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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 125 di martedì 3 febbraio 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 14,15.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Balocchi, Bongiorno, Brancher, Brugger, Caparini, Cirielli, Gregorio Fontana, Lo Monte, Mazzocchi, Melchiorre, Milanato, Molgora, Pescante, Saglia, Scajola e Stucchi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Carlo Costantini.

PRESIDENTE. Comunico che in data 30 gennaio 2009 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera del deputato Carlo Costantini: «Illustrissimo signor Presidente, con la presente le comunico la mia volontà di dimettermi dalla carica di deputato, avendo recentemente assunto anche la carica di consigliere regionale d'Abruzzo, che intendo conservare. La ringrazio e la saluto con viva cordialità. Firmato: Carlo Costantini» (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).
Trattandosi di un caso di incompatibilità, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione del deputato Costantini dal mandato parlamentare.

Proclamazione di un deputato subentrante.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito della presa d'atto, nella seduta odierna, delle dimissioni del deputato Carlo Costantini, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta del 19 novembre 2008 - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 - che il candidato che, nell'ordine progressivo della stessa lista n. 12 - Di Pietro Italia dei Valori nella medesima XVII Circoscrizione Abruzzi, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Augusto Di Stanislao.
Dò atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento per la XVII Circoscrizione Abruzzi Augusto Di Stanislao.
Si intende che da oggi decorre il termine di 20 giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Pag. 2

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Augusto Di Stanislao proclamato in data odierna, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Italia dei Valori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico). Benvenuto all'onorevole Di Stanislao.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 2 febbraio 2009, il deputato Paolo Guzzanti, già iscritto al gruppo parlamentare Popolo della Libertà, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.

Sull'ordine dei lavori (ore 14,25).

SANDRA ZAMPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, prendo la parola alla luce delle affermazioni che il Ministro Maroni ha fatto quattro giorni or sono quando, in occasione dell'Assemblea dell'UNICEF, ha parlato di un traffico di organi di bambini stranieri nel nostro Paese. Si tratta, come tutti potete comprendere, di parole gravissime, soprattutto se confermate da fatti e da prove, parole pronunciate dal Ministro dell'interno solo qualche giorno fa.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Non è sull'ordine dei lavori!

SANDRA ZAMPA. È per questa ragione che la Commissione bicamerale per l'infanzia della quale faccio parte ha chiesto un'audizione urgente. Tuttavia, ho ritenuto che queste parole debbano scuotere tutte le nostre coscienze, soprattutto per l'affermazione così grave che deve essere documentata e suffragata da prove. Noi chiediamo al Ministro di dirci ciò che sa al riguardo. Per questo, tenuto conto della drammaticità e della gravità di questa ipotesi, d'intesa con il gruppo, chiederemo con una interrogazione al Ministro di venire a riferire in quest'Aula.
Tutto il Paese deve sapere. Non si può vivere con il dubbio che nel nostro Paese sia possibile un traffico di organi di minori stranieri. Dove avverrebbe? Ad opera di chi?
Ma tutto il Paese, a partire da noi oggi qui presenti, deve anche sapere che nell'indifferenza, nella tolleranza o per l'incapacità di un'efficace azione di questo Governo nelle politiche dell'accoglienza, alcune migliaia di minori stranieri, bambini e bambine, o adolescenti vivono il dramma di vite abbandonate, sfruttate, violate e offese.
Da diversi mesi nella Commissione bicamerale per l'infanzia questo dramma ci è stato descritto nei dettagli, con l'indicazione delle responsabilità e dei rimedi. Abbiamo audito numerosi rappresentanti delle istituzioni centrali e locali: dal prefetto di Agrigento fino all'assessore della regione Sicilia. Ma la vicenda dei minori stranieri non accompagnati è finita in questi giorni sulle pagine di un importante quotidiano italiano. Che fine fanno i minori stranieri? Che cosa ne è di quelli che restano nelle troppe case di accoglienza concentrate sostanzialmente in un'unica regione del sud, la Sicilia? Questi bambini sbarcano a Lampedusa e sbarcano già provati e sofferenti. Dopo qualche tempo quando il Ministero non paga più la loro retta, perché non spetta più al Ministero farlo, questi bambini vengono mandati via: viene pagato loro il biglietto del treno e vengono allontanati dalle case di accoglienza. Ma noi in Commissione bicamerale abbiamo dovuto ascoltare un prefetto dire che è più preoccupato per i bambiniPag. 3che restano che per quelli che se ne vanno: infatti, per loro per lo più ci sono l'avvio sulla strada della prostituzione per le bambine e i lavori quasi forzati per i bambini.
Per questa ragione ritengo che sia tempo che il Ministro Maroni oltre che denunciare - vorrei ricordare a questo Governo che non è stato eletto dagli italiani per fare denunce ma per assumere decisioni e scelte - si faccia carico di questo problema. Un Paese civile non può tollerare che non si trovi la soluzione per alcune migliaia di minori stranieri. Occorre trovare le risorse magari in sede europea e forse facendo quello che la Spagna ha già fatto, ad esempio, utilizzando il programma quadro sulla solidarietà e la gestione dei flussi migratori. Come si fa a dire che siamo una delle prime potenze economiche del mondo e a non trovare le risorse che servono per salvare la vita a qualche migliaio di bambine?
Concludo, signor Presidente, l'ultima considerazione che voglio esprimere è la seguente: vorrei ricordare al Ministro, il quale ieri ha detto che occorre essere cattivi con i clandestini, che può essere soddisfatto.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Zampa, il suo tempo è terminato.

SANDRA ZAMPA. Cattivi lo sono già. Bisogna essere giusti. Un uomo di Governo non parla di cattiveria, parla di giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,27).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

TESTO AGGIORNATO AL 04 FEBBRAIO 2009

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Zeller ed altri; Cicu ed altri; Palomba; Gozi e Zaccaria; Bocchino ed altri; Soro ed altri; Lo Monte ed altri; Zeller ed altri; Melis ed altri: Modifiche alla legge 24 gennaio 1979, n. 18, concernente l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia (A.C. 22-646-1070-1449-1491-1507-1692-1733-2023-A).

Testo sostituito con l'errata corrige del 04 FEBBRAIO 2009 PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Zeller ed altri; Cicu ed altri; Palomba; Gozi e Zaccaria; Bocchino ed altri; Soro ed altri; Lo Monte ed altri; Zeller ed altri; Melis ed altri: Modifiche alla legge 24 gennaio 1979, n. 18, concernente l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia.
Ricordo che nella seduta del 27 ottobre 2008 si è conclusa la discussione sulle linee generali e ha avuto luogo la replica del relatore, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato.
Avverto che la questione pregiudiziale Casini ed altri n. 1 è stata ritirata.
Avverto che nella seduta del 29 gennaio la Commissione affari costituzionali ha deliberato che debba ritenersi ricompresa nella relazione già presentata all'Assemblea sulle proposte di legge in esame anche la proposta di legge n. 2023, vertente su materia identica, d'iniziativa dei deputati Melis ed altri, recante: «Modifiche alla legge 24 gennaio 1979, n. 18. Istituzione delle circoscrizioni Sardegna e Sicilia per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia».
Avverto che, prima dell'inizio della seduta, sono stati ritirati gli emendamenti Lussana 1.820, Esposito 1.1762, Ria 1.875 nonché l'articolo aggiuntivo Pini 1.053 e il subemendamento Esposito 0.1.1000.18.
Avverto che la proposta di legge consta di un articolo unico rispetto al quale sono stati presentati 656 emendamenti, ai quali si devono aggiungere anche i 1.933 subemendamenti presentati all'emendamentoPag. 4della Commissione 1.1000, per un numero complessivo di 2.589 proposte emendative.
La Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
Prego di fare un po' di attenzione, visto che si tratta di un argomento che ha un indubbio rilievo e si tratta anche di organizzare i nostri lavori. Grazie.
I gruppi hanno avuto pertanto la facoltà di segnalare le proposte emendative da porre comunque in votazione.
Trattandosi di un articolo unico, recante tuttavia una pluralità di novelle alla legge n. 18 del 1979, e vista la rilevanza delle questioni ivi previste, la Presidenza, come avvenuto in analoghe occasioni, ha ritenuto di ammettere alla discussione ed al voto un numero di emendamenti pari al triplo di quelli ai sensi dell'articolo 85-bis.
Considerato che i gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori hanno comunicato alla Presidenza l'intenzione di non segnalare alcun emendamento o subemendamento da porre in votazione ai sensi dell'articolo 85-bis, i deputati appartenenti a tali gruppi che intendano chiedere alla Presidenza di porre comunque in votazione le rispettive proposte emendative devono dichiararsi espressamente in dissenso dai propri gruppi, ai sensi di quanto disposto dall'articolo 85-bis, comma 3.
Da parte dei deputati Beltrandi ed altri è stata avanzata alla Presidenza la richiesta di porre comunque in votazione le rispettive proposte emendative. La Presidenza ritiene di accedere a tali richieste, tenendo tuttavia a precisare che, ai fini della determinazione del numero di emendamenti da porre in votazione da parte dei deputati dissenzienti rispetto al gruppo di appartenenza, non potrà che essere preso in considerazione - quale parametro - il numero stesso dei deputati che hanno sottoscritto ciascun emendamento.
Pertanto, alla luce delle segnalazioni pervenute, il quadro delle proposte emendative che, unitamente all'emendamento della Commissione 1.1000, la Presidenza porrà in votazione è il seguente: da parte del gruppo Misto il numero degli emendamenti da votare sarà di sei, di cui quattro da parte delle componenti politiche del Movimento per l'Autonomia e Liberal Democratici-Repubblicani, che hanno sottoscritto congiuntamente gli emendamenti e due da parte della componente Minoranze linguistiche. Da parte degli onorevoli Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco e Zamparutti (in dissenso dal gruppo del Partito Democratico), il numero degli emendamenti da votare sarà di tre.
Con la decisione presa, la Presidenza ha rispettato in maniera scrupolosa quanto disposto dall'articolo 85, comma 8, del Regolamento che consente alla Presidenza di modificare l'ordine delle votazioni quando lo reputi opportuno ai fini dell'economia e della chiarezza delle medesime, chiamando l'Assemblea a pronunciarsi direttamente, con votazione riassuntiva, sull'articolo o su singole parti di esso, senza dover procedere all'esame analitico di tutte le altre proposte emendative presentate.
In questi casi, a mente dell'articolo 85-bis, comma 1, e relativa costante prassi applicativa, la Presidenza pone in votazione, prima dell'articolo, solo gli emendamenti che i gruppi - ed esclusivamente i gruppi - abbiano all'uopo segnalato, senza quindi procedere al voto delle altre proposte emendative, e ponendo poi direttamente in votazione l'articolo cui le stesse si riferiscono.
Questo è il motivo per cui, nel caso di specie, dopo la votazione, secondo l'ordine consueto, degli emendamenti o subemendamenti eventualmente in tal modo segnalati e delle proposte emendative presentate dai deputati in dissenso dai rispettivi gruppi, ammesse al voto dalla Presidenza ai sensi dell'articolo 85-bis, comma 3, del Regolamento, nonché dell'emendamento 1.1000 della Commissione, la Presidenza porrà direttamente in votazione l'articolo 1, intendendosi così precluse tutte le restanti proposte emendative riferite a tale articolo.Pag. 5
Informo l'Assemblea che, in relazione all'elevato numero di subemendamenti presentati all'emendamento 1.1000 della Commissione, pervenuti alla Presidenza nella tarda serata di ieri, ne è stato predisposto un apposito fascicolo separato in cui gli stessi sono riprodotti in fotocopia e sono pubblicati secondo la loro redazione originaria e in ordine di presentazione, anziché in ordine di votazione.
Avverto, inoltre, che per agevolare l'esame delle proposte emendative, sarà cura della Presidenza assicurare, in tempo utile, e comunque una volta pervenute le segnalazioni da parte dei gruppi, la disponibilità di un apposito fascicolo in fotocopia contenente i subemendamenti da porre comunque in votazione, nel relativo ordine e secondo gli ordinari criteri di redazione.
Avverto che gli emendamenti Lo Monte 1.1114 e 1.1113 e Sposetti 1.1763, non previamente presentati in Commissione, incidono sull'articolo 16, comma 3, della legge 10 dicembre 1993, n. 515, al fine di modificare le condizioni per l'accesso ai contributi per le spese elettorali sostenute dalle liste nella competizione per l'elezione dei rappresentanti italiani al Parlamento europeo, in particolare consentendo l'accesso anche alle liste che non abbiano ottenuto l'elezione di un rappresentante.
La questione - non trattata dal provvedimento, che non disciplina specificamente la materia delle condizioni per l'accesso al contributo - non è stata oggetto di esame in Commissione, né risultano in tal senso presentati appositi emendamenti in quella sede.
Tali emendamenti, dunque, in applicazione degli articoli 86, comma 1, e 89 del Regolamento devono ritenersi in questa fase inammissibili.
Avverto che i subemendamenti 0.1.1000.5, 0.1.1000.14 e 0.1.1000.15 si intendono a prima firma dell'onorevole Maurizio Turco.
Avverto che, prima della scadenza del termine, è stato presentato il subemendamento Lo Monte 0.1.1000.1933, che è contenuto nel fascicolo delle proposte emendative da porre in votazione.
Avverto, infine, che a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, le dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto avranno luogo oggi, a partire dalle ore 19 con ripresa televisiva diretta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Zeller ed altri; Cicu ed altri; Palomba; Gozi e Zaccaria; Bocchino ed altri; Soro ed altri; Lo Monte ed altri; Zeller ed altri; Melis ed altri: Modifiche alla legge 24 gennaio 1979, n. 18, concernente l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia.
Ricordo che nella seduta del 27 ottobre 2008 si è conclusa la discussione sulle linee generali e ha avuto luogo la replica del relatore, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato.
Avverto che la questione pregiudiziale Casini ed altri n. 1 è stata ritirata.
Avverto che nella seduta del 29 gennaio la Commissione affari costituzionali ha deliberato che debba ritenersi ricompresa nella relazione già presentata all'Assemblea sulle proposte di legge in esame anche la proposta di legge n. 2023, vertente su materia identica, d'iniziativa dei deputati Melis ed altri, recante: «Modifiche alla legge 24 gennaio 1979, n. 18. Istituzione delle circoscrizioni Sardegna e Sicilia per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia».
Avverto che, prima dell'inizio della seduta, sono stati ritirati gli emendamenti Lussana 1.820, Esposito 1.1762, Ria 1.875 nonché l'articolo aggiuntivo Pini 1.053 e il subemendamento Esposito 0.1.1000.18.
Avverto che la proposta di legge consta di un articolo unico rispetto al quale sono stati presentati 656 emendamenti, ai quali si devono aggiungere anche i 1.933 subemendamenti presentati all'emendamentoPag. 4della Commissione 1.1000, per un numero complessivo di 2.589 proposte emendative.
La Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
Prego di fare un po' di attenzione, visto che si tratta di un argomento che ha un indubbio rilievo e si tratta anche di organizzare i nostri lavori. Grazie.
I gruppi hanno avuto pertanto la facoltà di segnalare le proposte emendative da porre comunque in votazione.
Trattandosi di un articolo unico, recante tuttavia una pluralità di novelle alla legge n. 18 del 1979, e vista la rilevanza delle questioni ivi previste, la Presidenza, come avvenuto in analoghe occasioni, ha ritenuto di ammettere alla discussione ed al voto un numero di emendamenti pari al triplo di quelli ai sensi dell'articolo 85-bis.
Considerato che i gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori hanno comunicato alla Presidenza l'intenzione di non segnalare alcun emendamento o subemendamento da porre in votazione ai sensi dell'articolo 85-bis, i deputati appartenenti a tali gruppi che intendano chiedere alla Presidenza di porre comunque in votazione le rispettive proposte emendative devono dichiararsi espressamente in dissenso dai propri gruppi, ai sensi di quanto disposto dall'articolo 85-bis, comma 3.
Da parte dei deputati Beltrandi ed altri è stata avanzata alla Presidenza la richiesta di porre comunque in votazione le rispettive proposte emendative. La Presidenza ritiene di accedere a tali richieste, tenendo tuttavia a precisare che, ai fini della determinazione del numero di emendamenti da porre in votazione da parte dei deputati dissenzienti rispetto al gruppo di appartenenza, non potrà che essere preso in considerazione - quale parametro - il numero stesso dei deputati che hanno sottoscritto ciascun emendamento.
Pertanto, alla luce delle segnalazioni pervenute, il quadro delle proposte emendative che, unitamente all'emendamento della Commissione 1.1000, la Presidenza porrà in votazione è il seguente: da parte del gruppo Misto il numero degli emendamenti da votare sarà di sei, di cui quattro da parte delle componenti politiche del Movimento per l'Autonomia e Liberal Democratici-Repubblicani, che hanno sottoscritto congiuntamente gli emendamenti e due da parte della componente Minoranze linguistiche. Da parte degli onorevoli Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco e Zamparutti (in dissenso dal gruppo del Partito Democratico), il numero degli emendamenti da votare sarà di tre.
Con la decisione presa, la Presidenza ha rispettato in maniera scrupolosa quanto disposto dall'articolo 85, comma 8, del Regolamento che consente alla Presidenza di modificare l'ordine delle votazioni quando lo reputi opportuno ai fini dell'economia e della chiarezza delle medesime, chiamando l'Assemblea a pronunciarsi direttamente, con votazione riassuntiva, sull'articolo o su singole parti di esso, senza dover procedere all'esame analitico di tutte le altre proposte emendative presentate.
In questi casi, a mente dell'articolo 85-bis, comma 1, e relativa costante prassi applicativa, la Presidenza pone in votazione, prima dell'articolo, solo gli emendamenti che i gruppi - ed esclusivamente i gruppi - abbiano all'uopo segnalato, senza quindi procedere al voto delle altre proposte emendative, e ponendo poi direttamente in votazione l'articolo cui le stesse si riferiscono.
Questo è il motivo per cui, nel caso di specie, dopo la votazione, secondo l'ordine consueto, degli emendamenti o subemendamenti eventualmente in tal modo segnalati e delle proposte emendative presentate dai deputati in dissenso dai rispettivi gruppi, ammesse al voto dalla Presidenza ai sensi dell'articolo 85-bis, comma 3, del Regolamento, nonché dell'emendamento 1.1000 della Commissione, la Presidenza porrà direttamente in votazione l'articolo 1, intendendosi così precluse tutte le restanti proposte emendative riferite a tale articolo.Pag. 5
Informo l'Assemblea che, in relazione all'elevato numero di subemendamenti presentati all'emendamento 1.1000 della Commissione, pervenuti alla Presidenza nella tarda serata di ieri, ne è stato predisposto un apposito fascicolo separato in cui gli stessi sono riprodotti in fotocopia e sono pubblicati secondo la loro redazione originaria e in ordine di presentazione, anziché in ordine di votazione.
Avverto, inoltre, che per agevolare l'esame delle proposte emendative, sarà cura della Presidenza assicurare, in tempo utile, e comunque una volta pervenute le segnalazioni da parte dei gruppi, la disponibilità di un apposito fascicolo in fotocopia contenente i subemendamenti da porre comunque in votazione, nel relativo ordine e secondo gli ordinari criteri di redazione.
Avverto che gli emendamenti Lo Monte 1.1114 e 1.1113 e Sposetti 1.1763, non previamente presentati in Commissione, incidono sull'articolo 16, comma 3, della legge 10 dicembre 1993, n. 515, al fine di modificare le condizioni per l'accesso ai contributi per le spese elettorali sostenute dalle liste nella competizione per l'elezione dei rappresentanti italiani al Parlamento europeo, in particolare consentendo l'accesso anche alle liste che non abbiano ottenuto l'elezione di un rappresentante.
La questione - non trattata dal provvedimento, che non disciplina specificamente la materia delle condizioni per l'accesso al contributo - non è stata oggetto di esame in Commissione, né risultano in tal senso presentati appositi emendamenti in quella sede.
Tali emendamenti, dunque, in applicazione degli articoli 86, comma 1, e 89 del Regolamento devono ritenersi in questa fase inammissibili.
Avverto che i subemendamenti 0.1.1000.5, 0.1.1000.14 e 0.1.1000.15 si intendono a prima firma dell'onorevole Maurizio Turco.
Avverto che, prima della scadenza del termine, è stato presentato il subemendamento Lo Monte 0.1.1000.1937, che è contenuto nel fascicolo delle proposte emendative da porre in votazione.
Avverto, infine, che a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, le dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto avranno luogo oggi, a partire dalle ore 19 con ripresa televisiva diretta.

ARTURO IANNACCONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, data la complessità della questione che ci apprestiamo a trattare e alla luce di una decisione che lei ha comunicato, che è stata assunta dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, volevo segnalarle la difficoltà di reperire le proposte emendative che andremo a votare. Pertanto, affido a lei la valutazione di prevedere, eventualmente, una breve sospensione della seduta, per consentire di avere a disposizione, in maniera semplificata, le suddette proposte emendative.
Vorrei fare un'ulteriore comunicazione. Si tratta di un invito che rivolgo ai colleghi parlamentari: stiamo raccogliendo le firme per poter procedere, ai sensi dell'articolo 51, comma 2, del Regolamento, con la votazione per scrutinio segreto. I colleghi parlamentari liberi da vincoli di gruppo, che volessero sottoscrivere la nostra richiesta, lo possono fare.

PRESIDENTE. Onorevole Iannaccone, le proposte emendative sono materialmente in corso di distribuzione. Per quanto numerose, secondo prassi la Presidenza non reputa opportuno accogliere la sua richiesta di sospensione.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 22 ed abbinate-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del testo unificato e delle relative proposte emendative (Vedi l'allegato A - A.C. 22 ed abbinate-A).Pag. 6
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Tanoni. Ne ha facoltà.

ITALO TANONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi liberaldemocratici, congiuntamente al Movimento per l'Autonomia e al Movimento associativo italiani all'estero, abbiamo presentato oltre 2.800 proposte emendative con l'intento di scongiurare questo colpo di mano da parte delle maggiori forze politiche presenti nel Paese.
Non ci saremmo opposti così risolutamente come stiamo facendo ora se il 27 ottobre scorso, al termine della discussione sulle linee generali del provvedimento oggi all'esame dell'Aula, questo Parlamento avesse approvato, nella pienezza delle sue funzioni, una legge elettorale europea che prevedesse lo sbarramento così come è oggi proposto. In tale occasione, ci saremmo opposti con determinazione... (Dalle tribune riservate agli ex deputati si scandisce: «democrazia, democrazia!» e vengono lanciati volantini recanti un'immagine raffigurante il Presidente del Consiglio dei ministri e la scritta: «Legge truffa '09, regia di Veltrusconi»).

PRESIDENTE. Prego i commessi di provvedere allo sgombero delle tribune riservate agli ex deputati (Dalle tribune riservate agli ex deputati si scandisce: «libertà, libertà!»).
Sospendo la seduta per cinque minuti, onde consentire lo sgombero delle tribune.

La seduta, sospesa alle 14,40, è ripresa alle 14,45.

PRESIDENTE. Riprendiamo lo svolgimento degli interventi sul complesso degli emendamenti. Prego l'onorevole Tanoni di proseguire il suo intervento.

Testo sostituito con l'errata corrige del 04 FEBBRAIO 2009 ITALO TANONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi liberaldemocratici, congiuntamente al Movimento per l'Autonomia e al Movimento associativo italiani all'estero, abbiamo presentato oltre 2.800 emendamenti, con l'intento di scongiurare questo colpo di mano da parte delle maggiori forze politiche presenti nel Paese. Noi non ci saremmo opposti così risolutamente come stiamo facendo ora, se il 27 ottobre scorso, al termine della discussione sulle linee generali del provvedimento, oggi all'esame dell'Aula, questo Parlamento avesse approvato, nella pienezza delle sue funzioni, una legge elettorale europea con lo sbarramento così come oggi proposto. In tale occasione, ci saremmo opposti con determinazione a tale provvedimento, ma avremmo comunque dovuto prenderne atto. Infatti, una modifica della legge elettorale, adottata prima dei sei mesi precedenti al voto, sarebbe stata, a nostro avviso, inopportuna, ma comunque legittima, non solo perché rispettosa del dato normativo nazionale, ma perché in linea con le raccomandazioni del Consiglio d'Europa che prevedono espressamente che, in caso di cambiamento della legge elettorale a meno di un anno dalla votazione, resti applicabile il vecchio sistema di votazione. Sono questi i motivi che ci hanno spinto a presentare numerosi emendamenti con l'obiettivo di rimandare tale riforma al 2014 e non prima.
Onorevole Presidente, non si cambiano le regole del gioco a partita iniziata. Noi liberaldemocratici, ad esempio, in ossequio a tutti gli adempimenti previsti dalla legge vigente, abbiamo già pronta la nostra lista per le elezioni europee in adesione al gruppo LDR. È assolutamente deplorevole e politicamente scorretto quanto si tenta di fare oggi.
Da attento osservatore politico, non riesco a comprendere quali fatti o elementi nuovi siano emersi dal 28 ottobre ad oggi che motivino la scelta di ritornare sulla legge elettorale europea. Non c'erano il 27 ottobre e non ci sono oggi motivazioni legate alla governabilità. Come è noto, infatti, il Parlamento che andremo ad eleggere il 6 e il 7 giugno, non è un'assemblea governativa, ma solo rappresentativa: come tale è chiamata a dar voce a tutte quelle sensibilità politiche che, sebbene abbiano consistenza elettorale minore rispetto ad altre, sono portatrici di idee e principi altrettanto rispettabili.Pag. 7Questo è lo spirito che anima il Parlamento europeo. Ritengo, pertanto, che in questa soglia di sbarramento al 4 per cento, sostenuta da una parte significativa di questa Assemblea, altro non sia che il frutto di un poco nobile accordo di bottega tra i partiti maggiori, nella speranza di risolvere i loro problemi interni, a scapito del pluralismo e della rappresentatività democratica e del tentativo di impedire alle forze minori una loro presenza in Europa, a mio avviso assolutamente utile e legittima.
Noi liberaldemocratici auspichiamo, certo, una collaborazione tra forze di maggioranza e quelle di opposizione, in modo particolare in un momento in cui il nostro Paese sta attraversando una terribile fase recessiva. Le famiglie non arrivano a fine mese, i lavoratori vedono minacciato il loro posto di lavoro, le imprese sono costrette a dolorosi tagli occupazionali. Su questi temi è auspicabile una condivisa azione politica tra maggioranza e opposizione e non certo sulla riforma della legge elettorale europea della quale, francamente, il Paese non avverte la necessità. Sono d'accordo con Veltroni, quando dice che bisogna occuparsi della crisi e che tutto il resto è marziano. Noi liberaldemocratici, insieme a tutte le forze politiche che condividono con noi questa battaglia per la democrazia, ci opporremo con determinazione per impedire questa maldestra riforma.
Confidiamo però, fino all'ultimo, su un sussulto di dignità politica dei proponenti, ma anche e soprattutto di tutti coloro che sono oggi chiamati a sancire con il proprio voto questo provvedimento inopportuno, incomprensibile ed illiberale, risultato di una politica miope che certamente non nobilita oggi questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-Repubblicani e Misto-Movimento per l'Autonomia).
ITALO TANONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi liberaldemocratici, congiuntamente al Movimento per l'Autonomia e al Movimento associativo italiani all'estero, abbiamo presentato oltre 2.800 emendamenti, con l'intento di scongiurare questo colpo di mano da parte delle maggiori forze politiche presenti nel Paese. Noi non ci saremmo opposti così risolutamente come stiamo facendo ora, se il 27 ottobre scorso, al termine della discussione sulle linee generali del provvedimento, oggi all'esame dell'Aula, questo Parlamento avesse approvato, nella pienezza delle sue funzioni, una legge elettorale europea con lo sbarramento così come oggi proposto. In tale occasione, ci saremmo opposti con determinazione a tale provvedimento, ma avremmo comunque dovuto prenderne atto. Infatti, una modifica della legge elettorale, adottata prima dei sei mesi precedenti al voto, sarebbe stata, a nostro avviso, inopportuna, ma comunque legittima, non solo perché rispettosa del dato normativo nazionale, ma perché in linea con le raccomandazioni del Consiglio d'Europa che prevedono espressamente che, in caso di cambiamento della legge elettorale a meno di un anno dalla votazione, resti applicabile il vecchio sistema di votazione. Sono questi i motivi che ci hanno spinto a presentare numerosi emendamenti con l'obiettivo di rimandare tale riforma al 2014 e non prima.
Onorevole Presidente, non si cambiano le regole del gioco a partita iniziata. Noi liberaldemocratici, ad esempio, in ossequio a tutti gli adempimenti previsti dalla legge vigente, abbiamo già pronta la nostra lista per le elezioni europee in adesione al gruppo ELDR. È assolutamente deplorevole e politicamente scorretto quanto si tenta di fare oggi.
Da attento osservatore politico, non riesco a comprendere quali fatti o elementi nuovi siano emersi dal 27 ottobre ad oggi che motivino la scelta di ritornare sulla legge elettorale europea. Non c'erano il 27 ottobre e non ci sono oggi motivazioni legate alla governabilità. Come è noto, infatti, il Parlamento che andremo ad eleggere il 6 e il 7 giugno, non è un'assemblea governativa, ma solo rappresentativa: come tale è chiamata a dar voce a tutte quelle sensibilità politiche che, sebbene abbiano consistenza elettorale minore rispetto ad altre, sono portatrici di idee e principi altrettanto rispettabili.Pag. 7Questo è lo spirito che anima il Parlamento europeo. Ritengo, pertanto, che in questa soglia di sbarramento al 4 per cento, sostenuta da una parte significativa di questa Assemblea, altro non sia che il frutto di un poco nobile accordo di bottega tra i partiti maggiori, nella speranza di risolvere i loro problemi interni, a scapito del pluralismo e della rappresentatività democratica e del tentativo di impedire alle forze minori una loro presenza in Europa. Presenza che considero assolutamente utile e legittima.
Noi liberaldemocratici auspichiamo, certo, una collaborazione tra forze di maggioranza e quelle di opposizione, in modo particolare in un momento in cui il nostro Paese sta attraversando una terribile fase recessiva. Le famiglie non arrivano a fine mese, i lavoratori vedono minacciato il loro posto di lavoro, le imprese sono costrette a dolorosi tagli occupazionali. Su questi temi è auspicabile una condivisa azione politica tra maggioranza e opposizione e non certo sulla riforma della legge elettorale europea della quale, francamente, il Paese non avverte la necessità. Sono d'accordo con Veltroni, quando dice che bisogna occuparsi della crisi e che tutto il resto è marziano. Noi liberaldemocratici, insieme a tutte le forze politiche che condividono con noi questa battaglia per la democrazia, ci opporremo con determinazione per impedire questa maldestra riforma.
Confidiamo però, fino all'ultimo, su un sussulto di dignità politica dei proponenti, ma anche e soprattutto di tutti coloro che sono oggi chiamati a sancire con il proprio voto questo provvedimento inopportuno, incomprensibile ed illiberale, risultato di una politica miope che certamente non nobilita oggi questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-Repubblicani e Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nicco. Ne ha facoltà.

ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, onorevoli presidente della I Commissione e relatore, onorevoli colleghe e colleghi, signor rappresentante del Governo, la componente Minoranze linguistiche del gruppo misto ha esposto, nel corso della discussione sulle linee generali, le proprie posizioni sulla nuova proposta di legge per le elezione dei membri del Parlamento europeo, proponendo quale punto centrale che le circoscrizioni elettorali fossero ridisegnate su base regionale. Mi limito perciò oggi a richiamarle in estrema sintesi.
Nell'ottica federalista che ci appartiene, tutte le regioni e le province autonome hanno pari dignità istituzionale e devono perciò potere essere rappresentate nel Parlamento europeo.
Il criterio quantitativo non può essere l'unico metro di valutazione; occorre contemperarlo con quello della rappresentanza dei territori, regioni e province autonome, così come esse si sono storicamente determinate, specie se, come nei casi della regione Valle d'Aosta e della provincia di Bolzano, questi territori sono espressione di una minoranza linguistica costituzionalmente tutelata.
Altro è stato l'orientamento della maggioranza e come regione autonoma Valle d'Aosta abbiamo perciò proposto una più limitata e specifica modifica che consentisse almeno di rendere effettiva la possibilità di una rappresentanza all'interno del meccanismo dell'apparentamento con la riduzione del quorum necessario, essendo assai difficilmente raggiungibile la cifra individuale di 50 mila voti, a fronte della ridotta consistenza di quel corpo elettorale.
Si è eccepito che non vi sarebbe una copertura costituzionale per introdurre tale eccezione. Faccio nuovamente rilevare che, per quanto concerne la Valle d'Aosta, la Costituzione ha espressamente introdotto una riserva che garantisce la presenza di una sua rappresentanza nel Parlamento italiano, in quanto regione autonoma ed indipendentemente dalla sua consistenza numerica e non poteva che farlo limitatamente a quelle che erano le istituzioni presenti nel 1948, essendo allora ben lungi anche solo l'ipotesi di unPag. 8Parlamento europeo. Il principio, però, questo è il dato fondamentale, era stato chiaramente introdotto.
Vorrei ricordare che la regione autonoma della Valle d'Aosta, con deliberazione unanime del suo Consiglio del 22 ottobre scorso - e sottolineo unanime -, ha espressamente chiesto a questo Parlamento di accogliere la proposta di una considerevole riduzione del quorum e che una delegazione di quel Consiglio, guidata dal presidente della I Commissione consiliare (che è un esponente di rilievo del Popolo della Libertà) e composta da tutti i capigruppo, si è incontrata il 28 ottobre scorso con la I Commissione della Camera per perorare direttamente la causa, ricevendo assicurazione che, nel corso del seguito dell'esame in Assemblea, sarebbero state valutate le opportune soluzioni.
A fronte ora della nuova situazione determinata dalla presentazione dell'emendamento 1. 1000 della Commissione, riproponiamo la questione con il nostro subemendamento, Nicco 0.1.1000.1. Ricordo che ancora nella giornata di ieri le forze politiche della Valle d'Aosta, dal centrodestra al centrosinistra, passando per i partiti ed i movimenti autonomisti a base regionale, hanno unitariamente espresso sostegno e condivisione rispetto a questo subemendamento.
Chiediamo perciò a maggioranza e opposizione di esprimersi positivamente e coerentemente con le posizioni che sono state pubblicamente assunte in Valle d'Aosta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, onorevole colleghi, gli emendamenti ed i subemendamenti di cui dovremo occuparci erano stati presentati in forma copiosa, molto probabilmente con intento ostruzionistico, ma rappresentano, comunque, un legittimo modo di proporre un proprio altrettanto legittimo punto di vista.
È noto come l'Italia dei Valori sia favorevole ad una proposta con una soglia di sbarramento. Ciò è tanto vero che presentò un proposta analoga in epoca non sospetta e patì, sempre in epoca non sospetta, anche i rigori di tale scelta, anche se vi erano degli aspetti positivi di tale normativa, tanto da essersi ben ripresa nella rappresentanza - si tratta di un'indicazione che diamo a chi si lamenta e a chi è contrario a questa posizione - successivamente a quell'incidente di percorso (possiamo definirlo così).
Il 4 per cento che viene proposto da questo provvedimento è anche la soglia prevista per le elezioni politiche. Pertanto, vi sarebbe una sorta di omogeneizzazione tra i due sistemi elettorali. Siamo sicuramente contro la polverizzazione, una polverizzazione della quale è stata fatta ragione con la legge elettorale per le politiche e della quale probabilmente si farà a meno con questa nuova legge e nella prossima rappresentanza europea. Certamente, avremmo potuto preferire una soglia più dolce, una soglia inferiore, come per esempio quella del 3 per cento, ma correttamente abbiamo preso atto di un accordo tra le due maggiori rappresentanze di questa Camera dei deputati e, con senso istituzionale, aderiamo a questo accordo.
Dicevo che siamo contro la polverizzazione per molti motivi. Ad esempio, ricordo che nel Parlamento europeo attualmente di quindici gruppi presenti ben dodici hanno un solo rappresentante. Non crediamo che questo faccia bene né alla rappresentanza né alla politica. Ricordiamo che nove Stati dell'Unione europea hanno una soglia fissata addirittura al 5 per cento e, quindi, superiore alla nostra. Non si tratta di Stati indifferenti ma di assoluto rilievo perché sono la Francia, la Germania, la Gran Bretagna e la Spagna. Certo anche altri Stati, altrettanto importanti e che hanno pari dignità, non hanno la soglia di sbarramento. Tuttavia, vogliamo far presente che vi è anche la cosiddetta soglia implicita, in quanto, per un piccolo Stato che ha una piccola rappresentanza - e moltissimi degli altri Stati sono abbastanza piccoli e con una piccola rappresentanza -, vi è una soglia implicita che finisce per essere nettamente superiorePag. 9sia al 5 per cento dei grandi Stati (come il nostro) di cui abbiamo parlato prima, sia al nostro 4 per cento.
Del resto, come dire, questo tipo di normativa può rappresentare anche uno stimolo per chi ha il timore di non raggiungere tale soglia ad aggregarsi, anche ovviamente per omogeneità ideologica, e ciò potrebbe coprire quel rischio che viene paventato di gap di rappresentanza e, contemporaneamente, semplificare il quadro politico.
Un altro motivo per il quale abbiamo aderito a questa proposta e a questo accordo, che è stato principalmente stipulato tra i partiti maggiori, è che restano le preferenze e per noi questo non è un dato indifferente.
In un momento politico nel quale il potere di scelta dei cittadini e degli elettori viene sempre più sacrificato, il fatto che al popolo resti il potere di nominare i propri rappresentanti scrivendo la preferenza, scegliendoli all'interno delle liste dei partiti, ci sembra un momento di altissima democrazia. Francamente, dovendo scegliere tra la conservazione delle preferenze e l'eliminazione della soglia di preferenza, credo sia preferibile lasciare la scelta democratica nelle mani degli elettori e dei cittadini nella nomina della rappresentanza parlamentare.
Da ultimo, voglio esprimere una ulteriore considerazione. Vi è chi dice che questa elezione non mira poi a far promuovere un governo dall'assemblea elettiva, ma si dice che il Parlamento europeo è di rappresentanze. Ricordo, però, che c'è proprio un problema di entità della rappresentanza ed è chiaro che gruppi grandi di rappresentanti dell'Italia (tre o quattro) fanno molto meglio gli interessi della nostra nazione di quanto non lo facciano rappresentanze frantumate.
Quindi, pur non essendoci un Governo dietro questa elezione, c'è la rappresentanza dei legittimi interessi della nostra nazione, che noi dell'Italia dei Valori crediamo sia opportuno vengano fatti da gruppi e rappresentanze significative.
Quindi, questo è il motivo per il quale noi dell'Italia dei Valori aderiamo a questa legge che di fatto consiste in un solo emendamento, a favore del quale voteremo. Nel mentre, esprimeremo voto contrario su tutti gli altri emendamenti (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, le leggi elettorali, si sa, producono politica, nel senso che modificano, alterano e ristrutturano - a seconda delle filosofie di cui sono portatrici - la scena pubblica nazionale.
Non a caso, quando i regimi illiberali decidono di dare la definitiva svolta autoritaria smontano i sistemi elettorali democratici per impiantarne dei nuovi, funzionali al controllo e alla normalizzazione. Mussolini lo fece con la cosiddetta legge Acerbo, che questo Parlamento ben conosce nei suoi profili essenziali, per aver sperimentato le «ardimentose teoriche» delle liste bloccate; e sbaglierebbe chi immaginasse di riferire all'azione giudiziaria del pool di Mani pulite la caduta della cosiddetta prima Repubblica. Fu la legge maggioritaria - in tutta evidenza - a provocare, per la via della tecnica elettorale, la cancellazione di partiti come la Democrazia Cristiana, e ciò è stato dimostrato scientificamente.
Oggi un arco di forze imponente e articolato quanto a orientamenti politici mette mano alla soglia di sbarramento europea. Nelle interviste ai giornali e nella argomentazioni offerte anche in quest'Aula, ciò avrebbe lo scopo di produrre l'effetto del bipolarismo nel nostro Paese, anzi del bipartitismo tendenziale, ovvero, tradotto in linguaggio corrente, l'effetto di escludere anche dal Parlamento europeo quei partiti che - dopo il voto di aprile 2008 - risultano esclusi dal Parlamento italiano.
Insomma, si userebbe la proiezione istituzionale europea per agevolare un processo politico ad uso domestico. Ho ascoltato, da colleghi che stimo profondamente,Pag. 10argomenti del tipo: «Agli italiani piace lo sbarramento europeo». Ma siamo così sicuri? Stiamo parlando di Europa, onorevoli colleghe e colleghi, e non come dice qualcuno del teatrino della politica italiana.
In Europa non c'è da fare Governo, ma solo rappresentanza: è stato spiegato questo nei sondaggi fatti agli italiani? In Europa non c'è bipolarismo e men che meno bipartitismo, operano almeno una dozzina di gruppi parlamentari in cui tutte le culture politiche più significative presenti nei Paesi membri possono riconoscersi.
D'altronde, la riduzione del numero complessivo dei rappresentanti italiani a settantadue è di per sé un significativo sbarramento: occorrerebbero non meno di 370-380 mila voti per guadagnare un solo seggio a Strasburgo.
Allora, qual è la ragione per cui viene adottato uno sbarramento al 4 per cento se non quella di tagliare forze significative nel panorama politico italiano come la sinistra antagonista, la destra radicale, per dividere le spoglie residue? Peraltro, questo aggiustamento è stato realizzato - mi sia consentito - con un gesto poco estetico, considerato che nessuna delle forze candidate alla rimozione putativa (perché poi si vedrà, c'è sempre un'eterogenesi dei fini) dal Parlamento europeo può esprimersi nel dibattito parlamentare.
Credo che sia un errore cercare di espungere dalle istituzioni europee forze come la sinistra antagonista e la destra radicale, peraltro in una stagione così drammatica come quella che stiamo vivendo, in cui sacche di disperazione sociale causata dalla crisi economica possono essere sospinte verso territori antistituzionali (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori).
Vi sono segmenti elettorali che confinano con quelle sensibilità che vengono interpretati dalle forze antagoniste, dobbiamo aiutare quelle culture a stare nelle istituzioni e non a scivolare verso aree extraparlamentari.
Cancellare con un colpo di spugna, anzi con un'applicazione tutta italiana del jerrymandering, che è (lo dico naturalmente non per l'Aula, che sa tutto, ma per il resoconto) l'uso arbitrario del potere di modifica delle leggi elettorali da parte di chi ha il potere di farlo, è un gesto miope che forse pagherà nell'immediato, ma certamente non in prospettiva.
È vero - mi avvio rapidamente alla conclusione, constatata anche la grande attenzione che questi argomenti suscitano in quest'Aula -: l'esito della riforma elettorale con lo sbarramento è sicuramente meno indigesto del progetto di replica del sistema nazionale che è quello a liste bloccate, il cosiddetto porcellum, cui si era ispirata l'onda riformatrice prima dell'intesa, è solo un po' meno indigesto, però.
Devo ringraziare il mio gruppo per non aver neppure tentato di violare l'articolo 67 della Costituzione, non esercitandosi ad imporre vincoli di mandato che, in verità, in quest'Aula più volte sono apparsi in discussione.
Dichiaro, pertanto, la mia non condivisione della proposta di sbarramento alla legge elettorale europea: ciò per dovere di adesione ad un principio di rappresentanza capace di distinguere la politica domestica da quella europea, ma anche per dar voce a chi in questo momento non ha voce in quest'Aula e - mi sia consentito ancora - per dichiarare il mio «no» al processo di normalizzazione cui lentamente rischiamo di lasciar scivolare le istituzioni del nostro Paese verso l'orizzonte di quella democrazia dolce che non è precisamente l'approdo cui volevano condurci i nostri padri costituenti (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, in primo luogo vorrei ringraziare il presidente Donadi e il gruppo per i tempi che mi sono stati concessi e mi richiamerò nell'intervento ad alcune riflessioni che ha sviluppato in modo molto argomentato Federico Orlando, un vecchio giornalistaPag. 11liberale, presidente dell'associazione Articolo 21.
Signor Presidente, mi rivolgo a lei perché so quanto è attento a questi temi: noi discutiamo di una legge elettorale e lei sa che i diritti delle minoranze sono il punto di riferimento, non la quantità di consenso; è proprio così che nascono alcune leggi di garanzia.
Io non ho dubbio che questo provvedimento sia simile a quello in vigore in altri numerosi Paesi europei e non ho dubbio che sistemi simili esistono, ad esempio, in Germania, ovvero modelli invocati in questo Parlamento a suo tempo anche dalla sinistra chiamata radicale.
Sono anche convinto che i colleghi che voteranno questo provvedimento non sono né degli eversori, né persone che compiono scelte strane. Tra loro, infatti, esistono donne e uomini che hanno una profonda convinzione e una profonda passione civile e verso i quali il mio rispetto è assoluto.
Tuttavia, Presidente, vorrei che lo stesso rispetto ci fosse anche per quei pochi che non voteranno o si asterranno. Vorrei non sentire neanche banalità di segno opposto: chi è contro vuole distruggere il Partito Democratico, vuole favorire Ferrero o Vendola, vuole i fascisti al Parlamento europeo. Ma questa è la morte della politica e diventa una scelta tecnica, non politica. Quindi, stiamo attenti alle reciproche banalizzazioni. Si può non essere d'accordo anche per altre ragioni Presidente, lei lo sa.
Forse i tempi non sono stati i più felici, forse questa discussione andava svolta mesi fa, magari non cancellando dall'orizzonte quella legge elettorale nazionale che non c'è in altri Paesi europei e che il suo autore, il Ministro Calderoli, chiama in un modo che non riferirò per rispetto a lei e all'Aula. Forse si poteva discutere contestualmente, forse in questo caso sarebbe stato opportuno non evocare la governabilità che, come lei sa, non c'entra assolutamente nulla con il Parlamento europeo.
Allora, al di là delle perplessità generali, a mio avviso, si poteva discutere un po' di più sulla soglia di sbarramento e con più attenzione sul tema dei rimborsi. Si poteva riflettere, inoltre, sul fatto che in Italia vi è un inedito intreccio tra politica e media che rende gli esclusi, Presidente, esclusi anche dalla comunicazione. Non mi sembrano dati di poco momento e non si può invocare un principio di votazione cancellando alcune contraddizioni che dovrebbero preoccupare non chi è fuori, ma chi è dentro e dissente fortemente da alcune posizioni che sono fuori da qui. Siamo sicuri che sarà ridotta la frantumazione o, invece, aumenterà l'astensionismo? Mi chiedo, inoltre, se si metteranno forze politiche - Presidente non solo della sinistra, ma anche del centro e della destra - in un'ombra di oscurità che potrebbe cancellare la ragione della politica.
Quindi, Presidente, credo che fino alla fine bisogna provare ad ascoltare, a dialogare e a non dare neanche l'impressione che gli inclusi possano rapidamente escludere coloro che potevano concorrere al Parlamento europeo. Credo che sarebbe sbagliata la sola impressione (non l'atto) e, quindi, occorre un dibattito molto aperto e molto attento che, al di là dei voti, tenga conto delle ragioni che non ci sono.
Signor Presidente, per queste ragioni, proprio perché tra breve vi sarà un'ondata di voti favorevoli, io mi auguro solo e soltanto (non ho altre pretese, anzi mi auguro di sbagliare completamente perché i fatti andranno in un'altra direzione) che quel tabellone possa registrare nei modi e nelle forme che ciascuno deciderà un malessere e un dissenso contro un voto quasi unanime. Io vorrei che le ragioni di chi non c'è o del malessere presente in quest'Aula trovassero il modo di essere verbalizzati. Credo che saremmo tutti più sicuri, compresi i tantissimi colleghi che voteranno a favore (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori e del deputato Tabacci).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare in dissenso dal suo gruppo l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

Pag. 12

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto devo ringraziare il mio gruppo e il mio capogruppo per la libertà assoluta all'interno del gruppo di potere esprimere il proprio voto e il proprio parere su un argomento così importante.
Questo è simbolo di grande democrazia in contrapposizione a quello che si dice su alcuni giornali, ovvero che l'Italia dei Valori umilia l'opposizione in Parlamento. Chi ha detto ciò sicuramente ha affermato qualcosa di non corretto, o quanto meno voleva esprimersi in modo diverso e il significato è stato interpretato in modo cattivo.
Ritengo necessaria una breve riflessione in merito alla modifica inerente il regime vigente delle legge elettorale europea.
L'orientamento espresso trasversalmente dalla maggior parte delle forze politiche qui presenti sembra indicare la volontà di alterare con forza il sistema elettorale attuale, introducendo una soglia di sbarramento del 4 per cento per l'accesso alla ripartizione dei seggi europei.
In altri termini, in merito all'introduzione di un meccanismo che limita e circoscrive la possibilità di sedere al Parlamento europeo, simile a quello introdotto per la legge elettorale italiana, è bene evidenziare da subito la difformità di situazioni ed esigenze che sottendono alle due manifestazioni del consenso elettorale.
La riforma elettorale del sistema italiano, assolutamente non esente da critiche, è avvenuta, qualche tempo fa, con il presunto intento di garantire una maggiore stabilità di Governo. Sono ben note le crisi attraversate nel corso della vita repubblicana dai diversi Governi che si sono succeduti. Da qui la tendenza a giustificare - e quasi imporre - forme anticipate, ma sovente innaturali, di aggregazione (che potremmo definire di «coabitazione forzata»). Obiettivo sbandierato è il superamento della frammentazione politica, peraltro congenita nella mentalità partitica manifestatasi già dopo la chiusura dei lavori dell'Assemblea costituente.
Chiunque, scevro da pregiudizi, può serenamente valutare l'inadeguatezza del sistema elettorale interno vigente. Non a caso, buona parte di chi sta oggi al Governo, illo tempore, manifestò serie perplessità, quelle stesse perplessità sfociate, come è noto, nella richiesta di manifestazione referendaria sul tema.
Tornando al tema della riforma della legge elettorale europea, il Parlamento europeo, sebbene non direttamente citato dalla nostra Costituzione (per ovvie ragioni), trova legittimazione, quale parte integrante, nell'organismo di coalizione sovranazionale, in cui risulta inserito ad opera dell'articolo 11 della Costituzione. La previsione normativa costituzionale ha consentito, come è noto, cessione di quote di sovranità nazionale, a vantaggio dell'allora nuovo soggetto costituendo, ovvero la Comunità europea. Naturale conseguenza fu la nascita...

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, la prego di concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, mi hanno riferito che ho dieci minuti di tempo a disposizione.

PRESIDENTE. Per intervenire in dissenso dal suo gruppo lei ha tre minuti di tempo a disposizione.

DOMENICO SCILIPOTI. Mi hanno riferito che ho dieci minuti di tempo a disposizione, in quanto stabilito con il mio gruppo.

PRESIDENTE. Le hanno dato un'informazione non esatta.

DOMENICO SCILIPOTI. Il mio gruppo mi ha riferito che ho dieci minuti di tempo disposizione.

PRESIDENTE. Le ripeto che ciò che conta non è ciò che le dice il suo gruppo, ma ciò che decide la Presidenza. Per gli interventi in dissenso dal suo gruppo lei ha a disposizione tre minuti di tempo.

Pag. 13

DOMENICO SCILIPOTI. Presidente, se mi concede qualche minuto di tempo in più, cerco di concludere.

PRESIDENTE. Non le posso concedere qualche minuto in più, perché lei ha già parlato per tre minuti e venti secondi.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, la ringrazio per il tempo che mi ha concesso e ringrazio anche il mio gruppo.

PRESIDENTE. Non mi deve ringraziare di nulla: il mio dovere è quello di far rispettare il Regolamento, non si tratta di un atto di generosità, ma di un atto di equità.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare in dissenso dal suo gruppo l'onorevole Palomba, al quale ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, con il consenso del gruppo Italia dei Valori, che ringrazio, ho presentato la proposta di legge A.C. 1070, concernente l'individuazione delle circoscrizioni elettorali per l'elezione dei membri del Parlamento europeo su base regionale. Essa tendeva a ripartire la rappresentanza italiana al Parlamento europeo, garantendo la presenza di almeno un componente a ciascuna delle regioni italiane, in ossequio alla natura di Europa delle regioni, oltre che dei popoli e delle idee, invece che di Europa di Stati.
In tal modo, avrebbero avuto una rappresentanza a Bruxelles, sulla base della relativa popolazione, otto regioni italiane, dalle Marche all'Abruzzo, dalla Basilicata alla Sardegna (che a me interessa particolarmente, anche se è tutelata da questo testo), perché, sulla base del rapporto demografico del tutto sfavorevole e preclusivo, esse non sono solitamente presenti a Bruxelles.
Credo che questa sia una ferita grave al principio di rappresentanza, oltre che delle idee - come ha affermato lucidamente il collega Pisicchio -, anche delle comunità regionali, entità originarie riconosciute anche dalla nostra Costituzione.
Condivido la linea scelta dal mio gruppo di votare a favore della proposta di legge in esame, frutto di un accordo tra PdL e PD, ma sono in dissenso con l'impianto del testo, pervenuto in Aula troppo frettolosamente, nel quale non riconosco il principio fondamentale contenuto nella mia proposta di legge, che, pertanto, debbo ritenere abusivamente allegata al testo pervenuto in Aula.
Censuro la scelta del Popolo della Libertà e del Partito Democratico, che discrimina ingiustamente diverse regioni italiane, di cui evidentemente i due partiti maggiori non riescono a vedere la dignità di rappresentanza in Europa. Sono fortemente rammaricato e denuncio agli italiani la prepotenza dei partiti maggiori, che vogliono mantenere il privilegio delle regioni più popolose, a scapito delle altre. Ecco perché, signor Presidente, stento a riconoscermi nel testo pervenuto in Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, le regole si cambiano insieme. Questa è una convenzione profonda delle culture che sono all'origine del Partito Democratico. È una cultura che si è tradotta nel corso di questi decenni in battaglie parlamentari che hanno sempre avuto come orizzonte chiaro e preciso quello che le regole sono patrimonio di tutti e che sarebbe grave immaginare di fare le leggi elettorali a colpi di maggioranza.
Dal 1994, forse questa è la prima volta che il Parlamento italiano può riuscire a fare insieme una legge elettorale. Sembra che la lunga catena dei fallimenti intercorsaPag. 14in questi anni si sia finalmente interrotta. Sembra che si sia, in qualche modo, ritrovato quello spirito lungimirante che Calamandrei aveva evocato durante i lavori dell'Assemblea costituente, quando si richiamava a quel senso storico che abbiamo imparato da Benedetto Croce. È quel senso di prospettiva lungimirante che non deve trasformarsi in un gretto compromesso di partito, che restringe il nostro campo visivo alle previsioni elettorali dell'immediato domani. Quale sarebbe il senso storico cui richiamarci? Quale è la prospettiva lungimirante? È un'idea, quella dell'evoluzione del sistema politico italiano nella direzione dell'aggregazione delle forze politiche, evitando la radicalizzazione delle posizioni, che consente la distinzione delle ragioni di una personale evidenza, ma che è tutta e solo a beneficio di un ceto politico e a danno del sistema della rappresentanza democratica e degli interessi di questo nostro Paese.
Dobbiamo chiederci cosa sia oggi la rappresentanza politica in una democrazia parlamentare. La rappresentanza politica in una democrazia parlamentare si misura in ragione di una frammentaria, a volte polverizzata, presenza di eletti o nella capacità di proposta politica, tale da essere in grado di governare la complessità sociale e culturale di una comunità e di garantirne l'evoluzione in senso riformatore? Noi non abbiamo dubbi: sta nella capacità di riformare e di cambiare democraticamente. Questo vale anche per il Parlamento europeo, dove non deve essere garantita una maggioranza di Governo, ma deve essere rappresentata una visione nazionale coerente con le prospettive di evoluzione europea.
I fatti di questi giorni (la crisi economica e finanziaria mondiale, il fenomeno dell'immigrazione, l'impoverimento della comunità europea, gli effetti sociali devastanti della crisi sull'occupazione e, ahimè, sulla circolazione dei lavoratori in Europa, l'elezione di Barack Obama, si potrebbe continuare), richiedono tutti più Europa e più qualità dell'Italia in Europa e nel suo Parlamento.
Poiché oggi il Parlamento europeo è un vero e proprio legislatore, insieme al Consiglio dei ministri, e incide su materie della massima rilevanza per la vita interna dei Paesi membri e per il ruolo dell'Unione europea nel mondo, questi sono i presupposti che ci hanno convinto a modificare la legge elettorale per il Parlamento europeo.
Venendo al merito, credo che sia importante sgomberare il campo da alcune maliziose insinuazioni. Il merito della proposta avrebbe consigliato un intervento più organico e più strutturato: mettere mano alle circoscrizioni, alla rappresentanza di genere, all'incandidabilità (solo per citare alcune delle questioni che erano sul piatto della bilancia), per consentire una rappresentanza più corrispondente ai territori e all'evoluzione sociale e culturale del Paese, e la formazione di una classe politica europea in Italia all'altezza della qualità e della difficoltà della sfida europea.
Non è stato possibile: ci si è concentrati su un solo aspetto, estremamente importante, anche se non esaustivo, ma di tale importanza da convincerci che valesse la pena comunque tentare di arrivare fino in fondo. Qual è questo aspetto così importante? È l'introduzione di una soglia di accesso per essere rappresentati in Europa.
Vedete, credo che ci soccorrono alcuni elementi di informazione che è bene che il Parlamento non solo conosca, ma sui quali possa anche riflettere. Le elezioni di giugno si terranno sulla base del Trattato di Nizza, che ha ridotto i deputati europei da 785 a 736.
Gli Stati membri possono stabilire a livello nazionale la soglia di voti necessaria per ottenere un seggio, non oltre il 5 per cento dei suffragi espressi. Undici Stati già praticano questa soglia, anche se con delle varianti: la Germania, la Francia, la Slovacchia, la Lituania, la Repubblica ceca, la Polonia e l'Ungheria al 5 per cento, l'Austria e la Svezia al 4, la Grecia al 3, e, laddove non vi è una soglia espressa, vi è una soglia di fatto per come è stata definita la legge elettorale per il ParlamentoPag. 15europeo in quei Paesi. Si possono fare gli esempi, solo per citare alcuni Paesi, dell'Irlanda con il 17,4 per cento, del Belgio con l'8,3 per cento, del Regno Unito con il 9,6 per cento, della Finlandia e della Danimarca con il 5,4 per cento.
Abbiamo, cioè, Paesi europei che hanno espresso in maniera lineare, chiara, senza alcun problema di garantire una rappresentanza frammentata, la propria capacità e volontà di essere presenti in Europa da protagonisti. È esattamente quello che dovremmo e vorremmo fare noi per il nostro Paese. La frammentazione è tra le cause storiche della nostra scarsissima influenza nel Parlamento europeo. Dal 1979 ad oggi l'Italia non ha mai espresso un Presidente del Parlamento, a differenza della Francia, che lo ha espresso per tre volte, della Spagna e della Germania, che lo hanno espresso per due volte, del Regno Unito e dell'Irlanda, che lo hanno espresso per una volta. L'Italia mai, ma non solo non ha mai espresso un Presidente, ma non è mai stata in grado nemmeno di esprimere il presidente dell'importantissima Commissione bilancio o dell'altrettanto importante Commissione ambiente.
Tutto questo deriva da un fatto: l'Italia non ha mai espresso alcuna funzione determinante all'interno del Parlamento europeo per la dispersione tra i vari gruppi politici, che è venuta proprio per effetto di una legge elettorale che ti consente con poche centinaia di migliaia di voti di eleggere un parlamentare al Parlamento europeo.
Attualmente abbiamo 18 delegazioni parlamentari contro 6 della Germania e contro 7 di Francia e Regno Unito, che hanno lo stesso numero dei nostri parlamentari. La nostra presenza, anche nei due, tre gruppi più importanti, avviene in maniera disordinata e disorganica. Abbiamo, cioè, più delegazioni parlamentari che aderiscono ad uno stesso gruppo parlamentare europeo e questo è terribilmente dannoso, perché il sistema del Parlamento europeo si regge su una regola che può piacere o non piacere, ma è una regola aurea: è il sistema D'Hondt.
Il sistema D'Hondt premia i partiti e le aggregazioni maggiori, e poiché tutte le cariche istituzionali del Parlamento europeo vengono ripartite tra i gruppi parlamentari con il sistema D'Hondt e all'interno dei gruppi parlamentari vengono ripartite tra le rappresentanze nazionali sempre con tale sistema, tanto più piccola e frammentata è la rappresentanza italiana, tanto più insignificante è la presenza del nostro Paese nel Parlamento europeo.
La dispersione, quindi, è un prezzo altissimo in termini di influenza e lo si può vedere da come siamo stati rappresentati nel corso di questi anni. Ecco, allora, che mettere mano alla legge elettorale, con l'introduzione di una soglia di accesso, non è un attentato alla democrazia, non è una trovata per salvare qualche partito, ma è un'esigenza irrinunciabile e non rinviabile per dare anche all'Italia una legge elettorale di stampo europeo, che garantisca una rappresentanza nazionale più qualificata e più capace di svolgere un ruolo da protagonista in Europa.
La soglia di accesso non impedisce di concorrere e anche le norme che garantiscono la possibilità di presentare le liste alle elezioni europee avendo la presenza di un parlamentare eletto nel nostro Parlamento europeo è una clausola che garantisce a chiunque la possibilità di concorrere.
D'altro canto, se riflettiamo su un dato storico, comprendiamo come non possa essere la soglia, di per se stessa, l'elemento che impedisce la rappresentanza di forti istanze culturali all'interno del Parlamento europeo.
All'interno del Parlamento europeo tutte le più significative istanze del panorama politico europeo sono rappresentate, pur in presenza di soglie - come ho ricordato prima - che già esistono e che in molti casi sono molto alte. Noi siamo il fanalino di coda, perché con poche centinaia di migliaia di voti possiamo garantire una rappresentanza nel Parlamento europeo. Non è un caso che abbiamo quattro delegazioni che sono composte da un semplice ed unico deputato. Questa è una situazione che non si regge, che nonPag. 16si sostiene più. Ma si dirà: così alcune istanze politiche importanti non ci potranno essere. Non è vero. Esiste la sinistra radicale rappresentata dal GUE, esistono i Verdi, ed esistono formazioni di destra ultraconservatrice che sono tutte rappresentate perché quelle forze, nei loro Paesi, sono in grado di raccogliere un consenso che è capace di portarle nel Parlamento europeo. Allora, il problema sta nella capacità di essere credibili al momento delle elezioni, non in una soglia che può in qualche modo agevolarti, o meno, l'ingresso in Parlamento.
Questa riforma è qualche cosa di cui andare fieri? No di certo, perché la riforma poteva essere più incisiva e produttiva per gli interessi nazionali in Europa e per il sistema politico nazionale. Questa riforma è qualche cosa di cui essere soddisfatti? Certamente sì, per il merito, perché aiuta il sistema politico italiano a superare la polverizzazione a cui per troppo tempo è stato condannato, e soprattutto per il metodo, quello delle regole da scrivere insieme, e la regola elettorale è la principale regola che il Parlamento deve poter sempre scrivere insieme. Si tratta di un passo nella direzione giusta. Probabilmente è un piccolo passo, ma un significativo passo in avanti e non solo per il clima politico in questo Paese (che comunque ci vedrà sempre essere fieri oppositori di questo Governo) ma anche per una capacità ritrovata di discutere serenamente e senza contrasti artificiali, artificiosi o faziosi di quella che è la regola fondante di ogni singola democrazia, la capacità di scrivere insieme le regole per eleggere i propri rappresentanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, occorre fare qualche valutazione assieme per quanto riguarda la problematica che stiamo affrontando. Come lei ha ricordato, signor Presidente, noi abbiamo chiuso qualche tempo fa la discussione generale sul provvedimento in esame. Adesso riprendiamo la trattazione e l'esame di questo provvedimento in uno scenario un po' diverso. Abbiamo fatto delle valutazioni, in questo periodo di tempo, ed alcuni approfondimenti in ordine ad una posizione che abbiamo rappresentato sempre con grande fermezza. Sono d'accordo con chi diceva che le riforme elettorali disegnano anche un sistema ordinamentale: selezionano e organizzano il consenso in un certo modo, conferiscono fisionomia alle istituzioni, e non c'è dubbio che ritmano anche i tempi e le storie delle nazioni, ma soprattutto rappresentano un momento in cui si verificano le maturità delle democrazie in riferimento alla partecipazione dei cittadini. Non c'è dubbio che vi sono dei riferimenti storici. Quello del 1994, il nuovo sistema elettorale, disegnava una fase nuova della vita e della vicenda della nostra Repubblica attraverso la prefigurazione di un sistema bipolare dell'alternanza - come si diceva allora - che doveva assicurare al Paese la semplificazione, l'efficienza e la stabilità di Governo. Noi abbiamo una storia, vissuta da tutti noi, e abbiamo dovuto registrare certamente luci ed ombre, e molte ombre si sono abbattute sullo scenario politico del nostro Paese. Mi riferisco ad un sistema bipolare che certamente, per quanto ci riguarda, non ha garantito, in momenti difficili e delicati della vita del nostro Paese, condizioni di agibilità e percorsi più netti, più nitidi, e soprattutto più agevoli.
Non vi è dubbio che abbiamo subito contestato questo sistema elettorale nelle elezioni europee con riferimento all'abolizione delle preferenze. Lei sa, signor Presidente, come lo ricorderanno i colleghi, che per noi è stato un motivo fondamentale mantenere le preferenze per quanto riguarda l'elezione al Parlamento europeo. Già il sistema elettorale per le elezioni politiche del 1994, con il metodo maggioritario, aveva individuato, come dicevo poc'anzi, un sistema bipolare. Ma l'eliminazione delle preferenze, a mio avviso, ha radicalizzato molto questo sistema e soprattutto ha ristretto i margini di un'agibilità democratica che dovrebbe essere aPag. 17presidio delle istituzioni così come sono state pensate e così come sono state consacrate nel dettato costituzionale. Non vi è dubbio che, oggi, con un emendamento presentato dalla Commissione affari costituzionali queste preoccupazioni per quanto ci riguarda sono diradate. Si elimina pertanto la nostra preoccupazione. Non vi è più l'abolizione del sistema delle preferenze, ma le preferenze rimangono.
Rimane la previsione della soglia del 4 per cento per avere cittadinanza nel Parlamento europeo. Per noi prevale, come è ovvio, l'interesse ad aver visto non abolite le preferenze, che non deve essere considerato come fine a se stesso: infatti, a nostro avviso, mantenere le preferenze per l'elezione del Parlamento europeo deve aprire anche uno scenario per il Parlamento nazionale. Nella storia di quest'ultimo vi è anche una testimonianza: un nostro emendamento che fu respinto e che prevedeva nella nuova legge il mantenimento delle preferenze.
Dunque, il sistema viene rivisto per quanto riguarda il Parlamento europeo. Certamente avremmo voluto avere una soglia più bassa. Se ne è discusso in Commissione affari costituzionali. Il Partito Democratico proponeva la soglia del 3 per cento; il Popolo della libertà, nel testo base della proposta di legge a prima firma dell'onorevole Bocchino, fatto proprio dalla Commissione, il 5 per cento. Ne è risultata una mediazione - 4 per cento - che si rifà infatti alla soglia prevista per l'elezione del Parlamento nazionale.
Certamente, possiamo fare tutte le valutazioni e tutti i confronti, pur in presenza di una vicenda così articolata e così complessa che vede dappertutto problemi che attraversano i gruppi maggiori anche di quest'Aula.
Ma vi è un riferimento molto importante che, per quanto ci riguarda, abbiamo sempre indicato e che costituisce una nostra battaglia: l'espressione delle preferenze non è un fatto soltanto tecnico, ma è emblematico di un modo di stare anche in questo Parlamento e di avere il conforto vivo e vero da parte dell'elettorato. Quindi, non un Parlamento nominato - mi riferisco al Parlamento nazionale - tanto meno per quanto riguarda il Parlamento europeo.
In questa direzione diamo il consenso allo sforzo di mediazione fatto, che viene trasposto nell'emendamento 1.1000 della Commissione. Questo senza infingimenti, senza aprire nuovi discorsi, senza esami retrospettivi e senza ipocrisie di nessun tipo, ma ritengo che sia la premessa per un aprire un dibattito forte sulla natura della nostra democrazia e della partecipazione dei cittadini alla vita politica del nostro Paese.
Avrebbe poco senso e poco significato questo dibattito se non fosse un dibattito e un confronto molto più ampio e molto complesso di rivisitazione, come dicevo poc'anzi, delle norme elettorali che riguardano anche il Parlamento nazionale. Certamente è una grande soddisfazione per noi in questo particolare momento. Abbiamo favorito e sollecitato le sottoscrizioni e vi è stata anche una presa di posizione del nostro gruppo, dell'onorevole Casini, quando diceva che la soglia ci interessa poco e che ciò che è importante e fondamentale è raggiungere l'obiettivo del superamento della non introduzione della eliminazione delle preferenze.
È con questo spirito, signor Presidente, che diamo il consenso e l'adesione a questo emendamento della Commissione, perché rimane soltanto questo testo: è questo l'unico riferimento per tutta una problematica che poi era stata racchiusa e condensata sia nel testo base sia negli emendamenti che avevamo esaminato in Commissione e che eravamo pronti, qualche tempo fa, ad esaminare nell'aula parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, vorrei riprendere il discorso dalle parole con cui ha iniziato e concluso il suo intervento il collega Bressa, e cioè «le regole si cambiano insieme». Al di là del merito della proposta che stiamo in questoPag. 18momento esaminando, forse il primo significato politico vero è il fatto che, su una regola di democrazia, come la legge elettorale, dopo tanto tempo, una maggioranza amplissima del Parlamento converge, dopo una discussione anche lunga e importante.
Nel merito, probabilmente, il provvedimento che andremo a votare non sarebbe stato quello che ciascun partito avrebbe potuto auspicare. All'inizio della discussione immaginavamo tutti quanti una riforma molto più complessa, che prevedesse altri temi, che probabilmente ci troveremo nelle prossime legislature a riprendere in mano: dalle circoscrizioni alle pari opportunità, allo stesso sistema delle preferenze; probabilmente saranno temi di cui questo Parlamento si troverà a discutere nei prossimi anni. Però anche in politica spesso il meglio è nemico del bene e quindi oggi non un accordo al ribasso, ma un accordo su qualcosa che veramente viene interiorizzato e ritenuto utile e corretto da tutti è già estremamente importante che si trovi.
Credo che in questo accordo vi sia anche il proseguimento di una lunga transizione italiana del sistema politico. Probabilmente il male antico della democrazia italiana è quella frammentazione che era nemica della rappresentanza. Era nemica della rappresentanza perché con la frammentazione finivano per instaurarsi esclusivamente nicchie di potere, per cui minoranze esercitavano il proprio potere sulla maggioranza. Quindi, esattamente lo strumento contrario alla democrazia. Quella transizione è iniziata già nel 1994 e vede a poco a poco crearsi un disegno complessivo. Infatti, se è vero che il sistema elettorale non può cambiare il sistema politico, è però vero anche che il sistema elettorale può influenzarlo particolarmente, costituendo una strada efficace non per dare un significato reale alla politica, ma per precostituire e mantenere nicchie di potere e spesso nicchie di individualismo. Quindi, il nostro sforzo e lo sforzo comune credo dovrà essere quello, pur tenendo conto delle diverse realtà per cui si vota, di omogeneizzare il più possibile il sistema elettorale, non soltanto guardando al quadro nazionale, e cioè al Governo del Paese, ma guardando in senso lato alla politica nazionale. Infatti, forse non è soltanto il Governo che ci interessa, ma a tutti deve interessare che il sistema politico sia assestato in tutte le sue dimensioni.
Contro questo accordo ho ascoltato alcune proteste e alcune critiche. Devo dire che alcune mi hanno particolarmente inquietato. Mi permetto di citare quella velata del collega Pisicchio, fatta con molta delicatezza, ma che credo dovrebbe scuotere tanti. Quando il collega Pisicchio dice: «Stiamo attenti, perché rischiamo di escludere dalla rappresentanza alcune forze che in un momento di disagio sociale potrebbero diventare antagoniste», io mi auguro nel 2009 di vivere in una democrazia matura e di non aver necessità di portare in Parlamento alcuni, perché evitino di portare le proteste in piazza. Questa mi auguro che sia una democrazia matura. Conosco e capisco i problemi di questo Paese; conosco - in parte, ovviamente, ma credo di conoscere - la storia questo Paese, ma credo che cinquant'anni di democrazia non siano passati invano.
Inoltre, la critica più forte che è stata avanzata è relativa al fatto che, in fondo, il Parlamento europeo non ha necessità di Governo, non ha cioè necessità della governabilità. Tuttavia, ricordo, che il Parlamento europeo non è neanche uno specchio, un rifugio affinché ciascuno possa essere eletto. Esso deve rappresentare un Paese e deve rappresentarlo nella sua vera essenza. Colleghi, credo che, alla fine, dovremo fare i conti con una regola della politica che, forse, per troppo tempo abbiamo tralasciato. La rappresentanza in politica è soprattutto numero. Non vi è una maggioranza che si impone su una minoranza: è la democrazia che fa i conti con i numeri e di questa realtà dobbiamo essere assolutamente consapevoli e coerenti.
Un'ulteriore critica forte, che è stata avanzata in questa discussione, è che oggi una maggioranza di inclusi in Parlamento prevarica su una minoranza di esclusi. APag. 19questa critica rispondo dicendo che gli inclusi e gli esclusi li decide esclusivamente il popolo italiano, dando forza numerica ad una rappresentanza politica che si propone come offerta politica sulla scheda elettorale. Certo, abbiamo dei tracciati, ma nessuno di noi ha la sicurezza che il proprio partito otterrà una vittoria straordinaria. Ciascuno si può porre in discussione, ma la democrazia e l'elezione significano porsi in discussione. Significherebbe escludere, se si pretendesse di escludere qualcuno dalla competizione, ma non se si chiede a qualcuno di competere ad armi pari e, quindi, in modo tale da essere effettivamente rappresentativo. In questo, ci aiuta il fatto - come aveva già ricordato il collega Bressa - di essere assolutamente in linea con la rappresentanza europea. Spesso siamo un Paese strano: siamo innamorati delle nostre anomalie e, quando tutti gli altri vanno in una direzione, siamo convinti che andando contro mano saremo più bravi noi degli altri. Credo che con riferimento alla democrazia abbiamo poco da insegnare a tanti Paesi, forse, anche su questo aspetto, aver appreso una lezione e aver deciso di seguire quello schema, risulta un insegnamento per noi e per l'Italia.
Un'ultima considerazione, più politica e non polemica. Temo che molti di coloro che hanno criticato l'accordo concernente la soglia di sbarramento al 4 per cento, ritengano che, in questo modo, si guardi all'Italia e non all'Europa. Credo di poter rinviare al mittente la critica: probabilmente, in troppi non stavano guardando all'Europa, ma a diverse e possibili alleanze proprio in Italia. Credo che sia molto più facilmente spiegabile - e concludo - la soglia del 4 per cento, perché in tal modo rimane il sistema nazionale e questo la gente, al di là dei nostri tecnicismi, lo comprende. Credo, soprattutto, che oggi in questo Parlamento si possa considerare un vanto - ma, soprattutto, una prova di credibilità delle forze politiche - essere stati in grado di rinunciare a possibili polemiche e strumentalizzazioni per arrivare ad una legge condivisa nell'interesse della politica italiana, ma, soprattutto, dello Stato italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, noi del Movimento per l'Autonomia riteniamo molto grave che, a poche settimane dalla presentazione delle liste elettorali e nel momento in cui qualche lista potrebbe già aver iniziato, come prevede la legge, a raccogliere le firme necessarie, si proceda ad una modifica delle regole del gioco. Tale modifica è frutto esclusivamente di interessi politici di piccolo cabotaggio, compensati, peraltro, su tavoli non parlamentari.
Le riforme elettorali dovrebbero comportare una lunga e meditata discussione e un confronto che coinvolga tutte le forze politiche presenti nel Paese. Così non è certo avvenuto con questa improvvisa decisione di procedere alle modifiche, limitandole ad uno sbarramento del 4 per cento. Tale sbarramento è stato costruito nell'interesse specifico di qualche partito, senza, peraltro, neppure prendere in considerazione le proposte federaliste di istituire sbarramenti alternativi di tipo circoscrizionale che, in più occasioni, noi del Movimento per l'Autonomia avevamo avanzato.
Avevamo proposto il doppio sbarramento alternativo, che forse per molti colleghi è una formula matematica. Come ricordavo, vorremmo che si desse la possibilità di partecipare al riparto dei seggi nazionali alle liste che superano il 4 per cento dei voti validi, ovvero alle liste che superano l'8 per cento in almeno una circoscrizione. Con questa soluzione, più in linea con un sistema federale, parteciperebbero all'assegnazione dei seggi sia i partiti nazionali di una certa consistenza, sia quelli a forte dimensione territoriale. Inoltre, ciò sarebbe in linea anche con lo stesso Parlamento europeo che vuole valorizzare il ruolo delle regioni all'interno dell'Unione europea e con la necessità di avere una rappresentanza parlamentare inPag. 20Europa che sia coerente con la riforma in senso federalista dello Stato. È noto, peraltro, che la logica che presuppone una soglia di sbarramento nelle leggi elettorali può essere motivata esclusivamente da ragioni di governabilità, assolutamente inesistenti a livello di Parlamento europeo.
Voglio concludere richiamando un'intervista rilasciata dal presidente D'Alema alcuni giorni fa e pubblicata su Il Messaggero e, richiamando l'onorevole D'Alema, desidero richiamare tutti i leader dei vari grandi partiti che si stanno tenendo fuori dalla questione. Capisco l'onorevole Donadi, che ha lasciato libertà di azione, però ha contingentato i comportamenti in Aula e che, magari, viene ringraziato; avrei però piacere ad ascoltare tutti i leader, perché è bene che di fronte al Paese si assumano le loro responsabilità. In sintesi e per concludere, come dicevo, voglio ricordare le parole dell'onorevole D'Alema: se proprio si deve andare avanti, egli spera che almeno si attenuino alcuni aspetti tecnici dello sbarramento; ad esempio, è ingiusto negare il rimborso ai partiti che non raggiungono il 4 per cento; ai fini del rimborso elettorale si può anche fissare una soglia più bassa. Democrazia - diceva l'onorevole D'Alema - è anche partecipare, provare. È giusto disinnescare e disincentivare le liste sotto all'1 per cento, ma non si può alzare un muro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia e Misto-Liberal Democratici-Repubblicani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà per tre minuti.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, come lei sa e come sanno i colleghi, io appartengo alla maggioranza di Governo, ho sempre votato a favore della fiducia al Governo e continuerò a farlo, salvo qualche problema che seguirà. Poiché ora è in esame un proposta di legge di iniziativa parlamentare, mi sento libero di votare su tale proposta di legge secondo la mia coscienza, secondo la mia storia e secondo la mia tradizione.
Penso che lo sbarramento al 4 per cento, nato da un «inciucio» che coinvolge le forze politiche che ritengono di superare tale soglia, non abbia alcun senso. Più o meno tutte le forze politiche che siedono in questo Parlamento sono state forze di estrema minoranza e si sono collocate sotto il 4 per cento; è stata forza di estrema minoranza il Partito Comunista e lo è stata il Movimento Sociale. Io questo problema non me lo sono mai posto, perché nella storia secolare del Partito Repubblicano siamo sempre stati una forza di minoranza. Qualcuno, però, mi deve spiegare il motivo dello sbarramento in una legge elettorale europea, considerato che il Parlamento europeo non elegge il Governo europeo. Il Governo europeo, vale a dire la Commissione europea, è il Governo dei Governi, mentre il Parlamento europeo è rappresentativo. Nel suddetto Parlamento e nella Commissione siedono 5 Presidenti del Consiglio liberaldemocratici, 8 Commissari europei sono liberaldemocratici e solo in questo Paese non si riesce ad eleggere nel Parlamento nazionale un liberaldemocratico: ci sarà un motivo!
Quando si pensa che può nascere un liberaldemocratico - mi appello agli amici della sinistra e anche agli amici della destra - occorre sapere, come diceva Bruno Visentini, che un nuovo partito, in questo Paese, non può nascere e non nascerà mai se continueremo con questi sbarramenti che non hanno senso. Quindi, per quanto mi riguarda, voterò contro questo provvedimento.
Stiamo raccogliendo le firme e, in questo senso, faccio appello a tutti i colleghi perché raccogliere le firme per chiedere il voto segreto non significa votare contro il provvedimento in esame, bensì certificare un minimo di democrazia in questo Parlamento. Ognuno poi voti come vuole (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e Misto-Liberal Democratici-Repubblicani) ma ci consenta di raccogliere le firme per un voto segreto su questa legge. Facciamo appello anche alla sua sensibilità, signor Presidente: su una legge elettorale così importante, che stravolgePag. 21il sistema politico italiano, ci sia consentita la libertà, deputato per deputato, di votare come meglio si crede.
Per questi motivi - senza dire che ho lasciato la maggioranza, perché non l'ho lasciata - faccio appello agli amici socialisti e faccio appello agli amici della Democrazia Cristiana di Gianfranco Rotondi: votate, mettete la vostra firma perché questo voto possa essere segreto e più libero di quanto non siate in generale (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-Repubblicani e Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, a titolo personale svilupperò una riflessione sulla modifica della legge elettorale europea. Abbiamo denunciato con forza e con determinazione che riteniamo assolutamente sbagliato procedere a una riforma della legge elettorale quando la partita è già iniziata. Abbiamo registrato, in questi giorni, un profondo disagio e malessere, che sono maturati nel Paese e che si sono manifestati in maniera clamorosa anche in quest'Aula quando ex parlamentari, rappresentanti di forze politiche che non hanno espressione in questo Parlamento, hanno ritenuto di esprimere il loro dissenso.
La nostra democrazia ha avuto varie definizioni: c'è chi l'ha definita una democrazia «bloccata», quando non era possibile l'alternanza tra forze politiche diverse; una democrazia «difficile» la definitiva Aldo Moro quando Democrazia Cristiana e Partito Comunista ottennero quasi lo stesso risultato; oggi la potremmo definire una democrazia «malata», in difficoltà, una democrazia che, attraverso lo strumento tecnico della legge elettorale, vuole semplificare e ridurre la frammentazione. Di fatto, però, da un lato vuole impedire la giusta e legittima rappresentanza di tante espressioni politiche e culturali del nostro Paese e dall'altra vuole tentare di mascherare le difficoltà di alcune formazioni politiche che temono di andare incontro, con la vecchia legge, ad una crisi di consenso elettorale.
Faccio un appello a tutti i colleghi parlamentari che dovessero, oltre al dissenso che hanno manifestato (soprattutto i colleghi dell'Italia dei Valori), ritenere che attraverso il meccanismo del voto segreto ci possa essere una dimostrazione più limpida e più chiara della volontà di questo Parlamento: ci consentano di ricorrere allo strumento del voto segreto anche per verificare se sia la reale volontà del Parlamento italiano quella di modificare la legge elettorale o non sia invece quella dei vertici dei singoli partiti (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sulle proposte emendative.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Signor Presidente, se me lo consente esprimerò prima il parere sulle proposte emendative che sicuramente saranno poste in votazione.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Lo Monte 1.1007 e Lo Monte 1.1.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, anche sui subemendamenti Maurizio Turco 0.1.1000.5 e 0.1.1000.14, Lo Monte 0.1.1000.1937, Maurizio Turco 0.1.1000.15, Lo Monte 0.1.1000.466 e Nicco 0.1.1000.1.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.1000. Ricordo che questo emendamento, sul quale si è registrato un ampio consenso a partire dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, riguarda unicamente la questione della soglia di sbarramento in misura del 4 per cento. Ciò non perché altre questioni della legge non siano meritevoli di riflessione e di riforma (quali il numero e le dimensioni delle circoscrizioni, le pari opportunità, le preferenze ed altro), ma solo perché su tali questioni non è stato raggiunto un accordo.Pag. 22
La Commissione invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Zeller 1.52.
Signor Presidente, la Commissione formula quindi un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutte le altre proposte emendative.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALDO BRANCHER, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Avverto che, essendo stato ritirato l'articolo aggiuntivo Pini 1.053 e non essendo stato segnalato, ai fini della votazione, l'articolo aggiuntivo Parisi 1.01, si procederà, consistendo il disegno di legge in esame in un solo articolo, direttamente alla votazione finale, ai sensi dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
Passiamo all'emendamento Lo Monte 1.1007.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento formulato dal relatore.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la componente Movimento per l'Autonomia del gruppo Misto ha tentato in tutti i modi di dare voce al sud anche in Europa, ma i grandi calderoni nazionali di destra e di sinistra non vogliono che il Movimento per l'Autonomia, la mia Calabria e tante regioni del sud possano avere la certezza di avere un proprio rappresentante.
Mi si dirà che probabilmente, nell'ambito del Popolo della Libertà e del Partito Democratico, i rappresentanti, la mia Calabria, li avrà, però devo dire che spesso le scelte cadute dall'alto individuano non le persone che amano la mia terra, ma persone che spesso nella mia terra non ci hanno neanche messo piede.
Ecco perché siamo amareggiati, e lo siamo perché avevamo chiesto qualcosa che ritenevo potesse significare più democrazia nell'ambito di questo provvedimento che ci accingiamo ad approvare. Avevamo chiesto qualcosa che oggi, per sua fortuna, un'altra forza territoriale, la Lega Nord (che ammiro, apprezzo e stimo), può avere con estrema facilità. La nostra «lega del sud», il Movimento per l'Autonomia, purtroppo non è stato messo nelle condizioni di poter avere la stessa fortuna. Ecco perché siamo amareggiati e ritengo che questo voto, che anche i nostri deputati meridionali si apprestano a concedere su questo provvedimento, sarà ingiusto, sia per la mia terra sia per tutto il sud (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Monte 1.1007, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 522
Votanti 516
Astenuti 6
Maggioranza 259
Hanno votato
26
Hanno votato
no 490).

Prendo atto che il deputato Calgaro ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario e che il deputato Togni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Prendo altresì atto che il deputato Di Stanislao ha segnalato che non è riuscito a votare.Pag. 23
Passiamo all'emendamento Lo Monte 1.1.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Lo Monte 1.1 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Monte 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 526
Votanti 520
Astenuti 6
Maggioranza 261
Hanno votato
26
Hanno votato
no 494).

Prendo atto che il deputato Togni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Di Stanislao ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo al subemendamento Maurizio Turco 0.1.1000.5.
Prendo atto che i presentatori del subemendamento Maurizio Turco 0.1.1000.5 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Maurizio Turco 0.1.1000.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 528
Votanti 525
Astenuti 3
Maggioranza 263
Hanno votato
26
Hanno votato
no 499).

Prendo atto che i deputati Rossa, Togni e Iannarilli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Di Stanislao ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo al subemendamento Maurizio Turco 0.1.1000.14.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

MAURIZIO TURCO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, è chiarissimo che non si modificano le leggi elettorali a partita aperta, come nel caso di specie. Cinque ore di dibattito a cinque mesi dalle elezioni sono la dimensione della spartizione del bottino partitocratico ai danni della legalità costituzionale. Siamo arrivati al punto, signor Presidente, in cui anche in quest'Aula godono di diritti politici e civili costituzionali solo coloro che si sono già arruolati o intendono arruolarsi nel monopartito sotto forma di bipartito. Da un anno questo Parlamento ha impedito l'esercizio di adempimenti di rilevanza costituzionale e il compiersi degli obblighi inderogabili che, secondo il Presidente della Repubblica - e anche a suo avviso, signor Presidente - rendono lo scontro elettorale come lo scontro fra un piccolo esercito partigiano, espresso dal popolo, contro occupanti stranieri ...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MAURIZIO TURCO. ... per ideali, metodi e interessi...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Maurizio Turco.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

Pag. 24

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, credo che non si modifichino le leggi elettorali a partita aperta. Siamo a pochissimi mesi dal voto e il Parlamento europeo ha più volte raccomandato di effettuare le modifiche delle leggi elettorali almeno un anno prima delle votazioni. Credo che ancora una volta si stia facendo strage di legalità, in questo nostro Paese.
Mi meravigliano i piccoli che si lamentano oggi. Probabilmente hanno partecipato, anche loro in passato, alla spartizione del bottino, perché sono decenni che il servizio pubblico dell'informazione non è nella legalità. Sono nove mesi che questo Parlamento non riesce ad esprimere una Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Siamo alla strage di legalità.
Stiamo attenti: quando si passa sopra queste cose, presto avviene la strage di vite umane...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bernardini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, noi delegazione radicale nel gruppo del Partito Democratico pensiamo che il frenetico e ansioso mutare delle leggi elettorali - divenuto ormai una costante nei momenti preelettorali - continua a perpetrare la verosimiglianza di un sistema bipartitico, che in realtà cela il consolidamento di un sistema antidemocratico e di nuovo monopartitismo, che accentua sempre di più il proprio potere incontrollato di manovra nella sua stanza dei bottoni e mette letteralmente «a sacco» il Paese e il suo popolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Farina Coscioni. Ne ha facoltà.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, non ci vuole molto per dire che non si modificano le leggi elettorali a partita aperta, come nel caso attuale. La logica della riforma è una sola: la spartizione del bottino partitocratico ai danni della legalità costituzionale e democratica. Si tratta di un'operazione di regime, di ladri non solo di legalità e di moralità democratica, ma anche d'informazione, di conoscenza, di danaro. Lo ripeto: ladri di danaro e di roba.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, questa volta rivolgo un appello agli amici della Lega Nord Padania (e solo a loro), per ricordare che nel 1990 c'era solo un rappresentante della Lega Nord, il senatore Umberto Bossi, che si batteva come un leone in tutte le Commissioni. Regolarmente un senatore socialista, per non far decadere gli emendamenti presentati dal senatore Bossi, faceva propri quegli emendamenti e poi votava contro. Chiedo allora: votate come vi pare, ma consentiteci di chiedere il voto segreto, come veniva fatto con Umberto Bossi nel 1990 (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-Repubblicani, Misto-Movimento per l'Autonomia e di deputati del Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, molto hanno già detto i miei colleghi su questa materia, ma voglio aggiungere - lo dico anche a quanti fuori, in Piazza Montecitorio, stanno protestando e denunciando quanto qui avviene - che non è lo sbarramento del 4 per cento, che si vuole introdurre, che trasformerà un sistema democratico e legale in una non democrazia. Questo Paese vive già una condizione di non democrazia e di non Stato di diritto. La vicenda della Commissione parlamentare di vigilanza lo dimostra ampiamente (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).Pag. 25
Voglio anche aggiungere che indipendentemente dalla soglia di sbarramento che si stabilirà (quattro, cinque o tre per cento) conterà molto il fatto che si rispetti o meno la par condicio in campagna elettorale. Su questo già preannuncio che ho presentato un ordine del giorno che sarà esaminato successivamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, questa non è una riforma elettorale, ma un baratto elettorale. C'è un'organizzazione internazionale, che si chiama OSCE, che monitora il rispetto della democrazia e dei diritti umani e che raccomanda agli Stati membri che ne fanno parte di non cambiare la legge elettorale nell'anno che precede il momento delle elezioni.
Questa è la seconda volta che il nostro Parlamento, nel 2005 ed oggi, cambia la legge elettorale e le regole del gioco quando la partita è iniziata. Sapete chi fa così? L'amico Putin, il compagno Chavez e i satrapi dell'Asia centrale! Sono tutti dittatori! Qui, però, non abbiamo un uomo solo al comando, ma un regime partitocratico che da decenni mantiene il potere in modo illegale e incostituzionale (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico). Noi, anche con questi emendamenti, vogliamo continuare a resistere a tutto ciò, insieme a coloro che - in quest'Assemblea e fuori nel Paese - vorranno combattere (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, ci sarebbe da chiedere quale ragione abbia spinto i due partiti maggiori a trovare un'intesa sulla legge elettorale per il Parlamento europeo, quando questa pratica era stata ormai archiviata.
Lo avevano sostenuto i massimi dirigenti del Partito Democratico che ritenevano ormai scaduto il tempo per modificare la legge elettorale, lo aveva sostenuto lo stesso Presidente del Consiglio che, pur sottolineando che la materia è di pertinenza esclusivamente parlamentare, aveva dichiarato che ormai era inutile modificare la legge elettorale europea solo introducendo lo sbarramento. Rimane questo interrogativo al quale è difficile dare una risposta diversa se non il timore, la preoccupazione e il rischio di andare incontro ad una crisi di consenso elettorale.
Riteniamo che questa non sia una ragione sufficiente ed è per questo che invitiamo, ancora una volta, i colleghi parlamentari a sottoscrivere la nostra richiesta per passare al sistema di voto segreto, che consenta a questo Parlamento di esprimere in maniera libera e compiuta la propria volontà (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia, Misto-Liberal Democratici-Repubblicani e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Maurizio Turco 0.1.1000.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 527
Votanti 523
Astenuti 4
Maggioranza 262
Hanno votato
27
Hanno votato
no 496).

Prendo atto che i deputati Ferranti e Zaccaria hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.Pag. 26Prendo altresì atto che il deputato Di Stanislao ha segnalato che non è riuscito a votare.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro del subemendamento Lo Monte 0.1.1000.1937 formulato dal relatore.

ARTURO IANNACCONE. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, con questo subemendamento che è stato sottoscritto dai colleghi Liberal Democratici e dai rappresentanti degli italiani all'estero, e che ritengo sia condiviso anche dal collega Nucara, intendiamo proporre una doppia soglia di sbarramento, anche per sottolineare che non c'è il timore di soglie di sbarramento pure elevate.
In relazione a questo subemendamento mi permetto di chiedere, in modo particolare ai colleghi della Lega, di svolgere una riflessione perché se tale subemendamento venisse approvato s'introdurrebbe anche nella legge elettorale per il Parlamento europeo il principio federalista: le forze che sono radicate sul territorio e sono rappresentative delle loro realtà territoriali e regionali, potrebbero avere, infatti, rappresentanza nel Parlamento europeo.
Ritengo che questo subemendamento sia importante perché se la proposta di legge elettorale per il Parlamento europeo dovesse essere approvata così come è stata presentata sarebbe l'unica legge elettorale a prevedere un'unica soglia di sbarramento: tutte le altre leggi elettorali, quella per i comuni, per le province e per lo stesso Parlamento nazionale, prevedono infatti più soglie di sbarramento. Sarebbe un'ulteriore forzatura che mortificherebbe la rappresentanza politica del nostro Paese in seno al Parlamento europeo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lo Monte 0.1.1000.1937, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 529
Votanti 524
Astenuti 5
Maggioranza 263
Hanno votato
24
Hanno votato
no 500).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Di Stanislao ha segnalato che non è riuscito a votare.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro del subemendamento Maurizio Turco 0.1.1000.15 formulato dal relatore.

MAURIZIO TURCO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, vorrei entrare nel merito di questo subemendamento: noi chiediamo che il vero sbarramento sia quello per i partiti che non aderiscono ai partiti europei o ai gruppi parlamentari europei. Con il 4 per cento sicuramente non muore la democrazia, ma non nasce nemmeno, perché la riforma, questa cosiddetta riforma, ha una sola logica: la spartizione di quel bottino partitocratico ai danni della legalità costituzionale.
Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: siamo al punto in cui godono e possono godere dei diritti civili, politici e costituzionali solo coloro che hanno accettato di arruolarsi o chi è in procinto di farlo...

Pag. 27

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Maurizio Turco. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, l'argomento principale portato per motivare l'introduzione di questa riforma è stato di evitare la frammentazione della rappresentanza partitica italiana all'interno del Parlamento europeo. Questa è semplicemente una falsità. Tutti sanno, infatti, che i rappresentanti al Parlamento europeo eletti in Italia aderiscono ai gruppi politici che già esistono nel Parlamento europeo. Non c'è nessuna forza che abbia raggiunto il tre, il due o l'uno per cento che abbia potuto costituire un proprio gruppo politico. Semmai la frammentazione, se esiste in una delegazione parlamentare italiana, è quella dell'Ulivo e del Partito Democratico, che vedono alcuni membri nel gruppo dei liberali europei ed altri nel Partito socialista europeo.
Quindi, non portiamo questa motivazione. Semmai, se si vuole evitare la frammentazione, che si consenta ai partiti che aderiscono ai gruppi o ai partiti riconosciuti a livello europeo di poter accedere all'elezione del Parlamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Maurizio Turco 0.1.1000.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 518
Votanti 517
Astenuti 1
Maggioranza 259
Hanno votato
25
Hanno votato
no 492).

Prendo atto che i deputati Vannucci, Scandriglio e Distaso hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Di Stanislao ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo al subemendamento Lo Monte 0.1.1000.466.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

DANIELA MELCHIORRE. No, signor Presidente, insistiamo per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, la ratio ispiratrice di questo subemendamento risiede non già in un mutamento di opinione circa il merito dell'introduzione della soglia del quattro per cento. Rimaniamo sempre contrari per i motivi già citati dai colleghi che mi hanno preceduto: noi, infatti, amiamo il principio di rappresentanza perché amiamo la democrazia.
Su questo argomento, invece, abbiamo cercato di opporci a un metodo che consideriamo antidemocratico. È vero che le leggi si possono modificare (anche quelle elettorali), ma come è già stato detto non ci piace questo cambiamento a giochi ormai aperti. Dunque, se proprio si deve cambiare la legge elettorale, è bene che la nuova normativa entri in vigore a partire dal 2014. Ciò in ossequio anche a quanto stabilito dal Code de bonne conduite en matière electorale del 19 ottobre 2002, elaborato dalla Commissione di Venezia, che prevede una soluzione per potere assicurare comunque il diritto elettorale come un diritto che non provochi confusione nell'elettore (perché c'è anche questo aspetto da sottolineare, data la frequenza con cui si cambiano le leggi elettorali e data la disomogeneità delle leggi elettorali nel nostro Paese). In virtù di questo principio, il cambiamento elettorale deve entrare in vigore per gli scrutini successivi (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-Repubblicani e Misto-Movimento per l'Autonomia).

Pag. 28

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, noi siamo qui a testimoniare una nostra alterità rispetto a quanto sta avvenendo. Non si cambia così una legge elettorale, a partita già aperta (come è stato ricordato), ma soprattutto non si può farlo con un dibattito così strozzato. Poche proposte emendative ammesse al voto, poco tempo per illustrarle e addirittura un'ora già prevista per la chiusura del dibattito.
In occasione delle precedenti elezioni europee del 2004 abbiamo denunciato, pubblicando un libretto, le violazioni gravi alla par condicio che avvennero in campagna elettorale. Ora occorre fare in modo, qualunque sia la soglia di sbarramento, che questo non abbia a ripetersi, perché altrimenti il dibattito che qui stiamo svolgendo perde di significato. Non serve a niente avere una soglia di sbarramento del 4 per cento se le formazioni minori non possono fare campagna elettorale. Quindi, richiamo questo aspetto della legalità (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lo Monte 0.1.1000.466, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 524
Votanti 522
Astenuti 2
Maggioranza 262
Hanno votato
24
Hanno votato
no 498).

Prendo atto che il deputato Di Stanislao ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Berardi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Passiamo alla votazione del subemendamento Nicco 0.1.1000.1 per il quale i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Nicco 0.1.1000.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 521
Votanti 519
Astenuti 2
Maggioranza 260
Hanno votato
24
Hanno votato
no 495).

Prendo atto che i deputati Oliverio e Andrea Orlando hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1000 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 522
Votanti 516
Astenuti 6
Maggioranza 259
Hanno votato
487
Hanno votato
no 29).

Prendo atto che i deputati Soro e Lovelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole; che il deputato Nannicini ha segnalato di essersi astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole e che i deputati Vignali e Cazzola hanno segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebberoPag. 29voluto esprimere voto favorevole. Prendo infine atto che il deputato Di Stanislao ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Zeller 1.52.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

KARL ZELLER. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

KARL ZELLER. Signor Presidente, la Südtiroler Volkspartei, dal 1979, ha un proprio rappresentante in seno al Parlamento europeo. Siccome le minoranze linguistiche non hanno una consistenza tale da poter raggiungere un numero di voti di lista sufficienti per ottenere un quoziente intero, il legislatore ha previsto la possibilità di collegamento con liste nazionali e, fino ad oggi, la Südtiroler Volkspartei ha sempre trovato un partner a livello nazionale, prima la DC, poi il PPI e poi La Margherita.
Apparentemente, le modifiche ora proposte dalle maggiori forze politiche lasciano intatta questa clausola di garanzia (ma solo apparentemente). Con il mutato quadro politico e l'introduzione della soglia del 4 per cento, infatti, viene ristretta in modo eccessivo la cerchia dei nostri possibili partner: solo pochi partiti nel collegio nord est, infatti, riescono a fare eleggere più di un parlamentare.
Per questo motivo, da sempre chiediamo una modifica della legge elettorale, nel senso di poter fare eleggere un parlamentare espressione delle minoranze linguistiche senza collegamento con liste nazionali. Crediamo che sia un sacrosanto diritto delle minoranze, anche in attuazione dell'articolo 6 della Costituzione, avere un rappresentante in Europa. Con il mio emendamento 1.52, quindi, vorremmo garantire il seggio alla lista delle minoranze linguistiche, che raggiunge almeno 100 mila voti. Chiediamo ai colleghi, quindi, di sostenere il mio emendamento 1.52.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, con la legge elettorale in esame non si ridurrà la frammentazione, ma si mortificherà la rappresentanza. Non vi è ragione di governabilità che, in questo caso, spinga a prefigurare soglie di sbarramento, tra l'altro introdotte all'ultimo momento. Questo dato ha impedito anche il confronto politico ed il dibattito tra le forze politiche - non solo all'interno, ma anche all'esterno del Parlamento - che potesse portare a forme di composizione e di aggregazione.
Stiamo votando questa proposta di legge elettorale - anzi, la voteranno i due principali partiti, con il supporto, questa volta, di Italia dei Valori - in un clima che potremmo definire di «solidarietà nazionale». Eppure, in questo Parlamento abbiamo avuto tanti argomenti che avrebbero dovuto registrare un clima di solidarietà nazionale, di incontro, di confronto e di verifica, ma ciò non è accaduto. Il Paese ha sofferto polemiche; probabilmente non sono state date le soluzioni migliori a problemi enormi e, invece, si registra un clima da solidarietà nazionale su un dato squisitamente tecnico, che non avrà alcun effetto ed alcuna ricaduta positiva sulla vita quotidiana degli italiani. Questo si sappia: anche se vi è un consenso ampio, questa legge elettorale europea non produrrà effetti positivi sulla vita dei cittadini italiani.
Per questo motivo il Movimento per l'Autonomia ha espresso, nelle forme consentite dal Regolamento, la propria contrarietà, e si appresta comunque ad affrontare a testa alta la prova elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zeller 1.52, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 30

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 525
Votanti 523
Astenuti 2
Maggioranza 262
Hanno votato
30
Hanno votato
no 493).

Prendo atto che i deputati Zaccaria, Scandroglio e Mannino hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Strizzolo ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi.
Ricordo che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo e non essendovi articoli aggiuntivi da porre in votazione, si procederà direttamente alla votazione finale.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 22 ed abbinate-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 22 ed abbinate-A).
Avverto che l'ordine del giorno Catanoso n. 9/22/1 è stato ritirato.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Beltrandi n. 9/22/2.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Esposito n. 9/22/3, la materia è analoga a quella trattata dall'ordine del giorno Zaccaria n. 9/22/4, concernente la sottoscrizione per la presentazione delle liste.
Mi sembra che anche l'ordine del giorno Zaccaria n. 9/22/4 contenga una previsione un po' troppo puntuale dell'esclusione per forze politiche che abbiano già avuto un eletto nel Parlamento europeo, nel caso dovessero presentare un simbolo non identico. Quindi, il Governo accetterebbe l'ordine del giorno Zaccaria n. 9/22/4, purché riformulato nel senso che, in sede interpretativa, possa essere fatta una valutazione diversa rispetto alle forze politiche che abbiano già avuto degli eletti al Parlamento europeo, prevedendo una valutazione diversa, ma senza l'automatica esclusione e la rinuncia alla sottoscrizione delle firme. Se l'onorevole Zaccaria è d'accordo, il Governo propone la seguente riformulazione: «impegna il Governo, in sede di interpretazione dell'articolo 12 della legge n. 18 del 1979, a prevedere requisiti diversi per liste presentate da partiti o forze politiche già rappresentate in sede di Parlamento europeo». In questi termini, l'ordine del giorno potrebbe essere accettato.

PRESIDENTE. Questo per quanto riguarda l'ordine del giorno Zaccaria n. 9/22/4. Per quanto riguarda, invece, l'ordine del giorno Esposito n. 9/22/3?

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, credo che la materia sia identica e propongo la medesima riformulazione anche all'onorevole Esposito.

PRESIDENTE. Sta bene. Quindi, il Governo accetta l'ordine del giorno n. 9/22/3, purché riformulato.
Onorevole Beltrandi, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/22/2, accolto dal Governo come raccomandazione?

MARCO BELTRANDI. No, signor Presidente, non insisto per la votazione, ma mi premerebbe semplicemente raccomandare al Governo che davvero tenga conto di questo impegno, perché non possiamo ripetere l'esperienza delle precedenti elezioni europee. Quando c'è una soglia di sbarramento è tanto più necessario che la competizione elettorale sia vera ed effettiva sui media televisivi nazionali e si svolga in condizioni di parità.
Quindi, non chiedo che il mio ordine del giorno venga messo ai voti, ma davveroPag. 31mi raccomando al Governo, affinché, nell'ambito delle sue possibilità, che non sono piene - lo sappiamo - su questa materia, rispettando le competenze della Commissione di vigilanza e dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, si adoperi per essere garante di tutti gli italiani e della par condicio.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Esposito n. 9/22/3, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Zaccaria n. 9/22/4, accettato dal Governo, purché riformulato.

ROBERTO ZACCARIA. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione. Sottolineo che questo è un punto abbastanza delicato, perché vi sono disposizioni diverse per il Parlamento nazionale e per il Parlamento europeo. Per il Parlamento europeo la previsione è più ampia e tiene conto anche della possibilità, oggi particolarmente importante, essendo questa legge votata a ridosso delle elezioni, che più partiti si possano coalizzare in un solo partito, ma nuovo, che abbia, in qualche modo, un contrassegno che si richiami a quelli precedenti, ma che possa avere qualche elemento di diversità.
Credo che questo punto sia molto importante e credo che sia importante anche l'impegno del Governo ad adottare un'interpretazione che favorisca questa aggregazione che si può realizzare, di fatto, nella competizione elettorale. Accetto, con queste motivazioni, la riformulazione proposta dal Governo.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Come stabilito dall'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale avrà luogo alle ore 19.
Permettetemi, onorevoli colleghi, di inviare sinceri auguri, a nome della Presidenza e di tutta l'Assemblea, ad un nostro collega che oggi compie cento anni, l'onorevole Giovanni Roberti, deputato dalla I alla VII legislatura (Generali applausi, cui si associano i membri del Governo), esprimendo, altresì, l'auspicio che siano sempre più numerosi annunci come questo!
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 19.

La seduta, sospesa alle 16,40, è ripresa alle 19.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 22 ed abbinate-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale sul testo unificato delle proposte di legge concernenti l'elezione dei membri del Parlamento europeo.
Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre, alla quale ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con l'errata corrige del 04 FEBBRAIO 2009 DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi Liberal Democratici abbiamo deciso di condurre la nostra battaglia contro lo sbarramento del 4 per cento ritenendolo - questo sì - un provvedimento antidemocratico, qui in Aula, sebbene purtroppo la discussione cui abbiamo partecipato sia stata eccessivamente ristretta a fronte dell'importanza del provvedimento in esame.
Infatti, l'introduzione dello sbarramento al 4 per cento non sarebbe dovuta essere il frutto di un accordo poco trasparente tra le principali forze politiche di questo Parlamento, ma il risultato di un confronto serio ed articolato qui in Aula, e non altrove.
Riguardo al merito del provvedimento, ho sentito ripetere più volte che esso mira a porre un rimedio alla frammentarietà politica e a semplificare il quadro politico nazionale. Ebbene, cari colleghi che avetePag. 32detto ciò, mi sembra un po' troppo ingenuo pensare di risolvere le conflittualità all'interno dei vostri partiti cambiando lo sbarramento per una legge che va ad eleggere i membri al Parlamento europeo!
Come già abbiamo avuto modo di spiegare nel corso dei nostri interventi nel pomeriggio, il Parlamento che andremo ad eleggere il 6 e 7 giugno 2009 non è un'Assemblea governativa, ma solo rappresentativa, e come tale chiamata a dar voce a tutte quelle sensibilità politiche che, sebbene abbiano consistenze elettorali minori rispetto ad altre, sono portatrici di idee e principi altrettanto rispettabili (Dalle tribune riservate al pubblico vengono lanciati dei volantini).
Non è qui in gioco la governabilità del Parlamento europeo e se effettivamente, come alle volte è successo, molti parlamentari italiani in Europa non sono stati capaci di portare avanti le istanze italiane, questo certo non è dovuto al problema della rappresentatività, bensì a quello che concerne il forte grado di assenteismo che connota parecchi nostri colleghi al Parlamento europeo. A noi Liberal Democratici - se questa legge dovesse essere approvata - sarebbe impedita la possibilità di portare avanti la nostra politica nella nostra casa naturale rappresentata dall'LDR: l'Italia non sarebbe dunque in grado di esprimere alcun parlamentare liberaldemocratico in Europa, a differenza degli altri Paesi europei.
Sul metodo, inoltre, rileviamo come una modifica alla legge elettorale che fosse stata approvata il 27 ottobre 2008 al termine della discussione sulle linee generali del provvedimento sarebbe stata, a nostro avviso, inopportuna ma comunque legittima, perché rispettosa del dato normativo nazionale; invece oggi, procedere a una modifica a meno di cinque mesi dal voto è scorretto e soprattutto viola quelle raccomandazioni che il Consiglio d'Europa, attraverso la Commissione di Venezia, ha rivolto ai Paesi membri, tese a far sì che, in caso di cambiamento della legge elettorale a meno di un anno dalla votazione, resti applicabile il vecchio sistema di votazione nazionale.
E non è peregrina questa raccomandazione contenuta nel Codice di buona condotta in materia elettorale licenziato a Strasburgo il 9 ottobre del 2002, dal momento che essa si basa sulla stabilità del diritto elettorale onde evitare che l'elettore possa essere disorientato e non comprendere, a torto o a ragione, che il diritto elettorale è uno strumento.
DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi Liberal Democratici abbiamo deciso di condurre la nostra battaglia contro lo sbarramento del 4 per cento ritenendolo - questo sì - un provvedimento antidemocratico, qui in Aula, sebbene purtroppo la discussione cui abbiamo partecipato sia stata eccessivamente ristretta a fronte dell'importanza del provvedimento in esame.
Infatti, l'introduzione dello sbarramento al 4 per cento non sarebbe dovuta essere il frutto di un accordo poco trasparente tra le principali forze politiche di questo Parlamento, ma il risultato di un confronto serio ed articolato qui in Aula, e non altrove.
Riguardo al merito del provvedimento, ho sentito ripetere più volte che esso mira a porre un rimedio alla frammentarietà politica e a semplificare il quadro politico nazionale. Ebbene, cari colleghi che avetePag. 32detto ciò, mi sembra un po' troppo ingenuo pensare di risolvere le conflittualità all'interno dei vostri partiti cambiando lo sbarramento per una legge che va ad eleggere i membri al Parlamento europeo!
Come già abbiamo avuto modo di spiegare nel corso dei nostri interventi nel pomeriggio, il Parlamento che andremo ad eleggere il 6 e 7 giugno 2009 non è un'Assemblea governativa, ma solo rappresentativa, e come tale chiamata a dar voce a tutte quelle sensibilità politiche che, sebbene abbiano consistenze elettorali minori rispetto ad altre, sono portatrici di idee e principi altrettanto rispettabili (Dalle tribune riservate al pubblico vengono lanciati dei volantini).
Non è qui in gioco la governabilità del Parlamento europeo e se effettivamente, come alle volte è successo, molti parlamentari italiani in Europa non sono stati capaci di portare avanti le istanze italiane, questo certo non è dovuto al problema della rappresentatività, bensì a quello che concerne il forte grado di assenteismo che connota parecchi nostri colleghi al Parlamento europeo. A noi Liberal Democratici - se questa legge dovesse essere approvata - sarebbe impedita la possibilità di portare avanti la nostra politica nella nostra casa naturale rappresentata dall'ELDR: l'Italia non sarebbe dunque in grado di esprimere alcun parlamentare liberaldemocratico in Europa, a differenza degli altri Paesi europei.
Sul metodo, inoltre, rileviamo come una modifica alla legge elettorale che fosse stata approvata il 27 ottobre 2008 al termine della discussione sulle linee generali del provvedimento sarebbe stata, a nostro avviso, inopportuna ma comunque legittima, perché rispettosa del dato normativo nazionale; invece oggi, procedere a una modifica a meno di cinque mesi dal voto è scorretto e soprattutto viola quelle raccomandazioni che il Consiglio d'Europa, attraverso la Commissione di Venezia, ha rivolto ai Paesi membri, tese a far sì che, in caso di cambiamento della legge elettorale a meno di un anno dalla votazione, resti applicabile il vecchio sistema di votazione nazionale.
E non è peregrina questa raccomandazione contenuta nel Codice di buona condotta in materia elettorale licenziato a Strasburgo il 9 ottobre del 2002, dal momento che essa si basa sulla stabilità del diritto elettorale onde evitare che l'elettore possa essere disorientato e non comprendere, a torto o a ragione, che il diritto elettorale è uno strumento.

PRESIDENTE. Onorevole Melchiorre, deve concludere.

DANIELA MELCHIORRE. Annuncio pertanto il voto contrario dei Liberal Democratici-Repubblicani a questo provvedimento antidemocratico; mi appello però a tutti coloro che, grazie al voto segreto, potranno esprimere liberamente le loro idee. Viva la democrazia, viva l'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-Repubblicani e Misto-Movimento per l'Autonomia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte, al quale ricordo che ha sei minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, colleghi, le tentazioni bulimiche del Popolo della Libertà, le preoccupazioni anoressiche del Partito Democratico, i fischiettamenti interessati e un po' ipocriti di UdC e Italia dei Valori hanno prodotto una legge elettorale che rappresenta una vergogna per la tradizione democratica del nostro Paese.
Si è deciso di violare il principio fondamentale di una democrazia, sulla base del quale le regole del gioco non si cambiano a gioco iniziato.
Questa legge ha motivazioni prettamente extraparlamentari. Nasce da scambi trasversali tra materie diverse e da interessi politici di alcuni partiti. Il principale partito di maggioranza ha bisogno di veder alleggerita la contrarietà ad alcuni provvedimenti del Governo da parte di una opposizione sempre più debole. Il principale partito di opposizione ha bisogno di eliminare tutti i concorrenti, nell'illusionePag. 33di evitare una sconfitta elettorale sempre più prevedibile. Quello che più ci ha preoccupato in questo «inciucio», in questo vero e proprio delirio di onnipotenza da parte delle principali forze politiche, è l'assoluta indisponibilità ad avviare un confronto. Nessuna delle proposte emendative è stata presa in considerazione: un rifiuto totale ad ascoltare le ragioni di chi voleva introdurre correttivi anche minimi, e soprattutto la mancata disponibilità a discutere di norme in senso federalista che garantissero la rappresentanza a forze, come la nostra, che hanno un forte radicamento territoriale. Abbiamo proposto di affiancare a quella del 4 per cento una soglia alternativa dell'8 per cento in una sola circoscrizione (è infatti inconcepibile che non trovino rappresentanza forze notevolmente presenti in alcune aree del Paese), ma questo avrebbe consentito al Movimento per l'Autonomia di essere rappresentato.
Prendiamo atto che vi sono, in questo Parlamento, forze politiche che sono controinteressate rispetto ad una nostra presenza. Chi ha lavorato per obiettivi così meschini - siamo certi - ne pagherà a breve un pesante prezzo politico. Illusoria si rivelerà infatti la volontà di togliere con artifizio elettorale la rappresentanza ad aree politiche presenti nel Paese, spostandone i relativi consensi. La volontà di comprimere la rappresentanza è liberticida, soprattutto relativamente a luoghi istituzionali nei quali non si determina l'interesse ad una migliore governabilità. Nel Parlamento europeo non esiste un Governo che debba trovare una maggioranza parlamentare. Quello che i cittadini però penseranno di certo è che quando si determina un interesse che riguarda direttamente i grandi partiti si riesce ad approvare una legge in appena - se non meno - ventiquattro ore; per i provvedimenti che interessano davvero il Paese a volte non bastano mesi se non addirittura anni.
Avete impresso un'accelerazione straordinaria, con un dibattito di appena due ore e tempi limitatissimi per chi si opponeva (il nostro gruppo ha avuto a disposizione appena quattordici minuti), con drastici tagli agli emendamenti (ne sono stati votati appena venti e al nostro gruppo ne sono stati consentiti appena quattro su oltre 2 mila presentati). Si tratta di una vera e propria farsa, di un simulacro di democrazia e di una blindatura minacciosa che regala al Parlamento un clima di timore che la nostra democrazia non merita.
Il nostro è un movimento autonomista fortemente radicato nel sud del Paese. La mancata presenza di nostre liste priverebbe soprattutto le regioni meridionali di una rappresentanza della quale vi è sempre più necessità. Prenderemo la nostra decisione nel congresso nazionale. Credo però di poter anticipare che, anche a ragione della violenza fatta al Paese con questa liberticida legge elettorale, l'orientamento largamente prevalente sarà quello di presentare liste autonome del Movimento per l'Autonomia. Porteremo agli elettori le nostre proposte riformatrici e federaliste e la nostra ambizione di un'Italia che, principalmente nelle regioni del sud, riscopra una cultura della responsabilità che superi ogni forma di assistenzialismo e di spreco delle straordinarie risorse produttive, culturali ed umane. Questo vale soprattutto in Sicilia, dove vi sono forze potenti che tentano di impedire il necessario cambiamento che si va sempre più determinando. Viene peraltro da pensare che quello di oggi è in parte anche un segnale contro quel cambiamento di cui siamo promotori in quella regione.
L'ultimo messaggio va a quei tanti movimenti civici di livello comunale, provinciale o regionale esistenti in Italia ed anche a quei movimenti di volontariato ambientalisti, dei consumatori - concludo, signor Presidente - dei pensionati nonché a quei partiti e movimenti politici che, con questa legge elettorale, troveranno sempre meno spazio di rappresentanza. Il Movimento per l'Autonomia è a loro disposizione e apre a loro in modo completo le proprie liste elettorali per una battaglia a difesa dei valori di democrazia oggi qui ampiamente violati (Applausi dei deputatiPag. 34dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e Misto-Liberal Democratici-Repubblicani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà. Onorevole Favia, le ricordo che ha dieci minuti di tempo a disposizione.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo dell'Italia dei Valori voterà a favore di questo provvedimento che fissa lo sbarramento per le elezioni europee al 4 per cento. Ricordiamo che si tratta dello stesso sbarramento previsto per le elezioni nazionali, il che crea una omogeneità che è opportuna per non disorientare l'elettorato.
Sappiamo che alcuni, in quest'Aula e fuori, sono contrari. Rispettiamo questa posizione che è legittima tanto che noi stessi avremmo preferito uno sbarramento più basso come il 3 per cento, ma con grande senso istituzionale abbiamo preso atto di un vasto accordo presente in questo Parlamento, in questa Camera, tra i partiti maggiori e con grande senso istituzionale l'abbiamo approvato, anche per il fatto che ci sembra rispettato quel principio importantissimo in base al quale le regole si decidono insieme e noi riteniamo che il consenso che la legge in esame avrà in quest'Aula sarà vastissimo.
Certo è che il problema della rappresentanza si pone e noi dell'Italia dei Valori abbiamo dato mostra di saper uscire dal problema esistente in questo momento per alcuni colleghi. In epoca non sospetta ci dicemmo favorevoli ad uno sbarramento del 4 per cento, in quella che sembra un'altra epoca rispetto ad oggi l'Italia dei Valori non entrò in Parlamento a causa dello sbarramento ma l'Italia dei Valori ha saputo riorganizzarsi, crescere come è cresciuta e sta crescendo oggi e tornare in Parlamento a pieno titolo con un ruolo assolutamente da protagonista.
Ciò può accadere anche ad altri. Coloro che lamentano questo provvedimento e questo sbarramento possono benissimo strutturarsi, accorparsi, creare una nuova proposta politica che può tranquillamente ritrovare spazio in tutte le Aule parlamentari.
Noi siamo contro la polverizzazione: ricordiamo che in Europa vi sono quindici gruppi di cui dodici hanno un solo componente e ritengo che ciò sia negativo e dirò in seguito per quale altro motivo. Nove importanti Stati hanno una soglia del 5 per cento tra cui Francia, Spagna, Germania, Gran Bretagna. Altri Stati, che non hanno soglia di sbarramento, hanno una soglia implicita perché ove, ad esempio, Stati piccoli abbiano assegnati ad esempio dieci parlamentari hanno una soglia implicita del 10 per cento, ben più alta del 5 e del 4 per cento che credo noi avremo tra poco in Italia.
Ma voglio ascrivere all'aver noi accettato questo provvedimento con grande senso istituzionale un merito importantissimo: contro la partitocrazia, contro la decisione da parte delle segreterie dei partiti di chi devono essere i parlamentari, contro la nomina dei parlamentari, noi abbiamo accettato questo sbarramento anche per il fatto che si sono salvate le preferenze.
Riteniamo che le preferenze siano un grande strumento di democrazia. Davanti a questa scelta il peso maggiore sicuramente è ricoperto dalla possibilità del cittadino di mandare nelle assemblee elettive i candidati scelti e riteniamo che l'aver salvato le preferenze in Europa possa essere di stimolo affinché le preferenze possano tornare e in quest'Aula non vi siano più nominati ma deputati scelti liberamente dai cittadini con l'espressione della preferenza.
Il Parlamento europeo - hanno detto alcuni colleghi che mi hanno preceduto - non esprime un Governo ma soltanto una rappresentanza: ciò per parlare contro lo sbarramento. Voglio invece usare questi argomenti per parlare a favore di questo sbarramento.
Infatti, nel Parlamento europeo oltre ad esprimersi rappresentanza si esprime anche la tutela dei legittimi interessi nazionali, in confronto a quelli degli altri Paesi e molto spesso abbiamo subito la forzaPag. 35rocciosa, unitaria, la potenza dei gruppi degli altri Paesi che, anche se su fronti opposti, si sono uniti. Quindi, non è con gruppi di un solo deputato che si fanno gli interessi dell'Italia, della nostra nazione, ma è con gruppi grandi che l'Italia può pesare di più e davanti a ciò non credo che possano pesare i radicamenti territoriali, come è stato detto, perché l'Italia in Europa è tutta ed è una.
Quindi, argomenti che sbriciolino la rappresentanza non possono essere significativi. Dunque, credo che con questi argomenti pesanti, pur democraticamente rispettando quelle che possono essere opinioni difformi, noi con molta serenità e con grande senso istituzionale voteremo a favore del provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cesa. Ne ha facoltà.

LORENZO CESA. Signor Presidente, prima di entrare nel merito del provvedimento che ci apprestiamo a votare, vorrei esprimere con il mio intervento la soddisfazione dei deputati dell'Unione di Centro per l'intesa raggiunta tra i gruppi di maggioranza e di opposizione e dare atto al Ministro Vito, che saluto, del suo lavoro puntuale e prezioso.
In questo primo anno di legislatura, purtroppo, il dialogo tra le forze politiche, tante volte sbandierato fin dalla campagna elettorale dai maggiori partiti e nonostante i ripetuti appelli del Presidente della Repubblica, è rimasto troppo spesso una buona intenzione senza concreta applicazione. Un'assunzione di responsabilità generalizzata sarebbe invece importante ed auspicabile, soprattutto in una fase come questa, che vede il Paese attraversare una crisi economica di dimensioni e durata probabilmente senza precedenti.
Il mio augurio, dunque, è che quanto si sta realizzando sul fronte della riforma della legge per le elezioni del Parlamento europeo possa ripetersi anche in occasione dell'esame dei provvedimenti economici che il Paese attende. Colgo questa occasione per chiedere al Governo di portare al più presto in Parlamento una manovra correttiva, che modifichi profondamente gli studi di settore, dia ossigeno a famiglie, piccole e medie imprese, e rilanci un grande piano per realizzare le infrastrutture di cui l'Italia ha profondamente bisogno.
Questo dibattito sembra sinceramente lunare: molta gente va in cassa integrazione, molti giovani precari vengono licenziati e noi indugiamo in discorsi sulla legge elettorale, che francamente interessa solo gli addetti ai lavori.
Entrando nel vivo della discussione di oggi, comunque, devo constatare che la battaglia condotta fin dalla scorsa estate dall'Unione di Centro per il mantenimento delle preferenze è stata vinta (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Da oggi ci batteremo per introdurre le preferenze anche nella legge elettorale per le elezioni del Parlamento nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Su questo fronte il nostro partito, a Roma come nelle sessioni più periferiche, si è impegnato per la raccolta delle firme necessarie alla presentazione della proposta di legge di iniziativa popolare e nei giorni scorsi - l'altra settimana - abbiamo provveduto a depositare le sottoscrizioni in Cassazione.
Il compito di scegliere i rappresentanti del popolo italiano alla Camera, al Senato, così come al Parlamento europeo, non può essere demandato alle oligarchie dei partiti, cancellando così il legame tra gli eletti, i loro elettori ed il territorio da cui provengono, per sostituirlo con un rapporto di vicinanza, di fedeltà e purtroppo - devo dire purtroppo - spesso di vera e propria dipendenza con i leader dei partiti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Le distorsioni che l'attuale meccanismo sta provocando al sistema istituzionale, con uno svilimento progressivo del ruolo del Parlamento, sono palesi e, a mio avviso, purtroppo, non hanno ancora dispiegato completamente i loro effetti negativi.Pag. 36
Vorrei che ciascuno di noi, cari colleghi, a proposito della perdita di ruolo del Parlamento, riflettesse sul dato che su 45 leggi o provvedimenti approvati, solo uno è di origine parlamentare. Se non stiamo attenti, fra un po', qualcuno proporrà di chiudere il Parlamento come un ente inutile. Non è una riflessione che riguarda gli altri, ma investe soprattutto noi e la nostra credibilità. Per questo, abbiamo ritenuto fosse importante mettere un punto fermo e salvaguardare il diritto di scelta dei cittadini, a partire dalle prossime elezioni per il Parlamento europeo, nell'interesse del Paese e non della nostra parte politica. La riforma che ci apprestiamo a votare possiede questo requisito fondamentale e può costituire un primo passo importante per riallacciare i rapporti tra i cittadini, la politica e le istituzioni, impedendo che i partiti assumano, sempre più, connotati autoreferenziali.
Con la medesima coerenza rispetto a quella che è sempre stata la nostra posizione, non ci opporremo alla scelta di introdurre nella nuova legge una soglia di sbarramento al 4 per cento. Avevamo dichiarato che il nostro Piave erano le preferenze e che non temevamo alcuna asticella. Ora che l'asticella è stata fissata, possiamo affermare, senza che nessuno possa accusarci di sostenere tesi di parte, che sarebbe stato meglio individuare una soglia inferiore, non tanto bassa da consentire a chiunque di entrare a Strasburgo (perché gli interessi del nostro Paese non possano essere rappresentati da microformazioni personali), ma nemmeno tanto alta da pregiudicare la rappresentanza di forze e culture vive in Italia. Commetteremmo un errore se dimenticassimo, infatti, che non ci apprestiamo ad eleggere un Governo, ma dovremo selezionare, attraverso il voto popolare, i rappresentanti in Europa dell'Italia, delle sensibilità, delle aspirazioni e delle linee di pensiero degli italiani, che non sono, e non possono essere ridotte a due, nonostante le speranze e le illusioni di molti, specie all'interno di quest'Aula.
In conclusione, cari colleghi, l'Unione di Centro, pur con le riserve che poco fa ho ricordato, voterà a favore di questa riforma, nella consapevolezza di aver difeso così la libertà degli italiani di scegliersi i propri rappresentanti al Parlamento europeo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro-Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, colleghi, stiamo discutendo su una modifica alla legge elettorale per il Parlamento europeo ed introduciamo una soglia di sbarramento, che è in perfetta media con quello che accade in tutti gli altri Paesi dell'Unione europea. La frammentazione della rappresentanza politica andava superata, perché questa è cosa pretesa dai cittadini elettori e oggi il Parlamento, a grande maggioranza, finalmente, si appresterà a dare una risposta a quanto chiesto proprio dai cittadini.
Questa modifica continua un processo che è stato avviato ancora nel 2006, con il superamento, alle elezioni politiche, della legge che attribuiva il 75 per cento dei seggi con il maggioritario e il 25 per cento dei seggi con il proporzionale. Percentuale quest'ultima, che serviva spesso alle microliste per presentarsi da sole ed attingere, a piene mani, ai benefici del cosiddetto «diritto di tribuna». Sono state eliminate, finalmente, le cosiddette «liste civetta», che servivano per scorporare milioni di voti da un partito all'altro, a prescindere dal voto che esprimevano i nostri cittadini in cabina elettorale, per dare ospitalità in Parlamento a chi, invece, non avrebbe avuto alcun titolo per entrare.
Ora vige una legge per le elezioni politiche che rispetta le giuste proporzioni tra i voti e gli eletti delle liste stesse. Nel 2006 le segreterie dei partiti probabilmente non avevano accolto le potenzialità di questa nuova legge e fu data origine a ben sedici gruppi parlamentari, con le conseguenze di ingovernabilità che ben conosciamo. Nel 2008, con la stessa identica legge, si è riusciti a costituire soliPag. 37cinque gruppi parlamentari: era quello che ci chiedevano i cittadini, tanto è stato fatto e noi continuiamo con questa logica, mettendo mano anche alle incongruenze che si registrano oggi all'interno della legge elettorale per le elezioni europee.
Le leggi elettorali servono, devono essere giuste e rispettose della volontà dei cittadini e non devono assolutamente costituire strumento di salvaguardia del ceto politico: è questo che si trova alla base della nostra proposta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). I consensi elettorali si conquistano con la politica e con i suoi programmi. Se i cittadini la sentono lontana, non esistono leggi elettorali che possono mascherare o spostare i loro voti. Un esempio per tutti è la scarsa partecipazione al voto per il Parlamento europeo. Perché accade questo? Perché l'Unione europea è sentita ancora lontana, poco vicina alle esigenze delle varie popolazioni che la costituiscono; basta ricordare che in Unione europea non si è ancora arrivati ad approvare la Costituzione unica, nel cui testo non esistevano - neanche nel preambolo - i richiami alle nostre radici cristiane e anche sulla salvaguardia delle dinamiche del mondo economico non c'era assolutamente nulla: va da sé che, in mancanza di programmi, i cittadini si allontanano dalla politica, a prescindere dalle leggi elettorali.
È anche per queste ragioni che dobbiamo fare in modo che i nostri rappresentanti al nuovo Parlamento europeo vadano con le idee chiare e con proponimenti certi e che diano risposte alle esigenze dei cittadini che finora, purtroppo, sono state disattese. Questo serve anche per dar lustro alla istituzione stessa del Parlamento europeo. Lo stesso può essere detto circa le elezioni politiche del nostro Parlamento. La differenza degli esiti elettorali sta nei programmi, perché la nostra gente, i nostri elettori vogliono sapere, ad esempio, che idee si hanno circa il modo di fronteggiare, regolamentare e assorbire i problemi legati all'immigrazione; come si pensa di agire in materia di sicurezza; quali programmi si intendono adottare al fine di mettere in moto una giustizia che non funziona da decenni; se si riuscirà o meno a dare a questo Paese un federalismo serio; cosa si intende realizzare in materia di opere pubbliche, se si vuole lasciarle in mano ai «signor no» o se si vogliono fornire risposte alle esigenze di infrastrutture; i cittadini vogliono sapere se le nostre città devono continuare ad essere piene di rifiuti o meno a seconda delle politiche che si adottano; ancora, vogliono sapere se si ha intenzione di assegnare le case popolari prioritariamente ai nostri anziani e alle nostre coppie di giovani che decidono di metter su famiglia o se si hanno idee contrarie: è tutto questo che fa la differenza sui risultati elettorali, non certo le leggi elettorali.
Oltre a questo, occorre presentare ai cittadini elettori delle liste che non contengano più decine e decine di sigle di partiti che non hanno radicamenti territoriali, che non hanno sedi aperte nel territorio e che rappresentano sconosciuti e con programmi inventati di sana pianta insieme ai relativi simboli di accompagnamento, troppo spesso copiati per indurre l'elettore in errore. Tutto questo allontana gli elettori dalla politica e dalle istituzioni ed è per questo che cerchiamo di arginare tali fenomeni anche modificando la legge elettorale per il Parlamento europeo.
Questa soglia del quattro per cento può anche essere positiva per creare nuove aggregazioni. Francamente, non vedo la necessità da parte cittadini di avere, in questo Paese, tre partiti comunisti e non so quante sigle che si rifanno alla destra, a movimenti ecologisti o ai pensionati. Ebbene, le necessità, ovviamente, sono altre. Si potrebbe dar vita allora ad aggregazioni nuove che cerchino di interpretare davvero le esigenze di cambiamento dei nostri cittadini. Non ha senso, infatti, cercare di dare risposte a queste persone che si avventurano in simili competizioni elettorali presentandosi da sole, magari ciascuna arroccata nelle sue posizioni spesso dovute ad incomprensioni personali sfociate in scissioni, che a loro volta hanno provocato ulteriori scissioni, moltiplicando i simboli che poi il cittadino elettore siPag. 38ritrova. Queste storie infastidiscono gli elettori: prova ne è che, poi, i consensi, ovviamente, non arrivano.
Abbiamo cercato di dialogare anche su altre modifiche, abbiamo aperto delle discussioni, però è prevalsa la necessità di metter mano a questa soglia di sbarramento che, lo ripeto, è in perfetta linea con quello che succede negli altri Paesi europei, dove la soglia oscilla tra il 4 per cento e il 5 per cento e non è pari a poco più lo zero per cento, come prevedeva il nostro ordinamento prima di questo cambiamento. Restano le preferenze, però è giusto ricordare una cosa: su questo argomento si è strumentalizzato parecchio. Probabilmente si voleva barattarlo con un'oscillazione in basso delle percentuali di sbarramento ma tant'è: ognuno si tiene le sue idee e i suoi comportamenti. È, però, giusto ricordare che, per l'elezione del Parlamento europeo, le preferenze non sono previste né in Germania, né in Francia, né in Spagna, né in Inghilterra, né in Olanda e neanche in Portogallo. È giusto ricordarlo ai colleghi dell'UdC. Le avevamo abolite noi, in questo Paese, con un referendum popolare, teso verso la moralizzazione, ricordate? (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Le preferenze originano corruzione, aumento dei costi e problemi all'interno dei partiti. Sono stati i cittadini ad abolirle. Comunque, andremo a votare, Paese unico in Europa, con le preferenze. A noi interessava trovare un compromesso e ricondurre all'interno della media europea questa benedetta soglia che, quindi, assolutamente non è incostituzionale, come sentiamo dire in queste ore.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUCIANO DUSSIN. Questa era l'intesa che abbiamo sottoscritto per dare risposte ai nostri cittadini. Avremo una legge elettorale giusta e non più a salvaguardia del ceto politico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, oggi stiamo scrivendo una buona pagina per la nostra democrazia parlamentare. Gli anni di questa lunga transizione, quella iniziata nel 1994 con il sistema maggioritario e con la nascita del bipolarismo italiano, sono stati accompagnati da molti dibattiti e da molti tentativi parlamentari di applicare, anche nel nostro Paese, quel principio secondo cui gli avversari politici possono e debbono scrivere insieme e, lo sottolineo, restando avversari, le regole della convivenza democratica. Si tratta di un principio che pure l'Italia repubblicana aveva conosciuto fin dalla sua nascita nella scrittura della Costituzione; insieme le regole della convivenza democratica: le leggi elettorali, i Regolamenti parlamentari e le modifiche costituzionali.
Dal 1994 ad oggi i due campi si sono alternati al Governo, ma questo principio elementare o non si è riusciti ad applicarlo o lo si è violato.
Non si è riusciti ad applicarlo quando i tentativi di riforme condivise delle regole sono naufragati: dalla bicamerale, alla leggi elettorali nazionale ed europea (più tentativi di modificarle) alle modifiche dei Regolamenti parlamentari; un elenco di fallimenti. Quel principio poi è stato violato quando voi e noi abbiamo pensato di fare da soli, noi con il Titolo V della Costituzione, voi con la cosiddetta devolution e poi con la legge elettorale per le elezioni politiche. Si tratta di errori di tutti: quando si viola quel principio, ossia che le regole si cambiano solo con l'intesa tra maggioranza e opposizione, si commette un errore politico, ma soprattutto si condanna il Paese, il nostro Paese, ad un'eterna instabilità perché le regole che reggono nel tempo sono solo quelle condivise da tutte le parti che si alternano nel ruolo di guida del Paese.
Oggi stiamo facendo una piccola cosa, non una grande riforma, ma stiamo finalmente comportandoci da Paese moderno ePag. 39civile e speriamo in fondo che serva anche per il futuro. Arriviamo qui con un'intesa larga, alla luce del sole, in Parlamento, quasi unanime tra avversari politici che resteranno tali, che continueranno a contrastarsi anche duramente sulle scelte politiche, sull'azione di Governo e anche sui valori, ma che riescono a fare insieme, senza scambi, senza tavoli paralleli, senza trattative segrete, una cosa che serve al proprio Paese. Infatti lo sbarramento serve al sistema politico italiano, serve prima di tutto la nostra forza e la nostra credibilità nel Parlamento europeo. Da anni paghiamo la debolezza di una delegazione nazionale frammentata e quindi ininfluente. I numeri parlano da soli: nel 2004 la Germania ha mandato Bruxelles una delegazione di 99 eletti divisi in sei partiti, i Paesi che, come noi, avevano una delegazione di 78 parlamentari - il Regno Unito e la Francia - l'hanno divisa in sette. L'Italia l'ha divisa in 15 partiti di cui cinque con due parlamentari e quattro con un solo parlamentare: l'UDEUR, Alternativa Sociale, la Fiamma Tricolore e addirittura i Pensionati; una condanna alla derisione ed alla marginalità. Non a caso l'Italia è l'unico grande Paese che non ha mai espresso il Presidente del Parlamento europeo da quando eletto dal popolo.
Inoltre lo sbarramento serve per lasciarsi alle spalle quella stagione di eccessiva frammentazione interna a coalizioni troppo eterogenee che tutti abbiamo conosciuto e abbiamo pagato quando siamo stati chiamati alternativamente a guidare il Paese. La svolta che è stata resa possibile...

PRESIDENTE. Onorevole Franceschini, mi scusi se la interrompo, ma pregherei i colleghi di prestare un minimo di attenzione e non disturbare.

DARIO FRANCESCHINI. Grazie, signor Presidente.
La svolta che è stata resa possibile alle ultime elezioni politiche dalla nascita del Partito Democratico e dalla sua scelta di non riproporre il vecchio centrosinistra, seguita dalla nascita del Popolo della Libertà e dalla decisione speculare di non riproporre il vecchio centrodestra, ha fatto sicuramente compiere al nostro Paese un passo in avanti verso un sistema finalmente europeo con due grandi forze politiche avversarie e tre o quattro forze intermedie. Tuttavia quella svolta non è irreversibile se non la si consolida con regole che spingano in quella direzione e che convincano le forze simili e vicine ad aggregarsi anziché dividersi.
In questi giorni molti hanno detto che lo sbarramento punisce alcuni partiti, hanno parlato addirittura di attentati alla democrazia o peggio di colpi di Stato. A parte l'invito ad andare un po' cauti con affermazioni così estreme e così definitive vorremmo chiedere: sono così deficitari in termini di democrazia e così golpisti tutti gli altri Paesi europei? Ci sarà una ragione per cui tutti gli altri 26 Stati dell'Unione europea hanno uno sbarramento legale o di fatto che è più alto, il triplo o il quadruplo, di quello che aveva il nostro Paese! Non sono solo i Paesi medio-piccoli quali Slovacchia, Lituania, Repubblica Ceca ed Ungheria ad avere il 5 per cento, o Svezia ed Austria il 4 per cento, ma anche le grandi nazioni. La Francia, la Germania e la Polonia hanno uno sbarramento al 5 per cento fino ad arrivare al Regno Unito che ha uno sbarramento di fatto del 9,6 per cento. Ovunque lo sbarramento è introdotto per salvare la rappresentanza evitando, però, la frammentazione.
Esso serve all'Italia, non a questo o a quel partito, a meno che qualcuno non pensi agli italiani - quelli che ci stanno ascoltando in questo momento - e pensi ancora che questi ultimi votano in base agli sbarramenti e non invece, come fanno giustamente, in base alle proposte per risolvere i loro problemi, alla credibilità delle persone e dei partiti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Lo sbarramento è sempre introdotto non per fare scomparire qualcuno ma per spingere forze vicine ad aggregarsi. Si tratta anche di quello, lasciatecelo dire in quest'Aula, che speriamo avvenga alla nostraPag. 40sinistra, perché è quella parte di Paese che sta comunque nel nostro campo e con la quale governiamo molti comuni, province e regioni che ha bisogno, anch'essa, di unirsi e non di dividersi. Avremmo voluto una legge concernente l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia diversa e migliore, con circoscrizioni più piccole, rappresentanza garantita nell'alternanza uomo-donna nelle liste, la non candidabilità dei ministri, norme più eque per la raccolta delle firme e nuove regole sui rimborsi elettorali. Tuttavia, le condizioni politiche - e oggi anche il tempo che manca alle elezioni - non hanno consentito e non ci consentono di farlo. Ma vogliamo rivendicare in questa sede che grazie al nostro impegno - insieme a quello degli altri gruppi di opposizione - gli elettori che andranno a votare potranno esprimere le preferenze. Non si vedranno sottratti, ancora un'altra volta, il loro diritto di scegliere non solo i partiti, ma anche di decidere le persone da cui farsi rappresentare nelle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia dei Valori).
Il gruppo del Partito Democratico preannunzia voto favorevole su questo provvedimento. Non sappiamo se esso sarà il primo passo verso una stagione di regole efficienti, scritte con una convergenza tra maggioranza e opposizione, o se resterà un episodio isolato. Il nostro ruolo, quello di una grande forza riformista, continuerà a essere, comunque, quello per cui siamo nati e a cui siamo stati chiamati dal risultato elettorale, che in questa legislatura ci chiama, appunto, a un ruolo di opposizione. E lo diciamo anche oggi al Governo e alla maggioranza: ogni giorno denunceremo i vostri errori e le vostre omissioni nell'affrontare una crisi che sta aggredendo la nostra economia e che sta attraversando la vita di migliaia di persone, di migliaia di piccole imprese e di migliaia di famiglie che hanno bisogno, che hanno voglia di gridare, che aspettano risposte che non arrivano, persone che non possono accontentarsi di parole e di ottimismo televisivo quando per vivere, soltanto per vivere, hanno bisogno di stipendi e pensioni decenti e di non perdere i loro posti di lavoro. Non ci dimenticheremo di loro e continueremo a farvi proposte e a mettere in campo soluzioni alternative e migliori. Ma non dimenticheremo nemmeno che, anche stando all'opposizione, abbiamo il dovere di contribuire a rendere moderno, efficiente e più semplice il nostro sistema politico e le nostre istituzioni. Si tratta di quello che anche oggi, con questa scelta, stiamo cercando di fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Verdini. Ne ha facoltà.

DENIS VERDINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, provvedimenti in materia elettorale interessano moltissimo gli addetti alla politica e le classi dirigenti. Tuttavia, non suscitano lo stesso risultato tra i cittadini e gli elettori e, anzi, credo che a questi ultimi gliene importi ben poco di questa discussione così serrata. Tuttavia, interessa un altro argomento, perché li sottoponiamo costantemente a un supplizio dovuto al fatto che in questo Paese vi sono ben otto sistemi elettorali diversi. Infatti, vi sono sistemi elettorali per la Camera dei deputati, per il Senato della Repubblica, per il Parlamento europeo, per i comuni con popolazione superiore o inferiore ai 15 mila abitanti, per le province, per le circoscrizioni e con un moltiplicatore legato alle autonomie locali, pertanto con l'introduzione di un'altra diversità sulle leggi elettorali.
Non credo che la mancanza di conoscenza dei meccanismi elettorali possa indurre gli elettori a commettere degli errori. Non lo credo affatto, anzi penso che questi siano sempre molto più avanti di noi e lo hanno dimostrato, con forza, il 13 e il 14 aprile 2008.
Il risultato di quell'interpretazione dei cittadini, l'abbiamo in quest'aula, dove i gruppi, rispetto alla scorsa legislatura, sono ridotti da quattordici a sei e dove,Pag. 41con una interpretazione corretta di quella legge elettorale e di quel momento, il 70 per cento dei cittadini hanno votato per due grandi partiti e l'85 per cento per le due coalizioni che si proponevano di governare questo Paese.
Questo è un dato, è un risultato. Chi urla alla mancanza di democrazia deve fare i conti con questi numeri e non può continuare a urlare senza badare all'interesse generale e all'opinione pubblica. Anzi, vorrei ricordare che un recentissimo sondaggio dell'IPSOS su questa materia e su questo disegno di legge indica che il 70 per cento degli italiani è favorevole all'introduzione dello sbarramento del 4 per cento e che oltre il 40 per cento lo vorrebbe ancora più elevato. Ciò significa che non conoscono i meccanismi elettorali, non hanno conoscenza delle otto leggi elencate e di tutto quello che accade, ma una cosa l'hanno compresa: vogliono modernità, semplicità e assomigliare ogni giorno di più alle grandi democrazie europee alle quali noi ci ispiriamo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Non amano la frammentazione, perché se essa fosse vera, se fosse una differenza profonda, allora i cittadini non si farebbero ingannare, non temerebbero gli sbarramenti, seguirebbero le indicazioni dei partiti. Mi rivolgo a chi dalle tribune oggi fuori dal Parlamento ha usato un modo bizzarro per reclamare la democrazia. Non vorrei che quei signori pensassero di formare prima i parlamentari e gli eletti e poi partiti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Infatti, una legge elettorale serve per andare dagli elettori con un progetto e un programma a chiederne il voto. Ovviamente, se non si raggiunge un livello questo non è un grandissimo problema nell'ambito della politica, ma lo è nell'ambito delle istituzioni.
Sommessamente, senza alzare la voce, sostenere che una soglia di sbarramento è una lesione grave alla democrazia, penso che ingeneri nel Paese solo confusione. Lo ricordava l'onorevole Franceschini nel suo intervento (così come molti altri). Non c'è Paese europeo che direttamente o indirettamente ammetta, nell'interesse nazionale, una frammentazione così elevata come quella che abbiamo in Italia. L'interesse nazionale, nelle elezioni europee, dovrebbe essere la stella polare, perché volenti o nolenti - non ce lo nascondiamo - gli altri Paesi lo fanno, mandando in Europa delle schiere agguerrite a difesa del loro interesse e molto ottengono in quel Parlamento. Lo sappiamo benissimo, perché i commenti che facciamo da addetti ai lavori mettono in evidenza che una forte formazione all'interno del Parlamento europeo e dei grandi partiti condiziona quel Parlamento e ne condizionerà le leggi e i trattati che poi, a discendere, vengono all'esame di quest'Aula condizionando la nostra vita politica.
Quindi, siamo di fronte a questo e all'elenco che precisamente ha fatto l'onorevole Franceschini, che non sto a ripetere: non ce lo siamo copiati, ma lo avevo scritto, quelli sono i dati e i numeri. La classe dirigente e la classe politica hanno l'obbligo di correggere ciò. Tutto ciò non significa che si vogliono «ammazzare» i partiti. È una brutta espressione quella ascoltata qui, secondo la quale si vuole soffocare la voce di qualcuno. Questa legge con lo sbarramento non impedisce a nessuno di presentarsi alle elezioni e di raccogliere i consensi. Non lo impedisce (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
Sarei d'accordo con chi butta i volantini e con chi urla in quest'Aula, se si impedisse in qualche modo di presentarsi alle elezioni. Con questa legge ciò non accade. Pertanto, questa lesione non c'è. Certo è che questa legge poteva essere fatta meglio, non sono d'accordo con l'amico Cesa che reclama le preferenze, perché ciò non sarebbe «fare meglio», ma forse sarebbe «fare peggio». Tuttavia, è una discussione che va fatta in quest'Aula. Quelle distorsioni del passato sono avvenute, tutti ne siamo consapevoli, tutti quelli che hanno svolto un intervento e che hanno parlato tecnicamente di legge elettorale, di preferenze, di sbarramentiPag. 42non hanno detto delle sciocchezze, ma delle cose serie che riguardano la politica e lo svolgimento di essa.
Quello che però forse hanno fatto molti di questi è mettersi una mano sul cuore e usare molta nostalgia per un passato che non c'è più e che gli italiani non riconoscono più, ormai, dal 1994, scegliendo in modo alternativo il centrodestra e il centrosinistra. Contemporaneamente, a mio avviso, oltre ad usare la nostalgia, molti di questi si mettono anche le mani davanti agli occhi per non vedere quello che accade in tutta Europa. In tutta Europa non ho mai sentito urlare contro la mancanza di democrazia perché sebbene con sistemi diversi, con modalità diverse, i grandi Paesi europei non hanno preferenze e sbarrano l'entrata nel Parlamento con delle soglie come quella che noi stiamo decidendo oggi. Nessuno urla in Inghilterra, in Francia, in Germania, alla mancanza di democrazia.
Credo che gli elettori italiani l'abbiano capito da tempo, molto prima di noi, e che ci abbiano spinto a questo grande cambiamento; tale spinta non può tornare indietro e ovviamente da parte di una classe dirigente deve essere accompagnata con una correzione piccola come questa.
A proposito del richiamo del Capo dello Stato di poco fa (lo voglio leggere perché non voglio sbagliare le parole, considerato che l'argomento è delicato) che sostiene che uno sbarramento nella politica italiana è stato inserito fin dal 1993, che molte leggi elettorali europee hanno questo sbarramento e che un'eccessiva frammentazione della rappresentanza politica può, in linea generale, costituire un disvalore al pari di una sua eccessiva compressione, poiché il Parlamento europeo ha dato un'indicazione fino al 5 per cento, mi sembra che la soglia del 4 per cento rientri nel monito del Capo dello Stato.
Vorrei aggiungere anche un'osservazione, per rispondere all'onorevole Franceschini. Si parla del fatto che le regole vanno decise insieme e che il Capo dello Stato afferma continuamente che un Parlamento deve trovare, in particolare sulle regole, una vasta maggioranza. Ma c'è qualcosa che non torna perché quando si trova una vasta maggioranza, come oggi, c'è chi grida all'inciucio, al baratto, allo scandalo, all'accordo sottobanco. Ebbene, dal momento che una cosa e il suo contrario non stanno insieme, qualcuno pensa di usare questi argomenti in via strumentale, ossia per aumentare una polemica inesistente, perché se le regole vanno decise insieme credo che questa proposta di legge, pur non essendo una riforma profonda, ma solo un correttivo che viene fatto pubblicamente, apertamente, in questo Parlamento, sia il primo passo di una corretta discussione sulle regole. Ed è evidente che le regole non possono accontentare tutti, altrimenti non sarebbero regole ed è del pari evidente che quando si approva una legge c'è un punto in cui si discrimina, un punto in cui si divide, se non fosse per la data di entrata in vigore per cui prima c'è una cosa, dopo c'è n'è un'altra. Ciò è normale e così opera il Parlamento tutte le volte.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DENIS VERDINI. Concludo rapidamente, signor Presidente. Quindi, oggi non è il funerale della democrazia come qualcuno ha affermato; semmai oggi è il funerale dei partiti e della democrazia dello «zero virgola per cento», una cosa inattuale e anacronistica, semmai oggi è il battesimo della democrazia moderna (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). È per questo, nell'interesse del Paese, degli italiani, di tutti i cittadini di centrodestra e di centrosinistra, che preannuncio il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà, per due minuti.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, vorrei dire al mio amico VerdiniPag. 43che condivido molto dell'intervento che ha svolto, ma che la nostalgia è un sentimento bello, non è un sentimento negativo; certo, la nostalgia spesso e volentieri è il sentimento dei poveri, non dei ricchi, che non hanno nostalgia di alcunché. Comunque, condivido molte delle riflessioni dell'onorevole Verdini.
All'onorevole Franceschini vorrei dire che la democrazia nel mondo l'hanno creata le minoranze.
L'onorevole Franceschini non sarebbe oggi in quest'Aula se in un certo momento della storia non ci fosse stato Lenin; non sarebbe in quest'Aula se in un certo momento della storia italiana non ci fosse stato Don Sturzo che era esule in America; non sarebbe in quest'Aula se nel 1849 Mazzini non avesse fatto la Repubblica romana. E non sarebbe qui perché la storia è delle minoranze, poi si può fare la soglia di sbarramento del 4 per cento. Tuttavia, l'onorevole Franceschini mi deve dire perché i liberali inglesi sono presenti nel Parlamento europeo pur non essendo presenti nel loro Parlamento.
Allora, lo sbarramento al 4 per cento va bene e al collega dell'Italia dei Valori, che dice che la legge europea è uguale a quella italiana, dico che non è vero. Mentre nella legge nazionale è consentito aggregarsi ad altre formazioni politiche e avere uno sbarramento inferiore, in quella europea non accade lo stesso. Tuttavia, è giusto quello che dice il collega Verdini: le forze piccole si organizzassero per creare qualcosa.
Ringrazio gli amici e i colleghi che hanno voluto firmare perché oggi ci fosse un voto segreto su questo progetto di legge elettorale. Ringrazio anche chi ha ritirato la firma, perché mi ha dato la possibilità di conoscere meglio con chi ho a che fare. Ma di che cosa avevate paura, che non passasse il provvedimento con il voto segreto? Siete ridicoli. Onorevole Veltroni, di cosa ha paura, che non passasse questo progetto di legge (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-Repubblicani e Misto-Movimento per l'Autonomia)?
Voi state distruggendo parte del Paese. Noi non siamo per le dittature in generale, ma non siamo per le dittature della maggioranza. Non sempre le maggioranze hanno ragione, come la storia dimostra: spesso hanno ragione le minoranze (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-Repubblicani, Misto-Movimento per l'Autonomia e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Maurizio Turco rinuncia ad intervenire.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, ho sentito snocciolare in quest'Aula sondaggi dell'ultima ora. Tuttavia, se vi è un momento in cui il popolo italiano si è espresso è con il referendum del 1993 - lei, Presidente, sicuramente lo ricorda bene - quando si è espresso chiaramente per un sistema elettorale uninominale maggioritario anglosassone senza quota proporzionale, altro che sbarramenti (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)! Quel voto è stato sicuramente tradito.
La logica della riforma che oggi si propone è una sola: la spartizione del bottino partitocratico ai danni della legalità costituzionale e democratica, operazione di regime di ladri non solo di legalità e di moralità democratica, ma anche di informazione, di conoscenza, di denaro. Ripeto: ladri di denaro e di roba. Siamo ormai al punto in cui godono di diritti politici, civili e costituzionali solo gli arruolati e gli arruolandi al monopartito sotto forma di bipartito. Si tratta di un regime dal quale occorre liberare lo Stato, il popolo e l'Italia dopo sessant'anni, così come venne fatto dopo il ventennio fascista.
Sicché, la mobilitazione democratica contro lo sbarramento ha come posta in gioco apparente gli spiccioli e i centesimi della delittuosa occupazione partitocratica delle istituzioni, esse stesse come il ParlamentoPag. 44fuorilegge abituali. La vicenda delittuosa e criminale con la quale ormai quasi per un anno il Parlamento ha impedito l'esercizio di rilevanza costituzionale della Commissione parlamentare di vigilanza (il compiersi degli obblighi inderogabili secondo il Presidente della Repubblica) rende lo scontro elettorale come quello tra un piccolo esercito partigiano espresso dal popolo e gli occupanti stranieri per ideali, metodi e interessi. Ecco perché ci sarà il nostro voto negativo: per lo Stato di diritto, per la democrazia e per il diritto alla vita ci saranno i nostri «no» (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale. Faccio presente che era stata avanzata da trentuno deputati, ai sensi dell'articolo 51, comma 2, del Regolamento, la richiesta di effettuare a scrutinio segreto la votazione finale del testo unificato delle proposte di legge atto Camera 22 ed abbinate.
Poiché successivamente alla presentazione di tale richiesta sono state ritirate cinque sottoscrizioni, il numero dei richiedenti risulta ora inferiore a quello minimo prescritto dal Regolamento: si intende pertanto decaduta la richiesta di voto segreto, sicché la votazione finale avrà luogo a scrutinio palese.

ARTURO IANNACCONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, intervengo per commentare l'informazione che lei ha dato all'Assemblea. Quello che è successo è sotto gli occhi di tutti: appena si è diffusa la notizia che la richiesta di voto segreto era stata sottoscritta da trentuno deputati (corrispondente al numero previsto dal nostro Regolamento), c'è stato uno scompiglio che ha fatto venir meno molte granitiche certezze, che pure abbiamo sentito echeggiare in quest'Aula.
Se si era tanto convinti delle proprie ragioni, diventa incomprensibile il livello, non voglio dire di intimidazione, ma di pressione che è stata esercitata sui singoli parlamentari, per evitare che si potesse esprimere, attraverso il voto segreto, una più compiuta convinzione rispetto alla modifica della legge elettorale. Noi - mi rivolgo ai rappresentanti dei partiti maggiori - non riteniamo che la frammentazione indebolisca la rappresentanza politica, ma riteniamo che si tratti di partiti deboli che indeboliscono la democrazia nel nostro Paese e che non riescono più ad avere ragioni forti, a suscitare passioni e ad essere polo di attrazione per le nuove generazioni.
Quella che oggi scrive il nostro Parlamento è una pagina amara, non perché si abbia timore della soglia del 4 per cento, ma perché abbiamo assistito a questa morsa che i partiti maggiori hanno saputo imporre anche alla libera espressione di questo Parlamento e che nulla promette di buono per il futuro del nostro sistema democratico.
Voglio ricordare quanto è stato riferito da un quotidiano della Campania: il 49 per cento degli elettori campani intervistati ha dichiarato di non voler votare né per il Partito Democratico né per il Popolo della Libertà. Diteci voi chi rappresenterà questi elettori (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

(Coordinamento formale - A.C. 22 ed abbinate-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 22 ed abbinate-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.Pag. 45
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 22 ed abbinate, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Modifiche alla legge 24 gennaio 1979, n. 18, concernente l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia» (22-646-1070-1449-1491-1507-1692-1733-2023-A):

Presenti 541
Votanti 539
Astenuti 2
Maggioranza 270
Hanno votato 517
Hanno votato no 22
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Giammanco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 4 febbraio 2009, alle 10:

(ore 10 e ore 16)

1. - Seguito della discussione delle mozioni Laboccetta ed altri n. 1-00005 e Di Pietro ed altri n. 1-00101 concernenti iniziative per la rimozione del sindaco e per lo scioglimento del consiglio comunale di Napoli.

2. - Seguito della discussione delle mozioni Livia Turco ed altri n. 1-00094, Barani ed altri n. 1-00097, Laura Molteni ed altri n. 1-00099, Palagiano ed altri n. 1-00100 e Capitanio Santolini ed altri n. 1-00104 sulla prevenzione e cura delle patologie femminili.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Marchignoli ed altri n. 1-00095, Vietti ed altri n. 1-00098, Misiti ed altri n. 1-00102 e Valducci ed altri n. 1-00103 concernenti questioni connesse con l'avvio dell'esercizio della linea ferroviaria di trasporto alta velocità Milano-Bologna.

(ore 15)

4. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 20,05.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO DOMENICO SCILIPOTI SUL COMPLESSO DELLE PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE AL TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE N. 22 ED ABBINATE-A

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo necessaria una breve riflessione in merito alla modifica inerente il regime vigente della legge elettorale europea. L'orientamento, espresso trasversalmente dalla maggior parte delle forze politiche qui presenti, sembra indicare la volontà di alterare, con forza, il sistema attuale, introducendo una soglia di sbarramento del 4 per cento per l'accesso alla ripartizione dei seggi europei. In altri termini, l'introduzione di un meccanismo che limita e circoscrive la possibilità di sedere al Parlamento Europeo, simile a quello introdotto per la legge elettorale italiana. È bene evidenziare da subito la difformità di situazioni ed esigenze che sottendono alle due manifestazioni del consenso elettorale. La riforma del sistema italiano, assolutamente non esente da critiche, è avvenuta, qualche tempo fa, con il presunto intento di garantire una maggiore stabilità di Governo. Sono ben note le crisi attraversate nel corso della vita repubblicana dai diversi governi che si sono succeduti.Pag. 46
Da qui la tendenza a giustificare e, quasi, imporre forme anticipate, ma sovente innaturali, di aggregazione. Coabitazioni forzate, potremmo definirle. Obiettivo sbandierato il superamento della frammentazione politica, peraltro, congenita nella mentalità partitica manifestatasi già dopo la chiusura dei lavori dell'Assemblea Costituente. Chiunque, scevro da pregiudizi, può serenamente valutare l'inadeguatezza del sistema elettorale interno vigente. Non a caso, buona parte di chi sta oggi al Governo manifestò illo tempore serie perplessità. Quelle stesse perplessità sfociate, com'è noto, nella richiesta di manifestazione referendaria sul tema. Tornando, più da vicino, alla riforma della legge elettorale europea, il Parlamento europeo, sebbene non direttamente citato dalla nostra Costituzione per ovvie ragioni, trova legittimazione, quale parte integrante dell'organismo di coalizione sovranazionale in cui risulta inserito, nell'articolo 11 della Costituzione. La previsione normativa costituzionale ha consentito, com'è noto, cessione di quote di sovranità nazionale a vantaggio dell'allora nuovo soggetto costituendo, ovvero la Comunità europea. Naturale conseguenza la nascita di uno status di cittadino europeo parallelo, nel nostro caso, a quello, tradizionale, di cittadino italiano; tale fenomeno di «duplice cittadinanza», ad ogni cittadino di ogni Stato membro, consente, in buona approssimazione, l'elezione di una delegazione al Parlamento europeo. Ciascuno Stato, inserito nella Comunità europea, ha diritto, tra l'altro, a mantenere una valutazione autonoma in merito alla soglia cosiddetta di sbarramento. Ed, in effetti, il nostro Parlamento ha ritenuto applicabile una soglia forse bassa ma ritenuta, sino a questo momento, ragionevole. Tutto ciò non è stato frutto del caso; si è inteso, piuttosto, consentire la maggiore rappresentatività in sede parlamentare europea per tutte quelle formazioni politiche presenti sul territorio dello Stato italiano. In queste ultime settimane, del tutto inaspettatamente, si è riproposta la radicale alterazione dell'assetto normativo previgente. La finalità perseguita sarebbe quella di uniformare il sistema a quello degli altri paesi europei. Paesi, è bene fin da subito chiarire, con esperienze diverse e lontane rispetto alla storia, alla natura, all'equilibrio istituzionale che ci è proprio. Innanzi tutto, quali sono le ragioni che hanno condotto, in tempi così brevi e in stretta prossimità della consultazione europea, a questa pesante modifica? È risaputo come nulla in natura sia eterno; allo stesso modo possono mutare le esigenze che promanano dalla società. Se, dunque, il cambiamento investe le istituzioni, questo può anche riguardare il sistema che le regola. Tuttavia, quando si tratta di apportare modifiche su di un settore così delicato, che garantisce le aspettative democratiche dei cittadini, è opportuno ponderare con assoluta attenzione e migliore senso critico la portata delle eventuali innovazioni. Specie se queste ultime finiscono direttamente per limitare l'operatività di una delle più alte forme d'aggregazione associativa, ovvero i partiti. Limitare, si dice, perché questa riforma frena ed emargina, nei fatti, la pluralità delle voci e degli interessi dei cittadini italiani a tutto vantaggio di esigenze di mera e cinica opportunità politica. Ovviamente questo aspetto non sarà sfuggito a chi vuole ammantare di buoni propositi questo antidemocratico intervento. L'appiglio si è trovato nella scelta operata da altre democrazie europee, quali ad esempio la Gran Bretagna, dove la soglia di sbarramento è da tempo fissata al 5 per cento. In realtà, non richiede uno sforzo intellettivo di grande impegno constatare come non si possano assimilare sic et simpliciter esperienze così diverse. L'esistenza di due imponenti partiti è risalente e fisiologica in quel contesto. Senza arrivare alla questione più complessa inerente le strutture e le forme di governo, si comprende agevolmente la pretestuosità del ragionamento a cui prima si accennava.
Piuttosto ben altre, e molto meno nobili, appaiono le ragioni dei «riformisti dell'ultimo minuto». In buona sostanza, si ribadisce, manovre di bassa speculazione politica, investite di motivazioni disparate; tutte, però, accomunate da un minimoPag. 47comune denominatore: il cinismo dei grandi numeri e quello di chi, all'opposto vede sempre più, disperatamente, erodere il proprio consenso elettorale. Motivazioni diverse, intento comune: soffocare ogni forma di diversità e di alternativa all'omologazione politica e concettuale verso la quale ci stiamo, sempre più, avviando. Questa conclusione è suffragata, peraltro, dalla constatazione giunta da più parti: la struttura dei rapporti tra gli organi interni alla Comunità europea e le funzioni che essi rivestono non sono assimilabili con la struttura istituzionale e la suddivisione dei poteri inerenti lo Stato Italiano. Pertanto, e correttamente, è stato posto l'accento sulla inesistenza di problemi legati alla stabilità governativa in sede europea. In tale sovraordinato contesto, l'esigenza del pluralismo e della dialettica politica ha rappresentato una reale fonte di ricchezza e d'intimo rispetto verso tutte le componenti sociali, di ogni singolo paese. Come individuare, riconoscere e tutelare queste profonde aspettative?
Ci sovviene la stessa Carta costituzionale, ancora perfettamente attuale e piena di quei valori che dovrebbero illuminare ed informare ogni azione di riforma. Il riferimento, essenzialmente, va agli articoli 49 e 51 della Costituzione inseriti nel titolo IV - Rapporti politici. In queste norme si prevede il diritto di associazione in formazioni sociali, quali i partiti, al fine di concorrere alla politica nazionale; ancora si garantisce l'accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, senza alcuna distinzione di sesso. Queste previsioni vanno integrate con gli articoli 17 della Costituzione (Diritto di riunione), 18 della Costituzione (Diritto di associazione) e 21 della Costituzione (Diritto di manifestazione libera del pensiero). Quanto viene fuori dall'insieme delle norme citate non è altro che una specifica e puntuale esplicazione di quei diritti fondamentali, sanciti dagli articoli 1, 2 e 3 della Costituzione. Operando una estrema sintesi a vantaggio dei temi esaminati, potremmo affermare che la Repubblica italiana, pienamente democratica, garantisce i diritti inviolabili anche all'interno delle formazioni sociali. Essa si impegna ad eliminare tutti gli ostacoli che influiscono negativamente sulla libertà e sull'uguaglianza politica dei cittadini, limitando il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione all'organizzazione politica della Nazione. Questi stessi principi, presenti nella fonte suprema del diritto interno, possono e devono essere traslati con riferimento alla libertà di completo sviluppo della persona attraverso le formazioni politiche sociali europee. In linea di principio, un sistema elettorale congruo dovrebbe consentire al maggior numero dei votanti una adeguata rappresentanza parlamentare. A fronte di una richiesta di pluralismo nell'elettorato, tutte le diverse posizioni dovrebbero avere voce. Ora, un sistema proporzionale puro non è, probabilmente, la migliore delle soluzioni praticabili; rischierebbe di divenire iniquo a causa del rigido collegamento ai voti. Tuttavia l'introduzione dello sbarramento, così come elaborato e di così elevato impatto, costituirà un intervento di gran lunga peggiorativo e farà scontare un ulteriore deficit di democrazia proprio a quella parte consistente di cittadini che non si sentono adeguatamente rappresentati dalle grandi formazioni, i quali rischieranno di cedere forzatamente la tutela dei loro interessi e dei loro valori.
L'invito è, in conclusione, a non piegare le legittime esigenze ed aspettative degli italiani a meri calcoli di speculazione politica. A non soffocare la voce di chi non si riconosce nella maggioranza attuale o nei partiti dai grandi numeri, consentendo l'egemonia di pochi a scapito degli altri. È preferibile orientarsi verso la salvaguardia delle istanze, delle opinioni, dei valori di ogni singola e democratica formazione politica; così come, in fondo, i principi ed i valori costituzionali prevedono.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 11)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. T.U. pdl 22-A e abb. - em. 1.1007 522 516 6 259 26 490 51 Resp.
2 Nom. em. 1.1 526 520 6 261 26 494 50 Resp.
3 Nom. subem. 0.1.1000.5 528 525 3 263 26 499 50 Resp.
4 Nom. subem. 0.1.1000.14 527 523 4 262 27 496 49 Resp.
5 Nom. subem. 0.1.1000.1937 529 524 5 263 24 500 49 Resp.
6 Nom. subem. 0.1.1000.15 518 517 1 259 25 492 48 Resp.
7 Nom. subem. 0.1.1000.466 524 522 2 262 24 498 48 Resp.
8 Nom. subem. 0.1.1000.1 521 519 2 260 24 495 48 Resp.
9 Nom. em. 1.1000 522 516 6 259 487 29 48 Appr.
10 Nom. em. 1.52 525 523 2 262 30 493 49 Resp.
11 Nom. T.U. pdl 22-A e abb. - voto finale 541 539 2 270 517 22 42 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.