Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute >>

XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 162 di lunedì 20 aprile 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 16.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 2 aprile 2009.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Antonione, Berlusconi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brunetta, Carfagna, Casero, Cicchitto, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Fitto, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Mantovano, Maran, Maroni, Martini, Meloni, Menia, Miccichè, Migliori, Leoluca Orlando, Pecorella, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo di Traona, in provincia di Sondrio, Valtellina, V A e V B della scuola elementare e I C della scuola media, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Sull'ordine dei lavori (ore 16,03).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, immagino che lei, come gli altri colleghi, avrà avuto modo questa mattina di leggere la cronaca drammatica di quanto è avvenuto in questi giorni a bordo del cargo turco Pinar e di vedere le immagini oggi diffuse su Internet delle condizioni in cui si sono trovati i 155 immigranti soccorsi appunto da questo cargo che oggi finalmente sono giunti in un luogo di soccorso in Italia, in un centro di accoglienza a Caltanissetta. Soprattutto è drammatica la scena che è stata raccontata della diciottenne nigeriana morta, una ragazza che per di più aspettava un figlio.
Intervengo perché nei giorni scorsi abbiamo sentito affermare la necessità di un di più di cattiveria, soprattutto da parte del Ministro dell'interno, nell'affrontare questa drammatica vicenda dell'immigrazione clandestina nel nostro Paese; noi, anziché un di più di cattiveria, vorremmo un po' più di umanità e di utilità nell'affrontare il tema. Siamo in presenza di schiavi, di sfruttati dalle organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani e allora dobbiamo sapere come affrontare questo argomento. Nei mesi scorsi ne abbiamo ampiamente dibattuto: è stato sottoscritto, ad esempio, un accordo Pag. 2con la Libia che ci costa la bellezza di 5 miliardi di dollari che - è vero - pagheremo in vent'anni, ma che comunque pagheremo e in questi giorni abbiamo posto il tema di una contrapposizione con Malta, di un braccio di ferro, di un rimpallo di responsabilità perché si diceva che doveva essere Malta a farsi carico di questi ultimi disperati. Però poi quando chiamiamo in causa l'Europa perché risolva la controversia, l'Europa risponde con il Commissario Barrot: «Il diritto internazionale non è di facile interpretazione, esso prevede che chi viene soccorso in mare sia portato nel porto più vicino e il porto più vicino era Lampedusa, ma le autorità hanno detto che il centro di accoglienza era pieno». Ovviamente poi il commissario si lascia andare anche ad altre considerazioni che non sto a riprendere perché spero che lei, signor Presidente, possa e voglia invitare il Governo a riferire su questa vicenda qui in Aula dove faremo tutte le considerazioni del caso.
Tuttavia, non posso non citare un'agenzia di stampa in cui il questore di Agrigento, Girolamo Di Fazio, dice che ieri sera sono scattati i soccorsi dopo che si è chiarita la situazione politica: allora c'era una situazione politica o una questione di diritto internazionale che ci impegnava? Vorremmo saperlo perché se c'entra la politica è cosa diversa dal diritto internazionale e dal diritto della navigazione che comunque vengono sempre dopo il diritto ad essere soccorsi in mare e il dovere a mettere in campo subito un'azione umanitaria. La ringrazio, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, la sua richiesta sarà riportata come di dovere.

Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 2098, 2099 e 2208.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame dei disegni di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo che modifica la Convenzione relativa all'Organizzazione idrografica internazionale, fatto a Monaco Principato il 4 luglio 2005 (A.C. 2098) (ore 16,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo che modifica la Convenzione relativa all'Organizzazione idrografica internazionale, fatto a Monaco Principato il 4 luglio 2005.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2098)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di svolgere la relazione, in sostituzione del relatore, il vicepresidente della Commissione affari esteri, onorevole Narducci.

FRANCO NARDUCCI, Vicepresidente della III Commissione. Signor Presidente, l'Organizzazione idrografica internazionale con sede nel Principato di Monaco è un organismo intergovernativo a carattere tecnico e consultivo che ha integrato l'ufficio idrografico internazionale sorto nel giugno 1921. Attualmente fanno parte dell'Organizzazione più di ottanta Stati membri, tra cui l'Italia, che ha ratificato la Convenzione istitutiva con legge 15 novembre 1973, n. 925.
I principali scopi perseguiti dall'Organizzazione sono elencati all'articolo II della Convenzione e, attualmente, riguardano: il coordinamento delle attività degli uffici idrografici internazionali; la maggiore uniformità possibile nelle carte e nei Pag. 3documenti nautici; l'adozione di metodi sicuri ed efficienti per l'esecuzione e l'utilizzazione dei rilevamenti idrografici; lo sviluppo delle scienze nel campo dell'idrografia e delle tecniche impiegate per i rilevamenti oceanografici. Oltre all'ufficio idrografico internazionale, amministrato da un comitato direttivo composto di tre membri di differente nazionalità, la struttura dell'Organizzazione è costituita dalla conferenza, organo assembleare che riunisce ogni cinque anni i rappresentanti dei Governi membri.
Ricordo che all'interno dell'Organizzazione l'Italia è rappresentata dall'Istituto idrografico di Stato, ente della Marina militare, che ha sede a Genova. La conferenza analizza i progressi realizzati dall'Organizzazione e adotta i programmi che debbono essere seguiti durante i cinque anni successivi. Per lo stesso periodo viene eletto un comitato direttivo composto da tre idrografi anziani con lo scopo di dirigere il lavoro dell'ufficio. Il Protocollo in esame, approvato nel corso della conferenza straordinaria di Montecarlo dell'11-15 aprile 2005, apporta profonde modifiche alla Convenzione ed è diretto a cambiare la struttura dell'IHO rendendola più simile a quella di altre organizzazioni internazionali quali l'IMO (International Marittime Organization) e l'IOC (Intergovernmental Oceanographic Commission).
Il Protocollo si compone di 20 articoli. L'articolo 1 integra il preambolo con tre nuovi capoversi che hanno la funzione di specificare la natura dell'IHO (Organizzazione internazionale competente menzionata in quanto tale dalla Convenzione dell'ONU sul diritto del mare) e il mandato, ovvero far progredire la sicurezza del settore marittimo, creare un ambiente per la fornitura dei servizi idrografici. L'articolo 2 sostituisce l'articolo II della Convenzione al fine di integrare gli scopi dell'Organizzazione fra i quali, quello principale, consiste nella promozione dell'uso dell'idrografia per la sicurezza della navigazione. L'articolo 3, sostituendo l'articolo III della Convenzione, chiarisce che i membri dell'IHO sono gli Stati parte della Convenzione (e non più i Governi partecipanti alla Convenzione). L'articolo 4 sostituisce il vecchio articolo IV della Convenzione ridefinendo gli organi dell'Organizzazione, che saranno: l'assemblea, il consiglio, la commissione delle finanze, il segretariato e altri organi sussidiari. Viene pertanto cancellato l'Ufficio Idrografico Internazionale (il vecchio IHB). L'articolo 5 sostituisce l'articolo V della Convenzione. L'assemblea diviene l'organo principale dell'Organizzazione, al posto della conferenza, e si compone di tutti gli Stati membri. L'assemblea si riunisce ogni tre anni (la conferenza si riuniva ogni cinque) e può avere sessioni straordinarie. L'articolo 5 procede poi a delineare tutti i compiti dell'assemblea.
L'articolo 6, che sostituisce il vecchio articolo VI della Convenzione, riguarda il consiglio, il nuovo organo dell'IHO, stabilendo che esso è composto da un quarto degli Stati membri (ma comunque non meno di trenta) e rinviando al Regolamento generale per i principi che lo disciplinano. Il consiglio, che rimane in carica fino al termine della sessione ordinaria dell'assemblea, ha fra i suoi numerosi compiti quello di coordinare le attività dell'IHO fra le sessioni dell'assemblea. Inoltre, riferisce all'assemblea stessa circa il lavoro dell'Organizzazione, redige proposte per l'assemblea sulla strategia di lavoro, esamina gli obblighi finanziari e propone la creazione di organi sussidiari. L'articolo 7 sostituisce l'articolo VII della Convenzione ed è volto a precisare i compiti della commissione finanziaria (di per sé già esistente), che dovrà, sostanzialmente, esaminare i conti, le previsioni di bilancio e i rapporti su questioni amministrative.
Tra gli articoli vengono in rilievo l'articolo 8, riguardante l'istituzione di un segretariato, che funziona da struttura di supporto per tutti gli altri organi, e l'articolo 12 relativo alla personalità giuridica dell'Organizzazione ed al godimento dei privilegi e delle immunità, per coordinare il testo con il nuovo articolo III, secondo il quale sono gli Stati membri i componenti dell'IHO. Pag. 4
Il disegno di legge in esame si compone quindi di tre articoli. I primi due recano, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione del Protocollo che modifica la Convenzione relativa all'Organizzazione idrografica internazionale, fatto a Monaco Principato il 4 luglio 2005.
Il provvedimento è corredato da un'analisi tecnico-normativa che non evidenzia aree di criticità e di un'analisi dell'impatto della regolamentazione (AIR), che precisa, in particolare, che il provvedimento non comporta ulteriori oneri finanziari, in quanto le spese per la partecipazione all'organizzazione idrografica internazionale sono già incluse nella tabella C della legge 23 dicembre 2005, n. 266, allocata nella legge finanziaria 2006.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, siccome vi è il rischio di ripetere considerazioni svolte egregiamente dal relatore, taglierò drasticamente le mie, ricordando soltanto che, rispetto all'istituzione dell'Ufficio idrografico internazionale, sorto nel 1921, in verità vi è stato un precedente avvio di cooperazione internazionale addirittura del 1899, con la prima Conferenza, tenutasi a Washington, alla quale sono seguite altre, a San Pietroburgo nel 1908 e nel 1912, per arrivare nel 1919 alla Conferenza idrografica di Londra, dove venne decisa l'istituzione di un organismo permanente, di cui fin dall'inizio faceva parte il nostro Paese. Durante la Conferenza straordinaria di Montecarlo del 2005, cui faceva riferimento il relatore, sono state apportate profonde modifiche alla Convenzione, per meglio venire incontro a esigenze di particolari aree geografiche nel corso degli anni e per amplificare l'interscambio di esperienze, informazioni e dati tra le nazioni limitrofe.
Il Protocollo approvato, che noi ci accingiamo oggi a ratificare, è dunque diretto a cambiare la struttura di quest'organizzazione, rendendola più simile a quella delle altre organizzazioni internazionali. I principali scopi perseguiti dall'organizzazione riguardano - lo voglio ricordare - il coordinamento dell'attività degli uffici idrografici internazionali, la maggiore uniformità possibile nelle carte e nei documenti nautici, l'adozione di metodi sicuri ed efficienti per l'esecuzione e l'utilizzazione dei rilevamenti idrografici, lo sviluppo delle scienze nel campo delle idrografie e delle tecniche impiegate per i rilevamenti oceanografici. Per tutti questi motivi e considerando assolutamente necessari, giusti ed opportuni questi adeguamenti, anche normativi, preannuncio, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, il voto favorevole su questo provvedimento.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, la relazione del presidente Narducci è stata molto completa ed esaustiva relativamente a questo provvedimento; conseguentemente, a me piace soltanto evidenziare l'importanza di questa ratifica in ragione del fatto che, nel campo marittimo e idrografico, idrologico anzi, sono necessarie, essenzialmente, le questioni della sicurezza della navigazione, della salvaguardia della vita umana in mare e, terzo, della tutela dell'ambiente marino. Dunque, si tratta di tre argomenti importanti, per i quali è fondamentale e necessaria un'efficace e proficua cooperazione internazionale. Da qui, l'esigenza di avere uno strumento adeguato, e quindi un'organizzazione a livello internazionale che possa essere efficiente, e anche flessibile, per affrontare questi argomenti con capacità e tempestività.
Come è stato detto dal collega Evangelisti, che mi ha preceduto, dall'idea iniziale della Conferenza - del resto, anche Pag. 5lo stesso relatore aveva fatto riferimento alla Conferenza iniziale di Washington del 1899 - vi è stata tutta una serie di evoluzioni e si sono susseguiti una serie di aggiornamenti organizzativi fino a quello attuale, datato 2005. Da una parte, vi è stata anche l'esigenza e la capacità di individuare strumenti più specifici: faccio riferimento alle commissioni idrografiche regionali, che hanno la capacità di affrontare temi più omogenei in ragione di un'area più specifica. Penso inoltre, anche se non può essere considerata una commissione, a tutti i temi importanti e fondamentali che hanno a che fare con un continente quale quello dell'Antartide. Dall'altra parte vi è, come dicevo un attimo fa, l'esigenza di avere una struttura organizzativa che permetta una maggiore efficienza; da qui, il relatore ha evidenziato molto bene l'insieme della struttura, che ha avuto nel tempo una modificazione per raggiungere e conseguire una maggiore efficienza.
Voglio concludere dicendo che in tutto questo contesto, proprio per le tradizioni, la conoscenza e la professionalità, alla Conferenza di Montecarlo dell'aprile 2005 l'Italia ha dato un apporto importante per aggiornare ed effettuare delle modifiche che sono incluse in questo provvedimento. Anch'io, quindi, voglio preannunciare il voto favorevole su questo provvedimento da parte del Popolo della Libertà.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, mi riconosco, come hanno fatto precedentemente i miei colleghi, nella relazione esaustiva, per molti versi, del presidente Narducci; rinvio, quindi, alle sue considerazioni gran parte delle considerazioni che avevo in animo di fare.
Mi pare di poter dire in estremissima sintesi - se così si può dire - che, con il Protocollo che modifica la Convenzione che ratifichiamo, si punta, soprattutto, a dare maggiore efficienza a questo ufficio. Si tratta di un ufficio che è cresciuto di importanza e di peso, tanto da potere essere ormai considerato uno dei molti importanti istituti che ruotano attorno all'organizzazione multilaterale.
Penso quindi che l'approvazione di queste modifiche vada certamente nel senso di garantire a tale istituto una maggiore efficienza ed una maggiore capacità di rispondere ai suoi scopi originari, che sono sempre sostanzialmente quelli di anni ormai lontani: coordinamento dell'attività degli istituti idrografici e, soprattutto, la capacità di rendere più efficiente la ricerca idrografica e quella relativa più in generale alle scienze e alle tecniche utilizzate nell'oceanografia descrittiva.
Penso inoltre che, come ha fatto il collega Pianetta, un riferimento vada operato alle commissioni idrografiche regionali (Regional hydrographic commissions), che ormai raggruppano i Paesi appartenenti all'organizzazione su scala regionale, e costituiscono indubitabilmente lo strumento forse più agile e più preciso nel garantire gli obiettivi più generali di essa. La ristrutturazione della medesima organizzazione va, appunto, nel senso di valorizzare l'attività nei bacini regionali, che per ragioni evidenti consentono una più precisa e una più approfondita descrizione dei fatti e della materia; penso che tale organizzazione, che valorizza le strutture regionali, debba essere considerata un segno dei tempi e quindi, anche da questo punto di vista, ritengo che, preannunciando il voto a favore del Partito Democratico, compiamo un atto di onestà e di buona politica.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2098)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare, in sostituzione del relatore, il vicepresidente della Commissione affari esteri, onorevole Narducci.

FRANCO NARDUCCI, Vicepresidente della III Commissione. Signor Presidente, rinuncio alla replica.

Pag. 6

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, la relazione del presidente Narducci e gli interventi degli onorevoli deputati hanno svolto compiutamente l'esame del provvedimento. Vorrei sottolineare soltanto una cosa: l'Italia, per la sua posizione geografica, è una delle più importanti destinatarie dei risultati positivi dell'attività che viene svolta dall'Istituto idrografico. Il Governo ritiene quindi importante ed essenziale la ratifica, e soprattutto l'impegno dell'Italia di presenza e di azione all'interno dell'organismo stesso.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa all'adesione della Repubblica ceca, della Repubblica di Estonia, della Repubblica di Cipro, della Repubblica di Lettonia, della Repubblica di Lituania, della Repubblica di Ungheria, della Repubblica di Malta, della Repubblica di Polonia, della Repubblica di Slovenia e della Repubblica slovacca alla Convenzione firmata a Bruxelles il 23 luglio 1990, relativa all'eliminazione delle doppie imposizioni in caso di rettifica degli utili di imprese associate, fatta a Bruxelles l'8 dicembre 2004, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno (A.C. 2099) (ore 16,27).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa all'adesione della Repubblica ceca, della Repubblica di Estonia, della Repubblica di Cipro, della Repubblica di Lettonia, della Repubblica di Lituania, della Repubblica di Ungheria, della Repubblica di Malta, della Repubblica di Polonia, della Repubblica di Slovenia e della Repubblica slovacca alla Convenzione firmata a Bruxelles il 23 luglio 1990, relativa all'eliminazione delle doppie imposizioni in caso di rettifica degli utili di imprese associate, fatta a Bruxelles l'8 dicembre 2004, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2099)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di svolgere la relazione, in sostituzione del relatore, il vicepresidente della Commissione affari esteri, onorevole Narducci.

FRANCO NARDUCCI, Vicepresidente della III Commissione. Signor Presidente, si tratta di una Convenzione che oggi, soprattutto a causa della forte mobilità geografica e professionale all'interno dell'Unione europea, e quindi in base alla libera circolazione delle persone, riveste particolare importanza.
Infatti, la Convenzione di Bruxelles del 23 luglio 1990 relativa all'eliminazione delle doppie imposizioni in caso di rettifica degli utili delle imprese associate è stata ratificata dall'Italia con la legge 22 marzo 1993, n. 99, ed è entrata in vigore il 1o gennaio 1995. Essa si applica alle imposte sui redditi quando, ai fini dell'imposizione, gli utili di un'impresa rischiano di ricadere contemporaneamente nell'imposizione fiscale di due Stati contraenti. Al riguardo è precisato che la sede di un'impresa situata in un Paese diverso da quello della casa madre ricade nella disciplina fiscale dello Stato in cui è situata.
I principi generali stabiliti dall'articolo 4 prevedono due casi distinti. Il primo caso è quello di un rapporto di associazione tra imprese operanti in due diversi Stati contraenti, configurato in modo che una delle due imprese non risulti beneficiaria di utili che le sarebbero spettati in base a condizioni stipulate tra imprese indipendenti; in tal caso, gli utili in questione Pag. 7possono essere imputati all'impresa che non li ha inclusi nel proprio bilancio ed assoggettati ad imposizione.
Il secondo caso è quello di un'impresa situata in uno Stato contraente che ha una diramazione stabile in un altro Stato contraente; è stabilito che a tale diramazione vadano imputati gli utili come se fosse un'impresa indipendente.
L'articolo 5 stabilisce che lo Stato contraente interessato alla rettifica degli utili di un'impresa sita sul suo territorio ai sensi del precedente articolo 4 debba darne tempestiva informazione a tale impresa, la quale a sua volta avvertirà l'impresa con sede in altro Stato e quest'ultima ne informerà lo Stato in cui ha sede. Se tutte le parti interessate accettano la rettifica, la procedura avrà regolare corso.
Gli articoli 6, 7 e 8 disciplinano il ricorso alla procedura amichevole ed a quella arbitrale, che può essere attivato qualora un'impresa ritenga violati i principi stabiliti dall'articolo 4. Sono quindi regolati i rapporti tra la procedura arbitrale internazionale, da una parte, e i ricorsi interni, dall'altra.
Gli articoli 9, 10 e 11 disciplinano la commissione consultiva prevista all'articolo 7, istituita ogni qual volta le autorità competenti interessate non raggiungono un accordo circa l'eliminazione della doppia imposizione entro due anni dalla data del primo ricorso. Di tale commissione consultiva, che ha il compito di esprimere un parere, sono stabiliti la composizione, gli obblighi, le informazioni che essa può acquisire, le forme in cui le imprese interessate possono partecipare alla procedura, le spese, i termini e le modalità della pronuncia.
L'articolo 12 prevede, infine, che la decisione per l'eliminazione della doppia imposizione debba essere assunta dalle autorità competenti entro sei mesi dalla data della pronuncia della commissione. La decisione può essere difforme dal parere, purché concordata tra le parti.
Il 25 maggio 1999 è stato poi concluso dai rappresentanti dei quindici dell'allora Europa a quindici il Protocollo di modifica della Convenzione del 1990. La ratio della conclusione del Protocollo risiede nella volontà di modificare i termini di durata della Convenzione del 1990, previsti dall'articolo 20 della stessa in cinque anni dall'entrata in vigore: le Parti, entro il termine di sei mesi prima della scadenza, si riuniscono per disporne la proroga o per adottare altre decisioni al proposito.
La Convenzione sarebbe pertanto scaduta il 31 dicembre 1999, ma l'adozione del Protocollo in esame, avvenuta nei termini stabiliti dall'articolo 20, lo ha evitato. Infatti, con il Protocollo del 1999 la durata della Convenzione del 1990 è stata automaticamente prorogata per periodi quinquennali, salvo il caso di obiezioni di una delle parti.
La nuova serie di adesioni che, a partire dal 1o maggio 2004, ha condotto in seno all'Unione europea otto Paesi dell'Europa centro-orientale, oltre a Malta e a Cipro, ha comportato altresì per i dieci nuovi membri l'impegno di divenire parti della citata Convenzione del 1990, resa effettiva con la Convenzione dell'8 dicembre 2004, attualmente all'esame della Camera. Va segnalato che alla Convenzione manca un'unica ratifica, quella appunto dell'Italia, il che tuttavia non ha impedito la sua progressiva entrata in vigore nei rapporti bilaterali tra gli Stati membri che hanno depositato i pertinenti strumenti.
La Convenzione consta di sette articoli, il primo dei quali prevede l'adesione dei dieci Stati entrati a far parte dell'Unione europea nel 2004 alla Convenzione del 1990, come modificata prima dalla Convenzione di adesione di Austria, Svezia e Finlandia, e successivamente dal Protocollo emendativo del 1999. In particolare, l'articolo 2, comma 1, dell'Accordo in esame integra l'elenco delle imposte dei Paesi aderenti alle quali si applica la Convenzione del 1990 (articolo 2), includendovi alcune imposte dei dieci nuovi Paesi, ma anche, come nel caso dell'Italia con l'IRES e l'IRAP, di categorie di imposte nel frattempo intervenute, anche con riferimento a Stati da più lungo tempo membri dell'Unione europea. Il comma 2 inserisce nella numerazione delle autorità competenti, di cui all'articolo 3 della Convenzione Pag. 8del 1990, quelle specifiche dei dieci nuovi Stati membri, ma anche di quelle nel frattempo di nuova istituzione nei precedenti Stati membri (anche qui rileva il caso dell'Italia ove alla figura del Ministro delle finanze, o di un suo rappresentante, si è sostituita quella del Capo del Dipartimento per le politiche fiscali o di un suo delegato).
L'articolo 3, come anche i successivi 6 e 7, certifica le funzioni che il depositario della Convenzione del 1990, e successive modifiche (ovvero il Segretario generale del Consiglio dell'Unione europea), è chiamato a svolgere in riferimento ai nuovi dieci Stati membri.
Infine, gli articoli 4 e 5 contengono le clausole relative rispettivamente alla ratifica, all'accettazione o all'approvazione della Convenzione in esame e all'entrata in vigore di essa. A tale proposito si registra il ritorno ad una prassi per la quale la Convenzione entra in vigore progressivamente tra gli Stati ratificanti nei loro rapporti bilaterali, senza attendere che un numero minimo di ratifiche, come invalso da alcuni anni nei trattati internazionali, costituisca il presupposto necessario per l'entrata in vigore per tutti gli Stati ratificanti.
Il disegno di legge consta di quattro articoli recanti il primo l'autorizzazione alla ratifica della Convenzione del 2004; il secondo, l'ordine di esecuzione della Convenzione medesima e il quarto l'entrata in vigore della legge di autorizzazione alla ratifica fissata per il giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
L'articolo 3, invece, reca alcune marginali modifiche all'articolo 3 della legge di autorizzazione alla ratifica della Convenzione del 1990 (ovvero la legge del 22 marzo 1993, n. 99) correlate all'evoluzione nell'ordinamento italiano delle figure istituzionali deputate all'applicazione della Convenzione del 1990 e successive modifiche. La lettera a) dell'articolo 3, unico comma del disegno di legge in esame, sostituisce al decreto del Ministero delle finanze, un provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate, nonché alla funzione dell'intendente di finanza, quelle dell'ufficio periferico competente dell'Agenzia stessa. La lettera b) dell'articolo 3, unico comma del disegno di legge in esame, dispone invece, in analogia con quanto previsto dal comma 1, che la sospensione sia autorizzata dal direttore dell'Agenzia delle entrate con proprio provvedimento, mentre l'istanza del contribuente dovrà essere inoltrata attraverso l'ufficio periferico competente dell'Agenzia delle entrate.
L'analisi tecnico-normativa che correda il disegno di legge afferma che le modifiche riferite all'Italia nella Convenzione del 1990 sono correlate alla necessità di un aggiornamento delle imposte cui essa viene applicata, nonché ad un adeguamento dell'individuazione dell'autorità competente alla riorganizzazione dell'amministrazione finanziaria nel frattempo intervenuta nel nostro Paese.
La necessità di un intervento normativo primario, oltre che dall'oggetto del disegno di legge in esame (modifiche ad una Convenzione a sua volta ratificata dall'Italia con legge) è giustificata dall'analisi tecnico-normativa con l'articolo 23 della Costituzione, in base al quale la norma tributaria presuppone l'adozione di una norma ordinaria.
Infine, signor Presidente, vorrei riferire all'Aula che in sede referente in III Commissione (Affari esteri) erano state sollevate delle obiezioni alle quali il Governo ha risposto fornendo i chiarimenti richiesti, per cui anche la V Commissione (Bilancio), al pari di tutte le altre Commissioni, ha espresso parere favorevole a questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, come dicevo anche nel mio precedente Pag. 9intervento, in questi casi il rischio di ripetere concetti e riferimenti è quanto mai elevato, e quindi chiedo subito scusa se in alcuni passaggi ricalcherò le considerazioni e l'illustrazione svolta dal vicepresidente della III Commissione, l'onorevole Narducci.
Voglio ricordare che questo provvedimento riguarda in particolare la Convenzione della Comunità europea del 23 luglio 1990 relativa, appunto, all'eliminazione delle doppie imposizioni in caso di rettifica degli utili delle imprese associate. Questa Convenzione cui faccio riferimento, stipulata nel 1990, è entrata in vigore il 1o gennaio del 1995, una Convenzione che si applica alle imposte sui redditi quando, ai fini dell'imposizione, gli utili di impresa rischiano di ricadere contemporaneamente nell'imposizione fiscale di due Stati contraenti, tenendo presente che la sede dell'impresa, situata in un Paese diverso da quello della casa madre, ricade nella disciplina fiscale dello Stato in cui si trova.
L'onorevole Narducci ha ricordato la serie di nuove adesioni all'Unione europea dopo il 1o maggio 2004 e quindi l'adesione di dieci nuovi membri e, pertanto, la necessità, appunto, di aggiornare la Convenzione del 1990, che è stata resa effettiva con la Convenzione dell'8 dicembre 2004 (quella oggi al nostro esame) e - come veniva detto in introduzione - oggi l'unico Paese dell'Unione europea che non ha ancora ratificato questa Convenzione è l'Italia. Noi, quindi, siamo favorevoli ad andare direttamente e immediatamente a questa ratifica, anche perché in questa ratifica non vi sono soltanto le adesioni del 2004, ma anche le adesioni del 2007, in particolare quelle di Romania e Bulgaria che oggi non hanno la necessità di divenire parte di questa Convenzione, perché tutta una serie di strumenti internazionali intracomunitari, come quelli che ci accingiamo a ratificare, fanno già parte dell'acquis communitaire a cui i due Paesi che ho citato devono fare necessariamente riferimento e hanno fatto riferimento.
Non entro nello specifico dei principi di questo provvedimento - lo ha già fatto l'onorevole Narducci in sede di relazione - ma dico soltanto che è importante che l'Italia ratifichi al più presto la Convenzione e per questo motivo ci sarà il voto favorevole del gruppo Italia dei Valori.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, come è stato evidenziato dall'onorevole Narducci in sede di relazione, con la ratifica dell'Italia si completa la totalità delle ratifiche di tutti i Paesi coinvolti. Del resto la questione delle doppie imposizioni, con lo stesso Trattato istitutivo della Comunità europea, ha impegnato gli Stati membri a mettere in atto trattative o negoziati finalizzati ad eliminare la doppia imposizione fiscale all'interno di tutta l'Unione europea.
Da qui la Convenzione del 1990, che si applica alle imposte sui redditi quando - l'onorevole Narducci lo ha ben evidenziato nella relazione - ai fini dell'imposizione gli utili di un'impresa rischiano di ricadere contemporaneamente nell'imposizione fiscale di due Stati contraenti. Dunque, i dieci Paesi che a seguito dell'allargamento sono entrati a far parte dell'Unione europea il 1o maggio 2004 si sono adeguati a quanto sopra: hanno definito e specificato le imposte cui si applica e cui fa riferimento la Convenzione in oggetto e hanno indicato le autorità competenti ai fini della medesima Convenzione.
Anche l'Italia, in ragione delle considerazioni espresse e illustrate nella relazione dell'onorevole Narducci, ha evidenziato l'IRES e l'IRAP quali nuove imposte nel frattempo istituite e, peraltro, a livello italiano procediamo con la ratifica, mentre altri Paesi più semplicemente hanno seguito un iter di accettazione e di approvazione più semplice. Comunque, al di là del fatto che l'Italia con questa ratifica completa tutto l'iter, era pur vero che l'entrata in vigore della Convenzione riguardava un accordo bilaterale tra gli Stati che l'avevano ratificata.
Svolte queste brevissime considerazioni, preannuncio il voto favorevole anche Pag. 10del gruppo del Popolo della Libertà sul provvedimento in esame.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, la Convenzione base è stata stipulata nel 1990 e sostanzialmente si basa sull'articolo 293 del Trattato istitutivo della Comunità europea, a norma del quale gli Stati membri si sono impegnati ad avviare negoziati per garantire l'eliminazione della doppia imposizione fiscale all'interno dell'Unione europea. Partendo da qui, negli anni passati si è realizzato un allargamento dei Paesi che aderiscono alla Convenzione e nel 2005 il numero dei Paesi si è ulteriormente allargato sino alla configurazione attuale. Tale allargamento ha comportato anche l'aggiornamento delle imposte alle quali si applica la Convenzione del 1990, e in questo senso anche il nostro Paese ha interesse alla ratifica.
Da rilevare che si prevede l'entrata in vigore della Convenzione nei rapporti fra gli Stati contraenti all'avvenuto deposito non di tutti i rispettivi strumenti di ratifica, accettazione o approvazione degli Stati membri, ma degli strumenti di ratifica, accettazione o approvazione di due Stati contraenti. Ciò agevola l'entrata in vigore bilaterale della Convenzione di adesione tra i nuovi Paesi e gli Stati contraenti che potrebbero quindi utilizzare questa via per arrivare all'attuazione della Convenzione in tempi più rapidi.
Questo è il senso delle innovazioni che sono state introdotte. Si conclude in questo modo anche da parte italiana il percorso di ratifica, e ritengo che alla luce delle considerazioni svolte dall'onorevole Narducci e dai colleghi che mi hanno preceduto si possa definire positivamente l'iter del provvedimento. Dunque, il Partito Democratico esprimerà il suo voto favorevole.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2099)

PRESIDENTE. Prendo atto che il vicepresidente della III Commissione, onorevole Narducci, rinunzia alla replica.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, anche in questo caso la relazione dell'onorevole Narducci e gli interventi degli onorevoli deputati esimono il Governo da ogni ulteriore considerazione, essendo unanime l'apprezzamento sulla necessità di una rapida ratifica, dovendo noi completare, con questo atto, il processo di ratifica complessiva della Convenzione.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dello Scambio di Note tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera relativo ai confini «mobili» sulla linea di cresta o displuviale, effettuato a Roma il 23 e il 26 maggio 2008 (A.C. 2208) (ore 16,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno legge: Ratifica ed esecuzione dello Scambio di Note tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera relativo ai confini «mobili» sulla linea di cresta o displuviale, effettuato a Roma il 23 e il 26 maggio 2008.


(Discussione sulle linee generali - A.C. 2208)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Narducci, ha facoltà di svolgere la relazione.

Pag. 11

FRANCO NARDUCCI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge n. 2208, recante ratifica ed esecuzione dello Scambio di Note tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera relativo ai confini «mobili» sulla linea di cresta o displuviale, effettuato a Roma nel mese di maggio 2008, ha per oggetto il confine tra le due nazioni, un confine che dalla Valle d'Aosta fino al Trentino, rispettivamente dal Vallese fino al Canton Grigioni, si snoda per oltre 740 chilometri, per lo più lungo l'arco alpino che separa l'Italia e la Svizzera.
La linea di confine tra Italia e Svizzera è stata rilevata negli anni che intercorrono tra il 1924 e il 1938, e a misurazioni ultimate i due Paesi sottoscrissero, nel 1941, la Convenzione e il relativo regolamento, che hanno disciplinato nel tempo i lavori di manutenzione ai termini confinari, da Piz Lad, il termine triconfinale italo-svizzero-austriaco, fino al monte Dolent, ad ovest. La manutenzione dei termini confinari ha consentito in tutto questo tempo di mantenere visibili i riferimenti morfologici del confine italo-svizzero, come per esempio i cippi collocati lungo la linea di demarcazione.
Al fine di garantire una migliore e più confacente manutenzione dei confini tra i due Paesi, la Commissione italo-svizzera insediata nel 1997 ha allestito un nuovo elenco delle coordinate di tutti i termini del confine nel sistema europeo ETRS89, ivi compresi quelli non demarcati. È utile ricordare che il lavoro iniziato nel 1997 è passato attraverso varie fasi: dalle misure GPS di un congruo numero di termini, fino alla trasformazione delle coordinate svizzere MN03 con i parametri CHENyx06, laddove non si è potuta effettuare alcuna misura GPS, per esempio dove vi sono terreni boschivi. In una fase successiva si procederà all'elaborazione di un elenco informatizzato delle coordinate nel sistema europeo ETRS89 di tutti i termini, demarcati e non, ubicati sul confine.
Si deve considerare al riguardo che negli ultimi anni sono intervenuti fattori nuovi, come il progressivo scioglimento dei ghiacciai, indotto dai cambiamenti climatici, che in alta montagna hanno modificato l'evidenza fisica della linea di confine, essendo venuti meno i punti di riferimento morfologici stabiliti con la Convenzione del 1941. Le Alpi, sia per caratteristiche ambientali sia per la presenza di forti pressioni antropiche, presentano connotati di peculiare fragilità ambientale ed ecologica, che le rendono particolarmente vulnerabili alle ulteriori pressioni esercitate dai predetti cambiamenti climatici. Anzitutto, l'aumento della temperatura e le variazioni delle precipitazioni provocano il cosiddetto ritiro dei ghiacciai, che in molte zone alpine è visibile ad occhio nudo.
I cambiamenti climatici e altri fattori di instabilità presentano conseguenze rilevanti per le attività umane nei territori alpini, con aspetti di criticità per il turismo e l'agricoltura, la biodiversità, le foreste e il rischio idrogeologico, ma anche per la visibilità dei riferimenti morfologici del confine italo-svizzero, fissati nella già ricordata Convenzione del 1941. In alcune aree, per esempio, a causa dello scioglimento dei ghiacciai, sono venuti meno i riferimenti originari misurati nel periodo 1924-1938, che individuavano nella linea di cresta dei ghiacciai o dei nevai - la cosiddetta linea displuviale, ovvero la linea di separazione sul terreno delle acque di deflusso, senza considerare le infiltrazioni d'acqua negli strati inferiori del terreno - i termini del confine tra i due Paesi.
L'individuazione di tale problematica ha indotto la Commissione per la manutenzione del confine italo-svizzero a introdurre una nuova nozione di frontiera, il cosiddetto confine «mobile», non più rigidamente fissa, bensì in dipendenza dei graduali cambiamenti provocati dall'erosione e dalla contrazione dei ghiacciai, fino al caso limite della loro completa scomparsa. In tali zone si dovrà effettuare una nuova restituzione fotogrammetrica per aggiornare la cartografia e i dati ricavati da quella edita negli anni 1950-1970. Secondo la predetta concezione la linea di demarcazione coincide con la cresta del ghiacciaio o con la linea di cresta del terreno roccioso emergente, laddove il ghiacciaio stesso sia scomparso (ciò Pag. 12anche in previsione di ulteriori mutamenti di temperatura). Invece, le modificazioni repentine o superficiali della linea displuviale o delle linee di cresta non comporteranno alcun cambiamento del tracciato del confine e in tal caso Italia e Svizzera potranno, eventualmente, prevedere uno scambio di superfici equivalenti. La Commissione italo-svizzera già ricordata, all'uopo nominata, redigerà un progetto di lavoro per monitorare periodicamente l'eventuale spostamento della displuviale. Si deve sottolineare che trattandosi di zone di proprietà demaniale, localizzate esclusivamente in alta montagna, non vi saranno conseguenze negative per i privati cittadini.
Lo Scambio di Note tra i due Governi, che sarà sottoposto alla ratifica da parte del Presidente della Repubblica, riveste importanza particolare per i lavori di manutenzione dei termini del confine italo-svizzero e i relativi obblighi fissati nella Convenzione del 1941. Lo Scambio di Note, avvenuto con le procedure protocollari di rito, ha perfezionato l'accordo tra i due Paesi e si attende ora soltanto il completamento delle rispettive procedure interne.
Il disegno di legge oggi in esame consta di soli tre articoli recanti, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica dello Scambio di Note intercorso tra i due Ministeri degli affari esteri, il relativo ordine di esecuzione e l'entrata in vigore della legge, prevista il giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Poiché non sono previsti espressamente oneri aggiuntivi, il disegno di legge non è corredato della relazione tecnica prevista dalle vigenti norme.
Alla luce delle vecchie e nuove esigenze, la nuova normativa dovrebbe soddisfare tra l'altro, a mio parere, l'esigenza di regolamentare, in modo più esplicito, i lavori di manutenzione, misura e visibilità dei termini e del tracciato del confine secondo le rispettive competenze; prevedere i provvedimenti necessari per la salvaguardia del tracciato del confine in caso di ricerca ed estrazione di materie prime in prossimità del confine stesso; disciplinare le eventuali controversie; definire la durata dell'accordo e la sua eventuale denunciabilità, come pure abrogare la Convenzione del 1941 nelle parti non necessarie, nonché le disposizioni del 1943.
Signor presidente, onorevoli colleghi, dopo la discussione avvenuta in Commissione affari esteri questo accordo ha suscitato, a livello mediatico, delle curiosità enormi. Di esso si sono occupati France 2 (la televisione francese), il Financial Times Germania, l'Economist, la BBC Brasile. Sembra un fatto straordinario, perché non ci si aspetta certo una guerra tra l'Italia e la Svizzera.
Eppure, due studiosi svizzeri, Maurizio Binaghi e Roberto Sala, in un loro libro, La frontiera contesa, hanno esaminato i vari aspetti del contendere tra la Confederazione e l'allora Regno d'Italia, in quel particolare periodo storico. A creare dissapori erano soprattutto i vecchi problemi degli aggiustamenti dei confini tra i due Stati (basti pensare alla Valtellina o alla Val d'Ossola), con le rivendicazioni territoriali avanzate da gruppi irredentisti. Come fa notare Sergio Romano nella prefazione al volume, Binaghi e Sala, i due autori, nel ricostruire il clima di quegli anni, scoprono che l'irredentismo italiano rivela l'esistenza di un irredentismo svizzero.
Per concludere, signor Presidente, al di là dei trascorsi storici e delle questioni tecniche e degli ottimi rapporti attuali tra Italia e Svizzera, non si può ignorare l'importanza che il confine italo-svizzero ha rappresentato durante la seconda guerra mondiale sotto il profilo umanitario, o quella che tuttora rappresenta dal punto di vista del mercato del lavoro, visto che dalla Lombardia e, soprattutto, dal Piemonte oltre 50 mila cittadini italiani varcano quotidianamente il confine per lavorare nella Confederazione elvetica.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

Pag. 13

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, dopo l'erudita esposizione dell'onorevole Narducci c'è ben poco da aggiungere, però sia consentito anche a noi di fare qualche considerazione su questo terzo disegno di legge di ratifica in esame. Esso riguarda la ratifica ed esecuzione dello Scambio di Note tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera relativo ai confini «mobili» sulla linea di cresta e displuviale, rispetto ai quali immagino - lo voglio dire come notazione che alleggerisca la nostra discussione - che quell'irredentismo di cui parlava anche Sergio Romano probabilmente non si riferisca proprio alla linea displuviale, ma sia qualcosa di più profondo, che attiene a condizioni economiche, sociali e ad entità ed enclave, e che trova le sue ragioni nei secoli. Se è vero che l'irredentismo italiano alimenta o ha alimentato quello svizzero, c'è da dire che, come minimo, è successo anche il contrario, ossia sarà stato anche quello svizzero ad alimentare quello italiano (mi soffermerò in seguito su questo punto).
Il provvedimento in esame ha per oggetto il confine tra queste due nazioni che scorre lungo la parte più consistente dell'arco alpino e separa l'Italia dalla Svizzera (dalla Val d'Aosta fino al Trentino, rispettivamente dal Vallese ai Grigioni). Come è noto, nel corso dei lavori di «manutenzione» del confine eseguiti in varie epoche successivamente al 1938, è stato rilevato anche sulla catena alpina un progressivo scioglimento di ghiacciai, con la conseguenza che il tracciato del confine di alcuni settori è rimasto privo del riferimento morfologico a cui lo stesso è associato e si è così modificata anche l'evidenza fisica della linea di confine.
Per cui, di fronte a tale circostanza, i due Stati, con grande serenità e stanti gli ottimi rapporti che intercorrono tra di loro, nel 2005 hanno predisposto un semplicissimo Scambio di Note finalizzato a dare una risposta risolutiva alla questione. Per quanto concerne la linea displuviale o la linea di cresta, i repentini mutamenti non comportano, comunque, alcun cambiamento sostanziale del tracciato del confine e, in tal caso, Italia e Svizzera in ogni momento possono prevedere uno scambio di superfici equivalenti. In tal senso, i rilievi aerofotogrammetrici saranno utili per definire la linea di frontiera, così individuata e fissata fino ai rilievi successivi.
Quindi, lo Scambio di Note in esame persegue principalmente l'intento di creare le condizioni per mantenere ben visibili i riferimenti morfologici del confine, e null'altro. Per questo scopo è necessario che il tracciato possa seguire i graduali e naturali cambiamenti cui sono soggette le linee di cresta o displuviali dei ghiacciai per le varie azioni indotte dal clima.
Nel caso di scioglimento totale del ghiacciaio - fa sorridere - la linea di confine coinciderà con la linea di cresta sull'emergente terreno roccioso. Lo stesso concetto può essere esteso evidentemente anche al caso di graduale e naturale erosione delle liste di cresta rocciose, ancorché il fenomeno sia molto più lento e probabilmente irrilevabile nel periodo della vita umana di molte generazioni. Sempre per alleggerire il clima, si potrebbero definire le rocce patriottiche e fedeli nei secoli, a differenza della neve che si squaglia molto più facilmente. Detto questo, non vi è nessuna ragione per non andare rapidamente a ratificare questo provvedimento. Per questo motivo il gruppo di Italia dei Valori esprimerà un voto favorevole.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, la profonda conoscenza dei rapporti tra l'Italia e la Svizzera del presidente Narducci e la conseguente esaustiva relazione mi induce ad essere molto breve su questo tema così interessante e singolare, che ha come definizione i confini mobili dovuti ad un progressivo scioglimento dei ghiacciai.
Il confine, come è scritto nella relazione, seguirà i naturali e graduali cambiamenti, addirittura fino a raggiungere il caso dello scioglimento totale dei ghiacciai. In tal caso, infatti, il confine coinciderà con la linea di cresta del terreno roccioso. Pag. 14Al di là di questi confini mobili, questo provvedimento ci deve preoccupare per il tema che sottende, ovvero il tema del clima e tutte le conseguenti considerazioni a cominciare, ad esempio, dei rischi idrogeologici.
Quindi, dobbiamo mettere in atto tutta una serie di misure e valutazioni per fare in modo di rallentare questo elemento così importante nell'equilibrio climatico come è dato dai ghiacciai. Quindi, viene in mente fra le varie cose anche fare in modo che i trasporti passino con sempre maggiore misura dalla gomma alla ferrovia e non c'è dubbio che la Svizzera stia potenziando con tre nuove gallerie ferroviarie il cosiddetto progetto della nuova ferrovia transalpina. Al di là del fatto che tali infrastrutture possono ridurre i tempi di trasporto e trasferimento (per esempio da Milano a Zurigo, quando la galleria sarà messa in atto, si passerà da un tempo di 4 ore a 2 ore e 40 minuti), c'è anche l'aspetto climatico, cui voglio dare particolarmente sottolineatura. Quindi, anche l'Italia, in un altro ambito, credo che debba potenziare il trasporto su gomma.
Signor Presidente, tuttavia mi consenta una brevissima considerazione che nulla ha a che fare con questo provvedimento. Oggi i riflettori del mondo, con riferimento alla terra elvetica, sono puntati su Ginevra dove si è aperta la Conferenza contro il razzismo. Quindi, mi permetta questa metafora: i confini dei diritti umani non debbono esistere, debbono espandersi e, quindi, tutto ciò che possiamo mettere in evidenza contro il razzismo deve essere oggetto di tutta la nostra determinazione e la nostra capacità di Parlamento e di popolo libero.
Quindi, ci deve preoccupare quando vediamo che nella bozza di dichiarazione sono ancora contenuti alcuni elementi della dichiarazione del 2001 di Durban.
I riflettori sono puntati ora su questo grande palcoscenico che deve rappresentare un passo verso una capacità di convivenza migliore tra i popoli e tra le genti. Credo che su quel palcoscenico non debba essere permesso a nessuno di perpetrare affermazioni contro i diritti umani e antisemite. Quindi, parlando di terra elvetica, credo che ci corre l'obbligo anche di evidenziare queste preoccupazioni nella speranza che in quella Conferenza ci sia un passo avanti dell'umanità.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, naturalmente condivido in toto la relazione molto dettagliata del vicepresidente Narducci e mi limiterò quindi ad osservare che questo scambio di note consente di fare il punto su varie cose. La prima naturalmente è l'introduzione del concetto di confini mobili che è possibile costruire grazie all'ausilio delle nuove tecniche fondate sostanzialmente sull'elettronica, ma è possibile anche perché il livello di civiltà dei rapporti tra i due Paesi è tale che questioni che in altri momenti, e ahimè in altre località del mondo - faccio riferimento a modifiche molto relative di confini - determinano crisi e qualche volta addirittura guerre, in questo caso vengono risolte nella più assoluta concordia e solidarietà tra i due Paesi. È un segnale piccolo, ma naturalmente positivo che vale la pena di considerare.
Vorrei concludere, riprendendo le considerazioni finali del collega Pianetta da me condivise relativamente alla questione che ovviamente non è all'ordine del giorno ma che ha fatto bene l'onorevole Pianetta a richiamare, dicendo - mi limiterò ad una battuta - che dobbiamo fare in modo che i confini dei diritti umani siano sempre meno mobili e costituiscano un elemento di certezza, soprattutto per i tanti, tantissimi, che ancora oggi sono al di qua di quel confine.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2208)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore, onorevole Narducci, rinuncia alla replica. Pag. 15
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, credo che il provvedimento sia assolutamente tempestivo per la sua attualità in una fase in cui l'effetto serra sta determinando problemi anche sulla certezza dei confini internazionali sui ghiacciai mobili. Voglio ricordare al Parlamento che analogo problema sul confine dell'Austria è stato regolato con la ratifica da parte del Parlamento italiano del nuovo accordo bilaterale per la manutenzione dei confini che proprio all'articolo 3 introduce il principio del confine mobile sulla linea di cresta dei ghiacciai. In questo momento abbiamo in negoziato con la Francia un analogo accordo per regolare i confini facendo ricorso al confine mobile. Con la Slovenia il problema non si pone perché non ci sono ghiacciai in gioco.
Non posso lasciar cadere la battuta, sintetica ma estremamente piena di contenuto, fatta dall'onorevole Pianetta e ripresa successivamente. Credo che questa non sia una bella giornata per le Nazioni Unite che perdono una grande occasione.
L'Italia è stata costretta ad assumere per prima una posizione estremamente ferma nell'interesse dei diritti umani e della crescita senza confini degli stessi. Noi auspichiamo che qualcosa possa intervenire in queste ore, ma credo che niente lo faccia sperare dal modo in cui la stessa Conferenza è iniziata.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della mozione Franceschini ed altri n. 1-00146 concernente iniziative in vista dello svolgimento dell'Expo Milano 2015 (ore 17,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Franceschini ed altri n. 1-00146 concernente iniziative in vista dello svolgimento dell'Expo Milano 2015 (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Avverto che sono state altresì presentate le mozioni Vietti ed altri n. 1-00149 e Cicchitto, Cota ed altri n. 1-00150 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A - Mozioni).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare l'onorevole Peluffo, che illustrerà anche la mozione Franceschini ed altri n. 1-00146, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi deputati, il 31 marzo 2008 l'Italia con Milano batteva la candidatura di Smirne e vinceva così la possibilità di ospitare l'Esposizione universale nel 2015. Il tema scelto: «Nutrire il pianeta, energia per la vita» nasce con l'obiettivo di predisporre un piano per la visibilità, la tradizione, la creatività e l'innovazione relativamente al settore dell'alimentazione, raccogliendo tematiche già sviluppate dalle precedenti edizioni di questa manifestazione e riproponendole alla luce dei nuovi scenari globali, al centro dei quali c'è il tema del diritto ad un'alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutto il pianeta.
Su questo tema il nostro Paese ha chiesto e ottenuto il sostegno dei Paesi membri del Bureau internazionale dell'esposizione, soprattutto di quelli in via di sviluppo e si è impegnato a promuovere con tali Paesi progetti di cooperazione internazionale di cui si parla, tra l'altro, in questi giorni, in queste ore, nel corso del G8 agricolo. Ma vorrei aggiungere che alla scelta di Milano per rappresentare l'Italia, Pag. 16compiuta - lo ricordo - dal Governo presieduto da Romano Prodi, a fronte delle candidature anche di Torino e di Napoli, si è accompagnato un metodo che ha caratterizzato il periodo della promozione della candidatura, un vero e proprio gioco di squadra, fatto della collaborazione tra istituzioni, tra amministrazioni sostenute da maggioranze diverse: il Governo nazionale, allora di centrosinistra, la regione Lombardia e il comune di Milano sostenuti dal centrodestra e la provincia di Milano sostenuta da una maggioranza di centrosinistra e tale metodo è risultato vincente. Il Partito Democratico ha sostenuto allora, e continua a sostenere oggi, l'idea che l'Expo rappresenti un'occasione per il sistema Italia e per Milano.
Cosa è successo in quest'anno, da quel 31 marzo 2008 ad oggi? Innanzitutto, dov'è finito quel gioco di squadra un anno dopo? Risultano profetiche, per chi ha voglia di consultare gli archivi delle agenzie di stampa, le parole dell'allora candidato, oggi Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che in quel giorno in cui tutti celebravano la vittoria e facevano riferimento al gioco di squadra, non sottolineava appunto il gioco di squadra, ma il proprio ruolo, avendo lui una volta incontrato i rappresentanti del BIE; una ricostruzione molto parziale, peraltro, ma soprattutto sintomatica di un modo di concepire l'Expo come cosa propria e così è stato.
Quest'anno è stato segnato dalle divisioni tutte all'interno del centrodestra su come spartire la torta Expo. È stato segnato dai contrasti tra istituzioni guidate dal centrodestra: la regione Lombardia contro il comune di Milano, il comune di Milano contro il Governo, il Governo indifferente o contrario a tutti quanti. Basta riguardarsi le cronache locali e nazionali ed è sufficiente sfogliare i giornali per avere contezza di quanto è accaduto. Il risultato è che si è perso un anno a partire dalla governance che deve preparare e gestire questo evento.
Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per istituire la governance è stato atteso otto mesi, è stato firmato il 22 ottobre del 2008 e pubblicato in Gazzetta ufficiale il 26 novembre. Adesso, comunque, è necessario attendere un nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri visto che nel frattempo sono state annunciate modifiche delle competenze della società di gestione che passano al Tavolo Lombardia.
Per quanto riguarda la società, quest'ultima è stata costituita con grave ritardo e in fretta e furia a dicembre, il giorno prima di relazionare al BIE a Parigi. La società in realtà non è mai partita per i contrasti sui compensi dell'amministratore delegato designato, allora Paolo Glisenti. Le divisioni sono state tali da arrivare alle dimissioni del presidente dei revisori dei conti, il professore Dario Fruscio, che nella lettera di dimissioni diceva: «Non mi è consentito permanere nella mia carica, anche in considerazione dello stato inerziale in cui da troppo tempo la società versa». Oggi vi è un nuovo consiglio di amministrazione votato dall'assemblea dei soci il 9 aprile. La società non è ancora operativa, non ha ancora una sede, non ha ancora personale, ma in compenso, come vicepresidente e amministratore delegato, ha il collega deputato Lucio Stanca. Nulla da dire sulle competenze di manager dell'onorevole Lucio Stanca.
Tuttavia, tutto abbiamo da dire sulla sua decisione di cumulare la carica di amministratore delegato e vicepresidente della società Expo con quella di parlamentare; di cumulare, di conseguenza, l'indennità da parlamentare e i circa 450 mila euro annui erogati dalla società Expo. Si tratta di due indennità piene per un lavoro part-time e in tempo di crisi come quello che stiamo attraversando credo che l'onorevole Stanca dovrebbe riflettere su questa sua scelta. Noi siamo convinti che la carica di amministratore delegato di Expo e quella di parlamentare siano incompatibili. Per questo motivo chiediamo alla Giunta delle elezioni di pronunciarsi in tempi rapidi. Oltre all'aspetto formale di cui ho detto vi è un elemento di sostanza: svolgendo Pag. 17l'attività di parlamentare, l'onorevole Stanca quando pensa di potersi dedicare all'Expo?
Come dicevo non c'è tempo da perdere perché un anno già è stato perso e bisogna recuperare il tempo perduto. Abbiamo di fronte solo sei anni fino all'Expo: possono apparire tanti ma in realtà non lo sono. Soprattutto vale la pena ricordare - forse non c'è sufficiente consapevolezza su questo aspetto - di una scadenza, quella del prossimo 30 aprile 2010 quando dovrà essere registrata la candidatura di Milano presso il Bureau internazionale delle esposizioni che comporta degli obblighi. Innanzitutto la certezza della disponibilità dell'area, per cui sarà necessario per quella data avere l'accordo di programma e la valutazione ambientale strategica.
Inoltre, il BIE richiede un master plan definitivo, quindi non basta il dossier di candidatura con le linee guida generali ed essenziali, ma bisognerà indicare cosa succederà dopo nelle aree utilizzate dell'Expo. Questo è un vincolo che pone il BIE dopo le esperienze di precedenti Expo che si sono risolti in cattedrali nel deserto. Quindi, si tratta di un vincolo stringente rispetto a cosa accadrà dopo il 2015 in quelle aree e soprattutto rispetto al fatto che vi sia un forte interesse pubblico. Dunque, è necessaria grande attenzione alle scelte che verranno compiute per quell'area. Per questo motivo è necessario accelerare, semplificare e di sicuro non derogare alla normativa vigente.
È irricevibile - lo diciamo da subito - l'argomento in base al quale, poiché siamo in ritardo, si può procedere agendo in deroga alla normativa nazionale. Anzi, diciamo che bisogna rifuggire dalla tentazione di commissariare il commissario straordinario, utilizzando cioè un'ordinanza, la n. 3704, emanata dal Presidente del Consiglio dei ministri, recante «Disposizioni urgenti di protezione civile», nella quale si cita il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 agosto 2007, concernente la dichiarazione dell'Expo universale 2015 quale «grande evento», e quindi, in ragione di questo, intervenire in deroga, superando la governance così faticosamente realizzata.
Lo ripeto: accelerare, semplificare, non derogare. Soprattutto, chiediamo massima trasparenza e rispetto per i contribuenti, visto anche l'aumentare di denaro pubblico complessivamente impegnato, considerato che si tratta di circa 25 miliardi di euro. Aggiungiamo massima trasparenza anche di fronte ai rischi di infiltrazione della criminalità organizzata. Il Corriere della Sera e La Stampa, il 15 settembre dello scorso anno, hanno pubblicato due articoli nei quali vengono riportate indiscrezioni sul lavoro della procura di Busto Arsizio, che ha aperto tempo fa un fascicolo, destinato a essere trasferito alla procura distrettuale antimafia di Milano, sull'ipotesi d'infiltrazione mafiosa su Expo 2015. I carabinieri di Monza, a seguito di un'indagine avviata oltre due anni fa dalla compagnia carabinieri di Sesto San Giovanni nei confronti di una presunta associazione di 'ndrangheta, il 17 marzo 2009 hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di oltre venti persone, tra Milano, Taranto, Crotone e Catanzaro, indagate per associazione per delinquere di stampo mafioso, detenzione e porto illegale di armi, tentato omicidio, estorsione. Secondo quanto riportato dalla stampa, nei due episodi specifici, il rischio di infiltrazione mafiosa per la gestione, il controllo degli appalti e i contratti di Expo 2015 appare concreto.
Suggeriamo di non reagire con fastidio a questi allarmi, di non sottovalutarli, di non pensare, rispetto a questo rischio, a semplici palliativi, come risulta la proposta fatta dal sindaco di Milano, commissario straordinario, Letizia Moratti, quando propone un Comitato interministeriale di coordinamento. Nella mozione, noi proponiamo una cosa differente, che dia maggiore garanzia e trasparenza. Proponiamo che il Ministero dell'interno istituisca un ente di controllo, con il compito di verificare e di approvare, in collaborazione con la DIA, le procedure di affidamento degli appalti e degli incarichi per la realizzazione Pag. 18di Expo 2015, non per rallentare, ma per accompagnare il processo di costruzione dell'Expo, nel massimo della trasparenza e della chiarezza.
A proposito di chiarezza, in questa discussione, cerchiamo di mettere un punto fermo sul capitolo dei finanziamenti necessari per le realizzazione dell'Expo, vista la ridda di dichiarazioni di esponenti del Governo e della maggioranza. Cito proprio il Governo, cioè la risposta data dal sottosegretario Cosentino il 19 marzo ad un'interpellanza presentata dai deputati lombardi del Partito Democratico, allorquando - cito testualmente - afferma che: la Presidenza del Consiglio, Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti hanno condotto una rilevazione su tutte le opere del programma già esaminate, dalla quale è emerso che le risorse disponibili per le opere connesse all'Expo 2015 sono pari a 7 miliardi 834 milioni di euro, di cui 1 miliardo 800 milioni di euro pubblici, con un fabbisogno residuo pari a 2 miliardi 704 milioni di euro. Secondo la nota informativa presentata dal commissario Moratti al CIPE il 18 dicembre 2008, una parte di questo fabbisogno verrà coperto con risorse private, rimanendo a carico del settore pubblico 1 miliardo 189 milioni di euro.
Quando parliamo della necessità di reperire dei fondi, credo che nell'animo di tutti sia chiaro che la priorità è l'Abruzzo, ossia reperire i fondi necessari per la sua ricostruzione.
Però, i fondi cui facciamo riferimento per la realizzazione dell'Expo sono fondi di cui è necessario reperire le coperture da un anno, appunto. Se l'Expo rappresenta, come è stato detto a più riprese, un'opportunità, un volano di sviluppo, se può rappresentare anche una misura anticiclica (certo, sempre che i cantieri partano subito), allora la domanda è: perché non sono state finora individuate le coperture per i fondi tuttora mancanti? È mancanza di volontà politica? Non vi era la possibilità ieri, a maggior ragione oggi?
Ecco, chiediamo al Governo di dirlo con chiarezza di fronte al Parlamento; basta inutili rassicurazioni, basta fare melina. È il momento della verità: fra tre giorni la società di gestione dovrà riferire di fronte al Bureau internazionale delle esposizioni a Parigi lo stato di avanzamento.
Crediamo che questa discussione sia necessaria anche in vista di quell'appuntamento e, come Partito Democratico, chiediamo all'Aula di esprimersi sui contenuti della mozione di cui è primo firmatario l'onorevole Franceschini (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bernardo, che illustrerà anche la mozione Cicchitto, Cota ed altri n. 1-00150, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, un ringraziamento va anche al rappresentante del Governo. Anche noi, come maggioranza, abbiamo ritenuto opportuno presentare una mozione che ripercorresse quello che è accaduto dal 31 marzo 2008 ai giorni nostri rispetto a quello che significa oggi, certamente più di prima, l'aver ottenuto quel grande risultato a Milano, in Lombardia, per il nostro Paese; quello che significò, come ho avuto modo di ascoltare, lavorare insieme tra livelli istituzionali, anche di indirizzo culturale diverso.
Credo sia opportuno e costruttivo immaginare la stessa cosa oggi che vi è un'omogeneità di indirizzo politico a livello locale e nella dimensione nazionale, anche per quello che Expo può generare non soltanto nell'area del Paese in cui Milano si trova, per quello che può significare la capitale economica del nostro Paese, per quello che significa e ha significato nel corso di quell'anno che veniva ricordato prima, al di là delle notizie e informazioni di stampa in cui, certamente, l'attenzione si prestava più al tema delle nomine e non ad entrare in quello che si è svolto nel corso di questo anno, soprattutto dal momento in cui alcuni passaggi fondamentali si sono realizzati. Pag. 19
Si sono realizzati con la società che si è costituita, si sono realizzati con quel tavolo, definito «Tavolo lombardo», per la Lombardia, in cui non siede soltanto il sindaco di Milano, ma le diverse istituzioni a livello locale (il presidente della provincia, il sindaco di Milano con i poteri straordinari che il Governo le ha riconosciuto) i diversi rappresentanti del Governo e quegli altri enti locali che gravitano all'interno di quella parte che ci ha consentito, nel piano presentato al BIE, quindi al Bureau international des expositions, di poter ottenere quel risultato che è stato per noi fondamentale.
Così come credo sia altrettanto importante ricordare che nel corso di quell'anno una serie di passaggi fondamentali sono stati compiuti: penso a quello che ha significato alimentare protocolli di intesa con diverse città italiane, cercando di dare una dimensione nazionale ad un evento importante quale l'Expo di Milano. Penso ad altre occasioni che sono state create, perché nell'Expo di Milano veniva ricordato il tema estremamente delicato «Nutrire il pianeta, energia per la vita»: quello che significa, oggi più che mai, un sistema che deve riguardare tutto il mondo, in un campo particolarmente delicato qual è quello dell'alimentazione, quello dell'intrapresa; quello che significa coinvolgere organizzazioni non governative, così come si è fatto del corso dei mesi scorsi, attivando decine di iniziative che hanno riguardato e riguardano un contatto preciso con circa 90 Paesi: 480 progetti in fase di attivazione, in cui avranno parte anche le organizzazioni non governative, il mondo del volontariato; quello che significa l'Expo come attenzione alla solidarietà nei riguardi di altri Paesi, al di fuori dei nostri confini, con una capacità, che si sta facendo maturare attraverso gli organismi di finanza internazionale, rispetto ad iniziative ed organismi di carattere umanitario, che hanno messo in campo le risorse e le professionalità necessarie, di cui anche il nostro Paese ha motivo di vanto, per quanto, anche in termini di occupazione, questo evento genererà nel corso dei prossimi anni.
Vorrei inoltre sottolineare la rilevanza di quanto ci ha trasmesso in occasioni differenti il sistema camerale, rispetto a quanto l'Expo è in grado di generare dal punto di vista economico per il Paese; ed è di continuo richiamo la dimensione nazionale, e non soltanto l'aspetto che riguarda una città come Milano, una regione come la Lombardia: i 44 miliardi che potrebbero essere generati in un contesto come quello che prevediamo, spalmati e distribuiti su sistemi produttivi diversi. Immagino quello che significa, e ha significato e sta significando tutto ciò anche relativamente al tema dell'occupazione, in momenti come quelli che storicamente stiamo vivendo.
Penso anche alle migliaia di eventi che verranno previsti nel corso del prossimo periodo. Certo è importante l'attenzione che è stata posta sul tema delle risorse necessarie, richiamato anche nella mozione del Popolo della Libertà e della Lega, mettendo in evidenza quello che è stato compiuto e deve necessariamente compiersi, e su cui il Governo non si tira indietro rispetto ad un impegno che ci ha già messo (certamente non è pensabile che questo Governo si tiri indietro); ed insieme ad esso la città di Milano, la regione Lombardia, gli enti locali, anche i privati.
Ricordo ciò che tale lavoro ha generato - cosa che sta già avvenendo - per quelle che vengono definite opere essenziali, e le opere connesse: per le opere essenziali abbiamo la copertura totale, per le opere connesse siamo ad una copertura dell'80 per cento. E poi altre iniziative che si intendono prendere nel campo delle infrastrutture, che sono tra l'altro oggi presentate in via anticipata anche al CIPE, affinché tenga conto nella programmazione di quanto si è immaginato di realizzare non soltanto in vista e in occasione dell'Expo; perché dobbiamo ricordare che le iniziative che possono essere volano per le infrastrutture di un'area del Paese così importante, ma che sarebbero di giovamento anche per altre parti della nostra Italia, di fatto si realizzano anche attraverso altre istituzioni, come già è accaduto per altre opere importanti. Pag. 20
È bene pertanto ricordare che, anche nelle ultime iniziative che hanno riguardato il ruolo della Cassa depositi e prestiti e del CIPE e ciò che significano gli stanziamenti nelle infrastrutture, vi è una risposta che va anche nella direzione di un'iniziativa così importante come l'Expo.
Certo, sul tema delle nomine potremmo immaginare di alimentare un po' di dibattito sulle doti e le capacità anche di chi governa all'interno del nostro sistema regionale. Con riferimento ad esempio alla provincia, piuttosto che andare a guardare a ciò che è avvenuto venti mesi fa, penso a che cosa poteva essere quella attenzione che veniva prestata alle poltrone ed al rinnovo dei consigli di amministrazione, alle capacità e alle doti che qualcuno che ci ha preceduto aveva ed ha nel riempire gli spazi.
Ma non credo che sia utile a nessuno fermarsi su un argomento come questo, per quanto sarebbe semplice per noi ricordare tanti episodi. Penso a quello che ha dichiarato anche il Presidente Berlusconi prima che arrivassimo in via anticipata al Governo del Paese (poiché ci saremmo dovuti andare in maniera naturale tra qualche anno).

EMANUELE FIANO. Purtroppo, siete arrivati prima!

MAURIZIO BERNARDO. C'è da dire che questo probabilmente è anche un ringraziamento che va rivolto a voi ed ai successi che avete ottenuto in quei venti mesi nel dare risposte agli italiani che, essendo stati ovviamente soddisfatti dalla vostra politica, poi ci hanno portato di nuovo, nei momenti difficili, a richiedere un Governo all'altezza (così come capitò in quel 2001 che purtroppo tutti ricordiamo tragicamente per ciò che accadde negli Stati Uniti, e come capita oggi, purtroppo, con riferimento a quanto stiamo vivendo non solo allo stato attuale in ragione delle popolazioni dell'Abruzzo, ma anche per la crisi dei mercati finanziari e per quello che poi si è verificato e per cui occorre, ovviamente, la presenza di Governi in grado di gestire i momenti più difficili).
Ma anche in quella circostanza il Presidente Berlusconi si espresse rispetto ad un impegno che allora, in quel caso avrebbe dovuto dare e che oggi effettivamente dà continuità ad un impegno che anche il Governo precedente aveva deciso di assumere.
L'invito che spesso tra di noi ci rivolgiamo vicendevolmente è quello che vi sia continuità nelle intenzioni e nell'attenzione che viene riservata da questo Governo verso quell'area del Paese certamente importante e con una funzione di traino.
Credo quindi che sia importante mettere in risalto alcuni aspetti ed è per questo che, come dicevo, nella mozione abbiamo messo in evidenza alcune delle cose che si sono verificate nel corso di quell'anno. Non è vero che nulla si sia fatto, perché comunque la macchina andava avanti in riferimento ad aspetti che ricordavo prima, rispetto anche ad un'idea che si ha di una trasparenza degli atti e di quella attenzione che giustamente le istituzioni debbono riporre rispetto a situazioni che venivano ricordate prima, come peraltro puntualmente è accaduto all'interno del consiglio comunale di Milano.
Un collega presente sa che cosa è accaduto con il sindaco che ha preceduto l'attuale sindaco Moratti nei riguardi di organismi promossi all'interno degli uffici, non dando vita ad ulteriori iniziative che potrebbero generare anche dispendio di risorse, nel mettere quella giusta attenzione da parte delle istituzioni e degli organismi preposti - mi riferisco alla magistratura e alle forze dell'ordine - e nel trovare quindi soluzioni riferite o riconducibili a gare e ad appalti, così come si è verificato nel comune di Milano nel corso di questi anni piuttosto che in altre istituzioni (penso a quello che si è verificato anche all'interno della regione Lombardia, alimentando con le forze dell'ordine protocolli su temi certamente delicati).
Non c'è quindi, come qualcuno a volte immagina ed intende trasmettere al Paese, una disattenzione costruita su temi come quelli che riguardano la regolarità degli Pag. 21appalti e la trasparenza per la realizzazione di opere pubbliche (volendo sottovalutare temi estremamente delicati e che puntualmente emergono quando si parla di grandi opere).
Vi è attenzione da parte di tutti, non vi è qualcuno che ha diritti di prelazione rispetto ad altri. L'importante è ovviamente che si facciano bene le cose. È importante, ad esempio, che la Soge abbia deciso di fare riferimento ad una legge che ci porta indietro negli anni - mi riferisco alla legge 8 giugno 2001, n. 231 - e che riguarda la massima trasparenza nella gestione per le società quotate in borsa, che la Soge, pur non avendo quelle caratteristiche giuridiche, ha deciso di adottare. Tutto ciò significa rifarsi ad un percorso preciso di legalità nell'interesse della comunità che si vuole rappresentare e che va al di là dei confini milanesi e regionali.
Ecco perché rivolgiamo un invito al nostro Governo, affinché continui a dare le giuste priorità e le risposte, così come ha fatto fino ad oggi, nell'individuazione delle risorse necessarie. Realizzando ciò si arriva a quel risultato che tutti quanti vogliamo (se ciò è condiviso davvero da parte di tutti e dietro non vi siano altri ragionamenti o retropensieri) e si garantisce la comunicazione sull'avanzamento dei lavori che è un interesse comune (come è avvenuto recentemente con l'intervenuto del sindaco stesso nell'aula del consiglio del comune di Milano, Palazzo Marino, e per quello che ci riguarda da vicino, all'interno delle Aule di Camera e Senato).
Tutto ciò significa avere un Governo attento a sviluppare quel marketing territoriale, quel contatto con le istituzioni nazionali e internazionali, che coinvolge anche istituti, come l'Istituto per il commercio estero, che dovranno giocare un ruolo importante. Si tratta, quindi, di momenti di manifestazione e di iniziative che riteniamo utili e sui quali non ci siamo sottratti.
Nasce da queste considerazioni l'idea di riprendere in questa mozione alcuni temi che mettano in risalto il lavoro svolto - perché il lavoro è stato svolto - e il ruolo delle istituzioni presenti al tavolo sovraregionale definito «tavolo Lombardia» che ad oggi hanno svolto un ruolo importante. Quindi, per quanto qualcuno possa sollevare preoccupazioni, questo Governo non si tirerà indietro sul tema delle risorse; il resto lo lascerei al gossip.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, l'onorevole Bernardo ha già illustrato la mozione del Popolo della Libertà; io vorrei svolgere invece una brevissima considerazione nel merito, perché l'argomento «Nutrire il pianeta, energia per la vita» rappresenta la grande sfida che questa generazione ha davanti a sé per l'equilibrio del mondo. Un'alimentazione sana, sicura, ma soprattutto sufficiente per tutto il pianeta, è la grande sfida.
La grande sfida nel sud del mondo è eliminare la fame, la sete la malnutrizione, la mortalità infantile, mentre per il nord vi sono altre questioni collegate alle patologie cardiovascolari, metaboliche, e anche qui l'alimentazione è importante. Nel sud del mondo vi è ancora, purtroppo, l'«ultimo miliardo» - così viene definito - che ancora soffre la fame, ha il problema della sicurezza alimentare, della lotta alla povertà; vi è ancora la questione delle malattie.
Allora credo che questo tema e la capacità dell'Expo di essere momento estremamente concreto nell'affrontare questi argomenti siano elementi da sottolineare.
Credo anche che in occasione dell'audizione che il sindaco Moratti come Commissario ha avuto di fronte al Comitato per gli obiettivi del millennio della Commissione affari esteri sia stato dato veramente il segno della concretezza dei progetti e delle iniziative che stanno al centro dell'Expo e che devono caratterizzarne l'essenzialità. Infatti qui si tratta di affrontare i temi dell'alimentazione che sono collegati all'intera filiera alimentare, alla cooperazione, come pure ai cambiamenti climatici, anche alle stesse coltivazioni sostitutive Pag. 22(per quanto riguarda ad esempio la Colombia, il Perù e l'Afghanistan). In quell'occasione vi è stato un grande contributo - lo voglio sottolineare - di presenza di colleghi della maggioranza e dell'opposizione (ricordo per esempio il grande contributo di un intervento dell'onorevole Fassino).
Vedete, questi sono gli elementi centrali: la formazione del capitale umano, la ricerca, l'innovazione, la meccanizzazione, tutto ciò che è l'insieme della filiera agroalimentare. Allora ecco perché il sindaco Moratti ha evidenziato una fase già avviata per lavorare con i Paesi attraverso progetti concreti, reali, finalizzati allo sviluppo sostenibile, come pure l'Expo è ormai un soggetto che sviluppa tutta una serie di alleanze, di protocolli di intesa con le organizzazioni internazionali, con la World Bank, con il World Food Programme, con la FAO, con l'IFAD, e tutto anche per sviluppare quelle iniziative agricole che sono sostenute dal microcredito nei Paesi africani.
Questa è la grande funzione, questa è la grande sfida, questo è il grande impegno che fa sì che l'Italia possa svolgere un grande ruolo (e mi riferisco all'Expo come catalizzatore di questa grande sfida). Se questo è il respiro, questa è la direzione, questa è la capacità che ci impegna tutti quanti, allora dobbiamo affrontare questa sfida, dobbiamo affrontare questi argomenti.
Da questo punto di vista anche quello che sarà il dopo Expo, con un centro per lo sviluppo sostenibile, con i rapporti con la società civile, le organizzazioni non governative e tutto ciò che è la realtà decentrata del nostro Paese, anche con i privati, rappresenta il grande elemento che deve caratterizzare il nostro impegno.
Voglio concludere dicendo che il G8 può essere un ulteriore strumento. Il rapporto tra Expo e Obiettivi del millennio dev'essere valorizzato nell'ambito dell'agenda che il nostro Paese può proporre alla realtà internazionale. In questo contesto io credo che anche il Parlamento possa fare sistema, per fare in modo che vi sia un collegamento con tutta una serie di parlamenti che io mi immagino convocati qua a Roma per potenziare e finalizzare questa grande sfida, anche per fare in modo che vi sia una corretta informazione dell'opinione pubblica, non soltanto italiana. Come si fa, infatti, ad affrontare questi argomenti se non vi sono anche un grande consenso, una grande informazione, una grande condivisione, una grande consapevolezza dell'opinione pubblica italiana e mondiale?
Questa è la grande sfida. Dunque immagino che gli obiettivi del millennio, l'Expo, il G8, costituiscano un grande elemento di attenzione, di focalizzazione di questi temi anche per essere elemento di promozione dell'Italia riguardo ad essi. Infatti - mi avvio alla conclusione, signor Presidente - la storia si incarica di proporre le proprie sfide alle varie generazioni che si susseguono e ritengo che la nostra generazione ha davanti a sé questa immensa sfida, che può essere sostenuta dalla volontà, dalla tecnologia, ma soprattutto dalla capacità di fare sistema, perché soltanto attraverso la volontà di far convergere tutti i nostri sforzi, tutte le nostre intelligenze e tutte le nostre fatiche riusciremo veramente a porre l'Expo nella dimensione che gli compete e a porre l'Italia, Milano, la Lombardia e tutto il nostro Paese nella condizione di focalizzare un tema tanto importante come il tema della stessa esposizione: «Nutrire il pianeta, energie per la vita».

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, non so se adesso il collega che mi ha appena preceduto, onorevole Pianetta, in qualche modo volesse rispondere al collega Peluffo che ha illustrato la mozione Franceschini ed altri n. 1-00146. Infatti se così fosse - ma uso strumentalmente il suo intervento e spero che mi perdonerà per questo - non credo che vi sia qui da spendere troppe parole sulla necessità di evidenziare e sottolineare con ancor più forza l'importanza dell'Expo 2015 e tutte le opportunità che con esso si possono aspettare per il nostro Paese. Pag. 23
Il senso della mozione con la quale noi siamo oggi a fare i conti è soprattutto di esprimere alcune preoccupazioni, affinché tutte le potenzialità possano essere colte e non disperse ovvero il riferimento alla necessità di reperire i fondi necessari, la necessità che vi siano gli adeguati controlli, che vi sia un riferimento sulle attività e lo stato patrimoniale della società di gestione, perché vi sia un piano strategico di sviluppo accompagnato da un programma dettagliato delle infrastrutture turistiche e ricettive, perché vi possano essere i controlli sulla sicurezza sul lavoro, perché si eviti di derogare alla normativa sugli appalti e - aggiungiamo noi e lo sottolineiamo in particolare - si faccia attenzione alle possibili infiltrazioni di carattere mafioso, perché si predisponga un master plan definitivo entro la fine di questo anno per evitare controversie che possano precludere l'aggiudicazione, perché vi sia un piano di comunicazione nazionale.
Dico queste cose in quanto, forse, è opportuno ricordare - anche se c'è stato un simpatico scambio di battute in avvio di discussione - che arriviamo a questo Expo 2015 anche perché la designazione è stata ottenuta grazie ad una collaborazione istituzionale tra soggetti diversi: c'era il Governo Prodi, la regione, la provincia e il comune di Milano ad agire in quella direzione ovvero c'era il centrosinistra al Governo centrale e il centrodestra alla regione, il centrosinistra alla provincia, il centrodestra al comune. Dunque dobbiamo essere tutti orgogliosi di questa opportunità, ma proprio perché è una grande opportunità, perché l'esposizione è un importantissimo evento che si terrà a Milano nel 2015, dobbiamo preparare sette anni di lavori, riqualificazioni urbane, creazioni di strutture e infrastrutture per le quali la metropoli lombarda riceverà un «mare» di euro: quelli diretti - si parla di 4 miliardi - e altri 11 miliardi per le opere connesse ovvero le opere necessarie e quelle connesse, comunque correlate.
Quindi, mi sembra del tutto logico domandarsi: «Ci sono queste risorse?». La mozione, evidentemente, non aveva alcun riferimento alla tragicità dei fatti di cui stiamo discutendo da quindici giorni a questa parte: quello che è avvenuto in Abruzzo non ha una correlazione diretta con l'Expo 2015, però è difficile poterne prescindere, soprattutto per quanto attiene alle risorse.
Oggi - o meglio ieri, durante la trasmissione In mezz'ora, con il Ministro Tremonti - abbiamo appreso con favore che non vi saranno nuove tasse, che vi sono le disponibilità per sopperire ad ogni esigenza in Abruzzo. Sicuramente sarà anche così per l'Expo di Milano, ma magari saperlo e informarne il Parlamento non sarebbe male.
I dati legati all'Expo 2015, infatti, parlano di più di 29 milioni di visitatori, potenziali ovviamente, e di almeno 44 miliardi di fatturato in più per le imprese di Milano. Secondo una ricerca effettuata dalla Camera di commercio milanese su un campione di oltre 1.100 imprese, si prevede un incremento del fatturato intorno appunto ai 44 miliardi di euro, con un incremento medio del giro d'affari di circa il 10 per cento. I posti di lavoro che potrebbero nascere grazie all'Expo sono valutati in circa 70.000. Il maggior beneficio per l'esposizione universale sarebbe a carico del settore alberghiero e turistico, con un incremento previsto intorno al 25 per cento, seguito dal settore immobiliare col 15 per cento e da quello delle costruzioni col 13,5 per cento. In valore assoluto, però, è il commercio che si attende il gettito maggiore, con un aumento del fatturato di 14,5 miliardi, quasi 12 miliardi il manifatturiero, oltre 8 miliardi i servizi alle imprese, quasi 4 miliardi le costruzioni, 3,5 miliardi l'immobiliare. A goderne i benefici sarebbero però anche molti altri settori, in particolare il turismo e non soltanto a Milano, ma anche nelle altre città italiane. Sempre secondo una stima dell'ufficio studi della Camera di commercio di Monza e Brianza si raggiungerebbero, di indotto, 540 milioni di euro a Roma, 421 a Venezia, 223 a Firenze, 114 a Napoli. Stiamo parlando ovviamente di Pag. 24stime e di proiezioni, ma questo dà le dimensioni dell'evento di cui stiamo parlando.
Siamo quindi di fronte ad un giro d'affari imponente e ad un'importantissima opportunità per il Paese e per la nostra economia. La tabella di marcia, però, prevedeva già per il giugno 2008 l'apertura dei primi cantieri e per l'inizio del 2009 il via ai concorsi per far decollare il sito espositivo. Invece - ecco un primo elemento di riflessione e di preoccupazione - le macchine dell'organizzazione sono ancora sostanzialmente ferme. Peraltro, ancora oggi non si ha un quadro chiaro dei finanziamenti, che ci dica se esistono i soldi necessari per la realizzazione delle opere previste.
Dunque, da oltre un anno dall'aggiudicazione di Milano quale sede dell'Expo 2015, la città è stata fino a pochi giorni fa ancora alle prese con l'avvio della società (ricordiamolo: di proprietà per il 40 per cento del Ministero dell'economia e delle finanze, per il 20 per cento di regione e comune, per il 10 per cento di provincia e Camera di commercio), che deve progettare e gestire l'importante evento. Una macchina organizzativa finora bloccata fondamentalmente da veti incrociati e diatribe tutte interne ai partiti che sostengono la maggioranza di Governo.
Ricordiamo infatti che l'assegnazione dell'Expo a Milano è del marzo 2008; il famigerato decreto-legge n. 112 del giugno 2008 prevedeva che entro il 25 luglio dello stesso anno fosse emanato il decreto del Presidente del Consiglio per la costituzione della società Soge, decreto che poi è stato pubblicato soltanto alla fine di novembre e solo il 9 aprile scorso, ovvero dieci giorni fa, l'assemblea dei soci di Expo 2015 ha nominato amministratore delegato della società l'onorevole Lucio Stanca, il nostro collega, ex Ministro dell'innovazione, deputato in sostituzione del dottor Paolo Glisenti (così, en passant, ricordiamolo: 450.000 euro, oltre i benefit e oltre ovviamente le indennità che manterrà, quale parlamentare).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 18)

FABIO EVANGELISTI. La sua nomina, peraltro, così come la riconferma a presidente della medesima società di Diana Bracco, pone una qualche perplessità in merito ad un potenziale conflitto di interessi: se il dottor Lucio Stanca è infatti attualmente deputato, la dottoressa Branco continua ad essere presidente degli industriali milanesi.
È importante, quindi, che vi siano da una parte certezze per quanto attiene ai finanziamenti e dall'altra la massima trasparenza per quanto attiene alle procedure.
Il 10 dicembre scorso, in un'intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore, lo stesso ex rettore della Bocconi, Angelo Provasoli, ora presidente del collegio sindacale della società di gestione Expo 2015, sottolineava, con riferimento agli appalti, che le pressioni sono tanto più forti quanto minore è la chiarezza. Regole trasparenti, dunque, e certe sulla gestione degli appalti e sulle modalità operative sono fondamentali per gestire l'evento. Da questo punto di vista - lo voglio dire agli amici del Partito Democratico - abbiamo apprezzato molto il contenuto della mozione presentata. Ci sarebbe piaciuto che tutta la parte in premessa, legata ai rischi di infiltrazione, fosse anche ricordata nel dispositivo, perché nella parte dispositiva, appunto, si ha la sensazione che questa attenzione e questa preoccupazione si attenuino. Per tale ragione vorremmo concorrere alla migliore definizione della mozione stessa, aggiungendo, appunto, l'impegno al Governo ad un attento monitoraggio delle attività, per prevenire il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata, con particolare attenzione al settore degli appalti pubblici relativi alle opere di rilievo strategico.
Qualche dubbio, mi sia permesso di dirlo, con spirito ovviamente di collaborazione, lo nutriamo rispetto all'istituzione di un organismo di controllo. Infatti, non so quale efficacia possa avere l'idea di una Pag. 25superfetazione di organismi di controllo, spesso finanche senza poteri effettivi da un punto di vista sanzionatorio. Voglio dire, sperando di essere compreso, che qui non siamo in Abruzzo e, forse, i pubblici ministeri non rappresentano un elemento di impedimento alla costruzione delle infrastrutture e, quindi, forse potrebbero egregiamente fare il proprio dovere, o riprendere a fare il proprio dovere, anche a Milano.
Infine, è necessario esercitare il controllo circa i possibili conflitti di interesse cui mi riferivo poco fa. Sappiamo che vi sono competenze specifiche in seno al Governo per quanto attiene alla materia del conflitto di interessi e probabilmente questo è un altro degli elementi su cui richiamare l'impegno del Governo. In questo senso siamo pronti ad esprimere un voto favorevole sulla mozione Franceschini n. 1-00146, mentre ci riserviamo un approfondimento sulla mozione Cicchitto n. 1-00150, appena presentata dal gruppo del Popolo della Libertà.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intanto vorrei cominciare questa discussione dicendo che credo che si sia vista in quest'Aula - e penso che ne possano dare atto anche i colleghi della maggioranza - una fortissima attenzione, da parte del gruppo del Partito Democratico (in particolare di alcuni deputati, tra cui l'onorevole Peluffo, eletti nella regione Lombardia), in ordine al tema dell'Expo 2015. Ciò sta a dimostrare l'importanza che il Partito Democratico, come ha già dimostrato l'Unione quando era al Governo, attribuisce a questo appuntamento del 2015 e l'importanza che esso riveste per il Paese tutto e, in particolare, per la regione Lombardia e per l'area milanese, come evento e progetto che può aiutare, qualificare e promuovere l'immagine del Paese, la sua attività economica e culturale a prescindere, ovviamente, da chi governi oggi, da chi ha governato ieri e da chi governerà domani. Credo che questo sia il dovere civile di ogni rappresentante del popolo che qui siede.
Abbiamo svolto questo compito con grande attenzione e costanza, e voglio ricordare che alcuni dei dati citati negli interventi dei colleghi intervenuti prima di me su questo argomento (sia quelli della maggioranza sia quelli che, con noi, siedono nei banchi dell'opposizione) provengono proprio dall'attività, oserei dire incessante, che alcuni di noi hanno compiuto nell'anno trascorso da quando Milano è stata promossa a sede dell'Expo 2015.
In quest'Aula hanno presentato numerosissime interrogazioni ed interpellanze e oggi, a conclusione di questo lavoro di sindacato ispettivo nei confronti del Governo, presentano una mozione a prima firma del nostro segretario nazionale, onorevole Franceschini. Lo dico perché abbiamo cercato di svolgere in quest'Aula quel compito di controllo e anche di indirizzo - oggi con la mozione - che abbiamo sentito mancare in altre sedi istituzionali. Se siamo tutti d'accordo, come abbiamo ascoltato dagli interventi di tutti, sull'importanza di questo appuntamento, dobbiamo anche essere d'accordo tutti sul citare i nodi ancora irrisolti e nel lamentare il ritardo che questo importantissimo appuntamento reca con sé.
Signor Presidente, mi rivolgo tramite lei al collega e amico Bernardo, che ha citato una capacità degli organi interni del comune di Milano di tipo ispettivo tale da risolvere eventuali possibili problemi di devianze nel caso di appalti di lavori ai tempi del mandato del sindaco Albertini, che conosco bene avendo fatto parte di quel consiglio comunale per nove anni. La città di Milano però, onorevole Bernardo, non ha mai gestito in questi ultimi decenni una vicenda che ha un valore complessivo di 25 miliardi di euro, cioè di 50 mila miliardi di vecchie lire, un insieme di opere che, come lei ben sa e come tutti sappiamo e ci auguriamo che sia, potrà trasformare il sistema della mobilità veicolare dell'insieme delle aree del nord, modificare il sistema dell'accesso alla città Pag. 26di Milano e alle aree del sito dell'Expo (l'area di Rho e di Pero) e potrà modificare anche, probabilmente, il ruolo della città di Milano e della sua area metropolitana nel sistema delle grandi migrazioni turistiche del globo, elevando di nuovo tale ruolo a quello di uno dei centri del mercato del turismo e della cultura internazionale.
Mai abbiamo gestito a Milano, nel periodo di Gabriele Albertini, un evento di questa dimensione. Per questo, tra l'altro, mettiamo l'accento sulla questione della trasparenza e del controllo. Vorrei ricordare che stiamo parlando di un sistema di investimenti che, tra pubblico e privato, equivale, a seconda degli anni, a una o due leggi finanziarie dello Stato, e dunque non si tratta certamente di una bazzecola.
L'onorevole Evangelisti ha giustamente citato le cifre riportate nel documento di presentazione dell'Expo, e mi auguro fortemente che siano previsioni che verranno rispettate (29 o quasi 30 milioni di spettatori per quell'evento): si tratta di cifre veramente imponenti, è come se metà del nostro Paese si spostasse verso quell'area.
Per questo è bene citare - come facciamo nella premessa - i nodi di questo evento che sono ancora irrisolti, alla soluzione dei quali vorremmo contribuire e abbiamo già contribuito, come qui è stato ricordato, all'epoca in cui, con il precedente Governo, abbiamo lavorato - con i Ministri degli esteri, con il Presidente del Consiglio, con la Ministro Bonino - per far sì che Milano vincesse questa importantissima gara.
Abbiamo quindi di fronte una serie di nodi, e vorrei dire che tutti noi (e anche tutti voi) abbiamo potuto vedere come, di fronte ad una grande occasione, nella città di Milano, per scontri politici che ha brillantemente descritto prima l'onorevole Peluffo, abbiamo assistito a piccole polemiche. Infatti, le polemiche che hanno riguardato l'assetto di governance - o di governo, come preferisco dire - della società di gestione (la Soge) dell'Expo non hanno certo rappresentato i fisiologici scontri che si verificano tra maggioranza e opposizione. Sono stati tutti interni alla maggioranza che oggi guida la città di Milano, in alcuni casi interni a rapporti tra le maggioranze omologhe che guidano la città di Milano e la regione Lombardia, e per altri versi ancora alle maggioranze omologhe che appoggiano il Governo nazionale, della città di Milano e della regione Lombardia.
Noi abbiamo ancora aperti in realtà dei problemi di finanziamento. L'onorevole Bernardo, signor Presidente, ha citato in maniera complessiva l'idea che in sostanza ci siano ormai quasi tutti i finanziamenti in una misura che lui ha detto di circa l'80 per cento, ma lui converrà con me che bisogna vedere dove viene a mancare quel 20 per cento dei finanziamenti che mancano. Occorre cioè chiarire: se quella percentuale di finanziamenti che mancano tocchi una linea della metropolitana di Milano (per la verità rispetto al progetto iniziale non si farà già la sesta linea della metropolitana di Milano) o se dovessero tagliare finanziamenti che porterebbero ad un ritardo di realizzazione di una delle tre grandi infrastrutture della mobilità esterne all'area di Milano (la Pedemontana, la Bre.Be.Mi. e la tangenziale est est); rispetto a quali infrastrutture la mancanza di finanziamenti si va a situare o se, invece, dovesse riguardare il sistema della connessione tra il grande aeroporto di Malpensa e il sistema dell'Expo.
Per quanto riguarda i finanziamenti chiederei al Governo un chiarimento rispetto a voci che si rincorrono già da diversi mesi. Mi pare che già nella mozione - o comunque in un altro intervento che abbiamo fatto nel corso della presentazione di una interrogazione - avevamo già citato autorevoli articoli di importanti quotidiani nazionali che indicavano come plausibile il caso che si potessero operare dei tagli significativi ai finanziamenti o addirittura rinviare o ritirare Milano dalla competizione dell'Expo.
Si rincorrono voci nei corridoi, signor Presidente, che sarebbe bene che venissero smentite ufficialmente che, in conseguenza dei terribili lutti e del grave disastro che ha colpito i nostri fratelli e Pag. 27sorelle della regione dell'Abruzzo e in conseguenza della necessità del Governo di reperimento dei fondi necessari, fondamentali e obbligatori per la ricostruzione delle case di coloro che le hanno perdute e che abitano oggi nelle tendopoli della protezione civile, forse qualche forza politica della maggioranza (che, peraltro, qui non vedo in questo momento rappresentata) potrebbe optare per un ragionamento o di diminuzione o addirittura di annullamento della nostra partecipazione e l'Expo 2015.
In nome della trasparenza e del dovere di sincerità che abbiamo nei confronti degli elettori noi chiediamo che anche proprio nel corso di questa discussione sulla nostra mozione il Governo sia chiamato ad una completa trasparenza su questo punto e veda nella sede del Parlamento l'unica sede possibile dove confermare senza alcuna ombra di dubbio che i fondi necessari per il completamento delle opere dell'Expo 2015 ci saranno e ci sono tutti nonostante lo sforzo collettivo doveroso che questo Paese deve fare per venire incontro alle sofferenze delle genti d'Abruzzo. Oltre ai problemi di finanziamento evidenziamo in questa mozione, come abbiamo fatto in questi mesi, come hanno già fatto i colleghi, il collega Peluffo in particolare, la questione dei problemi di gestione dell'azienda.
Credo - l'ho già detto in altra occasione in quest'Aula - che se in questo Paese fossimo stati di fronte ad una azienda o ad una società a capitale privato o con interesse privato (una delle qualsiasi grandi aziende di questo Paese) e avessimo avuto un anno di blocco del sistema operativo aziendale di una azienda che deve gestire circa 12 miliardi di euro di finanziamento, credo che ci sarebbero state conseguenze ben più gravi di un semplice rinvio delle decisioni.
Così è stato per la vicenda dell'Expo. Solo da pochi giorni abbiamo avuto la scelta su indicazione del Governo da parte del comune di Milano del collega, già Ministro, Stanca al titolo di amministratore delegato del consiglio d'amministrazione. Abbiamo una posizione molto chiara di grande rispetto e stima del curriculum professionale del collega Stanca per quanto riguarda le materie inerenti all'amministrazione di quella società. Il suo passato di amministratore di grandi società private è noto e riconosciuto e altresì abbiamo una posizione altrettanto ferma e decisa sulla questione di una incompatibilità nei fatti tra la carica di amministratore delegato di una società che deve gestire un insieme di opere così ingenti e complesse e il tempo necessario per espletare il mandato che il popolo gli ha dato di essere deputato della Repubblica in questa Camera del Parlamento.
Abbiamo parlato prima della vicenda dell'elezione dell'onorevole Stanca, ha avuto altre questioni sul livello personale, insistenze su altre persone, scontri tra enti e tra parti politiche che certo dubito possano aver fatto bene al lavoro necessario per la preparazione dell'Expo che, come veniva ricordato, ha delle scadenze molto prossime entro le quali presentare progetti che non sono più un'anticipazione vaga, ma devono essere master plan, una pianificazione reale, concreta, effettiva.
Quindi, vi sono anche dei problemi di progettazione per i quali esistono tempi tecnici, così come esistono tempi tecnici per indire gli appalti e per completare le opere infrastrutturali da realizzare. Penso che anche in questo caso, lo abbiamo ribadito più volte, sarebbe cosa giusta, e renderebbe giustizia alla trasparenza necessaria nel caso di quest'opera, far sapere in questi giorni, se oggi, stante la condizione dei finanziamenti, stante l'operatività della società Soge che ancora non c'è e il livello di progettazione definitiva raggiunto, la società, e il Governo che ne voglia riferire, siano in grado di dimostrare la realizzabilità di tutte le opere, a suo tempo previste, per le date necessarie per aprire l'Expo 2015. Noi abbiamo qualche dubbio.
Infine, c'è la questione del controllo, di cui hanno già parlato i colleghi. Signor Presidente, con riferimento all'intervento dell'amico Evangelisti sulla questione dell'ente superiore, ripeto a lui quello che con Pag. 28stima e amicizia ho detto al collega Bernardo: ci troviamo di fronte ad un'opera che questo Paese, a memoria di questo Parlamento, non ha affrontato negli ultimi anni; è concentrata in un lasso di tempo molto breve; abbiamo opere che complessivamente possono arrivare a superare i 20-25 miliardi di euro, con finanziamenti privati e pubblici. Noi non abbiamo avuto recentemente una concentrazione tale di opere, neppure nelle occasioni internazionali (penso alle Olimpiadi invernali di Torino o ai Campionati mondiali di nuoto: in nessuna di queste vicende si tratta di cifre di quella natura). Per questo pensiamo che sia necessario un passo straordinario nella direzione del controllo.
Non voglio sottolineare il riferimento all'attualità che lei ha fatto sulla questione del funzionamento ordinario della magistratura, ma pensiamo che il controllo debba avere in quest'occasione un coordinamento maggiore. Non nascondo che le notizie di polizia, che qui pure sono citate e che probabilmente non sono casuali ma dipendono anche dalla dimensione del fenomeno che sto cercando di descrivere, hanno impresso alle nostre scelte un'accelerazione, perché segnali negativi, nel senso di una possibile infiltrazione della criminalità organizzata nelle opere da realizzare, sono già pervenuti agli organi di polizia. Noi abbiamo preso coscienza subito della dimensione che il problema potrebbe avere, ed è per questo che chiediamo, ed è una caratteristica della nostra mozione, un supplemento sul tema del controllo, con l'istituzione di quell'ente di controllo a cui lei, onorevole Evangelisti, faceva riferimento.
Infine, sulla questione della trasparenza le mozioni concordano, chiedendo che il Governo riferisca periodicamente in questa sede sull'andamento dei lavori, sulla cronologia degli interventi, della progettazione, dei finanziamenti e via dicendo. Su questi punti - sul tema della gestione, sul tema della progettualità, sul tema del controllo, sul tema della condivisione - noi crediamo che perlomeno nell'Aula del Parlamento questo coinvolgimento dovrebbe rimanere in campo. Come è stato ricordato, dopo che nella scorsa legislatura era stata fatta la scelta politica di condividere tra tutti gli enti locali la gestione di questo importantissimo evento, è mancata proprio a Milano la scelta di condividere con tutti gli enti locali l'andamento delle scelte complessive che si stavano facendo sul tema dell'Expo 2015.
Concludendo, signor Presidente, altri colleghi, penso all'onorevole Pianetta, hanno citato con attenzione, con profondità, il tema specifico che sarà trattato dall'Expo 2015, un tema importante che ha anche caratterizzato la candidatura di Milano. Io condivido l'importanza che, ad esempio, l'onorevole Pianetta adduceva riguardo al tema che sarà oggetto dell'Esposizione universale del 2015 a Milano. Proprio per mantenere integra nel panorama e nel dibattito culturale mondiale l'importanza del tema che Milano ha prescelto è necessario che la condivisione, il controllo, la trasparenza e la certezza di gestione vengano sin d'ora, e per i prossimi sei anni, gestiti in maniera diversa da quello che abbiamo visto finora, dallo spettacolo al quale finora abbiamo assistito perché crediamo fermamente nell'importanza di questo avvenimento per la città di Milano, per l'area metropolitana di Milano, per la regione Lombardia, per l'insieme dell'Italia.
Proprio perché ci crediamo fermamente con la mozione chiediamo questo supplemento di serietà, di professionalità e di progettualità. Pertanto, chiederemo al Parlamento di approvare la mozione che abbiamo presentato con la prima firma di Diario Franceschini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

Pag. 29

Discussione della relazione della XIV Commissione sul Programma legislativo e di lavoro della Commissione europea per il 2009 e sul programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea presentato dalle Presidenze francese, ceca e svedese. (Doc. XVIII, n. 10) (ore 18,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della relazione della XIV Commissione sul Programma legislativo e di lavoro della Commissione europea per il 2009 e sul programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea presentato dalle Presidenze francese, ceca e svedese.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione - Doc. XVIII, n.10)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Gottardo.

ISIDORO GOTTARDO, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, la Commissione politiche dell'Unione europea e, per le parti di rispettiva competenza, le altre Commissioni permanenti e il Comitato per la legislazione, hanno operato un esame approfondito e articolato del Programma legislativo e di lavoro della Commissione europea per il 2009 e del Programma di diciotto mesi del Consiglio, presentato dalle Presidenze francese, ceca e svedese.
Le relazioni delle Commissioni di settore hanno offerto numerose indicazioni anche dettagliate in merito alle principali priorità nonché alle lacune e carenze dei documenti in esame, definendo le possibili linee dell'azione dell'Italia al riguardo nelle sedi decisionali europee.
La Commissione politiche dell'Unione europea - anche sulla scorta di queste indicazioni e indirizzi - ha deciso di concentrare l'esame su quattro temi e settori: il primo è la risposta dell'Unione europea alla crisi economica; il secondo sono le infrastrutture; il terzo è lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia e il quarto è lo sviluppo del partenariato euromediterraneo.
La scelta di questi settori è stata operata - oltre che per la loro intrinseca importanza e delicatezza e la conseguente centralità nei programmi in esame - anche in ragione del fatto che proprio in questi ambiti si avverte con più forza un paradosso che rischia di indebolire il processo di costruzione europea: l'Unione europea non riesce ad agire in modo sufficiente e tempestivo a fronte di questioni la cui complessità e scala globale rende insufficiente l'azione dei soli Stati membri e postula un intervento europeo, mentre interviene con eccessivo dettaglio in altri settori. Ne consegue che i cittadini europei percepiscono poca Europa laddove ce ne sarebbe più bisogno e troppa Europa ove, invece, l'azione a livello nazionale, regionale o locale, sarebbe più adeguata.
In questo contesto, la Commissione politiche dell'Unione europea ha convenuto di riservare un'attenzione specifica nell'approfondimento dei temi richiamati anche al principio di sussidiarietà e alla dimensione regionale e locale delle politiche dell'Unione europea. Si è inteso, infatti, verificare se il principio di sussidiarietà, in quanto criterio regolatore dell'esercizio delle competenze dell'Unione europea, può contribuire a superare il paradosso sopra richiamato allocando l'intervento pubblico al livello di governo appropriato.
In considerazione dei temi e dell'approccio prescelti, la Commissione politiche dell'Unione europea ha svolto tre audizioni informali, rispettivamente di rappresentanti di Confindustria, CGIL, CISL, UIL, UGL e CISAL, di rappresentanti della delegazione italiana presso il comitato delle Regioni e della presidente dell'assemblea legislativa della regione Emilia-Romagna, in rappresentanza della conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle regioni e delle province autonome. Pag. 30Gli aspetti relativi alle misure per le infrastrutture sono stati, inoltre, approfonditi nell'ambito dell'audizione del commissario europeo per i trasporti, Antonio Tajani, che ha avuto luogo il 2 aprile 2009 presso le Commissioni trasporti e politiche dell'Unione europea di Camera e Senato.
Numerosi ed importanti elementi di conoscenza e valutazione sono stati infine offerti dal Ministro per le politiche europee, Ronchi, nel corso della seduta del 7 aprile 2009.
La presente relazione riporta, pertanto, gli esiti generali e specifici dell'esame operato nei settori prescelti, rinviando alle relazioni allegate delle Commissioni di settore per le indicazioni relative a specifiche politiche o progetti di atti comunitari. Una specifica attenzione è, inoltre, riservata ai profili relativi all'importanza di rafforzare gli strumenti per la partecipazione del Parlamento al processo di formazione delle politiche e delle decisioni europee, anche in vista dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona.
In esito all'attività conoscitiva e al dibattito in Commissione è emerso con evidenza che il rilancio del processo di integrazione europea, soprattutto nell'attuale fase di crisi economica, passa dalla formula più Europa, più sussidiarietà. Questa combinazione sembra, infatti, in grado di sciogliere il paradosso richiamato in premessa, assicurando una più intensa e ambiziosa azione politica e legislativa dell'Unione europea, laddove essa presenta valore aggiunto e riservando invece al livello nazionale, regionale o locale gli altri interventi.
La necessità di un deciso salto di qualità dell'Europa è emerso con evidenza soprattutto nel coordinamento degli interventi per il rilancio della crescita della competitività e dell'occupazione, nella politica dell'immigrazione, nelle politiche per le grandi infrastrutture europee, come si riferirà in dettaglio nel trattare questi profili. Il Programma legislativo della Commissione per il 2009 presenta elementi incoraggianti in questo senso, in quanto anche in ragione della conclusione della legislatura europea si concentra su un numero limitato di obiettivi politici prioritari, come sottolineato anche dal Ministro Ronchi nel suo intervento in Commissione. Esso contiene dodici iniziative strategiche (rispetto alle ventisei del 2008), trentasette prioritarie (rispetto alle sessantuno del 2008), trentatré di semplificazione e venti di ritiro di precedenti provvedimenti (rispettivamente quarantacinque e trenta nel 2008).
Al tempo stesso, per assicurare più Europa e più sussidiarietà la priorità per eccellenza è costituita dalla ratifica del Trattato di Lisbona. Il Trattato assicurerebbe per un verso l'adeguamento della struttura istituzionale, dei principi, degli strumenti e procedure di azione dell'Unione europea a fronte, da un lato, della crescita del numero degli Stati membri, e, dall'altro, del nuovo scenario europeo e mondiale.
Per altro verso, esso introduce regole più rigorose per il riparto e l'esercizio delle competenze tra i livelli europei e nazionale, riconoscendo, tra l'altro, significativi poteri per i Parlamenti nazionali e il comitato delle regioni nel controllo sull'applicazione del principio di sussidiarietà. Nella risoluzione che sarà presentata da me quale primo firmatario viene, quindi, ribadito il pieno sostegno della Camera al completamento della ratifica del Trattato di Lisbona, al fine di rendere chiaro che per l'Italia non è in dubbio l'entrata in vigore del Trattato, ma soltanto la data effettiva che comunque non può più essere lontana.
Per quanto riguarda la risposta alla crisi economica, sulla scorta della relazione della Commissione bilancio e delle audizioni svolte dalla Commissione politiche dell'Unione europea, è emerso con chiarezza che la risposta sinora offerta dall'Unione europea alla crisi economica non è stata adeguata né sul piano regolativo né sul piano finanziario. Il Piano europeo per la ripresa economica, presentato dalla Commissione europea il 26 novembre scorso ed approvato dal Consiglio europeo dell'11 e del 12 dicembre scorso, ha denunciato il disallineamento tra il ruolo che l'Unione europea potrebbe e Pag. 31dovrebbe giocare per sostenere la crescita e l'occupazione, a fronte di dinamiche globali, e l'assenza di adeguate risorse finanziarie e strumenti giuridici. Indubbiamente, il piano ha alcuni meriti.
In primo luogo, ha tentato con tempestività di assicurare, secondo un approccio coerente, un coordinamento e uno stimolo degli interventi europei e nazionali, anche attraverso una valorizzazione degli strumenti di governance della strategia di Lisbona.
In secondo luogo, il Piano ha previsto la necessaria flessibilità, a fronte della crisi, nell'applicazione del Patto di stabilità e crescita e della disciplina degli aiuti di stato alle imprese.
In terzo luogo, esso ha riconosciuto la centralità degli interventi in favore delle piccole e medie imprese, prospettando un consistente aumento dei finanziamenti della BEI, la riduzione e la semplificazione degli oneri amministrativi per le PMI e l'introduzione di regole più flessibili per la concessione di aiuti di Stato alle stesse PMI. Occorre in questo contesto che il nostro Paese si adoperi, sia sul versante europeo sia su quello nazionale, affinché il nostro sistema produttivo si avvalga pienamente di tutte le opportunità previste dal Piano.
A quest'ultimo riguardo occorre che il Governo garantisca che il sistema produttivo italiano benefici di una congrua percentuale di tali prestiti, quanto meno non inferiore alla quota del capitale BEI sottoscritta dal nostro Paese. Attualmente l'Italia, al pari di Francia, Germania e Regno Unito, detiene una quota del 16,17 per cento del capitale BEI (pari a 164,8 miliardi di euro) a fronte del 9,7 per cento della Spagna e del 4,48 di Belgio e Olanda. A fronte di questi meriti, l'efficacia complessiva del Piano a fronte delle dimensioni della crisi è stata pregiudicata da due punti di debolezza: il ricorso ai consueti strumenti di coordinamento delle politiche economiche e dell'occupazione «deboli» e privi di carattere giuridicamente vincolante; l'inadeguatezza delle risorse disponibili: il contributo finanziario diretto del bilancio dell'Unione europea è stato modesto (30 miliardi di euro, circa 0,3 per cento del PIL dell'Unione europea). Si tratta, pertanto, non di risorse aggiuntive, ma soltanto di anticipazioni al 2009-2010 di stanziamenti già previsti per gli anni successivi dalle prospettive finanziarie.
L'esame del Programma ha quindi riproposto con forza due questioni cruciali per il rilancio del processo di integrazione europea: il rafforzamento della governance economica dell'Unione europea e la revisione del bilancio europeo.
Per quanto riguarda, la governance economica e la strategia di Lisbona, alla luce della crisi economica e finanziaria e del tentativo dell'Unione europea di fornire una risposta coordinata è essenziale definire una rinnovata strategia per la crescita e l'occupazione successiva al 2010, come sottolineato in sede di audizione dal Ministro Ronchi e dai rappresentanti del Comitato delle regioni.
Per non ripetere gli errori e riconoscere nuovamente la disillusione che hanno accompagnato la difficile attuazione della strategia di Lisbona occorre muoversi in due direzioni. Anzitutto, andrà definito un nucleo ristretto di obiettivi comuni realmente prioritari. Ciò presuppone che le linee direttrici integrate per la crescita e l'occupazione e i programmi di riforma nazionali e comunitario non si traducano in un lungo elenco di raccomandazioni e obiettivi, spesso destinati a rimanere un «libro dei sogni». In secondo luogo, vanno fissate con puntualità le risorse finanziarie, europee e nazionali, destinate alla realizzazione degli interventi necessari: il successo dell'azione post 2010 dell'Unione europea per la crescita è, dunque, strettamente legato alla riforma del bilancio dell'Unione europea.
C'è, tuttavia, un'unica via per attribuire un reale effetto di coordinamento e di stimolo a questi strumenti strutturalmente deboli, in quanto adottati con atti privi di effetto vincolante: coinvolgere pienamente i Parlamenti nazionali, nonché gli enti locali, anche attraverso il Comitato delle regioni, nella loro predisposizione.
In questo modo, si assicurerebbe un reale collegamento tra gli obiettivi di politica Pag. 32economica e dell'occupazione stabiliti a livello europeo e i soggetti che detengono, con le decisioni di finanza pubblica, gli strumenti per darvi effettiva attuazione nei rispettivi ordinamenti.
Occorrerà, pertanto, che la Camera segua con estrema attenzione la definizione della strategia di Lisbona dopo il 2010, partecipando più attivamente e sistematicamente alla predisposizione degli strumenti di coordinamento e programmazione previsti. È essenziale, in tale ottica, che il Governo dimostri capacità di collaborazione, assicurando la consultazione degli organi parlamentari competenti in tutte le fasi cruciali.
Il rilancio della competitività dell'economia europea impone, inoltre, scelte di politica fiscale più coraggiose, nella direzione di un coordinamento minimo dei sistemi fiscali nazionali. Occorre, infatti, evitare che, in una fase di crisi globale, la concorrenza fiscale tra gli Stati membri possa degenerare in comportamenti dannosi o con effetti negativi sulla competitività complessiva dell'economia europea e sulle politiche di bilancio.
In quest'ottica, andrebbe rilanciato il dibattito sulle proposte della Commissione europea volte all'introduzione di una base consolidata comune per l'imposizione sulle società; andrebbe, altresì, considerata attentamente l'ipotesi di introdurre soglie minime comuni per l'imposizione sul reddito di impresa, in modo da ridurre il tema della fiscalità quale elemento di concorrenza.
Sulle risorse per gli interventi anticrisi e la riforma del bilancio europeo, dall'esame del Programma è emerso con evidenza che per il rilancio di crescita, competitività e occupazione occorre, oltre ai prestiti della BEI, incrementare a regime il volume del bilancio dell'Unione europea sia a breve e medio termine sia a lungo termine.
A breve termine, si potrebbero stanziare risorse aggiuntive, utilizzando il margine esistente tra il massimale delle prospettive finanziarie e quello delle risorse proprie. Il massimale delle spese previsto dal quadro finanziario in stanziamenti di impegno è pari allo 0,97 per cento nel 2009 e all'1 per cento del reddito nazionale lordo nel 2010, a fronte di un tetto massimo delle risorse proprie pari all'1,24 per cento del reddito nazionale lordo (sempre in stanziamenti di pagamento); pertanto, il margine massimo disponibile per un'eventuale revisione del quadro finanziario è pari allo 0,27 per cento nel 2009 e allo 0,24 per cento nel 2010.
A medio e lungo termine sarà decisivo l'esito della riforma del bilancio dell'Unione europea, su cui occorre avviare un accurato dibattito parlamentare, definendo indirizzi per il Governo in vista del negoziato a livello europeo sulla base di alcuni punti fermi: primo punto, occorre ridefinire con chiarezza e trasparenza il legame tra priorità politiche e spese dell'Unione europea e, per altro verso, riaffermare il principio di solidarietà e parità tra gli Stati membri. Le spese dell'Unione europea devono concentrarsi su obiettivi ad alto valore aggiunto europeo, che non si sarebbero potuti ottenere a livello nazionale: la competitività, l'innovazione, la conoscenza, la solidarietà e, soprattutto, la regolazione dei flussi migratori e la gestione del fenomeno dell'immigrazione clandestina.
Secondo punto, l'intervento finanziario dell'Unione europea deve essere più efficace e riconoscibile per i cittadini, superando l'opacità dell'attuale sistema di finanziamento e di spesa. Questo obiettivo potrebbe essere conseguito privilegiando l'attribuzione di risorse significative a progetti e prodotti europei ad altissimo valore aggiunto, quali centri di eccellenza nel campo della sanità, della ricerca o a progetti nel settore delle infrastrutture, in grado di dimostrare concretamente i vantaggi della spesa europea.
Terzo punto, gli stanziamenti del bilancio dell'Unione europea dovrebbero produrre un «effetto leva» per incrementare il volume delle risorse complessivamente stanziate mediante l'utilizzo di altri strumenti già a disposizione, quali gli interventi a carico della BEI e gli aiuti nazionali. Pag. 33
Il cofinanziamento può produrre, infatti, un effetto virtuoso in termini di responsabilizzazione degli Stati membri e di un più efficiente utilizzo delle risorse a disposizione. In questa logica si muove la proposta, a suo tempo avanzata dal Governo italiano, di estendere lo strumento del cofinanziamento anche a settori cui attualmente esso non si applica, quali in particolare l'agricoltura, che è l'unica tra le grandi componenti della spesa europea ad esserne esclusa.
Quarto punto, in coerenza con queste linee, andrebbe operata anche la revisione del sistema di risorse proprie e andrebbe riconsiderata con attenzione la proposta - già avanzata a più riprese dal Ministro Tremonti - di emettere titoli di debito europei per il finanziamento di progetti ad alto valore aggiunto in alcuni settori di interesse comune (ad esempio infrastrutture, energia, innovazione, ricerca e difesa). In questa fase critica, l'Unione europea può e deve osare di più, anche ricorrendo all'indebitamento: rispetto alle grandi economie, ed in particolare agli Stati Uniti, il settore privato è meno indebitato e non esistono, pertanto, ostacoli economici e finanziari insormontabili al ricorso all'emissione di debito.
Quinto punto, occorre salvaguardare nel quadro finanziario post 2013 le risorse per la politica di coesione, mantenendone il suo fondamento regionale. Come sottolineato dai rappresentanti del Comitato delle regioni, proprio alla luce della crisi economica e degli interventi previsti nel piano di ripresa, la coesione rimane uno strumento fondamentale ed imprescindibile per finanziare misure di rilancio della competitività e dell'occupazione, e ridurre le disparità tra le varie aree del continente. Il processo di programmazione e gli interventi operativi nell'ambito della politica di coesione si sono poi dimostrati essenziali per la diffusione di metodi, regole e prassi di buona governance in tutti gli Stati membri e a tutti i livelli di Governo. È un aspetto che non può essere trascurato nella valutazione dei risultati sinora conseguiti e nel dibattito sul futuro della politica di coesione, anche alla luce dell'espresso riconoscimento nel Trattato di Lisbona della dimensione territoriale della coesione.
Veniamo ora ad uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia. I programmi della Commissione e del Consiglio attribuiscono un notevole rilievo al proseguimento degli sforzi per realizzare effettivamente un simile spazio. Si prospettano a questo scopo interventi su problemi gravi e urgenti di carattere globale che contribuiranno, come le sfide economiche, a misurare la capacità delle istituzioni europee di aggiornare strumenti e regole per fornire risposte adeguate che gli Stati membri non possono apprestare da soli.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ISIDORO GOTTARDO, Relatore. Per questo motivo è auspicabile che il nostro Paese concorra con il massimo impegno alla stesura delle iniziative, specie di rango legislativo, che la Commissione intende predisporre: in primo luogo, le misure dirette a porre in essere un approccio comune e condiviso in materia di immigrazione. In secondo luogo, il pacchetto criminalità organizzata diretto a rafforzare il contrasto, tra l'altro, agli abusi sessuali, l'assistenza delle vittime di reati, oltre che la lotta alla criminalità informatica. In terzo luogo, le misure volte a migliorare la qualità e l'efficacia dell'attività delle amministrazioni della giustizia. Un'importanza fondamentale riveste infine, come sottolineato dal Ministro, l'elaborazione di un programma per lo spazio di libertà e sicurezza e giustizia per il periodo 2010-2015.
Pochi minuti, pochi secondi, signor Presidente, per ricordare un altro aspetto, che mi sta molto a cuore, ed è il partenariato euromediterraneo. Le audizioni svolte hanno confermato che solo un quadro di relazioni ambizioso ed efficace con i Paesi del Mediterraneo può assicurare all'Unione europea, ed all'Italia in particolare, il conseguimento di obiettivi soddisfacenti in materia di immigrazione, lotta alla criminalità e al terrorismo, sicurezza energetica, cambiamento climatico, stabilità Pag. 34politica e sviluppo economico. A questo riguardo, non possiamo che esprimere la nostra preoccupazione per il sostanziale blocco del progetto di un'Unione per il Mediterraneo lanciato dalla Presidenza francese, ed entrato in crisi a seguito del conflitto tra Israele e striscia di Gaza.
Vorrei qui ricordare anche l'importante contributo che può essere assicurato dagli enti locali e regionali, anche mediante la creazione di un'Assemblea regionale e locale euromediterranea, e dalla cooperazione che può nascere fra le istituzioni locali, le città e le regioni nel dialogo fra le tre sponde del Mediterraneo.
Le infrastrutture e le reti transeuropee rappresentano un altro degli aspetti che è molto caro, che sta molto a cuore e che è emerso bene anche nel corso dell'audizione del vicepresidente della Commissione, Antonio Tajani. Per quanto riguarda poi l'importanza dell'esame degli strumenti di programmazione legislativa e il ruolo del Parlamento nella formazione delle politiche dell'Unione europea, nonché l'importanza rivestita dall'adeguamento del Regolamento della Camera e della prassi per quanto riguarda un approccio più efficace da parte della Camera al processo del controllo di sussidiarietà ed alla formazione delle decisioni comunitarie, devo purtroppo tralasciare e chiedere di consegnare il testo agli atti.
Concludo dicendo, signor Presidente, che mi piace ricordare come il lavoro di esame del programma legislativo della Commissione europea per il 2009 e del programma delle tre Presidenze del Consiglio è avvenuto in un clima di fattivo e costruttivo confronto tra tutti i gruppi politici, e che la relazione conclusiva del relatore che oggi ho potuto illustrare all'Aula è stata approvata all'unanimità dalla quattordicesima Commissione; per questo chiederò al Parlamento di approvare la risoluzione che presenterò quale primo firmatario. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Gottardo, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, onorevole Roccella.

EUGENIA MARIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, il Governo in realtà si riserva di intervenire in sede successiva, però volevo ricordare che il Ministro per le politiche europee, onorevole Andrea Ronchi, non ha potuto essere presente, con suo grande dispiacere, per impegni improrogabili di tipo internazionale che lo vedono impegnato, in particolare nella giornata di oggi in Spagna per un incontro con il Vicepresidente del Governo spagnolo, e poi domani a Praga dove deve presenziare ad un incontro con i Ministri degli affari europei degli altri Stati membri.
Sappiamo che il 2009 si preannuncia un anno decisivo per l'Unione europea, perché siamo chiamati ad eleggere il nuovo Parlamento e quindi verrà insediata una nuova Commissione europea. Le elezioni del giugno 2009 per il Parlamento europeo daranno quindi agli elettori dell'Europa la possibilità di esprimersi sui futuri orientamenti dell'Unione. Solo in un quadro istituzionale stabile l'Unione potrà quindi concentrarsi sulle sfide che l'attendono, in particolare sul superamento della crisi economica e sulla promozione di una crescita e di un'occupazione sostenibili, accompagnate da un'attenzione alle persone che è stata sintetizzata recentemente da uno slogan molto efficace: people first, le persone prima. In questo quadro, volevo semplicemente ringraziare il lavoro del relatore, onorevole Gottardo, e di tutta la Commissione, riservandoci appunto un intervento successivo del Governo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, la relazione della XIV Commissione sul programma legislativo della Commissione europea per il 2009 ci offre la Pag. 35possibilità di confrontarci su alcuni aspetti cruciali di politica continentale, su alcune scelte e sulle loro modalità di attuazione (quelle scelte che determineranno il futuro prossimo dei cittadini italiani ed europei).
Abbiamo dunque la possibilità di aprire un confronto concreto, lontano dalle polemiche quotidiane che caratterizzano spesso l'attività nostra e della politica, un confronto lontano dagli antagonismi e dai veleni che ci vedono troppo spesso coinvolti (e lo dico, perché questo è anche un momento particolarmente difficile per il nostro Paese).
Credo che questo confronto debba quindi partire da una considerazione di fondo, che rappresenta una premessa concettuale che deve essere affrontata e risolta: mi riferisco all'idea di Europa che abbiamo davanti, a quella che si è affermata nella coscienza collettiva dei cittadini europei, al suo grado di effettiva penetrazione nella vita quotidiana dei cittadini europei. Esiste cioè - questa è la domanda - una dimensione europea affermata e consolidata? E, nel caso, di che tipo è? E in che grado è compenetrata al livello quotidiano? Quanto l'Europa di oggi ha assorbito l'eredità di uomini come Adenauer, Schumann, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi? Quanto le istituzioni europee somigliano a quella idea di Europa che abbiano imparato a considerare come obiettivo di sviluppo, progresso e pace sociale?
Può sembrare un approccio forse troppo poco concreto (anche in relazione ad una risoluzione che presenteremo su questo punto e forse anche alla luce della relazione che ci è stata proposta), eppure oggi in questa fase di transizione dal mondo dei blocchi che non esiste più, a quello della globalizzazione, i cui contorni non sono ancora affatto definiti, riflettere sul ruolo che deve avere l'Europa appare una necessità fondamentale. Mi ha fatto piacere l'altro giorno - lo dico en passant - partecipare al Quirinale alla dissertazione di Felipe González che è capo del gruppo di riflessione sugli sviluppi dell'Unione europea proposto dalla Presidenza della Repubblica. Questa è una riflessione che non si può affrontare senza la consapevolezza del grado di penetrazione sociale, politica e culturale, effettivamente acquisita da questo nuovo protagonista istituzionale. Parallelamente, questa riflessione non può non tenere in considerazione il rapporto tra dimensione europea e nazionale, ovvero quanto l'Europa si sia sviluppata ed effettivamente integrata e quanto lo Stato nazionale riesca a compenetrare la sua sovranità con quella europea. Si tratta di domande, onorevoli colleghi, di quesiti, che dobbiamo affrontare e cercare di risolvere se davvero si vuole puntare a fare dell'Europa uno dei nuovi protagonisti del nuovo mondo che si va affermando. Un mondo che può essere plurale, certo, ma nel quale non è detto che l'Europa possa giocare un ruolo di primo piano a fianco degli Stati Uniti e dei nuovi ed emergenti protagonisti internazionali come Cina, India e America latina nel suo complesso. Da questo punto di vista, il risultato dell'ultimo G20 convocato in nome dell'affermazione del multilateralismo ha palesato una preoccupante deriva decisionale in capo a due soli protagonisti: gli Stati Uniti da una parte, e la Repubblica popolare cinese dall'altra. Sostanzialmente, ciò che si sta evidenziando in questi ultimi anni è la possibilità che a livello globale si possa delineare un mondo continentale in cui la dimensione del confronto si sposta dagli Stati nazionali alle realtà continentali. Come può allora l'Europa, creata anche per questo fine, inserirsi concretamente in questa nuova realtà, in questa nuova dimensione? Se vogliamo che ciò accada per davvero dobbiamo, quindi, lavorare perché la dimensione europea diventi più organica, più snella, più funzionante, tenendo ben presente che ciò comporta anche inevitabilmente un aumento considerevole del suo parere vincolante. Il problema è complesso - lo so, lo sappiamo - e riguarda non solo la cessione di sovranità da parte dei singoli Stati nazionali, ma anche una riconfigurazione degli spazi di libertà dei singoli cittadini. Serve, in sostanza, oltre che una politica monetaria comune, una politica comune di difesa, una politica Pag. 36estera comune, una politica commerciale comune, una politica fiscale comune. Servono politiche sempre più omogenee e condivisibili che possano essere, in alcuni casi, comuni a tutti gli effetti, come ad esempio in tema di diritto di asilo, di sicurezza delle frontiere, di gestione flussi migratori.
In apertura di seduta ho chiesto che il Governo possa venire rapidamente a riferire sulla vicenda del cargo turco Pinar, a bordo del quale erano stipati, raccolti come disperati in mezzo al mare, oltre 150 migranti - non posso definirli diversamente - e rispetto ai quali il questore di Agrigento ha detto che ci sono tutte le condizioni perché possano chiedere l'asilo. Ma allora, se è tale la loro condizione, perché questa disputa? Perché questo rimpallo di responsabilità tra l'Italia e Malta? Perché chiamare in causa l'Unione europea, se non per definire una politica comune? Politiche comuni sulle quale si debba decidere insieme. Servono, quindi, non solo frontiere comuni, ma anche controlli comuni, tenendo presente però che l'Europa oggi, sebbene sia una realtà che produce principalmente terziario, che ha tassi di sviluppo più bassi dei nuovi protagonisti mondiali, come Cina e India, e che non ha risorse energetiche, materie prime sufficienti al suo autostanziamento, continua a consumare più del 60 per cento delle risorse naturali dell'intero pianeta.
Potremmo dire - con un gioco di parole, con un paradosso - che in Europa principalmente noi produciamo consumo. Questa è la nostra realtà. Partendo quindi da queste premesse di carattere concettuale mi soffermerò, in chiusura di questo intervento, su pochi altri aspetti più particolari. In primo luogo, da questo punto di vista, ritengo fondamentale, se l'Europa vuole davvero assumere un ruolo di primo piano a livello mondiale, chiarire in maniera costruttiva il rapporto che abbiamo con la Russia. Una Europa senza Russia, o peggio, con cattivi rapporti con quest'ultima è condannata a svolgere un ruolo di secondo piano a livello mondiale. Se dunque non può essere sacrificato il processo di sviluppo dei rapporti mediterranei, com'è stato ricordato nella relazione, rapporti che inevitabilmente vedono l'Italia in prima fila nella sua attuazione, lo stesso impegno deve essere profuso per quella che viene definita la dimensione orientale della politica europea, una dimensione essenziale per il vecchio continente - per come è stato evidenziato e sottolineato nella relazione - per i rapporti con la Russia. In questo senso, l'Europa dovrebbe prendere una posizione chiara nei confronti delle scelte diplomatiche prese negli ultimi anni dall'amministrazione Bush, in particolare quelle prese dopo il vertice di Pratica di mare del 2002, quando fu creato il Consiglio NATO - Russia. In particolare, mi riferisco - lo dico in maniera schematica, proprio come promemoria sul quale misurarci poi nel prosieguo della discussione e nelle votazioni finali - in primo luogo alla decisione di allargare la partecipazione alla NATO, e non al Consiglio NATO - Russia, alle Repubbliche baltiche; in secondo luogo alla decisione di mettere all'ordine del giorno l'ingresso nella NATO anche di Ucraina e Georgia; in terzo luogo alle trattative con Polonia e Repubblica Ceca per l'installazione di missili la cui gittata di fatto ne fanno missili anti Russia; come quarto punto mi riferisco all'intervento a favore del Kosovo e al riconoscimento di quella autonomia; come quinto punto vi è l'atteggiamento, rispetto alla questione georgiana, dichiaratamente ostile alla Russia, e, come sesto, la fornitura di missili Patriot alla Polonia, che è difficile credere e far credere che possano servire a prevenire eventuali attacchi da parte dell'Iran.
Insomma, onorevoli colleghi, l'Europa non può farsi trascinare in una politica di ostilità alla Russia, che non comprendiamo come possa essere utile agli Stati Uniti, ma che di certo non è affatto utile all'Europa, né a quella di oggi, né tanto meno a quella di domani. Il nostro Presidente del Consiglio al riguardo dovrebbe e potrebbe chiarirci e spiegarci come può pensare di conciliare - ma in maniera seria, dico, e al di là dei suoi personali rapporti con il Presidente Putin, e al di là della sua ammirazione per l'autorità di cui Pag. 37è capace il Presidente Putin - il suo appiattimento sulla politica estera dell'amministrazione Bush con la necessità di mantenere buoni rapporti diplomatici con la Russia. La necessità di questi buoni rapporti non deve ovviamente - lo sottolineo, perché più volte sono intervenuto in questo senso - però mettere in discussione la condanna di comportamenti di natura violenta e dittatoriale - si possono dire neoautoritari - che non possono trovare alibi o giustificazione alcuna e la mancanza di chiarezza rispetto a vicende terrificanti come la questione della Cecenia o inquietanti come l'uccisione di giornalisti come Anna Politkovskaja, che dobbiamo sempre avere presenti. Un altro aspetto sul quale credo sia utile riflettere è il richiamo ad una politica più omogenea, sia dal punto di vista fiscale, sia dal punto di vista della lotta alla criminalità. In questo senso, mi permetto di richiamare l'attenzione e di far notare il fatto che sarebbe utile che i due aspetti non venissero considerati come estranei l'uno all'altro.
In particolare, appare necessario promuovere una politica comune di contrasto all'evasione fiscale. La crisi finanziaria ed economica che stiamo attraversando impone, infatti - molti già lo avevano evidenziato -, nuovi strumenti di contrasto ai reati finanziari, strumenti comuni a livello europeo che impediscano quegli atteggiamenti sin troppo disinvolti che negli ultimi anni ha assunto la finanza internazionale: di questo si è parlato anche all'ultimo G20. Serve comunque una politica comune di intervento, di contrasto e repressione contro l'evasione fiscale: il nostro Paese dovrebbe essere capofila di questa richiesta, anche se la sensazione è che il nostro Governo non sia particolarmente sensibile e orientato in questo senso nemmeno a livello nazionale.
Infine l'ultimo aspetto: nella relazione presentata si fa spesso riferimento alla necessità e all'opportunità che i parlamenti nazionali svolgano un ruolo sempre più fattivo e partecipativo nei confronti delle istituzioni europee. Tale considerazione appare certamente condivisibile, specie riguardo alla necessità che il Parlamento partecipi alla fase ascendente, vale a dire a quella di formazione delle scelte legislative e comunitarie. L'auspicio è che tale condizione possa contribuire anche a mutare l'atteggiamento di una certa ostilità istituzionale - come mi permetto di chiamarla - con cui l'attuale Governo sembra relazionarsi nei confronti delle Camere italiane inondate da decreti-legge spesso omnibus che hanno costretto il Presidente della Repubblica ad un pubblico richiamo e che di fatto costringono il nostro Parlamento ad un ruolo di mera ratifica delle decisioni governative.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, oggi siamo chiamati ad esaminare il programma legislativo e di lavoro della Commissione europea per il 2009-2010. Vorrei anzitutto ringraziare l'onorevole Gottardo, il relatore, col quale abbiamo avuto un'ottima collaborazione e un ottimo dialogo in Commissione: infatti, ha svolto in Commissione un lavoro molto apprezzato e condiviso, ed è per questo del resto che abbiamo votato all'unanimità in Commissione proprio come gesto di apprezzamento del lavoro del relatore. Ci auguriamo che in campo europeo e soprattutto di fronte alle modifiche che dobbiamo apportare al modo di funzionamento del nostro Parlamento e della nostra Camera rispetto all'Europa questa buona cooperazione tra maggioranza e opposizione possa continuare in vista dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, che noi auspichiamo, e comunque già ora per adattare il nostro funzionamento a quel dialogo politico che ormai è stato avviato tra i Parlamenti nazionali e l'Unione europea e che ci vede ancora in ritardo soprattutto dal punto di vista del nostro Regolamento interno che, a nostro parere, va certamente adattato.
Quindi, bene la cooperazione tra maggioranza e opposizione sulle questioni comunitarie in Commissione; non altrettanto bene, anzi male, l'azione del Governo. È per questo che, pur apprezzando la disponibilità Pag. 38della maggioranza che anche nelle Commissioni di merito ha accolto molti dei nostri suggerimenti - mi riferisco, ad esempio, all'ottimo lavoro svolto in Commissione bilancio -, oggi l'assenza del Ministro Ronchi dimostra una totale disattenzione del Governo nei confronti delle questioni europee. Tale assenza, peraltro, continua: infatti, il Ministro ha potuto toccare con mano quanto l'opposizione sia disponibile a cooperare sull'Europa con la maggioranza di Governo, ma se da mesi non viene in Commissione e in Parlamento - lo abbiamo visto, dopo qualche mese, due settimane fa - è chiaro che diventa difficile continuare a cooperare con il Governo.
Ho sentito la rappresentante del Governo che, se ho ben capito, ci dice che neppure domani il Ministro Ronchi sarà presente in Aula: non è un atteggiamento accettabile se prendiamo l'Europa sul serio.
Mi soffermerò, signor Presidente, su quattro temi: la governance economica e finanziaria, la lotta al cambiamento climatico, l'Unione europea per il Mediterraneo, lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Non ripeterò quanto detto e quanto abbiamo detto in Commissione, ma guarderò qual è il nostro giudizio sull'operato del Governo su un programma che è già in corso, alla luce di queste quattro priorità. Se il piano anticrisi della Commissione è già timido e poco incisivo, l'intervento del Governo italiano appare ancora più debole, né fa proprie quelle iniziative a costo zero recate dallo stesso piano europeo per sostenere, ad esempio, le piccole e medie imprese in questa fase e il lavoro che su questo libro bianco sulle piccole e medie imprese abbiamo svolto in Parlamento ci sembra dimostrarlo.
Con il decreto anticrisi italiano, il Governo non ha messo in campo le necessarie risorse aggiuntive. L'Italia segna poi l'ennesimo record negativo in materia di aiuti di Stato, non dal punto di vista di aiuti in violazione, ma per il fatto che, da più di circa tre mesi, è allo studio del Governo una direttiva che dovrebbe indicare alle amministrazioni regionali e locali come dare seguito ad una comunicazione della Commissione, che ci dà più flessibilità nel gestire gli aiuti di Stato. Sappiamo benissimo quanto, in questa fase, la maggiore flessibilità negli aiuti statali e negli aiuti regionali alle imprese sia necessaria, ma al momento non abbiamo ancora dato seguito a questa comunicazione, perché la direttiva che dovrebbe partire dal Governo non è ancora stata adottata, a nostra conoscenza.
Ma è sul tema della governance economica che ci chiediamo dove è stata e dov'è l'azione del Governo in questi mesi. Del resto, sorprende ancora di più perché le battaglie da condurre in Europa sono molto chiare e, tra l'altro, anche se timidamente e col dovuto e ovvio linguaggio diplomatico, sono indicate in parte proprio nel programma legislativo che è già - lo ricordo - in fase di attuazione: l'aumento del potere decisionale del cosiddetto eurogruppo, l'aumento del potere della Presidenza dell'eurogruppo, l'introduzione di strumenti più vincolanti e trasparenti per la convergenza delle politiche economiche dei singoli Stati, un maggior coordinamento nella zona euro grazie anche - noi lo auspichiamo - al ricorso a cooperazioni rafforzate tra gruppi di Paesi, le riunioni regolari dei Capi di Stato e di Governo della zona euro, la revisione del sistema delle risorse comunitarie, con un incremento delle risorse proprie (il Ministro Tremonti su questo continua a tacere e a non dare alcuna indicazione, né al Parlamento né agli italiani), la possibilità di ricorrere direttamente al debito con l'emissione di titoli europei, i cosiddetti eurobond, che non sono di Tremonti, ma di Jacques Delors, la rappresentanza unitaria della zona euro (su cui avremmo voluto vedere proposte da parte del Governo italiano, non fosse altro perché presiede il G8 e partecipa al G20), le indicazioni di quale sia la linea del nostro Paese in materia di vigilanza bancaria europea (linea espressa nel consiglio Ecofin, non nelle battute alla stampa del Ministro Tremonti: quelle non ci interessano e non aiutano). Pag. 39
Nei prossimi mesi dell'anno tali questioni saranno affrontate compiutamente e l'Italia dovrà spingere per il rafforzamento di un quadro comunitario che si è rivelato minimalista e insoddisfacente di fronte alle capacità di intervento di altri soggetti internazionali. Questo è quanto noi riteniamo per quanto riguarda la prima grande priorità che abbiamo esaminato, cioè la governance economica e finanziaria.
La parte sulla quale siamo più critici dell'azione del Governo è quella relativa allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia: nel programma legislativo e di lavoro per il 2009 la Commissione sottolinea l'importanza di integrare il tema dell'immigrazione nelle politiche più generali a favore della crescita economica, della competitività e dell'integrazione sociale. Credo che sia abbastanza evidente come l'approccio del Governo tenuto su questa materia sia stato un approccio unicamente e totalmente di tipo repressivo, che peraltro è andato anche a confliggere con le stesse norme dell'Unione europea.
Questo ha preceduto il programma legislativo e ne ha accompagnato la concezione. Tuttavia, ricordo la marcia indietro che il Ministro Maroni ha dovuto compiere sulla proposta di modifica del decreto legislativo in ordine alla libera circolazione dei cittadini comunitari, che fu completamente ritirato. Questa questione, tra l'altro, alla luce anche del dibattito che si è svolto nel Parlamento europeo la scorsa settimana e della risoluzione e del rapporto che sono stati adottati, certamente dovrà essere riaperta nel corso dell'anno per quanto riguarda l'attuazione del programma legislativo.
Come non ricordare, inoltre, anche alla luce di questi eventi e di quanto è stato dichiarato nell'intervento che mi ha preceduto, la proposta di modifica del decreto legislativo relativo ai richiedenti asilo, che è stato finalmente adottato senza, tuttavia, la norma più contestata che riguardava il venir meno dell'effetto sospensivo del ricorso presentato dal richiedente asilo. In sostanza, il Governo punta ad un approccio unicamente di tipo repressivo. Nella relazione vengono indicate giustamente alcune questioni importanti: il sistema europeo di controllo delle frontiere, il rafforzamento della cooperazione operativa e l'introduzione di un nuovo meccanismo di valutazione di Schengen. Si tratta di elementi che sono, ovviamente, del tutto condivisibili. Il problema, tuttavia, è che l'azione di Governo è insufficiente e squilibrata su un altro aspetto che è prioritario e che figura nel programma legislativo della Commissione, ossia il tema dell'integrazione. L'elaborazione di una governance delle politiche di integrazione, infatti, rappresenta uno dei temi prioritari su cui concentrare le prossime azioni, sia a livello europeo sia a livello nazionale, come del resto confermato dalle stesse conclusioni del Consiglio giustizia e affari interni del 27 novembre 2008. Del resto, ciò appare del tutto in linea con i recenti impegni presi nella cosiddetta Agenda sociale, contenente un vasto pacchetto legislativo, con misure antidiscriminatorie e di coesione, contrastanti la povertà e l'esclusione sociale.
Signor Presidente, in momenti e giorni come questi, in cui abbiamo di nuovo vissuto un altro momento difficilissimo (penso alla nave Pinar), il Ministro Ronchi - lo ripeto - anziché venire in Parlamento accusa da Madrid l'Europa e afferma: «Questa Europa non ci piace, questa Europa ha fallito, l'Unione europea rimane immobile, è un gigante fermo, è un gigante di argilla fatto di euro-burocrazia». Queste dichiarazioni sono state rilasciate in un momento in cui, invece, il Presidente Barroso, in Europa, apprezza la decisione del Governo italiano e indica la necessità di aumentare la solidarietà verso i Paesi più esposti ai flussi illegali e ammette anche che è necessario operare più interventi politici (anche di tipo legislativo) in Europa, proprio sulla gestione dei flussi illegali. Mi chiedo, pertanto, se sia utile questo atteggiamento del Ministro che, invece, avrebbe fatto molto meglio a non andare a Madrid e a non rilasciare queste dichiarazioni, venendo piuttosto a dibattere in Parlamento sulle priorità dell'Unione europea. Peraltro, la gravità della Pag. 40vicenda Pinar richiede un'informativa del Ministro Maroni in Parlamento e non scomposte accuse all'Europa. Inoltre, vorrei anche ricordare il nostro accordo con quanto dichiarato da Laura Boldrini, la portavoce in Italia dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, la quale ha opportunamente evidenziato le criticità, dal punto di vista delle regole, che sono emerse proprio in relazione al tragico episodio della Pinar, ossia l'urgenza di promuovere un'iniziativa europea vincolante per gli Stati. Questo, a nostro parere, dovrebbe portare anche ad una richiesta di una modifica e all'aggiunta di tale questione nel programma legislativo di cui stiamo discutendo.
L'altro aspetto è il mutamento climatico e la sicurezza energetica. Il mutamento climatico e un'Europa sostenibile rappresentano, per noi, una priorità assoluta nella strategia europea e assumono una particolare importanza per il 2009, per l'approvazione definitiva del cosiddetto pacchetto energia-clima e per l'avvio dell'esame del terzo pacchetto energia in vista, anche, del prossimo importante appuntamento che si terrà a Copenhagen, con la Convenzione delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. A nostro parere la sfida da giocare è vitale, in un momento di profonda crisi economica e finanziaria, dove la scommessa sulla «rivoluzione verde» costituisce una risposta per superare la crisi e un insostituibile volano di sviluppo per rilanciare l'economia, come dimostra di aver compreso, del resto, il Presidente Obama, di fronte ad una delle crisi più preoccupanti a livello mondiale.
Su questo chiediamo, come del resto già indicato nella XIV Commissione quando discutemmo con la solida cooperazione che devo dire contraddistingue i lavori di quella Commissione, che il Governo adotti - come la XIV Commissione aveva chiesto - un piano nazionale di attuazione degli impegni assunti a livello europeo per l'attuazione del Protocollo clima in sintonia, del resto, con le misure anti crisi varate dall'Unione europea.
Per quanto riguarda il Mediterraneo, concordiamo con il relatore Gottardo circa la preoccupazione per il blocco che sta subendo il processo di unione per il Mediterraneo lanciato dalla presidenza francese, ma anche su questo punto l'azione del Governo nell'ambito del Mediterraneo è insufficiente ed inefficace.
Il progetto dell'Unione per il Mediterraneo, tra l'altro, fu promosso alla fine del 2007 proprio a Roma dall'Italia, dalla Francia e dalla Spagna ed è un progetto che non dovrebbe essere lasciato unicamente in mano alla Francia di Sarkozy come invece sta facendo il nostro Governo. Per citare un esempio di quanto non stiamo facendo: siamo l'unico Paese della costa europea del Mediterraneo ad essere completamente assente dal piano solare Mediterraneo, un enorme progetto di fondamentale importanza strategica per le relazioni diplomatiche e commerciali nell'area e anche per una maggiore indipendenza energetica del nostro Paese.
In conclusione, signor Presidente, vorrei soffermarmi su un altro punto evidenziato nel programma legislativo della Commissione europea che è un altro punto dolente per il nostro Paese e non solo per il nostro, ma anche per tanti Paesi europei: quello della comunicazione. Di Europa si parla spesso e volentieri in termini troppo e ingiustamente negativi come un fardello, la causa dei nostri problemi o come un sanzionatore e un critico inopportuno, indesiderato e fastidioso quando attacca il nostro Paese.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SANDRO GOZI. Purtroppo, un esempio su tutti lo ha fornito di nuovo il Presidente del Consiglio Berlusconi che, di fronte alle critiche della Commissione, ha proposto che dalla prossima legislatura i commissari europei tacciano e parli a volte solamente il Presidente della Commissione europea. È chiaro che questo vuol dire trascurare quel ruolo di imparzialità e di indipendenza che caratterizza la Commissione europea.
Da ultimo - concludo, signor Presidente - credo che il dibattito che stiamo facendo e il momento in cui si sta svolgendo, Pag. 41ossia l'apertura della campagna elettorale per le elezioni europee, dovrebbe invitarci tutti a un obiettivo: prendere più sul serio l'Europa. Un'ottima occasione l'abbiamo ora, con la campagna per le elezioni europee: confrontiamoci su come vediamo l'Italia in Europa, sulle nostre visioni e divisioni, aumentiamo la consapevolezza dell'importanza dell'Europa nel nostro quotidiano, aumentiamo le nostre preoccupazioni nazionali e identifichiamo il nostro interesse italiano.
Non cadiamo nell'errore di sollevare inutili paure nei singoli cittadini. L'Europa non minaccia la nostra cultura e la nostra identità. Preoccupiamoci, piuttosto, come Italia, del fatto che oggi l'Europa non solo è limitata, ma anche debole - troppo debole - nell'affrontare i problemi più importanti per i cittadini: la crescita, l'occupazione e la sicurezza.
Questo dovremmo chiedere come Italia in Europa. Preoccupiamoci per i tentativi di rinazionalizzazione e di smantellamento dell'Europa in corso a partire dal mercato unico. Niente è acquisito per sempre. Una nuova ondata di populismo e nazionalismo rischia di minare i principi fondamentali dell'Unione europea basati sulla solidarietà, la tolleranza e l'impegno per una società aperta.
Lo hanno ricordato dei conservatori come De Palacio e Chris Patten, dei progressisti come D'Alema e Bonino, lo ha detto Jacques Delors: il rischio è tanto più insidioso perché non sarebbe oggi l'effetto di un fulmine a ciel sereno del Consiglio europeo, quanto piuttosto la conseguenza di una negligenza comoda e colpevole, una deriva, signor Presidente, che dobbiamo assolutamente evitare.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e, pertanto, dichiaro chiusa la discussione.

(Repliche del relatore e del Governo - Doc. XVIII, n. 10)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Gottardo.

ISIDORO GOTTARDO, Relatore. Signor Presidente, la mia replica sarà molto sintetica, perché credo che si possano trovare, nelle parole innanzitutto dell'onorevole Gozi, tutti i punti di convergenza che già in Commissione erano stati riscontrati e che erano oggetto della mia relazione.
Mi pare che l'onorevole Gozi abbia qui ribadito le stesse priorità che ho indicato nella mia relazione. Mi riferisco ai punti del suo intervento che possono essere oggetto di risoluzione e di parere da parte della Camera rispetto al programma e alla Presidenza. Rimetto ogni altra valutazione di tipo politico al dibattito, non spetta a me in questo momento esprimerla. Non ci sarà una risoluzione unitaria, come invece era stato auspicato. Del resto ciò mi pare determinato non da un problema di diversità di vedute rispetto alle indicazioni che il Parlamento italiano deve fornire in questo contesto, ma piuttosto dal prossimo dibattito che la campagna elettorale per le elezioni europee innesterà nel Paese e fra le forze politiche.
È del tutto evidente che discutere di questo tema a campagna elettorale per le europee aperta può portare a delle considerazioni, che ho colto anche nell'intervento del collega del gruppo dell'Italia dei Valori, che sono più riferite ad espressioni di auspicio rispetto all'Europa o a considerazioni rispetto alle quali - mi sia consentito - debbo anche dissentire. Infatti, è vero, come ho detto nel mio intervento, che serve più Europa, ma è anche vero che serve più sussidiarietà, se vogliamo che quella distanza che oggi esiste tra i cittadini e l'Unione europea si attenui, e se vogliamo che l'Europa - su questo posso concordare nelle premesse con il collega dell'Italia dei Valori - recuperi i principi che stavano alla base dell'Unione dei valori.
Spero che non sia stata un'omissione voluta quella di ricordare che fra i padri dell'Unione europea c'erano Adenauer e Schumann dimenticando De Gasperi. Nel Parlamento italiano e da parte di un collega parlamentare italiano non ricordare uno statista come De Gasperi, che è ricordato in tutta Europa, spero sia solo Pag. 42frutto di un'amnesia e non di una gaffe politica. Altrimenti, proprio su questo approccio, dimostreremmo, come Paese Italia, di non avere neanche la capacità di valorizzare il contributo che con forza e con determinazione abbiamo dato per costruire questa Europa, e la volontà, adesso, di riportare questa Europa ad essere di più un'Europa dei valori, più determinata possibilmente, che sappia parlare con una voce unica nel contesto globale e generale, più rispettosa della sussidiarietà, anzi un'Europa che ripristini con molta forza il principio della sussidiarietà. Da cattolico, oltre che da parlamentare italiano, ne sarei ben felice.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

EUGENIA MARIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, il Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.

(Annunzio di risoluzioni - Doc. XVIII - n. 10)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Gottardo ed altri n. 6-00017 ed Evangelisti ed altri n. 6-00018 (Vedi l'allegato A - Risoluzioni).
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Proposta di trasferimento a Commissioni in sede legislativa di proposte di legge (ore 19,25).

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, delle seguenti proposte di legge, delle quali le sotto indicate Commissioni, cui erano state assegnate in sede referente, hanno chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che propongo alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:

alla I Commissione (Affari costituzionali):
S. 889. - Senatori MONTI ed altri: «Modifiche all'articolo 1 della legge 11 giugno 2004, n. 146. Aggregazione dei comuni di Lentate sul Seveso, Busnago, Caponago, Cornate d'Adda e Roncello alla provincia di Monza e della Brianza e disposizioni conseguenti» (Approvata dalla 1a Commissione permanente del Senato) (2258).

A tale proposta di legge è abbinata la proposta di legge GRIMOLDI ed altri: «Modifiche all'articolo 1 della legge 11 giugno 2004, n. 146. Aggregazione dei comuni di Busnago, Caponago, Cornate d'Adda, Lentate sul Seveso e Roncello alla provincia di Monza e della Brianza» (1511).

alla VII Commissione (Cultura):
CIRIELLI ed altri: «Disposizioni per la valorizzazione dell'Abbazia della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni» (1889) (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

A tale proposta di legge sono abbinate le proposte di legge IANNUZZI: «Disposizioni per la valorizzazione dell'Abbazia della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni» (1230) e MARIO PEPE (PdL): «Disposizioni per la valorizzazione dell'Abbazia della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni nella ricorrenza del millenario della sua fondazione» (1973).
È una bellissima abbazia, invito i parlamentari a visitarla se ne avranno occasione.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Martedì 21 aprile 2009, alle 11:

1. - Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni. Pag. 43
(ore 14)

2. - Assegnazione a Commissioni in sede legislativa delle proposte di legge nn. 2258 ed abbinata e 1889 ed abbinate (vedi allegato).

3. - Seguito della discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione del Protocollo che modifica la Convenzione relativa all'Organizzazione idrografica internazionale, fatto a Monaco Principato il 4 luglio 2005 (2098).
- Relatore: Corsini.
Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa all'adesione della Repubblica ceca, della Repubblica di Estonia, della Repubblica di Cipro, della Repubblica di Lettonia, della Repubblica di Lituania, della Repubblica di Ungheria, della Repubblica di Malta, della Repubblica di Polonia, della Repubblica di Slovenia e della Repubblica slovacca alla Convenzione firmata a Bruxelles il 23 luglio 1990, relativa all'eliminazione delle doppie imposizioni in caso di rettifica degli utili di imprese associate, fatta a Bruxelles l'8 dicembre 2004, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno (2099).
- Relatore: Pini.
Ratifica ed esecuzione dello Scambio di Note tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera relativo ai confini «mobili» sulla linea di cresta o displuviale, effettuato a Roma il 23 e il 26 maggio 2008 (2208).
- Relatore: Narducci.

4. - Seguito della discussione delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00146, Vietti ed altri n. 1-00149 e Cicchitto, Cota ed altri n. 1-00150 concernenti iniziative in vista dello svolgimento dell'Expo Milano 2015.

5. - Seguito della discussione della relazione della XIV Commissione sul Programma legislativo e di lavoro della Commissione europea per il 2009 e sul programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea presentato dalle Presidenze francese, ceca e svedese (Doc. XVIII, n. 10).
- Relatore: Gottardo.

PROPOSTE DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONI IN SEDE LEGISLATIVA

I Commissione (Affari costituzionali):
S. 889. - Senatori MONTI ed altri: «Modifiche all'articolo 1 della legge 11 giugno 2004, n. 146. Aggregazione dei comuni di Lentate sul Seveso, Busnago, Caponago, Cornate d'Adda e Roncello alla provincia di Monza e della Brianza e disposizioni conseguenti» (approvata dalla 1a Commissione permanente del Senato) (2258).
A tale proposta di legge è abbinata la proposta di legge GRIMOLDI ed altri: «Modifiche all'articolo 1 della legge 11 giugno 2004, n. 146. Aggregazione dei comuni di Busnago, Caponago, Cornate d'Adda, Lentate sul Seveso e Roncello alla provincia di Monza e della Brianza» (1511).

VII Commissione (Cultura):
CIRIELLI ed altri: «Disposizioni per la valorizzazione dell'Abbazia della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni» (1889).
(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

A tale proposta di legge sono abbinate le proposte di legge:
IANNUZZI: «Disposizioni per la valorizzazione dell'Abbazia della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni» (1230).
e MARIO PEPE (PdL): «Disposizioni per la valorizzazione dell'Abbazia della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni nella ricorrenza del millenario della sua fondazione» (1973).

La seduta termina alle 19,30.

Pag. 44

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO ISIDORO GOTTARDO SUL DOC. XVIII, N. 10

ISIDORO GOTTARDO, Relatore. Il partenariato euromediterraneo.
Le audizioni svolte presso la Commissione politiche dell'Unione europea hanno confermato che solo un quadro di relazioni ambizioso ed efficace con i paesi del mediterraneo può assicurare all'Unione europea e all'Italia in particolare il conseguimento di obiettivi soddisfacenti in materia di migrazioni, lotta alla criminalità e al terrorismo, sicurezza energetica, cambiamento climatico, stabilità politica e sviluppo economico.
A questo riguardo desta tuttavia preoccupazione il sostanziale blocco del progetto di un'Unione per il Mediterraneo lanciato dalla Presidenza francese e entrato in crisi a seguito del conflitto tra Israele e la striscia di Gaza,
Una nuova spinta incoraggiante, come ricordato dal Ministro Ronchi, è venuta peraltro dal Consiglio europeo di marzo, che ha ribadito l'esigenza di rafforzare il partenariato con il Mediterraneo meridionale.
Tuttavia, è innegabile la tendenza delle istituzioni europee, e in particolare della Commissione, a sviluppare in modo distinto e con diverse velocità il partenariato orientale rispetto a quello mediterraneo.
In particolare, la recente comunicazione della Commissione europea sul partenariato orientale, approvata dal Consiglio europeo del 19-20 marzo, se definisce obiettivi e strumenti pienamente condivisibili per lo sviluppo del partenariato orientale, pone la questione della ripartizione delle risorse finanziarie per la politica di vicinato sinora destinate per un terzo al partenariato orientale e per due terzi al partenariato mediterraneo.
La Commissione prospetta infatti un aumento a 600 milioni di euro nel periodo 2010-2013 degli stanziamenti per il partenariato orientale a fronte del quale occorre assicurare un proporzionale aumento per il partenariato mediterraneo, se non si vuole alterare l'equilibrio sinora stabilito.
Occorre che il nostro Paese, fermo restando il sostegno convinto allo sviluppo del partenariato orientale, mantenga questa linea, adoperandosi presso le istituzioni europee competenti per rilanciare il progetto dell'Unione per il Mediterraneo e assicurando a questo scopo adeguate risorse finanziare.
Il Ministro Ronchi nel suo intervento presso la Commissione politiche Unione europea e il ministro Frattini, nelle sue comunicazioni dello scorso 18 marzo in vista del Consiglio europeo del 19-20 marzo 2009 hanno già fornito rassicurazioni riguardo alla posizione del Governo sul punto.
Un importante contributo all'attuazione dell'Unione per il Mediterraneo potrebbe essere inoltre assicurato dagli enti locali e regionali, anche mediante la creazione di un'Assemblea regionale e locale euromediterranea (ARLEM), sede permanente di rappresentanza degli enti locali e regionali che potrebbe essere riconosciuto come organo consultivo dell'Unione per il Mediterraneo. In questo senso va richiamato il lavoro svolto dal Comitato delle regioni in un apposito parere espresso su richiesta della Presidenza francese del Consiglio, e di cui ho avuto l'onore di essere relatore.
Infrastrutture e reti transeuropee.
Le iniziative dell'Unione europea per le infrastrutture presentano un rilievo fondamentale al fine di assicurare una effettiva coesione economica e sociale nell'Unione europea e il superamento del il deficit infrastrutturale che si registra nel nostro Paese.
In questo quadro - come sottolineato dal Vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani nel corso della sua audizione - un ruolo determinante può essere svolto dalla realizzazione delle opere relative alla rete transeuropea di trasporto (TEN-T).
Anche il piano di ripresa economica prevede il ricorso agli investimenti nel settore delle infrastrutture destinate ai trasporti e nel settore delle reti di comunicazione Pag. 45elettronica in funzione di stimolo dell'economia rispetto alla situazione di crisi in atto.
Occorrerà pertanto che il Governo segua, in stretto raccordo con il Parlamento le richiamate iniziative preannunciate dal programma della commissione in materia e promuova, in particolare, lo stanziamento di risorse finanziarie aggiuntive per la realizzazione delle opere relative alla rete transeuropea di trasporto (TEN-T), favorendo anche il ricorso per tali finalità alle disponibilità che potranno essere attivate attraverso prestiti della Banca europea per gli investimenti (BEI).
Appare altresì opportuno impegnare il Governo, alla luce del rilievo essenziale delle reti a banda larga per il trasferimento delle informazioni e per l'incremento delle potenzialità di crescita delle economie dei singoli Stati membri e dell'Unione europea nel suo complesso, a promuovere, iniziative utili a favorire la realizzazione e lo sviluppo nei singoli Stati membri delle reti a banda larga, con particolare riferimento ai territori nei quali si presentano in misura marcata situazioni di divario digitale (digital divide).
L'importanza dell'esame degli strumenti di programmazione legislativa e il ruolo del Parlamento nella formazione delle politiche dell'Unione europea.
L'esame degli strumenti di programmazione legislativa dell'Unione europea si è confermato un passaggio di estrema importanza ai fini dell'intervento del Parlamento nella fase di formazione delle politiche e delle decisioni dell'Unione europea.
In primo luogo, si tratta - unitamente all'esame della relazione del Governo sulla partecipazione italiana all'Unione europea - dell'unica procedura che consente a tutti gli organi parlamentari di esprimersi in modo organico sulle priorità politiche generali e le proposte di azione specifiche dell'Unione europea in tutti i suoi settori di attività.
In secondo luogo, esso promuove l'intervento parlamentare in un fase precoce del ciclo decisionale dell'Unione europea, che precede la predisposizione stessa delle proposte legislative e degli strumenti di strategia e programmazione dell'Unione europea.
Ciò esalta, per un verso, la capacità del Parlamento di concorrere alla definizione di grandi scelte, obiettivi ed interventi di natura politica e, per altro, verso l'incidenza degli indirizzi parlamentari nel processo decisionale europeo, non essendosi ancora cristallizzati nelle proposte legislative le scelte regolative della Commissione europea e non essendosi di solito definite in modo netto le posizioni delle altre istituzioni e degli Stati membri.
Per queste ragioni la Camera, oltre ad essere una delle prime assemblee ad avviare l'esame dei programmi, ha promosso in più occasioni, in diverse sedi di cooperazione interparlamentare, di rendere «istituzionale» l'esame dei programma legislativo della Commissione da parte dei Parlamenti nazionali, anche mediante una discussione simultanea nelle varie assemblee. Tale proposta - che ha ricevuto sinora un'applicazione solo parziale - andrebbe rilanciata nelle forme opportune.
L'intervento precoce dei parlamenti nazionali è non soltanto una condizione imprescindibile per la tutela degli interessi del Paese ma può contribuire all'avanzamento del processo di integrazione europea, riavvicinando l'Unione europea ai cittadini e accentuando il grado di legittimazione democratica dell'azione europea.
Una discussione articolata e approfondita in Parlamento delle priorità politiche dell'Unione europea è infatti uno strumento di estrema utilità non solo per definire gli indirizzi dell'azione del Governo nell'anno di riferimento ma anche per promuovere un dibattito anche nel Paese sui principali sviluppi dell'Unione europea.
Alla luce della crisi di fiducia che ha caratterizzato il rapporto tra opinione pubblica europea e Unione europea una piena conoscenza valutazione degli obiettivi e delle azioni previste dalle istituzioni rimuoverebbe molti fattori di criticità.
Per un verso, le istituzioni stesse acquisirebbero un feed back in merito alla condivisione dei parlamenti nazionali e dei Pag. 46cittadini sulle proprie linee di azione; per altro verso, i cittadini comprenderebbero meglio il valore aggiunto l'Unione europea può assicurare di fronte a problemi globali.
In quest'ottica l'esame dei programmi legislativi presso la Commissione politiche dell'Unione europea ha costituito anche l'occasione per una riflessione sull'esigenza che la Camera, per un verso, si avvalga pienamente degli strumenti legislativi e regolamentari esistenti e/o li ammoderni per tenere conto dell'evoluzione dell'assetto istituzionale interno ed europeo; per altro verso, avvii una riflessione sull'adeguamento delle regole esistenti alla luce delle innovazioni prospettate dal trattato di Lisbona.
Sotto il primo profilo, si registrano sicuramente risultati incoraggianti. Il ruolo di stimolo svolto dalla XIV Commissione e, al suo interno dal Comitato per l'esame dei progetti di atti dell'Unione europea ha determinato un incremento impressionante dell'attività di fase ascendente della Camera.
Anche il dialogo politico con la Commissione europea fa registrare risultati significativi, essendosi consolidata la prassi di trasmettere direttamente alla Commissione europea, in esito all'esame ex articolo 127 del Regolamento della Camera, gli atti di indirizzo approvati dalle Commissioni di merito e il parere della XIV Commissione.
Restano tuttavia ancora da migliorare i tempi di avvio e di conclusione dell'esame dei progetti di atti comunitari, che vanno adeguati al ciclo decisionale dell'Unione europea.
Anzitutto, anche alla luce dell'esperienza recente, è urgente l'introduzione di una sessione comunitaria di fase ascendente da svolgersi nei primi mesi di ogni anno ai fini della definizione di indirizzi al Governo sia su aspetti di carattere generale sia su questioni specifiche. A tal fine si potrebbe abbinare l'esame del programma legislativo della Commissione e degli altri strumenti di programmazione dell'Unione europea con quello della relazione annuale sulla partecipazione italiana all'Unione europea.
Andrebbe poi attentamente esaminata la possibilità di ridefinire le competenze della XIV Commissione e delle Commissioni di merito sulla fase ascendente; alla luce dell'esperienza recente e della sua specializzazione, può esaminare ed esprimere in modo più tempestivo la posizione della Camera sulle iniziative dell'Unione europea, tenendo conto non solo delle esigenze specifiche di ciascun settore ma dell'ordinamento e delle politiche dell'Unione europea nel loro complesso.
Sotto il secondo profilo, va evidenziato anzitutto che l'attuazione delle disposizioni relative al ruolo dei parlamenti nazionali deve costituire una priorità assoluta per le Camere.
Si tratta, in primo luogo, della procedura di allerta precoce per il controllo di sussidiarietà, disciplinata dall'apposito protocollo, prerogativa importante ai fini del corretto esercizio delle competenze dell'Unione europea, che occorrerà tuttavia esercitare con cautela e misura. Nell'ambito di tale procedura andrà assicurata la consultazione dei consigli e delle assemblee legislative regionali italiane nell'ambito dell'esame di sussidiarietà, come previsto espressamente dall'articolo 6 del relativo Protocollo. Ciò non risponderà soltanto all'impostazione stessa del trattato di Lisbona e i principi del nuovo Titolo V della parte seconda della Costituzione, ma rafforzerà il ruolo del Parlamento nazionale quale cerniera tra il livello di governo sovranazionale e i livelli di governo regionale e locale.
Nella stessa ottica la Camera, anche alla luce del recente scambio di lettere tra il Presidente Fini e il Presidente Van den Brande, potrà avvalersi dei contributi e delle osservazioni che il comitato delle regioni potrà fornire ai parlamenti nazionali in merito alla conformità di proposte legislative con il principio di sussidiarietà.
Non vanno tuttavia dimenticate le altre importanti prerogative previste dal Trattato, in particolare in materia di valutazione sulle politiche dello spazio di libertà, Pag. 47sicurezza e giustizia, di attivazione della clausola di flessibilità, di veto in materia di diritto di famiglia, nonché l'introduzione di una espressa base giuridica per la trasmissione dei documenti della Commissione ai parlamenti nazionali, già avviata di fatto dal settembre 2006. Quest'ultima innovazione, consolidando l'instaurazione di un rapporto diretto con la Commissione europea, renderà necessario valutare l'introduzione nel regolamento di procedure che consentano agli organi parlamentari di adottare atti o osservazioni specificamente e direttamente indirizzati alla Commissione stessa.
Mi piace ricordare come il lavoro di esame del programma legislativo della Comunità europea per il 2009 e del programma delle tre Presidenze del Consiglio è avvenuto in un clima di fattivo e costruttivo confronto fra tutti i gruppi politici e che la relazione conclusiva del relatore, che ho qui oggi illustrato all'aula, è stata approvata all'unanimità dalla XIV Commissione. Per questo chiederò al Parlamento di approvare la risoluzione che presenterò quale primo firmatario.