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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 105 di martedì 16 dicembre 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 10,15.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 12 dicembre 2008.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Balocchi, Bindi, Bongiorno, Boniver, Brugger, Caparini, Cirielli, Dozzo, Fallica, Gianni Farina, La Russa, Leone, Lo Monte, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Mura, Pescante, Scajola, Stucchi, Vietti e Zacchera sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo per farle presente che è in corso a palazzo Montecitorio la commemorazione dei settant'anni dall'emanazione delle leggi razziali e che a questo incontro sono presenti molti parlamentari. Credo che questa iniziativa sia estremamente importante per quanto, purtroppo, ci hanno detto la storia e gli avvenimenti che si sono verificati. Ritengo utile dare la possibilità a tutti quelli che lo vogliano di partecipare a questo convegno, per ricordare una data che la storia ha dimostrato sicuramente essere stata nefasta.
In un periodo di difficoltà, come quello che sta passando il nostro Paese, si tende magari anche a dimenticare, senza colpe, ma credo che ricordare avvenimenti come questi renda un po' tutti migliori. Non possiamo far finta che sia solo un incontro casuale o di poca importanza. Ritengo sia un incontro fondamentale, e che anche, e soprattutto, il Parlamento lo dovrebbe dimostrare. Pertanto, le chiedo, se lo ritiene, e se l'Assemblea è d'accordo, di sospendere i lavori fino al termine di questo convegno, che si svolge a palazzo Montecitorio, per le motivazioni che ho esposto prima, e che non sto a ripetere, ma che ritengo molto significative, soprattutto in periodi come questo.

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, la ringrazio del suo intervento che la onora, come onora questa Assemblea. Le leggi razziali sono state un momento di infamia e di vergogna nella storia italiana e richiamano tutti noi al valore fondamentale della persona umana, da rispettare sempre e comunque in ogni singolo membro della specie umana. Io, però, non posso sospendere i lavori dell'Assemblea, disattendendo un'indicazione espressa della Conferenza dei presidenti di gruppo, se qualcuno dei gruppi solleva obiezione. Pag. 2Se, invece, tutti i gruppi concordano, sono favorevole a una sospensione. Chiedo, quindi, un attimo di attenzione.
Non essendovi obiezioni, sospendo la seduta, che riprenderà alle 11,30, per dare modo a tutti i deputati di partecipare a questa iniziativa.

La seduta, sospesa alle 10,20, è ripresa alle 11,35.

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

MANUELA DAL LAGO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, intervengo per esprimere il disappunto a nome di tutto il mio gruppo (un disappunto molto forte) per esserci trovati qui questa mattina, alle 10, ed avere poi rinviato la seduta alle 11,30. Abbiamo già i giornali, in particolare Libero, che ci attaccano come ladri e drogati, e altri giornali che ci accusano di essere assenteisti. Noi non ci sentiamo né ladri, né drogati, né assenteisti, ma certamente non apprezziamo che nell'organizzazione dei lavori della Camera ci si dica di venire a votare la mattina del martedì alle 10, ci si alzi alle 4 di mattina per prendere gli aerei, si parta di notte per ritrovarci qui, e ci si viene a dire poi che la seduta riprende alle 11,30 (Applausi del deputato Landolfi). Credo che sia una questione di organizzazione dei lavori, signor Presidente, e che il convegno - importante, per carità - che si è tenuto questa mattina non fosse all'ordine del giorno solamente da questa mattina, ma evidentemente (essendo stati spediti gli inviti) fosse all'ordine del giorno da parecchio tempo. Era sufficiente, nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo che si è tenuta ieri, comunicare che i lavori sarebbero iniziati più tardi, in modo tale da avvisare i parlamentari che sarebbero potuti arrivare qualche ora dopo.
Il disappunto nasce anche dal fatto che questi problemi si ripetono spesso. La invito, a nome del mio gruppo, a sollecitare il Presidente Fini a far in modo che noi possiamo venire qui per poter lavorare effettivamente e non per perdere tempo, come troppo spesso capita in quest'Aula e non certo per colpa dei parlamentari presenti. I nostri questa mattina erano tutti presenti e pronti ad iniziare il loro lavoro all'ora che la Presidenza aveva stabilito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Dal Lago, le sue considerazioni verranno portate a conoscenza del Presidente della Camera. Mi consenta di farle due osservazioni. La prima è che sono sicuro che lei non vuole dire che il gruppo della Lega sottovaluta l'importanza della commemorazione del settantesimo anniversario delle leggi razziali. Mi sembra opportuno ribadire questo, perché è una questione su cui tutto il Parlamento è unito, perché è una data d'infamia e di vergogna che deve diventare per noi occasione per tenere gli occhi aperti verso il futuro e per garantire il rispetto della dignità di ogni singola persona umana (Applausi).
La seconda osservazione ha invece carattere procedurale. Mi è stata presentata una richiesta che ho sottoposto all'Aula, facendo notare nel mio intervento che questa richiesta poteva ricevere risposta positiva soltanto nel caso in cui nessuno dei gruppi si fosse opposto. Nessun gruppo si è opposto. Il suo pregevole intervento avrebbe dovuto essere svolto nel momento opportuno, in tal caso noi non avremmo sospeso i lavori, perché una decisione presa con il consenso di tutti può essere Pag. 3rivista solo con il consenso di tutti. Qualche autorevole giurista presente in quest'Aula a questo punto ricorderebbe il motto romano volenti non fit iniuria: quando c'è l'accordo nessuno poi ha titolo per lamentarsi.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 6 novembre 2008, n. 172, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, nonché misure urgenti di tutela ambientale (A.C. 1875-A) (ore 11,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 6 novembre 2008, n. 172, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, nonché misure urgenti di tutela ambientale.
Ricordo che nella seduta dell'11 dicembre 2008 il rappresentante del Governo ha espresso il parere sugli ordini del giorno e sono state svolte le dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 1875-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno (Vedi l'allegato A - A.C. 1875-A).
Passiamo all'ordine del giorno Mario Pepe (PdL) n. 9/1875/1, accolto come raccomandazione dal Governo, purché riformulato.
Onorevole Mario Pepe, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1875/1?

MARIO PEPE (PdL). Ringrazio il Governo per aver accolto, sia pure come raccomandazione, l'ordine del giorno da me presentato, ricordando che quella zona è martoriata, perché ha pagato in termini ambientali l'emergenza rifiuti in Campania. Vorrei anche sollecitare il Ministro a nominare il presidente del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, ormai senza il suo presidente da molti mesi. Accetto, dunque, la riformulazione e non insisto per la votazione, ringraziando ancora il Governo.

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Zamparutti n. 9/1875/2, accettato dal Governo.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. S'intende che l'onorevole Borghesi non insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1875/3, accolto come raccomandazione purché riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Evangelisti insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1875/4, non accettato dal Governo.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,38).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 11,39)

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non voglio aprire nessun tipo di polemica con la Presidenza, non voglio nemmeno riferirmi a questa ulteriore sospensione, ma mi riferisco ad alcuni interventi di oggi del Presidente, che riportati, forse in maniera malevola, dalle agenzie di stampa, accusano la Chiesa cattolica italiana di non essere intervenuta contro le leggi razziali. Probabilmente la distribuzione del testo potrebbe renderci tutti più edotti e, a quel punto, potremmo dare una valutazione più completa di questo intervento, che potrebbe Pag. 4apparire come un intervento che in qualche modo segue - come certamente non sarà nelle intenzioni del Presidente - le polemiche nei confronti di Pio XII.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, come il Presidente Buttiglione ha testé detto, dobbiamo ora sospendere la seduta, onde consentire il decorso dei tempi previsti dal nostro Regolamento per procedere ai voti.
Quanto alla richiesta dell'onorevole Volontè, ritengo che non vi sia nulla di più semplice che leggere quello che il Presidente della Camera ha detto, e non sta al Presidente della Camera sottoporre il suo pensiero all'attenzione dell'Aula (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico e del deputato Dal Lago).

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 1875-A)

PRESIDENTE. Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 11,55.

La seduta, sospesa alle 11,40, è ripresa alle 11,55.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/1875/4, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 395
Votanti 393
Astenuti 2
Maggioranza 197
Hanno votato
7
Hanno votato
no 386).

Prendo atto che i deputati Portas, Esposito e Capitanio Santolini hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo infine atto che i deputati Renato Farina, Poli, Laura Molteni e Scandroglio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Vassallo, Berretta e Samperi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Rota n. 9/1875/5, accettato dal Governo se riformulato: si intende che vi abbia rinunziato.
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Cimadoro n. 9/1875/6, non accettato dal Governo: si intende che vi abbia rinunziato.
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Piffari n. 9/1875/7, non accettato dal Governo: si intende che vi abbia rinunziato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Realacci n. 9/1875/9, accettato dal Governo.
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Esposito n. 9/1875/10, accolto come raccomandazione dal Governo: si intende che vi abbia rinunziato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Martella n. 9/1875/11 accolto come raccomandazione, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bocci n. 9/1875/13 accolto come raccomandazione, purché riformulato.
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Ginoble n. 9/1875/14, accolto come raccomandazione dal Governo purché riformulato: si intende che vi abbia rinunziato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mosella n. 9/1875/15, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del Pag. 5giorno Vico n. 9/1875/16, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/1875/17 non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/1875/17, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 445
Maggioranza 223
Hanno votato
203
Hanno votato
no 242).

Prendo atto che i deputati Anna Teresa Formisano, Della Vedova e Capitanio Santolini hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Laura Molteni e Scandroglio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marantelli n. 9/1875/18, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mastromauro n. 9/1875/19, accolto come raccomandazione dal Governo.
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Morassut n. 9/1875/20, non accettato dal Governo: si intende che vi abbia rinunziato.
Prendo atto che l'onorevole Pompili accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1875/21, accolto come raccomandazione purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Miotto n. 9/1875/22, non accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Farinone accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1875/23, accolto come raccomandazione dal Governo purché riformulato.
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Garavini n. 9/1875/24, non accettato dal Governo: si intende che vi abbia rinunziato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Quartiani n. 9/1875/25, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Viola accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1875/26, accolto come raccomandazione purché riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Luongo non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1875/27, non accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Margiotta non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1875/28, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Braga non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1875/29, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Marchignoli accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1875/30, accolto come raccomandazione purché riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Misiani accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1875/31, accolto come raccomandazione purché riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Ria non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1875/32, accolto dal Governo come raccomandazione.Pag. 6
Prendo atto che l'onorevole Mazzarella insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1875/33, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mazzarella n. 9/1875/33, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 462
Votanti 443
Astenuti 19
Maggioranza 222
Hanno votato
194
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita a votare e che i deputati Laura Molteni e Scandroglio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che l'onorevole Marchi insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1875/34, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marchi n. 9/1875/34, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato
211
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita a votare, che i deputati Laura Molteni e Scandroglio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Palagiano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che l'onorevole Nicolais accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1875/35, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che l'onorevole Picierno accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1875/36, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che l'onorevole Boffa non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1875/37, accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Lovelli insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1875/38, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lovelli n. 9/1875/38, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 466
Maggioranza 234
Hanno votato
214
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che i deputati Laura Molteni e Scandroglio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che l'onorevole Cardinale insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1875/39, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.Pag. 7
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cardinale n. 9/1875/39, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 467
Maggioranza 234
Hanno votato
211
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che la deputata Pes ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che i deputati Laura Molteni e Scandroglio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo altresì atto che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita a votare.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bratti n. 9/1875/40, non accettato dal Governo.

ALESSANDRO BRATTI. Sì, signor Presidente insisto per la votazione. Signor Presidente, con questo ordine del giorno si chiedeva sostanzialmente di dare - così com'è stato fatto in altre regioni - garanzie di trasparenza relativamente agli eventuali impatti ambientali che gli inceneritori hanno o potrebbero avere sul territorio e sulla salute dei cittadini.
La proposta nasce da esperienze che riprendono sperimentazioni realizzate in altre parti del Paese e, quindi, ci teniamo a insistere per riproporre tale esperienza, con questo ordine del giorno, perché riteniamo che, comunque, a condizioni economiche non incrementali, si possa dare un segnale di trasparenza assolutamente importante, rispetto all'attività di questi impianti che, spesso, destano preoccupazioni.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bratti n. 9/1875/40, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato
215
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita a votare e che i deputati Laura Molteni e Scandroglio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Libè n. 9/1875/41, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Libè n. 9/1875/41, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 461
Votanti 458
Astenuti 3
Maggioranza 230
Hanno votato
211
Hanno votato
no 247).

Prendo atto che i deputati Laura Molteni, Scandroglio e Nizzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione Pag. 8dell'ordine del giorno Cera n. 9/1875/42, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Dionisi n. 9/1875/43, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dionisi n. 9/1875/43, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 468
Votanti 467
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato
214
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita a votare e che i deputati Laura Molteni e Scandroglio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Tassone n. 9/1875/44, accettato dal Governo.

MARIO TASSONE. No, signor Presidente, non insisto, e desidero ringraziare il sottosegretario Menia che ha accolto questo ordine del giorno, che riproduce il contenuto di un ordine del giorno presentato ad un precedente provvedimento di legge. Non ci siamo mai fraintesi, ho letto anche il resoconto stenografico. Certamente, ciò rende giustizia ad una materia molto impegnativa, che è quella della gestione emergenziale dei rifiuti in Calabria. È necessario porre rimedio a tale situazione e, soprattutto, operare realmente un controllo molto serio, considerato che la vicenda di Crotone ha determinato questioni certamente complicate e, per alcuni versi, drammatiche.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Galletti n. 9/1875/45, accettato dal Governo purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Motta n. 9/1875/46, accettato dal Governo purché riformulato.

CARMEN MOTTA. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/1875/47, accettato dal Governo limitatamente al primo capoverso del dispositivo.
Prendo atto altresì che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mariani n. 9/1875/48, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Germanà n. 9/1875/49 se accedano all'invito al ritiro formulato dal Governo.

ANTONINO SALVATORE GERMANÀ. Signor Presidente, ritiro l'ordine del giorno, anche se le motivazioni sottese all'atto restano valide. Inviterei pertanto il Governo ad affrontare la materia in sede di Commissione competente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Saluto i docenti e gli studenti del liceo scientifico Cristoforo Colombo di Marigliano, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1875-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.Pag. 9
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il lungo dibattito della settimana scorsa ha dato l'idea, a causa dell'ostruzionismo dell'opposizione, che questo decreto dovesse servire a risolvere problemi legati a questa maggioranza. Invece, il medesimo decreto, destinato a fronteggiare l'emergenza dei rifiuti in Campania, serve a completare, a consolidare e a rendere più efficace ed efficiente quell'azione dell'attuale Governo che è servita ad avviare a risoluzione definitiva la questione dell'emergenza dei rifiuti in Campania. Deve essere chiaro che le responsabilità dell'emergenza rifiuti in Campania sono interamente da addebitare al Governo regionale di centrosinistra e in modo particolare al governatore Bassolino, grande dissipatore di risorse pubbliche. Egli è stato sottoposto, in questi giorni, ad una sorta di processo politico da parte del suo partito, senza che il medesimo sia giunto ad una conclusione che possa rendere più tranquillo il futuro dei cittadini campani. Costoro non aspettano altro che liberarsi di questa negativa esperienza di governo regionale, affidandosi al rito palingenetico delle cosiddette primarie che dovrebbero consentire al Partito Democratico di evitare che, in quella regione, ci sia un candidato presidente scelto dall'attuale governatore rendendo possibile invece che esso possa essere scelto dalla base del Partito Democratico. È evidente che in Campania c'è una doppia questione: una questione etica, che riguarda l'efficacia e l'efficienza dell'azione del governo regionale, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti: abbiamo avuto per anni cumuli di rifiuti per le strade della Campania senza che, da parte del presidente della regione e della sua maggioranza, venisse una proposta concreta per realizzare il ciclo integrato dei rifiuti.
Durante questo estenuante dibattito - questo Parlamento, per essere all'altezza della crisi presente nella nostra regione, avrebbe dovuto approvare anche questo decreto-legge, il terzo sull'emergenza dei rifiuti in Campania, in poche ore; avrebbe dovuto approvarlo in pochissimo tempo perché avesse definitiva e piena efficacia - abbiamo ascoltato, lo ripeto, interventi strumentali. È stato detto che si poteva evitare di proporre un terzo decreto-legge sull'emergenza dei rifiuti in Campania partendo dal presupposto che, avendo approvato questo terzo decreto-legge, il Governo evidentemente aveva approvato in precedenza provvedimenti incompleti, parziali, se non addirittura sbagliati.
Invece il risultato, il bilancio che possiamo fare con onestà e verità in quest'Aula è che i provvedimenti del Governo precedentemente assunti e approvati dal Parlamento sono stati efficaci; la regione Campania sta lentamente, ma in maniera progressiva ed efficace, uscendo dalla condizione di emergenza, è stato avviato un percorso che ci porterà alla realizzazione di un ciclo integrato per lo smaltimento dei rifiuti e che, partendo da quote soddisfacenti di raccolta differenziata, potrà arrivare all'anello finale del termovalorizzatore per poi conferire in discarica quantità minime di rifiuti.
Tuttavia, signor sottosegretario - se può prestare un po' di attenzione a quanto sto per dirle - dobbiamo anche attuare in ogni loro parte i provvedimenti assunti. Voglio, infatti, sottolineare, signor sottosegretario, che dall'attuale situazione di emergenza siamo usciti anche perché sono state realizzate nelle due province più piccole della Campania, Avellino e Benevento, due discariche che si stanno facendo carico dello smaltimento dei rifiuti dell'intera regione.
Abbiamo ascoltato gli interventi molto appassionati del collega Barbato al quale riconosco assoluta onestà politica nel difendere e nel sostenere le tesi che illustra in Parlamento. Tuttavia l'onorevole Barbato sa che non possiamo andare avanti in questa condizione per la quale due sole sono le province coinvolte, in modo particolare Benevento e Avellino, dove si dovrebbe realizzare addirittura una seconda discarica, una megadiscarica che trasformerà Pag. 10la provincia di Avellino in una sorta di immondezzaio della regione Campania.
Dobbiamo portare avanti il programma di realizzazione con le dovute precauzioni, dando assoluta garanzia di sicurezza e di tranquillità alle popolazioni, ma dobbiamo realizzare in ogni parte il programma che è stato previsto dal Governo e contenuto nei precedenti decreti-legge, perché non ci possiamo consentire di precipitare in una situazione grave che ha, spero in maniera non definitiva, deturpato l'immagine della nostra regione.
Dobbiamo restituire ai cittadini campani la dignità che hanno perduto in quei lunghi mesi in cui tonnellate di immondizia sono state abbandonate per le strade e dobbiamo anche renderci conto che, in una situazione così difficile, alcune misure che potrebbero apparire eccessivamente al di là delle modalità di intervento ordinarie, come le pene per chi lascia rifiuti ingombranti per le strade, sono giustificate. Infatti, in queste settimane, abbiamo potuto verificare che, pur essendo state liberate le città e i paesi dai rifiuti solidi urbani, purtroppo, continuava la pessima abitudine di lasciare i rifiuti ingombranti per strada e questa misura, da quando ha acquisito forza di legge, ha dimostrato, invece, di ottenere risultati positivi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 12,15)

ARTURO IANNACCONE. Cari colleghi, dobbiamo confrontarci anche sull'efficacia dei provvedimenti e non solo sul fatto se essi siano proposti dalla maggioranza, perché se un provvedimento è efficace e risolve un problema, quel provvedimento deve essere fatto proprio, ritengo, al di là delle distinzioni politiche, dall'intero Parlamento.
A noi del Movimento per l'Autonomia appare molto giusta la misura per realizzare altri termovalorizzatori e per impedire che si possano verificare e determinare altre situazioni di emergenza. E l'accanimento con cui il Partito Democratico ha tentato di ostacolare una norma giusta, una norma che serve a dare un aggiustamento...

PRESIDENTE. Onorevole Iannaccone, devo pregarla di concludere!

ARTURO IANNACCONE. ... e a risolvere questo problema mi è sembrata, in un certo senso, una posizione di natura esclusivamente politica e non legata al merito del provvedimento.
Mi accingo a terminare, signor Presidente. Il Movimento per l'Autonomia, pertanto, esprimerà un voto favorevole sul provvedimento in esame dando atto, a Berlusconi e al Governo, di essere stati all'altezza di una sfida che sembrava impossibile da vincere (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, devo esprimere con grande chiarezza al Governo che stiamo esaminando il provvedimento sulla Campania del quale siamo meno soddisfatti perché si tratta di un provvedimento, come dicevo, che ci convince meno, non tanto per le finalità quanto per le modalità con cui avete cercato di attuarlo. Ogni volta rischiamo che i decreti-legge si trasformino in decreti omnibus, dove si tenta di far entrare di tutto e, alla fine, si svilisce anche l'obiettivo principale che molte volte è nobile e tende a risolvere gravi problemi di questo Paese.
Pertanto, le valutazioni che sono portato a svolgere sono di due tipi: o manca la capacità di pianificare o vi è, con malafede, il tentativo di inserire sempre di tutto, anche perché quando si parla di emergenza, alla fine, tutti dobbiamo essere chiamati ad un senso di responsabilità. Credo più nella prima ipotesi, ma sono convinto che vi sia anche un po' di malafede, caro Governo.
Siamo consapevoli della vostra forte indisponibilità ad accogliere emendamenti Pag. 11che erano solo ed esclusivamente di buonsenso e solo ed esclusivamente migliorativi, come avete fatto cinque mesi fa, quando avevamo proposto il commissariamento di quelle amministrazioni che non operassero per migliorare il clima - non solo in senso ambientale - nei loro comuni e nelle loro province, per colpire quegli amministratori che non collaborassero con lo Stato che si è impegnato da tempo, stanziando risorse importanti a favore di quel territorio e per risolvere questi problemi.
Inoltre, non siamo convinti, con riferimento alla forma (che molte volte è sostanza), delle vostre non risposte. Non abbiamo detto di no, caro signor Ministro - se qualche volta ascoltasse non sarebbe male - al quinto termovalorizzatore, ma chiedevamo al Governo di darci dati concreti che dimostrassero che quell'impianto sarebbe servito e che - mi rivolgo agli amici campani - non potesse eventualmente diventare un impianto di smaltimento per rifiuti provenienti da altre regioni.
Abbiamo anche molti dubbi sulla norma relativa all'inasprimento dei reati. Chi vi parla, e il suo partito, è totalmente d'accordo sul fatto che vi debbano essere regole chiare e la capacità, da parte dello Stato, di intervenire con sanzioni reali. Il dubbio che abbiamo è proprio questo: che non vi sia e non vi sarà la capacità di intervenire con sanzioni reali.
Ricordo poi la questione (usando un termine nobile) delle provvidenze dei CIP6. Chiariamoci subito: l'UdC, anche in Commissione - chiederei al signor Ministro di ascoltare, dato che affronto questioni che interessano la sua regione - si è resa immediatamente disponibile per mettersi attorno ad un tavolo e trovare una formula per valutare come, perché, dove, secondo quali modalità e con quali impianti si possa e si debba intervenire per fornire un sostegno.
Non avete risposto. Di nascosto avete lavorato per caricare sui cittadini un'altra tassa. Non abbiamo detto di no, ma vi abbiamo chiesto di cercare di essere persone serie, dicendo chiaramente ai cittadini, quelli per i quali avete fatto fatica a trovare i 40 euro per la social card, che non volete caricare loro in bolletta ulteriori spese. Mi dispiace - chiedo al Presidente se può richiamare il Ministro ad ascoltare - che il signor Ministro rispetto a ciò abbia fatto orecchie da mercante, abbia fatto finta di nulla e che alla fine arrivino provvidenze su quegli impianti che, parliamoci chiaro, pagheranno anche i suoi cittadini, signor Ministro, perché li pagheranno tutti.
Ancora una volta abbiamo dato un segnale importante di come crediamo si debba fare politica. Infatti, le cose si possono anche fare, una maggioranza ha anche il diritto di prendere decisioni che non vanno bene all'opposizione, ma ha il dovere di chiamarle con il loro vero nome. Questa è diventata una truffa. In ogni modo, si tratta di una battaglia che continueremo. Infatti, non si può continuare a dire di non aumentare le tasse e poi aumentare il costo dei servizi in modo molto forte, perché si tratta di 4 miliardi di euro, quando la social card vale circa 600 milioni di euro.
Poiché è presente il Ministro, anche se fino ad ora non ha ascoltato, vorrei dire che le lotte per l'ambiente si fanno con serietà. Lei avrà visto che il nostro partito, nella battaglia con l'Europa per risolvere il problema di come arrivare ai famosi obiettivi senza ammazzare l'economia, è stato a fianco del Governo, ha dato il suo assenso, tuttavia ricordo al Governo il dovere di essere coerente. Avete detto che bisogna aiutare le imprese e raggiungere gli obiettivi, ma poi sopprimete tutti gli strumenti che servono a migliorare l'efficienza energetica nel nostro Paese.
Questo è solo un esempio. Poi farete marcia indietro (lo vedremo nei provvedimenti), ma non si tornerà sicuramente allo stato delle cose pregresso, quando si aiutavano le imprese a rimettere in efficienza i nostri edifici. Purtroppo, siamo avanti in altri campi, ma molto indietro in questi, dove si ha bisogno di contributi e sostegni veri, per i cittadini e le piccole e medie imprese che lavorano in questo settore.Pag. 12
Dunque, il nostro sarà un voto di astensione, perché nemmeno questa volta ci sottraiamo all'impegno preso di lavorare tutti insieme per risolvere il problema dei rifiuti in Campania. Si tratta di un problema rimasto aperto per troppo tempo per colpa di tanti (se non quasi di tutti, cerchiamo di ricordarcelo). Su questo, caro Ministro, signor Presidente della Camera, invito tutti noi come parlamentari, ancora prima che come rappresentanti di partito, ad essere seri perché il voto in Abruzzo ha dimostrato una cosa: molti cittadini vanno sempre meno a votare da qualunque parte e di qualunque credo siano. Noi continueremo queste battaglie e l'Unione di Centro c'è oggi e ci sarà sempre (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo le ultime elezioni politiche, noi dell'Italia dei Valori eravamo un po' avviliti perché immaginavamo e sognavamo di eleggere Premier l'onorevole Veltroni. Però, non essendoci riusciti, rimanemmo in parte speranzosi. Infatti, dopo le prime dichiarazioni, il Presidente Berlusconi ci fece immaginare che avrebbe voluto fare tanto, che volesse prendere provvedimenti straordinari per la Campania. Per questa ragione, noi parlamentari campani, insieme al collega Palagiano, al collega Porfidia e al collega Formisano, pensavamo che si voltasse pagina per quanto riguardava l'emergenza rifiuti in Campania. Berlusconi promise che avrebbe fatto il primo Consiglio dei ministri a Napoli e così fu. Tuttavia, dopo quella prima seduta del Consiglio dei ministri a Napoli, purtroppo ci accorgemmo che il primo provvedimento che ci trovammo qui a dover approvare fu la conversione del decreto-legge cosiddetto salva Retequattro e, quindi, capimmo che eravamo alle solite, che ci stavano prendendo in giro, che qualcosa non funzionava, che la musica era purtroppo sempre la stessa.
Viceversa, ci teniamo che la politica cambi. Il voto in Abruzzo è molto significativo soprattutto per una ragione: un cittadino su due in quella regione non ha votato e allora dobbiamo cercare di far amare nuovamente ai cittadini la politica, dobbiamo riavvicinarli ad essa, dobbiamo veramente cambiare e cambieremo se faremo cose nell'interesse dei cittadini. Noi dell'Italia dei Valori - che siamo abituati a parlare, anche se in modo duro e crudo, con fatti certi, precisi e puntuali - cominciamo già da ora a fare in questo modo. Forse per questo i cittadini ci apprezzano.
Cominciamo a fare quattro «conticini»: in Campania ogni giorno vengono prodotte 6.500 tonnellate di immondizia, che per un anno corrispondono a 2 milioni 250 mila tonnellate di spazzatura. Se depuriamo questo dato con un'attenta e seria raccolta differenziata, abbiamo che il 41 per cento va in raccolta differenziata e, quindi, con materiale differenziato (vetro, plastica, cartoni, carta, eccetera), il 32 per cento va per l'umido e, quindi, per il compostaggio e l'agricoltura. Di quei 2 milioni 250 mila tonnellate, ne resta solo una porzione di 500 mila, che in un anno potrebbero essere bruciate in un inceneritore o, più possibilmente, anzi meglio, se in un TMB, ovvero con il trattamento meccanico-biologico. Lo sapete che in Campania il solo maxi impianto di Acerra, quella grande struttura, ha una potenzialità di lavorare ogni anno 750 mila tonnellate di immondizia?
Questo per dirvi che basterebbe solo il termovalorizzatore di Acerra, ridotto anzi ad un'operatività dei due terzi, per risolvere il problema inceneritori in Campania. Allora ecco l'imbroglio del CIP6 del quale vogliamo parlare, ecco perché noi siamo contrari anche a questo provvedimento, con cui torniamo alla stessa musica: si utilizzano i CIP6 per i termovalorizzatori. In Campania ne basterebbe uno solo e invece già si parla di quello di Santa Maria La Fossa; poi c'è anche il terzo termovalorizzatore che è stato chiesto dal sindaco di Salerno: ha detto che lo avrebbe fatto con i soldi propri, invece anche lui si inserisce sul CIP6. Il sindaco di Salerno, se Pag. 13vuole cominciare a studiare da governatore della Campania e successore di Bassolino, non lo può fare in questo modo: sta studiando male se si comporta in questo modo. Poi si è parlato anche di un quarto e di un quinto termovalorizzatore.
Alla fine dei salmi cosa succede? Cui prodest tutti questi termovalorizzatori? Persino in Sicilia dove non c'è emergenza. Cui prodest tutto ciò? Non serviranno ai cittadini, ma semplicemente alle grandi imprese, ai grandi apparati, alla Fibe forse, alla Impregilo, ai grandi palazzinari che devono realizzare affari con i termovalorizzatori. Perché poi cosa succede? Meno raccolta differenziata c'è, più rifiuti si bruciano e più contributi del CIP6 ci sono. È allucinante, soprattutto perché le responsabilità dello Stato centrale vengono scaricate su quello periferico. Qui voglio usare un'espressione molto amata dalla Lega e che comincio a condividere: voglio parlare di «Roma ladrona», perché gli errori dello Stato centrale cominciano a cadere sullo Stato periferico.
L'articolo 3 del provvedimento, quando considera lo scioglimento dei comuni per mancata attuazione della raccolta differenziata, costituisce un attacco che si porta ai comuni. Noi in Campania abbiamo comuni che sono delle punte di diamante per la raccolta differenziata: Anacapri è all'82 per cento, Grumo Nevano al 75 per cento, Mercato San Severino al 76. In Aula abbiamo la collega Luisa Bossa che prima di divenire deputato era sindaco del comune di Ercolano, dove la raccolta differenziata è al 53 per cento. Cosa facciamo, vogliamo sciogliere i comuni? Vogliamo commissariare la democrazia? Questo forse è quello che vuole fare il Presidente Berlusconi, perché sa che in Campania non metterà mano, perché le giunte di centrosinistra di tutte e cinque le province e dei comuni sono inattaccabili e allora vuole commissariare.
Anziché commissariare i comuni per la mancata raccolta, perché non viene a sciogliere i comuni per infiltrazioni camorristiche? Nel mio territorio c'è il comune di Tufino che era stato sciolto alcuni anni fa: c'era una famosa discarica e c'era un connubio tra l'amministrazione, la camorra e gli affari. Adesso se andate in quel comune c'è un'altra volta lo stesso sindaco e gli stessi amministratori. La stessa cosa vale per San Paolo Belsito, non parliamo poi di Nola: sciogliete questi comuni che sono stati infiltrati dalla camorra e che sono quelli che hanno responsabilità, non i comuni che lavorano bene in Campania.
Parlando di responsabilità, voglio considerare la più grande responsabilità che stiamo vivendo in Campania: quella che riguarda Chiaiano. Sono stato lì fino a ieri sera, a fianco di quella cittadinanza, con i cittadini di Marano e di Mugnano. Anche sabato scorso ero lì con una collega europarlamentare, Monica Frassoni dei Verdi. Ebbene, innanzitutto non ci hanno voluto fare entrare nella discarica, non ci hanno voluto far controllare. Ma la cosa più drammatica è stata che siamo andati in un osservatorio dal quale abbiamo visto tutta la discarica di Chiaiano e mentre si ascoltava l'Ave Maria di Schubert che proviene dall'ospedale Monadi, che è a 500 metri, abbiamo visto uno scenario apocalittico e inquietante. In quella discarica da una parte c'è l'amianto non più coperto dai teli, perché il vento li ha portati via, e l'amianto, quando è scoperto, si riduce in polvere, va in aria e si respira. Dall'altra parte quella discarica era tutta un lago e quell'acqua che ha «baciato» l'amianto è diventata inquinante e velenosa, ed è tutta quanta lì.
Allora, ecco il motivo per cui, probabilmente, il sottosegretario Bertolaso, ancora oggi, per l'ennesima volta, non è qui in Aula, perché lì c'è un totale conflitto di interessi.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FRANCESCO BARBATO. Infatti, il commissario Bertolaso, anziché difendere i cittadini, e proteggerli quale responsabile della Protezione civile, introduce una serie di deroghe che vanno contro la vita, contro il bene dei cittadini, contro la salute. Ebbene, il nostro commissario Bertolaso è in conflitto di interessi perché va contro la Pag. 14vita dei cittadini, contro gli italiani, contro i napoletani: questo è il conflitto di interessi perché lui dovrebbe essere il rappresentante del Governo, il rappresentante della Protezione civile anche per le bonifiche e, invece, guardando il giornale praticamente sembra un turista.

PRESIDENTE. Deve concludere.

FRANCESCO BARBATO. Bertolaso diceva che c'erano incuria, abusi, finanziamenti mai spesi; allora perché non pensa a difendere i cittadini? Ecco perché Di Pietro sta «volando»; ecco perché l'Italia dei Valori corre e va veloce, perché interpreta le ansie e le preoccupazioni dei cittadini che noi qui rappresentiamo ancora una volta, perché noi siamo l'ultima legione dei cittadini.

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, per favore, concluda.

FRANCESCO BARBATO. L'Italia dei Valori è l'ultima legione dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti di deputati del Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, riguardo al disegno di legge di conversione, seguito dal sottosegretario Bertolaso, non abbiamo alcuna difficoltà a riconoscere un'azione in parte positiva del Governo, anche perché è in continuità con alcune scelte compiute dal precedente Governo Prodi, sia per quanto riguarda la scelta del sottosegretario, sia anche per avere impostato quell'importante piano di emergenza legato alle discariche che poi è stato attuato con il primo decreto-legge sulla Campania.
Anche su questo primo provvedimento, in uno spirito di collaborazione costruttiva, ci eravamo astenuti. Il fatto che siano stati accolti alcuni emendamenti, che si sia svolta una discussione approfondita in Commissione e che siano state recepite alcune osservazioni, pur non condividendo - ci tengo a sottolinearlo - né nel merito né nel contenuto le prime scelte ambientali di questo Governo, ci porta ad astenerci. È una sorta di apertura di credito anche perché auspichiamo veramente che si torni ad un regime ordinario, per evitare i pericoli dell'emergenza, sempre striscianti sia per quel che riguarda l'ambiente e la salute dei cittadini sia per le prassi amministrative, che in queste situazioni di emergenza sono sempre poco controllabili.
Apprezzabili sono gli articoli 1 e 2, se non altro, direi, da un punto di vista educativo. Molto apprezzabile è anche il fatto di avere accolto alcuni emendamenti riguardo al tema del controllo delle falde acquifere proposto dal collega Piffari, anche se ci sarebbe piaciuto un sistema di controllo più integrato, più trasparente, come avevamo sottolineato già nella discussione precedente e continuiamo a ribadire anche in questa, soprattutto riguardo alle ricadute e all'impatto degli impianti di incenerimento che, a questo punto, in Campania, sono di notevoli dimensioni e notevolmente impattanti.
Avevamo sollevato perplessità sull'articolo 3 riguardo all'iter del commissariamento e dello scioglimento degli organi: la formulazione originaria era troppo generica e, per certi versi, come abbiamo sottolineato, pericolosa. La nuova formulazione, grazie soprattutto al nostro lavoro, è più accettabile perché dà un segnale forte agli amministratori inadempienti, ma in un percorso graduale.
Sull'articolo 6 manteniamo le nostre perplessità e, in alcuni casi, una netta contrarietà. Ciò che è censurabile in sede politica è che si finisca sempre per affrontare il tema delle sanzioni ambientali con «provvedimenti manifesto», magari condivisibili nel loro intento educativo, ma sempre avulsi da un equilibrato ed efficace esame complessivo della materia.
Che dire poi della prima parte dell'articolo 9 in cui si introduce un'incentivazione per la costruzione degli impianti di incenerimento, ancora una volta, in modo Pag. 15surrettizio? Infatti, non viene operata una distinzione nell'incentivazione né rispetto alle regioni, né considerando l'efficienza energetica di questi impianti, così come raccomanda l'ultima direttiva quadro europea sui rifiuti.
È pur vero che gli incentivi legati al CIP 6 sono stati ampiamente sfruttati per la costruzione degli impianti del nord, soprattutto in Lombardia e in maniera molto minore in Emilia-Romagna. Tuttavia, è anche vero che in queste realtà gli inceneritori sono oggi in funzione e le percentuali di raccolta differenziata sfiorano le medie europee.
Una situazione diversa è quella siciliana (al di là della situazione della Campania che, tra l'altro, è risolta dal primo decreto-legge) dove quattro mega-inceneritori devono essere realizzati da anni, ma non sono mai partiti anche in presenza delle incentivazioni. Tra le regioni italiane la Sicilia continua ad avere la più bassa percentuale di copertura dei costi totali (circa il 64 per cento) e a ciò si aggiunga la piaga dilagante dell'evasione.
Da un punto di vista amministrativo e gestionale la costituzione degli ATO, a cui sono stati affidati compiti di regolazione e di gestione, si è rilevata un disastro. Questi organismi, che da ventisette dovrebbero essere ridotti a dieci per poi, da gennaio prossimo, teoricamente trasformarsi in consorzi, hanno accumulato 430 milioni di euro di debiti. Questi sono dati forniti dalla Commissione bicamerale, nella scorsa legislatura.
Il sistema dei controlli, inoltre, è assolutamente inefficace sia per l'impreparazione dei dirigenti, sia per l'inevitabile conflitto di interessi che si determina nelle strutture. Sarebbe veramente disdicevole (anche se succederà) e poco credibile aggiungere risorse attraverso qualsiasi forma di incentivazione (siano essi i certificati verdi o i proventi dai CIP 6) ad una gestione che ne ha bruciate tantissime e che ha dimostrato di non essere in grado di gestire nell'ordinarietà il ciclo integrato dei rifiuti. È indispensabile quindi, a nostro avviso, dichiarare lo stato di emergenza, così come è stato fatto in Campania. Come abbiamo detto diverse volte, se per fare gli inceneritori vi è la necessità di incentivi pubblici, decidiamolo in maniera trasparente ma senza distrarre risorse alle energie rinnovabili di cui avremmo tanto bisogno.
Riteniamo, inoltre, positivo l'articolo 1-bis perché riconosce la parte biodegradabile all'interno del rifiuto indifferenziato con una percentuale tecnicamente asseverata e che, a questo proposito, consente attraverso il metodo dei certificati verdi (e non del CIP 6) di dare incentivazione.
Un'altra proposta che per noi è davvero pericolosa e desta in noi molte perplessità è quella relativa al piano nazionale degli impianti di incenerimento urbani. Non si capisce in che modo questo piano si integri con l'attività delle regioni, come verrà determinata la tariffa di smaltimento e perché bisogna in qualche modo andare incontro al principio comunitario per cui è giusto che chi produce rifiuti li smaltisca e sia lui territorialmente a decidere.
Sembra un aspetto marginale (ma non troppo) il fatto che il decreto-legge si arricchisce di una proposta assolutamente pericolosa, come quella della possibilità di triturare il materiale organico con dissipatori di rifiuti alimentari. Ciò è pericoloso, in quanto tecnicamente creerà dei grandi problemi. Insomma, si tratta di un decreto-legge un po' impasticciato, nato con una prerogativa che rischia di finire in modo diverso: con qualche luce e con molte ombre. Sulla linea che abbiamo deciso di seguire fin dal primo decreto-legge sulla Campania, il nostro gruppo si asterrà, poiché riteniamo che per risolvere una grande emergenza vi sia bisogno del concorso di tutte le forze politiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tommaso Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la conversione in legge del decreto-legge in esame da una parte completa l'impianto normativo del precedente Pag. 16provvedimento in materia di emergenza dei rifiuti in Campania. Dall'altra, tuttavia, penso si debba fare notare che detti anche norme che serviranno nel futuro ad uscire dall'emergenza, a portare a regime e, quindi, alla normalità il sistema della raccolta dei rifiuti in Campania.
Possiamo dire oggi con estrema soddisfazione che dopo pochi mesi dall'insediamento del Governo del centrodestra tutte quelle brutture, quelle situazioni e quelle vicende che ci avevano reso molto popolari - ma in senso triste - nel mondo sono state superate. È una vittoria del centrodestra che potremmo celebrare, ma non lo facciamo perché riteniamo che non sia soltanto una vittoria di tipo politico. È stata, infatti, una vittoria per l'Italia, della quale noi ci vantiamo di essere la parte che non parla, ma che agisce.
Signor Presidente, noi non vogliamo speculare sull'incapacità di provvedere di coloro che ci hanno preceduto, in quanto lo stanno già facendo ultimamente loro stessi: Veltroni che commissaria Bassolino, la Jervolino invitata pubblicamente a cambiare i propri assessori.
Che cos'è questa, se non la chiara manifestazione dell'inadeguatezza delle persone che quegli amministratori si erano scelti in quegli anni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)? Noi ci siamo trovati, nel momento del nostro insediamento, di fronte a un'eredità pesante, nella quale non abbiamo fatto speculazioni o pronunciato parole, ma nella quale il sottosegretario Bertolaso, unitamente al Ministro Prestigiacomo e al sottosegretario Menia, si sono rimboccati le maniche per lavorare, agire in Campania e pulirla (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), non come fa qualche professionista dell'Italia dei Valori, che vuole buttare la «monnezza» su questi banchi, dopo che loro sono stati incapaci di toglierla dalle strade di Napoli (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Possiamo affermare con tono alto e forte che il centrodestra ha mantenuto gli impegni elettorali. Avevamo detto che il primo punto del nostro programma era quello di riportare a normalità la situazione a Napoli e in Campania, che oggi è a normalità, per quanto riguarda, quanto meno, l'emergenza della raccolta dei rifiuti.
Penso, però, che in questa sede si debba celebrare una positiva valutazione sulle modalità con le quali il decreto-legge in esame è stato affrontato, prima in Commissione e poi in Aula, per merito, innanzitutto, del relatore, onorevole Ghiglia, ma anche dei sottosegretari Menia e Bertolaso e di una maggioranza che, anziché fare alzare muri, ha accettato il confronto e ha accolto emendamenti promananti non soltanto dalla maggioranza, ma anche dall'opposizione, nella certezza di poter migliorare questo già ottimo provvedimento.
Penso che alcune norme debbano essere ricordate, perché il provvedimento in esame, tra le tante, ha una funzione sicuramente molto significativa, quella di far ritornare lo Stato laddove altri avevano pensato bene di far passare l'immagine che lo Stato non ci fosse. Mi riferisco, in particolare, all'articolo 3: il commissariamento degli enti locali inadempienti per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti, la pianificazione della raccolta stessa e la pianificazione di quella differenziata non sono atti di arroganza, ma atti di dimostrazione che lo Stato c'è e punisce coloro i quali, avendone la responsabilità politica e amministrativa, omettono di svolgere il proprio dovere.
Questo è il senso vero, profondo e primario dell'articolo 3. All'articolo 6 abbiamo aggiunto anche una significativa previsione normativa, che porta a rilevanza penale l'abbandono dei rifiuti in modo illecito. In merito a tale profilo, che ha rappresentato un momento di ampio confronto, già il decreto legislativo vigente aveva previsto fattispecie per le quali l'abbandono dei rifiuti era sanzionato dall'ordinamento, ma, in una situazione di emergenza (come quella che si è manifestata in Campania e può tuttora tornare a manifestarsi, se non venissero applicate queste norme), era giusto e doveroso dare rilevanza penale a questi atteggiamenti, che Pag. 17non soltanto sono poco commendevoli, ma che traggono le loro radici proprio in quegli atteggiamenti di connivenza con la camorra, con la quale il centrodestra non ha nulla da spartire.
Vi sono norme di ordine preventivo e repressivo, ma anche di ordine educativo. Vorrei qui rifarmi all'introduzione dell'articolo 7-bis, che prevede, non a caso, sotto il titolo della formazione scolastica, la pratica dell'educazione ambientale nelle scuole. Questo articolo aggiuntivo recepisce una proposta di legge, a firma degli onorevoli Granata, Ghiglia e Lamorte, meritoriamente presentata in questa legislatura. È un segnale profondo, vero e autentico, perché non possiamo pensare che soltanto le norme che riguardano gli enti locali o più vastamente il codice penale possano aiutare in proposito. Occorre creare anche una cultura della legalità che l'educazione ambientale, proprio perché nasce dalle scuole, può soddisfare fino in fondo. Questa è la dimostrazione di un centrodestra che non si limita a togliere le macerie, ma crea le premesse, anche culturali, perché quelle macerie non abbiano più a trovarsi in quei luoghi.
A proposito dell'articolo 9-bis, così discusso, relativo al CIP6, vorrei ricordare che sono state introdotte norme che premiano anche le energie cosiddette alternative. Abbiamo realizzato un provvedimento che si fonda sull'equilibrio, sulla realtà dei fatti e non soltanto su quel «si può fare» in ragione del quale qualcuno ha fatto la campagna elettorale. Lasciamo volentieri agli altri il «si può fare», noi possiamo rivendicare con orgoglio di avere già fatto, di avere fatto bene e continueremo a farlo anche nei prossimi mesi e nei prossimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Nei giorni scorsi, ci è capitato di leggere alcuni articoli sui giornali nazionali che davano atto al centrodestra di aver fatto bene in Campania, ma non possiamo dimenticare quando, invece, sui giornali stranieri addirittura si scriveva, non tanto tempo fa, meno di sei o sette mesi fa, che alle tante componenti della cosiddetta irrisolta questione meridionale se ne era aggiunta una: l'incapacità della raccolta dei rifiuti. Ebbene, se qualcuno pensava di aggiungere un capitolo a quella storia, questo capitolo è stato stralciato dalla capacità politica e amministrativa di questo Governo, al quale deve essere dato atto di coraggio, di capacità e di efficienza. È in ragione di queste motivazioni che il Popolo della Libertà vota convinto a favore della conversione del decreto-legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guido Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, preannunziamo il nostro voto favorevole sulla conversione di questo ulteriore decreto-legge, che tende a risolvere i problemi dello smaltimento dei rifiuti in Campania.
Ringraziamo il Ministero per l'impegno profuso per portare, prima delle vacanze natalizie, questo regalo al nostro Paese, ma anche alla nostra immagine a livello mondiale. Certamente, se si fossero seguiti gli emendamenti della Lega Nord con molta attenzione tempo addietro, si sarebbe saputo che alcuni di essi, quelli fondamentali, sono stati alla base della costruzione di questo decreto-legge. Infatti, alcuni di essi, come l'articolo 3, che parla di commissariamento, erano già stati scritti e dettati dalla Lega Nord. Tali misure erano già state applicate con regole ferree e tipicamente leghiste nei territori del nord, dove la gente ha mandato a casa le amministrazioni, a suo tempo. È ovvio che qui si fa riferimento ad un decreto-legge. Quindi, per le amministrazioni che non funzionano, che non vogliono operare nel senso di un'immagine corretta e, comunque, di un costo che non dovrebbe sopportare lo Stato, dobbiamo arrivare a una soluzione che è stata dettata dalla Lega Nord, che è contenuta proprio nell'articolo 3.
L'articolo 3 riprende un nostro emendamento, che non era stato approvato dal Parlamento e dal Governo, che prevedeva Pag. 18la rimozione del sindaco nei territori in cui vige lo stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti. Il decreto-legge in esame impone questa forte misura, che noi abbiamo condiviso fin da subito, e che deve essere condivisa anche a livello nazionale e non solamente in Campania (anche se è chiaro che questo decreto-legge di emergenza fa leva sull'articolo 3 per risolvere i problemi proprio nei territori in emergenza in questa realtà). L'articolo 6 prevede un'altra misura, che riguarda l'azione penale per quei comportamenti delittuosi nei confronti del territorio, dell'ambiente, degli stessi cittadini, che avvengono con lo smaltimento dei rifiuti lungo le strade, creando ulteriori discariche oltre a quelle già esistenti.
Con questi due articoli riusciamo a prevedere una soluzione definitiva, e uno strumento operativo per il commissario straordinario che si sostituisce agli amministratori della regione Campania e di vari enti locali. Vi dovrebbe essere un comportamento standard degli amministratori, così come un costo standard (che in seguito verrà realizzato con il federalismo) vigente su tutto il territorio. Cos'è che fa sì che degli amministratori si comportano in un certo modo? Penso che vi debba anche un po' di morale, perché queste amministratori che stanno governando la Campania, ed altre realtà del sud, sicuramente non stanno realizzando un buon lavoro per la propria realtà politica a per il proprio territorio. Come avviene in altre realtà, dove la raccolta differenziata ha raggiunto già il livello dell'80 per cento, un tale risultato si realizzerebbe se, invece delle critiche alla Lega per i suoi toni, a volte forti, ma sicuramente molto decisi, vi fosse un'emulazione, un comportamento tale che prendesse spunto da quei comportamenti virtuosi che sono avvenuti nelle nostre realtà. Noi, nelle nostre realtà, i CIP6 li abbiamo utilizzati al meglio, e, a volte, sono stati addirittura acquistati, come è avvenuto per le quote latte, o per il reimpianto dei vigneti, per poi essere, comunque, utilizzati al meglio. Vogliamo che queste realtà continuino a mantenere alto il livello dello smaltimento dei rifiuti, che sia uguale a quello che avviene in Europa. Nel provvedimento abbiamo previsto una deroga a tutto ciò sebbene siamo stati, da sempre, contrari all'utilizzo dei CIP6 come incentivi alla realizzazione di termovalorizzatori, perché i costi ricadono su tutti cittadini italiani e non solo su chi li ottiene. Però, considerati i costi dell'emergenza della Campania, si è dovuto, per forza, intervenire per l'estensione di tali incentivi alla Sicilia. Tale misura ci ha trovato favorevoli dato l'impegno e la volontà manifestata dalla giunta Lombardo a voler effettivamente costruire gli impianti necessari a prevenire in Sicilia un'emergenza uguale a quella avvenuta in Campania. Valutato che tale emergenza costerebbe decine di volte di più degli incentivi stessi, si è voluto dare fiducia a chi è, come noi, un convinto federalista. Siamo convinti che questi incentivi CIP6 devono essere utilizzati al meglio perché vengano realizzati questi quattro termovalorizzatori e rappresentino un segnale, un monito, per tutto il sud affinché lo smaltimento dei rifiuti avvenga in modo regolare. È un atto di fiducia che la Lega Nord fa, ma è anche una azione politica e una convenienza, in questo momento, che potrebbe garantire un risultato tangibile e completo alla realtà meridionale. Siamo, altresì, convinti, per quanto riguarda l'azione di completamento del settore dello smaltimento dei rifiuti, che bisogna garantire un ruolo agli amministratori, così come viene inteso in alcune realtà del nord, dove avviene una raccolta differenziata che rappresenta la soluzione di tutti quanti i problemi. Saremo favorevoli, anche in seguito, a proporre, e a sostenere, qualsiasi altra iniziativa che il Governo vorrà presentare al Parlamento volta a prevedere incentivi per la raccolta differenziata.
Allora dovranno arrivare anche delle misure premiali per quelle amministrazioni più virtuose. Avevamo proposto un emendamento diretto a penalizzare i trasferimenti a quei comuni che non si comportano in modo corretto. Quindi, da un lato dovrebbero esserci delle misure premiali per quei comuni che si comportano Pag. 19in modo virtuoso e corretto, dall'altro delle penalizzazioni; dovrebbe essere questo il prossimo indirizzo dell'azione governativa.
In situazione di emergenza sicuramente ci siamo comportati in modo tale da dare una soluzione definitiva all'emergenza prevista per l'anno 2009. Durante questo anno sicuramente il Governo e il Commissario potranno trovare ampia e soddisfacente soluzione. Auspichiamo, quindi, che non vi siano proroghe o deroghe alle soluzioni previste per il problema della Campania.
Per quanto riguarda le soluzioni definitive relative ad altre situazioni, che già si sono preannunciate, in materia di smaltimento dei rifiuti (ad esempio il Lazio e la Calabria), il nostro voto sicuramente non potrà che essere contrario, qualora tali questioni dovessero presentarsi al vaglio del Parlamento, in quanto sappiamo che queste situazioni d'emergenza sono costruite ad arte attraverso la non realizzazione di alcuni impianti. Con questa dichiarazione annunciamo il voto favorevole al decreto in esame, e ci dichiariamo disponibili a trovare un'ampia soluzione al problema dell'emergenza dei rifiuti in Campania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, intendo leggere quanto ha affermato la Commissione d'inchiesta per i rifiuti, nella relazione finale dei suoi lavori, lo scorso 28 febbraio 2008, quindi meno di dieci mesi fa, per quanto riguarda la situazione dei rifiuti in Sicilia. Si legge: invariato è il panorama di collusione tra pubblici amministratori, anche apicali, e cosche mafiose impegnate a fare in modo di acquisire un sostanziale monopolio sull'erogazione di denaro pubblico nel settore dei rifiuti; vi è - leggo ancora - da parte di Cosa nostra l'assunzione in proprio dell'attività d'impresa di gestione dei rifiuti. Ignorare la gravità di queste affermazioni, come si è fatto nel corso di tutto questo dibattito parlamentare, e non approfondire il contesto in cui vanno ad essere finanziati gli inceneritori - come si prevede nel decreto che oggi verrà convertito - significa una cosa precisa e grave: essere conniventi per dolo, per alcuni, e per colpa, comunque grave, per altri, con un'associazione a delinquere di stampo mafioso. Infatti, è in questo contesto che va oltre il 70 per cento dei 2 miliardi che prelevate a tutti gli italiani, direttamente dalle loro bollette sotto la voce «fonti rinnovabili», per finanziare invece inceneritori da realizzarsi al di fuori della Campania. A questa truffa a danno dei cittadini si aggiunge - ma giusto per dare l'apparenza di un'intransigente durezza e di un rigore che non c'è - l'introduzione di reati solo per la Campania, violando il principio di eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge.
A questo obbrobrio in termini di scelte politiche e giuridiche, da cui è assente qualsiasi richiamo alla legalità come via per la soluzione dell'emergenza rifiuti in tutto il territorio nazionale, la delegazione radicale voterà contro (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma - A.C. 1875-A)

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento, il relatore. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ai sensi dell'articolo 90, comma 1 del Regolamento, sottopongo all'Assemblea la seguente proposta di correzione di forma: all'articolo 3, comma 1, capoverso 1-bis, dopo le parole: «il Sottosegretario» sono aggiunte le seguenti: «di Stato delegato alla gestione dell'emergenza».
Colgo l'occasione, signor Presidente, per ringraziare il presidente della Commissione, tutti i colleghi della Commissione e Pag. 20il Governo per il lavoro proficuo e approfondito che è stato svolto su questo decreto-legge nelle settimane appena trascorse.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la correzione di forma proposta dal relatore si intende approvata.
(Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale - A.C. 1875-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1875-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 1875-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Conversione in legge del decreto-legge 6 novembre 2008, n. 172, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, nonché misure urgenti di tutela ambientale) (1875-A):

(Presenti 488
Votanti 287
Astenuti 201
Maggioranza 144
Hanno votato
260
Hanno votato
no 27).

Prendo atto che la deputata Servodio ha segnalato di aver espresso erroneamente voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi.
Prendo altresì atto che i deputati Angela Napoli, Scandroglio e Pagano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con il seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 162 del 2008, in materia di lavori pubblici e di sostegno all'autotrasporto, all'agricoltura e alla pesca.

La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Cicchitto, Cirielli, Cota, Gibelli, Lo Monte, Lusetti, Menia, Molgora, Pescante, Prestigiacomo, Ravetto, Romani, Saglia e Soro sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1152 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, recante interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche ed Umbria, colpite dagli eventi sismici del 1997 (Approvato dal Senato) (A.C. 1936).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di Pag. 21legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, recante interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche ed Umbria, colpite dagli eventi sismici del 1997.
Ricordo che nella seduta del 5 dicembre 2008 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre i relatori vi hanno rinunciato.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1936)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 1936), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 1936). Ricordo che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 1936).
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 1936), che sono distribuiti in fotocopia.
Avverto, in proposito, che sull'emendamento 3.100 delle Commissioni, la Commissione bilancio ha formulato una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione. Le Commissioni hanno presentato il subemendamento 0.3.100.100, volto a recepire la suddetta condizione. Tale subemendamento è in distribuzione.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili nelle Commissioni, in quanto non strettamente attinenti alla materia oggetto del decreto-legge: Guido Dussin 1-ter.02, che estende l'applicazione del ricorso alla procedura negoziata in materia di appalti pubblici; Oliverio 2.6, che prevede la stipula di contratti di filiera e di distretto con gli operatori del settore ittico; Zucchi 2.7, che prevede che i destinatari degli interventi di cui al decreto legislativo n. 226 del 2001 siano le cooperative della pesca, nonché le associazioni e i consorzi del settore; Marinello 3.17, che prevede la soppressione, nell'allegato A del decreto-legge n. 112 del 2008 (cosiddetto «taglia-leggi»), della legge n. 464 del 1978 e della legge n. 433 del 1991; Margiotta 3-ter.01, che prevede l'istituzione di un fondo per la messa in sicurezza degli edifici scolastici; Lo Monte 3-ter.03, che disciplina procedure di collaborazione tra il Ministero delle infrastrutture e la Banca europea in materia di opere infrastrutturali.
Avverto inoltre che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1 e 96-bis, comma 7, del Regolamento, in quanto non strettamente attinente al contenuto del decreto-legge e relativo ad argomento non trattato in emendamenti previamente presentati nelle Commissioni, l'emendamento 1.102 delle Commissioni, in materia di modalità di corresponsione degli incentivi ai dirigenti delle stazioni appaltanti.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, ascoltando lo speech delle inammissibilità mi è parso di capire che sono stati dichiarati inammissibili alcuni emendamenti per materia estranea o per estraneità di materia. Al riguardo vorrei qui ribadire, signor Presidente, che in sede di pronuncia e di illustrazione per una nostra mozione, per una nostra dichiarazione di non sussistenza dei requisiti di urgenza da parte della Camera, avevamo sostenuto che al Senato i criteri di ammissibilità erano molto più larghi di quelli seguiti in questa Camera.
Essendo noi i fautori di una corretta interpretazione istituzionale, nulla vieta questa disparità di valutazione e di giudizi. Tuttavia, mi sento di rivolgere un auspicio, Pag. 22affinché le Presidenze di Camera e Senato, nell'esame degli emendamenti ammissibili (soprattutto per quanto attiene ai decreti-legge) armonizzino, in qualche misura, le norme di ammissibilità e di inammissibilità. Altrimenti, abbiamo visto come questo provvedimento, in prima lettura al Senato, sia stato implementato di otto ulteriori, nuovi articoli, con materie certamente estranee e disomogenee rispetto al testo del decreto-legge. Affermo questo, prendendo spunto dalla lettura delle inammissibilità, secondo la valutazione operata dalla Presidenza relativamente all'estraneità di materia.
Entrando, invece, nel merito del provvedimento (che ha fatto tutto il suo iter nelle Commissioni di merito e nelle Commissioni in sede consultiva) rileviamo, in termini generali, che ci troviamo di fronte ad una serie di provvedimenti di decretazione d'urgenza emanati da parte del Governo, che intende così fare fronte ad una crisi molto vasta, che si colloca certamente all'interno di un contesto europeo, ma che è anche più ampio, cioè mondiale. Rispetto a tale crisi, anche questo ricorso alla decretazione d'urgenza ha una serie di incongruenze, che rendono, poi, necessario, attraverso decreti-legge successivi, modificare decreti-legge approvati o, ancora - come nel caso di specie - in corso di approvazione da parte delle Camere. Con questo, vorrei sottolineare il carattere di tampone e di disomogeneità di alcune misure, che mettono in difficoltà anche il Parlamento e i singoli gruppi ad intervenire con maggiore puntualità, rispetto ad una prospettiva e ad un impegno - che il Governo dovrebbe avere e che la maggioranza dovrebbe sostenere - più organico, di approccio ai temi che riguardano questa crisi.
Pertanto, anche in questa sede, intervenendo sul complesso degli emendamenti, rileviamo che se alcune misure contenute nel provvedimento in esame hanno certamente un riferimento condivisibile e puntuale rispetto ad alcune questioni che sono in campo, certamente, però, questo approccio non ci consente, settore per settore, di dare risposte, che abbiano un valore che vada al di là della difficoltà del momento. Risposte che abbiano quel carattere strutturale che vogliamo, invece, perseguire, per dare soluzioni non effimere alle difficoltà del Paese, delle imprese, delle famiglie, dei lavoratori e dei pensionati. Si tratta di un dato che, anche nel provvedimento in oggetto, pur così specifico su alcune questioni, ritenevamo giusto richiamare.
Entrando, invece, nel merito delle proposte emendative relative al singolo articolato, riteniamo che anche in questo caso - con riferimento al tema complesso trattato dall'articolo 1, concernente norme relative ai prezzi di materiali di costruzione e ai lavori pubblici (norme che riguardano, quindi, quella grande attività portata avanti dai costruttori nel nostro Paese) - si affronti il tema in modo disomogeneo e disorganico, anziché avere una proposta di normativa, volta a fronteggiare la crisi oggi esistente nel settore delle opere pubbliche.
Si tratta di una crisi che può portare, come ventilato dal provvedimento, non dico ad un blocco o a un forte rallentamento del settore delle costruzioni ma che, certamente, non fornisce quella risposta puntuale e strutturale che noi vogliamo sui lavori pubblici e anche sulle procedure di affidamento. Non stiamo certamente a negare che la maggiore flessibilità anche nelle procedure di affidamento dei lavori pubblici - da 100 mila e 500 mila euro - può essere un contributo ad un'accelerazione dei medesimi lavori. Si tratta, quindi, di una normativa che, in materia di appalti, innova; tuttavia, siamo pur sempre di fronte ad un'impostazione episodica caratterizzata da un'emergenza e non a una trattazione complessiva che vorremmo venisse portata avanti, questione per questione. Cito un'altra norma, quella prevista dal comma 10-bis, nella quale rileviamo un'interpretazione - ancora, io direi, al di là del merito - del codice dei contratti che sicuramente è molto discrezionale e priva di quel carattere di ampio respiro del quale invece noi, affrontando questa materia come Parlamento, dovremmo tener conto. Le nostre Pag. 23proposte mirano quindi a richiamare, su questi temi, una posizione del Parlamento e del Governo che certamente deve guardare al momento contingente di difficoltà per i lavori pubblici ma che deve altresì trovare risposte coerenti ed omogenee, nell'ambito di una riforma più ampia del settore, sia in termini di snellimento delle procedure che di capacità realizzativa delle opere in tempi molto più rapidi.
Relativamente all'articolo 2, per quanto riguarda le disposizioni in materia di agricoltura, pesca e trasporti, che mirano (soprattutto quelle concernenti l'agricoltura e la pesca) a restituire competitività e maggiore possibilità operativa agli stessi imprenditori agricoli, riteniamo che siano troppo limitate in termini di risorse e che l'ampliamento dei soggetti destinatari degli interventi debba essere coerente con la legge di orientamento, così come modificata dai decreti attuativi del 2003 e 2004. Riteniamo inoltre che ci debba essere una sempre puntuale coerenza tra la normativa nazionale e quella comunitaria, nella ricerca, stante la competenza primaria delle regioni, di una vera intesa con la Conferenza Stato-regioni. In vista di realizzare ciò, conseguire l'obiettivo dell'ampliamento della platea dei nuovi giovani operatori del settore agricolo e rafforzare la tutela e la competitività dei prodotti a denominazione protetta (DOP o IGP), riteniamo che il provvedimento in oggetto sia carente e che non provveda ad un sostegno innovativo al mondo agricolo. Le aziende sono in grande difficoltà, il provvedimento in esame richiede nuove risorse e mette a carico dei produttori nuovi oneri. Questo approccio non ci sembra - pur con la finalità che assolutamente condividiamo, ovvero quella di una produzione agricola e agroalimentare di qualità, a denominazione protetta - coerente con quello che noi intendiamo.
Anche l'approccio che abbiamo su un'altra materia (mi riferisco all'articolo 2-quater, relativo alla riforma generale dei trasporti, dove si vanno a sopprimere alcuni organismi) è quello di ritenere che anche questo sia un tema che può e deve essere affrontato dal Parlamento, ma non con provvedimenti parziali, che non seguono una logica coerente di approccio ai temi del mondo dei trasporti, che utilizzano l'improvvisazione e l'accetta, bensì attraverso un coinvolgimento delle categorie interessate, anche a livello regionale, che produca quel confronto e quel concorso di idee e di proposte che potrebbero contribuire fortemente a migliorare il nostro settore dei trasporti.
Infine, mi rivolgo soprattutto al sottosegretario Giachino, che viene dal Piemonte. Insieme a tante forze politiche abbiamo fatto una richiesta in passato, come Parlamento, ed era venuto qui il suo collega, il sottosegretario Bertolaso, a dire che il Governo dopo i primi stanziamenti (che avevamo riconosciuto tempestivi) per le alluvioni avrebbe affrontato il tema in modo più organico, non parlando solo delle difficoltà quando vi era un'emergenza di tipo alluvionale.
Pertanto, riteniamo che in un provvedimento con questo titolo - lo riproporremo certamente negli altri provvedimenti che saranno all'esame - ci volevano uno sforzo, un atto di coraggio e un'impostazione per un finanziamento specifico al fine di avviare quel famoso piano (già elaborato, ma che diviene vecchio perché non viene mai preso in considerazione se non al momento dell'emergenza) di opere e progetti per la prevenzione proprio degli eventi alluvionali e per la messa in sicurezza di siti, territori ed aree a grave rischio di dissesto idrogeologico.
Di questo non c'è traccia nel provvedimento in esame e ce ne rammarichiamo, signor sottosegretario Giachino, anche se lei non è specificamente competente in materia. Siccome si tratta di fatto di un provvedimento omnibus e siamo davanti a un'emergenza che può ripetersi anche con l'attuale difficile situazione meteorologica, ritenevamo che, disomogeneità per disomogeneità, il Governo avesse recepito quanto lo stesso Governo, torno a dire, nella persona dell'ottimo sottosegretario Bertolaso, aveva rappresentato.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

Pag. 24

TERESIO DELFINO. Quindi, questo è un elemento che, cogliendo l'occasione dell'illustrazione della nostra posizione sul complesso degli emendamenti, vogliamo ribadire con forza e determinazione e ci auguriamo che, almeno rispetto agli ordini del giorno che presenteremo su questa materia, vi sia un accoglimento da parte del Governo. Mi scuso se ho sforato il tempo a mia disposizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Viola. Ne ha facoltà.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, il decreto-legge in esame contiene misure che, specie per le materie di competenza della Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici, di cui faccio parte, riteniamo positivi. Ritornerò più tardi nello specifico del contenuto per quegli aspetti del decreto-legge.
Quello che mi preme sottolineare è come, per l'ennesima volta dall'inizio di questa legislatura, con la decretazione d'urgenza il Governo proceda in maniera confusa e contraddittoria, smentendo spesso nei fatti quanto messo negli atti precedentemente approvati.
È un rincorrersi di normative che, in maniera incoerente, intervengono su altre normative magari in corso di approvazione nell'altro ramo del Parlamento. A ciò si aggiunga, come nel nostro caso, l'assoluta eterogeneità del testo in discussione, cosa che è stata ben stigmatizzata dall'onorevole Zaccaria in sede di Comitato per la legislazione.
Citiamo testualmente l'onorevole Zaccaria: «Vi è una mancata osservanza nel provvedimento della regola sulla specificità ed omogeneità dei decreti-legge, dal momento che il provvedimento risulta al contrario caratterizzato da una fortissima eterogeneità, anche a seguito delle modifiche apportate dal Senato. L'ampliamento del contenuto passato da 4 a 12 articoli ha reso poco funzionale alla piena comprensione del testo la stessa relazione di analisi tecnico-normativa riferita al testo originario, che risulta, invece, privo della relazione sull'analisi di impatto della regolamentazione. A ciò si aggiunga - conclude l'onorevole Zaccaria - che il provvedimento in esame incide su norme di recentissima approvazione, nonché su un altro decreto-legge (come dicevamo prima) ancora in corso di conversione e reca norme di natura procedurale ed ordinamentale».
In sostanza, se non fosse per alcuni aspetti relativi all'urgenza, molto vi sarebbe da eccepire sul piano procedurale e fattuale. Si pensi, inoltre, al restringimento dei tempi di discussione che vi sono stati sia in Commissione sia in Assemblea e a tal proposito la nostra critica non può che essere molto severa e stringente. Mentre discutiamo sul complesso degli emendamenti, ancora il Comitato dei nove si deve riunire e sarà impegnato a limare il provvedimento. Ecco che questo crea ulteriore disagio nell'affrontare questo argomento. Siamo stati in Commissione fino a pochi istanti fa ad affrontare i temi interessati dagli emendamenti, con una discussione di contenuto e di merito e indubbiamente ciò rende difficile, come parlamentari, poter esprimere poi valutazioni nel loro complesso. In particolar modo, la citazione dell'onorevole Zaccaria non è del dotto costituzionalista, che si limita ad una valutazione sulla forma: mai come questa volta la forma è sostanza e, all'interno del testo, l'aspetto di assoluta diversità ed eterogeneità dei contenuti rende difficile la lettura di quanto previsto dal testo stesso.
Nel merito, di fronte agli eventi mondiali di crisi, cui stiamo assistendo, che certificano uno stato di crisi gravissima e di difficoltà, il gruppo del Partito Democratico vuole assumersi la propria responsabilità, che consiste soprattutto nell'affrontare i temi in discussione con assoluto senso di realismo e di concretezza. Altri colleghi sono già intervenuti nella fase della discussione sulle linee generali (come abbiamo ricordato anche nella nostra premessa) su alcune parti del decreto-legge. In particolar modo, su quelle riferite alle materie di competenza dell'VIII Commissione ambiente e lavori pubblici, il nostro parere è sostanzialmente favorevole: in Pag. 25modo particolare, quelle previste dall'articolo 1 in materia di adeguamento dei prezzi dei materiali di costruzione. Si tratta di un provvedimento che introduce elementi di riequilibrio nei rapporti contrattuali tra gli enti appaltanti e le imprese a seguito degli aumenti straordinari dei costi delle materie prime.
Abbiamo assistito in questi mesi, proprio per l'aumento dei costi delle materie prime legate al «caro carburanti» (per usare una semplificazione), a variazioni dei prezzi in fase di crescita assolutamente straordinarie, come abbiamo visto nei primi mesi del 2008, in tutta la parte che diremo «ascendente». Successivamente, abbiamo assistito allo stesso modo, in maniera repentina e in qualche misura imprevedibile, ad un loro riallineamento verso il basso e oggi siamo a prezzi assolutamente più bassi.
Il provvedimento nel dettaglio prevede che il Ministero delle infrastrutture rilevi entro il 31 gennaio 2009 le variazioni percentuali in aumento o in diminuzione superiore all'8 per cento, se relativi al 2008, e al 10 per cento, per gli anni precedenti, dei singoli prezzi dei materiali per i quali procedere a compensazione. Tale meccanismo cerca di andare incontro alle difficoltà del settore, laddove queste variazioni potrebbero comportare tra l'altro la risoluzione del contratto.
Di fronte a questi eventi dobbiamo porci delle questioni. Una è quella della regolare chiusura delle opere pubbliche, in modo particolare di quelle già appaltate, rispetto alle quali, quindi, potrebbero aprirsi contenziosi che possono risolversi o con controversie che si allungano nel tempo, con dispendio di risorse economiche da parte della pubblica amministrazione e anche dei privati, oppure con la risoluzione del contratto, con le aziende che si ritirano dalla realizzazione dell'opera pubblica, creando naturalmente ulteriori problemi per il sistema pubblico.
Riteniamo quindi che da questo punto di vista l'articolo 1 entri direttamente nel merito della questione e l'affronti con serietà; abbiamo apprezzato, ad esempio, che la norma intervenga sia nella fase ascendente dei prezzi sia in quella discendente, a tutela di entrambi i contraenti, ossia tanto nei confronti della parte privata, che naturalmente di fronte ad una variazione dei prezzi in fase ascendente si vede costretta a intervenire sulla parte del suo guadagno, con la necessità, quindi, di corrispondere e verificare il contenuto della proposta dal punto di vista economico, quanto della parte pubblica, che nella fase discendente potrebbe avere un vantaggio del quale, anche da questo punto di vista, quindi, beneficerebbe complessivamente il sistema.
A nostro avviso, il meccanismo regolatore del prezzo è fondamentale. Da questo punto di vista riteniamo, e lo abbiamo proposto con un emendamento sul quale vorrei che si soffermasse l'attenzione dell'Aula, che la rilevazione dei prezzi possa essere svolta tenendo conto del parere dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici. Crediamo che l'Autorità rappresenti un'utile garanzia sia per gli imprenditori sia per i soggetti appaltanti; ecco perché, lo ripeto, abbiamo presentato una specifica proposta emendativa che riteniamo debba essere accolta dall'Aula. Non ci poniamo a difesa di questo o dell'altro, ma a tutela del sistema e su tale aspetto riponiamo la nostra attenzione in questa fase. Sappiamo che le variazioni dei prezzi così oscillanti provocano, per quanto riguarda il sistema privato, delle tensioni assolutamente difficili da governare, che non possono scaricarsi semplicemente sulla parte pubblica, ma dobbiamo fare in modo che ci sia una sorta di regolamentazione più alta che le governi. Ecco il motivo per cui abbiamo richiesto che l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici possa essere il riferimento ottimale da questo punto di vista.
Naturalmente avremmo potuto affrontare la questione più tempestivamente, poco tempo fa, se in fase di approvazione della riforma del codice degli appalti la maggioranza avesse seguito la nostra indicazione di normare in maniera più chiara questo settore. Ciò non è stato fatto e ora - dobbiamo dirlo - ci troviamo ad Pag. 26inseguire il problema che va a premere su un sistema economico già gravato da scenari di crisi molto preoccupanti.
Colleghi, anche su altri provvedimenti di merito contenuti in questo decreto-legge noi siamo molto attenti; ne citerò uno che riguarda soprattutto la vicenda che interviene sull'ormai decennale questione del terremoto delle Marche e dell'Umbria e degli sgravi fiscali che hanno riguardato queste regioni. Ciò che mi interessa evidenziare, in questo intervento sul complesso degli emendamenti, è come le nostre proposte emendative sappiano guardare all'interesse generale.
Da una parte ci preoccupa l'ulteriore utilizzo - lo dice un parlamentare che viene dal nord - dei FAS per coprire buchi di qua e di là, e anche gli ultimi emendamenti licenziati dalla Commissione, un'ora fa, prevedono che si reperiscano risorse ancora da quei Fondi. Non è pensabile che il Governo continui in questa politica di non riconoscere o di non trovare nuove risorse se non da quelle dei FAS. Naturalmente si dirà che l'equilibrio nel rapporto tra 85 e 15 viene mantenuto, ma di fatto oggi si stanno affrontando molte questioni utilizzando quelle risorse e ci pare che il metodo adottato non vada bene.
Naturalmente, lo dico anche riguardo all'articolo 1, di cui abbiamo parlato prima, rispetto alle possibilità di maggiori oneri che dovessero gravare sulle amministrazioni, pensiamo che tali maggiori oneri relativamente all'aumento dei costi non possano ricadere sul governo di quelle amministrazioni, qualunque esse siano, considerate le difficoltà che esse già incontrano nella loro gestione ordinaria. In parole povere, occorre fare in modo che questi maggiori oneri escano dalla contabilità del Patto di stabilità.
Concludo svolgendo un'ultima notazione di sistema, che, in qualche misura, sollecitiamo rispetto alla vicenda dei contributi INPS e INPDAP nelle regioni Marche ed Umbria. Abbiamo verificato e sappiamo che oggi vi è una posizione assolutamente comune in merito agli sgravi fiscali, che prevede che sia fatta rapidamente chiarezza su questo tema, per il semplice fatto che non possiamo permetterci che, essendo stati concessi gli sgravi fiscali, non vi sia chiarezza sulle modalità di restituzione e, in particolar modo, che le amministrazioni locali dei due enti non si comportino in maniera uniforme. Da questo punto di vista, quindi, chiediamo chiarezza.
Siamo in una posizione di assoluta lealtà e di contribuzione al processo e al percorso di costituzione dei provvedimenti. Siamo disponibili alle proposte emendative e, addirittura, stiamo cercando di migliorarle in corso d'opera, anche rispetto al costo delle materie prime e delle materie secondarie, ossia quelle che derivano dal riciclaggio, perché oggi anche queste rappresentano un problema. Laddove vedremo una disponibilità del Governo a svolgere un'operazione di condivisione, il gruppo Partito Democratico non sarà arroccato in un «no» pregiudiziale: lo abbiamo proposto e lo abbiamo affermato. Nell'interesse del Paese, quindi, ci auguriamo di trovare anche nel futuro momenti di condivisione, come quelli che abbiamo vissuto in Commissione.
La convulsione dei momenti che stiamo vivendo, tra l'Aula, la Commissione e altri momenti di confronto, dimostra che non è probabilmente questa la strada migliore di procedere, nell'interesse generale. Mancano un disegno organico e una visione strategica per affrontare una crisi di sistema: questo provvedimento lo dimostra. Chiediamo al Governo e, in particolar modo, alle politiche economiche dello stesso, di affrontare la situazione con una visione strategica, di cui vi sia chiarezza in quest'Aula, affinché questa chiarezza venga trasmessa al Paese, dando anche un senso di sicurezza maggiore. Ci viene chiesto di avere ottimismo sulle vicende che riguardano il Paese: dobbiamo essere noi per primi, il Parlamento, ma penso anche il Governo, a trasmettere questa tranquillità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zinzi. Ne ha facoltà.

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DOMENICO ZINZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo di fronte a un nuovo decreto-legge (ma sarebbe forse il caso di chiamarlo «decreto-legge omnibus»), varato dal Governo per far fronte alle ennesime questioni urgenti e necessarie. Si tratta di un testo che giunge in Aula «immacolato», senza che la Commissione abbia potuto apportare alcuna modifica, per le conclamate ragioni di necessità e di urgenza. Rimettere alla valutazione dell'Aula le eventuali modifiche - come ci ha ricordato il relatore in sede di discussione sulle linee generali - significa, nei fatti, voler mortificare ancora di più il ruolo non solo del Parlamento (a causa della blindatura del testo per una rapida approvazione), ma anche della stessa maggioranza che sorregge l'Esecutivo, che deve astenersi da qualsiasi iniziativa migliorativa del testo al nostro esame.
Emerge ancora una volta, così, la questione dell'uso dello strumento della decretazione d'urgenza, per affrontare problematiche non omogenee introdotte nel passaggio al Senato e, quindi, in contrasto con le disposizioni normative e la giurisprudenza che regolano l'uso del decreto-legge. Sia ben inteso che non consideriamo le disposizioni contenute nel testo immeritevoli o di secondo piano. Tuttavia, avremmo preferito discuterne e approfondirle, magari migliorando la loro portata. Lo affermo perché queste norme sono, in parte, modificative del decreto-legge n. 112 del 2008 e perfino del decreto-legge n. 185 del 2008, il cosiddetto «anti-crisi», di cui è appena iniziata la discussione nelle Commissioni di merito: un esame più attento e, magari, l'approvazione di qualche emendamento, avrebbero eliminato le criticità ora emerse.
Abbiamo detto che non siamo contrari nel merito agli interventi previsti dal provvedimento, che mirano - voglio ricordarlo brevemente - ad evitare il blocco della realizzazione delle infrastrutture necessarie allo sviluppo del Paese, a migliorare i livelli di competitività nei settori dell'agricoltura, della pesca professionale e dell'autotrasporto, oltre a far fronte ad esigenze legate ai versamenti tributari conseguenti agli eventi sismici che colpirono nel 1997 alcuni comuni delle regioni Umbria e Marche ed a prevedere gli interventi in materia di protezione civile, con particolare riferimento al grande evento della Presidenza italiana del G8.
Tuttavia, qualche considerazione va fatta sotto il profilo della copertura finanziaria delle norme. Mi riferisco all'impiego delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate, che in questo provvedimento, come già avvenuto per effetto di precedenti e come temo succederà nel futuro, è fatto per interventi non riconducibili alle finalità del Fondo medesimo. Al di là della violazione delle finalità, quello che occorre evidenziare è che questa tendenza o meglio questa cattiva abitudine rischia di pregiudicare la realizzazione degli interventi previsti a carico delle medesime risorse, considerando anche che le risorse del FAS sono prioritariamente destinate ad integrare le risorse comunitarie e non possono risultare di ammontare inferiore a quello concordato in sede europea.
Tornando al contenuto del provvedimento, mi chiedo se nell'approntare gli interventi contenuti nell'articolo 2, riguardante il recupero della competitività di alcuni nostri settori colpiti dall'impennata del prezzo del greggio, non sarebbe stato opportuno prevedere, invece che un sostegno dettato dall'andamento dei prezzi petroliferi, che oggi segnano infatti un valore minore pari ad oltre un terzo di quelli di questa estate, misure strutturali e permanenti per favorire i settori individuati, cioè agricoltura, pesca professionale e autotrasporto, al fine di evitare che, terminato l'effetto del decreto-legge, i settori in causa tornino a lamentare le stesse lacune in termini di competitività. Constato, poi, che un emendamento del relatore prevede la soppressione della norma recata all'articolo 3-bis, con cui venivano disapplicate le norme civilistiche in materia di diritti dei lavoratori in caso di trasferimento di azienda. Era una norma diretta ad evitare che, nella vicenda Alitalia, potessero subentrare ulteriori problemi nel passaggio dei lavoratori licenziati dalla vecchia alla nuova compagnia. Si è tentato, quindi, di Pag. 28sacrificare sull'altare di Alitalia anche i diritti di tutti quei lavoratori di grandi imprese in crisi. Pensavo ad un rinsavimento del Governo, ma mi sono dovuto ricredere nel momento in cui ho ritrovato la stessa norma nel decreto cosiddetto anticrisi, più precisamente all'articolo 14. Mi chiedo, allora, quale sia la ratio di questo giochetto del «leva e metti».
Tra tante ombre direi che risulta positiva la norma prevista dall'articolo 1, in materia di adeguamento dei prezzi dei materiali da costruzione. In questa fase economica, si deve dare maggiore sostegno a quei settori che possono costituire un volano per tutta l'economia e credo che quello delle costruzioni sia tra i settori maggiormente indicati per questa missione. Certo, anche qui si ricorre ad una misura temporanea, mentre sarebbe stato opportuno un intervento permanente che potesse dare certezza ai contratti da cui dipende la qualità delle opere infrastrutturali.
Termino sottolineando come, se appare giusto l'intervento per le popolazioni umbre e marchigiane, colpite dai terremoti del 1997, sia altrettanto giusto e meritevole di attenzione da parte del Governo la richiesta che proviene da altri territori del nostro Paese, che in questi anni hanno sofferto le conseguenze di ogni genere di calamità e che attendono un sostegno dalle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Agostini. Ne ha facoltà.

LUCIANO AGOSTINI. Signor Presidente, ancora una volta in questa legislatura ci troviamo di fronte ad un provvedimento che contiene di tutto, come facevano rilevare i colleghi che mi hanno preceduto. Lo strumento usato è ancora una volta il decreto-legge, cui si dovrebbe ricorrere per le misure di urgenza. Sono provvedimenti spesso scollegati tra loro, fuori contesto, che non solo non incidono sulla crisi in atto, ma che addirittura, in alcuni casi, la rendono ancora più pesante.
La rendono più pesante perché i settori della nostra economia, quelli più deboli e più esposti, come l'agricoltura e la pesca, hanno bisogno, in genere, di politiche di sostegno, anche in una condizione di normalità; invece, si sono visti togliere tutte le risorse dal famoso decreto-legge n. 112 del 2008, anche quelle risorse che erano state destinate nella legge finanziaria per il 2008.
Infatti, le politiche economiche del Governo, impostate fin dalla manovra di giugno, hanno assunto un carattere depressivo, come spesso viene ricordato dall'opposizione in quest'Aula, in netto contrasto con quanto necessario per sostenere le parti più deboli dell'economia del nostro Paese.
L'aggravarsi drammatico della crisi le ha rese sempre più negative. Ancora oggi, e questo decreto ne è l'esempio, il Governo sembra sottovalutare l'impatto della crisi finanziaria sulle parti più deboli della nostra economia reale.
Ci si limita, come in questo caso, a provvedimenti generici, spesso confusi, che non aiutano settori come la pesca e la filiera ittica. È urgente, quindi, cambiare rotta e adottare misure concrete per sostenere uno dei settori più deboli della nostra economia. Gli errori fin qui commessi hanno indebolito la nostra economia e, soprattutto, hanno tolto risorse preziose per affrontare l'attuale emergenza.
In primo luogo, è stata nefasta la scelta di togliere l'ICI anche ai più ricchi; in questo modo, si sono buttati alcuni miliardi dalla finestra, mentre si sarebbe potuta impiegare parte di quelle risorse per sostenere e rilanciare la pesca e tutta la filiera ittica e agroalimentare.
La situazione nel settore della pesca è veramente grave ed i provvedimenti assunti, o meglio, quelli non assunti dal Governo spingono verso una marginalizzazione del settore, che pure ancora risulta essere importante sia in termini di occupazione sia per la produzione di parte del settore agroalimentare del nostro Paese.
Le forti oscillazioni del costo del gasolio, con impennate pesantissime, come quella della scorsa estate, sono un problema Pag. 29vero e reale (non un problema inventato) che ha fatto scoppiare tutte le contraddizioni in questo settore.
L'incidenza del costo del gasolio, non comparabile a nessun'altra attività produttiva, raggiunge il 60 per cento dei costi di produzione per quanto riguarda la pesca a strascico e mediamente il 32 per cento per tutte le altre attività di pesca.
Ciò significa che, su mille euro, seicento sono destinati al carburante, riducendo drasticamente, in questo modo, i possibili ricavi. Per svolgere l'attività giornaliera, mediamente, si utilizzano 2.500 litri di combustibile; è del tutto evidente, quindi, che, se le percentuali dei costi di produzione sono così elevate, la categoria non riesce a scaricare sui prezzi finali dei prodotti tutti i costi.
Se a questo si aggiungono anche la frammentazione della distribuzione al consumo, la polverizzazione dei punti di sbarco, le dimensioni ridotte delle imprese, la loro insufficiente patrimonializzazione e la sottocapitalizzazione, nonché la concorrenza dei Paesi terzi ed asiatici e l'incapacità di entrare nel labirinto della strada che porta i prodotti ittici al consumatore, spesso passando anche per l'industria di trasformazione, il prezzo finale lievita fino al 200 per cento.
Da tutto ciò non possiamo che affermare che la crisi della pesca è una crisi strutturale; di conseguenza, non si possono prevedere risposte tampone, sporadiche, inserite in questo o quel decreto, così come i provvedimenti che abbiamo di fronte con il decreto-legge in esame.
Avremmo voluto, così come più volte auspicato dall'opposizione in Commissione agricoltura, un provvedimento che iniziasse ad incidere sui problemi veri del settore e non provvedimenti spot, che pure stiamo cercando di correggere con i pochi e significativi emendamenti che abbiamo presentato.
La stessa risoluzione approvata qualche mese fa in Commissione ha posto al centro del nostro dibattito sul settore una serie di problematiche che devono essere affrontate da parte del Governo, su cui noi siamo pronti a dare il nostro contributo, a fare la nostra parte e ad avanzare anche una serie di proposte che proverò rapidamente a riassumere.
Intanto, penso sia necessario considerare l'Europa come la sede entro cui costruire le politiche per il settore: quindi, da una parte non si può demonizzare l'Europa, come qualche volta avviene da parte del Governo, proprio perché questa è la sede della trattativa tra gli Stati membri; né ciò può ridursi solo ed esclusivamente, come è avvenuto recentemente, a trattative del tutto parziali come sulle quote latte, con riferimento alle quali abbiamo visto il Ministro impegnarsi per portare a casa un risultato modesto, dimenticandosi di tutto il resto delle problematiche della pesca e del settore agroalimentare.
Se si avanzano proposte serie, siamo disponibili a dare il nostro sostegno affinché la forza della trattativa possa considerarsi unitaria in Europa, come è avvenuto per la revisione della PAC. In quell'occasione abbiamo ottenuto un risultato politico importante, e cioè dotare il Ministro di un documento unitario che, tuttavia, è stato utilizzato solo ed esclusivamente per una questione importante, ma non centrale del nostro settore agricolo e della pesca, cioè quella delle quote latte. Come già detto, in quella risoluzione avevamo individuato alcune misure urgenti a breve termine, misure realisticamente attuabili, inquadrate come terapia d'urto della pesca italiana, inserite in un piano di ristrutturazione e gestione da presentare a Bruxelles, e da attuare in un periodo-ponte tra la contingenza attuale e lo scenario che l'utilizzazione dei fondi FEP determinerà nei prossimi anni.
In particolare, nel breve tempo pensiamo che si debba attuare il fermo temporaneo dei sistemi a strascico e volante, con indennizzi pagati sia alle imprese sia agli equipaggi, nonché emanare provvedimenti a sostegno della diminuzione dello sforzo pesca attraverso la riduzione della flotta. La spesa prevista nei fondi FEP, quella già programmata nei prossimi sei anni, dovrebbe poi essere concentrata ed accelerata per diminuire una serie di ordini Pag. 30di criticità del settore. Tra l'altro, potrebbero essere defiscalizzati i premi, in modo tale da rendere le misure particolarmente incentivanti. Penso, inoltre, al regime speciale IVA, già concesso dalla legge n. 81 del 2006 e mai attuato.
Abbiamo inoltre individuato misure strutturali, come quelle del riconoscimento delle attività dei marittimi imbarcati per i lavori particolarmente usuranti; misure di semplificazione amministrativa, modifica o deroga temporanea alle norme europee sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese in difficoltà; la modifica del Piano operativo nazionale con l'incremento della percentuale destinata agli aiuti definitivi; l'ulteriore innalzamento delle agevolazioni fiscali e previdenziali; l'incremento del tetto del de minimis, così come l'introduzione di un sistema di ammortizzatori sociali nel caso della mancata attività indipendenti dalla volontà del datore di lavoro, disponendo così l'estensione al settore delle disposizioni relative all'integrazione dei lavoratori agricoli; la revisione del sistema relativo alle concessioni delle aree demaniali marittime e le loro pertinenze per le attività di acquacoltura; la soppressione del registro per le imprese di pesca e l'istituzione di un fondo a favore dell'imprenditoria giovanile, condizione essenziale per favorire il ricambio generazionale.
Queste sono alcune delle proposte che noi abbiamo avanzato in Commissione e tradotto con l'approvazione di una risoluzione, che pensavamo potesse essere un atto di indirizzo su cui il Governo avrebbe dovuto costruire le azioni a favore del settore ittico; compreso il fatto che nulla si dice sulla multifunzionalità del settore, che ha bisogno di un piano di sostegno, e sul fatto che gli impianti di acquacoltura e le iniziative di pesca e turismo possono costituire valide alternative a chi decide di dismettere la propria attività.
Di tutto questo nel decreto-legge n. 162, del quale stiamo discutendo il complesso degli emendamenti, non vi è traccia. Esso non prevede azioni che affrontino nella struttura le criticità del settore e - soprattutto - manca l'organicità nell'intervento; infatti, non vi è traccia di provvedimenti che aggrediscano le criticità strutturali del settore e sono del tutto insufficienti sia le azioni, sia le risorse previste per dare attuazione al regolamento CE n. 744 del 2008, che era stato assunto dalla Commissione europea il 24 luglio 2008 e che resterà in vigore sino al 31 dicembre 2010.
Tale regolamento, infatti, attribuisce la possibilità di intervenire, seppure con misure di urgenza, su alcune problematiche importanti del settore: dal fermo di emergenza temporanea, alle modalità di arresto definitivo, ai programmi di adattamento della flotta.
Noi abbiamo presentato alcune proposte emendative, in particolare gli emendamenti Oliverio 2.6 e Zucchi 2.7, che tentano di correggere sostanzialmente il provvedimento nella parte relativa alla pesca e alla filiera ittica. La prima di tali proposte suggerisce di introdurre gli accordi di filiera (già previsti per il settore agricolo) al fine di consentire la realizzazione di economie di scala, migliorare la competitività delle imprese e accorciare la filiera distributiva, con l'obiettivo di incrementare il reddito delle imprese e contenere il prezzo al consumo. Tra l'altro, in questi accordi possono esser previsti la tracciabilità e il controllo della qualità dei prodotti volti alla tutela dei consumatori, nonché al contrasto della crisi produttiva. Con questa proposta emendativa ci poniamo l'obiettivo di fissare il principio di operare nella direzione degli accordi di filiera, che riteniamo necessari ai fini di una nuova strategia di rilancio del settore ittico. Nella seconda delle due proposte vogliamo, invece, affrontare alcuni aspetti relativi al ruolo dell'imprenditore ittico, la cui figura è stata istituita con il decreto legislativo n. 154 del 2004.
Nel concludere questo intervento sul complesso degli emendamenti, il gruppo del Partito Democratico della Commissione agricoltura si augura che la maggioranza sia disponibile all'accoglimento di tale proposte emendative che migliorerebbero Pag. 31un provvedimento che, almeno per quanto riguarda la pesca, è del tutto insufficiente.
Vorremmo cogliere questa occasione per chiedere per l'ennesima volta al Governo di istituire un tavolo con le regioni - che, ai sensi del titolo V della Costituzione, detengono la funzione esclusiva in materia di pesca e che avvertono la necessità di un rapporto diretto (proprio perché il settore è fortemente in crisi) - che preveda risorse adeguate e che chieda alle stesse regioni di fare la propria parte, ma che affronti i nodi reali e strutturali del comparto ittico.
Signor Presidente, il presente provvedimento - come dicevo all'inizio - include molte misure; tra queste ve ne è una relativa al completamento della ricostruzione dei territori dell'Umbria e delle Marche colpiti dal sisma del 1997, sulla quale, ovviamente, vi è accordo, ma altro non è se non la continuazione di provvedimenti già assunti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calvisi. Ne ha facoltà.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, intervengo con un certo imbarazzo sul complesso degli emendamenti riferiti al provvedimento in esame perché è ancora in corso il lavoro del Comitato dei diciotto, e quindi probabilmente ci dovremo confrontare su modifiche sostanziali al provvedimento stesso che stiamo discutendo e sul quale stiamo intervenendo. Faccio mie le osservazioni svolte in precedenza dall'onorevole Viola, per cui il giudizio del Partito Democratico può cambiare a seconda del contenuto delle modifiche stesse che il Comitato dei diciotto ci vorrà presentare.
Tuttavia, signor Presidente, al di là delle singole norme, interveniamo sul complesso degli emendamenti dell'ennesimo decreto-legge, di un ennesimo provvedimento che costituisce un vero e proprio decreto omnibus e dell'ennesimo provvedimento che utilizza in maniera impropria risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate (e tutto questo, oltre a costituire un profilo problematico di carattere finanziario, rappresenta un serio problema politico, in quanto si conferma la sottrazione di risorse destinate allo sviluppo delle aree sottoutilizzate).
Uso le parole del relatore per la maggioranza del provvedimento in V Commissione, l'onorevole Giudice, che mi sento di sottoscrivere in pieno, ma aggiungo che nel fare ricorso a tali fondi si spalmano sul territorio nazionale risorse che, di norma, dovrebbero seguire il principio della ripartizione dell'85 per cento al sud e del 15 per cento alle altre aree del Paese.
Su questo punto il Governo ha fornito solo rassicurazioni, ma aggiungo che tali rassicurazioni non ci bastano perché nel testo del provvedimento su tale punto non è presente alcun vincolo per il Governo: siamo quindi all'ennesima prova di uno spostamento di risorse dal sud al nord del Paese, e siamo in linea con quanto fatto dal Governo in questi mesi.
Basta guardare la tabella pubblicata da Il Sole 24 Ore qualche giorno fa per capire che da quando siete al Governo la maggioranza ha sottratto 16 miliardi di euro ai fondi FAS. Solo con questo provvedimento tagliate circa mille milioni di euro per l'adeguamento dei prezzi dei materiali da costruzione e per la proroga delle agevolazioni connesse al terremoto di Marche ed Umbria. Naturalmente su tali misure nessuno ha niente da ridire - figuriamoci se non sono interventi giusti ed importanti per il Paese -, ma come vi ha detto il Servizio Bilancio della Camera - e non l'opposizione - risulterebbe utile disporre di un quadro complessivo, nonché di un quadro delle nuove finalizzazioni con l'indicazione della natura delle somme per le quali è stata disposta una diversa destinazione in virtù degli interventi di riduzione al Fondo finora operati.
Il punto è proprio questo: per fare questi tagli - traduco in parte le parole del Servizio Bilancio - è lecito porsi il dubbio, viste appunto l'entità e la mole dei tagli che avete operato, in ordine a quali opere, quali investimenti, quali infrastrutture Pag. 32intendete cancellare (considerato che non utilizzate le risorse per le finalità per le quali erano destinate).
A luglio del 2007 è stato approvato il quadro strategico nazionale per l'utilizzo anche dei fondi FAS, ma, visto che da quando siete al Governo avete tagliato 16 miliardi di fondi FAS, dove volete arrivare? Ad una rinegoziazione con le regioni e probabilmente con la stessa Unione europea? Volete arrivare a mettere in mora quanto già programmato e stabilito? Se questo è l'obiettivo, ditelo al Parlamento e ditelo soprattutto alle regioni!
Nel decreto-legge in esame abbiamo infatti la plastica rappresentazione dei problemi che comporta il ricorso ai fondi FAS per assicurare la copertura di provvedimenti che esulano dalle finalità di quei fondi.
L'articolo 1 estende per il 2008 la misura delle compensazioni per l'aumento dei prezzi e ribadisce l'obbligo di invarianza finanziaria; tuttavia, la norma in esame modifica la precedente impostazione generale per la quale la compensazione dei prezzi dei materiali deve essere effettuata integralmente all'interno delle risorse già stanziate (e viene quindi istituito il Fondo per l'adeguamento dei prezzi con una dotazione di 300 milioni di euro per l'anno 2009).
Al comma 10, dell'articolo 1, si precisa che questo Fondo costituisce un tetto massimo di spesa. Però - vorrei invitare i colleghi ad essere molto attenti su questo punto - si prevede che al relativo onere si provvede mediante riduzione dell'autorizzazione di spesa, di cui all'articolo 61, comma 1, della legge n. 289 del 2002, relativa al Fondo per le aree sottoutilizzate, per un importo di 900 milioni di euro per l'anno 2009, al fine di compensare gli effetti sui saldi di finanza pubblica.
Mi soffermo solo su questa parte della disposizione in questione per far intendere a tutti i colleghi che cosa noi stiamo andando a votare. Si dispone l'utilizzo delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate in misura tripla rispetto all'entità dell'onere da coprire in termini di saldo netto da finanziare, al fine di compensare gli effetti sul fabbisogno e sull'indebitamento netto. Tutto ciò vuol dire che la copertura richiesta per la compensazione per l'aumento dei prezzi è di 300 milioni di euro, mentre - attenzione - il taglio, al Fondo per le aree sottoutilizzate, è il triplo, ed è pari a 900 milioni di euro: fabbisogno e indebitamento creano questa situazione. In pratica, l'effetto finanziario che si crea è: siccome si sta spendendo molto prima quello che si spenderebbe in molti anni, si paga e si spende il triplo; ecco che cosa vuol dire fare ricorso improprio all'utilizzo delle risorse del FAS.
Come affermava un prestigioso esponente della maggioranza, l'onorevole Giudice, intervenendo in V Commissione, quando si prevede l'utilizzo delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate al fine di prorogare i benefici fiscali a favore delle popolazioni delle Marche e dell'Umbria colpite dal terremoto del 1997 si pone in essere una dequalificazione della spesa perché si utilizzano risorse in conto capitale, quindi destinate ad investimenti e infrastrutture, come risorse di parte corrente. Anche all'articolo 1 si prevede una spesa per acquisto di materiali per opere pubbliche; ma è una spesa in conto capitale, o piuttosto anche questa, in conto corrente? Anche qui c'è una dequalificazione della spesa. Detto ciò, ritengo opportuno che si arrivi in Parlamento ad una discussione sull'utilizzo delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate perché così non si può andare avanti.
Ma non bastano gli effetti deleteri sul FAS previsti da queste disposizioni. Dopo il mancato blocco delle tariffe su luce e gas, annunciato in pompa magna in televisione, e poi assolutamente non previsto nel decreto-legge cosiddetto «anticrisi», la maggioranza ha presentato l'emendamento 1.101 delle Commissioni che prevede alcune disposizioni molto insidiose. In pratica, si estendono i beneficiari della compensazione per l'aumento dei prezzi, e si applica il meccanismo di compensazione dei prezzi anche ad imprese che gestiscono servizi di notevole rilevanza, quali la fornitura di gas, di energia termina, elettrica, dell'acqua, dei trasporti, delle poste, dei Pag. 33porti e degli aeroporti; ciò vorrebbe dire che gli imprenditori che operano in tali settori hanno diritto a compensazioni sugli aumenti dei prezzi dei materiali. Attenzione: se le risorse rimangono, come ha chiarito il Governo in Commissione bilancio, fissate a 300 milioni di euro, noi rischiamo di avere un aumento dei prezzi del gas, della luce, dei trasporti e un rincaro dei biglietti aerei.
Terzo punto, si dispongono 230 milioni per la realizzazione delle opere relative al G8 de La Maddalena, ma questi soldi non bastano, ci vorrebbero altre risorse. Il Governo in un'ordinanza del mese di agosto aveva previsto 864 milioni di euro, mentre con questo provvedimento vengono disposti solo 233 milioni di euro. Noi, come gruppo del Partito Democratico, a tale proposito, abbiamo presentato una interpellanza urgente e il sottosegretario Bertolaso è venuto in Aula per dirci: noi garantiremo queste risorse con una delibera del CIPE. Anche il Presidente del Consiglio Berlusconi ha indetto una conferenza stampa dove ha presentato il G8 de La Maddalena, gli interventi da realizzare in tutto il nord Sardegna (in particolare, ad Olbia e in Gallura); tuttavia, questa delibera del CIPE non è stata ancora varata.
Quindi, noi chiediamo con forza che il Governo specifichi che su questo punto vi è un impegno e che a breve arriverà questa delibera del CIPE, perché non è pensabile che si faccia il G8 a La Maddalena utilizzando solo le risorse della Sardegna. Infatti, anche in questo caso vengono utilizzate risorse dei fondi FAS, ma la differenza rispetto a provvedimenti precedenti è che vengono utilizzate risorse FAS in accordo con la regione Sardegna. Non è poco, c'è stata una confusione virtuosa delle risorse della regione e delle risorse del Governo, e si è dato vita ad interventi strutturali che potranno, per così dire, servire al meglio la preparazione di un grande evento come il G8, ma in qualche modo anche dare risposte al territorio del nord Sardegna che chiede opere pubbliche (in particolare, la Olbia-Sassari, l'allungamento della pista dell'aeroporto Costa Smeralda e altre importanti opere che appunto vengono previste). Il Governo però deve garantire quelle risorse attraverso la delibera del CIPE.
Signor Presidente, concludo il mio intervento facendo mie le osservazioni dell'onorevole Viola e dell'onorevole Agostini, svolte in precedenza sugli emendamenti, in particolare per quanto riguarda l'agricoltura, la pesca professionale e l'autotrasporto.
Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Calvisi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, anzitutto vorrei segnalare come con questo ennesimo decreto-legge sostanzialmente stiamo mettendo insieme una serie di provvedimenti che ci fanno rimpiangere le vecchie leggi finanziarie. Infatti, se è vero che le vecchie leggi finanziarie ci tenevano impegnati dal mese di ottobre a Natale in provvedimenti sui quali venivano presentati centinaia e centinaia di emendamenti, la novità, dopo le geniali intuizioni del Ministro Tremonti, è che noi praticamente siamo dentro la finanziaria da luglio e non riusciamo ad uscirne. In altre parole, provvedimento su provvedimento, affrontiamo aspetti finanziari e normativi che di solito, anche con aspetti degenerativi e negativi, venivano compresi dentro un unico provvedimento. Così facendo stiamo tenendo impegnato il Parlamento in provvedimenti - come è stato detto - che assomigliano più alle pezze del vestito di Arlecchino che a provvedimenti organici, che non consentono al Parlamento di svolgere alcuna effettiva funzione di approfondimento delle singole tematiche che vengono poste all'attenzione nel corso del suo lavoro perché sono parti sconnesse di materie diverse; non consentono neanche di far emergere - questo vale anche per il Governo - un profilo riformatore chiaro da parte dello stesso Pag. 34Governo. È un'anomalia seria quella che abbiamo sostanzialmente introdotto nel nostro lavoro che - ripeto - fa quasi rimpiangere la vecchia finanziaria.
L'altra considerazione che vorrei fare è relativa ad alcuni aspetti di merito di questo provvedimento. Sono ovviamente d'accordo con le considerazioni svolte dai colleghi del mio gruppo; in particolare, sul fatto che questo provvedimento, pur avendo le caratteristiche che insieme abbiamo cercato di delineare, presenta senz'altro - ci mancherebbe altro - alcuni aspetti condivisibili e i nostri emendamenti cercano di entrare nel merito per migliorarli ulteriormente.
Vorrei segnalare - lo faceva adesso il collega Calvisi - che siamo in presenza, anche con questo provvedimento, di questo nuovo sport che è ormai diventato quello più praticato all'interno di questa Aula: dagli dentro ai fondi FAS.
Mi sembra ormai evidente che non c'è un solo provvedimento che non conosce una sorta di pesca continua nelle risorse che, invece, dovrebbero essere indirizzate al Fondo per le aree sottoutilizzate, rispetto al quale, lo ricordo, vi è un impegno a vincolare per l'85 per cento alle regioni del sud. Non che non siano importanti - ribadisco - alcuni contenuti di questo provvedimento ma è un leitmotiv quello di individuare nella risorsa FAS l'unica fonte che viene dispersa fuori da qualsiasi visione strategica mettendo a rischio l'importanza strategica che tali risorse dovrebbero produrre in particolari aree del nostro Paese.
L'altro elemento che vorrei segnalare riguarda la questione della revisione dei prezzi dei materiali da costruzione. Vi è uno specifico emendamento, che noi condividiamo, concernente in sostanza la revisione di questi prezzi a carico delle opere pubbliche sostenute dai comuni e dagli altri enti locali. In una contingenza nella quale vi è da parte di tutti la consapevolezza che il Patto di stabilità interno vada non dico allentato irresponsabilmente ma riconsiderato al fine di favorire maggiori capacità di investimento da parte delle autonomie locali - che ricordiamo essere il comparto della Repubblica più capace di spendere e che produce la mole più significativa di investimenti pubblici nel nostro Paese - in un contesto di tal fatta vorremmo che fosse accolta la proposta emendativa citata che in sostanza evita che questi adeguamenti dei prezzi dei materiali da costruzione alla fine vadano a pesare, gravando ovviamente sull'onere a carico delle stazioni appaltanti, sul Patto di stabilità interno rendendolo ancora più stringente e negativo negli anni 2009, 2010 e 2011 per quanto riguarda gli enti locali.
L'altra considerazione di merito che vorrei esporre riguarda la mia profonda condivisione rispetto alla richiesta di soppressione dell'articolo 1-ter che si riferisce, signor Presidente, alla proroga ulteriore, sino al 30 marzo 2009, del divieto di devoluzione delle controversie a collegio arbitrale nei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. Lo dico con una punta di cattiveria, se mi consentite: infatti qui si pontifica, in particolare da parte di alcuni settori del Governo, rispetto alla lotta ai fannulloni, all'ammodernamento della pubblica amministrazione; come se vi fosse quindi l'intenzione di rimuovere all'interno della pubblica amministrazione quei poteri forti che sostanzialmente la rendono inefficace, costosa, incapace di essere snella nelle sue azioni.
Qui c'è un punto: se sostanzialmente si costringono ancora gli enti pubblici, le società a totale capitale pubblico a ricorrere al meccanismo dell'arbitrato quando invece con la legge finanziaria per il 2008 avevamo proposto e deciso di devolvere questi contenziosi ad una sezione speciale delle corti di appello, li si pone nella condizione - vorrei che al Governo fosse chiaro - di farsi carico di costi spesso insostenibili, quindi, di essere più deboli rispetto alla parte avversa e - lo sapete bene anche voi del Governo - di accendere in queste procedure di arbitrato aspetti di scarsa trasparenza e di scarsa moralità che sicuramente non devono essere portati ad esempio.
Quindi, credo che sia davvero dannosa questa ulteriore proroga di un provvedimento Pag. 35pulito, che la legge finanziaria per il 2008 aveva assunto e che sicuramente andava nella direzione della trasparenza, della correttezza e della parità nei rapporti tra stazione appaltante pubblica e soggetto imprenditoriale, evitando, appunto, che dentro il meccanismo degli arbitrati si infilassero tutte quelle poco virtuose pratiche che comunque, alla fine, non fanno altro che penalizzare il sistema pubblico, la pubblica amministrazione, gli enti più corretti e virtuosi.
Il terzo aspetto di questo mio intervento di merito riguarda i commi dal 2 al 5 dell'articolo 3, che riguardano alcune misure a vantaggio dei cittadini e delle imprese che rientrano nei territori colpiti dal sisma del 1997 delle Marche e dell'Umbria. Ovviamente non possiamo che essere d'accordo sul fatto che si chiariscano alcuni aspetti, che avevano creato elementi di confusione e di danno per quelle popolazioni. Lo dico con la sicura certezza che l'esempio della ricostruzione, nelle Marche e nell'Umbria, delle aree colpite dal terremoto, va senz'altro preso a riferimento, come esperienza virtuosa, come atteggiamento che non soltanto ha messo in condizioni le istituzioni di spendere i denari che sono stati messi a loro disposizione, ma di spenderli bene: sono state fatte le opere, pubbliche e private, quelle popolazioni sono state rimesse in condizione di avere una prospettiva, anche se il lavoro non è finito. Quindi, se fossimo in una condizione di valutazione meritocratica, sicuramente non ci sarebbe che da premiare quel territorio e quelle amministrazioni, che hanno così ben lavorato.
Con i citati commi rimettiamo a posto qualche elemento di ambiguità e di non chiarezza che si era creato. Quello che manca, signori del Governo e signor Presidente, è il rifinanziamento delle opere di ricostruzione. Voglio segnalare che per dieci anni, nelle leggi finanziarie dal 1998 a quella del 2008, sono sempre state previste risorse per la ricostruzione delle parti di territorio delle Marche e dell'Umbria colpite dal terremoto. Lo ripeto: soldi spesi bene, in modo trasparente, che sono lì e si vedono. Per la prima volta, dal 2009 non troviamo risorse e credo che ciò sia una colpa grave del Governo, che ritengo non colga appunto il significato ed il valore del riconoscere il lavoro di chi lavora bene e del portare a termine in modo corretto le buone imprese avviate.
Da ultimo, vorrei segnalare un emendamento presentato sul tema della messa in sicurezza degli edifici scolastici in modo da porlo all'attenzione del Parlamento e del Governo. Credo che, se vogliamo affrontare davvero il nodo della ripresa dell'economia del nostro Paese, anche dal punto di vista dei lavori pubblici e degli investimenti, usando quella cultura della spesa pubblica virtuosa come volano anche di una risposta alle difficoltà imprenditoriali ed occupazionali che nel nostro Paese si stanno appalesando in modo sempre più evidente, dobbiamo indirizzare bene i denari che abbiamo a disposizione o che vogliamo mettere a disposizione di questo progetto. Quello che viene proposto dall'emendamento ricordato è un sacrosanto indirizzo: fare un monitoraggio, mettere a punto interventi di messa a norma degli edifici scolastici, finalmente puntando su quella manutenzione che ha un altissimo valore occupazionale e che quindi mette in condizione migliaia e migliaia di imprese di essere impegnate in uno straordinario lavoro, che rimarrà negli anni, a beneficio delle nostre città, delle nostre comunità, delle comunità degli studenti e del mondo della scuola.
Credo che il Governo debba assolutamente accogliere questa meritoria indicazione che proviene dal citato emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola media Mozzillo Iaccarino di Manfredonia, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Sono venuti a vedere come funziona un Parlamento democratico. Un giorno, qualcuno di voi rappresenterà la vostra comunità nel Parlamento nazionale, in consiglio regionale o in un consiglio comunale, chi lo sa! Molti auguri (Applausi)!Pag. 36
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bocci. Ne ha facoltà.

GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, prima di entrare nel merito del decreto-legge in discussione, mi sia consentito di esprimere un sentimento di condivisione e perplessità per quanto ha ricordato all'inizio l'onorevole Delfino in merito all'inammissibilità di alcuni emendamenti. Condivido le ragioni, le motivazioni e le considerazioni del collega.
Oggi ci troviamo a discutere e a decidere su un provvedimento che, in qualche modo, rappresenta un insieme di questioni, su cui vi possono essere diversi momenti di incontro tra maggioranza e opposizione. Non si discute, infatti, l'opportunità di alcune decisioni che sono contenute nel provvedimento in oggetto, semmai - così come è stato rimarcato dall'ultimo intervento e da altri interventi dei colleghi del Partito Democratico - le riflessioni, le considerazioni, le nostre riserve e le nostre critiche si soffermeranno sul contenuto di alcune scelte e, se mi è consentito, sulla forma e sul modo con cui il Governo ha inteso dare alcune risposte.
Il decreto-legge in discussione - lo abbiamo ricordato anche in sede di Commissioni, durante questi giorni di discussione e di confronto - è un provvedimento del tutto insufficiente a rispondere, in maniera efficace, agli obiettivi che il Governo e la maggioranza si prefiggono di raggiungere. Secondo le intenzioni del Governo e della maggioranza, esso dovrebbe evitare tutta una serie di questioni particolarmente complesse e significative: mi riferisco, ad esempio, al blocco delle opere infrastrutturali in Italia, alla necessità di sostenere la competitività nei settori dell'agricoltura, della pesca e dell'autotrasporto e ad una serie di norme, che tendono a dare una risposta sul versante del terremoto, ovvero del dopo terremoto, dell'Umbria e delle Marche del 1997. Infine, si cerca di provvedere al finanziamento delle opere connesse al G8, che si terrà il prossimo anno presso l'isola de La Maddalena, in Sardegna.
Mi sia consentito di svolgere subito una brevissima considerazione. Onestamente, si tratta di un'occasione mancata, perché si traduce nell'adozione di una serie di provvedimenti disomogenei e, soprattutto, contingenti e non strutturali (lo hanno ricordato i miei colleghi durante il dibattito). Con il decreto-legge in questione, si interviene negli ambiti più disparati, con norme che cercano affannosamente di tamponare situazioni di difficoltà, ma senza un vero e proprio progetto organico, senza una visione strategica di politica economica, che delinei un disegno complessivo di sostegno ai settori produttivi più esposti alla crisi attuale.
Del resto, la superficialità di approccio e la tendenza a interventi sporadici e disarticolati appare sempre più la caratteristica e la cifra di questo Governo e di questa maggioranza, evidentemente inadeguati ad affrontare una situazione così difficile e complessa come quella della recessione economica in atto.
Lo abbiamo più volte sollecitato in sede di Commissioni; lo abbiamo fatto con un atteggiamento costruttivo, dal momento che il Partito Democratico non si è mai posto in una posizione di contrapposizione. Non lo abbiamo fatto nei giorni scorsi e questa mattina in relazione al provvedimento riguardante i rifiuti in Campania, né lo abbiamo fatto in questi giorni nelle Commissioni, in relazione al provvedimento in oggetto.
Abbiamo chiesto, però, di mettere ordine ai provvedimenti, di prevedere una strategia, di porre un obiettivo, una linea coerente e credibile che possa, in qualche modo, rappresentare una risposta seria ed efficiente del Governo e del Parlamento ai problemi che abbiamo e alle urgenze che ci sono.
C'è anche un problema di semplificazione e di riduzione dei costi - al riguardo, poi dirò qualcosa in materia di arbitrato - anche se il Governo ha annunciato una posizione che, se sarà esternata in quest'Aula al momento opportuno, non potrà che essere valutata positivamente da parte dell'opposizione e del Partito Democratico.Pag. 37
Credo che abbiamo la necessità di dare ordine alle materie che abbiamo scelto, per evitare che ci siano soluzioni pasticciate che non rispondono a quella necessità di chiarezza, trasparenza e linearità delle risposte che diamo ai problemi del Paese.
Entro nel merito di alcune misure, a cominciare da quelle previste dall'articolo 1, in materia di adeguamento dei prezzi dei materiali da costruzione. Si tratta di un intervento apprezzabile e che condividiamo, perché c'è nel Paese un settore - quello dell'edilizia e delle costruzioni - che ha difficoltà oggettive. Ci sono ragioni per disporre in materia di adeguamento dei prezzi per i materiali da costruzione che hanno subito, nell'anno in corso, aumenti rilevanti.
Credo, tuttavia, che proprio su questo versante, su questa parte del provvedimento, emerga la provvisorietà e la precarietà della risposta, la mancanza di una risposta organica e forte a favore di un settore che attraversa una crisi rilevante, che meriterebbe una risposta da parte del Governo e del Parlamento molto più larga e più profonda.
Vi sono, tuttavia, scelte condivisibili anche se, lo ripeto, insufficienti e tardive.
Si tratta sostanzialmente di misure volte a riequilibrare i rapporti contrattuali tra stazioni appaltanti ed imprese esecutrici, allo scopo di scongiurare i numerosi casi di risoluzione di contratti dovuti proprio ai forti aumenti dei costi delle materie prime. Il provvedimento, infatti, introduce una disposizione, limitata all'anno 2008, con la quale si prevede che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti rilevi, entro il 31 gennaio 2009, con proprio decreto, le variazioni percentuali, su base semestrale, in aumento o in diminuzione, superiori all'8 per cento se relative all'anno 2008, superiori al 10 per cento se riferite a più anni, dei singoli prezzi dei materiali più significativi, per i quali si darà luogo a compensazione.
Riteniamo, però, che questo meccanismo sia insufficiente: lo abbiamo ribadito al rappresentante del Governo anche in occasione della discussione in VIII Commissione. A costui devo dare atto della correttezza e serietà con la quale ha seguito la discussione e il confronto in questi giorni.
Riteniamo che si tratti di un meccanismo insufficiente: infatti, nell'ultimo anno, vi sono stati aumenti delle materie prime anche superiori al 30 per cento e, in ogni caso, nel testo si tiene conto solo dell'aumento dei prezzi delle materie prime direttamente impiegate per la costruzione, ma non di altre, come ad esempio il petrolio, ovviamente indispensabile per il trasporto dei materiali, il cui prezzo, nell'ultimo anno, ha avuto un enorme rincaro, anche se ora è in rapida e costante discesa.
L'emendamento proposto dal gruppo del Partito Democratico ha lo scopo di perfezionare questo meccanismo, prevedendo che la rilevazione delle variazioni dei prezzi dei materiali di costruzione venga effettuata tenendo conto del parere di un organo tecnico ed imparziale come l'Autorità di vigilanza sui lavori pubblici.
Riteniamo che questa procedura possa rappresentare una forma di garanzia utile sia per gli imprenditori, sia per le stazioni appaltanti, e ci auguriamo, quindi, che l'Assemblea - ci rivolgiamo al Governo e alla maggioranza - possa esprimere un consenso e un parere favorevole per dare più struttura al provvedimento.
Rimane, in ogni caso, il problema del metodo. Come ho detto all'inizio, le nostre riflessioni e considerazioni critiche riguardano in parte il contenuto, ma soprattutto il metodo e la forma.
Nel corso della discussione sulla riforma del codice degli appalti avevamo chiesto di disciplinare definitivamente la questione dell'aumento del prezzo delle materie prime, ma la maggioranza non ci ha dato ascolto.
Ora, a causa della sua scarsa lungimiranza, il Governo è costretto a correre ai ripari con una misura temporanea che risolve solo parzialmente l'emergenza e procrastina ulteriormente l'adozione a regime di una normativa che regoli la Pag. 38materia dei contratti per garantire il rispetto dei tempi e la qualità delle opere pubbliche.
L'adeguamento infrastrutturale del territorio è una priorità del Paese. Su questo siamo tutti d'accordo e su questo abbiamo sollecitato il Ministro Matteoli in Commissione a riferire e a dire quali sono le priorità e le risorse che il Governo intende mettere in campo. Infatti, al di là delle promesse elettorali, ancora oggi manca una politica seria a favore delle infrastrutture e della modernizzazione del Paese.
Tuttavia, non siamo d'accordo evidentemente sulla linea di condotta per garantirlo. Che senso ha continuare a sbandierare i miliardi che il CIPE stanzierà per le opere pubbliche? Sono settimane che sentiamo declinare al futuro questo atto dovuto, quando non si è capaci di fornire un quadro normativo certo su una materia basilare come questa. Non si rischia così di avere magari soldi, ma di rimanere bloccati su squilibri economici relativi ai contratti?
In merito a questo argomento attendiamo delle risposte serie, esaustive e possibilmente un impegno preciso del Governo a presentare un progetto organico in materia, a delineare un quadro, a darci delle prospettive e a dire qual è la strada lungo la quale intende lavorare nei prossimi mesi.
Un altro emendamento del nostro gruppo riguarda lo scabroso argomento degli arbitrati. Per un Governo che dichiara di voler semplificare, di voler tagliare i costi e di voler razionalizzare la spesa, questa è una materia sulla quale si potrebbe coerentemente dar seguito a simili annunci e a tali auspici, ma la strada che viene scelta è quella della proroga di un termine in materia di arbitrati, del rinvio e del non decidere.
Oggi continuiamo su questa materia ad assistere passivamente a situazioni dove l'arbitrato viene fatto con il minimo sforzo e con tanti quattrini. Quindi, rinviare una cosa quando non c'è un costo, ma addirittura si delinea un risparmio e si va verso una semplificazione seria e coerente, non è comprensibile. Non si comprendono le ragioni di tale rinvio e del non voler ascoltare le proposte dell'opposizione e del Partito Democratico.
Un altro emendamento riguarda, quindi, gli arbitrati. È inammissibile un differimento di altri tre mesi. Da questo punto di vista, ci aspettiamo dal Governo una posizione ufficiale. Speriamo che il Governo e la maggioranza possano trovare, con il Partito Democratico e l'opposizione, una ragione per dire che non ci saranno più proroghe, che non ci saranno più rinvii e che su questa materia verrà finalmente posta una parola determinata e finale, così come abbiamo chiesto e auspicato anche in occasione della discussione nelle Commissioni.
Vi è poi l'ennesimo tentativo di utilizzare le risorse del FAS per scopi diversi da quelli per cui esso è stato costituito, ovvero l'infrastrutturazione e lo sviluppo delle aree sottoutilizzate, spettante per l'85 per cento al Mezzogiorno.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIANPIERO BOCCI. Così come auspichiamo che venga trovata una soluzione seria e coerente al problema degli adempimenti tributari per le regioni Umbria e Marche: una risposta seria, coerente e giusta ad una emergenza che, purtroppo, non riesce a trovare una soluzione definitiva ed equa alle diverse domande che giungono dalle istituzioni e dal territorio.
Interverrò poi, signor Presidente, su alcuni emendamenti. Annuncio sin d'ora che un emendamento che preoccupa molto l'opposizione e il Partito Democratico è quello con il quale si cerca di alzare la soglia per la trattativa privata, prevedendo addirittura la possibilità di ricorrere alla trattativa privata, senza una gara pubblica, per importi di 500 mila euro. Sono questioni sulle quali ci riserviamo di intervenire nel corso del dibattito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zucchi. Ne ha facoltà.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, noi abbiamo presentato una serie di emendamenti Pag. 39all'articolo 2 di questo provvedimento, che mira a fronteggiare la grave crisi dei settori dell'agricoltura, della pesca professionale e dell'autotrasporto per via dell'aumento dei prezzi dei prodotti petroliferi.
Il comma 1 dell'articolo 2 sostanzialmente riscrive quanto già previsto nel precedente decreto-legge n. 112 del 2008, che convertimmo in legge nella scorsa estate e che demandava all'Agenzia nazionale per lo sviluppo delle imprese interventi di sostegno per mantenere livelli di competitività dei settori dell'autotrasporto e in modo particolare anche della pesca, profondamente segnati dall'aumento dei prodotti petroliferi.
Il decreto-legge n. 112, fra l'altro, prevedeva anche che, con apposito decreto del Ministro dello sviluppo economico, sentito il Ministero dei trasporti e il Ministero dell'agricoltura, si definissero le linee generali di intervento a sostegno di questi settori.
Ora quel decreto avrebbe dovuto stabilire entro il 30 agosto le modalità, e veniva definito un decreto emergenziale, quindi un decreto che era estremamente urgente. Ricordo che allora la situazione era abbastanza incandescente; ne parlammo in Aula, c'erano nel Paese proteste delle imprese della pesca, in Italia ma anche in quella parte d'Europa che si affaccia sul Mediterraneo. Si intervenne anche con un decreto, a firma del Ministro delle politiche agricole, riconoscendo, infatti, la necessità e l'urgenza; un decreto che anche noi in qualche modo sostenemmo.
Non si comprende come mai il decreto che doveva essere emanato ai sensi del decreto-legge n. 112 entro la fine di agosto non ha più avuto seguito; siamo difatti in ritardo e oggi si ripropone un provvedimento analogo.
Riconosco che in questo provvedimento sono state individuate - credo che questo sia un fatto positivo - risorse necessarie per questi intendimenti: 230 milioni, di cui 30 milioni per l'agricoltura e per la pesca; ma mi risulta che questo ritardo nell'emanazione dei decreti persista. Siamo ancora perennemente in ritardo: il decreto che dovremmo approvare ai sensi di questo provvedimento dovrebbe essere adottato entro il 15 novembre e non è stato emanato, così come non risultano essere stati emanati i bandi che dovrebbero servire alle imprese e agli imprenditori della pesca per accedere alle misure di sostegno, e che si sarebbero dovuti emanare entro il 30 novembre.
Da qui le ragioni di un emendamento che intanto abbiamo presentato per decenza amministrativa, direi, perché quanto meno vogliamo affermare il rispetto cronologico dei tempi, ma anche dare occasione e garantire in qualche modo l'effettività del beneficio proposto in questo decreto.
Abbiamo anche presentato due emendamenti che riguardano la pesca per dare al Governo indicazioni su come intervenire in maniera strutturale in un settore che è gravemente in difficoltà. Sono un po' sorpreso, per la verità, dal fatto che questi due emendamenti, Oliviero 2.6 e Zucchi 2.7, sono stati dichiarati inammissibili perché, in realtà, il decreto-legge di cui ci stiamo occupando reca interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, di sostegno al settore dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca, nonché in materia di finanziamento delle opere per il G8. Si tratta, dunque, di un provvedimento che presenta una grande eterogeneità e con il quale, soprattutto, si voleva intervenire a sostegno di un settore come quello della pesca; quindi, trovo piuttosto curiosa l'inammissibilità di questi due emendamenti.
Tuttavia, colgo l'occasione per illustrare il senso delle nostre proposte emendative perché credo che, nel merito, il Governo possa anche ritenerle accoglibili dato che individuano i temi sui quali intervenire per evitare di attivare provvedimenti che vadano a distribuire a pioggia risorse che finiscono con l'essere affatto utili. Questi due emendamenti impegnavano dunque il Governo a sostenere il settore della pesca con interventi di natura strutturale, perché sappiamo che il settore ittico, a causa dell'aumento dei costi dei prodotti petroliferi, Pag. 40è stato investito da una crisi senza precedenti: l'incidenza del costo del gasolio sui complessivi costi di produzione di queste imprese è arrivato fino al 60 per cento, il caro gasolio ha accentuato la gravità della crisi strutturale in cui da tempo si dibatte il comparto ittico.
Sappiamo anche che i pescatori sono di fatto esclusi da meccanismi di formazione del prezzo, a causa dell'elevata polverizzazione della struttura produttiva, che il settore è complessivamente fragile, soffre della ridotta dimensione delle imprese e che per dare una risposta vera a una crisi così forte occorre intervenire mettendo in campo interventi strutturali che guardino al medio e al lungo periodo, che ci mettano nelle condizioni di intervenire sulle dinamiche produttive e distributive per puntare ad un rilancio vero di attività di impresa di questo settore, a un suo vero rilancio competitivo e, nel contempo, anche ad una più generale modernizzazione di un settore che paga il costo di essere particolarmente vecchio, di usare strutture e strumenti vecchi, molto costosi, che consumano molto carburante e che non consentono alcun tipo di economia di scala.
Quindi abbiamo presentato emendamenti che rilanciano la possibilità anche per il settore ittico di aprire le prospettive degli accordi di filiera, così come per il settore dell'agricoltura, perché tali accordi consentono di realizzare economie di scala, di accorciare la filiera distributiva, di incrementare il reddito delle imprese, di intervenire sui prezzi al consumo; inoltre, assicurano anche la tracciabilità dei prodotti e, quindi, un controllo della qualità degli stessi. Questa misura, da un lato, riesce a intervenire e a occuparsi della filiera dei produttori, dall'altro, interviene anche a tutela e a garanzia dei consumatori. Inoltre, non costa perché in realtà allarga la platea di un provvedimento già esistente che riguarda il settore agricolo e che noi chiediamo di trasferire anche a quello della pesca, e può, meglio di altri provvedimenti, contrastare la crisi produttiva che il settore sta vivendo.
Nell'emendamento Oliviero 2.6 abbiamo posto l'obiettivo e abbiamo poi delegato il Ministero ad attuarlo, attraverso un apposito decreto. Abbiamo presentato anche l'emendamento 2.7, a prima firma mia, che si occupa dell'imprenditore ittico e delle sue potenzialità in tema di multifunzionalità: un tema nuovo che il settore ittico può affrontare e che, secondo noi, va rilanciato è la possibilità di multifunzionalità di questo settore.
Potremmo immaginare che - come già avviene, ma vi è bisogno di un ulteriore impegno da parte del Governo - i nostri imprenditori ittici si trasformino non solo in imprenditori che si occupano della pesca, ma in imprenditori che si occupano anche del turismo e della pesca-turismo e svolgano una serie di funzioni anche in temi ambientali di salvaguardia e di tutela delle coste.
Con questi emendamenti si voleva semplicemente far presente al Governo che i 30 milioni che sono stati messi a disposizione - e che, naturalmente, non disprezziamo, perché li consideriamo risorse utili e necessarie in un momento di grande crisi - non devono essere distribuiti in maniera acritica, né polverizzati nella loro distribuzione, ma siano concentrati in interventi strutturali che ci consentano di essere efficienti. Il senso degli emendamenti era questo. Siamo ancora incuriositi dal fatto che siano stati ritenuti inammissibili. In teoria, questo era un modo per partecipare direttamente (come Commissione agricoltura, che si occupa di pesca) al dibattito sul decreto-legge in esame. Siamo comunque soddisfatti di averlo fatto, anche se dando semplicemente al Governo alcune linee di intervento che speriamo lo stesso voglia accogliere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, fra le proposte emendative presentate da Italia dei Valori ve n'è una, l'emendamento Misiti 3.11, che ancora una volta Pag. 41affronta una questione annosa e, secondo noi, anche grave. Si tratta del versamento dei tributi e contributi previdenziali ed assistenziali e dei premi, compresi quelli a carico dei lavoratori dipendenti, per quelle popolazioni dell'area molisana colpita dagli eventi sismici del 31 ottobre 2002.
Abbiamo presentato tale questione ogni qual volta ne abbiamo avuto l'opportunità e l'occasione. Come deputato eletto in quel territorio, vorrei richiamare la maggioranza alla ragionevolezza, ma soprattutto, se me lo permettete, ad una certa saggezza: come è facile immaginare, quella zona, che è stata duramente colpita, già viveva in uno stato di difficoltà, perché rientra in un'area interna di una piccola regione, qual è il Molise.
La questione dei versamenti è intervenuta in una fase difficile di ricostruzione fisica, ma nel contempo morale di quell'area, del suo sistema di impresa e della sua domanda interna. Mi chiedo - ma soprattutto vi chiedo - come sia possibile immaginare la prosecuzione della ricostruzione, che si è rivelata tanto difficoltosa, con una strada che il più delle volte si è presentata tortuosa e, quindi, come ci si possa augurare un tentativo di rilancio dell'area, se andiamo a colpire proprio il reddito delle famiglie e delle imprese, in un momento difficile, in fondo, per tutta l'Italia, comprese le aree forti del Paese. Inoltre, a cosa sono servite le risorse per la ricostruzione (che, ripeto, non è ancora completata in quelle zone), se con una mano diamo e offriamo e poi, con l'altra, togliamo?
Dovete comprendere - non credo sia difficile capirlo: ci rivolgiamo al Parlamento e soprattutto al Governo - che a quell'area occorre tempo per riprendere fiato e per avviarsi alla normalità e risollevarsi e, soprattutto, per riacquistare fiducia in se stessa e tornare a pensare al futuro, altrimenti tutto quanto è stato fatto sarà stato vano, perché la soluzione sarà l'abbandono di quell'area del Molise, considerate le scarse opportunità offerte in questo momento.
Insomma, in un momento così particolare non è proprio il caso di togliere, anzi sarebbe il caso di offrire, di dare a quelle zone.
Allora, la situazione che si evidenzia è questa: le imprese fornitrici hanno già a loro carico anticipazioni di forniture e servizi, legate alle attività della ricostruzione; le imprese di costruzione hanno anticipato parte del costo del lavoro, attraverso indebitamento bancario (sappiamo cosa significhi); le famiglie cercano faticosamente di tirare avanti, soprattutto perché vogliono mantenere i loro giovani in questo territorio. Quindi, cosa diciamo loro? Che messaggio mandiamo, se li costringiamo a rientrare, chiedendo di saldare quanto dovuto allo Stato? Credo che rischiamo di innescare processi deleteri per quelle zone, mentre non è dato neanche sapere come e quanto pagheranno concretamente.
Dunque, non ci rimane che compiere un gesto di forte ragionevolezza, di buonsenso e, in fondo, di equilibrata amministrazione: quello di non colpevolizzare i cittadini molisani in generale (c'è anche la questione dello zuccherificio), ma in particolare quelli dell'area molisana colpita dagli eventi sismici. In fondo chiediamo lo stesso trattamento riservato ai cittadini delle altre regioni colpite dal sisma.
Caro Presidente, la solidarietà e il sostegno non hanno e non devono avere preferenze. Forse, al contrario, noi molisani dovremmo avere un occhio di riguardo, visto che il Presidente del Consiglio Berlusconi, quindi il «pezzo grosso», è stato eletto in Molise. Tuttavia, non desideriamo e non vogliamo che si facciano particolarismi, anche perché, a tutti gli effetti, non ci pare di avere alcun occhio di riguardo da parte del Presidente Berlusconi, anzi credo che chiuda tutti e due gli occhi, quando si trattano questioni riguardanti il Molise. Mi riferisco, come dicevo prima, anche al problema dello zuccherificio del Molise, tanto importante sotto il profilo economico e occupazionale per la nostra regione, questione della quale forse non è neanche al corrente o, se lo è, ha girato lo sguardo dall'altra Pag. 42parte. Come dicevo, non desideriamo favoritismi, vogliamo solo essere trattati come gli altri.
Per questo motivo, «caro Governo», mi appello al vostro buonsenso e al vostro senso di responsabilità, augurandomi che questa volta lo dimostriate (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonavitacola. Ne ha facoltà.

FULVIO BONAVITACOLA. Signor Presidente, siamo chiamati a discutere di un provvedimento che recita: adeguamento dei prezzi di materiale da costruzione, sostegno ai settori di autotrasporto, agricoltura e pesca (che viaggiano spesso insieme), opere per il G8, adeguamenti tributari per le regioni Marche e Umbria.
Mi viene un po' da sorridere quando sento, così come è stato precedentemente comunicato, naturalmente con tutto il rispetto che questo mio commento comporta, dichiarazioni di inammissibilità per mancata connessione per materia. Se vi fosse una preventiva valutazione di ammissibilità in ordine all'omogeneità delle materie dei vari decreti-legge o disegno di legge che sono stati presentati da questo Governo, probabilmente il 90 per cento sarebbe dichiarato inammissibile. Faccio questa osservazione, perché dovremmo discutere, anzi stiamo discutendo, di un decreto-legge che contiene norme assolutamente eterogenee, composto in origine di quattro articoli, che sono diventati dodici soltanto a seguito dell'esame da parte dell'altro ramo del Parlamento, ed il cui contenuto è sostanzialmente assimilabile - sicuramente sarebbe stato integrabile - con il cosiddetto provvedimento anticrisi, che dovremmo discutere nei prossimi giorni.
Quindi, abbiamo una duplicazione di strumenti normativi, che determina un inutile appesantimento dei lavori parlamentari e anche una loro scarsa incisività ed efficacia, non certo dovuta alla mancata diligenza dei membri di quest'Aula, quanto all'estrema confusione e polverizzazione dei testi che sottoponete all'esame di questo Parlamento.
È inutile ricordare - lo hanno già detto i miei colleghi - che il ricorso alla decretazione d'urgenza, sommato all'eterogeneità dei provvedimenti, rende molto difficile seguire un unico filo logico e conduttore. Sarebbe stato auspicabile, soprattutto dopo l'evidenza della crisi dei mercati finanziari, che questo metodo di lavoro fosse sostituito da un metodo di lavoro adeguato ai compiti che stanno di fronte al Governo del Paese nella grave crisi che stiamo attraversando.
Sarebbe stato giusto ed auspicabile, per certi versi conseguente alla grave crisi, un cambio di passo. Il Ministro dell'economia e delle finanze si vantò dell'approvazione di una manovra finanziaria in pochi minuti, paragonandola a una diligenza che, questa volta, non poteva essere assalita. Non avevo ben compreso il parallelo con la diligenza; oggi, forse, mi è più chiaro. Evidentemente, il Ministro Tremonti non si rendeva conto, in quel momento, che alla diligenza della finanziaria snella e veloce sarebbero seguiti questi treni lunghi, pieni di vagoni, passeggeri, merci e materie varie, che sono i decreti-legge sottoposti al nostro esame. Evidentemente, è inutile approvare una manovra finanziaria in otto minuti, se poi stiamo tre o quattro mesi a discutere di provvedimenti di ordine finanziario tra loro scollegati.
Venendo al merito della questione al nostro esame, questo decreto-legge, all'articolo 1, contiene una misura naturalmente condivisibile, che è quella di prevedere forme di compensazione per gli appaltatori di opere pubbliche in presenza di anomali aumenti dei materiali di costruzione. È stato già ricordato che questa materia ha già una disciplina generale negli articoli 133 e seguenti del Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, il decreto legislativo n. 163 del 2006. Ebbene, con questa norma, in deroga alla disciplina generale, si prevede una misura di maggiore incisività: si prevede una rilevazione dell'andamento dei costi semestrale in luogo di quella annuale e si prevedono dei meccanismi di compensazione.Pag. 43
Ma, proprio a partire da questa norma, viene confermata l'osservazione che mi sforzavo di sviluppare poc'anzi: questa è una norma nel campo delle opere pubbliche. Non è venuto il momento, di fronte alla grave crisi che abbiamo di fronte, di affrontare globalmente, in modo organico, il tema del rilancio del settore delle opere pubbliche? Possiamo continuare ad esaminare singoli articoli, singoli spezzoni di singoli emendamenti di singoli provvedimenti tra loro scollegati? Oggi è l'aumento del ferro, domani la semplificazione delle procedure, dopodomani il riparto dei fondi, che, così come veniva ricordato, stanno diventando, soprattutto in riferimento al FAS, una sorta di salvadanaio, cui si attinge per qualsiasi cosa, anche per le spese correnti.
È venuto il momento di porre il tema del rilancio delle opere pubbliche in questo Paese come uno degli strumenti per combattere la depressione e la recessione e per rilanciare lo sviluppo. Naturalmente, esaminando questa piccola goccia nell'oceano, che riguarda l'adeguamento dei corrispettivi in presenza di un anomalo aumento dei prezzi, non possiamo che osservare che si tratta, appunto, di una goccia nell'oceano, che non è inserita in una politica che riguarda il sostegno a questo settore.
È elementare nozione comune che, soprattutto nei momenti di grave crisi, il rilancio delle opere pubbliche e del settore delle costruzioni sia una delle prime, e direi, per certi versi, più agevoli leve per combattere la recessione.
Non serve avere qualche centinaio di migliaia di social card da 40 euro, se poi ottomila comuni italiani non riescono ad approvare il bilancio e hanno il loro settore delle opere pubbliche fermo o i cantieri paralizzati; non è in linea con una politica di sviluppo che voglia contrastare la crisi in atto. Proprio a questo proposito, basti ricordare la vicenda dei pagamenti interdetti dalla mancata certificazione liberatoria di Equitalia.
Voglio ricordare che molte piccole imprese si trovano in grave difficoltà, anche per esposizione nei confronti del fisco: a seguito di un decreto attuativo di una norma del 2006, oggi le pubbliche amministrazioni sono costrette ad interrompere i pagamenti nei confronti di appaltatori o fornitori di servizi che hanno una situazione di pendenza debitoria nei confronti di Equitalia. Naturalmente è pacifico che chi ha una situazione di pendenza debitoria deve regolarla: non è in discussione il principio ispiratore di quella norma; è però altrettanto ragionevole chiedersi se, nell'attuale momento di crisi e di difficoltà, si possano prevedere norme agevolative soprattutto a sostegno delle piccole e piccolissime aziende, che sono un reticolo diffuso, essenziale della nostra struttura imprenditoriale. Soprattutto le piccole e le piccolissime aziende vivono questo corto circuito micidiale: esposizione ad Equitalia, mancata possibilità di ricevere i pagamenti, mancato introito, lavori e forniture fermi e sospesi; e ciò porta tali aziende a fallire: è una conseguenza assolutamente automatica ed inevitabile. È questo uno dei tanti esempi che si possono fare quando parliamo di una politica organica di immediata efficacia per combattere la recessione e la depressione.
Così come nel decreto-legge in esame sono contenute altre misure, singolarmente prese anche condivisibili, ma che rispondono ancora a questa logica di polverizzazione e di assoluta eterogeneità delle materie trattate. Credo che in questo senso sia auspicabile per il futuro una tecnica legislativa di natura diametralmente opposta.
Signor Presidente, il Governo molto spesso auspica, sollecita in modo premuroso la modifica dei Regolamenti parlamentari: quasi che le Aule parlamentari e le loro norme di funzionamento costituiscano un impedimento, o per certi versi un rallentamento di un'efficace azione di Governo. Questo in astratto può essere vero, e nessuno deve sottrarsi ad una riflessione su tale aspetto. Ma prima ancora di modificare i Regolamenti parlamentari, riflettiamo su quanto stiamo facendo in questo momento: stiamo ragionando su un provvedimento di pochi articoli, in attesa di affrontare un provvedimento di 40 articoli, Pag. 44nel quale sarebbe stato molto logico far confluire il provvedimento che stiamo discutendo. Mi riferisco ai tanti decreti-legge che rappresentano il famoso treno composto di «vagoni» singolarmente attesi al varo che possono essere sicuramente accorpati per materie omogenee; e vi è in questo momento una materia su tutte le altre, ossia rispondere alla crisi economica, e definire un quadro organico di provvedimenti per affrontare questo tema. È questo il tema numero 1, la priorità «A» dell'azione di Governo, e il Parlamento dovrebbe affrontarlo in modo organico, senza spezzettarlo in mille rivoli. Il tema fondamentale del rilancio dell'economia, è, abbiamo detto, principalmente il rilancio del settore delle opere pubbliche: mi riferisco al quadro delle risorse attivabili, al riparto dei finanziamenti, alla semplificazione delle procedure, alle misure a favore delle imprese, come quella della compensazione derivante dall'aumento dei prezzi dei materiali di costruzione, ma anche ad altre, come ad esempio quella che ricordavo in tema di agevolazioni e di sospensione temporanea dei pagamenti per coloro che hanno esposizioni debitorie nei confronti di Equitalia, o altre ancora.
È per queste ragioni che il nostro giudizio è, nel contempo, favorevole su singoli aspetti del provvedimento, ma negativo sulla filosofia che lo ispira, e più generale sulla sua coerenza con un sistema legislativo ed un modo di procedere assolutamente non in linea con le esigenze della condizione attuale della crisi, e le risposte che il Governo e il Parlamento devono fornire in questo momento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trappolino. Ne ha facoltà.

CARLO EMANUELE TRAPPOLINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto che siamo di fronte, anche in questo caso, ad un provvedimento che torna a discutere dell'utilizzo delle risorse e che, pertanto, mantiene sempre aperta la discussione sulle leggi di bilancio.
La domanda che vorrei porre anche in questa occasione è perché il Governo, di fronte ad una crisi sempre più grave, non realizza un vero intervento anticiclico? Come spiegare l'ostinazione del Ministro Tremonti a negare la riduzione delle imposte sui redditi medi e bassi da lavoro e da pensione?
Oggi si discute nuovamente su un decreto-legge che, in modo ricorsivo, riapre una discussione che non ci consente di dare al Paese il senso della prospettiva e della strada che vogliamo intraprendere, quindi, allo stesso tempo, il senso della via di uscita dalla crisi che ci sta colpendo e che sta colpendo in modo particolare famiglie ed imprese.
L'esame del decreto-legge all'ordine del giorno consente di cogliere alcuni tratti positivi, che però non fanno che riconfermare il ritardo, il vuoto nell'adempimento previsto (ad esempio) dal decreto-legge n. 112 in merito a quelle questioni - che in quel decreto avrebbero dovuto essere già contenute - legate in modo particolare all'agricoltura, alla pesca professionale e all'autotrasporto.
Attraverso l'articolo 2 del decreto-legge in esame (un decreto che contiene un po' di tutto, così ampio ed eterogeneo), il Governo vuole fronteggiare la grave crisi dell'agricoltura e della pesca, soprattutto in seguito all'aumento dei costi delle materie prime energetiche. A tal fine, intende adottare misure di sostegno al settore e su questo esprimiamo il nostro consenso; siamo pienamente concordi anche con il carattere di urgenza che questa misura ricopre, rappresentando l'opportunità verso una possibile crescita della capacità competitiva del comparto agroalimentare, anch'esso al centro della crisi mondiale finanziaria ed economica che sta già avendo ripercussioni sui redditi dei produttori, come le stesse organizzazioni professionali e sindacali stanno dimostrando in questi giorni.
Tuttavia, la risoluzione della crisi dei settori dell'agricoltura e della pesca - dovuta, nello specifico, al rincaro dei costi energetici e petroliferi - deve necessariamente essere inquadrata in un progetto Pag. 45strutturale di interventi e non può certamente esaurirsi all'interno del provvedimento governativo.
L'altra riflessione su cui vorrei soffermarmi riguarda l'articolo 3, che va a dare attuazione alle previgenti disposizioni legislative relative alla definizione degli adempimenti tributari e contributivi a carico dei soggetti residenti nelle regioni Umbria e Marche, che a seguito della crisi sismica che ha colpito tali regioni nel settembre del 1997 hanno usufruito della sospensione dei termini dei versamenti tributari e della sospensione dei pagamenti dei contributi previdenziali, assistenziali e assicurativi. In particolare, esso dà attuazione all'articolo 2, comma 109, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (la legge finanziaria per il 2008) e all'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 61 del 2008, convertito dalla legge n. 103 del 2008 nella parte in cui si prevede che questi soggetti possano definire la propria posizione relativa al periodo interessato alla sospensione, corrispondendo l'ammontare dovuto per ciascun tributo e contributo oggetto di sospensione al netto dei versamenti già eseguiti in misura ridotta al 40 per cento, senza aggravio di sanzioni e di interessi, mediante rateizzazione in 120 rate mensili di pari importo.
È evidente che questa misura si pone a coronamento di un percorso legislativo fatto di provvedimenti volti ad agevolare le popolazioni delle zone di Marche ed Umbria colpite dal grave evento sismico del 1997.
Soprattutto, sottolineo che la riduzione in percentuale delle somme dovute al 40 per cento era volta comunque a garantire che proprio tale restituzione non gravasse in modo insostenibile sui redditi più bassi e sulle imprese.
A maggior ragione questa riduzione appare necessaria oggi che è arrivato il momento della restituzione, visto che gran parte delle medesime zone si trova a dover affrontare difficoltà economiche legate allo stato di crisi di importanti imprese industriali insediate in quei territori.
Da ultimo vorrei evidenziare un aspetto di fondamentale rilievo, che è ripreso anche in uno degli emendamenti presentati al decreto-legge in discussione, e cioè che tale restituzione riguarda - sia per la parte contributiva, sia per quella relativa ai tributi - tutti i soggetti umbri e marchigiani che a suo tempo beneficiarono delle sospensioni, senza distinzione tra lavoratori pubblici e privati.
A questo punto appare opportuno ricordare che, a far data quindi dal gennaio 2008, è cessato per le regioni Umbria e Marche lo stato di emergenza proclamato a seguito della crisi sismica; ciò non significa però che la ricostruzione sia terminata, ma solo che cessa, per le due regioni, la possibilità di usufruire degli istituti normativi particolari previsti per gli stati di emergenza.
La ricostruzione dei territori si è svolta in tempi brevi in confronto a casi simili e rigorosamente entro la stima quantificata subito dopo il sisma. Essa è in avanzato stato di realizzazione: oltre alle abitazioni, è stata riparata una consistente parte di opere, infrastrutture ed edifici pubblici che hanno consentito la ripresa delle attività socio-economiche all'interno della vasta area colpita e di ritornare, quindi, alle normali condizioni di vita.
Tuttavia, per il suo completamento rimangono da attivare e finanziare numerosi interventi, sia per il pubblico, sia per il privato.
Il mancato finanziamento di tali interventi lascerebbe dei vuoti fisici dal punto di vista architettonico ed urbanistico in città e borghi che stanno sorgendo a nuova vita, ed impedirebbe la completa messa in sicurezza di alcuni comparti nei centri storici (dove gli edifici sono strutturalmente legati l'uno all'altro).
I finanziamenti ancora occorrenti per portare a termine la ricostruzione sono significativi; le due regioni hanno comunque dichiarato, nei diversi contesti, la disponibilità a ridefinire tale fabbisogno nell'ambito delle risorse occorrenti, a chiudere gli interventi di ricostruzione ritenuti indispensabili, e, sulla base di questa nuova definizione, a costruire un'ipotesi pluriennale di chiusura.Pag. 46
In particolare, è essenziale che gli interventi di ricostruzione possano proseguire senza soluzione di continuità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Velo. Ne ha facoltà.

SILVIA VELO. Signor Presidente, colleghi, il titolo del provvedimento in esame è del seguente tenore: Interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche ed Umbria, colpite dagli eventi sismici del 1997.
Come si vede, è un titolo lunghissimo che tuttavia risulta largamente incompleto in quanto esso illustra solo una minima parte dell'intero contenuto del decreto-legge in esame.
Come è stato infatti già ricordato - ma quando si tratta di difendere le prerogative del Parlamento ed il corretto iter delle procedure parlamentari, vale la pena insistere a costo di essere ripetitivi - si è ormai consolidata la prassi per cui con ogni decreto-legge in discussione in quest'Aula si va a modificare un decreto-legge precedente (e così via).
Come ha illustrato egregiamente e puntualmente il collega Zaccaria nella presentazione della questione pregiudiziale di incostituzionalità, si è ormai giunti ad un numero imponente di decreti-legge che modificano altri decreti-legge.
Il provvedimento in questione è stato sottoposto alla firma del Capo dello Stato e, successivamente - anche questa è una prassi consolidata -, ha ricevuto sostanziali e corpose modifiche, nonché integrazioni, in sede di prima lettura al Senato. Vi sono nel decreto-legge alcune norme che mancano vistosamente dei requisiti di necessità e urgenza, e molte di queste sono norme introdotte in prima lettura. Esprimiamo, quindi, ancora una volta, forti dubbi di incostituzionalità, su cui invece la maggioranza - anche perché è forte dei numeri - ha svolto valutazioni diverse. Tutto ciò è legittimo, tuttavia crediamo che valga la pena di ripeterlo: il problema rimane in tutta la sua rilevanza.
A questa considerazione ne va aggiunta un'altra di carattere sempre generale. Mi riferisco alla decisione del Governo di ricorrere, per l'ennesima volta, allo strumento della decretazione d'urgenza. Siamo arrivati ad oltre 30 decreti-legge. In un analogo periodo di tempo, il precedente Governo Prodi ne aveva varati circa la metà. Se a questo dato si somma il rilevante numero di occasioni in cui si è deciso di affiancare al decreto-legge, il ricorso alla fiducia, si capisce quanto sia fondato l'allarme che, più volte, si è levato dai banchi dell'opposizione in merito al sistematico esproprio che il Governo attua delle prerogative di tutto il Parlamento. Ci tengo a sottolinearlo: di tutto il Parlamento, perché maggioranza e opposizione sono ugualmente danneggiate da questo atteggiamento.
Di fatto, per decreto-legge sono state varate la legge finanziaria (il famoso decreto legge n. 112 del 2008), la riforma della scuola, il salvataggio del banche, la proroga degli sfratti, e in ultimo, probabilmente in continuità con la precedente, anche il cosiddetto decreto anticrisi (decreto-legge n. 185 del 2008) che, in sostanza, è una legge finanziaria bis. Ciò sta producendo un'altra conseguenza rilevante, ovvero una produzione legislativa confusa e contraddittoria che richiede, come affermavo all'inizio, continui passi indietro.
Alla faccia della tanto sbandierata efficienza del Governo che, al contrario, costringe il Parlamento ad impiegare la totalità del proprio tempo e dei propri lavori a discutere e ad approvare provvedimenti che servono solo, in gran parte, a correggere gli errori commessi dal Governo in precedenti provvedimenti. Di fatto, ad oggi, praticamente nessuna iniziativa parlamentare, ad eccezione delle mozioni, è stata possibile. Questo è un dato su cui è giusto che il Parlamento, complessivamente, rifletta.
Nel merito, pur non costituendo ciò, in alcun modo, un elemento di compensazione Pag. 47dei gravissimi limiti generali che ho espresso in precedenza, il provvedimento contiene alcune misure che giudichiamo positive. In particolare, sul tema dell'autotrasporto, il Senato ha introdotto norme utili per il settore che sono state oggetto di un apposito accordo tra gli organismi di rappresentanza degli autotrasportatori e il Governo, sottoscritto nel giugno scorso e scaturito dalla protesta degli operatori del settore. Una protesta che anche noi giudicammo fondata, perché più volte, in questi mesi, abbiamo segnalato i limiti della riforma della liberalizzazione del settore, introdotta dal precedente Governo Berlusconi, che di fatto si era sostanziata in una deregolamentazione selvaggia del settore dell'autotrasporto e che richiedeva interventi che, in parte, sono contenuti in questo provvedimento.
Vale la pena, tuttavia, ricordare che, anche in questo caso, le norme introdotte rappresentano la correzione di quanto il Governo aveva già introdotto, in maniera non adeguata, nel decreto legge n. 112 (quello dei famosi 9 minuti e mezzo). Si tratta di norme palesemente inesatte e indeterminate, su cui si è dovuti ritornare, con una perdita di tempo prezioso per il Parlamento, le imprese, ed il Paese.
In particolare mi riferisco alle modalità con cui furono previste in quel provvedimento le misure a sostegno dell'autotrasporto, della pesca e dell'agricoltura, o al meccanismo di adeguamento del corrispettivo nei contratti di trasporto merci collegato, appunto, alle variazioni del prezzo del gasolio per autotrazione. Il percorso che ha portato a queste norme, scaturito dall'accordo del 25 giugno scorso, è stato un percorso tortuoso che ha richiesto quasi sei mesi di tempo, con minacce di rottura da parte di alcune organizzazioni sindacali. Oggi si mette una pezza, sperando che sia quella definitiva visto che solo qualche giorno fa in Commissione è stata presentata un'ulteriore riscrittura della norma (appunto per l'ennesima volta).
Credo che valga la pena tuttavia sottolineare che anche in questo caso, pur essendo queste norme oggetto di accordo con gli autotrasportatori, esse non risolvono i problemi strutturali del settore, che richiederebbero iniziative più radicali e su cui ci ritroveremo sicuramente a discutere. Altri interventi positivi che vorrei citare riguardano le norme sugli appalti introdotte all'articolo 1 del provvedimento in esame, in particolare in materia di adeguamento dei prezzi dei materiali da costruzione. Si tratta di misure volte a riequilibrare i rapporti contrattuali fra le stazioni appaltanti e le imprese al fine di scongiurare innumerevoli casi di risoluzione di contratto dovuti all'aumento delle materie prime che si è registrato da quando è stato fatto l'appalto ad oggi.
Nel merito anche in questo caso crediamo che il meccanismo non sia pienamente soddisfacente. Sicuramente non lo è per le imprese ma al tempo stesso non si può non rilevare che questo meccanismo incide comunque sul quadro economico dei lavori che vengono realizzati e ciò potrebbe comportare difficoltà per gli enti locali che come tali non possono accedere al fondo nazionale previsto dal Ministero. Ora in questo quadro - ho accennato solo ad alcune parti del decreto - è con grande senso di responsabilità che il Partito Democratico ha dato vita in Commissione - e lo sta facendo in Aula - ad una discussione di merito concentrata appunto sui contenuti del provvedimento, e in questo quadro si è concretizzata anche la nostra attività emendativa.
Essenzialmente i punti da correggere per noi in questo decreto sono quattro. Il primo riguarda una questione strutturale: ancora una volta si procede ad un utilizzo improprio ed enorme dei fondi FAS; di questo stiamo discutendo in quest'Aula da mesi perché da mesi ogni provvedimento è oggetto di quello che si può definire un saccheggio dei fondi FAS, operato in maniera puntuale e discrezionale, senza una visione strategica che invece sarebbe necessaria.
Un altro punto riguarda l'autorità di vigilanza. Noi abbiamo evidenziato con i nostri emendamenti la necessità di mantenere il ruolo di controllo di questo Pag. 48organismo terzo, che ovviamente è di primaria importanza ma lo è ancor più in un Paese come il nostro.
Come terzo punto chiediamo uno stop alla proroga degli arbitrati, perché la procedura degli arbitrati ha alimentato in questi anni contenziosi e ritardi sui lavori, quindi ha danneggiato sia le imprese sia le stazioni appaltanti. Infine un altro punto ha riguardato - è stato oggetto di interventi precedenti - il tema degli aiuti per le regioni Umbria e Marche, perché a fronte di un ordine del giorno approvato in Senato, che chiariva l'interpretazione di questa agevolazione, spesso gli enti sia pubblici sia privati, in particolare INPS e INPDAP, hanno emanato circolari in contrasto con tale ordine del giorno. Da qui nasce la necessità di realizzare una proposta emendativa.
Come è evidente dal sintetico riassunto che ho fatto, le nostre proposte sono serie, circostanziate, puntuali, ben motivate e, tuttavia, in gran parte - nella quasi totalità - non hanno trovato accoglimento in Commissione. Peraltro, ad oggi, non regge nemmeno la motivazione tradizionale basata sulla necessità di convertire il decreto-legge in tempi rapidi e, quindi, sul fatto che non può essere modificato perché ciò comporterebbe un rinvio al Senato. In realtà, questo rinvio comunque vi sarà perché in Commissione bilancio sono stati evidenziati consistenti difetti di copertura finanziaria.
Mi auguro che in aula sia possibile svolgere una discussione approfondita, che tutto il Parlamento si concentri e si impegni a valutare gli emendamenti serenamente, senza pregiudizi, nel merito, perché di questo hanno bisogno i cittadini e le imprese che stanno aspettando le misure previste (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Scarpetti, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, anch'io vorrei aggiungere qualche riflessione sul provvedimento in esame illustrando alcuni aspetti degli emendamenti presentati dal gruppo del Partito Democratico.
Quello in esame è un provvedimento adottato con decreto-legge da parte del Governo, che conteneva interventi soltanto in alcuni settori, in particolare l'agricoltura, la pesca e l'autotrasporto. In seguito, nel percorso di esame da parte dei due rami del Parlamento è stato integrato con successivi interventi. Esso, forse, può essere considerato un'ulteriore parte della manovra finanziaria. Infatti, come hanno già sottolineato altri colleghi, nonostante da parte del Governo si sia portato in campo con un certo vanto il fatto che la manovra sia stata approvata in nove minuti e mezzo, abbiamo assistito in queste settimane a tutta una serie di nuovi interventi che vanno ad incidere con questi decreti-legge in alcuni settori.
Sappiamo che alcuni aspetti, contenuti e disciplinati da questo decreto-legge, anche alla luce delle modifiche introdotte, sono da considerarsi positivi: mi riferisco, in particolare, al problema legato all'aumento del costo delle materie prime nel settore delle costruzioni e delle opere pubbliche. Quest'ultimo è un punto importantissimo, peraltro perché dovrebbe essere considerato non soltanto per l'aspetto strettamente legato al dato finanziario ma dovrebbe essere ulteriormente integrato, eventualmente con l'esame del prossimo decreto-legge definito «anticrisi», anche per accelerare i tempi di intervento della pubblica amministrazione nei suoi diversi livelli. Infatti ci rendiamo conto che in questo nostro Paese una larga parte degli investimenti, soprattutto in opere e infrastrutture, è progettato e messo in cantiere proprio grazie all'impegno e al lavoro degli enti pubblici e degli enti locali, in particolare dei comuni. È un aspetto importantissimo e quindi teniamo conto che alcune modifiche introdotte con questo decreto-legge e con emendamenti già approvati dal Senato migliorano sicuramente questo delicato e complesso problema.
Altri punti da noi ritenuti assolutamente importanti sono legati a interventi, ad esempio, nel settore della protezione Pag. 49civile: anche in tale ambito, come hanno ricordato alcuni colleghi del Partito Democratico, con alcuni emendamenti si punta non solo a migliorare questo provvedimento ma a indicare alcune soluzioni.
Per il settore della protezione civile vi è un emendamento che prevede lo stanziamento di interventi per la messa in sicurezza degli edifici pubblici, in particolare delle scuole, perché purtroppo - lo sottolineo - in questo Paese accade che ci si renda conto della necessità di alcuni interventi quando accadono disgrazie, che si sono verificate anche recentemente.
Credo che lo sforzo che anche il Partito Democratico ha fatto e sta facendo per proporre miglioramenti al provvedimento in esame vada colto in termini costruttivi e positivi. Noi sottolineiamo anche alcuni aspetti positivi dell'azione del Governo, per esempio l'intervento - fatto proprio dal sottosegretario Giachino, che in questo momento rappresenta il Governo - per sbloccare la vicenda dello sciopero degli autotrasportatori dei TIR, che rischiava veramente di bloccare il Paese. Sappiamo che anche in questo comparto, in questo settore serve probabilmente una riforma, una riorganizzazione più ampia e più complessiva, che tenga conto anche che forse è necessario, nel nostro Paese, cercare di sostenere un percorso che porti oltre la presenza, forse eccessivamente frazionata, di piccoli imprenditori del settore, a fare fronte alla competizione di autotrasportatori di altri Paesi.
Vi sono aspetti sicuramente positivi, però riteniamo che si possa ancora intervenire anche attraverso alcuni emendamenti che sono stati già in parte illustrati da altri colleghi e che qui voglio di nuovo richiamare. In particolare, mi riferisco all'emendamento presentato e relativo alla messa in sicurezza degli edifici scolastici.
Tutte le occasioni sono utili per accelerare i tempi di intervento in una serie di settori. Questi interventi da una parte, se realizzati in tempi brevi, consentono in questo caso di mettere in sicurezza gli edifici pubblici scolastici, e dall'altro lato contribuiscono a mettere in movimento le attività economiche, a sostenere lo sviluppo e quindi l'occupazione. Siccome in questa fase è importante che vi sia una capacità di intervento da parte dello Stato, del Governo e di tutti i diversi livelli della pubblica amministrazione, riteniamo che sia fondamentale anche cogliere la disponibilità al confronto che il Partito Democratico ha rappresentato in più occasioni.
Poi, chiaramente, le polemiche e le strumentalizzazioni di questo o quel fatto, di questa o quella situazione a mio modo di vedere sono legittime, ma in questo momento sicuramente non aiutano il Paese a trovare un'adeguata via d'uscita ad una situazione che si fa veramente pesante, per quanto riguarda l'occupazione e le piccole e medie imprese.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,35)

IVANO STRIZZOLO. Sottolineo un dato, che probabilmente sarà già all'attenzione ed all'esame in particolare del Ministero dell'economia e delle finanze: molti piccoli e medi imprenditori non hanno versato l'acconto di imposta che scadeva il 1o dicembre, per le gravi difficoltà in cui soprattutto alcuni settori oggi si trovano.
Pertanto, signor Presidente ed egregi colleghi, è importantissimo - lo ripeto e concludo - che anche attraverso il provvedimento in esame - e noi a tal fine ci auguriamo che almeno alcuni degli emendamenti che abbiamo proposto possano essere accolti - sia possibile dare un contributo non solo per snellire alcuni aspetti burocratici, amministrativi o intervenire in settori come la pesca e l'agricoltura, ed altri comparti strategici, dall'autotrasporto al contenimento energetico, di cui si parlerà in maniera più approfondita quando sarà in discussione in Aula il decreto-legge n. 185 del 2008, ma intervenire anche in altri settori che richiedono necessariamente un intervento dello Stato e dell'amministrazione pubblica.
Questo non per tornare al passato, ma perché - non lo scopro io, ma lo sostengono persone ben più autorevoli - superare questo momento di crisi economica e sociale è Pag. 50possibile, soprattutto se e nella misura in cui l'amministrazione pubblica, nelle sue diverse articolazioni, saprà portare avanti in tempi rapidi interventi a sostegno dei vari comparti economici e produttivi, migliorando la qualità dei servizi e realizzando infrastrutture sempre più adeguate, per rendere il nostro Paese maggiormente competitivo sui mercati internazionali.
Signor Presidente, credo che, con gli emendamenti che sono stati presentati ed illustrati, da parte del Partito Democratico, vi sia questa disponibilità. Ci auguriamo che questo contributo serio e costruttivo possa essere colto utilmente anche dalla maggioranza, per migliorare il testo che ci accingiamo ad esaminare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni. Prego, onorevole Stradella, è un piacere vederla come relatore.

FRANCO STRADELLA, Relatore per l'VIII Commissione. Signor Presidente, le chiederei una breve sospensione dei lavori affinché il Comitato dei diciotto si possa riunire al fine di esaminare alcune proposte emendative.

PRESIDENTE. Potremmo, quindi, sospendere la seduta fino alle ore 18.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,40).

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, se lei è d'accordo, mi preme ricordare, in quest'Aula, ai colleghi, la persona e la figura di Carlo Caracciolo, l'editore che ha così onorato la vita italiana e l'editoria di questo Paese e che è morto ieri sera.
Il ricordo di Carlo Caracciolo ci aiuta a immaginare un Paese nel quale esista quella figura misteriosa che è l'editore puro, qualcuno che si dedica al mestiere dei libri e dei giornali con la passione, la dedizione, l'intelligenza e la cultura con cui Carlo Caracciolo si è dedicato.
Parlare di Carlo Caracciolo ci ricorda tutto un percorso dell'editoria italiana, dai tempi in cui Adriano Olivetti ha scelto quel giovane intelligente, e già attivo nella vita editoriale del Paese, per passargli la proprietà de L'espresso. Quelli erano tempi in cui L'espresso veniva considerato una rivista inammissibile ed inaccettabile, che non rispettava la regola del non dire e del non lavare i panni sporchi in casa, bensì apriva appassionate e civili denunce di ciò che accadeva nel Paese.
Adriano Olivetti, che aveva in mano quella rivista, l'ha passata a Carlo Caracciolo, pensando che quest'uomo giovane ne avrebbe fatto il settimanale politico di un Paese che, in quel momento, non aveva il grande settimanale politico sul modello dei Newsweek o de L'Express francese.
Così è stato. Si è trattato di un lungo percorso che da L'espresso ha portato a la Repubblica, dal rapporto così stretto e così collaborativo con i suoi giornalisti ha portato a quel sodalizio con Eugenio Scalfari che ha dato al giornalismo di questo Paese alcuni dei suoi momenti più grandi e delle sue pagine più belle: la fondazione del quotidiano la Repubblica e l'espandersi del senso del giornalismo nella sua interpretazione più moderna, più coraggiosa, più aperta, più legata ai cittadini e meno legata al potere che ci sia stata, finora, in questo Paese.
Mi permetta, signor Presidente, di ricordare che Carlo Caracciolo è stato anche brevemente presidente della Mondadori, durante un periodo nel quale sembrava che la dislocazione delle case editrici e dei punti di riferimento dell'editoria italiana si sarebbero diversamente assestati. Quando è tornato a L'espresso e a la Repubblica, è nato un secondo e più vivo periodo che ha continuato a svilupparsi fino ad ora, ed il vero vantaggio è quello che ha avuto l'Italia di avere un testimone così internazionale e così legato al livello più alto, più raffinato, più intelligente, più colto, più colmo di grandi amicizie e di grandi Pag. 51collaborazioni nel mondo giornalistico italiano e nel mondo, come Carlo Caracciolo, che mi è caro ricordare, oggi, questa sera, in quest'Aula (Applausi).

PRESIDENTE. La Presidenza e l'Assemblea si associano alle sue parole, in particolare a quanto lei ha detto alla fine: si è trattato di un testimone italiano nel mondo, nel mondo del giornalismo, di un testimone internazionale. Non possiamo fare altro che unirci al cordoglio e associarci alle sue parole.

GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, vorrei sia messo agli atti che, per una questione morale, Giancarlo Lehner si dissocia rispetto al signor Carlo Caracciolo, si dissocia profondamente. Non mi unisco, insomma, a nessuna rappresentazione edulcorata di un personaggio che io ho considerato sempre pericoloso. Adesso che è morto riserbo per lui grande rispetto, ma non mi associo assolutamente ad alcuna sua commemorazione enfatica.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 18.

La seduta, sospesa alle 17,45, è ripresa alle 18,40.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1936)

PRESIDENTE. Avverto che le Commissioni hanno testé presentato gli emendamenti 1.105, 1.106 e 2.101, che sono in distribuzione.
Sugli emendamenti 1.105, 1.106 e 2.101 la Commissione bilancio ha espresso un parere di nulla osta, mentre sul subemendamento Bocci 0.2.101.1 ha espresso parere contrario.
Con riferimento all'emendamento 2.101, relativo alle modalità di contribuzione dei datori di lavoro agricoli, e all'emendamento 1.106, in materia di incentivi dei dirigenti delle stazioni appaltanti, osservo che gli stessi, pur riferiti, in generale, alla materia del decreto-legge, presentano profili di dubbia ammissibilità.
L'emendamento 1.106, in particolare, riproduce parzialmente il contenuto dell'emendamento 1.102 delle Commissioni, già dichiarato inammissibile dalla Presidenza.
Tuttavia, la Presidenza, constatato il consenso unanime dei rappresentanti dei gruppi su tali proposte emendative, anche tenendo conto del contenuto complessivo del provvedimento, ritiene in via eccezionale di ammetterle alla votazione.
Secondo quanto risulta alla Presidenza, i gruppi rinunciano al termine di ventiquattro ore di cui all'articolo 86, comma 5-bis, del Regolamento. Il termine per la presentazione dei subemendamenti, già comunicato ai gruppi, è fissato alle 19.
Invito, quindi, i relatori ad esprimere il parere delle Commissioni.

FRANCO STRADELLA, Relatore per l'VIII Commissione. Signor Presidente, le Commissioni raccomandano l'approvazione dei loro emendamenti, mentre formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti gli altri emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

Pag. 52

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, quando nel Comitato dei diciotto si è discusso degli emendamenti che ora lei ha ammesso alla votazione, credo che riguardo agli orientamenti sui subemendamenti si sia parlato di un tempo congruo di un'ora, dal momento in cui il Comitato dei diciotto sarebbe stato in possesso degli stessi.
Tuttavia, è chiaro che adesso ci troviamo nella fase dell'esame dell'Aula e un quarto d'ora di disponibilità per i deputati per la sola visione degli emendamenti in oggetto, che poi devono essere subemendati, mi sembra un periodo troppo breve.
Pertanto, signor Presidente, le chiedo, se è possibile, di allungare il termine di un'ora esatta, così come era stato stabilito nel Comitato dei diciotto per quanto riguarda l'esame in Aula.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, è evidente che il protrarsi della discussione nel Comitato ha in qualche modo alterato quanto precedentemente disposto circa il termine per la presentazione dei subemendamenti; quindi, credo che sia ragionevole posporre il termine medesimo alle 19,30.
Ricordo che, ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative per le quali vi è un invito in tal senso, la Presidenza le porrà in votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Libè 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, nell'articolo 1 si ripresenta la solita storia, ed abbiamo presentato un emendamento soppressivo perché per la copertura di tutto ciò che viene deciso si torna all'utilizzo dei Fondi FAS. In questo articolo si tratta di 300 milioni di euro, però, ciò che contestiamo è proprio la solita questione: si lavora per far girare le cifre da una parte all'altra e, ancora una volta, non trovando coperture da altre parti del bilancio, si accede ai Fondi per le aree sottoutilizzate.
Proprio per questo motivo, continuiamo con il nostro impegno e chiediamo all'Aula e a tutti i parlamentari (che in questi mesi si sono scandalizzati per l'utilizzo così allegro del passaggio da un capitolo all'altro, principalmente attraverso un prelievo dal FAS) di votare con noi a favore del mio emendamento 1.1.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Libè 1.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 481
Astenuti 12
Maggioranza 241
Hanno votato
45
Hanno votato
no 436).

Prendo atto che il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Margiotta 1.2.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'emendamento Margiotta 1.2 riconosce che il tema che abbiamo di fronte è importante e serio. L'articolo 1 del decreto-legge in esame, infatti, si pone l'obiettivo di dare regolazione alla questione dell'andamento dei prezzi delle materie prime, che, come abbiamo visto, in quest'anno sono state particolarmente esposte a una volatilità sia in senso rialzista, sia in senso ribassista. Da questo punto di vista, quindi, siamo assolutamente favorevoli ad un intervento con le modalità che sono state concordate Pag. 53e previste, perché avrebbe un doppio effetto di tutela sia dell'ente pubblico appaltante sia dei soggetti privati che eseguono gli appalti, per garantire ad entrambi una giusta remunerazione, in una fase assolutamente delicata.
Riteniamo, però, che dovrebbe essere ulteriormente posta a tutela del sistema - quindi non di una delle due parti, ma con un concreto meccanismo regolatore - la previsione secondo la quale sia l'Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici ad esprimere sostanzialmente un parere su tale andamento dei prezzi. Chiediamo, cioè, che il sistema, come per molte altre questioni, trovi un punto alto di accordo. In questo senso, proponiamo che, rispetto alla determinazione dei prezzi che verrà svolta a partire dal 31 gennaio 2009, l'Autorità di vigilanza esprima il proprio parere. Questo sarebbe un meccanismo di tutela, ripeto, sia per la parte appaltante (l'ente pubblico) sia per il soggetto privato.
Chiediamo al Governo che, conformemente ai relatori, ha espresso parere contrario rispetto a tutte le proposte emendative non presentate dalla Commissione, di rivedere la propria posizione. Il Governo tenga presente che non si modificano i termini economici della vicenda, gli equilibri e i saldi di bilancio, ma che questo diventerebbe un ulteriore elemento di garanzia (ripeto, non per una delle parti, ma per il sistema nel suo complesso). Saremmo tutti più garantiti e sarebbe naturalmente garantita la parte pubblica: garantiremmo al sistema privato di potere svolgere i propri appalti in maniera serena, di non arrivare a soluzioni di contratto per un'evidente insufficienza della remunerazione e di non avere crisi di mercato (che già ci sono in maniera pesante, proprio nel settore dell'edilizia). Ecco perché ribadisco al sottosegretario, che so attento a questo tema, la necessità di esprimere un parere favorevole. Ribadisco che non si tratta di una questione di parte: abbiamo apprezzato alcuni segnali di disponibilità, non ultimo sul tema delle opere pubbliche e non vedo l'ostacolo a questo tema. Quindi, chiedo con forza che il Governo riveda la sua posizione.
Il Partito Democratico ha presentato poche proposte emendative. Questa è una di quelle in merito alle quali sentiamo, con l'animo molto sereno, di aver posto una questione con serietà.

GIANPIERO BOCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, chiedo al relatore e al Governo, che hanno avuto modo di apprezzare...

PRESIDENTE. Onorevole Bocci, anche lei, come il collega Viola indente intervenire, sulle proposte emendative nel loro complesso: in via eccezionale ho consentito all'onorevole Viola di intervenire per consentirgli di dichiarare se accedesse o meno all'invito al ritiro.

GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, ha ragione.

PRESIDENTE. Allora, se ho ragione non le posso dare la parola.

GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, solo trenta secondi.

PRESIDENTE. La ragione non è a secondi. O ho ragione o ho torto e siccome lei sa che ho ragione non posso concederle la parola.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, anch'io sono dell'avviso che il Governo e i relatori potrebbero fare uno sforzo e accettare quest'emendamento, perché è un emendamento di garanzia. Mi sembrava che nelle Commissioni VIII e IX ci fosse stato un consenso generalizzato, quindi mi meraviglia che su questo emendamento, che è assolutamente privo di qualsiasi implicazione sul bilancio (non c'è nulla, solo un elemento di maggiore Pag. 54garanzia), il parere sia così cambiato rispetto a quello che mi era sembrato prevalere all'unanimità all'interno delle Commissioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 1.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Prego i colleghi di votare per se stessi e di astenersi dal votare per i colleghi assenti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 481
Votanti 479
Astenuti 2
Maggioranza 240
Hanno votato
228
Hanno votato
no 251).

Prendo atto che il deputato Ciccanti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che gli emendamenti Montagnoli 1.3, 1-bis.1 e 3-ter.1 sono stati ritirati.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, a nome del gruppo, annuncio che intendiamo fare nostro l'emendamento Montagnoli 1.3, che riteniamo abbia un significato importante, perché interviene sulla vicenda degli equilibri di bilancio dei comuni e mi pare molto serio. Il nostro gruppo ha sollecitato ripetutamente, durante la discussione sui temi della finanziaria, la questione del patto di stabilità. Questo argomento ci sembra condivisibile e avremmo votato certamente a favore dell'emendamento. Quindi, il gruppo del Partito Democratico lo fa proprio, affinché venga sottoposto a votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Montagnoli 1.3, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo Partito Democratico, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 500
Astenuti 3
Maggioranza 251
Hanno votato
241
Hanno votato
no 259).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Misiti 1.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, anche quest'emendamento mi sembra importante, perché effettivamente in questi due commi vi è un problema di carattere generale, ossia che purtroppo i fondi che vengono utilizzati sono esclusivamente FAS. È chiaro che questa situazione non può continuare. Finora, nei vari decreti-legge il FAS è stato ridotto addirittura di circa 16 miliardi. Credo che sia giusto trovare, in qualche maniera, altre fonti di finanziamento. Questo è il significato di quest'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Misiti 1.4, non accettato dalle Commissioni Pag. 55né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 501
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato
241
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che i deputati Garofalo e Berardi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Misiti 1.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 411
Astenuti 88
Maggioranza 206
Hanno votato
154
Hanno votato
no 257).

A questo punto, non essendo ancora scaduto il termine per la presentazione di subemendamenti agli emendamenti 1.105 e 1.106 delle Commissioni, proporrei ai relatori di accantonare le restanti proposte emendative riferite all'articolo 1 del decreto-legge e di passare a quelle relative all'articolo 1-bis del decreto-legge.

FRANCO STRADELLA, Relatore per l'VIII Commissione. Signor Presidente, concordo.

PRESIDENTE. Sta bene. Ricordo che l'emendamento Montagnoli 1-bis.1 è stato ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Misiti 1-bis.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 504
Astenuti 2
Maggioranza 253
Hanno votato
243
Hanno votato
no 261).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Misiti 1-ter. 1 e Mariani 1-ter. 2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, questo è un emendamento molto importante, perché eravamo arrivati a una soluzione positiva in tema di arbitrati. Finalmente, si era pensato di finirla con gli attuali arbitrati e di attribuire alle sezioni speciali delle corti d'appello la soluzione delle controversie tra l'impresa e l'amministrazione. Evidentemente, il rinvio e lo spostamento in avanti del termine ci sembra che non sia altro che un tentativo di rinviare ancora, in modo tale che si continui con la situazione attuale, per la quale gli arbitrati hanno un costo elevatissimo per la pubblica amministrazione.
Devo dire che, nonostante la giustizia abbia i suoi tempi, credo che con l'attribuzione delle controversie alle sezioni speciali potremmo ridurre i tempi di attesa per la loro definizione.
Mi sembra, quindi, opportuno che lo spostamento in avanti dei termini non Pag. 56venga attuato e sia eliminato. Ritengo giusto che anche la maggioranza faccia questo, perché significherebbe risparmiare e il risparmio della pubblica amministrazione a livello centrale e a livello periferico va nella direzione verso la quale lo stesso Governo dice di voler andare: il risparmio delle spese e la riduzione degli sprechi, perché, qualche volta, si tratta proprio di sprechi.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, sul tema degli arbitrati il Governo intende proporre al decreto-legge n. 185 del 2008, recante misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa, un emendamento contenente la riforma organica dell'arbitrato, con la finalità di moralizzare l'istituto.
Si prevede di ridurre i costi dei giudizi arbitrali mediante il dimezzamento dei compensi e di incentivare l'utilizzo di un accordo bonario, che comporta minori costi.

PRESIDENTE. In ogni caso, quindi, il Governo non modifica il parere espresso?

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, confermo l'invito al ritiro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, avevamo chiesto al Governo, e di questo devo dare atto che avevamo discusso anche in Commissione, di sopprimere questo articolo, che fa riferimento al tema degli arbitrati. Si tratta, d'altronde, di una discussione che avevamo avviato anche nella passata legislatura, rispetto alla quale vi era l'obiettivo di addivenire ad una disciplina organizzata e più chiara.
Sono, però, intervenute successive deroghe e riteniamo che sia giunta l'ora, anche in coerenza con quanto si prospetta nel decreto-legge n. 185 del 2008, e cioè velocizzare le procedure che fanno riferimento agli appalti e ai lavori pubblici, di chiedere di dare maggiore trasparenza ad un settore che ha implicato meccanismi oltre che di rallentamento, anche, in alcuni casi, di illegalità.
Ritenevamo che questo argomento potesse essere emblematicamente sollevato anche in questo decreto-legge, in quanto si poteva sopprimere l'articolo, fare riferimento ad un procedimento che avverrà nel decreto successivo e, se non altro, limitare solo agli arbitrati già avviati, che dovevano essere portati a termine.
Era un segnale significativo. Chiediamo di non dare parere contrario su questi emendamenti soppressivi, e chiediamo al Governo, oltre a una dichiarazione, di fare qualcosa di più: segnalare, attraverso la riformulazione degli emendamenti o con meccanismi che il Governo vorrà indicare, questa effettiva necessità.
È un tema importante, che ha molto a che vedere anche con la velocità di realizzazione della procedura degli appalti. Lo sappiamo benissimo: in questi anni, una parte importante dei rallentamenti dei lavori pubblici è dovuta alla richiesta di contenzioso delle imprese e all'avvio di arbitrati che non finiscono più, con le conseguenze di elevare i costi e di non terminare mai i lavori, per l'interesse di questo o quel soggetto. Vorremmo segnali molto netti in questa direzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, mi accontento un po' ottimisticamente dell'impegno preso dal rappresentante del Governo, che va nella stessa direzione dell'auspicio adesso espresso dalla collega Mariani. La materia degli Pag. 57arbitrati è fatta di più cose: da una parte, un'opera di moralizzazione circa i soggetti arbitri (parlo soprattutto della giustizia amministrativa), ma ci sono dei rimedi; dall'altra, una diminuzione dei compensi, e mi pare che questo abbia detto il rappresentante del Governo. Dall'altra ancora però è chiaro che queste forme giustiziali sono assolutamente necessarie, perché rispetto alla dinamica contrattuale i giudici ordinari non sarebbero in grado di fornire una risposta nei tempi convenienti.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PIERLUIGI MANTINI. Una disciplina quindi nuova ed efficiente degli arbitrati è assolutamente urgente.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro degli identici emendamenti Misiti 1-ter.1 e Mariani 1-ter.2 formulato dai relatori.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, non intendiamo in alcun modo ritirare l'emendamento, perché riteniamo che su questa materia il Governo deve assumersi le proprie responsabilità: se cioè lasciare ancora che arbitrati privati mettano in condizione il sistema degli appalti di essere inquinato, o no. Si assuma oggi le proprie responsabilità e si voti su questo! Anche per questo, dissento dal collega Mantini, che non ho capito a che titolo abbia fatto quella dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Come ho detto, dandogli la parola a titolo personale.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Misiti 1-ter.1 e Mariani 1-ter.2, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 471
Astenuti 32
Maggioranza 236
Hanno votato
211
Hanno votato
no 260).

Ricordo che l'emendamento Guido Dussin 1-ter.02 è inammissibile.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.100 delle Commissioni. Ricordo che la sua eventuale approvazione precluderebbe i successivi emendamenti Zucchi 2.2, Ruvolo 2.3, Ruvolo 2.4 e Ruvolo 2.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, prendo la parola intanto per dichiarare voto favorevole sull'emendamento in esame; però è opportuno che si faccia un po' di chiarezza, per una ragione semplicissima: perché l'articolo 2 di questo ulteriore decreto-legge proviene da un vecchio decreto-legge, il n. 112 del 2008. Questo Governo ha combinato un pasticcio, perché ha fornito delle date che non possono assolutamente dare risposta sia agli agricoltori, sia al mondo della pesca che agli autotrasportatori. Il testo è stato riformulato prevedendo nuove scadenze, però alla fine conclude come la versione precedente, con il tetto originario di una scadenza che passa dal 31 dicembre al 31 marzo. Peraltro c'è un emendamento successivo, presentato dal sottoscritto, che proroga il termine al 30 giugno 2009, per dare finalmente la possibilità agli agricoltori, ai pescatori, al mondo dell'autotrasporto di avere una risposta concreta: perché, fino ad oggi, nonostante tutto quello che avete annunciato con il Ministro Zaia, con il Ministro Calderoli, cioè che avevate risolto il problema degli autotrasportatori, degli apicoltori e dei pescatori, siamo al «pantano totale».
Avendolo riformulato, forse vi è una speranza, ma se non si rinvia al 30 giugno Pag. 58del 2009 nessuno riceverà mai alcun contributo e questa diventerebbe certamente una beffa per i molti di cui abbiamo detto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Zucchi. Ne ha facoltà.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole su questo emendamento delle Commissioni che, in realtà, recepisce le nostre osservazioni contenute nell'emendamento 2.2 a mia prima firma. Si tratta di una questione di decenza amministrativa, perché la scadenza del decreto, che prevedeva le linee di indirizzo generale per il sostegno ai settori dell'agricoltura e dell'autotrasporto, è già avvenuta, senza che il provvedimento sia stato emesso. Le scadenze delle date dei bandi si sono già verificate, senza che i bandi siano stati emessi; pertanto, per rendere operativa questa operazione di sostegno e per decenza amministrativa ci sembra utile appoggiare questo emendamento che, di fatto, ci dà ragione rispetto alle osservazioni che avevamo avanzato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 502
Astenuti 4
Maggioranza 252
Hanno votato
501
Hanno votato
no 1).

Ricordo che sono conseguentemente preclusi gli emendamenti Zucchi 2.2 e Ruvolo 2.3, 2.4 e 2.5.
Ricordo, altresì, che sono inammissibili gli emendamenti Oliverio 2.6 e Zucchi 2.7.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruvolo 2.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 503
Astenuti 4
Maggioranza 252
Hanno votato
241
Hanno votato
no 262).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruvolo 2.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 322
Astenuti 186
Maggioranza 162
Hanno votato
59
Hanno votato
no 263).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Ruvolo 2.13.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, non me ne voglia, ma siccome da qualche votazione a questa parte sono soltanto una decina i voti di differenza, le Pag. 59chiedo il favore di far finta che la maggioranza ci sia (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruvolo 2.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Prego i colleghi di astenersi dal votare per gli assenti.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 494
Astenuti 4
Maggioranza 248
Hanno votato
236
Hanno votato
no 258).

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, sempre per questa storia delle votazioni (Applausi polemici dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Non me ne voglia, ma credo che lei debba risolverlo questo problema. Possiamo fare una scelta? Ognuno di noi si mette a dire chi vota per due e chi vota per tre. Capisco chi vota per due, ma chi riesce a votare per tre con due mani spiegasse anche a noi come farlo, così viene meglio! Però lei, signor Presidente, non può non dire che non è così: non può! Capito? Non può! Lei deve comunque garantire un po' di legalità qui dentro (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, credo che lei conosca il Regolamento, comunque auspico che lei lo conosca. Lei sa che il Presidente ha il diritto-dovere di garantire il regolare svolgimento delle votazioni, avvalendosi dei poteri che il Regolamento gli consente. In ragione di quello che lei segnala, l'unico potere che ha il Presidente è di inviare i segretari d'Aula a verificare che il voto risultante sul display corrisponda al voto realmente espresso.

ANTONIO DI PIETRO. Durante la votazione (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro! Colleghi, vi prego! Non è la prima volta che il problema viene posto e presumibilmente non sarà nemmeno l'ultima, se non dopo l'approvazione del nuovo sistema di votazione. Avverto fin d'ora che, per la prossima votazione, i deputati segretari sono invitati a verificare che ogni voto sia corrispondente alla presenza di un deputato e che la votazione rimarrà aperta fino a quando i segretari non avranno adempiuto alla verifica.
Avverto che il subemendamento Bocci 0.2.101.1 e l'emendamento 2.101 delle Commissioni risultano accantonati in ragione del fatto che non sono ancora trascorsi i tempi concessi per la presentazione dei subemendamenti.
Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Credo che in questo caso non vi sia necessità di procedere alle opportune verifiche.

ANTONIO DI PIETRO. Ma lo guardi!

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, credo che in questo caso non vi sia alcuna necessità...

ANTONIO DI PIETRO. Guardi là! Guardi là (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

Pag. 60

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, l'Aula sta votando all'unanimità. Credo che non le sfugga questo aspetto! In ogni caso, invito i deputati segretari a verificare che i voti siano corrispondenti ai deputati presenti (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Gli onorevoli segretari hanno adempiuto alla verifica.
Dichiaro pertanto chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 456
Votanti 454
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato
452
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Lussana e Vessa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Compagnon 2-quater.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Invito i deputati segretari a procedere al controllo delle tessere di votazione (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente). Onorevole Fontana, vuol verificare anche lei, per cortesia? Prendo atto che l'onorevole De Biasi ha provveduto alla verifica e che l'onorevole Fontana vi sta provvedendo.
Prendo atto che la verifica si è conclusa.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 473
Votanti 470
Astenuti 3
Maggioranza 236
Hanno votato
26
Hanno votato
no 444).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2-quinquies. 100 delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Velo. Ne ha facoltà.

SILVIA VELO. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del Partito Democratico su questo emendamento. Come ricordavo in sede di intervento sul complesso degli emendamenti, si tratta di norme con le quali il Parlamento dà attuazione all'accordo stipulato fra le associazioni di rappresentanza degli autotrasportatori ed il Governo stesso nel giugno scorso, e riguarda sostanzialmente norme relative alla stipula del contratto di trasporto e all'adeguamento del corrispettivo dovuto dal committente in seguito alla variazione del costo del gasolio da autotrazione. Vale la pena di ricordare che questa è l'ultima di una serie di riscritture della norma: questa norma era infatti stata già inserita dal Governo nel decreto-legge n. 112 del 2008, ma, in quanto redatta in maniera non adeguata, oggi ci troviamo a correggere quella cattiva formulazione attuata qualche mese fa.
Anche nella prima stesura del decreto-legge, l'articolo era stato scritto in maniera diversa. Vi è stata, la settimana scorsa, un'ultima correzione in Commissione: ci auguriamo che questa sia l'ultima volta in cui siamo costretti a ritornare su questo argomento.
Si tratta di una misura attesa dal mondo dell'autotrasporto - per questo la sosteniamo -, ma cogliamo l'occasione per ribadire che, a nostro avviso, vi è bisogno per questo settore, come per l'economia in generale, di misure strutturali. Il settore, infatti, è in forte difficoltà (lo era già prima dell'arrivo della crisi economica, lo è ancor di più ora), e gli aggiustamenti, al momento, non intervengono in maniera strutturale. Annunciamo, comunque il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-quinquies.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 61

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 482
Astenuti 6
Maggioranza 242
Hanno votato
481
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Mazzarella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Libè 3.1
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, vorrei solo far rilevare principalmente ai parlamentari sardi della maggioranza un aspetto di questo articolo che riguarda l'organizzazione del G8 e le sue modalità di finanziamento. Abbiamo chiesto varie volte di specificare da dove venivano presi e dove venivano spesi questi fondi (che provengono da fondi CIP6 e FAS non spesi in Sardegna). Il problema vero è solo uno: andiamo a finanziare le opere del G8 con fondi che servivano alle opere per tutta la Sardegna, mentre adesso li spostiamo da una parte della Sardegna verso la parte dell'isola più avanzata, evoluta e con più infrastrutture. Voteremo sicuramente a favore di questo emendamento, che abbiamo presentato; chiediamo però ai parlamentari della Sardegna, specialmente quelli che non rappresentano le aree più evolute, di valutare se sia opportuno votare, o meno, questo emendamento.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 19,20)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere questo emendamento e per ribadire, ancora una volta, come vengano regolarmente e quotidianamente sottratti i fondi per le aree sottoutilizzate. Un evento così importante come quello del G8 poteva realizzarsi in Sardegna, a Milano, a Torino, ovunque, ma certamente le risorse non sarebbe state prelevate sempre dal solito fondo. Sappiamo esattamente in quale parte geografica dell'Italia si trova la Sardegna; sappiamo pure chi ha diritto ai fondi FAS, ma per questo evento non era assolutamente necessario togliere risorse, ancora a piene mani, dalle aree sottoutilizzate. Ancora una volta, rivolgo un appello al buon senso affinché finisca questa rapina quotidiana nei confronti del FAS. Mi consenta ancora signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Ruvolo, deve concludere.

GIUSEPPE RUVOLO. Un vostro uomo di Governo ha dichiarato, fino a ieri mattina, che con il FAS si può fare qualunque spesa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calvisi. Ne ha facoltà.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, intervengo per precisare un aspetto che mi sembra importante: per finanziare il G8 in Sardegna, il Governo non preleva dal Fondo per le aree sottoutilizzate, destinato a tutte le regioni, delle risorse per destinarle alla Sardegna. Questi sono soldi già destinati alla Sardegna secondo la programmazione 2000-2006 e 2006-2013; vi è un accordo tra il Governo e la regione Sardegna per destinare queste risorse al G8 (233 milioni di euro). Il punto non è questo e lo voglio dire ai colleghi intervenuti prima; il punto è che questi soldi sono pochi. Il Governo aveva detto che avrebbe stanziato 864 milioni di euro, mentre ha stanziato soltanto 233 milioni di euro.
Aspettiamo gli altri 522, però - lo ripeto - sul punto vi è un accordo tra la regione Sardegna ed il Governo e - attenzione! Pag. 62- si tratta di risorse già stanziate per la Sardegna; sono risorse della regione Sardegna.
Questo è un punto fondamentale che era utile precisare. Per il resto, attendo - l'avevo già detto nel mio intervento sul complesso degli emendamenti - che il Governo faccia quello che ha annunciato, e cioè dia il via libera ad una delibera del CIPE che mette a disposizione della Sardegna le altre risorse per programmare nel migliore dei modi un evento internazionale importante come quello del G8.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, il gruppo Italia dei valori intende sottoscrivere la proposta emendativa in esame e conveniamo e concordiamo con il presentatore dell'emendamento, perché, in realtà, oltre al fatto che i fondi FAS vengono utilizzati in un modo diverso rispetto a quello per cui devono essere utilizzati, ricordo che c'è già un accordo con la Sardegna per come devono essere utilizzati e quindi vi è anche una violazione di accordi già presi. A noi pare che tutto questo serva soltanto a recuperare denaro che dovrebbe essere recuperato altrove, magari dalla lotta all'evasione fiscale, piuttosto che prendere le risorse dai fondi FAS che servono per lo sviluppo specialmente di regioni come la Sardegna, regione che ha già trovato una soluzione al problema di come utilizzare questi fondi e che adesso non può darvi seguito. Per questa ragione noi annunciamo il nostro voto favorevole all'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Libè 3.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 315
Astenuti 173
Maggioranza 158
Hanno votato
56
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che il deputato Bocci ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi e che il deputato Garagnani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Margiotta 3.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mastromauro. Ne ha facoltà.

MARGHERITA ANGELA MASTROMAURO. Signor Presidente, noi abbiamo presentato questo emendamento perché vogliamo dimostrare che non siamo contrari agli interventi previsti da questo provvedimento; non siamo contrari nel caso specifico agli interventi previsti dall'articolo 3, ma non eravamo contrari neanche ai provvedimenti previsti dall'articolo 1.
Noi siamo contrari - come hanno giustamente fatto rilevare i nostri colleghi - all'utilizzo dei fondi FAS. Mi dispiace dover apparire ripetitiva, perché, ahimè, dall'inizio della legislatura soprattutto noi rappresentanti delle regioni meridionali ci ritroviamo puntualmente a dover richiamare l'attenzione del Governo su un uso assolutamente improprio di questi fondi; mi sembra, tuttavia, opportuno farlo perché davvero questa è una vergogna di questo Governo.
Credo che i cittadini meridionali siano testimoni di una politica antimeridionalista di questo Governo, che prima era uno slogan elettorale e oggi si sta concretizzando. Si sta concretizzando, perché i cittadini cominciano a rendersi conto dei servizi che non ottengono più, e anche di aiuti alle imprese che non ci sono più. Quindi, l'utilizzo dei fondi FAS è un Pag. 63elemento fondamentale. Tale fondo non va utilizzato come Bancomat, noi l'abbiamo detto in passato e lo ripetiamo ancora ora. Credo che il Governo dovrebbe cominciare a porre la giusta attenzione su tale aspetto. Peraltro, ricordiamo anche il vincolo dell'85 per cento a vantaggio delle aree meridionali che oggi non viene rispettato e su tale aspetto quindi chiediamo delle risposte. Credo che proprio questo - l'abbiamo detto anche nel corso della discussione sulle linee generali - sia l'elemento discriminante di questo provvedimento, che avrebbe potuto ottenere tranquillamente il nostro parere favorevole, ma, a causa di questo uso improprio dei fondi FAS, molto probabilmente, anzi sicuramente, non lo otterrà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, intervengo solo per una precisazione, perché mi ha un po' meravigliato il voto precedente. Forse qualcuno che sta governando la Sardegna ha fatto un po' di confusione ultimamente (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori). In questo caso, il problema non deriva dal fatto che i fondi erano già stanziati. Io chiederei a tutti gli abitanti di una certa parte della Sardegna se sono contenti di vedersi trasferire quei fondi stanziati, e non spesi per cattiva amministrazione, nelle aree più ricche della stessa regione. Se questi cittadini sono contenti, continuate ad astenervi (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 3.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 490
Astenuti 3
Maggioranza 246
Hanno votato
234
Hanno votato
no 256).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Monte 3.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 489
Astenuti 8
Maggioranza 245
Hanno votato
108
Hanno votato
no 381).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Misiti 3.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, a questo punto riprendiamo il discorso riguardante i Fondi FAS. Abbiamo presentato l'emendamento in esame perché vorremmo porre in essere un tentativo nei confronti della maggioranza e del Governo di poter modificare e cambiare la copertura del Fondo previsto per il G8, cioè la spesa di 233 milioni di euro finalizzata a far fronte alla realizzazione delle opere contenute nel piano del grande evento.
Al posto dei fondi FAS, riteniamo che si possa utilizzare un altro strumento. In Pag. 64particolare, avremmo pensato ad un aumento dell'addizionale IRES per le società operanti nel settore energetico. Tale addizionale è contenuta nel decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 all'articolo 81, commi da 16 a 18, e ammonta a 300 milioni per il 2009 e a 150 milioni a decorrere dal 2010. Tale decreto-legge ha disposto che l'aliquota IRES, fino a quel momento prevista nella misura del 27,5 per cento, si applichi con un'addizionale del 5,5 per cento nei confronti dei soggetti che nel periodo di imposta precedente abbiano conseguito un volume di ricavi superiore a 25 milioni di euro e che operino nei settori della ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi, della raffinazione di petrolio o produzione e commercializzazione di benzine, della produzione e commercializzazione di energia elettrica. L'addizionale si applica a decorrere dal periodo di imposta in corso alla data di entrata in vigore del decreto-legge in esame. Le norme prevedono, inoltre, il divieto per i soggetti interessati di traslare la maggiorazione di imposta sui prezzi al consumo. All'Autorità per l'energia elettrica e il gas è affidata l'attività di vigilanza sulla puntuale osservanza di tale divieto.
Riteniamo che se l'aliquota è innalzata dal 5,5 al 6,5 per cento si possa far fronte a questo investimento per la Sardegna, senza intaccare ancora una volta i fondi FAS. Ritengo che sia un emendamento ragionevole e prego il Governo, i relatori e la maggioranza di farsene carico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Approfitto della discussione riguardante questo emendamento per dare attraverso di lei una rapida e affettuosa risposta al collega Libè spiegando che siamo intervenuti e abbiamo chiarito la ragione per la quale ci siamo astenuti sul precedente emendamento. Nella dinamica parlamentare può capitare che rispetto ad alcune questioni le opposizioni non votino nello stesso modo. È ciò che accade molto spesso ai colleghi dell'UdC e noi non ce ne lagniamo, perché può accadere. È accaduto, ad esempio, sull'emendamento riguardante gli arbitrati. Vorrei dire che questo non è necessariamente legato alla responsabilità amministrativa di una regione perché per le tante volte nelle quali l'UdC vota in modo diverso da come vota il Partito Democratico dovrebbe governare tutta l'Italia, cosa che purtroppo non accade.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Misiti 3.21, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 481
Astenuti 15
Maggioranza 241
Hanno votato
36
Hanno votato
no 445).

Prendo atto che il deputato Iannarilli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bocci 3.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 499
Astenuti 3
Maggioranza 250
Hanno votato
232
Hanno votato
no 267).

Pag. 65

Prendo atto che il deputato Laboccetta ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ciccanti 3.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, con questo comma 2, dell'articolo 3, che riguarda la rivisitazione della norma già approvata a suo tempo con il comma 109 della legge finanziaria 2008 e recentemente col decreto-legge n. 61 del 2008, si definisce meglio la copertura finanziaria relativa alla restituzione dei tributi e contributi previdenziali che i soggetti colpiti dal sisma del 1997 nelle Marche sono stati costretti a restituire dal maggio del 2008. Con l'emendamento approvato al Senato questa restituzione, che era stata prevista per il 16 gennaio 2009, viene spostata al giugno del 2009. Questo spostamento ha determinato anche una rivisitazione della copertura finanziaria.
Noi dell'UDC abbiamo presentato due emendamenti: con il primo, che è quello in esame, si riduce ulteriormente al 10 per cento quel 40 per cento che dovrebbe essere restituito. In tal modo le Marche e l'Umbria possono essere considerate alla pari del Piemonte e della Sicilia, per le quali, con separati provvedimenti assunti in precedenza da questa Assemblea, le restituzioni di tributi e contributi erano state abbassate del 90 per cento rispetto all'attuale 40 previsto per Marche ed Umbria. È una situazione anomala e di disparità di trattamento, che i soggetti colpiti dal sisma del 1997 in Marche ed Umbria non hanno né capito né sicuramente condiviso.
Pertanto, l'emendamento che abbiamo proposto mirerebbe a rendere la situazione più equa rispetto alle decisioni assunte. Mi auguro che i parlamentari delle Marche e dell'Umbria siano attenti a votare l'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciccanti 3.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 496
Astenuti 3
Maggioranza 249
Hanno votato
236
Hanno votato
no 260).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Ciccanti 3.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, quest'altro emendamento, come accennavo, riguarda lo spostamento - già avvenuto, ripeto, per soli cinque mesi, da gennaio a giugno 2009 - addirittura al giugno 2011. Tale spostamento in avanti della data per la restituzione dei tributi e contributi è dettato da una ragione semplicissima: una parte delle Marche e una parte dell'Umbria sono state significativamente colpite dalla crisi finanziaria, soprattutto nel settore della meccanica del bianco, cioè della produzione di elettrodomestici.
Il Governo si sta interrogando su come affrontare la crisi del comparto auto e la crisi anche del comparto degli elettrodomestici, si sta chiedendo se sostenere alcuni fattori di produzione, come quelli dell'innovazione e della ricerca, oppure direttamente i comparti dell'auto e degli elettrodomestici.
Non so come si concluderà questa vicenda, però è sicuro che quelle popolazioni, colpite a suo tempo dal sisma e a cui, in tempi normali, sono state chieste le restituzioni, oggi hanno bisogno di Pag. 66uno Stato più benevolo. Uno Stato che tenga conto che, soprattutto, gli artigiani e le piccole e medie imprese (che sono direttamente interessate) non possono sostenere anche la restituzione dei citati contributi e tributi. Non è che non intendano restituirli, ma dopo dieci anni che erano stati rinviati, chiedono al Governo di compiere un ulteriore sforzo, affinché vengano restituiti tra due anni, in modo da poter superare, in questa fase, la crisi che stanno vivendo. Anche in questo caso, l'attenzione dei parlamentari di Marche e Umbria potrà essere di grande aiuto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciccanti 3.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 495
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato
239
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che il deputato Ciccanti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Misiti 3.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, si tratta di una questione abbastanza seria, perché in questo emendamento, sempre nella direzione del rispetto dei fondi FAS e della divisione sul territorio nazionale, abbiamo pensato di individuare la copertura finanziaria nell'abrogazione della cosiddetta «legge mancia», introdotta dal decreto-legge n. 112 del 2008, che vale 60 milioni di euro per il 2009 e 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010 e 2011.
Proponiamo, altresì, di sopprimere il terzo periodo del comma 2, dell'articolo 3, ove si prevede che il Fondo di cui all'articolo 6, concernente i disavanzi sanitari, sia incrementato di 15 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009 e 2010, in termini di sola cassa. Quindi, invece di tagliare i fondi FAS - così come si fa, ormai, di abitudine - in questo caso, proponiamo di fare uno sforzo, nel senso di sopprimere, al comma 2, il secondo e il terzo periodo e, conseguentemente, di aggiungere quanto contenuto nel nostro emendamento in esame. Credo che ciò rappresenti veramente un atto di giustizia verso il Mezzogiorno e verso il Paese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Misiti 3.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 495
Astenuti 5
Maggioranza 248
Hanno votato
219
Hanno votato
no 276).

Prendo atto che il deputato Sanga ha segnalato che non è riuscito a votare, che la deputata Mastromauro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Ciccanti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.Pag. 67
Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
Invito i relatori ad esprimere il parere delle Commissioni su questo emendamento della Commissione bilancio.

FRANCO STRADELLA, Relatore per l'VIII Commissione. Signor Presidente, esprimo parere favorevole a nome delle Commissioni.

PRESIDENTE. Il Governo?

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 472
Astenuti 21
Maggioranza 237
Hanno votato
466
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che i deputati De Pasquale e De Micheli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 3.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 491
Astenuti 8
Maggioranza 246
Hanno votato
231
Hanno votato
no 260).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Misiti 3.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 494
Astenuti 6
Maggioranza 248
Hanno votato
235
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che i deputati Vico e Lulli hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Misiti 3.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, ci rivolgiamo al Governo per pregarlo di applicare anche al Molise le stesse regole che sono state applicate ad altre regioni, mi riferisco all'Umbria e alle Marche. Non capiamo perché, se si tratta di una sospensione di tributi per intervenuto terremoto, per il Molise questa regola non valga. Capisco che si tratta di una regione piccola, che, quindi, interessa poco alle Pag. 68forze politiche, soprattutto di maggioranza, però non capisco perché vi debbono essere «due pesi e due misure».
Non capisco perché si debba violare, così, un principio generale di solidarietà, perché i molisani debbano essere «cornuti e mazziati» ancora una volta, con una decisione legislativa che li penalizza, dopo che un terremoto li ha terremotati.
Mi rivolgo alle forze politiche presenti in Parlamento, tanto e non solo per fare un appello perché so che rispetto a questi temi il Governo ha già dimostrato di essere sordo e cieco: è bene che ogni parlamentare, almeno questa volta, voti soltanto per sé, perché sta votando un'ingiustizia sociale madornale. Almeno non voti in questa occasione per gli altri; quando si tratta di umiliare una regione terremotata con un voto che, ancora una volta, dispone una disparità di trattamento, almeno ognuno si assumi la propria responsabilità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Misiti 3.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 473
Astenuti 26
Maggioranza 237
Hanno votato
215
Hanno votato
no 258).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cavallaro 3.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 476
Astenuti 22
Maggioranza 239
Hanno votato
215
Hanno votato
no 261).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.3.100.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 494
Astenuti 6
Maggioranza 248
Hanno votato
486
Hanno votato
no 8).

Prendo atto che la deputata Mastromauro ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 delle Commissioni, come subemendato accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 493
Astenuti 4
Maggioranza 247
Hanno votato
491
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che la deputata Sereni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.Pag. 69
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fiorio 3.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiorio. Ne ha facoltà.

MASSIMO FIORIO. Signor Presidente, questo emendamento è drammaticamente attuale, considerata la situazione atmosferica che ha colpito l'Italia, le precipitazioni nevose e piovose che hanno colpito soprattutto il nord del nostro Paese e che stanno ancora affliggendo Valle d'Aosta e Piemonte.
Non si chiede l'istituzione di un fondo rispetto alle frane, al rischio alluvioni e alle esondazioni che stanno avvenendo in questo momento ma, semplicemente, di rendere disponibili quote e risorse ottenute attraverso un'addizionale, un'imposta di bollo istituita con la legge n. 35 del 1995. Noi chiediamo di metterle a disposizione soprattutto per il Piemonte e le regioni vicine. Noi chiediamo che le destinazioni di quelle risorse siano effettive, reali, cioè che quei fondi e quelle le risorse vadano alle regioni colpite dall'alluvione del 1994; regioni che in questo momento hanno necessità di fondi per mettere in sicurezza le abitazioni e le imprese colpite ancora dall'alluvione del 2008 che, attualmente, corrono rischi, a causa della mancanza di misure di sicurezza in un territorio che ha ancora bisogno di infrastrutture (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fiorio 3.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 503
Astenuti 3
Maggioranza 252
Hanno votato
237
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che le deputate Ferranti e D'Antona hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fiorio 3.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lovelli. Ne ha facoltà.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, questo emendamento ribadisce quanto già scritto nell'emendamento precedente e vuole proporre all'Aula una riflessione ulteriore sull'argomento. Infatti, vedete, stiamo approvando un provvedimento che, per la sua natura, è eterogeneo in quanto si occupa di varie materie ed anche di calamità naturali.
Abbiamo esaminato prima gli articoli che riguardano il terremoto delle Marche e dell'Umbria. Ora, con questo emendamento, mettiamo in rilievo un problema che riguarda, in particolare, la regione Piemonte (ma possono essere interessate anche altre regioni italiane) e fa riferimento ad una disposizione introdotta dopo l'alluvione del 1994.
Dato che la disposizione di legge di riferimento ha stanziato i fondi che servono per gli interventi che qui vengono previsti, non comprendiamo perché non debba essere accolto un emendamento che non fa altro che mettere a disposizione dei territori interessati fondi già stanziati, già disponibili e che fino ad oggi servono solo allo Stato per fare cassa.
A me pare che, non accettando questo emendamento, si faccia una discriminazione territoriale e soprattutto - mi rivolgo ai colleghi del Piemonte del centrodestra - si perda un'occasione per realizzare un intervento adeguato per quel territorio.
Quindi, invito l'Aula a prendere in considerazione questo emendamento e ad approvarlo per rendere un servizio ai territori colpiti dall'alluvione del 1994 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 70
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fiorio 3.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 496
Astenuti 4
Maggioranza 249
Hanno votato
236
Hanno votato
no 260).

Ricordo che l'emendamento Marinello 3.17 è inammissibile.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Misiti 3-bis.1, Damiano 3-bis.2 e 3-bis.100 delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, l'emendamento 3-bis.100 delle Commissioni chiede di sopprimere l'articolo 3-bis del provvedimento, come richiesto anche dagli emendamenti Misiti 3-bis.1. e Damiano 3-bis.2. Vi è, però, un piccolo particolare. È importante sopprimere tale articolo e, infatti, voteremo a favore, ma non vorrei che, come in altre occasioni (ad esempio, con la cosiddetta norma «salva-manager») questa disposizione fosse riproposta dal Governo in altri provvedimenti. Mi pare, infatti, che al comma 5 dell'articolo 14 del cosiddetto decreto-legge «anti crisi» essa sia stata reinserita. Spero di aver letto male. Diversamente, si dà una dimostrazione di serietà con la soppressione proposta dalle Commissioni e, allo stesso tempo, si reinserisce la stessa norma in un altro provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Misiti 3-bis.1, Damiano 3-bis.2 e 3-bis.100 delle Commissioni, accettati dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 493
Astenuti 5
Maggioranza 247
Hanno votato
483
Hanno votato
no 10).

Il successivo emendamento Damiano 3-bis.3 risulta pertanto precluso.
Ricordo che l'emendamento Montagnoli 3-ter.1 è stato ritirato dal presentatore.
Ricordo, altresì, che gli articoli aggiuntivi Margiotta 3-ter.01 e Lo Monte 3-ter.03 sono inammissibili.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.105 delle Commissioni che era stato precedentemente accantonato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, si tratta di una proposta emendativa sicuramente positiva che attiene a un tema che, però, non è certo risolto solamente dall'approvazione di questo emendamento. Lo abbiamo non a caso proposto nel dibattito in Commissione ed è stato accolto dai colleghi.
Nella situazione che stiamo vivendo, il settore del riciclo (campo in cui l'Italia eccelle perché vi è un'industria del riciclo che ha punti di eccellenza a livello mondiale) per molti aspetti incontra grosse difficoltà. Infatti, l'abbassamento dei prezzi dei materiali coinvolge anche il residuo del riciclo.
L'altro giorno è stato approvato un ordine del giorno che invitava il Governo a monitorare le leggi che aprivano i mercati Pag. 71a questi materiali e a tener conto anche delle difficoltà delle industrie del settore, che spesso hanno stoccaggi provvisori insufficienti a tenere in vita le produzioni di materiale da riciclo che sono a valle delle raccolte differenziate.
Con questo passaggio si invita, anche nel settore dell'industria edilizia, a favorire il riutilizzo dei materiali, una delle maniere per risparmiare energia e ridurre anche le emissioni di CO2.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà, per un minuto.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, mi ritrovo pienamente nelle considerazioni del collega Realacci.
Credo che questo sia un ottimo segnale che abbiamo dato. In un momento di grande difficoltà, abbiamo appena approvato un decreto-legge in cui si chiede di incentivare la raccolta differenziata ed è ovviamente fondamentale che poi questi prodotti trovino un mercato e in qualche modo vengano reintrodotti nella filiera economica.
Quindi, un plauso a questo lavoro e a questo emendamento, che salutiamo come uno dei pochissimi segnali positivi; ma speriamo che ve ne siano altri in futuro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.105 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 493
Astenuti 5
Maggioranza 247
Hanno votato
493).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Misiti 1.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 414
Astenuti 82
Maggioranza 208
Hanno votato
157
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che il deputato Ciccanti ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi, che il deputato Traversa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Misiti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 340
Astenuti 152
Maggioranza 171
Hanno votato
335
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che il deputato Ciccanti ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi e che i deputati Fugatti e Mazzarella hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.106 delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Viola. Ne ha facoltà.

Pag. 72

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, intervengo perché ritengo che su questo punto ci sia stata anche una discussione interna alla Commissione e con alcuni colleghi abbiamo concordato su alcune questioni che l'emendamento, secondo noi, in parte risolve, cercando di dare una risposta che è di buona amministrazione prima di tutto.
Debbo dire che il provvedimento trova concordi soprattutto i molti parlamentari che svolgono la funzione di sindaco o che lo sono stati e che permette - soprattutto nei moltissimi comuni italiani di piccole e medie dimensioni - di rispondere concretamente al problema della progettazione.
Allo stesso tempo, dico che si tratta di un punto di equilibrio perché non vuole andare contro il sistema di progettazione delle figure professionali che vivono di questo all'esterno (architetti e ingegneri a cui viene riconosciuto un margine ampio di professionalità e di lavoro), ma permette ai professionisti interni all'amministrazione di essere un punto di riferimento importante, di valorizzarli, di fare in modo che ci siano anche risposte adeguate dal punto di vista economico.
Dico tutto questo perché, durante l'esame del decreto-legge n. 112 del 2008, avevo presentato un ordine del giorno che era stato respinto. Il provvedimento in esame recupera quelle argomentazioni e siamo contenti che, in qualche misura, quella proposta sia stata recepita in maniera trasversale e presentata da tutti i gruppi presenti in Parlamento - lo ripeto - nell'ottica della buona amministrazione, del risparmio, delle economie e, soprattutto, dell'equilibrio tra i punti di forza che stanno nel nostro sistema della progettazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mastromauro. Ne ha facoltà.

MARGHERITA ANGELA MASTROMAURO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per dissociarmi e preannunciare che voterò contro questo emendamento, perché personalmente ritengo che, più che incentivare categorie di progettisti che siano interni o esterni ai comuni, occorra incentivare la qualità dei progetti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, questo emendamento è frutto di una lunga discussione e credo sia giusto sostenerlo, perché mi sembra che vada nella direzione anche del risparmio per le amministrazioni pubbliche e, quindi, per i comuni e le stesse amministrazioni ministeriali. Credo che si vada nel senso giusto.
Vi era stato un cambiamento in un precedente decreto-legge e si è riparato a quell'errore compiuto allora e credo che il Parlamento non possa che prendere atto positivamente del ritorno agli enti locali di queste risorse che evita sprechi verso l'esterno. Preannunzio, signor Presidente, che voteremo a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.106 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 485
Astenuti 8
Maggioranza 243
Hanno votato
481
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che il deputato Ruvolo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.103 delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocci. Ne ha facoltà.

Pag. 73

GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, l'emendamento in esame non può passare così in sordina, invito il Governo ed i relatori a riflettere meglio su questa proposta. Un conto è preoccuparsi della funzionalità e della rapidità delle decisioni della pubblica amministrazione, e quindi, sotto questo aspetto, non ci sottraiamo alla consapevolezza che, spesso, avviare gare pubbliche su importi modesti e per opere urgenti per un'amministrazione rappresenta più di un problema; tuttavia, questa consapevolezza e questa disponibilità non può essere trasformata e trasferita su una cosa così rilevante che non può che appartenere a gare pubbliche.
Pensare di affidare lavori per 500 mila euro a trattativa privata in un Paese, come il nostro, dove più volte abbiamo ribadito la necessità di fare in fretta - e su ciò concordiamo - ma anche di operare in maniera trasparente, secondo le regole di concorrenza, tenendo conto appunto dell'evidenza pubblica delle gare, e di trasferire una somma comunque così rilevante (500 mila euro, infatti, è una somma rilevante) su gare a trattativa privata, per noi non soltanto è sbagliato, ma è anche veramente inopportuno. Per questo motivo, invitiamo il Governo e la maggioranza a riflettere meglio ed a riconsiderare la proposta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, ho a disposizione solo il testo rielaborato dell'emendamento, ma non il testo finale, gradirei conoscere se la scadenza in esso prevista è riferita al 31 marzo 2009, pertanto pongo una domanda in tal senso. Se così è, c'è qualcosa di straordinariamente strano in questo perché domani mattina dovrebbe giungere all'esame dell'Aula il decreto-legge n. 171 (A.C. 1961) che prevede, peraltro, per le aree svantaggiate i contributi previdenziali con questa scadenza.
Nella Commissione di merito, ossia l'agricoltura, abbiamo detto che poteva essere solo condivisa una proroga fino al 31 dicembre 2009...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Ruvolo, stiamo esaminando l'emendamento 1.103...

GIUSEPPE RUVOLO. ...adesso non si comprende. È chiaro che esprimeremo un voto contrario a questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.103 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 465
Astenuti 28
Maggioranza 233
Hanno votato
354
Hanno votato
no 111).

Prendo atto che la deputata Rubinato ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Misiti 1.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 484
Votanti 277
Astenuti 207
Maggioranza 139
Hanno votato
19
Hanno votato
no 258).Pag. 74

Prendo atto che la deputata Velo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Monte 1.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 479
Astenuti 15
Maggioranza 240
Hanno votato
22
Hanno votato
no 457).

Prendo atto che il deputato La Loggia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Margiotta 1.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, con l'emendamento Margiotta 1.9 arriviamo al punto nodale del provvedimento per quanto riguarda i profili della copertura finanziaria e arriviamo ad una questione che per noi è cruciale e decisiva e vale a caratterizzare e a segnare il nostro voto finale sul provvedimento.
Siamo di fronte all'articolo 1 del decreto-legge in esame, che certamente persegue una finalità assolutamente giusta: esso detta disposizioni in materia di adeguamento dei prezzi di alcuni materiali di costruzione che hanno subito aumenti repentini molto forti, estremamente accentuati e anche del tutto eccezionali e anomali, nel corso del 2008, motivo per il quale è necessario e opportuno intervenire per ristabilire un equilibrio nel corrispettivo dell'appalto e, quindi, per consentire alle imprese aggiudicatarie di continuare i lavori, di portare l'esecuzione a compimento e di avere opere realizzate secondo tutti i crismi e le cosiddette regole d'arte.
Siamo di fronte ad una questione che ha respiro e valenza nazionali, ma è del tutto incomprensibile che la sua copertura per circa 300 milioni di euro avvenga esclusivamente a carico delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate.
Anche con l'articolo 3, recante interventi per la protezione civile, sono state previste coperture per 233 milioni di euro e per circa 18 milioni di euro che gravano sul Fondo per le aree sottoutilizzate, che comunque vengono distolti dalla loro ordinaria utilizzazione con i finanziamenti previsti dall'articolo 3.
In merito a questo punto, non è assolutamente giustificato che un intervento certamente necessario e importante venga a gravare soltanto sul FAS: esso è un intervento che riguarda le opere pubbliche in corso in tutto il Paese...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Iannuzzi. Non è possibile che al tavolo del Governo vi sia un assembramento di questo genere. Sta intervenendo l'onorevole Iannuzzi e invito gli onorevoli a svolgere in altro luogo le riunioni.

TINO IANNUZZI. Alla disattenzione sostanziale del Governo rispetto a questo problema vorremmo che corrispondesse almeno un'attenzione formale ed il rispetto dei lavori parlamentari. Questa storia, però, si sta ripetendo in maniera infinita in questi mesi. Siamo arrivati a un ulteriore taglio del FAS: ormai l'ammontare complessivo delle decurtazioni - ossia di quello che è un vero e proprio scippo del FAS - è di circa 16,6 miliardi di euro, secondo i calcoli effettuati dal Servizio studi della Camera dei deputati.
È evidente che siamo di fronte ad una distrazione, ad un allontanamento o ad una sottrazione di fondi dalle aree sottoutilizzate verso altre destinazioni e altre zone del Paese, che hanno dimensioni enormi, massicce e imponenti: più di 16 miliardi di euro sono più di 32 mila miliardi delle vecchie lire!
Del resto, in questi giorni abbiamo avuto anche l'indicazione di un pericolo Pag. 75che avevamo sottolineato con molta chiarezza: quando l'eliminazione dell'ICI sulla prima casa è stata finanziata unicamente con la sottrazione dei FAS, avevamo detto che si toglievano risorse al Mezzogiorno per una misura di cui avrebbero beneficiato essenzialmente il nord e il centro. Il Sole 24 Ore ha affermato che il taglio dell'ICI agevola e ricade positivamente per il 49 per cento al nord, per il 29 per cento al centro e per appena il 22 per cento al Mezzogiorno. È evidente che siamo di fronte ad una politica assolutamente ingiustificata e profondamente grave e negativa per il Mezzogiorno.
Lo affermiamo, signor Presidente, guardando al Mezzogiorno, ma anche al resto del Paese, perché abbiamo una grande ottica e un respiro nazionale. A nostro avviso, la tutela, la valorizzazione e la promozione del Mezzogiorno sono un tutt'uno con lo sviluppo del sistema Italia. Non si può far crescere il Paese, in un momento così difficile, continuando a infliggere colpi durissimi e gravissimi al sud - lo diciamo ai colleghi parlamentari meridionali della maggioranza - sottraendo a ripetizione danari dal FAS, che è diventato una sorta di salvadanaio al quale si attinge in ogni momento, per tutte le destinazioni e per tutti gli scopi, tranne che per il Mezzogiorno. È un atteggiamento grave e inaccettabile! Chiediamo al Governo di porre fine a questa che è un'autentica vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, vorrei sottolineare, come dicevo alla Presidenza e al Governo, che in questa copertura vi sono due violazioni della legge: si coprono spese correnti con risorse in conto capitale. Per coprire 300 milioni se ne devono usare 900 e, quindi, si cancellano investimenti pari a 1 miliardo per coprire 300 milioni di spesa in conto corrente.
Inoltre, tutto il Parlamento ha votato favorevolmente sulla norma che destinava l'85 per cento delle risorse di questo fondo al Mezzogiorno e il 15 per cento al centro nord. Questa copertura non appresta una tale garanzia. State violando la legge. Violate la legge! La vostra acrimonia e il vostro antimeridionalismo sono tali da portarvi a violare la legge. Sappiate che lo fate senza la nostra complicità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 1.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 485
Astenuti 7
Maggioranza 243
Hanno votato
230
Hanno votato
no 255).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Misiti 1.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, l'emendamento Misiti 1.10 intende sopprimere il terzo periodo del comma 11. Si osserva, al riguardo, che il comma 11 contiene ai periodi primo, secondo e quarto disposizioni omogenee e oggetto sia della relazione illustrativa sia della relazione tecnica, che accompagnano il disegno di legge di conversione. Il terzo periodo, invece, non è oggetto né della relazione governativa né di quella tecnica e, infatti, incrementa il fondo di cui all'articolo 6, comma 2, del decreto legge n. 154 del 2008, sui disavanzi sanitari, in termini di sola cassa, di 300 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010 e 2011.Pag. 76
Il fondo che si va ad incrementare riguarda la compensazione degli effetti finanziari non previsti a legislazione vigente, conseguenti all'attuazione di contributi pluriennali. Quindi, il terzo periodo del comma 11 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame interviene appunto ad incrementare di 300 milioni il fondo appena considerato e, come abbiamo detto, né la parte motiva del decreto-legge né la relazione governativa spiegano la ragione dell'intervento normativo di cui al terzo periodo.
Peraltro, scopriamo - su questo richiamo l'attenzione del Parlamento - che detto fondo (di cui all'articolo 6, comma 2) viene utilizzato dall'articolo 21 del decreto-legge n. 185 del 2008, cosiddetto «decreto anti-crisi», appena presentato in Parlamento, per finanziare la legge obiettivo. Qui ci troviamo davanti ad un «inguacchio», che è assolutamente inaccettabile. Ecco perché, per dare una mano alla maggioranza e al Governo, chiediamo che quel terzo periodo venga soppresso, perché è veramente contro natura e contro una legislazione concreta e razionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Misiti 1.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 322
Astenuti 174
Maggioranza 162
Hanno votato
63
Hanno votato
no 259).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Misiti 1.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, l'emendamento Misiti 1.11 va sempre nella stessa direzione, in quanto evidentemente sostituire una legge con un'altra è un fatto estremamente importante. Ricordiamo, infatti, che il suddetto articolo 6, comma 2, del decreto-legge n. 154 del 2008 istituisce, con una dotazione in termini di sola cassa di 435 milioni di euro per l'anno 2010 e di 175 milioni di euro per l'anno 2011, un fondo per la compensazione degli effetti finanziari non previsti a legislazione vigente, in conseguenza dell'attuazione di contributi pluriennali, introdotti appunto dal suddetto articolo 1, comma 511, della legge n. 296 del 2006, ossia la legge finanziaria per il 2007.
Si rileva, al riguardo, che i commi 511 e 512 dell'articolo 1 della citata legge finanziaria intervengono sulla disciplina dei contributi pluriennali, al fine di garantire che dall'utilizzo delle risorse relative ad autorizzazioni legislative riguardanti limiti di impegno o contributi pluriennali derivino effetti sui conti pubblici compatibili con gli obiettivi programmati.
La natura del fondo non è quella di uno stanziamento di bilancio iscritto in termini di competenza e di cassa, destinato ad essere ripartito, ma quello di posta in bilancio iscritta unicamente in termini di cassa, finalizzata a compensare gli effetti finanziari derivanti dalle operazioni di mutuo attivate a carico dello Stato.
Perciò, è meglio per tutti che si sostituiscano le parole: «di cui all'articolo 6, comma 2, del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154», con le seguenti: «di cui all'articolo 1, comma 511, della legge 27 dicembre 2006, n. 296».

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Misiti 1.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Pag. 77

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 304
Astenuti 189
Maggioranza 153
Hanno votato
46
Hanno votato
no 258).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 483
Astenuti 7
Maggioranza 242
Hanno votato
477
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che i deputati Cazzola e Vignali hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Avverto che l'emendamento 2.101 delle Commissioni è stato ritirato. Il subemendamento 0.2.101.2, riferito a tale proposta emendativa, si intende pertanto decaduto, mentre il subemendamento 0.2.101.1 è stato ritirato dal presentatore.
Si è così concluso l'esame degli emendamenti.
Il seguito dell'esame è rinviato alla seduta di domani, a partire dalle 9,30.

Sull'ordine dei lavori (ore 20,10).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi di defluire in silenzio.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, la ringrazio. Ancora per l'ennesima volta torno sullo stesso argomento con una richiesta di audizione, di comunicazione o di relazione. Le chiedo, Presidente, di attivarsi nei confronti del Ministro degli affari esteri perché si possa sapere, oltre alle iniziative che apprendiamo dai quotidiani, come possiamo, noi Parlamento, sostenere ulteriormente l'azione del Governo rispetto alla situazione complessa e diversificata in molte regioni dell'Africa, dal Congo al Darfur.
Ma aggiungo, signor Presidente, con un certo sconcerto, e non voglio in questo senso offendere nessuno dei rappresentanti del Governo, che non sappiamo più niente delle due suore rapite.
Siccome il Governo precedente è venuto più volte qui a riferire prima sul caso di Mastrogiacomo e poi su quello di padre Bossi (con un po' più di difficoltà, per dire la verità, nei confronti di padre Bossi) e questo Governo, nei confronti delle due suore, non ha fatto sapere nulla a questo ramo del Parlamento, mi affido a lei, anche se la vedo distratta in altre cose, perché, anche su questa vicenda, visto che dal mese di settembre invitiamo il Ministro degli affari esteri a venire in Aula a riferire dell'Africa, possa dare un cenno natalizio all'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, la Calabria, oltre a lamentare gravi e croniche carenze infrastrutturali, è particolarmente fragile di fronte ad eventi meteoavversi: ogni significativa ondata di maltempo causa infatti danni ingenti. È il caso di dire che piove, anzi diluvia sul bagnato. Le avverse condizioni meteorologiche dei giorni scorsi, eccezionali per portata dei fenomeni e per l'ampiezza della loro durata, che ancora continuano ad interessare parte del territorio regionale, obbligano il Governo all'assunzione di interventi immediati per superare Pag. 78l'emergenza ed al varo di seri programmi strutturali di difesa del territorio.
La messa in sicurezza di territori estesi, che presentano da sempre forti criticità di dissesto orografico, diventa oggi una vera priorità indilazionabile: urgono interventi strutturali e stabili per creare le condizioni indispensabili per evitare l'abbandono di interi territori. Gli eventi provocati dalla grave calamità sono sotto gli occhi di tutti: tre persone hanno tragicamente perso la vita, e tutto il territorio regionale è nella morsa del maltempo. Ogni provincia segnala condizioni gravi, e in alcuni casi di vera e propria emergenza. Il presidente della provincia di Catanzaro ha già chiesto lo stato di calamità su tutto il territorio: si segnalano condizioni di grave difficoltà nei comuni di Marcellinara, di Oriolo, Nocera, Gimigliano, Botricello, Guardavalle, Stalattì, Montepaone, Soverato, Davoli, Petronà, San Sostene, Falerna. Il presidente della provincia di Cosenza ha istituito un'unità per fronteggiare la crisi meteorologica e la richiesta di incessanti interventi provenienti dal territorio, e si appresta anch'egli a chiedere lo stato di calamità: si segnalano situazioni difficili a Celico, Carolei, Santa Sofia, Corigliano, Tarsia, Rogliano, Colosimi, Parenti, Sibari, dove tra l'altro l'esondazione del fiume Crati ha causato l'allagamento e il danneggiamento del museo archeologico; e ancora a San Pietro in Guarano, Luzzi, Trebisacce, Cariati. Nella provincia di Vibo situazioni critiche vengono segnalate a Vazzana, Arena, Acquaro, Serra San Bruno, Fabrizia, Gerocarne e Pizzo. Nella provincia di Crotone diversi centri del Marchesato sono ancora isolati per le frane e gli smottamenti che si sono verificati: tutti i paesi del litorale ionico, da Crucoli a Cirò Marina, Melissa, Strongoli, Crotone, Isola Capo Rizzuto e Cutro sono stati oggetto di fortissime mareggiate, che hanno distrutto i porticcioli, i lungomari, le strade e diverse imbarcazioni per le marinerie. Nella provincia di Reggio Calabria, infine, situazioni difficili si presentano in tutta la costa ionica.
Il quadro delineato, signor Presidente, impone scelte immediate ed azioni corpose, che per superare l'emergenza aiutino gli enti locali a programmare con adeguate risorse le azioni di sistemazione del territorio. E, non ultimo, è necessaria una vera politica di sostegno agli operatori colpiti, in particolare ai pescatori, in maniera tale da consentire la prosecuzione del lavoro ed il reddito principale di numerose famiglie.
In questo senso auspico che il Governo riferisca immediatamente in Aula su quanto è accaduto, sui danni registrati e sulle iniziative che intende promuovere congiuntamente con la regione e gli enti locali interessati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Oliverio, ci attiveremo con il Governo.

ENRICO COSTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA. Signor Presidente, per una curiosa e casuale coincidenza l'onorevole Volontè ha anticipato alcune considerazioni che volevo svolgere. Mi riferisco allo stesso argomento che ha già anticipato il collega, cioè al rapimento avvenuto il 9 novembre delle due suore cuneesi, Caterina Giraudo e Maria Teresa Oliviero, rapite in Kenya, ad El Wak.
Ebbene, ormai gli organi di stampa hanno smesso di interessarsi all'argomento. Il nostro auspicio è che, però, l'interesse del Ministero degli affari esteri e delle autorità diplomatiche continui ad esserci e, soprattutto, continui a ricercare delle vie, soprattutto di informazioni diplomatiche e di contatto, con i soggetti che detengono le due religiose. Ritengo, infatti, che sia giusto, soprattutto per il Ministero degli affari esteri, continuare questa attività nel rispetto di persone italiane che svolgevano un'attività apprezzabile di volontariato in territorio estero, un territorio difficile come quello del Kenya.
Auspichiamo che ci sia anche la possibilità che venga informato questo Parlamento sull'esito delle ricerche e sull'esito delle valutazioni che sono state fatte (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

Pag. 79

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo.

ANTONINO LO PRESTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta a due interrogazioni che giacciono nei cassetti dei rispettivi Ministeri dal giugno e dal luglio di quest'anno. In particolare, si tratta dell'interrogazione presentata al Ministro dell'interno che reca il n. 4-00788 e della risposta alla interrogazione presentata al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali avente ad oggetto la mancata applicazione in favore di alcuni dipendenti del pubblico impiego del secondo pilastro previdenziale.
È solo questo il motivo del mio intervento: è la seconda o la terza volta (non lo ricordo più) che sollecito la risposta a queste interrogazioni. Prego veramente la Presidenza tramite gli uffici della Camera di attivarsi affinché il Governo fornisca una risposta nel più breve tempo possibile.

PRESIDENTE. Onorevole Lo Presti, la Presidenza si farà carico di sollecitare la risposta del Governo alle interrogazioni da lei richiamate.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 17 dicembre 2008, alle 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1152 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, recante interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche ed Umbria, colpite dagli eventi sismici del 1997 (Approvato dal Senato) (1936).
_ Relatori: Stradella, per l'VIII Commissione e Garofalo, per la IX Commissione.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1175 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 novembre 2008, n. 171, recante misure urgenti per il rilancio competitivo del settore agroalimentare (Approvato dal Senato) (1961).
- Relatore: Nola.

3. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1197 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 novembre 2008, n. 180, recante disposizioni urgenti per il diritto allo studio, la valorizzazione del merito e la qualità del sistema universitario e della ricerca (Approvato dal Senato) (1966).
- Relatore: Caldoro.

4. - Discussione di documenti in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione:
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Luigi Pepe, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 2-A).
- Relatore: Pionati.
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato La Loggia (Doc. IV-ter, n. 3-A).
- Relatore: Brigandì.Pag. 80
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Giovanardi, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 5-A).
- Relatore: Brigandì.
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Vittorio Sgarbi, deputato nella XIV legislatura (Doc. IV-ter, n. 6-A).
- Relatore: Sisto.
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Maurizio Gasparri, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 3).
- Relatori: Paolini, per la maggioranza e Ferranti, di minoranza.
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Franco Cardiello, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 5).
- Relatore: Pionati.
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Fabrizio Morri, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 6).
- Relatore: Aniello Formisano.
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Maurizio Gasparri, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 7).
- Relatore: Paniz.
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Katia Bellillo, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 8).
- Relatore: Samperi.

(ore 15)

5. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 20,20.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1875-A - odg 9/1875-A/4 395 393 2 197 7 386 68 Resp.
2 Nom. odg 9/1875-A/17 445 445 223 203 242 66 Resp.
3 Nom. odg 9/1875-A/33 462 443 19 222 194 249 65 Resp.
4 Nom. odg 9/1875-A/34 464 463 1 232 211 252 64 Resp.
5 Nom. odg 9/1875-A/38 466 466 234 214 252 64 Resp.
6 Nom. odg 9/1875-A/39 467 467 234 211 256 64 Resp.
7 Nom. odg 9/1875-A/40 468 468 235 215 253 64 Resp.
8 Nom. odg 9/1875-A/41 461 458 3 230 211 247 65 Resp.
9 Nom. odg 9/1875-A/43 468 467 1 234 214 253 63 Resp.
10 Nom. Ddl 1875-A - voto finale 488 287 201 144 260 27 61 Appr.
11 Nom. Ddl 1936 - em. 1.1 493 481 12 241 45 436 66 Resp.
12 Nom. em. 1.2 481 479 2 240 228 251 66 Resp.
13 Nom. em. 1.3 503 500 3 251 241 259 66 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.4 502 501 1 251 241 260 66 Resp.
15 Nom. em. 1.5 499 411 88 206 154 257 66 Resp.
16 Nom. em. 1-bis.20 506 504 2 253 243 261 66 Resp.
17 Nom. em. 1-ter.1, 1-ter.2 503 471 32 236 211 260 65 Resp.
18 Nom. em. 2.100 506 502 4 252 501 1 65 Appr.
19 Nom. em. 2.10 507 503 4 252 241 262 65 Resp.
20 Nom. em. 2.11 508 322 186 162 59 263 65 Resp.
21 Nom. em. 2.13 498 494 4 248 236 258 65 Resp.
22 Nom. em. 2-bis.100 456 454 2 228 452 2 64 Appr.
23 Nom. em. 2-quater.1 473 470 3 236 26 444 63 Resp.
24 Nom. em. 2-quinquies.100 488 482 6 242 481 1 63 Appr.
25 Nom. em. 3.1 488 315 173 158 56 259 62 Resp.
26 Nom. em. 3.3 493 490 3 246 234 256 62 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 3.2 497 489 8 245 108 381 62 Resp.
28 Nom. em. 3.21 496 481 15 241 36 445 62 Resp.
29 Nom. em. 3.4 502 499 3 250 232 267 62 Resp.
30 Nom. em. 3.5 499 496 3 249 236 260 62 Resp.
31 Nom. em. 3.6 497 495 2 248 239 256 62 Resp.
32 Nom. em. 3.7 500 495 5 248 219 276 62 Resp.
33 Nom. em. 3.300 493 472 21 237 466 6 62 Appr.
34 Nom. em. 3.8 499 491 8 246 231 260 62 Resp.
35 Nom. em. 3.10 500 494 6 248 235 259 62 Resp.
36 Nom. em. 3.11 499 473 26 237 215 258 61 Resp.
37 Nom. em. 3.20 498 476 22 239 215 261 61 Resp.
38 Nom. subem. 0.3.100.100 500 494 6 248 486 8 61 Appr.
39 Nom. em. 3.100 497 493 4 247 491 2 61 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 3.12 506 503 3 252 237 266 61 Resp.
41 Nom. em. 3.13 500 496 4 249 236 260 61 Resp.
42 Nom. em. 3-bis.1, 3-bis.2, 3-bis.100 498 493 5 247 483 10 61 Appr.
43 Nom. em. 1.105 498 493 5 247 493 61 Appr.
44 Nom. em. 1.6 496 414 82 208 157 257 60 Resp.
45 Nom. em. 1.100 492 340 152 171 335 5 59 Appr.
46 Nom. em. 1.106 493 485 8 243 481 4 59 Appr.
47 Nom. em. 1.103 493 465 28 233 354 111 59 Appr.
48 Nom. em. 1.20 484 277 207 139 19 258 59 Resp.
49 Nom. em. 1.8 494 479 15 240 22 457 60 Resp.
50 Nom. em. 1.9 492 485 7 243 230 255 59 Resp.
51 Nom. em. 1.10 496 322 174 162 63 259 59 Resp.
52 Nom. em. 1.11 493 304 189 153 46 258 59 Resp.
INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 53)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 1.101 490 483 7 242 477 6 59 Appr.