Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute >>

XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 144 di mercoledì 11 marzo 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 10,10.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

Sul processo verbale (ore 10,12).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, a norma del comma 3 dell'articolo 32 del Regolamento, prendo la parola perché - lo valuterà lei - vorrei spiegare le ragioni della richiesta di una correzione del verbale in relazione, in particolare, a quanto è accaduto alla fine della seduta di ieri.
Mi riferisco alle parole dell'onorevole Cazzola, che lamentava un mio intervento che vi era stato nella seduta precedente. Vorrei sottolineare, signor Presidente - lo dico approfittando anche della presenza dell'onorevole Cazzola - che, siccome nel processo verbale sia l'onorevole Cazzola e poi ancor più amichevolmente l'onorevole Baldelli sostengono che l'intervento muove da un mio particolare stato di nervosismo, vorrei chiedere che rimanesse agli atti che non ero assolutamente nervoso nella giornata di lunedì, ma che ho fatto due appunti politici molto precisi.
In primo luogo - lo ripeto: confermando la mia piena stima all'onorevole Cazzola -, in ragione di ciò che stavamo esaminando, egli compariva come il firmatario che avrebbe illustrato la mozione della maggioranza e non era presente in Aula e politicamente ne ho tratto la valutazione che forse aveva delle difficoltà a motivare le ragioni di quella mozione; ma ovviamente ciò non riguarda la persona dell'onorevole Cazzola, bensì un giudizio politico.
In secondo luogo - e la chiamo in causa, signor Presidente, perché vorrei che rimanesse anche questo agli atti - mi riferisco all'intervento svolto dal collega Baldelli sull'ordine dei lavori, stigmatizzando il fatto che ho parlato di onestà intellettuale. Sono purtroppo costretto a ribadire questo concetto, signor Presidente, perché l'onorevole Baldelli e i gruppi della maggioranza da giorni continuano a sostenere una tesi inesistente e campata per aria, in ragione della quale sarebbe la magnanimità della maggioranza che ha consentito che noi potessimo in questa settimana discutere e votare la mozione a prima firma Franceschini sul tema dell'assegno ai disoccupati.
Vorrei che rimanesse agli atti e a memoria del nostro verbale, e anche a definitiva memoria dell'onorevole Baldelli, che una legittima richiesta fatta dal gruppo del Partito Democratico di sostituire la mozione che era all'ordine del giorno di questa settimana con un'altra mozione del Partito Democratico è stata rivolta al Presidente; il Presidente, ringraziando Iddio, è il Presidente di tutti, non è il Presidente della maggioranza. Il ringraziamento è quindi rivolto, semmai, al Presidente, che ha convocato la Conferenza dei presidenti di gruppo e ha consentito che si potesse effettuare questa sostituzione, facendo semplicemente quello che avviene in tante altre occasioni.
Ci vuole quindi onestà intellettuale, onorevole Baldelli, e non sostenere che Pag. 2discutiamo oggi di questa mozione per vostra concessione e magnanimità, bensì perché il Presidente, applicando il Regolamento e venendo incontro a una legittima richiesta dell'opposizione, ha sostituito una mozione con un'altra. Ciò che è accaduto successivamente è che, in ragione di questo spostamento, la mozione che era prevista per questa settimana è stata posticipata alla settimana successiva, ammesso che la discuteremo per come stanno andando i lavori. Qui ci vuole onestà intellettuale! Basta semplicemente non dire una bugia, perché se si dice una bugia, sono obbligato a dover intervenire e a correggerla.
Chiedo quindi scusa al collega Cazzola, ma ovviamente l'intervento non era mirato alla sua persona, che stimo molto; però contemporaneamente vorrei che una volta per tutte fosse chiaro che stiamo discutendo una legittima mozione dell'opposizione, inserita nel calendario secondo il Regolamento e, come succede in tanti altri casi, il Presidente della Camera, che è titolare di tale facoltà, ha convocato la Conferenza dei presidenti di gruppo e ha preso atto di questa richiesta dell'opposizione. Questo non è avvenuto né grazie al collega Baldelli, né grazie ai colleghi della maggioranza, che ovviamente fanno il calendario per la parte più cospicua e che gli compete ma, fino a prova contraria, ancora non per quello che riguarda l'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, per ciò che riguarda l'intervento del collega Giachetti, apprezzo le scuse nei confronti dell'onorevole Cazzola, che è stato chiamato in ballo (assente) come primo firmatario, pur non essendolo, di una mozione in cui pure ha avuto una parte importante come estensore, viste anche le sue qualità e le sue competenze nella materia in oggetto.
Mi sarei aspettato delle scuse personali, ma non sto certamente qui a recriminare. Sottolineo il fatto che la Presidenza ha convocato una Conferenza dei presidenti di gruppo per mettere all'ordine del giorno una richiesta legittima dell'opposizione e che purtuttavia c'è stato certamente un atteggiamento di grande disponibilità da parte della maggioranza.
Come l'onorevole Giachetti sa bene - pur avendo partecipato solo una volta alla Conferenza dei presidenti di gruppo -, la Conferenza dei presidenti di gruppo decide il calendario con una maggioranza qualificata e, qualora non vi sia questa maggioranza qualificata, la Presidenza ha facoltà di deliberare una scelta rispetto ad altre.
In questo caso, non ve ne è la stata necessità perché si è realizzata un'adesione unanime alla proposta del Presidente, e questa adesione unanime si è avuta grazie al fatto che vi è stata una disponibilità non solo da parte dell'opposizione, che rivendicava la facoltà di gestire la propria percentuale di calendario (che pure, onorevole Giachetti, non viene calcolata sull'anno ma sul mese), ma anche da parte della maggioranza, nel senso di accondiscendere a questa richiesta. Tra l'altro qui non si tratta semplicemente di una sostituzione ma di un'aggiunta, perché non vi è stato uno spostamento tra una settimana e l'altra.
Ma non è tanto questa la questione. Onorevole Giachetti, lei ha parlato di due deputati assenti...

ROBERTO GIACHETTI. No, non è questo!

SIMONE BALDELLI. ...la invito a calmarsi. Lei ha parlato di due deputati assenti con toni che francamente non ho condiviso, come ho ribadito nella seduta di ieri sera, sottolineando il fatto che il collega Cazzola è intervenuto per fatto personale e che quindi non avrebbe potuto intervenire diversamente che a fine seduta. Credo pertanto che questa reprimenda livorosa, ancora oggi, sia stata assolutamente fuori luogo.

Pag. 3

GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, volevo dire una cosa riguardo a quello che è successo ieri nel ricordo di un servitore dello Stato come Nicola Calipari quando abbiamo osservato il minuto di silenzio. In questi dieci mesi da parlamentare mi è capitato qualche volta di essere qui presente e di partecipare al ricordo di qualche persona con un minuto di silenzio. Credo che sia necessario un intervento - e chiedo a lei, signor Presidente, se può fare qualcosa - perché trovo deprimente che quando si osserva il minuto di silenzio vi siano decine di cellulari che, per messaggi o per telefonate, vanno a svilire il minuto di silenzio (Applausi).
Sarebbe quindi il caso che per tutti noi, quando si tengono questi atti così importanti nel ricordo di persone che hanno fatto molto per la nostra Nazione, vi fosse un modo per far sì che non vi siano questi rumori che non hanno niente a che fare con il ricordo di queste persone. Chiedo quindi a lei, signor Presidente, se si può fare qualcosa, perché sarebbe molto meglio per tutti.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buonanno, condivido pienamente il suo auspicio.
Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato, ovviamente prendendo atto delle osservazioni che sono state svolte.
(È approvato).

Sull'ordine dei lavori (ore 10,18).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, nella discussione sul processo verbale alcune questioni trattate di nuovo ed insistentemente dal collega Baldelli non attenevano al processo verbale, ma alle questioni che riguardano la calendarizzazione dei provvedimenti e delle discussioni in Aula.
Anch'io, come il collega Giachetti, considero l'atteggiamento e le decisioni della Presidenza perfettamente attinenti a quelli che sono i dettami del nostro Regolamento per quanto riguarda la calendarizzazione e la definizione degli ordini del giorno.
Vorrei però precisare - e credo che lei me ne potrà dare atto - che all'ordine del giorno abbiamo posto e chiesto di porre una mozione in sostituzione di un'altra usufruendo di quel 20 per cento di argomenti da calendarizzare e porre all'ordine del giorno che è di spettanza dell'opposizione, senza che altri - siano essi i rappresentanti di gruppi di maggioranza o di gruppi di opposizione - abbiano dovuto o meno acconsentire.
Evidentemente ciò mi fa piacere perché, quando si trova complessivamente una disponibilità comune a trattare l'argomento, a maggior ragione vuol dire che è stato colto il fatto che il provvedimento e la questione da noi posta all'ordine del giorno meritavano di essere discussi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Brancher, Brunetta, Caparini, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Conte, Cosentino, Cota, De Biasi, Donadi, Fitto, Gregorio Fontana, Frattini, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Mazzocchi, Mazzuca, Melchiorre, Milanato, Mussolini, Pescante, Pisicchio, Romani, Saglia, Urso, Vegas e Vietti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Pag. 4

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,20).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Ricordo che è in funzione il nuovo sistema di voto, per il cui utilizzo è necessario dotarsi della nuova tessera di votazione.

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge:
GENNARO RUOCCO e CIRO SOMMA, da Pimonte (Napoli), chiedono interventi urgenti per mettere in sicurezza la strada provinciale per Agerola (609) - alla VIII Commissione (Ambiente);
ANGELO MONTELLA, da Sant'Agata de' Goti (Benevento), e numerosi altri cittadini chiedono di sospendere la procedura per la realizzazione di un impianto di trattamento di rifiuti solidi urbani nel comune di Caserta (610) - alla VIII Commissione (Ambiente);
MARIO GIANNETTA, da Bergamo, chiede interventi per garantire la partecipazione dei lavoratori agli utili aziendali e la riduzione della pressione fiscale a carico delle imprese (611) - alle Commissioni riunite VI (Finanze) e XI (Lavoro);
ALBERTO BRUNO, da Napoli, chiede interventi volti a combattere la disoccupazione e a incrementare le pensioni minime (612) - alla XI Commissione (Lavoro);
ALESSANDRO ROCCHI, da Roma, chiede nuove norme in materia di interrogatorio dell'indagato e di riscontro della prova e l'applicazione della pena dell'ergastolo per talune fattispecie di omicidio (613) - alla II Commissione (Giustizia);
MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti che portarono allo scioglimento del partito della Democrazia cristiana e sull'eventuale coinvolgimento di Stati stranieri in manovre volte a destabilizzare il nostro sistema politico (614) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
PATRIZIA BONELLI, da Benevento, chiede:
modifica all'articolo 616 del codice di procedura civile in materia di impugnabilità delle sentenze relative ai giudizi di opposizione all'esecuzione (615) - alla II Commissione (Giustizia);
la riduzione dei termini previsti dalla legge n. 898 del 1970 per chiedere lo scioglimento del matrimonio (616) - alla II Commissione (Giustizia);
MAURIZIO OTTOLINI, da Goito (Mantova), e numerosi altri cittadini chiedono che, entro il prossimo 31 marzo, siano introdotte profonde modifiche al decreto-legge n. 4 del 2009, in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario, al fine di assicurare parità di trattamento a tutti i produttori del settore (617) - alla XIII Commissione (Agricoltura).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1341 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 gennaio 2009, n. 3, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento nell'anno 2009 delle consultazioni elettorali e referendarie (Approvato dal Senato) (A.C. 2227-A) (ore 10,23).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di Pag. 5legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 gennaio 2009, n. 3, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento nell'anno 2009 delle consultazioni elettorali e referendarie.
Ricordo che nella seduta di ieri si sono svolti gli interventi sul complesso delle proposte emendative e che la relatrice e il rappresentante del Governo hanno espresso i rispettivi pareri.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2227-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 2227-A)approvato dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 2227-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 2227-A).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 2227-A).
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2227-A).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Vassallo 1.1 e Di Pietro 1.27.

DAVID FAVIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Favia, le ricordo che lei è già intervenuto sul complesso delle proposte emendative, per cui a termini di Regolamento...

DAVID FAVIA. Signor Presidente, ma non siamo sul complesso degli emendamenti...

PRESIDENTE. Onorevole Favia, lei è già intervenuto sul complesso delle proposte emendative e, non essendovi richieste di intervento per dichiarazione di voto sugli identici emendamenti Vassallo 1.1 e Di Pietro 1.27...

DAVID FAVIA. Signor Presidente, ma gli emendamenti Lo Monte 1.10 e 1.11 sono stati ritirati?

PRESIDENTE. Onorevole Favia, le ricordo nuovamente che siamo agli identici emendamenti Vassallo 1.1 e Di Pietro 1.27.

DAVID FAVIA. Va bene, signor Presidente. Io volevo intervenire sull'emendamento Di Pietro 1.27.

PRESIDENTE. Onorevole Favia, lei non può intervenire. Le ricordo che è già intervenuto sul complesso degli emendamenti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vassallo. Ne ha facoltà.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, come è stato ripetutamente ribadito nel corso della discussione sulle linee generali e sul complesso degli emendamenti, l'emendamento 1.1, a mia prima firma, è uno degli emendamenti che tendono a riformulare parti del provvedimento in esame per rendere evidente che l'accorpamento delle tornate elettorali di cui si tratta debba includere anche il referendum elettorale. Le ragioni sono state spiegate più volte: mi permetto di riproporle succintamente.
Ci troviamo di fronte ad un provvedimento che si propone di ridurre i costi per i cittadini, di semplificare per i cittadini la possibilità di esprimere il voto su più oggetti e che si propone anche di ridurre i costi per la pubblica amministrazione nello svolgimento delle medesime consultazioni. È piuttosto singolare che questo accorpamento non riguardi anche i referendum, posto che non vi sono motivi apparenti, palesi, per i quali questo non debba avvenire. È del tutto evidente che la complicazione inutile posta ai cittadini, ai quali si chiederebbe di partecipare per tre settimane di seguito a consultazioni elettorali, limiterebbe la loro partecipazione; mentre è altrettanto evidente che i costi che la pubblica amministrazione, i cittadini e le imprese dovrebbero supportare sono ugualmente Pag. 6ingiustificabili. Dunque quello in esame è il primo degli emendamenti con il quale si propone di risolvere questo evidente paradosso.

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10,40, con immediate votazioni mediante procedimento elettronico.

La seduta, sospesa alle 10,30, è ripresa alle 10,40.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Prego i colleghi di verificare che la tessera di votazione sia inserita regolarmente nell'apposito spazio del terminale.

GENNARO MALGIERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

GENNARO MALGIERI. Per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GENNARO MALGIERI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per dire a lei e a quest'Aula che, in tempi di repentini cambiamenti di idee immotivati e per qualcuno comprensibili, ma che io francamente non sono ancora riuscito a capire, voglio sottolineare la mia fedeltà all'ideale referendario e alle forme di democrazia diretta che sono iscritte nel codice genetico politico della mia persona e dei partiti e delle culture dalle quali provengo.
È per questo motivo che esprimerò il mio voto favorevole sugli identici emendamenti Vassallo 1.1 e Di Pietro 1.27 che sta per porre in votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoluca Orlando.
Onorevole Orlando, a lei e al collega Malgieri ricordo che le dichiarazioni di voto dovevano essere svolte, ai sensi stretti del Regolamento, qualche minuto fa; comunque, senza che costituisca precedente, do anche a lei, come ho fatto per l'onorevole Malgieri, la parola. Prego ha facoltà di parlare.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, renderò onore alla possibilità che lei mi fornisce di esprimere la mia dichiarazione di voto in maniera molto sintetica.
L'Italia dei Valori ritiene che un sistema democratico debba costruirsi sul massimo di partecipazione degli elettori. Per questa ragione riteniamo che ogni scelta che sia volta in qualche modo a stancare e scoraggiare la partecipazione debba essere corretta e contrastata. È la ragione per la quale voteremo a favore degli identici emendamenti in esame, convinti come siamo che un election day serva ad accorpare elezioni europee ed elezioni amministrative, ma serva anche per consentire di celebrare il referendum.
Un'ipotesi diversa da questa porterebbe ad immaginare una terza occasione di voto, con il rischio che si voti una volta per le elezioni amministrative ed europee, una volta per i referendum e una volta per i ballottaggi. Tutto ciò sicuramente non aiuta quello che credo sia il fondamento della democrazia: garantire il massimo di partecipazione.
Infatti, già vedo i commenti del giorno dopo: cala la partecipazione dei cittadini, cala la credibilità nei confronti delle istituzioni rappresentative.
Noi vogliamo invece che tale credibilità non cali e per questo siamo a favore degli identici emendamenti in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Chiedo a tutti colleghi di verificare che la tessera di votazione sia inserita regolarmente nell'apposito spazio del terminale. Pag. 7
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Vassallo 1.1 e Di Pietro 1.27, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Invito tutti i deputati ad attivare il terminale di voto.
Se tutti i terminali sono abilitati al voto, dichiaro chiusa la votazione... (Commenti).
Onorevoli colleghi, cosa c'è? Onorevole Lamorte, cosa accade?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 465
Votanti 451
Astenuti 14
Maggioranza 226
Hanno votato 212
Hanno votato no 239.
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Nunzio Francesco Testa, Oppi, Cesa e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi.
Prendo atto che i deputati Razzi, Mario Pepe (PD), Portas e Tenaglia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i deputati Vincenzo Antonio Fontane e Vessa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

CHIARA MORONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CHIARA MORONI. Signor Presidente, non sono riuscita a votare, perché la postazione non si è attivata.

PRESIDENTE. Onorevole Moroni, resta agli atti che non è riuscita ad esprimere il voto. Ora sarà predisposta una rapida verifica del suo terminale.

FRANCESCO DE LUCA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO DE LUCA. Signor Presidente, non sono riuscito ad esprimere il voto, perché la postazione non ha funzionato.

PRESIDENTE. Onorevole De Luca, anche per lei vale quanto ho detto per l'onorevole Moroni. Ora si procederà ad una verifica della sua postazione.
Onorevoli colleghi, vi prego soltanto di prestare un minimo di attenzione alle procedure, che sono molto più semplici di quello che appare.
Ricordo che, in relazione al numero di emendamenti presentati, il gruppo Misto, per la componente politica MPA-Movimento per l'Autonomia, è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre, comunque, in votazione, ai sensi dell'articolo 85-bis del Regolamento. Ricordo che, secondo la prassi, la Presidenza porrà in votazione, per ciascun articolo, solo gli emendamenti presentati dai deputati appartenenti alla citata componente politica che siano stati oggetto di segnalazione.
Passiamo ai voti.
Chiedo ai colleghi di verificare che la tessera di votazione sia inserita regolarmente nell'apposito spazio del terminale.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Franceschini 1.28 (Parte ammissibile), non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione - Commenti).

Onorevole Moroni, ora verifichiamo immediatamente perché la sua postazione non funziona.
Prego i colleghi di attivare il terminale di voto.
Vi ricordo che la tessera va inserita nel modo corretto.
Prendo atto che il terminale dell'onorevole Moroni funziona. Pag. 8
Onorevole Laffranco, può verificare, per cortesia? Onorevole Laffranco, ha visto che il terminale funziona? Onorevole Laffranco, se lei rispetta le procedure, come ha visto, il terminale funziona. Se cerca di innovare su procedure che sono state ampiamente sperimentate... non vedo cosa vi sia da ridere, se me lo consente. La prego di avere un contegno più rispettoso del ruolo del Parlamento e anche del ruolo che lei è chiamato ad adempiere (Commenti).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 485
Votanti 468
Astenuti 17
Maggioranza 235
Hanno votato 219
Hanno votato no 249
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Nannicini, Palomba e Tenaglia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Cesa ha segnalato che avrebbe voluto astenersi. Prendo infine atto che il deputato Portas ha segnalato che non è riuscito a votare.
Gli emendamenti Lo Monte 1.21, 1.12, 1.13, 1.14, 1.23, 1.15, 1.24, 1.25, 1.16, 1.17, 1.26, 1.18 e 1.19 non sono segnalati, pertanto non vengono posti in votazione.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Giachetti 1.028 (Nuova formulazione).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, capisco che la giornata è particolare a causa delle innovazioni, ma vorrei tentare - se fosse possibile - di sottoporre alla valutazione dei colleghi il mio articolo aggiuntivo. Lo dico, signor Presidente, rivolgendomi a tutti coloro che in questi mesi - e magari anche in questi anni - si sono trovati a dover combattere con il tema della casta e con quello dei soldi che la politica utilizza, bene o male, e che sono stati oggetto di molti giudizi negativi su di noi.
In particolare - sempre se mi è consentito - vorrei spiegare cosa accade. Il testo oggi all'esame dell'Aula prevede un rimborso elettorale. Sappiamo perfettamente, per come vanno le cose, che il rimborso elettorale è diventato un modo per aggirare quel referendum e quelle leggi sul finanziamento pubblico che avrebbero voluto e dovuto abrogarlo, facendo sì che il rimborso elettorale si trasformi, sostanzialmente, in un finanziamento pubblico; ciò significa che l'esigenza di rendicontare è molto vaga e molto poco riferibile ad elementi di certezza.
Cosa accade, signor Presidente? Accade che con il provvedimento in esame noi prevediamo che sia riconosciuto un rimborso elettorale (vedi finanziamento pubblico) a quelle formazioni che superano il 4 per cento; però già al Senato (e credo che fosse nelle intenzioni che ciò accadesse anche alla Camera) si era addirittura prevista la possibilità che il rimborso (vedi finanziamento pubblico) fosse assegnato anche alle formazioni che, pur non superando la soglia del quattro per cento necessaria per avere un deputato, superassero almeno la soglia del 2 per cento.
Cosa propongo con la mia proposta emendativa? Lo dico anche se c'è confusione, affinché domani non accada quello che spesso è accaduto in passato, quando ci siamo trovati a votare delle norme che aumentavano a dismisura il finanziamento ai partiti e molti di noi non sapevano neanche dove fossero nascoste queste norme; votando delle norme assolutamente ingenue e generali, abbiamo scoperto poi di aver votato aumenti di finanziamenti ai partiti.
In un contesto quale quello che stiamo vivendo e con la crisi economica che stiamo affrontando, vorrei che fosse chiaro a tutti i colleghi che questa mia proposta emendativa - che immagino sarà respinta - chiede semplicemente che la quota parte di rimborso che si prevede per le elezioni europee rimanga vincolata esclusivamente alle liste che ottengono il 4 per cento. Pag. 9Aggiungo anche che, poiché le furbizie si sommano e si moltiplicano, vorrei evitare che accadesse quello che è accaduto in tante altre occasioni, cioè che i grandi partiti che raggiungono il 4 per cento si prendano anche la quota parte che dovrebbe essere assegnata ai partiti che arrivano al 2 per cento.
Voglio dire, signor Presidente, che con questo emendamento chiedo che vi sia un'attribuzione di rimborso solo a chi prende il 4 per cento e i soldi che sarebbero dovuti andare ai partiti che non raggiungono il 4 per cento, quindi dal 2 per cento, rimangano nelle economie (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)... se vuoi te lo spiego meglio ... sto dicendo, nessuno è profeta in patria e soprattutto, come lei può immaginare Signor Presidente, ci sono delle posizioni diverse. Chiarisco che esprimo - ho concluso - una mia opinione personale; si tratta di una proposta emendativa sottoscritta solo da me, che non impegna il gruppo. Tuttavia, mi interessa che sia chiaro a tutti quanti, compresi coloro che si agitano, che si tratta di una proposta emendativa che cerca di impedire che vi siano ulteriori soldi di finanziamento pubblico spartiti tra i partiti in più, lucrandoli su chi non ha preso il due per cento. Si preveda un rimborso (che poi è un finanziamento) per coloro che superano la soglia del quattro per cento e gli altri danari rimangano in economia per andare a coprire esigenze degli italiani, che sono sicuramente molto più urgenti dei soldi che devono andare ai partiti per il rimborso elettorale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Giachetti 1.028 (Nuova formulazione), non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Invito i colleghi ad attivare il terminale di voto ponendo il dito sull'apposito rilevatore. Tutti i terminali sono abilitati. Invito ad esprimere il voto.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 472
Votanti 425
Astenuti 47
Maggioranza 213
Hanno votato 182
Hanno votato no 243.
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

DENIS VERDINI. Signor Presidente!

PRESIDENTE. L'onorevole Verdini, se ho ben compreso, fa presente che il suo terminale non ha funzionato. Metteremo agli atti che era comunque presente.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente!

COSTANTINO BOFFA. Signor Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Capano, il suo terminale non ha funzionato? Neanche quello dell'onorevole Boffa? Sta bene.
Prendo dunque atto che i deputati Verdini, Boffa, Mario Pepe (PD), Nastri, Portas e Laffranco hanno segnalato che non sono riusciti a votare. Prendo altresì atto che i deputati Paladini, Cesa, Vico e Giulietti hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi e che i deputati Zamparutti, Palagiano, Lanzillotta, Capano e Calearo Ciman hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Prendo infine atto che i deputati Ventura e Dima hanno segnalto che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Ricordo agli onorevoli Presidenti di gruppo che, nella nuova organizzazione dei lavori, avevamo inizialmente previsto, per la seduta odierna, individuando le cosiddette «fasce orarie» all'interno delle quali si sarebbero svolte le votazioni, che avremmo sospeso i lavori alle ore 11 per riprenderli, con votazioni, alle ore 12. Credo sia saggio continuare a votare (Commenti) se non c'è diverso avviso dei Presidenti di gruppo perché, una volta Pag. 10stabilite, le regole si rispettano. Pertanto, chiedo ai Presidenti di gruppo di pronunciarsi al riguardo. È evidente che si continuerà soltanto con il consenso di tutti i gruppi, così come stabilito dall'Ufficio di Presidenza.

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, colleghi, mi trovo costretto a ribadire, qui, davanti a lei, signor Presidente, in Aula, quanto ho già ribadito privatamente in sede di Conferenza dei Presidenti di gruppo e anche con una lettera che le ho inviato. È stato introdotto questo sistema di votazione mediante impronte digitali e ovviamente i deputati hanno aderito, perché si ritiene che tutti siano d'accordo con l'impostazione secondo la quale i deputati devono essere presenti in Aula in massa e votare.
Del resto la Lega Nord Padania è il gruppo parlamentare che - lo ricordo - ha il 93 per cento delle presenze, e quindi nessuno più di noi intende andare in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Tuttavia le avevo posto il problema dell'organizzazione dei lavori e della necessità che questo Parlamento, al di là degli slogan, risponda ai bisogni dei cittadini approvando in tempi certi le leggi e questo è anche il modo per reagire ad un uso dei decreti-legge che da più parti è stato ritenuto eccessivo.
Al fine di riportare il centro del dibattito politico in Parlamento è necessario che lo stesso dia risposte ai cittadini in tempi certi i quali sono fatti anche dal rispetto di regole, signor Presidente della Camera (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà), per fare in modo che i deputati non stiano qui tutto il giorno a ciondolare senza sapere quando si deve votare. Se è stata posta una regola secondo la quale alle 11 si devono sospendere i lavori dell'Assemblea, è giusto che questa regola si rispetti perché i parlamentari magari hanno fissato legittimamente degli incontri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Allo stesso modo è giusto, illustre Presidente e colleghi, che si rispettino anche gli orari di inizio della seduta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Se la seduta è prevista per le ore 9,30 si deve iniziare alle 9,30, ovviamente ci sono i 20 minuti di preavviso per le votazioni e questi 20 minuti vanno rispettati, però si deve iniziare a votare all'ora stabilita.
Penso anche, signor Presidente, che il problema non sia gestibile così facilmente, ma debba essere gestito anche e soprattutto attraverso una modifica del Regolamento di questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Se ci sarà una modifica del Regolamento di questa Camera potremmo anche votare con questo nuovo sistema, ma senza una modifica del Regolamento prevedo problemi, così come si sono verificati ieri e stamattina perché invece di velocizzare il lavoro di quest'Aula esso rischia piuttosto di essere rallentato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Cosa vuol dire modificare i Regolamenti parlamentari? Non vuol certo dire che votino soltanto i presidenti di gruppo, questo no, l'ho detto ieri: si tratta di una evidente provocazione (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori), ma il problema della velocità dei lavori c'è e allora bisogna riscoprire il ruolo delle Commissioni. Ciò è stato anche affermato da autorevoli rappresentanti della sinistra, ad esempio, l'onorevole Soro: è necessario riscoprire il ruolo delle Commissioni attraverso i lavori in sede redigente, magari con una sede redigente ampliata che consenta la discussione degli emendamenti in Commissione, ma consenta anche la discussione degli articoli in Aula. Infatti, è giusto che l'Aula possa esprimersi nel suo complesso sugli aspetti politici.
Mi scuso se mi sono dilungato, ma ho detto questo per chiedere che venga rispettato Pag. 11il termine delle ore 11 perché è giusto così, è giusto che i deputati possano organizzare la loro giornata. Le chiedo anche di mettere al più presto all'ordine del giorno della Giunta per il Regolamento le modifiche al Regolamento che il gruppo della Lega ha proposto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cota. Il ringraziamento per il suo intervento non è formale, lei è un deputato presente ed un presidente di gruppo attento ai lavori dell'Aula ed ha ricordato, secondo verità, che alle osservazioni, che non solo il suo gruppo ha avanzato alla Presidenza circa la necessità di avere tempi certi e definiti di votazione alla luce dell'innovazione tecnologica disposta dall'Ufficio di Presidenza, la Presidenza aveva, con l'unanimità dei presidenti di gruppo, stabilito che i deputati sarebbero stati preventivamente informati circa i tempi in cui si sarebbero svolte le votazioni. Credo che lei dia atto alla Presidenza del fatto che, prima di sospendere, così come era previsto, ho chiesto ai presidenti di gruppo se vi fosse stato il consenso per proseguire i lavori.
A fronte del suo motivato dissenso, che non è in qualche modo imprevedibile, ma che deriva da una decisione presa in precedenza, è di tutta evidenza che sospendiamo i lavori e li riprenderemo, come previsto, alle ore 12.
Mi permetta anche di dire, a lei e agli altri colleghi, che quello della riforma dei Regolamenti è un tema che, come è noto a lei e agli altri capigruppo, abbiamo iniziato ad affrontare nell'apposita sede, che non è in questo momento la Giunta per il Regolamento ma la Conferenza dei presidenti di gruppo. È stata data delega al Vicepresidente Leone di verificare, con i vari gruppi e alle luce delle proposte di modifica che i gruppi stessi hanno presentato ai Regolamenti vigenti, se vi sia la possibilità di una sollecita discussione in sede di Giunta per il Regolamento e sarà cura della Presidenza, fin dai prossimi giorni, procedere a questa verifica per trarne le eventuali e auspicabili conseguenze.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 12 con immediate votazioni.

La seduta, sospesa alle 11,05 è ripresa alle 12,10.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Cicchitto sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, avevo chiesto la parola già precedentemente, comunque non c'è problema. Avevo chiesto la parola, in primo luogo, per dire che ero totalmente d'accordo con quello che aveva detto l'onorevole Cota non solo sulla sospensione dei lavori dell'Assemblea, ma su tutte le altre cose che aveva detto.
Ma le voglio porre un altro problema - e lo pongo, come dire, «a bocce ferme», nel senso che le votazioni non hanno posto problemi di maggioranza e di minoranza nel rapporto fra le opposizioni - che emerge: queste votazioni non hanno una loro organica e completa regolarità.
Infatti, dall'analisi che abbiamo fatto per queste tre votazioni all'interno del nostro gruppo alcune persone presenti che hanno votato - faccio anche i nomi: Nirenstein, Calderisi, Verdini, Moroni, Pili e Lanfranco - ma non risultano votanti. Questo apre un problema che attiene alla regolarità del voto (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà ). Non c'è stata questione perché comunque c'era una maggioranza, ma immaginiamo cosa sarebbe successo se per un voto fossimo andati in minoranza (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MASSIMO VANNUCCI. Da noi qui funziona!

FABRIZIO CICCHITTO. È inutile che gridate. State un momento calmi, perché è una questione molto seria e la pongo proprio perché non è avvenuto questo! Dovreste porvi lo stesso problema anche Pag. 12voi, ossia quello della regolarità dei nostri lavori! Se a voi non interessa, a noi interessa (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Allora, signor Presidente, lo dico con il massimo atteggiamento costruttivo rispetto al nuovo metodo di votazione. Dobbiamo trovare un modo, nel rapporto fra gruppi e Presidente, quando si determinano questioni di questo tipo perché, per esempio, l'onorevole Verdini quando ha fatto presente che non gli funzionava il terminale di voto della sua postazione, lei ha detto: benissimo, sei presente. Ma questo non risulta e se il suo voto fosse stato determinante si sarebbe aperta una questione.
Sottopongo, dunque, alla sua attenzione e all'attenzione degli uffici questo problema delicato che, mi rendo conto, avviene in una fase di rodaggio, ma siccome questo rodaggio avviene in corso d'opera mi affido alla sua sensibilità istituzionale e politica per capire che il problema ha una sua delicatezza.
Aggiungo anche che questo spiega anche il nervosismo del vicepresidente Lanfranco, al quale esprimo la mia solidarietà, perché è successo che alla terza votazione il collega è risultato non votante pur essendo vicino a me e avendo partecipato a tutte e tre le votazioni (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al presidente Soro, all'onorevole Donadi e all'onorevole Vietti immagino sulla stessa questione posta dall'onorevole Cicchitto o, comunque, sulla questione che la nuova modalità di voto pone alla Presidenza e all'Aula, ringrazio l'onorevole Cicchitto per aver posto... posso pregare l'onorevole Sereni di prestare attenzione? Grazie.
Dicevo che ringrazio l'onorevole Cicchitto per aver posto una questione che merita certamente l'attenzione della Presidenza e di tutti i colleghi.
Se ho ben compreso, onorevole Cicchitto, si tratta di garantire che coloro che sono fisicamente presenti possano votare con le nuove modalità e, quindi, che il loro voto risulti automaticamente registrato. È un problema ineludibile. Diverso sarebbe - ma gli uffici escludono nel modo più categorico che ciò possa accadere - che chi abbia votato non veda il suo voto registrato. Non si tratta di un voto che è stato espresso e che non risulta registrato. Si tratta di deputati fisicamente presenti, che non sono riusciti ad esprimere il loro voto.
Questa è una distinzione - credo sostanziale e non formale - alla quale comunque occorre prestare doverosa attenzione, anche se ricordo, a lei e ai colleghi più anziani, che anche con il precedente sistema accadeva che deputati presenti che non riuscivano ad esprimere materialmente il loro voto facevano presente agli uffici di essere stati impossibilitati ad esprimere il voto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
In ogni caso, sulla questione posta dall'onorevole Cicchitto, che è reale, credo sia saggio ricordare i pareri degli altri colleghi, onde poi addivenire alle eventuali, se necessarie, determinazioni.

ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, premetto che sarebbe utile una verifica puntuale della nuova tecnica, soprattutto nella parte destra dell'emiciclo, perché da questa parte non si sono verificate difficoltà e non abbiamo una particolare manualità ed attitudine all'esercizio di questa nuova forma di voto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Vorrei dire, lo ha detto il Presidente, che c'è una fase di adattamento alla quale naturalmente tutti quanti concorriamo con grande disponibilità, compreso l'adattamento a questa pausa da noi non richiesta e considerata un atteggiamento di attenzione alle esigenze della maggioranza e che però credo, dopo le prime esperienze, dovrà essere riverificata. Infatti, una pausa di un'ora nell'ambito delle Pag. 13votazioni di un articolato come questo o come qualunque altro è probabilmente inutile e rischia di portare i parlamentari ad una fase di attesa come quella che si è verificata ora assolutamente incongrua con l'economia generale dei lavori.
Vorrei anche dire che il problema dell'innovazione è la conseguenza, non la causa, dei problemi di questo Parlamento. Il problema della regolarità è esattamente quello che abbiamo cercato, accogliendo la proposta dell'Ufficio di Presidenza di rimediare - dopo una consuetudine molto diffusa e assolutamente non encomiabile - ad un voto consapevolmente irregolare, nella sua accezione più diffusa. Infatti, i cosiddetti «pianisti» non erano dei campioni della democrazia parlamentare, ma il sintomo di una patologia dell'uso del mandato parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Alle irregolarità, si risponde cercando di porre in essere tutte le forme che assicurino la regolarità. Tra queste, noi diciamo sin d'ora che non consideriamo un sistema positivo quello indicato ieri dal Presidente del Consiglio in una delle sue tante esibizioni coreografiche, più degne, forse, della commedia italiana che non di un'alta carica dello Stato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Si contempla, infatti, la possibilità di ridurre il Parlamento ad un luogo nel quale l'esercizio della funzione parlamentare è delegato a pochi eletti. Noi pensiamo che la nostra Costituzione vada rispettata, anche quando se ne discute in una platea di amici, come è capitato ieri, se si ricopre la carica di Presidente del Consiglio dei ministri. La Costituzione prevede che l'esercizio del mandato parlamentare si sviluppi e si attui senza vincoli. Il vincolo che viene ipotizzato in quella proposta è così lontano dalla Costituzione da essere oggettivamente eversivo nella sua immaginazione. Pensiamo che quella battuta rifletta la volontà di distogliere l'attenzione del Paese.
Infatti, i giornali puntualmente hanno seguito il consiglio che è stato lanciato anche ieri dal Presidente del Consiglio per evitare di mettere sotto i riflettori i problemi veri del Paese: la crisi economica e sociale, l'appello dell'Europa ad attivare misure concrete nei confronti della disoccupazione drammatica che dilaga in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Invece, noi discutiamo delle battute del Presidente del Consiglio. Noi però sappiamo anche che in quella battuta emerge una tentazione, un fiume carsico che riaffiora, a contenere il peso e l'ingombro di questo Parlamento. Noi non pensiamo che il Parlamento sia un ingombro, pensiamo che il Parlamento sia il punto più alto nel quale si esprime la volontà degli italiani. Anche quando siamo all'opposizione noi ci vogliamo esprimere limpidamente, apertamente, palesemente, uno per uno; tutti i deputati del nostro gruppo parlamentare vogliono concorrere al processo legislativo e lo vogliono fare anche assumendosi la responsabilità del proprio voto. Lo abbiamo fatto anche in questa occasione, anche quando le nuove tecniche rallentano forse il momento dell'esercizio di questa funzione. Ma il tempo non è la variabile principale, quello della regolarità è il punto di riferimento al quale non intendiamo rinunciare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, voglio cogliere intanto l'occasione, in avvio delle votazioni con questo nuovo sistema, per rivolgere un ringraziamento non rituale a lei e all'Ufficio di Presidenza, perché credo che questo nuovo sistema di votazione sia un grande momento per il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Finalmente cancella decenni di una pratica che trovo non solo irregolare, ma forse un piccolo furto di democrazia, quando quotidianamente si svolgevano votazioni con maggioranze che non erano tali nei banchi di quest'Aula.
Credo che, tra l'altro, questa scelta funzioni in modo egregio. Poi mi associo alla richiesta del collega Cicchitto che si Pag. 14facciano tutte le verifiche che la Presidenza riterrà opportune e necessarie per verificare che il sistema possa essere messo a punto nel modo migliore. Ma credo che fin da ora si possa definire un grande e positivo momento di svolta che, fra l'altro, va anche incontro, come credo si possa darne atto, alla battaglia che anche il gruppo dell'Italia dei Valori, fin dal primo giorno di questa legislatura, e già da prima, aveva condotto contro la cattiva prassi dei «pianisti».
Signor Presidente, prima di concludere molto rapidamente (anche per non sottrarre altro tempo alle votazioni), dato che mi pare che da parte delle opposizioni vi sia stata una sostanziale e rapida acquisizione di queste tecnologie, che non mi sembra richiedano un grande impegno, mi stupisco che ciò non sia accaduto per la maggioranza, la quale aveva sviluppato in questi anni una manualità straordinaria nel riuscire a votare contemporaneamente per due o anche per tre colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Evidentemente, se queste nuove tecnologie per loro rappresentano un ostacolo si potrà pensare in sede di Ufficio di Presidenza di fare dei corsi di sostegno per i colleghi della maggioranza che hanno ancora difficoltà ad apprendere il metodo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

MARCO MARIO MILANESE. Se ci riesci tu... ci riusciamo tutti!

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, colleghi, capisco che lei, signor Presidente, tenda a derubricare gli interventi relativi a queste nuove modalità di voto come suggerimenti per migliorare la tecnicalità, ma io ho l'impressione che in realtà ci sia altro. Infatti - credo senza grandi sforzi di malizia - leggo negli interventi della maggioranza una polemica molto esplicita nei confronti della Presidenza che in questo caso è imputata della scelta di questa nuova modalità di voto, ma credo che più in generale sia un po' sotto processo per un eccesso di autonomia e di indipendenza (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).
Signor Presidente, noi siamo stati - lei lo sa - tra i più convinti sostenitori di questa modalità di voto, ma anche in questo caso dietro non c'è una scelta tecnica (la macchina, non la macchina, il controllo, non il controllo), ma c'è una scelta politica e istituzionale per cui, secondo noi, ci deve essere la corrispondenza: una testa, un voto.
Lei, con questa scelta, ha sposato questa idea. Tuttavia, ho l'impressione che la decisione di una testa, un voto sia confliggente non con le pause caffè, con le difficoltà, con gli impedimenti manuali, bensì con un'altra impostazione politico-culturale, ovvero una testa, 271 voti (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori). Si tratta dell'impostazione secondo cui il Presidente del Consiglio ci ha spiegato che basta che venga qui un parlamentare e voti per 271 deputati. Signor Presidente, questo è il dissenso.
Quindi, capendo il suo approccio diplomatico, la invito tuttavia a non sottovalutare la profonda differenza d'impostazione che c'è dietro queste apparenti e piccole polemiche. Noi siamo per il ruolo del parlamentare, per il ruolo del Parlamento e per il ruolo della Camera, ma siamo contro i corto-circuiti liberistici per cui vi è il collegamento diretto tra il popolo e il leader. Allora, se questo sistema elettorale serve a ribadire la difesa netta e decisa della scelta del sistema parlamentare e del ruolo del parlamentari noi siamo con lei, ma lo faccia fino in fondo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 15

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, mi permetto di rispondere al presidente Soro, dicendogli che noi siamo stati convinti sostenitori delle nuove modalità di votazione (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Fate pure così. Avevamo, tuttavia, una sola perplessità, che sta emergendo, Presidente, in maniera per noi preoccupante. Siamo tutti d'accordo, infatti, sulla trasparenza, sul principio che ad una testa deve corrispondere un voto e che si era esagerato con i «pianisti», anche se insisto nel dire che erano migliori rispetto agli assenteisti presenti e «generosi».
Tuttavia, il problema è un altro. La nostra preoccupazione era - e purtroppo rimane - che l'opposizione voglia utilizzare il nuovo sistema di voto quale ulteriore elemento di filibustering. Noi, allora, dobbiamo chiarire questo aspetto. Noi siamo d'accordo e ve lo dice chi ha depositato le impronte il primo giorno, chi ritiene non percorribile la strada di far votare solo i presidenti di gruppo perché non fa parte della nostra storia parlamentare e della storia politica della Repubblica italiana e chi è convinto di questo. Facciamo attenzione, perché se qualcuno pensa di rallentare i lavori con l'utilizzo del nuovo sistema, ciò rischia di metterci in difficoltà.
Siamo in un momento di rodaggio, quindi credo che un po' di pazienza tra i gruppi parlamentari, da parte della Presidenza, degli uffici e dei funzionari, una maggiore attenzione da parte dei deputati potrebbe portarci, da qui ad un paio di settimane, ad arrivare a regime, affinché il sistema da un lato garantisca la trasparenza delle votazioni e, dall'altro, garantisca alla maggioranza di svolgere il suo lavoro.
Non è corretto ed è grave che qualcuno voti per un altro, ma per la nostra democrazia e per il nostro Parlamento è molto più grave che la maggioranza non sia messa in condizioni di lavorare e di portare avanti i propri provvedimenti e quelli del Governo, in quanto ciò rappresenterebbe una ferita alla democrazia molto più grave di qualcuno che vota per il vicino di banco. Quindi, vi chiediamo di considerare questo come uno strumento di trasparenza, senza che debba diventare un motivo per fare queste discussioni e questi dibattiti e per tenere bloccata l'Aula al fine di rallentare i nostri lavori (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, prendo atto della buona fede e della lealtà dimostrata dall'onorevole Bocchino nel suo intervento, tuttavia chiedo che lui faccia altrettanto. Noi non siamo d'accordo sul fatto di sospendere i lavori dell'Aula, in quanto eravamo disponibili a votare senza interruzione.
Non abbiamo lamentato nessun malfunzionamento dei nostri meccanismi di voto. Se di filibustering si sta parlando in questo momento, si tratta di autofilibustering. Faccia una riunione del gruppo e chiarisca le idee al proprio gruppo, e dopo venga a parlare con noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, prendo la parola per ricordare che in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo Italia dei Valori è il gruppo che ha chiesto che non si facesse alcuna interruzione tra le votazioni. A quella richiesta non si è associato nessun partito dell'attuale maggioranza, che da stamattina, da quando abbiamo iniziato a votare cioè con questo sistema, fa di tutto per ritardare la votazione, assumendo che avvengano chissà quali strani meccanismi di malfunzionamento tecnico, che chissà perché avvengono solo da quella parte dell'Aula!
Signor Presidente, andiamo avanti!

Pag. 16

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Non urlare!

ANTONIO BORGHESI. Le operazioni si velocizzeranno non appena avranno capito che così si continuerà a votare, e non si ritornerà alla vecchia, assurda, vergognosa pratica dei «pianisti», o dei «terzisti», visto che qualcuno votava per tre (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

GIORGIO JANNONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, il mio è un richiamo al Regolamento, in particolare con riferimento agli articoli 41 e 59. Mi riporto al presidente Soro, che ha definito le parole espresse dal Presidente del Consiglio, durante l'assemblea dei gruppi parlamentari che rappresentano la maggioranza del Paese «degne della commedia all'italiana», ovviamente nell'accezione negativa di questo termine. Se le istituzioni tutte, a partire delle due Assemblee di Camera e Senato, dal Presidente della Repubblica, dal Presidente del Senato, dal Presidente della Camera meritano rispetto, credo che meritino altrettanto rispetto le proposte formulate in una sede ufficiale e importante come quella dell'assemblea dei gruppi parlamentari da parte del Presidente del Consiglio. Non è possibile che venga ripetutamente offeso in Aula il Presidente del Consiglio, che credo sia, al di là della persona che occupa il posto in un dato periodo contingente, una delle istituzioni più importanti e rappresentative del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, prendo la parola brevemente perché dovremmo cercare di parlare il meno possibile, soprattutto di non parlarne a vanvera.
Quello che la Lega pensa l'ho detto prima, e non ho fatto un discorso tipo spot, ma ho detto delle cose concrete sulle quali vorrei ci fosse un confronto parlamentare nel merito, cioè senza strumentalizzazioni. Siete d'accordo o meno con le modifiche al Regolamento della Camera che ha proposto la Lega: sì, no (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Ho ripreso anche delle cose che voi stessi avete evidenziato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, dal nostro punto di vista giustamente, sul fatto cioè di riscoprire il ruolo delle Commissioni e di svolgere lì un puntuale lavoro tecnico (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Detto questo, vorrei soltanto ribadire, perché ho visto che in questa seconda parte del dibattito, come spesso accade, è stata fatta confusione, che la sospensione alle ore 11 è prevista, non è facoltativa: è prevista perché quelli sono i tempi delle votazioni e delle discussioni in Aula. E rispettare i tempi delle votazioni e delle discussioni in Aula vuol dire mettere finalmente delle regole, perché questo Parlamento non è un bar (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), non è un posto dove si viene a ciondolare e a bivaccare, ma un posto dove si deve lavorare con degli orari stabiliti e con dei tempi certi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Commenti). Vista la delicatezza delle questioni, la Presidenza ha consentito più di un intervento per gruppo. Mi affido quindi al senso di responsabilità dei colleghi.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, le chiedo scusa per avere fatto la mia richiesta così tardi. Mi ha provocato l'intervento dell'onorevole Jannone, credo, se non l'ho identificato male, quando giudica Pag. 17- ed è importante detto in Aula - offese le critiche al Presidente del Consiglio.
Soltanto nella Corea del Nord le critiche al Presidente sono offese: in una democrazia - finché è democrazia - sono diritto di parola (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Prima di procedere con i nostri lavori, ribadisco alcuni principi o, se volete, alcune opinioni della Presidenza che, fino a prova del contrario, ho il diritto-dovere di considerare opinioni dell'intero Ufficio di Presidenza perché, come ho avuto modo di dire in altre circostanze, l'innovazione tecnologica che è stata introdotta è stata adottata all'unanimità dopo approfondite e reiterate riunioni. Non si tratta quindi di una personale decisione del Presidente e, men che meno, di una personale ostinazione del Presidente pro tempore della Camera; è una decisione assunta all'unanimità dall'Ufficio di Presidenza che, ripeto, si è resa necessaria in ragione del malcostume più volte denunciato da tutti gli esponenti politici di quest'Aula, malcostume relativo alla consuetudine di alcuni parlamentari di votare per gli assenti, facendo quindi venir meno un elementare principio di trasparenza ed anche un elementare dovere di rispetto della Costituzione, essendo a tutti noto che fin quando la Costituzione è quella vigente non può essere delegato alcuno ad esprimere il voto del parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà), perché il parlamentare deve votare unicamente per se stesso, perché questa è la nostra Costituzione.
Quando e se domani la Costituzione sarà cambiata, è di tutta evidenza che il Presidente non dirà le cose che è doverosamente tenuto a dire in questa circostanza, avendo tutti ribadito che fosse necessario stabilire trasparenza per il buon decoro dell'Aula.
Perché, colleghi, se da tempo è diffusa una polemica nei confronti della cosiddetta «casta», certamente è in ragione di un malanimo che ci può essere nei confronti della istituzione, ma è altrettanto evidente che alcune motivazioni sono fondate. Perché io mi chiedo, come ho fatto in altre circostanze, non qui ma pubbliche, che giudizio può dare l'opinione pubblica italiana nello stesso momento in cui vede ripetutamente che deputati, ai quali - lo ripeto - nessuno ha comandato di fare i deputati perché nessuno è stato costretto a fare il deputato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà), votano per altri. Beh, signori, è un malcostume che doveva essere stroncato e ringrazio l'Ufficio di Presidenza per aver reso possibile questa innovazione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
Dopo di che, ciò detto e quindi sottolineato che non può esservi alcun ritorno a decisioni precedenti, perché quello che è stato deciso deve continuare ad essere osservato, resta ovviamente fermo che, se si verificano delle inadeguatezze tecniche, se si verificano dei momenti in cui è necessario avere certezza assoluta del corretto funzionamento delle procedure, è dovere della Presidenza garantire che per tutti i deputati presenti sia effettivamente reso possibile l'esercizio del voto. Ed è esattamente quello che ha posto l'onorevole Cicchitto nel suo intervento. Ripeto però che si tratta, onorevole Cicchitto, non di deputati che hanno votato e che non vedono registrato il loro voto, perché questo è tecnicamente impossibile; si tratta di deputati presenti che non riescono ad esprimere correttamente il loro voto.
Occorrerà naturalmente una fase di rodaggio e questo può comportare, come sta accadendo, un iniziale aumento dei tempi di lavoro della nostra Camera. Ritengo comunque che in ragione dell'obiettivo - che è quello dell'assoluta trasparenza e del rispetto di un articolo della Costituzione - valga la pena di perdere qualche minuto in più; se sarà necessario, fin dalle prossime votazioni la Presidenza garantirà, attraverso il supporto degli assistenti Pag. 18d'Aula, che ad ogni deputato presente possa essere garantito l'esercizio del diritto di voto.
Dico subito che la Presidenza si riserva di non chiudere la votazione qualora - mi auguro ovviamente che non accada - conclusa la votazione, alcuni deputati facciano presente di non aver avuto la possibilità di esprimere il loro voto, ovvero fino a quando tutti coloro che sono presenti non avranno la certezza, o non saranno stati nella condizione, di aver espresso il loro voto. L'onorevole Cicchitto ha perfettamente ragione - lo dico in particolar modo ai colleghi dell'opposizione - nel porre un problema, che può apparire teorico, ma che è di indubbia rilevanza politica. Qualora, infatti, dei deputati presenti non riescano ad esprimere il voto (non ovviamente perché si astengano, ma perché tecnicamente non sono in grado di farlo), e l'esito della votazione dovesse far risultare determinante proprio quei deputati presenti (questo vale in teoria anche per i colleghi dell'opposizione), saremmo in presenza di un dato di carattere politico di primaria rilevanza che non potrebbe essere considerato dalla Presidenza come un piccolo incidente tecnico dovuto alla fase di rodaggio.
Confido, allora, nel senso di responsabilità di tutti i colleghi - che so non mancare - onde rendere possibile alla Presidenza la verifica scrupolosa del principio secondo il quale ogni deputato presente ha diritto di votare, senza che questo comporti allungamenti voluti dei tempi necessari per espletare questa procedura.
Ciò detto, spero che non vi sia più necessità di tornare sull'argomento.
Ricordo che prima della sospensione della seduta è stato da ultimo votato l'articolo aggiuntivo Giachetti 1.028 (Nuova formulazione), che è stato respinto.
Avverto, altresì, che l'articolo aggiuntivo Amici 1.025 è stato ritirato dalla presentatrice.
Passiamo, quindi, alla votazione dell'articolo aggiuntivo Lo Monte 1.035.

ROLANDO NANNICINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, condivido, come il gruppo a cui appartengo, il principio di questa verifica biunivoca: una testa, un voto. Però, le chiedo tecnicamente, se io utilizzo due mani e accendo un semplice interruttore...

PRESIDENTE. Onorevole Nannicini, la prego di non tornare su una questione che è stata ampiamente dibattuta e di rendere possibile all'Aula di proseguire nei suoi lavori.
Saluto gli studenti della scuola media Gherardo Ghiradini di Badia Polesine, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, intervengo chiaramente per annunciare il nostro voto a favore dell'articolo aggiuntivo Lo Monte 1.035 che abbiamo presentato e invito i colleghi degli altri gruppi, sia di maggioranza, sia di opposizione, a fare altrettanto.
Come è noto, durante la discussione sulla modifica della legge elettorale per le elezioni europee, abbiamo sottolineato la nostra ferma opposizione all'introduzione di una soglia di sbarramento al 4 per cento, ritenendola del tutto ingiustificata per l'elezione del Parlamento europeo, dove non è assolutamente in discussione l'esigenza di governabilità e di omogeneità di una maggioranza.
Con questo articolo aggiuntivo proponiamo che possano essere ammessi al rimborso delle spese elettorali quei partiti che raggiungono almeno l'1 per cento dei voti sul piano nazionale o che abbiano conseguito in almeno una circoscrizione elettorale una cifra pari o superiore al 3 per cento dei voti validamente espressi.
È evidente che questo tipo di proposta si collega a quella che noi avevamo già avanzato, ossia di introdurre eventualmente non una sola soglia di sbarramento ma una doppia soglia di sbarramento, per Pag. 19consentire alle forze che hanno una rappresentanza molto cospicua su base territoriale e circoscrizionale di essere rappresentate e che con una soglia di sbarramento unica a livello nazionale si vedrebbero escluse dal Parlamento europeo, anche al fine di corrispondere in maniera coerente alle proposte di riforma federale nella cui direzione stiamo procedendo sia in materia di federalismo fiscale sia in materia di federalismo istituzionale.
Anche gran parte delle altre proposte emendative presentate dal Movimento per l'Autonomia vanno in tale direzione e chiediamo, per un'esigenza di rispetto del pluralismo culturale e politico del nostro Paese, che questo articolo aggiuntivo venga approvato e, pertanto, ci rivolgiamo non soltanto ai colleghi della maggioranza, ma anche ai colleghi dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, mentre in quest'Assemblea stiamo parlando di accorpamento di elezioni diverse (elezioni europee, elezioni amministrative) e mentre in questo disegno di legge si discute di molti altri argomenti, vorrei annunciare all'Assemblea che, a partire dalle ore 14, i deputati della delegazione radicale del Partito Democratico si troveranno in Via del Seminario, davanti alla sede della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.
Infatti, forse è sfuggito a qualcuno - perché siamo tutti presi da altro - che, in realtà, sono state sospese ormai da tempo le tribune elettorali e sono state sospese - posso dire abolite - le trasmissioni dell'accesso. La Commissione parlamentare di vigilanza non svolge più il suo ruolo di indirizzo nei confronti della RAI TV. Ritengo che si tratti di un'emergenza democratica e sinceramente, come radicali, non sappiamo più che cosa fare. Ci riuniremo di fronte alla Commissione parlamentare di vigilanza in un'assemblea permanente alla quale invitiamo tutti i democratici. È infatti accaduto in questi ultimi giorni che per la quarantatreesima volta l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha dato ragione ai radicali riguardo alla completa estromissione dai programmi radiotelevisivi. Dunque vorrà dire qualcosa che per la quarantatreesima volta in dieci anni abbiamo avuto ragione, che però rischia di essere la «ragione dei fessi» dal momento che non consegue alcuna riparazione da parte del sistema pubblico radiotelevisivo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, le ricordo che lei ha chiesto la parola in sede di dichiarazione di voto. Non sta a me giudicare quello che lei ha detto, ma non c'era alcun nesso tra quanto da lei dichiarato e la dichiarazione di voto per la quale ha chiesto la parola.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà. Onorevole Tassone, non ha chiesto di parlare?

MARIO TASSONE. Signor Presidente, non avevo chiesto di parlare ma, visto e considerato che mi è stata data la parola......

PRESIDENTE. No, no, no. Onorevole Tassone, se lei non ha chiesto di parlare, l'onorevole Tabacci ha chiesto di parlare per il suo gruppo. Poiché siamo in sede di dichiarazioni di voto, ricordo ai colleghi che coloro che intervengono successivamente a chi parla per primo a nome del gruppo, parla a titolo personale per un solo minuto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, in effetti avevo chiesto la parola per esprimere contrarietà rispetto all'articolo aggiuntivo Lo Monte 1.035, motivandola nel seguente modo.
Vedo che vi è un'attenzione spasmodica ai rimborsi delle spese elettorali da parte Pag. 20di una realtà di partiti che, rispetto all'articolo 49 della Costituzione, hanno grande difficoltà a mettersi in regola (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
Dunque, vi è un contrasto molto forte con il dettato costituzionale, che richiederebbe il fatto che i partiti fossero delle «case di vetro». Vedete, in Germania è vero che non vi è la preferenza, ma quei partiti hanno una loro struttura giuridica. In Italia non è così: i partiti, più o meno padronali, hanno il problema del controllo della cassa e chi controlla la cassa controlla la struttura delle rappresentanze.
Non va bene questa cosa, è sbagliato, e può consentire al Presidente del Consiglio, ieri, di proporre di trasformarci tutti nella logica delle società per azioni: almeno quelle sono regolamentate. È chiaro che siamo in una logica del tutto diversa.
Quindi se un'occasione come questa fosse utile per fare una riflessione compiuta sullo stato dei partiti nel nostro Paese, forse da lì ricaveremmo un'analisi più approfondita sulle condizioni della politica e capiremmo pure come vi è un Capo del Governo che si permette di considerare questo Parlamento come qualcosa di inutile.
È una china pericolosa quella che si sta prendendo, rispetto alla quale il punto di fermo non lo si vede e il dibattito che vi è tra di noi è carico di ipocrisie e di infingimenti. Prima ritroviamo la retta via su questo punto, prima torniamo a dare dignità alla nostra democrazia parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà per un minuto.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, intervengo per ringraziare il Movimento per l'Autonomia per aver ripreso, nella seconda parte dell'articolo aggiuntivo in esame, la proposta emendativa da noi presentata e che abbiamo votato da soli in Commissione, e che prevede che il rimborso sia dato solo a fronte delle spese effettivamente sostenute, come va reiteratamente chiedendo a questo Parlamento la Corte dei conti.
Siamo difatti qui dei lobbisti della Corte dei conti, che chiede da oltre 15 anni a questo Parlamento di non fare il gioco delle tre carte, di parlare di rimborsi, quando invece siamo di fronte ad un finanziamento pubblico mascherato, finanziamento pubblico che i cittadini di questo Paese, con un referendum, quando i referendum si potevano fare, quando vi erano i dibattiti in Parlamento, quando la Commissione di vigilanza poteva operare e non come (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico). ..

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Maurizio Turco.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lo Monte 1.035, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Chiedo ai colleghi di verificare che la tessera di votazione sia inserita regolarmente.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Invito i deputati ad attivare il terminale di voto, ponendo il dito sull'apposito rilevatore.
C'è qualche terminale che non funziona: invito gli assistenti a procedere alle verifiche.
I deputati presenti verificano che il loro terminale funziona (Commenti)? Senza urlare: è sufficiente segnalarlo e saliranno gli assistenti per fare le verifiche.
Accade soltanto nell'emiciclo alla mia destra (Commenti)? Allora, se vi sono terminali che non funzionano, prego anche il centrosinistra di farlo presente.
Hanno votato tutti (Commenti)? Onorevole Berardi, è riuscito a votare? Onorevole Vignali, non riesce a votare? L'onorevole Vignali lo aveva segnalato già in Pag. 21precedenza, anche in altre circostanze. Prendo atto che l'onorevole Vignali è riuscito ad esprimere il voto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 507
Votanti 504
Astenuti 3
Maggioranza 253
Hanno votato 13
Hanno votato no 491
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Berardi, De Poli, Cesa e Paglia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Argentin e Portas hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Lo Monte 1.041.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa volta non mi limiterò ad illustrare il nostro articolo aggiuntivo, ma svolgerò anche qualche breve valutazione sull'esito della votazione precedente, che ha visto una sostanziale unanimità dei parlamentari della Camera dei deputati nel respingere la nostra proposta emendativa.
Vorrei ricordare a chi ha sostenuto che si registra un'attenzione spasmodica ai rimborsi elettorali, che con questo voto si vuole negare alle forze politiche presenti nel nostro Paese e radicate sul territorio di presentarsi alle elezioni europee per competere ad armi pari con le altre formazioni politiche.
Durante il dibattito sulla modifica della legge elettorale per le elezioni europee, abbiamo sostenuto che non ritenevamo che si dovessero cambiare le regole del gioco a partita iniziata; abbiamo sostenuto, altresì, che fosse ingiusto che, solo per la legge elettorale europea, si prevedesse un'unica soglia di sbarramento, a differenza di quanto viene previsto dai meccanismi di voto per l'elezione del Parlamento nazionale e per le elezioni dei consigli regionali, provinciali e comunali.
Con l'articolo aggiuntivo in oggetto proponiamo la doppia soglia di sbarramento: l'1 per cento sul piano nazionale e il 4 per cento sulla singola circoscrizione elettorale. Come ha ricordato il collega dei radicali, proponiamo che il contributo venga corrisposto in virtù di una rendicontazione delle spese effettivamente sostenute.

PRESIDENTE. Onorevole Iannaccone, la invito a concludere.

ARTURO IANNACCONE. Pertanto, riteniamo assolutamente trasparente la nostra proposta e vorremmo che quei parlamentari che hanno manifestato preoccupazione sul futuro del nostro sistema democratico votassero a favore di questo articolo aggiuntivo anche per corrispondere a tali esigenze di pluralismo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, anche in questo caso, intervengo sulla seconda parte della proposta emendativa in esame. Leggo testualmente: «Il contributo è corrisposto in misura massima di 3 euro per ciascun voto valido ottenuto a fronte delle spese effettivamente sostenute maggiorate del 10 per cento per spese amministrative».
Questo vorrebbe dire, signor Presidente, che potremmo risparmiare immediatamente 400 milioni di euro, cioè 100 milioni l'anno. Non solo; lei, signor Presidente, riceve per ogni elezione i referti della Corte dei conti e avrà potuto leggere l'appello rivolto della Corte a questo Parlamento perché metta mano a quella legislazione ignobile che ha portato il Parlamento a tradire il voto dei cittadini che si erano espressi attraverso un referendum. Insieme alla stessa Corte, nel corso di questi decenni abbiamo notato che questo Parlamento, nascondendosi dietro Pag. 22la dizione «rimborso elettorale», ha reintrodotto il finanziamento pubblico, moltiplicandolo per cinque. Ecco perché riteniamo fondamentale votare questa proposta emendativa che in questo momento è l'unica vera riforma che possa restituire la voce a quei cittadini che si erano espressi attraverso un referendum.
A chi oggi chiede di accorpare elezioni amministrative ed europee a quelle referendarie ricordiamo che già noi radicali avevamo affermato che non era questa la strada; la strada era quella dei dibattiti pubblici sulla televisione o attraverso i mezzi di informazione pubblici, invece cosa accade? Non è solo nel silenzio di questo Parlamento, ma è con la responsabilità di tutti i gruppi parlamentari che la Commissione parlamentare di vigilanza, la Commissione parlamentare che dovrebbe vigilare, è impedita dal portare avanti questo obbligo costituzionale.
Lei, signor Presidente, ad inizio legislatura, si è già espresso molto chiaramente sull'argomento. Noi oggi, a partire dalle ore 14, saremo davanti alla Commissione di vigilanza, nel frattempo sconvocata per l'ennesima volta ed impedita nello svolgimento dei propri obblighi costituzionali; saremo lì anche per difendere le sue parole e le sue azioni di inizio legislatura.
Le chiediamo, pertanto, anche in questa occasione, di riacquistare la sua autorità, oltre alla sua autorevolezza, rispetto ai presidenti dei gruppi che impediscono alla Commissione di vigilanza di vigilare, così come previsto dai nostri Regolamenti e dalla nostra Costituzione. (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stracquadanio. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, desidero approfittare dell'intervento del collega Turco per riprendere la questione dei presunti risparmi di 400 milioni di euro argomentati a favore dell'accorpamento del referendum con le elezioni europee. Ebbene, questa cifra è falsa e destituita da ogni fondamento ed è tratta da un articolo de Lavoce.Info (Commenti del deputato Maurizio Turco).
So perfettamente, collega Maurizio Turco, che non è ciò a cui lei si riferiva, ma prendo spunto dal suo intervento e dal suo riferimento per portare un elemento di conoscenza del dibattito come ho fatto anche ieri.
Quella cifra, signor Presidente, è del tutto destituita di ogni fondamento. È ricavata da un articolo del sito Lavoce.info, in cui si fa riferimento a 200 milioni di costo per la pubblica amministrazione (stimandoli su nessuna base), quando invece ammontano a circa 120, e 200 milioni di costi indiretti per i cittadini che dovrebbero essere rappresentati, ad esempio, dal consumo della suola delle scarpe per andare a votare.
A questo proposito, pregherei i colleghi, quando parlano di questo argomento, di non utilizzare informazioni false e inaffidabili, ma di parlare sulla base di dati certi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà per un minuto.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi basta meno di un minuto per dire all'onorevole Stracquadanio (spero di averlo detto esattamente), a parte il fatto che non sarà certo lui a stabilire se i dati che fornisce il Partito Democratico siano veri o falsi, che si tratta di un problema di matematica.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Sei contro pure tu!

ROBERTO GIACHETTI. Se la cosa che lei può fare in una sola volta, la fa in tre volte, impiegando tre volte il personale, tre volte le schede, tre volte la luce, tre volte tutto, sappia comunque che il saldo è più tre: è matematica, non è politica.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 23
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lo Monte 1.041, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Prego i deputati di attivare il terminale di voto, ponendo il dito sull'apposito rilevatore. Onorevole Mazzuca, non funziona? Onorevole Foti? Prego gli assistenti di fornire la necessaria assistenza. È tutto a posto? Onorevole Follegot non funziona? Il terminale dell'onorevole Follegot non dà segni di vita? È a posto? Sta bene.
Invito tutti i parlamentari ad esprimere il voto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia - Commenti).

(Presenti 502
Votanti 499
Astenuti 3
Maggioranza 250
Hanno votato
15
Hanno votato
no 484).

Onorevoli colleghi, che succede? Che succede?
Onorevoli colleghi, si può sapere che cosa sta succedendo?
Prendo atto che i deputati Scilipoti, De Poli e Cesa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Portas e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo dunque alla votazione dell'articolo aggiuntivo Lo Monte 1.051.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, con questo emendamento proponiamo il diritto al rimborso elettorale con il superamento della soglia del 4 per cento o a livello nazionale o a livello circoscrizionale. Noi riteniamo che garantire il rimborso elettorale ai partiti che si presentano alle elezioni sia un modo concreto di corrispondere a quell'esigenza di tutela del pluralismo culturale e politico del nostro Paese che, solo, può difendere lo sviluppo del nostro sistema democratico. Non voglio utilizzare espressioni altisonanti, ma è evidente che, dopo avere imposto una soglia di sbarramento particolarmente elevata, quella del 4 per cento, evitare che le forze politiche che si presentano alle elezioni e che non dovessero raggiungere quella soglia di sbarramento, possano ottenere il rimborso elettorale, significa, di fatto, un accanimento contro quelle forze politiche cosiddette «minori», ma che, in realtà, tali non sono, almeno per quanto riguarda il Misto-MpA.
Esse sono largamente maggioritarie in vaste aree del Paese dove raccolgono consensi con punte che arrivano al 30 per cento e che corrispondono all'esigenza di dare voce ad istanze territoriali.
Continuiamo a ritenere che si debba consentire a queste forze politiche di ottenere il rimborso elettorale, così come era stato già votato dall'altro ramo del Parlamento. Vorrei ricordare che il testo licenziato dal Senato prevedeva la soglia di sbarramento del 2 per cento e vorrei anche chiedere, soprattutto ai gruppi parlamentari che nell'altro ramo del Parlamento hanno sostenuto questa soglia di sbarramento, per quale ragione hanno cambiato idea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lo Monte 1.051, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)

Invito tutti i colleghi ad attivare i terminali di voto secondo le ormai note modalità. I terminali sono tutti attivati?
Onorevole Calipari, il suo dispositivo non funziona? Ora va bene! Pag. 24
I terminali sono tutti attivati e quindi invito ad esprimere il voto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato
15
Hanno votato
no 477).

Prendo atto che i deputati Laffranco, De Poli, Cesa, D'Antona e Giacomoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Portas, Argentin e Bonavitacola hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Lo Monte 1.058.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, con questa proposta emendativa ripristiniamo il testo licenziato dal Senato ossia quello che faceva riferimento al due per cento sul territorio nazionale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 13,10)

LUCIANO MARIO SARDELLI. Aggiungiamo, proprio per dare più forza alle realtà maggiormente rappresentative a livello locale, la soglia del 5 per cento a livello circoscrizionale.
Non ci spaventa la competizione elettorale nelle aree del Paese dove, giorno dopo giorno siamo, a contatto con i problemi reali della cittadinanza e proprio nello spirito della riforma federalista, in discussione in questi giorni nelle aule del Parlamento, chiediamo a tutti i deputati di approvare questo articolo aggiuntivo che è totalmente in linea con gli intenti di tale riforma da tutti auspicata ossia la difesa dei territori e la rappresentanza dei popoli nell'Europa delle regioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Chiedo a tutti di verificare che la tessera di votazione sia inserita regolarmente nell'apposito spazio del terminale.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lo Monte 1.058, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione)

Invito tutti i deputati ad attivare il terminale di voto, ponendo il dito sull'apposito rilevatore. Se avete difficoltà, sollevate il dito ed appoggiatelo di nuovo. Sono stati abilitati tutti i terminali? Prego di prestare assistenza all'onorevole Grassi.
Invito ad esprimere il voto.
Onorevole Grassi, per favore!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 493
Astenuti 1
Maggioranza 247
Hanno votato
14
Hanno votato
no 479).

Prendo atto che i deputati Portas, Argentin e Grassi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, vorrei segnalare un problema serio. L'onorevole Scilipoti ha un terminale che non funziona. Lui ha tentato di segnalarlo alla Presidenza, chiedendo la parola, ma è stato coartato dal gruppo per dimostrare che il sistema funziona (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) e che vi è un tentativo di alcuni deputati della maggioranza di sostenere il contrario; l'onorevole Evangelisti, Pag. 25a brutto muso, ha coartato la sua libertà di mandato, dicendogli che non avrebbe dovuto intervenire per non porre il problema. Dato che non condivido (Commenti), scusate colleghi, dato che non condivido la proposta ...

PRESIDENTE. Colleghi, la libertà di parola è sacra in quest'Aula. Lasciate continuare!

ITALO BOCCHINO. Come ho detto, non condivido la proposta del Presidente Berlusconi per cui dovrebbe essere il gruppo a decidere per tutti i deputati e credo che anche il gruppo dell'Italia dei Valori, così come ha detto pubblicamente, privatamente la pensi come me. Pertanto, signor Presidente, le chiederei, da un lato, di garantire la libertà di mandato all'onorevole Scilipoti e, quindi, di farlo esprimere, perché vorrebbe parlare (ma Evangelisti gli dice che non deve farlo) e, dall'altro, di risolvere il problema tecnico del collega (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Siamo impegnati a risolvere il problema tecnico e credo che non sia necessaria molta fatica per riuscirci.
Per ciò che riguarda il gruppo dell'Italia dei Valori, ha chiesto la parola l'onorevole Evangelisti che ci darà le necessarie spiegazioni. Prego, onorevole Evangelisti, ha facoltà di parlare.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, per onore di verità, ho soltanto «vicecoartato» l'onorevole Scilipoti e l'ho fatto senza bisogno del «pizzino» dell'onorevole Donadi.

EUGENIO MAZZARELLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, viste le difficoltà, rivolgo una domanda ex post e me ne scuso. Ma non sarebbe stato più semplice, per chi ha ideato il sistema, avere tre tasti con incluso indice e voto diretto, in modo che, posando il dito, ne sarebbe venuto fuori automaticamente il voto sulle tre possibilità, anziché tutto questo marchingegno?

PRESIDENTE. Adesso abbiamo questo sistema e dobbiamo cercare di far funzionare questo sistema!

MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, vorrei solo dire che, a questo punto, è palese che le classi differenziate sono necessarie per l'intera Aula. Detto ciò, vorrei anche segnalare l'inopportunità del fatto che il Presidente sia andato via, probabilmente a mangiare, perché è venuto meno un voto che lei avrebbe potuto validamente esprimere.

PRESIDENTE. Onorevole Brigandì, dovrà accontentarsi del vicepresidente. Questo passa il Regolamento, non il convento, ma il Regolamento!
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Lo Monte 1.059.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, mi rendo conto di essere ripetitivo e di essere costretto a ripetere le argomentazioni del nostro gruppo, ma mi sembra che stiamo liquidando, con notevole superficialità, una questione molto importante e molto rilevante che riguarda il futuro del nostro sistema democratico.
Infatti, è evidente che si impedisce a forze politiche fortemente radicate sul territorio e a forze politiche che corrispondono ad orientamenti culturali politici ed ideologici di essere rappresentate nel Parlamento europeo dove non sussistono esigenze di governabilità e di coesione della maggioranza e dove la frammentazione, Pag. 26che io preferisco chiamare rappresentanza plurale del nostro Paese, non determinerebbe alcun problema.
Votare un provvedimento che prevede anche l'assenza del rimborso elettorale significa, dopo aver votato l'introduzione dello sbarramento al 4 per cento e, quindi, di fatto, impedito alle forze politiche che non raggiungono quella soglia di essere rappresentate in Parlamento, impedire anche la partecipazione alla competizione elettorale.
È evidente che c'è una situazione di grave pericolo per cui chiederei a coloro che si sono...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ARTURO IANNACCONE. Va bene, questa riflessione la esprimerò successivamente. Con questo articolo aggiuntivo proponiamo la soglia del 3 per cento a livello nazionale e del 5 per cento a livello circoscrizionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stracquadanio. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, ho innanzitutto chiesto la parola - vorrei sottolinearlo - per consentire alla mia collega di potersi recare al bagno e non essere quindi assente al momento delle votazioni. Adesso è rientrata e pertanto terminerò subito.
Al collega Iannaccone dico soltanto che le soglie selezionano la rappresentanza e per il Parlamento europeo non possono che essere uniformi e a livello nazionale, mentre approfitto dell'occasione per replicare al collega Giachetti, che prima ha detto che è meglio votare in una volta invece che in tre, che il Partito Democratico ha finalmente abbandonato la scelta del doppio turno per le elezioni di ogni genere (Commenti).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lo Monte 1.059, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Verifichiamo tutti che la tessera di votazione sia inserita regolarmente nell'apposito terminale (Commenti).
Tutti i terminali sono abilitati?
(Segue la votazione).

Ci siamo? Non abbiamo altri casi difficili.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato
17
Hanno votato
no 474).

Prendo atto che i deputati Portas, Follegot, Argentin e Coscia hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Lo Monte 1.013.
Saluto gli studenti dell'istituto tecnico commerciale «Federico II» di Capua, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Stiamo imparando a usare le nuove macchinette; non abbiate paura, ci riusciremo!
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lo Monte 1.013, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Tutti i terminali sono attivati? Con calma, quelli che non sono attivati, lo saranno. Il personale è già in opera a tal fine. Se posso dare un suggerimento, molte volte è sufficiente alzare il dito e poi appoggiarlo nuovamente.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ). Pag. 27

(Presenti e votanti 487
Maggioranza 244
Hanno votato
17
Hanno votato
no 470).

Prendo atto che i deputati Argentin e Portas hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

GENNARO MALGIERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GENNARO MALGIERI. Signor Presidente, non voglio intervenire sull'articolo aggiuntivo in esame, avevo fatto presente di voler parlare molto prima che lei si accorgesse di me, ma le mie dimensioni sono tali per cui giustamente lei mi trascura...

PRESIDENTE. Onorevole Malgieri, non mi dica questo che mi fa male al cuore, lei sa come io le voglia bene!

GENNARO MALGIERI. Lo so! Volevo soltanto far presente che sul mio display è apparsa la scritta recante l'abilitazione al voto ancor prima che appoggiassi il dito sul tasto laterale. Quindi, è un ulteriore problema che mi permetto di segnalare alla Presidenza con molta educazione.

PRESIDENTE. Onorevole Malgieri, la ringrazio moltissimo e verificheremo. Voi sapete che anche la prima serie di tutte le automobili ha tanti difetti che poi vengono aggiustati.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lo Monte 1.079, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Ricordatevi tutti di attivare il terminale. Vi chiedo un momento di calma e mentre aspettate che i nostri tecnici arrivino in soccorso provate ad alzare il ditino e a riappoggiarlo perché molte volte è sufficiente questo per far funzionare correttamente la macchina.
(Segue la votazione).

Date tempo al tempo e ricordate che dopo il fast food è venuto lo slow food e adesso abbiamo lo slow vote!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 431
Maggioranza 216
Hanno votato
18
Hanno votato
no 413).

Prendo atto che i deputati Cesare Marini, Ria, Oliverio, Coscia, Negro, Cambursano, Picchi, Crosio, Palomba, Di Caterina, Dell'Elce, Franzoso, Rampelli, Vitali, Naro, Cesa, De Poli, Capitanio Santolini, Bernardo, Berruti, Siragusa, Sanga, Boniver, Federico Testa e Mottola hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Portas e Versace hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, prima l'onorevole Soro ci ha spiegato che nell'emiciclo di centrosinistra non hanno problemi di votazioni, pur non avendo una particolare manualità.
Vorrei segnalare che proprio nella fila alle spalle dell'onorevole Soro c'è una collega del Partito Democratico che non riesce a votare e, per paura di porre problemi sensibili politicamente per il collega Soro, evita di dirlo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Credo che sarebbe opportuno consentire alla collega di esprimere il proprio voto.

Pag. 28

PRESIDENTE. Onorevole Bocchino, la sua cavalleria è rimarchevole. Tra poco la eleggeranno presidente di tutti i gruppi parlamentari riuniti.

MARIA COSCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA COSCIA. Signor Presidente, dato che sono io la collega a cui si riferisce il collega Bocchino, voglio precisare che ho già segnalato il problema e quindi può stare molto tranquillo l'onorevole Bocchino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sono in contatto con gli assistenti. Obiettivamente c'è un problema che mi auguro si risolva presto (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Anche lei interviene cavallerescamente a difesa della collega? Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. No, assolutamente, Signor Presidente. A parte il fatto che l'onorevole Bocchino prima ci ha fatto un caldo invito a non fare filibustering ma è quello che sta facendo da circa un ora (a questo ci riferivamo quando dicevamo che il problema deve rivolgerlo a se stesso e alla sua parte), ma vorrei anche tranquillizzarlo: la differenza è che noi non abbiamo nessun interesse ad amplificare dei problemi che in corso d'opera possono verificarsi (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà); quando capitano li segnaliamo semplicemente, senza alzarci ogni volta per perdere tempo che poi è l'obiettivo principale del collega Bocchino e del suo gruppo, ma purtroppo desisteranno.

PRESIDENTE. Per la verità a me sembra di aver registrato problemi un po' imparzialmente in tutto l'emiciclo.

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo solo per far presente che gli interventi da «buco della serratura» dell'onorevole Bocchino non aiutano i lavori di questo Parlamento. È evidente che ci sono dei momenti di assestamento tecnico; proprio il non rimarcarli in modo smodato, come stanno facendo invece i colleghi della maggioranza, aiuta l'ordinario lavoro di questo Parlamento. Credo quindi che sia il caso che dalla maggioranza e dall'onorevole Bocchino in particolare cessino questi interventi e ci lascino lavorare, perché qui ci sono parlamentari che vogliono fare il loro lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Lo Monte 1.083.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone (Commenti). Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, consentiteci almeno di cadere sul campo, per tentare di spiegare fino in fondo le nostre ragioni che in un intervento precedente sono state liquidate con molta superficialità come una sorta di attenzione spasmodica ai rimborsi elettorali; non è questa la nostra intenzione, non è questa la nostra volontà.
Noi abbiamo posto con molta fermezza e con argomenti che ritengo fondati l'esigenza di rappresentare nel Parlamento europeo quelle forze politiche che sono realmente presenti nel nostro Paese, non solo perché sono fortemente radicate sul territorio, come lo è il Movimento per l'Autonomia che voglio ricordare in Sicilia supera abbondantemente la soglia non del 4 per cento ma del 25 per cento e che ha dimostrato di raggiungere questa soglia a distanza di pochi mesi dalle elezioni politiche anche in quelle regioni dove si è votato recentemente, come in Abruzzo e in Sardegna.
Vorrei riproporre la questione all'intero Parlamento e a tutti i gruppi parlamentari Pag. 29perché si interroghino fino in fondo e non liquidino la partita delle elezioni europee in maniera superficiale, senza gli approfondimenti dovuti. È da ieri che abbiamo ascoltato in quest'Aula ragionamenti molto preoccupati sul futuro della nostra democrazia, in virtù di quella che io considero una battuta del Presidente del Consiglio, l'onorevole Berlusconi.
Quest'ultimo, perché chi lo segue, non solo si occupa di politica direttamente nelle istituzioni, ma molto spesso ragiona per paradossi al fine di indicare problemi reali. Quindi, ritengo che la battuta fatta in una riunione del gruppo parlamentare del PdL volesse significare non una disattenzione rispetto al Parlamento, ma l'esigenza che i lavori del Parlamento siano molto più rapidi. Ritengo, quindi, che quella battuta non sia assolutamente pericolosa o minacciosa per il nostro sistema democratico (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ARTURO IANNACCONE. Al contrario, ritengo minaccioso e pericoloso per il nostro sistema democratico continuare ad accanirsi su soglie non solo di sbarramento, ma anche di accesso rispetto ai rimborsi elettorali che servono alle forze politiche italiane per presentarsi alle prossime elezioni europee (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lo Monte 1.083, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Attivate tutti i terminali di voto. Tutti i terminali sono abilitati? Vedo il Vicepresidente Lupi in difficoltà. Tante volte basta alzare il dito e poi metterlo di nuovo. Avete votato tutti? L'onorevole Foti pare che abbia qualche difficoltà. Bene.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 477
Votanti 476
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato
14
Hanno votato
no 462).

Prendo atto che la deputata De Torre ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Lo Monte 1.0106.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo in esame per certi versi ripercorre le proposte emendative precedenti e si diversifica per la previsione di uno sbarramento al 2 per cento a livello nazionale e all'8 per cento a livello circoscrizionale. Voglio porre all'attenzione dell'Assemblea la soglia dell'8 per cento a livello circoscrizionale che rappresenta un consistente e significativo numero di elettori e, quindi, anche di vaste opinioni dell'elettorato, le quali devono essere assolutamente rappresentate in quella che deve essere l'Europa delle regioni.
Chiedo agli amici della Lega e a tutte le forze che si rifanno regolarmente al federalismo come possono giustificare il voto contrario su un articolo aggiuntivo che chiede considerazione per l'8 per cento degli elettori di una circoscrizione, ovvero un numero considerevole di centinaia di migliaia di elettori di questo Paese.
Cari amici della Lega e cari federalisti della prima e l'ultima ora, non possiamo pensare che l'idea federalista sia solo utile a perseguire un obiettivo politico di una parte del territorio. L'idea federalista - che appartiene ai grandi ideatori dell'Europa con una grande intenzione federale, ovvero l'Europa dei popoli - appartiene anche a questo Parlamento e si deve estrinsecare in una norma elettorale che Pag. 30permetta alle popolazioni di essere rappresentate. La vostra posizione così pregiudiziale e tetragona ad ogni riflessione ci fa dubitare della vostra vera volontà federalista.
Noi, comunque, ne prendiamo atto e chiediamo a chi ha veramente a cuore la rappresentanza nell'Europa delle regioni dei popoli e dei territori almeno di dare un contributo di onestà intellettuale e di rispetto dell'idea federalista.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lo Monte 1.0106, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Poggiate il dito sull'apposito terminale. Abbiamo votato tutti (Commenti)? No. Calma! Alzate la mano per segnalare stati eventuali di difficoltà. È sempre opportuno sollevare il dito e poi riappoggiarlo per riprovare: il più delle volte si sblocca la macchina.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 471
Votanti 470
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato
14
Hanno votato
no 456).

Prendo atto che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Pagano e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Lo Monte 1.0115.

LINO DUILIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, se lei si gira ogni tanto da questa parte forse ci vediamo prima. Vorrei solo dire che non sono riuscito a votare.

PRESIDENTE. Sta bene. Registriamo, e cerchiamo la prossima volta di intervenire tempestivamente.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lo Monte 1.0115, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Chi abbia difficoltà è pregato di alzare la mano, in modo da... Aspettiamo un attimo. Anche l'onorevole... Anche Valducci... Attenzione agli onorevoli Gava, Simeoni e Girlanda. No, Girlanda adesso è in ordine. Gava e Simeoni ancora... Gava è in ordine. Simenoni? Siamo in attesa della soluzione dei problemi dell'onorevole Simenoni, che sono particolarmente... Anche l'onorevole Landolfi, attenzione. Perfetto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 477
Votanti 476
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato
14
Hanno votato
no 462).

Prendo atto che i deputati Argentin, Oliverio e Di Virgilio hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Cesa e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lo Monte 1.0119, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Girlanda è di nuovo in difficoltà, è un caso particolarmente difficile. Adesso arrivano i soccorsi all'onorevole Girlanda. Ci siamo?
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 31
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 471
Votanti 469
Astenuti 2
Maggioranza 235
Hanno votato
13
Hanno votato
no 456).

Prendo atto che i deputati Oliverio, Mondello e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Cesa e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Sposetti 1.017. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sposetti. Ne ha facoltà.

UGO SPOSETTI. Signor Presidente, ho ascoltato con molta attenzione le riflessioni che alcuni colleghi hanno voluto rivolgere a un tema molto significativo ed importante per la vita di una democrazia, relative a due argomenti: la partecipazione popolare e come la partecipazione popolare si può affrontare ed esplicitare.
Condivido le preoccupazioni del collega Tabacci: ci stiamo incamminando su una china molto pericolosa, perché alcune affermazioni non possono essere da me condivise e penso che non possano essere condivise dalla stragrande maggioranza di quest'Aula.
Signor Presidente, la proposta emendativa in esame era stata già da me presentata in una precedente occasione, ma allora non mi fu possibile neanche esplicitare le mie argomentazioni. Oggi vedo un clima che porterebbe il mio articolo aggiuntivo ad essere respinto e siccome stiamo parlando della politica, della democrazia e della vita dei partiti non desidero assolutamente che questo articolo aggiuntivo venga respinto dall'Aula, nel clima di questa china pericolosa cui accennava il collega Tabacci.
Ritiro quindi il mio articolo aggiuntivo 1.017, anche per non creare imbarazzo ai colleghi del mio gruppo, che sarebbero stati costretti respingere e a votare contro l'articolo aggiuntivo, il quale reca solo la possibilità di consentire la partecipazione popolare, ma le chiedo, signor Presidente, la possibilità ancora di parlare per trenta secondi.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Sposetti, proceda.

UGO SPOSETTI. Il mio ragionamento, signor Presidente, parte da considerazioni espresse in un documento del Servizio studi della Camera quando ci riporta una sentenza della Corte suprema americana del 1976 di fronte ad un provvedimento legislativo che limitava le spese elettorali.
La Corte suprema americana stabilì l'illegittimità, in base al principio di libertà di espressione contenuto nel primo emendamento della Costituzione, di qualsiasi limitazione delle spese elettorali, accomunando in tal modo speech e money, e cioè libertà di parola e libertà di spesa. Leggo dalla sentenza: una restrizione alla somma di denaro che una persona o un gruppo può spendere per la comunicazione politica durante una campagna riduce necessariamente la possibilità di espressione restringendo il numero dei temi in discussione, la profondità della loro disamina e la dimensione dell'audience raggiunto. Questo avviene perché virtualmente ogni mezzo, per comunicare idee nella attuale società di massa, richiede l'esborso di risorse.
Il Consiglio costituzionale francese nel 1990 dichiara incostituzionale la norma che pone la soglia del 5 per cento in quel Paese, dichiarando appunto incostituzionale tale percentuale e ritenendola troppo elevata in ordine alla necessità di fare accedere al finanziamento anche realtà politiche emergenti e minoritarie (così l'equivalente della nostra Corte costituzionale).
Il Tribunale costituzionale tedesco - leggo sempre dal documento del Servizio studi della Camera - afferma che il sistema di finanziamento in Germania è rispondente ai principi enunciati secondo cui la ripartizione delle disponibilità complessive Pag. 32tra i partiti deve corrispondere in parte al risultato elettorale effettivamente conseguito, e in parte, al loro radicamento nella società.
Signor Presidente, la ringrazio per il tempo che mi ha concesso, ed evito naturalmente in quest'Aula di leggere l'articolo 49 della Costituzione, che è fondamentale per la nostra democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Sposetti, credo che l'articolo 49 della Costituzione sia noto, e caro, a ciascuno di noi.
Passiamo alla votazione degli identici articoli aggiuntivi Tassone 1.010, Lo Monte 1.012, Sposetti 1.016 e Melchiorre 1.022.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, avevo annunciato questo articolo aggiuntivo sia nel corso dei lavori in Commissione, sia nel corso della discussione sulle linee generali che abbiamo tenuto in Aula. Non vi è dubbio che con questo articolo aggiuntivo ci siamo attestati sul testo che ci è pervenuto dal Senato (voglio ricordare che al Senato era stata prevista, per accedere al rimborso elettorale, una percentuale del 2 per cento). Abbiamo anche motivato la nostra posizione: non vi è dubbio che noi siamo per una pluralità e per il rispetto delle posizioni, per dare senso alla politica e rafforzare la democrazia.
Qui si pone, tuttavia, anche un quesito molto importante che altri colleghi, nel corso dei nostri lavori, hanno ventilato ed espresso con molta chiarezza. Sappiamo come è nato il finanziamento pubblico dei partiti, e il suo perché; chi ha un po' di contezza della storia di questo nostro Paese sa qual è la genesi e i passaggi che hanno caratterizzato questa vicenda. Per far vivere i partiti, per dare senso alla pluralità, e alla ricchezza, delle posizioni diffuse sul nostro territorio, bisogna passare attraverso il rimborso e il finanziamento; questo è il punto. Anche le discussioni che abbiamo svolto in questa sede rischiano di essere improprie e di avere qualche elemento di equivocità e di ambiguità. Noi ci siamo attestati sulla soglia del 2 per cento perché nel corso della discussione del provvedimento per l'elezione del Parlamento europeo avevamo espresso qualche preoccupazione sul limite del 4 per cento per avere la rappresentanza nel Parlamento europeo (poi abbiamo condiviso il provvedimento perché non vi è dubbio che andava incontro alla nostra posizione politica, espressa con molta chiarezza sul mantenimento delle preferenze). L'emendamento Stracquadanio, intervenuto in Commissione affari costituzionali, ha livellato la soglia del rimborso al tetto del 4 per cento previsto per accedere al Parlamento europeo. Questa è una posizione che nasce da un ragionamento che non riusciamo a capire, non riusciamo a comprendere; ecco perché non abbiamo votato a favore di questa posizione.
Dunque, il nostro articolo aggiuntivo nasce da una valutazione politica generale e siamo usciti fuori dal mercanteggiamento delle cifre che non ci appartiene, mentre questa nostra posizione trae origine da una coerenza, da una visione e soprattutto da un'identità che vogliamo dare alle nostre istituzioni e alle formazioni politiche, come ripetiamo ancora una volta: il superamento del bipolarismo, di un bipartitismo dal quale si è lungi dal venir fuori, come si comprende soprattutto attraverso i dibattiti che vi sono stati in questi giorni, è molto lontano da superare e si è lontani dal venirne fuori (Una voce dai banchi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà: Tempo!) Per tale motivo, signor Presidente, chiedo ovviamente l'adesione e l'approvazione del nostro articolo aggiuntivo 1.010, a mia prima firma, e degli identici articoli aggiuntivi Lo Monte 1.012, Sposetti 1.016 e Melchiorre 1.022 presentati da altre formazioni politiche.

PRESIDENTE. Colgo l'occasione di questo intervallo per ricordare ai colleghi che talvolta gridano «Tempo!» che io ho di fronte un orologio che scandisce implacabilmente i secondi. Pag. 33
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, riguardo a questi identici articoli aggiuntivi vorrei dire che costituiscono il cuore del provvedimento che stiamo esaminando. Ricordo - ma tutti lo sanno benissimo - che il Senato aveva approvato un testo che noi oggi stiamo modificando. L'onorevole Sposetti ha ben colto il problema e l'ha rappresentato anche con riferimenti ad altre esperienze costituzionali, parlando della fondamentale distinzione che anche l'onorevole Amici aveva illustrato nel suo intervento sul complesso degli emendamenti: il diverso valore della soglia di rappresentanza e della soglia di partecipazione.
Badate che uno degli elementi fondamentali della democrazia - l'onorevole Sposetti ha citato l'articolo 49 della Costituzione - è consentire di esercitare le funzioni pubbliche ad un certo livello di rappresentanza che, in questo caso, il Parlamento ha stabilito nel 4 per cento. Attenzione: c'è un problema che riguarda la partecipazione, che non è meno importante per la democrazia. Voi, colleghi che voterete gli articoli aggiuntivi in esame, non dovete pensare alla situazione politica che abbiamo oggi, ma ad una situazione in cui si possono presentare sulla scena politica nuove formazioni. La democrazia non è cristallizzare un certo assetto politico, ma favorire anche l'avvento e l'accesso di nuove forze politiche. Sposetti ha citato l'articolo 49 della Costituzione. Mi permetterei di citare anche l'articolo 51, che non è meno importante: «Tutti i cittadini dell'uno e dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza (...)».
Dunque, vi è un problema di eguaglianza. Mi domando se rispettiamo il principio di eguaglianza non soltanto allorquando non teniamo conto di questi due canoni, rappresentanza e partecipazione, ma quando in una legge che viene introdotta in un ordinamento a quattro mesi dal voto - ormai sono meno i mesi che ci separano dalle elezioni - non teniamo conto di un fatto fondamentale, vale a dire che per le elezioni politiche esistono soglie diverse per i rimborsi elettorali. Per le elezioni politiche esiste la soglia dell'1 per cento per la Camera dei deputati; per quanto riguarda il Senato esiste la soglia del 5 per cento, laddove, invece, la soglia regionale è dell'8 per cento, mentre il 5 per cento è la soglia per avere diritto ai rimborsi. Dunque, nel momento in cui spostiamo la regola e di colpo in bianco passiamo da un rimborso che si basa su un quorum elettorale - 0,70 cento - al 4 per cento, rischiamo di violare il principio di eguaglianza se di colpo stabiliamo anche questo parametro per la partecipazione elettorale.
Per quanto concerne l'argomento delle risorse pubbliche, si può discutere a lungo di questo principio ma rispondete a questa domanda: in questa sede sono presenti forze politiche come la Lega, che in un'occasione mi pare raggiunse il 3,9 per cento. Se una formazione raggiunge il 3,9 per cento e un'altra raggiunge il 4,1 per cento c'è uno scarto infinitesimale. Ebbene, per tale scarto infinitesimale voi dite che un soggetto non soltanto non accede alla rappresentanza, ma neppure ha diritto di partecipare: dove va a finire il principio di eguaglianza? Se non vi fosse il rimborso elettorale per nessuno capirei, ma non è giusto, al contrario, che vi sia il rimborso integrale e - vorrei dire - qualcosa di più per chi supera l'asticella del 4 per cento e non vi sia nulla per gli altri.
Chi non riesce a raggiungere la soglia sostanzialmente perde due volte. Questa è una forma di «decapitazione» per le nuove formazioni politiche. A questo riguardo vorrei rivolgermi al Governo: il Governo al Senato ha espresso un'opinione favorevole su questo stesso principio e, nel giro di pochi giorni, ha cambiato radicalmente posizione. In Commissione si è rimesso al giudizio della Commissione. Vorrei almeno che in questa circostanza il Governo ci dicesse cosa è avvenuto di talmente straordinario, che nel giro di 15 giorni si mettono sotto le scarpe i principi di uguaglianza e di partecipazione politica e si cambia radicalmente il quadro di Pag. 34valutazione. Invito dunque i colleghi a pensare non solo alla odierna scena politica (che potrebbe condizionare il giudizio), ma al futuro della democrazia italiana, che è più importante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ho un solo minuto e parlo a titolo personale, in dissenso con l'orientamento del gruppo. Avendo poco tempo sarò schematicissimo: questo non è un rimborso elettorale: lo è solo formalmente, ma nella sostanza è un finanziamento pubblico che aggira tutte le decisioni popolari e legislative che avevano previsto di superare la fase dei finanziamenti pubblici.
Noi stiamo intervenendo - in un momento difficile in cui chiediamo sacrifici a tutte le categorie e a tutti i cittadini, attraverso provvedimenti di varia natura - sull'unico comparto che non produce alcun taglio ai fondi per i rimborsi, spesso per dare soldi a quegli stessi partiti che stanno prendendo il finanziamento pubblico per la legislatura 2006-2008, che sono gli stessi che lo prenderanno sovrapposto per l'attuale legislatura.
Concludo con una battuta, visto che sia l'onorevole Sposetti sia l'onorevole Zaccaria hanno citato l'America: segnalo che Obama, Presidente degli Stati Uniti, nella sua campagna elettorale ha scelto di rinunciare ai finanziamenti pubblici ed è stato eletto Presidente.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti, la sua posizione è chiarissima.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, prima di illustrare brevemente l'emendamento in esame, che poi è già stato illustrato dai colleghi che mi hanno preceduto (dal collega Zaccaria e dal collega Tassone), vorrei ricordare all'onorevole Giachetti che sarebbe opportuno e più onesto intellettualmente proporre l'abolizione del rimborso elettorale per tutti, perché allora avrebbe un senso.
Diversamente, credo che invece si vada esclusivamente nella direzione di escludere e bloccare sul nascere il diritto di partecipazione. Parlo in termini di diritto, in questo caso, anche perché non ci dobbiamo dimenticare che proporre la soglia al 2 per cento ha il senso anche di prevedere la partecipazione di partiti che comunque rappresenterebbero in questo caso oltre 700.000 cittadini italiani. Quindi, si dovrebbe poi anche ammettere implicitamente, per chi non fosse d'accordo in quest'Aula, che non interessa la partecipazione di oltre 700.000 cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici Repubblicani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, intervengo per esprimere il nostro voto favorevole all'articolo aggiuntivo in questione, per le ragioni che abbiamo illustrato precedentemente.
Approfitto però per fare una considerazione più complessiva sui costi della politica e sul finanziamento ai partiti. Non condivido l'impostazione dell'amico Giachetti del Partito Democratico che mi ha preceduto, in quanto non può contestualizzare in Italia la realtà americana, perché è vero che Obama ha rinunciato ai finanziamenti pubblici, ma ha avuto centinaia di milioni di dollari di finanziamenti privati, perché una grande democrazia quale quella degli Stati Uniti partecipa anche con grosse risorse private alla competizione elettorale.
Questo, purtroppo, non avviene in Italia, non è permesso e la normativa in proposito non è così chiara e trasparente come dovrebbe essere, anche se è possibile finanziare i partiti.
Da quest'Aula, noi dobbiamo precisare un aspetto fondamentale.
Le risorse per i partiti sono tante, se non vengono utilizzate per la politica; sono Pag. 35poche se, invece, servono a creare un tessuto di partecipazione democratica, che permetta di avvicinare la distanza fra i cittadini e le assemblee parlamentari, che reinserisca i problemi della gente in un circuito di confronto territoriale e che permetta, quindi, ai territori e ai cittadini di esprimersi nella democrazia.
Pertanto, non condivido l'impostazione del collega Giachetti e riaffermo la necessità di dare la possibilità alle minoranze e ai territori, almeno, di competere ad armi pari con i grandi partiti...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sardelli, la sua posizione è chiarissima.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, vorrei dire al collega Giachetti che la proposta emendativa per risparmiare, se vuole, il 400 per cento e, quindi, ridurre ad un quinto le spese, è l'articolo aggiuntivo 1.031 a mia prima firma. Le proposte emendative in esame sono tutt'altra cosa: non si risparmia niente, votando a favore o contro di esse. Il 2 o il 3 per cento non rappresentano la soglia della democrazia. La soglia della democrazia è rappresentata dall'accesso all'informazione pubblica, dalla possibilità di interloquire con i cittadini e di dare loro la possibilità di conoscere per decidere. È tutt'altra cosa. Ecco il motivo di questo nostro comportamento nel voto su questo provvedimento.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MAURIZIO TURCO. Ecco perché, dalle ore 14, inizieremo davanti alla Commissione di vigilanza RAI - dove spero vi saranno i colleghi del Movimento per l'Autonomia - le nostre rimostranze per la mancanza di democrazia e di funzionalità della Commissione di vigilanza (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico).

ENRICO LA LOGGIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori e sulla regolarità degli stessi. Sono le 14,06: vorrei comunicarglielo. Penso che sia il momento di sospendere la seduta.

PRESIDENTE. Onorevole La Loggia, la ringrazio per il suo intervento. Siamo in sede di dichiarazioni di voto e, secondo la prassi, è necessario arrivare al voto. Dopodiché, sospenderemo la seduta.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Tassone 1.010, Lo Monte 1.012, Sposetti 1.016 e Melchiorre 1.022, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Vi sono segnalazioni di difficoltà? L'onorevole Mondello ha risolto? Prendo atto che l'onorevole Mondello è riuscita ad esprimere il voto.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 450
Votanti 436
Astenuti 14
Maggioranza 219
Hanno votato
190
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che la deputata Mondello ha segnalato che non è riuscito, a votare e che i deputati Cesa e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Alle ore 16, si procederà al seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di consultazioni elettorali. Pag. 36
Alle ore 19, come stabilito nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di giovedì 5 marzo, e già comunicato all'Assemblea nella seduta del 9 marzo, si procederà, comunque, all'esame e alla votazione della questione pregiudiziale riferita al decreto-legge in materia di contrasto alla violenza sessuale e di quelle riferite al disegno di legge in materia di intercettazioni telefoniche.

La seduta, sospesa alle 14,10, è ripresa alle 15,05.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i rapporti con le regioni, il Ministro della gioventù ed il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Contenuti e prospettive dell'accordo relativo al cosiddetto «piano casa» recentemente sottoscritto da Governo e regioni - n. 3-00421)

PRESIDENTE. L'onorevole Ceroni ha facoltà, per un minuto, di illustrare l'interrogazione Cicchitto n. 3-00421, concernente contenuti e prospettive dell'accordo relativo al cosiddetto «piano casa» recentemente sottoscritto da Governo e regioni (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

REMIGIO CERONI. Signor Presidente, l'economia mondiale è alle prese con una crisi di proporzioni eccezionali. Da mesi tutti i Paesi sono impegnati nella predisposizione di misure adeguate per arginare gli effetti negativi della crisi, in particolare per quanto riguarda la perdita di posti di lavoro, la contrazione dei consumi e il conseguente instaurarsi di un pericoloso clima di sfiducia.
Il Governo italiano ha dimostrato di essere all'altezza della sfida, predisponendo, ben prima di altri Governi europei, una precisa strategia di intervento contro la crisi, finalizzata a fornire risposte concrete ed efficaci a difesa dell'occupazione, nonché a rilanciare gli investimenti strutturali, quale volano della ripresa economica.
Il 6 marzo scorso il «piano casa» previsto dall'articolo 11 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008, è entrato nella fase operativa. Il Governo e le regioni, infatti, hanno concluso un accordo per avviare una nuova politica di edilizia residenziale pubblica per affrontare con continuità le emergenze che si manifestano nel Paese, attraverso l'assicurazione nel tempo di risorse statali adeguate e lo sviluppo di sinergie tra i diversi livelli istituzionali.
Per concludere, ritengo utile conoscere i punti qualificanti dell'accordo concluso nei giorni scorsi tra il Governo e le regioni e quali siano le prospettive nel rapporto con le regioni stesse in ordine alle iniziative future.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con le regioni, Raffaele Fitto, ha facoltà di rispondere.

RAFFAELE FITTO, Ministro per i rapporti con le regioni. Signor Presidente, colleghi, l'accordo del 6 marzo del 2009 che il Governo ha sottoscritto con le regioni rappresenta un importante nuovo approccio del Governo nei confronti delle regioni su un tema importante che ha come obiettivo quello di fronteggiare l'emergenza delle famiglie sul fronte della casa. In questo senso, il punto centrale e più qualificante è quello di aver voluto rispettare le competenze tra le diverse regioni, dando una piena attuazione ai contenuti dell'articolo 11 del decreto-legge n. 112 che il Governo aveva varato nei mesi scorsi.
In questo accordo penso sia importante sottolineare la presenza di un aspetto molto innovativo rispetto alla fase precedente, quello della costituzione di un sistema integrato nazionale e locale di fondi immobiliari, oltre all'opportunità della Pag. 37promozione di interventi di project financing che certamente danno una grande innovazione al settore.
I punti più qualificanti dell'accordo, che è stato sottoscritto nell'ambito della Conferenza Stato-regioni, sono: in primo luogo, quello di incrementare a 200 milioni di euro la quota parte assegnata alle regioni per avviare gli interventi previsti dal Fondo per il finanziamento del piano straordinario; in secondo luogo, di integrare le risorse fino a 550 milioni di euro, destinati alle regioni per il piano di finanziamento straordinario di edilizia residenziale pubblica; in terzo luogo è quello di prevedere delle forme di monitoraggio per evitare che ci possano essere ritardi e rallentamenti, cosa che purtroppo ha caratterizzato negativamente in passato l'avvio di questi programmi. L'ultimo punto è quello collegato al fatto che il Governo si impegna a integrare con prossimi provvedimenti la differenza tra i 200 e i 550 milioni di euro, cioè i 350 milioni di euro che le regioni rivendicano. Le regioni, dal loro canto, ritirano tutti i ricorsi presentati alla Corte costituzionale, consentendo quindi, di fatto, l'avvio e lo sblocco dell'intera partita relativa allo stesso Fondo.
In questo senso, mi piace sottolineare un secondo aspetto, che è quello collegato alla circostanza che il Governo si accinge a varare nei prossimi giorni - com'è noto - un'iniziativa legislativa che possa consentire di rimettere in moto il mercato dell'edilizia e non vi è dubbio che in questa direzione l'obiettivo che il Governo vorrà raggiungere e anche le modalità con le quali si muoverà sono collegate alla materia della legislazione concorrente, pertanto nel pieno rispetto delle competenze regionali.

PRESIDENTE. L'onorevole Ceroni ha facoltà di replicare.

REMIGIO CERONI. Signor Presidente, mi dichiaro pienamente soddisfatto della risposta fornita dal Ministro che ringrazio anche per l'immediatezza. Condivido sia i contenuti dell'accordo sia la strategia complessiva messa in campo dal Governo per affrontare una crisi economica la cui complessità richiede scelte immediate in grado di rendere efficaci le politiche nazionali. Con l'accordo è stato possibile, finalmente, dopo una trattativa molto difficile, sbloccare i fondi relativi al «piano casa», che finanzieranno la costruzione di nuovi alloggi e la ristrutturazione dei vecchi, nonché assicurare una cornice unitaria agli interventi di edilizia abitativa su base regionale.
In questa prospettiva, la vera differenza con le vecchie impostazioni delle politiche abitative, è costituita dalla partecipazione e dal coinvolgimento propositivo degli operatori privati che, con i fondi immobiliari e il project financing, potranno svolgere un ruolo di stimolo alle programmazioni regionali, al fine di garantire i livelli essenziali di fabbisogno abitativo dei cittadini. Sono infatti convinto che il metodo delle scelte condivise tra i diversi livelli di Governo sia sicuramente coerente con l'assetto istituzionale e che, tra l'altro, semplifichi i procedimenti e agevoli l'azione coordinata delle amministrazioni, favorendo il raggiungimento degli obiettivi con costi minori. È auspicabile che, per altri settori di intervento strategici per il Paese, lo Stato e le autonomie locali continuino a dialogare e a trovare insieme le risposte più idonee a dare maggiore slancio e sostegno alle politiche nazionali in funzione anticrisi. Invito pertanto il Governo e il Ministro stesso in particolare a proseguire sulla strada intrapresa...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

REMIGIO CERONI. ... prima con l'accordo sugli ammortizzatori sociali ora con questo «piano casa». Sono infine d'accordo con l'iniziativa annunciata in materia edilizia. Sono anche sindaco e quindi sono convinto che piccoli ampliamenti delle cubature e la semplificazione delle procedure per la ristrutturazione di immobili possano andare incontro alle esigenze dei cittadini e, allo stesso tempo, rappresentare un fattore di crescita per il settore e per il suo indotto, con evidenti effetti anticrisi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Pag. 38

(Iniziative per prevenire e contrastare la diffusione del disagio adolescenziale e delle relative forme di devianza - n. 3-00422)

PRESIDENTE. L'onorevole Grimoldi ha facoltà di illustrare per un minuto l'interrogazione Cota n. 3-00422, concernente iniziative per prevenire e contrastare la diffusione del disagio adolescenziale e delle relative forme di devianza (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, signor Ministro, l'incremento ormai costante del disagio adolescenziale ed in particolare del malessere dei giovani, lo vediamo nelle cronache quotidiane. Vi è un problema di consumo dell'alcool, vi sono fenomeni di violenza, anche a sfondo sessuale, come le cronache ci riportano, c'è il diffondersi del cosiddetto «bullismo», il fatto che si verifichino le cosiddette «stragi del sabato sera», dovute alla guida spericolata o, a volte, in stato di ebbrezza, nonché problemi collegati sempre ai giovani quali la bulimia, l'anoressia e l'obesità. Evidentemente, tutto questo ha delle motivazioni: l'indebolimento dei legami familiari e la modifica della nostra società...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PAOLO GRIMOLDI. ...certi ambienti, come la scuola, il quartiere, la parrocchia, gli oratori e soprattutto i valori che portavano con sé, stanno venendo a mancare. Vorremmo sapere che cosa sta predisponendo il suo Ministero.

PRESIDENTE. Il Ministro della gioventù, Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.

GIORGIA MELONI, Ministro della gioventù. Signor Presidente, onorevole Grimaldi, chiaramente non è facile rispondere ad un tema complesso come quello relativo al disagio giovanile nei pochi minuti dei quali dispongo. Quello che tenterò di fare è raccontarle, attraverso alcuni brevi esempi, qual è l'approccio che il mio Ministero sta portando avanti rispetto a questa tematica. Tale approccio si muove prevalentemente nell'ambito della capacità di offrire delle alternativa alle tante cause che sono alla base del disagio. Credo ci sia bisogno, ad esempio, di offrire un'alternativa a quella comunicazione politica - ma anche non politica - che racconta le giovani generazioni unicamente attraverso le sue forme di degenerazione, attraverso le notizie brutte, motivo per cui, ad esempio, il mio Ministero utilizza gli strumenti dei quali dispone (il sito Internet ma anche l'esperienza di Radio gioventù) per raccontare le tante storie di ragazzi e ragazze che invece si occupano di volontariato, di impegno civile o che, semplicemente, hanno compiuto imprese importanti nella speranza che questo possa creare emulazione positiva nell'altra parte della loro generazione. Allo stesso modo, penso al disegno di legge, licenziato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 1o agosto, attualmente al vaglio della Conferenza Stato-regioni, che istituisce le comunità giovanili e che, quindi, immagina una risposta concreta da dare all'assenza di spazi di aggregazione giovanile, soprattutto nei luoghi dove c'è maggiore dispersione e maggiore degrado.
Le comunità giovanili sono sostanzialmente dei villaggi della gioventù all'interno dei quali sarà possibile fare musica, teatro, cinema, riscoperta dei saperi tradizionali e sport, dove ci saranno Internet e biblioteche e dove in sostanza sarà possibile portare avanti moltissime iniziative. Saranno gestite da associazioni interamente composte da giovani e saranno ovviamente luoghi all'interno dei quali si farà anche prevenzione rispetto all'utilizzo di sostanze stupefacenti, rispetto all'abuso di alcol e rispetto alle varie forme di devianza.
Un'altra grande sfida è quella di combattere, lei lo diceva bene, la cultura dello «sballo» che è alla base anche di tante notizie drammatiche di cronaca. Penso all'annosa vicenda delle stragi del sabato sera contro le quali il Governo e il mio Pag. 39Ministero hanno di recente varato un pacchetto molto complesso di iniziative. Ne cito solamente due: il bando da tre milioni di euro sulle iniziative per la lotta alle stragi del sabato sera e quella che noi abbiamo chiamato «operazione naso rosso» ossia un progetto sperimentale affidato all'Istituto superiore di sanità. Quest'ultimo si muove su tre principali direttrici: quella di portare volontari all'interno dei locali per fare controinformazione e prevenzione rispetto alle sostanze stupefacenti e all'abuso di alcol, quella di formare gli operatori dei locali (penso ai barman e a quelli che vengono comunemente definiti buttafuori) e quella di sperimentare nuovi servizi come modelli di intervento, come il servizio di riaccompagno per chi non se la sente di mettersi alla guida dell'auto dopo una sera passata in discoteca. In sostanza ci occupiamo di prevenire direttamente all'interno dei locali le forme di degenerazione e anche, devo dire, di coinvolgere i gestori dei locali stessi.
Chiaramente mi rendo conto che il disagio di questa generazione dipende anche dall'incertezza, dipende anche dalla precarietà e quindi non potremmo trattare questo tema se non ci occupassimo anche delle iniziative che dobbiamo dedicare a dimostrare ai ragazzi e alle ragazze italiane che la società riconosce e premia il loro talento, il merito e l'impegno.
A questo proposito cito solamente due iniziative: il bando giovani protagonisti che è scaduto lo scorso 2 marzo e un altro bando che è attualmente aperto, sempre presso il mio Ministero, per la promozione della cultura e impresa nelle università che è dedicato ad associazioni studentesche che presentino progetti in collaborazione con università pubbliche.
Onorevole Grimoldi, ci sarebbero tantissime altre cose da dire, spero di essere comunque riuscita a raccontarle un approccio, il senso di un lavoro che vuole essere molto concreto, ma che vuole anche rifiutare alcuni stereotipi con i quali troppo spesso si racconta e si giudica la gioventù italiana.

PRESIDENTE. L'onorevole Grimoldi ha facoltà di replicare.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Ministro sono informato di questi provvedimenti che lei ci ha illustrato e quindi mi ritengo assolutamente soddisfatto della sua risposta. Proprio perché, come giustamente diceva lei, si tratta di un tema molto ampio, mi permetto di sottolineare cosa noi, come gruppo Lega Nord, riteniamo assolutamente prioritario e fondamentale per i giovani.
Innanzitutto in un momento di crisi è necessario cercare di perorare, attraverso il suo Ministero e gli altri Ministeri competenti, l'accesso al credito per quei giovani che devono mettere su famiglia, per quei giovani che vogliano fare gli imprenditori. Inoltre, attraverso il piano casa che sta predisponendo il Governo, è necessario assicurarsi che ci sia una quota riservata con diritto di precedenza assoluta alle giovani coppie del nostro Paese che sono alla ricerca di una casa senza rischiare di investire dei soldi pubblici per poi dare la casa a persone che non sono cittadine del nostro Paese.
Inoltre mi permetto di aggiungere un'altra piccola osservazione: il problema dei libri di testo. Il Ministero dell'istruzione nella figura del Ministro Gelmini ha portato avanti un ottimo provvedimento per i libri di testo affinché non gravino sulle famiglie. È però necessario assicurarsi che entri a regime la possibilità di scaricare questi libri di testo da Internet ed il fatto che essi valgano per i cicli formativi.
Un altro punto che le ricordo, se le può essere utile, è che è stato approvato da questa Aula qualche tempo addietro, un ordine del giorno sul valore legale del titolo di studio affinché finalmente i nostri giovani all'università abbiano la possibilità di confrontarsi con il merito. Abolire il valore legale del titolo di studio serve anche a creare competizione tra gli atenei, non come accade oggi nel nostro Paese dove non vi è competizione tra gli atenei e nulla si sa della concorrenza tra gli stessi e, purtroppo, neanche della meritocrazia Pag. 40tra gli studenti. Infatti le università più lassiste, concentrate in certe zone del Paese, sono quelle che fanno evidentemente da padrone, un po' come purtroppo succede in tutti gli ambiti in questo Paese.

(Misure a favore del settore agricolo, con particolare riferimento al comparto della produzione delle macchine agricole - n. 3-00423)

PRESIDENTE. L'onorevole Cimadoro ha facoltà di illustrare per un minuto l'interrogazione Di Pietro n. 3-00423, concernente misure a favore del settore agricolo, con particolare riferimento al comparto della produzione delle macchine agricole (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, onorevole Ministro, mi dispiace che non vi sia il Ministro competente, al di là dell'autorevolezza del Ministro Vito, che ringrazio per la presenza.
La crisi economica di questi tempi ha inevitabilmente investito anche l'agricoltura e soprattutto il mercato della produzione di macchine agricole. Si tratta di un mercato che è un vanto e rappresenta una tradizione di livello internazionale in Italia. In questi pochi mesi, negli ultimi tre o quattro mesi, si è registrata una contrazione del mercato del 30-40 per cento e non solo per la produzione. Essa ha investito anche l'occupazione che nel settore e nel comparto occupa più di 100 mila persone, per cui credo che sia un argomento di rilevante importanza.
L'Unione nazionale delle macchine agricole, per bocca del suo presidente, l'altro giorno ha espresso sui giornali qualche perplessità rispetto al piano organizzativo del Governo che vede, con 25 diversi approfondimenti fatti dalle regioni, 25 progetti diversi fatti da regioni diverse e nessuno in sintonia con il piano nazionale...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GABRIELE CIMADORO. Mi scuso, signor Presidente, mi accingo a terminare. Il settore agricolo rappresenta per il nostro Paese una risorsa strategica soprattutto in relazione alla sua altissima qualità. Attualmente l'Unacoma rappresenta un settore vincente della meccanica nazionale e si colloca al secondo posto a livello mondiale e al primo posto per ampiezza di gamma. Pertanto, non possiamo perdere questa risorsa importantissima. Termino il mio intervento perché non ho più tempo, ma riterrei opportuno e qualificante sapere come possa essere composto questo coordinamento dei diversi progetti regionali che sono in campo (perché devono essere composti) rispetto alla Comunità europea e al Governo nazionale.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, innanzitutto ringrazio le cortesi parole di stima dell'onorevole Cimadoro, che ricambio, e aggiungo che naturalmente è sempre auspicio, mio personale e del Governo, che possano rispondere i Ministri di settore alle interrogazioni a risposta immediata poste dai vari gruppi, quando evidentemente questo però sia compatibile con i loro impegni istituzionali.
Il Governo condivide, onorevole Cimadoro, le preoccupazioni che lei ha rappresentato sia rispetto alla crisi del comparto del settore agricolo, sia rispetto all'esigenza che vi sia un'uniformità di intervento tra le varie regioni e non vi sia, invece, una difformità come pare emergere - le citerò poi alcuni dati - dalle prime cifre in nostro possesso.
Rispetto alla complessità della crisi economica, che ha investito anche il comparto agricolo, si è indubbiamente registrata una minore propensione agli investimenti da parte delle imprese agricole, con il conseguente calo delle quotazioni delle principali produzioni agricole che stanno preoccupando, non poco, il nostro settore. Proprio per incentivare il processo Pag. 41di svecchiamento del parco delle macchine agricole è già stato predisposto e presentato uno specifico emendamento al decreto-legge «anticrisi» per il settore auto, proprio qui alla Camera, il decreto-legge n. 5 del 10 febbraio 2009 che è all'attenzione delle competenti Commissioni. Con questo emendamento si intende estendere al settore agricolo gli incentivi già previsti dal Parlamento proprio per la rottamazione delle auto. Naturalmente, ci si augura che questo emendamento possa essere condiviso largamente in Parlamento, insieme alle altre misure anticrisi.
Il settore agricolo, comunque, ha sempre potuto contare sul sostegno pubblico garantito, come lei ben sa, dai programmi cofinanziati dai fondi strutturali ed è qui che interviene, una volta ultimati tali interventi, l'attivazione da parte delle competenze delle regioni. Allo stato, comunque, non è stata registrata una piena difformità fra i citati piani regionali perché i programmi di sviluppo rurale, adottate dal nostro Paese per il periodo 2007-2013, rientrano all'interno di una strategia nazionale (il piano strategico nazionale) e solo successivamente da 21 piani strategici regionali a cui lei ha fatto riferimento.
Ciò che invece preoccupa è la difformità fra il livello di attuazione raggiunto tra le diverse regioni e le diverse province. Ad oggi, infatti, dobbiamo registrare che solo 14 regioni su 21, considerando le due province autonome, hanno emanato i bandi di gara relativi all'ammodernamento delle aziende agricole. Naturalmente il Governo è intervenuto e sta intervenendo per incentivare le regioni ed accelerare il processo di attuazione dei piani regionali e proprio per concertare le iniziative più appropriate in tal senso le posso annunciare che è stata convocata una riunione presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali che si terrà il prossimo 13 marzo.

PRESIDENTE. L'onorevole Piffari, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, signor Ministro, intanto ci fa piacere rilevare che il grido di allarme lanciato da un settore di nicchia strategico per l'industria italiana, quale quello della costruzione delle macchine agricole, sia stato accolto e mi auguro che il Governo lo porti a buon fine come emendamento al decreto-legge cosiddetto incentivi. Infatti, per adesso le risorse erano state trovate solo perle automobili, gli elettrodomestici e i mobili.
Sappiamo che sono a rischio 35 mila posti di lavoro su 100 mila che il settore coinvolge. Il problema non sono solo i 35 mila posti di lavoro, ma è il rischio di perdere un know-how e un valore aggiunto dell'industria italiana dei trattori, delle macchine agricole con la conseguenza che il personale (chi lavora in questo settore) verrebbe estromesso. Perdere questo mercato, che comunque sarà in espansione nei prossimi anni, sarebbe una crudeltà nei confronti dell'industria italiana.
Il rinnovo delle macchine agricole è importantissimo. Sono macchine che ormai hanno più di trent'anni, c'è una vetustà, quindi vi è un problema anche per le macchine agricole di consumare e inquinare di meno. C'è bisogno anche per le macchine agricole di avere più sicurezza sui luoghi di lavoro e più efficienza. Quindi, non penalizziamo per favore questo settore vincente del made in Italy.

PRESIDENTE. Onorevole Piffari, la prego di concludere.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Spero che l'emendamento vada incontro a tali esigenze, non so se nella forma che l'associazione dei costruttori ha chiesto del 10 per cento più il 10 per cento ovvero nella forma di accompagnare con dei fondi eventuali rateizzazioni dell'acquisto di queste macchine, ma qualsiasi sistema vada in questa direzione ci vedrà come gruppo dell'Italia dei Valori al fianco del Governo ad approvare questi emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Pag. 42

(Dati ed iniziative in relazione alla ripartizione territoriale dell'erogazione dei fondi della Cassa depositi e prestiti e al relativo impiego - n. 3-00424)

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Monte ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00424, concernente dati ed iniziative in relazione alla ripartizione territoriale dell'erogazione dei fondi della Cassa depositi e prestiti e al relativo impiego (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, signor Ministro, come lei sa, la Cassa depositi e prestiti eroga ogni anno 10 miliardi di euro di mutui per gli enti locali, utilizzando la raccolta proveniente dal risparmio postale tutelato dallo Stato che proviene, come è noto e come già accertato in precedenti interrogazioni, prevalentemente dal Mezzogiorno d'Italia: il 69 per cento dal centro-sud e soltanto il 31 per cento dal nord. Il Governo prima con la trasformazione della cassa depositi e prestiti e poi con l'articolo 22 del decreto-legge cosiddetto anticrisi ha iniziato un'opera di trasformazione per rendere la Cassa uno strumento strategico per finanziare infrastrutture, grandi opere pubbliche, housing sociale e, comunque, ogni altra operazione di interesse pubblico previsto dallo statuto sociale della stessa Cassa.

PRESIDENTE. Onorevole Lo Monte, la prego di concludere.

CARMELO LO MONTE. Concludo subito, signor Presidente. Vorrei sapere come sono stati impiegati a livello regionale, o comunque per macroaree, i fondi erogati dalla Cassa nel 2008 e se sono già disponibili i dati relativi all'entità del risparmio nel secondo semestre 2008, anch'essi suddivisi per macroaree e in che modo principalmente intenda il Governo far sì che vi sia un maggior rispetto, nell'utilizzo degli stessi, delle quote raccolte con il risparmio postale a livello regionale.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, come l'onorevole Lo Monte ricordava, ci siamo già visti e confrontati su questo tema qualche settimana fa. In quella sede illustrammo la ripartizione per le varie macroaree in cui è suddiviso il nostro Paese del risparmio postale. Le posso fornire alcuni dati ulteriori e aggiornamenti, onorevole Lo Monte, dicendole che naturalmente il Ministero dell'economia e delle finanze è pienamente a disposizione sua, degli onorevoli parlamentari e di tutta la Camera per altri chiarimenti e informative ed eventualmente per un dibattito nella sede della Commissione propria, dove tali questioni potranno essere esaminate in maniera più specifica.
Innanzitutto rispetto alla questione che lei ha posto alla fine dei dati relativi all'ultimo semestre del 2008 le posso confermare una tendenza, che era già stata registrata precedentemente, ad un incremento del gettito complessivo dei buoni fruttiferi postali e dei libretti postali, che sono passati, rispetto al dato del 30 giugno 2008 di 77.413 milioni, ad un dato oggi di 95 mila milioni, per quanto riguarda i buoni fruttiferi postali. Per quanto riguarda i libretti postali, invece, il dato è di 83 mila milioni.
Per quanto riguarda la questione della ripartizione tra le varie regioni, innanzitutto, come lei sa, con l'ultima riunione del CIPE è stato previsto un ampio programma di interventi sui fondi infrastrutturali nel nostro Paese che prevede interventi in tutte le zone d'Italia e anche specificatamente nel Mezzogiorno. Ebbene i dati della raccolta dei buoni fruttiferi postali e dei libretti postali li registriamo per popolosità di aree regionali. Infatti tra le prime cinque, sei regioni che determinano la maggiore raccolta di queste cifre abbiamo regioni sia del centro d'Italia, come il Lazio, sia regioni del nord, come la Lombardia e il Veneto, sia regioni del sud, come la Campania e la Sicilia. La Pag. 43Sicilia, ad esempio, che immagino sia la regione che le interessa di più, è la quarta regione del nostro Paese per raccolta sia dei buoni fruttiferi postali sia di libretti postali.
Pertanto, a parere del Governo non si registrano difformità né rispetto ai dati di raccolta dei libretti postali, né naturalmente rispetto agli investimenti nelle varie aree del Paese che vengono fatti secondo le esigenze registrate d'intesa con gli enti locali.

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Monte ha facoltà di replicare.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, signor Ministro, la sua risposta mi soddisfa parzialmente perché i dati che lei ha riportato confermano che la Cassa depositi e prestiti rappresenta una vera e propria cassaforte nelle mani del Governo. Siamo di fronte ad una vera e propria cabina di regia che il Ministero dell'economia ritiene strategica per finanziare le infrastrutture e le grandi opere. Il Ministro tuttavia non ha chiarito il punto fondamentale, cioè in quali infrastrutture di interesse pubblico sarà investito il risparmio postale, proveniente per la maggior parte dal Meridione, specie in un momento in cui non è stata ancora varata la Commissione parlamentare di vigilanza sull'attività della Cassa, con il solito rischio di penalizzare il sud.
Allora il Governo chiarisca e si impegni a destinare le quote di risparmio del Meridione per finanziare le infrastrutture del sud, anche per macroaree, evitando che questa operazione di ingegneria economica diventi un'altra occasione mancata per il sud. Attendiamo di sapere se e come saranno finanziate opere come l'alta velocità ferroviaria, visto che secondo l'amministratore delegato Moretti - che forse ha fatto il suo tempo - l'ente ferrovie non ha interesse a sviluppare quelle tratte, perché non rispondono alle esigenze di mercato, privando così vaste aree del Paese di un servizio essenziale.
È fin troppo ovvio che, non infrastrutturando il Meridione, la gestione e il costo di un servizio, nel caso quello dell'alta velocità, non potrà mai essere coperto dal mercato pur essendovi nel sud un mercato potenziale di milioni di cittadini.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CARMELO LO MONTE. Concludo, Presidente. Ciò lo si potrebbe fare proprio utilizzando quei fondi per capitalizzare per esempio la Banca del sud, di cui recentemente abbiamo appreso, per bocca del Ministro Tremonti, sarebbe stato fermato il decreto attuativo, ma di cui non conosciamo i contenuti e tanto meno i soggetti che saranno preposti a tale scopo, anche se sospettiamo si tratti di altre figure professionali provenienti, come al solito, dal nord del Paese, come se nel Meridione non vi fossero le adeguate risorse umane: insomma, una colonizzazione culturale prima ancora che economica.

(Iniziative per l'erogazione dei finanziamenti per l'ammodernamento della strada statale Olbia-Sassari, anche in vista del prossimo vertice G8 - n. 3-00425)

PRESIDENTE. L'onorevole Calvisi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Soro n. 3-00425, concernente iniziative per l'erogazione dei finanziamenti per l'ammodernamento della strada statale Olbia-Sassari, anche in vista del prossimo vertice G8 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata) di cui è cofirmatario.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, il Governo Prodi e la giunta Soru della Sardegna avevano finanziato, in vista del G8 che si terrà alla Maddalena, la strada Olbia-Sassari, l'allungamento della pista dell'aeroporto di Olbia e altre opere collaterali all'evento.
Questo Governo ha, prima, bloccato i finanziamenti già disposti, poi, ci ha detto che occorreva una delibera del CIPE per poterli sbloccare. La delibera è arrivata, ma i fondi non ci sono; a questo punto per noi, per i sardi, quei soldi sono stati «scippati». Ricordo che si tratta di soldi della Sardegna, Pag. 44non di altre regioni né dello Stato. Dove li avete destinati? Sono esempio di risorse FAS spostate dal sud al nord?

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIULIO CALVISI. Sono esempio di impegni assunti in Parlamento e nelle piazze di tutta la Sardegna durante la recente campagna elettorale per le elezioni regionali poi disattesi e negati ad urne chiuse? Con questo nostro atto parlamentare chiediamo risposte chiare: cosa volete fare per finanziarie la strada Olbia-Sassari, come lo volete fare e quando lo farete? Dite parole chiare ai sardi e ai galluresi.
Signor rappresentante del Governo, signor Ministro, non so se lei sia venuto qui a fare il reo confesso, a dire che effettivamente lo scippo c'è stato, a confessare il maltolto; mi auguro proprio che non sia così, ma non ho molta fiducia perché spesso avete disatteso le promesse fatte in quest'Aula del Parlamento ai sardi e a tutti i cittadini che vi hanno recentemente votato in tanti alle elezioni regionali.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere. Ministro, noi tutti veramente ammiriamo la sua onniscienza, potrebbe fare un Governo da solo, è in grado di rispondere a qualunque domanda.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in tale Governo le riserverei un posto di riguardo.
Vorrei rispondere all'onorevole Calvisi, e se permette anche al presidente Soro, che naturalmente il Governo ha grande attenzione alle problematiche della Sardegna con riguardo anche a quelle infrastrutturali. Peraltro, mi pare che tale riguardo del Governo sia stato in qualche modo anche apprezzato dagli elettori sardi con il recente voto regionale.
A parte questo, gli eventi che saranno ospitati dalla regione Sardegna in occasione del vertice del G8, che si terrà nell'Isola della Maddalena dall'8 al 10 luglio sotto la Presidenza italiana, porteranno grande beneficio alla regione Sardegna e a tutti i sardi, non solo per evidenti ragioni di visibilità che si protrarranno anche negli anni a venire, ma anche per l'occasione di adeguare agli standard europei alcune infrastrutture stradali che riguardano la viabilità, alla quale ha fatto riferimento l'onorevole Calvisi, naturalmente mitigando, considerate le particolari condizioni naturali e ambientali della regione Sardegna, l'impatto che queste opere avranno sulla natura e sul territorio.
Al riguardo, posso confermare che nell'ultima riunione il CIPE ha deliberato la destinazione di un importo complessivo di 400 milioni di euro a favore del Dipartimento della Protezione civile, finalizzandolo proprio specificamente all'evento del G8 che si terrà in Sardegna. Ulteriori esigenze relative all'organizzazione del vertice e ai problemi infrastrutturali, ai quali ho fatto riferimento, potranno essere comunque soddisfatte a valere sulle risorse del Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale, che è stato istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri ed è già previsto che altri interventi infrastrutturali potranno essere finanziati a valere sul Fondo infrastrutture istituito con il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con la legge n. 133 dell'agosto scorso proprio dal Parlamento.
Comunque, per la precisione, come a lei certamente risulterà essendo parlamentare esperto del territorio, il Governo ha già avuto modo di dire, intervenendo con il sottosegretario alla Protezione civile in risposta ad un'interpellanza qui alla Camera, che l'ammodernamento della tratta Sassari-Olbia alla quale ha fatto riferimento non era strettamente funzionale allo svolgimento dell'evento del G8 e che tale intervento già rientrava in una programmazione prevista per il 2010. Naturalmente l'evento del G8 consentirà di fungere da stimolo per accelerare le procedure per realizzare tale opera.
La nuova strada che collega Sassari e Olbia costerà 440 milioni di euro per la lunghezza di 78 chilometri. Comunque, signor Presidente, anche riguardo a questo sono a disposizione degli onorevoli interroganti Pag. 45per depositare altri dati tecnici relativi alla progettazione dell'opera e all'intendimento del Governo di provvedere all'assegnazione dei fondi una volta concluso l'iter istruttorio.

PRESIDENTE. L'onorevole Melis, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, siamo insoddisfatti, anzi insoddisfattissimi. Noi attribuiamo a questa strada un'enorme rilevanza non soltanto economica, è un vero e proprio cimitero di croci perché è molto frequentata da un traffico iperbolico che si dirige soprattutto verso il porto di Olbia. È una strada disseminata di croci di persone che ci muoiono, purtroppo ciascuno di noi ha qualche caso personale che potrebbe citare in questa occasione.
Sappiamo benissimo che i tempi sono lunghi e che si parlava del 2010. Tuttavia, siamo preoccupati e non abbiamo riscontrato una risposta circa la destinazione delle somme. La verità è che vengono traditi, uno per uno, dopo le elezioni gli impegni presi prima delle elezioni. È già successo con l'Euroallumina e con la linea dell'alluminio nel Sulcis Iglesiente, sta succedendo con le bonifiche industriali di Portovesme e di Porto Torres e ora succede anche con la Sassari-Olbia.
Signor Ministro, in Sardegna vi è un detto che le riferirò in italiano, perché ha anche una sua versione in dialetto sardo: il sardo si inganna una volta sola. Mi auguro davvero che i sardi non si facciano ingannare un'altra volta da questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Orientamenti del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca in ordine al tempo prolungato nella scuola elementare, anche alla luce dei recenti dati sulle preiscrizioni per l'anno 2009-2010 - n. 3-00426)

PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vietti n. 3-00426, concernente orientamenti del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca in ordine al tempo prolungato nella scuola elementare, anche alla luce dei recenti dati sulle preiscrizioni per l'anno 2009-2010 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, Ministro Vito, anch'io avrei preferito ci fosse il Ministro Gelmini, tuttavia varrà sicuramente la sua autorevolezza nella risposta. Secondo i dati del Ministero dell'istruzione (ovvero i dati ufficiali) il 3 per cento delle famiglie ha scelto il sistema delle 24 ore previste nella riforma della scuola. In base alle preiscrizioni il 56 per cento delle famiglie avrebbe scelto le 30 ore e il 34 per cento le 40 ore. Tuttavia, nei regolamenti organici dei docenti il modello preso a riferimento, quello standard, si è basato sulle 27 ore settimanali, ovvero il modello non richiesto dalle famiglie.
Il trend è in aumento e le famiglie hanno bisogno di questo sostegno per i loro figli, in quanto continuano a scegliere sempre di più il tempo prolungato e il tempo pieno. In ordine a ciò vi è un aumento sensibile e i dati di stampa lo riferiscono.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Mi chiedo, pertanto, come faranno gli organici a rispondere alle richieste delle famiglie nel momento in cui vi saranno maggiori costi e non vi saranno organici a disposizione. Vorremmo sapere, quindi, che cosa può fare il Governo per evitare questo gravissimo disagio alle famiglie il prossimo anno.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, ringrazio per la cortesia l'onorevole Capitanio Santolini. Pag. 46Innanzitutto le devo precisare che i dati ai quali lei ha fatto riferimento sono relativi ad un'indagine circoscritta alle prime 900 scuole, quindi non possono essere indicativi e presi come validi per l'intero territorio nazionale. Come lei sa bene e ha ricordato, l'offerta didattica e organizzativa offerta dal Ministero dell'istruzione si articola attraverso più soluzioni idonee al migliore impiego delle risorse disponibili, anche per potersi adattare come proposte educative diverse rispetto alle diverse esigenze delle nostre famiglie.
In particolare, per l'anno 2009-2010 al fine dell'iscrizione alla prima classe della scuola primaria, in tale offerta organizzativo-educativa, le opportunità di orario settimanale prevedono le 24, le 27, le 30 e le 40 ore. Le iscrizioni relative all'anno 2009-2010, come le è ben noto - essendo lei un parlamentare competente della Commissione per materia -, si sono concluse da pochi giorni. I dati comunicati delle varie scuole adesso stanno affluendo al sistema informativo del Ministero dell'istruzione. Appena sarà possibile fare un'elaborazione statistica completa naturalmente il Ministero volentieri la fornirà a lei, agli altri parlamentari della Commissione e a i tutti deputati che ne faranno richiesta. Per ora i dati a cui lei ha fatto riferimento sono troppo parziali per poter costituire un principio di ragionamento valido.
Comunque, è intenzione del Governo e del Ministro dell'istruzione che, attraverso la presentazione di offerte differenziate - in particolare con l'istituzione di classi con 24 ore e con la presenza in aggiunta di docenti specialisti per l'insegnamento della lingua inglese e di docenti di religione cattolica -, questi dati potranno offrire dei risparmi che serviranno ad ampliare il servizio e le proposte educative nella scuola, proprio laddove, invece, è necessario rafforzare il modello delle 30 ore alle classi prime e con l'orario mensa alle classi che adottano i rientri pomeridiani.
Naturalmente, è intenzione del Governo riservare particolare cura alle operazioni di iscrizione, considerato che da esse dipende l'esatta definizione delle consistenze di organico e l'adozione dei relativi modelli organizzativi ed operativi del sistema scolastico. La destinazione delle risorse umane e la predisposizione delle relative fasi dell'accoglienza dei nostri bambini naturalmente sarà conseguenza di questi modelli organizzativi. Pertanto, inviterei ad attendere i dati definitivi sulla scelta dei modelli da parte delle famiglie.

PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di replicare.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, francamente mi aspettavo qualcosa di più dal Ministro. Non mi ritengo soddisfatta, per la semplice ragione che è vero ciò che lei afferma (che sono solo novecento classi, che gli istituti sono ben di più, che i dati stanno affluendo e che vi sono articolazioni su 24, 27, 30, 40 ore, lo sappiamo bene), ma è un fatto che con il nuovo regolamento gli organici dei docenti sono stati calcolati su classi standard di 27 ore.
Questo è un dato pubblicato ed ufficiale, sul quale non c'è da discutere. Quindi, se vi è un trend in aumento, per cui si prevede che comunque le classi saranno sempre di più articolate sulle 30 e sulle 40 ore, non ci siamo, nel senso che gli organici sono stati calcolati in difetto. Per di più, ci saranno i previsti tagli agli organici ed i risparmi previsti non saranno immediati, perché ci vorrà del tempo prima che i famosi risparmi entrino a regime.
Dunque, vorremmo sapere se i comuni saranno coinvolti in questi costi, per coprire i quali, probabilmente, non sono assolutamente disponibili, proprio perché essi si occupano delle scuole elementari, come è noto. Quindi, il problema è che le famiglie sono in allarme e hanno ragione di esserlo, perché è vero che i dati non sono definitivi, ma è anche vero che c'è un trend in aumento, che il Ministero non ha previsto, nei suoi calcoli relativi agli organici dei docenti. Pertanto, il problema è che non basta prevedere garanzie generali. Vorremmo sapere effettivamente come si Pag. 47può affrontare questo problema per tranquillizzare le famiglie, che rischiano di non vedere soddisfatte le loro richieste e di doversi, in qualche modo, accollare un impegno che non avevano messo in programma.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bonaiuti, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cota, Donadi, Fallica, Gregorio Fontana, Frassinetti, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Mazzocchi, Melchiorre, Romani, Soro, Urso, Vietti, Vitali e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,07).

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, prendo la parola così permettiamo anche ai colleghi di riempire l'Aula, dato che le votazioni riprenderanno subito.
Non sono intervenuto oggi durante le votazioni nelle varie, non chiamiamole interruzioni, ma discussioni sul come votare e chi votare, perché non ci interessa pensare ad un ostruzionismo, come non ci abbiamo mai pensato.
Con questo intervento vorrei rivolgere all'Aula soltanto un suggerimento rispetto al nuovo sistema di votazioni: assodato il fatto che con questo sistema nessuno può votare per un altro, riterrei opportuno che la Presidenza verificasse la possibilità che, una volta aperta la votazione, schiacciando il pulsante, essa permanga anche togliendo la mano: così almeno evitiamo di stare cinque minuti con la mano inserita dove vi sono i pulsanti. Come al Senato, ciò qui non era possibile, in quanto altrimenti i cosiddetti pianisti avrebbero votato anche per quattro; ma in questo momento tale problema non esiste più. Pertanto, credo che sia normale strutturare, organizzare, modificare lo strumento facendo in modo che, quando si apre la votazione e si schiaccia il pulsante, poi si possa togliere la mano.
L'altra considerazione è di tipo più politico. Oggi ho ascoltato interventi da parte della maggioranza anche di carattere provocatorio in ordine a quanto accadeva da questa parte. Se qualcuno della maggioranza ritiene di dover coinvolgere tutta l'Aula per dimostrare che questo sistema non funziona e che occorre tornare indietro, credo che abbia scelto la strada sbagliata: per quanto ci riguarda, ha già parlato per noi l'onorevole Vietti, siamo d'accordo su questo, siamo qui per continuare a svolgere il nostro lavoro.
Qualcuno ritiene che tale sistema non vada bene; tuttavia, esso c'è, lo dobbiamo tenere e noi lo vogliamo tenere; anche chi ha protestato da parte della maggioranza se lo deve tenere, e non si venga a dire che le votazioni, anche con questo sistema, permettono all'opposizione di fare ostruzionismo.
In Aula c'è una maggioranza e c'è un'opposizione; la maggioranza ha un margine più alto di voti rispetto alla minoranza, e quindi credo che si possa procedere anche in maniera più celere per dare le risposte che dobbiamo ai provvedimenti sottoposti all'Aula.

Pag. 48

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, vedrà che alla fine ce la faremo.

MARCO BELTRANDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questo momento, davanti a Palazzo San Macuto, in Via del Seminario, parlamentari, dirigenti, militanti, radicali stanno ostruendo parzialmente uno dei tre ingressi del Palazzo. Questa è un'azione grave non violenta assunta al fine di denunciare la condizione fuorilegge continuativa di questo Parlamento, per il tramite della Commissione parlamentare di vigilanza, che è impedita ancora oggi nel suo funzionamento, sia in quello ordinario di indirizzo e di vigilanza, sia in quello straordinario: e mi riferisco a quegli atti dovuti, inderogabili secondo il Capo dello Stato, che la Commissione, in oltre un mese dall'elezione del presidente Zavoli, non ha ancora trovato il tempo di mettere all'ordine del giorno.
Non solo: noi denunciamo anche in questo modo lo stato gravissimo dell'informazione della RAI-Radiotelevisione Italiana.
Una forza politica intera è stata cancellata ed è quella radicale; non lo dicono i radicali, lo dice l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che pochi giorni fa ha emesso la sua quarantatreesima delibera di condanna della RAI per violazioni nei confronti dell'informazione ai cittadini italiani. Coloro che stanno facendo questa manifestazione non violenta hanno detto che proseguiranno e che intendono proseguire fino a che il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, il presidente della Commissione parlamentare di vigilanza, il presidente ed il direttore generale della RAI non daranno segni concreti di voler affrontare le questioni che sono poste all'ordine del giorno.
Intervengo, quindi, per mettere la Presidenza della Camera al corrente di quanto sta capitando, per informare i colleghi, ma anche per segnalare che questa situazione richiede ancora una volta l'attenzione delle massime cariche dello Stato, perché un organo costituzionale è impedito nel suo funzionamento malgrado esso sia istituito e ci sono atti dovuti e obbligati che devono essere adottati e che non possono attendere oltre.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Beltrandi, la Presidenza della Camera era già informata. I questori stanno monitorando la manifestazione, la quale sembra si stia svolgendo in modo perfettamente regolare.

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2009

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2227-A (ore 16,10).

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2227-A)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono stati da ultimo respinti gli identici articoli aggiuntivi Tassone 1.010, Lo Monte 1.012, Sposetti 1.016 e Melchiorre 1.022.
Passiamo, quindi, alla votazione dell'articolo aggiuntivo Amici 1.026.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Amici 1.026, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Invito i colleghi ad affrettarsi e ad attivare il terminale di voto.
(Segue la votazione).

Andiamo in soccorso di chi dichiara di essere in difficoltà. L'onorevole Luciano Rossi, l'onorevole Bocci e l'onorevole Conte sono bisognosi di sostegno. Prego di aiutare anche l'onorevole Ascierto, l'onorevole Fogliato, l'onorevole Tabacci e l'onorevole Landolfi. Ma a questa ripresa cosa è successo? Non è che c'è un po' di solidarietà con i colleghi non ancora arrivati per dar loro tempo? Ma glielo avremmo dato comunque! L'onorevole Pag. 49Landolfi adesso è in grado di votare, mentre l'onorevole Fogliato è ancora in difficoltà.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 350
Votanti 348
Astenuti 2
Maggioranza 175
Hanno votato
160
Hanno votato
no 188).

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo altresì atto che i deputati Montagnoli, Giacomoni, Pisacane, Cera, Ria, Fogliato, Golfo, Abrignani e Biasotti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati De Torre, Ferranti, Vannucci, Paladini, Razzi e D'Antona hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici articoli aggiuntivi Tassone 1.011 e Vassallo 1.0129.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vassallo. Ne ha facoltà.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, l'illustrazione di questi identici articoli aggiuntivi mi consente anche di motivare il dissenso mio e del mio gruppo rispetto ad una serie di proposte emendative che sono state votate in precedenza e che abbassavano significativamente la soglia per l'accesso al rimborso delle spese elettorali.
Ritengo che l'aspetto della soglia per l'accesso al rimborso delle spese elettorali debba essere considerato in maniera ovviamente non disgiunta dalla scelta operata in quest'Assemblea e al Senato con larga maggioranza di introdurre una soglia di sbarramento per l'accesso alla rappresentanza. È chiaro che tale scelta non è stata fatta a caso, ma con l'intenzione di limitare strutturalmente, di disincentivare la frammentazione, inducendo le forze politiche ad aggregarsi tendenzialmente sopra quella soglia.
Sarebbe, quindi, irragionevole nello stesso tempo introdurre altre norme che, riguardo ad altri aspetti importanti come quello del finanziamento, vadano nella direzione opposta, cioè nella direzione di incentivare in un certo senso la frammentazione o, addirittura - come temo fosse anche nell'intenzione degli emendamenti che prevedevano soglie più basse presentati, in particolare, dal gruppo del Movimento per l'Autonomia, e questa è la ragione per la quale abbiamo votato contro - di incentivare la presentazione di offerte fittizie agli elettori. Vale a dire che, ponendo la soglia al 4 per cento, abbiamo cercato di spingere le forze politiche a presentare agli elettori proposte consistenti, corpose, di partiti che abbiano una loro solidità e possano, quindi, anche rappresentare meglio l'Italia nel Parlamento europeo.
Non possiamo consentire e ritengo che sia giusto disincentivare la presentazione di offerte fittizie cioè di forze politiche, di liste che dichiaratamente sin dall'inizio sono ben consapevoli di non poter conseguire la rappresentanza parlamentare, ma si presentano al pressoché esclusivo scopo di mantenere attiva la loro rete territoriale, mantenere attivo il rapporto con l'elettorato e ottenere - non ultimo - il rimborso elettorale.
Questo non significa che bisogna mettere fuori gioco ed impedire che entrino nella competizione anche soggetti che rischiano di non superare la soglia del 4 per cento. Questa è la ragione per la quale proponiamo una soglia un po' più bassa.
Devo dire che su tale questione è stato rilevato un problema nell'ambito di osservazioni, in questo caso giuste, svolte dal gruppo del Movimento per l'Autonomia e dai colleghi radicali: ci troviamo di fronte ad una forma di contributo ai partiti che è un vero e proprio finanziamento pubblico ordinario piuttosto che, come si dice un po' ipocritamente, un rimborso delle spese elettorali. Questo è un problema che andrebbe risolto. Pag. 50
Tuttavia, personalmente non condivido l'idea che, abolita questa ipocrisia, si debba anche abolire il finanziamento pubblico: lo dico molto chiaramente. Ritengo che il finanziamento pubblico sia stato giustamente criticato e battuto nel corso del referendum, poi disatteso, perché al finanziamento pubblico dovrebbero corrispondere una serie di requisiti, primo tra tutti l'esistenza di statuti che garantiscano la democraticità interna dei partiti, il rispetto delle regole interne e anche i vincoli alla finalizzazione delle risorse pubbliche che vengono messe a disposizione dei partiti. Ma abolire l'ipocrisia attuale che trasforma il rimborso delle spese elettorali in finanziamento pubblico non credo possa significare semplicemente l'abolizione di questa forma di sostegno alla partecipazione democratica.

Testo sostituito con l'errata corrige del 16 MARZO 2009 PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Vassallo.
Dunque, è utile che vi sia una soglia differenziata, ma serve sostanzialmente per quei partiti che hanno reali chance di proporre ai cittadini un'offerta vera di rappresentanza e che quindi hanno reali chance di superare il 4 per cento, ma eventualmente, in una particolare congiuntura, non riescono a superare tale soglia.
Per questo la seconda soglia, quella per il finanziamento, è per noi appropriato che sia fissata al 3 per cento. Segnalo che ciò è anche in coerenza con quanto il gruppo del Partito Democratico ha sempre sostenuto sin dall'inizio, cioè che anche la soglia per la rappresentanza dovesse essere fissata a questo livello.
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Vassallo.

SALVATORE VASSALLO. Dunque, è utile che vi sia una soglia differenziata, ma serve sostanzialmente per quei partiti che hanno reali chance di proporre ai cittadini un'offerta vera di rappresentanza e che quindi hanno reali chance di superare il 4 per cento, ma eventualmente, in una particolare congiuntura, non riescono a superare tale soglia.
Per questo la seconda soglia, quella per il finanziamento, è per noi appropriato che sia fissata al 3 per cento. Segnalo che ciò è anche in coerenza con quanto il gruppo del Partito Democratico ha sempre sostenuto sin dall'inizio, cioè che anche la soglia per la rappresentanza dovesse essere fissata a questo livello.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, noi avevamo presentato, come ricordato, un emendamento che prevedeva la soglia del 2 per cento per accedere a questo tipo di finanziamento che va sotto il nome di rimborso delle spese elettorali. Abbiamo dovuto valutare e quindi anche decidere su una serie di emendamenti, così come ricordava il collega Vassallo, ma qui stiamo girando intorno ad un tema che ritengo aleggi, ma nessuno di noi forse riesce ad esprimere compiutamente una posizione, un atteggiamento, un pensiero e quindi una scelta politica consequenziale. Riguardo al finanziamento dei partiti, ho ricordato poc'anzi come sia nato e credo che un dibattito e una discussione molto più approfonditi forse servirebbero a chiarire le nostre posizioni e soprattutto a capire se quel tipo di provvedimento, a suo tempo approvato, ha ancora una sua autorità, una sua valenza e una sua validità.
È in discussione il tipo di democrazia partecipata che vogliamo garantire nel nostro Paese. Abbiamo presentato il nostro emendamento - che prevedeva, come ho ricordato, la soglia del 2 per cento - proprio per allargare la fascia della partecipazione, cercando di evitare che vi possano essere strumentalizzazioni ma soprattutto scorciatoie, che non servono ai fini del funzionamento della nostra democrazia.
Ma tutto ciò è legato non soltanto a questa parte del provvedimento...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, il livello di brusio è diventato intollerabile e impedisce di seguire l'intervento, come vuole fare la maggioranza dei colleghi in Aula. Posso invitare, per favore, chi ha motivo di intrattenere conversazioni private ad uscire dall'Aula?
Le chiedo scusa, onorevole Tassone, prego.

MARIO TASSONE. Di nulla, signor Presidente, cerco di raccogliere un po' di idee. Quindi, bisognerebbe valutare tutte le norme che presiedono a questa materia, che sono collegate le une alle altre, anche per quanto riguarda l'election day - tema che abbiamo affrontato e deciso in un certo modo - e anche sulla natura dei referendum. Sono aspetti che certamente avrebbero dovuto trovare riscontro in un provvedimento molto più organico che desse la possibilità, quindi, come dicevo poc'anzi, di una valutazione molto più stringente e molto più razionale. Pag. 51
Credo che decidere queste cose alla soglia oppure alla vigilia di un appuntamento elettorale articolato e complesso, come quello per il rinnovo di alcuni consigli comunali, per l'elezione dei nuovi sindaci, dei presidenti delle province, dei consigli provinciali, per l'elezione del Parlamento europeo e anche per il referendum, spinga soprattutto ad un'accelerazione e dia poche possibilità di un confronto forte e serio nel nostro Parlamento, anche perché vi è un'opinione pubblica che è attenta, ma ovviamente molte volte vi è qualcosa che sfugge, e nel momento in cui sfugge - questo è il dato della politica - emergono alcuni atteggiamenti semplicistici, che portano ad una condanna generalizzata per il nostro lavoro e per il nostro impegno.
Su questo dobbiamo stare molto attenti, e non perché l'esterno oppure un certo tipo di informazione possa condizionare il nostro lavoro, quando lo si fa seriamente, con la coscienza tranquilla come lo stiamo facendo noi, almeno per la parte ci riguarda; forse avremmo avuto bisogno di esplicitare maggiormente molti passaggi, anche sul piano delle norme, sia per quanto riguarda l'election day sia per quanto riguarda questa soglia del 2 per cento o del 3 per cento. Credo che oggi vi sia un dato che dobbiamo pur tener presente: quello di essere trasparenti anche rispetto ad attese, richieste, atteggiamenti e sospetti.
Signor Presidente, con gli articoli aggiuntivi in esame si eleva la soglia al 3 per cento, visto e considerato che la proposta emendativa da noi presentata è stata respinta. Riteniamo che il 3 per cento sia un'ulteriore mediazione. Allo stesso modo, quando era prevista la soglia del 4 per cento per accedere al Parlamento europeo (cioè, per essere eletti e, quindi, per avere rappresentanza nel Parlamento europeo), ritenevamo che il 3 per cento potesse essere, forse, la soglia giusta per dare il senso e il significato ad una democrazia partecipata, che valorizzasse energie, che vi sono e che sono diffuse all'interno del territorio nazionale.

GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, giustamente ora vi sono le impronte digitali per cercare di svolgere al meglio il nostro dovere di parlamentari. Tuttavia, alcuni colleghi, me compreso, si trovavano presso la Commissione antimafia in occasione di un'importante relazione del Ministro dell'interno. Alle 16,05 siamo usciti di corsa per recarci in Aula, e ho saputo adesso che già vi è stata una votazione.
Va bene tutto, va bene anche fare di corsa (inoltre, per uscire dal palazzo di San Macuto, vi erano anche i radicali che, prima, non ci facevano entrare e, in seguito, non volevano farci uscire), ma non abbiamo il dono dell'ubiquità. Come neoparlamentare, dico chiaramente che mi girano le scatole: se devo votare in Aula, fatemelo fare, non posso essere di qua e di là.
Pertanto, quando svolge la funzione di Presidente della Camera, le chiedo di accertarsi prima che la seduta della Commissione - in questo caso della Commissione antimafia - sia terminata, perché, altrimenti, non riusciamo a fare ciò che i cittadini ci chiedono.

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, purtroppo, a termini di Regolamento, la procedura corretta è quella opposta: è la Commissione che deve assicurarsi che l'Assemblea non sia in seduta e non stia svolgendo votazioni. Quindi, la invito a rivolgere il reclamo al presidente della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale, pur condividendo in toto le considerazioni del collega Vassallo sia sull'utilità di norme antiframmentazione, che sulla necessità di statuti per i partiti politici. Pag. 52
Voglio solo ricordare che la necessità di soglie differenziate per l'accesso alla rappresentanza e per il rimborso o finanziamento è stata stabilita anche dagli organi di giustizia costituzionale della Francia e della Germania. In quelle sedi, infatti, si è sostenuto che un eccesso di penalizzazione nei confronti, soprattutto, delle forze nuove, consistente nel mancato risultato elettorale e nel mancato rimborso, finisce, appunto, per penalizzare eccessivamente la partecipazione.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PIERLUIGI MANTINI. Ricordo che in Germania, dove, come è noto, vi è una soglia del 5 per cento, è prevista, però, una soglia per i rimborsi elettorali dello 0,5 per cento. Ritengo che la proposta del 3 per cento sia assolutamente congrua sul piano politico e ragionevole sul piano costituzionale.

PRESIDENTE. Onorevole Mantini, mi corre l'obbligo di ricordare che, in quest'Aula, gli interventi a titolo personale sono sempre consentiti, di fatto, anche quando sono non di dissenso, ma di consenso. Tuttavia, di recente, la prassi è stata parzialmente innovata, in quanto abbiamo ritenuto che non fosse possibile che un gruppo parlasse con una maggioranza di interventi a titolo personale, benché di consenso, rispetto alle posizioni del presidente del gruppo, ricordando le ragioni originarie dell'intervento in dissenso. Detto questo, iniziare un intervento a titolo personale, dicendo di concordare pienamente con il gruppo, ci mette un po' in difficoltà. La prossima volta, se possibile, onorevole Mantini, abbia un incipit diverso.

MANUELA DAL LAGO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, sarò brevissima. Lei ha ragione quando spiega all'onorevole Buonanno (ma non è soltanto un problema dell'onorevole Buonanno) che devono essere i presidenti delle Commissioni a rispettare l'orario, ma non lo fanno mai. Credo che una buona Presidenza che voglia funzionare bene e con regole nuove debba farsi parte garante al fine di chiedere a tutti i presidenti di Commissione di permettere agli onorevoli di essere presenti in Aula all'orario stabilito, e quindi di chiudere i lavori delle Commissioni in tempo utile per permettere la presenza in quest'Aula, altrimenti continueranno i problemi di assenze che si sono verificati fino ad ora.

PRESIDENTE. Onorevole Dal Lago, provvederemo nella sede opportuna - ritengo in sede di Ufficio di Presidenza - a richiamare l'attenzione su questo punto, anche se gli uffici mi fanno osservare che la Commissione in questione, la Commissione antimafia, è una Commissione bicamerale, pertanto la situazione è po' più complicata poiché è necessaria una cooperazione delle due Camere.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Tassone 1.011 e Vassallo 1.0129, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Abbiamo votato tutti (Commenti)? Calma, calma...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 460
Votanti 450
Astenuti 10
Maggioranza 226
Hanno votato
220
Hanno votato
no 230).

Prendo atto che la deputata Murer ha segnalato che non è riuscita a votare e che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Pag. 53

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Maurizio Turco 1.031.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, con questa proposta emendativa, oltre a ridurre in maniera significativa il finanziamento pubblico ai partiti - perché di questo si tratta - soprattutto si introduce il principio del rimborso. Come dovrebbe avvenire a seguito del referendum del 1993, si prevede il rimborso solo a fronte di spese sostenute, pertanto invertendo il principio. In tal modo, non si consentirebbe più, come è accaduto fino ad oggi, di ottenere un rimborso che in realtà è un finanziamento che consente ai partiti di accumulare denaro.
Invito tutti i colleghi a prestare molta attenzione a questo tema, perché sarebbe un bellissimo segnale se questo Parlamento potesse dire che la politica costa, è vero, ma presenta delle fatture e viene rimborsata e non si verifica, viceversa, una dazione di una certa somma di denaro per voto, che consente (lo ripeto) degli accumuli considerevoli.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Maurizio Turco 1.031, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Posso dichiarare chiusa la votazione (Commenti)?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 461
Maggioranza 231
Hanno votato
10
Hanno votato
no 451).

Prendo atto che i deputati Zinzi e Miglioli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto e che il deputato Cambursano ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici articoli aggiuntivi Melchiorre 1.023 e Lo Monte 1.030.

ENRICO LA LOGGIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, volevo soltanto dire che, nonostante ripetuti tentativi, il mio terminale non ha funzionato durante la precedente votazione. Intendevo esprimere il mio voto contrario, e vorrei che fosse messo agli atti.

PRESIDENTE. Certamente, onorevole La Loggia, e adesso la segnaliamo per una particolare attenzione alla prossima votazione sperando, tuttavia, che l'inconveniente non si ripeta.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Melchiorre 1.023 e Lo Monte 1.030, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Il terminale dell'onorevole La Loggia funziona, quello dell'onorevole Cassinelli non funziona, vi prego di dare assistenza all'onorevole Cassinelli. Il terminale dell'onorevole Pescante non funziona, subito dall'onorevole Pescante! Non riesco a vedere l'onorevole Leone ...come andiamo, ce la facciamo? È andata anche questa? Bene! Il terminale dell'onorevole Biava funziona. Hanno invece problemi l'onorevole La Malfa e anche l'onorevole Migliori. L'onorevole La Malfa ha risolto i problemi. L'onorevole Migliori...

LUISA BOSSA. Presidente, mi fa male!

Pag. 54

PRESIDENTE. Come?

LUISA BOSSA. Mi fa male il dito!

PRESIDENTE. No, non fa male il dito... pensi al collega che non riesce a votare! Riusciamo a far votare l'onorevole Migliori? Ci riusciamo!

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 463
Votanti 461
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato
7
Hanno votato
no 454).

Prendo atto che il deputato Miglioli ha segnalato che non è riuscito a votare e che la deputata Madia ha segnalato di essersi astenuta mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Monte 1-ter.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Aprea? Va bene. Possiamo chiudere la votazione? L'onorevole Dima non riesce a votare. Coraggio! L'onorevole Migliori è di nuovo in difficoltà.

OSVALDO NAPOLI. Presidente, non possiamo star così dieci minuti!

PRESIDENTE. L'onorevole Migliori è a posto. Bene, allora possiamo chiudere la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato
7
Hanno votato
no 462).

Prendo atto che il deputato Miglioli ha segnalato che non è riuscito a votare e che la deputata Braga ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che l'onorevole Tassone insiste per la votazione del suo emendamento 2.10.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tassone 2.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Abbiamo votato tutti?
L'onorevole Dima non riesce a votare... anzi no, ora ci è riuscito.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 467
Votanti 465
Astenuti 2
Maggioranza 233
Hanno votato
28
Hanno votato
no 437).

Prendo atto che i deputati Miglioli, Tocci e Murer hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo all'emendamento Tassone 3.10.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ho rinunciato ad intervenire sul mio emendamento precedente anche per non creare difficoltà ai colleghi. Nel corso della discussione il sottosegretario Davico aveva valutato con molta attenzione l'argomento che propongo con questo emendamento e per dire la verità anche con il precedente emendamento, appena votato. L'emendamento al nostro esame nasce anche da Pag. 55un'esigenza che la stessa Commissione cultura aveva avvertito, quella di mettere in condizione gli studenti che sono all'estero per motivi di studio di usufruire di quello che già hanno gli altri cittadini: il voto per corrispondenza.
Il sottosegretario mi ha risposto che esistono problemi di carattere tecnico e perciò mi ha invitato a ritirare l'emendamento per trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno. Esiste certamente un impegno da parte del sottosegretario, perché credo lo abbia argomentato puntualmente. Egli ha ci ha invitato a presentare l'ordine del giorno, che il Governo accoglierà come raccomandazione. Tuttavia in questo dato contesto, esista o meno la volontà, gli ordini del giorno valgono quello che valgono, ciò che invece vale è che esista una volontà espressa dall'Aula.
La relatrice poi mi ha detto di essere d'accordo con il significato di questo ordine del giorno, anzi di questo emendamento prima, il cui contenuto sarà poi trasfuso in un ordine del giorno, perché si tratta di un tema profondamente avvertito.
Non credo che questo tema riguardi esclusivamente questa parte politica, in quanto parliamo di studenti fuori il territorio nazionale che studiano e dovrebbero essere messi nelle stesse condizioni di altre figure di cittadini che sono fuori per missione o quant'altro ed ai quali questo e altri provvedimenti attribuiscono la possibilità di usufruire di un voto per corrispondenza.
Sulla base di queste considerazioni e valutazioni, dunque, signor Presidente, ritiro questo emendamento per trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno di cui avevo predisposto una bozza che pertanto consegno. Il sottosegretario valuterà questo ordine del giorno e nel momento in cui comunicherà all'Aula i pareri sugli ordini del giorno ci dirà cosa ne pensa di questo nostro ennesimo contributo.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'emendamento Tassone 3.10 è stato ritirato.
Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento Vassallo 3.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vassallo. Ne ha facoltà.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, anche se la votazione di questo emendamento può apparire inusuale, dato che si riferisce ad un'eventualità che per altri aspetti è stata esclusa - ossia quella di far svolgere nello stesso giorno referendum e consultazioni europee ed amministrative - penso che sia utile che la Camera si esprima su questo emendamento. Ciò non perché confidi più di tanto in un possibile ravvedimento della maggioranza, ma perché credo che sia giusto che si certifichi qui - e continueremo a farlo nei confronti dei confronti dell'opinione pubblica nei prossimi mesi - la decisione, assolutamente incomprensibile, se non sulla base di convenienze politiche di breve termine, della maggioranza e del Governo di rendere difficile la partecipazione dei cittadini al referendum, di rendere deliberatamente difficile, di inibire la partecipazione dei cittadini al referendum e sprecare una quantità impressionante di risorse pubbliche solo per questo scopo.
L'emendamento si riferisce a un dettaglio, tutto sommato, che però rileva altri aspetti per i quali l'eventuale sovrapposizione delle date avrebbe semplificato la vita all'amministrazione e ai cittadini. L'emendamento si riferisce al caso dei cittadini che siano temporaneamente all'estero e che vogliano esercitare dall'estero il loro diritto di voto. Anche in questo caso, il fatto che vi siano tre consultazioni a poco tempo di distanza e in diverse di giornate complicherà, appunto, la vita a queste persone, oltre che all'amministrazione, che dovrà tener conto dell'eventuale decisione di votare in una certa data fuori dai nostri confini e, in un'altra, nei confini nazionali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vassallo 3.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 56

Ancora sostegno all'onorevole Migliori, per favore!
E anche all'onorevole Laura Molteni!
Onorevole Lo Monte, è in difficoltà? Vi prego di aiutare anche l'onorevole Lo Monte.
Si provveda anche a favore dell'onorevole Golfo!
L'onorevole Lo Monte è sempre in attesa di sostegno. L'onorevole Lo Monte ha votato!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 472
Astenuti 7
Maggioranza 237
Hanno votato
229
Hanno votato
no 243).

Prendo atto che il deputato Ria ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Giulietti ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.

MANUELA DAL LAGO. Un attimo, non ha votato!

PRESIDENTE. Cosa c'è, onorevole Dal Lago? L'onorevole Caparini non ha potuto votare? Mi spiace, se ne prenda nota!
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2227-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2227-A).
L'onorevole Lenzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2227/1.

DONATA LENZI. Signor Presidente, questo ordine del giorno vuole ricordare a tutti noi e, in particolare, al Governo la possibilità per i cittadini della Comunità europea di votare nel nostro Paese alle elezioni, sia in quelle europee sia in quelle amministrative. Questa modifica è stata permessa dalla firma del Trattato ed è prevista dalla nostra Carta costituzionale.
Vorremmo chiedere e sollecitare, da parte del Governo, un'adeguata campagna di informazione in merito a questo diritto, di cui molti non sono a conoscenza, e che implica la necessità di andarsi a iscrivere negli uffici elettorali per poter essere fatto valere. È opportuno e necessario che a tutti cittadini della Comunità europea, sia agli italiani che vivono in altri Paesi della Comunità europea, sia ai cittadini francesi, tedeschi, inglesi e rumeni, che vivono in questo nostro Paese, sia data la possibilità di esercitare il diritto di voto.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Lenzi n. 9/2227/1, anche per il fatto che queste procedure sono ormai in via di realizzazione e resta per noi un'ulteriore sollecitazione ad intensificare e a procedere in un'ulteriore miglioramento di questo tipo di sensibilizzazione e di contatto con i nostri concittadini e gli altri concittadini comunitari.
Il Governo assume l'ordine del giorno Tassone n. 9/2227/2 come impegno nell'ambito di una riorganizzazione delle procedure elettorali per gli italiani e gli elettori temporaneamente all'estero.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, non ho capito se l'ordine del giorno Tassone è accettato «pienamente» o accolto come raccomandazione.

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Mi è arrivato in questo momento è chiederei qualche istante per leggerlo e valutarlo.

PRESIDENTE. Sta bene. Le diamo il tempo per leggerlo, ma ci dia un parere, Pag. 57perché la Camera ha bisogno del parere del Governo.

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Tassone n. 9/2227/2.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lenzi n. 9/2227/1, accettato dal Governo, e dell'ordine del giorno Tassone n. 9/2227/2, accolto come raccomandazione dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2227-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ritengo che abbiamo fatto delle valutazioni complessive su questo provvedimento sia in sede di discussione sulle linee generali e anche nell'esame degli emendamenti. Abbiamo detto subito - lo vogliamo anche ripetere in questo momento, con forza - che questo non è un provvedimento che si configura come un dato tecnico o quantomeno l'aspetto tecnico non è certamente prevalente, ma racchiude momenti politici rilevanti, come certamente si è riscontrato anche nel corso di un confronto che non conclude questa materia. Questa nostra discussione non è ovviamente esaustiva rispetto ai temi e alle questioni che sono venute fuori ed emerse.
Certamente, signor Presidente, le valutazioni che dobbiamo fare riguardano il dato profondamente politico e investono direttamente l'agibilità della nostre istituzioni, per quanto riguarda, certo, il finanziamento pubblico dei partiti. Lo abbiamo detto con estrema chiarezza al di là della disquisizione che abbiamo avuto proprio - lo ripeto - nell'esame degli emendamenti (se era utile la soglia del 2, del 3 o del 4 per cento), poi con altri tentativi a ulteriore frammentazione e, soprattutto, una minore compressione rispetto ai dati che riguardano la soglia. Al di là in tutto questo discorso bisogna capire e comprendere se è il tempo di fare una valutazione esatta rispetto al finanziamento pubblico dei partiti.
Ci rendiamo conto che il rimborso delle spese elettorali non è altro che un finanziamento pubblico dei partiti. È una forma di finanziamento dei partiti e certamente quando abbiamo proposto il 2 per cento lo abbiamo fatto perché riusciamo a capire e a comprendere che non possiamo abbattere un sistema di presenze in termini proporzionali, di energie e di forze che possono dare un contributo nel Paese sul piano del dibattito, dell'indicazione, dei progetti politici e che tutto questo non può essere vanificato e non può certamente spegnersi.
È una vecchia concezione, signor Presidente, di una democrazia partecipata, ma se vogliamo ancora è un forte richiamo anche a un dettato costituzionale che fa leva sul pluralismo delle associazioni, delle formazioni sociali e quindi delle formazioni politiche, per dare un contributo forte dove il coinvolgimento della gente e dei cittadini non è un fatto nominale, ma un fatto sostanziale. Noi ci stiamo abituando sempre di più, attraverso questo sistema precario che va sotto il nome di bipolarismo, all'estraneità dei cittadini, i quali seguono solo in veste di spettatori il dibattito e il confronto politico; manca sempre di più ed è deficitario un protagonismo che certamente noi dovremmo incoraggiare e favorire.
Ecco perché noi ci siamo, non fissati, ma attestati sul 2 per cento perché credo che questa possa essere un'indicazione forte sul piano politico coerente anche con la nostra storia, con il nostro impegno, con la nostra presenza nel nostro Paese nel tempo che stiamo vivendo, ma in una storia che ha riferimenti lontani nella nostra azione e nella nostra capacità di cogliere i fermenti del nostro Paese. Pag. 58
Ho visto, signor Presidente, ancora una visione stantia delle cose, come se questo sistema potesse essere definitivo, ma questo sistema sta dimostrando grandi limiti. Come dicevo in sede di discussione generale, la crisi di una formazione politica non è la crisi di quella formazione politica, ma è la crisi un sistema bipolare del Paese, è la crisi che evidenza che i partiti non possono nascere attraverso diversificazioni di storia e di riferimenti culturali. I partiti sono momento di omogeneità, di raccordo, ma soprattutto di proposta univoca che poi mettono a disposizione del confronto politico parlamentare e anche all'interno della società.
Noi dobbiamo proseguire su questa strada, abbiamo detto più volte che siamo per il superamento di questo bipolarismo nato sull'onda di una stabilizzazione. Ma la stabilizzazione dei Governi, delle amministrazioni comunali e regionali, di per sé non è sinonimo di efficienza e molte volte sacrifica una parte della democrazia, così come noi l'abbiamo intesa. Certo, ci sono studi diversi sulla democrazia di tipo anglosassone, ma noi abbiamo una storia e una cultura diverse, con riferimenti ad aree diversificate che si distanziano da altre esperienze, da altre storie e da altre culture.
Ecco perché noi abbiamo detto di no anche per quanto riguarda l'election day, facendo celebrare le elezioni comunali, provinciali e del Parlamento europeo con il referendum. Qui dobbiamo essere estremamente chiari e dobbiamo uscire dall'equivoco. Lo abbiamo ricordato, ci sono stati nel Paese 59 referendum, a partire da quello del 1974 sul divorzio, poi ci sono stati referendum come quello sulla responsabilità civile dei magistrati, dove c'era stata una manifestazione chiara da parte dei cittadini, ma quel referendum certamente non ha avuto storia: l'indicazione e la volontà degli elettori non è stata tutelata e garantita, non si è esplicitata perché certamente non esiste, oggi, nel nostro Paese nessuna responsabilità dei giudici.
Noi abbiamo posto una questione, quella dei referendum, proprio in ottemperanza all'articolo 75 della Costituzione.
Vogliamo rivedere la legge che regola i referendum considerando anche i quesiti che sono venuti fuori sia nel referendum del 1991, per quanto riguarda il sistema elettorale con la preferenza unica, sia nel referendum del 1993, relativo al 25 per cento di quota proporzionale e al 75 per cento di maggioritario, nonché in quello sul nucleare in cui si è fatta un'azione di microchirurgia, di sistemazioni oculate, precise, puntuali, ma certamente anche equivoche, della norma di legge. Il cittadino non è stato mai messo nella condizione di avere quesiti chiari, di rispondere chiaramente, non c'è stato mai uno sforzo di accompagnare questi referendum a un dibattito forte, intenso, che mettesse il cittadino nella condizione di dire «sì» o «no». Si sono fatti interventi di chirurgia sulla piccola norma che è sfuggita certamente alla mente, ma soprattutto alla comprensione dell'elettorato.
Inoltre, signor Presidente, parliamo con estrema chiarezza: credo che anche in questo la Corte costituzionale abbia delle responsabilità e che, perciò, occorra anche spendere qualche parola su di essa. Non è vero che la Corte costituzionale è un vangelo, soltanto i vangeli durano per anni, per secoli. La Corte molte volte risente delle intemperie, delle condizioni ambientali, dei fenomeni meteorologici sul piano politico.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO TASSONE. Ecco perché ritengo che da questo provvedimento nascano due quesiti che lo stesso non risolve. Innanzitutto, vi è il problema del finanziamento pubblico dei partiti, della democrazia partecipata, della salvaguardia del pluralismo e del superamento di un sistema che è ormai asfittico e che certamente nessuno riuscirà a mantenere; bisogna guardare ai tempi medi per comprendere, infatti, che questo Paese ormai si immette nel circuito della storia per chiudere una parentesi certamente deludente e soprattutto complicata Pag. 59e preoccupante. Inoltre, lo ripeto, si pone il problema dei referendum.
Questi due quesiti che si pongono sul piano politico accompagnano il provvedimento in esame che è stato contrabbandato dal punto di vista tecnico, ma che è un provvedimento politico. Anche in questo testo abbiamo dovuto registrare un'alleanza di fatto tra PdL e PD, ovviamente nell'ottica di sistemare le cose in termini bipolari con l'auspicio, con un sogno o con un'ipotesi verso il bipartitismo. Questa è una storia che sta finendo e questo provvedimento dimostra anche i limiti di uno sforzo di quest'Aula. Rimane il nostro partito, signor Presidente, a continuare a condurre una battaglia forte sul piano della democrazia e della libertà. Per questi motivi noi ci asterremo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, il gruppo dell'Italia dei Valori voterà contro questo provvedimento che, tutto sommato, alla vigilia era semplice, oserei dire arido, ma che nello sviluppo sia in Commissione, rispetto al testo del Senato, sia in Aula ha implicato da parte della maggioranza delle prese di posizione politiche estremamente preoccupanti.
La prima è stata la bocciatura degli emendamenti tesi a ripristinare, così come il provvedimento era stato votato al Senato, il contributo a quei partiti che, pur non raggiungendo la soglia elettiva del 4 per cento, avessero raggiunto soglie importanti come quella del 2 o del 3 per cento. Ma ancor più significativa dal punto di vista politico è stata la bocciatura di tutti gli emendamenti, compresi i nostri, miranti ad accorpare il referendum sulla legge elettorale con l'election day del 6 e 7 giugno. Eravamo favorevoli all'election day per la ragione che esso consentirebbe di chiamare alle urne i cittadini il meno possibile, non perché sia sbagliato chiamarli alle urne, ma perché sappiamo che convocarli troppo spesso, con troppa frequenza, implica disaffezione.
Allo stesso modo eravamo favorevoli all'accorpamento con il referendum perché si sarebbero risparmiate centinaia di milioni e ovviamente si sarebbe semplificata tutta la procedura elettorale. Nel comportamento della maggioranza abbiamo visto un'incoerenza, infatti ci siamo chiesti il motivo dell'accorpamento nell'election day delle elezioni amministrative con quelle europee e il motivo dell'esclusione del referendum. La risposta ci è sia stata data in quest'Aula e in maniera estremamente preoccupante. Ovviamente ammettiamo che si possa essere contrari alla sostanza del referendum e che si possa condurre una battaglia politica affinché i singoli cittadini non si rechino alle urne, in quanto anche questo comportamento è espressione di una volontà popolare. Tuttavia, che questo boicottaggio avvenga per legge attraverso l'utilizzo delle istituzioni, per paura che l'election day funga da traino per il referendum, significa remare contro un istituto costituzionalmente previsto e protetto.
Ci sia consentito dire che in sede di discussione sulle linee generali ci hanno preoccupato due interventi: quello del rappresentante della Lega e quello dell'onorevole Stracquadanio. Il primo ha chiarito l'assoluta contrarietà della Lega all'accorpamento, perché il suo gruppo è contrario a un risultato favorevole del referendum. Chiaramente è del tutto legittimo esprimere questa contrarietà come partito politico e come gruppo parlamentare. Non è legittimo, invece, il sotterraneo mercanteggiamento che vi è stato sulla tenuta della maggioranza con l'utilizzo di uno strumento istituzionale, come una legge, per raggiungere un risultato politico. Francamente ciò non c'è piaciuto ed è uno dei motivi principali che ci portano a esprimere un voto contrario sul provvedimento in esame.
Preoccupante, altresì, è stata la dichiarazione dell'onorevole Stracquadanio - che ritengo fatta per conto del Popolo della Libertà - quando ha detto che l'eventuale accorpamento avrebbe rallentato le operazioni di voto. Si tratta di un'ipotesi non credibile e non grave, ma Pag. 60possibile e tutto sommato non drammatica. Ancor peggio, però, è stato quando l'onorevole ha dichiarato che vi era il rischio concreto che i presidenti di seggio avrebbero indotto gli elettori a votare scheda bianca per lavorare di meno, ovvero per non annotare l'eventuale rifiuto da parte dell'elettore.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Sai bene che non ho detto così!

DAVID FAVIA. Possiamo andare a leggere il resoconto, poi lo chiarirai ai microfoni perché quello che hai detto in sede di discussione sulle linee generali è trascritto. Dire che non si fa l'accorpamento del referendum - che avrebbe consentito di risparmiare centinaia di milioni di euro e che avrebbe semplificato il quadro elettorale per i cittadini - perché vi è il rischio che i presidenti di seggio (mi verrebbe da dire quei «delinquenti») avrebbero potuto inquinare il voto, credo che sia gravissimo. Questa maggioranza deve delle scuse agli operatori che svolgono questo lavoro nel fine settimana, nell'interesse della comunità e tutto sommato per «due lire».
Vi è un altro aspetto che ci preoccupa moltissimo. Gli elettori saranno chiamati alle urne in piena estate e per tre domeniche consecutive, addirittura per tre fine settimana, anche se la seconda volta sarebbe solo per una domenica. I cittadini verranno chiamati, infatti, nell'election day del 6-7 giugno, il 14 giugno per il referendum e il 21-22 giugno per i ballottaggi. Non vi è dubbio che le vittime designate di questa operazione saranno proprio i ballottaggi del 21 e del 22 giugno, quando le percentuali probabilmente diminuiranno ancora rispetto alle fisiologicamente già basse percentuali dei ballottaggi. In questo modo la maggioranza di fatto perpetuerà un boicottaggio verso i ballottaggi delle elezioni provinciali e quelli dei comuni sopra i 15 mila abitanti.
Credo che questo comportamento di strumentalizzazione politica, attraverso l'utilizzo distorto di una norma, di un elemento fondamentale delle istituzioni, cosa alla quale purtroppo questa maggioranza ci ha abituato molto spesso dall'inizio di questa legislatura, sia assolutamente negativo e censurabile, e meriti la nostra censura attraverso il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, a nome del Movimento per l'Autonomia, esprimo il nostro voto contrario su questo provvedimento, che altera nella sostanza il testo approvato dal Senato della Repubblica, nel quale era riconosciuto ai partiti che avevano un consenso superiore al 2 per cento, quindi oltre 600 o 700 mila voti espressi in campo nazionale, la possibilità di un rimborso elettorale che giustificasse le ragioni delle battaglie ideali e politiche nella competizione delle prossime elezioni europee.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,10)

LUCIANO MARIO SARDELLI. Il colpo di mano, operato da quest'Aula, ci trova assolutamente contrari. Non ne capiamo le ragioni politiche, procedurali e istituzionali. Se è vero, come è vero, che l'Unione europea, così come era stata pensata dei padri costituenti dell'Europa, da Spinelli ad Adenauer e a De Gasperi, doveva essere l'Europa dei popoli e delle regioni, non degli Stati, in una democrazia come quella italiana, che fa del federalismo la pietra miliare dei prossimi anni di una rinascita istituzionale, economica e sociale del Paese, non comprendiamo perché i territori e i popoli debbano essere sacrificati nella possibilità di esprimere un loro orientamento diverso rispetto a quello dei partiti maggioritari, penalizzando le espressioni politiche e i partiti che di questo orientamento sono portatori. È una responsabilità grave che questa maggioranza e questo Parlamento si assumono. Pag. 61
Voglio far presente che su un emendamento importante, condiviso da tutta l'opposizione e anche da noi del Movimento per l'Autonomia, è venuta meno la possibilità di ripristinare la percentuale del 2 per cento, come sufficiente per un rimborso elettorale, perché diciassette parlamentari dell'opposizione, della minoranza, hanno votato con la maggioranza e decine di parlamentari dell'opposizione non erano presenti.
Quindi, ci viene da dubitare fino in fondo della volontà anche dei grossi partiti di opposizione di difendere questi spazi di libertà e di democrazia. Si crede - ed è la ragione di alcune riflessioni e di alcuni provvedimenti di questi anni, anche in materia elettorale nazionale, per quanto riguarda le elezioni politiche - che sia necessaria la semplificazione del quadro politico, per risolvere i problemi del Paese, cioè la riduzione del numero dei partiti. Si deve ad un leaderismo delle oligarchie una soluzione rapida dei problemi del Paese. Questo non è e non può essere. Noi non crediamo che questa idea semplicistica e semplificante possa assolutamente far fronte alla complessità delle diversità e delle difficoltà che il Paese si trova ad affrontare. Noi crediamo che la soluzione per affrontare in maniera diversa i problemi del Paese sia a portata di mano, con una democrazia partecipata, riducendo il distacco tra quest'Aula parlamentare, tra le assemblee degli eletti, e i cittadini, rimettendo i partiti al centro della vita politica nazionale.
Ma tutto questo sembra non compreso e non comprensibile, anche da parte degli amici della Lega che del federalismo e della partecipazione fanno a parole una battaglia quotidiana, e che invece hanno preferito seguire una scorciatoia egoistica e personale di maggior tornaconto per le casse delle loro economie di tesorerie di partito.
Detto questo, rimarco anche un altro aspetto: noi avevamo presentato degli emendamenti affinché fosse più evidente il simbolo dei partiti, affinché le persone anziane potessero meglio riconoscere il simbolo e affinché fosse anche possibile accorpare più partiti sotto un'unica bandiera. Anche questo ci è stato negato. Notiamo che c'è una volontà oligarchica, statalista, centralista che non condividiamo. Crediamo che la distanza dei cittadini da questo Parlamento stia aumentando, perciò noi andremo nelle piazze a difendere le nostre ragioni in mezzo ai cittadini e fra la gente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, noi abbiamo già avuto modo di dichiarare la nostra posizione favorevole ai contenuti del decreto-legge in esame, che fa in modo di accorpare alle amministrative le consultazioni elettorali per il Parlamento europeo. All'interno del provvedimento abbiamo ripristinato la soglia del 4 per cento, già prevista prima delle modifiche conosciute, e che segue la logica di quanto avevamo approvato poche settimane fa, quando abbiamo modificato la legge per il Parlamento europeo che introduceva una soglia minima, per avere degli eletti, che passava da uno zero virgola praticamente nulla al 4 per cento, in buona media con tutto quello che succede negli altri Paesi europei. Era quindi giusto ripristinare anche il concetto che, per avere dei rimborsi elettorali, bisognasse avere un eletto e quindi raggiungere il 4 per cento.
Questo serve per mettere ordine a ciò a cui abbiamo assistito finora, vale a dire che vi erano degli «pseudomovimenti» che nascevano solo ed esclusivamente in occasione delle campagne elettorali per le europee, inventandosi o scimmiottando simboli di altri partiti storici, per quanto conosciuti dal corpo elettorale, dai nostri cittadini, per raggranellare, molto spesso anche con l'imbroglio, quelle pochissime centinaia di migliaia di voti a livello nazionale che consentivano loro di avere un eletto, ma soprattutto dei rimborsi elettorali che li premiavano, anche se non per la loro caratura politica o per la loro storia politica. Pag. 62
Detto questo, abbiamo respinto gli emendamenti che aprivano alla possibilità che il Governo decidesse di accorpare alle amministrative e alle europee anche il referendum in materia elettorale. Abbiamo votato contro questa proposta, perché la storia del nostro Paese ricorda che le consultazioni referendarie non sono mai state accorpate ad altre elezioni, non fosse altro perché si parla, si discute, si chiamano i cittadini elettori ad esprimersi su un quesito specifico, che ha la necessità di avere una propria campagna elettorale. La richiesta di chi chiede l'accorpamento referendario alle altre elezioni, per cercare di aiutare un po', se vogliamo, l'esito di questo referendum, è strumentale.
L'ho ricordato in tempi non sospetti, e anche poche ore fa nel corso della discussione sulle linee generali: questo referendum ha una portata storica.
Esso chiede legittimamente di trasformare l'assetto politico del Paese e di farlo passare dal bipolarismo al bipartitismo, ed ha quindi una portata storica. Non si tratta di una novità perché è dal 1996 che si cerca di arrivare a tanto, ma il Parlamento già allora non approvò questo tentativo; siamo passati per altri tentativi referendari che volevano eliminare la piccola quota proporzionale che rimaneva a disposizione di chi voleva presentarsi da solo con un proprio programma senza essere obbligato ad accorparsi con partiti maggiori, ma essi sono naufragati perché non hanno raggiunto il quorum.
Prima ho sentito dire che la Lega si sarebbe messa di traverso per cercare in ogni modo di evitare questa possibilità, ma noi abbiamo semplicemente ricordato che i referendum sono una cosa a parte e che questo referendum ha una portata enorme per gli assetti politici del Paese e, quindi, richiede una specifica consultazione elettorale.
I circa 400 milioni di euro di spese che abbiamo sentito citare prima sono evidentemente sovrastimati perché comunque le strutture ci sono e i tabelloni pubblicitari sono già montati (a mio giudizio, quella stima dovrebbe essere tagliata almeno di un terzo, ma questo è un altro discorso).
Non c'è nessuna strumentalità perché tra l'altro noi vogliamo, nella logica della semplificazione di tutti gli atti che riguardano la vita di questo Paese, continuare in tale intrapresa: poco tempo fa abbiamo approvato un decreto-legge che taglia 28 mila leggi che non servivano più a nulla proprio per semplificare la vita ai cittadini, e ci sembrava una cosa da evitare anche il fatto che essi potessero trovarsi una domenica con quattro schede da votare.
Da ciò deriva la nostra posizione politica a tale riguardo. Ricordo a chi chiede l'accorpamento - e concludo - che accorpare il referendum ad altre tre schede equivale a costringere il cittadino elettore a dover esprimere, con la prima scheda, la preferenza per il sindaco e quella per il consigliere comunale e, con la seconda scheda, a scegliere il presidente di provincia ed ad indicare la preferenza per il consigliere provinciale; con la terza scheda bisognerebbe, invece, votare per un partito alle elezioni europee con la possibilità di indicare tre preferenze per i candidati e, infine, ci sarebbe anche la quarta scheda con una portata di questo genere: tutto ciò ci sembra una cosa da evitare!
Questo è stato il lavoro proposto dal nostro movimento, che non può essere strumentalizzato con due battute come ho sentito dire prima perché va proprio nella logica di semplificare anche quella giornata che i cittadini dedicano alle istituzioni per esprimere i loro intendimenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vassallo. Ne ha facoltà.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, naturalmente il gruppo del Partito Democratico dà una valutazione positiva e certamente favorevole dell'idea che più turni elettorali si svolgano nella stessa giornata, e dunque del contenuto promesso dal decreto-legge in esame.
Tuttavia, il gruppo del Partito Democratico esprimerà un voto contrario sull'approvazione Pag. 63del disegno di legge di conversione perché nel corso della discussione non sono state recepite alcune indicazioni per noi essenziali, non recependo le quali, come cercherò di dire riprendendo peraltro argomenti che sono stati sviluppati più volte nel corso della discussione, si colpisce in maniera significativa il diritto degli elettori di partecipare alla vita democratica del Paese.
Abbiamo proposto vari emendamenti, ma ve ne sono alcuni che, a mio e a nostro avviso, sono significativi e danno il segno dell'indisponibilità della maggioranza a discutere, anche nei casi in cui abbiamo proposto dei miglioramenti che certamente i cittadini italiani avrebbero apprezzato.
In primo luogo, abbiamo proposto che la soglia per l'attribuzione del cosiddetto rimborso elettorale fosse di poco più bassa rispetto alla soglia per l'accesso alla rappresentanza per le ragioni che abbiamo spiegato, perché questo avrebbe favorito la partecipazione ed avrebbe consentito anche a forze politiche che sono a rischio di non superare la prima soglia di partecipare efficacemente alla campagna elettorale.
Ma soprattutto - è su questo punto che penso sia necessario insistere e su cui anche la nostra azione nei confronti dell'opinione pubblica continuerà ad essere molto ferma - questo Parlamento ha impedito che si facesse un'opera banale, elementare di correttezza, di pulizia nell'uso delle risorse pubbliche. Infatti, noi abbiamo proposto che i soldi che sarebbero andati ai partiti che rimangono sotto la soglia, venissero mandati in economia.
Al contrario, questo Parlamento, questa Camera ha deciso che quei soldi vengano redistribuiti tra i partiti che superano la soglia. Credo che molti cittadini, qualora si soffermassero su questo aspetto, non avrebbero difficoltà a riconoscere in questa decisione il segno di un'altra forma di prevaricazione, di un uso distorto delle risorse pubbliche da parte di quella che, con una formula che certamente non è del tutto appropriata, viene chiamata «casta».
Soprattutto, la maggioranza e il Governo si sono rifiutati ripetutamente e recisamente di prendere in considerazione l'ipotesi di fare un vero e proprio election day, cioè di prevedere nella stessa data anche lo svolgimento dei referendum indetti ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione.
In questo modo la Camera, la maggioranza e il Governo vengono meno a due doveri fondamentali che non dovrebbero stare a cuore soltanto all'opposizione: il dovere di favorire la partecipazione democratica dei cittadini, di non inibirla e di utilizzare in maniera oculata i soldi dei cittadini stessi.
In questo modo, decidendo di impedire l'accorpamento della tornata referendaria con le elezioni amministrative ed europee, il provvedimento che stiamo approvando costituisce, a mio avviso, una frode nei confronti dei cittadini italiani sotto la specie degli elettori e dei contribuenti; rende più difficile l'esercizio di un diritto costituzionalmente garantito previsto e, al tempo stesso, aumenta i costi per lo Stato, per le famiglie, per altre amministrazioni non direttamente coinvolte nel procedimento elettorale e, in una certa misura, anche per le imprese per una cifra che è stata stimata, com'è noto, in alcune centinaia di milioni di euro. Tutto ciò in una fase critica della vita e dell'economia del nostro Paese, durante la quale questi soldi potevano essere utilizzati certamente in maniera assai più intelligente e oculata.
Noi sappiamo benissimo che questo avviene non per una qualche ragione legata all'equilibrio tra le forme di espressione della rappresentanza, ma per una semplice ragione di opportunità interna all'attuale maggioranza di Governo. Infatti, in particolare, un partito della maggioranza ritiene che non si debba fare un referendum su quello che un suo autorevole esponente ha chiamato, come è noto, porcellum.
Dunque, al solo scopo di impedire ai cittadini italiani di esercitare efficacemente il diritto ad esprimere la propria opinione su quella cattiva legge elettorale, il Governo e la maggioranza hanno deciso Pag. 64di buttare dalla finestra 400 milioni di euro: in questo modo, però, non solo si inibisce e si rende difficile la partecipazione e, quindi, si tenta di vanificare il quesito referendario, ma si mette in discussione ancor più di quanto già non lo sia, forse in maniera definitiva, un istituto, quello del referendum, che invece, in un sistema che si va sempre più configurando come un sistema bipolare maggioritario (un sistema che, forse, è talvolta maggioritario in una forma eccessiva anche a causa del modo in cui questa maggioranza esercita la sua funzione) sarebbe ancora più necessario, perché costituisce uno dei pochi, se non il più rilevante strumento per coloro i quali non sono d'accordo con la maggioranza del giorno per esprimere le loro opinioni.
Quindi per queste ragioni, per la frode che la scelta contenuta in questo decreto-legge costituisce per gli elettori e i contribuenti italiani e per l'attacco che questa decisione rivolge, ancora una volta, all'istituto referendario, il gruppo del Partito Democratico voterà «no» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stracquadanio. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, abbiamo ascoltato il collega Vassallo ripetere una serie di inesattezze, imprecisioni e anche notizie false, che grazie a Dio questa Camera, respingendo tutti gli emendamenti e confermando nell'articolato (e credo anche nel voto finale) il decreto-legge in esame così come licenziato dalla Commissione, ha rigettato.
Vediamo brevemente queste falsificazioni che sono state respinte: innanzitutto, cominciamo dall'argomento truffaldino e insopportabile secondo il quale il tenere i referendum in una data diversa da quella delle elezioni europee avrebbe un onere aggiuntivo di 400 milioni di euro. Ho già detto in sede di discussione sulle linee generali e in una mia dichiarazione di voto su un emendamento, che questa valutazione è frutto di una stima, o meglio di una cifra buttata là dal sito www.lavoce.info, sito molto vicino al Partito Democratico e alla sinistra. Tale sito, pur avendo tra i suoi collaboratori prestigiosissimi economisti delle nostre università, fa politica come tante altre strutture e come tante altre forme di manifestazione del pensiero sulla rete. Nel fare politica, spesso introduce elementi di demagogia e di manipolazione della verità.
Ho rifatto i conti, signor Presidente, e ho calcolato che il costo di due giornate di seggi aperti, che equivale al calcolo del rimborso che diamo agli scrutatori e ai presidenti di seggio, in aggiunta agli straordinari per il personale dei comuni che deve tenere aperte le sedi dei comuni nei due giorni del voto, assomma a 38 milioni e 750.000 euro per quanto riguarda il rimborso di chi sta ai seggi e una cifra non superiore a 40 milioni di euro (quindi, 38 più 40 milioni) per le altre spese che sostiene la pubblica amministrazione.
Ciò vuol dire che il costo di questa consultazione referendaria - tolte le spese fisse quali stampa delle schede, distribuzione e manifesti, che andrebbero fatti comunque, indipendente dal giorno in cui si vota - ammonta a circa 80 milioni di euro. Quindi, tutto questo scandalo è legato a 80 milioni di euro e non ai 460 che qui il segretario del Partito Democratico, mentendo e sapendo di mentire, ha menzionato.
Esaurito tale argomento, vediamo le altre questioni.
Signor Presidente, sono un referendario da sempre e ho l'orgoglio di aver condotto l'ultima battaglia referendaria che ha visto raggiungere il quorum in questo Paese, nel 1995, quando sono stato il portavoce del comitato per il «no» nei referendum sulle televisioni. Ebbene, in quell'occasione - e fu l'ultima - gli elettori andarono a votare, si votò l'11 giugno, cioè in limine dell'ultima data possibile secondo la legge e il quorum fu raggiunto; per l'impostazione della campagna elettorale degli uni e degli altri si raggiunse il quorum e il «no» prevalse. Pag. 65
Non è colpa della data se i venti referendum che si sono svolti dopo non hanno richiamato alle urne gli elettori, fino a giungere al 25 per cento della partecipazione negli ultimi quesiti.
Non è ricorrendo all'espediente di costringere al voto in un'unica data, con le elezioni europee e il primo turno delle elezioni amministrative, che si può pensare di raggiungere il quorum. È stato detto che gli elettori sono consapevoli e possono rifiutare la scheda del referendum se non vogliano votare. È vero. Supponiamo, però, che il 70 per cento degli elettori (visto che, secondo l'ultimo dato referendario, ha votato il 30 per cento) respinga la scheda: cosa accadrebbe nei seggi, visto che, per ogni scheda, è necessario compilare un verbale, perdendo minuti per registrarlo? Che paralizzeremmo le operazioni di voto delle elezioni europee, che sono convocate contemporaneamente in tutta Europa, esponendo il nostro Paese ad una clamorosa figuraccia e tutto, perché pensiamo di poter creare un election day, quando l'election day non c'è.
Il vero motivo per il quale in Italia non vi è l'election day, è perché le elezioni amministrative prevedono il doppio turno. È assolutamente insopportabile che da parte di chi vuole il doppio turno in tutte le elezioni - e lo vuole da almeno 18 anni - si chieda l'election day. Non si può tenere l'election day se vi è il doppio turno. È concettualmente sbagliato. E quando oggi il collega Giachetti ha affermato che si svolgerebbero tre elezioni in un solo giorno, ha detto una cosa falsa, perché è necessario convocare gli elettori almeno due volte. Sono 18 anni che spendiamo gli 80 milioni di euro per tutte le elezioni a doppio turno. Non è il caso di usare questi argomenti.
Detto questo, signor Presidente, veniamo all'altra vexata quaestio, quella del rimborso elettorale alle liste che non abbiano avuto rappresentanti.
Comprendo perfettamente la difficoltà, anche dei colleghi e degli amici del Movimento per l'Autonomia, e con loro ho interloquito quando discutevamo questo provvedimento in Commissione. Il punto chiave è che non abbiamo posto una soglia all'accesso ai contributi: abbiamo semplicemente stabilito che si accede ai rimborsi elettorali laddove si abbia almeno un rappresentante. Questo è un principio di carattere generale, che vale in funzione del sistema politico che poi si sceglie. Se si sceglie un sistema che prevede una soglia di accesso, allora, in quel caso, la soglia interviene; se si sceglie un sistema elettorale che prevede una soglia più bassa, allora essa sarà più bassa. In funzione del sistema che si sceglie, si percepisce il rimborso. Non è possibile pensare ad un sistema politico, dove qualcuno partecipa alla cerchia della rappresentanza e qualcun altro partecipa alla cerchia dei rimborsi. Questo induce, ed ha indotto, i partiti a presentarsi, temerariamente, solo per ragioni patrimoniali, cioè per avere tutti quei benefici di natura economica che vengono dal partecipare ad un turno elettorale. In un sistema politico, è una deformazione inaccettabile.
Ai colleghi del Movimento per l'Autonomia, vorrei dire che esistono molte forme attraverso le quali un partito territoriale può pensare di presentare propri candidati alle elezioni europee, la cui dimensione è nazionale innanzitutto, prima ancora che essere circoscrizionale. Al Parlamento europeo non rappresentiamo le singole circoscrizioni del Paese, ma la nazione, e la delegazione italiana è tale perché è formata da 78 parlamentari eletti ovunque.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, il provvedimento in oggetto, avendo fatto verità delle bugie che sono state affermate, rende omaggio alla ragione e pone fine alla straordinaria contraddizione del Partito Democratico, che desidera un sistema politico bipartitico nel sostenere i referendum e, contemporaneamente, un sistema politico in cui venti, trenta, mille partiti ricevano i soldi del rimborso elettorale attraverso il raggiungimento della soglia del 2 per cento.
È inaccettabile ed è anche per questo che il gruppo del Popolo della Libertà Pag. 66voterà con convinzione a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 2227-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2227-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 2227-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Con tutto il tempo necessario, i colleghi segnalino coloro che non riescono a votare. Siamo nella votazione finale, mi sembra quindi corretto che tutti riescano a votare. Qualcuno assista l'onorevole De Corato, l'onorevole Simeoni, l'onorevole Mondello, l'onorevole Aprea, l'onorevole Lanzillotta, l'onorevole Duilio... ovviamente, mi raccomando, quelli che hanno votato non stacchino il dito. Onorevole Duilio, come va? I suoi polpastrelli hanno qualche problema. Ci siamo?
Dichiaro chiusa la votazione
Comunico il risultato della votazione:
S. 1341 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 gennaio 2009, n. 3, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento nell'anno 2009 delle consultazioni elettorali e referendarie» (Approvato dal Senato) (2227-A):

Presenti 491
Votanti 467
Astenuti 24
Maggioranza 234
Hanno votato 251
Hanno votato no 216
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Ferranti e Colombo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,43).

PRESIDENTE. Essendosi conclusa la trattazione del punto 1 all'ordine del giorno, sospendiamo la seduta che riprenderà alle 19 con l'esame e la votazione della questione pregiudiziale riferita al decreto-legge in materia di contrasto alla violenza sessuale e successivamente di quelle riferite al disegno di legge in materia di intercettazioni telefoniche.

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, visto che i lavori sono previsti fino alle ore 18 credo che sia opportuno passare al punto successivo all'ordine del giorno, con l'illustrazione della questione pregiudiziale. Non c'è ragione per cui dobbiamo far diventare la pausa prevista nell'ambito dell'organizzazione dei lavori da un'ora a un'ora e un quarto. Cominciamo con l'illustrazione e con gli interventi, poi sospendiamo alle ore 18 e alle ore 19 riprendiamo da dove siamo giunti.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 67

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, come l'onorevole Bocchino ed altri colleghi sanno - avendone discusso in precedenza, sollecitati da altri colleghi, per comprendere quali fossero gli orientamenti dei gruppi da rappresentare alla Presidenza quanto alle modalità di funzionamento dell'Aula, dato che siamo in fase di prova del sistema di voto e anche delle fasce orarie di votazione e di discussione - questa è una fascia oraria nella quale sono previste votazioni. Non si capisce, quindi, cosa voglia dire procedere adesso fino alle 18 con l'illustrazione, salvo che, probabilmente, non si voglia votare.
Noi non abbiamo nulla in contrario - come già avevo fatto presente al rappresentante del gruppo di maggioranza relativa di questo Parlamento - a procedere anche senza l'eventuale interruzione, in modo tale che non si possano disgiungere le dichiarazioni di voto, perché siamo in fase, per quanto riguarda le mozioni, di dichiarazioni di voto e non di illustrazione. Siamo in fase di dichiarazioni di voto, e quando le dichiarazioni di voto iniziano va da sé che si debbano concludere con il voto finale. Si può quindi presumere di iniziare prima la discussione, per quanto riguarda, in questo caso, non una mozione, perché bisognerebbe invertire i punti all'ordine del giorno. Se invece vogliamo mantenere inalterato l'ordine del giorno, si tratta di verificare se ci sono le condizioni per poter fare, in un quarto d'ora, quello che il vicepresidente del gruppo del Popolo della Libertà ha proposto. Siamo in una fase abbastanza delicata, che riguarda le pregiudiziali sui due disegni di legge che sono alla nostra attenzione. Ritengo, se vogliamo procedere, che almeno una di esse debba essere conclusa. Si può poi riprendere alle ore 19 per concludere le seconde.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Mi scusi, signor Presidente, ma interverrò successivamente.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, la richiesta che è appena intervenuta non ci vede pregiudizialmente contrari. Ci sorprende però un tantino perché lei sa bene, signor Presidente, che era appena intervenuto un accordo tra i gruppi, sollecitato e attivato dalla Presidenza, che ci aveva portato a determinare che alle 19 avremmo illustrato le due pregiudiziali, rinviando a domani l'esame delle mozioni. Non possiamo quindi rimettere in discussione quello che abbiamo concordato un quarto d'ora fa.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo per riprendere quanto anticipato dal collega dell'Italia dei Valori. Al di là dell'accordo che era stato raggiunto sulla questione delle votazioni, adesso mancano dieci minuti. Il Regolamento prevede che dovremmo modificare addirittura l'ordine dei lavori se dovessimo iniziare l'esame delle mozioni. Ritengo, pertanto, sia opportuno, anche alla luce del miglioramento del clima negli ultimi momenti delle votazioni, sospendere ora, come si è previsto, e riprendere alle ore 19, oppure guadagnare questi dieci minuti prima delle 19, il che modificherebbe di poco l'ordine dei lavori previsto per quest'Aula.

PRESIDENTE. Mi sembra - propongo questo ai colleghi - che si possa andare in questa direzione: è evidente il principio affermato dall'onorevole Bocchino e tra l'altro condiviso da tutti; siamo in una fase di sperimentazione dell'avvio della nuova modalità di voto; abbiamo stabilito degli orari in cui si vota, degli orari di pausa e degli orari in cui possiamo svolgere la discussione sulle linee generali: è prevista, Pag. 68alle ore 18, la conclusione della fase delle votazioni, per poi riprendere alle ore 19. Il principio è che si possa e si debba usare tutto il tempo a disposizione per ottimizzare i lavori dell'Aula. Parallelamente però - lo dico anche in base al buonsenso - non siamo nella fase delle dichiarazioni di voto, lo sa anche l'onorevole Quartiani, stiamo per entrare nella fase dell'esame delle questioni pregiudiziali, per cui è prevista l'illustrazione e vi sono tre deputati che hanno chiesto di parlare e dispongono di cinque minuti ciascuno per esprimere la posizione dei gruppi. Ad ora, hanno chiesto di parlare: l'onorevole Bressa, che dispone di dieci minuti; l'onorevole Rao, l'onorevole Dal Lago e l'onorevole Evangelisti, che dispongono di cinque minuti ciascuno per complessivi quindici minuti. Sono già le 17,50 e avremmo bisogno di 25 minuti di tempo. A questo punto proporrei la sospensione con la ripresa dei lavori alle ore 19, anche al fine di garantire una continuità nella modalità di voto e nella discussione, per l'attenzione dell'Assemblea. Quindi, se non ci sono obiezioni, sospenderei la seduta e la riprenderei alle ore 19, partendo dalle questioni pregiudiziali.

MARCO BELTRANDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. La ringrazio, signor Presidente, mi scuso ancora per prima. Intervengo su quanto sta accadendo in via del Seminario a palazzo San Macuto. Ho posto la questione alla ripresa pomeridiana della seduta ed in quel momento presiedeva l'onorevole Buttiglione, ora sta presiedendo lei, e la prego di riferire al Presidente della Camera che non si può, non basta rispondere a questa situazione dicendo: stiamo monitorando la questione con i questori e la manifestazione si sta svolgendo regolarmente.
Quello che stiamo denunciando, che sto denunciando anch'io, è che c'è un organo parlamentare bicamerale, la Commissione parlamentare di vigilanza sulla RAI, di cui mi onoro di far parte, che è costituita, ma non funziona; per qualche ragione, che non è chiara e non è conoscibile, non sta funzionando. Ci sono atti dovuti, obbligati che attendono di essere messi all'ordine del giorno, ma la Commissione nemmeno viene convocata. Credo che i Presidenti delle Camere abbiano il dovere di comprendere per quale ragione gli atti obbligati per legge non vengono compiuti, non si può semplicemente fare da spettatori. Ricordo che per sbloccare la vertenza della Commissione di vigilanza siamo arrivati addirittura a sciogliere in via autoritativa una Commissione, ciò che non era mai successo prima, un atto molto discutibile, ed oggi non si può far finta che tutto vada bene e fare soltanto gli spettatori.
Quindi ringraziandola, Presidente Lupi, la prego di far presente al Presidente della Camera che a questo punto occorre anche un suo intervento perché si chiariscano e si rimuovano le ragioni per cui a me, membro della Commissione, è impedito di adempiere agli obblighi imposti dalla legge.

PRESIDENTE. Onorevole Beltrandi, la Presidenza riferirà al Presidente Fini.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 19.

La seduta, sospesa alle 17,55, è ripresa alle 19.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori (A.C. 2232) (Esame e votazione di una questione pregiudiziale).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 23 febbraio 2009, Pag. 69n. 11, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori.

(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 2232)

PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la questione pregiudiziale Ferranti ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2232).
Avverto che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
L'onorevole Bressa ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Ferranti ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, «dottrine confuse per azioni confuse governano il mondo». Wolfgang Goethe così descriveva il nuovo oscurantismo, ma sembra una cosa scritta per voi, per questo Governo e per questa maggioranza. Questo decreto-legge ci aiuta a capirne il perché. Il Governo approva un decreto-legge in materia di stupro e di violenza alle donne, uno dei delitti più odiosi e nefandi. A tale proposito, lasciatemi aprire una piccola parentesi. Il Governo inserisce nel decreto-legge - e questo dimostra una sorta di vizio assurdo da parte del Governo stesso - le norme relative allo stalking, appena votate all'unanimità da questa Camera e all'esame del Senato. Voi una legge normale non siete proprio capace di votarla: solo decreti-legge!
È fuori discussione l'allarme, la paura e l'insicurezza che questi crimini generano nelle persone. Ma per il Governo non è questo il punto, perché pensa bene di fare di questo decreto-legge lo strumento e il veicolo per varare alcune disposizioni non specificatamente ricollegabili al tema dei delitti di violenza sessuale. Ecco allora comparire le modalità di esecuzione dell'espulsione (leggasi ampliamento a 180 giorni del periodo di trattenimento dello straniero nei centri di identificazione e di espulsione) ed ecco comparire, soprattutto, il piano straordinario di controllo del territorio (leggasi ronde).
Non si perde occasione per continuare ad alimentare quello che alcuni studiosi inglesi, ancora negli anni Settanta, hanno definito «panico morale», e cioè concentrare l'attenzione su una condizione, un episodio, un gruppo di persone considerati come una minaccia ai valori e agli interessi della società. Non rileva il fatto che stiamo parlando di violenza alle donne e dell'umiliazione inferta alle vittime di una piaga sociale infamante. Quello che interessa a questa maggioranza è alimentare il governo della paura. Se la nostra quotidianità diviene preda delle paure e scatta l'identificazione della vittima delle azioni criminali con il cittadino comune, che è sempre per sua natura vulnerabile, si apre la strada a interventi sempre più pesanti e punitivi da parte dello Stato e ci si avvia verso l'esercizio di un potere esecutivo del Governo sempre più invasivo e totalizzante, con un appannamento e uno svilimento della fiducia nella perdurante validità del patrimonio di principi e valori di cui la nostra Costituzione è espressione.
Ma voi questa volta avete passato il segno. State giocando con il fuoco. Mettete in gioco non le istituzioni ma i presupposti della credibilità e della forza stessa delle istituzioni. Il riferimento chiaro e immediato è alle ronde. Attribuire a dei privati cittadini compiti, diretti o indiretti, di sicurezza pubblica costituisce una violazione, non importa quanto profonda, dell'inderogabile principio del monopolio pubblico dell'uso legittimo della forza, sul quale si fonda lo Stato e, in particolare, lo Stato moderno di diritto.
Siamo nel 1600, dopo le grandi guerre di religione, quando Thomas Hobbes nel Leviathan scrive che «la paura di perdere la vita o solo di rischiare di perderla è la passione che induce gli individui, indistintamente tutti, a desiderare di rinunciare a una parte della loro libertà di decidere su che cosa fare per proteggersi per consegnarla Pag. 70al sovrano in cambio di sicurezza». Ed è su tale forza che si regge la solidità dello Stato. Il monopolio pubblico della forza e del suo uso legittimo non è solo un dato costituzionalmente garantito ma è un presupposto dell'esistenza stessa dello Stato, come noi lo conosciamo da Hobbes fino ai giorni nostri.
Pensare di applicare il principio di sussidiarietà alla funzione di sicurezza pubblica è non solo profondamente sbagliato, perché è una funzione non privatizzabile, ma è anche terribilmente pericoloso.
La falsa idea del popolo che si fa Stato senza mediazioni istituzionali è il parto di una subcultura politica, che vive la Costituzione come un ostacolo da superare ed è la stessa cultura - guardate bene cari colleghi - che è all'origine del fenomeno mafioso dell'industria e della protezione privata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Colleghi della maggioranza, riflettete. Davvero potete pensare di poter sacrificare sull'altare della propaganda - che mira a colpire l'immaginazione dei cittadini piuttosto che risolvere la loro in sicurezza - principi fondanti l'essenza stessa dello Stato? Le ronde non sono la risposta ai problemi di sicurezza del Paese. Si vedano gli effetti tragicomici delle prime uscite a Padova, con le ronde private scortate da polizia e carabinieri.
Le ronde non sono compatibili con la nostra Costituzione, oltre che per l'obiezione di fondo che ho appena illustrato, anche perché contraddicono il dettato dell'articolo 18 della Costituzione. Il secondo comma di tale articolo recita: «Sono proibite le associazioni che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare». Dottrina e giurisprudenza costante chiariscono che «militare» non deve essere inteso in maniera restrittiva come riferito ad associazioni che fanno uso di armi, ma anche soltanto all'inquadramento degli associati in nuclei con disciplina e ordinamento gerarchico, eccetera. Basta che vi leggiate il decreto legislativo n. 43 del 1948, ancora vigente.
Per quanto riguarda il perseguimento anche indiretto di scopi politici, non aggiungo altro rispetto alle notizie di stampa di questi sciagurati giorni. Su La Stampa del 25 febbraio: «Borghezio riunisce 5 mila volontari e prepara la scuola. Corsi e stage nei weekend per la difesa». A Treviso: «Lezione per rondisti: cellulare e taccuino e una sola pausa caffè. Primo giorno in classe da Antonio Romeo, ex carabiniere, che lavorò con il generale Dalla Chiesa, chiamato da Forza Italia per formare i volontari». Non commento, ricordo solo le parole di Costantino Mortati all'Assemblea costituente, quando ricordava che il divieto dell'articolo 18 corrispondeva all'intento di evitare che si potesse ripetere nel futuro della storia italiana un'atmosfera di intimidazione e paura.
Stiamo esagerando, cari colleghi, perché le ronde non sono poi così pericolose, perché non verranno attribuiti loro compiti di sicurezza pubblica. Ma allora il decreto-legge in esame oltre che inutile, diventa ulteriormente contrario alla Costituzione, in quanto in questo caso il primo comma dell'articolo 18 prevede che la libertà di associazione non possa essere soggetta a nessuna forma di legge e non deve essere attuata per legge.
Se è una semplice forma di autorganizzazione dei cittadini non c'è bisogno di una legge. Cambiando prospettiva e assumendo il punto di vista delle garanzie e della libertà, la sostanza non muta. Il decreto-legge è contrario alla Costituzione perché - come è stato osservato da numerosi autori, valga uno per tutti Alessandro Pace - il compito di garantire e definire le forme di esercizio della libertà fondamentale è di esclusiva spettanza delle pubbliche istituzioni.
Da ultimo, con riferimento al prolungamento a centottanta giorni del periodo di trattenimento dello straniero nei centri di identificazione ed espulsione, è del tutto evidente che questa previsione è contraria al principio di ragionevolezza, in quanto discrimina il trattamento di un cittadino di uno Stato terzo in ragione della maggiore o minore efficienza burocratica dei Pag. 71diversi Paesi di origine. Inoltre, tale previsione è palesemente in contrasto con la stessa direttiva comunitaria sui rimpatri, che dovrà essere recepita dall'Italia, che prevede la detenzione come ultima ed estrema misura e non come unica e immediata soluzione come da voi proposto in questo decreto-legge.
Vi è un ulteriore elemento di incostituzionalità, laddove si prevede la retroattività della nuova disposizione dell'estensione a centottanta giorni per il trattenimento, in ragione del fatto che la Corte costituzionale - con la sentenza n. 105 del 2001 - ha stabilito che il trattenimento è misura incidente sulla libertà personale che non può essere adottato al di fuori delle garanzie dell'articolo 13 della Costituzione e pertanto non potrà mai essere retroattiva.
Per questi motivi riteniamo incostituzionale il decreto-legge in esame. Vi chiediamo di riflettere e di non continuare lungo questa pericolosissima china, che ci porta lungo inesplorati sentieri di irrazionalismo costituzionale. «Il conflitto tra razionalismo e irrazionalismo è diventato il più importante problema intellettuale e forse anche morale del nostro tempo»: queste sono parole di quel filosofo di lingua tedesca che di nome fa Karl, ma di cognome non fa Marx, ma Popper (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Voi state giocando con il fuoco. La vostra propaganda sta assumendo le vesti dell'innovazione dell'irrazionalismo assoluto, della rivolta contro la ragione non solo costituzionale.
Ma noi che rivendichiamo il nostro ruolo di opposizione costituzionale, di un'opposizione politica che difende e attua i principi costituzionali, non vi lasceremo bruciare il Paese e il suo patrimonio di civiltà e di democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rao. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, il decreto-legge su cui il Partito Democratico ha presentato una questione pregiudiziale di costituzionalità anticipa alcune delle disposizioni contenute nel disegno di legge in materia di sicurezza nonché pressoché interamente le norme previste nel disegno di legge sulle molestie insistenti. Com'è noto, l'Unione di Centro ha valutato positivamente il provvedimento sul cosiddetto stalking, inoltre la circostanza che nell'ultimo anno vi sia stato un decremento dei reati di violenza sessuale non giustifica in alcun modo un'inerzia legislativa su tale emergenza, da fronteggiare in maniera efficace attraverso un complessivo e mirato sistema di misure di modifica dell'ordinamento vigente.
Per questo non abbiamo inteso presentare una nostra pregiudiziale di costituzionalità perché riteniamo che questa legge vada nella direzione di garantire la sicurezza dei cittadini e ci asterremo su quella del Partito Democratico, anche se credo che condivideremo molti emendamenti al testo. Salviamo quindi l'intenzione del Governo, l'obiettivo della legge, mantenendo però ferma la nostra opposizione verso alcuni, molti, aspetti discutibili e su tanti nodi ancora non sciolti dal provvedimento.
Ciò che l'Unione di Centro si propone è che il Governo non compia errori su una materia così delicata e così sentita come la sicurezza delle persone, senza pregiudizi e nell'interesse generale, come ho sentito fare anche con grande responsabilità dall'onorevole Di Pietro nel corso della discussione in Commissione su questo provvedimento.
Certo, non possiamo non notare che anche in questa occasione l'Esecutivo ha ritenuto di operare unilateralmente, alterando l'equilibrio costituzionale ed esautorando così il Parlamento dalle proprie prerogative e responsabilità. L'importanza degli argomenti trattati e l'esigenza di intervenire in questa materia sono infatti riconosciute dalla Camera, che quasi all'unanimità ha già licenziato il 29 gennaio Pag. 72scorso le disposizioni sugli atti persecutori attualmente all'esame della Commissione giustizia del Senato.
Rimane il fatto che la decretazione d'urgenza, utilizzata come non mai in questo primo anno di legislatura, ha svilito fortemente il Parlamento, condannato ormai a rincorrere un treno di decreti-legge e, se le cose non cambieranno, destinato a diventare un'istituzione concretamente privata della possibilità di discutere e decidere democraticamente questioni politiche rilevanti. Inoltre, non possiamo tacere l'introduzione surrettizia nel decreto-legge, come ha già detto l'onorevole Bressa, di una norma già respinta dal Senato, come l'allungamento del tempo di permanenza degli immigrati nei centri di identificazione e di espulsione. È un atto da considerarsi comunque grave e irrispettoso delle prerogative parlamentari, ma questo scarso rispetto è ormai un tratto distintivo di questo Governo. Il Senato ha già bocciato il principio stesso di quella norma, cioè che la permanenza nei centri possa trasformarsi in una custodia cautelare mascherata, che di solito si riserva ai criminali accertati e pericolosi.
Veniamo alle disposizioni sulle ronde che per noi rappresentano una misura molto discutibile e ancora misteriosa su cui diversi e autorevoli esponenti del Governo, dal Ministro della difesa al sottosegretario di Stato per l'Interno e diversi esponenti anche del Popolo della Libertà veneti, invitano alla prudenza. Discutibile, dicevo, non tanto per la figura che si introduce, quanto per la filosofia sottostante e per la piega pericolosa che da essa può nascere: da una parte, il rischio notturno per persone sostanzialmente inermi che nei primi esperimenti hanno avuto la necessità persino di una scorta delle forze dell'ordine; dall'altra, il rischio della cosiddetta giustizia «fai da te», di chi munito di un distintivo si può sentire legittimato ad azioni pericolose e mirate.
Come hanno osservato i rappresentanti delle forze dell'ordine, le ronde - o associazioni di cittadini, come volete chiamarle - sono la risposta sbagliata ad una domanda di sicurezza giusta che fa bene, a nostro giudizio, il Parlamento ad interpretare, ma alla quale va data una risposta di serietà e di rispetto dello Stato e delle sue funzioni. Autorizzare queste ronde quindi, senza dare ingenti mezzi e risorse adeguate alle forze dell'ordine, speculando esclusivamente sulle emozioni, sui titoli dei giornali e dei telegiornali, significa alimentare un sentimento generalizzato di confusione e di paura della collettività, oltre a certificare l'impotenza dello Stato, che abdica pericolosamente in tal modo alla sua imprescindibile ed esclusiva funzione di garanzia della sicurezza pubblica.
Detto questo, confermo che l'Unione di Centro si adopererà in Aula per migliorare questo provvedimento, chiarendo molti punti oscuri, ma non offrirà un alibi a chi propone forzature e leggi spot per farsi dire «no». Siamo pronti a contrastare gli aspetti poco convincenti o controproducenti del provvedimento, confidando in un dibattito ampio e costruttivo tra maggioranza e opposizione, avendo presenti molte perplessità che crescono tra le fila della maggioranza, tra cui quelle espresse in Commissione, tra gli altri, dall'onorevole Paolini e dall'onorevole Contento, relativamente ad alcuni aspetti dell'articolo 2 sull'esigenza di estendere la custodia cautelare per una serie di specifici delitti di particolare gravità.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO RAO. Concludo, Presidente. Il nostro partito si asterrà, diciamo «no» a norme-manifesto, ma sfidiamo il Governo ad affrontare davvero i problemi in Parlamento, ascoltando i suggerimenti saggi che provengono non solo dall'opposizione, ma anche dalla sua stessa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dal Lago. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in merito alla questione pregiudiziale di costituzionalità riferita al decreto-legge in esame, vorrei Pag. 73fare un breve riferimento semplicemente all'analisi tecnico-normativa presentata dagli uffici per dichiarare quanto, invece, le norme presentate siano tutte all'interno della Costituzione e siano rispettose sia delle norme europee che di quelle italiane. Forse, più facilmente, avrei chiamato la questione al nostro esame non pregiudiziale di costituzionalità, ma pregiudiziale di natura politica e credo che l'intervento dell'onorevole Bressa abbia spiegato questo fatto in termini molto chiari.
Partendo dal riferimento, ad esempio, all'articolo 6, che autorizza i sindaci ad avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini al fine di segnalare alle forze di Polizia dello Stato eventi che possono arrecare danno alla sicurezza, vorrei ricordare a questo onorevole Parlamento che già da anni esistono in questo Paese associazioni antiracket che sono state rispettate da tutti. Ma vorrei altresì ricordare che, forse, se oggi alcuni volontari della sicurezza sono accompagnati dai carabinieri, come ad esempio nel comune di Padova, ciò è dovuto al fatto che sindaci di sinistra permettono di vivere ai centri sociali che vanno a picchiare i normali cittadini, che portano con loro unicamente un telefonino per avvisare le forze dell'ordine in presenza di comportamenti non corretti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Vorrei inoltre ricordare, sempre a questo Parlamento e ai colleghi della sinistra in particolare, che questo articolo 6 risponde in pieno all'articolo 118, quarto comma, della Costituzione il quale prevede che «Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale (...)» e quale interesse generale maggiore ci può essere se non quello della sicurezza dei cittadini? E chi ha voluto modificare questo articolo e questo comma della Costituzione se non il centrosinistra, che l'ha portato all'approvazione a suo tempo?
Inoltre, signor Presidente, noi siamo felici che l'amico Borghezio insegni ai cittadini come si fa una ronda; siamo felici che queste persone si muovano per la sicurezza dei nostri cittadini perché noi - lo ricordo a questo Parlamento - non siamo tra coloro che a suo tempo votarono l'indulto e permisero che tanti delinquenti potessero tornare sulle nostre strade a delinquere e a stuprare i nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ma noi non siamo nemmeno tra coloro che non criticano i loro colleghi di sinistra quando non permettono a ragazzi di centrodestra, come è successo a Torino pochi giorni fa, di raccogliere le firme per presentare le liste nelle università e vengono invece picchiati: è forse questa la sicurezza che il centrosinistra vuole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Noi non siamo assolutamente d'accordo, noi vogliamo sicurezza per la nostra gente e siamo disponibili a portarla a casa in ogni maniera, nella legalità e con il buonsenso.
Per quanto riguarda, invece, l'articolo 5 e l'estensione di centottanta giorni del periodo di trattenimento nei centri di identificazione e di espulsione, vorrei anche qui ricordare che questa norma risponde appieno oggi a quello che ci chiede l'Unione europea, ma vorrei altresì ricordare che Paesi come la Danimarca, l'Inghilterra e la Svezia oggi hanno norme che permettono di trattenere a tempo indeterminato finché non riescono a risalire alle loro generalità, i cittadini che entrano illegalmente nel loro Paese.
Ricordo, inoltre, che per quanto riguarda i CIE, sono stati stanziati da questo Governo altri 120 milioni di euro per permettere nuovi centri d'identificazione.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MANUELA DAL LAGO. Concludo, Signor Presidente. Noi non riteniamo valide le questioni pregiudiziali, in quanto riteniamo validi gli articoli 5 e 6 proposti e riteniamo che per l'identificazione sei mesi siano pochi. Ci auguriamo e auspichiamo - e sarà nostra volontà farlo - di riportare a 18 mesi il tempo di permanenza all'interno dei centri CIE, perché non vogliamo più nel nostro Paese irregolari, Pag. 74delinquenti, ovvero gente che con noi non deve vivere e non deve stare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, l'Italia dei Valori voterà a favore di questa pregiudiziale di costituzionalità per ragioni esclusivamente politiche. Non ci stracciamo le vesti per la norma che allunga il periodo potenziale di permanenza degli immigrati clandestini nei centri di identificazione. Siamo, infatti, consapevoli e convinti che, qualora consentano la loro identificazione, gli stessi immigrati per primi avranno la possibilità di porre termine a questo periodo di controllo. Non ci stracciamo nemmeno le vesti per quanto riguarda l'idea in sé di istituire quelle che molto impropriamente e con un termine che spero diverrà quanto prima desueto, perché davvero brutto, definiamo «ronde».
Siamo convinti che per il modo in cui sono state scritte ciò nulla aggiunge e nulla toglie a quello che la legge già oggi consente ad ogni singolo cittadino, ovvero di farsi garante della legge, della sicurezza e di fronte a reati per i quali è previsto l'arresto addirittura poter singolarmente, individualmente, ma legalmente trarre in arresto chi commette un reato.
Voteremo a favore della questione pregiudiziale perché voi siete un Governo di pasticcioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Si tratta di un Governo che in otto mesi finora ha presentato una pluralità di provvedimenti sulla sicurezza tutti eterogenei, parziali e cambiati in itinere. Nessuno di questi è organico o contiene norme dove il primo articolo ha qualcosa a che fare con il secondo. Solo oggi e solo in questo momento tra Camera e Senato esistono almeno cinque provvedimenti diversi, in diverse fasi di approvazione, che riguardano l'aspetto della sicurezza.
Voi siete una maggioranza sulla sicurezza politicamente disonesta e state raccontando un mucchio di bugie agli italiani. Per un anno avete mandato 3 mila militari a presidiare le strade italiane. Questi 3 mila militari sono costati più di 70 milioni di euro, ovvero l'equivalente di 9 milioni di ore di straordinario delle forze di polizia. Usare questi soldi per pagare gli straordinari alle forze di polizia significava avere ogni giorno almeno quattromila persone di pattuglia in più (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Si sarebbe trattato di poliziotti che hanno poteri di ordine pubblico e non di militari che non possono fare nulla di più di quanto possa fare io, o chiunque altro di voi che cammina per la strada.
Avete ingannato gli italiani con il poliziotto di quartiere, perché non avete raccontato che questo fa solo due turni: la mattina e il pomeriggio. Quindi, il poliziotto di quartiere non pattuglia le strade la sera e la notte, ovvero quando viene commesso il 75 per cento dei reati. Non avete detto agli italiani che il poliziotto di quartiere viene preso tra i poliziotti che si muovono con le volanti, per cui se agiscono come poliziotti di quartiere non utilizzano più le volanti. Avere due poliziotti che camminano a piedi in due luoghi diversi della città serve meno che avere due poliziotti che insieme si muovono in una volante.
Voi state danneggiando la sicurezza. Anche le ronde non sono e non sarebbero un problema in sé se fossero uno strumento di solidarietà sociale. Ma voi le state trasformando in qualcosa di ignobile, ovvero in squadracce di partito (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! L'onorevole Borghezio, che l'onorevole Dal Lago citava, intervistato due giorni fa, ha detto che le ronde dovranno tra l'altro verificare il rispetto dell'etica padana. Mi spiegate qual è l'etica padana (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Io non ho un'etica padana: mi fermeranno o mi arresteranno se mi troveranno per strada (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Voi state facendo ciò e sarà un disastro per la sicurezza, come sarà un disastro il capogruppo Pag. 75di Forza Italia nella regione Veneto, Sernagiotto, il quale sta organizzando a casa sua con la presenza del questore e del prefetto - che a questo punto dovrebbero avere il buon gusto di dimettersi - corsi di ronda e di partito.
Ma cosa facciamo? Le squadracce di partito? Cosa c'entra questo con la sicurezza? Non c'entra nulla. Voi la dovete smettere di ingannare i cittadini italiani. Rimettete i soldi che avete tolto dalla sicurezza. Questo dovete fare, se siete seri e tenete alla sicurezza. Rimettete quel miliardo di euro, che con l'ultima finanziaria avete tolto al comparto sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, la pregiudiziale del Partito Democratico è stata illustrata dall'onorevole Bressa, riconoscendo la rilevanza dei problemi esaminati da questo decreto-legge, ma dicendo che, nonostante ci sia la paura della criminalità, la paura da parte delle donne, nonostante tutti i temi siano esatti, questo provvedimento non va bene, perché si tratta di un decreto-legge. Anzi, non va bene perché è contrario alla Costituzione della Repubblica.
Visto il tempo limitato, onorevole Bressa, le chiedo e chiedo al Partito Democratico per punti: se l'associazione di cittadini che collaborano alla legalità è anticostituzionale, come mai nel 2007 la regione Piemonte, governata dal centrosinistra, ha votato una legge regionale sulle associazioni di cittadini? Se è anticostituzionale, come mai la regione Sardegna ha votato la stessa legge? Ancora, come mai la regione Emilia Romagna, guidata dal Partito Democratico (addirittura il comune di Bologna, guidato anch'esso dal Partito Democratico), ha votato a favore dell'erogazione dei contributi alle associazioni di cittadini? Inoltre, se i vostri amministratori locali e regionali erano distratti, come mai voi che eravate al governo, con il Governo Prodi, non avete impugnato per legittimità costituzionale quelle leggi regionali?
Quindi, le associazioni di cittadini vanno bene se sono fatte dal centrosinistra, ma diventano incostituzionali se fatte dal centrodestra. O forse - questo fa ancora più paura - il Partito Democratico oggi sembra avere più paura di cittadini che, con disponibilità, senso di solidarietà civica ed esercitando il diritto di cittadinanza, cercano di collaborare con lo Stato e meno paura dei delinquenti che scorrazzano per le strade di questo Paese.
Aggiungo, sempre per motivi di coerenza e andando veloce, che oggi lei, collega Bressa, a nome del Partito Democratico, afferma che la previsione dei centottanta giorni di mantenimento degli immigrati nei CIE è incostituzionale, perché - non si è capito bene - sarebbe in contrasto con una direttiva europea del 2008. Tale direttiva, però, sostiene che, quando l'operazione di allontanamento rischia di durare più a lungo, a causa dei ritardi nell'ottenimento della necessaria documentazione, è giusto allungare il periodo di permanenza. Questo dice l'Europa, questo stiamo facendo in Italia. Inoltre, il Partito Democratico, esattamente pochi giorni fa, al Senato della Repubblica, ha approvato un emendamento, che non cancellava, ma prevedeva la permanenza fino a diciotto mesi nel CIE, esattamente quando l'immigrato rifiutava la collaborazione. L'emendamento era firmato dal capogruppo del Partito Democratico, senatore Casson, e lo avete votato al completo. Quindi quell'emendamento al Senato è costituzionale, mentre qui evidentemente una situazione molto limitata è incostituzionale.
Questo oggettivamente denota una totale incoerenza e mi dispiace per la mancanza di collaborazione. Mi dispiace soprattutto - e concludo - per tutta quella parte relativa alla violenza sulle donne, alle molestie, che forse avrebbe necessitato di una maggiore collaborazione, soprattutto dall'elemento femminile di questo Parlamento. Troppo spesso abbiamo denunciato la mancanza di attenzione sui temi femminili. Oggi avevate la possibilità Pag. 76di dimostrare la buona volontà negli eventi. Noi ringraziamo il Governo, soprattutto il Ministro Carfagna, per aver voluto portare la risoluzione immediata della volontà già espressa da questo Parlamento. Ci dispiace che perdete un'occasione grossa a non essere con noi a dire «sì» a questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Con l'intervento dell'onorevole Santelli, si sono esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale.
Avverto che è stata richiesta dal gruppo del Partito Democratico la votazione a scrutinio segreto. La richiesta è accolta dalla Presidenza.
Ricordo preliminarmente che il voto sulle questioni pregiudiziali, potendo determinare la reiezione dell'intero provvedimento e avendo in tal caso natura di deliberazione definitiva sul merito, dev'essere effettuato con le stesse modalità adottabili per la votazione finale del progetto di legge. Le norme contenute nel decreto-legge in esame, sulla base di un giudizio di prevalenza, incidono sugli articoli 13, libertà personale, 24, diritto di difesa, 25, principio di legalità, 31, tutela dei minori, della Costituzione, nell'ambito della previsione dell'articolo 49, comma 1, del Regolamento, nel senso chiarito dalla Giunta nelle sedute del 7 febbraio e del 7 marzo 2002. Illustrate quindi le ragioni per le quali la Presidenza accoglie la richiesta del Partito Democratico di votare a scrutinio segreto, dobbiamo passare al voto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Ferranti ed altri n. 1.
Dichiaro aperta al votazione.
Invito i colleghi ad attivare il terminale di voto ponendo il dito sull'apposito rilevatore.
(Segue la votazione).

Se qualche rilevatore non funziona, prego... Onorevole Cota... Prego gli assistenti di fornire la necessaria collaborazione, ai colleghi per i quali non funziona.
Onorevole Rossi, non funziona? Adesso arrivano. Onorevole Duilio, tutto a posto? Tutto a posto. Onorevole Leoluca Orlando... Capita, che ci vuol fare. Onorevole Sardelli... Onorevole Rossi, non riesce a votare? Onorevole Pugliese, lei è riuscito? Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 515
Votanti 491
Astenuti 24
Maggioranza 246
Voti favorevoli 225
Voti contrari 266
(La Camera respinge - Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Ruggeri ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati De Poli e Cesa hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi.

Seguito della discussione del disegno di legge: Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (A.C. 1415-A); e delle abbinate proposte di legge: Jannone; Contento; Tenaglia ed altri; Vietti e Rao; Bernardini ed altri (A.C. 290-406-1510-1555-1977) (ore 19,33).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica alla disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.
Ricordo che i tempi per l'esame delle questioni pregiudiziali sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione sulle linee generali.

Pag. 77

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 1415-A)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Di Pietro ed altri n. 1 (Nuova formulazione), Ferranti ed altri n. 2 e la questione pregiudiziale di merito Di Pietro ed altri n. 1 (Nuova formulazione), non preannunciate in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo (Vedi l'allegato A - A.C. 1415-A).
A norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione si procederà a due distinte votazioni, una sulle pregiudiziali di costituzionalità ed una su quelle di merito.
L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare, per dieci minuti, la sua questione pregiudiziale di costituzionalità n. 1 (Nuova formulazione).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, le intercettazioni telefoniche, come noto, sono uno strumento per cercare la prova dei reati. In realtà, in questo provvedimento vi sono disposizioni che non hanno nulla a che vedere con le intercettazioni e che sono state introdotte, evidentemente, per fini diversi da quelli delle intercettazioni.
Ebbene, nell'insieme delle disposizioni che sono state presentate, noi dell'Italia dei Valori abbiamo evidenziato ben dodici questioni di legittimità costituzionale. Non so se in dieci minuti avrò il tempo di illustrarle tutte e dodici, ma ovviamente ci riportiamo al testo scritto anche perché, di fronte al silenzio - oserei dire al menefreghismo - di una parte di questo Parlamento, ci penserà la Corte costituzionale, appena sarà interessata dalle singole procure e dai singoli tribunali, a ripristinare un minimo di legalità costituzionale rispetto a questo disegno di legge pluri-incostituzionale che stiamo - che state - varando.
Allora dovete sapere che, proprio perché è così incostituzionale, questa legge finirà ancora di più per bloccare il lavoro della polizia e della magistratura per combattere la criminalità perché molti processi, soprattutto i più gravi e i più delicati, si bloccheranno nelle aule giudiziarie per aspettare che la Corte costituzionale si pronunci su una miriade di questioni di incostituzionalità che si ritrovano.
La prima delle quali non riguarda le intercettazioni, ma è gravissima ed è contenuta nell'articolo 1, comma 2, del disegno di legge n. 1415-A, nella parte in cui prevede che il magistrato, se risulta iscritto nel registro degli indagati, deve essere sostituito.
È una norma assurda che viola il principio generale del giudice naturale, viola il principio generale per cui nessun giudice può essere rimosso nella trattazione del processo (articolo 25 della Costituzione), viola l'articolo 107 della Costituzione nella parte in cui prevede che i magistrati, pubblici ministeri compresi, siano inamovibili, viola l'articolo 112 della Costituzione nella parte in cui prevede che il pubblico ministero ha l'obbligo di esercitare l'azione penale, non potendo esserne distratto da altri soggetti, viola l'articolo 27 della Costituzione che fa discendere conseguenze dalla iscrizione (come atto dovuto) nel registro degli indagati anche dei tempi per indagare, viola l'articolo 111 della Costituzione.
Ma detto ancor più semplicemente, l'articolo che prevede che basta denunciare un magistrato perché il magistrato non debba più svolgere l'indagine garantisce l'impunità a qualsiasi imputato il quale, ogni volta che vede che un magistrato indaga su di lui, basta che lo denunci anche se dice una stupidaggine atroce e, siccome deve essere iscritto nel registro delle notizie di reato il nome del magistrato, questo fascicolo deve passare ad altro magistrato di altro tribunale e Pag. 78così via fino a quando arriva la prescrizione, fino a quando arriva l'impunità o fino a quando arriva un magistrato che si riesce a comprare.
Questa è un'assurdità che non ha alcuno spazio in uno Stato di diritto: oltre che incostituzionale è immorale, come è immorale il fatto che non ne volete prendere conoscenza e cognizione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! Allora che resti agli atti che la Corte costituzionale farà giustizia di tutto questo, ma intanto voi per un certo periodo di tempo avrete bloccato una serie di processi contro gravi fatti di criminalità.
Riteniamo poi incostituzionale anche l'articolo 1, comma 2, lettera b), e l'articolo 3, comma 1, nella parte in cui prevede il «buio tombale» rispetto alla possibilità di far sapere all'opinione pubblica e ai cittadini che cosa sta succedendo, di quali fatti è accusato qualcuno, specie se è un pubblico ufficiale, un politico, una persona che usa poteri pubblici, denaro pubblico, istituzioni pubbliche.
È irragionevole che, rispetto a tutto questo, non si debba far sapere più nulla. Ho saputo che adesso il Governo vuole modificare il testo prevedendo che, invece, i giornalisti possano pubblicare gli atti per riassunto. È un'assurdità e un'ipocrisia atroce: chi ha detto che la pubblicazione per riassunto è meno invasiva della pubblicazione per intero e chi ha detto che, pubblicando per riassunto, si capisce meglio ciò che è accaduto veramente? L'unico modo per sapere esattamente come stanno i fatti è lasciare al giornalista la responsabilità di scrivere esattamente una riga o dieci righe per raccontare il fatto, assumendosene la responsabilità, ma non obbligare al riassunto. Il riassunto di settecento pagine deve essere settanta pagine, sette righe o settecento? Dipende da che cosa vi è scritto; dipende da che cosa si deve dire. Può darsi che il riassunto debba essere ancora più lungo del testo integrale perché lo devo spiegare ancora meglio. Pertanto, è un nonsenso! Io non faccio il giornalista, ma una proposta del genere farebbe ridere o piangere qualsiasi giornalista.
Così come riteniamo non solo del tutto irragionevole ma tale da violare l'articolo 21 della Costituzione, vale a dire il diritto a informare, a informarsi e ad essere informato, la previsione di questa norma che vuole evitare di far conoscere ai cittadini ciò che accade. Ecco perché noi riteniamo che sulle questioni di legittimità costituzionale in esame debba almeno valere il detto secondo il quale «noi ve lo avevamo detto, ve lo avevamo detto»! Infatti la Corte Costituzionale, la Corte di giustizia delle Comunità europee faranno giustizia di questo altro scempio della legalità e della corretta informazione.
Ed ancora, che cosa dire di un'altra questione di legittimità costituzionale che riteniamo davvero assurda così per come voi volete formulare la disposizione? Per poter intercettare sono necessari i gravi indizi di colpevolezza, ma se l'intercettazione è uno strumento per cercare la prova dei reati, voi volete che la prova ci sia già! È irragionevole e, quindi, viola anche l'articolo 3 della Costituzione l'idea che intanto si può intercettare in quanto vi sia una prova di colpevolezza; infatti, a quel punto, non ve ne sarà più bisogno, anzi non si dovrebbe neanche più disporre l'intercettazione, dal momento che quest'ultima è proprio finalizzata a trovare una prova che in quel caso è già stata trovata. Lo so, lo so: avete detto che ci avete ripensato e che adesso vorreste indicare una modifica, prevedendo non più «gravi indizi di colpevolezza» ma «evidenti indizi di colpevolezza». Anche questa è ipocrisia e anche questo, se permettete, è indice di ignoranza perché - lasciatemelo dire - non capisco l'italiano, non so parlare l'italiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...

ALBERTO TORAZZI. Bravo!

ANTONIO DI PIETRO. Ma sono andato a leggere il dizionario Devoto-Oli e il De Mauro e vi leggo che cosa dicono il De Mauro e il Devoto-Oli su questi due termini: «grave» secondo questi dizionari significa preoccupante, serio, mentre «evidente» vuol dire che non ha bisogno di Pag. 79dimostrazione, certo, indubbio. Questo ci insegna chi conosce la lingua italiana.
Dunque, voi volete dire che non prevedete più i gravi indizi di colpevolezza, ma gli evidenti indizi di colpevolezza; cioè non vi basta neanche qualcosa per cui c'è una grave prova in corso, ma deve essere proprio evidente, proprio sicuro, deve essere una prova che non ha bisogno di dimostrazione, che è certa, indubbia! Soltanto in questo caso si possono disporre le intercettazioni e volete farci passare questa modifica come migliorativa per venire incontro alle osservazioni che vi abbiamo fatto in ordine ai gravi indizi di colpevolezza? Parlando di evidenti indizi di colpevolezza - ve le lo dice persino uno che non capisce l'italiano - state dicendo una «minchiata» italiana!
Stabilito questo e andando oltre, riteniamo che vi siano altre gravi questioni di costituzionalità ancora presenti in questa norma. Riteniamo che affermare che debba essere irrogata una sospensione per tre mesi nei confronti del giornalista che pubblichi qualcosa che si ritiene non avrebbe dovuto pubblicare, prima ancora di accertare se è vero o non è vero che ha sbagliato, viola il principio della non colpevolezza fino a prova contraria.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. L'altra questione che vogliamo farvi presente è anche questa idea che le intercettazioni tra presenti possano avvenire solo quando si sta commettendo il reato. Ma che ragionevolezza è questa?

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. Che senso ha dovere intercettare soltanto quando si sa che lì si sta commettendo il reato tra presenti e non anche quando ci si sta spartendo il bottino o quando si sta organizzando la rapina? Questa è un'altra questione irragionevole.
Insieme a tali questioni, vi sono altre sette questioni di costituzionalità che abbiamo messo per iscritto, che i tempi ristretti che ci avete dato ci impediscono di poter sviluppare, ma che svilupperemo durante la fase di merito, richiamando anche la questione costituzionale, sin d'ora ribadendo che, varando il provvedimento in esame, state facendo un abuso di funzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Ferranti ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale di costituzionalità n. 2, per dieci minuti.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, nella nostra questione pregiudiziale di costituzionalità abbiamo illustrato tutte le nostre motivazioni di contrarietà alla Costituzione del provvedimento in esame.
Le soluzioni che ha proposto il disegno di legge Alfano alle problematiche dei rapporti tra processo penale e informazione, tra diritto alla riservatezza ed efficacia della repressione penale, obbligatorietà dell'azione penale e sicurezza dei cittadini, sono irragionevoli e contrastano con i principi fondamentali della Costituzione.
La fondatezza e la gravità delle questioni sollevate dall'opposizione del Partito Democratico in tutti i lavori di Commissione è avvalorata dalle vicende travagliate di questo testo che, uscito con urgenza dalla Commissione e calendarizzato per la discussione generale, ancora aspetta di essere esaminato.
Nel frattempo assistiamo a dichiarazioni alla stampa che annunciano modifiche, temperamenti e ripensamenti, ma ad oggi non sappiamo ancora quale sia il testo e il contenuto vero di tali ripensamenti. Andiamo ai punti di maggior rilievo e di impatto per la contrarietà alla Costituzione.
Per l'indebita equiparazione del regime relativo agli atti coperti da segreto a quelli degli atti non più coperti da segreto, una parte significativa della fase delle indagini Pag. 80preliminari risulterà sottoposta ad un regime di divieto di pubblicazione, anche per riassunto, con evidente compressione dei valori riconducibili all'articolo 21 della Costituzione, il che può significare che ai cittadini verrebbe vietato di sapere il contenuto delle indagini, se non a distanza di molto tempo dall'inchiesta: 18 mesi, due anni, forse anche di più.
Nessuno ha mai negato che era necessario intervenire sulla disciplina della divulgabilità degli atti di indagine, ma per risolvere questa esigenza bastava affermare che le conversazioni intercettate restassero segrete finché il giudice non avesse selezionato, in contraddittorio con le parti, quelle rilevanti e confinare in un archivio segreto, con divieto permanente di divulgazione, quelle irrilevanti.
Non c'era bisogno di intervenire pesantemente sull'articolo 114 del codice di procedura penale, con norme culturalmente e politicamente regressive, che riportano al codice Rocco, che non possono dirsi ispirate alla tutela della privacy, perché vi è il diritto dei cittadini ad essere informati e, quindi, vi è il diritto di cui all'articolo 21 della Costituzione.
Veniamo poi ad altre abnormità, veniamo alle riprese visive: tutte le riprese visive e non soltanto quelle effettuate di nascosto in luoghi garantiti dalla tutela del domicilio sono state equiparate alle intercettazioni di conversazioni e comunicazioni. Questo non si confronta con il fatto che le riprese visive non sono di per sé destinate ad intercettare conversazioni.
Ne conseguono ripercussioni ed un effetto irrazionale assai pericoloso: sebbene la polizia possa appostarsi per strada, seppure con estrema difficoltà operativa e rischio personale, ad osservare un'abitazione sospetta per verificare chi vi si rechi, non potrà predisporre un apparato di ripresa delle circostanze, perché dovrà prima verificare se quello rientra nell'elenco dei reati, se sussistono gravi indizi di colpevolezza, se c'è un giudice collegiale disposto ad autorizzare.
Sull'altro punto, i gravi indizi di colpevolezza che sostituiscono i gravi indizi di reato, è diffusa forse l'ignoranza e la non conoscenza della differenza esistente tra indizi di reato e indizi di colpevolezza; è bene chiarirlo, forse siamo ancora in tempo: gli indizi di reato indicano che un reato è stato un commesso (esempio: c'è un morto sulla strada con un pugnale infisso sul petto o vi è una donna che denuncia di essere stata stuprata).
Gli indizi di colpevolezza, invece, richiedono che un reato sia commesso da qualcuno specificamente, che a lui sia attribuibile e che, quindi, vi sia un colpevole. Questi sono gli stessi presupposti che sono richiesti per una visura della libertà personale. Il concetto di gravi indizi di colpevolezza indica, quindi, la sussistenza di un quadro definito di elementi di accusa che convergono su un soggetto, ascrivendogli la responsabilità di un fatto criminoso.
È irrazionale parificare ed equiparare questo quadro indiziario, richiederlo come fa il cosiddetto disegno di legge Alfano, in modo irragionevole, per l'autorizzazione ad utilizzare un mezzo di ricerca della prova, qual è l'intercettazione telefonica. Esigere per le intercettazioni telefoniche questi gravi indizi significa veramente svilire, snaturare, ostacolare ed impedire la ricerca della prova per accertare i reati. Un pubblico ministero potrà richiedere l'intercettazione telefonica solo per avere riscontri di una ricostruzione accusatoria già effettuata.
Vi invito a riflettere: la lesione di un diritto, come quelli della libertà e della segretezza delle comunicazioni, viene ad essere sacrificato quando, ormai, non c'è più bisogno e non è più indispensabile. Non vi è proporzione tra il mezzo ed il fine, in quanto il pubblico ministero sarà autorizzato ad intercettare, quando abbia già individuato un colpevole e dovrà individuare degli elementi in più, soltanto, quindi, quando quella finalità sia stata già raggiunta.
Stiamo facendo - state facendo - un regalo alla criminalità, tanto più grave nei casi in cui sono ignoti gli autori dei reati, per il quale il cosiddetto disegno di legge Alfano prevede una disciplina gravemente incostituzionale, in contrasto con gli articoli 3 Pag. 81e 12 della Costituzione. Esso, infatti, subordina l'autorizzazione alla richiesta della parte offesa, per le sole utenze, e nella disponibilità della stessa.
Mi chiedo e chiedetevi: nei casi di stupro, di furto in abitazioni, di incendio doloso...

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Ferranti, pregherei l'onorevole Fallica e gli altri colleghi di non sostare al banco del Governo.

DONATELLA FERRANTI. Anche il Ministro, se avesse la compiacenza di ascoltare!

PRESIDENTE. Prego onorevole Ferranti, continui il suo intervento.

DONATELLA FERRANTI. Mi chiedo: nei casi di stupro, di furto in abitazioni, di incendio doloso di un bosco, di una rapina, di un'estorsione, di un omicidio, in cui sono ignoti gli autori dei delitti, chi attiverà gli inquirenti? Quale utilità vi potrà essere nell'intercettare l'utenza della vittima, della persona offesa che, magari, è deceduta, ammesso che sia disponibile, che non sia impaurita, che sia tecnicamente individuabile? Si privatizzano le indagini, si denuncia al potere-dovere dello Stato di perseguire i reati ed individuare colpevoli. Vi è un paradosso: questo disegno di legge è stato elaborato da quelle forze politiche che nel programma elettorale e di Governo hanno posto, tra le priorità, l'ordinato svolgimento della società civile e la sicurezza dei cittadini.
Signor Ministro, non è sufficiente aver pensato a un doppio binario, tanto più irragionevole e contrastante con i principi costituzionali degli articoli 3 e 112 della Costituzione. Infatti, il dato di comune esperienza, dichiarato autorevolmente, più volte, nell'audizione in Commissione, è che spesso le indagini di criminalità organizzata nascono da intercettazioni condotte con riferimento alla criminalità comune (penso ai reati di droga, di riciclaggio, di usura).
Pertanto, se si andrà avanti con questa impostazione voluta dal cosiddetto disegno di legge Alfano, è necessario essere consapevoli che si ostacoleranno e si renderanno più difficili le indagini e l'utilizzo delle intercettazioni per i reati satellite e che, in realtà, in questo modo, si impedirà l'individuazione delle associazioni di criminalità organizzata, che si alimentano dei profitti e dei proventi illeciti della criminalità comune.
Mi appello veramente al senso delle istituzioni e al senso di responsabilità di ciascuno dei parlamentari nei confronti del proprio elettorato, affinché con il proprio voto consapevole sanciscano l'illegittimità costituzionale di questo testo. È necessario tornare indietro e pensare ad un testo che sia rispettoso dei principi costituzionali. Abbiamo bisogno di una riforma della normativa che regoli le intercettazioni. La società tutta ed i cittadini chiedono che vengano emanate norme rispettose delle regole e dei valori della Costituzione, che sappiano realizzare un giusto ed equilibrato contemperamento degli interessi in gioco e che non siano un regalo alla criminalità organizzata e alla criminalità comune (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Palomba ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di merito Di Pietro ed altri n. 1 (Nuova formulazione), di cui è cofirmatario.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, accanto alla nostra questione pregiudiziale di costituzionalità, con la quale intendiamo impedire da subito la nascita di un mostro giuridico che viola mezza Costituzione, abbiamo presentato la presente questione pregiudiziale di merito che rappresenta uno degli strumenti resistenziali che l'Italia dei Valori ha posto in campo per impedire uno scempio della legalità. Con essa illustriamo le ulteriori ragioni politiche ed etiche che devono indurre a non passare oltre nell'esame.
Il testo pervenuto all'Assemblea è addirittura peggiore di quello, già pessimo, Pag. 82trasmesso dal Governo. Le modifiche di origine governativa e parlamentare apportate in Commissione non solo non hanno tolto le più vistose assurdità approvate dal Consiglio dei ministri, ma ne hanno aggiunte di nuove, nel senso dell'ulteriore estremo restringimento della possibilità di dar corso alle intercettazioni e nel senso della minaccia e della repressione nei confronti della libera stampa per la doverosa funzione di informazione dell'opinione pubblica. Così è per l'introduzione della necessità dell'esistenza di gravi indizi di colpevolezza, che suppongono il già avvenuto accertamento della responsabilità, o per il severo apparato sanzionatorio nei confronti della libera stampa.
Questo testo è il prodotto dei fantasmi del Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), cui ha prestato il supporto giuridico l'onorevole Ghedini; ma le forzature e le torsioni all'ordinamento si ritorceranno inevitabilmente contro di voi quando i cittadini si accorgeranno che li avete ingannati, illudendoli con una prospettazione di maggiore sicurezza, ma da subito mettendo in atto uno stringente armamentario di interventi non per far funzionare sicurezza e giustizia, ma per impedire che vengano esercitate queste funzioni sovrane. Infatti, avete ridotto le forze dell'ordine, avete loro tolto i mezzi per farle funzionare, avete ridotto i tempi della prescrizione senza proporre una riforma per accelerare il processo, state riducendo gli spazi di operatività della giurisdizione, vi accingete a controllare il pubblico ministero nell'esercizio dell'azione penale, ed infine con questo testo avete partorito il più sofisticato e diabolico strumento per impedire le indagini e la scoperta dei colpevoli, il tutto nel buio dell'informazione. Sarebbe come se si costringesse la medicina a rinunciare alle scoperte di sofisticati mezzi di indagine e di terapia per ritornare ai maghi o agli stregoni, o al massimo per ridursi all'aspirina.
Ecco perché il Presidente del Consiglio avrebbe dovuto essere almeno oggi, ancor più di altre volte, qui presente, per sentire quante e assai rilevanti ragioni facciano qualificare questo testo esclusivamente come il parto della sua ossessiva guerra alla giustizia e alle istituzioni di controllo della legalità cui è notoriamente allergico (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Non è la stessa cosa parlare al Governo o alla maggioranza invece che al Presidente del Consiglio, cioè a persone magari convinte che questo testo proprio non va perché fa un regalo alla criminalità molto maggiore dell'indulto, ma che tuttavia non si vogliono dissociare perché non possono, in quanto nominate dal premier e da lui dipendenti.
Eppure questo provvedimento ha creato forti tensioni in alcuni spiriti liberi ed improntati al rispetto delle istituzioni che pure nella maggioranza esistono. Un vero fiume carsico, ripetute scosse sismiche che denunciano una ribellione nelle coscienze libere presenti nella maggioranza. Abbiamo sentito la presidente Bongiorno con grande onestà esprimere perplessità sul testo e dire apertamente nella sua relazione che le intercettazioni sono uno strumento essenziale per le indagini. Abbiamo udito con rispetto la collega Angela Napoli dire che no, questo testo non lo può accettare, e che se non cambia - e non è cambiato, anzi è peggiorato - lei si riserva di votare con autonomia di giudizio. Abbiamo sentito le severe contestazioni dell'onorevole Pecorella in I Commissione e abbiamo sentito colleghi della Lega, come l'onorevole Paolini, dissociarsi da alcune disposizioni più aspre ed indigeribili. Allo stesso modo, abbiamo visto il collega Contento proporre emendamenti a nostro giudizio sensati, ma demolitori di alcune più ostiche disposizioni, e poi con sofferenza essere costretto a ritirarli.
Abbiamo letto il parere della XII Commissione, certamente non presieduta dal centrosinistra che, praticamente, afferma che questo testo non tutela i minori e le donne dalla violenza.
Dunque, che questo testo sia inaccettabile e pericoloso non lo abbiamo inventato noi e la maggioranza, sotto l'incalzare delle nostre severe critiche, è stata più volte costretta a riunirsi per tentare di Pag. 83trovare soluzioni tuttora inesistenti. Si annunciano ulteriori emendamenti e, quindi, la terza formulazione di un testo zeppo di contraddizioni, ballerino, instabile e incapace di soddisfare ad un tempo chi lo vuole come uno strumento per scansare la giustizia e chi ritiene che, per salvare pochi incalliti furbetti e potenti, non si può portare alla resa l'istituzione e la comunità italiana.
Perciò mi rivolgo ad AN e alla Lega - considerando intrinsecamente irrecuperabile, per intrinseca e deviante cultura ingiustizialista, salve poche eccezioni, la componente di Forza Italia - partiti che della legalità e della sicurezza dicono di voler fare una bandiera.
Chiediamo loro: come farete a spiegare ai vostri elettori che avete approvato una legge che sottrae alla giustizia un essenziale strumento per scoprire e punire i colpevoli dei delitti? Spiegherete loro che agli indagati sarà consentito rifiutare tutti i pubblici ministeri, fino a quando vorranno? Se ci saranno delle rapine nelle ville o violenze sessuali, riuscirete a giustificare il fatto che questo testo impedirà di utilizzare i tabulati per vedere chi si trovava nella zona del delitto, quale primo strumento di individuazione di possibili autori sui quali indagare ancora? O che, per il rifiuto del Governo di fornire una precisazione, gli strumenti di intercettazione visiva, come le telecamere fuori delle banche, possono rischiare di non essere utilizzabili? O che, se si stava indagando per furto e poi si qualifica il fatto come rapina, le intercettazioni non servono? O che le intercettazioni legalmente disposte ed effettuate non possono essere utilizzate in altro procedimento, per un diverso fatto, anche se si scopre un omicidio o si trama per farlo? O che, se si sta per scoprire una pista decisiva, alla scadenza del sessantesimo giorno non si può continuare l'intercettazione il sessantunesimo giorno, così vanificando un serio lavoro investigativo già svolto? O che le intercettazioni ambientali non si potranno più fare nei commissariati, nelle carceri, negli autoveicoli? Voi, che parlate di tutela delle vittime, come spiegherete loro che non possono scoprire i loro carnefici, perché non si possono fare le intercettazioni?
Ma state sicuri che, se non bloccate questo indecente provvedimento, saremo noi a comunicare la verità ai cittadini con i quali l'Italia dei Valori è in piena sintonia sui valori della legalità e della sicurezza, addossandovi per intero la responsabilità della resa dello Stato di fronte alla criminalità.
Non andate a dire che è colpa della magistratura o della polizia se molti reati non saranno scoperti, perché vi svergogneremo in ogni cantone. E non dite ipocritamente che questo testo ha l'intento di evitare i pochi abusi, perché vi ricorderemo che questo è solo un pretesto per mascherare il vostro vero intento di sottrarre indagati alla giustizia.
La realtà è che questo testo è intrinsecamente bacato nella sua originaria concezione e nella pretesa di rendere l'uso delle intercettazioni praticamente impossibile, in modo da impedire alla giustizia e alle forze di polizia di accertare i reati e reprimere i loro autori, non importa se questo si risolve in un colossale dono alla criminalità.
Tuttavia, questo attenta, oltre che alla Costituzione, ai principi del vivere civile che vogliono il patto sociale rafforzato e garantito dall'esercizio di funzioni sovrane quali la giustizia e la sicurezza pubblica.
Inoltre, il bavaglio minacciosamente imposto alla stampa rappresenta un attentato ai fondamenti della democrazia che si basa sull'informazione. Anche l'informazione e la critica sull'andamento della giustizia sono importanti fattori di controllo democratico, anche nell'interesse degli stessi indagati.
Perciò, Signor Presidente, nell'avviarmi alla conclusione, noi rivolgiamo un forte appello agli spiriti liberi della maggioranza oltre che a tutte le forze dell'opposizione. Respingiamo questo testo, per evitare che la nostra civiltà giuridica sprofondi nel buio della legalità e nella notte della conoscenza e della democrazia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

Pag. 84

ROBERTO RAO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la riforma della disciplina delle intercettazioni telefoniche rappresenta un'innovazione legislativa lungamente attesa che ha impegnato anche i Governi delle legislature precedenti, come tutti sappiamo. Ne condividiamo, quindi, la necessità e auspichiamo che il passaggio parlamentare in cui ci stiamo impegnando possa essere parte di un iter finalmente risolutivo e anche pienamente rispondente alle motivazioni vere e condivise che ne sono alla base.
Non siamo qui certo per discutere di un provvedimento finalizzato a limitare il loro utilizzo, per impedire alla magistratura inquirente di svolgere efficacemente il proprio dovere costituzionale di perseguimento dei reati e di individuazione degli imputati da sottoporre a procedimento penale. Le intercettazioni telefoniche sono e devono restare un prezioso strumento di indagine in modo particolare per i reati più gravi, più complessi e più sofisticati; questo però non ne giustifica un uso distorto, lesivo della privacy dei cittadini nonché del loro diritto di conversare in libertà.
Con questo spirito ci siamo confrontati in Commissione sul testo proposto dal Governo, uno spirito come sempre costruttivo e libero da ogni pregiudizio di schieramento, ed abbiamo apprezzato, in questo caso, la disponibilità del Governo, che non ha chiuso la porta alla discussione parlamentare, ma viceversa ha accettato modifiche che sulle prime sembravano improponibili, come quelle che hanno sostanzialmente cancellato le preclusioni all'utilizzo delle intercettazioni per alcune categorie di reati.
Su nostra proposta si è deciso di regolamentare la distribuzione delle risorse necessarie alle intercettazioni senza però alcun intento penalizzante e senza che sia minimamente pregiudicato l'utilizzo dello strumento di indagine quando assolutamente necessario, tanto che i singoli uffici di procura potranno essere autorizzati a spese extra budget laddove se ne ravvisi la necessità. La definizione di un tetto di spesa per le intercettazioni non è, infatti, a nostro giudizio, un limite alle possibilità investigative, ma un elementare principio di responsabilizzazione nell'uso delle risorse pubbliche che, siamo certi, la magistratura vorrà condividere (vedi anche il caso Genchi e i milioni di euro spesi) e la cui necessità oltretutto è confermata anche dalla notizia sul debito dello Stato verso le ditte che forniscono il servizio che, come ha riferito il Ministro Alfano, ammonta a circa 400 milioni di euro.
Auspichiamo dunque, non avendo presentato una pregiudiziale di costituzionalità, che il confronto in Assemblea possa svolgersi con la libertà necessaria, nella ricerca della massima condivisione possibile di una riforma tanto importante quanto delicata. Non mancano, infatti, nodi ulteriori da sciogliere nel testo approvato dalla Commissione giustizia, e siamo convinti che l'Aula possa prestarvi la giusta attenzione e trovare le necessarie soluzioni. Due questioni sopra tutte vale la pena di richiamare in questa sede: la questione dei presupposti per l'adozione dei provvedimenti di intercettazione ed il bilanciamento tra il diritto alla riservatezza ed il diritto all'informazione.
Con il requisito dei gravi indizi di colpevolezza era forte il rischio che le intercettazioni fossero utilizzate solo per corroborare acquisizioni già maturate e sentenze di fatto già anticipate, lasciando sguarnito il vasto campo che intercorre tra una notizia di un reato, l'individuazione di soggetti solo potenzialmente responsabili e la specificazione di una o più responsabilità penali personali. Prevedere, secondo la nuova proposta emendativa che, secondo quanto abbiamo appreso dai giornali, verrà presentata in Aula dal Governo, che solo evidenti indizi di colpevolezza possono giustificare il ricorso all'intercettazione telefonica rischia comunque di pregiudicare l'utilizzo dello strumento di indagine.
Altro punto è la responsabilità della divulgazione dei verbali di intercettazione, che non può certo essere imputata a chi per mestiere ha quello di informare i cittadini di fatti di rilevanza pubblica. Pur apprezzando, quindi, la riformulazione Pag. 85dell'emendamento Bergamini non possiamo non rilevare che gli abusi e le distorsioni vanno perseguiti, e certo sarebbe necessaria anche una maggiore attenzione alle regole deontologiche dei giornalisti, ma queste giuste preoccupazioni non possono rovesciarsi in un clima da caccia alle streghe che possa mettere a rischio il diritto-dovere di cronaca dei giornalisti che informano, così come dei cittadini che vogliono essere informati.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO RAO. Concludo, signor Presidente. Su questa norma siamo convinti che in Aula si possa lavorare, confidando su una maggiore apertura della maggioranza che ne migliori il testo e i cui primi segnali si sono visti in Commissione giustizia ed in Commissione cultura. Non ripeto l'elenco, giustamente fatto dal collega Palomba, di colleghi che si sono rivelati perplessi su questo testo. Evitiamo di fare scivoloni propagandistici e correggiamo quello che è necessario correggere in questi delicati aspetti del disegno di legge nel quale, ancora una volta, vengono in gioco diritti costituzionalmente garantiti. Parliamo ad esempio, come ha fatto la collega Ferranti, delle telecamere di videosorveglianza inserite nel disegno di legge sulla sicurezza che sono in aperta contraddizione con quanto prevede questo provvedimento.
Confidando in un dibattito ampio e costruttivo tra maggioranza e opposizione dichiariamo la nostra astensione sulle pregiudiziali, che rallenterebbero l'iter di una legge la cui necessità è da molti trasversalmente e fortemente avvertita (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, siamo stati costretti a sentire lo sproloquio, e chiediamo al Presidente che voglia verificare, in riferimento agli interventi precedenti, che almeno non ci sia turpiloquio. Ciò detto, la questione delle intercettazioni è molto seria e va affrontata con serietà, a prescindere dalle piccole limature che ci possano essere di qua e di là.
L'uso distorto delle intercettazioni è un dato positivo, oggettivo, accertato e riconosciuto da tutti e anche dal primo presidente della Corte di cassazione in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario. Dire che è impossibile effettuare le indagini senza le intercettazioni è un'affermazione che il collega che mi ha preceduto avrebbe definito in maniera turpe e che io, invece, definisco come una stupidaggine. Vi era un certo Gaio Licinio Verre che nel secondo secolo avanti Cristo fece proprio quel tipo di reati di cui oggi si paventa l'esecuzione. Eppure Gaio Licinio Verre in un'assemblea con un certo Cicerone venne condannato, anche senza che vi fossero le intercettazioni.
Il problema qual è, signor Presidente, onorevoli colleghi? Che non possiamo pensare a due aspetti. Non possiamo pensare che le intercettazioni vengano usate come pesca a traino, cioè che si inventi un capo di imputazione, che si sottoponga il soggetto che si vuole portare in giudizio ad un'intercettazione e se non esce o non si raggiunge la prova su quel capo ve ne sarà su un altro. Non importa, perché ciò che conta è raggiungere il fine di colpire il mio avversario, specie politico. La magistratura non deve avere avversari, né politici, né cittadini. La magistratura deve solo accertare se i comportamenti siano secondo la legge o contrari alla legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
La seconda questione, signor Presidente, è che noi veniamo accusati di aver fatto le maggiori nefandezze e siamo accusati del fatto che vogliamo l'impunità. Il nostro Premier parla di immunità, di impunità, di «lodo Alfano» e di altro ancora. Ebbene, vi è una categoria, signor Presidente, onorevoli colleghi, che gode dell'immunità di fatto. Tutti leggiamo, ogni giorno sulla stampa, la violazione sistematica del segreto istruttorio o peggio, e non abbiamo mai visto un condannato per Pag. 86violazione sistematica del segreto istruttorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Questo deve finire!
Signor Presidente, onorevoli colleghi, la logica della necessità delle intercettazioni è errata costituzionalmente, perché la Carta costituzionale da una parte parla delle intercettazioni come di un meccanismo eccezionale, in quanto la regola voluta dai padri costituenti del 1948 diceva che le conversazioni erano sacre. Pertanto, la magistratura avrebbe dovuto avere la temperanza di adoperarle esattamente nell'ambito definito dalla Costituzione, ossia nell'ambito dell'assoluta eccezionalità. Ricordo che spendiamo in intercettazioni cinque volte di più rispetto alla Francia, che è il Paese che spende di più in tutta Europa e spendiamo, da soli, più di tutti gli Stati Uniti messi insieme, di più e di peggio. Infatti, ogni procura della Repubblica fa a modo suo e in modo negligente. Qualche procura della Repubblica sigla contratti d'appalto e qualcun altra, invece, appalta questi compiti ai propri cugini perché facciano le intercettazioni, salvo poi non pagare, né loro né il Governo perché, purtroppo, non hanno i soldi per poterlo fare.
Inoltre, signor Presidente, è lecito cercare di prendere un mascalzone facendo una mascalzonata? Questo è il punto che dobbiamo chiarire. A nostro avviso non è possibile, perché altrimenti sarebbe ammissibile la tortura.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, il tempo è tiranno e avrei voluto dire ancora qualcosa sui gravi indizi di colpevolezza, che devono essere aggiunti ad altri elementi per portare alla cattura.
Signor Presidente, voteremo convintamente contro questa questione pregiudiziale di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, le questioni di pregiudizialità presentate dall'opposizione appaiono ictu oculi del tutto infondate, sia sotto il profilo della costituzionalità, sia sotto quello del merito.
Quali legislatori, ci troviamo sul punto innanzi a tre interessi contrapposti, che abbiamo il dovere - questo è il punto centrale, onorevole Di Pietro - di bilanciare: l'esigenza di ricerca della prova, il diritto alla riservatezza del soggetto intercettato e il diritto di cronaca. Le pregiudiziali in esame - questo è un errore da matita blu! - tengono conto del solo primo interesse, quello cioè di ricerca della prova.
Signor Presidente, se non ho un po' di silenzio non riesco a parlare...

PRESIDENTE. Prego i colleghi di non disturbare. Prego, onorevole Consolo.

GIUSEPPE CONSOLO. I rilievi avanzati denotano una visione totalitaria dello Stato che mi ricorda quella di stampo sovietico, che assoggetta l'individuo allo Stato senza tenere in alcun conto gli interessi di cui la persona è portatrice, e non è un caso che il Garante della privacy questa mattina abbia avuto parole di apprezzamento per il provvedimento che porta il nome del Guardasigilli Alfano.
In realtà, i soli interessi tutelati in concreto dall'attuale normativa sono quelli di alcuni magistrati (alcuni, non dico tutti) che non sapendo o non volendo indagare in modo costituzionalmente corretto lanciano la rete delle intercettazioni, per non parlare poi dei metodi di alcuni giornalisti che, applicando un inesistente diritto di cronaca (come si può, infatti, parlare di diritto di cronaca quando la cronaca è illecita?), pubblicano intercettazioni ancora segrete ovvero non più segrete, ma contenenti conversazioni che attengono unicamente alla sfera privata, spesso di cittadini del tutto estranei alle indagini.
Le pregiudiziali, in primo luogo, contestano la scelta di assoggettare al regime delle intercettazioni l'acquisizione di tabulati e di riprese visive, ritenendo che ciò sia irragionevole. Si tratta di censura assolutamente Pag. 87infondata, come il caso Genchi dimostra (un vero e proprio caso di pedinamento elettronico). Mi basta questo riferimento per richiamare alle esigenze di riservatezza che vengono soddisfatte con tale nuova normativa.
Si contesta poi la scelta di individuare quale presupposto delle intercettazioni la sussistenza di evidenti indizi di colpevolezza. Le modifiche apportate sul punto rappresentano la migliore risposta a questa obiezione. Con la nuova normativa si può intercettare solo nel rispetto del principio di libertà e segretezza delle comunicazioni, quell'articolo 15 che è poi il corollario dell'inviolabilità della dignità dell'uomo di cui all'articolo 2 della Costituzione.
Sarebbe poi irragionevole anche limitare le intercettazioni ambientali ai soli casi in cui vi sia fondato motivo di ritenere che nel luogo ove siano disposte si stia svolgendo attività criminosa (tale limitazione peraltro non si applica ai reati di mafia e di terrorismo). Anche questa censura deve essere contestata in nome dei già ricordati principi di libertà. Ciò che noi vogliamo evitare, cari colleghi, è che uno strumento di ricerca della prova si trasformi in una sorta di Grande fratello di orwelliana memoria.

PRESIDENTE. Onorevole Consolo, la prego di concludere.

GIUSEPPE CONSOLO. Concludo, signor Presidente. Con la nuova normativa vogliamo eliminare condanne a mezzo stampa, condanne «in anteprima», per usare un termine che degrada la giustizia a spettacolo cinematografico. L'emendamento Bergamini vi sia di esempio.

PRESIDENTE. Onorevole Consolo, concluda.

GIUSEPPE CONSOLO. Mi sembra, quindi, che tutto quanto esposto sia sufficiente, cari colleghi, per giustificare il voto convinto e compatto del Popolo della Libertà, che dirà «no» alle pregiudiziali avanzate dall'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Consolo, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Avverto che è stata richiesta dal gruppo del Partito Democratico la votazione a scrutinio segreto, sia con riferimento alle questioni pregiudiziali di costituzionalità sia con riferimento alla questione di merito. La Presidenza ha accolto la richiesta.
Il provvedimento in esame, infatti, reca una serie di disposizioni volte a modificare i regimi di ammissibilità delle intercettazioni telefoniche e di altre forme di intercettazione di comunicazioni, quello della loro autorizzabilità processuale e quello della relativa pubblicità, il complesso delle garanzie che devono assistere alle limitazioni del diritto alla segretezza delle comunicazioni. Esso modifica inoltre alcune fattispecie di reato in materia e ne introduce di nuove. Tali disposizioni incidono sui principi e sui diritti di cui agli articoli 13, libertà personale, 15, segretezza delle comunicazioni, 21, libertà di manifestazione del pensiero, 24, diritto di difesa e 25, principio di legalità, della Costituzione, richiamati dall'articolo 49, comma 1, del Regolamento.
Le ulteriori disposizioni recate dal provvedimento presentano invece natura strumentale e accessoria ovvero carattere organizzativo e procedurale o di coordinamento. Nel caso di specie, da un punto di vista meramente quantitativo le disposizioni sottoponibili a votazione palese hanno uno sviluppo testuale leggermente superiore rispetto a tutte quelle per le quali è ammesso lo scrutinio segreto. Queste ultime tuttavia sono quelle che determinano la finalità complessiva del provvedimento, che consiste nel dettare una disciplina organica della materia e nel delineare un quadro normativo significativamente divergente rispetto a quello attuale, modificando le condizioni sostanziali Pag. 88per l'esercizio dei diritti costituzionali coinvolti, laddove le altre hanno natura accessoria e strumentale.
Alla luce di tale considerazione e in base a un giudizio di prevalenza fondato su una valutazione complessiva del provvedimento e della sua finalità, la Presidenza ritiene di ammettere lo scrutinio segreto con riferimento alla votazione delle questioni pregiudiziali presentate.
Passiamo ai voti. Prego i colleghi di prendere posto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali per motivi di costituzionalità Di Pietro ed altri n. 1 (nuova formulazione) e Ferranti ed altri n. 2.
Dichiaro aperta la votazione.
Invito i colleghi ad attivare il terminale di voto ponendo il dito sull'apposito rilevatore.
(Segue la votazione).

Procediamo alla verifica che tutti i terminali siano attivati.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 508
Votanti 490
Astenuti 18
Maggioranza 246
Voti favorevoli 212
Voti contrari 278
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Giulietti ha segnalato che no è riuscito a votare e che i deputati De Poli e Cesa hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi.
Onorevoli colleghi, c'è ancora una votazione, qualora interessi.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di merito Di Pietro ed altri n. 1 (Nuova formulazione).
Dichiaro aperta la votazione.
Invito i deputati ad attivare il terminale di voto e ricordo, altresì, che la votazione è a scrutinio segreto.
Onorevole Landolfi? Ministro Alfano? Per consentire alla Presidenza di vedere i terminali che non funzionano prego i colleghi di stare seduti. Sono tutti attivati? Onorevole Castellani cosa succede, funziona? Allora invito ad esprimere il voto.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 507
Votanti 489
Astenuti 18
Maggioranza 245
Voti favorevoli 197
Voti contrari 292
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Prendo atto che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita a votare e che i deputati Cesa e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi.
Il seguito dell'esame del provvedimento avrà luogo in altra seduta.

Sull'ordine dei lavori (ore 20,28).

PRESIDENTE. Desidero avvertire i colleghi deputati che, sulla base delle intese intercorse tra i rappresentanti dei gruppi, nella giornata di domani non si procederà alla prevista sospensione della seduta antimeridiana dalle 11,30 alle 12,30. Al termine dell'esame delle mozioni si procederà allo svolgimento delle interpellanze urgenti.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 12 marzo 2009, alle 9,30:

1. - Seguito della discussione delle mozioni Casini ed altri n. 1-00093, Cirielli ed altri n. 1-00126, Donadi ed altri Pag. 89n. 1-00127 e Fava ed altri n. 1-00128 concernenti misure a favore dell'efficienza e della funzionalità delle Forze armate.

2. - Seguito della discussione delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00125, Di Pietro ed altri n. 1-00129, Vietti ed altri n. 1-00130 e Cicchitto, Cota, Lo Monte ed altri n. 1-00131 concernenti misure di sostegno al reddito attraverso l'istituzione di un assegno mensile di disoccupazione e iniziative per un'organica riforma del sistema degli ammortizzatori sociali.

3. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 20,30.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO GIUSEPPE CONSOLO IN SEDE DI ESAME DI QUESTIONI PREGIUDIZIALI DEL DISEGNO DI LEGGE N. 1415-A

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, le questioni di pregiudizialità presentate dall'opposizione sono ictu oculi del tutto infondate, sia sotto il profilo della costituzionalità che del merito.
Quali legislatori ci troviamo, sul punto, innanzi a tre interessi contrapposti, interessi che abbiamo il dovere di bilanciare: l'esigenza di ricerca della prova, il diritto alla riservatezza del soggetto intercettato ed il diritto di cronaca.
Le pregiudiziali in esame, e questo è un errore macroscopico, da matita blu, tengono conto del solo primo interesse (quello cioè di ricerca della prova).
I rilievi avanzati denotano una visione totalitaria dello Stato che mi ricorda quella di stampo sovietico, una visione che assoggetta l'individuo allo Stato, senza tenere conto degli interessi di cui la persona è portatrice. E non è un caso che il garante della privacy lo abbia stamani apprezzato.
In realtà i soli interessi tutelati in concreto dalla attuale normativa sono quelli di alcuni magistrati che non sapendo o non volendo indagare in modo costituzionalmente corretto lanciano la rete delle intercettazioni; per non parlare poi dei metodi di quei giornalisti che, applicando un inesistente diritto di cronaca (come si può infatti parlare di diritto di cronaca di fronte ad una cronaca illecita?) quei giornalisti, dicevo, che pubblicano intercettazioni ancora segrete ovvero non più segrete, ma contenenti conversazioni che attengono unicamente alla sfera privata spesso di cittadini del tutto estranei alle indagini.
Le pregiudiziali in primo luogo contestano la scelta di assoggettare al regime delle intercettazioni l'acquisizione di tabulati e delle riprese visive, ritenendo ciò irragionevole.
Si tratta di censura infondata, come il caso Genchi dimostra, un vero e proprio caso di «pedinamento elettronico».
Mi basta questo riferimento per richiamare alla memoria le esigenze di riservatezza che vengono soddisfatte con tale nuova normativa.
Si è contestata poi la scelta di individuare a presupposto delle intercettazioni la sussistenza di evidenti indizi di colpevolezza. Le modifiche apportate sul punto sono la migliore risposta a questa obiezione.
Con la nuova normativa si potrà intercettare solo se si rispetta il principio di libertà e segretezza delle comunicazioni (articolo 15), corollario peraltro dell'inviolabilità della dignità dell'uomo (articolo 2).
Sarebbe poi irragionevole anche limitare le intercettazioni ambientali ai soli casi in cui vi sia fondato motivo di ritenere che nel luogo ove siano disposte si stia svolgendo l'attività criminosa. Contesto questa censura (non prevista per i reati di mafia e terrorismo) in nome dei già ricordati principi di libertà!
Ciò che noi vogliamo evitare è che uno strumento di ricerca della prova, si trasformi in un «grande fratello» di orwelliana memoria. Non si possono intercettare i luoghi e tutti coloro che vi transitano, Pag. 90ma solo le persone, ove sia fondato ritenere che nei loro confronti vi possano essere elementi accusatori, ed i luoghi ove si potrà commettere un reato.
Sarebbe poi incostituzionale la scelta di mettere un limite temporale alle intercettazioni.
La questione è sempre la stessa: se non si tiene conto che l'interesse all'indagine non può travolgere ogni altro interesse con il quale interagisce, ogni limite alle intercettazioni apparirebbe ingiustificato.
Viene addirittura considerata come lesione al principio dell'obbligatorietà dell'azione penale la norma che finalmente pone un limite di spesa alle intercettazioni.
Oggi è inaccettabile che gran parte delle somme stanziate per la giustizia siano utilizzate per le intercettazioni.
La censura è infondata perché si basa sul presupposto, anch'esso infondato, che si vuole porre un tetto di spesa insuperabile. Ma non è così! La norma infatti precisa che di fronte ad esigenze particolari il limite di spesa è superabile. Ci troviamo quindi innanzi ad una spinta di razionalizzazione delle spese, una razionalizzazione che forse a qualcuno non piace.
Altro punto che viene considerato incostituzionale è la parte in cui si incide sulle regole della pubblicazione di atti giudiziari non più coperti da segreto. La novità è nel divieto di pubblicazione anche del contenuto degli atti giudiziari, comprese le intercettazioni.
In tal modo, secondo l'opposizione, si calerebbe un velo sulle indagini a discapito del diritto di cronaca.
In primis ricordiamo che il divieto non si applica ai fatti. La sussistenza di una indagine è un fatto. Nel caso degli atti giudiziari è invece del tutto logico e costituzionalmente corretto che questi possano rimanere in una sfera privata anche quando non siano più segreti.
Vi sono diritti costituzionali da proteggere, come riservatezza e diritto di difesa.
E a chi eccepisce come vi sia un diritto di cronaca da soddisfare, ricordiamo che siamo nella fase delle indagini, che possono avere come esito anche l'archiviazione.
Quante persone sbattute sulle prime pagine dei giornali come colpevoli di chissà quali reati sono state poi prosciolte già in fase di archiviazione?
La ratio della nuova normativa sta nell'esigenza di evitare processi mediatici sulla base di semplici ipotesi accusatorie, soprattutto quando le pubblicazioni riguardano fatti privati o persone del tutto estranee alle indagini. Emendamento Bergamini docet.
Vi sono infine rilievi sulla possibilità di sostituire il magistrato indagato per rivelazione di segreti d'ufficio, ritenendo leso il principio del giudice naturale.
La norma è conforme a Costituzione, in quanto risponde all'esigenza sulla insussistenza di qualsivoglia dubbio circa 1' imparzialità del giudice.
In conclusione ed in sintesi, con la nuova normativa si vogliono per prima cosa eliminare condanne a mezzo stampa, condanne in anteprima, per usare un termine che degrada la giustizia a spettacolo cinematografico!
Mi sembra quindi che tutto quanto esposto basti, cari colleghi, per giustificare il voto convinto e compatto del partito del Popolo della Libertà che dirà no alle pregiudiziali avanzate dall'opposizione!

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2227-A - em. 1.1, 1.27 465 451 14 226 212 239 70 Resp.
2 Nom. em. 1.28 485 468 17 235 219 249 66 Resp.
3 Nom. articolo agg. 1.028 n. f. 472 425 47 213 182 243 66 Resp.
4 Nom. articolo agg. 1.035 507 504 3 253 13 491 58 Resp.
5 Nom. articolo agg. 1.041 502 499 3 250 15 484 59 Resp.
6 Nom. articolo agg. 1.051 492 492 247 15 477 59 Resp.
7 Nom. articolo agg. 1.058 494 493 1 247 14 479 58 Resp.
8 Nom. articolo agg. 1.059 491 491 246 17 474 58 Resp.
9 Nom. articolo agg. 1.013 487 487 244 17 470 58 Resp.
10 Nom. articolo agg. 1.079 431 431 216 18 413 58 Resp.
11 Nom. articolo agg. 1.083 477 476 1 239 14 462 58 Resp.
12 Nom. articolo agg. 1.0106 471 470 1 236 14 456 58 Resp.
13 Nom. articolo agg. 1.0115 477 476 1 239 14 462 58 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo agg. 1.0119 471 469 2 235 13 456 58 Resp.
15 Nom. articolo agg. 1.010, 012, 016, 022 450 436 14 219 190 246 58 Resp.
16 Nom. articolo agg. 1.026 350 348 2 175 160 188 72 Resp.
17 Nom. articolo agg. 1.011, 1.0129 460 450 10 226 220 230 66 Resp.
18 Nom. articolo agg. 1.031 461 461 231 10 451 65 Resp.
19 Nom. articolo agg. 1.023, 1.030 463 461 2 231 7 454 65 Resp.
20 Nom. em. 1-ter.10 469 469 235 7 462 65 Resp.
21 Nom. em. 2.10 467 465 2 233 28 437 65 Resp.
22 Nom. em. 3.1 479 472 7 237 229 243 63 Resp.
23 Nom. Ddl 2227 - voto finale 491 467 24 234 251 216 58 Appr.
24 Segr Ddl 2232 - quest. preg. n. 1 515 491 24 246 225 266 37 Resp.
25 Segr Ddl 1415-A-quest. preg. cost. 1, 2 508 490 18 246 212 278 34 Resp.
26 Segr Ddl 1415-A - quest. preg. merito 1 507 489 18 245 197 292 34 Resp.