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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 219 di mercoledì 23 settembre 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 9,30.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brancher, Brugger, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Cosentino, Cota, De Angelis, Di Stanislao, Donadi, Renato Farina, Fassino, Gidoni, Leo, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lucà, Migliavacca, Milanato, Leoluca Orlando, Pescante, Ravetto, Rigoni, Ronchi, Rugghia, Soro, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

In morte dell'onorevole Baldassarre Armato.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Baldassarre Armato, già membro della Camera dei deputati nelle legislature III, IV, VI, VII, VIII e IX.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Seguito della discussione delle mozioni Galletti ed altri n. 1-00202, Borghesi ed altri n. 1-00233, Valducci, Bitonci, Iannaccone ed altri n. 1-00234 e Sereni ed altri n. 1-00236 concernenti iniziative per la liberalizzazione dei servizi pubblici locali (9,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Galletti ed altri n. 1-00202, Borghesi ed altri n. 1-00233, Valducci, Bitonci, Iannaccone ed altri n. 1-00234 e Sereni ed altri n. 1-00236 concernenti iniziative per la liberalizzazione dei servizi pubblici locali (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta del 21 settembre 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

RAFFAELE FITTO, Ministro per i rapporti con le regioni. Signor Presidente, colleghi, la discussione di oggi su queste mozioni si svolge dopo poco tempo da che il Governo ha assunto la decisione che ne modifica sostanzialmente i contenuti. Come è noto, nel decreto-legge cosiddetto Pag. 2salva infrazioni il Governo ha compiuto una scelta di individuare alcune modifiche sostanziali che certamente saranno poste all'attenzione del Parlamento e che modificano degli elementi e in parte, da quello che ho potuto ascoltare in sede di discussione, ne recepiscono delle indicazioni. Quindi, questa premessa mi consente di poter avere un approccio diverso rispetto alle indicazioni e alle sollecitazioni emerse.
Tuttavia, non posso non partire da una considerazione che vede il Governo impegnato sin dal primo momento sul tema delle liberalizzazioni con un'attenzione particolare. Come è noto, l'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008 aveva già portato all'attenzione in modo specifico questo tema e aveva individuato anche un percorso che potesse fornire delle indicazioni precise. In sede di discussione, di attuazione e di predisposizione del regolamento dell'articolo 23-bis abbiamo ritenuto opportuno, anche alla luce dell'ampio coinvolgimento che si è sviluppato in quella fase, di considerare utili e necessari degli interventi di modifica e di integrazione. Da lì è emersa una nuova indicazione sul testo e, adesso, in modo molto sintetico, accennerò alcune questioni indicative che certamente poi saranno oggetto di una riflessione più aperta e più approfondita nel passaggio successivo.
Il decreto-legge cosiddetto salva infrazioni approvato il 9 settembre 2009 ha visto l'inserimento di una modifica dell'articolo 23-bis con l'obiettivo preciso di migliorarne alcuni aspetti ed indicare in modo chiaro l'idea di una volontà precisa del Governo, ovvero una spinta liberalizzatrice in un quadro regolatorio certo e chiaro, che agevoli l'iniziativa dei soggetti privati, che riduca i costi per le pubbliche amministrazioni e che garantisca la migliore qualità dei servizi. Questo intervento normativo, pertanto, si inserisce chiarendo alcuni aspetti collegati all'affidamento a società mista pubblica e privata mediante la procedura di evidenza pubblica per la selezione del socio operativo e che rientra anche nella modalità ordinaria di affidamento della gestione di servizi pubblici locali in linea con la comunicazione interpretativa della Commissione europea del 5 febbraio 2008.
L'articolo 23-bis in questo senso lasciava alcuni dubbi interpretativi. La previsione di una partecipazione del socio privato al capitale non inferiore al 40 per cento è rivolta a valorizzare il ruolo del privato nella gestione della società mista al fine di migliorare l'efficienza nell'erogazione dei servizi. Sempre in tema di affidamento della gestione, si ribadisce la straordinarietà, direi una residualità marginale, dell'affidamento in house della gestione sottoposta a stringenti requisiti verificati dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
In estrema sintesi, con questo nuovo testo, che sarà all'attenzione delle Camere nei prossimi giorni, si prevede sostanzialmente: che le gestioni in house non conformi alla nuova disciplina cessino alla data del 31 dicembre 2011; che le gestioni affidate direttamente a società miste previa gara non a doppio oggetto, e quindi volte esclusivamente alla selezione del socio non operativo, cessino alla data del 31 dicembre 2011; che le gestioni affidate direttamente a società miste con la cosiddetta gara a doppio oggetto cessino alla scadenza prevista nel contratto di servizio (in questo caso, rispetto alla nuova disciplina, non risulta soddisfatto solo il criterio di partecipazione minima del socio privato, 40 per cento, norma approvata dal Consiglio dei ministri il 9 settembre scorso); che gli affidamenti diretti alla data del 1o ottobre 2003 a società a partecipazione pubblica già quotate in borsa a tale data e a quelle da esse controllate ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile cessino alla scadenza prevista nel contratto di servizio, a condizione che la partecipazione pubblica si riduca, anche progressivamente, attraverso procedure ad evidenza pubblica ovvero forme di collocamento privato presso investitori qualificati o operatori industriali ad una quota non superiore al 30 per cento entro il 31 dicembre 2012. In caso contrario, gli affidamenti cessano improrogabilmente, senza Pag. 3necessità di apposita deliberazione dell'ente affidante, alla data del 31 dicembre 2012.
Si tratta, e qui rispondo ad alcune preoccupazioni che sono emerse anche durante la discussione relativamente al rischio di tramutare monopoli pubblici in monopoli privati, di una delle principali innovazioni introdotte, che mira a contemperare l'interesse ad una più intensa concorrenza con quello della tutela del risparmio, riducendo lo spazio occupato dagli enti locali in una logica di valorizzazione del ruolo dei capitali.
L'ultimo punto qualificante è quello per il quale le gestioni che non rientrano nei casi precedenti cessano comunque entro e non oltre la data del 31 dicembre 2010. In questo caso, si tratta, in sostanza, di ogni possibile affidamento variamente realizzato e sicuramente non conforme alle nuove norme e, più in generale, ai principi comunitari.
La norma approvata, inoltre, pone rimedio ad un'altra criticità, che pure è emersa nel dibattito e che è contenuta all'interno dell'articolo 23-bis, messa in evidenza da molti operatori, in relazione al diverso trattamento riservato alle imprese nazionali e a quelle straniere in tema di divieti e limitazioni per i soggetti titolari di affidamenti diretti con riguardo all'acquisizione della gestione dei servizi ulteriori o in ambiti diversi alla partecipazione a procedure ad evidenza pubblica per l'affidamento.
Il Governo, in tal modo, ha inteso delineare un assetto adeguatorio più chiaro e solido, al fine di allineare pienamente la disciplina nazionale ai principi comunitari posti a tutela della concorrenza e del mercato, nonché di accelerare il processo di liberalizzazione e di privatizzazione nel settore dei servizi pubblici locali di rilevanza economica.
In questo senso, il regolamento che sarà emanato nei prossimi mesi potrà essere l'occasione per poter anche recepire le indicazioni e il confronto che è emerso in questo interessante dibattito sulle mozioni presentate con un obiettivo molto chiaro: il lavoro che il Governo ha svolto ha visto mettere insieme un momento di confronto ampio, che, come dicevo, è stato tenuto sul regolamento di attuazione dell'articolo 23-bis, con un ascolto ampio di tutti i soggetti protagonisti del settore e che ha trovato, anche all'interno della maggioranza, un punto importante di sintesi, che ritengo possa rappresentare un'occasione importante per potere avviare il confronto parlamentare nei prossimi giorni.
Per questo motivo ritengo che, sulle mozioni presentate e discusse, il Governo non possa che esprimere parere contrario sulle mozioni Galletti ed altri n. 1-00202, Borghesi ed altri n. 1-00233 e Sereni ed altri n. 1-00236, mentre accetta la mozione Valducci, Bitonci, Iannaccone ed altri n. 1-00234, con l'auspicio però - questo lo voglio dire proprio per le modifiche intervenute in questa fase e per il nuovo testo - che quanto ho ascoltato negli interventi di tutti i colleghi che sono intervenuti in questi giorni possa essere recepito all'interno dell'iter di riconversione del decreto e anche nella fase successiva, che è quella di approvazione del nuovo regolamento.
Penso che si possa esprimere un giudizio sostanzialmente positivo. Anche le critiche che sono state rivolte, secondo il mio punto di vista, devono tenere conto della difficoltà complessiva che negli anni il tema ha visto rappresentare all'interno delle diverse maggioranze.
Se da molti anni si parla della questione senza riuscire ad affrontare concretamente il tema, evidentemente vi è una ragione profonda anche di carattere politico. In questo momento penso di poter affermare, a nome del Governo, che una delle priorità indicate all'interno del confronto parlamentare, ed una delle esigenze sulle quali il Paese discute da tempo per avviare una riforma così importante, sia contenuta all'interno del nuovo provvedimento in esame e certamente esso potrà - è questo il mio auspicio, che rivolgo sinceramente a tutti i colleghi che sono intervenuti - recepire in un confronto parlamentare, ma anche in un confronto concreto sulla fase di attuazione tutti i Pag. 4contributi che i colleghi hanno voluto portare con la presentazione di queste mozione su di un tema, che vede il Parlamento di fronte ad una occasione importante e storica di poter compiere una svolta fondamentale, dando anche un nuovo assetto regolatore ad un settore che potrebbe, ne sono convinto, liberare importanti investimenti e modificare l'assetto economico del nostro Paese su settori fondamentali del rapporto di servizio al cittadino.
Con questo auspicio, ed in relazione anche alle mozioni alle quali ho fatto riferimento, ritengo che si possa proseguire un confronto interessante, importante e propositivo all'interno del nostro Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Signor Ministro, chiedo scusa, ma non ho capito i pareri che il Governo esprime sulle mozioni.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, mi sembravano lapalissiani!

RAFFAELE FITTO, Ministro per i rapporti con le regioni. Li avevo espressi, li ripeto. Il Governo esprime parere contrario sulle mozioni Galletti ed altri 1-00202, Borghesi ed altri 1-00233, Sereni ed altri 1-00236, e parere favorevole sulla mozione Valducci, Bitonci, Iannaccone ed altri 1-00234.

PRESIDENTE. Grazie. Talvolta è bene ripetere anche le cose lapalissiane, per chiarezza dell'Aula.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver/avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, grazie per aver chiesto conferma dei pareri del Governo sulle mozioni, perché anche noi, almeno io non avevo capito.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, con la mozione Borghesi ed altri 1-00233 l'Italia dei Valori in materia di liberalizzazione dei servizi pubblici locali impegna il Governo ad escludere il bene dell'acqua ed il servizio idrico dalla normativa adottata per i servizi pubblici locali a rilevanza economica. La spinta liberalizzatrice da parte del legislatore, a fronte dell'indiscutibile carattere universale del servizio, rischia di essere insoddisfatta laddove l'oggettiva antieconomicità di gestione, dettata anche dalla necessità di contenere le tariffe, porta a disertare la competizione economica. L'acqua come bene comune e fondamentale diritto umano deve essere sottratta alla logica del mercato, della merce e del profitto. Oggi l'acqua è il bene supremo che, ahimè, andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici che per l'incremento demografico: anche le proiezioni nel nostro continente ci portano a prevedere un calo del 35 per cento nei prossimi anni.
Non discutiamo l'esigenza di adottare nuove scelte legislative, necessarie ad assecondare la spinta alla liberalizzazione di matrice comunitaria dei mercati delle utilities. Tale esigenza, tuttavia, necessita di essere preceduta da lucide scelte di politica industriale, da adottare all'esito di analitiche indagini volte a rilevare le caratteristiche dei singoli settori di mercato. In assenza di una ponderata scelta di politica industriale si rischia infatti di adottare norme di armonizzazione incapaci Pag. 5di rilevare gli effettivi bisogni degli utenti; ciò in quanto la liberalizzazione dei mercati delle utilities mira alla promozione della concorrenza tra gli operatori economici al fine di soddisfare e di tutelare le esigenze dei consumatori: la tutela della concorrenza in altri termini rappresenta lo strumento e non il fine. Riteniamo che nel rispetto dei vincoli comunitari sia opportuno in primo luogo fissare gli obiettivi industriali, e successivamente regolare i mercati.
Crediamo sia fondamentale legiferare tenendo in debita considerazione il grado di sviluppo già raggiunto dalla normativa nazionale di recepimento di quella comunitaria in alcuni settori (come quello del gas o dei trasporti), al fine di non determinare l'abrogazione delle discipline di settore compatibili con le finalità pro-concorrenziali enunciate anche al comma 1 dell'articolo 23-bis, in cui si ribadisce la volontà di favorire la più ampia diffusione dei principi di concorrenza, di libertà, di stabilimento e di libera prestazione dei servizi di tutti gli operatori economici interessati alla gestione dei servizi di interesse generale in ambito locale, nonché di garantire il diritto di tutti gli utenti all'universalità e all'accessibilità dei servizi pubblici locali ed al livello essenziale della prestazione (ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettere e) ed m) della Costituzione), assicurando un adeguato livello di tutela degli utenti secondo i principi di sussidiarietà, proporzionalità e leale cooperazione.
Bisogna favorire il dialogo competitivo stimolando la capacità innovativa dei concorrenti attraverso un espresso riferimento agli articoli del codice dei contratti pubblici e degli istituti in esso previsti, ponendo in essere l'aggregazione non solo tra i grandi attori economici - i cosiddetti big players - ma anche tra le piccole e medie imprese, allo scopo di favorire la nascita di soggetti economici in grado di raccogliere l'esperienza positiva delle aziende già municipalizzate approdando ad una logica pienamente imprenditoriale.
Il problema della antieconomicità della gestione di alcuni servizi deve essere affrontato attraverso una revisione dell'estensione dei bacini d'utenza: l'obiettivo principale di qualsiasi processo di liberalizzazione risiede infatti nell'eliminazione di situazioni di monopolio attraverso l'immissione di elementi di concorrenzialità, al fine di migliorare il benessere dei consumatori (per questo infatti, il legislatore dovrà garantire il rispetto dei principi della certezza del diritto prevedendo coerenti periodi transitori nell'ipotesi di cambio dei regimi giuridici, soprattutto per i casi di società miste il cui socio privato operativo sia stato individuato con gara).
Il rispetto dei principi del Trattato della Comunità europea e della giurisprudenza comunitaria non impone agli Stati membri l'attribuzione a imprese terze come forma ordinaria o preferenziale di affidamento dei servizi pubblici locali, relegando il ricorso alla diversa e alternativa forma di affidamento ai soli casi eccezionali.
L'Italia dei Valori si è fatta anche carico di relazionare e portare in Parlamento - se ce ne verrà data la possibilità - la discussione su una proposta di legge di iniziativa popolare presentata nella precedente legislatura, unitamente alla proposta di legge n. 1951 a firma di alcuni parlamentari dell'Italia dei Valori, che chiede a gran voce il diritto all'accesso all'acqua e quindi di garantire la natura pubblica del servizio idrico e di escludere (ed è questo ciò che chiediamo al Governo) il servizio idrico - il servizio dell'acqua - dal resto dei servizi locali, proprio perché non vi è solo un aspetto di rilevanza economica ma anche un fondamentale aspetto di rispetto di un diritto umano universalmente riconosciuto come essenziale.
La riforma della gestione del servizio idrico predisposta dalla cosiddetta legge Galli del 1994, e modificata poi dal decreto legislativo n. 152 del 3 aprile del 2006, recante norme in materia ambientale, sebbene abbia introdotto principi e nozioni operative imprescindibili (quali, ad esempio, quella dell'acqua come bene pubblico, del risparmio idrico e del servizio idrico integrato), ha posto nuovi e urgenti problemi che non possono essere ignorati. Pag. 6
La riforma ha dato avvio ad un processo di privatizzazione nella gestione delle risorse idriche che contrasta palesemente con la qualifica dell'acqua come bene primario essenziale; inoltre, il principio di bene pubblico espresso chiaramente nella legge Galli presupporrebbe la gestione della proprietà e dei servizi pertinenti da parte di istituzioni pubbliche e non di soggetti privati, ma questo importante principio non è stato di fatto confermato dal nuovo testo di legge. Pur enunciando tale principio base la legge Galli fu però ispirata da esigenze strettamente economiche e funzionali: la ratio legis alla base della riforma fu infatti inizialmente quella di generare economie di scala grazie ad una riduzione della frammentazione gestionale.
In questa direzione di razionalizzazione e di miglioramento sotto il profilo della gestione economica agiscono - senza però centrare completamente l'obiettivo - i due cardini della riforma, ossia una gestione integrata del ciclo idrico e la gestione unitaria.
È nel passaggio di competenze dagli enti locali al gestore del servizio idrico che si creano le maggiori distorsioni: innanzitutto, si attua di fatto la privatizzazione di un servizio pubblico affidandolo mediante gara a società di capitali che, in quanto tali, agiscono secondo logiche privatistiche e di mercato.
Ciò è inconcepibile per un servizio pubblico essenziale come quello idrico che, di fatto, costituisce un monopolio naturale in considerazione dell'unicità della condotta e delle fonti, e che non può, dunque, essere fornito in regime di reale concorrenza. Se si antepone la tutela dei diritti essenziali degli individui al rispetto delle logiche economiche, attraverso un degradante processo di mercificazione dei beni primari, andremo incontro, non alla soluzione dei mali dell'Italia e della nostra economia, ma ad un continuo conflitto tra una comunità e l'altra, perché si vedranno erogare dei servizi completamente diversi da un'area geografica ad un'altra.
Anche noi, quindi, speriamo proprio che il Governo affronti con il Parlamento tale materia con tranquillità e serietà, non buttando tutto sempre dentro lo stesso calderone, con provvedimenti che sembrano una volta un passo avanti e un'altra un passo indietro, ma che in realtà rispondono solo alle esigenze ora di questa lobby, ora di questo gruppo di interesse, e che nulla hanno a che fare col bene degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, noi siamo stati il primo gruppo a presentare la mozione sui servizi pubblici locali per invitare questo Parlamento ad arrivare in breve termine alla loro liberalizzazione. Non è stato casuale il tempo che abbiamo scelto per la presentazione di questa mozione, riteniamo che il momento della crisi sia il momento giusto per fare le grandi riforme strutturali. Tutti in questi giorni ci stiamo preoccupando di quando finirà la crisi, io ritengo che il problema non sia quello. Sono ottimista, la crisi finirà un mese prima o un mese dopo, ma la storia ci insegna che le crisi economiche passano. Il problema del nostro Paese è come faremo ad inserirci nella ripresa economica che interesserà tutta l'Europa e tutto il mondo. Fin ora siamo sopravvissuti a questa crisi, abbiamo vivacchiato, ma non abbiamo realizzato quelle cose che, invece, sono indispensabili per poter rendere questo Paese pronto per entrare in quella ripresa. Quali sono queste misure? Sono le riforme strutturali: la riforma delle pensioni, della pubblica amministrazione, e quella che stiamo trattando oggi, ovvero la riforma dei servizi pubblici locali. Tutti i dati, quelli di Confindustria, dell'OCSE, dell'Unione europea, ci segnalano un ritardo fortissimo proprio in questi tre settori: pensioni, pubblica amministrazione e servizi pubblici locali. Alcuni studi, per ultimo quello di Confindustria, ci dicono che se avessimo la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, recupereremmo più di Pag. 7dieci punti di PIL. Eppure, ma non stiamo facendo nulla su questo fronte. Per fare le riforme, purtroppo per voi, ci vuole coraggio e voi questo coraggio non lo state dimostrando. In questi giorni, vedo che dai banchi della maggioranza provengono molte offerte al mio partito, all'Unione di Centro, per fare delle alleanze alle prossime amministrative regionali, motivate dal fatto che i nostri voti sono indispensabili per poter vincere in alcune regioni. Voi i voti non ce li dovete chiedere per vincere nelle regioni, ce li dovete chiedere per acquisire quel coraggio che noi abbiamo e che voi non avete. Quel coraggio che abbiamo quando andiamo di fronte ai cittadini italiani e gli diciamo che devono lavorare, caso mai, qualche anno in più per assicurare una pensione e degli ammortizzatori sociali ai loro figli. Quel coraggio che abbiamo oggi quando chiediamo una vera riforma dei servizi pubblici locali e andiamo dai nostri sindaci e gli diciamo che devono abdicare un po' del loro potere per liberalizzare quei servizi. Questo è il coraggio della politica, questo il coraggio che non avete in questo momento.
Gli interventi che sono stati svolti, signor Ministro sono interventi molto limitati, non so neanche dire in questo momento se sono dei passi in avanti o dei passi indietro. Mi sembra che nel campo dei servizi pubblici locali si stia facendo il passo del gambero: un giorno se ne fa uno avanti, e l'altro uno indietro.
Il problema va affrontato alla radice. Vogliamo far venir meno quel conflitto di interessi che esiste tra il comune gestore e il comune regolatore? Guardate, c'è una strada sola per far venire meno questo conflitto di interessi: fare uscire i comuni dalle società che gestiscono i servizi pubblici locali. Non c'è altra strada. Capisco che per fare questo ci vuole davvero impegno e coraggio, però è l'unica strada che abbiamo. Le società pubbliche negli ultimi anni sono aumentate del 120 per cento, e questa è spesa pubblica perché ogni società ha il suo consiglio d'amministrazione, il suo collegio sindacale; i comuni hanno il loro manager e i loro amici, casomai non eletti nelle precedenti elezioni, da sistemare. Dobbiamo far venire meno questo modo di fare impresa a livello locale, e l'unico metodo è la separazione tra le reti e la gestione, e rendere gli enti locali incompatibili con la gestione dei servizi pubblici locali. Guardate che la situazione a questo punto sta diventando drammatica in Italia. Oggi le nostre aziende rischiano di non essere più concorrenziali sui mercati europei perché pagano troppo la luce, il gas e l'acqua; i trasporti pubblici costano più in Italia che in qualsiasi altra parte d'Europa. Ci sarà un motivo. Noi siamo preoccupati anche per le famiglie. Questi costi sui budget familiare oggi pesano molto, pesano più di tante altre voci. Allora è venuto davvero il tempo delle riforme. Noi pensiamo che prima l'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008 e oggi questo decreto-legge (che verrà pubblicato nei prossimi giorni in Gazzetta Ufficiale) siano del tutto insufficienti ad affrontare il tema della liberalizzazione dei servizi pubblici locali. Ci vuole forza politica. Capisco che c'è una forza politica all'interno di questa maggioranza, che è la Lega, che si oppone ad una vera liberalizzazione dei servizi pubblici locali, ma voi o avete la forza di farlo o perderemo davvero il treno per inserirci in quella ripresa economica che interesserà - ripeto - tutta l'Italia, il nostro Paese, l'Europa e speriamo anche il mondo. Insomma, il tempo è scaduto. O noi facciamo queste riforme che abbiamo indicato, oppure rimarremo ancora il fanalino di coda in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, l'argomento sul quale oggi ci troviamo a discutere, oggetto di questa mozione, è un argomento molto discusso all'interno delle Commissioni e di questa Aula. È sempre stato molto difficile legiferare sul tema dei servizi pubblici locali, anche perché ci sono oggettivamente diverse posizioni in campo. Ci aveva provato Pag. 8a suo tempo il Governo Prodi, la scorsa legislatura, che discusse per mesi, mesi e mesi, e nulla partorì su questa riforma. Arrivò questo Governo Berlusconi e nel decreto-legge n. 112 del 2008 ebbe il coraggio di scrivere, dopo tanto tempo, una riforma dei servizi pubblici locali (mi riferisco all'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008). All'interno di questo articolato si parla di due tipi di affidamento: l'affidamento con gara, cioè con evidenza pubblica, e l'affidamento in house, nel rispetto delle direttive comunitarie. La questione in house è una questione aperta, che trova spazio anche nel provvedimento che - come abbiamo sentito - il Governo ha già emanato e che arriverà in queste Aule nei prossimi giorni. La Lega ha una posizione storica su questo tema, una posizione che è dovuta al radicamento sul territorio che il nostro movimento ha, alla conoscenza delle difficoltà e delle problematiche che il nostro movimento ha. La Lega da sempre ha fatto la guerra alla spesa pubblica inutile, agli sprechi e alla spesa sbagliata che veniva effettuata in alcuni settori. D'altra parte, sul campo delle municipalizzate, ha sempre difeso il valore sociale e culturale - soprattutto quello sociale - che le stesse municipalizzate hanno ancora in tante realtà che sussistono nel nostro Paese.
Quindi, da una parte, c'è la lotta agli sprechi e questo lo si fa e, dall'altra, però c'è il riconoscimento di un valore culturale di queste strutture. Perché diciamo questo? Perché gli esempi sono tanti. Un conto è abitare in una città dove sappiamo di avere a disposizione i servizi e, se chiami il soggetto competente, forse nel giro di qualche ora il problema viene risolto; un altro è abitare in montagna o in periferia. Dunque se, nelle piccole realtà di periferia e di montagna, lasciamo queste risorse che i nostri genitori e i nostri nonni hanno creato - infatti anche le piccole municipalizzate di proprietà del comune sono risorse e patrimoni delle comunità che i nostri antenati hanno costruito - nelle mani dei privati e questi ultimi devono andare in una piccola casa di montagna a risolvere il problema di un contatore, forse ci vanno ma solo qualche settimana dopo. L'esempio di Telecom è lapalissiano. Oggi probabilmente qua sono pochi credo i parlamentari che vivono nelle zone di montagna, tuttavia se l'utente chiama la Telecom per un guasto, forse la Telecom arriva dieci o quindici giorni o un mese dopo. Questo è ciò che accade nelle realtà di periferia e di montagna. Non vogliamo che accada questo anche per i servizi pubblici locali. Per questo i provvedimenti in materia, dapprima il decreto-legge n. 112 del 2008 e quello che il Governo ha emanato e che arriverà nelle Aule nei prossimi giorni, tengono conto in maniera specifica dell'aspetto delle società a capitale interamente pubblico che sono quelle in house, ponendo alcuni paletti cioè sottoponendole al patto di stabilità per evitare gli sprechi che sussistono in alcune realtà - di certo non quelle del nord sia chiaro, ma soprattutto nelle realtà del sud - e sottoponendole alla gara ad evidenza pubblica per quanto riguarda l'assunzione di personale e l'acquisto dei servizi, cioè ponendo dei paletti.
Se noi oggi ascoltassimo le sirene liberalizzatrici accadrebbe quanto accaduto in questo momento con la crisi economica. I fautori delle liberalizzazioni ci dicevano che bisognava liberalizzare tutto o globalizzare tutto perché si guadagnava in punti di PIL. L'onorevole Galletti addirittura ha detto che se liberalizziamo i servizi pubblici locali guadagneremmo 10 punti di PIL: mi sembra una cosa abbastanza ridicola. Era la stessa cosa che ci dicevano i fautori delle liberalizzazioni che sono oggi gli stessi che ci dicono che bisogna liberalizzare i servizi pubblici locali e che due, cinque, dieci anni fa dicevano che le nostre piccole e medie imprese in Italia non servono a niente perché tanto chiuderanno in quanto la globalizzazione e la liberalizzazione porterà a produrre le merci che producono le nostre piccole e medie imprese nei paesi dell'Est, in Cina e India. Potete chiudere, dicevano, tanto voi non servite più a niente. Oggi i fautori delle liberalizzazioni sui servizi pubblici locali dicono la stessa cosa. Se non ci fosse stato qualche piccolo Brambilla che non Pag. 9avesse dato ascolto a questi «Paperoni» della liberalizzazione e avesse mantenuto le radici ben legate al mio territorio e alla mia cultura economica oggi l'Italia uscirebbe con molte più difficoltà da questa crisi economica. E questo vale anche per i servizi pubblici locali: infatti se, soprattutto nelle realtà di montagna e nelle realtà di periferia, li lasciamo in mano ai privati, questi guardano soltanto al bilancio e, una volta che il bilancio sia negativo, degli interessi degli utenti gli importerà sicuramente poco. Dunque questo è lo spirito centrale della Lega quando affronta il tema dei servizi pubblici locali ma questo non significa che non si debbano fare le gare ad evidenza pubblica e che non si facciano le liberalizzazioni. Infatti questo è contenuto sia all'interno del testo del decreto-legge n. 112 del 2008 sia all'interno del testo che il Governo ha appena emanato. Anzitutto per le imprese, in qualunque modalità costituite, l'affidamento avviene tramite gara. Questo è specificato nel nuovo testo del Governo. Se parliamo di società miste, vale a dire di partenariato pubblico-privato, vi è l'affidamento diretto. Tuttavia la scelta del socio privato avviene tramite una doppia gara: da una parte con una gara ad evidenza pubblica e dall'altra al socio privato vengono attribuiti compiti operativi molto chiari.
Quindi il socio privato entra, è prevista l'apertura al privato, è prevista la gara affinché il privato entri nella società mista pubblico-privata, ma il privato tuttavia non può avere un capitale inferiore del 40 per cento. Per quale motivo? Perché occorrono capitali sicuri e impegni sicuri da parte di chi vuole entrare in questa società mista per fare in modo di portare avanti l'attribuzione di compiti operativi, così come viene scritto nella legge.
In altre parole, il privato non deve avere un ruolo di secondo piano nel momento in cui entra all'interno di questa società.
Poi vi è la deroga, che è quella che noi difendiamo, secondo cui in particolari condizioni economiche, geomorfologiche, sociali e quant'altro è previsto l'affidamento diretto, cioè in house, di questi servizi pubblici locali, il quale comunque è sottoposto ad un parere preventivo - sottolineiamo che è preventivo, non è vincolante - da parte dell'autorità. Quindi, si tiene anche conto da una parte della questione sociale, che era quella che dicevamo prima, e dall'altra anche di una questione di economicità, cioè si sottopone al vaglio dell'autorità la scelta che il comune fa di affidare alla società in house questi servizi.
Poi vi è il regime transitorio: tutte le società in house costituite prima del 22 agosto 2008, cioè quando è stato approvato il decreto-legge n. 112 del 2008, cessano al 31 dicembre 2011. Questo vuol dire comunque che il comune dopo il 31 dicembre 2011, se vi sono le caratteristiche economiche, geomorfologiche, sociali e quant'altro può comunque ricorrere ancora all'affidamento in house. Le società miste pubblico-private che hanno fatto la gara per acquisire soci privati, però non hanno fatto la doppia gara, cioè i compiti operativi non sono stati ben specificati, cessano al 31 dicembre 2011. Se invece è stata fatta la doppia gara, cioè anche i compiti operativi sono stati specificati, gli affidamenti a queste società cessano alla scadenza del contratto.
Poi vi è la questione delle società a partecipazione pubblica, che sono quotate in borsa e che hanno affidamenti diretti: queste cessano alla scadenza del contratto, però devono impegnarsi ad una quota pubblica che scenda al 30 per cento, non può essere superiore al 30 cento. Anche qui, quindi, vi è una spinta liberalizzatrice, che è quella che da più parti viene evocata. Però, se ciò non accade, al 31 dicembre 2011 queste società cessano il loro affidamento.
Quindi, questa è la posizione della Lega: guarda sì alle liberalizzazioni con interesse, ma anche con parsimonia e con concretezza, sapendo quali sono gli interessi dei cittadini. Una volta si parlava di cittadino consumatore, ce lo ricordiamo: ricordatevi che cittadini consumatori sono anche quelli della Telecom e sono anche quelli dell'ENEL, che una volta che sono Pag. 10state fatte le liberalizzazioni, sono stati dimenticati da queste società (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, credo che questa mattina, dopo aver ascoltato prima il Ministro ed ora anche il collega rappresentante della Lega, dobbiamo prendere atto che la speranza con cui eravamo entrati in questo dibattito - e cioè che vi fosse una fase di ripresa dell'iniziativa parlamentare e politica su un tema così importante, non solo per la crescita economica, che stenta a riprendere, ma soprattutto per la qualità della vita dei cittadini e per i costi delle piccole e medie imprese, quelle a cui faceva riferimento il collega della Lega, che sono state le prime e continuano ad essere in prima linea a chiedere una riforma senza la quale la loro capacità competitiva è condizionata da un differenziale di costi che le mette fuori mercato; questa speranza - sarà disillusa dal testo che il Governo si accinge a presentare, ancora una volta in un decreto-legge.
Quindi, abbiamo capito che è stato disilluso anche l'auspicio che è contenuto nelle nostre mozioni quello cioè che vi sia un momento di discussione, di approfondimento, di definizione organica di un tema che ha una sua complessità, ha molte tecnicalità, ma richiede soprattutto chiarezza per dare certezza del diritto agli operatori economici che da anni la chiedono. È improbabile che ciò possa avvenire grazie ad una norma inserita in un decreto-legge che il Governo ha dovuto portare due se non tre volte in Consiglio dei ministri per correggerla e limarla; infatti ogni volta l'ha dovuta adattare alle pressioni di lobbisti, monopolisti, oppure della Lega, oppure delle società quotate.
Quello che era un obiettivo della riforma, dare un quadro di regolazione coerente che avesse un principio cardine, quello della gara e dello scioglimento dei conflitti di interesse che sono in capo all'ente locale, per arrivare ad una deroga limitata, motivata esclusivamente da condizioni geomorfologiche molto specifiche (come i piccoli comuni di montagna), non sarà più vero perché una serie di settori, tra cui quello del trasporto ferroviario e quello del gas, ne escono fuori e perché le deroghe sono consentite - e credo che venga anche eliminato il parere dell'Antitrust - non solo per comuni marginali ma per tutti i piccoli comuni che, invece, dovrebbero superare la frammentazione per arrivare a una gestione integrata e razionale che riduca i costi e aumenti la qualità.
Il problema è che questa maggioranza, anche in questo caso, viene condizionata dalla Lega che nel suo legame con il territorio ha anche un forte legame alla gestione del potere sul territorio in cui si è ormai inserita a pieno titolo e, pertanto, fa parte di quei gruppi e di quei soggetti che in tutti questi dodici anni hanno frenato la riforma, facendo prevalere sull'interesse generale interessi corporativi e molto spesso quelli del ceto politico che governano le aziende locali. Aziende all'interno delle quali, badate bene, vi sono anche grandi valori e patrimoni di cultura di servizio a favore del territorio e anche una grande cultura industriale ma che proprio la mancata apertura al mercato ha compresso e ha impedito di espandersi, con sacrificio anche di chi vi opera ed ha una propria capacità professionale e deve, invece, sottostare a logiche che professionali non sono e che sono, invece, logiche di mediazione politica, di prevalenza di interessi corporativi ovvero di interessi dei fornitori legati a queste municipalizzate. Infatti, vi sono piccole aziende che vogliono competere nel mondo globale e che hanno bisogno di un sistema di servizi pubblici efficiente che le possa accompagnare e altre che, invece, non si globalizzano, che non guardano al mercato e che vivono, anche loro, della rendita monopolistica che gli fornisce la politica sul territorio. Pertanto, credo che facciamo un torto alle aziende più sane, più efficienti e più competitive, quelle del made in Italy che sono sul mercato privilegiando, invece, le altre. Si tratta di un rapporto che, evidentemente, privilegerà le aziende che sottostanno alla politica. Pag. 11
Credo che vi sia un altro punto molto delicato e molto inquietante nel testo annunciato dal Ministro. Si tratta di quella norma che consentirà alle società quotate di mantenere gli affidamenti in house a condizione che il socio pubblico scenda sotto il 30 per cento. Ciò vuol dire semplicemente fare un regalo ai soci privati, che sono già all'interno delle società municipalizzate. Questi otterranno la maggioranza di quelle società a prezzi stracciati, visto che gli enti locali saranno costretti a vendere. Inoltre, avranno in regalo quella rendita monopolistica che oggi è a beneficio dell'ente locale che è azionista di maggioranza e che passerà, invece, ai soci privati. In altre parole, una rendita pubblica viene trasferita in capo ai privati.
Capiamo che vi sono alcuni partner molto rilevanti e significativi che sono sostenitori della maggioranza in modo diretto o indiretto, magari anche con i loro giornali. Ciò, tuttavia, deve essere detto in modo trasparente ai cittadini, perché si contrabbanda una privatizzazione con vantaggi dei soci senza nome a danno degli utenti. Penso che un Governo, che ha fatto della sua bandiera l'antimercatismo e che viene sostenuto dal Ministro Tremonti con una fondamentale linea di azione sociale, dovrebbe assumersi una responsabilità chiara su questi atti.
Ritengo, pertanto, che questo dibattito, che cade dopo dodici anni dal primo disegno di legge sulla liberalizzazione dei servizi pubblici locali, segnerà un'altra disillusione e sarà, forse, l'ultimo passaggio prima della pietra tombale che il Governo sta per mettere sul processo che avevamo auspicato.
Il gruppo del Partito Democratico nella sua mozione, che voterà con convinzione, segna quella che sarebbe la linea da seguire per riprendere la strada della valorizzazione dei servizi pubblici locali; valorizzazione riguardo alla quale io credo, dopo dodici anni, ci si dovrebbe anche porre il problema di come garantire un flusso di investimenti sulle reti territoriali che l'impoverimento della finanza locale ha esposto al degrado e alla marginalizzazione.
Credo che dobbiamo porci un problema non solo di assetto proprietario, ma anche di quali soci istituzionali possano essere coinvolti nella proprietà delle reti per garantire flussi di investimenti senza i quali reti idriche, reti energetiche, reti trasportistiche e reti ambientali sul territorio sono destinate al progressivo degrado, con effetti sulla qualità complessiva del nostro Paese.
Tutto questo viene ignorato dal testo del provvedimento che il Governo si accinge a presentare. Credo che sarà un'occasione mancata perché l'intenzione del nostro gruppo sarebbe stato quello di dare un apporto costruttivo per migliorare un settore strategico per la competitività del Paese.
Il gruppo del Partito Democratico voterà anche a favore della mozione Galletti ed altri n. 1-00202 e, per quanto riguarda la mozione Borghesi ed altri n. 1-00233, pur valutandola favorevolmente, credo che vada precisato che nel settore idrico è senza dubbio opportuna una disciplina specifica che garantisca la natura pubblica delle reti e della risorsa idrica, ma anche che grazie ad una regolazione competitiva della gestione del servizio assicuri un utilizzo efficiente e trasparente della risorsa tanto più necessario quanto più la risorsa idrica è scarsa.
Invece voteremo - a questo punto dopo l'intervento del Ministro (ahimè) ancor più convintamente - contro la mozione Valducci, Bitonci, Iannaccone ed altri n. 1-00234 che, piuttosto che un grande processo di riforma, prefigura per il prossimo futuro del lavoro parlamentare una ripresa di quell'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008 che è frutto di un paralizzante compromesso che nei fatti è rimasto inattuato per un anno e mezzo. La soluzione che viene proposta è un'altra toppa che non risolve e non darà una vera svolta a questo settore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valducci. Ne ha facoltà.

Pag. 12

MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto vorrei chiarire che quando parliamo di servizi pubblici locali, dopo la riforma del Titolo V della Costituzione, questo Parlamento è chiamato a legiferare su quelli a rilevanza economica. Ricordo che i servizi pubblici a rilevanza economica sono la luce, il gas, i trasporti, l'acqua e i rifiuti.
Voglio sottolineare questi settori perché, come molti di voi sanno, alcuni di essi sono già regolamentati da apposite leggi di settore e alcuni - come è stato peraltro anche ricordato in altre mozioni - come ad esempio il settore della elettricità, hanno avuto ed hanno un livello di competitività molto elevato, anche a detta di istituti internazionali che hanno valutato molto positivamente il processo di liberalizzazione che l'Italia ha portato avanti.
Invece, ci sono altri settori che sicuramente necessitano ancora un grande processo di liberalizzazione. Ho voluto ricordarli perché, se da un punto di vista teorico tutti siamo assolutamente concordi nel ritenere che sui servizi pubblici locali dovremmo distinguere tra chi gestisce il servizio e chi è proprietario delle reti, è poi molto più complesso entrare nei singoli settori.
È stato qui ricordato che anche l'ultimo decreto-legge approvato dal Governo escluderà probabilmente il trasporto ferroviario. Ricordo come su questo settore non sia così semplice - anzi il nostro Paese è molto avanti rispetto ad altri Paesi dell'Unione europea come Francia, Germania, Spagna - il percorso di apertura del mercato.
Ricordo, ad esempio, che dal 2011 ci sarà un competitore privato a Ferrovie dello Stato su una delle linee regine della nostre tratte ferroviarie, ovvero la Milano-Roma. Ricordo che, quindi, anche quando nel trasporto ferroviario regionale si fanno delle gare, spesso sono finte gare e lo sanno sicuramente anche i colleghi della sinistra dell'Emilia Romagna.
Si tratta di gare vere da un punto di vista formale e giuridico, ma finte perché non ci sono competitori e spesso vanno creati competitori a Trenitalia attraverso società miste o presunte, proprio perché manca la possibilità di avere imprenditori in grado di competere su questi segmenti di mercato.
Voglio dire con chiarezza che in quest'aula stamattina ho sentito molte parole, anche generiche. Tutti siamo per un mercato libero e più competitivo. Ma faccio una domanda all'onorevole Lanzillotta che è stata per due anni Ministro del Governo Prodi con responsabilità di liberalizzare i servizi pubblici locali. Se era così semplice liberalizzare i servizi pubblici locali, renderli competitivi e privatizzarli, perché non lo ha fatto lei nel Governo Prodi in quei due anni, quando si è verificato che il provvedimento presentato dal Governo si è insabbiato alla I Commissione del Senato, non è neanche andato nell'altro ramo del Parlamento? Ciò perché non è un argomento sul quale è facile, da un punto di vista responsabile, portare avanti il processo di liberalizzazione.
A questo proposito debbo aprire una parentesi. Non capisco il riferimento fatto riguardo a ciò che noi abbiamo previsto, cioè la necessità, per le società quotate in Borsa le quali debbono scendere, nel rapporto con il socio privato, al 30 per centro. Mi sembra un fatto positivo che lo Stato scenda sotto la soglia del 30 per cento nelle aziende quotate in Borsa che godono di un privilegio giustamente, che dobbiamo conservare, che è quello di avere ricevuto degli affidamenti diretti. Infatti, cosa succederebbe se in una legge dello Stato - e lei lo sa benissimo perché l'ha sempre chiaramente preso in considerazione, ma mai attuato - noi prevedessimo di togliere alle società quotate in Borsa gli affidamenti che hanno ricevuto dai propri comuni di provenienza e che durano per i prossimi 15-20 anni? Avremmo un danno enorme nei confronti dei nostri risparmiatori e cittadini e avremmo sicuramente un danno patrimoniale enorme anche ai comuni e agli altri soggetti economici pubblici proprietari di queste società.
Quindi, penso che bisogna ricordare questi temi che sono sicuramente complessi e di grande rilevanza. Poi voglio dire che sentire prediche da chi ha Pag. 13privatizzato Telecom e ha distrutto nel corso degli anni questa azienda con passaggi privatistici che hanno distrutto il patrimonio nazionale di quella importante rete di telecomunicazioni che è diventata una rete privata (contraddicendo quel principio, che prima richiamavamo, ovvero la necessità di separare la proprietà delle reti, che deve rimanere pubblica, rispetto alla gestione, che deve essere privata) penso che sia un fatto che sottolinea come spesso ci sia tanta demagogia rispetto a questo argomento.
Però il Governo sia con il 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, ma anche con l'ultimo decreto di attuazione di alcuni obblighi dell'Unione europea ha portato avanti il processo di privatizzazione e di liberalizzazione di questi mercati. L'attuale decreto, alla firma del Presidente la Repubblica, vedrà anche un nuovo regolamento da parte del Ministero per i rapporti con le regioni entro la fine dell'anno e, quindi, ci sarà il modo sicuramente per fare passi avanti in questo settore, anche per liberare sicuramente delle risorse e degli sprechi che si annidano in molte società provenienti da questi settori dei servizi pubblici locali, spesso governate da governi della sinistra italiana e condotti anche dall'Unione di Centro.
Questo è bene ricordarlo, perché se andiamo a vedere come si prepara la sinistra italiana al processo di liberalizzazione e di competizione in questi servizi pubblici locali in Emilia Romagna e in Toscana noi assistiamo a società che vengono formate incorporando altre società, che sono contenitori di clientelismo politico e di malaffare, che servono a eludere le leggi di controllo che il Parlamento nazionale ha approvato nel corso degli anni. Questa è la realtà delle cose. Quindi, noi abbiamo questo coraggio di avanzare, avremo sicuramente la necessità di tenere anche conto di quanto è stato ricordato perché l'Italia è un Paese con una forte densità e presenza delle nostre abitazioni, anche in aree disagiate, e di questo evidentemente lo Stato se ne deve far carico con tutte le sue istituzioni fino ai livelli comunali.
Infatti sicuramente questo è un atteggiamento responsabile per chi svolge un lavoro e un ruolo politico istituzionale.
Qui voglio dire un'altra cosa: cosa vuol dire rendere competitivo un settore del servizio pubblico locale? Basta dire che faccio una gara? Non credo. Qui al comune di Roma, dopo una serie di anni sotto la guida della sinistra italiana, si terrà probabilmente a breve (speriamo che venga modificata) una gara sul trasporto pubblico locale su gomma che è viziata, perché nel bando di gara c'è già scritto il nome e il cognome di chi vincerà la gara. Infatti nel momento in cui si dice tra le condizioni di bando di gara che la vincerà chi è proprietario di un deposito che ha la capacità di almeno 400 autobus automaticamente c'è già scritto il nome e il cognome. È questo il modo corretto di fare una gara pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)? Direi di no, se vogliamo veramente il libero mercato e la competizione.
Ecco perché, con tutta onestà, sentire le parole che ho sentito stamattina in Aula, con delle lezioni che ci vengono spesso date dalla sinistra italiana, non è assolutamente accettabile. Noi sosterremo con forza la mozione presentata e sosteniamo con forza anche l'articolo 15 del decreto che verrà in quest'Aula per la discussione. Attendo durante la discussione di sentire proposte concrete, fattive, vere, reali e applicabili che portino veramente i nostri cittadini consumatori a poter usufruire di servizi pubblici a minor prezzo e con la migliore qualità possibile (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, intervengo per fare una precisazione, in sede di dichiarazione di voto, a seguito di quanto ha detto poco fa l'onorevole Valducci: è stato proprio il comune di Roma nel 2001 a varare la prima gara nel trasporto pubblico locale per un volume di 34 milioni di vetture/chilometro che costituiscono Pag. 14l'analogo di una città medio-grande del nord. Intendo precisare quindi che su questa strada il comune, con le precedenti amministrazioni, ha fatto importanti passi avanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Galletti ed altri n. 1-00202, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... Onorevole Lanzillotta... Onorevole Testa... Onorevole Delfino... Onorevole Castagnetti... Onorevole Calderisi... Onorevole Pelino... Onorevole Ciccioli... Onorevole Rosso... Onorevole Pecorella... Onorevole Casini... Onorevole Argentin...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 438
Votanti 437
Astenuti 1
Maggioranza 219
Hanno votato
210
Hanno votato
no 227).

Prendo atto che i deputati Barbareschi e Castiello hanno segnalato che non sono riusciti a votare, che la deputata D'Incecco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Di Caterina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Borghesi ed altri n. 1-00233, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lanzillotta, onorevole Castagnetti, onorevole Tenaglia, onorevole Mura, onorevole Leanza, onorevole Portas, onorevole Bocci, onorevole Traversa. Hanno votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 438
Votanti 432
Astenuti 6
Maggioranza 217
Hanno votato
171
Hanno votato
no 261).

Prendo atto che i deputati D'Incecco e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, che il deputato Di Caterina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata Castiello ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Valducci, Bitonci, Iannaccone ed altri n. 1-00234, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ricordo ai colleghi che il tasto va accarezzato, non va compresso con violenza, altrimenti non funziona. Onorevole Mondello? Hanno votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 442
Votanti 441
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato
227
Hanno votato
no 214).

Pag. 15

Prendo atto che i deputati Monai e D'Incecco hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario, che il deputato Di Caterina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole, che il deputato Boccia ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che la deputata Castiello ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sereni ed altri n. 1-00236, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Mi raccomando, accarezzate il tasto... Onorevole Lanzillotta?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 441
Maggioranza 221
Hanno votato
215
Hanno votato
no 226).

Prendo atto che i deputati Di Caterina e Bitonci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati D'Incecco, Monai, Boccia, Verini e Mariani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Barbareschi e Castiello hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

Seguito della discussione delle mozioni Casini ed altri n. 1-00224 e Evangelisti ed altri n. 1-00231 concernenti iniziative per il rispetto dei diritti umani e del diritto di difesa in Russia (10,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Casini ed altri n. 1-00224 e Evangelisti ed altri n. 1-00231 concernenti iniziative per il rispetto dei diritti umani e del diritto di difesa in Russia (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta del 21 settembre 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni presentate.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, onorevoli colleghi, queste due mozioni, che hanno come primi firmatari l'onorevole Casini e l'onorevole Evangelisti, riguardano il caso delle signor Mikahail Khodorkovsky, che era l'ex proprietario della società petrolifera Yukos, arrestato nel 2003, condannato per frode ed evasione fiscale, recluso in una prigione siberiana e poi sottoposto ad un nuovo processo nel 2007, proprio quando la legge russa gli avrebbe consentito di chiedere la libertà condizionata.
Questa vicenda, che riguarda un ex magnate del petrolio, presenta aspetti umani, ma anche potenziali ed importanti risvolti politici. Il nuovo processo a carico di Khodorkovsky e del suo socio in affari Platon Lebedev verte sull'accusa di appropriazione illecita di azioni e fondi di una società sussidiaria della Yukos, nonché sulla sottrazione e vendita illegale di un ingente quantitativo di petrolio (per essere precisi 350 milioni di tonnellate), i cui proventi sarebbero stati riciclati attraverso un sistema di società offshore.
La difesa dei due imputati ha respinto entrambe le accuse, sostenendo, da un lato, l'impossibilità materiale di appropriarsi di 350 milioni di tonnellate di petrolio, nonché l'improbabilità che una società capogruppo potesse sottrarre illecitamente fondi alle proprie sussidiarie. Inoltre - sostiene la difesa - il petrolio può essere stato venduto solo attraverso la Yukos ed in modo lecito, e quindi tutte le imposte sui proventi sarebbero state regolarmente pagate. Pag. 16
Altre osservazioni della difesa riguardano presunte irregolarità riscontrate nel corso del dibattimento. Vi è anche, infine, da considerare che i due imputati - sempre secondo la difesa - sarebbero già stati condannati per reati sostanzialmente coincidenti con i nuovi capi d'accusa, oltre alla circostanza di una possibile caduta in prescrizione. Per quanto riguarda le condizioni detentive dei due imputati, i legali hanno intenzione di ricorrere alla Corte europea dei diritti umani.
Come si vede, il quadro di questa vicenda giudiziaria giustifica la costante attenzione con cui gli osservatori internazionali, incluse ovviamente le ambasciate di tutti i Paesi dell'Unione europea, compresa l'Italia, seguono il procedimento. La garanzia di una piena indipendenza della magistratura rappresenta, peraltro, un punto fermo nelle dichiarazioni del Presidente Medvedev, che ha più volte fatto e che ha descritto, nel compilare la sua agenda riformatrice in materia di Stato di diritto, anche la possibilità di approvare nuove norme in materia di concessione della grazia da parte del Presidente. È una procedura valutata con interesse da parte degli osservatori internazionali, sebbene sia presumibile ritenere che gli imputati in questa fase puntino, come è assolutamente comprensibile, al riconoscimento della loro innocenza.
L'Italia ha seguito da vicino, sin dal suo inizio, attraverso la sua ambasciata, i vari passaggi di questa complessa vicenda giudiziaria. Lo stesso hanno fatto tutti i Paesi membri dell'Unione europea, così come accade quando sono in discussione i valori fondanti della Comunità europea. La Russia può essere un partner strategico e lo è, ma per quanto riguarda i processi e i diritti l'Unione europea deve pretendere trasparenza e un giusto processo.
Va ricordato che il tema del rispetto dello Stato di diritto in Russia, in particolare la riforma del sistema giudiziario annunciata dal presidente Medvedev, viene discusso periodicamente, nel quadro delle consultazioni sui diritti umani tra Unione europea e Russia. Le consultazioni si svolgono con cadenza semestrale e rappresentano un importante momento di dialogo con Mosca su tematiche come la libertà di espressione, la protezione dei diritti umani, lo Stato di diritto e la cooperazione negli organi delle Nazioni Unite.
L'Italia sostiene l'opportunità che continui questo atteggiamento dell'Unione europea, mantenendo alto il livello di attenzione sulla delicata vicenda giudiziaria del signor Khodorkovsky.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, come ho avuto già modo di dire illustrando i contenuti della mozione che abbiamo presentato, abbiamo apprezzato l'iniziativa dei colleghi del gruppo dell'Unione di Centro, che hanno voluto richiamare l'attenzione del Governo e l'impegno del nostro Parlamento per la vicenda di Mikahail Khodorkovsky e del suo socio Lebedev.
Il problema, tuttavia, non può esaurirsi soltanto concentrando l'attenzione sulla loro vicenda. Il tema che noi abbiamo cercato di porre con la nostra mozione è, più in generale, quello dei diritti umani all'interno dei confini della Federazione russa. Ho ascoltato con interesse le considerazioni svolte dalla sottosegretario Mantica, che ha ricostruito con precisione i passaggi della vicenda giudiziaria di Khodorkovsky. Noi personalmente non pensiamo che sia possibile intervenire...

PRESIDENTE. Scusi onorevole Evangelisti se la interrompo. Anche per dare chiarezza alle dichiarazioni di voto, siccome mi giungono dall'Aula domande di deputati che non hanno compreso esattamente la posizione del Governo sulle due mozioni, chiedo al signor sottosegretario se può esplicitare brevemente il parere del Governo.

Pag. 17

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, mi scuso poiché in realtà non ho esplicitato il parere del Governo. Il Governo esprime parere favorevole sul dispositivo della mozione dell'onorevole Casini n. 1-00224, suggerendo però alla cortesia dell'onorevole Casini la seguente riformulazione di carattere cautelativo sugli impegni. Si chiede, dunque, che il dispositivo venga riformulato nel seguente modo: «Impegna il Governo a continuare ad utilizzare, insieme con i partner europei, tutti i canali diplomatici disponibili affinché, ferma restando l'indipendenza delle autorità giudiziarie, venga garantito il rispetto dei diritti umani e del diritto alla difesa di Khodorkovsky e di Lebedev, in particolare, e dei cittadini russi in generale». Si tratta, quindi, di inserire un riferimento ai partner europei (a mio avviso, rafforzativo e scontato) e il rispetto dell'indipendenza della magistratura, che vale non solo in Italia, ma anche in Russia, almeno formalmente.
Per quanto riguarda la mozione dell'onorevole Evangelisti n. 1-00231, il Governo, invece, esprime parere contrario.

PRESIDENTE. La ringrazio, signor sottosegretario. Credo che tutti avessero capito all'incirca quale fosse la posizione del Governo, però è sempre opportuno ribadirla in modo formale. Questa parte invece integrativa sulla mozione Casini è oggettivamente nuova.
Onorevole Evangelisti, credo che questo chiarimento aiuti anche lei a calibrare meglio il suo intervento. Prego onorevole Evangelisti, può proseguire il suo intervento.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il suo intervento è stato assolutamente opportuno e io stesso avrei terminato chiedendo un'esplicitazione di un parere che non era giunto se non in maniera implicita. Seguendo l'intervento del sottosegretario Mantica non avevo dubbi che ci sarebbe stata una valutazione negativa e, quindi, un parere contrario sulla mozione che ho presentato a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, ma la cosa non ci sorprende affatto. Avevo colto anche un elemento che non mi convinceva nel riferimento alla vicenda giudiziaria specifica di Khodorkovsky. Certo è una questione rilevante, a cui dobbiamo prestare la massima attenzione, però il tema più in generale è quello dei diritti umani all'interno della Federazione russa.
A questo punto, voglio aggiungere una considerazione che non avrei svolto senza questo inciso, da lei richiesto, da parte del Governo. È giusta, opportuna e corretta la richiesta di una riformulazione e decideranno l'onorevole Casini, gli amici e i colleghi del gruppo dell'Unione di Centro e gli altri firmatari se accettare o meno la riformulazione proposta, che è attenta all'autonomia del procedimento giudiziario in corso a Mosca.
Tuttavia, faccio presente che giustamente l'Italia in altre situazioni - da ultimo ricordo la vicenda dell'estradizione di Cesare Battisti dal Brasile - si è attivata fattivamente, vorrei dire quasi pesantemente, perché un procedimento giudiziario potesse essere ridiscusso e rivalutato. Allora, visti gli ottimi rapporti che vanta il Presidente Berlusconi con il suo omologo, il Presidente Putin, forse varrebbe la pena che anche su questa vicenda ci fosse la stessa attenzione e lo stesso tipo di atteggiamento. Quindi, chiedo di attivare davvero tutti i canali diplomatici affinché venga garantito il rispetto dei diritti umani e del diritto alla difesa di Khodorkovsky e di Lebedev.
Nella nostra mozione noi abbiamo parlato anche di altro, ovvero di quello che interessa gli altri cittadini russi che si trovano in condizioni analoghe.
Abbiamo ricordato, ed è questo, probabilmente, che ha dato fastidio al rappresentante del Governo, il rapporto dell'Unione europea sui diritti umani per il 2008 in Russia, là dove si legge che «sebbene i diritti umani in Russia siano garantiti dalla Costituzione e nonostante la Russia sia parte di molte convenzioni internazionali sulla materia, l'Europa continua ad essere seriamente preoccupata circa il deterioramento della situazione, Pag. 18con particolare riguardo agli aspetti dello Stato di diritto, la libertà di opinione e di riunione, la libertà di stampa, la situazione delle organizzazioni non governative russe e della società civile, la situazione in Cecenia e in altre parti dell'area del Caucaso settentrionale».
Per lungo tempo, infatti, l'Occidente ha chiuso un occhio sulla selvaggia repressione russa in Cecenia, perché la si considerava parte della più generale lotta e guerra al terrorismo islamico, e quindi, un po' di riflesso, si è stati anche relativamente tolleranti nei confronti delle continue violazioni dei diritti umani commesse da Putin. Cito, fra i tanti che potrei ricordare, il rapporto di Amnesty International e quello di Human Right Watch sul tema della libertà di stampa e dei giornalisti, che in quel Paese non gode di miglior sorte.
Nel 2006 vi sono stati cinque giornalisti uccisi - tra questi, la più famosa, Anna Politkovskaja, giornalista della Novaya Gazeta - e quest'anno, il 19 gennaio 2009, un'altra giornalista di quella stessa testata, Anastasia Baburova, e il suo avvocato, che difendeva una ragazza cecena violentata e uccisa da un colonnello russo, sono stati freddati da un sicario nel pieno centro di Mosca. Allora, parliamo sì di Khodorkovsky, parliamo sì di Lebedev e delle vicende legate alla Yukos, però le dobbiamo inquadrare nel tema più generale dei diritti umani e della libertà di stampa in quel Paese.
Vi è un dato su cui intervenire come Italia e come Paesi dell'Unione europea, lì dove si dice - e lo dice il Presidente Medvedev - che solo attraverso l'ammissione di colpevolezza e la richiesta di grazia da parte del magnate la questione potrebbe trovare una soluzione positiva. Pretendere la confessione, e quindi l'ammissione della colpevolezza in un processo, significa dare spazio e arbitrio agli investigatori e a coloro che detengono il potere di buttare o meno le chiavi della cella del magnate russo in questione.
Lì davvero dunque vi è qualcosa che stride con la cultura giuridica occidentale, per cui davvero l'Unione europea si deve attivare in questo senso. Del resto - lo voglio ricordare - ad aprile di quest'anno il Parlamento europeo ha approvato, con 416 voti a favore, 80 contrari e 147 astensioni, una raccomandazione in cui si diceva che quel Paese è ancora oggi tra i principali protagonisti delle vicende politiche internazionali, ma, proprio per questo, deve garantire il rispetto dei diritti umani e la libertà di informazione, di espressione e di manifestazione del pensiero.
In questo senso, anche noi abbiamo aggiunto - e mi sorprende che non sia stato preso adeguatamente in considerazione dal Governo - una parte del dispositivo in cui si chiedeva, esattamente come nella mozione del collega Casini, di attivare tutti i canali diplomatici perché vengano garantiti un equo processo e il rispetto dei diritti della persona al magnate Khodorkovsky e al socio Lebedev, ma non solo, anche a tutti gli altri cittadini russi che si trovano in condizioni analoghe.
Il voto dell'Aula, ancora oggi, stabilirà chi davvero è per la democrazia ad ogni latitudine e chi invece pensa che, magari per gli interessi del gas o del petrolio, qualche volta si possa chiudere un occhio verso il despota di turno, si possa chiamare Gheddafi o Putin (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, nella discussione sulle linee generali l'onorevole Rao è stato impeccabile nel rappresentare le motivazioni della nostra iniziativa parlamentare. Voglio riassumerle ai colleghi con una brevità estrema, perché gli atti parlamentari parlano e non vi è bisogno di aggiungere granché alla presentazione di questa mozione.
Noi siamo convinti che la politica del Governo italiano di buone relazioni con la Russia sia fondamentale. Noi siamo convinti che sia necessario rafforzare i legami tra l'Unione europea e la Russia, e l'Italia può svolgere un ruolo positivo in tal senso. Non contestiamo affatto l'impegno del Presidente Pag. 19Berlusconi di lavorare per intensificare le relazioni russo-americane, e siamo convinti che la nostra storia sia una storia di tradizionale amicizia con il popolo russo: anche nei momenti di tensione, di maggiore difficoltà nei processi di distensione - mi riferisco agli anni Sessanta, agli anni Cinquanta - noi come Paese ci siamo sempre sforzati (allora vi era anche un collateralismo di una parte politica) di tenere il rapporto con il popolo russo.
La Russia è andata avanti in questi anni, ha fatto molti progressi: non è più il Paese che abbiamo conosciuto, che molti di noi hanno conosciuto all'inizio della nostra attività politica, quando da giovani vedevamo un'Unione sovietica che era la negazione delle libertà civili, politiche e culturali. Noi siamo stati figli di una generazione che ha fatto le manifestazioni per gli intellettuali russi rinchiusi nei gulag, e non ci possiamo dimenticare alcun lezioni morali, culturali straordinarie di personalità come Solzhenitsyn (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Oggi questa Russia, per fortuna, non esiste più: vi è un processo nei diritti civili, nelle forme democratiche, ma purtroppo - e qui è il problema - noi constatiamo negli ultimi tempi che questo processo democratico, che tante speranze aveva suscitato nel mondo occidentale e in tutto il pianeta, rischia di avere preoccupanti involuzioni.
L'onorevole Evangelisti ha sottolineato cose che mi trovano d'accordo, perché non dimentichiamo che qui parliamo del caso Khodorkovsky, ma abbiamo diversi e gravissimi episodi di giornalisti uccisi su cui ancora non si è fatta chiarezza; e poiché sono diversi, sono consequenziali questi episodi, sono tutti legati a vicende che rischiano di avere un unico filo conduttore, è ancora più preoccupante la situazione che monitoriamo dall'estero.
In questo contesto si situa la vicenda di Khodorkovsky. Basti pensare che la Yukos (lo voglio dire ai colleghi che probabilmente non hanno approfondito questi dossier), nel momento in cui l'autorità giudiziaria russa è intervenuta, aveva qualcosa come il 2 per cento del prodotto mondiale di petrolio, era una società importantissima, e noi non abbiamo alcuna competenza tecnica e giuridica, alcuna conoscenza delle vicende per definire gli atti di Khodorkovsky come proprietario della Yukos, atti giusti, conformi alla legge, positivi o negativi. Noi non siamo interessati in questa sede alle attività finanziarie, economiche di Khodorkovsky. Può darsi che i rilievi che gli vengono attribuiti siano, dal punto di vista della correttezza, giusti; ma questa vicenda giudiziaria, come il sottosegretario Mantica ha correttamente riportato, si è tinta in modo preoccupante di gravi colori e motivazioni politiche.
Tutti noi sappiamo che Khodorkovsky è stato un finanziatore di quei partiti liberali russi che sono stati completamente emarginati dall'arrivo di Putin nella vicenda politica interna e sappiamo che tutta la vicenda giudiziaria di Khodorkovsky è stata costellata da preoccupanti anomalie, anomalie gravi: nel momento in cui incomincia a decorrere il termine per la possibile scarcerazione, vengono elevate da parte dell'autorità giudiziarie nuove imputazioni a Khodorkovsky; insomma, tutti gli osservatori internazionali stanno con i «fucili puntati», con i «fari accesi» su questa vicenda.
Onorevoli colleghi, lo voglio dire in particolare ai colleghi del PdL, di cui però posso constatare l'attenzione che si è avuta anche in questo dibattito parlamentare, vorrei farvi notare che siamo l'unico Paese in cui per la prima volta oggi si discute di questa vicenda in Parlamento. Al Senato americano c'è una risoluzione dell'allora senatore Obama e dell'allora senatore McCain (non due passanti, non due signori insignificanti nella politica americana, ma i due candidati alla Presidenza degli Stati Uniti d'America, compreso naturalmente il Presidente eletto Obama) e maggioranza e opposizione hanno fatto assieme una risoluzione parlamentare sul caso Khodorkovsky, chiedendo alla Russia il rispetto dei diritti dell'uomo (riguardo al quale, evidentemente, c'era qualcosa di più che una sensazione sul fatto che in questa vicenda fosse stato pesantemente violato). Pag. 20
Il fatto è grave, se è vero che il Cancelliere tedesco Angela Merkel recentemente, incontrando il Presidente russo, in una conferenza stampa anch'essa ha sollevato il problema di Khodorkovsky.
Allora qui non si tratta di indagare sulle vicende giudiziarie di un signore o di un magnate russo: qui si tratta di capire in che misura la politica ha influenzato i destini di questo signore rispetto ad altri signori del petrolio in un Paese, che stiamo accreditando nonostante pagine buie. Onorevoli colleghi, in nome della realpolitik abbiamo messo il silenziatore a vicende come quella della Cecenia: chiedo un sussulto di dignità in un Parlamento di un grande Paese democratico come questo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)! Credo che il richiamo che nella mia mozione è formulato alle autorità russe sia un richiamo di onestà intellettuale e di serietà politica finalizzato allo stesso interesse della credibilità del Paese della Federazione Russa nell'ambito della comunità degli Stati liberi.
Infine, onorevoli colleghi, voglio ringraziare il senatore Mantica, perché ho avuto anch'io qualche responsabilità e so bene che un conto è parlare da libero parlamentare in quest'Aula, un conto è parlare da rappresentante del Governo, per cui bisogna avere alcune cautele diplomatiche ed è giusto che il sottosegretario - sempre impeccabile, debbo constatarlo - si sia comunque dichiarato favorevole, con una richiesta di modifica, alla mia mozione.
Vorrei risponderle, senatore Mantica: accetto il richiamo che lei ha formulato e integrerò il dispositivo della mozione nel senso di «impegna il Governo a continuare a utilizzare, insieme con i partner europei, tutti i canali diplomatici». È giusto questo richiamo ai partner europei e lo accolgo volentieri, mentre quanto alla parte successiva che fa riferimento all'indipendenza delle autorità giudiziarie responsabili, essendo una questione interna russa, non mi avventurerei, anche perché rischieremmo di aprire su questo punto un dibattito che francamente - quello sì - potrebbe metterci in imbarazzo.
Ho qualche dubbio sull'indipendenza e sull'autonomia della magistratura russa comunque non entriamo nel dettaglio, non voglio neanche metterla ulteriormente in difficoltà tenendo una linea che potrebbe vanificare quello che è il mio obiettivo: il mio obiettivo - ve lo dico con chiarezza - è che questa mozione sia approvata all'unanimità, perché un Parlamento che si divide sulla difesa dei diritti civili in un Paese che ha la storia e la tradizione dell'Italia sarebbe un Parlamento non in grado di assolvere le sue responsabilità verso la comunità internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Casini. Mi sembra di capire che lei accetta parzialmente la riformulazione proposta dal Governo. Devo quindi chiedere al Governo se questa correzione venga accolta e quale sia dunque il parere definitivo del Governo.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, nel dare la risposta vorrei dire che l'obiettivo del Governo coincide con quello dell'onorevole Casini: al di là delle parole e delle piccole formulazioni, il Governo vorrebbe cioè - e si auspica - che uscisse da quest'Aula una forte mozione unitaria in questa materia.
Mi rivolgo anche all'onorevole Evangelisti (al quale peraltro devo riconoscere che molta parte del dispositivo della mozione dell'onorevole Casini si ritrova anche nella sua mozione): se può essere un contributo per una posizione unitaria, il Governo accetta la riformulazione del dispositivo proposta dell'onorevole Casini: «Impegna il Governo a continuare a utilizzare, insieme ai partner europei, tutti i canali diplomatici disponibili affinché venga garantito il rispetto dei diritti umani e del diritto alla difesa di Khodorkovsky e di Lebedev in particolare Pag. 21e dei cittadini russi in generale» (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, voglio esprimere un compiacimento per l'onestà intellettuale del senatore Mantica che ha riconosciuto come nella mozione di cui sono primo firmatario vi sia nella parte finale praticamente lo stesso dispositivo della mozione dell'onorevole Casini. Ecco perché diventa ancora più incomprensibile l'iniziale parere contrario espresso dal Governo (che non ho capito se sia stato rivisto), perché il parere contrario del Governo va a colpire anche la prima parte del dispositivo proposto che non è niente più, né meno, che una raccomandazione del Parlamento europeo.
Davvero, quindi, riesce difficile comprendere perché vi sia un parere favorevole nei confronti della mozione dell'onorevole Casini, ed un parere contrario su un dispositivo pressoché analogo e rinforzato da un pronunciamento del Parlamento europeo sulla nostra mozione. Se il sottosegretario volesse chiarire questo aspetto gli sarei ulteriormente grato.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Onorevole Evangelisti, il motivo per cui il Governo ha espresso un parere contrario alla sua mozione risiede nel fatto che nel dispositivo si chiede sostanzialmente un'azione cogente del Governo ovvero un atto specifico sulla materia dei diritti umani in Russia. In questo senso, vorrei ricordarle che la Russia fa parte del consiglio d'Europa; stiamo parlando di un Paese che dobbiamo riconoscere ufficialmente sul piano internazionale. La Russia è formalmente membro del Consiglio d'Europa dal 28 febbraio del 1996, ha ratificato la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, ed esiste un accordo quadro Unione europea-Russia, adottato dal Consiglio nel 2008, che prescrive che l'accordo sia basato sul rispetto dei principi democratici e dei diritti fondamentali.
Il problema è politico: se lei chiede un'altra azione legislativa nei rapporti internazionali con la Russia, le dico che stiamo operando in un quadro che formalmente già esiste, si chiede una cosa che il Governo italiano non può impegnarsi a fare perché il quadro di riferimento giuridico internazionale Unione europea-Russia è già esistente. Vi è, invece, un caso specifico politico che riguarda la questione del rispetto dei diritti in Russia, sul quale, evidentemente, è giusto aprire un dibattito.
All'onorevole Evangelisti, che è liberissimo di agire come meglio crede, sottolineo, quindi, che il parere contrario è motivato da questa richiesta di azione cogente, che secondo noi è assolutamente inutile. Per questo non accettiamo l'impegno della mozione, fermo restando che nella parte dispositiva esiste il riconoscimento di una realtà che il Governo, certo, non viene qui negare e che, peraltro, è richiamata anche nella mozione dell'onorevole Casini. Quindi, una volta soppressa quella parte, è chiaro che la sua mozione, a mio parere personale e del Governo, si riconduce ad un filone che è esattamente quello dell'onorevole Casini.
Il Governo, dunque, esprime parere contrario sulla sua mozione per l'impegno richiesto, mentre esprime favorevole sulla mozione che ha come primo firmatario l'onorevole Casini.

PRESIDENTE. Colleghi, a beneficio di una migliore comprensione del dibattito ricorderò che l'inciso «ad attivarsi per sollecitare un accordo giuridicamente vincolante» è tratto da una risoluzione del Parlamento europeo. Rimane però evidente che il Parlamento europeo non ha potere di vincolare il Governo italiano; queste vicende non ricadono nel suo ambito di competenza e ogni Governo accoglie le sue raccomandazioni nella misura in cui ritiene opportuno accoglierle.

Pag. 22

Sull'ordine dei lavori (ore 11,10).

GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, le agenzie di stampa hanno battuto pochi minuti fa la notizia che ancora una volta una pattuglia italiana in Afghanistan ha subito un attacco e un nostro militare è stato ferito, fortunatamente, in maniera non grave. A questo punto io credo che sarebbe opportuno che il Presidente Fini chiedesse al Governo di fare in modo che il Parlamento, nei tempi più rapidi possibili, possa affrontare la discussione relativa all'Afghanistan e alla nostra presenza in quel Paese. Nel corso di questi giorni la comunità internazionale si è interrogata rispetto al ruolo che l'Italia ha all'interno dell'alleanza. Sappiamo che è importante la nostra presenza lì, ma non deve essere un fatto limitato alla nostra conoscenza personale o alla nostra volontà personale. Deve esserci un'occasione in cui il Parlamento si possa esprimere, perché i nostri militari in Afghanistan non debbano essere «scoperti» da iniziative politiche confuse delle quali in questo momento il Governo è in qualche modo interprete.
La situazione è estremamente delicata, è estremamente grave. Chiediamo che il Governo assuma una iniziativa ed investa immediatamente il Parlamento della responsabilità di una discussione che possa fugare tutti i dubbi. Questo nell'interesse non solo della nostra presenza in Afghanistan, ma per la sicurezza dei nostri militari che - come si vede, purtroppo - quotidianamente sono soggetti ad attacchi che, fortunatamente, questo oggi non hanno avuto gravi conseguenze, ma che comunque minano alla base la sicurezza della loro azione in quella terra così terribilmente e drammaticamente mal ridotta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Bressa, provvederò ovviamente a riferire al Presidente Fini. Credo di esprimere il sentimento di tutta l'Assemblea augurando al nostro soldato di potersi ristabilire presto e compiutamente.

Si riprende la discussione (ore 11,12).

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, vorrei osservare anzitutto che nella giornata di ieri, come oggi qualche giornale giustamente titola, in un campo che è assai vicino a quello di cui parliamo, quello dei diritti umani (mi riferisco alla designazione di Irina Bokova e alla non designazione del Ministro della cultura egiziano Faruk Hosni), all'UNESCO si è segnata una pagina positiva. Diciamo che non ha vinto la realpolitik, come titola un giornale oggi. Naturalmente la questione dei diritti umani oscilla sempre fra questi due estremi, e cioè tra una loro compressione in nome e per conto della realpolitik e il rischio costante di una fuga in avanti. Penso che il dibattito al quale abbiamo assistito e al quale stiamo partecipando stamane dimostri che possa esserci innanzi tutto da parte del Parlamento un approccio giusto, più equilibrato, che miri all'essenziale, cioè nel caso in specie - come hanno osservato gli intervenuti che mi hanno preceduto - a far uscire da questo Parlamento una voce unitaria e quindi più forte a favore dei diritti umani nella Federazione russa.
Da questo punto di vista, noi che avevamo aderito alla mozione Casini ed altri n. 1-00224 con convinzione, non avevamo avuto opinioni contrarie alla mozione Evangelisti ed altri n. 1-00231 sottolineando - l'ho fatto in sede di discussione sulle linee generali - che anzi quest'ultima avesse il merito di allargare ad una disamina più ampia, ad una visione complessiva della questione dei diritti umani in Russia e, quindi, da Pag. 23questo punto di vista anch'essa procedeva nella direzione giusta. Ritengo quindi che siamo molto vicini ad una conclusione positiva e, per quanto ci riguarda, la auspichiamo con assoluta convinzione.
Ho detto che si parla del caso Khodorkovsky ma non si parla soltanto di questo. Si deve parlare del caso diritti umani in Russia e se ne deve parlare naturalmente tornando alla questione iniziale che ho posto e, cioè, una via equilibrata che consenta di superare le strettoie della realpolitik e, nel contempo, evitare fughe in avanti. Dobbiamo sapere - vi ha fatto riferimento l'onorevole Casini e d'altronde è stato anche il centro del mio intervento in discussione sulle linee generali e non ci voglio tornare - che certamente nella vicenda russa, nella crisi della faticosa e difficile crescita della democrazia in quel Paese, un Paese disabituato da sempre alla democrazia, l'Occidente non ha svolto nel corso di tutti questi anni la sua parte come avrebbe dovuto. Non è stata corretta la parte che ha giocato l'Occidente negli anni di Eltsin e della grande transizione.
Ho citato con qualche ragione credo gli anni dell'unilateralismo americano che non sono stati anni nei quali è stata aiutata una crescita delle componenti dell'opinione pubblica tale da poter consentire che in Russia non allignasse un nazionalismo per tanti versi di vecchio stampo, ma che nasce anche come reazione non solo al caos che si era determinato in quel Paese all'indomani del 1989, ma anche al sentimento di umiliazione che per qualche verso quel Paese ha provato verso un Occidente che guardava alla globalizzazione come ad fenomeno rispetto al quale non ci si poteva guardare indietro e non si poteva porre troppa attenzione ai Paesi che faticavano nel rincorrerla. Naturalmente tutto questo non ha niente a che vedere con l'analisi che troppi e molto autorevoli osservatori fanno sui rischi di un imperialismo. Sono tutte questioni che ci sono ben presenti, com'è giusto che sia. Sappiamo quali sono le questioni ma, facendo riferimento ad un appello di cui primo firmatario è Vàclav Havel, affermo che non possiamo pensare di mettere la questione nei termini che si sta per riscrivere un Patto di Monaco. Ritengo che in questo modo non andiamo sulla strada giusta. Come voi sapete quell'appello fa riferimento alla questione georgiana, che meriterebbe una trattazione a parte, dove certamente abbiamo visto scendere in campo mille tentativi russi da grande potenza imperiale, ma abbiamo visto anche ruoli drammaticamente chiari da parte dell'amministrazione americana in quel periodo. Dobbiamo dunque riportare questa grande questione dei diritti umani anche nel contesto della grande questione di come far progredire, come migliorare e far andare avanti i rapporti tra due mondi che non hanno più ragioni per essere mondi distanti e mondi separati da una barriera. Come? Occorre fare ogni sforzo perché la politica di distensione e la politica di collaborazione vada avanti. Questa è la strada perché le proposte, le richieste e le affermazioni che facciamo a favore di un ripristino o meglio di un'affermazione del rule of lawing in quel Paese divengano affermazioni convincenti che convincano quel mondo molto complesso.
Per farlo non vi è altra strada che quella - l'ho detto nel mio intervento in sede di discussione generale, ma credo che valga la pena di ripeterlo - che ha scelto Obama: quando Obama ha ritirato la proposta e l'idea di questi missili, che avevano come obiettivo l'Iran, ma che naturalmente creavano problemi più che giustificabili anche in altre aree e in particolare nel mondo russo, io penso che Obama abbia fatto la scelta giusta. È quella la strada attraverso la quale l'Occidente - che deve marciare unito e deve marciare insieme nelle sue sedi istituzionali (penso alla NATO), ma deve marciare insieme anche nella cogestione delle grandi scelte strategiche - può parlare un linguaggio nuovo a Putin e a Medvedev e quindi consente di riaprire una discussione e di invertire una tendenza in quel Paese, come ha osservato giustamente Casini, che si era manifestata e si è manifestata Pag. 24in questi anni, cioè una tendenza negativa, una tendenza in qualche modo a tornare indietro.
Io penso che questa sia la strada e vengo qui ad una considerazione che riguarda il Governo, al di là dell'enfasi, che giudichiamo o almeno io giudico eccessiva e retorica, con la quale il Presidente del Consiglio ha, nel corso di questi anni, insistito sui buoni rapporti con Mosca; io come Casini peraltro non ho alcuna obiezione su ciò, nel senso cioè che il tema di un buon rapporto tra Italia e Russia esista e che abbia come finalizzazione quello di aiutare buoni rapporti tra Europa e Russia e quindi tra Occidente e Russia: è una buona politica. Ma allora una buona politica - e concludo, signor Presidente, tornando alla retorica da una parte e alla realpolitik dall'altra - deve essere in grado di rompere lo schema che troppe volte certi silenzi e un certo scivolare su alcune tematiche fanno riemergere, cioè deve rompere la paura della realpolitik e dire quello che bisogna dire. In questo caso il Parlamento fa bene a dire tutte insieme parole giuste, coraggiose e oneste sul caso Khodorkovsky e sulla difesa dei diritti umani in Russia, quell'importante e lontano Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, se si voleva sollevare la questione dei diritti umani e dei diritti civili in Russia in quest'Aula, molto probabilmente il tema, la mozione ed il personaggio proposti questa mattina in maniera particolare dall'UdC forse non sono i migliori. Sappiamo che il noto magnate russo Mikahail Khodorkovsky è stato inquisito per evasione fiscale e frode, quindi molto probabilmente avevamo altre persone - lo sappiamo tutti: giornalisti russi, perseguitati e quant'altro - su cui porre l'attenzione. Molto probabilmente si è scelto il personaggio meno difendibile, secondo il nostro avviso.
Ma al di là di tutto ciò, ci sembra un po' forzato l'argomento richiamato stamani e secondo cui saremmo il primo Parlamento ad esprimersi su questo caso. Non solo: da un lato si ritiene che l'Italia ed in maniera particolare l'Unione europea debbano incentivare sempre più i rapporti con la Russia al fine di delimitare in un certo senso azioni che in quello Stato molto frequentemente vengono fatte nei confronti di persone e appunto nei confronti dei diritti di ciascun cittadino russo. Ma mi chiedo se questa sia la via migliore. Noi avremmo preferito in tutti i casi che vi fosse un'azione diplomatica pressante, non solo per questo caso ma per tutti gli altri casi che vi sono in Russia.
Avremmo preferito parlare in questo Parlamento di questioni come - e giustamente sono state accennate - quelle della Cecenia, dell'Ossezia del sud, dell'Abkhazia e di tutte le altre che sono state poste anche in altri luoghi istituzionali come, ad esempio, il Consiglio d'Europa.
Ma al di là di tutto questo, visto che come ha detto il presidente Casini non si vuole entrare nel merito delle decisioni della questione giudiziaria vera e propria - e vedo, invece, che nella mozione si entra nel merito - penso, tuttavia, che un nostro intervento diretto, come Parlamento, andrà a ritorcersi, molto probabilmente, contro il signor Mikahail Khodorkovsky. È per tale motivo, signor Presidente, che il nostro gruppo si asterrà sulla mozione Casini ed altri n. 1-00224 ed esprimerà voto contrario sulla mozione Evangelisti ed altri n. 1-00231. Ci asterremo per il semplice motivo che, come giustamente ha sottolineato il sottosegretario Mantica, questa mozione appare più che altro una forzatura in un momento in cui le questioni internazionali sono molto rilevanti. Signor Presidente, non dobbiamo dividerci in Parlamento e dobbiamo avere una voce unica. È per tale ragione, appunto, che ci asterremo.
Signor Presidente, molto probabilmente i diritti umani in Russia non sono ben tutelati ma dovremo porre tale questione in una discussione su una mozione proprio su questo tema e non farci paravento Pag. 25di questo magnate russo e di quant'altro per portare il problema all'esame dell'Assemblea. Pertanto - e lo ripeto - il nostro voto sarà di astensione sulla mozione Casini ed altri n. 1-00224 e contrario sulla mozione Evangelisti ed altri n. 1-00231 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, credo che il tema in discussione oggi offre l'opportunità, a partire dalla vicenda Khodorkovsky, di aprire un dibattito in questo Parlamento sulla questione del rispetto dei diritti umani e della democrazia in Russia. Credo che vada accolto positivamente anche il richiamo del collega Dozzo e della Lega di voler aprire un dibattito più ampio su questa tema. La maggioranza parlamentare, dall'inizio della legislatura, non ha voluto farlo e, dunque, se il gruppo della Lega Nord si farà promotore di un'iniziativa affinché si discuta della situazione della democrazia e dei diritti umani in Russia, anche al di là del caso Khodorkovsky, credo che tutti i gruppi di opposizione non potranno che accoglierlo positivamente, perché ciò che è avvenuto nel corso di questi anni in quel Paese è qualcosa che deve preoccupare tutti se si guarda, per una volta, la politica estera anche da tale punto di vista. In quel Paese, infatti, vi è stata un'involuzione autoritaria e nazionalista che è indubitabile, certificata e denunciata da organizzazioni internazionali, dal Parlamento europeo, dal Consiglio d'Europa e dalle Nazioni Unite e credo che questo non possa essere taciuto in un momento in cui il nostro Paese tende ad avere ottimi rapporti con la Federazione russa.
Come è avvenuta tale involuzione? Lo ha ricordato il presidente Casini ed anche altri. Da un lato, vi è stato l'avvio di una campagna militare da parte dell'allora candidato alle presidenziali russe Putin, che ha combattuto una guerra senza quartiere in Cecenia, cercando di trovare una soluzione militare a quello che era un problema politico, economico ed energetico e che sotto la copertura ideologica della guerra al terrorismo internazionale, che purtroppo anche gli occidentali hanno promosso, ha consentito di creare una situazione che ancora oggi non trova soluzione e che vede l'assassinio sistematico di tutti coloro che tendono a far emergere la verità su quanto sta accadendo.
L'altra campagna populista portata avanti dal Presidente Putin è stata la guerra agli oligarchi, di cui il caso e la vicenda di Khodorkovsky rappresenta un esempio, perché in nome della lotta a queste privatizzazioni, che avevano evidentemente arricchito solo alcuni gruppi di potere, Putin ha promesso al popolo russo che avrebbe riacquistato allo Stato e ai cittadini russi quella ricchezza.
Sappiamo, purtroppo, che quanto è stato fatto con le «rinazionalizzazioni» non ha fatto arricchire i cittadini e la popolazione russa, ma altri gruppi di potere e, in particolare, quelli legati al presidente Putin, di cui conosciamo la storia, che sicuramente non è una storia particolarmente democratica e liberale.
Perché è importante discutere nel Parlamento italiano di questo? Perché il Governo Berlusconi in questi primi 14 mesi di legislatura, ma anche nella legislatura precedente, si è fatto portavoce degli interessi della Federazione russa all'interno del mondo occidentale. È il Paese che si è esposto maggiormente, dando garanzie e legittimazione democratica al presidente Putin.
Non dimentichiamo, come non lo dimenticano tanti attivisti russi con i quali siamo in contatto, che il Presidente Berlusconi fu il primo leader occidentale a farsi garante, di fronte ai giornalisti e all'opinione pubblica internazionale, di quanto stava accadendo in Cecenia. Berlusconi si fece garante per Putin di quanto stava avvenendo e credo che questo tipo di iniziativa a livello internazionale si paghi.
Le polemiche che esistono, anche in queste settimane, nei confronti del Presidente Berlusconi da parte degli organi di stampa internazionali non possono Pag. 26essere solo lette come un interesse anti-italiano, espressione solo di gruppi di potere interessati a far cadere il nostro Governo - che andrebbero magari anche esplicitati, se si sa di chi si parla - ma derivano anche da una serie di prese di posizione che hanno esposto il nostro Paese alla vicinanza con regimi che hanno interessi contrapposti a quelli del mondo occidentale.
Di nuovo ieri il Presidente Berlusconi, come riportato oggi dai giornali, si è lamentato perché i giornalisti non avrebbero colto quello che era stato un atto encomiabile da parte del Governo italiano (addirittura descritto come un goal fantastico che Berlusconi avrebbe segnato), ossia il ravvicinamento tra gli Stati Uniti e la Russia che sarebbe stato determinato, per l'appunto, da un intervento italiano che avrebbe portato consiglio al Presidente Obama di sospendere l'attività di costruzione di uno scudo missilistico dell'Est Europa in grado di portare ad un riavvicinamento con la Russia.
Credo che, al di là delle battute, si debba vedere come andrà a finire questo processo, ma se questo riavvicinamento tra gli Stati Uniti e la Russia ci sarà, non sarà per merito o per intervento del Presidente del Consiglio italiano, ma perché negli Stati Uniti c'è un nuovo Presidente che si chiama Barack Obama, che ha mollato la guerra al terrorismo, che chiuderà Guantanamo e che vuole evitare politiche di tipo militaristico che il Governo Berlusconi evidentemente, con il sostegno anche alla Presidenza Bush, ha portato avanti nel corso di questi anni.
Allora perché è importante che il Parlamento italiano dica una parola chiara sul rispetto dei diritti umani e dei diritti civili in Russia? Non solo per i rapporti bilaterali che il nostro Paese ha con la Federazione russa, ma anche perché il nostro Paese ha attualmente la presidenza del G8. Il Presidente Berlusconi ha ospitato a L'Aquila nel nostro Paese il vertice dei leader mondiali.
Il tema del rispetto dei diritti umani e della democrazia è uno dei temi fondanti per i Paesi membri del G8 tra i quali è presente anche la Russia, come i colleghi sanno, da alcuni anni e non da sempre, proprio perché se ne voleva incoraggiare una evoluzione democratica, ma questo non è stato fatto e non è avvenuto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,35)

MATTEO MECACCI. Credo che, per quanto riguarda i rapporti con la nuova amministrazione americana, non vada sottovalutato quanto ha riportato Maurizio Caprara lo scorso 16 settembre in un'intervista pubblicata sul Corriere della Sera al nuovo ambasciatore americano.
In quell'intervista Caprara ricordava come nell'audizione che ha avuto davanti alla Commissione esteri del Senato lo scorso 16 luglio il nuovo ambasciatore americano Thorne ebbe a dichiarare che anche se Stati Uniti e Italia cooperano strettamente su numerosi temi, ci sono comunque alcune posizioni della politica estera italiana che continuano a preoccupare.
Questa è la posizione ufficiale del nuovo ambasciatore americano in Italia davanti al Senato degli Stati Uniti. Credo che se si vuole vendere all'opinione pubblica italiana che esiste un ruolo del nostro Paese di amicizia sia nei confronti degli Stati Uniti, sia della Federazione russa, bisogna iniziare a discutere anche del merito di queste dichiarazioni dell'ambasciatore americano e non millantare crediti che purtroppo, per il momento, non si possono far valere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e del deputato Mantini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Renato Farina. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, voteremo, come Popolo della Libertà, a favore della mozione Casini ed altri n. 1-00224 ed invitiamo l'onorevole Evangelisti a ritirare la sua mozione e a convergere su quella dell'onorevole Casini. Infatti, la mozione Evangelisti ed altri n. 1-00231, Pag. 27pur condivisibile in tanti punti, contiene elementi che fanno sembrare che qui si sia processata la Russia e poi vincolerebbe il nostro Paese a far firmare qualcosa alla Russia, che non si capisce bene che cosa sia.
Vorrei ringraziare il sottosegretario Mantica per aver spiegato la politica del nostro Governo sulle grandi questioni. È certo che la nostra tensione al dialogo con tutti i Paesi e la politica della mano aperta che ci ha fatto aprire anche canali di dialogo con l'Iran non comportano affatto una cecità sui diritti umani. La richiesta di trasparenza, specialmente delle questioni dei processi e sul diritto della difesa, è stata posta dal Ministro Frattini subito, nel momento in cui la vicenda Khodorkovsky è stata portata alla ribalta dai media internazionali per il secondo processo.
D'altra parte, credo che la realpolitik non consista nel promuovere il male per arrivare ad un bene, perché non è questa la morale. La realpolitik consiste nell'intravedere dei fili buoni e positivi sui quali appoggiarsi per costruire qualche cosa che aiuti gli interessi nazionali e la pace del mondo ed è quello che si sta manifestando in questi giorni. L'onorevole Mecacci ha ricordato le preoccupazioni dell'ambasciatore americano per un'eccessiva vicinanza e dipendenza dell'Italia dalla Russia. Nello stesso tempo però è giusto ricordare come, proprio in questi giorni, questa posizione sia considerata benedetta perché è grazie a questi rapporti forti con la Russia che l'America, accettando anche il pensiero di Berlusconi (spiace dirlo, ma è così) sulla questione dello scudo spaziale, abbia finalmente ritirato quello che i russi avvertivano come una minaccia. La Russia adesso si sta aprendo anche ad un dialogo interessante sull'Iran, togliendo quella specie di protezione che sembrava autorizzare Ahmadinejad a procedere nella corsa nucleare.
Pertanto, la posizione espressa dal Governo trova una totale condivisione ed è coerente con le linee politiche generali. A proposito della mozione su Khodorkovsky, al di là degli aspetti assolutamente condivisibili che riguardano la necessità di sottolineare il diritto alla difesa e ad un giusto processo in qualsiasi parte del mondo, occorre approfondire un poco questa storia, perché ha ragione Dozzo a ritenerla in fondo marginale rispetto ai grandi temi che riguardano i diritti umani in Russia, ma è comunque interessante perché meriterebbe un approfondimento. Si è parlato qui di transizione rispetto a quello che è accaduto in Russia e converrebbe rileggere la storia di questo Paese.
Nel momento in cui Eltsin si trova dinanzi...

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Farina, chiederei ai colleghi che sono qui davanti...

RENATO FARINA. Loro si fidano così tanto di me che non hanno bisogno di ascoltarmi.

PRESIDENTE. No, però io non riesco neanche a sentirla. Invito i colleghi qui davanti a non disturbare. Prego, onorevole Renato Farina, prosegua pure.

RENATO FARINA. Subito dopo la caduta del Muro, subito dopo l'avvento del post-comunismo in Russia si presenta una specie di prateria sconfinata a chi volesse afferrare il potere: si trova Eltsin che godeva sicuramente di un grande appoggio popolare. Eltsin inizia di fatto l'accaparramento di quelle che prima erano le risorse di Stato, scontrandosi con altre cupole. Nel 1993 - è passato sotto silenzio - ci fu, dopo il tentato golpe del 1991, un bombardamento del Parlamento. A questo punto Eltsin comprese che era necessario cooptare altre forze e la scelta cadde su Putin che, tra i giovani elementi del KGB, era quello che poteva avere meno responsabilità sul passato, proprio per la sua giovanissima età. Putin era vicesindaco di San Pietroburgo e aveva una capacità operativa molto chiara, forte e un vasto consenso. Quello che è accaduto poi è noto: alcuni uomini, usufruendo di capitali misteriosi, si sono accaparrati dalla Russia. Pag. 28
Sarebbe interessante capire veramente cosa è successo, perché questi denari sono i denari del PCUS, del Partito comunista dell'Unione Sovietica e sarebbe veramente interessante rileggere la storia della Russia, magari riaprendo il dossier Mitrokhin, cosa che questo Parlamento ha cercato di fare essendo più volte contrastato. In tal modo si capirebbero molte più cose sulla Russia di oggi e si capirebbero anche i movimenti di quei flussi di denaro che hanno aperto la conquista a vasti territori che appartenevano allo Stato - e il popolo russo si sentiva in primis in diritto di poterne godere - e che invece sono finiti nelle mani di particolari magnati. Capisco che essi possano difendersi, devono sicuramente far valere i loro diritti, ma ne va raccontata pienamente la storia.
Il personaggio che qui stiamo difendendo, Khodorkovsky, non ha finanziato solo i partiti liberali ma anche, guarda un po', il partito post-comunista: questo non va taciuto e fa capire la complessità della situazione russa. D'altra parte Casini ha citato i dissidenti russi, ma uno come Solzhenitsyn, incontestabilmente il maggior dissidente russo e una grandissima personalità, non ha fatto mancare il suo sostegno a Putin e questo vuole dire qualcosa all'interno di questa guerra in Russia tra questi magnati, questi oligarchi, e la rimanente parte.
Quanto poi alla risoluzione McCain e Obama bisogna tener conto che, nel momento in cui con un provvedimento sicuramente poco legale Khodorkovsky è stato privato della proprietà della Yukos e della libertà, stava trattando la cessione alla Exxon per 19 miliardi di dollari di un patrimonio che gli era costato 250 milioni di euro avuti dalla banca Rothschild, con denari che non si capisce bene da che parte arrivassero e forse arrivavano proprio dal PCUS e magari sono transitati anche da San Marino; da lì sono transitati anche altri denari che hanno finanziato altre cose anche in Italia, questo non lo dice nessuno, non lo studia nessuno, non fa parte dei diritti umani ma fa parte della storia di questo post Muro di Berlino.
Detto questo io credo che sia importante che tutti si converga - invito la Lega a ripensarci sulla mozione Casini - per trovare una base di partenza, sul fatto che in questo nostro Paese la politica del Governo - mi rivolgo alla Lega - è veramente diretta a tenere insieme gli interessi del Paese, gli interessi globali, gli interessi di tutto il mondo e della pace del mondo, ma anche («ma anche»non nel senso in cui viene schernito, come se fossero due cose contrapposte) dentro una ricerca potente dei diritti umani (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato al quale ricordo, tuttavia, che per il suo gruppo ha già parlato l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Sono pienamente d'accordo sul fatto che il Parlamento italiano si debba battere per garantire il rispetto dei diritti umani dei cittadini russi, ma credo anche che debba essere allertato, in questo momento, nel difendere soprattutto le libertà e i diritti umani dei cittadini italiani.
I diritti civili dei cittadini italiani in questo momento sono messi in discussione perché l'architrave dei diritti dei cittadini italiani viene messa in discussione in Italia, ossia il diritto all'informazione. Infatti, in Russia ammazzano i giornalisti, ma nel nostro Paese li ammazzano diversamente manipolando e deviando le istituzioni, come avviene, ad esempio, con la trasmissione Annozero. Il direttore di RAI2, che ha un ottimo curriculum perché segnalava alla RAI giornalisti o professionisti che gli venivano segnalati dal clan della Magliana, è proprio adatto a fare dei «lavori sporchi», cioè non far andare in onda una trasmissione come Annozero perché non vogliono dar voce alla libera informazione. Stanno cercando di sopprimere la libera informazione in Italia. Per fortuna ci sono giornali come l'Unità e la Repubblica che stanno tenendo la schiena dritta e da oggi c'è anche il Fatto quotidiano che dà voce Pag. 29alla libera informazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, che tristezza aver ascoltato l'intervento di pochi istanti fa, perché penso a quanto sia difficile fare il giornalista in Russia rispetto all'Italia, non fosse che per i redditi di certi conduttori televisivi e di certi capi redattori di alcuni giornali (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ciò premesso, ha già parlato il collega Renato Farina e quindi c'è poco da aggiungere; tuttavia, vorrei sottolineare che la mozione a prima firma Casini n. 1-00224 è stata sottoscritta da diversi colleghi del Popolo della Libertà e anche del Partito Democratico. L'abbiamo fatto per una preoccupazione serena, ma anche vera, su ciò che sta succedendo in Russia per quanto riguarda i diritti umani. In una battuta, vorremmo che con la Russia non ci fosse lo stesso atteggiamento che da tanti anni c'è con la Cina ovvero che, dovendo fare affari, si chiudono tutti e due gli occhi.
Riteniamo che sia doveroso inserire la Russia il più possibile nel contesto europeo, ma non abbassare la guardia sulle criticità del sistema russo, a partire dal sistema giudiziario che, al di là del caso di specie affrontato nelle mozioni in esame, è sovente oggetto di corruzione e chi fra i colleghi segue i casi di adozione si rende conto di ciò che dico. Là c'è una libertà di stampa che è veramente pericolosa, non come in Italia dove qualche volta è davvero abusata.
Quindi, credo che dobbiamo approvare questa mozione e, accogliendo anche ciò che ha affermato il sottosegretario Mantica, dobbiamo renderci conto che l'Italia, da una parte, deve essere garante verso la Russia per inserirla in Europa, ma, dall'altra, deve anche avere le mani libere per chiedere a Putin e alla Russia di avere un rapporto sereno, sincero e che cresca nell'ambito della democrazia con la questione del rispetto dei diritti umani (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guzzanti. Ne ha facoltà per due minuti.

PAOLO GUZZANTI. Signor Presidente, la ringrazio per aver accolto la mia richiesta di intervenire all'ultimo momento e annuncio, innanzitutto, il mio voto favorevole, a nome del Partito liberale, sulla mozione a prima firma Casini n. 1-00224.
Sono stato richiamato dall'intervento del collega Renato Farina il quale ha citato la Commissione Mitrokhin e il relativo dossier rispetto al fatto affrontato nelle mozioni. Credo che in quest'Aula vi sia una mancanza di informazione del tutto comprensibile anche perché i nostri giornali, telegiornali e servizi di approfondimento negano agli italiani la conoscenza della Russia che, viceversa, c'è in Francia, in Germania, negli Stati Uniti, in Inghilterra dove questi argomenti sono molto più conosciuti che da noi. Si parla vagamente di un problema di diritti umani in Russia e si dice anche, come ho sentito, che il caso Khodorkovsky, in fondo, è stato scelto male perché su di lui gravano delle accuse piuttosto pesanti come quella di non aver pagato le tasse.
Bisogna sapere che in Russia non esisteva alcuna borghesia imprenditoriale e, negli anni di Eltsin, alcuni valorosi, altri anche profittatori, tentarono di costruire un tessuto industriale, che poi è stato soppresso completamente dagli uomini del KGB, di cui l'attuale Primo ministro Vladimir Putin è l'ultimo rappresentante, essendo stato il capo del I dipartimento, che oggi si chiama SVR e poi direttore del FSB, ed è un uomo il quale nel 1992 è stato sottoposto ad un'indagine del Parlamento, della Duma russa ed è stato condannato, con un documento molto ampio della Duma, da un punto di vista morale, per aver profittato del... (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).Pag. 30Sì, tempo, tempo, per carità... Non diciamole queste cose, toglietegli la voce, tagliategli il microfono, basta, tempo, tempo, naturalmente... Questo è il nuovo criterio con cui in Italia si dibatte di politica estera. L'ambasciatore Thorne, prima di venire qui...

PRESIDENTE. Onorevole Guzzanti, la ringrazio.

PAOLO GUZZANTI. Mi toglie la parola?

PRESIDENTE. Onorevole Guzzanti, non le tolgo la parola, le chiedo di concludere, ha esaurito il tempo a sua disposizione.

PAOLO GUZZANTI. Per carità, naturalmente, grazie.

PRESIDENTE. Mi spiace.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Casini ed altri n. 1-00224, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Misuraca, Cesa, Agostini, Verini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 478
Votanti 431
Astenuti 47
Maggioranza 216
Hanno votato
430
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Evangelisti ed altri n. 1-00231, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lanzillotta, Golfo, Simeoni, Latteri, Traversa, Ruvolo, Rampi, Buttiglione, Galletti, Verini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 481
Votanti 480
Astenuti 1
Maggioranza 241
Hanno votato
238
Hanno votato
no 242).

Seguito della discussione delle mozioni Ghizzoni ed altri n. 1-00229, Leoluca Orlando ed altri n. 1-00232, Centemero, Goisis ed altri n. 1-00235, Capitanio Santolini ed altri n. 1-00237 e Lo Monte ed altri n. 1-00238 concernenti misure a favore del personale precario della scuola (ore 12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Ghizzoni ed altri n. 1-00229, Leoluca Orlando ed altri n. 1-00232, Centemero, Goisis ed altri n. 1-00235, Capitanio Santolini ed altri n. 1-00237 e Lo Monte ed altri n. 1-00238 concernenti misure a favore del personale precario della scuola (vedi allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta del 21 settembre 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni presentate.

Pag. 31

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, le premesse delle mozioni dell'onorevole Ghizzoni, dell'onorevole Leoluca Orlando e dell'onorevole Capitanio Santolini hanno in comune l'attribuzione della responsabilità della situazione di disagio che sta vivendo il personale scolastico precario ai provvedimenti contenuti nel decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, nonché nel decreto-legge n. 137 del 1o settembre del 2008. Il realtà, le cause del descritto disagio vengono da lontano e sono da attribuire a precedenti gestioni, che hanno ingenerato aspettative non fondate sulla reale capacità di assorbimento del sistema scolastico.
Questo Governo ha assunto l'impegno di mettere in ordine i conti pubblici e di restituire qualità, efficacia ed efficienza al sistema scolastico italiano per avvicinarlo agli standard europei ed internazionali. Del resto, l'esigenza di razionalizzazione era già stata prevista dalla legge finanziaria per l'anno 2007. Al comma 605 dell'articolo 1 si sosteneva allora, tra l'altro, che con uno o più decreti del Ministro della pubblica istruzione dovevano essere adottati interventi concernenti la revisione, a decorrere dall'anno scolastico 2007-2008, dei criteri e dei parametri per la formazione delle classi al fine di valorizzare la responsabilità dell'amministrazione e delle istituzioni scolastiche, individuando obiettivi da attribuire ai dirigenti responsabili articolati per i diversi ordini e gradi di scuola e le diverse realtà territoriali, al fine di incrementare il valore medio nazionale del rapporto alunni-classi dello 0,4 per cento. Si sarebbe dovuto poi procedere alla revisione dei criteri e dei parametri di riferimento ai fini della riduzione della dotazione organica del personale amministrativo, tecnico e ausiliario.
Gli obiettivi fissati dalla predetta finanziaria sono stati conseguiti, come è noto, soltanto in parte con la conseguente applicazione della clausola di salvaguardia, che ha comportato, da un lato, una rimodulazione negli anni successivi dei tagli previsti e non operati e, dall'altro lato, un taglio lineare degli stanziamenti del Ministero della pubblica istruzione per spese di funzionamento e di supplenze di circa 500 milioni di euro. Si tratta di un taglio che è alla base dell'attuale grave sofferenza delle scuole, nonostante il parziale reintegro operato da questo Governo dei finanziamenti necessari.
In questa prospettiva di razionalizzazione del sistema si collocano, dunque, le disposizioni introdotte dall'articolo 64 del citato decreto-legge n. 112 in materia di organizzazione scolastica, il cui impianto complessivo è stato riconosciuto costituzionalmente legittimo con la sentenza della Corte costituzionale n. 200 del 24 giugno 2009, che ha ritenuto non fondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate sui commi 3 e 4, dalla lettera a) alla lettera f). Le misure dei provvedimenti ivi contenuti, inserendosi nel più ampio contesto del globale contenimento della spesa pubblica in relazione alla difficile congiuntura finanziaria ed economica internazionale, hanno inteso salvaguardare quanto più possibile il sistema scolastico.
Contrariamente a quanto avvenuto in passato, gli interventi previsti rientrano nell'ambito del processo di riqualificazione del sistema scolastico italiano e mirano a realizzare il riordino complessivo del sistema attraverso la valorizzazione dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, il pieno coinvolgimento delle regioni e delle autonomie locali, una nuova governance territoriale dell'istruzione e formazione ed un più appropriato ed efficace utilizzo delle risorse.
In relazione ai dati esposti nelle mozioni, va rilevato quanto segue: per l'anno scolastico 2009-2010, al fine di garantire continuità didattica agli studenti e assicurare la stabilità necessaria al personale della scuola e la continuità organizzativa a tutte le istituzioni scolastiche, sono state autorizzate 16.647 assunzioni, e precisamente 647 dirigenti scolastici, 8 mila docenti e 8 mila amministrativi, tecnici ed ausiliari.
La riorganizzazione della scuola ha riguardato, per l'anno scolastico 2009-2010, 42.100 unità di personale docente. Tuttavia, tenuto conto del consistente numero Pag. 32di insegnanti che al termine dell'anno scolastico 2008-2009 è stato collocato a riposo, il numero dei docenti con contratto a tempo determinato a cui non può essere riconfermato il contratto nell'anno scolastico 2009-2010 si è notevolmente ridotto.
Altrettanto può dirsi per il personale amministrativo, tecnico ed ausiliario della scuola, considerato che la riduzione di organico di circa 15 mila unità è in gran parte compensata dai pensionamenti avvenuti al termine dell'anno scolastico 2008-2009. Secondo le stime del turnover nel sistema scuola, si ha peraltro motivo di ritenere che nell'anno scolastico 2010-2011 si determineranno le condizioni per un sostanziale riassorbimento di tutte le attuali posizioni di contratto a tempo determinato.
Nell'immediato, pure a fronte dell'attuale difficile congiuntura economica, il Governo ha predisposto un pacchetto di misure strettamente collegate tra loro per venire incontro alle esigenze del personale precario, cui non sarebbe stato possibile rinnovare l'incarico a tempo determinato per il corrente anno scolastico.
Va, peraltro, osservato che la consistenza numerica, sia sulla base della stima dei dati, sia sulla base dei conteggi che si stanno effettuando, è significativamente inferiore rispetto a quanto riportato nelle mozioni, ed in particolare in quella dell'onorevole Leoluca Orlando.
Nel pacchetto di misure governative è in via di emanazione il provvedimento normativo in base al quale, per l'anno scolastico 2009-2010, le supplenze temporanee sono assegnate con precedenza assoluta al personale docente e ATA già destinatario di supplenze annuali o fino al termine delle attività scolastiche nel precedente anno.
Questo provvedimento prevede, inoltre, che l'amministrazione scolastica possa promuovere, in collaborazione con le regioni, progetti con attività di carattere straordinario, progetti di arricchimento dell'offerta formativa finalizzati al rafforzamento delle competenze di base degli alunni previste per l'obbligo di istruzione, all'integrazione e al sostegno dei soggetti svantaggiati o disabili, al contrasto dei fenomeni di dispersione scolastica, nonché all'allungamento del tempo scuola, da realizzarsi prioritariamente mediante l'utilizzo dei lavoratori precari della scuola di cui sopra percettori dell'indennità di disoccupazione, cui può essere, inoltre, corrisposta un'indennità di partecipazione a carico delle risorse messe a disposizione dalle regioni.
In tale direzione sono già stati stipulati accordi con alcune regioni, quali la Campania, la Lombardia, la Puglia, il Molise, il Veneto, la Sardegna e la Sicilia, per dare sostegno ai precari che non avranno riconfermato l'incarico annuale.
Tali accordi prevedono appunto la realizzazione di progetti per il rafforzamento dell'offerta formativa, con particolare riguardo alle diverse realtà territoriali; in questi progetti è esplicitamente previsto il coinvolgimento prioritario dei precari che non avranno riconfermato l'incarico annuale. Altri accordi di analogo contenuto sono in fase di conclusione con altre regioni; dopo l'emanazione della norma, qualora necessario, questi accordi già sottoscritti saranno adattati al nuovo quadro normativo al fine di espandere il più possibile la platea di insegnanti ed ATA.
Questo provvedimento si pone in coerenza con gli indirizzi del Governo di trasformare politiche passive di carattere assistenziale in politiche attive di lavoro: il personale interessato, infatti, in caso di mancato conferimento di un nuovo contratto di supplenza almeno fino al termine dell'anno scolastico, ha il titolo comunque ad un'indennità di disoccupazione a carico dell'INPS, con il coinvolgimento prioritario nelle occasioni di supplenze brevi e nei progetti speciali, anche previsti con le convenzioni con le regioni. L'indennità di disoccupazione, senza cambiamento di status giuridico, diventerà una sorta di indennità di disponibilità con integrazione del reddito per gli eventuali periodi non lavorativi che dovessero presentarsi. Secondo questo sistema, a fronte di un'eventuale discontinuità lavorativa sarà comunque garantita una continuità di reddito. Pag. 33
Proprio per rendere efficiente il sistema intermittente di attivazione e cessazione dell'accesso all'indennità di disoccupazione, a questa misura si affianca la convenzione stipulata con l'INPS, in base alla quale il personale in argomento potrà fruire della corresponsione dell'indennità di disoccupazione prevista dal decreto-legge n. 185 del 29 novembre 2008, convertito dalla legge n. 2 del 28 gennaio 2009, per tutti i periodi in cui spetti, attraverso una gestione automatizzata degli adempimenti burocratici, tramite una piattaforma informatica che collegherà tutte le amministrazioni scolastiche con la stessa INPS.
Lo stesso provvedimento prevede infine che il personale precario interessato all'applicazione delle nuove disposizioni normative ha titolo alla valutazione dell'intero anno di servizio nelle graduatorie ad esaurimento nelle quali risulta inserito, e non è soggetto all'alea del conferimento delle supplenze, evitandosi in tal modo tensioni sociali legate all'attuale crisi occupazionale, garantendo un clima più sereno del sistema scolastico.
La particolare tutela di tali categorie di personale trova fondamento nella circostanza che nell'anno scolastico 2010-2011, secondo le stime del turnover nel sistema scuola, si determineranno le condizioni per un sostanziale riassorbimento di tutte le attuali posizioni di contratto a tempo determinato.
Per ciò che concerne la consistenza complessiva delle dotazioni organiche del personale ATA, va ricordato che la sua riduzione, rispetto a quella determinata per l'anno scolastico 2007-2008, era stata già prevista dalla legge finanziaria del 2008. L'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008 ha poi disposto la revisione dei criteri e dei parametri per la determinazione della consistenza complessiva dei vari profili professionali di detto personale, alla luce delle misure contenute nello stesso articolo 64, quali il dimensionamento delle istituzioni scolastiche, nonché alla luce della revisione dell'orario degli assistenti tecnici e delle previsioni contenute nell'articolo 40, comma 5, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, che consentono alle istituzioni scolastiche consorziate tra di loro di affidare in appalto i servizi di pulizia dei locali scolastici e le loro pertinenze, a condizione che si apporti una riduzione della dotazione organica di istituto in misura tale da consentire la compensazione dei costi contrattuali.
A tale proposito va evidenziato che il decreto del Presidente della Repubblica n. 119 del 22 giugno 2009, che reca il regolamento per la determinazione dei criteri e dei parametri che presiedono alla quantificazione e all'assegnazione delle risorse di detto personale, salvaguarda nella misura massima possibile le figure amministrative necessarie allo sviluppo dell'autonomia scolastica.
La ripartizione della consistenza numerica nazionale delle dotazioni organiche a livello regionale ha tenuto conto delle specificità degli ambiti territoriali interessati con riferimento, in particolare, alle peculiarità strutturali, organizzative e operative delle istituzioni scolastiche e alle diversità conseguenti alle situazioni ambientali e socio-economiche, e ha inoltre tenuto conto delle funzioni e dei compiti previsti per i profili professionali del personale.
Ulteriore rilevanza è stata riservata ai diversi contesti territoriali interessati ai fenomeni migratori, alle distanze ed ai collegamenti tra le istituzioni scolastiche situate nei comuni montani e nelle piccole isole, a conferma della dovuta attenzione prestata nei confronti di tutte le realtà territoriali (ivi incluse ovviamente le regioni meridionali, alle quali fa specifico riferimento la mozione n. 1-00238 dell'onorevole Lo Monte ed altri).
Spetta poi alla direzione scolastica regionale assegnare le risorse di personale alle province di competenza in modo da assicurare condizioni di sicurezza per gli alunni e per tutto il personale della scuola, in riferimento sia alla dimensione e complessità, sia al numero degli edifici utilizzati e in modo da garantire la necessaria efficacia ed efficienza del servizio. Pag. 34
Relativamente alle scuole dell'infanzia, la cui frequenza non è obbligatoria e va quindi garantita nei limiti delle disponibilità finanziarie e di organico annualmente previste dalle vigenti disposizioni e concordate con il Ministero dell'economia e delle finanze, non risponde al vero quanto affermato nella mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00237 circa la disattivazione di numerose sezioni di scuola dell'infanzia. Infatti, pur in presenza delle ricordate esigenze di contenimento dei posti di insegnamento, il decreto interministeriale sugli organici nell'anno scolastico 2009-2010 ha confermato in tutte le realtà regionali il contingente di posti assegnato a tale settore per il precedente anno scolastico 2008-2009, che complessivamente assomma a 80.157 unità.

PRESIDENTE. Sottosegretario Pizza, la invito a concludere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Per quel che riguarda in particolare le sezioni primavera, destinate ai bambini di età compresa tra i 2 e i 3 anni, si auspica che su tale tematica si riapra al più presto un costruttivo dialogo con le regioni, considerato che sono stati approntati i finanziamenti ed uno schema di accordo.
Quanto al tempo pieno nella scuola primaria va rilevato che l'aumento del tempo pieno che si è avuto negli ultimi dieci anni è stato mediamente di mezzo punto percentuale: ebbene, quest'anno si registra un incremento di 2 punti percentuali rispetto all'anno scolastico 2008-2009, risultando del 27 per cento la quota di classi attivate con il tempo pieno. Ovviamente l'incremento del tempo pieno risulta prevalentemente nelle classi del primo anno di corso, mentre rimangono confermati i quadri orari per le classi successive.
Passando ora alla scuola secondaria di primo grado, e mi avvio a concludere...

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, deve esprimere anche i pareri.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, allora esprimo i pareri e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del mio intervento.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Il Governo esprime parere contrario sulle mozioni Ghizzoni ed altri n. 1-00229 e Leoluca Orlando ed altri n. 1-00232, mentre per quanto riguarda la mozione dell'onorevole Capitanio Santolini ed altri n. 1-00237 il parere è favorevole limitatamente al terzo capoverso del dispositivo. Il Governo esprime altresì parere favorevole sulle mozioni Centemero, Goisis ed altri n. 1-00235 e Lo Monte ed altri n. 1-00238.

PRESIDENTE. Mi scusi signor sottosegretario, qual è il parere sul resto della mozione Capitanio Santolini?

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Il Governo esprime parere favorevole solo sul terzo capoverso del dispositivo mentre sul resto della mozione il parere è contrario.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, il Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud ha inteso presentare una mozione autonoma perché ha voluto che in questo Parlamento, nell'ambito di una discussione Pag. 35più generale sui problemi della scuola, ci fosse una riflessione più approfondita sui più gravi problemi che attanagliano la scuola nel Mezzogiorno del Paese. L'Italia deve investire sul sapere e sui suoi giovani, deve garantire alle nuove generazioni gli strumenti della cultura e della conoscenza per essere all'altezza delle sfide della società globale.
Con l'entrata in vigore della «riforma Gelmini», che ha ottenuto dei risultati importanti con provvedimenti anche condivisibili in astratto, si sono registrate delle conseguenze sui livelli occupazionali che hanno ulteriormente aggravato la situazione di sostanziale disuguaglianza che esiste tra la scuola del sud e la scuola del resto del Paese.
Questa disuguaglianza, a dieci anni dall'attribuzione dell'autonomia alle istituzioni scolastiche, sta assumendo caratteristiche sempre più marcate per via di un sistema economico, sociale e culturale caratterizzato dal divario che separa il nord dal sud del Paese.
Gli indicatori monitorati dall'Unione europea per misurare i progressi nell'aumento dell'istruzione della popolazione vedono l'Italia in una posizione di ritardo: nel 2006 il 20,8 per cento degli studenti era fermo alla licenza media, senza frequentare alcun corso di formazione, contro una media europea del 15,3 per cento. Tra le regioni con le più evidenti difficoltà ci sono la Campania (28,8 per cento), la Sicilia (26 per cento) e la Puglia (23,9 per cento).
I dati ufficiali sulla qualità dell'istruzione - indagine OCSE-Pisa - restituiscono uno scenario sicuramente non rassicurante delle competenze e delle capacità acquisite dagli alunni italiani, confermando che i livelli di preparazione mostrano indicative disuguaglianze tra nord e sud del Paese.
Recentemente lo Svimez ha delineato un sud in cui i figli dei disoccupati non possono studiare. Per il 60 per cento di loro, diplomarsi e laurearsi sono obiettivi irraggiungibili; soltanto il 34 per cento dei figli di disoccupati riesce a continuare gli studi, con forti dislivelli da regione a regione. In Campania la percentuale scende ben al di sotto del 30 per cento. Soltanto il 19 per cento dei figli continua gli studi oltre le scuole medie, quando il capofamiglia disoccupato è egli stesso privo di titolo di studio. Una situazione ancora più difficile è relativa all'edilizia scolastica per cui chiediamo al Governo un particolare impegno per investire in questo settore.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il precariato nel mondo della scuola nasce da lontano ed è la diretta conseguenza di normative che, nel nostro tempo, hanno prodotto un costante ampliamento delle graduatorie con personale da assumere definitivamente, immettendolo in ruolo nell'organico.
Pur consapevoli di aver ereditato un sistema educativo negativamente condizionato da politiche fondate sul concetto di scuola come ammortizzatore sociale, siamo dell'idea che il Governo abbia il dovere di coniugare l'esigenza di cambiamento, di rigore e di qualità, palese nel nostro sistema scolastico, con la tutela dei diritti acquisiti dai tanti precari, che da anni attendono la regolarizzazione della posizione lavorativa. La riduzione di 30 mila posti di personale prevista dalla legge finanziaria del 2007 ha riguardato pressoché esclusivamente le regioni meridionali, ed ha inciso negativamente anche sull'integrazione degli alunni disabili ed immigrati che sono in continuo aumento. Ora il taglio di oltre 40 mila posti di personale docente, e di 15 mila posti di personale ATA previsti per l'anno scolastico 2009-2010, si ripercuoterà prevalentemente sul sistema scolastico delle regioni meridionali.
Signor sottosegretario, già durante la discussione in Aula sulla riforma Gelmini, il Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud aveva evidenziato come gli effetti di quella riforma avrebbero potuto avere conseguenze negative dal punto di vista dell'occupazione dei precari, in modo particolare nel sud e ancora di più in regioni come la Campania e la Sicilia. Da questo punto di vista, avevamo messo in guardia il Ministro del Governo dalle conseguenze Pag. 36negative per una parte del nostro Paese, dove tra l'altro non esistono concrete e significative alternative occupazionali.
Quindi, con la nostra mozione, abbiamo inteso impegnare il Governo in modo particolare su questo aspetto, per trovare soluzioni concrete. Apprezziamo gli sforzi che sono stati compiuti, gli accordi che sono stati stipulati con alcune regioni, ma riteniamo (questo è il senso nostra mozione), signor sottosegretario, che il Governo debba porre definitivamente fine a questo fenomeno del precariato nell'ambito della scuola italiana, che non garantisce il futuro occupazionale di tanti docenti. Riteniamo che il parere favorevole espresso dal Governo sulla nostra mozione segnerà una tappa importante da questo punto di vista, e mi auguro che ci siano risultati concreti a favore della scuola nel suo complesso, ma in modo particolare, visto che questo è l'aspetto che esaminiamo, di tutti i precari e ancora di più di quelli meridionali (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, signor sottosegretario, nell'intervento svolto per illustrare la mozione, avevamo sottolineato, come Italia di Valori, lo scarto che esiste tra diritti costituzionalmente previsti, come il diritto al lavoro, all'istruzione e alla libertà che si coltiva con la conoscenza (che è il diritto dei diritti), e i comportamenti del Governo. Avevamo, altresì, evidenziato lo scarto tra le affermazioni del Ministro Gelmini, che sostiene di essere odiata dalla sinistra, e il comportamento dei governatori di tutte le regioni che si rifiutano di dialogare con il Governo proprio in ragione dei tagli alla scuola.
Questa mattina devo registrare un terzo scarto fra le sue dichiarazioni e la reale condizione della scuola oggi nel nostro Paese. La sofferenza dei docenti, dei precari e dei precari del personale amministrativo, è stata espressa anche da una lettera accorata di un insegnante precaria letta in Aula dal presidente Di Pietro. Voglio ricordare, ancora una volta, che in questa vicenda vi sono due elementi che meritano una particolare attenzione: il primo, riguarda la sensazione che il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca non consideri che in questo Parlamento abbia un ruolo significativo il sistematico confrontarsi, non soltanto in Aula, ma anche con la Commissione competente.
Lo dico senza togliere per nulla valore al senso della sua presenza, ma credo che in un momento in cui la scuola è sottoposta ad una profonda tensione, forse maggiore attenzione ed ascolto da parte del Ministro, tanto per le esigenze degli insegnanti, dei precari e del personale della scuola, quanto nei confronti del Parlamento, sarebbero sicuramente necessari.
Vorrei sottolineare un altro aspetto. Il mondo della scuola, della scuola pubblica, è rimasto nell'ambito del pubblico impiego probabilmente l'ultimo settore nel quale l'accesso è sottoposto a controllo. Infatti ormai nel settore del pubblico impiego, con l'abrogazione di fatto delle procedure concorsuali e con l'istituto delle chiamate dirette, sostanzialmente si assiste ad una liberalizzazione - la parola è veramente infelice - e direi ad un'assunzione arbitraria di personale. Nel mondo della scuola le graduatorie fanno sì che vi sia un controllo (il numero 226, ad esempio, in graduatoria sa tutto del 227 e del 225), un controllo sull'accesso che è un valore che rischia di essere sicuramente distrutto.
Infine vi è una preoccupazione che fa riferimento alla mozione presentata dal Partito Democratico, che noi sosteniamo e condividiamo, ma nella quale c'è un aspetto che ci lascia perplessi. Non vorremmo che il delegare alle regioni la soluzione di questo problema vada a creare delle sorte di liste di docenti di serie A (quelli non regionali) e di serie B (quelli regionali). Nella mozione - devo dire - vi è un riferimento ad uno schema nazionale Pag. 37da definire nel rapporto Stato-regioni che ci rassicura un poco, ed è la ragione per la quale alla fine voteremo a favore di questa mozione, però con questa riserva che nasce dal prestare attenzione al fatto che attraverso quel meccanismo eventuale non si proceda poi a confinare in liste di serie B il personale docente, al quale tra un anno verrà detto: «Scuola? Ma voi non fate parte del comparto della scuola» (così si registrerà una fuoriuscita sostanziale dal comparto della scuola di questi insegnanti). Lo ripeto, il riferimento allo schema unitario sposta a quella sede l'eventuale garanzia della prospettiva. Per questo insistiamo per il voto del Parlamento a favore della nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione ovviamente le argomentazioni del sottosegretario per quello che riguarda la nostra mozione. Di alcuni argomenti abbiamo preso buona nota, altri ci hanno convinto in maniera molto relativa. È corretto ed è giusto che il sottosegretario, come del resto abbiamo fatto tutti noi, parli di una grave sofferenza della scuola, ed è giusto anche parlare di una razionalizzazione del sistema e del fatto che i problemi della scuola vengono da lontano e non sono semplicemente frutto di scellerate politiche recenti. Questi sono aspetti abbastanza acquisiti e - direi - scontati, ma non determina una patente giustizia il fatto che sia garantita la legittimità costituzionale. Nessuno immagina di poter dar vita a provvedimenti che non siano costituzionali.
Quello che il sottosegretario Pizza non ha sottolineato abbastanza, e che secondo noi è il dramma della scuola italiana in questo momento, risale alla famosa legge n. 133 del 2008 e ai tagli lineari che sono stati fatti dal Governo. Possiamo anche dire che non sono stati fatti solamente e semplicemente dal Ministro Gelmini, ma sono stati voluti dal Ministro Tremonti. La tragedia della scuola risale a questo tipo di politica che ha una logica assolutamente distorta e distorcente e che ha portato dei gravi, gravissimi danni alla scuola.
Che fosse necessaria una razionalizzazione e che dovessimo cambiare alcune cose era pacifico. Ricordo che il Ministro Gelmini disse che non avrebbe previsto riforme incisive e avrebbe fatto tesoro di quanto avevano disposto i suoi colleghi nelle precedenti legislature: così non è stato fatto ed è stato richiamato ieri il libro bianco sulla scuola che praticamente è lettera morta per l'attuale Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
Manca quindi un disegno strategico, una visione coordinata del sistema educativo, una prospettiva organica. Si va avanti a cambiamenti più o meno incisivi, più o meno importanti. Adesso siamo in attesa di una riforma del liceo e anche questo sarà un bello «scossone» e tutto questo in corso d'opera, a scuola cominciata. Sappiamo che ci sono le scadenze del prossimo anno e poi ce ne sono altre ancora, così come il sottosegretario Pizza ha tenuto a sottolineare. È chiaro che in questa situazione di continui cambiamenti e di continue prospettive vi sia un disorientamento del corpo docente, vi sia il disagio dei precari, in questo caso nelle mozioni che abbiamo presentato, e vi sia la fatica e la preoccupazione delle famiglie.
Possiamo anche essere d'accordo e insisto sul fatto che la scuola debba essere in qualche modo migliorata nel suo servizio e nel servizio che fa al Paese. Tuttavia, se riforme dobbiamo fare e se riforme devono essere, le riforme non si fanno a costo zero: mai riforme serie, incisive e durature nel tempo sono stato fatte a costo zero. Mentre in questo caso non soltanto si pensa di non investire, ma addirittura ci sono stati tagli molto profondi e molto incisivi. Pertanto l'idea di riformare la scuola e di migliorare il comparto scuola semplicemente pensando ai risparmi mi sembra una contraddizione in termini. Pag. 38
Ricordo - l'ho detto già in sede di presentazione della nostra mozione - che in Germania hanno fatto tagli in tutti i comparti ma nella ricerca e nell'istruzione hanno aumentato gli investimenti. È una notizia di poco tempo fa. Pertanto la crisi invocata in continuazione dall'Esecutivo è vera, esiste, ne siamo tutti consapevoli e abbiamo tutti cercato di rispondere in maniera responsabile, ma, all'estero, sulla ricerca e l'istruzione non sono stati fatti tagli, mentre in Italia sì. Preoccupa il fatto che non vi sia o sembra che non vi sia - e in effetti non c'è - un'attenzione primaria e prioritaria al discorso del sottosegretario.
Aggiungo che le cifre che ha dato il sottosegretario sono sicuramente reali e non le metto in discussione ma, insomma, aver fatto assunzioni per ottomila docenti e ottomila ATA quando vi sono 130 mila persone che ne fanno richiesta mi sembrano cifre che non sono neanche vagamente comparabili. Tutto il resto è declinato al futuro. Si riassorbiranno i contratti («stiamo provvedendo», «il Governo provvederà»), intanto c'è un altro anno scolastico di «scossoni» durante il quale, peraltro, è in ballo il reclutamento degli insegnanti e la formazione degli stessi ma - ripeto - andiamo avanti navigando a vista, mancando una visione di insieme.
Non ci soddisfa in pieno questa risposta, perché non si parla di scuola dell'autonomia vera con l'autonomia finanziaria e con il reclutamento degli insegnanti e non si parla della carriera degli insegnanti. Si stanno tamponando situazioni di emergenza, ma di carriere e di riconoscimento dei meriti degli insegnanti non si parla e non si parla della libertà di scelta educativa delle famiglie, che è un'altra delle grandi battaglie che questo Governo aveva presentato in campagna elettorale e sul quale siamo ancora all'anno zero. Abbiamo chiesto al Governo di rivedere le sue politiche di spesa nel comparto dell'istruzione e ci aspettavamo che non potesse accettarlo, nel senso che non credo che abbia intenzione di rivedere questo comparto che, invece, richiederebbe interventi molto più incisivi e soprattutto investimenti.
Dunque, visto che il sottosegretario ha detto che la nostra mozione viene accolta semplicemente nella terza parte del dispositivo, chiederei la sua votazione per parti separate, perché mi sembra corretto cercare di votarla per parti separate.
Per quello che riguarda la mozione Ghizzoni ed altri n. 1-00229 voteremo a favore perché, anche se non condividiamo completamente alcune cose, ci sembra giusto che abbia sollevato il problema dei precari e ci sembra giusto che vi sia una richiesta di predisporre piani organici e di garantire un numero stabile di insegnanti alle scuole di base con criteri oggettivi: vi sono cose che ci convincono e voteremo a favore.
Voteremo contro - e ho concluso, signor Presidente - la mozione Leoluca Orlando ed altri n. 1-00232 perché vi sono passaggi, anche in sede di presentazione, contro la scuola non statale e l'idea di smantellare la scuola pubblica per dare i soldi alla scuola privata è una cosa veramente non vera ed è intollerabile sentirla ancora una volta in quest'Aula.
Ci asterremo sulle mozioni presentate dal Popolo della Libertà e sulla mozione Lo Monte ed altri n. 1-00238 (Applausi dei deputati del gruppo Unione Di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, ringrazio anche il sottosegretario Pizza per essere qui: so che ha rinunciato ad un appuntamento importante. Mi dispiace invece dover rilevare l'assenza del Ministro Gelmini, che per la seconda volta ha disertato e diserta l'Aula mentre si discutono atti di politica scolastica proposti dal Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
È accaduto il 16 luglio, poco tempo fa - lo ricordo ai colleghi - e accade oggi, tra l'altro a pochi giorni dall'avvio di un anno scolastico che si annuncia denso di incertezze. Pag. 39Aggiungo che è da più di un anno che chiediamo di avere il Ministro Gelmini in Commissione. Abbiamo certezza che la presidente Aprea abbia indirizzato le nostre richieste, ma a tali richieste non è stata data ancora risposta.
È un atteggiamento legittimo del Ministro, certo, però tradisce un fastidio per le sedi di confronto democratico. Ne prendiamo atto con sconforto, non solo per la scortesia istituzionale, ma per il futuro della scuola italiana. Per la verità il comportamento della Ministra non ci stupisce, perché da tempo si è fatta interprete di quella che potremmo definire una sorta di nuova prassi legislativa, che ha sostituito ahimè le dichiarazioni e le conferenze stampa alle Aule parlamentari. Non più tardi del 5 settembre, per il tramite dell'ennesima intervista, abbiamo appreso così che entro sei mesi definirà le regole per la carriera dei docenti. Ha espresso il desiderio di farlo con le parti sociali, con i sindacati. Tace naturalmente sul dialogo ed il confronto con la maggioranza, però anche il dialogo ha un tempo, è a scadenza: sei mesi, dopodiché il Governo procederà da solo, cioè come ha fatto fino ad ora, con decreti-legge e voti di fiducia.
Che la responsabile del Dicastero dell'istruzione non senta il bisogno di confrontarsi con il Parlamento è un fatto che dovrebbe preoccupare tutti noi, anche i colleghi della maggioranza. Ma la Ministra purtroppo è pervicace anche nel non voler capire le condizioni reali ed i bisogni urgenti della scuola. Pare non accorgersi, ad esempio, di quello che accade in questi giorni: della precarietà di molti istituti nel garantire il sostegno ai ragazzi in condizioni di handicap, nell'affrontare il sovraffollamento delle classi, nel far fronte alla mancanza delle risorse necessarie al quotidiano funzionamento. Alle nostre interrogazioni su questo punto, sui debiti che gravano sulle scuole, si è risposto accusandoci con la solita litania che gridiamo «Al lupo!» ideologicamente. Eppure anche l'ultimo rapporto di Cittadinanzattiva sulla sicurezza degli istituti scolastici ci dà ragione e conferma l'assoluta sofferenza economica degli istituti. In alcuni casi addirittura non riescono a comprare i prodotti igienici.
Ecco allora spiegato perché i dirigenti si sono inventati il divieto del bacio all'inizio dell'anno scolastico, per non diffondere il virus dell'influenza. Non hanno i soldi per comprare il sapone, infatti sappiamo essere il lavaggio frequente delle mani la prima forma di prevenzione (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Questo è un fatto. Potete gridare, potete dire quello che volete, ma è un fatto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Il Ministro, poi, pare non rendersi conto delle attese deluse dei genitori circa il modello educativo scelto, ad esempio nella scuola primaria di primo grado. Il Ministro può dichiarare, ad esempio, l'incremento del tempo pieno, che peraltro negli ultimi anni è sempre cresciuto, e può spacciare per tempo pieno il tempo prorogato a 40 ore. Ma sono due cose ben diverse. Nel tempo scuola 40 ore si verifica un avvicendamento di molti docenti per un numero residuale di ore e tali docenti si avvicendano anche ad educatori responsabili del tempo scuola, eventualmente pagati dagli enti locali, soppiantando, così, un modello educativo - cosa diversa - che si basa sulla condivisione delle responsabilità didattica e della compresenza in un tempo disteso di apprendimento.
Il Ministro può poi aggregare i dati per rendere meno evidente la bocciatura che le famiglie hanno attribuito al maestro unico e al tempo scuola di 24 ore. Può fare tutte queste cose, ma la realtà non cambia perché la risposta alle indicazioni espresse delle famiglie è, comunque, al di sotto delle richieste effettuate e, soprattutto, non cancella l'ampia critica della riforma della scuola primaria registrata dall'indagine Eurispes del 2009, secondo la quale il 70 per cento degli interpellati esprime forte contrarietà e preoccupazione per la riduzione degli orari scolastici e per la scomparsa del lavoro di équipe dei docenti.
Alla pervicacia di non mettersi in ascolto della scuola la Ministra accompagna un atteggiamento di dichiarata disistima, Pag. 40quando non di ostilità, nei confronti di quanto la scuola pubblica ha fatto in questi anni, pur in condizioni difficilissime. Si tratta di un atteggiamento che parrebbe tradire un ideologico sospetto nei confronti della scuola pubblica e denunciare il fine ultimo del Governo, vale a dire smantellare il sistema pubblico di istruzione e trasformare la missione educativa e di istruzione in un principio di ordine sociale, estraneo al mandato della scuola repubblicana che, seppur tra mille difficoltà e nella consapevolezza che debba davvero cambiare profondamente, è stata però per generazioni di ragazzi e di ragazze strumento di promozione sociale, il luogo della valorizzazione del talento e dell'inclusione e si è fatta parte attiva per promuovere pari opportunità di crescita e di apprendimento. Ma per essere motore sociale e per dare futuro ai giovani la scuola ha bisogno di quelle risorse che, già all'inizio di questa legislatura, sono state tagliate con il decreto-legge n. 112 del 2008. Potete chiamarla razionalizzazione, signor sottosegretario, ma restano tagli. Una decurtazione draconiana di sette miliardi e mezzo in un triennio, su un budget annuale di 42 miliardi. E a chi ha giustificato quei tagli, l'anno scorso, con la motivazione di una spesa fuori controllo e superiore a quella europea chiedo di spiegarmi come mai lo Stato italiano, ad oggi, spenda il 7,4 per cento del bilancio pubblico per l'istruzione, a fronte del 9 per cento dei paesi OCSE. Ma davvero è così difficile capire che una scuola impoverita per i provvedimenti del Governo rende anche il nostro Paese più povero?
A distanza di poco più di un anno dal famigerato decreto-legge n. 112 del 2008 e ad un anno dal fantomatico piano programmatico, di cui si sono perse le tracce e che, tuttavia, ha trasformato quei 7 miliardi e mezzo in 130 mila posti di personale ATA da eliminare, questi freddi numeri sono diventati una scottante realtà per coloro che da quest'anno perderanno il posto di lavoro. Davanti a questa decurtazione dissennata degli organici, che giustamente il segretario del partito democratico, Dario Franceschini, ha definito come il più grande licenziamento di massa nella pubblica amministrazione, che ne sarà della nostra scuola e della qualità dell'offerta formativa? Che ne è della continuità didattica, ossia di quella relazione docente alunno che è fondamentale per migliorare l'apprendimento ma che è pregiudicata costantemente dalla rotazione dei docenti? La responsabilità della discontinuità didattica non può essere unicamente attribuita, come ha tentato di fare il Ministro, ai trasferimenti di sede richiesti dai docenti. Questo è un tema importante con il quale, comunque, vogliamo confrontarci con attenzione nelle sedi opportune. Ma sulla discontinuità didattica incide, ben più gravemente, la precarietà del personale docente. Lo dovete riconoscere. Quest'anno 200 mila docenti cambieranno sede e di questi solo 70 mila lo faranno per una scelta personale. Tutti gli altri 130 mila sono precari.
Sono precari non per volontà personale, come ha sostenuto il collega Stracquadanio in uno show televisivo con argomentazioni dall'eterea consistenza (lasciatemelo dire), ma precari per costrizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, ringrazio anche il sottosegretario Pizza per essere qui: so che ha rinunciato ad un appuntamento importante. Mi dispiace invece dover rilevare l'assenza del Ministro Gelmini, che per la seconda volta ha disertato e diserta l'Aula mentre si discutono atti di politica scolastica proposti dal Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
È accaduto il 16 luglio, poco tempo fa - lo ricordo ai colleghi - e accade oggi, tra l'altro a pochi giorni dall'avvio di un anno scolastico che si annuncia denso di incertezze. Pag. 39Aggiungo che è da più di un anno che chiediamo di avere il Ministro Gelmini in Commissione. Abbiamo certezza che la presidente Aprea abbia indirizzato le nostre richieste, ma a tali richieste non è stata data ancora risposta.
È un atteggiamento legittimo del Ministro, certo, però tradisce un fastidio per le sedi di confronto democratico. Ne prendiamo atto con sconforto, non solo per la scortesia istituzionale, ma per il futuro della scuola italiana. Per la verità il comportamento della Ministra non ci stupisce, perché da tempo si è fatta interprete di quella che potremmo definire una sorta di nuova prassi legislativa, che ha sostituito ahimè le dichiarazioni e le conferenze stampa alle Aule parlamentari. Non più tardi del 5 settembre, per il tramite dell'ennesima intervista, abbiamo appreso così che entro sei mesi definirà le regole per la carriera dei docenti. Ha espresso il desiderio di farlo con le parti sociali, con i sindacati. Tace naturalmente sul dialogo ed il confronto con le forze politiche, però anche il dialogo ha un tempo, è a scadenza: sei mesi, dopodiché il Governo procederà da solo, cioè come ha fatto fino ad ora, con decreti-legge e voti di fiducia.
Che la responsabile del Dicastero dell'istruzione non senta il bisogno di confrontarsi con il Parlamento è un fatto che dovrebbe preoccupare tutti noi, anche i colleghi della maggioranza. Ma la Ministra purtroppo è pervicace anche nel non voler capire le condizioni reali ed i bisogni urgenti della scuola. Pare non accorgersi, ad esempio, di quello che accade in questi giorni: della precarietà di molti istituti nel garantire il sostegno ai ragazzi in condizioni di handicap, nell'affrontare il sovraffollamento delle classi, nel far fronte alla mancanza delle risorse necessarie al quotidiano funzionamento. Alle nostre interrogazioni su questo punto, sui debiti che gravano sulle scuole, si è risposto accusandoci con la solita litania che gridiamo «Al lupo!» ideologicamente. Eppure anche l'ultimo rapporto di Cittadinanzattiva sulla sicurezza degli istituti scolastici ci dà ragione e conferma l'assoluta sofferenza economica degli istituti. In alcuni casi addirittura non riescono a comprare i prodotti igienici.
Ecco allora spiegato perché i dirigenti si sono inventati il divieto del bacio all'inizio dell'anno scolastico, per non diffondere il virus dell'influenza. Non hanno i soldi per comprare il sapone, infatti sappiamo essere il lavaggio frequente delle mani la prima forma di prevenzione (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Questo è un fatto. Potete gridare, potete dire quello che volete, ma è un fatto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Il Ministro, poi, pare non rendersi conto delle attese deluse dei genitori circa il modello educativo scelto, ad esempio nella scuola primaria di primo grado. Il Ministro può dichiarare, ad esempio, l'incremento del tempo pieno, che peraltro negli ultimi anni è sempre cresciuto, e può spacciare per tempo pieno il tempo prorogato a 40 ore. Ma sono due cose ben diverse. Nel tempo scuola 40 ore si verifica un avvicendamento di molti docenti per un numero residuale di ore e tali docenti si avvicendano anche ad educatori responsabili del tempo scuola, eventualmente pagati dagli enti locali, soppiantando, così, un modello educativo - cosa diversa - che si basa sulla condivisione delle responsabilità didattica e della compresenza in un tempo disteso di apprendimento.
Il Ministro può poi aggregare i dati per rendere meno evidente la bocciatura che le famiglie hanno attribuito al maestro unico e al tempo scuola di 24 ore. Può fare tutte queste cose, ma la realtà non cambia perché la risposta alle indicazioni espresse delle famiglie è, comunque, al di sotto delle richieste effettuate e, soprattutto, non cancella l'ampia critica della riforma della scuola primaria registrata dall'indagine Eurispes del 2009, secondo la quale il 70 per cento degli interpellati esprime forte contrarietà e preoccupazione per la riduzione degli orari scolastici e per la scomparsa del lavoro di équipe dei docenti.
Alla pervicacia di non mettersi in ascolto della scuola la Ministra accompagna un atteggiamento di dichiarata disistima, Pag. 40quando non di ostilità, nei confronti di quanto la scuola pubblica ha fatto in questi anni, pur in condizioni difficilissime. Si tratta di un atteggiamento che parrebbe tradire un ideologico sospetto nei confronti della scuola pubblica e denunciare il fine ultimo del Governo, vale a dire smantellare il sistema pubblico di istruzione e trasformare la missione educativa e di istruzione in un principio di ordine sociale, estraneo al mandato della scuola repubblicana che, seppur tra mille difficoltà e nella consapevolezza che debba davvero cambiare profondamente, è stata però per generazioni di ragazzi e di ragazze strumento di promozione sociale, il luogo della valorizzazione del talento e dell'inclusione e si è fatta parte attiva per promuovere pari opportunità di crescita e di apprendimento. Ma per essere motore sociale e per dare futuro ai giovani la scuola ha bisogno di quelle risorse che, già all'inizio di questa legislatura, sono state tagliate con il decreto-legge n. 112 del 2008. Potete chiamarla razionalizzazione, signor sottosegretario, ma restano tagli. Una decurtazione draconiana di sette miliardi e mezzo in un triennio, su un budget annuale di 42 miliardi. E a chi ha giustificato quei tagli, l'anno scorso, con la motivazione di una spesa fuori controllo e superiore a quella europea chiedo di spiegarmi come mai lo Stato italiano, ad oggi, spenda il 7,4 per cento del bilancio pubblico per l'istruzione, a fronte del 9 per cento dei paesi OCSE. Ma davvero è così difficile capire che una scuola impoverita per i provvedimenti del Governo rende anche il nostro Paese più povero?
A distanza di poco più di un anno dal famigerato decreto-legge n. 112 del 2008 e ad un anno dal fantomatico piano programmatico, di cui si sono perse le tracce e che, tuttavia, ha trasformato quei 7 miliardi e mezzo in 130 mila posti di personale ATA da eliminare, questi freddi numeri sono diventati una scottante realtà per coloro che da quest'anno perderanno il posto di lavoro. Davanti a questa decurtazione dissennata degli organici, che giustamente il segretario del partito democratico, Dario Franceschini, ha definito come il più grande licenziamento di massa nella pubblica amministrazione, che ne sarà della nostra scuola e della qualità dell'offerta formativa? Che ne è della continuità didattica, ossia di quella relazione docente alunno che è fondamentale per migliorare l'apprendimento ma che è pregiudicata costantemente dalla rotazione dei docenti? La responsabilità della discontinuità didattica non può essere unicamente attribuita, come ha tentato di fare il Ministro, ai trasferimenti di sede richiesti dai docenti. Questo è un tema importante con il quale, comunque, vogliamo confrontarci con attenzione nelle sedi opportune. Ma sulla discontinuità didattica incide, ben più gravemente, la precarietà del personale docente. Lo dovete riconoscere. Quest'anno 200 mila docenti cambieranno sede e di questi solo 70 mila lo faranno per una scelta personale. Tutti gli altri 130 mila sono precari.
Sono precari non per volontà personale, come ha sostenuto il collega Stracquadanio in uno show televisivo con argomentazioni dall'eterea consistenza (lasciatemelo dire), ma precari per costrizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Sai che non è vero!

MANUELA GHIZZONI. Infatti, da anni migliaia di docenti e di personale ATA svolgono la propria mansione con incarichi annuali, costantemente rinnovati dallo Stato su posti vacanti che non vengono definitivamente coperti per ragioni di risparmio economico e questo è un dato.
Il risparmio, occorre ribadirlo, avviene a danno della quantità e della qualità dell'offerta formativa e delle certezze lavorative dei professionisti dell'educazione. Più che di risparmio si tratta di un mancato investimento per il futuro del Paese, un investimento che il Governo Prodi decise invece di affrontare già nella legge finanziaria per l'anno 2007, che prevedeva l'immissione in ruolo di 150 mila docenti e 30 mila ATA nel triennio 2007-2009. Pag. 41
Quel piano è rimasto incompiuto per la caduta del Governo, ma la sua validità per affrontare i problemi del precariato della scuola resta intatta, soprattutto se associata all'articolata strategia definita dal libro bianco sulla scuola del 2007. Su questo punto è intervenuta molto opportunamente la collega De Torre in discussione generale.
Il Governo attuale, però, ha preferito la politica dei tagli invece di proseguire la strategia del libro bianco e, a proposito dei tagli - mi avvio a concludere - il Ministro Gelmini e il Premier hanno più volte rassicurato il Paese che i provvedimenti assunti non avrebbero avuto nessuna ricaduta negativa sul sistema scolastico e che nessuno sarebbe stato licenziato e che le nostre dichiarazioni contrarie naturalmente erano tipiche di una sinistra ideologica e settaria, un film che abbiamo già visto.
Poi, come d'incanto, nella primavera scorsa il Ministro ha annunciato di voler introdurre ammortizzatori sociali in favore dei precari ai quali non fosse stato rinnovato l'incarico nel prossimo anno scolastico. Si tratta di misure di cui si sono perse le tracce in questi sei mesi e che poi compaiono nel Consiglio dei ministri del 9 settembre un 2009 quando, in pompa magna e sempre in conferenza stampa, l'emendamento «salva precari» viene annunciato.
Ma precari salvati da cosa? Forse salvati dal licenziamento? Allora, signor Presidente, posso concedermi la libertà di pensare che qualcuno, a suo tempo, non ha raccontato tutta la verità o quantomeno è stato reticente, come è accaduto anche poco fa purtroppo - lo diceva il sottosegretario Pizza - quando si è fatto credere che i tagli agli organici sarebbero stati compensati dai pensionamenti, ben sapendo che i posti lasciati liberi potrebbero coincidere con cattedre tagliate e quindi inesistenti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MANUELA GHIZZONI. Mi avvio a concludere, signor Presidente. Credo che la scuola italiana - ho davvero concluso, soltanto minuto - quella vera, ossia quella che ha riaperto in questi giorni, abbia bisogno di un gesto di fiducia che il Governo attuale, purtroppo, non vuole accordare.
Allora, sfidiamo il Governo sul terreno del cambiamento della scuola pubblica, chiedendo l'abolizione dei tagli di risorse di personale, chiedendo che immetta in ruolo i precari, chiedendo che estenda gli ammortizzatori sociali e chiedendo infine che investa sull'offerta formativa, sull'innovazione didattica e sulla formazione dei docenti. Lo faccia per il bene dei ragazzi e per il bene del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, in questi giorni assistiamo al balletto di dichiarazioni populistiche della sinistra (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
I precari, a cui va comunque tutta la nostra solidarietà, vengono presentati come una sorta di nuovo sottoproletariato. Parafrasando un docente, la professione insegnante è purtroppo diventata progressivamente - nel corso degli ultimi tre decenni - un'area occupazionale meridionalizzata, una sorta di vasto e potente feudo con uno stemma sempre più a tinte borboniche.
Si tratta di parole sagge, visto che migliaia di docenti provenienti dal sud, gonfi di punteggio, continuano a riversarsi nelle graduatorie provinciali del nord. Sono, inoltre, proprio di questi giorni voci che si susseguono sulla massiccia presenza nelle graduatorie provinciali e locali del nord di docenti e personale ATA provenienti dalle regioni del sud in larga parte in possesso dei requisiti stabiliti dalla legge n. 104 del 1992 sulla disabilità.
In base a tale legge, chiunque dichiari di essere in possesso di handicap personale Pag. 42viene inserito a pettine nella graduatoria e ha diritto di scelta del posto anche se nella graduatoria è in coda per mancanza di punteggio. Da notare che la commissione medica che valuta l'idoneità per la legge sopra citata è quella del paese di origine del richiedente e non quella del paese di assunzione. Ne consegue che molti docenti e appartenenti al personale ATA veneti o lombardi si trovano in uno stato di precarietà da molti anni, pur avendo punteggi superiori al personale in possesso dei requisiti della legge n. 104 del 1992.
Si tratta di un'imponente massa di persone con un potere di pressione, quindi, notevole che ha avuto tutto l'interesse che il meccanismo permanesse così come è, nella speranza di riuscire prima poi ad ottenere un posto stabile. Il sostegno dei sindacati ha comportato negli ultimi trent'anni solo un aumento delle spese al fine di creare occupazione, senza però aumentare il livello di formazione degli studenti.
Ricordiamoci che persino il Ministro Zecchino, insieme ad Amato e al compagno D'Alema (l'ho già detto, ma è bene ripeterlo), al momento della scissione del maestro unico nelle tre maestre per due classi votò contro questa riforma esclamando: «Non resta che prendere atto dell'esistenza di uno schieramento che ha inteso privilegiare il momento sindacale, svalutando il momento formativo e culturale», sottolineando, quindi, l'auspicio della Lega Nord, che gli insegnanti tornino a sentirsi protagonisti di una missione che non è politica, né sindacale, né impiegatizia, ma fino in fondo pedagogica e morale.
L'Italia si colloca comunque tra i paesi che si caratterizzano per l'elevato grado di centralismo e rigidità nel sistema di reclutamento del personale. Si tratta di caratteristiche che sembrano generalmente associarsi a problemi di inefficienza. L'esigenza di una scuola efficiente in grado di dare risposte alle aspettative sociali e di sviluppo di un paese moderno indubbiamente si pone come una questione centrale nell'ambito della competizione economica che ha assunto ormai caratteristiche di globalità e di sempre maggiore durezza.
Si tratta di un problema che presuppone una visione strategica non di breve periodo, in cui il capitale umano assume un'importanza ancora maggiore che in altri settori. Il sistema di selezione del personale è, quindi, fondamentale, ma in Italia proprio questo aspetto presenta più di un elemento critico. Il problema dei precari, con tutti gli aspetti negativi che ad esso si collegano, si trascina da troppo tempo.
Il ricorso alle sanatorie oltre a eludere il problema fondamentale di un serio accertamento dei requisiti professionali non può che dare risposte parziali, visti l'elevato numero di precari ormai raggiunto e la necessità di tenere conto di una spesa per studente già elevata. I concorsi, così come attualmente concepiti, inevitabilmente creano nuovi precari. Tra gli iscritti alle graduatorie permanenti ad esaurimento si trova anche un numero elevato di personale che è già dipendente a tempo indeterminato della scuola, ovvero oltre 103.500 unità che aspirano ad un cambiamento di sede. Si tratta di personale che, avendo un contratto di lavoro stabile della scuola, continua a far parte delle graduatorie, per cui una volta che si libera un posto di ruolo può essere spostato creando così un altro vuoto e rendendo perpetuo il movimento degli insegnanti.
Questa mobilità è soprattutto frutto di un'eccessiva centralizzazione del sistema che consente di concorrere nelle località dove è più facile l'accesso puntando poi ad un progressivo avvicinamento al luogo originario di residenza. Mi rendo conto che la mobilità degli insegnanti può essere dovuta anche a cause indipendenti dalla volontà dei singoli, ma spesso dipende da vere e proprie truffe. L'inchiesta condotta dalla trasmissione Presa diretta in Campania ha portato alla luce alcune sconcertanti verità circa le modalità di acquisizione dei titoli aventi valore legale ai fini dell'acquisizione di Pag. 43maggior punteggio per una buona collocazione in seno alla famigerata graduatoria provinciale ad esaurimento.
In Campania si registrano circa 80 mila precari storici, la maggior parte dei quali si sottoporrebbe alle ingiuste regole di caporalato esercitate da molte scuole paritarie di ogni ordine e grado della provincia di Salerno, prestando la propria opera gratuitamente in cambio di un contratto che prevede il pagamento dei contributi e l'attribuzione di 12 punti per il servizio reso in forma continuativa per la durata di un anno. Ma c'è di più: a Milano nell'anno corrente, come già reso noto da un allegato de «La Repubblica» del 24 aprile 2009, ci sono state truffe di massa da parte di docenti per ottenere il trasferimento a casa, da Milano al sud, tramite certificati medici falsi in cui medici compiacenti hanno diagnosticato malattie immaginarie con cartelle che parlano di scoliosi, di ansie, di depressioni, di diabeti inesistenti.
Ricordo che purtroppo i veri nodi da sciogliere per superare alcune effetti distorsivi determinati dalla pluralità di insegnanti sono tanti: la formazione dei docenti nelle nuove discipline, l'organizzazione della didattica per un apprendimento attivo, le grandi questioni del reclutamento regionale. Vogliamo insegnanti veneti in Veneto, siciliani in Sicilia, lombardi in Lombardia, calabresi in Calabria, piemontesi in Piemonte, pugliesi in Puglia e così via. In tal modo intendiamo risolvere la questione della mobilità degli insegnanti equivalente a discontinuità didattica. Vogliamo altresì verificare la veridicità dei certificati di medici compiacenti che certificano malattie immaginarie.
Pertanto con la nostra mozione chiediamo l'impegno a rendere immediatamente operative le misure di urgenza adottate per risolvere la situazione transitoria dei precari che per l'anno scolastico 2009-2010 non si vedono rinnovare il contratto annuale o fino al termine delle lezioni, auspicando la fine delle graduatorie permanenti e l'avvio di nuove modalità di reclutamento regionale che privilegino il merito e la continuità didattica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Saluto un gruppo di studenti della Seconda Università degli Studi di Napoli che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, ciò di cui vorrei parlarvi oggi è una questione che è finita sulle pagine dei giornali di Bologna proprio questa mattina, si tratta di un caso di estrema delicatezza. Riguarda l'impossibilità dei bambini ricoverati al Policlinico Sant'Orsola di Bologna nel reparto oncologico ematologico pediatrico di avere diritto all'istruzione, esattamente tanto quanto tutti gli altri bambini.
In questi giorni ciò è stato denunciato da un'importante e molto specializzata associazione di volontariato che presta assistenza ai bambini ricoverati. Mentre gli insegnanti precari dormono sotto una tenda in piazza Bologna perché non hanno lavoro, i bambini all'ospedale sono stati privati di un diritto che la Costituzione evidentemente riconosce loro, cosa che certamente non ci fa onore. Ciò che è avvenuto è molto grave, chiedo a tutti voi di esprimervi su questo e al Governo in particolare di prendere al più presto provvedimenti.
Mi limito a leggere, signor sottosegretario, quanto scrive la presidente di questa associazione, AGEOP ONLUS, al riguardo in una lettera che è stata indirizzata a tutti i deputati e senatori eletti in Emilia Romagna.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SANDRA ZAMPA. Concludo, signor Presidente. «Il senso di abbandono da parte delle istituzioni generato nelle famiglie, le quali soffrono insieme ai loro figli colpiti da patologie ad alto rischio di sopravvivenza, non è in alcun modo giustificato Pag. 44da operazione di contenimento di spesa e tagli al personale docente. Qui si tratta, oltre che del rispetto di un diritto sancito dalla legge, della possibilità di non spegnere la speranza di futuro in ragazzini che vivono ogni giorno con l'ansia del domani, sottoposti a cure pesanti e ad un periodo di isolamento dai coetanei».
Ecco, non credo che ci sia bisogno di aggiungere altro per farvi capire quanto sia grave quello che è avvenuto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Pizza per la presenza che salva l'assenza ingiustificata del Ministro; tuttavia, credo che l'assenza del Ministro, senza motivi, in occasione dell'esame di queste mozioni sia un'espressione profonda di insensibilità e di indifferenza. Non stiamo parlando di numeri; stiamo parlando di esseri umani, di centinaia di migliaia di persone che lavorano da anni nella nostra scuola e che entro tre anni, a partire da oggi, saranno tutti senza posto di lavoro.
Abbiamo visto per giorni il Ministro spiegarci, insieme con il Presidente Berlusconi, che nessuno avrebbe perso il posto di lavoro; abbiamo visto criticare le nostre cifre, le cifre dei sindacati e sappiamo che nell'indifferenza generale, anche, purtroppo, dei mezzi di comunicazione, dal 1o settembre di quest'anno 28 mila docenti, personale non docente e personale amministrativo, ha perso il posto di lavoro e sta a casa.
Peccato, peccato soprattutto per i toni che avete usato verso queste persone: le avete dipinte come fannulloni e come parassiti, come i privilegiati di una scuola ammortizzatore sociale, le avete condannate come dannose per i nostri figli perché pericolosi eversivi del Sessantotto in questo Paese. È una vecchia tattica, signor Presidente, e anche una vecchia tecnica: quella di denigrare i più deboli per poterli meglio colpire. Credo che non si possa andare avanti in questo modo parlando dei docenti e di coloro che educano i nostri figli. Si tratta di una congerie di vergogne e di falsità che denota una totale assenza di rispetto della dignità della persona umana e del lavoro che questi operatori della scuola hanno svolto nel nostro Paese.
Badi bene, signor Presidente, non hanno chiesto questi docenti di essere precari; non sono i raccomandati, come qualche collega scioccamente ha detto non collegando la lingua al cervello, sono precari perché il sistema di reclutamento del nostro Paese li ha costretti ad essere tali. Hanno vinto concorsi, hanno conseguito abilitazioni, hanno seguito ciò che la legge dello Stato ha previsto per poter essere insegnanti ed insegnante di questo Paese. Eppure, nell'indifferenza generale, coloro che hanno vissuto un calvario di sofferenze da quando avevano 23 anni, li trattate come quelli che per raccomandazioni sono andati a fare qualcosa che nel nostro Paese non serviva, non era utile ai nostri figli. Questa non è solo un atto di insensibilità e di indifferenza ma è una profonda vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ma soprattutto, signor sottosegretario, le rivolgo una domanda, considerato che avete previsto questi contratti di disponibilità e che quando non capisco una cosa (non c'è differenza sul buonsenso) mi chiedo il motivo per cui viene fatta. Perché dare sofferenza, dolore e dequalificare una risorsa e un capitale umano, come quello dei nostri docenti, approvando un provvedimento che sostanzialmente costa come il rinnovo sopranumerario di coloro che hanno perso il contratto annuale quest'anno? Infatti, le supplenze per l'80 per cento dell'orario, le supplenze brevi che sono state date a costoro, sommate ai costi dell'indennità di disoccupazione pagata dall'INPS, danno allo Stato un guadagno irrilevante rispetto al rinnovo del contratto. Inoltre, sapete anche bene che i 28 mila che licenziate quest'anno li riassumerete l'anno prossimo perché il pensionamento va ben oltre le 30 mila unità, sia dei docenti, sia degli ATA, allora perché Pag. 45deprezzare e sottostimare un patrimonio di questo Paese e di questa nazione avvilendolo e punendolo? Credo che a questa domanda occorra dare una risposta, una risposta vera, perché non si tratta, come dice il Ministro Gelmini, del mio tentativo di sobillare.
A mio avviso, voi volete continuare a trattare la scuola come una noce dentro uno schiaccianoci. Vi muovete in due modi: avete approvato in nove minuti una legge finanziaria che, in tre anni, sopprime 132 mila posti di organico di docenti e personale ATA e, contemporaneamente, non avete assunto, come era previsto nella nostra legge finanziaria, i secondi 25 mila precari a tempo indeterminato del 2008, né i 42 mila dei 50 mila che dovevano essere assunti nel 2009. Il combinato disposto di posti tagliati e di precontratti non trasformati fa fare non solo il più grande licenziamento di massa, ma la smobilitazione del nostro sistema di istruzione, con oltre 225 mila posti in tre anni.
Credo che voi vogliate continuare su questa strada. Noi avevamo chiuso le graduatorie permanenti, perché era un modo che produceva precari, e li avevamo trasformate in graduatorie ad esaurimento, riconoscendo a quei precari che da decenni lavorano nella scuola il diritto di essere immessi in ruolo prima che il reclutamento venisse cambiato. Ho la sensazione che voi abbiate in testa di cambiare il reclutamento, di ritenere le graduatorie ad esaurimento come graduatorie esaurite e mandare via le centinaia di migliaia di precari che sono in quelle graduatorie, mentre i punti, frutto della sofferenza e della loro professionalità, diventeranno punti Miralanza all'interno di una rinnovata capacità di reclutamento che li sbatte fuori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), all'insegna della convinzione che l'unico precario della scuola che a voi va bene è il precario che è espunto dalla scuola, che non ha diritto al riconoscimento del lavoro e degli sforzi che fino ad oggi ha fatto.
In questo contesto, risulta anche in qualche modo imbarazzante dover sostenere che questi tagli sono i frutti dei tagli delle leggi finanziarie precedenti. Con le graduatorie ad esaurimento, abbiamo riconosciuto ai precari il diritto di essere assunti prima che doverosamente si cambiasse il sistema di reclutamento e, contemporaneamente, abbiamo trovato le coperture finanziarie per assumerne 150 mila fino al 2009, per poi avviare, adottando il Quaderno bianco, un reclutamento che, mentre razionalizzava la spesa, portava ad inquadrare in ruolo tutti i precari contenuti all'interno delle graduatorie ad esaurimento. I tagli che noi abbiamo fatto rappresentavano i pagamenti di un debito, pagato con le giacenze e con la razionalizzazione di ciò che non era stato utilizzato dalle istituzioni scolastiche autonome, e contemporaneamente la soppressione dei posti di coloro che erano da decenni inidonei o di quegli insegnamenti che da decenni non facevano più parte dell'ordinamento scolastico.
Allora, non cerchiamo di sollevare inutili polveroni rispetto a chi ha un lucido disegno di fronte a sé, che è quello di smantellare la nostra scuola e non si rende conto che, laddove c'è bisogno di riqualificare la spesa, c'è anche bisogno di aumentare le risorse. Perché dei dati OCSE vi ostinate a leggere soltanto quello che vi conviene e non vi rendete conto che la nostra spesa è inferiore a quella di tutti i Paesi dell'OCSE: per l'educazione noi spendiamo il 4,9 per cento del prodotto interno lordo, gli altri Paesi spendono il 6,1 per cento. Vi ostinate a parlare del costo per alunno, non sapendo che c'è una specificità tutta italiana per cui, dentro quel costo per alunno, ci sono i docenti che garantiscono l'istruzione dei nostri figli nei seimila comuni con meno di cinquemila abitanti, comuni montani e isole minori, e c'è il sacrosanto diritto dei diversamente abili di essere integrati all'interno delle nostre scuole, invece di essere considerati soggetti da tenere segregati o all'interno di classi differenziali.
Allora, avere l'idea di razionalizzare e riqualificare la nostra spesa semplicemente tagliando le risorse e non consentendo alla nostra scuola di poter operare a pieno titolo è soltanto espressione di chi Pag. 46ritiene che la scuola si debba progressivamente trasformare, da un'opportunità per tutti affidata al merito, in un filtro consentito nella scelta in base alle capacità di reddito e, grazie alla Lega, anche alla fortuna di dove si è nati.
Per questo motivo, credo che nella prossima legge finanziaria noi dobbiamo assolutamente mettere in discussione i saldi di quei tagli che in nove minuti il Ministro Tremonti ha ipotizzato e avere il coraggio di dare ai precari una risposta che vada nel senso di ciò che abbiamo approvato nella legge finanziaria del 2006 e che abbiamo approvato nel Quaderno bianco, che dava la certezza ai tanti operatori della scuola di essere introdotti in ruolo per il lavoro che svolto e per le capacità dimostrate.
Molto probabilmente anche stamattina il sottosegretario ha continuato a dire che non ci sono difficoltà e problemi per i nostri figli e per i nostri studenti. Domando, tuttavia, al sottosegretario: perché continuiamo a mentire al Paese? Perché il Ministro Gelmini e il Presidente del Consiglio continuano a dire che abbiamo aumentato il tempo pieno? Il tempo pieno non esiste più; era un unico tempo scuola che consentiva ai nostri figli di essere aiutati, grazie alle compresenze, a stimolare le intelligenze plurali da una parte e a recuperare chi rimaneva indietro dall'altra. Oggi il tempo pieno è stato trasformato in un doposcuola che risponde semplicemente a quella singolare visione postale che questo Governo ha dei figli, ovvero di vedere chi li intrattiene.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIUSEPPE FIORONI. Allora, li può intrattenere un docente come un bidello, o meglio ancora, visto che li manderete tutti a casa tra due anni alle 12,30, li può intrattenere la televisione. Infatti nella vostra testa, come sempre è successo quando la destra è andata al potere, bisogna prendersela con gli insegnanti e con i libri perché aiutano tutti i cittadini ad avere un senso critico e la capacità di essere liberi dall'ignoranza. È meglio tenere i figli consumatori ubbidienti ed educati dalle vostre televisioni a non capire i danni che voi fate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.

ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la responsabilità del ruolo che ricopriamo in questo Parlamento porta con sé la necessità di fare chiarezza su un tema importante e delicato come il precariato. Si tratta di un tema che ha animato anche in questi ultimi mesi il dibattito politico e sociale del nostro Paese.
È anche tempo di rendere evidenti le scelte e le responsabilità politiche che hanno portato a questa pagina della scuola italiana. Per anni, infatti, il centrosinistra ha visto la scuola semplicemente come un ammortizzatore sociale, favorendo l'allargamento a dismisura di personale nominato per supplenze e privo del titolo di abilitazione. Periodicamente, a partire dagli anni Settanta e mossi soprattutto dalla pressione esercitata dal numero crescente di questo personale non abilitato, i Governi di centrosinistra hanno istituito corsi abilitanti speciali a prescindere dal reale bisogno di personale, dunque senza lungimiranza ma secondo una logica prevalentemente clientelare.
Queste scelte hanno avuto il solo esito di far lievitare i numeri del personale con l'aspirazione al cosiddetto ruolo, l'assunzione a tempo indeterminato, il posto fisso, pervenendo addirittura al paradosso di consentire l'iscrizione con riserva a tutti gli iscritti al primo anno dei percorsi universitari di scienze della formazione. È questa la scuola di qualità tanto conclamata e invocata dalla sinistra? Sono queste le scelte politiche di una scuola di qualità? Mi riferisco all'istituzione delle graduatorie permanenti ad esaurimento, alla mancanza di programmazione nell'ingresso delle graduatorie, la cristallizzazione del sistema del doppio canale di reclutamento, alle scuole di specializzazione Pag. 47per l'insegnamento (le SSIS), ovvero scuole che avrebbero dovuto operare in regime di programmazione del fabbisogno. È qualità e responsabilità perpetrare questo sistema, ovvero un sistema che ha aumentato, accresciuto e alimentato il precariato?
Questa è piuttosto la difesa di un sistema scuola che pone al centro il numero dei docenti per una spesa pari al 97 per cento delle risorse finanziare disponibili al MIUR. Non è una politica che valorizza la preparazione, il merito e il talento dei docenti, ma soprattutto è un sistema che non risponde più alle esigenze di una scuola pubblica, ovvero la scuola del Paese e di tutti perché forma, prepara, educa e dà opportunità per tutti. Questo è un sistema che non permette ai giovani preparati e formati di accedere alla professione dell'insegnamento; questo è un sistema che garantisce solo diritti acquisiti ma tradisce una vocazione, talenti e futuro.
Una scuola di qualità è frutto della responsabilità di scelte politiche che utilizzano risorse non solo per il personale; inoltre le scelte politiche sono frutto della responsabilità e della lungimiranza che parte anche dalla riqualificazione della spesa pubblica.
È un'esigenza non solo di questo Governo, non solo del Ministro Gelmini, ma un'urgenza anche per il precedente Governo, il Governo Prodi, che nella finanziaria del 2007 - lo ha ricordato lei, onorevole Fioroni - ha previsto un taglio di 44 mila posti di lavoro nella scuola.
L'esito di queste scelte politiche è stato che il Governo Berlusconi ha ereditato 270 mila precari inseriti nelle graduatorie ad esaurimento di tutti i gradi scolastici, di cui 130 mila con supplenza a tempo determinato, non indeterminato: una situazione paradossale e oggettivamente difficile da gestire.
La scelta politica del Governo è stata quella di continuare il processo di riforma del nostro sistema scolastico, coniugando e prendendo in considerazione, per la prima volta, le scelte formative, in linea con il sistema europeo, e la programmazione economica e finanziaria delle risorse.
Si è così cercato di razionalizzare il sistema scuola e di costruire faticosamente un piano per una migliore organizzazione del servizio, cercando di utilizzare meglio le risorse umane e dimensionando le scuole secondo i parametri indicati nella legge Bassanini: una riorganizzazione che producesse un significativo risparmio sulla spesa; risparmio che, almeno per il 30 per cento, serve per cominciare ad investire sul livello degli stipendi del personale docente.
È un tentativo faticoso, ma doveroso e responsabile, che si è mosso anche dietro i pressanti inviti di tutte le organizzazioni internazionali, e l'OCSE, per la prima volta nella sua storia, approva le iniziative intraprese dal nostro Governo.
Tagli e razionalizzazione sono stati sventolati come l'unica politica per la scuola del Governo Berlusconi, dimenticando, però, il quadro e il percorso complessivo che ha portato e sta portando a riformare i licei, gli istituti tecnici e professionali, il sistema di valutazione, i percorsi formativi dei docenti, la governance della scuola, il processo di integrazione degli immigrati e la valorizzazione della cittadinanza e della nostra Costituzione. La prospettiva di lettura non è a breve termine; è una prospettiva pluriennale.
La concreta applicazione di questi tagli è stata notevolmente mitigata dal turnover; un trend sufficientemente consolidato che determinerà nei prossimi anni una rapida diminuzione del numero dei precari senza contratto a tempo indeterminato.
Per la prima volta, nel sistema scuola, un Governo ha saputo unire misure a lungo termine e misure di breve periodo. Il Ministro Gelmini ha contrastato all'origine il fenomeno del precariato attraverso una chiara programmazione dei posti disponibili; ha chiuso le SSIS, ha avviato l'iter di definizione del regolamento per la formazione iniziale dei docenti, ma, soprattutto, per la prima volta, ha cercato una soluzione concreta e rapida ad un problema urgente e assolutamente necessario: sostenere tutti i docenti cui transitoriamente non è stata confermata la supplenza annuale. È un'operazione difficile e Pag. 48complessa, che prevede l'attribuzione al personale docente ed ATA della priorità assoluta nel conferimento di tutte le supplenze.
L'attribuzione del punteggio per l'intero anno di servizio ha delineato la possibilità di poter usufruire dell'indennità di disoccupazione erogata dall'INPS attraverso una procedura semplificata, nuova e moderna; infine, vi sono convenzioni stipulate con le regioni che utilizzano fondi europei finalizzate a sostenere i processi di apprendimento di base e l'innalzamento dell'offerta formativa.
Ecco perché oggi ci ritroviamo pienamente nella linea del Governo: una linea di governo della scuola che dimostra, finalmente, responsabilità, che è ciò che permette di compiere le vere scelte politiche, e lungimiranza, che è ciò che consente di guardare al futuro e al bene del nostro Paese. È alla luce di questa analisi che annuncio il voto favorevole del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà per quattro minuti.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, il trio Gelmini-Tremonti-Brunetta si sta impegnando, e ci sta riuscendo, a smantellare la più importante industria italiana: l'industria del sapere.
Il Governo Berlusconi, per la verità, ha avviato questo grande licenziamento di massa: il licenziamento dei precari che, come ricordava Fioroni, ammonta a 28 mila unità, 28 mila uomini e donne che in Italia non avranno più neanche un futuro da precari. Allora, noi non solo ci preoccupiamo per questo licenziamento di massa, che colpisce tanti italiani e tante italiane. E poi si dice che si deve aiutare la spesa, bisogna spendere: ma come si spende, se agli italiani e alle italiane sottraiamo anche un minimo stipendio da precari? Però, per la verità, il fannullone prototipo d'Italia, il fannullone Brunetta, il deputato Brunetta, quello che continua prendere lo stipendio da deputato pur non lavorando da deputato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), perché continua a prendere uno stipendio per un lavoro che non fa, e poi vuol fare il censore dei pubblici amministratori, continua a prendere quello stipendio mentre i precari non prendono neanche più lo stipendio da precari!
Allora, noi ci preoccupiamo non solo per i livelli occupazionali, ma soprattutto per l'altro motivo, quello più forte: in questo momento il Governo Berlusconi sta rubando il futuro dei giovani perché, svuotando la scuola pubblica, si ruba il futuro delle nuove generazioni, perché quegli studenti che erano qui ad ascoltarci hanno bisogno di maggiore formazione di maggiore scuola, di maggiore professionalità, di insegnanti più preparati, che abbiano più specificità e più professionalità, che li preparino a nuove e diverse materie, dalle lingue estere all'informatica, eccetera.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FRANCESCO BARBATO. Concludo. Dobbiamo contrastare questo fenomeno, dobbiamo contrastarlo come ho fatto sul terrazzo delle precarie a Benevento, sostenendole in questa lotta. Perché noi dobbiamo contrastare il modello del berlusconismo, in cui per fare carriera, per essere assunti non c'è bisogno di competenza, di capacità e di professionalità (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! È questo il modello di Berlusconi, che lo vuole fatto di veline, una società di plastica, una società dove per essere assunti, per fare carriera e per crescere bisogna fare un altro provino: il provino della «gnocca» (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Prego i colleghi di prendere posto. Onorevole Moroni, lei che è una maratoneta! Pag. 49
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghizzoni ed altri n. 1-00229, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Zorzato, onorevole Barani. Onorevole Lanzillotta, mi dica se ha votato. Va bene. Non vedo altri che non hanno votato. L'onorevole Rampelli ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 453
Maggioranza 227
Hanno votato
218
Hanno votato
no 235).

Prendo atto che le deputate Anna Teresa Formisano e D'Incecco hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Leoluca Orlando ed altri n.1-00232, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Barani? Onorevole Frassinetti? Onorevole Delfino? L'onorevole Lanzillotta è a posto? Prego, onorevole Traversa. Bene, l'onorevole Traversa ha votato. L'onorevole Formichella ha votato. Onorevoli Latteri e De Micheli... Onorevole De Micheli, forza!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato
193
Hanno votato
no 264).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Centemero, Goisis ed altri n. 1-00235, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Barani, onorevole Lanzillotta, onorevole Delfino, onorevole Latteri, onorevole Mondello, onorevole Tommaso Foti, onorevole Traversa, onorevole De Micheli, onorevole Miglioli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 453
Votanti 426
Astenuti 27
Maggioranza 214
Hanno votato
236
Hanno votato
no 190).

Passiamo ora alla votazione della mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00237. Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente la parte su cui il Governo ha espresso parere favorevole da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00237, ad eccezione del terzo capoverso del dispositivo, non accettata dal Governo. Ricordo quindi che stiamo votando su tutta la mozione, tranne che sul terzo capoverso del dispositivo.
Dichiaro aperta la votazione (Commenti)...
Revoco l'indizione della votazione.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, il Governo ha un espresso Pag. 50parere favorevole sul terzo capoverso del dispositivo, mentre su tutti gli altri ha espresso parere contrario.

PRESIDENTE. Ho detto esattamente questo, e cioè che stiamo votando su tutta la mozione, tranne che sul terzo capoverso del dispositivo, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00237, ad eccezione del terzo capoverso del dispositivo, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Nannicini, onorevole Pes, onorevole Vico. Onorevole Delfino, non si disperi... Onorevole Traversa... L'onorevole Moroni ha votato. Onorevole Bellotti? Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 455
Votanti 429
Astenuti 26
Maggioranza 215
Hanno votato
195
Hanno votato
no 234).

Prendo atto che la deputata D'Antona ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul terzo capoverso del dispositivo della mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00237, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Luciano Rossi, onorevole Fioroni, onorevole Porcino, onorevole Delfino, onorevole Barani, onorevole Portas, onorevole Vico, onorevole Strizzolo, onorevole Tortoli, e infine, dulcis in fundo, l'onorevole Traversa.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 454
Votanti 422
Astenuti 32
Maggioranza 212
Hanno votato
415
Hanno votato
no 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lo Monte ed altri n. 1-00238, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Barani, onorevole Portas, onorevole Vico, onorevole Strizzolo, onorevole De Micheli, onorevole Agostini, onorevole Latteri, onorevole Barbareschi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 454
Votanti 430
Astenuti 24
Maggioranza 216
Hanno votato
235
Hanno votato
no 195).

Sull'ordine dei lavori e per richiami al regolamento (ore 13,30).

ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, con il provvedimento di ratifica che ci accingiamo ad approvare si conclude anche questa settimana di lavoro parlamentare condensata in un solo giorno...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Soro, vorrei solo avvisare i colleghi che ci saranno ancora votazioni e saranno immediate. Prego, onorevole Soro.

Pag. 51

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, non solleviamo la questione per una generica forma di censura, alla quale, tra l'altro, non siamo interessati, ma perché pensiamo che in fondo ci sia una questione politica seria di cui il Parlamento deve farsi carico e deve farsene carico prima di tutto la Presidenza di questa Camera. Ciò non solo perché questo procedere smentisce la facile congettura, ogni tanto avanzata dai rappresentanti del Governo, che il Parlamento frenerebbe l'attività del Governo, ma perché in fondo c'è una decisione del Governo, evidentemente una decisione consapevole, di non voler favorire l'iniziativa parlamentare nel processo legislativo.
Su 94 leggi approvate in questa legislatura solo nove sono state di iniziativa parlamentare. Credo che ciò voglia dire qualcosa e non sia semplicemente la traduzione casuale di un orientamento a svuotare dalla funzione di promozione legislativa il Parlamento.
I deputati della maggioranza sono evidentemente inibiti nella loro funzione attiva di legislatori, mentre l'opposizione ha presentato numerose proposte di legge che non vengono regolarmente calendarizzate. Nelle Commissioni le proposte di legge dell'opposizione non vengono mai messe in agenda e quindi ricordiamo, signor Presidente, che a Regolamento vigente (e cioè intanto che si lavora a modificare il complesso dell'organizzazione dei lavoro del Parlamento e dei Regolamenti parlamentari) l'opposizione ha diritto non solo a discutere di mozioni, cosa che ci viene con molta generosità consentita tutte le settimane, anche per riempire i lavori dell'Aula: noi vorremmo discutere le proposte di legge che noi abbiamo presentato e che i presidenti delle Commissioni non mettono mai in agenda e che non vengono mai messe nell'agenda dei lavori d'Aula. In questo modo, infatti, viene ostacolata una parte del Parlamento, di cui il Presidente della Camera e anche i Vicepresidenti sono garanti.
Chiediamo che venga modificata l'agenda del Parlamento nel corso della settimana. So che il Presidente della Camera ieri ha incontrato i presidenti delle Commissioni e ha avviato un'iniziativa in questo senso e questo è un aspetto di organizzazione al quale non ci sottrarremo con il nostro contributo. Tuttavia, c'è un' esigenza che voglio rappresentare: abbiamo il diritto di vedere iscritte nel calendario delle Commissioni le nostre proposte di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Se poi i deputati della maggioranza rinunciano a svolgere la loro funzione e si accontentano di ratificare le decisioni del Governo, sono fatti loro, ma noi abbiamo il diritto di vedere il Parlamento impegnato, anche a bocciare, le nostre proposte di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia dei Valori).

DONATO BRUNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO. Signor Presidente, riconosco la cortesia del presidente Soro, però sarebbe opportuno, presidente Soro, che quando lei avanza delle critiche, faccia anche degli esempi.
Dal suo discorso, infatti, non c'è dato conoscere a quale Commissione faceva riferimento e a quali provvedimenti. Altrimenti il suo discorso non ha un gran senso, se mi consente (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Presidente Soro, per quanto mi riguarda, come presidente della I Commissione (che mi onoro di presiedere), le posso dire che vi sono state due richieste da parte dell'opposizione che nelle sedute successive sono state non solo calendarizzate, ma a cui è stato dedicato tutto il tempo che i colleghi dell'opposizione hanno chiesto sia per le audizioni, sia per la discussione sulle linee generali. Sarebbe, quindi, opportuno, proprio per sollecitare i nostri lavori (credo che il suo intento sia meritorio), fare esattamente i nomi dei presidenti della Commissioni a cui lei fa riferimento e soprattutto evidenziare i provvedimenti a cui fa riferimento. Altrimenti, la sua sarebbe - come Pag. 52a me sembra - una voce distonica in un dibattito che, invece, sta avendo una puntualizzazione da parte di tutti i presidenti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo per rispondere all'invito del presidente Bruno. Da parte nostra, facciamo un esempio concreto, e ci rivolgiamo esattamente al presidente Bruno. Il gruppo dell'Italia dei Valori ha chiesto, ormai da cinque mesi, la calendarizzazione per l'Aula di una proposta di legge di nostra presentazione che riguarda l'abolizione delle province. Si tratta di una proposta di legge sulla quale speravamo di avere un'ampia collaborazione, un ampio riscontro positivo, da parte di quasi tutte le forze presenti in Parlamento, visto che quasi tutte ne avevano fatto uno dei punti qualificanti dei propri programmi elettorali. Invece, il provvedimento è incardinato in Commissione - ne voglio dare oggettivamente atto al presidente Bruno -, ma più volte la discussione in Aula è dovuta slittare in quanto la Commissione non ha concluso i suoi lavori, nonostante pressoché tutte le forze politiche in Commissione abbiano manifestato le loro intenzioni di voto contrarie a quel provvedimento.
Sicuramente anche con l'intenzione di fare un buon lavoro, ma con la sensazione di voler fare «melina», ho l'impressione che il provvedimento giaccia in Commissione più o meno abbandonato da mesi. Credo che siano mature le condizioni per portare in Aula il dibattito sull'abolizione o meno delle province che nel Paese si svolge ormai da vent'anni e in questo modo avremo il piacere di ascoltare una discussione che interessa a tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non mi sembra che ci sia da fare una polemica su un dato, purtroppo, oggettivo: dalle elezioni europee in poi, quest'Aula, volendo lavorare di più, ha lavorato di meno. Prendiamone atto a malincuore, anche perché nessuno di noi si troverà nelle condizioni di difendere il ruolo del Parlamento, qualora dovesse riprendere una polemica nei confronti della nostra funzione e del nostro operato.
Tuttavia, signor Presidente, senza voler fare alcuna critica ai presidenti di Commissione di questa o delle scorse legislature, vi sono dei problemi oggettivi. I problemi oggettivi che dobbiamo riconoscere sono che molte proposte, grazie al lavoro svolto nelle Commissioni, sono ferme non per incapacità o cattiva volontà della Commissione bilancio, ma per la chiusura delle capacità di spesa, espressa poi nei pareri della Commissione. Dall'altro lato, vi è un dato oggettivo, cari presidenti di Commissione, che non dipende da voi: quest'Aula nell'ultimo anno e mezzo, rispetto alle legislature precedenti, ha votato un numero assolutamente inferiore di proposte di legge di origine parlamentare, non della maggioranza o dall'opposizione, ma di origine parlamentare. A fronte di questo, come ha sottolineato la settimana scorsa il presidente Casini, e con acume oggi il presidente Soro, ritengo che una qualche attenzione ai nostri lavori parlamentari in funzione di rendere più efficace e continuo il nostro lavoro si debba fare sulle proposte di legge di origine parlamentare. Inoltre, se il Governo non ci mette in condizione di discutere le proposte di legge di origine parlamentare, almeno ci metta nelle condizioni di discutere il sindacato ispettivo.
Si sta verificando il paradosso per cui le proposte che provengono dai parlamentari oggettivamente non vengono discusse. Si finisce prima il lavoro dell'Aula mettendo le Commissioni in difficoltà di poter lavorare il giovedì (come oggi, ad esempio, che si finirà tra qualche minuto). Inoltre quei giorni e quelle ore Pag. 53risparmiate non vengono nemmeno usate per rispondere alle interrogazioni e alle interpellanze.
Tutto questo non è possibile perché, oggettivamente, vuol dire chiudere il Parlamento dopo un giorno e mezzo di lavoro, e ciò avviene dal mese di aprile in poi. Mi sembra francamente che non sia una buona cosa né per la dignità dei parlamentari, né per il Parlamento e nemmeno - permettetemi di dirlo - per il buon funzionamento dell'istituzione del rapporto tra Parlamento e Governo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, vorrei che rimanesse agli atti che noi poniamo un problema generale e lo poniamo con molta correttezza, ma non ci prestiamo neanche ad essere presi per scemi. Signor Presidente, dall'inizio di questa legislatura sono state presentate 2600 proposte di legge, un migliaio circa delle quali sono del Partito Democratico. Ora il presidente Bruno fa riferimento a due proposte di legge per le quali ha iniziato l'esame e, fra l'altro, non l'ha concluso, dato che l'esame di una proposta di legge può anche essere iniziato ma se poi la si mette da parte è del tutto inutile. E se anche fossero buone le due proposte di legge prese in carico dal presidente Bruno, ne avanza sempre qualcuna da 2600. Di che parliamo? Noi abbiamo posto un problema generale e chiediamo che tutti quelli che hanno interesse a svolgere correttamente la funzione dei parlamentari se ne facciano carico. Noi per parte nostra vorremmo essere messi nelle condizioni di farci carico del nostro mandato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

DONATO BRUNO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO. Signor Presidente, capisco che diventa una polemica sterile, ma devo dare una risposta credo a tutta l'Assemblea per quanto riguarda il provvedimento sulla soppressione delle province. Credo che il presidente Donadi non sia molto informato dell'iter che si sta svolgendo presso la Commissione. Le dico perché. Noi abbiamo svolto un ufficio di presidenza dove tutti hanno potuto parlare e la stragrande maggioranza, ad eccezione del suo partito, onorevole Donadi, e del rappresentante dell'Unione di Centro (che invece volevano che il provvedimento venisse in Aula), ha deciso di sospendere l'iter in attesa del Codice delle autonomie. Questo lo dico nel rispetto di quelle maggioranze che in Commissione a volte si vengono a determinare.
Però se dovesse da parte vostra essere insistita la posizione di vedere il provvedimento in Aula sarà compito della Commissione (come già è stato messo a verbale e lei potrà leggerlo) licenziare il provvedimento, sicuramente con un mandato al relatore negativo, per discuterlo. Credo che per l'economia dei nostri lavori forse sarà più opportuno leggere il Codice delle autonomie e vedere cosa in esso è previsto per le province e poi eventualmente entrare nel merito del provvedimento.

PRESIDENTE. Va bene, non entriamo nello specifico. Per quanto riguarda le questioni sollevate dal presidente Soro ovviamente riferirò al Presidente della Camera il contenuto della discussione che si è verificata in Aula. Non è compito della Presidenza entrare nelle valutazioni politiche ma è già stato sottolineato - e mi preme ricordarlo a tutta l'Assemblea - che ieri il Presidente della Camera ha convocato i presidenti di Commissione proprio per auspicare un maggiore raccordo tra i lavori dell'Assemblea e quelli delle Commissioni. La giornata di domani è importante e, anche se non vi saranno sedute con votazioni in Aula, sono convocate tutte le Commissioni. Credo che Pag. 54questo debba essere sottolineato con forza, perché tutti noi riteniamo il lavoro delle Commissioni fondamentale e necessario per il buon lavoro dell'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Ovviamente, anche l'onorevole Soro ne è informato, sarà la Conferenza dei presidenti di gruppo ad entrare nel merito delle osservazioni che sono state presentate e a decidere una programmazione dei lavori che tenga conto delle osservazioni che qui in Aula sono state fatte.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo V della Convenzione sulla proibizione o limitazione dell'uso di alcune armi convenzionali che possono essere considerate dannose o aventi effetti indiscriminati (Convention on Certain Conventional Weapons - CCW) fatta a Ginevra il 10 ottobre 1980, relativo ai residuati bellici esplosivi, fatto a Ginevra il 28 novembre 2003, nonché modifiche alla legge 7 marzo 2001, n. 58, recante istituzione del Fondo per lo sminamento umanitario (A.C. 2675) e dell'abbinata proposta di legge: Sarubbi ed altri (A.C. 1076) (ore 13,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo V della Convenzione sulla proibizione o limitazione dell'uso di alcune armi convenzionali che possono essere considerate dannose o aventi effetti indiscriminati (Convention on Certain Conventional Weapons - CCW) fatta a Ginevra il 10 ottobre 1980, relativo ai residuati bellici esplosivi, fatto a Ginevra il 28 novembre 2003, nonché modifiche alla legge 7 marzo 2001, n. 58, recante istituzione del Fondo per lo sminamento umanitario, e dell'abbinata proposta di legge d'iniziativa del deputato Sarubbi.
Ricordo che nella seduta del 21 settembre 2009 si è conclusa la discussione generale e che il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 2675)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Avverto che la V Commissione ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2675).
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2675), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Tortoli... onorevole Bertolini... onorevole Nannicini... onorevole Polledri... onorevole Agostini... onorevole Traversa: lei vuole soltanto farsi richiamare e citare il suo nome, onorevole Traversa, ma poi vota puntualmente. Onorevole La Loggia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 415
Maggioranza 208
Hanno votato
415).

Prendo atto che il deputato Galletti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2675), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Alfano Gioacchino... onorevole Girlanda... onorevole Pes... onorevole Nannicini... onorevole Traversa... onorevole Pecorella... Pag. 55
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 412
Maggioranza 207
Hanno votato
412).

Prendo atto che il deputato Galletti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2675), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa: lo diciamo prima così poi andiamo più velocemente! Onorevole Barani... onorevole Calgaro... onorevole Ferranti... onorevole Samperi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 412
Maggioranza 207
Hanno votato
412).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 2675), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ferranti... onorevole Della Vedova... onorevole Barani... onorevole Agostini... onorevole Volpi... onorevole Alfano Gioacchino... onorevole Mecacci... onorevole Traversa.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 411
Votanti 410
Astenuti 1
Maggioranza 206
Hanno votato
410).

Prendo atto che i deputati La Loggia, Margiotta, Bertolini e Mondello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 2675), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole La Loggia... onorevole Barani... onorevole Della Vedova... onorevole Margiotta... onorevole Vico... onorevole Gasbarra... onorevole Castagnetti... e, infine, onorevole Traversa... onorevole Stracquadanio... onorevole Goisis...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 417
Maggioranza 209
Hanno votato
417).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2675)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2675).
Avverto che l'onorevole Evangelisti ha ritirato la sottoscrizione dall'ordine del giorno n. 9/2675/1 e ha presentato l'ordine del giorno n. 9/2675/2 che è in distribuzione.
Se nessuno chiede di illustrare l'ordine del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il prescritto parere sui due ordini del giorno presentati.

Pag. 56

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, devo dire che faccio fatica a capire la differenza tra i due ordini del giorno presentati. Infatti a me risulta che vi sia una sola differenza nelle premesse, nel terzo capoverso, dove l'ordine del giorno Narducci n. 9/2675/1 ribadisce che «l'articolo 1, comma 1, della legge 3 agosto 2009, n. 108, ha rifinanziato il predetto fondo», mentre l'onorevole Evangelisti non ha inserito questo particolare. Mi risulta che la differenza sia solo questa. Tuttavia, al di là della premessa, l'impegno che si chiede al Governo è sostanzialmente identico.
Quindi su tutti e due gli ordini del giorno posso esprimere lo stesso parere da parte del Governo, che è favorevole a condizione di una riformulazione, peraltro abbastanza di prammatica, nel senso di sostituire le parole: «impegna il Governo a garantire in ogni esercizio annuale» con le seguenti: «impegna il Governo ad adoperarsi per assicurare». Il Governo ritiene che questa riformulazione sia vincolante per il parere favorevole.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione degli ordini del giorno Narducci n. 9/2675/1 ed Evangelisti n. 9/2675/2, accettati dal Governo, purché riformulati.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, ci saremmo aspettati un'accettazione senza riformulazione, ma comunque accettiamo la riformulazione e non insistiamo per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che anche l'onorevole Evangelisti accetta la riformulazione e non insiste per la votazione. È così concluso l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2675)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
Tuttavia, mi preme fare una sottolineatura: noi stiamo approvando la ratifica di un trattato che permette di ridurre la grave minaccia costituita dal ritrovamento di bombe inesplose dopo un conflitto. Chiaramente è una riduzione del danno; sarebbe meglio se noi ci attivassimo ogni giorno per evitare che le bombe fossero usate nei conflitti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto e annuncio il voto favorevole del gruppo Lega Nord.

PRESIDENTE. Onorevole Fava, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, volevo sottolineare cosa stiamo votando: stiamo votando finalmente un protocollo importantissimo, che grazie all'impegno dei proponenti del provvedimento in esame ed all'impegno della Commissione e del presidente Stefani, anche l'Italia sta mettendo in atto. Permettetemi colleghi: siccome già l'altra volta, alla fine di agosto, avevamo anticipato che avremmo parlato di politica estera con un po' di interesse, vorrei spendere almeno un minuto. Pag. 57
Visto che tutti noi ci commuoviamo quando guardiamo le campagne per lo sminamento e contro le bombe che provocano disastri nei confronti della popolazione, sottolineo che il protocollo in esame va in tale direzione e finalmente mette in condizione gli Stati non solo di identificare, ma di impegnarsi direttamente su quei terreni di guerra per identificare, mappare e togliere dalle terre dove vive la popolazione civile le bombe antiuomo, sulle quale appunto il nostro impegno è quello di fare talvolta una semplice offerta alle associazioni no profit per curare i bambini e i cittadini. Oggi invece il nostro Stato entra in prima linea insieme agli altri per evitare che tutto ciò possa accadere anche in futuro. Per questo noi voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarubbi. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, nella vita bisogna anche essere fortunati e bisogna dire che il protocollo in esame non lo è stato, perché il suo esame in Assemblea è arrivato ad ora di pranzo e a fine settimana lavorativa, pertanto probabilmente non gli dedicheremo l'attenzione che merita. Quindi, dopo aver rassicurato i miei colleghi che consegnerò anch'io il mio intervento, vorrei dire però che ci abbiamo messo quattro Governi e tre Parlamenti per approvare una ratifica sulla quale siamo tutti d'accordo. Allora mi chiedo: se siamo lenti sulle cose in cui siamo tutti d'accordo, quanto ci metteremo a risolvere i nostri contrasti fisiologici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Sarubbi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, intervengo solo per dire che è vero che c'è voluto tanto tempo, però questa era una cosa voluta dalla Presidenza italiana dell'Unione europea, portata avanti dall'Italia durante il semestre di Presidenza e l'Italia è una delle prime nazioni che oggi arriva ad approvare il provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2675)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2675, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Se i colleghi si siedono riesco a vedere se qualcuno non riesce a votare ... onorevole Barani... onorevole Simeoni... onorevole Mondello... onorevole Volpi... onorevole Nannicini... onorevole Latteri... onorevole Aprea... onorevole Osvaldo Napoli... dulcis in fundo, onorevole Traversa... che adesso ha votato... Nannicini ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Ratifica ed esecuzione del Protocollo V della Convenzione sulla proibizione o limitazione dell'uso di alcune armi convenzionali che possono essere considerate dannose o aventi effetti indiscriminati (Convention on Certain Conventional Weapons - CCW), fatta a Ginevra il 10 ottobre 1980, relativo ai residuati bellici esplosivi, fatto a Ginevra Pag. 58il 28 novembre 2003, nonché modifiche alla legge 7 marzo 2001, n. 58, recante istituzione del Fondo per lo sminamento umanitario) (2675):

(Presenti e votanti 400
Maggioranza 201
Hanno votato
400).

Dichiaro così assorbita la proposta di legge n. 1076.

Per fatto personale (ore 13,55).

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, non sarei intervenuto se la collega Ghizzoni, nel suo intervento, non avesse citato, in maniera del tutto errata, talune mie dichiarazioni.
Non ho assolutamente detto che i precari della scuola lo sono di loro volontà, ma ho semplicemente affermato che non è scritto da nessuna parte - e non è un diritto acquisito - il fatto che una persona, che abbia lavorato anche per anni in un settore, abbia il diritto di poter continuare, ope legis, a lavorare in quel settore.
In altre parole, collega Ghizzoni, ho semplicemente espresso un concetto che non ho appreso su un libro di Milton Friedman o di altri liberisti. Si tratta, invece, di quanto il Presidente del Consiglio Massimo D'Alema, il 12 settembre 1999, disse durante l'inaugurazione della Fiera del Levante: «L'epoca del posto fisso è finita». L'epoca del posto fisso è finita da dieci anni ed è bene che tutti voi ne prendiate atto perché, come aveva detto il presidente D'Alema, quello forse era un cambio culturale importante, tanto è vero che aggiunse in quell'occasione che se contassimo, come disoccupati, i precari degli Stati Uniti avrebbero il tasso di disoccupazione della Calabria.
Ho detto semplicemente questo nella trasmissione televisiva citata e di ciò vengo fatto oggetto di una campagna giornalistica manipolatoria che è lo stesso grado di manipolazione dei dati di confronto internazionale sulla scuola, ma su tale punto non voglio replicare in questa sede (Applausi del deputato Polledri).

Sull'ordine dei lavori (ore 13,58).

TINO IANNUZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, è scomparso ieri l'onorevole Baldassarre Armato, figura autorevole di uomo di Governo, di parlamentare, di dirigente politico di partito e di esponente del sindacato.
Baldassarre Armato è stato parlamentare della Democrazia Cristiana e deputato in quest'Aula dal 1958 al 1979. In più occasioni ha ricoperto incarichi di Governo. È stato, infatti, sottosegretario di Stato al Ministero del lavoro, a quello della pubblica istruzione e a quello del commercio con l'estero, in Governi presieduti rispettivamente da Giulio Andreotti, da Francesco Cossiga e da Giovanni Spadolini.
È stata una figura autorevole della storia del cattolicesimo sociale italiano, di quel movimento culturale e valoriale che ha fatto sempre della solidarietà sociale, della difesa e della lotta intransigente e ferma per i più deboli e per tutti coloro i quali sono in condizioni di sofferenza la bandiera del proprio impegno politico.
In questo senso, ha militato con coerenza ed è stato dirigente nazionale autorevole nella CISL di Giulio Pastore, nella Democrazia Cristiana, nella Sinistra sociale, in Forze nuove, in quel gruppo di impegno politico e civile guidato per tanti anni da Carlo Donat Cattin e poi da Guido Bodrato.
Sempre Baldassarre Armato ha posto al centro del suo impegno parlamentare, politico e sociale la battaglia per la solidarietà, per la tutela delle esigenze del mondo del lavoro ed è stato sempre in Pag. 59prima fila con competenza e grande passione politica e democratica, con vigore e con rigore morale.
È stato sempre anche artefice nel suo impegno politico e civile di una grande azione per lo sviluppo e per il riscatto della Campania e del Mezzogiorno in una visione di autentico respiro nazionale, nella consapevolezza che evoluzione e sviluppo del sud ed evoluzione e sviluppo dell'Italia sono sempre strettamente e inscindibilmente correlati.
Ha svolto sempre un impegno politico con alto senso delle istituzioni, con adamantina ricerca della cura dell'interesse pubblico, con grande capacità di animare passioni, motivazioni e di porre sempre idealità e progetti veri al centro del suo impegno politico e civile.
Come ha fatto autorevolmente stamane la Presidenza della Camera dei deputati, ci uniamo al cordoglio con vicinanza a tutta la famiglia del onorevole Baldassarre Armato, ai suoi congiunti e, particolare, a Teresa Armato, senatrice del Partito Democratico che con passione, autorevolezza e con la stessa coerenza di Baldassarre Armato prosegue la grande tradizione di impegno sociale, politico, culturale e civile della sua famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Annunzio di una nota di aggiornamento al documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013.

PRESIDENTE. Con lettera del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro dell'economia e delle finanze, in data 22 settembre 2009, è stata trasmessa, ai sensi dell'articolo 3 della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni, una nota di aggiornamento al documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013.
La nota di aggiornamento (doc. LVII, n. 2-bis) è trasmessa alla V Commissione (Bilancio), con il parere della VI Commissione (Finanze).
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Cicchitto, Colucci, Donadi, Renato Farina, Fitto, Lucà, Leoluca Orlando, Soro, Stefani, Stucchi e Urso sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i rapporti con il Parlamento, il Ministro dell'interno e il Ministro della giustizia.

(Iniziative per ovviare alle carenze infrastrutturali del Mezzogiorno - n. 3-00667)

PRESIDENTE. L'onorevole Nucara ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00667, concernente iniziative per ovviare alle carenze infrastrutturali del Mezzogiorno (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, credo che alla mia interrogazione risponderà il Ministro per i rapporti con il Pag. 60Parlamento, tuttavia vorrei che mi prestasse attenzione. Credo che il Ministro leggerà una risposta preparata da qualche direttore generale del Ministero per le infrastrutture, che, naturalmente, verterà sui problemi che porrò.
Tuttavia, vi è una domanda a cui il Ministro Vito può rispondermi immediatamente. Vorrei invitare lei, signor Ministro - e può rivolgere questo invito a tutti i Ministri e al Presidente del Consiglio - ad una gita in Calabria, ma in pullman. Venendo con noi in pullman, insieme ai suoi colleghi Ministri, forse, si renderà conto dei disastri che vi sono nelle infrastrutture meridionali, a cominciare dall'autostrada, per passare alle ferrovie.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FRANCESCO NUCARA. Mi riservo, poi, di porre il problema di 3.336 famiglie, che vivono nelle baracche dal 1908, al centro di Messina, altro che le baracche de L'Aquila!

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, naturalmente il Governo parla sempre nella sua collegialità. Comunque, vorrei ringraziare l'onorevole Nucara, perché la sua interrogazione a risposta immediata ci consente di fare, nella sede giusta, corretta e formale del Parlamento, un primo quadro degli interventi che il Governo Berlusconi sta realizzando a favore del potenziamento delle infrastrutture nel Mezzogiorno, in particolare in Calabria.
Per quanto riguarda le infrastrutture stradali - l'onorevole Nucara lo sa - l'ANAS ha lavori in corso nel Mezzogiorno per un totale di 23 miliardi 300 milioni di euro. A detta somma, si aggiungeranno altri 15 miliardi 800 milioni di euro per interventi programmati. Complessivamente, quindi, si tratta di oltre 39 miliardi di euro, pari al 55 per cento dell'intera spesa programmata in questo settore per tutto il Paese.
Per quanto riguarda, in particolare, l'autostrada Salerno-Reggio Calabria, dei circa 440 chilometri da ammodernare, ne sono già stati completati oltre 190, e nelle prossime settimane saranno terminati altri lotti. In ogni caso, la conclusione dei lavori è confermata per il 2013. I lavori, in corso e in appalto, riguardano circa 370 chilometri dell'autostrada, pari a oltre l'80 per cento della stessa.
Per quanto riguarda le infrastrutture ferroviarie, le Ferrovie dello Stato stanno adeguando gli standard della dotazione sia di impianti fissi, che rotabili, in Sicilia ed in Calabria. Occorre, comunque, precisare - e voglio farlo - che lo spostamento dell'Alta velocità-Alta capacità della linea Battipaglia-Reggio Calabria da programmazione a breve e medio termine a programmazione a lungo termine è dovuta ad atti disposti dal precedente Governo Prodi, e che l'Esecutivo Berlusconi, al contrario, ha inserito l'Alta velocità nel DPEF per gli anni 2009-2013 alla voce infrastrutture, confermandola nel recente DPEF per gli anni 2010-2014.
Per quanto riguarda il Fondo infrastrutture FAS, circa 600 milioni di euro sono assegnati al completamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria e per il restante finanziamento si provvederà con le successive ricariche della cosiddetta legge obiettivo.
Infine, per quanto riguarda l'aeroporto «Tito Minniti», al quale fa riferimento anche l'interrogazione in oggetto dell'onorevole Nucara, una somma è stata già stanziata dal Governo per imporre oneri di servizio pubblico sui collegamenti che partono da Reggio Calabria.
È evidente, quindi, onorevole Nucara - e mi auguro che lei ne possa convenire - che l'impegno del Governo Berlusconi e dello stesso Ministro Matteoli in favore del Mezzogiorno è proprio finalizzato alla realizzazione di quelle infrastrutture che serviranno a migliorare la vita e la mobilità della comunità del sud d'Italia, al quale, naturalmente, tutto il Paese guarda con grande interesse.

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PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro per i rapporti con il Parlamento, l'onorevole Vito, ospite sempre graditissimo delle nostre sedute dedicate alle interrogazioni a risposta immediata.
Ringrazio anche il Ministro Maroni, ospite - se mi permette il Ministro Vito - persino più gradito per la sensibilità che mostra nel venire personalmente a rispondere alle interrogazioni.
Passiamo ora all'interrogazione Di Pietro... (Commenti del deputato Nucara).
Mi scusi, onorevole Nucara, l'emozione per la presenza del Ministro Maroni mi ha obnubilato.
L'onorevole Nucara ha facoltà di replicare.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, capisco che lei dia per scontato che io debba convenire con quanto dichiarato dal Ministro (il che è giusto ed è vero), però il Ministro ha risposto ad altre questioni rispetto a quelle che ho chiesto. Io ho chiesto come mai esistono cantieri aperti per 30 chilometri - che io vedo poiché viaggio spesso in quella regione - che lasciano la corsia sinistra in direzione sud libera, cioè senza lavori, però chiusa, e la corsia destra come unica corsia di viaggio, per cui se ci si trova a viaggiare dietro un autotreno, oppure due, tre o quattro, si viaggerà a 20 chilometri orari per 30 chilometri, impiegando, per coprire quel tragitto, due o tre ore a seconda delle circostanze. Ponevo, quindi, il problema della vigilanza sull'ANAS, al punto che chiedo al Governo di applicare i poteri sostitutivi e di togliere i lavori all'ANAS se questa non fa in modo che si possa viaggiare rapidamente, cioè che i cantieri non restino chiusi per 30 chilometri quando non vi è alcuno che lavora.
Lo stesso discorso vale circa il servizio ferroviario. Lei ha mai preso un treno, onorevole Ministro, da Napoli a Reggio Calabria? Non fino a Napoli, che è la sua città di origine, ma fino a Reggio Calabria, lo ha mai preso? Penso di no, penso che si sia sempre rifiutato di salire su un carro bestiame che trasporta persone. Le Ferrovie hanno il dovere di rendere gli italiani tutti uguali.
Rispetto al ponte sullo Stretto, non sono mai stato contrario alla sua realizzazione e non lo sono tuttora, però voglio sapere cosa significa il ponte sullo Stretto se non abbiamo l'alta velocità. Volevo anche sapere per quale motivo a Messina 3.336 famiglie vivono nelle baracche dal 1908, in una zona che nel 1908 era periferia, ma che oggi, invece, è il centro di Messina, senza che nessuno se ne accorga.
Do merito al Presidente del Consiglio - e lo dico con tutto il cuore - per quello che ha fatto a L'Aquila, ma qualcuno si ricordasse del Mezzogiorno. Non dico il Ministro Maroni, ma almeno lei, Ministro Vito, che è napoletano, e il Ministro Alfano, che è siciliano, ricordatevi che esiste una parte dell'Italia di cui non tenete conto. Eppure il Popolo della Libertà, signor Ministro, ha vinto nel Mezzogiorno: nel Nord ha vinto insieme alla Lega, ma la maggior parte dei voti ottenuti dal Popolo della Libertà vengono dal Sud.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Nucara.

FRANCESCO NUCARA. Se volete continuare a vincere le elezioni nel Sud (ma il problema non è solo di vincere le elezioni) e se anche le amministrazioni del Mezzogiorno fossero di sinistra (come di fatto sono) il Governo ha il dovere di rendere i cittadini tutti uguali, come prescrive la Costituzione italiana.

(Orientamenti del Governo in merito allo scioglimento del consiglio comunale di Fondi - n. 3-00668 )

PRESIDENTE. L'onorevole Favia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Di Pietro n. 3-00668 concernente orientamenti del Governo in merito allo scioglimento del consiglio comunale di Fondi (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

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DAVID FAVIA. Signor Presidente, signor Ministro, noi chiediamo con forza lo scioglimento del consiglio comunale di Fondi per infiltrazioni mafiose. Credo che questa sia l'ennesima pagina vergognosa che ci propina questo Governo, una pagina che riusciamo, per l'ennesima volta, a portare in Aula con difficoltà dopo azioni eclatanti e interrogazioni inevase: è di otto mesi fa quella dell'onorevole Leoluca Orlando.
Finalmente approda davanti alla nazione, in Aula, questa pagina vergognosa, come il lodo Alfano, come i condoni, come i 12 miliardi di euro buttati sull'Alitalia e sulla Libia, mentre viene negata una crisi e mentre le famiglie sono attanagliate da questa crisi negata.
L'8 settembre 2008 il prefetto di Latina ha richiesto lo scioglimento del consiglio comunale di Fondi. Soltanto nel febbraio 2009 la questione è stata portata al Consiglio dei Ministri e nel frattempo sono stati immediatamente sciolti altri consigli comunali per infiltrazioni mafiose. Ora ci sono altri ritardi. Perché, signor Ministro, questo consiglio comunale viene trattato con tanta leggerezza e con tanta superficialità davanti all'evidenza di relazioni prefettizie e di forze dell'ordine che chiedono lo scioglimento per palesi connivenze con la criminalità organizzata?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Il Consiglio dei Ministri del 31 luglio 2009 ha deliberato, come è noto, di riconsiderare la proposta di scioglimento del comune di Fondi a seguito dell'entrata in vigore della legge 15 luglio 2009, n. 94, che prevede una procedura diversa per deliberare lo scioglimento che è di competenza del Consiglio dei Ministri. Ho portato la nuova relazione del prefetto, sentito il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, nel Consiglio dei ministri di ieri e nel prossimo Consiglio dei ministri ci sarà la decisione sullo scioglimento del comune di Fondi.
Colgo l'occasione per ricordare, confutando le affermazioni dell'interrogante, che questo Governo ha fatto, contro la mafia, nei quindici mesi della sua durata, cose che negli anni precedenti non si sono mai verificate.
In quindici mesi questo Governo ha sciolto dodici consigli comunali mentre il Governo Prodi nello stesso periodo ne aveva sciolti otto; questo Governo ha proceduto, in quindici mesi, ad arrestare 3.340 mafiosi, il 30 per cento in più di quanto fatto sotto il Governo Prodi, otto mafiosi al giorno in media da quando il Governo si è insediato. Abbiamo arrestato latitanti pericolosi per l'80 per cento in più rispetto al periodo precedente, abbiamo sequestrato alla mafia 8.674 beni di varia natura per un valore di 4,9 miliardi di euro, il 30 per cento in più rispetto al periodo precedente, e le confische di circa un miliardo sono ben il 179 per cento in più rispetto al periodo precedente.
Penso quindi, e lo dico con orgoglio, che questo sia un momento molto favorevole nella lotta alla mafia e che nessun Governo come quello attuale sta dando alla mafia colpi molto duri e sta procedendo ad una lotta senza quartiere contro ogni forma di criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Favia ha facoltà di replicare.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signor Ministro, capisco che lei faccia fatica a parlare del comune di Fondi e che quindi ci propini dei dati che rientrano nella normalità delle attività che deve svolgere un qualsiasi Governo contro la criminalità organizzata. Quello che lei ha detto a vantaggio di questo Governo le si ritorce contro: se sono stati sciolti dodici consigli comunali, perché non è stato sciolto quello del comune di Fondi? Le sue argomentazioni sono assolutamente pretestuose! Prendiamo atto che al prossimo Consiglio dei ministri si prenderà una decisione, lo ha detto lei senza nemmeno auspicare che tale decisione sia favorevole allo scioglimento o senza nemmeno affermare che certamente questa Pag. 63decisione sarà lo scioglimento del comune di Fondi.
Non ci ha spiegato, se non citando leggi che non sono applicabili in questo modo, come mai è passato tanto tempo per questo comune, in cui sono palesi, proprio perché l'hanno detto il prefetto e le forze dell'ordine che hanno indagato, le infiltrazioni della criminalità organizzata.
Ci auguriamo che al prossimo Consiglio dei ministri il comune di Fondi verrà sciolto come lei ha richiesto, ma le chiediamo un sussulto di orgoglio, un atto di dignità. Le chiediamo, qualora al prossimo Consiglio dei ministri non venga sciolto il consiglio comunale di Fondi, di mettere sul tavolo le sue dimissioni, anzi di farlo preventivamente (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Questo dovrebbe fare un Ministro dell'interno che ha chiesto più volte lo scioglimento per motivi gravissimi di un comune per infiltrazioni mafiose, camorristiche e non si è visto rispettare nelle sue richieste.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DAVID FAVIA. Quindi, sarebbe comunque gravissimo che questo scioglimento, che avverrà, come dice il Ministro, speriamo, con il prossimo Consiglio dei ministri, si concretizzi ben oltre un anno dopo la prima segnalazione del prefetto e delle forze dell'ordine. Che esempio diamo alle forze dell'ordine che indagano se le loro grida d'allarme vengono accolte con così tanto ritardo?

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DAVID FAVIA. Credo che il tentativo di citare gli atti positivi compiuti dal suo Governo naufraghino davanti a questo ritardo...

PRESIDENTE. Onorevole deve concludere.

DAVID FAVIA... e mi consenta di concludere dicendo che se non ci sarà questo accoglimento saremo autorizzati...

(Dati a disposizione del Ministero dell'interno relativi agli sbarchi di clandestini sulle coste italiane - n. 3-00669)

PRESIDENTE. L'onorevole Desiderati ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota n. 3-00669, concernente dati a disposizione del Ministero dell'interno relativi agli sbarchi di clandestini sulle coste italiane (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MARCO DESIDERATI. Signor Presidente, egregio Ministro, i flussi migratori verso il nostro Paese sono aumentati in maniera esponenziale nel corso degli ultimi anni. Gli immigrati che giungono clandestinamente sulle nostre coste ammonterebbero a circa 36 mila unità nel 2008, dei quali circa 30 mila approdati a Lampedusa. Ciò ha indotto il Ministro a promuovere la decisione assunta dal Consiglio dei ministri di attivare un centro di identificazione ed espulsione sull'isola, con l'evidente finalità di consentire il trattenimento dei clandestini in attesa della loro identificazione e il successivo rimpatrio.
Tali misure si inseriscono in una strategia di estremo rigore adottata dall'attuale Governo in materia di immigrazione che si è articolata in una serie di provvedimenti. In particolare, gli accordi siglati con la Libia hanno dispiegato una notevole efficacia come dimostra il fatto che, a quanto risulta, gli sbarchi sulle coste italiane si sono ridotti drasticamente e il centro di identificazione di Lampedusa è praticamente vuoto.

PRESIDENTE. Onorevole Desiderati, la prego di concludere.

MARCO DESIDERATI. Si chiede, pertanto, di conoscere i dati a disposizione del Ministero circa l'effettiva diminuzione di arrivi di clandestini sulle coste italiane dopo l'adozione dei citati provvedimenti.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

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ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, da quando l'accordo con la Libia è entrato effettivamente in vigore, cioè dall'inizio del mese di maggio di quest'anno, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno c'è stata una riduzione di oltre 90 per cento degli sbarchi. Lo scorso anno se ne sono registrati 18.761 dal 1o maggio a ieri, quest'anno 1.833. Sono state effettuate in poco più di 4 mesi 9 operazioni di riaccompagnamento in Libia di extracomunitari presi in mezzo al mare, 834, che però sommati ai 1.833, rispetto agli sbarchi dell'anno scorso comportano una differenza di circa 17 mila persone che non sono proprio partite dalla Libia. Questo è il dato più positivo, io credo, perché si è evitato il dramma e il rischio di dramma e di tragedia di tanti morti in mare.
Si tratta di una politica che funziona e che continueremo, perfettamente conforme a tutte le convenzioni internazionali ed europee. Ciò ha comportato ovviamente un vantaggio per l'isola di Lampedusa. Avevamo all'inizio di quest'anno lanciato la sfida: il 2009 sarà per Lampedusa l'anno della fine degli sbarchi e l'anno del turismo. È ciò che sta avvenendo, basta considerare che a settembre dello scorso anno erano ospitati nel centro di Lampedusa 1.800 clandestini, a ottobre 2.002, a dicembre 1.500, a febbraio 1.221, a giugno venti, a luglio zero, ad agosto zero e ad oggi zero: non c'è più nessuno.
Ovviamente dovremmo riconsiderare la destinazione di queste strutture, ma aspettiamo la fine dell'anno per essere sicuri che la stagione più a rischio di sbarchi, che è quella attualmente in corso, si concluda positivamente. Abbiamo un ottimo rapporto con la Libia, le autorità libiche e quelle italiane, assieme a quelle maltesi e a quelle di Frontex stanno facendo un ottimo lavoro. Credo davvero che l'attuazione di questo accordo possa essere considerata la svolta vera nella lotta all'immigrazione clandestina, portando a zero gli sbarchi che negli anni passati, come l'interrogante ha citato, sono stati davvero massicci.

PRESIDENTE. L'onorevole Desiderati ha facoltà di replicare.

MARCO DESIDERATI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro e il Governo. Esprimo la soddisfazione mia e del gruppo della Lega Nord. Quelli che ha citato sono numeri importanti. Pure in questo periodo di grave congiuntura economica negativa, gli italiani percepiscono la sicurezza come un problema importante. Credo che questo Parlamento e questo Governo e il Ministro dell'interno abbiano ben interpretato questo sentimento, riuscendo a far percepire qualcosa che è forse una novità. Alcuni dei suoi predecessori hanno brillato per immobilismo, lei ha lanciato un messaggio.
Il messaggio è che quello dei clandestini e degli immigrati in Italia non è un ineluttabile destino, non ci dobbiamo rassegnare. Si può lavorare, lo si può fare, ma è chiaro che ci vogliono le idee giuste e lei, signor Ministro, ce l'ha (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Elementi in possesso del Ministro dell'interno in merito a recenti dichiarazioni del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione circa l'esistenza di manovre eversive in atto - n. 3-00670)

PRESIDENTE. L'onorevole Bressa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00670, concernente elementi in possesso del Ministro dell'interno in merito a recenti dichiarazioni del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione circa l'esistenza di manovre eversive in atto (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, qualche giorno fa a Cortina in una manifestazione del Popolo della Libertà il Ministro Brunetta ha pronunciato queste parole: ci sono delle élite della sinistra per male, contrapposte alla sinistra per bene, che stanno preparando un vero e proprio colpo di Stato. Il giorno dopo in un'intervista a Il Corriere della Sera il Ministro Pag. 65ribadiva che non si era pentito delle parole dette perché è in gioco la democrazia. Mi scuso con l'Aula, la mia non è stata una citazione alla lettera, ma ho omesso alcune espressioni di Brunetta per non usare in quest'Aula lo stesso linguaggio violento e volgare usato dal Ministro. Ma non è tutto, i Ministri Gelmini, Bondi, Sacconi e Matteoli si sono associati a questo grido di allarme del Ministro Brunetta.
Ora, Ministro Maroni, lei che è responsabile della sicurezza nazionale, visto che mezzo Consiglio dei Ministri considera reale l'ipotesi di un colpo di Stato, cosa ci può dire al riguardo? Esiste questo pericolo? Ci sono elementi di prova? Le questure sono state attenzionate? La magistratura indaga o è complice dei golpisti? Credo che lei oggi abbia l'occasione in Parlamento di chiarire i fatti e di farci capire quanto vicina sia la fine della democrazia in Italia.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, onorevole Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, le dichiarazioni con richiami a golpe o a colpi di Stato sono una costante nel dibattito politico. Il 22 novembre del 2002 Piero Fassino dichiarò: «è stato un golpe» riferito ad una certa azione fatta dall'opposizione. Il 17 aprile 2006 l'allora segretario del Partito dei comunisti italiani Oliviero Diliberto: «c'è in giro un'aria di golpe». Nel 2007 l'ex Ministro della difesa Parisi: «Veltroni ha fatto pacatamente, serenamente, un golpe». «Un golpe e Napolitano usa la piuma», così l'onorevole Di Pietro qualche giorno fa: «Signor Presidente, lei sta usando una piuma d'oca per difendere la Costituzione dall'assalto di un manipolo piuttosto numeroso di golpisti» che sarebbero i membri del Governo e della maggioranza. Da ultimo, poco prima del Ministro Brunetta, l'onorevole Luigi De Magistris: «Credo che il popolo italiano debba essere consapevole che la maggioranza - cioè noi - tenterà un vero golpe d'autunno».
È evidente che queste affermazioni rientrano nel dibattito politico, il Ministro e il Ministero dell'interno seguono con grande attenzione tutto ciò che è un rischio per la democrazia e per la libertà, progetti eversivi, attentati alla libertà, che non sono annunciati in convegni o interviste e che possano essere nei piani della mafia o di associazioni terroristiche. Da questo punto di vista, l'attenzione è straordinariamente alta e posso assicurare che continuerà ad esserlo per garantire a tutti i cittadini italiani il massimo della libertà, nel rispetto del principi fondamentali della democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Bressa ha facoltà di replicare.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, il Ministro è stato molto abile nel fare la rassegna stampa delle dichiarazioni, io però ho ricordato nell'illustrazione che il Ministro Brunetta non si è lasciato sfuggire una parola, perché il giorno dopo, interrogato circa la gravità delle sue affermazioni, ha detto: sono convinto di quello che ho detto, perché è in gioco la democrazia. Quindi, c'è una sorta di pervicacia nel voler fare quelle affermazioni.
Comunque, la sua è una risposta rassicurante, Ministro. Possiamo dire allora che quello che ha detto il Ministro Brunetta, sostenuto dai Ministri Gelmini, Bondi, Sacconi e Matteoli, è stato solo un consapevole falso allarme, potremmo dire addirittura una sorta di procurato allarme.
Ma c'è da chiedersi quali siano le ragioni per cui il Ministro Brunetta abbia pronunciato quelle parole che mettono in dubbio la sicurezza democratica nel nostro Paese. Si tratta forse di una degenerazione in senso peronista del populismo della destra italiana? Si tratta del sovversivismo delle classi dirigenti, come amava parlare Gramsci? La storia forse ci dirà quale interpretazioni di queste è vera.
Ma per il momento occupiamoci del presente. Ai fini di garantire la sicurezza nazionale, Pag. 66così come qualche settimana fa il vostro Governo ha già previsto in un provvedimento in materia di sicurezza, si potrebbe estendere l'uso dell'etilometro anche alle manifestazioni politiche, così da rassicurare il popolo italiano sul livello di credibilità delle affermazioni di personalità il cui livello di responsabilità è tale da non consentire la possibilità di interpretazioni equivoche, allarmanti, disperate. «L'etilometro per i politici» potrebbe esser uno slogan per una campagna di Pubblicità progresso, ma sarebbe una misura di prudenza necessaria ed utile per il bene del Paese, del suo Governo e della sua credibilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative per il rinnovo del mandato dei giudici di pace nominati nel 1995 - n. 3-00671)

PRESIDENTE. L'onorevole Mantini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vietti n. 3-00671, concernente iniziative per il rinnovo del mandato dei giudici di pace nominati nel 1995 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, signor Ministro, sono circa ottocento i giudici di pace nominati nel 1995 che vedranno scadere il proprio mandato nell'aprile del 2010.
Come sappiamo, la giustizia soffre già di molti problemi e anche dell'assenza di risorse; i giudici di pace sono stati gravati da compiti rilevantissimi, dalla legislazione sull'immigrazione al controllo del reato di clandestinità, non godono di tutele previdenziali e spesso si tratta di soggetti professionali che hanno rinunciato a svolgere la professione. Quindi, chiediamo se non veda la necessità di un rinnovo quadriennale stabile e, soprattutto, sollecito affinché non siano perdute queste competenze essenziali per la giurisdizione.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, onorevole Alfano, ha facoltà di rispondere.
Colgo l'occasione per ringraziare il Ministro Alfano per la sensibilità che anche lui dimostra venendo qui a rispondere personalmente alle interrogazioni e ci auguriamo che questo segni una consuetudine, che si prolunghi nel tempo, di presenza dei Ministri alle interrogazioni che li riguardano.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, rispondo con piacere all'interrogazione presentata, tra gli altri, dal collega Mantini per dire che il Governo è consapevole dell'importanza che i giudici di pace e, più in generale, la magistratura onoraria, hanno nell'ambito dello svolgimento della giurisdizione. Ne siamo tanto consapevoli da avere avviato uno studio per poter presentare entro i termini previsti dalla legge, cioè il 31 dicembre di quest'anno, un'ipotesi di riforma che ci metta nelle condizioni di ripensare nell'insieme il senso e la funzione della magistratura onoraria, rivedendo gli attuali criteri di accesso, selezione, formazione e aggiornamento professionale dei magistrati onorari, regolamentando il rinnovo dell'incarico, ferma restando la sua natura onoraria e temporanea, prevedendo quindi una rigorosa valutazione dell'attività svolta e della persistente idoneità del magistrato allo svolgimento delle funzioni giudiziarie, nonché predeterminando per legge le attività giudiziarie che possano essere affidate ai magistrati onorari ed anche modificando le condizioni che legittimano l'impiego dei magistrati onorari presso i tribunali e gli uffici di procura; infine, introducendo un'organica disciplina degli illeciti disciplinari e del regime di incompatibilità per i magistrati onorari.
Intendiamo procedere facendo sì che non venga dispersa la professionalità fin qui acquisita da parte di coloro i quali hanno svolto queste funzioni cui lei faceva riferimento. Intendiamo presentare il progetto a breve, i nostri uffici sono già al lavoro, lo hanno concluso, per cui siamo Pag. 67quasi pronti per la presentazione del progetto di riforma.
Colgo l'occasione per dire all'onorevole Mantini e al Parlamento intero che la magistratura onoraria rappresenta uno di quei temi su cui insieme si può procedere ad una riforma. Credo che questo sia un invito che possa essere accolto dalle forze politiche con serenità, perché la magistratura onoraria rappresenta uno di quegli ambiti in materia di giustizia dove si può lavorare insieme e, se mi è permesso, dove si deve lavorare insieme.

PRESIDENTE. L'onorevole Mantini ha facoltà di replicare.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, ringrazio anch'io il Ministro, sia per le intenzioni manifestate, sia per la sua presenza. Devo però dichiararmi, come è in uso, solo parzialmente soddisfatto di questa risposta.
In effetti, la questione della magistratura onoraria e della necessaria riforma è tema da molti anni e sotto diversi Governi allo studio e all'attenzione delle aule parlamentari. Esistono progetti maturi e adesso forse l'idea di completare uno studio è un po' poco. Dovremo certamente porre attenzione all'uso delle risorse, ma dovremo pure pensare di restituire le risorse sottratte dalla finanziaria Tremonti alla giustizia e procedere ai risparmi magari riordinando le circoscrizioni giurisdizionali, i tribunali, sviluppando il processo telematico e facendo pagare realmente le sanzioni frutto di sentenze passate in giudicato. Insomma, vi sono molti modi per fare buona economia, non attraverso però i tagli delle risorse e della magistratura onoraria.
Certamente lo spirito è quello di una riforma che non può che essere trasversale con il concorso di tutti i gruppi parlamentari; tuttavia, mi lasci concludere ricordando l'antico e perfido brocardo che circola nelle aule giudiziarie secondo cui, siccome l'Italia è la culla del diritto, il diritto si è addormentato. Non vorremmo che anche il Governo, in materia di riforme e giustizia, fosse tentato da qualche inerzia o da qualche pisolino.

(Iniziative per razionalizzare i costi di gestione del servizio informatico del Ministero della giustizia e per la diffusione dei progetti di digitalizzazione - n. 3-00672)

PRESIDENTE. L'onorevole Consolo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00672, concernente iniziative per razionalizzare i costi di gestione del servizio informatico del Ministero della giustizia e per la diffusione dei progetti di digitalizzazione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, signor Ministro guardasigilli, negli ultimi anni lo stato della giustizia ha registrato purtroppo (ma questa è la realtà) continui peggioramenti in termini di efficienza, con notevole allungamento dei tempi dei processi. In passato, per l'informatizzazione della giustizia sono state investite ingenti risorse finanziarie che hanno, però, consentito di conseguire risultati ben al di sotto delle attese, in quanto sono stati varati innumerevoli progetti che non hanno trovato, però, un avvio adeguato. Si pensi, ad esempio, al processo telematico previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 2001, n. 123, che a stento ha trovato parziale avvio.
Altre amministrazioni hanno avviato efficace azione di razionalizzazione dei costi di gestione, liberando importanti risorse finanziarie da impiegare in processi innovativi. Un'azione isolata da parte del Ministro della giustizia non può consentire di ottenere risultati significativi.
L'interrogante, quindi, vuole conoscere quali siano le azioni poste in essere per razionalizzare i costi di gestione del servizio informatico del Ministero della giustizia e quali (se vi sono) azioni di semplificazione e standardizzazione tecnologica intenda intraprendere per accelerare la diffusione dei progetti di digitalizzazione, in primis, signor Ministro, del processo telematico.

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PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, la ringrazio onorevole Consolo e le rispondo subito dicendo che noi abbiamo individuato nella lentezza il male della giustizia italiana e nella digitalizzazione della giustizia medesima uno dei possibili e più efficaci rimedi contro la lentezza.
Ci siamo mossi su due linee direttrici: la prima è stato un forte sforzo di contenimento dei costi, l'altra un investimento che mi sento di definire «normativo». Per quanto riguarda il primo aspetto, abbiamo provveduto a censire i principali contratti nell'ambito del sistema informativo dell'amministrazione della giustizia, soprattutto quelli a scadenza. In questo modo sono state da noi poste le basi per innalzare il livello qualitativo delle forniture, per aumentare l'integrazione funzionale dei sistemi, che spesso non parlavano tra di loro, e per risparmiare anche attraverso il ricorso a possibili gare europee. Il risultato è stato quello di una riduzione della spesa del 19 per cento rispetto allo standard del 2008.
Per quanto riguarda quello che io chiamo «investimento normativo», avendo lei partecipato al dibattito parlamentare anche in Commissione, sa bene che abbiamo cominciato da lì con il processo civile. Già nel decreto-legge n. 112 del 2008, abbiamo inserito norme che tendono a trasformare la comunicazione per via elettronica in mezzo ordinario di comunicazione tra i protagonisti del processo.
Anche nell'ambito del processo di riforma della procedura penale, che pende al Senato, abbiamo inserito talune norme che hanno lo stesso obiettivo, cioè i protagonisti del processo devono comunicare via Internet.
Nell'ambito dei risultati già ottenuti, mi pregio di poter dire che abbiamo sviluppato, insieme al Ministro Brunetta, un protocollo per la digitalizzazione della giustizia, nell'ambito della digitalizzazione della pubblica amministrazione, e abbiamo individuato il tribunale di Milano - ed altri ancora, ma soprattutto quello di Milano ha già dato risultati - come tribunale pilota per la comunicazione telematica degli avvisi di cancelleria. I consistenti risparmi economici conseguiti a Milano confermano assolutamente la decisione di estendere l'innovazione a tutti i tribunali d'Italia.
Sottolineo inoltre che, oltre allo stabile e progressivo utilizzo del sistema telematico per il rilascio dei decreti ingiuntivi, si è dato il via al processo telematico per le esecuzioni mobiliari e immobiliari con l'intento di ottenere, anche in questo settore, un'ulteriore accelerazione delle procedure ed un calo ponderale dei costi.
Nel settore penale sono stati compiuti importanti passi verso l'erogazione di servizi telematici a favore dell'avvocatura e, a tutt'oggi, gli avvocati della capitale possono accedere in via informatica alle copie degli atti del processo penale, navigare all'interno dei documenti ed estrarre copia degli atti che ritengono utili alla difesa. Tutto ciò per ribadire che la digitalizzazione della giustizia è una delle missioni principali del Ministero che mi onoro di presiedere.

PRESIDENTE. L'onorevole Consolo ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, signor Ministro, so che lei ha esposto con l'onestà intellettuale che la caratterizza il suo programma, che è un programma che troverà concretezza. Però, farei offesa alla mia onestà intellettuale se non le segnalassi - le ho portate come uova fresche di giornata - delle notifiche di provvedimenti giudiziari, ricevute questa mattina nel mio studio, ancora scritte a mano. Sono qui e, nel rispetto della legge sulla privacy, gliele mostrerò. Questo è un risultato che non costa nulla per le casse del dicastero da lei presieduto. Basta una semplice circolare che imponga ai magistrati, così come - mi sembra ovvio - è imposto agli avvocati, di scrivere attraverso quella che una volta si chiamava la macchina da scrivere, ossia attraverso il Pag. 69computer. Non dobbiamo continuare a vedere atti di questo tipo e non si faccia - se mi consente il Presidente la colloquialità del termine - prendere in giro forse da qualcuno che le sta intorno - pochi, perché il suo dicastero è un dicastero degno di questo nome - che le dica che ormai questo è un sogno, perché le notifiche che le porterò - sono qui, me ne sono fatto fare copia apposta - sono la prova lampante, quella che il suo collega americano chiamerebbe the smoking gun evidence.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 24 settembre 2009, alle 9:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 15,40.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELL'INTERVENTO DEL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER L'ISTRUZIONE, L'UNIVERSITÀ E LA RICERCA GIUSEPPE PIZZA SULLE MOZIONI CONCERNENTI MISURE A FAVORE DEL PERSONALE PRECARIO DELLA SCUOLA

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Ovviamente, l'incremento del tempo pieno risulta prevalentemente nelle classi del primo anno di corso, mentre rimangono confermati i quadri orari per le classi successive. Complessivamente, nel corrente anno scolastico le classi a tempo pieno sono 36.507.
Più in dettaglio, da un'indagine campionaria condotta dal Ministero relativa al 26 per cento dei circoli didattici per rilevare la tipologia del tempo scuola attivato nelle classi prime, si registra la seguente distribuzione dell'orario scolastico, secondo le tipologie previste dal decreto del Presidente della Repubblica del 20 marzo 2009: l'11 per cento delle famiglie ha chiesto le tipologie di 24 e 27 ore; il 58,6 per cento ha scelto la tipologia fino a 30 ore; infine, il 30,4 per cento ha scelto la tipologia di 40 ore con due insegnanti e, al riguardo, dal confronto sulle stesse scuole con l'anno precedente emerge un aumento di 7 punti percentuali. Le stesse percentuali si rilevano anche a livello nazionale confrontando i dati comunicati per gli anni scolastici 2008/2009 e 2009/2010, da cui risulta un aumento di 1.504 classi.
Passando alla scuola secondaria di primo grado, l'orario scolastico da quest'anno è di 30 ore settimanali, consentendo una distribuzione razionale delle lezioni, eliminando insegnamenti facoltativi e opzionali che avevano allungato l'orario senza però garantire alle famiglie il rispetto delle scelte formative. Il tempo prolungato, dopo anni di sprechi di risorse e in mancanza di una reale richiesta delle famiglie di questo modello orario, viene autorizzato solo in presenza di requisiti strutturali e di servizio che rispondano alle aspettative delle famiglie e può essere di trentasei ore elevabili, se richiesto dalla maggioranza delle famiglie, a quaranta ore.
Per quanto riguarda l'insegnamento della lingua inglese, data la sua obbligatorietà, sono stati nominati tutti gli insegnanti specifici necessari.
A livello nazionale il numero complessivo degli alunni è aumentato di dodicimila unità; le classi sono circa duemila in meno, ma il rapporto alunni/classe è tuttora inferiore a quello previsto dalla normativa vigente e agli standard europei.
Sono state mantenute tutte le scuole di montagna e delle piccole isole per effetto della deroga ai limiti minimo e massimo per la costituzione di classi uniche per anno di corso e indirizzo di studi contenuta nel regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 2009, recante norme per la riorganizzazione Pag. 70della rete scolastica e il razionale utilizzo delle risorse umane della scuola.
Relativamente all'edilizia scolastica cui fa riferimento la mozione dell'onorevole Lo Monte, ricordo preliminarmente che in materia di edilizia scolastica titolari della competenza programmatoria sono le regioni, mentre tutto ciò che attiene alla fornitura ed alla manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici scolastici pubblici statali, compresi l'adeguamento e la messa a norma in sicurezza degli stessi, rientra nelle dirette ed esclusive competenze degli enti locali (comuni fino alla scuola secondaria di primo grado e province per il resto).
Per questo Governo l'edilizia scolastica costituisce una priorità tant'è che poco dopo l'insediamento, con la legge n. 169 del 2008 - articolo 7-bis - si è previsto un finanziamento strutturale, e quindi stabile negli anni, del Piano straordinario citato, con una somma non inferiore al 5 per cento delle risorse complessivamente stanziate per il programma nazionale delle infrastrutture strategiche, nel quale esso è compreso.
A fronte di ciò, il Comitato interministeriale per la programmazione economica - con delibera del 6 dicembre 2008 - ha assegnato per l'avvio del terzo piano stralcio una somma pari a circa 120 milioni di euro, ai sensi dell'articolo 212 del decreto legge n. 185 del 2008.
Inoltre, tra le altre iniziative recentemente assunte, si ricordano: l'approvazione, nella conferenza unificata del 13 ottobre 2008, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con il quale è stata ripartita tra le regioni la somma di 20 milioni di euro per la messa in sicurezza sismica delle scuole, rinveniente dai risparmi sulle cosiddette «spese della politica» e, a decorrere dal 2008 , destinata annualmente a tale finalità; l'attivazione dell'intesa istituzionale del 28 gennaio 2009, per il tempestivo accertamento di eventuali rischi di carattere non strutturale negli edifici scolastici. Come fatto presente dal Ministro Gelmini nella audizione del 21 aprile scorso in Commissione Istruzione, con l'intesa raggiunta in Conferenza unificata il Governo e le autonomie locali si sono accordati per una reciproca assunzione di responsabilità e per la prima volta è stata superata la materia; l'intervenuta definizione con l'INAIL del bando 2008/2009 - pubblicato il 29 dicembre 2008 - per l'assegnazione agli enti locali di una somma complessiva di 70 milioni per la messa in sicurezza e l'eliminazione delle barriere architettoniche nelle scuole secondarie; l'assegnazione - con delibera CIPE del 6 marzo 2009 - di 1.000 milioni di euro al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, destinati alla messa in sicurezza delle scuole, ai sensi dell'articolo 18 del decreto-legge n. 185 del 2009 convertito dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2.
Al momento, previo accertamento del fabbisogno sul territorio, sono in corso interlocuzioni con i soggetti istituzionali interessati.
Per quanto riguarda la ozi e dell'onorevole Capitanio Santolini si esprime favorevole relativamente al terzo punto del dispositivo. Con riguardo infine alla mozione dell'Onorevole Centemero il Governo è fortemente impegnato per la realizzazione delle azioni indicate nel dispositivo della mozione stessa.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI FABIO EVANGELISTI, GIOVANNI FAVA E ANDREA SARUBBI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2675

FABIO EVANGELISTI. Colleghi, il Protocollo che stiamo per ratificare è stato adottato nel novembre del 2003 nella riunione degli Stati parte della Convenzione di Ginevra del 1980 ed è il primo strumento che affronta il problema degli ordigni inesplosi e abbandonati. Ad oggi cinquantacinque Stati hanno ratificato già il V Protocollo entrato in vigore nel 2006 ma noi siamo in ritardo nella sua approvazione come è già capitato purtroppo in occasione di altre ratifiche, salvo essere stati celeri, come sappiamo tutti, quando abbiamo dovuto, per esempio, approvare il famigerato Trattato con la Libia. Pag. 71
Nel mio intervento in discussione generale ho fatto già riferimento alla necessità di approvare al più presto questo disegno di legge perché, come è noto, le conseguenze causate dall'utilizzo delle mine antipersona sono state al centro dell'attenzione della comunità internazionale fin dagli anni novanta, mentre è solo dal decennio successivo che sono stati presi in considerazione i problemi causati da altri tipi di munizioni rimaste inesplose alla fine dei conflitti, oggetto appunto di questo disegno di legge, dal ritrovamento di bombe inesplose dopo la fine di un conflitto, adottando appunto misure che possano minimizzare l'impatto di tali ordigni sulle popolazioni locali e sugli operatori umanitari oltre che sui peacekeepers che lavorano in loco per aiutarle.
Voglio solo aggiungere che per garantire la dotazione del Fondo per lo sminamento umanitario, è necessario assicurare continuità nella copertura finanziaria del citato Fondo, per il prossimo biennio 2010-2011 innanzitutto, ed è per questo motivo che avevamo depositato un ordine del giorno nel senso di impegnare il Governo in tale direzione.

GIOVANNI FAVA. Il Trattato internazionale del quale la Camera si accinge ad autorizzare la ratifica e l'esecuzione concerne il quinto protocollo annesso alla Convenzione di Ginevra del 10 ottobre 1980, sulla proibizione o la limitazione dell'uso di alcune armi convenzionali considerate in qualche modo inumane in ragione dei loro effetti indiscriminati, fatto nella medesima città svizzera il 28 novembre 2003.
L'ambito di applicazione del Protocollo che si intende ratificare comprende i «residuati bellici esplosivi» e i «residuati bellici esplosivi esistenti». In pratica, si tratta di tutto ciò che resta su un campo di battaglia al termine di un conflitto, di cui si cerca di escludere il reimpiego.
Non sfuggirà a nessuno la straordinaria attualità di queste disposizioni, posto che in Afghanistan la guerriglia attinge proprio al vasto insieme degli ordigni ereditati dalle guerre degli anni ottanta e novanta gli esplosivi che impiega per confezionare i cosiddetti IED, o Improvised Explosive Devices, che tanti lutti hanno provocato tra i militari occidentali.
Un altro teatro dove operano i nostri soldati nel quale vi è certamente abbondanza di questi detriti della guerra è altresì il Libano meridionale.
Il Protocollo all'esame dell'Assemblea obbliga chi lo ratifica a bonificare i teatri operativi che abbia contribuito ad inquinare con le proprie azioni militari e a trasmettere ogni informazione utile all'individuazione e neutralizzazione degli ordigni inesplosi. Non pone quindi particolari problemi al nostro Paese, che non fa più uso di mine, cluster bombs e comunque ha una cultura dell'impiego della forza particolarmente sensibile alla riduzione degli effetti collaterali immediati e a distanza nel tempo.
Un serio limite del Protocollo è quello di non potersi applicare ai soggetti diversi dagli Stati, che tuttavia ormai accedono a sistemi d'arma complessi e possono quindi lasciare sui campi di battaglia esplosivi suscettibili di produrre gravi danni anche ad anni di distanza dai conflitti in funzione dei quali vennero impiegati.
Ma rispetto a questo fenomeno, purtroppo, non è solo questo Protocollo, ma presumibilmente l'intero diritto internazionale ad essere in ritardo.
Il provvedimento contiene altresì disposizioni modificative della legge 7 marzo 2001, n. 58, relativa all'istituzione del Fondo per lo sminamento umanitario, per estenderne le disposizioni ai residuati bellici esplosivi. In particolare, il Fondo per lo sminamento umanitario viene trasformato in «Fondo per lo sminamento umanitario e per la bonifica di aree con residuati bellici esplosivi».
Il Fondo dovrebbe provvedere ad effettuare campagne di educazione preventiva sulla presenza delle mine e di residuati bellici esplosivi, nonché al censimento, alla mappatura, alla demarcazione ed alla bonifica di campi minati o con residuati bellici esplosivi. Pag. 72
Dovrebbe prestare assistenza alle vittime, erogando anche costosi servizi come la loro riabilitazione psicofisica e la reintegrazione socio-economica.
Dovrebbe occuparsi della ricostruzione e dello sviluppo delle comunità che convivono con la presenza di mine, del sostegno all'acquisizione ed al trasferimento di tecnologie per lo sminamento e per la bonifica di aree con residuati bellici esplosivi.
Dovrebbe contribuire alla formazione di operatori locali in grado di condurre autonomamente programmi di sminamento e di bonifica di aree con residuati bellici esplosivi.
Gli spetterebbe, infine, il compito di sensibilizzare l'opinione pubblica contro l'uso delle mine terrestri e in favore dell'adesione alla totale messa al bando delle mine.
Si tratta di obiettivi largamente condivisibili, ma che tuttavia pongono un problema di compatibilità con le risorse attualmente conferite al Fondo e comunque con quelle che si potranno mettere a sua disposizione, data la gravità della crisi economica abbattutasi sul nostro Paese.
Attese le nobili finalità del provvedimento, la Lega Nord voterà comunque convintamente a favore della sua approvazione.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, meno di quarantotto ore fa - intervenendo nella discussione generale su questo provvedimento - avevo messo l'attenzione su quello che il mio collega del Popolo delle Libertà, l'onorevole Renato Farina, ha definito «il bicchiere mezzo vuoto». Mi ero soffermato, innanzitutto, sul fatto che questa ratifica arrivi con 6 anni di ritardo sull'approvazione del trattato (che risale al 28 novembre 2003) ed avevo notato come, da quella data, l'Italia abbia cambiato quattro Governi e tre Parlamenti: mi chiedevo dunque - e me lo chiedo ancora, perché non sono riuscito a trovare una risposta - come possano essere necessari quattro Governi e tre Parlamenti per ratificare un atto dovuto, sul quale siamo tutti d'accordo. Il bicchiere mezzo vuoto lo vedevo anche nel metodo utilizzato: come i miei colleghi hanno ricordato anche in Aula - e di ciò, naturalmente, li ringrazio - questo disegno di legge è il vestito che il Governo ha cucito su una legge di ratifica presentata proprio da me, modificandone solo la copertura finanziaria. Ed il fatto che il Governo tolga all'opposizione anche la paternità delle idee più nobili e condivise, concludevo lunedì sera, non mi appare tanto un segno di forza, quanto piuttosto di debolezza.
Oggi, però, sono chiamato a parlare a nome di tutto il mio gruppo parlamentare, quello del Partito democratico, ed allora ho il dovere di concentrarmi sul bicchiere mezzo pieno: sul fatto, cioè, che tra pochi minuti, al momento del voto finale, l'Italia darà una bella prova di civiltà e di rispetto dei diritti umani, e lo farà - mi auguro, e mi sembra di capire - senza divisioni di schieramento. Siamo stati spinti sin qui dagli appelli di personalità autorevoli - dal post Angelus del Papa, il 18 maggio 2008, alla lettera che vari leader religiosi scrissero in vista del vertice di Dublino, pochi giorni dopo - ma anche dal pressing di moltissime associazioni internazionali impegnate in difesa della pace. Mi permetto di ricordarne una statunitense, Roots of peace, che si spende per rimuovere i residuati bellici nei Paesi segnati da conflitti e li sostituisce con vigne o alberi da frutto; ma lungo è l'elenco di quelle italiane, che da anni ci chiedono la ratifica di questo testo. Tanto è vero che, già nella scorsa legislatura, il senatore Martone presentò una proposta di legge, purtroppo mai arrivata in Aula.
Invece oggi la ratifica arriverà, dicevo, e dobbiamo esserne orgogliosi. Anche se i giornali non ne parleranno, o nel migliore dei casi ridurranno il tutto ad una breve di tre righe, noi siamo sulla soglia di un provvedimento importantissimo. Perché è vero che gli ordigni inesplosi, abbandonati nelle zone di guerra, dalle nostre parti non fanno mai notizia, ma purtroppo è altrettanto vero che il bilancio delle vittime causate dai residuati bellici esplosivi cresce al ritmo di 20 mila civili l'anno, un quinto dei quali bambini, anche in quei Pag. 73territori che in guerra non sono più. Ecco perché mi pare centrale l'articolo 3 di questo Protocollo, che obbliga ogni parte ad assumersi la responsabilità di tutti i residuati bellici esplosivi nel territorio da essa controllato, anche dopo la cessazione delle ostilità, fornendo «nel limite del possibile» l'assistenza volta ad individuarli ed eliminarli. Nella stessa direzione va anche l'articolo 5, in base al quale le parti sono obbligate a prendere tutte le precauzioni possibili per proteggere i civili e gli stessi beni di carattere civile dai rischi inerenti agli ordigni inesplosi.
Lunedì mattina, durante le esequie solenni dei nostri soldati uccisi in Afghanistan, l'ordinario militare, monsignor Vincenzo Pelvi, ha parlato nell'omelia della «responsabilità di proteggere», spiegando che la globalizzazione va intesa «'non solo come processo socio-economico, ma come criterio etico di relazionalità, comunione e condivisione tra popoli e persone». Questo concetto - che mi auguro possa guidare la politica italiana sempre, indipendentemente dall'alternarsi delle maggioranze di Governo - mi sembra particolarmente calzante quando parliamo di Paesi appena usciti da una guerra, che per ripartire hanno bisogno dell'aiuto dell'intera comunità internazionale. E tra le urgenze - non lo dico io, ma l'evidenza - quella dello sminamento è quanto mai prioritaria, perché un Paese non può coltivare campi, né costruire case, se mettere piede sulla zolla sbagliata può costare la vita ad un innocente. Il risultato è facilmente prevedibile: la paura tra i civili si prolunga e la stessa economia di tali Paesi subisce un grave danno.
Fa un effetto strano ricordare che questo concetto lo avevamo ben chiaro nel 1992 - quando il Parlamento italiano fu il primo a dotarsi di uno strumento legislativo contro le mine, approvando una risoluzione per lo sminamento in Kurdistan - mentre oggi arriviamo a ratificare il Protocollo per ventesimi tra i 27 Paesi europei. Ma siccome - come dicevo poco fa - questo è il momento del bicchiere mezzo pieno, preferisco evitare ogni polemica e dare credito al Governo anche sulla copertura finanziaria, che - rispetto alla mia proposta di legge - è stata tagliata del 70 per cento: era di 50 mila euro, adesso è ridotta a 15 mila, una cifra appena sufficiente ad organizzare una conferenza. Per quest'anno, le risorse necessarie a colmare il divario verranno prese dal «Fondo per lo sminamento», contenuto nell'ultimo decreto missioni; l'anno prossimo, però, il problema si riproporrà, e per questo abbiamo presentato un ordine del giorno, a prima firma Narducci, perché in ogni esercizio annuale vi sia l'adeguata copertura finanziaria. Confidiamo che il Governo lo accolga così com'è, senza derubricarlo a raccomandazione o senza inventarsi riformulazioni ambigue. E proprio in nome di questo spirito di collaborazione, che ci auguriamo condiviso, annunciamo il voto favorevole del Partito Democratico.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Galletti e a n. 1-202 438 437 1 219 210 227 73 Resp.
2 Nom. Moz. Borghesi e a n. 1-233 438 432 6 217 171 261 73 Resp.
3 Nom. Moz. Valducci e a n. 1-234 442 441 1 221 227 214 73 Appr.
4 Nom. Moz. Sereni e a n. 1-236 441 441 221 215 226 73 Resp.
5 Nom. Moz. Casini e a n. 1-224 478 431 47 216 430 1 67 Appr.
6 Nom. Moz. Evangelisti e a n. 1-231 481 480 1 241 238 242 67 Resp.
7 Nom. Moz. Ghizzoni e a n. 1-229 453 453 227 218 235 67 Resp.
8 Nom. Moz. Leoluca Orlando e a n. 1-232 457 457 229 193 264 67 Resp.
9 Nom. Moz. Centemero e a n. 1-235 453 426 27 214 236 190 67 Appr.
10 Nom. Moz.Capitanio Santolini e a1-237/1 455 429 26 215 195 234 67 Resp.
11 Nom. Moz.Capitanio Santolini e a1-237/2 454 422 32 212 415 7 67 Appr.
12 Nom. Moz. Lo Monte e a n. 1-238 454 430 24 216 235 195 67 Appr.
13 Nom. Ddl 2675 ed abb. - articolo 1 415 415 208 415 68 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 18)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 2 412 412 207 412 68 Appr.
15 Nom. articolo 3 412 412 207 412 68 Appr.
16 Nom. articolo 4 411 410 1 206 410 68 Appr.
17 Nom. articolo 5 417 417 209 417 68 Appr.
18 Nom. Ddl 2675 ed abb. - voto finale 400 400 201 400 68 Appr.