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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 208 di venerdì 24 luglio 2009

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 17,30.

ANGELO SALVATORE LOMBARDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 13 luglio 2009.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Bocci e Lusetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, recante provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali (2561-A) (ore 17,32).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, recante provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'emendamento Dis. 1.1. del Governo (Vedi l'allegato A - A.C. 2561-A), interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, per le modificazioni apportate dalle Commissioni e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni vedi l'allegato A della seduta del 23 luglio 2009 - A.C. 2561-A).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 2561-A)

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baccini. Ne ha facoltà, per tre minuti.

MARIO BACCINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'argomento su cui il Governo ha posto la fiducia è un argomento importante e, tra le altre cose, richiama l'attenzione del Parlamento, con il suo maxiemendamento, su questioni legate alla lotta alla povertà, al sostegno al lavoro e alle politiche di microfinanza. Pag. 2
Dobbiamo evitare, signor Presidente, che, in questo momento particolare di crisi non solo economica, ma di crisi sociale, del nostro Paese, lo scontro politico alimenti ancora tra i cittadini la confusione tra i diritti e i desideri, in uno scontro che non ha niente a che fare con il bene comune. Credo che, facendo crescere tra i cittadini la fiducia, e non facendo crescere attese e delusioni, possiamo incoraggiare il Governo ad adottare questa strada che ha intrapreso, per evitare di continuare ad alimentare illusioni, ma soddisfare, come con questo provvedimento, bisogni concreti.
Il passaggio fondamentale di questo provvedimento, della proposta del Governo, è legato a un passaggio sostanzialmente politico, che noi abbiamo colto, che è quello dell'economia sociale di mercato. È un fatto che riteniamo importante, un fatto sostanziale nella nostra visione, non solo cristiana, dell'economia. Ritengo che questo atto sia il rifiuto di un liberismo visto come acritica fiducia nell'automatismo di mercato e nelle sue capacità di realizzare un equilibrio socialmente accettabile.
Molte volte, in molte occasioni, nei provvedimenti che il Governo ha adottato, vi erano cenni di economia sociale di mercato: lo stesso Ministro Tremonti ha chiamato e ha richiamato l'attenzione dei partiti e della politica su argomenti che sono legati al servizio verso la persona. Ecco, il bene comune e il servizio alla persona devono diventare, nell'economia del nostro Paese, una scelta di campo forte, per evitare che il dibattito politico diventi un dibattito tra tifoserie, perché la crisi attuale richiede un senso di responsabilità forte da parte del Parlamento.
Nonostante le difficoltà dei ruoli che più volte venivano richiamate in questi giorni nel dibattito - lo stesso Presidente della Camera Fini ha voluto richiamare non solo il Governo alle prerogative del Parlamento - diciamo che questo provvedimento, il maxiemendamento del Governo, è un passo in avanti verso l'economia reale, l'economia sociale di mercato, alla quale noi guardiamo con un interesse particolare. Per questa ragione voteremo la fiducia al Governo, perché riteniamo che in questo momento vi sia bisogno del concorso di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani, Regionalisti, Popolari e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà, per sei minuti.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i parlamentari del Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud ritengono che, a più di un anno dal varo di questo Governo, la fase di rodaggio sia ormai terminata ed è ormai tempo di un primo bilancio.
E, lo diciamo con la necessaria chiarezza, questo bilancio è a nostro parere insoddisfacente: gli impegni solenni presi nel programma di Governo relativo allo sviluppo delle regioni del Mezzogiorno, a partire da un serio piano per le infrastrutture, non sono stati mantenuti; anzi, per un anno intero enormi flussi di denaro pubblico sono stati drenati dal sud e indirizzati verso altre aree del Paese. Le stesse risorse dell'Unione europea vincolate allo sviluppo del Mezzogiorno non sono più di fatto risorse aggiuntive a quelle nazionali, ma sono diventate risorse sostitutive; i fondi FAS, che all'85 per cento sono risorse destinate alle regioni meridionali dall'obiettivo convergenza, sono stati prelevati pressoché interamente ed utilizzati per affrontare la crisi economica, il terremoto, e persino le spese di tipo congiunturale.
Si tratta di un'operazione di espropriazione di fondi che non ha precedenti dal dopoguerra ad oggi: tutte le scelte economiche fondamentali sono state determinate dalle aree più forti del Paese e dalle loro consorterie economiche, che ormai da troppo tempo condizionano i partiti nazionali. Basta dare una scorsa al cosiddetto decreto-legge anticrisi di cui stiamo discutendo: un decreto-legge che contiene tante norme la cui utilità è difficile da contestare, ma che è totalmente sbilanciato Pag. 3a favore di interessi territoriali particolari; un decreto-legge che rafforza gli ammortizzatori sociali e detassa le spese in conto capitale delle aziende produce ovviamente positivi effetti anticrisi, ma li produce principalmente dove sono la stragrande maggioranza delle aziende e dei lavoratori occupati.
È arrivata l'ora, colleghi, di prendere atto, se non vogliamo essere affetti da strabismo territoriale, che quando vi sono dei forti squilibri negli insediamenti produttivi e nell'occupazione tra le diverse zone del Paese ogni misura anticrisi che tratti in modo eguale zone diverse introduce seri meccanismi di diseguaglianza. Un provvedimento anticrisi territorialmente equilibrato deve prevedere per il sud fiscalità di vantaggio, incentivi a nuovi insediamenti imprenditoriali e seri investimenti infrastrutturali. Se si risponde, come fa il presente decreto-legge, solo alle esigenze degli occupati e dei comparti produttivi tradizionali, si aumentano gli squilibri e si aggravano pesantemente i problemi delle aree meridionali.
Presidente Berlusconi, lei ha dichiarato in questi giorni che molte cose sono state fatte per il sud, ma il Governo non è riuscito a comunicarle: la informiamo che non è riuscito a comunicarle neanche a noi, che siamo parte della sua maggioranza. Noi, come Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud, davvero non ci siamo accorti di nulla; anzi, per la verità, ci siamo accorti nella politica economica dell'esistenza di una forte strategia nordista, di fatto elaborata e gestita dal duo Tremonti-Calderoli.
Occorre cambiare profondamente politica: il sud è stanco e la rabbia cova nel profondo. Sia chiaro, noi non vogliamo assistenza: vogliamo soltanto quello che ci spetta. Sappiamo che tante responsabilità e sprechi sono da ricercare nello stesso sud, e siamo disposti ad assumerci anche la nostra parte di responsabilità, ma nessuno utilizzi più queste colpe come alibi per continuare a depredarci. La nostra scommessa è la fine di ogni spreco e il cambiamento profondo di metodi e strumenti, e siamo quindi disponibili per questo al massimo di collaborazione e controllo; ma giù le mani dalle nostre risorse. Al sud sta nascendo un grande movimento, potrebbe diventare una valanga.
E noi saremo in questo con la nostra gente. Per questo, come abbiamo ampiamente annunciato, cambia il nostro comportamento parlamentare. Finora abbiamo sempre assicurato il nostro voto favorevole sui provvedimenti, in attesa di un cambiamento nelle politiche economiche del Governo. Da oggi, però, valuteremo le nostre posizioni esclusivamente sulla base del merito dei provvedimenti e della coerenza di questi con il programma di Governo con il quale insieme vincemmo le elezioni.
Sappia, Presidente Berlusconi, che come Movimento per le Autonomie le assicureremo sempre la nostra lealtà e il nostro sostegno, e mai da parte nostra arriverà un voto contrario a una richiesta di fiducia al suo Governo. E a quei suoi colonnelli che, a differenza di lei, provano un evidente fastidio per la nostra esistenza, assicuriamo che non toglieremo il disturbo, ma resteremo forte coscienza critica e coerenti con la fiducia accordataci dai nostri elettori.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CARMELO LO MONTE. Concludo, signor Presidente. Su questo decreto non possiamo che esprimere un giudizio negativo.

PRESIDENTE. Grazie, ma il suo tempo è terminato.

CARMELO LO MONTE. Ma avendo assunto l'impegno di non votare in alcun caso contro la fiducia chiesta dal suo Governo, usciremo dall'Aula non partecipando al voto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

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RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, l'Italia dei Valori non darà la fiducia a questo Governo, poiché la fiducia è una cosa seria e si dà a persone serie. Qui, invece, ci troviamo di fronte ad un comitato d'affari, a un insieme di affari privati in atti pubblici: affari personali e di famiglia, ancorché allargata, di clan e di casta. Un grande giornale economico internazionale scriveva nei giorni scorsi che il vero scandalo italiano non è quello delle escort. In proposito, aveva ragione la mia concittadina Simona Ventura quando, qualche giorno fa, scriveva: Presidente, chiuda almeno la porta! A noi dell'Italia dei Valori non interessa ciò che fa il Presidente del Consiglio dietro la porta, ci interessa ciò che fa fuori, dobbiamo guardare e non possiamo non vedere.
E vediamo che lei, signor Presidente del Consiglio che non c'è, dimentica troppo spesso di essere il Presidente del Consiglio dell'Italia. Quel prestigioso giornale economico, l'Economist, non le «comunist», scriveva che il vero scandalo è quello di non accettare la crisi economica, che è devastante. E questo scandalo continua. Due giorni fa, al Senato della Repubblica, signor Presidente, abbiamo visto due film: due film con la stessa trama, con due attori principali diversi e con due conclusioni completamente diverse. I due attori erano uno il Ministro dell'economia e l'altro il Governatore della Banca d'Italia Draghi. Il primo, a giustificazione dell'operato di questo anno abbondante di Governo, diceva che avevano rispettato tutti e tre gli obiettivi che si erano prefissi, e quello di mantenere in ordine i conti pubblici, in linea con gli impegni internazionali. Peccato che qualche ora dopo fosse smentito sempre al Senato dal Governatore, che diceva che i conti sono gravemente deteriorati. Quindi, delle due l'una: o il Governatore della Banca d'Italia ha preso un abbaglio, oppure Tremonti, il nostro «superministro», fa il gioco delle tre carte, quello che si faceva nei mercati rionali e nelle feste patronali.
La verità è che, purtroppo, ha ragione il Governatore della Banca d'Italia. Vediamoli questi conti: il deficit ha superato il 5 per cento; il debito sta veleggiando verso il 120 per cento; le entrate tributarie stanno calando vertiginosamente; le spese correnti stanno aumentando mentre quelle in conto capitale stanno diminuendo; la produzione industriale in questi primi mesi è caduta del 22 per cento. Soprattutto, la pressione fiscale è aumentata: e quelli che pagano sono quelli che hanno sempre rispettato le leggi e hanno sempre pagato le loro tasse e le loro imposte.
La pressione fiscale ha raggiunto il 43,4 per cento, una punta massima toccata soltanto nel 1998, quando il Governo Prodi per entrare in Europa fece pagare una tassa che però restituì agli italiani nella misura del 60 per cento già l'anno successivo, ora non c'è neanche quello scopo nobile.
L'evasione fiscale, in compenso, è ripartita alla grande proprio grazie ai provvedimenti adottati dal Ministro Tremonti e dal Governo Berlusconi all'inizio di questa legislatura; ed ora ci risiamo con i condoni nonostante nel marzo 2008, in piena campagna elettorale, proprio il Ministro Tremonti avesse detto: mai più condoni, sono immorali (e infatti oggi assistiamo all'ennesimo condono).
Ma ciò che più preoccupa, signor Presidente, Ministri, colleghi, è il disavanzo primario. Da sempre abbiamo avuto un avanzo primario anche solo di poche cifre percentuali, oggi invece siamo scesi al di sotto. Per far capire agli italiani che ci ascoltano che cosa intendo dire, voglio ricordare un evento, quello del 1998, quando l'allora Presidente del Consiglio Prodi ed il Ministro dell'economia Ciampi furono ricevuti da Kohl, che disse loro: guardando i conti dell'Italia, io mi fido di voi e la fiducia sta nel fatto che avete accantonato avanzi primari notevoli, questo è un segno di buona volontà (segno di buona volontà che ora non vi è più).
Le conseguenze sono quindi quelle che vediamo davanti agli occhi di tutti noi, come quella di una disoccupazione crescente che ormai ha superato l'8 per cento (ed anche questo dato è in forte crescita, se sono vere le cifre che il CNEL ed il Governatore ci hanno messo davanti qualche Pag. 5giorno fa). Alcune centinaia di migliaia di lavoratori rischiano il posto, 1 milione 600 mila lavoratori non hanno alcuna copertura sociale in caso di cessazione dal lavoro. Questo è lo stato dei conti ed il giudizio lo lasciamo agli italiani, che hanno la possibilità di vedere. Ma il Presidente del Consiglio ieri l'altro ha detto: la crisi si è sfogata, italiani andate pure in vacanza, spendete. Ma chi può spendere, chi ha i soldi per spendere? Lui, probabilmente, quel comitato d'affari di cui parlavo prima, certamente non i lavoratori in cassa integrazione e in mobilità o i precari.
Il secondo obiettivo che avrebbe raggiunto - afferma ancora il Ministro dell'economia e delle finanze - è quello della tenuta sociale, ma la tenuta sociale non è avvenuta grazie al lavoro ed alle scelte di questo Governo, ma grazie al senso di responsabilità dei lavoratori tutti (dipendenti, precari ed autonomi, anche se rischiavano di persona). Questo è il vero senso di responsabilità che ha dimostrato il popolo italiano, e la tenuta sociale è avvenuta grazie anche agli 8 mila sindaci che si sono fatti carico in questi anni di rispondere alle esigenze dei loro cittadini.
Il terzo obiettivo è quello della struttura produttiva, che sarebbe stata sostenuta dal credito; ma questo vale solo per le grandi aziende, e non per le piccole e medie aziende che invece soffrono. Ci troviamo - concludo, signor Presidente - di fronte a due Italie. Una è l'Italia che fatica e che soffre, quella delle donne che lavorano e che adesso dovranno lavorare fino a 65 anni nonostante lavorino anche a casa, quella delle persone anziane che hanno bisogno di un'assistenza ma che non possono regolarizzarla, visto che il provvedimento al nostro esame non consente loro di regolarizzarla perché non hanno un reddito sufficiente, quella dei lavoratori di cui dicevo prima, quella dei terremotati d'Abruzzo che saranno chiamati a pagare le imposte e le tasse mentre invece ad altri, che hanno conosciuto la stessa disgrazia, sono state diminuite nel corso di parecchi anni. Questa è un'Italia; l'altra Italia è invece quella grassa, quella che si ingrassa a spese e a carico della prima, quella che questo provvedimento, signor Presidente, vuole ancora una volta premiare.
Infatti, le due chicche di questo provvedimento sono, una, lo scudo fiscale per far rientrare, nel totale anonimato, i capitali esportati clandestinamente all'estero. Si tratta di soldi sporchi, soldi frutto di mafia, di 'ndrangheta, di camorra (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), dello sfruttamento dei minori e così via. Che cosa pagano questi signori - signori si fa per dire - che rimpatriano i loro risparmi, i loro capitali? Pagano l'1 per cento. Poi ci si viene a dire che anche Obama sta per adottare un provvedimento della stessa natura. Niente di più falso. In America, in Gran Bretagna, in Francia, pagheranno fino all'ultimo centesimo: il 100 per cento dell'imposta, più le sanzioni. Qui, invece, pagano solo una sanzione nella misura dell'1 per cento; questo è il vero scandalo dell'Italia. Quindi, questo è un Governo che sostiene i mafiosi e gli evasori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Questa è l'Italia.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

RENATO CAMBURSANO. L'altro scandalo consiste nella sanatoria per le società concessionarie che gestiscono i giochi: 90 miliardi stavano per essere ripuliti con un colpo di spugna. Per fortuna, l'Italia dei Valori e chi parla l'ha combattuto duramente e se ne sono accorti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, il metodo è sostanza, perché qui siamo nel Parlamento della Repubblica ed assistiamo a una procedura parlamentare che non solo non piace a noi, forza di opposizione, ma credo che evidenzi una realtà semplice e chiara: siamo in presenza di un esproprio del Parlamento. Pag. 6La decretazione d'urgenza, unita all'apposizione della questione di fiducia e alla presentazione sistematica di maxiemendamenti, come giustamente è stato rilevato in altissima sede istituzionale, altera la corretta produzione legislativa. Il problema del rapporto tra la produzione legislativa, il Governo, i gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione, e la Presidenza della Camera, è diventato ormai un tema di carattere patologico.
Vorrei dirle, signor Presidente, con sincerità, che non la invidio perché conosco le difficoltà che si hanno a presiedere la Camera in situazioni di questo tipo. Noi sappiamo però che c'era una procedura chiara e limpida, delineata in accordo tra i gruppi parlamentari e la Presidenza. Questo accordo poteva essere rispettato e il Senato poteva eventualmente cambiare, perché i tempi ci sarebbero stati, il testo licenziato dalle Commissioni. Non è vero che il Parlamento si deve porre il problema di lavorare con più efficacia, quando purtroppo, nonostante i buoni propositi di inizio legislatura, questo Parlamento, altro che cinque giorni, rischia di lavorare un giorno e mezzo, e il più delle volte è impegnato ad esaminare mozioni che scarso impatto hanno sul processo legislativo. Dunque, onorevole Presidente, siamo molto rammaricati non solo per il rapporto tra opposizione e Governo, ma anche per il rapporto tra i gruppi parlamentari e la Presidenza della Camera che si era fatta carico in termini politici, sia ben chiaro, non regolamentari, di un impegno sostanziale che è stato disatteso. Vorrei dirle scherzosamente, ma se mi consente anche con amicizia, che lei è molto impegnato a «fare futuro», ma noi auspichiamo che, nei prossimi mesi, si impegni anche a fare presente, perché qui il Parlamento lavora tutti i giorni e non può essere espropriato, come è stato espropriato a causa delle scelte del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).
Eppure, in questo provvedimento vi erano questioni che pensavamo di poter affrontare costruttivamente. Il Governo ci pone, in questa sorta di delirio di autosufficienza che ha, nell'obbligo di esprimere un voto negativo. Pur tuttavia, con responsabilità nazionale, vorremo elencare i punti su cui potevamo esprimere una convergenza.
Il primo punto riguarda la riforma delle pensioni. Certo, avremmo preferito un trattamento differenziato, ad esempio per le donne che hanno la maternità. Chi ha un figlio poteva e potrebbe secondo noi andare in pensione un anno prima, ma è giusto che il nodo della riforma delle pensioni sia stato affrontato. Per quanto riguarda il tema delle badanti ci date ragione in ritardo, e pur tuttavia constatiamo che sono ignorati altri lavoratori, manodopera indispensabile per le nostre aziende; li condanniamo al nero e in questo modo privilegiamo anche chi ricorre al nero. Sono segnali molto negativi per un tema fondamentale che riguarda la legalità e il rapporto con i cittadini. E sulle badanti ci sono incongruenze che ledono e penalizzano la solidarietà familiare. Penso al tetto di 20 mila euro che impedisce ad esempio ad un figlio che paga la badante per una anziana mamma o per un padre anziano. In questo modo la disciplina lo esclude e viene meno un principio fondamentale di solidarietà familiare. Andiamo avanti: la detassazione degli investimenti. È una cosa utile, finalmente ci avete ascoltato. Peccato che sia troppo limitata negli interventi agevolabili e nel tempo e, pertanto, che l'impatto di questa misura rischi di essere un impatto limitato. Lo scudo fiscale: siamo consapevoli delle necessità che porta il Ministro a proporre lo scudo fiscale, e abbiamo espresso altre volte la nostra comprensione. Pensavamo che l'aliquota più alta e i capitali rimpatriati finalizzati a scopi sociali e a sostegno della famiglia potessero completare in modo più chiaro un tema che riguarda l'impatto di legalità e il rapporto di correttezza tra i cittadini, il fisco e la Repubblica. Infine, il Patto di stabilità. Positivo che siano stati sbloccati due miliardi di euro, ma vi ricordo solo che ne avete bloccati ancora nelle casse dei comuni circa 33 miliardi. E non solo questi 33 Pag. 7miliardi potrebbero essere un grande volano per l'economia, ma potrebbero essere un aiuto concreto per tanti cittadini.
Infine, signor Presidente, ci sono tre questioni, su cui noi vorremmo che l'attenzione di un Parlamento disattento si concentrasse. Il primo: è stata cassata la norma che limita per le banche la possibilità di aumentare costi e tassi per i clienti risparmiatori. La Lega su questo ha fatto una grande battaglia. Proprio l'altra mattina una trasmissione televisiva ha visto un parlamentare della Lega spiegare che questa norma è importantissima e noi condividiamo l'idea che questa norma fosse importantissima. Era stata inserita per iniziativa della Lega. Dico ai colleghi della Lega: dov'è finita questa norma? La constatazione finale è molto chiara e i cittadini italiani debbono saperlo: hanno vinto i banchieri che evidentemente contano più del Parlamento anche in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). La penultima questione riguarda l'ambiente. Questa mattina un Ministro della Repubblica autorevole, il Ministro Prestigiacomo, ha parlato di norma inaccettabile, ha parlato di prepotenza, ha parlato di arroganza. Prima sono stati levati i soldi al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, poi si è deciso di levare competenze fondamentali ad un Ministero che deve conciliare due esigenze: procedure snelle ma garanzie per tutti, in un comparto che riguarda anche interessi molto concreti che io non credo siano estranei ad avere riverberi anche in questa Aula. Penso agli impianti di creazione di energia e di impianti eolici (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Ebbene, vorrei capire se questo giudizio, che non formula l'onorevole Casini, che non formula un esponente del PD (inaccettabile, prepotente, arrogante, sono questi gli aggettivi che ha usato il Ministro Prestigiacomo, che sono aggettivi pesanti da parte di un Ministro della Repubblica) avrà una risposta nel Senato.
Da ultimo, vi è il tema dell'Abruzzo su cui l'onorevole Mantini si è soffermato molto efficacemente. Ebbene, sono ripristinate dal 1ogennaio del 2010 le tasse senza riduzione per i terremotati. Perché questa doppia misura, questo doppio peso rispetto alle Marche, rispetto all'Umbria? È una questione molto seria su cui il sindaco ha elevato un suo monito che noi non vogliamo che cada in questa Aula.
I terremotati dell'Abruzzo non hanno bisogno di talk-show o di effetti speciali ma hanno bisogno di uno Stato amico e comprensivo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico)!
Infine, signor Presidente, terminando l'intervento vorrei ricordare due soggetti che sono del tutto esclusi da questo provvedimento. Il primo soggetto è la famiglia. Durante tutta l'estate sosterremo una forte campagna a favore del quoziente familiare che riprende una delle grandi questioni che il Popolo della Libertà ha promesso in campagna elettorale. Non vediamo ancora gli effetti del quoziente familiare ma vogliamo continuare a richiamarvi all'impegno di un quoziente familiare che consenta alle famiglie, che oggi sono in grandissima difficoltà (soprattutto una certa fascia di famiglie di ceto medio che sta scivolando nell'area di povertà), di poter avere risposte da uno Stato che da lunghi anni non porta avanti una politica per la famiglia.
Infine, il Sud. Vorrei dire agli amici del Movimento per le Autonomie che hanno dichiarato prima che non parteciperanno alla votazione: cari colleghi del Movimento per le Autonomie, altro che non partecipare al voto. Bisogna partecipare al voto e bocciare una politica che trasferisce risorse dal sud al nord e che dimentica e che rischia di far nascere accanto alla questione settentrionale una gigantesca questione del Mezzogiorno d'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bitonci. Ne ha facoltà.

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MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci accingiamo a convertire in legge il decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78 che il Governo ha fortemente voluto per fronteggiare la crisi economica.
La crisi economica-finanziaria è iniziata negli Stati Uniti e ha provocato una forte decelerazione dell'economia internazionale con l'inversione generalizzata del prodotto interno lordo in tutti i Paesi industrializzati. Nel 2009 la stima della riduzione del PIL mondiale è pari all'1,7 per cento, con una forte contrazione del commercio mondiale ridottosi del 16 per cento. A dire il vero questo non è il primo intervento di questa maggioranza, a testimonianza del forte impegno del Governo che già lo scorso anno ha anticipato gli effetti della recessione mondiale. Infatti, non dimentichiamoci che questa crisi ha origini e responsabilità che varcano i confini nazionali. Tali responsabilità vanno cercate in una finanza scellerata, in una finanza di titoli spazzatura: un mondo che non vogliamo e non ci appartiene (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). La manovra complessiva è pari a 5,5 miliardi: 1,5 miliardi sono investiti nel 2009 e i restanti 4 miliardi nel 2010. L'obiettivo è quello di mobilitare risorse per 30-40 miliardi di euro. È un decreto-legge pensato per aiutare la ripresa economica delle imprese, da una parte, e delle famiglie dall'altra.
Per primo il sostegno del lavoro. Ricordo come il tasso di disoccupazione sia passato dal 6,7 per cento del 2008 a quasi il 9 per cento del 2009, con una cassa integrazione che con questi ulteriori interventi supera i 10 miliardi. È un sostegno eccezionale alle famiglie. Si tratta di una misura straordinaria che dimostra che il Governo non vuole che le aziende licenzino. La Lega Nord non vuole che si lasci a casa nessuno, nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
I lavoratori cassa integrati potranno tornare al lavoro al più presto per riqualificarsi con progetti di formazione oppure potranno ottenere la stessa agevolazione se decidono di mettersi in proprio per iniziare un'attività imprenditoriale. Inoltre, da più parti si sollecitava un intervento che potesse rilanciare gli investimenti delle nostre imprese. Ed ecco la misura che permette alle aziende di detassare il 50 per cento dell'acquisto di macchinari e delle apparecchiature fino al 30 giugno 2010. Con un nostro emendamento è stata introdotta una norma antielusiva: l'agevolazione verrà revocata se i beni oggetto della tassazione saranno venduti all'estero (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
È un'agevolazione che stimolerà gli investimenti delle piccole e medie imprese, con un naturale aumento dell'occupazione, della produttività e del reddito.
Altro fronte caldo in quest'anno di Governo è stato quello delle banche: grazie alle interrogazioni e agli stimoli forniti dalla Lega Nord è stato evidenziato il problema della reintroduzione fittizia, da parte delle banche - utilizzata talvolta anche con nomi fantasiosi - dell'odiata commissione sul massimo scoperto. Il lavoro in Commissione bilancio e finanze ha introdotto importanti novità, anche sulla modifica unilaterale delle condizioni da parte delle banche: tutto ciò a favore dei piccoli clienti, dei piccoli risparmiatori e dei correntisti comuni.
Signor Presidente, avremmo voluto maggior coraggio su questi temi cari alle nostre famiglie, anche se qualcosa è stato fatto: una moratoria e maggiori agevolazioni sui costi finanziari in favore delle piccole e medie imprese, ciò è grazie alla Lega Nord, onorevole Casini, e costerà alle banche ben 3 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Ministro, la Lega Nord vuole maggiore trasparenza e maggior credito da parte del mondo finanziario e delle banche. È prevista inoltre una rigorosa lotta all'evasione fiscale e ai paradisi fiscali: gli ispettori del fisco avranno i poteri per scovare gli evasori, con la creazione di una vera e propria banca dati antievasione e di scambio di informazioni. In questo ambito si inserisce il tema del rimpatrio dei capitali, in linea con quanto dichiarato dai Pag. 9Ministri del G8 a L'Aquila. Il cosiddetto scudo fiscale è quindi un allineamento delle posizioni concordate dalle più importanti economie mondiali: hanno già introdotto misure simili Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti ed Ungheria.
Con un emendamento del Governo si è voluto mettere in regola coloro che svolgono attività di assistenza e di sostegno alle famiglie: si potrà regolarizzare al massimo un lavoratore per nucleo familiare, due in caso di presenza di persona affetta da gravi patologie o handicap. Lo scopo è quello di tutelare le famiglie che si trovano in condizioni per le quali è necessaria l'assistenza, verificando però caso per caso, in maniera selettiva, le reali necessità. Non è assolutamente una sanatoria: è voler rispettare le esigenze dei cittadini. Infatti la procedura per la regolarizzazione prevede una serie di misure per evitare ogni atto illecito. Tra l'altro, con false dichiarazioni di emersione si rischiano fino a sei anni di carcere. Non è come dice lei, onorevole Casini: i 20.000 euro di reddito non valgono per le badanti, ma solo per i collaboratori domestici. Si legga le leggi, prima di fare gli interventi in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Sul fronte delle limitazioni, imposte a comuni e province dal Patto di stabilità, grazie agli emendamenti della Lega Nord si è provveduto allo sblocco dei pagamenti e degli investimenti degli enti locali per un importo complessivo di 2,2 miliardi e la Lega continuerà a proporre di liberare gli investimenti dei comuni virtuosi, proprio perché siamo certi che, attraverso le manutenzioni delle strade, delle scuole e delle infrastrutture dei nostri municipi, passi la soluzione e siano il vero volano per la ripresa economica.
Concludendo, signor Presidente, possiamo affermare che il decreto-legge in esame è un provvedimento che dà una spinta all'economia e mette le imprese nelle condizioni migliori per agganciare la ripresa. Si tratta di interventi positivi, nella direzione tenuta dall'apparato produttivo. Si poteva certamente fare di più, ma la ristrettezza delle risorse, il debito pubblico che limita molte iniziative, il rispetto del Patto di stabilità, il terremoto in Abruzzo (al quale era nostro dovere devolvere in primis ogni risorsa disponibile per la ricostruzione) hanno limitato la portata del provvedimento. La pressione fiscale resta tuttora elevata sui valori massimi degli ultimi decenni e per questo sarà necessario fare ancora di più per le nostre imprese, sia dal punto di vista fiscale sia dal punto di vista della concorrenza sleale che viene dall'estero.
L'attuazione del federalismo fiscale, la semplificazione normativa, il codice delle autonomie sono elementi essenziali per consentire nel medio termine la riduzione delle aliquote di imposta sul lavoro e sulle imprese, proprio perché le nostre piccole e medie imprese sono il pilastro portante della nostra economia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Presidente, il provvedimento in esame ha messo in primo piano il fattore famiglia con la tutela del lavoro. Tutte le risorse possibili sono state concentrate sugli ammortizzatori sociali, non con quell'assurda proposta della sinistra dell'assegno di disoccupazione a tutti, indiscriminatamente, una misura assistenzialista che avrebbe favorito, ancora di più, la disoccupazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Grazie al lavoro della Lega Nord, nel decreto-legge cosiddetto anticrisi sono contenute misure molto utili ed incisive a vantaggio delle amministrazioni locali e del sistema delle piccole e medie imprese: l'obbligo di presentazione del documento unico di regolarità contributiva (DURC) per gli ambulanti, che combatterà l'abusivismo; gli sgravi fiscali per le piccole e medie imprese che, in questo modo, potranno ricapitalizzare e acquistare macchinari; lo stop agli incentivi per le imprese che vanno a produrre all'estero.
La Lega Nord non perde mai di vista l'obiettivo, che è quello della tutela delle nostre famiglie e delle nostre imprese. Saranno i nostri artigiani, i commercianti e le piccole e medie imprese del nord, come sempre, a portarci fuori da questa crisi, nonostante, signor Presidente, questo Pag. 10Stato burocrate e sprecone che, in tanti anni, ha solo consumato le nostre risorse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bersani. Ne ha facoltà.

PIER LUIGI BERSANI. Signor Presidente, cari colleghi, vorrei chiedermi cosa hanno mai da guadagnare gli italiani da un'umiliazione così forte che sta venendo al Parlamento. Siamo alla ventitreesima fiducia in un anno, i decreti-legge vengono presentati uno dopo l'altro, viene posta la questione fiducia su un pacchetto di norme, Ministro Tremonti, che lei, in altre epoche, avrebbe ridicolizzato (si tratta di 43 pagine), e siamo a farlo, sostanzialmente, all'insaputa del legislatore.
Cosa ha da guadagnare l'Italia dal fatto che, in un anno, questo Parlamento non ha mai avuto l'occasione di una discussione vera sulla crisi economica? Abbiamo guadagnato in rapidità? Abbiamo guadagnato in efficacia? Credo che abbiamo guadagnato in approssimazione e in confusione, perché aver fretta - vorrei dirlo al Governo - non sempre significa andare veloci.
Avete avuto fretta nel criminalizzare le badanti irregolari e, poi, siete dovuti correre a regolarizzarle. È meglio discutere, ascoltarsi e ascoltare.
Credo anche che l'Italia abbia poco da guadagnare dalle rassicurazioni al cloroformio che stanno venendo dal Governo. Vorrei dire al Governo che gli italiani, davanti ai problemi seri, sono stimolati a reagire, a meno che non li si addormenti.
Continuate a rimestare gli stessi soldi, parlando di misure economiche. Raccontante di realizzare 100 mila alloggi con 560 milioni di euro: stiamo parlando di alloggi per cani o di alloggi per italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
Raccontante di aver ridotto l'assenteismo nella pubblica amministrazione, cosa lodevole, ma vi dimenticate di dire - è un'indagine di pochi giorni fa - che, nell'ultimo anno, sono aumentati del 12 per cento gli adempimenti delle piccole imprese nei confronti della pubblica amministrazione, e che, in questo momento, la pubblica amministrazione non sa tenere i conti a posto.
Potrete tagliare il Fondo unico per lo spettacolo, potrete distruggere lo spettacolo, ma non per questo risanerete i conti: vi stanno scappando da un'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Date un occhio ai beni e ai servizi, come vi stiamo dicendo da un anno in qua!
Raccontate che state realizzando manovre anticrisi, una dopo l'altra, attraverso sei o sette decreti-legge. Sui giornali si legge: «decreto anticrisi», «manovra anticrisi».
Come le ho già detto, Ministro Tremonti, sono pillole: alcune male non fanno (le abbiamo proposte anche noi), alcune sono tardive (cioè pillole «del giorno dopo») e ogni tanto compaiono dei «pilloloni» indigeribili, come questo benedetto condono.
Vorrei rivolgermi all'esponente della Lega, deve leggerle anche lui le leggi: non esiste un Paese al mondo che adotti una misura come questa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)! Si vada a vedere come è la legge in Francia: io quella francese la prendo su subito, sia chiaro!
Un «pillolone» è quello di far pagare le tasse da gennaio ai terremotati che in Abruzzo sono nelle tende. Vi rendete conto quale sarà il titolo di questo maxiemendamento? «I terremotati sotto la tenda devono pagare le tasse e gli evasori che hanno esportato i capitali all'estero no», questo è il titolo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori e di deputati del gruppo Unione di Centro)!
Io però, questi pochi minuti non voglio dedicarli né alle pillole, né ai «pilloloni», perché è un'occasione nella quale in due minuti cerchiamo di esprimere un giudizio di sintesi su una vicenda che è cominciata un anno fa e che, purtroppo, andrà avanti Pag. 11ancora qualche anno e della quale non abbiamo mai l'occasione di discutere.
La vostra narrazione è stata la seguente (e credo di essere testuale nel riportare le parole). Nel luglio scorso, un anno fa, noi dicevamo «crisi», voi dicevate «catastrofismo della sinistra». A settembre dello scorso anno, Berlusconi diceva «la crisi c'è, ma è finanziaria, non avrà ricadute sull'economia». A ottobre Berlusconi diceva «la crisi c'è, ma noi stiamo meglio degli altri», mentre tra novembre e dicembre diceva «la crisi è psicologica: consumatori, consumate!». Da allora sono comparsi gli psichiatri e ci hanno spiegato lo spiraglio, lo spiraglio, lo spiraglio, fino a dirci «il peggio è passato, la crisi è alle spalle».
Questa è stata, senza troppe esagerazioni, la vostra narrazione. C'è da stupirsi che davanti a una narrazione così non si sia adottata davvero una manovra anticrisi? Non c'è da stupirsi che sia stata fatta l'ammuina o lo spostamento dei carri armati di Mussolini da una finca all'altra del bilancio, con la sola modifica del trasferimento da conto capitale a spesa corrente, con una riduzione degli investimenti in un momento di recessione. Li troverete voi, il prossimo anno, sette o otto miliardi in meno di investimenti!
Non parliamo poi del sud, che è stato totalmente rapinato. Adesso ho visto che anche il primo mezzo pilone ipotetico del ponte sullo Stretto è volato giù con questo maxiemendamento, non so se ve ne siete resi conto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Questa strada del non intervento, questa strada dell'edulcorazione, al di là delle polemiche, ci sta portando per un sentiero inevitabile, che è quello della stagnazione, di nessuno stimolo all'economia reale e della crisi della finanza pubblica.
Infatti, non è vero che si è stabilizzata la finanza pubblica, che la spesa corrente è sotto controllo e che le entrate diminuiscono solo in proporzione della crisi: il deficit cresce, il debito cresce, si vuol rispondere ancora con dei condoni che al loro fondo hanno l'aumento della pressione fiscale su chi le tasse le paga? È un giro di valzer stretto tra stagnazione e crisi della finanza pubblica.
Nessuno fa miracoli. Noi non siamo degli «arruffapopolo» e dei demagoghi, però, perbacco, accettate un giudizio: quest'anno avete sottovalutato la situazione, vi è tremato il cuore davanti all'esigenza di un gesto coraggioso, che era quello di prendere soldi nuovi e veri. Certamente, ciò andava fatto trovando il modo di rientrare da questa una tantum, ma è lì il difficile del Governo, lo so anch'io che è lì il difficile, ma si governa per questo.
Quei soldi freschi e nuovi servono e servivano per tre scopi: reddito per chi perde il lavoro, a qualsiasi titolo. Lega, non facciamo assistenzialismo, noi! Stiamo parlando dei precari, che non è vero che hanno un salario (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro)!
La seconda cosa è la piccola impresa. Ma quanto siete amorevoli verso la piccola impresa! Io dico che di concreto davvero non è arrivato niente alle piccole imprese e che ci vogliono dei soldi veri se vogliamo che possano tirare la palla avanti per un anno o un anno e mezzo con il credito e con le banche, altrimenti sono chiacchiere.
La terza cosa sono gli investimenti. Volete tanto bene ai comuni, ma gli unici che possono fare investimenti a sei mesi sono i comuni, non c'è nessun altro; e li abbiamo stoppati invece che muoverli (Una voce dai banchi della Lega Nord Padania: E il Governo Prodi?)!
Il Governo Prodi quando c'era da fare la manovra aveva il coraggio di farla, te lo dico io (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
E ve lo spiego, cari amici, ve lo spiego perché vi trema il cuore quando c'è da fare una manovra. Vi trema il cuore perché voi avete mostrato in quest'anno che il vostro meccanismo non è usare il consenso per fare Governo anche quando è difficile, ma usare il Governo per fare Pag. 12consenso, e questo non è responsabile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Sto per concludere. Io dico che si doveva e si deve fare di più. Accettate questa critica e questo giudizio: si doveva e si deve fare di più, ci voleva e ci vorrebbe più coraggio. Dopodiché, concludo su questo, se non avete intenzione di farlo, però almeno non fate torto alla nostra intelligenza.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIER LUIGI BERSANI. Non veniteci a dire che stiamo facendo rientrare i capitali per metterli nell'impresa perché sappiamo già dove andranno: a zero tasse, andranno nelle banche, nelle case o ritorneranno da dove sono arrivati.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIER LUIGI BERSANI. Il risultato sarà che alle imprese, invece di mettere soldi da loro, converrà andare fuori, poiché tanto poi avranno il condono. Quelle famose nuove norme che inserite è come un cane che abbaia e abbaia, e non morde mai. Questo è il risultato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, vorrei cominciare questo intervento invitandola a continuare a «fare futuro» ed esprimendole, a nome del gruppo, non solo la solidarietà, ma anche un sincero apprezzamento per come ha diretto questo difficile passaggio della vita parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Lei, signor Presidente, ha orientato la linea di condotta del Governo lungo un percorso sicuramente più laborioso, ma lo ha fatto per difendere le prerogative del Parlamento, permettendo nello stesso tempo al Governo di assumere in tempi utili quelle decisioni che il Paese attende.
Lei ha dimostrato, signor Presidente, ancora un volta, che le istituzioni democratiche sono vitali quando svolgono in autonomia quei ruoli dialettici che la Costituzione assegna loro, al fine di raggiungere non un'opaca uniformità ma una sintesi vera ed effettiva, attraverso un dibattito franco e aperto come franchi e aperti sono stati i suoi richiami di ieri.
Ma se al Presidente Fini - lo dico all'onorevole Casini - si è chiesto di garantire, nella conversione in legge del decreto-legge n. 78, un percorso rispettoso dei diritti delle Camere e se gli è stato riconosciuto da tutte le forze che sono in quest'Aula di aver svolto concretamente questo ruolo, credo sia corretto rimettersi al giudizio del Presidente quando, dopo aver chiesto al Governo di modificare parte del maxiemendamento, ha pronunciato il suo lodo sulla corrispondenza sostanziale tra il testo del Governo a quello predisposto dalle Commissioni in sede referente.
Quando ci si affida a un arbitro, soprattutto a un arbitro che ha dimostrato la sua imparzialità, se ne accettano anche le decisioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Nel dibattito di ieri, signor Presidente, il mio amico onorevole Baretta ha ricordato un bel film, il film «Oltre il giardino» ed il personaggio di Chance, il giardiniere, interpretato da un grande attore come Peter Sellers. Anche il Governo, secondo il collega, dice le stesse banalità di Chance quando si riferisce alla crisi.
Vede, onorevole Baretta, noi al pari di Chance il giardiniere siamo convinti che dopo l'inverno del nostro scontento viene sempre la primavera sulla scia di quei processi naturali che l'azione dell'uomo non può condizionare più di tanto.
Voi, invece, lo dico all'onorevole Bersani, pensate ancora che sia necessaria una legge o un gosplan perché la stagione dei fiori possa sbocciare. Noi siamo tanto ingenui da credere nella mano invisibile Pag. 13cara ad Adam Smith, perché abbiamo fiducia nelle forze vitali dell'economia e della società.
Voi passate da una visione catastrofista all'altra, perché al fondo il vostro pessimismo non è altro che il riflesso della vostra incapacità di capire e interpretare questo Paese, perché una società che non risponde ai vostri canoni è per voi necessariamente condannata al declino.
Vede, onorevole Bersani, noi forse usiamo il Governo per fare consenso, ma voi usate l'opposizione per cercare di fare consenso e, come dimostrano i dati elettorali, non ci riuscite (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
Il decreto-legge n. 78 del 2009 è sicuramente un provvedimento importante che giunge alla fine di un semestre durante il quale la struttura produttiva e dei servizi ha rischiato molto più che il declino, fino a ritrovarsi adesso - perché negarlo? - nelle condizioni di ripartire.
Il Governo ha rifiutato, durante tutti questi mesi, le facili lusinghe del bel gesto di presentare, quando ancora non era possibile comprendere che cosa sarebbe successo l'indomani, un piano di risanamento e di sviluppo corredato dalla allocazione di risorse immaginarie, ma capaci di accendere la fantasia dell'onorevole Bersani, al quale voglio ricordare, se me lo consente, che nel 2007 - a proposito di Governi coraggiosi - il Governo Prodi fece sì una legge finanziaria da 30 miliardi di euro, ma essa strangolò nella culla la ripresa economica dopo anni di crisi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
L'Esecutivo ha adottato una strategia di just in time, intervenendo al momento opportuno ora in difesa delle famiglie in difficoltà, ora garantendo il trattamento di integrazione salariale anche per i lavoratori che ne erano privi, ora sostenendo alcuni comparti produttivi strategici, e sempre garantendo ad ogni intervento sia un equilibrio tra entrate e uscite, senza dover aumentare le tasse e ridurre la spesa sociale, sia l'allocazione delle risorse disponibili sui punti di volta in volta prioritari tanto al nord quanto al sud.
Il decreto-legge oggi in esame si muove all'interno di questa linea di condotta. Abbiamo messo in campo insieme una fiscalità agevolata per gli investimenti delle imprese, uno sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione, un allentamento del Patto di stabilità per gli enti locali. Preso da solo ognuno di questi interventi può apparire inadeguato, ma non è così se si considera l'equilibrio nel suo insieme.
L'opposizione, come se dimenticasse la gravità della crisi, rimprovera al Governo un quadro di finanza pubblica molto serio che dovrà essere affrontato in autunno perché il Paese dovrà pur ridefinire, in tempi più lunghi di quelli individuati nella manovra triennale nel 2008, un percorso di rientro del deficit e di contenimento del debito. Ecco perché non ha senso criticare la norma sul rientro dall'estero dei capitali: in quale altro modo potremmo reggere una situazione critica di finanza pubblica nel tempo rapido che viene richiesto dalle cose senza far ricorso a strumenti come quello proposto dal Governo?
Se mi consentite una citazione, in questa situazione di crisi - ha dichiarato oggi Corrado Passera a la Repubblica -, si può ragionare su un meccanismo di rientro dei capitali purché preveda una misura corretta di prelievo e non contribuisca a coprire i reati gravi. È quanto il Governo ha fatto e quanto questa maggioranza si accinge ad approvare. Il problema vero di questa misura consiste nella concreta possibilità di avere successo.
Signor Presidente, avviandomi alla conclusione, dulcis in fundo dirò qualcosa sulle pensioni. Prima ancora che gli effetti di misura stabilizzatrice della spesa, modesti ma di carattere strutturale e automatico, la vera novità è che il Governo - Dio benedica l'Europa e le sue istituzioni - si è liberato finalmente delle riserve che aveva nell'affrontare questa materia, nonostante le sollecitazioni a cui era sottoposto anche dai settori riformisti delle opposizioni (ricordo per tutti gli amici Radicali), di quelle opposizioni che ora si nascondono dietro inesistenti questioni di metodo. Certamente nessuno si illuda - lo Pag. 14dico anche al Governo - di essere giunto alla fine della storia per un sistema pensionistico a cui vanno restituite maggiore flessibilità nelle scelte delle persone, maggiore equità e solidarietà nella tutela delle generazioni future, ma anche i cammini più lunghi cominciano con un primo passo e il Governo oggi questo passo finalmente lo ha compiuto.
Signor Presidente, è per l'insieme di questi motivi che il Popolo della Libertà, ancora una volta, voterà la fiducia al Governo Berlusconi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia a nome dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

(Votazione della questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - AC 2561-A)

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di prestare un attimo di attenzione. È previsto che il voto di fiducia abbia luogo a partire dalle ore 18,40. Quindi, ai sensi del Regolamento, la Presidenza dovrebbe sospendere la seduta per cinque minuti (Commenti). Mi sembra che ciò che mi accingevo a chiedervi sia stato anticipato dalla vostra spontanea reazione di adesione (Applausi). Quindi, ritengo di poter procedere alla votazione.
Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
Avverto che l'emendamento Dis. 1.1 del Governo nella parte che riproduce il testo delle Commissioni si intende naturalmente comprensivo dell'errata corrige di cui è stata data lettura nella seduta del 22 luglio 2009.
Indico la votazione per appello nominale sull'emendamento Dis. 1.1 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 78 del 2009, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Faccio presente che, con riferimento alla votazione sulla questione di fiducia, è pervenuto alla Presidenza un numero molto elevato di richieste di anticipazione del turno di voto, pari a 102 colleghi (Commenti). La richiesta è ovviamente in ragione del calendario. Alla luce del fatto che si tratta di un numero eccessivo, la Presidenza, in via eccezionale, non concede la possibilità di anticipare il turno di voto ad alcun deputato (Applausi).
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dal deputato Giorgio Merlo.
Invito, dunque, i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama - Al momento della chiama del deputato Gasbarra commenti).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, esiste sempre una ragione che spiega i fatti. L'onorevole Sbai è venuta a votare uscendo dall'ospedale ed è in procinto di rientrarci. Pertanto sarà chiamata ora.
Vorrei sapere chi ha autorizzato a far votare prima l'onorevole Gasbarra. Grazie per il boato: qualche furbo esiste anche qui sopra. L'onorevole Gasbarra torna a votare quando viene chiamato (Applausi).

(Segue la chiama)

PRESIDENZA VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 18,45)

(Segue la chiama)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'emendamento Dis. 1.1 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 78 del 2009, sulla cui Pag. 15approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti e votanti 480
Maggioranza 241
Hanno risposto 294
Hanno risposto no 186

(La Camera approva).

Si intendono conseguentemente precluse tutte le ulteriori proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:
Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Angeli Giuseppe
Antonione Roberto
Aprea Valentina
Aracu Sabatino
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Beccalossi Viviana
Bellotti Luca
Berardi Amato
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berruti Massimo Maria
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bitonci Massimo
Bocchino Italo
Bocciardo Mariella
Bonaiuti Paolo
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bonino Guido
Boniver Margherita
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brancher Aldo
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Buonanno Gianluca
Buonfiglio Antonio
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Caldoro Stefano
Callegari Corrado
Caparini Davide
Carfagna Maria Rosaria
Casero Luigi
Cassinelli Roberto
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catone Giampiero
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Centemero Elena
Ceroni Remigio
Cesaro Luigi
Chiappori Giacomo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Cota Roberto
Crimi Rocco
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
De Angelis Marcello
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni Pag. 16
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Nichilo Rizzoli Melania
Desiderati Marco
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Divella Francesco
Di Virgilio Domenico
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Dussin Luciano
Faenzi Monica
Farina Renato
Fava Giovanni
Fedriga Massimiliano
Fitto Raffaele
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Fontana Gregorio
Forcolin Gianluca
Formichella Nicola
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Fucci Benedetto Francesco
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Germanà Antonino Salvatore
Ghedini Niccolò
Ghiglia Agostino
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gibelli Andrea
Gibiino Vincenzo
Gidoni Franco
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Goisis Paola
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Granata Benedetto Fabio
Grimoldi Paolo
Holzmann Giorgio
Iannarilli Antonello
Iapicca Maurizio
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzarin Manuela
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Leo Maurizio
Leone Antonio
Lisi Ugo
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Lupi Maurizio
Lussana Carolina
Malgieri Gennaro
Mannucci Barbara
Mantovano Alfredo
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Giulio
Maroni Roberto
Marsilio Marco
Martinelli Marco
Martini Francesca
Martino Antonio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Minasso Eugenio
Mistrello Destro Giustina
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Mondello Gabriella
Montagnoli Alessandro
Moroni Chiara
Mottola Giovanni Carlo Francesco Pag. 17
Munerato Emanuela
Murgia Bruno
Mussolini Alessandra
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Nastri Gaetano
Negro Giovanna
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Nucara Francesco
Orsini Andrea
Pagano Alessandro Saro Alfonso
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paolini Luca Rodolfo
Papa Alfonso
Parisi Massimo
Paroli Adriano
Pastore Maria Piera
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario (Pdl)
Perina Flavia
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pianetta Enrico
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pionati Francesco
Pirovano Ettore
Piso Vincenzo
Pittelli Giancarlo
Polidori Catia
Polledri Massimo
Porcu Carmelo
Proietti Cosimi Francesco
Rainieri Fabio
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Reguzzoni Marco Giovanni
Repetti Manuela
Rivolta Erica
Roccella Eugenia Maria
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rondini Marco
Rossi Luciano
Rossi Mariarosaria
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Russo Paolo
Saltamartini Barbara
Savino Elvira
Sbai Souad
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scandroglio Michele
Scelli Maurizio
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Simonetti Roberto
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stefani Stefano
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Stucchi Giacomo
Taddei Vincenzo
Taglialatela Marcello
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Torrisi Salvatore
Toto Daniele
Traversa Michele
Tremaglia Mirko
Tremonti Giulio
Urso Adolfo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vanalli Pierguido
Vegas Giuseppe
Vella Paolo
Ventucci Cosimo
Verdini Denis
Versace Santo Domenico
Vessa Pasquale
Vignali Raffaello
Vitali Luigi
Vito Elio
Volpi Raffaele
Zacchera Marco
Zorzato Marino

Pag. 18

Hanno risposto no:
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Amici Sesa
Argentin Ileana
Bachelet Giovanni Battista
Barbato Francesco
Barbi Mario
Bellanova Teresa
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Binetti Paola
Bobba Luigi
Boccia Francesco
Boffa Costantino
Bonavitacola Fulvio
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Buttiglione Rocco
Calearo Ciman Massimo
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capitanio Santolini Luisa
Carra Enzo
Carra Marco
Casini Pier Ferdinando
Causi Marco
Ceccuzzi Franco
Cenni Susanna
Cera Angelo
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Ciccanti Amedeo
Ciocchetti Luciano
Ciriello Pasquale
Colombo Furio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
Dal Moro Gian Pietro
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
Delfino Teresio
Di Giuseppe Anita
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
Di Stanislao Augusto
Duilio Lino
Fadda Paolo
Farina Gianni
Farina Coscioni Maria Antonietta
Favia David
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiorio Massimo
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontanelli Paolo
Formisano Anna Teresa
Galletti Gian Luca
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Giulietti Giuseppe
Gozi Sandro
Grassi Gero
Graziano Stefano
Guzzanti Paolo
Iannuzzi Tino
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lenzi Donata
Libè Mauro
Lolli Giovanni
Lo Moro Doris
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Madia Maria Anna
Mannino Calogero
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Marrocu Siro
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mecacci Matteo Pag. 19
Melis Guido
Mereu Antonio
Miglioli Ivano
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mogherini Rebesani Federica
Monai Carlo
Morassut Roberto
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mura Silvana
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nicco Roberto Rolando
Occhiuto Roberto
Orlando Andrea
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Parisi Arturo Mario Luigi
Pedoto Luciana
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (Pd)
Pes Caterina
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Piffari Sergio Michele
Pisacane Michele
Pistelli Lapo
Pizzetti Luciano
Poli Nedo Lorenzo
Pompili Massimo
Porcino Gaetano
Porfidia Americo
Quartiani Erminio Angelo
Rao Roberto
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Rosato Ettore
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Ruvolo Giuseppe
Sani Luca
Sarubbi Andrea
Scarpetti Lido
Schirru Amalia
Soro Antonello
Sposetti Ugo
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Testa Nunzio Francesco
Tidei Pietro
Tocci Walter
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Vaccaro Guglielmo
Vannucci Massimo
Velo Silvia
Ventura Michele
Vico Ludovico
Vietti Michele Giuseppe
Villecco Calipari Rosa Maria
Volontè Luca
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Sono in missione:
Albonetti Gabriele
Balocchi Maurizio
Barbieri Emerenzio
Berlusconi Silvio
Bindi Rosy
Bocci Gianpiero
Brambilla Michela Vittoria
Brugger Siegfried
Colucci Francesco
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crosetto Guido
Donadi Massimo
La Russa Ignazio
Lo Monte Carmelo
Lusetti Renzo
Melchiorre Daniela
Miccichè Gianfranco
Migliavacca Maurizio Pag. 20
Orlando Leoluca
Picchi Guglielmo
Prestigiacomo Stefania
Romani Paolo
Saglia Stefano

PRESIDENTE. Ricordo che, a seguito della riunione di ieri della Conferenza dei presidenti di gruppo, il seguito dell'esame del disegno di legge di conversione riprenderà con l'illustrazione degli ordini del giorno lunedì 27 luglio alle ore 11. Le votazioni sono previste nella stessa giornata a partire dalle ore 16,30. La votazione finale è prevista per martedì 28 luglio intorno alle ore 13.
Come precisato nella stessa riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, la discussione generale sul Documento di programmazione economico-finanziaria, già prevista per lunedì 27 luglio, avrà luogo martedì 28 luglio dopo la conclusione dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge anticrisi. Il seguito dell'esame si svolgerà mercoledì 29 luglio e nei giorni successivi, insieme agli altri argomenti previsti in calendario.

Assegnazione alla V Commissione dei disegni di legge relativi al rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2008 e all'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2009 (ore 19,41).

PRESIDENTE. A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti disegni di legge sono assegnati alla V Commissione (Bilancio), in sede referente, con il parere di tutte le altre Commissioni permanenti e della Commissione parlamentare per le questioni regionali:

S. 1645 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2008 (Approvato dal Senato) (A.C. 2632);

S. 1646 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2009 (Approvato dal Senato) (A.C. 2633).

Le Commissioni, ai fini dell'espressione dei pareri e della conclusione dell'esame in sede referente, dovranno tener conto delle determinazioni assunte dalla Conferenza dei presidenti di gruppo in ordine all'inserimento dei due disegni di legge nel calendario dei lavori dell'Assemblea.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,42).

SALVATORE CICU. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE CICU. Signor Presidente, intervengo per rappresentare a quest'Aula il dramma immane che si è consumato e si sta consumando in questi giorni a seguito di incendi che hanno investito l'intero territorio della Sardegna. Ci sono stati due morti e parecchi feriti, e i danni che anche gli imprenditori agricoli e gli allevatori hanno subito da questa situazione sono particolarmente gravi.
Vogliamo ringraziare tutti gli uomini che si sono impegnati per cercare di contrastare questa situazione che, peraltro, deve essere verificata esattamente rispetto alle origini, perché temiamo che sia stata attivata ancora una volta da un sistema criminale. Ritengo dunque che si debba riflettere sulla necessità di rivedere la normativa che attiene alle sanzioni rispetto a questo tipo di crimini.
La mia richiesta, signor Presidente, è che il Governo venga a riferire quanto prima rispetto a questo dramma e che, come ho appreso in queste ore, venga immediatamente attivata la procedura della concessione dello stato di calamità naturale, con una verifica e una quantificazione dei danni, dal momento che la Sardegna già vive una situazione fallimentare e drammatica in termini economici e occupazionali. Pertanto ritengo che ogni Pag. 21sollecitudine debba essere adottata in questo caso.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cicu. La Presidenza provvederà ad informare il Governo della sua richiesta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 27 luglio 2009, alle 11:
(ore 11, con votazioni a partire dalle ore 16,30)

Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, recante provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali (2561-A).
- Relatori: Moroni, per la V Commissione; Fugatti, per la VI Commissione.

La seduta termina alle 19,45.