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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 194 di martedì 30 giugno 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 12.

ANGELO SALVATORE LOMBARDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 25 giugno 2009.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Balocchi, Barbieri, Berlusconi, Bonaiuti, Borghesi, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Carfagna, Casero, Casini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, D'Amico, Renato Farina, Fitto, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Lupi, Mantini, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Mecacci, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Milanato, Molgora, Mussolini, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Picchi, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Scajola, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,05).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, lei sa, come ognuno di noi, che questa notte a Viareggio c'è stata una tragedia: un treno merci è in parte deragliato. Era un treno merci con cisterne che contenevano gas propano liquido e l'esplosione di una di queste ha investito alcune palazzine lì vicino. Al momento, si contano tredici morti, anche se una notizia di agenzia, aggiornata delle 10,30, parla di quindici morti; trentasei persone sono gravemente ferite e ricoverate negli ospedali della zona, quattro persone risultano disperse sotto le macerie delle palazzine, mille persone sono state evacuate, l'intera zona è stata presidiata, perché l'emergenza e la situazione di pericolo non si sono ancora affatto attenuate.
Infatti, ci sono comunque tredici cisterne piene di gas propano liquido ovviamente ancora lì, di cui quattro si sono rovesciate nell'incidente, quindi la situazione è gravissima.
Credo sia assolutamente il caso - immagino che la Presidenza si sia già attivata in tal senso - che il Governo venga immediatamente a riferire in Aula sulle dinamiche di questo incidente, ma anche sulla portata del disastro e sulla serie di incidenti che si sono verificati nell'ultimo mese: quattro incidenti. Giusto una settimana fa un incidente con caratteristiche analoghe, ma per fortuna senza morti né feriti, è successo a Prato bloccando così la Pag. 2dorsale appenninica; oggi, a seguito di questo incidente, si è bloccato il corridoio tirrenico. Quattro incidenti, anche se questo ovviamente è immane, probabilmente la più grave sciagura ferroviaria nella storia del nostro Paese: tutto questo non può essere solo fatalità.
Immagino si dovranno attendere gli interventi della magistratura, da una parte, e delle strutture amministrative dall'altra, però abbiamo bisogno che sia fatta chiarezza di fronte al Paese.
Ovviamente, infine, ma non da ultimo, anzi è il primo pensiero: mi sia consentito di esprimere il cordoglio per le vittime e associarmi al dolore dei familiari e degli amministratori della cittadina toscana così gravemente colpita (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori, Partito Democratico e Unione di Centro).

MICHELE POMPEO META. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, anche noi, come gruppo del Partito Democratico, ci associamo al cordoglio espresso dal collega Evangelisti alle vittime, ai familiari, alla città di Viareggio e all'intera regione Toscana.
Ci troviamo di fronte a uno dei più gravi incidenti ferroviari degli ultimi decenni. C'è materia di riflessione, occorre tenere i nervi saldi e ragionare nel merito, proprio nel momento in cui all'ordine del giorno in quest'Aula hanno fatto capolino le vicende della liberalizzazione.
Nel settore delle merci, siamo già in regime di liberalizzazione. Abbiamo visto come, quando ci si distrae, sia difficile coniugare questa scelta con la sicurezza.
Abbiamo avuto nelle ultime settimane diverse segnalazioni di difficoltà: Prato e la tragedia di Viareggio. Occorre che il Governo e anche il Parlamento su questa vicenda non si distraggano e riprendano un lavoro che iniziò qualche tempo fa e, a dir la verità, fu poi interrotto.
Per quanto concerne la sicurezza vi è, innanzitutto, l'esigenza di rendere operativa l'agenzia che fu costituita qualche tempo fa dal Ministro Bianchi, agenzia che esiste, ma che non dispone di mezzi, risorse e personale. Vi è anche da riflettere sull'esigenza di istituire un'autorità dei trasporti, un'autorità indipendente con prerogative e poteri.
Abbiamo presentato, con il collega Lovelli, una proposta di legge in merito e abbiamo sollecitato le parti politiche, i gruppi, la stessa Commissione ad accelerare questo esame, perché su tali questioni abbiamo davvero bisogno di non perdere altro tempo.
Si parla in queste settimane di grandi opere: sono sacrosante per ammodernare il Paese, però vorremmo dire che nel nostro Paese, lungo la rete di 16 mila chilometri, vi sono quelli che si chiamano «i buchi neri». Di situazioni come quella di Viareggio, dislocate sulla rete, ce ne sono oltre 200: bene le grandi opere, ma bisogna intervenire per ristabilire i parametri di sicurezza in queste situazioni.
Non vogliamo assolutamente speculare: sollecitiamo l'intervento, un'informativa urgente del Governo in Aula. Sappiamo che il Ministro Matteoli, reduce da un viaggio in Sudamerica, si sta recando sul posto, come il Presidente Berlusconi.
Come gruppo del Partito Democratico, in Commissione trasporti abbiamo chiesto di poter oggi pomeriggio andare in missione per portare la nostra solidarietà, ma anche per renderci conto direttamente di quello che è accaduto.
Signor Presidente - lo avrete già fatto - sollecitiamo di nuovo la presenza del Ministro in quest'Aula. Non vogliamo anticipare giudizi, anche se, per fortuna, questa volta non si tratta di errore umano, ma si tratterebbe di un cedimento strutturale.
Stiamo parlando, ripeto, del settore delle merci, che già vive un regime di liberalizzazione. Stiamo parlando di un incidente che ha visto il coinvolgimento di diversi vagoni, di un paio di vagoni immatricolati in Polonia e in Germania e di proprietà americana. Pag. 3
Già questi elementi sollecitano noi legislatori a rimettere le mani in una vicenda che va regolata attraverso una produzione normativa che davvero, anche dal punto di vista strutturale, torni a far diventare il nostro Paese affidabile e sicuro dal punto di vista della sicurezza ferroviaria (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).

NEDO LORENZO POLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, purtroppo stamani ho saputo della grave situazione che si è creata a Viareggio - sono di Lucca, quindi si tratta della mia provincia - e ho sentito le ultime notizie dagli organi di stampa, dalla radio: purtroppo, stanno aumentando i morti, i feriti gravi sono parecchi e, quindi, si tratta veramente di una tragedia di grandi dimensioni.
Nel porgere il nostro cordoglio alle famiglie dei deceduti e la nostra solidarietà alle persone che versano in gravi condizioni di salute, sperando che non vi sia ancora un aumento dei decessi, rilevo come questa situazione faccia però riflettere, anche perché spesso, quasi sempre, siamo sui mezzi di trasporto e riscontriamo una situazione abbastanza difficile nel Paese.
Lo vediamo in continuazione per i guasti, per gli incidenti che in quest'ultimo mese sono aumentati. Si parla di infrastrutture, di grandi opere, ma nessuno pensa più alla sicurezza, sia alla sicurezza dei trasporti sia alla sicurezza sul lavoro, di cui si parla in continuazione; tuttavia, non facciamo niente, e anche questo fatto, come altri, dipende fortemente dalla manutenzione.
È inutile pensare a realizzare anche altre opere, se non vi è un controllo tale da garantire la sicurezza e se non siamo in grado nemmeno di gestire e rendere affidabili quelle che già ci sono.
Oggi tanti pendolari che viaggiano sui treni sono preoccupati, sia per quanto concerne la possibilità di rispettare gli impegni (visto che continuamente non vengono rispettati nemmeno gli orari dei treni), sia per il fatto che continuamente succedono questi incidenti, e quest'ultimo ha una portata molto gravosa.
Non sappiamo cosa sia accaduto e sentiremo le autorità preposte ad indagare sulle cause; stamani la procura di Lucca ha aperto un'indagine per capire cosa è successo: vedremo. Pensate a quello che è successo in una città balneare a delle persone che abitano vicino alla stazione, le quali hanno perso la vita per un incidente che non ha una spiegazione logica.
Ciò ci deve quindi far riflettere, e credo che sicuramente il Governo avrà già programmato di venire a riferire in Aula sull'accaduto, per dire come si intende intervenire in questo Paese, che credo prima di tutto abbia bisogno di certezze, e abbia bisogno di essere tutelato sulla sicurezza, che è la cosa importante.
Nell'attendere quindi questo incontro, sperando che non aumenti il numero dei morti in questa tragedia, a nome mio e di tutto il gruppo, esprimo cordoglio e solidarietà a tutte le persone coinvolte in questo brutto avvenimento (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. La Presidenza si unisce al cordoglio da voi espresso, a nome di tutta l'Assemblea.
Il Governo è già stato attivato, ed il Ministro si trova attualmente in viaggio per andare a verificare di persona quello che è accaduto; credo che domani sarà in Aula a riferire.
Anche la richiesta della Commissione, di poter svolgere una missione particolare in loco, è stata già avanzata; per le vie ordinarie vi sarà anche una risposta da parte della Presidenza. Anch'io, comunque, mi farò carico di attivare ulteriormente la Presidenza su tale domanda.

Pag. 4

Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge ratifica nn. 2450 e 2072.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame di tali disegni di legge, è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

Discussione del disegno di legge: S. 1439 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo internazionale del 2006 sui legni tropicali, con Allegati, fatto a Ginevra il 27 gennaio 2006 (Approvato dal Senato) (A.C. 2450) (ore 12,18).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di Ratifica, già approvato dal Senato, n. 2450: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo internazionale del 2006 sui legni tropicali, con Allegati, fatto a Ginevra 27 gennaio 2006.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2450)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il Vicepresidente della Commissione affari esteri, onorevole Narducci, ha facoltà di svolgere la relazione in sostituzione del relatore, onorevole Picchi.

FRANCO NARDUCCI, Vicepresidente della III Commissione. Signor Presidente, l'accordo in esame consta di un preambolo, 46 articoli e 3 allegati, e si propone la realizzazione di programmi di ricerca e di sviluppo, la commercializzazione e la distribuzione del legname tropicale, la gestione forestale ed il mantenimento dell'equilibrio ecologico nelle zone interessate.
Segnalo che nel firmare l'accordo, l'Unione europea ha provveduto a ripartire le competenze sui legnami tropicali tra Comunità e Stati membri, suddividendole in competenza esclusiva della Comunità europea per le tematiche di politica commerciale comune, e competenza mista per la conclusione di Accordi internazionali nel settore ambientale di cooperazione allo sviluppo.
Ricordo che gli Stati membri dell'Unione europea, ivi inclusa l'Italia, partecipano all'accordo in quanto Paesi consumatori.
Gli obiettivi dell'accordo, richiamati dall'articolo 1, sono i seguenti: la lotta alla povertà e all'illegalità delle pratiche di deforestazione nei Paesi produttori, anche attraverso l'istituzione di speciali forum di consultazione; azioni a sostegno della ricerca e dello sviluppo; nonché adozione di meccanismi che incrementino nuove risorse finanziarie.
La sede dell'Organizzazione internazionale dei legni tropicali è confermata a Yokohama, in Giappone. Essa esercita le sue funzioni attraverso il Consiglio internazionale dei legni tropicali, organo direttivo costituito da tutti i Paesi membri dell'organizzazione, produttori e consumatori, che si riunisce almeno una volta l'anno.
È previsto che il Consiglio, oggi presieduto dall'ex ministro austriaco Katharina Kuehmayer, pubblichi ogni anno una relazione sulle proprie attività e riesamini e valuti ogni due anni la situazione internazionale del legname.
Ritengo opportuno menzionare gli articoli 18 e 21, che recano le disposizioni finanziarie e istituiscono i conti finanziari e la rispettiva metodologia di calcolo, distinguendoli in conto amministrativo, conto speciale e fondo per il partenariato di Bali. Il conto amministrativo è finanziato dai contributi annui fissati per ciascuno Stato membro ed è destinato a coprire i costi operativi; il conto speciale, istituito per finanziare programmi tematici, Pag. 5si avvale di contributi volontari dei Paesi membri; infine, il fondo per il partenariato di Bali è finalizzato a sostenere i Paesi produttori perché conseguano l'obiettivo di una gestione sostenibile delle fonti di provenienza dei legni tropicali posti in commercio.
A norma degli articoli 24 e 25, le attività operative dell'organizzazione sono distinte in attività di politica generale, per le quali il Consiglio elabora periodicamente un piano di azione, e attività di progetto, intraprese dietro presentazione di proposte mirate.
L'articolo 26 istituisce quattro comitati: comitato per l'industria forestale, comitato per le questioni economiche, le statistiche e i mercati, comitato per il rimboschimento e la gestione forestale, comitato finanziario e amministrativo.
Gli articoli da 29 a 31 enunciano gli obblighi generali ai quali gli Stati membri sono assoggettati, l'esonero da tali obblighi e la regolamentazione della materia dei ricorsi e delle controversie fra Paesi membri.
Il riesame dell'attuazione dell'accordo è previsto cinque anni dopo la sua entrata in vigore. Tale entrata in vigore è subordinata, scaduto il termine del primo febbraio 2008, alla ratifica, non ancora intervenuta, da parte di 12 Paesi produttori su un totale di 33, detentori di almeno il 60 per cento del totale dei voti assegnati, e 10 Paesi consumatori su un totale di 26 che rappresentino il 60 per cento del volume globale di import di legname tropicale registrato nel 2005.
La durata dell'accordo è indicata in un periodo di dieci anni dalla data della sua entrata in vigore, a meno che - e concludo, signor Presidente - il Consiglio decida di prorogarlo.
Il disegno di legge di ratifica, approvato dal Senato il 14 maggio scorso, consta di tre articoli. I primi due recano rispettivamente l'autorizzazione alla ratifica dell'Accordo internazionale sui legni tropicali del 27 gennaio 2006 e il relativo ordine di esecuzione; l'articolo 3, infine, dispone l'entrata in vigore della legge il giorno successivo alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, nel corso degli anni l'Accordo internazionale sui legni tropicali ha continuato a rappresentare il punto di riferimento normativo dell'Organizzazione dei legni tropicali, strutturata attraverso l'organo direttivo, il Consiglio internazionale dei legnami tropicali, un segretariato basato a Yokohama, in Giappone, quattro comitati permanenti (comitato per l'industria forestale, comitato per le questioni economiche, le statistiche e i mercati, comitato per il rimboschimento e la gestione forestale, comitato finanziario e amministrativo) e due organi ausiliari (gruppo consultivo sul commercio e gruppo consultivo della società civile).
L'Accordo del 2006 si propone la realizzazione di programmi di ricerca e di sviluppo, la commercializzazione e la distribuzione di legname tropicale, la gestione forestale nonché il mantenimento dell'equilibrio ecologico delle zone interessate.
Rispetto al precedente Accordo del 1994 la nuova Convenzione ha introdotto disposizioni innovative sotto il profilo finanziario, scorporando dal conto amministrativo dell'Organizzazione i versamenti volontari degli Stati aderenti che, con il nuovo Accordo, verranno convogliati nel conto speciale (i fondi vengono destinati alla realizzazione di specifici programmi tecnici e di progetti, mentre i contributi annui obbligatori continueranno, come per il passato, ad essere versati sul conto amministrativo).
Le potenziali fonti di finanziamento del citato conto speciale sono rappresentate da contributi per progetti finanziati dal Fondo comune per i prodotti di base (il CFC con sede ad Amsterdam, di cui l'Italia fa parte), dalle principali istituzioni finanziarie regionali ed internazionali nonché Pag. 6da eventuali contributi volontari da parte degli Stati membri.
Inoltre, data la particolare natura mista dell'Accordo - che implica sia una dimensione commerciale, sia una dimensione ambientale - la Commissione europea ha deciso di presentare una proposta per ripartire le competenze sui legnami tropicali tra Unione europea e Stati membri, in base alla quale la Commissione rivestirà una competenza esclusiva per le tematiche di politica commerciale comune e per la conclusione di accordi commerciali internazionali, mentre per la definizione di accordi internazionali nel settore ambientale e della cooperazione allo sviluppo si addiverrà ad una competenza mista ripartita tra Unione europea e Stati membri.
Con l'entrata in vigore del nuovo Accordo, inoltre, la Comunità europea si assumerà l'impegno di erogare il contributo finanziario obbligatorio a nome di tutti i Paesi membri in proporzione al volume di import di legname tropicale da ciascun Paese dell'Unione europea; ciò consentirà di sostituire con un contributo comunitario quello attualmente versato dai singoli Paesi (che per l'Italia ammonta, per l'anno corrente, a 73.469 dollari).
In conclusione, le positive valenze di carattere economico-ambientale e di gestione sostenibile delle foreste - vantaggi peraltro avvertiti da tutti i Paesi membri dell'Organizzazione - rendono auspicabile un intervento normativo di ratifica che non presenta incompatibilità con altre leggi ma che, anzi, le sostiene ampiamente, anche nel rispetto del Trattato di Lisbona e nell'ambito dei cambiamenti climatici e della lotta alla desertificazione.
Dall'attuazione del provvedimento scaturiscono per l'Italia benefici sia finanziari, sia commerciali ed ambientali. In termini finanziari, ciò avviene attraverso l'abbattimento degli attuali oneri obbligatori da versare all'Organizzazione, che verrebbero sostituiti da un unico contributo erogato a livello comunitario.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, deve concludere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. In termini di tutela ambientale, il nuovo Accordo determina un miglioramento dell'opera di salvaguardia ambientale nel quadro di una gestione sostenibile delle esportazioni, importazioni e riesportazioni di materiali grezzi, semilavorati e prodotti finiti nonché favorendo maggiori investimenti nel settore del legname tropicale.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, la preoccupazione internazionale per la forte deforestazione in atto in taluni Paesi tropicali ha reso necessario negli anni una serie di interventi di regolamentazione a livello intergovernativo che ha condotto, attraverso vari negoziati, ad un primo Accordo del 1994, che però deve essere aggiornato e che, di fatto, viene sostituito da quello che è oggi al nostro esame.
La produzione di legname - che definisco tropicale, anche se l'espressione forse non è la più corretta - costituisce però una delle principali cause della deforestazione (un fenomeno che presenta pesanti implicazioni ambientali in quanto contribuisce, tra l'altro, all'aumento dei gas serra nell'atmosfera).
Da parte quindi del gruppo dell'Italia dei Valori (è un gruppo che attribuisce un'assoluta priorità alla protezione dell'ambiente e ritiene pertanto necessaria l'adozione di politiche volte alla conservazione delle foreste tropicali) non può che esservi un apprezzamento positivo nei confronti del provvedimento al nostro esame.
La conservazione delle foreste tropicali, pur mantenendo una visione realistica che tenga anche conto delle inevitabili implicazioni di carattere economico e, quindi, dell'esigenza di raggiungere un punto di equilibrio tra le diverse istanze, non può che divenire una priorità. L'Accordo, di cui al disegno di legge di ratifica in discussione, intende favorire la cooperazione Pag. 7internazionale in questa materia, anche se presenta - lo vogliamo sottolineare - taluni aspetti di ambiguità che non ci convincono del tutto, dal momento che non si valorizza adeguatamente il concetto di sostenibilità e si finisce per attribuire un peso eccessivo nell'assunzione delle decisioni ai Paesi che presentano volumi di commercio maggiori.
Il gruppo dell'Italia dei Valori voterà comunque a favore della ratifica di questo Accordo, considerandolo un primo passo verso una più oculata gestione del patrimonio forestale, con l'auspicio, in futuro, del perseguimento di obiettivi sempre più incisivi (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori, Partito Democratico e Unione di Centro).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Corsini. Ne ha facoltà.

PAOLO CORSINI. Signor Presidente, innanzitutto, vorrei associarmi alle espressioni di cordoglio e di solidarietà che i colleghi hanno espresso per la vicenda richiamata in precedenza. Mai avrei pensato di intervenire in Aula su una questione come quella dei legni tropicali; approfittando della sua presenza, signor Presidente, in relazione alle condizioni della vita di costume del nostro Paese, mi sarebbe piaciuto poter discutere con lei sulla metafisica dei costumi, ma questo, purtroppo, non è mi è dato.
Credo che non vi siano molte osservazioni da aggiungere alla presentazione che sia l'onorevole Narducci, sia il sottosegretario, hanno esposto riguardo a questo provvedimento. Mi limiterò semplicemente a segnalare tre aspetti che mi paiono assolutamente rilevanti. Innanzitutto, al di là delle ricadute di natura economica, a me pare che il provvedimento assuma un significato rilevante soprattutto in relazione al problema più generale della sostenibilità ambientale. Il tema della gestione forestale accompagnato, come previsto dall'articolo 1, alla lotta alla povertà, all'illegalità delle pratiche di deforestazione, mediante l'istituzione di un forum di consultazione, mi pare, quindi, che costituisca un approdo, un'acquisizione significativa, così come l'impegno a sostenere la ricerca e l'adozione di meccanismi che consentano di promuovere la ricerca, attraverso maggiori risorse finanziarie. Vi è un secondo aspetto che credo sia rilevante e significativo, così come enucleato nell'articolo 5 e negli articoli 15 e 16: l'impegno alla partecipazione, nella fase di negoziazione degli accordi, anche delle organizzazioni intergovernative.
Al di là dell'esplicito riferimento alla Comunità europea, è noto, per chi si occupa di questi problemi, il ruolo che le organizzazioni intergovernative producono e promuovono soprattutto nell'azione volta all'incremento in termini di conoscenza e sensibilità su questi temi. Per esempio, negli articoli 15 e 16, si fa riferimento alla cooperazione con istituzioni internazionali e regionali, con organizzazioni non governative, con il settore privato e con la società civile. Infine, l'ultima osservazione, credo assuma un valore metodologico anche più generale in relazione alle pratiche che intendono correggere i meccanismi dello scambio ineguale, favorire una crescita di capacità autonoma da parte dei singoli Paesi di programmare e definire le proprie prospettive di sviluppo. Com'è noto, gli articoli da 18 a 21 distinguono tre tipi di disposizioni finanziarie: il conto amministrativo, il conto speciale e il conto che fa capo al Fondo per il partenariato di Bali.
A me pare che il comma di questo articolo sia significativo per le finalità che si prefigge e per gli scopi che intende realizzare, cioè sostenere i Paesi produttori a realizzare gli investimenti necessari al conseguimento di una gestione sostenibile delle fonti di provenienza dei legni tropicali posti in commercio. E, al di là del fatto che questo fondo è finanziato con un contributo volontario fino al 50 per cento da parte dei Paesi membri, è significativo l'impegno volto ad affermare una capacità autonoma di definizione della propria responsabilità e, quindi, a definire un progetto di corresponsabilizzazione; ciò è importante perché può metodologicamente essere ampliato ad altri ambiti. Inoltre, Pag. 8questa opportunità di divenire adulti nell'assunzione della propria responsabilità da parte di questi Paesi può costituire un orizzonte significativo e interessante per quanto attiene alle problematiche della lotta alla miseria alla povertà e al sottosviluppo (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, svolgerò un intervento breve perché concordo sia con la relazione sia con quanto ha riferito in proposito il rappresentante del Governo. L'Accordo che ci apprestiamo a ratificare, tra l'altro, coinvolge 59 Paesi, 33 produttori (che sono situati nei Tropici e, quindi, si trovano nella condizione di Paesi meno sviluppati) e 26 Paesi consumatori. Questo è un Accordo che fa seguito ad altri Accordi già stipulati nel 1983 e nel 1994. Infatti questo argomento preoccupa in ragione della gestione forestale che deve essere sostenibile. Concordiamo tutti su questo punto fondamentale. Questo Accordo va anche nella direzione della lotta all'illegalità delle pratiche di deforestazione nei Paesi produttori e mette in atto anche azioni a sostegno della ricerca e dell'adozione di meccanismi che possano incrementare in maniera più consistente il reperimento di risorse finanziarie. Tutto ciò, in un contesto di azioni che devono essere finalizzate alla lotta alla povertà (facevo prima riferimento all'ubicazione dei Paesi produttori) e anche alla capacità di conciliare lo sviluppo e la sostenibilità ambientale. Infatti, se ogni Stato ha diritto di sfruttare le proprie risorse secondo le rispettive politiche ambientali, è anche vero che l'importanza del commercio di questi legni è fondamentale per le stesse economie di questi Paesi. Pertanto, è importante che questi benefici economici si riscontrino nell'ambito di una gestione sostenibile delle foreste, contribuendo al tempo stesso, a creare quelle condizioni di sviluppo e di superamento della povertà che tra l'altro, Presidente, sono anche contenuti negli obiettivi di sviluppo, concordati a livello delle Nazioni Unite (mi riferisco agli obiettivi di sviluppo del millennio contenuti nella Dichiarazione del millennio).
Concludo Presidente, ed è questo il senso del provvedimento in esame, dobbiamo controllare e stimolare i progressi verso una gestione sostenibile delle foreste e rendere più trasparente il mercato internazionale del legname, quindi fare anche in modo che le esportazioni dei legni tropicali e dei prodotti che ne derivano, possano e debbano provenire da fonti gestite in modo sostenibile. Questi sono gli obiettivi che ci vedono concordi e, pertanto, preannunzio anche il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo brevemente (preferisco soffermarmi qualche minuto sulla ratifica successiva concernente la riforma del Fondo monetario internazionale) per confermare, anche a nome del nostro gruppo, il voto favorevole alla ratifica di questo Accordo internazionale sui legni tropicali fatto nel 2006. Sono già state ricordate molte ragioni della positività di tale Accordo e, quindi, anche noi, senza ripeterle, dichiariamo di essere assolutamente favorevoli.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2450)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il vicepresidente della Commissione Affari esteri, onorevole Narducci, in sostituzione del relatore, onorevole Picchi.

FRANCO NARDUCCI, Vicepresidente della III Commissione. Signor Presidente, mi riservo di intervenire nel prosieguo del dibattito.

Pag. 9

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia alla replica.
Il seguito del dibattito è pertanto rinviato.

Discussione del disegno di legge: Modifiche allo statuto del Fondo monetario internazionale adottate con le risoluzioni del Consiglio dei Governatori n. 63-2 del 28 aprile e n. 63-3 del 5 maggio 2008, nonché aumento della quota di partecipazione dell'Italia (A.C. 2072) (ore 12,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica: Modifiche allo statuto del Fondo monetario internazionale adottate con le risoluzioni del Consiglio dei Governatori n. 63-2 del 28 aprile e n. 63-3 del 5 maggio 2008, nonché aumento della quota di partecipazione dell'Italia.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2072)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto, altresì, che la III Commissione (Affari Esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, presidente della Commissione, onorevole Stefani, ha facoltà di svolgere la relazione.

STEFANO STEFANI, Relatore. Signor Presidente, colleghi, il disegno di legge al nostro esame è diretto a dare esecuzione a due risoluzioni del Consiglio dei Governatori del Fondo monetario internazionale, rispettivamente quella del 28 aprile 2008 e del 5 maggio 2008, che hanno emendato lo statuto del Fondo monetario stesso, costituito a Washington nel 1945 contemporaneamente alla Banca mondiale in applicazione delle decisioni della Conferenza monetaria e finanziaria di Bretton Woods dell'anno precedente. Ricordo che gli emendamenti entreranno in vigore con l'approvazione da parte dei Paesi che detengono l'85 per cento del totale delle quote.
In particolare, la prima risoluzione n. 63-2 incrementa la quota a carico dei Paesi membri del Fondo ed approva un emendamento volto a rafforzare la loro rappresentatività nel Fondo monetario stesso. L'Italia pertanto sarà obbligata verso il Fondo per una quota pari a 7.882,8 milioni di diritti speciali di prelievo, che costituiscono l'unità di conto internazionale che gli Stati membri possono utilizzare per i pagamenti internazionali. Attualmente, a partire dal 1999, la quota dell'Italia è pari a 7.055,5 milioni di diritti speciali di prelievo, per cui ne consegue un incremento di 827 milioni e 300 mila.
Ulteriori modifiche introdotte nella predetta risoluzione riguardano la nomina di un secondo vicedirettore generale che sarà scelto in rappresentanza dei Paesi africani nonché un consistente aumento dei cosiddetti «voti base» per tutti gli Stati membri del Fondo monetario, anche triplicando il numero di 250 voti base assegnati a ciascun Paese membro sin dall'inizio dell'istituzione del Fondo. In tal modo risulterà accresciuto il peso specifico dei Paesi membri con una minor quota di partecipazione ovvero quelli a basso reddito che detengono soltanto i voti base. L'incidenza percentuale dei voti base passerà quindi dall'attuale 2 per cento a circa un 5,5 per cento del totale.
Con la stessa finalità viene introdotto altresì un meccanismo di adeguamento automatico volto ad assicurare che, in futuro, il peso dei voti base sul potere di voto complessivo rimanga costante anche in presenza di aumenti delle quote di partecipazione.
La seconda risoluzione, la n. 63-3, emenda invece lo statuto del Fondo monetario, per estendere la giurisdizione del Fondo stesso in materia di investimenti.
Il disegno di legge di ratifica in esame autorizza il Presidente della Repubblica ad accettare gli emendamenti contenuti nelle risoluzioni n. 63-2 e 63-3 adottate dal Consiglio dei Governatori del Fondo monetario Pag. 10internazionale nel 2008 e dà mandato al Ministro dell'economia e delle finanze di dare esecuzione alla legge e di gestire con l'amministrazione del Fondo i rapporti conseguenti all'entrata in vigore degli emendamenti.
Sotto il profilo finanziario osservo che secondo quanto prospettato dal Governo nella relazione illustrativa al provvedimento, l'aumento della quota di competenza dell'Italia, così come già verificatosi in occasione di precedenti aumenti, non comporta aggravi di bilancio. Infatti, il relativo versamento che sarà effettuato dalla Banca d'Italia viene a costituire in parte un credito verso il Fondo monetario internazionale e in parte una linea di credito in favore del Fondo stesso.
Segnalo infine che, in considerazione del rilievo delle modifiche apportate, soprattutto dalla prima risoluzione, alla governance del Fondo monetario, la Commissione da me presieduta ha ritenuto opportuno procedere ad un'audizione informale del direttore esecutivo per l'Italia del Fondo, dottor Arrigo Sadun, che ha sottolineato l'esigenza di rispecchiare il nuovo ruolo dei Paesi emergenti e di contrastare l'erosione intercorsa negli ultimi anni della quota base di partecipazione uguale per tutti gli Stati (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, le modifiche allo statuto del Fondo monetario internazionale adottate dal Consiglio dei Governatori lo scorso anno rappresentano un primo fondamentale passo del processo di riforma del Fondo e più in generale dell'architettura finanziaria internazionale, che è al centro adesso dell'attenzione e delle deliberazioni del G20, del G8 e delle Nazioni Unite.
I partecipanti al G20 di Londra del 2 aprile 2009 hanno preso l'impegno di accelerare a livello nazionale la ratifica delle modifiche statutarie del Fondo monetario internazionale. La crisi economica e finanziaria sta imprimendo un'accelerazione al processo avviato dal FMI, che passa sotto il nome di «Rafforzamento della voce e della rappresentanza dei Paesi in via di sviluppo nelle istituzioni finanziari internazionali (IFI)». Si vuole da un lato riflettere negli equilibri di governo interni alle IFI i mutamenti intervenuti nel peso economico dei singoli Paesi, prendendo atto della crescita di impresa di molti Paesi emergenti; dall'altro lato, si tratta di salvaguardare gli spazi dei Paesi più poveri, che devono meglio essere in grado di far valere le loro legittime esigenze, indipendentemente dalle quote di capitale da essi detenute nel FMI o nelle altre IFI.
L'obiettivo di dare voce ai Paesi più poveri viene perseguito nella modifica dello statuto del Fondo:
in primo luogo, triplicando i cosiddetti voti base, cioè quei voti che vengono assegnati in misura uguale a tutti gli Stati membri. Il potere di voto di ciascun membro è determinato dalla somma dei voti base più un numero di voti proporzionale alla quota di partecipazione al capitale sottoscritto, in ragione di un voto per ogni 100 mila diritti speciali di prelievo. Con questa misura la quota di voti base rispetto al totale dei voti crescerà dal 2 per cento al 5,5 per cento;
in secondo luogo prevedendo la facoltà, per i direttori esecutivi che compongono il consiglio di amministrazione del Fondo (l'executive board) di nominare un maggior numero di vicedirettori esecutivi, in modo da rafforzare soprattutto il ruolo dei Paesi africani.

Il riequilibrio in favore dei Paesi emergenti, per riflettere i cambiamenti intervenuti nel panorama economico mondiale, viene perseguito attraverso due strumenti: un aumento del capitale del FMI dell'11,5 per cento, inclusivo nell'aumento preliminare del 2 per cento, deciso precedentemente a Singapore, nel 2006; una nuova formula di attribuzione agli Stati delle quote di capitale da sottoscrivere. Pag. 11
I dieci Paesi che vedono maggiormente rafforzata la loro quota, perché maggiormente sottorappresentati, sono: Cina, Corea, India, Brasile, Giappone, Messico, Stati Uniti, Spagna, Singapore e Turchia. I dieci Paesi che vedono maggiormente ridimensionata la loro quota, perché maggiormente sovrarappresentati, sono: Regno Unito, Francia, Arabia Saudita, Canada, Russia, Olanda, Belgio, Svizzera, Australia e Venezuela.
Come si può constatare, non si è trattato di un trasferimento univoco di quote azionarie e voti verso i Paesi emergenti ed in via di sviluppo. Complessivamente, lo spostamento dai Paesi avanzati a quelli emergenti ed in via di sviluppo è stato del 5,4 per cento. I Paesi avanzati continuano ad ottenere la maggioranza dei voti, con il 57,9 per cento. Va, altresì, osservato che su 185 Paesi membri dell'FMI, 135 Paesi vedono crescere i loro diritti di voto: 54 Paesi per la crescita del proprio ruolo internazionale ed i rimanenti, cioè i Paesi a basso reddito, per la triplicazione dei basic vote.
Nel corso del negoziato, i Paesi a basso reddito (soprattutto quelli africani) hanno potuto ottenere che i basic vote venissero triplicati, piuttosto che soltanto raddoppiati, come inizialmente previsto. Le due constituency dell'Africa subsahariana, che hanno un elevato numero di membri, hanno ottenuto di nominare un secondo alternate executive director. L'Italia mantiene pressoché immutata la propria posizione, in seno all'FMI, con una limatura dei diritti di voto: dal 3,24 per cento al 3,15 per cento. L'Italia si colloca al sesto posto tra i membri del Fondo, dopo Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito e Cina, e prima di Arabia Saudita, Canada e Russia.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Si tenga conto che l'Italia, insieme a Stati Uniti, Germania, Giappone, Irlanda e Lussemburgo, ha rinunziato ad una parte dell'aumento di azioni che le sarebbe spettato nell'ambito dell'aumento complessivo di capitale dell'11,5 per cento.
La riforma non ha riguardato, finora, la modifica del numero dei seggi nel consiglio esecutivo, né la modifica delle constituency, né la riattribuzione dei seggi. L'Italia resta alla guida della constituency che include Grecia, Portogallo, Malta, Albania, San Marino e Timor est.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, il ruolo del Fondo monetario internazionale è di assistere i Paesi membri che sono in difficoltà, in particolare per quanto riguarda l'andamento della bilancia dei pagamenti, ed anche per quanto riguarda la sorveglianza, al fine di assicurare che le politiche economiche siano tali e siano compatibili. In relazione alle finalità, inoltre, il Fondo monetario internazionale deve promuovere la cooperazione monetaria internazionale, facilitare l'espansione del commercio mondiale, contribuire a sviluppare l'occupazione, nonché promuovere la stabilità dei cambi ed evitare svalutazioni competitive. Infine, tra le varie funzioni principali, il Fondo deve eliminare le restrizioni di cambio che potrebbero ostacolare lo sviluppo del commercio.
Come ha riferito il relatore, il presidente della Commissione Affari esteri, con il provvedimento in discussione, il Fondo monetario si accinge ad attuare, per quanto riguarda la propria organizzazione, un'ulteriore fase di riforma delle regole interne, insieme ad una riallocazione delle quote e alla distribuzione dei seggi nel consiglio di amministrazione.
Questo processo - come, del resto, ha sottolineato il vice direttore esecutivo per l'Italia durante la sua audizione - è derivato dalle forti pressioni esercitate dagli Stati Uniti d'America e, soprattutto, dai Paesi emergenti, ai fini della riduzione dei seggi europei e del loro trasferimento ai Paesi ad economia emergente. L'obiettivo della riforma, quindi, è quello di far valere, oltre che in ambito economico, Pag. 12anche nelle organizzazioni internazionali il carattere emergente di questi Paesi.
Fra l'altro, come è stato ricordato, un ulteriore obiettivo è costituito dal conferimento di maggiori poteri alle constituency più popolose e di più complessa gestione attraverso nuovi vicedirettori esecutivi. Tale obiettivo riguarda, in particolare, l'area africana, che dopo la riforma avrà due vicedirettori esecutivi. Quanto al ruolo del Fondo monetario internazionale nel nuovo scenario internazionale, le proposte riguardano l'accentuazione del suo ruolo di assistenza nei confronti dei Paesi in crisi e di verifica sugli altri Paesi. Per quanto riguarda l'Italia - mi pare giusto e corretto sottolinearlo - è stata mantenuta la quota di spettanza prevista dalla formula attuale.
Voglio, infine, ricordare, preannunciando il nostro voto favorevole, che il G8 dei Ministri delle finanze che si è svolto recentemente a Lecce ha previsto un potenziamento delle attività svolte dal Fondo monetario internazionale, in modo tale da creare quelle condizioni che possano facilitare il contesto internazionale in una situazione così critica e preoccupante come è quella attuale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il provvedimento che oggi ci apprestiamo ad approvare recepisce alcune modifiche allo statuto del Fondo monetario internazionale - modifiche adottate dal Consiglio dei Governatori lo scorso anno - e al regime che regola i rapporti tra il Fondo e il nostro Paese, che vi aderisce dal 1947.
Il Fondo monetario internazionale, come è noto a tutti, assiste i Paesi componenti che si trovino in difficoltà nella bilancia dei pagamenti e cerca di assicurare che le loro politiche economiche siano compatibili con l'esigenza di mantenere l'equilibrio del sistema finanziario internazionale.
Le modifiche di cui tratta il disegno di legge in esame rappresentano un primo, necessario e fondamentale passo nella direzione di una riforma del Fondo e di tutta l'architettura finanziaria internazionale e riguardano l'approvazione di emendamenti derivanti dalle due risoluzioni adottate dal Consiglio dei Governatori del Fondo, come già illustrato dal relatore. Queste modifiche hanno, tra gli altri, l'importante obiettivo di aumentare il potere di voto, attraverso l'aumento dei cosiddetti voti base, e di rafforzare la rappresentanza - a me piacerebbe poter dire la voce - dei Paesi più poveri, quelli cosiddetti a basso reddito nella terminologia del Fondo. Tutto ciò è importante, dunque, soprattutto in considerazione dei mutamenti intervenuti in questi anni nei Paesi emergenti, che hanno visto sensibilmente aumentare il loro peso economico, con conseguente crescita della loro influenza.
La crisi economica in atto, la crisi di cui stiamo tutti pagando i costi, ha accelerato la necessità di ratificare al più presto le modifiche statutarie - tra l'altro, lo scorso 2 aprile, ne hanno preso atto a Londra tutti i partecipanti del cosiddetto G20 - a favore di un riequilibrio che rifletta questi nuovi sviluppi. Per queste ragioni, il provvedimento che stiamo esaminando è importante. Esso riguarda anche l'aumento della quota di partecipazione dell'Italia, che passa da 7.055 milioni di diritti speciali di prelievo a 7.882, a seguito dell'incremento dell'11,5 per cento delle quote totali deciso dal Consiglio dei Governatori nell'aprile 2008.
La posizione del nostro Paese risulta, dunque, immutata all'interno del Fondo monetario internazionale e sostanzialmente in linea con il livello precedente all'avvio della riforma realizzata nel 2006, collocandosi al sesto posto tra i Paesi membri del Fondo.
Per questi motivi, il gruppo dell'Italia dei Valori non farà mancare il proprio voto favorevole al disegno di legge di ratifica in esame.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Narducci. Ne ha facoltà.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, preannunciando il voto favorevole Pag. 13dei deputati del Partito Democratico a questo disegno di legge e visti i tempi ristretti, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Narducci, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, purtroppo quest'Aula non segue con attenzione, vedo le presenze nei banchi, un provvedimento invece fondamentale. Ce lo ha illustrato con grande competenza il Presidente della Commissione affari esteri, e il sottosegretario ha voluto fornirci alcuni particolari, al pari degli altri colleghi che mi hanno preceduto. Si tratta di una riforma di straordinaria importanza. La settimana scorsa se ne è parlato all'Assemblea ordinaria del Consiglio d'Europa: con un documento apposito approvato dall'Assemblea dei 47 Paesi si è chiesto ai singoli parlamentari, tra cui il sottoscritto, ma non solo, di accelerare l'iter di approvazione di tale riforma. Come tutte le cose guidate benevolmente dal destino, siamo velocemente arrivati anche in Italia, forse tra i primi Paesi, all'approvazione.
Perché questa modifica allo statuto del Fondo monetario internazionale è così importante? Non ripeto ciò che è stato detto, è tutto molto chiaro, ma vorrei soffermarmi su due importanti modifiche positive: la prima, all'articolo XII, sezione 6 (f) della risoluzione 63-3, ovvero l'ampliamento delle modalità di investimento; la seconda, all'articolo V, sezione 12 (h), l'aumento della flessibilità delle risorse detenute nel Conto spese speciali. Mi sembrano due elementi assolutamente fondamentali, davanti ad una situazione di crisi che via via trovava il Fondo monetario internazionale, anche per non aver ancora adottato queste modifiche, in una situazione di grandi desideri, ma allo stesso tempo di impacci strutturali.
Queste due misure, e quindi il lavoro che stiamo facendo, serviranno al Fondo monetario internazionale, oltre che al nostro Paese, a vedere più bilanciate le economie emergenti. Basti ricordare l'incontro di qualche giorno fa, a Mosca, per i cosiddetti Paesi BRIC, che chiedono maggiore presenza negli organismi finanziari internazionali, e non solo la chiedono, ma dovrà essere loro riconosciuta.
Queste riforme del Fondo monetario internazionale sono però importanti, come dicevo prima, anche e soprattutto perché molti Paesi della stessa Unione europea - mi soffermo brevemente su questo tema, perché molti Paesi di recente entrati a far parte dell'Unione europea da qualche anno stanno soffrendo crisi economiche straordinarie - hanno contratto prestiti molto onerosi con il Fondo monetario internazionale e con le altre strutture internazionali. Per far fronte a tutto questo, anche le modifiche allo statuto del Fondo monetario internazionale che stiamo per approvare con il provvedimento in esame potranno rendere più collaborativa e capace di agire efficacemente una struttura finanziaria importante e per nulla desueta come invece sostenuto, partendo dalla crisi che stiamo vivendo, da taluni teorici e amanti delle grandi riforme finanziarie ed economiche. Ciò dà, ancora una volta, la prova che nuove strutture sono forse teoricamente auspicabili, ma le vecchie, con buone modifiche e con la collaborazione degli Stati e dei Governi, possono essere ancora molto efficaci e capaci di rispondere ai problemi che abbiamo di fronte.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2072)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Stefani.

STEFANO STEFANI, Relatore. Signor Presidente, rinuncio alla replica.

Pag. 14

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, rinunzio alla replica.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è pertanto rinviato.

Discussione della mozione Vico ed altri n. 1-00151 concernente misure a favore del comparto siderurgico (ore 13,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Vico ed altri n. 1-00151 concernente misure a favore del comparto siderurgico (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicato nel calendario (vedi calendario).
Avverto che sono state presentate le mozioni Cimadoro ed altri n. 1-00198, Vignali, Fava, Iannaccone ed altri n. 1-00199 e Pezzotta ed altri n. 1-00200 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A - Mozioni).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni presentate.
È iscritto a parlare l'onorevole Vico, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00151. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, la mozione concernente misure a favore del comparto siderurgico è stata presentata dal Partito Democratico il 23 aprile scorso e da allora non è intervenuto alcun segnale di miglioramento nella situazione del comparto siderurgico nazionale. Infatti, per quanto riguarda i dati sull'andamento del comparto dell'export e dell'occupazione rimando alla mozione aggiungendo soltanto alcune riflessioni.
La prima è che tra gennaio e marzo 2009 la siderurgia italiana ha perso il 39,8 del proprio export solo nel mercato europeo. Secondo l'ISTAT, il comparto della metallurgia e della fabbricazione di prodotti di metallo ha visto anche ad aprile una contrazione tendenziale del 38,3 per cento.
Secondo Confindustria Metalli che è l'associazione che unisce Federacciai e Assomet, nel primo trimestre del 2009 l'andamento del mercato siderurgico si è chiuso per l'Italia con un calo di produzione del 41 per cento, risultato di poco migliore di quello europeo (meno 44 per cento) e di quello statunitense, (meno 52 per cento) mentre il Giappone ha subito un calo del 40 per cento.
Il comparto proveniva da un 2008 già negativo nel quale la produzione è calata del 6,1 per cento per effetto della pesante contrazione del secondo quadrimestre (meno 18,8 per cento) e soprattutto in dicembre quando abbiamo registrato un meno 31,2 per cento.
A soffrire maggiormente sono le imprese che operano sia nel settore dell'edilizia che in quello dell'industria e per alcune di queste imprese si parla di perdite di mercato intorno al 60 per cento.
Per quanto riguarda l'attività costruttiva secondo i dati diffusi dall'ISTAT nel primo trimestre 2009 l'indice della produzione del settore delle costruzioni ha segnato una decelerazione del 12 per cento rispetto al primo trimestre del 2008 e anche qui non ci sono stati segnali di una ripresa a breve termine. Per la siderurgia si tratta di un calo verticale e la speranza è che lo scivolone si fermi. La produzione tra aprile e luglio prosegue sugli stessi ritmi del primo trimestre e secondo alcuni osservatori potrebbe dar luogo a un piccolo miglioramento nella seconda parte dell'anno.
La ripresa di sicuro non si vedrà prima del 2010 e Eurofer, la confederazione Pag. 15europea dell'industria del ferro e dell'acciaio, prevede un calo intorno al 15 per cento nel consumo reale anche nel prossimo anno.
Sul fronte dei consumi europei a soffrire la crisi sono state soprattutto le produzioni italiane ed europee. L'export extraeuropeo, specialmente quello diretto verso il nord Africa dove anche l'Italia esporta acciaio, ha subito rallentamenti meno preoccupanti.
Il settore soffre in tutto il mondo ed è emblematico l'andamento borsistico: ArcelorMittal gigante indiano della produzione dell'acciaio con sede a Lussemburgo, leader mondiale, perde secondo il dato del New York stock exchange del 20 aprile 2009 il 14,2 per cento nella sua quotazione. Mittal è in calo del 71,79 per cento rispetto all'aprile 2000 e ha tagliato il personale amministrativo del 3 per cento chiudendo stabilimenti in Europa e Stati Uniti.
Di pari passo anche gli altri 15 maggiori produttori mondiali di acciaio: la sud coreana POSCO perde alla borsa di New York il 6,86 per cento al 20 aprile ed il 41 per cento rispetto all'anno precedente, mentre la statunitense Nucor (ottava nel ranking di produzione) è in discesa del 43,88 rispetto al 2008.
In Europa, la tedesca ThyssenKrupp ha riportato un meno 1,74 per cento nel marzo 2009 e si rivela in costante discesa rispetto al 2008 con la percentuale negativa di circa il 61 per cento.
In tale contesto l'Asia, con il 57,9 per cento della produzione mondiale di acciaio, si conferma la più forte zona siderurgica, seguita dall'Unione europea con 14,9, dal Nord America con il 9,4 e dai Paesi della Confederazione degli Stati indipendenti con l'8,6 per cento.
Da sottolineare è che il settore siderurgico europeo, nel suo complesso, ha perso il 17 per cento dei lavoratori. Anche per questo la Federazione europea dei metalmeccanici, in occasione della riunione dei Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea del 18 e 19 giugno ultimi scorsi, ha invitato l'Unione europea ad impegnarsi in un «new deal europeo per l'acciaio». I sindacati europei sono infatti preoccupati per il destino delle attività produttive di questo comparto, per le sorti delle lavoratrici e dei lavoratori siderurgici europei.
Le ragioni di questa preoccupazione sono note e le ricorderò brevemente. In primo luogo, dal novembre 2008 si è assistito ad un crollo senza precedenti della domanda e della produzione di acciaio che ha coinvolto tutte le regioni europee che ne sono produttrici; in secondo luogo l'impatto più profondo della contrazione produttiva è atteso nei prossimi mesi e si sta facendo sentire ormai pesantemente; in terzo luogo, centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori siderurgici sono vittime di questa crisi che va dall'immediato taglio subito da precari, interinali e dipendenti delle ditte di appalto, all'insicurezza causata dalla riduzione dell'orario di lavoro, alla perdita del lavoro dovuta alla crisi di alcuni impianti, nonché alla riduzione del salario conseguente alla riduzione dell'orario di lavoro. Inoltre, questa situazione secondo i sindacati europei è destinata a peggiorare nelle prossime settimane per gran parte della forza lavoro, ma ciò che più preoccupa è che questa è solo la punta dell'iceberg; infatti, nei territori e nelle città dove si produce l'acciaio sono molti di più i lavoratori in difficoltà, quelli della filiera locale e delle ditte d'appalto legate alle multinazionali dell'acciaio.
La siderurgia europea, e in particolare quella italiana, si trovano dunque in un brusco momento di passaggio: gli impianti di produzione sono abbandonati, gli altiforni che vengono spenti non potranno più essere sostituiti e gli altri che non vengono spenti, invece, vengono fermati e ciò non accadeva da decenni.
L'acciaio è la spina dorsale dell'industria manifatturiera del nostro continente e la perdita della capacità di produzione dell'acciaio in Europa darà, a sua volta, un duro colpo all'industria. L'acciaio ha inoltre un ruolo fondamentale per una risposta sostenibile al cambiamento climatico. Molte energie, politiche e finanziarie, sono state concentrate per far diventare il nostro Pag. 16continente leader del mercato mondiale nelle tecnologie per le energie rinnovabili, di costruzioni a basse emissioni di CO2 e di veicoli ecologici; quindi, è fondamentale nella crisi attuare politiche in grado di fare dell'industria siderurgica europea un comparto forte e innovativo.
Mi piace segnalare che nello stabilimento ILVA di Taranto, il più grande stabilimento siderurgico europeo a ciclo integrale, domani verrà avviato l'impianto di urea per la riduzione del 50 per cento del rilascio di furani e di diossine nell'aria e questo è semplicemente un primo step per l'adeguamento degli stessi impianti all'obiettivo dello 0,4 ng/TEQ (nanogrammi TEQ) di rilascio di diossine nell'aria. Mi dispiace inoltre segnalare che il nostro Paese non ha una legge nazionale sui limiti del rilascio delle diossine, mentre in Puglia vi è una legge regionale che è in via di applicazione.
Proseguendo, onorevoli colleghi, come sottolineano i sindacati europei, la salvaguardia del capitale umano, delle competenze e delle conoscenze nel settore siderurgico europeo sono essenziali per garantire la sua competitività nell'uscire dalla crisi economica. L'industria siderurgica europea ha bisogno di una politica industriale e sociale moderna, coordinata ed esauriente per fare in modo di garantire il rilancio di tutti i siti, quando ripartirà la domanda e, nel frattempo, di supportare le lavoratrici e i lavoratori.
I sindacati europei hanno tra l'altro chiesto all'Unione europea di presentare un più ampio e meglio coordinato piano di rilancio economico che comprenda gli investimenti complessivi dell'1 per cento del PIL annuo per i prossimi tre anni e l'immissione di fondi pubblici in progetti, anche per infrastrutture, che contribuiscano a stimolare scelte innovative per un'economia a bassa emissione di CO2 (nel campo dell'energia, dei trasporti e quant'altro) finanziati con il sostegno delle obbligazioni europee. I sindacati, inoltre, hanno chiesto di muoversi per far rispettare rigorosamente le regole del commercio e le misure di difesa commerciale dell'Unione europea per affrontare il protezionismo tariffario e fiscale dei produttori siderurgici dei Paesi terzi.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il piano tuttavia si fa attendere. Il paradosso è che l'Europa è attiva quando si tratta di esaminare le misure antidumping o anti aiuti finanziari, ma altrettanto non si può dire quando si tratta di attuare misure concrete di difesa commerciale. La siderurgia italiana ed europea combattono una battaglia ad armi impari contro i forti squilibri commerciali dovuti agli aiuti statali alla siderurgia e alle politiche protezionistiche attuate da molti Paesi concorrenti.
Nel primo trimestre del 2008 la Commissione europea ha avviato una nutrita serie di indagini legate al considerevole volume di importazioni in dumping nel periodo immediatamente precedente. Ciò nei riguardi di alcune produzioni originarie dall'India, dall'Ucraina, dalla Repubblica popolare cinese, dalla Repubblica di Corea e di Taiwan, dalla Repubblica di Moldavia e dalla Turchia, dalla Tailandia, dal Vietnam e dalla Bielorussia. Il commissario europeo per il commercio Peter Mandelson e Lady Ashton, che lo ha sostituito, si sono mostrati molto freddi riguardo all'ipotesi di mettere in campo strumenti di difesa commerciale, mostrando ancora una volta quali effetti deleteri possa avere per l'Unione europea il dualismo tra Paesi europei che vantano una vocazione produttiva e Paesi europei con vocazione commerciale.
Questa linea deve essere abbandonata, in quanto è accettata con molto malumore da parte delle imprese e dei lavoratori europei prima dello scoppio della crisi, ma ora è divenuta del tutto inaccettabile di fronte alla necessità urgente di tutela manifestata dall'industria e dai sindacati comunitari.
Il regolamento 1256/2008 del Consiglio del 19 dicembre 2008 ha istituito un dazio antidumping definitivo, ma solo per le importazioni di tubi e condotte saldate in ferro e acciaio non legato originarie da Tailandia, Ucraina, Repubblica popolare cinese, Russa e Bielorussia (dazi compresi Pag. 17tra il 10,1 per cento e il 90,6 per cento). Il regolamento, infatti, ha chiuso i procedimenti relativi all'importazione dalla Bosnia Erzegovina e dalla Turchia. Il rischio di dumping commerciale è fortissimo e deve, dunque, essere posta una forte attenzione a questo problema, adottando laddove possibile misure di contrasto e di maggior controllo del materiale in importazione rispetto ai requisiti qualitativi di denominazione commerciale.
In tutto il mondo la parola d'ordine di chi ha in mano le leve della politica economica è definire una strategia di uscita dalla crisi. Per il nostro Governo, invece, ho l'impressione che la parola d'ordine sia sempre stata e continui ad essere un'altra: «guadagnare tempo» e «negare sempre e comunque l'evidenza della crisi» fino al punto di mettere in discussione i dati forniti dall'ISTAT e dalle istituzioni europee a proposito della caduta del PIL. Lo spirito della «manovrina» d'estate a me sembra essere stato questo: la «manovrina» si è fondata sulla speranza che prima o poi la crisi passerà e pazienza se poi passerà lasciando sul terreno un numero eccezionale di morti e di feriti.
Questa mi sembra l'opinione più corretta di lettura dell'azione di Governo fin qui svolta. Può esser solo questo l'obiettivo di un pacchetto di interventi ancora una volte eterogenei, transitori e di limitata entità a fronte di una crisi storica che tutto il mondo vive come pericolo, ma anche come opportunità di cambiamento. Basti ricordare per tutte le decisioni del Presidente degli Stati Uniti assunte nel giro di pochi mesi per rilanciare quell'economia.
Anche le misure potenzialmente più utili varate dal Governo - come la detassazione degli utili reinvestiti - sono destinate ad essere inefficaci se i limiti temporali rimarranno quelli proposti (giugno 2010) e dai tetti imposti. Le imprese non investiranno, se permarrà questa incertezza.
Erano molto attesi i provvedimenti sul mercato del lavoro, alla luce della forte crescita della disoccupazione a inizio 2009, ma essi riguardano una ristretta cerchia di lavoratori cassintegrati e sono fuori quelli che il lavoro lo hanno già perso, soprattutto i 400 mila precari, quasi tutti giovani, che non si sono visti rinnovare il contratto dall'inizio della crisi e dei quali solo uno su tre riceve un sussidio di disoccupazione ordinaria per pochi mesi, a fronte di una durata della disoccupazione che nel 50 per cento dei casi è superiore ai dodici mesi.
Per quanto riguarda i debiti verso le imprese da parte della pubblica amministrazione, secondo dati forniti dallo stesso sottosegretario all'economia Nicola Cosentino e dalla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia il debito complessivo della pubblica amministrazione italiana verso le imprese ammonterebbe a circa 50-60 miliardi. Il ministro Tremonti ha sostenuto che sarebbero 33 miliardi, poi i giornali riportano che nel decreto ci sarebbero, forse ci saranno 5 miliardi. La prima domanda è: a chi andranno?
Così l'aumento del limite per le compensazioni fiscali a 700 mila euro è utile, ma parte dal 1o gennaio 2010 e la decisione se attivarlo o meno spetta comunque al Ministero dell'economia che provvederà a elevare il tetto tenendo conto delle esigenze di bilancio. Questa è la giaculatoria che continua a non convincerci, onorevole Viceministro.
Per questo, per aiutare il settore siderurgico in questa fase di gravissima crisi, chiediamo al Governo di agevolare la realizzazione delle opere pubbliche immediatamente cantierabili, individuando gli interventi già allo stadio esecutivo, sbloccando i possibili interventi anche a livello locale, prevedendo la possibilità per gli enti, quali comuni e province, di derogare o riformulare i vincoli derivanti dal patto di stabilità; porre una forte attenzione al problema del dumping commerciale, proponendo, nelle sedi opportune, misure di contrasto e attuando maggiori controlli del materiale in fase di importazione dal punto di vista del rispetto dei requisiti qualitativi, di sicurezza e di denominazione commerciale, anche chiedendo, in sede di Unione europea, l'apertura di un tavolo operativo sulla crisi del sistema Pag. 18siderurgico europeo; curare maggiormente i problemi connessi all'accesso al credito per le imprese del settore siderurgico e, in particolare, all'incremento delle garanzie per l'erogazione di prestiti alle aziende da parte del sistema bancario; aumentare i fondi destinati ad accelerare i pagamenti della pubblica amministrazione.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, Viceministro Urso, mi piacerà concludere così: la diminuzione della ricchezza patrimoniale conseguente alla crisi finanziaria e il fortissimo calo della fiducia delle imprese e dei consumatori hanno inciso pesantemente sulla domanda aggregata delle economie avanzate. Di conseguenza, la caduta del commercio internazionale sta esasperando la crisi, in primis, in quei Paesi di export. L'Italia è Paese fortemente trasformatore, molto attivo nell'export. L'attuale congiuntura internazionale lo penalizza più fortemente di altre nazioni, in quanto le esportazioni si indeboliscono sia a causa del calo della domanda mondiale, sia a causa della nuova ondata di protezionismo che sta investendo un po' tutte le aree geoeconomiche.
Date le caratteristiche del mercato dell'acciaio, ormai, come è noto, completamente globalizzato, la situazione generale che riguarda le industrie italiane del settore, alla luce dell'attuale crisi, non può quindi che essere influenzata dal contesto economico-produttivo europeo e mondiale dei mercati utilizzatori.
Il senso della mozione che noi del Partito Democratico sottoponiamo all'Aula, ai parlamentari, e quindi anche al Paese, è di assumere quanto più rapidamente provvedimenti utili, comuni e condivisi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cimadoro, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00198. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, intervengo per confermare le preoccupazioni di noi dell'Italia dei Valori, che il collega Vico ha esposto con la sua mozione, e condividere le stesse perplessità.
La recessione economica internazionale e le difficoltà dei settori produttivi, quali quello automobilistico (qui condividiamo, in parte, qualche preoccupazione dei lavoratori della FIAT sparsi sul territorio nazionale che, a fronte di investimenti finanziati anche, probabilmente, dal nostro Stato, finanziamenti della FIAT nel mondo, si vedono, probabilmente, anche chiusa la loro possibilità di lavorare in Italia) e della produzione industriale (sulla produzione industriale, anche qui, avremo qualche difficoltà, perché sappiamo che quando il provvedimento n. 1441, che stiamo «sballottando» fra Camera e Senato da sette o otto mesi, probabilmente, sarà definitivamente approvato, la crisi sarà finita; speriamo, ma ho dei dubbi: se questa è la celerità che impartiamo e che questo Governo impartisce per finanziare ed aiutare le nostre imprese, abbiamo un periodo drammatico da affrontare), di grande interesse per lo sblocco del mercato dell'acciaio, hanno comportato un'importante contrazione anche del settore siderurgico, con una brusca diminuzione della produzione, dei costi e della domanda dei beni di questo comparto, interrompendo così una crescita iniziata nel 2002.
Il commercio mondiale di acciaio ha subito una forte contrazione dall'inizio della crisi economica, derivante dalla notevole diminuzione della relativa domanda mondiale e dai tagli alla produzione nella maggior parte dei Paesi, e, conseguentemente, la caduta della produzione e le deboli prospettive di mercato hanno comportato rilevanti licenziamenti in molte regioni del mondo.
Per contrastare gli effetti della crisi economica, molti Governi hanno messo in atto importanti interventi di stimolo economico, gran parte dei quali incidono indirettamente sull'industria siderurgica attraverso il sostegno alle industrie che utilizzano l'acciaio: infrastrutture, costruzioni e industria automobilistica. Per le costruzioni il nostro Paese sta aspettando un Piano casa, che mai giungerà: speriamo Pag. 19che arrivi, perché questo credo sia uno dei comparti trainanti del nostro Paese e deve essere messo in condizione di poter essere agevolato. Mi pare che il decreto che il Governo sta mettendo in atto sul disinvestimento dei macchinari possa essere riportato anche nel settore immobiliare, che è un settore importantissimo per la nostra nazione.
La recessione che colpisce attualmente l'acciaio è, tuttavia, molto diversa da passate recessioni, in quanto non è specificamente dell'acciaio, ma è invece stata causata da una generale crisi economica globale e, conseguentemente, anche da una crisi dei settori che utilizzano l'acciaio, i quali hanno registrato forti contrazioni nella produzione nel corso degli ultimi mesi.
A livello globale, infatti, la produzione mondiale di acciaio è scesa nel quarto trimestre del 2008 del 21 per cento in termini annuali (in alcuni Paesi è diminuita addirittura del 50 per cento) e del 22,9 per cento nel primo bimestre del 2009 rispetto allo stesso periodo del 2008.
In conseguenza di ciò, si prevede un calo dell'occupazione intorno al 20 per cento in Europa, dove gli addetti del settore siderurgico sono circa 500 mila. Per quanto riguarda il nostro Paese, la situazione è preoccupante: il comparto siderurgico, nel primo semestre 2009, vede crollare il fatturato del 42 per cento rispetto al 2008 e l'acciaio prodotto è sceso del 36 per cento.
Per fare solo qualche esempio, le fonti sindacali segnalano per l'area lombarda il ricorso a contratti di solidarietà di 24 mesi per Alfa Acciai, Aso Siderurgica e Ferriera Valsabbia, 13 settimane di cassa integrazione per Dalmine, mentre Beltrame programmerà il ricorso alla cassa integrazione guadagni settimana per settimana. Stesse sorti per le Acciaierie Venete.
Ricorso alla cassa integrazione anche per l'Ilva e la ThyssenKrupp. Anche Piombino, secondo centro siderurgico d'Italia e uno dei principali siti per la produzione di acciaio a ciclo integrale in Italia, si trova in una fase critica, con una capacità produttiva limitata al 30-40 per cento delle proprie potenzialità, con pesanti conseguenze sull'occupazione anche per le piccole e medie imprese dell'indotto e per l'economia locale.
Il settore siderurgico è chiaramente un settore strategico per il sistema industriale italiano ed è, quindi, indispensabile salvaguardare e riqualificare l'apparato produttivo del comparto anche attraverso adeguati investimenti, a cominciare da quelli ambientali ed energetici, e, soprattutto, con adeguate scelte da parte del Governo di politica industriale e di sostegno.
Affinché dette politiche di sostegno siano efficaci, è chiaramente necessaria una parallela e simile iniziativa da parte dell'Unione europea; i singoli Stati nazionali, infatti, difficilmente potranno da soli rimettere in moto il mercato in assenza di un intervento pubblico europeo. La crisi siderurgica è, altresì, acuita anche a causa della forte concorrenza con i Paesi che esportano, anche in dumping, l'acciaio prodotto in eccedenza rispetto al loro fabbisogno interno.
Vorremmo, dunque, che il Governo si impegnasse a trovare ulteriori risorse a favore del settore siderurgico, per la proroga degli ammortizzatori sociali e l'integrazione del reddito per i lavoratori, anche precari, favorendo, laddove possibile, i contratti di solidarietà aziendale, così come è stato già sperimentato con la settimana corta introdotta da Cogne Acciai Speciali e da Alfa acciai.
Vorremmo, inoltre, che il Governo si impegnasse ad adoperarsi affinché anche le aziende multinazionali del settore presenti nel nostro territorio si assumano la responsabilità sociale nei confronti del territorio, dell'ambiente e delle risorse umane, con il mantenimento dei posti lavoro, nonché ad affrontare in maniera rigorosa la questione della tutela della condizione dei lavoratori, a partire da quella della sicurezza sui luoghi di lavoro, tenendo presente che il comparto presenta un triste primato in termini di incidenti mortali.
Vorremmo, altresì, che il Governo si impegnasse ad assumere tutte le iniziative Pag. 20volte a garantire e facilitare l'accesso e la continuità del credito per le società del settore.
A proposito di credito, nonostante siano stati rivolti svariati appelli alla banche di venire incontro alle aziende, riscontriamo su tutto il territorio (mi riferisco, in particolare, a un territorio che conosco molto bene, quello bergamasco, essendo io molto vicino ad imprese e ad amici imprenditori) che vi è un atteggiamento di pochissima disponibilità delle banche: ciò mette in difficoltà non solo questo settore, ma tutti i settori.
Impegniamo, inoltre, il Governo a prevedere, ancora, la possibilità che vengano comunque certificati gli eventuali crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione, quali garanzie da fornire agli istituti di credito per l'ottenimento di anticipazioni.
Il sistema fiscale del nostro Paese è troppo oneroso per le nostre aziende, le quali vanno incontro, soprattutto in questo momento di crisi, ad una fase di difficoltà. Si potrebbe adottare il sistema seguente, già introdotto in altri Paesi: proprio in questo periodo, a fine giugno, le aziende si apprestano a pagare le tasse; credo che un'azienda che incontri difficoltà nel pagarle, e sono tantissime in questo momento, possa presentare a garanzia un bene libero da ipoteche all'Agenzia delle entrate, e mettersi in condizione di poter pagare tali importanti cifre anche dilazionatamente, mettendo a garanzia il proprio bene.
Impegniamo, quindi, il Governo a valutare la possibilità di introdurre un sistema fiscale premiante, finalizzato a ridurre le emissioni in atmosfera degli inquinanti più pericolosi, attraverso l'ammodernamento degli impianti con tecnologie già disponibili sul mercato, e già applicati con successo negli impianti siderurgici dei Paesi più avanzati, al fine di raggiungere l'obiettivo previsto in sede europea di una riduzione del 20 per cento di emissioni entro il 2020.
Infine, impegniamo il Governo ad attivarsi in sede europea al fine di individuare un'efficace strategia complessiva di intervento pubblico dell'Unione europea, senza il quale lo sforzo di ogni singolo Paese membro difficilmente può risultare realmente efficace.

PRESIDENTE. Vorrei ricordare che alle ore 14 è previsto il seguito della discussione del disegno di legge in materia di imprese ed energia. Chiedo ai due successivi oratori se credono, nella loro cortesia, di contenere gli interventi in modo da permetterci di iniziare tempestivamente l'esame di questo importante provvedimento.
È iscritto a parlare l'onorevole Franzoso, che illustrerà anche la mozione Vignali, Fava, Iannaccone ed altri n. 1-00199, di cui è cofirmatario.

PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, l'economia mondiale, dopo anni di crescita sostenuta, nel corso del 2008 ha subito un fortissimo rallentamento. La crisi finanziaria si è propagata all'economia reale dei Paesi industrializzati, influenzando negativamente la dinamica degli investimenti e dei consumi.
Nonostante le azioni di contenimento della crisi messe in atto dai Governi delle principali economie e dalle istituzioni finanziarie (provvedimenti di ricapitalizzazione del sistema bancario, forte riduzione dei tassi d'interesse concordata tra le diverse banche centrali e politiche di bilancio espansive), la crisi si è allargata ai Paesi emergenti, rallentando fortemente la crescita e provocando in alcuni casi una riduzione del prodotto interno lordo.
In questo contesto, nel 2008 la produzione mondiale di acciaio è stata di 1,327 milioni di tonnellate, con un decremento dell'1,9 per cento in meno rispetto al 2007. La produzione è diminuita in tutte le aree geografiche, a eccezione dell'Asia, ove vi è stato un incremento dello 0,8 per cento, e del Medio Oriente, dove vi è stato un incremento dell'1,2 per cento.
Nei 27 Paesi dell'Unione europea, il calo è stato del 5,6 per cento. Nel nostro Paese, si è segnato uno dei peggiori risultati del secondo dopoguerra. D'altra parte, nel 2008 vi è stata una caduta consistente Pag. 21del 18,6 per cento della produzione di autoveicoli; nella parte finale del 2008, inoltre, sono risultate penalizzate le industrie degli elettrodomestici, dei macchinari e dei prodotti di metallo, per non parlare dell'industria delle costruzioni, che evidenzia una riduzione del livello di attività particolarmente concentrata nel settore pubblico; ancora, la produzione di laminati piani ha fatto registrare una riduzione complessiva del 5,3 per rispetto al 2007. L'esito è che il consumo di acciaio greggio ha segnalato nel 2008 un decremento, rispetto all'anno precedente, pari al 9 per cento, e che il saldo della bilancia commerciale siderurgica è sceso a meno 4,5 milioni di tonnellate.
La fase attuale si presenta poi ancora più drammatica. In particolare, secondo le stime delle organizzazioni di settore, nel primo trimestre di quest'anno, la produzione ha registrato una flessione del 40,8 per cento in aprile, del 42,9 in maggio e del 49,7 in giugno. L'atteggiamento protezionistico adottato da diversi Paesi e l'aggressione della Cina al mercato europeo (che registra una sovrapproduzione per effetto della crisi interna, di fenomeni di dumping sociale, ambientale e concorrenziale, e di massicci sussidi pubblici) finiscono per incidere negativamente sulle nostre esportazioni di acciaio.
Questa fase di crisi ha un'incidenza drammatica nel nostro Paese, specialmente per il più grande centro siderurgico d'Europa, che si trova nella città di Taranto: uno stabilimento che pure ha avviato da anni una fase di ristrutturazione per intraprendere una serie di interventi per renderlo ecocompatibile adeguando gli impianti alle norme comunitarie (tant'è che, come ricordava poc'anzi il collega Vico, domani si inaugurerà un impianto che ha un'incidenza notevole nell'abbattimento dell'emissione di diossina, l'impianto Urea; peraltro, vi è un'accelerazione nelle procedure per l'applicazione delle previsioni del Protocollo europeo di Aarhus).
Voglio ricordare che la siderurgia rappresenta il 74 per cento del prodotto interno lordo della provincia di Taranto ed il 20 per cento di quello dell'intera regione Puglia. Gli effetti della crisi sono dunque devastanti sul piano occupazionale, sia direttamente (oggi su 13 mila dipendenti circa 6.700 sono in cassa integrazione), sia tramite l'indotto (i cui 8 mila dipendenti nella fase attuale sono ridotti ad appena 2 mila), rendendo così più gravi gli effetti della stessa crisi commerciale, al punto che il commercio del territorio è ridotto al lastrico proprio per effetto della crisi dell'acciaio, che come dicevo rappresenta a Taranto un fattore determinante per lo sviluppo socio economico.
Essa incide peraltro su un'altra delle economie presenti nella realtà pugliese e tarantina, quella della portualità, nella quale l'industria dell'acciaio rappresenta il 76 per cento della movimentazione delle merci industriali.
Nei primi cinque mesi del 2009 registriamo un calo del 37 per cento, con una diminuzione degli arrivi nell'ordine di circa 775 navi. Di fronte a questa emergenza occorre dare quella spinta necessaria affinché si possano concretizzare o accelerare tutti quei provvedimenti necessari e indispensabili per la ripresa di un settore così vitale per l'economia del nostro Paese, specie con riferimento ad alcune parti ed alcune regioni dell'Italia.
Si rappresenta dunque la necessità e l'urgenza di accelerare l'approvazione di ogni misura utile a superare l'attuale situazione e a prevedere l'esecuzione effettiva dei provvedimenti già adottati (accelerandone quindi l'iter), con particolare riferimento a quelli previsti dagli interventi anticrisi.
Impegniamo inoltre il Governo: ad intensificare gli sforzi per garantire la continuità del credito alle imprese del settore e dell'indotto (come ho detto prima, si registra infatti un'incidenza notevole, con un riflesso negativo, su questo comparto produttivo dell'economia locale), anche attraverso le provviste messe a disposizione dalla Cassa depositi e prestiti; a semplificare ulteriormente le procedure di programmazione negoziata, al fine di accelerare al massimo la cantierabilità delle opere pubbliche e delle infrastrutture per Pag. 22la mobilità e l'energia; a farsi carico nelle sedi internazionali, in particolare l'Unione europea e il WTO, della proposizione di una regolazione commerciale comune, basata sul principio di reciprocità, che eviti fenomeni di protezionismo, di concorrenza sleale e di dumping sociale, ambientale e commerciale; a mantenere ferma nelle sedi internazionali la posizione sostenuta dal Governo Berlusconi in riferimento agli accordi internazionali in tema di emissioni; ad intensificare i controlli sulle importazioni extraeuropee (altro aspetto fondamentale), al fine di evitare che vengano utilizzati in Italia materiali non conformi agli standard tecnici, qualitativi, di sicurezza, di rispetto ambientale e di denominazione commerciale prescritti dalle norme italiane ed europee.
Infine - ma non per ultimo, in quanto tale aspetto è anzi necessario ed importante - chiediamo che si possa convocare, presso il Ministero dello sviluppo economico, un tavolo della siderurgia, con la partecipazione delle organizzazioni e delle parti sociali interessate, al fine di individuare ulteriori misure a beneficio di questo importante settore industriale, anche nella prospettiva di portarne gli esiti in sede europea.
Voglio ricordare che attualmente la crisi è talmente latente e sconosciuta quanto agli effetti che potrà produrre nel tempo, che il proprietario del più grande centro siderurgico del nostro Paese ha detto di aver creato al proprio interno le condizioni di garanzia sino al 2011, anno oltre il quale non potrà andare. Ciò determina le preoccupazioni e le difficoltà che un settore così determinante e così importante per l'economia del nostro Paese sta attraversando in questo momento.
Ritengo quindi che - stante la volontà del Governo - debbano essere adottati ulteriori provvedimenti a supporto di questo settore che, come ho detto prima, è indispensabile sia per l'economia, sia per l'occupazione, sia - non mi preoccupo di sostenerlo - per la tenuta sociale di alcune parti del nostro Paese, atteso che l'incidenza di questa crisi ha una rappresentanza forte e sentita (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pezzotta, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00200. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, accolgo il suo invito a restringere i tempi del mio intervento e pertanto ad abbandonare tutte le premesse di quadro, che credo di condividere con coloro che mi hanno preceduto, circa la necessità di richiamare la durezza della crisi che stiamo attraversando, la quale non si risolve certo con inviti alla psicologia e all'ottimismo, ma con un realismo concreto rispetto alle cose che è necessario fare.
Dobbiamo sapere che questa crisi non solo ci impedisce di andare avanti, ma, in termini di reddito delle famiglie, ci sta facendo tornando indietro di dieci anni: basterebbe fare il calcolo della differenza del reddito attuale rispetto a quello del 1999, per rendersi conto come questa crisi stia mordendo e come, pertanto, siano fuori luogo alcune affermazioni che anche lo stesso Presidente del Consiglio ha svolto in questi giorni. Dobbiamo guardare alla realtà, per quella che essa è, con le sue difficoltà. Da questo punto di vista, basterebbe guardare come vanno il fatturato, gli ordinativi, e la situazione vera dell'economia reale nel nostro Paese; questo è il punto. Gli stessi provvedimenti assunti ultimamente dal Governo - sui quali discuteremo a tempo e modo debito - non mi sembra che colgano l'esigenza di fare quanto hanno fatto altri Paesi: non sono previsti interventi strutturali sul sistema economico italiano, per mettere in condizione il Paese, non solo di affrontare la crisi di oggi, ma di uscirne e di creare le basi per il futuro. Abbiamo generato in questi ultimi tempi delle estreme fragilità sul sistema delle imprese e sul mercato del lavoro, che richiederebbero decisioni molto più determinate rispetto a quelle approvate venerdì scorso, ma avremo tempo di tornare su questi aspetti. Pag. 23
Per restare al tema che con queste mozioni vogliamo affrontare, dobbiamo prendere atto e avere consapevolezza, che l'Italia è il terzo produttore europeo dell'acciaio (dopo la Russia e la Germania), pertanto l'industria siderurgica ha nel nostro Paese una dimensione tale che richiede attenzioni più alte di quante ne stiamo garantendo. Il settore siderurgico italiano, nel corso degli ultimi anni, ha avuto uno slancio significativo in seguito ad una serie di investimenti e si è rafforzato finanziariamente fino alla metà del 2008. Però, da allora, la situazione è venuta profondamente modificandosi: la produzione di metalli e di prodotti metallici è diminuita del 22 per cento nel 2008 e, allo stato attuale, non si avvertono segnali di inversione di tendenza.
Secondo le previsioni della Federazione delle imprese siderurgiche italiane, a causa di una domanda che resterà su livelli bassi per tutto il 2009, e nonostante qualche miglioramento nei mesi a venire, la produzione italiana di acciaio tenderà a diminuire molto più di quanto ci aspettavamo. Sicuramente su questo settore ha pesato la crisi dell'auto e la lentezza con cui il settore automobilistico sta uscendo dalla crisi. Certamente gli incentivi dati al settore hanno aiutato, ma la ripresa è talmente lenta che si ripercuote negativamente su chi produce le materie prime.
Esiste la crisi dell'edilizia, e se fosse partito un piano di edilizia popolare più forte di quello a cui abbiamo assistito, avremmo avuto ripercussioni positive anche sul settore siderurgico. Esiste anche la crisi degli elettrodomestici, al cui interno si rileva una contrazione continua dei consumi delle famiglie che sicuramente pesa. Esiste il rischio di un aggravamento, perché gli ordinativi non accennano a crescere ed il mercato manifesta ancora difficoltà ad assorbire le capacità produttive generate da un passato di investimenti e di innovazioni tecnologiche. Le aziende, inoltre, come tutti ben sappiamo, devono affrontare con sempre maggiori difficoltà i piani di rientro dai prestiti a medio e lungo periodo. Tutto ciò provoca un rallentamento con conseguenze negative sull'insieme dell'assetto economico e manifatturiero e sui pagamenti verso i fornitori.
Occorre anche rimarcare - come hanno fatto altri colleghi - l'accresciuta capacità produttiva ed invasiva della Cina, che, da importatore quale era nel 2005, è diventata, nel giro di tre o quattro anni, esportatore di prodotti siderurgici, con una politica di dumping che sta danneggiando le nostre aziende, le quali hanno fortemente investito in questi anni sia in processi tecnologici sia in ricerca, e che temono veramente di veder vanificati tutti questi sforzi in caso di una ripresa economica, anche con riferimento ad una politica abbastanza aggressiva (in alcuni casi sleale) da parte della Cina. Credo che il problema dell'export cinese diventerà più drammatico non appena il commercio internazionale riprenderà, poiché in Cina vi è una enorme quantità di acciaio che attende di invadere il mercato europeo ed italiano in particolare. Si tratta di quantità peraltro a buon mercato, considerati gli imponenti finanziamenti messi in campo dal Governo cinese. Credo che questo sarà un altro degli elementi che tenderà a far rallentare quella che può essere la ripresa e l'uscita dalla crisi del modello europeo ed italiano.
Inoltre, il settore siderurgico sta mutando rapidamente ed è oggetto, anche a livello internazionale, di forti investimenti e di scambi che, attraverso un intreccio di fusioni e acquisizioni, trasforma l'offerta e la domanda. A fronte della nascita di colossi da centinaia di milioni di tonnellate di capacità produttiva, credo che, se vogliamo salvaguardare il nostro settore, dobbiamo agire in fretta. Credo che bisogna farlo non solo con il sostegno dell'innovazione, ma anche per quanto riguarda la distribuzione, perché in Italia la distribuzione è segnata da una parcellizzazione e diffusione sul territorio che costituisce, rispetto ai nostri competitori europei e internazionali, un segno di forza per alcuni aspetti ma soprattutto di debolezza.
Il settore dell'acciaio e dell'industria siderurgica è un settore strategico per il nostro Paese. I prodotti siderurgici sono una delle risorse a più largo impiego in Pag. 24molti settori della produzione e dell'economia. Pochi materiali sono in grado di essere plasmati nella molteplicità delle forme senza perdere le loro caratteristiche, e va anche tenuto presente che, alla fine del loro ciclo di utilizzo, possono essere riciclati molteplici volte. Teniamo presente che più di 300 milioni di tonnellate di acciaio vengono riciclati in un anno nel mondo, e se a ciò si aggiunge la quantità dei materiali ferrosi la cifra diventa veramente altissima.
Per le imprese italiane vi è la questione energetica (non la possiamo dimenticare); le bollette dell'energia elettrica sono aumentate del 31 per cento negli ultimi quattro anni, mentre il gas è rincarato del 50 per cento. Nello stesso periodo in cinque Paesi europei che non hanno una produzione di energia, come il nucleare, i prezzi dell'elettricità al netto delle tasse sono calati in media dello 0,30 per cento; mentre nel settore siderurgico l'energia incide per il 40 per cento, il lavoro solo per il 15 per cento.
Questa è la situazione del settore. Ecco perché riteniamo di impegnare il Governo in primo luogo, considerate anche le tensioni presenti in moltissime stabilimenti, sia al nord sia al sud, a mettere in atto, in tempi veloci, misure che salvaguardino gli impianti (infatti, la chiusura degli impianti siderurgici comporta poi il problema in ordine alle modalità di una loro possibile riapertura successiva), nonché l'occupazione del settore anche attraverso un utilizzo dinamico della cassa integrazione, cioè uscendo dalla logica puramente assistenziale. Uno degli elementi sui quali dovremmo ragionare con attenzione è che in questi anni le modifiche che abbiamo introdotto nel mercato del lavoro hanno prodotto anche una fragilità del lavoro stesso nel senso che manca un processo formativo e riqualificativo che invece dovrebbe diventare centrale nelle forme degli ammortizzatori sociali.
Credo che sia opportuno che il Governo si impegni a livello internazionale per una nuova regolazione del commercio in raccordo con l'Unione europea, non in senso protezionista, ma tesa a mettere tutti i competitori sullo stesso piano e ad eliminare eventuali politiche di dumping adottate dai Paesi produttori di acciaio, in primis la Cina.
Inoltre, riteniamo opportuno che il Governo si impegni ad attivare un confronto con le imprese multinazionali che operano in Italia per evitare l'esposizione al rischio di delocalizzazione o di deindustrializzazione dei siti siderurgici; nonché ad un'azione decisa nei confronti del sistema economico, finanziario e bancario affinché rappresentino un volano alla ripresa e ad un modello di sviluppo sostenibile, eliminando gli impedimenti di accesso al credito per le imprese siderurgiche: infatti esiste un freno che più volte gli operatori di questo settore hanno denunciato.
Ritengo che rientri in questa logica anche il ragionamento e l'attenzione rivolti all'approvvigionamento energetico e alla tutela ambientale. Occorre pertanto che si avvii in fretta, da un punto di vista più generale che può aiutare questo settore, una vera modernizzazione del nostro sistema strutturale, infrastrutturale e della logistica, a partire dagli investimenti che devono essere realizzati in fretta nelle opere pubbliche, nell'edilizia pubblica e privata, eliminando anche gli impedimenti a livello locale e coinvolgendo le amministrazioni locali.
È inoltre opportuno, considerata la situazione di tensione, di malessere sociale e di preoccupazioni che attraversano le lavoratrici e i lavoratori del settore, attivare un confronto tra le parti sociali per affrontare i problemi della politica industriale e commerciale nel settore siderurgico e quelli della ricerca e dell'innovazione. È necessario, infine, adottare anche misure determinate ad affrontare le debolezze strutturali e le riforme necessarie per ammodernare il nostro sistema di welfare a favore dei nuovi bisogni e delle esigenze di innovativi sistemi di promozione sociale.
In ultimo, riteniamo opportuno impegnare il Governo ad ultimare l'accordo di programma che prevede la ristrutturazione del sito di Genova con investimenti Pag. 25privati di oltre 700 milioni di euro, il più importante investimento siderurgico degli ultimi anni.
Credo che proprio per la razionalità e per la conoscenza del settore questa nostra sollecitazione e questa nostra richiesta di impegno sia accolta positivamente dal Governo.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
Il seguito del dibattito è pertanto rinviato.
Sospendo la seduta che riprenderà alle 14,05, con il seguito della discussione del disegno di legge in materia di imprese ed energia.

La seduta, sospesa alle 13,55 è ripresa alle 14,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Caparini, Castagnetti, Fallica, Mura, Palumbo, Pecorella e Paolo Russo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (1441-ter-C) (ore 14,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,09).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 14,10, è ripresa alle 14,35.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Avverto che la Commissione ha presentato il subemendamento 0.30.100.1 che è in distribuzione e sul quale la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere.
Avverto inoltre che il Governo ha ritirato l'emendamento 27.200.
Ricordo che nella seduta del 25 giugno 2009 è stato da ultimo approvato l'articolo 60 e, dopo alcuni interventi per dichiarazione di voto sugli identici emendamenti Misiti 61.1 e Lovelli 61.2, è stata infine approvata dall'Assemblea una proposta di rinvio del seguito dell'esame del provvedimento.

(Ripresa esame dell'articolo 61 - A.C. 1441-ter-C)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 61 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - AC 1441-ter-C).
Passiamo ai voti. Pag. 26
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Misiti 61.1 e Lovelli 61.2, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia... Onorevole Bressa... Onorevole Latteri... Onorevole Rampelli... Onorevole La Loggia... Onorevole Cirielli... Onorevole Conte... Onorevole Lehner... Onorevole Bernini Bovicelli... Onorevole Bianconi... Onorevole Allasia... Onorevole Bressa... Onorevole Adornato... Onorevole Pizzolante... Ministro Vito... Onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 353
Maggioranza 177
Hanno votato
156
Hanno votato
no 197).

Prendo atto che i deputati Mistrello Destro, Laura Molteni, Lamorte, Castiello, Di Caterina, Giammanco, Antonino Foti, Fucci, Volontè, Montagnoli, Barbareschi e Mondello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i deputati De Torre, Argentin, Cesare Marini, D'Antona, Mazzarella, Miotto, Graziano, Sarubbi, De Pasquale, Farina Coscioni e Rigoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Bratti 61.3.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Passiamo alla votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, con il suo permesso illustrerei brevemente anche l'emendamento Bratti 61.6, che è attinente e al quale aggiungo la mia firma. Signor Presidente, l'articolo 61, che stiamo discutendo, si inquadra in quegli articoli che costituiscono una regressione, che abbiamo notato in questo disegno di legge, delle misure per il sostegno alla concorrenza e alle liberalizzazioni. Abbiamo già ampiamente discusso nel corso dell'esame dell'articolo 49 relativo alla class action e sulla nuova normativa relativa alle polizze assicurative.
L'articolo 61, come è stato trattato nell'ultima seduta, riguarda il trasporto pubblico locale e, in specifico, si riferisce alla possibilità per le autorità competenti di aggiudicare contratti di servizio nell'ambito del trasporto pubblico locale anche in deroga alle discipline di settore avvalendosi del regolamento CE/1370/2007.
Questo articolo è stato introdotto per iniziativa parlamentare durante il percorso di lettura al Senato e vorrei trattarlo in maniera molto semplice. Il risultato di questo articolo è che nel settore dei trasporti pubblici locali c'è un più facile ricorso alle procedure di affidamento diretto con modalità in house; vi è la possibilità di chi gode di affidamenti diretti in un ambito territoriale di partecipare a gare in altri ambiti territoriali differenti da quello dove si opera, con possibilità quindi di concorrenza non propriamente leale; inoltre la durata del periodo di regime transitorio entro il quale si deve arrivare all'affidamento mediante gara con pubblica evidenza è entro il 2019.
Qui sorge, onorevole Presidente, una domanda logica: come si misura questo articolo con l'azione del Governo che, nella conversione del decreto-legge n. 112 del 2008, con l'articolo 23-bis sui servizi pubblici locali, ha imboccato una strada completamente diversa? Sulla base dell'articolo 23-bis infatti per i servizi pubblici locali a rilevanza economica si è reso più difficile il ricorso a procedure di affidamento diretto; in questo caso sono richieste valutazioni tecniche ed economiche di convenienza preventiva ed il parere positivo dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Lo stesso articolo stabilisce un regime transitorio per questi affidamenti diretti sino al 2010. Pag. 27
Quello che noi chiediamo con l'emendamento Bratti 61.3 è molto semplice: che l'applicazione del regolamento europeo n. 1370 avvenga nel quadro dell'applicazione dell'articolo 23-bis, comma 9, della legge n. 133 del 2008, il ché implicherà che si impedisce a chi è titolare di un affidamento diretto o acquisito in maniera non competitiva di partecipare a gare al di fuori dei propri ambiti territoriali; inoltre si dirà che il termine per il passaggio all'evidenza pubblica degli affidamenti sarà il 2010 e non il 2019. In senso più ampio, e qui mi riferisco all'emendamento Bratti 61.6, chiediamo che lo stesso regolamento sia utilizzato nell'ambito dell'articolo 23-bis con riferimento però anche ai commi 3, 4 e 5, richiedendosi in tal modo per gli affidamenti diretti un'analisi tecnico economica di convenienza ed il parere dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
Le gare non sono impossibili nemmeno in questo settore. Ricordo che alcune regioni, fra cui la Lombardia e l'Emilia Romagna, hanno già proceduto in questo senso. Gli emendamenti proposti, Bratti 61.3 e 61.6, hanno lo scopo costruttivo, e mi auguro condivisibile da tutti, di ricondurre la gestione del trasporto pubblico locale in accordo e congruenza con quella dei servizi pubblici locali, seguendo le stesse regole che questo Governo e questo Ministero hanno voluto considerare.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIANLUCA BENAMATI. Concludo auspicando a questo punto, signor Presidente, che anche per un fenomeno di semplice coerenza si possa dire che per i trasporti pubblici locali si applicano le stesse regole che applichiamo per i servizi pubblici locali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, pongo due tipi di problemi su questo articolo che stiamo esaminando, l'articolo 61. Il primo, colleghi della maggioranza, è un problema di buona legislazione: non è possibile che noi continuiamo a fare delle leggi omnibus; oggi stiamo votando una legge che riguarda l'internazionalizzazione delle imprese e il settore dell'energia e ci troviamo un articolo che ridisegna completamente la normativa vigente sui servizi pubblici locali, in particolare sul trasporto pubblico. Il trasporto pubblico non c'entra nulla con l'internazionalizzazione delle imprese e con il settore dell'energia.
Una buona legislazione è quella che, quando interviene su una materia, la regola completamente. Non è possibile che ogni volta che si predispone una legge in materia di liberalizzazione dei servizi pubblici locali si compia un piccolo passo indietro, perché così si crea solo confusione.
Il secondo tema, invece, riguarda l'idea che questa maggioranza ha della concorrenza. Questa maggioranza deve dire con chiarezza se intende applicare un'economia liberale o un'economia statalista. Questa è la scelta di campo che è necessario compiere ed è necessario farlo apertamente: non si può dire una cosa e farne un'altra. Sento molte dichiarazioni da parte di Ministri di questo Governo e di esponenti autorevoli di questa maggioranza, che si dichiarano, ogni giorno, liberisti e favorevoli alla concorrenza. Tuttavia, gli atti legislativi vanno in senso opposto: l'articolo 61 al nostro esame va in senso opposto rispetto alla liberalizzazione del mercato, perché ripristina una modalità di affidamento - quella della cosiddetta economia in house - che è il contrario della concorrenza.
Se siamo d'accordo sul fatto che la concorrenza porti minori prezzi e maggiore qualità del servizio reso, non dobbiamo permettere che le società partecipate dagli enti locali siano affidatarie dirette di servizi, come il trasporto pubblico, da parte dell'ente locale stesso. In questo modo, infatti, si confonde l'ente regolatore con l'ente regolato e questo non fa bene al mercato. In questo caso, vi è Pag. 28un'aggravante. La legislazione precedente - quella del cosiddetto decreto-legge Burlando e dell'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008 - rendeva del tutto marginale l'affidamento diretto, se non in casi specifici (a mio avviso, già troppo ampi, rispetto ad una normativa liberista), ma, almeno, poneva qualche pacchetto.
Vi sono regioni e comuni che si sono attenuti a quella legislazione e che, seguendola, hanno compiuto delle scelte pesanti. Sono stati i comuni e le regioni virtuose, cioè quelli che, ancora una volta, hanno rispettato le regole. Oggi, quelle regioni e quei comuni si trovano penalizzati rispetto, invece, ai comuni e alle regioni che hanno puntato tutto sulla revisione della legislazione e sul continuo spostamento dell'effettuazione della gara pubblica.
Le scelte che hanno fatto quegli enti sono anche dolorose. Essi, infatti, hanno ristrutturato le proprie aziende, hanno compiuto una scissione fra le reti e le società di gestione, sono andati verso un mercato aperto, sono andati nel mare aperto, si sono confrontati con la concorrenza e hanno rischiato in proprio. Perché oggi dobbiamo penalizzarli, dandola vinta, ancora una volta, a chi ha aspettato e a chi si è rifiutato di andare verso un mercato giusto, come quello concorrente?

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIAN LUCA GALLETTI. Su materie di questo genere, complesse e difficili, vi chiedo di intervenire con una legislazione a tutto campo. Vi sfido a discutere, nei prossimi mesi, in quest'Aula, un testo unico sui servizi pubblici locali, in cui, una volta per tutte, si decida se si vuole andare verso la concorrenza o verso un mercato protetto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bratti 61.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mondello... onorevole Traversa... onorevole Latteri... onorevole Ghiglia... onorevole Tassone... onorevole Porfidia... onorevole Bressa... onorevole Bongiorno...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 417
Votanti 416
Astenuti 1
Maggioranza 209
Hanno votato
192
Hanno votato
no 224).

Prendo atto che il deputato Mazzarella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo agli identici emendamenti Fava 61.4 e Viola 61.5.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Fava 61.4 formulato dal relatore.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, intervengo solo per comunicare che ritiro l'emendamento a mia firma, poiché ho presentato un ordine del giorno dai contenuti analoghi.

PRESIDENTE. Chiedo a presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Viola 61.5 formulato dal relatore.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. No, signor Presidente, non accedo all'invito e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, chi mi ha preceduto - sia l'onorevole Benamati, sia l'onorevole Galletti - ha puntato il dito sul tema di questi quattro emendamenti che si richiamano l'uno con l'altro - compreso quello presentato dal gruppo della Lega - e sul fatto che con l'articolo 61, così come modificato Pag. 29dal Senato, di fatto, blocchiamo il processo di liberalizzazione nei servizi del trasporto pubblico locale.
Al di là delle considerazioni svolte dal collega Galletti - che mi trovano d'accordo -, si potrebbe aprire una discussione lunghissima circa il fatto che introduciamo delle norme in provvedimenti che nulla hanno a che fare con la revisione del sistema; se vogliamo tornare indietro e decidere di agire diversamente, sarebbe bene che lo facessimo, coerentemente, in provvedimenti di più ampia natura e di più corretta revisione. Tenendo conto della circostanza che molti enti di trasporto pubblico locale sono andati avanti nel processo di liberalizzazione, con costi anche per le popolazioni locali - e qui mi rivolgo anche agli amici della Lega - , è evidente che aver messo mano al sistema di revisione del trasporto e alla sua organizzazione e alla separazione della proprietà dalla gestione ha comportato processi dolorosi per le casse dei comuni, perché questi sono gli attori veri del sistema di trasporto pubblico locale.
Orbene, ci giunge una modifica da parte di due senatori (non si sa in che contesto e in che processo riorganizzativo) con cui viene rimesso in discussione quello che è un processo attivo ormai da una decina di anni. L'onorevole Galletti sosteneva poco fa che ciò non c'entra nulla con la riorganizzazione delle imprese. Vorrei solo far riflettere - ma non è una critica - che oggi le imprese che maggiormente trarranno dei vantaggi saranno le imprese che vengono dall'estero, che in qualche misura sono già entrate nel sistema italiano del trasporto pubblico locale e che con la loro entrata nel mercato hanno già prodotto un'alterazione, mentre noi non siamo riusciti ad uscire dal nostro sistema asfittico.
La conseguenza è che creeremo una situazione paradossale con tre o quattro grossi gestori a livello nazionale, quelli delle città più grosse, che entreranno nel trasporto pubblico locale, lo gestiranno e governeranno in tutti territori, alla faccia e contro il supposto federalismo che informa sì questa maggioranza, ma che informa anche tutti noi che vorremmo che decisioni su settori così delicati e così importanti tornassero all'ente locale e che l'ente locale non ne venisse espropriato, come di fatto avviene con questa norma. Essa è pericolosamente contraddittoria rispetto alla normativa nazionale: si dice no al sistema di liberalizzazione e, contemporaneamente, si espropria l'ente locale più piccolo di tale servizio. Certo, può darsi che la città di Milano e la città di Roma, due grandi amministrazioni, potranno governare il sistema del trasporto pubblico locale; ma cosa interessa all'amministrazione della città di Milano del comune di Paluzza, in Friuli? Cosa interessa all'amministrazione della città di Roma di quella di Bari? Creeremo un mostro dal punto di vista giuridico, che va contro i nostri principi e contro i principi del federalismo vero.
Ecco perché, in principio, mi sono appellato al ragionamento sull'emendamento Fava 61.4, che è uguale a quello da noi presentato. L'onorevole Fava - correttamente, dal suo punto di vista - dichiara di ritirarlo per presentare un ordine del giorno; io chiedo, invece, che il mio emendamento 61.5 venga votato e faccio appello ai tanti amministratori e ai tanti sindaci della Lega che sono qui presenti, affinché venga fermato questo colpo di mano contro il sistema del trasporto pubblico locale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, intervengo davvero brevemente. Ho già esposto in precedenza le mie ragioni relativamente all'articolo 61. Invito tutti i colleghi parlamentari a riflettere sul fatto che questo emendamento cerca almeno di porre rimedio ad uno degli aspetti più negativi introdotti da questo nuovo articolo, ovvero alla possibilità per un'azienda che abbia un affidamento diretto di partecipare a gare in ambiti territoriali ad essa non propri, ovviamente facendo concorrenza Pag. 30sleale verso altre aziende, penalizzando chi si comporta correttamente ed avvia le gare. Mi sembra che, quanto meno, l'emendamento in esame, che pone riparo a questo specifico problema, dovrebbe far riflettere tutti ed essere approvato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, l'emendamento in discussione almeno attenua il danno che stiamo provocando. Noi tutti, dal momento che siamo presenti sul territorio, conosciamo le aziende dei trasporti che effettuano il servizio nelle nostre province e nei nostri comuni. Spesso queste aziende sono inefficienti perché agiscono in regime di monopolio. Con la norma che stiamo introducendo oggi permettiamo all'ente locale di dare in gestione, con un affidamento diretto, il servizio del trasporto pubblico locale ad una sua società, pur sapendo che quest'ultima presenta delle inefficienze strutturali e gestisce quel servizio a un costo più elevato di quanto potrebbe fare qualsiasi altra azienda in regime di concorrenza. Mi spiegate qual è la ragione? Perché vogliamo procurare dei danni scientemente ai cittadini? Perché? Qual è la ragione che ci spinge? Provo a ipotizzarne una: vogliamo mantenere il potere su quelle piccole IRI locali che esercitano il servizio pubblico locale sul nostro territorio. Così non andiamo da nessuna parte. È inutile affermare di voler smantellare quelle aziende perché producono inefficienze se poi permettiamo loro di ottenere l'affidamento diretto del servizio da parte dell'ente proprietario, perché è chiaro che darà loro tale affidamento. Infatti, si tratta di sue aziende, delle quali nomina il presidente, il consiglio di amministrazione e i sindaci e avrà tutto l'interesse a darglielo e a mantenerle in vita. Chi non ha tale interesse sono i cittadini. Con l'emendamento in esame almeno salviamo il 30 per cento di quel servizio e diciamo: se proprio devi farlo - perché sembra che la maggioranza voglia farlo - il 70 per cento lo puoi dare in affidamento diretto (spesso in maniera inefficiente e a scapito dei consumatori) ma almeno per il 30 per cento fai una gara, almeno ci sarà un confronto sul territorio. L'azienda che ha il 70 per cento in affidamento diretto dovrà confrontarsi con chi ha il 30 per cento e se c'è differenza nel costo di quel servizio balzerà agli occhi e almeno sarà un po' più chiara la situazione. Penso che questo emendamento, con senso di responsabilità, la maggioranza debba votarlo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Viola 61.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... onorevole Mondello ... onorevole Ciocchetti ... onorevole Bressa ... onorevole Lazzari ... ancora l'onorevole Bressa ...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 433
Votanti 431
Astenuti 2
Maggioranza 216
Hanno votato
205
Hanno votato
no 226).

Annunzio di una informativa urgente del Governo (ore 15).

PRESIDENTE. Comunico che il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, svolgerà domani alle ore 9,15 un'informativa urgente sul tragico incidente ferroviario occorso oggi presso la stazione di Viareggio.

Pag. 31

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 61 - A.C. 1441-ter-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Bratti 61.6.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Bratti 61.6 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bratti 61.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa? Bene ci siamo tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Mi dispiace, onorevole Lunardi, non l'ho vista! Purtroppo ho già chiuso la votazione!
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 437
Votanti 435
Astenuti 2
Maggioranza 218
Hanno votato
208
Hanno votato
no 227).

Prendo atto che il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 61.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa? Onorevole Lunardi! Lei è il più tecnologico dell'Assemblea! Perfetto ha votato! Onorevole Marini Cesare? Ha votato anche lui! Onorevole Girlanda? Ci siamo tutti? Onorevole Tassone? Eccolo!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 441
Votanti 440
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato
230
Hanno votato
no 210).

Prendo atto che il deputato Lunardi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 62 - A.C. 1441-ter-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 62 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C.1441-ter-C).
Nessun chiedendo di parlare sull'articolo 62 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti Misiti 62.1 e Meta 62.2.

PRESIDENTE. Il Governo?

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli identici emendamenti Misiti 62.1 e Meta 62.2 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore. Avverto che, poiché sono stati presentati due identici emendamenti interamente soppressivi dell'articolo 62, sarà posto in votazione il mantenimento di tale articolo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 62. Pag. 32
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa? Onorevole Garagnani? Onorevole Osvaldo Napoli? Ci siamo tutti? Onorevole Latteri?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 441
Votanti 439
Astenuti 2
Maggioranza 220
Hanno votato
227
Hanno votato
no 212).

Prendo atto che il deputato Lunardi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Non siamo ancora passati agli interventi sul complesso delle proposte emendative presentate all'articolo 63. A che titolo intende intervenire ?

FURIO COLOMBO. A titolo personale, a proposito dell'informativa da lei preannunziata riguardo all'incidente di Viareggio.

PRESIDENTE. Onorevole Colombo potrà intervenire alla fine dell'esame di questo provvedimento.

(Esame dell'articolo 63 - A.C.1441-ter-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 63 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-ter-C).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Borghesi. Ricordo che il gruppo Italia dei Valori ha esaurito il tempo a sua disposizione previsto dal contingentamento ed anche i tempi aggiuntivi attribuiti dalla Presidenza. Secondo la prassi, quindi, potrò dare la parola solo per un minuto.
Constato l'assenza dell'onorevole Borghesi.
Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 63 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ENZO RAISI, Relatore, Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti soppressivi Nicco 63.1, Misiti 63.2 e Lovelli 63.3.

PRESIDENTE. Il Governo?

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli identici emendamenti soppressivi Nicco 63.1, Misiti 63.2 e Lovelli 63.3 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicco. Ne ha facoltà.

ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, spiego brevemente le ragioni per le quali non accedo all'invito al ritiro. I servizi ferroviari di interesse regionale e locale, di cui si tratta nell'articolo 63, sono tra quelli che più suscitano motivate e condivisibili critiche e lamentele da parte degli utenti, in gran parte lavoratori pendolari e studenti.
Il trasferimento delle relative funzioni e risorse in capo alle regioni, come stabilito dal decreto legislativo n. 422 del 1997, oltre dieci anni fa, può certo consentire di affrontare in modo più diretto e continuo i problemi esistenti.
Il principio è, quindi, certamente condivisibile. Facciamo, però, rilevare che lo strumento legislativo indicato per tale trasferimento alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e Bolzano, con legge ordinaria, ci pare illegittimo. Pag. 33
Come noto, l'articolo 11 della legge 5 giugno 2003, n. 131, cosiddetta «legge La Loggia», che dà attuazione per le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano alla riforma del Titolo V della Costituzione, stabilisce chiaramente che l'esercizio da parte loro delle funzioni amministrative in relazione alle ulteriori materie spettanti alla potestà legislativa regionale deve essere disciplinato con apposite norme di attuazione.
Ricordo che in tal senso si è pronunciata la Corte costituzionale con sentenza n. 236 del 2004, che recita testualmente: «Per le ulteriori più ampie competenze che le regioni speciali e le province autonome traggono dalla Costituzione, in virtù della clausola di maggior favore il trasferimento delle funzioni avrà luogo secondo le modalità previste dalle norme di attuazione e con l'indefettibile partecipazione della commissione paritetica».
Per quanto concerne nello specifico la regione autonoma Valle d'Aosta, già nella scorsa legislatura la commissione paritetica aveva definito uno schema di norme di attuazione in materia di trasporto ferroviario, pronto per essere sottoposto all'approvazione del Consiglio dei ministri, il cui iter era stato interrotto dall'anticipata fine della legislatura.
Da allora, da oltre un anno, nulla è stato fatto. Per queste ragioni, insistiamo sulla soppressione dell'articolo 63, introdotto al Senato, che, ribadisco, a nostro avviso è illegittimo, e sulla rapida ripresa dell'iter per il trasferimento delle competenze tramite norme di attuazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Poiché sono stati presentati unicamente tre emendamenti interamente soppressivi dell'articolo 63, sarà posto in votazione il mantenimento di tale articolo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 63.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Traversa, Calderisi, Cesare Marini, Mura, Bocciardo, Cristaldi, Latteri? Adesso ci siamo tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 450
Votanti 449
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato
231
Hanno votato
no 218).

Prendo atto che il deputato Mazzarella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

(Esame dell'articolo 64 - A.C. 1441-ter-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 64 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-ter-C), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 64.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Latteri, Traversa, Tommaso Foti, Tassone, Patarino, Pezzotta, Cristaldi?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 447
Votanti 256
Astenuti 191
Maggioranza 129
Hanno votato
255
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Sanga e Mazzarella hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi.

Pag. 34

(Esame dell'articolo 18 - A.C. 1441-ter-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-ter-C) accantonati nelle sedute del 24 giugno 2009.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, relativamente all'emendamento 18.100 (Nuova formulazione), la Commissione lo riformula ulteriormente nel modo seguente: al primo capoverso, espungere l'espressione «all'autorità competente di cui ai commi 4-bis e 4-ter dell'articolo 4 della legge 11 marzo 2006, n. 81, e successive modificazioni e integrazioni,».

PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo su tale riformulazione è favorevole.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vorrei chiedere se la riformulazione era già stata concordata nel Comitato dei nove, oppure se ci si trova di fronte ad una rivisitazione dell'emendamento, per cui occorre che vengano dati i tempi per la presentazione di subemendamenti (Commenti).

ENZO RAISI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI, Relatore. La riformulazione era già stata concordata nel Comitato dei nove.

PRESIDENTE. Qual è il parere della Commissione sulle altre proposte emendative?

ENZO RAISI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Fava 18.1 e 18.2, esprime parere favorevole sull'emendamento 18.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e, infine, formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Fava 18.3.

PRESIDENTE. Il Governo?

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 18.100 (Nuova formulazione) della Commissione.

GIOVANNI FAVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, vorrei invitare il Governo ad argomentare l'invito al ritiro sui miei emendamenti 18.1, 18. 2 e 18.3. Francamente noi crediamo che siano misure importanti, perché vanno nella direzione della salvaguardia e della tutela...

PRESIDENTE. Scusi se la interrompo, onorevole Fava: stiamo all'emendamento 18.100 della Commissione. La invito ad aspettare un attimo: votiamo l'emendamento 18.100 della Commissione e dopo passiamo all'emendamento Fava 18.1, su cui lei stava intervenendo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.100 della Commissione (Nuova formulazione), nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Girlanda, onorevole Golfo, onorevole Cristaldi, onorevole Cesare Marini, Pag. 35onorevole Tassone... Oggi la macchina infierisce contro l'onorevole Tassone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 441
Votanti 440
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato
440).

Prendo atto che la deputata Zampa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Fava 18.1.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Fava 18.1 formulato dal relatore.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, non voglio ripetermi troppo a lungo: vorrei ribadire la necessità che il Governo svolga un approfondimento almeno sull'emendamento 18.1. Vi è tutta la nostra disponibilità a ritirare gli emendamenti 18.2 e 18.3, ma chiediamo che sia rivalutato il parere sull'emendamento 18.1, poiché esso va nella direzione di un miglioramento dell'efficienza della macchina dello Stato che deve svolgere il controllo nel settore agroalimentare. Domando dunque se vi sia la possibilità di rivalutare il parere espresso.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, alla luce delle considerazioni svolte dall'onorevole Fava, il Governo esprime parere favorevole sull'emendamento Fava 18.1.

ENZO RAISI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, anche il relatore esprime parere favorevole.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non credo che si possa assistere ad una simile trattativa quasi extraparlamentare fra Governo e relatore relativamente agli emendamenti. Benché si stia discutendo in Assemblea, il relatore ha espresso un parere nel senso dell'invito al ritiro che è frutto di una discussione in sede di Comitato dei nove; a fronte di un intervento del presentatore, il Governo, che ancora non aveva espresso il parere, ha dato indicazione positiva e il relatore ha immediatamente cambiato parere. Credo che, a norma di Regolamento, ciò non si possa fare se non attraverso una convocazione del Comitato dei nove, il quale deve esprimere il parere sulla base non dell'indicazione del Governo, ma del contenuto dell'emendamento, sul quale il Governo si esprime, ma è il Parlamento che deve decidere.
Signor Presidente, le chiederei dunque di ritornare ai canoni cui ci richiama la procedura parlamentare per l'organizzazione dei nostri lavori, che lei sta dirigendo in maniera egregia; dunque le domando che, attraverso una breve sospensione, il relatore possa riunire il Comitato dei nove così che si proceda secondo Regolamento.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, credo che lei abbia ragione. Onorevole Raisi, intende tornare al parere originariamente espresso o chiedere una sospensione per riunire il Comitato dei nove ed eventualmente cambiarlo?

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, io ho chiesto il ritiro dei tre emendamenti e il presentatore ha accolto due degli inviti. Il parere è dunque cambiato in Pag. 36virtù dell'atteggiamento del proponente: non credo di aver fatto altro da quel che rientra nelle mie facoltà di relatore.

PRESIDENTE. Cionondimeno, onorevole Raisi, credo che sia corretto affermare che il parere deve essere espresso dal Comitato dei nove: di fronte a fatti nuovi, il Comitato può cambiare il parere, ma il relatore, per quanto autorevole, non può farlo di propria iniziativa. Credo, dunque, che dovrebbe chiedere una brevissima sospensione per riunire il Comitato dei nove ed eventualmente mutare il parere.

ENZO RAISI, Relatore. Sì, signor Presidente, chiedo dunque una breve sospensione.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,25.

La seduta, sospesa alle 15,20, è ripresa alle 15,30.

PRESIDENTE. All'esito della riunione del Comitato dei nove, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento Fava 18.1...

GIOVANNI FAVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento 18.1.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che, in rapporto all'emendamento in esame, la posizione dei diversi soggetti della discussione in Aula appaia un po' ballerina.
Abbiamo assistito in precedenza ad un parere favorevole del Governo su un emendamento sul quale il relatore aveva formulato un invito al ritiro ovvero una valutazione contraria da parte dell'Assemblea. Dopodiché il relatore, sulla base del parere del Governo e senza consultare il Comitato dei nove, ha espresso un parere favorevole. Abbiamo dunque chiesto la convocazione del Comitato dei nove, ma il suo esito sembra essere quello di una sorta di moral suasion nei confronti del presentatore dell'emendamento affinché ritirasse l'emendamento stesso.
Intanto chiedo al Governo quale possa essere il suo atteggiamento di fronte al fatto che il gruppo del Partito Democratico possa fare proprio questo emendamento, ma prima di passare ad una decisione di questo tipo vorrei commentare un po' più chiaramente l'accaduto.
L'atteggiamento del Governo, che aveva espresso un parere favorevole, presupponeva che questo emendamento fosse coperto, dal momento che la Commissione bilancio aveva dato un parere favorevole (e quindi non credo che vi fosse un problema di inammissibilità dell'emendamento a causa di una mancanza di copertura o un problema di ammissibilità per quanto riguarda la Presidenza).
L'emendamento è stato dichiarato ammissibile (e ciò significa che la copertura c'era) ed il parere precedente del Governo era favorevole, in contrapposizione a quello espresso dal relatore e dal Comitato dei nove.
Vorrei pertanto comprendere per quale motivo il presentatore ritira l'emendamento, così come vorrei conoscere da parte del presidente della Commissione e del relatore l'esito della riunione del Comitato dei nove, in modo da essere nelle condizioni di ragionare complessivamente sulla proposta emendativa, tanto più che si tratta dell'unica proposta all'esito di tre proposte emendative sulla quale il relatore ci aveva testé detto che, poiché il presentatore ne aveva già ritirate due, sarebbe stato opportuno che l'Assemblea si apprestasse ad un voto favorevole (e ciò costituiva già un mutamento di parere del relatore).
Se nel Comitato dei nove è maturata una posizione diversa, sarà bene che il relatore ed il presidente della Commissione Pag. 37lo dicano, altrimenti non si comprende per quale motivo il presentatore non debba insistere su un emendamento che aveva ottenuto un parere favorevole del Governo, nonché - presuppongo - un parere favorevole del Comitato dei nove, a meno che nel Comitato dei nove il presidente ed il relatore siano stati messi in minoranza; nel qual caso, signor Presidente, ci troveremmo di fronte alla condizione specifica per cui forse il relatore dovrebbe dimettersi dal mandato a riferire all'Aula.

ANDREA GIBELLI, Presidente della X Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA GIBELLI, Presidente della X Commissione. Signor Presidente, vorrei sdrammatizzare la situazione semplicemente comunicando all'Assemblea che il Comitato dei nove, dopo aver ascoltato le parole del Governo, ha ripristinato le condizioni del precedente Comitato dei nove, che aveva espresso un invito al ritiro, altrimenti parere contrario, e il Governo era concorde a quanto stabilito.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Giachetti devo fare il punto della situazione: l'emendamento Fava 18.1 è stato ritirato e, quindi, non sussiste più; non possiamo quindi continuare la discussione su questo emendamento.
Le legittime curiosità dell'onorevole Quartiani devono rimanere affidate alla privata cortesia dei componenti del Comitato dei nove, a meno che l'onorevole Quartiani non dichiari di far proprio, a nome del suo gruppo, l'emendamento Fava 18.1. In questo caso vi sarebbero le condizioni per continuare la discussione sull'emendamento Fava 18.1.
Prego, onorevole Giachetti, ha facoltà di parlare.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, nel comunicarle che, a nome del gruppo del Partito Democratico, facciamo nostro l'emendamento Fava 18.1, vorrei pregare il Governo, il presidente e il relatore della Commissione di provare a rispettarci un po', perché ciò che si sta configurando rasenta la barzelletta.
Siamo in presenza dell'emendamento 18.1 del collega Fava, sul quale, se ci fosse stato un momento di distrazione e non ci fosse stata la sollecitazione del collega Quartiani e il pronto richiamo al Regolamento da parte del Presidente, avremmo avuto un parere favorevole da parte della Commissione per bocca del suo relatore, il quale, senza neanche riunire il Comitato dei nove, aveva espresso il proprio parere favorevole, che si accodava al parere favorevole espresso dal Governo.
Dopo di ciò, avevamo chiesto che si riunisse il Comitato dei nove affinché esprimesse un parere che fosse conforme a quanto indicato dal collega Raisi, ma il collega Fava, folgorato sulla via di Damasco, ha deciso di ritirare anche il terzo emendamento.
Adesso questo emendamento viene fatto proprio dal Partito Democratico. In ragione di ciò, spero che il Governo su un medesimo, identico testo non ne faccia una questione di parte (ovvero se l'emendamento è fatto proprio dal Partito Democratico, il parere è contrario, se invece è firmato dal collega Fava è favorevole). Lei, signor rappresentante del Governo, proprio per un minimo di ortodossia parlamentare, questo non lo può fare: lei ha espresso un parere favorevole su quel testo e credo non possa fare altro che confermarlo.
La stessa onestà intellettuale la chiederei al collega Raisi, che era pronto a dare un parere favorevole su quell'emendamento. Ora, siccome quell'identico testo è fatto proprio dal Partito Democratico, lei, magari, esprime parere contrario? Non sarebbe, invece, il caso di riunire il Comitato dei nove per esprimere un parere su un emendamento, sul quale ancora non si è espresso, salvo che con un precedente parere? Oppure lei si trincera dietro la Pag. 38posizione originaria, che è in netta contrapposizione con quanto lei ha espresso poco fa?
Siccome siamo tutti chiamati a garantire un minimo di serietà nei nostri lavori, mi auguro che anche lei, signor Presidente, ci aiuti affinché lo svolgimento del voto sia conseguente e coerente con l'attività parlamentare, e non il gioco della scopa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, condivido ovviamente le considerazioni ineccepibili dei colleghi Quartiani e Giachetti. Vorrei sottoscrivere questo emendamento e spiegare ai colleghi di cosa si tratta.
Questo, come un altro presentato dall'onorevole Fava, è un emendamento giusto, che mira a rafforzare i controlli sulla qualità dei prodotti agricoli, a garanzia sia dei consumatori e dei cittadini, sia delle nostre produzioni agricole, che spesso subiscono una concorrenza sleale da parte di prodotti che arrivano da altri Paesi, che usurpano a volte anche i nomi italiani e che danneggiano la nostra economia. Si tratta, quindi, di un emendamento in linea con il provvedimento e assolutamente da difendere.

PRESIDENTE. A questo punto chiedo al relatore e al Governo di esprimere il parere.

ROBERTO GIACHETTI. Il Governo l'ha già espresso!

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Giachetti, il Governo ha già espresso il parere; manca, tuttavia, quello del relatore, in quanto, dopo la sospensione, l'emendamento Fava 18.1 era stato ritirato.
Chiedo al relatore se ha bisogno di una nuova sospensione.

ENZO RAISI, Relatore. No, Signor Presidente.

PRESIDENTE. Allora deve esprimere il parere.

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, il modo in cui mi si pone questa richiesta è ingannevole. Mi spiego. Prima sono stato rimproverato di aver dato un parere senza aver convocato il Comitato dei nove, e giustamente poi si è riunito appositamente il Comitato dei nove. Durante il Comitato dei nove il collega Fava ha espresso la sua intenzione di ritirare l'emendamento sulla base di un dibattito alla presenza del Governo. Pertanto la Commissione non ha modificato il parere precedentemente espresso. Questo parere, quindi, in teoria rimane un invito al ritiro, altrimenti parere contrario, perché non si è modificato quello precedente. Adesso, signor Presidente, lei mi chiede un parere senza convocare il Comitato dei nove. Delle due l'una...

PRESIDENTE. Onorevole Raisi, è lei a decidere se chiedere la sospensione per convocare il Comitato dei nove o meno.

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, considerato che sono stato oggetto di contestazione (anche se in termini regolamentari corretti), sto spiegando quanto è accaduto. Dunque, rispettando ciò che è stato detto e considerato che il parere iniziale sull'emendamento in esame consisteva in un invito al ritiro, intendo mantenere il parere già espresso perché non è stato modificato dal Comitato dei nove.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, credo che non si debba fare una tempesta in un bicchiere d'acqua per una questione importante che il Governo - come abbiamo detto precedentemente - non giudicava negativamente, considerato, Pag. 39come accade sempre durante lo svolgimento dei lavori parlamentari, il confronto che vi è stato con il presentatore dell'emendamento. Il presentatore dell'emendamento in esame ha ritenuto di aderire alla prima richiesta, cioè quella di ritirare gli emendamenti in oggetto, pertanto il Governo si rimette al giudizio dell'Assemblea. Non credo che da questo punto di vista vi sia uno scandalo, fermo restando che il tema sussiste e crediamo che il proponente abbia posto giustamente un problema che potrà essere affrontato anche in un altro provvedimento. Quindi, in questo contesto, anche alla luce del fatto che i colleghi del Partito Democratico hanno fatto proprio l'emendamento ritirato, il Governo si rimette al giudizio dell'Assemblea.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, prendo atto del fatto che anziché pronunciarsi sul merito di un emendamento, il Governo tiene un atteggiamento che per così dire usa due pesi e due misure a seconda di chi sia il presentatore della proposta. Poiché il testo dell'emendamento letteralmente non è mutato vorrei comprendere qual è la differenza che esiste tra l'emendamento Fava e l'identico emendamento Giachetti (o Realacci, oppure si può aggiungere anche la mia firma) per cui il Governo è indotto a recedere da un parere di carattere positivo e lo trasforma in una disponibilità a rimettersi all'Assemblea. Dobbiamo interpretare una questione. Se stiamo discutendo del vecchio testo dell'emendamento Fava 18.1, formalmente il Comitato dei nove non si è ancora espresso, perché abbiamo appreso dal relatore che il Comitato del nove non è entrato nel merito dell'emendamento, e non ha potuto farlo perché il collega Fava lo ha ritirato. Ma poiché noi lo abbiamo fatto nostro è del tutto evidente che a questo punto ci troviamo a discutere su un testo sostanzialmente bipartisan, su un testo sul quale l'Assemblea è complessivamente disponibile a votare. Chiederei quindi al relatore di cambiare atteggiamento, anche il relatore si rimetta all'Assemblea, consentendo così all'Aula di varare un testo sostanzialmente condiviso da tutti colleghi dell'opposizione e dalla maggioranza.

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore non ritiene opportuno esprimersi su questo tema.

ANGELO ZUCCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 18.1, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo Partito Democratico, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia... onorevole Cristaldi... onorevole Delfino... onorevole Foti... onorevole Sbai... onorevole Oliverio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 457
Votanti 454
Astenuti 3
Maggioranza 228
Hanno votato
225
Hanno votato
no 229).

Prendo atto che il deputato Pini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Pag. 40
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Fava 18.2 formulato dal relatore.

GIOVANNI FAVA. Sì, signor Presidente.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, a nome del gruppo del Partito Democratico faccio mio l'emendamento Fava 18.2.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 18.2, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo del Partito Democratico, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia... onorevole Traversa... onorevole Galletti... onorevole Cristaldi, ma si è abbonato, oggi? Onorevole Oliverio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 456
Votanti 454
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato
220
Hanno votato
no 234).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia... onorevole Traversa... onorevole Lanzillotta... onorevole Fogliardi... onorevole Cristaldi... (visto che è una parola magica!)... onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 459
Votanti 458
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato
458).

Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Fava 18.3 formulato dal relatore.

GIOVANNI FAVA. Sì, signor Presidente.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, dal momento che si trattava di emendamenti che andavano a favore di un settore specifico, anche in questo caso vi sono una serie di poste di bilancio utili a migliorare le condizioni del settore e, quindi, anche in questo caso a nome del gruppo del Partito Democratico, faccio mio l'emendamento Fava 18.3.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 18.3, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo del Partito Democratico, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia... onorevole Oliverio... onorevole Servodio... Onorevole Marini... onorevole Cristaldi... onorevole Tassone... Pag. 41
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 432
Votanti 430
Astenuti 2
Maggioranza 216
Hanno votato
205
Hanno votato
no 225).

Prendo atto che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo 18.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Oliverio. Ne ha facoltà.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente e onorevoli colleghi, l'articolo 18 prevede che per i prossimi due anni il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali si attivi per condurre tutte le iniziative necessarie per assicurare la qualità dei prodotti agroalimentari, della pesca e dell'acquacoltura che vengono immessi al consumo nel territorio nazionale.
Lo stesso articolo stabilisce che entro il 30 aprile di ogni anno il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali deve trasmettere alle Camere una relazione nella quale illustra, con riferimento all'anno precedente, le iniziative assunte a tutela della qualità delle produzioni agroalimentari.
Infine, lo stesso articolo prevede che per potenziare l'azione di contrasto alle frodi e di monitoraggio della produzione dell'olio d'oliva e delle olive da tavola, i frantoi oleari hanno l'obbligo di comunicare all'Agea anche le informazioni relative all'origine del prodotto trasformato. Su questo tema molto è stato fatto dal Governo Prodi relativamente all'etichettatura dell'olio extravergine di oliva, che rappresenta una vera e propria carta di identità del nostro prodotto.
Onorevoli colleghi, si tratta quindi di tematiche che il Partito Democratico ha sempre sostenuto e continuerà a farlo in tutte le sedi, con l'obiettivo di tutelare da un lato i nostri produttori agricoli, sempre più esposti alla forte concorrenza internazionale e dall'altro lato i cittadini consumatori contro i fenomeni di falsificazione e contraffazione della qualità dei nostri prodotti. Il made in Italy agroalimentare rappresenta il secondo comparto, dopo quello manifatturiero, in tema di contributi all'economia nazionale, con un'incidenza sul prodotto interno lordo pari al 15 per cento.
Sull'irrinunciabile elemento dell'origine e dell'identità dei prodotti agricoli si innesta il sistema di garanzia che presiede la riconoscibilità della qualità dei nostri prodotti e la sicurezza alimentare. Nel nostro Paese il fenomeno della contraffazione alimentare ha assunto una dimensione rilevante, soprattutto negli ultimi mesi: fonti piuttosto attendibili osservano che il settore dell'agroalimentare ha subito una crescita costante della contraffazione in senso stretto e delle usurpazioni delle denominazioni di origini geografiche protette, con un impatto economico stimato di circa 5 miliardi e 400 milioni di euro (il valore è calcolato sul 2007). Si tratta di una cifra destinata a moltiplicarsi sensibilmente, se rapportata all'intero agganciamento dei prodotti agroalimentari ad identità italiana.
Informare i consumatori, garantire la sicurezza alimentare, tutelare la salute dei cittadini dev'essere un obiettivo prioritario, sia a tutela del cittadino consumatore, sia a sostegno della competitività dell'impresa agricola e delle aree a maggiore vocazione rurale. Il perseguimento di una strategia basata sul valore distintivo delle nostre produzioni alimentari passa inevitabilmente per la scelta di un'agricoltura non omologata, che deve saldare il prioritario interesse dei consumatori con quello dei produttori onesti, che devono garantire la qualità, la tipicità e la specificità del made in Italy agroalimentare.
È per queste ragioni, signor Presidente, che abbiamo fatto propri gli emendamenti del collega Fava ed è per questo motivo che col nostro voto sosterremo l'articolo 18 in esame, con la speranza che il Governo si svegli dal letargo, passi dalle Pag. 42parole ai fatti e si attivi, con le giuste e necessarie iniziative e con adeguate risorse, per la tutela e la valorizzazione di un patrimonio unico per il nostro sistema economico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, intervengo per evidenziare che gli emendamenti presentati dal collega Fava erano tutte proposte che vertevano su un atto di grande responsabilità nei confronti del sistema dei controlli in materia di sicurezza dei prodotti agricoli. Vederli ritirare sinceramente mi ha un po' creato qualche subbuglio interiore.
Posso comprendere tante ragioni, come quella che non ci sono risorse adeguate, ma si poteva intervenire anche parzialmente nei confronti di un settore che proprio da domani sarà soggetto ad un Regolamento comunitario relativo all'etichettatura sull'olio d'oliva che entrerà in vigore proprio domani, 1o luglio.
Vi sono stati tanti proclami e tante battaglie vinte. Il Ministro ne ha fatto qualcosa di straordinariamente positivo e domani sarà ad Assisi, nella basilica di San Francesco, proprio per sancire questo momento molto significativo che riconosco essere di grande interesse e di grande importanza. Tuttavia, vedere ritirati questi emendamenti, o comunque che non si da corso alla naturale conseguenza dell'applicazione del Regolamento comunitario, ossia al rafforzamento dei controlli, significa che tutto quello previsto nel Regolamento comunitario può essere vanificato. Questa era veramente un'occasione storica perché proprio domani, 1o luglio entrerà in vigore questo Regolamento.
Pertanto, facciamo queste considerazioni con molto senso di responsabilità, ma facciamo una grossa sottolineatura: ancora una volta l'agricoltura italiana è in balia delle onde ed ancora una volta questo Governo, al di là dei proclami e degli slogan, non fa nulla per sostenerla. Oggi potevate fare tanto e prevedere una misura veramente positiva nei confronti del settore oleario e del comparto agricolo generale, ma non avete voluto farlo.
Comprendiamo le ragioni e tutti i vostri sforzi di ordine finanziario, ma non comprendiamo ancora una volta perché debba essere l'agricoltura la Cenerentola di questo comparto, né perché debba essere comunque relegata ad un fattore secondario. Siamo costernati per questo fatto e speriamo che in futuro vi sarà un ravvedimento in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà, per un minuto.

CARLO MONAI. Signor Presidente, come mai per un minuto? intervengo per dichiarazione di voto a nome del gruppo Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Perché il suo gruppo ha esaurito il tempo a disposizione e quindi ha sempre un minuto.

CARLO MONAI. Signor Presidente, approfitto di questo minuto per esplicitare come l'Italia dei Valori una volta di più dimostri in questo momento che, al di là delle pregiudiziali ideologiche, quando si fanno delle azioni tese alla tutela dei consumatori ed alla garanzia della qualità dei prodotti nel settore agroalimentare e dell'acquacoltura, non si guardano le etichette di partito o di parte, ma l'interesse della comunità nazionale.
Da questo punto di vista, voteremo a favore di questo articolo, anche se denunciamo questo atteggiamento da Giano bifronte del Governo, che affianca a questa normativa plausibile degli sconci come quello dell'articolo 49, che ha eliminato praticamente la class action, o quello dell'articolo 21, dove è stata assicurata la lobby degli assicuratori, introducendo la validità delle polizze pluriennali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 43
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia... ha votato, bene. Onorevole Traversa... l'onorevole Lanzillotta ha votato. Onorevole Duilio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato
448
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che la deputata De Torre ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 27 - A.C. 1441-ter-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 27 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-ter-C), accantonati nella seduta del 24 giugno 2009.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Anna Teresa Formisano 27.1, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 27.100.
La Commissione formula un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario sull'emendamento Cimadoro 27.2 ed esprime parere favorevole sull'emendamento 27.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
La Commissione, inoltre, formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Oliverio 27.3, Froner 27.4, Monai 27.5, Anna Teresa Formisano 27.6, Oliverio 27.7 e Bratti 27.8, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Lulli 27.9.
Gli identici emendamenti Anna Teresa Formisano 27.10 e Bratti 27.11 dovrebbero essere assorbiti dall'approvazione dell'emendamento Lulli 27.9. Nel caso in cui quest'ultimo fosse respinto, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti Anna Teresa Formisano 27.10 e Bratti 27.11.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Monai 27.12, mentre ricordo che il Governo ha ritirato il suo emendamento 27.200.
Gli identici emendamenti Anna Teresa Formisano 27.13 e Bratti 27.14 dovrebbero essere assorbiti dall'approvazione dell'emendamento Lulli 27.9. Nel caso in cui quest'ultimo fosse respinto, la Commissione formula un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti Anna Teresa Formisano 27.13 e Bratti 27.14.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Monai 27.15.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 27.101, per il quale il Comitato dei nove propone una riformulazione nel senso di sopprimere le parole: «evitando gli eventuali ostacoli all'operatività dei predetti soggetti».
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Oliverio 27.16, sugli identici emendamenti Anna Teresa Formisano 27.17 e Lulli 27.18, sugli emendamenti Bratti 27.19, Anna Teresa Formisano 27.21, Lo Presti 27.48, Monai 27.22, Bratti 27.23, Froner 27.24, sugli identici emendamenti Monai 27.25 e Bratti 27.26, sugli emendamenti Bratti 27.27, Monai 27.28, Mariani 27.29, Bratti 27.30, Monai 27.31, Monai 27.32, Monai 27.33, Monai 27.34, Monai 27.35, Margiotta 27.36, Bratti 27.37, Monai 27.38, Monai 27.39, Margiotta 27.40, Monai 27.41 e Monai 27.42.
La Commissione, inoltre, esprime parere favorevole sull'emendamento Lo Presti Pag. 4427.49, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Bratti 27.45 e Bratti 27.46.
La Commissione, infine, esprime parere favorevole sull'emendamento Fallica 27.47.

PRESIDENTE. Il Governo?

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato allo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Avverto che, ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative per le quali vi è un invito in tal senso, la Presidenza le porrà in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anna Teresa Formisano 27.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... Onorevole Coscia... Onorevole Sardelli... Onorevole Tassone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 455
Votanti 453
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato
220
Hanno votato
no 233).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Garagnani, Osvaldo Napoli, Golfo, Tassone, Cesare Marini.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato
459).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cimadoro 27.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, mi sembrava che da parte del relatore ci fosse una certa disponibilità ad accogliere un emendamento di buon senso come questo. Confido molto nella presenza autorevole del Ministro perché possa accoglierlo o comunque far cambiare il parere al relatore. Credo che sia di buon senso prevedere la possibilità di rendere omogenea la liquidabilità dei due tipi di energia. Mi sembrerebbe inopportuno ritirare l'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 27.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Traversa, Biava, Ventucci, Duilio.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 461
Votanti 287
Astenuti 174
Maggioranza 144
Hanno votato
51
Hanno votato
no 236).

Prendo atto che il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Pag. 45
Passiamo alla votazione dell'emendamento 27.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, su questo emendamento vi è una questione molto delicata che voglio innanzitutto sottoporre a lei, dato che riguarda il funzionamento dell'Aula; vorrei soprattutto richiamare l'attenzione dei parlamentari, in primo luogo quelli di fresca nomina. C'è poi una questione altrettanto delicata per il Ministro Scajola che vorrei mi seguisse, sono contento che sia in Aula in questo momento.
È la prima volta in questa legislatura con il provvedimento in esame che noi votiamo emendamenti che risultano nel fascicolo da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. L'articolo 86 del Regolamento infatti dispone che, se la Commissione referente non si adegua a modificare il testo come richiesto dalla Commissione bilancio in base all'articolo 81 della Costituzione, queste modifiche vengano messe in votazione come veri e propri emendamenti.
Qual è il presupposto con il quale la Commissione bilancio ha richiamato l'articolo 81 della Costituzione? Il presupposto è, poiché con questo emendamento si dispone il commissariamento della Sogin, che il costo di un commissario sia inferiore a quello di un consiglio di amministrazione. Certo, il costo di un commissario si presuppone inferiore, ma noi crediamo che l'articolo 81 sia stato usato impropriamente: quante volte potremmo usare l'articolo 81 per commissariare tutto ciò che c'è da commissariare, perché questo costa meno? Noi riteniamo che in questo caso l'articolo 81 sia richiamato a sproposito e che scomodare la Carta suprema per una questione di questo tipo sia eccessivo. I padri costituenti certo non potevano pensare ad una fattispecie di questo tipo. Dobbiamo dire che, purtroppo, la Commissione bilancio ha esulato dai suoi compiti ed è pericolosamente andata molto oltre, costituendo un precedente.
La questione più delicata che riguarda il Ministro Scajola e direttamente il Governo - io chiederei che il Governo confermasse esplicitamente il proprio parere - è la seguente.
Nel testo iniziale che questa Camera ha approvato si prevedeva il commissariamento della Sogin Spa, attraverso un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da emanarsi entro 30 giorni. Quindi, dopo il decadimento del consiglio di amministrazione, vi sarebbe stato il commissariamento, in seguito all'emanazione del citato decreto.
Il Senato, invece, ha previsto che il consiglio di amministrazione della società restasse in carica fino alla nomina dei commissari. È normale che, se si fa decadere il consiglio di amministrazione, sia necessario nominare il commissario. Ma perché questa giunta nomina dei commissari (può sembrare pleonastico)? E perché si vuole eliminare (cosa che, invece, è più corretta), così come ha fatto il Senato? Perché qualcuno, in quest'Aula, non si fida del Governo e dice: se non si lega il decadimento del consiglio di amministrazione all'entrata in vigore della presente legge, vi è il rischio che il Ministro non emani il decreto entro 30 giorni, allungando i termini.
Pertanto, vi è una questione di sfiducia verso di lei, signor Ministro, e vorrei che confermasse questo parere. Il mio è un retropensiero, ma dalle carte risulta chiaramente questo. Signor Ministro, le sarei grato se ce lo spiegasse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Partito Democratico ha esaurito il tempo assegnato dal contingentamento, compresi i tempi aggiuntivi attribuiti dalla Presidenza. Secondo la prassi, si consentirà, comunque, ai deputati del gruppo di intervenire, limitando, però, gli interventi alla durata di un minuto, utilizzando il tempo degli interventi a titolo personale.

Pag. 46

Missioni (ore 16,15).

PRESIDENTE. Ad integrazione di quanto già comunicato alla ripresa pomeridiana della seduta, comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bergamini, Meta, Piffari, Poli e Velo, componenti della delegazione delle Commissioni ambiente e trasporti che si è appena recata a Viareggio, sono in missione a decorrere da questo momento.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

TESTO AGGIORNATO AL 01 LUGLIO 2009

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 27 - A.C. 1441-ter-C)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la voce dell'Unione di Centro alla questione che stiamo affrontando. Non vorrei ripetere le parole dette dal collega, ma vorrei aggiungere qualcosa, perché l'emendamento in oggetto ci sembra davvero una vendetta da perpetrare contro qualcuno.
Non ci scandalizziamo di niente, signor Ministro, tutto è possibile, è il Parlamento a decidere. L'unica cosa che avremmo a cuore è capire la motivazione di questa situazione. Ad oggi, l'abbiamo chiesta a tanti, abbiamo avuto qualche risposta a mezza voce, qualche giustificazione che andrebbe ripetuta chiaramente in quest'Aula; tuttavia, ci troviamo a dover votare un emendamento che crea, di fatto, un vuoto. Infatti, oggi, la Sogin è gestita e abbiamo sentito dire tantissime volte, in quest'Aula, da autorevoli esponenti della maggioranza, che è gestita bene. Anzi, di fronte ad alcune critiche che venivano proprio dai banchi dell'opposizione, la maggioranza si è levata a difesa della gestione della Sogin. Dunque, oggi, vorremmo capire, perché non può essere mantenuta la formulazione introdotta al Senato, in cui i consiglieri decadono al momento della nomina dei commissari e non al momento dell'entrata in vigore della presente legge.
Signor Ministro, siamo qui ancora - lo speriamo - per capire. Sappiamo di condividere questa posizione con tanti esponenti ed amici che oggi siedono nei banchi della maggioranza, ma, purtroppo, poi, sarà il voto ad esprimere il giudizio di quest'Aula. Voglio ricordare che ogni parlamentare è responsabile del proprio voto. Il voto è importantissimo e adesso staremo a vedere. Comunque, invitiamo il Governo a riflettere e a darci qualche indicazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, vorrei evidenziare come questo Governo non abbia una politica industriale e una politica economica, poiché ancora non si è reso conto che il nodo strutturale dell'economia italiana è determinato dal Mezzogiorno d'Italia.
È della settimana scorsa lo studio di uno di quei famosi centri studio che sono tanto odiati dal Presidente Berlusconi, il centro studi di Confindustria, che sosteneva che il Mezzogiorno d'Italia non riesce ad attirare gli investimenti esteri, fornendoci dei dati per i quali al sud si hanno due investimenti ogni milione di abitanti, mentre la media per l'Europa è pari a 23,6 investimenti per ogni milione di abitanti. Ebbene, la ragione è determinata da un humus che non è adatto alle condizioni degli imprenditori, perché il mercato e la criminalità organizzata - ovvero la giustizia - sono strettamente connessi; ecco perché il Governo Berlusconi sta venendo meno sui problemi della politica degli italiani...

Pag. 47

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato.
Rispondendo ad una osservazione fatta precedentemente dall'onorevole Vannucci, ricordo che votiamo il presente emendamento 27.300 ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, vale a dire che si tratta di una condizione imposta dalla Commissione bilancio.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con l'errata corrige del 01 LUGLIO 2009 ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, la ringrazio per averci ricordato che l'emendamento in discussione è sottoposto all'approvazione dell'Assemblea ai sensi del comma 4-bis dell'articolo 86 del Regolamento, il quale richiama l'articolo 81 della Costituzione, quarto comma. In sostanza, esso verifica la compatibilità della norma messa in discussione con il bilancio a legislazione vigente.
Anche in merito ad altre proposte emendative, in apertura di alcune scorse sedute, avevo già avuto modo di richiedere una riflessione da parte della Presidenza e da parte delle Giunte competenti relativamente a un uso improprio che ormai da tempo è invalso nella modalità con le quali la Commissione bilancio propone il richiamo all'articolo 86 del Regolamento. Esso si configura ormai come un uso improprio della funzione e del ruolo della Commissione bilancio, che in questo modo interviene nel merito degli emendamenti e riscrive il contenuto delle norme senza che sia esplicitamente chiaro il richiamo alla compatibilità di bilancio.
Non ci è dato comprendere per quale motivo la Commissione bilancio, attraverso il richiamo all'articolo 86 del Regolamento, procede all'azzeramento dei vertici della Sogin - cioè la società che sta operando con i soldi dei contribuenti, che con una particolare e definita componente della tariffa pagano per realizzare il decomissioning del nucleare pregresso, cioè lo smantellamento delle precedenti centrali nucleari, e anche per trovare le soluzioni dei siti in cui posizionare le scorie - cioè di una società così importante per l'Italia, anche dal punto di vista strategico e della sicurezza, persino della sicurezza militare. Non si capisce per quale motivo bisogna decapitare una società con tale responsabilità in nome del fatto che mancherebbe la congruità di bilancio.
Non si capisce per quale motivo - se il Ministro viene delegato a emanare un DPCM nel quale si stabilisce con quali modalità viene commissariata, con la nomina di un commissario e due vicecommissari, la Sogin Spa, anche per essere compatibile con le modalità previste dalla reintroduzione del nucleare in Italia - non si mantenga il testo che ci ha consegnato la V Commissione (Bilancio) per cui, una volta attuata la delega ad adottare il DPCM da parte del Ministro competente, si avrebbe semplicemente l'azzeramento dei vertici e la loro sostituzione con i commissari e quindi una continuità di direzione della società. Invece, con l'emendamento 27.300 della Commissione, che in realtà recepisce un emendamento della Lega, si azzoppa la società, se ne azzerano i vertici, rimane un periodo di non direzione in cui non si capisce chi esercita il potere su quella importante società, non ci sono più i vertici precedenti e non ci sono i commissari. Signor Presidente, a lei sembra che questo possa essere un richiamo all'articolo 81 della Costituzione? Allora forse tutti noi potremmo richiamare in questo caso la V Commissione (Bilancio) a rivedere il suo parere, anche perché qui stiamo discutendo di un problema di sicurezza del Paese e non di quattro soldi che più o meno siamo in grado di far rientrare nelle casse dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, la ringrazio per averci ricordato che l'emendamento in discussione è sottoposto all'approvazione dell'Assemblea ai sensi del comma 4-bis dell'articolo 86 del Regolamento, il quale richiama l'articolo 81 della Costituzione, quarto comma. In sostanza, esso verifica la compatibilità della norma messa in discussione con il bilancio a legislazione vigente.
Anche in merito ad altre proposte emendative, in apertura di alcune scorse sedute, avevo già avuto modo di richiedere una riflessione da parte della Presidenza e da parte delle Giunte competenti relativamente a un uso improprio che ormai da tempo è invalso nella modalità con le quali la Commissione bilancio propone il richiamo all'articolo 86 del Regolamento. Esso si configura ormai come un uso improprio della funzione e del ruolo della Commissione bilancio, che in questo modo interviene nel merito degli emendamenti e riscrive il contenuto delle norme senza che sia esplicitamente chiaro il richiamo alla compatibilità di bilancio.
Non ci è dato comprendere per quale motivo la Commissione bilancio, attraverso il richiamo all'articolo 86 del Regolamento, procede all'azzeramento dei vertici della Sogin - cioè la società che sta operando con i soldi dei contribuenti, che con una particolare e definita componente della tariffa pagano per realizzare il decomissioning del nucleare pregresso, cioè lo smantellamento delle precedenti centrali nucleari, e anche per trovare le soluzioni dei siti in cui posizionare le scorie - cioè di una società così importante per l'Italia, anche dal punto di vista strategico e della sicurezza, persino della sicurezza militare. Non si capisce per quale motivo bisogna decapitare una società con tale responsabilità in nome del fatto che mancherebbe la congruità di bilancio.
Non si capisce per quale motivo - se il Ministro viene delegato a emanare un DPCM nel quale si stabilisce con quali modalità viene commissariata, con la nomina di un commissario e due vicecommissari, la Sogin Spa, anche per essere compatibile con le modalità previste dalla reintroduzione del nucleare in Italia - non si mantenga il testo che ci ha consegnato il Bilancio per cui, una volta attuata la delega ad adottare il DPCM da parte del Ministro competente, si avrebbe semplicemente l'azzeramento dei vertici e la loro sostituzione con i commissari e quindi una continuità di direzione della società. Invece, con l'emendamento 27.300 della Commissione, che in realtà recepisce un emendamento della Lega, si azzoppa la società, se ne azzerano i vertici, rimane un periodo di non direzione in cui non si capisce chi esercita il potere su quella importante società, non ci sono più i vertici precedenti e non ci sono i commissari. Signor Presidente, a lei sembra che questo possa essere un richiamo all'articolo 81 della Costituzione? Allora forse tutti noi potremmo richiamare in questo caso la V Commissione (Bilancio) a rivedere il suo parere, anche perché qui stiamo discutendo di un problema di sicurezza del Paese e non di quattro soldi che più o meno siamo in grado di far rientrare nelle casse dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non negherò che quanto lei dice abbia un certo fumus veritatis, tuttavia in questo dibattito fa fede quanto deliberato dalla V Commissione (Bilancio) e non possiamo far altro Pag. 48che attenerci a quanto dalla medesima stabilito. Invece è affidato alla sensibilità del Presidente della Camera, presso il quale mi farò interprete dei suoi argomenti, deferire alla Giunta per il Regolamento una valutazione non di questo caso specifico ma in genere di casi analoghi che si sono verificati e che possono richiedere un qualche ulteriore chiarimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, i colleghi Vannucci e Quartiani hanno già a sufficienza e con molta precisione considerato ed esposto le motivazioni per cui voteremo contro l'emendamento in esame. Insisto - lo ha già detto bene l'onorevole Quartiani - anche sul rischio che un periodo di vacatio tra l'entrata in vigore della legge e la nomina dei commissari possa avere conseguenze negative sul funzionamento della Sogin Spa, sui contratti che essa ha in essere e sulle gare che sta operando, così determinando un'incertezza nel diritto e nei rapporti tra la società e i fornitori, con conseguenze evidentemente negative. Anche solo per tali ragioni, questo emendamento andrebbe respinto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare l'assurdità giuridica prima ancora che politica di questa proposta emendativa: ci troveremmo, infatti, con una società di capitali i cui organi rappresentativi decadono e non è applicabile in questo caso l'istituto della prorogatio, se è vero che la decadenza è cosa diversa dalla semplice cessazione dall'incarico. In un regime di questo tipo, sino alla nomina dei commissari, mi domando chi risponde per questa società, chi è l'amministratore, chi è il centro di imputazione dei rapporti giuridici che fanno capo a questo delicato istituto. La risposta non c'è.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galletti.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, penso davvero che il problema posto in quest'Aula meriti, anche da parte del Governo, una risposta. È chiaro che stiamo approvando una norma che presenta un'incongruenza evidente: stabiliamo la decadenza di un consiglio di amministrazione (lo ripeto, la decadenza) senza che sia prevista la contestuale nomina dei commissari. Ci può essere un periodo di vacatio, non si sa quanto prolungato, di alcuni mesi o di un anno, senza che quella società abbia una guida.
Infatti la decadenza, almeno da quello che ne so io, non prevede neppure l'ordinaria amministrazione per cui quella società, in quel periodo di tempo, da chi è governata? Lasciamo stare i contratti in corso che sono un problema, lasciamo stare il fatto che la società non può fare nuove operazioni e una società che non fa nuove operazioni ha un danno patrimoniale consistente...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIAN LUCA GALLETTI. ...ma c'è un problema anche di gestione ordinaria della società che viene meno. Penso che questo meriti davvero una risposta (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Abbiamo votato? Onorevole Traversa? Onorevole Pili? Onorevole Bressa? Onorevole Coscia? Onorevole Tassone! Ma Pag. 49come lei è stato anche presidente del comitato per le tecnologie per tanto tempo! Ecco adesso ha votato!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 458
Votanti 456
Astenuti 2
Maggioranza 229
Hanno votato
236
Hanno votato
no 220).

Prendo atto che il deputato Brigandì ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Oliverio 27.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, ieri sera con l'onorevole Colaninno a Milano abbiamo spiegato perché il Governo Berlusconi è al crepuscolo e perché è iniziata la fine di Berlusconi. Il motivo è che è caduto sull'economia, è caduto sullo sviluppo, è caduto sull'occupazione (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Stamattina, per la verità, a Napoli, insieme agli operai della Fiat di Pomigliano ...(Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per favore!

FRANCESCO BARBATO. ...insieme ai lavoratori della Tirrena e dell'Atitech abbiamo assediato Berlusconi e gli abbiamo detto di non venire più a Napoli, in Campania e nel Mezzogiorno perché ci ha già fregato abbastanza!
Stamattina gli abbiamo detto semplicemente che ci ha preso in giro, però è finita un'epoca, l'epoca in cui prende per il culo Napoli, il Mezzogiorno e la Campania (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Infatti egli ha tradito soprattutto...

PRESIDENTE. Per favore! Invito a rispettare la libertà di parola di ognuno dei deputati (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) e invito l'onorevole Barbato ad attenersi strettamente all'argomento in discussione.

FRANCESCO BARBATO. Ci ha fregato sull'Abruzzo, sul decreto sicurezza, sull'economia, sullo sviluppo e sull'occupazione...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato, abbiamo capito!

FRANCESCO BARBATO. Questa è la fine di Berlusconi!

PRESIDENTE. Leggo, per rinfrescare la mia memoria, l'articolo 39, comma 3, del Regolamento: «il Presidente può, a suo insindacabile giudizio, interdire la parola ad un oratore che, richiamato due volte alla questione, seguita a discostarsene». Spero di non dover far uso di questo comma.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, vorrei solo spiegare la ragione per cui il gruppo dell'Unione di Centro esprimerà voto contrario sull'emendamento Oliverio 27.3 e sul seguente Froner 27.4. Abbiamo già detto che cerchiamo, a differenza di tanti altri, di semplificare il percorso normativo per dare la possibilità al Governo di essere conseguente alle sue dichiarazioni. Dunque non crediamo che altri organi, Ministeri, CNEL e via dicendo, dei quali crediamo si debba chiedere e ascoltare il parere (ma un Governo nel suo complesso lo può fare, ha tanti strumenti) debbano essere inseriti nella legge perché ciò serva a qualcuno per creare un ostacolo, per rallentare l'iter. Quest'ultimo deve essere, lo ripeto, chiaro e trasparente e non bloccato da controversie politiche, deve essere un iter condiviso e avere una via facile perché condiviso anche insieme ai cittadini. Pag. 50
Invece inserendo tutta una serie di passaggi rischiamo solo di non far capire ai cittadini quello che veramente la politica vuole fare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Oliverio 27.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bressa, Coscia, Traversa, Duilio?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 450
Votanti 447
Astenuti 3
Maggioranza 224
Hanno votato
189
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che la deputata Anna teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Froner 27.4. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Froner. Ne ha facoltà.

LAURA FRONER. Signor Presidente, all'articolo 27, comma 9, si prevede che il Ministro per lo sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'ambiente e con il Ministro delle infrastrutture e d'intesa con la Conferenza unificata, per accelerare e assicurare l'attuazione dei programmi per l'efficienza e il risparmio energetico, predisponga un piano straordinario entro il 31 dicembre 2009 e lo trasmetta alla Commissione europea.
Tale piano straordinario deve essere elaborato a cura dell'Agenzia nazionale per l'efficienza energetica, ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 115 del 2008.
Tenuto conto dell'impatto che il piano straordinario per l'efficienza e il risparmio energetico può avere per lo sviluppo e la competitività delle imprese, soprattutto delle piccole e medie imprese, e tenuto conto dell'importante apporto che le stesse imprese possono dare proprio per il conseguimento degli obiettivi di efficienza energetica, si ritiene necessario che l'Agenzia nazionale per l'efficienza energetica, nel predisporre tale piano, consulti le organizzazioni di rappresentanza delle parti economiche.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Froner 27.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lanzillotta, Bressa, Traversa?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 437
Votanti 428
Astenuti 9
Maggioranza 215
Hanno votato
176
Hanno votato
no 252).

Chiedo scusa all'onorevole Mondello, ma il suo problema di voto mi è stato segnalato troppo tardi.
Prendo atto che i deputati Lulli e Schirru hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monai 27.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 51

Onorevoli Coscia, Mondello, Traversa, Bressa, Lanzillotta, Galletti? Ci siamo tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 451
Votanti 448
Astenuti 3
Maggioranza 225
Hanno votato
211
Hanno votato
no 237).

Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Anna Teresa Formisano 27.6. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, intervengo solo per chiarire perché abbiamo presentato questo emendamento su una parte del provvedimento in esame che non ci convince.
Signor sottosegretario, sarà forse per la formulazione, ma alla lettera f) leggiamo: «sostegno e sviluppo della domanda di titoli di efficienza energetica e dei certificati verdi attraverso un ampliamento ed in sostegno della domanda».
Secondo la nostra lettura, il sostegno andrebbe all'offerta, perché è chi offre certificati verdi che produce in modo pulito. Se andiamo a sostenere la domanda, se non è specificata meglio, leggiamo questa lettera come un sostegno ai produttori di energia con fonti che sono ancora altamente inquinanti.
Dunque, crediamo che questo emendamento, volto a sopprimere la lettera f), vada votato, perché tale lettera lascia troppo spazio all'interpretazione. Parliamo di nucleare, di energie rinnovabili: votare questo emendamento vuol dire essere conseguenti alle parole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, effettivamente il collega Libè ha posto un problema di coordinamento e di esegesi di questa norma, che così come è formulata dal Senato (perché ricordo che questa lettera è stata aggiunta in quel ramo del Parlamento), teoricamente è controproducente rispetto all'efficienza energetica. Questi TEE (Titoli di Efficienza Energetica) è bene che siano sostenuti nell'offerta, perché in questo modo si incentiva l'efficienza energetica degli operatori che sono più virtuosi in tale settore. Sostenendo la domanda, viceversa, si va proprio nell'opposta direzione di incentivare l'inquinamento e la perpetuazione di produttori non efficienti dal punto di vista dell'energia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anna Teresa Formisano 27.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Tassone? Ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 452
Votanti 450
Astenuti 2
Maggioranza 226
Hanno votato
216
Hanno votato
no 234).

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Oliverio 27.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Servodio. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor Presidente, vorrei chiedere al Ministro Scajola di rivedere il suo parere. Noi prevediamo Pag. 52con l'emendamento in esame il Piano agroenergetico nazionale, definito in modo particolare dal Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. L'emendamento vuole recuperare alcuni errori a nostro avviso introdotti dall'articolo 42 approvato nella scorsa settimana. Esso ha di fatto emarginato l'agricoltura dal grande tema delle energie rinnovabili, perché ha messo in crisi la filiera corta, la tracciabilità, ha messo in crisi la distinzione in base alla provenienza delle biomasse.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIUSEPPINA SERVODIO. Chiediamo quindi al Ministro il rispetto di un impegno che aveva assunto in Commissione agricoltura, di prevedere che vi sia il Piano agroenergetico nazionale; anche perché, signor Ministro, lei sa che è stata pubblicata il 6 giugno del corrente anno una direttiva della Comunità europea, che impegna gli Stati membri a prevederlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, prendo la parola per aggiungere la mia firma all'emendamento in esame dei colleghi del PD; e soprattutto per dire che è inutile parlare di Piano agroenergetico perché stamane, partecipando all'assemblea dell'ANM a Napoli, il presidente dell'Associazione nazionale magistrati ha detto che l'economia in Campania è controllata dalla camorra. Perché vi dico ciò?

PRESIDENTE. Si attenga all'argomento per favore, onorevole Barbato.

FRANCESCO BARBATO. Perché Berlusconi cade non su «Puttanopoli» o sulle inchieste dei magistrati, ma cade sull'economia, sul lavoro, sull'occupazione e sullo sviluppo!

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, la invito per la seconda volta ad attenersi all'argomento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Oliverio 27.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mondello? Vanno bene tutti! Onorevole Cesare Marini? Eccoci.
Dichiaro chiusa la votazione. Mi scuso con l'onorevole Picierno.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 451
Votanti 449
Astenuti 2
Maggioranza 225
Hanno votato
213
Hanno votato
no 236).

Prendo atto che i deputati De Poli e Picierno hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita ad esprimere il voto.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bratti 27.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Girlanda, onorevole Bocciardo, onorevole Peluffo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 455
Votanti 453
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato
217
Hanno votato
no 236).

Pag. 53

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lulli 27.9.
Avverto che dall'eventuale approvazione dell'emendamento Lulli 27.9 discenderà la preclusione ovvero l'assorbimento degli emendamenti Anna Teresa Formisano 27.10 e 27.13, Bratti 27.11 e 27.14, Monai 27.12 e 27.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Federico Testa. Ne ha facoltà.

FEDERICO TESTA. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo che vengano soppresse le lettere b) e c) del comma 10, che prevedono l'eliminazione dell'obbligo di vendere nel nostro Paese solo elettrodomestici e lampadine a basso consumo.
Si tratta di una questione importante poiché, come abbiamo più volte sottolineato, la politica energetica è fatta di varie leve e una di queste ha certamente a che fare con il risparmio energetico e con l'efficienza. Sarebbe dunque estremamente contraddittorio parlare di questi problemi e poi eliminare questi adempimenti, che peraltro ci sono richiesti anche dall'Unione europea.
Esprimo dunque, a nome del nostro gruppo, la soddisfazione rispetto al parere favorevole espresso dal relatore e dal Governo su questo emendamento, che ci pare sollevare una questione assolutamente significativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, l'onorevole Federico Testa ha ragione. Intervengo per sottoscrivere questo emendamento a nome dei colleghi del Partito Democratico membri della Commissione ambiente, che avevamo sottoscritto i due emendamenti che vengono assorbiti.
L'accoglimento di questo emendamento - lo dico al signor Ministro - impedisce un passo indietro, poiché difende le misure di risparmio energetico e favorisce le nostre imprese più avanzate (si pensi che soltanto la sostituzione delle lampadine permette di risparmiare una centrale da 1.000 megawatt). Si tratta dunque di un passo nella giusta direzione, mentre quello che era stato previsto nel testo originario era un passo indietro.
Inoltre, l'accoglimento di questo emendamento rende inutili gli ordini del giorno n. 59 e n. 60, di cui preannuncio pertanto il ritiro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori resta non particolarmente soddisfatto, nonostante il parere favorevole da parte del Governo che la proposta emendativa del collega Lulli ha ottenuto. È infatti vero che tale proposta è assai simile a quella che noi avevamo presentato al fine di ripristinare l'obbligo dell'esclusione dal mercato delle lampadine a incandescenza e degli elettrodomestici «energivori», ma ciò che noi teniamo è che accada ancora una volta quel che abbiamo visto più volte in questo cinema: cioè che, alla fine, il Governo utilizza sempre un decreto «milleproroghe» per procrastinare politiche importanti che vanno nella direzione individuata dall'Unione europea. Così esso ha fatto e continua a fare per Retequattro; così ha fatto e continua a fare per la class action; ci aspettiamo che a dicembre di questo o del prossimo anno intervenga un'ulteriore proroga rispetto a ciò che oggi costituisce una vittoria di Pirro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, intervengo per esprimere soddisfazione per l'accoglimento di questo emendamento. Pag. 54Ella mi permetta però di rivolgere una raccomandazione al Ministro, dal momento che egli è stato sensibile a un problema non piccolo del nostro Paese.
Nella Tremonti-ter non è prevista la detassazione degli utili per gli investimenti in pannelli solari, ma credo che nel corso dell'attività emendativa forse sarà utile prevedere un intervento in questa direzione, perché purtroppo gran parte degli investimenti produttivi delle aziende in questo periodo si rivolgono in quella direzione e questa è una mancanza veramente grave.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, aggiungo la voce dell'UdC a questo compiacimento perché riteniamo che sia un passo giusto e doveroso. Chiediamo al Ministro e al Governo di verificare un po' di più - ma non è colpa del Governo, sia chiaro - anche l'operato molte volte della maggioranza, perché inserire al Senato questi due punti significava chiaramente introdurre una provocazione non per l'opposizione - sia chiaro - ma per un Paese che ha sicuramente bisogno di rivedere completamente il mix energetico, di entrare nel nucleare, di produrre da fonti rinnovabili, ma di occuparsi molto anche di efficientamento energetico: su questa strada - non è colpa sua, bensì quella di un Paese che ha bisogno di correre di più - sicuramente siamo ancora indietro.
Il nostro Paese ha bisogno di coinvolgere gli enti locali, le regioni, la politica: su questo, signor Ministro, noi ci siamo, ma siamo ancora timidi e dobbiamo fare molto di più, perché se vogliamo far capire al Paese che abbiamo bisogno di entrare veramente con un nucleare moderno sul nostro territorio - ribadisco sul nostro territorio, non all'estero - abbiamo bisogno anche di dare segnali nella direzione del sostegno all'economia, alle famiglie e alle imprese nell'efficientamento del sistema. Questo è un dovere importantissimo ed oggi nel fare marcia indietro rispetto a questo inserimento demenziale - va chiamato con il proprio nome - cogliamo un piccolo passaggio: cerchiamo di andare avanti tutti insieme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, aggiungo la firma a nome della delegazione dei radicali all'emendamento in esame per l'importanza che attribuiamo a tutte le misure che riguardano l'efficienza energetica, che per noi dovrebbe essere la principale fonte di energia su cui investire.

PRESIDENTE. Onorevole Zamparutti, devo farle osservare che lei può aggiungere la sua firma, ma non quella di altri parlamentari dello stesso gruppo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, il collega Realacci ha ben spiegato che l'accoglimento dell'emendamento Lulli 27.9 evita un passo indietro e di questo siamo soddisfatti, ma rispetto ai dubbi che il collega Monai avanzava chiederemo anche - per dare certezze alle imprese, soprattutto a queste imprese - che il Governo dia garanzie sul fatto che nel decreto «milleproroghe» non vi sia poi un provvedimento che vanifichi quanto di buono si sta facendo in questo momento.

PRESIDENTE. Bravissimo, onorevole Margiotta, in trenta secondi ha detto molte cose.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 27.9, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 55

Onorevole Cesare Marini, onorevole Moffa, onorevole Mondello, onorevole Tassone. L'onorevole Mondello non riesce a votare.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 447
Votanti 443
Astenuti 4
Maggioranza 222
Hanno votato
440
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.101 della Commissione, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mondello, onorevole Lo Monte, onorevole Lovelli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 453
Votanti 452
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato
451
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Mattesini e Vannucci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Oliverio 27.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mondello, onorevole D'Ippolito Vitale.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 454
Maggioranza 228
Hanno votato
193
Hanno votato
no 261).

Prendo atto che i deputati Zinzi, Mattesini e Minniti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Berruti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Anna Teresa Formisano 27.17 e Lulli 27.18.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Federico Testa. Ne ha facoltà.

FEDERICO TESTA. Signor Presidente, i commi 16 e 17 del provvedimento in esame prevedono la riformulazione del meccanismo del funzionamento dei certificati verdi, passando dai certificati verdi attribuiti all'offerta a quelli attribuiti alla domanda. La questione presenta sia aspetti positivi sia negativi, di cui abbiamo ampiamente discusso in Commissione e che qui non ho il tempo di riassumere. Proprio per questo, chiederei al Governo se è possibile prorogare i termini di entrata in vigore della norma e di concederci un po' di tempo per affrontare con più chiarezza tale questione che presenta aspetti tecnici di luce e di ombra che andrebbero approfonditi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, abbiamo presentato questo emendamento proprio perché questi due commi prevedono che dal 2011 la quota obbligatoria di energia elettrica da fonte rinnovabile non sia più calcolata sulla base della produzione, ma del consumo. Su questo non possiamo essere d'accordo, perché siamo convinti che in questo modo cambierebbe totalmente la base sulla quale si fonda il Pag. 56calcolo per l'imposizione prevista dalla norma. Chiediamo al Governo, dunque, di rivede questa norma. Se vi è la disponibilità di rivedere l'impostazione dell'articolo, vi sarebbe anche la nostra disponibilità a ritirarlo, altrimenti chiediamo di votare l'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, intervengo per insistere nel sottolineare l'ambiguità dei certificati verdi - aspetto che vorremmo comprendere - per i produttori di energia da cogenerazione. Penso che sia utile per il Governo italiano approfondire questo aspetto, anche perché, allo stato attuale, saremmo costretti a dire che si procurano rendite per settori di produzione dell'energia elettrica. Siamo fiduciosi che il Governo possa aderire a questa richiesta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Anna Teresa Formisano 27.17 e Lulli 27.18, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lo Monte.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 451
Maggioranza 226
Hanno votato
213
Hanno votato
no 238).

Prendo atto che i deputati Ruben e Scandroglio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario, che i deputati Zinzi, Mattesini e Volontè hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Berruti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bratti 27.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, dispiace che questo emendamento, che riguarda l'incentivazione del fotovoltaico a concentrazione, non sia stato preso in considerazione. È evidente ed è chiaro che vi sono dei problemi legati al tema della certificazione che fa sì che questi impianti di nuova generazione siano di fatto paragonabili al fotovoltaico tradizionale. Tuttavia, questa è una tecnologia in primo luogo non più sperimentale e assolutamente inserita in una filiera industriale, e in secondo luogo si tratta di una tecnologia italiana.
Sono state scritte tra l'altro varie lettere al Ministero competente in materia di attività produttive e al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per far sì che questa tecnologia venga in qualche modo favorita perché è molto più efficiente di quella fotovoltaica tradizionale.
Per cui è con grande rammarico che si assiste in qualche modo ad un giudizio negativo da parte del Governo sull'emendamento in esame. Noi comunque insistiamo lo stesso, sperando poi che in futuro vi sia la possibilità di aprire una strada anche verso queste tecnologie di know how italiano, perché è di questo che abbiamo bisogno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bratti 27.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 57
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 451
Maggioranza 226
Hanno votato
211
Hanno votato
no 240).

Prendo atto che i deputati Volontè, Federico Testa e Oliverio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Berruti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Per vostra informazione è la prima votazione nella quale non siamo dovuti intervenire su nessuna macchinetta per il voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anna Teresa Formisano 27.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Tommaso Foti, onorevole Mondello, onorevole Farina Coscioni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).
(Presenti e votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato
211
Hanno votato
no 239).

Prendo atto che i deputati Nizzi e Berruti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Volontè ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Presti 27.48, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Golfo, onorevole Tassone.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 458
Votanti 433
Astenuti 25
Maggioranza 217
Hanno votato
194
Hanno votato
no 239).

Prendo atto che il deputato Volontè ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monai 27.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Oliverio... onorevole Lo Monte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 453
Maggioranza 227
Hanno votato
214
Hanno votato
no 239).

Prendo atto che i deputati Servodio e Rota hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Tassone ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bratti 27.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Capano... onorevole Margiotta... onorevole Andrea Orlando... onorevole Naro... onorevole Stradella... tutti hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 58
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato
219
Hanno votato
no 240).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Froner 27.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Di nuovo l'onorevole Tassone... onorevole Lo Monte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato
217
Hanno votato
no 242).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Monai 27.25 e Bratti 27.26.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, questo articolo a mio parere è abbastanza ambiguo, a parte il fatto che vorrei chiedere un chiarimento anche su com'è scritto. Infatti, così com'è scritto e come, nello stesso senso, è stato interpretato anche dal servizio studi, si parla di produzione di energia elettrica alimentata con carbon fossile di nuova generazione. Mi risulta che siano gli impianti di nuova generazione e alimentati a carbon fossile. Quindi scritto in questo modo, se non altro, contiene un errore che deve essere corretto perché, a mio avviso, non sarebbe giusto presentarlo così.
È ambiguo perché, riprendendo un altro articolo che abbiamo approvato in uno scorso provvedimento, di fatto la riconversione a carbone elimina la possibilità per le regioni e per gli enti locali di seguire le procedure da un punto di vista della valutazione d'impatto ambientale ordinaria. Addirittura interviene anche sulla localizzazione o la delocalizzazione di questi impianti.
Ancora peggio se poi questo ragionamento è applicato...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bratti. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Monai 27.25 e Bratti 27.26, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Servodio... onorevole Lo Monte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 453
Maggioranza 227
Hanno votato
186
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che la deputata Mariani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bratti 27.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, l'emendamento 27.27, a mia prima firma, non fa altro che riprendere quello precedente. Quindi, reitero la richiesta di correggere la dicitura: infatti abbiamo capito che dobbiamo favorire la riconversione delle centrali a carbone. Abbiamo capito che dobbiamo favorire l'ENEL perché dispone di questa tecnologia: perlomeno che il provvedimento venga scritto nella maniera adeguata.

PRESIDENTE. Non mi pare che il Governo intenda rispondere. Pag. 59
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bratti 27.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Tassone? Onorevole Fugatti? Onorevole Portas? Onorevole Andrea Orlando?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato
189
Hanno votato
no 269).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monai 27.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lo Monte? Onorevole Mondello? Onorevole Pugliese? Onorevole Cicu?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato
216
Hanno votato
no 244).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 27.29.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, l'emendamento in esame fa riferimento ad un preciso articolo e ad un preciso comma: il 26, che richiama e delega il Governo per la disciplina in campo geotermico. Noi in più provvedimenti nell'arco di quest'anno abbiamo chiesto che all'interno della delega che il Governo richiama a sé circa il nuovo assetto della normativa in materia di ricerca e coltivazione delle risorse geotermiche, si faccia esplicito riferimento all'introduzione di una specifica disciplina dei limiti di emissioni prodotte da attività geotermoelettrica.
L'emendamento in esame, signor Ministro, lo abbiamo presentato in più occasioni e riguarda preoccupazioni circa il monitoraggio dell'aria in un'area di grande fragilità da questo punto di vista. Su questo argomento si sono espresse favorevolmente anche le forze di maggioranza, in più occasioni. Noi chiederemo con l'aggiunta di un punto specifico, il quinto, alle lettere che sono state messe al comma 26, di riferirsi esplicitamente alla necessità di una normativa che il Governo dovrà approvare in riferimento alla qualità dell'aria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 27.29, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lo Monte? Onorevole Tassone? Onorevole Rampelli? Onorevole Mondello?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato
220
Hanno votato
no 240).

Prendo atto che il deputato Naro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bratti 27.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo. Pag. 60
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Oliverio? Onorevole Braga?

ROBERTO GIACHETTI. No, l'onorevole Braga aveva chiesto di parlare.

PRESIDENTE. Aveva chiesto di parlare? Non l'ho vista. Era scritto qui? Contra factum non valet argumentum.
Onorevole Lo Monte? Onorevole Fugatti? Onorevole Portas?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 461
Maggioranza 231
Hanno votato
193
Hanno votato
no 268).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le chiedo scusa. Per agevolare i lavori della sua Presidenza, come quella di qualunque Vicepresidente, il Partito Democratico si è fatto carico di consegnare dall'inizio del provvedimento un elenco, emendamento per emendamento, di tutti coloro che intendevano intervenire nel corso del dibattito.
Il nome della collega Braga l'ho comunicato soltanto 20 minuti fa. Se lavorare per migliorare le condizioni di chi presiede deve diventare una penalizzazione, allora azzeri tutto ed emendamento per emendamento cominciamo ad alzare la mano. Infatti, è del tutto evidente che la collega Braga stava aspettando di parlare da un quarto d'ora.
Non so se non ha letto il suo nome o non le è stato comunicato, ma questo non può penalizzare l'oratore che deve parlare, signor Presidente, perché non mi pare il caso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la perfezione non è di questo mondo. Il nome della collega Braga è stato annotato su di una copia diversa da quella che mi è stata consegnata. Succede. Mi scuso con la collega Braga, si tratta di un errore materiale; cose del genere, ahimè, accadono.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Monai 27.31. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, anche questa proposta emendativa vuole essere il giusto riconoscimento dell'autonomia regionale e della leale collaborazione che deve esserci in materie che in qualche vedono una competenza concorrente tra Stato e regione (articolo 117 della Costituzione).
Gli amici della Lega Nord su questa proposta emendativa non devono fare gli struzzi perché se è vero che si battono per una battaglia federalista in questo Paese e poi calpestano i diritti delle regioni compulsandole con iniziative centralizzate e statalicentriche mi pare che non siano molto coerenti.
La stessa cosa vale anche per le autorizzazioni uniche in materia di elettrodotti. Noi siamo per una collaborazione con gli enti locali e contestiamo che il Governo invece voglia procedere con atti autoritari e impositivi anche sui territori delle regioni italiane.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monai 27.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Latteri... ha votato. Onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 61
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato
195
Hanno votato
no 264).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monai 27.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Tommaso Foti... onorevole Lo Monte... onorevole Mondello... onorevole Andrea Orlando... onorevole Tassone... abbiamo votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 465
Maggioranza 233
Hanno votato
199
Hanno votato
no 266).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monai 27.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Tommaso Foti... onorevole Mondello... non vedo la lucetta dell'onorevole Tassone... ah no, c'è. Onorevole Sardelli... onorevole Oliverio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato
194
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Tocci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monai 27.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lo Monte... Onorevole Mazzuca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato
194
Hanno votato
no 263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monai 27.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lo Monte...onorevole Mondello...onorevole Andrea Orlando...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).
(Presenti e votanti 461
Maggioranza 231
Hanno votato
196
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che i deputati Marinello, De Girolamo, Castiello e Di Caterina hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che la deputata Mariani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Margiotta 27.36.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Codurelli. Ne ha facoltà.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, visto che è stato chiesto il ritiro di questo emendamento, ossia il Margiotta 27.36, mi Pag. 62rivolgo al relatore, ma anche al rappresentante del Governo, perché ritengo assolutamente che si debba fare uno sforzo per rivedere questa posizione. Si tratta di un emendamento dove si parla di autorizzazione alla perforazione, anche esplorativa, per la ricerca di idrocarburi gassosi. Con questo emendamento, chiediamo l'esplicitazione, previa autorizzazione vincolante degli enti locali competenti nel territorio.

PRESIDENTE. Onorevole Codurelli, la prego di concludere.

LUCIA CODURELLI. Questo provvedimento modifica ed integra la normativa vigente in materia di permessi di ricerca e concessione di coltivazione degli idrocarburi. Delinea, attraverso le modifiche introdotte con l'articolo 27, una sostanziale semplificazione delle procedure; in primo luogo, riduce le tutele di carattere ambientale ed urbanistico e, in secondo luogo, sottrae agli enti locali ogni competenza in materia. Ritengo questa una contraddizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Codurelli...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, signor Ministro, mi vorrei permettere di rivolgermi direttamente a lei. In questo emendamento c'è un caso emblematico in corso che l'onorevole Codurelli e altri colleghi hanno già sollevato persino in una interrogazione. Riguarda la vicenda emblematica del parco di Montevecchia e della Valle del Curone nella Brianza. Lì c'è questo caso emblematico: bisognerebbe fare delle perforazioni e occorrono le autorizzazioni.

PRESIDENTE. Onorevole Vico, la prego di concludere.

LUDOVICO VICO. Un attimo, signor Presidente. Questo è il punto: come sarebbe possibile non salvaguardare il carattere ambientale ed urbanistico, laddove agiscono le comunità e come la lettura del comma in esame senza l'emendamento possa entrare in perfetta contraddizione con gli impegni che il Viceministro e il sottosegretario in sede di interrogazione, con grande cautela, hanno saputo prendere, richiamando quella che voglio qui riprendere come il titolo della nostra convivenza di carattere ambientale ed urbanistico.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 27.36, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzucca, Rossi, Ceroni, Sardelli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 458
Votanti 432
Astenuti 26
Maggioranza 217
Hanno votato
196
Hanno votato
no 236).

Prendo atto che la deputata D'Antona ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che i deputati Laura Molteni, Castiello e Di Caterina hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monai 27.38, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Revoco l'indizione della votazione dell'emendamento Monai 27.38. Per errore materiale ho detto «emendamento Monai 27.38», dobbiamo invece prima votare l'emendamento Bratti 27.37. Pag. 63
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bratti 27.37.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, in un minuto, con questo emendamento chiediamo che tutte le attività di prospezione petrolifera siano soggette alla valutazione di impatto ambientale. Questo sia per un motivo tecnico, perché la valutazione di impatto ambientale è uno strumento di protezione per l'ambiente, sia per un motivo di carattere politico e di partecipazione democratica. Si sa che sono connesse all'attività di valutazione di impatto ambientale tutta una serie di forme di partecipazione dei cittadini e di associazioni, oltre a forme di informazione per noi assolutamente necessarie in casi di attività così delicate quali la prospezione petrolifera nei nostri territori. Ecco perché chiediamo con questo emendamento l'esplicitazione della necessità della valutazione di impatto ambientale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bratti 27.37, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lo Monte, Oliverio.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato
197
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che i deputati Castiello e Di Caterina hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monai 27.38, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lo Monte, Causi, Cesare Marini.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato
222
Hanno votato
no 235).

Prendo atto che il deputato Bellotti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monai 27.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesare Marini, Latteri, Lo Monte, Misiani.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato
226
Hanno votato
no 234).

Prendo atto che i deputati Bernini Bovicelli, De Girolamo, Castiello e Di Caterina hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Margiotta 27.40.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, il tema è noto. Questa legge ha Pag. 64un'impostazione centralista: demanda al Governo centrale tutta una serie di attività e di decisioni e, tra queste, anche quelle in materia di concessioni petrolifere. In altri termini, è possibile attivare una concessione petrolifera, anche senza il parere preventivo favorevole da parte degli enti competenti.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SALVATORE MARGIOTTA. Questo è inaccettabile per due motivi: da un lato, si espropriano i territori del sacrosanto diritto di gestire se stessi e le proprie risorse; dall'altro lato, s'impedisce agli stessi - alle regioni, ad esempio - di attivare quelle forme di concertazione tra compagnie petrolifere ed enti, che determinano, quasi sempre, competenze ambientali e misure di sviluppo a favore di quei territori.
Chiediamo che, invece, si torni al passato e, quindi, al parere vincolante di regione ed enti competenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 27.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Oliverio... onorevole Sardelli... onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato
202
Hanno votato
no 258).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monai 27.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca... onorevole Lo Monte... onorevole Di Caterina...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 466
Maggioranza 234
Hanno votato
202
Hanno votato
no 264).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monai 27.42, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ventucci... onorevole Lo Monte... onorevole Pizzolante... onorevole Nizzi... onorevole Conte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato
202
Hanno votato
no 266).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Presti 27.49, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca... onorevole Pizzolante... onorevole Moles... onorevole Mondello... onorevole Castellani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 467
Votanti 244
Astenuti 223
Maggioranza 123
Hanno votato
238
Hanno votato
no 6).

Pag. 65

Prendo atto che il deputato Zorzato ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole, che il deputato Delfino ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che la deputata Castellani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bratti 27.45.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, il comma 44 che voi presentate merita di per sé - a mio parere - il voto contrario su tutto l'articolo 27.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,35)

ALESSANDRO BRATTI. Le chiedo, signor Ministro, di prestare attenzione, perché vi si parla di una cabina di regia dei piani regionali degli inceneritori. Ai sensi della legge, i piani regionali degli inceneritori non esistono. Esistono, invece, i piani di gestione integrata dei rifiuti di competenza regionale: non si può coordinare dei piani che non esistono. Lo avevamo già affermato durante l'esame di un precedente emendamento; ora reitero questa osservazione: si tratta di un comma assolutamente inapplicabile.
Ci sarebbe anche da contestare la circostanza che il contributo degli inceneritori sia così determinante (vi è stato il Protocollo di Kyoto), ma credo che il problema più grosso in questo comma sia l'istituzione di una cabina di regia che coordina qualcosa che non esiste.
La prego, quindi, di verificare approfonditamente questo comma, ed è questo il motivo per cui ne chiediamo la soppressione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bratti 27.45, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lo Monte? Onorevole Leo?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 462
Votanti 459
Astenuti 3
Maggioranza 230
Hanno votato
197
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che il deputato Peluffo ha segnalato che non è riuscito a votare, che il deputato Occhiuto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata De Pasquale ha segnalato di essersi astenuta mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bratti 27.46.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, poiché riteniamo che potrebbe anche essere utile che vi sia un coordinamento dei piani regionali di gestione integrata dei rifiuti, chiediamo di sostituire il comma 44 - che a nostro avviso è sbagliato, perché fa riferimento a qualcosa che non esiste -, avanzando una proposta che potrebbe essere anche interessante. Chiediamo una cabina di regia nazionale del sistema integrato di gestione dei rifiuti che comprenda sia il sistema di raccolta differenziata, sia il sistema di smaltimento tramite inceneritori, sia di altra impiantistica, quale il trattamento meccanico-biologico; così essa potrebbe avere un senso.
Chiediamo, quindi, di sostituire quel comma sbagliato - perché, lo ripeto, non esiste un piano regionale degli inceneritori - con una proposta sensata, che ci vedrebbe favorevoli, che riguardi il coordinamento dei piani di gestione regionale integrata dei rifiuti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 66
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bratti 27.46, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Caterina?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 458
Votanti 457
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato
222
Hanno votato
no 235).

Prendo atto che i deputati De Pasquale, Occhiuto e Samperi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fallica 27.47.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mastromauro. Ne ha facoltà.

MARGHERITA ANGELA MASTROMAURO. Signor Presidente, intervengo per preannunciare il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico su questo emendamento presentato dal collega Fallica insieme ad altri colleghi.
Voglio ricordare che nei mesi scorsi, insieme ai colleghi della Commissione ambiente, abbiamo presentato un'interrogazione in Commissione per sottolineare il forte ritardo del Ministero dell'ambiente nell'istituzione del Comitato nazionale per la gestione delle attività di progetto del Protocollo di Kyoto.
Con soddisfazione abbiamo avuto notizia, giorni fa, che il Ministero sta finalmente provvedendo. Riteniamo dunque senz'altro un ulteriore passo avanti l'accoglimento da parte di Commissione e Governo di questo emendamento che rafforza il ruolo del Comitato, trasformandolo da semplice comitato di gestione a vero e proprio supporto operativo del Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ALESSANDRO BRATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, intervengo solo per apporre la firma all'emendamento del collega Fallica 27.47.

PIETRO FRANZOSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, intervengo anch'io per apporre la mia firma all'emendamento Fallica 27.47.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fallica 27.47, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cicu, onorevole Mondello, onorevole Tassone, onorevole Sardelli. Ci siamo?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato
459
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Polidori ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole e che la deputata Samperi ha segnalato che non è riuscita ed esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo 27. Pag. 67
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto. L'articolo è molto lungo e complesso e di conseguenza molte sono le nostre contrarietà rispetto a una serie di commi. In un minuto è ovviamente difficile evidenziarle tutte. Ne elencherò soltanto alcune.
Voteremo contro questo articolo per l'impostazione centralista del Governo in materia di perforazioni petrolifere. Voteremo contro questo articolo a causa del comma 16 che, spostando l'obbligo dei certificati verdi dai produttori ai distributori, determina implicazioni molto negative sulle aziende oltre che sulla tutela dell'ambiente. Voteremo contro per le obiezioni sollevate da Alessandro Bratti a proposito del piano degli inceneritori. Voteremo contro a causa dell'emendamento 27.300 della Commissione a proposito del commissariamento di Sogin Spa, su cui ci siamo molto spesi durante la discussione.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SALVATORE MARGIOTTA. Per tantissimi altri motivi riteniamo questo corposo articolo per noi non accettabile e dunque il Partito Democratico voterà contro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto di astensione dell'UdC su questo articolo, un voto di astensione che, lo ripeto, come è stato su altri articoli, è propositivo perché siamo convinti della necessità del Paese di entrare in un sistema energetico più efficiente. Siamo convinti che il Governo debba essere sostenuto ma anche che debba fare passi molto più decisi, magari senza incorrere in piccole ritorsioni che riguardano la maggioranza, come quella avvenuta sulla questione Sogin, che non ci può sicuramente trovare accondiscendenti.
Noi abbiamo dimostrato la nostra volontà di far camminare il Paese anche votando contro tanti emendamenti dei colleghi dell'opposizione che, pur ritenendo molte volte giusti, servivano solo ad appesantire l'iter e magari a fornire al Governo degli alibi che noi non vogliamo dare.
Siamo qui a chiedervi di procedere speditamente. Lo ho detto prima illustrando alcuni emendamenti e ci tengo a ripeterlo ancora adesso.
Siamo convinti che ci sia bisogno di una forte spinta sulle energie rinnovabili e siamo convinti che ci sia bisogno di un vero efficientamento energetico e che ci sia necessità del ritorno al nucleare. Il ritorno ad un nucleare che, lo ribadiamo, deve essere coraggioso, deve essere sul nostro territorio.
Se qualcuno ha la volontà di percorrere strade che sono scorciatoie e magari di rientrare nell'iter nucleare costruendo impianti all'estero non ci troverà d'accordo. Infatti la questione è possibile ma solo dopo che un Governo, un Paese dico io, si è assunto la responsabilità di dimostrare che questa è la strada giusta e lo si può dimostrare solamente intervenendo sul proprio territorio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, vorrei dichiarare il nostro voto contrario su questo articolo perché tutto il suo impianto sostanzialmente porta il Governo a farci fare dei passi indietro anziché avanti. Viene in qualche modo mistificata la direttiva del Consiglio europeo dell'8 marzo 2007 in materia di politiche energetiche che prevedeva il pacchetto «3 per 20» ossia una quota del 20 per cento di energie rinnovabili nel totale dei consumi elettrici dell'Unione europea entro il 2020; una riduzione dei consumi energetici del 20 per cento rispetto alle proiezioni per il 2020 e una riduzione delle emissioni di gas Pag. 68effetto serra del 20 per cento rispetto ai valori del 1990 ai fini di migliorare il funzionamento del mercato interno e garantire a tutti i cittadini europei maggiore libertà di scelta e vantaggi effettivi, in particolare per quanto riguarda i prezzi dell'energia e la sicurezza dell'approvvigionamento.
In questo caso, voi invece avete sostanzialmente posto le regioni e gli enti locali di fronte ad una situazione di sudditanza rispetto a scelte che vengono calate dall'alto e che, in qualche modo, non vanno nella direzione indicata dall'Unione europea, ma strizzano l'occhio al nucleare, alla perforazione discriminata e indiscriminata; da questo un punto di vista la nostra posizione è antitetica rispetto a questo approccio.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CARLO MONAI. ...pertanto il nostro voto sarà contrario.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 27, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 463
Votanti 438
Astenuti 25
Maggioranza 220
Hanno votato
244
Hanno votato
no 194).

Prendo atto che il deputato Volontè ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi e che la deputata Samperi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Prima di passare all'esame dell'articolo 30 avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, dopo la votazione degli emendamenti la seduta sarà sospesa per 15 minuti e alla ripresa si passerà all'esame degli ordini del giorno.

(Esame dell'articolo 30 - A.C.1441-ter-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 30 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-ter-C), che erano stati accantonati nella seduta del 24 giugno 2009.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.

SALVATORE CICU. Signor Presidente, signor Ministro, questo articolo è molto importante per le ragioni di un territorio e di un'isola intera.
Voglio richiamare l'attenzione dei parlamentari sardi soprattutto con riferimento a quel territorio del sistema Sardegna per evidenziare che questo articolo contiene, finalmente, le precondizioni di un confronto che riguardano il riscatto di decenni di drammi che ancora oggi esistono.
La Commissione industria con il suo Presidente è venuta in questi giorni in Sardegna per sottolineare ed approfondire come il 14 per cento di disoccupazione sia un malessere oramai evidente, uno strato di povertà che raggiunge la soglia del 24 per cento.
Finalmente, attraverso le norme contenute nell'articolo 30, vi è l'istituzione del virtual power plant, che riduce del 40 per cento il costo dell'energia; finalmente, il sistema industriale sardo, ma in maniera particolare il sistema del Sulcis, un'area depressa, sconfitta, indebolita, può trovare ragioni di vitalità.
Siamo sulla strada giusta e accanto a questo vi è il riavvio di un altro sistema, quello del Gal Sulcis, che finalmente può rappresentare un'ulteriore opportunità.
Abbiamo necessità però, signor Ministro, di fare una riflessione ulteriore: con riferimento al VPP vi è l'esigenza che Pag. 69venga ad essere procrastinato sino a quando non vi saranno soluzioni alternative alla mancanza di energia valida per recuperare quelle condizioni di sistema che oggi mancano.
Siamo soddisfatti del suo lavoro e sappiamo l'impegno e la sensibilità che ha profuso qualche mese fa, venendo in Sardegna ed incontrando tutte le parti sociali. Vogliamo, però, continuare a rafforzare questo percorso. Vi è necessità che le ragioni di un'isola, di un territorio, vengano valorizzate, soprattutto in un momento in cui, fra qualche giorno, vi sarà uno sciopero regionale sulla chimica.
Riteniamo che un richiamo ai parlamentari sardi dell'opposizione, in maniera particolare, venga raccolto, perché votino questo articolo, perché questo articolo contiene una sfida per il futuro e per un intero popolo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento Lulli 30.1, nonostante figuri nel fascicolo, è stato ritirato dai presentatori nella seduta del 24 giugno 2009. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 30 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Lulli 30.2, Anna Teresa Formisano 30.3, Lulli 30.4 e Fava 30.5.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo subemendamento 0.30.100.1 e del suo emendamento 30.100. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Lo Presti 30.7.

PRESIDENTE. Il Governo?

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore, fatta eccezione per l'emendamento 30.100 della Commissione, per il quale si propone la seguente riformulazione: dopo le parole: «dal Ministro dello sviluppo economico», aggiungere le parole: «di concerto con il Ministro per i rapporti con le regioni». Il periodo continuerebbe con le parole: «sentiti la Conferenza unificata e l'Autorità per l'energia elettrica e il gas (...)».

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore accetta, a nome del Comitato dei nove, la riformulazione proposta dal Governo. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Lulli 30.2 formulato dal relatore.

FEDERICO TESTA. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO TESTA. Signor Presidente, questo emendamento si occupa di un tema estremamente importante, che è quello della liberalizzazione del mercato del gas nel nostro Paese attraverso forme di quella che si chiama regolazione asimmetrica, cioè quella regolazione che si fa quando si vuole passare da uno stato di monopolio ad uno stato di concorrenza.
Di recente sia l'Autorità per l'energia elettrica e il gas sia l'Antitrust hanno posto con forza il tema della liberalizzazione del mercato del gas sia con riferimento al mantenimento dei tetti per l'ex operatore dominante sia per gli stoccaggi.
In questo senso, pur condividendo lo spirito del testo uscito dal Senato, mi pare che un'espressione precisa della volontà del Parlamento possa essere importante e significativa, e quindi chiediamo che vengano esplicitate queste forme di regolazione asimmetrica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fadda. Ne ha facoltà.

Pag. 70

PAOLO FADDA. Signor Presidente, richiamo un attimo la sua attenzione: con riferimento all'intervento dell'onorevole Cicu, che ringrazio, perché ho soltanto un minuto a disposizione, condivido totalmente quanto da lui dichiarato.
Vorrei però chiedere, signor Presidente, col conforto anche del relatore e del presidente Gibelli, che si voti per parti separate l'articolo 30. Altrimenti ci troveremmo di fronte ad un'assurdità: che chi ha presentato l'emendamento in Commissione, cioè il Partito Democratico, per quanto riguarda il comma 9 e il comma 10, si trova costretto a votare contro gli emendamenti presentati e accolti, devo dire, dal relatore e dal Governo, perché inseriti in un complesso di 30 commi. Non è pensabile che una parte politica presenti un emendamento, esso venga accolto dal relatore e dal Governo, e poi, siccome è inserito in un contesto così vasto, che riguarda tutto lo scibile umano, siamo costretti a votare contro e ad astenerci come in questo caso.
Signor Presidente, la situazione in Sardegna è davvero drammatica. Condivido quanto detto dall'onorevole Cicu: non vogliamo nessuna strumentalizzazione. Il rischio (e non da parte dell'onorevole Cicu) è che se noi siamo costretti a non votare l'articolo in esame, qualcuno potrebbe strumentalizzare la nostra posizione.

PRESIDENTE. Onorevole Fadda, inserirò la sua richiesta al momento della votazione dell'articolo 30.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 30.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole coscia? Onorevole Cesare Marini? Onorevole Lo Monte? Onorevole Mondello? Onorevole Speciale? Ci siamo?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 449
Votanti 447

Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato
213
Hanno votato
no 234).

Prendo atto che il deputato Galati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Anna Teresa Formisano 30.3.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro dell'emendamento Anna Teresa Formisano 30.3.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma all'emendamento Anna Teresa Formisano 30.3, condividendo la struttura dell'emendamento stesso, perché è un po' questo aspetto di qualità che riguarda l'intero articolo. Confermo quindi l'apposizione della mia firma all'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anna Teresa Formisano 30.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca, ha votato? Onorevole Lo Monte? Onorevole Tassone? Onorevole Cicu? A posto?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 454
Votanti 452
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato
215
Hanno votato
no 237).

Pag. 71

Passiamo all'emendamento Lulli 30.4.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro dell'emendamento Lulli 30.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Federico Testa. Ne ha facoltà.

FEDERICO TESTA. Signor Presidente, al comma 6 si parla di liberalizzazione che dovrebbe favorire i clienti industriali. Noi siamo certamente favorevoli al fatto che si intervenga a favore di chi ha elevati consumi di gas; pensiamo però che una corretta pratica di liberalizzazione del mercato possa andare a favore anche dei clienti non necessariamente industriali, ma anche delle famiglie. Per questo, con l'emendamento in esame, chiediamo di sostituire la parola «industriali» con quella «finali»: effettuare cioè una liberalizzazione che vada a favore sia dei clienti industriali, grandi utilizzatori, che delle famiglie e dei consumatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, in questo articolo vi sono delle disposizioni di estremo interesse per la situazione sarda, soprattutto per la situazione delle imprese energivore, perché attraverso l'aumento della concorrenza si vogliono evitare i rilievi mossi dall'Unione europea sulla riduzione dei costi dell'energia per le imprese energivore.
Vorrei però richiamare l'attenzione del Ministro. Nel momento in cui esprimo vivo apprezzamento per l'inserimento dei commi 9 e 10, che riguardano il virtual power plant, vorrei lanciare un allarme, Ministro: il fatto che i tempi determinati dal protrarsi dell'iter parlamentare stanno determinando l'impossibilità stessa di seguire i ritmi previsti dai commi 9 e 10.
Si prevede cioè il termine di 30 giorni per gli indirizzi. Forse dunque il termine del 31 dicembre 2009 può rivelarsi insufficiente. Comprendiamo l'impossibilità di agire in via legislativa ma richiamiamo la sua attenzione affinché vi sia una accelerazione nelle procedure.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 30.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Lo Monte, Mazzuca, Cesare Marini, Oliverio, Tassone, Porcino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 458
Votanti 456
Astenuti 2
Maggioranza 229
Hanno votato
217
Hanno votato
no 239).

Passiamo all'emendamento Fava 30.5.
Chiedo all'onorevole Fava se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

GIOVANNI FAVA. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.30.100.1 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Moles, Garagnani, Lo Monte, Papa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 450
Votanti 449
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato
444
Hanno votato
no 5).

Pag. 72

Prendo atto che il deputato Viola ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che i deputati Pili e Vella hanno segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 30.100 della Commissione, nel testo riformulato e subemendato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Moles, Lo Monte, Porcino, Razzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 457
Votanti 288
Astenuti 169
Maggioranza 145
Hanno votato
287
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Presti 30.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lo Monte, Mondello, Coscia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 451
Votanti 449
Astenuti 2
Maggioranza 225
Hanno votato
216
Hanno votato
no 233).

Prendo atto che il deputato Torazzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Colombo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo dunque alla votazione dell'articolo 30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, voterò secondo l'indicazione di voto che darà il mio gruppo. Questo articolo contiene numerose disposizioni e quindi occorre compiere ovviamente una valutazione del complesso delle disposizioni medesime.
Vorrei però ritornare su uno dei punti sui quali saremo d'accordo, e cioè i commi 9 e 10 di questo articolo. Insieme all'onorevole Di Pietro siamo stati ai cancelli della fabbrica dell'ALCOA; l'ALCOA è un'industria molto positiva, nel senso che ha i conti economici in ordine, ma a causa della crisi economica si è venuta a trovare in una drammatica situazione di difficoltà economica e finanziaria.
Vogliamo richiamare l'attenzione sul fatto che attraverso la previsione del VPP si possono ridurre i problemi che questa azienda sta incontrando e quindi anche eliminare i rilievi dell'Unione europea. Vogliamo approfittare della presenza del Ministro per lanciare ancora una volta un allarme rispetto a quello che abbiamo detto, confidando che il Ministro stesso acceleri fortissimamente le procedure. Penso che il Ministero abbia già pronta la bozza e riteniamo che possa intervenire nei confronti dell'Autorità per l'energia affinché essa stessa possa a sua volta accelerare le determinazioni di propria competenza e, nel frattempo, intervenire presso l'Unione europea per rappresentare la situazione.

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, deve concludere.

FEDERICO PALOMBA. Comunque, abbiamo proposto in merito - e concludo, signor Presidente - l'ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/77, che speriamo il Governo possa accettare.

PRESIDENTE. Se ho ben compreso, onorevole Fadda, lei aveva chiesto la votazione Pag. 73per parti separate dell'articolo 30, nel senso di votare separatamente l'articolo con esclusione dei commi 9 e 10 e, successivamente, i suddetti commi 9 e 10.
Si può accedere a tale richiesta, avendo la disposizione di cui ai commi 9 e 10 autonoma portata normativa rispetto alle restanti disposizioni dell'articolo.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 30, fatta eccezione per i commi 9 e 10, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Conte, onorevole Mondello, onorevole Coscia.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 451
Votanti 234
Astenuti 217
Maggioranza 118
Hanno votato
234).

Prendo atto che il deputato Federico Testa ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che il deputato Duilio ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui commi 9 e 10 dell'articolo 30.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sardelli, onorevole Lo Monte.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 456
Votanti 452
Astenuti 4
Maggioranza 227

Hanno votato452).

Prendo atto che il deputato Bellotti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Come preannunciato, sospendo la seduta per 15 minuti.

La seduta, sospesa alle 18,05, è ripresa alle 18,30.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1441-ter-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-ter-C).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estraneo rispetto alle materie trattate dal provvedimento in esame, l'ordine del giorno Orsini n. 9/1441-ter-C/26, concernente la revisione della disciplina delle manifestazioni a premio.
Avverto, inoltre, che è in distribuzione un fascicolo contenente ulteriori ordini del giorno rispetto a quelli pubblicati nel fascicolo n. 1.
Avverto, infine, che sono stati ritirati gli ordini del giorno Braga n. 9/1441-ter-C/59 e Realacci n. 9/1441-ter-C/60 e che l'ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/31 deve intendersi a prima firma Cimadoro.
L'onorevole Mario Pepe (PD) ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/2.

MARIO PEPE (PD). Signor Presidente, desidero svolgere alcune osservazioni relative al mio ordine del giorno, che è pienamente incardinato nel disegno di legge che ci accingiamo a votare. Esso richiama problematiche di carattere generale e riguarda anche esigenze territoriali, che non devono essere espunte dal dibattito sullo sviluppo della nostra comunità nazionale.
Questo ordine del giorno, che richiama un capitolo del disegno di legge in ordine allo sviluppo, mette in evidenza questo aspetto: una maggiore attenzione per le realtà più deboli del Mezzogiorno d'Italia e della Campania interna.

Pag. 74

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Piffari, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/29: s'intende che vi abbia rinunziato.
L'onorevole Sanga ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/37.

GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, questo ordine del giorno tiene conto delle particolari difficoltà in cui versa l'economia italiana e, in modo particolare, il sistema delle imprese. Esiste un problema legato alle difficoltà di accesso al credito, non basta che il Ministro Tremonti si limiti a dichiararlo. C'è uno strumento come quello dei confidi che è completamente snobbato dal Governo. Noi chiediamo con questo ordine del giorno che questo strumento venga adeguatamente sostenuto.
Esiste, inoltre, una grande questione che si richiama alla liquidità delle imprese ed è connessa anche con il tema dei pagamenti della pubblica amministrazione degli enti locali: vogliamo che si riveda il vincolo del Patto di stabilità per quegli enti locali che pagano i debiti accumulati verso le imprese.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Favia, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/30: s'intende che vi abbia rinunziato.
L'onorevole Zamparutti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/45.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno, che è stato sottoscritto da varie forze politiche, vogliamo richiamare l'attenzione del Governo sul tema per noi rilevante della filiera corta che vogliamo, per ragioni di risparmio energetico, di rispetto ambientale e di promozione delle energie rinnovabili, possa diventare sistema nel Paese. La nuova formulazione dell'articolo 42, uscita dal Senato, pregiudica questa prospettiva e contraddice quanto disposto dal decreto-legge n. 387 del 2007, attuativo delle normative europee in questa materia, che prevedeva di favorire lo sviluppo di impianti di microgenerazione elettrica alimentati da fonti rinnovabili, in particolare per l'impiego agricolo e per le aree montane. Infatti, con la modifica introdotta al Senato si genera una situazione in cui ottiene il massimo dell'incentivo un soggetto che acquista biomasse provenienti dal terzo mondo e le gestisce in materia antieconomica e con gravi pregiudizi ambientali.

PRESIDENTE. Onorevole Zamparutti, deve concludere.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, pensavo di avere cinque minuti a disposizione.

PRESIDENTE. Onorevole Zamparutti, aveva un minuto a disposizione.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Vi chiediamo, quindi, di valutare la definizione di una maggiore incentivazione per le biomasse prodotte in prossimità degli impianti nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Avverto che l'ordine del giorno Ruggeri n. 9/1441-ter-C/39 è stato ritirato.
Constato l'assenza degli onorevoli Palomba e Borghesi, i quali avevano chiesto di illustrare rispettivamente gli ordini del giorno n. 9/1441-ter-C/31 e n. 9/1441-ter-C/32: s'intende che vi abbiano rinunziato.
L'onorevole Paladini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/33.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, da tempo in Commissione agricoltura si sta affrontando il tema delle agroenergie e delle biomasse, un lavoro serio ad opera dell'onorevole Servodio, una proposta che va nella direzione giusta, cioè verso la valorizzazione del ruolo dell'agricoltura nella riduzione delle emissione di gas serra e quindi verso l'incremento di energia da fonti rinnovabili. Pag. 75
Inoltre, in Italia va aumentando l'interesse delle imprese agricole a produrre colture a scopo energetico. Certamente si tratta di un'opportunità da cogliere attraverso il coinvolgimento attivo del partenariato economico e sociale. Ebbene, biodiesel, bioetanolo, olio vegetale puro, biogas e tutti i combustibili prodotti da materie prime agricole rappresentano una concreta opportunità per le imprese agricole e una risposta significativa agli obiettivi di riduzione dell'emissione in atmosfera.
Per quanto riguarda i commi da 5 a 8 dell'articolo 42 del disegno di legge, in sintesi noi dell'Italia dei Valori impegniamo il Governo a valutare di adottare ulteriori iniziative normative al fine di privilegiare gli incentivi alle biomasse che provengano prevalentemente dalle imprese agroforestali e siano attivate forme di incentivo.

PRESIDENTE. L'onorevole Zazzera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/34.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, intervengo per illustrare un ordine del giorno estremamente importante per il Paese.
L'Italia spesso diventa porto franco delle regole ed è una nazione che non rispetta i limiti imposti per alcuni elementi, come la diossina oppure l'idrogeno solforato e l'acido solfidrico, che derivano dall'utilizzo dei petroli e dei derivati e che sono altamente tossici, paragonabili alla velenosità del cianuro. Si trovano nei gas, nei gas di palude ed in quelli naturali e, con l'andare del tempo, possono provocare gravi patologie alla salute dei cittadini compresi i fenomeni cancerosi.
L'Organizzazione mondiale della sanità ha stabilito lo 0,005 parti per milione come limite massimo. Voglio ricordare che in Italia questo limite è di 30.

PRESIDENTE. Deve concludere.

PIERFELICE ZAZZERA. Noi chiediamo, con questo ordine del giorno, che l'Italia si adegui a quanto stabilito dall'Organizzazione mondiale della sanità.

PRESIDENTE. L'onorevole Misiti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/35.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, rinuncio al mio intervento.

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (PdL) ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/47.

MARIO PEPE (PdL). Signor Presidente, vorrei chiedere al sottosegretario di accogliere questo ordine del giorno senza condizioni e senza riformulazioni. Infatti, se questo ordine del giorno dovesse essere trasformato in provvedimento legislativo, molti piccoli comuni potrebbero trovare nuove ragioni di sopravvivenza.
Oggi questi comuni, soprattutto al sud, sono senza capacità fiscale, sono abitati da persone anziane e non trovano conveniente investire in energie alternative. Allora, l'ordine del giorno a mia firma n. 9/1441-ter-C/47 impegna il Governo a valutare la possibilità di elevare l'agevolazione energetica prevista dalla legge finanziaria 2007 dal 55 al 70 per cento. Solo così questi comuni e le persone che li abitano potrebbero trovare conveniente investire in energia alternativa e così trovare nuove ragioni di sopravvivenza.

PRESIDENTE. L'onorevole Cimadoro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/31.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, andiamo verso l'era nucleare e in un provvedimento complesso, agli articoli 25, 26, e 29 noi di fatto la introduciamo. Si tratta di un passo in avanti rispetto alle risorse e alle energie che dovremmo avere disponibili sul nostro territorio.
Su questo aspetto, all'inizio dell'esame di questo provvedimento, ero d'accordo; conoscendo le difficoltà del Paese rispetto al tema dell'energia, questo provvedimento poteva trovarmi d'accordo su un'iniziativa di questo tipo.
Purtroppo siamo arrivati in questa fase e, durante il corso dell'esame del provvedimento, Pag. 76ho cambiato parere. Abbiamo un ritardo sicuramente di vent'anni rispetto ai siti già allora, prima del referendum, localizzati sul nostro territorio e non ancora bonificati.
Oggi, con l'ordine del giorno in oggetto, chiediamo che il Governo possa monitorare quantomeno sia gli impianti sia i depositi di residui che saranno collocati sul territorio e che tutti gli atti relativi vengano resi pubblici.

PRESIDENTE. L'onorevole Federico Testa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/51.

FEDERICO TESTA. Signor Presidente, con il presente ordine del giorno si chiede al Governo di riavviare il processo di apertura del mercato del gas, tenendo conto anche delle recenti pronunce da parte dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas e anche dell'Antitrust, sia con riferimento all'utilizzo delle infrastrutture di importazione, sia con riferimento al tema degli stoccaggi del gas.
Si tratta di un tema particolarmente significativo nel nostro Paese, anche perché, come abbiamo più volte ripetuto, scontiamo una forte dipendenza dal gas anche nella produzione di energia elettrica: con il gas produciamo più del 65 per cento dell'energia elettrica e tale situazione ha ricadute immediate sia sulla competitività del sistema delle imprese, sia sui costi sostenuti dalle famiglie.

PRESIDENTE. L'onorevole Ceccuzzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/22.

FRANCO CECCUZZI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno diamo l'opportunità al Governo e alla maggioranza di recuperare una grave mancanza che si è prodotta con questo provvedimento. Infatti, durante l'esame, qualche ora fa, è stato bocciato un emendamento che riguarda la disciplina delle emissioni che sono prodotte dallo sfruttamento dell'energia geotermica.
Si tratta di un problema molto sentito in alcune parti del nostro Paese, rispetto al quale la Commissione ambiente e il Governo avevano espresso annunci roboanti in campagna elettorale, dei quali in seguito si sono clamorosamente dimenticati.
Vale la pena di ricordare che un nostro emendamento è stato bocciato in sede di esame della legge comunitaria, che il parere della Commissione ambiente non è stato recepito in questo provvedimento e che, poco tempo fa, è stato bocciato un emendamento con tutti i voti della Lega Nord, che fa tanti annunci roboanti su questo terreno dove invece, da oggi in poi, varrà di più un'attività di autogestione da parte dell'ENEL piuttosto che una norma del Parlamento.

PRESIDENTE. L'onorevole Nola ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/80.

CARLO NOLA. Signor Presidente, colleghi, è indubbio che in questi ultimi cinque anni si sia molto discusso di come incentivare l'energia che deriva da fonti rinnovabili, la cosiddetta bioenergia o agroenergia.
Anche la nostra legislazione è intervenuta in questo senso, in maniera sempre più progressiva e sempre più incisiva. Le prime norme risalgono alla legge finanziaria del 2006, che ha previsto in linea generale incentivi per le aziende agricole che entrassero in questo processo produttivo.
Ebbene, ad oggi le prime aziende che hanno iniziato l'attività, vale a dire quelle più sensibili agli indirizzi della normativa comunitaria e nazionale, quelle che hanno fatto da apripista, non hanno la possibilità di accedere all'incentivo e alla tariffa onnicomprensiva che, in sostanza, è quella che remunera tale attività di impresa e che dà la possibilità di reddito.
In questo ordine del giorno si chiede che il Governo intervenga al più presto possibile per far rientrare in questo tipo di incentivo anche tutte le aziende che erano già in produzione al 31 dicembre 2007. Ciò anche perché, per spingere le aziende ad Pag. 77investire in questo senso, molte regioni, soprattutto quelle del nord, che sono colpite dalla procedura di infrazione per quanto riguarda l'inquinamento della falda acquifera da nitrati, hanno a loro volta spinto con incentivi le aziende a prendere il via.
Le prime aziende a dare inizio all'attività, le più diligenti e le più ligie all'appello fatto dalle istituzioni, sono le più penalizzate. In questo senso chiediamo al Governo di accettare l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Margiotta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/24.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, con il provvedimento in esame l'Italia torna al nucleare e torna al nucleare di terza generazione, per il quale rimangono irrisolti i temi della sicurezza, rimane irrisolto il tema dello smaltimento delle scorie e ancor più cogente il tema dei costi. In un recentissimo studio del MIT, un report che ha aggiornato alcune valutazioni fatte nel 2003 ai giorni d'oggi, viene evidenziato quanto i costi siano lievitati, viene evidenziato che ad oggi solo 4 impianti nucleari si stanno costruendo in 27 Paesi dell'Unione europea, 2 dei quali in Bulgaria. Gli Stati Uniti hanno drasticamente ridimensionato il proprio programma nucleare. Il costo è incrementato da 6,7 centesimi a kilowattora ad 8,4 centesimi a kilowattora, rendendo assolutamente non convenienti tali investimenti.

PRESIDENTE. Deve concludere.

SALVATORE MARGIOTTA. Per tutti questi motivi chiediamo al Governo di considerare con estrema attenzione le conseguenze ambientali di tale scelta e soprattutto di avviare un accurato studio sul rapporto tra costi e benefici di tale opzione nel nostro Paese, nella convinzione che tale rapporto non sia conveniente per il nostro Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Bratti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/25.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, molto brevemente dico che il mio ordine del giorno 9/1441-ter-C/25 riguarda la possibilità di estendere il conto energia prevedendo i servizi di scambio sul posto non solo direttamente per i comuni, ma anche per quelle cooperative che, ovviamente avendo una base sociale, possono in qualche modo cercare di far sì che i costi di investimento dei singoli cittadini possano essere molto calmierati rispetto al tema del fotovoltaico e quindi vi è la possibilità di incrementare le energie rinnovabili.
Dunque, con l'ordine del giorno in esame si chiede sostanzialmente di estendere questa possibilità di incentivi non solo ai piccoli comuni, così com'è stato fatto nel provvedimento, ma si chiede al Governo di considerare anche queste forme cooperative molto importanti, che potrebbero, in collaborazione con i comuni, avere pezzi di territorio o comunque parti o manufatti per potere, in maniera cooperativa, accedere ad incentivi ad hoc per sviluppare le energie rinnovabili, in particolar modo il fotovoltaico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Realacci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/82.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, l'ordine del giorno in esame è analogo all'ordine del giorno Mariani n. 9/1441-ter-C/75, che è stato firmato anche dall'onorevole Lulli, e cerca di affrontare un tema molto pericoloso per le nostre imprese. Come ho spiegato al sottosegretario Saglia, nella «pancia» del provvedimento in esame vi è una tassa iniqua: le imprese che autoproducono energia elettrica, ingenerata attraverso cogenerazione, in qualche caso attraverso fonti rinnovabili, se non verrà ben spiegato il senso di alcuni articoli del provvedimento in esame saranno chiamate a pagare il dispacciamento dell'energia anche quando producono energia solo per se stesse; mentre nel passato dovevano pagare sono l'energia Pag. 78che attingevano dalla rete, ora dovranno pagare anche l' energia che producono da sole. Ciò aumenterà di milioni di euro la spesa per molte imprese - penso ad esempio alle imprese cartarie dell'area Lucchese - e costituirà un grave danno per la competitività delle nostre imprese in un momento difficile.
Spero che il Governo voglia tenere conto di tali ordini del giorno e trovare una maniera per non penalizzare quelle imprese che hanno lavorato nella giusta direzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Braga ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Marantelli n. 9/1441-ter-C/57, di cui è cofirmataria.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, con l'ordine del giorno in esame intendiamo portare l'attenzione del Governo su un aspetto contenuto nel provvedimento sottoposto alla nostra attenzione e cioè la semplificazione per la realizzazione di impianti, in questo caso in particolare di produzione di energia elettrica con potenza superiore ai 20 kilowatt alimentati da fonti rinnovabili, ma in realtà esteso anche ad altri impianti di produzione di energia, che sono disciplinati dal provvedimento in esame, rispetto ai quali il disegno di legge sottoposto alla nostra attenzione prevede forti elementi di semplificazione nella procedura.
Infatti, in diversi passaggi abbiamo visto come l'autorizzazione per la realizzazione e la gestione di tali impianti passi attraverso un procedimento autorizzativo unico con procedure fortemente semplificate.
Pur condividendo in termini generali questo tipo di orientamento, pensiamo però che sia necessario riportare l'attenzione del Governo rispetto ad alcuni elementi e, in particolare, al fatto che le infrastrutture necessarie alla ricostruzione e all'esercizio di questi impianti siano comunque sottoposte a meccanismi di controllo e di valutazione di carattere ambientale ed urbanistico nel pieno rispetto della normativa vigente in materia.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CHIARA BRAGA. Questo confronto che richiamiamo riguardo alle problematiche ambientali ed in modo particolare con il territorio è centrale e di fondamentale importanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Servodio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/44.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno riproponiamo il tema dello sviluppo dell'uso di biomasse e di biocarburanti di origine agricola e soprattutto le implicazioni che questo sviluppo può e deve avere nel nostro Paese per il settore primario dell'agricoltura. Con questo ordine del giorno invitiamo il Governo a tenere presente che per rispettare l'agricoltura bisogna incentivare i piccoli impianti, perché essi presuppongono le filiere corte, la tracciabilità delle biomasse e quindi una capacità del territorio e dell'agricoltura di produrre energia alternativa.
Gli obiettivi sono quelli della tutela ambientale e della valorizzazione del reddito agrario. Penso che questo ordine del giorno potrà essere accettato dal Governo, anche perché è il lavoro che la Commissione agricoltura, all'unanimità e con il contributo di tutti i gruppi politici, sta portando avanti da tempo.

PRESIDENTE. L'onorevole Zunino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/52.

MASSIMO ZUNINO. Signor Presidente, l'ordine del giorno fa riferimento all'articolo 32 del provvedimento in esame, laddove si prevede la realizzazione di interconnessioni con l'estero, ed in particolare con i Paesi confinanti con il Nord Italia, a carico di consumatori importanti di energia, i quali hanno diritto conseguentemente all'uso esclusivo dell'energia per un certo periodo di anni successivi. Pag. 79
In modo particolare il comma 6 dispone che l'Autorità per l'energia elettrica ed il gas disciplini le misure volte a consentire l'esecuzione degli eventuali contratti di approvvigionamento all'estero di energia elettrica per la fornitura ai punti di prelievo dei clienti finali selezionati nei limiti della capacità di trasporto oggetto della richiesta di esenzione.
Tutto ciò fa rimanere fuori un problema che abbiamo sollevato nel dibattito in Commissione e cioè che non ci sono misure per evitare che chi abbia presentato la domanda e quindi si veda riconosciuto il diritto ad avere l'energia ad un prezzo più basso, fin dal momento di accoglimento della domanda medesima, non porti poi a buon fine l'interconnessione, dando così luogo a contenziosi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MASSIMO ZUNINO. L'ordine del giorno impegna quindi il Governo a vigilare affinché l'applicazione della procedura prevista dall'articolo 32, comma 6, non dia luogo ad abusi e non determini...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zunino.
L'onorevole Fluvi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/53.

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, l'ordine del giorno affronta una questione molto importante che abbiamo discusso la scorsa settimana e che riguarda il settore delle assicurazioni. Onestamente l'impressione che abbiamo avuto è che abbiate innescato la marcia indietro su tutta la tematica delle liberalizzazioni.
Dopo avere rinviato l'introduzione nel nostro Paese e nel nostro ordinamento della class action per dare ai cittadini uno strumento di tutela e di difesa avete tentato di eliminare il plurimandato nel settore delle assicurazioni, quel plurimandato introdotto dalle cosiddette «lenzuolate» del Ministro Bersani.
Si tratta di un salvataggio che consideriamo anche un nostro successo, oltre a quello delle associazioni dei consumatori e delle organizzazioni degli intermediari assicurativi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ALBERTO FLUVI. Concludo, signor Presidente. Vi apprestate ad eliminare la scadenza annuale delle polizze danni e il saldo quindi non può che essere negativo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fluvi.
L'onorevole Motta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/55.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, questo ordine del giorno riprende il contenuto dell'emendamento Bratti 27.46, sostitutivo del comma 44 dell'articolo 27 e, sostanzialmente, chiede al Governo di impegnarsi per valutare l'opportunità di istituire un organismo a livello nazionale per il coordinamento dei piani regionali dei rifiuti comprese ovviamente tutte le attività connesse alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, affidando l'organizzazione di questo organismo e il suo funzionamento al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e coinvolgendo anche il Ministro dello sviluppo economico e la Conferenza unificata.

PRESIDENTE. Onorevole Motta, La prego di concludere.

CARMEN MOTTA. Concludo, signor Presidente. Si tratta di un impegno che chiediamo al Governo perché pensiamo che il comma 44 dell'articolo 27 del provvedimento, che istituisce una cabina di regia nazionale per il coordinamento dei piani regionali degli inceneritori dei rifiuti, non risponda alla necessità di avere una buona gestione dei rifiuti a livello nazionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Froner ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/61.

Pag. 80

LAURA FRONER. Signor Presidente, siamo in presenza di una grossa ingiustizia per quanto riguarda la distribuzione dell'addizionale all'accisa sui consumi di energia elettrica, che attualmente penalizza in modo particolare le piccole e medie imprese e, più precisamente, quelle comprese nello scaglione di consumi inferiori ai 200 mila kilowatt al mese. Pertanto, con questo ordine del giorno desideriamo impegnare il Governo ad intervenire per rendere possibile una riduzione dell'imposta erariale, in modo particolare per le imprese, da 0,31 a 0,2 centesimi di euro, senza incidere sul livello di gettito tributario complessivo.

PRESIDENTE. L'onorevole Lulli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/64.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, vorrei rivolgermi al sottosegretario Saglia. Questo è un ordine del giorno che punta alla semplificazione amministrativa nella vita delle imprese e si riferisce ad un provvedimento che nella scorsa legislatura proprio quest'Assemblea aveva votato all'unanimità. Credo che sarebbe opportuno riprendere quel discorso, fare atti conseguenti e, quindi, chiediamo un impegno in tal senso al Governo.

PRESIDENTE. L'onorevole Codurelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/23.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, mi rivolgo al sottosegretario in particolare, visto che l'emendamento Margiotta 27.36 è stato bocciato. Infatti, c'è una grossa preoccupazione. Signor sottosegretario, se mi vuole ascoltare, credo che lei abbia ricevuto, come tutti i capigruppo in questi giorni, un appello da parte di un comitato del lecchese dove il centrodestra - la Lega nord compresa - si sono impegnati in questi giorni verso i cittadini affinché non si bypassassero le istituzioni prima di concedere dei permessi in un parco, in un polmone verde per trivellare per la ricerca del petrolio. Mi appello veramente affinché questo ordine del giorno venga accettato per rispetto del federalismo che tanto voi avete in qualche modo sbandierato, ma che poi nei fatti viene meno non rispettando veramente le istituzioni a livello locale. Anche l'onorevole Vignali, credo che tutti voi in questi giorni abbiate ricevuto le lettere. Leggetele, per favore e rispettate la volontà dei cittadini e delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Avverto che per un errore materiale nell'ordine del giorno Galletti n. 9/1441-ter-C/41 al quarto capoverso delle premesse, la parola «ciclomotori» deve essere sostituita dalle seguenti: «motorini elettrici».
L'onorevole Miotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/21.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, l'articolo 18 del provvedimento prevede che vengano rafforzate le azioni volte a tutelare la qualità delle produzioni agroalimentari della pesca e dell'acquacoltura. Si tratta di azioni tese a contrastare le frodi in campo agroalimentare. Non sfugge al Governo che queste competenze in verità non possono essere affidate esclusivamente al Ministero dell'agricoltura, che avrà competenza per quanto riguarda la garanzia della qualità dei prodotti e la loro provenienza, ma non certamente per la sicurezza degli alimenti.
La sicurezza degli alimenti è competenza del Ministero della salute, Ministero scomparso da questo provvedimento, lo dicono anche altri ordine del giorno che riguardano per esempio l'eliminazione delle scorie. Ma io mi fermo all'articolo 18: non possiamo non trarre delle conseguenze e delle lezioni dalle vicende recenti che hanno riguardato la BSE, le contaminazione da diossina, eccetera. Ebbene, chi si occupa di tutto questo? Non certamente il Ministero delle politiche agricole e forestali che si avvale di una struttura centrale; il Ministero della salute, invece, oltre ad una struttura centrale può contare su una struttura periferica e territoriale nelle regioni e nelle province autonome. Pag. 81
Insomma, qui occorre capirci...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Termino subito, Presidente. La sicurezza degli alimenti deve essere garantita perché è il diritto alla salute che deve essere garantito; e deve essere garantita da un'autorità che deve essere mantenuta indipendente dal mondo produttivo. Ecco perché mi auguro che l'ordine del giorno venga accettato.

PRESIDENTE. L'onorevole Albonetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/73.

GABRIELE ALBONETTI. Signor Presidente, mi rivolgo anche io al sottosegretario Saglia che non era presente in Aula quando la settimana scorsa sono state respinti due emendamenti che affrontavano lo stesso argomento. Riproviamo con l'ordine del giorno, io spero che il Governo sia coerente con l'affermazione che ha fatto nel corso di queste settimane e che lo possa accogliere. Si tratta di ripristinare - con un provvedimento successivo, a questo punto - la perequazione rispetto all'aumento del 3 per cento delle royalty sul gas, tra il gas estratto a terra ed il gas estratto a mare.
Saglia ha detto non più tardi di due settimane fa: troveremo una soluzione. Io spero che questo ordine del giorno possa essere accettato perché va nella direzione di trovare una soluzione con un successivo provvedimento.

PRESIDENTE. L'onorevole Cenni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/10.

SUSANNA CENNI. Signor Presidente, anch'io mi rivolgo al sottosegretario, facendo riferimento all'articolo 2 del disegno di legge che stiamo esaminando, articolo che tratta della riforma degli interventi di reindustrializzazione, agevolazione a favore della ricerca ed altri incentivi in situazioni industriali di rilievo nazionale.
Tale articolo fa riferimento soltanto ai contesti produttivi delle armi di Brescia e di illuminazione del Veneto. Se il criterio del rilievo nazionale è quello che si prende a riferimento noi chiediamo che venga inserita in questo contesto anche una realtà produttiva a cavallo delle province di Siena e di Firenze di assoluto rilievo nazionale e in alcuni casi internazionale, dove si produce l'80 per cento del cristallo nazionale e l'80 per cento della camperistica nazionale. Su questi settori noi abbiamo già in più occasioni presentato interrogazioni e quindi chiediamo in questo caso al Governo un'attenzione e una presa in considerazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/62.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, intervengo per riproporre al Governo il coinvolgimento pieno delle regioni e degli enti locali interessati, sia nel momento di adozione dei decreti legislativi e sia successivamente per le intese necessarie, nella fase della localizzazione delle centrali nucleari.
All'uopo nell'argomentazione di questo impegno ci sono le motivazioni dalla sentenza n. 383 del 2005 della Corte costituzionale che riteniamo importante ed utile perché il Governo possa accettare questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Benamati ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/63.

GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, torno sull'argomento dei trasporti pubblici locali perché con l'approvazione dell'articolo 61 si aprirà un vulnus che dividerà ed determinerà un trattamento differente tra i servizi pubblici locali a rilevanza economica e il trasporto pubblico locale. Nel caso dei servizi pubblici locali avremo procedure di gara, avremo affidamenti non diretti, avremo un periodo Pag. 82transitorio fino al 2010; nel caso dei trasporti pubblici locali avremo affidamenti diretti più facili, un periodo transitorio fino al 2019 e la possibilità di concorrenza sleale.
Con questo ordine del giorno richiamiamo e chiediamo al Governo di mettere in atto, in tempi più rapidi possibili, tutte le norme di raccordo fra l'articolo 61 del provvedimento in esame e l'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, in modo che questa discrasia si riduca. Il cliente e l'utente finale rischiano di avere l'acqua in gestione privata, il trasporto pubblico in gestione diretta, affidato a società pubbliche inefficienti, e di fare le spese di queste scelte.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Benamati.
L'onorevole De Pasquale ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/78.

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, vorrei sottolineare come sia importante che l'ordine del giorno a mia prima firma venga accettato.
Chiediamo che il Governo si impegni, su tutto il territorio nazionale, a sostenere, con apposite risorse, un piano di edilizia scolastica, che venga realizzato secondo gli standard ecosostenibili e che veda utilizzate a pieno le energie rinnovabili, garantendo anche l'installazione di pannelli solari sui plessi scolastici già esistenti. Ciò al fine di consentire risvolti positivi in termini di produzione di energia, di ridurre notevolmente i costi di gestione per quanto riguarda l'energia elettrica e, soprattutto, al fine di formare - questo aspetto ci sta molto a cuore -, sin dai primi anni di studio, una nuova cultura volta ad uno sviluppo ecosostenibile del nostro Paese.
A nostro avviso, è molto importante, in questo senso, formare nuove generazioni ad una cultura dell'ecosostenibilità e delle energie rinnovabili. Dove è possibile farlo meglio, se non nelle scuole, dove il Governo si può impegnare ed aiutare anche gli enti locali a sostenere lo sviluppo e la costruzione di nuovi plessi scolastici con queste caratteristiche?
Chiediamo, inoltre, che il Governo sostenga, con risorse ed agevolazioni, la ricerca, che implica innovazione, nuova occupazione e parziale autosufficienza energetica nel campo delle energie rinnovabili, in particolar modo, per quanto riguarda lo sfruttamento dell'energia solare, riproponendo e sostenendo quello che è il «conto energia» che nel prossimo anno solare dovrebbe interrompere.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Pasquale.
L'onorevole Quartiani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/50.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, l'articolo 29 del provvedimento al nostro esame istituisce l'Agenzia nazionale per la sicurezza nucleare. Vorrei ricordare, in questa sede, che è grazie soprattutto all'iniziativa del Partito Democratico e del suo gruppo, prima in Commissione attività produttive e poi in quest'Aula, che il provvedimento contiene l'istituzione dell'Agenzia per la sicurezza nucleare. Infatti, il testo che era stato consegnato dai ministri e dal Governo non conteneva assolutamente alcuna indicazione in merito e affidava solo al Governo e ai ministri competenti la responsabilità di reggere e di lavorare attorno alle questioni attinenti alla sicurezza delle attività sugli impieghi pacifici dell'energia nucleare.
Pertanto, la citata Agenzia rappresenta la vera autorità di vigilanza sulla costruzione degli impianti nucleari. Tuttavia, nel corso della discussione, è stato modificato un aspetto, soprattutto per quanto riguarda le risorse per tale Agenzia, che sono carenti.
L'ordine del giorno in oggetto propone non solo di valorizzare l'indipendenza e l'autonomia tecnico-scientifica dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, ma anche di impegnare il Governo a garantire che l'Agenzia nazionale sia dotata dell'adeguata autonomia e delle adeguate risorse finanziarie, che permettano all'Agenzia stessa il raggiungimento degli obiettivi che il provvedimento le attribuisce.

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PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-ter-C/4.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Di Biagio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Aracu n. 9/1441-ter-C/1, purché la prima parte del dispositivo venga riformulata premettendo alle parole: «ad adottare», le parole: «compatibilmente con le prioritarie esigenze di finanza pubblica» ed espungendo, altresì, le parole: «anche attraverso provvedimenti legislativi».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/1441-ter-C/2 e Burtone n. 9/1441-ter-C/3.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/1441-ter-C/4, purché il dispositivo sia riformulato in modo da escludere il riferimento normativo all'articolo 33, risultando, pertanto, nel seguente modo: «impegna il Governo ad evitare che il provvedimento produca un vantaggio esclusivo a favore di...» e proseguendo, poi, come nel testo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cosenza n. 9/1441-ter-C/5, a condizione che il secondo e il terzo capoverso della premessa siano espunti e che il dispositivo sia così modificato: «impegna il Governo, nel rispetto della normativa comunitaria, a valutare l'ipotesi di un ulteriore intervento normativo volto a creare - in particolare nei settori produttivi italiani più colpiti della contraffazione: l'agroalimentare, il tessile e l'industria dei giocattoli - un quadro di norme certe sui temi dell'etichettatura, della tracciabilità della filiera produttiva dei prodotti e della piena informazione ai consumatori».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Caparini n. 9/1441-ter-C/6, mentre accetta l'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/1441-ter-C/7, purché il dispositivo sia così riformulato: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare in tempi brevi provvedimenti idonei a neutralizzare almeno alcune delle rigidità di Basilea 2; a valutare l'opportunità di promuovere una politica monetaria...», proseguendo poi come nel testo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Stucchi n. 9/1441-ter-C/8, mentre invita al ritiro dell'ordine del giorno Contento n. 9/1441-ter-C/9, altrimenti il parere è contrario.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cenni n. 9/1441-ter-C/10, mentre non accetta gli ordini del giorno Bonino n. 9/1441-ter-C/11 e Rondini n. 9/1441-ter-C/12.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Allasia n. 9/1441-ter-C/13, purché venga riformulato eliminando il riferimento alla Società consortile, che rende più difficile le future opportune intese fra ACCREDIA e COPA.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Torazzi n. 9/1441-ter-C/14, a condizione che il dispositivo venga riformulato come segue: «a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative, al fine di contemperare le esigenze proprietarie con le finalità di risparmio energetico, nell'ottica di semplificazione delle procedure vigenti».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lo Presti n. 9/1441-ter-C-15, purché venga riformulato espungendo il terzo capoverso della premessa.
L'ordine del giorno De Micheli n. 9/1441-ter-C/16 si può considerare assorbito dall'ordine del giorno Contento n. 9/1441-ter-C/9.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Porfidia n. 9/1441-ter-C/17, a condizione che sia riformulato espungendo il decimo capoverso della premessa e premettendo, nella parte del dispositivo, a ciascun capoverso le seguenti parole: «compatibilmente con le prioritarie esigenze di finanza pubblica».

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PRESIDENTE. Chiedo scusa, signor sottosegretario, le chiedo di fare un passo indietro. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno De Micheli n. 9/1441-ter-C/16? Lei ha dichiarato che è assorbito dall'ordine del giorno Contento n. 9/1441-ter-C/9, ma deve esprimere comunque il parere.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno De Micheli n. 9/1441-ter-C/16, altrimenti il parere è contrario.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Landolfi n. 9/1441-ter-C/18 a condizione che il dispositivo sia così riformulato: «a monitorare annualmente il costo delle polizze assicurative, a far data dal periodo precedente all'entrata in vigore della disposizione in esame».
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Pedoto n. 9/1441-ter-C/19, Livia Turco n. 9/1441-ter-C/20 e Miotto n. 9/1441-ter-C/21, nonché l'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/1441-ter-C/22 purché riformulato nel senso di espungere dal dispositivo la parola: «tempestive».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Codurelli n. 9/1441-ter-C/23, Margiotta n. 9/1441-ter-C/24 e Bratti n. 9/1441-ter-C/25, mentre accetta gli ordini del giorno Fava n. 9/1441-ter-C/27 e Biasotti n. 9/1441-ter-C/28.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Piffari n. 9/1441-ter-C/29 e Favia n. 9/1441-ter-C/30, mentre accetta l'ordine del giorno Cimadoro n. 9/1441-ter-C/31 purché, nella premessa, il primo capoverso sia riformulato come segue: «gli articoli 25, 26 e 29 del disegno di legge in esame sanciscono, dopo oltre venti anni dal referendum del 1987, la scelta di riaprire la stagione del nucleare nel nostro Paese» e purché sia espunto il secondo capoverso.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Borghesi n. 9/1441-ter-C/32, Paladini n. 9/1441-ter-C/33, Zazzera n. 9/1441-ter-C/34 e Misiti n. 9/1441-ter-C/35, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Garagnani n. 9/1441-ter-C/36, purché riformulato nel senso di sostituire, nel dispositivo, la parola «ad» con le seguenti: «a valutare la possibilità di introdurre».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Sanga n. 9/1441-ter-C/37 e Libè n. 9/1441-ter-C/38.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Ruggeri n. 9/1441-ter-C/39 è stato ritirato.

STEFANO SAGLIA. Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Poli n. 9/1441-ter-C/40, mentre accetta l'ordine del giorno Galletti n. 9/1441-ter-C/41 a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di premettere le seguenti parole: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Compagnon n. 9/1441-ter-C/42, mentre accetta l'ordine del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/1441-ter-C/43.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Servodio n. 9/1441-ter-C/44, Zamparutti n. 9/1441-ter-C/45 e Marco Carra n. 9/1441-ter-C/46.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mario Pepe (PDL) n. 9/1441-ter-C/47 a condizione che il dispositivo venga riformulato premettendo le parole: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Oliverio n. 9/1441-ter-C/48, mentre accetta l'ordine del giorno Scarpetti n. 9/1441-ter-C/49 a condizione che il dispositivo venga riformulato premettendo le parole: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Quartiani n. 9/1441-ter-C/50, mentre accetta gli ordini del giorno Federico Testa n. 9/1441-ter-C/51 e Zunino n. 9/1441-ter-C/52.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Fluvi n. 9/1441-ter-C/53 ed accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Boccia n. 9/1441-ter-C/54 e Motta n. 9/1441-ter-C/55. Pag. 85
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Mastromauro n. 9/1441-ter-C/56, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Marantelli n. 9/1441-ter-C/57 e accetta l'ordine del giorno Ginoble n. 9/1441-ter-C/58 a condizione che, nel dispositivo dopo le parole: «impegna il Governo a», le parole «a prevedere» siano sostituite dalle seguenti: «valutare la possibilità di prevedere».

PRESIDENTE. Ricordo che gli ordini del giorno Braga n. 9/1441-ter-C/59 e Realacci n. 9/1441-ter-C/60 sono stati ritirati.

STEFANO SAGLIA. Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Froner n. 9/1441-ter-C/61 e Vico n. 9/1441-ter-C/62, mentre non accetta l'ordine del giorno Benamati n. 9/1441-ter-C/63.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lulli n. 9/1441-ter-C/64 a condizione che venga riformulato l'ultimo capoverso del dispositivo premettendo le parole: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Calearo Ciman n. 9/1441-ter-C/65, mentre accetta l'ordine del giorno Marchioni n. 9/1441-ter-C/66, a condizione che venga riformulato espungendo nel dispositivo le parole da «con particolare riferimento alla creazione», fino alla fine del capoverso così che il dispositivo risulti nella maniera seguente: «nell'ambito delle disposizioni per l'operatività delle reti di imprese a predisporre d'intesa con le regioni un piano di sviluppo delle reti di imprese turistiche».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Ferranti n. 9/1441-ter-C/67.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lo Monte n. 9/1441-ter-C/68, purché riformulato premettendo nel dispositivo le parole: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica» ed eliminando il riferimento temporale, sopprimendo le parole: «entro 3 mesi».
Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli ordini del giorno Iannaccone n. 9/1441-ter-C/69 e Belcastro n. 9/1441-ter-C/70. Il Governo accetta l'ordine del giorno Commercio n. 9/1441-ter-C/71, mentre non accetta l'ordine del giorno Bobba n. 9/1441-ter-C/72. Il Governo accetta gli ordini del giorno Albonetti n. 9/1441-ter-C/73, Occhiuto n. 9/1441-ter-C/74, Mariani n. 9/1441-ter-C/75 e Pili n. 9/1441-ter-C/76.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Palomba n. 9/1441-ter-C/77, purché riformulato eliminando nel dispositivo le parole: «e comunicandoli informalmente», perché il Governo non può comunicare informalmente quanto è negli atti ufficiali, e le parole: «in bozza».
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno De Pasquale n. 9/1441-ter-C/78 e Sani n. 9/1441-ter-C/79, mentre accetta l'ordine del giorno Nola n. 9/1441-ter-C/80, purché riformulato sostituendo nel dispositivo le parole: «ad intervenire», con le seguenti: «a valutare l'opportunità di intervenire».
Il Governo accetta, infine, gli ordini del giorno Ciccanti n. 9/1441-ter-C/81 e Realacci n. 9/1441-ter-C/82.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse, sospendo l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani dopo lo svolgimento dell'informativa urgente sul disastro ferroviario presso la stazione di Viareggio.
L'esame degli altri argomenti, con votazioni, iscritti all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviato alla seduta di domani.
Sospendo brevemente la seduta, che riprenderà con la discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di contrasto alla pirateria.

La seduta, sospesa alle 19,30, è ripresa alle 19,40.

Su un lutto del deputato Mario Lovelli.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Mario Lovelli è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre. Pag. 86
Al collega la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Annunzio della nomina di Viceministri.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data odierna, la seguente lettera: «Onorevole Presidente, informo la Signoria Vostra che con decreti del Presidente della Repubblica in data odierna, adottati su mia proposta, previa approvazione da parte del Consiglio dei ministri, a norma dell'articolo 10, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, delle deleghe di funzioni conferite dal Ministro dello sviluppo economico, è stato attribuito il titolo di Viceministro ai sottosegretari di Stato presso il medesimo Dicastero, onorevole dottor Adolfo Urso e onorevole Paolo Romani. Cordialmente, Silvio Berlusconi».

Sull'ordine dei lavori (ore 19,41).

ELISABETTA RAMPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, in attesa che domani il Governo riferisca al Parlamento sul tragico incidente ferroviario di Viareggio, desidero svolgere alcune considerazioni.
Naturalmente desidero esprimere i più sinceri sentimenti di cordoglio per le vittime del tragico incidente ferroviario avvenuto a Viareggio la scorsa notte, unitamente alla solidarietà e alla vicinanza per tutte le persone coinvolte. È inoltre doveroso ringraziare per il lavoro svolto i vigili del fuoco, le forze dell'ordine, i ferrovieri, i cittadini e tutti coloro che sono intervenuti prestando i primi soccorsi in un momento tanto drammatico.
Nell'attesa che le inchieste in corso forniscano ulteriori elementi di valutazione, mi preme far presente che la liberalizzazione del sistema ferroviario europeo senza regole e senza controlli reali, ovvero controlli certi ed efficaci sia sul fattore lavoro sia sul materiale rotabile, comporta un forte rischio di immissione, sulle linee ferroviarie, di materiale rotabile non in perfette condizioni, con possibili conseguenze disastrose, signor Presidente, per la sicurezza dei mezzi e di tutti i cittadini, perché sono ormai troppi gli incidenti.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ELISABETTA RAMPI. A proposito della sicurezza, l'abbiamo così delegata ai singoli operatori in Europa e alla neonata Agenzia, che opera controlli purtroppo quasi esclusivamente burocratici. Vorrei dire, signor Presidente, che è importante invertire questa tendenza, istituire controlli reali, una programmazione importante sulla manutenzione ordinaria e straordinaria.

Discussione del disegno di legge: conversione in legge del decreto-legge 15 giugno 2009, n. 61, recante disposizioni urgenti in materia di contrasto alla pirateria (A.C. 2511) (ore 19,43).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2511)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che le Commissioni II (Giustizia) e III (Affari esteri) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
La relatrice per la Commissione Giustizia, onorevole Mariarosaria Rossi, ha facoltà di svolgere la relazione.

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MARIAROSARIA ROSSI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, il relatore per la III Commissione illustrerà gli aspetti di politica internazionale connessi alla tematica nella quale interviene il decreto-legge in esame; quale relatrice per la II Commissione, mi soffermerò sul contenuto specifico delle disposizioni del decreto-legge, le quali hanno natura processuale penale attinente alla competenza territoriale.
In primo luogo, vorrei ricordare che le Commissioni non hanno mutato il testo originario del decreto-legge: come vedremo, l'unico emendamento presentato è stato ritirato su richiesta dei relatori, in quanto, come è stato sottolineato dal rappresentante del Governo nel corso della seduta in sede referente, potrebbe essere superfluo, esplicitando una regola desumibile dai principi generali.
Passo ora ad illustrare il contenuto del decreto-legge. L'articolo 1 modifica l'articolo 5 del decreto-legge n. 209 del 2008, convertito dalla legge n. 12 del 2009, recante la proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali, attraverso la novella del comma 4 e l'introduzione dei commi aggiuntivi 6-bis e 6-ter. Questi attengono alla competenza territoriale per i reati di pirateria, e di quelli connessi che vengono accertati nel corso della missione EUNAVFOR-Atalanta al largo della Somalia.
In base all'azione comune 2008/851/PESC del Consiglio dell'Unione europea del 10 novembre 2008, sulla base dell'accettazione da parte della Somalia dell'esercizio della giurisdizione ad opera degli Stati membri e degli Stati terzi, e dell'articolo 105 della Convenzione ONU sul diritto del mare per l'eventuale esercizio di azioni giudiziarie da parte degli stati competenti, i militari della missione Atalanta possono arrestare, fermare e trasferire le persone che hanno commesso o si sospetta abbiano commesso atti di pirateria o rapine a mano armata nelle zone in cui essa è presente, nonché sequestrare le navi di pirati o rapinatori o le navi catturate a seguito di un atto di pirateria o di rapina a mano armata e che sono sotto il controllo di pirati, nonché requisire i beni che si trovano a bordo.
L'articolo 5, comma 4, del decreto-legge n. 209, che il decreto in esame intende modificare, attribuisce al tribunale ordinario di Roma la competenza territoriale sui reati di pirateria previsti dagli articoli 1135 e 1136 del Codice della navigazione e per quelli ad essi connessi, inclusi i reati a danno dello Stato o di cittadini italiani che partecipano alla operazione militare Atalanta, se i medesimi reati siano commessi in alto mare o in acque territoriali straniere e siano accertati durante la missione in questione. La medesima disposizione richiama inoltre l'applicabilità della legge italiana ai sensi dell'articolo 7 del codice penale.
La modifica all'articolo 5, comma 4, del decreto-legge n. 209 (articolo 1, comma 1, lettera a)), è volta a limitare la giurisdizione italiana ai reati di pirateria commessi, in alto mare o in acque territoriali altrui, a danno dello Stato o di cittadini e beni italiani, nonché a precisare che tali reati devono essere accertati nelle aree di svolgimento della missione Atalanta.
La relazione illustrativa spiega la modifica in considerazione della decisione 2009/293/PESC con cui è stato approvato lo scambio di lettere tra la UE ed il Governo keniano sulle condizioni di trasferimento in Kenya delle persone sospettate di pirateria al largo della Somalia.
Sono quindi aggiunte al predetto articolo 5 due nuove disposizioni: i commi 6-bis e 6-ter. Il nuovo comma 6-bis prevede che, fuori dell'ipotesi di giurisdizione italiana di cui al nuovo comma 4, ai fini della individuazione della giurisdizione, sono applicate le norme contenute negli accordi internazionali di cui l'Italia è parte; così com'è formulata, la disposizione sembra avere portata generale, non limitata quindi alla missione Atalanta. Sono inoltre autorizzati l'arresto, il fermo, il trasferimento dei «pirati» (o dei sospettati di pirateria), il sequestro delle loro navi o delle navi catturate, il sequestro dei beni rinvenuti a bordo (misure previste dall'articolo 2, lett. e) dell'azione comune Pag. 882008/851/PESC) nonché la detenzione a bordo della nave militare di tali persone «per il tempo strettamente necessario al trasferimento» nel Paese titolare della giurisdizione. La disposizione precisa che le stesse misure sono adottabili in quanto previste da accordi internazionali sulla pirateria di cui è parte il nostro Paese. Il comma 6-ter reca, infine, una disposizione transitoria secondo cui le nuove norme sono applicabili immediatamente agli eventuali procedimenti pendenti.
Come si è detto, nel corso dell'esame in sede referente è stato presentato un emendamento che poi è stato ritirato su richiesta dei relatori per affrontare la questione posta in occasione dell'esame da parte dell'Assemblea. Si tratta in particolare dell'emendamento Ferranti 1.1 volto a specificare che la competenza del giudice italiano è fatta salva sempre e comunque nel caso in cui il soggetto che abbia commesso atti di pirateria sia cittadino italiano. Si tratta di un principio del tutto condivisibile, che non si è ritenuto di inserire nel testo del decreto-legge in quanto sarebbe sancito dal codice penale (in particolare all'articolo 9).
Anche alla luce di un approfondimento di tale questione, appare opportuno non modificare la scelta compiuta dalle Commissioni di merito di non modificare il decreto-legge. La questione sarà comunque affrontata domani nel corso della riunione del Comitato dei nove, esaminando l'emendamento che nel frattempo l'onorevole Ferranti ha presentato anche in Assemblea.

PRESIDENTE. Il relatore per la Commissione Affari Esteri, onorevole Maran, ha facoltà di svolgere la relazione.

ALESSANDRO MARAN, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, la pirateria si configura come un crimine internazionale che rientra fra i cosiddetti treaty crimes, cioè fra i comportamenti che la comunità internazionale percepisce come reati, e che sono classificati alla stregua di crimini, attraverso appositi trattati. In particolare, la tradizionale posizione di intolleranza degli Stati sovrani verso i pirati ha costituito spesso almeno formalmente un elemento di concordanza internazionale e di intesa, tanto che la pirateria risulta essere il più antico illecito classificato tra le ipotesi dei cosiddetti crimina iuris gentium. La pirateria è oggi dettagliatamente qualificata dalla Convenzione delle Nazioni unite del 1982 firmata a Montego Bay, agli articoli 100 e seguenti, che riproducono, salvo alcune varianti, gli articoli 14 e seguenti della Convenzione di Ginevra del 1958.
Ai sensi dell'articolo 15 della Convenzione di Ginevra e dell'articolo 101 della Convenzione di Montego Bay si definisce pirateria ogni atto di violenza illegittimo di detenzione e ogni depredazione commessi dall'equipaggio o dai passeggeri di una nave o di un aeromobile privati, a scopo personale, e a danno: a) in alto mare, di un'altra nave, altro aeromobile, o di persone o beni a bordo di questi; b) in luoghi non sottoposti alla giurisdizione di uno Stato, d'una nave, o di un aeromobile, o di persone o beni; inoltre, la partecipazione volontaria all'impiego di una nave o di un aeromobile, svolta con piena conoscenza dei fatti che conferiscono a detta nave o detto aeromobile l'attributo di pirata; e ancora, l'istigazione a commettere gli atti definiti ai numeri 1 e 2 come anche la facilitazione intenzionale degli stessi.
È importante sottolineare che ancora oggi la repressione dei crimini internazionali rimane affidata principalmente agli Stati. Inoltre, per effetto della Convenzione di Roma del 10 marzo 1988 per la repressione di reati diretti contro la sicurezza della navigazione marittima, la stessa disciplina applicata agli atti di pirateria contro le navi viene estesa anche alle attività criminose commesse sulle piattaforme fisse in permanenza sul fondo del mare.
Per quanto attiene alla missione Atalanta, ricordo che è stata istituita con l'azione comune 2008/851/PESC del Consiglio dell'Unione europea del 10 novembre 2008. L'operazione militare è condotta a sostegno delle risoluzioni nn. 1814, 1816 e 1838 del 2008 del Consiglio di sicurezza Pag. 89delle Nazioni Unite in modo conforme all'azione autorizzata in caso di prateria dagli articoli 100 e seguenti della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, che considerano la pirateria un crimine e incoraggiano gli Stati ad agire con determinazione nelle acque internazionali per reprimere il fenomeno.
In base alla citata azione comune 2008/851/PESC, sulla base dell'accettazione da parte della Somalia dell'esercizio della giurisdizione ad opera degli Stati membri o degli Stati terzi, da un lato, e dell'articolo 105 della Convenzione ONU sul diritto del mare, per l'eventuale esercizio di azioni giudiziarie da parte degli Stati competenti, i militari della missione Atalanta possono arrestare, fermare e trasferire le persone che hanno commesso o che si sospetta abbiano commesso atti di pirateria o rapine a mano armata nelle zone in cui essa è presente e sequestrare le navi di pirati o di rapinatori o le navi catturate a seguito di un atto di pirateria o di rapina a mano armata e che sono sotto il controllo dei pirati, nonché requisire i beni che si trovano a bordo.
Segnalo inoltre che il Consiglio dell'Unione europea del 15 giugno scorso ha deciso di estendere di un anno - cioè, fino al 13 dicembre 2010 - la durata della missione Atalanta, avendo riconosciuto l'efficacia della sua azione contro gli atti di pirateria al largo della costa somala e la perdurante minaccia da essi rappresentata anche oltre la data del 13 dicembre del 2009.
La relazione precisa inoltre che il provvedimento al nostro esame è stato adottato a seguito della decisione 2009/293/PESC, con cui è stato approvato lo scambio di lettere tra l'Unione europea e il Governo keniano sulle condizioni di trasferimento in Kenia delle persone sospettate di pirateria al largo della Somalia (a sua volta diretta a dare attuazione all'articolo 12 dell'azione comune 2008/851/PESC).
Questa decisione consente di dare attuazione all'articolo 12 dell'azione comune 2008/851/PESC, che prevede il trasferimento delle persone che hanno commesso o sono sospettate di aver commesso atti di pirateria, nonché dei beni che sono serviti a compiere tali atti, alle autorità competenti dello Stato membro o dello Stato terzo che ha partecipato all'operazione del quale la nave che ha effettuato la cattura batte bandiera o, se tale Stato non può o non intende esercitare la propria giurisdizione, a uno Stato membro o a qualsiasi Stato terzo che desideri esercitarla nei confronti di tali persone e beni.
Le premesse del decreto-legge al nostro esame richiamano inoltre la decisione 2009/88/PESC, relativa alla conclusione dell'Accordo tra l'Unione europea e la Repubblica di Gibuti sullo status delle forze dirette dall'Unione europea nella Repubblica di Gibuti nel quadro dell'operazione Atalanta.
L'Accordo è stato concluso a seguito della comunicazione da parte del Governo di Gibuti del proprio accordo su uno schieramento della forza europea nel proprio territorio e l'intenzione di concludere in questo senso un accordo sullo status delle forze.
La natura del provvedimento è intesa a dare concreta applicazione sul versante penale agli obiettivi posti dalla missione internazionale Atalanta. Aggiungo soltanto in via di ipotesi, a memoria, che si potrebbe anche valutare l'opportunità di procedere ad un accordo bilaterale con la Repubblica del Kenya, seguendo in ciò l'esempio già compiuto dal Regno Unito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
È iscritto a parlare l'onorevole Corsini. Ne ha facoltà.

PAOLO CORSINI. Signor Presidente, visti i rapporti di amicizia dei quali le mi onora, potrei esordire con una battuta: parlando di pirateria, sono estremamente compiaciuto di chiamarmi Corsini e non Corsaro, come l'amico onorevole collega...
Al di là delle battute, non intendo ripercorrere il complesso degli articoli che definiscono questo provvedimento, che Pag. 90raccoglie il parere favorevole mio e del gruppo che rappresento, perché credo che i relatori abbiano già esposto con dovizia di particolari e con i dovuti approfondimenti la materia che ci troviamo a trattare. Voglio semplicemente sottolineare due aspetti che a nostro avviso sembrano critici e sui quali riteniamo sarebbe opportuno lavorare (ribadisco: nel segno di un riconoscimento positivo dell'iniziativa di questo testo normativo).
Siamo di fronte ad un fenomeno di stringente e preoccupante attualità. Questa mattina, in Commissione affari esteri, grazie all'audizione di esponenti della marina, di studiosi di diritto internazionale e di osservatori del fenomeno, abbiamo cercato di scavare e di indagare questa problematica nei suoi molteplici aspetti.
Signor Presidente, vorrei richiamare la sua attenzione e quella dei colleghi su alcuni punti. Noi, oltre ad un emendamento che credo sia stato già presentato all'Assemblea, ci ripromettiamo di presentare un ordine del giorno in relazione al fatto che il Governo del Kenya, con lo scambio di lettere con l'Unione europea a cui facevano riferimento anche coloro che mi hanno preceduto, si era impegnato ad assicurare precise garanzie riguardo il trattamento delle persone che gli vengono consegnate dai responsabili della missione Atalanta e sul procedimento giurisdizionale a cui le stesse saranno sottoposte. Tali garanzie minime, conformemente al diritto internazionale applicabile (in particolare, al diritto internazionale umanitario) devono assicurare che nessuno sia sottoposto alla pena di morte, alla tortura o a qualsiasi altro trattamento crudele, inumano o degradante, e che sia garantita la possibilità per le agenzie umanitarie nazionali e internazionali di visitare, su loro richiesta, le persone trasferite.
Proprio questa mattina emergeva, peraltro, la necessità di interventi sul mare, dal mare e in terra per prevenire e arginare il fenomeno, che desta preoccupazione. Recentemente abbiamo assistito ad un fenomeno di pirateria (io non sono un giurista e, quindi, non sono in grado di etichettare con assoluta precisione quanto avvenuto) anche nel golfo di Napoli; si è trattato di un attacco al di fuori di qualsiasi norma di legalità.
In relazione al tema che ho richiamato, mancano in tale scambio di Lettere, alcune disposizioni che, a nostro avviso, dovrebbero essere atte a garantire un'effettiva applicazione delle misure, con particolare riguardo alla previsione di disposizioni più stringenti in tema di controversie e di norme attuative. In effetti, la risoluzione di eventuali controversie viene affidata esclusivamente alla via diplomatica e ciò potrebbe non essere sufficiente in vista di eventuali mancati adempimenti o adempimenti non conformi alla decisione assunta, mentre le decisioni attuative sono demandate ad una futura ed incerta regolamentazione concordata dalle parti. Ciò rileva in quanto esse ineriscono a questioni particolarmente importanti come, ad esempio, l'individuazione delle competenti autorità del Kenya a cui Eunavfor potrà trasferire le persone e identificare i luoghi di detenzione.
Da un lato, quindi, siamo interessati alla tutela e al mantenimento di una soglia umanitaria, di garanzia e di legalità, dall'altra siamo interessati a una sanzione che sia assolutamente effettiva, a un meccanismo sanzionatorio che non lasci spazio a controversie e possa assegnare alle giustizia i responsabili di atti criminali o di infrazioni della legalità.
Infine vi è l'ultimo problema. L'ordinamento del Kenya prevede, almeno formalmente, la pena di morte, e in occasione della presentazione di una mozione per la sua abolizione nell'agosto del 2007 il Congresso keniota la respinse a grande maggioranza. Tuttavia la pena capitale è attualmente disapplicata, e lo stesso Governo del Kenya si è impegnato a non applicarla, commutandola ove prevista in un'adeguata pena detentiva. Ebbene, il nostro Paese non solo non ammette la pena di morte in ogni sua forma e in ogni circostanza, ma si è particolarmente distinto in questi ultimi anni per essere stato tra i promotori della campagna per la moratoria universale delle esecuzioni capitali, favorendo in maniera diretta il Pag. 91raggiungimento dell'importante risultato dell'approvazione della risoluzione sulla moratoria della pena di morte approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre del 2007. Del resto di questa disposizione del nostro Paese si è avuta una conferma anche in questa Aula, perché insieme abbiamo approvato norme e provvedimenti che vanno in questa direzione (con una sostanziale unanimità da parte di questa Assemblea). Per cui, per concludere l'intervento, sostanzialmente da parte nostra - è quanto ci interessa - verrà formalizzata una sollecitazione nei confronti del Governo in modo che si attivi in sede di Consiglio dell'Unione europea al fine di prevedere intese tra l'Unione europea e il Kenya per la costituzione di comitati paritetici con la specifica finalità di assicurare procedure di arbitrato e di conciliazione capaci di risolvere l'emergere di eventuali controversie in sede di attuazione delle disposizioni che ineriscono il trasferimento oggetto dello scambio di lettere tra le parti. E ancora - concludo - intendiamo sollecitare il Governo a farsi promotore in sede europea circa la necessità di mantenere alta la vigilanza al riguardo dell'effettiva applicazione delle tutele inerenti il trattamento delle persone trasferite improntate al rispetto da parte del Kenya dei diritti umani e delle regole democratiche, peraltro contenute nella decisione 2009/293/PESC del Consiglio dell'Unione europea, con particolare attenzione a che venga rispettato il divieto della pena di morte: quindi insieme legalità e legittimità concreta ed effettiva della sanzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, farò un ragionamento molto rapido. Intanto devo dare atto ai relatori del loro lavoro (e anche ai colleghi delle Commissioni). Il mio ragionamento si articola e va in questa direzione. Non vi è dubbio che noi siamo in presenza di un provvedimento d'urgenza doveroso, che segue la decisione 2009/293/PESC del Consiglio dell'Unione europea che ha approvato lo scambio di lettere tra l'Unione europea e il Governo del Kenya, come è stato qui ricordato.
Voglio ovviamente ricordare il decreto-legge n. 209 del 2008 che istituisce questa missione Atalanta che è volta soprattutto a contrastare questi fatti criminosi che avvengono in mare. In tale contesto vi è il rispetto delle risoluzioni delle Nazione Unite. Intanto esprimo la mia prima riflessione. Certamente vi è una presa di coscienza a livello internazionale ed a livello di Unione europea, e una presa d'atto di una situazione non più sostenibile da parte del nostro Paese e da parte dei Paesi dell'Unione europea. Voglio ricordare ancora che questo provvedimento agisce sull'articolo 5 del decreto-legge n. 209 del 2008, e quindi si tratta di un adeguamento rispetto agli accordi intercorsi tra l'Unione europea e la Repubblica del Kenya.
Tuttavia è doverosa una riflessione: certamente operiamo per quanto riguarda un'area giuridica e, quindi, per il superamento dell'articolo 5 del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, com'era inizialmente, quando prevedeva semplicemente che alcuni reati fossero regolati e sanzionati dalla giurisdizione italiana. Pertanto, si va oltre per quanto riguarda la consegna dei pirati e dei beni e, quindi, anche la presenza e il ruolo dei Paesi membri. Tuttavia, una riflessione che voglio esprimere ad alta voce è la seguente: al di là delle garanzie umanitarie - ho seguito anche l'intervento dell'onorevole Corsini - questa missione sta operando ed è efficace anche nel contrasto reale a questi fatti criminosi, considerati giustamente un crimen gentium? Ritengo che tale riflessione debba essere sottolineata ulteriormente in occasione del provvedimento d'urgenza in esame. Sempre più si sta verificando un ampliamento a dismisura di questi fatti e certamente la navigazione marittima diventa sempre più insicura. C'è una «voce in bilancio» della criminalità organizzata Pag. 92che è sicuramente molto sostanziosa e che dà una prospettiva inquietante anche per quanto riguarda il futuro.
Si è parlato moltissimo di come mobilitare le nostre Forze armate per quanto riguarda il mare e per quanto riguarda le forze di terra, al fine di un contrasto sempre più stringente ed adeguato alla necessità di oggi.
Per dire il vero, signor Presidente, certamente non abbiamo niente da eccepire per quanto riguarda questo provvedimento, tuttavia percepisco delle difficoltà illustrative e soprattutto una difficoltà anche da parte del Governo di cogliere il senso e il significato di un impegno corale da parte dell'Unione europea, anche dopo lo scambio di lettere tra questa e il Kenya.
Tutto questo, tuttavia, mi fa pensare ad una situazione di staticità. Certo chi è detenuto o trasferito in Kenia deve essere trattato secondo i principi di umanità, ma questo non è un aspetto esaustivo: lo è capire come si debba agire per colpire profondamente questo fenomeno che, come dicevo poc'anzi, non tende certamente a diminuire, ma si allarga sempre più a dismisura.
Vorrei ricordare, signor Presidente, che anche sotto questo profilo vi sono riferimenti analogici ad esercizi commerciali di alcune regioni meridionali, che sono falcidiati e soprattutto colpiti dall'estorsione e dalla criminalità organizzata.
La realtà della navigazione marittima è colpita da un'azione criminale a largo raggio e dovremmo capire da dove partono queste navi, quali sono le organizzazioni che stanno dietro al fenomeno: infatti esistono organizzazioni internazionali molto robuste.
Stiamo parlando di una missione deliberata nel 2008 e di un accordo intervenuto con la Repubblica del Kenya, ma non abbiamo ben preciso il quadro puntuale su quanto bisogna fare per scardinare il fenomeno e colpirlo alla base. Si è discusso moltissimo su come impiegare le navi, se devono essere statiche, come dicevo poc'anzi, e se si debba aspettare che si verifichi il fenomeno, ma tutto il provvedimento, anche quello del 2008, sembra che sia colpito da questa staticità e da queste immobilità, quando, se vogliamo rimanere in sintonia con lo spirito della risoluzione dell'ONU, dovremmo pensare di agire anche attraverso un'azione molto più complessiva, molto più completa, molto più stringente sul piano dell'intelligence e attribuire qualche elemento in più nelle regole di ingaggio, soprattutto qualche possibilità in più di intervento, non soltanto alle nostre navi, ma alla presenza e alla partecipazione alla missione Atalanta.
Al di là di ciò, signor Presidente, in questa fase stiamo semplicemente tentando di adeguare queste norme per quanto riguarda le procedure ed il codice di procedura penale, cercando ovviamente di rifarsi anche al diritto internazionale in termini molto più adeguati e molto più opportuni, ma senza avere una visione complessiva e soprattutto una visione effettiva.
Signor Presidente, ritengo che questo dovrebbe essere il senso e il significato di un provvedimento. Mi rendo conto che adottiamo un decreto-legge perché dobbiamo rispettare alcuni passaggi, ma non vi è una visione adeguata e soprattutto idonea ad un fenomeno che è certamente inquietante e allarmante. Ciò senza considerare che è «grazie» a tale fenomeno, signor Presidente, che vi sono situazioni economiche che vanno sempre più a peggiorare, soprattutto mettendo in pericolo quei percorsi che invece dovrebbero essere favoriti, in un clima di collaborazione internazionale e sul piano anche di una proiezione di sviluppo complessivo.
Ritengo che questo sia il dato su cui si doveva concentrare la nostra attenzione. Al di là di ciò, siamo d'accordo con le misure umanitarie, con l'adeguamento, con i trasferimenti delle persone e dei beni e con tutto ciò che l'accordo in esame e questo scambio di Lettere comportano. Tuttavia, non abbiamo né una relazione né una visione concreta della situazione in questo specchio di mare (per usare un eufemismo). Al di là di ciò, vi è semplicemente un adempimento legislativo burocratico, senza avere la possibilità di Pag. 93individuare, anche da parte nostra, quali possano essere ulteriori passaggi che vadano al di là di quelli previsti dall'istituzione della missione Atalanta. Questo non si fa, signor Presidente, e ritengo che sia una lacuna, al di là di aver confezionato un provvedimento ineccepibile che ha adeguato la normativa sul piano del procedimento. Tuttavia, ritengo che qualcosa in più bisognava fare e bisognava dire.
Aspettiamo il Governo in fase di replica, se ci può dire qualcosa, anche perché il sottosegretario Craxi, nella sua replica nelle Commissioni riunite, ha fatto riferimento ad accordi internazionali e anche alla NATO. Certamente tutto ciò apre uno scenario diverso e nuovo. Se in Aula il sottosegretario Craxi potesse ulteriormente chiarire qual è il suo pensiero, qual è l'intendimento e qual è il progetto del Governo, ritengo che avremmo reso un buon servizio, non soltanto mettendo mano al perfezionismo procedurale, ma pensando anche ad un'azione efficace e di contrasto ad un fenomeno criminale che va sempre più ampliandosi.
Signor Presidente, ringrazio lei ed il Governo per l'attenzione - lo dico per essere cortesi - ma credo che queste siano le sollecitazioni che provengono a commento delle relazioni dei colleghi, che sono state certamente opportune, perfette e puntuali nella loro esposizione. Qualche passaggio in più deve farlo il Parlamento, ma sulla base anche di elementi e di dati che il Governo ci voglia fornire, anche possibilmente spiegando le sue intenzioni.
Siamo in una situazione di staticità e di immobilità rispetto ad un fenomeno che affrontiamo e intercettiamo quando si verifica, mentre oggi dovremmo agire in termini dinamici, finalizzati ovviamente a contrastarlo e a capire in quali realtà e in quali nazioni si sviluppa e quali sono le grandi organizzazioni internazionali che fanno leva su di esso. Ritengo che questo sia l'aspetto più importante e significativo.
Al di là di ciò, non vedo un grande respiro e non vedo una grande fantasia nemmeno nel provvedimento che stiamo per approvare.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare è l'onorevole Cassinelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO CASSINELLI. Signor Presidente, il gruppo del Popolo della Libertà non può che essere a favore del decreto-legge in esame, essendo volto a meglio specificare l'ambito della giurisdizione italiana in relazione agli atti di pirateria posti in essere al largo della Somalia ed accertati dalle autorità italiane nel corso della missione Eunafor Atalanta.
Il decreto-legge modifica le norme contenute nel provvedimento con cui sono state rifinanziate lo scorso dicembre le missioni italiane all'estero. Nella parte dedicata alla missione anti pirateria denominata Atalanta veniva specificato, infatti, che a processare i pirati catturati dalle navi militari italiane nel golfo di Aden sarebbe stata l'Italia, con una giurisdizione esclusiva da parte della procura di Roma e che gli arresti sarebbero stati convalidati attraverso un collegamento in videoconferenza.
Il Governo ha invece deciso di cambiare rotta e di far valere un'intesa stipulata lo scorso febbraio tra i Paesi membri dell'Unione europea ed il Kenya. Secondo questo Accordo i pirati, durante le operazioni di monitoraggio del golfo di Aden, saranno consegnati al Kenya, che provvederà processarli. A tutt'oggi sarebbero nove i pirati somali in stato di arresto sotto la giurisdizione italiana che dovevano essere trasferiti a Roma. In base a questo provvedimento immediatamente esecutivo questi ultimi sono stati trasferiti in Kenya.
Il Governo, quindi, è intervenuto su una delicata materia di diritto internazionale ed ha attuato quanto previsto da un'intesa tra gli Stati membri dell'Unione europea e il Kenya in fatto di giurisdizione sugli atti di pirateria nel golfo di Aden. In questo modo si realizza una recinzione della giurisdizione nel nostro Paese per quanto riguarda gli atti di pirateria in danno di beni e uomini.
Il decreto-legge in esame è comunque uno spunto anche per considerare la grave questione della pirateria in Somalia, che non può essere considerata assolutamente Pag. 94come un fatto sia pure grave, ma circoscritto ad un'area territoriale ben precisa e comunque assai lontana dall'Italia. Oltre 90 navi sono state attaccate lungo la costa somala solo quest'anno; 17 imbarcazioni sono rimaste nelle mani dei pirati e l'ammontare per i riscatti pagati si aggira intorno al milione di dollari.
Dal 2007 la pirateria in Somalia è aumentata del 200 per cento. Navi da guerra provenienti dagli Stati Uniti, dalla Cina, dalla Russia, dall'India e dell'Unione europea ormai pattugliano costantemente la costa della Somalia, uno dei Paesi più poveri al mondo e indipendente da meno di mezzo secolo, sconvolto da una guerra perpetua divisa tra i signori della guerra ed i militanti islamici. La pirateria è solo l'ultima manifestazione di questa situazione caotica e disperata. I pirati non sono semplici banditi, dicono gli esperti, ma sagaci opportunisti in uno degli angoli più confusi del mondo. Principalmente sono a servizio dei clan paramilitari che si contendono il controllo del Paese sin dal collasso del Governo di Siad Barre nel 1991.
Gran parte di questi pirati sembra avere come base di riferimento il Puntland, una regione nella parte nord del Paese che si è resa semiautonoma agli inizi degli anni Novanta. Un rapporto sulla diffusione delle armi nel Corno d'Africa ha messo in evidenza come si siano instaurati stretti rapporti con i molti ufficiali corrotti dal Governo locale. In questo modo le navi pirata utilizzano il porto di Eyl ed altri punti di approdo come base di partenza per le loro operazioni, nonché come attracco per le imbarcazioni straniere attaccate e sequestrate.
Inoltre, è diffuso il sospetto che vi siano informatori somali sparsi per il territorio del Kenya, dell'Arabia Saudita e lungo tutto il Golfo Persico pronti ad inviare continuamente notizie riguardo alle navi che sono transitate in queste zone e sono probabilmente dirette verso il Golfo di Aden.
Ma i pirati non sono gli unici sfruttatori di questa vulnerabilità e sono in parte il prodotto della negligenza mondiale. Da quando la guerra civile infatti ha battuto l'ultimo vero Governo nel 1991, i 3.300 chilometri di costa del Paese sono stati saccheggiati da imbarcazioni straniere. Un report delle Nazioni Unite del 2006 avvertiva che, in assenza di un'efficiente guardia costiera, la Somalia stava diventando un mercato libero per tutti: pescherecci d'altura battenti bandiera sudcoreana, giapponese o spagnola spesso hanno operato lungo la costa somala illegalmente o senza licenze, spesso vengono issate bandiere di convenienza delle Belize o del Bahrein per evadere la giustizia internazionale ed evitare le pesanti sanzioni previste dai loro Paesi di provenienza. Sempre secondo le Nazioni Unite, più o meno 300 milioni di dollari in pesca vengono saccheggiati ogni anno dalla zona costiera. Senza dubbio chi soffre di più della generale situazione del Paese e del problema della pirateria è, in particolare, la popolazione.
In Somalia i beni di prima necessità, come cibo e medicine diventano sempre più costosi, giorno dopo giorno. La pirateria cresce e con essa cresce la miseria nel Paese, ma diventa allo stesso tempo causa del suo aggravamento. Gran parte di quelli che vengono definiti pirati sono persone disperate, in cerca di fortuna arruolate nelle fazioni locali. D'altra parte, gli attacchi continui alle navi che si avvicinano alle coste creano grossi problemi al commercio e alle importazioni. La crescita della pirateria ha provocato un aumento sostanziale dei costi di spedizione ed ha costretto molte compagnie marittime ad evitare i porti somali.
La situazione del Paese, già precaria, si aggrava ancor di più in un circolo vizioso da cui è difficilmente prevedibile l'uscita. La NATO e le maggiori potenze mondiali - gli Stati uniti in primis - hanno schierato le loro navi per contrastare il fenomeno. L'obbiettivo è di creare un corridoio protetto dove le imbarcazioni di qualunque nazionalità possono passare in totale sicurezza. La pirateria si diffonde su scala sempre più larga e ormai conta oltre 1.200 uomini. La Somalia è un Paese dominato dalle armi, dove non ci sono regole e controlli. Questo vale soprattutto in mare. Pag. 95
La Somalia è Stato internazionalmente riconosciuto come Stato fallito dalle Nazioni Unite e si è trasformato in un ricettacolo di malvivenza. Oggi l'attenzione globale è puntata sulla pirateria, ma un domani le minacce potrebbero assumere altre forme. Il problema è strutturale, per cui la soluzione sarà raggiunta solo quando il Paese riuscirà finalmente a raggiungere una stabilità politica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, la fortuna di aver avuto dei così validi predecessori mi permette di esimermi dall'illustrare le varie problematiche che questo provvedimento presenta. Volevo dare uno spunto al Governo perché magari domani rispondesse a due miei dubbi. Il primo è che leggo che c'è una disposizione transitoria che stabilisce l'immediata applicazione delle nuove norme anche ai procedimenti eventualmente in corso. Questa cosa mi fa un po' paura, signor sottosegretario, perché vorrei che fosse chiaro se per procedimenti si intendono cause pendenti o che altra cosa. Anche perché, con la Costituzione, sono un fermo assertore dell'impossibilità dell'esistenza dei tribunali speciali. Tutti sappiamo che il tribunale speciale è quello che viene creato dopo la commissione del reato. Quindi, vorrei sapere se le disposizioni rispondono a questo principio.
Il secondo punto su cui mi piacerebbe avere dei chiarimenti è il fatto che l'azione penale - cioè la punizione - debba essere a richiesta del Ministro competente o, se ci sono dei militari, sentito il Ministro della difesa. Non ho ben chiaro con quale criterio ciò possa derogare al fatto che comunque dell'omicidio di un italiano commesso a San Marino - per dire uno Stato estero - si risponde davanti alla giustizia italiana. Anche su questo secondo punto mi piacerebbe ci fosse una chiarezza che mi pare doverosa per avere una completezza del sistema. A questo punto, concludo riprendendo ovviamente tutte le osservazioni che hanno fatto i relatori sperando di non avervi annoiato troppo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Touadi. Ne ha facoltà.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento in esame in quest'Aula oggi potrebbe sembrare davvero anacronistico perché affronta una tematica che ha abitato e che abita ancora il nostro immaginario collettivo nutrito da romanzi, film e racconti più o meno poetici o romantici sulla figura dei pirati. In questo caso, purtroppo di poetico e di romantico c'è ben poco. Stiamo parlando di un Paese - la Somalia - e di un'area del mondo segnati da eventi drammatici e sconvolgenti per la stabilità del mondo e il destino delle popolazioni martoriate da decenni di guerra, carestie e soprattutto da una totale frantumazione della struttura statale.
In Somalia, signor Presidente, non siamo in presenza di una statualità debole o fragile, siamo in presenza di una statualità totalmente assente, evaporata. Infatti, nel gergo degli studiosi di geopolitica il termine «somalizzazione» ha acquistato ormai i caratteri di un territorio senza più istituzioni formalmente costituite, con il Paese ormai in preda ai war lords, i signori della guerra, che controllano pezzi di territorio e lo sfruttano seguendo logiche di appartenenza clanica o neo-clanica.
Questo è il contesto che bisogna tener presente per comprendere ciò che sta accadendo nell'area e in Somalia, e che la comunità internazionale purtroppo non è riuscita a pacificare dopo il clamoroso fallimento dell'operazione Restore hope, nel 1992. Eppure quell'area è un'area vitale per il mondo, anche di fronte alle nuove minacce: minacce di penetrazione dell'integralismo islamico attraverso le corti islamiche, come abbiamo visto, ma anche minacce di instabilità del continente africano ma in generale nel mondo perché proprio in quell'area si sta sperimentando quello che un noto studioso di geopolitica ha chiamato la «geopolitica del cinismo», Pag. 96ossia questi conflitti dove gli attori non sono più gli Stati ma sono vari gruppi economici che si fanno la guerra attraverso i signori della guerra, i quali si sono ritagliati per sé il ruolo di intermediario di affari tra quei territori martoriati e gli interessi esterni.
Pertanto questa zona è entrata in una specie di caos che l'ha trasformata in una specie di pattumiera mondiale, zona di attività illecite; si evocava poc'anzi la pesca selvaggia, il fatto che in questo tratto di mare sono stati riversati rifiuti tossici che sono venuti a galla in occasione dell'ultimo tsunami che ha toccato anche la Somalia. È quindi importante e fondamentale che la comunità internazionale torni ad occuparsi di quell'area e della Somalia, anche se in modo parziale attraverso questo provvedimento di contrasto alla pirateria sperando, soprattutto dopo l'incontro importante di Roma promosso dal nostro Governo, che ci sia un approccio globale e complessivo alla questione somala e che il nostro Paese possa giocare un ruolo fondamentale.
Senza tornare alla filosofia di fondo e ai principi di questo importante provvedimento, cercherò di attenermi nella parte conclusiva agli aspetti prettamente giuridici che riguardano la nostra Commissione di merito, la Commissione giustizia. Con il decreto-legge in esame il Governo ha deciso di cambiare rotta, prevedendo la rinuncia della giurisdizione da parte dell'Italia nei confronti dei somali catturati dai militari italiani nel golfo di Aden, facendo valere un'intesa stipulata nello scorso febbraio tra i Paesi membri dell'Unione europea e il Kenya. Questo testo, questa lettera di accordo è già stata evocata dai colleghi e quindi non la approfondirò ulteriormente. È interessante sapere di questo importante accordo che potranno essere trasferite in Kenya, dove saranno processate, le persone sospettate di avere commesso atti di pirateria al largo della Somalia qualora lo Stato che ha operato la cattura non possa o non intenda esercitare la giurisdizione.
Per dare operatività ai nuovi accordi internazionali di cui l'Italia fa parte e recintare la nostra giurisdizione per quanto riguarda la pirateria in danno di beni e uomini, il decreto-legge in esame prevede all'articolo 1, comma 1, lettera a), la limitazione della giurisdizione italiana ai soli casi in cui i fatti siano commessi a danno dello Stato, di cittadini o di beni italiani in alto mare o in acque territoriali altrui e accertate nell'area in cui si svolge la missione Atalanta. Ciò mediante la modifica dell'articolo 5 del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 209 del 2008, concernente proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.
Sono stati toccati anche gli altri punti di merito della nostra Commissione. Ad esempio, l'articolo 5 del provvedimento in discussione, nella versione originaria, prevedeva che per tutti i reati commessi all'estero e puniti secondo la legge italiana, a norma dell'articolo 7 del codice penale, la competenza era sempre attribuita alla giurisdizione italiana e, in particolare, al tribunale di Roma; ora, invece, la giurisdizione italiana viene limitata alle sole ipotesi di reato commesse a danno dello Stato, o di cittadini, o beni italiani, in alto mare o in acque extraterritoriali, accertate nelle aree in cui si svolge la missione Atalanta.
Fuori dai casi di giurisdizione italiana, così come limitata delle modifiche di cui al comma 4 dell'articolo 5 del provvedimento in oggetto, si fa, quindi, rinvio alle disposizioni contenute negli accordi internazionali, in attuazione dell'azione comune del Consiglio, con particolare riferimento alle decisioni 2008/851/PESC e 2009/293/PESC.
Infine, con la disposizione transitoria, il presente decreto-legge prevede che sia data immediata applicazione alle nuove norme concernenti il trasferimento di persone sospettate di aver commesso atti di pirateria in base alle suddette azioni comuni del Consiglio, anche ai procedimenti in corso. Per concludere, signor Presidente, vorrei solo attirare la nostra e la vostra attenzione sul Kenya, che è il partner da noi scelto per l'azione di giudizio ed Pag. 97anche di detenzione di coloro che dovessero rendersi responsabili di atti di pirateria.
Il Governo del Kenya, in questo momento, conosce un'instabilità al vertice molto importante. Gli accordi che sono stati stipulati sotto la mediazione di Kofi Annan a marzo dell'anno scorso, e che hanno riguardato i due contendenti alla contesa elettorale di dicembre, hanno visto il Capo dello Stato rimanere tale, ma affiancato da un Primo ministro, che era il suo rivale. In questo momento, tale accordo è reso estremamente fragile. Quindi, stiamo affidando ad un Paese con questa instabilità politica, il compito di eseguire tali provvedimenti.
Ecco perché è importante - mi avvio alla conclusione - quella clausola, che ritengo essere troppo generica, che affida alla via diplomatica la risoluzione di eventuali contenziosi: siamo davvero al livello più basso del diritto internazionale. Si tratterebbe di individuare, all'interno della stessa Carta delle Nazioni Unite, i meccanismi di arbitrato che rendano più costringente al Governo del Kenya la garanzia e la tutela dei diritti dei detenuti. La nostra civiltà giuridica, infatti, non permette di estradare persone in un Paese dove possano subire trattamenti disumani o, addirittura, la tortura o la pena di morte.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo - AC. 2511)

PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori e il Governo rinunziano alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 1o luglio 2009, alle 9,15:

(ore 9,15 e ore 16)
1. - Informativa urgente del Governo sul tragico incidente ferroviario occorso presso la stazione di Viareggio.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (1441-ter-C).
- Relatore: Raisi.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Villecco Calipari ed altri n. 1-00182, Saltamartini ed altri n. 1-00193, Di Giuseppe ed altri n. 1-00194 e Capitanio Santolini ed altri n. 1-00195 concernenti iniziative per l'affermazione dei diritti delle donne e per la parità di genere in vista del prossimo vertice del G8.

4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 15 giugno 2009, n. 61, recante disposizioni urgenti in materia di contrasto alla pirateria (2511).
- Relatori: Mariarosaria Rossi, per la II Commissione; Maran, per la III Commissione.

5. - Seguito della discussione dei disegni di legge:
S. 1439 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo internazionale del 2006 sui legni tropicali, con Allegati, fatto a Ginevra il 27 gennaio 2006 (Approvato dal Senato) (2450).
- Relatore: Picchi.

Modifiche allo statuto del Fondo monetario internazionale adottate con le risoluzioni del Consiglio dei Governatori n. 63-2 del 28 aprile e n. 63-3 del 5 maggio 2008, nonché aumento della quota di partecipazione dell'Italia (2072).
- Relatore: Stefani.

Pag. 98

6. - Seguito della discussione delle mozioni Vico ed altri n. 1-00151, Cimadoro ed altri n. 1-00198, Vignali, Fava, Iannaccone ed altri n. 1-00199 e Pezzotta ed altri n. 1-00200 concernenti misure a favore del comparto siderurgico.

(ore 15)

7. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 20,30.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO FRANCO NARDUCCI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE N. 2072

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la crisi economico-finanziaria che si è manifestata con drammaticità negli ultimi mesi ha reso evidente l'esigenza di un'azione concertata degli Stati al fine di trovare soluzioni comuni e garantire una più efficace governance dell'economia mondiale. I vertici economici del G8 e del G20 degli ultimi due anni sottolineano con forza nei loro comunicati finali la necessità di intervenire con riforme strutturali delle istituzioni finanziarie internazionali e con misure macroeconomiche, rafforzando altresì la dotazione finanziaria del Fondo monetario internazionale e delle Banche di sviluppo multilaterali.
Il vertice del G20 del 2 aprile scorso a Londra ha affermato il principio della responsabilità intergenerazionale nel rilanciare la crescita globale secondo un preciso modello di «economia mondiale aperta, basata sui principi del mercato, regolazione effettiva e forti istituzioni globali».
Contestualmente sono state adottate due dichiarazioni, la prima finalizzata ad ampliare le risorse finanziarie del FMI e delle Multilateral Development Banks e a prevedere meccanismi agevolati di accesso al credito, e la seconda finalizzata a rafforzare il sistema finanziario internazionale mediante alcune riforme degli organismi internazionali di garanzia della stabilità finanziaria, delle regole e degli strumenti di vigilanza prudenziale degli istituti di credito, degli standards di valutazione degli strumenti finanziari e di controllo delle agenzie di rating.
Il successivo vertice del G7 finanziario del 24 aprile 2009 ha riaffermato l'impegno a «lavorare con i nostri partner internazionali per modernizzare la governance delle istituzioni finanziarie mondiali, al fine di rafforzare la loro pertinenza, l'efficacia e la legittimità». In tale prospettiva assume un'importanza fondamentale il nuovo compito di allarme preventivo (early warning exercise) affidato congiuntamente al FMI e al Financial Stability Board.
Tali significativi avvenimenti mettono in evidenza il ruolo che deve svolgere il FMI in un rinnovato ordine economico internazionale che sarà il risultato delle misure di emergenza concertate tra gli Stati allo scopo di fronteggiare la crisi economico-finanziaria. Questo disegno di legge assume dunque una importanza particolare nel quadro complessivo di misure che occorrono per affrontare la crisi finanziaria in atto come pure per ridisegnare l'architettura generale del FMI.
Da tempo è in atto un ripensamento sugli equilibri interni del Fondo e sono in discussione i cardini di questa sua ulteriore riforma. In particolare si è molto dibattuto nella dottrina internazionalista sull'effettività della sua azione e sulla credibilità dell'ente. Da una parte la rappresentanza di alcuni Stati non corrisponde più al loro effettivo peso economico - si pensi alla Cina e al Brasile per fare due esempi - e questo ha portato a sviluppare iniziative regionali autonome ma con finalità analoghe a quelle del Fondo, in specie in Asia. Dall'altra, il Fondo da tempo non è in grado di risolvere gli squilibri globali offrendo soluzioni multilaterali, ma solo bilaterali. Vi è infine un problema di consenso interno e la proposta di una rappresentanza unica dell'Unione europea che offrirebbe il vantaggio di un maggiore potere decisionale Pag. 99rispetto a quello attuale dei singoli Stati membri.
Anche per queste ragioni nella menzionata riunione dei leaders del G20 del 2 aprile scorso si è attribuita una importanza fondamentale al rafforzamento del FMI e alla sua riforma strutturale, come emerge dallo Statement e dalla allegata Dichiarazione sul rafforzamento del sistema finanziario. In particolare, con riguardo al rafforzamento dell'Organizzazione (Strenghtening our global financial institutions) si colloca la decisione di aumentare le risorse del Fondo triplicandole e portandole dunque a 750 miliardi di dollari, anche mediante un finanziamento immediato da parte degli Stati membri e un parallelo nuovo accordo di prestito ampliato e più flessibile.
Per tali ragioni appare necessario e urgente che l'Italia che, tra l'altro, detiene la presidenza di turno del G8 e che si prepara ad accogliere tra pochi giorni a L'Aquila i rappresentanti degli Stati più industrializzati per discutere anche della soluzione ai problemi economici e finanziari globali, dia piena ed intera esecuzione nell'ordinamento interno alle modifiche allo statuto del FMI concordate più di un anno fa dal Consiglio dei Governatori e provveda all'aumento della propria quota di partecipazione al Fondo. Si tratta di un primo insieme di misure necessarie alle quali potrebbero aggiungersi nuovi interventi all'esito dei Vertici economici degli ultimi mesi e di quelli imminenti del menzionato G8, come si accennava, e del G20 del settembre prossimo.
Il disegno di legge in discussione contiene due diverse categorie di disposizioni. Le prime riguardano gli emendamenti allo statuto del FMI derivanti dalle risoluzioni n. 63-2 e n. 63-3 adottate dal Consiglio dei Governatori del Fondo rispettivamente il 28 aprile e il 5 maggio 2008. Le seconde riguardano l'aumento della quota di partecipazione dell'Italia al Fondo, deliberato con la citata risoluzione n. 63-2.
Tra le misure previste nel primo gruppo di disposizioni, adottate con la risoluzione n. 63-2, particolare rilievo assumono le modifiche allo statuto del FMI finalizzate ad aumentare il potere di voto e a rafforzare la rappresentanza dei «Paesi a basso reddito». Sono ben note le critiche all'attuale sistema di voto che attribuisce un peso decisionale proporzionale alla quota di capitale sottoscritto con un sistema molto simile a quello delle società per azioni. In uno scenario geopolitico fortemente mutato rispetto a quello dell'immediato dopoguerra e con l'affermarsi delle economie emergenti sulla scena internazionale il sistema di rappresentanza e decisionale richiede un adattamento. La modifica proposta dalla risoluzione n. 63-2 conserva un criterio di proporzionalità tra la quota versata e i voti di ciascun membro ma aggiunge un criterio nuovo (che si basa sui cosiddetti voti di base) che mitiga il precedente. Si prevede infatti che i voti totali di ciascun membro saranno uguali alla somma dei suoi voti di base e dei suoi voti determinati in relazione alla quota, precisando che i voti di base saranno uguali al numero dei voti risultanti dall'uguale distribuzione fra tutti i Paesi membri del 5,502 per cento della somma aggregata del potere di voto totale di tutti i membri, mentre i voti determinati in base alla quota saranno calcolati come in precedenza.
Altra modifica di rilievo è quella prevista dalla Risoluzione 63-3 che approva alcuni emendamenti volti ad ampliare le modalità di investimento da parte del Fondo delle risorse detenute nel Conto investimenti, eliminando la norma in base alla quale i Paesi che rappresentano il 70 per cento del totale dei voti adotta le regole riguardanti l'amministrazione del Conto investimenti, in relazione alla sua chiusura o riduzione.
Tra le misure previste nel secondo gruppo di disposizioni, adottate con la risoluzione 63-2 del 28 aprile 2008, è previsto un aumento della quota italiana di partecipazione al Fondo che risulterà pari al 3,31 per cento, sostanzialmente in linea con il livello precedente (3,25 per cento). Tale misura rientra in una iniziativa di revisione ad hoc delle quote per meglio commisurare le quote di partecipazione dei singoli Stati membri al loro Pag. 100peso economico, calcolato in base ad una nuova formula che ha sostituito quella precedentemente in vigore. L'aumento delle quote ha riguardato 54 Stati fra i quali l'Italia. Per effetto della modifica, in base alla suddetta risoluzione, l'incremento della quota sarà versato per il 25 per cento in DSP (Diritti Speciali di Prelievo) o in valuta dei Paesi membri, mentre il restante saldo sarà posto a disposizione del Fondo da ciascun Paese nella sua valuta nazionale.
La misura di aumento «relativo» della quota italiana di partecipazione al Fondo è in linea con il processo di ammodernamento del FMI al fine di consentire una maggiore partecipazione dei Paesi emergenti e una più ampia legittimità della sua azione.
Sono queste, signor Presidente, considerazioni sufficienti per dichiararci, come deputati del Partito Democratico, favorevoli al disegno di legge in questione in modo da dare esecuzione legislativa alle risoluzioni del Consiglio dei Governatori e mantenere fede agli impegni assunti in sede internazionale.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO ALDO DI BIAGIO IN SEDE DI ILLUSTRAZIONE DEGLI ORDINI DEL GIORNO RIFERITI AL DISEGNO DI LEGGE N. 1441-TER-C

ALDO DI BIAGIO. Onorevoli colleghi, onorevole Presidente, in merito al provvedimento che ci apprestiamo a licenziare, con l'ordine del giorno da me presentato e sottoscritto dai colleghi del gruppo Popolo della Libertà ho inteso manifestare la mia perplessità nei confronti della configurazione normativa delle reti interne di utenza, sancite all'articolo 33 del presente testo.
Tali reti sono uno strumento tecnico di connessione elettrica, che in quanto tale porterebbe dei vantaggi importanti nel settore, ma così come configurato da tale testo finirebbe per definire un vantaggio esclusivo a favore di una sola parte del settore industriale, lasciando al di fuori le altre realtà operanti nello stesso.
I punti individuati nell'articolo 33 che rappresenterebbero un vincolo alla conformità dell'assetto della rete interna di utenza vanno poi a limitare portata e effetti ad un comparto del settore industriale.
Inoltre tale disposizione non prevede un coordinamento con la normativa riguardante i Sistemi efficienti di utenza - Unità di produzione di energia da fonti rinnovabili e da cogenerazione ad alto rendimento connesse con collegamento privato a unità di consumo.
Non perseguendo, di conseguenza, i tanto decantati obiettivi di efficienza energetica e di sostenibilità ambientale della produzione energetica.
Infatti questa disposizione, così indicata, mal si concilierebbe con il perseguimento degli obbiettivi nazionali e comunitari di sviluppo degli impianti da fonte rinnovabile e di generazione elettrica distribuita.
Infatti, impedirebbe alle imprese di risparmiare mediamente il 15 per cento sui costi di energia elettrica, e non consentirebbe la implementazione di reti di teleriscaldamento negli stessi distretti con ulteriore incremento della efficienza energetica e dell'abbattimento dei costi, oltre che della possibilità di cablare le imprese con reti a banda larga.
Per tali ragioni ho inteso chiedere al Governo un impegno al fine di poter individuare quanto prima un correttivo a tale disposizione al fine di evitare che sussista un vantaggio esclusivo a favore di una parte del settore industriale.
Proprio perché tali disposizioni vanno a scapito della produzione di energia da fonti rinnovabili e da cogenerazione ad alto rendimento, orientata a concreti obiettivi di ecosostenibilità e di efficienza energetica.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 1441-ter-C - em. 61.1, 61.2 353 353 177 156 197 66 Resp.
2 Nom. em. 61.3 417 416 1 209 192 224 64 Resp.
3 Nom. em. 61.5 433 431 2 216 205 226 64 Resp.
4 Nom. em. 61.6 437 435 2 218 208 227 64 Resp.
5 Nom. articolo 61 441 440 1 221 230 210 64 Appr.
6 Nom. mantenim. articolo 62 441 439 2 220 227 212 64 Appr.
7 Nom. mantenim. articolo 63 450 449 1 225 231 218 64 Appr.
8 Nom. articolo 64 447 256 191 129 255 1 64 Appr.
9 Nom. em. 18.100 n.f. 441 440 1 221 440 64 Appr.
10 Nom. em. 18.1 457 454 3 228 225 229 63 Resp.
11 Nom. em. 18.2 456 454 2 228 220 234 63 Resp.
12 Nom. em. 18.300 459 458 1 230 458 63 Appr.
13 Nom. em. 18.3 432 430 2 216 205 225 62 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 18 450 450 226 448 2 62 Appr.
15 Nom. em. 27.1 455 453 2 227 220 233 62 Resp.
16 Nom. em. 27.100 459 459 230 459 62 Appr.
17 Nom. em. 27.2 461 287 174 144 51 236 62 Resp.
18 Nom. em. 27.300 458 456 2 229 236 220 64 Appr.
19 Nom. em. 27.3 450 447 3 224 189 258 64 Resp.
20 Nom. em. 27.4 437 428 9 215 176 252 64 Resp.
21 Nom. em. 27.5 451 448 3 225 211 237 64 Resp.
22 Nom. em. 27.6 452 450 2 226 216 234 64 Resp.
23 Nom. em. 27.7 451 449 2 225 213 236 64 Resp.
24 Nom. em. 27.8 455 453 2 227 217 236 64 Resp.
25 Nom. em. 27.9 447 443 4 222 440 3 63 Appr.
26 Nom. em. 27.101 453 452 1 227 451 1 63 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 27.16 454 454 228 193 261 63 Resp.
28 Nom. em. 27.17, 27.18 451 451 226 213 238 64 Resp.
29 Nom. em. 27.19 451 451 226 211 240 64 Resp.
30 Nom. em. 27.21 450 450 226 211 239 64 Resp.
31 Nom. em. 27.48 458 433 25 217 194 239 64 Resp.
32 Nom. em. 27.22 453 453 227 214 239 64 Resp.
33 Nom. em. 27.23 459 459 230 219 240 64 Resp.
34 Nom. em. 27.24 459 459 230 217 242 64 Resp.
35 Nom. em. 27.25, 27.26 453 453 227 186 267 64 Resp.
36 Nom. em. 27.27 458 458 230 189 269 64 Resp.
37 Nom. em. 27.28 460 460 231 216 244 64 Resp.
38 Nom. em. 27.29 460 460 231 220 240 64 Resp.
39 Nom. em. 27.30 461 461 231 193 268 64 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 27.31 459 459 230 195 264 64 Resp.
41 Nom. em. 27.32 465 465 233 199 266 64 Resp.
42 Nom. em. 27.33 458 458 230 194 264 64 Resp.
43 Nom. em. 27.34 457 457 229 194 263 64 Resp.
44 Nom. em. 27.35 461 461 231 196 265 64 Resp.
45 Nom. em. 27.36 458 432 26 217 196 236 64 Resp.
46 Nom. em. 27.37 450 450 226 197 253 64 Resp.
47 Nom. em. 27.38 457 457 229 222 235 64 Resp.
48 Nom. em. 27.39 460 460 231 226 234 64 Resp.
49 Nom. em. 27.40 460 460 231 202 258 64 Resp.
50 Nom. em. 27.41 466 466 234 202 264 64 Resp.
51 Nom. em. 27.42 468 468 235 202 266 64 Resp.
52 Nom. em. 27.49 467 244 223 123 238 6 64 Appr.
INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 64)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 27.45 462 459 3 230 197 262 64 Resp.
54 Nom. em. 27.46 458 457 1 229 222 235 64 Resp.
55 Nom. em. 27.47 460 460 231 459 1 64 Appr.
56 Nom. articolo 27 463 438 25 220 244 194 64 Appr.
57 Nom. em. 30.2 449 447 2 224 213 234 64 Resp.
58 Nom. em. 30.3 454 452 2 227 215 237 64 Resp.
59 Nom. em. 30.4 458 456 2 229 217 239 64 Resp.
60 Nom. subem. 0.30.100.1 450 449 1 225 444 5 64 Appr.
61 Nom. em. 30.100 rif. 457 288 169 145 287 1 64 Appr.
62 Nom. em. 30.7 451 449 2 225 216 233 64 Resp.
63 Nom. articolo 30 (esclusi c. 9 e c. 10) 451 234 217 118 234 64 Appr.
64 Nom. articolo 30, c. 9 e c. 10 456 452 4 227 452 64 Appr.