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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 123 di giovedì 29 gennaio 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 14,05.

LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 22 gennaio 2009.
(È approvato).

PRESIDENTE. (Deputati della componente politica Movimento per l'Autonomia del gruppo Misto siedono ai banchi del Governo). Invito i colleghi rappresentanti del Movimento per l'Autonomia, l'onorevole Milo, l'onorevole Latteri, l'onorevole Iannaccone, l'onorevole Belcastro e l'onorevole Lo Monte a liberare i banchi del Governo e a ritornare al proprio posto. Non c'è ancora un monocolore, quindi...

CARMELO LO MONTE. Ma non c'è il Governo!

PRESIDENTE. Colleghi, voi sapete benissimo che non si possono occupare i banchi del Governo. Vi prego cortesemente di abbandonare i banchi del Governo e di ritornare al posto.
Onorevole Milo, onorevole Latteri, onorevole Iannaccone, onorevole Belcastro e onorevole Lo Monte, vi richiamo all'ordine. Vi prego di ritornare al vostro posto.
Onorevole Milo, onorevole Latteri, onorevole Iannaccone, onorevole Belcastro e onorevole Lo Monte, vi richiamo all'ordine per la seconda volta.
Invito i deputati questori a provvedere al riguardo in modo che i banchi del Governo possano essere lasciati. Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 14,10, è ripresa alle 14,20.

PRESIDENTE. Purtroppo devo constatare che nonostante i deputati questori si siano attivati, gli onorevoli Milo, Latteri, Belcastro e Lo Monte non hanno ancora abbandonato i banchi del Governo. Pertanto, devo procedere all'esclusione...
Prendo atto che i suddetti deputati stanno abbandonando i banchi del Governo. A questo punto vi prego di farlo velocemente (I deputati Milo, Latteri, Belcastro e Lo Monte abbandonano i banchi del Governo).
Onorevoli colleghi, com'è ovvio di questo fatto non solo l'Ufficio di Presidenza sarà informato, ma sarà chiamato a prendere gli eventuali provvedimenti che riterrà opportuni nel merito. Di questo informerò il Presidente.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brugger, Caparini, Carfagna, Casini, Castagnetti, Cicchitto, Cota, Donadi, Gregorio Fontana, Jannone, Leo, Lo Monte, Lo Moro, Lombardo, Melchiorre, Angela Napoli, Palumbo, Soro, Valducci e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Pag. 2

Sull'ordine dei lavori (ore 14,22)

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, ieri in occasione del question time ho avuto modo di dire in quest'Aula che chi non ha rispetto di questo Parlamento, dei parlamentari e del lavoro dei parlamentari certamente non ha rispetto neanche per il Paese. Infatti, è avvenuto l'increscioso fatto, mai accaduto, di un ritardo da parte del Governo nello svolgimento del question time e, quindi, nella risposta alle domande dei parlamentari.
Oltre a questo, già da molto tempo noi - almeno io - incontriamo molta difficoltà ad avere risposte alle interrogazioni e alle interpellanze presentate. Il Governo difficilmente dà una risposta nei tempi previsti. Oggi - per questo il mio intervento - per la terza volta mi sono recato in Commissione per discutere una mia interrogazione presentata al Governo e, per la terza volta, il Governo è arrivato in ritardo alla convocazione, ha risposto ad una parte delle interrogazioni e infine, scusandosi, si è dichiarato non competente per il resto delle interrogazioni.
Richiamo la Presidenza, richiamo lei, che so essere persona molto sensibile, affinché, perlomeno per quanto attiene alle interrogazioni o alle interpellanze dei parlamentari, per quanto mi riguarda di opposizione - di un'opposizione corretta, costruttiva, non faziosa -, almeno nei confronti di questi il Governo si comporti decorosamente, decentemente e dia delle risposte nei tempi previsti.
Mi pare che dall'inizio della legislatura questa sensibilità nei confronti dei parlamentari, che poi dovrebbe costituire un dovere da parte del Governo, almeno per quanto mi riguarda, per le mie esperienze, non c'è mai stata. Mi affido a lei affinché sottoponga alla Presidenza e all'Ufficio di Presidenza questa mia richiesta.

ANDREA LULLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, intervengo per associarmi alle parole dell'onorevole Compagnon e per denunciare che in X Commissione il Governo più volte è assente nel dare le risposte alle interrogazioni. Non voglio aggiungere altri commenti rispetto a quelli già svolti dall'onorevole Compagnon se non per dire che il presidente Gibelli si è adoperato in ogni modo.
Noi abbiamo dato la massima disponibilità a mettere in condizione il Governo di dare le risposte dovute ai parlamentari. Ciò non è avvenuto, e anche noi ci associamo alla richiesta fatta, affinché la Presidenza valuti le opportune iniziative.

PRESIDENTE. Onorevole Lulli e onorevole Compagnon, evidentemente non posso far altro che associarmi all'intervento, richiamando le parole con cui ieri il Presidente Fini non solo ha deprecato quanto accaduto, ma ha anche sottolineato l'importanza del question time e del sindacato ispettivo.
Pertanto, sarà compito della Presidenza e dell'Ufficio di Presidenza incentivare e sottolineare l'importanza che questo strumento ha per un'Assemblea come la nostra, e quindi sensibilizzare il Governo al riguardo.

ARTURO IANNACCONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, ieri la Conferenza dei presidenti di gruppo ha discusso sulla possibilità di portare in Aula la riforma della legge elettorale per il Parlamento europeo. Come è noto, nella Conferenza dei presidenti di gruppo non si è registrata l'unanimità per iscrivere all'ordine del giorno questo punto e quindi, se la settimana prossima la Camera dei deputati dovesse essere chiamata a discutere della riformaPag. 3della legge elettorale, ciò avverrà per una decisione della Presidenza della Camera, decisione che la Presidenza può legittimamente assumere, ma che riteniamo debba essere oggetto di una cauta e prudente riflessione da parte della Presidenza stessa, anche alla luce di quanto già accaduto, ad esempio, in merito alla vicenda della Commissione di vigilanza RAI, dove si è deciso di procedere allo scioglimento di quella Commissione senza che vi fossero precedenti per poter assumere una decisione in tal senso.
Noi rivolgiamo un appello a tutti i gruppi parlamentari presenti in quest'Aula, per evitare che a partita già avviata si possano cambiare le regole del gioco. In passato abbiamo seguito con attenzione il dibattito che si è sviluppato all'interno del Partito Democratico, in modo particolare le riflessioni che su questo punto ha fatto il presidente D'Alema, e ci sembrava che da quelle riflessioni il Partito Democratico traesse lo spunto per una decisione di non procedere ad una riforma della legge elettorale per le elezioni europee. Altrettanto aveva fatto il Presidente del Consiglio: il Presidente Berlusconi ha sostenuto che se fossero rimaste le preferenze, allora tanto valeva non cambiare nulla della legge elettorale.
Chiediamo a quest'Aula: in questi giorni cosa è cambiato? Quali motivi spingono ad intervenire per introdurre una soglia di sbarramento che non serve alla governabilità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia)? Infatti, com'è noto, il Parlamento europeo non esprime un Governo: la necessità e l'esigenza della semplificazione sembrano più la mortificazione di partiti e di presenze che vi sono all'interno della società. Noi riteniamo che sarebbe un grave errore e uno strappo consentire che nel Parlamento europeo possa essere messa in discussione la presenza di formazioni politiche che comunque sono radicate all'interno del nostro tessuto sociale, ancor di più alla luce della riforma federalista.
Infatti, occorre dare presenza ed occorre ribadire che, in quel consesso, devono poter avere rappresentanza forze politiche a forte radicamento e rappresentanza territoriale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia). Con uno sbarramento al 4 per cento, evidentemente, ciò non accadrebbe.
Pertanto, signor Presidente, le chiediamo di trasmettere alla Presidenza della Camera la nostra netta opposizione rispetto alla variazione del calendario dei lavori e all'introduzione, nell'ordine del giorno delle prossime sedute, della discussione della riforma della legge concernente le elezioni al Parlamento europeo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Onorevole Iannaccone, per quanto riguarda il suo intervento, le ricordo, come l'Assemblea ha avuto modo di ascoltare - e risulta dal resoconto della seduta di ieri -, che il calendario dei lavori della prossima settimana è stato predisposto dalla Conferenza dei presidenti di gruppo ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento. Pertanto, questo è il calendario che l'Assemblea seguirà, a partire dalla prossima settimana, compresa l'iscrizione della proposta di legge n. 22 ed abbinate. In sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, il rappresentate del gruppo Misto ha fatto presente correttamente la contrarietà di alcuni membri aderenti al gruppo Misto. In ogni caso, ovviamente, riferirò al Presidente le sue osservazioni.

CARMELO LO MONTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà... onorevole Lo Monte, schiacci il pulsante... ha occupato troppo il banco del Governo, che non è più abituato ai banchi...

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, intervengo solo per chiarire che, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, il presidente del gruppo Misto, l'onorevole Brugger, non ha soltanto manifestato che alcuni deputati del gruppo Misto erano contrari, ma ha votato controPag. 4la proposta di calendarizzare il provvedimento concernente la legge elettorale per le elezioni europee. Poiché, su questo punto, nemmeno l'ufficio stampa del Parlamento ieri è stato chiaro (le nostre televisioni, infatti, non ne hanno parlato), è bene che vi sia un momento di chiarezza. Il provvedimento è stato calendarizzato per i poteri che ha il Presidente dell'Assemblea, il Presidente Fini, e non perché si è registrata una unanimità nella Conferenza dei presidenti di gruppo. Volevo che questo fosse chiaro.
Per quanto riguarda il resto, signor Presidente, la invito a riferire al Presidente Fini (o all'Ufficio di Presidenza, se lo ritiene), che noi chiediamo, da subito, che il voto finale di questa presunta legge, che, come voi dite, sarà approvata martedì prossimo, avvenga in diretta televisiva.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lo Monte. Vorrei solo dirle che la Presidenza era ben cosciente di quanto avete detto: infatti, ha citato l'articolo 24, comma 2, del Regolamento, che non rileggo, perché ritengo noto a tutti.

FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

FABIO GARAGNANI. Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Onorevole Garagnani, per quanto concerne questo argomento, abbiamo concluso. Se il suo intervento riguarda un altro argomento, la invito ad intervenire a fine seduta, altrimenti non ci aiuta nel proseguimento dei lavori.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, è dall'inizio che chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori, a proposito delle riflessioni che hanno svolto alcuni colleghi per quanto concerne il tema delle interpellanze e delle interrogazioni. Più ordine dei lavori di questo, credo che non vi sia. Ricordo ai colleghi, e consento con loro, che il problema della facoltà ispettiva del singolo parlamentare riguarda sia la minoranza che la maggioranza. In questo contesto, invito la Presidenza, ma soprattutto il sindacato ispettivo, senza voler addebitare colpe a nessuno, ad assegnare con maggiore attenzione i vari atti di sindacato ispettivo, seguendoli in modo particolare.
Per quanto mi concerne da quattro mesi e mezzo ho presentato un'interpellanza e ho scoperto ieri che era stata assegnata al Ministero sbagliato, il quale ha comunicato che non è in grado di rispondere.
Pertanto, signor Presidente, la invito, siccome si tratta di un problema che riguarda l'Assemblea e fra i pochi poteri che ci sono rimasti vi è quello di chiedere al Governo un'informativa precisa su alcuni fatti che riguardano la nostra attività, di prestare particolare attenzione a questa situazione e alle conseguenze che ne derivano.

Discussione del disegno di legge: Misure contro gli atti persecutori (A.C. 1440-A); e delle abbinate proposte di legge: Brugger ed altri; Cirielli; Contento; Lussana; Codurelli ed altri; Pisicchio; Mura ed altri; Santelli; Pollastrini ed altri; Samperi ed altri; Mussolini ed altri; Bertolini ed altri (A.C. 35-204-407-667-787-856-966-1171-1231-1233-1252-1261) (ore 14,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Misure contro gli atti persecutori e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Brugger ed altri; Cirielli; Contento; Lussana; Codurelli ed altri; Pisicchio; Mura ed altri; Santelli; Pollastrini ed altri; Samperi ed altri; Mussolini ed altri; Bertolini ed altri.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo esaminato l'emendamento Contento 1.65, la cui approvazione ha determinato l'assorbimento dell'emendamento Contento 1.64 e la preclusione dell'emendamento Di Pietro 1.53.
Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 1.100, che è in distribuzionePag. 5e con riferimento al quale risulta alla Presidenza che i gruppi abbiano rinunciato alla presentazione di subemendamenti.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 1440-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1440-A).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Luciano Dussin 1.51. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, motivo il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico a questo emendamento del collega Luciano Dussin, della Lega. Per il vero, il gruppo del Partito Democratico ha affrontato sin dall'inizio l'impegno su questo testo, volto ad introdurre nel nostro ordinamento l'istituto delle molestie persistenti come reato (detto anche stalking) con il massimo impegno, con spirito costruttivo, con la convinzione e la continuità con l'impegno avuto nella scorsa legislatura, nella consapevolezza che i reati contro le donne hanno assunto una varietà di condotte sempre più allarmanti e pericolose e che occorre una risposta di tipo culturale, preventivo, ma anche penale, netta ed inequivoca.
Con questo spirito - lo stesso che animava l'iniziativa legislativa nella precedente legislatura - abbiamo tentato di colmare il vuoto legislativo nel nostro ordinamento rispetto agli istituti già presenti negli Stati Uniti e nel mondo anglosassone. Negli Stati Uniti già nel 1994 tutti gli Stati prevedevano il reato di stalking. Nell'esperienza del Regno Unito già nel 1997 vi era una legislazione di secondo grado (di approfondimento) con il Protection from Harassment Act del 1997 e così via anche per gli altri Stati europei.
Quindi, l'Italia arriva con un certo ritardo, ma con un Parlamento unito a seguito di un lavoro costruttivo ed intenso. Con questo stesso spirito costruttivo, valutiamo in modo positivo l'emendamento del collega della Lega, Luciano Dussin, il quale si propone di inserire un'aggravante nel caso di soggetto già ammonito dal questore circa la propria condotta.
L'istituto dell'ammonimento è in effetti importante in questi pochi articoli del disegno di legge e lo esamineremo subito dopo, all'articolo 2. Tuttavia in esso si prevede che la vittima (o parte lesa) dei comportamenti persecutori possa rivolgersi, anziché subito all'autorità giudiziaria, al questore, il quale - assunte, se necessario, informazioni tramite gli organi investigativi e qualora ritenga fondata la denuncia - chiama il soggetto persecutore - lo stalker - e lo ammonisce a cambiare condotta, avvertendolo delle conseguenze del proprio comportamento, anche assumendo misure provvisorie in tema di armi, se per esempio dotato di licenza e così via.
Quindi, sulla base di tale presupposto, l'emendamento Luciano Dussin 1.51 intende dire che, ove il soggetto sia già stato ammonito dal questore circa la gravità della sua condotta e non abbia mutato condotta e persista in essa, si applicherà a lui il reato con la pena base prevista da sei mesi a quattro anni, ma con un'aggravante ordinaria. Ci sembra un monito ulteriore, accettabile e coerente con l'impostazione del provvedimento e anche un messaggio molto chiaro nei confronti delle condotte violente o persecutorie nei confronti delle donne.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, ho presentato questo emendamento e francamente auspico che il Governo e il relatore cambino l'orientamento (o che almeno si rimettano all'Assemblea), dal momento che ieri avevano dato un parere negativo. Tra l'altro, il senso di questo emendamento, che interpreta la volontà della legge stessa, è già stato spiegato bene dal parlamentare del gruppo del Partito Democratico che mi ha appena preceduto. Infatti, il testo prevede già degli aumenti di pena ad esempio per chi molesta o minaccia dei minori.
Quindi, questo emendamento intende aumentare la pena nei confronti dei recidivi, che personalmente reputo tra le peggiori categorie di persone, perché sfidano volutamente le regole e le istituzioni. All'articolo 2 di questo disegno di legge abbiamo già, alla voce «ammonimento», la possibilità concessa al questore di ammonire il soggetto molestatore o violento. Quindi, a maggior ragione se la persona è ammonita e avvisata e continua nei suoi comportamenti negativi, soprattutto nei confronti di donne e minori, va da sé che deve esserci un aumento di pena. Non doveva nemmeno esserci il sottoscritto che proponeva un emendamento di questo tipo. A pensarla bene, vorrei dire che è stata una dimenticanza nei lavori della Commissione non avere introdotto questa fattispecie di aumento di pena.
Quindi, o va abrogato l'articolo 2 che prevede che il questore (e, quindi, le istituzioni) possa ammonire i recidivi, oppure introduciamo anche la possibilità che ad un ammonimento possa anche conseguirne un aumento di pena, altrimenti andiamo a svilire anche il lavoro delle istituzioni, nella fattispecie del questore. Visto che il sottoscritto non ha nessuna voglia di concedere né attenuanti, né nessun altro tipo di concessioni ai recidivi, ma è qua per cercare di picchiar duro contro queste persone, ovviamente insisto per il voto favorevole su questo emendamento, auspicando però che il Governo e il relatore ripensino e rivalutino quanto hanno affermato ieri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Signor Presidente, su questo problema dell'ammonimento c'è stata, in realtà, in Commissione una vivace discussione. Credo, anche alla luce di quanto emerso in questa sede, che sicuramente si possa prendere atto che, se un soggetto è stato già ammonito e continua di fatto a violare il comando dello Stato - dal momento che abbiamo avuto un primo stop - e poi reitera questa sua condotta, effettivamente si possa ritenere sensato questo emendamento dell'onorevole Luciano Dussin, anche alla luce delle argomentazioni che ho sentito in quest'Aula.
Pertanto, auspicando che anche il Governo prenda atto di questa mia posizione, esprimo un parere favorevole, ma chiedo una riformulazione nel senso di aggiungere, dopo le parole «la pena è aumentata se il fatto è commesso da soggetto già ammonito», le parole «ai sensi dell'articolo 2», perché ovviamente questo tipo di aggravante si collegherebbe alla violazione di un articolo previsto in questa legge.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, il Governo concorda sulla nuova formulazione del relatore e, quindi, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione del suo emendamento formulata dal relatore.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, concordo con la riformulazione. Ringrazio il relatore e il Governo, ringrazio anche iPag. 7parlamentari del Partito Democratico per aver sostenuto quanto avevo proposto fin dall'inizio.

PRESIDENTE. Prendo atto che sull'emendamento Luciano Dussin 1.51, riformulato dal relatore con l'accordo del Governo, vi è il parere favorevole.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, sottolineo l'importanza di accogliere questo emendamento, anche perché il senso della norma che prevede l'ammonimento è di bloccare ed evitare ulteriori violenze. Con questa aggravante si inserisce un deterrente nell'impianto della norma stessa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.

GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, a me sembra che dopo il sollecito a non continuare a tenere atti persecutori l'aggravante abbia un suo fondamento. Però io vorrei rappresentare alla Commissione e all'Aula che resta comunque un problema: quello della possibilità che ha il giudice, nell'applicare l'aggravante, di valutare se gli atti persecutori al momento esistessero effettivamente. A me pare che questa soluzione sia risolvibile anche secondo i principi generali, ma che da un ammonimento, magari in quel momento privo di fondamento, derivi un'aggravante di pena di questa rilevanza credo che non possa essere un meccanismo automatico e che si debba introdurre, accanto all'aggravante, anche la verifica che il giudice può fare sulla fondatezza, in quel momento, dell'ammonimento che è stato fatto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, mi sollecita l'intervento questa chiosa dell'onorevole Pecorella. In realtà, essendo un'aggravante che non ha un effetto speciale - si tratta di un aumento di pena di un terzo, è una cosiddetta aggravante generica - tutto rimane nell'ambito della valutazione discrezionale, una discrezionalità che non è arbitrio, ma deve essere motivata dalla conoscenza degli atti e delle motivazioni. Infatti, un'aggravante non si applica mai in modo automatico, ma implica sempre la valutazione dei fatti, dei comportamenti anteriori al momento del reato e susseguenti, e quindi anche di quello che è stato il presupposto dell'ammonimento. Credo che ciò sia implicito nei principi generali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, condivido la sostanza dell'emendamento proposto dal collega della Lega, però condivido anche la preoccupazione dell'onorevole Pecorella, il quale pone un problema reale che io credo che possa e debba essere superato con un'ulteriore aggiunta. Altrimenti, si corre il rischio che un ammonimento, un atto amministrativo, senza alcuna valutazione in sede giurisdizionale possa poi essere causa di un aumento di pena senza sapere se il fatto per cui in precedenza è avvenuto l'ammonimento, atto amministrativo, sia effettivamente accaduto. Mi rivolgo a quelli che molto più di me affermano - giustamente - che la garanzia per chi viene sottoposto ad un giudizio penale debba esserci anche con il diritto di difendersi da fatti per cui in precedenza non ha potuto difendersi, anche in sede penale. Ecco perché noi dell'Italia dei Valori esprimiamo comunque il nostro parere favorevole, e quindi voteremo a favore.
Chiediamo, proprio per uno spirito collaborativo, di riflettere sulle parole dell'onorevole Pecorella e domando se non sia opportuno, in questo caso, considerato che l'emendamento prevede che la pena sia aumentata (o poco o tanto, comunque c'è un aumento di pena) ed è un fatto chePag. 8si riverbera poi sulla pena che effettivamente viene comminata al condannato, che si aggiunga anche: da soggetto già ammonito la cui responsabilità anche in precedenza sia stata accertata dal giudice. Deve quindi essere aggiunta una parola in più: «se il fatto è commesso da soggetto già ammonito» e accertato dal giudice nel processo che si svolge «con provvedimento del questore territorialmente competente».
Intendo dire che non è possibile lasciare che l'atto amministrativo diventi un presupposto ex se per l'aumento della pena senza che venga accertato che il fatto è stato commesso in precedenza, perché credo che si ponga un problema di costituzionalità della norma. Ciò detto, noi comprendiamo talmente bene la sostanza della questione che comunque voteremo a favore, però chiedo di riflettere su questo tema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Contento. Ne ha facoltà, per un minuto.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, intervengo soltanto per segnalare come le preoccupazioni che sono state espresse nei confronti dell'emendamento Luciano Dussin 1.51, a mio giudizio, possano essere superate sulla base dell'insegnamento della giurisprudenza. Abbiamo già degli esempi nelle aule giudiziarie di atti amministrativi, anche riferiti a finalità di pubblica sicurezza, che una volta adottati dagli organi competenti, possono comunque essere sindacati dal magistrato che è chiamato ad applicare la norma penale. Posso, ad esempio, richiamare il cosiddetto foglio di via con cui l'autorità di pubblica sicurezza dispone l'allontanamento di una persona. È ovvio, quindi, che le preoccupazioni che sono state manifestate sono fugate; sarà compito del magistrato chiamato a giudicare il fatto valutare, se la questione venisse proposta, la legittimità dell'atto amministrativo assunto.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MANLIO CONTENTO. Concludo, signor Presidente. Semmai, dovremmo cercare di conciliare l'attuale comma 3 dell'articolo al nostro esame con l'aggravante che è stata inserita e ciò si potrebbe agevolmente fare con un unico emendamento.

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Signor Presidente, considerato che ancora devono decorrere i venti minuti di preavviso, le chiederei la cortesia di una breve sospensione della seduta per riformulare in maniera tecnicamente corretta questo emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene, anche in considerazione del fatto che devono trascorrere ancora cinque minuti al fine del decorso del termine di venti minuti, previsto dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Pertanto, sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 14,55, è ripresa alle 15,15.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il relatore. Ne ha facoltà.

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Signor Presidente, abbiamo utilizzato questo breve intervallo e siamo arrivati alle seguenti conclusioni. Per quanto concerne l'emendamento Luciano Dussin 1.51, di cui alla luce del dibattito si è ritenuto di accettare tutte le argomentazioni del presentatore, la Commissione formula un invito al ritiro. La Commissione, infatti, ha presentato un emendamento che in modo assoluto aderisce ai contenuti dell'emendamento Luciano Dussin 1.51.
Sull'emendamento Ferranti 1.77 la Commissione formula un invito al ritiro, in quanto è stata trovata una diversa soluzione anche contenutistica.

Pag. 9

PRESIDENTE. La ringrazio, presidente Bongiorno.
Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 1.101 e 2.100 che sono in distribuzione e con riferimento ai quali risulta alla Presidenza che i gruppi abbiano rinunciato al termine per la presentazione dei subemendamenti.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Luciano Dussin 1.51 formulato dal relatore.

LUCIANO DUSSIN. Sì, signor Presidente, accedo all'invito al ritiro e ringrazio tutta la Commissione per quanto è riuscita a proporre all'Aula.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Di Pietro 1.54.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo solo per ritirare l'emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mussolini 1.72.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Codurelli. Ne ha facoltà.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, come PD siamo d'accordo e voteremo a favore dell'emendamento proposto dall'onorevole Mussolini, anche per lo spirito - che prima molto bene l'onorevole Mantini ha sottolineato - con cui ci si approccia (come Parlamento) a dare una risposta che da tempo è attesa. Proprio perché si sono trovati, si cercano e si trovano degli accordi trasversali anche da questo punto di vista, se vi è la volontà.
Questo emendamento è importante perché propone di aggiungere l'aumento della pena quando viene sfogato un rancore attraverso lo stalking dovuto a cause molteplici nei confronti di una persona con cui si è entrati in conflitto. Bisogna ribadire che queste persecuzioni sono tanto più gravi quando sono perpetuate sulla donna in stato di gravidanza, aumentando in essa ancora di più i problemi psicologici e tanti altri problemi, mettendo a rischio anche il prosieguo stesso della gravidanza. Se è possibile riformularlo e chiarire meglio i tempi e le modalità siamo d'accordo, altrimenti il PD voterà a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mussolini 1.72, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 429
Votanti 425
Astenuti 4
Maggioranza 213
Hanno votato
421
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che il deputato Leoluca Orlando ha segnalato che non è riuscito a votare. Prendo, altresì, atto che i deputati Rivolta, Mottola, Mazzarella e Mattesini hanno segnalato che non sono riusciti a esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.100 della Commissione.
Invito il Governo ad esprimere il parere su questo emendamento.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole.

Pag. 10

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 453
Votanti 452
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato
450
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Lisi e Vaccaro hanno segnalato che non sono riusciti a esprimere voto favorevole. Prendo, altresì, atto che il deputato Tocci ha segnalato di aver espresso erroneamente voto favorevole mentre si sarebbe voluto astenere.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lussana 1.50, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 457
Votanti 329
Astenuti 128
Maggioranza 165
Hanno votato
329).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Vietti 1.67.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, comprendo lo spirito con cui è stato proposto questo emendamento.
Mi permetto, però, di invitare i presentatori al ritiro dell'emendamento Vietti 1.67, perché ho l'impressione che faccia più danno che bene: prevedere che sia sempre pubblicata la sentenza - a spese, sì, del colpevole - riguardante un fatto così delicato, senza che lo richieda la vittima, finisce per essere una doppia pena. Bisogna guardare, infatti, se, nel caso concreto, sia opportuno pubblicare fatti così delicati che investono la sfera personale della vittima (che ha già ricevuto una violenza e un'umiliazione di questo genere), in modo da alimentare il gossip su tutte queste vicende.
Chiedo ai presentatori, quindi, se possano ritirare l'emendamento Vietti 1.67: pur comprendendone lo spirito - ossia quello di punire maggiormente il colpevole - si finisce per colpire, di fatto, in alcuni casi anche la vittima.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, con l'emendamento Vietti 1.67 riteniamo che la previsione della procedibilità d'ufficio, e non più a querela di parte, consenta di superare le obiezioni da più parti sollevate circa la brevità del consueto termine di tre mesi per la proposizione di valida querela, senza, peraltro, introdurre deroghe (come quella prevista dal testo della Commissione, a nostro giudizio ingiustificate e a rischio di illegittimità costituzionale) al termine ordinario previsto dall'articolo 124 del codice penale.
La previsione della procedibilità d'ufficio risolve, altresì, i dubbi in precedenza evidenziati per le ipotesi in cui i fatti di reato vengano denunciati da persona che sia o sia stata legata da relazione affettiva (ieri ci siamo dilungati su questo aspetto) alla persona offesa, che non sarebbe, in questo caso, titolare di autonomo diritto di querela. Già ieri ci siamo soffermati sull'espressione «relazione affettiva» e sulla sua genericità e, probabilmente, riproporremo l'emendamento al Senato.
Con l'emendamento Vietti 1.67, però, viene previsto, quale mezzo per riparare ilPag. 11danno non patrimoniale cagionato da reato, la sanzione accessoria della pubblicazione della sentenza di condanna, ovviamente a spese del colpevole, da applicarsi sempre e comunque a prescindere da un'espressa richiesta della vittima del reato, si sia o meno essa costituita parte civile nel processo. Concludo, signor Presidente: l'emendamento Vietti 1.67 ha il fine di assicurare maggiore incisività alla pronuncia di condanna, obiettivo che appare difficilmente perseguibile attraverso la previsione, in aggiunta alla pena detentiva, di una pena pecuniaria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, in realtà l'emendamento Vietti 1.67 assomma due previsioni che, a mio avviso, non sono tra loro compatibili. Il nostro voto è contrario perché esso cambia proprio l'ottica di tutto il provvedimento legislativo, che, in realtà, mira proprio a lasciare alla parte offesa, alla vittima, la possibilità di procedere a querela, tant'è vero che, prima della querela, dà la possibilità di rivolgersi all'autorità di pubblica sicurezza.
Proprio in questi tipi di reato il confine è molto labile e, molte volte, vi sono legami affettivi: la parte lesa, in pratica, trova un ostacolo affettivo, anche derivante da un precedente legame affettivo con l'autore del reato.
Riteniamo, perciò, che proprio le molestie insistenti debbano rimanere reato perseguibile a querela e che la perseguibilità d'ufficio debba scattare nei casi indicati nel corpo dell'articolo 1, legati ad una particolare pericolosità della condotta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, vorrei segnalare che il tema della procedibilità d'ufficio o su querela di parte è molto antico nel dibattito che ha riguardato la legge contro la violenza sessuale, per approvare la quale sono stati necessari venticinque anni.
In primo luogo, se tornassimo indietro rispetto alle determinazioni di una legge che già andrebbe aggiornata, mi pare che faremmo un grande passo indietro.
In secondo luogo, credo che vi sia la necessità di una consapevolezza della vittima (e, quindi, di un suo atto cosciente), perché la legge non può essere solo ed esclusivamente nella considerazione della tutela di una persona non in grado di scegliere e di decidere. Questa scelta nasce dal mondo delle donne: l'intelligenza e la coscienza delle donne sono punti importanti.
Signor Presidente, un ultimo richiamo: vorrei che in questo dibattito non si simulasse un'aula di giustizia o un ufficio di avvocati. Stiamo discutendo di una legge di principi civili per la gente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 1.67, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 455
Votanti 450
Astenuti 5
Maggioranza 226
Hanno votato
31
Hanno votato
no 419).

Prendo atto che i deputati Favia, Di Giuseppe, Nicolais, Messina e Aniello Formisano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Consolo ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Di Pietro 1.55.

Pag. 12

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, se mi è consentito, ne chiedo il ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene. Dunque, l'emendamento Di Pietro 1.55 si intende ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mussolini 1.70 .
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, tengo alla procedibilità d'ufficio nel caso di una donna in stato di gravidanza (previsto come aggravante), poiché credo che la maternità e anche la salute della donna siano non solo sanciti da dettami costituzionali, ma anche messe in pericolo dagli atti persecutori. Quindi, credo che vada prevista anche la donna in stato di gravidanza tra le fattispecie per le quali vi è la procedibilità d'ufficio.

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Signor Presidente, intervengo soltanto per motivare la scelta del parere contrario rispetto alla procedibilità d'ufficio e favorevole nell'ipotesi in cui, invece, si trattava di prevedere un'aggravante. Sono due cose del tutto diverse. Da parte della Commissione, si è scelto di considerare il fatto ovviamente più grave se commesso nei confronti di una donna in gravidanza.
Viceversa, il problema della procedibilità d'ufficio è legato alla capacità del soggetto di andare a denunziare. Un soggetto, anche se è in stato di gravidanza, può andare a denunziare, viceversa è per il minore che è prevista la procedibilità d'ufficio. Quindi, ribadisco il parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capano. Ne ha facoltà.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente, il Partito Democratico esprimerà voto contrario su questo emendamento per le ragioni che esponeva prima la presidente della Commissione, ma anche per ciò che diceva prima l'onorevole De Biasi. Una donna in stato di gravidanza è una donna che può autodeterminarsi, anzi, proprio lo stato di gravidanza, impone che sia rimesso alla sua esclusiva scelta se andare avanti e affrontare anche un processo. Anche l'interpretazione stessa degli atti persecutori, non possiamo che lasciarla alla donna.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mussolini 1.70, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 460
Votanti 455
Astenuti 5
Maggioranza 228
Hanno votato
9
Hanno votato
no 446).

Prendo atto che il deputato Vassallo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Vietti 1.66.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, anche in questo caso siamo semprePag. 13nell'ambito della procedibilità d'ufficio. Si fa riferimento al fatto commesso da soggetto ammonito con provvedimento del questore territorialmente competente. Il nostro voto sarà contrario proprio perché abbiamo votato favorevolmente rispetto ad un aggravamento della pena.
Vogliamo, comunque, che la procedibilità sia d'ufficio soltanto nei casi indicati in questa norma, quindi quando il fatto è commesso nei confronti di un minore, di un diversamente abile o quando è connesso con altro delitto procedibile d'ufficio. Ma queste sono regole procedurali.
Pertanto, riteniamo che, anche nel caso dell'ammonimento, proprio perché questo si inserisce, come procedimento amministrativo, in un percorso di prevenzione, in un suggerimento, in una possibilità concreta che si dà dalla vittima di opporre qualcosa che ostacoli e fermi, se possibile, lo stalker, si debba consentire alla vittima, che sia capace di autodeterminarsi, anche di scegliere la via giudiziaria da percorrere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 1.66, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 467
Votanti 465
Astenuti 2
Maggioranza 233
Hanno votato
26
Hanno votato
no 439).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 1.37, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 467
Votanti 465
Astenuti 2
Maggioranza 233
Hanno votato
25
Hanno votato
no 440).

Prendo atto che il deputato Vaccaro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata Concia ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.101 della Commissione.
Avverto che a seguito dell'eventuale approvazione di tale emendamento risulteranno preclusi tutti i restanti emendamenti riferiti all'articolo 1.
Chiedo al rappresentante del Governo quale sia il parere sull'emendamento 1.101 della Commissione.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, il parere è favorevole.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo solo per comprendere: quali sono gli emendamenti che risulterebbero preclusi?

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, risulterebbero preclusi gli emendamenti Vietti 1.62, Pecorella 1.80, Ferranti 1.77 e Di Pietro 1.56.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, vorrei che mi fosse spiegato perché risulterebbe precluso l'emendamento Pecorella 1.80, che tratta una questione molto delicata ed importante.

Pag. 14

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà. Risponderò in seguito alla domanda dell'onorevole Di Pietro.

GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, debbo dire che mi costa una certa fatica intervenire per esprimere il dissenso su questa formulazione, che vede d'accordo Commissione e Governo, ma credo che, nel momento in cui si sta introducendo un nuovo caso di ergastolo nel nostro ordinamento (credo che dal 1948, forse, una o due volte si sono introdotte nuove ipotesi di ergastolo, ma non voglio con questo dire che non sia opportuno o che non sia il caso), bisogna farlo con una strutturazione tecnica, con una norma che sia chiara ed abbia un suo senso.
Così formulata, questa norma significa soltanto che l'autore del reato previsto dall'articolo 612-bis del codice penale, cioè di una condotta di persecuzione, se commette un delitto di omicidio, è punito con l'ergastolo.
La norma, infatti, non stabilisce alcun collegamento nemmeno con la vittima. È prevista la pena dell'ergastolo, visto l'articolo 576 del codice penale, se il fatto è commesso dall'autore del delitto previsto dall'articolo 612-bis. Questa è una prima osservazione, per cui, quanto meno, bisognerebbe formulare la norma prevedendo «se il delitto è commesso nei confronti di persona offesa» e così via.
Ma voglio fare una seconda osservazione: il fatto che siano stati compiuti atti di persecuzione, e poi venga commesso un omicidio, nei confronti, sia pure, della stessa persona, non stabilisce alcun collegamento per cui possa essere giustificato l'ergastolo.
Questo per un motivo molto semplice: possono essere commessi atti di persecuzione nei confronti di una persona e, successivamente, può essere commesso un omicidio per motivazioni completamente diverse, per esempio perché mi aspetto il pagamento di un'assicurazione dalla morte di questa persona.
Il problema fondamentale è di riuscire a stabilire un collegamento, un coordinamento - questo lo facevano i diversi emendamenti e, in fondo, anche il testo proposto dalla Commissione - tra gli atti di persecuzione e l'omicidio che viene commesso.
Credo che questo collegamento non possa che essere nella testa - e quindi deve essere trasformato in norma - di colui che commette, da un lato, la persecuzione, dall'altro, l'omicidio.
Poi, sarà compito della Commissione trovare la formula (ce ne possono essere diverse). Però, prevedere soltanto che l'autore di un atto di persecuzione, se poi commette un omicidio, anche con moventi del tutto estranei, viene punito con l'ergastolo, francamente mi pare che sia la soluzione meno ragionevole.
A parte il fatto che il mio emendamento risulterebbe precluso - non ho nessun particolare amore per esso - vorrei, però, sottoporre all'Aula il fatto che ci vuole un rapporto tra persecuzione ed omicidio; se non si stabilisce questo rapporto, che non può essere costituito dalla circostanza che si tratti della stessa persona, ma dello stesso quadro criminoso, rischiamo di dare l'ergastolo, quando questo è al di fuori dell'ambito degli atti persecutori (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà. Devo poi una risposta all'onorevole Di Pietro.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, in realtà l'evolversi dei lavori del Comitato dei nove, forse anche per il tipo di lavoro che si fa in Commissione, non è stato proprio compreso appieno. Sono state infatti tenute presenti tutte le osservazioni; tanto è vero che c'era un nostro emendamento e il Partito Democratico lo ha di fatto sostanzialmente ritirato, ha cercato di ragionare su tutti i punti che sono stati messi sul tavolo. Il nostro emendamento partiva proprio dalla richiesta diPag. 15un nesso causale e una conseguenza tra le azioni di stalking e la morte.
Con l'emendamento in esame non si introduce l'ergastolo per le molestie insistenti; altrimenti si dà una informazione che non è proprio coerente con quanto si sta facendo in Aula. Le molestie insistenti rimangono comunque punite con le pene che sono previste fino a quattro anni. Il legislatore, il Parlamento deve però tener conto di tanti casi che sono avvenuti in cui, dopo gli atti persecutori, lo stesso stalker ha posto in essere l'omicidio della vittima.
Non ci dimentichiamo che da ieri, proprio in relazione ad un emendamento che ha proposto il PdL (l'onorevole Pecorella ed altri, l'onorevole Contento), si parla ormai in quel caso di una fattispecie unica, perché laddove esiste poi una fattispecie più grave, la fattispecie viene assorbita. Si tratta in questo caso di tener conto di una condotta che, progressivamente, sfocia in un atto di estrema violenza, la morte di una persona, ma che è anche preceduta e preparata da atti persecutori.
L'ergastolo è già previsto per altri delitti, ad esempio quello di violenza carnale ed altri; in questo caso abbiamo aggiunto, tra i reati per cui esso è previsto, la fattispecie in cui l'autore dell'omicidio, parliamo di omicidio, ha prima posto in essere quegli atti persecutori che sono previsti dall'articolo 612-bis del codice penale. È questo il punto! Si cerca di dare una risposta. È inutile parlarne soltanto nei messaggi televisivi: bisogna dare una risposta concreta a quell'esigenza di sicurezza che credo tutti abbiamo a cuore.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, l'emendamento Pecorella 1.80 è precluso, come sono preclusi gli altri, semplicemente perché l'emendamento 1.101 della Commissione prevede che si vadano a sostituire le parole da: «dell'articolo 577 (...)» fino alla fine della lettera b). Gli emendamenti incidono pertanto sulla parte di testo che si sostituisce, e quindi da un punto di vista formale non sono più ammissibili.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, proprio per questa ragione invito a riflettere su quanto stiamo facendo, perché prima di archiviare l'emendamento 1.80, proposto dall'onorevole Pecorella, dall'onorevole Calderisi e dall'onorevole Bianconi, credo che ci dobbiamo pensare due volte. Lo dico proprio perché, se facciamo espressamente riferimento, così come è previsto in questa formulazione, all'articolo 576, primo comma, se cioè il fatto, cioè l'omicidio, è commesso dall'autore del delitto previsto dall'articolo 612-bis, neanche nell'atto di commettere il delitto, ma dall'autore del delitto, neanche con riferimento all'atto, si corre il rischio di dare una genericità di riferimenti, per cui prevediamo l'ergastolo rispetto ad una realtà che non abbiamo individuato in concreto.
Che cosa prevede invece la proposta dell'onorevole Pecorella? Di prevedere l'ergastolo, ma quando l'omicidio avviene in esecuzione di un unico disegno criminoso. Anch'io, se vedete, ho proposto un emendamento, l'1.56, in cui si introduce la formula: «a causa». A me pare ancor meglio la proposta dell'onorevole Pecorella rispetto alla mia, perché io ho previsto una relazione di causa-effetto, mentre lui ha parlato di «esecuzione di un medesimo disegno criminoso», e quindi abbraccia ancor meglio la circostanza.
A me pare che, se si permette semplicemente una condanna anche all'ergastolo, in relazione ad un autore che è stato condannato per molestie - non si sa come, non si sa quando, non si sa se è stato condannato, non si sa se in quel momento, in riferimento ad esso o all'atto di esso - si corre il rischio di creare una finestra tale per cui poi dovrà essere la giurisprudenza a ricoprirla.
Premesso che ne condivido la ratio, mi chiedo se non sia meglio recuperare - nonPag. 16dico il mio emendamento, che pure aveva una relazione di causa-effetto - ma, ancor meglio, l'emendamento del collega Pecorella.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, utilizzo pochi secondi per avallare le perplessità che sono state avanzate dai colleghi Pecorella e Di Pietro. Già nei lavori della Commissione si faceva riferimento a delle ipotesi che partivano dall'occasione, per arrivare poi ad atti commessi in precedenza, mentre gli emendamenti con il termine «a causa» e con l'ulteriore sviluppo di tipo causale sottolineavano la necessità che vi fosse un collegamento tra l'aggravante e comunque gli effetti dell'aggravante stessa.
Questo dato è sottolineato non solo dalla necessità che al fatto causale si accompagni l'elemento psicologico (del tutto obliterato nella formulazione), ma anche dalla sentenza n. 364 del 1988 della Corte costituzionale e da ultimo - e concludo, signor Presidente - dalle altre ipotesi dell'articolo 577 del codice penale che sono tutte chiaramente rivolte alla condotta omicida.
In questo caso, cioè, avremmo una formulazione del tutto svincolata dall'articolo 577, dai disposti della Corte costituzionale e soprattutto dai temi generali del diritto penale. Mi sembra pertanto che la preoccupazione sia più che fondata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, intervengo semplicemente per aggiungere anche il mio contributo al dibattito che si è aperto. In Commissione - è vero quello che dice l'onorevole Sisto - abbiamo più volte dibattuto sul punto, trovandoci tutti d'accordo sul fatto che l'intento chiaramente non era quello di prevedere l'aggravante per l'omicidio causato da motivi diversi da quelli degli atti persecutori, bensì di prevedere comunque una consequenzialità. La formulazione che è stata trovata, tra l'altro, nella giornata odierna dalla Commissione intende proprio sanzionare e punire quei comportamenti e quelle molestie assillanti che si producono in una escalation che arriva poi all'omicidio.
Dato lo spirito comune che ci unisce e che è stato tecnicamente trovato nella soluzione proposta dal relatore della Commissione, ritengo che, se lasciamo agli atti preparatori della legge questa volontà comune, poi anche l'interprete nei vari casi che dovrà analizzare terrà conto della volontà unanime del Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, è inutile dire che condivido l'emendamento proposto dall'onorevole Pecorella perché indubbiamente va nella direzione - direi disperata, a questo punto - di cercare almeno di rendere questo orrore giuridico che l'Assemblea si accinge ad approvare un qualcosa di più verosimilmente vicino al diritto penale.
Il diritto penale - che è il diritto del fatto - deve avere come elemento fondamentale quello psicologico; deve poi sussistere l'elemento oggettivo e - lo ricordo a me stessa - un nesso di causalità.
Credo che in quest'Aula si stiano dimenticando tali concetti, che sono quelli basilari e che definiscono comunque in qualche maniera la ratio di ciascun tipo di reato.
Ritengo quindi che, quando si prevede una circostanza aggravante - ma, in generale, quando si prevede di introdurre una nuova fattispecie di reato - non si debba parlare esclusivamente di sterili tecnicismi giuridici, ma abbiamo in questa sede tutti quanti il dovere e la responsabilità di costruire delle norme che abbiano possibilità di essere applicate e che possano uscire da qui senza il minimo sospetto che vi possa essere un rischio di incostituzionalità.Pag. 17
A mio giudizio, come dicevo, è dunque impossibile scindere l'aggravante - e quindi il reato di omicidio conseguenziale ad eventuali atti persecutori - da un nesso di casualità. Non per banalizzare, ma questo mi sembra un concetto che doveva essere noto già a tutti quanti noi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rossomando. Ne ha facoltà.

ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, ha ragione la collega De Biasi: dobbiamo cercare di non utilizzare i tecnicismi, anche se la tecnica è strumentale al contenuto. Non andava bene, a mio modesto avviso, l'emendamento Pecorella 1.80 che ha previsto il riferimento ad un unico disegno criminoso (pur essendo giustificata la preoccupazione del collegamento causale), semplicemente perché avrebbe introdotto la necessità di avere il cosiddetto disegno criminoso, quindi un programma, una rappresentazione dell'omicidio, mentre si commette il reato di molestie insistenti. Questa misura avrebbe di molto ristretto il campo, avrebbe concretamente snaturato la questione, e soprattutto si sovrapponeva e si identificava con l'aggravante della premeditazione, delle sevizie, delle crudeltà e così via; in questo senso è giusto superarlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, mi sembra che l'intendimento, la volontà politica parlamentare, sia indirizzata univocamente nel considerare gravissimo, meritorio dell'ergastolo, l'omicidio per stalking. Purtroppo, però, ci confrontiamo con un testo normativo, che, come verificato in Parlamento, contiene probabilmente alcune improprietà. Chiederei, quindi, se fosse possibile, al Comitato dei nove, e al Governo, di accantonare l'emendamento della Commissione per cercare una riformulazione che soddisfi anche questi dubbi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, condividiamo le preoccupazioni espresse dagli onorevoli Pecorella, Sisto e Santelli, ma credo che non vi sia alcun atteggiamento pregiudiziale, ma soltanto una volontà collaborativa, come evidenziato in Commissione nello sforzo del presidente Bongiorno, insieme al collega Contento e ad altri, di individuare una sintesi al riguardo. Su questo argomento chiediamo un'ultima riflessione, per poi possibilmente sciogliere le riserve e procedere al voto. Comunque la sintesi proposta dal presidente Bongiorno, alla fine, era accettabile.

PRESIDENTE. Onorevole Bongiorno, procediamo con la votazione o accantoniamo l'emendamento 1.101 della Commissione?

GIULIA BONGIORNO. Relatore. Signor Presidente, procediamo con la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Ricordo che l'eventuale approvazione dell'emendamento 1.101 della Commissione precluderebbe gli emendamenti Vietti 1.62, Pecorella 1.80, Ferranti 1.77 e Di Pietro 1.56.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 458
Votanti 424
Astenuti 34
Maggioranza 213
Hanno votato
395
Hanno votato
no 29).Pag. 18

Prendo atto che il deputato Rao ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Cazzola ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 464
Votanti 459
Astenuti 5
Maggioranza 230
Hanno votato
455
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che i deputati Mecacci, Zamparutti, Bernardini, Maurizio Turco e Farina Coscioni, hanno segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Mussolini 1.01.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Mussolini 1.01 formulato dal relatore.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, non ho intenzione di ritirare il mio articolo aggiuntivo sul gratuito patrocinio visto come si è, purtroppo anche un po' allegramente, accantonato il tema posto dagli onorevoli Di Pietro e Pecorella sull'ergastolo, come pena massima, collegandolo allo stalking. Questo è un punto cruciale, perché sappiamo perfettamente che le donne, a parte la procedibilità d'ufficio e la proposizione di querela, spesso e volentieri, non denunciano perché non hanno possibilità economiche ed, ancora una volta, per questi reati, che sono reati di persecuzione contro le donne, lo Stato non solo deve agire concretamente ma, se mi consentite, anche simbolicamente; quindi ieri avevo detto, per quanto riguarda la copertura che...

PRESIDENTE. Onorevole Mussolini, lei è già intervenuta sul complesso degli emendamenti. Le ho solamente chiesto se ritira o meno il suo articolo aggiuntivo 1.01. Il Regolamento deve essere rispettato.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, non lo ritiro perché esiste un Fondo del Ministero delle pari opportunità di 74 milioni di euro che potrebbero essere messo a disposizione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Mussolini 1.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 459
Votanti 454
Astenuti 5
Maggioranza 228
Hanno votato
226
Hanno votato
no 228).

Prendo atto che i deputati Braga, Favia, Di Pietro e Messina hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, il problema è che noi non siamo riusciti a votare.

PRESIDENTE. Le chiedo scusa...

Pag. 19

ANTONIO DI PIETRO. Non è possibile, Presidente, siamo dieci che non abbiamo potuto votare.

PRESIDENTE. Mi scusi, verrà messo a verbale il fatto che appunto...

ANTONIO DI PIETRO. No, Presidente, questa è una cosa delicata. Mi perdoni Presidente, stiamo facendo una cosa così buona, così condivisa, così importante. Allora, cerchiamo di vedere qual è la volontà della Camera rispetto a questo fatto. Lo dico a lei che è dall'altra parte. Io sono di qua.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Di Pietro, mi faccia capire.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, ho chiesto di poter parlare. C'è stato un equivoco in quanto non mi ha visto e me ne scuso. Ma visto che c'è stato un equivoco e che non ho potuto neanche dare una indicazione di voto al mio gruppo, allora chiedo per favore che mi sia data di nuovo la possibilità. Io ho chiesto di parlare e capisco che non lei non mi ha visto, ma mi dia la possibilità di parlare e di dire al mio gruppo come intendiamo votare. Stiamo parlando di un emendamento della maggioranza, quindi non mio.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, affido alla sua sensibilità il fatto che non raramente è accaduto in questa Aula - sia con la sua Presidenza sia con quella degli altri Vicepresidenti e con il Presidente Fini - che, quando ci si è resi conto che nonostante la richiesta di un deputato questi non ha potuto parlare per varie ragioni, la Presidenza ha avuto la sensibilità di annullare la votazione, di dare la parola (anche per le ragioni che il collega Di Pietro stava evidenziando) e di far ripetere la votazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
L'argomento è talmente importante - e su di esso mi pare che vi sia un atteggiamento di grande responsabilità da tutti i gruppi - che forse meriterebbe un pizzico di sensibilità aggiuntiva da parte della Presidenza per valutare se non sia il caso, di fronte ad un fatto così evidente, di ritornare su questa votazione.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, ci mancherebbe altro riguardo alla sensibilità del Presidente. È accaduto ovviamente mentre era in corso la votazione. Il Presidente si accorgeva di una richiesta di intervento da parte di un collega, sospendeva o annullava la votazione e lo faceva intervenire. L'onorevole Di Pietro ha sottolineato un'altra questione, non che non è riuscito ad intervenire. L'onorevole Di Pietro ha sottolineato che il suo gruppo... (Commenti del deputato Donadi). Perdonatemi stavo andando verso le ragioni dell'onorevole Di Pietro. L'onorevole Di Pietro ha sottolineato che, non avendo potuto dare indicazione di voto, il gruppo dell'Italia dei Valori non è potuto intervenire. È questa la motivazione?

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Mi faccia capire.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo molto rapidamente perché non voglio far perdere tempo all'Assemblea.

PRESIDENTE. Ci mancherebbe altro!

MASSIMO DONADI. Credo che la prima parte di questo momento dialettico tra il presidente Di Pietro e la Presidenza della Camera è stata concitata.
Semplicemente il presidente del nostro gruppo, Di Pietro, aveva segnalato la richiesta di intervenire. Lei non l'ha potuta vedere perché in quel momento stava dando il via alle operazioni di voto e quindi vi sono stati due effetti congiunti: il presidente Di Pietro non è potuto intervenire e in tale situazione non ha nemmeno potuto dare indicazione di voto alPag. 20gruppo, e gran parte del gruppo non ha potuto votare. Ci rimettiamo alla sua sensibilità, signor Presidente.

PRESIDENTE. Va bene, allora considerata anche la delicatezza degli argomenti, possiamo annullare la votazione dell'articolo aggiuntivo Mussolini 1.01 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e Italia dei Valori).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, non voglio entrare nel merito della discussione, però le voglio dire che è un precedente pericolosissimo che possa passare l'annullamento delle decisioni. Scusi, onorevole Di Pietro, le garantisco che dico questa cosa con il massimo rispetto nei suoi confronti, ma nella storia della Camera l'idea che si possa annullare una votazione si è verificata - vi sono dei precedenti e i funzionari lo sanno - ma credo in pochissimi precedenti, e in casi del tutto peculiari.
Scusate, onorevoli colleghi, ma voi dell'Italia dei Valori, che siete sempre pronti a richiamare alla legalità, dovreste essere più sensibili al mio richiamo. (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) Se si instaura la prassi che si vota, ma se qualcuno non aveva capito e si è distratto, si ripete la votazione, la Presidenza negli anni prossimi si troverà in un imbarazzo enorme in ogni votazione.
Pertanto la richiamo a non applicare questa regola, che peraltro non è scritta perché l'annullamento è ammesso soltanto in circostanze eccezionali, per una ragione di principio e ritengo che i colleghi dell'Italia dei Valori saranno i primi a riflettere serenamente su questo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, ritengo che dobbiamo portare avanti un provvedimento così importante, che tutti vogliamo approvare, e ritengo che dobbiamo evitare in questo momento per colpa mia o per disguidi tra noi che accada tutto questo. Le argomentazioni dell'onorevole Casini sono di principio e serie, serissime.
Dunque l'Italia dei Valori fa presente che avevamo indicato di voler parlare. C'è stato un equivoco, se vogliamo andare a vedere di chi è la colpa non ne veniamo più a capo. Chiedo se c'è un gentlemen agreement di tutti, allora ritengo che questo sia possibile. Per davvero, credetemi, non è colpa mia se lei non mi ha visto e non è colpa sua se non sono riuscito a farmi vedere. Resta il fatto obiettivo che c'è la possibilità di non andare a litigare su tutto questo. Quindi non innalziamo barricate e ci appelliamo alla sensibilità dei colleghi su un provvedimento così importante.

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, l'annullamento e la ripetizione di una votazione è un atto evidentemente eccezionale all'interno di questa Assemblea: come tale va valutato e va considerato come precedente. Quando accade, come è accaduto ad esempio nella giornata di ieri, che il Presidente di turno, l'onorevole Buttiglione, ha deciso di annullare e ripetere una votazione perché ha individuato un collega che votava per due persone, lo fatto in uno spirito completamente diverso perché riteneva che quel collega, votando per due, falsasse la votazione. E si tratta di un'ipotesi completamente diversa: non aveva proclamato la votazione, l'ha annullata prima di proclamare i risultati e successivamente l'ha fatta ripetere. Quando una votazione viene proclamata, non possiamo fare come quando giocavamo da bambini e ad un certo punto, nonPag. 21convinti dell'andamento della partita a carte, a bocce o a palline dicevamo: «fermi tutti, ricominciamo da capo». Qui interveniamo nel merito della questione e il merito non è in discussione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Qui non siamo all'Assemblea di una bocciofila, siamo al Parlamento di un grande Paese. Non vi è un vulnus al processo di formazione della maggioranza all'interno dell'Assemblea così come si può ipotizzare nel momento in cui il Presidente dell'Assemblea individua un parlamentare che vota per due persone. In questo caso ci troviamo di fronte all'impossibilità, incapacità tecnica, distrazione di alcuni colleghi: la cosa ci dispiace, rimarrà agli atti, perché è importante dal punto di vista politico, ma non c'è alcun elemento per poter procedere all'annullamento o alla ripetizione della votazione. Stiamo attenti perché le procedure parlamentari sono cose serie e quando vengono modificate si generano precedenti che incidono sulla vita democratica di questa Assemblea (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, devo riprendere necessariamente alcune argomentazioni che sono già state esposte. La prima è la seguente: non siamo al bar quindi, onorevole di Pietro, lei sa perfettamente che non essendo al bar...

FABIO EVANGELISTI. Sei offensivo! C'è stato un disguido!

ROBERTO COTA. No, per cortesia, è offensivo chi dice il contrario. Dunque, non siamo al bar quindi il Parlamento ha delle regole e tali regole vanno rispettate. Proprio lei che fa sempre riferimento alle regole dovrebbe saperlo. Questa è la prima considerazione.
La seconda considerazione, colleghi, consiste nel fatto che dobbiamo stare attenti a creare precedenti. Dunque l'annullamento e la ripetizione della votazione, come lei intuisce, signor Presidente, e come hanno detto i colleghi, costituisce un precedente molto pericoloso.
Infatti, domani mattina chiunque si è sbagliato a votare potrà chiedere e si sentirà legittimato a chiedere la ripetizione della votazione. Anche a noi è successo questo in passato, capiterà domani, capiterà ancora nella storia di questo Parlamento, perché l'errore può capitare, onorevole Di Pietro, per difetto di organizzazione, per un momento di distrazione e via dicendo. Tuttavia, non possiamo e non dobbiamo creare un precedente. Bisogna stare attenti e seguire i lavori parlamentari.

PRESIDENTE. Innanzitutto ringrazio l'onorevole Di Pietro per il suo intervento e per la sensibilità con cui, nel suo intervento conclusivo, si è appellato al Presidente ed all'Assemblea, sottolineando un aspetto, anche dopo l'intervento del presidente Casini - e di questo la ringrazio - e cioè che questi casi sono delicatissimi, si può creare un precedente e quindi vi deve essere un consenso generale.
Mi sembra tra l'altro - l'ho anche verificato - che la quasi totalità del suo gruppo ha potuto partecipare al voto. Dunque, vista la situazione è opportuno non assumersi il rischio e la responsabilità, in questi casi, di creare un precedente, pur se all'inizio il Presidente è venuto incontro alla sua richiesta, proprio per la delicatezza e la sensibilità dell'argomento. Quindi, chiedendole veramente ancora scusa per non averla vista, credo che non si debba procedere, proprio per quello che è accaduto nella discussione, all'annullamento della votazione.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Lei ha dichiarato annullata la votazione!

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1440 - A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1440-A).Pag. 22
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione ...

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, l'onorevole De Biasi voleva parlare sul complesso degli emendamenti!

PRESIDENTE. Mi scusi, non l'avevo vista anche se avrei dovuto vederla. Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, non è molto semplice segnalarsi, se si è in alto e non si è alti, così come non è così semplice... Presidente, io mi sto rivolgendo a lei: credo che l'onorevole Cota non abbia niente di importante da dire. Ci vuole rispetto quando parla un deputato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Prego, onorevole De Biasi.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Insomma, si chiede rispetto, non si chiede altro! Non si tratta degli uffici, che possono avere comunicazioni importantissime da fare: l'onorevole Cota, visto che io mi sto rivolgendo a lei, signor Presidente, avrebbe dovuto avere la gentilezza di fermarsi (Commenti)! Se finiamo con il «rodeo» magari è meglio (Commenti).

PRESIDENTE. Prego, onorevole De Biasi.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. No, io parlo se c'è silenzio!

PRESIDENTE. Onorevole De Biasi, chiedo all'Assemblea di essere attenta. Prego, onorevole De Biasi.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, è molto difficile intervenire sul complesso degli emendamenti, dopo che si capisce perfettamente che quest'Aula, al di là delle procedure che vengono scelte, ha comunque un problema di bilanciamenti di maggioranza e di opposizioni, rispetto ad un tema che dovrebbe essere unificante. Ora è chiaro che l'intero assetto della legge ha un piccolo grande vulnus, nel fatto che sia stato respinto l'articolo aggiuntivo proposto dall'onorevole Mussolini. Infatti, capite che non è molto semplice dire che questo Parlamento è dalla parte delle donne e delle persone che vengono molestate, quando poi però i quattrini per sostenerle non ci sono: diciamo le cose come stanno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Dato che non vengono molestate solo le persone che vivono nei centri delle città, quelle che fanno taglio e cucito, che frequentano i corsi al pomeriggio o i corsi di bellezza; dato che non vengono molestate le belle donne, ma vengono molestate o uccise tutte le donne che passano per strada se trovano un molestatore o un violentatore (Commenti)...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore...

EMILIA GRAZIA DE BIASI. ...mi chiedo quale sarà il diritto complessivo di questo Paese, quando le donne, al momento della scelta, che è già molto drammatica, si troveranno senza gratuito patrocinio. È evidente, infatti, che i costi non sono acqua. Non so se le persone in quest'Aula hanno fatto quattro conti, certamente gli avvocati sì. Gli altri hanno fatto i conti di quanto costa, in termini umani, elevare la denuncia, in termini economici, sostenere le cause e, in termini morali, sostenere il giudizio del mondo e cercare di andare avanti lo stesso? Penso che, in questo modo, il provvedimento in esame non parta con il piede giusto e ne sono dispiaciuta davvero in profondità. Vorrei tanto che potessimo recuperare, attraverso un ordine del giorno o una scelta della Commissione, che può ancora farlo. La Commissione, volendo, può reintrodurre il gratuito patrocinio nell'ambito di questa legge. È una sfida che lancio all'intero Parlamento, non solo alla maggioranza.Pag. 23La Commissione può farlo: dimostri che, fino in fondo, è dalla parte delle donne (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, vorrei svolgere una breve replica alla collega, che mi dovrebbe spiegare, ma, soprattutto, dovrebbe spiegare al Parlamento...

PRESIDENTE. Ricordo che l'onorevole Paolini interviene sul complesso degli emendamenti presentati all'articolo 2 del provvedimento in esame. Prego, onorevole Paolini.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Con riferimento al complesso degli emendamenti, vi è anche la questione sollevata dalla collega. Mi chiedo, perché il gratuito patrocinio dovrebbe essere previsto per questo reato. Se una donna viene molestata, è previsto il gratuito patrocinio; se, invece, viene uccisa, rapinata, bastonata o ferita, non è previsto. Questa è la sola ragione, per cui mi sembra veramente elementare che la proposta emendativa in oggetto non abbia un senso. Altrimenti, estendiamo il gratuito patrocinio a tutti i reati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN. Signor Presidente, a proposito della questione di merito, vorrei fare un solo accenno all'onorevole De Biasi. Se, in questo Parlamento, dobbiamo difendere e dare certezze alle donne, dobbiamo farlo effettivamente e non soltanto a parole. Quando si fa riferimento ai fondi e, quindi, in particolare ai fondi del Ministero delle pari opportunità, sappiamo che quelli a cui faceva riferimento l'onorevole Mussolini, sono solo per il 2009. Pertanto, non vi è una copertura. Invece, ieri, in questa stessa Aula, il Ministro Angelino Alfano ha preso un impegno serio di fronte a tutto il Paese sul patrocinio gratuito per le donne, in casi di violenza. Credo che sia una questione su cui potremmo ricomprendere complessivamente l'argomento in questione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Signor Presidente, vorrei fare presente che siamo passati alla trattazione di un altro articolo. Per questo motivo, forse, al fine di consentire uno svolgimento corretto delle votazioni, sarebbe opportuno intervenire sull'ammonimento previsto all'articolo 2 (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sta bene.
Ricordo che siamo sull'articolo 2, che riguarda il tema dell'ammonimento.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, sarò rapidissimo. Vorrei rivolgerle una preghiera: le questioni regolamentari che si affrontano possono apparire marginali, ma, poi, segnano anche la storia nell'evolvere dei lavori dell'Assemblea. Il Presidente Casini è stato apodittico nella sua affermazione e vorrei che lei ci rassicurasse su fatto: è del tutto evidente, che spetti alla Presidenza, in situazioni come queste, assumersi la responsabilità di prendere una decisione. Ma che in quest'Aula si possa affermare che, a situazioni simili, analoghe ed identiche, non vi siano stati comportamenti identici a quelli che lei aveva assunto originariamente in quest'Aula, è una falsità. Vi sono precedenti, e lei, signor Presidente, lo sa perfettamente. Pertanto, ha preso una decisione,Pag. 24alla quale mi inchino, ma non si lasci intendere in quest'Aula, che non vi sono precedenti identici in cui sono state assunte - magari, perché sono state apprezzate e valutate circostanze diverse - decisioni identiche a quelle che lei aveva preso originariamente.
A me interessa solo questo, perché altrimenti qui dentro si lasciano intendere cose che non sono vere.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, lei si riferisce ovviamente all'articolo 57 del nostro Regolamento, che è stato più volte applicato.
Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 2 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro su tutte le proposte emendative presentate e raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Vietti 2.55.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Vietti 2.55 formulato dal relatore.

ROBERTO RAO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, cerco di motivare brevemente l'unico nostro emendamento presentato all'articolo in esame. Per intuibili ragioni di coordinamento e procedibilità in concreto la possibilità riconosciuta alla vittima di procedere in via amministrativa contro l'autore della condotta illecita non può, a nostro giudizio, che essere alternativa rispetto all'esercizio del diritto di proporre querela per il medesimo fatto. A questo proposito vogliamo specificare che il questore al quale viene rivolta l'istanza di ammonimento debba, a nostro avviso, essere quello competente sul territorio nel quale si sono verificati gli atti persecutori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciriello. Ne ha facoltà.

PASQUALE CIRIELLO. Signor Presidente, intervengo rapidamente per annunciare il voto contrario a questo emendamento del gruppo parlamentare del Partito Democratico perché la previsione di una alternativa secca tra la strada dell'ammonimento dinanzi all'autorità di pubblica sicurezza e quella della querela ci sembra forzi inutilmente la determinazione del soggetto che subisce le molestie.
Ci sembra anche che con la sua rigidità meno si presti ad affrontare situazioni che possono presentarsi in maniera e secondo modalità molto variegate sia rispetto alla tipologia dei comportamenti posti in essere sia alla loro scansione nel tempo. Queste sono le ragioni del nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 2.55, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 443
Votanti 441
Astenuti 2
Maggioranza 221
Hanno votato
19
Hanno votato
no 422).Pag. 25

Prendo atto che i deputati D'Antona e Mazzarella hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Pietro 2.52. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, poiché mi sembra che ci sia stato un invito al ritiro anche per gli altri emendamenti in relazione a questo articolo aderisco alla richiesta del relatore (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capano 2.51. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

CINZIA CAPANO. No, signor Presidente, non posso aderire all'invito al ritiro, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente, la discussione sul complesso degli emendamenti è stata un po' falsata dalle questioni aperte da un emendamento all'articolo 1 e quindi impiegherò un minuto a dire di cosa stiamo ragionando.
Stiamo ragionando di un istituto che stiamo inserendo per la prima volta e che conferisce la possibilità alle parti offese dallo stalking di evitare di proporre immediatamente querela e di affidarsi ad un procedimento di carattere amministrativo che prevede l'intervento, delle indagini sommarie ed una pronunzia di ammonimento del questore.
Naturalmente, questo tipo di istituto è del tutto collegato alla tipologia del reato che affrontiamo (quella di stalking che abbiamo detto), ma era contenuto anche nella relazione della Ministra al suo progetto di legge.
Si tratta di un reato che trova sostanzialmente alimento nelle dinamiche della crisi di una coppia. Quindi, rispetto a tali dinamiche, così come abbiamo riaffermato la questione della procedibilità a querela (cioè il fatto che debba essere una donna a determinarsi se iniziare un procedimento), abbiamo voluto offrire a questa donna anche possibilità - soprattutto in quei casi dove esiste una relazione coniugale, figli e tanti tipi di valutazioni relative all'esistenza della coppia - che le consiglino di non andare sul terreno penale, ma di attivare un altro procedimento.
Però, è molto importante che questo procedimento non resti solo amministrativo, cioè non veda esclusivamente l'intervento del questore (scusate se mi riferisco solo alle donne, ma l'88 per cento dei casi riguarda esse e, quindi, faccio valere - ahimè - questo amaro principio di maggioranza). Quando la donna si rivolge al questore, immediatamente dopo l'ammonimento, è restituita alla sua solitudine, laddove noi vogliamo invece - con l'emendamento a mia firma - porre l'onere per il questore, al termine della procedura di ammonimento, di dare tempestiva comunicazione ai servizi sociali.
Questo emendamento ha da un lato una forza simbolica, dal momento che è lo Stato - tramite i servizi sociali - che si fa carico di supportare questa situazione di debolezza. Dall'altro, vi è un effetto pratico, perché solo l'intervento dei servizi sociali, che esistono anche nei piccoli paesi (dove non esistono per esempio i centri anti-violenza), possono supportare non solo quella donna, ma anche lo stalker, soprattutto quando si trova all'interno della famiglia. Possono, infatti, avviare anche lo stalker a quelle tecniche di recupero e a quei momenti che possono, anche per lo stesso stalker, evitare ulteriori atti persecutori.
Quindi, credo che questo emendamento abbia un'assoluta importanza, perché se abbiamo voluto dotare questa normativa di un istituto nuovo, come quello dell'ammonimento, per non entrare nel panpenalismo e nel voler risolvere tutto dal punto di vista giudiziario, dobbiamo chiedere allora al welfare di svolgere un pezzo di questo ruolo.

Pag. 26

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo soltanto per invitare il Parlamento votare a favore di questo emendamento, perché non costa, non è come il precedente per il quale c'è stata un po' una chiusura a riccio. Questo emendamento non costa nulla, ma dà soltanto una chiusura del cerchio di un'attività amministrativa, svolta dal questore. Infatti, ad un certo punto, alla fine di un iter, una persona offesa, invece di andare dal giudice, la prima volta cerca un buon padre di famiglia che dica al molestatore di non farlo più, perché la prossima volta sarà punito anche d'ufficio. È necessario però che poi ci sia un controllo nel percorso, per vedere se dopo c'è una riabilitazione di questo soggetto o una violenza ulteriore rispetto alla parte offesa, che non andrà più a dire niente, perché gli ha tappato definitivamente la bocca.
Chi può fare questo controllo se non i servizi sociali e assistenziali competenti? Loro possono fare questo! Ma come fanno se qualcuno non gli dice che il questore ha preso una decisione, dopo aver sentito le parti, verificato la situazione, dopo che c'è stata una attività paragiurisdizionale?
Tanto è vero che abbiamo stabilito che non è che lo fa inaudita altera parte, c'è un fumus rispetto all'effettivo accadimento di questa situazione. Allora, inserire anche questa norma non incide nulla: gli uffici della questura, alla fine del processo mandano una copia in archivio e una copia ai servizi sociali. A me pare che questo sia il minimo, anzi probabilmente è talmente ovvio che dovrebbe essere quasi automatico; ma per evitare che non avvenga automaticamente e che qualcuno volutamente non metta in moto il procedimento, io credo che una norma come questa possa essere approvata. Ecco perché siamo favorevoli all'emendamento ed invitiamo a riflettere su questo tema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, suggerirei che ci si chiarisca le idee su quello che vogliamo fare, se introdurre a questo punto anche delle modifiche al codice di procedura penale, dal momento che questo sarebbe l'unico reato per cui è previsto che sia il questore, e quindi non un magistrato, ad assumere informazioni dagli organi investigativi per predisporre eventualmente un ammonimento. Quindi post factum, anziché riferire al magistrato, come avviene secondo la procedura penale, cosa fa il questore? Provvede lui stesso facendo un'indagine. Allora io dico: lasciamo fare ai poliziotti il loro mestiere e cerchiamo di far fare ai magistrati e agli avvocati il loro, mettiamo ciascuno nelle condizioni di fare il proprio lavoro, a meno che con questa norma non si vogliano modificare le competenze spettanti a ciascuno.
Anche in relazione a questi emendamenti che sono stati presentati, secondo alcuni si dovrebbe seguire una sorta di via amministrativa, un procedimento amministrativo che inizia e finisce con il provvedimento emesso dal questore, secondo altri invece no. Cerchiamo di chiarire questo punto fondamentale per poi eventualmente pensare di modificare anche il codice di procedura penale. Lo dico anche perché poi è prevista addirittura una procedibilità d'ufficio, come se fossimo in uno Stato di polizia - mi rivolgo a tutti i liberali che sono presenti in questo Parlamento, sia a destra che a sinistra - laddove si prevede, come dicevo, al comma 3 dell'articolo 2 «quando il fatto è commesso da soggetto ammonito ai sensi del presente articolo si procede d'ufficio». Sottolineo per l'ennesima volta la gravità di quello che si sta facendo. Non parlo più di risvolti di incostituzionalità, mi appello alla ragionevolezza di quanti sono presenti in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-Repubblicani).

Pag. 27

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Signor Presidente, vorrei anzitutto precisare che in realtà ora stiamo parlando di un altro emendamento, ma per chiarezza e molto brevemente, la necessità di introdurre questo ammonimento deriva dal fatto, assolutamente evidente e sotto gli occhi di tutti, che purtroppo il processo penale è lentissimo a instaurarsi e a celebrarsi. Cosa capita nella quotidianità? Dopo una serie di denunce l'autorità giudiziaria non è in condizione di attivarsi nell'immediatezza: il soggetto che commette il reato di stalking, perché lo stalking è un reato ed è una persecuzione, non sente alcun segnale da parte dello Stato, reitera la condotta e dopo un'escalation si arriva alla morte.
Noi stiamo introducendo un sistema che eviterà l'escalation, perché l'ammonimento è un segnale del questore, il quale dice all'autore dello stalking: guarda che lo Stato è attento a quello che stai facendo. Consentiamo cioè un'anticipazione di quello che sarà poi il normale processo penale. Quindi, questo ammonimento del questore va assolutamente guardato, non solo con favore, ma come un dato innovativo e significativo, perché per la prima volta la persona, non dico né la donna né l'uomo, vittima di un reato avrà un intervento immediato da parte dello Stato.
Chi è contrario sostanzialmente vuole che tutto resti così com'è e che dopo anni intervenga lo Stato. Cerchiamo di inquadrare correttamente gli istituti, prima di fare opposizioni (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Lega Nord Padania e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capano 2.51, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 432
Votanti 427
Astenuti 5
Maggioranza 214
Hanno votato
200
Hanno votato
no 227).

Prendo atto che i deputati Cimadoro e Mazzarella hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che l'emendamento Di Pietro 2.53 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.100 della Commissione. Chiedo al Governo di esprimere il parere su tale emendamento.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, il Governo accetta l'emendamento della Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 435
Votanti 430
Astenuti 5
Maggioranza 216
Hanno votato
427
Hanno votato
no 3).Pag. 28

Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Ricordo che l'emendamento di Pietro 2.54 è stato ritirato.
Chiedo ai presentatori dell'emendamento Ciriello 2.56 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

PASQUALE CIRIELLO. Signor Presidente, innanzitutto segnalo che almeno nella versione che ho io compare un refuso nel testo dell'emendamento perché prima della parola «ammonita» compare la parola: «avvisata» che è per così dire abusiva nel senso che non dovrebbe essere presente.
Nel merito, mi limito a dire che l'emendamento mira a chiarire che si tratta di due eventi diversi: uno conclusosi con l'ammonimento da parte dell'autorità di pubblica sicurezza e un altro successivo, commesso ancora in violazione dell'articolo 612-bis del codice penale. Con ciò si esclude la possibilità, magari remota, ma non incompatibile con l'attuale formulazione che tutto si svolga in risposta ad un unico comportamento configurante stalking.

PRESIDENTE. Prendo atto del suo rilievo, onorevole Ciriello. Avverto pertanto l'Assemblea che, come ha sottolineato l'onorevole Ciriello, l'emendamento verrà posto in votazione espunta la parola «avvisata» perché si tratta di un errore di stampa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciriello 2.56, nel testo corretto, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 433
Votanti 430
Astenuti 3
Maggioranza 216
Hanno votato
203
Hanno votato
no 227).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 431
Votanti 426
Astenuti 5
Maggioranza 214
Hanno votato
424
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che la deputata Ravetto ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Favia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1440-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1440-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti esprime parere contrario sugli emendamenti.
PRESIDENTE. Il Governo?

Pag. 29

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'emendamento Vietti 3.4.
Chiedo ai presentatori dell'emendamento Vietti 3.4 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro perché quando abbiamo proposto questo emendamento volevamo segnalare anche una contraddizione nell'operato del Governo, che ci auguriamo che possa essere smentita in queste ore, considerato che si sta rimeditando il testo sulle intercettazioni, proponendo anche nuovi emendamenti e che questo nuovo testo, probabilmente, non riduce di molto l'ambito dei reati per i quali si possono effettuare le intercettazione. Ci sembrava un controsenso, invece, introdurne uno nuovo, quindi per questo emendamento accedo alla richiesta di ritiro.

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che l'emendamento Vietti 3.4 è stato ritirato.
Chiedo ai presentatori dell'emendamento Vietti 3.6 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, riguardo a questo emendamento insistiamo nella votazione perché la possibilità di procedere a un incidente probatorio, in deroga alle ipotesi tassativamente previste dal comma 1-bis dell'articolo 392 del codice di procedura penale, anche nei casi in cui si proceda per il delitto di cui all'articolo 612-bis del codice penale, appare eccessiva e a nostro giudizio non giustificata da alcuna particolare preminente esigenza.

IGNAZIO MESSINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, intervengo solo per invitare tutti i colleghi di tutti gli schieramenti politici a votare solo per se stessi perché, come al solito, si sta votando per altri, considerato anche che ogni emendamento si approva o meno per pochissimi voti. Quindi, visti i precedenti di poco fa, invito a rispettare il Regolamento e a fare in modo che si voti ognuno per se stesso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 3.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 418
Votanti 415
Astenuti 3
Maggioranza 208
Hanno votato
20
Hanno votato
no 395).

Prendo atto che i deputati Favia e De Pasquale hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Vietti 3.7 lo ritirano.
Passiamo all'emendamento Ferranti 3.51.
Chiedo ai presentatori dell'emendamento Ferranti 3.51 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

DONATELLA FERRANTI. No, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 3.51, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 30
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 430
Votanti 426
Astenuti 4
Maggioranza 214
Hanno votato
200
Hanno votato
no 226).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 427
Votanti 420
Astenuti 7
Maggioranza 211
Hanno votato
417
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che il deputato Viola ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Mosella ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1440-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 1440-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 439
Votanti 435
Astenuti 4
Maggioranza 218
Hanno votato
434
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Aniello Formisano ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Tenaglia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1440-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1440-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, questo provvedimento non si fonda solamente su punti di diritto, ma se non ci sono i soldi serve a poco. Il gratuito patrocinio, inoltre, se andiamo a vedere lo stenografico, moralmente è passato anche ai voti, ma per una procedura di finto richiamo al Regolamento, di Casini, che si assume la responsabilità di ciò, perché l'emendamento era passato (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Sull'articolo 5 si parla dei centri antiviolenza. Vi è una riformulazione, per fortuna, perché nel testo inizialmente si diceva che le forze dell'ordine informano ed accompagnano. Al Ministro, tuttavia, chiedo dove si accompagnano le vittime dello stalking se non ci sono i centri antiviolenza sul territorio nazionale (non si possono fare 200-300 chilometri). Allora, con una riformulazione è stato detto che si mettono in contatto le vittime con i centri antiviolenza.
Non si è dato seguito a ciò che il Ministro Alfano ha annunciato sul gratuito patrocinio per le vittime di violenza sessuale, quindi non si è dato seguito ad un contributo di sostanza perché se non mettiamo i soldi le leggi di nuovo non servono a niente e ciò diventa quasi demagogia. Dunque, mi auguro veramente che si possa investire sui centri antiviolenza perché lePag. 31vittime possano trovare un ausilio e un supporto nei loro luoghi senza andare in altre parti d'Italia. Quindi, trovate i soldi che ci sono anche nei vostri Ministeri, ovvero nel Dipartimento per le pari opportunità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, considerato che si parla di centri antiviolenza, in primo luogo chiedo formalmente al Ministro, che però è disattento, che fine abbiano fatto i 20 milioni di euro stanziati per il Fondo antiviolenza. È difficile ottenere l'attenzione del Ministro in questo momento: mi rendo conto che sia una situazione difficile... Le chiedo formalmente, signor Ministro, che fine abbiano fatto i 20 milioni di euro del Fondo antiviolenza che sono stati stanziati ormai due anni fa.
Come ho affermato più volte, state approvando una sorta di orrore giuridico. Ci tengo a sottolineare che, considerato che abbiamo la funzione legiferante, abbiamo il dovere di partorire norme quanto meno tecnicamente corrette (se non giuste, ma non sta a noi stabilirlo) e aderenti ai principi previsti dal nostro ordinamento. Questo, però, sembra ormai, in queste ore, un principio pleonastico o, se non altro, dimenticato.
Qui i centri antiviolenza sono specificamente indicati. Non viene indicato nulla, ma sappiamo che questi 20 milioni di euro, che erano presenti in questo Fondo, ad un certo punto sono spariti. Chiedo formalmente al Ministro Carfagna di darci ampie delucidazioni sul punto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capano. Ne ha facoltà.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente, intervengo solo per rispondere all'onorevole Melchiorre. Questa domanda non va rivolta al Ministro Carfagna, ma al Ministro Tremonti: se fosse stata attenta, si sarebbe accorta che su questo tema il PD ha condotto una battaglia, perché quei soldi sono finiti nel finanziamento della parte dell'ICI che è stata eliminata dal Ministro Tremonti per quelli che hanno redditi come noi e che possono benissimo pagarsi la prima casa (tanto per ricordare) (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, credo che in quest'Aula si sia svolto un momento importante, perché su un tema delicato si sta lavorando seriamente nel merito. Colleghe, probabilmente vi sono alcuni temi che possono essere affrontati, ma non è questa la sede idonea.
Pertanto, se dobbiamo fare polemica e basta, questo significa, purtroppo, anche rompere un clima costruttivo e tecnico sul tema indicato. Ovviamente, in altri momenti e in altre situazioni il Ministro non avrà alcuna difficoltà a rispondere a tutte le domande che verranno poste, ma vi chiedo, con riferimento ai lavori dell'Aula, di attenerci alla materia che stiamo trattando.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Concia. Ne ha facoltà.

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Santelli che l'argomento di cui stiamo parlando oggi e alcune questioni che poniamo non sono questioni di lana caprina, perché questo provvedimento è complesso, e lei lo sa benissimo.
Per questo motivo, non ci venga a dire che stiamo facendo perdere tempo, perché se voi dovete prendere l'aereo e non vi interessa niente di questa legge, andate via che ce la votiamo da soli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 32

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, se io sono disattenta, c'è qualcuno che probabilmente frequenta poco quest'Aula, perché, se la frequentasse più spesso, saprebbe che io, più di una volta, rispondendo ad audizioni in Commissione e ad atti di sindacato ispettivo in Aula, ho annunciato il ripristino di 20 milioni per il Fondo antiviolenza, grazie anche all'impegno dell'onorevole Ravetto e di altre parlamentari del PdL, che ringrazio. I Fondi antiviolenza, pertanto, ci sono e sono stati ripristinati (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Quello che stiamo dando oggi è un bruttissimo spettacolo, perché tra donne sarebbe necessaria un'alleanza sentita e vera (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). La notizia è che oggi le donne avranno uno strumento in più per potersi difendere dalle violenze e di questo le donne dovrebbero essere fiere ed orgogliose, accelerando le procedure per approvare questa legge.
Non mi sembra che stiamo dando uno spettacolo dignitoso (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

DANIELA MELCHIORRE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, al bando ogni intento polemico, la mia era una domanda legittima, posta al Governo, sulla copertura finanziaria di una legge. Come lei sa, signor Ministro - lo ricordo a me stessa prima di tutto - quando si approvano delle leggi bisogna anche prevedere la copertura finanziaria. Per questo non bastano gli annunci.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. C'è il parere della Commissione bilancio.

DANIELA MELCHIORRE. Lo spettacolo pessimo è che purtroppo, ogniqualvolta (non riguarda soltanto questa legge) si chiedano i numeri per poter pagare (lo diciamo in termini piuttosto semplici, in modo che siano comprensibili a tutti) certi interventi legislativi, chissà perché le risposte sono sempre evasive o si risponde sempre con annunci e proclami (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Intanto, quando il Ministro Tremonti, come giustamente ha fatto notare la collega Capano, ha tagliato i 20 milioni di euro per pagare l'ICI, lei non ha battuto ciglio. La questione non è stata sollevata da lei.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, vorrei ringraziare la signora Ministro per aver risposto esattamente ad una interpellanza urgente delle deputate del Partito Democratico sui 20 milioni. Lo ha fatto al Senato e alla Camera, su iniziativa del Partito Democratico (lo ripeto). C'è stato modo di lavorare con le colleghe del Popolo della Libertà e di premere insieme presso il Governo perché venissero ripristinati i finanziamenti. Questo lo dico per amore di verità, perché se anche i Ministri si mettono a fare propaganda diamo via i volantini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Questo è il primo punto. Il secondo punto è che mi duole dover dire che lo spettacolo terribile viene dato da chi rifiuta di finanziare il gratuito patrocinio, non certamente da chi cerca di difendere, certamente in malo modo e con toni fin troppo calorosi, diritti delle donne e delle persone che vengono perseguitate, che sono ahimè non tanto al centro del dibattito di quest'Aula.
Lo dico con enorme rammarico. Io non accetto lezioni e, soprattutto, non mi piace che si dica che, quando si parla di donne, dobbiamo stare tutte tranquille, perché l'Asilo Mariuccia è finito per tutti e per tutte. Le donne finalmente sono un soggetto libero anche di litigare, magari un po' meglio degli uomini (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

Pag. 33

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, non c'è nessun intento polemico da parte mia. Rivolgo solo una cortese domanda, perché le affermazioni fatte dal Governo in quest'Aula sono pietre. Il Governo ha testualmente detto che i fondi ci sono. Vorremmo che ci fosse detto in quale capitolo, in quale legge, in quale provvedimento.

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Signor Presidente, gradirei richiamare l'attenzione di tutti su alcuni fatti. In Commissione, da tempo, abbiamo dibattuto tutti i temi aventi ad oggetto questo provvedimento, compreso quello dei fondi. Tutti coloro - e sono stati molti - che hanno partecipato ai lavori conoscono perfettamente ogni risposta. Comunque, rispetto a questo, mi sembra che, in questo momento, dovremmo cercare di attenerci all'oggetto del provvedimento. Eventuali contestazioni e rilievi sono destinate ad un momento diverso da questo. Vedrete che, nel prosieguo degli emendamenti, ci sono anche delle indicazioni specifiche con riferimento ad un emendamento dell'onorevole Lussana e ad un emendamento del Governo in materia di fondi. Tuttavia, ripeto che chi è stato in Commissione conosce già le risposte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.

LAURA RAVETTO. Signor Presidente, anche io non amo le polemiche, però, visto che dalla collega è stata citata la volontà della verità, diciamola. Questi famosi 20 milioni di euro erano oggetto di un emendamento a mia prima firma, in qualità di relatore al decreto-legge in materia di ICI. Sono stati fatti propri dal Ministro Carfagna, come emendamento governativo al testo, con l'assenso assoluto del Ministro Tremonti. Quindi, di fatto, non sono stati mai tagliati né ripristinati per iniziativa di altri.
È vero che vi è stato l'appoggio di molte colleghe del Partito Democratico, e ancora le ringraziamo, ma non neghiamo la paternità dell'iniziativa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, vorrei intervenire sul mio emendamento 5.50, ma intervengo comunque sul complesso degli emendamenti.
Vorrei dire che è assurdo dividerci in quest'Aula sulla volontà o meno (che mi sembra sia stata unanime, comunque, da parte di tutte le colleghe, ma soprattutto fortemente sostenuta dal Ministro Carfagna) di avere questi 20 milioni di euro per iniziative a sostegno delle donne, in modo particolare per la prevenzione nei confronti della violenza.
Vorrei dire che oggi stiamo dando un segnale positivo con questa legge, perché non solo colmiamo una lacuna legislativa, introducendo una nuova fattispecie penale, ma perché abbiamo introdotto finalmente delle norme di prevenzione e di assistenza alle vittime.
Intervengo perché fra poco voteremo il mio emendamento 5.50. Ne avevamo discusso anche ampiamente in Commissione: inizialmente non vi era un orientamento favorevole su questo emendamento (anche il Partito Democratico ne ha presentato uno simile al mio), ma, grazie alla sensibilità del Ministro, abbiamo previsto l'obbligatorietà da parte delle forze dell'ordine e dei presidi sanitari, che accolgono le donne vittime di stalking, di metterle in contatto con i centri antiviolenza presenti sul territorio, di cui il Ministro stesso ha elogiato l'operato in Commissione.
Quindi, c'è questa prevenzione; ricordiamoci che ne discuteremo, poi, anche in una fase successiva. Annuncio che ritirerò le mie proposte emendative sul numeroPag. 34verde, perché il Ministro si è adoperata perché, insieme al Ministero della difesa, possa essere attivato un numero verde a sostegno delle vittime di stalking.
Abbiamo fatto tanto; una volta tanto, enfatizziamo questi meriti, invece di farci prendere dalla voglia di polemiche, che sono assolutamente fuori luogo in questo caso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, intervengo soltanto per dire, rispetto ai 20 milioni di euro, che, se qualcuno li ha rimessi, era perché voi stessi li avevate tolti; quindi, c'è da capire chiaramente che voi avete rimesso qualcosa che avevate tolto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Credo che queste cose si debbano sapere, perché altrimenti parliamo della follia generale.
Inoltre, mi permetto di dire, ma veramente come una considerazione che ritengo importante, che non è detto che essere donne voglia dire avere solidarietà soltanto in questi momenti e in quest'Aula.
Mi ritengo donna, ma non per questo ritengo che tutto quello che dicono altre donne sia giusto. Non vorrei che fosse banalizzato il fatto di essere donna o di essere uomo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANNA PAOLA CONCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, sarò brevissima. Voglio ricordare una cosa all'Aula, e cioè che, anche se polemizziamo - le colleghe della Commissione giustizia lo sanno - noi donne e uomini del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori abbiamo a cuore questa legge; vi ricordo che in Italia la parola stalking non si conosceva, e che il Governo Prodi l'ha introdotta.
Per cui, oggi ci troviamo qui e il Ministro e le colleghe non si devono preoccupare che vi sia una dialettica, perché vogliamo fare questa legge nel modo migliore. Adesso, state tranquilli: siamo qui tutti insieme e approviamo questa legge nel modo migliore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, vorrei intervenire ancora sulla questione dei 20 milioni, perché ho sentito intervenire il Ministro e l'onorevole Ravetto, che hanno riferito quanto è puntualmente accaduto in Commissione.
Non caricherei di eccessiva enfasi, come ha fatto la collega Ravetto, il fatto che siano stati ripristinati questi fondi ad opera della maggioranza, perché la maggioranza li aveva tolti, mettendoli a copertura dell'ICI, e la maggioranza li ha rimessi, come lei sa, dopo che avevamo fatto presente che, per coprire l'ICI, erano stati eliminati fondi non solo per la violenza contro le donne, ma anche per parecchie altre cose.
Non è questa la sede per ricordarlo, ma sarebbe opportuno farlo sapere agli italiani. Intervengo semplicemente per confermare appunto che essi sono stati ripristinati, e per suggerire al Ministro, se mi posso permettere, di intervenire presso la Presidenza del Consiglio affinché utilizzi l'istituto del riporto, cioè di riportarli al nuovo nel 2009. Infatti, in occasione della discussione sulla legge in esame mi sono premurato di andare a verificare, e alla fine dell'anno 2008 quei soldi non ci sono più; non ci sono più nel 2008, non ci sono più nel 2009, né come residui del 2008 né come nuovo.
Come il Ministro sa, per evitare che vadano a finire in economia, è necessario intervenire presso la Presidenza del Consiglio affinché vengano ripristinati nel 2009, altrimenti avremo una legge che non ha la disponibilità delle risorse che erano state inizialmente apprestate, poi ripristinate dopo che erano state sottratte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 35

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, intervengo sempre sui fondi. Credo che la discussione ci coinvolge in un modo un po' polemico, tanto che non stiamo ai fatti.
Nella vecchia legge finanziaria n. 296 del 2006, al comma 1243 (lo ricordo a memoria), abbiamo istituito un fondo di 40 milioni per gli anni 2007, 2008 e 2009. Questi 40 milioni nessuno li ha toccati, sono a disposizione. La nostra preoccupazione è se sono stati ripartiti sul piano regionale, come sono stati utilizzati, chi ha seguito il loro stanziamento nei territori e le iniziative nei territori.
Altra preoccupazione è relativa ai 20 milioni salvati per il 2008, ma non ripristinati per il 2009. Su questo annuncio, quindi, un'interrogazione urgente in Commissione bilancio, perché non dobbiamo ripristinarli solo per fare propaganda: dobbiamo sapere se sono stati utilizzati, quali sono i soggetti territoriali che hanno beneficiato di tali interventi, e se sono fondi a disposizione di questo o di quell'altro, per fare un favore a questo o a quell'altro, senza finalità rispetto ai termini che discutiamo nel provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 5 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime un parere contrario su tutti gli emendamenti presentati all'articolo 5, tranne che sull'emendamento Lussana 5.50, raccomanda l'approvazione del suo subemendamento 0.5.0200.1 ...

PRESIDENTE. Mi scusi, possiamo procedere in questo modo, così almeno seguiamo tutti, anche i colleghi. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Di Pietro 5.51, è corretto?

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Su tutti gli emendamenti, tranne che su quelli che ho precisato, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Ricordo dunque che sugli emendamenti Di Pietro 5.51, Vietti 5.55, Di Pietro 5.52 e 5.54 e Mussolini 5.56 la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Lussana 5.50.
Vi sono poi gli articoli aggiuntivi. Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione su di essi.

GIULIA BONGIORNO, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli articoli aggiuntivi Pollastrini 5.050 e Ferranti 5.051.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo subemendamento 0.5.0200.1 ed accetta l'articolo aggiuntivo 5.0200 del Governo.

PRESIDENTE. I successivi articoli aggiuntivi sono preclusi o assorbiti dall'eventuale approvazione dell'articolo aggiuntivo 5.0200 del Governo; invito, comunque, il relatore ad esprimere il parere della Commissione su di essi.

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Su di essi la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Ricordo, dunque, che la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'articolo aggiuntivo Cuperlo 5.055. Gli articoli aggiuntivi Lussana 5.054 e 5.053 sono già stati ritirati.
Ricordo, inoltre, che la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli articoli aggiuntivi Pollastrini 5.056 e Melis 5.052.

Pag. 36

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Di Pietro 5.51.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, non solo con riferimento all'emendamento in esame ma anche ad altri riferiti a questo articolo, accediamo all'invito al ritiro perché davvero non vogliamo rovinare oltremodo una cosa così buona che stiamo facendo.

PRESIDENTE. Prendo atto dunque che l'emendamento Di Pietro 5.51 si intende ritirato.
Passiamo all'emendamento Vietti 5.55.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, anch'io accedo all'invito al ritiro dell'emendamento in esame anche perché in parte il contenuto del nostro emendamento è lo stesso dell'emendamento Lussana 5.50, sul quale la Commissione ed il Governo hanno già espresso un parere favorevole.
A nostro giudizio, appariva più corretta la formulazione di «servizi socio-assistenziali territoriali» anziché quella di «Centri antiviolenza», ma comunque su questo facciamo, per così dire, ammenda e ritiriamo l'emendamento Vietti 5.55.
Tuttavia, l'obbligo dell'accompagnamento presso le strutture adibite ai citati centri antiviolenza rappresenta, a nostro avviso, un'eccessiva intromissione nella sfera personale e privata della vittima; appare preferibile, come l'emendamento Lussana 5.50 effettivamente reca, la messa in contatto della stessa con i centri sopraindicati, qualora ne faccia espressamente richiesta. Ritiriamo dunque l'emendamento Vietti 5.55.

PRESIDENTE. Sta bene.
L'emendamento Vietti 5.55 si intende pertanto ritirato. Ricordo altresì che gli emendamenti Di Pietro 5.52 e 5.54 sono stati ritirati. Prendo atto inoltre che l'onorevole Mussolini accede all'invito al ritiro del suo emendamento 5.56 formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lussana 5.50, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 441
Votanti 438
Astenuti 3
Maggioranza 220
Hanno votato
435
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che i deputati Mussolini e Delfino hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 439
Votanti 434
Astenuti 5
Maggioranza 218
Hanno votato
434).

Passiamo all'articolo aggiuntivo Pollastrini 5.050.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, questi nostri articoli aggiuntivi puntanoPag. 37sull'aspetto della prevenzione. Sappiamo tutti come questi reati non possano essere soltanto sanzionati penalmente o con una recrudescenza di pene, perché molto hanno a che fare con l'aspetto della formazione e con quello culturale. Sono tutti articoli aggiuntivi che guardano con particolare attenzione a tali aspetti: ecco il motivo per cui ci teniamo, non li ritiriamo e continuiamo a sostenerli.
In particolare, l'articolo aggiuntivo Pollastrini 5.050 chiedeva che il Ministro per le pari opportunità presentasse al Parlamento annualmente una relazione sull'attività di coordinamento e di attuazione delle azioni contro gli atti persecutori.
Non sto qui a riferire i dati e le cifre dell'ISTAT (6 milioni le donne che in Italia hanno subito violenza, un milione le donne che hanno subito stupri), né cifre che potrebbero apparire soltanto fredde e astratte, ma sappiamo bene come questo fenomeno abbia dimensioni enormi e colpisca più di una guerra e più di qualsiasi altro tipo reato.
Per tali ragioni, riteniamo che azioni a sostegno anche di questa tipologia di reato siano utili tanto quanto le sanzioni penali, anzi di più.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, per non far perdere ulteriore tempo, oltre ad intervenire su questo articolo aggiuntivo, lo farò anche in riferimento a tutti gli altri articoli aggiuntivi presentati dai colleghi del Partito Democratico, che tendono a prevenire, ad informare, a conoscere, e che non costano nulla. Ci dispiace, davvero, che, alla fine, rispetto ad un fatto così importante, si chieda al Ministro per le pari opportunità solo di presentare una relazione al Parlamento e si chieda inoltre di compiere una statistica a fine anno per vedere quanti reati sono accaduti. Non interverrò anche sugli altri articoli aggiuntivi ma sono queste le questioni: perché non avere un'informazione più completa e concreta? A cosa ci giova?
Noi dell'Italia dei Valori annunciamo che voteremo a favore di tutte queste proposte emendative, presentate all'articolo 5, comprese quelle governative (perché alcune misure, come il numero verde, sono state presentate dallo stesso Governo), senza intervenire. Condividiamo ciò che ha proposto il Governo, ma chiediamo che venga accettato, visto che non costa nulla, anche quello che ha proposto il Partito Democratico.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Pollastrini 5.050, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 442
Votanti 437
Astenuti 5
Maggioranza 219
Hanno votato
207
Hanno votato
no 230).

Prendo atto che il deputato Sisto ha segnalato di aver espresso erroneamente voto favorevole, mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Ferranti 5.051.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Ferranti 5.051 formulato dal relatore.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, desidero intervenire su questo articolo aggiuntivo, facendo anche io riferimento ad altri articoli aggiuntivi, come l'articolo aggiuntivo 5.0200 del Governo, o il successivo Cuperlo 5.055 che si riferisce alla questione del numero verde.
Questo articolo aggiuntivo, come affermava precedentemente l'onorevole Lussana, per come è formulato, è stato molto discusso in Commissione. L'articolo aggiuntivoPag. 38si riferisce al testo più completo che era stato oggetto di discussione nella precedente legislatura e che ha impegnato molto noi parlamentari della Commissione giustizia per trovare un soluzione alla necessità che l'intervento legislativo per gli atti di molestia insistente non si esaurisse soltanto nella repressione, in forme di repressione penale, ma prevedesse dei riferimenti concreti di prevenzione.
In questo articolo aggiuntivo si prevede l'istituzione di un numero verde, misura che è stata in qualche modo fatta propria dal Ministro, tanto che vi sono stati dei momenti - il Ministro se lo ricorderà - di acceso dibattito. Il Governo, tuttavia, prevede un'indicazione di spesa di un milione di euro annuo, a decorrere dal 2009, mentre nella nostra proposta emendativa avevamo indicato, per l'effettiva fattibilità del numero verde, 5 milioni di euro di spesa.
Noi riteniamo che gli investimenti sul punto non possano essere così esigui, ma debbano essere più consistenti, più impegnativi. Manca, inoltre, una parte che non abbiamo visto accolta, che sicuramente anche nel nostro articolo aggiuntivo può essere migliorata, ma che rappresenta uno spunto: noi riteniamo che, a prescindere dal numero verde, debbano essere territorialmente messi a disposizione delle vittime degli atti di molestia, uomini e donne, dei punti di ascolto, dei centri di riferimento. Noi li avevamo previsti in riferimento alle prefetture proprio perché vi fosse anche il raccordo con le autorità di pubblica sicurezza, con la questura, con il comitato di sicurezza stesso, con la possibilità di intervento per le vittime a fronte della necessità di avere un suggerimento, un consiglio per uscire allo scoperto, per superare la paura, nonché un percorso che, ancor prima del ricorso ad un legale, possa far capire che vi sono gli strumenti per intervenire.
Su questa parte non abbiamo ottenuto consenso, tanto meno credo che l'otterremo qui. Si tratta di una parte importante per noi che mi premeva sottolineare: è necessario che si intervenga sulla prevenzione effettiva e non solo con dei numeri verdi che sono distanti dalla gente. La gente ha bisogno di un riferimento territoriale presente e vicino alla propria abitazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Ferranti 5.051, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 420
Votanti 418
Astenuti 2
Maggioranza 210
Hanno votato
194
Hanno votato
no 224).

Prendo atto che i deputati Marchioni, Cuperlo, Bobba e Bellanova hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Nola, Lisi, Moles, Gottardo, Faenzi e D'Ippolito Vitale hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo altresì atto che i deputati Paladini e Lulli hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione del subemendamento 0.5.0200.1 della Commissione, di recepimento della condizione formulata dalla V Commissione (Bilancio) volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.5.0200.1 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 39
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 441
Votanti 436
Astenuti 5
Maggioranza 219
Hanno votato
434
Hanno votato
no 2).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 5.0200 del Governo, nel testo risultante dall'approvazione del subemendamento 0.5.0200.1 della Commissione.
Avverto che dall'eventuale approvazione di tale proposta emendativa risulterà assorbito l'articolo aggiuntivo Cuperlo 5.055.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 5.0200 del Governo, nel testo subemandato, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 442
Votanti 439
Astenuti 3
Maggioranza 220
Hanno votato
436
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che la deputata D'Ippolito Vitale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, come avete visto, stiamo tutti votando in senso favorevole, quindi non è un problema. Ma c'è un signore che, siccome sta al telefono, non si accorge che solo i suoi due voti sono contrari. Le chiedo Presidente se lo può avvertire in modo tale che almeno resti l'unanimità (Applausi).

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo aggiuntivo Pollastrini 5.056.
Prendo atto che i presentatori dell'articolo aggiuntivo Pollastrini 5.056 lo ritirano.

MARIO PEPE (PdL). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (PdL). Signor Presidente, vorrei rispondere all'onorevole Di Pietro, il quale ha detto che chi ha votato contro era al telefono. Io ho votato «no», perché sono contrario ad un centralino nazionale che deve ricevere le lamentele di tutta Italia. Sarebbe meglio potenziare invece il numero dei carabinieri e utilizzare quei soldi per potenziare quelle strutture che hanno una diffusione capillare sul territorio.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, davvero chiedo scusa al collega al quale mi lega un'amicizia fraterna e un rapporto di stima. Non ce l'avevo con lei ma con quello che votava per due. Lei ha votato per uno e ha votato «no» ma c'è qualcuno che ha votato «no» per due persone: oppure ha votato anche lei per due?

ENZO RAISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, siamo arrivati alla conclusione del provvedimento: mi sembra che se riusciamo a concludere...

ENZO RAISI. Signor Presidente, immagino che l'onorevole Di Pietro si rivolgesse al sottoscritto perché ero al telefono e ho votato «no». Le faccio presente che viPag. 40sono anche persone - a parte che sa benissimo come mi chiamo e quindi non c'è bisogno di dire «quel signore» - che possono stare al telefono e sapere anche cosa votano e probabilmente votano anche consapevolmente perché questa non è una caserma!

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le devo dire che c'è anche un limite: infatti al termine di un provvedimento così importante - stiamo affrontando questioni serie - dica all'onorevole Raisi che può anche consapevolmente sapere quando vota per sé, ma è più difficile sapere consapevolmente cosa vota il compagno che non c'è. Almeno si abbia il pudore di stare zitti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Melis 5.052 sul quale il Governo ha espresso un invito al ritiro.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Melis 5.052 formulato dal relatore.

ANNA PAOLA CONCIA. No, signor Presidente, insistiamo per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, non ritireremo l'articolo aggiuntivo Melis 5.052. Infatti, c'è una semplice ragione: cari colleghi, non è sufficiente fare le leggi ma è necessario anche applicarle. È inoltre necessario che siano leggi efficaci soprattutto in casi come questi in cui si tratta di un fenomeno di tale rilevanza, fondamentale. È importante anche che tale fenomeno non venga soltanto monitorato ma che venga monitorata l'efficacia stessa della legge. Scusate ma non ho la voce. Questo emendamento, infatti, è volto a far sì che l'ISTAT nell'ambito delle proprie competenze... (Commenti). Lo so, non ho voce, se state zitti mi fareste un favore.

PRESIDENTE. Onorevole Concia, si rivolga alla Presidenza.

ANNA PAOLA CONCIA. L'ISTAT dovrà monitorare il fenomeno degli atti persecutori con cadenza almeno quadriennale. Il rilievo statistico, quindi, è essenziale al fine di studiare questo fenomeno, cioè il fenomeno dello stalking per consentire la realizzazione di azioni positive e di politiche di contrasto e di prevenzione del fenomeno.
In leggi di questa natura bisogna partire - lo sappiamo bene - dal dato concreto e reale di ciò che avviene: infatti se riusciamo a partire dai dati reali, sarà possibile calibrare le politiche dell'intervento e realizzare misure adatte a prevenire il fenomeno. Gli ultimi dati ISTAT - le abbiamo sentiti ripetere tante volte in questi giorni - ci dicono che sono innumerevoli le forme di violenza cui sono soggette le donne.
Le violenze relative all'ambito dei comportamenti di stalking si riferiscono ad episodi messi in atto soprattutto dai partner nella separazione e ha coinvolto 2 milioni e 77 mila donne che costituirebbero il 18 per cento della popolazione femminile. In particolare, è emerso un dato: il 48,8 per cento delle vittime di violenza fisica o sessuale ad opera di un partner o di un ex partner ha subito precedentemente comportamenti persecutori. Nella quasi di totalità di questi casi le violenze non vengono denunciate come sappiamo. Il sommerso in questo tipo di reato è elevatissimo.
Il 21 per cento delle donne ha subito violenze sia in famiglia che fuori dalla famiglia. Naturalmente è evidente da questi dati che il fenomeno ha bisogno di essere ben monitorato perché sia compreso fino in fondo nella sua complessità e nella sua gravità.
Le ricerche che l'ISTAT dovrà fare, quindi, potranno consentire nell'applicazionePag. 41della legge la maggiore incisività delle politiche e delle azioni positive che si dovranno mettere in atto. Per questo motivo vi chiediamo di votare questo emendamento, affinché questa legge abbia al suo interno strumenti efficaci di contrasto del fenomeno dello stalking.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Melis 5.052, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 431
Votanti 427
Astenuti 4
Maggioranza 214
Hanno votato
196
Hanno votato
no 231).

Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1440-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1440-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'unico emendamento presentato, 6. 300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 402
Votanti 395
Astenuti 7
Maggioranza 198
Hanno votato
390
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che i deputati Cuperlo, Esposito, De Pasquale, Laura Molteni, Scilipoti, Giacomoni e Pelino hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 421
Votanti 415
Astenuti 6
Maggioranza 208
Hanno votato
414
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Cuperlo, Delfino, Capitanio Santolini e Scilipoti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Pag. 42

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1440-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7, al quale non sono state presentate proposte emendative (Vedi l'allegato A - A.C. 1440-A).
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 434
Votanti 430
Astenuti 4
Maggioranza 216
Hanno votato
429
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Cuperlo e Goisis hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1440-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1440-A).
Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione degli ordini del giorno Carlucci n. 9/1440/6 e Vietti n. 9/1440/7.
Constato l'assenza dell'onorevole Capitanio Santolini, che aveva chiesto di illustrare l'ordine del giorno Vietti n. 9/1440/7 (Nuova formulazione), di cui è cofirmataria: s'intende che abbia rinunziato.
Se nessun altro chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, il Governo non accetta l'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/1440/1.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Palomba n. 9/1440/2 a condizione che il dispositivo sia riformulato sopprimendo le parole da: «a stanziare» a: «vittime stesse e per».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Pietro n. 9/1440/3, mentre non accettal'ordine del giorno Palagiano n. 9/1440/4.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mura n. 9/1440/5 a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad affidare all'ISTAT» con le seguenti: «a promuovere». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Carlucci n. 9/1440/6 (Nuova formulazione). Il Governo accetta gli ordini del giorno Vietti n. 9/1440/7 (Nuova formulazione) e Frassinetti n. 9/1440/8. Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Lussana n. 9/1440/9, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Samperi n. 9/1440/10. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Concia n. 9/1440/11, mentre accetta l'ordine del giorno Ferranti n. 9/1440/12 purché venga riformulato sostituendo, nella parte dispositiva, le parole: «a prevedere » con le seguenti:« a valutare la possibilità di prevedere». Il Governo accetta, infine l'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/1440/13.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Di Giuseppe se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1440/1, non accettato dal Governo.

ANITA DI GIUSEPPE. Sì, signor Presidente e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, in fondo, con questo ordine del giorno, abbiamo soltanto chiesto al Governo di impegnarsi a garantire il supporto psicologico, sociale e familiare per le vittime che hanno subito molestie insistenti, proprio per iniziare un percorso di vita sereno. Pertanto, non vediamo il motivoPag. 43di questo parere contrario, a meno che - il Ministro dovrebbe fare un po' più di attenzione - non si debba tornare alla tesi, in base alla quale si dice a queste donne: sei una bella donna e per questo sei stata molestata; oppure, addirittura, facciamo raccontare loro una barzelletta dal Presidente Berlusconi (visto che è tanto bravo), o diciamo loro di giocare a «cu cu» con il Presidente Berlusconi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/1440/1, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 394
Votanti 391
Astenuti 3
Maggioranza 196
Hanno votato
173
Hanno votato
no 218).

Prendo atto che i deputati Realacci e Boccuzzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Chiedo all'onorevole Palomba se accetti la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1440/2, accettato dal Governo, purché riformulato.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, chiedo scusa al Ministro, ma può indicarci la riformulazione?

PRESIDENTE. Signor Ministro, può rileggere cortesemente la riformulazione dell'ordine del giorno Palomba n. 9/1440/2?

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità.
L'ordine del giorno è accettato dal Governo, purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a garantire una tutela efficace delle persone sottoposte a reiterate persecuzioni e molestie insistenti».

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, mi perdoni, ma questa è davvero una questione delicata. Pertanto, sono costretto a chiedere il voto dell'ordine del giorno in oggetto e devo farlo per difendere lei, signor Ministro. Infatti, in precedenza, lei ha detto una cosa importante e una cosa importante detta da un Ministro è necessario rispettarla. Lei ha detto che i fondi ci sono. Noi non chiediamo di vederli, ma semplicemente di impegnare delle risorse ai fini di questo provvedimento. Quindi, facciamo un passo indietro rispetto a quello che lei ha già fatto. Lei ha già affermato che i soldi ci sono. Noi le chiediamo solo di impegnare il Governo a metterli a disposizione. Se vi sono, non è più necessario di metterli a disposizione, ma solo se vi sono.
Per questa ragione, le chiediamo, se fosse possibile, di lasciare il testo nella sua versione originale: è sufficiente un accoglimento come raccomandazione. So che con riferimento ad un ordine del giorno una raccomandazione non cambia niente, ma lo chiedo proprio per difenderla. Almeno, è coerente con quanto ha detto prima, altrimenti sconfessa se stessa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro. Ne ha facoltà.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Onorevole Di Pietro, il problema è questo: le risorse vi sono, ma il Ministero per le pari opportunità stanzia tali risorse attraverso dei bandi (l'ultimo dei quali ha stanziato risorsePag. 44per un ammontare pari a 3 milioni e mezzo di euro), per sostenere i progetti finalizzati a tutelare, e anche a reintegrare socialmente, le vittime di violenza. Quando lei parla di realizzazione di strutture protette, si sconfina in un altro campo. Quindi, questo determina il parere favorevole con la riformulazione espressa prima.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro?

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, accolgo con spirito di dialogo quanto afferma il Ministro e, quindi, con altrettanto spirito, dico: se questo è il massimo che si può fare, è meglio di niente. La ringrazio lo stesso e accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Palomba n. 9/1440/2.
Prendo atto che l'onorevole Di Pietro non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1440/3, accettato dal Governo.
Chiedo all'onorevole Palagiano se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1440/4, non accettato dal Governo.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, vorrei specificare cosa non è stato accettato. In questo momento, anzi da ieri, stiamo introducendo nel codice penale un nuovo tipo di reato. L'ordine del giorno che il Governo non ha accettato, in realtà, cosa non prevede (e noi abbiamo proposto di prevedere)?
Nel sistema d'istruzione la rimozione di tutte quelle discriminazioni, compresa quella sull'orientamento sessuale e di prevedere, invece, interventi formativi rivolti ai docenti. Mi sembrava una proposta ragionevole per cui chiedo il voto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palagiano n. 9/1440/4, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 398
Votanti 394
Astenuti 4
Maggioranza 198
Hanno votato
170
Hanno votato
no 224).

Prendo atto che la deputata Lussana ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che l'onorevole Mura accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1440/5, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Carlucci non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1440/6 (Nuova formulazione), accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno, Vietti n. 9/1440/7 (Nuova formulazione) e Frassinetti n. 9/1440/8, accettati dal Governo.
Chiedo all'onorevole Lussana se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1440/9 formulato dal Governo.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, volevo richiamare l'attenzione del Ministro su questo ordine del giorno che ripropone la possibilità di istituire, chiaramente presso le questure e quindi presso gli organi dove le donne vanno a sporgere denuncia, sportelli per prestare l'assistenza alle vittime.
Mi rendo conto - ne avevamo già discusso in Commissione - che ci sono purtroppo problemi anche di carattere finanziario per quanto riguarda la forza pubblica e quindi penso che questo sia ilPag. 45motivo per cui il Ministro formulava un invito al ritiro. Lo so che è abbastanza inusuale, ma siccome l'esigenza è condivisa - ne avevamo discusso e so che il Ministro è sensibile sul tema - mi permettevo (stavo rileggendo l'ordine del giorno) di suggerire al Ministro una possibile riformulazione del dispositivo, La riformulazione sarebbe la seguente:

«impegna il Governo

ad assumere tutte le iniziative di propria competenza, al fine di superare ogni difficoltà di ordine organizzatorio perché nelle questure per ricevere le denunce di stalking sia prevista, ove possibile, la presenza di personale in possesso delle competenze necessarie per assolvere il compito...».
Ciò prende anche spunto da un articolo recentemente pubblicato dal quotidiano La Stampa da una giornalista che si è finta una vittima di stalking e quando si era rivolta alle questure dicendo di essere vittima di stalking le veniva risposto: «sto che?». Quindi, chiedo al Governo se vi fosse la possibilità di accogliere il mio ordine del giorno con questa riformulazione.

PRESIDENTE. Prego, Ministro.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Con questa riformulazione il Governo esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che l'onorevole Lussana non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1440/ 9, accettato dal Governo, nel testo riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Samperi n. 9/1440/10, accolto dal Governo come raccomandazione.
Onorevole Concia, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1440/11, non accettato dal Governo?

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, il signor Ministro adesso mi deve proprio ascoltare. Sono un po' sorpresa ed anche i miei colleghi e le mie colleghe lo sono (soprattutto le mie colleghe). È strano che lei non abbia accettato questo ordine del giorno.
L'ordine del giorno parlava di cultura, di campagne di educazione, del rapporto con i mass media e dell'immagine della donna. Stamattina Natalia Aspesi, in un bellissimo articolo, ha detto che forse bisognerebbe educare gli uomini sin da piccini al rispetto delle donne. Ma questa è una cosa poco politica, così domestica che forse non ci pensa nessuno.
Invece, per noi che siamo qui, la politica è la polis dove si costruisce il bene di tutti degli uomini e delle donne. Allora, scusate, ma questa è una cosa troppo importante. Perché noi, cari colleghi e care colleghe, non ce la possiamo cavare solo con i codici in una legge del genere! Questo voi ve le dovete mettere in testa.
Signor Ministro, non ce la possiamo cavare con i codici. Non possiamo pensare di educare solo la difesa delle donne o almeno non solo. Dobbiamo imprimere un cambio di marcia, signor Ministro, e affrontare il problema sotto il profilo sociale e culturale. Non dobbiamo solo reprimere perché noi donne - care colleghe, voi lo sapete - ci siamo stancate di sentire parlare di noi soltanto come vittime.
Perché noi nell'immaginario collettivo non possiamo essere solo la vittima sacrificale, perché è un ruolo chiuso, che non ci piace e non appartiene alle donne giovani. Quindi, nessuna donna si sente a suo agio nel ruolo di vittima. Dobbiamo cambiare questa cultura! Quella cultura è un riparo, care colleghe e cari colleghi. Usciamo da questo riparo! Usciamone a testa alta e facendoci rispettare!
Credo che dovremmo educare le donne giovani fin da bambine al rispetto della persona, lo dovremmo fare nei nuovi mass media. Dovremmo dire a una bambina, che è una donna giovane e una adolescente, che per lei farsi fotografare nuda forse è una cosa che manca di rispetto a lei stessa. Quindi, vi chiedo di votare a favore. Le chiedo, signor Ministro, di accettare questo ordine del giorno, che fa bene alle giovani generazioni. Lei unaPag. 46mano a queste donne giovani gliela deve dare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo solo e sempre per una questione tecnica. Si tratta di un ordine del giorno che in realtà è una copia esatta delle funzioni del suo Ministero, signor Ministro. Infatti, l'ordine del giorno le chiede semplicemente non di mettere soldi o fare chissà che cosa, ma di impegnarsi, nell'ambito delle sue competenze, ad attivarsi, ai fini del prevenire il fenomeno, a fare campagne di educazione volte al rispetto della donna e ai codici etici.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,30)

ANTONIO DI PIETRO. Le chiedo questo: se lei ci dice che non può accettare un ordine del giorno nel quale si dice semplicemente che deve fare quel che è stata chiamata a fare, noi vorremmo capire allora che cosa è stata chiamata a fare. Ma soprattutto vorremmo capire da lei perché dice «no» a un compito che le spetta non solo di dovere, ma anche di diritto. Non è che la collega le chiede qualcosa, ma solo di impegnarsi a promuovere le pari opportunità. Ma se è il suo Ministero, come fa a dire di no? Mi pare una contraddizione. Quindi, la mia non è solo una dichiarazione di voto, ma un appello anche per sentire da lei direttamente su questa materia che cosa vuole fare. Siccome non l'abbiamo sentito in queste ultime dichiarazioni di voto, sarei davvero onorato di sapere perché non vuole approvare un ordine del giorno in cui si dice: «Evviva, il nostro Ministro si darà da fare per fare una campagna di educazione a favore dei soggetti più deboli». Davvero è un controsenso!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, onorevole Ministro, se possibile e - ovviamente - se lo ritiene opportuno, anch'io vorrei comprendere le ragioni di un «no» secco a questo ordine del giorno. Come lei sa, l'ordine del giorno è una subordinata alla fase emendativa, cioè quando si capisce che non è possibile inserire con un emendamento delle modifiche in un testo si cerca di dare un indirizzo attraverso un ordine del giorno...

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. La ascolto!

ROBERTO GIACHETTI. Lo so, però siccome...

PRESIDENTE. I signori deputati sono pregati di lasciare al Ministro la possibilità di ascoltare.

ROBERTO GIACHETTI. Dicevo che l'ordine del giorno è un indirizzo ovviamente meno vincolante di quanto non sia una norma che viene inserita con un emendamento.
La mia domanda, signor Ministro, al di là delle competenze, è se la sua contrarietà - magari se ce lo spiega ci aiuta anche a capire - è relativa al fatto che questo comporterebbe delle spese e, quindi, evidentemente un'implicazione economica e finanziaria non prevista. In tal caso, ci sarebbero delle possibilità parlamentari per trovare delle forme che non facciano quello che altrimenti noi in questo momento facciamo.
Secondo me è grave anche per lei e per il suo indirizzo votare contro un dispositivo che dice delle cose, a mio avviso, assolutamente elementari e che lei sicuramente condivide: è sbagliato. Se lei ha delle ragioni tecnico-amministrative per le quali non è possibile approvare integralmente questo impegno allora chiariamo quali sono, perché potrebbe subordinare la questione e portarla ad una raccomandazione. Ma esprimere un parere contrario ad un dispositivo così chiaro che effettivamente, ha ragione il collega Di Pietro, è perfettamente in tema alle suePag. 47competenze e credo anche al suo interesse nei confronti di una sensibilizzazione della nostra società, mi sembrerebbe francamente sbagliato. Quindi se è un problema economico si potrebbe trovare la formula della raccomandazione o un'altra forma, ma non respingiamo un ordine del giorno sul quale non ha senso votare «no».

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, ringrazio i colleghi che con questo dibattito mi hanno fatto riflettere sull'importanza di questo ordine del giorno che il Governo accoglie a condizione che siano soppresse le parole: «per l'azione dei media».
Vorrei anche rasserenare l'onorevole Di Pietro, perché per quanto riguarda l'intenzione della sottoscritta di assolvere i compiti che rientrano nella sfera delle mie competenze, sono impegnata sin dall'inizio del mio mandato se è vero, come è vero, che oggi stiamo discutendo questo disegno di legge è grazie al lavoro che è stato fatto nella scorsa legislatura - questo non l'ho mai negato -, ma anche grazie al fatto che il Governo ha avuto la sensibilità di approvarlo in uno dei primissimi Consigli dei Ministri, il 18 giugno, approvando anche il disegno di legge che introduce una tutela penale rafforzata per gli atti di violenza sessuale.
Pertanto vorrei rassicurarla, come voglio rassicurare anche il collega Giachetti, perché per quanto riguarda le responsabilità che sono chiamata a svolgere, mi sembra che fino ad oggi non mi sono mai sottratta, né ho intenzione di farlo per il futuro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Concia n. 9/1440/11, accettato dal Governo, purché riformulato.

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, accetto la riformulazione però voglio dire che i media sono fondamentali nella nostra vita e anche nella nostra vita politica (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Accetto la riformulazione del Ministro, ma è perfino banale dire che l'immagine delle donne nei nostri media sia agghiacciante, cari colleghi.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ferranti n. 9/1440/12, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/1440/13, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1440-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, faccio solo pochissime valutazioni, consegnerò eventualmente il testo del mio intervento perché mi sembra che quest'Aula abbia discusso approfonditamente questo tema. Abbiamo votato a favore dei singoli articoli di questa legge, voteremo a favore del provvedimento, come credo tutti gli altri gruppi in quest'Aula. Abbiamo presentato degli emendamenti, alcuni dei quali proporremo anche al Senato perché siamo convinti che siamo ancora in tempo per migliorare un testo ampiamente condivisibile, nel senso di rendere più chiari e definire i casi in cui è applicabile questo nuovo reato da parte dei giudici, aiutandoli quindi a perseguire un reato per tutelare le vittime.
L'introduzione di questa nuova figura di reato è ancora più necessaria se pensiamo che ben il 5 per cento degli omicidi che si verificano oggi in Italia sono preceduti da atti persecutori.Pag. 48
Come abbiamo avuto modo di motivare in sede di discussione sulle linee generali, abbiamo valutato positivamente l'iniziativa legislativa del Governo in merito ad un fenomeno in relazione al quale l'ordinamento non è stato finora in grado di assicurare un presidio cautelare e sanzionatorio efficace. Anche quando non abbiamo condiviso le soluzioni tecniche, abbiamo sempre condiviso le motivazioni dell'iniziativa legislativa, la necessità di una risposta normativa ad un fenomeno persecutorio, forse non nuovissimo, ma reso particolarmente odioso dalle nuove tecnologie e, più in generale, dell'esperienza di vita contemporanea, con quel misto di familiarità e di estraneità in cui si sviluppano le relazioni tra le persone che certamente rende più esposta, e nel contempo più sola, la vittima delle molestie insistenti.
Il provvedimento sullo stalking è giustamente finalizzato a perseguire comportamenti che troppo spesso sono sottovalutati non solo fino ad oggi dal legislatore, ma anche nella percezione comune, e che invece si sostanziano in veri e propri accanimenti contro la persona e contro la sua libertà. Proprio in questi giorni, nei quali alcuni odiosi episodi di cronaca e la qualità investigativa delle forze di polizia hanno riportato all'attenzione la persistente diffusione della violenza sessuale nel nostro Paese, non possiamo dimenticare che gli atti di violenza, specialmente quelli di natura sessuale, spesso sono preceduti da atti persecutori, come quelli di cui discutiamo, e che a tutt'oggi sfuggono ad ogni rimedio cautelare e sanzionatorio.
Nella molestia, come nella violenza, l'hanno ricordato molti colleghi prima di me in questa discussione, sia in Commissione sia in Aula, per l'autore del reato la vittima non è più un soggetto capace di una libera determinazione di sé, ma diviene l'oggetto di desiderio e di attenzioni per ciò che rappresenta, vale a dire il mezzo, non più la persona, attraverso cui placare le proprie pulsioni, il bisogno di riconoscimento, di attenzione, e particolarmente nel caso della violenza, di sopraffazione e di affermazione di sé.
Pur consapevoli che fenomeni di questa natura che hanno profonde radici culturali e sociali non siano risolvibili con la sola repressione penale, riteniamo necessario e urgente colmare questa lacuna esistente nel nostro ordinamento per offrire alle vittime una maggiore tutela e alla magistratura e alle forze di polizia un più efficace strumento di intervento e di giudizio dei fatti qualificabili come attività di stalking. Dunque, nella sua necessità e nella sua ispirazione il disegno di legge al nostro esame è senz'altro condivisibile e nel consenso di fondo che caratterizza la nostra posizione come gruppo dell'Unione di Centro sono venute solo proposte migliorative, lo ripeto, indirizzate a determinare con maggiore nettezza la nuova fattispecie penale, a raccordarla con maggiore omogeneità ai principi generali dell'ordinamento, e quindi a renderla più incisiva nelle finalità preventive e sanzionatorie che si prefigge.
In modo particolare, consapevoli del fatto che la legge che vorremmo contribuire ad approvare dovrà avere un'efficacia nella prevenzione e nell'accertamento dei fatti di reato, nella punizione del colpevole e nel sostegno alla vittima, anche oggi, all'esito dell'esame dell'Assemblea, riteniamo che si debba compiere ancora qualche passo ulteriore nel rispetto del principio della tassatività della norma penale, circoscrivendo le condotte punibili ai fatti e agli atti puntualmente accertabili in sede giudiziaria. D'altro canto, i principi di ragionevolezza e di proporzionalità impongono di temperare qualche eccesso, non certo sulla pena edittale prevista per gli autori del reato di stalking, quanto piuttosto sulla sua combinazione e valutazione congiunta con altri e più gravi fatti di reato.
Anche dal punto di vista processuale avremmo sperato in una più ponderata valutazione di alcuni elementi importanti, dalle forme della procedibilità all'alternativa tra ricorso giurisdizionale e rimedi extragiurisdizionali, comunque da valorizzare nell'ambito di un più generale disegno di riforma della giustizia, di cui abbiamo discusso anche ieri in quest'Aula,Pag. 49che miri a riservare questa importante funzione ai fatti non altrimenti risolvibili, fino alle modalità di escussione dei testi e anche ad un utilizzo coerente delle intercettazioni, come ho avuto modo di ricordare prima, intervenendo su un emendamento specifico.
Signor Presidente, in conclusione, dunque, non mancano i punti da riconsiderare nel testo che ci apprestiamo a licenziare e che affidiamo all'attenta valutazione del Senato, dove l'Unione di centro perseguirà nel suo intento costruttivo di migliorare e rendere più efficaci le previsioni normative di questo provvedimento, la cui ispirazione, però, lo ribadisco, è da noi condivisa. Per queste ragioni lo approveremo senza riserve, convinti della sua utilità nell'azione di contrasto a quella che abbiamo definito come una vera e propria piaga sociale del nostro tempo, che pesa così gravemente nelle esperienze di vita di tante persone, condizionandone la libertà di vita e di relazione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, io non terrò tutto il tempo di cui posso disporre, comprendendo che vi siano ragioni anche di urgenza, avendo qualche considerazione per l'Aula che mi rinviene dall'esperienza della sua frequentazione da qualche tempo. Tuttavia, non posso esimermi, così come ha fatto l'onorevole Di Pietro nel corso dei suoi interventi, dal sottolineare alcune brevissime questioni.
La prima è che quest'oggi si celebra un evento di grande civiltà per il nostro Paese, forse con un anno di ritardo rispetto a quanto si sarebbe dovuto. Ciò fa comprendere quanto la politica italiana sia capace di cumulare insopportabili ritardi ripiegandosi sui suoi riti e sulle sue utilità domestiche che non sempre coincidono con le utilità della gente.
Nella passata legislatura la Commissione giustizia, che ebbi l'onore di presiedere e a cui partecipava l'attuale presidente Bongiorno con grande beneficio della Commissione stessa, ebbe a portare avanti questo provvedimento. La Commissione aveva compiuto, con una condivisione larghissima, il lavoro di approvazione di un testo destinato all'Aula su cui doveva partire il dibattito il 28 gennaio dello scorso anno (le date hanno un qualche significato anche fuori dalla scaramanzia).
Io stesso fui il relatore del provvedimento, concepito nelle sue linee portanti dal Ministro Pollastrini, intendendo con la mia relazione sottolineare, in ragione del ruolo di presidente - e mi ha fatto piacere che la presidente Bongiorno abbia, in linea di continuità, sviluppato questo tipo di intervento - la rilevanza che intendevamo attribuire all'intervento ed anche il fatto culturale che fosse un provvedimento direttamente connesso ai diritti inviolabili della persona. Dunque, non una questione di genere, ma una questione di diritti fondamentali legati all'essenza stessa dell'essere persona. Anche questo voleva forse significare il gesto inconsueto di un uomo relatore per un provvedimento che coinvolgeva prevalentemente le sensibilità femminili. La legislatura finì in modo traumatico e trascinò tra le incompiute e le sconfitte anche lo stalking. Ancora una volta a farne le spese furono le donne. Quante vittime ci sono state in questo anno trascorso inutilmente?
Il lavoro compiuto con spirito di collaborazione e grande lealtà tra tutti i gruppi nella scorsa legislatura non è andato disperso. Con rarissimo senso di continuità nel percorso legislativo - che andrebbe recuperato anche in altri settori, per rafforzare la vacillante certezza del diritto nel nostro Paese - la Commissione giustizia di questa Camera e il Ministro Carfagna hanno recuperato quel lavoro, giovandosi anche di una sensibilità dell'Aula che si è mossa questa volta con una virtuosa convergenza, consentendo oggi di portare ad approvazione il provvedimento.
Credo che vi siano molte ragioni di soddisfazione non solo personali perché il provvedimento recepisce in modo significativoPag. 50la proposta da me fatta, ovvero quella della Commissione giustizia nella quindicesima legislatura, ma anche sul piano politico e legislativo. Le ragioni delle donne stanno disegnando dunque un esempio virtuoso di confronto civile e non pregiudiziale in quest'Aula. Ciò nel segno degli inviti più volte formulati dalla più alta magistratura della Repubblica, cui non è mai venuta meno la nostra piena considerazione per il ruolo costituzionale di garante supremo delle istituzioni democratiche.
L'Italia dei Valori ha accolto concretamente questa auspicata ma inusuale modalità collaborativa, concorrendo con competenza e determinazione a costruire questo testo anche attraverso il suo presidente, l'onorevole Di Pietro, impegnato in un confronto che nessuno in buona fede potrebbe definire pregiudiziale. L'Italia dei Valori ha adesso l'opportunità di confermare il suo voto di adesione al provvedimento, intendendo così concorrere a compiere un gesto di civiltà che è anche un segno di parziale e minimo risarcimento nei confronti delle tante donne che hanno dovuto soffrire a causa di questa lacuna legislativa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, ho sempre pensato che le leggi non fossero fatte esclusivamente per le donne o per gli uomini, ma in generale per gli esseri umani. Credo fermamente che la legge sia uguale per tutti e vorrei ricordare a me stessa e ai colleghi presenti in quest'Aula le parole del grande giurista Jemolo, che, riferendosi alla famiglia, affermava che la famiglia è un'isola che il mare del diritto può soltanto lambire. Credo che, nella formazione di questo grandissimo giureconsulto, vi sia un punto fondamentale per tutti noi, ossia che i rapporti umani, le relazioni umane e le difficoltà nei rapporti tra generi vadano chiarite su un altro piano, quello culturale. Credo che il piano culturale sia il primo ed essenziale passaggio perché si possano stabilire relazioni umane sane e perché si possa creare una cultura del rispetto tra generi: questo è il punto fondamentale.
Tuttavia, con riferimento al provvedimento che adesso si sta per votare, credo anche che il punto fondamentale in esso contenuto sia stabilire effettivamente, da un lato, quale interesse o bene giuridico intenda tutelare e, dall'altro, l'effettiva applicabilità delle norme: come ho accennato prima, infatti, il nostro compito, prima di tutto (lo ricordo a me innanzitutto), è quello di formulare leggi che, una volta uscite dalle Aule parlamentari, possano essere applicate e, quindi, servire allo scopo, in particolare modo quando, come in questo caso, si introduce un nuovo reato - fatto, peraltro, piuttosto raro nella nostra legislazione, soprattutto per quanto riguarda il codice penale - e, quindi, una nuova fattispecie criminosa.
Mi sembra, quindi, che abbiamo sicuramente una responsabilità enorme nei confronti di tutti, innanzitutto di noi stessi e di tutti i cittadini italiani, nel momento in cui ci apprestiamo ad effettuare la nostra attività legislativa. A mio avviso, quindi, come afferma giustamente l'onorevole Concia, non possiamo «cavare» con i codici, quando si tratta di voler reprimere o mutare la concezione culturale dei rapporti tra generi. Condivido questa affermazione, perché è esattamente questo il punto.
Per quanto riguarda il reato di molestie insistenti, scusatemi, mi dà molto fastidio chiamarlo stalking, perché la forma, in questo caso, è sostanza: non siamo in Gran Bretagna, in Canada, in America e neanche in Germania, ma abbiamo un codice penale che, per quanto datato - come sottolineato da molti giuristi - è comunque tuttora uno dei migliori codici penali del mondo. Nel nostro codice penale ci sono già tutte le fattispecie di reato tipizzate, che, se invocate adeguatamente dalle presunte vittime, potrebbero concorrere a far sì che i presunti colpevoliPag. 51vengano indagati ed eventualmente condannati: l'ho affermato sin dall'inizio.
Il fatto che non si sappiano produrre politiche positive, che possano sviluppare la cultura del rispetto tra generi, non ci deve portare all'emanazione di leggi palesemente incostituzionali. L'incostituzionalità - ribadisco in questo momento, come ho già più volte affermato, sia in Commissione sia in Aula - è stata sottolineata a tutti i livelli: se ne è parlato in Commissione, da colleghi sia della maggioranza sia dell'opposizione; si sono espressi in questo senso anche il rappresentante del Ministero della giustizia e la Commissione affari costituzionali e da parte mia vi sono state richieste specifiche in questo senso, affinché si chiedesse l'ausilio di un costituzionalista che si pronunciasse effettivamente sulla costituzionalità di questo nuovo reato.
Ebbene, tutte queste indicazioni sono state disattese sistematicamente, perché ormai si era andati nella direzione di una legge che, a mio avviso, bisognava a tutti i costi approvare, anche se, poco fa, per esempio, il collega Rao ha ammesso che si possono fare dei passi avanti sulla determinatezza.
Dall'Aula non può uscire, a mio avviso, una legge che non ha i caratteri necessari per essere applicata. Non possiamo introdurre un reato indeterminato, anche perché, come dicevo prima, concordo sul fatto che le colleghe del Partito Democratico abbiano chiesto che fosse accolto il loro emendamento circa un monitoraggio annuale dei dati sulle molestie insistenti. Concordo su questo, perché ad un certo punto bisogna effettivamente anche rendersi conto del fenomeno, il che spetterebbe ad un Ministero delle pari opportunità.
D'altro canto, a mio avviso, monitorerei anche i dati relativi a tutti coloro che, grazie a questa legge, saranno ingiustamente accusati, perché, come ho fatto notare, il pericolo di una legge così indeterminata, che lascerebbe al giudice uno spazio di discrezionalità eccessivo, risiede proprio in questo, cioè nella possibilità che vengano ricompresi nel reato di molestie insistenti una serie di comportamenti non tipizzati, con la conseguenza di avere un numero crescente di persone (di uomini in questo caso, ma potrebbero essere anche donne) accusate ingiustamente.
Inoltre, ritengo che qui ci siamo spesso ribellati, quando si è trattato di far valere principi garantistici, ma soprattutto di far valere principi liberali. Per questo, mi rivolgo anche al centrodestra, a coloro che appartengono al Popolo della Libertà, a Forza Italia, che un tempo era detto un partito liberale di massa. Ebbene, mi sembra che sicuramente oggi sia un partito di massa, ma non tanto liberale, da questo punto di vista.
Vediamo che il primo sindacato di sussistenza della fattispecie criminosa non spetta, come dovrebbe essere, come prevede comunque il nostro ordinamento, ad un magistrato, ma al questore. È il questore che deve verificare se, fatte le dovute indagini, sussistano i presupposti per l'applicazione dell'ammonimento. Come dicevo prima, sappiamo che l'ammonimento è un provvedimento che non può, salvo che non si stravolgano anche i principi della procedura penale, essere adottato in via preliminare, consentendo poi una condizione di procedibilità d'ufficio, qualora sia disatteso dall'ammonito. Non può essere previsto in questi termini.
Scavalchiamo principi costituzionali. Qui non si parla neanche di garantismo, ma della libertà dell'individuo, di un principio fondamentale. Inoltre, a proposito dell'inapplicabilità di questa legge, dico anche che qualsiasi avvocato degno di questo nome, per difendere il proprio assistito accusato di molestie insistenti, per prima cosa dovrebbe proporre un ricorso avverso l'ammonimento del questore. Tra l'altro, anche i fatti per cui il questore fosse messo in grado di ammonire sarebbero comunque difficilmente provabili.
Poi mi chiedo anche un'altra cosa relativamente ai costi (ancora non si è capita bene la questione della copertura finanziaria, ma non voglio fare di questo una polemica sterile; evidentemente sul punto non abbiamo avuto dati precisi, ma solo annunci, proclami manifesti). Nessuno haPag. 52considerato (perché quando si introduce un nuovo reato, una nuova legge, bisogna pensare alla copertura finanziaria in toto) quanto costano le perizie psichiatriche. Infatti, chiunque abbia frequentato, anche solo da semplice praticante di uno studio legale, un'aula di tribunale nelle udienze penali sa perfettamente quanto sia difficile provare il perdurante stato di ansia e, comunque, in generale le patologie psichiatriche.
Per questo motivo, dico che non si sono valutati neanche i costi di questo, che non vanno assolutamente tralasciati, visto lo stato in cui versa la giustizia.
È per questi motivi, quindi, perché riteniamo che si tratti di una legge che presenta alti profili di incostituzionalità, profondamente illiberale, di difficile applicazione e di una legge che, insisto, non tutela le donne dalla violenza (quello è un altro discorso, a mio avviso: il diritto penale non è un diritto preventivo, non ha assolutamente una funzione preventiva e qui ci tengo a sottolinearlo)...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DANIELA MELCHIORRE. È per questi motivi che dichiaro il voto contrario dei Liberal Democratici su questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, farò semplicemente delle rapide considerazioni, richiamandomi a quanto ho già avuto modo di esprimere in sede di discussione sulle linee generali.
È chiaro che il voto della Lega Nord su questo provvedimento sarà favorevole, ma quello che vorrei sottolineare veramente è il clima che si è instaurato in Commissione, che si è ripetuto, poi, oggi in Aula, di condivisione.
Ho appena sentito annunciare il voto contrario dell'onorevole Melchiorre e del suo gruppo. Mi sembra che sia una voce assolutamente isolata, perché, invece, oggi il Parlamento ha dimostrato finalmente che il dialogo fra maggioranza ed opposizione è possibile su un tema tanto delicato e così atteso dall'opinione pubblica.
Devo dire che questa è stata, forse, una settimana fortunata, e lo dico anche al Ministro Carfagna, che ringrazio per l'impegno.
Ieri siamo riusciti a votare delle mozioni contro la violenza sessuale - l'altro grande tema che dovremo affrontare, spero tutti insieme - con un dispositivo unico; quindi, maggioranza e opposizione, abbiamo messo da parte le diverse sensibilità, i diversi modi di pensare su alcuni temi e abbiamo voluto dare un segnale chiaro al Paese: per fronteggiare il fenomeno della violenza nei confronti delle donne, bisogna essere uniti.
Adesso siamo qui, allo stalking (chiamiamolo, per usare un termine italiano, molestie insistenti, atti persecutori).
Si tratta di un fenomeno - i dati li abbiamo - molto diffuso, purtroppo, nel nostro Paese. Abbiamo avuto modo di dirlo: sono circa 2.077.000 le donne colpite da questa sindrome del molestatore assillante. Ma non riguarda soltanto le donne: riguarda anche gli uomini. Però, è tanto più vero che quando, purtroppo, ad esserne vittime sono le donne, abbiamo visto, perché ce lo hanno evidenziato dei drammatici casi di cronaca, che molte volte vi è un'escalation che non si ferma.
Non vi è solo il pedinamento, la telefonata, l'essere continuamente presenti e l'ingerirsi nella vita delle persone tanto da costringerle ad alterare le proprie abitudini di vita, ma, quando si tratta di donne, abbiamo visto, purtroppo, l'escalation che porta all'omicidio.
Finora - lo dico, nonostante la collega Melchiorre, che mi ha preceduto, abbia un'idea assolutamente diversa - vi era una lacuna giuridica nel nostro ordinamento, perché le fattispecie attualmente previste nel nostro codice penale, dalla molestia alla violenza privata, non erano sufficienti a prevedere una tutela adeguata per la vittima.
È chiaro che, se l'atto persecutorio sfociava poi nell'omicidio, si poteva intervenire;Pag. 53chiaramente, l'omicidio è previsto nel nostro codice penale, ma si interveniva sempre troppo tardi.
Noi, invece, con l'introduzione di questa nuova fattispecie di reato, non solo creiamo un reato ad hoc, sanzionato in modo grave e in maniera adeguata rispetto alla violazione dei diritti di libertà della persona che si pone in essere, ma credo che l'aspetto fondamentale e particolare di questa nuova legge sia quello della prevenzione.
Finalmente diamo alle vittime la possibilità di difendersi in tempo; diamo alle vittime la possibilità di difendersi prima che sia troppo tardi e diamo anche alle forze dell'ordine, così come alla magistratura, gli strumenti per poter intervenire.
L'ammonimento - è stato più volte citato e lo abbiamo dibattuto - costituisce l'introduzione di un elemento di grande novità e di grande importanza.
E io ringrazio la maggioranza, il Ministro, la relatrice, l'opposizione per aver voluto anche approvare un emendamento della Lega, dell'onorevole Dussin, che io ho pienamente condiviso, che ha previsto anche l'ipotesi aggravata nel caso in cui il soggetto, già ammonito dal questore, persista nel suo comportamento illecito. Questo è, quindi, un segnale importante, che rende maggiormente efficace l'ottica della prevenzione. Interveniamo prima: penso che ci chiedano questo le vittime, e anche le famiglie, quelle tante famiglie che magari una figlia non l'hanno più, perché si sono rivolte alle forze dell'ordine ma non era possibile intervenire.
Lo ripeto, grande importanza all'ammonimento, così come anche alla possibilità di avere finalmente delle misure cautelari, perché con le molestie non c'era la possibilità dell'adozione delle misure cautelari: invece, adesso ci sarà la possibilità di tenere il soggetto lontano alla vittima, con l'allontanamento. Sono tutti, quindi, strumenti efficaci di tutela.
Vi è, poi, la parte relativa all'assistenza alle vittime. Ringrazio, anche qui, per il fatto che è stato accolto l'ordine del giorno che prevedeva un impegno da parte delle forze di polizia di adeguarsi, di trovare del personale qualificato a ricevere le denunce da parte di queste donne.
Devo dire che ero rimasta veramente molto impressionata da quanto ho letto sul quotidiano La Stampa, di questa giornalista che si era rivolta a varie questure, a vari comandi dei carabinieri, e non vi era stata l'assistenza adeguata. Ma penso che la nuova legge in esame, per la sua valenza culturale, contribuirà anche a formare le forze di polizia.
Forse prima si cercava di non dare importanza, o comunque non si prendevano in così grande considerazione le denunce delle vittime perché si sapeva di non poter intervenire. Oggi dobbiamo tutti insieme fare informazione, dire alle vittime che possono sottrarsi a questo incubo, e dire anche alle forze dell'ordine, al questore in prima battuta, che c'è veramente la possibilità di dare questa tutela.
Concludo, quindi, confermando il voto favorevole della Lega Nord, e lo dico come parlamentare, come donna che da tanto tempo è in Parlamento. Penso che i cittadini oggi siano orgogliosi una volta tanto, mi auguro, di quello che abbiamo fatto.
Questo è un modo per non farci definire «casta», ma per farci sentire più vicini ai bisogni della gente e di chi chiede che le leggi servano veramente a migliorare la propria vita (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pollastrini. Ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI. Signor Presidente, vedo la stanchezza dell'Aula, e dico con sincerità che mi rammarico di questo, dato il tema che stiamo affrontando. Per questo le chiederò di poter allegare il testo di considerazioni integrative della mia dichiarazione di voto al resoconto della seduta.
Ritengo tuttavia doveroso fare alcune brevissime considerazioni sulla legge che stiamo per approvare. È una legge attesa, che colma un vuoto grave. Alla radicePag. 54dello stalking c'è un accanimento proprietario nei confronti della donna, della sua affettività, del suo corpo. È vero, c'è anche qualche uomo che subisce, ma sono delle gocce in un mare infinito di calvari femminili.
Le molestie sono un inferno a più gironi: un inferno in cui il molestatore rivela quasi sempre un miscuglio di fragilità, odio e ricerca estrema di un'identità ferita nel non essere corrisposto quando e come vorrebbe. L'ultimo girone talvolta può portare all'assassinio.
Antonella Multari è morta in una strada di Sanremo dopo mesi di una persecuzione del suo ex, che lei e la sua famiglia avevano disperatamente denunciato. Forse, se ci fosse stata la legge, Antonella e altre come lei sarebbero ancora vive.
È una via crucis, dicevo, che può condurre alla depressione (nessuno ne parla), fino al suicidio; e spesso il persecutore è il marito attuale o l'ex marito, il convivente o il fidanzato. E comunque è una via crucis che rovina la quotidianità della vita di tante.
Insomma, il primo girone si presenta con il volto di qualcuno che ami o hai amato e la persecuzione si somma per molte all'impossibilità di ribellarsi, di accettare di ribellarsi al ricatto sui figli. Perché qui è il punto: senza tutele economiche, dove andare, a chi rivolgersi, da chi farsi tutelare?
È quindi grave, anche simbolicamente, che quest'Aula abbia respinto il gratuito patrocinio perché un conto è un impegno di un Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), altro è - e qui siamo tutti parlamentari - la legge!
Ed è grave che sulle risorse non vi sia ancora quella limpidezza che tutti noi vogliamo (e comunque noi ripresenteremo il gratuito patrocinio quando discuteremo del progetto di legge sulla violenza).
Signor Presidente, colleghe e colleghi, il gruppo del Partito Democratico esprimerà un voto favorevole su questo disegno di legge. Non agiamo - lo voglio dire qui - sull'onda di un'emozione innanzi ai fatti recenti che hanno scosso le coscienze; il nostro è un impegno che viene da lontano. In questo - sì, è vero - c'è la fierezza per quella storia di donne che, passo dopo passo, ha difeso la libertà per sé, per le altre e per gli altri: lo ha fatto fin dalla Costituente in questo Parlamento, lo ha fatto sui diritti civili e sociali, lo ha fatto con quella pietra miliare voluta trasversalmente dalle deputate che è stata la prima legge contro la violenza!
Noi democratiche sentiamo il peso e la responsabilità di quella storia, ma vede - e mi rivolgo alla Ministra - proprio per questo premeremo e vigileremo affinché il Governo presenti al più presto in quest'Aula quel piano d'azione integrato richiesto ieri con il voto di tutti, un piano sostenuto da fondi in crescendo (nel primo anno del Governo in cui ho avuto l'onore di ricoprire la sua funzione siamo partiti con 3 milioni e mezzo di euro e successivamente con quei 20 milioni messi in discussione e poi ripristinati, ma prevedevamo 40 milioni per l'anno successivo e ancora 60).
Un piano sostenuto vuol dire coordinare operatori della sanità, enti locali, forze dell'ordine, riconoscere e investire risorse sui centri antiviolenza, implementare i numeri verdi. Certo, del piano fanno parte anche gli adeguamenti legislativi, come quello che votiamo oggi, ma non bastano, altrimenti illudiamo noi stessi e illudiamo le donne.
Questa era l'ispirazione del Governo precedente che ci ha portato a ridepositare in questa legislatura le proposte sulla violenza, sulle molestie appunto, contro la pedofilia e contro l'omofobia.
Pensiamo che i pilastri di un piano efficace siano - e rimangano - prevenzione, prevenzione e prevenzione, tutela della vittima e certezza della pena, anche riconsiderando le norme a favore.
Solo così potremo forse vincere una battaglia che è insieme di giustizia, di educazione alla cittadinanza, di rispetto dell'immagine femminile, di coesione della società.
Per queste stesse ragioni, quindi, vi diciamo che non possiamo accontentarci: insomma, oggi sentiamo di aver fatto - diPag. 55aver contribuito a fare - tutti insieme un passo in avanti, ma sentiamo anche che altri passi sono da compiere.
Vedete - e concludo - anche in questo voto si riflette un tema che attraversa costantemente la politica, il nesso tra etica della convinzione ed etica della responsabilità, tra attaccamento ai propri valori, ai propri principi, e le mediazioni da produrre passo dopo passo: dove si colloca il confine perché quei valori, per ognuna delle parti che noi rappresentiamo, siano mantenuti? Non è semplice fornire una risposta, direi però che essa è legata anche alle speranze che siamo in grado di offrire alle persone.
Il nostro «sì», dunque, oggi è un messaggio chiaro: è un «sì» ad un risultato concreto, un «sì» che diciamo a noi stesse per costruire quei traguardi più ambiziosi a cui ho fatto un breve riferimento e a cui non intendiamo rinunciare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna il testo di considerazioni integrative della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Pollastrini, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, onorevole Ministro, stasera siamo qui ad approvare una legge che cambia il costume nel nostro Paese. Si tratta di una legge estremamente importante che arriva dopo poco più di un decennio dall'approvazione della legge sulla violenza sessuale in cui in Italia si passò dalla violenza sessuale come reato contro la morale alla violenza come reato contro la persona. Poco più di un decennio: eppure tante cose sono accadute in Italia e in quest'Aula.
Devo fare un plauso all'operato del Governo e del Ministro Carfagna che ha posto, fin dal 18 giugno, fin dai primi passi di questo Governo, come priorità dell'azione politica la tutela della donna (sia con la legge sullo stalking, sia con la prossima legge sulla violenza sessuale). Questo provvedimento arriva al compimento di un percorso lungo e faticoso, portato avanti da tutte le donne italiane, dentro e fuori questo Parlamento. Ma, oltre a dare atto di un cambiamento di costume, vorrei dire che dal dibattito di questa sera, come donna e come parlamentare, colgo, con vero piacere, una sensibilità politica, umana, e personale da parte di tutto il Parlamento, non solo delle donne, ma anche degli uomini.
Questa non è una legge di genere, ma è una legge che fa fare un passo avanti alla società italiana e al nostro costume (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Per questo credo che, con grande serenità, probabilmente da domani potremmo affrontare le norme sulla violenza sessuale, e più in generale, sulla sostanziale uguaglianza delle donne nel nostro Paese come sancito dalla riforma dell'articolo 51 della Costituzione, con una parità sostanziale (lo vedremo passo dopo passo nelle varie importanti riforme che affronteremo in questo Parlamento).
Permettetemi, però, di svolgere un'ultima considerazione dopo tutto il dibattito che è stato così brillantemente portato avanti in Commissione giustizia dalla relatrice, dai commissari, da questo Parlamento, attraverso importanti emendamenti, come quelli degli onorevoli Pecorella, Contento, Lussana, che hanno contribuito a garantire un'inquadratura pratica e pragmatica di questa norma.
Ho ascoltato alcune obiezioni, secondo me, molto ingenerose. Il merito specifico di questa legge è che è attuabile; ha avuto un'impostazione intelligente, snella, veloce, non con un articolato complesso, ed introduce finalmente un reato. A chi ci accusa, o a chi tenta di accusarci, anche all'interno di un dibattito che esiste all'interno del Paese, di una sorta di panpenalismo, della voglia di trovare forme repressive per fenomeno di costume, voglio dire che mai, come in questo caso, la norma penale, la fattispecie di un nuovoPag. 56reato, sancisce e ratifica la modifica di un'azione culturale; si tratta di una modifica di costume nella nostra società, ed è questo il dato importante.
Noi oggi non approviamo soltanto un nuovo reato (impedire che vengono compiuti atti persecutori nei confronti della donne), ma sanciamo un nuovo principio culturale: che la donna come soggetto, purtroppo, ancora debole nella nostra società, non è più sola di fronte ad azioni che fino ad oggi la vedevano purtroppo sempre più spesso abbandonata dal sistema e dalle istituzioni.
Le istituzioni sono vicine alle donne, sono vicine ai soggetti deboli e non permetteranno più che avvengano fatti e azioni che - come ci dicono le indagini dell'ISTAT e le osservazioni fatte sui reati - purtroppo, sempre più spesso (è un fenomeno crescente), si traducono in azioni di violenza fisica, di violenza sessuale, e finanche in omicidio. Quindi, siamo di fronte ad un provvedimento estremamente serio che, oltre a punire in modo concreto un reato, introduce un nuovo principio nella nostra società, cioè che il nostro costume - come ho già detto - è cambiato e che non è più pensabile liquidare con una battuta, con una facezia, con una semplice osservazione un comportamento che, per molti aspetti, è stato consentito e continua ad essere consentito nel nostro Paese.
Credo che la battaglia per le donne sarà ancora lunga e faticosa. Ma di fronte a quello che abbiamo visto qui oggi, cioè un'azione comune di tutte le parti politiche, al di là delle differenze ideologiche o partitiche, se vi è una vera volontà di agire per il raggiungimento di principi di uguaglianza sostanziale e non solo formale, credo che vinceremo questa battaglia.
Concludo, dicendo, colleghi, che i problemi non riguardano il bilancio. Un problema di bilancio e di budget, laddove c'è la volontà, si risolve, e le Commissioni parlamentari sono i luoghi giusti dove risolvere questi problemi. Le questioni sono sempre e soltanto di volontà politica e l'ispirazione non basta. Ci vogliono i fatti concreti ed oggi il fatto concreto lo abbiamo portato a casa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Signor Presidente, in questo mio breve intervento - perché poi depositerò una relazione molto più dettagliata - io vorrei innanzitutto sottolineare che questo intervento legislativo ha una caratteristica essenziale e mi sembra doveroso indicarla: è stato condiviso, laddove per condivisione intendo dire che ho davanti a me in questo momento, come se fossero tante fotografie, le sequenze di ciò che è accaduto in Commissione giustizia. È stato un susseguirsi di interventi di tutti i colleghi componenti della Commissione, di centrodestra e di centrosinistra, al solo ed esclusivo fine di fornire un contributo. Non vi sono stati, da parte di nessuno, opposizioni, veti, affermazioni dirette ad escludere la necessità di intervenire legislativamente. Ecco perché sorprende - e non poco - che l'unico intervento di dissenso che ho registrato in quest'Aula provenga da chi non ha ritenuto di partecipare ai lavori di Commissione. Chi invece vi ha partecipato attivamente? Uomini e donne commissari sono stati i fautori senza etichette, sebbene sotto la spinta che è stata incisiva e significativa del Ministro, di questo intervento.
La seconda cosa voglio dire, con grande fermezza, è che alcuni pensano che questa sia una legge, tutto sommato, di cui si poteva fare a meno. Chi sente tutta questa esigenza dello stalking? Dobbiamo fare leggi più importanti. A volte mi chiedono: ma, tutto sommato, non bastano le norme sulla violenza per tutelare le donne? A che cosa vi serve? Ci sono i maltrattamenti inPag. 57famiglia, ci sono le molestie, perché volete introdurre lo stalking? È qualcosa che vi serve come una bandiera? Allora - e questa è la seconda riflessione che volevo fare - vi posso dire che in questo momento è come se si portasse a compimento qualcosa che ho in mente esattamente da quindici anni.
Questa è una di quelle occasioni in cui chi fa l'avvocato effettivamente, forse, ha portato un contributo, levandosi la toga. Nel senso che quando quattordici anni fa ho registrato una mia sconfitta nelle aule di giustizia, l'ho registrata proprio perché mancava una legge come questa. Assistevo una donna vittima di persecuzione. Ho presentato una denunzia, e questa denunzia è stata in tribunale per anni e anni perché nessuno si poteva occupare della donna. Sapete questa donna che fine ha fatto? È morta in attesa di giudizio. Quindi, non è una legge che non serve, è una legge che ha una caratteristica essenziale. Ha una portata innovativa straordinaria rispetto ad una donna che oggi è vittima di una persecuzione. Si badi: non è una legge - questo lo voglio dire e su questo dobbiamo essere chiari - contro il corteggiamento insistente.
Nessuno vuole perseguire il corteggiamento insistente: continuate a corteggiare tutte le donne che volete (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del Partito Democratico). Questa è una legge solo ed esclusivamente contro coloro che, di fronte ad una persona, uomo o donna che sia, che continua ad opporre un rifiuto, invece, perseguitano. Quindi, è una legge contro i persecutori e non contro i corteggiatori. Dicevo che il profilo innovativo di questa legge sta nel fatto che la donna può rivolgersi immediatamente al questore e avere dal questore un aiuto immediato. Si dirà: ma il questore che cosa può fare? Il questore è la risposta immediata da parte dello Stato. Spesso lo stalker è colui che non riesce nemmeno a capire la gravità della propria condotta.
Detto questo, voglio soltanto concludere il mio intervento, ricordandovi che nell'ambito della nostra Commissione, la Commissione Giustizia, quando all'inizio dei nostri lavori abbiamo individuato le priorità, era difficilissimo scegliere quali dovessero essere le leggi cui dare priorità. Infatti, è veramente difficile, perché sceglierne una significa non dare la priorità all'altra. Quando in Commissione ho chiesto davanti a tutti i gruppi se erano d'accordo sul fatto di dire che, tra tutte le priorità, le emergenze, le urgenze che avevamo davanti, per noi era prioritario il disegno di legge in materia di atti persecutori, mi sono sentita rispondere un «sì» unanime. Ringrazio dunque il Ministro e davvero tutti i membri della Commissione non solo per aver lavorato ma soprattutto per avere dato priorità a questa importantissima legge (Applausi).

(Coordinamento formale - A.C. 1440-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1440-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1440-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi) (Vedi votazionia ).

Pag. 58

(Misure contro gli atti persecutori) (1440-A):

(Presenti 384
Votanti 381
Astenuti 3
Maggioranza 191
Hanno votato
379
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Vassallo, Ferranti, Fugatti, Mazzarella e Mura hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Dichiaro così assorbite le proposte di leggenn. 35-204-407-667-787-856-966-1171- 1231-1233-1252-1261.

Sull'ordine dei lavori (ore 18,30).

PRESIDENTE. In una fase precedente della seduta, l'onorevole Garagnani ha fatto alcune osservazioni. Dopo opportuni accertamenti desidero farvi presente a proposito del sindacato ispettivo che, in base alle informazioni acquisite, l'atto a cui lei sembra riferirsi è l'interpellanza n. 2-00136, concernente il progetto del veicolo Civis, destinato al trasporto pubblico locale e l'erogazione dei relativi finanziamenti governativi, pubblicato il 24 settembre 2008 al quale effettivamente il Governo non ha ancora dato nessuna risposta.
L'atto pubblicato risulta indirizzato a due Ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, ciascuno competente per profili diversi sulla questione in oggetto, come avviene secondo prassi consolidata in occasione della pubblicazione degli atti di sindacato ispettivo ordinario ogni qual volta sussistano competenze concorrenti di diversi ministri.
Il rilievo deve dunque ritenersi riguardare una questione organizzativa interna alle strutture governative attinente all'istruttoria volta all'elaborazione della risposta alla sua interpellanza. In proposito, ricordo che è questione esclusivamente rimessa al Governo la valutazione in ordine all'esigenza e alle modalità del coordinamento tra i diversi Ministeri coinvolti ai fini dell'elaborazione della risposta nonché l'indicazione del rappresentante del Governo effettivamente delegato a rispondere.
Non posso comunque non auspicare che il Governo fornisca risposte adeguate in tempi congrui anche agli ordinari strumenti del sindacato ispettivo, venendo così incontro alle esigenze da lei prospettate e, per la verità, prospettate anche da altri colleghi.

OLGA D'ANTONA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

OLGA D'ANTONA. Signor Presidente, è appena uscita nel pomeriggio una fonte di agenzia che riporta dichiarazioni di contenuto gravissimo da parte di Cesare Battisti per il quale il Brasile ha recentemente negato l'estradizione.
In tali dichiarazioni Cesare Battisti afferma che i servizi segreti francesi lo avrebbero consigliato e aiutato a fuggire in Brasile. Credo che queste affermazioni siano di una gravità tale da richiedere un intervento del nostro Presidente del Consiglio, per compiere tutti gli atti necessari a fare chiarezza sul punto.
Chiedo pertanto che, alla prossima seduta dell'Assemblea, il Governo venga a chiarire una situazione che ormai è divenuta paradossale. Credo che i nostri rapporti, non soltanto con il Brasile, ma anche con il Governo francese, a questo punto subiscano un'incrinatura grave.
Quindi, credo che sia ineluttabile ed indispensabile fare chiarezza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo per associarmi a nomePag. 59del gruppo dell'Italia dei Valori alla richiesta avanzata dalla collega D'Antona, affinché il Governo venga quanto prima a riferire.
In questi giorni abbiamo svolto un lavoro importante: è stata presentata proprio ieri sera una mozione di indirizzo unitaria - tutti i gruppi l'hanno sottoscritta - per impegnare il Governo a non lasciare nulla di intentato, perché Cesare Battisti possa essere riconsegnato alla giustizia italiana.
Tuttavia, vi sono da fare due sottolineature: il riferimento all'agenzia di oggi ovviamente va preso con il beneficio di inventario. Le parole di Cesare Battisti, ammesso che siano tutte riportate correttamente, hanno bisogno di una verifica e di un approfondimento: sono parole di un pluricondannato e, quindi, con tutta la cautela del caso, rivolgo un invito in tal senso al Governo.
Mi dispiace, ma devo fare anche un'altra osservazione: in queste settimane e in questi ultimi giorni abbiamo parlato ripetutamente delle responsabilità sul caso Battisti e qualcuno ha voluto giustamente ricordare anche le responsabilità del Governo francese, in particolare per quanto riguarda il caso di Marina Petrella. Ebbene, voglio ricordare che qualche mese fa era presente in Italia il Presidente del Brasile, Ignazio Lula Da Silva: forse in quel caso, anziché presentargli i giocatori brasiliani del Milan, sarebbe stato opportuno ricordargli che in Brasile c'era Cesare Battisti e forse era il caso che vi fosse un intervento a priori di salvaguardia, anziché certe manifestazioni, per cui arriviamo alle risibili dichiarazioni secondo cui risolveremmo tutti i problemi, rinunciando ad una partita di calcio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, anch'io ringrazio l'onorevole D'Antona per avere sollevato l'attenzione su questo problema in quest'aula e mi associo alla sua protesta e alla sua richiesta di avere dal Governo delle risposte abbastanza rapidamente.
Voglio ricordare anch'io, come ha fatto l'onorevole Evangelisti, che proprio ieri è stata presentata una mozione di tutti i gruppi per affrontare questo caso (tra l'altro ho l'onore di essere il primo firmatario di tale mozione).
Detto ciò, però, senza voler ripercorrere una storia lunga e lontana, noi conviviamo da parecchi anni - e questo è bene cominciare a dirlo - per quanto riguarda il terrorismo rosso, con la dottrina Mitterand, perché la Francia ha ospitato e ospita da anni parecchi terroristi italiani condannati da tribunali della Repubblica democratica italiana e molti Governi hanno accettato questa situazione.
Posso soltanto far notare che, se è vero che i servizi segreti francesi si sono mossi per consentire a Cesare Battisti di raggiungere il Brasile, le ambiguità permangono anche con questo Governo. Tuttavia, posso ricordare che il Governo Sarkozy, credo, sia stato il primo che, in qualche modo, ha rotto quella solidarietà e quella protezione che i Governi francesi, sia socialisti sia gollisti, hanno dato ai terroristi che hanno cercato asilo in quel Paese vicino, in quel Paese cugino dell'Italia, con il quale abbiamo tanti legami. Se vogliamo fare discorsi seri, credo che dobbiamo misurarci con questa situazione, finendo di tollerarla, perché tutti, in qualche modo, l'abbiamo tollerata (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, vorrei ricordare, innanzitutto a questa Assemblea, che proprio la settimana scorsa, intervenendo durante il question time, avevo annunciato al Parlamento, e perPag. 60esso all'opinione pubblica, che il Governo intendeva assumere, e stava per assumere, tutte le iniziative possibili tese ad ottenere l'estradizione di Cesare Battisti. Naturalmente, si tratta di iniziative rese possibili dall'ordinamento interno brasiliano e dall'ordinamento internazionale. Posso confermare questo intendimento del Governo.
Rispetto agli interventi dei gruppi politici, il Governo auspica, onorevole D'Antona, onorevole Cazzola e onorevole Evangelisti, che questo tema possa essere sottratto alla comune ed ordinaria polemica politica fra maggioranza ed opposizione, fra opposizione e Governo. Il Governo auspica, altresì, che il Paese mostri davvero quell'unità nazionale che spesso - sempre - ha saputo mostrare nelle occasioni drammatiche e tragiche della lotta al terrorismo, che sono state la condizione vincente, ad opinione del Governo, nei confronti di quella battaglia del nostro Paese. Questo è un auspicio che il Governo rimette, in questo caso, anche alla valutazione delle forze politiche.

OLGA D'ANTONA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

OLGA D'ANTONA. Signor Presidente, al Ministro Vito vorrei dire che ieri abbiamo lavorato - maggioranza ed opposizione - per scrivere insieme una mozione comune a sostegno dell'azione del Governo, perché avesse dietro di sé la forza di tutto il Parlamento italiano, nell'agire nei confronti del Governo brasiliano per ottenere l'estradizione di Cesare Battisti.
Tuttavia, non le saranno sfuggite le mie dichiarazioni, rese in occasione di manifestazioni pubbliche, trasmissioni televisive e su testate giornalistiche, in cui lamento - mi lasci dire - la latitanza di questo Governo rispetto al caso di Marina Petrella. Non riesco a capire, o forse non mi piace capire, quali ragioni spingano questo Governo a non agire nei confronti del Governo francese con la stessa attività, con la stessa solerzia e con la stessa forza con la quale ha agito - anche se tardivamente, diciamolo - nei confronti del Governo brasiliano.
Credo che la mancata estradizione - questa è una mia personale opinione - di Cesare Battisti sia figlia della mancata estradizione di Marina Petrella. Credo che questa situazione sia figlia di un orientamento di un certo ceto culturale francese, a partire dalla dottrina Mitterrand, a partire dal fatto (questo lo sappiamo) che alcune centrali di terrorismo italiano erano a Parigi e a partire dal fatto che la dottrina Mitterand ha dato asilo a molti terroristi francesi, che sono tuttora protetti in quel Paese. Ricordo che il Ministro Castelli fu piuttosto vivace, da questo punto di vista, nel richiedere l'estradizione - e, in qualche caso ottenerla - da parte del Governo francese.
Mi auguro lo stesso dinamismo, la stessa attività e la stessa forza attualmente, perché non sono affatto convinta e vedo ancora molta ambiguità da parte del Governo francese rispetto a questo tema.
Non credo alle ragioni delle condizioni di salute di Marina Petrella perché, se Marina Petrella si trovava in uno stato depressivo tale da sconsigliarne un trasferimento in Italia, quel trasferimento poteva semplicemente essere differito in momenti in cui le sue condizioni di salute lo avessero consentito.
Credo che ancora si debba tornare su quella vicenda e che debba essere istituita una commissione medica italiana per andare a verificare le reali condizioni di Marina Petrella, accettare l'eventuale differimento di un trasferimento se le sue condizioni di salute lo richiedessero perché questo Governo e le carceri di questo Paese sono nelle condizioni di garantire salute e diritti ai detenuti nelle carceri italiane secondo le leggi italiane. Non è affatto vero che siamo un Governo persecutorio perché sappiamo di avere leggi che hanno consentito alla maggior parte dei terroristi di uscire dalle carceri, di poter lavorare e di poter essere inseriti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

OLGA D'ANTONA. Molti di loro scrivono su testate giornalistiche, scrivono libri, tengono conferenze. Abbiamo avutoPag. 61un ex terrorista, del quale io sono stata anche amica, che faceva parte dell'Ufficio di Presidenza di quest'Aula. Credo, quindi, che le leggi italiane non siano leggi persecutorie e ci tengo a ricordare una cosa, che io spero arrivi all'opinione pubblica francese.
Quando in questo Paese i terroristi hanno fatto oltre 500 morti, in questo Paese c'era una Repubblica democratica e non uno Stato totalitario; non c'erano leggi speciali e nessuno veniva torturato e perseguitato nelle nostre carceri. Sono invece state fatte...

PRESIDENTE. Onorevole D'Antona, devo invitarla a concludere.

OLGA D'ANTONA. Mi scusi, signor Presidente, ha ragione, ma l'argomento è tale che richiederebbe forse una giornata di seminario. Concludo qui. Credo che la mia richiesta di impegno da parte di questo Governo nei confronti anche del Governo francese è nel senso di riprendere in mano la questione dell'estradizione di Marina Petrella sia arrivata forte e chiara.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, intervengo su questa questione. Prendo atto dell'intervento del Ministro per i rapporti con il Parlamento e, proprio cogliendo anche la sua disponibilità dichiarata in Aula a nome ovviamente del Governo, lo invito a considerare anche il tema in termini molto più complessivi e molto più articolati, come faceva l'onorevole D'Antona.
Questo è un tema che non può essere chiuso semplicemente in un dibattito, a volte accademico, a volte relegato nelle pieghe anche nei confronti televisivi, ma va affrontato anche in quest'Aula. C'è il problema ovviamente di Cesare Battisti, ci sono queste dichiarazioni, ci saremmo aspettati oggi o ci attendiamo anche da parte del Governo francese una smentita molto più forte e decisa. Se non vi sarà questa smentita potrebbero essere utilizzate anche le vie diplomatiche per far capire che dal Governo francese noi ci attendiamo anche qualche valutazione rispetto alle dichiarazioni del terrorista.
Poi c'è la vicenda della Petrella. Non so perché sia stato derubricato questo aspetto. La Francia ha una storia antica e ha dato sempre cittadinanza agli esuli. Dalla fase del Risorgimento italiano dava cittadinanza agli esuli che servivano anche ai fini del Risorgimento e dell'azione del Governo di Cavour e ha dato ovviamente cittadinanza agli esuli anche nel periodo fascista.
C'è stata ovviamente la dottrina Mitterand, che ha dato una piena cittadinanza e copertura a degli estremisti e, quindi, terroristi. Non c'è dubbio che questa è una considerazione che va fatta. Non so se su questo ci può essere anche un'azione con atti di indirizzo parlamentare (quindi risoluzioni, mozioni e quant'altro). In quella sede si potrà discutere certamente in grande serenità, ma in termini però stringenti ed efficaci. Anche perché, dobbiamo dire, che bisogna che ci sia chiarezza sulle voci che ci sono state con insistenza, anche sui giornali, che vedono coinvolti anche il Governo francese o la Presidenza della Repubblica francese.
Vogliamo stare tranquilli anche da questo punto di vista, visto e considerato che alcune cose le abbiamo dette in quest'aula, in presenza di alcuni colleghi non proprio distanti dal terrorismo, ma che comunque sostenevano il Governo di centrosinistra nella passata legislatura. Ecco perché sono d'accordo che questa non è materia di maggioranza o di opposizione. Questa credo che debba essere una materia che ci porta tutti quanti a fare delle valutazioni molto più oggettive, al di fuori delle dislocazioni e, ovviamente, delle posizioni che ciascuno di noi può avere in questo Parlamento.
Ritengo che questa sollecitazione che viene fuori attraverso la presa di posizione dell'onorevole D'Antona in questo particolare momento non può cadere in questo modo. Mi auguro che il Governo o i parlamentari - abbiamo anche gli strumenti -Pag. 62possano assumere una qualche iniziativa per riportare tutto il dibattito nelle aule di Montecitorio e dare chiaramente un indirizzo al Governo. Ripeto le cose che ho detto poc'anzi: ci attendiamo tutti quanti che il Governo francese faccia seguire questa nota di agenzia stampa da una chiara smentita e, soprattutto, da una posizione molto chiara di distanza rispetto a quello che sono l'estremismo e il terrorismo. Certamente inquieta moltissimo la posizione molte volte confusa ed equivoca dello stesso Governo francese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro, Popolo della Libertà, Partito Democratico e Italia dei Valori).

ENZO RAISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, pur condividendo tutto quello che è stato detto fino ad ora, desidero cambiare argomento, anche se ovviamente spero e auspico quanto detto anche dalla collega D'Antona ovvero che siano fatti tutti i passi del nostro Governo, sia verso la Francia che verso il Brasile, per portare a termine positivamente questa vicenda che amareggia tutti.
Vorrei ricordare, rispetto al collega Tassone, che la dottrina Mitterand riguardava soltanto gli estremisti di sinistra e, come lui ben sa, fu un accordo non scritto che il Presidente di allora fece. Gli estremisti di destra che furono arrestati in Francia furono tutti consegnati (Commenti del deputato Tassone). Nella mia memoria mi ricordo tutti (Affatigato, per fare un nome). Così come mi ricordo bene quanto la Francia è stata dura nei confronti dei propri terroristi della Action directe. L'ultimo credo che sia uscito alcuni mesi fa e lì le pene le hanno scontate veramente e senza scherzi.
Detto questo, vorrei fare anche una battuta sul Governo e sulla signora Sarkozy: ho visto che alla nostra alla nostra televisione dichiarato che nulla ha avuto a che fare con la questione brasiliana, nonostante che l'avvocato di Battisti abbia detto il contrario. Penso che quantomeno ci aspettassimo tutti una querela da parte della signora nei confronti dell'avvocato di Battisti, visto che in altre occasioni ha querelato facilmente altri soggetti.
Il mio intervento era in realtà per un'altra questione. Ho letto oggi sui giornali che un esponente del Parlamento dell'Italia dei Valori ha contestato la nomina che il Ministro Bondi ha fatto ad un importante ente culturale, che è stato affidato alla presidenza dello scrittore e giornalista Pietrangelo Buttafuoco. Questo collega ha definito il giornalista Buttafuoco un «nazista» e, per questo motivo, ha contestato tale nomina. Non entro neanche nel merito dell'aggettivo. Conosco bene Buttafuoco, sin dalla mia infanzia. Conosco bene quello che ha scritto e che dice. Chi ha usato quell'aggettivo ignora totalmente sia la produzione letteraria che culturale di Pietrangelo Buttafuoco. È un ignorante e, quindi, non merita neanche una risposta.
Voglio però qui esprimere in Parlamento la mia solidarietà ad uno dei migliori, e da tutti riconosciuto, scrittori e giornalisti dell'ultima generazione; una solidarietà del Parlamento ad un esponente importante della nostra cultura a cui spero anche altri colleghi si associno (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

DOMENICO SCILIPOTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, intervengo perché credo che questa riflessione del collega Raisi andrebbe fatta in altri momenti e in altri luoghi. Non conosco i fatti ma ritengo che l'utilizzo del termine «nazista» da parte del collega non andava inteso in senso letterale; può darsi che sia stato fatto un accenno per dire che la persona a cui era stato dato l'incarico dal Ministro non era perfettamente, a giudizio politico del collega, idoneaPag. 63ad esercitare il ruolo, nient'altro. Fare una riflessione così pesante ritengo non sia molto corretto.

ENZO RAISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Il collega Raisi potrà replicare a fine seduta per fatto personale.
Prima di passare al prossimo punto all'ordine del giorno vorrei esprimere all'onorevole D'Antona - ma non la vedo più - la profonda amarezza, credo condivisa da tutta quest'Aula parlamentare e da tutto il popolo italiano, per una vicenda che suona umiliante per le nostre istituzioni, ma soprattutto offensiva per la memoria dei tanti che sono stati vittime del terrorismo e che con il loro sangue hanno consolidato la nostra democrazia (Applausi).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 18,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Misure a favore del comparto automobilistico in relazione alla crisi economica e finanziaria in atto - n. 2-00284)

PRESIDENTE. L'onorevole Damiano ha facoltà di illustrare l'interpellanza Rossomando n. 2-00284, concernente misure a favore del comparto automobilistico in relazione alla crisi economica e finanziaria in atto (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, la nostra interpellanza è collegata ad un fatto ormai chiaro a tutti: stiamo attraversando una crisi particolarmente grave della nostra economia. I nostri allarmi, quelli che già prima dell'estate abbiamo lanciato, sono rimasti purtroppo inascoltati, però adesso io mi auguro che quanto ha detto ieri il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, a proposito di una situazione che potrebbe portare, soltanto per il settore dell'auto se non si interviene, a 300 mila posti di lavori a rischio, possa indurre il Governo a prendere le misure adeguate.
Quando parliamo di settore automobilistico non intendiamo assolutamente concentrare la nostra attenzione su un'azienda, sulla FIAT, per quanto importante e decisiva. Intendiamo parlare precisamente di una filiera produttiva che, secondo i nostri calcoli, riguarda circa un milione di addetti e rappresenta ben il 14 per cento del prodotto interno lordo. Noi consideriamo quindi la FIAT, il suo indotto, tutto il vasto tessuto che riguarda l'insieme del Paese di imprese medie, grandi, piccole e piccolissime, artigianali, che in qualche modo sono collegate a questa produzione.
Come stiamo affrontando questo problema? Sono positivamente colpito dal fatto che il Governo abbia convocato, ieri e oggi, un tavolo di discussione con le imprese e con le parti sociali, però al di là di questo non possiamo non vedere il ritardo con il quale il Governo ha inteso intervenire. Perché ritardo? Intanto noi già da tempo abbiamo saputo come un Paese così importante come gli Stati Uniti abbia inteso affrontare questo problema.
Sappiamo anche che Paesi molto importanti dell'Europa, penso alla Svezia, alla Gran Bretagna, alla Germania, alla Francia, alla Spagna, hanno già presentato i loro piani all'Unione europea per sostenere il settore automobilistico; quindi, noi arriviamo in ritardo, forse non abbiamo ancora acquisito completa coscienza di cosa stia accadendo e di cosa significhi questa situazione di crisi.
In secondo luogo, credo che quando si discute di argomenti come questi non possiamo non tenere in considerazione anche l'importanza della destinazione delle risorse. A tal proposito, abbiamo ascoltato che da parte del Governo vi è una proposta di 300-400 milioni di euro che dovrebbero servire a sostenere il destino di questo settore e la sua politica industriale anche se noi, ovviamente, pur riferendoci al settore automobilistico come volano importante di occupazione e diPag. 64innovazione tecnologica, riteniamo che essa dovrebbe riguardare l'insieme dei settori strategici del Paese.
Vogliamo allora fare due conti. Siamo sicuri che queste risorse, promesse dal Governo come in tante altre occasioni, porteranno in qualche modo ad un risultato, oppure sono risorse insufficienti? Noi qui non vogliamo fare semplicemente propaganda sulle risorse, però vale la pena di notare che un Paese, certamente più importante del nostro, come gli Stati Uniti ha pensato di sostenere la propria industria automobilistica con una dotazione di 15-16 miliardi di dollari. Sappiamo anche che gli altri Paesi europei interessati a questo comparto produttivo stanno intervenendo con investimenti di risorse molto massicci.
In sostanza, non vorremmo trovarci nella situazione che si è presentata con riferimento agli ammortizzatori sociali, ossia di fronte a un Governo che attraverso autorevoli Ministri (penso al Ministro del lavoro, Sacconi) all'inizio dell'estate ha dichiarato che già nella manovra compiuta prima dell'estate aveva previsto tutto. Ebbene, voglio ricordare che questo Governo, pur avendo previsto tutto, ha stanziato come prima cifra 450 milioni di euro per le casse integrazioni in deroga ed è lo stesso Governo che adesso, per il triennio 2008-2009-2010, parla della necessità di avere una dotazione, alla quale noi siamo favorevoli, per gli ammortizzatori sociali di 8 miliardi. Erano due Governi diversi o è lo stesso Governo che fa affermazioni così distanti l'una dall'altra? Si scopre poi che in tutte queste occasioni le risorse - che noi vogliamo, ed è per questo che abbiamo parlato di risorse fresche e aggiuntive - vengono chieste all'Unione europea con riferimento alle risorse a disposizione delle regioni che non è detto che potranno essere utilizzate, soprattutto laddove le regioni più virtuose hanno utilizzato i fondi a disposizione ovviamente per la formazione, per le coperture sociali.
Tutto questo chiaramente ci può portare ad una situazione molto difficile e complicata, che io chiamerei un divario competitivo tra l'Italia e le altre Nazioni. È chiaro, infatti, che nel caso in cui ci fosse un intervento massiccio delle altre Nazioni e, invece, un intervento assolutamente debole, risibile, da parte del nostro Paese, questo divario competitivo potrebbe portare a conseguenze allarmanti.
Vorrei anche ricordare una questione molto importante. Discutendo da tempo di questioni legate all'automobile, tutti sanno, lei sa, signor Presidente, che in Europa, da almeno vent'anni si discute del fatto che c'è un produttore in più e noi non vorremmo che questo produttore in più risultasse essere la FIAT, che con le sue forze sicuramente ha cercato le sue alleanze con la Chrysler, ed è un fatto positivo, ma se non ci saranno dei sostegni adeguati per il settore potremmo correre ovviamente dei rischi molto importanti.
Per questi motivi la cifra indicata dal Governo ci pare estremamente modesta. Non vogliamo entrare nel merito delle risorse, sappiamo che i sindacati, ad esempio, dei metalmeccanici e i sindacati confederali unitariamente hanno parlato di cifre molto più consistenti: non 300 milioni, ma 3 miliardi di euro a sostegno del settore e sappiamo anche che 300 milioni di euro per 300 mila posti lavoro equivalgono a 1.000 euro per ciascun lavoratore. Tutto questo la dice lunga sul significato di queste cifre.
Riguardo alle risorse noi pensiamo che si debba andare in due direzioni.
Sicuramente la prima direzione è di riproporre quello che fece il Governo Prodi, ovvero il bonus a vantaggio di coloro che acquistano automobili ecologiche per la rottamazione e per avere un parco macchine rinnovato. Inoltre, incentivi per un prodotto automobilistico che, come giustamente sta dicendo il Presidente degli Stati Uniti, arrivi ad una nuova frontiera tecnologica, alla ricerca della compatibilità ambientale ed ecologica e, aggiungerei anche, ad un prodotto automobilistico incentivato perché non solo sia ecologicamente compatibile, ma anche sicuro in quanto, come tutti sanno, il trasporto sulle strade nel nostro Paese è anche fonte di tante vittime.Pag. 65
Il secondo aspetto è quello di un sostegno agli ammortizzatori sociali che diventi un fatto concreto, al di là delle promesse. Pensiamo alla possibilità di aumentare le settimane di cassa integrazione ordinaria e sappiamo quanto questo sia importante per impedire che le imprese passino alla cassa integrazione straordinaria. È vero che quest'ultima richiede sia risorse aggiuntive (e le imprese prima consumano quella ordinaria), sia dei piani industriali, ma è altrettanto vero che può essere l'anticamera della cassa speciale a zero ore, la quale a sua volta è l'anticamera del licenziamento.
Pensiamo alla tempestività dell'assegnazione delle risorse alle regioni che le hanno consumate e in particolar modo ciò riguarda il Piemonte per la gestione della cassa integrazione in deroga. Se queste risorse, infatti, non arriveranno c'è il rischio che nell'incertezza del diritto le aziende procedano ai licenziamenti o alla mobilità.
Vorremmo anche pensare ad un superamento e a una nuova definizione dei tetti della cassa integrazione per impedire che operai e impiegati costretti a lunghi periodi di cassa integrazione si avvicinino o superino la soglia di povertà. Infatti, un monoreddito che passa da 1.200 euro a 700-800 euro al mese, lei capisce Presidente, che non può avere di fronte a sé la possibilità di garantire una vita dignitosa alla propria famiglia. Pensiamo, inoltre, alla mobilità e alla disoccupazione in deroga per supportare chi ha già perso il lavoro o chi non si vedrà rinnovato il contratto, e anche a procedure semplificate per l'adozione di contratti di solidarietà al fine di assicurare il mantenimento delle competenze della forza lavoro. È inutile, infatti, come ha fatto questo Governo prima dell'estate effettuare una grandissima battaglia per detassare e far costare poco gli straordinari quando stavano arrivando valanghe di cassa integrazione. È inutile, inoltre, sostenere la battaglia di chi in Europa vuole portare la settimana a 65 ore e contemporaneamente, come ha fatto il Ministro Sacconi, sostenere la settimana corta. Qual è la settimana corta? Tre giorni di lavoro e due giorni di cassa integrazione? Coloro che hanno negoziato a lungo questi argomenti sanno che le aziende - soprattutto le grandi aziende - sono piuttosto restie ad utilizzare queste modalità organizzative e preferiscono tutt'altra modalità, come la chiusura per lungo tempo dei propri impianti.
Quindi, incentivare l'utilizzo delle misure che riguardano i contratti di solidarietà potrebbe essere una misura significativa per distribuire il disagio della mancanza di lavoro sull'insieme dei lavoratori. Questo è il senso della nostra interpellanza urgente, anche perché ci rendiamo conto di quanto la situazione sia grave. Per questo motivo chiediamo al Governo come valuta questa situazione e quali siano le iniziative concrete che intende rapidamente mettere in esecuzione per fronteggiare la situazione che si è determinata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, innanzitutto voglio dire all'onorevole Damiano, al gruppo del Partito Democratico e a tutto il Parlamento che il Governo è ben consapevole della crisi che, nell'ambito della più grave crisi finanziaria di livello internazionale, sta investendo il settore automobilistico nel nostro Paese e per la verità, come ha ricordato anche lei, onorevole Damiano, non solo del nostro Paese.
Si è registrata, infatti, negli ultimi mesi del 2008 una drastica contrazione del mercato, una netta riduzione dei volumi produttivi e dei livelli occupazionali che evidentemente hanno dei riflessi particolarmente negativi nei confronti della competitività e, come ho ricordato prima, degli stessi livelli occupazionali. Per il 2009 purtroppo sono previste ulteriori contrazioni nel settore automobilistico.
Tuttavia, riguardo a questa crisi e in particolare alla crisi che investe il settorePag. 66automobilistico il Governo ha già assunto delle iniziative sia in campo nazionale, sia in quello comunitario e, come le è noto, altre iniziative stanno per essere assunte.
Innanzitutto, con il recente decreto-legge n. 185 del 2008, varato dal Governo lo scorso novembre e convertito definitivamente in legge dal Parlamento proprio in questa settimana, il Governo ha già varato un pacchetto di misure per affrontare la crisi economico-finanziaria, con specifico riferimento al rafforzamento degli ammortizzatori sociali - come lei ricordava, proprio in favore delle categorie di lavoratori più esposte alla crisi - ed all'introduzione di misure di sostegno al sistema delle imprese. Naturalmente, queste misure di interventi per fronteggiare la negativa congiuntura economica internazionale e gli effetti che essa ha sul nostro Paese devono essere comunque sostenibili dal punto di vista dei conti pubblici, e ciò è particolarmente vero per un Paese, come l'Italia, che presenta un livello di debito pubblico particolarmente elevato.
Per quanto concerne, più specificamente, la crisi del settore auto, anche qui è stata già avviata nel tempo, dal Ministero dello sviluppo economico, una serie di politiche di sostegno al settore, promuovendo sia il ricambio del parco automobilistico, sia investimenti in materia di ricerca e di innovazione, ed investendo, nel 2008, 180 milioni di euro in favore dei programmi di ricerca industriale nei settori della mobilità, che hanno ingenerato investimenti da parte delle imprese, a loro volta, per altri complessivi 600 milioni di euro. Poco fa il sottosegretario Giachino, puntualmente, mi ricordava che altri interventi sono stati già varati e disposti dal Governo per quanto riguarda la sostituzione dei TIR vecchi con i nuovi TIR Euro 5 di ultima generazione, con un investimento totale di circa 100 milioni di euro, a sostegno della categoria dell'autotrasporto, con provvedimenti già entrati in vigore.
Sono state adottate, inoltre, iniziative in ambito europeo, perché è evidente che gli aiuti al comparto dell'auto necessitano di una valutazione complessiva da parte dell'Unione europea, al fine di evitare che interventi nazionali unilaterali possano determinare squilibri sul mercato interno, con evidente disparità di trattamento tra imprese nell'ambito dell'Unione stessa.
A tale riguardo, il Ministro dello sviluppo economico, onorevole Claudio Scajola, ha recentemente partecipato a Bruxelles ad una riunione dei Ministri dell'industria dell'Unione europea, per affrontare tutte le problematiche afferenti alla crisi del settore automobilistico e per prevedere un coordinamento a livello comunitario, al fine di definire le misure a sostegno dello stesso settore. In quella sede il Ministro Scajola, a nome del Governo italiano, ha evidenziato la necessità di definire un piano di interventi a favore del comparto automobilistico che possa prevedere sia misure fiscali a sostegno della domanda di auto a basso impatto ambientale, sia il potenziamento delle linee di finanziamento che la Banca europea per gli investimenti ha messo a disposizione per lo sviluppo di nuove tecnologie. In particolare per queste ultime, si è insistito che le procedure necessarie per accedere ai finanziamenti della Banca europea per gli investimenti dovranno essere necessariamente snelle e dovranno prevedere percentuali di finanziamento nell'ordine del 75 per cento, in modo da assicurare la flessibilità in termini di garanzie richieste.
Nel nostro Paese, come è noto (il tema, giustamente, è all'attenzione dell'opinione pubblica), proprio ieri si è tenuto, per iniziativa del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il cosiddetto tavolo dell'auto, proprio alla luce delle linee che erano emerse dall'incontro tenutosi a Bruxelles. Nel corso di questo vertice, al quale hanno partecipato tutti i Ministri competenti e tutte le organizzazioni rappresentative del settore e le organizzazioni sindacali, è stata esaminata la gravità della situazione e sono state vagliate tutte le possibili iniziative anticrisi da intraprendere, sia nell'immediato sia nel medio periodo.
Posso annunciarle che proprio oggi, in queste ore, è in corso di svolgimento,Pag. 67presso il Ministero dello sviluppo economico, un incontro interministeriale fra i rappresentanti di tutte le amministrazioni coinvolte ed interessate alle misure anticrisi, per predisporre le prime immediate misure di interventi che saranno varate fin dai prossimi giorni. Anche a tal proposito, come stabilito nel vertice tenutosi ieri, è stato già attivato un tavolo tecnico fra i produttori nazionali e le parti sociali, per monitorare l'andamento del comparto ed approfondire eventuali ulteriori interventi, con particolare riferimento alle misure di promozione della ricerca.
Onorevole Damiano, in conclusione, il Governo è consapevole della gravità della crisi e degli effetti che essa ha sul settore automobilistico, ha già emanato disposizioni, per alcuni aspetti, con gli strumenti che sono stati recentemente adottati e che ho qui richiamato, e sta già per rispondere, nei prossimi giorni, attivando tutti i tavoli necessari per valutare l'adeguatezza degli strumenti che saranno forniti, al fine di fronteggiare in maniera ancora più adeguata questa crisi.
Evidentemente, il Governo coglie anche l'occasione della risposta a questa interpellanza urgente, per auspicare che in Parlamento questi provvedimenti possano trovare la necessaria convergenza. Comunque, il Governo apprezzerà i contributi di merito che verranno dai gruppi parlamentari, compresi quelli di opposizione.

PRESIDENTE. L'onorevole Soro, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, abbiamo qualche difficoltà ad esprimere soddisfazione. Se anche il Ministro Vito - che ringraziamo per la sua attenzione - avesse manifestato un progetto più comprensivo, soddisfazione sarebbe una parola un po' difficile da pronunciare in questo tempo.
Registriamo un aspetto positivo ed uno negativo dell'intervento del Ministro Vito. Di positivo c'è la consapevolezza dichiarata ed esplicita, per la prima volta in quest'Aula, da parte del Governo sulle dimensioni della crisi e, all'interno della dimensione della crisi più generale, di quella del comparto dell'auto. L'aspetto negativo è che, a questa consapevolezza, non corrisponde un progetto chiaro e comprensibile di misure e di risposte, ma un annuncio di un nuovo tavolo, di provvedimenti nei prossimi dieci giorni e di tante iniziative, alle quali il Governo italiano avrebbe partecipato in sede comunitaria, che non si sono accompagnate, così com'è accaduto altrove, a misure percepite dai cittadini italiani, dalle imprese e dalle famiglie come una risposta dei Governi alla crisi.
Eppure, credo che in queste ore, in questi giorni, a Torino, come in qualunque altra città italiana, diventi più comprensibile, anche per i distratti, il significato della parola recessione. Significa crisi, non una crisi di un'astratta finanza internazionale, ma crisi di una concreta economia di un Paese, che produce la chiusura di aziende, la cassa integrazione, il licenziamento, il dramma di centinaia di migliaia famiglie, nella prospettiva - temiamo realistica - di famiglie che si troveranno improvvisamente private del reddito necessario per vivere.
Questa dimensione drammatica della crisi nel nostro Paese investe, in misura prevista, non sorprendente, il comparto dell'auto. Non è la crisi di un'azienda o di un gruppo di aziende, ma dell'area più importante, centrale, nel sistema industriale italiano.
È una crisi che investe, nel suo raccordo, non solo la FIAT, ma quel sistema complessivo di industrie italiane, di piccole e grandi imprese, di imprese tradizionali, di eccellenza, dal settore tessile a quello dell'elettronica, a quello della pelle, a tutti quei settori che sono coinvolti nella parte che è stata, per tanto tempo, la più significativa dell'industria italiana, nel nostro Paese e nel mondo.
Ma quando le crisi hanno queste dimensioni, la rapidità delle risposte è decisiva e non è una variabile indipendente. Il ritardo può essere causa di ulteriori aggravamenti della crisi. Noi in quest'Aula, dall'estate del 2008, abbiamo posto conPag. 68forza il problema di una prospettiva che si apriva per il mondo e per il Paese di crisi della finanza e dell'economia, legando in una previsione non difficile i due ambiti di crisi. Vorrei ricordare al Ministro Vito il dibattito sul Documento di programmazione economico-finanziaria, quando questo gruppo politico, il Partito Democratico, poneva con forza l'esigenza di aggiornare le stime, di essere realisticamente consapevoli della prospettiva che stava aprendosi nel mondo, alla luce di cose già verificate e stimate nell'ambito interno ed internazionale. Il Governo, in quell'occasione, ci rispondeva, con assoluta sufficienza, di avere piena consapevolezza delle dimensioni della crisi e della capacità del nostro sistema di reggere a questa crisi. Vorrei ricordare quando, nel mese di settembre, il Presidente del Consiglio, di fronte al nostro richiamo all'evoluzione, ormai più visibile, della crisi dei mercati finanziari, diceva che questa crisi non si sarebbe mai trasferita dalla finanza nell'economia reale.
E così fino ad arrivare a quella serie di provvedimenti economici, di provvedimenti (quattro decreti e una finanziaria) messi insieme dal Governo, senza affrontare mai il problema nelle dimensioni in cui si poneva.
Vorrei ricordare che lo stesso copione si è vissuto per l'auto: La Stampa di Torino, il 2 luglio, registrava il calo delle immatricolazioni di auto in Italia rispetto al 2007 con un meno 19,50 per cento. Non è, quindi, una cosa che abbiamo scoperto ora; era una prospettiva già valutabile dal mese di luglio, e ai primi di settembre la FIAT ha annunciato i primi interventi di cassa integrazione guadagni.
A dicembre, soltanto a dicembre, qualche ufficio ministeriale ha cominciato a porsi il problema di come affrontare una possibile crisi del settore dell'auto e soltanto in questi giorni il Governo ha ritenuto che fosse il caso di convocare un tavolo per affrontare concretamente la possibilità di qualche misura capace di rimettere in moto e di attenuare l'impatto di un processo di espulsione che è di per sé generatore di crisi, un circolo vizioso nel quale il nostro Paese si sta avvitando.
Sappiamo che nel mese di dicembre si sono conclusi gli effetti degli aiuti per la rottamazione dell'auto e che dal mese di dicembre si annuncia la possibilità di fare nuovi interventi in favore dell'auto. Ma chi volete che compri una macchina, un'automobile, se si continua a dire che fra poco si faranno degli interventi di agevolazione? C'è, quindi, una generazione di crisi anche solo per questi annunci fuori tempo e per i ritardi che sono maturati.
Non possiamo essere sempre in ritardo, perché questa è l'occasione per fare qualcosa di simile a quello che hanno fatto in altri Paesi. Guardiamo con sentimenti non di invidia, ma di ammirazione, a quello che accade in altri Paesi.
Accade che negli Stati Uniti d'America il Presidente neoeletto, dopo una settimana, mette insieme misure concrete che sbloccano e aprono una prospettiva di cambiamento epocale nel sistema industriale degli Stati Uniti d'America.
Sappiamo che la Francia, la Germania, la Spagna, la Svezia, la Russia e il Regno Unito hanno già attivato misure in favore del comparto dell'auto, oltre a quelle più generali in favore di una politica anticiclica rispetto alla crisi globale dentro la quale ci troviamo.
La Francia ha disposto per l'auto sei miliardi di euro. Sei miliardi di euro! Il Regno Unito ha previsto un intervento di due miliardi e mezzo di euro. Il Governo laburista del Regno Unito ha previsto due miliardi e mezzo di euro e il leader del settore conservatore nel Parlamento del Regno Unito ha contestato queste misure, dicendo che quello era un intervento fatto troppo tardi e che era troppo poco; lo ha considerato, con un'ironia tutta anglosassone, un aperitivo.
Cosa dovremmo dire noi, in Italia, delle misure anticipate ancora stasera dal Ministro Vito, che parla, forse, di qualche centinaio di milioni di euro per fare fronte a una crisi di queste dimensioni?
Il problema, Ministro Vito, è che questa è un'occasione straordinaria per mettere mano alla ristrutturazione del sistema industrialePag. 69italiano, investendo nell'innovazione di un prodotto che sia tutto giocato sulla capacità del risparmio energetico, della compatibilità ambientale, del forte contenuto di valore tecnologico.
Sono scelte strategiche che impongono un progetto generale dell'industria nel nostro Paese. Questo progetto manca: non lo abbiamo visto nelle dichiarazioni del Presidente del Consiglio e non lo abbiamo colto neanche stasera.
Pensiamo che non si debba sprecare questa occasione e non si debba più sprecare tempo. Siamo consapevoli che la crisi è molto grande, che viene da fuori e che la genesi di questo processo di recessione non è responsabilità di questo Governo, ma sappiamo che su questo Governo insiste la responsabilità di fare qualcosa.
Non possiamo utilizzare qualunque argomento e qualunque alibi per spostare in avanti un dovere che compete ai Governi di tutto il mondo, anche a quello italiano; non annunci, Ministro Vito, ma misure concrete, pronte, mediate, chiare, comprensibili, capaci di essere utili non solo al comparto dell'auto, ma all'intera economia italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Rinvio dell'interpellanza urgente Brigandì n. 2-00274)

PRESIDENTE. Avverto che su richiesta del Governo e con il consenso dei presentatori lo svolgimento dell'interpellanza Brigandì n. 2-00274 è rinviata ad altra seduta.

(Iniziative urgenti in merito alla situazione idrogeologica della Calabria e alla messa in sicurezza della relativa rete infrastrutturale - n. 2-00285)

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00285, concernente iniziative urgenti in merito alla situazione idrogeologica della Calabria e alla messa in sicurezza della relativa rete infrastrutturale (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO TASSONE. Signor Presidente, intanto pongo una questione che credo sia di grande rilevanza, e tenterò di fare un ragionamento evitando di individuare o circoscrivere le responsabilità.
Ho ascoltato poc'anzi i colleghi impegnati nella precedente interpellanza sulla crisi dell'auto, e hanno individuato un periodo storico, un periodo particolare di questo Governo: se dovessimo circoscrivere le disfunzioni e, quindi, le responsabilità a determinati momenti caratterizzati dalle vicende politiche ritmate dal susseguirsi dei Governi, dei Governi amici e non amici, ritengo che sarebbe poco credibile la nostra posizione.
Lo dico senza polemica nei confronti del gruppo del PD, ma è il momento, rispetto alle grandi questioni economiche e alle grandi questioni politiche, di fare non con sofferenza ma con oggettività alcune valutazioni, altrimenti questo Parlamento e nessuno di noi potrà avere credibilità e accesso nei confronti dell'opinione pubblica.
Pongo una questione certo estremamente grave, più grave di quella dell'automobile, tanto per intenderci; anche perché le vicende dell'automobile sono legate a delle scelte di carattere economico, a delle scelte di indirizzo economico, a delle scelte politiche, che in molti abbiamo concorso a realizzare.
In questo caso, attraverso la mia interpellanza, pongo la questione del dissesto idrogeologico di questa nostra regione, legata ad un avvenimento tragico avvenuto qualche giorno fa proprio sull'autostrada della Salerno-Reggio Calabria, all'altezza di Altilia Grimaldi e di Rogliano, in cui hanno perso la vita due persone. Si tratta di due persone della città di Catanzaro che erano in viaggio; opportunamente, con sensibilità il sindaco Olivo della città capoluogo di regione ha proclamato il lutto cittadino, e proprio oggi pomeriggio si sono svolti i funerali.
Questa frana - perché di ciò si tratta - questo insieme di magma e soprattutto questo spezzone di montagna che si è riversato sull'autostrada ha mietuto due vittime e cinque feriti; per come sonoPag. 70avvenuti i fatti si pensava ad una strage, e le contingenze, le situazioni che si sono poi registrate hanno fatto anche gridare al miracolo, perché i fatti si sono svolti certamente con una grande drammaticità. Ma come dicevo, signor Presidente, due persone hanno perso la vita.
La Calabria è stata interessata, come il resto del Paese, in queste settimane (molte settimane, quindi mesi) da intense piogge. Questo ha in messo in ginocchio ed ha piegato la regione calabrese. Si tratta già di una situazione malata, gracile, fragile, debole: il sistema idrogeologico è certamente molto complesso, presenta anche delle grandi rotture; oltre ai danni che ha recato alle persone (parliamo di morti e di feriti) c'è una situazione, come dicevo, economicamente molto pesante che coinvolge tutta la regione Calabria: lo svuotamento delle montagne, forse una non attenta politica del territorio, gli abusivismi, nonché gli incendi boschivi, che molte volte trovano ricettacolo e cittadinanza nel dibattito parlamentare nel periodo in cui accadono gli avvenimenti, e poi non se ne parla più.
Si parla di prevenzione e in questa sede voglio parlare di prevenzione e sottoporre all'attenzione del Governo, signor Presidente, il tema della prevenzione, che riguarda ovviamente una corretta politica del territorio in concorso certamente con il Governo e con gli enti che hanno la titolarità della gestione del territorio (non è infatti compito soltanto del Governo, ma ritengo che quando parliamo di protezione civile parliamo anche di prevenzione, nel quadro di una legislazione che prefigura anche una responsabilità ed un concorso di responsabilità da parte delle autonomie locali, da parte certamente della regione e da parte dei comuni).
Certo uno sforzo bisogna pur farlo perché, al di là delle richieste che sono state avanzate anche da parte della regione e che ancora in questi giorni torneranno ad essere reiterate alla luce anche degli ultimi avvenimenti, è evidente lo stato di un'economia ormai in grande sfacelo e che certamente subisce dei colpi molto pesanti. Ma soprattutto sono le prospettive che sempre più si trovano ad essere circondate da una grande nebulosità, mentre ovviamente le situazioni pongono interrogativi dai quali non si evince nulla e non si trova una via d'uscita.
Non c'è dubbio, signor Presidente, che la vicenda che ha accompagnato questa situazione - e che ho richiamato anche nella mia interpellanza - è molto grave.
Voglio ovviamente aggiornare il signor Presidente ed anche l'Aula del fatto che proprio questa mattina alcuni tratti della strada sono svaniti anche presso le località Capo Vaticano e Ricadi, che le infrastrutture risultano piegate e che è presente una situazione di grande difficoltà.
L'arteria della Salerno-Reggio Calabria è stata inoltre posta sotto sequestro da parte della magistratura, con quelli che possono essere gli inconvenienti ma soprattutto le difficoltà del traffico. Proprio a causa di tali difficoltà nella tarda mattinata si è registrato un gravissimo incidente presso la galleria della Crocetta (non so se il sottosegretario ne è informato), perché l'appesantimento del traffico derivante dal fatto che bisogna ovviamente abbandonare l'autostrada, immettersi sulla strada statale n. 18 per poi prendere la galleria della Crocetta, che a sua volta riporta anche su Rende e Cosenza e si immette sull'autostrada, ha intasato il traffico e ha determinato ovviamente non soltanto degli inconvenienti, ma anche un incidente molto grave nel quale ci sono stati dei feriti (e mi auguro, perlomeno dalle notizie di cui dispongo, che non vi siano stati anche dei morti).
Ma questo ovviamente attiene alla magistratura ed è un tema ricorrente più volte anche in quest'Aula, che riguarda il sequestro di tratti di strade e di infrastrutture trasportistiche che certamente molte volte debbono avere anche una loro conclusione ed una loro definizione di carattere temporale.
Inoltre, abbiamo anche discusso in quest'Aula sulla vicenda di Crotone e dei rifiuti, su quello che è stato ovviamente il dispregio del territorio (ma non soltanto del territorio, bensì dell'uomo che ci vive nei confronti del territorio stesso).Pag. 71
Mi riferisco ai rifiuti della Pertusola, dove sono state edificate scuole proprio su rifiuti e materie nocive che sono ovviamente pericolosissime, dal momento che è stata accertata la loro pericolosità sull'uomo e sui bambini (parlo di scuole e di interi quartieri).
Certamente si registra una situazione di grande emergenza che riguarda anche, come riporto nella mia interpellanza urgente, l'infrastruttura della Salerno-Reggio Calabria, rispetto alla quale anche da parte di un quotidiano a grande diffusione nazionale come il Corriere della sera era stata ventilata l'ipotesi che quel tratto di autostrada fosse stato oggetto di lavori di ammodernamento e che il cedimento fosse dovuto all'impiego di un materiale di scarso valore proprio a causa di infiltrazioni mafiose e criminali.
L'ANAS ha però smentito il Corriere della sera ed ora ovviamente attendiamo di ascoltare cosa ci dirà il sottosegretario di Stato alle infrastrutture e ai trasporti, Giachino, che ringrazio anche per la sua presenza e per la sua disponibilità; ma certamente la criminalità organizzata - e colgo l'occasione per dire questo e per evidenziare ancora volta una situazione estremamente drammatica - è presente sui lotti di tutte le arterie stradali e autostradali della regione calabrese.
Si dividono i lotti anche in percentuale del 3, del 3,5, del 4 per cento. Non vi è dubbio che esiste una situazione di degrado territoriale ed umano che rappresenta anche un ritorno economico per la criminalità, e che non fa altro che deteriorare sempre più la situazione in termini materiali e soprattutto umani. Si tratta, quindi, di un abbandono da parte della regione dei percorsi della civiltà e del progresso.
La mia interpellanza, allora, non nasce soltanto per avere una risposta da parte del Governo - mi auguro non rituale, di occasione, di circostanza - che ci faccia conoscere come si sono svolti i fatti e gli accadimenti; di questo siamo abbastanza informati dai giornali locali che hanno realizzato grandi e puntuali servizi, scendendo in particolari completi ed esaustivi. Il Governo dovrebbe fornire anche una risposta - e questa non deve essere l'unica occasione per farlo - per far comprendere il suo impegno e quello di tutte le forze politiche che sostengono o meno il Governo nei confronti di una regione che si dimostra sempre più debole.
Certamente, la vicenda dell'autostrada nei pressi dello svincolo tra Rogliano e Altilia Grimaldi dimostra che si tratta di una situazione ormai non più sostenibile, dove vi è bisogno di una serie di interventi e soprattutto di sforzi molto decisi e determinati. È questo il momento di realizzare un'importante riflessione, perché vi è una situazione di grande degrado: non vorrei tornare a Giustino Fortunato, ad una letteratura antica sul meridionalismo; non vorrei essere querulo (non credo alle postulazioni da parte di una vecchia consuetudine dei calabresi che certamente non ho mai condiviso e accettato). Vi sono delle responsabilità da parte dei cosiddetti indigeni, quelli che hanno concorso, a volte, per miopia, o per dei ritorni di carattere particolaristici, a non tutelare i loro beni, il loro territorio, ma vi sono state anche delle politiche errate e sbagliate. Vi è una situazione delle infrastrutture estremamente grave e gracile.
Aspetto la risposta del sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti, anche se la mia interpellanza era rivolta anche al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare perché ritengo che anche questo abbia una cointeressenza nella responsabilità per quanto avvenuto in Calabria, perché - lo ripeto - la vicenda dell'autostrada e dei morti rappresenta un momento conclusivo di un processo di grande deterioramento e sfaldamento del territorio della regione calabrese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e itrasporti. Signor Presidente,

Pag. 72

devo leggere la nota preparata dagli uffici, ma dentro di me, dentro di noi, l'amarezza per i lutti è troppo grande e la politica deve essere qualcosa di più della somma del lavoro pregevole, o meno, delle amministrazioni. Siamo tutti impegnati, il Governo, e il Parlamento, in questa legislatura a dare una svolta alla politica del territorio e delle infrastrutture.
Io intendo lasciare alla Presidenza la lunga relazione tecnica del lavoro svolto dall'ANAS e dalle altre amministrazioni, per rilevare che l'arteria autostradale soggetta al colamento non è stata oggetto, né recentemente né in passato, di segnalazione di un potenziale dissesto da parte degli addetti alla sorveglianza.
Segnalo che il progetto dei lavori per la ristrutturazione è pronto, è stato finanziato ed è in corso la procedura di approvazione da parte del CIPE, e l'affidamento e la realizzazione verranno avviati entro il corrente anno 2009. Per accertare le cause del dissesto l'ANAS ha nominato una commissione tecnica che è già al lavoro al fine di fornire all'autorità giudiziaria e al Parlamento ogni consentita richiesta.
Il tratto in cui si è verificato l'evento franoso ad oggi non è mai stato oggetto - lo ripeto - di segnalazione di un potenziale dissesto. L'elenco prosegue con tutti gli interventi che sono stati fatti e finanziati, per la regione in questione, per quanto riguarda il dissesto.
La stima complessiva delle risorse necessarie per la messa in sicurezza ammonta a un miliardo e mezzo di euro (le risorse purtroppo sono molte di meno).
Per quanto riguarda il fenomeno franoso che ha colpito il tratto della A3 nei pressi dello svincolo di Altilia Grimaldi, al momento, secondo le prime valutazioni e in attesa di successivi approfondimenti, non parrebbe evidente alcuna decisiva correlazione, almeno in termini di principale fattore causale, tra il fenomeno nel suo complesso ed incendi boschivi che pur potrebbero avere interessato il versante negli ultimi decenni.
Il Sistema informativo della montagna, che conserva le informazioni relative ai perimetri delle aree percorse dal fuoco a livello nazionale, pur riportando notizie di fenomeni recenti nell'area del comune di Altilia, non segnala negli ultimi anni alcun fenomeno nell'area interessata dal corpo della frana.
Appare evidente, quindi, data la gravità dell'evento, degli effetti che ha procurato e di quelli che procura sulla circolazione, che noi non possiamo limitarci ad elencare quello che si sta facendo, quello che sta facendo lo Stato da anni (e ringrazio l'onorevole Tassone per aver affermato di non voler circoscrivere le responsabilità). Pertanto noi ci impegniamo, come Governo, a esaminare, insieme al Parlamento e nelle sedi che si riterranno più opportune (o in una Commissione parlamentare o a un tavolo al Ministero), insieme all'ANAS, alla Protezione civile e al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, gli interventi che si stanno realizzando in quel territorio, in quella zona.
Ci impegniamo a verificare insieme cosa si sta facendo, quali sono i tempi di intervento, e a verificare periodicamente (mensilmente o bimensilmente) l'andamento dei lavori, la qualità dei lavori, le responsabilità, la partecipazione e la compartecipazione degli enti locali e della regione, in particolare.
Deposito alla Presidenza la relazione tecnica affinché resti agli atti, perché mi sembrava inutile o comunque non importante leggerla questa sera. Mentre mi sembrava importante rilevare gli aspetti principali e dichiarare la disponibilità del Governo ad un tavolo di monitoraggio e di controllo periodico e costante con il Parlamento, sia in Commissione parlamentare, sia a livello ministeriale con l'ANAS, la Protezione civile e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, valuto così la risposta data dal sottosegretario:Pag. 73forse, più di questo non poteva offrire in questo particolare momento. Forse, è bene non esprimere molte parole ma tentare di capire quello che sta accadendo in Calabria.
Lei ha fatto riferimento al mio intervento iniziale, quando parlavo di responsabilità che non bisogna soltanto legare, per motivi di opportunismo politico, ad un determinato momento. Ma ritengo che la vicenda della Calabria ormai interessi un ampio lasso di tempo, un lunghissimo arco di tempo. Si è parlato molte volte delle fiumare calabresi, della vicenda di Soverato: venne anche il Presidente della Repubblica presso quella struttura, Le Giare, dove alcune persone handicappate furono sommerse dal fango, dalle acque. Una grande tragedia: venne l'allora Presidente della Repubblica. Vi sono state le vicende di Bivona, Vibo Valentia, non soltanto le morti di oggi, del povero Orlando, Danilo e Nicolino Pariano ma tanti morti e tante situazioni di grande sofferenza.
Lei faceva un riferimento agli addetti alla sorveglianza: chi sono gli addetti alla sorveglianza? Gli addetti alla sorveglianza hanno detto che questa parte del territorio non presentava alcun interesse a livello di rischio, a livello di situazioni negative che potevano emergere. Tuttavia sono accadute: o non è stata fatta sorveglianza interna opportuna e allora bisogna trovare le responsabilità. Infatti, ovviamente vi sono delle responsabilità. O il danno, l'avvenimento, l'accanimento, come si suol dire, non era prevedibile. Nel passato si è parlato di sorpresa geologica: al momento del progetto per chi eseguiva il lavoro non si poteva prevedere se sussisteva un fatto geologico non prevedibile. O era prevedibile e allora perché si dice che non era prevedibile? In quel caso ci sono stati gli incendi, non c'è stata la manutenzione dell'autostrada neanche nel passato.
Leggerò anche la relazione tecnica degli uffici e dell'ANAS che lei certamente, senza dubbio, consegnerà alla Presidenza della Camera e anche ai resocontisti. Tuttavia bisogna capire quali sono le responsabilità. Posso essere interessato a questo tavolo di confronto sul piano tecnico, ma è sufficiente? Manca la prevenzione come cultura politica, di gestione e di Governo. Non basta intervenire il giorno dopo. Bisogna avere una conoscenza del territorio, una gestione corretta del territorio. Per questo motivo coinvolgo anche le amministrazioni locali e non ho preoccupazione anche ad allargare l'area delle responsabilità o delle disattenzioni, se vi sono state.
Ritengo che vi sia una vicenda che preoccupa maggiormente soprattutto le nostre coste dove l'abusivismo edilizio sulle coste medesime ha alterato anche l'andamento ondoso, un'alterazione incredibile ha eroso sempre di più la costa stessa, le spiagge. Molte spiagge sono scomparse. Paghiamo la violenza sul territorio e abbiamo certamente un effetto di ritorno di carattere negativo: la parte più debole sono i trasporti.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti proprio per quanto riguarda la sua competenza, sia per la parte delle infrastrutture sia per la parte trasportistica, certamente ha il dovere di monitorare attraverso il concorso e capire anche come agire sul piano della prevenzione.
Ma questo non lo dico al sottosegretario che è in carica da otto mesi, lo ricordo anche a me stesso per quanto ci riguarda. Per carità di Dio, ma non c'è dubbio che vi è un problema molto grave. Parlavamo di coste: l'altro giorno sono stato a Paola, dove vi sono grandi problemi ma anche sulle coste reggine, di Vibo Valentia, crotonesi, cosentine credo che siano presenti grossi problemi. La Calabria oggi è sommersa e vi sono tante infrastrutture trasportistiche che sono fuori uso, che sono blackout, come diciamo noi. Ritengo che debba essere fatta una valutazione complessiva. L'aspetto più drammatico per me sarebbe che questa vicenda fosse considerata una pratica da accantonare.
In questo momento ritengo che invece questo aspetto debba essere affrontato in termini molto serrati e molto forti.
Mi riservo, signor Presidente e signor sottosegretario, di fare anche una «coda» a questa iniziativa del sindacato ispettivo, attraverso una qualche risoluzione o una mozione o qualche atto di indirizzo parlamentarePag. 74oppure di fare un altro atto di sindacato ispettivo, per conoscere e per capire come il Governo si sta muovendo, compiendo uno sforzo per coglierne le intenzioni, anche attraverso le risorse stanziate.
La regione - mi riferisco ovviamente alla regione Calabria - una decina di giorni fa ha chiesto la dichiarazione dello stato di calamità. Lei afferma che per mettere ordine a quella situazione del territorio e delle infrastrutture trasportistiche si parla di un'esigenza di 1,5 miliardi di euro ed ha aggiunto anche che è una cifra che va al di là di quelle che sono le disponibilità. Dunque, anche su questo avremo bisogno di chiarezza.
Per fronteggiare questa situazione certamente è importante avere gli studi, ma è importante anche avere le risorse, un programma di intervento, che non siano interventi «a pioggia» tanto per coprire i vuoti e le lacune del momento, ma un'azione complessiva, coinvolgendo tutte le strutture, sia statali sia non statali, per fare una scelta di politica complessiva e nazionale che punta certamente anche sulla valorizzazione e sulla tutela del territorio e sulle infrastrutture trasportistiche.
Quindi, serve un'accelerazione per quanto riguarda l'ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria, senza ovviamente fare riferimento poi alle altre strade, sia la statale n. 106 sia la n. 18, che costituiscono tutte grandi problemi, che certamente creano sempre di più un dualismo, uno stacco, uno iato, una dicotomia tra il nord e il sud, in termini di valorizzazione di una politica nazionale ed europea che tutti quanti dovremmo perseguire.
Certo questo collasso della Calabria - perché di collasso si tratta - credo che sia una condizione che pesa negativamente sul territorio nazionale. Non è un problema di una regione, non è un problema di una parte della nazione, ma credo che il problemi e il dramma della Calabria e il collasso del suo territorio debbano essere avvertiti con grande senso di responsabilità da tutto il Governo e dal Parlamento.
Detto ciò, signor Presidente, concludo: voglio ringraziare ancora una volta il sottosegretario Giachino. La mia interpellanza urgente in esame è stata firmata da Occhiuto e da Vietti (però trova ovviamente consenso anche in altri gruppi parlamentari: l'onorevole Scilipoti la condivide, mi ha detto anche di riferirlo), ma certamente questa non è una vicenda che può interessare né un particolare gruppo politico, né un particolare territorio del nostro Paese: ritengo che debba avere una risposta corale e me lo auguro.
Ecco perché della sua risposta, signor sottosegretario, non posso dichiararmi soddisfatto, come lei capisce; io ho compreso anche la sua sensibilità e il suo sforzo anche nel riportare gli studi e soprattutto l'individuazione dei problemi da parte degli uffici. Come forse lei non è soddisfatto per lo «sforzo» che hanno compiuto gli uffici, consenta a chi è da questa parte di non essere pienamente soddisfatto, perché non è una risposta alla tragedia che l'altro giorno si è verificata sulla Salerno-Reggio Calabria. È una tragedia, signor sottosegretario, che forse meritava - senza forse - una diversa risposta da parte del Governo e una diversa responsabilità.
Ho concluso, signor Presidente: ho capito qual è la sua disponibilità. Ecco perché la ringrazio profondamente e la ringrazio per il lavoro che riuscirà a fare anche in questa direzione.

(Problematiche relative al processo di privatizzazione della società Tirrenia e delle sue controllate Siremar, Caremar, Toremar e Saremar e iniziative volte a garantire il principio di continuità territoriale a favore delle isole minori siciliane - n. 2-00270)

PRESIDENTE. L'onorevole Antonino Russo ha facoltà di illustrare l'interpellanza Siragusa n. 2-00270, concernente problematiche relative al processo di privatizzazione della società Tirrenia e delle sue controllate Siremar, Caremar, Toremar e Saremar e iniziative volte a garantirePag. 75il principio di continuità territoriale a favore delle isole minori siciliane (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, replicherà l'onorevole Siragusa. Non illustriamo la nostra interpellanza urgente, vista la sensibilità dei colleghi che ci hanno preceduto e vista l'ora tarda.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, l'articolo 26 del decreto-legge n. 185 del 2008 ha modificato l'articolo 57 della legge n 133 del 2008, citata dagli interpellanti, rinviando al 1o gennaio 2010 il passaggio alle regioni territorialmente competenti delle funzioni e dei compiti di programmazione e di amministrazione relativi ai servizi di cabotaggio marittimo di servizio pubblico, che si svolgono all'interno di una regione. Nel contempo, sono così stati abrogati i commi 3 e 4 del predetto articolo 57, eliminando, quindi, sia la possibilità del trasferimento, a titolo gratuito, del pacchetto azionario delle società regionali marittime del Gruppo Tirrenia alle regioni che la possibilità dell'affidamento dei servizi di cabotaggio da parte delle regioni a società interamente partecipate da esse.
L'articolo 26 del citato decreto-legge n. 207 del 2008 ha, inoltre, stabilito che le convenzioni, scadute il 31 dicembre 2008, sono prorogate fino al 31 dicembre 2009, per permettere la definizione del processo di privatizzazione previsto dal comma 998 e seguenti della legge finanziaria.
In relazione alle preoccupazioni espresse dai sindaci delle isole minori siciliane, circa il taglio dei collegamenti marittimi paventati dalla società Siremar, a partire dal 14 gennaio 2009, si comunica che l'onorevole Ministro Matteoli ha provveduto a chiarire, con un'apposita nota indirizzata alla Siremar che, in mancanza di espresse disposizioni del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, gli assetti e le linee devono rimanere quelli assicurati nel 2008, comprendendo in tale disposizione il necessario mantenimento del collegamento tra Napoli e le Eolie.
Si ricorda che il giorno 20 gennaio è stato aperto un tavolo tecnico con la Regione Sicilia, allargato ai sindaci delle località interessate dai servizi, per la definizione degli assetti 2009 dei collegamenti marittimi.
Nell'ambito del citato tavolo tecnico, convocato in questi giorni presso il Ministero, si terrà una serie di incontri con le regioni Campania, Lazio, Toscana, Sardegna e Puglia ed i relativi comuni interessati, al fine di completare, anche per le altre isole minori, quanto avviato in ordine alle problematiche delle isole minori siciliane.
Nel frattempo, continuano gli opportuni contatti con i servizi della Commissione dell'Unione europea, a proposito dell'iter di privatizzazione dell'intero gruppo, che comprende anche la predisposizione delle nuove convenzioni, ai sensi della legge finanziaria, finalizzate appunto alla successiva privatizzazione.
In considerazione del Trattato di Amsterdam, circa l'insularità e la condizione di perifericità delle isole minori, corre l'obbligo di segnalare i ripetuti dinieghi da parte degli organi della Commissione europea alla possibilità di mantenere, per le stesse realtà insulari, il sistema di servizi offerti nell'esercizio precedente, richiamandosi più volte il principio della libera prestazione dei servizi di trasporto marittimo - cabotaggio marittimo - all'interno degli Stati membri, contenuto nel Regolamento n. 3577/92/CE, del Consiglio, del 7 dicembre 1992.

PRESIDENTE. L'onorevole Siragusa ha facoltà di replicare.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Signor Presidente, mi dichiaro assolutamente insoddisfatta, perché, peraltro, ciò che ha detto il sottosegretario va anche in controtendenza rispetto a quanto abbiamo letto suiPag. 76giornali. Abbiamo avuto notizia da parte della stampa, che il Ministro Matteoli si era il impegnato a dare 46 milioni di euro per garantire la continuità territoriale delle isole minori, in particolare in Sicilia. Sapevamo, sempre dalla stampa, che martedì 27, il Ministro si sarebbe dovuto recare a Bruxelles per trattare questa vicenda.
Vorrei anche ricordare che, in realtà, l'Unione europea ha riconosciuto che non si tratta di aiuto di Stato quando è necessario garantire la continuità territoriale e lo sviluppo economico di zone del nostro Paese - come possano essere, e sono, le isole minori siciliane - il cui sviluppo economico - ma vorrei dire di più, la cui sopravvivenza - dipende dalla possibilità di essere collegati per via marittima. Non ricordo niente di diverso dalla realtà, quando affermo che per gli isolani siciliani la nave significa la scuola, la sanità, l'approvvigionamento alimentare ed energetico. Senza il collegamento navale sono sostanzialmente preclusi la possibilità e il diritto di vivere come gli altri cittadini dell'Unione europea.
L'Unione europea, infatti, questo lo riconosce per i servizi aerei (regolamento n. 1008 del 2008) in cui vengono previste due possibilità: quella, per esempio, di attivare i contratti di servizio pubblico o, addirittura, l'imposizione di un obbligo di servizio pubblico. Ciò avviene perché tutti i cittadini dell'Unione europea devono essere uguali e i cittadini delle quattordici isole minori della Sicilia non sono per questo cittadini minori.
Pertanto, sarà stato vero quello che chiedevamo nell'interpellanza (peraltro il sottosegretario non ha risposto ad alcuno dei quesiti posti) e che il sottosegretario Miccichè aveva già detto alla stampa, ossia il fatto che non era vero che questi 46 milioni di euro che il Ministro si era impegnato a dare per il trasporto e il collegamento marittimo con le isole minori della Sicilia non sarebbero mai arrivati.
Prendiamo atto, dalla risposta che oggi il sottosegretario ci ha fornito, che tutto quello che abbiamo letto dai giornali non è vero e che, sostanzialmente, il Governo si arrende ad una situazione difficilissima che si viene a creare. È chiaro che prendere atto di questo significa non soltanto rinunciare ad un impegno, ma arrivare, per quello che ci riguarda, con tutti gli strumenti che il nostro essere parlamentari ci dà, ad essere anche in profonda sintonia con le popolazioni di questa isola. Riteniamo, infatti, che il collegamento marittimo corrisponda per gli isolani della nostra terra al diritto alla vita, al diritto all'esistenza, al diritto all'istruzione e al diritto (credo scontato) relativo al fatto che siamo tutti cittadini europei.

(Rinvio interpellanze urgenti Zamparutti n. 2-00283, Laratta n. 2-00269 e Lo Monte n. 2-00276)

PRESIDENTE. Avverto che, per accordi intercorsi fra il Governo ed i presentatori, le interpellanze urgenti Zamparutti ed altri n. 2-00283, Laratta ed altri n. 2-00269 e Lo Monte e Brugger n. 2-00276 sono rinviate ad altra seduta.
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 2 febbraio 2009, alle 16:
1. - Discussione della mozione Laboccetta ed altri n. 1-00005 concernente iniziative per la rimozione del sindaco e per lo scioglimento del consiglio comunale di Napoli.

2. - Discussione della mozione Livia Turco ed altri n. 1-00094 sulla prevenzione e cura delle patologie femminili.

3. - Discussione della mozione Marchignoli ed altri n. 1-00095 concernentePag. 77questioni connesse con l'avvio dell'esercizio della linea ferroviaria di trasporto alta velocità Milano-Bologna.

La seduta termina alle 19,55.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO BARBARA POLLASTRINI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 1440-A

BARBARA POLLASTRINI. Signor Presidente, quella che stiamo per votare è una legge attesa, che colma un vuoto normativo grave.
È un atto dovuto, persino riparatore di una inaccettabile indifferenza per i drammi di migliaia di donne o bambine. O meglio delle persone. Perché certo può esserci qualche caso di uomo perseguitato.
Ma alla radice delle molestie insistenti, il cosiddetto stalking (letteralmente fare la posta, l'agguato) c'è un accanimento proprietario - maschilista nel senso più profondo - nei confronti della donna, della sua affettività, del suo corpo.
Riconosciamo finalmente, con questa legge in quell'attitudine ossessiva che produce sofferenza enorme a molte donne, un reato penale punibile e perseguibile.
Le molestie sono un inferno per la vittima, fatto di gironi.
Un inferno in cui la struttura psicologica del molestatore rivela sovente un miscuglio di fragilità e ricerca malata o estrema di una identità virile ferita nel non essere corrisposto come e quanto vorrebbe.
Ma attenzione, l'ultimo girone può portare all'assassinio. Come immagino sappiate, dati e cronache drammatiche ci dicono che il 20 per cento circa di molestie è anticipatore dell' annichilimento finale.
Ti ammazzo perché ti amo, il titolo di uno tra quei libri strazianti e documentati su cui si sono cimentate soprattutto donne.
O quel girone di cui si parla meno e cioè di vittime indotte dalla persecuzione e dalla solitudine al suicidio.
È un calvario che attraversa tutti i ceti sociali, al nord come al sud. Sovente il persecutore è marito attuale o ex, convivente o fidanzato o figura dell'entourage affettivo e amicale della vittima.
Insomma il primo girone si presenta col volto di qualcuno che ami o hai amato.
E quindi, così ci dicono i racconti di tante, vuoi non vedere e giustificare, ti vergogni di dire ai tuoi che dalla pressione psicologica, con telefono, con insulti, minacce, agguati, si passa - se è un marito o un convivente - alle botte in casa, e così in un crescendo di umiliazione, percosse.
E capita che l'inizio avvenga quando la donna è incinta del primo figlio e il marito senta incrinarsi la sua centralità e il suo potere.
Ma anche quando non si arrivi ai casi estremi, la quotidianità è sconvolta.
Tuttavia sempre e comunque con una differenza. Che se una donna ha una autonomia anche economica può ricostruirsi un futuro e difendersi di più.
Altrimenti alla persecuzione si somma l'impossibilità di ribellarsi, di non accettare ricatti sui figli.
Di trovarsi un luogo in cui scappare. Dei quattrini per sopravvivere.
O di essere capita, penso alle donne straniere, tenute in condizione di schiavitù. So che dico cose risapute e allora perché un vuoto legislativo così imperdonabile? Perché c'è un ritardo prima ancora culturale che politico nelle istituzioni e in grande parte delle classi dirigenti.
Una sorta di relativismo etico nei confronti dei diritti umani delle donne. E così dei diritti umani di tutti.
Nella discussione sulle mozioni su questo ci siamo confrontati. Su un tema dunque che interroga culture, governi, e che definisce all'inizio di questo secolo il profilo della democrazia.
E, lo ripeto, l'Europa per la sua storia, per la storia delle donne che l'hanno percorsa, sul punto cruciale della libertà e dignità femminile può dare impulso a un messaggio universale di rispetto della personaPag. 78se non si sottrae, a partire da casa sua, ai suoi doveri.
Se sa fare i conti con le sue oscurità.
Lo ridico come ci raccontavano ieri la tragedia del Circeo e oggi il branco di Guidonia.
Ieri la tragedia di Antonella Multari, uccisa nel centro di Sanremo, da chi la molestava perché malgrado le denunce il reato non era sufficientemente perseguibile.
O di Hina, perché anche Hina aveva chiesto aiuto.
Signor Presidente, il gruppo PD darà voto favorevole a questa legge.
Ieri abbiamo detto, quando si parla di diritti umani essere di parte significa per noi stare dalla parte delle donne.
È la bussola che ci ha guidati dall'avvio della legislatura. Non agiamo cioè sull'onda di una emozione e di una indignazione condivise innanzi ai fatti recenti che hanno scosso le coscienze.
Ma di un impegno che nasce da lontano.
In questo, è vero, c'è una certa fierezza per quella storia straordinaria di donne, per quella rivoluzione dolce che, passo dopo passo, ha difeso e conquistato la libertà, per sé, per le altre e per gli altri. Fatemelo dire anche come donna di sinistra e democratica.
Lo ha fatto, fin dalla Costituente, in questo Parlamento.
Lo ha fatto sui diritti civili e sociali.
Lo ha fatto con quella pietra miliare, voluta trasversalmente, che è stata la legge contro la violenza.
Ieri, grazie alla tenacia delle deputate, abbiamo votato all'unanimità in quest'Aula un dispositivo.
Parola arida per affermare una dichiarazione di intenti e responsabilità.
L'obiettivo è quello che la Ministra e il Governo presentino al più presto in quest'aula un Piano di azione sostenuto da fondi in crescendo, dotato di un osservatorio permanente, di numeri verdi, di un coordinamento tra ministeri. Tra operatori della giustizia, della sanità, enti locali, forze dell'ordine.
Di risorse per associazioni e centri antiviolenza a cui come gruppo anche in questa occasione vogliamo rivolgere il nostro grazie.
E di questo piano fanno parte gli adeguamenti legislativi. Perché senza una visione e un programma d'insieme, ogni tassello preso a sé, non sarebbe sufficiente, risulterebbe inefficace.
Si alimenterebbero così illusioni e lontananze che scavano in una democrazia oggi più fragile e in una società a rischio di civismo.
E soprattutto non si risponderebbe al bisogno e alla disperazione di tante.
Questa era l'ispirazione del lavoro che avevamo avviato col Governo Prodi.
Una convinzione che ci ha portati a ridepositare proposte sulla violenza, lo stalking, contro la pedofilia e contro l' omofobia.
Disegni di legge passati, col Piano d'azione provvisto di fondo, dal Governo di allora al vaglio del Parlamento.
E, in particolare per le molestie insistenti anche col voto di una parte del centrodestra.
Ecco perché noi pensiamo che i pilastri di un piano davvero efficace fossero e rimangano, prevenzione, tutela della vittima, certezza della pena anche riconsiderando le norme a favore.
Perché questa non è solo una delle tante emergenze, ma una battaglia allo stesso tempo di giustizia, di educazione alla cittadinanza fin dalla scuola, di rispetto della immagine della donna, di coesione della società.
Di accompagnamento e recupero.
Quando una donna arriva a un pronto soccorso, dai carabinieri, dalla polizia, quando deve denunciare, sarà capita, tutelata, aiutata?
Noi dunque, fin dall'inizio in Commissione giustizia, vi abbiamo detto: «andiamo avanti».
E ora vi diciamo, con questo voto positivo, non ci accontentiamo!
Quel dispositivo deve diventare un programma concreto!Pag. 79
E con la stessa serietà con cui abbiamo dato idee, proposte premeremo, vigileremo anche con gli occhi della società. Quella che votiamo oggi è la legge che avremmo voluto?
Sono ancora convinta che la proposta arrivata nell'altra legislatura al vaglio del Parlamento fosse più compiuta sulla prevenzione, le aggravanti (non avere accettato l'aggravante sul coniuge è una miopia!), il riferimento ai centri antiviolenza, alla necessità di un rendiconto annuale, di statistiche, risorse e altro ancora.
Più avanti, secondo me, nella concezione stessa del rispetto della donna come condizione per il rispetto di tutti, a prescindere da razza, religione, differenti abilità e orientamento sessuale.
Su quest'ultimo punto, lo dico per onor del vero al collega Contento, una parte dell'opposizione di allora aveva condiviso quel testo che prevedeva l'intervento penale per persecuzioni gravi legate all'omosessualità.
Quindi non è esattamente ciò che avremmo voluto.
Ma un passo in avanti sì. Un fatto positivo sì. A cui abbiamo lavorato anche noi.
E ringrazio a nome del gruppo in particolare le colleghe i colleghi del Partito democratico in commissione giustizia per la loro costanza, intelligenza e coerenza.
Vedete, anche in questo voto si riflette in fondo un tema che attraversa la politica.
Il nesso tra etica della convinzione e etica della responsabilità. Tra attaccamento ai propri valori, principi e le mediazioni concrete da produrre.
Dove si colloca il confine perché quei valori e principi siano mantenuti, anzi siano propulsivi e di «contaminazione»? Non è sempre facile la risposta. Direi che è legata però a dare speranze e qualche serenità in più alle persone.
Il nostro sì è un duplice messaggio un risultato ma per costruire traguardi più ambiziosi a cui non intendiamo rinunciare.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO CONCLUSIVO DEL RELATORE GIULIA BONGIORNO SUL DISEGNO DI LEGGE N. 1440-A

GIULIA BONGIORNO, Relatore. Onorevoli colleghi, la violenza nei confronti delle donne e gli omicidi con movente sessuale o passionale sono spesso «annunciati» da una serie di atti insistenti e ripetuti (telefonate notturne, appostamenti, pedinamenti) che attualmente non trovano nel nostro ordinamento idonei strumenti di contrasto.
Del tutto inadeguata ad arginare tale fenomeno è la configurazione del reato di molestie.
Da qui, la necessità di creare una nuova fattispecie che dilati, e al contempo anticipi, la tutela della vittima.
Ecco, dunque, che il disegno di legge (oggi al voto) è diretto a colmare un vuoto normativo e di tutela non più sostenibile.
Mi riferisco alle misure contro gli atti persecutori, fenomeno noto nella terminologia criminologica anglosassone - peraltro universalmente utilizzata - come stalking.
Il vocabolo deriva dal verbo inglese to stalk, che significa «seguire, fare la posta» nel gergo venatorio. La caccia a certi tipi di animali, infatti, si attua attraverso un appostamento che può durare a lungo, e che si risolve in una vera e propria persecuzione dell'animale, che poi alla fine viene ucciso dal cacciatore.
Certe vicende criminose hanno una fisionomia assimilabile a quella dello stalking venatorio.
Vi sono casi, ad esempio, di fidanzati lasciati che non sono capaci di rinunciare alla perdita della persona amata. Questi soggetti continuano a perseguitare l'ex partner magari per mesi o per anni.
In un primo tempo, le «molestie» possono essere di poco conto, anche se insistenti. Ma col passare del tempo - quando l'ossessione non si placa - il fenomeno tende a subire una escalation.Pag. 80
L'ex fidanzato comincia talora ad accompagnare le molestie con minacce più o meno velate. Segue la sua «vittima» dappertutto, e le rende la vita impossibile.
La pressione psicologica subìta da chi è vittima di stalking a volte diviene intollerabile; l'ansia a la paura hanno il sopravvento, e la vittima è spesso addirittura costretta a modificare le proprie e diviene intollerabile; l'ansia a la paura hanno il sopravvento, e la vittima è spesso addirittura costretta a modificare le proprie a vittima è spesso addirittura costretta a modificare le proprie abitudini di vita.
E se l'escalation prosegue, può essere che l'esito finale sia il peggiore: ossia l'omicidio della sua vittima da parte dello stalker.
Si tratta di fenomeni che purtroppo hanno funestato la realtà italiana negli ultimi tempi.
Numerosi sono stati i casi di fidanzati respinti che, dopo anni di «atti persecutori» nei confronti delle loro ex, hanno concluso le loro molestie uccidendole.
Ma anche quando le molestie insistenti non sfociano in esiti così drammatici, il danno arrecato alla vita di relazione delle vittime dello stalking è enorme.
Viene lesa sia la libertà personale, sia la riservatezza delle persone. E talora i danni riguardano la stessa incolumità fisio-psichica, nella forma dello stress psicologico.
I beni giuridici messi in pericolo o lesi dalle condotte di stalking sono dunque di grande rilevanza, anche nelle ipotesi in cui l'esito delle vicende non sia drammatico.
A fronte di un fenomeno così grave e in forte incremento nella moderna società tecnologica, ed in un ambiente sempre più anonimo e di perdita di coesione sociale, l'ordinamento reagisce con risposte troppo blande.
Non stupisce dunque che in tutto il mondo si siano adottate misure penali e non penali per fronteggiare il problema e anche in Italia è finalmente giunto il momento di approvare una legge sul tema.
Il disegno di legge oggi in Aula è costituito da un corpo normativo che vuole creare un micro sistema giuridico anti-stalking volto a scongiurare l'eventualità che la persecuzione sfoci in una escalation di violenza.
L'obiettivo della norma è duplice: da un lato si vuole contrastare gli «atti persecutori» con adeguate sanzioni; dall'altro si mira ad evitare che lo stalker incappi proprio nella escalation di violenza, che porta a volte agli esiti finali nefasti.
Con il disegno di legge si vuole inserire, dopo l'articolo 612 del codice penale, l'articolo 612-bis, sotto la rubrica «atti persecutori».
La nuova norma provvede una definizione di stalking, senza soffermarsi sulle modalità delle molestie (che del resto possono essere le più varie), bensì sugli effetti che esse sono idonee a produrre; le minacce sono ovviamente considerate come altro mezzo di realizzazione del fatto.
Lo stalking è un reato abituale proprio, che si sostanzia in un comportamento reiterato e assillante nei confronti della vittima, per la quale è predisposta una serie di garanzie ad hoc, le uniche capaci di prevenire gli esiti talvolta letali dell'escalation di violenza da parte dello stalker.
Le pene previste per la fattispecie-base sono ben più gravi di quelle attualmente previste per casi simili.
Vengono introdotte dai commi secondo e terzo del nuovo articolo alcune aggravanti. La pena è aumentata se il fatto è commesso dal coniuge legalmente separato o divorziato o da persona che sia stata legata da relazione affettiva con la persona offesa.
Si tratta di un'aggravante che ricorrerà spesso, dato che lo stalking di norma presuppone l'attaccamento ossessivo a qualcuno che si è «perso».
Il delitto è procedibile a querela, il che appare quanto mai necessario, visto il carattere strettamente «privato» di questo reato e vista l'opportunità di non obbligare la vittima a subire un processo penale se non lo desidera.
Un'importantissima previsione della norma è quella che dispone la procedibilitàPag. 81d'ufficio (anche) nei casi in cui lo stalker prosegue nella condotta molesta a seguito dell'ammonimento del questore.
È proprio l'articolo 2 della legge che prevede tale fondamentale misura.
Si tratta di uno strumento di notevole utilità, visto che, nei casi meno gravi, lo stalker, se ammonito dal questore, potrebbe desistere dai suoi atti persecutori.
Il ricorso immediato e brutale allo strumento penale, infatti, potrebbe addirittura sortire effetti boomerang, ed accrescere l'ossessione dello stalker e la sua pericolosità.
L'approccio allo stalking, insomma, deve essere il più possibile graduale, onde prevenire la già più volte menzionata escalation di violenza del molestatore.
L'articolo 3 prevede una serie di modifiche al codice di procedura penale, fra cui: l'immissione dell'articolo 612-bis fra i reati per i quali è consentita l'intercettazione telefonica; l'introduzione di una nuova misura cautelare coercitiva consistente nel divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa; il possibile divieto per l'imputato di comunicare con qualsiasi mezzo sia con la vittima sia con persone ad essa affettivamente legate.
Tra queste novità, la nuova misura cautelare appare di notevole importanza nella lotta allo stalking.
Colmando tale lacuna dell'ordinamento, non accadrà più quanto si è verificato già fin troppe volte: violenze sessuali ed omicidi dei quali sono vittime donne che si sono in precedenza rivolte agli organi di polizia per chiedere protezione nei confronti di chi le perseguita e per poi sentirsi rispondere che la legge non fornisce strumenti adeguati di tutela.
La fattispecie in esame poi si aggiunge fra quelle per cui è possibile richiedere l'incidente probatorio. La ratio di tale misura risiede nell'esigenza di limitare il più possibile la reiterazione del confronto in sede giudiziaria con la ricostruzione di esperienze drammatiche e dolorose.
Inoltre, tra le misure a sostegno delle vittime del reato di atti persecutori, di fondamentale importanza è l'istituzione di un numero verde nazionale.
Nel testo poi si prevede che le forze dell'ordine, i presidi sanitari e le istituzioni pubbliche che ricevono dalla vittima notizia di reato di atti persecutori provvedano a mettere in contatto la vittima con i Centri antiviolenza, qualora la stessa ne faccia espressamente richiesta.
Si tratta di una disposizione che offre una ulteriore forma di tutela alle vittime, per farle sentire meno sole di quanto si sentono tutte le vittime di reati commessi da una parte forte nei confronti di una parte oramai sempre più debole.
Nel concludere, voglio ringraziare tutti i Gruppi che - con spirito collaborativo - hanno dato un contributo fattivo all'approvazione di un testo non solo condiviso, ma anche adeguato e necessario per tutelare le vittime di un reato tanto grave quanto quello degli atti persecutori.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1440 e abb.- A - em. 1.72 429 425 4 213 421 4 81 Appr.
2 Nom. em. 1.100 453 452 1 227 450 2 81 Appr.
3 Nom. em. 1.50 457 329 128 165 329 81 Appr.
4 Nom. em. 1.67 455 450 5 226 31 419 79 Resp.
5 Nom. em. 1.70 460 455 5 228 9 446 79 Resp.
6 Nom. em. 1.66 467 465 2 233 26 439 79 Resp.
7 Nom. em. 1.37 467 465 2 233 25 440 78 Resp.
8 Nom. em. 1.101 458 424 34 213 395 29 77 Appr.
9 Nom. articolo 1 464 459 5 230 455 4 77 Appr.
10 Nom. articolo agg. 1.01 459 454 5 228 226 228 77 Resp.
11 Nom. em. 2.55 443 441 2 221 19 422 77 Resp.
12 Nom. em. 2.51 432 427 5 214 200 227 76 Resp.
13 Nom. em. 2.100 435 430 5 216 427 3 76 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 2.56 433 430 3 216 203 227 76 Resp.
15 Nom. articolo 2 431 426 5 214 424 2 76 Appr.
16 Nom. em. 3.6 418 415 3 208 20 395 76 Resp.
17 Nom. em. 3.51 430 426 4 214 200 226 76 Resp.
18 Nom. articolo 3 427 420 7 211 417 3 76 Appr.
19 Nom. articolo 4 439 435 4 218 434 1 76 Appr.
20 Nom. em. 5.50 441 438 3 220 435 3 76 Appr.
21 Nom. articolo 5 439 434 5 218 434 76 Appr.
22 Nom. articolo agg. 5.050 442 437 5 219 207 230 76 Resp.
23 Nom. articolo agg. 5.051 420 418 2 210 194 224 76 Resp.
24 Nom. subem. 0.5.0200.1 441 436 5 219 434 2 76 Appr.
25 Nom. articolo agg. 5.0200 442 439 3 220 436 3 76 Appr.
26 Nom. articolo agg. 5.052 431 427 4 214 196 231 76 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 32)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 6.300 402 395 7 198 390 5 76 Appr.
28 Nom. articolo 6 421 415 6 208 414 1 76 Appr.
29 Nom. articolo 7 434 430 4 216 429 1 76 Appr.
30 Nom. odg. 9/1440 e abb.-A/1 394 391 3 196 173 218 76 Resp.
31 Nom. odg. 9/1440 e abb.-A/4 398 394 4 198 170 224 76 Resp.
32 Nom. Ddl 1440 e abb.- A - Voto finale 384 381 3 191 379 2 74 Appr.