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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 226 di lunedì 5 ottobre 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 16,05.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 30 settembre 2009.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bonaiuti, Bonciani, Bossi, Brambilla, Brunetta, Carfagna, Casero, Cicchitto, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Farinone, Fitto, Formichella, Frattini, Galati, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Mantovano, Maroni, Martini, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Leoluca Orlando, Pini, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Soro, Stefani, Tremonti, Urso, Valducci, Velo e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 2718, 2719, 2540 e 2674.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame dei disegni di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

Discussione del disegno di legge di ratifica: S. 1750 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno dell'Arabia Saudita per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Riad il 13 gennaio 2007 (Approvato dal Senato) (A.C. 2718).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di ratifica, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno dell'Arabia Saudita per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Riad il 13 gennaio 2007.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2718)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali. Pag. 2
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Saluto gli studenti e i docenti della scuola elementare «Enrico Toti» di Pisa, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Il relatore, presidente della Commissione, onorevole Stefani, ha facoltà di svolgere la relazione.

STEFANO STEFANI, Relatore. Signor Presidente, colleghi, l'accordo sottoposto al nostro esame, al pari di quello che esamineremo subito dopo, rientra nella tipologia di convenzioni internazionali finalizzate ad evitare la duplicazione di imposizione sugli stessi fenomeni economico-produttivi. La Convenzione e l'annesso Protocollo, firmati a Riad il 13 gennaio 2007, pongono le basi per una più proficua collaborazione economica tra l'Italia e l'Arabia Saudita, rendendo possibile un'equa distribuzione del prelievo fiscale. L'accordo trae giustificazione dal fatto che i rapporti commerciali italo-sauditi rappresentano un elemento chiave nel nostro rapporto con l'Arabia Saudita. L'intesa per evitare le doppie imposizioni costituisce pertanto un fondamentale strumento giuridico per consolidare le nostre relazioni commerciali. Recenti dati comparativi raccolti dalla nostra ambasciata a Riad con la collaborazione delle ambasciate dell'Unione europea in Arabia Saudita mostrano che l'Italia occupa il primo posto in termini di interscambio commerciale totale con i Paesi dell'Unione europea.
La Convenzione, costituita da 31 articoli e da un Protocollo aggiuntivo, mantiene la struttura fondamentale del modello OCSE. Essa si applica tanto all'imposizione sul reddito quanto a quella sul patrimonio. Particolare rilievo assumono gli articoli dal 6 al 22 che trattano dell'imposizione sui redditi. In particolare i redditi che il residente di uno degli Stati contraenti ritrae da beni immobili situati nell'altro Stato sono imponibili in quest'ultimo Stato (articolo 6), mentre gli utili di impresa sono imponibili nello Stato di residenza dell'impresa (articolo 7), almeno che questa non svolga la sua attività nell'altro Stato contraente mediante una stabile organizzazione ivi situata.
I dividendi societari sono disciplinati dall'articolo 10. Essi sono imponibili in linea di principio solo nello Stato di residenza del beneficiario (ma sono previste peraltro eccezioni in casi determinati), così come i redditi derivanti da crediti (articolo 11) e i canoni (articolo 12).
Lo Stato in cui tali redditi sono prodotti potrà comunque prelevare sui dividendi un'imposta rispettivamente non superiore al 5 per cento dell'ammontare lordo per le partecipazioni societarie, non inferiore al 25 per cento e non superiore al 10 nelle altre fattispecie.
Gli articoli dal 5 al 29 regolano lo scambio di informazioni tra le rispettive autorità, per facilitare l'applicazione della convenzione nel rispetto tuttavia delle proprie legislazioni interne, dei limiti da queste poste alla diffusione di tali informazioni, del segreto industriale, professionale e commerciale, nonché del fondamentale interesse al mantenimento dell'ordine pubblico nei due Paesi.
Il disegno di legge approvato al Senato il 23 settembre ultimo scorso consta di quattro articoli: i primi due, come di consueto, recano rispettivamente l'autorizzazione alla ratifica della convenzione e l'ordine di esecuzione. L'articolo 3 è infine dedicato alla copertura finanziaria degli oneri connessi con l'applicazione della convenzione stessa, oneri che sono quantificati in 266.000 euro a partire dal 2010.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Renato Farina. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, mi associo alle considerazioni del presidente Stefani. Bisogna dire che quando avviene un accordo di questo genere è sempre segno che esiste un dialogo tra i Paesi e ciò è comunque di buon auspicio anche per settori che vanno ben al di là di quelli specifici che qui abbiamo ricordato.

Pag. 3

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fedi. Ne ha facoltà.

MARCO FEDI. Signor Presidente, siamo chiamati a discutere ed approvare il provvedimento di ratifica della convenzione tra Italia e Arabia Saudita per evitare le doppie imposizioni sul reddito e sul patrimonio, come è stato ricordato opportunamente dal relatore Stefani, e per contrastare le evasioni fiscali.
Affrontiamo nuovamente una tipologia di convenzione bilaterale, come è stato ricordato, tesa ad evitare una duplicazione di imposizione sugli stessi fenomeni economici e giuridici, favorendo in questo modo la chiarezza impositiva, che è un elemento centrale di tutte le convenzioni, la trasparenza e anche forme di controllo su elusione ed evasione fiscale. Su queste forme di controllo generalmente alla ratifica di convenzioni fanno seguito appositi protocolli sullo scambio di informazioni.
Anticipo il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico, nonostante il nostro convincimento, che abbiamo avuto modo di esprimere anche durante i lavori in Commissione affari esteri, che anche con le convenzioni bilaterali di natura economico-commerciale, come questa è, non si debbano perdere di vista i grandi temi legati ai diritti umani, all'impegno che abbiamo assunto tutti contro la pena di morte per una moratoria internazionale sulla pena di morte, impegno questo sottolineato anche dal nostro Paese, e per la piena affermazione sempre e dovunque dei diritti delle persone. Occorre fare modo, in sostanza, che attorno alle questioni economico-commerciali ruotino sempre anche le questioni che riguardano i diritti umani ed il rispetto delle persone.
Il nostro «sì» al provvedimento in esame è però convinto e tiene conto anche della forte crescita dei rapporti commerciali tra Italia e Arabia Saudita e del forte aumento degli investimenti tra i due Paesi. La legislazione nazionale vigente prevede norme particolari per il trattamento fiscale ai fini delle imposte sui redditi dei soggetti non residenti: ebbene, con le regole internazionali che stiamo per adottare fissiamo un'imposizione generalmente concorrente o alla fonte o nel Paese di residenza.
Credo che la convenzione in esame e quella che discuteremo successivamente siano destinate a rafforzare i rapporti bilaterali tra Italia e Arabia Saudita. L'Italia, dotandosi dell'accordo in esame, potrà avvalersi di un quadro giuridico di riferimento per gli operatori economici italiani operanti in Arabia Saudita che non sia più discriminatorio rispetto agli operatori stranieri, i cui Governi hanno già stipulato analoghe convenzioni.
La struttura dell'accordo, come è stato ricordato, segue il modello OCSE ed è quindi in linea con gli standard internazionali e anche europei.
L'illustrazione sia dei contenuti dell'Accordo che del provvedimento di ratifica svolta dal relatore facilita il mio compito, pertanto, credo che questo intervento si possa concludere confermando il voto favorevole del Partito Democratico.
Vorrei rivolgere una richiesta al Governo nel senso di monitorare l'attuazione di tutte le Convenzioni volte ad evitare le doppie imposizioni fiscali, anche nella direzione di combattere la creazione di nuovi paradisi fiscali, di rafforzare gli strumenti per combattere i paradisi fiscali già esistenti e di continuare la lotta all'evasione fiscale.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2718)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore rinunzia alla replica.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, l'approvazione del disegno di legge di ratifica interviene in un momento particolarmente importante. La prossima riunione Pag. 4della Commissione mista Italia-Arabia saudita, convocata a Riad proprio per la prossima settimana, favorirà, in un contesto normativo particolarmente rafforzato, la volontà dei due Paesi, e dei loro imprenditori, di poter lavorare insieme.
In modo particolare, vorrei sottolineare che alla Commissione mista presieduta dal Ministro Frattini, farà seguito una missione imprenditoriale guidata dal Ministro Scajola per i seguiti immediati e concreti della riunione bilaterale. Quindi, credo che sarà molto significativa.
Non ho bisogno di sottolineare come l'interscambio tra noi e l'Arabia Saudita ci ponga al primo posto tra i Paesi europei. Le possibilità finanziarie che sono in quel Paese aprono la strada ad importanti e significativi accordi di cooperazione.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: S. 1554 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno Hascemita di Giordania per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Amman il 16 marzo 2004 (Approvato dal Senato) (A.C. 2719) (ore 16,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno Hascemita di Giordania per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Amman il 16 marzo 2004.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2719)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, presidente della Commissione, onorevole Stefani, ha facoltà di svolgere la relazione.

STEFANO STEFANI, Relatore. Signor Presidente, colleghi, anche questo Accordo, come il precedente, rientra nella tipologia di convenzioni internazionali finalizzate ad evitare la duplicazione dell'imposizione sul reddito e sul patrimonio e riprende largamente la convenzione-tipo predisposta, a partire dagli anni Sessanta, dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, più volte modificata ed aggiornata.
La Convenzione e l'annesso Protocollo, firmati ad Amman il 16 marzo 2004, pongono le basi per una più proficua collaborazione economica tra Italia e Giordania. La prospettiva di un consolidamento delle relazioni economico-commerciali è stato, del resto, uno dei temi-chiave dei colloqui con le autorità giordane, con riferimento alla missione che una delegazione della Commissione da me guidata ha svolto lo scorso mese di luglio.
Attualmente, la presenza economica italiana in Giordania si caratterizza più sotto il profilo commerciale, che sotto quello degli investimenti produttivi. La bilancia commerciale bilaterale è, tradizionalmente, favorevole all'Italia. L'Italia si mantiene saldamente al secondo posto fra i Paesi dell'Unione europea, dopo la Germania.
Anche in questo caso, le disposizioni di maggiore rilievo sono introdotte dagli articoli dal 6 al 22, che trattano dell'imposizione sui redditi.
In particolare, i redditi che un residente di uno Stato contraente ritrae da beni immobili situati nell'altro Stato sono imponibili in quest'ultimo Stato (articolo 6), mentre gli utili di imprese sono imponibili nello Stato di residenza dell'impresa, a meno che questa non svolga la sua attività nell'altro Stato contraente mediante una stabile organizzazione ivi situata (articolo 7). Per quanto riguarda i Pag. 5dividendi societari (articolo 10), sono imponibili, in linea di principio, solo nello Stato di residenza del beneficiario (ma sono previste anche qui eccezioni in casi ben determinati), così come gli interessi (articolo 11) e le royalty (articolo 12).
Lo Stato in cui tali redditi sono prodotti potrà comunque prelevare dai suddetti cespiti un'imposta non superiore al dieci per cento dell'ammontare lordo.
Anche per ciò che concerne i redditi da professione indipendente (articolo 14) e da lavoro subordinato (articolo 15) il criterio dell'imputazione della loro tassazione sta nella prevalente applicazione dell'attività in oggetto, se nello Stato di residenza o nell'altro Stato.
Nell'articolo 23 vengono, invece, definiti i metodi per evitare le doppie imposizioni. La scelta cade sul credito d'imposta, in accordo con tutte le altre Convenzioni negoziate dal nostro Paese nella stessa materia.
Negli articoli dal 24 al 28 si prevede lo scambio di informazioni tra le rispettive autorità per facilitare l'applicazione della Convenzione nel rispetto, tuttavia, delle proprie legislazioni interne e nei limiti da queste poste alla diffusione delle informazioni, del segreto industriale, commerciale e professionale, nonché del fondamentale interesse del mantenimento dell'ordine pubblico nei due Paesi.
Il disegno di legge, già approvato dal Senato, consta di tre articoli, recanti il primo l'autorizzazione alla ratifica della Convenzione italo-giordana sulle doppie imposizioni, il secondo l'ordine delle esecuzioni e il terzo l'entrata in vigore della legge di autorizzazione alla ratifica, fissata per il giorno successivo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
L'autorizzazione alla ratifica non comporta oneri a carico del bilancio dello Stato, giacché la relazione tecnica che accompagna il disegno di legge prevede che l'attuazione della Convenzione avrà effetti trascurabili sulla finanza italiana.
Auspico senz'altro un celere iter del provvedimento, ricordando che i reali di Giordania saranno in visita ufficiale in Italia il 20 e il 21 prossimi venturi.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
Saluto gli studenti della scuola primaria «Anita Garibaldi» di Civitanova Marche, in provincia di Macerata, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
È iscritto a parlare l'onorevole Renato Farina. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, la Giordania è un Paese amico e la visita che presto ci sarà dei reali di Giordania conferma questo tipo di rapporto privilegiato che oramai esiste tra Italia e Giordania. Ribadisco questo fatto poiché, pur essendo l'accordo confinato al campo fiscale, il suo raggio di significato illumina il resto.
Io credo che accordi così specifici che, magari, appaiono semplicemente tecnici, vogliono anche incrementare lo scambio di presenze umane nei rispettivi Paesi, perché anche negli accordi commerciali più grandi e nei trattati più tecnici non ci si scambia solamente merci, ma ci si scambia la volontà di comunicare qualcosa di più del semplice dato economico, che è il dato del significato della nostra presenza nel mondo e la volontà di costruire la pace e la prosperità dovunque.
Preannuncio, pertanto, il voto favorevole del Popolo della Libertà e ringrazio il presidente Stefani per la sua puntuale relazione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fedi. Ne ha facoltà.

MARCO FEDI. Signor presidente, abbiamo davanti, anche in questo caso, un provvedimento di ratifica dell'accordo fra Italia e Giordania per evitare le doppie imposizioni sul reddito e l'evasione fiscale.
Anche in questa circostanza, la Convenzione bilaterale consente di superare la legislazione nazionale per i soggetti non residenti attraverso il regime internazionale, attraverso norme che regolano la tassazione concorrente alla fonte, oppure nel Paese di residenza. Pag. 6
La Convenzione e l'annesso protocollo, firmati ad Amman il 16 marzo 2004, pongono le basi per una più proficua collaborazione economica fra l'Italia e Giordania, rendendo possibile un'equa distribuzione del prelievo fiscale tra lo Stato in cui viene prodotto il reddito e lo Stato di residenza dei beneficiari dello stesso.
La presenza economica italiana in Giordania si caratterizza più sotto il profilo commerciale che sotto quello degli investimenti produttivi e la bilancia commerciale bilaterale è tradizionalmente favorevole all'Italia: le nostre esportazioni ammontano ad oltre il 90 per cento del valore complessivo dell'interscambio tra i due Paesi.
Secondo i dati ISTAT riferiti al 2008 le importazioni, pari a 57,5 milioni di euro, che continuano ad essere un dato non particolarmente rilevante, hanno tuttavia fatto registrare una crescita del 116 per cento rispetto al 2007, mentre le esportazioni sono aumentate del 6,5 per cento rispetto al 2007. La presenza di imprese italiane nel Paese è limitata, nonostante il quadro giuridico bilaterale che offre garanzie ai nostri investitori grazie all'esistenza di un accordo bilaterale per la promozione e la protezione degli investimenti che è in vigore dal 2000.
Il gruppo del Partito Democratico, accogliendo le motivazioni contenute nell'illustrazione svolta dal relatore, per quanto concerne i contenuti sia dell'accordo che del disegno di legge di ratifica, voterà a favore del provvedimento.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2719)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore, onorevole Stefani, e il rappresentante del Governo rinunziano alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge di ratifica: Adesione della Repubblica italiana alla Convenzione sulla responsabilità civile per i danni dovuti a inquinamento da combustibile delle navi, con allegato, fatta a Londra il 23 marzo 2001, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (A.C. 2540) (ore 16,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica: Adesione della Repubblica italiana alla Convenzione sulla responsabilità civile per i danni dovuti a inquinamento da combustibile delle navi, con allegato, fatta a Londra il 23 marzo 2001, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2540)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che le Commissioni III (Affari Esteri) e IX (Trasporti) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Il relatore per la Commissione Affari esteri, onorevole Maran, ha facoltà di svolgere la relazione.

ALESSANDRO MARAN, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, la Convenzione del 2001 sulla responsabilità civile conseguente all'inquinamento marino causato da residui di carburante utilizzato per la propulsione delle navi, negoziata in seno all'Organizzazione marittima internazionale, è entrata in vigore, a livello internazionale, il 21 novembre 2008 e attualmente ne sono parti 44 Stati che rappresentano oltre il 78 per cento del tonnellaggio navale mondiale.
La Convenzione è stata adottata per assicurare alle persone danneggiate dalla perdita di carburanti utilizzati dalle navi un risarcimento adeguato e tempestivo. Il campo di applicazione della Convenzione (articolo 2) riguarda i danni occorsi nel mare territoriale e nelle zone economiche esclusive - o in aree marine equivalenti - Pag. 7di pertinenza degli Stati parti, nonché le misure preventive rispetto a possibili danni da inquinamento, ovunque adottate.
È fondamentale chiarire la nozione di danni da inquinamento ai sensi della Convenzione in esame: essi si definiscono quali perdite o danni causati al di fuori di un natante dall'inquinamento derivato dalla perdita o dallo scarico di carburanti, a condizione che il risarcimento per la compromissione dell'ambiente - fatta esclusione dei mancati profitti da essa eventualmente derivanti - sia limitata ai costi di ragionevoli misure di reintegrazione intraprese o da intraprendere. Della nozione di danni da inquinamento fanno parte altresì i costi delle misure di carattere preventivo, nonché di successive perdite o danni da queste causati.
L'impianto fondamentale della Convenzione ricalca quello della Convenzione del 1969 sulla responsabilità civile conseguente a inquinamento marino provocato da petroliere, e come questa prevede la necessità di una copertura assicurativa obbligatoria a carico del proprietario registrato di una nave. Un'altra disposizione fondamentale della Convenzione in esame riguarda la possibilità, da essa prevista all'articolo 7, di presentare una richiesta di risarcimento per danni da inquinamento direttamente ad una compagnia assicurativa.
La Convenzione del 2001 in esame si compone di un preambolo e di diciannove articoli. In particolare, l'articolo 3 sancisce il principio della responsabilità dell'armatore della nave per i danni da inquinamento ai sensi della Convenzione in esame, salvo che l'inquinamento sia causato da atti di guerra o di ostilità, ovvero da fenomeni naturali di portata eccezionale.
In base all'articolo 4 la Convenzione non si applica ai danni da inquinamento contemplati nella già richiamata Convenzione del 1969 sulla responsabilità civile conseguente a inquinamento marino provocato da trasporto di idrocarburi.
Inoltre, la Convenzione non si applica alle navi militari o ad altri navi che lo Stato può adibire a servizio pubblico non commerciale, salvo diversa decisione di uno Stato contraente che deve notificarla al segretario generale dell'IMO.
L'articolo 7, dopo il già ricordato obbligo di assicurazione da parte del proprietario registrato di una nave di stazza lorda superiore a 1000 tonnellate, prevede per ogni nave il rilascio del certificato di attestazione della validità di un'assicurazione o di un'altra garanzia finanziaria. Rilevante appare altresì all'articolo 7 il comma 12, che stabilisce che ogni Stato contraente si preoccupa di accertare che ogni nave che entra nei propri porti, o da essi parta, sia in possesso di assicurazione o garanzia ai sensi dell'articolo 7.
L'articolo 11 prevede la prevalenza della Convenzione in esame su ogni altro strumento con essa in contrasto, fatti salvi gli obblighi nei confronti di Stati non contraenti la Convenzione in esame. L'articolo 12 riguarda la procedura di sottoscrizione e ratifica mentre l'articolo 13 prevede il caso di uno Stato in cui abbiano vigore diversi sistemi giuridici. Infine, gli articoli che vanno dal 14 al 19 disciplinano, rispettivamente, l'entrata in vigore, la denuncia, la revisione, il deposito, la trasmissione all'ONU e le lingue facenti fede.

PRESIDENTE. Il relatore per la Commissione trasporti, onorevole Iapicca, ha facoltà di svolgere la relazione.

MAURIZIO IAPICCA, Relatore per la IX Commissione. Signor Presidente, la Convenzione in esame ha per oggetto i danni causati da qualsiasi nave derivanti dai fenomeni di inquinamento nel territorio di uno Stato, incluso il mare territoriale nella zona economica esclusiva o, qualora questa non sia stata istituita, in una zona di mare fino a 200 miglia dalle linee di base dello stesso Stato.
La Convenzione riguarda, inoltre, le misure di salvaguardia destinate a prevenire e limitare i suddetti danni. Essa non si applica, invece, ai danni causati da inquinamento da idrocarburi - Convenzione di Londra del 1969 - né a quelli subiti da navi da guerra o appartenenti ad Pag. 8uno Stato e utilizzate esclusivamente da un servizio pubblico non commerciale.
La Convenzione sancisce la responsabilità oggettiva del proprietario della nave, cui sono equiparati il noleggiatore, l'armatore e il gestore, per i danni causati dall'inquinamento, salvo che egli fornisca la prova che il danno si sia verificato per cause di forza maggiore o sia stato provocato da azione od omissione intenzionale di un terzo ovvero dalla negligenza di un'autorità pubblica responsabile della manutenzione dei fari o di altri aiuti alla navigazione. Il proprietario della nave e gli altri soggetti elencati possono essere esonerati dalle responsabilità ove dimostrino che il danno sia stato causato dall'azione dolosa o colposa dello stesso danneggiato.
Di particolare rilievo è la previsione recata dall'articolo 7 della Convenzione che obbliga il proprietario della nave, di stazza superiore a 1.000 tonnellate, a sottoscrivere un'assicurazione per un importo pari a quello del limite di responsabilità applicabile e, comunque, non eccedente l'importo fissato dalla Convenzione del 1976 sulla limitazione di responsabilità dei crediti marittimi. Il certificato di assicurazione viene rilasciato dall'autorità competente, che è quella dello Stato parte di immatricolazione, ove la nave sia qui immatricolata, o altrimenti quella di qualsiasi Stato parte.
Le domande di risarcimento per i danni da inquinamento oggetto della Convenzione possano essere proposte contro l'assicuratore, il quale può avvalersi di mezzi di difesa spettanti al proprietario, ivi incluso il diritto di limitazione di responsabilità ovvero, qualora tale ultimo diritto non spetti al proprietario, può chiedere di limitare la propria responsabilità all'ammontare dell'assicurazione o della garanzia prestata.
L'articolo 9 della Convenzione stabilisce che le azioni contro il proprietario della nave e i soggetti ad esso assimilati per i danni da inquinamento prodotti o per le misure di salvaguardia adottate nell'area di mare di uno Stato parte, possono essere promosse soltanto dinanzi a un giudice di tale Stato. L'articolo 10 prevede che le sentenze definitive, emanate in materia da un tribunale di uno Stato parte, sono riconosciute in ogni altro Stato parte e vengono rese esecutive non appena sono state esaurite le procedure richieste dall'ordinamento locale.
Quanto al disegno di legge di ratifica, ricordo che l'articolo 3 individua l'autorità responsabile della vigilanza sull'osservanza della Convenzione nel Ministero delle infrastrutture e dei trasporti-Comando generale del Corpo delle capitanerie di porto. L'articolo 4 conferisce, a sua volta, al Ministro dello sviluppo economico la competenza ad individuare l'ente abilitato al rilascio del certificato assicurativo richiesto dall'articolo 7 della Convenzione.
Lo stesso Ministro dello sviluppo economico provvede, con decreto da adottare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, a disciplinare le modalità di richiesta e di rilascio e il costo del certificato. L'articolo 7 apporta delle modifiche al decreto del Presidente della Repubblica n. 504 del 1978 relativo all'esecuzione delle Convenzioni in materia di inquinamento da idrocarburi. Le principali modifiche riguardano l'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 504 del 1978, allo scopo di adeguare le definizioni della nuova Convenzione; l'articolo 6, per adeguare la norma sul certificato assicurativo alle nuove prescrizioni introdotte dalla Convenzione; l'articolo 12, per una rimodulazione dell'apparato sanzionatorio.
In conclusione, ricordando che le Commissioni III e IX hanno approvato senza emendamenti il disegno di legge sul quale si sono espresse favorevolmente (come anche le Commissioni che lo hanno esaminato in sede consultiva) ne raccomando all'Aula l'approvazione definitiva.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
È iscritto a parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, il dibattito che si è svolto nelle Pag. 9Commissioni III e IX ha mostrato una piena accettazione da parte di tutti dei contenuti di questa Convenzione. Credo che occorra sottolineare l'importanza dell'argomento - in questa sede è importante sottolinearlo - perché riguarda un fenomeno che purtroppo interessa le nostre coste, e l'Italia credo sia la nazione più interessata.
Vicino alle nostre coste si registrano casi di sversamenti, non dovuti ad incidenti, fortunatamente, ma in alcune zone dei nostri mari le petroliere lavano le stive e sversano parecchie tonnellate di residui di petrolio. Questo pone in grave difficoltà le nostre attività turistiche e balneari e anche la vita all'interno del tratto di mare coinvolto.
Vorrei sottolineare l'importanza di queste norme, perché tendono ad introdurre il tema importante delle assicurazioni ed un sistema di controlli. Purtroppo i controlli non avvengono in genere se non dopo che l'evento si è verificato. Le sanzioni previste non possono che essere da noi sostenute, e probabilmente in futuro andranno rinforzate. Ritengo che non si tratti soltanto di responsabilità civile, poiché in questo caso ci sono anche delle fortissime altre responsabilità.
Come primo passo credo sia utile che il Parlamento italiano aderisca a questa Convenzione - sebbene con qualche ritardo, ma è giusto che lo facciamo subito - e che si renda protagonista anche dell'eventuale dibattito sull'intensificazione dei controlli. I controlli devono essere precedenti. Certamente vi sono degli ostacoli. L'ostacolo principale è dovuto al fatto che il controllo sarà molto costoso soprattutto nel Mediterraneo, perché non si tratta di controllare dei tratti di mare vicino alle coste, bensì l'intero bacino.
Quindi è evidente come sia necessaria un'adesione di tutti gli Stati in tutti i mari del mondo. Per adesso sono 44 gli Stati che hanno aderito a questa Convenzione e credo che questo sia un primo passo significativo. Si tratterà, come dicevo, di passare dall'assicurazione al controllo dell'assicurazione. Sono previsti controlli molto precisi dalla stessa Convenzione ed anche dal disegno di legge.
Ci sono anche delle sanzioni elevate, ma, se non c'è il controllo, restano sulla carta. Quindi, l'Italia fa bene ad aderire a questa Convenzione. Speriamo che la Camera dei deputati e l'insieme del Parlamento possano rapidamente approvarla. Per quanto riguarda il gruppo dell'Italia dei Valori, si è espresso favorevolmente nelle Commissioni, e così farà in Assemblea nel prosieguo del dibattito.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Renato Farina. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, confermo il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà. Ritengo che questo tipo di accordi e convenzioni tutelino il Paese da forme gravi di inquinamento e permettano, quindi, di guardare anche con maggiore serenità al futuro.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, anche noi siamo d'accordo sull'adesione urgente a questa Convenzione, perché gli eventi degli ultimi tempi, ma non solo, spingono un Paese responsabile ad occuparsi immediatamente di quello che riguarda la tutela del proprio territorio e, prima di tutto in un Paese come il nostro, del proprio mare. Dunque, noi abbiamo necessità di intervenire, e anche in questo caso il problema è accelerare queste iniziative importanti. Non parlo delle vicende calabresi, perché non riguardano questo, ma sono esempi importanti di quanto sia necessario difendere le nostre coste. Infatti, continuo a sostenere (penso che lo ritengano un po' tutti nel Paese) che il turismo è l'unico vero bene economico e non delocalizzabile di questo Paese. Dunque, abbiamo il dovere di fare sempre di più.
Ritengo che una cosa sia importante. Il provvedimento è abbastanza puntuale, Pag. 10spiega bene quali sono i nostri intendimenti, però ritorno anch'io sulla questione dei controlli: debbono essere messi a punto in modo esemplare, così come le sanzioni. Non milito nel partito dei duri e puri, ma su queste cose bisogna essere un po' più rigidi. In primo luogo per il motivo iniziale che dicevo. La seconda ragione è che, avendo bisogno di risorse per fare i controlli, se questi ultimi sono seri portano a casa anche le risorse per autosostenersi tramite le sanzioni pecuniarie. Altrimenti il rischio vero è di ritrovarsi dopo poco tempo a non avere le risorse per effettuare i controlli. Diventerebbe il famoso cane che si morde la coda e il problema ce lo troveremmo, a differenza di altri Paesi, in modo ancora più evidente.
Dicevo che sono state tante le vicende, e non solo quelle più eclatanti. Ne abbiamo lungo tutto lo stivale, partendo dalle regioni del nord arrivando a quelle del sud. Dunque, esprimo il compiacimento del mio gruppo e ribadisco un appello: acceleriamo e andiamo veloce perché siamo già in ritardo e questo è un passo doveroso per dare finalmente una credibilità e una potenzialità di sviluppo al nostro Paese.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fedi. Ne ha facoltà.

MARCO FEDI. Signor Presidente, ringrazio i relatori per l'ampia illustrazione. L'adesione del nostro Paese alla Convenzione sulla responsabilità civile per i danni dovuti all'inquinamento da combustibile delle navi è un atto dovuto e un impegno ulteriore alla lotta a tutte le forme di inquinamento del nostro mare. Rappresenta un ulteriore passaggio nella protezione di oceani e mari, bene prezioso di tutta l'umanità. Per queste ragioni, annuncio il convinto voto favorevole del gruppo del Partito Democratico.
Oltre all'inquinamento sistematico causato dall'emissione continua nel tempo di inquinanti e oltre all'inquinamento accidentale - dovuto ad incidenti e abbiamo di fronte esperienze purtroppo molto negative - esiste anche una forma di inquinamento operativo causato dall'esercizio stesso della navigazione da natanti, oltre che allo scarico e al lavaggio in mare dei combustibili.
L'inquinamento marino è una delle questioni ambientali più urgenti del nostro tempo e mi riferisco all'introduzione diretta o indiretta da parte umana di sostanze o di energia nell'ambiente marino che provoca effetti deleteri quali: danni alle risorse viventi, rischio per la salute umana, ostacolo alle attività marittime compresa la pesca, deterioramento della qualità dell'acqua e riduzione delle attrattive ambientali e turistiche. Come è stato ricordato anche da altri colleghi, questo rappresenta una delle sfide globali che richiedono oggi il nostro impegno anche in Parlamento. Anche se il trasporto marino non è tra i fattori più alti d'inquinamento (circa il 12 per cento), tuttavia se sommato all'inquinamento da attività illegali e agli incidenti determina un quadro preoccupante per l'Italia e per l'intera comunità internazionale.
L'Italia arriva con un certo ritardo all'appuntamento con l'adesione a questo Protocollo, ma credo che sia importante farlo e in maniera convinta e immediata. L'adesione alla Convenzione comporterà anche un impegno nella cooperazione internazionale sia a livello tecnico, sia nella prevenzione, sia nelle operazioni di recupero e salvataggio, sia nel perseguire le eventuali responsabilità civili e penali. L'adesione italiana a questa Convenzione rappresenta, inoltre, un invito a fare meglio e fare di più anche nella lotta a tutte le altre forme di inquinamento del mare, oltre che il contrasto alle attività illegali che contribuiscono ulteriormente all'inquinamento ambientale. Anche per queste ragioni i deputati del gruppo del Partito Democratico esprimeranno il proprio voto favorevole al provvedimento.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

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(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 2540)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore per la Commissione Affari esteri, onorevole Maran, il relatore per la Commissione Trasporti, onorevole Iapicca, ed il rappresentante del Governo rinunziano alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge di ratifica: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e le Nazioni Unite sullo status dello Staff College del Sistema delle Nazioni Unite in Italia, fatto a Torino il 16 settembre 2003, con Emendamento fatto a Torino il 28 settembre 2006 (A.C. 2674) (ore 16,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e le Nazioni Unite sullo status dello Staff College del Sistema delle Nazioni Unite in Italia, fatto a Torino il 16 settembre 2003, con Emendamento fatto a Torino il 28 settembre 2006.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2674)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Renato Farina, ha facoltà di svolgere la relazione.

RENATO FARINA, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, lo Staff College nasce nel 1996 inizialmente con la veste di programma delle Nazioni Unite di durata quinquennale e affidato alla cura del Centro internazionale per la formazione dell'organizzazione internazionale del lavoro (OIL), anche esso con sede a Torino. Il progetto nasceva con l'obiettivo, dibattuto sin dagli anni Settanta, di unificare in un'unica struttura le diverse entità del sistema ONU che si occupano di formazione del personale, anche nell'ottica di ridurre i costi, standardizzare i moduli formativi e migliorare la qualità dell'offerta didattica.
Il fatto che questo istituto sia stato stabilito in Italia è di grande importanza e di prestigio per il nostro Paese perché esprime la volontà delle Nazioni Unite di considerare l'Italia uno degli Stati membri capaci di cooperare in settori importanti e sensibili come quello della formazione. L'istituzione dello Staff College avviene con la risoluzione dell'Assemblea generale dell'ONU del 20 dicembre del 2000 e a partire dal 1o gennaio 2002, a seguito della successiva risoluzione dell'Assemblea generale del 12 luglio 2001, lo Staff College di Torino diviene un organismo autonomo del Sistema ONU, dotato di un proprio statuto che ne regola il funzionamento. La creazione dello Staff College e in particolare la trasformazione di esso in organismo autonomo si inserisce negli sforzi tesi ad accrescere le capacità operative e a promuovere la riforma del Sistema delle Nazioni Unite.
Il mandato dell'organismo, sulla base delle determinazioni assunte dall'Assemblea generale, riguarda in particolare i settori dello sviluppo economico e sociale, della pace e della sicurezza, dei diritti umani e del diritto umanitario e della gestione interna del Sistema delle Nazioni Unite.
Di recente, è stata sviluppata l'attività di formazione di operatori nel campo del rispetto dei diritti fondamentali.
Mi preme sottolineare che lo Staff College costituisce un vero e proprio centro internazionale di eccellenza nel campo della formazione manageriale ed è stato più volte visitato dal Segretario generale dell'ONU, Ban Ki-Moon. Nel corso della sua ultima visita svoltasi nell'agosto dell'anno scorso il Segretario generale ha espresso vivo apprezzamento per il ruolo Pag. 12svolto dall'Italia nel sistema delle Nazioni Unite e per il livello qualitativo di eccellenza del College.
Lo statuto dello Staff College, approvato come già ricordato con risoluzione dell'Assemblea generale del 12 luglio 2001, all'articolo 2 chiarisce come obiettivo dell'Istituto sia quello di promuovere l'apprendimento ed in particolare una cultura di tipo manageriale nell'ambito del Sistema delle Nazioni Unite, svolgendo un'attività di formazione dei funzionari internazionali.
Dal punto di vista finanziario, venuto meno il legame funzionale con l'OIL (Organizzazione internazionale del lavoro), lo Staff College ha dovuto provvedere autonomamente al reperimento delle risorse finanziarie necessarie allo svolgimento delle sue attività istituzionali, al fine di consentire un ordinato avvio delle attività del centro.
A questo scopo, l'Italia ha già erogato, in passato, contributi finanziari di carattere straordinario pari a 500 mila euro per ciascuno degli anni 2004, 2005, 2006 ed infine 2007, 2008 e 2009.
Si ricorda che i principali contributi allo Staff College provengono attualmente dalle Nazioni Unite, 500 mila dollari all'anno, e da governi e fondazioni. Tra gli Stati membri dell'ONU, l'Italia è quello che eroga i contributi più consistenti.
Presto, già da quest'anno, tuttavia, lo Staff College prevede di raggiungere l'autosufficienza finanziaria, in particolare grazie ai corrispettivi ricevuti dalle Agenzie dei diversi organismi dell'ONU per l'organizzazione di nuovi corsi di formazione.
L'accordo in esame si compone di un Preambolo, di 18 articoli e di un Allegato. Esso viene esaminato congiuntamente al successivo Emendamento del 2006. Nel Preambolo viene tra l'altro espressamente richiamata la Convenzione sui privilegi e le immunità delle Nazioni Unite del 1946, che costituisce lo sfondo anche dell'accordo in esame, stante l'appartenenza dello Staff College al Sistema ONU.
Il disegno di legge consta di tre articoli che recano l'autorizzazione alla ratifica dell'accordo sullo status dello Staff College, l'ordine di esecuzione e la norma sull'entrata in vigore del provvedimento, prevista il giorno successivo a quella della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
È iscritto a parlare l'onorevole Fedi. Ne ha facoltà.

MARCO FEDI. Signor Presidente, abbiamo alla nostra attenzione un provvedimento di ratifica molto importante dell'Accordo con le Nazioni Unite sullo status dello Staff College del Sistema delle Nazioni Unite in Italia. Il Partito Democratico ritiene urgente questa ratifica e pertanto anticipo il voto favorevole del mio gruppo sul provvedimento. Il Partito Democratico, in questa come nella passata legislatura, aveva ripetutamente sostenuto sia l'esigenza di garantire allo Staff College finanziamenti adeguati, sia l'adozione di uno specifico Trattato che ne riconoscesse ruolo e competenze.
Un centro di eccellenza, come è stato ricordato dal relatore Farina, che forma dirigenti e funzionari anche in settori importanti e innovativi come il settore dei diritti umani, dell'attività di mantenimento della pace e dell'approccio integrato alle problematiche dello sviluppo. Naturalmente occorre dotare lo Staff College della possibilità di avere risorse umane e tecniche necessarie per avviare il piano di potenziamento, che è stato ricordato dal relatore, per svolgere al meglio i propri compiti.
È quindi necessario procedere alla ratifica ed esecuzione di questo Accordo che consentirà al centro di continuare a svolgere le proprie attività, anche al fine di accreditarsi definitivamente come fulcro del sistema di formazione del personale ONU.
Rifacendomi all'ampia e articolata illustrazione del relatore, confermo il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico su questo provvedimento di ratifica.

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PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2674)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunciano ad intervenire in sede di replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione delle mozioni Lolli ed altri n. 1-00244 e Mantini ed altri n. 1-00247 concernenti misure a favore delle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo (ore 16,58).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Lolli ed altri n. 1-00244 (Nuova formulazione) e Mantini ed altri n. 1-00247, concernenti misure a favore delle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Avverto che in data odierna sono state presentate le mozioni Pelino, Alessandri, Iannaccone ed altri n. 1-00249 e Di Stanislao ed altri n. 1-00250 (Vedi l'allegato A - Mozioni), che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare l'onorevole Tenaglia, che illustrerà anche la mozione Lolli ed altri n. 1-00244 (Nuova formulazione), di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, abbiamo presentato questa mozione per continuare a discutere del grave sisma che ha colpito l'Abruzzo nell'aprile scorso. Vi è stato un bilancio di vittime pesantissimo e una distruzione vastissima che ha provocato disagio sociale, problemi economici, emergenze e questioni da affrontare che sono ancora lontane dal trovare un assetto e un inizio di soluzione.
Certo, l'emergenza immediata è stata affrontata in maniera efficace: le popolazioni sono state soccorse, i soccorsi sono stati tempestivi e questo è stato dovuto allo sforzo congiunto di tutte le istituzioni (Protezione civile, Vigili del fuoco, amministrazioni locali).
Questa fase ha avuto il concorso e il contributo di tutti; adesso, si tratta di passare ad una risposta complessiva, alla fase successiva, alla fase dell'emergenza successiva. Si tratta di una risposta che deve essere ugualmente efficace, come lo è stata in eventi di analoga natura (l'evento del Friuli, delle Marche e dell'Umbria), ma che deve tenere conto delle particolarità e della particolare situazione del terremoto in Abruzzo, che è il primo terremoto urbano dopo cento anni nel nostro Paese, dopo il terremoto di Messina.
Esso pone dei problemi assolutamente inediti. Spero che questa discussione non oscilli, anzi, il nostro intento è proprio quello di riportare la discussione alla realtà delle cose e alla necessità delle soluzioni, affinché essa non oscilli tra l'elegia e il vanto di soluzioni definitive, che invece non sono definitive, come dirò tra poco, e la denigrazione e la distruzione dell'opera di chi sta fattivamente operando in favore delle popolazioni e dei territori colpiti dal terremoto.
È un richiamo alle responsabilità di questo Parlamento e alle responsabilità della politica perché ci si concentri sulle cose da fare e sulla soluzione dei problemi, senza cercare opere di facile propaganda, che poi danno pochi frutti sul territorio e per le popolazioni.
Abbiamo individuato nella nostra mozione tutte le emergenze che il cratere, il Pag. 14territorio del cratere e le popolazioni del cratere stanno vivendo e che vanno affrontate.
La prima è l'emergenza abitativa. A questa emergenza il Governo ha pensato di rispondere con il cosiddetto Progetto CASE. Il progetto è in corso di completamento; certo, vi è un numero di case che sono state realizzate, che stanno per essere realizzate, ma il problema non è questo: è che questo progetto è inadeguato ed insufficiente. È inadeguato ed insufficiente perché, per i numeri che noi portiamo, e sono numeri della Protezione civile, questo progetto, ad inverno inoltrato, non darà un tetto a tutti gli sfollati del cratere. Pensiamo che, ad oggi, secondo i dati della Protezione civile, vi sono ancora nelle tende 7 mila sfollati circa, di cui 6 mila solo della città de L'Aquila: si tratta di un'emergenza alla quale si era detto che si sarebbe risposto entro il mese di settembre, e che invece è ancora in atto.
Il Piano quindi, che è stato integrato successivamente, va ulteriormente integrato con interventi che devono riguardare altri tipi di abitazione: le casette di legno provvisorie per circa mille unità, gli appartamenti sfitti, le case mobili, e soprattutto bisognerà evitare che questa emergenza, per un numero significativo di nuclei familiari, significhi lo stare per lunghi mesi, se non anni, lontano dalla città de L'Aquila, in posti, in alberghi che sono anche a 100-150 chilometri dalla città. Questo è un dato necessariamente da affrontare, perché, altrimenti, le popolazioni de l'Aquila, quei nuclei familiari non ricominceranno mai una vita normale. Il Progetto CASE ha quindi avuto un effetto limitato e non sufficiente, che va integrato assolutamente e con un intervento rapido ed efficace.
L'Aquila era una delle città universitarie più importanti del centro Italia; e qui veniamo alla seconda emergenza, che riguarda la rinascita dell'università de L'Aquila, che passa necessariamente attraverso la fornitura agli studenti - quelli che già sono iscritti a L'Aquila e quelli che verranno ad iscriversi nei prossimi anni accademici - di un alloggio per i fuorisede, perché solo questo consentirà all'università di riprendere la propria attività e di rilanciarsi: altrimenti avremo il maggior motore economico, culturale e scientifico di quella regione, dell'Abruzzo ma anche del nostro Paese, che entrerà in crisi. All'emergenza abitativa principale si aggiunge quindi tale emergenza, che è ugualmente importante.
In Abruzzo l'anno scolastico nel cratere è ripreso, e molto è stato fatto per avviarlo, ma bisogna fare ancora tanto e bisogna fare di più, soprattutto per evitare il pendolarismo, la lontananza delle famiglie sfollate sulla costa; e quindi un impegno alla ricostruzione, alla ristrutturazione, alla messa in sicurezza dei numerosissimi edifici. Non si può a questo proposito scaricare sugli enti locali la responsabilità di tali interventi: bisogna prevedere un intervento indispensabile, urgente ed eccezionale per consentir loro di far fronte a tale emergenza.
La provincia e la zona dell'aquilano era attraversata da una crisi economica già prima del sisma, perché l'Aquila è stata, a partire dagli anni Settanta, il polo elettronico più importante d'Italia; poi è entrata in crisi per le ragioni che sappiamo.
Se, quindi, non viene affrontato seriamente il problema dell'emergenza economica, questo evento sismico rischia di infliggere un colpo definitivo e finale a quella economia e a quei territori.
Nelle zone del cratere vi sono circa 17 mila persone in cassa integrazione; a ciò si aggiunga la situazione delle attività commerciali e professionali: praticamente, gli studi professionali sono stati quasi tutti trasferiti lungo la costa abruzzese (a Pescara, Chieti, Teramo, Giulianova), perché gli avvocati e i commercialisti hanno trovato ospitalità presso loro colleghi della costa, generando un grave problema per i lavoratori impiegati presso quegli studi.
È vero che nel decreto-legge approvato qualche mese fa sono stati introdotti interventi di sostegno per queste attività e questi lavoratori, ma sono troppo limitati nel tempo: 120 giorni sono pochi, bisogna prevedere un allargamento di tale termine. Pag. 15
Allo stesso modo, occorre avere particolare attenzione verso gli esercizi commerciali. È vero, infatti, che con un'ordinanza del Presidente del Consiglio viene previsto il trasferimento temporaneo delle attività situate in locali distrutti o inagibili in aree pubbliche o private libere, però tutti i lavori e gli interventi per consentire tali trasferimenti non possono essere a carico del privato o delle amministrazioni che debbono fornire le infrastrutture e i servizi: a questa esigenza va data una risposta.
Per quanto riguarda poi l'emergenza fiscale e contributiva, ieri ho sentito il Presidente del Consiglio dire a Messina: vi tratteremo come gli aquilani e come i terremotati d'Abruzzo, non pagherete le tasse e i mutui. Per i messinesi colpiti spero di no, perché i terremotati abruzzesi sono stati trattati in maniera peggiore rispetto a quanto avvenuto in situazioni del passato.
Cito solo il terremoto delle Marche e dell'Umbria: in quel caso le tasse, abbattute del 40 per cento, sono state pagate dopo dodici anni dall'evento sismico; agli abruzzesi si chiede, invece, il pagamento, tutto e subito, a partire dal 1o gennaio dell'anno prossimo, quando massimo sarà l'impatto sull'economia e sulle attività professionali, commerciali e industriali del blocco determinato dal terremoto.
In pratica è come chiedere ad un ferito di rialzarsi quando è ancora sanguinante a terra; così, invece di soccorrerlo gli diamo un'altra coltellata. E non mi si dica: lo faremo, vedremo. Le promesse, a questo punto, stanno a zero; ci vuole una norma che intervenga prima del 31 dicembre di quest'anno e che stabilisca che per i soggetti residenti nel cratere le tasse si pagano a partire da qui a dodici anni, abbattute fino al 40 per cento (così come è accaduto per gli altri terremoti, né più né meno).
Non vogliamo dire che questo terremoto è più grave degli altri perché ha colpito un capoluogo di regione, anche se ve ne sarebbero le ragioni (immaginate, infatti, la differenza tra una cittadina di 10-15 mila abitanti e un capoluogo di regione, dal punto di vista degli effetti, con la conseguente necessità di intervenire in maniera diversa), ma almeno chiediamo che vi sia un trattamento uguale.
Nella nostra mozione ricordiamo anche quello che il Consiglio di Stato ha affermato non più di 15 giorni fa a proposito del pagamento delle imposte per quanto riguarda i residenti in zone della provincia de L'Aquila al di fuori del cratere, dando ragione alla nostra impostazione.
Insomma, dobbiamo costringere i sessantamila, settantamila, ottantamila terremotati de L'Aquila a fare ricorso al TAR e al Consiglio di Stato? Mi pare che questo sia assolutamente da evitare, tanto più che gli annunci sono tutti stati nei sensi che nella mozione chiediamo vengano rispettati.
In altre parole, le promesse erano esattamente quelle che noi indichiamo nella mozione. Non pretendiamo dal Governo e dal Presidente del Consiglio azioni che non hanno detto di voler fare, solo le cose che hanno promesso, niente di più, niente di meno.
L'emergenza mutui è simile all'emergenza fiscale; c'è la sospensione del pagamento fino al 31 dicembre di questo anno, però poi si apre un fronte, il fronte dei pagamenti, degli accordi con le banche su come trattare gli interessi maturati nel frattempo. Questi sono aspetti che non possono essere lasciati alla negoziazione del singolo contraente con la banca per un'evidente ragione di sproporzione e di difficoltà ad ottenere il giusto ristoro rispetto a una situazione drammatica. Quindi, chiediamo che il Governo intervenga su questo aspetto. Si apra un tavolo con l'ABI. Su questo punto magari una norma non è necessaria come nel caso dell'emergenza fiscale, però va almeno aperto un tavolo con l'ABI dove tale ente sottoscriva un protocollo d'intesa.
L'ospedale San Salvatore de L'Aquila va ristrutturato, va rimesso nella capacità di funzionalità che aveva prima del sisma, e ad oggi non vi sono stanziamenti per questa finalità. L'unico intervento concreto Pag. 16e fattivo è stato quello dello spostamento dell'ospedale da campo previsto per il G8, ma ciò è assolutamente insufficiente.
Quindi, queste emergenze richiedono un intervento pianificato, complessivo, coerente sull'opera di ricostruzione. Infatti, finora a L'Aquila di ricostruzione non si è ancora iniziato a parlare. Abbiamo affrontato l'emergenza dello sfollamento e l'emergenza del piano case e la risposta è stata insufficiente; quindi, adesso è necessario intervenire con la programmazione. È necessario che il Governo finalmente dia seguito alle promesse.
Il Presidente del Consiglio quando è andato ad Onna per consegnare le case che la Croce rossa e la provincia di Trento hanno costruito (quindi ha collaborato con la provincia di Trento e con la Croce rossa alla consegna delle case) ha affermato che per la ricostruzione de L'Aquila sono necessari circa tre miliardi di euro. Purtroppo, la vastità della somma è impressionante, però è realistico pensare che questa sia la somma, anzi forse potrebbe anche essere superiore.
Tuttavia, a fronte di questo le tabelle del decreto-legge n. 39 del 2009 indicano 5,9 miliardi spalmati fino al 2033. Ci sono, inoltre, da due a quattro miliardi di euro del Fondo per le aree sottoutilizzate e 408 milioni di euro sul Fondo delle infrastrutture.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, si tratta di un richiamo al tempo?

PRESIDENTE. Onorevole Tenaglia, il tempo sta finendo, ha ancora un minuto e trenta secondi a disposizione.

LANFRANCO TENAGLIA. Io pensavo di non avere limiti di tempo.

PRESIDENTE. Le sono stati assegnati venti minuti. Ognuno di noi ha dei limiti di tempo.

LANFRANCO TENAGLIA. Nella vita sicuramente, Presidente.
Termino in cinque minuti, signor Presidente.

PRESIDENTE. Se vuole può anche allegare il testo del suo intervento in forma integrale al resoconto della seduta.

LANFRANCO TENAGLIA. La ringrazio, signor Presidente. È evidente la sproporzione tra queste due cifre. In questi giorni stiamo tanto discutendo di scudo fiscale. Perlomeno in un'ottica di limitazione del danno causato da quel provvedimento, era forse opportuno fissare già in esso una destinazione obbligata per parte dei fondi che verranno ricavati. Se non c'è un'emergenza più grande di quella del terremoto non so cosa altro bisognava prevedere.
Vi sono molte questioni aperte, come quella riguardante il centro storico de L'Aquila con la problematica delle seconde case. Il Governo ha già accettato alcuni ordini del giorno del Partito Democratico che prevedono la soluzione di questo problema, concernenti la seconda casa e l'estensione del risarcimento alla seconda casa. Ritengo che tale impegno debba essere trasfuso in una norma di legge.
Allo stesso modo deve essere chiarito che per abitazione principale si intende anche la titolarità di un diritto di godimento diverso dal diritto reale, quale il comodato. Sappiamo quanto sia importante la rete familiare nelle nostre città del centro e del sud d'Italia ma anche di tutta Italia. Escludere dall'acquisizione di benefici il comodato concluso tra genitore e figlio avente ad oggetto la casa di abitazione è gravemente penalizzante per tutti.
Infine, vorrei citare la zona franco-urbana. Quest'ultima rappresenta un intervento assolutamente necessario. Il Governo deve premere sull'Unione europea perché ciò avvenga e deve stanziare fondi sufficienti. Quelli che erano presenti nel decreto-legge erano fondi insufficienti.
La nostra mozione si conclude indicando vari impegni. Spero che il Governo accetti tutti questi impegni perché servono per ridare a L'Aquila, all'Abruzzo, alle Pag. 17popolazioni abruzzesi una speranza, gli strumenti, la voglia e i mezzi per rifare de L'Aquila una della province più belle e più interessanti del nostro Paese. Non chiediamo niente di nuovo. Sono tutti impegni che il Governo ha già preso in ordini del giorno approvati in sede di esame del decreto-legge.
Ritengo che non accettare la nostra mozione rappresenterebbe una grave mancanza nei confronti delle popolazioni abruzzesi e un grave schiaffo nei confronti del terremotati (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mantini, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00247. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dinanzi al terribile sisma del 6 aprile 2009 vi è stato, com'è noto, un concorso di solidarietà di livello internazionale, una vasta eco, un'opera efficiente e immediata svolta dalla protezione civile, dal Governo, dai corpi volontari, dei vigili del fuoco, dalla Croce Rossa, dalle Forze armate, dalle forze dell'ordine. Un concorso straordinario nei confronti del quale vi è gratitudine da parte delle popolazioni colpite dal sisma e da parte di noi tutti.
Il gruppo dell'Unione di Centro con questa propria mozione dà anche atto al Governo, in modo particolare al Presidente del Consiglio dei Ministri e al sottosegretario Letta, della speciale assiduità e attenzione con cui hanno svolto le attività e hanno impostato le politiche di ricostruzione nei comuni terremotati: un'assiduità e un'attenzione che meritano rispetto e gratitudine.
Tuttavia, resta il fatto che i temi sono molto complessi. Stiamo ora attraversando la fase della seconda emergenza ed avviandoci nella fase più propria della ricostruzione: questa fase di ricostruzione ha bisogno certamente di una nuova governance da parte degli enti locali, ha bisogno di qualità tecniche e professionali, ha bisogno di buone e speciali idee, di un confronto nazionale ed internazionale per l'Abruzzo, ma ha bisogno anche del rispetto degli impegni presi in sedi formali attraverso gli ordini del giorno approvati dal Parlamento e attraverso altre dichiarazioni solenni. Infatti, la fiducia è un patrimonio indispensabile per la democrazia e le istituzioni, ma necessita anche di prove e segni tangibili.
Le cifre sono state ricordate e noi le ricordiamo nella nostra mozione con una certa puntualità. Potremmo dire qui, per brevità, che il progetto CASE fa fronte solo ad un quarto delle esigenze degli sfollati e che dunque moltissimo resta da fare sia attraverso moduli abitativi provvisori, sia attraverso case mobili, per fronteggiare la stessa fase di emergenza che diventa assai più dura con l'avvio della stagione più rigida.
Non è però solo un problema di moduli abitativi e di un tetto per gli sfollati, cosa che ovviamente resta prioritaria: bisogna considerare nell'insieme la complessità dei numeri e del quadro, a partire da un'altra macrocifra, se posso così permettermi di dire, che è quella degli aquilani, circa 25.000, che ancora restano localizzati sulla costa.
Quindi, questo percorso di ricostruzione è un percorso che necessita di molte e diverse misure, di progettualità, di risorse amministrative e tecniche, di risorse finanziarie e soprattutto necessita del fatto che vengano mantenuti ed attuati gli impegni assunti.
Noi, quindi, abbiamo dato un'impostazione alla mozione che sto illustrando del tutto conforme agli ordini del giorno approvati dal Parlamento, accolti dalla maggioranza del Parlamento e che quindi impegnano il Governo.
Vorrei ricordare alcuni di questi fondamentali impegni: quello a valutare l'opportunità di considerare la detrazione di imposta del 55 per cento per la messa in sicurezza sismica, strategica e per la prevenzione antisismica, che è tema nazionale e non riguarda solo l'Abruzzo, ma una corretta politica del territorio (e sappiamo quanto sia urgente, soprattutto alla luce dei drammatici fatti di Messina); l'impegno Pag. 18a verificare la possibilità di prevedere una forma di riconoscimento ai cittadini delle zone colpite dal terremoto rimasti invalidi, deceduti o dispersi, il riconoscimento della qualifica di infortunati del lavoro, compresi coloro che a seguito di tale evento abbiano subito l'aggravamento della loro invalidità e dunque prevedere la corresponsione di una rendita per tutti quei cittadini che, in conseguenza dell'evento sismico, risultino permanentemente invalidi: anche questo è un ordine del giorno accolto a larghissima maggioranza dal Parlamento; l'impegno a prevedere, nelle ordinanze emanate dalla protezione civile, che nel calcolo degli indennizzi sia riconosciuta anche alle attività produttive danneggiate dal sisma la valutazione del mancato guadagno e del calo del fatturato, perché le aziende colpite dalla calamità sismica sono moltissime e proprio da questo punto di vista sono fiaccate nella capacità di una ripresa produttiva: anche questo è un ordine del giorno accolto dal Parlamento.
Al fine di permettere una rapida ripresa del settore produttivo abruzzese, il Parlamento votò l'impegno a promuovere la realizzazione di interventi di reindustrializzazione e risanamento ambientale, individuando i siti di Bussi sul Tirino, Pile e Avezzano quali «siti di preminente interesse pubblico per la riconversione industriale». Anche questo ordine del giorno, accolto a larghissima maggioranza, deve essere attuato in concreto.
L'insufficienza delle risorse previste per la cosiddetta zona franca è già stata richiamata dal collega Tenaglia. Certamente, i 45 milioni di euro per un periodo di tre o quattro anni non costituiscono una misura di appeal per gli investimenti produttivi. Dunque, la cifra prevista per la cosiddetta zona franca, che è essenziale per la ripresa produttiva - perché, non basta un tetto provvisorio per gli sfollati, se in Abruzzo non c'è lavoro - va certamente rivista.
Nella nostra mozione abbiamo proposto, fatte le opportune intese con l'Unione europea - che, certo, non vorrà considerare proprio questi interventi dovuti a calamità come aiuti di Stato, a fronte dei massicci interventi che abbiamo visto nel salvataggio di industrie automobilistiche e di banche - che sia previsto un importo non inferiore a 300 milioni di euro per i prossimi cinque anni. Naturalmente, il Governo potrà fare di meglio, ma occorre iniziare a parlare di cifre concrete, che abbiano un senso ai fini della ripresa produttiva e dello sviluppo in Abruzzo, altrimenti resteranno solo le declamazioni di principio, assolutamente inutili sul piano pratico.
Con un'importante nota del Governo del 15 giugno 2009 fu anche affermato testualmente - lo riportiamo nella mozione - che: «anche le seconde case ubicate nel centro storico de L'Aquila e degli altri comuni colpiti dal sisma saranno ricostruite a spese dello Stato». Questo stesso impegno è stato preso autorevolmente dal Presidente del Consiglio dei ministri, in data 25 giugno 2009, a Coppito, con la seguente testuale dichiarazione: «Il Governo si è impegnato a rispondere e non ci saranno dei no. Le seconde case saranno ricostruite dallo Stato al 100 per cento».
Chiediamo l'attuazione di questi impegni solenni, assunti dai massimi livelli del Governo e ripetuti anche in quest'Aula. Infatti, siamo molto distanti - ben lungi dall'intento di fare polemiche su vicende tanto complesse e sciagurate - dalla garanzia di indennizzi per le cosiddette seconde case, o per le case dei non residenti, come è stato puntualizzato anche in precedenza. Siamo, altresì, molto distanti da indennizzi sufficienti, almeno, ad avviare la ricostruzione e gli interventi di ripristino e messa in sicurezza degli immobili produttivi, per i quali è previsto attualmente dalle ordinanze un tetto massimo di 80 mila euro.
In data 28 luglio 2009, il Ministro dell'economia e delle finanze ha assunto l'impegno solenne di rinviare la scadenza della sospensione dei tributi fiscali prevista per il 31 dicembre 2009. Vorremmo che questo impegno solenne assunto dal Ministro dell'economia e delle finanze venisse mantenuto e che gli si desse seguito Pag. 19con atti che possano avere efficacia giuridica, in modo da dare tranquillità ai contribuenti, ai cittadini del terremoto.
Questi ultimi, infatti, dovrebbero iniziare a preparare la dichiarazione dei redditi, a partire dal 1o gennaio, con un doppio effetto. Innanzitutto, dovrebbero pagare di tasca propria le spese finora sostenute per la ricostruzione (fermo restando, che molti servizi pubblici per i quali, di solito, il contributo erariale viene versato sono in larga misura sospesi).
L'ulteriore effetto è il danno - e anche un po' la beffa - di vedersi assai maltrattati rispetto al trattamento fiscale che fu riservato ai cittadini dell'Umbria e delle Marche, ai quali, come è noto, fu concessa la rateizzazione in 120 rate, nella misura del 40 per cento, a cominciare da 13 anni dopo il sisma. Quindi, anche su questo punto, chiediamo che il solenne impegno - in parte accennato - assunto dal Ministero dell'economia e delle finanze si traduca in un atto avente efficacia giuridica e tale da dare serenità.
Sempre a larghissima maggioranza, il Parlamento ha accolto un ordine del giorno molto importante che riconosce i diritti essenziali al pagamento delle indennità straordinarie nei confronti dei Vigili del fuoco. I Vigili del fuoco sono dei veri eroi nella vicenda del terremoto in Abruzzo, perché in moltissimi modi, da sofisticati accorgimenti e interventi tecnologici, soprattutto nel restauro e nel ripristino dei beni culturali, fino a una dedizione di corpo nei confronti della popolazione, hanno conquistato sul campo grandissimi meriti che da tutti vengono riconosciuti e non da ultimo dal Capo dello Stato, che pochi giorni fa ha insignito il Corpo di alte onorificenze. Sarebbe opportuno che, oltre alle onorificenze, vi fosse anche il rispetto degli impegni circa la corresponsione delle ore di straordinario e delle indennità dovute per contratto e per legge al Corpo dei vigili del fuoco.
Nella mozione ci siamo permessi di sottolineare anche un altro tema, che riguarda la riduzione dei contributi dovuti per l'energia elettrica e il gas, d'intesa con l'Autorità garante. Siamo dinanzi all'avvio della stagione più rigida e tra poco vi saranno elevatissimi consumi di energia, sia da parte delle famiglie a scopo di riscaldamento termico, sia, naturalmente, a scopo produttivo.
In occasione del terremoto che ha interessato le Marche e l'Umbria, con deliberazione del 4 ottobre 2000 dell'Autorità garante per l'energia elettrica e il gas, furono stabilite delle tariffe speciali per i cittadini dei comuni terremotati. Con la presente mozione chiediamo che, ragionevolmente, le stesse tariffe siano applicate anche ai cittadini colpiti dal terremoto in Abruzzo.
Nella mozione puntualmente ricordiamo l'insieme delle risorse finanziarie messe a disposizione per l'emergenza e per la ricostruzione in Abruzzo: circa 5,9 miliardi, spalmati però fino al 2033, e un importo tra i 2 e i 4 miliardi dei fondi FAS, da determinare in modo più puntuale. Vorremmo però che fosse chiaro che il 2010 dovrà essere l'anno d'inizio dei principali lavori sugli edifici pubblici distrutti e anche l'anno in cui verranno corrisposti, in modo reale e non nominale, gli indennizzi per gli interventi sulle riparazioni e la messa in sicurezza degli edifici privati, le famose tabelle b), c) e anche e). Nel 2010 vi sarà, quindi, bisogno del maggiore impegno e della copertura finanziaria di questi impegni. Certamente non vi è bisogno della piena disponibilità di tutte le risorse finanziarie per quell'anno, ma vi sarà bisogno di una somma adeguata a tale fase.
Nella mozione auspichiamo che, con il voto si possa stabilire che la disponibilità, le risorse finanziarie per il 2010 non siano inferiori a 1,4 miliardi proprio perché sarà questo l'anno decisivo per l'avvio delle principali opere pubbliche e per gli indennizzi reali dei lavori di ripristino degli edifici privati.
Sulla base di questi punti che ripercorrono impegni presi dal Parlamento e dal Governo e impegni che vincolano il Governo con questa mozione auspichiamo e impegniamo il Governo a dare seguito con coerenza e sollecitudine all'attuazione Pag. 20concreta di questi punti così come sono stati richiamati nella mozione al nostro esame, ma ancora largamente disattesi dal punto di vista concreto.
Infatti tali impegni non si esauriscono nella sola realizzazione del progetto case che corrisponde alle esigenze abitative di un quarto degli sfollati. C'è bisogno che l'intero quadro delle attività economiche, degli impegni per i beni culturali e per i servizi pubblici sia garantito così come dalle affermazioni solennemente assunte dal Governo e dai suoi autorevoli rappresentanti.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti della scuola elementare «Nina Guerrizio», secondo circolo di Campobasso, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
È iscritto a parlare l'onorevole Pelino, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00249. Ne ha facoltà.

PAOLA PELINO. Signor Presidente, il terremoto che il 6 aprile scorso ha colpito l'Abruzzo è stato di grande violenza ed infatti ha causato trecento vittime, oltre 1.500 feriti mentre più di 65 mila persone sono state assistite presso aree di accoglienza, negli alberghi o in case private.
Rilevante il patrimonio immobiliare pubblico e privato distrutto o seriamente compromesso nella sua stabilità e integrità e ancora più profonda è la ferita al patrimonio culturale artistico ed architettonico.
Intensa efficace ed efficiente è stata la prova che hanno dato la protezione civile e tutto il Governo con in prima persona il Presidente del Consiglio che ha costantemente seguito la situazione coniugando, con grande senso di umanità, l'impegno personale con quello istituzionale.
Le politiche di intervento sono articolate in tre fasi. La prima, quella dell'emergenza immediata, è stata incentrata sul soccorso e sulla gestione dei primi bisogni; la seconda, quella dell'emergenza ordinaria, è stata caratterizzata dalla necessità di risolvere il problema abitativo in pochi mesi ed infatti alcune abitazioni sono state già consegnate alle popolazioni. La terza fase sarà caratterizzata dalla ricostruzione definitiva che impegnerà il Governo e gli enti locali.
Encomiabile è stata l'opera svolta da tutti coloro che sono stati impegnati nelle prime fasi del soccorso e successivamente nella ricostruzione delle abitazioni, opera che va elogiata perché grazie a tutte queste persone si è riusciti a compiere un lavoro particolarmente complicato.
C'è da dire che l'opinione pubblica nazionale e internazionale, così come le istituzioni sia europee che internazionali, hanno elogiato il comportamento del Governo italiano nell'affrontare il grave sisma.
Importante è stata poi la scelta di spostare il G8 a L'Aquila perché ciò ha consentito di stanziare ulteriori risorse economiche per la ricostruzione.
Per quanto riguarda gli interventi già attuati la mozione a nostra firma mette in risalto la grande quantità di denaro impegnato nei più svariati settori nonostante la crisi grave economica internazionale che costringe l'Esecutivo a limitare gli impegni di spesa.
Per elencare i punti più qualificanti degli interventi che, come ho detto, sono stati attuati nonostante una grave crisi economica internazionale si ricordano tra gli altri gli interventi per il patrimonio immobiliare abitativo, quelli per le scuole, per il lavoro e per le attività produttive Si tratta quindi di aiuti economici di grande consistenza che hanno permesso la realizzazione in tempi molto brevi di opere considerevoli e hanno permesso ai cittadini abruzzesi di riacquistare la fiducia e la voglia di continuare nelle loro attività.
Da cittadina abruzzese che ama la sua terra, prima che da parlamentare, ho vissuto con grande emozione l'opera di tutti, sia delle istituzioni sia dei volontari sia di coloro che stanno attivamente partecipando, a tutti i livelli, alla ricostruzione di questa terra dilaniata.
Oggi più che mai dobbiamo unire maggioranza e opposizione in un accorato ringraziamento verso quanti hanno partecipato e preso parte, attivamente e così da Pag. 21vicino, alla ricostruzione di questa terra sconvolta da un grande e grave disastro. Al di là di ogni schieramento politico e al di sopra di ogni intento o fine politico è indubbiamente necessario mettere in risalto l'azione del nostro Governo che è stata tempestiva ed efficace. Ai primi di settembre le prime case sono state consegnate, a tempi di record, alla popolazione nel paese di Onna, proprio là dove i grandi della terra sono andati per verificare l'immane sciagura che ha colpito il nostro Paese. Sempre a settembre, nuove case sono state consegnate a Bazano, a Cese di Pretura e a San Demetrio. La grande azione del Governo è quella del fare e della compostezza. Infatti, non sono stati compiuti gli errori del passato quando, per casi simili, la politica non ha dato risposte certe e sicure ai cittadini.
Si tratta della politica del servizio ai cittadini, del fare e dei risultati. Questo è quello che ci chiedono i nostri cittadini e credo che tutto questo sia avvenuto in Abruzzo, grazie all'opera meritoria del nostro Governo e a tutti quelli che hanno partecipato, con grande spirito di abnegazione, per superare le fasi più critiche. Oggi sono i risultati ottenuti a testimoniare come e quanto l'Esecutivo sia intervenuto e quanto sia importante dare risposte concrete alle popolazioni, soprattutto quando queste sono colpite da questi eventi disastrosi.
Da cittadina d'Abruzzo colgo nella popolazione, accanto al grande senso di compostezza visto durante tutte le fasi della tragedia, il giusto riconoscimento per quanto è stato fatto e per il comportamento delle istituzioni sempre vicine, con grande senso di responsabilità e di umanità, al popolo abruzzese. Quando visito la mia terra rimango colpita dal senso di responsabilità e di coraggio manifestato da tutti quanti hanno partecipato e stanno partecipando, a diversi livelli, nelle delicate opere di ricostruzione. La nostra terra non è stata dimenticata, anzi è stata aiutata con grande spirito e senso di responsabilità da una classe politica che ha dimostrato un grande senso di umanità e capacità. Questo va detto e va dato atto a tutti quanti dei risultati raggiunti in così breve tempo, al di là delle facili e a volte pretestuose polemiche. Siamo fieri - e lo dico come cittadina abruzzese prima e poi come parlamentare - dell'operato del Governo e del Presidente Berlusconi che, ancora una volta, hanno dimostrato di avere a cuore le sorti della popolazione.
L'emozione che provo quando visito il mio Abruzzo è sempre intensa ma oggi sono qui proprio per testimoniare, con questo mio intervento, non solo l'attaccamento morale per la mia terra e per i miei concittadini ma l'opera del fare e dei risultati raggiunti che sono sotto gli occhi di tutti. L'aver operato in circostanze difficili dimostra la grande azione svolta di fronte ad una situazione drammatica. I cittadini abruzzesi ci hanno chiesto - lo ripeto con grande compostezza - l'aiuto e questo è stato dato con grande determinazione. Penso che i cittadini abruzzesi, colpiti da questa inevitabile tragedia, coltivino un senso di riconoscenza verso le istituzioni apparse, come mai è stato fatto in passato, vicine alle popolazioni. Questi sono i fatti, questa è la realtà. Non possiamo, pertanto, che dire grazie a quanti ci hanno sostenuto e ci sostengono di fronte a quanto si è verificato. La politica del cambiamento e il Governo del fare mai come in questo caso hanno prodotto risultati che sono - lo ripeto - sotto gli occhi di tutti. Le facili polemiche le lasciamo fare a chi vuole farle, ma siamo consapevoli che con la politica di servizio che stiamo attuando il nostro Paese migliorerà ancora e il nostro Abruzzo tornerà ad essere quello che era e di più.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Stanislao, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00250. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, colleghi, signori del Governo, con questa iniziativa politica l'Italia dei Valori e chi vi parla, da parlamentare abruzzese, intende tenere desta l'azione del Governo Pag. 22e quella del Parlamento sulla ricostruzione post-sisma all'Aquila e in Abruzzo. Si tratta di un interesse che ad oggi sa di routine, quasi che questa sciagura fosse già stata dai più metabolizzata, sia dalla gran parte della popolazione colpita, sia dalle istituzioni territoriali sia, soprattutto, dagli italiani.
Purtroppo non è così e questo ci induce a rimettere al centro del dibattito parlamentare la questione aquilana e dei territori colpiti dal sisma. Ci induce a riportare all'attenzione nazionale e all'attenzione dell'Aula il già fatto, ma anche come è stato fatto e quanto ancora c'è da fare, sgombrando il campo da venature polemiche inutili e odiose. Atti, fatti e comportamenti ci dicono che non va abbassata la guardia e che non ci si può e non ci si deve accontentare delle luci in mezzo a tante ombre. La missione possibile deve essere quella di dare un tetto a tutti, evitando gli effetti speciali, e di contro costruire un percorso di certezze senza lasciare indietro nessuno.
Signor Presidente, colleghi, la realtà non è un'opinione. Piccole e grandi questioni si sommano e sono ancora irrisolte; tante risposte tardano ad arrivare. Lontano dai clamori e dalle gioie mediatiche restano strozzate in gola ed inascoltate le richieste di migliaia di cittadini che combattono piccole e grandi battaglie quotidiane, che resistono in attesa di risoluzioni annunciate e di promesse fatte a più riprese e da più parti, ma che non vedono l'agognata concretizzazione.
Sulla base di elementi umani, morali, psicologici e socio-economici prende forma e si declina questa mozione dell'IdV, che si propone come momento politico forte per un necessario approfondimento istituzionale utile per richiamare l'attenzione del Governo, della maggioranza e dell'intero Parlamento su quanto ancora c'è da fare, facendo magari tesoro di esperienze positive e risolutive messe in pratica con successo e senza colpevoli ritardi o demagogie in altre situazioni altrettanto drammatiche.
Questa mozione, signor Presidente, colleghi, Governo, è un atto dovuto, dovuto alla gente che ha subito il terremoto, dovuto al suo coraggio e alla sua grande dignità, dovuto anche alla sua misurata capacità di sopportazione, alla sua ineguagliabile voglia di riscatto, ma anche alla fortissima volontà di ricominciare.
Con queste premesse, Presidente, colleghi e Governo, si declina la nostra mozione e ci dice anche alcune cose importanti: le conseguenze del terremoto che ha colpito la regione Abruzzo e, in particolare, la provincia dell'Aquila nel mese di aprile 2009, sono state - come è noto - pesantissime: 306 vittime, più di 1500 feriti, oltre 63 mila abitanti rimasti privi della loro abitazione.
Rilevantissimo è poi il patrimonio immobiliare pubblico e privato distrutto o seriamente compromesso nella sua stabilità e integrità, e ancor più profonda è la ferita al patrimonio culturale, artistico ed architettonico. Nella prima fase dell'emergenza è stato svolto un ottimo lavoro - lo riconosciamo - nel quale il servizio di protezione civile ha potuto fornire un esempio di buona organizzazione ed efficienza della macchina operativa inerente i primi soccorsi.
Ora che i riflettori tendono a spegnersi e sull'emergenza Abruzzo si vedono più ombre che luci, è necessario ragionare sulla seconda fase, quella vera, quella più importante e più concreta, quella della ricostruzione. Pochi giorni dopo il sisma il Governo è intervenuto con un provvedimento d'urgenza, il decreto-legge n. 39 del 2009, con interventi a favore dei territori e delle popolazioni colpite dal terremoto.
Il Parlamento avrebbe dovuto contribuire e dare certezze sul piano normativo, sia per quanto riguarda le modalità e i tempi degli interventi, sia per quanto riguarda le risorse messe a disposizione per la ricostruzione, ma sostanzialmente non gli è stato possibile. Il suddetto decreto, infatti, se tralasciamo poche seppure importanti modifiche cercate e ottenute dall'opposizione, nella seconda lettura alla Camera è stato sostanzialmente blindato dal Governo ed, in particolare, dal Ministro dell'economia, che ha deciso di demandare Pag. 23tutto a futuri provvedimenti da gestire in totale discrezionalità e scavalcando, o relegando ad un ruolo poco più che marginale, le amministrazioni locali coinvolte.
Sarebbe stato invece quello parlamentare l'ambito istituzionale più adatto ed opportuno per definire un provvedimento organico capace di dare una risposta efficace alla popolazione abruzzese e di scongiurare il rischio grave di una ricostruzione poco trasparente e insufficiente e gestita dal Governo in modo autonomo ed eccessivamente centralizzato, attraverso lo strumento principale delle ordinanze.
Si è scelto di non seguire l'esempio della gestione del terremoto di Umbria e Marche del 1997, che ha rappresentato indiscutibilmente un modello positivo e che fin dall'inizio, nelle scelte per la ricostruzione, aveva visto sia il Parlamento, che le istituzioni locali interessate, svolgere un ruolo primario, con un modello di governance che ha dato risultati importanti.
La gestione dell'emergenza post-terremoto in Umbria e Marche fu affidata subito ai presidenti delle regioni, con poteri commissariali esercitati d'intesa con il Governo. Questo Governo, in questa occasione, ha scelto, invece, di seguire tutt'altra strada, quella appunto della centralizzazione delle decisioni.
Dopo sei mesi dal sisma vi sono ancora 30 mila persone in attesa di sistemazione, di cui circa 9 mila ancora in tenda e, anche se nel luglio 2009 il Presidente del Consiglio dei ministri dichiarava che «entro settembre nessuno abiterà più in una tenda» e che «le 500 chiese saranno ricostruite tutte», a tutt'oggi moltissimi cittadini continuano a vivere nelle tendopoli.
L'Aquila conta ancora 7 mila persone in tenda, 20 mila collocati sulla costa e 12 mila cittadini in hotel. A Paganica si è riusciti a smontare solo 14 tende su 80. Allo stato attuale mancano abitazioni. Mancano, infatti, più case di quanto si era valutato al tempo delle prime ricognizioni sul fabbisogno abitativo. Anche se si sommano gli alloggi del piano CASE (5.000 abitazioni), le casette in legno provvisorie e gli altri alloggi individuati tra caserme, appartamenti sfitti ed altro, rimangono ancora scoperti un gran numero di nuclei familiari. Tra l'altro, le stesse aree individuate per il progetto CASE sono disseminate su tutto il territorio, senza alcuna logica urbanistica, se non quella della disponibilità immediata dell'area.
Per quanto riguarda la situazione dei beni culturali lesionati dal terremoto, questa resta sostanzialmente quella del 6 aprile 2009. Sono stati stanziati finora solo fondi per circa 20 milioni di euro, necessari a evitare nuovi crolli. Ma è evidente che le necessità sono ben altre: la messa in sicurezza e il restauro dei monumenti dell'aquilano e del patrimonio storico, architettonico e artistico danneggiato dal sisma dell'aprile 2009 non costerà meno di tre miliardi di euro e dei 50 milioni annunciati dal Ministro Bondi sono stati deliberati solo i primi 2 milioni.
Ancora oggi molte case e molti monumenti importanti non sono stati ancora puntellati, con il conseguente rischio di cedimenti con l'arrivo delle prime piogge e della neve. Vi sono circa 3 milioni di metri cubi da demolire e 1.500 puntellamenti da fare. Manca un'apposita ordinanza della protezione civile, elaborata d'intesa con i comuni interessati, per dettare le regole sulla ricostruzione dei centri storici. Il centro storico aquilano - come ha dichiarato il 6 settembre 2009 al Corriere della sera la presidente della provincia dell'Aquila Stefania Pezzopane - «è stato abbandonato. Mancano le risorse e anche gli uomini sul campo sono di meno rispetto ai primi tempi».
In quest'area, gli edifici censiti nelle classi E (edificio inagibile) ed F (edificio inagibile per rischio esterno) sono rispettivamente 1.567 e 288, per un totale di 1.855. Se si considerano gli alloggi, anziché gli edifici, quelli inagibili nel centro storico ammontano a circa 2.800 unità. Il cuore della città dell'Aquila risulta inagibile al 78 per cento. Pag. 24
Insomma, a sei mesi dal sisma, la situazione resta difficilissima. Anche sotto l'aspetto della ripresa delle attività produttive, i problemi rimangono tutti: si contano 16.500 lavoratori in cassa integrazione, 1.500 piccole e medie imprese della «zona rossa» ferme da aprile 2009, così come fermi sono gli oltre 100 ambulanti storici.
È di questi giorni l'allarme lanciato dal segretario della FILCA-CISL, Lucio Girinelli, e dal segretario regionale, Pietro Di Natale, sulle aziende edili abruzzesi lasciate sostanzialmente fuori dalla ricostruzione del dopo terremoto. Oggi, all'Aquila, nei cantieri del progetto CASE e delle altre iniziative in corso - hanno sottolineato i due esponenti della FILCA-CISL - lavorano solo imprese provenienti da fuori regione, con qualche subappalto concesso a ditte abruzzesi, che operano con manodopera non locale e un numero troppo elevato di addetti di provenienza straniera.
Da qui la necessità, nel rispetto della trasparenza e della concorrenza, di incrementare l'occupazione locale, cercando misure a sostegno dell'imprenditorialità, con incentivi e fiscalità di vantaggio, coinvolgendo nella ricostruzione del territorio le imprese abruzzesi, in particolare aquilane, che rappresentano un patrimonio importante di professionalità e di competenza
Accanto a ciò si aggiunge l'emergenza università e, per i numerosissimi studenti fuori sede, il problema degli alloggi nella città dell'Aquila. A tal fine il sindaco Massimo Cialente aveva chiesto al Governo 1.200 case mobili per gli studenti.
L'opera di ricostruzione impone, peraltro, un controllo e un indispensabile monitoraggio di tutte le procedure di assegnazione dei lavori di ricostruzione in Abruzzo, per il contrasto alla criminalità organizzata e alla sua infiltrazione nel contesto economico-istituzionale della regione. A tal fine, è fondamentale il controllo sul territorio e il coinvolgimento delle imprese locali.
Il 16 aprile scorso, poco dopo quindi il sisma in Abruzzo, lo stesso procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, aveva invitato tutti a tenere alta l'attenzione e a vigilare su possibili infiltrazioni mafiose negli appalti legati alla ricostruzione delle zone terremotate, dichiarando: «serve una lista di grandi aziende pulite che dovranno avere il ruolo di organizzatori di quanto c'è da fare per la ricostruzione delle zone terremotate».
Peraltro, in Abruzzo si sono registrate già da diverso tempo presenze mafiose che impongono un controllo capillare sui rischi concreti di infiltrazione della criminalità organizzata nel circuito della ricostruzione. Come riportato dal quotidiano la Repubblica del 31 agosto 2009, in questa fase di ricostruzione dell'Abruzzo, è iniziato il «balletto» per la «compravendita» dei certificati antimafia, indispensabili alle ditte interessate a partecipare alla medesima ricostruzione. Si parla di numerose società piccole e grandi coinvolte o sfiorate in investigazioni antimafia e tutte in attesa per ottenere un appalto o un subappalto. Sono emersi casi, come quello relativo ad un'impresa di Gela priva dei requisiti antimafia rilasciati dalla prefettura di Caltanissetta, che risulta invece già lavorare in alcuni subappalti in Abruzzo. Così come andrà attentamente monitorato il corretto stoccaggio delle macerie e, in particolare, dell'amianto, vigilando sul loro corretto smaltimento e sui costi.
Il decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 3 agosto 2009, n. 102, ha stabilito le modalità di recupero dei versamenti fiscali e contributivi sospesi a seguito del terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009. Si ricorda che i tributi e i relativi versamenti erano stati sospesi fino al 30 novembre 2009, secondo quanto disposto dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3780 del 2009. Con altra ordinanza, era stato inoltre sospeso, relativamente ai datori di lavoro ed ai lavoratori autonomi operanti alla data dell'evento sismico nei comuni interessati, il versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali, nonché dei premi per l'assicurazione contro gli infortuni e le malattie. Pag. 25Il suddetto decreto-legge n. 78 del 2009, all'articolo 25, ha disposto che sia i versamenti fiscali che quelli contributivi siano effettuati a decorrere dal gennaio 2010, in ventiquattro rate mensili.
Va sottolineato, però, colleghi, Presidente, rappresentante del Governo, che simili disposizioni sul recupero dei versamenti fiscali e contributivi hanno riguardato altri eventi sismici, quali quelli delle regioni Marche ed Umbria del 1997 e quelli del Molise del 2002. In entrambi questi casi, si è definita la posizione dei soggetti che hanno beneficiato delle suddette sospensioni, mediante la corresponsione del 40 per cento dell'ammontare dovuto (al netto dei versamenti già eseguiti), in 120 rate mensili.
Pertanto, con questa mozione impegniamo il Governo a declinare alcuni impegni importanti, quali l'incremento dei fondi e delle risorse necessarie per il post-terremoto, allineandole con le reali esigenze, finalizzando a tal fine anche una quota parte delle risorse provenienti dal gettito derivante dall'attuazione dell'articolo 13-bis del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 3 agosto 2009, n. 102, destinandole con particolare riferimento alle finalità di cui agli impegni successivi. A prorogare almeno al giugno 2010 il recupero dei versamenti fiscali e contributivi, attualmente sospesi con le ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri, prevedendo, altresì, l'equiparazione e le medesime modalità di rimborso previste per gli eventi sismici avvenuti nelle regioni Marche ed Umbria del 1997 e quelli nelle province di Campobasso e Foggia del 2002. A differire i termini previsti dall'articolo 5, comma 3, del decreto-legge n. 39 del 2009, che ha disposto - al fine di aiutare le popolazioni colpite dal sisma - la sospensione del pagamento delle rate di adempimenti contrattuali, compresi quindi mutui e prestiti. A prevedere la proroga dell'indennizzo previsto dall'articolo 8, comma 1, lettera b), del decreto-legge n. 39 del 2009, in favore dei collaboratori coordinati e continuativi, dei titolari di rapporti di agenzia e di rappresentanza commerciale, dei lavoratori autonomi, dei titolari di attività di impresa e professionali, che hanno dovuto sospendere l'attività a causa del sisma, che l'ordinanza n. 2763 ha previsto venisse erogato per soli tre mesi. Ad incrementare le risorse a favore delle zone franche urbane come individuate dal decreto-legge n. 39 del 2009. A prevedere la possibilità per le spese sostenute prima della data del 6 aprile 2009 dai contribuenti residenti nei comuni della provincia dell'Aquila e negli altri comuni della regione Abruzzo colpiti dagli eventi sismici, che hanno già avviato interventi di recupero del patrimonio edilizio oppure di riqualificazione energetica degli edifici, usufruendo così delle detrazioni previste rispettivamente del 36 per cento e del 55 per cento, di poter usufruire delle suddette detrazioni dall'imposta lorda in un'unica quota o in più quote annuali, a scelta degli interessati, fino al raggiungimento dei valori massimi consentiti.
E, ancora, a valutare l'opportunità di considerare come abitazione principale, e quindi destinataria del diritto al 100 per cento del rimborso per i danni subiti, «quella nella quale la persona fisica, che la possiede a titolo di proprietà o altro diritto reale, o i suoi familiari dimorano abitualmente», così come previsto dall'articolo 10, comma 3-bis, del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 (Testo unico delle imposte sui redditi) e come, peraltro, ribadito dall'articolo 43 del codice civile.
Ad escludere dalle procedure di assegnazione dei lavori di ricostruzione, sia per gli appalti che per i subappalti, le imprese che hanno partecipato alla realizzazione di nuovi edifici che non hanno retto all'evento sismico e sulle quali gravano pesanti sospetti, sui quali la magistratura sta indagando o dovrà indagare.
A prevedere, ai fini della trasparenza e della conoscibilità degli atti, delle procedure e delle decisioni adottate, la pubblicità, anche tramite i siti Internet della Protezione civile, nonché, d'intesa con gli enti locali interessati, della regione Abruzzo e della provincia de L'Aquila, l'elenco dei fornitori, comprensivo dell'oggetto Pag. 26della fornitura e del relativo importo, lo stato delle somme erogate e dei relativi beneficiari, gli interventi programmati, gli avvisi, lo stato di realizzazione delle opere, nonché tutta la normativa nazionale, regionale, provinciale e comunale, afferente gli interventi di ricostruzione conseguenti agli eventi sismici verificatisi in Abruzzo il 6 aprile 2009.
Impegna, inoltre, il Governo, relativamente all'emergenza Università, ad affrontare il problema degli alloggi nella città de L'Aquila, anche in considerazione dei numerosissimi studenti fuori sede, valutando la possibilità di utilizzare da subito per gli alloggi per gli studenti i diversi milioni di euro bloccati dal Cipe per la casa dello studente.
Stanti le difficoltà per l'avvio dell'anno accademico, si impegna il Governo a valutare altresì, d'intesa con il rettore dell'Università de L'Aquila, la possibilità per la medesima Università di prevedere l'eliminazione delle firme di presenza per le ore di lezioni relative al secondo semestre dell'anno accademico, l'abbuono delle ore di frequenza e di tirocinio previste e i corrispettivi crediti, l'intensificazione degli appelli d'esame al fine di consentire agli studenti di poter recuperare le sessioni d'esame eventualmente perse da giugno a dicembre 2009.
In conclusione, Presidente e colleghi, questa mozione individua e segnala zone grigie e questioni aperte, ma suggerisce anche modalità concrete di risoluzione onde evitare vizi antichi, annunci senza nessuna soluzione e nuovi incantesimi, tenendo in considerazione le cose positive e concrete prodotte da questo Governo, altrimenti non vi sarà credibilità nelle valutazioni, nelle analisi e nelle proposte che vedrebbero ricadere sulla testa della gente aquilana il danno del terremoto e la beffa di un'effimera e fantomatica ricostruzione.
A futura memoria traggo un passaggio da quanto scritto da Ignazio Silone in occasione del terremoto di Avezzano del 13 gennaio 1915, quindi 94 anni fa, che sembra purtroppo un passato non più remoto, ma un presente vivo e doloroso. Diceva così Silone: «Nel terremoto morivano ricchi e poveri, istruiti e analfabeti. Autorità e sudditi. Nel terremoto la natura realizzava quello che la legge a parole prometteva e nei fatti non manteneva: l'uguaglianza. Passata la paura, la disgrazia collettiva si trasformava in occasione di più larghe ingiustizie».
Proprio sulla scorta di questo passato sempre presente e di queste parole che sono da ammonimento, con questa mozione l'Italia dei Valori vuole che si determini l'uguaglianza nella ricostruzione e si eviti l'ingiustizia nelle decisioni. (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole D'Incecco. Ne ha facoltà.

VITTORIA D'INCECCO. Signor Presidente, Signor Ministro, a distanza di sei mesi dal grave evento sismico verificatosi nella regione Abruzzo, che ha mietuto tante vittime e che ha provocato distruzione e dolore, oltre che disagio economico e sociale, voglio anch'io ringraziare il Presidente del Consiglio e il Governo, le amministrazioni locali interessate, la Protezione civile, i Vigili del fuoco e tutti i volontari per aver profuso un grande e importante impegno organizzativo e finanziario che, sia nell'emergenza che nel prosieguo degli interventi, ha potuto dare risposte abbastanza soddisfacenti alle popolazioni interessate dagli eventi.
Purtroppo, però, per le zone e le popolazioni colpite dal terremoto permangono ancora tante esigenze, che non consentono a quelle realtà di tornare ad essere delle vere comunità e non solo dei dormitori.
Per tanti esiste ancora l'emergenza abitativa, come avete sentito: le casette di legno, pur belle e ben attrezzate, ma provvisorie, gli appartamenti sfitti utilizzati, gli altri alloggi presso le caserme e la promessa di disponibilità all'acquisto di case mobili non solo non riescono a coprire il fabbisogno abitativo, perché numerosi nuclei familiari sono ancora senza tetto, ma creano soluzioni al momento Pag. 27sicuramente ben accolte, però inadeguate per una città che vuole ritrovare la sua identità e che non potrà farlo se nelle aree abitative non saranno previsti anche degli spazi attrezzati per ospitare i servizi sociali, educativi, scolastici, ricreativi e culturali.
Infatti, senza questi spazi, signor Presidente, le famiglie, i bambini, gli adolescenti, i diversamente abili e gli anziani non possono avere un'adeguata qualità della vita. È necessario, pertanto, prevedere subito un'integrale copertura delle spese necessarie a ricostruire o riparare le case e non sottovalutare i servizi che ho appena citato, perché agli investimenti materiali vanno accompagnati quelli sulla persona.
Non possiamo pensarci successivamente, perché una città non è fatta solo di mura; altrimenti, rischia di essere una città vuota, senza anima, incapace di infondere il coraggio e la voglia di ricominciare a quelli che hanno perso già tutto e hanno perso anche il desiderio di vivere.
Le promesse e le rassicurazioni sono state fatte e sono tante, però, ancora, cosa dobbiamo dire ai ragazzi che frequentano la scuola in strutture alternative o alle migliaia di studenti universitari fuorisede che non riescono a trovare alloggi nella città de L'Aquila e che non se li possono permettere da un'altra parte?
Come giustifichiamo il fatto che non è iniziata ancora la ricostruzione e la ristrutturazione delle scuole con la messa in sicurezza degli edifici, anche in relazione al Piano nazionale di riqualificazione dell'edilizia scolastica? E per l'università, vogliamo vanificare lo sforzo fatto per il rilancio della stessa? Per molti di quei ragazzi è già alienante il distacco dal nucleo familiare, costretto ad andare e rimanere per molto tempo in strutture lontane dalla città. Sì, perché molti di loro non hanno più la casa e i loro genitori hanno perso il lavoro.
Circa 17 mila persone sono al momento in cassa integrazione e, come avete sentito, tutte le attività produttive, industriali, commerciali e professionali non sono ancora state riavviate; circa in mille erano localizzate nel centro storico della città de L'Aquila, quel bel centro storico attualmente in gran parte non più accessibile, e, ancora oggi, è impossibile ricominciare le attività, anche in forma provvisoria, a causa del difficile reperimento di adeguati spazi commerciali.
Ecco perché, signor Presidente, si è dimostrata utile, ma insufficiente, l'indennità determinata in 800 euro mensili per soli tre mesi dal Presidente del Consiglio dei ministri in favore dei titolari di attività di imprese professionali, dei titolari di rapporti di agenzia e rappresentanza commerciale, dei lavoratori autonomi ed altri secondo l'ordinanza n. 3763.
È auspicabile, quindi, una proroga: noi chiediamo una proroga, così come chiediamo una proroga per la scadenza del regolare versamento dei tributi e contributi e dell'integrale restituzione in 24 rate di quelli sospesi per l'anno 2009 dal decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 9 aprile 2009, alla luce, poi, della sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittima l'ordinanza n. 3780.
Chiediamo una proroga anche per la sospensione del pagamento dei mutui e dei prestiti prevista dall'articolo 5, comma 4, del decreto-legge n. 39 del 2009 e dall'articolo 2, comma 2, dell'ordinanza n. 3799. Tale provvedimento terminerà il 10 gennaio 2010, come sapete, ma come potrebbero i cittadini abruzzesi corrispondere a tali oneri con la somma degli interessi maturati in questi mesi se ancora non riescono a risolvere i gravi problemi di sussistenza di cui stiamo parlando?
Abbiamo anche molta preoccupazione per l'emergenza salute: a tutt'oggi sembra non esistere alcuno stanziamento di risorse per ripristinare la piena operatività del presidio ospedaliero San Salvatore de L'Aquila, gravemente danneggiato nella struttura e anche per quel che riguarda i macchinari tecnologici.
Pur riconoscendo una validissima e preziosa funzione all'ospedale da campo realizzato in occasione del G8, non possiamo più temporeggiare, signor Ministro, Pag. 28se vogliamo pensare ad un rilancio delle politiche sanitarie del territorio. Oltretutto, manca un'adeguata copertura finanziaria per le opere previste.
Non mi dilungo su altre emergenze, che sono già ben rappresentate dall'onorevole Lolli nella mozione n. 1-00244 (Nuova formulazione) che anche noi abbiamo fatto nostra. Però un cenno vorrei fare ai vigili del fuoco, tutta la nostra gratitudine per l'intenso sacrificio profuso: vogliamo chiedere al Governo la giusta gratificazione economica, e credo di interpretare i sentimenti di tutto il mio gruppo nel dire che sarebbe comunque poca cosa, visto tutto quello che loro fanno quotidianamente.
Mi auguro, signor Presidente, signor Ministro, che sia premura di tutti noi far sì che la discussione che in questo momento si sta sviluppando in Aula possa portare ad un testo veramente condiviso, che possa prevedere reali risorse aggiuntive ed interventi normativi utili ad una gestione di continuità efficace e finalmente risolutiva dei tanti problemi ancora esistenti per i nostri fratelli abruzzesi. Credo che il Governo, che tanto ha già fatto, non vorrà deluderci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel proseguio della discussione.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 5 ottobre 2009, il deputato Antonio Gaglione, già iscritto al gruppo parlamentare Partito Democratico, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Martedì 6 ottobre 2009, alle 11,30:

1. - Svolgimento di interrogazioni.

(ore 15)

2. - Seguito della discussione dei disegni di legge:
S. 1750 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno dell'Arabia Saudita per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Riad il 13 gennaio 2007 (Approvato dal Senato) (2718).
- Relatore: Stefani.

S. 1554 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno Hascemita di Giordania per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta ad Amman il 16 marzo 2004 (Approvato dal Senato) (2719).
- Relatore: Stefani.

Adesione della Repubblica italiana alla Convenzione sulla responsabilità civile per i danni dovuti a inquinamento da combustibile delle navi, con allegato, fatta a Londra il 23 marzo 2001, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (2540).
- Relatori: Maran, per la III Commissione; Iapicca, per la IX Commissione.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e le Nazioni Unite sullo status dello Staff Pag. 29College del Sistema delle Nazioni Unite in Italia, fatto a Torino il 16 settembre 2003, con Emendamento fatto a Torino il 28 settembre 2006 (2674).
- Relatore: Renato Farina.

3. - Esame della nota di aggiornamento al documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013 (Doc. LVII, n. 2-bis).
- Relatore: Bitonci.

4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza (2008-A).
e delle abbinate proposte di legge: BOCCIARDO; DE POLI; PISICCHIO; PALOMBA; VELTRONI ed altri; IANNACCONE ed altri; COSENZA (127-349-858-1197-1591-1913-2199).
- Relatori: Calabria, per la I Commissione; Castellani, per la XII Commissione.

5. - Seguito della discussione delle mozioni Lolli ed altri n. 1-00244, Mantini ed altri n. 1-00247, Pelino, Alessandri, Iannaccone ed altri n. 1-00249 e Di Stanislao ed altri n. 1-00250 concernenti misure a favore delle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo.

La seduta termina alle 18,15.