modi previsti dalla legge e l'articolo 101 dice che le sentenze sono emesse in nome del popolo italiano. Quindi la giustizia è una funzione sovrana perché è riferita al popolo italiano, lo vogliate o no.
Il popolo italiano credo che sia sereno se la funzione che in suo nome viene esercitata da chi amministra la giustizia veda tutti i cittadini sottoposti all'esercizio della funzione sovrana.
Credo che il popolo non sia sereno se vede che qualcuno si sottrae all'esercizio della funzione sovrana della giustizia che viene esercitata nel nome del popolo.
Allora, come ho detto altre volte, il popolo ha votato il Parlamento, il quale ha dato la fiducia al Presidente del Consiglio, nominato dal Presidente della Repubblica, ma non gli ha certo dato un salvacondotto; il popolo gli ha detto: governa ma non gli ha detto: quindi ti puoi sottrarre all'esercizio di un'altra funzione sovrana che in nome mio, cioè del popolo, viene esercitata e deve essere esercitata. Ecco il punto, cari amici della maggioranza.
Non chiediamo la coerenza perché sappiamo che questa proposta di legge di coerente non ha niente, lo dite voi stessi nei pourparler, nei conciliaboli, dove ammettete che questa è una proposta di legge non costituzionale; vi serve un bonus, diciamo così, però almeno abbiate il buon garbo di riconoscere che la funzione giurisdizionale, quindi la giustizia, è almeno di pari rango costituzionale. Pertanto, a parità di serenità della funzione di Governo, consentite che ci sia la pari dignità della funzione dell'esercizio della giurisdizione. Se così è, consentite ai giudici di poter giudicare serenamente tutti i cittadini, compreso il Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, mi permetto di dire che da quando c'è il Governo Berlusconi si fa un'enorme confusione quando si parla di riforma della giustizia, confusione tra il piano dell'efficienza dei tempi e della qualità della giustizia e quello del riequilibrio dei poteri volto al ridimensionamento della giurisdizione. L'ambiguità su cui gioca questo Esecutivo consiste nel sovrapporre i due piani senza avere in realtà il coraggio di avanzare serie proposte di riforma.
Se si vuole davvero modernizzare la giustizia, e credo che su questo punto siamo tutti d'accordo, occorrono sicuramente: una riorganizzazione degli uffici giudiziari, un passaggio effettivo al processo telematico, una semplificazione dei riti, una deflazione delle domande di giustizia, assunzioni e qualificazioni del personale, e soprattutto - mi sia consentito, signor Ministro - delle risorse. Sicuramente non occorre la rincorsa all'illegittimo impedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi rivolgo al signor Ministro: meno male che lei si trova a fare il Ministro in questa legislatura, perché se ciò fosse accaduto in una delle legislature precedenti, Alleanza Nazionale e il Partito Comunista, che allora esistevano, nonché la Lega, sicuramente si sarebbero scandalizzati per il ruolo che lei, Ministro, sta esercitando in questo momento e per quello che sta esercitando il Parlamento. Ma come si può discutere oggi del legittimo impedimento quando la gran parte dei parlamentari - senza offesa per nessuno - non può rappresentare liberamente il proprio pensiero, quando in questo Parlamento sentiamo richiamare l'attenzione sulla sovranità del popolo e nessuno Pag. 65dei partiti politici si pone il problema che questo Parlamento viene eletto da un padrone e deve rispondere solo ed esclusivamente a qualcuno che gli dà delle indicazioni (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la legge che stiamo esaminando è la più classica delle «leggine» intesa nel senso più deteriore del termine, una legge che, da un lato, serve solo a prendere tempo e, dall'altro, è palesemente incostituzionale. Mi domando perché la Lega, che ha voluto con forza l'introduzione di una norma inapplicabile come il reato di immigrazione clandestina, stia sempre in silenzio quando si approvano leggi che fanno scempio della giustizia per salvare il Premier. Mi domando come voteranno alcuni deputati emiliano-romagnoli che in questi giorni hanno cavalcato le vicende bolognesi con una foga giustizialista tale da fare invidia anche a noi dell'Italia dei Valori. Tutte domande che già so saranno destinate a rimanere senza risposta visto che la maggioranza obbedirà, come al solito, in silenzio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Palomba 0.1.300.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 562
Votanti 561
Astenuti 1
Maggioranza 281
Hanno votato
231
Hanno votato
no 330).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione del subemendamento Palomba 0.1.300.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, chiediamo che la Camera voti a favore di questo subemendamento. Abbiamo individuato tutta una serie di esclusioni oggettive per questa legge e abbiamo anche presentato le relative proposte emendative in Commissione. Poi, come dicevo, la tagliola delle segnalazioni ci ha costretti a scegliere. Allora, all'interno di una platea di delitti per i quali ci sembrava opportuno operare un'esclusione oggettiva (ovvero i delitti contro la pubblica amministrazione, i reati finanziari e i reati che offendono maggiormente la sensibilità sociale), ne abbiamo scelto uno a caso. Abbiamo, infatti, tirato i bussolotti ed è uscita l'esclusione del reato di corruzione in atti giudiziari. Secondo la nostra sensibilità, crediamo che questo rappresenti un delitto particolarmente grave. Poiché chiederemo che questo provvedimento non si applichi ai procedimenti in corso, riteniamo che si possa approvare questo subemendamento, nella speranza che venga approvata anche l'altra nostra proposta emendativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, colleghi, il legittimo impedimento sarà rubricato...(Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Presidente, mi scusi, può chiedere ai colleghi se mi lasciano proseguire...

PRESIDENTE. Pregherei i colleghi di non disturbare.

Pag. 66

SILVANA MURA. La ringrazio. Il legittimo impedimento sarà rubricato come la ventesima delle leggi ad personam e spiace che questa legge passerà con il beneplacito dell'UdC. Esponenti di spicco di questo partito, ad iniziare dal suo leader, hanno sostenuto più volte il seguente ragionamento: il legittimo impedimento è il male minore per salvare Berlusconi dai processi. Mi permetto di avanzare due quesiti: perché il cittadino Silvio Berlusconi, che pro tempore ricopre la carica di Presidente del Consiglio, dovrebbe sfuggire al giudizio di un tribunale della Repubblica? La legge sul processo breve non è stata ritirata, come pure aveva chiesto l'Unione di Centro, e sono davvero sicuri i colleghi dell'UdC che Berlusconi rinuncerà ad approvarla anche alla Camera? Queste risposte non le dovete certo a me, bensì ai cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, vorrei sottolineare come il reato di corruzione in atti giudiziari è un reato recente nell'ordinamento italiano. Fu introdotto nel 1990 dalla legge n. 86 proprio per tipicizzare una condotta criminale particolarmente subdola, perché inerisce ad un'attività, quale quella della giurisdizione, che anche nell'iconografia è tradotta come la dea bendata che deve fare giustizia, senza guardare in faccia al potente o al povero cristo. Ebbene, oggi c'è un revisionismo anche culturale perché si permette che il Presidente del Consiglio ne faccia strame. Almeno questo, che è un reato così grave, lasciatelo fuori e consentite al Paese di sapere se è amministrato da una persona ineccepibile o da un consociato a Mills, che è già stato condannato in appello e in primo grado (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Palomba 0.1.300.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 558
Votanti 555
Astenuti 3
Maggioranza 278
Hanno votato
225
Hanno votato
no 330).

Prendo atto che i deputati Barbareschi e Barani hanno segnalato che non sono riusciti a votare, che i deputati Mannino, Ruvolo e Di Biagio hanno segnalato che sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.300 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale, annunciando il voto contrario. Credo che quest'emendamento sia emblematico della consapevolezza di chi lo propone e del fatto che il Parlamento sta per votare una legge che non risponde ai principi costituzionali. Qui ho sentito riportare con forza alcuni passi delle sentenze della Corte costituzionale, ma ci si dimentica che la Corte costituzionale in tutte le pronunce ha detto che le prerogative di organi costituzionali devono essere introdotte con legge di rango costituzionale. Laddove si deroga al principio di uguaglianza, questo si può fare in relazione alle funzioni solo con una legge costituzionale. Qui in pratica si sta dicendo che con una legge ordinaria si deroga per diciotto mesi ai principi della nostra Carta costituzionale. Credo che la sovranità di un Parlamento, in nome del popolo italiano, non possa mai essere esercitata in violazione Pag. 67della nostra Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione, rilevo che la proposta emendativa è essenzialmente volta a ricollocare nell'ambito del testo una precisa disposizione, cioè a sopprimere il comma 1 dell'articolo 1, e nel contempo a introdurre una disposizione di analogo tenore all'articolo 2. In altre parole, esso riarticola il testo senza incidere sul contenuto sostanziale del medesimo. Nella nuova collocazione, che come ho detto è relativa all'articolo 2, la norma stabilisce per le disposizioni di cui all'articolo 1 un termine finale di applicazione ed enuncia le finalità per le quali si provvede. Come risulta quindi evidente, le disposizioni di cui all'articolo 1, cui rinvia la norma, allo stato del provvedimento, non sono state ancora esaminate e, dunque, la relativa disciplina non risulta consolidata. Lo faccio presente all'assemblea prima di procedere alla votazione, perché dall'eventuale approvazione dell'emendamento 1.300 della Commissione non potrà pertanto discendere nessun effetto preclusivo per gli emendamenti riferiti al citato articolo 1, in particolare per quelli al comma 3, che reca la disciplina dell'impedimento a comparire in udienza per i Ministri. L'unico effetto preclusivo discendente dall'eventuale approvazione dell'emendamento della Commissione riguarda le ulteriori proposte emendative riferite al comma 1, che risulterebbe, in caso di approvazione, soppresso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, poiché il dibattito è assai articolato e il punto è importante, mi consenta di intervenire, anche perché molti colleghi dell'UDC hanno parlato, come capita spesso in questo momento, e a noi interessa cogliere l'occasione del dibattito parlamentare per chiarire il filo logico del nostro ragionamento. Ciascuno si assume la responsabilità in ordine a questo provvedimento. Noi evidentemente ci assumiamo la nostra. Nel rapporto tra potere legislativo e ordine giudiziario, secondo noi, è necessario rimuovere un macigno che da quindici anni è l'alibi per tutti per non affrontare una riforma vera della giustizia, a partire dalle anomalie che spesso in quest'Aula abbiamo evidenziato. C'è chi fa finta di niente, chi indulge nel giustizialismo di vecchio tipo e chi decide, come noi, di affrontare direttamente la questione. L'onorevole Mura ha detto che noi riteniamo che questo sia il male minore. Sì, onorevole Mura, per noi questo è esattamente il male minore.
Questa legge è il male minore (Commenti del deputato Evangelisti)! Se consente di parlare anche a me, io ho ascoltato con attenzione i colleghi dell'Italia dei Valori. Penso che la democrazia sia che voi sentite me, se volete, altrimenti non mi sentite. Questa legge è il male minore!
L'UdC ha sentito oggi molte lezioni da parte vostra, da parte dell'Italia dei Valori. Peccato che la vostra voce fosse assai flebile quando, qualche giorno fa, abbiamo parlato del caso Mannino e dei 15 anni del suo calvario giudiziario, che, secondo noi, è un'anomalia del sistema giudiziario (Applausi di deputati dei gruppi Unione di Centro e di deputati del Popolo della Libertà).
Comunque, è fin troppo ovvio che, come non ci intimoriscono le attenzioni de il Giornale di Berlusconi sulle alleanze locali, così non ci intimidiscono le lezioni morali degli altri colleghi di opposizione su questo provvedimento.
La legge, secondo noi - mi riferisco al Ministro Alfano - ha una giustificazione di carattere politico, e non è un caso che l'onorevole Vietti abbia parlato in questi giorni di un «ponte tibetano», di un provvedimento che, in qualche modo, può essere un provvedimento-ponte davanti a nuovi sbocchi di carattere costituzionale.
Però, onorevoli colleghi della maggioranza - è a voi che mi rivolgo in questo momento - se il provvedimento ha carattere politico, se il ponte è un «ponte Pag. 68tibetano», credo che aumentare la «comitiva» che passa per questo ponte significhi indebolire, in primo luogo, la tenuta politica del provvedimento, in secondo luogo, la posizione dello stesso Presidente del Consiglio.
Tipicizzare le cause di impedimento rispetto al ruolo del Presidente del Consiglio è il tentativo connesso in questo provvedimento. Vorrei leggervi il primo comma dell'articolo 95 della Costituzione: «Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l'attività dei ministri».
Queste ragioni, che sono di ordine costituzionale, determinano la necessità di una tipicizzazione degli impedimenti rispetto al Presidente del Consiglio ed estendere il provvedimento a tutti i Ministri, o magari ai sottosegretari, come sciaguratamente si voleva fare - poi questa idea è stata, per fortuna, abbandonata per strada - significa indebolire, anche alle verifiche successive, la tenuta complessiva di questo provvedimento.
Il provvedimento non solo lo abbiamo avallato, ma lo abbiamo presentato. Come partito di opposizione, spesso destinatario di strali e di accuse da parte dei colleghi del PdL e della Lega, ci siamo assunti la responsabilità, e ne siamo fieri, di dimostrare che il senso dello Stato e l'interesse generale vengono prima del nostro interesse particolare di forza d'opposizione.
Però, onorevoli colleghi della maggioranza, questo rimuovere l'ostacolo è credibile e forte se l'ostacolo si rimuove per la figura del Presidente del Consiglio, così come avevamo cercato di fare con la nostra astensione sul lodo Alfano, indirizzando il provvedimento verso le alte cariche dello Stato. Se aumentiamo la «compagnia», il rischio è che il treno deragli (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non capisco perché si sta cercando di creare questa mistificazione. Fin quando ci saranno questo Stato e questa Costituzione, ognuno svolge il proprio ruolo: il Parlamento ha la sua funzione legislativa, il Governo ha quella esecutiva e la magistratura ha la funzione giudiziaria.
Se da ora in avanti, quando vi è un'ipotesi di reato, si vuole che i magistrati non debbano giudicare o indagare su un cittadino, anche se è il Presidente del Consiglio, perché è un cittadino-Presidente del Consiglio e la nostra Costituzione afferma che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, sic stantibus rebus, in questo momento dobbiamo decidere che vogliamo modificare la Costituzione.
Vogliamo che un cittadino abbia un trattamento diverso rispetto agli altri cittadini e, quindi, occorre una modifica costituzionale. Quanto invece a questa ipocrisia «pelosa» con cui si vuole cercare di ammantare, coprire e tutelare il Governo rispetto agli attacchi della magistratura, qui non ci sta nessuna competizione tra magistratura e Governo e dunque non sono spiegabili questo comportamento né, soprattutto, le affermazioni poste a sostegno del Presidente del Consiglio.
Pare invece davvero ipocrita - e concludo - l'atteggiamento dell'UdC, che vuole giustificare e pensa che si è cristiani solo andando a fare il baciamano a papi e cardinali e non mantenendo i cittadini uguali di fronte alla legge e di fronte a Dio: così mi sembrate «l'Unione dei Casalesi» e, soprattutto, il partito delle poltrone e delle polpette (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Unione di Centro)!

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare per fatto personale.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, aspetto che lei biasimi queste parole dissennate e delinquenziali dell'onorevole collega, che si deve vergognare Pag. 69di quello che ha appena detto (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Popolo della Libertà, Partito Democratico e Lega Nord Padania)! Prego, lo faccia lei.

PRESIDENTE. Grazie, Presidente Casini. Lei sa che il Presidente ha il dovere di condurre i lavori dell'Assemblea in modo tale da garantire che vi sia la tranquillità possibile.

PIER FERDINANDO CASINI. «Unione dei Casalesi»?

PRESIDENTE. Pur tuttavia, ritengo anch'io che l'espressione usata dall'onorevole Barbato legittimi la sua sdegnata reazione e spieghi perché lei, a differenza di quello che è capitato all'onorevole Barbato, è stato applaudito da tutta l'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.300 della Commissione, nel testo subemendato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 571
Votanti 569
Astenuti 2
Maggioranza 285
Hanno votato
305
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che i deputati Barbareschi, Burtone e Barani hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
A seguito dell'approvazione di questo emendamento, sono precluse, come prima detto, tutte le proposte emendative riferite al comma 1 dell'articolo 1.
Dobbiamo pertanto passare alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.157. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tenaglia. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, se oggi discutessimo di un istituto processuale come è il legittimo impedimento dovrei dirvi i motivi per cui la normativa che state per approvare è incostituzionale. Essa stabilisce infatti un automatismo nella fissazione delle ipotesi di legittimo impedimento, sottrae al giudice qualsiasi potere nel decidere se sussista o meno il legittimo impedimento, addirittura attribuisce ad una certificazione della Presidenza del Consiglio la possibilità, anzi la necessità, di rinviare il processo per un tempo indefinito fino a sei mesi.
Questi aspetti rendono tale normativa incostituzionale, ma non stiamo discutendo di questo; come ha detto l'onorevole Pecorella nel suo intervento, stiamo discutendo di un problema politico, cioè di come impedire in questa legislatura che i processi, che vedono coinvolto il Presidente del Consiglio, arrivino a sentenza.
Non nego che questo sia un problema politico, ma voi dovete riconoscere la vostra responsabilità di dare, a quello che ritenete un problema politico, una risposta politica, e l'unica risposta politica è costituita dalla via principale dell'intervento sulla Costituzione.
Non avete il coraggio di fare questo, perché non avete il coraggio di sottoporvi al giudizio del referendum che vedrebbe una normativa di questo genere sicuramente bocciata. In questo modo state mettendo un gravissimo macigno sulla possibilità di dare a questo Paese delle istituzioni moderne con una riforma costituzionale complessiva, organica, che riguardi tutti gli aspetti, compresa la forma di governo e l'effettività del principio di rappresentatività politica che avete leso con una legge elettorale che lo nega in radice.
Facendo questo, state anche negando la possibilità e la necessità che una riforma della giustizia sia nell'interesse dei cittadini, perché questa legge, come quella sul processo breve, non dà nulla alla giustizia, Pag. 70non rende la giustizia più efficiente, non introduce meccanismi di equilibrio fra accusa e difesa, non rende effettiva la pena. Questi sono tutti assunti di principio che predicate, ma non praticate. Anzi, siete partiti con il promettere la separazione delle carriere, ma con il processo breve arriverete a fare la più grossa opera di rafforzamento delle prerogative dell'accusa, a scapito dei diritti della difesa, che si sia vista in questo Parlamento dall'approvazione del codice Rocco in poi.
Non voglio ricordare quale deve essere la finalità di una normativa in materia di giustizia, di una normativa costituzionale. Signor Ministro, però, la vorrei invitare alla lettura delle pagine che un suo conterraneo, Leonardo Sciascia, scriveva ne «I Pugnalatori», quando descriveva l'opera del procuratore Giacosa. Diceva il procuratore Giacosa: «Noi non abbiamo badato alle qualità delle persone, ai loro precedenti, allo loro dignità, al loro carattere. Abbiamo dimenticato il principe, il monsignore, il facchino, il guardiapiazza, per ricordarci solo che tutti erano eguali di fronte alla legge. A tutti era, dunque, dovuto eguale trattamento, e se ci siamo ricordati che fra i colpiti da questi indizi vi era un senatore del regno, fu soltanto per rispettare le prerogative nei limiti più stretti consentiti dallo Statuto». Era lo Statuto albertino e adesso vi è la Costituzione italiana. Quella Costituzione che farà in modo che anche questa legge sarà dichiarata incostituzionale e in un enorme gioco dell'oca torneremo al punto di partenza. Magari il prossimo punto di partenza sarà che, dall'autocertificazione del legittimo impedimento, penserete all'autocertificazione della sentenza di assoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto comprensivo statale di Arco, provincia di Trento, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, preannunzio il voto favorevole dell'Italia dei Valori sull'emendamento Ferranti 1.157 che va nel senso di altre proposte emendative da noi presentate. Va esattamente nel senso di restituire all'esercizio della giurisdizione la sua efficacia, la sua funzionalità e, soprattutto, la sua dignità di pari rango costituzionale. Si è detto che i giudici sono soggetti soltanto alla legge. Certo, ma alla legge legittima, perché neppure il Parlamento è estraneo alla possibilità di sindacato delle leggi da parte della Corte costituzionale. La nostra Costituzione si basa sull'equilibrio tra i poteri. Questo provvedimento viola e rompe i criteri di equilibrio tra i poteri dello Stato. Questo emendamento, invece, tende a ricostituirlo attraverso la possibilità che la giurisdizione, attraverso la magistratura, possa esercitare la sua funzione e non sia, invece, paralizzata da una iniziativa del Parlamento e del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, in questa ottica è improcrastinabile intervenire sulla grave carenza di organico che caratterizza gli uffici giudiziari italiani, in particolare quelli adibiti all'esercizio di funzioni requirenti (mi riferisco alla cosiddetta desertificazione delle procure). A tal fine sono necessarie misure urgenti, che però offrano una soluzione, non contingente ma a regime, al problema delle vacanze in organico con modalità diverse e ulteriori rispetto a quelle prefigurate nel decreto-legge n. 193 del 2009 che, al di là della dubbia legittimità costituzionale, appaiono inadeguate alla gravità della situazione in cui versano gli uffici giudiziari. Tutte le nostre proposte, Presidente, vengono accantonate in Commissione per dare precedenza, di volta in volta, alle norme ad personam avanzate da maggioranza e Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, Pag. 71l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, io non ritengo che l'Unione di Centro sia «l'Unione dei casalesi», non lo penso affatto, e non ritengo che l'Italia dei Valori sulla vicenda del Ministro Mannino sia stata flebile. Ricordo il ringraziamento personale dell'onorevole Mannino al nostro capogruppo, al capogruppo dell'Italia dei Valori dopo il suo intervento. Quindi, credo che vi sia un'errata valutazione su quello che è stato il comportamento dell'Italia dei Valori in questa vicenda. E credo che proprio la vicenda dell'onorevole Mannino ci debba far riflettere. L'onorevole Mannino, a Costituzione invariata, non è fuggito dai processi; l'onorevole Mannino ha dimostrato che con questa Costituzione si può uscire indenni e puliti dai processi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

OSVALDO NAPOLI. Ma cosa dici?

ANIELLO FORMISANO. Questa è la contraddizione dell'Unione di Centro in questa vicenda; la contraddizione di aver testimoniato, con uno dei suoi uomini migliori, che bisogna avere fiducia nella giustizia e in questa giustizia.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Scilipoti, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, dirò pochissime battute per rammentare come nella chimica le formule sono date perché le reazioni siano corrette, e i numeri devono essere esatti. Nel diritto le parole devono essere perfettamente corrispondenti ai meccanismi per evitare nel sistema giudiziario delle reazioni non consentite. Questo è un emendamento che innesta un meccanismo assolutamente perverso e ignoto al nostro ordinamento processuale: la richiesta delle parti per l'accertamento dell'impedimento, l'acquisizione di informazioni per escludere - vi prego di apprezzare la complicazione inescusabile di questa formula - la sussistenza di un legittimo impedimento solo quando non riscontri un'assoluta impossibilità per l'imputato di presenziare all'udienza.
Si tratta di un emendamento peggiorativo in maniera inqualificabile dell'attuale situazione, e indegno anche di essere letto in un contesto giuridico appena di medio livello (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, sarò velocissimo. Rimango allibito da quanto detto dall'onorevole Aniello Formisano. L'onorevole Mannino è stato fuori dalla politica per venti anni. L'onorevole Mannino per diciotto anni ha subito processi e ha dovuto pagare processi. L'onorevole Mannino si è ammalato a causa di quei processi, di quella ingiusta accusa, e quel magistrato che lo ha accusato non paga e continua a fare il magistrato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Questo è quello che vuole lei, onorevole Formisano? Non è la giustizia che desidera il popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.157, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 72
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 549
Maggioranza 275
Hanno votato
227
Hanno votato
no 322).

Prendo atto che i deputati Barbareschi e Cesa hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che la deputata Madia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.181.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, membri del Governo e colleghi, devo attirare la vostra attenzione su un emendamento che appare molto freddo e tecnico ma che, per i motivi che cercherò di spiegare, lo è molto di meno nella sostanza.
Presidente Fini, ho assistito a più di un incontro anche fuori da quest'Aula in cui lei ha espresso la sua opinione sull'attuale crisi del sistema, soprattutto delle relazioni tra Parlamento ed Esecutivo. Ho ascoltato anche con piacere le parole dell'onorevole Casini e le parole del Ministro Alfano, oltre ovviamente alle parole di autorevoli rappresentanti del mio gruppo parlamentare e del mio partito.
In questo momento vorrei sottolineare che non si tratta più di stabilire in questa fase se vogliamo un magistrato o un giudice bocca della legge o lo vogliamo, come oramai è inevitabile, interprete. In Parlamento si tratta di stabilire se siamo in grado di produrre buone leggi la cui interpretazione sia chiara a tutti.
L'emendamento Ferranti 1.181 cerca di riportare chiarezza in un testo legislativo che non è assolutamente chiaro e che, anzi, potrebbe ingenerare molti equivoci e non so se tutto questo avviene semplicemente per un difetto di tecnica legislativa o, invece, in maniera consapevole.
Ciò che chiediamo è che al secondo comma dell'articolo 1, laddove si prevede per i componenti del Governo impegnati in attività di governo il legittimo impedimento rispetto alla loro partecipazione ad udienze dei procedimenti penali, quest'ultima espressione sia sostituita da una più propria. Chiediamo che non si parli di procedimenti penali, ma si parli più propriamente di udienza preliminare e di dibattimento.
Vede, signor Presidente, sembra un discorso terminologico, ma in questo caso si tratta di intervenire in maniera tecnicamente appropriata su un codice, il codice di procedura penale, che ha una sua logica.
Ricordo a tutti, peraltro, che questo articolato, all'articolo 1, richiama espressamente l'articolo 420-ter del codice di procedura penale riguardante l'udienza preliminare e il legittimo impedimento per l'udienza preliminare.
Certamente nel nostro codice di procedura penale l'udienza preliminare è una delle possibili udienze perché vi sono tanti tipi di udienze: vi sono le udienze in camera di consiglio e vi sono le udienze di fronte alla Cassazione, vi sono le udienze dibattimentali, vi sono le udienze che vengono convocate e che riguardano l'incidente probatorio.
In questo caso, invece, facendo riferimento ad udienze dei procedimenti penali, in effetti, pur sembrando il richiamo riferirsi soltanto all'udienza preliminare, questa espressione allarga la visuale e l'applicazione della norma più in generale alle udienze dei procedimenti penali.
Dunque, vorremmo capire se si propone che il legittimo impedimento valga soltanto per l'udienza preliminare, che valga anche per il dibattimento, che valga per tutte le udienze possibili, se si propone - questo davvero sarebbe veramente allarmante - che valga anche per le udienze che sono possibili nella fase delle indagini preliminari, ad esempio quelle che riguardano l'incidente probatorio.
È necessario un elemento di chiarezza se, parlando di processi, si fa riferimento soltanto alle udienze preliminari e di dibattimento e non a quelle dei procedimenti. Pag. 73
In conclusione, mi sembra di poter affermare che l'equivoco è presente sin dal titolo del testo unificato quando si parla di impedimento a comparire in udienza.
Ritengo che tutto questo discorso, che sembra arido e riguardante la tecnica legislativa, invece sia di sostanza. Infatti, non ci potremo meravigliare se, tra qualche mese o qualche giorno, qualche giudice, sollecitato da una parte o d'ufficio, si porrà questo interrogativo inquietante circa l'ambito di applicazione della norma, sottoponendola al giudizio di costituzionalità della Corte costituzionale.
Altri hanno parlato del primo comma dove in qualche modo si dà senso a quella che dovrebbe essere la temporaneità di questa normativa ma temo che, così procedendo, la temporaneità di questa normativa non sia assicurata dal primo comma, ma sia assicurata dal fatto che presto sarà emanata una nuova sentenza della Corte costituzionale che - lo ricordo soprattutto all'avvocato e collega Contento - non legifera mentre scrive, non ha la necessità di ricorrere ad un linguaggio da tecnica legislativa, perché spiega le ragioni...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Lo Moro.

DORIS LO MORO.... quindi può usare anche il linguaggio del buon senso del cittadino comune.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole dell'Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà, per un minuto.

SILVANA MURA. Signor Presidente e onorevoli colleghi, «Tutti i cittadini (...) sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali»: così recita l'articolo 3 della Costituzione italiana, una disposizione che la legge sul legittimo impedimento offende, nel momento in cui dispone che il Presidente del Consiglio e i Ministri possono usufruire di un trattamento processuale diverso da quello riservato a tutti gli altri cittadini italiani.
Se fossimo in un Paese normale la questione si concluderebbe qui, perché a nessuno sarebbe venuto in mente prima di scrivere e poi di portare in Parlamento un testo che lede palesemente la legge fondamentale dello Stato. Il problema è che non siamo in un Paese normale, ma in un Paese che sta per approvare la ventesima legge ad personam.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà, per un minuto.

GABRIELE CIMADORO. Signori della maggioranza, licenziate un provvedimento che estingue i processi anziché accelerarli, un provvedimento ideato dagli avvocati del Presidente del Consiglio e sostenuto dall'intero Governo, nonostante la contrarietà del Consiglio superiore della magistratura, dell'Ordine nazionale forense, delle Camere penali e dell'Associazione nazionale magistrati.
La sovrapposizione della prescrizione dei processi con quella dei reati rende più difficile la lotta contro la criminalità organizzata ed aggrava la piaga della corruzione, che costituisce il principale disincentivo all'investimento di capitali stranieri.
Per affrontare una situazione drammatica che il Governo ha contribuito ad aggravare non servono interventi di chirurgia plastica, occorrono riforme complessive, come quelle che l'Italia dei Valori ha presentato, che giacciono nei cassetti della Commissione giustizia.
Il gruppo è disponibile ad affrontare i temi dell'informatizzazione, della semplificazione delle procedure, dell'aggiornamento Pag. 74del personale e delle infrastrutture, non certamente ad avallare il tentativo di indebolire uno degli strumenti fondamentali dell'attività investigativa: le intercettazioni telefoniche (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, intervengo per svolgere alcune considerazioni su quello che stiamo provvedendo a fare. Si tratta di alcune considerazioni che non sono solo delle opposizioni o magari di quel soggetto eversore che è l'Italia dei Valori, ma considerazioni che sono gridate ad alta voce dal Consiglio superiore della magistratura, dal Consiglio nazionale forense, dalle Camere penali, dall'Associazione nazionale magistrati; sommessamente lo dicono anche molti parlamentari della stessa maggioranza.
Eppure l'efficienza del sistema giudiziario è l'accelerazione dei processi: l'accelerazione signor Ministro, non la loro morte. La rapidità nell'accertamento dei reati e la conseguente certezza delle sentenze e dell'espiazione della pena dovrebbero costituire la principale occupazione e preoccupazione del Ministro della giustizia italiana o del Governo nella sua collegialità.
Assistiamo, invece, a scelte che, dal punto di vista delle politiche finanziarie, delle dotazioni infrastrutturali e del...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Aniello Formisano.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.181, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 552
Maggioranza 277
Hanno votato
259
Hanno votato
no 293).

Prendo atto che i deputati Mazzarella e Calgaro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Barbareschi e Margiotta hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.301 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 557
Votanti 554
Astenuti 3
Maggioranza 278
Hanno votato
551
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che i deputati Margiotta e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 1.301 della Commissione, sono assorbiti gli emendamenti Ferranti 1. 156 e 1.160. Passiamo alla votazione dell'emendamento Vietti 1.218.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, ancora una volta l'Unione di Centro ha proposto un emendamento in senso costruttivo per cercare di migliorare il provvedimento in esame. Alcune proposte da noi avanzate sono state accolte, altre no. Abbiamo, comunque, apprezzato - e lo vedremo in relazione al prossimo emendamento, su cui invece, la Commissione ed Pag. 75il Governo hanno espresso parere favorevole - lo sforzo della maggioranza e del Governo di aver compreso la nostra finalità. Riteniamo necessario, infatti, sforzarsi di tipizzare i casi di legittimo impedimento per non lasciare un generico richiamo alla normativa, che avrebbe prodotto degli effetti sicuramente nefasti in sede di valutazione del provvedimento in esame, successiva a quella parlamentare.
L'espressione «ogni attività comunque connessa alle funzioni di Governo», a nostro giudizio, fa venir meno la tassatività delle ipotesi individuate attraverso il rinvio a precisi riferimenti normativi (ciò che il progetto di legge a firma dell'onorevole Vietti ha cercato di inserire nell'ordinamento).
È stabilito, infatti, che per il Presidente del Consiglio dei ministri costituisce legittimo impedimento a comparire nell'udienza dei procedimenti penali, quale imputato o parte offesa, il concomitante esercizio di una o più delle attribuzioni previste dagli articoli 5 (che stabilisce, in generale, le attribuzioni del Presidente), 6 (relativo al Consiglio di gabinetto, ai comitati di Ministri, ai comitati interministeriali) e 12 (relativo alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano) della legge 23 agosto 1988, n. 400, e successive modificazioni; e, inoltre, degli articoli 2 (che disciplina le funzioni della Presidenza), 3 (relativo all'attività di partecipazione all'Unione europea) e 4 (relativo ai rapporti con il sistema delle autonomie) del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, e del regolamento interno del Consiglio dei ministri, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 novembre 1993, e successive modificazioni.
Noi riteniamo che, in quanto meglio circoscritto, il riferimento alle attività coessenziali alle funzioni di Governo - previste da leggi e regolamenti - fosse la soluzione migliore per tipizzare ulteriormente e non lasciare ambiti di genericità, che sarebbero del tutto controproducenti per le finalità che si prefigge il provvedimento in oggetto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, annuncio il voto contrario dell'Italia dei Valori sull'emendamento in oggetto, non perché non si possa apprezzare un minimo di volontà di miglioramento, ma perché lo riteniamo un'opera di carpenteria giuridica - neanche di ingegneria - che non sposta i termini essenziali del problema.
Infatti, il comma 2 dell'articolo 1 del provvedimento in esame resta in piedi con tutte le limitazioni, le incostituzionalità, le illegittimità e le debolezze contenute non solo nel comma 2 in questione, ma anche in tutto il provvedimento, e nel ponte tibetano che è stato fatto passare da una sponda all'altra del burrone. A nostro avviso, quel ponte tibetano è molto pericolante se non già caduto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, vorrei esprimere il nostro voto contrario, perché, in realtà, il tentativo di tipizzazione che comporta l'automatismo del rinvio, è un tentativo vano ed inefficace. Infatti, dalla lettura degli articoli di legge richiamati, si evince che si tratta di funzioni e - giustamente - di prerogative del Governo ampie, generiche, onnicomprensive. Quindi, si tratta di un tentativo apparente, che non risponde, poi, all'efficacia ed alla sostanza della norma.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 1.218, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Tidei, non riesce? Onorevole Cenni... Pag. 76
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 565
Maggioranza 283
Hanno votato
41
Hanno votato
no 524).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi appello alla sua clemenza. Ho avuto uno scambio di opinioni con gli altri responsabili dei gruppi e, se lei non ha nulla in contrario, sarebbe utile prevedere una pausa di un quarto d'ora o venti minuti, adesso oppure alle 17,30.

PRESIDENTE. Sta bene. Resta inteso fin d'ora che alle ore 17,30 si sospenderanno i lavori per 15 minuti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici subemendamenti Contento 0.1.302.1 e Vietti 0.1.302.2, accettati dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 569
Maggioranza 285
Hanno votato
338
Hanno votato
no 231).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.302 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alema. Ne ha facoltà.

MASSIMO D'ALEMA. Signor Presidente, onorevoli Ministri, colleghi deputati, il gruppo del Partito Democratico è contrario a questo emendamento della Commissione perché, come è del tutto evidente, esso allarga a dismisura la possibile motivazione del legittimo impedimento, eliminandone ogni tipizzazione e caratterizzando la legge ancora di più nel senso di un assoluto arbitrio. Tanto varrebbe scrivere che il Presidente del Consiglio o i Ministri, se non ne hanno voglia, non vanno in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Detto questo, vorrei però aggiungere qualche considerazione. Mi sono riletto, prima di questo dibattito, quello che mi era capitato di affermare - parlo rarissimamente - durante la discussione sul cosiddetto lodo Alfano, quando, grosso modo, capitò a me, come ad altri esponenti di questa parte, di dire come poi sarebbero andate le cose, e infatti qui siamo. Credo che sia una facile profezia dire che fra 18 mesi qui saremo, perché questa legge non risolve nulla.
Mi spiace per chi lo ha pensato in buona fede, ma, a mio giudizio, non è un ponte verso nulla, con tutto il rispetto per i tibetani. È una sfida alla Corte costituzionale, perché non vi è il minimo dubbio che stiamo riapprovando in un'altra forma, più furbesca, il lodo Alfano, in più con un'incomprensibile discriminazione verso le altre alte cariche dello Stato, che non capisco perché non debbano essere tutelate nel loro normale funzionamento.
Credo, inoltre, che fra 18 mesi, sospesi i termini della prescrizione, il Presidente del Consiglio sarà chiamato a rispondere in tribunale dell'accusa di corruzione, a meno che noi qui, di nuovo, per la fantasia di altri colleghi, o forse sempre degli stessi, non saremo in grado di approvare un'altra leggina, un'altra gabola o un altro imbroglio per evitarlo.
Sono 15 anni che la destra è alle prese con questo problema.
Credo che onestamente, se consideriamo il numero delle iniziative legislative e della quantità di giorni lavorativi di quest'Aula e dell'altra, non vi è nessun problema del Paese a cui la destra si sia dedicata con maggiore solerzia senza riuscire a risolverlo in 15 anni (Applausi dei Pag. 77deputati del gruppo Partito Democratico). Si tratta di un esito che meriterebbe una qualche riflessione.
Perché non lo avete risolto, malgrado i lunghi anni di Governo e malgrado la disponibilità di maggioranze vastissime e remissive, cioè disposte ad approvare qualsiasi cosa? A mio giudizio, perché avete affrontato questo tema più con lo spirito dell'avvocato che deve trovare un trucco per evitare la prossima udienza che non con la forza del legislatore, come di nuovo con questa leggina.
Devo anche aggiungere che nel corso del tempo - lo dico guardando il collega Pecorella - vi è stato anche un certo scadimento dell'assistenza giuridica al Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) perché abbiamo avuto anche da questo punto di vista tempi migliori.
Come pur giustamente avete detto, il vero problema è semmai quello dell'equilibrio tra i poteri. Tuttavia, vi è una questione più costituzionale di questa, ossia di quella relativa all'equilibrio tra i poteri. Si tratta di una questione eminentemente costituzionale. Stamattina il collega Papa, con il quale vale la pena di interloquire perché ha fatto delle osservazioni, ci ha ricordato l'articolo 68 della Costituzione. Ma l'articolo 68 della Costituzione non prevedeva un meccanismo automatico di impunità; l'articolo 68 della Costituzione prevedeva un'assunzione di responsabilità del Parlamento e un esame, da parte del Parlamento, delle accuse e una discussione pubblica. Trasformare quell'articolo in uno strumento di impunità e di arbitrio è la ragione che lo ha distrutto agli occhi dei cittadini, prima ancora che ne dovessimo prendere atto in quest'Aula.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MASSIMO D'ALEMA. Credo che questa leggina non aiuterà un confronto serio su questa questione.

GIANLUCA BUONANNO. Avete governato anche voi! Sei stato Presidente del Consiglio!

ROLANDO NANNICINI. Taci! Ascolta e impara!

MASSIMO D'ALEMA. Credo che questo sia ancora un trucco per aggirare il problema e credo che non risolverà la questione, non la risolverà né qui né nel Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.302 della Commissione, nel testo subemendato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Simeoni... onorevole Sardelli... onorevole Reguzzoni... onorevole Golfo... onorevole Reguzzoni, non riesce a votare? Adesso è riuscito. Onorevole Causi... onorevole Codurelli... l'onorevole Causi ancora non riesce a votare, aspettiamo l'onorevole Causi. Va bene, registreremo il suo voto come voto contrario, immagino.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 573
Votanti 571
Astenuti 2
Maggioranza 286
Hanno votato
338
Hanno votato
no 233).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare, che il deputato Iannaccone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Causi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.136.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

Pag. 78

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intervengo per annunziare il voto a favore dell'Italia dei Valori su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi, che sarà, immagino, di diverso avviso. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, si tratta, come autorevolmente sostenuto in sede di audizione presso la II Commissione giustizia dal professor Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale, non di una legittima disciplina del processo rimesso al legislatore ordinario, ma di una forma di deroga al normale esercizio della funzione giurisdizionale che solo il legislatore costituzionale potrebbe eventualmente stabilire.
L'impedimento legittimo è, infatti, per sua natura qualcosa di puntuale e concretamente localizzato nel tempo. Una presunzione ex lege assoluta di impedimento continuativo per un lungo periodo di tempo equivarrebbe a una norma di status derogativa, ossia, per l'appunto ad una prerogativa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, intervengo solo per dire che la parola «giustizia» viene talvolta correlata con l'aggettivo «sociale»: c'è la giustizia, ma ci deve essere anche la giustizia sociale. La giustizia dell'articolo 3 della Costituzione è giustizia di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, ma anche giustizia delle opportunità e delle possibilità. Qui invece, signor Presidente e colleghi, ci troviamo di fronte ad un provvedimento iniquo e incostituzionale che calpesta l'etica pubblica, le regole condivise e la Carta costituzionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, questo testo di legge, come ho denunciato nel mio intervento precedente, crea un automatismo che non può essere accolto come principio di compatibilità del sistema. Diverso sarebbe stato se la qualificazione dell'azione governativa come legittimo impedimento processuale fosse stata sottoposta ad una valutazione del caso concreto del giudice rispetto alla responsabilità del processo.
Infatti, in altri procedimenti legislativi - che, come abbiamo visto e sentito, hanno avuto un iter abbastanza travagliato, ma comunque concluso nell'ambito della discussione intorno anche alla ragionevole durata di un processo - vediamo come venga valorizzata la responsabilità del giudice nella conduzione del processo. Invece, qui c'è la vostra contraddizione: da una parte parlate di processo breve, dall'altra volete ritardare di almeno 18 mesi un processo in corso, ossia quello che vede coimputato Berlusconi per corruzione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.136, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Sardelli è riuscito a votare?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 568
Maggioranza 285
Hanno votato
231
Hanno votato
no 337).

Prendo atto che i deputati Lolli e Mattesini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Vannucci 1.137. Pag. 79
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vannucci. Prendo atto che vi rinunzia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, l'Italia dei Valori voterà a favore di questo emendamento perché contesta radicalmente il comma 2 dell'articolo 1 che, da una parte, dà alcuni riferimenti testuali e tuttavia, dall'altra, amplia talmente le situazioni - perché parla di attività conseguenziali e precedenti e di attività comunque connesse con le funzioni di Governo - che si riduce veramente ad un arbitrio. Votiamo a favore dell'emendamento in esame perché tende a scardinare questa ipotesi ipocrita prevista dal comma 2.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, il 25 gennaio il Presidente del Consiglio come al solito non era in aula al processo per i diritti Mediaset. I suoi avvocati, chiaramente preveggenti, hanno dichiarato che non si presenterà nemmeno alla prossima udienza rinviata, quindi, per legittimo impedimento. È evidente che il Presidente del Consiglio ha una scarsa considerazione sia della magistratura che del Parlamento. Infatti, non si presenta né nell'una, né nell'altra sede, poiché le considera evidentemente una perdita di tempo. Personalmente noi dell'Italia dei Valori riteniamo che quest'Assemblea abbia, invece, un ruolo importante, dove si possono anche affermare le motivazioni per le quali non sia possibile rendere legittimo ciò che per gli italiani è sicuramente illegittimo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Monai. Ne ha facoltà per un minuto.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'assist che l'onorevole Vannucci vi fornisce con questo emendamento è teso, a mio giudizio, ad evitare la censura di incostituzionalità che incombe sotto più profili su questo articolato.
La proposta emendativa vuole rimuovere quella genericità assoluta che deriva dal richiamo al decreto legislativo n. 303 del 1999, che non fa altro che stabilire alcune linee guida della Presidenza del Consiglio in una sorta di ventaglio generico e molto informe di attività politiche, le più varie. Pertanto, l'invito è valorizzare questo suggerimento che non fa altro che portarvi ad un testo più coerente e meno in contrasto con la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà per un minuto.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, svolgerò un intervento a titolo personale da modesto cultore di filosofia e di musica, non certamente di diritto. Ma come è possibile immaginare una sospensione per legge ordinaria di principi costituzionali? Credo che siamo in presenza di un tasso eclatante di incompetenza tecnica, che costituisce una provocazione a questo Parlamento. Se fosse soltanto incompetenza, potremo pensare che si tratta del «fuoco amico» interno al centrodestra. La realtà è che si tratta di arroganza, unita a incompetenza, alla quale diciamo di no (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vannucci 1.137, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Santelli... Onorevole Leone...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 80
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 575
Votanti 573
Astenuti 2
Maggioranza 287
Hanno votato
234
Hanno votato
no 339).

Prendo atto che i deputati Berardi e Stefani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.214.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del gruppo Italia dei valori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Favia. Ne ha facoltà per un minuto.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, con questo emendamento si tende a limitare quella normativa che è stata ampliata a dismisura e che consente al Presidente del Consiglio dei ministri di non comparire in udienza quasi per ogni motivo, anche non afferente al loro incarico. Verrebbe quasi da dire che si tenta di togliere serenità (quella serenità di cui si parlava prima ironicamente) al Presidente del Consiglio, proprio perché è stata «presa in prestito» in una legge una terminologia atecnica e discorsiva utilizzata in una sentenza.
Sembra quasi un motivetto da parte della destra, quasi come il partito «da amare». Noi crediamo che, anziché di serenità nel governare, ci sarebbe bisogno di serietà. Quella serietà che consentirebbe cittadini - che, loro sì, sereni non sono - di affrontare le problematiche concrete di tutti giorni in un modo più adeguato, anziché affrontare...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà per un minuto.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, la verità è che ce la state mettendo tutta per salvare il Premier: prima con il lodo Alfano poi dichiarato incostituzionale, adesso con il legittimo impedimento, pochi giorni fa al Senato con il processo breve. Verrebbe proprio da dire: povera giustizia. In effetti avete stravolto il significato della parola giustizia; la giustizia è la virtù che riguarda il trattamento leale e imparziale, sottolineo la parola imparziale, di tutte le persone. È l'obiettivo più importante che una società civile deve raggiungere. Peccato però che sia tanto in conflitto con la legge di chi in questo momento detiene il potere in Italia. Quindi legittimo impedimento non di uno, di due o di tre giorni, ma addirittura di sei mesi, e il giudice non potrà neanche controllare. Ripeto, veramente, povera giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, proprio lei che è molto apprezzato nel mondo politico, ma non solo, per il suo parlare forbito e per attribuire alle parole il significato giusto, converrà - ma non glielo chiedo in quest'Aula - che il termine «legittimo» è quanto meno inappropriato, inopportuno e sbagliato. Ricollegandomi a quello che diceva la collega Di Giuseppe, legittimo significa relativo alla legge, noi crediamo che questo provvedimento sia contrario alla legge.
Ho detto prima che si tratta di un provvedimento truffaldino, in quanto truffa la Costituzione, il Parlamento e i cittadini italiani. Avrei cercato un altro termine, penso a «legge ponte» in attesa di una legge apposita, ovvero di un lodo Alfano per via costituzionale; oppure a una legge nuova, ma non tanto, come il Pag. 81ripristino dell'immunità parlamentare; una legge monouso, una legge «usa e getta», in attesa di tempi migliori per il Premier. Da questo momento in Parlamento sarà possibile legiferare contro la Costituzione, con provvedimenti ad orologeria, provvedimenti usa e getta. Ci sarà un anno e mezzo di tempo dopodiché...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Palagiano.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.214, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lupi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 577
Votanti 576
Astenuti 1
Maggioranza 289
Hanno votato
236
Hanno votato
no 340).

Prendo atto che la deputata Carlucci ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Coscia 1.180.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rossomando. Ne ha facoltà.

ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, la soppressione che chiediamo con questo emendamento riguarda l'ennesima parte che elenca una serie di attribuzioni. L'elencazione è così generale ed elevata che di fatto, come abbiamo detto più volte, introduce una forma di prerogativa e di immunità. Vorrei spendere qualche parola su questo argomento su cui stiamo discutendo da alcune ore, cioè l'uso della legge ordinaria o di quella costituzionale. Non è un problema di forma o di eleganza, è un problema di vera sostanza. Ribadiamo ancora una volta: voi continuate ad usare delle leggi processuali, uno strumento processuale che è finalizzato ad altri fini volendo proteggere altri beni, per introdurre neanche un'immunità ma delle forme di vero e proprio privilegio.
Diciamo una volta per tutte che il legittimo impedimento, che già esiste ed è già disciplinato, tutela innanzitutto il diritto di difesa, cioè il diritto ad essere presenti nel processo, non a non essere presenti nel processo! Anche in questo senso la questione del sereno svolgimento affrontato dalla Corte costituzionale sta in questo principio e sulla questione dell'esercizio della giurisdizione, e non sulla questione del potere di un singolo magistrato.
Quindi, se il problema non è solo di forma, ma di sostanza, vorremmo sapere, tra diciotto mesi o chissà quando, se comunque vorrete affrontare - e, in caso negativo, vorremmo conoscerne il motivo - anche in termini costituzionali, davanti a tutti i cittadini, le questioni di fondo, che non sono lo scontro tra magistratura e politica, bensì il controllo di legalità, la questione dell'impunità, quella della tutela del principio di uguaglianza: è questo che non avete il coraggio di affrontare in un dibattito pubblico, e perciò si tratta di privilegi. Avete coniato l'espressione di primus super pares, invece di primus inter pares; questo ci differenzia perché per voi il voto vuol dire populismo e potere di singoli sui molti, per noi il voto legittima la democrazia, la libertà e la legalità.
In ultimo, vorrei dire agli amici dell'UdC che la posizione da essi assunta non l'ho presa tanto come una giustificazione di carattere politico, inizialmente mi è sembrata una provocazione nei confronti non dell'opposizione, ma della maggioranza. Ritengo che sia un giorno triste quello in cui ai cittadini si prospetta di acconsentire ad un male minore facendo passare un vero e proprio privilegio (neanche Pag. 82una prerogativa). È un'Italia rassegnata quella che cercheremmo di costruire se approvassimo una norma siffatta.
Infine, vorrei osservare che il male minore è cosa ancora peggiore di un concetto quanto mai pericoloso che è quello della ragione di Stato. Quando si parla di ragion di Stato, che, lo ribadisco, è un concetto ancora molto pericoloso, perlomeno sui singoli si fa prevalere l'interesse della collettività; in questo caso, invece, sull'interesse della collettività si fa prevalere l'interesse del singolo collegato a singoli processi e a singole scadenze processuali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, preannuncio che l'Italia dei Valori voterà a favore di questo emendamento. Noi consideriamo irragionevole il comma 2 dell'articolo 1 perché, accanto alla tipizzazione di funzioni che la legge attribuisce al Presidente del Consiglio dei ministri, si fanno aperture incredibili come quelle che riguardano le attività preparatorie e consequenziali. Quanto tempo prima preparatorie? Quanto tempo dopo consequenziali? Chi le deve poter svolgere: solo il Presidente del Consiglio oppure anche i collaboratori del Presidente del Consiglio o i membri del Governo? «Nonché di ogni attività comunque connessa alle funzioni di governo»: chi lo dice quali sono le attività connesse alle funzioni di governo? Anche una cena, uno spettacolo teatrale, un'attività pubblicitaria, un'attività ludica è funzione di Governo? Chi lo dice? Lo può dire soltanto il dominus del processo o lo può dire soltanto ed esclusivamente colui che invece si vuole astenere dal partecipare al processo? Ecco, è una situazione assoluta di irragionevolezza.
Noi concordiamo con chi afferma che esiste un problema politico che è connesso con gli affari giudiziari del Presidente del Consiglio, però tutto si può fare, ma non scaricare questo problema su chi non ce l'ha e su chi cerca di risolverlo. Allora, noi vogliamo dire che c'è chi è il problema e c'è chi cerca di risolvere il problema; il problema è rappresentato da quindici anni dal Presidente del Consiglio e dal suo fardello giudiziario. Noi pensiamo di contribuire alla soluzione del problema, pensiamo di essere la soluzione del problema nel momento in cui diciamo che il modo migliore non è quello di sottrarsi alla funzione giurisdizionale, che è sovrana, ma è quello di partecipare con leale collaborazione allo svolgimento della funzione giudiziaria. Noi non crediamo che un problema politico possa essere risolto a costo di strappi e di sfregi alla Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, la calendarizzazione con urgenza dei due provvedimenti che interessano personalmente il Presidente del Consiglio, quali quello sul legittimo impedimento e quello sul processo breve al Senato hanno delle sfumature direi abbastanza umoristiche, alla luce delle dichiarazioni del Presidente Berlusconi. Il Premier, infatti, aveva dichiarato che il 2010 sarebbe stato l'anno della riforma della giustizia ed in effetti di giustizia si sta occupando.
Peccato, però, che nelle prime due sedute di quest'anno sono stati posti all'ordine del giorno, presso i due rami del Parlamento, provvedimenti che interessano unicamente il Capo del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, con questo provvedimento si vuole realizzare il tentativo di fare intendere agli italiani che non si vuole procedere speditamente con il disegno di legge già approvato Pag. 83al Senato, il cosiddetto processo breve, perché intanto è stata individuata un'altra scappatoia, quella del legittimo impedimento. Tale scappatoia serve semplicemente a far prendere fiato al Presidente del Consiglio e ai Ministri per tramite dei suoi avvocati, in modo tale da dilatare nel tempo e dare lo spazio e la possibilità al Parlamento di tentare, per l'ennesima volta, un provvedimento salva Berlusconi, salva Presidente del Consiglio con un Alfano ter. Cittadini che ci state ascoltando, voi capite che questo non è un provvedimento che fa giustizia ma...

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Cambursano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, in questo emendamento è stato evidenziato che con legge ordinaria si vuole assolutamente cambiare la Costituzione. In parole povere, vorrei dire che dopo il settimo re di Roma, Tarquinio il superbo, vogliamo inserire nella Costituzione il sereno brianzolo come ottavo re. Credo che questo conflitto di interessi vada seriamente affrontato, magari programmando due o tre udienze al mese, ogni due mesi, ma affrontando la giustizia serenamente e pensando di fare delle leggi per chi viene, aggiustando quello che si può aggiustare ma non pretendendo di aggiustare il proprio per poi pensare agli altri. Infatti se non aggiustiamo il proprio, stiamo qui tutti un mese, due mesi, due anni come è successo fino ad oggi, attendendo buone notizie dal Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, colleghi, è stato detto che il problema è il Premier. Se così fosse, il problema va risolto in un modo: andando alle urne e prendendo più voti del Premier. Non si possono sguinzagliare i magistrati, anche perché quando la carica di Premier era ricoperta da qualcun altro e quando la maggioranza era dall'altra parte, i giudici, che avevano gli stessi processi sul tavolo, non avevano nessun interesse a farli. Quindi, l'unico fine di questi processi, che certamente non ineriscono al provvedimento in esame che è generale e astratto, è di attaccare il Governo con un'arma impropria, ovvero quella dei processi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

RENATO FARINA. Bravo onorevole Brigandì!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Coscia 1.180, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 568
Votanti 567
Astenuti 1
Maggioranza 284
Hanno votato
231
Hanno votato
no 336).

Prendo atto che i deputati Garavini, Sposetti e Causi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Come d'intesa, sospendo la seduta fino alle 17,50.

La seduta, sospesa alle 17,30, è ripresa alle 17,55.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, era stato da Pag. 84ultimo respinto l'emendamento Coscia 1.180. Dobbiamo pertanto passare alla votazione dell'emendamento Zampa 1.124.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, questo emendamento, come gli altri, è ispirato dal nostro desiderio, questo sì davvero legittimo, che al nostro Paese sia risparmiata l'umiliazione di adottare una legge iniqua e antietica, una legge che danneggia, ancora una volta, l'immagine internazionale del nostro Paese. I giornali europei non hanno esitato a definire una farsa tragica quanto sta avvenendo in Italia e hanno scritto a chiare lettere ciò che voi cercate di mistificare e nascondere. Noi siamo di fronte ad una legge ad personam, una legge che si propone di sottrarre, come peraltro molte altre norme in preparazione o tanti altri tentativi evocati qui, fatti nel passato, una persona, l'attuale Premier Silvio Berlusconi, alla giustizia. Così facendo, continua a proporre una giustizia per il principe ed una diversa per il popolo. Mi sembra che l'onorevole Casini, nel chiedere che questa legge non venga estesa a nessun altro che al Presidente del Consiglio, abbia finito con l'ammettere e sottolineare con efficacia che abbiamo ragione noi e tutti quei giuristi che, riguardo a questa norma, parlano di una legge ad personam.
Non so se questa norma sia un ponte tibetano e un male minore tra i tanti mali possibili, ma è un male e non penso che sia utile né un bene che noi passiamo il nostro tempo in quest'Aula a votare mali, anche se minori, mentre il nostro Paese è assillato da problemi grandi e da grandi emergenze. Perciò, signori Ministri, colleghi della maggioranza, vi chiedo se davvero voi sentite di non avere alcun problema a votare una legge che serve soltanto al vostro leader. È vero che siamo tutti qui in quest'Aula perché ci hanno eletto con una vostra legge, che è stato un altro male, non so se minore, non direi. Siete qui tutti eletti e ci avete messo in questa condizione...(Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)... anche noi certo, ma la legge è vostra.
Tuttavia, la responsabilità di questo voto è di ciascuno di noi, appartiene alla coscienza di ciascuno di noi. Nonostante tutto, nonostante il fatto che siamo nominati, noi siamo chiamati in quest'Aula a dare corso alla nostra personale responsabilità politica.
Perciò, perché non provate a prendervi un altro po' di tempo per un legittimo ripensamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, l'Italia dei Valori voterà a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, cambiare la giustizia si può, riformarla si può, senza però intaccare i principi del nostro ordinamento costituzionale. Invece, per risolvere i problemi della giustizia - mi sia consentito - il pensiero di questo Governo, naturalmente il pensiero unico di questo Governo, è quello che occorre provvedere, ad esempio, alla separazione delle carriere e a una profonda riforma del Consiglio superiore della magistratura.
Signor Presidente, signor Ministro, credo che siano altri gli strumenti per riformare il nostro sistema giudiziario e, a fronte di una situazione drammatica sia della giustizia sia delle carceri, ribadiamo a voce alta che è offensivo per il Paese che la maggioranza presenti come priorità leggi ad personam, che hanno come unica funzione di salvaguardare il Presidente del Consiglio dall'applicazione della legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

Pag. 85

IVAN ROTA. Signor Presidente, i cittadini e i risparmiatori sanno che vi sarebbero stati altri modi per disinflazionare questa giustizia lunga e costosa. Abbiamo vent'anni di crack finanziari che li hanno coinvolti, a partire dal 1984, con Europrogramme, Previdenza, IFI, Fidimpresa, fino ad arrivare ai giorni nostri, con gli ultimi scandali finanziari e industriali che portano il nome di Bipop Carire, Opengate, Cirio, Parmalat, Lehman Brothers.
Come abbiamo già avuto modo di ricordare, l'attuale maggioranza ha approvato provvedimenti come la cosiddetta legge Cirielli, che con le prescrizioni brevi ha ucciso alcuni di questi processi.
Voglio ricordare e vogliamo ricordare, come Italia dei Valori, che la legge Cirielli è stata approvata il 29 novembre 2005, quando erano radicati alcuni processi - due filoni in particolare, quelli di Brescia e di Milano - e che alla fine i reati più gravi...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rota. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, stiamo ancora discutendo questo secondo comma, che contiene una previsione veramente molto, troppo ampia per sottrarre il Primo Ministro e i Ministri ad eventuali processi.
Dico «eventuali» ironicamente, perché questa è una legge ad personam, che mira unicamente a sottrarre il Primo Ministro ai processi in corso e a dilazionare nel tempo questi suoi processi; ci ritroveremo tra 18 mesi con una legge che speriamo nel frattempo sia già stata dichiarata incostituzionale, ma che chiaramente è incostituzionale fin d'ora, perché lo dite voi nel primo comma.
Infatti, confessate che questa è una legge che andrebbe fatta con una legge di rango costituzionale, ragion per cui è talmente palese che non avete alcuna voglia di riformare la Costituzione in maniera normale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, volevo ricordare alla Camera dei deputati, piena all'inverosimile, oggi, per discutere dei provvedimenti personali di Berlusconi, che fuori dall'Aula, in Piazza Montecitorio, vi sono 500 lavoratori dell'Alcoa di Portovesme che attendono risposte da questo Governo, che, anziché impegnarsi soltanto per il Presidente del Consiglio, ogni tanto potrebbe occuparsi anche di lavoratori, di disoccupati e di cassintegrati (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, intervengo solo per ricongiungermi a questo tema che è stato sollevato. Le parole del Papa di domenica devono far riflettere tutti: il Papa ha invocato responsabilità di fronte alla crisi, rivolgendosi alle imprese, ai lavoratori, al mondo della politica e ai governanti.
Ecco, riflettete: ci costringete qui oggi ad affrontare - anziché i problemi della crisi di Alcoa e di Termini Imerese - i problemi di una sola persona: è l'illegittimo impedimento di questo Governo ad affrontare i problemi degli italiani. Forse dovreste vergognarvi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zampa 1.124, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lupi, Moroni, Moles, Cota, Sardelli... Pag. 86
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 548
Maggioranza 275
Hanno votato
232
Hanno votato
no 316).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.303 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio, Sardelli, De Micheli, Giro, Martinelli, Cesare Marini, Tidei...adesso anche l'onorevole Giro è riuscito a votare...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 551
Votanti 549
Astenuti 2
Maggioranza 275
Hanno votato
321
Hanno votato
no 228).

Prendo atto che il deputato Ruben ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bachelet 1.125. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bachelet. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'emendamento si limita a sopprimere l'aggettivo «preparatorie», evitando che farsi la barba prima di andare a Palazzo Chigi costituisca di per sé legittimo impedimento. Mi lasci però dire che due anni fa diventando deputato a più di cinquanta anni mi aspettavo di occuparmi del bene comune, invece ci occupiamo in continuazione del Presidente del Consiglio. Abbiamo cominciato nel maggio 2008 con il decreto-legge «salva Retequattro» e da allora non abbiamo più smesso; chissà se almeno a fine legislatura ci occuperemo a tempo pieno degli italiani, prima che diventino tutti disoccupati. Dopo il «salva Retequattro» è venuto il lodo Alfano che sospendeva i processi al Presidente del Consiglio (unico nel panorama europeo in cui l'immunità, quando c'è, è per i parlamentari, non per l'Esecutivo).
Nel luglio del 2008 un documento in difesa della Costituzione ne segnala invano l'incostituzionalità: è sottoscritto da più di cento studiosi di diritto costituzionale tra i quali gli ex presidenti della Corte costituzionale Onida, Zagrebelsky ed anche il compianto Leopoldo Elia, i cui scritti proprio oggi sono stati presentati da Astrid nella sala del Refettorio.
Nell'ottobre del 2009 il lodo viene giudicato incostituzionale dalla Corte. Berlusconi si indigna ma intanto ha guadagnato un anno, Bossi minaccia l'insurrezione ma gli italiani stanno protestando per la disoccupazione, amplificata dall'incapacità del Governo e dai suoi tagli a scuola, università e ricerca: contro la sentenza della Corte non si registra invece nessuna memorabile protesta popolare.
Intanto arrivano altri processi relativi a gravi reati precedenti ed estranei all'attività parlamentare. Su Topolino il bassotto buono avrebbe chiesto a questo punto: perché non dimostriamo la proclamata innocenza nel processo come i comuni mortali? Perché non chiediamo per i parlamentari un processo immediato, come dice la proposta dell'onorevole Levi? Nemmeno a pensarci, la maggioranza punta ad un lodo Alfano costituzionale. Le leggi costituzionali però richiedono tempo e allora si spara una raffica di provvedimenti per bloccare ad ogni costo i processi del Presidente del Consiglio, anche a costo del ridicolo e di bloccare l'attività di entrambe le Camere. L'Italia può attendere: al Senato arriva il processo breve, alla Camera il legittimo impedimento: una legge-ponte che serve dichiaratamente ad Pag. 87evitare a Berlusconi i processi fino all'approvazione di un lodo Alfano-bis costituzionale.
Per sicurezza, la maggioranza inserisce una modifica che affida alla stessa Presidenza del Consiglio il compito di attestare la legittimità dell'impedimento, una sorta di autocertificazione. Sembra uno scherzo: mentre i servi dello Stato, come li chiamavano un tempo, ovvero poliziotti, carabinieri, agenti di custodia, finanzieri, magistrati, rischiano la vita, i padroni dello Stato non rischiano neppure i processi, non sono tenuti a rispondere come gli altri della proprie azioni. Non è uno scherzo, è una tragedia voluta dal Governo e dalla maggioranza e, purtroppo, che delusione, anche dagli amici dell'UdC. Chissà che cosa ne diranno gli elettori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, preannunzio che il gruppo dell'Italia dei Valori voterà a favore dell'emendamento Bachelet 1.125 per le ragioni già espresse in precedenza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è normale che nella dialettica politica vi siano delle posizioni divergenti. È normale, considerata la dialettica all'interno di quest'assemblea, che l'UdC si assuma le sue responsabilità nel prendere determinate decisioni, così come noi ci assumiamo la responsabilità di prendere le nostre decisioni. Rispettiamo i parlamentari per quello che fanno all'interno del Parlamento perché riteniamo che ognuno all'interno di questo Parlamento deve svolgere la sua funzione ed essere al servizio del popolo.
Ma la nostra riflessione è un'altra: come può legiferare un Parlamento - questo vale trasversalmente non soltanto quindi per il centrodestra, ma per il centro e la sinistra - che, come diceva precedentemente la collega, non viene eletto sulla base delle preferenze e del consenso popolare, ma è legittimato soltanto da un leader politico? La mia non vuole essere una critica, ma una riflessione rivolta in modo particolare a coloro i quali stanno nell'area del centrosinistra e della sinistra, per prendere posizione...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Scilipoti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, c'è da riconoscere a coloro che da anni producono norme ad personam una certa fantasia ed anche una buona dose di umorismo, dal momento che per la prima volta si introduce per legge una sorta di diritto alla serenità per il Presidente del Consiglio e per i Ministri.
Tutti hanno diritto ad essere sereni, ma a questo punto non si capisce perché solo i membri del Governo debbono poter svolgere il loro lavoro serenamente, mentre questa serenità non è riconosciuta per legge magari a quel milione di precari che non hanno alcuna tutela e non possono sperare neppure negli ammortizzatori sociali. Questo Governo e questa maggioranza hanno, a mio modesto avviso, un grande problema al loro interno. I loro esponenti di spicco sono persone che da sedici anni non hanno ancora capito che la politica non è lo strumento che serve a difendersi da eventuali reati commessi (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Chiedo scusa, Presidente, ma colleghi della Lega mi rivolgono delle offese...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!

SILVANA MURA. Vorrei pregare i deputati che hanno qualcosa da dire, se hanno qualcosa da dire, di farlo nelle sedi giuste: i tribunali (Commenti)!

Pag. 88

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Leoluca Orlando, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, ho troppa stima per l'intelligenza politica dell'onorevole D'Alema per non aver ascoltato attentamente il suo intervento e per non ritenere dovuta una sommessa risposta. Onorevole D'Alema, cito dal Corriere della Sera del 17 dicembre scorso un articolo di Maria Teresa Meli con una dichiarazione virgolettata: «Se per evitare il suo processo, devono liberare centinaia di imputati di gravi reati, è quasi meglio che facciano una leggina ad personam per limitare il danno all'ordinamento e alla sicurezza dei cittadini». Come lei ben sa, questa è un'affermazione che le è stata attribuita, senza smentite, a cui è seguita anche una polemica all'interno degli organi del suo partito.
Ora noi condividiamo esattamente la sua valutazione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Il nostro intervento è esattamente nei termini da lei auspicati: limitare il danno. Vedete - colleghi del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori - e lo ripeteremo fino alla nausea, questo provvedimento non cancella i processi, come l'onorevole Franceschini ha impropriamente sostenuto questa mattina. Questo provvedimento non sospende i processi, come l'onorevole Leoluca Orlando ha impropriamente sostenuto oggi pomeriggio. Questo provvedimento si limita a rinviare una udienza sospendendo contestualmente la prescrizione che ricomincerà a decorrere alla fine del legittimo impedimento.
Colleghi, come giustamente l'onorevole D'Alema ha detto, preferivate, preferivamo essere qui oggi o la settimana prossima in questa Aula a discutere e a votare il processo breve? Ma quando abbiamo detto (e avete detto tutti quanti) che il processo breve manda al macero migliaia di processi per non farne celebrare uno, dicevamo una cosa di cui eravamo convinti o facevamo uno slogan? Ebbene, noi abbiamo fatto la scelta a viso aperto di far prevalere il legittimo impedimento mentre il processo breve è finito sul binario morto della Commissione giustizia, che ha rinviato le audizioni almeno al 30 giugno. Ne riparleremo nel secondo semestre e se tornerà lo combatteremo con la stessa forza, ma intanto noi siamo qui a votare solo il legittimo impedimento per il solo Presidente del Consiglio, e non il processo breve che avrebbe distrutto quelle migliaia di processi e che la maggioranza, con i tempi contingentati, si sarebbe votata nelle stesse condizioni in cui oggi si vota il legittimo impedimento. Allora, cari colleghi e cari amici, nell'alternativa tra fare una cosa che può suonare come un favore a Berlusconi (e che forse lo è) e fare un dispetto a tutti gli italiani noi non abbiamo imbarazzo a dire che preferiamo la prima ipotesi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bachelet 1.125, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sardelli, onorevole Servodio, onorevole Sposetti, onorevole Martinelli, onorevole Golfo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 563
Votanti 562
Astenuti 1
Maggioranza 282
Hanno votato
232
Hanno votato
no 330).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare. Pag. 89
Passiamo alla votazione dell'emendamento Burtone 1.126. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Touadi. Ne ha facoltà.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, questo emendamento soppressivo (come altri emendamenti) si riferisce all'automatismo del legittimo impedimento. Come sa, signor Presidente, la modifica all'articolo 420-ter del codice di procedura penale in materia di impedimento a comparire altro non costituisce se non uno di quei provvedimenti che potremmo definire provvedimento «guerriglia». Sì, proprio guerriglia. Legittimo impedimento, processo breve, riproposizione in chiave costituzionale del lodo Alfano, sono tutti provvedimenti che, come la guerriglia, mirano ad attaccare vigliaccamente il buon funzionamento della giustizia. Lo scopo della modifica del legittimo impedimento è creare l'ennesima legge ad personam per sottrarre Berlusconi ai suoi processi. Come ci è stato chiaramente spiegato nell'audizione in Commissione giustizia dal professor Onida, il bilanciamento tra l'interesse effettivo della funzione giurisdizionale, attraverso la celebrazione del processo, e l'interesse al continuativo e regolare svolgimento delle funzioni pubbliche deve avvenire tenendo conto delle circostanze concrete, così come già avviene oggi nei tribunali di tutta Italia.
Il professor Illuminati, nell'audizione in Commissione giustizia, ha sottolineato che stabilire a priori che la titolarità e l'esercizio di funzioni pubbliche costituisce sempre e comunque legittimo impedimento equivaleva ad introdurre per via ordinaria una forma di immunità che, invece, dovrebbe necessariamente passare attraverso il procedimento rafforzato per integrare questa ipotesi nel corpo della Costituzione italiana.
Inoltre a dir poco stravagante appare l'idea di estendere il legittimo impedimento anche a coloro che ricoprono incarichi di Governo. Se appare complesso tipizzare le azioni dell'attività parlamentare, per quanto in tali ipotesi si potrebbe far riferimento ai calendari dei lavori dell'Aula e della Commissione, nel caso dell'attività di Governo appare del tutto impossibile discernere ciò che va ricondotto ad una tipica funzione del mandato e ciò che non vi rientra. Senza poi considerare, signor Presidente, la paradossale situazione che, quand'anche considerassimo per il Presidente del Consiglio come circostanza tipizzabile la programmazione dei calendari delle riunioni del Consiglio dei ministri, si arriverebbe alla tragicomica situazione nella quale l'imputato Berlusconi potrebbe lui stesso determinare le date del suo legittimo impedimento a comparire in udienza. Come si sa e si vede non ha intenzione di comparire in udienza.
Noi abbiamo sempre sostenuto la medesima idea, ovvero che l'unico criterio per determinare il legittimo impedimento sia riconducibile alla valutazione in concreto fatta dal giudice, essendo impraticabile la strada di tipizzare gli atti e le attività tali da giustificare un legittimo impedimento, essendo ingiusta, tra l'altro, e palesemente incostituzionale l'altra ipotesi ovvero quella di presumere a priori che il mero incarico di Governo e parlamentare costituisca ipso facto legittimo impedimento.
Cari colleghi, colleghi della maggioranza, posso capire l'onorevole avvocato Ghedini che, in fin dei conti, per i suoi servizi di difesa è comprensibile che abbia una qualche forma di vincolo con il suo «cliente» ma tutti voi ricordatevi dell'articolo 67 della Costituzione: «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato». Dunque abbiate la forza morale di tornare a rappresentare la Nazione e ad agire nell'esercizio del vostro mandato senza vincolo alcuno, tanto meno se questo vincolo personale del Presidente Berlusconi vi induce e vi indurrà ad approvare provvedimenti vergognosi ed estranei allo Stato di diritto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

Pag. 90

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, preannunzio che il gruppo dell'Italia dei Valori voterà a favore dell'emendamento Burtone 1.126.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, il collega onorevole Vietti in precedenza ha stigmatizzato la posizione di alcuni colleghi che rimarcavano l'inutilità di questa norma rispetto al fine che è quello di un contemperamento tra i poteri della magistratura e quelli della politica. In effetti in questo provvedimento è prevista la sospensione del corso della prescrizione come vi era nel lodo Alfano. Il problema qual è? Che comunque si tratta di norme incostituzionali e, così com'è stato per il lodo Alfano, anche la dichiarazione di incostituzionalità di questo provvedimento determinerà l'annullamento anche della norma che stabilisce la sospensione del corso della prescrizione con la conseguenza che questo problema Berlusconi lo risolverà anche a prescindere dalle sentenze della Consulta perché beneficerà, come ormai suo more solito, della prescrizione come avvenuto già in passato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Altro che legittimo impedimento, signor Presidente! Si tratta di un sopruso, di un abuso, di uno stupro legislativo, di uno «iudicium interruptus». Ciò mi fa ricordare qualche altra cosa... ma il Presidente Berlusconi mi capirà. È stato inventato proprio per salvare lui. È un provvedimento che viola palesemente gli articoli 3 e 138 della Costituzione; gli stessi articoli richiamati in precedenza per il lodo Schifani e per il lodo Alfano dalla Corte costituzionale.
Ancora una volta questo Governo e questa maggioranza insistono, con un'inammissibile protervia senza precedenti, nel varare leggi a scadenza, finalizzate soltanto a salvare il Premier. È una sorta di legge a tempo, legge monouso, legge usa e getta per tradire il popolo italiano e per tradire la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per poter dire che una legge deve comunque garantire un diritto, mentre noi con questa legge stiamo garantendo un privilegio, che mi sembra cosa ben diversa.
Vorrei dire a questo punto - lo dico all'UDC, perché credo che sono sempre stati molto sensibili su questi temi - qualcosa riguardo ai centri di riabilitazione: i loro responsabili o presidenti, per assistere e riabilitare i disabili sono costretti a chiudere o ad andare in carcere perché non sono più in grado di svolgere tali attività, dato che questo Governo, commissariando la sanità soprattutto nella regione Lazio, non fa muovere i fondi. Allora io dico: perché chi aiuta la gente deve andare in galera e chi non fa questo dobbiamo legittimarlo addirittura con una legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Burtone 1.126, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Iapicca, Cesare Marini, Cesario, Ravetto, Cesa, Golfo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).
(Presenti e votanti 561
Maggioranza 281
Hanno votato
231
Hanno votato
no 330).

Pag. 91

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Vico ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palomba 1.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente e colleghi, l'emendamento in esame tende a ripristinare un minimo di potere di valutazione da parte del dominus del processo, che è il giudice.
Con il provvedimento sottoposto alla nostra attenzione il giudice e quindi la giustizia sono totalmente espropriati del loro potere di esercitare la giurisdizione.
Per diciotto mesi la giustizia è messa nel freezer, è surgelata. Per diciotto mesi la giustizia è controllata e vincolata dal potere politico. Altro che interferenza della magistratura nella politica! Qui siamo all'opposto: è la politica che pretende di impedire alla giustizia ed alla giurisdizione che la funzione giurisdizionale venga esercitata.
Con l'emendamento in esame noi aggiungiamo dopo le parole, «preparatorie e consequenziali» riferite alle attività, le seguenti: «purché valutate dal giudice come essenziali e non procrastinabili». «Essenziali» vuol dire semplicemente una cosa: che devono essere funzionalmente collegate all'attività principale, ma in maniera assoluta e non discrezionale.
In altre parole, la valutazione delle attività preparatorie e consequenziali non può essere lasciata a colui che invece deve sottostare e soggiacere al potere di direzione del processo, che è affidato soltanto al giudice. Devono essere non procrastinabili nel senso che devono essere fatte in quel momento e non fra un mese, fra dieci mesi o fra un anno.
Prendiamo ad esempio un'attività certamente importante come il G8. Quando sarebbero dovute iniziare le attività preparatorie per il G8? Probabilmente, al momento dell'insediamento del Governo. Dunque, avremmo dovuto dire che il legittimo impedimento iniziava a decorrere dal momento dell'insediamento del Governo, perché già si sapeva che si sarebbe tenuto il G8? E quali sono le attività consequenziali al G8? La preparazione al prossimo G8, al prossimo G20, perché è necessario implementare le determinazioni e preparare l'attività del Governo, in modo che arrivi preparato alla prossima riunione internazionale con tesi predisposte e scritte? Si capisce, dunque, l'assoluta arbitrarietà della disposizione che prevede il legittimo impedimento anche con riferimento alle attività preparatorie e consequenziali.
Con l'emendamento in oggetto abbiamo voluto restituire la dignità della funzione giurisdizionale a chi la esercita e, quindi, una dignità alla funzione sovrana costituita dall'amministrazione della giustizia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, noi vogliamo pronunce vere. Ecco, perché abbiamo presentato, fin dal maggio del 2008, pochi giorni dopo l'insediamento di questo Governo e l'avvio di questa legislatura, venticinque disegni di legge che vanno verso una riforma complessiva della giustizia. Altro che dire sempre no, signor Presidente! Abbiamo cercato di riorganizzare e di offrire soluzioni, ma questi disegni di legge sono rimasti nel cassetto delle Commissioni. Perché? Signor Ministro, perché dobbiamo discutere del lodo Alfano, che porta il suo nome, e che sappiamo che fine ha fatto?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, vorrei dire all'amico Vietti che, di fronte a provvedimenti di questo tipo, non si può scegliere ciò che fa meno male. Quando una cosa è sbagliata è sbagliata, non esiste una via di mezzo: bisogna andare fino in fondo, senza tentennamenti. Pag. 92Bisogna sapere dire di no, soprattutto, in queste circostanze, quando siamo di fronte a provvedimenti di questo tipo, che gridano vendetta al cospetto del popolo italiano.
In questi giorni, assistiamo a dati drammatici che testimoniano la gravità del problema che riguarda l'insieme della giustizia e che richiederebbe, proprio per questo, alla politica e alla sua responsabilità, di affrontare la riforma della giustizia all'interno di un quadro d'insieme di riforme strutturali, e non, di volta in volta, attraverso provvedimenti parziali, che presentano anche il legittimo sospetto che, in queste ore, stiamo cercando di denunciare.
Da troppo tempo, in questo Paese, il rapporto fra politica e magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cimadoro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, quella sul legittimo impedimento è una norma che complica la procedura invece di semplificarla, che appesantisce invece di snellire, che allunga i tempi invece di ridurli.
Il provvedimento sul legittimo impedimento è stato definito da qualcuno «il male minore». In realtà, esso rappresenta uno dei tanti mali che questa maggioranza e questo Governo stanno infliggendo ai cittadini, allo Stato e alla giustizia italiana, dal provvedimento sul processo breve, a quello sulle intercettazioni, a quello sullo scudo fiscale, e a quello sul lodo Alfano (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 1.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Golfo... onorevole Mondello... onorevole Sardelli... onorevole Delfino... onorevole Cesa...onorevole Porfidia... onorevole De Micheli... onorevole Martinelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 553
Maggioranza 277
Hanno votato
228
Hanno votato
no 325).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.127.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melis. Ne ha facoltà.

GUIDO MELIS. Signor Presidente...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, dobbiamo prima passare alla votazione dell'emendamento Vietti 1.97.
Poiché su tale emendamento non vi sono richieste di parola, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 1.97, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Armosino... onorevole Golfo... onorevole Simeoni... onorevole Sardelli... onorevole Lanzillotta... onorevole Di Virgilio... onorevole Pionati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 550
Maggioranza 276
Hanno votato
263
Hanno votato
no 287).

Pag. 93

Prendo atto che i deputati Scilipoti e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
L'emendamento Ferranti 1.127 non va posto ai voti poiché è identico all'emendamento Vietti 1.97. Avevo richiesta di interventi per l'emendamento Ferranti 1.127, mi dispiace...

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, l'onorevole Melis del gruppo del Partito Democratico desidera intervenire sul subemendamento all'emendamento della Commissione, considerato che avrebbe dovuto parlare su quello che non è stato posto in votazione.

PRESIDENTE. Essendo identici gli emendamenti Vietti 1.97 e Ferranti 1.127, si intende siano stati posti in votazione congiuntamente.
L'onorevole Melis potrà parlare sulla prossima proposta emendativa.
Passiamo alla votazione del subemendamento Palomba 0.1.400.1.
Invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere i pareri.

ENRICO COSTA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sul subemendamento Palomba 0.1.400.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melis. Ne ha facoltà.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, mi sono esibito nell'intervento breve - che va di pari passo con il processo breve - ma se avessi parlato prima, avrei insistito sul tema della soppressione di una frase particolare delle norme che stiamo discutendo. Si tratta della frase che contiene la clausola di chiusura del comma 2 dell'articolo 1 e che recita: «nonché ogni attività connessa alle funzioni di Governo».
Vorrei trattenermi su questo, perché forse si può fare una riflessione più generale su un certo modo di legiferare. Cosa vuol dire questa frase? Balzano agli occhi due concetti: quello di attività e quello di connessione. «Attività» è un termine generico nel quale sono comprese le più varie e le più atipiche azioni preparatorie.
Per quanto riguarda il termine «connessione» (ho provato a consultare un vocabolario) significa unire insieme, concatenare, collegare. È evidente che i termini «attività» e «connessione» messi insieme richiedono, per essere definiti, un'attività di interpretazione, che però non è delegata al giudice - come sarebbe logico aspettarsi in vista di un equo bilanciamento tra l'interesse del processo e l'interesse dell'esercizio delle funzioni di governo - ma è lasciata alla libera determinazione degli uffici della Presidenza del Consiglio, cioè proprio di quella figura istituzionale che dell'interruzione dovrebbe beneficiare.
Signor Presidente, come ha ricordato nel corso della discussione sulle linee generali la collega Ferranti, in questo punto e altrove siamo di fronte ad una norma in clamoroso contrasto con la giurisprudenza della Corte costituzionale, che ha escluso ogni automatismo del legittimo impedimento e ha chiaramente assunto posizione contro qualunque norma astratta generalmente derogatoria delle regole processuali comuni.
Spetta al giudice essere l'arbitro del processo, né si può consentire che il giudice si riduca a un ruolo notarile prendendo atto passivamente di eventi che maturano al di fuori del processo stesso.
L'intero articolo 1, comma 2, a nostro Pag. 94avviso contrasta con la limpida visione dell'esercizio autonomo della giurisdizione. Ma in modo ancora più sfacciato vi contrasta questa estensione a ogni attività connessa alle funzioni di Governo, generica e ambigua. Si tratta di un concetto indefinito nel quale non è azzardato arguire che sarebbero ricompresi anche atti preparatori, tra cui riunioni di staff, riunioni politiche in senso lato, nonché una miriade di altri comportamenti, sino a comprendere in definitiva l'intera agenda del Presidente del Consiglio.
Non siamo - lo abbiamo detto molte volte - contro il legittimo impedimento dell'imputato quale causa di rinvio dell'udienza. È un istituto che già vige ed è quotidianamente applicato ragionevolmente nei tribunali della Repubblica.
Siamo contro un'estensione del principio sino a tradurla in un privilegio per un solo imputato, in contrasto con il parallelo principio del bilanciamento ragionevole tra gli interessi in campo.
Lo voglio ridire con le parole già tante volte citate di Valerio Onida, il professor Onida, presidente emerito della Corte costituzionale: «una disciplina» - ha detto Onida in audizione - «che stabilisce a priori e in modo vincolato che la titolarità dell'esercizio delle funzioni pubbliche costituisca sempre legittimo impedimento, per tutta la durata della carica pubblica o per lunghi predeterminati periodi di tempo, si tradurrebbe nella statuizione di una vera e propria prerogativa», cioè - aggiungo io - in una deroga al normale esercizio della funzione giurisdizionale che, a norma della Costituzione, non è oggi ammissibile. Altra cosa se faremo una modifica della Costituzione, ma questa va chiesta e fatta con legge costituzionale.
Voglio concludere così, signor Presidente. Diceva George Orwell ne La fattoria degli animali che tutti gli animali, in quel metaforico mondo politico-costituzionale, erano uguali ma qualcuno - e nello specifico i maiali - era più uguale degli altri. Temo che in Italia stiamo andando precisamente in quella sciagurata direzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, sempre sul subemendamento Palomba 0.1.400.1, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, questo subemendamento va nella direzione nella quale abbiamo cercato di indirizzare costantemente questo testo unificato che, nella sua impostazione generale, taglia fuori totalmente il dominus del processo, che è il giudice, per decidere al di fuori del processo quello che deve essere l'andamento del processo stesso.
Il nostro subemendamento tende a dire che l'attività dovrà pure essere coessenziale alla funzione di Governo. Ma il punto è questo: chi accerta che la funzione sia coessenziale e che l'attività sia coessenziale alla funzione di Governo? Chi lo accerta? Viene accertato fuori dal giudizio? Viene attestato dal funzionario della Presidenza del Consiglio che in questo modo toglie al giudice la discrezionalità e la possibilità di decidere ciò che riguarda il processo?
Riteniamo che la coessenzialità, come tutti gli altri elementi attinenti al legittimo impedimento, debba passare attraverso un vaglio del dominus del processo, che è il giudice. In caso contrario si ha un'espropriazione della funzione giudiziaria da parte della politica e questo non lo vorremo né lo consentiremo mai.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Palomba 0.1.400.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevole Cesare Marini... onorevole Sardelli... onorevole Sposetti... onorevole Di Virgilio...ci siamo? L'onorevole Pezzotta ha votato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 95
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 545
Maggioranza 273
Hanno votato
223
Hanno votato
no 322).

Prendo atto che il deputato Alessandri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.400 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Fitto, onorevole Cesa, onorevole Di Caterina, onorevole Sardelli, onorevole Vico, onorevole Servodio, onorevole Repetti, onorevole Fassino, onorevole Pionati.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 552
Votanti 551
Astenuti 1
Maggioranza 276
Hanno votato
325
Hanno votato
no 226).

Prendo atto che la deputata Madia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palomba 1.47.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intervengo per esprimere il voto favorevole dell'Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 1.47, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia, onorevole Sardelli, onorevole Cesa, onorevole Ghiglia, onorevole Golfo, onorevole Di Virgilio, onorevole Pionati, onorevole Mosella, onorevole Ravetto, onorevole Tidei.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 554
Maggioranza 278
Hanno votato
224
Hanno votato
no 330).

Prendo atto che i deputati Di Stanislao e Scilipoti hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.158.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, questo emendamento in realtà cerca di riportare questa normativa nell'alveo del rispetto dei principi del processo e delle parti. Francamente sono sconcertata dalle giustificazioni anche reiterate che sono venute dall'UdC e, in particolare, dall'onorevole Vietti, quasi vi fosse una necessità di Stato nel sospendere e cancellare i processi del Premier per poter poi, dopo questa necessità di Stato, cominciare a parlare di riforme e di giustizia.
Ma a quale principio della Costituzione di questo Stato democratico ci stiamo appellando? Alla fine non convince nemmeno il ragionamento che si vuole rappresentare.

PRESIDENTE. Per cortesia, al banco del Governo... prego onorevole.

Pag. 96

DONATELLA FERRANTI. Infatti, nessuno dei principi che sono stati affermati dalla Corte costituzionale vengono rispettati.
Pertanto, nell'emendamento in esame ci sforziamo comunque di dare un supporto e di indicare una via, dicendo: ma è possibile che con tanti avvocati che ci sono nelle fila della maggioranza non si voglia rispettare, per questo processo, la voce delle parti? Non si vuole dare voce alle altre parti che possono anche chiedere e rappresentare che quell'impegno così vago, che fa riferimento alle attività previste dalla normativa (preparatorie, essenziali o coessenziali che si voglia), in qualche modo andrà a fermare, sospendere, estinguere di fatto un processo.
Mi lascia anche perplessa che chi ha avuto l'iniziativa di questa legge, la cosiddetta legge ponte, si sia poi accontentato per il processo breve del fatto che vengano fissate delle audizioni. Si è detto che poi si farà la legge sul processo breve o forse non si farà, ma dove sta scritto? Chi lo ha detto?
In realtà, noi l'abbiamo calendarizzata in Commissione. C'è stata la relazione dell'onorevole Paniz, c'è stata la richiesta e saranno fatte le audizioni. Quindi, in realtà questa ragion di Stato non ha avuto nemmeno la risposta adeguata, dal momento che si è preso spunto da questa proposta per allargare poi a tutti i membri del Governo - e non soltanto al Presidente del Consiglio - una norma che, già di per sé, è contro la Costituzione.
Poi, la famosa contropartita di salvare i processi degli italiani non c'è ancora. Nessuno l'ha mai firmata, anche perché lì ci sono delle norme transitorie, cari colleghi, che non riguardano soltanto il Presidente del Consiglio. Diamo a ognuno quello che dobbiamo dare. Nel processo breve ci sono delle norme transitorie che riguardano e faranno cadere nel nulla numerosi processi contabili, che non riguardano il Presidente del Consiglio. Quindi, credo che quella proposta di legge andrà avanti, perché altri sono gli interessi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.158, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Osvaldo Napoli... Onorevole Frassinetti... Onorevole Migliori... Onorevole Bellotti... Onorevole Di Virgilio... Onorevole Berardi... Onorevole Sardelli... Onorevole Andrea Orlando... Onorevole Vico... Onorevole Mosella... Onorevole Volpi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 541
Votanti 540
Astenuti 1
Maggioranza 271
Hanno votato
220
Hanno votato
no 320).

Prendo atto che i deputati Scilipoti e Di Stanislao hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.222.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, la maggioranza non ha approvato gli emendamenti soppressivi che l'opposizione ha presentato; ha rigettato la questione pregiudiziale di costituzionalità; non ha tenuto conto della necessità di trovare un adeguato e ragionevole contemperamento tra due esigenze: quella di svolgere la funzione legata alla carica pubblica e quella del corretto andamento della giustizia penale.
Eppure, una sospensione del processo così indifferenziata e indeterminata, senza che il giudice possa compiere la valutazione volta per volta sul caso concreto, non può che configurare una vera e propria immunità per i titolari delle cariche pubbliche, che deve essere introdotta con Pag. 97legge costituzionale. Si dice che questa è una «legge ponte», ma neanche la transitorietà del provvedimento può giustificare l'adozione per legge ordinaria di una disciplina dichiaratamente volta a stabilire una prerogativa.
Ciò premesso, noi sottoponiamo questo emendamento - e il successivo che illustrerò contestualmente - all'attenzione della Camera, con i quali cerchiamo quanto meno di ridurre il danno che le altre parti incolpevoli del processo potrebbero subire dall'approvazione di questo provvedimento. Noi prevediamo che nei processi riguardanti reati gravissimi (quali delitti commessi per finalità di terrorismo, delitti di illegale fabbricazione o messa in vendita di armi da guerra, devastazione, saccheggio, stragi, associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidio, riduzione in schiavitù, tratta di persone, eccetera: tutti reati che poca attinenza hanno con le funzioni di governo) coloro che sono parti offese o si sono costituiti parte civile possano provare che l'impedimento opposto dal Presidente del Consiglio o dai ministri non abbia fondamento.
Credo che questa sia una minima prova che possiamo dare per cercare di salvaguardare diritti che sono costantemente lesi nel caso di questo provvedimento; sarebbe un modo per attenuare il sacrificio delle parti civili costituite, per le quali non è neanche prevista la possibilità di proseguire l'azione in sede civile.
Il Ministro Alfano nelle sue dichiarazioni sullo stato della giustizia ha ribadito che il discrimine tra maggioranza e opposizione è tra chi vuole il mantenimento dello status quo e chi invece vuole l'innovazione e il cambiamento. Cosa c'è di innovativo in questa leggina? Cosa c'è di innovativo nel lodo Alfano e nel processo breve? La cifra della politica del Governo sulla giustizia è quella di rispondere a un'ossessiva fobia del Presidente del Consiglio. Noi ne vorremmo restare indenni ed occuparci, come sarebbe nostro dovere istituzionale, solo delle riforme della giustizia che i cittadini e le imprese del nostro Paese attendono da tempo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.222, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico... onorevole Coscia... onorevole Sardelli... onorevole Mazzuca... onorevole Frassinetti... onorevole Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 544
Maggioranza 273
Hanno votato
224
Hanno votato
no 320).

Prendo atto che il deputato Di Stanislao ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.226.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, come annunciato, ho espresso la mia dichiarazione di voto su questo emendamento insieme al precedente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.226, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico... onorevole Latteri... onorevole Sardelli... onorevole Pionati... onorevole Martinelli... onorevole Carfagna...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 98
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 548
Maggioranza 275
Hanno votato
224
Hanno votato
no 324).

Prendo atto che il deputato Di Stanislao ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.225.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavini. Ne ha facoltà.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il rispetto delle regole è uno dei principi fondamentali di una democrazia. Questa proposta di legge dimostra che il Governo pretende di esercitare il suo potere senza rispettare le regole. Chi si disinteressa delle regole butta la democrazia alle ortiche. Una di queste regole è quella che prevede l'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Il Governo questo principio non lo rispetta, anzi cerca di aggirarlo nel peggiore dei modi, con una proposta di legge mascherata. Va bene che siamo sotto carnevale, ma questo testo unico non è altro che un nuovo lodo Alfano, mascherato per l'appunto e mascherato male.
Esso prende spunto da quella legge che era stata approvata nel giugno dello scorso anno dal Consiglio dei Ministri che prevedeva la sospensione dei processi alle quattro cariche più alte dello Stato e proprio per questo era stata giustamente giudicata illegittima dalla Corte costituzionale. Oggi Governo e maggioranza ci riprovano e il risultato qual è? Il processo viene di fatto sospeso e il giudice diventa una sorta di passacarte costretto a prendere solo atto dell'impedimento del Premier, vuoi che sia per una cena, un viaggio, una riunione, cioè il pretesto di turno per sottrarsi al processo.
L'obiettivo è chiaro: sulla base di questa legge il giudice dei vari processi Berlusconi sarà costretto a rinviare un'udienza dopo l'altra in modo che il Presidente del Consiglio, ancora una volta, potrà riuscire a scappare dai suoi processi, dalle sue responsabilità. Ecco perché chiediamo per lo meno di inserire questo nostro emendamento con il quale, almeno per i delitti gravi di criminalità organizzata, intendiamo prevedere la possibilità per le altre parti del processo di respingere il legittimo impedimento addotto dall'imputato. Ciò in quanto questa proposta di legge, nella formula originaria, lascia esclusivamente agli uffici di appartenenza, quindi agli uffici della Presidenza del Consiglio, il compito di certificare l'esistenza dell'impedimento e l'immunità di Stato viene garantita anche nei casi in cui l'imputato eccellente sia indagato per reati legati alla criminalità organizzata.
Riteniamo che almeno per reati di criminalità organizzata non si dovrebbe poter sospendere i processi, per nessuno, ed un rappresentante di Governo imputato per un reato così grave non dovrebbe opporre alcun impedimento all'accertamento dei fatti. Se lo fa, i magistrati devono poter almeno verificare se i motivi addotti siano veri o se siano soltanto un modo per fuggire dalla verità processuale. Qua non si tratta di avere o meno un approccio giustizialista, qua si tratta di rispettare la Costituzione e il diritto sacrosanto per il quale tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, soprattutto se si sono macchiati di gravi reati.
Questa norma dimostra la convinzione del Governo, del tutto abusiva, di potersi mettere al di sopra del rispetto della Costituzione e dei suoi principi. Noi del Partito Democratico, al contrario, siamo convinti che governare significhi innanzitutto rispettare, noi per primi, le regole, noi per primi, rispettare la Costituzione e i suoi principi democratici. Non possiamo ammettere che una casta di Governo pretenda di essere immune dalle leggi del Paese che rappresentiamo. Ecco perché facciamo appello ai singoli parlamentari della maggioranza a non calpestare i principi su cui si basa la nostra Costituzione e a votare a favore di questo emendamento affinché, almeno di fronte a Pag. 99processi di mafia, non ci siano pretesti o scuse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, intervengo per spezzare una lancia a favore di questo emendamento. Quando qualche giorno fa sono stati presentati gli emendamenti, non avevamo ancora presente le notizie che sono uscite sui giornali di oggi che riguardano testimonianze di pentiti e ulteriori collegamenti di esponenti importanti di questa maggioranza chiamati in causa in rilevantissimi processi contro la criminalità organizzata. La presentazione, annunciata al Senato, di un provvedimento che limiterebbe la possibilità di ricorrere ai testimoni, alle testimonianze, a quelli che vengono chiamati pentiti, è ulteriore elemento di preoccupazione. Avendo avuto un investimento di fiducia, anche in base alle parole del Ministro Maroni, sull'impegno di questo Governo nella lotta alla mafia, testimoniato anche da alcuni importanti arresti ...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Lenzi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mastromauro. Ne ha facoltà.

MARGHERITA ANGELA MASTROMAURO. Signor Presidente, mi collego all'intervento della collega Garavini per dire che trovo davvero imbarazzante che si impegni il Parlamento nella discussione di una leggina ad personam, come giustamente l'ha definita l'onorevole Vietti, costruita per sollevare il Presidente del Consiglio dai procedimenti a suo carico, di cui si avvantaggeranno incidentalmente anche i Ministri. Essa sancisce la superiorità dell'interesse particolare sull'interesse collettivo, deprime la certezza del diritto e viola la legge costituzionale.
Ma trovo assolutamente grave e privo di ogni principio etico e di responsabilità occuparci di queste cose, mentre in Italia chiudono le fabbriche, mentre apprendiamo che nei prossimi mesi ci sarà un miliardo di ore di cassa integrazione in più in questo Paese, mentre gli imprenditori italiani chiudono gli stabilimenti in Italia per aprire dove la manodopera costa di meno, mentre migliaia di operai ...(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mastromauro.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.225, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Migliori, Tidei...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 547
Maggioranza 274
Hanno votato
226
Hanno votato
no 321).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.223.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tidei. Ne ha facoltà.

PIETRO TIDEI. Signor Presidente, con questo emendamento vorremmo tentare di mettere, per quanto possibile ovviamente, una toppa ad un provvedimento che di legittimo e di costituzionale non ha proprio nulla. Vorremmo, quindi, che in quei processi dove si procede per delitti puniti con l'ergastolo, alle parti - siano esse imputati o parti offese - venga concessa la possibilità di provare che l'impedimento addotto non determini l'assoluta impossibilità - ed automatica diremmo noi - per un imputato di presenziare all'udienza. Ciò soprattutto per non sottrarre al giudice il governo e la responsabilità del processo, responsabilità e governo che la Pag. 100Costituzione chiaramente gli attribuiscono. Come è stato detto e noi lo ripetiamo ancora una volta, non si può violare un principio costituzionale sottraendo al giudice il potere di valutare autonomamente e concretamente, caso per caso, i motivi addotti da una parte in ordine all'assoluto impedimento a partecipare all'udienza. Non può essere consentito applicare un mero automatismo, prescindendo da qualsiasi valutazione oggettiva, sottratta in tal modo al giudice. Eppure, in questo caso si tratta di delitti gravi, gravissimi, di grave allarme sociale, puniti appunto con l'ergastolo. Si potrebbe addirittura avere il paradosso che un membro del Governo, imputato di omicidio o di pluriomicidio, possa sottrarsi per almeno diciotto mesi al processo: questo certamente non contribuirebbe a creare la fiducia nel Parlamento e nelle istituzioni.
Opporsi a questo emendamento significherebbe calpestare irresponsabilmente i diritti delle parti offese da reati gravissimi e di grave allarme sociale: altro che ragionevole durata del processo. Qui allungheremmo enormemente i tempi e, al di là della prescrizione che si possa più o meno invocare, sta di fatto che questo contrasterebbe enormemente con il principio, invece, sul quale voi stessi, in un'altra sede, al Senato vi state battendo adducendo la ragionevole durata del processo, ovvero il processo breve. Fare ciò significherebbe violare il principio costituzionale del bilanciamento dei processi (anche questo riconosciuto dalla Costituzione), attribuendo all'imputato di fatto l'impunità. In questo caso, l'imputato si trasformerebbe in un soggetto legibus solutus, contro il principio costituzionale che tutti i cittadini sono uguali di fronte a legge. È un privilegio francamente incomprensibile per i membri del Governo di fronte agli altri cittadini, soprattutto rispetto a quelle parti offese che si vedono così negato un diritto fondamentale e profondamente leso da un delitto, peraltro, così grave quale quello punibile con l'ergastolo, tant'è che si tratta di ergastolo, fine pena mai, come spesso si scrive. Si tratta di un un'immunità mascherata per permettere ad uno e ad uno solo di salvarsi dai processi, dalla giustizia e, soprattutto, dalla legge che in questo caso non sarebbe uguale per tutti, ma a servizio di chi comanda e si atteggia a vero e proprio unico padrone del sistema politico, di quello economico e di quello istituzionale del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.223, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Veltroni, Mondello e Madia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 541
Votanti 539
Astenuti 2
Maggioranza 270
Hanno votato
226
Hanno votato
no 313).

Prendo atto che il deputato Di Stanislao ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.224.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villecco Calipari. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, con questo emendamento intendiamo sottolineare ancora una volta che il provvedimento all'esame di questa Camera crea un automatismo, per cui è sempre legittimo impedimento per il Presidente del Consiglio e per i componenti del Governo, anche di fronte a reati gravi, quali quelli contenuti nel libro II, titolo I, del codice penale relativi appunto ai delitti contro la personalità dello Stato. Pag. 101Affermiamo il diritto delle parti ammesse al processo di provare che tale impedimento non possa determinare l'assoluta impossibilità di presenziare.
Veniamo, dunque, al merito di questa norma. Ancora una volta è una legge provvisoria, una legge ponte. Con una battuta, viene da dire che, in attesa del ponte sullo Stretto, che - perdonate colleghi dell'UdC - è peggio di un ponte tibetano, visto che è completamente invisibile, ci costringete nelle strettoie di una legge ponte, che poi a ben vedere si dimostra un testo sostanzialmente inutile e palesemente incostituzionale. È stato detto da molti colleghi: un provvedimento ad personam, ma forse più che un provvedimento ad personam direi ad personas, visto che coinvolge anche i componenti del Governo, si estende anche a loro. Questa norma è inutile, perché l'ordinamento già riconosce l'impedimento legittimo, ma lo inquadra come un momento puntuale, legato ad un fatto contingente, non ad uno status permanente, individuabile pertanto con i criteri di ragionevolezza. Al contrario, una presunzione assoluta, e per di più ex lege, di impedimento continuativo, prefigura una prerogativa, una norma di status derogatoria, che è incoerente con l'ordinamento vigente.
A voi signori della maggioranza, a voi Governo, che tanto avete a cuore l'efficienza dello Stato, domandiamo: perché far lavorare ancora una volta inutilmente il Parlamento e la Corte costituzionale?
La dialettica tra potere esecutivo e potere giudiziario non si risolve in un succedersi compulsivo, farraginoso e disordinato di leggi e leggine, provvisorie e brevissime: bisogna davvero incontrarsi, ma non scappare di fronte al processo.
A tanto arriva il pregiudizio? Ma se arriva a tanto, signori della maggioranza, allora non ci potete chiedere di assecondare il Presidente del Consiglio nella sua disperatissima fuga dal processo. No, non ci siamo lasciati alle spalle l'assolutismo del XVII secolo - il sovrano legibus solutus - per approdare, nel XXI secolo, al sovrano «processibus solutus». Una democrazia non sopravvive nel logoramento reciproco, nella negazione reciproca tra principio democratico e principio di legalità. Il legittimo impedimento non è e non potrebbe essere materia di legge generale ed astratta; è materia di buonsenso (anche qui, è materia di ragionevolezza). Fin quando sarà il pregiudizio ad ispirare i rapporti tra Esecutivo e giudici, vi sarà un'instabilità permanente del sistema che non potrà non incidere e non avere esternalità negative sull'immagine di affidabilità dell'intero Paese. Vi è poi una contraddizione di fondo tra il testo che oggi andiamo ad esaminare, quello sul legittimo impedimento, e quello sul processo breve appena approvato dal Senato. Delle due l'una: o si combatte con tutte le forze e le energie, legislative e procedurali, la lentezza e l'inefficienza dell'amministrazione della giustizia o ci si inventa di tutto, dalla legittima suspicione al legittimo impedimento pur di allungare interminabilmente la durata dei processi fino alla loro estinzione per prescrizione.
È una contraddizione tutta interna alla politica di questa maggioranza, che mostra più di ogni altra cosa quanto gli interessi di tutela del Presidente del Consiglio e dei Ministri non corrispondano alla domanda di giustizia da parte della gran parte dei cittadini.
Dobbiamo fare in modo che la giustizia venga amministrata in nome del popolo italiano; non dobbiamo mettere il popolo italiano contro la giustizia e contro la magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.224, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Zorzato, Sardelli, Moles, De Micheli...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 102
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 532
Maggioranza 267
Hanno votato
220
Hanno votato
no 312).

Prendo atto che i deputati Di Stanislao e La Loggia hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.250. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche questo emendamento è dalla parte delle vittime, dei danneggiati, di chi ha subito un danno dalla pubblica amministrazione o è vittima di un comportamento criminale. Le vittime sono le più trascurate dalla normativa che viene così freneticamente prodotta in questo periodo di tempo.
Vogliamo, invece, sottolineare l'importanza che si mantenga un equilibrio nel processo, che si tenga conto anche di coloro che si sono presentati, magari costituendosi parte civile, e rivendicano uno Stato che li tuteli.
Questo corrisponde all'idea che abbiamo noi di un processo equilibrato ed è molto distante dalla cultura che questo provvedimento manifesta: l'idea di un potere che più cresce, meno si sottopone a una valutazione di responsabilità; più potere, meno doveri; più ruoli e responsabilità pubbliche, più possibilità di sottrarsi alle regole, da quella di rispettare il semaforo a quella di sottostare al controllo legislativo e della magistratura.
Questo automatismo, che abbiamo messo in cantiere con questa proposta di legge, che va oltre il legittimo impedimento, che c'era già e aveva già funzionato, senza bisogno di essere ulteriormente ritoccato, corrisponde ad una vera e propria immunità e a un'idea di società molto diversa da quella che vogliamo portare avanti.
Vorrei anche dire, rivolta all'UdC, che questo provvedimento apparentemente affronta il tema del rapporto tra la politica e la magistratura; in realtà, crea un'ulteriore distanza fra coloro che ritengono che l'esercizio del potere sia essere sopra le norme e tutti coloro che, invece, sono quotidianamente chiamati a rispettarle. Questa disparità non potrà che essere ulteriormente rilevata in sede di Corte costituzionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tenaglia. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, questo provvedimento, in un quadro di provvedimenti che mirano a sconvolgere il sistema giudiziario, ha certamente effetti più limitati, ma rischia, per la sua incostituzionalità, di essere alla lunga un ritorno al punto di partenza e un nuovo inizio di una serie di provvedimenti che hanno tutti l'unico scopo di risolvere i problemi giudiziari del Presidente del Consiglio.
Per questo, abbiamo indicato sin dal primo momento la nostra contrarietà, ferma nel caso del processo breve, di principio nel caso del legittimo impedimento. La strada maestra, infatti, è un'altra: riformare le istituzioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, tra maggioranza ed opposizione era stata prevista una stagione di riforme che potevano essere avviate, ma questi provvedimenti rischiano di essere una pietra tombale per le modalità con cui sono stati portati avanti e per i contenuti che hanno, così come rischiano di pregiudicare un dialogo ed un confronto serio tra tutti i gruppi parlamentari per cercare di dotare l'Italia di quelle riforme di cui il Paese ha bisogno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 103
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.250, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bordo... onorevole Sardelli... onorevole Touadi... onorevole Franzoso... onorevole Moroni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 523
Maggioranza 262
Hanno votato
219
Hanno votato
no 304).

Prendo atto che il deputato Di Stanislao ha segnalato che non è riuscito a votare, che la deputata Amici ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che i deputati Belcastro, Milo e Rivolta hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.251. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, chiediamo che la verifica di un motivato impedimento alla partecipazione al processo avvenga in contraddittorio nel momento in cui si tratta di un reato ai sensi dell'articolo 319 del codice penale, ossia di un reato di corruzione, uno dei reati più infamanti che possono riguardare protagonisti della vita pubblica e uomini di Governo.
Credo che la proposta che avanziamo non vada solo nel senso di una tutela di una reale possibilità di accertamento della verità, ma anche a garanzia dell'imputato nel senso che credo che ogni esponente politico che venga in qualche modo chiamato in causa per un reato di corruzione si dovrebbe sentire, in primo luogo, in dovere che venga fatta chiarezza, che ogni nube rispetto a tale infamante reato venga rimossa.
Se il testo al nostro esame non viene emendato questa possibilità non c'è, svanisce. In un momento in cui si allarga sempre di più, da una parte, la fascia della percezione dei propri diritti, delle proprie opportunità, del proprio stato sociale della grande massa dei cittadini italiani e, dall'altra, la percezione che questi stessi cittadini hanno dei diritti o privilegi, delle opportunità e dello status sociale di un'altra parte della società italiana dentro la quale i cittadini italiani sempre di più mettono ognuno di noi, credo che ciò costituisca un ulteriore vulnus, un elemento che va a spaccare ancora di più il Paese, e questa francamente è la cosa di cui sono maggiormente preoccupato.
Non posso credere che i colleghi dell'opposizione, i rappresentanti del Governo non avvertano la sperequazione che vi è tra l'attenzione che dedichiamo a questo dibattito, a questa discussione, a questo provvedimento e l'attenzione che dedichiamo invece ai provvedimenti che dovrebbero riguardare la condizione di vita reale delle persone.
Faccio soltanto un esempio: la settimana scorsa è giunto in Assemblea per la terza lettura, dopo un anno e mezzo, un provvedimento che si occupa di precari, di lavoro e di scuola. È un provvedimento che abbiamo osteggiato fortemente, contro il quale ci siamo battuti, ma non vi è dubbio che quelli erano almeno temi concreti. Lo ripeto: è passato un anno e mezzo, e il procedimento di approvazione di quel provvedimento non è ancora concluso. Qui, nel volgere di qualche ora, liquidiamo una questione che ha richiamato qui tutto il Governo e una presenza di parlamentari che non sarà mai vista in questa legislatura. Volete pensare che questo non si avverta? Che l'opinione pubblica non senta questa differenza? Che non lo paghiamo tutti quanti? Che non lo paghi il sistema Paese? Che questa sperequazione evidente, che noi plasticamente rappresentiamo, non la paghi il sistema democratico? Credo che il volgere di queste questioni dovrebbe farci tutti riflettere e non perché la questione della giustizia non sia una grande questione di fronte al Pag. 104Paese, o perché non esistano problemi del ritorno dell'autorevolezza, del prestigio, della forza della politica che eviti che la magistratura invada campi non suoi. Questo problema esiste, ma siamo sicuri che questa è la strada? Questa mattina l'onorevole Pecorella - bontà sua - ha detto che da questa parte dell'emiciclo...

PRESIDENTE. Onorevole Giovanelli, deve concludere.

ORIANO GIOVANELLI. ... non dovrebbero esserci giustizialisti e ha citato, come esempi, Terracini e Lussu. Ma quei politici quando pensavano alla tutela delle prerogative parlamentari si riferivano ai parlamentari che scendevano in lotta con i braccianti, con gli operai che occupavano le fabbriche, non pensavano certo a questo presunto legittimo impedimento del Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cavallaro. Ne ha facoltà.

MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quelli in esame costituiscono una serie di emendamenti che rappresentano casi tutto altro che teorici, in quanto l'Assemblea ben sa che la materia della corruzione in atti giudiziari è stata oggetto di attenzione anche da parte della stessa Aula circa l'esercizio delle garanzie di cui già dispongono i parlamentari.
In questo caso, il soggetto a cui dovremmo apprestare una tutela di rango assoluto si troverebbe, giocoforza, in conflitto di interessi, in quanto come parte pubblica dovrebbe rappresentare la volontà punitiva dello Stato e non certo quella di «fuga» che in questo momento il procedimento ci consegna. È per questo motivo che, se pure inadeguatamente, l'emendamento Ferranti 1.251 si propone, insieme ad altri, di inserire delle disposizioni che consentano una graduazione tra le parti e soprattutto una valutazione, quella da cui si intende sfuggire, da parte della magistratura che è custode delle interpretazioni e dell'applicazione delle leggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cavallaro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Melis. Ne ha facoltà.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, esistono, come si vede dagli ultimi emendamenti che abbiamo discusso, serie ragioni per non dar corso a questo provvedimento. Molte sono ragioni di diritto e sono state esposte, ma vi è una ragione sostanziale e credo che su questo dovremmo soffermarci perché è, alla fine, la vera, grande, questione che si dibatte in quest'Aula questo pomeriggio. È la questione della giustizia, di come la gente, le persone normali, che stanno al di fuori di quest'Aula, percepiscono la giustizia e del messaggio che si dà a queste persone: a coloro che lavorano e che hanno a che fare con i tribunali da privati cittadini senza lodi, senza scudi, senza alcun tipo di protezione, di difesa, di tutela e tanto meno di privilegio.
Signor Presidente, quando la questione della giustizia diventa urgente, quando si percepisce nell'opinione pubblica che possano esistere due pesi e due misure, e che si possono fare diversi trattamenti per reati uguali...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Melis.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tidei. Ne ha facoltà.

PIETRO TIDEI. Signor Presidente, con tutti questi emendamenti che noi stiamo presentando (e che voi puntualmente vi accingete a respingere) vogliamo dimostrare - se ce ne fosse bisogno ancora una volta - il grave danno che oggi con questo atto voi state arrecando all'amministrazione della giustizia. Parlavamo poc'anzi del fatto che addirittura membri del Governo, imputati di omicidio o di pluriomicidio, sfuggirebbero al processo per almeno Pag. 105diciotto mesi. Oggi discutiamo altresì del reato di corruzione, il reato che principalmente fa allontanare i cittadini dalla fiducia nei confronti delle istituzioni. Infatti, si tratta di un reato connesso all'esercizio pubblico di una funzione, quindi un reato odioso, per cui soprattutto chi oggi si trova a gestire la cosa pubblica dovrebbe immediatamente essere allontanato perché imputato. Viceversa noi oggi consentiamo di rimanere lì, ancora...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Tidei.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.251, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia, onorevole Scilipoti, onorevole Migliori, onorevole Nicolucci, onorevole Frassinetti, onorevole Trappolino.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 531
Maggioranza 266
Hanno votato
222
Hanno votato
no 309).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.252, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia, onorevole Sardelli, onorevole D'Ippolito Vitale, onorevole Golfo, onorevole Migliori, onorevole Trappolino, onorevole Boccuzzi, onorevole Granata.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 534
Maggioranza 268
Hanno votato
223
Hanno votato
no 311).

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare e che la deputata Servodio ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.253.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ritengo che noi dobbiamo sempre dare a chi manifesta buone intenzioni il credito che deve essere dato. Però vorrei dire che così com'è scritto, così come risulterà, così come lo stiamo discutendo, il provvedimento in esame non cancella né interrompe in alcun modo l'iter relativo al processo breve. Lei più di me sa, onorevole Vietti, che non è stato oggetto di alcuna trattativa, né il Governo ha reso esplicito il fatto che il processo breve è su un binario morto, mentre si discute sul legittimo impedimento. D'altronde lei sa più di me che il processo breve - come ha avuto modo di ricordare anche l'onorevole D'Alema - libera i responsabili di gravi reati (li mette in libertà), ma il legittimo impedimento, così com'è scritto in questa disposizione (peraltro esteso ai Ministri se non verrà cambiato), non darà nel tempo soddisfazione nel processo alle parti lese.
Voglio fare questo riferimento, in particolare menzionando la fattispecie richiamata da questo emendamento, che molto sommessamente, parlando de minimis, chiederei agli amici dell'Unione di Centro di prendere in considerazione anche per un voto favorevole. Infatti parliamo dell'esclusione dalla possibilità di fare uso in modo automatico del legittimo impedimento nel caso in cui sia in questione la corruzione in atti giudiziari. Pag. 106
Vede, signor Presidente, è il caso in cui si procede per il reato di corruzione in atti giudiziari e se le altre parti non possono provare che l'impedimento non sussiste e cioè, se non possono mettere nelle mani del giudice la possibilità di decidere attorno alla posizione di legittimo impedimento che venga posta dal Governo, dal Presidente del Consiglio o dai Ministri, le parti lese non hanno e non potranno avere per molto tempo soddisfazione. Di che cosa? Dell'esercizio di corruzione per atto d'ufficio nel corso del processo che potrebbe causare danni, derivandone favoreggiamento o danneggiamento di una parte del processo medesimo. Signor Presidente, non voglio fare casi precisi tuttavia ricordiamo tutti il caso Mills. Ovviamente, la norma si scrive perché valga erga omnes: quindi non è un emendamento che proponiamo per evitare che su un caso specifico si determini il danneggiamento delle parti da parte di coloro che sono stati corrotti o che hanno corrotto pubblici ufficiali in atti di ufficio nel corso del processo.
Tuttavia questo emendamento proprio perché tratta di tale questione è proprio una proposta che tende ad offrire garanzia dei diritti delle parti lese per atti di corruzione commessi in atti d'ufficio, ed è dunque una norma che tende ad essere una norma generale che potrebbe essere utile per ridurre il danno che comporterebbe un'automatica attuazione del legittimo impedimento. Quindi, se fosse approvato, l'emendamento potrebbe comportare una esclusione dal legittimo impedimento di chi, esercitando le funzioni di Presidente del Consiglio o di Ministro, incorra o sia incorso in queste fattispecie di reato. Dico sia incorso perché il provvedimento, come sappiamo, è retroattivo. È questo dunque un emendamento che ha un riferimento esclusivamente a procedimenti già in corso, signor Presidente?

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Quartiani.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Le chiedo semplicemente di concedermi trenta secondi per rendere esplicito il mio pensiero. Questo emendamento non è contra personam ma tende a difendere la legge e i diritti dei cittadini, oltre che la reputazione della pubblica amministrazione, dello Stato e anche della politica. Credo che varrebbe la pena di approvarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bordo. Ne ha facoltà.

MICHELE BORDO. Signor Presidente, l'intento di questo provvedimento è evidente. Con esso si vuole sottrarre il Presidente del Consiglio al processo. Il dramma è che con questo provvedimento si vuole automaticamente impedire che il processo vada avanti. Con il legittimo impedimento il Presidente del Consiglio di fatto sottrae la competenza di governare il processo al giudice che è un fatto assolutamente contrario alla Costituzione. Dunque con questo emendamento vogliamo almeno mettere una pezza. Vorremmo, cioè, che almeno le altre parti del processo per quanto riguarda i reati relativi alla corruzione in atti giudiziari possano trovare...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bordo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare come nella nostra Costituzione vi sia un principio fondamentale e non vago che è quello dell'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e che questo garantisce a tutti la possibilità di accedere al servizio giustizia gratuitamente e garantisce anche che tutti vengano giudicati in modo equo. Quello che è previsto fino ad oggi nel nostro ordinamento è che il giudice riconosce il legittimo impedimento per qualsiasi cittadino che sia nelle condizioni di richiederlo durante la celebrazione del processo. Pag. 107
Ora da parte vostra, da parte del Presidente Berlusconi, da parte di questo Governo e da parte di questa maggioranza vi è una forzatura, che è tesa unicamente a dimostrare come il Presidente Berlusconi sia più forte della magistratura, con questo unico obiettivo. Credo che questo non sia negli interessi degli italiani, non sia negli interessi dell'attuazione della nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rosato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rossomando. Ne ha facoltà.

ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, quale cultura delle garanzie e quale libertà (mi suggerisce anche l'intervento del collega Giovanelli di poc'anzi)? Non è un caso che questa norma intenda tutelare il Governo e i Ministri e quindi l'Esecutivo: non ha niente a che vedere con quelle tutele, previste nella Costituzione all'indomani del dopoguerra, che intendevano tutelare la libertà dei parlamentari quando scendevano in piazza al fianco dei braccianti e degli operai, proteggendone la libertà contro lo strapotere dell'Esecutivo, al quale era stata sottoposta anche la magistratura.
Qual è la cultura a cui facciamo riferimento? È la cultura di un celebre processo, quello a Danilo Dolci, quando fece lo «sciopero alla rovescia» nelle strade di Partinico per essere a fianco degli oppressi, per pulire e mettere in ordine quelle strade e fu processato per questo. Tutta la migliore cultura democratica e giuridica...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rossomando.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.253, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia? Onorevole Sposetti? Onorevole Servodio? Onorevole Golfo? Onorevole Mondello? Onorevole Latteri? Onorevole De Micheli? Onorevole Ria?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).
(Presenti e votanti 540
Maggioranza 271
Hanno votato
229
Hanno votato
no 311).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.254, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Migliori?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 542
Maggioranza 272
Hanno votato
228
Hanno votato
no 314).

Prendo atto che la deputata Samperi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.255.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontanelli. Ne ha facoltà.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, anche l'emendamento in esame si rivolge al tema della riduzione del danno, come questi ultimi che sono stati illustrati. Il reato a cui si fa riferimento è quello dell'istigazione alla corruzione e valgono tutti gli argomenti che sul tema della corruzione ha espresso poc'anzi il collega Giovanelli. Pag. 108
Il collega Vietti ha detto che è meglio fare un favore a Berlusconi che non un danno agli italiani. Vorrei che su questo si riflettesse, perché quando si tratta di temi e di ipotesi di reato come questo si incontra immediatamente una sensibilità assai diffusa nel Paese, fra i cittadini e l'opinione pubblica, una sensibilità che incide ed impatta con la credibilità della politica e delle istituzioni.
Se su questo piano non si corregge la rotta il danno al Paese sarà un danno gravissimo.
Quando il Presidente della Repubblica, qualche mese fa, ha richiamato tutti all'esigenza di operare coerentemente per tornare a dare dignità alla politica ci ha ammonito a questo.
Dignità alla politica e alle istituzioni significa trasparenza; significa combattere le opinioni che stanno crescendo e che vedono nella politica e nelle istituzioni un luogo di malaffare o di corruzione. Ecco, perché su questo bisogna dare una risposta chiara.
I colleghi della maggioranza ci hanno tacciato di giustizialismo. Vorrei rispondere con una domanda, che rivolgo proprio ai colleghi della maggioranza: cos'è che alimenta il giustizialismo? Innanzitutto, esso viene alimentato dalla sfiducia verso la politica e le istituzioni, dal distacco, dal non avere credibilità verso le istituzioni. Se si prendono provvedimenti come questo, se si dà il senso dell'impunità rispetto a reati così importanti, come la corruzione, e così via, questo sentimento crescerà, e con esso crescerà il giustizialismo. Ecco perché questo è un danno grave.
Se, invece, vogliamo combattere il giustizialismo, è necessario far funzionare la giustizia. E per far funzionare la giustizia, è necessario che i processi si facciano. Qualcuno ha richiamato, giustamente, il caso del collega Mannino (e come il suo, ve ne sono altri); tuttavia il collega Mannino si è sottoposto al processo: è stato troppo lungo, ha sofferto troppo. Ma senza i processi, non si arriva nemmeno a scoprire quando vi è la persecuzione; senza il processo, non si arriva a verificare se vi è o no la persecuzione.
Ecco perché il provvedimento in oggetto è sbagliato ed è, invece, necessario, se vogliamo restituire fiducia e credibilità alla politica ed alle istituzioni, operare in senso diverso. Un emendamento come quello in esame consentirebbe solo di fare una verifica sulla possibilità che, in quel caso, non funzioni il legittimo impedimento. Se non vi sono ragioni, si può celebrare il processo su un reato così importante. Credo che questo rappresenterebbe un bel segnale di fiducia e di trasparenza verso i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.255, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cesa... onorevole De Micheli... onorevole Simeoni... onorevole Golfo... onorevole Paniz... onorevole Trappolino... onorevole Madia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 532
Votanti 531
Astenuti 1
Maggioranza 266
Hanno votato
220
Hanno votato
no 311).

Prendo atto che i deputati Naro e Romano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.260, non accettato dalla Commissione né dal Governo. Pag. 109
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cesa... onorevole Trappolino... onorevole De Micheli... onorevole Migliori... onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 533
Votanti 532
Astenuti 1
Maggioranza 267
Hanno votato
219
Hanno votato
no 313).

Prendo atto che il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.268, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Micheli... onorevole Migliori... onorevole Pionati... onorevole Stasi... onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 538
Votanti 537
Astenuti 1
Maggioranza 269
Hanno votato
223
Hanno votato
no 314).

Prendo atto che il deputato Alessandri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.269, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Saltamartini... onorevole Rossi Luciano... onorevole Versace... onorevole Vignali... onorevole De Micheli... ancora l'onorevole Migliori... onorevole Giro... onorevole Ciccioli... onorevole Migliori, ce l'ha fatta?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 538
Votanti 537
Astenuti 1
Maggioranza 269
Hanno votato
224
Hanno votato
no 313).

Prendo atto che il deputato Alessandri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.270, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Migliori... onorevole Villecco Calipari... onorevole Veltroni... onorevole De Micheli... onorevole Vico... onorevole Miglioli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 537
Votanti 536
Astenuti 1
Maggioranza 269
Hanno votato
223
Hanno votato
no 313).

Prendo atto che il deputato Alessandri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.271. Pag. 110
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, signor Ministro della giustizia, ci troviamo a quasi due anni dall'inizio della legislatura e siamo ancora impegnati a discutere di necessità contingenti riferite a singoli casi giudiziari e non della necessità di riforma dell'intero sistema della giustizia.
Questo provvedimento mira ad introdurre una vera e propria prerogativa dei titolari delle cariche pubbliche interessate, diretta a proteggerne lo status o la funzione, il che si sostanzia in una forma di deroga al normale esercizio della funzione giurisdizionale, deroga che tuttalpiù potrebbe essere introdotta da una legge costituzionale e non certamente, come è stato detto in quest'assemblea, da una ordinaria.
Questo è il dato tecnico legislativo sul quale la delegazione radicale presente all'interno del gruppo del Partito Democratico non può che esprimere un giudizio fortemente negativo.
Ma quand'anche volessimo stare sull'esigenza politica, tema rispetto al quale non vogliamo sottrarci, occorre avere il coraggio di riconoscere che l'impostazione del presente provvedimento, così come quella del provvedimento sul processo breve approvato al Senato, è il frutto avvelenato dello scontro fra politica e magistratura. L'asprezza di questo scontro e il ruolo debordante della magistratura prima di tutto hanno fin qui impedito l'avvio di una riforma organica della giustizia e dell'ordinamento giudiziario. L'immediata ripresa del cammino delle necessarie riforme, anche costituzionali, è dunque la vera cartina di tornasole sulla quale si misureranno le intenzioni della politica e la sua capacità di essere autonoma dalle ingerenze delle organizzazioni sindacali della magistratura.
I rapporti fra politica e magistratura, è innegabile, continuano ad essere oggetto di polemiche e scontri che trovano la loro causa profonda nelle mancate riforme strutturali dell'ordinamento giudiziario e, al tempo stesso, paradossalmente, allontanano sempre di più l'avvio di queste stesse riforme.
È noto come la pensi la delegazione radicale all'interno del gruppo del Partito Democratico; crediamo che sia necessario dare seguito alle riforme che interessano tutti i cittadini, partendo dalla riforma sulla quale è impegnato in questi giorni anche il nostro leader, Marco Pannella, per un'amnistia.
So che questa Camera non è d'accordo, ma è l'unica riforma di partenza che possa consentire alla riforma della giustizia di prendere piede se la vogliamo fare e se non ci vogliamo raccontare balle anche in quest'Aula e raccontarle ai cittadini (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.271, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevole De Micheli... onorevole Stasi... onorevole Latteri... onorevole Golfo... onorevole Sardelli... onorevole Andrea Orlando...
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 529
Votanti 528
Astenuti 1
Maggioranza 265
Hanno votato
220
Hanno votato
no 308).

Prendo atto che il deputato Alessandri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.272, non accettato dalla Commissione né dal Governo. Pag. 111
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevole Tommaso Foti... onorevole Speciale... onorevole Sardelli... onorevole Bordo... onorevole Mondello... onorevole Marco Carra...
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 530
Maggioranza 266
Hanno votato
222
Hanno votato
no 308).

Prendo atto che il deputato Alessandri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.273, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevole Cesa... onorevole Strizzolo... onorevole Vico...onorevole Pionati... onorevole Sardelli... onorevole Mazzuca, onorevole Barba... onorevole Marco Carra... onorevole Mondello...
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 525
Votanti 524
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato
217
Hanno votato
no 307).

Prendo atto che il deputato Alessandri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.274, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevole Tommasi Foti... onorevole Mazzuca... onorevole Sardelli... onorevole Marco Carra... onorevole Veltroni... onorevole Andrea Orlando... onorevole Sardelli... onorevole Latteri... onorevole Mondello... onorevole Garofani, non la vedo perché il suo collega è in piedi davanti a lei...
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 529
Votanti 528
Astenuti 1
Maggioranza 265
Hanno votato
222
Hanno votato
no 306).

Prendo atto che i deputati Alessandri e La Loggia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.275, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevole Mazzuca... onorevole Tommaso Foti... onorevole Sardelli... onorevole Speciale... onorevole Marco Carra... onorevole Veltroni... onorevole Consolo... onorevole Mondello... onorevole Vignali...
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 533
Maggioranza 267
Hanno votato
222
Hanno votato
no 311).

Prendo atto che il deputato Alessandri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata De Torre ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole. Pag. 112
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.276, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevole Scilipoti... onorevole Cesa... onorevole Coscia... onorevole Vico... onorevole Vitali... onorevole Marco Carra... ancora l'onorevole Scilipoti... onorevole Mondello... onorevole Pionati... onorevole Migliori... onorevole De Micheli... l'onorevole Scilipoti ha votato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 531
Votanti 530
Astenuti 1
Maggioranza 266
Hanno votato
222
Hanno votato
no 308).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.277, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca, onorevole Tommaso Foti, onorevole Frassinetti, onorevole Palumbo, onorevole Cesa, onorevole Coscia, onorevole Mondello, onorevole Marco Carra, onorevole Servodio.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 526
Votanti 525
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato
219
Hanno votato
no 306).

Prendo atto che il deputato Fluvi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Sospendiamo l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 9,30.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 3 febbraio 2010, alle 9,30:

(ore 9,30 e dopo il punto 3)

1. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
CONSOLO; BIANCOFIORE e BERTOLINI; LA LOGGIA; COSTA e BRIGANDÌ; VIETTI; PALOMBA; PANIZ: Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza (889-2964-2982-3005-3013-3028-3029-A).
- Relatore: Costa.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2009, n. 193, recante interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario (3084-A).
- Relatore: Papa.

(ore 15)

3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 20.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2966 - em. 1.1 513 309 204 155 17 292 36 Resp.
2 Nom. em. 1.2 525 316 209 159 19 297 35 Resp.
3 Nom. em. 1.3 538 327 211 164 19 308 34 Resp.
4 Nom. em. 1.4 539 331 208 166 23 308 34 Resp.
5 Nom. Ddl 2966 - voto finale 554 531 23 266 530 1 30 Appr.
6 Nom. quest. preg. di costit. nn. 1 e 2 583 581 2 291 238 343 15 Resp.
7 Nom. t.u. pdl 889-A e abb. - em. 1.154 590 585 5 293 238 347 11 Resp.
8 Nom. em. 1.1 509 507 2 254 217 290 35 Resp.
9 Nom. em. 1.155 554 552 2 277 235 317 26 Resp.
10 Nom. subem. 0.1.300.8 559 558 1 280 232 326 23 Resp.
11 Nom. subem. 0.1.300.2 562 561 1 281 228 333 21 Resp.
12 Nom. subem. 0.1.300.9 562 560 2 281 262 298 20 Resp.
13 Nom. subem. 0.1.300.1 567 564 3 283 336 228 20 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. subem. 0.1.300.4 578 574 4 288 233 341 19 Resp.
15 Nom. subem. 0.1.300.6 562 561 1 281 231 330 19 Resp.
16 Nom. subem. 0.1.300.7 558 555 3 278 225 330 21 Resp.
17 Nom. em. 1.300 571 569 2 285 305 264 18 Appr.
18 Nom. em. 1.157 549 549 275 227 322 20 Resp.
19 Nom. em. 1.181 552 552 277 259 293 19 Resp.
20 Nom. em. 1.301 557 554 3 278 551 3 18 Appr.
21 Nom. em. 1.218 565 565 283 41 524 18 Resp.
22 Nom. subem. 0.1.302.1, 0.1.302.2 569 569 285 338 231 18 Appr.
23 Nom. em. 1.302 573 571 2 286 338 233 18 Appr.
24 Nom. em. 1.136 568 568 285 231 337 18 Resp.
25 Nom. em. 1.137 575 573 2 287 234 339 18 Resp.
26 Nom. em. 1.214 577 576 1 289 236 340 18 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 1.180 568 567 1 284 231 336 18 Resp.
28 Nom. em. 1.124 548 548 275 232 316 19 Resp.
29 Nom. em. 1.303 551 549 2 275 321 228 19 Appr.
30 Nom. em. 1.125 563 562 1 282 232 330 19 Resp.
31 Nom. em. 1.126 561 561 281 231 330 19 Resp.
32 Nom. em. 1.50 553 553 277 228 325 20 Resp.
33 Nom. em. 1.97, 1.127 550 550 276 263 287 20 Resp.
34 Nom. subem. 0.1.400.1 545 545 273 223 322 20 Resp.
35 Nom. em. 1.400 552 551 1 276 325 226 20 Appr.
36 Nom. em. 1.47 554 554 278 224 330 20 Resp.
37 Nom. em. 1.158 541 540 1 271 220 320 20 Resp.
38 Nom. em. 1.222 544 544 273 224 320 20 Resp.
39 Nom. em. 1.226 548 548 275 224 324 20 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 1.225 547 547 274 226 321 19 Resp.
41 Nom. em. 1.223 541 539 2 270 226 313 19 Resp.
42 Nom. em. 1.224 532 532 267 220 312 19 Resp.
43 Nom. em. 1.250 523 523 262 219 304 19 Resp.
44 Nom. em. 1.251 531 531 266 222 309 19 Resp.
45 Nom. em. 1.252 534 534 268 223 311 19 Resp.
46 Nom. em. 1.253 540 540 271 229 311 19 Resp.
47 Nom. em. 1.254 542 542 272 228 314 19 Resp.
48 Nom. em. 1.255 532 531 1 266 220 311 19 Resp.
49 Nom. em. 1.260 533 532 1 267 219 313 19 Resp.
50 Nom. em. 1.268 538 537 1 269 223 314 19 Resp.
51 Nom. em. 1.269 538 537 1 269 224 313 19 Resp.
52 Nom. em. 1.270 537 536 1 269 223 313 19 Resp.
INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 59)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 1.271 529 528 1 265 220 308 19 Resp.
54 Nom. em. 1.272 530 530 266 222 308 19 Resp.
55 Nom. em. 1.273 525 524 1 263 217 307 19 Resp.
56 Nom. em. 1.274 529 528 1 265 222 306 19 Resp.
57 Nom. em. 1.275 533 533 267 222 311 19 Resp.
58 Nom. em. 1.276 531 530 1 266 222 308 19 Resp.
59 Nom. em. 1.277 526 525 1 263 219 306 19 Resp.